Two Much

di Varda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 33: *** 33 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


“E così, dopo Athos e D’Artagnan, te ne vai anche tu” disse Porthos mentre Aramis finiva di controllare le cinghie della sella del suo cavallo.

“Si, ma non starò via molto: solo un paio di mesi; dopo la nostra avventura in Svizzera ho bisogno di un po’ di riposo. Inoltre sistemerò alcune faccende lasciate in sospeso a Noisy – le Sec” dichiarò il moschettiere nell’istante in cui montava sull’animale “ ad ogni modo in questi giorni non avrai modo di annoiarti: ci sono le nuove reclute da addestrare se non ricordo male”

“Si bè, non è che ci si possa divertire troppo con quei sbarbatelli” mugugnò l’amico.

“Non ti lamentare troppo! Sono sicuro che D’Artagnan non rimarrà a lungo lontano da Constance e al suo ritorno potrai ubriacarti con lui!”

“Magra consolazione! Dopo il decimo bicchiere crolla come un pupetto!”

“Non sei mai contento, vero? Ora però devo proprio incamminarmi altrimenti rischio di non arrivare a destinazione prima che faccia buio!”

“Buon viaggio Aramis!”

“Grazie Porthos! Ti porterò qualcosa di buono come souvenir” rispose Aramis intanto che spronava il cavallo.

“E così dopo anni sto tornando a casa … chissà, i miei zii come rimarranno di stucco nel rivedermi e nel sapere che, per di più, sono un moschettiere a servizio di sua maestà; forse quest’ultima parte è meglio che gliela risparmi. Non appena sarò abbastanza lontana da Parigi mi cambierò d’abito … e tornerò ad essere semplicemente Reneè" riflettè tra sé la ragazza durante il suo viaggio.

Era ormai il tramonto quando arrivò a destinazione e quello che le si presentò non fu un bello spettacolo: la casa, dove aveva passato i suoi anni dell’infanzia e della prima giovinezza, sempre splendente e piena di gente allegra era divenuta un edificio decadente.

“Chi va là?” intimò la voce di un uomo avanti con gli anni.

“Sono Reneè d’Herblay” risposi “siete voi Bazin?” domandò di rimando dopo averlo riconosciuto.

“Mademoiselle Reneè? Siete davvero voi?” chiese ancora, incredula, la voce “si sono Bazin il vostro fidato servitore. Non siete un fantasma tornato a tormentarmi, vero?” continuò a interrogarla mentre si avvicinava.

“Tranquillo … sono proprio io in carne e ossa” rispose allegramente lei scendendo dal suo destriero.

“Più ossa che carne direi eheheh” concluse lui squadrandola “dove vi eravate cacciata mademoiselle? Vi credevamo morta”

“E’ una lunga storia mio caro Bazin e questa sera non sono molto in vena di racconti; il viaggio è stato lungo e per nulla comodo” lo informò Reneè intanto che portava il cavallo nella scuderia.

“Avete ragione ed io ho scordato del tutto le buone maniere. Prego mademoiselle seguitemi in casa. Saranno tutti contenti di rivedervi”.

“Ditemi Bazin … cosa è successo alla villa? Un tempo era splendida ed ora manca poco che cada completamente a pezzi … “

“Sono stati tempi duri per noi dopo che ve ne siete andata. La casa non è stata l’unica a subire gravi perdite, ma vi racconterà tutto madame, vostra zia” sospirò lui tristemente mostrandole un interno della casa ancora più desolato dell’esterno.

“Ma cosa è successo qui?”

“Vado di sopra a chiamare madame” e si incamminò su per lo scalone eludendo così la domanda di Reneè. 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Reneè, rimasta sola nell’ampio salone d’entrata, osservò, nella luce dorata del tramonto, lo stato di abbandono che la circondava: i morbidi tappeti che ricoprivano i pavimenti erano spariti, dei preziosi quadri che adornavano le pareti era rimasto solo il segno sulla tappezzeria che ormai si stava rompendo in più punti, alcuni mobili antichi erano spariti e le suppellettili completamente inesistenti.

“Mademoiselle?” la chiamò Bazin dall’alto dello scalone “madame desidera ricevervi nelle sue stanze. Vi prego di seguirmi”

Senza rispondere e senza domandarsi troppo il motivo di quella decisione, si diresse verso le camere di sua zia.

“Prego accomodatevi mademoiselle” le fece strada il servitore.

La ragazza entrò un po’ titubante avendo timore di quello che ci avrebbe trovato. Non poté notare come fosse ridotto quel luogo perché la camera era già immersa nella penombra del crepuscolo e l’unica fonte di luce proveniva da poche candele accese sul tavolo, poste accanto alla poltrona dove era adagiata madame Armande D’Herblay.

“Reneè? Sei veramente tu?” le chiese la donna tentando di sollevarsi dal giaciglio.

“Si zia sono proprio io” rispose avvicinandosi alla luce per farsi vedere meglio; nonostante avesse voglia di buttarsi tra le sue braccia rimase impettita accanto al tavolo.

“Ti prego avvicinati, io purtroppo faccio troppa fatica a muovermi” le ordinò con voce stanca.

“Zia … io … “ incominciò Reneè ubbidendo, ma venne interrotta dallo scoppiare in lacrime di madame D’Herblay.

“Sei proprio tu mia cara!” e con quell’esclamazione la donna allargò le braccia per accogliere la nipote ritrovata “tesoro mio! Dove eri finita? Dove ti eri nascosta? Ti credevamo morta o peggio rinchiusa in un bordello di Parigi … e Dio solo sa cosa non abbiamo fatto per ritrovarti …”

“Io … io non volevo abbandonarvi zia, ma non potevo rimanere …” Reneè faceva fatica a parlare per via del groppo alla gola che le si era formato non appena si trovò in quell’abbraccio “non credevo che la mia assenza vi avrebbe causato tanto dolore …”

“E perché mai non lo avrebbe dovuto bambina mia?” domandò staccandosi da lei per guardarla in viso “sei sempre stata come una figlia per noi e una sorella per i miei figli. Anche loro hanno sofferto tanto la tua scomparsa … ma ora sei qui con noi … sei tornata”

“Zia sono felice di essere di nuovo a casa, ma …”

“Ma dimmi, cosa hai fatto in questi anni? Guardati sei tutta pelle ed ossa … sei l’ombra della fanciulla di un tempo”

“Ti racconterò tutto dopo che mi avrai spiegato cosa è successo qui … “ la implorò la ragazza.

“Hai visto che desolazione, mia cara? Sono stati tempi bui e non sappiamo quando finiranno” fece tristemente madame D’Herblay. “tutto è cominciato dopo la tua scomparsa. Il tuo promesso sposo non prese molto bene il fatto che tu l’abbia abbandonato il giorno prima delle nozze così decise di non tenersi la tua dote. Tuo zio e tuo cugino Marius cercarono in tutti i modi di riprendersela, ma non ci fu verso. Disgraziatamente proprio in quel periodo i loro affari cominciarono ad andare a rotoli e per questo siamo stati costretti prima a licenziare la servitù, poi a vendere le nostre terre sia per poter mangiare sia per mettere da parte qualcosa per la dote di tua cugina Caroline” la zia si asciugò una lacrima “ alla fine tuo zio e Marius, con gli ultimi risparmi, sono partiti per il Nuovo Mondo nella speranza di far fortuna; purtroppo sono mesi che non ricevo più loro notizie e la loro lontananza mi ha fatto ammalare”.

“Oh zia!” esclamò tristemente la ragazza “mi dispiace così tanto! Se fossi rimasta accanto a voi avrei potuto aiutarvi … invece sono fuggita senza pensare a nessun altro se non ha me stessa”

“Ma ora sei qui” le sorrise “e questo è stato un bellissimo dono. Adesso, però, sono tremendamente stanca e vorrei riposare se non ti dispiace; continueremo la nostra chiacchierata domani” disse suonando un campanellino d’argento per chiamare Bazin

“Madame?”

“Bazin accompagna mia nipote nei suoi alloggi e servile qualcosa di caldo. Buona notte mia cara” le augurò baciandole la fronte

“Buona notte zia” e la lasciò al suo riposo. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Mentre raggiungeva le sue vecchie stanze Reneè pensava alle parole di sua zia cercando anche una possibile soluzione

“Quanto tempo mia zia è in questo stato Bazin?”

“Un paio d’anni mademoiselle”

Reneè si arrestò in mezzo al corridoio.

“Non ho visto mia cugina, dove è Caroline?”

“E’ nel convento del Sacrè-coeur nel villaggio qui accanto”

“Ha deciso di diventare suora?” chiese un po’ stupita dato che sua cugina era una persona che amava i piaceri e il lusso nella vita.

“No, vostra zia l’ha mandata presso quell’istituto per insegnarle un po’ di umiltà e di buon cuore; inoltre li è sicuro che riceva un pasto caldo ogni giorno”

“Anche quello vi è mancato?”

“A volte” le sorrise tristemente “eccoci arrivati; tra poco sarò di nuovo da voi con la cena”

“Non dovete preoccuparmi per me. Ho mangiato lungo la strada e per questa sera sono a posto” mentì

“Non dovete dire le bugie mademoiselle eh eh eh” ridacchiò il vecchio servitore” e se ci rinunciate solo per quello che vi ha detto vostro zia, vi posso assicurare che in questo periodo la dispensa è abbastanza fornita. Per fortuna abbiamo ancora degli amici che ci danno una mano, come il conte De Reynaud che ci ha portato alcuni animali che ha cacciato”

“De Reynaud?”

“Si è trasferito nel vecchio palazzo del conte Daniel l’anno scorso. È stato lui a dare ai vostri zii l’idea di cercar fortuna nel nuovo mondo”

“Allora saprà qualcosa sulla situazione in America”

“Probabile, ma vostra zia come vedete non è in grado di andare a trovarlo e io sono l’unico rimasto ad occuparsi di tutto in casa. Ora è meglio che vada a preparare la cena; ah … troverete il vostro bagaglio in camera … tutto il vostro bagaglio” enfatizzò quest’ultima parte della frase

La spada!

“Bazin … io …”

“Non mi dovete alcuna spiegazione, ma sono sicura che madame desidera ardentemente sapere che cosa vi ha trattenuto lontana da lei” rispose allontanandosi.

La ragazza entrò nella sua vecchia camera e le sembrò alquanto strano ritornare in quel luogo; a differenza del resto della casa ogni oggetto a lei caro, carico di ricordi felici, era ancora al proprio posto.

In quel momento la mano andò istintivamente al collo dove era appeso il medaglione con il suo ritratto.

“François … cosa posso fare per aiutarli?”

Si distese sul letto pensando ancora a lui e in pochi minuti, complice anche il lungo viaggio, si addormentò. 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Reneè si svegliò all’alba, con cinguettio degli uccelli, nonostante non dovesse correre per fare le esercitazioni; si affacciò alla sua finestra per godere della brezza mattutina e dopo una rapida colazione, fatta con la cena della sera precedente, si diresse verso la camera di zia Armande.

“Posso disturbarti zia?” domandò infilando la testa in uno spiraglio creatosi dalla porta aperta.

“Tesoro come sei mattiniera!” le rispose una voce assonnata dall’interno della camera “ma entra pure. Hai bisogno di qualcosa?”

“Si zia, vorrei che tu mi dessi il permesso di andare dal conte de Reynaud” entrò nella camera da letto “so che è stato lui a suggerire l’idea del nuovo mondo a mio zio e gli vorrei chiedere notizie sue e di Marius”

“Oh gioia, mi faresti un immenso favore. Come hai visto non sono più arzilla come un tempo e non ho più piacere di effettuare dei grandi spostamenti. Però non puoi andare vestita così” affermò la zia.

“Perché?” chiese guardandosi l’unico abito femminile che facesse parte del suo guardaroba.

“E’ un abito da viaggio e per di più anche sporco. Dovresti proprio cambiarti” la guardò con aria corrucciata.

“Ecco … il problema è che non ho altri vestiti all’infuori di questo”

“E che fine hanno fatto tutti gli altri?”

L’altro è una divisa da moschettiere zia, ma non credo che il conte avrebbe piacere a vedermela indosso pensò Reneè

“Me li hanno rubati” mentì la nipote

“Rubati?”

“Si durante il viaggio per tornare qua. Non ho voluto dirtelo perché dopo quello che mi hai raccontato non desideravo procurarti altra angoscia”

“Immagino che abbiano fatto la stessa fine tutto il resto del tuo vestiario?”

“Si è così” continuò con la bugia.

“Oh cielo ! Magari potresti prendere in prestito quelli di Caroline” suggerì madame D’Herblay “dovreste avere la stessa taglia se non ricordo male”

“Sicura che non si arrabbierà?”

“Perché dovrebbe? All’istituto ha la divisa e lei non uscirà da quel posto se non per la fine dell’estate. Scegli uno semplice, tesoro; il conte è una persona che non ama molto i fronzoli.

Su corri a vestirti e poi vieni da me in modo che ti possa sistemare quei capelli ribelli che hai sempre avuto.!” ridacchiando la lasciò andare la nipote a fare la sua scelta.

Qualche minuto più tardi varcò di nuovo la soglia indossando un semplice abito dai toni dell’azzurro

“Allora?”

“Non male … ci vorrebbe un po’ di carne su quei fianchi, ma devo dire che il risultato non è malvagio. Ora vieni qui accanto a me che tenterò di sistemare quella chioma” e le acconciò i capelli in un semi raccolto

Reneè si guardò nel grande specchio accanto al letto e per un attimo fece fatica a riconoscersi.

“Non appena farò ritorno ce ne andremo in giardino e lì ti racconterò ogni cosa”

“Promesso?”

“Promesso zia”

Madame D’Herblay sorrise alla nipote

“Ti ho fatto preparare il calessino da Bazin; non sia mai che la mia cara Reneè debba viaggiare come un uomo”

“Ma se vado con il cavallo sarò più rapida”

“Niente ma! Una signora non gira da sola in groppa ad un cavallo; te l’ho sempre detto. E se tu mi avessi dato retta non avresti rischiato la vita quel giorno, ti ricordi? “

Impossibile dimenticarlo: è stato il giorno in cui ho conosciuto François riflettè tristemente.

“Va bene, farò come vuoi tu. Ora vado altrimenti farò troppo tardi con quel trabiccolo”

Armande salutò la ragazza dandole un bacio in fronte, come la sera precendente, e quando fu fuori dalla portata di orecchio sospirò “benedetta figliola dove eri finita? Quali avventure hai vissuto? Riesco a scorgere nei tuoi occhi che ne hai passate parecchie ,ma fino al tuo ritorno non saprò la verità” 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Nonostante fossero passati un po’ di anni ricordò subito come si guidasse il calessino e dopo aver trovato un buon passo decise di fare una piccola gita turistica nei dintorni senza, però, allontanarsi troppo dal percorso indicatole dal fido Bazin.

Desiderava rivedere i luoghi a lei cari che le portavano alla memoria il periodo felice trascorso con il suo fidanzato ed infatti giunta vicino al fiume accostò il mezzo. Scese per fare due passi nella direzione del loro albero sotto il quali si erano scambiati il loro primo bacio e le loro promesse.

Quanto vorrei che tu fossi qui… sospirò.

Un rumore molesto la risvegliò da quei pensieri e delle voce aspre la fecero preoccupare; corse verso il cavallo ritrovandosi un’amara sorpresa: due individui stavano cercando di rubarglielo.

“Fermi! Lasciatelo stare!” urlò contro di loro.

“Ci dispiace interrompere la sua passeggiata mademoiselle, ma questo cavallo ci sarà più utili a noi che al servizio delle fanciulle viziate come voi; dato che ci siete ci darete anche un contributo in denaro”

Avessi a portata di mano la mia spada vi farei rimangiare tutto quanto!

Reneè digrignò i denti e si preparò a difendere sé stessa e l’animale con il piccolo pugnale che era riuscita a nascondere tra le pieghe della gonna.

Troverete pane per i vostri denti!

“Ma bravi!” fece una voce lungo il sentiero “quanto siete coraggiosi! Due uomini grandi e grossi che cercano di derubare una fanciulla indifesa! Per fortuna sono arrivato giusto in tempo per poter pareggiare la questione” si palesò un uomo alto con i capelli biondi e gli occhi verdi in sella ad un magnifico animale.

“Guai a voi monsieur! Per la vostra incolumità è meglio che non vi intromettiate; ci prendiamo il cavallo, i soldo di mademoiselle e ce ne andremo senza che nessuno si faccia del male”

“No no no. Avverrà questo: il cavallo e i soldi di mademoiselle rimarranno al loro posto e voi ve ne andrete senza che io vi faccia troppo del male!” ribatté lo straniero intanto che
smontava dal suo destriero e sfoderava la sua spada.

“Questo è tutto da vedere!” gridò uno dei due malviventi lanciandosi contro lo sconosciuto.

Con poche mosse ben misurate il delinquente fu messo a tappeto e ben presto anche l’altro fece la stessa fine; ai due non rimase altro che fuggire a gambe levate.

“Per fortuna nostra erano due ladruncoli da strapazzo, altrimenti non credo che ce la saremmo cavata così facilmente!”

“Vi ringrazio monsieur per il vostro intervento” disse tenendo ancora il pugnale stretto tra le mani.

“Sono certo che avreste dato loro filo da torcere mademoiselle, però è stato un bene che mi trovassi nei paraggi. Ora ,se lo desiderate, potete anche rinfoderare la vostra arma”

“Chi mi assicura che non siate invece un malfattore più organizzato?”

“Penso che niente possa garantirvi la mia onestà più del mio nome: sono il conte François de Reynaud” 

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Capitolo 6
*** 6 ***


“Siete voi il conte De Reynaud?” domandò stupita.

“Lo trovate strano?”

“Mi aspettavo una persona un po’ più …”

“Matura?”

Annuì imbarazzata

“E voi, coraggiosa fanciulla, invece chi siete? Dove siete diretta?”

“Mi chiamo Reneè D’Herblay” rispose facendo una piccola riverenza “e sono diretta verso il vostro palazzo per chiedere notizie di mio zio e di mio cugino”

“A quanto pare sono allora, di fronte, alla famosa nipote scomparsa dei baroni D’Herblay”

“Famosa?”

“Vi spiegherò il perché mentre vi accompagno a casa di mio padre; non vorrei che i nostri due amici di poco prima tornassero, magari con i rinforzi”

Senza perdere altro tempo i due giovani si misero in marcia.

“Siete celebre mademoiselle perché i vostri parenti hanno raccontato a tutti noi della vostra disgrazia e di come non avete fatto più avere vostre notizie per anni”

“Non posso dire di aver preso quella decisione a cuor leggero, monsieur le conte, ma avevo una faccenda importante in sospeso che reclamava il mio intervento”

“Sarei curioso di conoscere quali fosse questa ^ faccenda in sospeso ^, ma non credo che siano affari miei; comunque non chiamatemi monsieur” continuò lui “ma semplicemente François. Monsieur le conte è mio padre: Gaston de Reynaud”

“Molto bene François” gli sorrise lei “allora potete chiamarmi con il mio nome di battesimo”

“Con molto piacere Reneè”

Dopo quel breve scambio di battute proseguirono la strada in silenzio fino a destinazione.

“Eccoci arrivati! Il palazzo di Noisy le Sec nonché nostra residenza attuale” esclamò il ragazzo indicando il maniero “un giorno, magari, vi farò fare un giro turistico per le sue stanze”

Le conosco già quelle camere

“Vi ringrazio François per la gentile offerta” espresse riconoscenza facendosi aiutare da lui per scendere dal calessino.

“Farò chiamare immediatamente mio padre affinché possiate soddisfare le vostre domande” disse trattenendole la mano e guardandola fissa negli occhi “e poi vi scorterò da vostra zia. Non ammetterò un no come risposta naturalmente” le sorrise.

“Troppo gentile, ma … “

“Non accetto nemmeno un ma …” sussurò.

“Ora però è meglio che mi lasciate altrimenti non potrò presentarmi a monsieur le conte”

“Giusto giusto” affermò François liberandola dalla sua stretta a malincuore “permettetimi di accompagnarvi nel suo studio Reneè”

Nemmeno questa volta riuscì a dirgli di no. 

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Capitolo 7
*** 7 ***


In piedi in mezzo allo studio del conte De Reynaud, Reneè non attese a lungo l’arrivo del padrone di casa.

“Bonjour” la ossequiò il conte Gaston “deduco che voi siate mademoiselle D’Herblay, giusto?”

“Esattamente monsieur le conte” rispose la ragazza facendo una riverenza in segno di saluto.

“Vi prego accomodatevi; mio figlio mi ha anticipato che siete venuta a domandare informazioni sui vostri parenti in America”

Reneè annuì

“Ho sia buone che cattive notizie a riguardo”

“Ditemi prima quelle buone”

“Dunque vostro zio Charles e vostro cugino Marius hanno comprato con gli ultimi risparmi piantagione di canna da zucchero che si è dimostrata molto redditizia; grazie a questo hanno potuto ristabilire il loro dissesto finanziario”

“E quelle cattive?”

“Ci stavo appunto arrivando: purtroppo nella Martinica, dove si sono stabiliti, è scoppiata una ribellione tra gli schiavi che lavorano lì e tutti i contatti sono, purtroppo, interrotti, quindi quello che vi ho detto prima risale a circa un mese fa. Da allora non ho più ricevuto notizie; so che le insurrezioni sono state sedate, ma è l’unica cosa certa che so in questo momento”

La lieve speranza che le cose incominciassero a sistemarsi sparì immediatamente dopo quelle parole.

“Mi dispiace, ma non appena avrò novità manderò immediatamente qualcuno a comunicarvele: intanto posso darvi le ultime lettere”

“Ne sarei molto grata e lo sarà anche mia zia. A lei naturalmente dovrò omettere la parte in cui non si riesce più a comunicare con loro. E’ già abbastanza provata e la solitudine ha accentuato la sua salute cagionevole”

“Vi consiglierei di farle fare un periodo di ferie: hanno aperto nei pressi di Vichy una stazione termale. Ne parlano molto bene e sembra che curi molti mali”

“Un suggerimento interessante” commentò Reneè “se non fosse che non abbiamo abbastanza denaro per poter fare un soggiorno di quel genere”

“Oh ha quello potete rimediare facilmente”

“E come?”

“Con le ultime missive dal nuovo mondo è arrivato uno scrigno con delle monete d’oro; sono certo che queste possono essere utili”

“Perché non l’avete dato a mia zia?”

“Perché lei non era in grado di muoversi e di certo non avrei affidato dei preziosi ad un servitore”

“Vostro figlio non aveva tempo per recapitarlo?”

“François è tornato da poco da un viaggio in Europa e non ho avuto tempo di dargli questo compito”

“Ora che sono qui posso benissimo prenderlo e tornarmene a casa; tanto più che il giovane conte si è offerto di riaccompagnarmi alla mia abitazione”

Il conte tossicchiò

“Vedete non vorrei che correste dei rischi inutili. Ho saputo che dei malviventi hanno tentato di derubarvi e ci sarebbero riusciti se non ci fosse stato l’intervento di François”

Ci sarebbero riusciti perché ero disarmata

“Capisco. Proprio oggi ho ricevuto comunicazione che mio fratello Aramis ha ricevuto un congedo speciale e stasera tornerà; non appena lo vedrò lo manderò da voi senza fallo”

“Avete un fratello?” domandò incuriosito Gaston “Charles non me ne ha mai parlato”

“Ebbene si! Non ve ne ha parlato perché è stato mandato all’accademia militare e ora lui è un moschettiere al servizio di sua maestà Luigi XIII”

“Questo cambia tutto!” esclamò il conte “sono sicuro di poter affidare senza pensieri il vostro piccolo tesoro a vostro fratello”

“Ve ne sono grata” disse Reneè “lo manderò qui domani mattina presto. Vi ringrazio per avermi dedicato il vostro tempo” ed alzandosi si fece accompagnare verso l’uscita. 

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Capitolo 8
*** 8 ***


La ragazza, immersa nei suoi pensieri, stava già salendo sul suo mezzo di trasporto quando sentì qualcuno che la chiamava a gran voce.

“Reneè, Reneè aspettatemi” era François in groppa al suo cavallo “avevate promesso di farvi scortare fino a casa, rammentate?”

“Certamente François, ma non volevo distrarvi dai vostri doveri”

“Non vi dovete preoccupare; tra i miei doveri trovate anche quello di accompagnare le belle fanciulle ed assicurarmi che tornino a casa sane e salve” le sorrise “ siete pronta?”

“Pronta” rispose stringendo le redini in mano e dando al suo destriero il segnale di partire.

Durante il viaggio il ragazzo iniziò a fare conversazione.

“Dunque ora sarete voi ad occuparvi di palazzo D’Herblay?”

“Si, ma non per sempre; tra un paio di mesi dovrò ripartire”

“Dove andrete?”

“Ehm…”

“Capisco; anche questo fa parte del vostro segreto, non è vero?”

“Esattamente”

“Ditemi solo una cosa: c’è qualcuno che vi aspetta?”

“Si, ma non nel senso che intende voi” chiarì Reneè pensando ai suoi amici moschettieri “sono tornata per far sapere alla mia famiglia che stavo bene, che non dovevano più preoccuparsi per me; pensavo, inoltre, di passare dei momenti felici con le persone a me più care e nei luoghi dove il mio cuore ha incontrato la sua metà. Quello che ho trovato è stato un duro colpo e visto che in parte è anche colpa mia, mi sento in dovere di aiutarli a riassestarsi”

“Colpa vostra?”

Bè … questo glielo posso anche dire …

“Avrei dovuto sposarmi, ma il mio cuore apparteneva ad un altro; così fuggì il più lontano possibile. Il mio futuro sposo non ha mai restituito la mia dote e questo ha aggravato una situazione finanziaria già precaria”

“E questa altra persona … ha ancora il vostro amore?”

“Lo avrà per sempre, ma purtroppo non è più tra noi … “ concluse lei tristemente toccando il medaglione nascosto sotto il corpetto del vestito.

“Mi dispiace aver fatto riaffiorare ricordi dolorosi per voi”

“Non vi preoccupate … quelli non mi abbandonano mai”

O forse sono io che non riesco ad abbandonarli?

Tra altre chiacchiere, meno personali il loro viaggio giunse al termine

“Mademoiselle Reneè, siete tornata finalmente!”

“Bazin! Temevate che fossi fuggita di nuovo?” chiese allegramente

“No, però eravamo in pensiero visto che si era fatto tardi”

“Avete ragione, ma il tempo è volato a casa De Reynaud. Potete dire a mia zia che porto buone notizie su mio zio e Marius”

“Certo però sono sicuro che sarà più contenta se le ascolterà da voi”

“Come potete vedere, mio caro François, il dovere mi chiama; vi ringrazio per tutto …” stava per andarsene quando il ragazzo la fermò

“Aspettate” la trattenne per la mano “tra una settimana mio padre darà un ballo per festeggiare il mio ritorno e vorrei tanto che voi partecipaste”

“Ma …”

“Vi prego … non dite di no … fatemelo come favore personale”

“Io … “ tentennò un attimo “ vi farò avere la risposta tramite mio fratello Aramis domani mattina”

“Lo attenderò con trepidazione” e dopo aver salutato se ne ritornò sui suoi passi.

Bazin, dopo che il giovane conte si era allontanato, domandò a Reneè sbalordito

“Da quando avete un fratello mademoiselle?”

Reneè sospirò profondamente

" A quanto pare, Bazin, é giunto il momento che vi racconti la verità”  

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Capitolo 9
*** 9 ***


“Non posso credere alle mie povere orecchie! Voi un moschettiere di sua maestà?” domandò stupito Bazin.

“Esatto! Sappiate, anche, che voi siete tra i pochi a conoscenza di ciò”

“Qualcun altro conosce questo vostro segreto?”

“Il capitano De Treville e uno dei miei compagni d’armi”

“Capisco. Ma perché tacere tutto alla vostra famiglia?”

“Perché li metterei a rischio della mia stessa sorte se mi scoprissero: la galera o peggio rischiamo tutti di fare la stessa fine di Giovanna D’Arco”

“Purtroppo ho presente ciò che mi state dicendo”

“Quindi posso contare sulla vostra discrezione?”

“Certamente mademoiselle” rispose con un inchino “ma perché dovete tornare dai De Reynaud nelle vesti di vostro fratello Aramis?”

“Il capo famiglia ha in mano i soldi che mio zio aveva spedito per tutti noi, ma non me li voleva far portar via. Un moschettiere del re saprà certamente imporsi di più rispetto ad una fragile donzella, non credi?”

“Eh eh eh eh credo proprio di si mademoiselle. Con madame, vostra zia, cosa farete? Che cose le racconterete?”

“L’ennesima bugia suppongo, ma non oggi” replicò la fanciulla tristemente mentre si recava da madame D’Herblay con in mano le lettere dalla Martinica

Una volta arrivata nelle sue stanze

“Zia … ho delle buone notizie per voi” e si mise allegramente a leggerle le missive ricevute; le anticipò anche che sarebbe giunta anche una sostanziosa somma in danaro e che presto l’avrebbe fatta ricoverare presso le rinomate terme di Vichy.

“Oh tesoro quanto sono contenta! Ma nelle lettere tuo zio non scrive quando farà ritorno? Sai mi manca così tanto …”

“Purtroppo non c’è nessuna indicazione di un loro imminente rimpatrio. Non rattristarti zia; pensa a quando sarai alle terme … anzi bisogna incominciare a cercare qualcuno che potrà venire con te per tenerti compagnia. Hai già in mente chi ti farebbe piacere avere con te?”

“Ma sicuramente tu cara!” esclamò madame Armande

“Mi spiace, ma io non posso”

“E perché mai?”

“Vedi tra una settimana c’è il ballo a casa De Reynaud e François mi ha invitata a partecipare”

“Sono felice per te! Finalmente ti potrai divertire. Ma sei senza un abito per la festa, come farai?”

“E’ un problema di facile risoluzione” concluse lei sorridendo.

E conosco già la persona che mi caverà da questo impiccio

“Non potendo, di certo, portare con me Caroline, dato che è ancora in convento, scriverò subito alla mia amica Marie de Clairmont:  per fortuna con lei ogni viaggio è uno spasso; poi ci sono i bagagli e tantissime altre cose da preparare e da organizzare. Ma tu cosa farai qui tutta sola?”

“Zia non ti angosciare di quello” si recò verso la porta per uscire “ora vorrei tornare nelle mie stanze”

“Certo cara; e grazie di tutto! Da quando sei tornata è come se la vita fosse ricominciata a scorrere qui a Noisy le Sec”

E con queste parole madame Armande lasciò che la nipote andasse  a riposare. 

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Capitolo 10
*** 10 ***


“Ed eccomi, di nuovo, vestita da moschettiere” commentò Reneè infilando di nuovo i panni di Aramis “chissà se un giorno riuscirò a decidere cosa essere … “ e si incamminò verso la scuderia. Per non rischiare di farsi vedere da madame D’Herblay vestita da uomo si infilò, sopra la tenuta, uno dei vestiti di sua cugina, che tolse velocemente non appena raggiunto il suo cavallo.

“Al galoppo!” esclamò montando in sella e facendo schioccare le redini.

In poco tempo, almeno meno di quello impiegato la volta precedente, arrivò a villa De Reynaud, e appena varcata la soglia d’ingresso del palazzo, domandò di incontrare, con una certa urgenza, monsieur le conte.

“Chi ha bisogno di mio padre con così tanta premura?” fece una voce dietro di Aramis

Il moschettiere si voltò e si trovò di fronte una ragazza un po’ più giovane di lei, con gli stessi occhi azzurri di François ed una folta chioma di un biondo più scuro.

“Mi chiamo Aramis, e sono moschettiere del re” fece un leggero inchino “sono venuto per conto di mia zia, Madame Armande D’Herblay; ieri mia sorella Reneè è venuta per informarsi
sui miei parenti alla Martinica e mi ha chiesto di passare questa mattina a ritirare qualcosa di importante. Voi chi siete?”

“Sono la figlia del conte De Reynaud: Evangeline” la ragazza allungò mollemente il braccio e lasciò che il suo interlocutore le prendesse la mano per baciarla “vi accompagnerò io da mio padre, monsieur Aramis. Seguitemi, per cortesia”

Seguì la sua accompagnatrice su per lo scalone fino allo stesso studio, dove il giorno prima, era avvenuto l’incontro con il padre di Evangeline.

“Eccovi giunto sano e salvo” ridacchiò “ma prima di lasciarvi andare volevo domandarvi se rimarrete da vostra zia ancora per un po’ o dovete tornare presto ai vostri doveri a Parigi...”

“Ecco io …”

La porta si aprì e ne uscì Gaston de Reynaud che chiuse immediatamente i battenti dietro di lui

“Evangeline, mia cara, mi era sembrato di udire la tua voce; però dovresti ricordare che avevo ordinato di non essere disturbato questa mattina”

“Avete ragione padre, ma questo giovanotto aveva urgenza di farsi ricevere da voi” ed indicò Aramis.

“Deduco che voi siate il fratello di mademoiselle D’Herblay, ho ragione?”

“Aramis per servirvi monsieur le conte” e batté i tacchi in un saluto militare.

“Bene bene, vi riceverò tra poco. Ora ho una questione in sospeso con un altro nostro amico. Mi duole solo che non ci sia mio figlio François a potervi tenere compagnia … “

“Se me lo permettete lo farò io padre” intervenne Evangeline.

“Ma … “

La cosa diventa più lunga del previsto pensò Aramis

Evangeline cominciò a fare una smorfia che preannunciava un finto pianto con il quale avrebbe ottenuto tutto quello che desiderava

“… e va bene … cercherò di fare più in fretta possibile” e scomparve di nuovo dentro la stanza.

Sorridente la ragazza si girò verso il suo ospite e gli disse allegra

“Vi farò visitare i giardini, così potremo chiacchierare tranquillamente” e lo prese sottobraccio trascinandolo giù per i gradini diretti verso l’esterno

Così Aramis vide la sua mattina passare sotto interrogatorio di Evangeline; ma anche quello terminò e venne riportato dal conte

“E’ stato un piacere conoscervi Aramis” affermò la fanciulla “e non vedo l’ora di incontrare vostra sorella; sono sicura che diventeremo grandi amiche”

Ho qualche dubbio … parlate troppo per i miei gusti

“Al prossimo incontro mademoiselle De Reynaud” la salutò con un elegante baciamano.

“Magari sarà prima di quanto voi pensiate monsieur” e si congedò da lui.

Al contrario della figlia il conte De Reynaud fu molto sintetico e lasciò andare il moschettiere con una certa velocità assieme al suo carico di preziosi.

“Comportamento sospetto” riflettè mentre rientrava alla villa di sua zia ed una volta giuntovi e sostituiti gli abiti maschili con quelli femminili chiamò a gran voce Bazin.

“Eccomi mademoiselle”

“BAzin ho degli incarichi per voi: domani partirete per Parigi e porterete una lettere, per conto mio, al capitano De Treville: chiederò informazioni su questo De Reynaud. Ne porterete un’altra a monsieur Bonacieux e, dopo averlo pagato, aspetterete un paio di giorni che vi consegni quello che ho richiesto”

“Cioè?”

“Il vestito per il ballo”

“Avete dunque accettato di parteciparvi?”

“Si! Sono certa che alla festa ci saranno altre persone altolocate e magari riuscirò ad avere altre informazioni sulla situazione in America”

… e non solo … 

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Capitolo 11
*** 11 ***


Come programmato Reneè, con i soldi ricevuti dall’America, riuscì a mandar sua zia in villeggiatura, far eseguire i lavori più urgenti di ristrutturazione alla villa, confezionare un vestito da monsieur Bonacieux; con tutti questi impegni non si accorse del tempo che passava fino a quando Bazin fece ritorno con la lettera di risposta di De Treville e l’acquisto commissionatogli.

Nella missiva, il capitano non aveva risposte concrete sui De Reyanud, solo qualche informazione generica sulle loro origini; purtroppo anche a Parigi le notizie dei loro affari non erano del tutto chiare. Nella stessa, però, assicurava che avrebbe fatto il possibile per conoscere la situazione nella Martinica, confermandole che non appena avrebbe avuto novità, gliele avrebbe comunicate rapidamente.

Nel frattempo un’altra busta giungeva nelle mani della ragazza contenente gli inviti al ballo della sera stessa.

“Il padrone mi ha ordinato di attendere la risposta” fece il servitore.

Uno di sicuro è per me, ma l’altro invito per chi sarà?

Senza perdere troppo tempo lo aprì scoprendo che era rivolto ad Aramis

Qui c’è lo zampino di Evangeline. Mi spiace per lei ma rimarrà delusa …

“Potete riferire al vostro padrone che Reneè D’Herblay parteciperà alla festa, ma il moschettiere Aramis non potrà essere presente”

Dopo aver fatto un rapido inchino il servitore si congedò dalla ragazza.

“Mademoiselle Reneè non è tempo che vi prepariate?” fece Bazin mentre portava fuori la carrozza per poter accompagnare la sua padrona.

“Non è un po’ presto?”

“Vostra cugina Caroline avrebbe iniziato i preparativi il giorno prima ehehehe” rise il vecchio “ricordatevi che in questa casa non ci sono cameriere che vi potranno aiutare con i capelli ed il resto”

Bazin ha ragione …

“Volete che vi prepari dei secchi per l’acqua calda per il bagno?”

“No, ci penserò io. Continuate pure con le vostre mansioni”

Parecchi secchi dopo

“Ahhhhhhh finalmente … fino ad oggi questo è l’unico lusso che mi sto concedendo” si immerse ripensando ai giorni passati e al fatto che era tornata per stare un po’ in famiglia; si immerse completamente cercando di trovare la pace tra i suoi pensieri.

Se mi fossi sposata a quest’ora avrei un esercito di cameriere e servitori per esaudire tutti i miei desideri … forse avrei anche dei figli … solo che non avrei mai amato mio marito … almeno non quanto abbia amato François; ho rinunciato a tutto quello per seguire un desiderio di vendetta, ma adesso che si è realizzato e quando avrò sistemato la situazione qui … cosa farò?

Sapeva benissimo che quelle riflessioni non avrebbero portato a nulla così si risvegliò dal torpore uscendo di scatto dalla vasca; si asciugò e indossò una veste da camera.

“Ora a noi due Reneè” disse guardando il suo riflesso nel grande specchio in camera sua “facciamo vedere a tutti quanti la meravigliosa nobildonna che sei!” per fortuna aveva partecipato, anche se in veste di moschettiere, a qualche ballo a corte perciò era a conoscenza di quello che andava di moda così da non rischiare di sfigurare quella sera al ballo.

Sfortunatamente Bazin aveva ragione: le ci volle metà mattina e tutto il pomeriggio per assomigliare ad una gran dama; terminato trucco e parrucco ed aver indossato, con molte difficoltà, il favoloso abito color turchese confezionato apposta per l’occasione, si accorse che qualcosa stonava nel suo abbigliamento: il medaglione faceva a pugni con tutto il resto e nonostante ci fosse molto affezionata, decise di adornarsi con i suoi vecchi gioielli ritrovati in uno scomparto segreto nel suo mobile da toilette.

Finito il tutto discese lentamente lo scalone principale, facendo attenzione a non inciampare nelle ampie gonne e a finire con il sedere per terra.

Non sarebbe bello e nemmeno divertente … non per me almeno.

“Siete una visione mademoiselle” esclamò il servitore che si era tirato a lustro anche lui per l’occasione.

“Vi ringrazio Bazin; è tutto pronto?”

“La carrozza è qui che vi attende; una volta che arriveremo a palazzo De Reynaud me ne andrò con gli altri chaperon. Non appena desiderate fare ritorno a casa non avrete che comunicarvelo”

“Ottimo” salì sulla vettura “possiamo andare”

Si va in scena! 

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Capitolo 12
*** 12 ***


Reneè scese con tutta l’eleganza, di cui era capace, dalla carrozza pronta per fare la sua entrata nell’alta società; sarebbe stata anche più sicura di sé se non fosse stata per la scarpa sinistra, leggermente più larga dell’altra, che le dava noia, ma avendone prese in prestito un paio da quelle di Caroline si era dovuta adeguare.

Quanto mai non ho ordinato anche queste … ora mi toccherà stare attenta a non perderla mentre ballo … sempre se qualcuno mi inviterà a ballare …

All’entrata del salone da ballo trovò ad attenderla François con una scatola in mano.

“Reneè dire che siete incantevole è poca cosa! Oggi non ho fatto altro che contare le ore che separavano il nostro incontro di questa sera” poi le porse il pacchetto che aveva in mano “ho preso anche questo piccolo omaggio alla vostra bellezza”

La ragazza arrossì; nessuno mai le aveva fatto un regalo. Con delicatezza sciolse il nodo che legava il dono scoprendo un ventaglio azzurro tutto ricamato con del pizzo bianco.

“Sono venuto a conoscenza che vi hanno derubato di tutti i vostri beni e spero, con questo ventaglio, di rendervi questa serata di inizio estate più gradevole”

“Siete molto gentile François, ma non dovevate disturbarvi”

“Sciocchezze. ora mia cara che ne direste di entrare?” le porse il braccio per invitarla ad appoggiare il suo sopra; dopo qualche esitazione Reneè mise il suo sopra quello di François. Erano anni che non veniva a contatto con un uomo che non fosse un medico o un suo commilitone.

“Vi sentite bene?” le chiese preoccupato

“Si si, perdonatemi” avanzarono insieme verso il centro della sala dove trovarono Evangeline che li salutò con un piccolo inchino subito ricambiato da loro due

“Così voi siete la famosa mademoiselle Reneè D’Herblay, non è vero?”

“Si mademoiselle De Reynaud”

“Come sapete chi sono?”

OPS … grosso errore! In effetti non l’avevo conosciuta sotto le vesti di Reneè … devo rimediare subito!

“Mio fratello Aramis mi ha così tanto parlato di voi che non ho fatto fatica a riconoscervi in mezzo a tutta questa gente”

“Davvero vi ha parlato di me?” ad Evangeline si imporporarono le guance “e ditemi che cosa vi ha detto?”

Ma questa non molla mai? Uffa … adesso cosa mi invento?

Prima che la ragazza avesse il tempo di rispondere il suo cavaliere intervenne

“Evangeline sei una ragazza maleducata! Non dovresti importunare la nostra ospite in questo modo, soprattutto ora che è appena arrivata e che volevo chiederle l’onore del primo ballo della serata”

“Scusa François e che … “

“Non vi preoccupate mademoiselle De Reynaud, non mi avete disturbata; sono sicura che avremo la possibilità di frequentarci” fece una riverenza allontanandosi ancora attacca al braccio di suo fratello.

I due ballerini si misero uno di fronte all’altro e dopo il saluto previsto dall’etichetta incominciarono la danza.

Terminato questo primo giro di danza

“Era un secolo che non ballavo, temevo di non ricordarmi più i passi” si meravigliò Reneè

“Siete aggraziata come una farfalla” si complimentò lui “ora purtroppo devo accontentare altre dame, ma riservate ancora un ballo per me”

“Questa volta non oso dirvi di no” sorrise

“Bene perché c’è una questione di cui vorrei parlavi, ma anche quella può attendere ancora un pò”

Così si congedò da lei

Rimasta sola e ritornata con i piedi per terra incominciò a guardarsi intorno cercando facce conosciute che le avrebbero dato le risposte che desiderava; era ancora nel bel mezzo della sua investigazione quando venne presa da Evangeline che era troppo curiosa di sapere cosa avesse detto Aramis su di lei.

La loro breve conversazione fu interrotta dal banditore che annunciava l’entrata di un altro ospite.

“Ohhhh sono proprio felice che sia arrivato anche lui!” esclamò Evangeline “mademoiselle D’Herblay voltatevi e guardate il mio futuro marito”

Reneè, avendo le spalle rivolte alla porta, si voltò come le aveva chiesto la ragazza rimanendo inorridita da quello che vide. 

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Capitolo 13
*** 13 ***


Non è possibile! Cosa ci fa qui lui? Ora come me la cavo? Non posso farmi vedere da lui così!! Devo andarmene assolutamente!

Prima che potesse fare qualsiasi cosa la sua compagna l’afferrò per un braccio trascinandola via con sé.

“Lui però non sa ancora che sarà il mio futuro marito” ridacchiò “sto ancora cercando di convincere mio padre a parlargli di questo, ma mademoiselle D’Herblay, vi sentite bene?” chiese Evangeline guardandola “siete bianca come un cadavere. Su cercate di riprendervi!”.

No non farlo! Non portarmi da lui!

“Guardatelo, non è forse l’uomo più affascinante che abbiate mai visto?” le sussurrò

Reneè si sforzò di sorridere ma dentro di sé era terrorrizata non sapendo come togliersi da quell’impiccio. Strinse forte il ventaglio che aveva in mano; non appena fece quel gesto le venne l’idea di aprilo di scatto proprio nel momento in cui si trovarono alle spalle del “futuro marito” di mademoiselle De Reynaud.

“Ehm” tossicchiò Evangeline senza ricevere risposta “EHM EHM” riprese più forte ottenendo così l’attenzione cercata ”buona sera conte Olivier De la Fere!” salutò lei porgendogli la mano per farsela baciare.

Olivier De la Fere? A quanto pare anche il moschettiere Athos ha un’identità segreta … per di più è conte!!

“Buona sera a lei mademoiselle De Reynaud”

“Sono proprio felice di vedervi monsieur, temevo che aveste cambiato idea” continuò lei.

“E perdermi così la festa in onore di vostro fratello? Giammai!” sorrise

Reneè sbirciava, attraverso il pizzo del venteglio, quel viso così familiare e allo stesso tempo così diverso da quello che si trovava di fronte quasi ogni giorno negli ultimi anni.

“Questa graziosa fanciulla a vostro fianco, chi è?”

Interpellata Reneè smise di fissarlo.

“Sono la nipote dei baroni D’Herblay” rispose inchinandosi ed imitando il gesto di Evangeline

“Enachanté mademoiselle D’Herblay” fece sfiorando con le labbra il dorso della sua mano “io sono il Conte Olivier de La Fere, e voi? Sono sicuro che oltre a questi bellissimi occhi azzurri siete dotata anche di un nome, dico bene?”

Sfacciato! Però dovevo aspettarmelo dato che conosco il suo modo di parlare alle signore

“Reneè D’Herblay, monsieur le conte”

“Reneè” ripeté lui quasi come per gustare meglio il suono delle lettere appena pronunciate “mi spiace che ci sia questo ventaglio che nasconde parte del vostro, immagino, grazioso viso” allungò la mano per scostarglielo dal volto, ma venne intercettata da quella della fanciulla che gli strinse il polso fino a farlo desistere.

“Perdonatemi, ma sono di natura molto timida con gli estraeni” sventolò velocemente l’oggetto davanti a sé “ e se volete scusarmi mi sembra che il giovane conte mi stia cercando per un altro ballo. Evangeline, monsieur le conte piacere di aver fatto la vostra conoscenza”

“Chiamatemi pure De La Fere, mademoiselle”

Lei annuì con un cenno con il capo e fuggì via non appena terminati i convenevoli, mentre De la Fere non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso.

“Ditemi mademoiselle De Reynaud, è la prima volta che la incontrate?”

“Io si, ma mio fratello l’ha conosciuta qualche tempo fa; però me ne ha parlato talmente tanto sapeste! A pranzo e a cena non fa che nominarla … una grandissima noia!”

Al conte sfuggì un mezzo sorriso a quelle parole

“La sua storia ha dell’incredibile!”

“Spiegatevi meglio”

Così Evangeline raccontò tutto quello che sapeva su di lei

“… ed ora ha, improvvisamente, fatto ritorno dai suoi zii. Ho sentito anche che le hanno rubato tutti i suoi averi sulla strada del rientro … e pensate che …” continuò a parlare, ma Oliver già non l’ascoltava più. Pensava a quei occhi azzurri e più ci pensava, più gli sembrava di averli già incrociati … ma dove e quando? 

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Capitolo 14
*** 14 ***


Mentre cercava una via di fuga Reneè malediva se stessa per aver deciso di partecipare al ballo vestita da donna.

Se fossi venuta come moschettiere non avrei avuto tutti questi problemi! Ora però la cosa più importante da fare è trovare Bazin, prendere la carrozza e tornare il prima possibile a casa.

Cercava disperatamente di attraversare il salone per raggiungere l’uscita, ma tra il vestito voluminoso e la gente che si accalcava nella stanza la fuga risultava difficoltosa; nonostante tutto riuscì ad uscire e, non appena scorse il suo servitore in mezzo agli altri, lo chiamò a gran voce.

“Bazin, venite qui presto!”

“Mademoiselle D’Herblay, che succede? Vi sentite poco bene?” domandò trafelato

“In un certo senso “ rispose vaga lei “preparate cavalli e carrozza: ce ne dobbiamo andare immediatamente”

“Subito mademoiselle!” corse ad eseguire l’ordine

Così rimase da sola nel grande cortile poco illuminato, ma non per molto.

“Mademoiselle?” fece una voce nota dietro di lei

La ragazza sentì correre un brivido lungo la schiena nel momento in cui capì che la voce apparteneva ad Athos: rimase immobile.

Si rese conto, poi, che in quel posto l’unica luce era quella delle stelle quindi poteva anche rischiare di voltarsi un po’ verso di lui.

“Desiderate conte De la Fere?” la tensione le fece stringere le gonne talmente tanto forte che le nocche le divennero bianche

“Solo parlarvi … anche se, forse, sarebbe più consono farlo in un luogo più luminoso”

“Se avete qualcosa di urgente da dire fatelo ora, altrimenti dovrete attendere il nostro prossimo incontro dato che sto lasciando il ballo”

“Spero che non lo facciate a causa mia … mi eravate sembrata turbata dopo il nostro incontro”

“Nient’affatto. Purtroppo si è presentato un problema personale che non sono in grado di gestire, ma non è affar vostro”

“Sapete è difficile trovare una fanciulla timida con una lingua più affilata della mia spada” commentò avvicinandosi di un poco.

Devo avere esagerato … ora dovrò essere una ragazza zuccherosa per trarlo in inganno …

Si voltò completamente, certa che le tenebre avrebbero protetto il suo segreto.

“Mi dovete perdonare monsieur le conte, ma quando ho mal di testa così forti non sono più in me”

Spero che se la beva

“Ah ora capisco il perché della vostra fuga verso l’aria aperta, perdonatemi ancora se vi ho disturbato” ad ogni parola si accorciava la distanza tra loro due costringendo Reneè ad allontanarsi un passo alla volta.

“Or dunque, conte De la Fere … cosa volevate dirmi?”

Athos stava per risponderle quando la voce di Bazin, che chiamava la sua padrona, si sovrappose alla sua.

“Devo andare, addio monsieur, non credo che avremo motivo di incontrarci di nuovo”

Soprattutto perché farò in modo che tu non mi veda mai più con addosso una gonna.

“Non ditemi addio, per favore” scattò in avanti prendendole la mano.

Reneè reagì d’istinto strappandogliela via per poi correre il più velocemente possibile verso la carrozza, ma nel farlo le scivolò via la scarpa sinistra.

Non volendo rischiare di essere di nuovo “catturata” si affrettò a salire sulla vettura ordinando a Bazin di partire.

De la Fere si avvicinò per raccogliere l'oggetto abbandonato

“A quando pare, mademoiselle, mi avete appena dato motivo di rivedervi” 

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Capitolo 15
*** 15 ***


Olivier diede la scarpetta al suo servitore Grimaud, accorso non appena interpellato, raccomandandogli di non farne parola con gli altri servi.

Fece appena in tempo a nasconderla che venne raggiunto da François

“De la Fere, cosa ci fate qui fuori? Interrompo qualcosa di interessante o semplicemente vi nascondete da mia sorella?” anche lui sapeva bene quanto Evangeline, a volte, potesse essere soffocante.

“Un po’ tutte e due le cose” sorrise “purtroppo la mia dolce compagnia è appena fuggita via. E’ inutile rimanere ancora qui al buio … inoltre il tempo non promette nulla di buono”

osservò dei i nuvoloni, che carichi di pioggia, stavano coprendo le stelle in cielo “perché quella faccia sconsolata François?

“Non riesco più a trovare mademoiselle D’Herbaly, nessuno sa dove sia”

“Che ti succede amico mio? Quella fanciulla vi ha forse fatto un incantesimo? Vostra sorella dice che non fate altro che parlare di lei mentre di solito ci annoiavate con le vostre molteplici avventure amorose”

François emise un profondo sospiro.

“Vi confesso che non so nemmeno io che cosa mi stia accadendo. Olivier avreste dovuto esserci quando l’ho incontrata la prima volta!” esclamò raccontandogli come si erano conosciuti “ da quando ho incrociato il suo sguardo sono rimasto folgorato; avresti dovuto vederli quei bellissimi occhi azzurri che brillavano nonostante il pericolo imminente”

“Difficile da credere che sia la stessa damigella conosciuta poc’anzi”

“Perché dite ciò?”

“Quando vostra sorella ci ha presentati si era addirittura nascosta dietro al suo ventaglio per la grande timidezza”

“Non può essere lei allora”

“Se il suo nome è Reneè D’Herblay allora non mi sbaglio”

François guardò l’altro perplesso

“Forse ha più coraggio per affrontare i malviventi che un conte come me” riprese Olivier scoppiando in una risata che contagiò anche l’altro “e con che cosa si difendeva questa temeraria fanciulla? Con il parasole o ancora con letale ventaglio?”

“Con un pugnale e ho fatto fatica anche a farglielo rinfoderare”

“Addirittura qualcosa di appuntito, spero solo che lo tenesse dalla parte giusta eh eh eh”

“Certo mio caro Olivier! Probabilmente avrà preso lezioni di scherma da suo fratello moschettiere”

“Come avete detto?” domandò spaventato il conte De La Fere

“Ho detto che ha un fratello moschettiere; sono appena tornati tutti e due a villa D’Herblay. Strano che Evageline non ve ne abbia messo al corrente. Per di più non fa che alternare il suo nome al vostro”

“Quale sarebbe questo nome di grazia?”

“Aramis”

Un tuono squarciò l’aria facendo sobbalzare Olivier

“Vi sentite poco bene De la Fere? Siete diventato pallido … “

“Non ho nulla grazie … “ rimase però pensieroso per tutta la serata

Pochi istanti dopo il loro rientro la pioggia incominciò a scrosciare copiosamente; sotto questa pioggia si ritrovò Reneè di ritorno dal ballo.

Fradicia, arrabbiata con se stessa e umiliata dal proprio comportamento codardo si ritirò nella sua camera. Senza nemmeno togliersi l’abito crollò sul letto cadendo in un sonno agitato. 

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Capitolo 16
*** 16 ***


La pioggia, che aveva inzuppato Reneè mentre rientrava in casa, non dava segni di smettere trasformando, così, la nottata piovosa in un’uggiosa mattinata; questo era quanto poté vedere Reneè dalla finestra quando si risvegliò. Dal suo riflesso si accorse di indossare ancora l’abito della festa scatenando in lei una reazione di rabbia: era talmente furiosa che stava per infierire su di esso con la spada ma poi si calmò prendendo la decisione di regalarlo a Caroline come risarcimento della scarpa persa.

“Già … la scarpa … chissà che fine avrà fatto?” si chiese mentre cercava di uscire da quella trappola di stoffa “giuro che non indosserò mai più un abito come questo … è troppo difficoltoso entrarci e svestirsi è un’impresa!“

Con un grido di trionfò saltò fuori da quell’involucro di tessuto; stava decidendo se riprendere gli abiti maschili quando Bazin bussò alla porta.

“Mademoiselle Reneè, c’è una visita per voi” disse il servitore attraverso la porta.

“Chi è venuto a trovarmi?” chiese sospettando, però, che si trattasse di De Reynaud

“Il conte De La Fere”

“Come?” fece lei stupita.

“Ho detto che è venuto a trovarvi il conte Oliver de la Fere” ripeté Bazin alzando il volume credendo che la sua padrona non l’avesse ben udito; Reneè , purtroppo, aveva ben recepito il nome del suo ospite anche la prima volta che fu pronunciato.

Oh mio Dio ha scoperto il mio segreto! Ieri sera deve avermi riconosciuta nonostante la sceneggiata della fanciulla timida … ora cosa posso fare?

“Bazin, siete sicuro che voglia parlare con me … e non con mio … fratello?”

“Il conte ha chiesto di essere ricevuto da mademoiselle Reneè D’Herblay, quindi da voi”

O mio Dio … cosa posso fare? Dirò a Bazin di mandarlo via con una scusa, ma così non risolvo la situazione …conoscendo Athos tornerà alla carica quindi rischio solo di rimandare l'inevitabile…

“Per caso vi ha detto quale è il motivo della sua visita?”

“Dice che deve consegnarvi un cosa che vi appartiene e desidera parlarvi di questioni della vostra famiglia”

Forse François gli ha parlato di Aramis dicendogli è mio fratello se è così allora è lui che ha paura che il suo segreto venga allo scoperto … però non ne avrò la certezza fino a quando non gli parlerò … quindi …

“Fatelo accomodare nel salottino di mia zia … scenderò non appena sarò presentabile”

“Come desiderate mademoiselle, ma quel salottino è un po’ buio soprattutto in questa giornata senza sole”

“Lo so Bazin, ma non vi preoccupate di questo … ah non accendete troppe candele, mi raccomando”

Bazin non capiva quello che passava nella mente della sua padrona, ma essendo un servitore fedele non esitò ad eseguire gli ordini ricevuti.

Reneè si abbigliò con un vestito piuttosto accollato di sua cugina; nonostante nascondesse gran parte del suo corpo ci aggiunse uno scialle ampio che passò un po’ di volte attorno al proprio volto in modo da nascondere la parte inferiore dello stesso. Se Athos le avesse domandato il motivo di quella copertura così esagerata si sarebbe scusata inventando un raffreddore molto forte e contagioso.

Il cuore le martellava nel petto sempre più forte, e le gambe iniziarono a tremarle ad ogni passo che faceva per raggiungere il salottino.

Ho più paura in questo momento di quando ho affrontato Mansonne e Maschera di Ferro …

Arrivò davanti alla porta, allungò la mano per abbassare la maniglia ed entrando salutò il Conte De La Fere il quale, non appena sentì la sua voce si alzò, dalla poltroncina sulla quale si era accomodato.

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Capitolo 17
*** 17 ***


A Reneè venne un'altra volta un colpo nel rivedere Athos vestito da conte; anche optando per un abbigliamento sobrio il conte aveva un’ottima presenza. La fanciulla iniziava a trovarlo attraente, interessante e così ….

… affascinante! Ma cosa vado a pensare? Sciocca che non sono altra! Basta! Questa situazione va risolta al più presto!

“Mademoiselle D’Herblay” la salutò accennando ad un inchino “vi sono davvero grato che mi abbiate voluto ricevere; sono anche felice di potervi rincontrare così presto, nonostante il vostro addio di ieri sera”

“Non avete nulla per cui dobbiate ringraziarmi conte De la Fere” disse flebilmente lei

Che succede ora alla mia voce? L’emozione me l’ha fatta sparire? Eppure non è la prima volta che rimaniamo da soli … o quasi …

“Perdonatemi, ma oltre al raffreddore ho un po’ di male alla gola” continuò senza accennarsi né a sedersi e nemmeno a spostarsi dall’entrata. Era come se si fosse paralizzata in quel punto; per fortuna al suo fianco c’era ancora Bazin che, con un colpo di tosse, la risvegliò da quello stato.

“Vi chiedo ancora scusa per le mie maniere, ma non viene a trovarmi mai nessuno e di conseguenza non sono abituata a ricevere ospiti” si giustificò, lei, mentre si accomodava su di una poltroncina il più lontana da lui, consentendo anche a lui di riprendere la posizione comoda di poco prima “Bazin, portate qualcosa da bere a monsieur le conte”

“Subito mademoiselle” immediatamente sparì verso le cucine lasciandoli completamente da soli.

Un silenzio calò improvvisamente e la situazione si fece subito imbarazzante; nessuno dei due parlava e nemmeno guardava l’altro diritto negli occhi. Alla fine lei si stufò di questa situazione e decise di essere la prima a pronunciarsi

“Per quale motivo vi siete preso il disturbo di venire fino a qui?” proruppe con un tono un po’ duro “monsieur le conte?” addolcendosi subito dopo.

“In primo luogo per questo” indicò una scatola dalla quale estrasse la scarpetta creduta dispersa di Reneè o meglio di Caroline

“Oh … l’avevate recuperata voi monsieur. Temevo di averla perduta per sempre”

Lui le si avvicinò con l’oggetto in questione, in mano pronto a consegnarla.

No! Non così vicino!

Subito lei scattò rapidamente in piedi si allontanò ancora di più.

“Avete forse timore che vi possa fare del male?” scherzò appoggiando la scarpa sul tavolino accanto a lui.

“E’ già abbastanza indecoroso che una donna non ancora maritata si ritrovi da sola in una stanza con un uomo che per di più non è suo marito, non c’è bisogno di aumentare il mio disagio cercando di accorciare le dovute distanze” esordì lei

“Se non aveste mandato via il vostro maggiordomo o ci fosse qui almeno la dama di compagnia, non trovereste questa situazione … come dite voi … sconveniente” replicò

“Per mia sfortuna non ho una dama di compagnia, come non ho una cuoca o uno stalliere! Non so se ve ne siete accorto, ma quella persona è l’unico servitore rimasto”

“Sapevo che la famiglia D’Herblay si trovasse in cattive acque, ma non credevo fino al punto tale da lasciare sola una ragazza”

“Io non sono sola!” quasi urlò di rabbia “e anche se lo fossi so cavarmela benissimo senza l’aiuto di nessuno”

“Però non potete arrivare dappertutto”concluse lui facendole vedere il dito impolverato dopo averlo passato sulla superficie del tavolino.

Reneè si arrabbiò ancora di più

“Come osate? Sapete benissimo delle disgrazie della mia famiglia e venite qui ad umiliarmi? Dato che avete fatto il vostro dovere di gentiluomo riportandomi la scarpa, ora potete anche andarvene Athos!”

“Come mi avete chiamato?” fece lui sbalordito. 

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Capitolo 18
*** 18 ***


Glielo chiese un’altra volta

“Come mi avete chiamato?”

“Io … “ non ebbe il tempo di terminare la frase che si trovò le mani del conte strette intorno alle sue spalle che la scuotevano “smettetela!” urlò lei piena di rabbia soprattutto contro se stessa per lo stupido errore di prima.

Lui con un rapido gesto le sciolse dal collo il grande scialle lasciandola completamente a visto scoperto; istintivamente lei tentò di difendersi dandogli un calcio … in mezzo alle gambe, ma la gonna le bloccò l’azione facendo, così,perdere l’equilibrio a Reneè che cadendo in avanti si ritrovò ,per terra, tra le braccia di Athos.

Non ebbe il tempo godersi quella specie di abbraccio perché si mise in ginocchio cercando di allontanarsi da lui il prima possibile; ci stava quasi riuscendo quando sentì il rumore di qualcosa che si strappava: la manica e una parte del vestito, erano rimaste tra le mani del conte De la Fere che la stava fissando sconcertato.

“Cosa …” la domanda le morì sulle labbra perché aveva capito cosa lui avesse visto.

… la cicatrice che mi ha lasciato la pallottola presa al posto di D’Artagnan quando stavamo recuperando la collana di  diamanti della regina Anna …

Alzandosi gli voltò le spalle non riuscendo più a sostenere quello sguardo pieno di amarezza.

“Voi dunque siete …?” deglutì non riuscendo completare la frase "voi siete ... "

“Coraggio … pronunciate quel nome” lo sfidò lei, ma prima che lui potesse dire alcunché udirono la porta della stanza spalancarsi.

“Mademoiselle Reneè … ho sentito dei rumori strani, cosa sta accadendo?” domandò un Bazin sorpreso entrando nel salottino con un vassoio in mano; in effetti la scena che gli si presentò aveva un che di curioso: il conte De la Fere per terra con un pezzo di vestito di mademoiselle in mano e lei che tentava di coprirsi la parte rimasta esposta.

“Non vi dovete preoccupare Bazin, non è successo nulla di che” con quelle parole cercò di tranquillizzare il suo servitore.

“Siete sicura mademoiselle?” chiese di nuovo lui.

“A me non sembra proprio!” esclamò una voce nota dietro a Bazin: il giovane conte De Reynaud si era appena aggiunto al gruppetto “esigo delle spiegazioni De La Fere! Cosa avete fatto a mademoiselle D’Herblay?” tuonò il ragazzo.

“Qui non c’è nessuna mademoiselle a cui fare qualcosa!”  fece di rimando Olivier alzandosi, finalmente, da terra ed avvicinandosi a Reneè Una volta raggiuntala le gettò ai piedi, con disprezzo, il pezzo di stoffa che aveva ancora tra le mani.

“Cosa diavolo significa? Siete forse impazzito? Vi rendete conto che le avete mancato di rispetto?” François corse dietro a Olivier cercando di trattenerlo per una spalla; in compenso il conte De La Fere si liberò del suo assalitore con uno strattone deciso continuando , poi, per la propria strada.

“Olivier De la Fere pretendo difendere l’onore di mademoiselle Reneè D’Herblay sfidandovi in un duello!”

Il conte a quelle parole si arrestò, ma senza voltarsi replicò

“Come al solito, De Reynaud,  lottate per le cause perse” riprese poi la via per uscire dalla villa.

“Aspettate! Non potete andarvene così” urlò François brandendo la spada e rincorrendolo “vi ho sfidato ed ora voi dovete battervi con me!”

Ancora una volta Olivier arrestò il suo cammino

“E va bene, domani mattina mi presenterò da voi per darvi soddisfazione” confermò digrignando i denti.

“No! Non sarà domani né tantomeno François a lottare per il mio onore!” gridò Reneè che li aveva seguiti; poi sorprese De Reynaud rubandogli l’arma “adesso vi sfido io conte De la Fere!” 

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Capitolo 19
*** 19 ***


“Ebbene allora vi darò soddisfazione, Reneè” dichiarò con calma Athos mentre sfoderava la sua spada “se volete precedermi …” indicò con la punta della stessa il luogo dell’incontro.
Lei confermò con la testa insieme ad uno sguardo di fuoco.

“Non fatelo mademoiselle, ve ne prego!” esclamò preoccupato Bazin “cosa direbbe madame?”

“Non posso permettere che vi facciano del male!” concluse François tentando di recuperare la sua arma, ma gli appelli rimasero senza seguito.

“E’ completamente inutile che vi preoccupiate François” lo canzonò il moschettiere bruno “ho come la sensazione che la dolce Reneè sappia difendersi egregiamente, visto che suo fratello, che è un moschettiere, le abbia insegnato ad usare una spada in maniera ottimale, non è forse vero?” con questa domanda spostò il suo dileggio contro la fanciulla.

Nessuno dei due rispose alla provocazioni lanciategli; anzi quelle parole aggiunsero ancora più collera nel cuore di Reneè che avanzò decisa nel cortile della villa nonostante la pioggia battente.

“Devo ancora attendere ancora molto, monsieur le conte?” lo interpellò mentre lacerava un lato della gonna per permettere alle gambe di muoversi liberamente.

“Eccomi pronto” e si mise in posizione di attacco.

“Mademoiselle fermatevi … non date questo dispiacere a vostra zia” Bazin cercò ancora una volta di fare appello al cuore della sua padrona

“Mia zia in questo momento non c’è, come non c’è mio zio, mio cugino e Caroline … non c’è nessuno che possa fermarmi!” parò un affondo di Olivier con la sua proverbiale destrezza mentre ribatteva all’invocazione.

François, invece, rimase muto troppo concentrato su spettacolo che stava guardando traendone il massimo godimento: di fronte a lui stava una donna stupenda con un coraggio e una fierezza da leonessa. Brandiva la spada sapientemente e più di una volta era riuscita a mettere in difficoltà il suo avversario; per non parlare poi delle lunghe gambe che facevano capolino dallo spacco in aggiunta ad un vestito, tanto inzuppato, da accentuare le sue grazie.

“Monsieur De Reynaud, fate qualcosa, ve ne supplico” riprese il servitore.

“Non posso più fare nulla … ne andrebbe dell’onore dei D’Herblay” contestò il ragazzo sempre più rapito dallo spettacolo.

I due contendenti erano allo stesso livello di agilità, destrezza e bravura e nessuno dava scampo all’altro fino a quando il terreno fangoso non tradì Reneè facendola cadere indietro e perdere la spada.

Athos le si avvicinò, allontanò con un calcio la lama e le mise la punta della sua vicino alla gola.

“Cosa state aspettando De la Fere? Abbiate l’ardire di finirmi così mi darete la punizione che merito per aver tradito la vostra fiducia … “

“ … e quella del capitano De Treville, dei nostri compagni, del re … della Francia intera” le urlò contro furioso.

“Alla Francia e al re non importa chi muore per loro … de Treville ne era a conoscenza e così anche D’Artagnan” mentre pronunciava quelle parole vide la sorpresa sul suo viso “cosa state aspettando?”

A quelle ultime parole De la Fere caricò il braccio pronto per portare a termine quello cominciato. 

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Capitolo 20
*** 20 ***


Con un grido Athos affondò la sua arma nel fango a pochi centimetri dal volto di Reneè la quale, preparata al peggio, rimase di stucco.

“Ma …?”

Lui ritirò la spada, la pulì sul vestito della ragazza e la ripose nel fodero.

“Con questo ritengo di aver preso soddisfazione del nostro duello; ora potete rialzarvi mademoiselle D’Herblay, oppure rimanere nel fango … dato che è quello il posto che più vi meritate”

“Anche se indosso abiti differenti sono sempre io Athos! Sono sempre la stessa persona con la quale avete giurato “uno per tutti e tutti per uno”; perché non ve ne rendete conto?”

“La persona di cui state parlando per me non esiste più” disse con fare arrabbiato

“Non dite questo!” gridò disperata mentre si rimetteva in piedi “non potete giudicarmi prima di aver ascoltato le ragioni che mi hanno spinta a di mettermi al servizio di sua maestà”

“Le vostre argomentazioni non mi incuriosiscono e non ho più interesse a parlare con voi” continuò seriamente senza guardarla “inoltre oggi, grazie a voi, ho ricevuto più informazioni di quanto non desiderassi”

“Se vi può stare meglio anche Porthos è all’oscuro di ciò”

“Ah bene! Sono proprio felice di non sono essere l’unico idiota all’insaputa di questa messa in scena” poi fissandola negli occhi “abbiate la cortesia di non farvi più rivedere a Parigi e lo stesso vale per vostro fratello. Ditegli da parte mia che il corpo dei moschettieri non ha bisogno di un traditore come lui”

“Chi o che cosa avrebbe tradito ? Il re? Si è forse alleato con i nostri nemici?”

“Voi non capite” le strinse i polsi attirandola a sé.

“Allora fatemi comprendere! Almeno io vi concedo l’onore di spiegarmi la questione” cercò di liberarsi ma senza successo.

Athos guardò verso Bazin e François lasciandola andare improvvisamente.

“E’ tardi per le spiegazioni! Addio mademoiselle D’Herblay” fischiò in direzione delle stalle da dove comparve un bellissimo cavallo nero come la notte. Athos montò rapidamente sul suo destriero e se ne andò via al galoppo.

Lei rimase a fissare il punto in cui si era allontanato anche quando ormai era già sparito all’orizzonte; una strana pesante, triste sensazione la avvolse come un mantello, mentre nelle sue orecchie rimbombavano le sue ultime parole e nel suo cuore si formava un’altra lacerazione.

Una mano si appoggiò sulla sua spalla facendola ruotare su sé stessa.

“Andiamo Reneè” le disse François accompagnandola verso l’entrata della villa “vi ammalerete se rimarrete ancora sotto la pioggia”

“Immagino che vogliate dei chiarimenti sulle nostre parole” mormorò lei mentre batteva i denti per il freddo improvviso.

“Non adesso … quando ve la sentirete io sarò lì ad ascoltarvi” la strinse a sé cercando di scaldarla un po’ “ora andate a cambiarvi, io vi attenderò qui in salone … “

“Se non vi dispiace vorrei rimanere nella mia camera, per oggi ne ho già avuto abbastanza ospiti in casa”

“Bè dovrete fare un piccolo sforzo e scendere da me, perché ciò che ho da dirvi è di vitale importanza per tutti noi” concluse lasciandola salire in camera sua. 

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Capitolo 21
*** 21 ***


21
Il ticchettio dell’orologio, posto sul caminetto, era l’unico rumore che si poteva udire nel salone dove si erano accomodati François e Reneè.

La ragazza sorseggiava un po’ di vino speziato e sedeva accanto al caminetto acceso dal suo fedele servitore.

“Dunque François, cosa dovete dirmi di vitale importanza?” nella sua voce c’era sconforto e tanto dolore

“Sono in possesso di notizie riguardanti vostro zio e vostro cugino” cominciò lui senza indugi “ve ne avrei parlato al ballo, ma non sono riuscito più a trovarvi … e così decisi di venir qui. Il mio intervento è stato provvidenziale: chissà cosa avrebbe potuto combinare De la Fere” continuò cercando di trattenere la rabbia.

 … magari nulla … e se non foste venuto sono certa che sarei riuscita a spiegarmi con Athos … ma ormai la frittata è fatta …

Vi prego, continuate” lo esortò anche con un gesto della mano.

“Dicevo che ho ricevuto novità sui vostri parenti. Sono sicuro che sarete felice di sapere che sia vostro zio che vostro cugino stanno facendo ritorno in Francia, e tra qualche giorno, se il viaggio non ha subìto intoppi dovrebbero arrivare a Calais”

“Parlate sul serio?” balzò in piedi e nell’entusiasmo abbracciò il latore di queste buone nuove “sono così felice François! E sapete altro? Stanno bene?”

“Sono contento che vi faccia piacere sapere ciò” sorrise lui ricambiando l’abbraccio “ma …”

“C’è anche un ma? Non sono belli i ma … non mi sono mai stati graditi” si staccò da lui ricordandosi improvvisamente cosa lo slancio del momento l’avesse fatto fare.

“State cerca che questo è un ma che vi piacerà” ridacchiò “dunque … ma non è tutto! Portano con sé parte delle rendite delle piantagioni … e se quello che mi hanno scritto è corretto credo proprio che la famiglia D’Herblay non vivrà più in ristrettezze!”

A Reneè non sembrò vero quello che le aveva appena raccontato il conte De Reynaud; in pochi istanti i problemi dei suoi familiari erano svaniti. Non vedeva l’ora di dirlo a sua zia Armande e a Caroline, non vedeva l’ora di riabbracciare zio Charles e Marius … sarebbe tornata dai suoi compagni …

… no … non posso più! Athos mi ha minacciato di non farmi rivedere tra loro …

In un attimo la gioia l’abbandonò di nuovo per trasformarsi in tristezza

“Credevo che fosse felice di questo” anche François aveva notato il brusco cambio di umore

“Si si … sono molto felice e vi sono molto grata delle stupende notizie, ma …”

“Ahi! Questo ma non piacererà a me questa volta”

“Ma cosa farò io?” chiese più a se stessa che a lui.

“Come?”

“Che futuro mi aspetta? All’inizio ero semplicemente tornata per far visita ai miei parenti; scopro che loro sono nei guai e decido di dedicarmi a loro per aiutarli. Ora mi dite che si sono risollevati e ora mi domando … che ne sarà di me?”

“Non credo che vostro zio e vostra zia vi getteranno fuori di casa”

“No è vero, ma non posso approfittare di loro … purtroppo non posso nemmeno tornare da dove sono venuta”

“Forse l’altra questione di cui ero venuto a parlarvi potrebbe risolvere la situazione” le prese dolcemente una mano e si inginocchiò davanti a lei “mademoiselle Reneè D’Herblay volete farmi l’onore di diventare mia moglie?” 

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Capitolo 22
*** 22 ***


“Se questo è uno scherzo, François, non è per nulla divertente!” esclamò subito lei

“Perché mai dovrebbe esserlo?” domandò stupito lui “noto ora che manca qualcosa di importante … un attimo che …” cominciò a tastarsi nelle tasche della giubba “trovato!” estrasse da una di esse un piccolo astuccio blu , lo aprì rivelando un fantastico anello con una sfavillante pietra azzurra incastonata su di esso.

“Posso?” senza aspettare la risposta lo prese per infilarlo all’anulare di lei. “era di mia madre e su di vio sta alla perfezione!”

Reneè sollevò la mano ingioiellata, fissando l’anello … l’unico che avesse mai posseduto …

 … un tempo sognavo che un altro François mi facesse questo dono; gli avrei risposto senza dubbio di si. Ora invece … cosa dovrei fare?

“Ma … “ cominciò lei “come posso diventare vostra moglie se mi conoscete da così poco tempo?”

De Renyaud si rialzò senza abbandonare l’altra mano della sua amata.

“Ebbene mia cara Reneè devo confessarvi che mi sono innamorato di voi la prima volta che vi ho incontrata nel bosco; potete chiedere a chiunque che il vostro sguardo, il vostro viso sono entrati nel mio cuore e non lo hanno mai abbandonato” si chinò a baciarle delicatamente il dorso della stessa “la vostra risposta potrà rendetemi l’uomo più felice del mondo o il più disperato” concluse con un sussurro.

“François … io non so cosa dire” tutte le emozioni della giornata fecero in modo di farle girare la testa; si sentiva perfino le gambe molli “concedetemi un po’ di tempo per decidere, per favore”

“Certamente Reneè! Per oggi avete avuto anche troppe emozioni; inoltre attenderemo il rientro di vostro zio per chiedere il loro consenso alle nozze” replicò sorridendo François già convinto di una sua risposta positiva “non vedo l’ora di informare mio padre ed Evangeline”

“Loro non lo sanno di questa vostra idea?” si sbalordì lei.

“Veramente … no!” confessò lui arrossendo “Se lo avessero saputo prima avrebbero cercato di convincermi a non seguire il mio cuore, soprattutto per il problema con vostro zio”

Lo guardò con aria interrogativa

“Non capisco … spiegatevi”

“Ecco … è un po’ imbarazzante da raccontare, ma vi dirò tutto. Promettetemi di non arrabbiarvi”

Con un gesto irritato della mano lo fece proseguire nel suo racconto.

“Ho scoperto da poco che mio padre si è appropriato di parte dei soldi di vostro zio”

Reneè scattò immediatamente in piedi.

“COSA?”

“Vedete anche mio padre aveva deciso di investire nel Nuovo Mondo, ma le cose non sono andate come aveva programmato: ci sono state rivolte sanguinose. Quando, finalmente, tornò la calma, gli schiavi avevano bruciato tutti i raccolti delle piantagioni. I nostri completi risparmi erano in quei terreni purtroppo” fece una pausa “poi si venne a sapere che i D’Herblay stavano, anche loro, rischiando il tutto per tutto in America così si mise in contatto con vostro zio”

… comincio a capire alcune cose …

“Lui era contrario ad entrare in affari con noi, però aveva bisogno di qualcuno che provvedesse a far avere la sua rendita alla sua famiglia perciò accetto l’offerta di mio padre. Mi spiace dire che non fu la cosa migliore per voi: noi ci risollevammo grazie alle vostre entrate”

“Mentre mia zia, per non morire di fame, ha dovuto vendere tutto quello a cui teneva e lascar cadere in rovina la sua casa!” gli urlò contro.

“Reneè sono mortificato per quello che è accaduto, ma non è colpa mia; come ho detto prima sono venuto a conoscenza di questo increscioso fatto solo questa mattina” si scusò lui
“Se non fossi tornata, per quanto tempo ancora quest’inganno si sarebbe protratto?”

 … ma soprattutto se non fossi intervenuta come Aramis … come moschettiere al servizio di sua maestà … ecco spiegato il motivo della velocità con cui De Reynaud mi aveva consegnato lo scrigno …

“Poco … comunque i vostri familiari stanno facendo ritorno come ben sapete. Vi ho messo a conoscenza di tutto questo perché non desideravo avere segreti con la mia futura moglie”
“Probabile futura moglie” puntualizzò lei arrabbiata.

… e io che credevo che nessun altro avesse dei segreti a parte me … qui ogni giorno se ne scopre uno …

“Tutto questo, però, non cambia l’amore che io provo per voi” mormorò lui con fare seducente “e non appena avrò il vostro consenso metterò le cose a posto. Ve lo prometto”

“Come?”

“Ho deciso di sistemare gli affari di mio padre in’America e se mi direte di si partiremo insieme non appena sposati”

In America? Lasciare tutto e tutti? Qui ormai non ho più un posto … potrei cominciare a vivere una nuova vita …

“Io … credo che accetterò la vostra offerta, François” fece lei con un tono più dolce, ma senza guardarlo negli occhi.

“Dite sul serio? O giorno meraviglioso! Non vedo l’ora di avvisare tutti quanti … anzi … vado immediatamente … “l’abbracciò baciandola d’impeto sulla bocca in seguito la salutò e scappò a casa

Reneè rimase per un po’ seduta da sola senza pensare a nulla; passato qualche minuto chiamò il suo fido Bazin chiedendo carta e penna ed informandolo delle sue nozze

“Congratulazioni mademoiselle!” le augurò lui contento “sono felice che abbiate trovato qualcuno da amare;perché lo amate, non è vero?”

In risposta lei gli sorrise tristemente. 

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Capitolo 23
*** 23 ***


Dal giorno in cui Reneè e François si fidanzarono passarono alcune settimane durante le quali sia gli zii Armande e Charles, che i cugini Marius e Caroline fecero ritorno a casa. Reneè, prima di dare loro la notizia del suo fidanzamento, dovette raccontare alla sua famiglia il mistero sul suo passato, di Maschera di Ferro e della vendetta su Mansonne; tutte queste notizie, all’inizio, lasciò i presenti molto sorpresi, ma passato lo stupore iniziale, furono molto orgogliosi di lei.

La cosa che li rese più lieti fu di sapere che presto sarebbe diventata la futura moglie del giovane conte De Reynaud; l’unica ancora titubante sul essere contenta o meno della fortuna di Reneè fu Caroline: in parte era arrabbiata per il fatto che sua cugina avesse preso e rovinato parte del suo vestiario, ma cambiò immediatamente umore non appena vide il meraviglioso abito da ballo regalatole per ripagare gli altri.

La ragazza ritenne opportuno che, per quieto vivere, sarebbe stato meglio tacere sul perché gli affari di suo zio erano andati male fino a quel momento in modo che i preparativi potessero procedere senza intoppi.

Quando arrivò una settimana dalla fatidica data Reneè annunciò che voleva recarsi a Parigi per far confezionare il suo abito da sposa.

“Ma cara” cominciò sua zia che dopo il soggiorno alle terme sembrava aver ripreso la forza di un tempo “non dovrebbe essere il sarto a venire fin qui da te? E perché non usi il sarto che serve tua cugina?”

A Reneè venne un brivido al pensiero di come avrebbe potuta conciarla.

“Zia, non è solo per quello che vado. Vedi a casa di monsieur Bonacieux troverò anche un vecchio amico che desidero tanto salutare e invitare alle nozze” le rispose mentre terminava di scrivere una lettera che, non appena l’inchiostro fu asciutto,

ripiegò sistemandola accanto ad un’altra “inoltre dovrò chiedergli il favore di consegnare la lettera delle mie dimissioni al capitano De Treville. Non è il caso che vada di persona all’accademia dei moschettieri, non credete?” domandò lei prendendo le due lettere e mettendole nella tasca interna del giubbetto.

“Ma perché ci devi andare vestita da uomo?” fece di nuovo lei

“Perché così sarà più sicuro viaggiare” riprese Reneè intanto che indossava il suo cappello e si infilava la sua spada al fianco “non vi preoccupate zia, sarò di ritorno presto e con un magnifico abito da sposa” tentò di sorriderle.

“Ma … “

“Zia, se continuate a farmi domande non riuscirò ad andare via e a tornare in tempo per il mio matrimonio”

 “Ti prego fa attenzione mia cara” sospirò sconsolata

“Lo farò” la salutò dandole un bacio sulla guancia.

Pochi minuti più tardi era già in sella al suo destriero al galoppo verso la capitale francese; arrivò in città a sera inoltrata. Si diresse senza esitazioni verso una casa che conosceva bene nella speranza di trovare colui che cercava.

Bussò alla porta e venne ad aprire proprio lui

“Aramis!” esclamò D’Artagnan quando vide lo vide  “che sorpresa! Entra forza … sono contento che tu sia venuto a trovarci … sai da quando Jean ha ritrovato sua madre sono spesso solo qui da monsieur Bonacieux”

“Anche io sono felice di vederti D’Artagnan” rispose al saluto Aramis entrando in casa ed accomodandosi in cucina “Constance e monsieur Bonacieux dove si trovano?”
“Sono ancora a palazzo: la regina ha bisogno di un abito per un evento molto importante e tu sai bene quanto lei tenga al parare della sua migliore dama di compagnia” ridacchiò allegramente “ma dimmi di che fine avevi fatto? Come stai? Tutto bene?”

Nessuno le aveva mai chiesto come stesse; a quelle domande qualcosa si ruppe nella maschera che portava per ingannare i suoi parenti, e pure François, facendola piangere per la prima volta dopo tanto tempo. 

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Capitolo 24
*** 24 ***


D’Artagnan, nonostante non fosse la prima volta che vedeva una donna piangere, rimase sbalordito: di solito era Constance quella in lacrime ed, in quei momenti, sapeva bene come farla smettere, ma qui si trattava della sua amica che non aveva mai visto lasciarsi andare in questo modo.

“A-Aramis … va tutto bene?” riuscì a balbettare

“Secondo te? Io … i-io volevo solo rivedere la mia famiglia e stare un po’ con loro ed invece sta andando tutto a rotoli” rispose lei singhiozzando.

“Forse se tu mi raccontassi cosa è successo potrei esserti d’aiuto … “ disse lui gentilmente cercando di calmarla.

Lei annuì e cominciò a narrargli tutto quello che le era capitato da quando era partita per Noisy Le Sec fino al suo imminente sposalizio insieme alla sua partenza per l’America

“… e questo è tutto … ora eccomi qui a lamentarmi della mia vita come una sciocca! Ad ogni modo non sono venuta a trovarti solo per farti assistere a questo penoso spettacolo” così dicendo indicò i suoi occhi arrossati “ho bisogno di chiederti un favore“ tolse dalla tasca interna le due lettere e l’invito “qui c’è l’invito al mio matrimonio per te e Constance, in questa ci sono le mie dimissioni per De Treville, mentre questa” si interruppe guardandola “questa invece è per Athos. Vorrei che tu …”

“Ahtos? Cosa centra lui ora?” la interruppe bruscamente D’Artagnan

“Ah già! Quasi mi dimenticavo di dirti che il famoso conte de la Fere, con cui ho duellato, non è altri che il nostro compagno Athos”

Dopo l’ennesima rivelazione il ragazzo crollò, sbigottito, sulla sedia più vicina a lui.

“Un’altra identità segreta! Ora, spero solo che il nostro amico Porthos sia semplicemente … Porthos eh eh eh ” la guardò ridendo sperando di farle fare lo stesso, ma senza ottenere risultato “ad ogni modo non capisco perché tu non gli possa parlare direttamente. Cosa dovrai mai rivelargli di così misterioso e personale da non riuscire a farlo di persona?” insinuò lui

Aramis arrossì improvvisamente stringendole ancora di più

“Nulla!” esclamò lei ancora rossa in viso “il fatto è che mi ha intimato di non farmi mai più vedere nuovamente. Per citare le sue parole : abbiate la cortesia di non farvi più rivedere a Parigi!” sospirò “però non voglio partire senza avergli dato la mia versione dei fatti e … senza dirgli addio”

“Lui non era a conoscenza di François e del legame che aveva con il principe Philippe?”

Aramis scosse la testa in segno di negazione

“Quindi non sapeva nemmeno della tua vendetta su Mansonne, giusto?”

“Esatto”

Dopo questa risposta si creò un silenzio imbarazzante che il guascone cercò di riempire con l’apertura dell’invito.

Mentre questi lo leggeva Aramis si alzò in piedi dirigendosi verso l’uscita.

“Ti ringrazio D’Artagnan per tutto, ma è tempo che io tolga il disturbo. Domani mattina passerò per parlare con monsieur Bonacieux.; sai desidero che sia lui a confezionarmi l’abito da sposa. Chissà che faccia faranno quando sapranno che in realtà sono una donna?” cercò di scherzare ma senza molta convinzione “D’Artagnan, mi stai ascoltando?”

“Aspetta un momento!” urlò D’Artagnan “tu ti chiami Reneè??” esclamò lasciando cadere il foglio che stava leggendo.

“Si, è il mio nome di battesimo. Credevo te lo avessi detto”

Senza rispondere il moschettiere afferrò l’amica per un polso e la trascinò fuori di casa; una volta lì la fece montare sul suo cavallo

“Seguimi!” le ordinò con un tono che non ammetteva repliche

“Ma dove diavolo stiamo andando?” domandò, lo stesso, lei senza ricevere alcuna risposta.

Attraversarono la città di Parigi al galoppo per poi fermarsi bruscamente davanti a ...

“La casa di Athos. Perché mi hai portato fino a qui? Mi sembrava di averti fatto capire che non vuole avere più niente a che fare con me” cercò di non urlare per non svegliare nessuno

Lui la trascinò di nuovo giù dalla sella fino alla porta di entrata. Le mise le mani sulle spalle e disse

“Ieri sera siamo andati a bere alla nostra solita locanda e dato che non c’eri tu a non farci esagerare con il vino … abbiamo esagerato; almeno lo hanno fatto sia Porthos che Athos. Porthos è caduto sul tavolo e lo hanno dovuto trascinare in tre sul suo cavallo mentre io mi sono occupato dell’altro ubriaco. Sappi che mentre lo riportavo a casa non faceva altro che parlare di una bellissima donna di nome Reneè …”

Il cuore di Aramis prese a battere velocemente

“Potrebbe essere un’altra Reneè”

“… conosciuta ad un ballo a Noisy Le Sec”

A quel punto alla ragazza mancò il fiato

“Io però gli ho detto che tu sapevi del mio segreto … forse ti stava solo prendendo in giro o …” suppose quando lo ebbe ripreso

“No Aramis ti sbagli e credo fortemente che lui abbia voglia di rivederti” bussò alla porta; pochi istanti dopo da una finestra si accese una luce di candela “il mio compito termina qui. Buona fortuna Reneè” la salutò con un galante baciamano e fuggì in sella a Ronzinante. 

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Capitolo 25
*** 25 ***


La porta si aprì rivelando il moschettiere Athos che faceva bella mostra di sé in piena sbronza.

“Ohhhhhhh quale onore …” esclamò lui notevolmente snaturato dall’alcool “alla mia porta si è presentata niente di meno che mademoiselle D’Herblay per giunta a viso scoperto! Cosa vi spinge a fare visita a questo umile moschettiere?”

“Athos … “ cercò di cominciare una frase ma rimase spiazzata nel trovarlo in un simile stato; si era aspettata di tutto dagli attacchi di rabbia agli insulti, ma non di vederlo così.

“Che ne diresti di farmi entrare? O vuoi che i tuoi vicini vedano in che stato ti sei ridotto?” sospirò cercando di non arrabbiarsi
alla pietosa vista di Athos ubriaco.

“Accomodati in questa modesta dimora mademoiselle” enfatizzò le sue parole con un inchino esagerato, chiudendo poi, non appena entrata la sua ospite, la porta dietro di sé.

Una volta lasciato fuori il mondo Athos crollò sulla poltrona della sala principale, accanto al camino spento.

“Posso offrirti da bere?” indicò la bottiglia che era sul tavolo cercando di raggiungerla senza però riuscendo ad alzarsi.

“Faccio da sola, grazie” replicò lei vedendo che non era nemmeno in grado di reggersi in piedi, ma arrivata alla bottiglia si accorse che era completamente vuota; la rovesciò facendolo notare anche al padrone di casa “a che numero di queste sei arrivato questa sera?”

“Uhm… du … no tr … no no due … si sono sicuro due” indicando, però, con le dita il numero tre

“Athos! Ma come hai potuto ridurti così?” chiese arrabbiata.

“Bevendo mia cara! Eh eh eh” le rivolse un sorriso alcolico “qualcosa mi dice che non sei qui per assaporare del buon vino, o sbaglio?”

“Infatti … ero venuta per parlarti, ma soprattutto per dirti addio”

“Addio??” domandò lui fingendosi meravigliato.

“Esatto. Parto per il nuovo mondo non appena mi sarò sposata con …”

“De Reynaud. Ti ha fatto la proposta e tu gli hai detto di si? Ti credevo più sveglia cara Reneè. Mi immagino già la scena: lui che si inginocchia, prende l’anello e te lo infila al dito dicendoti che era appartenuto a sua madre. Ho sbagliato qualcosa?” la guardò con un sorrisetto compiaciuto.

La ragazza istintivamente toccò con le dita il gioiello; vedendo quel gesto Athos cominciò a ridere

“A quanto pare ho proprio indovinato!” continuò la sua risata “ti dirò di più: quel bel monile che stai portando l’ ho già visto indosso ad altre donne … bè non proprio quello, probabilmente delle copie; quelle poverine credevano di essere state scelte dal giovane François. Naturalmente dopo essere state sedotte sono state lasciate con un bel due di picche”

Reneè si morse il labbro dalla rabbia

“Oh ma forse mi sto sbagliando sui suoi sentimenti, sai; alle altre non aveva promesso addirittura un viaggio di sola andata per le piantagioni americane” sbuffò “che per quanto ne so quelle sono ridotte veramente male”

“Lo so, prima di dichiararsi mi ha raccontato tutto; anche dei soldi che la sua famiglia ha sottratto alla mia … riducendola così alla fame”

“E nonostante tu sappia che razza di gente sia, ti vuoi legare lo stesso a loro per sempre?” le domandò rimettendosi in piedi improvvisamente lucido.

“Il punto è che se parto potrò cominciare una nuova vita: potrò essere me stessa, ma con le stesse libertà di quando mi fingevo uomo” si sforzò di sembrare felice.

“Ne sei certa? È questo che ti ha promesso il tuo bel François?” le si avvicinò con aria minacciosa “a proposito del tuo promesso sposo, ma lui sa chi sei veramente? O ti sei dimenticata di svelargli il tuo segretuccio?”

“No e non lo verrà mai a sapere” rispose lei “Athos, se tu mi dessi la possibilità di spiegarmi …”

“Che cosa? I tuoi inganni? E’ questo che vuoi spiegarmi?” sbatté il pugno sul tavolo

Reneè sobbalzò portando istintivamente la mano sull’elsa della spada ed indietreggiando

“Non sarei mai dovuta venire qui” iniziò a raggiungere la porta per andarsene

“Dove credi di andare?” le afferrò un braccio e la trattenne

“Lasciami Athos!” la mano libera scattò andando a colpire la guancia di lui .

Athos la lasciò andare più ferito nell’orgoglio che sulla faccia.

“Lo ami?” le chiese

“Cosa?” rispose lei con un’altra domanda 

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Capitolo 26
*** 26 ***


“Sei innamorata di lui?” domandò un’altra volta lui

Quella serata, per Reneè incominciava a prendere le sembianze di un interrogatorio senza fine, ma soprattutto senza senso

“… non lo so …” sospirò tristemente “non so più nulla” concluse in un sussurro udito solo da lei stessa

“Non sai se lo ami o no?”

“Io … sono confusa” rispose lei a queste altre interrogativi “voglio solo che la mia famiglia stia bene e con questo matrimonio lo potrò garantire;inoltre nessuno mi ha più amata, come sta facendo lui, dopo … “ si trattenne; anche se era venuta per spiegarsi e a raccontargli di François improvvisamente non era più certa di volergli aprire il suo cuore.

“Dopo?”

“Nulla … dopotutto perché mai dovrei dirtelo? Mi hai appena urlato che non sei interessato di sapere quale motivo mi abbia spinta ad entrare nel corpo dei moschettieri pertanto non starò qui a farti perdere altro tempo!” si diresse di nuovo verso l’uscita “tra una settimana sarò Reneè D’Herblay moglie del conte De Reynaud e poco dopo mi metterò in viaggio per non fare mai più ritorno in Francia” un groppo in gola rese difficile pronunciare queste ultime parole.

La mano di lei era già sulla maniglia della porta quando lui disse:

“Mi dispiace”

La ragazza si girò credendo di non aver capito bene

“Ti dispiace?” fece lei più stanca dei suoi continui sbalzi di umore, che curiosa di conoscere la risposta.

“Si, mi dispiace per te Reneè. Stai sacrificando la tua felicità per una causa che ritieni giusta” si avvicinò di nuovo a lei, questa volta con gentilezza, le mise una mano sulla spalla per farla voltare “non farlo, non buttare via la tua vita”

“E dimmi, saggio Athos, cosa farò? Non posso vivere sulle spalle dei miei zii e non posso tornare con voi anche perché sono stanca di portare avanti quest’ inganno. Come ti ho già detto, la proposta di François di partire con lui mi darà la possibilità di cominciare qualcosa di nuovo” lo guardò negli occhi “con Reneè partirà anche Aramis così metterò al sicuro le persone che conoscono il suo segreto. Come puoi ben vedere vincono tutti”

“Ma non vinci tu “ disse stringendola forte a sé

Per qualche istante lei si abbandonò a quell’abbraccio respirando il suo profumo e godendo del calore della pelle di lui.

Improvvisamente si ricordò del suo futuro marito quindi si staccò riluttante.

“Ma sei stato proprio tu a dirmi di non farmi più vedere a Parigi e tra i moschettieri!”

“E’ vero, ma l’ho detto solo perché ero arrabbiato con quello stupido di De Reynaud!” replicò senza lasciare che si allontanasse troppo “quella mattina non ero venuto solo per ridarti la scarpetta, ma per …”

“… vedere se io e Aramis fossimo la stessa persona?” lo interruppe lei

“Non solo; François mi aveva rivelato i suoi sentimenti per te e accidentalmente mi disse che eri la sorella del moschettiere Aramis. Mi sentii in dovere perciò, data l’amicizia che legava noi moschettieri, di metterti in guardia sul vero stato finanziario dei De Reynaud. Però, poi, c’è stato quel piccolo disguido durante il duello …”

“Piccolo disguido?” fece lei ricordando quando le aveva sfiorato il volto con la spada “pensavo volessi uccidermi!”

“Forse ho esagerato un po’ …” ammise lui “ad ogni modo ti chiedo scusa … per tutto … anche per come mi sono comportato poco fa …”

Bé meglio tardi che mai … pensò Reneè

“Athos ... io vorrei lasciarti un regalo” si slacciò il medaglione di François e glielo porse “così non ti dimenticherai di me” fece un piccolo sorriso facendo scattare il meccanismo rivelando il suo ritratto

“Non ho bisogno di questo per ricordarti” ma accettò lo stesso il dono e se lo allacciò al collo lasciandolo in bella vista sopra la leggera camicia che indossava quella sera.

“Ormai siamo giunti al momento dei saluti Athos …” la voce si incrinò per l’emozione

Non devi assolutamente metterti a piangere di nuovo! Sei ancora un moschettiere e i moschettieri non piangono!

“Addio Reneè, mi mancherai” l’abbracciò e senza pensarci troppo unì le sue labbra con quelle di lei.

La ragazza, dopo un attimo di turbamento, rispose a quel bacio facendolo diventare sempre più passionale.

Non ho mai provato una simile emozione, nemmeno con il mio François; è come se il mio cuore stesse per esplodere … non voglio sposare François De Reynaud … voglio rimanere accanto ad Athos per sempre … anche sotto mentite spoglie…

Non passò troppo tempo per far tornare Reneè alla realtà: si ricordò del danno subito dai suoi zii quando non aveva accettato le sue prime nozze; pensò anche di come i De Reynaud avrebbero potuto far pagare questo affronto alla sua famiglia. I suoi pensieri spezzarono l’incantesimo appena creatosi

“No!” esclamò lei scivolando fuori dalle sue braccia “non posso, non posso” fuggì di corsa senza voltarsi ai richiami di Athos. 

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Capitolo 27
*** 27 ***


La mattina seguente D’Artagnan si diresse, con parecchio ritardo, alla caserma dei moschettieri portando con sé la lettera le dimissioni di Aramis; quando finalmente arrivò trovò tutti molto nervosi così dopo avere individuato Porthos, gli domandò cosa stesse accadendo.

Il corpulento moschettiere gli rispose

“Sembra che il capitano sia di un umore che varia dal nero fumo al nero senza speranza, ma nessuno sa come mai; ah D’Artagnan” fece l’amico rivolto verso l’altro ”De Treville mi ha informato che voleva vederti non appena arrivato”

Al guascone corse un brivido gelato lungo la schiena.

“Ti ha detto cosa vuole da me?”

“No amico mio. Un consiglio: questa è una giornata pessima per farlo arrabbiare”

D’Artagnan si incamminò verso l’ufficio del suo comandante pensando a cosa avesse mai potuto combinare per essere convocato .

“Capitano, il moschettiere D’Artagnan è fuori che attende di essere ricevuto” annunciò il segretario a De Treville

“Bene, fallo entrare” dopo qualche istante si trovò di fronte al giovane “D’Artagnan sai il motivo della tua convocazione?”

“Purtroppo no capitano, Porthos mi ha solo riferito che mi volevate vedere” iniziò a sudare non tanto per il caldo estivo, ma quanto per la paura di un richiamo ufficiale “se è per i miei ritardi … giuro che sono stati gli ultimi e che diventerò il moschettiere più puntuale al mondo”

“Di cosa diavolo stai parlando?” domandò il suo superiore con un moto di rabbia nella voce mentre si accomodava sulla poltrona dietro la grande scrivania“ti ho fatto venire qui per via di Athos”

La paura del ragazzo invece che diminuire aumentò

“Athos?” deglutì pronunciando a fatica il nome dell’amico

“Non ti sei lavato bene le orecchie moschettiere? Si Athos!? Questa mattina mi ha buttato giù dal letto ad un’ora indecente perfino per me e ha farfugliato del segreto del moschettiere Aramis …”

D’Artagnan ora era terrorizzato.

“Ha anche affermato che pure tu sei a conoscenza della sua doppia identità. Ora il fatto che un moschettiere preciso, ordinato e calmo come Athos balbettasse in preda all’ansia e , sospetto, ai fumi dell’alcool mi ha spaventato. Dopo averlo calmato l’ho spedito a casa sua e per fargli passare la sbornia gli ho anche dato una licenza di una settimana; ma adesso voglio sapere cosa sai, come hai fatto a venire a conoscenza della vera identità di Aramis, e soprattutto come ha fatto lui ad esserne informato” terminò lui con un tono che non ammetteva repliche sbattendo i palmi sul mobile.

Il ragazzo cercò di allargare il colletto per respirare meglio, e dopo aver preso aria, raccontò tutto dall’attacco a Belle Ile, del racconto di Reneè su chi fosse il conte De la Fere, fino alla sera precedente quando l’aveva lasciata sulla porta di casa di Athos.

“Allora è stata la notizia del matrimonio a sconvolgerlo …” pensò ad alta voce il capitano

“… e della partenza per l’America …” suggerì il ragazzo

“Quella ragazza è sempre stata troppo impulsiva. Comunque finchè Reneè farà parte del corpo dei moschettieri non può andarsene senza dare delle dimissioni scritte e si da il caso che io non ne abbia ricevuta alcuna!” tuonò

“Ecco … ieri sera lei mi ha incaricato di farvele avere” disse con un filo di voce sapendo bene che reazione avrebbero scatenato

“E perché non me lo hai detto subito?” domandò con lo stesso tono di voce di prima

Il ragazzo tremando allungò la busta chiusa con lo stemma dei D’Herblay ; De Treville non perse tempo strappandogli l’oggetto dalle mani, aprendola immediatamente e leggendola.

Sperando di non essere più di nessun aiuto D’Artagnan cercò di scivolare verso l’uscita

“Dove credi di andare giovanotto?” fece De Treville “abbiamo ancora in sospeso la questione dei tuoi ritardi” e lentamente D’Artagnan ritornò sui suoi passi in attesa della lavata di capo.

Quella stessa sera, dopo aver cenato di fretta, il guascone si diresse, accompagnato dall’amico Porthos, a casa di Athos.

“Fammi capire bene: Athos è innamorato di Reneè, che altri non è Aramis, e lei si sta per sposare con un altro?” domandò per l’ennesima volta il corpulento moschettiere.

“Esatto”

“Oltre a questo sta per partire per non fare mai più ritorno, giusto?”

“Precisamente; ma scusa … che cosa non hai capito se è tutto corretto?”

“Non capisco perché Athos non stia facendo nulla per impedire tutto ciò” commentò Porthos per nulla sconvolto dalle ultime rivelazioni sul passato del loro amico ora amica “dovrebbe saltare in groppa al suo cavallo, galoppare fino a Noisy –le – Sec e …”

“E?”

“E poi non so … sarà poi lui a decidere sul da farsi … io gli sto solo suggerendo come partire”

Dopo quella trovata, D’Artagnan pensò che era meglio rimanere in silenzio fino alla fine del percoso.

Arrivati da Athos cercarono in tutti i modi di farsi aprire, ma la porta rimase chiusa fino a quando con una spallata Porthos si fece strada all’interno dell’abitazione. 

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Capitolo 28
*** 28 ***


Parecchie bottiglie di vino vuote sul pavimento diedero il benvenuto ai due moschettieri; non molto lontano trovarono il padrone di casa riverso sul letto con un'altra ancora che dormiva profondamente.

“Chissà quante di queste si è scolato oggi …”

“Basterebbe contarle Porthos”

“Non era una domanda D’Artagnan”

“Ehm …”

“Lascia perdere, cerchiamo piuttosto di destare il bell’addormentato” commentò mentre sollevava di peso Athos e lo faceva sedere in poltrona. Iniziò a dargli qualche schiaffetto sulle guance e a scuoterlo per destarlo.

“Ehi … Athos … sveglia … “ ma non ottenendo nessun risultato incominciò ad usare le maniere forti fino ad arrivare a rovesciargli addosso un secchio pieno d’acqua facendolo svegliare di soprassalto

“Chi osa inzuppare così il conte Oliver De la Fere? Hic” domandò alzandosi tutto zuppo, mollando la bottiglia che si infranse per terra.

“A quanto pare non si è ripreso completamente dalla sbornia” commentò Porthos “crede di essere addirittura un conte”

“No Porthos, lo è davvero. Me lo ha confermato Aramis”

Il corpulento moschettiere si massaggiò la fronte come per far entrare meglio quell’idea.

“Qualche altro segreto da rivelarmi o sono finiti?”

D’Artagnan sorrise facendogli intendere che lui era proprio come lo conosceva.

“Ottimo. Ora pensiamo a sistemare il conte De la Fere prima che la sua amata se ne vada nell’altro continente” prese il moschettiere bruno per le spalle e lo scosse “Athos … mi riconosci? Sono Porthos … su dimmi qualcosa … ad esempio il motivo per il quale non sei ancora andato da Aramis per dirle che sei innamorato di lei … e spero per te che sia importante perché non te lo perdonerai mai”

“Porthos! Amico mio! Hic” esclamò l’altro ancora sotto l’effetto dell’alcool “che bello vederti! C’è anche D’Artagnan! Visto che ci siamo tutti dobbiamo festeggiare con un buon vino!” cercò con lo sguardo la bottiglia che aveva in mano fino a poco tempo fa.

“Athos, credo che tu abbia bevuto anche troppo” gli disse un po’ arrabbiato il guascone “piuttosto dicci cosa è successo ieri sera con Reneè”

“hic … Reneè? Ma certo la bella Reneè! E’ fuggita dalla mie braccia mentre ci stavamo baciando … credo che preferisca le labbra di De Reynaud alle mie … hic” farfugliò tristemente mentre ricadeva in poltrona tenendosi la testa tra le mani

“Non avete fatto altro che baciarvi?” gli chiese Porthos

“No … abbiamo parlato … penso di averle anche urlato contro, ma adesso ho troppo mal di testa per ricordarmi tutto quanto hic”

I due amici si guardarono senza sapere cosa fare quando a D’Artagnan venne in mente di avere con sé la famosa lettera che Aramis le aveva chiesto di consegnare al loro compagno d’armi.

“Deduco che non ti abbia raccontato del suo primo amore François e della vendetta su Mansonne ” disse notando che portava al collo il medaglione della ragazza “forse qui dentro troverai le risposte alle domande che non le hai fatto così, potrai in parte capire quanto abbia sofferto” la lasciò sulla tavola. Poi rivolto all’amico “andiamo Porthos”

“Ma D’Artagnan non possiamo lasciarlo in queste condizioni”

“E perché no? Dopotutto è stato lui a ridursi in quello stato e lui saprà tirarsene fuori se ne avrà voglia” si incamminò verso l’uscita “il matrimonio è tra qualche giorno. Questo significa che hai ancora del tempo a disposizione” e se ne andarono lasciando di nuovo Athos da solo. 

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Capitolo 29
*** 29 ***


Nonostante i suoi amici fossero andati via, Athos non rimase del tutto solo: a tenergli compagnia c’erano i suoi pensieri, li stessi che da due giorni non lo lasciavano mangiare e neppure dormire.
Solo dopo aver assaporato del buon vino riusciva ad procurarsi un po’ di pace nella sua testa; così, desideroso di ottenere quella quiete tanto agognata, cercò nella sua dispensa un po’ di nettare alcolico, e quando non trovò più nulla iniziò perfino a rovistare tra quelle che erano rotolate sul pavimento, ma nemmeno lì ebbe fortuna.

Arrabbiato sia con De Reynaud che con se stesso scagliò contro il muro la bottiglia, decisamente vuota, che aveva tra le mani urlando forte; nonostante quello la sua ira non si era placata e come ultimo gesto si strappò il medaglione regalato da Reneè, gettandolo sul pavimento.

Appena il monile toccò terra il vetro che proteggeva la miniatura si infranse rivelando ancora una volta il dolce viso della sua amata; per Athos quei bellissimo occhi azzurri, che le lo fissavano da lontano, erano come sale sulle ferite del suo cuore.

Si allontanò da lì e, barcollando, si diresse verso la prima locanda dove avrebbe potuto affogare il suo dispiacere e, magari trovare un po’ di svago tra le braccia di un’altra.

Dopo quella serata l’unica cosa che si ricordava era il suo corpo che cadeva su un materasso.

Un fastidioso raggio di sole colpì il volto del moschettiere risvegliandolo in malo modo, facendolo brontolare mentre si risollevava sul letto

 “Ben svegliato Athos” fece una voce conosciuta entrando in camera

“D’Artagnan? ” domandò “dove …” Athos guardandosi intorno, con gli occhi ancora un po’ assonnati, si rese conto che il letto e la camera non erano i suoi

“Sei a casa di Monsieur Bonacieux” “da tre giorni”

“Tre giorni?”

“Si e hai anche dormito per tutto questo periodo nel mio letto” il guascone cercò di scherzare come suo solito “ho provato a convincere Constance a farmi posto nel suo, ma come risposta ho ricevuto uno schiaffo” si massaggiò la guancia come se lo avesse appena ricevuto.

“Ma perché sono qui?”

 "Io e Porthos ti abbiamo portato qui perché non ti riducessi ancora nello stato pietoso di qualche giorno fa: vedi anche se ti è sembrato che ti avessimo abbandonato, per tua fortuna, ti abbiamo seguito fino alla locanda. Hai una vaga idea di quello che hai combinato li?”

“Uhm … no” sospirò “non so cosa abbia fatto … spero di non  aver …”

“Ti abbiamo fermato prima che la situazione peggiorasse … però è stato divertente vederti in mezzo ai musicisti a cantare canzonette un po’ … osè” ridacchiò allegramente facendo sorridere anche il suo ospite “e”

“A pensarci bene ne ho imparate parecchie frequentando i locali con Porthos, ma non ho mai avuto il coraggio di cantarle” sorrise anche lui “ e poi mettevano sempre in imbarazzo Ara…” non riuscì a terminare quel nome.

“Athos, sinceramente, cosa provi per lei?” gli chiese diretto D’Artagnan

“Credo che mi abbia fatto innamorare ancor prima di capire chi fosse in realtà. Quando l’ho vista al ballo avrei voluto strapparla da De Reynaud ; poi c’è stato quel bisticcio a casa dei suoi zii in cui è intervenuto quell’impiccione di François e lì la situazione è degenerata”

“Mi ha detto che hai tentato di ucciderla”

“E’ stato un malinteso!” esclamò lui “ero furioso con tutti e due. Con lei per avermi nascosto la sua vera identità e con lui per essersi intromesso in affari che non lo riguardavano!”

“Ad ogni modo non c’era bisogno di arrivare a tanto, non credi?”

Sospirò forte

“Che fine hai fatto fare al medaglione?”

“Me lo sono strappato e l’ho gettato per terra” rispose “forse si è anche rotto”

“Tu non hai idea di cosa rappresenti per Reneè quell’oggetto” e dato che Athos ancora non capiva gli raccontò tutto quello che sapeva

“Sono stato un perfetto idiota”

“Esatto Athos; ora ti lascio devo correre in accademia e se arrivo ancora una volta tardi De Treville vorrà la mia testa su di un piatto d’argento!”

Il moschettiere bruno recuperate i suoi effetti personali tornò a casa sua; non appena arrivato si vergognò dello stato in cui era ridotto, ma non aveva tempo da perdere in lavori casalinghi … doveva trovare la lettera di Reneè.

Caro Athos,

“Non merito di essere chiamato caro, non dopo quello che ti ho fatto …” mormorò

Molto probabilmente questa lettera ti arriverà tramite D’Artagnan giusto qualche giorno prima delle mie nozze in quanto non avrò il coraggio di portartela personalmente soprattutto per come ci siamo lasciati dopo il nostro duello a Noisy-le-Sec.
Come avrai capito dall’inizio mi sto per sposare con François de Reynaud  …

Seguirono poi pagine in cui raccontava del suo primo amore, della sua morte per mano di Mansonne, il matrimonio forzato, l’arruolamento tra il corpo dei moschettieri e il raggiungimento della sua vendetta. Concluse con quello che aveva trovato al suo ritorno alla casa dei suoi zii e che si sentiva in colpa per averli ridotti in miseria a causa della sua fuga.

“Sono il più grosso imbecille di questa terra! Perché non le ho lasciato il tempo per spiegarmi tutto questo? Adesso so cosa devo fare!” 

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Capitolo 30
*** 30 ***


Dopo essersi sbarbato, rinfrescato e cambiato d’abito sellò il cavallo per partire alla volta di Noisy – le-Sec il più velocemente possibile; nonostante facesse galoppare il suo cavallo fino al limite non arrivò prima della mattinata del giorno seguente.

Giunto finalmente a villa D’Herblay chiese ad un giovane servitore di farsi annunciare dai padroni di casa, ma il ragazzo rispose:

“Sono partiti per Calais due giorni fa”

“Partiti?”

“Si monsieur, giusto il tempo di terminare la cerimonia poi si sono messi subito in viaggio”

“Di quale cerimonia stai parlando?” Athos temeva il responso

“Naturalmente parlo delle nozze tra mademoiselle D’Herblay e il giovane conte De Reynaud”

 “Non so il perchè, ma hanno voluto anticipare il tutto a qualche giorno fa” detto questo si rimise a lavorare.

Sentendo quella risposta gli crollò il mondo addosso in quanto si rese conto di aver perso, in maniera definitiva, la sua ultima occasione di parlarle.

Se soltanto l’avessi ascoltata quella sera … pensò lui … però forse non tutto è perduto; magari hanno avuto degli intoppi durante il percorso o la nave non è ancora pronta a salpare … correrò fino a Calais …

Stava per spronare il destriero verso il principale porto francese quando il ragazzino parlò di nuovo

“Monsieur, se volete potete parlare con l’altra mademoiselle D’Herblay che sta arrivando in questo momento ” concluse indicando un punto dietro le spalle del moschettiere.

Oh no! Non ho proprio tempo e voglia di mettermi a parlare con Caroline D’Herblay … praticamente è come stare in compagnia di Evangeline De Reynaud!

Athos non smontò nemmeno da cavallo, anzi lo fece voltare pronto a partire prima di incrociare anche solo con lo sguardo Caroline, ma quando guardò meglio ebbe una sorpresa

“Reneè?”

“Athos?” fecero entrambi sbalorditi di avere di fronte a sé l’altro

Reneè non gli diede tempo di dire altro che fece fare inversione alla sua cavalcatura fuggendo per la strada appena percorsa

“Reneè fermati!” la ragazza però sembrava che galoppasse alla stessa velocità del vento “ti devo parlare!” continuò lui ma non ottenne alcuna risposta

Lei scartò rapidamente verso il fiume decisa a guadarlo per raggiungere l’altra riva,ma sbagliò e si ritrovò in un punto dove era troppo profondo per essere attraversato; era anche troppo tardi per cambiare strada perché Athos l’aveva raggiunta. Sia con la mente che con gli occhi cercò una via di fuga senza riuscire a trovarne una.

Arrendendosi all’idea di doverlo affrontare scese dal suo cavallo bianco.

“Che cosa vuoi ?” domandò dura lei trovandoselo di fronte

“Il ragazzino di prima mi ha detto che il matrimonio era stato anticipato, così pure la partenza; eppure tu sei qui. Cosa è successo?” rispose lui cercando di non dar peso al suo tono amaro.

“Sono qui perché François ha sposato Caroline!” rispose lei irata “lo ha fatto perché la notte che sono fuggita via da casa tua li ho scoperti a letto insieme!”

“Come?!”

“Avevi ragione tu Athos … tutto quanto mi avevi raccontato su di lui era vero!” si morse le labbra dalla rabbia che provava “sono stata una stupida! Pensavo al bene della mia famiglia quando lui ha pensato al suo piacere. Però ora che i De Reynaud sono diventati nostri parenti stretti non imbrogliarci di nuovo ed io posso uscire di scena senza dovermi più preoccupare per loro”

Il moschettiere smontò anche lui dal suo destriero, raggiungendo la ragazza

“Ho deciso di tener fede al proposito di cominciare una nuova vita in America; tra qualche giorno raggiungerò i miei parenti a Calais e me ne andrò con mio cugino” disse lei

“Non farlo” disse calmo lui “non puoi andartene Reneè”

“Perché no? Non ho niente e nessuno che mi tenga legata a questi luoghi” la giovane si allontanò da lui “inoltre non hai fatto altro che detestarmi dal momento in cui hai saputo la mia vera natura” le rinfacciò lei

“Vero e ti devo delle scuse per ciò, ma se posso essere sincero, la colpa non è del tutto mia, ma di una terribile esperienza avuta in passato” cercò di riavvicinarsi a lei “ho letto la tua lettera” cambiando argomento

La mano di lei andò dove era solita tenere il medaglione di François che naturalmente non trovò

Lui capì cosa cercava e se lo slacciò dal suo collo per riconsegnarglielo

“Solo dopo averla letta ho capito tutto quello che hai passato perciò questo è giusto che sia tu a tenerlo” glielo allacciò al suo ; lei notò che la miniatura era completamente scoperta.

“Perché sei venuto? Per rendermi ancora più difficile la partenza?” abbassò la testa per non fargli notare che stava per mettersi a piangere

“No, sono qui per darti una ragione per restare” 

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Capitolo 31
*** 31 ***


“Restare …” ripeté lei “non voglio rimanere; qui potrei al massimo aspirare di diventare la moglie di qualche amico di mio zio e vivere per sempre chiusa una gabbia dorata”

“E’ questo che pensi che possa essere il tuo futuro?” domandò lui stupìto “eppure qualche giorno fa non eri di questa opinione dato che eri pronta a sposare De Reynaud, se non erro”

“Si ma per altri motivi tra i quali la sicurezza della mia famiglia”

“Basta Reneè!” urlò esasperato lui “smettila di mentire! Getta quella maschera dietro la quale ti continui a nascondere! So bene i propositi che animano il tuo cuore, ma non puoi fingere che saresti stata contenta di ottenere un posto nella società in quel modo anche se era la stessa posizione che ti sarebbe spettata prima che Mansonne uccidesse François …”

Lei, a quelle parole, stava per ribattere

“Non capisci quello che sto cercando di offriti io?” domandò lui di corsa prima di venire interrotto da qualche frase di Reneè

“Cosa vorresti dire realmente?”

“Reneè, sto cercando di dirti che ti vorrei sposare!” concluse Athos

A quella risposta la ragazza si mise a ridacchiare

“Sono tornata donna da poco tempo ed ho già ricevuto due proposte di matrimonio; dovrei esserne lusingata”

E prima che potesse anche solo pensare di aggiungere qualcos’altro, Athos la baciò ; fu un bacio lungo ed appassionato al quale lei non seppe opporre resistenza, abbandonandosi completamente come aveva fatto con il loro primo bacio.

Quando riuscirono a staccarsi, anche solo per riprendere fiato, il moschettiere non poté bloccare i suoi pensieri

“Athos io …”

“Chiamami con il mio vero nome … Olivier” le disse accarezzandole la guancia

“Olivier io … non so cosa risponderti”

“Un si sarebbe gradito” cercò di scherzare “comunque è sempre meglio di un non ci penso proprio a sposarti

Lei sorrise prendendogli la mano che ancora indugiava sul suo viso.

“Ci incontreremo qui tra una settimana esatta; solo quel giorno ti darò una risposta”

“Ma …”

“Niente ma … queste sono le mie condizioni” ribatté lei montando a cavallo e spronandolo verso la villa

“E va bene … ci vedremo tra una settimana” mormorò ormai solo
 
Il tempo passò, ma per Olivier sembrò che quella lunga attesa non avesse mai terminare finché giunse finalmente il giorno tanto agognato.

Portò la sua cavalcatura al luogo dell’incontro è lì vide il paio di occhi azzurri che tanto gli facevano battere il cuore.
 

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Capitolo 32
*** 32 ***


Renée spalancò la finestra della camera che si affacciava sul mare e respirò a pieni polmoni l’aria salmastra; per godersi meglio la brezza marina chiuse gli occhi mentre nella sua mente riaffioravano gli accadimenti di qualche giorno prima dal suo incontro con Olivier.

“Eccoci qui” fece lui scendendo da cavallo; le prese le sue mani tra le sue e Renée non poté fare a meno di notare che stava tremando “non puoi immaginare con quale trepidazione attendevo questo giorno”

“Immagino con la stessa con la quale attendevo io” rispose lei

Olivier notò, dopo una rapida occhiata alla sua amata, che non portava più il medaglione

“Come mai non lo indossi?” indicando il suo collo nudo

“Perché era tempo che tornasse al suo proprietario” sorrise tristemente.

“Dunque l’hai riportato a François?” Olivier, ora, sapeva benissimo quanto fosse caro a Renée quell’oggetto.

“Beh non proprio a lui; l’ho lasciato a suo padre il quale mi ha assicurato che lo terrà tra i suoi preziosi in ricordo del figlio”

“Sono contento che tu sia riuscita a restituirlo” strinse di più le sue mani “ora però ti devo confessare che l’attesa mi sta uccidendo, quindi ti prego, vorresti darmi la tua risposta?”

“Giusto” fece lei con un mezzo sorriso “dopotutto siamo qui per questo”

Dei colpi alla porta la riportarono al presente

“Si?” domandò lei

“Sono Juliette, la cameriera. Sono venuta a portare la colazione; posso entrare?”

“Certo” la ragazza controllò gli spostamenti di Juliette senza allontanarsi dalla finestra “appoggia pure il vassoio sul tavolo, grazie”

“Oui” e mentre lasciava il suo carico domandò “desiderate che vi riordini la camera?”

“No, puoi andare grazie. Ti chiamerò non appena avrò bisogno di qualcosa”

In tutta risposta la ragazzina fece una piccola riverenza tornando ai suoi incarichi mentre l’altra si sedeva al tavolino della toilette per ultimare la sua tenuta.

“Ma non credi che qualcuno - Evangeline - noterà la scomparsa di Aramis?” chiese lei

“A quelle persone -Evangeline - diremo che è partito per una missione nel luogo più remoto del regno e per quando riguarda il corpo dei moschettieri non c’è da preoccuparsi; se non ricordo male Aramis ha dato le sue dimissioni, giusto?”

“E se …”cominciò a domandare di nuovo lei

“Quanti dubbi Renée” disse lui “sarò lieto di risolverli tutti, tuttavia questo mi fa pensare che tu non abbia preso ancora una decisione, o sbaglio?”

Lei abbassò lo sguardo senza rispondere

“Capisco” riuscì a pronunciare lascandola andare “a quanto pare non sei completamente sicura dei tuoi sentimenti verso di me”

“Non è per quello … ci sarebbe un’altra cosa”

 “Quale sarebbe?” fece lui più sostenuto e con un tono più duro

“Conosco molto bene il moschettiere Athos, ma non so nulla del conte de la Fere” alzò di nuovo lo sguardo verso di lui

“Se non ricordo male tu mi dicesti che tra Aramis e Renée non esistevano differenze tranne che per i vestiti che indossavano; la stessa cosa vale per il moschettiere Athos e il conte” sospirò avvicinandosi al suo destriero “prima di andarmene ti chiedo solo un’ultima cosa: Renée tu mi ami?”

Qualcuno bussò nuovamente alla sua porta interrompendo di nuovo il suo flusso di pensieri

“Renée?” fece la voce di suo zio dall’altra parte “Sei pronta? Stanno aspettando solo te”

“Si ora sono veramente pronta” rispose dirigendosi verso la soglia della camera.
 
 

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Capitolo 33
*** 33 ***


Non appena Reneè fu seduta nella carrozza accanto a suo zio, questa si mise in movimento.

“Zio … prima che sia troppo tardi avrei bisogno di parlarvi”

Charles D’Herblay rivolse lo sguardo e la sua attenzione a sua nipote

“Dimmi pure” fece il barone prendendo le mani della fanciulla tra le sue

“Temo di non aver fatto la scelta giusta … io … sono spaventata come non mai … neppure quando sono entrata a far parte dei moschettieri ero così terrorizzata … ho il timore di essere sulla strada sbagliata”

“Prova a pensare a questo Reneè : non  hai avuto paura quando hai deciso di vendicare François nonostante non sapessi cosa ti aspettasse nel tuo futuro, nonostante il rischio di non incontrare mai il suo assassino o morire per mano sua tu non ti sei tirata indietro, esatto?”

Lei annuì semplicemente

“Ed io ho il sospetto che tu sappia il perché”

“Perché era quello che desideravo e perché era la mia strada” rispose lei

Il vecchio Charles sorrise mentre prendeva il bastone da passeggio e picchiava sulla parete della carrozza segnalando così al cocchiere di fermarsi.

“Ma cosa dovrei fare ora?” domandò Reneè

“Solo una cosa: essere felice. La felicità non la devi cercare dall’altro capo del mondo, ma dentro nel tuo cuore; sono certo che tu sappia chi ti farà un così grande dono”

Fece un fischio ed accanto alla portiera del cocchio si fermò il cavallo di Reneè

“Ma come …?”

“Avevo il presentimento che saresti rinsavita prima del nostro arrivo” rispose mentre aiutava la nipote a issarsi sul suo destriero con qualche difficoltà in quanto era abbigliata da donna.

“Ma cosa diranno Marius e gli altri? Non aspettavano me per partire?”

“Dirò loro che hai ritrovato la ragione mentre li stavi raggiungendo! Ora va! E sii felice!!!”

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Parigi era lontana, ma nonostante la distanza il cuore di Reneè aveva già raggiunto un posto speciale di quella città

Non appena si ritrovò di nuovo davanti a quella porta iniziò a tremare per l’emozione

Bussò una volta, poi due, e dopo il terzo colpo senza ricevere risposta si diresse da D’Artagnan per avere sue notizie.

A monsieur Bonacieux e a Constance venne un colpo vedendo entrare Reneè con un abito invece che con la sua solita divisa, ma dopo una rapida spiegazione da parte del guascone furono tutti quanti molto contenti nel rivederla.

L’unico non sorpreso della sua mise era il piccolo Jean che, passato a trovare i suoi amici, era già a conoscenza della vera identità del moschettiere.

“… e così sono corsa fino a casa sua senza trovare nessuno. D’Artagnan sai dove è andato Athos?” terminò lei

“Athos? Come mai lo cerchi Aramis. …volevo dire Reneè?” fece malizioso Jean con un sorrisetto furbo sulle labbra

“Jean non è il momento di fare l’impertinente” gli fece notare Constance desiderosa che la sua nuova amica avesse il suo lieto fine.

“So solo che doveva lasciare Parigi senza sapere per quale destinazione” rispose lui

“Da quanto tempo se n’è andato?”

“Da un paio di giorni, credo. Forse il capitano De Treville sa qualcosa in più”

“De Treville?”

“Quando è tornato da Noisy le Sec è andato da lui per dare le sue dimissioni dal corpo dei moschettieri”

“D’Artagnan perché non me lo hai detto subito?” urlò lei perdendo la sua proverbiale calma “c’è qualcosa d’altro di importante che devi dirmi senza che te lo debba tirar fuori con le pinze?”

“No ...credo di no” rispose un po’ impaurito

 “Dunque dovrò affrontare di persona il capitano; prima sarà meglio che mi vada a cambiare. Di certo non posso presentarmi così a tutto il corpo dei moschettieri”

Salutò in maniera frettolosa gli amici e andò verso la sua dimora parigina.

Quando chiuse l’uscio Reneè si appoggiò alla porta dato che in quel momento non aveva più le forze per affrontare quel futuro che stava diventando sempre più incerto; era ancora lì quando qualcuno bussò alla sua porta

“Chiunque voi siate andate via” rispose ai colpi “non ho desiderio di vedere nessuno”

“Nemmeno me?” chiese una voce familiare "credevo che mi stessi cercando"

Aprì di colpo la porta trovandosi davanti la persona che tanto stava desiderava vedere

“Come? Quando? … ma chi?” riuscì a balbettare

“D’Artagnan” rispose semplicemente lui “o meglio Jean, lui sapeva dove rintracciarmi e lo ha fatto” sorrise accarezzandole il viso “per fortuna non avevo ancora lasciato Parigi”

“Ti ho cercato … ti volevo parlare … ti devo dire una cosa importante” cominciò lei

“Credo di saperla” senza più aspettare unì le sue labbra a quelle della amata

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“ Reneè… Reneè ... ora dovresti rispondere” gli sussurrò una voce che riportandola al presente.

“Si” disse lei riaprendo gli occhi “lo voglio”

“Per il potere conferitomi dalla Santa madre Chiesa vi dichiaro marito e moglie; conte De la Fere, potete baciare la sposa”

Non gli sembrava ancora vero che quel giorno avesse detto di si ad Olivier; perfino ora si ricordava la commozione e la gioia di lui nell’apprendere che non sarebbe più partita decidendo così di rimanere al suo fianco.

Il resto della cerimonia si era svolta come in un sogno e senza rendersene conto i due sposini si ritrovarono al di fuori della chiesa attorniati da parenti e amici che desideravano augurar loro ogni bene.

Perfino Evangeline De Reynaud era intervenuta al matrimonio; probabilmente desiderava ardentemente  trovare un altro buon partito per le sue di nozze.

“Hai trovato la tua strada Reneè?” domandò lo zio di lei quando si avvicinò per darle il bacio di rito

Reneè guardò suo marito raggiante il quale gli restituì lo stesso sguardo

“Si l’ho trovata e ho trovato anche la felicità”

“Sono davvero contento per te! Ora però ti conviene lanciare il tuo bouquet alle tue invitate altrimenti potrebbe finire male per tanti”

Detto questo la ragazza lo lanciò verso le presenti ancora nubili; il volo terminò nelle mani sia di Constance, per il terrore di D'Artagnan, che diEvangeline. Non passò nemmeno un secondo che le due ragazze si misero a litigare perdendosi la scena di Reneè e Olivier che suggellavano ancora una volta il loro amore con un altro appassionante bacio.
 

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