La figlia dei due destini di clif (/viewuser.php?uid=271658)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** padre e figlia ***
Capitolo 3: *** intrusione ***
Capitolo 4: *** a casa di Gwen ***
Capitolo 5: *** la traccia ***
Capitolo 6: *** ti ama ancora ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
“ Buongiorno a tutti, voi ragazzi io sarò la vostra insegnante
per tutto l’anno, mi chiamo Kate Watson, ma potete chiamarmi Kate”
“Buongiorno signorina Kate”Le fecero in coro i bambini
“Allora vediamo, facciamo l’appello Barone Lorenz…”
“Presente!”
“Bronzor Rea…”
“Presente!”
La maestra continuò ad elencare il nome degli alunni mentre
questi alzavano timidamente la manoFinchè…
“Smith Shelly…”
“Presente” A rispondere fu una bambina all’ultimo banco,
era gracile e di piccola statura, aveva
una carnagione tanto pallida che intonava con il suo golfino bianco,
due occhi color cielo e dei capelli color dell’oro che
le arrivavano alle spalle.
Aveva 6 anni ma era tanto matura dadimostrarne di più.
La giornata scolastica fu molto tranquilla, essendo il primo giorno di scuola di
una prima elementare, e poco dopo il pranzo la campanella suonò,
permettendo ai bambini diuscire ed andare dai genitori
che li aspettavano all’uscita. Tutti allegri si fiondarono tra le braccia
della mamma o del papà, solo Shelly non si mosse,
si guardava intorno cercando qualcuno
“Ei, piccola!” Disse qualcuno alla sua destra,
si voltò e vide un ragazzo vestito di nero con una
cresta verde che l’aspettava appoggiato ad una Subaru blu elettrico.
“Papà!” Gridò lei perdendo l’aria seria
che l’aveva distinta fino a quel momento.
“Papà, mi sei mancato” Disse lei con le lacrime agli occhi mentre lo abbracciava
“Come può essere? Ci siamo visti solo sta’ mattina!” Rispose lui ironico.
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Capitolo 2 *** padre e figlia ***
La macchina sfrecciava nelle strade della città
ad una velocità moderata rispetto alla potenza del
motore che possedeva, Duncan (il padre) indossava gli stessi vestiti
che Wesker indossava a Kijuju
(non so se si scrive così) compresi gli occhiali,
non gli era mai piaciuto essere paragonato al padre
ma questo stile gli piaceva,
senza contare che senza occhiali le iride innaturali dei suoi occhi
sarebbero state viste da tutti.
Mentre Duncan guidava, Shelly era intenta a giocare con il suo
nuovo gioco elettronico
“Allora tesoro! Com’è andato il tuo primo giorno di scuola?”
Le chiese il padre alzandosi gli occhiali
“Tutto bene, oggi ci siamo presentati con la maestra e abbiamo fatto dei disegni”
Rispose Shelly
senza togliere gli occhi dal gioco.
Passati pochi minuti, però, Shelly spense il game boy
e chiese al padre con uno sguardo seccato
“Perché sei arrivato in ritardo?”
“Lo sai tesoro che il lavoro mi prende molto tempo”
Disse lui per giustificarsi.
Lei però la sapeva già la risposta,
il padre era presidente di un importante azienda farmaceutica,
-per riscattare il nome di famiglia- diceva lui,
anche se il nome di famiglia non lo portavano
neanche più. La madre stessa di Shelly non riusciva a sopportare
più questa situazione, nonostante
amasse sia il marito che la figlia, così un paio di anni prima chiese il divorzio
(DXG non uccidetemi
per ora).
“Eccoci arrivati a casa” Fece Duncan dopo aver parcheggiato la macchina
Cambiavano casa praticamente una volta ogni due mesi,
tanto che per Shelly era diventata una
cosa naturale, non guardò neanche l’edificio per ricordarsi come era fatto,
tanto di li a poco non ce
ne sarebbe stato più bisogno.
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Capitolo 3 *** intrusione ***
“Cosa c***o è successo qui?” Urlò Duncan appena entrato in casa.
La finestra del salone era rotta e aperta, segno che qualcuno si era introdotto all’interno della villa
“Aspettami un secondo qui tesoro” Fece lui alla figlia, per paura che l’intruso fosse ancora in casa.
Setacciò da cima a fondo la casa ma non trovò nessuno, ciò voleva dire o che il ladro era fuggito
perché li aveva sentiti tornare o che fosse uscito già da tempo, non riusciva però a sentirsi
tranquillo, non era stato portato via niente “E se l’uomo entrato in casa non fosse un semplice
ladro?” Pensò.
“Papà! Chiamiamo la polizia?” La voce preoccupata della figlia lo riportò alla realtà
“No tranquilla tesoro, forse è meglio che vai in camera tua” Disse indicando la cameretta alla
Bambina.
Appena rimasto solo si mise a cercare dappertutto qualche possibile traccia lasciata dal tizio
Misterioso, dopo aver controllato tutto il piano terra si accorse di un impronta di fango vicino alla
finestra rotta. La domanda che in quel momento premeva di più a Duncan era cosa volesse quel
tizio, non poteva essere un ladro o avrebbe portato via i soldi che erano in bella mostra vicino al
comodino, perciò chiunque era entrato in quella casa cercava qualcosa in particolare oppure…
qualcuno.
Poteva sembrare paranoia ma da quando sei anni prima aveva sconfitto Loro, si sentiva osservato
Non poteva nuovamente mettere in pericolo chi gli stava intorno.
“Shelly!” Urlò facendosi sentire dall’altro capo della villa
“Si papà? Cosa c’è?” Velocemente era corsa da lui, come se non aspettasse altro
“Prepara le valigie, ti porto un po’ dalla mamma” Alla bambina si illuminarono gli occhi
“Evviva!”
Scusate a tutti e in particolare a Dalhia_Gwen per il ritardo del capitolo Bye-Bye
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Capitolo 4 *** a casa di Gwen ***
Chiedo scusa per l’immenso ritardo, ma sono molto impegnato con altre storie, buona lettura
Capitolo 4
Erano in macchina da poco più di un ora: Duncan era concentrato a guardare la strada mentre la
bambina si divertiva a guardare fuori dal finestrino il paesaggio scorrere davanti a loro.
“Quando arriviamo papà?” Chiese la piccola dopo essersi stancata di guardare fuori
“Manca poco… dovresti saperlo, ci siamo già stati a casa della mamma e di… lui” il suo sguardo
divenne improvvisamente cupo: quella conversazione gli riportò alla mente la separazione da
Gwen. Non voleva coinvolgere la figlia nei suoi problemi, ma ogni tanto non poteva farne a meno.
“Papà frena!” Era talmente preso dai suoi pensieri, che non si era reso conto di essere arrivato.
Frenò all’istante e fece cenno alla figlia di scendere e di raggiungere il portone: più che una casa, si
trattava di un immensa villa; Gwen era la presidentessa di una grande società farmaceutica (più
piccola, rispetto a quella di Duncan) mentre il “nuovo fidanzato” era un chitarrista di fama
mondiale, perciò erano piuttosto benestanti.
Il maggiordomo accompagnò Duncan e Shelly dall’entrata al salone
“Mamma!” Gridò la bambina abbracciando la madre appena la vide entrare.
Lo stile di Gwen non era cambiato molto negli ultimi anni: aveva lasciato le mesce (non ho la più
pallida idea di come si scrive) ma i capelli erano più mossi e lunghi; la gonna e gli anfibi erano
rimasti gli stessi ma al posto del suo solito vestito indossava un giubottino di pelle.
“Ciao tesoro! Quanto mi sei mancata!” Le disse la madre baciando dolcemente la figlia: Duncan
era, intanto, rimasto in silenzio.
“Tesoro, perché non vai in cucina a prendere i biscotti?” Le disse Gwen guardando Duncan
Appena la piccola fu lontana Duncan parlò
“La lascio qui per qualche giorno, ciao!”
“Aspetta! Non ci vediamo da mesi e questo è tutto ciò che hai da dirmi?!” Chiese irritata Gwen
“Non vedo cos’altro dovrei aggiungere!” rispose gelido “Salutami Shelly e… Trent!” disse con
rabbia l’ultima parola, come se non gli uscisse dalla bocca.
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Capitolo 5 *** la traccia ***
Capitolo 5
Raggiunse la macchina in un lampo e con la stessa velocità partì. Non aveva alcuna intenzione di
rimanere ad aspettare l’arrivo di Trent. Persino pronunciare il suo nome gli riusciva difficile,
nonostante era già da due anni che Gwen era un capitolo chiuso della sua vita, gli riusciva
difficile vederla accanto a quel tizio. Se la situazione non lo avesse richiesto avrebbe volentieri
evitato di portarle Shelly. Dopo questo lungo monologo raggiunse una delle sedi della sua
azienda (ne aveva un centinaio, solo in America) e si diresse all’ufficio del caporeparto.
“Zack! Hai un momento?” aveva avuto degli ottimi rapporti con suo cognato e, anche dopo la
rottura con la sorella, erano rimasti grandi amici. Aveva notato la grande intelligenza del ragazzo
infatti in poco tempo aveva raggiunto una della più grandi cariche degli uffici del punk.
“Cosa c’è Duncan?” Chiese lui dopo aver spostato lo sguardo dal computer all’amico-capo.
“Devo chiederti un favore molto urgente: oggi qualcuno è entrato a casa mia e ha lasciato
questa traccia di fango” Disse, mentre tirava fuori dalla tasca una bustina di plastica con dentro
il terriccio bagnato.
Zack sorrise divertito “Duncan non siamo mica a Batman, se mi beccassero ad entrare di nuovo
negli uffici abbandonati delle BSAA sai cosa mi succederà?”.
Qualche tempo dopo la morte di Alex Wesker, Duncan aveva chiesto a Zack di entrare negli uffici
delle BSAA (Bioterrorism Security Assessment Alliance) per poter rintracciare qualche eventuale
socio dell’uomo, ma era stato beccato e si era fatto un soggiorno di tre mesi nelle prigioni
americane prima che il padre (Chris Redfield) lo tirasse fuori.
“Suvvia! Questa volta si tratta solo di un po’ di terriccio e poi sei diventato talmente bravo che
non ti beccherebbero mai”.
Dopo qualche lusinga, e aggiungendo anche il fatto che poteva essere in pericolo la famiglia
intera, Zack venne convinto; prese la busta di plastica e assicurò Duncan che appena avesse
scoperto qualcosa lo avrebbe chiamato.
Appena uscito dall’ufficio, Duncan si diresse a casa aspettando con ansia la risposta dell’amico.
Si sdraiò sul divano intento a guardare la foto che aveva fatto tre anni prima, lui si trovava a
sinistra e stava abbracciando Gwen con in braccio Shelly. A distoglierlo da quella bella scena fu il
suono del suo cellulare, il numero era privato.
“Eccoti le informazioni che volevi! Il fango che hai recuperato sembra provenire dalle fogne della
città: vuoi farci un giretto?” Duncan ghignò
“perché no?”
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Capitolo 6 *** ti ama ancora ***
Capitolo 6
“Quindi intendi partire?” Domandò per l’ennesima volta Gwen al padre di sua figlia. Appena
lasciato il buon vecchio Zack al suo lavoro, Duncan era tornato a casa e aveva trovato giusto
avvertire Gwen che sarebbe stato “in viaggio di lavoro” per un po’ di tempo: ovviamente la
gotica non aveva creduto a nessuna delle sue parole. “È inutile che tu insista, ti ho già detto che
intendo scoprire cosa si nasconde dietro la faccenda e ti assicuro che lo farò, e poi non capisco
tutto questo tuo interessamento” Continuò glaciale lui mentre la ragazza gli urlò contro “Perché
accidenti ti devi comportare ogni volta così?! Con tuo zio Alex ti sei quasi fatto ammazzare!
Quando ti metterai in testa che non ti puoi far carico di tutte le colpe della tua famiglia e
specialmente quelle di tuo padre! Lui è morto facendo la sua strada, tu non puoi continuare a
combattere contro la sua ombra!” Gwen non poteva saperlo, ma in quel momento era riuscita a
far barcollare la corazza che il punk si era costruito intorno a se. Da quando si erano lasciati,
Duncan tentava in ogni modo di allontanarsi dalla ragazza, nonostante l’amasse ancora molto,
troppo, e nonostante lei tentasse in ogni modo di mantenere un rapporto civile “Qui non si
tratta di me o di mio padre, Gwen! Qualcuno è entrato in casa mia, probabilmente per ottenere
qualcosa da me, io non posso permettere che le persone a cui tengo possano essere messe in
pericolo da dei folli! Non sopporterei perdere nessuno di voi!” Gridò il punk senza controllo
“Quando capirai che è proprio questo tuo modo di fare, così melodrammatico, che ti sta facendo
allontanare dalla persone amate?” sussurrò la ragazza riattaccando senza neanche aspettare
una risposta del ragazzo. Duncan rimase per alcuni minuti immobile, con ancora la cornetta del
telefono in mano, dopodiché sospirò e si diresse nel punto di incontro prestabilito con Zack.
“Fratello, sei in ritardo” affermò sorridendo l’ex-cognato “Lo so, scusami, ma stavo al telefono
con tua sorella” Rispose Duncan con un mezzo sorriso Duncan, un sorriso che scemò appena
entrambi ancora, perché vi comportate così?” Non si era mai messo in mezzo alle loro cose
personali ma non era mai stato d’accordo sull’idea della sorella di lasciarlo “Non devi dirlo a me,
dillo a tua sorella, è stata lei che di punto in bianco è andata via di casa, mi ha lasciato e a
chiesto il divorzio!” Ma possibile che tutti quel giorno gli rinfacciassero qualcosa? “Gwen ha le
sue colpe, questo non lo nego” Affermò Zack “Ma anche tu ne hai, e anche molte, negli ultimi
tempi non pensavi ad altro che al tuo lavoro, e ogni volta che vi siete visti, invece di chiederle
spiegazioni, non facevi altro che allontanarla con i tuoi modi freddi” A quel punto il punk cercò
di uscire da quella conversazione “Lo sai, è una faccenda complicata” Disse sperando di chiudere
la questione “Le faccende non sono mai complicate, sono il modo in cui decidiamo di affrontarle
che le complicano, potete continuare a comportarvi da bambini se volete ma ricordate che c’è
anche una terza persona che soffre per questa situazione” Concluse lasciando un chiaro
riferimento alla figlia, alla sua piccola bambina “Ha un altro, Zack. Sta insieme a quel Trent,
ormai è tardi” Finì Duncan facendogli segno di seguirlo lungo la strada: non erano lì per parlare
dei suoi problemi personali. “Da questo tombino si accede all’intera rete fognaria della città. Se
davvero chi è entrato in casa tua bazzica per le fogne, potrai trovarlo senza troppi problemi”
Disse Zack aprendo il tombino “ok, tu aspettami qui!” Gli disse Duncan infilandosi nello stretto
passaggio. “lui non lo ama. Non può aver dimenticato di già un amore intenso come il vostro”
Furono le ultime parole di Zack prima di richiudere il tombino ed aspettare e dirigersi alla
macchina per aspettare l’amico.
Angolo autore
Chiedo scusa per l’immenso ritardo. Proverò ad aggiornare la storia più spesso ma non vi
assicuro nulla. Per tutti coloro che seguono ancora la storia (non credo che però siano molti)
buona lettura J Bye-Bye
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