Another Life

di Charlene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo Capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo Capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo Capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventesimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


-Dopo questi starai buono, eh, bastardo?!-

Il calcio lo colpì in pieno stomaco; si sentì quasi sfondato. Percepì il sapore metallico del sangue in bocca, mentre si proteggeva la faccia con le braccia. Fu sollevato per la maglietta, rischiando di soffocare, e fu sbattuto contro il muro:

-Allora, ti è passata la voglia di fare l'idiota, o ne vuoi ancora?-

-Ma bravo, in sei contro uno...-

-Ti conviene chiudere la bocca, Hiwatari, o finisci male.-

-Che paura.-

Gli occhi dell'altro si illuminarono di una luce sadica; Kei iniziò a pensare, ma non gli venne in mente niente. In tre lo tenevano fermo, e ogni tentativo, ogni colpo di reni per liberarsi era vano.

Prima che il pugno dell'armadio si schiantasse sulla sua faccia, il rumore del cancello li interruppe: -Che diavolo succede qui?! Tornatevene ai vostri posti! Okata, che cazzo stai facendo?! - il gigante strinse la presa nel collo di Kei, e avvicinò il viso al suo:

-Ringrazia la guardia, figlio di puttana.- poi fece un cenno agli altri e il ragazzo fu lasciato andare.

-Hiwatari, tu vieni con me. C'è il tuo avvocato.- annunciò l'uomo in divisa trascinandolo letteralmente fuori.

-Non mi toccare idiota, so camminare da solo.-

-Ma se non ti reggi in piedi! Muoviti.-

Lo fece entrare in una stanza e chiuse la porta alle sue spalle, con due giri di chiave. Kei guardò storto l'uomo che lo fissava a sua volta, seduto dietro al tavolo:

-Tu devi essere Kei Hiwatari. Vieni, siediti.-

Il giovane si avvicinò zoppicando, e si sedette facendo un gran casino.

-Sei ridotto male. Non ti hanno medicato?-

In tutta risposta l'altro alzò un sopracciglio, sarcastico.

-Allora... io sono Kanako, il tuo avvocato. Puoi darmi del tu.-

Kei lo guardò con aria interrogativa, senza perdere il cipiglio seccato e dolorante.

-Che vuoi?-

-Credo che sarebbe meglio se ti facessi medicare, stai sanguinando.- l'avvocato era particolarmente tranquillo, nonostante gli occhi di fuoco che aveva puntati addosso.

-Si faccia i cavoli suoi.-

-Ho detto che puoi darmi del tu, non serve essere così formali...-

-E allora fatti i cazzi tuoi.- ringhiò il ragazzo abbassando lo sguardo.

-Ti hanno conciato bene vedo... sei dentro solo da due giorni.- gli fece notare Kanako raddrizzandosi sulla sedia. Era un uomo affascinante, sulla quarantina, molto distinto ed elegante.

-Sono tutti dei figli di puttana qui dentro.-

-Sì... Kei, da adesso mi occuperò della tua difesa legale; la situazione non è buona, ci sono tre accuse in corso contro di te. Furto d'auto, detenzione di una pistola senza porto d'armi e atti di violenza. Allora, vuoi iniziare a spiegarmi cosa è successo?-

Kei non rispose, fissava con ostinazione un punto imprecisato del tavolo.

-Dove sono i tuoi genitori?- insistette Kanako cambiando argomento, sperando di trovare una risposta.

Dopo qualche secondo di silenzio teso, il ragazzo rispose:

-Bella domanda. Sono morti. Incidente.-

L'avvocato annuì:

-Mi dispiace. Da poco?-

-No. Ero piccolo.-

-D'accordo. E con chi hai vissuto finora?-

-Da solo.-

Kanako lo guardò, scettico. -Legalmente, a chi sei affidato?-

-A mio nonno.-

-E si è occupato di te?-

Gli salì un brivido lungo la schiena quando sentì la risata fredda e vuota in cui proruppe Kei.

-Ne deduco che no, non si sia occupato di te.-

-Appena sono morti i miei, sono stato affidato a lui. Mi ha mandato in un posto in Russia.-

-Che tipo di istituto?-

-Sta diventando una psicanalisi.- protestò Kei.

-No, non lo è. Queste informazioni mi servono, vuoi che ti difenda o no?-

-Quello che non capisco è perché un avvocato bravo e damerino come lei sia finito a difendere uno come me.-

-Di norma i casi come il tuo mi interessano. Allora, parlami di quel posto.-

Il ragazzo sbuffò sonoramente: -Era una specie di monastero. Ma era solo una facciata. Era un campo di concentramento.-

-Perché?-

-Perché ci massacravano.-

-D'accordo. E quando ne sei uscito?-

-Boh. Mi sa a tredici anni.- fece Kei, vago.

-E da lì sei tornato a vivere con tuo nonno?- insistette Kanako, desideroso di conoscere ogni dettaglio.

-Mh... si. Nella villona del nonno.- rispose sarcastico.

-E ora? Lo stesso?-

-Ogni tanto ci torno a dormire e a fottergli soldi.-

-Ah, ecco. Tu sei minorenne, perché non è qui? Ti sono stato assegnato come avvocato d'ufficio, possibile che un qualunque avvocato non te l'abbia procurato lui?-

Altra risata glaciale.

-Staranno tentando di rintracciarlo... non gliene frega un cazzo di me, se mi buttano in carcere e lo liberano dalla mia presenza è contento.- disse sorridendo. Ma era un sorriso cattivo. Come se la cose in fondo lo divertisse.

-Va bene, in attesa che lo trovino vediamo di occuparci della tua situazione; perché hai rubato quella macchina? Di certo non ti serviva.-

-E chi te l'ha detto?-

-Ho capito chi è tuo nonno, cosa credi? Hiwatari. E' uno degli uomini più potenti del continente. Di soldi ne hai, vero?-

Kei sbuffò di nuovo. -Sì. Sono disgustosamente pieno.-

-E allora perché?-

-...Perché mi andava.-

-Ah, ecco. Con chi eri?-

-Sarebbe inutile fare i nomi.-

Piombò il silenzio, rotto solo dal ticchettio dell'orologio appeso alla parete della spoglia stanza.

-Va bene. Quindi per la macchina vedremo di approfondire l'argomento. La pistola? Perché avevi una pistola?-

-Per non farmi ammazzare.- fu l'ennesima risposta secca e poco approfondita di Kei, che sembrava intenzionato a non collaborare.

-Chi te l'ha data?-

-Non è importante.-

Kanako sospirò e si mise una mano sugli occhi: iniziava a pentirsi di aver accettato quel caso. Aveva esperienza con i ragazzini ribelli, i teppisti ed elementi simili, e si era subito reso conto che amava davvero aiutare quei ragazzi. Soprattutto quando sapeva che si comportavano così non per propria colpa, ma a causa di situazioni complicate che erano loro piombate sulle giovani spalle. Aveva visto situazioni peggiori di quella di Kei, casi che non lo avevano fatto dormire per giorni. La soddisfazione non era tanta, le probabilità di vedere uno di quei ragazzi col sorriso sulle labbra, diplomato e felice erano una su cento. Ma quell'una su cento era impagabile. Con questi pensieri, si fece forza e riprese a parlare col ragazzo.

-Va bene. Senti, giocherò sulla legittima difesa. Hai solo sedici anni, non ti potrebbero nemmeno tenere qui. Pagando la cauzione, sarai fuori.-

Kei rise di nuovo, in quel modo: -Ah ah ah, e chi me la paga secondo te?-

-Rintracceremo tuo nonno, ci penserà lui immagino.-

-Non ne sarei così sicuro.-

-Intanto lo rintracciamo. Poi vediamo.-

-Abbiamo finito?-

Kanako lo guardò: aveva gli occhi di un viola particolarmente intenso, carichi di orribili esperienze. I capelli bicolore, forse tinti. La tuta arancione della prigione stonava parecchio, per non parlare delle macchie di sangue, i lividi e le ferite.

-Sì, abbiamo finito. Per oggi.-

I due si alzarono contemporaneamente.

Prima che Kei andasse nella direzione opposta rispetto alla sua, gli mise una mano sulla spalla: -Ehi, non cacciarti nei guai.-

Kei non lo guardò nemmeno, tenne lo sguardo basso e si scostò. Dopodiché si voltò e se ne tornò verso le celle, accompagnato e sorvegliato dalla guardia.

Kanako lo seguì con lo sguardo, vedendolo rientrare in un luogo che non era certo adatto ad un ragazzino di sedici anni turbolento: lo avrebbero massacrato. Non gli sfuggì lo sguardo di Kei, che si voltò indietro; appena però si accorse che l'avvocato lo stava ancora guardando si girò di scatto, dando una spallata ad Okata, che lo afferrò per un braccio.

-Non ti è bastata, eh? Ci vediamo dopo, piccolino.- ringhiò, vedendo la guardia nei paraggi.

Kanako sospirò. Sarebbe finita male, se lo sentiva.


***


Ed eccomi con una ficcy seria! Dai non ridete, è la verità! Adesso vi spiego cosa mi è saltato in mente: Kei galeotto, salvato dall'avvocato... ricorda the Oc, a cui mi sono ispirata. L'idea mi piace molto, spero piaccia anche a voi! Non parlerà solo di teppismo, anzi. Recensite e lasciate commenti, anche negativi! Aggiornerò presto, se piacerà! Bacione.






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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


PRIMO CAPITOLO



-Va bene, la ringrazio. Non si preoccupi. Grazie ancora.-

Kanako riattaccò sospirando: non riusciva in nessun modo a rintracciare Soichiro Hiwatari. Aveva provato a chiamare alla Hiwatari enterprise, a tutti i numeri possibili, ma nessuno gli era stato d'aiuto. Ovviamente era difficile riuscire a comunicare con un uomo d'affari potente come lui, ed infatti fino a quel momento non aveva sentito altro se non "In questo momento è impossibile" o "Non frequenta questa catena di uffici". Si assicurò di aver chiuso la macchina, una Bmw modello 7.25 nera, e si avviò verso l'entrata del carcere dove era tenuto il caso di cui si stava occupando.

Camminava e pensava intensamente: lo faceva spessissimo, tanto da dimenticare cosa lo circondava. Ma alla fine faceva sempre quello che doveva fare. La voce di due guardie che parlavano lo distolse dal suo vortice di pensieri:

-Ma chi è? Io non l'ho capito! E comunque non lo portano in ospedale?-

-No, dicono che non è messo così male. È quel novellino, quello preso di mira da quella bestia di Okata. Se l'è cercata.-

Kanako sgranò gli occhi:

-Mi scusi, adesso il ragazzo dov'è?- chiese, sentendo i battiti accelerare.

-In infermeria. Lei è l'avvocato?-

-Si, sono io.-

-Lo tiri fuori di qui, si farà ammazzare di questo passo. Quelli arroganti come lui qua dentro non durano più di una settimana.-

Kanako annuì, dopodiché si fece accompagnare in infermeria.

Kei era seduto sul lettino, al bordo del quale era ovviamente incatenato, ed era stato appena medicato. In ospedale avrebbe sicuramente ricevuto cure migliori e più sentite. -Kei, cosa hai fatto?-

-Io nulla.-

-Certo, come no. Allora... cosa è successo?-

Kei si passò la lingua sul labbro, assaporando per l'ennesima volta il sapore del suo stesso sangue. Ormai avrebbe potuto riconoscerlo fra mille.

-Cosa vuoi che sia successo?-

Kanako lo guardò meglio: aveva un livido sulla guancia e uno sopra l'occhio, diversi graffi, il labbro spaccato ed escoriazioni varie nelle parti visibili del corpo. Una garza di dimensioni notevoli gli era stata messa sulla spalla, segno di una ferita ben più grave.

-Hai provocato Okata?-

-Gli ho dato una spallata ieri sera. E non l'ho nemmeno fatto apposta, per una volta.-

-D'accordo. Non sono riuscito a trovare tuo nonno, sembra non ci sia verso. Alla villa in cui dovrebbe risiedere non risponde nessuno.-

Kei fece una faccia come a voler dire "Ed io che avevo detto?"

-Non lo troverai. E anche se lo trovassi sarebbe inutile. Non pagherebbe nessuna cauzione.-

-Ma voglio almeno tentare.-

Il ragazzo non disse nulla, ma Kanako era certo che si fosse trattenuto dal definirlo un povero illuso.

***

Il letto era veramente scomodo, e cigolava ad ogni movimento. Almeno, misera consolazione, era solo nella cella, dato che quello con cui la divideva era uscito. Aveva dormito un'ora in tutto, ed era quasi l'alba.

Aveva freddo, la coperta era più che altro un pezzo di tessuto leggero, dalle sbarre filtrava l'aria gelida di Novembre e il fastidio provocato dalle varie ferite lo tormentava. Non avrebbe retto molto di quel passo.

Stava giusto prendendo sonno quando sobbalzò per un forte e improvviso rumore di passi, seguito da voci e dal suono delle chiavi inserite nella serratura della sua cella.

Si mise seduto con aria molto infastidita, e inorridì quando vide un tizio alto, biondo e minaccioso seguito da due guardie. Chiusero la porta a chiave lasciandolo lì dentro con lui.

-Che significa?-

Sul volto di Okata si dipinse un ghigno malvagio:

-Ti sentivi solo? Ora non hai più il problema, ragazzino.-

-Che cazzo significa?- ripetè Kei stringendo con forza un lembo della coperta.

-Che sono il tuo compagno di cella.-

***

"Voglio uscire di qui. Voglio uscire."

Primo pugno: lo schivò per un pelo, tirandone uno a sua volta e colpendo l'armadio vivente sul naso. Mossa sbagliata. Il secondo pugno, questa volta più potente, andò a segno. Kei sentì il suo stomaco disintegrarsi, era peggio di una pallottola. Non che avesse mai provato la sensazione di una pallottola in pancia, ma se la immaginava, e non poteva essere peggio di ciò che sentiva in quel momento.

"Voglio andarmene"

Non poteva nemmeno urlare, chiamare quelle cazzo di guardie che lo avevano lasciato alla mercé di quell'animale. Non poteva urlare perché Okata gli teneva la coperta sulla bocca, togliendogli anche il respiro. Per impedirgli anche i movimenti Okata salì sopra di lui e gli bloccò con una sola mano i polsi sopra la testa, mentre con le ginocchia gli immobilizzava le gambe. Con la mano libera prese a massacrarlo di pugni.

Lo avrebbe ammazzato, ne era sicuro. Pesava trenta chili in più di lui, che era comunque ben piazzato quanto a muscolatura, ma era come paragonare un culturista a qualcuno che va in palestra per tenersi in forma.

"Almeno uccidimi subito, fallo e basta! Fallo in fretta!!" pensò quasi disperatamente, chiudendo gli occhi per il dolore.

-Hiwatari, sei fuori. Ti hanno pagato la ca... Che diavolo stai facendo, Okata?! Lascialo subito!!- Kei udì indistintamente le chiavi girare nella toppa, la porta aprirsi e il caos che ne seguì, ma sentì chiaramente i novanta chili in meno dalle sue gambe: glielo avevano tolto di dosso.

Fu tirato in piedi, le ginocchia lo ressero per miracolo. Vedeva un po' sfocato ma poté capire di essersi salvato in corner per l'ennesima volta. La guardia lo trascinò fuori dalla cella che fu richiusa con al suo interno Okata, che gli gridava minacce su minacce, insulti e ancora minacce.

-Ce la fai?-

-Sì. Ce la... faccio...- mormorò Kei.

-Ti hanno pagato la cauzione.-

Il ragazzo sgranò gli occhi: -Eh? Chi?-

-Boh, un tizio. Credo sia un avvocato.-

Lo scortarono all'ingresso, dove lo aspettava proprio Kanako.

Non si stupì vedendo le condizioni del ragazzo, pieno di lividi come al solito.

-Avanti, andiamo.-

-Andiamo dove?- sbottò Kei seccato.

-Anzitutto devi riprendere i tuoi oggetti personali e cambiarti... poi andiamo a parlare da un'altra parte. E a fare colazione.-

Passati venti minuti i due erano seduti in un bar. Kanako aveva preso un cappuccino e chili di paste calde per entrambi, anche se Kei sembrava restìo a mangiare.

-Non hai fame?- chiese l'avvocato pazientemente.

L'altro alzò le spalle: -Ha trovato mio nonno quindi.-

-Proprio a proposito di questo ti devo parlare. Non trovavo tuo nonno da nessuna parte perché era ricoverato segretamente in una clinica privata...- cercò di andarci cauto, non sapeva proprio come spiegargli la cosa.

-Ah. Si è ammalato quindi. E' grave?-

-Vedi, ha avuto un infarto proprio stanotte, poche ore fa e... purtroppo i medici non sono riusciti a salvarlo. Uscirà la notizia sui giornali di domani.-

Kei alzò le spalle, allo stesso modo di quando gli aveva chiesto se aveva fame. -Avranno visto chi era e non si saranno impegnati.-

Ok, aveva capito che la situazione familiare di quell'accidenti di ragazzo era falcidiata, ma non pensava che lo fosse fino a questo punto! Gli aveva appena detto che suo nonno, l'unico parente che gli era rimasto, era morto e lui non aveva fatto una piega; anzi ci aveva riso su!

-La cosa non ti turba, vedo.-

-Dovrebbe? Se devo essere sincero mi rallegra. Era ora che crepasse, quel bastardo.-

Il discorso iniziava a diventare veramente pesante.

-D'accordo, non correva buon sangue e posso capire il perché...-

-Ma ora che mi hai tirato fuori da lì, che diavolo faccio? Dove me ne vado?-

Kanako sospirò: -Potrai avere tutti i beni e l'eredità solo a diciotto anni... ora sei minorenne e non puoi certo stare da solo.-

-Eredità? Mi ha lasciato qualcosa?-

-Ti ha lasciato tutto, evidentemente in mancanza di altri ha scelto di destinare tutto a te.- Aggiungere "in mancanza di altri" gli era venuto spontaneo, dopo aver compreso la gravità dell'odio fra nonno e nipote.

-Hai capito il vecchio...- Kei sogghignò. Poi cambiò espressione e si rivolse all'avvocato:

-Non finirò mica in quelle merda di casa famiglia, vero?-

-Invece temo che finirà esattamente così... dovresti rimanere lì poco più di un anno, visto che ne hai quasi diciassette.-

-No. No, è escluso. Io non voglio essere rinchiuso di nuovo. Non se ne parla.-

-Non puoi fare di testa tua, sei sotto la responsabilità dello stato. I servizi sociali hanno parlato chiaro, non hai un tutore legale e ora come ora non puoi fare altro.-

Kei mise su una faccia che avrebbe fatto paura a un killer.

-Coraggio, ragazzo. Non sarà così male.-

L'altro non rispose, fissava ancora il tavolo con ostinazione e non toccò più cibo.

-D'accordo allora facciamo così; vieni a stare a casa mia per qualche giorno, finché non avrò sistemato le cose con gli assistenti sociali. Andremo anche a prendere tutte le tue cose alla villa dove "teoricamente" risiedevi. Ok?-

Kei alzò lo sguardo e fissò Kanako senza espressione.

-No. Non voglio essere un peso. Ha già fatto abbastanza.-

-Perchè mi dai del lei all'improvviso?-

-Eh? Boh, perché mi viene spontaneo.-

-Dai, ora andiamo. Se non ti ospito io, dove pensi di andare?-

-Ho conoscenze.-

L'uomo rise: -Certo, così poi scompari. Ringrazia che le conoscenze ce le ho io fra gli assistenti sociali e mi hanno permesso di trattenerti, se no saresti già all'istituto. Non potresti nemmeno uscire per prendere le tue cose.-

-Devo ringraziare sul serio?-

-Naa, ancora non ti chiedo tanto. In piedi, andiamo.-

***

-LO HAI PORTATO QUI?!-

-Tesoro, lasciami spiegare. Non ha dove andare e non è pronto per un istituto...-

-Non mi interessa, quello è appena uscito di galera! E' un criminale, e tu lo hai portato in casa! Sei matto?!-

-Non è cattivo come sembra, te lo assicuro!-

-Non lo voglio nemmeno vedere, è un pericolo per te e per la tua famiglia!-

Kei si era avvicinato alla porta, e aveva ascoltato involontariamente la conversazione. Sapeva che avrebbe sollevato casini, e la cosa lo urtava. Rimase comunque immobile com'era, e Kanako lo vide. Poi anche la figura che gli dava le spalle lo notò; dopo essersi voltata lo guardò negli occhi, senza nascondere l'imbarazzo. Era una donna alta, abbastanza giovane, comunque molto bella. Aveva lisci capelli neri che le incorniciavano il viso affilato, e occhi molto chiari.

-Scusate... io vado via.-

-Kei, aspetta...-

-Non ci faccio niente qui. Preferisco andare subito in quell'istituto.- era grato al suo avvocato anche se non gliel'aveva detto o dimostrato, e non voleva creargli problemi. Sua moglie aveva ragione ad avere paura, non poteva certo biasimarla.

-Kei, ti ho detto di aspettare. Dammi cinque minuti, stai in salone.-

Il ragazzo rimase dov'era, incerto.

Intanto la donna rimase sorpresa vedendo lo sguardo di quel ragazzo: aveva degli occhi viola incredibilmente profondi. La sua espressione sembrava più triste che cattiva, anche se era vagamente inquietante.

-Vai.- ripeté l'avvocato più deciso.

Kei stavolta obbedì e uscì dalla stanza, senza dire una parola.

-Quel ragazzo non è come può sembrare. Ha solo avuto una vita difficile. Permettimi di tenerlo qui per qualche giorno, finché non avrò sistemato le faccende burocratiche. Gli è appena morto l'ultimo parente rimasto.- sì, a Kei forse non importava niente, ma in quel momento era comunque solo al mondo.

-Hara, tesoro, per favore...-

La donna sospirò:

-È solo perché mi fido di te. Ma al minimo sgarro, non... non so nemmeno cosa faccio.-

Kanako la prese per le spalle e la baciò:

-Grazie cara, grazie mille.-

Hara sorrise mentre il marito usciva e raggiungeva quello strano ragazzo.

-Kei, per un paio di giorni puoi stare qui. Almeno per il funerale, e il tempo di recuperare la tua roba.-

-Ah.- rispose l'altro monosillabico.

-Puoi stare nella dependance in giardino. Sarai stanco, vai a riposarti.- propose Kanako, indicandogli la porta per l'enorme cortile.

Kei annuì, e se ne andò nella direzione indicatagli, mani in tasca e sguardo basso.


***


Ok, il prologo e questo primo capitolo forse sono un po' noiosi... ma dal prossimo ci saranno parecchie svolte, "nuovi" personaggi etc! Voglio vedere se indovinate chi sono Kanako e Hara... come ho già detto, sono i genitori di un personaggio conosciuto! Dai, è facile! Ora rispondo alle recensioni:


Solarial: Sono onorata di ricevere un commento da te! Ora ti spiego cosa ho combinato: per quanto riguarda il genere, volevo mettere AU perché è vero che è una realtà diversa da quella dell'anime/manga... però ero indecisa su un punto. All'inizio volevo che la storia avvenisse un po' dopo la g-revolution, e che come al solito Kei fosse sparito, quindi che i protagonisti si conoscessero già! In questo modo non sarebbe stato un universo alternativo, ma una specie di "seguito", ambientato esattamente dov'è ambientato l'anime. Anche adesso sono indecisa, però mi sono resa conto che sarebbe impossibile e molto problematico fare come avrei voluto... quindi i ragazzi non si conoscono, e il beyblade non c'entra niente. Correggo subito il genere ora che mi sono decisa!

Invece per le virgole... ehm si, diciamo che ogni tanto esagero. Sarà che cerco di dare al testo la stessa enfasi di un discorso! Quindi ne metto parecchie... però anche rileggendo, a parte un paio, non ne riesco a trovare di superflue almeno per me! Accidenti XD! Al prossimo capitolo, un bacione!


Sybelle: Bé, le altre coppie le devo ancora decidere, ma pensavo proprio a una KeixHilary... è la coppia etero che mi piace di più, e questa non mi sembra un tipo di storia da yaoi! XD Grazie della recensione e dei complimenti, bacione!


Iria: Sono contenta che ti piaccia! Sarà più interessante capitolo dopo capitolo, a partire dal prossimo. Aggiornerò presto, bacio!


Padme86: Adoro Kei teppista! Anche perchè ce lo vedo proprio XD baci anche a te!


APPELLO DELL'ULTIMO SECONDO: Sto inserendo parecchi personaggi, e mi sono informata sui cognomi di tutti... eccetto Mariam! Qualcuno sa il suo cognome? Se no consigliatemene pure uno di fantasia! Grazie e alla prossima.



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Capitolo 3
*** Secondo capitolo ***


SECONDO CAPITOLO


Non si sentiva incolpa. Dopotutto Kanako non gli aveva detto che NON poteva uscire. Avrebbe fatto il finto tonto. Ma perché poi? In teoria non gliene importava nulla... sì, un minimo di gratitudine per quell'uomo c'era, era ovvio, però rimaneva vivo in lui il principio del "faccio quello che mi pare." Quel posto non gli piaceva più di tanto: era una delle zone più ricche di Tokyo, abitata solo da imprenditori, proprietari, avvocati, medici... "Sarei dovuto crescere in un posto del genere, se non mi avessero sbattuto in un lager in Russia." pensò. Faceva abbastanza freddo, anche se lui girava come al solito vestito molto leggero, abituato ad un clima nettamente più rigido.

I suoi pensieri furono interrotti da un irritante chiasso a pochi metri da lui, sembrava un litigio.

-Piantatela!-

-Non metterti in mezzo tu!-

Kei continuò a camminare: dove c'era una rissa, c'era sempre anche lui! Che lo volesse o no.

Era un gruppetto di ragazzi in divisa scolastica: una ragazza castana, che poteva vedere solo di spalle, si era messa in mezzo ai due che probabilmente stavano discutendo.

-Ora basta, state esagerando!- esclamò, furiosa.

-Tu non c'entri, Hilary! Spostati!- a parlare era stato un ragazzo abbastanza alto, con i capelli chiari e uno sguardo cattivo.

-Non ne vale la pena, Boris!-

-Non sei tu a dovermelo dire!-

L'altro ragazzo si intromise: -Non fare la parte lesa adesso! La prossima volta eviti di mettere in giro voci idiote!- era un tipo di media statura, con i capelli neri lunghi e gli occhi scuri molto vivaci.

-IO non ho fatto nulla, se poi tu sei un visionario...- ribatté Boris sarcastico.

-EH? Ma muori, idiota!!-

-Takao!- esclamò la ragazza di nome Hilary, esasperata e puntualmente ignorata. Kei intanto passò loro accanto e proprio in quel momento il ragazzo con i capelli neri, Takao, scattò contro Boris spostando Hilary per non coinvolgerla. Ma purtroppo diede accidentalmente una gomitata notevole a Kei, che finì contro al muro con una mano sull'occhio.

-Ahi, porca puttana!- esclamò.

-Oh, ehm... scusa!- disse Takao dimenticando per un attimo la lite.

In tutta risposa Kei lo afferrò per il colletto:

-Vuoi farti male, ragazzino?!-

-Ehi, ti ho chiesto scusa!-

Kei lo lasciò andare. Non voleva finire di nuovo nei guai per colpa di qualche figlio di papà irritante.

-Chi sei? Non ti ho mai visto qui.- chiese un ragazzo che fino a quel momento non aveva partecipato al litigio. Era chiaramente cinese, aveva i capelli corvini raccolti in una lunga coda e gli occhi dorati.

-Che ve ne frega?- rispose brusco l'altro. Guardò il gruppetto con sguardo astioso: era ormai certo, la gente di quel posto lo faceva veramente innervosire, come minimo. C'era un ragazzino biondo con le lentiggini, il tipo che Kei avrebbe volentieri preso a calci finché non l'avesse smessa di sorridere stupidamente. Le ragazze non erano male, in compenso.

-E piantatela di strillare, mi state dando fastidio.- concluse, poi li superò e continuò a camminare per la sua strada.

Boris continuava a fissarlo, stranito. Lo conosceva, decisamente. Però lui non lo aveva riconosciuto.

Kei continuò a camminare finché non arrivò a un bar tabacchi, dove entrò e si comprò tre pacchetti di Marlboro da venti, un accendino, una lattina di birra e una scorta di chewingum. Stava usando i soldi che aveva al momento dell'arresto, e che gli erano stati restituiti una volta uscito. Non aveva idea di quando ne avrebbe rivisto altri, aveva proprio il timore di dover dire addio a vecchie abitudini.

Tornò alla casa del suo avvocato, passando dal giardino. Non si rese conto della figura seduta sullo sdraio finché quella non diede due colpi di tosse:

-Oh.-

-Oh? Kei, perché sei uscito?-

"Vai con la farsa" -Non mi hai detto di non uscire.-

Kanako alzò un sopracciglio: -Ehi, non provarci.-

"Ho fallito." fu il pensiero di Kei.

-Sì, sono uscito perché mi andava di uscire.- buttò li. Tattica numero due, sbatti la testa finché non succede qualcosa.

-Ecco, così sei già molto più convincente. Lo sai che non puoi uscire, sei in una situazione estremamente delicata!-

-See, lo so...-

-Kei, cos'hai fatto all'occhio? Spero che tu non abbia combinato qualche danno!-

-No, è stato un incidente... sul serio. Come hai fatto a distinguerlo dagli altri...?-

-Ho un'ottima memoria fotografica... E va bene, ora lasciamo stare. Devo presentarti mio figlio, dovrebbe tornare da un momento all'altro da scuola. Ed è pronto il pranzo.-

Kei seguì Kanako fino alla cucina, dove Hara finiva di apparecchiare:

-Caro, sto facendo ridipingere il salone, quindi per un po' mangiamo in cucina. Oh... ciao, Kei..?- la donna pronunciò il nome del ragazzo in modo un po' titubante: non era sicura di esserselo ricordato.

-Salve.- rispose il ragazzo, alzando lo sguardo.

Dal momento che era piombato un silenzio quantomeno imbarazzante, tutti e tre ringraziarono nel sentire la porta d'ingresso aprirsi, per poi richiudersi. Un ragazzo fece il suo ingresso nella stanza, ed ebbe un momento di incertezza quando vide Kei.

-Takao, ti ho parlato di Kei a grandi linee... starà un paio di giorni da noi.-

Il ragazzo annuì, sconcertato. Che colpo di fortuna! Sarebbe stato ucciso nel sonno, come minimo.

-Ehm, ciao!- Takao fu molto gioviale, ma Kei si limitò a fare un cenno con la testa con il solito cipiglio gelido.

Mangiarono senza intavolare grandi discussioni, per fortuna Takao era un gran logorroico ed evitò così fastidiosi momenti di imbarazzo.

"Parla fin troppo" pensò Kei, masticando.

-E poi quell'idiota di Huznestov continua a fare tanto... bé, l'idiota, e non lo sopporto più.-

"Cazzo, qualcuno lo uccida... Tappati quella boc... ha detto Huznestov?" Kei alzò lo sguardo dal suo piatto, e lo posò su Takao.

-Ehm... sì?-

-Hai detto Huznestov?-

-Sì...-

-Boris Huznestov...- affermò.

-Esatto... lo conosci?-

-Era quel tipo con cui stavi litigando?-

-Si, era lui... ma perché?-

Kei si chiuse nel suo solito silenzio ostinato e riprese a mangiare. Takao pensò bene di finirla lì, anche se era maledettamente curioso.

Dopo pranzo Hara dovette uscire, e Kanako doveva ugualmente assentarsi per incontrarsi con dei colleghi:

-Takao, tu sta con Kei. Bruciatevi i neuroni alla play station.- consigliò, prima di chiudersi la porta alle spalle. I due adolescenti rimasero da soli.

-Allora, Kei... Seguiamo il consiglio di mio padre?-

-Boh. Come vuoi.- rispose Kei sedendosi sul divano davanti alla tv al plasma e alle varie console. Takao accese la play station, dopo aver inserito un gioco di lotta, e si sedette accanto a lui. Era un po' preoccupato: certo, si fidava molto di suo padre, non lo avrebbe mai lasciato da solo con una persona pericolosa. Però non sapeva che, anche se accidentalmente, suo figlio aveva fatto un occhio nero ad uno appena uscito di prigione. Il silenzio attanagliava il povero ragazzo, che premeva in fretta i tasti in modo che iniziassero subito a giocare: "Spero che si accontenti di picchiarmi sullo schermo."

-Perché stavate litigando?- chiese Kei all'improvviso, e Takao fu ben contento di poter parlare di qualcosa.

-Ah, ehm, per colpa di quell'idiota di Boris... tu lo conosci, vero?-

Kei lo guardò un po' male per via della a suo avviso eccessiva curiosità, ma alla fine rispose:

-Sì, lo conosco.-

-Come lo conosci?-

Il ragazzo si accigliò ulteriormente:

-Roba passata.-

-Ah va bene. Comunque si è messo a dire in giro che metto le corna alla mia ragazza. E abbiamo litigato per colpa sua.-

Kei annuì, affatto interessato. Però la domanda ci voleva:

-E gliele hai messe davvero?-

-Che cosa?-

-Le corna.-

-Eh? No! Non lo farei mai! Stranamente a Boris interessa la mia ragazza, e ora siamo vicini a rompere... così lui potrà andare a "consolarla"- disse l'ultima parola con una smorfia.

Kei fece una specie di ghigno:

-Non è cambiato affatto, quel bastardo.-

Takao rimase molto stupito da quell'affermazione:

-Ma lo conosci da molto?- insistette.

-Non mi va di parlarne.- rispose Kei secco, uccidendo il personaggio usato da Takao al videogioco.

-Cavolo, ho perso!!-

-Così impari a parlare troppo.-

-Eh eh, ogni tanto mi danno del petulante logorroico! Ma non è vero.-

-No, non è affatto vero...- ribattè Kei ironico.

-Ma dove andrai ora?- chiese Takao per cambiare discorso. Capì di aver centrato il tasto sbagliato quando vide l'espressione dell'altro.

-In una... boh, casa famiglia.- lo disse con una nota di disprezzo nella voce, ma Takao non faticò a leggerci anche molta, molta amarezza.

-Ah... quindi non hai proprio nessuno al mondo?- la paura di rigirare il coltello nella piaga era tanta... ma la domanda gli era sorta spontanea.

-Esatto.-

-Mi dispiace... Ehi se vuoi posso farti fare un giro del quartiere!-

-Tuo padre mi fa fuori se esco di nuovo.-

-Oh! Non sembravi il tipo che si tira indietro!- ribatté astutamente Takao.

-Ehi, non mettermi alla prova.-

Dopo cinque minuti erano già fuori all'aria aperta.

-Oh mio dio... quella è una sala giochi.- affermò Kei sconcertato. Da fuori poteva vedere mocciosi festanti che giocavano con ogni sorta di attività virtuale, con pistole, fucili, mini moto... gli vennero i brividi.

-Di giorno ci sono solo poppanti... Di notte non è proprio la stessa cosa, aprono dei giochi incredibili. Secondo una mia amica andrebbero aboliti per quanto sono violenti, comunque nessuna traccia di mocciosi.-

Kei non rispose. Più che altro non c'era niente da dire, e non era il tipo da frasi di circostanza come "Ah, davvero?". In compenso si accese una sigaretta. Takao non disse nulla, ma guardò con aria allarmata verso un bar al lato destro della strada. Fuori c'erano tre ragazze che parlavano in una maniera molto concitata, e Kei notò la ragazza castana, Hilary, che aveva visto la mattina.

-Oh, no...- mormorò Takao quando un'altra ragazza alzò lo sguardo, posandolo su di lui. E che sguardo! Omicida, ecco il solo modo con cui si poteva definire. Era molto carina, aveva lunghi capelli bicolore, ramati sul davanti e castani dietro, e gli occhi di un verde intenso. Non c'era durante il litigio tra Takao e Boris.

Hilary si avvicinò ai due ragazzi, mentre le altre due rimasero dove erano. Kei guardò anche l'altra, e la trovò molto attraente. Capelli blu, occhi verdi, fisico slanciato. Poi si concentrò su quella che più lo aveva colpito, la castana.

-Takao, Julia è furiosa.- annunciò Hilary truce.

-Che palle!! No, veramente, che palle!-

-Non urlare. Dovreste parlare, e tu stai fuggendo come un cretino.-

Era autoritaria, ma non sgarbata. Aveva l'aria della tipa che si faceva rispettare da chiunque.

-Non sto fuggendo, è che non so cosa fare! Lei ha creduto prima a quell'imbecille che a me, credo sia un problema!-

-Si, però mettiti nei suoi panni, ha saputo che il suo ragazzo la tradisce e tu non hai fatto nemmeno tanto per discolparti! Pensa che sia vero!-

-Io ci ho provato, lei mi ha mandato a quel paese.- disse Takao amareggiato, ma Hilary trovò ancora modo di ribattere.

-Dovevi insistere, cosa ti aspettavi? Che al tuo primo "non è vero" avrebbe sorriso e ti sarebbe saltata al collo? Ora tu vai lì e sistemate questa accidenti di questione, non ne posso più delle vostre lamentele!- e con questo sembrava aver chiuso il dibattito.

-Va bene... senza spettatori però.- disse Takao alludendo all'altra ragazza. Andò verso Julia, la sua ragazza, l'altra capì subito che aria tirava e raggiunse Hilary e Kei, rimasti da soli. Poi le due si voltarono verso il ragazzo: -Oh. Tu chi sei? Non sei quello di stamattina?- chiese quella con i capelli blu. Kei annuì senza la minima emozione.

-Ehm che ci facevi con Takao? Non lo vorrai uccidere, stamattina non voleva colpirti!- attaccò Hilary.

Kei non rispose, seccato per essersi trovato in quella accidenti di situazione.

Le due ragazze pensarono bene di non insistere, e si voltarono verso la forse ex coppietta. Discutevano:

-Julia, non ne posso più veramente! Questa storia è assurda!-

-E lo dici a me?!-

-Certo! Se ti fidassi del tuo ragazzo magari andrebbe tutto bene! Lo sai che Boris ti viene dietro, gli viene lo schizzo di dire in giro che me la faccio con la prima che gli viene in mente e che io nemmeno conosco, e tu credi a lui e non a me? Bella fiducia!-

Julia tentennò dopo quell'ultima battuta. Iniziò a placarsi:

-Va bene, su questo hai ragione. Però è vero che ieri in corridoio stavi parlando con quella!-

-Esatto, Julia, esatto! Parlando! Mi ha chiesto dove era una classe! Non so neanche come si chiama!- Julia non rispose, ma ormai sembrava convinta.

-Boris è un idiota.- affermò. "Però gli piaccio!" aggiunse mentalmente.

-Oh, finalmente te lo sento dire!- Takao le mise un braccio dietro le spalle e i due tornarono verso gli altri:

-Oh, scusa Kei!! Non vi ho presentato!-

Kei alzò un sopracciglio:

-Ormai so già tutto... sembrate una telenovela...-

-E vabbè! Comunque lei è Hilary, lei Julia, e lei è Mariam.- la ragazza con i capelli blu sorrise.

-E lui è Kei, sta a casa mia un paio di giorni.- non fecero in tempo ad approfondire l'argomento, che una voce li interruppe:

-Ehi, Kinomija! Maledetto bastardo!-

I cinque si girarono di botto, vedendo un ragazzo che veniva verso di loro, seguito da altri due ceffi dall'aria poco raccomandabile.

-Merda, ancora questo qui!- esalò Takao disperato.

-Ehi, tu! Come diavolo ti sei permesso di farti la mia ragazza, figlio di puttana!- il tipo era particolarmente imponente, Kei lo classificò come il classico pallone gonfiato da liceo, giocatore di football. “Puah”.

In un attimo aveva già afferrato Takao per il colletto, e lo strattonava:

-Ti faccio a pezzi!!-

-Insomma, nemmeno la conosco la tua ragazza, Hitaro!!- si lamentò. Era stato proprio lui a informarlo delle voci che giravano sul suo conto, glielo aveva detto dopo averlo inchiodato nel muro del bagno. Maniera poco carina, aveva pensato lui, e si era beccato un pugno in pancia per aver espresso il suo pensiero.

-Posso diventare molto pericoloso, pivello!- inveì Hitaro stringendo la presa.

-Lo so!! Non lo metto in dubbio! Infatti mettimi giù!-

Julia si portò le mani alla bocca dopo il pugno che Takao si beccò in pieno viso. Kei decise di intervenire:

-Ehi, mettilo giù.-

-E tu chi cazzo sei?-

-Non ti interessa. Falla finita.-

Hitaro cambiò presa e afferrò Takao per i capelli, facendogli molto male:

-Waah! Lasciami!-

-Ti ho detto di lasciarlo.- Kei non perdeva la calma nella maggior parte delle situazioni. Era davvero difficile che concludesse le sue frasi con punti esclamativi. Era già troppo se le concludeva, le frasi.

-Uh, e allora sì che lo lascio... ma chi diavolo sei?-

Le cose si mettevano male, specialmente quando quel pazzo tirò fuori un coltello e lo puntò alla gola del povero Takao.

-Aah! Ma sei matto?!- strillò Julia paralizzata dalla paura. Hilary prese in un attimo il cellulare e fece il numero della polizia, cercando di non farsi notare. Intanto Kei era scattato e tirava indietro il braccio di Hitaro. Forse sarebbe stato meglio se se ne fosse rimasto a casa, pensò. Il coltello quasi gli sfiorava il viso, ma riuscì quasi subito a disarmare il ragazzo e schiacciarlo contro al muro. Poi si rivolse agli altri due tirapiedi:

-Se muovete un passo, finite in ospedale. E non ho bisogno di questo giocattolo per farvi del male.- disse minaccioso, ma comunque calmo.

La polizia chiamata da Hilary arrivò in tempo record, così come Kanako, che era appena uscito dal bar lì di fronte e aveva visto gli ultimi atti dell'accaduto.

-Takao! Kei!- esclamò, arrivando di corsa. Gli agenti si occuparono di Hitaro e dei complici, e alla fine li portarono via. I loro paparini li avrebbero tirati fuori in dieci minuti, pensò Kei leccandosi un taglio aperto sulla mano.

-Kei, non è possibile! Ma non riesci a stare buono per cinque minuti? Perché siete usciti?- questa volta era davvero arrabbiato. Takao fece un cenno alle tre ragazze, che capirono di dover cambiare aria; ramanzina in arrivo. -Scusa, ci annoiavamo a casa e volevo fargli fare un giro...-

Kanako ignorò il figlio e guardò Kei con aria delusa:

-E tu per ringraziare ti metti nei guai. Cosa diavolo hai combinato?-

Takao si impose prima che la situazione si mettesse a totale svantaggio del ragazzo dagli occhi viola:

-No papà, ascoltami.- gli raccontò di chi fosse Hitaro, delle minacce e di come Kei lo aveva veramente salvato.

-Potevo finire in ospedale, se non ci fosse stato Kei! Quello aveva intenzioni serie, lui mi ha salvato!- concluse, e Kanako scosse la testa.

-Scusa, Kei.- quelle accuse dovevano aver demoralizzato non poco il ragazzo, che infatti teneva lo sguardo accigliato piantato sull'insegna del bar.

-Ehi, mi dispiace...-

-Non fa niente.- rispose, senza guardarlo. Non avrebbe mai avuto la fiducia di nessuno, era inutile. E in effetti non la desiderava nemmeno. Si chiese perché gli fosse sorto quel pensiero: lui stava bene così com'era. Perché avrebbe dovuto importargliene del parere di certa gente?

***

Kanako e Hara erano molto grati a Kei per aver salvato Takao. Fu triste per tutti quando Kei dovette prendere la valigia e avviarsi verso quella casa famiglia che odiava ancora prima di vedere.

-Non poteva restare qui un altro po'?!- Takao era il più frustrato.

-No, purtroppo.- rispose il padre, a cena.

-Dai, lo rivedrai.- aggiunse Hara sorridendo, ma la faccia del figlio le bloccò il sorriso.

-Starà male in quel postaccio. Ne ho sentito parlare, trattano i ragazzi come spazzatura. Boris c'è stato solo due settimane, aveva detto che avrebbe preferito vivere per strada. E tu lo hai mandato lo stesso lì.- protestò Takao.

-Senti, non sei l'unico a cui dispiace! Non l'ho voluto io, se ti dico che non potevo fare altrimenti dammi retta, Takao!-

Il ragazzo mangiò nel più totale silenzio.

***

Ok, era appena meglio del carcere. Ma se in prigione non ci fosse stato Okata a massacrarlo ogni dieci secondi, sarebbe stata meglio di quel posto. Pareti tristi, persone deprimenti, ragazzini di tutte le età, quindi anche bambini. E Kei odiava i bambini. Per fortuna erano pochissimi; infatti era pieno di adolescenti suoi coetanei, alcuni perfino più grandi. La disciplina era stata totalmente dimenticata, almeno dai ragazzi. I responsabili potevano essere tranquillamente denunciati per violenze. Ogni dieci secondi scoppiava una rissa. I suoi compagni di stanza volevano stuprarlo. Il cibo faceva vomitare.

"Signore, chiamami a te." Pensò Kei rigirandosi nel letto più scomodo in cui avesse dormito. Iniziò a ridere da solo istericamente pensando a quanto fosse più comodo quello della prigione!

Era lì da una settimana, e gli sembrava di starci da una vita. Un vero schifo. Guardò la sveglia che aveva messo sul comodino: segnava le tre e un quarto. Erano quindi tre ore che si rigirava nel letto come una trottola. Ma nessuno dei tanti problemi era paragonabile a quello più grande: sentì di nuovo una presenza estranea nel suo letto. Estranea per modo di dire, perché sapeva benissimo chi fosse. Il suo compagno di stanza più grande, diciassette anni e tre quarti, voleva a tutti i costi farsi Kei prima di dover lasciare l'istituto. Kei ovviamente voleva lasciare l'istituto prima di essere violentato, ma le possibilità di riuscirci cominciavano ad allontanarsi.

-Vattene.- ringhiò, individuando la posizione del ragazzo.

Era veramente stanco di quegli assalti notturni. Si alzò in piedi e accese la luce, illuminando il bel volto mezzo addormentato di Lucas, che continuava a fissarlo con quegli occhi blu elettrico.

-Scendi dal mio letto o ti ammazzo, e non sto scherzando.-

-Oh, certo, lo faresti.-

-Dico sul serio. La prigione mi piaceva di più, se posso tornarci mandando te all'inferno tanto meglio.- ringhiò, tirando fuori un coltello che aveva fregato dalla cucina.

-Ehi, bello, metti giù quel coso.-

-Tu metti giù il tuo.-

-Buona questa, marmocchio.-

-Sparisci. Vai a scoparti Ayama e lasciami in pace.-

-Come sei irritabile. Meglio, preferisco le sfide difficili.-

Kei si avvicinò e gli puntò il coltello in un occhio:

-Vai a cercarti un'altra puttana, hai totalmente sbagliato.- mormorò scandendo le parole in modo minaccioso.

-Sei tu la mia puttana Ho deciso.- rispose quello accarezzandogli una guancia. Kei in tutta rispose passò lentamente il coltello sulla mascella di Lucas, aprendogli un taglio.

-Ahia, bastardo!!-

-Se non vuoi una vivisezione, levati dai coglioni.-

Fu abbastanza convincente. Per quella notte, almeno.


***


Ritardo spaventoso... ho già scritto il prossimo capitolo quindi aggiornerò presto stavolta, prometto XD

Finito anche questo capitolo... spero vi sia piaciuto! Cavolo, ve l'avevo detto che era banalissima l'identità del figlio di Kanako! Spero di non avervi deluso! Passo subito ai commenti:


Solarial: E no, non era Yuri! Ne approfitto per dire che questo gran bel pezzo di ragazzo comparirà presto! Alla fine ho lasciato stare l'idea di fare una continuazione del manga/anime, sarebbe stato troppo complicato per tanti dettagli... meglio farla AU e levarsi il problema! Per quanto riguarda il pairing, si, ce n'è uno principale ma credo che Kei farà un po' il giro di tutta la fauna femminile della scuola... Hai idee per un cognome inventato per la povera Mariam? Un bacio, al prossimo capitolo! Spero che questo ti sia piaciuto!


Sybelle: Ciao! Come ho già detto il pairing principale sarà KeixHilary, ma non è detto che lo vedremo da subito! Sono contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere e come sto ritraendo i personaggi, è sempre bello per me sentirmelo dire! Diciamo che è il complimento migliore che mi si possa fare! Grazie per il commento, un bacio!


Padme86: Ciao cara! Anche tu contenta per l'uscita di scena del vecchio, eh? Grazie mille per la recensione, continua a seguirmi! Baci!


Iria: Dai cara, meglio tardi che mai! Alla fine (eehm... molto alla fine) lo avevi azzeccato che era Takao! Parlando del mio Kei... certo che per chi è abituato a vederlo alle prese con l'avventura del cervello perduto (isterico come una donna incinta e spossato) deve essere strano vederlo così! Ma meglio, dai, gli ho restituito un'immagine decente poverino!! Ci si sente, un bacione!! XD


Piccola Near: Ciao! Grazie per il commento, lieta di averti incuriosito! :D Ti piace la coppia KeixHilary? Un bacio, continua a seguirmi!


Scarlettheart: No, non sarà prevedibile tranquilla! Lo stile e il genere sono quelli di Oc, ma il fine non è di riscrivere la storia con i personaggi di beyblade, quindi non diventerà scontata! Ho solo preso uno spunto, Oc ormai non c'entra più nulla :)


Fine! Olè! Ehi il mio appello è ancora valido! Il cognome di Mariam! Se non lo sapete inventate! Grazie gente! Alla prossima! Bacioni per tutti!



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Capitolo 4
*** Terzo capitolo ***


TERZO CAPITOLO



-Takao, hai intenzione di non parlarmi ancora per molto?-

-...-

-Avanti, smettila. Ti stai comportando come un bambino.-

-...-

Kanako gettò la spugna e uscì dalla stanza del figlio, che se ne rimase muto e coricato sul letto, con un giornale sulla faccia.

-Tesoro, sono due settimane che tuo figlio parla poco e niente, è molto arrabbiato.- disse Hara seccata.

-E io che ci posso fare? Domani lo accompagno a trovare Kei.-

-Speriamo che magari parlando con lui si faccia una ragione... che poi mi chiedo come abbia fatto ad affezionarsi così in tre giorni.-

-Non lo so...- rispose Kanako senza espressione, finendo il suo caffè.

***

-Hiwatari, quante volte ti devo dire che non si può fumare qui!- la responsabile era esasperata. In tutta risposta Kei le buttò il fumo in faccia.

-Cof cof... maledetto idiota! Vai subito dal direttore!!- Kei scese dal davanzale e uscì dalla sala mensa, ancora mezza piena. Ovviamente non sarebbe andato dal direttore, ma salì invece sul tetto dell'edificio per starsene in santa pace. Avrebbe fatto fuori qualcuno molto presto, pur di cambiare aria. Guardò l'orologio: le due e mezza. Il tempo sembrava non passasse mai in quel maledetto posto, e lui con ogni probabilità ci sarebbe dovuto stare per un anno e mezzo. Takao gli aveva detto che sarebbe andato a trovarlo, ma la vedeva in salita: era difficile riuscire a incontrare qualcuno.

-Ah sei qui!-

La voce di Lucas gli fece venire i brividi:

-Oh porca puttana, basta.-

-Sei stato tu a darmi fuoco al cassetto?!-

Kei si alzò e se le diede a gambe senza rispondere.

-Fermati, idiota!!- Lucas gli corse dietro fino alla loro stanza, bloccando la porta che l'altro gli aveva sbattuto in faccia.

-Tanto cosa avevi in quel cassetto oltre ai profilattici?- lo provocò Kei andando vicino alla finestra.

L'altro tirò un pugno che Kei schivò all'ultimo, finendo ancora più vicino alla finestra.

-Dai, per un cassetto! Guarda che te la sei cercata!!- protestò il ragazzo, spinto verso il davanzale.

Lucas lo afferrò per il collo, spingendolo ancora. Era sporto verso l'esterno, all'indietro, e poteva sentire il vento e il vociare proveniente da quella cosa che lì usavano chiamare cortile. Si trovavano al secondo piano e anche se era un edificio molto basso e sotto c'era il prato, cadendo non si sarebbe certo fatto bene.

-Ehi, parliamone. Stai esagerando.- continuò Kei tentando di mantenere un tono tranquillo. Ma non era affatto tranquillo.

-Sei un dannatissimo figlio di puttana, c'era roba che mi serviva lì!!-

-Cosa, le canne?-

-E se anche fosse?!-

-Ma la droga fa male.-

Solo dopo Kei avrebbe capito che forse sarebbe stato meglio se se ne fosse stato zitto. Lucas lo strattonò, dandogli un'altra spinta. Poi ricordò solo le urla di chi seguiva la scena da sotto, e qualcosa detto dall'altro compagno di stanza entrato proprio in quel momento. Poi lo schianto.

***

Takao correva nella strada di Tokyo già popolata alle otto e mezza del mattino, ora in cui sarebbe dovuto essere in classe. Arrivò trafelato davanti all'aula, guardò l'orologio e notò che aveva collezionato solo sei minuti di ritardo. Niente di che, per un professore normale. Poi si ricordò di chi avesse alla prima ora e no, Crawford non era un professore normale. Bussò sconsolato, e aprì la porta quando una voce seccata gli disse di entrare.

-Sei in ritardo, Kinomija. E' la terza volta questa settimana, domani voglio le giustificazioni.- "Ci è andato leggero." pensò Takao tirando un sospiro di sollievo. Vide che c'erano già due persone alla lavagna per l'interrogazione, quel sadico non si risparmiava mai. Era un uomo affascinante, sulla trentina, uscito da pochi anni dall'università, che come ogni professore giovane era in guerra aperta con gli studenti.

Takao andò a sedersi accanto a Rei, che leggeva tranquillamente il giornale.

-Perchè leggi il giornale, Rei? E' da vecchi!- bisbigliò il ragazzo. Una cosa positiva di Crawford era che se interrogava qualcuno, lo martoriava per tutta l'ora lasciando perdere il resto della classe, a patto che non facesse casino. Altrimenti Rei non avrebbe mai avuto la faccia di aprirsi un giornale in classe.

-No, Takao, tutte le persone normali e con un minimo di cultura lo fanno!- rispose il cinese girando pagina.

-Io sono normale e sono acculturato! Da' qua!- il ragazzo prese il giornale e iniziò a leggerlo. Noiosissime notizie di politica, omicidi vari, necrologi... fu colpito molto da una notizia nella cronaca della città.

-"Incidente all'istituto Norakawa nella periferia di Tokyo... ragazzo cade dal secondo piano spinto da un compagno"?!- lesse a media voce, interessato. Poi si ricordò, quel nome gli era familiare. Kei era lì!

Rei si accorse del turbamento dell'amico e lesse anche lui l'articolo.

Takao lo leggeva sottovoce: -"Durante una rissa, il diciassettenne Lucas bla bla bla... l'altro ragazzo è in ospedale... Kei Hiwatari.. oh merda!!- esclamò, e Crawford lo guardò con tanto odio che spaventò tutti.

-Scusa?!-

-Io... devo andare!!- Takao uscì dall'aula col giornale in mano senza che il professore gli desse il permesso. Ci avrebbe pensato Rei a spiegare la cosa.

Corse fino alla segreteria, e chiamò il padre al cellulare. Dopo tre squilli sentì la voce di Kanako: -Pronto?-

-Papà, hai letto il giornale?-

-No, cos'è successo?-

-Kei è all'ospedale! Passami a prendere a scuola!-

-Cosa? Ma perché?- chiese, perplesso.

-Tu vieni qua, ti spiego fra poco! Muoviti!-

Fu abbastanza convincente: Kanako fu a scuola in dieci minuti, e in altri dieci (durante i quali Takao lesse tutto l'articolo a voce alta) raggiunsero l'ospedale. Si informarono in accettazione, facendosi dare il numero della stanza, e salirono fino al terzo piano.

La porta era chiusa, ma proprio fuori dalla camera stavano due medici che parlavano fra loro consultando una cartella:

-Scusate, Kei Hiwatari è qui giusto?-

-Si, voi chi siete?- chiese uno dei due, il più vecchio.

-Sono il suo avvocato. Come sta?-

-Ora meglio. E' caduto dal secondo piano ma per fortuna l'edificio era basso ed è atterrato sul prato... ha un polso lesionato e qualche altro trauma, ma lo teniamo per lo più per accertamenti... potete vederlo, se volete. Dal postaccio in cui era non si sono preoccupati più di tanto.-

-Cosa? Cioè?- chiese Takao con i pugni stretti.

-Che è venuto un tale, un responsabile, per sapere come stava. Ha detto che non avrebbe dato il permesso ai ragazzi dell'istituto di venirlo a trovare visto che stava bene... incredibile, che razza di gente.-

Kanako evitò apposta di incrociare lo sguardo del figlio, tanto sapeva che sarebbe stato carico di disapprovazione.

Entrarono nella stanza, Kei era ovviamente coricato ma sveglio, aveva la mascherina che lo aiutava a respirare e una flebo attaccata al braccio.

Girò leggermente la testa di lato per vedere chi fosse entrato, e quando li vide la voltò dall'altra parte.

Takao si avvicinò al letto: -Come stai?-

Kei non rispose, poi indicò la macchina a cui era attaccato, della serie "come ti sembra?"

I due constatarono che aveva un braccio fasciato, non si capiva se fosse ingessato o no, e sicuramente molte ferite. Ma nel complesso niente di rotto.

-Ma come è successo esattamente?- intervenne Kanako.

Kei non sembrava molto intenzionato a grandi discorsi, ma comunque rispose. -Niente. Il mio compagno di stanza.-

-Chi era?-

-Boh, un egocentrico idiota che mi voleva stuprare.- rispose, lasciandoli secchi. Kanako non si era ancora abituato all'assenza di peli sulla lingua del ragazzo.

-Stup... che?!- Takao guardò prima Kei, poi suo padre, poi Kei e infine di nuovo suo padre. Così decise di mettere in atto il suo tentativo.

-E adesso dovrai tornare lì? O in un postaccio del genere?- chiese, più a Kanako che a lui.

-Non lo so. E non me ne frega nulla.- "Tanto non sono l'unico a cui non interessa." aggiunse mentalmente, ma questa frase non detta fu comprensibilissima per i due in visita, bastò guardare l'espressione di Kei. Il medico entrò, con aria vagamente colpevole:

-L'orario delle visite è terminato. Dovreste uscire.-

-D'accordo, arriviamo.- salutarono il ragazzo e uscirono.

-Kei, passiamo stasera d'accordo?- chiese Kanako prima di chiudere la porta, ricevendo un'occhiata prima sorpresa, poi astiosa.

-Perché scusa?-

-Come perché?-

-Per quale motivo continui a perdere tempo con me?-

Kanako era spiazzato. -Ma che domande fai?-

-Perché fai così? Ti interessi... illudendomi di poter avere qualcosa che mi togli all'ultimo momento!- "spedendomi in una prigione" altre parole non dette risuonarono nell'aria. Takao da fuori sentì tutto, e sentì una fitta al cuore. Niente a che vedere con la stretta allo stomaco dell'avvocato.

Lo aveva illuso. Gli aveva dato affetto per poi toglierglielo ferendolo di nuovo, senza rendersene conto. Kei non l'avrebbe mai detta in quel modo, ma lo aveva illuso. Gli aveva acceso una luce di speranza, soffocata poi da quattro fredde mura grigie. Le aspettative del ragazzo erano ovvie: ancora preoccupazione da parte di qualcuno, per poi essere di nuovo sbattuto in un posto di schifo come quello.

-Di questo non me ne faccio niente. Dell'ipocrisia non me ne faccio nulla. E non mi faccio niente nemmeno del resto, non mi interessa. Ma odio essere preso in giro!- Kanako a quella penultima affermazione credette ben poco, era ovvio che anche lui avrebbe voluto essere amato, apprezzato e considerato (altra cosa che non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura). Anche il "resto" di cui diceva di non farsene niente... in realtà non gli avrebbe fatto schifo. Altrimenti non avrebbe avuto quella reazione nel vederlo.

Tutto quello che aveva Takao lui non l'aveva mai avuto, tutta la normalità che aveva Takao lui a stento riusciva a concepirla, e tutto ciò che per Takao era banale e quotidiano lui fingeva di disprezzarlo ma lo avrebbe desiderato. Vedere ciò che aveva sempre potuto solo immaginare, così vicino a lui, sbattuto in faccia in quel modo era solo una sofferenza inutile. "Che se ne restino nel loro quadretto familiare, chi se ne frega" pensò Kei chiudendo gli occhi, sperando quasi di addormentarsi all'improvviso.

Kanako uscì chiudendosi la porta alle spalle e raggiunse Takao, che aveva sentito la conversazione.

Aveva uno sguardo torvo e la consapevolezza nel padre di aver commesso qualche errore si fece ancora più presente.

***

Quando ne parlò ad Hara, all'inizio lo minacciò di morte. Poi piano piano, raccontandole tutto, riuscì a rabbonirla, anche se non la convinse.

-Hara tesoro, mi ha detto quelle cose e mi sono reso conto di aver agito male con quel ragazzo. Ora non me la sento di abbandonarlo di nuovo.-

La mora alzò gli occhi al cielo.

-Caro io... mi fido di te.- concluse, e sorrise a sua volta vedendo l'espressione felice del marito.

-Grazie. E dì la verità, anche tu ti eri affezionata.-

Hara alzò le spalle, e andò a versarsi qualcosa da bere. Kanako fece un sorriso tirato e la informò:

-Ehm, non te la prendere ma... dal momento che anche io mi fido di te, avevo già iniziato le pratiche. Non c'è problema vero?- l'altra in risposta quasi sputacchiò l'acqua nel lavandino.

Dopo venti minuti Kanako era già all'ospedale, davanti alla stanza di Kei.

La porta si aprì e uscì un medico, che non si sorprese vedendolo.

-Il ragazzo è pronto, può andare a casa.-

-Va bene. La ringrazio.-

Kei uscì. Aveva un bell'aspetto nonostante "l'incidente", e guardò Kanako senza espressione. Dopodiché fece una faccia decisamente smarrita. Non doveva essere semplice per lui non sapere nemmeno dove sarebbe stato dopo i dieci minuti successivi. Quasi non riconosceva quel ragazzo ribelle e violento che aveva conosciuto poche settimane prima in prigione.

-Coraggio, vieni con me.-

-E dove?- chiese Kei, acidissimo.

-A casa mia.-

-Ancora?! No, grazie.-

-Non puoi rifiutare invece.-

-Faccio quello che mi pare, e tu non sei nessuno.- era astioso e Kanako se lo aspettava.

-Sei minorenne, e le decisioni le prende il tuo tutore legale al posto tuo, vero?-

-...Sì...?- Il giovane si faceva sempre più spazientito e nevrotico. Presto avrebbe urlato.

-Quindi vieni a casa. Ora è anche casa tua.-

-Eh?-

-Sto per terminare tutti gli affari burocratici, in ogni caso ora sono il tuo tutore legale e tu abiti con la famiglia Kinomija al cento per cento.-

Kei sgranò gli occhi, poi li assottigliò in un'espressione scettica:

-Dov'è la fregatura?-

Kanako non poté fare a meno di ridere.

-Nessuna fregatura. O pensavi che ti avrei di nuovo mandato via?-

L'altro alzò un sopracciglio: -Sì.-

-Colpito... dai, andiamo.- e uscirono dall'ospedale diretti verso l'auto dell'avvocato. Arrivarono a casa dopo dieci minuti, e ad accoglierli sulla porta c'era Hara, sorridente:

-Eccovi. Ciao Kei.-

-Salve.- rispose Kei un tantino imbarazzato. Quella situazione era strana.

-Takao starà per tornare. Sarà contento.- disse Hara una volta che furono dentro. -Non lo sa?- chiese Kei perplesso.

-No, non gliel'ho ancora detto.- rispose Kanako.

-E se non gli va bene?-

La coppia scoppiò a ridere istantaneamente, e Kei li fissava con sguardo torvo; che accidenti aveva detto di così divertente?!

-Tranquillo, sarà felice.- lo rassicurò Hara.

Proprio in quel momento Takao fece il suo ingresso in cucina, e assistette la scena con grande stupore.

-Kei?-

-In persona.- lo schernì il ragazzo trattenendo un ghigno divertito alla vista della sua faccia.

-Takao, credo che per te vada bene se d'ora in poi Kei starà con noi. Sbaglio?-

Il viso del ragazzo si illuminò. Poi si diede un contegno:

-Certo! Ma... si può fare questa cosa?-

Kanako alzò gli occhi al cielo:

-No, l'ho rapito! Certo che si può fare Takao, per chi mi hai preso?-

-Ah! Ma quindi è come se l'avessi adottato?-

-Più o meno... è un po' diverso.-

-Va bene va bene, non ho voglia di monologhi! Kei, la vuoi una rivincita alla play?- chiese il ragazzo iniziando ad andare verso il salone.

-Guarda che sono io che la concedo a te.- rispose Kei seguendolo.

Kanako e Hara si sorrisero. Di sicuro la loro vita non sarebbe stata più la stessa.


***


Lexy90: grazie mille per la recensione e i complimenti ^^ anche io adoravo OC (Ryan *_*)! Ho aggiornato abbastanza in fretta stavolta XD baci


Hiromi91: ciao! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammelo sapere, un bacio!


Daffyna: lieta che ti piaccia, cercherò di postare il prossimo capitolo in fretta!


BenHuznestova: anche a me piace come viene fuori il personaggio di Kei XD Per quanto riguarda Yuri, lo vedrai mooolto presto *_* Grazie per i suggerimenti sui cognomi, ne farò buon uso. Un bacio, al prossimo capitolo!


Hilly89: Kei con la divisa da carcerato è il massimo! Gli dona proprio XD. Grazie mille per i complimenti sulla scrittura, ci tengo molto, e sono felice che quello che ho scritto ti piaccia! Un bacio.


Sybelle: ahah, sapevo che avresti apprezzato le sfumature yaoi! Ti informo che la traccia di OC finisce qui; Hilary non è Marissa, (quindi non morirà XD) Takao non è Seth, Hara non diventerà un'alcolista e così via! Mi è servita solo per impostare la fanfiction, dato che la trama è molto simile. Negli ultimi due capitoli le analogie con OC sono quasi inesistenti infatti! Baci baci, al prossimo capitolo!


Finito! Uhm, volevo dire già da ora che non cambierò il pairing, KeixHilary. Staranno insieme, prometto. Ma non escludo di inserire una sana dose di yaoi. Nel caso, lo segnalerò nella presentazione della ficcy. E con questo alone di mistero vi lascio! Ciao ciao a tutti!


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Capitolo 5
*** Quarto capitolo ***


QUARTO CAPITOLO



-Io in quella scuola di... di... insomma, non ci vado.-

-E cosa vorresti fare, Kei?-

-Non lo so. Lavorare.-

-E non dire cavolate, abbiamo sedici anni! Devi studiare!-

-Ne ho quasi diciassette.-

La discussione andava avanti da circa dieci minuti, e Takao iniziava a esasperarsi. -Dai, sarà divertente! Non è gente antipatica, te lo dico io!-

-Bé, tu andresti d'accordo anche con un killer!-

-Bè, con Boris non vado d'accordo ad esempio!-

-Nessuno va d'accordo con Boris. Ho detto killer.-

Takao si illuminò:

-Ehi!! Ehi, hai fatto una battuta! Ti sei sentito?!-

Kei spalancò la bocca, sconcertato:

-Che diavolo...? Ma la vuoi finire?!- sbottò seccato.

-No dico, il tuo umorismo sta venendo fuori! È una cosa positiva!-

L'altro si arrese.

-Sì, certo... come no.-

-Ragazzi, sono le otto. Kei, non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola vero?- chiese Hara affacciandosi alla porta della dependance dove si era ormai trasferito Kei.

-Si, arriviamo mamma!-

Kei si guardò di nuovo allo specchio: odiava le divise. Quella maschile era formata da pantaloni, giacca e cravatta di colore nero e camicia bianca.

-Dai piantala, ti sta bene!-

L'altro si mise una mano sulla fronte, sconvolto: -Non era per quello... e io dovrei vivere con te?!-

-Esatto! Non è fantastico?- chiese Takao, sapendo di star facendo esasperare il suo ormai quasi amico. Uscirono di casa in perfetto orario, e Kanako diede loro un passaggio dal momento che doveva parlare con la preside.

-E' una fortuna che ti abbiano fatto iniziare a Dicembre, così non perderai l'anno. Se superi i test di ingresso come hai fatto tu, qui puoi entrare quasi tranquillamente. Però dovrai darti da fare per recuperare alcune materie.- disse Kanako a Kei, che fece una smorfia insofferente.

-Bello.- rispose.

Una volta arrivati, l'avvocato disse a Takao di iniziare ad andare in classe e si diresse verso la presidenza insieme a Kei.

-Salve, signor Kinomija.-

-Buongiorno.- rispose la preside, una donna di mezza età dal sorriso gentile.

-Farò accompagnare il ragazzo in classe dal docente responsabile! Eccolo qua. Salve Ryo!- entrò il professor Crawford, che Kei fissò per un momento; pareva molto giovane, e aveva un'aria seccata. Alto, capelli scuri non molto corti, occhi chiarissimi che lo fissavano poco amichevoli. Non era certo giapponese.

-Seguimi.- disse, freddo. Kei dapprima non si mosse, poi Kanako gli diede una leggera spinta e il ragazzo seguì il docente. Attraversarono i corridoi senza dire una parola, poi un attimo prima di entrare in classe Crawford si voltò verso di lui, continuando a guardarlo con ben poca benevolenza:

-Hiwatari, ho sentito parecchie cose su di te. So che tipo sei. Ti conviene rigare dritto, o ti faccio finire di nuovo in riformatorio.-

Kei alzò un sopracciglio, come faceva di solito quando si vedeva quasi costretto a mordersi la lingua per non dire quello che aveva in testa, almeno non integralmente. Cioè mai. Tuttavia non rispose, e lo seguì dentro la classe.

La confusione che regnava sovrana scomparve immediatamente all'ingresso dell'uomo, che evidentemente era molto temuto dagli studenti.

-Lui è Kei Hiwatari. Sarà in classe con voi. Puoi sederti dove vuoi.- disse, sbrigandosela in fretta. Kei guardò la sua nuova classe, ignorando gli sguardi estasiati delle ragazze. Vide che gli unici posti liberi erano uno accanto a un ragazzino orrendo con gli occhiali a fondo di bottiglia, e l'altro accanto a Hilary, la castana che aveva incontrato già due volte. La scelta fu ovvia, andò a sedersi accanto alla ragazza che lo guardò in modo strano:

-La mia compagna di banco ha l'influenza, non so se...- ma Kei la interruppe:

-Ormai sono qui.-

Hilary si accigliò:

-Ma...- fece per protestare e si bloccò quando Kei la guardò negli occhi.

-Si?-

-Niente... comunque sono Hilary...-

-Lo so.-

-Non sei un tipo di molte parole, eh?-

-No. E ricordatelo in futuro.-

Hilary sospirò, chi se lo immaginava un nuovo compagno di banco improvvisato? Inoltre la maggior parte delle ragazze della classe la guardava male per quella fortuna. Lei non condivideva quel pensiero: Julia, la sua compagna di banco, non sarebbe stata contenta di quella novità, ed era meglio non far arrabbiare quella ragazza.

Crawford iniziò a spiegare, e Kei quasi si stupì del silenzio tombale. Non era abituato a quella tranquillità.

-Non prendi appunti?- chiese Hilary, che dopo tre quarti d'ora di spiegazione aveva già scritto tre pagine intere.

-Per matematica?-

-Sì...-

-Ho tutto in testa.- rispose, vago.

A quanto pare anche a Crawford era venuta in mente la stessa cosa, dato che Kei era l'unico che non scriveva:

-Hiwatari, anche se sei nuovo sei tenuto a fare quello che fanno gli altri.-

Il ragazzo lo guardò male.

-Non mi serve.-

Crawford sogghignò:

-Come?-

"Ma sono tutti sordi qui?!" -Non mi serve prendere appunti.- ripeté, con tono più seccato.

-Ah. Bene. Quindi sarai così gentile da ripetere tutto quello che ho detto.-

Takao iniziò a pregare in turco; Kei era già stato preso di mira da Crawford, cosa che non augurava a nessuno. E non si stava mettendo in una bella situazione in quel momento.

-Tutto?-

-Esatto.-

Kei iniziò a parlare.

La faccia di Crawford quando uscì dall'aula era a dir poco indescrivibile. E Kei si era guadagnato la stima eterna del club anti-Crawford.

-Si può sapere come cavolo hai fatto?!- gli chiese Takao al cambio dell'ora, andando vicino al suo banco.

Kei iniziava a spazientirsi:

-Non ho fatto niente di che! Ho ripetuto quello che ha spiegato.- disse, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

-Ma lo hai fatto alla perfezione! E sembrava che nemmeno stessi ascoltando!- protestò Takao.

Kei non rispose.

-Uffa, che fortuna che hai.-

-So fare solo questo. Non so studiare, ad esempio.- chiarì.

In poco tempo Kei si trovò circondato da quasi quasi tutte le ragazze della classe che volevano accaparrarselo, e Takao fu letteralmente cacciato via.

-Ciao Kei, io sono Kaori.- disse una ragazza molto carina ma dall'aspetto tremendamente somigliante a quello di una idol. Aveva i capelli rosa (!!) con due occhioni verdi che lo fissavano con malizia. Kei apprezzò la presenza davanti a lui, anche se rifletteva ancora sul colore dei capelli. "Rosa? Ma come è possibile?"

-Come mai ti sei iscritto solo a Dicembre? Dove studiavi prima?-

-Affari miei.- rispose molto carinamente il ragazzo.

-Vado a salvarlo.- disse Takao ad Hilary; entrambi guardavano la scena qualche metro più in là.

Il ragazzo si infilò tra i compagni di classe e prese Kei per il braccio:

-Ehi, vieni un secondo.- disse, e lo trascinò via.

-Dovrei ringraziarti?-

-Se vuoi.-

-Potevo andarmene da solo, comunque.-

-E perché non l'hai fatto?-

Kei alzò le spalle:

-Mi assediavano.-

Nel corridoio incrociarono un ragazzo alto dai capelli chiarissimi che se l'era svignata poco prima dalla loro stessa classe. Lui e Takao nemmeno si guardarono, ma in compenso fissò Kei che ricambiò lo sguardo:

-Chi non muore si rivede.- disse Boris, con un ghigno.

-Potrei dire la stessa cosa.-

-Non l'avrei mai detto che ci saremmo trovati qui.-

Dopo questo breve scambio di battute, i due si scambiarono uno sguardo complice e ricominciarono a camminare.

-Kei, ora mi spieghi come lo conosci?- chiese Takao per la terza o quarta volta, e l'altro si arrese:

-Sono cresciuto in un posto in Russia, assieme a lui e a...- si bloccò, e Takao lo guardò con curiosità. -Niente. Tutto qui.-

-Ah... quindi eravate molto uniti?-

Fu guardato come se avesse detto una cosa incomprensibile:

-Bah. Era la seconda persona che avevo, definibile come... boh, amico?-

Era da poco che Takao conosceva Kei, ma da quel poco aveva già imparato a tradurre le sue frasi: e quella definizione data a Boris, unita alla confidenza che sembrava esserci tra i due, voleva dire sono una cosa: erano stati molto amici. Mentre Boris e Takao si odiavano. "Spero che questo non influisca nel mio rapporto con Kei." pensò il giapponese preoccupato, sapendo di cosa fosse capace Boris. Rientrarono in classe, e Takao si avvicinò ad alcuni compagni:

-Kei, lui è Rei. Il mio compagno di banco. Lui invece è Max..- e indicò il biondino che Kei aveva già visto tempo prima.

-Poi c'è Julia, che però oggi è assente... Mentre lui è Raul, suo fratello gemello.-

Kei li guardò uno per uno, facendo al massimo dei cenni con la testa.

-Bè, che ci fate tutti in piedi?- una voce femminile proveniente dalla porta distolse gli alunni dalle loro occupazioni. Kei si voltò, poco interessato, e vide una donna mora che lo fissava. Sarebbe potuta sembrare tranquillamente una studentessa da quanto era carina e giovane:

-Tu sei quello nuovo!-

Il ragazzo annuì.

-Sedetevi!- ripeté, rivolta alla classe. -Io sono Mara Kanagi. E tu...- passo il dito nel foglio con l'elenco dei nomi e si fermò a metà:

-...Kei Hiwatari. Il tuo nome mi è familiare.-

Il ragazzo alzò le spalle:

-E' un nome importante.- disse, con tutta la naturalezza di questo mondo, e Takao dovette trattenersi per non ridere.

E in effetti quasi tutti conoscevano il suo cognome, visto il potere che aveva suo nonno. Kei in quel momento iniziò a riflettere: tutte le proprietà di suo nonno, quelle più noiose, ovvero da portare avanti, chi le stava gestendo? Lui avrebbe dovuto prenderne il controllo una volta maggiorenne, oppure (cosa che probabilmente avrebbe fatto) avrebbe nominato qualcuno che se ne occupasse al suo posto. Probabilmente ora andava proprio così; dato che lui era troppo giovane Soichiro aveva sicuramente nominato qualcuno. Meglio per lui, meno impegni e obblighi aveva, più stava bene.

-Ehi, mi stai ascoltando?- la voce della Kanagi lo fece tornare sulla terra.

-No.- rispose.

La donna si mise una mano sulla fronte: -Stavo cercando di chiederti se ci hai messo la mano tu per rendere così furioso Crawford.-

Kei fece il suo gesto preferito, e alzò le spalle: -Ma io non ho fatto niente.-

-In sala professori ha detto qualcosa sul fatto che non si dovrebbe far entrare nessuno a metà anno, ho pensato che fosse una velata allusione a te.- lo informò Mara.

-Io ho solo ripetuto la lezione. Se pensava che non ne fossi capace, affari suoi.- rispose Kei seccato. Ci mancava solo che quello lì lo prendesse di mira "solo perché sono un genio", pensò.

La Kanagi sorrise; nemmeno lei andava d'accordo con Crawford, e un alleato in più faceva sempre comodo.

-Bene. Ora direi di cominciare a lavorare. Sbaglio o qualcuno deve portarmi da una settimana un compito?- chiese la giovane docente, e nel farlo guardò Boris.

Il ragazzo si voltò, come per vedere se stesse parlando a qualcuno dietro di lui.

-No, no, Huznestov. Parlo con te.-

-Ah. Sì, sì. Ce l'ho.- rovesciò il contenuto della borsa sul banco, e alle fine trovò un foglio decisamente malridotto, fra le risatine delle sue fans.

-E quello cos'è?-

Boris alzò le spalle: -Quello che mi ha chiesto.-

La Kanagi si mise una mano sugli occhi: -Spero almeno che sia scritto decentemente, Boris, altrimenti ti tratterrò dopo le lezioni e me ne farai altri cinque!- lo minacciò, sempre col sorriso sulle labbra. Non sembrava affatto male, al contrario di Crawford, pensò Kei.

Quando arrivò l'ora dell'intervallo, Takao trascinò Kei nell'enorme cortile della scuola. Ovviamente con loro c'era tutta la cricca, e il ragazzo iniziava a stancarsi di tutta quella gente.

Quel Max lo faceva innervosire; era così gentile con tutti, sempre sorridente e felice. Rei sembrava a posto. Takao parlava troppo. Mariam, oltre all'aspetto fisico, non gli aveva fatto né caldo né freddo, così come lo lasciò indifferente Mao Chou, una ragazza carina che Takao gli presentò poco dopo. Anche lei aveva i capelli rosa.

-Rosa.- disse Kei mentre gli stringeva la mano, sempre più perplesso. Mao annuì, e lo guardò ancora più perplessa di lui, fra le risate di Takao.

"Rosa... ma perché?"

Si sedettero sotto un ciliegio. "Meno male che non è in fiore. Odio il rosa." pensò Kei sempre più accigliato e poco intenzionato a parlare.

-Kei, non hai niente da mangiare?- chiese Max.

Il ragazzo alzò le spalle, seccato. Takao invece se la rideva apertamente, trovando davvero divertente il comportamento del coinquilino.

-Lui non è come noi. Lui non mangia.-


***


Ok, ok, questo è davvero corto. Ma l'ho fatto corto perché il prossimo è quasi pronto, giuro! Se non aggiornerò presto, vi autorizzo ad insultarmi, anche pesantemente^^. Bene, ora vi spiego che legame ho con i personaggi nuovi, ovvero quelli inventati da me. Non sono solita inserire nuovi personaggi, sono la prima che ne farebbe a meno e a cui, se mal caratterizzati spesso e volentieri danno fastidio, ma questo è un caso particolare.

Scrivo spesso storie (non solo di beyblade) dove i miei personaggi vanno a scuola, e devo trovare dei personaggi nuovi, quelli della serie non bastano. Il primo che ho inventato è stato Crawford, lo uso quasi sempre e il suo carattere è sempre rimasto lo stesso. Antipatico, odia gli alunni (e di solito odia Kei). Ormai mi ci sono affezionata! Non potevo non inserirlo anche qua! Anche la Kanagi ha una storia simile. Quindi li ho messi, sperando che vi piacciano mano a mano che saranno più caratterizzati. Ora rispondo alle recensioni ;)


BenHuznestova: Tranquilla, non dovrai aspettare troppo per Yurij! (non fidatevi di leiii non fidateviii!! ndKei Taci tu!!! Stava scherzando^^ ndMe).

Si, lo so, sono una frana con la puntualità negli aggiornamenti. Eppure sono una tipa puntuale! Ok, dicevo... che Yurij arriverà presto! Già in questo capitolo ci sono cenni nascosti (neanche tanto...) proprio al caro Ivanov. Sono due! Li avrai notati di sicuro u.u

Anche a me piacciono Kei e Takao, sembrano davvero fratelli! E per lo yaoi... lo scopriremo!

P.S Cara, ho visto che hai messo la mia ficcy "Il grido del silenzio" fra i preferiti!! Ne sono ultra felice! Se ti va, lascia una recensione, mi piace sempre sentire pareri e opinioni soprattutto su storie sperimentali! Grazie, un bacio.


Lexy90: Esattamente, mischiamo dei personaggi così seeeexy e siamo a posto! Ehm... certo, un mese e mezzo non è "aggiornare presto", ma sto migliorando ^^ Grazie per la recensione, continua a seguirmi un bacio!


Padme86: Ciao cara! Si, i casini sono ancora all'inizio! Ho intenzione di farne succedere taaante :D Fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo, e dei nuovi personaggi per quanto siano appena apparsi!


Hiromi91: Ciao! Per questo capitolo Kei e Hilary si limitano a parlare a malapena, ma le cose ovviamente cambieranno. Non aspettatevi amore a prima vista o robe così però! Il realismo prima di tutto XD A presto, un bacio.


Hilly89: Ma che bella recensione!! Eh, già, come non adorare Kei *_* Chissà se sentiremo di nuovo parlare di Lucas, dopotutto sta per uscire dalla casa famiglia u.u

Sono felice che Kei ti stia piacendo così tanto. E' esattamente come me lo immagino io, sia introverso e magari con tendenze un po' cattive, ma anche ironico, divertente nella sua arroganza e in fondo in fondo "buono". Grazie mille per i complimenti, specialmente per quelli sulle descrizioni dei sentimenti :)

E infine... bè, Kei DEVE soffrire, quindi viva l'ospedale! Per la KeixHila sta tranquilla, non serve che speri, in un modo o nell'altro sarà una delle coppie! Un bacio


E anche questo è andato. Mi stava venendo una mezza idea di fare dei crossover con altri personaggi di anime/manga che ho già in mente. Ma se avete proposte, le ascolto volentieri!! Proponete, mi raccomando! Questa fanfiction sta diventando una fanfiction interattiva u.u Baciii!!!



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Capitolo 6
*** Quinto capitolo ***


QUINTO CAPITOLO:


-Come fai a non avere freddo?- chiese Hilary, che a differenza di Kei stava congelando.

-Sono cresciuto in Russia. Per me fa caldo.- fu la risposta secca del ragazzo.

"Il clima russo ha contagiato il suo carattere..." pensò la castana. Non era per niente un tipo affabile, tutt'altro. E pensare che quella era una delle frasi più lunghe che gli avesse sentito dire.

Così li ignorò mentre quelli chiaccheravano fra loro di cose che non gli interessavano minimamente. Sentì vagamente nominare una "gita scolastica", un "ballo di Natale" e fu abbastanza. Si appoggiò al tronco dell'albero e chiuse gli occhi.


-So che non ti piace stare in compagnia. Scusa. Se vuoi le prossime volte ci isoliamo.- la frase di Takao era talmente ingenua che gli fece sgranare gli occhi.

-Idiota. Sono i tuoi amici chissà da quanto tempo, stai con loro.-

-Sicuro? Non mi sembrava che stessi bene con loro.-

-Io mi trovo male con chiunque. Se devo scegliere delle persone qualunque, allora vada per loro.-

Takao rise, chiudendo il quaderno su cui aveva appena finito di fare i compiti di matematica. Era pomeriggio, e se ne stavano a casa a studiare. Kei emanava da tutti i pori voglia di darsela a gambe.

-D'accordo. Dai, ti stanno così antipatici?-

Kei alzò le spalle. Takao pensò a quante volte ogni giorno ripetesse quel gesto, e decise di iniziare a contarle.

-Sono chiassosi.-

-Ogni essere umano in teoria è chiassoso.-

-Si, ma loro lo sono davvero tanto.-

-Mh, e oggi non c'era nemmeno Julia...-

-La tua ragazza?-

-Esatto... lei si che è chiassosa.-

Kei sogghignò: -Te la sei scelta apposta.-

-Che intendi dire??-

-Che tu sei il più petulante di tutti.-

-Ehi!!-

Kanako entrò in cucina e sorrise: -Oh. Studiate?-

-Si, pà. Anche se Kei preferirebbe tornare in prigione.-

Kei annuì, anche se aveva finito gli esercizi di matematica in un lampo, sorprendendo ancora di più Takao.

-Pà, lo sai che Kei è un genio della matematica??-

Kanako annuì: -Ho visto come ha superato il test. Devo dire che mi hai sorpreso.-

Kei alzò un sopracciglio: -Ti sembravo un idiota?-

-No, no, un idiota no. Sapevo che eri un ragazzo intelligente.-

-Comunque si è messo già Crawford contro.- continuò Takao.

-Oh, no... Kei, cos'hai combinato?-

-Niente! Non prendevo appunti, mi ha chiesto di ripetergli tutto e l'ho fatto.- si difese Kei.

-Vero. E Crawford ora lo odia.-

-Kei, so che te l'ho già detto ma... non fare disastri, ok?-

Il ragazzo non rispose.

-Kei...?-

-Va bene, va bene.-


Passarono i primi giorni, e Kei tutto sommato si ambientò abbastanza bene. Certo, si sarebbe trovato meglio per conto suo, ma non si lamentava. Kanako e Hara lo trattavano benissimo, forse fin troppo. Una sera a cena Kei disse una cosa che li lasciò abbastanza sconvolti.

-Kei, ne vuoi altro? Ne ho fatto troppo. E vuoi altra acqua?- chiese Hara, come al solito.

-No, grazie, sto bene così.-

-D'accordo. Ti ho stirato tutte le magliette che avevi nelle valigie, sono nel tuo armadio.-

Kei sgranò un po' gli occhi: -Oh. Grazie.-

-Ti va bene la dependance, nessun problema? Il letto non è comodissimo a detta di Takao, se vuoi lo cambiamo.- intervenne Kanako.

-N...no... sentite...-

Kanako, Hara e Takao smisero di mangiare e lo fissarono. Non capitava spesso che dicesse qualcosa sua sponte, che non fosse una risposta ad una domanda.

-Potete essere meno... bè... meno gentili con me?-

A Takao cadde la forchetta nel piatto.

-Eh?-

-Non sono abituato ad essere trattato così bene... è troppo per me.-

Non stava scherzando, lui non scherzava mai. Ai due coniugi venne voglia di abbracciarlo, ma di sicuro sarebbe stato il colpo di grazia per Kei.

-Kei, sei un idiota.- gli disse Takao sorridendo, e continuando a mangiare.

"Così va meglio" pensò il ragazzo.

Hara e Kanako si guardarono, molto colpiti dalla frase di quel ragazzo, che era tornato alla sua cena come se niente fosse.

Più tardi ne parlarono in camera da letto:

-Chissà cos'ha passato... per dire una frase del genere.- disse Hara, infilandosi sotto le coperte.

-Di tutto, cara. Di tutto...-

Kanako sul momento aveva sorriso, ma una richiesta del genere, formulata con tutta quella nonchalanche voleva dire molte cose.

-In ogni caso... ora ha una casa. Non soffrirà mai più finche io sarò ancora in vita.- concluse l'avvocato spegnendo la luce.


Era ancora lì. Sentiva il gelo stritolargli le ossa. La pietra ruvida del muro era reale, così come era reale la presenza davanti a sè.

-Lasciami!- disse, ma la presa attorno al suo collo al contrario si fece più intensa.

-Hai fatto male i conti, ragazzino... dove pensavate di andare, eh?-

-Lasciam...-

-Da qui non si va via. Voi rimarrete qui fino a quando lo vorrò io, l'hai capito?-

Gemette dal dolore quando strinse la presa per poi scagliarlo per terra, addosso a qualcun altro.

-Ah!!- esclamò l'altro ragazzo, quando il peso di Kei gli sbattè contro.

-Fatto male, Ivanov?- ringhiò l'uomo, afferrandolo.

-Non mi toccare, maledetto verme!!- rispose il ragazzino, divincolandosi.

-Ah, è così?- Kei vide Vorkov dare un pugno nello stomaco di Yuri, che non riuscì a respirare per la botta. Poi, quando fu a terra, lo riempì di calci.

Kei fece per alzarsi, ma fu trattenuto da due guardie, che gli riservarono lo stesso trattamento. Il dolore dei colpi era insopportabile, non riusciva a difendersi perchè uno dei due lo stava tenendo fermo. Poteva vedere solo cosa stava succedendo a Yuri. L'amico fece lo stesso, e i loro sguardi si incrociarono.

-Signore, Hiwatari è più rabbioso del solito.- annunciò una guardia, dopo che Kei, esasperato, gli aveva morso un braccio.

-Ah, davvero? E allora addomesticatelo...-

La risposta era esattamente quella che i due desideravano, e che il ragazzino non avrebbe voluto sentire. Kei percepì la mano di uno dei due che scivolava sul suo addome, poi più in basso.

-No, lasciatemi!!!- ringhiò Kei dimenandosi più che poteva.

-Tappagli la bocca.- disse Vorkov alla guardia più giovane, che non se lo fece ripetere due volte. Kei sentì la bocca riempita da qualcosa che non faticò ad identificare, e che si spinse fino alla gola, causandogli un conato.


Kei sgranò gli occhi e non riuscì a non urlare. Rimase immobile, paralizzato nel letto sotto le coperte. Doveva vomitare. Si tolse le lenzuola di dosso, lottando per uscirne, e corse fuori, all'aria fredda di Dicembre. Ne aveva bisogno, là dentro stava soffocando.

Il respiro non si calmava; gli sembrava di sentire ancora quello schifo dentro la bocca, di avere quelle maledette mani addosso. E soprattutto il dolore era talmente vivo che gli pareva che ciò che fortunatamente era solo un sogno fosse successo un minuto prima. Si lasciò cadere sul bordo della piscina, cercando di respirare normalmente. -Yu... ri...- mormorò. Quante volte lo aveva sognato negli ultim anni? Quante volte aveva pensato a lui, dove fosse, come stesse, cosa stesse facendo... infinite.

Poco dopo sentì dei passi dietro di lui, poi una mano sulla sua spalla. D'istinto si ritrasse, cadendo quasi in piscina. Kanako lo tirò verso di sè e gli evitò un bagno notturno con zero gradi di temperatura.

-Kei?? Che è successo?-

Il ragazzo si alzò a fatica, tremando un po'.

-N... niente, ho solo...-

L'uomo lo guardò, in attesa del resto della frase.

-...un incubo...- concluse, ansimando ancora. Ebbe un vistoso conato, e la preoccupazione dell'avvocato aumentò.

-Tutto ok??-

-Si...-

-Domani forse è il caso che te ne resti a casa a riposare... va bene?-

Kei scosse la testa: -No... non serve... sto bene.-

-Non mi sembra che tu stia bene. Perchè sei così sudato col freddo che c'è?-

Gli mise una mano in fronte. -Ma porc... sei ustionante! Se rimani qui un minuto di più finisci in ospedale! Di nuovo! Vieni, torniamo dentro.-

Lo trascinò nella dependance e lo rimise a letto. Gli portò un bicchiere d'acqua dove sciolse una medicina.

-Va meglio?-

Kei annuì, poggiando il bicchiere sul comodino.

-Che incubo... hai avuto?- chiese Kanako, sapendo già che non gli avrebbe risposto. Invece l'altro parlò. -Ero al... monastero in Russia.- fece una pausa, poi riprese.

-Nel sogno il direttore e le guardie picchiavano me e... un mio compagno.-

L'avvocato non rispose, vedendo che non aveva finito. -Mi stavano iniziando a... insomma a... lascia stare. Poi mi sono svegliato.-

Kanako aveva capito benissimo, non c'era bisogno che glielo raccontasse.

-Era molto realistico...?-

Il ragazzo annuì.

-Kei, che tu sappia... questo luogo di cui mi hai parlato, è ancora in attività?-

Il ragazzo alzò lo sguardo, pensieroso: -Non lo so... sinceramente non ci ho mai pensato.-

-Capisco. Ti serve altro?-

Scosse la testa, guardando fisso il muro. Si era pentito di aver accennato alla violenza sessuale. Come gli era saltato in mente? In circostanze normali, non avrebbe nemmeno lontanamente fatto capire una cosa del genere. Doveva essere il sonno... e lo shock.

-Senti lascia perdere, non è niente. Sto bene. Non sono turbato psicologicamente e non avrò una paralisi isterica quando qualcuno mi metterà una mano su una spalla. Non piangerò di notte. E nemmeno di giorno. Quindi questo non è mai successo. Era solo un ricordo.-

Kanako rimase spiazzato; non lo aveva mai sentito dire una frase così lunga, nè parlare in quel modo. Ma l'ultima cosa detta... insomma, il fatto che quello che aveva sognato lo avesse passato sul serio era una possibiltà, ma aveva preferito non indagare. E invece era proprio così.

-D'accordo. Allora cerca di dormire adesso. E se c'è qualche problema...-

-Non ce ne saranno.- concluse Kei girandosi di lato e chiudendo gli occhi.


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Bè, ecco che arrivano i pezzi forti. Spero di non aver sconvolto nessuno con l'accenno allo stupro, ma era necessario. Ovviamente non ho descritto l'accaduto, sia perchè è vietato dal regolamento, sia perchè non so se riuscirei a farlo. Volevo solo dire che affronto l'argomento con estrema serietà e non alla leggera come spesso viene fatto, assolutamente.

Cambiando argomento, alla fine ho optato per un piccolo crossover con due personaggi di Yugioh, lo vedrete nel prossimo capitolo, quando aggiungerò l'avviso. Sono solo due, dato che non mi va di sconvolgere la storia con cinquantamila personaggi da anime e manga diversi.

Passiamo alle recensioni:


Mitsuki91: Ehi, matta! Ti sei letta davvero tutti i capitoli?? XD spero ti piaccia, fammi sapere. Un bacio


Mizuki96: Yuri arriverà, vedrai! Ha già fatto una comparsata in sogno, visto? Si, il rosa perseguita Kei, povera stella XD Un bacio, fammi sapere che ne pensi di questo.


PITCH91: Carissima!! Mi fa piacere che tu segua questa ficcy e che ti stia piacendo! Ma no, Boris è SIMPATICISSIMO! Un cabarettista! O.O

Come ho già detto Yuyu salterà fuori presto, per ora limitiamoci ad un'apparizione onirica! E anche piuttosto tragica, devo ammetterlo. Ovviamente hai azzeccato per quanto riguarda la frase lasciata in sospeso da Kei. Se hai notato dice anche che Boris era la seconda persona definibile come amico... indovina chi è la prima? XD Al prossimo capitolo, un bacio!


Padme86: Ciao cara! Già, Kei si fa sempre riconoscere, che lo voglia o no! XD Lieta che i nuovi personaggi ti siano piaciuti, spero ti piaccia anche l'idea del crossover! Bacionissimi, a presto! <3


Valery_Ivanov: Ehilà, da quanto tempo!! Tranquilla per il ritardo, sai con che capra ritardataria hai a che fare (IO!!) quindi non ti scusare! Mi fa piacere che i ruoli si siano delineati e i personaggi caratterizzati, è una delle cose a cui tengo di più. Fammi sapere la tua su questo! Saluti e baci













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Capitolo 7
*** Sesto capitolo ***


SESTO CAPITOLO:


La mattina successiva Kei si svegliò alle undici passate, con un gran mal di testa e dolori dappertutto. Dormire a lungo gli aveva sempre causato quelle conseguenze. Si alzò, sbadigliando, e entrò in casa dove non trovò nessuno. Kanako e Hara erano al lavoro e Takao a scuola, ovvio. Si chiese perchè Kanako non fosse andato a svegliarlo, non vedendolo a colazione. Aprì il frigo e cercò qualcosa da mettere sotto i denti. -Uh.- disse, vedendo una buona quantità di alcool. Ma forse non era l'ora adatta. Non lì almeno. Era abituato a bere anche prima delle undici di mattina. Finì per versarsi latte e cereali.


Takao tornò a casa per primo, in compagnia.

-Kei, che fine hai fatto?- chiamò, entrando in soggiorno. Il ragazzo, stranamente, era attaccato alla play station.

-Aspetta.- disse, concentrato su un nemico che un secondo dopo fece a pezzi.

-Ma che schifo.- affermò una voce femminile alle sue spalle. Kei mise in pausa e si voltò.

-Ciao.- disse Hilary.

Il ragazzo le fece un cenno con la testa in segno di saluto, poi passò a Takao.

-Crawford ha visto che non c'eri e ha detto "dov'è andato di bello?"- lo informò il ragazzo.

-Quanto è divertente.-

-Già... Hila è qui per studiare con me, ti unisci a noi? Dopo viene anche Julia. Credo sia gelosa.-

Hilary storse il naso: -Sono la sua migliore amica, se non si fida di me... e poi, insomma, sei Takao!!-

-So benissimo chi sono, grazie, dolcezza.- e battibeccando si diressero verso la stanza di Takao.

-Kei, sono sicuro che ci darai una mano in matematica, vero??- urlò Takao dall'altra parte della casa.

-Uff...- Kei gettò il joystick sul divano e li raggiunse, trovandoli già alla scrivania.

-Non mangiate nemmeno?- chiese, ironico.

-Finchè non torna mia madre che prepara il pranzo... -

-Mh. Cos'è che non avete capito?-

-Niente.- rispose candidamente Takao.

-E allora?-

-Credo...- intervenne Hilary -...intenda dire che non ha capito nulla.-

Kei guardò Takao, accigliato.

-Cioè che accidenti ti devo spiegare??-

-Sai quello che Crawford stava cercandi di farmi capire tutta la settimana? Ecco.-

-Ah. Ma sei tardo?-

Takao fece l'indignato: -Sono solo un po' scarso in matematica.-

-No, no. Sei ritardato.-

-Ok, ok. Aiutami ti prego!!-

-Guarda che io non sono bravo.-

-Certo che lo sei, sei un genio!!-

-Appunto, per me la matematica è come se fosse l'alfabeto.-

-Quindi sei bravo!- insistettero Takao e Hilary in coro.

-No! E' troppo facile per potertela spiegare!-

I due lo guardarono perplessi, e Kei si esasperò: -Ok, ora vedrai.-

Si sedette accanto a Takao che prese l'armamentario (libri e quaderno), e iniziò a copiare i testi degli esercizi.

-Ecco, ad esempio. Questo come si fa?-

Kei guardò un momento il foglio, poi Takao.

-E' ovvio, no?- e svolse l'esercizio in un attimo. Takao lo guardò smarrito: -Come hai fatto...?-

-Ovviamente per fare questo devi eliminare quest'altro e...- disse altre cose come se stesse parlando del tempo, ma Takao non era dello stesso avviso.

-Sì ma non capisco perchè. Perchè qui devo fare quella cosa? E soprattutto come faccio a sapere quando devo applicare una formula o...-

-Ecco, lo vedi? Non posso spiegartelo. A me viene e basta.- tagliò corto Kei.

Hilary intanto se la rideva.

-Uffa... e come facciamo adesso?- chiese Takao. La ragazza intervenne: -Ehi, guarda che io sono a posto. Sei tu che sei messo male!-

Kei sogghignò: -Non ne avevo dubbi.-

Il rumore della porta d'ingresso che si apriva li distolse da questi discorsi, e i tre andarono nell'atrio.

-Ciao mà. C'è Hilary a pranzo, ok?-

Hara sorrise alla ragazza: -Ciao Hilary! Va benissimo! Ciao Kei.-

-Salve.-

-Fra un quarto d'ora è pronto. Tanto tuo padre sarà già a casa.- convenne la donna parlando con Takao.

-E se non lo sarà?-

Hara non rispose e andò in cucina, mentre Hilary rideva.

-Ragazzi, vado a buttare fuori la spazzatura... torno subito.-

-E' proprio il compito che ti riesce meglio, Takao.- frecciò la ragazza.

-Molto simpatica. Kei, se vuoi farla fuori mentre non ci sono, fa' pure.- disse Takao uscendo dalla stanza.

I due rimasero soli, entrambi abbastanza imbarazzati.

-Julia si è ripresa il suo posto comunque... ne ha aprofittato.-

-Mh. Domani me lo riprenderò.-

-Guarda che Julia non è da sottovalutare.-

-Sì, sì, come no.-

-Ma comunque ha ragione a seccarsi, dopotutto è il suo banco.-

Kei le si avvicinò: -Non vuoi stare in banco con me per caso?- chiese, accigliato.

-No no, cioè si! Solo che lei è mia amica.-

Il ragazzo scosse la testa: -E io, che sono nuovo e spaesato?-

-Ah! Non credevo fossi così vile da ricorrere a queste scemenze! Sbrigatevela voi due allora. Fate a chi arriva prima.- tagliò corto Hilary legandosi i capelli.

Poche ore dopo, un po' dopo pranzo, arrivò anche Julia, che salutò Takao con un bacio, Hilary con un abbraccio e Kei con un cenno, ricambiato freddamente.

Studiarono insieme, anche se Takao e Julia spesso e volentieri si mettevano a fare gli idioti innamorati, Kei si spazientiva continuamente dal momento che avrebbe preferito fare cento altre cose più divertenti, come darsi fuoco, e Hilary non sopportava i baci continui dei suoi due amici.

-Oh, insomma! Dovevamo studiare o no? Io avevo anche altro da fare.- sbottò a un certo punto, e Kei parve d'accordo.

-Ok, scusa, scusa.- disse Julia allontanandosi dal suo ragazzo di un centimetro e mezzo, per poi sorridergli, complice.

-Io voglio dormire.- decretò a un certo punto Kei, alzandosi.

-Ehm, d'accordo Kei.- rispose Takao perplesso, ma alla fine non si stupì più di tanto.

Il ragazzo uscì dalla stanza, diretto alla casetta in piscina.

-Ciao eh...- disse Julia, che lo trovava sempre meno simpatico.

I tre fecero lo scimmiottamento di un tentativo di studio, ma ben presto i due piccioncini ripresero a fare i cretini:

-Taky, che c'è scritto qua?- chiese Julia indicandogli un punto del libro. Lui si sporse e lei gli diede un bacio sul collo, per poi risalire fino alla bocca, ridacchiando.

-Oh, basta.- esalò Hilary chiudendo il libro e andandosene. Arrivò nel salone, per poi sbucare nel giardino. Kei era vicino alla piscina, seduto sull'erba, e non faceva assolutamente niente.

Gli si avvicinò, timidamente: -Che stai facendo?-

Il ragazzo voltò la testa: -Nulla. Ogni tanto...-

-...Ci vuole.- completò lei. -Se mi siedo qui ti da fastidio?-

Kei alzò le spalle, e lei lo interpretò come un no. Si sedette accanto a lui, abbastanza distante, e parlò per prima.

-Ti trovi bene qui dai Kinomija?-

-Sì... mi trattano bene.-

-Sono brave persone. Kanako lo è fin troppo alle volte. Quindi ora stai bene?-

-...sì.-

Hilary incrociò il suo sguardo. Certo che quel ragazzo aveva davvero degli occhi magnetici. Lo distolse subito; lei era felicemente fidanzata, non doveva pensare nemmeno agli occhi di qualcun altro. Ma c'era qualcosa che la spingeva a interessarsi a Kei... forse la sua curiosità, che sempre le aveva portato guai.

-I tuoi occhi mi sembrano sempre tristi.-

Il ragazzo alzò la testa. Fece per dire qualcosa, ma il suono del cellulare di Hilary lo interruppe. -Scusa! Devo rispondere...- disse, premendo il tasto verde: -Amore? Ciao! Come è andata?- tacque, mentre l'interlocutore raccontava qualcosa.

-Bene allora! Torni stanotte? A che ora, così passo a salutarti?-

Altra pausa. -Così tardi? Ma domani venite a scuola? Eh, lo immagino... se vieni a scuola domani avrai qualcosa in cambio.- disse Hilary, abbastanza maliziosa.

Kei la osservava, abbastanza divertito. Anche se la sua espressione era sempre la stessa e non lo dava a vedere.

-Aah, va bene. A domani allora. Ti amo.- riattaccò, poi si rivolse a Kei:

-Scusa. Il mio ragazzo era fuori. E' quel Truesdale che senti nominare ogni volta che fanno l'appello, assieme a Kaiba.-

-Ah, allora esistono. Dove sono andati?-

-Sono gli studenti migliori della scuola... quindi sono andati per dieci giorni in Inghilterra ad una specie di competizione fra scuole, rappresentando il Giappone. Non mi ha detto che hanno vinto, ma sono sicura che domani porterà il trofeo.- spiegò Hilary sorridendo.

-Quindi stai con un secchione.-

-No, no. Al contrario. Credo sia un po' come te... non studia tantissimo, però è un genio.-

-Ah.-

-Era un complimento!-

-Ah! Grazie allora.-

Hilary sorrise di nuovo, e Kei non potè fare a meno di commentare, come al solito:

-Sorridi bene.-

-...prego?-

-Ho detto che sorridi bene.-

-Ho capito ma... che vuol dire?-

Kei alzò le spalle: -Interpretalo come vuoi.-

Hilary scosse la testa: -Sei proprio un tipo insolito. Io credo di dover andare adesso. Ci vediamo domani a scuola, ok?-

-Ok.-

La ragazza si alzò e si diresse verso la villa, con un sorriso divertito sulle labbra.


Mancavano dieci minuti all'inizio delle lezioni e Kei se ne stava seduto al suo banco, riconquistato arrivando prima di Julia, a non fare niente. Osservo con scarso interesse due ragazzi entrare in quel momento in classe, il primo alto quasi un metro e novanta, con i capelli castani e gli occhi azzurri, gelidi, l'aria di uno che aveva il mondo ai suoi piedi. Il secondo era alto poco meno di lui, aveva i capelli verde acqua lunghi fino alle spalle, occhi dello stesso colore, obbiettivamente un bel tipo come l'altro. Hilary gli corse incontro e lo baciò, felice. Lui la strinse, ricambiando il bacio, poi tramontarono fuori dall'aula a parlare di chissà che cosa.

L'altro fu assediato dalla maggior parte dei compagni, ma se ne liberò ignorandoli totalmente. Passò accanto a Kei, poi fece due passi indietro.

-Tu chi sei?- chiese, perplesso.

L'altro lo guardò accigliato: -Nessuno.-

-Ah, ok.- rispose Seto Kaiba poggiando la cartella sul suo banco.

-Ciao Kaiba!- esclamò Julia abbracciandolo.

"Mh, devo dire che la ragazza di Takao è molto allegra." pensò Kei.

-Ciao Julia. Mi soffochi.-

-Scusa! Ma ci siete mancati un sacco.-

-Per una settimana... Abbiamo vinto comunque.-

Julia sorrise: -Oh, ma non ne avevo dubbi.-

-Nemmeno io.-

Ok, a Kei stava già sulle scatole.

Intanto Seto abbassò la voce e chiese alla compagna di classe: -Piuttosto... questo qui chi è?-

-E' un idiota ruba-banchi che è qui per caso.- rispose lei ad alta voce.

-Molto simpatica, Fernandez.- rispose Kei.

-Piantatela voi due!- esclamò Hilary, tornata dentro con il suo ragazzo.

-Hila, rivoglio il mio banco!!-

La ragazza iniziava a stancarsi del comportamento dell'amica. Insomma, sapeva che Kei non aveva una situazione ottimale alle spalle, tutt'altro, poteva anche evitare di attaccarci briga continuamente!

-July, basta con questa storia. E' infantile, non trovi?-

La ragazza si imbronciò e andò a lamentarsi con Takao.

-Che palle.- sbuffò Kei.

-Julia è fatta così. Scusala.- disse la castana.

Il ragazzo alzò le spalle, e incrociò lo sguardo di Zane. Si fissarono per due secondi senza dire niente, e Hilary avvertì un'aria particolarmente pesante.

-Ehm, c'è Crawford! Meglio se ci sediamo eh?- li interruppe definitivamente Hilary, mentre il resto della classe raggiungeva il proprio posto in fretta.

-State zitti...- esordì il professore.

Osservò i suoi alunni senza dire nulla, poi si soffermò su Kei: -Stai già meglio vedo, Hiwatari.-

Kei fu tentato di sospirare pesantemente, ma non lo fece. Annuì e basta.

-Immagino che tu abbia recuperato quello che è stato spiegato ieri.-

-Sì...-

Crawford sicuramente sperava nel contrario, ma decise di finirla lì, per il momento.

-Truesdale, Kaiba... ho sentito che siete andati bene a Londra.- disse invece, senza nemmeno guardare gli interessati.

I due fecero sì con la testa, senza particolare entusiasmo. Dopo le prime due ore Kei scoprì che la terza era stata occupata con una bella assemblea di classe. Chissà di che enormi problemi avrebbero parlato... "Come ci vestiamo al ballo di natale?" pensò, immaginandosi la voce di Julia.

Cacciarono il professore di inglese, e Hilary e uno Zane particolarmente riluttante si avviarono verso la cattedra. Erano loro due i capoclasse. Almeno, Seto aveva abdicato un mese dopo l'elezione (la terza di fila) e aveva ceduto il posto all'amico. Le sue ultime parole sull'argomento erano state "Adesso basta".

-Allora... visto che chi ha fatto particolari pressioni per questa assemblea è Julia, vorrei sapere che problemi ci sono.-

La ragazza, impegnata a civettare con Boris, alzò lo sguardo: -Ah? Oh, già. Rivoglio il mio banco!!-

Hilary si schiaffò una mano in faccia, esasperata. -E poi?-

-Basta, non ho altri problemi.-

La castana la ignorò apertamente. -Zane?- chiese, rivolta al ragazzo che aveva fatto un cenno con la mano.

-Chi è quello là?- chiese, indicando Kei.

Il nuovo arrivato lo guardò con odio.

-E' Kei Hiwatari, si è trasferito una settimana fa. Se non c'è altro direi di affrontare una questione che ci da casini dall'inizio dell'anno. Kaori, Julia, vi dispiace, da parte di tutta la classe, darci un taglio con questa faida?-

Kei guardò la ragazza dai capelli rosa, un po' interessato.

-Perchè guardi me, Takibana?- rispose Kaori secca.

-Posso guardare anche Julia se vuoi. Ad ogni modo potete massacrarvi quanto volete fuori di qui, ma in questo modo coinvolgete anche gli altri. Kaori, la blatta nella borsa di Julia ha fatto venire un infarto anche a me, che non c'entro niente. Oppure Julia... l'acqua sopra alla porta se non sbaglio ha coinvolto anche Mao.- disse Hilary con tono diplomatico, ma si vedeva che la situazione la esasperava. Kei sogghignò: ecco, avrebbe voluto assistere a episodi del genere. Peccato.

-Ha cominciato lei!- esclamarono le due in coro, per poi guardarsi in cagnesco.

-Ma vi sentite?? Sembrate due ragazzine delle elementari! Una tregua, chiedo tanto?- insistette Hilary.

Kaori e Julia non risposero, indignate, ma parevano abbastanza d'accordo.

-Ok, spero che anche questa sia risolta. Passiamo alle stanze per la gita. Mi auguro che vi siate decisi visto che dobbiamo dare presto i nomi ai professori.-

Mao intervenne: -Ma siamo appena a Dicembre, non partiamo a Febbraio?-

-Sì, ma hanno detto che fra le vacanze e la nostra poca affidabilità, è meglio fare tutto subito.- la castana prese un gessetto e iniziò a scrivere alla lavagna.

-Per i ragazzi, stanza uno. Takao, Max e Rei mi avevate già dato i nomi... nella due Boris, Raul e Brooklin...- Kei guardò Brooklin Masefield, uno con cui non aveva ancora nemmeno parlato. Poi si chiese se anche lui stesso fosse coinvolto in quel "viaggio d'istruzione". La sua intenzione, ovviamente, era di non partecipare.

-E stanza tre... Seto, Zane e Kei.-

Il ragazzo alzò lo sguardo, accigliato: -Io non vengo.-

Fu Takao a rispondergli: -Sì che verrai.-

-No.-

-Ho detto di sì.-

-E io ho detto di no.-

-Papà ha già detto che preferirebbe che venissi anche tu. Non vorrai deluderlo, vero?- tentò Takao.

-Non usare questi mezzucci con me!-

-Potete piantarla per favore? Kei, quindi devi venire o no?- li interruppe Hilary.

-Sì, sì, va bene.-

Zane, in stato semi vegetativo accanto alla finestra, gli rivolse un'occhiata astiosa, pienamente, ricambiata.

"Ma che accidenti vuole questo qui?" si chiese Kei.

-Zane, faresti tu le stanze delle ragazze? Non fai mai nulla.-

Il ragazzo si alzò sbuffando e le prese il gessetto di mano:

-Dettatemi i nomi, col cavolo che mi ricordo quello che avevate detto.-

Hilary sospirò; tanto valeva che facesse tutto da sola, tanto già andava così di solito.

-Io, Julia e Mariam in una stanza, Mao, Kaori e Sarah nell'altra.-

Sarah Stranberg era una svedese su cui Kei aveva messo gli occhi da subito. Nel tempo libero faceva la modella, era la migliore amica di Kaori e in classe, a differenza dell'altra, parlava davvero poco. Grazie al cielo, pensava Kei.

-Ok. Tutto qui?- chiese Zane, stanco per aver alzato il braccio.

-Sì, tutto qui. Allora poi le dico alla Kanagi. I versamenti vanno fatti prima delle vacanze di natale, quindi entro una settimana. Partiamo il due Febbraio. Se non avete altro da dire io mi vado a riprendere da qualche parte.- concluse, osservando Kei che senza dire nulla se ne usciva tranquillamente dalla classe.

Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso il cortile, a quell'ora deserto come doveva essere. Vide Boris, tanto per cambiare fuori dalla classe, che si fumava una sigaretta.

-Come stanno i polmoni?- chiese.

-Per ora bene.-

-Mh. Beato te.-

Boris sogghignò: -Quindi, Hiwatari, ora te la passi bene anche tu, eh?-

-Ora credo di sì. Tu invece... non ti avevo più visto da quando...-

-...da quando il tuo nonnino ti ha tirato fuori dal monastero.-

-Già. Come hai fatto ad andartene?-

Boris alzò le spalle, e Kei quasi si rivide in quel gesto.

-Mio cugino. Tre anni fa è diventato maggiorenne. Era l'ultimo parente rimasto, così sono stato affidato a lui che mi è venuto subito a prendere. Gli avevo vagamente accennato al modo in cui vivevamo lì dentro.-

-Oh. Sai qualcosa di... Yuri?- pronunciare il suo nome gli comportò una stretta allo stomaco. Huznestov scosse la testa: -Sono tre anni che non lo vedo, appunto. Ho cercato di fare in modo che venisse con me, ma Vorkov... non ha voluto. Che ti aspettavi?-

Al ragazzo non sfuggì lo sguardo truce dell'altro. -Si farà vivo.-

Kei annuì, poco convinto. Boris insistette: -Se è ancora lì, fra poco sarà maggiorenne e potrà andarsene.-

-E dove? E poi... pensi che Vorkov lo lascerà andar via?-

-Non lo so.-

-Non lo sai?-

-Ok, ovviamente no. Ma credo che avremo presto modo di saperlo.-

-Perchè?-

Boris gettò a terra la sigaretta e la schiacciò col piede: -Perchè la gita sarà a Mosca.-


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Bene, che finale ad effetto u.u. Questo mi sa che mi è uscito un po' più lungo del precendente, per fortuna. Ed ecco a voi... Seto Kaiba e Zane Truesdale. Sì, io sono per i nomi originali, ma Zane lo lascio sempre così perchè non riesco ad immaginarmelo come Ryo Marafuji, per chi sa di cosa sto parlando (ovvero nessuno XD). Pensavo di aggiungere anche Atticus, per chi conosce Yugioh, ma non so, forse sarebbero troppi personaggi... Vabbè! Così i nostri amici andranno a Mosca! Che coincidenza, vero? Passiamo alle recensioni che è meglio!


Lexy90: Mi fa piacere che ti piacciano i nuovi personaggi! Per la relazione la vedo in salita, almeno non con questa professoressa XD chissà! Un bacio anche a te.


PICH_91: Mi sa che il tuo caro Yuri salterà fuori molto presto! Pure la gita in mezzo ci ho messo XD e mi è venuta un'idea geniale per quando saranno lì. Mhuahahah se volete sapere cosa, continuate a leggere! Un bacio enooorme!


Valery_Ivanov: Grazie grazie graaazie! :D Sì, l'impatto forte era quello che volevo... cioè, qui si parla di stupro. Non poteva essere una scena soft, o avrebbe voluto dire che non prendo sul serio un argomento del genere. E io lo prendo sul serio eccome! Ti piacciono i personaggi di Yugioh? Fammi sapere! Baci!


GBR_IVAN90_: Oh, ma tu sei l'amico di Pich! Mi fa piacere che tu stia seguendo la mia storia, davvero tanto! Spero che anche questo nuovo capitolo ti convinca come i precedenti! Alla prossima, baci!


Padme86: Ciao carissimissima! Meno male, la scena in cui chiede ai Kinomija di essere gentile con lui era molto importante per me, speravo proprio che qualcuno la apprezzasse ^^ Fammi sapere che ne pensi di questo! Baci! <3 <3


Lirinuccia: Eh già, l'ispirazione, come ho detto all'inizio (e com'è evidentissimo! XD) viene proprio da Oc! Hai letto davvero tutti i capitoli? Mi raccomando, fammi sapere! Un bacio!




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Capitolo 8
*** Settimo Capitolo ***


SETTIMO CAPITOLO:


Kei non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato alle tre di notte, alla fioca luce di una lampada, ad ascoltare i lamenti disperati del suo fratello aquisito. E invece era proprio quello che stava succedendo.

-Senti, se è così mollala.- tagliò corto, inacidito dal sonno.

-Ma non posso, lei mi piace tantissimo!-

Il ragazzo sospirò seccato; prima che una ragazza avesse potuto trattarlo come Julia trattava Takao, sarebbero tornati i dinosauri sulla Terra. Insomma, quando era con lui poteva anche essere definita carina e dolce, ma il secondo dopo civettava con qualcuno o rispondeva male al proprio ragazzo. Per lei era quasi un cagnolino al guinzaglio.

-E allora prima la molli e meglio è. Così te la dimentichi in fretta.-

Takao guardò l'amico, disperato: -Lei mi da per scontato. Non pensa che io potrei mandarla a quel paese in qualunque momento!-

-E allora fallo, accidenti.-

-Ma non voglio!-

-E allora non ti lagnare. Sei tu che ti fai trattare come un tappetino.- rispose secco Kei. Erano le tre di notte, dopotutto.

-Un... tappetino? E' questa l'impressione che diamo?-

-A me si. Poi non so agli altri.-

Takao abbassò lo sguardo. Kei capì che, a differenza sua, le persone normali avevano sempre, continuamente problemi di cuore ed esistenziali, così decise di provare a consolarlo.

-Dai. Tanto se è interessata a Boris vuol dire che è davvero stupida.-

-Interessata a Boris??-

"Merda." -Ehm. No?-

-Ma come lo sai??-

Kei si guardò attorno, allarmato: -Non lo so. Lo deduco.-

-Cazzo. Quindi le piace quello là. Cazzo. E a lui piace lei. Ca...-

-Non lo so, ti ho detto!-

-Si ma tu sei un genio, quindi qualunque tua deduzione è giusta, no?-

-No!-

-Si invece... che palle! Chiederò agli altri se queste cose che tu hai dedotto in tre settimane loro le avevano notate già.-

Kei pensò che, a meno che non fossero stati molto, molto tardi, la risposta sarebbe stata si, si, si, cento volte si, ma per quella notte aveva già detto abbastanza.

-Takao, ora non è che mi lasceresti dormire?-

-Si, scusa, vado via.-


Il ballo di Natale era ormai imminente, Kei era ancora definito "quello nuovo" nonstante le (a detta sua) "ben" tre settimane di permanenza, e si dilettava a fuggire dalle ragazze che tentavano di accaparrarselo come accompagnatore per la festa.

Non riuscì, però, a salvarsi dal genio malvagio di Kaori Shikawa, che lo bloccò letteralmente all'entrata del bagno dei ragazzi.

-Hiwatari.-

-Ehilà.- rispose il ragazzo guardandosi attorno, esaminando le possibili vie di fuga.

-Fermo dove sei. Come mai non hai ancora una ragazza per il ballo? Sei gay per caso?-

-No. Non ne conosco neanche una e mi assediano continuamente. Mi danno fastidio e basta.-

Kaori annuì: -Io ti do fastidio?-

-Non particolarmente.-

-Mh. Interessante.-

-Shikawa, arriva al sodo.-

-Vieni alla festa con me.-

-Non conto di andarci.-

-Allora diciamo che... se dovessi cambiare idea, io mi terrò disponibile.- concluse, sfiorandogli un braccio e girando sui tacchi. Kei non potè fare a meno di fissarle il fondoschiena, e si chiese cosa diavolo lo frenasse con quella che obbiettivamente era uno schianto.

-Scusa, Hiwatari. Blocchi il passaggio.-

Non aveva mai parlato con Brooklin, ma la prima impressione fu che il suo tono calmo gli faceva venire il nervoso.

Si spostò lanciandogli un'occhiata indifferente, ricevendo in risposta un sorriso falso. Kei strinse un pugnò e se ne tornò in classe, nervoso.

-Hiwatari!!-

Il ragazzo si bloccò di nuovo, sempre più seccato.

-Che c'è??- sbottò voltandosi.

-Sei proprio una capra, Kei. Ti cercavo per proporti una cosa.-

Era la O'Connor, la professoressa di educazione fisica, una stangona atletica e bionda che aveva studiato in classe con Crawford per tutto il liceo e che, esattamente come la Kanagi, non ci andava minimamente d'accordo.

-Oh. Salve.-

-Si, si. Allora... ho visto come corri, sai? E anche come hai stoppato il pallone l'ultima lezione, quando vi ho lasciati giochicchiare.-

-Chi, io?-

-Si, tu. Sai giocare a calcio, vero?-

-No. Mai giocato.-

-Per quanti anni?-

-Due e mezzo.-

-Lo sapevo!- esclamò la donna, sollevata. -Guarda caso a Gennaio inizia il campionato e ci manca un attaccante!-

Kei scosse la testa: -Veramente non mi va...-

-Oh, non è un problema questo. Allora gli allenamenti sono il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle tre alle cinque, d'accordo?-

-Ma ho detto che..-

-In circostanze normali ti direi di iniziare direttamente dopo le vacanze di Natale, ma dato che il campionato sta per iniziare direi che è il caso che tu ti alleni da subito.-

-Senta, le ho detto che non voglio entrare nella squadra.-

La bionda smise di parlare e lo guardò, chiaramente delusa.

-Ma perchè?-

-Perchè... perchè non ne ho voglia.-

-Dico davvero Kei, mi salveresti la vita. A me e alla squadra.-

-Non c'è nessun altro?-

-Ho provinato tantissimi ragazzi, e non ce n'è uno all'altezza. Kei, davvero, non insisterei se non fosse importante!-

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. -D'accordo. Tanto non ho niente da fare.-

-Grazie!! Sapevo che avrest... bè da fare ce l'hai in teoria. Sai, studiare.-

-Eh a parte quello...-

-Perfetto, perfetto. Allora dopodomani dopo le lezioni ok? Ah ma tanto sei in classe con mezza squadra, chiedi a loro. Ciao ciao!- e andò via come un tornado.

-Mezza squa... merda.-


-Davvero?? Evviva!!! Non solo finalmente abbiamo un attaccante degno di questo nome, ma in più sei tu!!-

-Non mi hai mai visto giocare, idiota.-

-Che importa, sicuramente sarai bravo!-

Erano a tavola, qualche ora dopo, e Takao si era subito entusiasmato alla notizia. Anche Kanako e Hara approvavano il fatto che Kei facesse qualcosa, e uno sport era l'ideale.

-Scusa poi... chi c'è in squadra?-

-Bè, che conosci... io... Boris...- e nel nominarlo storse il naso -...Rei, Brookiln, Zane e Seto.-

-Oh, perfetto.- sbottò.

-Dai, è divertente.-

-Col cavolo. Bah.-

-Ah, quest'anno il capitano è Zane. L'anno scorso era Seto. Ma non aveva più voglia di fare nulla quindi ha ceduto il titolo. Cerca di non litigarci!-

-Bah.- ripetè Kei continuando a mangiare, e Hara scoppiò a ridere.

Poi il ragazzo si rivolse al tutore: -Kanako...-

-Dimmi.-

-Ecco, non è che puoi accompagnarmi alla villa?-

-Certo. Hai dimenticato qualcosa?-

-La mia moto.-

-Moto? Guidi?-

-Si... è una centoventicinque. Sono stato senza fin troppo.- spiegò.

-D'accordo, Kei. Andiamo più tardi, ok?-

-Si. Grazie.-

-Maledetto, hai la moto? Io non sono nemmeno riuscito ad avere la patente!- intervenne Takao seccato.

-Tu hai tentato di guidare più volte, e sappiamo come è finita.- rispose Hara scuotendo la testa.

Kei alzò lo sguardo, incuriosito, e la donna precisò: -E' finito una volta contro il camion dei rifiuti, un'altra contro una Bentley (e non ti dico le spese) e infine, prima di arrendersi, ha sfondato un vetro... insomma, deve solo ringraziare che sia ancora vivo.-

Kei guardò Hara, poi Takao, infine scoppiò a ridere. -Ahah! Dai, ma come cavolo si fa??-

-Non sono molto portato!!-

Kei intanto se la rideva. E ciò che fu impossibile da non notare era che rideva davvero, non ghignava. Takao, nonostante il nervoso per il ricordo dei suoi fallimentari tentativi sulle due ruote, sorrise a sua volta.


Alla fine andò al ballo.

Oltre al fatto che non aveva nulla da fare quella sera, le insistenze di Takao erano state a dir poco tremende.

Così ancora una volta si guardava allo specchio chiedendosi che diavolo stesse facendo.

-Però, stai bene anche elegante! Ma le catene e i teschi ti si addicono di più.-

-Io non uso teschi.-

-Ma sei il tipo. Piuttosto, quindi vai davvero con Kaori?-

-Eh. Perchè?-

-Per sapere. Kaori, anche se non sembra, non è una facile.-

Kei alzò un sopracciglio: -Ma per favore...-

-Dico davvero!-

-Ma se mi ha puntato da subito!-

Takao annuì: -Certo, evidentemente le interessi molto.-

L'altro sembrava davvero poco convinto, ma decise di non indagare oltre.

Poco dopo erano all'entrata della palestra della scuola, un locale enorme che fungeva, se sgomberato, da salone. Takao era ovviamente con Julia, Rei con Mao, (Kei aveva scoperto solo da poco che i due stavano insieme da tre anni), Mariam con Boris (coppia improvvisata) e poco dopo arrivarono anche Zane e Hilary a bordo di un macchinone.

Anche Kaori arrivò in limousine assieme a Sarah, i loro genitori erano ricchi sfondati e la cosa era nota a tutti.

Le due scesero, attirando gli sguardi della maggior parte dei presenti. Di certo non erano due che non si facevano notare. Kaori aveva un vestito nero scollato e pagato probabilmente come se fosse oro, l'altra era vestita di bianco, colore che con i capelli biondi creava un effetto-angelo decisamente bello a vedersi.

Sarah si guardò attorno fino a che non individuò Seto, poi andò da lui e lo baciò.

Intanto Kei fissava Kaori in ogni prospettiva, e pensò che era capitato proprio bene.

-Ciao.- disse la ragazza avvicinandosi.

-Ciao.-

-Entriamo?-

-Ok.-

Kaori si appese al suo braccio e i due entrarono nella palestra. Era stata addobbata a dovere, e l'ultima cosa che sembrava era, appunto, una palestra.

-Però, quest'anno l'hanno fatta meglio dell'anno scorso.- constatò la ragazza, sapendo che l'altro non avrebbe risposto.

-Sai ballare, vero?- aggiunse poi, sorridendo.

-Mh. Non credo.-

-Ahah! Benissimo allora.-

-Tra l'altro non è un'attività che mi attira.-

-Mh, e quali attività ti attirano?-

Kei la guardò e alzò le spalle: -Indovina.-

Poco dopo iniziarono con la musica, e tanto per partire col piede giusto il primo pezzo fu un lento.

-Che imbecilli. Non si inizia mai col lento.- disse Kaori.

-No? E perchè?-

-Perchè è così. Andiamo a bere qualcosa?-

-Si, credo che sia meglio.-

Kei sospirò di sollievo, ballare non era certo il suo principale hobby. Andarono al tavolo e Kei si diede alla ricerca dell'alcool.


-Dove cavolo è?? Comincio a stancarmi sul serio.- alcune persone si girarono, incuriosite. -Takao, stai urlando.- tentò Hilary.

-Non me me frega niente! Se è con Boris io non so cosa...-

Zane lo afferrò per un braccio: -Quanto hai bevuto?-

-Boh un po'! Ma sono lucido!-

-See, si vede...-

-Lasciami, Zane. Vado a cercarla.- Takao si divincolò e si allontanò con passo veloce.

-E' ubriaco. Finisce male. Zane, dobbiamo fare qualcosa! Andiamo a cercare Julia.- disse Hilary decisa.

Kei e Kaori avevano finto di ballare un po', per poi uscire fuori a prendere un po' d'aria. La passione per le sigarette era un altro punto in comune tra loro.

-Ma quella non è Julia?- chiese Kaori indicando la ragazza, senza la minima discrezione.

-Si. Ed è con Boris.- concluse Kei.

-Ooh... interessante.-

I due si baciavano appoggiati ad un albero, e Kei, senza sapere perchè, sentì un'ondata di rabbia travorgerlo.

-Quindi mette le corna a Takao. Bene.- sbottò.

-Non ne avevo dubbi.- disse la ragazza.

Sobbalzarono quando qualcuno gli andò addosso.

-Takao?-

-Avete visto... Julia?-

Kaori lo guardò meglio: -Merda. Sei ubriaco per caso?-

-Si! Dov'è Julia??- esclamò, furioso.

-E' lì.- disse infine la ragazza indicandola... anzi, indicandoli.

Takao li vide e rimase bloccato. In quel momento arrivarono anche Hilary e Zane.

-Oh, no.- mormorò la castana.

-Non ci posso credere...- ringhiò Takao, per poi andare verso i due e separarli bruscamente.

-Aah!! Ma sei matto??- esclamò Julia, per poi vedere il suo ragazzo con uno sguardo che mai aveva avuto.

-Che cazzo state facendo?-

Boris sogghignò: -Vedi tu.-

-Sei un figlio di puttana, Huznestov!!-

-Ripetilo, idiota!-

-Sei un figlio di puttana! E tu... non farmelo dire, Julia! Non ne posso più di te!-

Julia si guardò attorno, imbarazzata: -Smettila di urlare...-

-No! Non darmi ordini! Ci ho provato a stare con te, ma ho capito che nessuno può farlo! Tu vuoi SOLO quello che non hai! Boris, prenditela pure, farà lo stesso con te dopo una settimana, quando si sarà stufata!-

Boris alzò un sopracciglio: -Forse sei tu il problema, Kinomija. Ispiri tradimento.-

Takao gli diede un pugno in faccia. Bello potente, tra l'altro, causandogli una craniata altrettanto forte sul tronco dell'albero.

-Takao!!!- strillò Julia. Kei e gli altri scattarono verso di loro, il primo soprattutto perchè sapeva come picchiava Boris. Infatti il ragazzo aveva afferrato Takao per il collo. -Boris!- disse Kei secco, separandoli bruscamente.

-Stanne fuori, Kei!!-

-Lascialo stare! Ti sei fatto la sua ragazza, che altro vuoi?-

-Perchè prendi le sue parti e non le mie?? Non eri tu quello che aveva perso la moralità per strada??-

-Stai zitto.-

-No! Che cavolo ti è successo, si può sapere?-

-Non voglio parlare con te di questo argomento, grazie.-

Prima che l'altro potesse rispondere Takao si accasciò per terra tenendosi la testa.

-Che cos'hai??- esclamò Julia.

-Non urlare, ho mal di testa...- disse Takao, senza riuscire ad alzarsi. Kei si chinò su di lui e lo sollevò. -Andiamo via di qui.- disse, mentre Kaori gli dava una mano.

-Tu non sei così.- disse Boris mentre i tre se ne andavano. Kei non gli rispose nè si voltò.

-Come stai?- chiese Kaori dopo che ebbero sistemato Takao su una panchina.

-Meglio grazie... La odio, è una puttana...-

-E' un po' che cerco di fartelo capire.- rispose la ragazza annuendo.

-Ma tu non conti, vi odiate!-

-Eh, chiediti perchè.-

-Nnh, devo vomitare...-

-Da quella parte prego. Takao, tu non reggi l'alcool. Che cavolo avevi in mente?-

Nel frattempo Kei li guardava ma non li vedeva davvero. Aveva ancora in testa le parole di Boris. Aveva ragione, ecco perchè non gli aveva risposto.

-Kei, tutto bene?- chiese Kaori avvicinandosi.

-Si. Sentite io sono in moto...-

-Oh non c'è problema, io torno in macchina assieme a Sarah. Se vuoi tornare a casa vai pure.-

-Grazie, Kaori.- bofonchiò Takao alzandosi. -Ti precedo al parcheggio, Kei...-

-Ce la fai?-

-Si. A fra poco.-

Takao andò, e Kei guardò Kaori. -Bè, grazie.-

-E di che. Ci vediamo lunedì a scuola.-

-Si. Ciao.- Kei le diede le spalle, ma poi cambiò idea e si voltò.

-Sì?-

-Ti va di uscire?-

-Oh. Certo.-

-Bene.-

-Già, bene. A lunedì!-

Kaori tornò verso la scuola, col sorriso sulle labbra.

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Ora vi spaventerete. Ho aggiornato presto!! Incredibile. Succede anche a me! Rispondo subito alle recensioni:


Lirinuccia: Grazie per i complimenti! Ti rispondo qui così non lasciamo altre recensioni a spasso XD Non è che mi sia sentita "attaccata", i toni non mostravano niente del genere, quindi tutto a posto! Solo che un minimo riferimento alla mia recensione, anche se minimo, l'ho notato, per questo ho pensato di specificare, non volevo essere fraintesa ma vedo che non è successo^^ La tua frase "se uno scrive una storia è per vedere qualcosa di se stesso in essa" è giustissima, ed è anche una bellissima frase! Solo che dato che soprattutto nei primi capitoli della fic Pich era un po' abbattuta per via delle poche recensioni, le ho spiegato uno dei tanti motivi per cui la gente non legge. Tant'è che a costo di risultare ripetitiva, ho detto ottanta volte "è un consiglio" XD Poi è chiaro che lei può fare ciò che vuole, e per l'esattezza lo sta facendo benissimo. La sostanza è che la gente detesta le Mary Sue, e anche se non è il caso di El, purtroppo si tende a generalizzare. Quindi tutto a posto, spero! Un bacio, fammi sapere che ne pensi di questo! <3


PICH_91: Ciao! La parte a Mosca sarà sicuramente la più interessante, e prometto che non ci vorrà molto! Riguardo a Julia, diciamo che a me piace, ma mi è uscita antipatica senza nemmeno che ci pensassi! Era destino XD Tesoro spero che tu non ti sia abbattuta per la mia recensione all'ultimo capitolo della tua ficcy, perchè davvero, era solo un consiglio :) Al prossimo capitolo, un bacio gigante!


Lexy90: Ahah, sapevo che la gita a Mosca avrebbe riscosso successo! E sono contenta che ti piaccia il modo di fare di Kei! Ho aggiornato presto, visto? (applausi, applausi! XD) Un bacio!


Valery_Ivanov: Davvero ho azzeccato i tuoi personaggi preferiti?? Waah, fantastico! Ammetto di aver mollato Kaiba, povero piccolo, però avrà anche lui un ruolo decente, prometto! Spero di farti cambiare idea su Hilary, ormai ci provo con tutti quanti, povera ragazza bistrattata!! Al prossimo, un bacione!


GBR_IVAN90_: Si, Pich ti ammazzerà di sicuro! Mi fa davvero piacere che tu segua la mia storia, spero che ti sia piaciuto anche questo! Bacio


Padme86: Ciao!! Si, non passerà tanto prima che fra Zane e Kei sia guerra XD Di cose sul passato dei poveri russi se ne scopriranno eccome! Grazie per la recensione e per i complimenti, un bacio tvb!


Aphrodite: L'hai letta tutta?? *__* Ti adoro ufficialmente! Davvero, quello che hai scritto sulla caratterizzazione dei personaggi mi rende davvero felice ^^ Fammi sapere che ne pensi di questo! Baci!


Mizuki96: Non importa se non hai commentato il precedente, ma figurati! Grazie per i complimenti, un bacio!


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Capitolo 9
*** Ottavo Capitolo ***


OTTAVO CAPITOLO:


-Ringrazia che i tuoi sono già a letto, accidenti a te.- disse Kei poggiando un bicchiere d'acqua sul comodino di Takao.

-Lo so... grazie comunque...-

-Dovevo lasciarti lì? Ora dormi. A domani.-

Kei uscì dalla stanza, diretto nella sua. Fuori faceva più freddo del solito, cosa abbastanza positiva per lui. Si sedette sulla sdraio vicino alla piscina, osservando l'acqua. "Chissà se con qualche grado in meno si può congelare" pensò, dandosi poi dell'idiota. Se ne andò a dormire, le parole di Boris che continuavano a echeggiargli nella mente.


L'atmosfera del lunedì non era niente male. Boris e Takao si fulminavano con lo sguardo (il primo con un discreto occhio nero), mentre Julia non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.

All'ora di ricreazione finalmente si affrontarono, incontrandosi in corridoio.

-Takao...- mormorò lei, tormentandosi le dita.

-Che vuoi?-

-Io... mi dispiace...-

Il ragazzo lo guardò, cinico: -Ti dispiace di cosa?-

-Per quello che è successo.-

-Come fai a dire che ti dispiace? Non ha senso. Se hai qualcosa da dire fallo, non ho voglia di parlare con te.-

-Ok, ok, non ti incazzare. Noi ora... non stiamo più insieme... vero?-

-Ovviamente no!! Ma ti senti quando parli??- sbottò Takao, incredulo.

-Non urlare! Io non voglio lasciarti!-

-Non ti preoccupare, perchè lo sto facendo io. Ciao, Julia. Abbiamo chiuso.-

Detto questo la superò e se ne tornò in classe, con un peso sullo stomaco in meno.

Nel frattempo Boris aveva raggiunto Kei:

-Ehi, tu.-

-Mh.- fu il bofonchio che ottenne in risposta.

-Sei davvero un idiota.-

-Fottiti, Boris.-

-Eri tu quello che andava in giro per il monastero a terrorizzare i bambini e a spacciargli ogni cosa! Come pretendi che ti prenda sul serio se mi dici...-

-Boris, stiamo parlando di anni fa!- lo interruppe Kei, allargando le braccia.

-No! Non dirlo nemmeno per scherzo, come si è si rimane! Non ti permetto di farmi prediche, proprio TU!-

-E va bene, hai ragione.-

-Piantala.-

-No, davvero. Hai ragione tu. Sto cercando di darci un taglio. Ma hai ragione. Tu sei coerente, io non lo sono.-

Boris non rispose, stupito di quella risposta. Pensava che avrebbero discusso ancora.

-Ecco. Nemmeno questo è da te.-

Kei lo prese per il colletto: -Senti, Boris. Cosa vuoi da me? Vuoi che fermi il primo bambino del primo anno che passa e lo prenda a calci? Vuoi che tiri fuori sostanze illegali trovate chissà dove dalle tasche? Lo faccio SE MI VA. Ma non mi va. Allora quando avrò questo tipo di volontà te lo farò sapere, così saremo contenti.- disse, a due centimetri dalla sua faccia. L'altro non fece una piega, in compenso lo scansò e passò oltre. Kei lo seguì con lo sguardo, per poi soffermarsi sulla esile figura di Hilary, che lì accanto aveva seguito almeno parte della scena e lo osservava con aria seria. Il ragazzo le gettò un'ultima occhiata per poi andarsene.


Tanto per cambiare organizzarono una festa per Capodanno. E che festa. Pur volendolo, Kei non potè sottrarsi dal momento che l'aveva organizzata proprio Takao, aprofittando del week-end fuori città dei genitori. Alle nove la casa era già invasa da tutta la classe, e qualche persona che nemmeno aveva mai visto.

-Bè Tak, dov'è l'alcool??- esclamò Kaori appena arrivata, senza nemmeno aver poggiato la giacca.

-E sta' calma, non vorrai iniziare a bere dalle nove??- chiese Rei, che invece stava pensando la stessa identica cosa.

Kei dopo un po' si guardò attorno; si, c'erano proprio tutti. Boris, Zane, Kaiba, Rei, Max, Brooklin, Hilary, Julia, Mao, Mariam, Kaori... ok, presto si sarebbe rifugiato da qualche parte. La sua voglia di darsela a gambe aumentò quando davvero tirarono fuori litri di alcool.

"Ma non lo bevranno mai tutto, che bambini..." pensò, escludendo Boris che trincava misugli vari come se fossero acqua.

-Ehi Kei. Perchè non bevi? Ora sei pure diventato astemio?- gli chiese, mettendogli un braccio intorno alle spalle.

-Assolutamente no. E' la compagnia il problema.-

-Oh, smettila di essere così sdegnoso e dacci dentro anche tu. Che cavolo.-

Kei alzò gli occhi al cielo. -Va bene, va bene.-

Kaori, già brilla, sbandò addosso a loro. Aveva in mano una bottiglia vuota e la brandiva pericolosamente: -Ora facciamo... il gioco della bottiglia! Daaai venite!-

Complice l'alcool già ingerito, il gioco vide unirsi molta gente, per la gioia di Kaori.

-Kei, vieni subito qui.- intimò Hilary, il cui cervello partiva per un nonnulla.

-No.- rispose lui atono.

-Cos'è, il gioco della bottiglia ti spaventa? In effetti è una cosa tremenda.-

Ok, l'alcool le faceva un brutto effetto, era palese. Il ragazzo la guardò stranito, per poi sedersi con loro. -Che volete che sia.- aggiunse poi, seccato.

-Evvivaaaa!- esclamò Takao gioioso, ricevendo un'occhiataccia da Kei.

Kaori fece girare la bottiglia, che si fermò su Mariam.

-Mariam... obbligo o verità?-

La ragazza ci pensò su, per quanto fosse ancora in grado di pensare, poi decise:

-Verità.-

-Uhm beeene...-

-Ma Kaori, non puoi decidere sempre tu.- intervenne Julia.

-Uff, che palle... chi gira la bottiglia decide!-

Julia la guardò con odio, ricambiato pienamente.

-Comincio io però... allora Mariam... iniziamo con qualcosa di soft... parliamo del nuovo arrivato. Faresti sesso con lui?- chiese Kaori, indicando Kei.

Il ragazzo guardò prima lei poi Mariam; ecco, non avrebbe dovuto partecipare. L'avevano subito messo in mezzo.

-Ovviamente sì.- rispose Mariam senza il minimo freno, cosa di cui si sarebbe pentita la mattina dopo.

-Che palle Kei. Arrivi tu e ci lasci tutti a secco.- protestò Takao.

-Ma taci, ubriacone...-

Kei iniziò a progettare la sua fuga; tanto dopo poco sarebbero stati tutti così sbronzi da non accorgersi nemmeno della sua assenza. Sì, era un piano geniale.

Prima che potesse pensare ad altro sentì un peso sulle sue gambe, e guardò Hilary che si era comodamente seduta a cavalcioni su di lui.

-Che fai?- chiese.

-Takao ha deciso che ti devo baciare per quaranta secondi.-

-Bene.- rispose il ragazzo.

Zane, ancora abbastanza sobrio, scattò in piedi: -Scordatevelo.-

-Eh, no, no! Abbiamo iniziato a giocare conoscendo i rischi.- intervenne Julia perfida, guardando prima Zane e poi Kaori con aria maliziosa.

Hilary, parecchio brilla, avvicinò il viso al suo, per poi fermarsi a un millimetro di distanza. Kei poteva quasi sentire le sue labbra sulle sue.

Rimasero immobili, fissandosi negli occhi a distanza decisamente ravvicinata.

-Non farlo se non vuoi.- disse piano Kei.

Hilary si morse un labbro, come se non avesse pensato a quell'eventualità.

-Bè, volete baciarvi o no?- chiese Julia.

I due si allontanarono quasi nello stesso momento.

Hilary scese un po' barcollante dalle ginocchia di Kei mentre lui si alzava in piedi:

-Questi giochi mi fanno innervosire.- decretò, per poi scavalcare cose e persone e uscire dalla stanza.

-Kei, che diavolo fai?- esclamò Kaori perplessa.

-Non ne ho più voglia nemmeno io...- aggiunse Hilary.

-Neppure io.- disse Zane alzandosi e optando per un altro drink.

-Ma non abbiamo nemmeno iniziato!- protestò Julia seccata.

Kei intanto se ne tornò nella depandance, sbattendo la porta; era finito in un manicomio di bambini ninfomani, ora ne aveva la certezza. Si sedette sul letto, sbuffando. Che diavolo lo aveva trattenuto con Hilary? Il fatto che stesse con Truesdale? Ma quando mai... Che era brilla e quindi non era una cosa giusta? Neanche, ovviamente. Questo tipo di moralità l'aveva persa da un pezzo, forse non l'aveva mai avuta. Sorseggiò il bicchiere di scotch che non si era scordato di portarsi dietro, seccato. Non si riconosceva più nemmeno lui. Boris aveva ragione. Ed ecco che, come se l'avesse evocato, Huznestov entrò senza nemmeno bussare.

-A questo punto tantovale che la tolga, la porta.-

-Uhm, chiudi a chiave la prossima volta. Ho portato i rinforzi.- disse l'altro, sventolando una bottiglia. -Allora entra.-

Boris chiuse la porta e si sedette con poca grazia accanto a lui; aveva già bevuto molto, ma reggeva l'alcool come pochi.

-Dio, quanto hai bevuto?- chiese Kei guardandolo in faccia.

-Non abbastanza. Perchè sei andato via?-

Il ragazzo alzò un sopracciglio: -Che domande fai? Mi chiedo invece come faccia tu a trovarti a tuo agio insieme a quegli imbecilli.-

Boris bevette ancora: -Diciamo che mi accontento. Finchè si scopa e si beve...-

-Vedo che la tua filosofia non è cambiata molto.-

-Mentre invece la tua sì.-

-Non ne ho mai avuta una.-

-Sì invece... Fa' casino. Continuamente. Ecco qual'era.-

Kei alzò gli occhi al cielo, esasperato.

-Ora invece sei diventato una specie di individuo triste e solitario... non che tu sia mai stato socievole, ma c'è un limite a tutto. Riuscivamo a divertirci perfino... la', e ti ritrovo così.-

-Appunto, non sono mai stato socievole.-

-Kaori? Te la sei già fatta?-

-Perchè cambi discorso??- protestò Kei.

-Te la sei fatta, no?-

-No.-

-Ecco, vedi?? Non è normale! E prima, Hilary? Avevi quella in braccio e non ci hai fatto niente!- insistette Boris, alzando il tono della voce.

-Non strillare. Sta con quel Truesdale...-

-Oh, andiamo! Il Kei che conosco io se la sarebbe slinguazzata per tutti i quaranta secondi o quanti cazzo erano, il tutto guardando Truesdale e ridendo!-

-Perchè ci tieni tanto?-

-Eh?-

Kei lo guardò, bevendo altro scotch: -Perchè vuoi che mi comporti come al solito? Ti do fastidio se sto tranquillo?-

-Fino al mese scorso tu non eri più con me da anni. Ma ora ci sei, e rivoglio Kei Hiwatari.-

-Oh, ma che tenero.-

-Voglio poterti guardare e dire "cazzo, c'è qualcuno peggiore di me in questo mondo".-

-Ora si spiega.-

-Perchè sei cambiato così? Almeno dimmelo.-

Kei si rabbuiò; era vero, si stava contenendo. E il motivo c'era.

-Non voglio finire ancora in posti come... la Borg, il carcere... la casa famiglia. I Kinomija non sono la mia famiglia, non posso sgarrare.-

Boris lo guardò, senza espressione. Poi annuì: -Sì, già. Dopotutto non voglio che ti spediscano chissà dove. Ma il mio egoismo come sempre prevale su tutto.-

Kei svuotò il bicchiere, per poi gettare lo sguardo sulla bottiglia ancora quasi piena che Boris teneva in mano.

-E i tuoi buoni propositi, Hiwatari?-

-Versa, idiota.-

Boris non se lo fece ripetere due volte e gli riempì il bicchiere fino all'orlo.

-Che roba è?-

-E io che ne so...-

Kei ghignò e si alzò in piedi. -Andiamo a vedere cosa fa l'asilo dall'altra parte.- propose, e uscì seguito da Boris.

Nel (poco) tempo in cui Kei era stato via le cose erano senza dubbio degenerate. Takao era fuori come un terrazzo e stava sul divano avvinghiato a Julia, per la serie "coerenza saltami addosso"; alcuni ballavano (la musica era davvero alta, presto i vicini si sarebbero lamentati), altri continuavano a bere come spugne, e c'era perfino chi era uscito nel giardino a fumare qualunque cosa.

-Ah, e io che pensavo che Julia mi amasse.- sospirò Boris ironico, osservando la ragazza. -Sì, come può essere innamorata di un vibratore.- rispose Kei.

Ma Boris era in vena di rissa, così si diresse verso la sua pseudo-ragazza:

-Ehi, dimentichi qualcosa?- le chiese, tirandola leggermente per il vestito.

-Mh? Che c'è Boris?-

-Non vi eravate lasciati?-

-No, no. Io non ero d'accordo infatti.- rispose Julia.

Kei guardò Takao; era uno straccio, doveva aver bevuto già parecchio. E pensare che si era ripromesso di non cadere più nelle grinfie di Julia. Tuttavia decise di mollarlo lì. Dopotutto era Takao che si cacciava nei guai, e non spettava a lui tirarlo sempre fuori. -Lascia perdere. Io vado a vedere che spacciano là fuori.- disse.

Boris sembrava d'accordo sul piano, così getto un'ultima occhiata indifferente ai due sul divano, per poi seguire Kei in giardino.

-Ehi tu.- Zane afferrò Kei per la spalla, costringendolo a voltarsi.

-Che vuoi?-

-Posso parlarti un secondo?- più che una domanda era un ordine, e all'altro non piacevano affatto gli ordini.

-Sono qua.-

Zane guardò Boris, che seguiva la scena molto interessato.

-Che c'è? Sono in vena di gossip, Truesdale.-

Quello lo ignorò e trascinò Kei qualche metro più in là, per poi sbatterlo poco dolcemente contro un albero.

-Ehi!- ringhiò, scrollando il braccio.

-Hilary è la mia ragazza.-

-Non è un problema per me.-

Zane lo prese per il colletto: -Lo è per me. Non ti avvicinare a lei.-

-Toglimi quelle mani di dosso o...-

-O...? Che fai, mi accoltelli?- chiese Zane ironico.

-Forse no... ma potrei spaccarti il faccino aristocratico che ti ritrovi.-

-Non credo, Hiwatari... Io penso che i Kinomija non sarebbero molto contenti se tu ti comportassi come il teppista che sei...-

Kei strinse un pugno. "Non fare cazzate, non fare cazzate!" gli diceva una voce nel suo cervello.

-Ora non ci sono.-

-Glielo farei sapere lo stesso, non ti preoccupare.-

La pazienza di Kei non era mai stata tanta. Infatti diresse il suo pugno verso la faccia di Zane, ma fu fermato da una presa salda sul polso.

-Che state facendo?-chiese Seto Kaiba.

-Stavo mettendo in chiaro delle cose.- rispose Truesdale continuando a fissare Kei con astio.

-Stanno già facendo abbastanza casino senza che voi scateniate una rissa.-

-Dio, Seto, è una festa...- rispose Zane.

-Certo. Ma Takao è completamente andato. Tu che sei il suo fratello acquisito o che cavolo sei... perchè non vai a dargli una mano?-

Kei alzò un sopracciglio: -Era impegnato con Julia.-

-Sì, e ora è sul pavimento.-

-Che palle...- il ragazzo mollò i due lì e si diresse all'interno della casa.

In effetti la situazione era peggiorata; Julia era sul divano, fusa. Takao era coricato per terra e rideva, mentre Kaori continuava a bere e rideva anche lei guardando come era ridotto il padrone di casa.

-Takao...- disse Kei scuotendolo.

-Ciao Keeei...-

-Sei proprio un genio, fattelo dire.-

Boris rientrò in casa:

-Che voleva Truesdale?-

-Rompere... aiutami con questi imbecilli.-

-Io quest'idiota lo lascerei qua. Affari suoi. Piuttosto Kaori sembra in vena. Vai e fai centro!-

-Che cazzo stai dicendo? Non riesce nemmeno ad alzarsi.-

-Eh, appunto!-

Kei scosse la testa, per poi seguire Kaori che si trascinava, rasente al muro, verso il giardino.

-Ehi.-

-Kei! Prima ti stavo cercando. Dov'eri finito?-

-In camera.-

-Ah. In camera...- le cedettero le gambe e si accasciò in terra.

-Quanto hai bevuto?- chiese Kei sollevandola.

-Eh, boh... tanto credo...-

-Troppo magari. Sei uno straccio.-

-Ah, grazie.-

-Prego.-

Kei la prese in braccio, vedendo che il colore bianco pallido della sua faccia non prometteva niente di buono.

-Mi fa male la testa... non si può spegnere quella roba?- chiese la ragazza con una mano sulla tempia.

-Macchè... mi staccano una mano se mi avvicino allo stereo. Dài, ti porto di là.-

Con la ragazza delirante in braccio, si diresse verso la depandance. La mise sul letto e poi chiuse la porta.

-Tieni.- le disse, porgendole un bicchiere d'acqua.

Il ragazzo si sedette sulla scrivania, fissando Kaori, che poggiò a fatica il bicchiere sul comodino dopo averlo svuotato.

-Come va?- chiese Kei, fingendo un tono disinteressato.

-Mh.- rispose Kaori coricandosi sul suo letto.

-Ah. Buonanotte, eh?-

-Grazie.-

-Quello è il mio letto.- puntualizzò il ragazzo.

-Sono magra, non occupo tanto spazio...- ribattè lei con la voce sempre più bassa per il sonno.

-Ok, ok...-

Kei sospirò. Pensò di andare di là a vedere come andava il rave, ma dopotutto perchè se ne sarebbe dovuto preoccupare? E poi... c'era Kaori nel suo letto.


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Ooh, che finale ricco di suspance. Se la fa o non se la fa? Immagino che nessuno dormirà per questo XD.

Passo subito alle recensioni, ho una fretta del diavolo. Ed è pure domenica!! T_T


Mitsuki91: Ti regalo Takao!! In effetti ogni tanto mi assume sfumature un po' troppo serie per lui, ma poi lo ritroviamo coricato sul pavimento, ubriaco fradicio, e tutto torna alla normalità! Fammi sapere che ne pensi di questo!


Lirinuccia: Diciamo che Julia non è che mi sia antipatica, però è una di quelle a cui calza a pennello il ruolo della stronza! Grazie per aver aggiunto la storia fra i preferiti! Un bacio!


PICH_91: Ormai quella storia l'abbiamo risolta da un pezzo, fortunatamente! :D Per quanto riguarda Boris, non credo che il suo destino sia di stare con Julia, per ora XD noo ho ancora deciso le coppie, diciamo che in base a come mi gira creo nuove situazioni! Ti piacerebbe vederlo in coppia con qualcuna in particolare? Fammi sapere la tua su questo! Un bacio gigante!


Elivanov: Come ho già detto a Pich, la questione è ormai risolta :) volevo solo dirti che preferirei non ricevere recensioni non inerenti alla storia, sia perchè di solito gli amministratori le cancellano, sia perchè non è il massimo vedere nella propria storia recensioni che non c'entrano niente con essa XD Qualora serva ancora, usa la funzione contatta sulla mia pagina autore! Un bacio!


Mizuki96: Bene, allora ti dividerai questo super Takao fascinoso con Mitsuki91! Si, Boris è stato abbastanza stronzo, ma dopotutto stiamo parlando di Boris quindi è abbastanza normale!

Il pairing a cui miro è proprio KeiXHilary, ma non ci vorrà poco. Kei è complicato perchè è abbastanza combattutto sul modo di comportarsi... diciamo che la sua indole lo porterebbe a fare tutto quello che vuole, fare casino e così via, ma in fin dei conti non è così cattivo... per non parlare del rischio di finire di nuovo in qualche postaccio! A presto cara, un bacio!!


Lexy90: Waah, non credo che tu sia di nuovo contenta della velocità dell'aggiornamento XD mi fa piacere che ti sia piaciuta la parte del ballo, immagino non ti dispiacerà anche questa specie di festa! A presto, un bacio!


Saku_chan the crazy dreamers: Waa davvero l'hai letta tutta? Grazie! Sono felice che ti piaccia! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! Un bacio!


Aphrodite: Julia verrà presto linciata dai lettori mi sa XD ed è giusto, mi sta uscendo proprio stronza. Chissà che non arrivi il momento in cui anche lei si redimerà! Kei in una piccola percentuale è "cambiato", diciamo... ma soprattutto si sta adattando, non so se mi spiego O.o

Ci si sente al prossimo capitolo! Un bacione!


Valery_Ivanov: Mhuah ah! Kaori è il classico personaggio che non può piacere! Ho un bel piano diabolico in mente per lei, lo vedrete! Un bacio!


Padme86: Kei e Kaori li lasciamo in camera da soli! Chissà cosa succederà XD Felice che ti piaccia il capitolo! E giusto per non essere monotona con i saluti... un bacio! Fammi sapere che ne pensi di questo! XD



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Capitolo 10
*** Nono Capitolo ***


NONO CAPITOLO:


La luce proveniente da fuori lo disturbava, ma perlomeno avevano finito di folleggiare, a giudicare dal silenzio. Si rigirò fra le lenzuola, cercando di non disturbare la figura accoccolata contro di lui. Le scostò i capelli dal viso; quando dormiva sembrava quasi un tesoro di ragazza.

Poggiò la testa accanto alla sua e chiuse di nuovo gli occhi, sentendo il suo respiro sul collo.

Quando li riaprì era chiaramente mattina inoltrata, e la luce gli fece quasi male. Kaori era sveglia, e lo fissava con aria assonnata.

-Ciao...-mormorò. Era carina anche appena svegliata.

-Ciao. Come stai?-

-Bene ora...- si guardò intorno, con aria un po' smarrita. -Cos'è successo?-

-Ti sei ubriacata. E sei praticamente svenuta. Ti ho portata qui.-

La ragazza sorrise forzatamente: -Grazie...-

-Guarda che non abbiamo fatto niente, comunque...-

-Da...davvero?-

-Davvero. Non sono ancora così disperato da fare sesso con una ragazza sbronza.-

Stavolta il sorriso di Kaori era decisamente sincero: -Grazie.- ripetè.

-Smettila di ringraziarmi.-

-Ok. E gli altri?-

-Non lo so. Vado a controllare.-

Detto questo Kei si alzò da letto, seguito dalla ragazza, e uscì fuori. L'aria fredda del mattino fu piacevole e dolorosa allo stesso tempo. Attraversarono il giardino, notando alcuni che si erano addormentati sulle sdraio, bottiglie ancora in mano, e Kaori non li invidiò per i dolori che avrebbero sentito poco dopo.

Entrarono in casa; in poltrona Sarah dormiva in braccio a Kaiba, che invece era sveglio, mentre sul divano Zane e Hilary erano accoccolati sotto una coperta e guardavano la tv. Probabilmente erano svegli da un po'.

-Ciao.- salutò Kaori.

-Ehilà. Stai meglio? Ti ho visto male ieri sera.- disse Hilary, stiracchiandosi.

-Sto bene, sto bene. Gli altri?-

-Qualcuno è andato via stanotte, altri stamattina... credo ci siano Takao, Julia, Boris, Mao e qualche altro, nelle stanze.- rispose Zane, incrociando lo sguardo di Kei che lo sostenne con un certo astio.

-Ma quando tornano Hara e Kanako?- chiese Hilary, perplessa.

-Credo stasera... meglio se vado a cercare quell'idiota, dovrà mettere a posto tutto.- convenne Kei, imboccando il corridoio.

Entrò nella stanza di Takao, vedendo che non dormiva da solo; Julia gli poggiava la testa sul petto, profondamente addormentata, mentre ridacchiò vedendo accanto a loro Boris e Mariam, in una situazione simile.

Kaori gli si affiancò sulla porta, e dovette trattenersi per non scoppiare a ridere.

-Credo che ci sarà da sganasciarsi quando si sveglieranno.- sussurrò all'orecchio di Kei.

-Già...- uscirono, e il ragazzo sbattè forte la porta, causando un attacco di risate isteriche alla compagna di malefatte.

-Che cazzo è successo??- sentirono esclamare Takao da dietro la porta di legno.

I due si allontanarono soddisfatti.


La tavola all'ora di pranzo era straordinariamente affollata. Oltre ai due padroni di casa, si erano trattenuti Kaori, Julia, Mariam, Mao, Boris, Rei, Seto, Sarah, Zane e Hilary, il tutto per il dispiacere di Kei, che se li era dovuti sorbire già a sufficienza.

-Piantatela di fare casino, ho mal di testa...- si lamentò Takao poggiando la testa accanto al suo piatto. -Affari tuoi, idiota.- lo apostrofò Kei, secco.

-Non è colpa mia se ogni cavolo di festa deve degenerare così.-

-Ormai ci dovresti essere abituato.- intervenne Sarah, che invece era fresca come una rosa. Lo era sempre, per l'esattezza, e Kei si era chiesto più volte se fosse una ragazza vera o un robot.

-Si, vabbè... comunque dovete sparire dopo pranzo, se i miei mi scoprono sono finito.-

-E metterai in ordine da solo?- chiese Sarah divertita.

-Ehm. Kei, tu mi aiu...-

-Scordatelo.-

-Ok, ok... allora mi aiuterete, e poi ve ne andrete, scrocconi maledetti.-

-Guarda che ci hai invitato tu, tesoro.- rispose Julia.

-Sono dettagli...-

Alle quattro del pomeriggio se n'erano tutti andati, per la gioia di Kei.

-Ringrazia tutti i santi del calendario che i tuoi non ti hanno fatto la sorpresina di tornare prima. Io me ne sarei lavato le mani.- affermò Kei buttando l'ultima lattina di birra.

-See, see, e magari avresti detto che hai cercato di fermarmi. Piuttosto, finalmente hai fatto centro con Kaori. Mi sembrava che ci steste impiegando troppo, in effetti.-

Kei alzò le spalle: -Veramente non è successo nulla.-

-Eh? Ma.. ma... non avete dormito insieme?- bofonchiò il ragazzo, sgranando gli occhi.

-Sì. Dormito.-

Takao si mise una mano sulla fronte: -Kei, non mi avevi detto che eri un prete.-

-Ah-ah, certo. Era sbronza.-

Il ragazzo lo guardò, con gli occhi che brillavano: -Bravo! Non hai aprofittato di una ragazza ubriaca!-

-Questa tua allegria mi dà da pensare... chi credi che sia?-

-Bè, sei un ex carcerato.-

Kei alzò gli occhi al cielo: -L'hai finita con le stronzate?-

-Sì, sì. Ma quindi ti piace o no?-

-Che palle, Takao. Ovviamente, l'hai vista?-

-Certo che l'ho vista. Per questo non capisco quanto ci stai mettendo a farci qualcosa.-

-Senti, tu hai il problema contrario, mi sembra. Non riesci a tenertelo nei pantaloni quando si parla di Julia??- frecciò, maligno.

-Sono un tipo impulsivo, non è colpa mia se mi attrae.-

Kei ghignò: -Anche Boris ti attrae, a quanto pare.-

-Smettila! Eravamo per caso nello stesso letto, e c'erano due ragazze fra noi!-

L'altro se la rideva davanti alla sua reazione agitata.

-D'accordo, d'accordo.-


Le vacanze di Natale volarono, come sempre. In un attimo erano di nuovo a scuola, più stanchi di quando le avevano iniziate.

E a Crawford non importava minimamente: -Hiwatari, hai fatto i compiti?- esordì.

-Eh.-

-Che nella nostra lingua sarebbe...?-

-No.- rispose il ragazzo, con candore.

-Ah, bene... e come mai?- chiese il professore con tono calmo, che nascondeva una notevole dose di rabbia.

-Non mi servono.-

-Non ti servono?-

-Esatto.-

Takao iniziò a pregare in portoghese, mentre Crawford sogghignava:

-Quindi tu saresti superiore agli altri?-

-Non l'ho detto. A me personalmente non servono.- spiegò Kei, ostentando una pacatezza che non rispecchiava ciò che realmente sentiva.

-Allora vieni e correggili tutti.-

Il ragazzo si alzò, con la forte tentazione di calciare la cattedra con violenza.

"Hai preso di mira la persona sbagliata, bastardo." pensò, mentre scriveva il testo sotto dettatura. Risolse facilmente tutti i problemi, e il suo amato docente si accigliò sempre di più.

-Anche se li sai fare non significa nulla. Non puoi permetterti di andare contro quello che ti viene detto di fare.-

Kei annuì senza nemmeno guardarlo, con aria strafottente.

-Hiwatari, qui non siamo nel ghetto, mi spiace se non ti sai adattare.-

-Cosa?- ringhiò quello, stavolta fissandolo con odio.

-Mi hai capito. Sinceramente qui non serve un soggetto problematico come te. Ti consiglio di darci un taglio, a meno che tu non voglia fare un bel tour dei riformatori del Giappone.-

Kei scosse la testa, cercando di controllarsi. Gli voleva spaccare la faccia, ma chiaramente non poteva. Ficcò le unghie nella carne, stringendo il pugno fino a sentire dolore.

-Ho... altri programmi.- rispose infine, invocando tutto il suo autocontrollo.

-Non si direbbe.-

-Glielo dico io. Posso andare adesso?-

Crawford acconsentì con un cenno del capo, e il ragazzo si risedette accanto alla sua compagna di banco, che sospirò:

-Avresti potuto farli, i compiti.-

-Sì, sì. Non ne avevo voglia.-

-Ma lo sai che ti ha preso di mira.- insistette lei.

-Infatti. E non me ne frega nulla.-

Non era dell'umore giusto. La giornata non era di certo iniziata nel migliore dei modi, e non sembrava che le cose volessero cambiare. Si era di nuovo svegliato urlando, ma stavolta per fortuna non l'aveva sentito nessuno. Il sogno era stato davvero realistico.


-V...v...vi pr...ego... b...ast...-

Non sapeva quanto avrebbe potuto assistere a quello spettacolo senza fare qualcosa. Non che non fosse abituato a cose di quel genere... Quel ragazzino che cercava invano di nuotare sarebbe morto per il gelo e per i litri d'acqua nei polmoni.

-Morirà!- mormorò, lanciando un'occhiata al ragazzo accanto a lui.

-Non sarebbe il primo.- fu la sua laconica risposta.

-Chi se ne frega, Yuri! È assurdo! Potrei esserci io lì, o tu! O Boris!-

-Ora Boris non c'è.-

Kei lo ignorò, rivolgendosi a Vorkov: -Si può sapere che diavolo stai facendo??-

-Hiwatari, chiudi quella bocca e osserva. È un banale test.-

-E chi non lo supera muore?-

-No... chi muore non lo supera.-

Il ragazzino intanto aveva smesso di urlare. Kei non lo vedeva più.

-Ivanov, hai voglia di fare un tuffo?- lo sguardo malevolo di Vorkov si posò sul ragazzino, che si morse un labbro. Le guardie lo afferrarono prima che potesse aprire bocca, e si ritrovò immerso nell'acqua gelata dopo pochi secondi. Kei, nel momento successivo alla caduta in acqua, credette che non l'avrebbe visto riemergere.

Respirava velocemente, cercando di stare a galla e battendo i denti per il freddo, che gli bloccava la circolazione.

-Yuri..Yuri...- mormorò Kei, avvicinandosi alla riva del lago. "Potrei esserci io lì, o tu!"

-Hiwatari, stai lontano, ti conviene.- gli intimò l'artefice di tutto ciò, tendendo un braccio.

-Fallo uscire. Fallo uscire di lì, bastardo!-

-Con chi credi di parlare, figlio di puttana?- ringhiò Vorkov afferrandolo per il collo e spingendolo in acqua. L'impatto fu sconvolgente, si era appena immerso violentemente nel ghiaccio puro. Yuri era a mezzo metro da lui, e lo guardava per accertarsi che stesse bene.

-Forza, fate vedere a quel ragazzino come si fa in questa situazione. Uhm, peccato che in effetti non possa più vedervi, dal fondo del lago.-

Kei afferrò il polso di Yuri sotto l'acqua, e lo strinse con forza.

"Adesso usciamo... usciamo di qui..." pensò intensamente (perché non riusciva nemmeno a pronunciare una sillaba), spingendosi verso la riva. Era forte, sapeva di esserlo, poteva farcela, e Yuri con lui. Continuò a stringerlo con disperazione, mentre la meta si faceva sempre più vicina. Quando toccarono la sponda Vorkov diede ordine alle guardie di tirarli fuori. Test superato.


-Hiwatari, sto parlando anche per te.-

La voce di Crawford lo distolse da quel maledetto ricordo, che continuava a tormentargli la mente, dopo avergli fatto una visitina quella notte.

-Eh?-

Hilary si accorse che stava leggermente tremando, e, titubante, gli poggiò una mano sul ginocchio.

-Se non hai voglia di seguire perchè non vai a farti un giro?-

Kei perse definitivamente la pazienza. Aveva altre persone da tormentare, che diavolo voleva da lui? Si alzò in piedi, guardandolo con aperta ostilità, e uscì dalla classe, sbattendosi la porta alle spalle. Diede un pugno alla parete del corridoio, quella che dava sui bagni. Non ne poteva già più, e non erano passate che delle misere settimane da quando era lì.

Pochi secondi dopo Hilary lo raggiunse, con la scusa di andare in bagno.

-Che succede?- chiese, spuntandogli alle spalle.

-Niente, torna in classe.-

-Perchè stavi tremando?-

-Sono affari miei. Tu lasciami perdere.- rispose Kei, risoluto.

La castana scosse la testa: -No, non ti lascio perdere. Sei impallidito all'improvviso, e tremavi. Stai male?-

Kei alzò gli occhi al cielo: -Sì, sto male.-

-Perchè non vai in infermeria?- propose lei, con un'aria ingenua che placò lievemente l'ira dell'altro.

-Non mi può curare nessuno. Nessuno.-

-Qualcosa si potrà fare.-

-Hai una macchina del tempo? Puoi cancellare sedici anni di vita?-

Hilary lo guardò, colpita. Non aveva capito che non parlasse di un male fisico.

-Puoi curarlo con il futuro.-

-...Non è così semplice. Ad ogni modo non mi serve qualcuno che si preoccupi per me.- decretò freddo, ignorando l'espressione turbata della compagna di banco.

-D'accordo. Scusami allora, non mi preoccuperò più per te.- concluse, e dopo avergli dato le spalle rientrò in classe.

Kei fece quattro passi diretto verso il cortile, ma prima si imbattè nella chioma bionda della O'Connor: -Kei! Stare in classe ogni tanto proprio no, eh?-

Il ragazzo bofonchiò qualcosa in risposta, e lei sorrise:

-Che hai combinato stavolta?-

-Nulla. Non è colpa mia.-

-Chi avete? Crawford?- chiese, comprensiva.

-Sì...-

-Ah, ma allora non può essere colpa tua. Ha parlato così bene di te ai consigli di classe, niente fa pensare che ce l'abbia con te.- rispose lei ironica.

-Perfetto...-

-Tu evita comunque di dargli ragione comportandoti come un bifolco.-

-Non mi comporto come un...- protestò Kei, ma fu subito interrotto.

-Oh, ne sono sicura. È solo un consiglio.-

Kei sbuffò, accigliato, e si appoggiò al muro: -Voglio andarmene da qui.-

La O'Connor gli mise una mano nella spalla: -Cerca di resistere, ora che ti devi abituare... se fai uno sforzo adesso, poi sarà tutto più semplice.-

Il ragazzo alzò le spalle: -Boh.-

-Dài, dài. Cambiando discorso, dato che ti sei felicemente passato quando ti avevo detto di venire all'allenamento... se stasera non vieni...-

-Mi caccia?- chiese Kei speranzoso.

-No, non ti caccio per nessun motivo. Mi inventerò qualcosa, abbi paura dell'ignoto comunque. Questo pomeriggio allora! Vedi di non fare scherzi!-


La squadra era composta da molti ragazzi della sua classe, ma lo sapeva già.

L'allenatrice era la O'Connor, come si era capito. Kei pensò che forse avrebbe dovuto limitare la sua dose quotidiana di sigarette, dato che dopo dieci giri di campo stava per avere un infarto.

L'allenatrice li chiamò prima di iniziare l'allenamento vero e proprio:

-Allora ragazzi... fra due domeniche iniziamo il campionato. Sappiate che preferirei non assistere a spettacoli come quelli dell'anno scorso, sono stata chiara?- disse, guardando Boris, poi Zane, poi Takao, infine Seto.

Kei alzò un sopracciglio, perplesso.

-Anche tu, Kei, mi sembri sulla buona strada, quindi lo dico anche a te... evitiamo cavolate come palloni non passati per antipatie personali, ostilità fra voi... ok? Dovete vincere contro un nemico comune, non ammazzarvi tra di voi.-

Il ragazzo annuì, poco convinto.

-Che determinazione. Dai, sedetevi, ci vorrà un po'. Nomino i titolari. Abbiamo due attaccanti certi, Seto e Zane... Kei, non ti ho ancora visto davvero in azione, spero che tu sappia giocare perchè ci serve davvero un altro attaccante degno di questo nome... Al centrocampo Takao, Boris e Brooklin.- In difesa nominò Rei e altri che non conosceva. Parlarono di schemi e cose varie per almeno dieci minuti, poi la donna si rivolse a Kei:

-Kei, vediamo un po' se ho visto giusto su di te. Rei e Takao, in campo.-

I tre obbedirono, la O'Coonor lanciò il pallone a Kei che lo stoppò agevolmente, per poi iniziare a correre. Era sempre stato molto veloce, per cui non fu un problema scartare prima Takao, poi Rei e infine segnare, anche se la porta era vuota.

Il tutto con grande indifferenza.

Takao e molti applaudirono entusiasti, prof compresa, mentre Zane e Seto fissavano il loro nuovo compagno di squadra, poco amichevoli.

-Questo qui è una persecuzione.- decretò Zane.

-Sì. Però ci serve un attaccante.- rispose il più diplomatico Seto.

La O'Connor afferrò Kei per il colletto: -Sei ufficialmente titolare!-

-Ok.-


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Ma quanto entusiasmo da parte del nostro Kei, eh?

Passo subito alle recensioni:


Lexy_90: Di sicuro vedremo Kei all'opera, mhuahah! Il suo lato oscuro è lì che cerca di emergere, chissà! Baci!


Mizuki96: E Yuri avrai! XD Ora mi avete fatto venire voglia di trovare un'immagine con Boris dotato di corna e alucce! Al prossimo capitolo, bacione! (W Yuuuuri!)


Valery_Ivanov: Non hai mai visto nessuno abbandonarsi all'alcool così? Vieni a farti un giro dalle mie parte e vedrai XD XD Cavolate a parte, in effetti Zane aveva le sue buone ragioni. Diciamo vede in Kei un rivale, per quanto riguarda Hilary. In lui vede un perfetto sconosciuto che mina la storia con la sua ragazza!

Prima che Kei si suicidi avremo Yuri, non preoccuparti!

Incredibilmente Kei non si è fatto Kaori. All'inizio volevo che succedesse qualcosa, ma poi il capitolo si è scritto così (da solo, esatto). Grazie per la recensione, a presto! Baci!


Padme86: Eeh, il gioco della bottiglia. Andrebbe abolito XD! Zane sta risultando antipatico, ovviamente, ma vedrete che cambierete idea. Spero che la mia storia continui a piacerti, fammi sapere! Ciao cara, baci!


Aphrodite: Wa ah! Non dovete chiedermi scusa per i ritardi, lo sapete ormai XD Io sono la regina delle recensioni e degli aggiornamenti in ritardo u.u

Ammetto che ogni tanto i cambi di scena molto veloci non mi soddisfano, mi sembrano davvero troppo veloci :S

Lieta invece di aver reso il tutto realisticamente! :D

Grazie davvero per i complimenti sulla scena del quasi-bacio, non credevo che avrebbe avuto tutto questo successo!

Fra Takao e Julia è un classico tira e molla, con Boris che spunta ogni tanto u.u

Kaori la sto dipingendo in modo abbastanza ambiguo, in questo capitolo può dare un'idea ancora diversa, forse... ma non è assolutamente falsa.

Boris nutre affetto solo per Kei, come è evidente XD sono felice che ti piaccia!

Infine... detesti Kei? I muri mi superano, io non l'avevo capito! Ma davvero te lo sto facendo piacere? Cavolo, ne sono davvero felice!

Grazie ancora per i tuoi commenti, un bacio gigante! :)


Lirinuccia: Ciao cara! Il tira e molla fra Takao e Julia andrà avanti ancora a lungo, mi soffermerò di più su di loro in futuro! Mi fa piacere che Kaori ti piaccia!

Per quanto riguarda KeixHilary, è una delle poche coppie etero che digerisco XD non vedo bene Hilary con Takao perchè è troppo scontata, della serie "litigano sempre, allora si amano". Li vedo di più come amici. Un bacio, fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!


PITCH_91: Salve prof! Grazie per i complimenti, carissima. Già, Boris ha il physique du role del latin lover XD Kaori appare ambigua perchè è esattamente il modo con cui la sto cercando di dipingere u.u però non è una cattiva ragazza, per quanto potesse sembrarlo all'inizio. Nooo povero Zane! Vedrai che lo toglierai dalla lista nera (spero). Dovrei smetterla di rendere antipatici i miei personaggi preferiti XD

Tesoro mio, i tuoi metodi violenti li AMO, lo sai! Ci sentiamo presto, un bacio! <3


Saku_chan the crazy dreamers: Salve! Addirittua rave party XD sono degli ubriaconi maledetti! Takao è un "uomo" dalle mille risorse! Un bacio anche a te!




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Capitolo 11
*** Decimo Capitolo ***


DECIMO CAPITOLO


Era notte, e Kei se ne stava sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto. Il suono delle lancette dell'orologio iniziava ad urtarlo. Si voltò verso quel maledetto aggeggio: le undici e cinquantasei, quattordici gennaio. Quattro minuti e avrebbe compiuto diciassette anni, un passo in più verso il niente.

Pensò al compleanno precedente, si era dimenticato perfino lui che lo fosse. Quello prima ancora l'aveva passato a casa di un suo ex sottoposto (era il periodo delle bande di teppisti) con chili di ghiaccio sui lividi provocati dalle sprangate. Il quattordicesimo l'aveva rimosso. E quello precedente in una cella al monastero. Pensò che la maggior parte dei suoi compleanni li aveva trascorsi nel clima gelido della Russia, troppo impegnato a tirare avanti per giudicare importante una stupida data. Per non parlare della tenera età in cui i suoi genitori erano morti. Il giorno del suo compleanno.

Mezzanotte. Era ufficialmente diciassettenne.

-E quindi?- mormorò, scuotendo la testa. Sperò che Takao non lo venisse mai a sapere, o assieme a quel branco di alcolizzati avrebbe organizzato qualche rave folle. Si alzò, dirigendosi verso il giardino. Aveva bisogno di aria. Odiava davvero stare in luoghi chiusi, forse l'esperienza delle celle di isolamento lo aveva segnato.

L'aria gelida non lo scalfì particolarmente. Si voltò quando sentì il rumore della porta di casa che si apriva.

-Ehilà! Auguri, Kei!- esclamò Kanako, seguito da Hara.

-Buon compleanno!- aggiunse la donna, sorridente.

Kei si mise una mano in fronte, sospirando.

-Tanti auguuuri a tee, tanti auguri a teee, tanti auguri a Keeei, tanti auguri a teee!!!- gridò Takao correndogli incontro.

-Urgh.- rispose Kei, indietreggiando verso la piscina.

-Su, Kei, sorridi! Ora hai diciassette anni!- insistette Takao felice.

-Evviva.-

-Hara voleva fare una torta, ma per fortuna ha capito che mezzanotte passata non è l'orario migliore.- lo informò Kanako.

-La farò domani!- disse Hara.

Kei alzò le spalle, senza sapere cosa dire. Era troppo strano.

-Grazie...-

-E di che?- rispose Takao.

-Nessuno mi aveva mai fatto una cosa così, che mi ricordi.-

I tre lo guardarono, perplessi e tristi all'improvviso.

-No, no, no. Non guardatemi così.- impose Kei, odiava gli sguardi compassionevoli. Non era la piccola fiammiferaia.

-D'accordo. Allora inizia ad abituarti, perchè da ora festeggerai ogni benedetta ricorrenza che ti riguarda!- lo informò Kanako.

-Evviva.- ripetè Kei.

-Aaah, troppo entusiasmo, così mi uccidi!- scherzò Takao dandogli un pugno amichevole sulla spalla.

-Ad ogni modo credo sia meglio che ve ne andiate a dormire, se no domani chi vi fa alzare?- intervenne Hara, e i due obbedirono.

Kei tornò nella sua stanza, dopo aver incrociato lo sguardo di Kanako.

Si coricò di nuovo, con uno spirito un tantino diverso.

Afferrò il cellulare quando iniziò a vibrare fastidiosamente, e lesse il messaggio. Era Kaori:

"Buon compleanno Kei! Aspettati un bel regalo" lesse, abbastanza divertito. Evitò di pensare a che genere di regalo gli avrebbe fatto, tanto l'avrebbe scoperto presto.


Quegli imbecilli dei suoi compagni gli avevano portato una torta in classe, con tanto di cibo compreso.

Non avevano capito che tipo fosse, detestava quel genere di cose. Cercò di farlo capire svignandosela dalla classe durante l'ora della Kanagi, che era stata ben felice di dedicare la lezione a degustazioni di vario tipo.

Fumò come una ciminiera, immaginando che Boris, conoscendo il tipo, lo avrebbe raggiunto presto. E infatti gli lanciò letteralmente una fetta di torta, cinque minuti dopo.

-Mh. Ci hai messo qualche droga?-

-Scoprilo.-

-Ok.-

-Senti un po'. Come stai?- chiese poi il russo, facendosi serio all'improvviso.

Kei, dopo aver gettato la sigaretta, lo guardò, perplesso:

-Che domanda è?-

-Le persone normali se la fanno spesso. Volevo provare anch'io.- ironizzò il russo.

-Sto... bene credo. Merda, quello è Crawford.-

Il professore li aveva appena visti dalla finestra del corridoio:

-Stare in classe ogni tanto?! Non ci riuscite proprio, vero?- esclamò.

Kei alzò gli occhi al cielo, e Boris rispose anche per lui:

-Andiamo, andiamo...-

Ricevettero un'occhiata seccata e sprezzante.

-Andiamocene.- buttò lì Kei.

-Kei, non puoi andare via da scuola. Potrai farlo l'anno prossimo, quando sarai un adulto responsabile.-

-Sì, ok. Ce ne andiamo?- insistette il giapponese, cercando il cancello con lo sguardo.

-C'è del cibo in classe.- gli fece notare Boris, alzando un indice per sottolineare la cosa.

-Non ho voglia di tornare lì.-

Boris poteva capirlo. Dopotutto gli somigliava.

-Non ho voglia di andare a casa. Non ho voglia di stare qui.-

-Cosa intendi?-

-Non è il posto per me. Non ci faccio niente.-

-E io allora? Neanche io sono nel mio habitat.-

-Non mi sembra che tu stia così male qui.- disse Kei, fissandolo.

-Nemmeno tu. Non sputare sul piatto da cui mangi.-

-Non lo sto facendo infatti. Voglio andarmene, che se lo tengano il piatto.-

Boris sogghignò: -Oh, andiamo... preferisci una cella? O una casa famiglia? L'ultima volta hai fatto un volo dal secondo piano, magari stavolta puoi provare dal quarto.-

-Almeno potevo essere me stesso.-

-Oh, su questo sono d'accordo.-

-Lo so...-


-Buon compleanno, Kei.-

Una papera di plastica alta quasi un metro lo fissava malevola, e da dietro spuntava il sorriso di Kaori, sulla porta della depandance.

-Ti ho portato il tuo regalo.-

-... Una papera.-

-Esatto. E non è una semplice papera. È il demonio!-

Effettivamente una papera fuxia con gli occhi inettati di sangue, un rivolo rosso che colava dal becco e i denti affilati come coltelli non si era mai vista.

-Ma è fuxia.-

-È questo il bello. Aspetta, ti faccio vedere come funziona.-

Kaori lo superò e poggiò l'enorme papera sul pavimento, accanto al comodino. Si chinò, cercando qualcosa alla base dello strano oggetto, e premette un tasto.

-Ok. Vieni qui.-

Il ragazzo obbedì. Quando passò davanti al palmipede, quello iniziò a fare "qua qua" con rabbia.

Kei guardò prima la papera, poi Kaori, che rideva.

Poi non riuscì a trattenere un sorriso e si mise una mano sugli occhi: -Tu sei fuori di testa.-

-Grazie! L'ho visto e ho pensato a te!-

-Ah, bene. Grazie, comunque.-

-Di niente. Non l'ho portato a scuola perchè ho pensato che forse in moto ti sarebbe stata un pochino d'intralcio.- spiegò, alzando le spalle.

-No, perchè? Avrei girato volentieri mezza città con una papera enorme appesa dietro.-

Kaori rise, per poi guardarlo: -Wow, quanto a socialità vedo che stai facendo progressi!-

-Siete tutti fissati con questa cosa.- si lamentò Kei. Ormai ogni rara volta che faceva una battuta Takao dava una festa.

-Certo, se di solito sei una specie di morto è ovvio che quando dai segni di vita lo si nota subito!-

Kei alzò le spalle e passò davanti al suo regalo, che starnazzò, irato.

-E io dovrei condividere la stanza con questo mostro?-

-Certo. Devi anche dargli da mangiare tutti i giorni.-

-Ovvio... alla prossima ricorrenza prendimi un libro, ok?-

-A tuo rischio e pericolo, Kei. Goditi la tua papera, mi raccomando!- la ragazza si sporse verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia, ma Kei la afferrò per le spalle e la dirottò verso la sua bocca.

La ragazza prima rimase un po' rigida, stupita per il gesto. Poi si lasciò andare e ricambiò il bacio, posandogli le mani sui fianchi.

Ma non passarono che pochi secondi quando la porta della stanza si aprì e i due sobbalzarono.

-Nooo, vi ho interrotti!! Merda, finalmente stavate passando all'azione!- esclamò Takao che portava un pacco di piccole dimensioni.

-Dacci un taglio, Takao. Che roba è?-

-Ma come, Kei. È il tuo regalo. Piuttosto cos'è quella cosa?- chiese l'altro, passando davanti alla papera. Quella si mise a starnazzare con somma cattiveria, facendoglio venire un infarto:

-Ah!!! Ma siete matti?!-

-E' il mio regalo! Non è fantastico?- chiese Kaori ridendo.

-Si, meraviglioso!! Sei un genio!- rispose Takao, sinceramente entusiasta.

-Grazie! Ehi, tu invece cosa gli hai preso?-

Takao lanciò letteralmente il regalo a Kei, che lo stoppò e lo aprì:

-Smettetela di farmi tutti questi regali.- disse, mentre tirava fuori dall'incarto un portachiavi di pelle nera.

-Ti spiego, siccome sono stanco di sedermi sulle chiavi della moto, di casa, della stanza, che ti dimentichi in giro, se le metti tutte lì avrò... avrai meno problemi.-

-Oh. Giusto. Grazie.-

-Comunque sembro io la tua ragazza, piuttosto che lei. Almeno io ti ho fatto un regalo serio.-

-Non vantarti tanto, il mio regalo intanto è più bello e creativo.- frecciò Kaori camminando davanti alla papera.

-Basta, me lo sognerò la notte.-


Boris fu tentato di estrarre una mitragliatrice dalla tasca della divisa e fare fuori tutti. Poi si rese conto che si trattava di un delirio, e lasciò perdere. Anche perchè un mitra nella sua tasca non ci sarebbe mai potuto stare, anche volendo. E non ce l'aveva nemmeno.

Ad ogni modo quando la Kanagi aveva annunciato che i ragazzi avrebbero dovuto fare una ricerca, ma soprattutto dopo che aveva nominato i gruppi di lavoro, Kei e Boris si erano guardati con disperazione. Hiwatari, Huznestov, Truesdale, Kaiba, Masefield, Takibana. Un incubo, insomma.

-Huznestov, puoi evitare di guardarmi come se volessi uccidermi con violenza? Grazie.- disse la Kanagi turbata.

-Non la voglio fare questa cosa.- protestò il ragazzo, mentre Kei annuiva.

-Mi spiace. Nemmeno io vorrei essere qui a guardare le vostre facce addormentate, eppure lo devo fare. Su, non seccate. Tanto lo so cosa succede se lascio fare i gruppi a voi. Fine della discussione.- stabilì la professoressa, senza concedere diritto di replica.

-Che palle. Che palle. Che p...-

-Kei, smettila.- bisbigliò Hilary.

-Un cavolo.-

-Senti, sarò io che dovrò evitare che vi uccidiate. Quindi dovrei essere io a lamentarmi.-

-E lamentati, non te lo sto impedendo.- rispose Kei secco.

-Santo cielo... sei intrattabile.-

-E tu piantala di fare la maestrina.-

Hilary si voltò verso di lui, con sguardo di fuoco: -Prego?-

-Ho detto... di piantarla di fare la m...-

-Ho sentito, ma non capisco cosa intendi.-

-Che fai la superiore. È una moda qui.-

La castana alzò un sopracciglio: -Kei, io non credo di farlo. Scusami ma qui sei tu che guardi tutti dall'altro in basso, forse non te ne rendi conto.-

Kei rimase interdetto per un momento. In effetti non aveva tutti i torti, ma non l'avrebbe ammesso mai e poi mai.

-Certo, ma io ho motivi per farlo.- disse infine.

-Ah, sì?-

-Sì.-

Hilary scosse la testa e sospirò: -Ma smettila.-

-Hiwatari, Takibana, se volete vado a prendervi un caffè, così vi sentirete più a vostro agio.- intervenne la Kanagi, che nel frattempo stava cercando di fare lezione.

-Scusi.- disse Hilary, guardando poi male Kei, che ricambiò con un'alzata di spalle.

Alla ricreazione sei ragazzi con sei facce da funerale si raggrupparono al centro, e Kaiba parlò per primo:

-Sentite. Le mie mani raffinate NON puliranno il vostro sangue, sappiatelo. Quando ci vediamo e dove?-

-Da me no.- rispose secco Boris.

-Non ne avevamo dubbi.- aggiunse Zane.

-I miei divani sono bianchi.- disse Seto, alludendo al sangue.

-Ok, ok, facciamo da me. Oggi, potete?- chiese Hilary, ricevendo qualche segno di assenso poco convinto.

-Ok. Portatevi i libri e venite alle quattro. Puntuali, grazie.-

-Dove accidenti abiti?- domandò Kei gentilmente, ricevendo un'occhiataccia da Zane.

-A tre isolati da casa tua... fatti dire la strada da Takao.- rispose Hilary con altrettanto tatto.

Takao, che aveva ascoltato la conversazione, guardò prima lui e poi lei, perplesso. Non gli pareva che andassero così poco d'accordo.

Dopo qualche minuto prese Kei per un braccio e lo trascinò lontano da orecchie indiscrete:

-Che succede con Hilary?-

-Niente.-

-Dai, sai che a me puoi dirlo.-

-Che diavolo dici? Non c'è niente da dire.-

Takao si imbronciò: -Ma andavate d'accordo, un tempo!-

-Che palle. Takao, non rompere. È petulante, punto.-

-Ok, ok, forse ogni tanto lo è. Ma è una brava ragazza, la conosco da un sacco di te...-

-Ok, Takao, non me ne frega nulla, hai capito?-

L'altro abbassò lo sguardo: -D'accordo, d'accordo.-


-Quando suona Kei non aprire.-

-Zane, smettila di fare l'idiota.-

-Che palle. E' una cosa insopportabile. Se poi ci si mette anche Boris...-

Hilary sospirò: -Ne uscirò matta, l'ho già capito. E sono tutti in ritardo. Non vi sopporto.-

L'animo della coppia non era il massimo, per così dire. Erano seduti sul letto, in camera di Hilary, e l'atmosfera era abbastanza tesa. Fu Zane a rompere il silenzio:

-Hilary...-

Ma lei non lo lasciò parlare: -Sta succedendo qualcosa tra noi. Devo solo capire cosa.-

-Vorrei capirlo anch'io.-

-Eppure ti amo.-

-Anche io. Non lo so, Hilary. Forse è quell'Hiwatari... aspetta, non partire in quarta a difenderlo, fammi parlare.- disse Zane vedendo che la ragazza stava già aprendo la bocca.

-Da quando è qui, stiamo avendo problemi. E da quando è qui io ti vedo distante. Ecco tutto.-

Lei lo guardò negli occhi: -E' colpa mia. Mi preoccupo troppo della gente. Vedo un ragazzo come Kei, che per caso è anche il mio compagno di banco, e me ne preoccupo. Scusa se sono così.-

Zane rimase zitto un attimo: -Credi sia così strano che io sia geloso?-

-No, non lo è. E.. non mi dispiace. Ma il mio ragazzo sei tu. Amo te.-

Prima che l'altro potesse rispondere squillò il campanello:

-Che palle. Andiamo.-

Hilary lo precedette e si recò alla porta d'ingresso, dietro la quale c'era Kei, abbastanza seccato.

-Ciao.-

-Ciao.-

Zane fece un cenno con la testa, spostandosi per farlo entrare.

-Gli altri?- chiese Kei guardandosi intorno.

-Sono in ritardo.- rispose Hilary senza guardarlo.

"Perfetto" fu il pensiero comune di tutt'e tre.

-Vuoi qualcosa...?-

-No.-

Hilary guardò Kei, che fece lo stesso nel medesimo istante.

Zane non faticò a captare l'elettricità nata da quello scambio di sguardi, e si accigliò.

E per finire, a Kei non sfuggì l'aria omicida del ragazzo di Hilary. Trattenne un sospiro e pensò al suo compagno di sventure, in ritardo.

"Boris, maledetto figlio di puttana, MUOVITI."




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Et voilà. Rispondo subito alle recensioni:


Avly: Non so ancora se ci sarà una vera "lotta" fra Kei e Zane... certo è che visti i rapporti, qualcosa accadrà XD

Gli incubi di Kei non sono finiti, poveraccio! Ciao e baci anche a te!


Mizuki96: Prima o poi l'aula diventerà un ring di box e allora saranno cavoli amari. Per Crawford, si intende! Il bagno ghiacciato deve essere atroce. Almeno tonifica O.o Ok, era brutta XD Scalda bene il povero Yuri che io penso a Kei! Baci!!


Lexy90: Oddio, non vorrei star rappresentando Kei TROPPO bravo in tutto XD potrebbe diventare una cosa negativa! Per il resto grazie per i complimenti, voglio che Kei sia un personaggio abbastanza contraddittorio quindi lo vedrai in più "versioni", come vorresti tu! (Cioè sono schizofrenico!!ndKei Esattooo! NdA) Saluti e baci!


Valery_Ivanov: Ciao cara! Vedrai che riuscirò a far diventare simpatici tutti quanti! Zane, Seto, Julia, Kaori! Tuuutti! Ehm. Sarà difficile ma ci proverò! Anche perchè Seto Kaiba è uno dei miei idoli u.u non può essere odiato! (Anche se in effetti è tutta colpa mia XD)

Un bacio anche a te, al prossimo capitolo!


Aphrodite: Graaazie!! Addirittura fantastichi sul successivo? Davvero, mi fa molto piacere :D Mi fa anche piacere che tu abbia capito il personaggio di Kaori, perchè è così che voglio che appaia. Che poi credo sia il modo giusto: dopotutto nessuno è veramente classificabile, l'essere umano è per natura contraddittorio, cambia idea, cambia atteggiamento... e non sempre si deve definire questo falsità o ipocrisia. Non vuol dire avere tante facce, vuol dire avere una personalità colorata. Io credo di essere così, e credo che in fondo lo siamo un po' tutti. Scusa lo sproloquio XD

Comunque se ti piacciono le litigate Kei-Crawford, ti dico che ne vedrai delle belle :D

Grazie per i complimenti, alla prossima! Un bacio grande!


PICH91: Ahah mi spiace per Julia e Mariam! Però comprendilo, sta in un gnoccaio, è logico che se le passi tutte XD

Eri centrocampista? *_* ti ammiro!!

Per Kaori, spero che continui la scalata verso la tua approvazione :D

Il sogno di Kei ha lasciato tutti un po' sconvolti. Non so se esserne felice o no XD Ma se sono riuscita, come dici tu, a trasmettere, allora sono sicuramente contenta.

Grazie di tutto Pich, ti voglio bene :)


Lirinuccia: Ciao! Non sei l'unica a far parte del lato oscuro. A quanto pare le autrici di solito prendono i personaggi e li maltrattano!! (me inclusa XD) Scoprirai presto tutte le brutte esperienze trascorse :)

Grazie per i complimenti sul capitolo, ci sentiamo al prossimo! Un abbraccio!


Padme86: Ve lo dico sempre, con me non dovete maaaai scusarvi per i ritardi, dato che io sono vergognosa in questo senso XD

Crawford è messo lì apposta per rendere la vita impossibile a Kei. Mi serviva qualcuno che lo spingesse a compiere reati, ti sembra? :D Ahah, poveretto!

Anche Hila è interdetta, non è ancora interessata a Kei in quel senso. Diciamo che per ora è preoccupazione (per via della sua gentilezza) e curiosità.

Grazie mille per la recensione tesoro, alla prossima! Un bacio!!


Talia90: Grazie di tutto, davvero. Mi ci voleva :) L'hai letta tutta :)

Sono felice che Kaori ti stia piacendo. La O'connor penso che la vorremmo tutti XD

Mentre Crawford... bè, no! Almeno se avesse un carattere un po' più umano... perchè è un figo, ricordi? XD Grazie, grazie, grazie. Un bacio enorme.

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Capitolo 12
*** Undicesimo Capitolo ***


CAPITOLO UNDICI


Erano seduti intorno al tavolo del soggiorno, senza dire nulla.

Hilary sfogliava il libro di storia e sottolineava delle pagine, ignorando l'aria tesa, mentre Brooklin giocherellava distrattamente con una penna, facendo scattare la molla.

-Ti amputo la mano.- lo minacciò Boris, ricevendo un'occhiata annoiata dall'altro.

-Perchè devi essere sempre così delicato?-

Il russo alzò gli occhi al cielo: -Chieditelo.-

L'altro alzò gli occhi al cielo a sua volta, stanco dell'isterismo di certa gente.

-State zitti.- disse Hilary continuando a concentrarsi sul libro.

-Non è colpa mia se Huznestov ha le sue cose.-

-Io ti ammazzo.-

-Ho già mal di testa...- si intromise Seto massaggiandosi le tempie.

Kei intanto fissava la porta, pronto ad attraversarla di corsa e ad andarsene. In qualunque altro posto, anche ad ascoltare le idiozie di Takao.

-Ok. Allora dividiamoci il lavoro.- iniziò la padrona di casa, alzando lo sguardo dal libro e posandolo sui compagni di classe.

-Io mi occupo della politica interna, Seto di quella estera. Boris, tu la parte geografica. Zane quella culturale, Brooklin quella sociale. Kei, tu fai la parte economica.-

-Che palle.- rispose quello, ricevendo un'occhiataccia:

-Se non ti va bene fai una bella controproposta.-

-Non ne ho voglia.-

La castana scosse la testa, spalancando di nuovo il libro e accigliandosi ancora di più nel vedere che solo lei stava iniziando a lavorare.

-No sentite, andatevene tutti a casa! E poi sembro io la povera deficiente secchia che vuole lavorare! Solo perchè non ho voglia di prendermi uno zero!-

Il suo sfogo lasciò tutti abbastanza di stucco:

-Scusa, Hilary. Sono degli idioti.- rispose pacato Brooklin.

-Adesso lo ammazzo!!- sbottò Boris, che scattò in piedi ma fu afferrato per un braccio da Seto. Il russo si divincolò: -Lasciami, Kaiba!-

-Allora, qui dice che fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale il Giappone si scatenò una rivolta di militari...- attaccò Zane cercando di isolarsi dal casino che lo circondava, con ben poco successo.

Kei intanto non si era ancora sognato di aprire il libro, e faceva da spettatore alla semi rissa fra Boris e Brookin, il quale in quel momento cercava di far ragionare l'altro:

-Huznestov, ho sempre pensato che tu fossi un po' suscettibile, ma non credevo...-

-Stai zitto!!! Non ti sopporto!!-

-...militari che occuparono la casa del primo ministro e...-

-ADESSO BASTA!!!-

Hilary aveva sbattuto il libro sul tavolo (libro che dopo un discreto rimbalzo era finito addosso a Kei), e si era alzata in piedi.

-Fate il cazzo che vi pare, io dirò alla Kanagi che non ho esperienze negli zoo e non sono riuscita a fare niente!! Sono sicura che mi capirà!!-

-Dai Hila, scusalo.- disse Brooklin indicando Boris, che iniziò a vedere rosso sul serio.

-Ok, ok. Aprite quegli accidenti di libri e iniziate a sottolineare, sapete farlo? E a leggere, anche questo lo saprete fare. Ecco, fatelo.- stabilì Seto guardando prima Boris, poi Brooklin e infine Kei, che lo fulminò letteralmente.


-Ok, Kei manca solo la tua parte.-

-Sto finendo.-

Il ragazzo non guardò Hilary, ma continuò a scrivere.

Alla fine ce l'avevano fatta, sotto continue minacce di Seto e Hilary. La ragazza a metà serata non riuscì a non strillare contro Boris che era un bambino dell'asilo, un ritardato mentale e che l'avrebbe finita a trafficare organi. Lui le aveva risposto che avrebbe spacciato volentieri i suoi, Zane l'aveva difesa, Kei aveva attaccato Zane e Kaiba se n'era andato dalla stanza sbattendo la porta.

Ma dopo un breack si erano rimessi a lavorare, abbastanza preoccupati dal momento che Hilary aveva preso una mazza da baseball e l'aveva appoggiata contro la sedia.

Zane se n'era andato da un'ora circa per impegni personali, ma essendo stato il primo a finire, non fu un problema.

La ragazza copiò tutto al pc, correggendo e apportando qualche modifica.

-Però, Boris, pensavo che fossi analfabeta.- frecciò Brookiln che leggeva il contenuto della ricerca sullo schermo del pc.

Il russo chiuse gli occhi e iniziò a contare ripetutamente fino a dieci.

-Kei, muoviti ti prego.- insistette Hilary, così il ragazzo le lanciò il foglio.

-Ma non hai finito. Ti blocchi a metà frase.-

-Se magari la smetti riesco a finire decentemente.-

La castana non rispose e gli restituì il foglio.

-Comunque vi mando tutto per e-mail appena finisco di mettere a posto, ok?- disse invece, ricevendo segni di assenso dai compagni.

-Be', se io ho finito me ne vado.- annunciò Boris alzandosi in piedi, imitato da Brooklin e Seto, che aveva del lavoro da sbrigare. Come gestire un'azienda, compito che sempre più spesso mollava volentieri al fratello.

-D'accordo... Ci vediamo domani.- salutò la ragazza, senza alzare lo sguardo dallo schermo del pc.

I tre salutarono distrattamente, e Hilary non si sognò di accompagnarli all'ingresso.

Solo allora si rese conto di essere rimasta sola con Kei, e mentre prima evitò di guardarlo, si ritrovò invece a fissarlo. Stava scrivendo, e l'aria concentrata la divertiva parecchio.

Intanto il ragazzo, ignaro dello sguardo di Hilary su di sè, continuava a schematizzare tabelle e calcolare percentuali.

L'orologio avanzò di dieci minuti, e nessuno dei sue disse nulla. Hilary poggiò la testa sulle sue braccia, riposandosi un po'. Il rumore della penna sul foglio conciliava il sonno, e poco dopo dormiva serenamente.

Kei smise di scrivere e alzò lo sguardo. "Oh, no."

-Ehi.- la chiamò, ma quella aveva il sonno pesante.

-Takibana...- ritentò, ma alla fine decise di lasciar perdere.

Voltò il portatile e concluse lui il lavoro, terminando tutto dopo venti minuti circa.

Prese le sue cose e si alzò, gettandole un'ultima occhiata, ma dopo dieci passi tornò indietro e le mise una mano sulla spalla:

-Ehi. Se ti addormenti così domani non riuscirai a muoverti.- le disse.

Lei mugugnò qualcosa e aprì gli occhi, per poi sollevarsi di scatto:

-Eh??-

-Calmati.-

-Oh no. Mi sono...- mormorò, stralunata.

-...addormentata.- completò Kei.

-Che palle... scusami!-

-Ho finito io di copiare, l'ho già inviato... se vuoi dare un'occhiata fai pure, ma credo che andasse bene.-

Hilary annuì, gli occhi rossi per il sonno: -Grazie... Adesso lo rileggo.-

-Se fossi in te andrei a dormire. L'ho riletto io, andava bene.-

-Mi devo fidare?-

Kei alzò le mani: -Fai come vuoi.-

-A domani, Kei.-

-A domani.-


Se avessero ascoltato un po' meglio durante la lezione, avrebbero scoperto che la ricerca aveva una scadenza fissata dopo una settimana, e che non era necessario sopportarsi per sette/otto ore tutte in una sera.

Ma, come disse Hilary, essersi subito tolti il dente marcio era stata comunque la soluzione migliore. Il paragone non elevava certo i suoi compagni di lavoro, ma nessuno ebbe da ribattere, vista la seratina niente male che avevano trascorso.

Gennaio era ormai agli sgoccioli, e per la gioia dei ragazzi stava iniziando il periodo di perdita continua di ore, causa "discussioni sull'organizzazione del viaggio d'istruzione".

Crawford era la quintessenza dell'entusiasmo:

-Mancano dieci giorni. Io inizio ad avvisarvi: alla prima che fate vi piazzo sul primo aereo e ve ne tornate tutti a casa, è chiaro?- aveva ringhiato, rivolto alla classe.

Che aveva risposto con un cenno di assenso generale.

Kei non aveva ben capito che Crawford li avrebbe accompagnati, quindi si schiaffò una mano in faccia, preoccupato.

-Bene. Mi chiedo poi che razza di meta sia Mosca a Febbraio... se qualcuno muore in mezzo alla neve, non voglio responsabilità.- continuò, sempre più seccato.

In effetti non aveva tutti i torti su quel punto.

-Certo che se terrà questo umore per tutto il viaggio...- commentò Kei, un po' fra sè e un po' rivolto af Hilary. La ragazza annuì:

-È sempre così. Diciamo che è intrattabile.-

Così, fra immersioni preparative, decisioni dell'ultimo secondo su cosa mettere in valigia e lezioni-lampo di russo (che non servirono a tanto), arrivò ben presto il giorno della partenza.

Si ritrovarono in aereoporto prima dell'alba, pronti ad affrontare un volo di molte, molte ore.

Kanako aveva accompagnato Takao e Kei fino all'entrata, per poi salutarli:

-Ragazzi, è inutile che vi stordisca con le raccomandazioni di Hara, vero? Divertitevi. Ma siate prudenti.- e nel dirlo guardò Kei, che non disse nulla e alzò le spalle.

-Ciao pà, e vienici a prendere al ritorno magari!- esclamò Takao con un sorriso addormentato.

-Non lo so, consulterò la mia agenda. Buon viaggio!-

I due, valigie alla mano, raggiunsero l'ancora poco affolato gruppo dei compagni di classe.

-Ciao...- bofonchiarono tutti, decisamente morti di sonno. Il primo volo era sempre abbastanza duro da affrontare.

-Se fra dieci minuti non siete tutti qui, "sbaglio" aereo e me ne vado a Saint Tropez.- annunciò Crawford sbadgliando, vedendo che mancava ancora metà classe, Kanagi compresa, e l'orario dell'incontro era passato da tre minuti.

Alla fine arrivarono tutti, la professoressa per la precisione se la prese comoda.

-Salve Craf!- disse, con un sorrisone abbastanza finto.

-Parti per tre mesi?- le chiese lui di rimando, accennando alla valigia semplicemente enorme più una borsa molto grande, in coccodrillo nera.

-No, purtroppo abbiamo la stessa destinazione. Ci sono tutti?-

Ryo alzò un sopracciglio: -Mancavi solo tu.-

Lei rise: -Eh, dai, dopotutto ci si vede due ore prima per questo.-


Vista l'abbondanza di posti occupati sul volo non si poterono spostare o disporre come volevano, ma per una volta per Kei non fu così male, dato che alla sua destra c'era Kaori, sulla sinistra Boris.

-Ho portato le caramelle!- se ne uscì Kaori subito dopo il decollo, iniziando a tirare fuori sostanze nutritive e quant'altro.

-Evvai. Che compagnia, a Mosca ci arrivo con i timpani traforati.- rispose Kei prendendo una caramella a caso.

-Mh, però le mangi, eh? Ci annoieremo a morte, uff...-

-Infatti dormiremo per tutte le ore di viaggio.- annunciò Boris reclinando il sedile e chiudendo gli occhi.

-Sono comodi questi cosi.- convenne Kei facendo lo stesso.

-Comodi?? Ma quando mai!-

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: -Fidati di quello che dico.-

-Oh, dimenticavo che tu fra prigione e sotto i ponti devi aver dormito in posti davvero scomodi!-

-Non ho mai dormito sotto un ponte.-

-Sì, come no.-

Kei annuì e si coricò di lato, verso di lei: -Ora stai un po' zitta, devo dormire.-

-Va bene, va bene.- la ragazza accostò la testa vicino alla sua, sentendo il respiro regolare dell'altro. -Buonanotte.-

Rimase zitta per ben dieci secondi, poi iniziò a sistemarsi meglio, a trafficare con la borsa, a scartare caramelle e a infilarle in bocca a Kei.

-No, questo no... stai un po' ferma!-

-Non ce la faccio, non ho sonno!-

-Non mi interessa!-

Una voce dai sedili dietro di loro li distolse dalle loro assurde attività:

-Sentite, fate quello che volete ma io sto cercando di dormire! State fermi!-

-Professoressa! Kei vuole dormire, è un maledetto vecchio. E io che ho anche portato chili di caramelle.- si lamentò Kaori sporgendosi e vedendo dietro di lei la Kanagi e Crawford, in poco allegra compagnia.

-Non ha così torto a voler dormire, Kaori.- rispose la donna sorridendo.

-Bah. Che palle.-

-Ti ammazzo, Shikawa.- bofonchiò Kei, occhi chiusi e in effetti abbastanza scomodo.

-Non sto parlando con te ora, Hiwatari!-

-Voglio dormire!!!!- sbottò, tirandosi su.

Kaori rise e gli salì in braccio: -Dedichiamoci ad attività alternative, invece.-

Gli diede un bacio all'angolo della bocca, e lui non si oppose.

Boris sospirò, girandosi dall'altra parte e cercando di resistere all'impulso di accendersi sei sigarette e fumarsele tutte assieme.

-Certo, continuate pure. Così vi arrestano.- intervenne secco Crawford.

-Guardate che i cessi degli aerei li hanno inventati per questo.- se ne uscì poco finemente la Kanagi, suscitando un'occhiata perplessa più o meno a tutto il circondario.


Mancava un'ora scarsa all'atterraggio, ed era ormai pomeriggio. L'entusiasmo di Kaori era scemato dopo poco, tant'è che fu la prima ad addormentarsi sul serio. E non si era ancora svegliata. Kei dovette scuoterla un paio di volte per accertarsi che fosse viva.

Ironicamente, fu proprio il ragazzo a non dormire nemmeno un secondo, non ci riuscì, così come Crawford che non sembrava così umano da "dormire in aereo".

Kei osservò Boris, in coma profondo, e non gli sfuggì l'espressione sul suo viso. Aveva ben poco di tranquillo.

-N... no... fanculo...- mormorò, muovendosi leggermente. Era agitato.

Kei non sapeva se ridere o se svegliarlo. Non faticò a capire che gli incubi, di cui era vittima da anni, doveva averli più o meno uguali anche lui. Anche se le sue reazioni risultavano discretamente comiche.

La Borg lasciava il segno, su questo non aveva alcun dubbio.

-Boris...- mormorò, scuotendolo appena. Non si aspettava che lui gli afferrasse il polso, sempre nel sonno, e glielo stringesse con una forza quasi disperata.

Kei strinse i denti, afferrandogli a sua volta l'arto. -Calmati, Huznestov...-

Crawford, sentendo movimento improvviso nel silenzio tombale che aleggiava nello scompartimento, si sollevò e li osservò da sopra il sedile.

-Che state facendo?- chiese, con un interesse puramente professionale.

-Nulla... è tutto a posto.- rispose Kei, scuotendo ancora Boris.

Ryo fissò l'alunno negli occhi, per poi cambiare discorso: -Inizia a svegliare Shikawa, stiamo per atterrare...-

Kei annuì, per poi tirare un colpo in testa a Boris che sgranò gli occhi, spaesato.

-Ehi!! Ti ammazzo!!!- gridò. Inutile dire che non fu necessario disturbarsi per svegliare tutti gli altri.


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La solita delicatezza di Kei e Boris u.u passo subito ai commenti.

Avly: Tesoro ç.ç grazie per l'affetto che mostri per questa fanfiction, mi fa davvero molto piacere! Riguardo al capitolo, diciamo che Hila non è ancora innamorata ma incuriosita. Come si svilupperà questo sentimento, lo vedremo!

Yuri continuo a dire che arriverà presto, ma alla fine la cosa slitta sempre! Però visto come si sono messe le cose, inutile dire che ancora uno o due capitoli e avrete il vostro Yuyu! Grazie mille per i commenti, ti aspetto al prossimo! Un bacio grande <3


Mizuki96: Medaglia d'argento per te!! Per l'innamoramento precedente ti rimando a quello che ho scritto ad Avly :D Volevate la gita? Eccola qua! XD Non piangere per Yuri, ti assicuro che non ci vorrà molto!! Baci cara! <3


Lexy90: La papera fuxia deriva da una traumatica esperienza personale O.o da matti, vero?! XD Sono contenta che ti piaccia il rapporto tra Yuri e Boris, si si!

Spero di non aver fatto troppo tardi con l'aggiornamento (anche se certi altri miei ritardi sono impareggiabili XD), grazie mille per la recensione! Un bacio!


Talia90: Eh si,alla fine si sono baciati u.u e come proseguirà il loro rapporto, si vedrà!

Come dici tu (hai azzeccato) Hila non è ancora innamorata, ma è inutile dire come finirà XD Baci!


Aphrodite: Lieta di averti fatto ridere! Oh, si, la papera di Nightmare before Christmas! Sai che non ci avevo nemmeno pensato! Uah ah!

Per il compleanno, sono pienamente concorde con il tuo pensiero!

Ehm per lo scontro tra Kei e Zane, per ora nulla di particolarmente degno di nota, ma chissà!

Non essere lusingata per essere tra i miei preferiti, sei una delle autrici migliori del fandom e te lo meriti! (Non che sia chissà che vanto essere tra i miei preferiti O.o anzi, sei tu che lusinghi me per esserne così contenta, non so se mi sono spiegata XD) Un bacione! <3


PICH_91: Ciao cara! Macchè ritardo! Immagino la scena di te che lanci una papera indietro a chi te l'ha regalata! Uah ah ah!! Piuttosto, non vedete proprio l'ora delle botte, eh? Siii, si massacreranno prima o poi! (Ho detto prima o poi, eh!).

Per quanto riguarda i dialoghi, anche rileggendo non li trovo "schematici". Almeno non nel senso che intendi tu. Il fatto è che faccio sempre attenzione a queste cose; non è sempre facile (nè necessario) dopo una frase, inserire "disse Hilary", "disse la ragazza" e così via. Questo va fatto quando c'è qualcosa di particolare che caratterizza il dialogo, o per far capire CHI stia parlando. Ti faccio un esempio. In un dialogo fra due personaggi viene male scrivere "Ciao" disse Kei. "Ciao" rispose Boris. "Come te la passi?" chiese il primo. "Potrebbe andare meglio" continuò l'altro.

Non ha molto senso precisare, visto che i personaggi sono solo due (quindi si capisce chi sta parlando) e non c'è nulla che caratterizzi la conversazione. Si appesantisce il tutto e basta. Invece se ci sono delle sensazioni da descrivere, lo si fa proprio perchè in quella frase detta c'è più del suo semplice significato. Quindi diventerebbe "Ciao" salutò Kei, poco coinvolto. "Ciao." fu la gelida risposta di Boris. "Come te la passi?" chiese il primo, anche se la cosa non gli interessava particolarmente. "Potrebbe andare meglio." continuò l'altro, vago.

Ecco, in questo caso ANDAVA detto che Kei non è coinvolto dalla conversazione, Boris meno che mai. Il che è dato da una particolare situazione in cui si trovano, ma se questa situazione non c'è, arricchire i dialoghi può essere inutile o perfino negativo.

Tu non mi hai detto di farlo sempre, tranquilla non ho travisato XD

Ma nell'esempio che mi hai fatto quel "disse Hilary" non lo metterei. Si sa chi sta parlando (Hilary gli offre qualcosa, essendo la padrona di casa) e si sa qual'è il rapporto tra i protagonisti della scena. La situazione è questa: i tre si ritrovano insieme, da soli, l'aria è tesissima e il tutto è per loro abbastanza imbarazzante. Il saluto fra di loro è molto secco, senza aggiunte e orpelli. Kei entra e l'unica cosa che fa è guardarsi intorno, Hilary non lo guarda e gli risponde, abbastanza freddamente. I dialoghi sono così perchè corrispondono a un momento particolare, e la loro essenzialità esiste apposta per dare l'idea (in questo caso) di un'aria tesa, e di tre teste che non pensano a qualcosa di particolare, da segnalare. In sostanza nella mia ottica non c'è niente da aggiungere, più di quello che già ho scritto. Spero di essermi spiegata decentemente XD

Scusa per il romanzo ma essendo una cosa studiata ci tenevo a spiegarmi. Non voglio nè che la storia diventi un copione, esagerando con "l'impoverire" i dialoghi, nè il contrario, arricchendoli troppo. Spero che tu sappia che aver dato una risposta chilometrica non significhi cogliere negativamente la critica, e che il mio pacifico monologo non ti abbia fatto passare la voglia di continuare a leggere! (Sono logorroica, che ci vogliamo fare?) Un bacio grande prof, ti voglio bene anch' io! <3


Lirinuccia: Ciao bella! Certo che sei ancora in tempo, figurati XD

Già, anche io detesto il modo con cui spesso vedo caratterizzata Hilary, anche perchè non penso che corrisponda alla sua personalità nell'anime. Lieta che tu ne sia soddisfatta!

Per quanto riguarda i dialoghi, da una parte ti rimando a leggere i pallosissimi tre chilometri di risposta alla cara Pich, dall'altra vorrei spiegarmi anche con te.

Le descrizioni sono calate perchè la situazione si è stabilizzata; Kei all'inizio veniva sballottato da un posto all'altro, vedeva molte facce, e così via. Allora c'erano molte più cose da descrivere. Ora invece va a scuola, ha una casa, ha "amici" fissi... questo inevitabilmente porta a una certa routine. Quindi le descrizioni si sono attenuate proprio per questo. Volendolo io stessa evitare, per non rendere noiosa la fic, ovviamente creo degli espedienti che mi permettano, appunto, di evitarlo, ma non sempre ci riesco ^^

Non vorrei che la mancanza di descrizioni sia interpretata come scarsa accuratezza, perchè ti assicuro che non lo è (lo dico perchè hai definito i primi capitoli "forse più accurati", così ho solo voluto specificare XD)

Inoltre vorrei chiederti un chiarimento; non vedo il legame della moltiplicazione di dialoghi con la loro perdita di incisività. Può esserci un capitolo in cui prevalgono i dialoghi, (anche più di uno) e pur essendo tanti possono essere lo stesso molto significativi. La perdita di incisività casomai può essere data da una mia disattenzione, ma essendoci stata attenta non dovrebbe essere per quello. Se un dialogo merita di risultare incisivo perchè importante, allora cerco di dargli incisività, altrimenti no XD Prova a farmi degli esempi, così capisco se quello che hai riscontrato sia derivato da un mio errore o dalla "non-importanza" del dialogo! Grazie per avermelo fatto notare, comunque.

Infine per quanto riguarda i luoghi comuni... come hai detto tu, sono presenti un po' in tutte le fic, ed essendo di solito caratteri della vita quotidiana, sono inevitabili XD

Tuttavia io credo di evitarli già, più o meno, soprattutto per quanto concerne gli esempi che mi hai fatto. Il protagonista è Kei, che, putroppo per lui, HA un passato tormentato (dobbiamo tenercelo così XD), e così l'ho voluto raffigurare. Kei non è innamorato di Hilary, quindi lui e Zane non se la litigano, è il secondo che è geloso della propria ragazza (E ha ragione, poveraccio!). Il compleanno... bè, almeno una volta all'anno tocca a tutti, non lo vedo affatto come un luogo comune. Senza contare che mi serve, perchè l'essere minorenne di Kei sarà un punto fondamentale in seguito.

La sfacciata di turno immagino sia Kaori XD ovviamente puoi vederla in un modo, e io non posso farti cambiare l'opinione che hai di lei, ma non è una sfacciata (altrimenti sarebbe già saltata addosso a Kei) e non ostacola nessuno, non essendoci ancora alcun amore da ostacolare.

Inoltre ancora non si sa quando Kei e Hilary ammetteranno i loro sentimenti, quindi su questo punto è meglio non pronunciarsi. E per finire, la gita scolastica è necessaria. Non serve per fare la sbronza della scolaresca, che fa impazzire il prof in gita, le fughe notturne dall'albergo o cose "fighe" del genere. L'esatto contrario, invece. Ma non voglio fare spoiler, quindi mi fermo qui! XD

Per quanto riguarda i luoghi comuni più in generale, riallacciandomi a quello che dicevo prima... la mia fic affronta anche argomenti difficili, ma parla molto di vita quotidiana (dopotutto di chiama Another Life), per cui elementi quotidiani (feste, gite, storie d'amore, risse, assemblee scolastiche, ancora feste e chi più ne ha più ne metta) sono ovviamente inclusi, sennò la fic non esisterebbe! Quindi oltre a questo mi è anche sembrata una critica al tipo di storia che sto affrontando, più che un consiglio su come andare avanti. A quel punto è il genere che non va bene, e non posso fare nulla ^^.

Spero di essere stata esauriente. Sono felice che la storia ti piaccia lo stesso, e ti ringrazio ancora per le critiche, perchè servono sempre. Ne faccio a chili anche io e le accetto volentieri, anche perchè mi danno modo di correggermi o di spiegarmi, come in questo caso. Un bacio grande, spero che ci sarai al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 13
*** Dodicesimo Capitolo ***


DODICESIMO CAPITOLO:


Atterrarono al Domodedovo privi di voglia di fare qualsiasi cosa che non fosse riposarsi.

Il programma era di salire sul pullman che li aspettava appena fuori dall'aereoporto e arrivare all'albergo, che si trovava a nord di Mosca. Il tutto possibilmente senza morire congelati. In un'ora si sarebbero sistemati nelle rispettive camere, per poi cenare e riposarsi al caldo.

Era già quasi buio, Kei osservava la sua immagine riflessa sul vetro e il panorama. Boris si era seduto accanto a lui, fu come se si fossero tacitamente accordati.

Tutto aveva un che di familare; le distese innevate, gli alberi imbiancati, la sensazione di poter fare centinaia di chilometri senza arrivare mai da nessuna parte.

Non che ricordasse di essere già passato precisamente per quei luoghi, anche perché nel caso non li avrebbe mai saputi riconoscere, ma provò comunque la sgradevole sensazione di sentirsi a... casa. E non voleva, aveva sempre avuto intenzione di recidere ogni legame con quella città.


-Cosa mi devi dire, Kei? Sei davvero strano.-

Yuri lo guardava, seduto sul cornicione a gambe incrociate. Era una posizione abbastanza precaria, ma come al solito non gli importava molto.

Sembrava un falco desideroso di cambiare aria... adorava starsene appollaiato sul tetto ad osservare la neve cadere, i lupi che ogni tanto si avvicinavano al cancello, il sole offuscato dalla perenne coltre nuvolosa.

Kei aveva una benda sulla guancia che iniziava a macchiarsi nuovamente di rosso. Il taglio non voleva smettere di sanguinare.

-Stasera vado via.-

Il rosso alzò un sopracciglio, per poi ridere freddamente:

-Che scherzo stupido.-

Kei abbassò lo sguardo, per poi piantarlo sul compagno di stanza:

-Non sto scherzando. Mio nonno mi tira fuori. Vorkov è costretto ad essere d'accordo.-

Il silenzio si fece pesante come non mai, e a Kei parve che gli occhi di Yuri fossero attraversati da uno strano lampo.

-Yu...-

-Che c'è?-

-Tutto bene?-

Il russo scosse la testa, tormentandosi nervosamente le dita.

-Te ne vai. Ce l'hai fatta... sono felice per te, davvero.-

-Yuri, ho chiesto a mio nonno e a Vorkov di farvi uscire ma...-

-Oh. Mi sembravi più malridotto del solito, in effetti. Non hanno preso bene la richiesta?- chiese Yuri, serio.

-Esattamente. Ho insistito, ma è stato inutile.-

Yuri si morse un labbro, senza più guardare l'amico. La tensione era dolorosa.

-Boris lo sa?-

-Sì... non l'ha presa malissimo.-

-Meglio così.-

Kei non tollerò oltre quell'atmosfera che pesava come un macigno, e afferrò Yuri per un lembo della maglietta, tirandolo a sè:

-Se potessi rimarrei qui. Oppure porterei via anche te e Boris. O farei andar via te, e rimarrei io. Ma non posso... e odio non poterlo fare.-

Yuri non riuscì ad evitare che una lacrima gli attraversasse il viso. Non stava piangendo, lui non piangeva mai. Era una semplice reazione fisica.

-Si sentirà la tua mancanza, comunque.-


-Tutto ok?- gli chiese Boris, interrompendo bruscamente il sonno in cui era caduto.

-Nh? Sì... dove siamo?- rispose l'altro mettendo in pausa l'ipod.

-Sulla strada per Mosca... la Kanagi ha detto che avremmo impiegato un'ora in tutto.-

Kei non rispose, continuando a fissare la neve sul ciglio della strada. Ormai era totalmente buio, e la strada per quanto potesse essere larga era talmente poco illuminata che si chiese come facesse l'autista a non finire fra gli alberi. L'unica luce che distingueva era quella proiettata dalle lampade al neon all'interno del veicolo.

-Siamo già arrivati?- sbottò Sarah, dietro di loro assieme a Seto, sentendo che il pullman si era fermato di botto.

-Non penso...- rispose Boris perplesso.

-Perché ci siamo fermati?- insistette Kaori.

Kei vide Crawford alzarsi e andare a parlare con l'autista, allargare le braccia e schiaffarsi una mano in fronte. Si tolse gli auricolari quando la Kanagi raggiunse il collega per poi annuire e voltarsi verso gli alunni:

-Ragazzi, state zitti un secondo!!- esclamò.

-Che è successo? Siamo fermi in mezzo al nulla! E si gela!-

-Lo so, Hilary... c'è stato un guasto al motore. Sta cercando di farlo ripartire, state tranquilli.-

Kei seguì con lo sguardo l'autista che scendeva dal mezzo e andava a controllare qualcosa sul retro; doveva usare una torcia per via del buio.

Tornò dopo dieci minuti, in cui i ragazzi iniziarono a mostrare forti segni di irrequietezza, ma la sua espressione non faceva presagire niente di buono.

-Allora?- chiese Crawford.

-Nulla. È andato. Si sta accumulando troppa neve. Non sono riuscito a chiamare soccorso, le linee sono disturbate per via del maltempo dei giorni scorsi, ci sono state vere e proprie tempeste. Senza contare che non passa nessuno.- comunicò, sconvolgendo gli animi.

-... E che facciamo adesso?- chiese la Kanagi con un filo di voce.

-Aspettiamo che le linee vengano ripristinate.-

Crawford scosse la testa, cercando di trattenere il nervosismo.

-La finiamo congelati. Non possiamo passare tutta la notte qui dentro.- commentò.

-Lo so... e non possiamo usare l'aria condizionata a motore spento.- concluse l'autista.

-Oh cavolo... dai che sfiga, non ci posso credere!!- esclamò Mao tremando dal freddo, appoggiando la testa sulla spalla di Rei.

-Adesso non agitatevi, è peggio! Scusi, sa che posto è quello?- chiese la Kanagi, indicando qualcosa al di là del finestrino.

L'autista annuì: -È un monastero. Non ne so molto.-

Kei, imitato da Boris, si voltò di scatto. Strinse gli occhi per vedere meglio attraverso il riflesso sul vetro, e il suo cuore perse un battito, per poi iniziare a martellare furiosamente.

L'edificio scuro si stagliava alto ed imponente, cirondato da un muro che distava decine di metri dalla cupa struttura. Il cancello nero era serrato, e credette di distiguere due sagome scure, probabilmente due uomini di guardia.

Boris non riuscì a dire nulla, si limitò ad aprire leggermente la bocca mentre Kei si alzava in piedi e si avvicinava al vetro dall'altra parte, per vedere meglio. Si infilò nel sedile di Takao e Brooklin, che lo guardarono, incuriositi e perplessi.

Il ragazzo si shiacciò contro il finestrino, per poi rimanere immobile a fissare la sede della Borg.

-D'accordo... Ryo, dovremmo andare a chiedere se possono ospitarci per la notte.- propose la Kanagi, trovandola una buona soluzione. Rimanere lì era assolutamente impensabile.

Kei si voltò verso Boris, era difficile stabilire quale delle due espressioni fosse la più sconvolta. Scosse la testa, riferendosi a ciò che i professori avevano appena detto.

-State fermi qua.- disse Crawford scendendo dal pullman assieme alla Kanagi.

Kei si sedette accanto a Boris, senza spiccicare parola.

-Diranno di no, è ovvio...- mormorò il russo con una voce strana.

L'altro deglutì, appoggiandosi allo schienale e chiudendo gli occhi. Boris aveva ragione. Non era nello spirito di quella gente salvare dal gelo un'allegra scolaresca in difficoltà.

Erano passati cinque minuti quando i due insegnanti risalirono sull'autobus:

-Ok ragazzi, forse siamo salvi. Inutile che vi dica di starvene tranquilli, dobbiamo solo ringraziare di esserci fermati proprio qui davanti, siamo in mezzo al nulla.-

Kei e Boris non riuscirono nemmeno a scambiarsi un'occhiata.

-Non dovremmo andare lì.- se ne uscì Kei, cercando di mantenere un tono tranquillo.

-Ah, preferisci congelare?- chiese Crawford senza guardarlo.

-Sì.-

L'uomo rimase un tantino spiazzato dalla risposta, ma lo ignorò. -Muovetevi.-

Ad ogni modo Kei non se lo fece ripetere due volte; iniziava a sentirsi troppo oppresso. Aveva un forte bisogno di aria, il respiro iniziava ad accellerare senza che potesse controllarlo, così scese per primo seguito da Boris:

-Calmati un po'.-

-No, Boris. Lascia perdere.-

Il russo gli si parò davanti e lo afferrò per le spalle: -Adesso basta!-

Gli altri, ormai scesi tutti, li guardarono sconvolti.

-Spostati. Non ho intenzione di...- Kei sentì gli sguardi di quindici persone addosso, e decise di sfoggiare il suo bilinguismo: -Non ho intenzione di entrare lì dentro, Boris!!-

-Non abbiamo scelta, Kei. Se ti comporti così si faranno delle domande, pensi di raccontare tutto agli altri? A Crawford?-

Nonostante stessero parlando russo, all'insegnante non sfuggì il suo nome.

-Boris, io non... davvero, preferisco congelare!-

-Idiota, non ti lascerebbero mai fuori. Basterà che non ci facciamo notare...- rispose Boris, ma sembrava decisamente poco convinto.

-Ehi, che state dicendo? E tu da quando in qua parli il russo?- intervenne la Kanagi, preoccupata nel vedere che gli animi si stavano scaldando.

Kei la ignorò: -Ci sarà un altro modo, è impossibile che non si trovi un qualsiasi modo per chiamare qualcuno!-

-I cellulari non prendono, Kei!-

Takao intanto seguiva la scena, con un groppo in gola.


"Sono cresciuto in un posto in Russia, assieme a lui..."


Non era un asso con la memoria, ma quella frase se la ricordava. Gliel'aveva detto tempo prima. Qualcosa non andava.

-Kei...- mormorò, mettendogli una mano sulla spalla. Il ragazzo si voltò, e parve quasi rassicurato nel vederlo:

-Che c'è?-

-...Nulla... che ne dite se ci muoviamo? Si congela qui.-

Il ragazzo annuì, rassegnato.

-Io non so cosa potrò fare se me lo ritroverò davanti.-

-Lo so. Lo so benissimo, Kei.-

-Se avete finito... andiamo.- concluse Crawford.


Era esattamente come se lo ricordavano. Tetro. Angosciante. Opprimente.

Le due guardie li condussero oltre il grande portone dove li aspettavano altri uomini vestiti allo stesso modo, e uno sulla quarantina che si distingueva per il colore dei capelli (viola), lasciati scoperti, e un' espressione ancora più incattivita degli altri.

-Salve.- disse, in giapponese.

La Kanagi lo guardò sorpresa: -Parla giapponese?-

-Si signora. Sono Vladimir Vorkov, onorato.-

Lei gli strinse la mano, sollevata. Per come si era messa la situazione, stava iniziando a preoccuparsi davvero.

Fece conoscenza anche con Crawford, e mentre parlavano cordialmente i ragazzi si raggrupparono:

-Che cavolo... questo posto non mi piace.- mormorò Max, intimorito.

-Sono d'accordo... meglio qui che fuori a congelare però.- ribattè Mariam, che non vedeva l'ora di coricarsi.

Dopo poco Vorkov si dedicò a loro:

-Vi ho fatto preparare delle stanze. Fate come se foste a casa vostra, ma non andate in giro.-

Kei sentì un conato farsi strada nella gola, e lo represse meglio che poteva. Non riusciva a guardarlo. Con la coda dell'occhio vide Boris più o meno nelle stesse condizioni.

-Grazie mille.- disse Hilary a nome di tutti.

-Alcuni dei ragazzi che stanno qui vi indicheranno le camere.-

Quattro giovani russi li guardavano con espressioni ben poco amichevoli.

-Ragazzi, evitiamo casini e sistematevi come avevamo deciso per l'albergo, ok?- disse la Kanagi, senza ammettere repliche.

Il gruppo di ragazzi si avviò verso un cupo corridoio, passando davanti a qualche guardia e al "padrone di casa". Kei voltò la testa di lato, sperando di passare inosservato.

Si sentì gelare -nel vero senso della parola- quando una mano si posò sulla sua spalla.

Non aveva mai provato una sensazione di quel tipo. Certo, paura di prendere colpi, di soffrire, di ricevere frustate... lui la paura l'aveva sperimentata davvero. Ma era diverso. Quel contatto lo paralizzò totalmente; non era semplice paura, non era il tipo. Era inspiegabile. Si sentì come piantato a terra, il cuore che batteva a mille, il respiro bloccato.

Fu costretto a voltarsi.

-Oh. Ma che piacevole sorpresa. Il mondo è davvero piccolo, Kei.-

La sua voce gli giunse quasi ovattata. Cercò di ristabilirsi, doveva smetterla con quelle scenate.

-Sei cresciuto in questi anni, non c'è che dire.-

-Toglimi quella mano di dosso.-

Kei lo disse con una voce che non era la sua. Faticò a riconoscersi.

Boris intervenne, facendo un passo verso di loro:

-Meglio se lo lasci stare. Meglio se non ti avvicini a noi.-

-Curioso, c'è anche Huznestov... che assurda coincidenza. Quasi non ci credo.-

Crawford osservò la scena, particolarmente perplesso. Non gli sfuggì l'espressione assunta da Kei al contatto con quel Vorkov. Non che conoscesse bene quel ragazzo, o tenesse a lui in qualche modo. Ma sembrava davvero sconvolto.

-Ehi voi due. Sarete stanchi, domani dobbiamo alzarci a un'ora decente. Muovetevi.- disse, trascinando via Kei per un braccio con poca delicatezza.

Il ragazzo non si ribellò, rimettendosi inseme a Boris fra i compagni.

Alla fine si sistemò con Seto e Zane in una delle stanze assegnate, senza spiccicare parola.

-Questo posto dà i brividi. Davvero.- convenne Zane sedendosi sul letto.

-Già... sembra una prigione più che altro.- rispose Kaiba avvicinandosi alla finestra e notando le pesanti sbarre.

Kei fece lo stesso, sentendosi in trappola. Non avrebbe retto di quel passo. E lui non era tipo da cedere così. Ci aveva passato degli anni, un giorno in più non avrebbe fatto nessuna differenza. Così almeno insisteva a dire la sua parte razionale, quella che ragionava e spesso cercava di limitare quel brutto carattere rissoso e impulsivo che si ritrovava.

Si sedette per terra, vicino alla finestra; quella era stata per anni la sua stanza, che divideva con Boris e... Yuri. Pensò a lui solo in quel momento.

Si alzò in piedi e andò verso la porta, ignorando i due compagni di stanza:

-Dove vai?- chiese Seto, serio.

-Hiwatari, si può sapere che diavolo...-

Sbattè la porta, ritrovandosi nel familiare corridoio. La sensazione claustrofobica sembrò attenuarsi, e si guardò attorno, deciso. Nella stanza di fronte avrebbe trovato Takao, Rei e Max, ma non aveva intenzione di vedere nessuno se non Boris.


-Io voglio tornare a casa. Non mi piace come si stanno mettendo le cose.- sbottò Sarah tastando il letto, per poi sedersi e guardare le sue compagne di stanza.

-Nemmeno a me... e sono preoccupata per Kei... era strano.- rispose Kaori, pensierosa.

-Naa. Perché?- intervenne Mao.

-Non lo so. Sembrava... non lo so.-

Kaori abbassò lo sguardo, per poi rivolgerlo verso le sbarre alla finestra. In quel momento più o meno tutti osservavano colpiti quel dettaglio raccapricciante nelle loro stanze.

Takao per primo:

-Dio mio... ma che diavolo di posto è questo? Sembra un carcere...- aveva mormorato, incrociando lo sguardo di un altrettanto preoccupato Rei, che gli rispose, poco sicuro:

-Dev'essere una specie di collegio, non lo so. Non dovremmo esagerare con le preoccupazioni, le sbarre ci sono un po' dovunque, anche a Tokyo. Le abbiamo perfino nel sottopiano, a scuola.-

-Lo so, ma è l'atmosfera che non mi piace. Le hai viste le facce di quei ragazzi? Sembrava che volessero sbranarci.- insistette Takao.

-Li ho notati anch'io... per ora dobbiamo arrivare integri a domattina.- intervenne Max, la cui solarità era stata come spenta dall'aria tremendamente pesante che regnava in quel posto.

Nello stesso istante in un'altra stanza Boris e Brooklin stavano per venire alle mani.

E il povero Raul, gemello di Julia, era tentato dall'andare a chiamare aiuto, o semplicemente a cambiare stanza per non venire coinvolto.

-Quell'uomo ci ha detto di non uscire, quindi tu devi per forza uscire. Che logica impeccabile!- aveva detto Brooklin, osservandolo con indifferenza.

-Perché non ti fai i cazzi tuoi?! Non me ne frega niente di cosa dice quell'uomo!-

-E' grazie a lui che non siamo morti congelati.- gli fece notare, e Boris tirò un pugno al muro, facendosi male:

-Stai zitto. Stai zitto.- scandì, furioso.

Che poteva fare? Dire "Sì, è vero, viva Vorkov"? Oppure "No, quell'uomo è un pazzo criminale il cui scopo nella vita è tirare su perfetti killer?"

Nulla, non poteva dire nulla. Senza nemmeno guardare gli altri due aprì la porta e uscì.


Kei iniziò a camminare senza sapere dove stesse andando, affidandosi al suo istinto e ai ricordi marchiati a fuoco nella sua memoria.

Quei corridoi sembravano tutti uguali, ma lui aveva sviluppato in anni e anni la capacità di distinguerli.

-Mi sembrava ricordarti un po' più sveglio, Hiwatari.-

Kei si voltò di scatto, distinguendo la figura di Vorkov davanti a lui. Non rispose, limitandosi a fare un passo indietro.

-Indietreggi? Non ti riconosco più... Come mai in giro? Ci tenevi proprio a rivedermi, immagino...- gli disse con tono mellifluo.

-Non credo proprio.-

-E allora cosa ti porta qui? Non sarebbe stato meglio startene rintanato nella tua vecchia stanza...?-

Non aveva tutti i torti. Ma se si fosse ricordato bene, avrebbe saputo che Kei Hiwatari non era tipo da nascondersi. Gli diede le spalle, pronto a liquidarlo, ma fu bloccato da una presa sull'avambraccio, una stretta dolorosa.

-Non toccarmi.- ringhiò, tremando dalla rabbia.

-Ho sentito di tuo nonno. Mi dispiace, le mie più sincere condoglianze. Sai, ho avuto qualche problema, ultimamente... e così non ho ancora potuto verificare ciò che mi spetta dopo la sua morte.-

Kei sgranò gli occhi: -Ha lasciato tutto a me.-

-Non ne sarei così sicuro, ragazzo mio. I miei legali si stanno muovendo da fin troppo... ti farò sapere volentieri, non credo che ci vorrà ancora molto a... "mettermi d'accordo" con le autorità di Mosca.-

Continuava a stringergli il braccio, e lui non fece niente per liberarsi. La mente era altrove... doveva preoccuparsi? Cercò di tranquillizzarsi, sedando i sentimenti contrastanti presenti nel suo animo. Non ci sarebbe stato niente per cui angustiarsi, ormai era andato via dalla Borg. Vorkov non aveva alcun potere su di lui.

Sentì un forte formicolio su tutto l'arto, quella mano gelida gli stava bloccando la circolazione.

-Dov'è Yuri?-

Vorkov lo guardò per un momento, poi gli rise in faccia, letteralmente.

-Ivanov? Cosa ti fa pensare che sia ancora qua?-

Kei alzò un sopracciglio: -Il fatto che tu non lo lasceresti mai andare. Era il tuo preferito.-

L'altro rise di nuovo.

-Posso sapere cosa ci trovi di così esilarante?!-

-Non vorrei che tu ti ingelosisca, Kei.-

-Oh, già... ho sempre sofferto molto di questo.- rispose il ragazzo, ironico. Si liberò con uno strattone, sentendo il braccio pulsare tremendamente. Lo guardò dritto negli occhi neri:

-Dov'è?-

-Vorresti rivederlo, Kei? Per poi fare cosa... andartene? Non pensi a lui?- ribattè il russo fingendosi colpito dalla cosa.

-Cosa stai dicendo? Dimmi dov'è, altrimenti lo trovo da solo!- esclamò Kei, perdendo la sua solita calma e freddezza.

La risata di Vorkov iniziava a urtarlo; anzi, a farlo uscire di testa dal nervoso.

-Smettila.-

-Perché dovrei farti un favore, ragazzino?-

-Dimmi dov'è!!- sbottò Kei stiringendo un pugno.

Vorkov fece un passo avanti e lo afferrò violentemente per il colletto:

-Sentimi bene, piccolo bastardo... non osare mai più darmi ordini e usare quel tono con me.-

-Faccio quello che voglio adesso, maledetto figlio di puttana!!-

Il pugno nello stomaco arrivò all'improvviso, bloccandogli il respiro. Si accasciò a terra, boccheggiando.

-Non hai mai saputo tenere a freno quella maledetta lingua... è sempre stato il tuo difetto. C'era un solo modo per tapparti la bocca, ricordi?- gli chiese Vorkov, che chinatosi su di lui gli sollevò la testa afferrandolo per i capelli, mentre con l'altra mano gli teneva il mento.

-N... non mi devi... toccare.- ripetè, sconvolto.

-Sei patetico, Kei. Minacci, sbraiti, dai ordini... ma poi sei solo un ragazzino terrorizzato. Lo sei sempre stato.- gli sussurrò quelle parole nell'orecchio, graffiandogli nel frattempo il collo con una mano.

Perché non reagiva? Perché non riusciva a sollevarsi e tirargli un pugno in faccia??

Era un'assurda debolezza. Un'insensata sindrome di Stoccolma... perché lui lo odiava davvero. L'avrebbe voluto uccidere. E non si faceva mai mettere i piedi in testa da nessuno. Che senso aveva allora il suo comportamento?

Vorkov si sollevò, per poi gettargli un'ultima occhiata e sparire nel corridoio buio.




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Sono in ritardo, ma ormai chi si stupisce più? E il bello è che avevo già scritto questo capitolo assieme al precedente, quindi era già pronto.

Ringrazio tutti per i commenti, scusate se non vi rispondo personalmente come al solito, mi rifarò con il prossimo capitolo, spero.

Mi sento solo di chiudere, almeno da parte mia, il discorso su dialoghi/descrizioni etc; ho capito i vari punti di vista e li accetto, rispondendo però che non li condivido.

Chiedo ancora scusa per l'aggiornamento in ritardo, soprattutto perché avrei potuto farlo prima, ma ho avuto una serie di problemi gravi e non sono riuscita ad aggiornare. Non so quando aggiornerò di nuovo, non so nemmeno se continuerò a scrivere.
Il tutto (specifico e ripeto visto il fraintendimento con Avly e Lexy che ringrazio molto per l'affetto), a causa di miei gravi problemi personali
Grazie per il vostro sostegno, un bacio a tutte quante, vi voglio bene <3

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Capitolo 14
*** Tredicesimo Capitolo ***


TREDICESIMO CAPITOLO


Boris inciampò su una pietra del pavimento mal posizionata, rischiando di finire con la faccia contro al muro. Riuscì a fare sì che non accadesse e si diresse con passo spedito verso la stanza di Kei. Entrò senza bussare:

-Kei?-

Zane lo guardò come si guarda un animale molesto.

-Il tuo amico è uscito. Dato che è nel suo interesse, fallo internare da qualche parte, magari è ancora curabile.-

-Vaffanculo, Truesdale.- rispose Boris sbattendo la porta.

-Ma che diavolo hanno tutti quanti, si può sapere?- esclamò Seto allargando le braccia.

Il russo intanto si era messo a correre nei corridoi, senza sapere esattamente il motivo. Una sorta di agitazione gli opprimeva il petto, e non accennava ad affievolirsi.

Si fermò violentemente per non scontrarsi con Vorkov in persona. L'uomo lo guardò, un sogghignò malevolo stampato in faccia, ma non disse nulla e passò oltre. Boris lo seguì con lo sguardo, per poi voltarsi nuovamente e scorgere una figura accasciata a terra.

Corse verso Kei e si chinò su di lui, teso:

-Kei? È tutto a posto?-

Il ragazzo non rispose; respirava a fatica e teneva una mano all'altezza dello stomaco.

-Che ti ha fatto?-

-Non mi ha fatto nulla... sto bene.-

Boris lo sollevò: -Sei un idiota, Kei. Un vero idiota.-

-Perché? Sei uscito anche tu, no?-

-Non ho mai detto di non essere un idiota, ma non vuol dire che ti ci debba mettere anche tu. Che stavi facendo?- chiese il russo, immaginando la risposta.

-Yuri. Voglio vederlo.-

-...Già...-

Kei si sfiorò il collo, sentendo qualcosa di umido sulle dita.

-Stai sanguinando.- gli fece notare Boris, senza espressione.

-Chissenefrega.- rispose l'altro superandolo.

-Kei, che intenzioni hai?-

-Trovarlo.-

Il russo gli si parò davanti:

-Poi che cosa farai? Lo saluterai e gli dirai quanto vivi bene in una villona con piscina, trattato con affetto da tutti? Per poi mollarlo qui?-

Aveva alzato la voce, cosa che fu notata da Crawford e la Kanagi, collocati in due stanze adiacenti. Aprirono la porta piùo meno nello stesso momento:

-Dovevate rimanere nelle stanze! Si può sapere che diavolo state facendo?? - chiese l'uomo, seccato.

Kei gettò un'occhiata ai due e accennò una risposta, ma alla fine tornò su Boris:

-Tu non lo incontreresti? Sei qui e non lo vuoi vedere??-

-Certo che lo voglio vedere, ma riesco a mantenermi razionale almeno! Tu dai di matto e non ragioni!- esclamò il russo allargando le braccia.

-Spostati.- gli ringhiò contro Kei, come se non l'avesse nemmeno ascoltato.

-No.-

-Boris, levati di torno o...-

Boris, che era più alto di lui di dieci centimetri, lo sovrastò letteralmente e lo afferrò per il colletto, esattamente come aveva fatto Vorkov qualche minuto prima, e lo sbattè contro al muro di pietra. Kei emise un gemito di disappunto e di dolore.

-O cosa, Hiwatari? Sentiamo. Cosa sei disposto a fare per vederlo?-

La Kanagi sgranò gli occhi e si fiondò verso di loro:

-Boris, lascialo subito!-

-Statene fuori, porca puttana!!- sbottò il ragazzo aumentando la stretta sulla maglietta di Kei.

-Huznestov, stai rischiando, ti avverto.- intervenne Crawford, mantenendo la sua caratteristica calma gelida.

La voce di una guardia li interruppe: -Che diavolo sta succedendo qui??-

Parlava un giapponese abbastanza approssimato, ma si fece capire.

-Nulla, li scusi... adesso tornano in camera.- rispose Mara forzando un sorriso.

La guardia gettò un'occhiata a Kei, che con un brusco movimento del braccio si schiodò dal muro e scansò Boris.

-Che cos... tu sei Kei Hiwatari.- convenne la guardia osservandolo meglio.

Anche Kei lo stava scrutando con più attenzione. Riconobbe gli occhi glaciali e il colorito niveo di uno degli uomini che più lo aveva perseguitato durante il suo soggiorno alla Borg.


"Signore, Hiwatari è più rabbioso del solito..."

"Ah, davvero? Allora addomesticatelo..."


-Ha ragione lei... meglio tornare in camera.- tentò Boris.

-Cosa ci fai qui, Hiwatari? Ti sono mancate le cose divertenti che ti venivano fatte? Anche tu, Huznestov... non credevo che vi avrei mai rivisti, dati i trascorsi.-

La giovane guardia li osservava come se fossero delle deliziose crostate al cioccolato, in particolare Kei.

-Vai a farti fottere... Siamo qui in villeggiatura temporanea, addio.- rispose Kei, con una voglia incredibile di massacrarlo di pugni.

-Sapete, è stato molto meno divertente senza voi due qui... certo, Ivanov c'è ancora, per la gioia di tutti quelli che hanno bisogno di sfogare i propri istinti, ma ormai non c'è più gusto, quasi non si ribella più...-

I due rimasero fermi a guardarlo, con un odio quasi tangibile.

-...invece tu, Kei. Con te sì che c'era gusto.- aggiunse, stavolta in giapponese.

-Io ti ammazzo, figlio di puttana.- ringhiò Kei, scagliandoglisi contro e colpendolo al viso. Gli spaccò un labbro, e fu una piccola soddisfazione rispetto a quello che gli avrebbe voluto fare, ovvero decapitarlo lentamente.

-Hiwatari, smettila subito!! Considerati già sospeso!- esclamò Crawford, stufo di quella situazione assurda.

La guardia sollevò un braccio per fermare il professore, che si era avvicinato il tanto che bastava per trascinare via Kei.

-A Vorkov non piacerà questo, Kei. Secondo le voci che girano, forse non ti conviene comportarti male... potresti pentirtene.-

-Voci? Quali voci?!-

Il ragazzo perse la pazienza, ma doveva capire. Si controllò meglio che poteva, sfogando la rabbia sulle sue mani, martoriate dalle unghie che si ficcavano nella carne.

-Forse non dovrei dirti nulla, dato che non è niente di certo... sì, farò così. A presto, Hiwatari. Molto presto.-

Detto questo e lanciata un'ultima occhiata ambigua al giovane, li superò per continuare il turno di guardia.

Kei fu tentato dall'inseguirlo e massacrarlo, finchè non gli avesse detto che cavolo stava succedendo. Ma non si mosse, le parole che gli rimbalzavano nella testa.

-Che cazzo stava dicendo?- mormorò, rivolto a tutti e a nessuno.

-N... non lo so... Voleva solo rovinarti la nottata, vedrai.- rispose Boris.

Crawford interruppe le loro riflessioni, parandoglisi davanti:

-Appena torniamo a Tokyo chiederò di farvi sospendere, questo è troppo!- sbottò, furioso.

-Ryo, l'hai già detto, calmati. Voi due, venite qui.- ordinò la Kanagi entrando in camera, e i ragazzi obbedirono senza rispondere.

Crawford si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò, incrociando le braccia.

-Mi spiegate cosa sta succedendo?- chiese Mara guardando prima Boris, poi Kei, che non risposero.

-Non mi rendete le cose più facili così. Kei, sei strano, molto più del solito. Perché hai aggredito quell'uomo? Che ti ha detto? Lo conoscevi, immagino.-

Il ragazzo annuì, ma non sembrava avere intenzione di aggiungere altro.

-Kei, rispondimi per favore. Se c'è qualche problema perché non lo dici?- continuò la Kanagi, preoccupata e seccata allo stesso momento.

L'oggetto delle sue preoccupazioni si ostinò a non dire nulla, piantando lo sguardo su una pietra del pavimento particolarmente interessante.

-Possiamo tornare in camera?- chiese Boris.

Crawford alzò gli occhi al cielo: -A patto che non ne usciate più, accidenti a voi!!-

-D'accordo.- rispose Kei, atono.

Il professore lo fissò, fulminandolo con lo sguardo.

-Andate. Ma non considero il discorso chiuso, sappiatelo. E se vi rivedo in giro, non avete idea di quello che vi succederà.-


Kei si rigirava nel letto da ore, almeno tre, ma non riusciva a prendere sonno. Era prevedibile che l'avrebbe finita in quel modo, ma l'idea di annullarsi per un po' di tempo non gli sarebbe comunque dispiaciuta.

Si mise seduto, fissando il buio più totale che regnava nella stanza. Percepiva vagamente i respiri di Zane e Seto, che invece sembravano dormire tranquillamente.

Infilò a tentoni le scarpe e arrivò alla porta, che aprì cercando di non fare rumore. Se la richiuse alle spalle silenziosamente e uscì nell'andito fiocamente illuminato dalle torce appese al muro.
"Se volessero potrebbero anche metterle, le lampade... ma no, perché levare quest'aria da castello medioevale??" pensò, disgustato.

L'unico suono che sentiva era quello dei suoi passi. Osservò l'orologio, segnava le tre e un quarto. Le sue gambe lo portarono in automatico lungo il percorso per salire sul tetto. Si ricordava che la scala per accedervi non fosse mai stata sorvegliata, e infatti vi arrivò con facilità. Le scale erano ripide, come ricordava, e dovette tenersi alla parete per non rompersi qualche osso, cosa che non gli sarebbe stata molto di aiuto in quella situazione. La pesante porta si aprì dopo una spinta decisa da parte del ragazzo, che sentì subito l'aria gelida ferirgli prima il viso, poi il resto del corpo. Lassù l'unica fonte di luce era una torcia posizionata esattamente sopra la porta, cosa che non gli permetteva di distinguere bene ciò che lo circondava, mentre lui poteva essere visto benissimo.

Fece qualche passo avanti, sentendo il gelo aumentare e provocargli tremiti pressocchè dovunque.

-Potreste lasciarmi in pace almeno alle tre di notte, ninfomani?!-

La voce lo colse alla sprovvista, per quanto fosse andato lassù proprio con la speranza di udirla. Vide la chioma color rosso acceso, gli occhi viola e il colorito quasi albino di Yuri Ivanov, che lo fissava con aria seccata. Ma divenne prestissimo un'espressione sconcertata.

-Chi... che diavolo... K...-

-...Ti trovo bene, nonostante tutto.-

Kei si avvicinò un po' a lui, che continuava a guardarlo con gli occhi sgranati.

-Kei... sei tu?!- una voce dal tono soave, ma deciso.

-Già.-

Yuri gli poggiò una mano sulla spalla, come per accertarsi che fosse veramente lì, davanti a lui, e non si trattasse di un'allucinazione. Lo sentì fare pressione con le dita, poteva percepire l'adrenalina, il tremore, lo stupore, il cuore a mille... soprattutto perché in quel momento provava la stessa identica cosa.

-Kei.- ripetè, fissandolo negli occhi così simili ai suoi. Il giapponese sentì la presa del ragazzo farsi ancora più salda, doveva essere davvero turbato.

-Che diavolo ci fai qui?!-

-È una storia lunga.-

Yuri tornò a respirare normalmente e si sedette sul cornicione; Kei sentì lo stomaco contrarsi nel constatare che non era cambiato di una virgola. Come quattro anni prima. Certo, fisicamente era cresciuto, ma l'avrebbe riconosciuto anche in mezzo a una folla di persone con i capelli rossi.

-Raccontamela.-

Kei iniziò a parlare, battendo i denti per il freddo.

-Un avvocato si è occupato di me e mi ha tirato fuori di prigione...-

-Aspetta. Non voglio che tu muoia. Mi sa che le tue resistenze al clima russo si sono attenuate radicalmente, nh?- lo interruppe Yuri, sogghignando e scendendo con un balzo elegante. Kei lo seguì dentro, senza sapere dove lo stesse portando.

-Non posso andare in giro.- gli fece notare.

-Ah, figurati io. Stavi crepando là sopra.-

-Potevamo anche starci, eh, per chi mi hai preso?-

Yuri rise. -Certo, certo. Per questo battevi i denti.-

Si bloccò prima di girare un angolo, e Kei gli andò a sbattere sulla schiena. Poi udì i passi di una guardia e comprese.

-Merda...- mormorò Yuri, vedendo che veniva verso di loro.

Kei guardò prima la nuca di Yuri, poi la porta che avevano accanto e senza pensarci due volte abbassò la maniglia, sperando per prima cosa che ci fosse qualcuno che non li scacciasse o peggio, e che magari quel qualcuno fosse un suo compagno di classe.

Si infilò dentro, trascinandoci Yuri, per poi chiudere la porta il più silenziosamente possibile. Rimase stupito di trovare la luce accesa e sei facce sconvolte che lo guardavano.

-Kei, che cosa stai facendo?- chiese Kaori perplessa.

Il ragazzo si guardò intorno, notando che le ragazze si erano riunite tutte nella stessa stanza.

-Scusate. Mi serviva.- rispose semplicemente.

-Non si usa più bussare?- aggiunse Hilary, e Kei le rivolse uno sguardo abbastanza cattivo:

-Non vi siete nemmeno chiuse a chiave. Siete dei geni.-

Yuri si intromise: -Qui vi stuprano e nemmeno ve ne accorgete. Non si vedono molte ragazze, ultimamente.-

Quelle lo guardarono, scioccate: -Che cosa? E poi chi diavolo sei tu?- fu la risposta piccata di Julia.

-Yuri Ivanov, tesoro.-

-Sì ma... che cosa intendevi?-

Il rosso guardò Kei con un sopracciglio inarcato:

-Avete idea di dove vi trovate?-

Le sei ragazze scossero la testa, preoccupate.

-In un gulag. Pensate di essere in vacanza?-

Kei intervenne: -Yuri, ora basta. La guardia sarà passata.-

-Ma no, volevo fare conoscenza...- ribattè Ivanov con aria dispiaciuta.

Hilary capì che quel tipo non le piaceva affatto; non riusciva a capire quando parlasse sul serio o meno. E poi le guardava con aria di sufficienza mista ad apprezzamento fisico, una cosa che personalmente detestava.

Sobbalzarono tutti quanti quando bussarono alla porta:

-Che diavolo state facendo?!- aveva esclamato la voce di Crawford dall'altra parte. Ormai quella era diventata la sua battuta preferita.

Kei aveva incrociato lo sguardo di Hilary, che scattò immediatamente verso l'armadio proprio nello stesso istante in cui lo faceva lui.

La stanza era quella di Kaori, Sarah e Mao, e i professori lo sapevano. Dovevano scomparire subito.

-Spostati, dolcezza. Se mi becca non mi vedrete più.-

-Oh, non vedo perché dovrei spostarmi allora.-

Yuri intanto aveva alzato le spalle, disinteressato al problema.

-Ehi tu, levati di torno o ci fai passare guai!- sussurrò Mariam infilandosi sotto al letto, sperando di non trovarci niente di strano.

-Ok, ok...- rispose, trascinando Julia in bagno, dal momento che la ragazza nella fretta del momento non aveva idea di dove nascondersi.

Crawford aprì la porta, e la soluzione comune adottata da Kei e Hilary fu quella di spiaccicarsi dentro l'armadio, insieme. Il ragazzo chiuse le ante e per evitare di cadere fuori dovette appendersi alla castana, che lo sorresse malvolentieri.

Ascoltarono la voce di Crawford, come al solito poco entusiasta di quello che stava facendo:

-Sentite, ragazze. Mi state esasperando. Non ho nemmeno voglia di farvi discorsi infiniti sul rispetto per gli altri ma sono quasi le quattro, e vi si sente ancora starnazzare.-

Kei suo malgrado sogghignò, respirando sul collo di Hilary, che cercò invano di allontanarsi.

-Smettila...- mormorò, pianissimo.

-Di fare cosa?-

-Di respirare.-

Il ragazzo alzò un sopracciglio.

Kaori intanto stava promettendo a Crawford che se ne sarebbero state zitte e buone per il resto della notte.

Kei entrò in modalità provocazione e si avvicinò di più alla sua compagna di nascondiglio: -Altrimenti?-

La voce di Kei l'aveva sempre colpita. Era bassa, ma calda e avvolgente. Specialmente quando sussurrava, magari nel suo orecchio.

-Altrimenti?- ripetè lui, le labbra a un centimetro da quelle di Hilary.

La ragazza annullò quasi del tutto quella distanza, sfiorandogliele con le proprie, ma non lo baciò. Lo teneva lì, a portata di labbra, i respiri fusi tra loro in un'intimità che mai avevano avuto e che mai si sarebbero aspettati di avere.

Udirono il rumore della porta che si richiudeva, evidentemente Crawford se n'era andato.

Hilary si allontanò, un sorriso perfido sulle labbra: -Altrimenti nulla.- concluse, prima di aprire leggermente l'anta e sbirciare fuori.

-Via libera.- disse piano Mariam, sgusciando fuori da sotto al letto.

Yuri e Julia uscirono dal bagno e Hilary saltò giù dall'armadio con grazia, seguita da un Kei particolarmente seccato, che le lanciava maledizioni di vario tipo.

-Ok, dicevamo...- partì Kaori, e Sarah le tappò la bocca con una mano:

-Parla piano, porca miseria!-

-Kei, ma sono tutte amiche tue? Hai un'agenzia di modelle per caso?- chiese intanto Yuri squadrandole tutte.

-Sì, certo...- rispose il ragazzo alzando gli occhi al cielo. Poi guardò le compagne di classe:

-Abbiamo un discorso da fare. Ci chiudiamo in bagno.- stabilì, ricevendo occhiate maliziose e da perfette maniache, specialmente da Kaori:

-Siete matti?? Vengo pure io allora!-

-Non è quello che pensi tu.- la rimbeccò Kei afferrando Yuri per un braccio e spingendolo dentro al bagno, per poi entrare e chiudere la porta.

-Kei, se vuoi scopare c'è il mio letto eh!-

-Idiota, ascoltami. Mi hai chiesto perché sono qui, no?-

Il rosso annuì: -Oh, già! Prima di quel gnoccaio la cosa mi interessava. Quale mi consigli?-

-Stai zitto...- sospirò Kei sedendosi sul pavimento. Yuri lo raggiunse e si posizionò di fronte a lui.

-Sto scherzando. Dimmi.-

Gli parlò della vita poco legale, della droga, della prigione, della casa famiglia, dei Kinomijia, della scuola, di Crawford, della gita e del problema che li aveva costretti a chiedere ospitalità a Vorkov. Ovvero tutto.

-Cavolo però. Non te la stai mica cavando male, sono felice per te.-

-Ecco cosa ci faccio qui.- concluse il giapponese, alzando lo sguardo e puntandolo su quello di Yuri.

-Ok... se facessi in modo di farmi incontrare anche Boris non sarebbe male.-

-Va bene... Yu... tu come te la stai passando qui?-

Il russo abbassò lo sguardo e si morse un labbro:

-Domanda di riserva?-

-... fra poco potrai andare via.-

Altro sorriso finto del rosso.

-Non credo, Kei... Vorkov non mi lascerà andar via come se niente fosse. E poi non saprei dove andare, i miei sono morti, non ho un accidenti di nessuno.- spiegò.

-Un modo ci deve essere. Deve esserci.-

-Sarebbe figo. Sai, inizia ad essere stancante, davvero. Essere il favorito di Vorkov è abbastanza doloroso, oltre che sfiancante. Quell'uomo ha qualche problema di nervi.-

Sembrava stesse parlando del tempo. Kei lo afferrò per le spalle:

-Come diavolo ne stai parlando, Yuri? Perché fai così?-

-Così come? Rido per non piangere, che problemi ti dà?!-

Il giapponese non rispose, e l'altro ne aprofittò per continuare:

-Abbiamo sempre riso per non piangere, Kei, forse te lo sei dimenticato dato che è da un po' che non ti fai un giro da queste parti... ma è sempre stato così. Lo sai che non c'è altro modo per sopravvivere, qui.-

-Scusa...-

Kei lo guardò senza un'espressione precisa, ma il tono della sua voce fece capire all'altro che aveva davvero compreso ciò che gli aveva detto. Forse, più che compreso, lo aveva ricordato. Dopotutto le cicatrici erano le stesse.

Hilary bussò ed entrò in bagno, chiudendo la porta.

-Scusate se vi interrompo... posso sapere cosa intendevi prima, Yuri...?- chiese, sperando di essersi ricordata il nome.

-Uhm, prima quando?-

-"Avete idea di dove vi trovate"... non puoi terrorizzarci così e poi non finire la frase.-

Kei intervenne: -Stava dicendo cazzate, lascialo perdere.-

-Ma come, Hiwatari... per una volta che abbiamo ospiti da fuori!-

-Dacci un taglio, Yuri...-

Hilary insistette: -Kei, cosa dobbiamo sapere?-

-Basta, avete rotto. Io me ne torno in camera, a domani.- sbottò di rimando, uscendo dal bagno seguito dagli altri due.

-Aspetta, Kei...- lo chiamò Hilary a bassa voce, per evitare di fare chiasso e scatenare le ire di Crawford.

Il ragazzo la ignorò e uscì, chiudendo la porta in faccia a Yuri.

-Ehi!- si lamentò quello, seccato. Fece un gesto alle ragazze che forse equivaleva a un saluto, per poi seguirlo fuori.

-Aspetta!-

Dopo pochi metri lo raggiunse, e Kei parlò:

-Non devono sapere di che posto si tratta, Yuri. Lo sai che cosa potrebbe succedere se qualcuno si mettesse in testa di ostacolare la Borg, porca puttana!-

Il rosso annuì, mordendosi nuovamente il labbro. Lo faceva spesso.

-Hai ragione. Senti, è meglio se torno dove dovrei essere a quest'ora, le ultime ferite non si sono nemmeno rinchiuse e vorrei evitare di farne aprire altre. Ciao.- disse, senza guardarlo.

Pensava di andarsene così?

-Yuri, non... puoi rimanere qui.- annunciò, deciso.

L'altro sgranò gli occhi: -Che ti prende? Ci sono dentro da cent'anni, e ora salta fuori che non posso rimanere qui?- il tono era anche abbastanza acido.

-Scusa se ho mostrato interesse allora.- rispose Kei scuotendo la testa, per poi voltarsi e tornare verso la sua stanza.



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Bè, forse sono tornata. Nel senso che anche questo era già praticamente pronto, ma il rileggerlo e correggerlo entrava in quella sfera di cose che non ero in vena di fare (e forse non sono in vena nemmeno adesso, ma l'ho fatto quindi qualche svolta c'è stata). O.O

In ogni caso non deve diventare l'angolino della psicoanalisi, quindi rispondo alle recensioni.


Lexy90: Ciao cara. Grazie davvero per la preoccupazione mostrata e per i complimenti :) Come avrai già capito ho avuto e ho ancora dei problemi, ma ora va meglio, spero che questo capitolo ti piaccia. Un bacio :*


Avly: Effetto cinematografico! Mi piace XD Ed ecco che finalmente arriva Yuri, contenta? ;)

Abbiamo già parlato in privato, ma mi sento di scrivere due righe anche qui, per chiarezza: Mai e poi mai un commento negativo potrà farmi smettere di scrivere o.O che poi non si tratta nemmeno di commenti "negativi", insomma xD sono più che altro degli appunti, o critiche. Per me un commento davvero negativo è: "Non mi piace, scrivi male." (cosa che in ogni caso non mi farebbe di certo smettere di scrivere).

Ma a parte questo ti ringrazio di nuovo, sei stata davvero carina a preoccuparti! Un bacio grande, e grazie ancora <3


Pich91: Mi fa davvero piacere che la scena di Kei e Boris sia piaciuta, all'inizio non ne ero molto convinta :) Grazie mille per la recensione, sai che puoi anche scrivermi una riga essenziale e mi fai contenta xD Un bacio gigante tesoro mio <3 <3


Takari94: Ciao, grazie per gli auguri e per il commento xD Davvero l'hai letta tutta? *.* Spero che la fic continui a piacerti, un bacione :)


Aphrodite: Devo ammettere che penso anch'io che il dodicesimo sia riuscito meglio rispetto agli altri. Almeno, è quello di cui mi sono sentita più soddisfatta dopo averlo scritto, che poi sia "bello" sta ai lettori dirmelo.

Grazie per le tue recensioni, cogli sempre perfettamente ciò che voglio trasmettere in quello che scrivo ç.ç Spero che ci sarai anche per questo capitolo. Un abbraccio!


Lirinuccia: Salve! Lieta che ti sia piaciuto, e che i personaggi ti risultino IC. Su Brooklin hai ragione, è decisamente poco IC, l'ho plasmato O.o

A dimostrazione della mia opinione, ovvero che l'equilibrio dialoghi/descrizioni dipenda dal capitolo e dalla situazione trattata, (oltre che ovviamente dallo stile personale) ti dico che no, non mi sono data da fare per correggere nulla, avendo scritto il capitolo 12 assieme ai precedenti. Continuo a pensare ciò che già ho detto, concludendo in sostanza che le descrizioni le ho inserite ogni volta che ho potuto (ovvero ogni volta che non erano superflue). Fattore "superfluità" che varia di capitolo in capitolo, ed ecco il motivo per cui nei primi hai riscontrato più descrizioni, così come in questi ultimi. Servivano. Non erano di troppo. Mentre negli altri si. Non sarebbe interessante descrivere il bagno di casa Kinomija, solo perché nei capitoli risultano pochi elementi descrittivi e molti dialoghi, no? XD

Ad ogni modo cara, tu devi continuare a dirmi che le descrizioni sono carenti, se è quello che pensi. E io non ignorerò mai quello che dici. Potrò non essere d'accordo, ma di certo non lo ignoro. È il punto di vista di una persona intelligente e di cui ho stima che mi muove una critica, e io non sono così stupida da tapparmi occhi e orecchie e offendermi. Leggo la critica, mi faccio delle domande (su me stessa e su miei possibili errori, controllo i capitoli, li rileggo, li confronto...) mettendomi assolutamente in discussione, però poi mi do delle risposte, non necessariamente a me sfavorevoli. Spero che mi darai un'opinione anche su questo ;) Baci


Mizuki96: Ciao carissima! Bè, contenta? Finalmente Yuyu è saltato fuori! E soprattutto vivo XD Grazie per la preoccupazione e per il commento, fammi sapere se questo non ha deluso le tue aspettative :) Un bacio grande!


Talia90: Direi che ti è tutto decisamente chiaro! Grazie mille, per la recensione, perché mi segui, per quello che mi dici. Un bacio

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Capitolo 15
*** Quattordicesimo Capitolo ***



QUATTORDICESIMO CAPITOLO

Alle sei del mattino iniziò a suonare una sorta di allarme, e molti quasi caddero da letto per lo spavento. Il rumore era acuto e penetrante.
-Ma che cazzo...- sbottò Zane tirandosi su e tenendosi le tempie-
-Che diavolo è?! Starà andando a fuoco qualcosa.- convenne Seto, sempre lucido anche appena sveglio.
Kei, con la testa sotto al cuscino, diede loro la risposta: -È la sveglia...- bofonchiò, ancora mezzo addormentato.
-La sveglia?! Ma sono fuori di testa!- protestò Zane sconcertato.
Anche volendo, continuare a dormire sarebbe stato impossibile, così Seto e Zane si alzarono. Kei invece rimase coricato, mentre quel maledetto suono gli faceva scoppiare la testa. Non solo per il potere che aveva di distruggere i timpani, ma soprattutto per ciò che evocava nella sua mente.
Notti in cui aveva preso sonno alle cinque e mezza, per poi doversi trascinare giù da letto mezz'ora dopo e andare a farsi martoriare. Mattine d'inferno dove anche il semplice alzarsi era un'impresa, con dei tagli ancora aperti sulla schiena dovuti a qualche punizione di cui non si ricordava nemmeno il motivo...
-Ehi, meglio se ti alzi o Crawford ti ucciderà.- sbottò Zane dando un colpo al cuscino.
Kei trasalì, tenendo il cuscino sulle orecchie: -Cristo, fatelo smettere...- ringhiò.
-Non può durare più di tanto...- intervenne Seto lanciando il suo cuscino a Kei, che lo aggiunse al suo per ovattare di più il rumore. Avrebbe dovuto ringraziarlo, ma ovviamente non lo fece.
Dopo qualche straziante minuto finalmente piombò il silenzio, e Kei si sollevò dal letto.
-Che ore sono?- chiese.
Seto prese il cellulare: -Sono le sei...-
-È prestissimo.- si lamentò Zane.
-Cosa dobbiamo fare?- chiese Kei ancora stordito.
Kaiba prese dei vestiti dalla valigia: -Ci iniziamo a preparare, poi andiamo a chiedere a Crawford qual'è il programma.- stabilì, entrando in bagno per cambiarsi.
Kei e Zane rimasero da soli, il primo appoggiato appena sotto la finestra con le sbarre, l'altro seduto sul bordo del letto.
-Tu sei un elemento strano...- ruppe il ghiaccio Zane dopo qualche minuto, attirandosi lo sguardo incuriosito dell'altro, che però non disse nulla.
-Però credo di riuscire a distinguere la tua stranezza... da quello che sei da quando siamo arrivati qui.- era una frase contorta, ma Kei capì fin troppo bene cosa voleva dire.
-Mh.- rispose, sempre molto esauriente.
-Comunque... cerca di calmarti, ce ne stiamo per andare.-

Già. Stavano per andarsene, avrebbe archiviato tutto e non ci avrebbe più pensato. Ma non ci credeva nemmeno lui. Come avrebbe fatto a dimenticarsi di Yuri? O della questione in sospeso con Vorkov? Aveva un presentimento terrificante, tanto che preferì non congetturare nulla.
Kaiba rientrò nella stanza pochi minuti dopo, già pronto.
-Vado a cercare Crawford.- disse, per poi uscire dalla porta che dava sul corridoio.
Cercò di ricordarsi dove fossero le stanze dei professori. Incrociò più volte delle guardie, che aveva trovato da subito davvero strane. E oltre a questo, avevano in comune lo sguardo omicida. Per non parlare delle facce dei ragazzi. Alcuni emanavano cattiveria, altri sembravano anime distrutte.
Dopo poco la zona si fece sempre più deserta, finchè non ebbe la fortuna di scorgere a distanza Crawford e la Kanagi che parlavano fuori dalle loro stanze, e li raggiunse.
-Ce ne andiamo allora?- chiese.
-Buongiorno Kaiba. L'autista è riuscito a contattare l'agenzia, un paio d'ore e andremo via da qui...- annunciò lei. Si vedeva che era stanca e decisamente poco a suo agio. Il viaggio era partito col piede sbagliato.
-Hiwatari è in stanza con te?- chiese invece Crawford.
-Sì. Perche?-
-Non perdetelo di vista.-
Ovviamente fu una raccomandazione utile come un frigorifero in Alaska, dato che Kei ci mise ben poco a prepararsi e andarsene dalla sua stanza, ignorando Zane.
Doveva trovare un modo per tirare fuori Yuri da lì. Gli sarebbe dovuta venire un'idea tremendamente geniale, visto che paradossalmente il posto di Yuri, legalmente, era quello.

Non gliene venne nemmeno una, invece. Dopo due ore il pullman era arrivato, e Kei era pallido in modo impressionante. Boris gli si avvicinò, mentre si raccoglievano nell'atrio pronti a partire.
-Kei... sembri un morto.-
-Stai zitto.-
-Va tutto bene?-
L'altro non lo guardò nemmeno. -No.-
-Non puoi fare niente per lui. Mettitelo in testa.-
Kei finalmente alzò lo sguardo:
-Ah. Non mi interessa se a te non importa niente di lui. Evita di farmi discorsi del genere.- ringhiò.
-Piantala. Stai dicendo stronzate. Sono solo più realista di te, a quanto pare.-
-Lasciami in pace.- concluse Kei rallentava il passo per allontanarsi da Boris.
-Fai come vuoi.-
-Ci siamo tutti?- li interruppe la Kanagi contando i suoi alunnni, e constatando che non ne aveva ancora perso nessuno.

Vorkov si avvicinò assieme a tre guardie, con un sorriso più che falso.
-Grazie ancora, signor Vorkov.- disse Mara stringendogli la mano.
-Di niente. Buona fortuna.-
Kei ebbe un conato, che trattenne davvero per poco. Non poteva vederlo. Era qualcosa di patologico ed incontrollabile.
Cercò di superarli senza farsi notare, ma lo sguardo di Vorkov si posò inevitabilmente su di lui. Così, dopo che i due professori si furono allontanati verso il portone, ne aprofittò per salutarlo.
-Arrivederci, Kei-
Lo ignorò. Almeno, tentò di farlo. E non ebbe molto successo.
-Non so cosa diavolo tu abbia in mente. Ma ti giuro che me la pagherai per tutto. TUTTO.- ringhiò, voltandosi.
-Sono curioso di sapere come farai. A me sembri, uhm... con le spalle al muro, come minimo. Ora goditi la tua gita. Ci vedremo presto, non preoccuparti.-
-Cos'hai in mente? Dimmelo! Non puoi fare nulla!-
-Credo che tu ci possa tranquillamente arrivare da solo, Kei... ad ogni modo non ci vorrà molto-
Il ragazzo fece per rispondere, anzi, per urlargli contro ogni insulto che conosceva, ma una mano sulla spalla lo bloccò, e il viso preoccupato della Kanagi fu come un'oasi del deserto.
-Kei, manchi solo tu. Non vorrai rimanertene qui, vero? Dai, andiamo.-

Rimase comunque per ultimo e non potè fare a meno di voltarsi e gettare un ultimo sguardo all'imponente edificio. Dietro al vetro di una finestra, che si ricordava essere quella dell'ufficio di Vorkov, distinse una chioma color rubino. Sapeva che lo stava guardando. Dopo pochi secondi non lo vide più, e seguì la sua classe sul pullman, senza rivolgere la parola a nessuno.
La prima giornata fu costretto a stare in albergo, pallido come un cadavere e con attacchi di nausea piuttosto sgradevoli. Boris rimase con lui mentre gli altri facevano colazione.
-Vorkov ha ancora tutto questo potere su di te.- constatò, scostandogli dei ciuffi dalla fronte
-No. È solo febbre.-
-Mh. D'accordo, d'accordo. Stai tranquillo, non può farti nulla.-
Kei scosse la testa: -Farà qualcosa. Lo so.-
Boris non rispose, mentre la porta si apriva e Kaori faceva irruzione con la sua solita discrezione:
-Come stai?- chiese, avvicinandosi al letto.
-Bene...- rispose l'altro, massaggiandosi le tempie.
-Oh, sì, non male come colore, davvero. Fa molto alba dei morti viventi. Quindi non sei dei nostri oggi?- continuò la ragazza, sedendosi sul letto.

-No.-
-Peccato però. Mosca è una bella città.-
Kei rise in modo alquanto tetro:
-Mosca mi fa schifo.-
-Ok, ok. Scusa se ti ho disturbato. Divertiti con Crawford!- lo salutò, dandogli un bacio sulla guancia e ridendo alla sua espressione sconcertata.
-Eh? Rimane?-
-Sì. Se un alunno sta male, deve rimanere un professore in albergo con lui. Per questo ne servono sempre almeno due.-
Kei scosse la testa, alzandosi in piedi: -Vengo con voi.-
Boris sghignazzò, sadico come al solito.
-Kei, no che non vieni. Stai male. E Mosca ti fa schifo. Senza contare che se esci al gelo così ridotto ti dobbiamo portare direttamente in obitorio.- intervenne Kaori.
-Non rompete.-
-Tanto glielo dico io che stai male e che vuoi fare l'imbecille come al solito.- insistette la ragazza, preoccupata per Kei che sembrava avere tutta l'intenzione di suicidarsi.
Bussarono alla porta, ed entrò la Kanagi:
-Kei, come stai?- chiese gentilmente.
-Bene. Benissimo anzi. Andiamo?-
Mara alzò un sopracciglio: -Ehi, la mia era una domanda retorica. Mi aspettavo un "male", o un "un po' meglio, grazie". Non dire scemenze e mettiti a letto.-
-Non voglio rimanere qui. Non sto così male, anzi sto davvero bene.-
-Non provarci, Kei. Tu rimarrai in albergo senza fare storie, d'accordo? Non voglio morti sulla coscienza.-
Il ragazzo si trattenne per non mandarla a quel paese, poi annuì con poco entusiasmo.
-Ti compro un souvenir.- disse Kaori.
-No, no, no, ho paura dei tuoi regali.- rispose Kei pensando a una certa papera fuxia.
La ragazza rise e uscì, seguita dagli altri due. Boris gli gettò un'ultima occhiata divertita per poi chiudersi la porta alle spalle.
"Perfetto..."

Si rigirò per due ore, con un pensiero fisso di nome Vladimir Vorkov. Dopo molto tempo provava un'inquietudine che lo attanagliava senza sosta.
E Boris non l'aveva affatto tranquillizzato con il suo atteggiamento così leggero. Non che si aspettasse qualcosa da lui, certo.
Crawford passò un paio di volte a "vedere come stava", premettendo che non gliene fregava niente ma che purtroppo era il suo lavoro. Disse addirittura che se l'avesse trovato agonizzante si sarebbe fumato una quindicina di sigarette prima di chiamare l'ambulanza.
Per il resto, la mattinata risultò noiosa e dolorosa. Noiosa perché non aveva un accidenti da fare e aveva finito le sigarette. Dolorosa perché stava male. E il dolore era tanto fisico quanto psicologico. Decise di fare una delle sue solite cavolate. Si vestì e uscì fuori dall'albergo senza farsi notare, e senza nemmeno prendere la giacca nonostante la neve che cadeva, anche se piuttosto timidamente rispetto al solito. Si infradiciò lo stesso. Attraversò la strada e cercò un bar, a caccia di scorte, ignorando la morte lenta e dolorosa a cui sarebbe andato incontro una volta che Crawford l'avesse scoperto. Riuscì nell'impresa e pagò, per poi uscire dal negozio e trovarsi faccia a faccia con il suo amato professore di matematica che lo guardava con un misto di odio e disprezzo:
-Sei un imbecille. Non sei stanco di darmi tutte queste opportunità per farti espellere?-
-Avevo finito le sigarette.- rispose candidamente Kei, superandolo. Crawford lo afferrò per un braccio.
-Stai fermo. Perché non fai altro che trasgredire ogni cosa? Che problemi hai?!-
Kei dapprima non rispose.
-Non me ne accorgo nemmeno.-
-Molto meglio allora.- rispose l'altro, ironico. -Che ne dici, ti dai una calmata o ti devo prenotare un appuntamento dallo psicologo?-
Kei si liberò con uno strattone e andò avanti, ignorandolo.
-Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, Hiwatari, non sto scherzando.- sbottò Crawford seguendolo. Si accertò che tornasse in stanza:
-Mettiti qualcosa di asciutto se non vuoi che ti venga una polmonite.-
-Sto bene così.-
Il professore sospirò esasperato, chiudendo gli occhi e contando fino a cinque. Prese un asciugamano dal comodino e glielo gettò addosso senza premurarsi di non centrarlo in piena faccia, cosa che accadde.
-Asciugati, cambiati e tornatene a letto, porca puttana!-
Kei rispose con un ringhio insofferente: -Mi lasci in pace.-
Crawford non resse più quel comportamento da dodicenne e uscì, per poi sbattergli la porta alle spalle, mentre minacciava di chiuderlo dentro.
Kei fumò in stanza nonostante il divieto, sperando di farsi quattro risate facendo scattare il sistema antincendio. Si tolse il maglione e lo gettò con noncuranza sul pavimento. Stava per accendere la tv quando un capogiro lo colse, costringendolo ad appoggiarsi al muro.
-Merda...- mormorò, prima di cadere a terra, privo di sensi.

Non sapeva quanto tempo fosse rimasto lì, sul pavimento freddo. Ciò che parve riportarlo alla realtà, dal suo stato semicomatoso, fu la porta che si apriva e la voce seccata di Crawford:
-Muoviti, c'è il pranzo. O non vuoi nemmeno mang...- non terminò la frase e lo raggiunse con pochi passi, scuotendolo subito.
-Così impari a non darmi retta.- gli disse, vedendo che era di nuovo cosciente, anche se debole.
-Grazie.- rispose ironico Kei, fissando il soffitto.
-È la verità.-
Controvoglia lo tirò su e si accertò che stesse davvero bene. Poi guardò oltre e vide. Tramite lo specchio alle spalle di Kei, vide come era ridotto. Cicatrici, talmente tante che non riusciva a contarle. Si estendevano dalle spalle fino alla fine della schiena. Ne aveva anche due sul petto, meno estese delle altre. Era spaventoso. Kei se ne accorse e prese una felpa a caso, mettendosela addosso.
-Come diavolo... te le sei fatte?- chiese, sconvolto. E non era il tipo che rimaneva turbato facilmente.
-Ormai è passato tempo. Non me lo ricordo nemmeno.-

Forse avrebbe dovuto accontentarsi di quella bugia gigantesca. Forse era meglio mantenere le distanze. Quel ragazzo non era altro che un teppista, un elemento negativo. Quello che c'era dietro non era certo affar suo.
-Sei già stato in quel monastero.-
Non era una domanda. Lo sapeva già, ne aveva avuto la conferma quando quella guardia lo aveva riconosciuto.
-Lei che dice?-
Non era una risposta.
Ma le cose erano decisamente chiare lo stesso.
-Che posto è?- insistette, ormai coinvolto.
-Un monastero. E basta.-
Lo sguardo violaceo e deciso di Kei era indicativo. Non avrebbe detto una parola.
Crawford cambiò espressione all'improvviso:
-C'è il pranzo. Datti una mossa e scendi.- concluse. Uscì di nuovo, appoggiandosi al muro per qualche secondo. Gli sembrò di aver guardato quel ragazzo negli occhi per la prima volta... Forse era davvero così. Di certo quello sguardo l'aveva turbato. Gli diceva qualcosa. Doveva solo capire che cosa.

Takao era preoccupato. Molto, molto preoccupato. Aveva evitato di assillare Kei, sapeva quanto gli dava fastidio. Ma il penultimo giorno si decise a parlare. Non era il tipo che riusciva a ignorare le cose.
-Kei...-
-Eh.-
Erano appena tornati dalla Piazza Rossa, dopo aver camminato per tutto il giorno. Kei se ne stava in terrazza da solo, più in disparte del solito. Il balcone era grande, e metteva in comunicazione tre stanze: le loro e quella di Boris.
-Non voglio essere invadente...- tentennò.
-Allora non parlarmi.-
Takao ci rimase male, ma non si arrese.
-Se sei cresciuto in quel posto... e se non ci volevi tornare, perché non l'hai detto?-
Era troppo diretto, Kei l'aveva capito fin dalle prime parole che si erano scambiati pochi mesi prima.
-Ma certo. Anzi, lo stavo proprio per fare... piangere disperatamente per i fantasmi del mio passato e farmi consolare dalla Kanagi. Come no. Ah, comunque in pullman ci avrei dormito volentieri, sia chiaro.-
-Aspetta. Intendo... non saresti dovuto venire alla gita, se rivedere quel posto ti fa quest'effetto.-
-Sei tu che mi hai quasi costretto. Tu e tuo padre. Io non ci volevo nemmeno venire.-
Takao si morse un labbro e ribatté: -Che ne potevo sapere io? E anche papà.-
-Appunto, figurati io. Ok, ho avuto sfortuna, ci siamo fermati lì davanti, non lo potevate sapere voi, non lo potevo sapere io. Così siamo tutti contenti, va bene?-
Takao si sedette accanto a lui.
-Cosa succede in quel posto, Kei?-
-Non ti riguarda.-
-Voglio saperlo. Voglio sapere perché stai così. Ti ho visto, quando eravamo lì avevi paura.-
Kei alzò lo sguardo, per una volta non aveva un'espressione indifferente.
-No. Hai visto male.-
-Che posto è quello?-
-Meno sai e meglio è, ora piantala di farmi domande e lasciami in pace!-
L'aveva sentito alzare la voce ben poche volte, ma era troppo preoccupato per lasciar perdere. L'espressione di Kei di un paio di giorni prima, quando aveva visto il monastero, quando aveva visto quel Vorkov... gli era rimasta impressa.
-Sono quasi tuo fratello. Viviamo insieme. Dovresti dirmelo.-
Kei scosse la testa, sogghignando: -No. E se non ti sta bene me ne posso anche andare.
Takao si alzò e rientrò in stanza, senza dire una parola.

-Tu hai intenzione di origliare ancora per molto?- chiese Kei guardando verso un angolo buio accanto alla porta-finestra della terza stanza. Boris fece un passo avanti e guardò Kei con aria eloquente.
-Povero Takao. L'hai trattato molto male.-
-Proprio tu devi stare zitto, che ne dici?-
-Ma io non gli devo la vita, che ne dici?- gli fece il verso, per poi prendere il posto di Takao e sedersi accanto a lui, sul pavimento freddo.
Ad ogni modo aveva ragione, e Kei non disse nulla.
-Hai delle occhiaie molto sexy. Fai un po' paura.- gli fece notare.
-Lieto che siano di tuo gradimento. Che vuoi, Boris?-
-Tormentarti. Mi stai sul cazzo quando fai così.-
-Così come?-
Boris alzò un sopracciglio: -Sembri una ragazzina violentata.-
Kei represse un forte istinto violento: -Fottiti. Levati dalle palle.-
-No, dico davvero. Fra poco vai in un angolino, ti tieni la testa fra le mani e ti metti a dondolare. Basta. Mi fai venire voglia di farti male.-
Stavolta fu Kei ad alzarsi in piedi, imitato dall'altro che lo ostacolò apertamente nella sua fuga verso la stanza. Gli si parò davanti, placcandolo:
-Fattela passare.-
-Non ho niente da farmi passare. E piantala di atteggiarti a superiore.-
-In questo momento lo sono. Almeno non mi vengono gli attacchi.- frecciò, mantenendo quel ghigno sadico sulla faccia.
-Non mi vengono attacchi. Non enfatizzare.-
-Ah no, scusa...- si esibì in una perfetta imitazione di Kei, nel momento in cui era rimasto praticamente paralizzato davanti a Vorkov.
Il giapponese stavolta reagì, spingendolo verso il muro e tirandogli un pugno dritto sullo stomaco. L'altro si accasciò in terra, ma ridendo.
-Così va molto meglio.-
-Vuoi che vada ancora meglio? Continua a parlare allora.- ringhiò Kei, chinandosi su di lui e prendendolo per il colletto.
-Ehi, ehi, ok, ho afferrato il concetto. L'aria di casa ti spinge verso le vecchie abitudini?-

-Hai rotto, Huznestov. Non so quanto ti convenga continuare a provocarmi per i tuoi motivi insensati.-
-Non sento più la gamba.- lo informò il russo, riferendosi al ginocchio di Kei che lo schiacciava.
Si alzò, fulminandolo con lo sguardo:
-Sei un rompi coglioni. Voglio tornare in Giappone, questa roba sta diventando un trauma.- -Resisti. Partiamo domani sera. Cambiando discorso, non per farmi gli affari tuoi... Kaori?-
-Kaori cosa?-
-Se non te la sei ancora scopata credo che tu sia ufficialmente gay.-
-Boris, se fosse così mi sarei già scopato anche te.- rispose Kei ironico.
-Mi lusinghi. Allora?-
Il giapponese alzò le spalle: -Niente.-
-O cavolo. Mi... mi devo iniziare a spogliare?-
-Quando crescerai? Non me la posso fare su un banco a scuola, ti pare?-
-Volendo sì!-
-Ma non voglio.-
Boris si iniziò a sollevare il maglione, sospirando.
-Coglione. Piantala.-
-D'accordo, non mi impiccio più. Fammi sapere quando ci fai un giro, ok?-
Kei alzò un sopracciglio e se ne tornò dentro: -Ma come diavolo parli?-

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Questo finale ricco di significato è indicativo! Il mio stato mentale mi è sfuggito di mano U_U Volevo alleggerire poco poco la tensione, almeno nelle ultime tre righe. Scusate per l'html che fa schifo, ma non sono riuscita a sistemarlo meglio O.o non so che cosa sia successo XD

Ringrazio dal profondo del cuore chi mi segue. Le recensioni a cui rispondere sono davvero tante ma voglio ringraziarvi lo stesso una per una!

 

Lexy90: Ecco sì, Yuri è un porco! Questa è la definizione giusta XD
Fortunatamente la voglia di scrivere mi è tornata, anche se fra poco ho l'esame ed è meglio se mi ci metto sul serio. Grazie mille, a presto!

Takari94: Lieta che la scena dell'armadio sia piaciuta :D la KeixHilary ci sarà, ma non aspettatevela troppo presto! Grazie per i complimenti, un bacio.

Mizuki96: Crawford è decisamente antipatico, sì sì. Ma un giorno lo amerete, vedrai! Un bacione!

Avly: Ciao cara! Anche a me la coppia VorkovxKei attira parecchio, sarà che siamo malate XD. Ovviamente i disastri sono appena cominciati, ho una serie di vicende in serbo che spero lasceranno soddisfatta la tua vena sadica!
Grazie mille, tesoro :) sentiamoci presto! <3

Aphrodite: Hai colto in pieno la personalità di Yuri! ç_ç grazie per le tue recensioni, ti stimo tantissimo e sono felice di sentire dei complimenti da te. Un bacione!

Talia90: Grazie! Spero mi farai sapere anche riguardo questo :D baci!

Pich_91: Tesoro mio <3
Ognuno agisce a proprio modo. Io preferirei di gran lunga riuscire a fare come fai tu, ma non mi riesce sempre. Sì, sono decisamente troppo sensibile e detesto questa cosa XD
Quanto alla KeixHilari, cercherò di farla meno scontata possibile. Infatti bisognerà aspettare un po'! Purtroppo la diffusione di questo pairing è molto relativa, perché è una coppia parecchio bimbominkizzata ç_ç vorrei renderle giustizia, insomma.
Grazie di tutto tesoro, ti voglio tanto bene :)

Lirinuccia: Ciao cara! I dibattiti con te sono sempre molto stimolanti *_*
Dunque, che le emozioni di Kei si percepiscano è un bene, perché se ci si aspetta che sia lui ad esternarle stiamo freschi XD
Sai che sono proprio contenta che Kaori ti piaccia? E vale lo stesso per Yuri, anche se è un po' diverso essendo Kaori un mio personaggio.
Scusa se ho aggiornato un tantino più tardi delle tue aspettative <_< ormai sto raggiungendo livelli abominevoli. Grazie mille di tutto! Un bacione

Lenn chan: Ehilà! Grazie per aver commentato, un parere in più è sempre ben accetto :D

Sono felice che la fic ti piaccia, spero che mi farai sapere anche cosa pensi di questo capitolo. Un bacio!

Veve Blader Girl: Ciao! Che entusiasmo! Lieta che ti piaccia :D
Sì, diventerà una KeixHilary ma ce ne vorrà. Un bacio!

Scrlttheart: E-ehm. Perdono! Di solito non sono molto puntuale con gli aggiornamenti, ma stavolta ho proprio sforato XD Grazie per aver letto e commentato! Un bacione!

BenHuznestova: *_* Ciao cara! Che bello, sono felice di leggere un tuo commento!
Anche a me la coppia Yuri Julia non dispiace, anche se Yuri in realtà lo vedo bene solo con Kei. E in ruoli diversi da quelli che avrebbe con Julia :D.
Eheh, ammetto che Kei e Yuri in bagno nella mia mente SI SONO saltati addosso XD Darei risvolti yaoi alla vicenda ogni cinque secondi, ma mi sa che farei troppo casino <_<
Chissà che qualcosa non accada! Ma non posso garantire niente perché nemmeno io so cosa ho in testa! Alla prossima, un bacione!

 

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Capitolo 16
*** Quindicesimo Capitolo ***



QUINDICESIMO CAPITOLO

-Scusa, Hiwatari? Forse non ho capito bene... puoi ripetere?-
-Figlio.Di.Puttana.-
Kei scandì le parole con calma, pur sapendo a cosa stesse andando incontro.
Il primo pugno lo colpì al viso, intensificando il dolore che già provava a causa della presa ferrea delle due guardie che lo tenevano fermo.
Il secondo allo stomaco, e fu ancora più intenso.
-Vedi, Kei... prima o poi imparerai a startene buono, al tuo posto e a tenere la bocca chiusa. E a quel punto capirai quanto sei stato stupido.-
Il giapponese rise. Rise in maniera isterica e divertita. Vorkov lo guardò, sorpreso.
-La cosa ti diverte?-
Kei riprese fiato: -Molto.-
Stavolta fu Vorkov a sogghignare: -Tu e la tua arroganza non andrete da nessuna parte, lo sai, vero? Lo sai che le cause del tuo dolore derivano prima di tutto da te?-
Non rispose, fissandolo il suo aguzzino con aperto disprezzo.
-Le tue risposte.. i tuoi comportamenti anarchici, la tua prepotenza. E intanto passi più tempo nelle celle di isolamento che al poligono di tiro.-
-Terrificante.- rispose ironico Kei alzando lo sguardo.
-Quell'aria che hai... quello sguardo irritante, lo spegnerò. Ti renderò ancora peggio di quello che sei. Peggio di un morto che cammina. Non avrai più voglia di fare l'idiota.-
Fece un cenno alle guardie, e una delle due tirò fuori un coltello dalla tasca e glielo porse. Vorkov lo prese, per poi puntarlo sul collo del giovane.
-Non hai paura di niente tu, vero?-
Kei non distolse lo sguardo, né esitò:
-No.-
-Il dolore? Non ti fa paura il dolore?-
-No. Fa male, non fa paura.-
Emise un gemito sommesso quando la lama attraversò la sua carne, percorrendo centimetri di pelle. La mano di Vorkov la condusse lungo gran parte della lunghezza del collo, fino alla spalla.
-E ora... non hai paura che te lo faccia di nuovo?-
Kei osservò la lama, sporca del suo sangue. Vorkov leccò via il liquido rosso dalla punta, una luce sinistra e spaventosa negli occhi.
-No.-
Testardo, troppo testardo, come gli faceva sempre notare l'uomo che si divertiva a torturarlo.
Il coltello lo ferì di nuovo, gelido e deciso fra le mani di quel pazzo.
-Bastano un paio di parole, Kei. Se mi implorerai in modo abbastanza convincente, forse non ti succederà nient'altro, per ora...-
-Fottiti.-
Vorkov sogghignò di nuovo. -Sei davvero testardo.-

Kei si svegliò e si mise seduto, aprendo gli occhi con calma e vedendo solo il buio della stanza d'albergo. Cercò di ricordare cosa gli avessero fatto dopo, ma non ci riuscì. In effetti non ci teneva nemmeno tanto a saperlo. Gli sembrò di sentire un bruciore al collo.
Le sue passeggiate notturne erano ormai un'abitudine, ovunque si trovasse. Si chiese se soffrisse di insonnia, pensando di darsi ai sonniferi più potenti in circolazione. Sedò quei pensieri scoordinati mentre usciva in balcone, silenzioso come un gatto. C'era un freddo non indifferente anche per lui, che era ancora abituato al clima rigido della Russia.
Si accese una sigaretta, avanzò fino al cornicione e poggiò le braccia su di esso, guardando il panorama poco illuminato senza vederlo veramente. Perché in quel momento vedeva solo il volto sadico di Vorkov, la lama sul suo collo e le risate delle guardie. Si erano sempre divertiti con poco...
Inevitabilmente gli venne in mente Yuri, e strinse un pugno con rabbia.
-Insonnia?- chiese una voce alle sue spalle.
-Credo di sì.- rispose Kei senza voltarsi, riconoscendo la voce di Takao.
Il ragazzo gli si avvicinò fino ad affiancarsi a lui. Sapeva che Kei non avrebbe mai iniziato una conversazione:
-Sei un coglione.-
L'esordio lasciò Kei decisamente perplesso.
-Eh?-
-Mi hai capito. Vuoi fare tutto da solo, come sempre. Credi che sia così terribile contare su qualcun altro?-
Scosse la testa, con un sorriso sarcastico: -Ho sempre fatto così, cosa vuoi che sia una volta in più. Parliamo di te, invece. Hai la sindrome della crocerossina.-
Takao alzò un sopracciglio, in attesa che continuasse.
-Vuoi avere sempre la situazione sotto controllo. Vuoi che sia sempre tutto a posto.-
-Se è possibile, sì.-
Kei gli diede un colpo leggero ma deciso in fronte. -Sei proprio un bambino.-
Non aveva mai litigato con Takao, a parte il breve alterco della sera prima.
-E tu, lo ribadisco, sei un coglione. Io sono un bambino? Lo sei anche tu. Ti atteggi e maturo e indipendente, ma saresti già morto se mio padre non ti avesse tirato fuori di prigione.-
-Ehi, ho risvegliato il tuo lato oscuro per caso? Non è da te rinfacciare qualcosa in questo modo...- rispose Kei, divertito.
-E piantala di trattarmi come un idiota, mi dà fastidio.-
Quello gli soffiò il fumo in faccia, provocandogli un violento attacco di tosse.
-Takao, così svegli tutti.-
Lo guardò con gli occhi lucidi per il fumo, stupito per quell'atteggiamento. Ma d'altronde cosa si aspettava? Kei era così, quantomeno un tipo difficile.
-Se quello è il posto di cui mi avevi parlato, quello dove sei cresciuto... e se quello che fanno lì dentro non è legale, non c'è nessun modo per... per fare qualcosa, insomma?-
L'altro alzò gli occhi al cielo.
-No.- scandì, gettando la sigaretta giù dal balcone e accendendosene un'altra all'istante. Takao lo lasciò fare. Se avesse commentato anche quello, probabilmente Kei l'avrebbe picchiato.

-Mi dici perché?-
-È così e basta, è un organizzazione che non puoi nemmeno pensare di ostacolare.-
Chi diavolo aveva voglia di parlarne? Della mafia che c'era intorno, dei morti, della polizia totalmente corrotta. Di che genere di ragazzi miravano a tirare su. Non era roba per Takao.
Glielo disse: -Non serve a niente parlarne. Non si può fare nulla, quindi datti pace.-
-Buffo, detto da te. Non sono io quello che si deve dare pace.-
-Sto bene, piantala di preoccuparti inutilmente.-
Takao iniziò a pensare di estrarre la bandiera bianca.
-D'accordo, hai ragione. Mi arrendo. Basta.-
-Hallelujah.-

La partenza era fissata per la sera, alle otto. Per ancora qualche ora avrebbero potuto continuare a girare per la città, possibilmente senza perdersi, come aveva chiesto la Kanagi.
-Non è meglio se li teniamo nello stesso posto? Sono stanco di rincorrerli dappertutto.- si lamentò Crawford, seduto al bar a prendere un caffé con la collega.
-Non essere sempre così scocciato. Lasciali divertire, questa gita ha avuto degli alti e dei bassi... un po' troppi bassi, a dirla tutta.-
-Alla fine non è successo niente di che.-
Mara alzò un sopracciglio: -Io ho ancora i brividi per quel posto. E non so se abbiamo fatto bene a lasciar correre quello che è successo con quella guardia.-
-Non sono affari nostri.- ribatté Crawford finendo il suo caffé con un'ultima sorsata.
-Si che lo sono. Kei è sotto la nostra responsabilità. Se prende a pugni una persona, come minimo ci importa. Specie se la persona che ha preso a pugni misteriosamente lo conosce, a migliaia di chilometri da casa, e sembra viscido come un cobra. E ci dovrebbe importare se Kei sembrava quantomeno sconvolto.- stavolta fu lei a seccarsi.
-D'accordo, hai ragione.- tagliò corto lui, poggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi la testa tra le mani. -Non ne accompagno più classi in gita. È troppo stancante.-
Mara sogghignò: -Ho un immagine di te molto meno arrendevole.-
-Certo, mentre io cercavo di sedare ogni notte quelle oche e quegli imbecilli, tu dormivi.-
-Uhm, stai parlando dei tuoi alunni?-
-E di chi se no?-
-A proposito di questo...- iniziò la Kanagi alzando lo sguardo e puntandolo qualche tavolo più in là -...credo che Hiwatari e Huznestov stiano bevendo vodka alle dieci del mattino.-

Crawford si voltò e li vide, comodamente seduti con una cameriera particolarmente carina che sembrava molto interessata ai due.
-Oh, ma dite davvero? Io ho vissuto per quattro anni in Giappone, quando ero più piccola.- stava appunto dicendo la ragazza.
-E che ne dici di tornarci? Sai, casa mia è grande, anche il mio letto lo è, staresti davvero comoda.- rispose Boris.
-Ahah... no, no, sono tornata qui perché lo preferisco. Certo che se volete fare un giro prima di ripartire...-
-Ma certo, dolcezza.-
-Bene! E poi... Non abito lontano.-
Kei mandò giù un po' della sua "colazione", sentendo quel bruciore alla gola a cui ormai era fin troppo abituato.
-Ma che schifo. Quelli non sono normali.- sbottò Crawford alzandosi e andando verso di loro.
-Ok, aspettatevi qualunque cosa appena rimettiamo piede a scuola. Prima di tutto chiederò di sospendervi, ma lo sapevate già. E avrò ore e ore di aereo per pensare a qualcosa che vi faccia passare la voglia di fare gli idioti.- decretò, strappando di mano il bicchiere a Kei che si accigliò.
-Oh, siete tutti così dove vivete voi?- chiese la cameriera, squadrandolo con interesse.
-Sono minorenni.- la informò Crawford indicando i due.
-Tu no, giusto?-
Lui ignorò gli apprezzamenti e afferrò Kei e Boris per un braccio a testa, trascinandoli via.
-Ciao, tesoro.- salutò Boris ricevendo un occhiolino dalla ragazza, che, un po' delusa, tornò a lavorare.
-Avete rotto.- annunciò, sbattendoli su due sedie libere nel proprio tavolo.
-Non vi muoverete di qui fino a stasera. Volete i cani da guardia? E li avrete!-
Kei alzò un sopracciglio: -Ah, finora cos'era?-
Crawford sorrise, gesto poco rassicurante: -Oh, ti assicuro che finora ti ho lasciato tutta la libertà di questo mondo.-
Il ragazzo distolse lo sguardo e lo fissò sul legno del tavolo, privo di qualunque voglia di discutere. Boris fece lo stesso, e l'aria si fece abbastanza tesa.
-Io voglio un altro caffè.- sospirò Mara facendo un cenno ad un cameriere.
-Due. Prendine due. Il mio corretto.-
Grazie alla bontà d'animo della Kanagi e dopo aver "giurato" di non fare danni, Kei e Boris poterono almeno fare un giro nei due chilometri lì intorno.
-Stavo pensando di diventare amico di Takao. La sua eloquenza smisurata compenserebbe il tuo mutismo.- esordì il russo, mentre si gettavano su una panchina.
-Mh.-
-Ecco, proprio quello che stavo dicendo. Senti, fra qualche ora saremo su un aereo che ci porterà a chilometri di distanza da qui.-
-Lo so.-
-Qual'è il problema?!- chiese, spazientito. Kei alzò lo sguardo, fulminandolo.
-Voglio.Yuri.- scandì.
-Oh. Bene, direi che è abbastanza esplicita come cos..-
-Idiota, hai capito. Voglio che esca da lì. Come noi.-
Boris sospirò: -Hai ragione.-
-Ho ragione. Ma non so cosa fare. E non voglio tornare lì, ma Vorkov ha qualcosa di pronto apposta per me.-
L'altro non disse nulla, poi gli diede un pugno sulla spalla: -Ehi, perché non andiamo a mangiare qualcosa? Stai deperendo. Va a finire che la tua massa muscolare va a farsi fottere.-
Kei alzò gli occhi al cielo e gli diede retta, seguendolo verso una strada che pullulava di bar e negozi di vario e dubbio genere.

-Ok, ci siamo persi.- annunciò Sarah guardandosi intorno e iniziando a sentire l'adrenalina.
-No. Insomma, ci basterà ripercorrere la strada al contrario, e saremo a posto.- rispose Kaori, che non si perdeva mai d'animo.
In effetti loro due, Seto, Zane e Hilary stavano girando da mezz'ora per strade che sembravano tutte uguali, c'era un freddo polare e le vie erano poco frequentate.
-Io non mi perdo mai, non è possibile.-
Detto questo Kaiba tirò fuori il cellulare dalla tasca, attivando il navigatore satellitare:
-Da quella parte.- concluse, inziando a camminare.
-Oh, Seto, come faremmo senza le tue infinite risorse?- lo prese in giro Sarah appendendosi al suo braccio.
-Mh. Credo che siano piuttosto inutili... questo è un vicolo cieco.- decretò il castano fermandosi di nuovo e controllando il cellulare.
-Eh? No dai. Non possiamo perderci così, è da idioti.- sospirò Hilary, preoccupata.
-Senza contare che non mi sembra proprio una bella zona...- continuò Kaori al suo posto.
-State zitte un attimo, sto cercando di cavarne piede.- sbottò Seto trafficando con il navigatore.
Nel frattempo Kei e Boris avevano abbandonato la strada principale per infiltrarsi in quelle secondarie lì intorno, armati di bottiglie di alcolici che ai bar vendevano come l'acqua.
-Kei, non starai esagerando? È presto.- gli fece notare Boris, osservandolo trangugiare un enorme quantità di vodka.
-Non seccare.-
Il russo alzò le spalle: -Ok, ok. Ti faccio compagnia allora.-
Lo imitò, sentendo la testa girare e le guance infuocarsi.
-Uuuh. Non male. Ascolta, fra poco inizierò a barcollare. O poggiamo il culo da qualche parte o preparati a numeri eccezionali.-
Kei annuì, nelle stesse condizioni. Bevve un'altra sorsata, mentre iniziava a vedere davvero doppio.
-Oh, cazzo. Mh. Quelle sono... Hilary?- chiese, scorgendo l'esile figura della compagna di classe a qualche metro da loro.
-Ehm si, anche se in realtà è una sola... sicuro che non ti vuoi sedere?- fu la risposta di Boris, mentre Kei svuotava del tutto la bottiglia.
-Ehi, turisti. Vi siete persi?- aggiunse, mentre l'attenzione dei cinque in difficoltà si focalizzava su di loro.
-Oh, ditemi che sapete come tornare perché ammetto che ci siamo persi.- disse Hilary avvicinandosi insieme agli altri.
Kaori in particolare si accostò a Kei:
-Ma dai, dimmi che non l'hai svuotata tu quella.-
-Avevo sete.- si giustificò il ragazzo, gettandola in terra e mandandola in mille pezzi, facendo un gran chiasso.
-Boris, dacci un taglio.- aggiunse lei vedendo che l'altro non aveva la minima intenzione di lasciare una goccia d'alcool nella bottiglia.
-Di là, comunque. Come avete fatto a perdervi in mezzo chilometro?- li prese in giro Kei, trascinando le parole e sottraendo la bottiglia al russo.
-Non rompere, Hiwatari. Piuttosto, non ti sembra un po' presto per alcolizzarsi?- chiese Zane.
-È sempre l'ora della vodka. E in ogni caso faccio il cavolo che mi pare.-
-Vi prego, evitate di litigare?- chiese Hilary mettendosi fra i due.
-Tu che vuoi?- fu la risposta di Kei, che le prese il mento fra due dita.
-Sei ubriaco.-
Zane fece un passo avanti per togliere le mani dell'altro dalla sua ragazza, ma lei ci pensò da sola, scostandosi bruscamente.
-Mh, e quindi?-
-Non dovresti, tutto qui.-
-Fatti gli affari tuoi.-
Kaori osservò prima l'uno e poi l'altro, infine si intromise e afferrò Kei per un braccio. Il ragazzo la guardò un po' sorpreso mentre lei lo trascinava in un vicolo senza dire nulla.

-Che fai?-
-Ti devo parlare. Non parliamo mai.-
-Senti, Kaori, non stiamo insiem...-
-Lo so.- lo interruppe, per poi proseguire aprofittando dello stato di Kei. -So che non stiamo insieme. Ma io ti piaccio e tu mi piaci. Molto. Ci siamo baciati e abbiamo dormito insieme. Ti ho regalato una papera e... penso che qualcosa siamo.-
-Mh.-
-Ad ogni modo io sono preoccupata per te e non puoi impedirmelo.
-Kei alzò un sopracciglio: -Posso ignorarti però.-

-E io sarò talmente insistente che tu non potrai ignorarmi troppo. Per prima cosa sei ubriaco, ed è meglio se Crawford non ti vede in giro in queste condizioni. Poi, voglio sapere perché hai bevuto così tanto. E sapere chi era quel tizio, Yuri, cos'è per te quel posto e... bè, che posto è.-
Kei fece una smorfia sentendo le ultime due frasi, ma rispose: -Crawford può impiccarsi a una trave. Ho bevuto perché avevo sete. Quel tizio è un mio conoscente. Quel posto è stato la mia casa per anni. È un luogo di tortura e morte. Sei contenta adesso?-
Kaori lo guardò, sconcertata.
-Tortura? Cosa...-
-Hai capito bene. E sono stanco di sentire domande in proposito, quindi chiudiamola qui.-
E il tono di Kei era realmente stanco. Stanco e poco sano.
-Kei, forse è il caso che ti siedi, sei... sei pallido. E sei ubriaco, anche se te l'ho già detto...-
-E allora non ripetermelo. Ma che avete tutti quanti? Sapevo che...- buttò giù una sorsata d'alcool, chiuse gli occhi e si portò una mano alla tempia -che sarei finito in mezzo a un tipo di gente con cui non ero abituato ad avere a che fare ma voi superate ogni limite. Fatevi gli affari vostri!-
Era la prima volta che alzava la voce con lei.
-Non dire cazzate. Sei abituato male e basta. È il nostro il comportamento normale, non il tuo! Sei tu quello...- si morse un labbro, e lui sogghignò:
-Fuori luogo.- concluse al suo posto.
-N...no, aspetta...-
-Non ti agitare, è così. Hai detto la verità. E quindi cosa ci vogliamo fare?-
La tirò a sè, ignorando la sua espressione allarmata.
-Se vuoi avere a che fare con me, adattati tu. Toglietevi tutti quanti dalla testa che io possa in qualche modo modificare quello che sono. Sono stato plasmato troppo bene.-
Quelle parole sembrarono turbarla:
 -Kei, lasciami.-
Lui non la trattenne oltre, allentando la presa.

-D'accordo, ho capito. Ma non mi sono ancora arresa.-

Avevano avvicinato il gruppo di dispersi alle strade principali, per poi tornare sui loro passi e incappare nella solita sfortuna, incontrando Crawford. Parlava al cellulare guardando le vetrine, ma senza vederle realmente. Vide invece molto chiaramente loro due tentare di fare retromarcia in un vicolo, dentro il quale furono subito raggiunti.
-Huznestov, vai a chiamare la Kanagi. E tu... Dammi quella bottiglia.- ordinò, gelido. La sua ira era palpabile e spaventosa. Boris lanciò un'occhiata all'amico, per poi obbedire suo malgrado e girare l'angolo. D'altronde, date le condizioni di Kei, un professore in più non sarebbe stato del tutto inutile.
-No. Mi lasci in pace.- fu la risposta secca di Kei, mentre i sensi annebbiati iniziavano ormai a giocargli brutti scherzi.
Crawford tentò con la forza di strappargliela di mano ma l'altro lo precedette e la finì in due sorsate, per poi porgergliela:
-Ecco, ora è tutta sua.-
La strafottenza con cui aveva pronunciato quella frase fece uscire ulteriormente di testa il docente, che lo spinse contro al muro e in un attimo gli fu addosso, afferrandolo per i capelli con poca grazia:
-Basta. Adesso basta. Non ho idea di cosa fare con te. Senza contare che non me ne frega niente di aiutarti, riportarti sulla retta via o ascoltare le vicende del tuo passato turbolento, e se anche io avessi avuto interesse, bè, tu me l'hai fatto passare. Che cazzo vuoi ottenere con questo comportamento?!- gli ringhiò in faccia.
Kei assimilo quelle parole per poi rispondere.
-Niente. Non voglio ottenere niente.- il suo tono non era minimamente mutato rispetto a poco prima, cosa che accadde nell'istante successivo.
-Voglio solo... smettere di sentire dolore.-

Crawford non mollò la presa, ma la sua espressione si fece meno accigliata, per quanto fosse possibile.
-Non mi sembra il metodo migliore.- constatò, rilassandosi un po'.
-Non ne trovo altri.-
-Ma bere fino a stare male per poi vomitare, e devastarsi con un viaggio in aereo di ore ed ore non lo ritengo davvero una soluzione adatta.-
Kei chiuse gli occhi, mentre una fitta quasi gli spaccava la testa.
-Dai, siediti.- disse Crawford lasciandogli i capelli. Il ragazzo non era in grado di polemizzare, e si lasciò scivolare sul muro fino a terra.
-Acqua...- mormorò.
-Ti prenderei a calci, altro che acqua.- rispose il più grande, ancora furioso, chinandosi su di lui e toccandogli la fronte. -Tu a casa ci torni morto, ti è pure tornata la febbre. Perfetto.-

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Eh, ormai sarete abituati ai miei aggioramenti-lampo, eh? Cavolate a parte, questa gita finirà nel prossimo capitolo con il ritorno a casa. Kei sta un tantino perdendo il controllo, direi che è comprensibile. Ma gliene combinerò altre, non temente! Rispondo in breve alle recensioni:

Elena_chan: Oh wow! Mi fa piacere che ti sia piaciuta tanto da leggertela tutta d'un fiato o.O Grazie! Spero che leggerai anche questo capitolo! Un bacio

Aphrodite: Ciao cara! Scusa l'attesa. Le tue recensioni sono sempre così azzeccate! Mi fanno sempre molto, molto piacere. Si sarà capito che le intenzioni di Vorkov non sono proprio le migliori xD Grazie davvero per i complimenti , un abbraccio!

Lexy90: Eh sì, immagino siano tanti quelli che credono che non aggiorni più. Sono davvero una capra :D Ciao cara! Anche a me piace come si sta delineando il rapporto tra Kei e Boris, lo sai? Spero di mantenerlo sempre così. Quanto a Crawford... il suo ruolo sarà chiaro più avanti. Ora come ora non dovete credere che provi qualche tipo di affetto per Kei, lo odia anzi. Anche quando ha visto com'era ridotta la sua schiena la sua reazione è stata minima xD

Chiedo anche a te scusa per il ritardo, grazie di tutto! Bacione <3

BenHuznestova: Ciao Ben! Mi fa piacerissimo che ti piaccia Crawford xD ci tengo ai miei personaggi e ai vari rapporti.
Quanto a Yuri... boooh, chissà che ci faceva lì! E chissà cos'aveva addosso. Ok ok basta xD
Quanto ai riferimenti yaoiosi, li dedico tuuutti a te e a Iria <3 Spero mi farai sapere la tua opinione anche su questo. Un bacione gigante! Grazie!

Avly: Tesoro! Sei adorabile, il tuo entusiasmo darebbe motivazione a chiunque! Spero davvero di essere più presente, ma come sempre non garantisco xD Quanto a Yuri, ovviamente lo rivedremo, stai pure tranquilla. I tuoi paragoni sono fantastici! Uah, grazie di cuore cara, spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri. Un abbraccio <3

Faith Yoite: Nessun problema, figurati! Sono contenta che ti sia piaciuto. L'esame come è andato? Bacioni!

Talia90: Ciao! Saprai presto cosa hanno evocato gli occhi di Kei nella mente di Crawford. Uhm no, in effetti non credo che sarà presto, però sarà u.u è questo l'importante Xd
Che gioia vedere che quest'uomo è così apprezzato ç_ç
Finalmente un apprezzamento anche per il povero Takao, che si becca la cattiveria di Kei.
Lieta che ti piacciano il rapporto Kei-Boris (altra cosa a cui tengo parecchio) e Kaori. Un bacio, alla prossima!

Soryl: Oddio, spero non siano troppo lunghi! Anch'io preferisco leggere capitoli di media lunghezza, non vorrei aver fatto gli ultimi un po' troppo lunghi. Grazie per i complimenti!! Mi hanno fatto un immenso piacere, a costo di risultare ripetitiva :D

Quello che vuole Hilary? Mi sa che non lo sa nemmeno lei. Per ora se ne sta tranquilla con Zane, per Kei prova solo una forte curiosità. (E un minimo di attrazione, d'altronde stiamo parlando di Kei *_*)
Thank you, alla prossima! Bacione.

Iria: Ammmore! Ma che bella recensione bomba! Ti adoro, sì sì! E la risposta sarà altrettanto epica! ò.ò <3
Riguardo a Kei al monastero: Tranquilla, non sei solo tu a pensarla così. È anche mio parere che Kei avesse più importanza degli altri al monastero, essendo nipote del vecchiaccio. Tuttavia penso che sia impossibile che lui ne sia uscito totalmente intatto (in ogni senso) specialmente con accanto uno come Ivanov, stuprato (nell'idea malsana di monastero Vorkov che molti si sono fatti) dalla mattina alla sera u.u In pratica a Kei è andata bene, in confronto agli altri. Ma ammetto di aver accentuato mooolto la cosa in questa fanfiction, per esigenze di copione. Mi serviva proprio per la storia. Quello a cui ho pensato è un nonno che odia così tanto il nipote da dare carta bianca a Vorkov sul trattamento da riservargli. Chiarito questo, qualora lo rendessi una donnina piangente, sei pregata di ricoprirmi davvero di insulti :D mi raccomando.
Sono d'accordo sui dialoghi e subplot (ma come siamo english today!), mi fa piacere che apprezzi i personaggi e spero che per quanto riguarda la presenza di Yuri anche questo capitolo ti abbia soddisfatto. È seeempre nella testa di Kei, mhuah ah ah. Soffriranno, non ti preoccupare!
La mia attenzione non sarà focalizzata solo su Kei. Troveranno il loro spazio anche Yuri, Boris, Crawford e altri. Ammetto che molti personaggi sono solo di contorno (come Sarah o molti componenti della classe) ma dovendolo ambientare appunto, in una classe di liceo c'era bisogno di molti personaggi, e ho preferito inserire quelli originali anche se rimarranno marginali (non tutti però u.u).
Bè, ho finito! Grazie mille tesoro, spero che commenterai ancora perché sai quanto è importante per me il tuo parere ;) un bacione!

Pich: Ciao gioia mia xD ti ho già scritto in chat quanto mi faccia piacere il fatto che ti piaccia il personaggio di Crawford!
I piani di Vorkov sono abbastanza chiari, salteranno fuori presto e per Kei non sarà proprio una gioia :S
Grazie mille per tutto, tesoro! Un bacio grande, ti voglio bene!

 

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Capitolo 17
*** Sedicesimo Capitolo ***


SEDICESIMO CAPITOLO



Il rumore del vento che agitava gli alberi nel giardino di casa Kinomija era incessante e a tratti irritante. Kei si rigirò nel letto, infastidito dalla luce che filtrava dalla finestra. Poi si alzò sui gomiti, osservando la sveglia sul comodino: le 17. Aveva dormito un’infinità di tempo, qualcosa come un giorno e mezzo, o per la precisione dal momento in cui erano ritornati a casa, fino a quell’istante.

-Bene…- bofonchiò, cercando di tirarsi su senza rotolare giù dal letto. Era letteralmente aggrovigliato in mezzo alle coperte, segno che no, non era stato per niente un sonno tranquillo e indisturbato. Non ricordava niente, e forse era meglio così. Si alzò e andò in bagno, intenzionato ad aggiornarsi sulle proprie condizioni. Non erano buone: allo specchio vide una specie di tossico assonnato che lo fissava con sguardo vacuo e accigliato. Sentiva una specie di morsa intorno a tutta la testa, aveva fatto malissimo a bere così tanto. Il viaggio in aereo poi era stato devastante, aveva cercato di addormentarsi senza successo pur di non sentire quel malessere terribile. La Kanagi, seduta accanto a lui, gli aveva gentilmente fatto da infermiera, e quando erano atterrati lui le aveva perfino fatto un cenno con la testa in segno di ringraziamento.

Fortunatamente Kanako era già in aeroporto ad aspettarli (“E ci mancherebbe altro!” aveva detto Takao, riferendosi al ritardo incredibile che il loro aereo aveva fatto), così i due ragazzi erano subito saliti sulla sua Bmw e avevano affrontato un altro piccolo viaggio per arrivare fino a casa. Kei era passato abbastanza inosservato, dato il mare di chiacchiere in cui si era prodigato Takao. Ma l’altro si era reso conto dello sguardo di Kanako, che spesso cadeva su di lui. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

-E non è tanto difficile. Che diavolo di faccia ho?- mormorò Kei, gettandosi un po’ d’acqua in faccia per svegliarsi. Non contento, infilò tutta la testa sotto al getto freddo, sentendo un rivolo scorrergli lungo il collo, fin dietro alla schiena.

Afferrò un asciugamano e se lo gettò in testa, per limitare i danni e non allagare tutta la stanza. Si accese una sigaretta e aprì la porta, per poi sedersi sul gradino. L’aria fresca (probabilmente gelida, per chiunque altro che non si fosse forgiato in Russia) fu un sollievo.

Chiuse gli occhi e il rumore del vento non gli parve più tanto male. Finì di fumare e spense la sigaretta, per poi afferrarsi la testa fra le mani e premere sulle tempie, in un tentativo di arginare l’emicrania.

A un tratto sentì una mano calda poggiarsi sulla sua spalla e si destò dal suo stato catatonico. Sollevò lo sguardo, incrociando quello di Kanako.

-Una t-shirt, uh?- chiese l’avvocato, riferendosi all’abbigliamento di Kei, che annuì.

-Quante volte ti devo dire di metterti qualcosa di più pesante? Ti ammalerai.-

-Ho sempre caldo, non mi serve.- rispose il ragazzo, mentre Kanako si sedeva accanto a lui sul gradino.

-Allora, Kei. Takao mi ha detto che non è stato proprio un viaggio rilassante.-

Figuriamoci se quello è in grado di tapparsi la bocca” pensò Kei, ma si limitò a scuotere la testa: -No, per niente.-

-Mi ha detto che non ha capito bene tutto, ma che è quasi certo che il posto in cui siete capitati…- continuò Kanako, ma inaspettatamente Kei lo interruppe: -Ci siamo fermati proprio davanti al monastero in cui sono cresciuto.-

-Allora è vero…-

-Sì. Non è cambiato niente, la Borg è ancora in piedi, esattamente come pensavo.-

Kei sentì che era arrivato il momento di parlare, e lo fece. In quel momento l’unica persona di cui si fidava veramente era Kanako, e se non avesse raccontato tutto a lui, non l’avrebbe fatto con nessuno. E doveva dirlo a qualcuno. Senza contare che gli sembrava adatto per dargli qualche consiglio su Yuri.

-La Borg è una comunità nata parecchi anni fa per opera di Vorkov e di mio nonno. Si conoscevano da molto. L’intento iniziale era quello di raccogliere i ragazzi dalla strada e sfruttarli in qualche modo, ma non c’è voluto molto prima che la cosa si facesse più specifica. Mio nonno rimase il principale finanziatore, Vorkov il direttore. La mafia russa assolda ogni anno i migliori ragazzi come sicari, nuovi membri e chi più ne ha più ne metta. Vengono addestrati apposta… gli altri invece cadono ugualmente nelle loro mani, soprattutto i più deboli, e finiscono in giri di prostituzione, traffico d’organi. Le solite cose.- spiegò, per poi fare una pausa, senza guardare il suo interlocutore. Poi riprese:

-Naturalmente in cambio di tutto il suo impegno mio nonno alimentava le sue già discrete entrate, e anche Vorkov, che è sempre stato intoccabile dato l’interesse che l’ Organizatsya aveva ed ha tuttora per quel monastero.-

Seguirono un paio di minuti di silenzio, finché Kanako non si decise a rispondere.

-È terrificante, Kei. Non ho parole.-

-Nessuno può fermarli. È una cosa lontana da ogni tentativo che io o tu possiamo fare. Ci sono troppi interessi di mezzo, chi ci ha provato non ha nemmeno fatto in tempo a rendersene conto, che era già morto- concluse Kei.



*****



Il telefono continuava a squillare a vuoto, e Julia stava per riattaccare quando finalmente sentì la voce di Takao: -Pronto?-

-Takao, sono io. Ti disturbo?-

-Ciao Julia. No, non preoccuparti.-

Lei sorrise, anche se lui non poté vederla, e continuò la conversazione: -Ti va se ci vediamo stasera?-

-Sì, ok! Vieni da me per cena?- propose Takao, già affamato.

-D’accordo, a dopo-

Il ragazzo riattaccò, pensieroso. Aveva riflettuto molto negli ultimi giorni, ed era giunto ad una conclusione. Julia gli piaceva, era bella e, per quanto potesse avere un caratteraccio tremendo, era simpatica ed intelligente. Ma non la amava. In realtà lo aveva capito dal momento in cui l’aveva vista con Boris, rendendosi conto che la rabbia che aveva provato era, appunto, solo rabbia. Non gelosia, o sentimenti affini. Non voleva Julia, voleva per sé la sua ragazza, e soprattutto non voleva che Boris ci mettesse le mani sopra. Una sorta di gelosia del possesso, se così si poteva definire. Il fatto che poi ci fosse finito avvinghiato alla festa, era un altro discorso, una questione ormonale. Si chiese come avrebbe fatto a dirglielo, e fu tentato di andare a chiedere consiglio a Kei, ma poi si ricordò dei loro attuali rapporti e lasciò perdere.

La cena andò bene, tutto sommato. Julia e Hara chiacchierarono ininterrottamente per tutto il tempo, e il mutismo di Kei passò quasi inosservato. Non fu così però per quello di Kanako, che non disse una parola per un’ora e mezza. E mentre Takao e Julia erano troppo distratti per accorgersene, sua moglie lo notò praticamente subito. Dopo il dessert gli si avvicinò, in disparte:

-Tesoro, c’è qualcosa che non va?- gli chiese, poggiandogli una mano sull’avambraccio. Lui cadde dalle nuvole, e incrociando lo sguardo preoccupato della moglie si lasciò andare ad un sorriso e le accarezzò i capelli corvini: -Va tutto bene, cara. Sono solo un po’ stanco e preoccupato per Kei, come al solito.-

-Ma è successo qualcosa?-

Kanako fu tentato dal raccontarle tutto, poi decise: -No, niente.-



*****



-Dunque, vediamo cosa abbiamo qui. Un ammonimento dal preside per Kinomija, Kon e Mitzuara per essere usciti dalle proprie stanze praticamente tutte le notti. Un altro ammonimento più punizione per Kinomija –ehi, ti sei dato da fare!- e Fernandez per atti osceni davanti ai vostri professori… convocazione dal preside, con presenza di genitori/tutori per Hiwatari e Huznestov per le seguenti ragioni: rissa, totale mancanza di rispetto verso i docenti, verso il personale, verso le regole, abuso reiterato di alcool. E per finire, un ammonimento all’intera classe per aver contribuito a trasformare un viaggio d’istruzione in un disastro. Mi sono spiegato?-

Crawford aveva letto un foglio a mo’ di proclama, ma con il suo solito tono di voce di chi sarebbe voluto essere da tutt’altra parte, con ben altra compagnia e a fare qualunque altra cosa. I suoi studenti lo guardavano, sconvolti.

-Che significa “ammonimento”?- chiese Max, sorridendo forzatamente.

-Significa che alla prossima cosa che fate, anche irrilevante come rientrare in ritardo dalla ricreazione, siete finiti. Sospesi, puniti, non saprei, questo dipenderà dal preside. Perché se dipendesse da me, non sto qui ad elencarvi quante cose sarebbero diverse. Hiwatari, Huznestov, dal preside alla fine delle lezioni. Ora riprendo con il programma, abbiamo già perso tempo a sufficienza con queste buffonate.- concluse, afferrando un gessetto e iniziando a scrivere una formula alla lavagna.

-Perfetto. Spero solo che non vi espellano.- disse Hilary, prendendo appunti. Kei non le rispose, ma in realtà sperava la stessa identica cosa.

E per fortuna non furono espulsi. La pena fu minore, si ritrovarono semplicemente sospesi per una settimana, senza obbligo di frequenza, e con una punizione a testa: Boris avrebbe dovuto fare una relazione di venti pagine su argomenti di storia che nemmeno aveva ben capito, mentre Kei fu incaricato di rifare l’inventario della biblioteca, sistemando una quantità deprimente di libri nuovi.

-Tutto sommato non vi è andata male.- gli fece notare Takao, mentre faceva colazione con il suo fratello acquisito.

-Scherzi? Indovina chi mi supervisionerà? Crawford. Peggio di così…-

-Sei tu che scherzi! Avrebbero potuto espellervi, ti rendi conto o no?- insistette Takao, fra un boccone e l’altro.

-Ah, forse l’avrei preferito.- rispose Kei, sorseggiando il suo caffè.

-Effettivamente la tua punizione è da suicidio. Sono in ritardo, papà mi sta aspettando in macchina. A dopo!- Takao si alzò, lo salutò e si diresse verso la porta.

-Takao…- lo chiamò Kei, e l’altro si fermò di scatto e si voltò: era raro che fosse lui a prendere l’iniziativa e cominciare una conversazione. Però poi rimase zitto, e si limitò a ricominciare a bere il caffè. Takao sorrise: sapeva che quello era uno stranissimo modo per accennare a delle scuse. Lo conosceva relativamente da poco, ma aveva imparato a capirlo.

-Di nulla!- rispose, prima di correre verso la porta d’ingresso.



*****

L’uomo si sporse dalla scala, cercando di afferrare un libro posto particolarmente in alto, in cima alla libreria. Lo prese, rischiando di cadere in avanti, poi scese e lo poggiò sulla scrivania. Leggere era decisamente il suo hobby preferito. Non che ne avesse tanti, certo… non per niente si era accollato anche il ruolo di direttore della biblioteca della scuola. Sospirò e si lasciò cadere sulla poltrona, stanco. Sentì il cellulare iniziare a squillare, lo tirò fuori dalla tasca e lesse il nome sul display, per poi rimetterlo dov’era e lasciarlo continuare a suonare. Non aveva la minima voglia. Fu un sollievo quando cessò, ma si mise una mano sugli occhi ed emise un ringhio quando prese a squillare il fisso. Al terzo, si attivò la segreteria telefonica, ed una cristallina voce femminile gli giunse alle orecchie:

-Ehi, Ryo! Ma dove sei finito? Forza, smettila di fare l’eremita e torna ad avere contatti col mondo esterno. È il compleanno di Aki, esci a festeggiare con noi? Insomma, ci stavamo rendendo conto che sei sempre più per i cazzi tuoi, musone che non sei altro. Vabbe’, fatti sentire! Ciao!-

Decisamente, preferiva i libri alle persone. Quelli non ti stavano addosso quando non volevi, se non ti piacevano era sufficiente chiuderli e riporli in una libreria, se avevi voglia di stare da solo non avevano niente da ridire. Le persone erano invadenti, seccanti. Certo, gli dispiaceva. Non voleva che i suoi amici ci rimanessero male (e dal tono di Miho, nonostante l’apparente vivacità, aveva percepito una certa tristezza), perché anche se non sembrava, voleva loro un gran bene. Sì, anche lui ne era capace.

Aprì il suo libro e iniziò a leggerlo, sollevato dall’averlo ritrovato dopo secoli. Era velocissimo a leggere, arrivò a pagina ottanta nel giro di poco tempo. E fu lì che trovò qualcosa, che riconobbe come una foto solo quando la voltò. Sentì una morsa all’altezza del petto, che si affrettò a reprimere mentre teneva tra le mani la vecchia foto. Erano anni che non aveva un diretto contatto con quell’immagine, sopravvissuta solo come un ricordo nella sua mente.

Crawford gettò la foto nuovamente in mezzo al libro, lo chiuse bruscamente e lo lanciò sulla scrivania. Prese la giacca e tirò fuori il cellulare dalla tasca, componendo un numero.

-Miho, dove siete? Ok, sto arrivando.-



*****



-Signore, è qui il signor Rusakov per lei. Lo faccio entrare?-

Vorkov alzò lo sguardo dalle carte a cui si stava dedicando, posandolo sulla guardia: -Sì, fallo entrare.-

La guardia sparì dalla soglia, per poi essere sostituita da un uomo di mezza età, alto e distinto. Vorkov si alzò e gli strinse la mano, particolarmente lieto di vederlo.

-Finalmente, spero che sia l’incontro definitivo.- disse, e il notaio annuì.

-Chiedo scusa per l’attesa, non è facile accordarsi con i servizi sociali giapponesi. Le comunico che, tra l’altro, il monastero ha incassato l’ultimo finanziamento del signor Hiwatari.-

-Perfetto. E il ragazzo?-

Rusakov sorrise senza allegria, e rispose: -Non ci vorrà molto. Anzi, le consiglio di dargli un colpo di telefono. Per avvisarlo, sa… a meno che non voglia mantenere l’effetto sorpresa.-

Vorkov sogghignò di rimando e scosse la testa: -Credo che lo avviserò di persona.-





§§§§§

Mmh… Salve! C’è ancora qualcuno in ascolto? Sì, lo so. Ritardo. Ma c’è una cosa che ritengo sia fondamentale: scrivere quando non si ha ispirazione, quando non si hanno idee, quando si è poco motivati, è deleterio e basta. E io ho preferito mettere in revisione la storia, correggerla, metterla insomma in stand-by per un po’.

Che dire, spero di non avervi deluso. Provvederò a rispondere alle recensioni al più presto! Un saluto e grazie a tutti coloro che commentano, leggono, hanno messo la storia tra le seguite e preferite. Vi amo! <3


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Capitolo 18
*** Diciassettesimo Capitolo ***


DICIASSETTESIMO CAPITOLO

 

 

Kei fissava il muro della cucina, disturbato solo dal ticchettio dell’orologio. Non aveva distolto lo sguardo dal dettaglio di quella mattonella per almeno tre quarti d’ora. In realtà stava pensando, e lo faceva con tale intensità da iniziare a sentire mal di testa.

Non poteva semplicemente fare finta di niente. Non poteva ignorare il fatto che Yurij fosse condannato a finire i suoi giorni alla Borg, né che Vorkov stesse tramando qualcosa di pesante -e lui non aveva ancora capito di cosa si trattasse. Non poteva proprio ignorarlo, anche se una voce dentro di lui gli diceva che era tutto un bluff per turbarlo. Era al sicuro lì, giusto?

E non poteva nemmeno fingere che quel senso di estraneità di cui aveva già parlato con Boris non lo affliggesse. Ogni istante che passava in quella città gli faceva capire che non era il posto per lui.

I minuti divennero sessanta, e fu in quel momento che si alzò, stanco di sentire quel maledetto ticchettio e arrovellarsi il cervello.

Uscire di casa gli avrebbe fatto bene.

Prese il cellulare e fece il numero di Boris. Rispose al decimo squillo.

-Ehi, che c’è?-

La voce del russo era tutt’altro che sveglia.

-Non stavi dormendo, vero?-

-Certo che stavo dormendo, sono solo le undici!-

Kei alzò gli occhi al cielo: -Dai, alzati. Mi sto annoiando a morte.-

Boris bofonchiò qualcosa di sconnesso e imprecò: -Ma siamo in vacanza!-

Kei si immaginò la voce di Hilary che gli diceva che no, non erano in vacanza ma in punizione, che avrebbero dovuto recuperare gli arretrati e scontare la loro pena, e quasi sorrise. Poi si chiese perché il suo cervello l’avesse messa in mezzo. Davvero, che cosa c’entrava lei in quel momento? Non trovò risposta adeguata, così pensò che la cosa migliore fosse prendersela con Boris: -Sei proprio un idiota. Continua pure a dormire, nullafacente.- disse, prima di riattaccare.

Boris guardò il telefono con aria sconcertata, poi iniziò a ridere da solo. Kei stava certamente diventando bipolare.

Nel frattempo il suddetto si preparò e uscì. Almeno si sarebbe ricomprato le sigarette.

 

***

 

Julia iniziò a singhiozzare, e Takao sentì un brivido percorrergli la schiena. Ogni volta che la vedeva turbata non poteva fare a meno di trovarsi nel medesimo stato d’animo.

-Non piangere…- le disse, a media voce. Lei scosse la testa: -Non ho nessun diritto di farlo, lo so.-

Takao la guardò, senza espressione precisa. Le aveva appena detto che era finita definitivamente, che non era innamorato di lei e che non avrebbe più sopportato il suo modo di fare con Boris. Credeva che lei gli avrebbe urlato contro, o comunque si sarebbe infuriata come al solito. Non si aspettava certo che dopo un po’ di occhiate acide e tentativi di polemica gli desse davvero ragione e si mettesse a piangere.

-Ora come ci rientro in classe con la faccia così?- chiese, ridendo tra le lacrime. Takao non aveva idea di come agire. Avrebbe proprio voluto abbracciarla, ma non lo fece: la stava lasciando. Era stanco che la sua dignità venisse calpestata. Stanco di lasciare che questo accadesse. E non poteva ricadere ancora nello stesso errore.

Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca e glielo porse.

-Voi due, la ricreazione è finita da un pezzo, che state facendo… tutto bene Fernandez?- chiese secco Crawford, passando loro accanto. Julia cercò di ricomporsi e annuì: -Sì, stavamo rientrando, scusi.- rispose, tirando su col naso. Ryo li guardò con aria sospettosa e poi sparì dietro l’angolo. I due si affrettarono a rientrare in classe prima che quell’uomo tornasse indietro e li bombardasse di note sul registro. Hilary attese che Julia si sedesse accanto a lei (si era ripresa il posto approfittando dell’assenza di Kei) e la guardò con preoccupazione.

-Che è successo?-

-Mi ha mollata. Davvero, stavolta.- mormorò, sprofondando con la testa sul banco.

 

***

 

Kei sobbalzò sentendo la porta spalancarsi. Takao non aveva certo il dono del rispetto del sonno altrui.

-Ah, sei qui? Non avevi detto che la punizione con Crawford iniziava oggi subito dopo pranzo?-

L’altro si mise seduto, cercando di connettere il cervello. Perché stava dormendo? Credeva di essersi già alzato quel giorno. Poi si ricordò, era uscito a comprare le sigarette, era tornato a casa e si era rimesso a dormire. Geniale, pensò.

-Sì, è oggi.- rispose, cercando con gli occhi la propria sveglia. Le due e mezza. Ok, non era così tardi…

L’istante successivo rotolò giù dal letto, inciampò fra le coperte e quasi finì contro al muro. Takao lo osservò in silenzio mentre si infilava le scarpe, raccattava il telefono e le chiavi e correva fuori dalla dependance, accompagnato dallo starnazzare della papera fuxia all’angolo della stanza.

-Buona fortuna!- gli gridò dietro.

Kei lo ignorò e corse. Era solo in ritardo di venti minuti. Niente di che.

I minuti divennero trenta quando arrivò a scuola, dopo aver rischiato almeno tre incidenti. Parcheggiò la moto e si precipitò fino alla biblioteca.

-Immagino che avrai una spiegazione più che plausibile per questo…- lo accolse Crawford senza nemmeno guardarlo in faccia. Kei fece per rispondere, ma l’altro lo precedette: -…ma qualunque sia, non la voglio sentire. Rimarrai mezzora in più del previsto.- aggiunse, alzando lo sguardo dal giornale che stava leggendo.

Il ragazzo sostenne gli occhi glaciali del proprio professore, che gli indicò enormi scatoloni appoggiati contro al muro.

-Devi registrare quei libri nel database informatico e metterli a posto.-

Kei alzò entrambe le sopracciglia: -Sono cinque scatoloni, e sono pieni.- notò.

-Bravo, ottimo spirito di osservazione. Fossi in te non aspetterei ancora a cominciare.- disse Crawford tornando alla sua lettura.

Hiwatari trattenne le imprecazioni che si stavano affollando sulla punta della propria lingua e trascinò il primo scatolone accanto alla sedia della scrivania, dove era situato il computer con il quale avrebbe avuto a che fare assai spesso di lì ai giorni successivi.

Non fu un lavoro così sgradevole. A Kei non dispiacevano i libri. Non che ne avesse letti tanti, non era un’attività per la quale avesse mai trovato molto tempo. Iniziò a inserire titoli e nomi di autori, pensando alla valanga di testi che lo aspettavano.

Gli si incrociarono gli occhi dopo due ore ininterrotte di lavoro, e dovette fermarsi per fare una breve pausa. Miracolosamente Crawford non lo assillò, limitandosi a guardarlo per poi tornare a trafficare col proprio cellulare.

 

***

 

Crawford chiuse il giornale e si alzò. Osservò Kei digitare rapidamente sulla tastiera, poi uscì dalla stanza sperando di non trovarla in fiamme al suo ritorno.

Sbucò in cortile e si accese una sigaretta, lottando contro il vento che fece di tutto per impedirgli di farlo. Era a metà quando una voce conosciuta disturbò la sua quiete.

-Ehi, non smetterai proprio mai, vero?-

-A maggior ragione se tu continui a chiedermelo.-

Mara si poggiò al muro accanto a lui, fissando il giardino davanti a sé: -Sei sempre così gradevole. Perché sei ancora qui?-

-E tu?-

-Devo fare i corsi di recupero a quelle menti eccelse dei nostri studenti.-

Crawford alzò gli occhi al cielo: -Perdi tempo.-

La Kanagi sbuffò, poi si voltò verso di lui: -Non mi hai ancora risposto. Di solito la biblioteca non è chiusa a quest’ora?-

-Sì, ma ci sono tonnellate di libri nuovi da catalogare. E lo fa Hiwatari, per punizione. Devo controllare che non succeda qualcosa di brutto, e  succede spesso quando c’è lui di mezzo.-

Mara scoppiò a ridere: -Oh già! Come procede?-

Ryo alzò le spalle: -Sta zitto e scrive.-

-Certo che deve esserci un bel clima allegro lì dentro, santo cielo. Che mortorio.-

-Non siamo tutti chiassosi come te.-

Mara sorrise di nuovo, tutto le scivolava addosso. –Su questo non c’è dubbio. Be’, io vado. Non divertitevi troppo!- salutò, dandogli un colpetto alla mano e facendogli cadere la sigaretta. Crawford sorrise pericolosamente: -Ringrazia che era praticamente finita.-

Tornò dentro, mani in tasca e aria ancora più accigliata di prima. Kei non si era mosso dalla sua postazione e non aveva combinato nessun guaio. –A che punto sei?-

-Ho finito la prima scatola.-

-Allora vai a casa, continuerai domani. Cerca di non arrivare di nuovo in ritardo.- sbottò.

Kei non rispose e si alzò in piedi, dopo aver spento il pc.

Crawford si accorse che aveva lasciato due libri dietro al computer.

-Questi?- chiese, indicandoli. Notò che entrambi erano libri sulla fisica.

-Pensavo di prenderli.-

-Devi registrarti per farlo. E prima vanno etichettati.- rispose Crawford. Kei roteò gli occhi e prese i libri, facendo per buttarli di nuovo nello scatolone.

-Dai, prendili. Cerca di non distruggerli e riportali in un paio di settimane.-

Kei guardò lui, poi i libri, poi di nuovo lui. –Ok.- disse, per poi superarlo e uscire.

 

***

 

Quando Kei tornò a casa, trovò una piacevole sorpresa ad attenderlo in giardino, fuori dalla dependance.

-Mi ha fatto entrare Takao, non ho scavalcato.- spiegò subito Kaori, fissandolo dal basso del gradino su cui era seduta.

Kei rispose con un mugugno. La ragazza si alzò in piedi, e lo fissò per qualche secondo, in silenzio.

-Quindi, come stai? Ti è passata?-

-Che cosa?-

Kaori lo seguì dentro, e sorrise quando il regalo di compleanno che aveva fatto a Kei iniziò a rumoreggiare, segno che ancora non gli aveva tolto le batterie.

-Quello che avevi in gita. Forse tu non ti ricordi, ma mi hai detto delle cose.-

Lui gettò le chiavi della moto sul comodino, poi scosse la testa: -Non voglio parlarne. Fai finta che non ti abbia detto niente, ok?-

-Assolutamente no! Hai detto “tortura e morte”, non che la mensa faceva schifo. Che posto è?-

-Kaori, non voglio e non posso parlarne. Puoi semplicemente accettarlo?- chiese Kei allargando le braccia.

Lei interpretò la sua espressione. Non sembrava seccato, sembrava… triste? Amareggiato?

-Va bene. Scusa. È solo che…-

-Lo so. Non posso dirti quelle cose e poi chiederti di fare finta di niente. Quindi scusami tu.-

Kaori annuì lentamente.

-Tu che chiedi scusa a qualcuno. Interessante.-

-Piantala.-

-No davvero, i tuoi progressi sono ammirevoli. Sono lusingata, evidentemente ti piaccio davv…-

Kei la zittì prendendola per un braccio e tirandola a sé, come aveva fatto la prima e unica volta che l’aveva baciata. Lo fece di nuovo, e stavolta non entrò Takao a disturbarli.

 

 

 

**************

NOTE: Ok, ero indecisa se fare discorsoni in merito al mio ritardo e al mio rapporto con questa storia oppure no. Farò una via di mezzo, cioè un discorsino. Sono stata incostante, lo so, ma come ho già detto quando manca la voglia e l’ispirazione è meglio lasciar perdere. Questo capitolo poi ha una storia particolare. L’avevo scritto, ne ero soddisfatta, poi la chiave usb è morta e l’ho perso. Ci sono voluti mesi per riuscire a rimettermi a scriverlo. Quanto al capitolo in sé, è un po’ corto, ed è contemporaneamente un capitolo di transizione e uno di svolta. Transizione perché non succede quasi nulla riguardo alla macrotrama, chiamiamola così. Per questo ci sarà mooolto spazio nei prossimi. Di svolta perché… beh, svolta fra Julia e Takao (finalmente), fra Kaori e Kei (hallelujah! Ma niente lemon, mi spiace ò.ò), e vagamente anche tra Crawford e Kei. Evviva, insomma! Agli occhi di chi legge risulta approfondito leggermente anche quello fra Crawford e la Kanagi. C’è un po’ di background da mostrarvi riguardo questi personaggi! Volevo anche farvi vedere il loro aspetto, ho trovato un programma che crea gli avatar che fa proprio al caso mio! (“Non ce ne frega niente” ndTutti)

 

Specifico che è mia ferma intenzione completare Another Life, ci tengo davvero. Non so quanti lettori mi siano rimasti, ma non baderò al numero di recensioni (cosa che già di mio tendo a non fare, o almeno non più), continuerò e la concluderò come si deve, per me stessa e per chi ancora mi seguirà. Mi scuso con tutti per le sparizioni. Un bacio!

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Capitolo 19
*** Diciottesimo Capitolo ***


DICIOTTESIMO CAPITOLO

 

 

-Perché non tornano?-

Kei fissò con aria ostinata il muro della propria stanza, o almeno la stanza che gli era stata data a casa del nonno.

Sapeva che nessuno gli avrebbe risposto -perché là dentro c’era solo lui- ma non riuscì a trattenere quella domanda.

Il nonno gli aveva detto che sarebbero stati via solo per un weekend. Ormai era mercoledì, e dei suoi genitori nessuna traccia. Perché?

Sentì dei rumori provenire dal piano di sotto e si lanciò letteralmente dal divano. Scese le scale rapidamente, rischiando di cadere, e corse fino all’enorme ingresso. Si fermò, deluso.

-Dove sono i miei genitori?-

Suo nonno diede l’ombrello e il cappotto al maggiordomo, poi superò Kei senza nemmeno guardarlo.

-Ci pensi tu?- chiese invece al domestico, che sgranò gli occhi. Sapeva bene che non era una richiesta ma un ordine. E dire a un bambino che i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto non era propriamente un compito allettante. Specialmente se quella non era la verità.

 

Kei sgranò gli occhi. Non sognava quel momento da molti mesi, ormai credeva di essersene liberato. Ma evidentemente si era sbagliato.

Gli risuonarono nella testa le parole con cui il vecchio maggiordomo gli aveva comunicato che Rin e Susumu Hiwatari erano morti. Aveva parlato di nebbia, di un camion, di una curva a gomito… non ricordava i dettagli, probabilmente li aveva rimossi l’istante successivo. Sapeva di non aver mai pianto in quel modo nemmeno quando era venuto al mondo. Nemmeno le frustate sulla schiena l’avevano ridotto in quel modo. Un ammasso gettato sotto le coperte, avvolto dalle quali aveva desiderato dormire per sempre.

Un movimento accanto a sé lo riscosse, per fortuna, dai suoi pensieri. Kaori mormorò qualcosa, poi rotolò verso di lui.

Kei lasciò che si appoggiasse al suo braccio, poi controllò la sveglia sul comodino. Segnava le dieci di sera.

Si sollevò leggermente e scosse delicatamente la ragazza.

-Ehi…- disse piano. Lei mugugnò e non ne volle sapere di aprire gli occhi.

-Kaori. Sveglia.-

-Mmh. No.-

Kei scosse la testa, sospirando, poi fu costretto a scuoterla un po’ più forte: -Ehi.-

Kaori finalmente uscì dal coma e si sollevò a sua volta: -Che c’è?- chiese, stordita.

-Ci siamo addormentati.-

Lei ripercorse gli avvenimenti di poche ore prima. –Oh.- decretò poi.

-Già, oh.-

-Accidenti. Meglio se vado a casa.-

Kei annuì e le passò la gonna.

-Ho sbavato, vero? Sbavo sempre quando dormo a orari particolari, è una cosa incontrollabile.-

Ok, si era decisamente svegliata.

-Che schifo. No, non credo.-

-Bene!- rispose Kaori, ripescando i suoi vestiti e infilandoseli. Fece tutto più o meno in silenzio, poi si fermò e guardò Kei dritto negli occhi.

-Stai bene?- gli chiese.

Lui tentennò. Qualunque risposta sarebbe stata una bugia.

-Ti agitavi.- continuò lei. –Nel sonno, intendo… a un certo punto ti agitavi.-

Kei annuì. –Anch’io ho incubi.- rispose, alzando le spalle.

Stavolta fu lei ad annuire. Si chinò su di lui e gli diede un bacio a fior di labbra. Prese la borsa e si diresse verso la porta.

-Ci vediamo, allora.- lo salutò. L’altro rispose con un cenno, e lei si fermò sull’uscio. –Spero che un giorno ti fiderai di me abbastanza da… dirmi la verità.-

Non attese una risposta, d’altronde sapeva che non sarebbe arrivata. Uscì e chiuse piano la porta dietro di sé, pensando a una scusa sensata da tirare fuori nel caso avesse incontrato Hara.

 

***

 

Hilary osservò Julia bere il suo drink fino all’ultima goccia. La guardò anche chiudere gli occhi e scuotere la testa, stordita dall’alcool.

-Dopotutto…- iniziò, con voce malferma: -Ho sempre saputo che Takao era solo una parentesi. Devo solo guardarmi attorno.-

L’altra annuì, accarezzandole la spalla: -Certamente.-

-Sì. Quindi domani mattina me ne sarò già dimenticata.-

-Sì, Julia.-

-Me ne ordini un altro?-

Hilary sorrise e fece no con la testa: -Non se ne parla.-

-Cosa? Perché?-

-Perché sarebbe il quinto, e non mi sembra un’idea geniale. Abbiamo lezione domani mattina.-

Julia ridacchiò: -Non ho la minima intenzione di mettere piede in classe.-

-Mai più? Ottimo.-

-Già. Non voglio vederlo.-

Hilary continuò ad accarezzarle la spalla.

-Adesso torniamo a casa, ti fai una bella dormita e domattina sarà tutto più semplice. Postumi a parte.-

-Non voglio tornare a casa!- esclamò la spagnola, alzando la voce. Nessuno si voltò verso di loro, era un locale piuttosto affollato. Una ragazza ubriaca che sbraitava non faceva certo notizia.

Hilary iniziò a innervosirsi: -Lo so che non vuoi, ma devi. O vuoi passare il resto della serata qui a bere?-

-Non mi seccare!-

Oh, santo cielo. La sbronza aggressiva era la peggiore. Doveva prenderla in contropiede:

-Se non la smetti ti lascio qui da sola. E non sto scherzando.-

Julia abbassò lo sguardo e fissò il suo bicchiere vuoto.

-Mi ha lasciata.-

-Sì.-

Singhiozzò, poi guardò Hilary: -L’ho sempre dato per scontato. L’ho anche tradito. Certo che mi ha lasciata.-

-Esatto.-

-Quindi ora… ora che dovrei fare?-

Hilary sospirò e le prese una mano. Non aveva senso mentirle, anche se era più che brilla.

-Conosco Takao da molti anni. Ed è una persona molto paziente. Credo che… insomma, se ti ha lasciata, se tu mi hai riportato esattamente il suo discorso… difficilmente tornerà indietro.-

Julia annuì. –Sono proprio un’imbecille.- concluse.

 

***

 

-Ma non fai altro che leggere?- chiese una dolce voce femminile, facendolo sobbalzare.

-Già. Tu invece devi sempre venire a seccarmi?- rispose lui, ma sorridendo.

-Ryo, potrei prenderti a pugni, lo sai?-

-Provaci, forza.-

La ragazza si sedette accanto a lui, all’ombra di un albero nel cortile della scuola. –Solo tu puoi passare la ricreazione qui isolato. Sei proprio un misantropo!-

-Non hai i compiti di matematica da fare per la prossima ora?-

Lei sgranò gli occhi straordinariamente viola: -Oh, cavolo. Fammeli copiare.-

-Non li ho fatti nemmeno io.- rispose, a cuor leggero.

-Cosa?! Uffa, perché? Ci metti sempre cinque minuti a fare tutto, cosa ti costava?!-

Crawford scoppiò a ridere: -Non mi servono! Ah, quindi te la prendi con me perché non ho fatto i compiti che così non puoi copiare? Sei pazza.-

Lei rise a sua volta. E la sua risata era qualcosa che Ryo avrebbe registrato e ascoltato dalla mattina alla sera.

 

Zittì il cellulare con rabbia e lo scaraventò ai piedi del letto. Non era umano un risveglio del genere, quel suono irritante sparato nell’orecchio, dopo aver dormito a un orario improbabile e aver fatto una serie infinita di sogni e incubi. Meno male che voleva riposarsi.

Crawford si mise seduto, cercando di capire che anno fosse, ma non riusciva nemmeno a ricordare il proprio nome. Aveva in mente solo le immagini che aveva dovuto vedere in sogno. Maledetti, infidi ricordi.

 

                                                         ***

 

Kei entrò in casa, chiedendosi dove fossero finiti tutti quanti. Fu però intercettato da Takao, che guardava la tv in soggiorno.

-Ehi. Dove sono i tuoi?-

-A cena fuori. A proposito, è tardi e io non ho mangiato.-

Kei alzò le spalle: -Nemmeno io. Cuciniamo qualcosa.-

Takao lo fissò: -Non sappiamo cucinare.-

-Ci sarà qualcosa di pronto.-

-Mamma mi aveva detto di occuparmene, ma me ne sono dimenticato.-

Dieci minuti dopo erano per strada, alla ricerca di qualche locale dove ordinare qualcosa da mangiare.

-Come è andata con Crawford?- chiese Takao, camminandogli accanto. Kei –stranamente- rispose con un’alzata di spalle.

-Wow!- esclamò forte Takao, fingendosi esaltato. L’altro gli lanciò un’occhiataccia. –Come vuoi che sia andata? Male, chiuso con lui in una stanza per ore.-

-Beh ero curioso di sapere i dettagli!-

-Ho passato il tempo a catalogare. Mi ha mandato a casa un po’ prima e mi ha lasciato dei libri nonostante non abbia la tessera.- spiegò Kei, continuando a camminare. Dovette fare molti, molti passi prima di rendersi conto che era rimasto da solo. Si voltò, vedendo che Takao era ancora fermo dieci metri prima.

-Che diavolo fai?-

-No, tu che diavolo dici!-

Kei alzò gli occhi al cielo e aspettò che il fratello acquisito lo raggiungesse.

-Non scherzare, Crawford non manda via la gente prima. E i libri… oh andiamo, una volta non ho restituito un libro in tempo e mi ha messo due. Non so nemmeno se si possa fare, tra l’altro, ma comunque…-

L’altro si mise una mano in fronte. Bastavano cinque minuti in compagnia di Takao per assicurarsi un paio d’ore di mal di testa.

-Mi hai mai sentito scherzare? Ha visto che volevo dei libri e me li ha lasciati prendere.-

Takao si mise le mani sulle orecchie: -Non è vero non è vero non è vero…- iniziò.

-L’hai finita?!- esclamò Kei.

-Ok, ok! Ma Crawford deve stare male, non c’è altra spiegazione. Con te, poi! E poi… tu non leggi.-

Per fortuna erano arrivati, così Takao evitò un probabile pugno nello stomaco.

-Che fame, accidenti!- esclamò appunto il ragazzo, precedendo Kei. Entrarono in un pub dove facevano dei panini squisiti, oltre che normale servizio bar. Dribblarono la grande quantità di persone e Takao riuscì ad agguantare rapidamente un tavolo libero.

-Ok, tra poco mi mangio anche il cameriere.- annunciò. Kei si trovò abbastanza d’accordo con lui, e rimpianse amaramente le abilità culinarie di Hara.

Ordinarono, e Kei non fece in tempo a sorseggiare la sua birra perché qualcuno urtò il tavolo e la suddetta si rovesciò:

-Porca di una putt…-

-Oddio, scusala! Non ha molto equilibrio ogg… Kei?-

Hilary teneva una Julia piuttosto storta a braccetto e fissava il duo seduto al tavolo.

-Oh.-

Kei guardò a sua volta prima Julia, poi Takao, e infine di nuovo Julia. Poi fu tentato di scoppiare a ridere per la ridicolezza della situazione.

La spagnola sgranò gli occhi e fece un passo barcollante indietro, trascinando Hilary con sé. Takao si alzò in piedi: -Julia, sei ubriaca?- chiese piano. Lei scosse la testa: -No, assolutamente. Stavamo giusto andando via, altrimenti sarei rimasta volentieri qui con voi! Ciao ciao!- rispose rapidamente, per poi voltare loro le spalle e dirigersi verso l’uscita. Hilary imprecò: -Aspetta!-

Kei sbuffò: -Vado io, la accompagno a casa. Voi aspettate qua. Takao, se osi mangiare la mia cena, parola mia…-

-Per chi mi hai preso?-

L’altro gli lanciò un’occhiata ben più che eloquente.

-Comunque no. Vado io.- rispose Takao piuttosto deciso.

-Takao, io non sono sicura che sia il caso… ci penso io!- intervenne Hilary. –No, è tardi e siete sole… preferisco riportarla io.- concluse, superando la ragazza andando velocemente verso la porta.

Fra i due rimasti al tavolo calò il silenzio.

 

***

 

-Smettila di correre!-

-Lasciami in pace!-

Takao accelerò il passo e la raggiunse in pochi secondi.

-Voglio solo evitare che combini qualche guaio…-

-Non puoi! Non puoi, capito? Mi hai mollata qualche ora fa e ora mi accompagni a casa perché sono ubriaca perché sono stata mollata!- esclamò Julia tutto d’un fiato.

-Ok… ok, è vero, ma non cambia. Smettila di agitarti, ti sto solo riportando a casa.-

-Ci so tornare da sola.-

Takao la prese per un braccio con determinazione: -Senti, non voglio sentire altre idiozie. E questo è quanto.-

Julia smise di discutere. A parte il fatto che se possibile Takao sapeva essere più ostinato di lei, ma in secondo luogo era veramente stanca. Era stanca e si sentiva ridicola per essersi ridotta a uno straccio.

Rimase zitta mentre Takao non le mollò mai il polso per tutta la strada verso casa.

 

***

 

-Julia è stupida.- decretò Kei, sorseggiando la birra che si era fatto riportare. Hilary lo guardò. –Non è vero. È intelligente.-

-Non parlo di intelligenza.-

La ragazza alzò un sopracciglio, curiosa di sentire cosa avesse da dire. D’altronde non era da lui iniziare una conversazione.

-Tratta Takao come uno zerbino per mesi, lui la molla e lei piange. Che senso ha?-

Si aspettava che Hilary difendesse la sua amica, e inoltre aveva anche una certa voglia di discutere con lei. Invece la ragazza annuì: -Non sai quante volte gliel’ho detto. È un suo grande difetto, è infantile. Lei è innamorata di Takao, ma ha sempre dato per scontato che lui non se ne sarebbe mai andato… ora non lo ha più e lo rivuole.-

Kei iniziò a fissare il legno del tavolo. –Mi secca.-

-Scusa?-

-Non me ne frega niente, però mi ha sempre dato fastidio.-

-Chi, Julia?-

-Mh.-

Hilary rimase zitta per un secondo. Poi scoppiò a ridere, forte. Kei la guardò con aria perplessa, ma lei sembrava avere un attacco di risate poco controllabile.

-Ehi!- protestò lui, aspettando che smettesse. Ci vollero parecchi secondi perché ciò accadesse.

-Scusa… scusa!- esclamò, asciugandosi gli occhi. –È solo che… non riesci a dire che detesti Julia perché ha trattato male Takao, a cui vuoi bene. Non ci riesci proprio!-

Kei sgranò gli occhi. –Cosa? No!-

-Certo che sì. Ed è comprensibile.-

-Ehi, no! Ho detto che non me ne frega niente.-

-“Mi secca”- gli fece fedelmente il verso Hilary, per poi guardarlo, divertita.

Kei boccheggiò. Accidenti a quella ragazzina. In pochi riuscivano a lasciarlo senza una risposta.

 

***

 

Boris notò che le luci a casa Kinomija erano tutte spente. Maledetto Kei, dov’era andato? Si stava annoiando a morte, voleva piombargli in casa per sfidarlo all’ultimo sangue a qualche videogioco idiota.

Si mise le mani in tasca e sbuffò, tirando fuori il cellulare. Scrisse un sms minatorio dove gli chiedeva dove fosse e si allontanò ciondolando. Non fece che pochi passi prima di captare un movimento dietro di sé. Notò nella debole luce dei lampioni due figure piuttosto macabre osservare attentamente la casa.

“E questi imbecilli? Vengono da un ballo in maschera?” si chiese, notandone l’abbigliamento. Ma niente gli parve ancora ridicolo quando comprese chi fossero. Monaci della Borg, ne era certo. Anzi, si stupì di non averlo compreso all’istante. Rimase lì, nascosto nell’ombra, a fissarli. Il suo cervello si era come spento; che diavolo ci facevano in città?

In quel momento Kei gli rispose. Boris lesse la destinazione e si precipitò senza pensare ad altro.

 

***

 

-Come è andata la punizione con Crawford?- chiese Hilary, tanto per fare conversazione. Cosa ardua dato il suo interlocutore, che difatti mugugnò: -Mh. Niente di che.-

Hilary alzò gli occhi al cielo: -Almeno non avete discusso come al solito?-

-No. Mi ha anche fatto andare via un po’ prima.-

Lei rise: -Non scherzare!-

Kei sospirò, esasperato: -Io non scherzo mai!-

La ragazza lo guardò senza capire, così alzò le spalle: -Ok, ok. Comunque non è un totale mostro. È mio vicino di casa, una volta sono sicura di averlo visto dare una carezza in testa a un gatto. Non può essere così perfido, no?-

Kei fu abbastanza sorpreso dalla cosa. Nella sua testa, Crawford era uno che usava i cuccioli per il tiro al piattello.

Hilary non approfondì ulteriormente la questione e cambiò discorso:

-Senti. Fra una settimana è il mio compleanno. Mi stanno organizzando chissà che festa, come al solito…-

-Festa. È la parola più ricorrente in questo accidenti di posto.-

-Già. Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu, insomma, se ti va.-

-Non vado matto per le feste.-

-Nemmeno io. Per questo te l’ho chiesto.-

Kei accennò una specie di imitazione di un sorriso. –Allora forse farò un salto.-

-Bene! Ehi, c’è Boris laggiù.- constatò Hilary, indicando un punto vicino all’ingresso del locale. Ma bastò il fracasso successivo a far notare la presenza di Huznestov, che spostò persone e ne urtò delle altre per raggiungere il tavolo di Kei.

-Eccoti!-

-Che c’è?- chiese, trovandolo particolarmente trafelato. Boris guardò Hilary, poi di nuovo lui: -Dobbiamo parlare.-

-Che succede?-

Pensò di chiedere a Hilary di lasciarli soli per un momento, ma non perse tempo: -C’erano due guardie della Borg fuori da casa tua.-

Kei si sentì letteralmente gelare. E Hilary, che era brava a cogliere le sfumature delle persone –d’altronde era abituata a stare con un ragazzo come Zane- lo notò alla perfezione. Così tanto, da agitarsi anche lei.

-Cosa?-

-Sì. Non so cosa volessero, stavano guardando, credo…-

-Guardando cosa?!-

-La casa! Non lo so, Kei! Li ho visti e sono corso qui!-

Kei rimase zitto per qualche secondo, fissando Boris dritto negli occhi.

-Non possono farmi niente. Niente.- disse con tono fermo. Ma sembrava quasi che stesse cercando di convincere se stesso.

Hilary non resistette. Vide quel muro di forza e arroganza incrinarsi e forse infrangersi, così mosse una mano da sotto il tavolo e, senza farsi notare da nessuno, la mise sulla sua. Kei non la respinse.

-Ci deve essere un motivo se quelli sono qua.- proseguì Boris, mortalmente serio. Hilary scelse, letteralmente, di non rompere e stare al suo posto. Non sembrava proprio il caso di interrompere con domande a cui comunque non avrebbe avuto risposta.

-Quale?-

-E io che accidenti ne so?-

-Devo levarmi di torno. Per un po’, finché non la smettono.- stabilì Kei, finendo la birra in un sorso solo. Poggiò il bicchiere, senza spostare l’altra mano, quella che teneva nel proprio ginocchio e che veniva scaldata da quella di Hilary.

-Kei…- mormorò la ragazza. Lui si voltò. -State parlando di quel posto dove ci siamo fermati, in gita. Vero?-

Kei capì che ormai era arrivato al capolinea, e che non poteva continuare a far finta di non essere, volente o nolente, inserito in un contesto sociale, per di più formato da persone tutt’altro che stupide. Così annuì. Non l’aveva fatto con la sua ragazza, Kaori, ma lo fece con lei in quel momento: si scucì.

-Non devono trovarmi. Hanno qualcosa in mente, e non devo farmi trovare. Non voglio tornare lì.-

-Di sicuro non puoi tornare a casa.- ne convenne Boris, mettendo in moto il cervello.

-Senza dubbio. Andrò da qualche parte, devo solo fare le valigie e…-

-No, idiota, pensi davvero di andartene da solo in giro chissà dove?-

Kei lo fulminò: -Che altro proponi? Non posso più restare qui.-

-Vieni a stare da me per un po’!- esclamò Boris allargando le braccia.

-Sì, come se casa tua non fosse il secondo luogo dove andranno a cercarmi!-

-Vieni a casa mia.- intervenne Hilary. Kei e Boris la guardarono e poi si guardarono tra loro.

-No, è meglio di no.-

-Non disturbi. I miei sono in vacanza, non dovrò nemmeno spiegare la situazione.-

Kei tentennò. Poi alzò le spalle: -Solo per stanotte. Poi troverò un modo…-

-Sì, d’accordo.-

-Sentite, non vorrei mi avessero seguito. È meglio andarcene.- disse Boris, e i due si alzarono. Kei lasciò una banconota sul tavolo e fece un cenno a un cameriere.

 

***

 

Riuscirono ad uscire dal retro senza farsi notare. Boris fece per andare con loro, ma Kei lo fermò: -Ascolta, devi trovare Takao. Stava portando Julia a casa e…-

-Ma non si erano lasciati?-

-Dio, sì! Ascoltami!- sbottò Kei. –Trovalo e spiegagli la situazione. Digli di non cercarmi, e di far sparire tutte le mie cose. Devono credere almeno per stasera che io non viva lì.-

Boris non ne capì fino in fondo il motivo, ma annuì.

-E digli di dire a Kanako…- iniziò, ma poi rimase zitto. –No, niente.-

-D’accordo. Buona fortuna.- disse Boris, e gli mise una mano sulla spalla, senza guardarlo negli occhi.

-Stai attento anche tu.-

Detto ciò, Kei e Hilary si incamminarono a passo spedito.

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Capitolo 20
*** Diciannovesimo Capitolo ***


DICIANNOVESIMO CAPITOLO

 

 

Kanako, seduto al tavolo della cucina, rimase in silenzio a guardarsi le mani per numerosi secondi. Stava ragionando, doveva assolutamente trovare una soluzione. Takao gli aveva spiegato cosa fosse successo, e la situazione era piuttosto delicata.

-Ok, il punto per il momento è uno solo… Quegli uomini lo stanno cercando, e lui non deve farsi trovare. Bisogna prendere tempo.- disse finalmente, e Takao e Boris annuirono.

-Dovremmo chiamare la polizia! Insomma, se si fanno vivi di nuovo… sono molestie, no? O qualcosa del genere.- disse Takao, piuttosto agitato.

-Io voglio sapere che cosa vogliono.- rispose Kanako.

Boris ci aveva pensato, precisamente aveva messo in moto il cervello mentre faceva sparire tutte le cose di Kei dalla dependance.

-Vorkov ha parlato a Kei di qualcosa che aveva a che fare con quanto gli spetta dalla morte di Hiwatari.- spiegò. –E una guardia che ci ha riconosciuti ha detto che giravano delle voci… senta, si può nominare un tutore tramite testamento?- chiese infine, rivolto a Kanako.

-Sì, ma il testamento di Hiwatari è già stato aperto. E non c’era niente sull’affidamento di Kei.-

I tre rimasero di nuovo in silenzio.

Il silenzio fu però interrotto dal suono del campanello. Boris e Takao si mossero, ma Kanako li fermò con un gesto: -Vado io.-

I due lo guardarono uscire dalla cucina.

-Non mi sembra il caso che tu ti faccia trovare qui.- constatò Takao, e Boris per una volta non ebbe da ridire. Uscì nel giardino e se la diede a gambe scavalcando il muro.

-Ehm, Boris, c’è una port…- tentò Takao, ma quello era già saltato.

 

-Sì?- chiese Kanako, guardando le due persone che si era ritrovato davanti dopo aver aperto la porta.

-Lei è Kanako Kinomija?-

-Sì, sono io. Mentre voi…?-

-Ci risulta che Kei Hiwatari abiti momentaneamente qui. Deve venire con noi.- spiegò uno dei due, con un fortissimo accento russo.

-No, non abita qui.-

-Lei sarebbe il suo tutore. Così ci risulta.-

Kanako sorrise senza la minima traccia di allegria. –Io sono solo il suo avvocato. Non so dove sia ora. A che titolo dovreste portarlo con voi?-

-La sua residenza è fissata in Russia, signore. C’è una disposizione testamentaria di suo nonno che lo attesta.-

-Il testamento del signor Hiwatari non diceva niente in merito.-

-Appunto. C’è un secondo testamento complementare che chiarisce ogni punto. Se vuole vedere i documenti… il suo tutore legale è Vladimir Vorkov.-

 

Takao si portò una mano alla bocca. “Oh, merda”, pensò, origliando la conversazione. Questo non prometteva niente di buono. Aveva subito inviato un sms a Boris per informarlo.

Pochi secondi dopo le due guardie si fecero strada in casa, per cercare colui che stavano cercando. Kanako si appoggiò allo stipite della porta del soggiorno. –Non troverete nessuno qua.- disse. –E se non ve ne andate in fretta, chiamerò la polizia.-

-Faccia pure. Noi abbiamo tutto il diritto di stare qui.- rispose quello con l’accento marcato, sventolando dei fascicoli.

-Sono un avvocato, non basta che mi sbattiate in faccia delle carte per convincermi.-

-Come mai tutto questo interessamento, signor Kinomija? Lei è solo il suo avvocato, giusto?-

Takao seguì l’altro uomo mentre controllava le varie stanze, finché non raggiunse la dependance.

-E lì chi ci vive?-

Il ragazzo alzò le spalle: -Nessuno, è per gli ospiti. Se vuole controllare, faccia pure.-

-Potete fare i furbi, per questa sera. Ma sappiamo che quella feccia di Hiwatari vive qui. Gli altri l’avranno già trovato.- gli rispose, sogghignante. Takao fece buon viso a cattivo gioco, mentre le parole “gli altri” gli rimbalzavano nella testa.

 

***

 

Boris lesse il messaggio e corse come un treno. Doveva andare da Kei ed elaborare un piano. Quegli stronzi non potevano semplicemente piombare lì e portarlo via: quella non era la zona del monastero, la polizia non era corrotta. Li avrebbero fermati.

E invece… ecco cosa avevano in mente: un modo legale che permettesse loro di prendere Kei. Un mandato del tribunale dei minori di Mosca, per esempio.

Bussò alla porta di casa Takibana, rapidamente.

In quell’istante Kei e Hilary, in soggiorno a far silenziosamente finta che tutto andasse bene guardando un po’ di tv spazzatura, sobbalzarono.

-Ehi, sono Boris! Aprite!- disse a media voce il russo, e i due sospirarono di sollievo. Kei andò ad aprire, e Boris entrò dentro quasi travolgendolo.

-Sono a casa tua. C’è un secondo testamento, il tuo nonnino aveva pensato a tutto.- disse tutto d’un fiato, chiudendosi la porta alle spalle. Kei scosse la testa: -L’avevo intuito. Che figlio di puttana.-

-Un secondo testamento che dice cosa?- chiese Hilary, spegnendo la tv.

-Che il tutore legale di Kei è Vorkov.-

-Il tipo inquietante del monastero?-

Fu Kei a rispondere: -Sì. Quindi devo sparire nel vero senso della parola. Non ho la minima intenzione di tornare là.-

-E dove pensi di andare? Non puoi scappare per sempre.- disse Boris, e Hilary sembrava d’accordo.

-No, non per sempre. Mi basta un anno, diventerò maggiorenne e sarò a posto.-

-Ok, quindi vuoi ritirarti sul Tibet per un anno. Fantastico.-

-Boris, stai zitto.-

-Tu stai zitto. Non puoi sparire per un anno.-

-Ho vissuto ovunque in tutto questo tempo, tu che ne sai?-

Hilary seguì il battibecco senza sentirlo davvero. Iniziava a non sopportare quella situazione. Doveva farsi venire in mente qualcosa di sensato per aiutare Kei.

-Smettetela. Che litigate a fare? Boris, lascialo in pace. E tu, Kei, mi spieghi cosa hai in mente, con precisione? Dove andresti?-

-Non lo so, ci devo pensare. Ho qualche conoscente che…-

-Oh, posso immaginare che tipo di conoscenze.- frecciò Boris. Kei si stancò e lo afferrò per il collo: -Che diavolo vuoi, me lo spieghi? Se hai altre idee sentiamole!-

Boris non fece in tempo a esporre i suoi pensieri (e probabilmente non avrebbe mai, mai ammesso che il senso di quell’ostilità era che lo volesse lì con lui, e non di nuovo chissà dove, facendo chissà cosa in chissà quali condizioni) perché picchiarono alla porta. Il suono sordo dei battiti sul legno fece fare un bel salto a tutti e tre.

Hilary guardò Kei, senza avere idea di cosa fare.

Decisero di rimanere zitti, mentre i colpi alla porta continuavano.

-Sappiamo che siete lì, aprite!-

I colpi si fecero più forti, e il trio capì che si trattava di calci.

-Hiwatari, esci fuori. Non costringerci a usare le maniere forti!-

-Ok, voi due andate. Io li trattengo.- disse Boris, spingendo Kei e Hilary verso la porta-finestra che dava sul giardino.

-Boris, evita stronzate.- ringhiò Hiwatari.

-Nah, al massimo volerà qualche pugno. E qualche sedia. Scusa, Hilary.-

Kei prese la castana per un polso. –Fai attenzione.- disse al russo, prima di correre assieme alla compagna di classe verso la porta.

 

Uscirono dal giardino e passarono, tanto per cambiare, dal retro. A giudicare dal caos alle loro spalle, Kei intuì che fossero alla fine entrati in casa. Hilary fece per correre in strada, ma si fermò di botto e Kei quasi la travolse.

-Aspetta… ce ne sono altri!- sussurrò.

Kei imprecò piano. Non avevano vie di fuga, non potevano tornare indietro né farsi vedere. Hilary prese l’iniziativa e tirò giù Kei. Finirono in mezzo alle piante, e la ragazza (benedicendo la passione della madre per il giardinaggio) iniziò a gattonare verso la rete che separava le due case adiacenti. Lui non disse nulla e la seguì, finché Hilary non spostò una foglia enorme e si infilò in un buco nella rete, altrimenti invalicabile, abbastanza largo da far passare anche lui. Kei rimise a posto la foglia che copriva il foro e rimase lì, rannicchiato insieme a Hilary.

-Aspettiamo che se ne vadano. Penseranno che siamo scappati.- mormorò lei. Kei ci sperò con tutto il cuore.

-Dove diavolo è finito?!- sentirono esclamare, a pochi metri di distanza. Evidentemente Boris aveva esaurito il proprio compito.

I due rimasero immobili, con la paura perfino di respirare.

Sentirono numerosi passi, delle voci, Boris che rideva perché non riuscivano a trovare Kei. Follia pura, insomma.

-Devo dedurre…- disse piano una voce accanto a loro, facendoli letteralmente raggelare –Che questo casino sia colpa tua, Hiwatari?-

Kei alzò lo sguardo e tutto gli parve una barzelletta. Davvero, come era possibile? Come era possibile che Crawford fosse lì? No, di sicuro stava sognando. Tutto quello era un incubo –piuttosto divertente, certo, ma pur sempre un brutto sogno, di quelli sconnessi e senza senso dovuti ad una mangiata pesante a cena.

Per il momento tuttavia non riusciva a svegliarsi, così fece la prima cose che gli venne in mente e trascinò bruscamente in terra il suo professore di matematica per un braccio.

-Prof, la prego…- bisbigliò Hilary. –Stia giù e non faccia domande.-

Ryo li avrebbe volentieri scaraventati fuori dal suo giardino. Era uscito a verificare che diavolo stesse succedendo là fuori, quando poi aveva visto le loro sagome. Non ci aveva messo molto a riconoscere gli improbabili capelli di Kei alla fioca luce dei lampioni.

Tuttavia Hilary gli piaceva. Era una studentessa modello, non era fastidiosa e fuori di testa come quel gruppo di scalmanati dei suoi compagni. Le diede fiducia, per una volta.

Si chiese però il senso dello stare lì, in compagnia di Hiwatari e Takibana, rannicchiato nel proprio giardino, con degli strani uomini dal pessimo gusto in fatto di abbigliamento che si aggiravano lì intorno e che non sembravano avere buone intenzioni. Aveva capito che si trattava della gente poco amichevole con cui avevano avuto a che fare in quella specie di monastero in Russia, quindi aveva compiuto qualche collegamento mentale. Ma il fulcro essenziale gli sfuggiva.

Kei sentì il cellulare vibrare nella sua tasca, e ringraziò ogni divinità esistente per aver tolto la suoneria. Tirò fuori il telefono e lesse il messaggio di Boris. “Sono scappato, quelli avevano manganelli elettrici, credo. Spero di averli trattenuti abbastanza, non vi ho più visti e ho capito che ve la siete cavata. Dammi notizie.”

Kei ringraziò e maledì Boris mentalmente. Solo lui poteva inviargli un sms in una situazione simile.

Hilary si sporse per leggere a sua volta, e così fece anche Crawford, stanco di non capirci un accidente. La sua attenzione fu attirata da “manganelli elettrici”.

Il vociare si affievolì e sentirono il suono di un’auto che partiva ad elevata velocità.

Né Hilary né Kei ebbero il coraggio di muoversi. Fu Crawford ad alzarsi in piedi e a verificare la situazione. E sembrava che non ci fosse più nessuno.

 

Kei si chiese cos’altro sarebbe successo quella sera. Di certo la cosa più incredibile non era stata la fuga improvvisa (in compagnia poi di Hilary Takibana, incontrata per caso al pub mentre era impegnata a fare da spalla a Julia Fernandez, ubriaca perché Takao l’aveva lasciata, e che poi l’aveva riportata a casa e… eccetera, pensò Kei. Un enorme “eccetera”), né l’inseguimento, né il nascondiglio ideato da Hilary. No. La cosa più assurda era essersi ritrovati alla fine a bere caffè, seduti all’elegante tavolo dell’elegante cucina di Crawford.

 

*****

 

 

 

NOTE: ci sono delle noiose note tecniche da fare in merito a questo capitolo. Non ho approfondito per niente la questione del testamento perché le mie conoscenze di diritto privato si limitano a quello italiano, per cui non ho idea di come funzioni la tutela dei minori in Russia o in Giappone. Tra l’altro il minore di una certa età in Italia andrebbe sentito, relativamente alla scelta del proprio tutore.

In conclusione: non prendete per buone le cose che ho scritto! Chiamiamole esigenze di copione.

Dico questo solo per dovere di cronaca, non penso siano cose essenziali ma è sempre meglio farlo.

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Capitolo 21
*** Ventesimo Capitolo ***


VENTESIMO CAPITOLO

 

-Non devono trovarlo. Se lo prendessero e lo portassero in Russia, non lo recupereremmo più. Ma finché è qui si può fare qualcosa, ci sarebbero diecimila cavilli legali per impedire tutto quanto.- spiegò Kanako, prendendo le chiavi della macchina. Hara, molto turbata, fece sì con la testa.

-Non si tratta nemmeno di “cavilli”, ci sono delle procedure piuttosto lunghe e loro le stanno scavalcando tutte.- aggiunse lui, anche per auto convincersi. Soprattutto per auto convincersi.

-Stai andando a prenderlo?- gli chiese la moglie, mentre Takao scattava in piedi. –Vengo con te!-

-Non… sì, d’accordo.-

-Aspettate. Non vi pare che, a meno che non siano scemi, quelli potrebbero non aspettare altro e seguirvi?- chiese Hara. Kanako e Takao rimasero zitti, poi si guardarono, sconcertati dalla loro stessa avventatezza.

-Mio dio. Grazie, tesoro.-

 

***

 

-E ti starebbero inseguendo con manganelli elettrici, sarebbero venuti qui dalla Russia, avrebbero fatto tutto questo casino solo per… portarti dove legalmente dovresti essere?- chiese Crawford.

-Già.- fu l’ermetica risposta di Kei.

-Però, che senso del dovere. E ovviamente tu non ci vuoi andare.-

Il ragazzo annuì.

-Mh. Potrebbero essere ancora qui intorno.-

-Non ha intenzione di sbattermi fuori?-

Ryo alzò gli occhi al cielo: -L’avrei già fatto, se avessi voluto.-

Si  guardarono con espressioni indecifrabili, e Hilary si intromise: -Io devo vedere in che condizioni è ridotta casa mia…-

-Tu non ti muovi da qui.- sbottò Kei.

-Perché? Se ne sono andati, e se anche tornassero, basta che dica che non so dove sei.-

-Ho detto di no, stai qui.-

-Hiwatari…- disse Crawford, finendo il proprio caffè e poggiando la tazza sul tavolo. –Quanto è pericolosa questa gente?-

Kei sgranò gli occhi. Non voleva andare a parare lì, anche se sapeva benissimo quanto fosse ormai difficile “coprire le spalle” alla Borg. Quanto era paradossale doverlo fare? Ma si era già sufficientemente pentito di aver parlato con Kanako riguardo a ciò che realmente accadeva lì dentro. Non poteva permettersi che altri iniziassero a sapere troppe cose, era pericoloso. Era sufficiente che pensassero che fosse un posto orrendo, al livello di molti altri collegi o orfanotrofi dove i ragazzini crescevano a pane e calci.

-Non… no.-

-Hanno manganelli elettrici.- ripeté Ryo.

-Sono guardie, è normale.-

-No che non lo è!-

Kei pensò di arrampicarsi ulteriormente sugli specchi, ma concluse che il mutismo fosse la soluzione adatta.

Crawford sospirò, piuttosto esasperato dalla situazione. Hilary, mal sopportando la tensione che si era creata, alzò la mano.

-Takibana santo cielo, non siamo a scuola.-

-Scusi. Potrei usare il bagno?- chiese, tesa.

-Sì, certo.-

Hilary lo ringraziò e uscì dalla cucina, sparendo nell’andito.

-Hiwatari, mi rispondi?-

-No.-

Ryo si mise una mano sugli occhi.

-Come sei finito in quel postaccio? Tuo nonno era miliardario, non ti ha trovato di meglio?-

-Mi ha sempre odiato, anche quando ero un bambino.- rispose Kei con un’alzata di spalle.

-E i tuoi genitori?-

-Sono morti. Ero piccolo. È stato allora che lui mi ha mandato lì.- nel dirlo Kei alzò lo sguardo. -E adesso ci devo ritornare.- concluse amaramente.

Crawford annuì mentre Kei lo squadrava. Non aveva mai constatato quanto fosse giovane per essere un insegnante. Ryo si sentì fin troppo osservato, e piantò gli occhi -di un azzurro talmente chiaro da tendere al colore del ghiaccio- nei suoi.

-Non è detto che ci riandrai. Kinomija è un ottimo avvocato, avrà già trovato un modo per evitarlo.-

-Beh, ma è come ha detto lei… se hanno i manganelli un motivo c’è.-

-E in questo caso chiameremo la polizia.-

Kei si stropicciò gli occhi, stava morendo di sonno. Ed era stanco, fisicamente e mentalmente. –Mi troveranno.- stabilì.

Crawford aveva sentito, ma non disse niente.

Kei iniziò a sentire risalire la tensione. Era vero, non avrebbe potuto scappare all’infinito, anche se quello era ormai il suo unico piano. Iniziò a giocare nervosamente con il portafogli, aprendo e chiudendo il bottone.

Ryo lo vedeva sempre meno come un teppista e sempre più come il ragazzino in crisi che era. Era un processo iniziato già nel momento in cui aveva visto in che condizioni fosse la sua schiena: un campo di battaglia di cicatrici. Non aveva mai visto niente del genere e aveva fatto fatica a levarsi dalla testa quell’immagine.

Che Kei avesse paura era evidente, anche se era troppo orgoglioso per dimostrarlo. Così aveva preferito darsi ai tic nervosi, svuotando il portafogli sul suo tavolo.

-Perché tieni tutta quella roba lì dentro?-

Crawford alludeva alle tonnellate di scontrini e ricevute.

-Mi dimentico di buttarle.-

Sigarette, sigarette, sigarette. Sigarette. Quanto accidenti fumava quel ragazzo?

Kei prese qualcosa da una tasca del portafogli, e sogghignò: -Sa quante volte li ho odiati?-

-Scusa?-

-I miei genitori. Li ho odiati perché sono morti e mi hanno lasciato solo.-

Ryo non aveva davvero idea di cosa dire. Non era tipo di molte parole, non riusciva nemmeno a consolare i suoi stessi amici in momenti del genere, figurarsi un ragazzo che detestava e da cui veniva puntualmente detestato.

-Non… è una cosa giusta, per un ragazzino.- riuscì a dire infine.

Kei si rigirò la vecchia foto tra le mani. –Ora ho un’età decente e mi dovrei rendere conto che la colpa non è loro. Ma li ho odiati quando ero in prigione, quando ero in disgustose case famiglia, quando ero al monastero… e adesso. Ora che sono costretto a scappare e a nascondermi, perché i miei genitori non ci sono. Di loro ho solo questa foto.-

Il ragazzo gettò l’oggetto, piuttosto consunto e rovinato, in mezzo agli scontrini.

Ryo non l’aveva nemmeno guardata apposta, gli era solo caduto l’occhio nella chiazza scura dei capelli della donna ritratta nella foto. Ma quando aveva messo a fuoco l’immagine, aveva perso un battito. Tese una mano e prese il vecchio scatto, forse aveva visto male.

Una giovane coppia sorrideva all’obbiettivo. Lui aveva i capelli scuri, sembrava piuttosto alto. Teneva un braccio intorno alle spalle di… lei. Era bella, era mora e aveva due grandi occhi viola, pieni di vita.

-Rin…- disse piano. Kei si riscosse dal suo stato comatoso, raddrizzandosi bruscamente sulla sedia.

-Cosa?-

-È… è tua madre?-

-Sì.-

-Rin Harada?-

-Sì, è il suo nome.- rispose Kei, con aria interrogativa e il cuore a mille.

Ma Crawford sembrava aver perso la lingua, e continuava a fissare la foto senza dire nulla, senza spiegare.

-Professore, la conosceva? Conosceva mia madre?- insistette allora il ragazzo.

-Sì noi… eravamo compagni di scuola. Eravamo amici.-

 

***

 

Hilary udì del movimento oltre la finestra del soggiorno. Camminò cauta, senza accendere la luce della stanza, fino ad accostarsi al vetro. Erano tornati ed erano a qualche metro di distanza, nel giardino di casa sua.

“Merda…” mormorò fra sé, vedendo che stavano guardando verso quella di Crawford. Se avessero dato una controllata, non ci avrebbero messo molto a trovare il foro e a fare due più due. Hilary corse verso la cucina, stupendosi di non trovare più nessuno.

-Kei? Prof?- chiamò a media voce. Imboccò le scale, diretta al piano di sopra. Non le piaceva il fatto di stare vagando in casa altrui, ma doveva avvisare Kei.

Entrò in quello che sembrava essere uno studio e li vide di spalle, intenti a guardare un libro che Crawford stava sfogliando. Hilary si avvicinò, chiedendosi se cinque minuti in bagno fossero bastati perché quei due diventassero compagni di merende. La risposta era ovviamente no, così si chiese cosa stessero facendo esattamente.

Kei in quel momento era troppo intento a guardare quella serie di scatti contenuti nell’album di foto che il professore aveva tirato giù da una mensola.

Soichiro Hiwatari aveva provveduto a far sparire ogni traccia del fatto che Kei avesse avuto dei genitori. L’unico ricordo che gli era rimasto di loro era proprio quella vecchia foto che custodiva nel portafogli.

Ora invece poteva vedere nitidamente sua madre, giovane e stupenda, sorridergli con gioia sincera.

-Eravate…- Kei esitò. Gli sembrava tutto incredibilmente assurdo, e aveva un groppo in gola che gli impediva di parlare. –Eravate molto amici?- chiese, alludendo al gran numero di foto insieme, ma soprattutto alle loro espressioni. Crawford era in grado di ridere, e questo Kei non lo aveva mai pensato.

Ryo annuì, fissando con aria spenta l’immagine di Rin appesa come uno zaino sulle sue spalle. Non rimembrava esattamente chi l’avesse scattata, ma ricordava quel momento; era poco prima del diploma. Si era addormentata durante un falò in spiaggia. In effetti si addormentava dappertutto.

Kei girò pagina. Ballo di fine anno, senza dubbio.

-Kei….-

La voce di Hilary sorprese entrambi, non l’avevano sentita entrare.

-Scusate ma… sono tornati e sono nel mio giardino, credo che capiranno che siamo qui.- spiegò, tesa.

-È meglio se me ne vado.- rispose Kei, iniziando a muoversi.

-Non puoi uscire adesso! Ti vedranno!- protestò la ragazza.

-Vi ho già creato troppi problemi, da adesso faccio da solo.-

-Kei, no.- insistette Hilary. Ma ormai era ben deciso.

-Ho già in mente dove andare. Ora sento Boris, gli chiedo se mi dà una mano con la mia roba. Non preoccuparti.-

Ryo si riscosse dal torpore e intervenne: -Non puoi uscire adesso. Pensi di aprire la porta di ingresso e andartene come se niente fosse?-

Fece per dire di sì, ma Crawford aveva ragione; avevano ragione entrambi. Kei capì di stare sragionando e di doversi dare una calmata, non era da lui perdere la testa così. Sospirò e annuì.

-Se osano cercare di entrare in casa mia, chiamo la polizia.- continuò Ryo accigliato, iniziando già a comporre il numero sul cellulare e mettendoselo in tasca. Per l’appunto, in quel momento suonarono alla porta.

-Che palle!- ringhiò Kei.

Crawford li superò e si diresse verso le scale: -State qui e non muovetevi.-

I due lo guardarono sparire oltre la porta, poi si lanciarono un’occhiata preoccupata.

-Che facciamo?- chiese Hilary, tesa. Kei inaspettatamente sorrise. La ragazza iniziò a credere che stesse impazzendo completamente.

-Perché sorridi?-

-Scusa. È che la stai prendendo proprio a cuore.-

Lei rise nervosamente a sua volta: -Mi lascio coinvolgere da tutto, lo so.-

Kei si guardò intorno. Forse era il caso di nascondersi. Hilary sembrò pensare la stessa cosa, e indicò un armadio enorme.

-Sarebbe divertente se ci nascondessimo di nuovo dentro un armadio.- osservò lui.

-Un po’ ripetitivo, forse, ma sì. Divertente.-

Sentirono delle voci al piano di sotto e smisero di perdere tempo. Per la precisione Kei afferrò Hilary per un polso e si nascosero, rannicchiandosi a fatica proprio dentro l’armadio.

-Sai che sarà il primo posto in cui controlleranno quando e se saliranno, vero?- chiese la ragazza, tirando le ante verso di sé e appallottolandosi accanto a Kei. Il ragazzo sbatté la testa contro una tavola da surf e imprecò. –Sì, lo so, ma meglio che farci trovare lì in mezzo come due idioti. E poi quelli sono tutti scemi.- spiegò, determinato comunque a saltare fuori e a stendere qualunque guardia si fosse trovato davanti, giocando sull’effetto sorpresa.

Rimasero lì dentro per secondi che parvero ore, e si irrigidirono entrambi quando sentirono dei passi su per le scale.

-Ok…- sussurrò Kei nel suo orecchio. –Tu stai dentro.-

-Non fare cazzate!-

Kei era pronto a sbattere le ante in faccia a chiunque si fosse avvicinato a quell’armadio, ma si fermò quando sentì i toni “soavi” di Crawford: -Dove accidenti siete finiti?-

Hilary sbucò timidamente dall’armadio. Crawford alzò gli occhi al cielo e la aiutò a uscire fuori, senza sognarsi di fare lo stesso con Kei, incastrato tra tavole e oggetti vari.

-Come ha fatto a mandarli via?- chiese il ragazzo.

-Ho detto che non ti ho mai visto in vita mia, che non me ne fregava niente della questione, che stavano facendo casino da due ore e che avevo già chiamato la polizia… poi gli ho sbattuto la porta in faccia e se ne sono andati.-

-Perché sono stati così arrendevoli?-

Ryo sembrava già sufficientemente alterato senza che Kei facesse domande piuttosto stupide. –E io che ne so?-

-Forse li ha convinti.-ipotizzò Hilary.

-Non credo proprio…- rispose Kei, ricevendo un’occhiataccia dal professore.

-Non lo so, e non mi interessa. Ad ogni modo… hai intenzione di uscire da quell’armadio?-

 

***

 

Se n’erano andati davvero. Kei aveva mandato un messaggio a Boris, dove lo aggiornava sui fatti e gli diceva di preparagli la valigia. Il russo gli aveva risposto solo con un inopportuno “Che cazzo ci fai a casa di Crawford?” che Kei aveva ignorato, dicendogli di concentrare quel poco di cervello che aveva sul resto del messaggio.

Per andare sul sicuro decise di chiamarlo, mentre Crawford e Hilary erano in cucina a bere altro caffè.

Boris rispose dopo pochi squilli: -Ehi! Sto andando a casa tua. Sto passando per i giardini delle case, per non farmi notare.-

Kei si mise una mano in faccia e sospirò: -Non puoi farlo, capisci?-

-E perché? Non mi vedono, e come scavalco muretti e steccati io non lo fa nessuno. Non si sa mai che siano ancora qui in giro. Apprezza i miei sforzi anziché rompere con la violazione di domicilio.-

-D’accordo, grazie.-

-Volevo rubare la macchina a mio cugino, ma l’ha presa lui.- spiegò Boris, mentre Kei poteva udire chiaramente dei suoni, dei fruscii e infine un tonfo.

-Vuoi battere il record dei reati in un giorno?-

Il russo, che era appena sceso dal muro fino al giardino dei Kinomija, aspettò un secondo e poi rispose: -Disse quello arrestato per possesso d’arma da fuoco, furto d’auto e violenze varie e non specificate. A proposito, non mi hai ancora raccontato che diavolo stavi facendo!-

-Ti sembra il momento?!- sbottò Kei.

-Aspetta, sto entrando in casa. Ti richiamo quando ho finito, ok?-

Kei mugugnò in risposta e riattaccò.

Si guardò intorno, esaminando il soggiorno. Non che avesse mai pensato alla casa di Crawford, ma avrebbe scommesso su un arredamento minimal. Di quelle case bianche, enormi e praticamente vuote, tristi. Invece era un bel posto, doveva ammetterlo.

C’erano foto alle pareti, una televisione gigante, una Xbox. Stava giusto pensando di accenderla, quando Hilary spuntò dalla cucina.

-Vuoi altro caffè?- gli chiese, avvicinandosi. Lui annuì, stancamente.

-Che cosa stavate facendo prima?- aggiunse la ragazza.

-Guardando foto. Di mia madre, lui la conosceva.-

Hilary lo vide rabbuiato, più del solito, e gli mise una mano sulla spalla.

Piombò un silenzio imbarazzante e teso, e a questo i due non erano abituati.

Kei voleva solo tornare al piano di sopra e continuare a guardare le foto di sua madre fino a imprimersele nel cervello, per quanto fosse un’attività inutile e alquanto stupida, a suo parere. Ma poco prima, nel guardarle, aveva provato qualcosa di talmente nuovo e talmente strano, aveva sentito un calore così forte all’altezza del petto, che desiderava davvero continuare a farlo. Pazienza se era una sciocchezza.

-Torno subito, ok?- disse all’improvviso. Hilary annuì. –Non sparire. Ti avverto quando il caffè è pronto.-

Kei si incamminò su per le scale, dimenticandosi del fatto che non fosse a casa propria. L’album era lì dove l’avevano lasciato.

 

-Si sente bene?- chiese Hilary, preoccupata. Ryo non si era nemmeno accorto di aver riempito la tazza di caffè fino all’orlo e oltre, dal momento che aveva fatto un pasticcio sul tavolo. –Oh.- rispose soltanto, mentre la sua ospite prendeva qualcosa per pulire.

L’attenzione dell’uomo era da tutt’altra parte. Si chiedeva in modo martellante come avesse fatto a non capirlo subito. Dio, avrebbe dovuto capirlo solo guardandolo negli occhi. Quel teppista di Kei era il figlio di Rin.

“Il figlio di Rin.” Ripeté mentalmente, iniziando a sentire una fitta fastidiosa alla testa. Non ci poteva credere, sembrava uno scherzo –di pessimo gusto. E si rese conto di quanto si fosse solamente illuso, fino a quel momento, di essere riuscito a lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo.

 

Kei prese una foto e se la mise in tasca, poi rimise il raccoglitore al proprio posto. Pochi minuti prima Boris gli aveva scritto che stava venendo a prenderlo, che era riuscito a farsi prestare una macchina da un suo amico. Che poi non avesse la patente, gli era parso un dettaglio poco rilevante.

Cercò di pensare a quale finestra fosse la più adatta per darsela a gambe. Uscì in balcone, che dava sul giardino. Ma sì, era piuttosto basso e c’era un albero molto vicino che avrebbe potuto usare per scendere.

Aspettò di sentire il suono del motore di un’auto. Si sporse e riconobbe i capelli di Boris, così fece per salire sul cornicione.

-Che cavolo fai?- chiese una voce alle sue spalle, e l’altro sobbalzò fino quasi a cadere.

-Sto andando via.-

-Ma perché?!- protestò Hilary, afferrandolo per un braccio.

-Perché prima vado in un posto sicuro, meglio è.- rispose Kei.

-E dove andrai?-

-Per il momento da un conoscente. Stai tranquilla.-

Hilary annuì, ma era poco convinta.

Kei si chiese perché la sua preoccupazione lo interessasse. Di solito gli dava fastidio quando qualcuno si comportava così con lui, sapeva perfettamente quello che faceva. –Senti, davvero. So badare a me stesso. Chiedi scusa a Crawford per il disturbo, da parte mia.-

Lei fece di nuovo sì con la testa, e gli lasciò il braccio. Kei si voltò, facendo per scendere. Aspettò qualche secondo, poi cambiò idea e si girò di nuovo verso Hilary. La castana lo guardò con un’espressione interrogativa e tesa. Non si aspettava che subito dopo lui si sarebbe sporto verso di lei e che le avrebbe dato un bacio a fior di labbra. Era leggero, niente di particolare, ma il cuore della ragazza perse un battito.

-Grazie.- le disse piano, prima di darle definitivamente le spalle e scendere con un balzo agile.

Hilary rimase immobile e si portò la mano sulla bocca. Poi fu travolta da una strana sensazione. Come se sapesse che non avrebbe dovuto permettergli di andarsene.

 

*****

 

Ehilà! Ho deciso, d’ora in poi non prometterò più aggiornamenti veloci. Tanto sono un disastro e non lo faccio mai <_<

Cambiamo formula: prometto solennemente che mi impegnerò al massimo per non farvi invecchiare nell’attesa :D

Ok, non piangerò quando mi lancerete i pomodori.

Da brava autrice dovrei anche dire due paroline sul capitolo… beh, chi aveva pensato che la ragazza nel sogno/ricordo di Crawford fosse la madre di Kei, ci aveva preso. I due si conoscevano.

Spero che le lettrici fan della KeixHilary siano liete dell’evento finale! (Per un bacetto del cavolo, pure farlocco? Ma muori! NdLettriciFanDellaKeixHilary)

Uh, sul portafogli di Kei pieno di spazzatura ho preso spunto da me stessa. Prima di trovare le (poche) banconote, tiro fuori due tonnellate di scontrini e ricevute. Li getto tutti dentro il portafogli quando pago e mi dimentico di buttarli ò.ò

Un abbraccio a tutti (sperando ci sia ancora qualcuno in ascolto)!

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