Il vento del coraggio

di Osage_No_Onna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il libro senza nome ***
Capitolo 2: *** Questa calligrafia, questa storia... ***
Capitolo 3: *** Quello è mio padre! ***
Capitolo 4: *** Non tornerò più indietro! ***
Capitolo 5: *** Il ragazzo poeta e il Cavaliere Nero ***



Capitolo 1
*** Il libro senza nome ***


 Capitolo 1

Il libro senza nome

 

DRIIIINNN! Che felicità quando suona l’ ultima campanella! Ma per gli studenti della Yuki Academy quella non era una campanella qualsiasi: era la campanella che annunciava la fine dell’ anno. Erano centinaia gli studenti che uscivano dal portone di ferro battuto lanciandosi urla e gridolini di gioia, risate e persino i fazzoletti che per nove mesi avevano tenuti annodati al collo. Un gruppetto costituito da quattro ragazze, Sakura, Akane, Mayumi e Crystal stava uscendo dal portone. Difficile restare seri in un’ atmosfera come quella. Anche Crystal, suo malgrado, sorrideva, ma lei non era conosciuta per questo. Crystal era famosa per essere la ragazza più seria e imperturbabile di tutte le seconde*, bravissima in tutte le materie, persino in educazione fisica. Alla Yuki Academy si praticava da secoli il judo e Crystal era una delle migliori atlete: aveva una forza fisica eccezionale per una ragazzina di tredici anni. Crystal era famosa anche per essere molto bella, ma la sua era una bellezza schiva e fragile. Aveva i capelli castani liscissimi lunghi fino a mezza coscia con le punte blu, dei grandi occhi blu che i lineamenti affilati mettevano in risalto. Alta e magra, aveva un bel fisico che gli abiti aderenti potevano mostrare, ma Crystal odiava i vestiti stretti e preferiva indossare abiti pratici e comodi. A prima vista poteva sembrare una ragazza mascolina, ma sapeva essere anche molto femminile, cosa messa in risalto dal modo con cui indossava la divisa.
“Finalmente sono iniziate le vacanze estive!”esclamò Mayumi scuotendo i suoi capelli rossi e mossi.
“Già, e io ho intenzione di godermele fino all’ ultima goccia!” si entusiasmò Sakura stringendo entrambi i pugni.
“ E la prof è stata anche generosa quest’ anno: tre quaderni da riempire e un libro da leggere a scelta.”Sottolineò Akane socchiudendo i suoi occhi, viola e penetranti, che attiravano molti sguardi, soprattutto maschili.
“Generosa davvero…”disse ironicamente Sakura. “Io veramente non vorrei fare proprio niente.” Lei odiava i compiti delle vacanze, li riteneva cose completamente inutili e prive di senso.
“Piuttosto, che ne dite di andarci a prendere una bella granita fresca? Si crepa di caldo!” propose Mayumi alle compagne.
“Ottima idea!” assentì Crystal “ma poi ricordiamoci di passare in biblioteca…”
“Già, meglio levarsi subito ‘sto peso, non è vero?” chiese maliziosamente Sakura a Crystal, che per tutta risposta la fulminò con lo sguardo.
Così le quattro ragazze si avviarono verso un bar poco lontano, il Candy Bar, ovvero un locale chic in mezzo ad una piazzetta molto rinomato e apprezzato da Akane.
Le quattro amiche entrarono e ordinarono quattro granite, poi si sedettero vicino ad un tavolino dalla forma rotonda e dai colori equivoci situato fuori l’ uscita.
“Che salassata ‘ste granite! Tre marchi l’ una! Benji ce le avrebbe fatte pagare la metà…” si lamentò Sakura.
Benji era il barista di fiducia del quartetto, un diciottenne simpatico che gestiva un chioschetto nella stessa piazza del bar, Piazza della Cascata.
“Già, ma pensa solo al lusso di poter sedere nel Candy Bar!”disse Akane con foga. Akane era una ragazza bella e alla moda e per lei contava molto provare i quartieri chic, altrimenti “ne andava della sua popolarità”, come diceva lei.
“Veramente per me non fa nessuna differenza…”
“Non dire cretinate!”
urlò Akane sbattendo i palmi delle mani sul tavolo.
“Akane, un simile comportamento non si addice ad una ragazza del tuo carattere.”la rimproverò dolcemente Mayumi, che essendo una ragazza dell’ alta borghesia era stata educata in modo molto raffinato. Certo, Mayumi non si poteva certo definire “borghese”, perché era una ragazzina molto sognatrice, distratta, lunatica e dai gusti semplici, ma teneva sempre un comportamento corretto al di fuori della sfera familiare e delle amicizie.
“Questa bella giornata mette una piacevole sonnolenza addosso…”disse Sakura stiracchiandosi.
“No, sei tu che te la metti perché fondamentalmente non hai voglia di fare niente.”le rispose Crystal che conosceva bene la cosiddetta “pigrizia” dell’ amica, che guarda caso spuntava fuori quando si trattava di studiare.
“Odio la tua intelligenza.”
“Grazie.”
“Ok, andiamo in biblioteca”
disse seccamente Mayumi, che odiava i battibecchi. “altrimenti qui non si finisce più.”
“Mi hai letto nel pensiero, Mayumi.”
le sorrise Crystal.
Così il quartetto si avviò verso la Biblioteca Grande che, come diceva il nome, era  veramente immensa. Appena arrivate, furono accolte da Mrs. Harukaze**, una donnetta minuta e simpatica, l’ addetta alla registrazione dei libri presi in prestito.
“Oh, benvenute, ragazze! Compiti delle vacanze?”
“Eh già, signorina.”
le rispose Akane.
“Avete bisogno di un libro in particolare?”
“No, quest’ anno è a libera scelta.”

“Ooooh” esclamò sorpresa Mrs. Harukaze “quest’ anno la prof è stata generosa.”
 La biblioteca era stata da poco ritinteggiata e le stanze erano fresche ed accoglienti. I loro colori andavano dal bianco al blu oltremare, tutto dipendeva dai libri presenti nella stanza.
Gli scaffali erano di ebano e dipinti di nero, molto imponenti, tanto che anche Crystal, assidua frequentatrice della biblioteca, si sentiva minuscola quanto una formica non appena alzava lo sguardo.
Sakura si diresse verso la stanza dei libri d’ avventura.
“Dato che odio fare i compiti, facciamo in modo che almeno la lettura sia piacevole.”pensò mentre faceva scorrere lo sguardo sui vari libri disposti ordinatamente sullo scaffale.
Akane si stava praticamente sciogliendo per stare dietro a Mayumi che correva qua e là per scegliere dei romanzi romantici. Entrambe erano molto sentimentali, Sakura e Crystal un po’ di meno.
Crystal non sapeva che fare. Aveva praticamente letto la metà interessante della biblioteca e l’ altra metà non l’ attirava. Non voleva leggere libri che non le piacevano perché pensava che la lettura non dovesse essere obbligata.
Mentre guardava per l’ ennesima volta lo stesso scaffale un libro catturò la sua attenzione. Era piuttosto piccolo e aveva una bella copertina di cuoio, che stranamente emanava un leggero profumo di mirto, un profumo che un po’ la stordiva, ma era bello lo stesso. Le pagine, da quanto poteva vedere, erano gialline, per cui doveva essere antico, ma soprattutto, cosa molto inusuale, non aveva un titolo. Crystal lo prese in mano e notò che anche la copertina non recava il titolo. Era strano, ma anche interessante, per cui decise di prenderlo e di chiedere qualcosa a Mrs. Harukaze: non si sapeva mai.
“Signorina Harukaze, conosce questo libro?”
“Uhm… fammi vedere.”
disse Mrs. Harukaze prendendo il libro. “No, non lo conosco. E non è neanche nell’ archivio della biblioteca. Strano.”Si stupì.
“In teoria quindi non dovrei portarlo a casa. Ma mi interessa questo libro, signorina. E MOLTO!” L’ ultima parte del discorso era quasi una supplica: quando Crystal si metteva qualcosa in testa la riusciva ad ottenere ad ogni costo.
“Va beh, te lo regalo. Sarà un dono appena sufficiente per un’ amante dei libri come te.”
“Davvero? La ringrazio molto, signorina! Ragazze, avete finito?”
“Sì, eccoci!”
rispose Mayumi.
Le ragazze misero la firma sul registro e salutarono educatamente Mrs. Harukaze uscendo dalla biblioteca.
Crystal fece il tragitto che la portava a casa sua guardando la strada e il libro. Più il libro che la strada, a dire il vero, anche perché quell’ insieme di fogli le sembrava stranamente familiare: si ricordava di averlo visto insieme alla madre, poco prima della sua scomparsa.
Mentre era immersa in questo pensiero, arrivò a casa sua, una bella villetta di poco fuori da Tao Town, la sua città, un piccolo borgo medievale nel quale i turisti si vedevano di rado.
“Bentornata a casa, Crystal!” la salutò suo fratello Zaffiro.
Zaffiro era un bel ragazzo di 18 anni che frequentava la quinta superiore*** nell’ Istituto Diamante Nero. Zaffiro aveva l’ incarnato pallido, gli occhi azzurri e dei capelli blu a ricci, che di solito legava dietro al collo. Nonostante l’ indole vivace, era un ragazzo decisamente sensibile e creativo e voleva diventare scrittore, ma era decisamente più bravo a tirare calci ad un pallone che a buttare giù una storia decente.
“Tra poco è pronto, per cui cambiati velocemente.”la informò mentre girava del riso in una padella. Da quando la loro madre era scomparsa, toccava a Zaffiro badare alla casa.
Crystal si precipitò in camera e cambiò la divisa con un abitino blu bordato di pizzo viola e dei sandali bianchi, poi raggiunse suo fratello a tavola: nel piatto di porcellana c’ era del riso al curry. A lei il curry non piaceva particolarmente, ma non aveva gusti difficili, per cui mangiò senza fare storie.
“Vuoi anche qualche onigiri****, Crystal?”chiese Zaffiro dopo aver spazzolato la sua porzione di riso.
“Sono quelli di ieri?”
“Sì, si devono finire.”
“Allora va bene. Lo sai che adoro i tuoi onigiri!”

Zaffiro li prese dal frigo e li mise nel piatto di Crystal, che li fece fuori in pochi minuti.
Dopo un po’, i due fratelli presero a conversare.
“Anche quest’ anno scolastico è finito. Com’ è stato il tuo, Zaffiro?”
“Nel complesso abbastanza buono, ma era stressante alzarsi ogni mattina alle sei… e i compiti per l’ estate sono un mucchio! A te, Crì?”
“L’ anno è stato bello, tranne per le orde di ammiratori e di idioti che mi ronzavano intorno, e i compiti non sono neanche tanti.”
“Quanto ti invidio!”
“Ma scusa, non puoi fare i compiti con qualcuno dei tuoi amici?”
“Partono tutti presto. Tao Town non è posto in cui amano rimanere…”
E qui Zaffiro sospirò.
“Bah. A me piace questa città: sarà anche piccola, ma è pulita, carina,  tranquilla e ricca di storia. Anche la città più piccola e meno visitata ha il suo lato interessante, basta saperlo trovare.”
“Sono d’ accordo con te. Peccato che non abbiano tutti l’ animo poetico…”
“Vabbè, io vado a leggere il mio libro.”
disse Crystal prendendo il libro dal suo zaino azzurro cielo.
“Come si chiama?”chiese Zaffiro incuriosito.
“Non ha un nome.”
“Curioso!”esclamò Zaffiro sporgendosi dalla sedia per guardarlo. “Mamma ne aveva uno simile.”
“Già”
annuì Crystal “forse è per questo che l’ ho preso, anche a me sembrava familiare.”
“Ora sei pregata di scomparire: devo fare la cucina.”
disse Zaffiro immergendo una pezza in un secchio d’ acqua.
Crystal sparì all’ istante, fiondandosi nella sua stanza. Si mise sdraiata sul letto e fece per aprire il libro: si accorse appena in tempo che era bloccato da due nastrini. Li sciolse e aprì il libro. Immergiamoci nella lettura, pensò cominciando a leggere.




*La Yuki Academy segue l’ ordinamento scolastico giapponese nel quale le elementari durano sei anni, per cui i ragazzi di
13 anni frequentano la seconda media.

**Harukaze significa “Vento di primavera” (Dal giapponese “Haru”, primavera, e “Kaze”, vento)
***L’ Istituto Diamante Nero segue l’ ordinamento europeo.

****Polpette di riso con alghe.

Angolo dell' Autrice
Ehilà! Questa, almeno su EFP, è la mia seconda storia originale, anche se in realtà sarebbe la prima. Spero che vi piaccia, come al solito. Nel caso fosse così, la potreste lasciare una recensione? Consigli e critiche sono bene accette.
Beh, se vi piace, fatemelo sapere!  

Importante: il secondo capitolo è pronto. Lo pubblicherò se mi arriverà almeno una recensione.
See you!
-Puff

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Capitolo 2
*** Questa calligrafia, questa storia... ***


Capitolo 2

Questa calligrafia, questa storia…

 

Crystal aprì la prima pagina: DIARIO, c’ era scritto a grandi lettere con uno stampatello un po’ irregolare. Ma fu il DI MARINA sotto che la fece trasalire: lo stesso nome di sua madre. Fu presa per un attimo da una punta di nostalgia e continuò a leggere.
Io sono Marina, ho otto anni e qui al villaggio mi chiamano Rina oppure Mari. Ho i capelli mossi e lunghi, blu, che mi piacciono moltissimo. I miei occhi invece sono marroni, come ce li ha la maggior parte delle persone qui. A sentire mio padre sono tranquilla ed educata, per mia madre sono sognatrice, eccentrica e molto generosa. Ho due fratelli che mi fanno un po’ impazzire, ma che sono molto divertenti, tanti amici che mi vogliono bene e con i quali gioco tutti i pomeriggi, una bella casetta, vestiti decenti, roba da mangiare e dei parenti che mi vogliono bene. Ho tutto ciò che mi serve per essere sempre felice.
 

Accidenti, pensò Crystal, questa dev’ essere veramente mia madre, la descrizione coincide perfettamente: capelli blu, occhi marroni… e la generosità. Era soprattutto quello che i cittadini ricordavano di Marina. Marina era una donna con una bontà d’ animo praticamente sconfinata, fin da piccola era state generosa, ma non per modo di dire: avrebbe dato via tutto per aiutare il suo prossimo. E molto probabilmente era morta durante l’ ennesimo gesto d’ amore: si diceva in giro che fosse deceduta nel tentativo di aiutare suo marito, Topazio, il padre di Crystal, Zaffiro e altri quattro ragazzi che cinque anni fa se n’ erano andati alla fine dell’ epidemia. Crystal non ricordava bene di cosa fosse stata quell’ epidemia, aveva avuto sì e no otto anni e Zaffiro tredici. Ambra, Rubino, Giada e Quarzo erano stati tutti colpiti ed erano periti, Zaffiro cominciava a mostrarne i segni e lei aveva il raffreddore, così una Marina ormai prossima alla morte li mise in quarantena in soffitta. Fu un’ esperienza terribile: in due nel sottotetto non era molto comodo, le finestre erano quasi sempre chiuse perché il virus si propagava nell’ aria e quando si potevano arrischiare ad aprirle dovevano tenere una mascherina sul viso.
A quel ricordo Crystal si irritò, per cui decise di continuare con la lettura: notò che la calligrafia diventava subito più ordinata.

Riscopro questo diario solo ora, diciotto anni dopo averlo comprato, ma non ho avuto molto tempo per scrivere perché qui è scoppiata una terribile guerra.
L’ entità conosciuta come Lord Shadow vuole appropriarsi di Tao Town e di tutti i paesi dell’ Orizzonte, ma nessuno lo vuole.
Anche Topazio, l’ uomo che amo, si è arruolato al fronte. Temo per lui, ma nel frattempo continuo a sperare che tutto finisca bene. Non ce la faccio più. Il tempo della guerra è terribile. Penso di non aver mai visto tanta miseria. Del resto Tao Town è sempre stata una cittadina alquanto insignificante e priva di potenziali ricchezze. Continuo a dare una mano a chi ne ha bisogno ma adesso penso di essere io la bisognosa: ho bisogno di essere rassicurata, di avere qualcuno al mio fianco. Non riesco neanche ad essere contenta del fatto che abito in periferia, ossia la zona meno colpita della guerra. Eppure non si vede. I miei vicini non lo vedono
.

Capperi, povera mamma! Pensò Crystal. Lei che era sempre di buon umore… o almeno così la ricordo io. Come una donna deliziosa, sempre allegra e pronta a dare una mano. Non che si ricordasse molto bene: i suoi ricordi cominciavano a sbiadire.
Crystal si innervosì nuovamente, saltò delle pagine  e lesse:
 
La guerra è finalmente finita! Ed io che qualche mese fa avevo perso le speranze… anche Topazio è tornato. Un po’ indurito dalla guerra, ma è lo stesso. Mi stanno chiamando. A quanto sembra è una faccenda importante.
 
 
Oh, ecco finalmente qualcosa di bello! A Crystal le guerre non erano mai piaciute, probabilmente perché si erano “portate via” suo padre. In quel  momento pensò di essere la ragazza con la famiglia più disastrata di Tao Town.
 Ma no, cosa diavolo vai a pensare, non devi pensare queste cose, si disse.
Quel messaggio sembrava quasi un telegramma in confronto ad altre pagine. Ad esempio, il momento del matrimonio era praticamente stato descritto quasi nei minimi dettagli…

La misteriosa discussione riguardava il mio matrimonio: è stato tutto semplicemente perfetto!
Era un giorno bello come pochi. Il tempo è stato sereno tutto il tempo. Ci siamo sposati in campagna, tra l’ erba, i fiori e gli animali. Il mio vestito era bianchissimo, senza maniche, stretto in vita ma con una gonna che si allargava scendendo. Avevo dei fiori tra i capelli e il velo era corto. Topazio portava un semplice abito nero maschile, ma il papillon era blu e il fazzoletto che gli pendeva dal taschino bianco. Avresti dovuto vedere com’ erano emozionate le damigelle (vestite di mussola azzurra con ornamenti bianchi) e le bambine presenti quando ho lanciato il bouquet di fiori d’ arancio, di ciliegio e rose!  Dopo la cerimonia siamo stati a cavallo e abbiamo organizzato un bel rinfresco, ma niente di sfarzoso. Tutto cibo sano e “campagnolo.” C’ è stata una bella festa tra parenti e i vicini non la finivano più di complimentarsi! Sono entrata nella nostra nuova casa rossa d’ imbarazzo… a proposito di questa, è una bella villa fuori città, non molto grande, ma è accogliente e non appena ci sono entrata mi sono sentita proprio “a casa”, per cui è perfetta. Ho appena finito di mettere a posto, per cui sono stanca morta. Così è da poco iniziato un nuovo capitolo della mia vita
.

Curiosa e molto poetica l’ idea di definire il matrimonio un nuovo capitolo della vita, ma è giusto, considerò Crystal silenziosamente. Vide che c’ erano delle pagine strappate: chissà perché? Un’ altra cosa strana che notò era che la madre non aveva lasciato nessuna data sul diario. Lei sul proprio la data la metteva sempre. Ma non fece in tempo ad interrogarsi sul perché di questa scelta inusuale, perché la pagina dopo parlava di lei.
La nostra famiglia è al completo! Proprio ieri, alle 23.38, è nata la nostra ultima figlia, Crystal. È una bambina ben proporzionata e molto carina: ha i capelli castani con le punte blu, proprio come Topazio, e molto probabilmente avrà anche i suoi occhi blu, in famiglia sono solo in tre ad averlo, mentre gli occhi castani ce li abbiamo in quattro.
Come carattere per ora posso dire che è molto tranquilla, un bene, perché mi ricordo benissimo che quando Ambra era piccola era già molto vivace e mi faceva disperare. La nuova arrivata no: in questo momento sta dormendo tranquilla vicina a me. Ora che la osservo meglio mi accorgo che è tutta suo padre. Non mi assomiglia neanche un po’, ma spero mi somigli di carattere…

A questa pagina poteva dare una data ben precisa: era il 16 gennaio, un giorno dopo la sua nascita. Un po’ si commosse perché sua madre parlava raramente di lei, mentre di Ambra e Rubino, due pazzi scatenati, sì che parlava, ma loro se ne fregavano altamente.
Chissà dov’ erano e come si sentivano quei due mascalzoni… da piccoli si divertivano un mondo a farle scherzi su scherzi, anche quando sua madre c’ era. Ecco perché non mi piacciono gli scherzi, pensò Crystal con un risolino. Era vero: non le piacevano neanche le battute più spiritose di Sakura.
Leggendo leggendo, non si rese neanche conto di essere arrivata all’ ultima pagina.

Do’ l’ ultimo arrivederci a tutti…
 
 
 
 Crystal a quest’ ultimo saluto si intristì, anche se l’ “arrivederci” significava, almeno secondo lei, che non tutto era perduto. Sì illuminò: magari c’ era una piccola speranza per riunire la sua famiglia…
A quel punto, la sua amica Akane disse da dietro la porta: “Crystal? Dobbiamo andare dal parrucchiere.” Poi entrò.
Akane era, secondo molti, una di quelle persone che fanno luce in una stanza buia. Aveva i capelli biondi e ricciuti, che da qualche mese aveva deciso di portare lunghi. In precedenza li aveva sempre portati corti, come diceva la moda. Aveva gli occhi grandi e viola che scintillavano espressivi, il nasino leggermente all’ insù e una bocca ben disegnata. Era magra, ma non eccelleva negli sport, in compenso era una donnina molto elegante che sceglieva il suo abbigliamento con grande buongusto. Tra l’ altro, era un’ ottima cuoca, ma odiava fare le pulizie e la sua camera era pervasa dal caos più totale. In quel momento portava un abito blu che le arrivava al ginocchio con la gonna a pieghe, mentre il nastro che aveva nei capelli e i sandali con tre centimetri di tacco erano bianchi.
Crystal acconsentì sospirando e scese dal letto, per posare il diario. Erano le quattro meno dieci.
Poi, alquanto di malavoglia, seguì l’ amica fuori dalla casa. Non aveva molta voglia di farsi aggiustare i capelli. Non si accorse neanche del fatto che, mentre riponeva il diario, un foglietto era sgusciato fuori e si era lentamente deposto sul pavimento.
 

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Capitolo 3
*** Quello è mio padre! ***


Capitolo 3

Quello è mio padre!

 
Un’ ora e mezza dopo la sua uscita, Crystal rientrò con i capelli più corti. “Ok,” pensò, “non che sia un grande cambiamento, in fondo adesso mi arrivano alla fine della schiena, ma non sono per niente contenta.”
Non trovò Zaffiro, ma un messaggio sul tavolo che diceva che suo fratello era andato a farsi una partita di calcio con i suoi amici. Così si mise al pianoforte e cominciò a suonare. Era una delle poche cose che la gente non sapeva di Crystal: lei era un’ ottima musicista e sapeva suonare ben tre strumenti diversi, il pianoforte, il violino e la chitarra classica.
Quando suonava suo fratello cercava di accompagnarla con il suo flauto dolce, ma dato che non sapeva tenere il tempo preferiva cantare. Zaffiro aveva una bella voce ed era uno dei lati che aveva in comune con sua sorella, ma se lui canticchiava distrattamente quasi tutto il giorno (certe volte Crystal lo aveva sorpreso a cantare anche nel sonno, Zaffiro soffriva un po’ di sonnambulismo) e amava essere ammirato da quante più persone possibile, Crystal preferiva cantare i brani tutti interi e si vergognava di cantare davanti a tante persone. Di solito mostrava le sue abilità sonore e canore solo al suo trio di migliori amiche, Sakura, Akane e Mayumi.
Era a metà di uno dei suoi brani preferiti quando, girando distrattamente la testa, si accorse del foglio caduto a terra.
Si alzò e lo prese da terra. Su quel foglio era raffigurato un guerriero con spada e scudo. La sua armatura era grigia e lucente, ma sul petto spiccavano due stelle gialle, con ogni probabilità fatte di gemme. Il guerriero era stato raffigurato molto giovane, forse non aveva neanche trent’ anni. Aveva i capelli che gli arrivavano alle spalle, lisci, marroni con le punte blu e gli occhi del medesimo colore, molto espressivi. La sua espressione era dura, ma nei suoi occhi si leggevano anche una grande intelligenza e molta umanità.
Crystal arrossì violentemente, ma non sapeva spiegarsene il motivo. Forse perché quel cavaliere era la sua copia. Poi lesse sotto: “Il mio Topazio”. E questo le fu fatale.
Infatti si mise a gridare così forte che suo fratello Zaffiro, che stava appena rientrando dalla partita, si precipitò nella sua stanza e disse: “Crystal, accidenti, che è successo che stai strillando così?”
“GUARDA!”fu capace di dirgli Crystal, dandogli il foglio.
“Sì, vedo, è nostro padre.” Zaffiro stava per dire “E allora?” quando intuì la ragione dello shock di sua sorella. Dalla nascita di Giada, la sua quarta figlia, Topazio divenne improvvisamente molto più chiuso e scontroso. Non voleva vedere più nessuno, tranne Marina e il suo primogenito. Giada, Rubino e Crystal non lo avevano mai conosciuto veramente, sapevano solo che Topazio era loro padre e che era molto malato. Quella malattia era solo una scusa per nascondere qualcos’ altro, un qualcosa che non si conosceva ma che aveva l’ aria di essere ancora più terribile di una malattia. E sempre in quelle circostanze misteriose era morto, cinque anni fa, quando Zaffiro era “appena” tredicenne.
“Su, su” cantilenò il ragazzo “ora sai com’ è tuo padre. Che ne dici di cantare un po’?” propose alla sorella minore, ancora scioccata.
Crystal gli fu molto grata, perché sapeva bene che suo fratello non amava molto cantare dei brani interi, così annui. Insieme cantarono “Love Falls”, “Cascate d’ amore”, la canzone preferita di Marina, e duettarono così bene che i vicini, sia che stessero dentro casa sia che fossero per strada, si sentirono rinfrancati dal loro canto.
Crystal quella sera non cenò nemmeno. Andò a letto a stomaco digiuno, stringendo il foglio con il ritratto di suo padre. Entrò nella sua stanza e indossò una camicia da notte in cotone bianca a fiorellini indaco, con un nastrino azzurro in vita che si doveva stringere dietro con un fiocco. Poi si sdraiò sul letto, guardando il ritratto di suo padre. Sorrise: nonostante non lo avesse mai conosciuto, sentiva di volergli bene. Inoltre, pensava che lui e la maggior parte della famiglia non fossero morti, ma semplicemente fossero stati nascosti, probabilmente per mettere loro due alla prova. Alla prova di cosa, poi? Né lei né Zaffiro venivano giudicati viziati, anzi, erano persone che non avevano grandi pretese. Probabilmente avevano il cuore un po’ troppo dolce, ma alcune piccole sofferenze erano bastate a temprarli un po’.    
Poi mise il foglio sul comò e cominciò a leggere (per l’ ennesima volta) il romanzo che le aveva regalato, molto tempo fa, la sua insegnante di grammatica delle elementari, la signorina Martin: La figlia del soldato.
A lei piaceva molto, perché le ricordava la sua storia. “Più che ricordare: è la COPIA ESATTA della mia storia!”pensò ridendo Crystal.
Ma dopo poche pagine crollò addormentata. Dormì un sonno tranquillo, pieno di sogni che raccontavano della sua famiglia prima del disfacimento.   
Il giorno dopo non ne voleva proprio sapere di alzarsi: le rimaneva nella mente il ricordo dei bei sogni fatti durante la notte. Si trascinò dal letto mezza addormentata e controvoglia solo perché doveva andare con le sue migliori amiche in spiaggia. Si mise un costume due pezzi viola, un abito a giromanica azzurro di cotone leggero e delle infradito, poi si sciolse i capelli. L’ effetto allo specchio era bello, ma quando arrivò a tavola (dove suo fratello stava provvedendo a sbafarsi la colazione con foga) aveva un muso lungo una spanna.
“Buo..n…gior…no” la salutò Zaffiro, intento a divorare un mega fetta di pane e burro.
“Buongiorno”rispose lei imbronciata prendendo il succo d’ arancia.
“Come mai quel broncio?”gli chiese suo fratello tagliandosi un’ altra fetta di pane integrale.
“Non avevo molto voglia di alzarmi ed ho ancora sonno.”gli spiegò Crystal versando il succo nel bicchiere di vetro.
“Dovresti essere contenta, te ne vai al mare con le tue amiche, al contrario del sottoscritto che deve DI NUOVO pulire la casa!”esclamò Zaffiro spalmandosi la marmellata di fragole sul pane.
“Hmm.”replicò Crystal ancora mezza assonnata. Si pulì le labbra con un tovagliolo di stoffa e poi si alzò. Si diresse in camera e preparò la sacca per la spiaggia: ci mise dentro i racchettoni di legno con la pallina, un frisbee, delle biglie (Sakura proponeva sempre qualche partita e le proprie se le dimenticava nella maggior parte dei casi), la sua maschera (rigorosamente blu),“La figlia del soldato” e qualche fumetto. Si mise la sacca sulle spalle. Non era molto pesante. Sorrise. Per la mezza giornata al mare lei e Sakura avrebbero dovuto provvedere alla roba da portare per divertirsi, mentre al vettovagliamento avrebbero dovuto pensarci Akane e Mayumi.
“Crystal, sei in casa?”chiese Mayumi dall’ ingresso, dove Zaffiro stava spazzando energicamente.
“È ovvio che ci sono, tra poco arrivo.” Crystal infatti sentiva che nella borsa mancava qualcosa, ma cosa? Poi spostò lo sguardo sul comodino, dov’ era poggiato il foglio con il ritratto di suo padre e capì tutto. Era quello che mancava, così riaprì la sacca , aprì una tasca nascosta da una zip, piegò per bene il foglio, lo mise dentro e chiuse tutto. Poi si mise la borsa sulle spalle e uscì fuori. Mayumi, come sempre dal portamento impeccabile, la stava aspettando vicino ad una pianticella di rose rosse. Aveva i capelli mossi legati in una coda all’ altezza della nuca, portava un caftano verde acqua e il costume, intero, era verde muschio. Ai piedi aveva delle ciabatte color turchese chiaro, che sembravano bianche.
Le due ragazze si diressero silenziosamente verso la casa di Sakura, ma a neanche venti metri dal cancello sentirono delle urla. Entrate dentro la camera di Sakura, scoprirono che lei e Akane stavano litigando.
“Salve ragazze!”salutò Crystal. “Che succede qui?”
“Akane mi ha preso per un figurino delle riviste di moda!” strillò Sakura furiosa.
“No, è Sakura che fa scempio dell’ eleganza!”rimbeccò Akane, che aveva gli occhi scintillanti e le guance infiammate.
Crystal guardò Sakura: non stava affatto così male come diceva Akane. Indossava una maglia a bretelle arancio con la sagoma di un fiore, gialla, cucita sulla parte sinistra del petto, un pantaloncino rosso e delle ciabatte, rosse e nere, dello stesso modello di quelle di Mayumi. Aveva, come suo solito, i capelli neri legati in due codini bassi.
Semmai, quella che era vestita in modo “esagerato” era Akane. Mayumi la stava guardando con una faccia strana. 
Akane portava un due pezzi blu, coperto da un’ abito turchese con una coda lunga venti centimetri e vari volant. Le infradito erano coperte di paillettes e perline, inoltre aveva mortificato i suoi capelli in un’ acconciatura complessionistica tutta boccoli e treccine. L’ unica nota positiva era il bel fiore bianco tra i capelli.
“Beh, Akane, la tua più che eleganza è esagerazione.” Disse pacatamente Crystal guardandola.
“Trovi?”le rispose la diretta interessata mortificata. Si era intristita perché, malgrado la giovane età, Crystal era considerata un modello di saggezza nel loro gruppo.
“Sì, sono abiti troppo vistosi per una semplice mattina in spiaggia. Trovati qualcosa di più semplice.”
Akane, con il broncio, si cambiò: si mise un vestitino bianco, si sciolse i capelli e mise delle infradito meno ornate.
Crystal le sorrise: quello sì che andava bene. Le quattro amiche, sorridenti, si avviarono verso la spiaggia.
Erano le nove.
Tre ore dopo, mentre Akane chiacchierava senza posa con una ragazza, Rose, sulle tendenze dell’ estate e Sakura e Mayumi erano impegnate in una partita di pallavolo che vedeva in svantaggio la seconda, Crystal si asciugava al sole. Si annoiava a morte, così chiuse gli occhi e il volto di Ambra, la maggiore delle sue sorelle, le tornò in mente. Si alzò e prese la sua sacca. Aveva un’ obiettivo: prendere il ritratto di suo padre. Ma lo fece nel momento sbagliato. Rose se ne stava andando e Sakura, con un espressione trionfale, portava Mayumi (che nonostante la sconfitta sorrideva) sotto l’ ombrellone.
Mayumi vide il bel giovane disegnato sul foglio e decise di fare un interrogatorio a Crystal: lo diceva l’ espressione super curiosa che aveva in volto.
“Chi è quell’ uomo, Crystal?”chiese infatti la volpetta rossa alla sua compagna dalla faccia abbastanza rassegnata.
“Mio padre…”rispose Crystal con l’ espressione assente.
“Fa’ vedere!” si intromise Sakura, che fino ad un attimo prima era tutta concentrata nell’ arte della degustazione di un’ enorme gelato cioccolato e nocciola.
“Oh, che bell’ uomo!” commentò Akane guardando il ritratto di Topazio.
“A me una cosa del genere non l’ hai mai detta.”osservò Crystal con una punta di freddezza.
“E questo che c’ entra?”domandò Akane, sorpresa da quella osservazione.
“Guarda bene Topazio: è la copia sputata di Crystal!”chiarì Sakura.
“Già, è vero!” confermò Mayumi.
“Oh, certo, anche tu sei molto bella, Crystal, ma quest’ uomo ha un certo non so che che lo rende più cool.”disse Akane. “Probabilmente l’ espressione dura.”continuò accigliandosi.
“A me non è mai piaciuta.”commentò Sakura.
“E questa è la prova che non capisci niente di moda.”rispose Akane, con un’ aria da saputella.
“Chissenefrega!”esclamò Sakura unendo quattro parole.
“Chiudiamo quest’ inutile dibattito prima che degeneri.”intervenì Mayumi, che sapeva molto bene che le opinioni contrastanti di Sakura e Akane finivano con lo sfociare in un’ acceso litigio. “Ma… Crystal, che hai?”
Crystal, sdraiata sul suo telo azzurro e viola, non la stava ascoltando: aveva lo sguardo perso. Questo voleva dire che era in un’ altro mondo, dove lei, ancora bambina, giocava e litigava con i suoi fratelli e le sue sorelle, ma suo padre era presente e, con sua madre, stabiliva un buon rapporto con i suoi figli.
 

Angolo dell' Autrice
Buonsalve gente! Rieccomi con questa storia ancora incompleta! Cosa ve ne pare di questo terzo chapter? So che è probabilmente è ripetitivo e banale, ma dal prossimo in poi comincerà la vera avventura della nostra giovane protagonista e ne vedrete davvero delle belle! 
Spero comunque che vi sia piaciuto e... lasciate un parere, d' accordo?
Io mi fido di voi!
*Entra in modalità cucciolosa e fa gli occhi dolci*
See you later!
-Puff

 

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Capitolo 4
*** Non tornerò più indietro! ***


Capitolo 4
Non tornerò più indietro!
 
“Ma insomma, Crystal, sei proprio sicura di volerlo fare?”chiese Sakura sgranando gli occhi.
“Sicurissima. Ormai ho deciso e non intendo ritirare questa decisione.” rispose Crystal, mentre andava avanti e indietro sistemando degli abiti nel suo zaino.
“Scusami, ma a che fine farai questo?” domandò Akane, piegando la testa di lato e facendo risplendere i suoi riccioli dorati alla luce del sole.
“Voglio scoprire quel che è successo alla mia famiglia. Nella scomparsa di ben sei membri secondo me c’ è qualcosa di misterioso e io intendo vederci chiaro.”
“Speri di…” stava per dire Zaffiro, ma notando le espressione delle ragazze si fermò.
Ora capiva perché Crystal aveva chiamato lui e le sue amiche.
Erano tutti riuniti nella sua stanza. Sakura aveva l' espressione sconvolta e si manteneva sullo schienale di una sedia. Akane era sul punto di inscenare una tragedia greca con tanto di morte violenta alla fine. Mayumi, sempre tanto loquace, non sapeva che dire. Zaffiro guardava sua sorella in silenzio.
Crystal aveva deciso di intraprendere un viaggio, per scoprire quel che era accaduto alla loro famiglia. Il passato per lei era importante, erano le sue radici e dopo cinque anni ancora le bruciava non sapere che era successo.
Per lei era MOLTO importante. E, stranamente, sapeva già che sarebbe andata bene.
“Ma perché, Crystal?” mugolò Sakura con un faccino triste.
Sakura, capelli neri e lisci lunghi fino alla fine del petto legati in due codini, occhi verdi, lingua pronta e sguardo vivace, non era certo il tipo che si lamentava spesso.
Ma a quello proprio non poteva restare indifferente. Crystal partiva per un viaggio. E chissà quando sarebbe tornata! Non lo poteva sopportare.
Una personcina come Sakura, sempre tanto allegra ed attiva, aveva bisogno dei suoi amici per godersi appieno la vita. Se se andava qualcuno dei suoi migliori amici, per lei era come se fosse sparito un raggio del sole. E il sole, senza uno dei suoi raggi, non era più la stessa cosa: brillava di meno.
“Possiamo almeno seguirti?” si arrischiò a domandare Mayumi.
“NO!”rispose tassativamente Crystal. “Questo viaggio potrebbe essere pieno di rischi e non voglio che vi mettiate in pericolo a causa mia.”
“Uffa!” sbuffò Sakura, quasi in lacrime.
“Beh, se questa è la tua decisione, io non ti ostacolerò.”disse Zaffiro a sua sorella. “Ma come farai? Viaggerai a piedi?”
“Tutto sotto controllo: mi unirò ad un gruppo di pellegrini a cavallo. So controllare bene questi animali, me l’ ha insegnato Tiffany.

Tiffany era una compagna di classe delle ragazze. Aveva i capelli biondi e molto lunghi, legati in una coda, gli occhi verdi e gli arti abbastanza lunghi. Amava molto la biologia e l’ archeologia e i suoi genitori possedevano un maneggio.
“Anche nostro padre lo sapevo fare.”disse Zaffiro tra sé e sé.
“Signorina Petranova, stanno arrivando!” esclamò Miss White, la loro vicina di casa, affacciandosi dalla finestra.
Zaffiro porse una sacca a sua sorella, quella che lei aveva preparato per il viaggio.
“Bene!”esclamò Crystal mettendosi il suo mantello azzurro, anche se con il tempo atmosferico che c’ era non era assolutamente necessario. “Ragazze, Zaffiro, ci vediamo presto!”salutò la ragazza correndo fuori, dove una quindicina di persone a cavallo, tra le quali Tiffany, la stavano aspettando.
“Una compagnia decisamente piacevole, per un viaggio!” osservò Akane, ironica.
Il gruppo era composto per la maggior parte da persone adulte: come giovani c’ erano solo un ragazzo, probabilmente ventenne, dall’ aria imperiosa e dai capelli rossi disordinati, e una ragazza di 13-14 anni dall’ aria spaurita.
“Ehi, Crystal, ecco il tuo cavallo!” esclamò Tiffany all’ amica. “Anzi, la tua cavalla, Tempesta. Ti ricordi di lei? L’ hai adottata quand’ era puledra. Ora ha sei anni ed è in perfetta salute: l’ ho allenata e allevata io stessa!”
Tempesta era una splendida francese da sella, molto alta e robusta. Quando vide Crystal nitrì: riconosceva la ragazza e provava affetto per lei.
Crystal montò in sella a Tempesta e chiese a Tiffany: “Grazie, amica mia. Ti devo qualcosa?”
“Ci mancherebbe!”
“Accetta lo stesso qualcosa: tieni. Non è molto, ma spero che basti.”
“Oh… 50 marchi! Grazie di cuore, Crystal!”

“Sta arrivando l’ accompagnatore!”si sentì esclamare da una donna aristocratica. 
L’ accompagnatore si presentava come un uomo un po’ anziano, ma ancora snello e con una luce sbarazzina negli occhi. Era abbastanza alto, aveva i capelli grigi e lunghi e gli occhi verdi. Portava un mantello, come la maggior parte dei presenti, una maglia  a mezze maniche e dei pantaloni comodi di tela. Calzava degli stivali di cuoio.
“Salve a tutti.”si presentò l’ uomo “io sono il signor Lang, l’ accompagnatore. La nostra prima tappa sarà Emerald, che si trova dopo la foresta di Hackwood, a nord-est di qui.”
“Una foresta?!?” disse contrariato il ragazzo dai capelli rossi. “Non la si può deviare?”
“Non penso che i cavalli possano superare il dirupo di Basileia con un salto.”disse il signor Lang tranquillo.
“Ci mancava soltanto andare ad infradiciarsi nel fango, farsi pungere dagli insetti ed essere rincorsi dagli animali selvaggi! Che fine farà l’ eleganza?!?” si lamentò il ragazzo.
“Che stupido” considerò silenziosamente Crystal. “Ad infradiciarsi non sarà lui, ma il cavallo, inoltre gli animali non si interessano proprio di lui, lo pungeranno e/o lo rincorreranno se lui li attaccherà.”
“Quel Lord Sherman è proprio un tonto!”disse sottovoce la ragazzina spaurita.
Crystal si girò verso di lei. Non aveva più l’ aria spaventata, anzi, sembrava aver acquistato sicurezza ed era chiaramente indignata. La raggiunse a cavallo.
“Scusami, ho sentito quello che hai detto. Hai ragione.”le disse Crystal.
“Davvero? Grazie!”disse la ragazzina.
“Come ti chiami?”
“Makiko Aoki. E tu?”
“Crystal Petranova. Dove sei diretta?”
“Mi fermerò a Homemoon, la quarta tappa del viaggio.”
“Io invece mi staccherò dal gruppo a Kores.”
“Perché?”

Crystal esitò. Si poteva fidare di quella ragazza? Per quanto ne sapeva, sarebbe anche potuta essere un’ enorme pettegola e a lei persone di questo stampo non piacevano. L’ obiettivo della sua missione doveva restare segreto: su questo doveva essere inflessibile. Ma decise di tentare il tutto per tutto e chiese a Makiko: “Sai tenere un segreto?”
“Come no.
”le rispose lei, portandosi il dito davanti alle labbra.
“Allora sappi che io in realtà non devo seguire il gruppo: sono alla ricerca della mia famiglia. Emerald, Kijang, Freetown e Homemoon sono tutti luoghi visitati da mio padre, quindi raccoglierò indizi in queste città. A Kores ci rimarrò solo per una breve sosta e poi seguirò la mia strada.”
“Tuo padre ha partecipato alla Guerra della Supremazia come soldato?” chiese Makiko, per metà curiosa e metà soprapensiero.
“Sì. Perché me lo chiedi?” rispose Crystal, colta di sorpresa.
Makiko le rispose con un’ altra domanda: “Per caso sulla sua armatura aveva delle stelle fatte con del topazio e ti somigliava?”
“Sì, ma perch…” Crystal non fece neanche in tempo a finire la sua domanda.
“Allora sei la figlia di Topazio Petranova! Mio padre, Atsushi Aoki, lo conosceva. Diceva di lui che era un uomo molto dolce, intelligente, leale e tenace. Inoltre amava molto la sua famiglia.”
“Interessante. Grazie per le informazioni.”disse sorridendo Crystal.
“Basta parlare, gente!”disse il signor Lang. “È ora di partire.”
Così il gruppo di venti pellegrini partì, anche se Lord Sherman lo fece alquanto di malavoglia, dato che continuava a brontolare riguardo all’ attraversamento della foresta.
Per sbaglio Crystal sfiorò con la pelle del suo stivale il fianco del cavallo di Lord Sherman, un frisone nero dall’ aria mezza addormentata.
“Ehi, brutta impertinente, come osi sfiorare il mio cavallo? Ora dovrai pagarmi!” disse il giovane Lord alla ragazza, con una specie di ghigno arrabbiato sul volto.
“Partiamo bene!”pensò lei, e gli rispose: “Primo: tu brutta impertinente non lo dici a nessuno. Secondo: che io sappia non è vietato sfiorare un cavallo. Sapessi quanti stivali hanno sfiorato il fianco di Tempesta, ma mica io li ho fatti pagare! Avviene in modo casuale ed è normale tra pellegrini che viaggiano fianco a fianco. Forse tra i Lord esiste una legge simile, ma io sono solo “una povera schifosa villica” (come ci hai definito parlando con quella tipa dall’ acconciatura a forma di panettone) e non sono abbastanza istruita da sapere di queste leggi.”
“Certo che esiste!”la rimbeccò Sherman “E ora te lo dimostrerò! Ehi, signor Lang! È vero che esiste una legge che impone il pagamento di un dazio quando viene sfiorato un cavallo?”
Mister Lang era un avvocato e, a sentire la domanda del Lord, strabuzzò gli occhi come per dire: “Ma questo è matto!”, ma rispose semplicemente: “No, Lord Sherman.”
“Ops!”rispose soddisfatta Crystal. “Hai appena dimostrato che anche una povera schifosa villica può battere per sapienza anche un Re.”
Detto questo, raggiunse Makiko, che era un bel po’ più avanti di lei.
“Quanto le odio le mocciosette saccenti! Le ragazzine dovrebbero proprio starsene chiuse dentro casa a filare e non seguire i pellegrinaggi con noi valenti uomini.”
Crystal e Makiko avevano sentito benissimo e, pur essendo profondamente offese, decisero di lasciar bollire “l’ idiota ignorante e super maschilista” nel suo brodo di ignoranza e maschilismo.
La foresta di Hackwood era formata da alberi a foglie decidue: faggi, carpini, frassini, olmi, betulle, pioppi tremuli , salici, piangenti e non, e querce secolari, che affascinavano buona parte dei pellegrini. D’ estate, poi, era ancora più bello stare al fresco degli alberi, con il caldo torrido. Alla loro sinistra si trovava il dirupo di Basileia, impenetrabile, larghissimo, grigio e minaccioso. Si chiamava così perché molti anni fa vi cadde Elena, una regina bella, elegante, saggia, intelligente e gentile. Governò per appena cinque anni e poi fu indotta dalla sorella minore, Medusa, a suicidarsi gettandosi da quel dirupo. Medusa, esattamente il contrario della sorella, fu esiliata a Kalena, città situata a nord- est di Tao Town, dove morì cinque anni dopo. Nel frattempo a Tao Town si era formata la repubblica.     
Ci misero due ore buone ad attraversarla, respirando l’ aria benefica del bosco. Erano partiti da Tao Town alle tre del pomeriggio ed arrivarono ed Emerald alle cinque.

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Capitolo 5
*** Il ragazzo poeta e il Cavaliere Nero ***


                                  Capitolo 5                                              
Il ragazzo poeta e il Cavaliere Nero

 
“Bene” annunciò il signor Lang “eccoci arrivati ad Emerald!”
“Non brillano certo per originalità, da queste parti…”osservò Makiko Aoki.
Infatti la ragazza dai capelli neri era una delle poche ad aver notato che, in quella città, tutti gli edifici più prestigiosi e lussuosi, oltre a quelli principali, erano tutti dello stesso colore verde smeraldo. Quelli meno importanti avevano comunque dei colori brillanti che andavano dal rosso al viola, altri erano bianchi o addirittura trasparenti, come se fossero stati di cristallo, diamante o salgemma.
La gente indossava i medesimi colori e , almeno a prima vista, sembrava simpatica, attiva, frugale e ospitale.
I pellegrini lasciarono i loro cavalli ad uno stalliere amico del signor Lang e si diressero verso un albergo dal colore azzurro cielo, “Hotel della Piazza”, in quanto situato nella piazza principale, Piazza Esperia.
A tutti fu dato l’ ordine di sistemarsi nelle proprie camere. Poi si sarebbero sparpagliati in città e si sarebbero ritrovati per la cena alle otto e mezza.
A Crystal fu assegnata la stanza 48, al primo piano. Era molto sobria: la pavimentazione, color oltremare, era un po’ maltenuta; le pareti, al contrario, erano state riverniciate da poco ed avevano un bel color cobalto con sfumature lilla. In quella stanza erano presenti un letto dalle lenzuola blu scuro; un armadio di cedro; un tavolino rotondo con tre sedie; una cassettiera, sempre di cedro, abbastanza ampia ed una bacinella con dell’ acqua tiepida. La ragazza si sedette sul letto e notò che era comodo, poi chiuse le tende della porta-finestra, dello stesso colore del pavimento, e decise di cambiarsi per andare a fare una passeggiata. Indossò una maglia a mezze maniche con due strisce sul davanti (una nera e una bianca), che presentava due prolungamenti a mò di minigonna: Crystal li aveva applicati creandoli da sue pezzi di stoffa, che aveva opportunamente strappato per dare al vestito un’ aria da guerriera, sullo stile dei vestiti di suo padre. Poi indossò un pantalone blu ed un paio di stivali bianchi. Dopo cinque minuti si ritrovò per strada. La gente era davvero accogliente: la fermavano ogni cinque minuti salutandola educatamente e le chiedevano perché fosse lì, e quando lei rispondeva sorridevano e le auguravano buona fortuna. Ad un certo punto fu attratta da una bella musica in una piazzetta. Appena ci arrivò vide un ragazzo, vestito dei colori rosso-porpora, oro e bianco, che declamava quello che sembrava il poema epico più conosciuto della regione di Kanton (comprendente le città di Tao Town, Emerald, Kijang, Freetown, Homemoon, Kores e Filian): “Il Cantare dei Liberatori”.
Dopo circa venti minuti, il ragazzo terminò e fu applaudito della folla, che sfollò rapidamente la piazza. Crystal si avvicinò a lui.
Il ragazzo, che doveva avere la sua età, era alto quanto lei ed aveva dei begli arti lunghi. I suoi capelli erano corti, neri e ricci, i suoi occhi verde scuro e risplendevano espressivi, come degli smeraldi. Aveva un bel naso, anche se un po’ aquilino, una bocca sottile e dei denti bianchissimi e regolari. In quel momento sorrideva e Crystal sentì battere forte il cuore.
Si avvicinò a lui e gli chiese, sentendosi un po’ stupida: “Ciao, come ti chiami?”
“Simon Jack Diamond. E tu?”
“Crystal Petranova.”
“Non ti ho mai vista da queste parti. Da dove vieni?”
“Tao Town, e sono qui… diciamo in pellegrinaggio.”
“Ho la sensazione che… scusami, ma posso darti del tu?”
“Sì!”
“Dicevo, ho la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa, ma non fa niente.” Sorrise, facendo arrossire Crystal. “Se non ti vuoi confidare con me non fa niente. Devi sentirlo.” Poi cambiò argomento. “Vuoi che porti a fare un giro per Emerald?”
“Sì, grazie mille” rispose Crystal. “Sai, prima ti ho sentito declamare il poema epico… sei straordinario.” Disse ancora la ragazza, imporporandosi ancora di più.
«Ti ringrazio. In città mi chiamano “Jack l’ Aedo”. Ma sono sicura che tu, oltre ad essere davvero bella, hai anche delle doti nascoste.”disse Simon Jack, poi le baciò la mano destra.
A quel punto, le labbra di Crystal si stirarono in un bellissimo sorriso, ma abbassò la testa per nascondere al ragazzo che aveva il volto in fiamme.
Lei e Simon Jack girarono per Emerald per un quarto d’ ora: Simon Jack le mostrò il City Cape, il municipio, verde smeraldo con diamanti incastonati sui muri e sul tetto, il teatro dai tendaggi color bordeaux, la biblioteca cittadina, grande quasi come quella di Tao Town, le statue di Ludwig, Andrej e Lev, i tre poeti più bravi della regione. Arrivati ad un edificio, che stranamente era nero, Simon cambiò improvvisamente strada.
“Ehi, perché non vuoi farmi vedere questa chiesa?” chiese Crystal un po’ contrariata.
L’ edificio, tinto di un nero funereo, era molto alto ed aveva molte guglie ed altrettanti pinnacoli. Non filtrava nessuna luce dall’ interno e quella solare sembrava non sfiorarlo minimante. Sembrava essere avvolto da un’ aura misteriosa e maligna.
“Beh… perché il posto è vittima di una maledizione e non vorrei metterti in pericolo.”disse Simon imbarazzato.
Crystal alzò un sopracciglio. Lei non credeva alle maledizioni, inoltre in quel posto c’ era entrato suo padre. Non si sapeva mai, avrebbe potuto lasciare un indizio per un membro della loro famiglia, quindi ci teneva a controllare.
“Una maledizione?” fece Crystal maliziosa. “Interessante. Ma sappi che io non ci credo affatto a queste cose ed, anzi, i luoghi maledetti sono quelli che mi attraggono di più. Come si entra qui?”
“No, Crystal, non lo fare!” tentò di fermarla Simon Jack, ma era troppo tardi: la ragazza aveva già percorso tutto il perimetro della cattedrale ed aveva trovato una porta. Al ragazzo non rimase altra scelta che quella di seguire quella coraggiosa ragazzina e di soccorrerla nel caso si fosse messa in pericolo.
“Questa qui ha qualche rotella fuori posto” pensò Simon Jack entrando in quella che probabilmente era la navata principale della chiesa. “Però è molto carina… ha dei bellissimi capelli e gli occhi di blu profondo così espressivi! Ed è anche molto intelligente ed intrepida… o almeno così mi è sembrato di capire!”. Poi chiese ad alta voce: “Ehi, Crystal! Dove sei?”
“Qui davanti a te” rispose la figuretta della ragazza, che reggeva una torcia.
“Accidenti, dove l’ hai trovata?”le chiese ancora Simon Jack riferendosi alla torcia.
“Ci sono inciampata sopra”ammise Crystal ridacchiando.
“Certo, con il buio pesto che c’ è qui dentro…”
“Sono riuscita ad accendere il fuoco con le due pietre pomici che avevo in tasca.”disse poi Crystal facendo l’ occhiolino.
“Le porti  SEMPRE CON TE?!” esclamò stupito il ragazzo.
“Diciamo… che me le sono ritrovate in tasca all’ improvviso!”
“Ma dai!” sorrise Simon Jack “E proprio al momento opportuno!”
Ma a quanto pare i due stavano parlando a voce un po’ troppo alta, perché una voce, bassa e tenebrosa, tuonò un: “Profanatori, avete osato entrare nella Sacra Dimora Oscura ed ora ne dovrete pagare le conseguenze!”
Colui che aveva parlato era un cavaliere, alto ma robusto, rivestito di un’ armatura nera, perfettamente tirata a lucido.
“Perché siete venuti qui?”tuonò ancora il cavaliere.
Prima che Simon Jack potesse emettere fiato, Crystal rispose intrepida: “Io sono qui per cercare indizi su mio padre, che a suo tempo è stato qui!”
“Che carina!” disse sarcastico l’ uomo. “Ma sappi che il Cavaliere Oscuro te lo impedirà!”
“Poco originale come nome di battaglia” lo provocò Crystal, irritata dal comportamento dell’ uomo. “Non sapevi scegliere meglio?”
“La pagherai, ragazzina impertinente!”strillò l’ uomo, ferito nel proprio orgoglio.
“Sta’ tranquilla, Crystal, ti proteggo io!”esclamò Simon Jack, volenteroso di difendere quella che considerava già un’ amica, estraendo da chissà dove una spada e sferrando un paio di efficaci stoccate al Cavaliere Oscuro, che indietreggiò.
“Grazie, Simon Jack Diamond, ma non…”
Prima che Crystal potesse finire la frase, il Cavaliere Oscuro tornò all’ attacco e lo fece così “bene” che ferì il ragazzo ad una gamba.
Crystal si precipitò in soccorso dell’ amico: gli medicò la gamba spalmando sopra la ferita, fortunatamente poco profonda, un’ ungendo a base d’ erbe e poi la fasciò molto strettamente con delle bende.
“Grazie, Jack, per avermi difeso, ma non ne avevo bisogno: so combattere anch’ io.”disse Crystal al ragazzo mentre lo fasciava.
“Mi ha chiamato Jack!” pensò Simon arrossendo. “E sa anche combattere! Caspita, lei sì che è una ragazza da sposare!”
Crystal si mise un mantello azzurro e sfidò il Cavaliere Oscuro con un deciso: «“Carissimo” Cavaliere Oscuro, te la sei presa con la persona sbagliata: è me che devi colpire!»
“Bene”ribatté con un ghigno il Cavaliere “lo farò con molto piacere! E non ti lamentare se verrai sconfitta!”
“Questo mai!”urlò Crystal sfilando una spada dal manico d’ argento dal fodero.
“E che duello sia!”ripose il Cavaliere Oscuro estraendo la propria spada.
Per venti minuti la situazione rimase invariata: l’ abilità e la velocità dell’ una eguagliavano la potenza e l’ iracondia dell’ altro.
Poi, all’ improvviso, il Cavaliere ferì Crystal al braccio sinistro, ma fortunatamente lei era destrorsa, per cui continuò a combattere con il braccio sanguinante.
“Vai, Crystal!”la incoraggiava ogni tanto Simon Jack seduto su una panca.
“Oh, povera ragazzina, sei ferita!” disse mellifluo il Cavaliere. “Accetta questo consiglio da amico: vattene a casa e non tornare mai più!”
“Mai!” ripose decisa Crystal sguainando la spada. “Devi sapere che se io voglio raggiungere un obiettivo lo raggiungerò ad ogni costo!”
E con tre stoccate la ragazza mise a terra il Cavaliere.
“Ed ora vediamo chi si nasconde dietro quest’ elmo!”disse Simon Jack curioso.
Dietro all’ elmo si nascondeva il volto di un’ uomo trentenne, dai lunghi capelli corvini e gli occhi grigi. La smorfia di dolore che aveva sul viso era accentuata dalle rughe sulla fronte alta e dal naso a patata ingrugnato.
Le labbra carnose erano serrate ed il corpo sembrava soffrire in un’ armatura un po’ troppo stretta.
“Austin?!?” esclamò stupito Simon Jack.
“Tu lo conosci?” gli chiese Crystal.
“Sì, è il mio fratello maggiore.”le rispose Simon, e poi, rivolto al fratello, chiese: “Come mai sei qui? Non dovevi finire di allenarti all’ Accademia degli Schermidori?”
“Sì, ma mi hanno espulso, e quindi sono venuto qui a difendere la Cattedrale.”
“Mi scusi” si intromise Crystal “ma perché lo sta facendo?”
“Volevo difendere il patrimonio artistico di Emerald. Simon Jack avrebbe appoggiato la mia causa.”disse Austin imbronciato.
“Certo, se me lo avessi detto!”disse Simon Jack.
“La sua è una causa nobile, ma mi può dare il permesso di cercare una cosa?”chiese Crystal.
«“Una cosa” cosa?» chiese curioso Austin.
“A dire il vero non lo so neanch’ io. Sto cercando un indizio lasciato da mio padre, che combatté ad Emerald.”
“Se mi prometti di non rovinare la Cattedrale puoi farlo.”disse Austin serio.
“Lo prometto.”
“Allora puoi.”
La ragazza, con la torcia, analizzò tutte le pareti. Su una di esse trovò un messaggio con lo stemma della famiglia Petranova: uno scudo con una pietra preziosa che aveva incisa una spada all’ interno. Inoltre, sullo sfondo, c’ era un “P” in grafia corsiva. Il messaggio era:
“Σε ιντορνο α τε νυλλα βριλλα, τωccα α τη εσσερε φορτε ε χρεδηρcι ανchε περ λορο…”
“Che cosa vuol dire?” si chiese Crystal aggrottando la fronte.
«È scritto nell’ antica scrittura di Emerald, e questo messaggio dice “Se intorno a te nulla brilla, tocca a te essere forte e crederci anche per loro…”*»
“Questo è certamente di mio padre!”disse Crystal che, con le lacrime agli occhi, segnò il messaggio su un pezzo di carta con uno stilo ricavato da una piccola canna di bambù e il succo di un mirtillo nero.
“Cosa c’ è, Crystal?”chiese Simon Jack, che aveva notato le lacrime sulle guance della ragazza, all’ amica.
“Ah… no niente. È un momento di debolezza dovuto al ritrovamento di questa frase. Non ci fare caso.”rispose Crystal passandosi il polso sugli occhi per asciugare le lacrime.
“Ti manca così tanto tuo padre?”chiese Austin intenerito.
“Sì, moltissimo. E la cosa strana è che non l’ ho mai conosciuto veramente…”rispose Crystal, che non poteva trattenersi dallo scoppiare a piangere.
Austin e Simon Jack non fecero altre domande, dato che non volevano infastidire la ragazza. In quel momento le campane del paese suonarono le sei.
Non appena Crystal si fu calmata, i ragazzi la condussero fuori dal luogo per condurla al suo hotel.
Mentre camminavano, Simon Jack volse il suo sguardo ad una ragazza che si trovava al lato opposto della strada.
Aveva dei capelli lunghi, lisci e biondi che risplendevano al sole ancora alto in cielo. Gli occhi verdi e la pelle color del latte facevano pensare che provenisse da nord, ma era nata e vissuta ad Emerald. Era alta e forse un po’ troppo magra, ma andava fiera della sua forma fisica. In quel momento indossava un vestito verde che si abbinava ai suoi occhi e si stava specchiando in una fontana, ignorando deliberatamente un crocchio di ragazzi adoranti.
“Julie Green… accidenti se è bella. Mi piace da quando avevo sei anni, ma non mi ha mai filato… perché ora mi interessa tanto Crystal?” pensò Simon volgendo lo sguardo all’ una, sempre intenta a specchiarsi e che non lo notò minimamente, e poi all’ altra, che gli sorrise mente chiacchierava con Austin.
“Crystal!” esclamò una voce femminile.
Era Makiko Aoki, molto carina nel suo abito amaranto con sfumature gialle.
“Vuoi venir… aaahhh! Ma sei ferita!” notò la ragazza inorridita.
“Ops!”si scusò Austin. “Nella fretta di farla uscire fuori ci siamo dimenticati di medicarla.”
“Non hai altre garze?” chiese Simon Jack a Crystal.
“No, purtroppo. Ma a quanto pare ha smesso di sanguinare.”rispose Crystal cercando di tranquillizzare gli amici.
“Beh, c’ è un’ ospedale qui vicino, ti medicheremo lì!”disse convinta Makiko.
“Bene, vedo che avete fatto conoscenza con questa persona meravigliosa, ma ora se non vi dispiace ve la porto via! Ciao!”
Makiko portò Crystal a medicarsi e poi entrambe fecero un giro per i negozi fino alle sette, ossia quando rientrarono in albergo.
Alle otto e mezza Crystal si apprestava a “gustare” una zuppa, nella quale fortunatamente c’ erano molte patate lesse per insaporirla.
Un annunciatore si mise con aria pomposa al centro dell’ atrio dell’ Albergo della Piazza e annunciò: “Da oggi in poi l’ accesso alla Cattedrale è libero, grazie al tempestivo aiuto della qui presente signorina Crystal Petranova!”
“COOOOOOSAAAAAAAA?!?”esclamò, super arrabbiato, il permalosissimo Lord Sherman.
“Sì, hai capito bene, pallone gonfiato.”disse soddisfatta Makiko al Lord. “Crystal ha reso un grande servigio alla città e non mi stupirei se venisse premiata in qualche modo.”
“La qui presente signorina è attesa domani alle otto dal sindaco.”concluse l’ annunciatore.
E mentre Lord Sherman scoppiava dalla bile, mille persone si complimentavano con lei.  
Alle nove e un quarto Crystal, stanca dei ringraziamenti, si coricò tirando un enorme sospiro di sollievo: non amava molto la popolarità, nonostante ci fosse abituata. Preferiva trovare la felicità.
Si svegliò il giorno seguente alle sette.
Makiko, che alloggiava nella stanza di fronte alla sua, la 49, la salutò con un: “Yawn! Ciao, Crystal! Tutto bene? Pronta per andare al municipio?”
“Non me ne parlare! Non mi piacciono molto le cerimonie pubbliche.”
Makiko, pur essendo una cantante abbastanza famosa nonostante la propria giovane età, capiva bene il fastidio di Crystal: entrambe erano molto modeste ed odiavano le cose troppo “pubbliche” o pompose.
Crystal, per non offendere il sindaco, si mise un bel vestito azzurro, delle ballerine bianche di vernice e mise un bel fermaglio blu con conchiglie tra i lunghi capelli lisci, che aveva deciso di lasciare sciolti.
Inoltre si avvolse sulle spalle un bel mantello blu con ricami argentati.
Alle sette e mezza le due ragazze scesero nell’ area ristorante per la colazione: fortunatamente c’ erano una bella tazza di cappuccino fumante ed una buona brioche alla crema pasticciera.
“Questa sì che è una colazione!”disse allegra Makiko accomodandosi, e la stessa cosa stava pensando probabilmente Lord Sherman, che con un’ aria fintamente raffinata che dava i nervi faceva fuori la brioche.
“Buongiorno, signorina Crystal!”salutò allegramente il signor Lang. “Quest’ eleganza è dovuta alla cerimonia?”chiese.
Lord Sherman lanciò un’ occhiata di traverso a Crystal, che lo ignorò.
“Sì, anche se sinceramente avrei voluto evitarla.”
Questa famigerata cerimonia non fu tanto male: erano presenti il sindaco, Mr. White; Simon Jack, vestito di porpora e molto felice; Austin, sorridente ed elegantissimo nel suo completo blu e viola e poca gente del popolo.
Crystal ricevette una medaglia al valore e dopo Simon Jack suonò un breve pezzo con la sua cetra.
Dopo la festa, la ragazza fu “sequestrata” da Simon Jack che, sapendo della sua prossima partenza, decise di farle un regalo e glielo diede arrossendo.
Alle nove Crystal era di nuovo in sella a Tempesta e, prima di partire, scartò il regalo di Jack: era una bella collana con due stemmi, quello della famiglia di Crystal su un lato e quella di Simon Jack sull’ altro. Inoltre c’ era un bigliettino con un disegno di Crystal con una spada arcobaleno ed un messaggio.
 
"Ζαι μάτε φάριυα! Ѕuκι 'Τε !"

Crystal non capì minimamente cosa volesse significare quel messaggio ma, girando il foglio, riuscì a decifrarlo.

"Ciao, Crystal! Se stai leggendo vuol dire che hai aperto il mio regalo e te ne sono grato. Il messaggio è (spero che tu l’ abbia capito) nell’ antica lingua di Emerald e significa: “Ci vediamo presto! Mi piaci molto”.
Mi hai fatto vivere un’ esperienza eccitante e ti ringrazio molto.
Non  ti  dimenticherò mai…
Simon Jack Diamond"

La ragazza sorrise del pensiero gentile, pensando che la grafia di Jack fosse bellissima. Rimise il biglietto nella tasca, salì in groppa a Tempesta e partì, lasciando un ragazzo dai capelli neri e ricci e dagli occhi di smeraldo a guardarla sorridendo, fino a quando non sparì all’ orizzonte.
 


 

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