I just wanted to stay here

di neurodramaticfool
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happiness' not gonna last ***
Capitolo 2: *** This Is Who We Really Are ***
Capitolo 3: *** Love's the hardest war we fight ***
Capitolo 4: *** Memories Of an unfighted war haunt me ***
Capitolo 5: *** I would fight to death to have you with me ***
Capitolo 6: *** All good things come to an end...or maybe not? ***



Capitolo 1
*** Happiness' not gonna last ***


Ehilà bel mondo!

Questa FF è un completo esperimento, frutto della sola perversione della mia mente, nonché la prima in questa sezione.

È un AU, quindi non cominciamo a dire “questo non era così” oppure “ehi, ma non è possibile”.

Basta, non c'è da dire altro...ah, no, ecco, ve lo dico da ora. Sei capitoli. Quindi, potete sopportare la lunghezza, credo.

Now, let's go!

 

 

CAPITOLO 1- Happiness' not gonna last

 

Thor piombò nella stanza del fratello, trovandolo steso a leggere, come spesso capitava. Loki alzò lo sguardo, tranquillo, guardando il primo con aria interrogativa e leggermente irriverente.

-Sei pronto? Dobbiamo andare alla partita. Tuonò il biondo.

-Sì che sono pronto, non mi dimentico della tua partita di football, Thor.

-Vorrei farti presente che dovresti giocare anche tu, oggi,- esordì in tono severo il più grande, senza riuscire a smorzare il sorriso che gli nasceva sul viso ogni volta che vedeva il fratello,- credi di poterlo fare? Io voglio che tu lo faccia.

Loki si alzò e raccolse un borsone, sorridendo in risposta, e insieme si avviarono al campo sportivo del liceo.

Non essendo ancora arrivato nessun altro della squadra, lo spogliatoio era deserto. Loki rifletté, mentre si metteva la maglia della squadra e le protezioni, che il suo fisico non era il più adatto a quello sport, per il quale il corpo di Thor sembrava fatto apposta, ma suo fratello si ostinava a dire che la sua magrezza favorisse la velocità. Il più piccolo non disdegnava il football o lo sport in generale, solo che non capiva quelle persone che ne facevano una ragione di vita. Lo trovava divertente e salutare, una cosa da fare ogni tanto, per mantenersi in forma, al contrario di Thor che voleva fare attività fisica dalla mattina alla sera, ma non si sarebbe mai messo sui libri se non fosse stato per il fratello.

La partita iniziò. La squadra avversaria era forte, non ce l'avrebbero mai fatta. Il coach aveva messo in campo anche Loki, ma il ragazzo non credeva di essere adatto al contatto fisico con gli avversari e per questa ragione restava indietro, per evitare che, al fischio, uno degli armadi dell'altra squadra gli piombasse addosso. Mai si sarebbe immaginato che le sorti dell'incontro si sarebbero risolte a loro favore, ottenendo un pareggio quasi alla fine del tempo. Ancora meno probabile per la sua mente era pensare che la palla sarebbe toccata casualmente in mano a lui, che, risalendo dalle retrofile verso la parte superiore del campo, aveva calciato il pallone, segnando i punti decisivi per la vittoria.

 

Dal nulla, si era trovato avvolto tra le braccia possenti di tutti i giocatori del suo liceo, primo tra tutti Thor stesso che continuava a urlare “ve l'avevo detto che era bravo, è mio fratello!”. Si sentiva felice, ricoperto di gloria davanti agli occhi di tutti gli spettatori, al centro dell'attenzione, per una volta. La sua gioia, esagerata, continuò per molto anche dopo che i due fratelli furono tornati a casa.

-Pa',- vociò Thor, come entrarono in casa,- abbiamo vinto, grazie a Loki!

Odino accorse, gli occhiali da lettura in mano, una camicia a quadri che fuoriusciva dai pantaloni. Anche Frigga si affacciò dalla cucina, per vedere cosa accadesse. Il padre disse:

-Figlio mio, mi prendi forse in giro?

-No, no, è vero, verissimo! È arrivato da dietro, tranquillo come sempre, e poi ha calciato la palla. È stato bellissimo!

Frigga intervenne: -Ma lui è sempre bellissimo, Thor, non solo quando fa un punto a football.

-Frigga,- fece Odino,- non tirare fuori le tue frivolezze femminili ogni qualvolta ti va.

Loki e Thor si guardarono, divertiti dai battibecchi dei genitori. Thor portò il braccio intorno alle spalle del fratellino, scuotendolo con affetto, mentre continuava a spiegare al padre come il più piccolo avesse ribaltato le sorti di uno scontro che sembrava già perso. La cena ebbe come argomento solo la partita di football e il punto di Loki. Sia Thor che Odino erano così felici che il padre scelse di premiare il minore dei figli con qualcosa che sicuramente lo avrebbe reso felice.

-Ragazzi miei, domani tutti in montagna per festeggiare!

Loki si illuminò di felicità, Thor un po' meno, ma avrebbe fatto ogni cosa per rendere gli onori meritati al fratellino.

 

Il sole splendeva alto nel cielo e l'odore del legno dei boschi rendeva l'aria carica di sensazioni positive, mentre l'allegra famigliola finiva il picnic nello spiazzo erboso dove avevano scelto di fermarsi. Frigga ripiegò la tovaglia, mettendola nella borsa frigo, insieme alle poche briciole avanzate dal pasto. Odino si distese all'ombra di un albero, leggendo un giornale. Loki si alzò, proponendo al fratello di fare una passeggiata. Thor sbadigliò e rispose che avrebbe preferito una partitella a baseball o qualunque altro sport di squadra.

Il più giovane scoppiò a ridere, sincero, lasciando che l'allegria penetrasse fino al profondo dei suoi occhi verdi.

-Dai, Thor, che ti costa venire a fare una cosa tranquilla e rilassante come una passeggiata? Lo provocò Loki, continuando a ridere.

-E va bene, piccola peste! Vengo a fare una tranquilla e rilassante passeggiata...

 

Si incamminarono tra gli alberi, facendo meno rumore possibile sul terreno ricoperto dal verde dell'erba e del muschio, sebbene fosse quasi estate.

Loki assaporava appieno il profumo della natura e la pace che gli provocava nella mente, nel cuore. Sentiva di appartenere a quell'ambiente, non capiva bene perché. Thor, al contrario, si annoiava abbastanza a vedere il fratello e la sua bella ed elegante figura camminare pacato tra i boschi, fermandosi di tanto in tanto a osservare qualcosa di sconosciuto.

Il biondo, ad un certo punto, rimase più indietro, senza che l'altro se ne accorgesse minimamente, raccogliendo qualcosa da terra e concentrandosi su un'azione da compiere.

 

D'improvviso piombò alle spalle di Loki, atterrandolo con la sua forza e la spinta che si era dato. Il più giovane rotolò più a destra, scansandosi dall'atterraggio del fratello. Thor si accovacciò, con un'aria selvaggia, Loki si rialzò velocemente, lisciando i capelli neri e lucidi col dorso della mano.

Thor tentò di afferrare l'altro, che scivolò dietro a un albero, ridendo. Continuarono per moltissimo tempo, Thor attaccando, Loki schivando astutamente i colpi ormai prevedibili del biondo, girando intorno ai tronchi, saltando sui sassi, abbassandosi o spostandosi leggermente a lato. Infine, Thor restò indietro dalla corsa leggera e spensierata del moro, che si rilassò e si fermò vicino al raccordo dei sentieri. Il più grande arrivò silenzioso alle sue spalle e lo atterrò, restandogli sopra.

-Saresti morto, a quest'ora, fratellino. Sentenziò, serio.

Loki, con un'occhiata, gli fece notare di avere un sasso nella mano e, di colpo, rovesciò le posizioni, trovandosi a sovrastare Thor: -No, tu saresti morto, geniaccio. Loki non poté fare a meno di perdersi negli occhi azzurri del fratello, pensando a quante ragazze dovessero morirgli dietro. Thor, a sua volta, si sorprese a naufragare nel verde degli occhi del più piccolo, sorridendo ingenuamente. Loki era appoggiato col gomito sul petto del fratello, rilassandocisi sopra, come su un comodo materasso, mentre continuava a guardarlo sornione. Sapevano entrambi che sarebbero rimasti in quella posizione anche per sempre. E questa cosa non sapevano spiegarsela. Thor si diceva che era colpa del magnetismo degli occhi smeraldo del più piccolo dei due, ma dentro di sé, una voce lo avvertiva che un'attrazione simile a quella che nutriva per quello sguardo non sarebbe stata lecita nei confronti di un familiare. La sua incoscienza di giovane giocatore di football, però, lo convinceva a ignorare la voce della sua razionalità. Anche se più attento alle cose spirituali, Loki non si spiegava la gelosia che ogni tanto lo prendeva alla sprovvista se vedeva qualche bella cheerleader parlare e flirtare col più grande. Si sentiva molto più tranquillo quando Thor le scacciava con una risposta innervosita e tornava a guardarlo, anche se da lontano, con un sorriso tenero e comprensivo.

L'istinto che li portava sempre vicini, a contatto tra loro, stava avendo la meglio sul loro intelletto. I loro nasi si stavano quasi toccando, mentre le loro labbra, inarcate in sorrisi spensierati, erano a una distanza quasi proibitiva.

Thor spostò il proprio braccio sul fondo schiena del moro, carezzandolo con dolcezza. L'altra sua mano si stava avvicinando alla nuca del fratello, con gentilezza. Loki non staccava gli occhi da quelli del biondo.

-Ragazzi! È ora di andare. Intervenne Odino, rompendo la magia di quel momento, sollevando un sopracciglio nel vedere un moto di disappunto nei tratti del maggiore dei suoi figli.

-Stavamo solo... sentì la necessità di giustificarsi quest'ultimo.

-Giocando,- finì per lui il padre,- esattamente come quando eravate piccoli e vi rincorrevate nel giardino di casa, finendo proprio in questa posizione.

-Davvero? Fece Loki, curioso.

-Sì, Loki. Tuo fratello,- a Loki sembrò che accentuasse apposta la parola fratello- era convinto di vincere, ma tu lo sorprendevi sempre.

 

Si avviarono al posto in cui avevano lasciato la macchina. Durante il viaggio di ritorno, Thor si addormentò e Loki si immerse nell'ascolto del suo iPod, risentendo per l'ennesima volta le canzoni di quei gruppi che amava fino all'osso. Odino e Frigga parlottavano a bassa voce, evitando di farsi sentire dai figli.

-Odino, non credi sia il momento per dirgli che lui e Thor non...

-Frigga, mi sembra che avessimo deciso di aspettare ancora un po', non ribaltiamo le nostre sentenze!

-Ma tu per primo hai visto quanto stiano cambiando le cose tra loro! Hanno un rapporto meraviglioso, sapere la verità potrebbe aiutarli a..

-Frigga! Si stavano comportando come una coppietta di innamorati!

-Appunto, Odino, se solo tu capissi che conoscere il vero li aiuterebbe in questo...

-Sono fratelli!

-E invece no! Ma sono i nostri bambini, perciò dobbiamo renderli sempre felici.

 

A casa, i due fratelli si accorsero di stare morendo di fame e per questo motivo iniziarono a mettere fretta alla madre affinché preparasse più velocemente la cena.

Loki aveva più fame del solito e cercò di ottenere una seconda porzione di carne, ma Thor lo freddò con una gomitata, dicendo che, poiché era più grosso, avrebbe dovuto mangiare di più.

-Ehi, devi sempre infierire sulle mie dimensioni? Guarda che non sono poi così tanto più basso di te, montagna!

-Basso non sarai, anche se è discutibile, essendo tu a malapena un metro e novanta, ma di certo sei magrissimo. Io devo nutrire i miei muscoli.

-I tuoi inutili muscoli! E io dovrei nutrire il mio cervello, ma soprattutto il mio stomaco! Thor, dai, per piacere...almeno facciamo a metà!

-No! Sei piccolo e resti piccolo!

-Mamma!,- se ne uscì il minore, con un'espressione da cane bastonato e una specie di sorriso, misto a un broncio- Perché non posso essere grande e grosso come Thor e mangiare quanto lui?!

Frigga rischiò di affogare con il boccone che stava masticando e così Odino con l'acqua che provava a buttare giù. La donna, recuperando l'uso della parola e della trachea, bisbigliò qualcosa nell'orecchio del marito, il quale annuì con espressione grave.

-Thor, per favore, puoi uscire un momento? Dobbiamo parlare con Loki. Da soli. Disse Odino, con un tono che non ammetteva repliche.

Thor spostò la sedia dal tavolo con violenza, facendola cigolare in modo sinistro, alzandosi in malo modo: -Tutto per una fetta di carne? Potevi farne di più, mamma.

Il padre lo fulminò con lo sguardo, accelerando la sua uscita dal tinello. Quando udirono i suoi passi pesanti per le scale, i due genitori iniziarono il loro discorso. Erano entrambi molto seri, cosa che spaventava Loki alquanto.

Il ragazzo iniziò a temere che potesse trattarsi di un rimprovero per il modo in cui il padre li aveva trovati quel pomeriggio. Si aspettava esattamente quello, a dirla tutta. Si immaginava che gli dicessero che era il momento che si trovasse una ragazze e cose del genere e a quel punto lui sarebbe stato costretto ad ammettere che le cose non stavano in quel modo. I suoi pensieri furono introdotti dalle parole del padre.

-Loki, veramente la tua minore altezza ti fa stare male?

-Papà! Stavo scherzando, con Thor, come al solito...non credere che io soffra di complessi di inferiorità nei suoi confronti, gli sono persino superiore in alcuni ambiti.

-La parlantina è tra quelli, ne sono certo, Loki, ma non è questo il punto. Ti sei chiesto, giustamente, perché tu non sia grande e grosso come lui, no?

-Pa', c'è una risposta a questo: si chiama genetica e un povero monaco di nome Mendel trascorse metà della sua vita a studiarla. Prevede che la trasmissione dei caratteri possa avvenire..

-Loki! Smettila di blaterare le tue sciocchezze scientifiche. Voglio darti la mia, di spiegazioni. Una che ti sembrerà persino più logica delle scoperte di Mendel.

Il ragazzo iniziò a temere veramente qualcosa di drammatico. Una parte di lui avrebbe dato una risposta sarcastica del genere “chiamo l'istituto per il Nobel visto che il DNA non soddisfa più la genetica”, ma qualcosa gli diceva che la questione era molto più seria e complessa. Si rilassò sulla sedia, rovesciando le bianche braccia sul tavolo del tinello. Frigga intervenne con dolcezza:

-Loki, io e tuo padre vorremmo dirti che tu e Thor non siete fratelli.

Il giovane non si scompose minimamente: -Ok, dov'è la telecamera nascosta?

-Nessuno scherzo, Loki. Siamo seri.

Il ragazzo boccheggiò, devastato da una verità che cominciava a farsi strada tra le cellule del suo corpo. Con voce rotta, affannata, la disperazione sul viso, disse: -Adottato? I-i-i-io? Non è vero.

Frigga girò intorno al tavolo per stringerlo e confortarlo. Ma il ragazzo si scansò, il panico negli occhi verdi.

-Vattene! Urlò, disperato.

Frigga si portò una mano alla bocca, spaventata.

-Voi...voi..voi due! Mi avete mentito per diciotto anni! Dovreste provare solo vergogna per quello che avete fatto. Non c'era motivo per non dirmelo da subito! Siete...s-s-siete stati sprege...spregevoli! Io non capisco..

concluse prima di scoppiare in lacrime, la testa tra le mani, un tremore che lo scuoteva da capo a piedi.

Adesso molte cose gli erano più chiare. Il fatto che suo padre stravedesse per Thor e lo ritenesse migliore del più piccolo. L'eccessiva preoccupazione della madre per ogni singolo evento che colpiva Loki. Non erano stati equi nel crescere i loro figli, secondo l'animo ferito del ragazzo, avevano sempre fatto differenze tra i due, preferendo il maggiore al minore chi per un verso chi per l'altro. La diversità fisica, anche, trovava finalmente una risposta. Thor era alto, con gli occhi azzurri, biondo e possente, Loki era comunque alto, ma più magrolino, con i capelli neri, gli occhi verdi e si riteneva molto più brutto del fratello, ignorando che Thor avrebbe voluto esattamente essere come lui.

Loki, ancora tremando e piangendo, si alzò da tavola, con i suoi movimenti pacati e quasi felini, anche quelli opposti al modo di muoversi del fratello, impetuoso e rumoroso. Questa riflessione aumentò non poco la portata dei suoi singhiozzi.

-Loki, piccolo,- esordì Frigga- non prendertela così tanto, noi continuiamo ad amarti come abbiamo sempre fatto!

-Tu, forse, lo hai fatto, ma lui no! Non mi ha mai amato! Non poteva amare qualcuno a lui estraneo! Io sono di un'altra razza, sai, padre? No, aspetta, come devo chiamarti, ora?

-Puoi continuare a chiamarci mamma e papà. Non cambierà nulla. Proseguì la donna, scioccata dal rifiuto che proveniva dal figlio.

-E' già cambiato tutto! E ora, per piacere, lasciatemi andare...ho bisogno solo di restare un po' da solo. Sbottò, chiudendosi la porta alle spalle con foga.

Salì a corsa le scale, singhiozzando, e si buttò sul letto a pancia in giù, inzuppando di lacrime il cuscino. Thor lo sentì arrivare piangendo, una cosa che non tollerava. Nessuno doveva far soffrire il suo piccolo Loki.

-Loki! Che c'è? Fece, entrando con gentilezza.

-Va' via! Sei un sudicio bugiardo..uno strisciante esemplare di menzognere che meriterebbe di bruciare vivo!

-Che ti ho fatto? Loki, io... ho mantenuto tutte le promesse che ti ho fatto! Non sto uscendo con nessuna ragazza...

-Credi davvero che mi importi delle stupide ragazze, sciocco ammasso di muscoli?

-Loki, piccolo mio, che..

-Non sono piccolo! E, soprattutto, non sono tuo! Non sono niente, per te!

-Stupido di un adorabile isterico adolescente, come non sei niente? Tu sei il mio piccolo, amabile, amato e coccoloso fratellino!

Di solito, questa uscita riusciva a sedare tutte le loro liti. Quindi Thor non immaginava affatto cosa potesse rispondergli il moro in quella situazione.

-Vaffanculo, Thor! Continui sulla stessa scia? Non sono tuo fratello, come devo dirtelo?

Thor restò senza parole, ammutolito da quella semplice affermazione.

-C-c-c-cosa blateri?

-Fattelo spiegare. Ma vattene, Thor, voglio stare solo!

-Un solo che non comprende nemmeno me?

-Solo. Io in compagnia di me stesso. Ho bisogno di pensare.

 

Thor si precipitò letteralmente per le scale. Si infilò prepotentemente in cucina.

Odino disse che lo stavano aspettando, Frigga cercò di frenare l'aggressività del marito e del figlio, sebbene si fosse a sua volta sorpresa del fatto che il figlio minore, nel voler stare da solo, avesse comunque consentito l'accesso al maggiore. Thor chiese con cattiveria una spiegazione veritiera e sincera.

Odino narrò al figlio che avevano adottato Loki quando era appena un neonato e che li avevano cresciuti insieme senza dir loro il vero perché temevano di far nascere in loro delle rivalità non necessarie.

Thor sentì montare dentro di sé una rabbia incontrollabile. Iniziò a urlare come un ossesso in faccia al padre, del quale era persino più alto. Si meritò uno schiaffo. Ma a bruciare, più del segno rosso delle dita del padre, era la coscienza di non essere dalla parte della ragione, di non essere lui ad aver diritto di arrabbiarsi così tanto. Quello doveva essere il fratello, rinchiuso in camera a piangere su un letto, come una ragazzina con problemi di cuore.

Thor non riuscì a controllarsi e rovesciò la tovaglia e tutto quanto le stesse sopra per terra, con un gran fracasso. Frigga lanciò un gridolino di terrore, nascondendosi dietro al ben più robusto corpo del marito. Odino, invece, sclese di tentare di imporsi sul violento e impazzito figlio.

-Thor, vuoi calmarti?!

-No! Non ne ho motivo! Voi siete degli sporchi bugiardi, ecco cosa!

Ha preso lezioni dal fratello?! Queste frasi così altisonanti e letterarie non sono nel suo stile, di solito. Pensò Odino, un po' sorpreso, poi disse: -Thor, dovrebbe essere Loki ad arrabbiarsi, non tu.

-VOI AVETE MENTITO A ME QUANTO A LUI! Mi avete illuso che fossimo con lo stesso sangue...mi avete fatto credere che fossimo quasi la stessa cosa. E invece non era così...

senza più energie, si mise a sedere su una sedia ancora in piedi dopo la sua follia distruttiva dei minuti precedenti. Non si spiegava una così grande menzogna. Dopo essersi calmato, chiesta scusa ai genitori per la sua rabbia e abbracciata la madre in lacrime, Thor si accinse a salire le scale e andare a parlare con il fratello.

-Loki, posso? Chiese, prima di spingere la porta. Non sentendo nessuna risposta, pensò che il ragazzo fosse ancora arrabbiato da non voler parlare con lui, ma non aveva intenzione di piegarsi alla volontà di un bambino capriccioso. Così entrò. Restò esterrefatto allo spettacolo che gli si prospettava davanti. Non c'era più nessuno. Non solo, ma alcuni oggetti a cui sapeva che Loki era molto affezionato non c'erano più.

-Loki! Urlò, distrutto. I genitori accorsero in tutta fretta. Trovarono Thor seduto sul letto del fratello e scosso da singulti fortissimi.

-Non c'è! Se n'è andato! Sussurrò, mentre il padre gli si avvicinava, preoccupato, e gli poneva una mano sulla schiena.

-Sta' tranquillo, figlio mio. Sarà andato a schiarirsi le idee con una delle sue passeggiate, sai quanto le tenga in considerazione sotto questo aspetto. Tuo fratello tornerà, non potrebbe mai lasciarti solo.

Ti ama così tanto. Aggiunse tra sé e sé, poi, senza avere il coraggio di esprimere il suo pensiero ad alta voce.

Thor si addormentò sul letto dell'altro, aspettando il suo ritorno per tutta la notte e non dandosi pace per l'accaduto. Era ora determinato a ritrovare Loki, avesse dovuto cercarlo per tutti gli Stati Uniti a piedi. Si rese improvvisamente conto che la sua vita senza di lui sarebbe stata vuota e quasi prova di senso. Aveva un bisogno immenso di abbracciarlo, stringerlo tra le braccia e sussurrargli che non stavano solo giocando, per lui, che ora che sapeva anche che non erano veramente fratelli, avrebbe potuto amarlo come si meritava.

Ma Loki non tornò.

 

Loki, uscito dalla porta principale durante la distruzione delle stoviglie di Thor, si trovò a vagare per le buie strade della sua città, avvolto in un giacchetto di pelle lungo fino al ginocchio, che gli dava un'aria mista tra l'intellettuale e il ribelle. Le sue lunghe gambe andavano senza una meta precisa, seguendo gli impulsi del suo cervello, in realtà ancora perso nelle parole di Odino, ma soprattutto in quelle di Thor. Aveva mantenuto ogni promessa fatta, no? Perché avrebbe dovuto farlo, poi? A un fratello si vuole bene, ma si fanno dispetti, si fa arrabbiare. Mentre lui non mi ha mai fatto arrabbiare se non per pochi istanti prima di stringermi ancora una volta nei suoi abbracci così caldi. Io sono sempre stato uno stronzo con lui, mi sono comportato sempre da ragazzino capriccioso e viziato. Mi perdonerà mai, Thor? Quando e se ritornerò a casa? Non posso farlo, ora. Non posso tornare nel luogo che mi riporterebbe a mente queste ultime ore di felicità estrema e di terribile tristezza. Con quale faccia poi chiederei a Odino di farmi entrare e di accogliermi ancora come un figlio? E se avessero anche capito che oggi con Thor io non stavo giocando e basta. Che un solo istante di più e mi sarei trovato a baciare mio fratello? Che mi sarebbe proprio piaciuto fare una cosa del genere?

Le riflessioni del giovane furono interrotte da una voce mielosa e suadente, che lo riportò alla realtà.

-Dove vai, bel ragazzo, immerso nei tuoi pensieri?

Loki sobbalzò, vedendo davanti a sé un uomo poco più basso di lui ma abbastanza robusto, dal viso gentile e dai morbidi capelli castani che gli scendevano a metà del collo. Il ragazzo deglutì, un po' spaventato e un po' sollevato dal fatto che qualcuno lo avesse fatto tornare con i piedi per terra.

-Sto tornando a casa. Si, ecco, sto proprio tornando a casa. Disse, mentendo, sembrando del tutto naturale.

-Ma che delizioso bugiardo! Hai una carriera come attore, sai? Saresti molto adatto, bello come sei...

-Mi dispiace deluderla, signore, ma ho una ragazza e non sono affatto interessato a lei o a Hollywood. Grazie lo stesso.

-Guardalo! Come sei carino a recitare. Nessuno oserebbe dire che menti, se non sapessi riconoscere alla perfezione le tue vere intenzioni. Bel bimbo, dove stai andando? Ripetè.

Loki si accorse di essere stato incastrato, rendendosi anche conto di essere ormai con la schiena appoggiata a un muro, senza vie di fuga, e non stava giocando con Thor.

-Da nessuna parte. Sono scappato di casa, signore.

L'uomo sorrise, soddisfatto.

-Bene, il mio nome è Thanos. Non sono greco.

-Piacere, L...Luke.

-Sicuro?

-Insinua che non sappia il mio nome?

-Mh, chissà perché avevo avuto questo sentimento, sì, Loki.

Loki rabbrividì. Non ci credeva! Un maniaco sessuale, uno stalker, che cos'era?

-Dove andiamo, Thanos? Chiese, mantenendo un tono determinato e una faccia impenetrabile. Thanos si compiacque della domanda e gli fece strada, infilandosi attraverso una porta che si affacciava sulla strada.

Arrivati nell'ordinato e raffinatissimo appartamento, l'uomo disse che avrebbe preparato all'istante un letto per il ragazzo. Loki aveva paura. Non sapeva cosa sarebbe successo. Sapeva solo che si stavano avverando le preoccupazioni più recondite della madre. E che lui non aveva fatto nulla per evitare quella situazione. Adorabile bugiardo. Non c'era definizione più adatta a me.

Thanos riapparve, in pigiama. Condusse Loki alla stanza, chiudendo delicatamente la porta una volta che ce l'ebbe accompagnato.

Il ragazzo trovò il tutto molto accogliente e decise di smettersi di preoccuparsi, credendo che niente avrebbe potuto farlo stare peggio, quel giorno.

Si svegliò senza essere stato disturbato.

Thanos aveva anche preparato la colazione. Se era un maniaco doveva aver piacere di far le cose con grande stile.

-Buongiorno, niente scuola oggi, dolcezza?

-Primo, dolcezza lo dici a una ragazza. Secondo, se ti ho detto che sono scappato di casa, secondo te vado a scuola a vedere se mio fratello mi riporta a casa?

Thanos rise: -Ieri sera sembravi molto più educato, Loki. Poi, ti dispiacerebbe così tanto incontrare il bel Thor?

-Trovi bello ogni ragazzo? Indagò Loki.

-Direi che chiunque troverebbe bello tuo fratello, no?

-Non saprei... mormorò, un po' colto alla sprovvista.

-Oh, dimenticavo. Tu lo ami.

-Non pensarci nemmeno, lurido pervertito sostenitore e fomentatore di incesti!

Thanos sorrise, malignamente, in modo da far rabbrividire il bel moro.

-Cosa sai della tua famiglia?

Loki non rispose, Thanos continuò: -Dovresti sapere da dove vengono, sai? Perché non è propriamente un posto in cui tutti potrebbero andare...

-Basta! Non ho bisogno di sapere altro su Odino, Frigga e Thor. Non sono la mia famiglia. Non lo sono mai stati. Mi hanno solo saputo mentire.

Loki si alzò e se ne andò. Thanos sorrise ancora una volta. Aveva ottenuto ciò che voleva.

-Ti consiglio solo di leggere un libro. I mortali lo chiamano “Gli Dei Del Nord”... potrebbe risultarti interessante e familiare...

Loki si sbattè la porta alle spalle.

 

 

here we are,

allora, piaciuta? ^^

 

Due appunti: Thanos non sapevo come rappresentarlo, quindi è venuto fuori così..non è che uno può incontrare un Chitauro per la strada!

Poi, il libro non esiste, credo.

 

Ebbene, fatemi sapere todos!

 

Love.

Chiara, neuro o @ItalyLovesPunk (su twitter)

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Capitolo 2
*** This Is Who We Really Are ***


Prima di tutto, grazie per la meravigliosa accoglienza.

Siete state talmente gentili e abbracciose (?) che vi strizzerei tutte quante.

Vi ringrazio meglio poi, ora andiamo al sodo!

 

 

 

CAPITOLO 2- This is who we really are

 

Thor si svegliò con un grande mal di testa, accorgendosi di cosa era successo dal fatto che aveva dormito nel letto di Loki. Si rese conto di quanto fosse triste non essere svegliati dal fratello che saltava nel letto, abbracciandolo stretto, la mattina.

Ottenendo dai genitori l'autorizzazione a non seguire le lezioni per quel giorno, iniziò la sua ricerca di Loki nei dintorni. Non lo trovò a scuola. Che cosa pretendeva? Era prevedibile. Troppo, conoscendo il fratello. Cercò nei negozi che frequentavano insieme, quelli di dischi e di abbigliamento alternativo, ma non era da nessuna parte. Si trovò a vagare tra i parchi e le rive del lago, senza trovare nulla che potesse far pensare che Loki fosse passato di lì.

A metà giornata, scosso di nuovo da singhiozzi fortissimi e incontrollabili, Thor tornò a casa, a mani vuote. Trovò Frigga a piangere sul divano. Odino si stava consumando nella sua angoscia, vagando in su e in giù nei corridoi.

-Mamma è solo colpa tua!

Frigga continuò a piangere, senza offendersi per le parole rabbiose del figlio maggiore. Thor, tuttavia, proseguì nella sua accusa:

-Sì. Se tu, voi, glielo aveste detto prima...non sarebbe accaduto nulla di tutto questo! Non sarebbe fuggito da voi... non sarebbe andato via da me! Mamma, come faccio senza di lui?

Odino intervenne: -Come faremo tutti senza di lui, Thor!

-No, papà! Per me...per me... per me lui era molto di più che per tutti voi!

Odino guardò Frigga, carico di dispiacere e di rammarico.

Come avrei potuto prevedere questo? Come avrei potuto immaginare che Loki se ne sarebbe andato da Thor? Perché da noi, si, potevamo immaginarlo, ma non credevo che avrebbe avuto il coraggio di abbandonare tutto quello per cui finora era vissuto... Loki... torna qui! Tuo fratello sta morendo per te. Loki, vi lascerei liberi. Vi farei “giocare” a lungo, voi due... non impedirei più nulla, adesso che conoscete il vero...

 

Frigga si avvicinò al marito, vedendolo turbato.

-Caro,- disse, con dolcezza- non credo sia il caso di preoccuparsi ulteriormente. Nostro figlio Loki sa di certo come cavarsela. È sempre stato un ragazzo intelligente, non metterà la sua vita nella condizione di essere in pericolo.

-Ma, Frigga! È fuggito...non ha niente con sé. Potrebbe aver bisogno di qualunque cosa...

-Odino! Loki sa cosa fare o non lo avrebbe fatto. Questo ho detto e così deve essere. Lo conosco meglio di te, sai?

-Non permetterti di insinuare che io non sia stato un buon padre per lui!

-Oh, ma lo sei stato, certo! Solo che non hai mai capito cosa nascondeva nel suo cuore...

-Se è per questo,- si inserì Thor, con un tono cupo e una faccia triste- non lo hai mai capito nemmeno tu, mamma.

Odino, scandalizzato da una risposta così arrogante, fece: -Immagino che tu, invece, sapessi tutto quello che passava nella testa di Loki, no?

-Non è proprio così...voglio solo dire che nessuno può sapere che cosa pensasse Loki! Non ne parlava con nessuno- Dio perché sto parlando di lui al passato?

Frigga andò ad abbracciare il figlio, sussurrandogli in un orecchio: -Devi rilassarti, Thor, o impazzirai. Prova a leggere un buon libro.

Libro. Librerie. Loki non ha soldi con sé se non quelli che dovrebbe spendere per spostarsi o soggiornare, non è così sprovveduto. Non comprerà un libro. Niente librerie, Thor, dimenticati di trovarlo. Aspetta. Biblioteca. Libri gratis. Prestiti di libri gratis. Loki deve aver bisogno di qualcosa da leggere. Non ha libri con sé, ho controllato. Biblioteca. Biblioteca. University Road 36. La adora.

Thor schizzò fuori dalla porta di casa, i genitori che lo fissavano con uno stupore immenso. Corse per una distanza infinita. Non aveva preso la macchina, gli sembrava che ci avrebbe messo di più; aspettare un autobus, poi, era fuori dai suoi pensieri.

 

Loki, uscito dall'appartamento di Thanos, si era infilato in una serie di strade, senza più ricordarsi da dove fosse passato o meno. Si ricordava dell'indirizzo del luogo dove aveva trascorso la notte, ma voleva a tutti i costi lasciarselo alle spalle. La sorpresa del comportamento dell'uomo non era ancora passata. Perché lo aveva accolto? Perché non si era approfittato di lui? Quasi sperava che lo avesse fatto, almeno avrebbe avuto un sano pretesto per rimettersi a piangere e tornare a casa. E poi, avrebbe capito.

Cammina cammina, arrivò all'edificio che più lo riposava in tutta la città. La scritta verde campeggiava sul cartello bianco, accanto alla grande porta di vetro. La luce del sole si rifletteva sulle bianche pareti, il verde del prato creava un piacevole contrasto. Da bambino, Loki immaginava sempre che la casa bianca a Washington fosse così. Uguale a un piccolo edificio di una Biblioteca Pubblica. Ingresso Libero. Pensò riflettendo sul nome dell'edificio, si, per lui “ingresso libero” completava “biblioteca pubblica” era sempre stato così, da quando aveva imparato a leggere e aveva letto il cartello, perché era questo che c'era scritto: BIBLIOTECA PUBBLICA- Ingresso Libero.

 

Il bibliotecario, vedendolo, scrollò il capo. Il volto pallido, i capelli lunghi, gli abiti scuri e l'aria sempre un po' distaccata del ragazzo gli facevano pensare che fosse solo un altro di quei ragazzi scoppiati che gironzolavano nella zona dell'università. Quel giorno non era nemmeno a scuola. Decisamente un punto a suo sfavore, per il vecchio dietro al bancone.

Loki poggiò la borsa di pelle che conteneva poche delle sue cose su un tavolo sotto una finestra, tra due scaffali ricolmi di libri. Era al sicuro da sguardi indiscreti e allo stesso tempo la luce lo colpiva in pieno volto e lo faceva rilassare mentre leggeva uno dei libri che aveva amato di più in quegli anni.

Casualmente, mentre leggeva, l'occhio gli cadde su un libro nella mensola più bassa dello scaffale. Si trattava di un volume di Ibsen, grande autore norvegese. Per una strana associazione mentale, il ragazzo ripensò al titolo suggerito da Thanos.

Raggiunto il bibliotecario, fece: -'Giorno, senta, mi servirebbe un libro che è intitolato “Gli Dei del Nord”, crede di averlo?

-Ce l'ho, ce l'ho. Che credi, di essere fuori dal mondo se ti leggi un libro di mitologia? Sei proprio strano, certo...

Si alzò, cercò per qualche minuto buono tra le mensole e poi riapparve, soddisfatto: -Tieni! Tra l'altro, secondo me ti riconoscerai in una delle divinità più presenti nelle credenze norrene, puoi prendermi per pazzo, ma hai l'aria di essere uscito da quelle pagine...

-La ringrazio,- rise Loki, alle strane parole del vecchio- spero almeno che si tratti di un dio simpatico e benevolo.

-Non saprei. Tu sei simpatico e benevolo?

-Sta agli altri a decidere, non a me! Grazie lo stesso.

Si andò a sedere di nuovo al tavolo di prima, immergendosi nelle parole stampate in nero su quei sottili fogli di carta un po' ingiallita, ricchi di illustrazioni e di note.

La mitologia norrena o nordica raccoglie le vicende delle molteplici divinità venerate nel corso dei secoli dagli abitanti della penisola scandinava. Si trattava di religioni politeiste. È possibile istituire molteplici parallelismi con le divinità greche. Così come le divinità olimpiche hanno un padre dal quale molte di esse discendono, anche quelle norrene hanno un capostipite. Questa figura è ricoperta da Odino, tradizionalmente rappresentato come un uomo cieco da un occhio, scambiato per avere il dono dell'onniscenza.

Loki chiuse il libro, violentemente. Suo padre ci vedeva da due occhi. Era una coincidenza di nomi, solo quello. In fondo, sarà pure esistito qualcuno di nome Apollo da qualche parte nel mondo? Ecco. Ricominciò a leggere.

 

Ad un certo punto, Loki sentì un rumore di passi, furiosi. Tuttavia, credeva si trattasse solo di qualche studente un po' nervosetto.

-Loki! Ringhiò Thor, mettendosi dall'altro lato del tavolo rispetto al fratello. Il più piccolo, abbastanza stupito, si staccò dal libro.

-Thor?

-Stupido. Imbecille. Pezzo di merda. Idiota. Stronzo. Coglione.

-Buongiorno anche a te.

-NON ERA UN BUONGIORNO! Sei impazzito, Loki?

-Nelle biblioteche occorre far silenzio, credevo che lo sapessi.

-No dico,- bisbigliò- cosa ti è saltato in testa di andartene? Ci hai fatto stare in pensiero come poche altre volte! Ero seriamente preoccupato per te, e così mamma, e papà. Hanno detto tutti delle cose molto tristi.

-E così...voi eravate preoccupati? Perché trovasse quella cosa divertente se lo stava chiedendo lui stesso.

-Imbecille! Certo che lo eravamo! Che credevi? Che fossi contento che tu fossi andato via, sciocco?

Loki si alzò, fece il giro del tavolo e si avvicinò a Thor. Gli mise una mano sulla spalla e avvicinò la bocca al suo orecchio: -Non mi avete mai amato...

Thor lo scrollò dal luogo in cui si trovava: -Questo non dovevi dirlo!

Loki, sorpreso e turbato dal tono del fratello, disse: -Ah. E perché no?

-E' una menzogna, Loki! È la bugia più grande che tu potessi mai dire! I nostri genitori ci hanno amati in un modo enorme e così grande che tu non puoi nemmeno immaginarti...non capisci che cosa voglia dire l'amore!

-No? Io non ho sentimenti, Thor? Sono una pietra? Un ghiacciolo? Un...

-Un egoista? Sì, quello sì. È stato puramente egoistico andartene da casa.

-Puramente egoistico, dici? Ma allora qualcosa te l'ho insegnato!

Poi si fece cupo in viso, abbassò lo sguardo, iniziò ad agitarsi.

-Thor. Io non posso tornare. Ho vissuto bene in quella casa, ma, cerca di capire, mi sentirei sempre e solo un estraneo, a partire da ora, dopo tutto quello che è...successo?

Loki fu abbracciato da Thor, con la sua presa possente e calda. Poi il moro proseguì, appoggiandosi contro il petto dell'altro: -Tu devi farmi un ultimo favore, però. Devi dire a Odino e alla mamma...alla mamma, sì, che non sono disposto a tornare, né lo sarò mai, ma che ho voluto loro bene, tantissimo e probabilmente non smetterò mai di volergliene, per quanto possa provare...

Thor lo strinse ancora di più, cosicché Loki si trovò a parlargli contro il collo caldo.

-C'è un'ultima cosa che devi sapere, poi... mormorò, allontanandosi dal suo collo e sciogliendosi dalle sue braccia, fino a potergli parlare all'orecchio.

-Thor, ricordati che ti amerò sempre. Disse con voce chiara.

Thor chiuse un solo istante gli occhi, come per assorbire meglio la frase che aveva appena sentito. Quando li riaprì non trovò più il fratello, né i suoi oggetti. Odiava da sempre la capacità di Loki di muoversi in silenzio e di saper sparire e riapparire nel momento più opportuno.

Come quando, dopo essere stato rimproverato dal coach della squadra di football ed essere rimasto da solo nel campo, Thor si sentiva solo e abbandonato, ma Loki gli era apparso da dietro, cominciando a consolarlo.

 

In quella biblioteca, Thor, si trovò a chiedersi per la prima volta in vita sua se le parole che Loki gli aveva dette per ultime potessero essere riferite ai genitori o meno. Per lui, le chiacchierate con il fratello, erano divise tra quelle riportabili ai genitori e quelle che sarebbero rimaste solo tra loro. Questa doveva essere detta? Teoricamente no, era un po' un'ultima confessione, ma allora cos'era quel senso di ansia che gli era preso dopo che Loki aveva pronunciato la parola “amerò”. Un'angoscia nata dal fatto di non aver capito in quale senso intendesse l'amore. Un bene supremo provato per un fratello che ti è stato vicino per tutta la vita? Oppure, quel bellissimo senso di appartenenza totale all'altro, di condivisione, di assoluta fiducia che si prova con una sola persona alla volta e poche volte nella vita? Certo era, per lui, che nel momento in cui Loki aveva pronunciato l'ultima frase, si era sentito felice come mai prima, come se gli avessero detto una verità da lungo attesa, ma mai prima confermata. Un po' scosso, turbato e al contempo ansioso di riferire ai genitori che aveva visto il fratello.

 

Loki, intanto, si catapultò da Thanos, ripercorrendo all'inverso la strada che aveva fatto quella mattina. Piombò nella casa come un uragano, dopo aver suonato furiosamente al campanello e essere stato ricevuto dall'uomo con una faccia molto sorpresa. Con forza, prese il padrone di casa per le spalle, spingendolo contro il tavolo dell'ingresso e spaventandolo a morte.

-Calma, ragazzo, che ti prende? Disse, tentando di mantenere un tono calmo e di nascondere il terrore che aveva, dopo aver visto la luce rabbiosa negli occhi verdi di quel ragazzo alto e di bell'aspetto che aveva davanti.

-Che mi prende?!- rispose Loki, glaciale e sempre senza urlare. Decisamente alzare la voce non era da lui- Diciamo solo che tu ti sei preso gioco di me dall'inizio alla fine. Mi hai fatto leggere un libro che non ha senso. Un libro di mitologia, solo perché ho il nome di una divinità. Tu non stai bene, sei un pazzo, dovresti farti curare, Thanos.

L'uomo, allontanando le mani del ragazzo dalla giacca, replicò, con un tono poco tranquillo: -Vuoi un tè?

-Volentieri, grazie.

Thanos preparò la bevanda e ne porse una tazza all'ospite, che non si era per niente calmato, nonostante non lo lasciasse trasparire.

-Allora, Loki, qual è il problema con quel libro? Dovresti capire facilmente di che parla, non mi pareva di difficile comprensione...

-Capire i suoi argomenti non è stato un compito lungo, ma non capisco per quale ragione tu me lo abbia consigliato.

-E' semplice, ragazzo. Per te è come un album di famiglia. È la vita dei tuoi familiari.

Loki rise di una risata molto inquietante, nonostante fosse per natura dotato di un dolce sorriso: -Sono gli dei degli uomini che hanno abitato in Scandinavia!

-I tuoi genitori sono dei. Tu sei un dio. Thor è un dio.

-E' già tanto che ora tu non ci venga a dire che siamo i personaggi dei fumetti, almeno ci elevi a un ruolo superiore al tuo.

-Non dirmi che le analogie tra te e il Jotun di Asgard sono solo coincidenze.

-E se così fosse?

-LOKI! Tu sei adottato, il Gigante di Ghiaccio fu preso da Odino, che, guarda caso, è il nome di tuo padre, nonostante avesse già un altro figlio che si chiamava proprio Thor, dotato di forza sovrumana.

-Io non sono un Jotun! Gridò, terrorizzato, il povero ragazzo.

-Allora è questo che ti terrorizza. Bello, ma non vuol dire che perché non sei un Asgardiano vero e proprio non ti si possa accettare e amare.

-La mia famiglia vive qui da sempre, Asgard è un luogo immaginario.

-Ah si? Allora, ti spiego le cose come stanno, una volta per tutte. Se non mi crederai, sarai libero di non parlarmi più.

-Capirai la grande perdita...parla.

-La tua famiglia discende da Asgard, hanno abbandonato quel regno per poterti crescere senza che incappassero nell'odio delle altre divinità. Per proteggerti. Qui non possono vivere come dei, non sarebbero creduti, e si sono adattati. Voi non sapete nemmeno che poteri avete. Prova.

-Lasciamo stare, eh. Sei solo un pazzo, Thanos, ma grazie per la tua interessante trasposizione in attualità della mitologia norrena. Fa sempre piacere.

 

Loki uscì nuovamente per strada, nell'ultimo giorno aveva abbandonato più volte un edificio, arrabbiatissimo con qualcuno al suo interno, di quanto avesse fatto nel resto della sua vita. D'accordo. Ammettiamo che quel pazzo non sia pazzo. Che abbia visto giusto. Che io sia un...dio? Che cosa dovrei saper fare? Sdoppiarmi, a quanto ho letto. Si avvicinò alla vetrina di un negozio, chiuso. Concentrandosi molto sul proprio corpo, pensò a estrarre una parte di esso fuori, come se gli altri potessero vederla. Guardò nella vetrina, che gli faceva da specchio. C'erano due Loki, entrambi con una maglietta degli Iron Maiden, dei jeans strappati e una giacca di pelle. Mi sono drogato e non me lo ricordo? No. Sono solo mentalmente condizionato dalle parole di Thanos. Non è vero nulla. Però, se fosse vero tutto questo, allora dovrei anche saper chiamare a me alcuni oggetti. Voglio, ora, quell'idrante, qui. Con sua grande sorpresa, l'idrante si staccò dal suolo, l'acqua sprizzò ovunque e si avvicinò al ragazzo. No, no, no, ritorna dove eri! E asciuga l'acqua. Sennò addio.

Ed accadde esattamente questo. Loki cadde a sedere sul marciapiede, stupefatto. Non poteva avere ragione Thanos, non esisteva proprio. Corse verso la propria casa, quella dove abitava con Thor, Odino e Frigga.

 

Corse, corse a perdifiato, come se dal suo orario di arrivo dipendesse la sua intera vita. Raggiunse la villetta. Spinse il cancello. Con tre passi percorse il vialetto e con uno salì i tre scalini.

-Mamma! Urlò.

Non ottenne risposta.

-Odino!- Nessuno rispose- THOOOOR! Solo silenzio. Silenzio e vuoto. Le stanze vuote, gli armadi svuotati e il frigorifero senza nulla dentro tradivano la partenza dei padroni. Loki, devastato, andò a corsa dai vicini.

-Signora White, signora White, mi apra!

La donna aprì, presentandosi alquanto sorpresa dal vedere il giovane in quello stato. -Loki, caro, che c'è?

-Dove sono i miei...genitori?

-In vacanza, in California, non te l'hanno detto?

-Ah, la California, la vacanza. Si, mi ero scordato che era oggi. Io non andavo per via...degli esami a scuola. Mentì.

-Ah, va bene! Comunque, lo dicevo prima anche a mamma, se ti serve qualcosa, vieni pure a chiedere qui.

-Grazie mille, signora White, ma credo che andrò a stare da un amico, finché non saranno tornati.

-Certo, come vuoi. Ha detto mamma di dirti che se vuoi portare la tua ragazza a casa, per lei va bene.

Loki si trattenne dallo sputare nell'occhio della donna per un pelo, poi sorrise e disse, semplicemente: -Grazie dell'informazione, ma non credo che mia madre direbbe una cosa del genere. Arrivederci.

 

Dopo questo illuminante colloquio, che non diceva assolutamente niente a Loki, il ragazzo rientrò in casa a pensare, mentre radunava tutte le cose che aveva intenzione di portare via, prima di tornare ancora una volta da Thanos, giacché quella era la sua intenzione. Ricordandosi un attimo della scoperta che aveva fatto quel giorno, si sedette sul letto, cercando di riordinare i pensieri e di calmare il giramento di testa che gli era preso in quel momento.

Allora. È dimostrato che sono una specie di stregone, che so mentire un po' troppo bene perché la cosa non sia collegata alla prima e che i miei se ne sono andati mollandomi qui. Però se sono davvero un...dio, allora io posso capire quello che è successo. Alzandosi, scese di sotto, si mise in piedi nell'ingresso e cercò di astrarsi mentalmente dalla realtà. In un vortice, gli apparvero Odino e Thor che litigavano pesantemente, mentre il padre cercava di convincere il figlio a partire, dato che il giovane si rifiutava di andarsene, lasciando Loki sulla Terra. Odino, al contrario, sosteneva che il loro periodo lì era finito, sarebbero dovuti tornare ad Asgard. Frigga assisteva in modo passivo, cercando di calmare Thor con delle carezze sul braccio. Dopo un po', Thor cedette, ringhiando contro entrambi i genitori prima di proferire un enfatico “e va bene”. A quel punto, tutto si fece pieno di una luce azzurrina e scomparvero.

 

Asgard. Come posso raggiungerlo? Si chiese Loki, sorprendendosi lui stesso per pensare a come raggiungere Thor più di ogni altro. Era strano, gli aveva detto ogni cosa quella mattina, eppure si era reso conto che non avrebbe avuto la forza di stargli lontano a lungo. Non ora. Non dopo aver capito che il sentimento nei suoi confronti era legittimo, non impedito da vincoli di sangue. Chiuse gli occhi, la testa tra le mani. Una lacrima solitaria gli percorse la guancia. -Thor...-mormorò- ti raggiungerò. Dovessi morire facendolo.

 

Dopo aver deciso così, prese il borsone con i suoi oggetti e tornò, in macchina, da Thanos. Suonò il campanello, attendendo con calma che gli si aprisse. Il proprietario aprì. Lo squadrò da capo a piedi, osservando che si era cambiato.

-Mi piacciono quei pantaloni, bellezza.

-Grazie. Li ho comprati solo perché a Thor piacevano. Menomale ha dei gusti buoni. Rispose, pensando tristemente a quei giorni in cui il fratello lo accompagnava a comprare qualcosa. Quella volta, in particolare, aveva visto dei pantaloni attillati neri, con una zip in fondo ad ogni gamba, che lo avevano fatto innamorare, e quindi aveva persuaso il più piccolo a prenderli.

-A Thor piaceva anche come ti stavano?- insinuò, malizioso- Comunque, ragazzo, vai e vieni con molta varietà, temo sempre di non vederti più e poi riappari...

-Faccio come voglio- replicò, acido,- ti conviene farci l'abitudine.

Loki si fece spazio nell'ingresso e arrivò alla camera dove aveva trascorso la notte, sistemandoci le ultime cose che aveva preso. Poi, raggiunse Thanos sul divano. Sedendosi accanto a lui, si rese conto per la prima volta che il padrone di casa aveva un fascino notevole e una grande influenza su di lui, ma decise di non dare troppo peso a questo. Thanos gli sorrise, come se avesse sentito i suoi pensieri e intavolò una conversazione su argomenti poco rilevanti.

 

Intanto, ad Asgard, Thor, fatta conoscenza con alcune divinità, tornate a salutare Odino dopo la lunga assenza, si trovò a vagare per grandi saloni sontuosi e deserti, rivestito di abiti che fino a un giorno prima gli sarebbero sembrati solo assurdi. Certo, fino a un giorno prima, non avrebbe immaginato di avere un non-fratello, di amarlo più del dovuto, di essere un dio immortale e di appartenere a un altra dimensione.

Si fermò ad un balcone, che dava su un panorama spettacolare, che avrebbe suscitato la meraviglia di milioni di persone, ma non la sua, immerso come era nei pensieri. Loki si farà del male, si caccerà nei guai. Lui non è in grado di gestirsi quando è arrabbiato. Potrebbe commettere qualsiasi sciocchezza. Thor, la verità è che non vuoi ammettere che potrebbe imparare a vivere senza di te.

-Madre,- disse a Frigga, appena arrivata dietro di lui, accompagnata da Odino,- io ho paura per lui. Potrebbe aver bisogno di me.

-Thor, Thor, piccolo mio. Potrebbe. Non lo avrà. È un ragazzo in gamba.

La verità era che anche Frigga temeva la sorte del proprio figlio adottivo, ma non se la sentiva di mettere ancora più ansia all'altro figlio. Odino aveva cercato di tranquillizzarla pochi attimi prima, quando anche lei si era sfogata con lui, al riguardo delle sue preoccupazioni.

 

Sulla Terra, Loki aveva trascorso una piacevole serata con Thanos, a base di pizza e di un film in TV, ma si era sentito inquieto tutto il tempo. Non gli sembrava giusto essere in quel luogo. Non che Thanos gli stesse facendo delle avances, per lo meno in modo del tutto esplicito, ma non si sentiva tranquillo con le mani del proprietario di casa che di tanto in tanto gli si posavano sulle spalle, immediatamente scacciate con un gentile sorriso da Loki.

La mattina dopo, il ragazzo disse che sarebbe tornato a scuola. Invece, si recò a casa propria. Aveva avuto un'idea. Spalancò la porta della cantina. Trovando conferma ai suoi sospetti, sorrise e si rilassò. Aveva pensato che suo padre non aveva potuto vivere per quasi diciannove anni senza stare in contatto con gli asgardiani, perciò doveva avere qualcosa che permetteva di vederli ogni tanto. Trovando una scatola bluastra e luminescente, dotata di luce propria, il moro ebbe la certezza di aver trovato ciò che cercava.

-Okay, oggetto che non ho mai visto e di cui ignoravo l'esistenza, come funzioni?

Si avvicinò ad esso e lo prese tra le mani. Sentì un forte flusso di energia pervadergli il corpo. La magia era l'essenza stessa di quell'oggetto, qualunque cosa fosse. Pensò intensamente a Thor, più di quanto avesse mai fatto in vita sua, mettendo una forza incredibile in quel pensiero, una passione che non sapeva di avere in sé.

Si sentì sballottare tutto, si sentì girare e si trovò sdraiato su un prato verde e morbido, con un buon odore di primavera intorno.

-Loki! Sentì la voce di Thor gridare sorpresa.

-Thor! Esclamò Loki, felicissimo, per poi ripetere quel nome un miliardo buono di volte, nel momento in cui sentiva la mano forte del fratello tirarlo in piedi.

I due si abbracciarono, come se fosse un secolo che non si vedevano, quando era passato solo un giorno.

-Thor, oddio, Thor,- ripeteva, forsennatamente, Loki,- oddio, come sono contento! Ti ho raggiunto, Thor! Ce l'ho fatta, ti ho raggiunto!

-Oddio, menomale, ho così tante cose da dirti!

-Prima io...sono venuto fin qua per dirti una cosa talmente importante..

-D'accordo, piccolo, vai...

Loki prese un bel respiro, sorrise ancora, come stava facendo da dieci minuti, cioè da quando era stato chiamato dall'amato Thor.

-Thor, io ho bisogno di te!

Il diretto interessato sentì un grande calore nel petto e il cuore battergli all'impazzata. Erano parole bellissime, quelle che il fratello gli stava dedicando.

-Anche io ne ho di te, fratello.

Quest'ultima parola addolorò parzialmente Loki, che però proseguì:

-Non come fratello, Thor, io ti amo.

 

E anche questo è andato.

 

Ora ringrazio per benino tutte:

PiccolaRumple, ti aspetto per il tè.

pwo_pah, sei stata l'amore, io non so come ringraziarti!

alicetta96, la prima fangirl di Thanos in versione umana, <3

MariaGraziaKilljoy...vabbé...su di te c'è poco da dire, sei meravigliosa!

MusicAddicted, a lei va il merito di avermi dato l'idea (malsana) di una thorki

queenofoto...la prima a recensire, mi ha messo tra i preferiti...insomma, è da amare!

 

E grazie anche a quelle anime pie che mi hanno messa tra le seguite, preferite o che. Date soddisfazione! Grazie infine a coloro che leggono in silenzio: siete un esercito! XD

 

Spero di rivedervi tutte ora e al prossimo! :D 

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Capitolo 3
*** Love's the hardest war we fight ***


Ciao, mondo!

Come ve la passate? * male se leggete 'sta roba*

comunque, perdonate l'esistenziale ritardo, ma sono in un periodo schifosissimo... ho finito una storia, ne ho scritte altre e la scuola non perdona... ora taccio!

 

Grazie a tutte quelle che hanno recensito: un bacio virtuale e un abbraccio simbolico a tutte voi! Siete stupende! Grazie anche a quelli che hanno letto senza commentare!

 

 

 

Capitolo 3- Love's the hardest war we fight.

 

Thor si allontanò di impulso dall'altro. Non voleva ferirlo, ma non poteva nemmeno assecondare del tutto i suoi più reconditi desideri. Aveva una paura tale di perderlo, che riavvicinarsi in quel modo così inconsueto poteva effettivamente essere un problema, ai suoi occhi.

 

Ti amo, Thor, e non come fratello.

Il biondo dio fissò il terrore apparire gradualmente negli occhi del moro.

-Loki...

Quest'ultimo aprì la bocca, ma non disse niente. Un gelo improvviso si era impadronito di lui, fino a farlo essere insensibile alle parole gentili che Thor mormorava verso di lui, descrivendo il luogo in cui erano, progettando banchetti e scorribande con altri dei che aveva conosciuto e trovato simpatici.

-Loki, sei diventato blu... sei sicuro di stare bene, piccolo?

-Non chiamarmi così! Blu? Oh sì, tu non sai quali poteri io abbia scoperto di possedere nel frattempo, ma soprattutto cosa abbia scoperto di essere.

-Loki, mi stai facendo paura...

-Tu mi stai facendo soffrire. Rispose Loki, notando che il suo interlocutore si era ulteriormente allontanato da lui, mettendo due passi buoni tra loro.

-Loki, per piacere! Sai bene che non è normale...

-Thor!- proruppe in un moto di disperazione, tentando di riavvicinarsi, ma non trovando il coraggio per farlo,- Sai dirmi che cosa è normale, qui? Siamo su un altro pianeta, so diventare blu, sono un Gigante di Ghiaccio, tu sei un dio, non siamo niente di tutto ciò che ci avevano illusi fossimo e.. tu mi dici che non è normale che io- oh, ti prego!

Thor resistette alla tentazione di abbracciarlo e baciarlo con foga, mordendosi un labbro fino a farlo quasi sanguinare. Aveva dannatamente ragione, ma non potevano. Erano pur sempre fratelli, anche se Loki stava tentando di fargli capire quello che, a rigor di logica, sarebbe stato il contrario, nonché la verità.

-Loki, per piacere... -ripeté, con minore convinzione, per poi proseguire, più determinato- non è lecito, punto. Tu sei mio...

-Fratello. D'accordo. Se è così che la pensi è stato inutile venire qui. Ti avevo già detto tutto quello che pensavo in biblioteca, è ancora valido. Addio e, stavolta, per sempre.

Così dicendo, Loki chiuse gli occhi e scomparve alla vista del biondo, mentre Thor stesso gli urlava di fermarsi, di non fare una sciocchezza del genere e di restare lì, da lui.

-Loki, NO! Loki, per favore, resta con me! Thor si trovò ancora una volta solo e si tirò una manata in fronte, maledicendosi per quello che aveva causato. Il mio Loki se n'è andato ancora una volta. Io l'ho fatto andare via, io devo rimediare. Ma perché? Perché ho così tanto bisogno di lui? Io...non ci credo! Lo amo? Forse, forse è così...ma non è- oh, basta! Devo parlare con mio padre!

Così, Thor si mosse in direzione delle immense stanze del palazzo ad Asgard, dove sperava di trovare il padre.

 

Loki, intanto, si materializzò a casa di Thanos, piangendo come un bambino, ma asciugandosi le lacrime per apparire ancora con un contegno. Il padrone di casa lo vide un po' scosso e arrischiò una delle sue domande puntigliose e irritanti: -Oh, piccolo, che è successo? La tua famiglia ti ha ricacciato?

Il ragazzo, riacquistando la solita glaciale calma, si sedette sul divano e disse: -No, sono tornato sulla Terra di mia spontanea volontà. Non ho nemmeno visto i miei genitori adottivi, solo il mio fratellastro.

-Beh, dopotutto eri andato là per lui. Sono forse in errore, caro?

-Questi vezzeggiativi mi disgustano, Thanos. Non ho mai permesso a nessuno di essere così gentile e intimo con me, non sarai il primo. E, comunque, ero andato là per rivederlo, è vero, ma ho capito che la mia completa felicità è realizzabile solo con lui morto.

-O con lui tra le tue braccia...

-Che è ancora più irrealizzabile come desiderio. Replicò Loki, senza scomporsi e senza dare, perciò, soddisfazione all'uomo che lo stava punzecchiando. La tristezza del giovane, tuttavia, gli impediva di reagire come si deve e riusciva solo a dare risposte serie e troppo poco ironiche.

-Però non neghi di volerlo...che cosa avrà poi di bello, è solo..

-Morto! Per me è già morto! Non devi più nominarlo! Thor deve morire. Io allora sarò felice. Io lo odio.

-Tu lo ami, Loki... ma, se vuoi, ti aiuterò a ucciderlo.

-Io lo odio,- ripeté, più per convincersene lui stesso che per altro- e accetto la tua offerta di aiuto.

 

Ad Asgard, Thor iniziò a cercare il padre, trovandolo infine con alcuni guerrieri, andati a rendergli omaggio.

-Padre!- tuonò- tuo figlio è stato qui.

Frigga accorse, preoccupata, chiedendo dove fosse andato e prorompendo in un'espressione di angoscia, nel sapere che nuovamente si era allontanato volontariamente da loro: -Oh, Thor! Che cosa gli hai fatto?

-Gli ho solo parlato!

Odino si arrabbiò moltissimo perché Thor non era riuscito a portare Loki nel palazzo reale, ma chiese: -E, Thor, che cosa ti ha detto? Avrà più parlato, conoscendo la sua loquacità...

Thor improvvisamente sentì che non sarebbe riuscito a dire tutto ai suoi genitori. Non ce l'avrebbe fatta a parlare della dichiarazione di Loki, del fatto che si erano resi conto, entrambi, che il loro rapporto stava cambiando.

-Thor?- cercò di riportarlo alla realtà Odino- Le parole di tuo fratello hanno cancellato le tue?

-No, padre...io...ecco...insomma, non so se sia ancora giusto ritenerlo mio fratello.

-Certo che sì! Anche se divenisse il tuo peggior nemico, è pur sempre tuo fratello! Ma che c'entra? Prosegui, che ti ha detto?

-Mi ha ripetuto quello che aveva già detto in quella biblioteca... replicò, sospirando.

-E Loki, con tutta la sua grande intelligenza, sarebbe venuto fino a qua per dirti le stesse cose e andarsene di nuovo? La tua storiella non sta in piedi.

-Padre...io- Frigga, lo interruppe con un colpetto di tosse per far cenno al marito di lasciar perdere e di lasciarlo andare. La dea, sapientemente esperta di crisi interiori, prese il figlio per il braccio, invitandolo a fare una passeggiata. Durante quel tempo speso insieme, Frigga si accorse della sofferenza di Thor. Egli stava camminando al suo fianco, eppure lo sentiva assente, come se la sua mente e la sua anima stessero vagando altrove, forse sulla Terra. Il ragazzo fissava il vuoto davanti a sé, perso nell'osservazione di cose inutili e irrilevanti, sospirando di tanto in tanto. Non aveva decisamente l'aspetto di uno senza preoccupazioni. Mio figlio sta soffrendo nel cuore. Sentenziò. Egli ha lasciato il suo amore a qualcuno che non può essere con lui. Non si spiega altrimenti il suo comportamento. Certo, che aver visto Loki solo di sfuggita, magari litigando anche con lui, non può che aver peggiorato le sue sofferenze. Che peccato, aver visto che erano finalmente riusciti a ritrovarsi e volersi separare di nuovo. Sono certa che anche per Loki sia stata una scelta dura, non deve aver avuto scelte. Non lo ritengo così malvagio da separarsi da Thor così, senza un motivo. Poveri bambini. Uno a soffrire per amore e uno...disperso? Oppure...uno che soffre per amore dell'...non può essere!

-Thor, piccolo mio...come mai stai soffrendo tanto?

-Madre, io vorrei poterti spiegare tutto, ma...come?

-Oh, piccino, vieni qui... proruppe Frigga, abbracciandolo stretto e affettuosamente. Thor si abbandonò a quel contatto, iniziando a rilassarsi un po'.

-Madre, io non sento di appartenere del tutto a questo luogo...

-Questo è perché il tuo cuore è altrove, non è forse così?

-Madre! Capisci sempre tutto con così tanta semplicità...

Frigga si sentì venire meno, non aveva mai avuto modo di sospettare, sulla Terra, che suo figlio fosse innamorato. Stava sempre con il fratello, faceva di tutto per essere gradito al fratello, per piacere a lui.

-Thor... puoi raggiungere il tuo cuore?

-No! Madre il mio...cuore...madre, è troppo tardi...è andato per sempre.

Frigga chiuse gli occhi, assimilando quell'informazione con sofferenza. Dunque, gli accarezzò una mano e gli disse, in tono consolatorio: -Nulla è perduto per sempre, potrai ritrovare sia il tuo cuore che tuo..

-No. Né l'uno né l'altro.

Frigga si addolorò. Proprio di una terrestre doveva essersi innamorato suo figlio? Non che, fino a quel momento, avesse avuto molta scelta. Solo che non l'avrebbe più rivista. Avrebbe sofferto molto, ma la presenza del fratello avrebbe alleviato i suoi dolori... oh, se solo ci fosse stato! Un momento. Non riesco a capire se le sue sofferenze siano maggiori per la perdita del fratello o quella del cuore...Che soffra per amore è ormai certo, ma chi è l'oggetto del suo interesse?

-Thor, bambino, a chi appartiene il tuo cuore ché non puoi riprenderlo?

-Non cambia...tanto non tornerà...

Frigga si fermò in mezzo al corridoio, stupefatta: aveva capito bene, allora! Non avrebbe mai immaginato che i suoi sospetti venuti già sulla Terra potessero avere dei fondamenti, solo giochi innocenti tra ragazzi. Sì, sommati a occhiate cariche di significati, carezze poco ortodosse e litigi interminabili per avere rivolto la parola a qualcuno in particolare. Era prevedibile; non solo, era scontato, ovvio, davanti ai miei occhi. Eppure, loro stessi non se ne sarebbero resi conto...

 

Thanos stava ormai definitivamente abbracciando Loki che era esploso in una crisi isterica sfociata in un pianto poco gestibile. Il padrone di casa sogghignò malignamente prima di stringersi ancora di più il ragazzo. Loki alzò gli occhi lucidi verso quelli dell'uomo, sorridendo debolmente e mormorando un ringraziamento. Tuttavia, il più anziano gli disse qualcosa che lo lasciò perplesso: -Voglio qualcosa da te.-Loki annuì, pronto a qualunque cosa,- Ma non in senso fisico. Voglio che tu torni ad Asgard, dove ingannerai la tua famiglia, convincendoli ad accettarti di nuovo tra loro. Poi, io porterò il mio esercito, che tu farai entrare, e prenderò il potere.

-Che cosa ci guadagno?

-Tuo fratello morto- Loki rabbrividì- e un posto d'onore, oltre alla salvezza.

Loki sospirò. Sarebbe tornato da lui, per ucciderlo. -Accetto la tua offerta.

Ciò che seguì fu l'inizio di una terribile crisi interiore del giovane. Thanos lo accarezzò delicatamente, cercando di fargli ritrovare la calma. Loki si rilassò lievemente, immaginando cosa potesse essere una carezza del genere se data dal fratellastro. Oh, ma non ci sono speranze in questa direzione...lui non mi vuole, né mi vorrà mai...cosa potrebbe trovare di buono e amabile in me, infatti? Sono solo un mostro e sto complottando per uccidere colui che credo di amare. Mi ha rifiutato e non sarei il primo a uccidere per amore... non ho mai sofferto come ora, anche lui merita di patire...

Thanos lo guardava, senza riuscire a intromettersi nel flusso di pensieri che attraversava la mente del giovane. Tuttavia, si sentiva molto soddisfatto della piega che stavano prendendo gli eventi.

 

**

A testa alta, con i verdi occhi fissi davanti a sé, il giovane Jotun si avviò verso il trono del padre adottivo, con una decisione e una sicurezza tali da sorprendere chiunque si trovasse lì.

-Perdonami, padre, se ho tardato a raggiungervi.

La sorpresa dei familiari e delle altre divinità nel vederlo apparire con tanta facilità, violando la protezione che il regno aveva, fu indicibile.

-Figlio mio!- esclamò Odino, senza trattenere lo stupore- Non ti aspettavamo tanto presto, a dire la verità.

Frigga corse ad abbracciarlo, imitata da Thor, che però fu freddato da una gelida e ostile occhiata da parte di Loki stesso. Il biondo si chiese cosa potesse aver fatto nascere tanta cattiveria nei suoi confronti, ma il ricordo del loro ultimo incontro fornì un'adeguata spiegazione. La madre lo ricoprì di carezze, di baci sul viso e di parole gentili, mentre Thor stava osservando la scena con una punta di invidia che non sapeva spiegarsi in modo esauriente. Geloso, io? E per quale ragione dovrei esserlo? Perché lui è tornato dopo essere mancato e riceve onori più grandi dei miei? O perché mia madre sta considerando lui, che non è nemmeno il suo vero figlio, più di quanto in questi giorni abbai fatto con me? Oppure ancora perché lei lo sta toccando così da vicino mentre io posso solo accontentarmi dell'occhiataccia che mi ha lanciato? Non dovrei nemmeno chiedermi una cosa del genere! Dovrei essere superiore a questi sentimenti...

-Loki!- fece Thor, infine, sforzandosi di non apparire turbato ai suoi occhi- Davvero, fratello mio, non speravo proprio di rivederti, senza esserti venuto a cercare per mari e monti!

-Ti ho evitato una bella fatica, in effetti, ma, con i tuoi tempi, ci avresti messo un'eternità a trovarmi, anche con i poteri divini che hai.

Alcuni dei e dee risero del sagace commento del più giovane, mentre il maggiore si sentiva completamente umiliato e immeritevole di quel tono acido. Frigga si limitò a sorridere, confermando tra sé e sé l'ipotesi che tra quei due ci fosse ben più dell'essere cresciuti sotto lo stesso tetto.

 

Più tardi, il moro passeggiava, pensieroso, per i grandi saloni e le immense scalinate del palazzo, perdendosi nel labirinto della propria mente. L'altro lo raggiunse frontalmente e lo osservò cambiare bruscamente direzione. Thor, in cuor suo, si sentì di nuovo umiliato, perché doveva ignorarlo in tale modo? Non era affatto quello che si meritava! La scena si ripeté, pressoché identica, per molte volte al giorno e per molti giorni. Incontri casuali evitati accuratamente, domande lasciate senza risposta, occhiate fredde e piene di astio. Ma Thor era forse l'unico che sapeva riconoscere i momenti in cui Loki mentiva persino a sé stesso e si era reso conto che il suo era un atteggiamento forzato, che c'erano momenti in cui si sentiva osservato dai suoi magnetici occhi e non voleva voltarsi per paura di guadagnarci solo un sopracciglio alzato e un commentino sarcastico. E poi si era accorto, sì, che il più piccolo tratteneva dentro a sé qualcosa. Che cosa fosse, se troppo odio, troppo amore o troppa sofferenza, non avrebbe saputo dirlo, ma certo era che avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

 

-Loki! Tuonò in modo imponente il biondo, presentandosi in tutta la sua stazza nella grande sala di lettura del palazzo, dove sapeva nascondersi il fratello.

-Oh no! Ancora!- sospirò il più giovane- Thor, ti piace disturbarmi nelle biblioteche? È come avere un deja-vu poco simpatico.

-Loki, tu ed io dobbiamo parlare.

-Non è quello che stiamo facendo ora?

-Loki, tu mi eviti...mi ignori, mi scansi, fingi di non vedermi più...

-Certo, infatti adesso parlo da solo...Thor, ti prego..

-Ascoltami!

-Sì, ti ascolto, pezzo di idiota! Cosa devi dirmi? Mi hai già detto abbastanza l'ultima volta che ci siamo visti, sai?

-No! Non è vero..solo un'altra delle tue bugie..

-Ovvio... comoda come scusa! Vattene, Thor.

-No, non lascerò che tu continui a fuggire da me. Loki, io...credo di essermi innamorato.

-Bene, sono contento. Ora, se non ti dispiace, vorrei continuare a fare ciò che stavo facendo.

-Mi dispiace eccome! Loki, come devo dirtelo? Io amo te!

-Sei solo uno sciocco ammasso di muscoli... replicò, senza più alcuna convinzione il moro, sciogliendosi in cuor suo per quelle parole.

-Che però,- fece il biondo, sorridendo con dolcezza e avvicinandosi al più piccolo fino a prendergli la mano- tu ami così tanto da raggiungere quassù ben due volte!

-Oh, sta' un po' zitto! Parlare non ti si addice...-proclamò il moro, con un sorriso sghembo, alzandosi e portando le braccia intorno al collo dell'altro- forse, un modo per farti stare zitto c'è...ti interessa?

Thor rise sinceramente, passando a baciare con dolcezza le labbra del fratellastro, che ridacchiò prima di contraccambiare il bacio. Era una sensazione strana per entrambi, perché era qualcosa che entrambi avevano desiderato da lungo tempo e, adesso, stava diventando realtà. Non c'era poi molto altro da fare, due corpi che diventavano uno completandosi a vicenda erano solo il segno di quel grande amore che ognuno provava per l'altro. La calda mano di Thor attorno alla vita di Loki, la leggera differenza di altezza che obbligava il più giovane a slanciarsi verso l'alto, tutto sarebbe stato perfetto, se...

-Thor, NO! Gridò Loki, quasi orripilato, lasciando le labbra e la presa del biondo.

-Perché! Cosa c'è? Era tutto perfetto...

-E' innaturale, uno sbaglio, un grandissimo, enorme, immenso, errore! Va' via... lasciami! Io non ti merito!

-Stai bene? Io non ti lascerei nemmeno se lasciandoti avessi la possibilità di avere salva la vita!

-Thor, stando con me, rischi di morire, va' via!

-Nemmeno per sogno! Piccolo, che c'è?

-No, no, no e NO! Thor, abbiamo fatto una grossa sciocchezza...lasciami stare! Urlò, nel momento in cui l'altro lo afferrò per un braccio.

-Oh mio dio! Sembri una ragazzina isterica col ciclo!

-Fa' conto che lo sia...che sia una stupida ragazzina isterica, ma va' via!

-Io non me ne vado da nessuna parte, non ora!

-Allora devo andarmene io, Thor. Sono costretto a questo...per te. E, così dicendo, si avviò verso la grande porta, mentre Thor sedeva, rassegnato, su una sedia. Voltandosi a guardare il volto dell'amato, il Gigante di Ghiaccio disse, a voce sufficientemente alta per essere sentito: -E' stato bello, Thor, potendo lo farei di nuovo...

 

Loki si chiuse in una stanza, con un libro di magia sulle ginocchia, determinato a dimenticarsi ciò che gli era appena accaduto e a imparare qualcosa in più su qualcosa per cui pareva essere molto portato. Una lacrima solitaria gli percorse la guancia, ma lui non si lasciò distrarre, come se il suo cuore e la sua mente fossero effettivamente due entità distaccate, continuando a leggere come se niente fosse. Ignorava che il fratello stava ancora sedendo in quel salone, aspettando e sperando che il più giovane tornasse sui suoi passi. Invano. Due pianti separati, un'unica causa per quelle lacrime, una fuga e un'attesa di un ritorno.

Un bagliore seguito da una luce, un rumore sordo e un balzo e un grido di Loki, sorpreso, che fece anche cadere il libro per terra.

-Loki, mio caro!- fece Thanos, scuotendosi un po' di polvere dal cappotto,- credo che tu mi debba un po' di spiegazioni.

-I-io? Che cosa ho fatto, io?

-Baciare Thor dopo aver detto che lo odiavi, ecco cosa hai fatto.

Loki si prese la testa tra le mani: -Basta!

-No! Non basta affatto! Tu! Hai dato la tua parola che mi aiuterai, devi portare avanti il piano.

-Lo farò.

-Non puoi farlo se continui a dire a Thor che non puoi stare con lui o gli accadrà qualcosa.

-IO E LUI NON POSSIAMO STARE INSIEME!

-Okay, ma perché? Lo ami? È lì il problema? Non puoi uccidere chi ami? Oppure lo odi a tal punto da provare ribrezzo per un eventuale contatto con lui? Da come lo tenevi stretto a te, non si direbbe. Il tuo atteggiamento era quello di una persona che teme di perdere la sua ragione di vita...è inutile che fai quella faccia, Loki: ho visto, ho sentito cosa provavi in quel momento. Tu eri felice.

-Avere un minimo di privacy con te è possibile? Sei peggio di Thor...

-Non smetterai mai di pensarlo, è inutile. L'amore fa questo effetto. Torna da lui, non insospettirlo.

-Io non lo amo!

-A chi vuoi darla a bere? È palese che sei cotto, stracotto, di lui, quindi, per piacere, corri da lui, facci quello che vuoi, ma porta avanti il piano. E non dirgli cose come “stando con me potresti morire”, va bene che non è una cima in intelligenza, ma per essertene innamorato, non deve essere poi così stupido.

-Non lo amo! Lo odio con tutto il mio cuore!

-Il tuo corpo lo vuole, freme in ogni sua fibra per poterlo di nuovo stringere come facevi prima, la tua mente non riesce a scacciare il ricordo di quelle labbra sulle tue, di quella mano sulla tua schiena, delle tue braccia che lo inchiodavano a te; se anche il tuo cuore lo odia, beh, mi sembra un po' irrilevante: complessivamente, tu lo ami.

Loki sospirò. Complessivamente lo amo. Errato. Lo amo e basta, senza avverbi intorno. Ma non posso farlo soffrire così. Sarebbe ancora peggio.

-Io... io non lo so...

-Il piano, Loki, il piano.

-Il piano! Ho capito. Lo porterò avanti. Adesso voglio studiare. Vattene.

-Era ciò che stavo per fare. Arrivederci, ragazzo mio.

 

Trascorse una settimana, prima che Loki riuscisse di nuovo ad avvicinarsi a Thor senza paure di sorta. I primi tre giorni, Loki restò chiuso in camera a studiare, uscendo solo per prendere altri libri su cui concentrarsi, facendo entrare solo il servo che avrebbe portato il cibo e cercando di andare in biblioteca ad orari strani, accertandosi di non incontrare nessuno. Il quarto giorno uscì all'ora di pranzo e vide passare Thor, a cui rivolse solo un timido sorriso, prima di infilarsi tra gli scaffali di libri. Il quinto, la scena si ripeté uguale, con la differenza che Thor augurò buona giornata all'altro, scaldandogli il cuore con la certezza di non essere completamente odiato. Il sesto giorno, Loki chiese a Thor come stava e ottenne in risposta un “abbastanza bene, grazie, e tu?” che lo rese insieme felice e preoccupato. Il settimo, Loki si trattenne più del solito a scegliere i libri da studiare, prendendone in numero maggiore, per non dover tornare così spesso. Avanzare con una pila di libri in mano, non era cosa semplice nemmeno per uno stregone come quello che stava diventando, quindi fu inevitabile per il dio vacillare lungo il percorso. A vederlo così, carico di libri e incapace di muoversi agilmente, Thor si decise a fare la sua mossa, che progettava già da quando, qualche giorno prima, aveva visto il più giovane portare i volumi avanti e indietro. Gli corse accanto, sorridendo gentilmente.

-Ti serve una mano, Loki? L'ammasso di muscoli potrebbe essere utile, ora...

Loki rise, sincero, per il riferimento al modo che lui aveva sempre di chiamarlo.

-Magari. Cioè, sì, grazie mille, io...tieni! Disse, confuso, appoggiando alcuni libri sulle braccia stese del biondo. Insieme, arrivarono alla camera del minore.

-Grazie mille, Thor. Da solo sarebbe stato difficile.

Thor sorrise, sforzandosi di mantenere un contegno, senza ridere troppo: -Tu che ringrazi e ammetti che non saresti riuscito in qualcosa?!

Scoppiarono a ridere insieme. Thor entrò per posare i libri sul letto dell'altro e indugiò un momento prima di uscire. L'istante prima che si voltasse, Loki lo afferrò per un braccio: -Thor, riuscirai mai a perdonarmi? Mi dirà quel che vorrà, ma non saprà mai che a ucciderlo sarò io.

-Loki, ma io non sono mai stato arrabbiato con te! Per che cosa dovrei perdonarti?

-Per averti lasciato in quel momento...per essermene andato come un vigliacco...per non essere stato accanto a te dopo averti fatto stare male...

-Basta parlare- lo interruppe Thor, prendendogli una mano- l'unico che è stato male qui sei tu... no, non fraintendere! Intendevo dire che quel modo di andartene è costato più sofferenza a te che a me..io sono rimasto lì come un idiota, ma tu hai rinunciato a qualcosa che, ho ragione di credere, ti stava piacendo...

-Se voleva essere una provocazione è venuto fuori solo un immenso pasticcio, sai?- rispose, ironico, il moro, annullando con un passo la distanza che c'era tra lui e il fratellastro- Ma, essendo io intelligentissimo e potentissimo, nonché bello quanto nessun altro in giro, e ritenendo la modestia la mia più grande virtù, ho capito quello che tu intendevi dire e...

-Quanto mi dà noia che tu parli e parli e parli senza fare nulla!

-E' esattamente per darti noia che lo sto facendo!

-E non ti viene mai a noia?

Per tutta risposta, Loki lo tirò a sé con tutta la sua forza e lo baciò con desiderio. Thor non si fece ripetere l'invito due volte e assecondò la volontà del minore, lasciandosi andare a quella focosità così inaspettata. Thor si fermò, prendendo fiato, una tormenta di pensieri gli invadeva il cervello, una voglia incredibile del corpo di Loki gli pervadeva le membra.

-Loki, perché?- il moro lo guardò, senza capire- Perché non riesco a smettere di volerti?

-A questo c'è rimedio...sono qui per te... tutto tuo!

Thor rise, non avrebbe mai pensato di vedere il fratello coinvolto in una situazione del genere. O meglio, non avrebbe mai immaginato di vedere il fratello coinvolto in una situazione del genere, dove l'altra persona a prendere parte era lui. Si gettò letteralmente addosso al moro, finendo per farlo sdraiare sul letto, evitando per un soffio i libri.

-Thoor!- mugugnò Loki- mi schiaccerai!

Thor rotolò di lato, tirando a sé il moro che si concesse volentieri all'attività proposta. Nessuno dei due pranzò, facendo preoccupare tantissimo i genitori, restarono semplicemente sdraiati insieme.

 

Inizialmente, nessuno ebbe dei sospetti su di loro. Loki tornò a prendere parte alle normali attività di corte, con grande piacere dei genitori. Thor riacquistò il buonumore che aveva perso, con grande soddisfazione di Frigga, la quale fu felicissima di vedere i suoi figli in piena salute, sebbene si punzecchiassero molto più del solito, con battute anche pesanti l'uno nei confronti dell'altro. Odino restò solo leggermente deluso dal fatto che il minore studiasse con interesse maggiore di quello che provava per le armi, ma cercò di non farglielo pesare. Lontano dagli occhi dei genitori, i due ragazzi trascorrevano ore e ore a parlare e a stare insieme, facendo quel genere di attività proprio di due persone che nutrono un'attrazione reciproca.

 

Un pomeriggio, mentre Loki stava leggendo ad alta voce per Thor un libro di favole per bambini asgardiani, il maggiore iniziò a inquietarsi, muovendosi spesso e facendo perdere il segno all'altro più di una volta. Alla fine, Loki si arrese: -Insomma! Si può sapere che cosa hai?! Fece, acido, chiudendo di botto il libro e alzandosi in piedi, togliendo così il sostegno alla testa dell'altro.

-E' così noioso!

-Andiamo, lo hai scelto tu...

-Sì,- tentò di ribattere il biondo, sapendo che, a parole, nessuno avrebbe vinto contro il moro- ma...adesso mi andrebbe di fare altro...

Loki sorrise, malizioso, prima di precipitarsi a corsa nel corridoio, presto seguito dal maggiore. Dopo qualche minuto di corsa, arrivarono nei pressi di un laghetto, ancora semi-ghiacciato, nonostante la presenza di soffice erba verde sui bordi. Thor riuscì ad acchiappare Loki, gettandosi quasi su di lui, che non oppose nemmeno poi tanta resistenza, girandosi verso il biondo per baciarlo meglio, prima di cadere avvinghiati sul prato.

-Come fai a capire sempre cosa voglio esattamente, piccolo? Sussurrò Thor nell'istante in cui riuscì a staccarsi dalle labbra dell'altro. Loki lo pretese indietro, ricominciando il bacio da dove erano rimasti e il dio del tuono non volle mai la sua risposta, accontentandosi del corpo del più piccolo a sua completa disposizione.

-Loki,- disse Thor, accarezzando con un dito la schiena del bel dio della Menzogna, attraverso la sottile tunica scura- tu acquisti il tuo aspetto Jotun quando tocchi qualcosa di freddo?

-Sì... replicò il minore, senza capire dove l'altro andasse a parare.

-Allora, puoi mettere una mano nel lago?

-Perché vuoi vedermi in quel modo?

-Non aver paura di non piacermi, ti amo e lo sai. Però..vorrei vederti come sei davvero...

-Thor...

-Eddai! Per favore, per favore, per favore! Iniziò a cantilenare, petulante.

-Falla finita! Gridò il più piccolo, sorridendo con dolcezza e avvicinandosi all'acqua per accontentare il suo amato. Thor lo vide perdere il suo solito colorito pallido e acquistarne uno bluastro con un angosciante colore rosso degli occhi. Il moro aspettò un po' prima di vedere il fratellastro avvicinarglisi con una strana luce negli occhi e iniziare a baciarlo in modo tanto famelico quanto mai aveva fatto. Loki non si fece problemi e, mantenendo una mano a mollo, si diede da fare per avere il più contatto fisico possibile con l'amante. In breve si trovarono seminudi sul prato, avvolti a formare quasi un unico corpo.

-Loki, sei più bello che mai... sentenziò, ansimando, il maggiore, prima di provvedere a togliere di mezzo la restante parte di abbigliamento.

-No, Thor... ho semplicemente più voglia di vederti mio che mai...

Thor decise di essere lusingato di queste parole e osservò con piacere che a mettersi di schiena era proprio il moro.

 

Accarezzando con dolcezza la pelle del biondo, Loki iniziò a raccontargli ciò che aveva fatto in quei giorni senza di lui sulla Terra. Del terrore che provava quando Thanos gli sedeva vicino e gli metteva le mani addosso, senza intenti palesemente volgari, ma ugualmente disgustante agli occhi del ragazzo. Del senso di solitudine, nonostante le presenze costanti di tutti gli altri esseri umani, delle lacrime versate per paura di non essere ricambiato.

-Di questo non devi dubitare mai, mai più! Esclamò Thor, veramente dispiaciuto di quello che sentiva.

-Adesso che lo so, che so che le mie paure erano totalmente ingiustificate, che ho la certezza che quello che provo, lo provi anche tu...-Thor sorrideva come un ebete- beh, adesso che so tutto questo, potrei anche smettere di fare il sentimentale e mollarti qua.

Thor lo bloccò con la sua molta forza e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Scoppiarono entrambi a ridere e si strinsero, sedendo su quel prato che era stato un così comodo giaciglio fino a qualche minuto prima. Loki assestò un casto bacio sulla guancia ispida del fratello e si appoggiò al suo possente petto. Peccato che la situazione idilliaca durò poco. A forza di punzecchiarlo, Thor riuscì ad avere da Loki un cosiddetto “bacio come si deve” che sarebbe sfociato nuovamente in qualcosa di peggiore, se non fossero stati interrotti.

 

-Spero fosse un gioco. Tuonò Odino, con voce severa, giungendo a cavallo di un animale a otto zampe.

Thor strinse a sé ancora di più il moro: -Nessun gioco. Fece, serio, con un'autorità tale da far spavento.

-Scellerati! Siete fratelli! Li rimproverò il padre.

-Non è vero... sussurrò Loki, guardando negli occhi il padre degli dei.

-Loki! Come osi negare...

-Almeno non lo siamo a questo riguardo, il nostro sangue è diverso, sai? I mortali hanno libri interessanti, su tutti noi. Credi che non sappia che cosa sono? Un Jotun, un Gigante di Ghiaccio, troppo piccolo per essere accolto dai miei simili e troppo freddo per essere amato da te! Ma non da lui, almeno... scoppiò il dio della Menzogna, accusando Odino di tutto questo e ricoprendolo di una tale dose di odio con lo sguardo da farlo tacere, tanto era rimasto sconvolto da queste parole. Odino prese un respiro profondo e scese da cavallo.

-Stai diventando ciò che eri destinato ad essere, Loki. Un essere capace di grande cattiveria. Ho provato a tenerti lontano dal tuo fato. Ho fallito.

 

Loki lasciò padre e figlio davanti al laghetto che si era illuso poter diventare il rifugio amoroso suo e di Thor. Non avrebbe dovuto trattare in quel modo il proprio padre adottivo, ma le menzogne che lo avevano accompagnato per tutta la sua vita lo avevano segnato profondamente e non riusciva a provare più un vero sentimento di affetto nei confronti di Odino, sebbene sapesse che col tempo vi sarebbe riuscito. Dalla propria stanza, riuscì a entrare in contatto, anche solo mentale, grazie alle nuove conoscenze apprese dalle settimane di studio intenso della magia a cui si era sottoposto, con Thanos.

-Il mio dio preferito! Proruppe il castano, vedendolo.

-Thanos.

-Allora? Quali novità ti portano in contatto con me?

-L'invasione può avere inizio.

Sebbene non potesse vederlo nel senso più puro del termine, Loki sentì che Thanos stava sorridendo.

-Ma bene, piccolo..

-Non chiamarmi “piccolo”. È una prerogativa altrui.

-Capisco... il bel Thor ha messo il suo zampino anche qui...comunque, presto sarò al tuo fianco in questa battaglia.- poi, aggiunse, con tono inquietante- Che l'invasione abbia inizio!

 

 

Ta-nah!

Eccomi! Ebbene??

Si, okei, ci ho messo un secolo, ma almeno ce l'ho fatta!

Grazie a tutte voi che recensite, mandate messaggi, twittate allegramente, mettete tra le preferite, seguite, ricordate, etc. Siete la mia fonte di vita!

 

Allora, spero di aggiornare in tempo più breve, la prossima volta! XD

ma lamentatevi con i miei prof e i miei capi degli scout che mi vogliono far fare troppe cose u.u

 

bacioniiii!

Chiara, neuro, @ItalyLovesPunk

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Capitolo 4
*** Memories Of an unfighted war haunt me ***


Ciao belle! Devo dire che l'ultima volta siete state particolarmente gentili (come se non lo foste sempre) e che mi avete dato un'idea pazza, pazzissima!, che credo vedrete presto pubblicata.

 

 

 

Capitolo 4- Memories of an unfighted war haunt me

 

Thanos si riteneva un grande stratega e un abilissimo comandante, per non parlare di quanto credesse grandi le sue doti di organizzatore di battaglie. Era per questo che l'invasione di Asgard gli era sembrata un'impresa troppo banale e aveva deciso di far seguire ad essa un'invasione della Terra, o, come preferivano chiamarla gli dei, Midgard. Per questa ragione, le sue priorità assolute andavano alla conquista della dimora degli dei.

 

Nella sua immensa vanagloria, Thanos non necessitava affatto di avere al suo fianco qualcuno che potesse esprimere senza peli sulla lingua i dubbi che le decisioni del capo dell'esercito creavano: non aveva bisogno del suo alleato principale, Loki. Infatti, tutto il suo piano si basava quasi unicamente sull'accesso che il figliastro di Odino gli averebbe consentito alla dimora degli dei, ma non voleva comunicare con lui per timore che desse pareri contrari alle sue decisioni.

 

**

 

Che l'invasione abbia inizio.

Quelle parole gli risuonavano nella mente, scandendo le ore che passavano con un ritmo inesorabilmente lento. Il senso di colpa che lo attanagliava da quando aveva interrotto la comunicazione con il Chitauro umanizzato, non gli dava pace e non gli permetteva di riflettere in maniera soddisfacente. Cosa ho fatto? Cosa? Non esiste folle più folle di me, né azione impulsiva peggiore di quelle che io stesso ho compiuto. Desidero solo morire. Il mio agire è stato troppo condizionato dal mio stato d'animo. Io non voglio che Asgard sia distrutta. Io non voglio che la mia famiglia, l'unica che abbia mai avuto, venga estirpata. L'unico che merita qualcosa di terribile, oltre a me, l'unico che dovrebbe avere un minimo di sofferenza, per le cose orrende che mi ha spinto a fare, partendo da quella prima notte trascorsa da lui, è Thanos stesso.

 

**

 

-Mio signore. Esclamò Loki, inginocchiandosi in segno di rispetto davanti a un Thanos interamente vestito con un'armatura elegantissima e palesemente tronfio. Il generale sorrise di sbieco, prima di replicare con aria insofferente:

-Vedo con piacere che ti sei degnato di presentarti.- poi, rivolgendosi alle schiere- Ecco a voi, il nostro Dio dell'Inganno, della Menzogna, del Caos e, pur non essendolo lo meriterebbe, della bellezza; lui sarà il nostro alleato più prezioso, lui ci aprirà la via, lui ci porterà alla vittoria. Tutto secondo i miei piani. Loki tentò di sorridere, mascherando l'irritazione che quell'atteggiamento strafottente faceva nascere in lui: -Siete troppo magnanimo, generale.

-Sei esageratamente gentile, mi stai persino disgustando con le tue lusinghe. Che cosa vuoi?

-Sostenere un dialogo gentile fa parte dei tuoi doveri, generale; per questa ragione devi sforzarti di mostrarti educato nei miei confronti, sopportare le mie parole, per quanto tediose possano apparirti, e rispondere alla mia domanda.

-Allora, Dio dell'Inganno, poni questo interrogativo che tanto necessita di risposta!

Loki sorrise di orgoglio e di soddisfazione: nessuno mai avrebbe sostenuto le sue parole senza cedergli. -Tra quanto sarete alle porte?

-Meno di quanto tu creda, dolce dio.

Loki sollevò un sopracciglio: -Vi attendo con ansia. Detto ciò sparì del tutto.

 

**

 

Loki corse come un disperato dalla sua stanza alla sala del trono, fino a raggiungerla, ormai senza fiato, e stramazzare in ginocchio davanti al trono di Odino. Si accorse a malapena della presenza di Thor. Odino stava dicendo qualcosa al figlio: -Devi riconoscere, che le vostre azioni non possono restare senza conseguenze, Loki è...

-Padre- proferì, ansimando, il moro- perdonami! Perdona le mie colpe, le mie azioni sventate, la mia incoscienza...

Odino parve sconvolto da tali affermazioni, ma sollevò un sopracciglio, ammiccando a Thor, che sbiancò di colpo. Loki se ne addolorò perché comprese di essere stato totalmente frainteso.

Io l'ho difeso, gli ho dato ogni cosa che potessi dargli, l'ho reso felice, almeno per quanto mi riuscisse...non credevo che arrivasse a tanto per accontentare nostro padre. Mio padre, in realtà. Tutto perché ci ha visti. Doveva sapere che sarebbe successo qualcosa, prima o poi, nemmeno la sua saggezza, il suo potere, le sue armi mentali sarebbero riusciti a impedire quanto è successo. Se per lui è stato un duro colpo sentirsi dire di essere malvagio, per me è stato altrettanto difficile sentirmi dire che sono stato un disastro di figlio. Che ho tradito la fiducia dei miei genitori, che ho fallito la mia missione di prendermi cura del mio adorato Loki poiché l'ho fatto cadere nella trappola in cui io stesso sono caduto: l'amore. Io non sarei più nulla senza di lui, ora. La sua stessa vita è più importante della mia. Preferirei morire piuttosto che vederlo in uno stato di sofferenza come quello che sto provando in questo momento.

-Padre degli dei, credo che abbiate interpretato in modo errato le mie parole.- Thor si rilassò, Loki divenne più ansioso- Ritengo che sia il momento meno opportuno per parlare di problemi di cuore, per così dire, poiché abbiamo un'invasione alle porte.

Odino lo guardò male, per poi alzarsi e scuoterlo per le spalle in modo piuttosto violento: -Che cosa hai fatto? Che cosa? Incosciente! Pazzo!

-P-p-padre! Smettila! I-io... ho sbagliato, è vero, ma è stato tutto causato dalle mie emozioni a loro volta suscitate dalle vostre, tue e di Thor, azioni...il suo rifiuto- alzò lo sguardo, supplice, ai biondi occhi, induriti, del dio del tuono- il tuo rimprovero.

Odino trattenne sé stesso dallo sbatacchiarlo per terra, poi si rese conto che c'era bisogno di un contrattacco. Chiamò il figlio maggiore a combattere e si limitò a non impedire al minore di prendere parte alla guerra. Thor, prima di seguire il padre, si fermò ad abbracciare il dio più giovane.

-Loki...

-Ti prego, perdonami.

-Io...Loki, ti amo così tanto...non potrei mai odiarti, sarebbe innaturale.

-Thor, sei troppo buono, sarò la tua rovina, un giorno o l'altro..

-Falla finita con questa storia! Tu sarai solo il mio bel fratellino col culetto troppo perfetto. Ribadì, strizzandogli l'occhio e facendolo arrossire leggermente, per l'imbarazzo dato dal sentire la stretta del biondo sul fondoschiena e le sue labbra appoggiarsi alle proprie, per un istante troppo breve.

 

**

 

Thanos avanzava, con un Loki trionfante al suo fianco, un'armata di mostri alle spalle e un desiderio di gloria inimmaginabile. -Bel dio, goditi l'ultima vista del palazzo di Asgard. Presto sarà nostro.

Mi godo l'ultima vista dell'arroganza sul tuo viso, mostro.

Il Chitauro si avventò sul palazzo, arrivando a pochissimi metri dalla costruzione, prima di essere rallentato da un altrettanto numeroso esercito di dei, che gli marciava contro, per niente deciso a lasciarsi sopraffare.

Thanos sbiancò, prima di vedere la soddisfazione sul volto del capo dell'esercito avversario e di scorgere tra le retrofile, una faccia familiare. Voltandosi, si accorse che il Loki che aveva di lato stava lentamente svanendo. -Lurido stregone! Me la pagherai! Gridò.

L'esercito di dei e quello di mostri collisero. Il clangore delle spade, delle armi, l'odore del sangue, la brama di vittoria, tutto concorre a rappresentare lo scenario del momento. Thor, in prima linea, combatteva con ardore, schivando colpi nemici e inferendone di ben più forti. Nella foga della battaglia, tuttavia, aveva perso di vista uno di quegli esserini schifosi, che tentò di colpirlo al fianco, rimasto scoperto, mentre egli sollevava il potente martello di cui gli era stato fatto dono. L'istante prima che Thor potesse essere ferito un raggio di luce di blu si sprigionò da un punto indefinito un centinaio di metri più indietro, andando a dividere i combattenti come le acque del Mar Rosso per volontà di Mosè, fino a colpire in pieno il Chitauro che stava attaccando il dio.

Thor alzò gli occhi e vide svanire il raggio bluastro in corrispondenza della mano alzata di Loki che stava ora sorridendo di pura gioia. Il biondo sorrise in risposta, con un'espressione di pura venerazione. Quando, però, vide che sul volto del bel moro si era dipinto il più concreto terrore, si voltò in tempo per vedere Thanos che tentava di conficcargli una spada sotto le costole. Thanos sogghignò e affondò la lama nella carne del dio. Loki si materializzò accanto al malvagio generale e gli piantò un pugnale giusto sotto lo stomaco.

-Loki...-mormorò, prima di stramazzare, il Chitauro- credevo tu preferissi i tuoi giochetti alle armi...

-Come vedi, a volte devo ricorrere a metodi più brutali- infilò la lama ancora di più, facendolo gemere- quello che tu non hai mai capito di me è che io, alla fine, finisco per tornare al punto di partenza, la famiglia, in questo caso.

-Non ha più senso vivere, per te. Lui è morto.

Loki tremò, senza perdere il controllo sul suo corpo e sulle sue reazioni: -Anche tu lo sei. Dicendo questo, girò un'ultima volta il pugnale nel corpo dell'antico alleato, lasciandolo cadere a terra come un sacco vuoto.

 

-Thor, Thor... sussurrò, disperato, al volto spettrale del fratello.

-Sto bene, piccolo, sto bene. Ansimò il più grande, accarezzando la mano magra del più giovane, con dolcezza e la forza che gli restava, tentando di rassicurarlo.

-Dio! Perché ho fatto questo?! Loki era al parossismo della disperazione, stava perdendo quello per cui aveva lottato per gli ultimi due mesi.

-Loki, piccolo, sta' calmo... La voce di Thor era ridotta a un flebile mormorio, sinonimo delle forze che gli stavano venendo meno.

-Tu stai morendo e io devo stare calmo? Tu muori per colpa mia e io mantengo la calma? No, Thor, non è così che va la mia mente... Thor, non lasciarmi!

Devo mantenerlo in vita, è un mio dovere. Io, io...lo amo più di quanto mi fossi reso conto.

-Non ti lascerò mai...sei così tenero quando ti preoccupi per me...

-Thor, stai perdendo troppo sangue..- disse, mentre stava tentando di fermare l'emorragia usando la propria tunica come tampone.

-Loki! Amore, sta' tranquillo...sto bene.

-Non stai bene! Thor...non posso perderti, non posso...

-Loki...-il respiro si fece affannato, il viso pallido e Loki sgranò gli occhi, iniziando a piangere- non avere paura... io...

-Thor..no! No! No! Respira, con calma, posso fare qualcosa, posso...

-Ti amo, Loki. Io amo te.

 

Non respirava più. Il dio della Menzogna si sforzò di trattenere le lacrime, prima di crollare disteso sul petto dell'altro, singhiozzando.

-NOOOO! THOR! Il grido di Odino lo riscosse l'istante seguente e, sentendo il calore del corpo del fratello e del sangue che continuava a espandersi dalla ferita, decise di tentare l'unica arma che gli rimaneva. La magia.

Si concentrò e indirizzò un flusso di energia in direzione del cuore del biondo. Si sentì soddisfatto nel vedere che la ferita si stava rimarginando e la pelle del volto riprendeva colore, mentre la sua stanchezza aumentava e desiderava solo tornare nel suo letto nella villetta degli Stati Uniti, quando ancora credeva di essere un normale adolescente con una strana adorazione del sorriso del fratello maggiore. Odino si era avvicinato e se Loki avesse potuto vederlo, avrebbe visto un'espressione di gioia e di fierezza sui suoi tratti.

In fondo, lo ha salvato due volte in pochi minuti, ha distrutto il principale nemico: non male per uno che non ha mai combattuto e che disprezza la guerra e la violenza, preferendo la magia. E si sta dando da fare per guarire il fratello, pur sapendo che io stesso avrei potuto farlo in qualsiasi momento.

Loki si fermò, sentendo la propria testa girare vorticosamente. Un attimo prima di perdere conoscenza, sentì la mano forte di Thor stringergli le dita con gentilezza e riconoscenza. Il Gigante di Ghiaccio si sentì improvvisamente leggero e seppe di essere felice l'istante in cui la voce del ragazzo che aveva salvato gli diceva: -Ed è per questo che non ti lascerò, vero?

 

**

 

Bianco. Bianco e una luce negli occhi. Uno scalpiccio concitato, dei sussurri. “Il battito è regolare”. “Le analisi non lasciano trapelare usi di sostanze o di alcool”. “La ferita non sembra profonda, solo uno sgraffio”.

 

Bianco. La luce e il bianco. E le voci delle persone intorno. Le voci, ma non quella voce. L'ultima che ricordava. Loki aprì gli occhi, scoprendo di trovarsi su un materasso poco comodo, adagiato su una barella, in una stanza totalmente bianca e luminosa. Intorno al suo letto c'erano quattro persone vestite di bianco, che sorridevano incoraggianti.

-Buongiorno, principessa! Disse una donna di colore, con tono caldo e gentile.

-Come sono arrivato qui? Domandò, confuso, massaggiandosi le tempie con le mani e scoprendo di avere una flebo nel braccio sinistro.

-Beh, ti ci hanno portato, dopo averti trovato disteso e privo di sensi lungo la strada che porta al parco. Ora, potresti rispondere a qualche domanda?

-Credo di sì.

-Allora, il tuo nome?

-Loki Odinson.

L'infermiera, controllando su un blocco di fogli che aveva sottomano, annuì. Probabilmente dalle analisi che gli avevano fatto erano già riusciti a risalire all'identità.

-Bene, Loki. E dove abiti?

-North Avenue, 136.

-Perfetto. Data di nascita?

Loki rispose anche a questa domanda senza alcuna esitazione, poi l'infermiera proseguì: -Ricordi cosa ti è successo?

-Io..sì, ma non è una cosa molto normale.

La donna scoppiò a ridere, sincera: -Tesoro! Qui ne abbiamo sentite delle belle, e tu non mi sembri il tipo da esser finito svenuto perché una banda di trafficanti colombiani ti credeva il figlio del direttore della CIA.

-Qualcuno veramente ha raccontato una storia del genere?

-Oh, e non è la più strana. Una volta una ragazza che è arrivata con una gamba rotta ci ha detto di essere Raperonzolo e di essere caduta dalla torre perché il balcone le ha tagliato i capelli mentre scendeva e è caduta.

-Beh, allora la mia storia sarà solo un racconto di fantascienza.

-A mio figlio piace il genere, quindi, mal che vada, gliela racconto prima di addormentarsi.

-Sei una donna decisa! Io sono vissuto qui, sempre, tranne i due mesi passati, che ho trascorso su un altro pianeta, da cui la mia famiglia discende, come ho scoperto prima di lasciare la Terra. Tuttavia, poiché ero arrabbiato perché mi avevano mentito, ho scatenato un'invasione verso quel pianeta. Essendomene pentito, ho tentato di salvare mio...credo che dovrei definirlo fratello, tornando all'improvviso qua.

-Uhm, Loki. Dai controlli che abbiamo fatto prima che tu aprissi gli occhi, sei stato lontano da casa solo un paio di giorni.

-Vuol dire che a casa mia c'è qualcuno?

-No, no, per nulla. Abbiamo parlato con la figlia dei tuoi vicini. La conosci?

-Ci avrò parlato tre volte in diciotto anni! Comunque, sì. Emma White- due giorni? Ma, allora...cosa ho fatto in due giorni?

L'infermiera sospirò, sedendosi sul letto, accanto al ragazzo e mettendogli una mano sulla gamba, coperta dal lenzuolo: -Loki, è il motivo per cui stiamo parlando insieme. A volte, i ragazzi che vengono trovati nelle condizioni in cui sei stato trovato tu, hanno usato droghe o sono reduci di sbronze per cui non ricordano gli avvenimenti precedenti al ricovero. In tal caso, però, gli esami del sangue parlano chiaro. Tu non sei positivo a nessuna sostanza, non ti sei drogato, né hai bevuto. Può darsi che tu abbia avuto una qualche crisi epilettica?

-Non ne ho mai avute, per quanto ricordi. Ma, ora come ora, non mi fiderei molto dei miei ricordi.

-Loki, devi essere tranquillo. Hai risposto bene alle domande su di te, il tuo nome, il tuo indirizzo, la tua data di nascita: non hai un'amnesia che comprometta tutto. Hai solo il bianco per un periodo molto limitato. Vogliamo capire insieme a quanti giorni corrisponda il tuo “vuoto mentale”?

Loki annuì, poco convinto. Sentiva ancora la voce di Thor rimbombargli nelle orecchie e non credeva affatto che si trattasse di un sogno.

-Cos'è l'ultima cosa che ti ricordi, della Terra?

-Essere tornato a casa, dopo aver dormito da un semisconosciuto che si era offerto di ospitarmi. Era il 27 di Aprile. E poi, ho fatto qualcosa che mi ha... meglio lasciar perdere.

-Oggi è il 30, di Aprile, e sono le 9 di mattina. Sei arrivato qua alle due di stanotte. Senza contare oggi, ti sei interamente scordato due giorni della tua vita.

-Io non ho vissuto quei due giorni! Non so cosa sia successo. Io ho vissuto altre storie. Altri luoghi, altri sentimenti. Io ho...

-Loki, cosa hai fatto in questa versione alternativa?

-Mi sono innamorato, ho quasi fatto uccidere Thor, salvandolo sul finale, almeno credo.

-Thor sarebbe?

-Abbiamo un rapporto molto complesso. Siamo cresciuti convinti di essere fratelli, poi abbiamo scoperto che sono stato adottato e ci siamo resi conto che...

-Vi odiate? Vi volete morti? No, hai detto lo hai salvato. Allora...ci sono! Ti sei sbattuto il fratellino!

Loki scoppiò a ridere, annuendo: -Non proprio, insomma. Se quello che ricordo non è vero, no. Ma, anche nella versione che tu ritieni vera, gli eventi stavano prendendo questa piega.

-Contentissima per te! Comunque. Tra un po' passa lo psicologo, è routine, non preoccuparti. Poi ti dimettiamo.

 

Il colloquio con lo psicologo portò a far etichettare il ragazzo come “delirante”, “colpito da amnesie”, “autolesionista” e “borderline”. L'ultima parola era, agli occhi del ragazzo un modo più delicato di dirgli “pazzo”.

Cosa è successo per davvero? Io so che non sono rimasto sempre sulla Terra. Non si spiega l'assenza della mia famiglia. È inutile che mi dicano che sono in California, perché è la scusa che ho inventato io stesso per quella pettegola irritante della signora White. E ora sua figlia si mette pure a farsi gli affari miei: ma che hanno tutti quanti con me? Io voglio solo capire se quello che ricordo è vero o è frutto della mia immaginazione. Certo che avrei un'immaginazione piuttosto fervida, per autoproclamarmi dio della Menzogna e inventarmi tutta questa storia in cui mi alleo con un esercito di mostri per vendicare una semplice adozione. Se riuscirò a capire la verità, diventerò ricco pubblicando questa storia sotto forma di romanzo. No, sto ricominciando a delirare.

-Loki? La ragazza, con i capelli corti e violacei sulle punte, fece un passo all'interno della stanza, portando con sé una borsa penzoloni sulla spalla.

Emma White. Questa ragazza è una stalker. -Emma.

La giovane sorrise, con un'aria molto imbarazzata. Si tirò su la spalla della camicia a quadri rossi e neri che le stava cadendo, lasciando vedere il laccio della canotta nera che indossava sotto.

-Come stai?

-Sono stato meglio, ma mi riprenderò, grazie.

Di nuovo il silenzio. Emma guardava intorno a sé, spaesata. Non erano mai stati amici. Thor era suo amico, Thor era amico di tutti. C'era stato il momento in cui Loki aveva creduto che Emma sarebbe diventata la ragazza di Thor, ma, per fortuna, non era andata così. La signora White per parente sarebbe stata una disgrazia.

-Lo so che non sono la tua migliore amica, la tua ragazza o qualcuno di cui ti importi qualcosa; per me, puoi anche odiarmi, non mi cambia assolutamente niente. Solo che, insomma, è successa questa cosa e la tua famiglia non c'è, quindi ho pensato che saresti rimasto solo tutto il giorno e non mi andava. E allora ho detto “Emma, perché non vai e fai compagnia a Loki?”. Oddio, scusa, ti sto inondando di parole-

-Tranquilla. Va tutto bene. Hai avuto un pensiero gentile. Ti ringrazio.

Emma sorrise vagamente, assumendo l'aria di una persona completamente persa nei suoi ragionamenti. Improvvisamente si riscosse e si sedette su una sedia di plastica trasparente. -Non ricordi proprio nulla di chi ti ha portato qua? Sarebbe fondamentale!

-Senti, Sherlock, io non ricordo nulla di cosa è successo dal 28 di aprile in poi. Quindi, per piacere, non tocchiamo l'argomento “ultimi due giorni di Loki Odinson” se vogliamo almeno provare ad andare lontanamente d'accordo. Possiamo parlare di politica, scienze, letteratura, cinema, mitologia, cibo, architettura e quello che vuoi. Basta che non parliamo del perché io sia qui o di ieri: resterei senza sapere cosa dire. E non è una cosa che mi piace.

La ragazza scosse la testa, ridendo con serenità.

-Proprio come tuo fratello mi diceva...”odia essere contraddetto, fallo e diventerà la più adorabile belva che tu abbia mai visto”.

-Thor...- la voce di Loki tremò all'improvviso- diceva questo di me? Lui non è mio fratello, comunque.

-Ah no? Ora lo so. Comunque lui parla sempre in modo adorante di te! Credo che ti ritenga la creatura più bella del mondo, no, dell'universo. Non ho mai visto nessuno che venerasse il proprio fratell...astro così. Se non avessi saputo che siete più o meno fratelli... oddio sto di nuovo sproloquiando.

-No, continua. Mi interessa. Io ho saputo solo offenderlo e abbandonarlo...

-Oh, ma non è vero. Comunque, dicevo, se non avessi saputo che parlava del fratello, avrei detto che stava parlando con me del suo ragazzo.

-Stai scherzando?

-Per nulla! Credo che una volta mi abbia detto “Loki è l'unico che riesce a farmi impazzire e a farmi tornare sano il momento dopo”, se non è amore questo!

-Sta' zitta! Non sai nulla! Non capisci...

La ragazza sbiancò, spaventata. Restarono ancora per molto in silenzio, dopo un po' la vicina di casa del paziente lo salutò, promettendogli che sarebbe tornata, e se ne andò.

Loki scoppiò a piangere. L'infermiera gli disse che sarebbe rimasto in osservazione anche la notte. Loki si addormentò.

 

Una mano intreccia le sue calde dita con quelle più magre del moro dio dell'Inganno. Due labbra vive e accese si posano sulle altre. Loki sa che non è qualcosa da cui può tornare indietro, ma vuole andare a diritto, senza fermarsi a pensare. Per la prima volta nella vita, si affida del tutto all'istinto. Sente delle gambe intrecciarsi alle proprie. Come se non controllasse il proprio corpo, si accorge di star gemendo di piacere contro una guancia ispida, contro Thor. Il biondo sussurra cose dolcissime nell'orecchio del moro che ridacchia prima di baciargli il collo e pretendere un bacio, un altro. E il contatto tra le loro pelli è energia pura. Non sono del tutto nudi, sono svestiti solo per sopportare il caldo di quella posizione sotto le coperte e avvinghiati in silenzio per non farsi scoprire a notte fonda. Loki si preme di più al corpo muscoloso del più grande, mugugnando. Thor lo circonda con le braccia, affettuoso. -Sei l'unico che riesce a farmi impazzire e a farmi tornare sano il momento dopo. Loki si stringe all'altro ancora di più. Forse la sua natura di Gigante di Ghiaccio ha bisogno del calore del corpo del dio. Forse la sua mente ha bisogno delle parole che l'altro gli dice, conscio che non ne avrà indietro di altrettanto dolci. Sospira, lasciando che Thor lo coccoli come un cucciolo. Si sente a casa, si sente a posto, si sente felice. -Thor- alza gli occhi verdi verso di lui- sai che non riuscirò mai a dirtelo?

-Lo so, e mi va bene lo stesso perché riesco a sentire che mi a..

-No, non dirlo...se lo capisci da solo è meglio. Io non so esprimere questo... e si lascia avvolgere dal corpo del maggiore, senza opporre resistenza, facendosi completare del tutto.

-Lo sai esprimere benissimo. Solo che, per una volta, lo fai con i fatti e non con le parole!

-Ehi! Guarda che mi offendo. Loki si imbroncia, assumendo un'aria adorabile e quasi tenera.

-Uh, allora farò di tutto per farti tornare sorridente... Thor ridacchia e Loki scuote la testa, sapendo che quella storia non andrà a finire bene per loro.

 

**

-Padre, mi ha salvato!

-Non ha importanza! Ha messo a repentaglio la sicurezza dell'intero regno. L'aver salvato qualcuno, per un fine esclusivamente egoistico, oltretutto, non conta affatto come atto di redenzione.

-Renderete la mia vita un incubo!

-Thor!- scoppiò Odino- la vostra relazione sarebbe stata troncata comunque, qualunque cosa fosse successa. È un rapporto incestuoso.

-Padre... fatelo tornare, vi supplico. Non avrò più alcuna relazione con lui, di nessun tipo, eviterò persino di parlargli.

-Resterà sulla Terra! È stato il suo volere tornarvi, quello che ha pensato mentre le sue forze mancavano.

-Padre... non avrebbe mai osato...

-Thor! Basta! Ho deciso. Starà sulla Terra, senza la gran parte del suo potere.

Thor si prese la testa tra le mani, soffrendo atrocemente. Si toccò il punto del suo costato dove la lama lo aveva trafitto. Quella ferita avrebbe potuto condurlo alla morte, lo aveva già fatto, anzi. E non sarebbe mai riuscito a ringraziare colui che lo aveva salvato.

-Per sempre?

-Fino a quando lui stesso non saprà di essere meritevole di tornare!

-Non si crederà mai tanto adatto!

-E' più arrogante, odioso e desideroso di pura vanagloria di quanto i tuoi occhi innamorati vedano.

-Stai parlando ancora di quello che continui a chiamare tuo figlio?

-Thor le tue idee su di lui sono sbagliate, offuscate dall'amore, dalla rabbia e dal risentimento.

Thor se ne andò rumorosamente, sbattendo una porta e correndo via, determinato a non sentire più una parola di ciò che gli veniva detto. Non avrebbe sopportato la lontananza di Loki, gliel'avevano strappato nel peggiore dei modi. Essere morto sarebbe stato preferibile a questa sofferenza. Non riusciva ad ammetterlo, ma la cosa che più lo tormentava del non sapere cosa sarebbe successo di Loki, era la speranza, la consapevolezza che, un giorno o l'altro, si sarebbe rifatto una vita, avrebbe accantonato Asgard, avrebbe conosciuto un ragazzo, una ragazza con cui passare la vita, e non sarebbe mai tornato là. Finché erano insieme, lui sapeva di poterlo controllare, in qualche modo. Sapeva che, fintanto che c'era lui, l'altro non avrebbe avuto bisogno di niente e nessuno. Ma, nel momento in cui loro si separavano, cosa succedeva? Chi avrebbe asciugato le lacrime di Loki nel cuore della notte, quando si svegliava dai suoi incubi di soprassalto? Chi lo avrebbe visto reprimere le frasi più sentimentali per uscirsene con un sorrisetto ironico? Chi avrebbe capito che dietro alle derisioni più aperte si celavano altrettante prove di amore? Thor temeva la risposta. Thor voleva essere la risposta. E suo padre gli aveva appena tolto la cosa che, nella sua intera vita, aveva amato di più.

 

Le mani sono senza più controllo, la pelle del dio dell'Inganni è troppo perfetta per non scivolarci su con foga e dolcezza assieme. Oh, se solo avessero l'approvazione degli altri, non sarebbero costretti ai sotterfugi cui ricorrono sempre. Come mascherare con barriere magiche la stanza, creare proiezioni del dio che non vi è nella propria stanza, rendersi invisibili nei momenti in cui si spostano. Thor sopporterebbe tutto ciò per sempre, pur di poter avere con sé il bel fratellastro, ma Loki? Il moro si accoccola, arrotolandosi su di sé come un gatto, tra le braccia e il busto del biondo, mugolando frasi senza senso. Thor gli bacia delicatamente una guancia. -Mh, smettila, dai! Geme, fintamente irritato, il minore.

-Smetterla? Perché mai? Replica il più grosso, baciandolo ovunque e, constatando, con la labbra che il più giovane sta sorridendo suo malgrado, convinto di essere nascosto dal buio. Loki si gira, faccia a faccia col dio del Tuono. -Perché volevo stare fermo per qualche momento, imbecille. Thor ridacchia, piano, per non farsi sentire, e lo bacia di nuovo.

-Sei incapace di fingere, con me.

-Oh, lo dici tu...

-Certo! Anche se dici il contrario di quello che pensi, il tuo corpo farà esattamente ciò che vuole fare. E prova a baciarlo ancora. Loki si scansa, dicendo: -Non voglio assolutamente avere altri contatti con te. Thor si volta per un momento, facendo abbassare la guardia al minore, per poi avventarsi nuovamente su di lui e sentire con soddisfazione che viene ricambiato con grande ardore. -Dio, Loki, se ti amo! Proferisce infine. Loki sorride inquieto, si morde un labbro, si volta dalla parte opposta: -Forse.

-Forse cosa? Ride Thor, sapendo in realtà benissimo cosa.

-Andiamo, non sei stupido, lo sai.

-Sì, sono stupido, invece, me lo dici ogni giorno almeno un milione di volte. Forse cosa?

-Niente.

-Niente non è una risposta accettabile. Avanti, dillo.

-Hai capito!

-Voglio sentirtelo dire, almeno una volta.

-Sei più testardo di un mulo!- si arrende il moro, alle carezze del bel dio- Forse, con grande probabilità, ma con nessuna certezza, forse, ripeto, forse può darsi che ti ami anche io.

-Ancora, senza i tuoi soliti orrendi giri di parole.

-No! Thor, al rifiuto, porta avanti una mano, appoggiandola sull'inguine dell'altro, che sente un immenso calore ed è consapevole di essere improvvisamente arrossito. Loki sorride, arrossendo di più al pensiero di cosa sta per dire: -Vuoi ricambiare il servizio precedente? Solo per due paroline misere? Umilieresti le tue principesche mani per due parole? Sporcheresti la tua anima di una simile corruzione corporale, a cui solo io, infinitamente inferiore per razza, mi sono abbassato? Tu, erede di Asgard, ti renderesti tanto simile a me? Per tutta risposta, Thor inizia a spostare gli abiti del più piccolo, che resta senza fiato: mai si sarebbe aspettato che Thor...

-Non sarebbe un'umiliazione infliggerti piacere.

Loki chiude gli occhi, assecondando il volere del più grande: -Thor, oddio, mi sa che è il caso di dirtelo...-Thor sorride non visto, dal fratello ha imparato come raggiungere questi scopi- ti amo! Ti amo! Ti amo più di ogni cosa su questo mondo e sulla Terra!

Thor lascia andare il più piccino, solo per poterlo baciare meglio. Loki, stremato, si lascia coccolare e, solo troppo tardi, si accorge del fatto che il biondo si stia soffermando da troppo sul suo collo. Si alza di scatto e, guardandosi allo specchio, vede un grande segno rosso giusto sopra la clavicola. -Thor, cosa sarebbe questo coso rosso e immenso? Come lo spiego a padre?

Thor ride: -Primo, si chiama “succhiotto”, non “coso”. Secondo, se padre non lo vede, padre non chiede e Loki non spiega.

Loki si sente sollevato, ma non vuole dare soddisfazione al fratello e, rivestendosi, si limita a guardare fuori dalla finestra, spostando di tanto in tanto il colletto a coprire il segno rosso.

 

**

 

Loki si svegliò di soprassalto, di nuovo nella sua camera in North Avenue. Quei sogni, quasi erotici, di lui insieme a Thor lo facevano sempre svegliare madido di sudore. Sapeva che c'era qualcosa di vero. Doveva esserci. Non poteva sognarsi quelle frasi, quei gesti, se non erano veri! Si alzò di scatto, pensando qualcosa. Corse in bagno, accese la luce a tentoni e si tolse la maglietta.

 

Sulla sua pelle bianca, priva di segni derivanti da qualsiasi battaglia o gioco pericoloso, proprio alla base del collo, stava un segno rosso come il fuoco e ben delineato. Loki sgranò gli occhi. Dunque era vero? Sospirò, sedendosi per terra per riordinare almeno un po' i pensieri. Nessun altro avrebbe potuto avvicinarglisi tanto da fargli qualcosa del genere, solo Thor. E, sulla Terra, lui e Thor non si vedevano da tre giorni, oltre al fatto che non era successo niente che potesse spiegare un simile gesto. Quindi, la conclusione era che lui e Thor erano stati insieme circa due giorni prima e, quindi, che i suoi ricordi erano veri. Loki esultò. Aveva solo bisogno dell'ultima conferma.

 

Vestito di scuro, con i capelli pettinati e un'aria determinata, il giovane dio dell'Inganno, si presentò di nuovo in biblioteca. Il solito bibliotecario vecchio e poco affabile lo salutò, stavolta quasi con riverenza, spaventato dall'aura di rispetto che gli occhi del ragazzo irradiavano.

-Buongiorno, signore, che cosa le serve?

-Si ricorda “Gli Dei Del Nord?”

-Sì, sì. Glielo prendo subito.- sparì e tornò dopo poco- Eri poi riuscito a trovare qualcuno che ti somigliasse?

-Oh sì, non sa quanto.- il vecchio lo guardò incuriosito- Si tratta anche di uno dei più importanti. Ha persino il mio stesso nome. Direi che potrei essere proprio io... concluse, sfogliando le pagine, alla ricerca dell'illustrazione che cercava: una specie di giullare vestito di verde. Girò il libro e lo fece vedere all'uomo. Questi sbiancò.

-Loki? Il Gigante di Ghiaccio? Lo stregone?

Loki sorrise, in modo un po' inquietante. -Lui.

 

 

Waaaaaa-taaH!

Rieccoci.

 

Okei, perdonate la lunghezza infinita? Io ero convinta che fosse corto, ma è venuto fuori il sequel dei Promessi Sposi. Pietà, perdono, pietà.

 

La battaglia non ho saputo scriverla, sono incapace nel settore, invoco venia e spero che non debba più combattere nessuno, così non scrivo più 'sti schifi. Il mio obiettivo era quello di lasciarvi a secco di scenette fluff per questo capitolo e, invece, ho dovuto alzare il rating! Ahahhahahahhahahhahahhah!

 

Insomma, grazie a tutte: MusicAddicted, MariaGraziaKilljoy, Sbì, Gaia, PiccolaRumple. Insomma, bimbe, siete TROPPO gentili!

 

Ora vado a fare colazione. Ciao ciao.

 

Chiara. 

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Capitolo 5
*** I would fight to death to have you with me ***


Hello! Come ve la passate, gente?

*Chia' forse dovresti capire che a nessuno frega delle tue domande imbecilli *

 

Gracias per le belle recensioni e perché avete ignorato, tutte tranne Sbì, ovvio, le mie scarse capacità di descrizione di battaglie. Ma, non temete, sto prendendo appunti su come migliorarmi.

 

 

V- I would fight to death to have you with me

 

-Lui.

Il bibliotecario sbiancò, osservando in modo alterno l'immagine e il ragazzo. Li trovava talmente identici da non capacitarsi di questo.

-Sei pazzo!

-No, era per vedere se mi avreste creduto. Ovviamente no, quindi, mi limito soltanto a prenderlo in prestito. Grazie.

L'anziano riprese un minimo di colore, con un sorriso un po' rassicurato sul viso. Loki gli sorrise, gentile, fornendo i propri dati per il prestito.

 

Si recò subito dopo in ospedale. Era già in ritardo, a causa della sua deviazione. Erano le sette di mattina. Mezz'ora all'ospedale e poi sarebbe tornato a scuola, dopo circa una settimana di assenza. L'ospedale continuava a terrorizzarlo ancora. Non riusciva a dimenticare il senso di orrore che lo aveva preso appena si era svegliato, qualche giorno prima. La voce di Thor gli risuonava ancora forte e chiara nelle orecchie, come se fosse ancora lì accanto a dirgli che, sì, era vivo e viveva per lui, ad anni luce di distanza.

 

Lo psichiatra lo vide arrivare di fretta e gli fece segno di sedersi.

-Allora, come va? Ancora i soliti sogni di un mondo che non c'è?

-Sì.

-Che è successo stanotte?

-Ho rievocato, il mio subconscio lo ha fatto, per dirla meglio, un momento di tenerezza.

-Buono. Con chi eri e dove?

-Non credo che sia una cosa buona.

-Siamo qui per guarire.

Non sono malato. Sono solo fuori posto. Devo tornare ad Asgard. Devo tornare là. Non sono pazzo. Non sono pazzo. Non devo guarire. NO!

-Ero con mio fratello. Il mio fratellastro. Loki non poté fare a meno di sorridere, nel pensare a Thor.

-Scambi di affetto fraterno...interessante come oggetto di un sogno...

Loki rinunciò a spiegare oltre, limitandosi ad affermare che avrebbe preso le pillole necessarie e che si sarebbero visti il giorno dopo.

 

A scuola trovò più o meno per caso Emma White che aspettava di fronte all'entrata, fumando tranquilla una sigaretta. Lui la salutò di fretta, ma lei lo trattenne. -Beh, che effetto fa tornare?

-Ho lezione, Emma. Grazie. E, se fossi tua mamma, ti avvertirei di stare lontano da chi è sotto trattamento psichiatrico. Sono un pazzo, secondo i medici.

-Oh, sai meglio di me che la pazzia è qualcosa a cui nessuno è immune.

Loki la fissò, incuriosito da quelle parole. Forse quella ragazza aveva in sé qualcosa che non aveva mai sospettato: era intelligente davvero.

-Per questo- affermò sorridendo e passando oltre- non voglio contagiarti. Ci vediamo.

-Loki!- insistette la ragazza, spegnendo a terra la sigaretta- Abbiamo lezione insieme! Lo so che hai sempre voluto ignorarmi perché c'era Thor e, beh, non nego che sia più interessante di me, ma stavo pensando a qualcosa...

Si avviarono insieme per i corridoi, raggiungendo l'aula che li avrebbe ospitati. Nel breve tragitto Emma raccontò brevemente il pensiero che le era balenato in testa a Loki, che ascoltò senza esprimersi.

Vedi, Loki, io non sono la cosiddetta ragazza popolare, e tu non sei un ragazzo popolare, almeno da quanto ho visto. Sei un soggetto solitario, se togliamo tuo fratello. Io sono il genere di persona che non viene accettata per quello che è. Dico quello che penso, col rischio di non essere capita, faccio solo quello di cui sono convinta, ma non è questo. È più che altro il fatto che io non abbia un ragazzo carino, non ho un ragazzo in assoluto, in realtà, ma abbia una ragazza, che mi rende estranea a questo posto. Loro non mi vogliono. E io sono sola.

E fu così che Loki, dunque si trovò a stringere amicizia con una vicina di casa che aveva ignorato per diciotto anni, con una persona in qualche modo simile a lui, ma che non riusciva a credere fino in fondo a quello che lui le raccontava su Asgard e sui suoi piani per tornarvi.

Le giornate passavano monotone per il dio dell'Inganno, pillole buttate nello scarico del bagno, ore di lezione, studio nel pomeriggio, solitudine dopo cena, quando leggeva qualcosa, usava il computer o semplicemente fissava il cielo alla ricerca di qualcosa che gli sembrasse familiare. La notte era il suo peggior nemico. Era lì che gli incubi tornavano a fargli visita. Vedeva il suo risveglio all'ospedale, la spada che trafiggeva Thor, Thanos che gli diceva che senza Thor la sua vita non avrebbe avuto senso. E in quel periodo Loki si rese conto che era vero. Che dipendeva interamente dalla persona del fratellastro, che nonostante cercasse di occupare il suo tempo con attività che richiedevano la concentrazione, come lo studio, il senso di vuoto restava a fargli compagnia. E di nuovo pensava che Thanos aveva avuto ragione fin dall'inizio. Quando gli aveva detto, con enfasi, quelle parole sul suo amore fuori dagli schemi per Thor, aveva già pronosticato la sua fine. Se anche il tuo cuore lo odia, beh, mi sembra un po' irrilevante: complessivamente, tu lo ami. Ed era vero, dannatamente vero. Perché in quei mesi di solitudine sulla Terra, Loki aveva provato a convincersi più di una volta che quello che sentiva per Thor era di nuovo odio, ma bastava rievocare alcuni momenti insieme, per capire che viveva di lui e per lui. E infatti stava morendo.

 

**

Thor non aveva più sorriso, Frigga era preoccupata. Sapeva, grazie alle notizie che il guardiano del Bifrost le dava continuamente, che Loki stava bene, nonostante la sua grande tristezza, ma Thor, Thor era messo decisamente peggio. Per giorni non aveva parlato con nessuno, chiuso nelle sue stanze, e chiunque passasse davanti alla sua porta sentiva rumori di singhiozzi o di oggetti sbattuti per rabbia. Il dio non riusciva a stare tranquillo, si riteneva responsabile di quella situazione, voleva di nuovo stringere il più piccolo tra le braccia e sussurrargli che andava bene. Voleva di nuovo respirare il suo odore, fissare quegli occhi quasi innaturalmente verdi, toccare quel volto così serio. Non mangiava, non usciva, non parlava. Thor stava lentamente consumandosi, nel dolore per una perdita che non riusciva ad accettare. Odino da principio si era mostrato irremovibile, poi aveva iniziato a pensare a un ritorno di Loki, ma osservare il minore ricostruirsi una vita tra i mortali lo lasciava indeciso sul da farsi. Strapparlo di nuovo a una vita che si era impegnato per avere o lasciarlo a godersi i frutti di quello che stava pazientemente costruendo?

Non sarebbe mai riuscito a venire a capo di questo dilemma. Frigga non lo aiutava, cercando di riscuotere Thor dalla sua apatia. Era qualcosa che Odino non capiva. Perché si erano innamorati l'uno dell'altro? Erano fratelli, perlomeno di latte, e entrambi maschi. E questo andava doppiamente contro i suoi principi. Tuttavia, doveva ammettere a se stesso che nel periodo in cui era venuto a sapere del loro legame, i due ragazzi erano felici, e si vedeva, mentre adesso...adesso stavano lentamente diventando polvere, si stavano sgretolando sotto le loro sofferenze. Odino non riusciva a vedere una soluzione che potesse soddisfarlo. Se Loki fosse tornato ad Asgard, ma avesse avuto come vincolo quello di essere separato per sempre da Thor, lo avrebbe accettato? No, con ogni probabilità. Se Thor fosse stato costretto a vedere il fratello solo come tale, avrebbe acconsentito a un suo rientro? Sì, con tutte le certezze.

A passi decisi si recò nella stanza del figlio, trovandolo pallido e smunto in un angolo.

-La tua morte non sarà di utilità alcuna per nessuno di noi! Tantomeno lo sarebbe per Loki. Se è ancora vivo è per la speranza di rivederti, un giorno.

Thor lo fissò con aria grave. Gli occhi arrossati, il corpo che fremeva per l'agitazione. Non parlò subito, e quando lo fece aveva una voce roca, strozzata, come se gli costasse una grande fatica parlare.

-Quel giorno non arriverà mai, e tu lo sai meglio di me. E io non ce la faccio ad aspettare. Il mio corpo mi resiste, non vuole morire. Nonostante abbia provato più e più volte a morire di fame, finisco sempre per ingoiare un boccone. La vita non vuole abbandonarmi. Ma la mia anima è vuota.

Odino, sebbene si aspettasse parole del genere, restò comunque interdetto: la gravità della situazione gli appariva adesso nella sua interezza, facendogli capire del tutto il suo grande errore.

-Accetteresti di vederlo?

Thor lo fissò, una luce di speranza che gli balenava negli occhi. Odino proseguì: -Se potessi soltanto osservarlo nella sua quotidianità da quassù, lo faresti? Senza poter interagire con lui...pochi minuti alla volta...solo osservandolo...

-Sì. Sì...padre, certo che sì. Come potrei rifiutare questa offerta?

-Allora mangia e renditi presentabile, tra poco saremo da Heimdall.

Thor si affrettò. Mangiò con rinnovato piacere le vivande che gli erano state offerte e indossò abiti puliti, spazzolando i capelli e sistemandoli per bene.

Seguì il padre sino alla fine del ponte che si protendeva verso l'infinito universo. Solo al guardiano del Bifrost era permesso osservare tutto, ma Odino era riuscito in qualche modo a creare un piccolo specchio in cui, guardando, si poteva osservare ciò che accadeva a anni luce di distanza. Il padre degli dei porse questo raffinato oggetto al figlio, raccomandandogli di non cercare di interferire con il riflesso.

Loki stava mangiando una mela seduto sul muretto della scuola, Emma White che parlava, senza essere ascoltata, delle ore precedenti. Loki era magro, troppo, senza alcuna luce negli occhi, senza entusiasmo nei movimenti. Thor si domandò perché quei due fossero insieme, ma la faccia spenta dell'amante attirò ben presto la sua attenzione. Perché era così triste? Come mai non aveva nulla di sano nell'aspetto? Loki scese dal muretto, rispondendo alle domande di Emma con gentilezza quasi inaspettata. Poi si diresse verso il vialetto che portava alla segreteria della scuola.

-Oh, Odinson, ti stavamo cercando.

Loki guarda la donna dietro al bancone, senza capire.

-Ti hanno preso ad Harvard.

Il ragazzo è sorpreso, gli occhi sgranati e la bocca in una smorfia di stupore.

-Devo diplomarmi bene, allora... conclude, senza convinzione.

-Tanto lo faresti comunque. Ecco la lettera, tieni.

La prende in mano e la fissa, incredulo. Ma non c'è traccia di felicità sul suo viso. La segretaria lo osserva, un po' stranita. È abituata a scene di tutt'altro genere.

-Non sei felice?

-Oh, sì, non vedo l'ora che i miei lo sappiano... risponde, senza riuscire a trattenere la sua mano dal tremare visibilmente. Emma lo prende per un braccio e lo porta fuori. Lo guarda senza sapere che fare e poi gli prende una mano. Thor fremette di rabbia, perché lei lo stava toccando? Chi era per farlo? La gelosia tornò ad attanagliarlo fino a fargli venire voglia di rompere quello specchio e smettere di guardare.

-Emma, io...dei del cielo! Non ne posso più! Non riesco più a fingere che tutto sia normale, che la mia famiglia sia qualche miglia più a sud e che io sia semplicemente un pazzo borderline con una grande capacità nello studio! Devo fare finta che io sia felice mentre il mio mondo mi sta crollando addosso! Devo ripetere ai medici che ho smesso di immaginarmi di aver vissuto su un altro pianeta, dire a loro che continuo a prendere i medicinali che in realtà finiscono nel cesso e tentare di non pensare a lui...

Thor si sorprese a piangere, le gambe non lo reggevano più. Il dolore del fratello gli faceva solo sentire ancora di più l'esigenza di essere lì a stringerlo.

-Loki, non fare cazzate, ora! Tutto tornerà a posto.

-No. Loki si asciuga una lacrima con determinazione, raccoglie la borsa da terra e si dirige a passo svelto verso casa. Thor crollò in ginocchio, singhiozzando, lo specchio in mano. Odino glielo tolse, sospirando. Frigga accorse ad abbracciare il figlio. Thor si alzò in piedi e scosse la testa. Acido, si rivolse al padre: -Ecco cosa hai ottenuto. Due figli che vogliono morire separati perché non possono ritrovarsi, bella scelta, padre.

 

**

Passarono le ore, i giorni, le settimane e anche qualche mese. Loki continuava a studiare e a soffrire in silenzio per la lontananza a cui era stato condannato.

Il liceo era finito e, dopo aver avuto il massimo dei voti per il diploma, ricevuto davanti a una folla di completi estranei, senza nessuno che lo avrebbe abbracciato stretto a casa, si era lasciato la cittadina alle spalle per Harvard. Ma New York non bastava a riempire il suo vuoto, lo aggravava, anzi. Nuovi medici a confermare la sua follia, nuovi incontri che gli facevano solo capire quanto avesse bisogno di Thor, nuovi dubbi. Alla fine si convinse egli stesso di essere pazzo. Nessuno capirà la mia pazzia, nessuno. Io ho immaginato tutto e non riesco a cancellare un sogno dalla mia mente! Io sono pazzo. Io morirò pazzo. Eppure, guardami, sono conscio della mia follia. Un vero folle non sa di esserlo, io lo so ed è ancora peggio.

La sua condizione non gli dava pace, scelse di farla finita, una volta per tutte. Scrisse un biglietto, per spiegare il perché della sua scelta. «Mi dispiace. Mi dispiace non aver saputo amare le persone giuste, in questo periodo, non aver saputo lasciar andare il passato, avere ignorato chi cercava di darmi affetto. Non ce l'ho fatta a dimenticare l'amore che ho sentito per una persona che non può più essere con me. Non sono riuscito a apprezzare quello che veniva da voi, chiuso nell'ostinazione dei miei ricordi. Non vale più la pena di provare a scordare quello che ho passato, quello che per chi mi parla è follia. E, se non lo era, lo è diventata. Per te, se leggerai mai questo, devi solo sapere, fratello, che non c'è stata mai un'altra persona capace di darmi quello che mi hai dato e a cui ho dato tutto quello che ho dato a te. Non ho smesso un solo istante di amarti.» Dopo un po' di riflessioni, la cosa che gli era sembrata meno terribile per morire era stata prendere insieme tutti quei medicinali che in quel tempo non aveva mai preso. Una mano stretta sul bicchiere, un ultimo sguardo al cortile del college sotto di lui. Poi, gli occhi chiusi per rievocare per l'ultima volta gli occhi celesti di Thor. Una manciata di pasticche nella mano che si avvicinava alla bocca. Un respiro, uno degli ultimi. Una lacrima. Non avrebbe mai pensato di poter arrivare a tanto. Eppure era lì. Lì sul letto con un bicchiere d'acqua e le pastiglie che avrebbero rallentato il suo cuore fino a farlo fermare. La sua bocca si spalancò ad accogliere la morte.

-Fermo.

Loki spalancò gli occhi. A vedere quello che aveva davanti i suoi muscoli cedettero e sia il bicchiere che le compresse caddero per terra, il primo inondando il tappeto, le seconde costellandolo. Mentre l'acqua scorreva intorno ai cocci, come a lenire la sua capacità di fare del male, come a smussare i suoi spigoli, Loki strinse la mano che gli si era posata sulla spalla come se fosse il suo ultimo appiglio alla vita, e forse lo era.

-Th-Tho-Thor? Chiese cercando di frenare i singhiozzi che lo stavano scuotendo.

-Sì, piccolo, sono qui, non temere più nulla. Devi stare tranquillo, ora. Sono con te.

Loki continuò a piangere come un bambino. Thor lo strinse, finalmente.

-Perché non sei venuto prima? Perché hai aspettato che cercassi la morte per raggiungermi? Ti odio...

Thor portò le sue mani sul viso del più piccolo, sentendolo più ossuto che mai.

-Hai scritto su quel biglietto che non hai mai smesso di amarmi...

Loki lo guardò, languido. Gli occhi lucidi e pieni di lacrime: -E' la verità, Thor. Non ho mai smesso. Mai.

-Stavi per farlo...

Loki chiuse gli occhi, ammettendo la ragione del fratello a malincuore. Stava per fare il suo errore più grande. E non avrebbe potuto porvi rimedio.

-Sei vivo... proferì il moro, quasi continuando il discorso che avevano lasciato in sospeso l'ultima volta che si erano visti.

-Grazie. Non finirò mai di ringraziarti, Loki.

-Siamo pari, adesso.- sorrise, tra le lacrime- Sono stato sette mesi a chiedermi che fine avessi fatto! Perché non sei venuto prima?

-Padre non lo permetteva! Potevo solo vederti da Asgard.

-Almeno dirmi che eri vivo! Oh Thor, è stato orribile! Mi hanno detto che ero un pazzo, che mi ero inventato tutto...

-Oh mio Dio! Non avrebbero dovuto, sei il mio fratellino, non dovrebbero trattarti così...

Loki non gli lasciò finire il discorso. Gli mise un dito sulle labbra, per zittirlo. Thor lo guardò con dolcezza. Poi lo spinse sdraiato sul letto. Loki sorrise più o meno divertito, tirandolo per la camicia su di sé e costringendolo a baciarlo. Thor non pensò a niente se non alla mancanza che aveva avuto in quel tempo delle labbra e del corpo del fratello. La disperazione di essere stati separati per troppo tempo rese quel bacio ancora più acceso, se possibile. Loki stava piangendo, nel mentre che le labbra del fratello riprendevano possesso delle sue, e Thor stava provando di nuovo qualcosa di simile alla felicità. Quando il più grande si separò dal più piccolo, per asciugargli le lacrime, lo vide sorridere con sincerità. Qualcosa nel suo cuore si smosse e si trovò lui stesso a piangere per l'emozione.

-Thor, sembriamo due cretini..- rise il moro- un secondo a ridere, poi a piangere...baciami ancora! Per piacere, voglio che le mie labbra abbiano il sapore delle tue per sempre...

-Loki, non possiamo restare qui...

-Cosa?

-Loki, padre mi ha mandato qui per salvarti e l'ho fatto...

-Come?

-Ascoltami, cavolo! Padre mi ha mandato qui per salvarti, dobbiamo tornare, insieme, ad Asgard. Però, una volta lasciato questo pianeta, noi due... sospirò forte, stringendo ancora di più i fianchi del fratello sotto i propri. Loki annuì.

-Qualunque cosa pur di poterti vedere e parlare, Thor.

-Non potremo stare insieme in questo senso, amore mio. Accetteresti lo stesso? Mi vedrai, mi parlerai, non mi stringerai mai più. Mai.

Loki annuì di nuovo, sorridendo incoraggiante: -Qualunque cosa purché tu sia con me a sopportare i miei sciocchi dubbi e a dirmi che non sono pazzo e va tutto bene.

Thor si avventò sulle labbra di Loki a suggellare quel triste patto. Odino, che osservava dall'alto, disapprovò totalmente, ma era consapevole di quello che avevano appena deciso. Ad Asgard sarebbero stati solo due fratelli. Al padre degli dei si tolse un peso dal cuore. Quando nello specchio aveva visto, insieme a Thor, il più piccolo dei suoi figli scrivere un biglietto di addio, non aveva atteso un momento a mandare Thor da lui per salvarlo. Nel fare ciò sapeva già che avrebbe dovuto assistere a qualche scena di tenerezza tra i due, ma un po' di irritazione era niente in confronto alla vita che avevano appena salvato. Loki era vivo ed era quello che contava. Vederli baciarsi non fu nemmeno così terribile come si aspettava, alla fine riconosceva che si trattava di amore e che era sbagliato separarli, ma era quello che avevano scelto loro stessi.

Il modo disperato in cui si aggrappano l'uno all'altro mi fa male. Ho creato tutto questo per un capriccio. Le colpe di Loki non meritavano questa punizione così grande, non dopo che aveva fatto qualsiasi cosa per cancellarle. E io sono riuscito a creare tutta questa sofferenza. Che padre sciocco sono stato.

-Odino,- intervenne Frigga, scuotendolo dalle riflessioni amare- sono arrivati, vorrei che tu li vedessi.

Odino e Frigga si recarono velocemente nella sala in cui i due principi erano approdati. Gli apparvero davanti come due statue, emblemi della determinazione. Il più piccolo era ormai magrissimo fino allo sfinimento, vestito con un paio di pantaloni attillati e una maglietta verdastra strappata. I capelli erano disordinatamente sparsi intorno al viso troppo pallido. Ma la sicurezza che vi era dipinta non lasciava dubbi sul fatto che il suo stato di salute fosse complessivamente buono. Thor era vestito alla maniera asgardiana, con i capelli sciolti e lievemente spettinati. Odino non ebbe alcun dubbio che a scompigliarglieli fosse stato il bel moro, ma scelse di non dire nulla.

-Loki. Disse Odino, carico di dispiacere.

-Padre- rispose l'interpellato, inchinandosi in segno di rispetto- perdonami.

-No, stavolta sei tu a dover perdonare me. Ti ho spinto al suicidio.

-Hai mandato chi lo ha evitato.

Odino apprezzò la gratitudine del proprio figlio adottivo e corse ad abbracciarlo. Loki si abbandonò a quel gesto di affetto così sincero. Dopo tutto quello che aveva fatto non se lo aspettava.

-Padre, dopo la tua ultima condanna... starò qui senza alcuna condizione?

Odino respirò profondamente: -I tuoi poteri...per ancora qualche tempo credo sia meglio che tu stia senza..

Il dio annuì, senza finzioni. Thor sorrise debolmente e si allontanò lievemente dal minore, per confermare al padre quanto avevano deciso.

 

**

Loki sedeva su un balcone, le gambe penzoloni, perso nell'osservazione del paesaggio che si vedeva da uno dei saloni. Alte montagne, verdi e lussureggianti pianure e fiumi rumorosi si stendevano davanti ai suoi occhi, interminabili, affascinanti. L'aria era calda, il sole alto, tutto risplendeva di felicità, scaldando anche l'animo del giovane dio che, dopo tante tribolazioni, poteva finalmente godere di un po' di pace. Scuotendo la testa, tornò a leggere il libro poggiato sulle sue cosce, girando pagina.

Thor lo ossevava, senza essere visto. Sorrideva debolmente, come i bambini allo zoo quando, con il naso appiccicato al vetro della gabbia, osservano i lupi andare su e giù per il loro spazio. Vedendo il fratellino sereno, si sentiva meglio, ma la sua angoscia di fondo non era ancora del tutto sparita. Sapere che Loki era stato a un passo dalla morte per suicidio non lo tranquillizzava affatto, anzi, lo portava a pensare che avrebbe potuto farlo nuovamente. Credeva che non avrebbe mai avuto la certezza che sarebbe andato tutto bene.

Loki sapeva benissimo che Thor era lì. Lo sapeva, ma non voleva rovinare quel momento. In fondo, era pur sempre l'unica cosa che gli era ancora permessa: vederlo e essere visto e scambiare due chiacchiere. A testa bassa, continuò a leggere, senza concentrarsi del tutto. Una ventata lo costrinse a spostare i capelli dagli occhi, ridendo ad alto volume per questo. Thor continuava a osservare, silente, cercando di non essere scoperto. Il riso di Loki lo spinse a sorridere pienamente.

-Vieni avanti, fratello! Lo apostrofò il moro.

Thor restò interdetto un attimo, poi si fece avanti, raggiungendo il più piccolo sulla terrazza. -Come..?

-Ah, lascia stare...

-Loki.

-Thor.

-Rispondi, dai..

Loki sorrise per restare in silenzio. Il fratello lo fissò intensamente e scosse la testa a sua volta: -Sempre il solito, eh!

-Ovvio! Non cambio il mio carattere a seconda della distanza dal mio pianeta!

-Che sarebbe questo, no?

-No.

-Già...scusa per avere girato il dito nella piaga.

-Sta' tranquillo, non fa niente! Ormai, non ha più importanza. Solo la mia stupidità poteva permettermi di arrabbiarmi nel modo in cui ho fatto e di combinare tutte le disgrazie che sono accadute a causa mia.

-Oh, non pensarci più! Adesso sei qui, puoi smettere di pensare alle tue colpe.

Certo, se solo padre ti rendesse i poteri, tutto andrebbe meglio, potresti fare più cose..

Loki lo interruppe, mettendogli una mano sulla gamba. Thor sentì una scossa molto piacevole da quel contatto, ma decise di ignorarla saggiamente.

-Fratello. Con quei poteri ho fatto solo disastri. Sei quasi morto per quelli. Riavendoli, li userei soltanto per fare danni.

Thor gli strinse la mano, la scossa si ripresentò, Loki si morse un labbro.

-Loki...non dire questo...

-No? E perchè? È la verità!

-No, non lo è! Li useresti, come hai fatto già, per porre rimedio ai danni che fai...sono vivo, in fondo, no?

Loki chiuse gli occhi. Pensò intensamente a qualcosa di orrendo, per trattenere l'implacabile impulso di attaccarsi a Thor per non lasciarlo mai più andare. Non doveva fare in modo che Odino avesse di che lagnarsi anche stavolta. Doveva mostrare di essere un bravo figlio, per una volta. Quando il suo battito cardiaco fu rallentato quanto bastava per assicurargli che il rischio era sconfitto, aprì gli occhi.

-Stai bene, fratellino? Dal tuo polso sembrava che il tuo cuore stesse esplodendo...

-Non infieriamo, eh! Rise, sorridendo al fratello, che ricambiò con gioia.

-Finirà?

-Cosa?

-Questo... rispose Thor indicando con un vago gesto della mano loro due.

Loki sorrise, gentile: -Non lo so...

-Mentimi, allora. Dimmi una bugia. Una delle tue, ma sarà la più bella... dimmi che ne sei certo, che anche se dovremo per forza essere divisi non finirà mai.

Loki si alzò, svincolandosi dalla presa del maggiore sui suoi polsi. Arrivò quasi alla porta che riconduceva all'interno. Poi, si voltò, guardò il biondo negli occhi e ripetè: -Non lo so. Thor ho mentito a tutti, ma a te non posso mentire. Non lo so.

Se ne andò all'interno e scomparve alla vista del biondo che, delicatamente, passò una mano sul libro che era rimasto lì e si mise a leggerlo. Era un libro terrestre, avrebbe detto, una semplice raccolta di racconti di uno scrittore irlandese. Eppure Loki la stava apprezzando. Thor sospirò. Ho mentito a tutti, ma a te non posso mentire. Thor si passò una mano tra i capelli. Perché lui non sa se questo finirà? Perché? È per me? Per lui? Perché?? Oh dei, dei... lui è incomprensibile, a volte. E io riuscivo a capirlo, una volta, ero nel suo cervello e capivo benissimo cosa succedeva. E ora? Che è successo? Perché si frena, si trattiene? Padre, perché lo hai tolto a me? Vederlo non mi basta già più. Ho un bisogno irrefrenabile della sua pelle, del suo odore. Ma non posso. E lui non ha intenzione di cedere in nessun modo, ho visto cosa ha fatto. Ho sentito il suo cuore battere per la mia vicinanza. Lui ancora mi ama. Ma poi? Tra qualche tempo? Devo esserne certo, non posso non saperlo... ma lui non lo sa...però ha scelto di dirmi la verità. Come devo interpretarla?

 

**

 

Odino stava camminando in su e giù per la sala del trono, quando sentì nella sua testa, il brutto del dono dell'onniscenza, le voci dei suoi due figli parlare.

-Fratello. Con quei poteri ho fatto solo disastri. Sei quasi morto per quelli. Riavendoli, li userei soltanto per fare danni.

Odino si fermò, stupito. C'erano due cose che non andavano in quella frase. La prima era il tono in cui era pronunciata, troppo triste, troppo serio, eppure carico di un'energia che non doveva esserci. Era pieno di amore, apprensione, tenerezza nei confronti dell'interlocutore. Quella parola, fratello, era pienissima di questi sentimenti. Come se non fosse altro che la condensazione di tutto quello che i due avevano passato. Odino ancora una volta sentì il suo cuore stringersi per questo, come poteva continuare a separarli? La seconda era la consapevolezza, quasi eccessiva, delle colpe. E del fatto che erano state sciocchezze. Odino rimpianse le condanne che gli aveva infilitto. Se le era meritate, ma non così pesanti. Se erano salvi era quasi tutto merito suo.

-Oh, basta con questi sensi di colpa!

Sbottò il padre degli dei, dandosi un colpetto sulla fronte. Deciso, si diresse al suo trono, prese il grande scettro che gli conferiva il potere e proferì qualche parola. Immediatamente, una luce si scatenò intorno a lui. Sospirò, soddisfatto.

-Figlio mio, sei in possesso dei tuoi vecchi poteri, ora.

 

Loki stava sdraiato sul letto, tentando di ignorare i suoi pensieri e le lacrime che, ancora una volta, scorrevano sulle sue guance. Thor non sarebbe mai stato con lui e non aveva avuto il coraggio di dirglielo. Sentì una scossa attraverso se stesso e sperò che finalmente qualcuno lo avesse accontentato, trasformandolo in un'aquila e lasciandolo libero dalla prigione della sua mente. Si osservò il corpo ed era sempre uguale. Allora si alzò e ricominciò a passeggiare su e giù per la stanza. Se fosse stato in pieno possesso dei suoi poteri, avrebbe fatto crescere un paio di alberelli per sfogare la sua rabbia. La sua mente vagava, pensando appunto alle formule per far nascere alberelli, quando il dio inciampò in qualcosa, finendo steso sul pavimento.

-Non può essere. No. THOR!

Le loro stanze adesso erano vicinissime e il più grande lo sentì. Lo raggiunse e chiese cosa fosse successo.

-Ecco! Fece Loki evocando un suo doppio.

-Ma allora..

-Non so come...

-E' meraviglioso!

Loki trattenne con un gesto il fratello dall'abbracciarlo, non sarebbe stato responsabile di cosa sarebbe successo dopo.

-Ho paura, Thor.

-Non averne...

-Ne ho, e tanta... e non solo di questi... cosi assurdi!

-Oh, piccolo mio...

Loki si asciugò una lacrima.

-No..-protestò debolmente- non stringermi così...

Thor lo stava stringendo come se non ci fosse un domani e Loki si aggrappava a lui, di nuovo. Sospirando si separarono.

-Thor, non possiamo.. dovresti capirlo!

-Sono stupido, lo sai!

Loki rise e lo prese per mano.

 

 

Yep! La prossima parte sarà l'ultima.

Quindi, boh, un po' mi spiace.

So che questo è un capitolo di passaggio, noiosissimo... perdonatemi!

 

Grazie a Gaia, che è la mia anima gemella, mi sopporta alle ore più assurde, aspetta gli aggiornamenti come pochi altri e mi aiuta psicologicamente.

Grazie a Otta, che mi accompagna per il tè e per i film, insieme a Gaia.

Grazie a Elena, che mi supporta come poche altre.

Grazie a MariaGraziaKilljoy che c'è sempre

Grazie a MusicAddicted che pure c'è sempre

grazie a chi ha recensito e ai 300 e passa che leggono sempre. Pazzoidi! :D

 

Bye for now!

Chiara

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Capitolo 6
*** All good things come to an end...or maybe not? ***


Mamma mia... okay, okay, Chiaretta keep calm, breathe in deep and wipe your tears away.

 

 

VI- All good things come to an end...or maybe not?

 

Loki rise e lo prese per mano.

Thor lo guardò, incuriosito.

-Stupido, dici? Io vedo solo un futuro re, Thor. Troppo giovane, tuttavia, per capire che a qualcosa dovrà rinunciare. A me, per esempio...no?

-Loki...non dire sciocchezze. La tua intelligenza ne sarebbe offesa. Di tutte le cose e persone a cui dovrò dire di no, tu sei certo l'ultimo.- strinse di più la mano che stringeva e si appiccicò al più piccolo, lasciando che i loro corpi si toccassero- Non rinuncerò mai a te, né ai tuoi adorabili capricci e alle tue futili paranoie degne della più confusa delle donne mortali, mettitelo in testa. E non mi interessa se padre continuerà a ripeterci quanto questo legame sia fuori dagli schemi e dalle convenzioni, io resterò sempre accanto a te...

Loki sorrise e affondò il proprio volto nel petto possente e caldo del maggiore, lasciando che il biondo lo avvolgesse. Una lacrima di commozione gli solcò il viso candido.

Il suo sentimentalismo è lodevole. Ma so benissimo che presto o tardi perderò ogni interesse ai suoi occhi. Non sarò altro che il suo fratellastro troppo intelligente e con cui da ragazzo si è divertito. Dovrebbe ammetterlo a se stesso già da ora. Perché questa separazione forzata ci distruggerà, in un modo o nell'altro.

-Loki...

-Cosa c'è?

-Fondamentalmente, hai ragione. Padre disapproverebbe.- il moro lo fissò, senza capire nulla di quelle frasi sconnesse- Ma solo se sapesse.

-E' onniscente. Cosa ti sfugge di questo?

-Tu sei uno stregone, forse? Cosa ti sfugge di questo? Lo scimmiottò il più grosso. Loki gli sorrise.

-Non padroneggio il seiðr così bene da ingannare il padre degli dei!

-Andiamo...sai a memoria tutta la biblioteca di corte e hai studiato ad Harvard. Rientri tra le persone più sapienti di ben due pianeti! E mi dici che delle stupide rune condizionano la tua abilità?

Loki sollevò un sopracciglio: -Nasconderci alla sua vista e a quella di Heimdall? Potrebbe funzionare una volta, due, tre..ma prima o poi ci scopriranno! E allora cosa diremo? Ci amiamo così tanto che non abbiamo resistito e abbiamo usato il seiðr per stare un po' insieme?

Thor rise: -Perché no?

-Thor, forse ti sei scordato la mia ultima condanna, scusa, ma non vorrei ripetere l'esperienza.

-Sei un vigliacco. Lo sei sempre stato! E io mi ero solo illuso che tu potessi trovare in me qualcosa per cui valesse la pena di lottare. E invece, di nuovo, pensi solo ai tuoi interessi. Sei un vigliacco!

 

Loki restò immobile, osservando il fratello andarsene. Lo aveva fatto scappare, lo sapeva. E tra le lacrime che scorrevano a fiumi, si rese conto che era quello che aveva voluto da quando Thor lo aveva abbracciato. Se si fossero sbilanciati, rischiavano di essere beccati e puniti, ma amarlo da lontano era più sicuro. Sì, era un vigliacco. Ma lo era per proteggerli.

 

Frigga raggiunse il minore dei suoi due figli, trovandolo nella sua stanza intento a mettere in ordine dei libri.

-Riordini per fare ordine nella tua testa?

Loki sobbalzò. Non si aspettava che qualcuno lo cercasse, l'unico a cercarlo era sempre Thor e adesso era andato via da lui, sperava per sempre. Il principe annuì, sorridendo debolmente.

-Che cosa ti turba, figlio, da necessitare di un provvedimento così drastico?

Il ragazzo si sedette, spostando due libri di alchimia. Scosse la testa, asciugando violentemente una lacrima. Si sentiva debole ogni volta che piangeva, e ultimamente gli capitava troppo spesso. Si fece stringere dalla madre, sperando che non gli chiedesse troppe cose. Ma fu lui a capitolare. Le spifferò ogni cosa, tutti i più reconditi dubbi, sentimenti furono posti di fronte alla saggezza della madre. E lei prometté di non dire nulla al marito, giusto per tranquillizzare il Dio dell'Inganno.

-Sei troppo buono, Loki. E forse, sotto sotto, hai più coraggio di altri. Non so se io stessa avrei optato per una pacata sicurezza, data da una forte rinuncia, piuttosto che spassarmela finché mi fosse stato consentito.

-Oh, mamma come posso vivere sapendo di essere considerato un vigliacco da Thor? Come? Come, se mi odiasse?

Frigga gli strinse una mano, incoraggiante.

-Capisco la tua sofferenza, meglio di quanto tu creda, bambino mio, e per questa ragione tenterò di aiutarti in tutti i modi, in fondo...si tratta solo di far spostare gli occhi a vostro padre, no?

Loki la fissò, senza avere idea di cosa stesse progettando sua madre, dietro a quegli occhi così gentili, ora velati di furbizia. Il giovane sbatté gli occhi, incredulo: -Io..come posso ringraziarti per questo?

-Oh, lascia stare. Ci sono cose che una madre fa solo per la felicità dei figli, senza volere nulla in cambio. Un giorno forse capirai.... così dicendo, se ne andò, lasciando il figlio in preda a una serie di dubbi circa le enigmatiche parole che aveva appena udito.

 

Trascorsero alcuni giorni, talmente monotoni e privi di avvenimenti che chiunque perse la concezione del tempo. C'era chi all'alba apriva le tende per sfruttare tutta la luce possibile per studiare e chi sfogava la sua rabbia nel combattimento, chi non si lamentava sebbene soffrisse e cercava di pensare ai sentimenti il meno possibile e chi, invece, continuava a rivangare il ricordo di quel giorno per spiegarsi il motivo di tale codardia. Frigga intanto ordiva la sua trama, sicura dei suoi movimenti e del suo successo.

-Odino, mio re,- disse un giorno, rivolgendosi al marito,- è tanto che la nostra vita è ricominciata, eppure tutto mi sembra molto sottotono. Ciò che intendo è che il palazzo è spesso vuoto, non vi sono feste, né banchetti, mentre dovremmo gioire perché l'estate sta finalmente per arrivare. Voglio che tu indica un banchetto.

-Inviterai anche i tuoi figli, regina? Domandò il re e, per un momento, la donna temette che le sue intenzioni fossero state scoperte, ma si riprese subito: -Si stanno comportando bene, puoi verificarlo da solo. Ho avuto modo si controllare e, lo prometto, hanno mantenuto l'accordo di non avere relazioni. Ritengo che debbano prendere parte alle celebrazioni, sì.

 

Odino parlò con il maggiore dei suoi figli, spiegandogli del banchetto e, avvisandolo che ci sarebbero state molte persone e occasioni di divertimento, gli ordinò anche di informare il fratello, e così fece.

-Loki!- esordì il biondo, rimettendo piede per la prima volta nel luogo del loro ultimo litigio,- devo dirti qualcosa!

Il moro apparve, da dietro a una tenda, coperto solo da un asciugamano in vita e con i capelli bagnati: -Oh, buongiorno, a che cosa devo l'onore di essere interrotto durante il bagno?

Thor rimase imbambolato a fissarlo, per un po'. Improvvisamente era stato assalito dal desiderio di sbatterlo contro il muro e spiattellargli in faccia quanto il suo bisogno di averlo tra le braccia fosse forte. Si contenne, borbottando un: -Mettiti qualcosa addosso, per piacere.

-Che c'è? Ti dà noia che sia semi-nudo? Dopo tutto quello che è successo? O forse stai semplicemente trattenendo la voglia di...

Il moro fu interrotto dalla salda presa del fratello che lo scaraventava contro la parete. Gli occhi sgranati di Loki tradivano la sua sorpresa, ma non aveva perso il ghigno soddisfatto e arrogante che aveva sul viso. Thor lo fissò con astio, osservando il collo bianco e immacolato del moro e la sua pelle tesa.

Non devo cedere ora. Non ha senso. Sarebbe quasi una vittoria per lui. Sta giocando con me come un leone gioca con la sua preda. Loki lo guardò, interrogativo, per poi chiedere in un caldo soffio sensuale sul collo del biondo: -Allora? Cosa vuoi fare?

Thor si riscosse, sentendosi improvvisamente rigido e incapace di staccarsi dal fratello. Sapere di averlo sotto il proprio potere lo inebriava.

Allungò un braccio, prendendo una camicia dal letto, e gliela lanciò sul petto.

-Ti ho detto di vestirti. Fallo.

Loki si infilò lentamente la camicia, scuotendo il capo: -Non sai mentire. Non hai mai saputo. Quindi, non negare che ti interessassi di più senza camicia. Ma questo impediva la tua concentrazione ed, evidentemente, devi dirmi qualcosa di serio...

ancora una volta si trovò appiccicato alla parete, col braccio del fratello che gli bloccava la gola.

-Loki. Non sto scherzando.

-D'accordo, d'accordo... cosa vuoi? Domandò, acido, lisciandosi la camicia e mettendosi anche dei pantaloni.

Thor sospirò, osservando il corpo sinuoso dell'altro flettersi per vestirsi. Di nuovo si morse un labbro per non saltargli addosso. Dannazione, devo imparare a nascondere meglio quello che penso! Se solo il mio corpo mi aiutasse... Si disse, notando il ritmo accelerato del suo cuore e la sua improvvisa rigidità tra le gambe. Anche Loki sembrò accorgersene, ma non glielo fece pesare. Il biondo proseguì.

-Madre e padre vogliono che noi due partecipiamo a un banchetto stasera.

Loki sorrise da parte a parte, capendo che cosa avesse inteso sua madre qualche tempo prima.

-Lo sapevo.

-Come è possibile?

-So sempre tutto, lo sai.

Thor lo prese di nuovo per la gola, spiattellandolo al muro per la terza volta.

-Thor, è diventata un'abitudine. E non delle mie preferite...sentenziò, rantolando. Il biondo lo guardò male e non accennò a muoversi. Loki allora gli afferrò il polso e lo tirò verso il basso, non ottenne nulla. Thor gli si avvicinò pericolosamente: -Non scherzare troppo, moretto, potrei veramente farti del male.

Allora Loki lo baciò a tradimento. Thor si ammorbidì senza preavviso. Loki non seppe fermarsi e continuò a giocare con le labbra del fratellastro, costruendosi un passaggio per raggiungere la sua lingua. Thor lo afferrò per i fianchi, rispondendo con interesse. Era stato piuttosto inaspettato per entrambi. Il biondo si appoggiò all'altro, facendolo completamente appoggiare alla parete. Loki, invece, era del tutto confuso. Cosa stavano facendo? Perché di nuovo? Di tutti i sistemi che poteva inventarsi, proprio quello doveva scegliere? Nonostante i suoi dubbi, lasciò che le mani del dio del tuono gli lambissero le cosce e che le proprie si aggrappassero alle spalle del maggiore.

È completamente sbagliato, Padre potrebbe vederci da un attimo all'altro e tutto il lavoro di Madre andrebbe in fumo. Si tratta solo di aspettare stasera, Loki. Solo questo.

-Vattene.

Thor lo fissò, incredulo, senza capire nemmeno perché si fosse staccato così brutalmente, quando sembrava essere coinvolto come poche altre volte.

-Che cosa?!

-Hai capito bene, fuori di qui!

-Tu adesso mi spieghi cosa diamine è successo!

-Staccati!

Loki aveva le lacrime agli occhi e Thor dovette accontentarlo. Il moro, sospirò, sollevato.

-Non fraintendere, fratello.- iniziò, sedendosi sul letto, ancora affannato e con le labbra rosse- Ma un po' di tempo fa, madre mi aveva accennato al fatto che avrebbe fatto qualcosa affinché potessimo spassarcela.

Thor lo fissò, aggrottando le sopracciglia. Scosse la testa, sorridendo bonario.

-Uh, e chi avrebbe mai pensato che madre comp...

fu interrotto da una pedata nello stinco. Loki allora prese un foglio, una penna e dell'inchiostro e scrisse “Se tu fossi meno rimbambito, stupido di un fratello innamorato, capiresti che padre può sentirci e che se ci facciamo scoprire, i miei brillanti piani per stasera non avranno mai successo. Quindi, per piacere, non nominare madre e i suoi complotti a nostro favore, o potrebbe essere tutto vano. E il bacio che ti ho dato ora, sbagliando di grosso, potrebbe essere l'ultimo.”

Thor annuì. Poi sorrise di nuovo, agguantando il moro alle spalle e baciandolo una volta ancora. Loki scosse la testa, carico di rimprovero, con uno sguardo che diceva chiaro e tondo: “che imbecille, vuoi davvero farci beccare, allora!”.

Thor gli strizzò l'occhio e si infilò nel corridoio, sorridendo felice: -Preparati, principessina!

 

Loki sospirò, sedendosi sul letto e accarezzandosi le gambe. Oh, se gli erano mancate le mani di Thor sul suo corpo... e quanto desiderava in quel momento essere stretto tra le sue braccia, per non dover più sentire il bisogno di piangere e la sua mancanza. Lentamente si pettinò i capelli lisci e lucidi, mentre si osservava nello specchio. Non si era mai trovato bello, eppure in quel momento si trovava piuttosto affascinante. Si disse che era merito del colore che i baci appassionati dell'amante avevano lasciato, ma una parte della sua mente gli diceva che era la felicità che sprizzavano i suoi occhi a renderlo meraviglioso. E in quel momento capì cosa il fratello vedesse di bello in lui: la luce dei suoi occhi smeraldini quando lo guardava o solo lo pensava. In un momento comprese anche quella frase che tante persone dicevano sugli innamorati, “lo si vede dagli occhi”. Era vero, ed era anche vero che Loki amava Thor, sebbene negli ultimi tempi si vergognasse ad ammetterlo, quasi come se un sentimento del genere non gli rendesse onore.

 

**

 

La sera arrivò. I fratelli giunsero separatamente al banchetto ed evitarono accuratamente di sedersi accanto. Tuttavia, non erano distanti, e non riuscirono a evitare di scambiarsi continue occhiate cariche di promesse e di cose non dette, nei momenti in cui la conversazione li lasciava liberi. Odino e Frigga smisero quasi subito di osservare i figli, immergendosi in dialoghi stressanti con i convitati. La dea notò con piacere che i ragazzi non si erano isolati subito dagli altri, mantenendo per il momento un atteggiamento normale.

Dopo alcune portate e molto vino, idromele e alcolici in generale, il padre degli dei era molto su di giri, tanto che non riusciva più a controllare il suo preziosissimo dono dell'onniscenza. Frigga finse indifferenza, versandogli altro idromele nella coppa. Thor ne bevve una anche lui, sotto lo sguardo curioso e quasi di disapprovazione del moro Loki. -Dovresti provarla, fratello! Disse il biondo, quasi farfugliando.

-Sì, per vedere se mi ubriaco e poi devi portarmi a letto in braccio...

-Credi che mi dispiacerebbe?

-Hai troppo alcol in circolo, Thor. Rispose, carico di severità, il dio della Menzogna. Il biondo rise sguaiatamente, mentre l'altro non sapeva più se lo faceva apposta o era seriamente più ubriaco che sobrio.

Continuando su questa scia per un altro paio d'ore, piano piano la sala dei banchetti si svuotò, lasciando solo la famiglia reale e alcuni tra i guerrieri più illustri. Odino era quasi crollato sotto gli influssi dei vini, Thor riusciva a mantenere ancora una parvenza di lucidità. Rimasti solo un pugno di invitati, Loki scelse che era il momento adatto per agire.

-Fratello, prima che tu cada addormentato qui e che occorra un intero manipolo di uomini per trascinarti via, sarà bene che tu venga con me.

Thor alzò un'ultima volta il bicchiere, svuotandolo, mentre strizzava l'occhio al minore, serissimo.

-Loki, vuoi togliermi tutto il divertimento? Proprio ora che la festa si faceva interessante!

Loki non poté fare a meno di sorridere a labbra strette, cogliendo l'ironia del fratello. Thor si alzò e, barcollando, si appoggiò al corpo più esile del moro, cingendogli le spalle con un braccio. Loki se lo caricò parzialmente e iniziò a trascinarselo dietro per i corridoi del palazzo.

Raggiunta la stanza del minore, la più vicina al luogo da cui provenivano, il biondo sussurrò nell'orecchio del moro: -Lo sceneggiato è andato per il verso giusto?

-Giustissimo! Replicò il più giovane, spostando il braccio dell'altro, per appoggiarselo su un fianco. Thor sorrise.

-Intenzioni serie, stasera...

Loki gli strinse l'altra mano, sorridendo debolmente: -Stanotte dobbiamo capire molte cose, io e te... sentenziò, mentre il più grande lo fissava senza capire.

-Non ho capito quasi nulla, tu e la tua mente contorta! Però- mormorò, languido, contro il bianco collo del dio del Caos- so che sono molto più disposto all'apprendimento di quanto mai sia stato...cominciamo, professore?

Loki rise di gusto, sincero, poi lo afferrò con determinazione e lo baciò con passione. Il biondo lo strinse a sé con forza, schiacciando contro il proprio petto quello magro e scarno del moro, togliendogli il respiro per un momento. Si guardarono, prima che il più piccolo si togliesse la giacca di pelle scura e iniziasse a slacciare i nastri che fermavano l'armatura del più grande.

Il dio del Tuono iniziò a baciare la pelle nuda del moro, mandandolo in estasi.

-Oddio, Thor! Non...oh, al diavolo!, fallo, fallo ancora, per favore... cedette, il minore, ammorbidendosi ai tocchi caldi e avvolgenti del biondo. Thor sorrise, sentendolo supplicare: -Sembrerei un pervertito di bassa categoria se ti dicessi che amo il modo in cui mi supplichi?

Il moro gli tirò un pugno sul petto, ridendo: -Sì!- rispose- Ma, ti dirò di più,- aggiunse, sussurrando, sgusciando sul corpo disteso dell'altro come un gatto voglioso di coccole- mi piace che a te piaccia...Thor, sono tuo, fa' di me quello che vuoi..

-Stai scherzando?

-No...non farmi cambiare idea, svelto!

Il biondo non se lo fece dire due volte, agguantantandolo e tirandolo su di sé, per poi iniziare a passare le sue mani sulla schiena, sentendolo rabbrividire ai suoi tocchi. Il moro, intanto, non riusciva più a ragionare, avvolto come era dal piacere, ma in quel momento non gli dispiaceva affatto perdere la concezione del mondo circostante. Thor afferrò il minore per i fianchi, costringendolo a dargli le spalle, facendolo tra l'altro finire sotto di sé. Loki mugolò, soddisfatto, prima di abbandonarsi definitivamente al fisico più grande e forte del compagno.

 

Dopo che Thor si decise a uscire dal più piccolo, crollandogli accanto e accarezzandogli la schiena con dolcezza, Loki si voltò per cercare le sue labbra. Lo baciò con delicatezza e sentimento, per dirgli con quel gesto che non gli interessava solo il lato fisico del loro rapporto, ma che si appartenevano anche su tutti gli altri fronti. A lui non interessa che lo abbia appena preso, o meglio, non gli interessa solo quello. Lui mi vuole con sé, mi vuole accanto a sé, più o meno ad ogni modo.

-Thor...

-Dimmi tutto...

-Non voglio dormire, ti va di parlare?

Thor represse uno sbadiglio, annuendo: -Certo, se il mio professore preferito vuole spiegarmi cosa ci fosse da capire stanotte...

Loki sorrise, mentre un'ombra di dispiacere gli passava sul viso: -Thor...dovremmo...

-Dirlo a padre?

-Sì... insomma, io... beh, via, credo che non possiamo sempre continuare così, a rifiutarci perché abbiamo paura di non prestare fede a una promessa che abbiamo fatto perché eravamo disperati.

-Disperati... è vero, lo eravamo... ma, non credi che questa richiesta potrebbe farlo infuriare di più?

-Oh sì, andrà su tutte le furie. Ma.. preferisci questo? Dover ricorrere agli stratagemmi di madre per una notte insieme? Una in tre mesi?

Thor lo strinse, passandogli una mano sulla guancia, quasi inondata di lacrime: -Hai ragione! Dobbiamo essere onesti.

-Non si tratta di onestà, Thor, ma di limiti.. per un po' io potrei sopportare questo, ma non resisterei molto...è egoismo, egoismo puro: non vivo senza te che mi stringi tra le tue braccia, quindi non posso sopportare la promessa che abbiamo fatto.

-E' un egoismo che mi piace... sussurrò il biondo, fissando gli occhi verdi dell'amante, prima di tornare a baciarlo. Loki si abbandonò ancora una volta al contatto con Thor, cancellando per un istante tutti i dubbi che lo assalivano. Restarono in silenzio per un po', limitandosi a guardarsi reciprocamente e a sorridere come due idioti.

-Penso che la felicità ti stia bene, Loki. Fece Thor, osservando la piega serena delle labbra dell'altro, con tenerezza.

-Felicità... ha un bel suono, non credi?

-E un bel sapore.. -rispose il più grande, mordendo delicatamente una spalla lattea del minore- il tuo...

-Uh, che sdolcinato.. si finse sdegnato il moro, per poi finire a ridere, spensierato.

Il dio del tuono lo fissò senza capire il filo logico dei suoi pensieri.

-Io non sono mai stato così bene con nessun altro, piccolo mio, e anche ai vecchi tempi, mi pentivo persino di aver parlato con altre persone...

-Thor... c'è una cosa che non ti ho mai detto.

-Puoi farlo, sta' tranquillo.

-Ecco... io... prima di stare con te, prima che questa storia assurda iniziasse... ecco, ho provato a...

-Una ragazza? Io ne ho avute un paio, ma poi mi sentivo in colpa per qualcosa di strano e allora le lasciavo sempre...

-Thor! Insomma, io ho provato sia con una ragazza che con un ragazzo, ma il problema era che ogni volta finivo a pensare a te e al fatto che non avrei mai potuto averti.- sorrise- Questo era quello che credevo...

-Loki...sei quasi tenero, se non avessi un grado di stronzaggine di fondo...

Loki sorrise, accoccolandosi sul petto dell'altro per dormire.

-La lezione di stanotte è che io ti amo, Thor.

 

**

 

Odino si svegliò con un grande mal di testa, senza sapere come fosse andato a letto. La prima cosa che gli tornò in mente, oltre al numero di imprecazioni legate al post-sbornia, era che non sapeva più che fine avessero fatto i suoi figli. La risposta gli fu fornita da quell'odioso dono dell'onniscenza che aveva tanto desiderato. L'immagine che gli apparve davanti, lo turbò alquanto: Thor e Loki che dormivano nello stesso letto, interamente nudi e coperti solo dal busto in giù da un leggero lenzuolo, e per di più erano anche abbracciati.

-Frigga! -la moglie lo raggiunse, fissandolo curiosa,- Che ci fanno i nostri figli a letto insieme?

La dea si morse un labbro, indecisa su cosa dire: -Credo che abbiano trascorso la notte insieme.

-È indecoroso al massimo! Non tollero queste cose in casa mia!

-Odino, il vino è scorso a fiumi la scorsa sera, probabilmente ha avuto i suoi effetti anche su di loro.

-Non mentire a me, moglie! Sai meglio di loro cosa sia successo, non è forse vero?

-Se anche lo sapessi, non sei certo tu il responsabile della loro attrazione reciproca, puoi solo sopportarla e sperare che passi, anche se non ci giurerei affatto. Per questo, mi rifiuto di proseguire oltre questo discorso.

Odino lanciò fiamme con lo sguardo, adesso pure sua moglie si era messa a appoggiare i ragazzi! Non c'era veramente più rispetto.

 

-Padre! Esclamò, sorpreso, Loki, tirando il lenzuolo fino al petto, quando il padre degli dei entrò nella stanza in cui lui e il fratello stavano dormendo.

-Mi ero fidato di voi. Mai ho fatto sbaglio più grande.

Thor tentò di intervenire, ma fu bloccato da un'occhiataccia del padre. Loki restò a fissare le coperte, senza sapere che dire o fare.

-Siamo due delusioni, padre.- disse il più grande- Ma non puoi...

Loki lo fissò, terrorizzato. Poi, il moro aprì bocca: -Padre, io credo che sulla Terra stia accadendo qualcosa che non va...

-Non sviare il discorso, Loki!

-Non lo sto facendo, sto solo dicendo che molte persone sono in pericolo! Padre, ti prego, proseguiremo dopo, lasciaci andare a vedere...

Odino annuì a labbra serrate.

 

**

 

Thor e Loki arrivarono sulla Terra, assistendo al peggiore spettacolo che potesse offrirsi ai loro occhi. Un edificio stava crollando a causa di un esplosivo piazzato da una banda di terroristi. Il dramma maggiore era che si trattava di uno dei palazzi più importanti e frequentati della cittadina in cui erano cresciuti, quindi moltissime persone che conoscevano erano intrappolate all'interno.

-Thor, fa' qualcosa! Implorò il minore, fissando sconvolto la folla di persone urlanti e desiderando di poter intervenire in qualche modo.

-Cosa? Gli urlò il più grande, quasi arrabbiato.

-Non lo so, ci sono persone bloccate ai piani più alti, vola e prendile!

-Tu cosa farai, intanto?

-Inizierò a portare fuori quelli al piano terra.

-Non farti male.

-Neanche tu. Rispose Loki, sorridendo a malincuore, nel ricevere un leggero bacio dal maggiore. Poi si separarono, Thor roteando il martello raggiunse, nello stupore generale, i livelli superiori, Loki si materializzò dentro l'atrio del piano terra, iniziando a spingere chiunque trovasse verso una qualsiasi uscita, cercando di fare evitare loro le fiamme e le buche che si erano create. Dopo essersi reso conto che così facendo sarebbe stato più lo scapito del guadagno, il moro ricorse alla magia, congelando le fiamme al piano terreno.

-Beh, che c'è da fissare? Mai visto un estintore? È lo stesso principio, su una scala maggiore.

Thor nel frattempo aveva fatto più volte in su e in giù, aiutando pompieri e esercito a evacuare la parte alta del palazzo.

Dopo circa una mezz'ora, soltanto una decina di persone erano rimaste intrappolate e i due fratelli stavano lottando con tutte le loro forze per farli uscire salvi. L'energia magica di Loki stava arrivando al suo limite naturale e nemmeno la padronanza del seiðr poteva aiutarlo, in quel frangente. Le fiamme avevano ripreso a avanzare, i pavimenti a sgretolarsi. La folla stava in ansia, senza capire più cosa stesse realmente accadendo.

Il ragazzo che vola mi ha salvata” “C'è una specie di illusionista che ha spento il fuoco” “Nell'elicottero non ci sarebbe stato posto per tutti” “Senza il ragazzo moro, io sarei ancora sotto la mia scrivania”.

Loki allungò una mano a un'anziana, per invitarla a seguirlo. -Le fiamme non ci attaccheranno, signora, si fidi, per Giove!

-Non mi fido dei ragazzacci che si vestono così...

-Andiamo signora..se vuol morire bruciata faccia lei, io le consiglio di seguirmi. Rispose il dio dell'Inganno, tentando di usare la sua natura Jotun per raffreddare l'ambiente. La donna si decise a seguirlo, ma un pezzo di muro le cadde in testa. Loki gridò, spaventato, tentando di prenderla in braccio per portarla fuori. Thor sentì il suo urlo, ma non ce la fece a raggiungerlo, avendo tre persone addosso, mentre le portava a terra. Il biondo corse a raggiungere il fratello, trovandolo pieno di sangue (per la maggior parte appartenente alla vecchia) e stremato.

-Portala all'ambulanza...

-D'accordo, stai bene?

-Mai stato meglio.

Thor non la bevve, ma si allontanò con la donna, osservando il più piccolo stringersi la testa tra le mani e respirare affannato.

 

 

Quando Thor raggiunse Loki, seduto con i gomiti piantati sulle ginocchia e la testa tra le mani, lo abbracciò stretto: -Che hai, piccolo? È tutto finito, tutto finito...

-Quanta distruzione, quanto sangue versato... io ho seriamente pensato di scatenare una guerra? Fratello- lo fissò negli occhi azzurro cielo- quale errore ho commesso?!

Thor lo strinse di più, soffocando i suoi singhiozzi nel suo petto. -E' finita, Loki, va tutto bene, tutto bene. Andiamocene.

Loki si alzò, ma nel mentre che seguiva il fratello, scorse qualcuno in lontananza e si precipitò a corsa in quella direzione. Il biondo lo guardò scattare e, dopo qualche istante di stupore, lo seguì.

 

Trovò il moro intento a parlare con Emma White, la loro vecchia vicina di casa.

-Emma! Esclamò Thor, sorpreso. La ragazza stava sanguinando da un braccio, ma era stata medicata dai paramedici, e stava seduta sul dietro di un'ambulanza in compagnia di una ragazza biondina e dal fisico asciutto.

-Thor! Rispose Emma, piacevolmente stupita. Loki sorrise, come rassicurato dal braccio forte del fratellastro che era andato a posarsi intorno alla sua vita.

-Oh, beh- fece il moro- forse è il momento delle presentazioni, no?

Emma annuì, un po' scossa, ancora: -Lei è Leah, la mia ragazza, Leah, loro sono Loki e Thor Odinson, non sono del tutto fratelli. Le disse, strizzando un occhio. Leah strinse la mano ad entrambi, sorridendo stanca, Emma proseguì: -Bene, insomma, voglio dire, che ci fate qua? Eravate andati via, no? Tu dovevi essere morto e tu non si sa bene dove...e invece! Meglio così, in fondo...

Loki sorrise del fiume di parole che era quella ragazza ogni volta, rispondendo con calma alle sue domande, mentre Thor ascoltava e Leah pure. Il dio dell'Inganno poi disse: -Stai ancora con i tuoi?

-No. Mi hanno cacciata quando ho provato a presentare Leah in casa. E ora vivo al college. Loki annuì, grave. Thor rispose per lui: -Ah, beh, mi sa che anche noi faremo la stessa fine... la nostra casa di qui è ancora libera?

-Beh, sì...

-Loki, se ci diseredano abbiamo comunque una casa!

Il moro rise di gusto, alzando lo sguardo per incontrare quello sinceramente innamorato del biondo. Non resistendo oltre, lo baciò con dolcezza, a fior di labbra, sentendolo sorridere al contatto. Emma ridacchiò, complice, guardando di sottecchi Leah, che sembrava aver capito solo in quel momento come stessero le cose tra i due.

-E così- interruppe Emma, loquace come al solito- ci avete parato il culo, oggi. Beh, grazie, a nome di tutti credo. E, lo so che dovete andare, non sono così rincoglionita, in fondo ho battuto un braccio, non la testa, ma volevo solo dirvi che semmai vorrete tornare qui...la casa accanto alla mia è libera.. potremmo farci qualche vacanza insieme...

Loki sorrise, divertito: -Buona idea, Emma! Torneremo presto, no?

Thor sorrise a sua volta, guardando con molta più simpatia la vecchia vicina di casa, Loki proseguì: -Adesso andiamo... Piacere di averti incontrata, Leah, mi aveva fatto una testa così, con te...

Leah ridacchiò: -Lei fa una testa così a tutti con qualsiasi cosa...ma tu eri un caso particolare... ha parlato così tanto di te che avevo iniziato ad essere gelosa..ma vedo che sei in buone mani!

Loki si morse un labbro per non sorridere come un ebete e, preso per mano Thor, si allontanò con lui.

 

**

 

Odino attese i figli nel salone del trono. Quando essi fecero ritorno, lo trovarono nervoso e stanco.

-Bel lavoro, figli miei! Siete stati valorosi e pieni di coraggio, disposti a rischiare la vostra vita per salvarne altre, e questo si addice a voi.

I due sorrisero, stanchi e affannati, sia dal viaggio che dalla giornata. Loki in particolare era distrutto dall'uso fatto della magia e si reggeva sulle proprie gambe a stento. Tuttavia era sveglio di cervello e decise di dire: -Padre, avevamo un discorso in sospeso, no?

Odino annuì, serio: -Vedo che ultimamente hai imparato a prenderti le tue responsabilità, Loki. Quel discorso può essere rimandato se volete...

-No- proferì Thor, deciso- noi non abbiamo bisogno del tuo consenso, padre, volevamo solo informarti di come stanno i fatti.

Loki impallidì, temendo la reazione del padre degli dei. Odino, si passò stancamente una mano sul viso, sospirando: -Ah, chi avrebbe mai detto che sarebbe successa una cosa del genere? E invece...

Il moro ebbe l'ardire di chiedere che cosa significassero tali parole.

-Significano che niente vi può separare, ci ho provato tante di quelle volte da quando eravate piccoli a ora che ho perso il conto. Ma una cosa l'ho imparata, sappiatelo: non si può lottare contro il destino, nemmeno se si è Odino, padre degli dei.

Thor sorrise, correndo ad abbracciarlo, ma il dio più anziano proseguì: -Spero che vi stanchiate prima, sinceramente, ma, casomai doveste andare avanti tanto a lungo, sappiate che prima di avere figli, dovrete sposarvi!

Loki sbiancò totalmente. C'era un aspetto ancora della sua natura che non aveva spiegato a Thor, che infatti lo fissò, incredulo.

-Tu non dirmi nulla, eh! Lo schernì.

-Beh...è scioccante! Non potevo dirti una cosa del genere su due piedi...

Thor ignorò le sue scuse, proteste e lamentele, per corrergli incontro e baciarlo con entusiasmo. Loki si abbandonò a quell'abbraccio, per poi sussurrargli: -Ti amo, Thor, non dimenticarlo.

Thor lo baciò ancora e sentì un tonfo sordo. Girandosi, notarono che loro padre era svenuto per lo shock. Ridendo a crepapelle, chiamarono le guardie, avviandosi dopo verso le loro stanze, mano nella mano, lasciando ai suoi dubbi e tormenti il padre degli dei che, nella sua millenaria sapienza, era stato spiazzato da un semplice bacio.

 

 

Oh mio dio!

È finita... okay, gioite, vi libero da questo tormento di storia.

 

A dire la verità vorrei fare un annuncio abbastanza importante: per un po' di tempo, non so quanto, due mesi, uno, tre.. non pubblicherò più. Ho bisogno di dedicarmi a delle originali che ho in corso da tantissimo tempo. Mi dispiace un monte, ma penso che potrete sopportare lo stacco.

Se proprio vi mancherò, non esitate a contattarmi per MP, visto che continuerò a vagare su EFP come lettrice mascherata. :)))

 

Now, i grandi ringraziamenti. Preparatevi a una lista chilometrica.

 

L'onore del primo grazie va a MusicAddicted, che mi ha dato l'idea per una storia in questo fandom, involontariamente ma lo ha fatto, e mi ha sopportata nei momenti più tragici, come sempre, facendomi sentire anche più brava di quanto sia in realtà, grazie mille davvero! Sarò perennemente in debito con te, sei un punto fermo!

 

Poi c'è MariaGraziaKilljoy, beh, fra due mesi la vedo! :D E lei è stupenda, gentilissima, ti alza l'autostima e ti fa felice con i suoi commenti stupendi, ragazzi, seguitela su Twitter perché vi fa fare delle risate assurde, garantito.

Un grazie speciale a NCSP, una delle ultime arrivate, in cui ho trovato una persona stupenda e che, da brava classicista smattosa, comprende le mie manie di shipping di chiunque con chiunque altro. Ah, NCSP, prima o poi ti recensisco, non temere. ;)

 

CrackedActress è stata un amore a leggermi e quindi la ringrazio con tutta me stessa. :D :D

 

Pwp_pah, la mia cara pwo_..! Grazie per tutte le smattate condivise su Twitter e gli sfoghi per la stanchezza e le crisi di ispirazione, sei fantastica!

 

Ambrogina. Ecco, lei si è scelta lo username peggiore della storia solo perché non le veniva a mente niente, facciamo una colletta per dire a Ila di cambiarlo. Però ringraziamola perché sopporta le mie smattate molto di frequente. :3

 

Ora veniamo alle magnifiche 3...

PiccolaRumple, che ha ascoltato sulle scale di scuola i miei piani per questa storia ogni ricreazione e mi ha accompagnato a prendere il tè ogni volta che la mia dipendenza da teina mi obbligava. Ah, tra l'altro, ha una lampada fantastica in salotto.

 

_Nia è la bocca della verità per eccellenza, riesce a darti i consigli migliori di sempre e per questo si becca sempre i capitoli in anteprima, tranne questa volta, in cui sarà stata sorpresa dallo schifo che è venuto senza i suoi suggerimenti. :3 Ah ringraziatela anche perché ha pazienza e sopporta i miei attacchi di ispirazione nelle ore di greco, perché è dietro di me.

 

Gaia_Nini, last but not least, lei è quella a cui devo di più. Perché sopportare me alle sette e mezzo ogni mattina è peso, soprattutto quando do di matto e le parlo delle idee che ho avuto. Poi, lei è mia moglie, quindi è la persona più adatta a sopportarmi u.u Insomma, lei si merita il grazie più grande.

 

Grazie anche alle ragazze di Twitter e di Tumblr che ogni tanto appaiono con un “OMG ma tu hai scritto...” facendoti sentire famosa per un momento, siete meravigliose!

 

Vi ho annoiato anche troppo.

A non tanto presto,

neuro.

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