Una favola a New York

di iwritemydreams
(/viewuser.php?uid=201091)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Love is in the air ***
Capitolo 3: *** Jenny ***
Capitolo 4: *** Lasciati andare. ***
Capitolo 5: *** La paura di perdere. ***
Capitolo 6: *** Maybe ***
Capitolo 7: *** Una parte del sogno ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


*Drin-drin-drin*
-Maledetta sveglia!-eclamò Jenny.
-Spegnila subito prima che la sbatta fuori dal terrazzo!- disse Lexie.
-Buongiorno anche a voi, ragazze!- dissi io sbadigliando ed alzandomi dal letto spegnendo la sveglia, poi aggiunsi:
-Chris! Svegliati subito!- rivolgendomi all'unica che neanche aveva sentito il suono, poi aprii la persiana per far passare la luce, così si sarebbero svegliate e misi a fare un caffè.
 
Buongiorno anche a voi. Mi presento: Lola Esselt. Capelli castani, lunghi. Occhi grandi e neri. Solare e fin troppo disponibile. Orgogliosa, gelosa e testarda. Eccomi qui, sono io. Io che abito in un appartamento situato in uno dei tanti palazzi che ci sono a New York. Ma purtroppo o PER FORTUNA, ci sono anche le mie amiche, le mie migliori amiche. Ognuna di noi ha qualcosa di diverso dalle altre, per questo ci compensiamo a vicenda. Anche per questo, per le differenze, litighiamo spesso, ma a fin di bene. Io sono ordinata e se non è tutto in perfetta sintonia non sono contenta e così è anche Jenny, poi c'è una sedia che si può considerare l'armadio di Chris e un angolo del suo letto,del letto di Lexie, è pieno di panni da lavare. Questo era un motivo principale dei nostri piccoli litigi, che poi forse è meglio chiamare discussioni. Io ho un anno in più a loro, ci conosciamo fin da quando eravamo bambine. Ho aspettato che loro finissero l'università facendo un corso di specializzazione in più per la lingua inglese e poi ce ne siamo venute tutte qui. Al nostro gruppo si aggiunge anche Taylor. Lei abita qualche isolato più avanti con il suo fidanzato, Tomas, per gli amici Tom. Con lei non ci vediamo molto spesso, giusto quando organizziamo quelle grandi uscite dove si unisce anche gente che non abbiamo mai visto prima. Noi crediamo di non esser molto simpatiche a Tom e quindi lei ha scelto l'amore. Io non mi sono mai innamorata. Non credo nell'amore. Credo che sia soltanto una finzione che ti lascia un sapore amaro in bocca. Tu lo assapori e in un attimo lui ti acceca. Definitemi come volete, ma io, Lola Esselt, odio l'amore e tutte le sue stupide trappole, dove prima o poi cascano tutti. Tutti, ma proprio tutti. Tra le mie amiche, per esempio c'è Jenny che è follemente innamorata del ragazzo che ci consegna la pizza nei sabato sera deprimenti. Lexie che fa il filo ad un ragazza conosciuta per caso in un bar e Chris che per nascondere il dolore che le ha lasciato il suo ex facendosi sorprendere nel bagno ubriaco con una ragazza anonima, si lascia corteggiare dal ragazzo che abita affianco a noi. Ma loro sono felici così, sono felici di amare. Sono felici di stare ore a pensare ad un'unica persona. Sono felici di star male per loro e piangere la sera nel letto. Loro sono felici così. Dicono che l'amore è un sentimento folle, fatto di mille emozioni. L'amore è quella cosa che ti fa cambiare, crescere. Basta un sorriso di una persona o anche solo uno sguardo per essere felici. Io rispondo che amore è dipendere da qualcun altro, l'amore è morire di freddo per dare la coperta a chi ti sta affianco, è privarsi di molte cose come lo shopping e sinceramente, non voglio congelare di freddo. Preferisco essere felice, facendo shopping al caldo. Ed è proprio questo ciò che dovevamo fare quella mattina: c'era una scendita in un negozio non molto vicino al nostro appartamento e dovevo andare, ad ogni costo. Avevo già adocchiato un bel po' di cosine da prendere e fare mie. Così le buttai giù dal letto, non avrei fatto tardi per colpa loro.
 
Dopo che si alzarono e vestirono ci incamminammo verso il negozio, la svendita iniziava alle 9 ed erano già le otto e mezza, avremmo trovato un sacco di gente carica in fila pronti a sfondare l'entrata! Le strade di New York erano piene di gente, ad un tratto mi ritrovai in mezzo ad avvocati, dottori, ragazzi che scendavano dagli autobus. Le mie amiche erano avanti a me, erano riuscite ad uscire da quella folla improvvisa. Per un attimo incrocia lo sguardo di un ragazzo che mi sorrise. Fu come se il tempo si fermò, rallentò. Tutto intorno a me sembrava scorrere lento, in mezzo a tutta quella gente, l'unico volto che splendeva era il suo. Mi sentii qualcosa nello stomaco che si muoveva. Ma cosa poteva essere? Non era la fame. Era qualcosa che sembrava salire su fino al cuore. Sarà per il suo modo di camminare, di sorridere, di guardarmi, sarà stato per quel suo sguardo così profondo, non so precisamente cosa fu, l'unica cosa che so, è che me ne innamorai. Io? Lola Esselt? La ragazza che odia l'amore? Che considera sciocco l'amore a prima vista nei film? Non potevo star vivendo quella situazione.
Mi strapparono da quel momento le mie amiche gridando:
-Dai! Andiamo Lola! Faremo tardi!-
Scossi la testa e tornai alla realtà. Distolsi il mio sguardo dal suo e me ne andai domandandomi se l'avrei più rivisto.  


 
 
Piccolo spazio scrittrice:
Salve a tutti, inizio ringraziando in anticipo chi lo leggerà,
se poi non lo farà nessuno, pazienza!
Son sempre stata affascinata da questo tipo di storie,
spero che la mia affascini anche voi e vi coinvolga.
La protagonista della storia sono un po' io,
fingo che non me ne freghi niente dell'amore,
quando invece sono la prima che ci casca constantemente.
Non aggiungo altro per non dilungarmi troppo.
-Lola.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Love is in the air ***


Quel giorno decisi di fingere che non fosse accuduto nulla. Provai a non pensarci e grazie all'auito della svendita ci riuscii alla grande. Mi concentrai sui vestiti, sulle scarpe, sulle  borse da conquistare. Portai a casa tre paia di scarpe, due borse ed un sacco di maglie e pantaloni, ma tra tutte queste cose, ciò che mi rese più felice fu riuscire a prendere quella sciarpa verde da me tanto amata, forse ero così eccitata per quel giorno solo per lei.
 Le mie amiche non venivano sempre con me, quindi entrarono in quel negozio come se fosse un giorno qualunque. Atteggiamento che, secondo me, è del tutto sbagliato. Il giorno della svendita è un giorno speciale, devi essere agguerrita, pronta a conquistare tutto ciò che 'in un giorno qualunque' non avresti potuto comprare. Il giorno della svendita era un giorno diverso dagli altri. Era un giorno speciale. E quel giorno per me, lo fu ancora di più.
Tornammo a casa e non pensai molto a quel ragazzo e a tutte quelle sensazioni. 
Per me l'amore era tutt'altra cosa, io non ci credevo. 
Chris propose di uscire quella sera, andare in un bar che non distava molto da casa e decidemmo di invitare anche Taylor e Tom.Poi, Jenny invitò il ragazzo delle pizze, Lexie la sua amica del bar, Chris il nostro vicino e Io, la mia sciarpa verde. 
Quella sera indossai dei leggings neri, scarpe chiuse tacco 10, una camicetta bianca e misi quella mia sciarpa verde che spezzava il tutto, ma si abbinava alla borsa. 
 
-Che maglia metto? Questa nera e scollata oppure questa qui blu con il collo a vù?
-Gonna o pantaloni?
-Ok, ed ora che faccio ai capelli?
 
Le mie amiche si interrogavano su cosa indossare, come prepararsi. Ed io, come tutte le volte, mi divertivo a guardarle. Per un attimo il mio pensiero andò a quel ragazzo misterioso, non sapevo se parlarne o no alle mie amiche, ma visto che non riuscivo ad accettare neanche io il fatto che avrei potuto provare qualcosa per lui, lasciai perdere. 
 
Finalmente loro finirono di prepararsi e così ci incamminammo verso il bar ridendo e scherzando tra di noi, come sempre. 
Quel bar mi piaceva un sacco: era diviso in sale con dei piccoli tavolini e poltroncine, era illuminato da piccoli faretti e c'era sempre la musica, ma non alta, normale, in modo da poterla sentire e parlare con chi vuoi allo stesso tempo. Ci sedemmo in uno di quei tavolinetti e nel frattempo arrivarono anche il resto dei nostri amici. Ordinammo tutti quanti una bibita con basso tasso alcolico, tra una chiacchiera e l'altra. Ad un tratto mi squillò il cellulare ed io mi scusai ed andai a rispondere fuori. Era mia madre che voleva sapeere se andava tutto okay. Nel frattempo mi accorsi che stava piovendo e che avevo messo il piede proprio in una pozzanghera. 'Cavolo, le mie scarpe nuove!' pensai immediatamente. Dopo aver parlato con mamma tornai dentro ed andai in bagno per asciugarmi le scarpe. Così ne tolsi una alla volta. Mentre ero presa nel cercare di non far rovinare le scarpe sentii una presenza affianco a me. 
-Ha bisogno d'aiuto?-disse una voce dolce, ma forte allo stesso tempo. Mi girai ed era proprio quel ragazzo. Quello della fermata dell'autobus. Ed ecco di nuovo quella sensazione nello stomaco. La odiavo!
-La ringrazio, posso cavermela da sola!- risposi con la mia solita acidità.
-Sbaglio o ci siamo già incontrati?-domandò lui. Per una attimo pensai 'che bello,si ricorda!' ma poi scossi la testa e tornai in me.
-Ah sì? Non ricordo, mi spiace.- il mio fingere era più che chiaro.
-Strano, io non riesco a levarmelo dalla testa!-disse continuando a fissarmi. Quel suo sguardo continuava ad essere così profondo ed intenso. Sembrava ci conoscessimo da una vita.
-Questa macchia non si leva!-esclamai cercando di cambiare discorso.
-Dia a me.-disse e prese la mia scarpa. Io lo guardai. In un attimo riuscì a toglierla via. Sorrisi.
-La ringrazio.-dissi e mi piegai per rimetterla, nel frattempo mi cadde la sciarpa, la mia sciarpa verde. Lui la raccolse. Io neanche ci feci caso.
Mi rialzai e sitemai i capelli guardandomi allo specchio.
-Se posso permettermi, stanno benissimo.
-La ringrazio.
-Possiamo darci del 'tu'?-chiese porgendomi la mano. Io la guardai.
-Certo, Lola.-dissi stringendo la sua mano e guardandolo negli occhi.
-Nick.-disse sorridendo. Il suo sorriso era qualcosa di indescrivibile. 
-Okay Nick, tra noi sembra esser nato qualcosa da quel maledetto giorno. Qualche strano sentimento, come un amore a prima vista! Ma io non ci credo nell'amore. Non sono mai stata innamorata. E credo che questa sensazione che provo sia solo un'illusione. Non ci credo. L'amore è illusione, immaginazione, fantasia. Ci immaginiamo qualcosa che neanche c'è. Troviamo i più strani pregi e trasformiamo in essi anche i difetti della persona che ci interessa. Io non ci credo. Non posso provare qualcosa per te. L'amore a prima vista,poi! Che banilità, è sciocco, è da film.- Dissi tutto quello, perchè mi uscii. Ed era mio solito parlare senza pensare quando si trattava di sentimento. Ma non lo feci a caso, lo feci perché notai nel suo sguardo qualcosa di diverso. Come se volesse dirmi chissà cosa. Come se provasse per me ciò che provo io. Ma probabilmente lui, nell'amore, ci credeva eccome. 
-Non è vero. Non è vero che non credi all’amore. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco e perché quello che vedi non è mai perfetto. Non è vero. Tu ci credi, eccome. Ma è la stessa convinzione che hai di non crederci che ti crea un'illusione della quale tu sei ancora più sicura. L'amore è la cosa più bella che io possa immaginare. Non è vero. Non conosco persona che non creda nell'amore. Senza amore, saremmo persi.- parlò come se mi conoscesse da chissà quanti anni, da chissà quanto tempo, mentre invece non ci eravamo mai visti. Mi colpirono le sue parole, aveva preso il punto, in pieno. Ma io rimasi a guardarlo. Non l'avevo mai vista dal suo punto di vista. Cos'era? Un mago? Un indovino? Uno psicologo o forse psichiatra? Possedeva una bacchetta magica? Una sfera di cristallo? O forse in così poco tempo, il mio cuore?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Jenny ***


 
Mentre io ero in quel maledetto bagno con quel maledetto ragazzo che forse stava ricacciando fuori una me che neanche io sapevo esistesse, le mie amiche si godevano la serata sedute tranquillamente a quel tavolino.
 
Jenny era quella più timida.
 
Lei non si apriva con nessuno, era peggio di me. Per riuscire a farle dire una cosa dovevo sudare e sudare.
A volte fingevo disinteresse, così lei poi veniva da me e si sfogava.
Ma io lo facevo per lei, perchè so come ci si sente e so che è brutto.
In lei sotto alcuni aspetti rivedevo me e quindi, quando potevo, mi comportavo con lei come avrei voluto che qualcuno si comportasse con me. 
Lei non cercava mai attenzioni. Ogni volta che uscivamo aveva i suoi momenti di isolamento.
Come se staccasse la spina ad un tratto.
Ed allora io la cercavo di rendere partecipe.
Per farla divertire, perchè è ciò che facevamo tutti.
Ma per carità, lei sapeva divertirsi ed amava farlo.
Quando eravamo ragazzine, ci aiutavamo sempre a vicenda, ma d'altronde lo facevamo un po' con tutte.
Solamente che a volte le altre senza rendersene neanche conto 'ci mettevano da parte' e quindi per alcuni periodi ammetto di essermi sentita più legata a lei.
Ma tutte quante alla fine ci volevamo un bene immenso, come ora, soltanto che ognuno sapeva dimostrarlo a modo suo. Il ragazzo delle consegne, il ragazzo di cui era innamorata, in realtà si guadagnava così soldi per studiare all'università.
Lui anche era un tipo timido, ma non quanto lei.
I due in realtà senza neanche saperlo si piacevano a vicenda. Il loro amore era un po' così, una scarica di emozioni dritta nello stomaco.
Persino a me, che non credevo nell'amore, mi piaceva la loro storia, se possiamo chiamarla così.
Si cercavano, si baciavano, si amavano, ma senza riuscire ad ammetterlo.
Ma a loro piaceva così, qualcosa che non inizia, non può finire. Ed era bello non pensare ad una fine, visto che non c'era alcun inizio. 
Poi erano una di quelle coppie che proprio a vederle sembravano perfette.
Lei aveva quei capelli biondini, lui castani. Lei aveva gli occhi marrone scuro. Lui nocciola. Lei era bassina e magra. Lui era alto ed aveva quell'aria del tipo 'ti proteggo io'.
Ma non era tanto questo, la cosa che più li rendeva perfetti, era l'amore che provavano nei loro confronti che gli si leggeva negli occhi. Aveva quello sguardo di chi è innamorato. Quello sguardo che poche persone hanno. Perché sono poche le persone che amano davvero.
Quello sguardo, che proprio quella sera, mi ritrovai ad avere anche io.
 
 
___________________
Salve ragazzi,
bene, eccovi qui un terzo capitolo,
io spero semplicemente che vi piacciano e vi appassionino.
Io amo scrivere questo racconto perché mi immedesimo del personaggio e sogno anche un po'. Spero faccia sognare anche un po' voi.
Fatemi sapere che ne pensate.
Baci.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lasciati andare. ***


Eravamo ancora lì, in quel bagno, quel bagno che non avevo mai visto prima, ma che diventò un luogo da me, così amato. 'Amato', era la prima volta che usavo quella parola con così tanto sentimento. Con sentimento vero. Cosa mi stava succedendo? Io non ci credevo. Non credevo in nessun tipo di amore. Ma davanti a quei suoi occhi, quelle sue parole, davanti a quel suo essere così speciale ai miei occhi, nonostante io l'avessi visto solo due volte, mi lasciai andare. Ci provai. Provai a credere che quel così forte sentimento esistesse davvero. Provai a crederci. Perchè ciò che sentivo doveva pure essere qualcosa e tra i tanti sentimenti di cui avevo sentito parlare, di certo il più forte era questo, l'amore, anche se non ci avevo mai creduto. 
 
-Vieni con me.- disse porgendomi la mano e guardandomi con quei suoi occhi così profondi. Guardai la sua mano, poi lui.
-Chi dice che posso fidarmi, ti ho visto solo due volte.-la mia suonava come una domanda, ma era anche un affermazione.
-L'amore.- rispose lui.
-Non mi fido dell'amore.- Risposi a botta e risposta.
-Tu fidati di me, provaci.-disse e allungò un po' di più la mano verso di me. Io la guardai nuovamente e poi la afferrai. Nascosi un sorriso. 'Lasciati andare', mi ripetei un'ultima volta.
-Sorprendimi, allora.
 
Uscimmo dal bagno sorridendo, notai che le mie amiche mi videro e così non dissi loro niente, mi limitai a fare un gesto con la mano, come per dire 'ci vediamo dopo'. 
Avevo uno strano sorriso stampato in faccia, un sorriso che non nascondeva secondi fini, era sincero, era felice.
Mi aprì la portiera della sua macchina ed io vi entrai, poi entrò lui e mise in moto.
-Dove stiamo andando?-chiesi.
-In un posto dove non ci va mai nessuno. Forse, solo io.- disse continuando a guidare verso chissà dove. Mi piaceva quell'aria di mistero, così non feci altre domande. Mi limitai a guardare fuori dal finestrino, ma il silenzio non durò molto. Accese la radio, c'era Sarò libera, una canzone di una cantante uscita da qualche anno da un talent show.
 
''Era bello mentre i nostri occhi piano si seguivano.''
 
Canticchiai quella frase, lui sorrise. Fece un sorriso come se già sapeva come sarebbe andata a finire. Come se già sapeva tutto ciò che sarebbe successo. Mi piaceva quella sua strana sicurezza. Poi fermò la macchina e scese. Slacciai la cintura e nel frattempo mi aprì la portiera, così scesi anche io. Non aggiungemmo parole, i nostri occhi parlavano pr noi. Mi prese la mano. Si sentiva il rumore del mare, nel frattempo aveva smesso di piovere, ma di certo non faceva caldo, anzi. Scendemmo degli scalini per poi arrivare sulla spiaggia. Quasi caddi, così tolsi le scarpe. 
-Vieni con me.-mi disse.
-E' ciò che sto facendo.-risposi continuando a seguirlo stringendo la sua mano. Ero in attesa di vedere dove mi avrebbe portato. Dove stavamo andando. Cosa aveva in mente. Io, ero sicura di ciò che avevo in mente. Lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La paura di perdere. ***


Ci ritrovammo in quella spiaggia deserta. Ed io aspettavo. Ma cosa poi? Che spuntasse un cavallo bianco improvvisamente e che mi portasse via con lui? No, non era il mio genere di cose. Forse aspettavo solo di sapere cosa avesse in servo per me. Ma chi poi? Lui? Il destino? Boh. Mi ritrovai in una situazione del tutto nuova per me. Io, nell'amore, non ci credevo. O almeno non fino a quel giorno. Mentre camminavamo pensavo tra me e me che forse una distraione mi ci sarebbe voluta. Insomma, volevo un bene dell'anima alle mie amiche, ma a volte mi facevano sentire 'esclusa', tutto qui. Come se io non c'entrassi niente con loro. Ed allora quando mi fermo a pensare arrivo alla conclusione che forse hanno ragione. Così ne parlo con loro, ma loro continuano a dire che non è così, che è solo una mia impressione. Ed è proprio il bene che provo per loro che mi fa pensare che probabilmente tutto ciò a cui avevo pensato, era solo frutto della mia illusione. Ma qualche settimana dopo, rieccoci là, punto a capo, nella stessa situazione. E si va avanti così. 
Ad un tratto ci fermammo.
-Beh vediamo, qui non c'è nessuno, siamo solo io e te, non ho mai visto questo luogo prima d'ora, non è che per caso vuoi uccidermi e poi buttare il mio cadavere in mare nascondendo così ogni singola prova?- questa mia frase fu seguita da due lunghe risate. Decisi di rompere così il silenzio, che, a mio dir, era durato fin troppo. Lo guardai. In realtà non avevo mai smesso di farlo. 
-Ecco, è questo il punto esatto.-disse ed alzò gli occhi al cielo, poi sorrise. Si sedette e mi fece segno di fare lo stesso.
-Ora alza gli occhi al cielo.- aggiunse. Ed io lo feci. Guardai in su e vidi un cielo che non avevo mai visto prima. Cioè, non fraintendetemi, il cielo è sempre quello, ovvio, erano le stelle a renderlo così unico. Tutte quelle stelle unite raggruppate in un unico grande cerchio. Ora capii, probabilmente era un appassionato di astronomia. Forse studiava per inseguire ciò che amava. 
-E' bellissimo, cioè, sono senza parole, giuro.- Lui mi guardò e sorrise. Mi stendetti sulla sabbia e presi la sua mano che era lì vicino alla mia. Mi sentii libera, da tutto. Chissà, forse lui studiava anche e soprattutto per realizzare il suo sogno. E forse, in qualche modo, voleva rendermi partecipe, ma era strano, perchè io il mio, lo stavo vivendo.


____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


Rimanemmo un po' così, io e lui. Mi spiegò un po' di cose sulle stelle, su quelle stelle. Era chiaro che lui le studiava e da molto anche. Poi guardò l'orologio.
-A quest'ora, di solito, vengono qui dei miei amici.-disse guardandomi- Ti va di restare e conoscerli?-mi chiese con quel sorriso di chi sta sperando in qualcosa, che forse sa che non accadrà. Qualcosa mi diceva che dovevo restare, d'altra parte, volevo conoscere gente nuova.
-Mi farebbe piacere, davvero.-dissi sorridendo. Appena finii la frase, sentii delle voci che si avvicinavano in lontanaza. Ci alzammo, immaginai che fossero i suoi amici. Mi spinse con una mano da dietro la schiena e andammo incontro ai suoi amici. 
-Lei è Lola, una mia nuova amica.-disse guardandomi e sorridendo. Mi presentai a tutti i suoi amici che mi sembrarono molto simpatici. Tra tutti una mi colpì di più, si chiamava Ally e così, a primo impatto, mi sembrò una ragazza simpaticissima. 
Quella sera mi divertii un mondo. Anche se mi conoscevano da poco, subito mi fecero entrare nel loro gruppo, mi fecero sentire la benvenuta. In un attimo mi sentii una di loro. E la cosa mi faceva piacere da un lato, ma dall'altro no. Nel senso che pensavo alle mie amiche. Tanti anni di amicizia e loro..beh, non mi avevano mai fatto sentire così accettata. Ed io le capivo, per carità, soltanto che ora avevo paura. Proprio perchè gli volevo bene, non volevo che per via dei nuovi amici, casomai si creasse un distacco tra noi. Ed il fatto che loro mi rendevano poco partecipi delle loro vite, pur abitando insieme, non aiutava di certo le cose. Si, ebbi paura. Paura di perderle. Ma non sto dando la colpa a loro, non do la colpa al loro comportamento, semplicemente, a questo punto, compresi che io e loro avevamo un idea diversa di amiche, di migliori amiche. L' amicizia per me è una cosa pura, una cosa che libera il tuo corpo da ogni male,  che ti fa sorridere. E loro lo facevano sì, ma amicizia è anche condividere tutto, è anche non nascondersi niente, è anche dire sempre la verità e forse, questo loro non lo facevano più di tanto.


_______
Salve ragazzi,
so che non è il massimo,
però è scritto col cuore.
E' tutto ciò che sono riuscita a tirar fuori stasera.
Quindi, spero voi apprezziate anche questo capitolo.
Inoltre, volevo ringraziarvi per le visite, per me è un piacere immenso.
Baci.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Maybe ***


Il sole entrava raggiante dalle finestre e prima ancora del suono della sveglia aprii gli occhi. 
Le mie amiche dormivano profondamente ed io mi recai senza far rumore in cucina. Raccolsi i miei capelli in una coda di cavallo ed aprii le persiane in cucina lasciando entrare un poco d'aria. Avevo mille pensieri per la testa, uno in particolare mi perseguitava: e se quello che credevo fosse il mio paradiso, in realtà fosse solo un ingresso del purgatorio? 
Non volevo pensare queste cose, amavo le mie amiche, erano tutto per me, ma qualcosa mi frenava, forse quello non era il mio posto. Forse finalmente il destino era dalla mia parte e quella persona da me tanto aspettata era arrivata a portarmi via da tutto questo. Volevo non pensare queste cose, lo giuro, ma mi risultava impossibile.
Quella mattina dovevo andare a consegnare un articolo di giornale per un concorso al quale partecipavo ogni anno, così mi preparai e, lasciando un bigliettino alle mie amiche dicendo che ero uscita, mi chiusi la porta alle spalle.
Uscendo trovai un bigliettino attaccato fuori la porta:
 
'Mi han consigliato di andare dove mi porta il cuore e quindi eccomi qui. E come sono ora qui, sarò qui alle otto di questa sera, per portarti in un posto d'altri mondi. Dove tutto è perfetto. Dove tutto somiglia a te.'
 
Lessi il bigliettino ed un sorriso timido comparve sulle mie labbra. Sentii le mie guance arrossire. Forse correva troppo? Forse non significava niente? Forse dovevo smetterla di pensare troppo e cominciare a vivere per davvero. Misi da parte i pensieri che ormai erano solo belli e scesi le scale prontissima ad affrontare la giornata, come se nessuno potesse ferirmi o strapparmi il sorriso dalle labbra.


 
_______________________________________________________
Ed ecco qua, 
stasera o domani pubblicherò l'uscita!
Lasciate recensioni e se volete le vostre storie,
sarei più che felice di leggerle e darvi a mia volta una mia opinione!
Grazie comunque per chi la leggerà soltanto e scusate se è così terribilmente breve!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Una parte del sogno ***


'Dlin-dlon.'
Il suono del campanello fermò per un istante il mio cuore per poi farlo ricominciare a battere più veloce di prima. -Uno, due, tre.- pensai tra me e me prima di tirar su un bel respiro lungo e profondo. Mi feci coraggio ed aprii quella porta alla quale, forse per la prima volta, prestavo davvero attenzione. 
 
-Hey!- esclamai forse arrossendo un po'.
-Pronta?!-disse lui facendomi il migliore dei suoi sorrisi. Portava una camicetta azzurrina con un maglioncino blu sopra, jeans che avevano un non so che di elegante e delle scarpe che intonavano con il resto dell'abbigliamento, probabilmente erano nuove. Afferrai la borsetta e feci cenno alle mie amiche per poi uscire. Scendemmo insieme le scale parlando del più e del meno, uscimmo dal palazzo ed arrivammo vicino la sua macchina, mi aprì la portiera ed entrai. Da quel momento iniziò tutto.
 
-Sei particolarmente bella stasera.- disse lui dopo aver messo in moto la macchina.
-Non potevo sfigurare.-dissi io cercando di uscire da quella situazione dalla quale sapevo non poter fuggire.
-Io credo che anche con un pigiama vecchio e consumato, non avresti sfigurato.-disse lui dopo una risatina. 
-Dovresti vedermi prima di parlare, sai?!- risposi ridacchiando. 
-Chissà, magari un giorno..- disse guardandomi ed accennando una risata.
-Dove mi porti stasera?- Cambiai discorso dopo un breve silenzio fatto di sorrisi.
-In un bel posto.- Si limitò ad aggiungere, io rimasi in silenzio per un po', alzando il volume della radio.
 
Arrivammo finalmente. Sorrisi vedendo il paesaggio dopo esser scesa dalla macchina. Era il posto dell'altra volta. Il rumore delle onde, l'odore del mare e quel venticello adorabile. Lo guardai sorridendo teneramente. 
-Lo ammetto, ci sai fare.- Dissi convinta che lui avrebbe capito. Mi aveva preso in pieno. Era riuscito a scaldare il cuore di una persona che odiava l'amore. Chissà se sarebbe riuscito anche a farmi amare l'amore. Chissà se sarebbe diventato lui stesso, per me, l'amore. 
Ci recammo sopra una terrazza di una grande casa probabilmente abbandonata e vidi un tavolo con due sedie, delle rose in un vaso, dei camerieri pronti a servirci e tante, tante candele. 'Queste cose non accadono solo nei film?', pensai. Stavo davvero vivendo tutto questo? Sono qui a ricordarlo, quindi, a meno che io non stia ancora sognando, sì.
Lo guardai e non ebbi neanche il tempo di parlare, mi bendò e mi mise due cuffiette nelle orecchie. Mi mise le mani sui fianchi e mi portò piano piano vicino la ringhiera di quel terrazzo, vi poggiai le mani sopra lasciando il vento giocare con i miei capelli. 
-Che succede?!- dissi io sorridendo sorpresa.
-Sh.-Affermò e schiacciò play.
 
Partì una canzone che conoscevo bene, ma che non amavo particolarmente, almeno fino a quel giorno. 'The last song', di Bruno Mars. Il volume era basso al punto giusto da poterlo sentire canticchiare la canzone nel mio orecchio mentre, tenendo le sue mani sui miei fianchi mi dondolava di qua e di là. Io mi sentivo in paradiso, in un sogno. Un sogno per eccellenza. Mi diede un leggero bacio sul collo spostando i miei capelli e un brivido attraversò la mia schiena. Chiusi gli occhi abbandonando ogni tipo di pensiero o preoccupazione, quando ero con lui tutto si azzerava, il tempo si fermava. Era il mio posto, lì, al polo nord, al polo sud, in capo al mondo, ovunque, il mio posto era con lui. 
Terminò la canzone mentre il sogno continuava. Mi tolsi la benda girandomi verso di lui ed ignorando il bellissimo panorama. Mi poggio alla ringhiera sorridendo e poggiando la sua fronte alla mia: -She's beautiful and I tell her every day..''-ripetee.
Mi avvicinai lentamente a lui dandogli un bacio. Un bacio lungo e profondo. Un bacio tanto atteso quanto desiderato. Un bacio in ritardo. Un bacio dato troppo in fretta. Non so cosa fu, fu più di un semplice bacio. Fu il bacio. Il bacio che lanciò una freccia a trafiggere il mio cuore ed era bellissimo. Era bellissimo vedere nei suoi occhi che anche il mio bacio lanciò una freccia al suo cuore. Era bellissimo sapere che forse per lui era anche più forte l'incantesimo. Era bellissimo perchè il sogno lo stavamo vivendo in due. Io e lui. Io e lui, nessun altro. Quel bacio non fu l'unico quella sera. Quel bacio fu l'inizio di una storia destinata a durare nel tempo. Quel bacio fu un'arrivo, un incontro, un inizio, una fine, una partenza. 
 
Quei baci furono il capire che il sogno era la realtà.








______________________________________________________

Salve a tutti!
Ebbene ecco qui la prima parte della descrizione di quella serata tanto bella.
Non mi stanco mai di sognare scrivendo
e spero di riuscire a far sognare anche voi.
Se vi va, lasciate un commentino con scritto cosa ne pensate,
accetto consigli, critiche, recensioni positive, neutre o negative!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1251683