From Norway with...Love?-Diario di una crociera indimenticabile

di __mindgames
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1-Amsterdam-Una vacanza per dimenticare ***
Capitolo 2: *** Day 2-In navigazione-Famous people aboard...? ***
Capitolo 3: *** Day 3-Bergen-Non ci posso credere! ***
Capitolo 4: *** Day 4-Hellesylt/Geiranger-Scappando dai ricordi. ***



Capitolo 1
*** Day 1-Amsterdam-Una vacanza per dimenticare ***


Non so neanche chi me lo abbia fatto fare,di andare in crociera. Anzi no,penso proprio di saperlo: è un regalo dei miei amici,e quella buon’anima del mio migliore amico si è offerto di venire con me.  << Ti  farà bene >> ha commentato,<< ti distrarrai,sarai in mia compagnia,e finalmente ti toglierai dalla testa quello stupido! >>
Il problema è che non è così semplice la questione. Un cuore spezzato non si ricompone in 15 giorni,soprattutto quando i tuoi amici convinti di farti un regalo gradito ti regalano una crociera nel  posto in cui volevi  andare con lui.
Silvano è stato il mio primo grande amore,quello che a quanto pare non scordi mai. Dopo 2 anni e 7 mesi di amore,passeggiate al mare e vacanze mozzafiato lui ha però deciso di lasciarmi. Il motivo? Il mio netto rifiuto alla sua proposta di andare a vivere da lui a Roma. Non me la sono sentita di lasciare la mia bella Firenze,i miei studi e tutti i miei amici. Ho lasciato che questa storia mi si sbriciolasse tra le dita,senza riuscire a trovare una soluzione o una via di mezzo. Senza poter fermare Silvano dal farsi un’amante e poi lasciarmi,dopo una lite come non ne ho mai fatte. Il tutto una settimana prima del mio ventesimo compleanno.
Capirete dunque la mia faccia quando ho aperto la busta alla festa e ho scoperto il regalo. Io e Silvano,nei nostri momenti più bui,avevamo pensato di fuggire insieme e di andare in Norvegia,scappando da tutto e da tutti,e starcene seduti tutta la vita su di un molo a contemplare il sole di mezzanotte in estate e l’aurora boreale in inverno.  Ovviamente questo i miei amici lo sapevano,e avevano prenotato la crociera proprio perché ci potessi andare da sola con Silvano a realizzare il nostro piccolo sogno adolescenziale. Tornata a casa ho fatto colare tutto il mascara che mi ero messa in un fiume di tristi lacrime nere,continuando a urlare a mia sorella Laura che non sarei partita per quella vacanza per nessun motivo al mondo.
Cosa mi ha convinta a partire lo stesso? Il mio migliore amico Dante,appunto. Credo che prima o poi andrebbe fatta una statua a quel figliolo,che da 3 anni a questa parte asciuga tutte le mie lacrime e mette i miei problemi avanti ai suoi,comportandosi con me come con una sorella minore nonostante tra noi due sia lui quello più piccolo. Ci prendono spesso in giro scherzosamente dicendo che con questi nomi,Dante e Beatrice,ricordiamo molto la Divina Commedia,ma forse è proprio per questo che il destino ci ha fatti ritrovare insieme ed essere migliori amici. Lui è piombato in casa mia il giorno dopo il mio compleanno e,prendendo in mano la situazione come solo lui sa fare,è riuscito a convincermi a partire lo stesso,per quanto folle sia l’idea. << Andremo io e te insieme,e ci divertiremo,vedrai… Ti fidi di me,Bea? Ti ho mai fatto promesse che non ho mantenuto? >> Mi  sono mancate le parole per rispondergli e l’ho abbracciato forte,pensando che anche quella volta era stato lui a salvarmi dalla tristezza.
Ieri sera poi è venuto a dormire a casa mia,per poi partire insieme l’indomani,e mi ha consegnato questo quadernetto dalla copertina azzurra. Sulla copertina la sua grafia quasi femminile riporta le lettere del mio nome ben calcate con un pennarello nero.  È su questo quaderno che sto scrivendo stasera,mentre osservo il panorama appoggiata ad un tavolino del ponte semicoperto della nave. Mulini a vento,casette di legno e sterminati campi di tulipani mi stanno scorrendo davanti agli occhi,ma ancora non mi sento pronta a godere di tutte queste meraviglie. Ho lasciato apposta che Dante andasse fuori,nel ponte esterno,a riprendere tutto con la telecamera che gli ho regalato per il compleanno. Mi ha ringraziata non so quante volte,ma non capisce che è il minimo per ringraziarlo di tutto quello che fa per me. Anche oggi è stato un tesoro,mi ha guidata per gli aeroporti di Roma Fiumicino e Schiphol tenendomi per mano come se fossi una bambina,mentre io continuavo ad armeggiare col cellulare. Sono riuscita a scrivere un ultimo messaggio a Silvano,prima che Dante me lo “sequestrasse” adducendo come scusa che << è meglio se in questi giorni pensi di meno e ti distrai di più,e il cellulare non ti aiuterà a raggiungere tale obiettivo! >>. Gli ho scritto semplicemente che io lo aspetto,che quando vuole sa dove trovarmi e che aspetterò pure tutta l’eternità,se ciò servisse a riaverlo al mio fianco.
Siamo saliti su questa magnifica nave alle 12.30 di stamani,o almeno così c’è scritto sulla foto dell’imbarco,fatta con un’improbabile ciambella col nome della nave scritto sopra,che ovviamente Dante ha voluto subito comprare dai fotografi di bordo. La nave è senza dubbio bellissima,grandissima e sembra come una piccola città galleggiante. C’è un self service enorme,dove credo che già da domani(giornata che sarà totalmente dedicata alla navigazione verso Bergen,la prima tappa del mio viaggio) andrò a sfogare la tristezza in una bella montagna di cibo. Ci sono anche due ristoranti,una discoteca,un cinema in 4D(sì,di quelli con le poltroncine che si muovono) e i simulatori di formula uno e di minigolf. Credo che ci siano tante altre cose che ancora non sono riuscita a vedere,ma domani Dante ha già detto che vuole farmi fare un tour completo di questo piccolo mondo e quindi mi preparo a farmi guidare da lui,cercando di far fuggire i pensieri.
Adesso che Dante è tornato dal ponte esterno,però,ha già esordito con una delle sue idee. << Ti porto a teatro,lo spettacolo inizia tra 10 minuti! >>. Sapete cosa vuol dire questo? Che mi preparo psicologicamente ad una serata molto movimentata! Per oggi dunque chiudo qui con il resoconto di questa vacanza. Non so come,però,ma ho come l’impressione che questa vacanza sarà più un disperato tentativo di Dante di tirarmi su di morale… Ma come dice Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo!

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Capitolo 2
*** Day 2-In navigazione-Famous people aboard...? ***


Ore 14.30
E io che pensavo di poter dormire… Non avevo fatto i conti con il mio migliore amico,che stamattina alle 9 mi ha buttata giù dal letto a forza,continuando a ripetere << Forza,andiamo a visitare la nave! >> E pensare che ieri sera abbiamo pure fatto tardi. Dopo aver visto lo spettacolo a teatro (un divertentissimo ventriloquo che parlava in 5 lingue diverse  e che ha riscosso un discreto successo tra il pubblico) siamo andati a prendere un cocktail nell’elegantissimo bar dell’atrio centrale,un trionfo del rosso in tutte le sue sfumature ritoccato con luci soffuse viola e blu che fanno innamorare solo a guardarle. Mentre sorseggiavamo il nostro cocktail (rigorosamente analcolico,visto che Dante è astemio e io gli faccio spesso compagnia) appoggiati al bancone,ci giungono alle orecchie i discorsi dei due elegantissimi signori seduti accanto a noi. << Questo posto è veramente fantastico,e il cibo a mio parere è superlativo! >> << Hai proprio ragione,non avrei mai immaginato niente di così sfarzoso…Ho scoperto,fra l’altro,che stasera dalle 11 in poi sforneranno pizza calda per tutta la notte,su al buffet. Se ami mangiare qua sei nel posto giusto! >>
Inutile dire che al solo sentire le parole “pizza” e “calda” vicine,Dante ha sgranato gli occhi e ha iniziato a guardarmi con aria supplichevole,dilatando gli occhioni castani fino all’inverosimile come un bambino che vuole chiedere alla mamma di comprargli un giocattolo nuovo. E come potevo resistergli? Fra l’altro anche io avevo una discreta fame,dal momento che avevamo evitato la cena,motivo per cui sono ceduta quasi subito. Alla vista di tutta quella pizza sul bancone del buffet credevo di svenire,o di svegliarmi visto che ero convinta(e lo sono tuttora) di essermi sognata tutto. Abbiamo fatto le due di notte a provare tutte le varietà di pizza che c’erano,e sono crollata sul letto esausta da quella giornata faticosissima.
Stamattina infatti speravo di poter dormire di più,ma con Dante il riposo non è del tutto contemplato… Motivo per cui,dopo aver borbottato frasi senza senso per circa 10 minuti,sono scesa dal letto,ho indossato una felpa verde sopra il pigiama di pile verdolino e sono uscita sul balcone della nostra cabina. Devo dire che è stata una visione paradisiaca,vedere il mare che mi correva sotto i piedi e,davanti a me,l’infinito. Neanche una chiara distinzione fra cielo e terra,come se fossero una cosa sola,un unico abbraccio. Ho appoggiato le mani alla ringhiera,ho alzato la testa al cielo e ho chiuso gli occhi,lasciando che l’aria salmastra mi riempisse i polmoni. In quel momento,mentre ributtavo lentamente fuori l’aria,mi sono sentita meglio. Non felice,per quello ci vuole tempo. Mi sono sentita vagamente serena,con quel mare blu che sembrava un elegante abito da sera di velluto e con quel freddo pungente che mi accarezzava la pelle anche attraverso la felpa e il pigiama. Sono tornata in cabina molto più calma,e sono riuscita a trovare anche la voglia di correre dietro a Dante nel suo “giro turistico” di questa meraviglia galleggiante.
Ho scoperto che ci sono un sacco di bar (ne ho contati 14 ma mi sa che ne ho saltato qualcuno),un intero piano pieno di negozi,e addirittura un campino da basket! Verso l’ora di pranzo,mentre stavamo passeggiando sul ponte esterno della nave coperti da giacche,sciarpe,cappelli di lana e guanti,ha chiamato mia sorella Laura. Ha risposto Dante ovviamente,dal momento che il mio cellulare è “sotto sequestro”,ed è stato attaccato a parlare per una buona mezz’ora,mentre io,tutta infreddolita e col naso gelato,gli correvo dietro facendogli segno che volevo parlare con mia sorella. Quando sono riuscita nel mio intento però la conversazione si è rivelata piuttosto breve,visto che dopo neanche 5 minuti Dante mi ha fatto segno di tagliare corto e ha fatto per togliermi il telefono di mano. Non sono neanche riuscita a chiedergli se aveva notizie di Silvano. << Ma Dante,dovevo chiederle una cosa! >> ho cercato di protestare.
<< Non ti devi preoccupare di quello che succede in Italia,Bea. Ora sei qui,in questo posto fantastico,in Norvegia,e tutto quello che devi fare è distrarti e a godere tutto questo! >> ha replicato indicando il mare davanti a noi. Ci trovavamo a prua in quel momento,coperta da qualche vetrata per evitare le troppe ventate ma vagamente simile a un moderno Titanic. In quel momento,girando lo sguardo per seguire il discorso di Dante,l’ho visto: la sagoma lucida di un delfino è spuntata fuori dall’acqua,iniziando a saltare gioiosamente accanto allo scafo della nave,come un simpatico compagno di viaggio. Sono rimasta letteralmente estasiata,e sono riuscita a sfuggire alla malinconia per qualche secondo salendo in punta a una panca e mettendomi ad osservare dalla prua quell’abitante del mare,col naso schiacciato alla vetrata,finchè non è sparito di nuovo tra le onde.<<  È meraviglioso >> ho sussurrato esterrefatta. Ho guardato Dante,lui ha guardato me e abbiamo sorriso. Nello stesso momento peraltro. << Io te l’avevo detto… >> ha risposto lui. << Adesso però fai la brava e vieni a mangiare… Io comincio ad avere fame! >> Per tutta risposta l’ho preso per mano e ho iniziato a correre,portandomelo dietro a ruota,verso il ponte semicoperto. Ossia il centro del buffet.
Al buffet oggi c’era la festa tedesca. C’erano festoni con la bandiera bavarese ovunque,ai vari punti distribuzione servivano crauti e wurstel e accanto alla piscina troneggiava un gigantesco strudel dal quale tutti staccavano un pezzo con appositi coltelli. In questa atmosfera abbiamo pranzato,scambiando pure due parole con due ragazzette francesi che si erano sedute al nostro stesso tavolo. È stato veramente divertente.
Adesso sono al bar cioccolateria,al piano sopra il teatro,di fronte a una bella cioccolata calda con scorza di arancio,di quelle belle dense come piacciono a me. Dante è andato a correre in palestra,ma io per oggi ho declinato;lo raggiungerò più tardi in idromassaggio,per rilassarmi in un bel bagno caldo. Il tizio nel tavolo accanto sta blaterando con sua moglie che ci siano molti VIP su questa nave,fra cui il cantante dei Nickelback,Chad Kroeger,con la sua fidanzata Avril Lavigne,e un attore del cast delle Cronache di Narnia. Devono essere veramente ingenui per pensare che delle persone famosissime e con una vita sociale incredibile vengano a farsi una crociera in Norvegia,nelle zone più brulle e desolate della terra dopo la Siberia. Insomma,a mio parere uno viene in Norvegia per due motivi: per dimenticare,o per innamorarsi. Viene da chiedersi a quale di queste due tipologie appartenga io,e rispondo che dovrei essere un mix fra entrambe. Dovrei appunto,perché in pratica non sono neanche sicura di voler dimenticare Silvano. È difficile ripartire da zero dopo una storia così importante,e per quanto io sia forte non so se ci riuscirò. Queste sono situazioni che ti indeboliscono tanto,ti segnano,e io purtroppo non mi sento più tanto forte ora come ora. Ci vorrebbe un vulcano,una tempesta improvvisa che mi stravolgesse la vita,qualcosa di veramente bello… Ma dimenticavo,i sogni non si avverano. Non possono avverarsi se espressi da dei comuni mortali come noi. Solo a quelli famosi va tutto bene alla fine,solo a loro i sogni si realizzano. Noi dobbiamo accontentarci dei sogni di seconda mano,quelli che sono stati usati talmente tanto che è impossibile che si avverino da quanto sono consumati. 
Adesso è già tardi,e la mia cioccolata calda l’ho abbondantemente finita. Mi conviene andare in cabina,mettermi il costume e raggiungere Dante in idromassaggio. Stasera poi c’è il gala del capitano,devo prepararmi come si deve e vestirmi elegante! Il mio migliore amico ci ha pure tenuto a precisarmi che da stasera ceneremo in ristorante,così << proveremo il brivido di farci servire e riverire! >>. Aggiornerò il mio resoconto di questa vacanza più tardi!
 
Ore 23.45
Secondo me la gente si è fatta una maxi canna collettiva. Ora dicono che a bordo non ci sia Chad Kroeger,ma la cantante francese Alizée. E continuano le voci su questo strabenedetto attore di cui nessuno sa il nome. Famosissimo insomma… A una signora americana che mi ha chiesto conferma di tali voci ho pure risposto male,con un secco << Signora,ma mi sta prendendo per i fondelli? >>. No,dico,già sono in un periodaccio,poi se si mettono anche a inventare queste bambinate io sclero! Mi ha portata via Dante a forza,salvando la signora da una prematura e atroce morte.
Per il resto la serata è andata nel migliore dei modi: dopo aver passato non so quanto tempo in idromassaggio,io e Dante siamo andati a fare un giro al piano dei fotografi,un’intera terrazzina che da sulla hall le cui pareti sono interamente ricoperte da vetrinette con all’interno appese le foto di tutti i passeggeri. Molte foto dell’imbarco erano già state ritirate,ma alcune ancora erano esposte nelle vetrinette. Ho scorso rapidamente con gli occhi tutte le vetrinette,senza tuttavia riscontrare alcun volto particolarmente famoso. E nessuno di conosciuto,per fortuna. Questa vacanza mi sa sempre più di isolamento in pieno stile eremita…
Dopo aver fatto merenda al buffet con delizioso tè verde e pasticcini di vario tipo (zuppati in una maxi ciotola di cioccolato fuso) siamo tornati in cabina a cambiarci e a farci una donna prima del sontuoso cocktail di gala del capitano. Per la prima volta in vita mia sono stata in crisi su cosa mettermi,visto che non sono abituata alle grandi occasioni e anche se ho il guardaroba pieno di cose metto sempre le solite cose. Dante era veramente elegante,si era fatto cucire da sua zia(una sarta famosissima a Firenze) un elegantissimo completo giacca e pantaloni blu notte,abbinato ad una camicia bianca e una cravatta a scacchi azzurri e blu. Anche quella ovviamente è un mio regalo,ci tengo a precisare che gli faccio sempre regali utili e al tempo stesso alternativi. Dopo essermi provata tutto l’armadio,io ho invece optato per un vestito di trina nero,lungo fino al ginocchio e leggermente scollato a V,abbinato a un paio di scarpe col tacco non esageratamente alte dello stesso colore. Ci ho messo quasi due ore a prepararmi,ho stabilito un record personale. Il cocktail di gala si è svolto nel teatro della nave;all’entrata c’erano due camerieri che offrivano champagne e salatini,e un paio di fotografi molto carini e gentili ci hanno scattato un paio di foto prima di entrare. Il capitano mi è sembrato una brava persona,ha fatto un simpatico discorso strappando anche qualche sorriso ai passeggeri,e mentre andavamo a cena ho sussurrato all’orecchio del mio amico << Io trovo che sia un bravissimo capitano. >> e lui si è trovato d’accordo con me. Al ristorante non siamo soli al tavolo,siccome siamo due soli ci hanno messi insieme alle due ragazze francesi che abbiamo conosciuto oggi al buffet. Sono molto cordiali ed è divertente parlare con loro: sono due appena diciottenni che stanno facendo il viaggio della maturità (che,ci hanno spiegato,nel loro paese si chiama Baccalauréat) e si chiamano Pauline e Marion. Dopo cena non ci siamo fatti mancare il solito teatro,che stasera era uno spettacolo di danza che sembrava una pittoresca sfilata carnevalesca veneziana,con vestiti meravigliosi e colori brillanti. Siamo tornati in cabina subito dopo però,perché eravamo entrambi stravolti e domattina dobbiamo alzarci presto. Alle 8 infatti attraccheremo al porto di Bergen,prima tappa del nostro viaggio,e alle 9 partirà la nostra escursione. Da domani toccherò finalmente il suolo norvegese,e se da una parte sono ancora un po’ apatica,dall’altra sono molto incuriosita. Spero che valga la pena di visitare questo mondo,così ben musicato da Edvard Grieg nel suo “Peer Gynt”! Per oggi dunque chiudo qui… Direi che come resoconto è più che sufficiente. Bonne nuit!

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Capitolo 3
*** Day 3-Bergen-Non ci posso credere! ***


Da oggi mi reputo la più grossa,enorme,sproporzionata stupida del mondo. Da ora in avanti me ne starò zitta prima di fare la figuraccia dell’acidella spara sentenze,lo giuro lo giurissimo. Anche se devo ringraziare questo quaderno,da una parte… Ancora non mi sembra vero,magari scrivendolo me ne capaciterò. Ma non voglio antipare nulla,odio le anticipazioni,quindi mi accingo subito a raccontare tutto con ordine.
Stamattina,come ho già accennato,la nave è attraccata al porto di Bergen,prima tappa del nostro viaggio nella terra dei troll, alle 8 del mattino,ma io e Dante eravamo già svegli dalle 7 per assistere all’ingresso in porto,appiccicati alla finestra che dava sul balcone con ancora i pigiami addosso e gli occhi pieni di sonno. Siamo rimasti molto delusi però,perché il tempo inclemente e perennemente piovoso della Norvegia non ci ha permesso di vedere quasi nulla. Abbiamo visto solo una banchina che spuntava fra la nebbia,le gocce di pioggia e i 10 gradi del primo mattino norvegese. << Non c’è che dire,la Norvegia vuole darci subito il benvenuto… >> ho commentato sarcasticamente mettendomi la felpa viola foderata di pelo. L’ideale per una giornata che si preannunciava fredda (e in effetti alla fine dei conti lo è stata). << Eddai Bea,cerca di essere ottimista una buona volta! La giornata migliorerà sicuramente. >> mi ha sorriso Dante,ma stavolta non ha ottenuto l’effetto sperato. L’ho guardato con una faccia talmente arcigna che ha subito aggiunto << ma forse è meglio se adesso andiamo in teatro a metterci in fila per l’escursione! >> << Ecco,già così va meglio >> ho ribattuto io un po’ inacidita prendendo la custodia con la mia reflex e avviandomi verso la porta della cabina.
Il teatro era molto affollato,quasi tutte le escursioni avevano il punto di ritrovo lì e ovviamente la nave non accoglieva solo ospiti italiani. Dopo un’interminabile fila di mezz’ora coi nostri biglietti in mano ci è stato assegnato il numero del nostro autobus,il 65,e dopo poco la voce di un’animatrice alta e un po’ grassottella ha annunciato al microfono << Gli ospiti che hanno il numero 65 per l’escursione “Panoramica di Bergen e funicolare” possono avviarsi dietro alla mia collega Natalia verso l’uscita! >> e ha indicato un punto indefinito all’entrata del teatro,dove una donnina magrolina e bassina sventolava un cartello col numero 65 scritto a caratteri cubitali; io e Dante ci siamo affrettati a seguirla attraverso i corridoi della nave,finchè arrivati al ponte 1 della nave non ci ha fatti passare per una passerella mobile e siamo finalmente scesi a terra.
Il “benvenuto” in suolo norvegese non è stato particolarmente piacevole devo dire. Mi ha accolta una folata di vento gelido,misto a pioggia ovviamente,di quella fina fina che ti gela pure le ossa. << Maledizione… >> ho iniziato a imprecare tirando fuori dalla borsa l’ombrello. Mentre lo stavo cercando,a un tratto,Dante ha iniziato a strattonarmi con forza il braccio. << Bea… >> continuava a ripetermi. Dopo la quarta volta che lo faceva sono sbottata << Ma insomma,cosa vuoi Dante?! La pazienza di aspettare non ce l’hai? >> Per tutta risposta il mio migliore amico mi ha indicato un punto fisso davanti a sé e ha rivolto lo sguardo verso me. Mi sono mancate le parole per commentare a quel punto,sono rimasta letteralmente impietrita con gli occhi spalancati,il labbro inferiore lente e l’ombrello in mano. Non potevo credere a quello che i miei occhi vedevano. << È un miraggio,vero Dante? Lo sto vedendo solo io… >> << Per tua disgrazia,lo sto vedendo anche io. Io te l’avevo detto… >> ha risposto lui con un’aria saccente che manca poco mi faceva sclerare. << Se lo dici un’altra volta io ti taglio le gambe con una falce da boscaiolo e le do in pasto al primo troll che trovo per strada. >> ho ribattuto avvicinandomi a passi lenti all’autobus. Ancora non ci credevo,però. Accanto all’autobus,preso a conversare con la guida del nostro gruppo,c’era niente di meno che Skandar Keynes. Erano vere allora le voci al riguardo che dall’inzio della crociera giravano per la nave. Non so se rendo l’idea: Skandar Keynes, noto per aver interpretato la parte di Edmund Pevensie nei film tratti dalle Cronache di Narnia,è stato la mia prima,impossibile cotta adolescenziale. Ricordo ancora tutte le volte che ho costretto mia sorella Laura a rivedere i film,rimandando indietro all’infinito le scene in cui compariva lui,e i pomeriggi passati al computer a cercare di scoprire sempre più cose su di lui. Abituata a vederlo nel piccolo schermo,così adorabile,così immensamente perfetto,mi sembrava assurdo che fosse davvero lì,a meno di 10 metri di distanza da me. Ero però decisa ad evitarlo,per quanto mi fosse stato possibile;avete mai sentito dire che spesso gli attori o comunque i personaggi famosi in generale fuori dai riflettori sono antipaticissimi? Ecco,io ho preferito non avere spiacevoli sorprese. Motivo per cui ho consegnato il biglietto dell’escursione alla guida e sono salita subito sull’autobus,prendendo posto per me e Dante in prima fila visto che io soffro terribilmente di mal di macchina. Nel frattempo,attraverso il finestrino dell’autobus,non staccavo gli occhi di dosso a quella figura,vestita con un giacchetto da sci nero,un paio di jeans e degli scarponcelli simili ai miei che continuava a chiacchierare con la guida. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel sorriso luminoso,che quando ero più piccola mi faceva letteralmente uscire di senno,e da quegli occhi neri e profondi come pozzi che sembravano volerti scavare dentro. Ogni tanto lui incrociava lo sguardo col mio,ovviamente,e io distoglievo lo sguardo imbarazzata.
Piano piano l’autobus ha iniziato a riempirsi,e quando siamo stati tutti sono saliti anche i due. Skandar,ovviamente,si è seduto accanto alla guida,come un cagnolino al seguito del padrone. La guida,un romano molto simpatico da tempo residente a Bergen e rispondente al nome di Ulisse,ci ha spiegato che eravamo su un autobus bilingua: siccome c’erano ospiti misti di lingua inglese e italiana,lui avrebbe quindi spiegato in entrambe le lingue,alternandole un po’ fra sé. Mentre ci avviavamo verso il centro città ha iniziato a spiegarci la storia di Bergen,che a quanto pare nel passato è stata uno dei punti di forza della Lega Anseatica e quindi dei tedeschi,ma io non prestavo molta attenzione a ciò che diceva perché ero troppo occupata a parlare con Dante. << Non mi sembra possibile. È un sosia,dai! >> << Sarebbe un po’ troppo simile per essere un sosia… >> << Ma dai,uno famoso come lui che ci fa in crociera qui? >> << Mica una crociera è per i poveracci… E poi scusa, >> è sbottato a un certo punto il mio migliore amico, << I primi tempi che ci conoscevamo mi facevi un mazzo così con questo Skandar Keynes e ora che ce l’hai a 2 metri di distanza non lo consideri minimamente e pensi sia un miraggio? >> << Pensavo che i miei fossero sogni di seconda mano… >> ho replicato. << E comunque semmai dopo gli chiedo l’autografo. >> << E vorrei anche vedere! >> ha esclamato Dante. L’autobus si è fermato quasi subito: eravamo arrivati alla funicolare,prima tappa dell’escursione.
Avevo già sperimentato questo singolare mezzo di trasporto a Montmartre,quando ero andata a Parigi con Silvano qualche anno fa,ma questa era una cosa molto particolare perché,oltre ad essere composta di ben 4 fermate,aveva sulla cima il panorama più mozzafiato che io avessi mai visto. Arrivata in cima mi ha accolta un grandissimo spiazzo,con un’immensa terrazza dalla quale si poteva vedere tutto: il porto,la nave ancorata come una regina sulla banchina,le casette di legno sul lungomare,le montagne in lontananza e il mare che si perdeva nella nebbia. Mi sono mancate le parole per descrivere uno spettacolo simile,e non mi è rimasto che immortalare ogni istante,ogni millimetro quadrato di quella meraviglia con la mia fedelissima reflex. Mentre stavo scattando le foto sono stata però richiamata alla realtà dalla voce entusiasta di Dante che mi chiamava: << Vieni a vedere,Bea! >> Ho scattato le ultime foto e l’ho raggiunto al casottino dei souvenirs,che si trovava proprio al centro della terrazza. << Guarda che figata… >> mi ha indicato col dito,e seguendolo mi sono ritrovata davanti a un troll alto quasi due volte me,col nasone plastificato tutto bagnato da goccioloni di pioggia,dai colori sgargianti e il sorrisone sdentato. Ho sorriso anche io,mio malgrado,perché nel suo grottesco era molto divertente. << Ci facciamo una foto col troll? >> ho proposto quindi al mio amico,che senza dire niente si è avvicinato al troll di plastica e gli ha messo la mano sul lungo naso. << Basta che trovi qualcuno che ce la faccia! >> ha detto poi. << Ma certo,che domande… Chiediamo a l… >> mentre mi giravo ovviamente non sapevo chi mi sarei trovata davanti,e quindi immaginate la mia sorpresa quando mi sono ritrovata davanti proprio Skandar Keynes: ho cacciato un urlo sproporzionato che lo ha fatto ovviamente scoppiare a ridere senza pietà. Quando sono riuscita a riprendermi dallo shock ho balbettato in un inglese alquanto stentato: << Puoi fare una foto a me e al mio migliore amico? >>. << Strano, >> ha risposto lui, << in genere sono io il soggetto della foto! >> ed è scoppiato in una risatina mentre gli passavo la macchina fotografica,trattenendo l’impulso di tirargliela in testa. Ci avevo scambiato due parole,dico,due parole e già mi stava antipatico. Mica male eh come inizio! Dopo avergli spiegato velocemente come utilizzare il mio gioiellino della tecnologia e aver scattato un paio di foto aggrappata al nasone del troll insieme a Dante ho ripreso la reflex e,con un ringraziamento appena accennato,sono tornata sulla funicolare al seguito di Ulisse.
L’escursione è proseguita con una brevissima passeggiata nel Quartiere Anseatico,vale a dire le casette di legno che sono sul lungomare di Bergen. Nel 1700,ci ha spiegato Ulisse,era il quartiere riservato appunto ai commercianti tedeschi della Lega Anseatica,ma adesso ci sono solo negozi e localini,non ci abita più nessuno e tanto meno i tedeschi. Il quartiere sembra uscito dal mondo delle fiabe: le casette in legno,tutte di colori diversi,sono collegate da ponticini,terrazzine sospese in aria e tutto sembra parte di un sogno. Dopo aver scattato foto a qualunque cosa,anche alle vetrine dei negozi,Ulisse ci ha richiamati all’ordine e,ritornati sull’autobus,ci ha portati alla Johanneskirken. Questa chiesetta,attualmente sconsacrata ma usata per molti matrimoni,è una piccola bomboniera di legno dall’architettura un po’ improbabile nascosta su di un colle,al termine di un boschetto molto pittoresco. Tipico norvegese insomma. La chiesina è proprio piccola piccola,l’odore di legno è fortissimo ma se devo dirvi la mia è la chiesa più bella che abbia mai visto. << Mi piacerebbe molto sposarmi qui… >> ho detto a Dante mentre uscivamo da una porticina laterale così bassa che dovevamo abbassare la testa per non batterla sullo stipite. << Hai ragione,verrebbe proprio un matrimonio da fiaba… >> ha risposto lui,riponendo la videocamera. << Sai che ore sono,Bea? >> ha chiesto poi. << Le 13… E credo che la nostra escursione sia già finita. >> ho risposto un po’ malinconica. Mi scocciava un po’ tornare in nave,visto che la partenza era prevista per le 5 del pomeriggio;ci ha pensato Ulisse a risollevarmi il morale,annunciando poco dopo sull’autobus << Adesso torniamo all’ingresso del quartiere anseatico: lì se qualcuno vuole può scendere e continuare a fare una passeggiata. Il porto si trova qua vicino,basta che alla fine del quartiere anseatico percorriate tutto il giardino che trovate alla vostra destra e arriverete all’imbarco. >> Io e Dante ci siamo guardati e ovviamente non c’è stato bisogno di parlare: sapevamo già cosa fare. Prima di scendere però volevo levarmi una soddisfazione,così ho preso questo quaderno,una penna e il biglietto della funicolare e sono andata da Skandar. << Mi faresti l’autografo,per favore? >> gli ho chiesto di punto in bianco porgendogli la penna. << Con piacere! >> ha risposto lui con un sorriso ironico,prendendo il materiale e firmando alla buona sul biglietto della funicolare. Quando mi ha restituito il tutto i suoi occhi hanno incrociato i miei,e io ho visto il mondo dentro quelle iridi così scure,mi ci sono persa finchè la frenata dell’autobus non mi ha riportata alla realtà. Allora ho preso di fretta le mie cose e sono scesa dal mezzo,dopo aver salutato con una stretta di mano Ulisse.
Il centro di Bergen è veramente delizioso,devo ammettere,in futuro non mi dispiacerebbe poterci tornare più a lungo. Con Dante ci siamo divertiti da matti: siamo tornati al quartiere Anseatico,abbiamo comprato un sacco di souvenirs (fra cui due golf norvegesi gemelli,il mio rosso e il suo blu) e abbiamo mangiato un vassoio enorme di pesce fritto nel lungomare,davanti alle barche a vela ancorate lungo il canale,al mercato del pesce,dove fra l’altro siamo rimasti sbalorditi dall’enorme quantità e varietà di pesce esposto. Era una cosa veramente spettacolare!
Siamo tornati alla nave alle 4 e mezzo e siamo andati subito in cabina,per farci una doccia,mangiare qualcosa per merenda e prepararsi per la cena al ristorante. Tornata in cabina ho aperto la borsa della reflex per scrivere su questo quaderno,ma non l’ho trovato. Mi ha letteralmente assalita il panico,come potete ben capire:ho iniziato a cercarlo ovunque,e appurato che continuava a non esserci ho iniziato a bussare con forza alla porta del bagno,dove Dante era chiuso a fare la doccia. << Dante,ho perso il quaderno che mi hai regalato! >> ho urlato per farmi sentire. << Vai a sentire alla reception se l’hanno trovato da qualche parte! >> mi ha risposto lui di rimando. Ma era impossibile che l’avessi perso in nave,se lo avevo usato una manciata di ore prima per l’autografo di Skandar… Sono corsa quindi fuori dalla cabina e mi sono diretta agli ascensori. Mentre stavo per entrare mi ha raggiunta una voce che avrei riconosciuto tra mille altre,da tutte le volte che l’ho sentita sul piccolo schermo. << Sei tu Beatrice? >> mi ha chiesto Skandar con un sorriso più disteso. In mano stringeva il mio quaderno,col mio nome scritto sopra dalla calligrafia di Dante. << Sì,sono io. >> ho risposto in malo modo,cercando di nascondere l’emozione che stavo provando in quel momento e il tremito incontrollabile delle mie mani. Gli ho preso il quaderno di mano e ho replicato con un secco << Grazie infinite,è stato molto gentile da parte tua. >> che non avrebbe lasciato spazio a repliche. Ci tenevo d’altronde a concludere quella conversazione il prima possibile,non volevo infognarmi in nessuna amicizia e tanto meno con gente famosa. Tanto meno con lui,poi. << Quanta gentilezza eh! >> ha commentato lui con una risatina. << Va beh,Beatrice,ci vediamo in giro! >> ha aggiunto con un cenno della mano prima di salire sull’ascensore al posto mio e lasciarmi come un’ebete lì in mezzo al corridoio,col quaderno in mano. Sono tornata in cabina che ancora mi tremavano le mani e ho iniziato a sfogliare questo quaderno compulsivamente,fino a che non ho trovato un foglietto ripiegato in quattro che non c’era fino a qualche ora prima. L’ho aperto: una calligrafia incerta riportava nome e cognome dell’attore e una serie di cifre,il suo numero di telefono probabilmente. Sotto le parole “se vuoi ringraziarmi sai dove trovarmi. S.” Stavo per stracciarlo,ma mi sono trattenuta e l’ho infilato di nuovo dentro il quaderno. Come sarebbe a dire,ringraziarlo?
Ci ho rimuginato su tutta la sera,mentre eravamo a cena,a teatro e successivamente al buffet a mangiare la pizza. Stasera siamo stati tutto il tempo con Marion e Pauline,che sono due ragazze veramente simpatiche anche se completamente opposte: infatti,mentre Pauline è più tranquilla e dolce,Marion è l’esuberanza fatta persona. Siamo molto affini di carattere,e penso che questa crociera risulterà piacevole anche grazie a loro a meno che non accada qualcosa di sconvolgente. Marion,fra l’altro,ci prova molto spudoratamente con Dante,ma lui sembra del tutto indifferente al fascino della francesina. Bah,io quel ragazzo non lo capirò mai. Ma non capirò mai neanche me stessa,perché mio malgrado ho passato la serata a cercare Skandar con lo sguardo. L’ho intravisto a teatro ma lui non mi ha notata.
Siamo tornati in cabina presto anche stasera,perché domani arriviamo a Hellesylt,seconda tappa della crociera,alle 8 di mattina,e alle 8 e mezzo partirà la nostra escursione che ci porterà attraverso il cosiddetto “fiordo dei fiordi” fino a Geiranger,da dove la nave ci verrà a riprendere. Sarà una giornata molto impegnativa,ma ne varrà sicuramente la pena! Oggi ho pensato molto meno a Silvano,ma quando mi è venuto in mente manca poco scoppiavo a piangere in pieno Quartiere Anseatico. Piano piano mi dovrà passare,se lui non si decide a tornare. Per ora però è troppo presto,e devo riflettere. Ho due settimane per farlo! Intanto me ne vado a letto perché domani sarà una giornata stancante,non posso perdermi un solo momento di questo spettacolo! Allego due cartoline:una è la funicolare di Bergen,l’altra è un vicolo del quartiere anseatico che si chiama “Bryggerstredet” e che mi è sembrata molto caratteristica. 

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Capitolo 4
*** Day 4-Hellesylt/Geiranger-Scappando dai ricordi. ***


Ore 17.30
Ho come l’impressione che la Norvegia ce l’abbia con me. Non si spiega altrimenti come anche stamattina,all’arrivo nel porto di Hellesylt,ci abbia accolti ancora una volta un nebbione bestiale e la pioggia fitta e scrosciante.
<< Sarà mai possibile questo tempaccio? >> ho borbottato contrariata entrando in teatro,al seguito di Dante,zaino in spalla e reflex al collo sopra al giubbotto pesante da sci.
<< Vedrai che migliorerà… >> ha tentato inutilmente di consolarmi lui,vedendomi così sconsolata.
<< Sì,ma se il buongiorno si vede dal mattino… >> ho grugnito io. Oggi ci è pure toccato aspettare molto di più prima che chiamassero il nostro autobus,un’attesa di circa mezz’ora durante la quale ho sgranocchiato la brioche al cioccolato che Dante era andato a prendermi su al buffet (dicendo che dovevo mangiare perché quella di oggi sarebbe stata una lunga escursione) e sono quasi morta di caldo,bardata com’ero; quando finalmente siamo riusciti ad uscire,con il numero di bus 49 attaccato alle giacche,ci ha accolti una pioggia scrosciante e una folata di vento che mi ha letteralmente divelto l’ombrello.
<< Buongiorno! >> mi ha sorriso la guida,una donna sulla trentina,alta e mora. Più norvegese di così si muore insomma…
<< Buongiorno un cavolo. >> ho bofonchiato io in risposta consegnandole il biglietto dell’escursione e salendo sull’autobus trascinando i piedi. Anche oggi sono riuscita a conquistare il posto in prima fila (almeno in questo si può dire che ho fortuna),evitando così i miei soliti,tragici mal di autobus. Mentre l’autobus iniziava a riempirsi la guida ha iniziato a presentarsi: si chiamava Daniela e,come mi aspettavo,era italiana(triestina per la precisione,ciò spiegava l’accento vagamente sloveno). Ci ha tenuto subito a precisare che oggi il nostro sarebbe stato un autobus di soli italiani,cosa che mi è da una parte un po’ dispiaciuta. Non si pensi infatti che io sia fredda come il marmo fino in fondo,ho un cuore anche io ed è da ieri sera che non faccio che pensare e rileggere il bigliettino di Skandar senza tregua,e mentre gli ultimi passeggeri salivano sull’autobus ne ho parlato a Dante,finora all’oscuro di tutto.
 << Secondo me dovresti chiamarlo >> ha suggerito lui.
<< Ma lo sai,Dante! >> ho risposto io, << io le cose preferisco dirle in faccia. È il mio carattere! >>
<< E allora parlaci oggi! Invitalo a fare due passi,due foto sui ponti esterni,invitalo a fare merenda con te o stasera chiedigli se vuole venire a ballare con te al Gran Bar oppure vedere un film in 4D! >> Ci ho pensato qualche secondo prima di chiedergli << E come faccio a parlargli oggi…? >>
<< È molto più semplice di quello che pensi… >> si è limitato a dire Dante indicandomi qualcosa fuori dal finestrino. Sono diventata quasi viola,ho sentito gli zigomi prendere fuoco nel momento stesso in cui ho visto Skandar,a bordo del bus numero 50,mi stava guardando con un sorrisetto sulle labbra. Ho distolto subito lo sguardo e ho iniziato a concentrarmi su quello che Daniela stava spiegando,mentre piano piano il bus usciva dal parcheggio del porto di Hellesylt. Da quello che ha spiegato,ho capito che questo è un paesino di circa 200 anime(il tipico paesino norvegese,a quanto pare),meta di villeggiatura prediletta di circa l’80% dei norvegesi per il clima mite durante l’estate (e se questo è clima mite,ho pensato,non oso immaginare l’inverno come sia!).
 << Anche Edvard Grieg aveva la casa delle vacanze qua a Hellesylt,e durante uno dei suoi soggiorni pare che abbia composto molte arie del suo celeberrimo Peer Gynt! >> ha esclamato poi sorridendo. Edvard Grieg a quanto pare è come il Boccaccio,o il Manzoni,della Norvegia,ne parlano tutti e ovunque(anche a Bergen) trovi la Edvard-Griegstredet (via Edvard Grieg).
<< Mi scusi, >> ha chiesto la signora dietro di noi,una con l’accento piemontese,circa dell’età di mia madre. << Ma come possono stare in villeggiatura così tante persone in un posto così piccolo? >>
<< Se pensa che i norvegesi sono in tutto 5 milioni,non è poi così difficile da pensare… >> ha risposto Daniela cortesemente. Altro motivo per amare la Norvegia,ho pensato subito; non è da escludersi che in futuro decida di venire qui,ad evadere da quello schifo di realtà che mi attende a Firenze quando tornerò a casa. Dopo circa 20 minuti siamo arrivati alla prima tappa di questo circuito di circa 25 km che ci avrebbe portati a Geiranger a prendere la nave. La prima tappa è stata un albergo a 4 stelle in una località di cui non ricordo neanche il nome,tanto era lungo.
<< Cosa ci facciamo qui? >> ho chiesto a Daniela entrando nella hall dell’hotel al suo seguito. Lei non mi ha risposto,ma ci ha portati in un giardino esterno dell’hotel,dal quale si contemplava la vista più incantevole che io abbia mai visto. Non so se mi spiego: avevo davanti agli occhi proprio il lago Hornindal,il lago più profondo d’Europa. Ho fatto qualche passo incerto su una delle passerelle,alle quali erano ancorate delle piccole barchette di legno,e mi sono chinata ad osservare l’acqua: così limpida,eppure così scura,così misteriosa,mi ha trasmesso al tempo stesso un senso di profonda pace e inquietudine. La cosa più bella,però,è stata un raggio di sole che è riuscito a fare capolino fra le nuvole e ha illuminato la superficie del lago,riempiendola di una luce cristallina e permettendo alle montagne circostanti di riflettersi su di essa,specchiandosi come delle dame un po’ vanitose nella loro camera da letto. Ero così incantata che penso di aver scattato un centinaio di foto solo alla superficie del lago. Sono risalita sull’autobus con aria a dir poco entusiasta e ho iniziato a mostrare a Dante tutte le foto che avevo scattato,con l’aria di una bambina che è stata a vedere uno spettacolo di delfini.
<< Promettimi che un giorno torneremo in Norvegia,Dante >> gli ho sussurrato mentre l’autobus si accodava agli altri e riprendeva la sua lenta marcia verso la prossima tappa.
<< Ci torneremo,Bea,tranquilla >> mi ha risposto lui scompigliandomi i capelli. Sono riuscita pure a farmi scappare un sorriso,nonostante la giornata non fosse iniziata nel migliore dei modi. Dopo 30 minuti di tragitto,paesaggi mozzafiato e case sperdute nel fiordo l’autobus si è fermato in una piazzola riservata all’inizio di un paese.
<< Qui siamo a Stryn >> ha annunciato Daniela prendendo il microfono. << Adesso sono le 11,da qui avete tempo un’ora  e mezzo per girare per il paese,fare spese se volete farne e fare una passeggiata. Il paese non è grandissimo,sono 2000 abitanti,ma è molto caratteristico. Alle 12.30 ci ritroviamo qui all’autobus e andiamo a pranzo all’Hotel Stryn,che si trova qui vicino. >>
Io e Dante in un’ora e mezzo siamo riusciti a visitare tutto il paesino,a ficcanasare in tutti i negozi (dove fra l’altro ho potuto pure ricomprarmi un ombrellino,blu con le renne) e anche a scattare qualche foto e a farcene scattare. La cosa più bella di tutte però è stata un negozio di abbigliamento che nello spiazzo all’entrata esibiva un grosso trattore rosa. Abbiamo strabuzzato entrambi gli occhi,come se avessimo visto degli alieni atterrare davanti a noi,finché una guida non ha chiarito i nostri dubbi(probabilmente vedendo le nostre facce gli sarà pure scappato da ridere) e ci ha spiegato
<< Questo negozio fa parte di una catena molto famosa in Norvegia,è stata creata da due ragazze norvegesi e si chiama Moods of Norway. La catena riprende i modelli tipici norvegesi (maglioni con fiocchi di neve,cappelli di pelo,pantaloni pesanti) e li riadatta per giovani e adolescenti. Il simbolo di questi negozi,come potete ben vedere,è un trattore rosa… Ne vedrete un sacco di questi negozi in giro! >> Ovviamente abbiamo gironzolato per tutto il negozio,e io mi sono presa pure la libertà di comprare una cartolina del negozio che ovviamente allegherò a fine resoconto.
Il pranzo all’Hotel Stryn è stato quanto di più tipicamente norvegese riusciate a immaginare: zuppa di funghi,trancio di salmone affumicato con insalata e una strana torta gelato con crema e nocciola. Io che non sono una grande amante del pesce ho finito in men che non si dica quel trancio che sapeva di tutto tranne che di affumicato,tanto era saporito e cucinato bene. Non c’è che dire,i norvegesi in queste cose ci sanno proprio fare. Finito il pranzo sono uscita fuori dall’hotel per prendere una boccata d’aria,e mi sono seduta su di una panchina a riguardare tutte le foto scattate in questi giorni. Mentre ero assorta a ricontrollare e scartare quelle venute male,una voce mi ha distolta dai miei pensieri.
<< E così oltre che scrittrice sei pure fotografa? >> mi ha chiesto una voce alquanto familiare con un accento inglese che faceva innamorare. Immaginate un po’ quanto abbia iniziato a balbettare quando Skandar si è seduto accanto a me sulla panchina,sorridendomi.
 << Io,cioè… Ecco… Diciamo… >> niente da fare,non mi è riuscito per più di 5 minuti a spiccicare una frase sensata. Alla fine ho spento la reflex e ho detto la cosa più stupida e fuori luogo che potessi dire.
<< Devi scusarmi per ieri sera. Sono stata molto scortese. >> Me ne sono pentita 5 nanosecondi dopo,e ho continuato a mordermi le labbra finché lui non mi ha messo la mano sulla spalla dicendomi << Non preoccuparti,non fa niente. >> Poi il suo sguardo è passato dai miei occhi alla macchina che tenevo fra le mani.
<< E così ti piace anche fotografare? >>
<< È un hobby,nulla più. La fotografa di casa è mia sorella. >> ho risposto io,cercando un po’ di sciogliermi e nascondere il fatto che la voce mi tremava. Per quale strano motivo lui voleva sapere qualcosa riguardo alla mia vita? Specie quando mi ero comportata in modo così stupido con lui…
<< Scommetto invece che sei bravissima >> mi ha sorriso lui,facendomi arrossire ancora di più. La mano sinistra ha iniziato a stringere l’obiettivo della reflex e a tremare,come succede sempre quando sono nervosa.
<< E dimmi,quanti anni hai Beatrice? >>
<< Chiamami Bea >> ho risposto io più veloce possibile. << E comunque ho appena compiuto 20 anni. Questa crociera sarebbe il mio regalo di compleanno. >>
<< Oh,ma tanti auguri allora! >> Io non capivo perché continuasse a sorridermi,non lo capisco ancora che cosa lo porti a voler conversare con me in tutti i modi,però se nella vita ho imparato qualcosa è stare zitta e accettare le cose per come sono. Specie quando sono belle così. << Senti… >> ho detto di getto. << Stasera ti andrebbe di venire a fare due passi con me sul ponte esterno,dopo cena? >> Eccola,ce l’avevo fatta a chiederlo. Dante sarebbe stato fierissimo di me.
<< Alle 9 e mezzo al ponte semicoperto? >> ha risposto lui con un sorrisone che gli illuminava il viso. In quel mentre è arrivato Dante col mio zaino e,dietro di lui,Daniela e tutto il resto del nostro gruppo. << Andiamo Bea! >> mi ha incitata lui.
<< Volentieri. A stasera allora! >> ho risposto io prima di andare e seguire il mio migliore amico. È bastato uno sguardo fra me e lui per intenderci che tutto era andato bene,che ero riuscita nel mio intento e che ero felice: ci siamo abbracciati come due persone che hanno appena vinto la lotteria e siamo risaliti sull’autobus,mentre fuori ricominciava a piovere. Ma non ho mai visto una pioggia così bella,sinceramente.  
Il tragitto in autobus stavolta è durato molto di più di quanto mi sarei aspettata: sotto la pioggia scrosciante abbiamo attraversato paesaggi mozzafiato,montagne brulle e silenziose,il fiordo che si allungava accanto a noi,laghi ancora mezzi ghiacciati,mentre Daniela continuava a spiegare cose che io non sentivo tanto ero occupata a fotografare ogni centimetro quadrato di quella meraviglia. Forse forse però,ogni tanto mi farebbe bene anche ascoltare,mi risparmierebbe molte scene imbarazzanti come quella che è seguita.
Infatti,dopo poco l’autobus ha deviato dalla strada a curve,che già di per sé era stretta ma almeno andava in piano e costeggiava un lago dopo l’altro,e si è inerpicato su per una stradina ancora più a curve e ancora più stretta,oltre che ripida. Ma la cosa più inquietante in tutto questo era il fatto che non esisteva neanche un minimo accenno di guard rail,e più di metà tragitto era esposto a degli strapiombi abissali. Sono letteralmente sbiancata e mi sono aggrappata con forza al braccio di Dante,cercando di scandire le parole mentre chiedevo dove stessimo andando.
<< Siamo diretti al Monte Dalsnibba! >> ha risposto Daniela. << è il monte più alto della zona,e dalla cima si gode un panorama meraviglioso sul fiordo di Geiranger! >>
Daniela,nonostante il suo ottimismo ed entusiasmo,non aveva fatto i conti con il fatto che la pioggia non aveva smesso di cadere dal cielo neanche per un minuto,e di conseguenza dopo mezz’ora di quella stradina nella quale io ho rischiato di perdere 25 anni di vita dalla paura,quando siamo arrivati sulla vetta del monte Dalsnibba la nebbia era così fitta che riuscivo a malapena a vedere la mano di Dante,alla quale ero rimasta attaccata anche dopo scesa dall’autobus. Oltretutto,essendo comunque in vetta a una montagna,tirava un vento allucinante,e ho ringraziato di aver sempre avuto tanto appetito e quindi di avere un peso sufficiente a tenermi ben ancorata a terra e non iniziare a fluttuare in aria come in Pomi d’Ottone e Manici di Scopa.
Dopo esserci fatti scattare le foto di rito accanto al pannello elettronico che riportava la scritta “Monte Dalsnibba,22 Luglio,ore 15.40,temperatura -4°C” ,ci siamo appoggiati all’autobus aspettando che Bjorn,l’autista,tornasse ad aprirci. Dopo poco è arrivata però Daniela,che ci ha guardati con il suo solito sorriso e ci ha chiesto << Avete fatto già la torretta coi sassi? >>
L’ho guardata con una faccia come se mi avesse parlato in arabo,credo,perché è scoppiata a ridere e mi ha indicato la piana accanto al parcheggio degli autobus. Solo allora mi accorsi che,fra la nebbia,spuntavano torrette fatte con sassi di varia forma e di varia altezza,e c’erano un sacco di persone che stavano costruendo la propria.
<< A che cosa servirebbe? >> ho chiesto incuriosita. << è come un messaggio che lasci alla Norvegia >> ha spiegato Daniela, << è come se tu volessi dire “ Sì,prima o poi tornerò,non temere. Questo non è un addio,solo un arrivederci. “ >>. Dante mi ha guardata,io l’ho guardato e,inutile dirlo,ci siamo subito capiti. Ho lasciato la reflex in mano a Daniela e sono andata col mio migliore amico nella piana piena di sassi. Abbiamo preso 2 sassi per uno e abbiamo cercato un posto dove costruire la nostra torre,fino a che non abbiamo trovato un punto riparato da una serie di sassi più grandi che formavano una specie di grotta. Lì,cercando di non congelarci le mani con le ventate gelide che arrivavano da ogni parte,abbiamo faticosamente messo in piedi la nostra torretta,e come ciliegina sulla torta ho preso un fazzoletto e una penna dalla tasca del giaccone,ho scritto i nostri nomi e la data odierna e l’ho incastrato tra il sasso alla base e la fredda superficie liscia del masso che sorreggeva la torretta.
 << Ora dobbiamo tornare per forza,sappilo. >> ho detto al mio migliore amico con aria di sfida puntandogli contro il dito mentre tornavamo all’autobus.
Il tragitto per scendere da quel monte si è rivelato una mezz’ora di puro film dell’orrore,ho creduto per un attimo di morire(anzi,in più di un attimo) e quando abbiamo raggiunto nuovamente valle e siamo tornati sulla strada in piano diretti verso il paesino di Geiranger ho riguadagnato almeno 6 o 7 anni di vita tutti insieme. Il resto del viaggio è proceduto in tutta tranquillità,e abbiamo visto dei panorami incredibili,che non avrei mai creduto di vedere dal vivo. Ho sempre pensato che le guide turistiche prendessero in giro.
Dopo circa una mezz’ora abbiamo varcato il cartello con la scritta Geiranger e lì è accaduto il danno. Sì,perché il pulman ha fatto un rumore strano e si è sentito quasi un botto. Bjorn è stato costretto a fermare l’autobus,e ha scoperto di avere una gomma forata.
<< Degna fine di una giornata allucinante… >> ho borbottato io riponendo la reflex nello zaino e preparandomi a scendere. L’ultimo tratto di strada,circa un chilometro fino al porticciolo di Geiranger dal quale ci saremmo nuovamente imbarcati,lo abbiamo fatto a piedi. Fortuna che aveva smesso di piovere…
Adesso siamo nuovamente a bordo,la nave è già ripartita e io penso che andrò a farmi la doccia visto che tra un’ora abbiamo la cena. Stasera il tema sarà il bianco,quindi devo trovare qualcosa da mettermi visto che di solito non metto mai niente di quel colore. Aggiornerò più tardi,almeno vedremo un po’ cosa succederà. E quali sorprese riserverà questo misterioso Skandar Keynes.
 
Ore 1.00
Una sola cosa da dire: serata fantastica! Mi sento come se avessi appena toccato il cielo con un dito,è una sensazione bellissima. Mi sento più o meno come Jacopo Ortis quando riesce a baciare Teresa(visto che super riferimenti a Foscolo che tiro fuori?! È il risultato di frequentare Dante Bernardeschi!),anche se nel mio caso non c’è stato nessun bacio. Ma è stato molto meglio di tutti i baci del mondo.
Dopo cena Dante ha provato a chiedermi di andare a teato,ma dalla mia aria estremamente tesa ha capito che forse non era il caso,perciò siamo andati al Gran Bar,quello con la pista da ballo,e abbiamo ordinato qualcosa da bere. Dante mi ha costretta a prendere qualcosa di alcolico,adducendo come scusa che l’alcol scioglie la lingua e i pensieri,e così mi sono ritrovata con un bel Martini in mano e il mio migliore amico che annuiva con aria saccente sorseggiando il suo cocktail analcolico alla frutta. Credo che lo segnerò sulla lista dei motivi per vendicarmi.
Alle 9 e 20,più puntuale di un orologio svizzero,mi sono alzata poggiando il bicchiere ancora vuto sul tavolino e ho accennato un sorriso a Dante,i nervi che mi sarebbero potuti scoppiare da un momento all’altro.
<< Che farai stasera? >> gli ho chiesto. Lui ha scrollato le spalle e ha sorriso sornione,e ho capito subito che il suo programma aveva il nasino all’insù di Pauline e i lunghi ricci biondi di Marion. Gli ho sillabato con le labbra Non fare danni prima di avviarmi a passo deciso verso gli ascensori. Mentre l’ascensore saliva verso il nono piano mi sono guardata allo specchio: leggins bianchi,maglia lunga e appena scollata dello stesso colore con decorazioni floreali a colori pastello e le mie inseparabili Superga bianche,sulle quali troneggiava una bella macchia di caffè versato pochi giorni prima di partire e che non avevo fatto in tempo a smacchiare. E non ho neanche fatto in tempo a trovare una soluzione perché la voce registrata dell’ascensore ha annunciato << Ponte nove/Deck nine  >> e le porte si sono aperte. Sospirando,ho seguito i cartelli alle pareti e mi sono avviata verso il lido semicoperto.
Lui era già lì,appoggiato alla balaustra delle scale che portano al decimo piano,con indosso una maglia bianca dell’Hard Rock di Boston,un paio di jeans e delle Converse bianche che mostravano un vistoso buco nella stoffa vicino alla punta e dal quale si vedevano dei calzini blu a righine bianche. Penso che abbia capito a cosa stavo pensando mentre scoppiava in una leggera risatina e mi si avvicinava.
 << Ancora non mi so quale sia il tuo nome completo >> ha detto poi mantenendo il sorriso sulle labbra.
<< Beatrice Capitani. Ma chiamami Bea,non voglio complicazioni >> ho risposto io,memore forse della mia corrispondente russa quando ai tempi del liceo feci lo scambio con la scuola. Il mio nome venne storpiato in ogni modo possibile,tralasciamo i vari nomi che mi sono sentita affibbiare. Oltre al fatto che non voglio divagare ulteriormente sul mio racconto.
Insomma,dopo qualche attimo di silenzio lui ha alzato il capo verso il tetto semovente del ponte,bagnato da leggere goccioline di pioggia,e ha arricciato il naso con un certo disappunto.
<< Io non ho la giacca, >> ha osservato poi,tornando con lo sguardo su di me. >>
<< Non ce l’ho neanche io >> ho risposto dalla mia, << ma al self service c’è un tè verde buonissimo! >> Dopo cinque minuti eravamo seduti a un tavolo accanto ai finestroni del self service,sorseggiando tè verde fumante e mangiando dei mini-assaggi di torte e semifreddi che distribuivano al buffet,accanto alle macchine del gelato. Di là dalle vetrate,il sole continuava a illuminare il self service come se fosse mezzogiorno,riempiendo il mare di luci che a vederle da lontano sembravano tanti piccoli diamanti. Il vestito da sera ha messo pure i lustrini. Uno spettacolo da lasciare senza fiato.
Nella silenziosa atmosfera del self service,vuoto ad eccezione di qualche cameriere qua e là a pulire i tavoli, io e Skandar abbiamo cominciato a parlare del più e del meno,tra un sorso di tè e un cucchiaino di mousse al cacao. Ho scoperto che frequenta l’università di Cambridge e studia storia e cultura del Medio Oriente(avendo origini libanesi,la cosa non mi ha affatto stupita) e sta per laurearsi. Mi ha parlato dei suoi hobby,della sua famiglia e dei suoi timori per il futuro. Dal canto mio,gli ho parlato dei miei studi di scienze politiche a Firenze,facoltà che non amo particolarmente ma che in futuro mi aiuterà a trovare lavoro sicuro,della mia passione per il canto,la chitarra classica e la scrittura e del sogno,per ora irrealizzato,di riuscire a vincere un giorno un concorso fotografico.
<< è per questo che sei venuta qui? >> mi ha chiesto lui.
<< A dire il vero,sto fuggendo dai miei ricordi >> ho risposto io stringendo nervosamente la tazza di tè. Erano quasi dieci ore che riuscivo a non pensare a Silvano,e Skandar cosa fa? Mi chiede cosa ci faccio qui,ovviamente. Ma in questo mondo non si pensa mai che uno voglia andare in vacanza per rilassarsi?! Ho iniziato anche a martellare il piede per terra come quando sono particolarmente nervosa,cosa che al ragazzo non deve essere passata inosservata perché mi ha stretto la mano destra e ha tirato fuori quel fottutissimo sorriso che ha turbato tutte le notti della mia adolescenza. Il mio cuore ha seriamente rischiato un infarto,e il viso deve essermi diventato davvero tanto rosso perché ho sentito un caldo che neanche fossi stata alle Bahamas.
<< Stai tranquilla,ora sei qui e i tuoi ricordi sono rimasti a Firenze. >>
<< Per fortuna >> ho aggiunto io allentando la presa sulla tazza di tè ormai vuota e sorridendo,un sorriso che penso sia andato da orecchio a orecchio,mentre dentro di me pensavo che avevo appena fatto la peggiore figura di merda di tutta la mia vita. Per evitare di peggiorare ulteriormente la situazione mi sono affrettata a chiedere << E tu,cosa ci fai in Norvegia? >> Lui ci ha pensato un po’ prima di rispondere,lasciando la presa sulla mia mano(cosa che,in effetti,mi è un po’ dispiaciuta…)
<< In effetti,anche io ho qualche ricordo da cui scappare. Penso che tra tutti e due,io e te,siamo anime in fuga da qualcosa che sappiamo benissimo cos’è e abbiamo il terrore che ci raggiunga. Sbaglio? >> ha aggiunto mangiando anche l’ultimo boccone di un delizioso semifreddo al pistacchio. Ho annuito con lo sguardo assorto prima di parlare.
<< Penso che da certi ricordi non te ne scappi via così facilmente. >>
La conversazione poi si è spostata verso argomenti più piacevoli,visto che nessuno dei due aveva voglia di intristirsi più di tanto. Abbiamo parlato di musica,e ho scoperto che anche a lui piacciono tantissimo i Nickelback,uno dei miei gruppi preferiti e l’unico del giorno d’oggi che reputo degno di essere chiamato tale. A parte i Duran Duran ovviamente,ma quel figo di Simon LeBon non fa testo. E non lo fanno neanche Paul McCartney e Elton John. Loro non invecchieranno mai.
Abbiamo aiutato il cameriere,un ragazzo cileno molto simpatico che si è presentato con il nome di Carlo,a sparecchiare il nostro tavolo mentre scambiavamo due chiacchiere,poi siamo tornati verso le cabine continuando a chiacchierare. Mi ha lasciata davanti alla porta della mia cabina esattamente 25 minuti fa,con due baci sulle guance e un invito da parte mia a unirsi a noi l’indomani,invito che lui ha chiaramente accettato senza alcuna esitazione. Dante per fortuna sta già dormendo come una caffettiera,almeno mi sono risparmiata il terzo grado,anche perché sono stanchissima e penso proprio che cercherò di dormire. Anche se,tra il sole che filtra dalle tende e il pensiero della serata appena passata,chi potrebbe mai dormire?!
Ah,dimenticavo,prima di mettermi a letto allego,come promesso,la cartolina della Moods of Norway e di quel magnifico trattore rosa,e una cartolina del lago Hornindal. Et voilà!

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