La figlia dei due destini

di clif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** padre e figlia ***
Capitolo 3: *** intrusione ***
Capitolo 4: *** a casa di Gwen ***
Capitolo 5: *** la traccia ***
Capitolo 6: *** ti ama ancora ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“ Buongiorno a tutti, voi ragazzi io sarò la vostra insegnante

  per tutto l’anno, mi chiamo Kate Watson, ma potete chiamarmi Kate”

“Buongiorno signorina Kate”Le  fecero in coro i bambini

“Allora vediamo, facciamo l’appello Barone Lorenz…”

 “Presente!”

“Bronzor Rea…”

“Presente!”

La maestra continuò ad elencare il nome degli alunni mentre

questi alzavano timidamente la manoFinchè…

“Smith Shelly…”

“Presente” A rispondere fu una bambina all’ultimo banco,

era gracile e di piccola statura, aveva

una carnagione tanto pallida che intonava con il suo golfino bianco,

due occhi color cielo e dei capelli color dell’oro che

le arrivavano alle spalle.

Aveva 6 anni ma era tanto matura dadimostrarne di più.

La giornata scolastica fu molto tranquilla, essendo il primo giorno di scuola di

una prima elementare, e poco dopo il pranzo la campanella suonò,

permettendo ai bambini diuscire ed andare dai genitori

che li aspettavano all’uscita. Tutti allegri si fiondarono tra le braccia

della mamma o del papà, solo Shelly non si mosse,

si guardava intorno cercando qualcuno

“Ei, piccola!” Disse qualcuno alla sua destra,

si voltò e vide un ragazzo vestito di nero con una

cresta verde che l’aspettava appoggiato ad una Subaru blu elettrico.

“Papà!” Gridò lei perdendo l’aria seria

che l’aveva distinta fino a quel momento.

“Papà, mi sei mancato” Disse lei con le lacrime agli occhi mentre lo abbracciava

“Come può essere? Ci siamo visti solo sta’ mattina!” Rispose lui ironico.

 

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Capitolo 2
*** padre e figlia ***


La macchina sfrecciava nelle strade della città

ad una velocità moderata rispetto alla potenza del

motore che possedeva, Duncan (il padre) indossava gli stessi vestiti

che Wesker indossava a Kijuju

(non so se si scrive così) compresi gli occhiali,

non gli era mai piaciuto essere paragonato al padre

ma questo stile gli piaceva,

senza contare che senza occhiali le iride innaturali dei suoi occhi

sarebbero state viste da tutti.

Mentre Duncan guidava, Shelly  era intenta a giocare con il suo

nuovo gioco elettronico

“Allora tesoro! Com’è andato il tuo primo giorno di scuola?”

Le chiese il padre alzandosi gli occhiali

“Tutto bene, oggi ci siamo presentati con la maestra e abbiamo fatto dei disegni”

Rispose Shelly

senza togliere gli occhi dal gioco.

Passati pochi minuti, però, Shelly spense il game boy

e chiese al padre con uno sguardo seccato

“Perché sei arrivato in ritardo?”

“Lo sai tesoro che il lavoro mi prende molto tempo”

Disse lui per giustificarsi.

Lei però la sapeva già la risposta,

il padre era presidente di un importante azienda farmaceutica,

-per riscattare il nome di famiglia- diceva lui,

anche se il nome di famiglia non lo portavano

neanche più. La madre stessa di Shelly non riusciva a sopportare

più questa situazione, nonostante

amasse sia il marito che la figlia, così un paio di anni prima chiese il divorzio

(DXG non uccidetemi

per ora).

“Eccoci arrivati a casa” Fece Duncan dopo aver parcheggiato la macchina

Cambiavano casa praticamente una volta ogni due mesi,

tanto che per Shelly era diventata una

cosa naturale, non guardò neanche l’edificio per ricordarsi come era fatto,

tanto di li a poco non ce

ne sarebbe stato più bisogno.

 

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Capitolo 3
*** intrusione ***


“Cosa c***o è successo qui?” Urlò Duncan appena entrato in casa.

La finestra del salone era rotta e aperta, segno che qualcuno si era introdotto all’interno della villa

“Aspettami un secondo qui tesoro” Fece lui alla figlia, per paura che l’intruso fosse ancora in casa.

Setacciò  da cima a fondo la casa ma non trovò nessuno, ciò voleva dire o che il ladro era fuggito

perché li aveva sentiti tornare o che fosse uscito già da tempo, non riusciva però a sentirsi

tranquillo, non era stato portato via niente “E se l’uomo entrato in casa non fosse un semplice

ladro?” Pensò.

“Papà! Chiamiamo la polizia?” La voce preoccupata della figlia lo riportò alla realtà

“No tranquilla tesoro, forse è meglio che vai in camera tua” Disse indicando la cameretta alla

Bambina.

Appena rimasto solo si mise a cercare dappertutto qualche possibile traccia lasciata dal tizio

Misterioso, dopo aver controllato tutto il piano terra si accorse di un impronta di fango vicino alla

finestra rotta. La domanda che in quel momento premeva di più a Duncan era cosa volesse quel

tizio, non poteva essere un ladro o avrebbe portato via i soldi che erano in bella mostra vicino al

comodino, perciò chiunque era entrato in quella casa cercava qualcosa in particolare oppure…

qualcuno.

Poteva sembrare paranoia ma da quando sei anni prima aveva sconfitto Loro, si sentiva osservato

Non poteva nuovamente mettere in pericolo chi gli stava intorno.

“Shelly!” Urlò facendosi sentire dall’altro capo della villa

“Si papà? Cosa c’è?” Velocemente era corsa da lui, come se non aspettasse altro

“Prepara le valigie, ti porto un po’ dalla mamma” Alla bambina si illuminarono gli occhi

“Evviva!”

 
Scusate a tutti e in particolare a Dalhia_Gwen per il ritardo del capitolo Bye-Bye
 

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Capitolo 4
*** a casa di Gwen ***


Chiedo scusa per l’immenso ritardo, ma sono molto impegnato con altre storie, buona lettura

Capitolo 4

Erano in macchina da poco più di un ora: Duncan era concentrato a guardare la strada mentre la

bambina si divertiva a guardare fuori dal finestrino il paesaggio scorrere davanti a loro.

“Quando arriviamo papà?” Chiese la piccola dopo essersi stancata di guardare fuori

“Manca poco… dovresti saperlo, ci siamo già stati a casa della mamma e di… lui” il suo sguardo

divenne improvvisamente cupo: quella conversazione gli riportò alla mente la separazione da

Gwen. Non voleva coinvolgere la figlia nei suoi problemi, ma ogni tanto non poteva farne a meno.

“Papà frena!” Era talmente preso dai suoi pensieri, che non si era reso conto di essere arrivato.

Frenò all’istante e fece cenno alla figlia di scendere e di raggiungere il portone: più che una casa, si

trattava di un immensa villa; Gwen era la presidentessa di una grande società farmaceutica (più

piccola, rispetto a quella di Duncan) mentre il “nuovo fidanzato” era un chitarrista di fama

mondiale, perciò erano piuttosto benestanti.

Il maggiordomo accompagnò Duncan e Shelly dall’entrata al salone

“Mamma!” Gridò la bambina abbracciando la madre appena la vide entrare.

Lo stile di Gwen non era cambiato molto negli ultimi anni: aveva lasciato le mesce (non ho la più

pallida idea di come si scrive) ma i capelli erano più mossi e lunghi; la gonna e gli anfibi erano

rimasti gli stessi ma al posto del suo solito vestito indossava un giubottino di pelle.

“Ciao tesoro! Quanto mi sei mancata!” Le disse la madre baciando dolcemente la figlia: Duncan

era,  intanto, rimasto in silenzio.

“Tesoro, perché non vai in cucina a prendere i biscotti?” Le disse Gwen guardando Duncan

Appena la piccola fu lontana Duncan parlò

“La lascio qui per qualche giorno, ciao!”

“Aspetta! Non ci vediamo da mesi e questo è tutto ciò che hai da dirmi?!” Chiese irritata Gwen

“Non vedo cos’altro dovrei aggiungere!” rispose gelido “Salutami Shelly e… Trent!” disse con

rabbia l’ultima parola, come se non gli uscisse dalla bocca.

 

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Capitolo 5
*** la traccia ***


Capitolo 5


Raggiunse la macchina in un lampo  e con la stessa velocità partì. Non aveva alcuna intenzione di

rimanere ad aspettare l’arrivo di Trent. Persino pronunciare il suo nome gli riusciva difficile,

nonostante era già da due anni che Gwen era un capitolo chiuso della sua vita, gli riusciva

difficile vederla accanto a quel tizio. Se la situazione non lo avesse richiesto avrebbe volentieri

evitato di portarle Shelly. Dopo questo lungo monologo raggiunse una delle sedi della sua

azienda (ne aveva un centinaio, solo in America) e si diresse  all’ufficio del caporeparto.

“Zack! Hai un momento?” aveva avuto degli ottimi rapporti con suo cognato e, anche dopo la

rottura con la sorella, erano rimasti grandi amici. Aveva notato la grande intelligenza del ragazzo

infatti in poco tempo aveva raggiunto una della più grandi cariche degli uffici del punk.

“Cosa c’è Duncan?” Chiese lui dopo aver spostato lo sguardo  dal computer all’amico-capo.

“Devo chiederti un favore molto urgente: oggi qualcuno è entrato a casa mia e ha lasciato

questa traccia di fango” Disse, mentre tirava fuori dalla tasca una bustina di plastica con dentro

il terriccio bagnato.

Zack sorrise divertito “Duncan non siamo mica a Batman, se mi beccassero ad entrare di nuovo

negli uffici abbandonati delle BSAA sai cosa mi succederà?”.

Qualche tempo dopo la morte di Alex Wesker, Duncan aveva chiesto a Zack di entrare negli uffici

delle BSAA (Bioterrorism Security Assessment Alliance) per poter rintracciare qualche eventuale

socio dell’uomo, ma era stato beccato e si era fatto un soggiorno di tre mesi nelle prigioni

americane prima che il padre (Chris Redfield) lo tirasse fuori.

“Suvvia! Questa volta si tratta solo di un po’ di terriccio e poi sei diventato talmente bravo che

non ti beccherebbero mai”.

Dopo qualche lusinga, e aggiungendo anche il fatto che poteva essere in pericolo la famiglia

intera, Zack venne convinto; prese la busta di plastica e assicurò Duncan che appena avesse

scoperto qualcosa lo avrebbe chiamato.

Appena uscito dall’ufficio, Duncan si diresse a casa aspettando con ansia la risposta dell’amico.

Si sdraiò sul divano intento a guardare la foto che aveva fatto tre anni prima, lui si trovava a

sinistra e stava abbracciando Gwen con in braccio Shelly. A distoglierlo da quella bella scena fu il

suono del suo cellulare, il numero era privato.

“Eccoti le informazioni che volevi! Il fango che hai recuperato sembra provenire dalle fogne della

città: vuoi farci un giretto?” Duncan ghignò

“perché no?”

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Capitolo 6
*** ti ama ancora ***


Capitolo 6

“Quindi intendi partire?” Domandò per l’ennesima volta Gwen al padre di sua figlia. Appena

lasciato il buon vecchio Zack al suo lavoro, Duncan era tornato a casa e aveva trovato giusto

avvertire Gwen che sarebbe stato “in viaggio di lavoro” per un po’ di tempo: ovviamente la

gotica non aveva creduto a nessuna delle sue parole. “È inutile che tu insista, ti ho già detto che

intendo scoprire cosa si nasconde dietro la faccenda e ti assicuro che lo farò, e poi non capisco

tutto questo tuo interessamento” Continuò glaciale lui mentre la ragazza gli urlò contro “Perché

accidenti ti devi comportare ogni volta così?! Con tuo zio Alex ti sei quasi fatto ammazzare!

Quando ti metterai in testa che non ti puoi far carico di tutte le colpe della tua famiglia  e

specialmente quelle di tuo padre! Lui è morto facendo la sua strada, tu non puoi continuare a

combattere contro la sua ombra!” Gwen non poteva saperlo, ma in quel momento era riuscita  a

far barcollare la corazza che il punk si era costruito intorno a se. Da quando si erano lasciati,

Duncan tentava in ogni modo di allontanarsi dalla ragazza, nonostante l’amasse ancora molto,

troppo, e nonostante lei tentasse in ogni modo di mantenere un rapporto civile “Qui non si

tratta di me o di mio padre, Gwen! Qualcuno è entrato in casa mia, probabilmente per ottenere

qualcosa da me, io non posso permettere che le persone a cui tengo possano essere messe in

pericolo da dei folli! Non sopporterei perdere nessuno di voi!” Gridò il punk senza controllo

“Quando capirai che è proprio questo tuo modo di fare, così melodrammatico, che ti sta facendo

allontanare dalla persone amate?” sussurrò la ragazza riattaccando senza neanche aspettare

una risposta del ragazzo. Duncan rimase per alcuni minuti immobile, con ancora la cornetta del

telefono in mano, dopodiché sospirò e si diresse nel punto di incontro prestabilito con Zack.

“Fratello, sei in ritardo” affermò sorridendo l’ex-cognato “Lo so, scusami, ma stavo al telefono

con tua sorella” Rispose Duncan con un mezzo sorriso Duncan, un sorriso che scemò appena

entrambi ancora, perché vi comportate così?” Non si era mai messo in mezzo alle loro cose

personali ma non era mai stato d’accordo sull’idea della sorella di lasciarlo “Non devi dirlo a me,

dillo a tua sorella, è stata lei che di punto in bianco è andata via di casa, mi ha lasciato e a

chiesto il divorzio!” Ma possibile che tutti quel giorno gli rinfacciassero qualcosa? “Gwen ha le

sue colpe, questo non lo nego” Affermò Zack “Ma anche tu ne hai, e anche molte, negli ultimi

tempi non pensavi ad altro che al tuo lavoro, e ogni volta che vi siete visti, invece di chiederle

spiegazioni, non facevi altro che allontanarla con i tuoi modi freddi” A quel punto il punk cercò

di uscire da quella conversazione “Lo sai, è una faccenda complicata” Disse sperando di chiudere

la questione “Le faccende non sono mai complicate, sono il modo in cui decidiamo di affrontarle

che le complicano, potete continuare  a comportarvi da bambini se volete ma ricordate che c’è

anche una terza persona che soffre per questa situazione” Concluse lasciando un chiaro

riferimento alla figlia, alla sua piccola bambina “Ha un altro, Zack. Sta insieme a quel Trent,

ormai è tardi” Finì Duncan facendogli segno di seguirlo lungo la strada: non erano lì per parlare

dei suoi problemi personali. “Da questo tombino si accede all’intera rete fognaria della città. Se

davvero chi è entrato in casa tua bazzica per le fogne, potrai trovarlo senza troppi problemi”

Disse Zack aprendo il tombino “ok, tu aspettami qui!” Gli disse Duncan infilandosi nello stretto

passaggio. “lui non lo ama. Non può aver dimenticato di già un amore intenso come il vostro”

Furono le ultime parole di Zack prima di richiudere il tombino ed aspettare e dirigersi alla

macchina per aspettare l’amico.

 

Angolo autore
Chiedo scusa per l’immenso ritardo. Proverò ad aggiornare la storia più spesso ma non vi
assicuro nulla. Per tutti coloro che seguono ancora la storia (non credo che però siano molti)
buona lettura
J Bye-Bye

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