Una sonata per te

di Prue786
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Movimento- Allegro moderato ***
Capitolo 2: *** II Movimento- Adagetto ***
Capitolo 3: *** III Movimento- Andante ***
Capitolo 4: *** IV Movimento- Andante moderato ***
Capitolo 5: *** V Movimento- Andantino ***
Capitolo 6: *** VI Movimento- Moderato ***
Capitolo 7: *** VII Movimento- Marcia moderato ***
Capitolo 8: *** VIII Movimento- Moderato espressivo ***
Capitolo 9: *** IX Movimento- Allegretto ***



Capitolo 1
*** I Movimento- Allegro moderato ***


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Note: tutti i brani citati appartengono ai rispettivi autori/detentori di copyright e non sono usati a scopo di lucro.

 

 

Una sonata per te

 

I Movimento- Allegro Moderato

 

Li vede, li osserva: sono lì che chiacchierano allegramente, piacevolmente, spensieratamente…

“Merda!”

Il giovane stringe con forza la lattina di birra nella mano destra, fissando i due con aria irrequieta.

La risata cristallina della ragazza riesce ad irritarlo in maniera esagerata e quando il moro di fronte a lei riprende a parlare, sorridendo, avverte un nodo stringersi dolorosamente alla bocca dello stomaco.

La lattina si accartoccia lentamente nella sua mano e finisce malamente a terra prima che il giovane si accigli ulteriormente.

Ispira a fondo e con poche, rapide falcate raggiunge il duo, afferrando con forza e senza preamboli il moro per un polso, trascinandoselo dietro.

“Sean, che stai facendo?” Il giovane scuote la testa con aria contrariata non riuscendo però a fermare l’altro che continua a camminare, guardando dritto davanti a sé.

“Sean? Ehi, mi senti? Cos’è successo?” Prova di nuovo, con un’aria sorpresa in volto, prima di sentirsi strattonare l’altro braccio. “Ahi…” mormora quando è ormai fermo; sospira con un certo sollievo e fa per parlare, ma la ragazza vicino a lui lo precede.

“Si può sapere che ti salta in mente?” Sibila la giovane, spalancando gli occhi azzurri e lanciando un’occhiata di rimprovero al biondo che ha lo sguardo ancora rivolto davanti a sé.

“Solo perché tu lo sappia: non è normale piombare all’improvviso e interrompere una conversazione trascinando via uno degli interlocutori.”

“Non ho bisogno di lezioni di galateo da te, Alissa!” Ringhia l’altro, voltandosi lentamente a guardarla.

“Questo lo vedo, soprattutto perché sarebbe fiato sprecato!” Una smorfia sfigura per un attimo il viso grazioso della ragazza.

“Ragazzi, per favore, piantatela!” esclama il moro, con un sospiro esasperato.

“Mi dispiace, Yuri, ma il signorino qui presente dovrebbe smetterla una buona volta di comportarsi in questo modo infantile! Vedi di crescere, Sean, e fallo in fretta.”

“Come decido di comportarmi non è affar tuo e giusto per sottolineare l’ovvio, non sono qui per parlare con te, quindi fammi il piacere di sparire!”

“Ah!” esclama Alissa con un sorriso ironico “Questa sì che è bella! La verità è che sei solo un gran codardo, Sean Davies!” la giovane rimane in silenzio per qualche attimo per poi riprendere “Già, hai paura di fare quello che dovresti  e diventi una belva furiosa e priva di qualsiasi tipo di razionalità perché non riesci ad ammettere nemmeno a te stesso la verità… sei davvero patetico Sean!”

“Alissa, dai, stai esagerando.” Yuri inarca un sopracciglio, e fissa la giovane con una smorfia contrariata.

“Dici? Io non credo… e tu, signor Davies, cosa ne pensi? Sono davvero curiosa di ascoltare la tua risposta.” Alissa fa spallucce, guardando l’altro con aria severa.

Sean ricambia l’occhiataccia, cedendo dopo pochi secondi e ritrovandosi ad abbassare di poco lo sguardo.

“Chi tace acconsente, giusto?” La giovane sospira “Lo sapevo. Ora ti chiedo solo un favore: se la tua testa è incasinata, non trascinarti dietro anche chi non c’entra nulla.”

Yuri continua a guardare la ragazza, indeciso sul da farsi; sono tutti e tre fermi in mezzo al marciapiede e nessuno dei suoi due amici sembra aver l’intenzione di lasciarlo andare. Socchiude le labbra irrigidendosi nel sentire aumentare la stretta della mano di Sean sul suo polso. Istintivamente si muove verso l’altro, nel tentativo di fargli allentare la presa, finendo per sfioragli il braccio.

“Sean…” Si ritrova a mormorare percependo il tremito che attraversa il corpo del ragazzo.

“Cosa ti prende? Perché ti stai com…” Il moro spalanca di colpo gli occhi, trattenendo il respiro per qualche secondo prima di trovarsi a deglutire quasi a fatica.

“Alissa, te lo chiedo per favore.” La voce suona calma “Cinque minuti e sarò di ritorno.” Fissa gli occhi azzurri, accennando un sorriso, che scompare al sospiro rassegnato della giovane.

“Ho capito.” Borbotta soltanto Alissa prima di lasciare il braccio dell’amico che si volta verso Sean.
Quest’ultimo ispira bruscamente, senza alzare lo sguardo su nessuno dei due e riprende a camminare tirandosi dietro Yuri.  

 

Sean continua ad avanzare quasi come se non avesse una meta prima di svoltare bruscamente in un vicolo senza uscita, fermandosi.

Lascia andare il polso di Yuri e muove un passo verso la parete in fondo, senza dire nulla. Il suo sguardo vaga senza riuscire a posarsi sullo stesso punto per più di qualche secondo: avverte la presenza del ragazzo dietro di lui, ma non ha il coraggio di voltarsi.

Codardo

Sean Davies sei solo un gran codardo.

Il biondo stringe i pugni spostando il peso del corpo da un piede all’altro prima di girarsi, e fissare Yuri in volto. Ispira bruscamente e con uno scatto si avvicina all’altro, afferrandolo per una spalla per spingerlo contro il muro e baciarlo.

Il contatto è di breve durata ma Sean si allontana solo di poco prima di ritornare a sfiorare le labbra del giovane che non oppone resistenza quando il tocco si fa più insistente. Le lingue si sfiorano dolcemente e i loro corpi si avvicinano in cerca di maggior contatto.

“Yuri…” la voce roca di Sean sussurra all’orecchio del ragazzo che socchiude appena gli occhi.

Il biondo ritorna a baciargli le labbra per poi spostarsi sulla guancia, scendendo lentamente lungo il collo, succhiando e leccando la pelle accaldata.

“Sean, aspetta…” è solo un mormorio che non smuove il giovane, le cui mani hanno cominciato ad accarezzare avidamente il torace dell’altro da sotto la camicia.

Sean avverte la testa girargli; il profumo di Yuri sembra stordirlo come mai prima d’ora. Vorrebbe abbracciarlo, continuare a baciarlo, leccarlo, sentirlo fremere sotto i suoi tocchi; vorrebbe avere le sue mani su tutto il corpo, ascoltare la sua voce in preda al piacere, leggere nei suoi occhi scuri la stessa passione da cui sembra essere divorato.

Gli morde piano la giugulare e lo sente sussultare contro di sé costringendolo a trattenere il respiro già spezzato.

“Fermo… Sean, fermati…”

Questa volte la voce del ragazzo gli arriva più chiara, ma il desiderio impellente gli fa ignorare le proteste di Yuri che ansima al tocco insistente delle sue mani sui capezzoli inturgiditi.

“Sea… Sean… no-non qui…” ansima stringendo le ciocche bionde fra le dita, mentre le labbra dell’amico continuano a stuzzicarlo.

“Andiamo… ah… altro…”

“Cosa?”

Sean solleva di scatto la testa, con aria sorpresa, ritrovandosi a fissare il viso acceso di Yuri che lo guarda con aria frustrata.

Il moro respira profondamente, socchiudendo più volte le labbra.

“Andiamo da un’altra parte… siamo in mezzo alla strada…” butta fuori in un sospiro, poggiando pesantemente la testa contro il muro alle sue spalle e socchiudendo gli occhi prima di ritornare a guardare Sean che per un attimo sembra indeciso. “Il mio appartamento è più vicino.” Afferma lapidario subito dopo, afferrando Yuri per una mano e riprendendo a trascinarselo dietro.

 

Nei quindici minuti che li separano dal suo appartamento, l’unico pensiero che attraversa la mente di Sean è quello di continuare a mettere velocemente un piede dietro l’altro; le dita di Yuri rimangono saldamente intrecciate alle sue e il giovane continua a seguirlo senza proferir parola.

Cos’è che stai pensando?

A te va bene, vero?

Ti stai pentendo di aver abbassato la guardia?

Sto ancora scappando?

“Che diavolo sto facendo?” La domanda attraversa la mente di Sean come un fulmine, seguita dal rumore metallico della chiave che gira nella toppa della serratura.

“Merda!” Pensa ancora il giovane, aprendo meccanicamente il portone e muovendo qualche passo all’interno dell’abitazione, imitato da Yuri.

Il biondo passa nervosamente una mano sul viso, inspirando bruscamente; con uno scatto improvviso si avvicina al lavabo della cucina, rimanendo a fissare il vuoto come in trance.

“Sean?” La voce dell’amico lo scuote, facendolo voltare a fissare il giovane con aria frastornata.

“Ah… Yuri… solo un momento…” Bisbiglia scuotendo la testa come per cercare di riprendersi. Bagna velocemente il viso e si avvicina al divano nella zona giorno, sedendosi pesantemente con un sospiro.

“Ha ragione Alissa, sono un codardo. Gli sono praticamente saltato addosso senza dare nessuna spiegazione… non che in una circostanza del genere fosse indispensabile, però… accidenti!” Sean scompiglia furiosamente i capelli, continuando a rimuginare fra sé. “Se ripenso a quello che… un maniaco pervertito, ecco cosa mi sembro! Che Yuri fosse consenziente non importa nulla… avrei dovuto parlare prima! Avrei dovuto spiegargli come mi sentivo e…” Il giovane fissa il pavimento prima di nascondere il viso fra le mani “Maledizione Sean, non riesci ad ammetterlo nemmeno a te stesso? Ma non ti fai schifo? Sul serio, sei solo un codardo! Invece di parlare schiettamente hai preferito scegliere la strada più diretta e più comoda… penserà che è solo questo che vuoi, che ti importa solo di sbattertelo… e ti sei anche fiondato nel tuo appartamento, idiota che non sei altro, porca miseria bastarda, come hai…”

“Sean? Ti senti bene?”

Il biondo alza di scatto la testa, ritrovandosi a fissare il viso un po’ preoccupato di Yuri, che si è inclinato per poterlo guardare negli occhi.

“Io… s-sì, sto bene, vorrei solo…” Sean curva ancora di più le spalle, abbassando lo sguardo “Vorrei solo non essermi comportato così stupidamente… scusa.” Mormora trattenendo un attimo il fiato “Ti ho anche trascinato fin qui, mi dispiace, davvero, non…”

“Francamente mi aspettavo tutt’altro.”

A quelle parole Sean avverte un peso sullo stomaco che inspiegabilmente scompare nell’avvertire la leggere risata dell’altro.

Il ragazzo alza gli occhi sull’amico rimanendo quasi sorpreso di fronte al sorriso sincero del moro.

“Ero convinto che appena entrati avremmo ripreso da dove interrotto, ma deve essermi sfuggito qualcosa durante il breve tragitto; mi dispiace, alle volte so essere davvero egocentrico e dannatamente distratto.”

Sean apre la bocca ma non riesce a dir nulla. “Di cosa sta parlando?” Si domanda confuso prima di scuotere la testa “No, io… ecco, vedi… ho agito d’istinto e non va affatto bene. Me ne sono accorto solo arrivato qui, non so come scusarmi.”

“Non c’è niente per cui tu ti debba scusare.”

Un sorriso tirato compare sul viso di Sean “Ma ciò non toglie che devo esserti sembrato uno che ragiona con le parti basse piuttosto che con il cervello.” Ridacchia debolmente “Non ci ho fatto un bella figura, no? E pensare che avrei voluto dire tante di quelle cose… forse in modo confuso e contorto, ma in qualche modo speravo di riuscire ad arrivare al punto e invece…” Sospira sconsolato e massaggia piano la nuca.

“Sai, non penso che dovresti farla così tragica.” Mormora Yuri con aria pacata, sedendosi accanto a lui “Dopotutto io non sono stato da meno, ti ho seguito a ruota senza farmi troppi problemi; l’unico briciolo di lucidità rimastomi è servito a ricordarmi che eravamo in un luogo pubblico, anche se appartato… sono stato frenato solo dal pensiero di una denuncia per atti osceni.”

Sean deglutisce vistosamente “L’idea non mi aveva neppure sfiorato… razza di idiota!” sussurra quasi fra sé, rimanendo poi in silenzio.

“Forse è meglio che vada!” Esclama Yuri alzandosi con un sospiro.

“Vuoi che ti accompagni?” Sean alza la testa per guardare l’altro “Prendo l’auto!”

“Tranquillo, preferisco camminare un po’, magari mi si schiariscono le idee.” Sorride dolcemente mentre Sean trattiene il fiato prima di esclamare “Ti chiedo nuovamente scusa, non volevo che andasse così!”

“Ehi, quante volte devo dirti di non scusarti.”

“Accidenti, lo so, ma sul serio, non posso farci nulla, divento un completo idiota in queste circostanze…” il giovane comincia a torturasi le mani, senza abbassare lo sguardo dal moro “Non riesco a… io ti…” Sean spalanca gli occhi quando l’improvviso bacio gli impedisce di continuare. Le labbra di Yuri continuano a sfiorare le sue facendogli socchiudere gli occhi e abbandonare lentamente la schiena contro il divano. Avverte il corpo del giovane contro il suo mentre gli si mette cavalcioni, continuando a baciarlo sempre più affannosamente.

Le dita di Sean si stringono sui fianchi dell’amico che è costretto ad aggrapparsi con una mano al poggiatesta del divano per riuscire ad allontanarsi quel tanto che gli permette di sussurrare “Sean… credo sia meglio…” Il giovane ridacchia debolmente “Sembra cha abbia più bisogno di te di raffreddare i bollenti spiriti…”

Il biondo annuisce solamente, cercando di sorridere, il respiro ancora irregolare.

Yuri si alza con un lieve sospiro “Ci vediamo… domani?” Chiede con un sopracciglio alzato.

“Io… sì, credo, penso di sì…” bisbiglia poco convinto Sean guardandosi intorno.

“Ascoltami bene.” Il moro alza il tono della voce, guadagnandosi tutta l’attenzione del giovane “Guai a te se non ti fai vedere; in un modo o nell’altro ti tirerei comunque fuori da questo appartamento, a costo di trascinare qui un piano e cominciare a suonare la Danza ungherese di Brahms alle tre di notte, capito?” L’espressione di Yuri è impassibile ma dopo qualche attimo di sbigottimento Sean non può fare a meno di scoppiare a ridere “Intendi… intendi la n°5?” Bofonchia asciugando le lacrime che gli si sono formate ai lati degli occhi, togliendo ogni parvenza di minaccia alle parole dell’altro, che annuisce con un sorriso.

“Io ti ho avvertito.” Esclama solamente Yuri alzando una mano in segno di saluto, uscendo dall’abitazione senza voltarsi più indietro.

Al tonfo del portone Sean inspira profondamente, abbandonandosi nuovamente contro il divano, coprendo gli occhi con un braccio “Merda…” si lascia sfuggire cercando di trattenere un sorriso.

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Capitolo 2
*** II Movimento- Adagetto ***


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II Movimento- Adagetto

 

Sette anni prima

 

“Sean! Sean! Siamo qui!” Urla una bambina di circa nove anni, saltellando da un piede all’altro con una mano alzata.

“Jennifer, finalmente! La mamma ti sta cercando da un secolo!” Il ragazzino sposta la frangia bionda dagli occhi, sistemando meglio il laccio della fotocamera intorno al polso.

“Ma se è da mezz’ora che salto per farmi vedere!” Borbotta Jennifer mettendo su il broncio prima che il piacevole dondolio dell’ampia gonna a campana che indossa non le fa tornare il sorriso.

“Jenny, allora eri qui… ciao Sean!” Esclama una ragazzina dai capelli rossi raccolti in uno chignon e dal viso pieno di efelidi.

“Ciao Alissa. Che hai combinato ai capelli?” Ridacchia Sean riuscendo a tirare una treccia bionda alla sorella distratta che salta su con un mezzo strillo, cercando di mollargli un calcio.

“Sean, smettila, se sei venuto qui a dar fastidio puoi tornartene a casa, non hai più 6 anni.” Sospira Alissa incrociando le braccia.

“E tu non dovresti atteggiarti da adulta dal momento che ne hai ancora 12 anni… comunque sono venuto a veder suonare la mia CARA sorellina… e la mia migliore vicina di casa!” Esclama con enfasi esagerata, guadagnandosi l’espressione disgustata della ragazzina che però non riesce a nascondere un sorriso. 

“Ah!! Ali, Ali, sta arrivando Yuri!”

“Oh, accidenti, Jenny, la smetti di fare tante scene ogni volta che lo vedi?”

“Chi sarebbe?” Domanda Sean con aria curiosa.

“Ness…”

“È il fidanzato di Alissa e da grandi si sposeranno.” Squittisce allegra la bambina saltellando.

“Chi è che si sposerà?” Domanda una voce maschile, attirando l’attenzione dei due fratelli e di un’Alissa quasi paonazza.

“Tu e Ali, ovviamente!” Esclama Jennifer con un’alzata di spalle “E Sean sarà il… come si chiama Sean?”

Il ragazzino inarca un sopracciglio, con un mezzo sorriso “Intendi il testimone di nozze?”

“Sì, quello!” 

“Sul serio?” Domanda il moro spalancando gli occhi e lanciando un’occhiata al giovane che gli è di fronte “Quindi lui è tuo fratello, giusto Jenny?”

La bambina annuisce voltando la testa di lato e salutando con foga i genitori prima di raggiungerli.

“Ciao, sono Yuri Miller, frequento la stessa scuola di pianoforte di Jennifer e Alissa, ma credo che tu l’abbia capito già!” Sorride il giovane porgendo la mano a Sean che la stringe annuendo.

“Sì, avevo intuito qualcosa, io sono Sean. Mi raccomando, non farti mettere i piedi in testa da Jen, o sarà la fine!”

Yuri ridacchia “Tranquillo, andiamo molto d’accordo, vero Alis?”

Alissa si limita ad annuire, prima di sussurrare “Cominciano a tremarmi le gambe.”

I due ragazzi la guardano con aria dubbiosa prima che il moro strilli, con aria allarmata “Vero, manca poco all’inizio del saggio… dov’è Jenny, dobbiamo tornare indietro ero venuto qui per chiamarvi!”

Sean alza le spalle con aria divertita “Ve la spedisco subito… buon divertimento!” Esclama giulivo, muovendo qualche passo indietro prima di voltarsi. 

 

Due anni prima

 

“Allora, vediamo, dovrebbe essere qui…” Mormora Sean socchiudendo un po’ gli occhi per mettere a fuoco le parole sulle decine di fogli esposti nella bacheca.

“Ecco: D… D… dove diavolo… D…” Borbotta mordendo il labbro inferiore nel tentativo di non perdere il segno.

“Sei Davies?”

La domanda lo fa voltare istintivamente e fissare il giovane di fronte a sé con aria perplessa “Sì?” chiede a sua volta inarcando un sopracciglio; poco più alto di lui, corporatura slanciata, occhi scuri, cappelli mori che gli arrivano poco sopra le spalle e un sorriso simpatico ad illuminargli il viso. “Dov’è che l’ho già visto?” pensa fra sé.

“Il fratello di Jennifer, Sean giusto?” riprende l’altro muovendo un passo verso il biondo “Con i capelli rasati non ti avevo riconosciuto!”

Davies socchiude gli occhi, ancora perplesso, per poi spalancarli all’improvviso “Ah!” Esclama vittorioso “Sei il promesso sposo di Alissa!” Continua puntando un dito contro il giovane.

“Cosa?” Mormora l’altro visibilmente confuso prima di fare una smorfia “Giusto…” sospira rassegnato “Probabilmente devo esser stato presentato in questo modo.” Massaggia lentamente il collo, spostando lo sguardo altrove.

“Cos’è che ci fai qui…” Sean aggrotta le sopracciglia “Ehm… Yuri?”

Il giovane fa spallucce ritornando a guardando “Vediamo… la maggior parte del tempo la passo oziando e girovagando per il Campus alla ricerca di un diversivo; purtroppo durante le sessioni d’esame sono costretto a studiare.” Conclude con un sorriso.

Davies lo fissa dubbioso “Ma non hai la stessa età di Alissa? Non dovresti essere ancora al liceo?”

La risata di Yuri sovrasta per un attimo i rumori del corridoio invaso dagli studenti “Assolutamente no,  ho due anni più di lei.”

“Siamo coetanei…” mormora Sean “Eppure la prima volta che ti ho visto mi sei sembrato davvero un moccioso, senza offesa, ovviamente!”  

“Dici? E ora? Ho un’aria più matura, eh?” Domanda con un ghigno, gonfiando un po’ il petto e riuscendo ad ottenere solo una smorfia da parte di Sean “Non ne sono sicuro, ma mentalmente sembri rimasto a quell’età.”

Yuri muove la mano come a voler scacciar via il commento “Ah, giusto!” Esclama, cominciando a rovistare nel raccoglitore che ha fra le braccia “Tieni!”

Sean prende il volantino che gli sta porgendo “Concerto di Natale?” Domanda alzando lo sguardo sull’altro, che annuisce “Sì, è organizzato dalla scuola di piano che frequentavo… suoneranno gli attuali allievi… anche se la Maestra mi ha strappato la promessa di eseguire un brano con lei.” Borbotta Yuri con poco entusiasmo “Sono sicuro che a Jennifer piacerebbe venirci…a proposito, come se la cava?”

“Si è iscritta al Conservatorio, ma sinceramente non so quanto durerà.” Sean fa spallucce, cominciando a piegare il foglio.

“Che fratello disfattista.” Miller scuote la testa afferrando un altro volantino “Questo è per Alissa, glielo avrei dato personalmente in questi giorni, ma se mi evitassi quest’ennesima commissione te ne sarei grato.”

“Sì, figurati, non ci sono problemi.”

“Ah, ovviamente anche tu sei il benvenuto. Era sottinteso, ma meglio evitare equivoci!” Esclama Yuri con un sorriso, finendo di riordinare i fogli e guardando Sean che ricambia con una smorfia “Controllerò la mia agenda fitta di appuntamenti.”

“Ok, ok, messaggio recepito. Comunque mi farebbe piacere se venissi. Alla prossima Sean.” Il giovane alza una mano prima di allontanarsi.

“Ciao.” Mormora Davies, lasciandosi andare ad un sospiro “E ora? A che punto ero arrivato?” Si domanda contrariato tornando a fissare i fogli nella bacheca.

 

Il brusio nel grande Auditorium aumenta con l’avanzare del tempo e Sean non può fare a meno di guardarsi attorno un po’ a disagio “Sono passati diversi anni dall’ultimo saggio a cui ho assistito… non è esattamente come essere ad un concerto rock.” Accenna un sorriso notando la gente elegante che lo circonda. Lascia andare un sospiro afferrando il programma dalla poltroncina vuota accanto a sé; scorre velocemente i brani ritrovandosi a sorridere “Almeno conosco quasi tutti gli autori… mi sento un po’ meno fuori luogo.” Alza lo sguardo sul palco illuminato e dà una leggera gomitata alla sorella “Ehi, Jenny, ammetto di essere un completo ignorate in materia: perché ci sono due piani lì su? Non ne basta uno anche per i pezzi a quattro mani?”

La ragazza fissa per qualche attimo il fratello prima di indicare il foglio che ha fra le mani “Servono per questo pezzo!” Esclama spostando l’attenzione di Sean su una riga in particolare.

Sonata KV 448 per due pianoforti in re maggiore (I tempo) –W. A. Mozart eseguita da K. Stevens e Y. Miller.” Mormora prima che le luci comincino a spegnersi, spingendolo a chiudere il foglio. 

L’arrivo di Yuri sul palco fa sghignazzare Sean “Ma che diavolo? Con quegli occhiali da secchione sembra proprio un moccioso.” Pensa coprendo la bocca, continuando a ridere. Scuote la testa anche quando il giovane prende posto al piano, scambiando un’occhiata con la maestra, seduta al secondo piano di fronte a lui. Quando i due cominciano a suonare all’unisono, però, Davies, si ritrova ad ascoltare rapito “Come fanno a suonare così?” Si domanda, mentre la melodia si è completamente impossessata dell’ambiente circostante, come se oltre ai due pianisti non esistesse più nessuno. Il brano prosegue in un crescendo di emozioni, quasi senza lasciare il tempo di respirare, di guardare altrove, di pensare ad altro se non alle note che vibrano tutt’intorno.

La fine del pezzo arriva quasi inaspettata, come il fragore degli applausi che scuote Sean dal torpore in cui è caduto; solo in quel momento il giovane si accorge di star stringendo i braccioli della sua poltrona. Deglutisce e inspira profondamente “Accidenti.” Mormora con un sorriso.

“Bella, vero?” Chiede Jennifer, entusiasta, e il fratello non può far altro che annuire “Sul serio.”  

“Basta, per oggi non ne posso più, mi licenzio!” La voce di Yuri fa girare di scatto Sean che se lo ritrova seduto accanto.

“Che…”

“Ciao…” bisbiglia il moro, alzando una mano, con aria esausta “Non accetterò mai più di suonare in un concerto della Maestra… altro che suonare, sono diventato all’improvviso il supervisore: e i piani sono scordati, e le luci non vanno e gli allievi più piccoli piango e io non ne posso più!” Si lamenta il giovane mentre Davies continua a fissarlo confuso.

“Però sei stato davvero bravo!” Esclama Jennifer con aria convinta.

“Ti ringrazio.” Il tono di Yuri si addolcisce davanti al viso sorridente della giovane prima di rivolgersi a Sean “Amico, prometti che mi chiuderai a chiave da qualche parte se verrò incastrato di nuovo in questo modo!” Sbotta fissando gli occhi verdi dell’altro che rimane qualche secondo senza parole.

“Che stai farneticando…” sibila scuotendo la testa prima che gli applausi del pubblico non comunichino la fine della presentazione e l’inizio del brano successivo.

“Oh, scusa, ho disturbato il tuo ascolto.” Sussurra Yuri con aria dispiaciuta, appoggiandosi allo schienale per poi sporgersi nuovamente verso Sean “Grazie per essere venuto.” Bisbiglia con un sorriso gentile ricevendo in cambio una scrollata di spalle “In fondo la musica classica non mi dispiace.” Replica Sean prima di farsi avvolgere nuovamente dalla melodia che riempie l’Auditorium.

 

Qualche mese prima

 

“Sean, potresti farmi un favore?”

Il giovane alza gli occhi dall’enorme libro che sta leggendo e fissa Jennifer che si avvicina lentamente, con sguardo implorante.

“Cosa c’è?” Domanda con un sospiro, rimettendo il tappo all’evidenziatore che ha in mano.

“Avrei bisogno di un passaggio fino a casa di Yuri.” L’occhiata dubbiosa che riceve in risposta la spinge a continuare “Yuri, il ragazzo che ha suonato all’unico concerto di musica classica a cui hai assistito negli ultimi anni.”

“Sì, mi ricordo chi è Yuri: alto, moro, perenne sorriso a trentadue denti…” gesticola Sean interrompendosi all’occhiataccia della sorella. Tossicchia e si ricompone “Volevo dire: mi piacerebbe solo sapere perché vuoi andare a casa sua.”

“Ho l’esame al Conservatorio, fra tre mesi. Gli ho chiesto di darmi una mano con i pezzi.

“Ah, ok, capito…” mormora chiudendo il pesante libro con un tonfo e non riuscendo ad evitare una smorfia nel vedere il viso della sorella che si illumina mentre si affretta a impilare gli spartiti da portare con sé.

 

Il rumore metallico della serratura attira l’attenzione di Davies, fermo ai piedi dei pochi scalini che lo separano dalla sorella.

“Ciao Jenny, come stai? Vieni, entra.” Esclama in fretta Yuri prima di alzare lo sguardo “Ma… tu sei Sean, giusto? Che ci fai lì?” Domanda sorpreso.

“Ho fatto da autista a Jennifer” si guarda intorno un po’ spaesato “Quanto pensate di provare?” Chiede guardando l’orologio.

“Un’ora o due, non so; ma perché non rimani anche tu?”

Sean alza le spalle “Non era previsto, io…”

“Jen, ti crea problemi se Sean rimane ad ascoltare?” Domanda il moro muovendo un passo nell’abitazione.

“Non cambia nulla; mio fratello mi ascolta quasi tutti i giorni… volta più, volta meno non mi cambierà la vita!” Sentenzia la voce attutita della ragazza che ha già cominciato ad eseguire degli esercizi per riscaldare le dita.

“Allora?” Sorride Yuri facendo un cenno con la testa, invitando l’altro ad entrare.

Sean sospira “Come volete…” Mormora seguendo il giovane all’interno.

 

Seduto sul divano in pelle, con le braccia incrociate e lo sguardo nel vuoto, Sean ascolta i due giovani al piano che parlottano tra un brano e l’altro; Yuri continua a dare consigli e a bloccare Jennifer quando quest’ultima sbaglia un passaggio o commette qualche imprecisione.

Il biondo muove il collo, sgranchendo le ossa mentre ascolta la voce di Miller che esclama “Benissimo! Ora li proviamo tutti e tre senza interruzioni.”

“Ok, però prima puoi suonarmi Chopin?”

“Ma sai suonarlo perfettamente anche tu!” obietta l’altro.    

“Dai, Yuri, ti prego! Voglio ascoltare il Notturno. Per favore!” Insiste Jennifer con voce mielosa, facendo inorridire Sean, che copre il viso con una mano.

“Va bene, se me lo chiedi così non posso resistere!” Ridacchia Yuri afferrando gli occhiali sul piano per indossarli. “Poi però fili a suonare i pezzi per l’esame!”

Sean si lascia sfuggire un lieve ghigno “Mister secchione è di nuovo fra noi.” Pensa cercando di ignorare gli urletti di giubilo di Jenny che si interrompono appena il moro sistema lo spartito.

Bastano le prime note e la dolcezza della melodia per far bloccare Sean. Il giovane socchiude le labbra, non riuscendo a spostare lo sguardo dalle mani di Yuri, dalle sue dita che sembrano accarezzare i tasti. “Non è stata una brutta idea rimanere qui.” Riesce solo a pensare Davies prima di ritrovarsi a chiudere gli occhi, lasciando che il suono sovrasti tutto il resto, annebbiando i sensi non strettamente interessati e lasciandolo in balia dell’emozione che riesce a suscitare in lui quel brano; una sensazione di pace e di appagamento. Il giovane annuisce lentamente seguendo l’andamento del pezzo fino alle ultime note, quasi sussurrate.

“Ti è piaciuto?”

Sean apre di scatto gli occhi, ritrovandosi il volto sorridente di Yuri a poca distanza.

“Che…?”

Il giovane si scuote prendendo coscienza solo in quel momento di quello che lo circonda; Jennifer ha ricominciato a suonare uno dei brani provati fino a poco prima e Yuri ha abbandonato il suo posto al pianoforte ed è accoccolato di fronte a lui che lo fissa con aria curiosa.

“Merda.” Pensa con un pizzico di panico “Mi sono completamente estraniato.”

“Sean? Tutto bene? Ti ho chiesto se il pezzo ti è piaciuto.” Riprova il moro facendo sobbalzare Sean “Cosa? Eh, io… beh, sì!” Esclama cercando di riprendere il controllo di sé. “Sì, non è male.” Asserisce distogliendo lo sguardo.

“Perché sei… imbarazzato?” Continua l’altro.

“Come cavolo ti viene?” Sbotta irritato il biondo, lanciando un’occhiataccia a Yuri che ricambia con un’espressione perplessa.

“Uhm… ho capito…” mormora Miller alzandosi e sedendosi accanto al giovane “Comunque non c’è nulla di male ad emozionarsi per un brano.”

“Idiota, piantala.” Ringhia sottovoce Sean stringendo i pugni.

Tra i due cala il silenzio, rotto solo dalle note che Jennifer continua a suonare, indifferente al piccolo battibecco.

“A quale facoltà sei iscritto?” Domanda all’improvviso Yuri, facendo voltare il ragazzo vicino a lui che lo fissa in silenzio per qualche secondo prima di rispondere “Fisica, ma sto cercando un lavoro part-time.”

“Posso chiederti il perché?”

Sean lancia un’occhiata alla sorella, ancora intenta a suonare prima di ritornare a guardare il giovane “Voglio provare a cavarmela da solo.” Si stringe nelle spalle “Fin’ora, per forza di cose, ho vissuto facendo affidamento esclusivamente sulla mia famiglia, ma credo di essere cresciuto abbastanza per riuscire a camminare sulle mie gambe. Forse è un modo un po’ infantile di pensare però voglio dimostrare a me stesso di potercela fare. Una manciata di mesi e dopo aver trovato un lavoro cercherò una topaia che non costi troppo.”

“E con gli studi?”

“In qualche modo farò…” Sean sorride con aria risoluta, fissando gli occhi scuri che sembrano ancora poco convinti di quello che ha appena detto. “Tu, invece, cosa fai?”

“Lingue…” Alza di colpo lo sguardo su Jennifer  “Attenta al tempo, Jen!” Esclama prima di ritornare a guardare Sean “Uhm, dicevo… sì, frequento la Facoltà di Lingue.”

“Hai intenzione di viaggiare?” Lo sguardo di Davies ha un guizzo.

“Già, continuare a spostarmi di nazione in nazione, sopravvivendo con l’aiuto della musica…” Yuri si lascia sfuggire una risata, ma l’espressione di Sean non cambia “Sembra una cosa pazzesca.” Mormora senza nascondere l’entusiasmo.

“Sì, più o meno…” Il moro annuisce piano, con un sorriso “A quanto pare abbiamo tutti e due idee folli e decisamente precarie per il futuro.”

Sean fa spallucce inarcando un sopracciglio “Se avessi un minimo di talento ti imiterei.”

“Hai mai provato a suonare il piano?”

Il giovane annuisce, distogliendo lo sguardo “Sì, ho suonato qualche anno, ma ho visto che non faceva per me… e poi basta una pianista dotata in casa.”

“Hm… ma se… Jen, più precisa in questo passaggio…”

“Dicevi?” Sean alza lo sguardo sul ragazzo che sembra essersi perso nei suoi pensieri.

“Oh… no, nulla… ascolta, ti andrebbe di uscire domani sera?” Domanda Yuri “Ci saranno anche Alissa e due sue amiche. Non faremo niente di particolare; forse andremo al cinema e poi in qualche pub. Allora, ti va?”

Davies socchiude le labbra, indeciso, prima di scrollare le spalle e annuire “Sì, va bene, conta su di me!”

“Perfetto.” sussurra Yuri alzandosi e aspettando che Jenny finisca l’ultimo pezzo prima di avvicinarsi. “Ottimo, Jen, se continui così li farai fuori tutti.”

La ragazza scoppia a ridere “Spero di no… non sarebbe una cosa molto buona se facessi fare una brutta fine alla commissione.”

Yuri fa una smorfia “Non ci avevo pensato… comunque, non ci sono grandi problemi. Ci vediamo fra una settimana, ma se non dovesse esserti chiaro qualcosa vieni quando vuoi.”

Jennifer annuisce e comincia a riordinare i libri, sotto lo sguardo un po’ distratto del fratello.

“Spero solo di non fare il terzo incomodo, domani.” Mormora Sean fra sé, massaggiando piano il collo.

 

 

 

Brani citati:

Sonata KV 448 per due pianoforti in re maggiore (I tempo) –W. A. Mozart

Notturno in Mib Maggiore op. 9 n. 2- F. F. Chopin

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** III Movimento- Andante ***


Nuova pagina 1

III Movimento- Andante

 

Qualche mese prima

 

“Eccolo! Ciao Sean, stavamo parlando proprio di te!” Esclama Alissa sorridendo al nuovo arrivato che ricambia con un cenno della mano.

“Spero nessun insulto!” Mormora avvicinandosi al gruppetto che è fermo di fronte ad un locale. Dall’interno proviene una melodia orecchiabile, sovrastata di tanto in tanto dal passaggio delle auto.

“No, tranquillo, Ali parla quasi sempre bene di te!” Asserisce Yuri con aria seria.

“Ecco, quel quasi mi preoccupa, ma ci passerò sopra.”

“Tranquillo, niente che non ti meriti.” Alissa scrolla le spalle, portando distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sposta gli occhi chiari da Sean alle due persone al suo fianco “Loro sono Kate e Lilian!”  esclama facendo cenno verso le due ragazze.

Sean le fissa per qualche secondo sorprendendosi nel non ritrovarsi alle tipe snob che si era immaginato.

“Devo averla persa di vista un po’ troppo negli ultimi anni se le sue amicizie sono cambiate in maniera così radicale.” Pensa mentre stringe la mano a Kate, colpito dai grandi occhi neri che risaltano sul viso chiaro, incorniciato da una folta chioma corvina, ma non riesce ad aggiungere altro all’infuori del suo nome. Quasi senza rendersene conto si ritrova a dover far fronte alla stretta energica di Lilian che gli sorride apertamente; gli strani orecchini multicolore che indossa tintinnano piacevolmente mentre annuisce, facendo svolazzare le ciocche castane sfuggite alla treccia.

“Beh, che ne dite? Entriamo?” incalza Yuri, strappando l’attenzione di Sean dalle due ragazze, mentre fa cenno verso l’ingresso. 

 

“Allora, ti sei trovato bene?” Domanda Alissa quando ormai l’auto ha lasciato il parcheggio.

Sean le lancia una occhiata fugace, riprendendo a prestare attenzione alla strada.

“È stata una serata piacevole… non ero mai andato in quel pub, è un bel posto.”

“Già, l’ho scoperto per caso qualche mese fa, è stata Lilian a parlarmene. Comunque sono contenta che ti sia divertito, possiamo aggiungerti alla compagnia?”

Sean si lascia sfuggire un sorriso “Tutto qui? Pensavo di dover superare un test psicoattitudinale… scherzi a parte mi sono trovato bene; anche le tue amiche sembrano simpatiche.”

La giovane fa spallucce “Non le avrei invitate ad uscire con noi se non lo fossero state.”

“Ovvio.” Le fa il verso Sean ridacchiando.

“Scemo…” mormora Alissa con un sorriso “A parte questo sono completamente affascinate da Yuri. Dovresti uscire con noi più spesso così puoi dargli man forte… se non vuoi farlo per stare in nostra compagnia fallo per solidarietà maschile.” Mormora con aria tragicomica.

“Sarà il fascino del pianista, suppongo… e tu?”

“Cosa?”

“Ancora non sei saltata addosso a nessuna delle due per prenderle a pugni?”

Alissa storce il naso “E perché mai?”

“Beh, non state insieme?” Domanda Sean come se la risposta fosse ovvia.

“Chi? Cosa?” La ragazza spalanca gli occhi prima di scoppiare a ridere “Come ti salta in mente?”

Sean fa spallucce “Mi sembrava scontato!”

A rispondergli vi è solo uno sbuffo irritato e qualche istante di silenzio

“Non dirmelo…” sussurra Alissa contrariata “Ancora con quella storia di Jennifer… sarà la mia maledizione…” Geme coprendo il viso con una mano “E solo perché all’epoca ebbi la pessima idea di dire ad una bimbetta di nemmeno 8 anni che Yuri era simpatico.” La giovane sospira pesantemente “Comunque ribadisco che no, non stiamo insieme; è un semplice amico, inoltre…” 

All’interno dell’abitacolo cala il silenzio e dopo qualche attimo Sean lancia un’occhiata alla giovane accanto a lui che fissa il vuoto con aria assorta.

“Cosa?” domanda, riuscendo a scuotere Alissa.

“Ah, no, niente, lascia perdere.” Risponde in fretta prima che l’auto di fermi davanti casa Davies. “Grazie per il passaggio Sean! Conto su di te per la prossima volta!” Esclama con un sorriso, avviandosi verso casa.

“Vedrò quello che posso fare…” Mormora il giovane con aria divertita, facendo tintinnare la chiavi del portone.

 

 

“Piantala Yuri, mi fai perdere il segno!” Sbotta Jennifer mordendo le labbra per non ridere.

“Lo faccio per il tuo bene; e se durante l’esame una mosca cominciasse a ronzarti intorno? Devi mantenere la concentrazione!” Esclama il moro che continua a suonare con aria seria nonostante il suo sguardo tradisca il divertimento.

Sean scuote la testa, sghignazzando, mentre osserva la sorella che si applica con tutte le forze per portare a termine senza errori il pezzo a quattro mani mentre Yuri continua a schiacciare i pedali del piano con il solo obiettivo di snervarla.

“Moskovsky si rivolterà nella tomba per questo scempio.” Sibila la giovane premendo con foga sui tasti salutando la fine del brano con un sospiro di sollievo “Perfido!” Borbotta dando una gomitata al ragazzo che le scompiglia i capelli ridendo “Su, che sei stata brava… ora scegli tu un brano.” Yuri si alza e muove qualche passo indietro, rimanendo a fissarla con le braccia incrociate.

Jennifer socchiude un attimo gli occhi prima di afferrare uno spartito e cominciare subito a suonare.

Miller annuisce con aria soddisfatta, raggiungendo Sean seduto sul divano.

“Ottimo come sveglia, non trovi?” Domanda al biondo che gli rivolge un’occhiata perplessa.

“Non credo che se qualcuno piombasse nella tua stanza suonando questo pezzo di Brahms continueresti a dormire.”

“Come no… e, giusto per curiosità, com’è che si chiama?”

Danza ungherese n° 5.”

“Uhm… beh, non so perché ti piaccia tanto come sveglia ma credo che, per quanto mi riguarda, basterebbe anche qualcosa di meno vivace per tirarmi giù dal letto… dopo ovviamente picchierei l’artefice.” Sean fissa il giovane con aria poco rassicurante.

“Spero di non dover mai confermare le tue parole.”

“Soddisfatto, Maestro?” Chiede Jenny, alzandosi dallo sgabello.

“Sì, direi di sì… non dovresti aver problemi. Sei migliorata ancora di più in questi due mesi. Concordi con me Sean?”

“Assolutamente!” Esclama il giovane alzando le mani “Nonostante ne sappia di musica quanto un bambino di due anni.”

“Però, dì la verità, ci stavi prendendo gusto a venir qui ogni settimana.” Afferma Jennifer mentre riordina le sue cose.

“Sì, è stato un ottimo diversivo dallo studio.” Ammette Davies con un’alzata di spalle. “E ho potuto vedere con i miei occhi da che razza di soggetti sono invasi i Conservatori.”

“Lo so, siamo esseri affascinanti!” Yuri gli da’ una pacca sulla spalla facendogli scuotere la testa.

“Come sempre, se dovessi avere dubbi o perplessità…”

La ragazza annuisce, sorridendo a Miller “Certo, grazie mille per l’aiuto.”

“Ci vediamo Yuri.” Sean apre il portone aspettando che la sorella esca.

“Certo, ti faccio sapere per questa domenica, ok?”

Sean annuisce solamente muovendo la mano in segno di saluto.

 

 

“Salve signora Miller.” Sean saluta compostamente la donna che gli ha appena aperto.

“Ciao Sean, se cerchi Yuri è nel salone che suona; inutile che ti indichi la strada, giusto?” Domanda con un sorriso, facendo segno al giovane di entrare agitando lo strofinaccio azzurro che ha in mano; i capelli sono raccolti in una coda dalla quale sfuggono alcuni ricci, che le incorniciano il volto rotondo e grazioso.

“Scusi se l’ho disturbata.” Sussurra il ragazzo “Jennifer ha dimenticato un libro, ieri.”

“Nessun problema.” Esclama la donna allontanandosi lungo il corridoio.

Il giovane la segue con lo sguardo finché non scompare dalla sua vista e, cercando di non far rumore, abbassa piano la maniglia entrando nella stanza satura di musica.

La melodia lo colpisce in pieno come una sferzata di aria fredda e Sean muove solo qualche passo prima di rimanere immobile a fissare la schiena di Yuri.

Socchiude le labbra, rabbrividendo e rendendosi conto di avere la pelle d’oca, nonostante non abbia né freddo né paura. È come se le corde del piano gli vibrassero dentro, la potenza del brano lo strappa dalle quattro mura, e Sean si ritrova ad osservare la corsa affannosa di due persone; due amanti che fuggono, le mani strette e i cuori che martellano all’unisono. Il lungo vestito della donna emette un debole fruscio attorcigliandosi alle gambe della fuggitiva senza però arrestarne la corsa, sostenuta e complice dell’amato. Sorridono, i due, sorridono ignorando tutto il resto, ignorando chi li cerca e li rincorre, perché sono insieme, e lo saranno fino alla fine.

Il silenzio che segue la fine del pezzo lo lascia stordito, mentre fissa davanti a sé e inspira a fondo, come se dovesse riprendere il fiato che gli è stato sottratto durante la corsa estenuante.

“Sean!” Esclama all’improvviso la voce sorpresa di Yuri “Scusa, non mi ero accorto che fosse entrato qualcuno.” Il giovane sorride lievemente ricambiando lo sguardo ancora un po’ assente di Davies.

“Che pezzo era?” Domanda il biondo, scuotendosi.

“Dici questo? È l’adattamento per piano di un brano contemporaneo; si chiama Odissea Veneziana. Ti piace?”

Sean annuisce “Ascoltarlo è stato…” inarca un sopracciglio, come riflettendo sul termine da utilizzare “Beh, sì, emozionante!” Esclama prima di aggiungere, con un sussurro “Mi è venuta la pelle d’oca.”

Yuri socchiude le labbra prima di sorridere apertamente “Avevo ragione a pensare che non fossi insensibile come cerchi di far credere.”

“Non ho mai detto di essere insensibile!” Borbotta Sean avvicinandosi al piano e guardando distrattamente i tasti “Comunque sono solo venuto a recuperare un libro di Jennifer.”

“Ah, sarei passato io più tardi per portarglielo.” Yuri allunga una mano verso una catasta disomogenea tirandone fuori un volume verde e porgendolo al giovane.

“Grazie.” Mormora, muovendo un passo in direzione della porta.

“Se ti fa piacere puoi rimane ad ascoltare.” Miller fa spallucce, lanciando un’occhiata allo spartito.

“Beh…” Sean fa una smorfia, guardando il libro che ha fra le mani “Non vorrei disturbarti oltre, ho già interrotto la tua esercitazione, è abbastanza…”

Yuri scuote la mano “Ma figurati, ormai è solo un passatempo.”

L’espressione di Davies si fa perplessa “Pensavo che andassi in Conservatorio… più che altro lo davo per scontato.”

“Sì, l’ho frequentato per 5 anni… e sono arrivato all’ultimo anno del liceo con l’acqua alla gola, rischiando la bocciatura.” Il giovane abbassa per un attimo lo sguardo “A quel punto ho dovuto per forza di cose rivedere le mie priorità. Amo suonare il piano e non smetterò tanto facilmente, ma puntare a livelli più alti lo lascio fare agli altri.”

“Non pensavo fossi una persona che getta la spugna così facilmente.” Afferma Sean con tono pacato.

La risatina amara di Yuri fa irrigidire Davies “Ho cercato di fare tutto ciò che mi piaceva, non rinunciando a nulla ed è stato molto più difficile del previsto. Non ho potuto fare altrimenti e credimi se ti dico che non è stato facile prendere quella decisione; non mi vergogno ad ammettere di aver passato qualche notte in bianco riflettendo sulla cosa giusta da fare. Dopotutto ho ben chiaro quello che voglio dalla vita e non aver preso quel diploma non mi impedirà di viaggiare.” Miller si stringe nelle spalle “Potresti obiettare che ho semplicemente scelto la strada più facile e in un certo senso meno rischiosa, e non nego che si sono momenti in cui rimpiango di aver optato per l’abbandono del Conservatorio… mi chiedo spesso se non sia stata una decisione affrettata, se la mia fosse solo una caduta momentanea, ma nonostante continui a rimuginarci sopra non ottengo nulla. Ormai quel che è fatto è fatto, posso solo impegnarmi ancora più a fondo nel proseguire gli studi universitari per partire da qui il prima possibile dimostrando agli altri, ma soprattutto a me stesso, di non essere un fallito.”   

“Non sei assolutamente un fallito.” Mormora Sean guardandolo dritto negli occhi  “E non dire più certe stupidaggini o ti mollo un pugno.” Aggiunge con un ghigno.

Yuri alza le mani, ridendo “Ok, ok, sta tranquillo… ora però siediti e chiudi il becco!” Quasi ordina il giovane, voltandosi verso il piano. “Grazie.” Esclama prima di cominciare a suonare.

Sean rimane qualche istante a fissarlo prima di scuotere la testa e prender posto sul divano.

 

“Ah, questo lo conosco!” Sean alza gli occhi dal pavimento con aria trionfante guardando Yuri che annuisce mentre continua a suonare “Titolo e autore?” domanda con aria divertita.

Davies si lascia scappare un ghigno “Per Elisa, Beethoven.”

“Bene, se non avessi risposto correttamente ti avrei buttato fuori di qui a calci.”

“Come no… prima avresti dovuto prendermi.”

L’altro fa spallucce, arrivando alla fine del brano e cominciandone subito un altro.

Sean spalanca gli occhi e fa per parlare, ma qualcosa nell’espressione di Yuri lo blocca.

Il moro ha socchiuso gli occhi completamente immerso nel pezzo che sta suonando. Ondeggia piano la testa, inarcando le sopracciglia e aprendo piano gli occhi, fissando un punto sul pianoforte.

Sonata al chiaro di luna.” mormora Sean più a se stesso che all’amico “È come se fosse in un mondo tutto su.” Pensa continuando ad osservarlo, rapito dall’aura che sembra avvolgere Yuri. Le sue dita si muovono dolcemente, quasi conoscessero a memoria la melodia, senza aver bisogno che il cervello mandi loro gli impulsi per eseguirla correttamente.

Le labbra di Sean si stringono in una linea rigida “E tu saresti un fallito?” Si domanda scuotendo la testa “Un fallito non riuscirebbe a trasmettere tanto limitandosi a suonare un piano. E non si lascerebbe trasportare in questo modo… trascinandosi dietro anche me, maledizione. Se solo provi a dirlo un’altra volta…” Il giovane si scuote rendendosi conto di star stringendo convulsamente i pugni. Inspira e lascia andare il fiato lentamente, cercando di allontanare ogni pensiero. Si abbandona contro lo schienale del divano e rimane a fissare il soffitto fino alle ultime e tenui note.

“Sarà meglio riportare il libro a Jenny… non ho voglia di sorbirmi le sue lamentele.” Borbotta Sean alzandosi appena l’eco della melodia è scomparso della stanza.

Yuri si volta a guardarlo e annuisce “Ti va di tornare la settimana prossima?”

“Come se accompagnassi qui una sorella invisibile?” Sean inarca un sopracciglio, con aria perplessa.

“Più o meno… ti assicuro che riuscirò a trovare il brano in grado di commuoverti fino alle lacrime.” Asserisce Miller con fare sicuro.

“Ma piantala.” Mormora il biondo, muovendo un passo verso la porta.

“Scommettiamo?”

Il tono sicuro di Yuri fa bloccare Sean che rimane in silenzio qualche secondo, riflettendo sulla proposta, prima di scrollare le spalle con sufficienza. “Va bene, accetto la scommessa!” Esclama lanciando un’occhiata al moro, che gli risponde solo con un ghigno.

 

 

 

Brani citati:

Danza Spagnola n 1 - M. Moskovsky

Danza ungherese n 5- J. Brahms

Odissea Veneziana- Rondò Veneziano

Per Elisa- L. v. Beethoven

Sonata n. 14, op. 27 n. 2 "Adagio al chiaro di luna" – L. v. Beethoven

 

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Capitolo 4
*** IV Movimento- Andante moderato ***


Nuova pagina 1

IV Movimento-  Andante moderato

 

Qualche mese prima

 

“Sean, prendi qualcosa da bere?” Chiede la signora Miller entrando all’improvviso nel salone.

Il giovane le rivolge un sorriso, scuotendo la testa “No grazie.”

“A me non lo chiedi?” Domanda Yuri suonando con più foga del dovuto mentre la madre è quasi uscita dalla stanza.

“Mammaaa!” Esclama in falsetto “Il tuo povero e unico figlio si sente ignorato!” Continua aumentando la velocità del brano.

“Su, su, calmati, vado io.” Mormora Sean, alzandosi “Così ne approfitto per sgranchire le gambe.”

“Grazie, amico, cosa farei senza di te…” la voce di Yuri assomiglia ancora ad un lamento.

“Ovvio, moriresti di sete.” Replica l’altro allontanandosi  nel corridoio.

Davies socchiude le labbra nel ritrovarsi di fronte la signora Miller con una tazza enorme in mano e si lascia sfuggire un sorriso “Suo figlio non ha molto fiducia in lei, vero?” Borbotta in tono scherzoso e la donna ricambia l’occhiata divertita con un sospiro.

“La sua è tutta scena; è perfettamente consapevole che so quello che vuole ancora prima che parli.” Porge l’oggetto al ragazzo, stringendogli piano una spalla “Sono contenta che siate diventati amici. Quando ho saputo che Jennifer aveva chiesto l’aiuto di Yuri mi sono sentita sollevata.”

La donna sposta lo sguardo sulla porta oltre la quale proviene il suono del piano “Non nego di sentirmi sempre un po’ ansiosa quando lo vedo rinchiudersi lì per delle ore. Chiunque potrebbe obiettare che non c’è nulla di male se un ragazzo come lui, che ama suonare ed ha frequentato il Conservatorio, avverta la necessità di esercitarsi per tanto tempo, anche solo per puro divertimento e prima che abbandonasse gli studi di pianoforte ero convinta anch’io di questo, ma ora…”

Il sospiro affranto della signora fa irrigidire Sean, che comincia a sentirsi vagamente imbarazzato.

“Sai, non sono convinta che Yuri abbia digerito bene la sua decisione. Inizialmente ho temuto per il suo umore, ma fortunatamente non è cambiato di una virgola… ad ogni modo sapere che c’è qualcuno con lui, mentre suona, mi fa stare più tranquilla. Sono sollevata nel saperti qui, Sean, sei davvero un bravo ragazzo.”

Il giovane si ritrova a fissare gli occhi neri della donna e, sotto lo sguardo sincero e riconoscente, si sente arrossire. “Beh, io… in realtà non sto facendo nulla, mi limito ad ascoltare quello che suona.” Sussurra, abbassando lo sguardo. 

“Uscite con lo stesso gruppo, vero?”

Sean annuisce, fissando la tazza che stringe fra le mani.

Il trillo del telefono gli fa tirare un sospiro di sollievo.

“Ah, scusami, questo deve essere mio marito… avrà sicuramente dimenticato qualcosa!” Esclama la donna con un’alzata di spalle, lasciando Davies da solo nel corridoio.  

Il giovane rimane fermo, fissando il vuoto, mentre le parole della signora Miller continuano a ronzargli nella testa. Si scuote tornando a guardare l’oggetto che ha ancora in mano, e abbozza un sorriso “Sarà meglio tornare dentro prima che ricominci a protestare.”

Il brano allegro e ritmato di poco prima è stato sostituito da una melodia più dolce e pacata.

Sean si avvicina al piano poggiando la tazza sul tavolino lì vicino e sbirciando lo spartito che sta leggendo Yuri.

Ballade pour Adeline, Richard Clayderman.” Ripete fra sé, riprendendo posto. Alza gli occhi sul giovane, rimanendo a fissarlo “Sua madre è preoccupata per lui, però a vederlo così, non sembra sull’orlo della depressione o che altro, anzi, è un ragazzo solare, allegro, gli piace scherzare… a volte anche troppo.” Si ritrova a sorridere a quella riflessione “Se non le avessi sentite da lei, non avrei mai creduto che potesse pensare certe cose. Yuri non mi sembra affatto fragile e se ha fatto una scelta deve esserne stato più che consapevole, non sarebbe stato avventato in una situazione del genere.” Davies fa una smorfia, stringendo le labbra “E pensare che sono stato proprio io a dargli dell’arrendevole… sono stato proprio un idiota, non avrei dovuto dire tutte quelle stronzate.” Inspira profondamente passando una mano sul viso “Maledizione.”

“Non dirmi che ci sono riuscito. Stai piangendo?!”

Sean alza di scatto la testa “Ma figurati, stavo rimuginando su una cosa.” 

“Beh, se ti da’ quell’aria da povero disperato, smetti di pensarci!” Esclama Yuri con un sorriso, afferrando la tazza e bevendo un gran sorso. “Grazie per questa!”

L’altro scuote la testa “Non devi ringraziare me; tua madre stava già per portartela prima ancora che smettessi di lamentarti come un moccioso.” Mormora spostando lo sguardo sulla parete di fronte a sé.

“Ecco perché ci hai messo un’eternità…” Borbotta Yuri prima di aggiungere “Ti ha fatto il terzo grado?”

“Ma no, figurati, lei…” Il giovane esita qualche istante, mordendo un labbro “Lei è solo preoccupata per…”

“Sì, so cosa stai per dire.” Lo interrompe Yuri, facendosi improvvisamente serio. Con un sospiro si gira sulla panca, per riuscire a guardare l’altro in viso. Toglie gli occhiali e massaggia piano gli occhi, finendo la bevanda d’un sorso. “All’inizio pensavo fosse dura solo per me, senza accorgermi che andandomene in giro per casa con quell’aria abbattuta mettevo ansia a chi mi stava intorno.”

Scrolla le spalle prima di continuare “Io sono così come mi vedi, fortunatamente ho un carattere che mi porta a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, ma ti assicuro che non è stato tanto semplice fingere di essere così ottimista quando avrei preferito solo rinchiudermi in una stanza ed esser lasciato in pace… e forse sarebbe stata più proficua come cosa, almeno sarei riuscito a sfogarmi una volta per tutte per ripartire senza metterci più del tempo necessario.”

Gli occhi del giovane si abbassano sul pavimento, la sua espressione si fa malinconica. Muove la punta delle scarpe sulle mattonelle, come se stesse disegnando sulla sabbia.

“Può darsi che stia ingigantendo la cosa e che in realtà il mio non sia stato neppure un problema, ma non m’importa. Se…” Miller alza nuovamente lo sguardo “Se qualcuno la pensa diversamente buon per lui, ma non farà cambiare idea a me.” Il giovane stringe i pugni, rilassandosi dopo un attimo. “Inutili divagazioni a parte, ormai credo di aver superato tutta la faccenda, ma sembra che non basti essere quello di sempre… nonostante tutto riesco a far preoccupare gli altri, anche quando non vi è nessun motivo…” Yuri sospira, con un sorriso sghembo, fissando Sean “Però, almeno, adesso ho una copertura.” Fa segno verso l’amico che annuisce ridendo.

“Dì la verità, è per questo che mi hai quasi costretto a venire qui tutte le settimane.”

Miller inarca un sopracciglio con un’espressione buffa in viso “Oh, no! Sono stato scoperto… come farò adesso?” Mormora nascondendo il viso fra le mani con fare tragico prima di ritornare a fissare l’altro “Però anche tu ci guadagni, no? L’hai detto tu stesso che abbandoni per un po’ lo studio, giusto?”

Sean ridacchia “Sì, hai ragione… colpito e affondato! Non posso lamentarmi. E poi… non posso negare che mi piace davvero ascoltarti suonare. Sei molto bravo, riesci sempre a colpirmi.” Distoglie un attimo lo sguardo prima di scuotere le spalle e aggiungere “Sai, sembri quasi un altro quando suoni.” Sean fissa il moro, che rimane a fissarlo con aria assorta.  

“Dici sul serio?” mormora Yuri, l’espressione improvvisamente assente. “Sarà colpa degli occhiali!” Esclama all’improvviso, agitando un mano davanti agli occhi. “Mi danno un’aria troppo da intellettuale!” Si schernisce parlando velocemente. “Ora lasciamo perdere…” Si volta di colpo, inforcando nuovamente gli occhiali e cominciando a suonare.

“Che razza di ritmo è?” Domanda confuso Davies, spalancando gli occhi “Cos’è, hai cambiato improvvisamente genere?”

“È ragtime!”Yuri si volta a guardarlo con aria comica, facendolo scoppiare a ridere.

“Che diavolo è questo brano?”

“Non lo conosci?” Continua Miller cominciando a canticchiare.

“Sì che lo conosco, è la colonna sonora di quel vecchio film… La stangata, giusto?”

“Esatto! Sei preparato.” Annuisce l’altro.

“Come vuoi, però… dai, Yuri, sii serio.”

“Ok, ok, ho capito, cambio.” Ridacchia il giovane concludendo il pezzo con un sospiro soddisfatto.

“Visto che ti prendi anche il lusso di dissentire su quello che il pianista decide di suonare, alza il culo da lì e renditi utile!” Yuri alza una mano e fa segno all’altro di avvicinarsi.

“E cosa potrei mai fare io, povero mortale?” Domanda Sean fissando perplesso il piano.

“Puoi girarmi le pagine.” Mormora Miller mentre rovista fra gli spartiti.

“Eh? Hai sempre fatto da solo perché adesso ti servo io? E non farti illusioni, non riesco più a leggere le note a colpo d’occhio.”

“Tranquillo, ti dico io quando girare.”

“Sì, però…” Davies sospira “Ok, come vuoi.”

“Perfetto… conosci questo brano?” Domanda il giovane indicando il titolo che risalta sulla pagina bianca.

Sean scuote la testa “Nuvole bianche? Mai sentito… è un titolo strano.”

“Sì, è un brano di un autore contemporaneo. Lo trovo molto rilassante come pezzo.” Le dita cominciano ad accarezzare i tasti con naturalezza e gli occhi scuri si fissano sul pentagramma colmo di note che scorrono senza sosta.

Davies inspira profondamente, guardando alternativamente le mani di Yuri e lo spartito, cercando in qualche modo di seguire e lasciandosi scappare un sorriso quando si rende conto di non aver dimenticato completamente tutto dei due anni di studio.

“Quando lo ascolto suonare mi vien quasi voglia di riprendere le lezioni.” Pensa con un po’ di nostalgia “Il pianoforte è uno strumento davvero bello, ma so che rinuncerei dopo poco… come ho fatto la prima volta; non sono una persona costante e se un hobby richiede troppe energie per essere portato avanti inevitabilmente lo lascio indietro. Non c’è speranza…”

“Ora.”
Avverte il sussurro di Miller e si affretta a voltare la pagina, rimanendo a fissare il giovane.

“Ha l’aria così concentrata quando suona.” Rimugina fra sé, mentre gli occhi del ragazzo continuano a seguire lo spartito. Lo sguardo di Sean segue il profilo dell’amico; l’ espressione  distesa, nonostante sia impegnato in qualcosa di non propriamente semplice, le sopracciglia leggermente aggrottate, lo sguardo fisso sul foglio, ma che sembra guardare oltre quel semplice spartito, le labbra socchiuse e la testa che si muove piano, seguendo la melodia.

“Ha un bel viso.” Si ritrova a constatare Davies, deglutendo piano, senza riuscire ad allontanare gli occhi, quasi stordito dal vibrare delle corde dello strumento accanto a lui.   

“Sean?”

Il biondo sobbalza, nonostante il suo nome sia stato appena sussurrato.

Si ritrova gli occhi scuri puntati nei suoi “Oh, scu-scusa, mi sono distratto.” Riesce solamente a balbettare, girando con un po’ troppa foga la pagina e abbassando lo sguardo sui tasti bianchi e neri.

Pochi attimi di silenzio e la melodia riparte, facendolo sospirare con sollievo e al contempo irrigidire sul posto. “Cosa stavo facendo?” Si chiede un po’ confuso, lanciando un’occhiata a Yuri, di nuovo perso nel suo mondo, ritornando poi velocemente a fissare il piano mentre il pezzo si spegne lentamente così com’era iniziato.  

Sean inspira bruscamente “L’avevo detto che non sarei stato di nessun aiuto.” Borbotta mentre si volta per tornare a sedersi.

“Oh, non pensavo fossi una persona che si arrende così facilmente!” Esclama Yuri, scimmiottando la voce dell’amico che si gira di scatto a guardarlo, un po’ irritato.

“Che cosa vorresti…” Davies si ferma, ingoiando le parole che avrebbe voluto dire, rimanendo imbambolato e vagamente imbarazzato di fronte al sorriso del moro. “Sono un idiota… non c’era motivo per… oh, dannazione, che accidenti vuoi?” Domanda agitando le braccia.

“Io nulla… sei tu che stai dicendo cose senza senso.” Il tono di Miller è pacato e la sua espressione alquanto perplessa “Volevo solo dirti che non è stato proprio un fiasco, il tuo. E io ti ho messo in difficoltà, con un pezzo per te sconosciuto; è stata colpa mia.”

Sean stringe le labbra, lasciandosi scappare un verso indistinto “Lasciamo perdere, mi sono solo irritato senza motivo.” Scuote la testa scrutando Yuri per qualche secondo: il giovane non ha smesso di fissarlo, con un’espressione indecifrabile in viso e la cosa non lo fa sentire a proprio agio.

“Sean, razza di idiota! Che diavolo ti prende? Datti una calmata e piantala di fare scene da ragazzina in calo…” stringe i denti, cercando di allontanare il pensiero prima che risulti fin troppo chiaro e imbarazzante nella sua testa.

Un’improvvisa ondata di note lo distoglie definitivamente dal suo rimuginare.

Alza gli occhi su Miller, che ha ripreso velocemente a suonare. 

“Non te l’ho detto prima?” Domanda Yuri senza fermarsi “Smettila di pensare se il risultato è quell’aria depressa. L’unica cosa che deve farti piangere, qui dentro, è un pezzo che sto suonando io!” Esclama come se le sue parole non potessero essere contestate da nessuno.

“Non che spero che il Rondò alla turca di Mozart possa riuscire nell’intendo, ma in qualche modo devo pur provarci.”

Davies rimane immobile, mentre un sorriso si allarga sul suo viso, senza che possa fare nulla per nasconderlo “Sai davvero tutto strano, sai, Yuri?”

“Uhm? Tu dici?”

“Assolutamente.” Mormora il biondo, sentendosi improvvisamente sollevato. “Davvero, strano sul serio… e ti ringrazio per questo…” sussurra più a se stesso che all’altro, che continua a suonare senza dar segno di aver sentito le sue parole.

 

 

 

Brani citati:

Ballade pour Adeline- Richard Clayderman

The Entertainer – S. Joplin

Nuvole bianche- L. Einaudi

Sonata per pianoforte n. 11, III mov. Alla Turca: Allegretto in la minore- W. A. Mozart

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Capitolo 5
*** V Movimento- Andantino ***


Nuova pagina 1

V Movimento- Andantino

 

Poche settimane prima

 

“Aspetta…” mormora Sean con una certa urgenza “Un attimo… solo un attimo…” Stringe i denti, socchiudendo appena gli occhi per lo sforzo; le note si rincorrono ad una velocità pazzesca nella sua testa senza che possa fare nulla per fermarle, per riuscire ad afferrarle.

La lieve risata di Yuri lo irrita maggiormente.

“Aspetta, aspetta, questa la so…” borbotta di nuovo, inclinando la testa come se in quel modo il suo cervello riuscisse ad aprire il cassetto giusto in cui è contenuta l’informazione che sta cercando in tutti i modi di portare alla luce. “È qualche animale… una cicala, no! ‘L’ape che vola’ !”

A quelle parole Miller non si trattiene più scoppiando a ridere sonoramente mentre le sue dita continuano a viaggiare avanti e indietro sui tasti, come impazzite.

La fronte di Sean si aggrotta maggiormente “No, forse era ‘Il volo dell’ape’.”riprova con aria insicura, fissando l’altro come in cerca di un suggerimento.

“Ma smettila!” Yuri scuote la testa, senza smettere di divertirsi “È un calabrone!”

Davies spalanca gli occhi, scattando in piedi e battendo un pugno sulla mano, con aria vittoriosa “Ecco! Il volo del calabrone! Ricordavo c’entrasse un insetto! Dannazione! Con tutto quel fastidioso ronzare…” si ritrova improvvisamente a sussurrare il giovane, con aria seria.

Yuri si volta a guardarlo, smettendo di suonare e rimanendo qualche attimo in silenzio, prima di ricominciare a sghignazzare, poggiando la fronte sui tasti. 

“Ehi, piantala.” Si lamenta Sean avvicinandosi al moro “Non è leale prendermi in giro, signor ‘pianista perfetto’”

Miller annuisce, con le lacrime agli occhi “Lo so, lo so, scusami, è solo che sembravi così concentrato e accalorato alla ricerca del titolo; avevi quell’aria disperata… è stato uno spasso, giuro.”

“Stronzo.” Mormora Sean con un finto broncio, spintonando lievemente Yuri che gli lancia un’occhiata divertita.

“Quand’è che la ricerca del ‘ brano del pianto ’ si è trasformato in un quiz che ha l’unico scopo di ridicolizzarmi e mettere in luce la mia ignoranza in materia?” Borbotta il biondo incrociando le braccia al petto e rimanendo a fissare l’amico che si limita a scrollare le spalle.

“Non lo so, la situazione deve esserci sfuggita di mano circa… cinque o sei pezzi fa.” Asserisce Yuri con aria seria, massaggiando lentamente il mento.

“Su, ammettilo, ormai sei arrivato alla frutta.” Sean batte le nocche sulla superficie nera e lucida del pianoforte guardando il giovane con un ghigno soddisfatto “Questa è la… dunque, la quarta settimana, e ancora non sei riuscito a trovare un brano che si avvicini anche solo minimamente al tuo obiettivo.” Gli occhi verdi continuano a fissare Yuri con aria di sfida, ma l’altro non sembra impressionato; si lascia andare solamente ad un sospiro mesto “Sì, credo tu abbia ragione.” Consente, con aria rassegnata “Ma mi ero già dato per vinto la settimana scorsa… anche se non penso che te ne fossi accorto.”

Sean inarca un sopracciglio, confuso “Sul serio?”

“Beh, sì, non sono così testardo da non capire quando gettare la spugna; è una battaglia persa, mi dichiaro ufficialmente sconfitto!” Esclama Miller con aria che vuol sembrare solenne. “Sono riuscito in qualche modo a stupirti, colpirti, infastidirti, ma non ho più visto la reazione che hai avuto quella volta con il Notturno” Fa spallucce “Forse anche perché eri cosciente che stessi cercando di ottenere quello… può darsi che la consapevolezza ti abbia, anche se in minima parte, influenzato… pazienza…” Mormora Yuri con un sorriso abbattuto.

Davies ascolta le parole del ragazzo, rendendosi conto di non esserne stupito quanto dovrebbe.

Accenna un sorriso “Ho passato qui tutte queste ore a causa di una scommessa: una specie di gioco che non avevo intenzione di perdere, ma questa cosa ha perso il tono della sfida quasi subito.” Pensa tra sé continuando ad osservare Yuri che riordina con calma gli spartiti.

“È strano, ma mi sono reso conto di trovare piacevole la compagnia di Yuri più di quanto avessi potuto immaginare.” Inspira a fondo, ignorando il lieve disagio “È simpatico, brillante, quasi una fonte naturale di buonumore. La scommessa ormai è diventata e se Yuri mi dicesse di esser stanco di proseguire con questa stupidaggine… sì, probabilmente reclamerei ugualmente il mio momento privato di ascolto, a meno che non mi cacci di casa.”   

Sean ridacchia in silenzio e scrolla le spalle “Quindi ho vinto io.” Constata semplicemente, vagando con lo sguardo, prima di spalancare leggermente gli occhi “Ah, e qual è il mio premio?” Chiede con improvvisa aria d’attesa.

Yuri lo guarda per un attimo, sorridendo “Sembri un bambino che aspetta di ricevere un giocattolo.”

“Perché, non hai un premio per me?” Domanda Davies con un ghigno, mentre Yuri continua a fissarlo, il sorriso che pian piano si spegne, lasciando il posto ad un’espressione un po’ turbata.

“Io…” bisbiglia spostando lo sguardo e accarezzando i tasti con una mano; stringe le labbra, agitandosi piano sullo sgabello prima di schiarire la voce e tornare a guardare gli occhi verdi di Sean, con aria tranquilla “Ti dedicherò un brano!” Esclama, con un sorriso.

“Ok.” Sean si impettisce “Vediamo cosa sai fare, sbruffone.”

Yuri ridacchia, agitando una mano, come per scacciar via un insetto “Uomo di poca fede, non sai cosa ti aspetta.” Afferra uno spartito e volta in fretta le pagine. “È di un compositore  contemporaneo.” Aggiunge solamente prima di sistemare il libro e cominciare ad eseguire il pezzo.

Close to me” Legge Sean inarcando un sopracciglio “Vicino a me” pensa fra sé avvertendo un’improvvisa morsa alla bocca dello stomaco.  

“Che diavolo mi prende?” Si domanda scuotendo la testa “Idiota.” Pensa rivolto a se stesso, obbligandosi ad ascoltare senza pensare. Stringe le labbra, trovando molto più difficile del previsto mantenere il suo proposito.

Sposta lo sguardo dallo spartito al viso di Yuri, l’espressione seria e concentrata, la mascella serrata e le labbra appena socchiuse. Avverte un lieve brivido lungo la schiena e la pelle d’oca sulle braccia, ma non riesce a spiegarsi se sono causati dall’espressione dell’amico o dalle vibrazioni che sembrano attraversargli l’intero corpo.

Deglutisce, cercando di mandar via il nodo alla gola, ritrovandosi ad inspirare profondamente nel non riuscire nel suo intento. Gli occhi si spostano sulle dita lunghe e flessuose che si muovono agilmente continuando a portare avanti la melodia, mentre Sean può chiaramente avvertire la contrazione e la rigidità delle proprie, abbandonate lungo i fianchi. Per un attimo si sente fuori luogo; probabilmente non è lui che dovrebbe trovarsi lì, immobile vicino quel piano, ad ascoltare un brano del genere “Starà immaginando che ci sia qualcun altro al mio posto… probabilmente è così…” si ripete il giovane mordendo l’interno della bocca, senza però allontanarsi dalla sua posizione. “Perché mi sto facendo tutti questi problemi, dannazione, non c’è nulla di strano in questo brano, è come tutti gli altri…” Un altro brivido gli percorre il corpo dai piedi alla punta dei capelli, zittendo all’istante ogni tipo di pensiero fino alla conclusione del pezzo.

“Bel brano.” Afferma Sean con voce gracchiante, non riuscendo a sopportare il silenzio, che in quel momento gli sembra assordante.

Yuri si limita ad annuire.

“Uhm… molto dolce.” Aggiunge il biondo fissando la superficie lucida del piano “Se…”

Si volta a guardare l’altro con una smorfia “Se fossi stato una ragazza sarebbe stato tutto molto romantico!” Afferma con un sorriso tirato, stringendo un pugno.

“Perché?” Domanda Yuri inclinando un po’ la testa, con aria confusa “Non lo è ugualmente?” Fissa Davies in evidente attesa di una risposta e l’altro si ritrova a socchiudere le labbra, rimanendo qualche secondo in silenzio “Non scherzare…” mormora appena e la lieve risata di Miller gli strappa un sorriso prima di sentirsi gelare dalle parole dell’altro.

“Scherzare? Ti assicuro che non lo sto facendo!” Esclama semplicemente Yuri, con un sorriso sincero, senza smettere di guardarlo negli occhi.

Sean avverte la tensione impadronirsi del suo corpo; l’aria della stanza diventa pesante, quasi opprimente, l’unico pensiero che gli attraversa la mente è quello di voler uscire di lì il più velocemente possibile. “Come può essere così tranquillo, lui, anche in una circostanza del genere?” Si domanda con una punta di panico.  ‘… ma ti assicuro che non è stato tanto semplice fingere di essere così ottimista quando avrei preferito solo rinchiudermi in una stanza…’ Le parole pronunciate dal ragazzo giorni prima, gli rimbombano improvvisamente nella testa, facendolo sentire ridicolo. Abbassa lo sguardo, sentendosi uno stupido mentre sussurra “Ti ho rubato fin troppo tempo… ci vediamo.”

Sean si allontana velocemente, riuscendo solo a sentire un mesto “Ok, ci vediamo.” Prima di lasciare la stanza.

 

 

“Sean, io vado avanti, le ragazze mi aspettano già nel locale.” Si affretta a dire Alissa, appena chiusa la portiera dell’auto.

Il giovane le lancia un’occhiata obliqua ma si limita ad annuire “Ok, ci vediamo fra un attimo.”

Il rumore dei tacchi sull’asfalto si allontana velocemente lasciando il posto al pigro ronzare dei motori delle auto di passaggio.

La strada è ben illuminata e un gruppo di ragazze oltrepassa velocemente Sean, che le guarda con disinteresse facendo scattare la chiusura automatica dell’auto.

Infila le chiavi in tasca  e, a passo sostenuto, si dirige verso il locale.

Inspira profondamente, beandosi del profumo quasi primaverile che percepisce nell’aria e lancia un’occhiata alle luci che circondano l’entrata del pub.

Ha un lieve sussulto quando nota il ragazzo appoggiato alla parete dipinta di rosso; le sue gambe si irrigidiscono come a volerlo riportare indietro, ma si impone di continuare e sorride, alzando una mano “Ciao Yuri!”

Miller alza gli occhi dal cellulare e lo rimette automaticamente in tasca “Ciao!” L’espressione allegra sul volto del giovane fa rilassare Sean.

“Come mai sei qui fuori? Sei con noi, vero?”

“Sì, certo, ma al momento ci sono solo le ragazze e…”Yuri inarca un sopracciglio, con aria tetra “Lilian sta diventando un po’ troppo insistente, ultimamente. Preferisco affrontarla con un po’ di alleati.”

Davies fissa il viso improvvisamente imbronciato e ridacchia “Pensavo che Alissa fosse dalla tua parte e ti stesse aiutando a tenerla buona.”

“Sì, lei sì, ma preferisco non metterla in difficoltà!” Esclama il moro con un’alzata di spalle.

Sean annuisce, con un sorriso comprensivo.

“A proposito di ragazze, com’è andato l’esame di Jennifer?”

Il biondo si irrigidisce nuovamente a quella domanda “Tutto bene, Jenny era davvero isterica nei giorni precedenti, ma si è fatta valere.” La voce di Sean va scemando e rimane a fissare una pianta poco distante anche quando Yuri esclama “Lo sapevo, le avevo detto che sarebbe andato tutto a meraviglia. È brava e non capisco perché si preoccupasse tanto.”

“Uhm…” Davies scuote le spalle, prima di ispirare profondamente “Scusa se non ti ho avvertito che non sarei venuto questa settimana. Dopo l’esame di Jen ho trovato un piccolo appartamento e sono stato indaffarato con il trasloco.” Sputa fuori tutto d’un fiato.

“Davvero? Quindi alla fine sei riuscito a trovare il tuo… nido?”

Sean annuisce alzando nuovamente lo sguardo su Yuri che sembra sinceramente felice per lui. Stringe i pugni, sentendosi ancora peggio “Davvero, mi dispiace, avrei dovuto avvisarti.”

Miller lo fissa un po’ sorpreso “Sean, non devi preoccuparti per questo e non devi giustificarti.  Avevi ben altro per la testa e non sei obbligato a dirmi ogni piccolo particolare della tua vita, tranquillo; ancora non sei mio figlio!” Esclama con un sorriso che fa stringere un nodo alla bocca dello stomaco del biondo.

“Questo lo so, però… mi dispiace, ecco tutto.”

Yuri gli dà una pacca affettuosa sulla spalla, fissandolo dritto negli occhi “Lo so che in realtà il tuo udito non ne poteva più del mio pianoforte e ti ha obbligato a starmi a debita distanza per quindici giorni di seguito, a me puoi dirlo, giusto?”

Sean sbatte le palpebre, socchiudendo le labbra senza riuscire a replicare nulla e per un attimo anche il ragazzo di fronte a lui sembra esitare.

“Yuri, Sean!”

Il vociare allegro fa voltare i due giovani che si accorgono dell’arrivo degli amici.

“Ragazzi! Era ora che vi faceste vivi!” Esclama Yuri ritrovandosi a sorridere e andando incontro ai tre nuovi arrivati.

“Amico, finalmente se ritornato dall’oltretomba!” Un giovane con i rasta si avvicina a Sean, mettendogli un braccio sulle spalle.

“Ciao Richard… a quanto pare sembra di sì…” concorda  Davies mentre l’altro lo spinge verso l’entrata.

 

Sean fa ondeggiare il cocktail arancione nel suo bicchiere, concentrandosi sullo spicchio di limone che si muove lentamente e inesorabilmente verso il fondo. “Come una nave che cola a picco nell’oceano.” Pensa rimanendo qualche istante a fissare la fetta dell’agrume che ormai è immobile, sospirando pesantemente.

“Che diavolo sto facendo?” Si domanda mestamente lanciando un’occhiata agli amici intorno a lui; Alissa continua a parlare fitto con Lilian e Denise, una ragazza alquanto silenziosa con una cascata di ricci castani e un sorriso dolce. “Spero non stia cercando di dare a Lilian dritte per far cedere Yuri.” Pensa fra sé con una smorfia, stringendo lo stelo del bicchiere tra due dita e facendolo girare lentamente su se stesso.

La voce di Miller lo fa irrigidire e sospirare con irritazione “Dannazione! Sean, datti un contegno per favore, non puoi fare questo per tutto il resto della…”

“Sean? Ti senti bene?”

Il giovane sbatte le palpebre, sorpreso, davanti all’espressione preoccupata di Kate.

“Cosa? Scusa, ero distratto!” Esclama raddrizzandosi per quanto glielo permetta la bassa poltroncina su cui è sprofondato.

“Sicuro che sia tutto ok?” Chiede ancora la ragazza, fissandolo con la testa leggermente inclinata da un lato.

Davies annuisce “Sì, certo, sto bene!”

“E allora perché te ne stai rintanato qui in fondo, in disparte?” Kate prende posto sulla poltrona accanto alla sua, spalancando gli occhi quando si ritrova a sprofondare all’indietro “Perché cavolo hanno queste cose?” Borbotta indispettita tentando di sistemarsi meglio mentre Sean ha cominciato a ridacchiare. “Tu!” mormora lanciando un’occhiataccia al giovane “Non ridere delle disgrazie altrui!”

Il biondo la fissa per un attimo, coprendo la bocca con una mano “Scusa.” La sua voce arriva distorta prima che la ragazza si limiti ad alzare le spalle, rinunciando a star seduta normalmente.

“Dicevo, se, come dici, stai bene, perché sei qui da solo? È un po’ che ti conosco e non mi sei mai sembrato un tipo solitario.”

Sean socchiude le labbra, indeciso, e si limita a sorridere debolmente “Forse stasera non sono molto in vena, tutto qui.” Il suo sguardo si alza di poco, andando a posarsi sui quattro ragazzi a poco distanza; Yuri annuisce a qualcosa che è stato appena detto e manda giù un sorso della sua bevanda. “La cosa è così semplice; mi alzo, vado lì e mi unisco a qualsiasi conversazione del cavolo stiano facendo…” Pensa il giovane, con un cipiglio “Non è poi così complicato… non ho certo paura…” 

“Sean?”

La voce di Kate lo fa sobbalzare e voltare di colpo.

“Co… scusa, mi sono…” 

“Distratto, sì, me ne sono accorta.” Sospira la ragazza con un sorriso rassegnato.

Sean deglutisce, con aria colpevole “Mi dispiace…” Mormora portando il bicchiere alla bocca e finendo il suo cocktail.

“Non posso farci nulla se non vuoi dirmi cosa non va, non ho intenzione di impicciarmi.” Kate fa girare piano l’anello di metallo che porta all’indice.

“Ha una mano davvero esile.” Il giovane fissa le dita affusolate e aggraziate, lo smalto azzurro sulle unghie “Chi sa se riuscirebbe a suonare il piano con delle mani così piccole.” Si ritrova a pensare quasi irrazionalmente “Quelle di Yuri…” scuote la testa e rivolge nuovamente lo sguardo alla giovane che lo fissa con aria perplessa.

“Forse è meglio che vada, non voglio infastidirti ancora.” Sussurra con tono piatto, pronta ad alzarsi.

“Kate, aspetta…” Sean spalanca gli occhi, alzando automaticamente una mano “Non so come… accidenti, non è da me essere così assente, davvero, scusami.” Mormora scompigliando i capelli con un gesto nervoso.

La ragazza fa spallucce “Vuol dire che alla prossima uscita dovrai farti perdonare.” Annuisce con aria divertita e questa volta tocca a Sean fissarla perplesso.

“Che vuoi dire?”

L’altra scuote la testa “Stavo solo scherzando, Sean, non guardarmi con quegli occhi spaventati.”

“Io non…”

“Davies, scusa se interrompo la vostra chiacchierata romantica, ma ti ricordo che oggi ho la ritirata anticipata!” Esclama Alissa avvicinandosi ad una Kate all’improvviso paonazza.

Il giovane alza lo sguardo sull’amica, come se fosse un’aliena, e annuisce meccanicamente.  

“Ci sentiamo domani!” Aggiunge la ragazza prima di incamminarsi verso l’uscita.

Sean la guarda allontanarsi e si volta per salutare gli amici, riuscendo solo ad abbozzare un sorriso incerto all’occhiata interrogativa di Yuri, prima di seguire Alissa fuori dal locale, avvertendo un peso opprimente alla bocca dello stomaco.

 

 

 

Brani citati:

Il volo del calabrone (interludio) op. "La favola dello zar Saltan"- N. A. Rimskij-Korsakov

Close to me- G. Allevi

 

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Capitolo 6
*** VI Movimento- Moderato ***


Nuova pagina 1

VI Movimento-  Moderato

 

Poche settimane prima

 

“Sean?”

La voce di Alissa rompe il silenzio che ha regnato fino a quel momento nell’abitacolo.

Da quando sono usciti dal pub, per più di quindici minuti, nessuno dei due ha aperto bocca; lo sfrecciare delle auto nella corsia opposta, il gorgoglio del motore e i rari e tetri sospiri del ragazzo, gli unici rumori fino a quel momento.

“Dimmi.” Mormora Davies, con scarso entusiasmo.

“Noi siamo amici, vero?”

Sean fa una smorfia “Sì, penso di sì.”

“Intendo, amici amici… anche se non conosciamo nei minimi particolari la vita l’uno dell’altra?”

“Alissa, cos’è, ti vuoi dichiarare?” Domanda il biondo con un sorriso divertito, guadagnandosi un’occhiata scandalizzata dall’altra.

“Non essere ridicolo!”

“Ah, ok, sono contento, non vorrei sentirmi in colpa per averti rifiutata.” Sghignazza Sean guardandola per un istante.

“Tranquillo, non c’è questo pericolo, soprattutto perché il mio interesse è rivolto ad un altro, ma non è questo il pu…”

“Un altro? E chi sarebbe? Se sono un tuo amico amico devo assolutamente avere quest’informazione!” Esclama Davies con fare teatrale, rischiando di scoppiare nuovamente a ridere.

Il sospiro irritato di Alissa sovrasta ogni rumore prima che la ragazza sbotti “Si tratta di Eric, soddisfatto?”

Sean si lascia scappare un’esclamazione di stupore “Per questo stasera continuavi a cicalare con Lilian! Frequentano la stessa facoltà, giusto? Cercavi di ottenere informazioni?”

Alissa annuisce, spostando lo sguardo fuori dal finestrino “Sì, il succo è più o meno questo, ma non ho iniziato la conversazione per parlare di me.” Mormora tornando a fissare l’amico. “Sean, non so cosa pensi, perché naturalmente non posso entrare nella tua testa, però, non fare cavolate.”

Le parole della giovane galleggiano nell’aria qualche secondo, come se avessero bisogno di più tempo per essere ben assimilate.

“Se ti riferisci a Kate, sappi che non ho nessun interrese nei suoi confronti.” Dice con tono piatto Sean.

“No, non mi riferivo a questo.” Alissa si arrotola lentamente una ciocca di capelli intorno al dito, socchiudendo gli occhi “Solo, non fare cavolate.”

“Ali, ho paura di non seguirti. Per favore, lascia perdere le frasi sibilline e parla chiaro.” Davies rallenta e parcheggia l’auto, voltandosi a guardare la giovane, che ricambia lo sguardo senza parlare.

“Allora?” Insiste il biondo, ma l’altra scuote la testa.

“Lascia perdere.” Sussurra Alissa aprendo lo sportello “Grazie per il passaggio. Buonanotte.”

Sean rimane a fissarla mente si allontana ed entra nel vialetto della sua abitazione. Il ticchettio delle sue scarpe si fa sempre più flebile e il giovane si ritrova a fissare la grande magnolia del giardino con aria perplessa. “Forse ha bevuto troppo.” Mormora fra sé prima che lo squillo del cellulare lo distolga dalla conversazione surreale che ha appena avuto.

“Richard?” Si chiede nel leggere il nome che lampeggia sullo schermo.

“Ricky!” Esclama un po’ sorpreso rispondendo alla chiamata e l’espressione sul suo viso passa dal confuso all’incredulo in una manciata di secondi.

“Aspetta, aspetta, mi stai dicendo che Yuri è svenuto?” Sean socchiude le labbra prima di aprirle in un’esclamazione comprensiva “Ah, quindi è solo un po’ alticcio… uhm… capisco. E tutto ciò solo nei venti minuti che ho impiegato per accompagnare Alissa?”

Il giovane annuisce, massaggiando gli occhi con aria stanca “Ok, va bene, non vi preoccupate, vengo a recuperarlo.” Chiude in fretta la chiamata e lascia andare un lungo sospiro.  

 

Sean raggiunge a passo sostenuto i suoi amici, seduti sul marciapiedi a meno di una manciata di metri dal pub.

“E lui sarebbe quello brillo?” Chiede Davies allargando le braccia e facendo voltare il gruppo; vicino a Richard, Yuri non si muove, continuando a fissare a terra, con gli occhi socchiusi.

“Accidenti, Ricky, da come avevi descritto la situazione pensavo di vedermelo ballare nudo in strada, invece è più tranquillo di quando è sobrio!”

Il giovane si avvicina ai ragazzi che si tirano su con qualche mormorio soddisfatto.

“Beh, sì, forse ho un po’ esagerato…” Borbotta l’altro massaggiando la testa.

Sean fa ondeggiare le chiavi dell’auto che ha in mano mentre gli altri due giovani tirano su Yuri, che alza il viso strizzando gli occhi.

“Ok, sta tranquillo, ora ti porto via da questi brutti cattivoni.” Mormora Davies lanciando un’occhiata divertita agli amici mentre circonda la vita di Miller con un braccio, per sorreggerlo.

“Ce la fai ad arrivare alla macchina?” Chiede Richard, infilando le mani nelle tasche dei jeans, e in risposta riceve solo un brontolio prima che il biondo si allontani con andatura un po’ instabile.

“Sean, se ci sono problemi…”

“Certo Richard, e in quel caso come mi raggiungereste? Volando? Sta’ tranquillo.” Ridacchia il giovane con una smorfia, cercando di far camminare Yuri in linea retta e rispondendo solo con un cenno del capo ai saluti degli amici.

 

La radio gracchia una vecchia canzone nostalgica e Sean si ritrova a sibilare “Come se non avessi già abbastanza sonno.” Mentre lancia un’occhiata al ragazzo affianco a lui, che ciondola la testa, con gli occhi socchiusi.

“Yuri, tutto bene? Vuoi che mi fermi?”

Le sue domande si perdono nel vuoto e Davies si limita a sospirare prima che il sussurro dell’altro gli faccia tendere l’orecchio.

“Perché sei venuto tu a prendermi?”

“Lo sai i ragazzi sono arrivati a piedi; avranno pensato che fossi quello più vicino.” Sean fa una smorfia “Inoltre non sono sicuro che fossero del tutto sobri neppure loro… avrebbero rischiato di perdersi se ti avessero accompagnato.” Il giovane non riesce a trattenere un sorriso.

“Perché tu e non qualcun altro?” Ripete Yuri con voce flebile e lamentosa.

“Te l’ho appena detto.” Afferma Davies con fare paziente.

“Ma perché… eravamo in tanti e… credevo lo avesse capito… perché sei venuto?”

“Chi doveva capire cosa? Si può sapere che vi prende a tutti, stasera?” Sbotta Sean con un cipiglio irritato, ispirando profondamente, e continuando a fissare la strada. “Perché non sarei dovuto venire, eh?” Domanda con più calma.

“Ma… quello che ti ho detto… io ti faccio schifo, vero? Ti disgusto…”

Davies stringe un po’ gli occhi “Cos’è che mi hai detto?” Chiede più a se stesso che a Yuri “Non abbiamo parlato granché stasera e se mi avessi detto qualcosa di sbagliato ti avrei risposto per le rime, quindi non vedo cos…” Il giovane rimane con le labbra socchiuse, la fine della frase incastrata in gola “Yuri…” Sussurra tentennando un po’ “Ti stai riferendo a due settimane fa?”

Il moro si muove piano sul sedile, raddrizzando un po’ la schiena, il capo che ricade pesantemente contro il poggiatesta. “Lo so che cosa pensi…” Mormora Miller “Lo so perché mi hai evitato in questi giorni, io…”

“Non ti ho evitato.” Borbotta Sean interrompendo l’altro, ma avverte una fitta allo stomaco che gli fa serrare le labbra.

“È ripugnante, lo so…”

“Tu non sai un accidenti di quello che penso!” Urla Davies stringendo la presa sul volante. Inspira pesantemente, cercando di controllarsi “Ma al di là di questo…” sibila fra i denti “Tutto quello che stai blaterando… non sarebbe comunque un buon motivo per non aiutare un amico.”

Sean passa velocemente una mano sulla testa, scompigliando i corti capelli biondi. “Dannazione Yuri, ma che ti salta in mente? Non ci ho pensato due volte a tornare al pub a prenderti, non puoi venirmi a dire certe cose, maledizione.”

Yuri farfuglia qualcosa di incomprensibile prima di sospirare rumorosamente. “Scusa.” Sussurra con voce lamentosa rimanendo poi in silenzio.

Davies avverte la tensione scivolargli via poco a poco, mentre nell’abitacolo tornano a sentirsi le canzoni trasmesse dalla radio che la fanno da padrone fino all’arrivo a casa Miller.  

Sean ferma l’auto con un sospiro di sollievo e sgancia la cintura di sicurezza. “Credi di farcela a scendere?” Si volta verso l’amico e rimane a fissarlo qualche secondo, perplesso, prima di scuote la testa. “Lo fai apposta, vero?” Domanda passando una mano sul viso e tornando a guardare Yuri, che sembra dormire placidamente.

“Con calma, Sean, finirà, prima o poi, questa serata disastrosa…” Mormora liberando l’amico dalla cintura e cominciando a gesticolargli davanti agli occhi chiusi, come nella speranza di farglieli aprire.

“Certo, come no. Adesso mi toccherà caricarmelo addosso.” Pensa scostando i capelli che coprono scompostamente il volto tranquillo.

Si lascia scappare un sospiro, avvicinandosi e curvando le labbra in un ghigno, prima di soffiare piano, facendo arricciare il naso a Yuri.

Sean cerca di trattenere il risolino che gli sale spontaneo alla gola e inclina la testa, rimanendo a poca distanza dall’amico. Il suo respiro lento gli solletica una guancia, facendolo rabbrividire. “Yuri?” Sussurra con l’intenzione di svegliare l’altro, ma la sua voce è troppo flebile e sovrasta a mala pena il ronzio della radio; gli altoparlanti fanno risuonare il Notturno di Chopin.

Davies inarca un sopracciglio, riconoscendo la melodia che gli rimbomba nelle orecchie più del dovuto. Scuote appena il capo, rimanendo a fissare il volto del giovane; le palpebre abbassate, le guance appena più colorite del solito e con un accenno di barba, il piccolo neo sotto il labbro inferiore.

“Non l’avevo mai notato.” Si ritrova a riflettere fra sé, avvertendo una lieve stretta alla bocca dello stomaco. Inspira lentamente e si lascia sfuggire un sorriso “Nonostante tu sia ubriaco hai un buon odore.” Mormora ritrovandosi a deglutire a fatica, mentre il formicolio al braccio lo avvisa di esser stato fin troppo in quella posizione scomoda. Scuote piano l’arto, avvicinandosi maggiormente all’altro, e socchiude appena le labbra ritrovandosi a sfiorare quelle di Yuri. Avverte appena un sapore dolce e alcolico prima di allontanarsi con uno scatto.

Il suono un po’ distorto del piano riecheggia con violenza nella sua testa anche a brano concluso, sovrastato solo dal battito furioso del suo cuore.

“Merda.” Si lascia sfuggire in un sussurro rauco, portando una mano a coprire la bocca, irrigidendo le dita e lasciando sulla guancia dei sottili segni rossi dove le unghie hanno graffiato la pelle.

Senza riflettere spintona Yuri, scuotendolo dal sonno.

“Ehi, su, sveglia, non puoi dormire in macchina.” Esclama più per se stesso che per l’amico.

Miller sbatte le palpebre, visibilmente frastornato “Che succede? Mi sono addormentato?” Biascica, cercando di raddrizzare la schiena. Stropiccia gli occhi con una mano, guardandosi intorno “Siamo a casa… devo scendere.” Mormora poggiandosi contro la portiera.

“Ce la fai ad arrivare al portone?” Domanda scettico Sean, ricevendo un’occhiataccia.

“Assolutamente.” Yuri apre lo sportello, uscendo dall’auto e cominciando ad avanzare, barcollando leggermente.

Il biondo sospira, colpendo lo sterzo con le nocche “Ho capito.” Sussurra a se stesso, uscendo di fretta dall’abitacolo e affiancando l’amico.

“Che ci fai ancora qui? Mi sembrava di averti detto che ce la facevo.” Borbotta il moro stringendo il braccio di Sean con una mano per mantenere meglio l’equilibrio e strappando un sorriso al giovane.

“Il massimo che posso rischiare… è di addormentarmi davanti alla porta.” Continua Miller, farfugliando un po’ “O hai paura… che qualcuno mi rapisca?”

Davies poggia una mano sulla schiena di Yuri “Beh, se dovesse succedere mi dispiacerebbe.” Si limita a rispondere, strappando le chiavi dalla presa poco ferma del giovane e aprendo silenziosamente il portone.

A rispondergli vi è solo uno sbuffo irritato.

“Se mi dici dov’è ti accompagno in camera.” Sussurra Sean tastando il muro alla ricerca dell’interruttore.

“Ah… lascia perdere, c’è il divano nel salone.” Dice la voce stanca di Yuri; il giovane si sporge per accendere la luce, rimanendo a fissare Davies che scuote la testa.

“Non voglio rischiare di far preoccupare tua madre, fammi strada.” Insiste Sean muovendo un passo nel corridoio e trascinandosi dietro l’amico che emette un verso contrariato.

“Grazie tante per essere più in ansia per mia madre che per me. Sai, non è molto salutare, in questa stagione… dormire su un divano senza uno straccio di coperta addosso.” Biascica il giovane quasi piagnucolando.

“Yuri, sappi che evito di risponderti solo perché sei ubriaco.” Mormora Davies con calma facendo annuire Miller “Grazie per la clemenza, amico… un giorno me ne ricorderò.”

“Certo, certo…” Borbotta Sean aprendo l’ultima porta del corridoio.

Con un sospiro di sollievo Yuri si siede pesantemente sul letto, passando una mano sul viso.

“Come ti sei ridotto in questo stato.” Chiede Sean fissando il volto dell’amico, che è diventato decisamente pallido.

“Io…” Miller cerca di alzare lo sguardo su di lui, ma la luce gli fa strizzare gli occhi, costringendolo a guardare il pavimento “Non ne sono sicuro… forse non dovevo ordinare quegli ultimi cocktail fruttati…” stringe le labbra con una smorfia, agitandosi lentamente sul bordo del letto.

“No, direi proprio di no…” sussurra Sean quasi sovrappensiero, mentre inarca un sopracciglio, osservando attentamente il viso di Yuri che ha assunto una sfumatura giallognola. “Sei sicuro di sentirti bene? Dov’è il bagno?” Chiede allungando una mano con l’intenzione di trascinare via Yuri che però scuote piano la testa.

“Apri solo la porta…” Borbotta quasi a fatica, aggrappandosi al braccio dell’amico per alzarsi.

Sean socchiude le labbra ma non dice nulla, limitandosi a spalancare la porta della stanza e guardare il giovane che si allontana velocemente.  

Davies massaggia piano una tempia, avvertendo un tonfo provenire dal corridoio “Forse dovrei andare a vedere come sta.” Rimugina fra sé prima che Miller faccia capolino nella stanza; ha l’aria sbattuta ed è ancora molto pallido. Gli occhi scuri si alzano su Sean con fare stanco prima che il giovane arranchi verso il letto, lasciando scivolare la testa sul cuscino.

“Ho il permesso di tornarmene a casa, ora?” Chiede il biondo togliendo le scarpe al ragazzo e sistemandogli meglio le gambe sul letto; con qualche sforzo riesce a spostare il copriletto per poter coprire il ragazzo.

“Ehi, ti ho fatto una domanda.” Protesta poco convinto, lanciando un’occhiata al giovane addormentato. Sean si lascia sfuggire l’ennesimo sospiro, accoccolandosi affianco al letto e rimanendo a fissare il volto di Yuri con espressione seria; con un dito gli sposta i capelli bagnati appiccicati alla fronte, accarezzandogli piano la testa. “Buonanotte.” Sussurra solamente prima di alzarsi e allontanarsi, cercando di far meno rumore possibile.

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Capitolo 7
*** VII Movimento- Marcia moderato ***


Nuova pagina 1

VII Movimento-  Marcia moderato

 

Una settimana prima

 

 

Lo squillo del cellulare lo scuote dal sonno narcolettico.

Con una smorfia infastidita si volta dall’altro lato, tirando le lenzuola sulla testa, ma il trillo non sembra voler mettere.

“Che palle!” Biascica Sean, allungando un braccio sul comodino per afferrare l’oggetto e portarlo all’orecchio “Pronto?” sussurra con voce rauca e impastata.

Inarca un sopracciglio socchiudendo piano gli occhi, ritrovandosi a guardare il soffitto.

“Yuri?” Domanda per esser sicuro di chi stia parlando all’altro capo “Uhm…” mugugna, accigliandosi “Sì, effettivamente mi hai svegliato…” Con una smorfia alza il braccio per guardare l’ora. Le lancette nere del suo orologio segnano le 3 e 20 del pomeriggio “Tranquillo, parla pure, mi sarei comunque dovuto alzare, è un’ora indecente.” Farfuglia debolmente.

Davies copre gli occhi con il braccio e ascolta quello che gli viene detto, limitandosi a mugolare di tanto in tanto. “Ok, non ci sono problemi, dammi solo il tempo di fare una doccia e di ricordare a me stesso chi sono. Ci vediamo fra poco, ciao!” Conclude con un borbottio abbandonando il cellulare sul letto e tirandosi a sedere con un lamento; sbatte più volte le palpebre per mettere a fuoco e, a piedi scalzi, si dirige in bagno.

 

L’acqua gli scivola sul volto, accarezzando il corpo ancora intorpidito, riuscendo a  svegliarlo completamente e a restituirgli la piena lucidità.

“Maledetta insonnia.” Mormora il ragazzo afferrando il bagnoschiuma e aprendolo con un gesto stizzito al ricordo della notte passata a rigirarsi nel letto senza alcuna possibilità di spegnere il cervello e addormentarsi.

“Ho continuato a pensarci nonostante mi fossi imposto di ignorare la questione, almeno per un po’… almeno finché non fosse stato giorno, dannazione.” Sbuffa, chiudendo gli occhi e lasciando che l’acqua ritorni a coccolarlo.

Il pensiero di Yuri ritorna implacabile nella sua mente. Scuote forte la testa e sorride con fare ironico “Questa è la punizione per averlo evitato per due settimane… due giorni e il mio infallibile piano è andato in fumo: è l’ultima persona che ho visto ieri, la prima che vedrò oggi e nel frattempo non ha fatto altro che insinuarsi nella mia mente… questa è violenza psicologica.” Sean lascia andare il fiato e con un gesto stizzito chiude l’acqua.

 

“Accidenti che brutta cera, Sean. Sicuro di non aver fatto deviazioni stanotte?” Yuri sale in macchina fissando l’amico con un cipiglio.

“Uhm, vediamo… appena ti ho mollato nel letto in stato comatoso credo di esser entrato nel primo bar aperto per darmi alla pazza gioia.” Sibila Davies con un’occhiata torva di fronte al viso riposato di Yuri “Inutile chiedere a te come stai dal momento che sembro io quello con i postumi di una sbronza; tu, invece, mi sembri fresco coma una rosa.” Con un movimento brusco della mano mette in moto l’auto.

“Fortunatamente sembra che abbia smaltito abbastanza bene…” Il giovane rimane in silenzio qualche secondo prima di continuare, abbassando un po’ la voce “Grazie per avermi riportato a casa e…” abbassa lo sguardo sulle mani “Scusa per le cose senza senso che ho detto…” mormora lentamente “Purtroppo ricordo tutte le stronzate che sono riuscito a buttar fuori in poco più di mezz’ora.” Miller sorride debolmente.

“Ricordi tutto quello che è successo?” La voce di Sean suona distante e poco interessata.

“Sì, credo di sì… per lo meno non mi sembra di esser andato in giro nudo, per fortuna.” Ridacchia il moro mentre Davies inspira bruscamente, l’espressione del viso un po’ tesa.

“Ehm, ascolta, io…”

“Ho fatto qualcosa?” Lo interrompe Yuri, allarmato.

Sean scuote la testa “No, vedi, io...”

“Ti prego, dimmi che non ti ho insultato!” Esclama il giovane con gli occhi spalancati, facendo irritare il biondo che inspira profondamente e stringe il volante fra le mani prima di sbottare “No, tranquillo, mi hai solo fatto una proposta indecente!”

Le parole di Sean rimbombano all’interno dell’abitacolo e il giovane lancia un’occhiata furiosa al ragazzo accanto a lui, cambiando espressione nel vederlo impallidire.

“Quando Alissa mi ha detto di non fare cavolate… intendeva, forse, una cosa tipo questa?” Si chiede Davies irrigidendosi e avvertendo un fastidioso rimescolio nello stomaco.

Una risata nervosa riempie il silenzio “Dici davvero?” Yuri sorride un po’ a fatica “Credo di aver dimenticato la cosa più imbarazzante… furbo, no?” Continua spostando lo sguardo fuori dal finestrino.

Sean lo guarda di sfuggita, riuscendo a notare il repentino cambio di espressione e di colorito.

“Spero almeno di essermi solo limitato a parlare…” La risata di Yuri è un po’ isterica.

Davies trattiene il fiato; non ha più guardato l’altro ma percepisce chiaramente gli occhi scuri puntati su di lui.

“Stavo scherzando…” mormora debolmente, avvertendo un acuto senso di colpa stringergli il petto.

“Cosa…?”  la voce dell’altro è poco più di un sibilo.

Sean lancia un’occhiata alla strada e parcheggia nelle vicinanze del pub; chiuso non sembra diverso da una casa qualunque.

“Ho detto che ti stavo solo prendendo in giro. Scusa, è stato immaturo da parte mia.” Borbotta nuovamente, fissando lo sterzo.

“Ah…” Yuri rimane a guardarlo in silenzio per un attimo “Se è così va bene.” Dice con voce calma, facendo girare il biondo.

“Grazie per avermi accompagnato.” Esclama velocemente, con un sorriso, aprendo la portiera “Cerca di riposare un po’.” Aggiunge muovendo la mano in segno di saluto, prima di allontanarsi.

Sean lo segue con lo sguardo, con aria confusa e accigliata. “Perché?” Si domanda con una punta di irritazione “Perché diavolo fa così?” Urla colpendo con violenza lo sterzo e scendendo dal mezzo.

“Se la cosa ti infastidisce dovresti dirlo!” Sbotta il biondo raggiungendo Yuri che si limita a lanciargli un’occhiata.

“Che ci fai ancora qui?”  

“Smettila di comportanti in questo modo!” Il giovane afferra Miller per un braccio, trattenendolo.

“Comportarmi come, Sean? Non so di cosa tu stia parlando.” Borbotta Yuri inspirando e lasciando vagare lo sguardo oltre il ragazzo, che stringe la presa.

“Guardami! E una buona volta dì quello che pensi veramente, senza prendere in giro chi ti circonda con quell’aria bonaria. Se sei incazzato dillo, maledizione!” Esclama Sean con aria accigliata, avvertendo l’improvvisa tensione dell’amico.

Miller respira velocemente “Chi ti dice che la cosa mi causi problemi?” Sibila prima di puntare gli occhi scuri sull’altro “Chi ti dice che quello che mi hai detto mi abbia anche solo minimamente scalfito? Chi pensi di essere per impormi cosa dire e cosa pensare?” Yuri stringe i pugni, facendo una smorfia ironica “Sto bene, anzi, benissimo e non mi sembra il caso di fingere una rabbia che non ho solo per farti un piacere.”

“Stronzate.” Mormora Sean fra i denti “Sono solo un mucchio di stronzate e ne sei perfettamente consapevole. Non capisco perche ti ostini con questa farsa… non sei stato tu a dire che a volte è meglio sfogarsi piuttosto che trascinarsi dietro dei fantasmi? O forse… forse per questo non ne vale la pena…” Davies lascia andare il braccio del ragazzo “Sì, penso che sia questa la risposta… che idiota.” Accenna un sorriso “Tante parole per nulla…”

“Lasciamo perdere.” Sbotta Yuri prima di abbassare il tono della voce “Vado a riprendere l’auto… e tu dovresti andare a riposare, hai davvero un’aria stanca.” Sussurra il moro prima di allontanarsi.

Sean continua a fissarlo finché non riesce più a distinguerlo dal resto del panorama; deglutisce a fatica e serra i pugni, avvertendo una dolorosa morsa alla bocca dello stomaco. “Sì, hai proprio ragione.”

 

“Grazie e arrivederci!” Esclama Sean con un lieve sorriso prima di togliere la tazzina da caffè dal bancone e pulirlo con uno straccio.

“Davies, due espressi, uno decaffeinato e un succo d’arancia.” Una ragazza con un grembiule nero attorno alla vita poggia davanti al giovane un vassoio con tre bicchieri vuoti.

“Subito.” Annuisce Sean, cominciando a trafficare con la macchina del caffè.

“Questo è l’orario che odio di più.” Mormora il biondo, lanciando un’occhiata al bar pieno.

“Non c’è un attimo di respiro.” Afferra due tazze e preme il pulsante per l’erogazione del caffè.

“Sean, tre macchiati, un cappuccino, una brioche e due ristretti.”

Il ragazzo si volta di scatto “Ehi, un attimo, mi sono perso al cappuccino.”

La ragazza si ferma e torna indietro, ripetendo nuovamente l’ordine prima di allontanarsi verso un tavolino che è stato appena occupato.

“Dannazione.” Sean scuote la testa, ripentendosi mentalmente quello che serve prima di sbuffare.

“Possibile che non abbia ancora recuperato? Ormai sono passati due giorni dalla nottataccia, perché mi sento ancora fisicamente a pezzi?” Pensa con un cipiglio, adagiando sul bancone il vassoio con ciò che gli è stato chiesto e passando un braccio sulla fronte.

Lancia uno sguardo nel locale sussultando lievemente “Ma porca…” biascica nel riconoscere  la chioma rossiccia di Alissa; con lei ci sono Lilian, Yuri ed Eric. 

“Ma proprio qui dovevano venire…” Sospira, cercando di concentrarsi sul lavoro da svolgere.

“Non che potessi sperare di evitarlo per sempre però, dopo la discussione dell’altro giorno…” Sean chiude un attimo gli occhi “Che discorsi stupidi, non sono più un moccioso, sono in grado di affrontarlo senza crisi isteriche.”

“Sean?”

Il ragazzo scatta ritrovandosi a fissare Eric come se fosse un fantasma.

Apre la bocca, balbettando qualcosa di incomprensibile prima di schiarirsi la voce “Eric, ciao!”

“Così è qui che lavori?” Il giovane lo guarda con aria sorpresa e Sean afferra lo straccio, cominciando a pulire macchie immaginarie.

“Già, lavoro qui, però ti sarei grato se evitassi di dirlo ai tuoi accompagnatori.”

L’altro gli rivolge un’occhiata confusa.

“Sai, c’è tanta gente, potrei imbarazzarmi e far cadere qualcosa.” Borbotta velocemente Davies con una smorfia.

“Oh… oh, sì, capisco… beh, allora ritorno al tavolo senza far parola!” Il giovane afferra una bustina di zucchero di canna e si allontana.

“Grazie Eric.” Mormora Sean senza alzare lo sguardo, ritrovandosi a sospirare “Ben fatto, signor coniglio impaurito.” Lancia con irritazione lo strofinaccio nel lavabo e asciuga le mani contro il grembiule.

“Ma poi che diavolo è quella? Un’uscita a quattro? Non aveva detto solo pochi giorni fa che Lilian stava diventando troppo appiccicosa? O forse, in realtà, gli piace farsi desiderare… accidenti!” Il biondo, poggia con violenza due tazzine, rischiando di far cadere il caffè “Se Eric parla lo avveleno.” pensa prima di inspirare profondamente “Non diciamo sciocchezze… sono io che devo darmi una calma…”

Davies fissa con eccessiva intensità il piattino che ha in mano prima di ridacchiare “Un’uscita a quattro? Che razza di cose penso? Sembro una tredicenne gelosa…” Il sorriso scompare dalle sue labbra “Meglio lasciar perdere.” 

Con la coda dell’occhio vede i quattro amici alzarsi; con uno scatto si inginocchia, aprendo il frigo delle bevande, completamente nascosto dal bancone. Nel sentire la porta aprirsi e richiudersi tira un sospiro di sollievo e si lascia scappare un sorriso amaro, ritornando ad occuparsi delle ordinazioni.

“Sean, sono pronti quei caffè?”

“Certo, arrivano!” Esclama avvertendo la presenza della ragazza dietro le sue spalle.

“Ecco i…”

“Ciao Sean.” Yuri gli sorride mentre la giovane accanto a lui afferra le tazze che Davies ha in mano, prima di allontanarsi.

“Ciao…” Borbotta il biondo abbassando lo sguardo sulle stoviglie.

“Così è questo il tuo lavoro part-time.”

“Esattamente… è questo; ora scusami, ma avrei dei cocktail da preparare.”

“Quando sono entrato non mi ero accorto che fossi tu e all’uscita ti ho visto solo per un attimo prima che sparissi sotto il bancone, così sono tornato a controllare.”

“Ma bravo, complimenti Sherlock Holmes…” mormora Davies continuando a prestare attenzione ai bicchieri che ha davanti. “Comunque ti conviene andare o Lilian si stancherà di aspettare.”

“Lilian? Vorrai dire Alissa! Ero con lei in libreria quando abbiamo incontrato Lilian ed Eric.”

“Una vera coincidenza, no?” dice con tono acido Sean alzando lo sguardo su Yuri che si limita a scrollare le spalle con un sorriso “Per Alissa è stato un vero colpo di fortuna, credo.”

“Sì, come no…”

“Ad ogni modo, volevo darti questo.” Miller tira fuori dalla tasca dei jeans un foglio piegato più volte e lo porge a Sean. Gli occhi verdi lo guardano a mala pena prima che il giovane lo poggi distrattamente vicino alla cassa.

“È il volantino di un concerto di beneficenza. Si terrà questo fine settimana.”

Sean annuisce con un mormorio indistinto.

“Bene, ora vado… scusa il disturbo.” 

“Yuri.” Sean spalanca gli occhi rendendosi conto con attimo di ritardo di aver chiamato il ragazzo che ora lo fissa, in attesa.

“E… no, nulla.” Scuote la testa, avvertendo la nota di panico nella sua voce.

Yuri socchiude le labbra e fa per muovere un passo per avvicinarsi nuovamente al bancone ma si ferma “Buon lavoro.” Bisbiglia, allontanandosi, con Davies che rimane a fissare la porta del bar anche quando ormai si è chiusa da un pezzo.

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Capitolo 8
*** VIII Movimento- Moderato espressivo ***


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VIII Movimento- Moderato espressivo

 

pochi giorni prima

 

Legge di Faraday-Neumann. Ogni qual volta il flusso d’induzione magnetica concatenato con un circuito varia col tempo… non ho intenzione di andarci…” Sean si blocca, gli occhi che guardano le parole scritte senza riuscire a leggerle “Dannazione, ho perso di nuovo il segno.” Si lamenta mordicchiando nervosamente la matita che ha in mano poggiandola sul libro che ha sulle gambe. Sbuffa e massaggia gli occhi stanchi, lanciando un’occhiata all’orologio.

“In due ore non sono riuscito a finire nemmeno un capitolo… è inutile.” Biascica chiudendo il volume e lasciandolo cadere a terra, prima di poggiare la schiena alla testiera del letto.

“Il concerto inizierà fra poco…” sposta lo sguardo sul soffitto, rimanendo in silenzio come in attesa che una risposta arrivi all’improvviso sulla superficie bianca.

“Si è comportato come se non fosse successo nulla, come se non avessimo discusso… evidentemente a lui non frega molto quello che detto…” Il giovane sospira, esasperato “O più probabilmente sono io ad essermi comportato da moccioso immaturo e continuare a rivangare sull’accaduto non fa che dimostrare la mia stupidità.” Davies scompiglia con furia i capelli “Dannazione perché mi sono comportato in quel modo irritante al bar? Come se mi avesse fatto qualcosa, accidenti.” Nasconde il viso con una mano “In fondo è colpa sua, è lui che mi fa farneticare in questo modo.”

Socchiude le labbra, rimanendo in silenzio prima di cominciare a ridacchiare nervosamente “Certo, diamo anche la colpa agli altri, adesso, un’altra prova di maturità, Sean, complimenti, stai superando te stesso.” Borbotta fra sé. “Perché mi sto comportando così? Perché?” Il giovane si alza dal letto con uno scatto, cominciando a camminare con aria inquieta per la stanza.

“Non è logica la risposta?” Urla gesticolando al nulla. “Cioè, faccio scenate… insomma, non proprio, però…mi incazzo per nulla e voglio evitarlo, dannazione!” Sbraita bloccandosi a fissare il pavimento, avvertendo un brivido lungo la schiena “Se Jennifer venisse a raccontarmi una cosa del genere che le risponderei?” Sussurra, improvvisamente teso “Ovviamente che ha una cotta colossale.” Fa una smorfia “Oh, andiamo!” Esclama sbuffando “Perché dovrei essere attratto da Yuri, diamine!”

Davies cerca di sorridere “Mi piace come suona, e allora? E sì, devo ammettere che ha un bel viso, però…” la sua voce si riduce ad un sussurro.

Si avvicina nuovamente al letto con passo strascicato, sedendosi e chiudendo gli occhi “Mi piace la sua espressione quando è immerso in un pezzo.” Pensa rivendo Yuri seduto al piano “E le sue labbra sono morbide… e dolci.” Inumidisce piano le sue prima di aprire gli occhi con uno scatto “Idiota, aveva appena finito di bere qualche intruglio alla frutta, ovvio che aveva le… le labbra… merda.” Sean deglutisce muovendo le gambe, a disagio. Un fruscio gli fa spostare lo sguardo sul pavimento, dove è appena caduto un foglio spiegazzato.

Il giovane si sporge e lo apre con sguardo assente, fissando le parole senza leggerle realmente.

Il viso sorridente ma esausto di Miller fa irruzione nella sua mente “Prometti che mi chiuderai a chiave da qualche parte se verrò incastrato di nuovo in questo modo!” Esclama la sua voce e Davies si ritrova ad annuire.

“Aveva detto proprio così: di chiuderlo a chiave.” Sorride suo malgrado, stringendo con forza il foglio che si stropiccia ulteriormente. “E va bene.” Sospira “Tanto lo studio mi ha dato buca.”

 

Sean sposta lo sguardo senza prestare realmente attenzione al gran numero di persone presenti nella sala. Avverte la tensione stringergli lo stomaco, come prima di un esame, e il pensiero gli strappa una smorfia contrariata.

“Sean!”

La voce di Alissa lo fa girare di scatto prima che il giovane riesca a vederla mentre agita un braccio per attirare la sua attenzione. Nell’avvicinarsi nota, seduti vicino a lei, Eric, Lilian e Kate.

“Perfetto.” Pensa tra se “Se a fine concerto usciremo di qui insieme sembreremo tre splendide coppiette.” Saluta distrattamente gli amici e con una certa urgenza di china verso Alissa: “Dov’è Yuri?” 

“Beh, dietro le quinte, dove vuoi che sia?”

“Capito, grazie!” Annuisce Davies, allontanandosi e ignorando la ragazza che urla “Fermo, non puoi andarci adesso, aspetta che suoni, prima!”

Sean, si fa largo fra le persone ancora in piedi e con uno scatto improvviso afferra per un braccio il ragazzino che sta per entrare dietro il palco.

“Ehi!” Protesta il giovane lanciando un’occhiataccia al biondo che gli rivolge un sorriso tirato.

“Scusa, potresti chiamarmi una persona?” Domanda lasciandolo andare.

“Va bene.” Mormora l’altro massaggiando un po’ l’arto.

“Si chiama Yuri Miller, sono un suo amico.”

Il ragazzino annuisce e Sean non riesce a dir nulla che scompare oltre il pesante tendaggio.

Davies inspira profondamente, muovendo le gambe con fare nervoso “Che diamine mi prende… accidenti…”

“Davies!”

Il giovane alza lo sguardo nel sentirsi chiamare e socchiude la labbra davanti all’espressione sorpresa di Yuri.

“Ciao, scusa se ti ho fatto chiamare.”

“Non c’è problema.” L’altro muove un passo verso Sean “A dire la verità pensavo fosse Alissa…” rimane qualche attimo in silenzio prima di continuare, abbassando un po’ la voce “Ero quasi convinto che non saresti venuto.”

Sean scuote le spalle “Anche io…però poi mi sono ricordato di una cosa…” Esita un attimo prima di continuare “Dopo un concerto, qualche anno fa, mi hai chiesto di chiuderti a chiave in una stanza se ti fossi ritrovato incastrato in una situazione stressante tipo questa.” Il giovane fa una smorfia “Ed eccomi qui.” Mormora sentendosi improvvisamente stupido sotto lo sguardo confuso di Yuri che stringe la striscia di tessuto nero che gli penzola sulla camicia candida.

“Questo mi solleva.” Esclama di colpo Miller, sorridendo apertamente al biondo che lascia andare il fiato. “Allora tieni pronto, mi raccomando. Al momento non avverto ancora la necessita di fuggire, ma non si sa mai.”

Sean annuisce, abbozzando un sorriso “Contaci…” borbotta mordendo piano il labbro “Hm… ti serve una mano con quella?” Domanda indicando con un gesto del capo la cravatta slacciata che pende dal collo di Yuri.

“Beh, sì, grazie. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma non sono capace di fare il nodo… prima che arrivassi stavo per chiedere aiuto al presentatore.” Borbotta con un sospiro mentre Sean gli lancia un’occhiata divertita, andandogli alle spalle e afferrando i due pezzi di stoffa, cominciando ad annodarli.

“Hai visto gli altri?”

Davies, annuisce “A dire il vero è Alissa che ha trovato me…” Mormora avvertendo Yuri irrigidirsi di colpo. “Ti sto soffocando?” Domanda con un po’ d’apprensione, smettendo di legare il nodo.

Miller scuote appena il capo e questa volta è Sean che avverte la tensione impadronirsi del suo corpo. “Merda.” Pensa, rendendosi conto in quel momento di star bloccando le braccia di Yuri con le proprie; la guancia premuta sul collo del moro per poter legare la cravatta. Stringe le labbra, cercando di concentrarsi per portare a termine il suo compito, ignorando le pulsazioni impazzite; si ritrova ad inspirare a fondo e il profumo di Yuri gli annebbia per qualche istante la mente facendogli desiderare di rimanere così ancora per un po’.

“Sean…?”

Il biondo si scuote, lasciando di colpo la cravatta ormai terminata e muovendo qualche passo indietro, improvvisamente accaldato.

Solleva lo sguardo su Miller, leggendogli sul viso arrossato lo stesso imbarazzo in cui si sente sprofondare. Fa per avvicinarsi nuovamente all’amico, esclamando, in un impeto improvviso “Devo dirti una cosa.” La stretta alla bocca dello stomaco gli fa rimpiangere di aver parlato.

“E adesso?” Si chiede in preda al panico “Se mi limitassi a fargli l’in bocca al lupo?” Sean sbatte velocemente le palpebre prima di dire, con voce insicura “L’altro giorno, in macchina, prima che me ne uscissi con quella frase infelice, stavo per dirti una cosa…”

Yuri annuisce, con l’aria di chi cerca di riprendere il controllo di sé.

Davies rimane qualche attimo in silenzio prima di stringere i pugni e ricominciare a parlare velocemente “La sera che ti sei ubriacato, mentre ti riaccompagnavo, ti sei addormentato e… io… credo di averti baciato…” Spalanca gli occhi, allarmato “Cioè, non è stato nulla di… nel senso… ti ho appena sfiorato le labbra, però…” Sean inspira violentemente “Non avrei dovuto, ho…”

“Yuri, è ora!”  

Una donna con un lungo vestito azzurro afferra Miller per un braccio.

“Aspetta!” Esclama Davies, agitato, fissando il viso turbato dell’amico mentre l’altra lo trascina dietro le quinte.

“No, aspetta, devo finire di… Yuri…” Sean fissa il tendaggio verde scuro dietro il quale è sparito Yuri. “Merda.” Geme debolmente il biondo. “Cos’ho fatto?”  

 

Il giovane prende posto a concerto ormai iniziato, ma la musica gli arriva alle orecchie solo come un lieve ronzio. Sean non riesce a togliersi dalla testa l’espressione di Yuri, l’aria frastornata dopo le sue parole. “Se avesse avuto il tempo sarebbe riuscito a tirar fuori una delle sue espressioni serene?” Si domanda torturando nervosamente le mani “Avrei dovuto portarlo via davvero.” Scuote la testa avvertendo il pressante bisogno di guardare in viso l’amico. “Questa volta non mi tirerò indietro… questa volta non mi nasconderò…”

“Adesso tocca a Yuri.”

Eric, seduto vicino a lui, sussurra sommessamente, facendogli alzare gli occhi sul palco.

Sean fissa il moro che si avvicina al piano con passo sicuro, prendendosi qualche secondo di silenzio prima di cominciare.

Rapsodia ungherese n. 2 di F. Liszt.” Ripete mentalmente Davies, ripensando alle parole del presentatore. “Un pezzo che non ho mai sentito.” Lo sguardo non perde di vista il ragazzo immerso nella melodia “Perse nel suo mondo, come sempre.” Riflette fra sé. “Anche se…” Sean scuote la testa nel tentativo di allontanare la fastidiosa sensazione di disagio. Le mani di Yuri si alzano e abbassano ritmicamente sui tasti, prima lentamente poi aumentando sempre più la velocità in un crescendo di vibrazioni e sfumature.

“Non è lui.” Si ritrova a pensare all’improvviso Sean, con un sussulto, socchiudendo le labbra prima di fare una smorfia “Che idiozia, certo che è lui.” Si da’ mentalmente dello stupido, ma questo non riesce ad allontanare il sottile senso di malessere che gli stringe la bocca dello stomaco. “Dannazione, non riesco a capire cos’è che non va…” sussurra appena.

“È impreciso!” Sibila la voce di Alissa, come per rispondere alla sua domanda indiretta.

Davies si volta meccanicamente verso la ragazza, che continua a fissare il palco, accigliata.

“Ali, che dici?” La voce di Eric è quasi infastidita.

“Sembra posseduto.”

Sean avverte la lieve risata di Eric alle parole di Alissa, ma la cosa non lo diverte. Lancia uno sguardo al giovane che sta ancora suonando e con un sussulto ascolta l’amica mormorare “Non l’ho mai sentito così fuori forma.”

Il biondo deglutisce a fatica, cercando di concentrarsi sulla musica, ignorando le parole appena ascoltate “A me non sembra che il suono abbia qualcosa di sbagliato.” Dice fra sé senza però riuscire a sentirsi tranquillo. Si agita lentamente sulla poltroncina, come se fosse diventata improvvisamente scomoda “Però è vero che c’è qualcosa di strano… non so se io e Alissa intendiamo la stessa cosa.” Il giovane comincia ad aprire e chiudere le dita, con fare nervoso. Ispira lentamente, nel tentativo di calmarsi, ma non riesce a star fermo, gli occhi che guizzano senza sosta da Yuri, al piano, fino alle sue scarpe che tamburellano sul pavimento.

Il pezzo si conclude in un crescendo vertiginoso, lasciando improvvisamente la sala nel silenzio che viene seguito a ruota dagli applausi.

Sean scatta in piedi senza pensarci, cominciando a camminare.

Si sente afferrare per un braccio, ritrovandosi dietro alla poltrona di Alissa, con la ragazza che lo blocca, fissandolo con aria preoccupata.

“Non credo sia una buona idea, Sean.” Scuote lentamente la testa. “Dagli il tempo di riprendersi e alla fine del concerto andremo via tutti insieme…”

Davies fissa gli occhi azzurri che lo guardano pacatamente e morde piano un labbro, stringendo i pugni. “Devo andare.” Mormora solamente, strattonando appena il braccio e liberandolo dalla presa di Alissa che spalanca gli occhi. “Sean, per favore, lascialo in pace.”

Avverte appena le parole dell’amica, mentre si allontana, puntando verso il retro del palco facendo in tempo a vedere Miller che attraversa l’uscita d’emergenza, prima che la porta antipanico si chiuda alle sue spalle.

L’aria fresca che gli colpisce improvvisamente il viso lo fa sospirare di sollievo.

Sean respira a pieni polmoni un paio di volte prima di avvicinarsi al giovane seduto sul bordo del marciapiede, sul lato opposto della strada; l’unico lampione presente getta un fascio giallognolo tutt’intorno, dando a Yuri quasi un’aria spettrale.

Il moro ha il viso nascosto fra le mani e Davies si sente gelare.

“Ottima esibizione, Miller, degna di un fallito.” Mormora con aria tetra facendo incupire Sean che lo raggiunge con poche falcate “Vuoi che ti picchi?” Sbotta il giovane con più irruenza del previsto.

Yuri alza la testa con uno scatto, esibendo un’espressione stupita “Cosa?... Sean, che ci fai qui?”

L’altro agita una mano “Non è questo il punto: ti avevo detto di non voler più sentirti dire di essere un fallito.” Riprende il biondo con più calma prima che la voce gli diventi un sussurro “Pensavo… stessi piangendo…”

Miller socchiude le labbra, basito, gli angoli della bocca che si muovono nell’imitazione di un sorriso. “Non esagerare ora… comunque è vero che sono un fallito.” Dice con tranquillità irritando l’altro “Yuri, piantala! È solo colpa mia, non avrei dovuto parlare… almeno non prima del concerto.” Sean stringe i pugni, irrigidendosi “Ultimamente non faccio che dire e fare stronzate, mi dispiace.” Mormora abbassando lo sguardo a terra.

“Sai, solitamente quando mi siedo davanti al pianoforte riesco a dimenticare tutto il resto, quasi come se entrassi in un’altra dimensione; relego qualsiasi pensiero, preoccupazione o ansia in un angolo dimenticato del mio cervello e riesco a concentrarmi solo su quello che devo suonare…” Miller sospira mestamente “Questa volta non devo essermi concentrato abbastanza, non sono riuscito a tenere a freno le mie emozioni e ne ho pagato le conseguenze… non posso addossare la colpa che a me stesso…”

“Ma…” Davies ritorna a guardare l’amico con aria agitata.

“Dovevo essere in grado di ritrovare la calma almeno per la durata del pezzo, e non ci sono riuscito, è questa la verità.” Yuri sorride amaramente, stringendosi nelle spalle.

“Il mio però è stato un pessimo tempismo e per questo ti chiedo scusa.” Borbotta Sean, ancora ritto davanti al giovane.

“Sì, giusto un po’.” Il moro parla pacatamente, con lo sguardo fisso a terra “Toglimi una curiosità…” Mormora mordendo piano il labbro inferiore “Secondo te come ho suonato?” Domanda abbassando ancora di più la voce prima di alzare di scatto lo sguardo sul biondo “E sii sincero, per favore.”

Sean rimane qualche attimo in silenzio per poi inspirare a fondo “Forse Alissa sarebbe più idonea per rispondere…” Sposta il peso da un piede all’altro “Io non avevo mai sentito prima quel pezzo e quindi non so dirti se hai sbagliato qualche nota o meno, però…” Gli occhi verdi vagano senza sosta prima di fermarsi su un punto imprecisato del marciapiede “Però, davvero, non sembravi tu…” Davies inarca un sopracciglio “Non so come spiegarti, ma le sensazioni che normalmente provo quando ti ascolto suonare… beh, stasera erano completamente diverse… anzi, forse non ho provato nulla…” Il giovane scompiglia i capelli, un po’ in difficoltà “Non credo fosse colpa del mio stato emotivo… io… è difficile da spiegare, forse ti sembrerò pazzo…” Lancia un’occhiata a Yuri e rimane in silenzio di fronte all’espressione stupita dell’amico che socchiude più volte la labbra prima di riuscire a bisbigliare “Ho capito… quindi avevo ragione…”

Miller sposta lo sguardo sull’edificio di fronte a lui e chiude gli occhi.

Sean rimane a fissarlo con aria tesa e stringe con forza i pugni quando gli occhi scuri ritornano su di lui. 

“Scusa, Sean… vorrei rimanere solo…” mormora piano Yuri e Davies avverte una morsa allo stomaco.

“Potresti…”

“Certo!” Esclama subito Sean, senza lasciar finire l’altro. Muove istintivamente un passo indietro, con un sorriso tirato “Scusa se ti ho infastidito… probabilmente ero l’ultima persona che avevi voglia di vedere…” Rimane qualche secondo a guardare Yuri, che non accenna a muoversi. “Allora, ci… ci vediamo.” Aggiunge velocemente, prima di voltarsi e allontanarsi.

 

 

 

 

 

Brani citati

Rapsodia ungherese n. 2 in Do diesis minore- F. Liszt

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Capitolo 9
*** IX Movimento- Allegretto ***


Nuova pagina 1

IX Movimento- Allegretto

 

Qualche ora prima

 

“Devo parlarti!”

Sean posa la tazzina del caffè sul vassoio e alza gli occhi su un’Alissa dall’aria infuriata.

“Come mai qui?” Chiede a mezza voce, mentre l’altra incrocia le braccia al petto.

“Ho bisogno di parlare con te.”

Il ragazzo annuisce “Certo, dopo che avrò finito il mio turno.”

“No, adesso!” Sibila Alissa, poggiando le mani sul bancone e sporgendosi verso il giovane, che sospira.

“Se non l’avessi notando, sto lavorando: dovrai aspettare.” Sean continua a riempire bicchieri e tazzine lanciando brevi occhiate all’amica.  

“Sean Davies, trova un cavolo di sostituto o…”

“Ok, ok, non c’è bisogno di usare quel tono minaccioso.” Il giovane si lascia sfuggire una smorfia “Allie, scusa.” Sospira slacciando il grembiule “Puoi coprirmi per qualche minuto?” Chiede alla ragazza che sta arrivando e che annuisce senza fermarsi.

“Andiamo di là.” Mormora Sean facendo segno all’amica di seguirlo.

Non appena la porta del magazzino si chiude alle loro spalle Alissa domanda “Cosa ti è saltato in testa?”

“Eh?”

“Ti avevo detto di non fare cavolate e tu hai pensato bene di non darmi ascolto, vero?”

“Alissa, te lo chiedo per favore, parla chiaro!” Sean massaggia una tempia con aria annoiata guadagnandosi un’occhiataccia.

“E va bene.” Sibila la giovane “Visto che fai il finto tonto te lo dirò nel modo più semplice possibile: lascia in pace Yuri.”

Davies spalanca gli occhi, sorpreso “Cosa?”

“Quello che ho detto. Che diavolo pensavi di dimostrare mandandolo in confusione durante il concerto?” Alissa rimane qualche attimo a fissare l’espressione basita del giovane prima di continuare “Pensavi che non me ne sarei accorta? Sei l’ultima persona con cui ha parlato prima di salire sul palco… ed ha suonato in una maniera orribile, e sei stato il primo a voler a tutti i costi parlargli, dopo… per poi sparire. Non hai idea in che condizioni è ritornato da noi.”

Sean deglutisce a fatica “Come… co…” Muove un passo verso la ragazza, afferrandola per le spalle “Che vuoi dire?”

Alissa lo fissa negli occhi, accigliata. “Non so precisamente che cosa tu gli abbia detto, Yuri non ne ha voluto far parola, però, da quel poco che son riuscita a tirargli fuori ho abbastanza chiara la situazione; avevo già sospettato qualcosa, per questo ti avevo pregato di non comportarti stupidamente.” La giovane si lascia sfuggire una smorfia “Ma non è servito a un bel niente. Voglio un gran bene a Yuri e so che molto spesso dietro i suoi sorrisi si nasconde ben altro, quindi…” stinge con forza i pugni “Non snervarlo con sentimenti confusi e contraddittori, o giuro che ti prendo a calci.”

Sean sbatte velocemente le palpebre, muovendo qualche passo indietro “Sentimenti confusi e contraddittori?” Domanda con un sorriso ironico “Tu non sai neanche di che stai parlando, Alissa.” Scuote la testa “Fai irruzione sul mio posto di lavoro, blaterando idiozie su ciò che secondo te provo…” Davies abbassa lo sguardo, stringendo le labbra prima di continuare “Probabilmente… anzi, è un dato di fatto: ho commesso degli errori, però non puoi venire qui a impormi certe cose… non ora Alissa.”

“Oh, è qui che ti sbagli, Sean, io non ti sto imponendo proprio nulla… la mia potresti chiamarla più una minaccia: lascialo in pace.”

La ragazza sostiene lo sguardo irritato che gli rivolge Sean a quelle parole e, con un sussurro, aggiunge “Per un po’ è meglio se non ti fai vedere…” Muove un passo verso la porta, poggiando la mano sulla maniglia “Ora scusa, ma devo andare.” Borbotta velocemente, lasciando la stanza.

Davies continua a fissare davanti a sé senza riuscire a far nulla. “Surreale.” Pensa “Non posso farlo… non posso nascondermi di nuovo.” Ritorna meccanicamente dietro il bancone, ringraziando di sfuggita Allie e afferra di riflesso il grembiule “Non può impedirmi di far nulla, lei. Non ho più intenzione di scappare.” Mormora con un cipiglio stringendo con forza la stoffa tra le mani.

 

“Capo, prendo da bere e vado!” Esclama Sean aprendo il vano frigo afferrando una lattina di birra.

“Va bene, ci vediamo domani!”

La voce profonda risuona debolmente nel locale e Davies accenna un sorriso lasciando cadere delle monete nel registratore di cassa e rimettendo il portafogli nella tasca posteriore dei jeans mentre esce dal bar.

Sorseggia con calma la bevanda, lo sguardo che scivola intorno privo di interesse per ciò che lo circonda “Che giornataccia.” Pensa con un sospiro “O meglio, lo è diventata quando è arrivata Alissa; se pensa di intimorirmi con le sue minacce ha sbagliato persona.” Una smorfia gli fa arricciare la labbra prima che la sua espressione cambi radicalmente.

“Yuri…” mormora riconoscendo il giovane, fermo davanti all’entrata di una libreria poco più avanti.

Sean muove un passo, intenzionato a raggiungerlo, prima che l’arrivo di Alissa lo faccia fermare nuovamente.

 

* * *

 

“E sono esploso…” La voce è poco più di un sussurro.

Sean chiude gli occhi portando le mani dietro la testa e affondando maggiormente sul divano.

Avverte ancora la pressione delle labbra dell’amico sulle proprie, il loro sapore, e gli sfugge un sorriso; la voce di Yuri risuona ancora nella stanza, il suo profumo sembra gli si sia incollato addosso.

“Credevo che tornare indietro col pensiero a tutto quello che è successo mi avrebbe calmato un po’ ma ho avuto torto marcio, dannazione.” Scuote la testa “Meglio smetterla qui.” Sussurra respirando a fondo per calmare il battito del cuore mentre sposta lo sguardo all’interno dell’appartamento in cerca di una distrazione.

“Ah!” Esclama colto da un pensiero improvviso “Dovrò chiedere scusa ad Alissa… e dirle che aveva perfettamente ragione.” Fa una smorfia sghignazzando lievemente “Spero non mi rinfaccerà questa storia per troppo tempo…” Massaggia piano la testa, inarcando un sopracciglio “Sarà ancora lì ad aspettare il ritorno di Yuri?” Quel pensiero lo fa sospirare mestamente “Mi auguro che le abbia mandato un messaggio appena uscito di qui o se la prenderà anche con lui…”

Il viso del moro ritorna prepotentemente nella sua mente “Accidenti, Sean, smettila!” Borbotta a mezza voce, alzandosi dal divano “Cerca di trattenerti…” si dice, ancora, aprendo il frigo e afferrando una bottiglia d’acqua che gli rimane ferma a pochi centimetri dalla bocca.

Davies curva le labbra in un sorriso “Porta pazienza…” bisbiglia  “Almeno fino a domani…”

 

 

Sean scende dall’auto e rimane a fissare l’abitazione per qualche secondo, inspirando profondamente e chiudendo lo sportello.

“Maledizione, perché dovrei essere nervoso?” Si domanda con un cipiglio, infilando le mani nei jeans leggeri.

La porta di casa Miller si apre di colpo, facendo fermare Sean sul primo scalino.

Il giovane si ritrova a fissare la madre di Yuri per qualche secondo “Salve signora Miller!” Esclama dopo un attimo di sorpresa.

La donna gli rivolge un sorriso “Ciao Sean, come stai? È un po’ che non ti vedo.”

Davies scrolla le spalle “Sto bene, grazie… sono stato un po’ impegnato, ultimamente.” Borbotta velocemente evitando lo sguardo della donna che si limita ad annuire.

“Scusami, devo andare, mio marito mi sta aspettando…” la signora scende qualche gradino, facendo una smorfia “Yuri è al piano come suo solito, entra pure senza problemi.” Aggiunge salutando il giovane con una mano.

Sean farfuglia un “Va bene.” in risposta, avvertendo già il lieve suono del pianoforte all’interno dell’abitazione.  

Mentre si avvicina alla stanza Sean si ritrova a sorridere, riconoscendo il brano che solo poche settimane prima lo aveva fatto allontanare in tutta fretta “Come un marmocchio spaventato.” Pensa spingendo piano la porta, ritrovandosi a fissare la schiena di Yuri, assorto nell’esecuzione.

“-Vicino a me-… disgustosamente romantico.” Si dice, cercando di ignorare la pelle d’oca mentre si avvicina all’altro, le potenti vibrazioni del piano che continuano a farlo rabbrividire.

Socchiude gli occhi quando è ormai a meno di un metro da Miller e rimane fermo ad ascoltare fino alla fine del brano. Inspira lentamente lasciandosi sfuggire un sospiro “Pensavo l’avessi dedicato a me questo pezzo e ora lo suoni senza che io sia presente!?” Sbotta con finta irritazione facendo voltare di scatto Yuri, gli occhi spalancati per lo spavento.

“Sean! Dannazione!” Esclama il giovane con un cipiglio nervoso “Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo non ci fosse nessuno in casa!”

Il biondo annuisce “Ho incontrato tua madre mentre usciva.” 

“Capisco…” Yuri scrolla le spalle con un mezzo sorriso “È una sorpresa vederti; è passato solo un giorno, non pensavo ti saresti presentato qui così presto.”

Sean muove un passo, con un ghigno poco amichevole “Mi stai forse dando del codardo, Miller?”

Il moro continua a fissarlo mentre sussurra un “Chi lo sa.” Il viso che gli si illumina mentre gli occhi ridono per lui.

Davies socchiude le labbra smettendo per un attimo di respirare di fronte all’espressione dell’amico “Merda...” Pensa deglutendo a vuoto e muovendo piano la testa per scuotersi  “Allora?” Domanda distogliendo lo sguardo “Non suoni di nuovo?”

Yuri si limita ad annuire prima di girarsi verso i tasti, ritornando a far risuonare nella stanza Close to me.

Sean ascolta in silenzio, gli occhi ora fissi sul giovane.

“La prima volta che ho ascoltato questo brano era teso in maniera inverosimile senza neanche un motivo apparente.” Il pensiero gli strappa un sorriso mentre muove un altro passo, arrivando a toccare lo sgabello con una gamba; il suo viso è a una distanza irrisoria da quello di Yuri, ma il moro continua a mantenere la concentrazione.

Sean rimane ad osservare il petto di Miller che si alza ed abbassa regolarmente ad ogni respiro prima di chinarsi sul giovane, avvicinando la testa alla sua spalla; inspira profondamente, socchiudendo gli occhi “L’ho notato la sera in cui ti sei ubriacato…” mormora appena “Hai un buon odore, mi piace.” Continua a bisbigliare, avvertendo il lieve sussulto di Yuri che gli fa alzare gli occhi sul volto del giovane, leggermente arrossito. Le labbra del biondo di curvano all’insù prima di avvicinarsi al collo di Miller, baciandolo appena.

Sean poggia un ginocchio sullo sgabello per mantenere l’equilibrio e continua a sfiorare la pelle dell’amico, che rabbrividisce.

“Sean, sto suonando, mi deconcentri.” Borbotta Yuri, con gli occhi ancora fissi sullo spartito.

Davies si ritrova a sorridere a quelle parole, cominciando a succhiare piano la base del collo, facendo irrigidire il giovane che, dopo qualche secondo, riesce a concludere il brano.

Yuri si lascia andare ad un solo sospiro prima di voltarsi verso Sean, spingendolo via bruscamente. “Merda, Sean, stavo suonando!” Urla con aria innervosita “Sei stato tu a chiedermelo!”

Sean socchiude le labbra, rimanendo fermo a fissare il ragazzo, che continua a lanciargli occhiate furenti “Io…” Scuote la testa, con aria dispiaciuta “Scusa…” si lascia scivolare dalle labbra, irrigidendosi al sospiro del moro che continua a lamentarsi debolmente.

“Dannazione, potevi aspettare che finissi.” Yuri passa una mano sul viso, esasperato “È stata un’impresa arrivare alla fine…” la frase termina in un sussurro appena udibile e Sean, suo malgrado, si ritrova a sorridere. “Vuoi mollarmi un pugno?” Domanda inarcando un sopracciglio.

“Che diavolo dici?” Yuri lo fissa con aria confusa, scuotendo la testa “Non sparare idiozie.” Mormora afferrandogli le braccia e facendo forza per alzarsi dalla panca, andando a baciarlo.

“Idiota.” Ripete allontanandosi di poco dalla labbra di Sean che continua a sorridere e che lo strattona, avvicinandolo nuovamente a sé per baciarlo con foga, rischiando di perdere l’equilibrio.

Il biondo muove un passo indietro, andando a sbattere contro il pianoforte, finendo quasi seduto sui tasti che strimpellano in modo cacofonico.

Il rumore fa irrigidire Yuri che si allontana di scatto, contrariato.

“Cosa c’è?” Chiede Sean, sbattendo le palpebre, confuso.

“Il piano.” È la risposta lapidaria del giovane “Teniamolo fuori da questa storia.”

Sean lancia un’occhiata dietro di sé, cercando di trattenere una risata “Il piano?” Si domanda cominciando a sghignazzare, guardando furtivamente l’altro.

“Starai pensando che sono pazzo.” Constata Yuri scrollando le spalle con noncuranza e Sean si ritrova ad annuire “Forse.” Mormora cercando di contenere l’ilarità “La cosa ti irrita?” Domanda con un’occhiata divertita, ricevendo in cambio un’espressione perplessa.

“Non proprio.” La voce di Miller è seria e tranquilla “Però non voglio danneggiare il pianoforte, tutto qui.” Conclude incrociando le braccia al petto.

Sean rimane in silenzio soffermandosi a guardare più del necessario il viso corrucciato.

“Sai, sarò stupido ma sono contento di non vederti stampato in faccia quell’odioso sorriso di circostanza.” Mormora Davies facendo accigliare maggiormente Yuri “Dove vorresti arrivare con quest’affermazione?”

“Da nessuna parte, è solo che…” Sean scompiglia i capelli con una mano “Io non sono molto bravo a leggere dietro alla tua eterna aria diplomatica e mi fa incazzare non riuscire a capire fino a che punto tu sia innervosito per qualcosa che ho detto o fatto…” Inspira profondamente muovendo lo sguardo nella stanza prima di continuare “Per questo ho reagito in quel modo assurdo l’altro giorno, quando ti ho accompagnato a prendere l’auto.” Morde piano l’interno della bocca e ritorna a guardare Yuri, che non accenna a parlare. Sean stringe piano i pugni “Se… se ti dovessi dare un motivo per mollarmi un pugno o per insultarmi… fallo. Preferisco questo ad una stupida e falsa frase di circostanza.”

Gli occhi verdi fissano Miller come in attesa di una risposta e Yuri sorride lievemente, annuendo. “Ho capito.” Miller sospira muovendo un passo indietro “Allora allontanati dal piano!” Esclama con fare imperativo puntando un dito verso l’altro, e facendolo scattare subito in avanti; il biondo mette mezzo metro fra lui e lo strumento musicale, guardandolo di sottecchi come ad accertarsi di non averlo rovinato.

“E andiamo in camera.” Aggiunge Yuri più velocemente, afferrando Sean per un polso e trascinandolo fuori dalla stanza, senza dargli il tempo di opporsi o replicare.

 

“La prima volta che sono entrato qui eri ubriaco!” Esclama Sean quando mette piede nella camera da letto.

“Già, e tu mi avevi appena baciato mentre ero incosciente.” Borbotta Yuri voltandosi verso il giovane, con aria accigliata.

“Ehi, così mi fai sembrare un maniaco!” Protesta il biondo alzando le mani “Eri solo addormentato e poi non è stato nulla di che, ti ho detto. Ti ho a mala pena sfiorato le labbra!”

Miller poggia le mani sui fianchi “Vuoi dire che hai fatto tutta quella baraonda al concerto per un bacio da poppanti?” Gli occhi scuri fissano Sean che accenna una smorfia di assenso, strappando all’amico un’esclamazione esasperata.

“Dannazione, Sean, potevi tenere l’informazione per te finché non avessi finito di suonare…” Yuri scuote la testa mentre lo sguardo dell’altro si abbassa sul pavimento.

“Lo so, mi dispiace.” Sussurra Davies, torturandosi le mani, prima che il moro gli si avvicini, sospirando.

“Beh, ormai è andata…” gli soffia Miller a pochi centimetri dal viso prima di lambirgli le labbra e spingerlo piano contro il muro, continuando a baciarlo.

Sean socchiude gli occhi, lasciandosi andare contro la superficie fredda, mentre il profumo di Yuri torna a dargli alla testa; stringe un lembo della maglia del giovane, sollevandola e scoprendogli il petto.  

Miller si lascia scappare un mugolio avvertendo la mano dell’altro sulla pelle e si avvicina di più al corpo di Sean, mordendogli appena le labbra prima di insinuare la lingua fra di esse mentre Davies gli fa scivolare le dita sull’addome accaldato, scendendo ad afferrare il bordo dei jeans. A tentoni cerca di raggiungere il bottone centrale, la lingua di Yuri che continua a togliergli il fiato, e con una smorfia riesce a slacciarlo. Il biondo spalanca gli occhi, soffocando un gemito nella bocca di Miller, quando l’amico infila all’improvviso una gamba fra le sue, facendolo rabbrividire. 

“Tutto bene, Davies?” Mormora Yuri allontanandosi di poco dal giovane e guardandolo con un sorriso malizioso, nonostante il fiato corto e il viso accaldato.

Sean annuisce appena, respirando affannosamente mentre abbassa la zip ai pantaloni di Miller con un ghigno sghembo.

Il moro avvicina le labbra all’orecchio del giovane, posando un lieve bacio sul lobo prima di seguire la linea del collo con la lingua, lasciando una scia calda e umida facendo irrigidire Davies; il ragazzo rimane con le mani ferme sui fianchi di Yuri che ha cominciato a succhiargli la pelle, lasciando evidenti segni rossi.

Con un sospiro spezzato Sean sbatte le palpebre, come alla ricerca di un briciolo di lucidità in più, e comincia a far salire la mani sulla schiena dell’amico “Yuri?” mormora con voce roca, fissando davanti a sé con aria quasi assente.

“Sì?” soffia l’altro, sollevando le labbra solo per riuscire a rispondere.

“Mi piaci…” sussurra ancora il biondo “Dico sul serio.” La voce ha un tremito e Yuri si immobilizza a sua volta, allontanandosi per poter guardare il ragazzo in viso.

Gli occhi verdi fissano Miller con aria quasi smarrita, come rivolgendo una muta domanda che l’altro non riesce a comprendere del tutto.

Yuri sfiora il viso di Sean con una mano, accennando un sorriso “Anche tu mi piaci, Sean… pensavo fosse scontato.”

Le parole vengono seguite da un borbottio indistinto e Davies distoglie lo sguardo, imbarazzato, facendo pressione con le mani sulla schiena dell’altro per avvicinarlo nuovamente a sé e poggiargli la testa su una spalla.

“Sean…” il moro accarezza piano i fianchi del giovane “Stiamo andando troppo velocemente?” Chiede con una nota di tensione nella voce “Non c’è problema se…”

“No!” Urla Sean, allontanandosi di scatto dall’altro “Non è…” Il giovane sgrana gli occhi, rendendosi conto della foga con cui ha reagito e serra le labbra, arrossendo di colpo “Non… cioè…” continua abbassando il tono e incespicando di fronte allo sguardo sorpreso di Yuri che viene attraversato da un lampo di divertimento.

Davies inspira a fondo e si schiarisce la voce “Va tutto bene. Io… sono convinto di quello che sto facendo.” Afferma guardando l’altro negli occhi. “E tu?”

Miller scrolla appena le spalle “Non devi neanche chiederlo.” Mormora tranquillamente facendo comparire un sorriso sornione sul viso di Sean “Meglio così, allora…” sussurra il giovane avventandosi nuovamente sulle labbra del moro che è costretto a muovere qualche passo indietro per non cadere.

I respiri si mescolano e si confondono mentre i giovani si avvicinano l’un l’altro; le mani corrono a toccare, accarezzare, stringere la pelle nuda, libera dagli indumenti che sono finiti per diventare parte dell’arredamento.

Gli ansiti affannati si interrompono solo quando i due giovani cadono malamente sul letto ad una piazza, fissandosi sorpresi per qualche istante.

“Dillo che stai tentando di uccidermi!” ridacchia Yuri muovendo con una smorfia la schiena, che ha avuto la peggio nell’atterraggio poco riuscito, e sistemandosi meglio sul materasso.
Sean mormora qualche parola di scusa e solleva il ginocchio da terra, mettendosi carponi sul letto e sovrastando Yuri, che rimane ad osservarlo con un sorriso prima di poggiargli una mano sul viso, per guidare la bocca di Davies verso la sua.

Con un mugolio Sean si abbassa facendo aderire i toraci nudi; il biondo sente il battito del cuore impazzito mentre continua a sfiorare la lingua dell’amico in un bacio che diventa aggressivo e che lo lascia senza fiato. Sean avverte Yuri muoversi sotto di sé e le eccitazioni ancora coperte dai boxer che vanno a sfregarsi.

“Yu-Yuri…” mormora sulla bocca dell’amico cercando di riprendere fiato mentre l’altro gli stringe le braccia attorno alla schiena, avvicinandolo ulteriormente a sé; le mani gli accarezzano la pelle accaldata e percorsa da brividi scendendo a sfiorare l’elastico dei boxer, cercando di oltrepassarlo.

“Sean…” Yuri si prende un attimo per fissare il viso arrossato del giovane; le labbra gonfie e il respiro irregolare. Gli bacia una guancia scendendo a mordergli piano il mento “Posso....” sussurra mentre le sue mani si avventurano sotto l’intimo del biondo che trattiene il fiato per poi sospirare pesantemente.

“Io…”

LONDON BRIDGE IS FALLING DOWN, FALLING DOWN…” Comincia a cantare una voce infantile facendo sussultare i due ragazzi.

“Che… che diavolo è?” Sibila Sean irrigidendosi e spalancando gli occhi.

“La suoneria del mio… merda…” la voce di Yuri è un sussurro; il giovane inarca un sopracciglio, imprecando “Avevo promesso ad Alissa di spiegarle cosa fosse successo ieri e…”

“…MY FAIR LADY…”

“Come fai a sapere che è lei?”

“Mai sentito parlare di suonerie personalizzate?” Domanda Yuri con un ghigno, facendo sbuffare l’altro.

“Ignorala.” Sbotta Sean mentre la cantilena continua a ripetersi. “Quant’è fastidiosa…” mormora sfregando la fronte sulla spalla dell’amico.   

Il silenzio ritorna improvvisamente.

“L’ha capi… ” Davies si acciglia nel sentire lo squillo del telefono fisso, fuori dalla stanza, e borbotta qualcosa di incomprensibile nel sentire la lieve risata di Yuri.

“Forse dovrei…”

Il trillo del citofono risuona in tutta la casa e si fa più insistente ogni secondo che passa.

“E che cazzo!” Sbraita Sean alzandosi dal letto.

“Sean, dove vai?” Yuri si tira a sedere, con aria allarmata.

Il biondo raggiunge a grandi falcate le porta della stanza “Ad aprire.”

“In quelle condizioni?”

Sean si blocca, rivolgendo a Yuri un sogghigno “Certo! Così impara ad essere tanto insistente!”

Il biondo, ignorando le proteste dell’amico, spalanca il portone ritrovandosi di fronte al viso di Alissa; un misto di sorpresa e perplessità attraversa lo sguardo della ragazza prima che il colorito di Alissa raggiunga una tonalità rosso vivo.

“SEAN!” Urla sgranando gli occhi e facendo un passo indietro “Dannazione, copriti, sei indecente!” Alissa gesticola furiosamente “Razza di pervertito, maniaco… depravato!”  

“Ehi, ehi, ora basta con gli insulti…” mormora Sean con un sorriso.

“Potevi evitare di presentarti in boxer, maledizione! In quelle condizioni poi…” piagnucola Alissa massaggiando le tempie “Comunque!” Sbotta cambiando tono e fissando Sean negli occhi “Ero venuta per parlare con Yuri, quindi…”

“Alissa, scusalo…”

La schiena di Sean viene circondata dal braccio di Yuri che lo sposta indietro.

Miller sorride alla ragazza ricevendone in cambio solo un sospiro “Almeno tu hai avuto la decenza di infilare qualcosa.” Mormora Alissa lanciando un’occhiata ai jeans e alla t-shirt sgualcita che indossa Yuri, piantando le mani sui fianchi.

“Hm, già…” Il ragazzo morde un labbro “Ascolta, Alissa, se…” Yuri scompiglia i capelli, accigliandosi “Se non…”

“Ho capito, tranquillo.” Sospira Alissa “Non avevo intenzione di starmene qui a parlare, ti assicuro!” Ridacchia di fronte all’espressione sollevata di Yuri “Volevo solo provocare quel pervertito di Sean.”

“Ehi!” La testa bionda fa capolino da dietro la spalla di Miller che spinge via l’amico “Grazie Alissa e scusa ancora, mi faccio vivo io, ok?” Senza aspettare la risposta della ragazza, Yuri muove un passo indietro e chiude con forza il portone.  

“Accidenti, avresti dovuto vedere la sua faccia quando ho aperto!” Sghignazza Sean fissando la schiena di Yuri, che è ancora con la mano sulla maniglia. “Da oggi in poi sarà terrorizzata dal tuo citof…”

Sean viene spinto violentemente contro il muro e le parole di protesta gli rimangono incastrate in gola quando le labbra dell’altro premono con forza sulle sue.

“Ehi, con calma…” Esala Davies sorridendo mentre riprende fiato.

“Ne ho avuta fin troppa.” Borbotta Yuri circondando la schiena dell’altro con le braccia. Appoggia la testa sulla spalla di Sean e lascia andare un sospiro, solleticando la pelle nuda.

“Sean…” mormora facendo scendere le mani verso il basso.

Davies deglutisce a vuoto, socchiudendo gli occhi “Che ne dici se torniamo in…” le dita di Yuri cominciano a giocare con l’elastico dei boxer di Sean, che trattiene il respiro “Yuri, aspetta...” ansima spingendo la schiena contro la parete; il tocco delle mani si fa lentamente più insistente e Sean si lascia quasi avvolgere dal calore improvviso e soffocante.

“Yuri!” esclama spalancando gli occhi e afferrando il ragazzo per le braccia. 

“Cosa?” mormora Miller guardandolo in viso con aria frustrata.

“Siamo… beh, ecco…” incespica Sean sbattendo velocemente le palpebre “Se dovessero arrivare i tuoi…” la voce si affievolisce alla risata di Yuri. 

“Dannazione, Sean, parli proprio tu che ti sei precipitato ad aprire quasi nudo senza sapere chi fosse.” Sbotta il giovane, sbuffando.

Sean solleva un sopracciglio, massaggiando il collo “Hai ragione, però…” Sposta lo sguardo sul pavimento e stringe le labbra, prendendo Yuri per mano “Ora… torniamo di là…?” Domanda in un bisbiglio, alzando gli occhi verdi sull’amico; avverte il calore del palmo di Miller contro il suo e si sente attraversare da un brivido quando a rispondergli vi è solo un sorriso e le dita di Yuri si stringono con più forza alle sue.

 

 

 

Fine

 

Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la costanza di seguire questa storia fino alla fine.

Baci Prue

 

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