Il volo di una angelo

di Athanate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** L'inizio ***
Capitolo 3: *** Bugie ***
Capitolo 4: *** lo scontro ***
Capitolo 5: *** i sospetti di Nate ***
Capitolo 6: *** l'idea di Bates ***
Capitolo 7: *** il viaggio d'andata ***
Capitolo 8: *** l'arrivo ***
Capitolo 9: *** il piano di Nate ***
Capitolo 10: *** una vecchia conoscenza ***
Capitolo 11: *** L'incontro ***
Capitolo 12: *** viaggio di ritorno ***
Capitolo 13: *** la punizione ***
Capitolo 14: *** despedida ***
Capitolo 15: *** il nuovo anno ***
Capitolo 16: *** la crisi ***
Capitolo 17: *** dolore ***
Capitolo 18: *** ciò che offusca la ragione ***
Capitolo 19: *** L'ultimo scatto ***
Capitolo 20: *** la confessione ***
Capitolo 21: *** come un fiume... ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


P.O.V Cody

È così straziante vedervi piangere. Lo è ancora di più perché so che è colpa mia e non posso fare niente per rimediare a questo. Ho provato ad alleviare questo inevitabile dolore, ma forse ho finito solo con il peggiorare le cose.
Ora sono qua di fronte a voi e vorrei potervi abbracciare uno per uno, vorrei poter incrociare il vostro sguardo ancora una volta. Ma forse non lo merito. E comunque non potrei. Vedo il vento freddo di quest’autunno portare via le vostre lacrime e lascio che accompagni via anche le mie. Tra poco dovrò partire, lo so, allora ripercorro ancora una volta i momenti felici con voi e questi ultimi maledettissimi 6 mesi.
Ricordo il mio primo arrivo alla Cascadia, le mie preoccupazioni che si sono rivelate infondate. Una marea di ricordi..è quasi impossibile ripercorrerli tutti in questo poco tempo che resta…ma quelli alla fine li ricordate benissimo anche voi. So che invece sono confusi quelli dell’ultimo periodo. Buio.

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Capitolo 2
*** L'inizio ***


P.O.V Narratore
(6 mesi prima)

Squib e Cody erano sugli spalti al vecchio campetto mentre guardavano Adena e Tanis confrontarsi in un’amichevole partita lontana dagli sguardi degli altri studenti.
Squib cinse dolcemente la vita della sua ragazza e le diede un bacio a fior di labbra. Cody sorrise a quell’ennesima dimostrazione di affetto. Vennero interrotti da un urlo di Adena.
Ad: - sìììììììììììì!! Ti ho battuta!!
Ta: - Maledizione! – Gettò a terra la racchetta in un gesto di stizza – è tutta fortuna..-
Ad: - ah no, non credo proprio..-
Cody e Squib osservarono Tanis diventare paonazza.
Co: - Uuhh…mi sa che tra poco assisteremo al Mc Taggart show-
Sq: - Già – Si voltò verso Cody e dandole ancora un bacio si alzò – ma io me lo perderò..tra poco ho l’allenamento speciale con Gunnerson. -
Cody si fece scudo dal sole con la mano per poter guardare in faccia Squib.
Co: - Va bene, allora ci vediamo questa sera. -
Sq:- Non vieni a vedere l’allenamento? -
Co: - No, devo sistemare un paio di cose a casa. -
Sq: - ok. -
Si protese verso di lei aspettando il suo “saluto”. Cody sorrise, si alzò e lo baciò dolcemente. Quando si staccarono rimasero a fissarsi negli occhi per qualche istante, fino a quando Squib non le scompigliò i capelli in un gesto affettuoso e si diresse verso il campo.
Cody lo seguì con lo sguardo fino a quando non uscì definitivamente dalla sua visuale, poi tornò a focalizzare la sua attenzione sulle due ragazze in campo. Adena stava tranquillamente riponendo la racchetta nella borsa lasciando Tanis a strepitare dietro di lei. Prima o poi si sarebbe calmata. Adena incrociò lo sguardo di Cody e roteò gli occhi esasperata. Cody le fece l’occhiolino e se ne andò.

P.O.V Cody

Ancora ora mi chiedo perché quel giorno le cose dovettero andare storte. Era così perfetto. Ma forse era invitabile. Quella sera non mi presentai alla consueta partita a carte nell’open, non risposi né ai messaggi né alle chiamate, e dissi a mio padre di non fare entrare nessuno di voi in casa, ma questo lo sapete, quel che non sapete sono tutte le lacrime che versai quella sera. Impregnai il cuscino con il mio incessante pianto.

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Capitolo 3
*** Bugie ***


P.O.V Narratore
Squib quella notte non riuscì a chiudere occhio. Non si spiegava il comportamento di Cody, ma più di tutto era preoccupato per quello che le poteva essere accaduto in quel lasso di tempo in cui l’aveva lasciata da sola per allenarsi.
Girava irrequieto per la stanza senza badare al rumore che faceva urtando i vari oggetti della stanza con il risultato che svegliò Cameron.
Ca:- ehi…Squib…Squib…SQUIB! Maledizione amico vuoi fermarti un secondo?-
Sq: - oh, scusa Cameron non volevo svegliarti.-
Cameron osservò l’amico mentre si tormentava una ciocca di capelli.
Ca:- sei preoccupato per Cody? -
Sq: - Già..-
Ca: - ti va di parlarne?-
Squib si fermò un attimo a pensare.
Sq: - non lo so Cam..non capisco, oggi andava tutto benissimo, poi sono andato all’allenamento di Gunnerson, ci dovevamo vedere dopo, ma..hai visto anche tu come si è comportata questa sera no? Non ha voluto incontrare nemmeno Adena e Tanis!-
Ca: - Non ti preoccupare Squib, saranno cose da donne. E poi lo sai che ogni tanto Cody sente il bisogno di stare da sola. È fatta così..Domani sarà tutto come prima..-
Sq: - lo spero..- si passo una mano tra i capelli e si sdraiò sul letto – grazie Cam -
Ca: - di niente amico, ma ora dormi!-
Squib non rispose, sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscito nemmeno se lo avesse voluto.
Il giorno seguente Cody non si fece vedere in giro e questo non fece che aumentare la preoccupazione di Squib e di tutti i suoi amici.
Ad: - Sono preoccupata per Cody…oggi non era agli allenamenti, ed anche se è strano potrebbe essere giustificabile, ma non era nemmeno alle lezioni! Non è da lei -
Gli altri annuirono.
Ca: - e non si è nemmeno fatta sentire -
Ta: - Squib non è che le hai fatto qualcosa? -
Sq: - assolutamente no! Avete visto anche voi che ieri era tutto ok quando ci siamo salutati no? Poi io non l’ho più vista. -
Na: - Non è che ha scoperto qualcosa che non doveva scoprire? Squib hai combinato qualcosa in questi ultimi mesi? -
Sq: - Taci Nate! Non potrei mai fare qualcosa del genere a Cody! -
Na: - mmm…sì hai ragione, non sei il tipo.. -
Calò il silenzio, proprio non riuscivano a spiegarsi lo strano comportamento di Cody.
Ad: - Basta, così non arriviamo a niente! Ora vado a parlarle e dovrà per forza ascoltarmi! -
Adena si alzò e a passo deciso si diresse verso l’abitazione di Cody. Trasse un profondo respiro e suonò il campanello. Poco dopo il dottor Myers aprì il portone.
Dr My: - ah, ciao Adena, in cosa posso esserti utile? -
Ad: - Buongiorno signor Myers, cercavo Cody, devo parlarle… -
Dr My: - mi dispiace ma Cody adesso non è in casa. -
Ad: - Capisco…e sa dirmi quando torna? -
Dr My: - No, mi dispiace. -
Ad: - Va bene, può dirle che l’ho cercata e che devo urgentemente parlarle? -
Dr My: - Lo farò… -
Ad: - La ringrazio, arrivederci -
Dr My: - Adena è successo qualcosa? È tutto a posto? -
Ad: - sì, non si preoccupi…o almeno lo spero… -
Detto questo Adena si allontanò con aria sconsolata. A dire il vero non era nemmeno sicura che il padre di Cody le avesse detto tutta la verità visti poi gli avvenimenti della sera precedente, ma non poteva di certo indagare.
Il dottor Myers chiuse la porta e rimase a fissare la maniglia per qualche istante.
Dr My: - Cody non so per quanto ancora potrò far credere loro queste bugie, lo sai che non molleranno tanto facilmente. -
Cody si alzò dalla scale dalle quali aveva ascoltato la conversazione e si diresse verso il padre.
Co: - Lo so papà, ma finché funziona proviamo così.. -
Adena intanto si diresse verso il dormitorio ed una volta arrivata in camera decise di provare a chiamare Cody. Il telefono suonava a vuoto. Provò ancora e ancora ma il risultato era sempre lo stesso, così alla fine rinunciò rimandando tutto all’indomani.

P.O.V Cody

Grazie papà, sei un ottimo attore. Mi dispiace averti costretto a mentire ad Adena soprattutto perché so bene che tu non condividi questa mia decisione. Nemmeno io sono sicura di quello che sto facendo, ma in questo momento non ho tempo per le indecisioni o i rimpianti.
Sapevo che sarebbe stata dure continuare a mentire, ma nemmeno io avevo immaginato quanto. Tuttavia quella era la strada che avevo scelto di percorrere, il mio ultimo bivio prima della meta. C’era solo da sperare che fosse la direzione giusta.
Con il senno di poi adesso posso affermare che nessuna delle due strade lo sarebbe stata, io ho imboccato la più difficile. Ma non mi pento più di tanto delle scelte che ho fatto.
Soffrire si soffre sempre.

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Capitolo 4
*** lo scontro ***


P.O.V Narratore

I giorni alla Cascadia si susseguivano uguali tranne che per il gruppo A che aveva iniziato a rendere sempre meno in campo, cosa che naturalmente aveva mandato su tutte le furie il preside Bates che per punizione li aveva sottoposti ad allenamenti intensivi.
La situazione con Cody non era cambiata, ora si faceva vedere in giro più spesso, ma evitava accuratamente i suoi amici che ormai erano esasperati dalle circostanze.
Arrivava poco prima delle lezioni e si allontanava subito dopo, rifiutava di incontrarli, non rispondeva né ai messaggi né alle chiamate. Non sapevano più che fare. Squib dal canto suo era deperito a vista d’occhio, perdeva in continuazione e non era più il burlone di un tempo, sembrava un’altra persona. Ormai il suo passatempo principale era quello di andare al vecchio campetto a giocare contro al muro o a stare seduto a riflettere. Negli occhi ancora i momenti felici di quel giorno prima che tutto cambiasse.
Adena lo raggiunse e sospirò nel vederlo ancora una volta perso nei suoi pensieri.
Ad: - avanti Squib, non puoi continuare così. -
Squib non rispose e continuò a fissare il nulla. Adena gli si sedette accanto e rimase in silenzio aspettando che il suo amico si decidesse a proferir parola.
Ormai il sole stava calando a concludere quell’ennesima giornata. Nell’aria c’era profumo d’estate, ma nemmeno quella leggera brezza portava sollievo a Squib.
Ad: - Squib… -
Sq: - perché Adena perché? Che le ho fatto? Se almeno mi avesse detto perché, se mi avesse dato una spiegazione, una sola! Mi metterei il cuore in pace… -
Ad: - … deve essere sicuramente successo qualcosa a lei, Squib tu non hai colpa, vedi bene che non parla nemmeno con noi. Anche io non capisco il suo comportamento, in fondo siamo i suoi migliori amici. Io spero che presto si renderà conto di quello che sta facendo… -
Sq: - ma io la rivoglio indietro Adena, non ci sono storie, io non ce la faccio senza di lei! -
Per la prima volta da quel giorno Squib pianse. Fece traboccare il suo dolore di fronte a quel tramonto rosso, anche il sole ardeva di dolore quel giorno. Il dolore represso. Adena non disse niente ed abbracciò delicatamente Squib cercando contemporaneamente di fargli sentire che lei era vicina ma che non voleva comunque invadere quel momento.
Quando Squib smise di piangere e di versare il suo dolore si asciugò sull’avambraccio i resti del suo sfogo e si alzò in piedi.
Sq: - Grazie Adena…grazie… -
Le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Adena afferrò la mano e si alzò. I due poi si abbracciarono per qualche istante fino a quando Squib non si staccò e dopo aver tentennato un po’ si diresse verso l’uscita.
Adena dal canto suo stava ribollendo di rabbia.
Per l’ennesima volta si diresse verso la casa di Cody travolgendo tutto ciò che trovava sul suo passaggio.
Tanis la vide in lontananza camminare decisa e con un diavolo per capello e si preoccupò, così decise di seguirla.
Adena bussò con violenza alla porta e come previsto venne ad aprire il dottor Myers.
Dr My: - ciao Adena come posso… -
Adena non gli fece concludere la frase.
Ad: - mi faccia parlare con sua figlia! -
Dr My: - ehm, con Cody? No non è in casa mi dispiace… -
Ad: - questa storia è vecchia ormai, e lei non è più credibile. Mi faccia vedere sua figlia. -
Dr My: - Adena davvero, non mi sembra il caso… -
Ad: - oh si che lo è invece. Eccome! -
Adena era veramente furiosa, in tutto il tempo che aveva passato alla Cascadia il dottor Myers non l’aveva mai vista in quello stato e pensò che Cody ora non avrebbe avuto vita facile.
Adena entrò come un tornado nella stanza di Cody, ma la trovò vuota. Rimase interdetta a quella visione. Alle sue spalle arrivò il dottor Myers.
Dr My: - vedi…te l’avevo detto… -
Ma il suo tono non era per niente convincente.
Intanto Tanis, che aveva seguito da lontano la scena, era rimasta appoggiata al tronco di un albero aspettando che Adena uscisse per poterle chiedere spiegazioni. Mentre fissava distrattamente la casa del dottor Myers vide una figura sgattaiolare fuori della finestra del salotto. La riconobbe subito. Era Cody.
Senza pensarci nemmeno un secondo si mise a rincorrerla e la bloccò.
Ta: - Cody! Ma che stai facendo? -
Cody sembrava perplessa da quell’avvenimento, non se l’aspettava. Ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di un confronto diretto. Tuttavia cercò di tentennare ancora un po’. Trasse un profondo respiro e si accinse a rispondere. Lo fece con un tono distaccato ed incolore.
Co: - vado a fare un giro no? Non lo vedi da sola? -
Ta: - uscendo dalla finestra del salotto come una ladra? -
Co: - quel che faccio non mi pare ti riguardi -
Ta: - io credo di sì invece. Sai benissimo che Adena era venuta a parlare con te vero? Mi dici perché ti stai comportando così? Stai facendo del male a tutti noi e soprattutto a Squib! -
Co: - non penserai di incantarmi con queste parole spero? -
Nel mentre Adena era uscita dalla casa ancora più nera e confusa di quando vi era entrata. Stava per tornare verso i dormitori quando sentì delle voci in lontananza e quando si voltò vide Tanis discutere con Cody. Sentì un colpo allo stomaco e si diresse velocemente verso le due.
Finalmente le avrebbe parlato.
Ad: - ah bene! La principessa si degna di rivolgerci la parola! -
Cody si limitò a fulminarla con lo sguardo.
Ad: - Hai poco da fare la sostenuta, sei in torto marcio se non te ne fossi accorta. -
Co: - notizia dell’ultima ora: non me ne frega niente! -
Cody si voltò e fece per andarsene, ma venne fermata da Adena che le afferrò il polso trattenendola. Cody non si voltò nemmeno, ma fissò la mano di Adena che la bloccava con uno sguardo glaciale che poi lentamente seguì a ritroso il braccio fino a porsi sugli occhi di Adena che spaesata allentò la presa quel tanto che bastava a Cody per liberarsi e riprendere la sua direzione.
Tanis fissò prima Cody che si allontanava senza nemmeno voltarsi e poi Adena che, con sguardo stranito, continuò a seguire Cody finchè non la perse di vista. Adena era sul punto di scoppiare.
Tanis la prese prima per un braccio invitandola ad incamminarsi, poi la sostenne passandole una mano sulle spalle per confortarla.

P.O.V Cody

Perdono perdono perdono. Ho peccato.
Ho peccato.
Nemmeno io so come ho fatto a trattare così Adena quel giorno. E non so nemmeno come ho fatto per i mesi successivi a continuare su quella linea. Forse ero veramente motivata. Ma nemmeno me lo ricordo. È come se piano piano i miei ricordi si offuscassero.
In effetti in quel periodo la mia situazione peggiorò e non riesco ad avere ricordi chiari, ma solo sprazzi di conversazioni e immagini sbiadite. Quel che resta chiaro è però il dolore. Il mio ed il vostro.
Perdonatemi per tutto il male.

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Capitolo 5
*** i sospetti di Nate ***


P.O.V Narratore

L’incontro di quel giorno aveva gettato in uno stato confusionale sia Tanis che Adena. Loro non fecero menzione di quell’avvenimento con gli altri per non peggiorare la situazione, ma era difficile nascondere il loro turbamento.
Ma si sa, non c’è mai fine al peggio.
I ragazzi si trovarono come di consueto nell’open per passare un po’ di tempo insieme. Serviva a distrarli. Inoltre, a breve, sarebbero arrivate le vacanze estive e sarebbero andati tutti per la loro strada. Forse si sarebbero trovati di nuovo insieme all’inizio del nuovo anno alla Cascadia, ma nella vita di un tennista non si può dare mai nulla per scontato. Tutti avrebbero disputato amichevoli durante l’estate e partecipato a tornei e magari, notati da qualche sponsor o talent scout, avrebbero intrapreso il sentiero verso il loro sogno.
Ca: - Gunnerson ha deciso di ucciderci…l’allenamento di oggi è stato devastante! -
Ta: - di quale parte parli? Della corsa verso l’infinito e oltre o della simulazione di puzzle bubble con le palline da tennis e le lattine? -
Sq: - ma no Tanis che dici! Lo sai che è tutto esercizio per farci “riscoprire lo spirito del tennis”!- Lo disse simulando la voce e la mimica del coach.
Gli altri risero, se non altro Squib aveva recuperato una parte di se stesso nei 2 mesi che erano passati. Certo, non aveva dimenticato Cody, nessuno l’aveva fatto, anche perché era impossibile farlo trovandosela sotto gli occhi tutti i giorni, ma faceva un po’ meno male. Se solo avessero potuto scoprire il motivo di tale comportamento. Tuttavia Cody aveva issato un muro invalicabile tra i suoi pensieri e loro. Adesso non rispondeva nemmeno alle domande nei confronti faccia a faccia si limitava a scrutare l’interlocutore per poi tornare a fissare un punto indefinito. Piano piano avevano quindi anche rinunciato ad aspettarla tutti quanti davanti alla porta di casa.
Mentre i ragazzi stavano discutendo di tennis e di vacanze estive assaporando un po’d’aria dei “vecchi tempi” Cody era chiusa in camera sua a sfogliare un album di foto. Foto dei suoi amici. Scatti delle loro partite, delle loro emozioni, dei momenti vissuti insieme. Poi tirò fuori un altro album. Quello degli scatti proibiti. Foto fatte a distanza. Si vedevano tutti i membri del gruppo A giocare in lontananza. Aveva scattato quelle foto sicura di non essere vista dalla finestra di un’aula dell’istituto. Si sentiva un po’ in colpa a spiare così le vite dei suoi amici ma era l’unico modo con il quale poteva sentirsi ancora in contatto con loro.
In quell’album aveva messo anche le foto di Sebastien e Megan.
Rivedeva i loro sorrisi e questo le provocava fitte al cuore. Se n’erano andati così, senza dire niente senza grandi cose, un po’ nel loro stile a dire il vero. Ma pensare che non sarebbero più tornati. Mai più. Megan non le avrebbe più indicato la strada giusta da seguire così come non lo avrebbe più fatto Sebastien.
Una lacrima scese a disegnarle il viso.
Co: - Cosa devo fare? Ditemelo voi…vi prego…voi avreste sicuramente preso la decisione giusta…che devo fare? Non lasciatemi sola vi prego… -
Ormai era impossibile trattenere le lacrime.
Pianse di un pianto disperato e senza mezzi termini.
Nate aveva abbandonato la zona comune dato che ormai il discorso era degenerato unicamente sull’argomento tennis e non c’era stato verso di farli smettere.
Stava passeggiando sulla stradina che portava verso i campi assaporando la brezza serale. Era da poco passata l’ora di cena e l’area stava ricominciando a popolarsi di studenti che trascorrevano le ultime ore prima del coprifuoco divertendosi all’aria aperta.
Si sedette su una sdraio e prese ad osservare il cielo abbandonandosi a mille pensieri.
Alla fine arrivò a pensare a Cody. No, non ne era più innamorato, d’altronde sapeva benissimo che lei e Squib si attraevano inevitabilmente come due calamite. Naturalmente però questo pensiero non potè che arrivare a toccare lo strano comportamento di Cody degli ultimi mesi. Nate era convintissimo che stesse solo fingendo anche se certe volte alcuni suoi sguardi avevano fatto barcollare la sua determinazione. Però, per quel che conosceva Cody, poteva quasi giurare che lei stesse solo recitando una parte. In fondo era un intellettuale e sapeva benissimo come sentimenti come l’amicizia e l’amore certe volte deviassero l’attenzione. Non che rendessero insensibili ai problemi degli altri o cosa, però certe volte nel cercare una spiegazione con insistenza si finiva con il non vedere più in là del proprio naso. Ed era esattamente quello che stavano facendo gli altri. Con la loro ipersensibilità dovuta al sentimento che li legava a Cody non riuscivano a vedere con chiarezza il filo che li avrebbe portati al bandolo della matassa. Certo era difficile crederci.
Insomma, ammettendo che fosse vero il fatto che Cody stesse recitando, restava comunque un mistero il perché lo stesse facendo. Soprattutto perché sembrava una decisione presa in tutta fretta. Prima non c’erano stati sintomi. Nate proprio non capiva. E questo lo frustrava, stava torturando la sua mente.
Riprese a camminare avvolto nei sui ragionamenti e senza nemmeno rendersene conto si accorse che il suo camminare lo aveva portato proprio davanti alla casa di Cody. Sorrise di fronte a quella scena.
A questo punto decise di tentare, già che era lì aveva ben poco da perdere.
Bussò alla porta. Una volta, due. Dopo la terza stava per andarsene quando sentì qualcuno scendere le scale e si bloccò. Aprì la porta Cody.
Non era un gran chè come visione quella sera: pantaloni extralarge così come la maglietta monocromatica, i capelli tenuti insieme da una coda fatta a caso e gli occhi arrossati. Segno che aveva pianto.
Na: - ciao Cody… -
Cody si ricompose assumendo nuovamente la solita aria sostenuta che ormai la accompagnava da mesi. Nate se ne accorse subito e questo consolidò la sua teoria.
Co: - Nate. -
Silenzio tra i due.
Co: - non posso stare qui in eterno. Cosa vuoi? Se cerchi mio padre non è in casa. -
Na: - no, non cerco tuo padre. Ero venuto qua per parlare proprio con te. -
Co: - ancora con questa storia? Ma non vi siete ancora stufati? -
Na: - curioso… -
Co: - cosa c’è di così curioso? -
Na: - bè prima di tutto perché io sono qua da solo mi sembra – e si voltò fingendo di controllare questa sua affermazione – e tu hai subito parlato al plurale, come se pensassi che sono qua in missione per conto degli altri e non di mia spontanea volontà, ed in secondo luogo perché guarda caso volevo io stesso porti la stessa domanda… -
Co: - senti, non ti seguo e non ho tempo da perdere con i tuoi stupidi giochi va bene? -
Na: - giochi eh? Cody smettila. Smettila di fingere. -
Co: - non so di cosa tu stia parlando. -
Na: - oh si che lo sai. Puoi ingannare gli altri ma non me. Io e te siamo simili ricordi? Tu nascondi qualcosa. E lo stai facendo nel peggiore dei modi tenendo fuori i tuoi amici. -
Co: - questa conversazione mi ha stufata. -
Fece per chiudere la porta in faccia a Nate ma lui la blocco.
Co: - Nate, togli subito la mano da lì -
Na: - no. Non lo farò fino a quando non potrò parlare con la vera Cody e non con questa copia. -
Co: - questa è la vera Cody. Fattene una ragione. -
Na: - buffo, sembra una situazione pirandelliana, scopriremo mai quale delle tue facce è una maschera? -
Co: - mi cadi sulla letteratura Nate? Dovresti sapere che sotto la maschera di Pirandello poi non c’è niente. Noi siamo quello che la società ci impone di essere. -
Detto questo spinse più forte la porta e riuscì a chiuderla frapponendo così una barriera tra lei e Nate.
Nate poteva vederla indugiare dietro la porta.
Na: - Non mi convinci Myers! Non mollerò sappilo! -
Si voltò ed andò via. Ora ne era fermamente convinto: Cody stava mentendo, ma non poteva di certo dirlo agli altri senza avere uno straccio di prova. Sarebbe stato troppo rischioso.

P.O.V Cody

Sapevo che Nate sarebbe stato un problema in questo mio piano, ma non mi aspettavo che lui lo scoprisse così presto. In fondo però quasi speravo che lui finisse con lo smascherarmi. Così avrei smesso di comportarmi in quel modo. Io ho deciso però di seguire semplicemente il mio destino. Buffo. Io non ho mai creduto nel destino. Mai. Per me la nostra vita ce la costruiamo con le nostre mani. Solo con loro. Ma dopo quel giorno ho capito che sarebbe stato inutile lottare. Ci sono certe cose che non si possono cambiare. Non le puoi modificare nemmeno se le conosci in anticipo.
La vita gioca sporco in certi casi.

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Capitolo 6
*** l'idea di Bates ***


P.O.V Narratore

Cody sentiva su di sé lo sguardo insistente di Nate nei giorni a seguire. Giusto per ricordarle che lui era lì pronto a cogliere ogni suo errore.
Persa in questi suoi pensieri quel giorno non seguì nemmeno la lezione della Whiley. La sua attenzione venne però catturata dal gracchiare delle casse per le comunicazioni interne.
- Buongiorno studenti della Cascadia. – era il preside Bates – la nostra prestigiosa accademia parteciperà ad una vacanza-studio-ginnica nella prossima settimana. Gli studenti che vi parteciperanno sono già stati scelti e sono coloro che in quest’anno si sono distinti particolarmente. Bene, ed ora comunicherò i fortunati partecipanti. Nonostante il calo di rendimento di questi ultimi mesi tutto il gruppo A è stato scelto per parteciparvi, sperando che una vacanza li possa far rinsavire. Ma dal momento che questa è anche una vacanza studio è stata scelta anche la signorina Myers che ha ottenuto delle ottime votazioni nei test finali recuperando le votazioni pessime di quelli scorsi. Bene questo è tutto. Tornate pure alle vostre attività. -
Il gracchiare cessò.
Dopo un attimo di silenzio in cui tutti realizzarono quel che era successo iniziò ad alzarsi un brusio. Ovviamente gli studenti scartati a priori non erano certo felici del fatto che ancora una volta il gruppo A potesse godere dei privilegi, ma quelle erano le regole quindi dopo un po’ di borbottamenti si rassegnarono.
In compenso il gruppo A era euforico per la notizia…in vacanza…prima delle vacanze!
Cody non era dello stesso parere. Perché Bates le aveva fatto questo? Lui sapeva benissimo come stavano le cose ed infatti, per lo sgomento generale, in quei mesi le aveva lasciato passare i suoi “colpi di testa”.
Finita la lezione uscì dall’aula e si diresse nell’ufficio di Bates.
Bussò alla porta, le buone maniere prima di tutto.
Pr Ba: - Avanti. -
Cody entrò cercando di controllare i suoi modi.
Pr Ba: - ah Cody. Dimmi, cosa posso fare per te? -
Tutta questa affabilità era molto sospetta e Cody capì subito che era un modo per farle ingoiare la pillola meno amaramente.
Co: - Preside, volevo parlarle a proposito della comunicazione di oggi. Senta… -
Bates la interruppe.
Pr Ba: - so cosa stai per dire Cody. So che non ti sembra una buona idea, ma ho parlato con tuo padre e noi crediamo che sia la cosa migliore per te e per gli altri. -
Co: - ma come può esserlo? Lei sa perché mi comporto in questo modo e suppongo immagini anche quanto possa essere difficile per me continuare così…e questa “vacanza” di sicuro non faciliterà un bel niente.. -
Pr Ba: - forse. Ma forse ti aiuterà a capire. Aiuterà te ed anche loro. Tu a loro ci tieni, lo hai dimostrato più volte…compresa quella in cui li hai salvati da una f certa… -
Cody arrossì, non pensava che Bates fosse al corrente di questa sua infrazione.
Era storia vecchia..risaliva più o meno a qualche giorno dopo l’inizio del suo comportamento. La Whiley aveva assegnato un compito di gruppo sui rapporti adolescenziali (nemmeno a farlo apposta), ma loro avevano passato l’intera giornata, oltre che ad allenamento, a cercare di parlare con lei ed erano stati fino a notte fonda sotto casa sua sperando di vederla rientrare, visto che il dottor Myers aveva detto loro che non era in casa. Cody allora svolse il compito e quando il giorno dopo venne il momento di consegnarlo aggiunse anche i loro nomi. Si trovarono tutti Con una A e nemmeno ne capirono il motivo.
Pr Ba: - Cody, ascolta. Io non voglio interferire nelle tue scelte, ma per quel che conosco quei ragazzi credo che questa scelta sia parzialmente catastrofica. Ora le cose vanno come dici tu, ma quando…bè quando… - Bates era imbarazzato non riusciva a dirlo e se la cavò con un - quando accadrà -
Cody sorrise amara a quella censura del preside.
Pr Ba: - dicevo, quando accadrà tornerà tutto a galla e loro dovranno farci i conti. -
Co: - lo so, infatti non sto dicendo che passerà inosservata, anche se a dirla tutta potrebbe…in ogni caso che passi o no così sarà attutita anche dall’odio…il che è meglio che niente… -
Pr Ba: - come preferisci, però ti chiedo di fare questa vacanza. Non ti obbligherò se non vuoi… -
Cody ci rifletté un po’ su. In fondo non aveva nulla da perderci in ogni caso.
Co: - va bene, ci andrò…e penserò anche a quello che mi ha detto. -
Pr Ba: - grazie. -
Co: - arrivederci preside -
si voltò ed uscì dall’ufficio. Aveva la netta sensazione di essersi cacciata nei guai. Ma ormai non poteva tirarsi indietro.

P.O.V Cody

Che Bates aveva ragione me ne sono accorta solo ora, ma come ogni cosa la verità sta nel mezzo…anche se questa volta era più dalla sua parte.
Io non volevo pretendere di interpretare i sentimenti dei miei amici, volevo solo proteggerli. A volte si è così egoisti che si pensa di agire nel bene degli altri senza nemmeno chiedere il loro parere. Ma in quel momento non ci pensai.
Ci penso ora che di tempo per ripercorre i miei sbagli ne ho tanto.

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Capitolo 7
*** il viaggio d'andata ***


P.O.V Narratore

La mattina della partenza era arrivata senza tanti complimenti.
Squib e Cameron erano già davanti al pulmino che li avrebbe accompagnati a destinazione ed aspettavano trepidanti la partenza come due bambini.
Cody raccolse la valigia e dopo aver salutato suo padre uscì di casa.
Intravide in lontananza le figure dei due ragazzi, ma di Adena e Tanis ancora nessuna traccia.
Co: - fantastico… - mormorò tra sé e sé.
Arrivò davanti al pulmino e dopo aver messo la valigia nel portabagagli salì ed andò a sedersi nei posti in fondo. Tirò fuori il suo i-pod e si estraniò dal resto del mondo.
Squib aveva seguito tutte le azioni di Cody senza mai staccarle gli occhi di dosso. Lui sperava ardentemente che quella vacanza avrebbe potuto gettare un po’ di luce sulla faccenda. Era ancora innamorato perso. Tutte le volte che vedeva Cody aggirarsi per la Cascadia il suo cuore perdeva un battito e lui stava a fissarla assaporando l’armonia di ogni suo gesto. Dentro di sé desiderava assimilare ogni suo atto, ogni sua parola, sarebbe diventato sordo a furia di ascoltarla. Sentiva crescere dentro di sé il grande sentimento che provava per lei, ma era come un animale in gabbia. Ormai aveva paura ad avvicinarla. Aveva paura che lei distruggesse quell’illusione che si stava costruendo. Però Cody era sempre bellissima. E Squib non si sarebbe arreso. Mai.
Mentre Squib era ancora perso nei suoi pensieri arrivarono Tanis ed Adena che come due fulmini posarono le valige ed entrarono nel pulmino.
Una volta salita Adena si bloccò non appena vide Cody. Il suo sorriso si spense subito. Non sapeva che fare. Era giusto ignorarla come stava facendo lei nei loro confronti o avrebbe dovuto fare un ulteriore tentativo?
Non fece in tempo a decidere che gli altri avevano già occupato i loro posti. Così guardando ancora una volta Cody, che non l’aveva nemmeno degnata di uno sguardo, andò a sedersi accanto agli altri.
Per buona parte del viaggio i ragazzi scherzarono tra di loro fino a quando calò un silenzio imbarazzato. Non potevano far finta che Cody non fosse lì con loro, quindi ben presto si spense ogni segno di ilarità e si calmarono. Questo per la gioia dell’autista.
Poi Cody si appropriò del sedile accanto al suo per potersi accomodare meglio e si addormentò. Squib si alzò e si sedette nei sedili di fronte per poterla osservare. Non ce la faceva. La desiderava da tempo e lei gli era sfuggita proprio quando stava raggiungendo il massimo grado di felicità. Voleva tornare a vedere il suo sorriso, voleva poterla guardare nuovamente negli occhi e baciarla. Voleva poterla stringere a sé e sentire la consistenza del corpo di lei contro il suo. Chiuse gli occhi al pensiero. Scattò in piedi e le si avvicinò. Quel tanto che bastava. Giusto per poter sfiorare le sue labbra. Solo quello. Restò ancora un po’ così ad osservarla da vicino. Sentiva il suo respiro regolare. Chiuse nuovamente gli occhi per resistere all’impulso di stringerla.
Nel sonno a Cody sfuggì una lacrima.
Si può far quello che si vuole, ma non si può sfuggire al cuore. Possono esserci tutte le motivazioni razionali di questo mondo, ma il cuore è sempre libero. Non c’è nulla che possa intrappolarlo.
Squib le asciugò la lacrima con il pollice. Poi si allontanò per tornare al suo posto. Nessuno fece domande o battute.
Nel mentre alla Cascadia Nate era stato chiamato dal preside, nonché suo padre, nel suo ufficio.
Na: - Che cosa ho fatto questa volta? – Disse entrando.
Pr Ba: - veramente è più un che cosa Non hai fatto. Perché non sei andato in vacanza con gli altri e mi hai espressamente detto di non inserirti nella lista dei partecipanti? Cosa stai tramando? -
Na: - non vedo come questa cosa possa farti preoccupare -
Pr Ba: - anche io non lo vedo, ma visto che sei tu mi preoccupo a priori -
Na: - fantastico. Bè, non hai nulla di che preoccuparti, puoi stare tranquillo…”il tuo figlio cattivo” non ha nulla per la testa. -
Detto questo uscì dalla stanza e si mise a passeggiare per il campus.
In realtà Nate era rimasto lì per un motivo ben preciso. Prima di tutto sperava che Cody rinsavisse in quella vacanza e di sicuro era meglio che lui non fosse stato presente così avrebbe abbassato la guardia e magari commesso qualche errore evidente anche agli occhi degli altri. In ogni caso era già d’accordo con Adena che poi gli avrebbe raccontato i particolari.
In secondo luogo sperava che così come Cody avrebbe potuto commettere un passo falso allo stesso modo suo padre ed il dottor Myers si sarebbero scoperti. Sospettava fortemente che loro due fossero al corrente del motivo del recente comportamento di Cody. Di sicuro lo era il dottor Myers, visto il rapporto con la figlia. Ma anche Bates era sembrato troppo accondiscendente nei confronti delle mancanze di Cody negli ultimi periodi.
Dunque non gli restava che calcare un po’ la mano con entrambi e con un po’ di fortuna sarebbero arrivati a capo della questione.

P.O.V Cody

Sentivo lo sguardo di Adena su di me, sentivo la sua indecisione e feci uno sforzo terribile nel trattenermi dal voltarmi verso di lei ed invitarla sorridendo a sedersi accanto a me. Serrai la mascella e mi trattenni. Fortunatamente non durò a lungo.
Mi sfinivano queste piccole guerriglie. Altro che vacanza a contatto con loro. Dovevo allontanarmi il prima possibile o quel briciolo di volontà che mi restava sarebbe sparita.
Mi addormentai durante il viaggio. Sognai. Momenti felici. Ormai quelli potevo vederli solo nei sogni,e nemmeno tutte le volte. Sognai tutti loro. Ed in particolare Squib. Dio quanto mi mancava. Come l’aria, come l’acqua, come la terra sotto i piedi. Tutto di lui tutto.
Ma nel baratro ci dovevo cadere da sola, non potevo portare con me anche lui o gli altri.
Non avrei permesso loro di cadere trascinati dal mio peso.




Ringrazio tutti i lettori ed in particolare chi ha deciso di recensire la ff!! grazie!!!

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Capitolo 8
*** l'arrivo ***


P.O.V Narratore

Bates aveva mandato i ragazzi in un centro con tutte le comodità incluse per far sì che si rilassassero il più possibile. L’edificio si affacciava sul mare cogliendo così la fresca brezza e l’odore salmastro e straniante di quest’ultimo.
Quando scesero dal pulmino erano tutti eccitati alla vista di quello che avrebbero potuto avere per una settimana.
Andarono nella hall per il check-in. Dopo le varie burocrazie furono accompagnati da una cameriera alle loro stanze.
Ca.ra: - ecco a voi le vostre stanze-
E sorridendo mostrò ai ragazzi una stanza da 2 e alle ragazze una da 3. Calò il silenzio. Per Squib e Cameron non c’era nessun problema, ma questo voleva dire che Cody sarebbe stata insieme ad Adena e a Tanis.
Co: - senta, deve esserci un errore…sicuramente a noi sono state assegnate 3 stanze. Potrebbe ricontrollare? -
Ca.ra: - no, nessun errore. Voi siete i ragazzi della Cascadia vero? Sono state prenotate queste due stanze. -
Cody la guardò basita così come fecero gli altri. La cameriera rimase interdetta dal comportamento. Poi sfoggiò uno dei suoi sorrisi professionali e dopo aver augurato loro una buona permanenza si dileguò.
Co: “questa deve essere una delle trovate di Bates…chissà che altro ha escogitato”
Pensando questo fu la prima a decidersi ad entrare nella stanza. Prese il letto vicino alla finestra. Il più lontano dalla porta.
Squib la osservò entrare dopodiché guardò Adena e sospirando si diresse nella sua stanza seguito da Cameron. Piano piano tutti presero posto nelle stanze sistemando le proprie cose. Nella camera di Cody regnava un silenzio imbarazzato e c’era una notevole tensione.
Fu Cody la prima a cedere e ad uscire.
Adena e Tanis invece rimasero nella stanza. Erano rimaste ad aspettare una sua reazione, sperando che dicesse anche solo una parola a riguardo, ma era stato tutto vano. Cody si era chiusa in un ostinato silenzio ed infine era uscita.
Ta: - sarà dura continuare così per tutta la settimana -
Ad: - ma forse è la volta buona che riusciamo a ricominciare a parlarle. Non sopporto di vederla così -
Ta: - sì, ma vedi anche te come ci evita -
Ad: - però prima era tesa anche lei. Se veramente non gliene fregasse niente allora non sarebbe stata così -
Ta: - spero che tu abbia ragione Adena. Se continua così io però impazzisco -
Ad: - e certo…con il carattere che ti ritrovi… -
Tanis la guardò storto, ma Adena le fece l’occhiolino per farle capire che stava solo scherzando.
Intanto nella stanza dei ragazzi Squib aveva “disfatto” a modo suo i bagagli ed ora era disteso sul suo letto a fissare il soffitto.
Ca: - non penserai di passare così tutta la vacanza… -
Sq: - ma perché c’è anche lei? Così è troppo difficile Cam! Capisci? È solo al di là di questo muro! -
Ca: - Squib, amico, fattene una ragione. Ora è così, e non è colpa tua, stare in questo stato non servirà a niente. -
Squib sbuffò.
Sq: - maledizione! -
Si alzò dal letto ed andò a farsi una doccia per rinfrescarsi le idee. Nel mentre bussarono alla porta. Erano Tanis ed Adena. Ta: - ehi Cam! Allora avete già qualche idea su quello che faremo? -
Ca: - veramente no…voi cosa avete in mente? Perché immagino che avrete già programmato tutto… -
Ad: - esatto! -
Ca: - lo immaginavo. Avanti…illuminatemi! -
Ad: - bene, visto che siamo appena arrivati ed ormai non si possono fare grandi cose direi che oggi passiamo una bella giornata al mare, questa sera torneo di carte. Domani mare e poi ci godiamo le splendide comodità di questo magnifico centro che ci ha offerto il nostro amatissimo preside -
Ca: - veramente ce lo ha regalato con i nostri soldi… -
Adena lo guardò storto per aver interrotto il suo snocciolamento del programma.
Ca: - come non detto, dai vai avanti -
Ad: - la sera poi possiamo richiedere un pulmino che ci accompagni in città ed andarci a divertire! -
Ca:- wow davvero si può? Evvai! -
Ta: - bene allora è deciso! -
Squib stava uscendo dal bagno con un asciugamano intorno alla vita ed uno in testa.
Sq: - cosa è deciso? -
Ad: - SQUIB! Vestiti immediatamente! -
Adena e Tanis si coprirono gli occhi con le mani ed aspettarono in quella posizione fino a quando Squib non fu completamente coperto.
Sq: - fatto…potete tornare alla luce adesso. -
Ta: - meno male…non ci provare mai più! Vabbè…fatti spiegare il programma da Cameron, noi andiamo a preparaci. Ci vediamo in spiaggia! -
Intanto Cody stava girando senza una meta per le varie zone relax del centro.
Scattò una foto ad un gruppo di inservienti che osservavano i clienti rilassarsi. Guardò la foto nello schermo della sua digitale e la cancellò. Riprese la sua peregrinazione fino a quando non si trovò fuori. Il vento le scompigliava i capelli e quello unito al riflesso del sole sul mare la costrinse a socchiudere gli occhi.
Camminò in direzione della spiaggia. Con una mano si scostò i capelli dal viso e li portò dietro all’orecchio, poi si sedette su una sdraio. Ne aveva scelta una vicino agli scogli al limitare della spiaggia privata del centro.
Si mise a fissare il mare mentre in braccio teneva la sua macchina fotografica. Pronta a cogliere un qualsiasi frammento.
Poco dopo arrivarono anche gli altri, ma non si accorsero di lei che così potè scattare indisturbata le sue foto.
Sorrise alla scena di Cameron che tentava di affogare Squib fino a quando Adena e Tanis non lo presero alle spalle trasformandolo in vittima.
Così tra spruzzi e risa i ragazzi stavano piano piano scacciando un po’ di tensione. Anche Cody non poteva trattenersi dal sorridere a quelle scene. Però lo faceva lontana dai loro sguardi. Loro non dovevano sapere, non dovevano vederla.

P.O.V Cody

Come sul pulmino, quando avevo sentito gli occhi di Adena fissi su di me, in quella stanza sentivo puntati sulla mia schiena i suoi e quelli di Tanis. Avrei dovuto rimanere impassibile, ma bruciavano. Era la mia colpa ad alimentare la loro intensità ed io rischiavo di impazzire. Sono dovuta uscire. La prima sconfitta di quella vacanza.
nel vederli così indifesi giocare in acqua come dei bambini non potevo fare a meno di pensare che mi sarebbe piaciuto essere lì con loro, ma mi era proibito. Me l’ero proibito io stessa.
Probabilmente se fossi entrata in acqua sarei affondata insieme al macigno delle mie colpe e delle mie bugie. Ho ancora negli occhi gli scatti di quel giorno. Effimeri frammenti di vita è vero. Effimeri perché mortali, perché passeggeri. Non hai nemmeno il tempo di sfiorarli che sono già passato. Fino a quando non li imprimi su un pezzo di carta e definitivamente nel cuore.
I miei sono lì.
E lì ci siete tutti voi.

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Capitolo 9
*** il piano di Nate ***


P.O.V Narratore

Alla Cascadia Nate stava portando avanti il suo piano sperando che avesse un esito positivo. Aveva già preso appuntamento con il dottor Myers spacciandolo per una seduta con la quale avrebbe dovuto schiarirsi le idee. Bè, in fondo c’era una parte di verità in quello.
Approfittò anche del fatto che suo padre in quei giorni era più distratto del solito. Il gruppo A era in vacanza ed allora poteva prendersi qualche momento di relax in più. Era proprio in quei momenti che Nate entrava nel suo ufficio a cercare qualche informazione sul “caso Cody”.
Effettivamente si sentiva un po’ un ladro, ma lo consolava il fatto che era a fin di bene e poi non avrebbe toccato nessun’altra documentazione al di fuori di quel che cercava.
Na: “maledizione. Deve esserci per forza qualcosa. Mio padre si scrive tutto…sospetto che tenga ancora un diario segreto..”
A quel pensiero Nate ridacchiò.
Anche quel giorno la sua ricerca fu infruttuosa, ma avrebbe insistito fino alla fine. Di certo sapeva che non sarebbe stata cosa semplice.
Rimise al loro posto le carte che aveva tirato fuori ed uscì dall’ufficio.
Si diresse alla casa del dottor Myers. Sapeva che avrebbe dovuto giocare bene quella possibilità perché poi non ne avrebbe avute altre. Doveva metterlo con le spalle al muro.
Bussò alla porta e poco dopo il dottor Myers andò ad aprire.
Dr My: - ciao Nate, accomodati pure -
Na: - buongiorno dottore. -
Accompagnato dal dottor Myers Nate andò a sedersi su una poltrona del suo ufficio.
Dr My: - bene Nate. Di cosa devi parlarmi? -
Effettivamente al dottor Myers quella proposta del ragazzo era sembrata strana. Tra loro non c’era mai stato dialogo e tento meno un incontro. Nate si era sempre rifiutato di mettere piede da uno strizzacervelli.
Nate dal canto suo sapeva benissimo che la sua sola richiesta lo avrebbe innervosito e voleva a tutti i costi giocare quella carta. A volte l’ira fa trapelare le verità nascoste.
Decise di arrivare subito al punto senza tanti mezzi termini.
Na: - bè, vede, in questi ultimi periodi…diciamo…un paio di mesi, giorno più giorno meno, mi sento molto confuso. E anche i miei amici lo sono. È come se qualcosa ci fosse sfuggito dalle mani senza motivo. E mi turba particolarmente. -
Dr My: - sai di che cosa si tratta? -
Na: - oh, certo che lo so. E dovrebbe saperlo anche lei dottore. -
Dr My: - mi dispiace Nate, ma non so di che cosa tu stia parlando -
Na: - vediamo se così le faccio venire in mente qualcosa: Cody. -
Dr My: - ah, lo immaginavo. Dunque è di lei che sei venuto a parlare? Mi sembrava strano che così all’improvviso ti servisse una seduta. -
Na: - no dottor Myers, non sono venuto a parlare di lei. Sono qua per parlare del suo comportamento. Dovrebbe saperlo bene. -
Dr My: - Nate, quel che fa mia figlia ormai io non posso più controllarlo. Ha l’età per decidere quel che vuole. -
Na: - oh andiamo, non mi prenda in giro! So benissimo che lei e sua figlia avete un gran rapporto. Non crederò a qualsiasi sua argomentazione sul fatto che non sia al corrente di questa storia. -
Dr My: - ti ripeto che invece è così -
Na: - allora perché lei e mio padre avete organizzato questa gita inserendo anche lei? Non ditemi che non è una strategia… -
Il dottor Myers si stupì a quell’affermazione. Si chiedeva fin dove si spingesse la conoscenza reale di Nate e quanto invece stesse giocando con lui. Nate aveva notato l’imbarazzo del dottore e capì di aver fatto centro. Na: “ e pensare che nemmeno lo sapevo ma ho tirato ad indovinare…bene allora avevo ragione.”
Na: - vuol continuare a negare? -
Il dottor Myers si rese conto che era arrivato il momento di capitolare e salvare il salvabile. Doveva smorzare l’idea di Nate e di sicuro continuare a negare sarebbe stato deleterio.
Dr My: - Nate, non puoi arrivare al fondo di questa storia. Per quanto tu sia perspicace non potrai farlo. Anzi. Io stesso ti chiedo di non continuare oltre. Ti chiedo di rispettare le altrui decisioni. -
Na: - la decisione di Cody però non riguarda solo lei. Riguarda altre 5 persone. -
Dr My: - questo è vero, ma lei ha la sua buona ragione. -
Na: - vorrei proprio sapere quale “buona ragione” possa portare una persona a ferire chi le sta attorno -
Dr My: - lo saprai Nate. Prima o poi lo saprai.-
Lo sguardo del dottor Myers si incupì per un istante. Poi scacciò via quel pensiero e tornò a fissare Nate.
Dr My: - hai già parlato agli altri dei tuoi sospetti? -
Na: - no. Fino ad adesso non ne ero sicuro nemmeno io -
Dr My: - Nate ti chiedo di non farlo. -
Na: - e per quale motivo mi scusi? Ha una buona ragione anche per questo? -
Dr My: - le buone ragioni sono scelte molto soggettive come puoi vedere. D’altronde si sa, l’inferno è lastricato di buone intenzioni. La scelta spetta solo a te. Di sicuro dicendolo agli altri non risolverai la questione. Potresti anche peggiorarla a dire il vero. -
Na: - sinceramente dubito che possa andare peggio di così… -
Dr My: - ti assicuro che invece potrebbe. E di sicuro lo farà. -
Na: - che vuol dire? -
Dr My: - esattamente quello che ho detto. Ora se vuoi scusarmi ho del lavoro da fare. E dei veri pazienti che necessitano della mia opinione. -
Il dottor Myers si alzò dalla sedia per incitare Nate a fare altrettanto.
Nate si alzò e lo seguì alla porta.
Dr My: - pensaci Nate. Cody non è una stupida. Non fa cose a caso. -
Nate lo guardò.
Na: - arrivederci dottor Myers. -
Si allontanò.
Non si sentiva né vinto né vincitore. Aveva ottenuto una parte di quello che voleva, ma non tutto, e non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare ora delle sue informazioni. Il dottor Myers aveva giocato bene le sue carte.
Na: “accidenti. Anche lui mi ha messo con le spalle al muro.”
Pensando questo si avviò verso la sua stanza.

P.O.V Cody

Quando mio padre mi disse di Nate sentii un tonfo al cuore. Adesso avevo capito perché non era venuto in vacanza con noi. Ma ormai potevo farci ben poco e in ogni caso non gli avrei dato il tempo di agire perché una volta tornata dalla vacanza sarei ritornata a Montreal per le vacanze estive. Le avrei passate con mia sorella.
Intanto al centro continuavano tranquille le giornate.
C’era una strana atmosfera. Si sentiva la reazione chimica delle nostre presenze unite. Anche se non lo volevo ammettere. Anche se me ne stavo nel mio angolino a leggere o fotografare era come se un elastico mi tenesse unita loro 4.
Ma a forza di tirare prima o poi cede.

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Capitolo 10
*** una vecchia conoscenza ***


P.O.V Narratore

I ragazzi notarono che in Cody qualcosa era cambiato in quei giorni. Certo continuava ad evitarli, ma aveva un atteggiamento più sereno. Come se a modo suo avesse stabilizzato la situazione trovando un po’ di pace, contrariamente ai primi giorni che sembrava un animale in gabbia.
Erano seduti nella zona relax del centro. Si erano presi una sera “libera” dalle uscite cittadine. Ormai la vacanza volgeva al termine.
Ad: - ah…ci voleva proprio questa settimana! Dopo il torneo ero veramente esausta! -
Ta: - sì…Bates è stato geniale! -
Ca: - ahah credo che sarà la prima e l’ultima volta che sentirò uscire dalla tua bocca una frase del genere! -
Tanis gli lanciò scherzosamente un cuscino.
La loro quiete venne interrotta dall’arrivo di un ragazzo di media statura, fisico atletico e tipica aria da sbruffone attacca brighe.
??: - eccoli qua i perdenti della Cascadia…che ci fate in questo centro? -
I ragazzi si voltarono e si trovarono davanti una vecchia conoscenza: Justin.
Ju: - allora…non mi salutate? -
Sq: - che vuoi Justin? -
Negli occhi di Squib c’era ancora la scena di quel bacio e delle illazioni che Justin aveva tirato fuori su Cody. La Sua Cody.
Ju: - ah Squib… vedo che ci sei anche tu…fanno entrare proprio tutti eh… -
Cameron fece cenno a Squib di stare calmo.
Ad: - cosa ci fai tu qua? -
Ju: - sono in vacanza che domande. E tu bella Adena che cosa mi racconti? -
Ad: - non funziona Justin. Stammi lontano. -
Ju: - ah che bel caratterino che hai messo su…mi piace! -
Adena si limitò a guardarlo sprezzante.
Nel mentre Cody aveva deciso di scendere anche lei nella zona relax. Anche se non si sarebbe unita alle loro conversazioni le bastava stare nella loro stessa stanza. E agli altri la cosa sembrava andare bene. Un misero compromesso per la situazione.
Arrivata nella stanza vide che stavano discutendo con qualcuno. Era una figura conosciuta. Si avvicinò ancora un po’, ma nel farlo urtò una sedia per la disattenzione.
Justin si voltò e la vide.
Ju: - oh…ma c’è anche la nostra Cody! -
Co: - Justin…-
Cercò di liquidarlo utilizzando un tono il più freddo possibile, ma come sempre lui continuò per la sua strada.
Ju: - oh andiamo…dopo quello che c’è stato fra di noi mi saluti in questo modo? -
Co: - è storia passata e non mi va nemmeno di ricordarla -
Ju: - vista la tua reazione non mi sembra così passata…-
Così dicendo le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla. Cody si spostò e si allontanò da lui.
Co: - stammi lontano Justin. -
Lui ammiccò.
Ju: - non fare resistenza outsider… -
A quella parola Squib avvampò. Non doveva chiamarla outsider. Non doveva toccarla. Non doveva parlarle.
Sq: - sei sordo? Ha detto di allontanarti! -
Ju: - che c’è Furlong? Sei per caso geloso? Hai paura che scelga me anche questa volta? -
Co: - io non ho mai scelto te. -
A quell’affermazione Cody capì di essersi spinta troppo in là, ma non era riuscita a trattenersi. Abbassò lo sguardo e fissò il pavimento per evitare di dover sostenere lo sguardo di Squib che si era posato su di lei.
Justin incurante ed ignaro della situazione continuò.
Ju: - ne sei sicura? Vuoi che ti rinfreschi la memoria? -
Così dicendo si avvicinò a Cody e tentò di baciarla. In un attimo Squib gli fu addosso.
Sq: - non toccarla! -
Ju: - giù le mani Furlong! -
Si guardarono a lungo.
Sq: - mi hanno insegnato che ci sono altri modi per risolvere le questioni. Nel parcheggio, tra mezz’ora. Porta la racchetta. -
Ju: - non vincerai -
Sq: - lo vedremo. -
Squib andò in camera sua per prendere il necessario. Adena e Cameron entrarono nella stanza.
Ca: - Squib che ti è saltato in mente? -
Ad: - finirai nei guai! -
Sq: - sarebbe stato peggio vederlo toccare Cody un’altra volta! -
Prese la racchetta e si avviò.
Cody nel mentre era rimasta pietrificata nella zona relax. Si stava ancora dando dell’idiota per la frase che aveva detto quando vide passare Squib. Si guardarono. Lei fu la prima a distogliere lo sguardo.
Squib stava rischiando per lei nonostante il trattamento subito negli ultimi mesi.
Prese la macchina fotografica e si diresse al parcheggio del centro. L’incontro si sarebbe disputato lì, in un campo improvvisato dal momento che il centro non ne possedeva uno vero.

P.O.V Cody

Il sangue mi martellava nelle tempie. Non era vero. Non potevo averlo detto. Mesi di camuffamenti e poi me ne esco con quella frase. Stupida!
Ormai il danno era fatto. Certo non mi ero del tutto smascherata, ma di quel passo ero sulla buona strada.
Avevo sentito lo stupore di tutti. Correva sulla mia pelle come una sensazione vivissima. Maledizione.
A pensarci ora mi chiedo come abbia fatto a non abbracciare Squib e a ringraziarlo per avermi difesa. Di sicuro sarei impazzita se quella conversazione con Justin fosse continuata.
Ma quel gesto, avrei dovuto prevederlo, portò solo ad un guaio più grande.

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Capitolo 11
*** L'incontro ***


P.O.V Narratore

Il campo venne misurato a passi e la rete era formata dall’insieme di più nastri legati tra di loro e fissati a due macchine.
Tanis avrebbe fatto l’arbitro.
Il servizio era di Squib. Fece rimbalzare più volte la pallina per concentrarsi al massimo, voleva e doveva umiliarlo. Smise di palleggiare, alzò lo sguardo verso Justin ed effettuò il suo servizio.
Ace.
Ta: - 15 love -
Squib sorrise compiaciuto. Poi si volse a guardare Cody che lo fissava con la macchina fotografica in mano. Non scattava foto. A dire il vero sembrava su un mondo tutto suo. Lo guardava ma era come se stesse fissando un punto oltre lui.
Squib tornò a concentrarsi. Sentiva come se da quella partita dipendesse il suo rapportarsi con Cody e quindi non doveva assolutamente perdere.
Tornò nuovamente a battere. Questa volta Justin riuscì a rispondere, ma dopo una serie di battute il punto fu nuovamente di Squib.
Ju: - non cantare ancora vittoria Furlong. Non è ancora finita. -
Sq: - non sei nella posizione per affermare queste cose Justin. Non oggi. -
Ace.
Squib si accaniva sulla pallina come se fosse una ragione di vita. Ogni colpo era una cannonata. Intriso di rabbia, di rancore, di tristezza, di frustrazione. Odiava Justin. Odiava se stesso perché non era in grado di risolvere la situazione. Amava Cody e avrebbe dovuto odiarla.
Il suo era un duello per l’onore e forse anche per una parte di gloria. Non era un fioretto quel che aveva in mano e non vi erano nemmeno le “nobili” regole delle antiche contese, ma non c’era niente che potesse sminuire la sua motivazione. In ogni colpo c’era una parte di se stesso. Che poi fosse una parte che aveva perso o una nascosta, questo non lo sapeva nemmeno lui.
Squib spiazzò Justin con un rovescio.
Ta: - gioco, partita, incontro Gary “Squib” Furlong -
Squib ansimante si raddrizzò senza perdere di vista Justin. Non esultò. Non era necessario.
Ju: - è stata fortuna la tua -
Sq: - pensala come vuoi Justin. Tanto hai perso comunque. -
Justin lo guardò pieno di ira.
Sq: - vuoi la rivincita? Perderesti comunque, ti avverto. -
Ju: - non ti permetto di prenderti gioco di me! -
Sq: - io non lo sto facendo. Pensi a tutto da solo. -
Ju: - Fo****i! -
Così dicendo Justin lanciò la propria racchetta verso Squib, ma accecato dall’ira non prese bene la mira e la racchetta finì contro il finestrino di un’auto frantumandolo.
Ca: - ma sei impazzito? -
??: - ehi voi! Che ci fate qua! -
Adena si girò per vedere chi fosse. Era il guardiano notturno.
Ad: - oh no…siamo nei guai. -
Vennero convocati dal direttore dell’albergo.
Dr: - non posso credere a quello che avete fatto. Ma vi rendete conto? Una partita di tennis nel parcheggio del centro? Ma siete per caso impazziti? -
Sq: - signore, possiamo spiegarle tutto… -
Dr: - ah sì? E come? Lei è il signor Furlong vero? – Squib annuì – il preside Bates mi aveva detto di tenerla d’occhio. Aveva ragione. Bene, signor Furlong, che cosa ha da dire? Sarà contento il preside di sentire questa esilarante storia…se non sbaglio lei ha già rischiato l’espulsione…-
Sq: - ecco, signore, vede…ecco…noi volevamo, sa…giochiamo a tennis e…e ci mancava e quindi, ecco…volevamo… -
Co: - è colpa mia. -
Sq: - Cody…ma… -
Co: - zitto Squib. Signor direttore, la colpa dell’accaduto è soltanto mia. -
Dr: - lei chi sarebbe? -
Co: - Cody Myers signore. -
Dr: - bene signorina Myers, mi illumini sull’accaduto. -
Co: - ecco, sa, io ho la passione della fotografia e in questa settimana non sapevo che cosa fotografare allora ho chiesto a loro se volessero essere i soggetti di qualche scatto. Cercavo qualcosa di diverso. Magari una metafora. Allora ho chiesto loro di disputare una partita nel parcheggio. Non volevano, ma li ho supplicati e stressati a tal punto che alla fine hanno ceduto. Loro non hanno colpe signore. L’unica responsabile sono io. -
Così dicendo Cody fece un passo avanti come per sottolineare questa sua affermazione. Gli altri la guardavano basiti. Non avevano parole. Si stava prendendo tutta la colpa quando in realtà lei c’entrava in una percentuale minuscola. Justin non c’era perché se l’era filata prima dell’arrivo del guardiano e comunque carico com’era di soldi si sarebbe comunque tirato fuori dal guaio lasciandoci immersi gli altri.
Dr: - è sicura di quello che dice signorina Myers? -
Co: - sicurissima. -
Dr: - bene allora lei pagherà tutte le conseguenze di questo atto. – si rivolse agli altri – voi potete tornare nelle vostre stanze. Spero di non dovervi rivedere mai più nel mio ufficio. -
Titubanti gli altri uscirono uno a uno.
Solo Cody rimase dentro a dare ulteriori spiegazioni al direttore.
Co: “meno male che se ne sono stati zitti e che quest’uomo non è abbastanza curioso o furbo per scendere nei particolari altrimenti avrebbe capito la copertura. “
Quando il direttore si decise a lasciarla andare era ormai notte fonda.
Cody si avviò sospirando verso la sua stanza. Ora avrebbe dovuto dare un bel po’ di spiegazioni. A suo padre, al preside e, peggio ancora, ai suoi amici.
Si preparò ad affrontarli poiché sapeva benissimo che l’avrebbero aspettata. Infatti quando aprì la porta della stanza se li trovò tutti davanti.
Adena era sdraiata sul letto sul quale era seduta anche Tanis intenta a chiacchierare con Cameron. Squib era seduto sul letto di Cody, in disparte.
Quando varcò la soglia si girarono tutti a guardarla.
Restarono in silenzio.
Cody strinse i pugni e si avviò verso il suo letto cercando di far finta di niente e non guardandoli in faccia.
Fu Adena a rompere il silenzio.
Ad: - Cody… -
Lei si voltò finalmente a guardarla. Mantenne però un atteggiamento distaccato. L’espressione dura zittì subito Adena.
Arrivò al suo letto e guardò Squib.
Co: - voglio dormire. -
Squib a quelle parole si alzò automaticamente, poi trovò la forza di parlare.
Sq: - Cody perché lo hai fatto? -
Cody lo fissò senza rispondere. Quell’atteggiamento feriva a morte Squib. Voleva indietro la sua Cody quella vera. Quella dei primi giorni alla Cascadia che lo aveva fatto innamorare pazzamente e per la quale aveva e avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa.
Sq: - perché ti sei presa tutta la colpa? -
Co: - perché ti interessa? È meglio così no? -
Ad: - tuo padre ed il preside Bates ti uccideranno quando lo verranno a sapere… -
Co: - no, non lo faranno né mio padre né il preside Bates. -
Ta: - sì ma è una pazzia lo stesso Cody! La colpa non è tua è stato quell’imbecille di Justin! -
Co: - guarda in faccia la realtà Tanis, è impossibile incastrare Justin. La colpa sarebbe ricaduta unicamente su voi. Potevate anche essere espulsi. -
Ta: - anche tu rischi di esserlo… -
Co: - io non gioco a tennis. Una scuola vale l’altra non mi importerebbe… -
Ad. – nemmeno di lasciare noi? -
Cody a quell’affermazione si sentì mancare, ma si riprese subito.
Co: - no. -
Calò il silenzio.
Sq: - Cody non mentire. Se veramente non te ne fregasse niente non ci avresti difeso prendendoti tutte le colpe, non ti saresti preoccupata della nostra espulsione… -
Co: - sentite, dietro al mio gesto non ci sono doppi sensi chiaro? Con questo ho cancellato i debiti che avevo con voi…compresa la tua reazione di questa sera a causa di quello che mi ha detto Justin. Fine. -
Ad: - fine…di che cosa Cody? Della questione o della nostra amicizia? -
Co: - decidetelo voi a me non interessa. -
Detto questo Cody andò in bagno per farsi una doccia. Aprì l’acqua ed una volta che diventò calda si infilò sotto il suo scorrere. Solo allora, coperta dal suo rumore si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Scuotendo la testa Squib se ne andò dalla stanza. Cameron lo seguì dopo aver salutato.
Adena si asciugò una lacrima. Non sapeva più che cosa fare con Cody, ma era sicura che in fondo lei provasse ancora un’emozione a stare con loro.

P.O.V Cody

Sapevo che l’acqua non avrebbe trascinato via le mie colpe e le mie vergogne con il suo lento scorrere. No, non si sarebbe mischiata a me, impura, con il suo cristallino e magico fluire. Non lo avrebbero fatto nemmeno le mie lacrime, in fondo sono acqua salata. Traboccavano dai miei occhi, ma lasciavano i residui all’interno. Non mi avrebbero salvata. In fondo non si chiede perdono piangendo silenziosamente nella doccia.
Avevo imprudentemente lasciato la porta del bagno aperta. Una dimenticanza…o forse in fondo desideravo ardentemente che qualcuno entrasse e mi vedesse in quello stato.
Avrebbero capito. Avrebbero perdonato. Forse. Ma non entrò nessuno. Bene, se non altro ero stata convincente. Aspettai che uscissero tutti e che Adena e Tanis si mettessero a letto prima di uscire dal bagno.
Mi diressi immediatamente verso il mio letto e mi lasciai cullare dal buio, quello della stanza, ma anche quello che oscurava la mia vista e le mie percezioni.

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Capitolo 12
*** viaggio di ritorno ***


P.O.V Narratore

Nate, anche se con una certa titubanza, aveva continuato le sue “indagini”.
Era nuovamente nell’ufficio del padre anche se ormai aveva perso la speranza di trovarvi qualcosa. Si sedette sulla poltrona e appoggiò la testa allo schienale. Nel farlo notò che sotto la scrivania, che rientrava un po’, vi era un cassetto. Di slancio lo aprì ed iniziò a sfogliare i fascicoli fino a quando trovò finalmente quel che cercava.
Di tutta fretta si diresse verso la fotocopiatrice e l’avviò facendo uscire una stampa di tutti i documenti al suo interno, dopodiché ripose il fascicolo al suo posto e si allontanò dall’ufficio.
Una volta arrivato nella sua stanza chiuse la porta a chiave. La sicurezza non è mai troppa.
Si sedette sul letto e, sorseggiando una tazza di caffè, aprì il fascicolo. Si sentiva in imbarazzo ad andare a guardare i segreti di Cody, ma doveva scoprire il perché del suo comportamento. Doveva.
Intanto Bates rientrò nel suo ufficio. Si sedette sulla poltrona e prese a svolgere le incombenze burocratiche per quel giorno.
Quando finalmente finì si appoggiò allo schienale, aprì il cassetto semi nascosto e notò che di recente qualcuno aveva messo mano lì dentro. Sorrise. Era un sorriso compiaciuto, il suo piano aveva funzionato.
Nate arrivò fino in fondo al fascicolo,ma tutto quello che riuscì a scoprire furono particolari della vita di Cody che non pensava potessero minimamente influire sul suo attuale comportamento. Sbatté a terra il fascicolo.
Na: - maledizione! Mio padre mi ha fregato! Ha messo un fascicolo qualunque! -
Il preside Bates era infatti stato molto prudente. Ormai conosceva suo figlio e sapeva benissimo che non faceva le cose tanto per fare. Inoltre, dopo la sua chiacchierata con il dottor Myers, doppiamente insospettito decise di sostituire il vero fascicolo di Cody, quello con le informazioni che realmente avrebbero soddisfatto Nate, con uno di facciata. Aveva vinto su tutta la linea.
Nate tornò a stendersi sul letto. La sua ricerca si era rivelata infruttuosa. Il vero fascicolo poteva essere ovunque e lui non aveva più il tempo per cercarlo, senza contare che ormai suo padre aveva, evidentemente, più di un sospetto e non si sarebbe lasciato raggirare tanto facilmente.
I ragazzi stavano caricando i bagagli sul pulmino che li avrebbe riportati alla Cascadia. Ormai la vacanza era finita. Tra loro c’era nuovamente un silenzio imbarazzato.
Ma era un silenzio diverso da quello che li aveva accompagnati nel viaggio d’andata. Era un silenzio ancora più carico di omissioni, di cose non dette, di sospetti, di certezze ed indecisioni.
Cody occupò il solito posto in fondo e come all’andata si isolò immediatamente.
Gli altri si sedettero invece nei primi posti. L’autista osservava stupito il silenzio e la calma che campeggiavano nel pulmino. Timoroso prese posto e partì. Controllava di tanto in tanto la situazione con lo specchietto retrovisore. Erano troppo calmi. Ognuno che pensava ai fatti propri, niente cori o scherzi.
Cody stava guardando fuori dal finestrino. Osservava lo scorrere monotono del paesaggio. Aveva la testa appoggiata al vetro e si tormentava l’unghia di un dito. Persa nei suoi pensieri alzò il volume del suo i-pod per far sì che le note tristi di una canzone coprissero anche quelli oltre che al rumore esterno.
Poi l’i-pod tacque. Era finita la canzone. Cody posò lo sguardo sullo schermo per vedere che cosa aveva scelto la funzione random. Only a girl. Tornò a guardare fuori dal finestrino accompagnata dalle note e dal testo della canzone.

I’m like a man
I take a stand
I don’t care what anybody thinks

I’ve got the means
I do the work
I bury all my feelings in the dirt

Then the tricky part crushes my thin heart
I’m afraid one minute and I lose in the next

The tricky part crushes a delicate spot
I’ve got a moody reflex

E poi il ritornello

I am only a girl who suffers like you
I have just the amount of patience that you do to
I have the courage to be brave
I can conquer anything
But something’s got me trapped inside

Le scese una lacrima. Lentamente. Disegnò ogni curva del suo volto fino a quando arrivò al limite. Rimase sospesa per qualche secondo per poi cadere sul dorso della mano.
Cody la lasciò lì e tornò ad ascoltare la canzone. Vedeva scorrere immagini in bianco e nero di un paesaggio ormai morto e privo di significato od interesse.
Si respirava solo su quel pulmino.
Sospirò tremante. Poi si accoccolò sul sedile ed in breve tempo si addormentò.
Nel mentre Adena, Tanis e Cameron avevano iniziato una sfida a carte, mentre Squib se ne stava in disparte, anche lui perso nei suoi pensieri. Si girò e vide che Cody si era addormentata.
Allora, così come all’andata, si alzò ed andò a sedersi accanto a lei. Vide che era tutta rannicchiata, con le braccia incrociate sul petto e le gambe appoggiate al sedile davanti. Si tolse la felpa e la coprì con quella per impedirle di farle venire freddo. La sistemò con molta cura per non lasciarla scoperta ed evitare, nel mentre, di svegliarla. Poi si alzò ed andò a sedersi nei sedili di fronte. Non voleva rischiare di trovarsi stampate le 5 dita in faccia nel caso che, svegliandosi, non l’avesse presa bene. La fissò a lungo percorrendo su e giù il suo profilo più volte fino a quando non si addormentò anche lui.
Gli altri avevano notato la scena, ma non dissero niente tornando a concentrarsi sulle carte per quanto la cosa fosse possibile.
Il pulmino prese una buca e Cody si svegliò di soprassalto. Non riuscì a mettere a fuoco subito la situazione. Sentiva caldo ed aveva una piacevole sensazione. Si accorse poi di avere sopra la felpa di Squib. Rimase un attimo interdetta, poi lentamente si tolse l’indumento di dosso. Aveva il profumo di Squib. Si guardò intorno e lo vide addormentato nei sedili di fronte ai suoi. Arrossì per un attimo pensando al fatto che lui l’aveva osservata dormire. Sperò che non avesse visto anche le sue lacrime, non sapendo che Squib aveva già violato quel suo piccolo segreto all’andata. Si alzò e cercando di non farsi notare dagli altri ridiede a Squib la sua felpa. Così come aveva fatto lui lo coprì quel tanto che la felpa permetteva. Si soffermò sul suo viso, sulle sue labbra. Lo baciò.
Tornò velocemente al suo posto.
Poco dopo Squib si svegliò trovandosi addosso la propria felpa. Guardò in direzione di Cody, ma lei stava nuovamente dormendo. Rimase seduto lì per il resto del viaggio, ma non riuscì a parlare con lei.

P.O.V Cody

Sapevo che Squib mi stava guardando, lo sentivo distintamente, ma finsi in ogni caso di dormire. Mancavano ancora ore prima dell’arrivo alla Cascadia. Troppo tempo per poter cercare di evitare conversazioni o sguardi.
Meglio fingere di essere addormentati. È vivido il ricordo di quel bacio, però. Il respiro regolare ed inconsapevole di Squib che mi accarezzava il volto, e poi le sue labbra. Il loro sapore la loro morbidezza, sembrava quasi che reagissero al contatto. Un fluire di emozioni e di ricordi, mai dimenticati, ma leggermente sbiaditi. Ora nuovamente vividi e dolorosi.
Ancora un passo verso il baratro.
Ancora uno.

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Capitolo 13
*** la punizione ***


P.O.V Narratore

Il pulmino varcò il cancello della Cascadia ed andò a fermarsi nello stesso luogo in cui aveva caricato i ragazzi all’andata.
L’autista scese ed andò a scaricare i bagagli.
Ad uno ad uno scesero anche i ragazzi. Tentennarono un po’ prima di dirigersi verso le proprie stanze. C’era il sapore di un addio nell’aria, e nessuno voleva che fosse così veramente.
Cody stava percorrendo il vialetto verso casa sua quando sentì attraverso le casse di diffusione la voce di Bates che la convocava nel suo ufficio.
Si fermò ad ascoltare. Roteò gli occhi sbuffando e tornò sui propri passi dirigendosi da Bates.
Bussò alla porta ed entrò.
Co: - Buongiorno preside Bates…mi cercava? -
Pr Ba: - ah Myers…si accomodi… -
Cody si preoccupò, di solito la chiamava per nome.
Pr Ba: - si sieda si sieda. Bene, credo che io e lei abbiamo qualcosa da dirci non crede? -
Co: - riguardo a cosa? -
Pr Ba: - per esempio la bravata al centro dove siete stati in vacanza… -
Co: - ah, quella cosa. -
Pr Ba: - esatto. Il Direttore mi ha chiamato e né lui né il proprietario della macchina erano molto entusiasti del suo attacco d’ispirazione. -
Co: - lo so. Mi dispiace. -
Pr Ba: - lo spero. In ogni caso, anche se a lei dispiace molto, e nonostante in questi tempi con lei abbia usato i guanti, non posso farle passare liscia questa bravata. Spero che se ne renda conto. -
Co: - sì lo immaginavo. -
Pr Ba: - bene. Accetterà le conseguenze? -
Co: - sì. Immagino di non poter fare altrimenti. -
Pr Ba: - non si preoccupi. È solo una sospensione. Che influirà sulla sua media, naturalmente. -
Co: - naturalmente. -
Il tono di Cody era però distaccato, lontano, come se la questione non la toccasse. Bates sapeva che nessuna punizione avrebbe potuto toccare minimamente Cody, tanto non avrebbe più influito. Tuttavia doveva prendere quel provvedimento per far sì che la Cascadia non venisse denunciata.
I due stavano ancora assaporando il silenzio quando irruppero dalla porta.
Era il gruppo A al completo.
Pr Ba: - a cosa devo questa visita? -
Il tono di Bates era alquanto scocciato.
Sq: - signore, non se la prenda con Cody, la colpa non è sua per quello che è successo. -
Ca: - è vero, siamo stati noi. -
Sq: - no, sono stato io da solo. Io ho avuto quell’idea. Giocavo contro una sua vecchia conoscenza. -
Pr Ba: - signor Furlong, che cosa sta dicendo? -
Sq: - la verità signore. -
Pr Ba: - il direttore dell’albergo ha chiamato e… -
Sq: - è una menzogna. La signorina Myers ci ha coperti davanti a lui, anzi…ha coperto solo me. -
Pr Ba: - si rende conto del peso di questa sua affermazione? -
Sq: - sì -
Ad: - ma la colpa non è solo sua. Anche noi siamo colpevoli. -
Sq: - no, non è vero. -
Ta: - oh Squib, piantala, lo sai anche te che ti abbiamo aiutato. Fine. -
Co: - sì fine. Fine di questa sceneggiata. Voi non c’entrate niente la colpa è mia e mi sembra di averlo già dichiarato. -
Sq: - sì, il falso però… -
Cody lo guardò di sbieco e poi tornò a fissare Bates.
Co: - il loro è un tentativo di depistaggio per non far punire nessuno, signore, non ci faccia caso. Pagherò le conseguenze del mio gesto. -
Pr Ba: - come desidera signorina Myers. Ragazzi siete pregati di uscire del mio ufficio. -
Detto questo si alzò ed andò ad aprire la porta.
Sq: - preside Bates, ascolti… -
Pr Ba: - niente “ma” Furlong. Fuori di qui subito. -
Svogliatamente, come già era successo al centro, uscirono tutti dall’ufficio lasciando lì Cody che non si era nemmeno voltata a guardarli.
Bates chiuse la porta alle loro spalle.
Pr Ba: - Myers. Ha qualcosa da dirmi che prima si è dimenticata? -
Co: - no signore… -
Pr Ba: - ah ma davvero? E questa bravata? Considerando i rapporti ai ferri corti che ci sono tra lei e quei ragazzi direi che invece qualcosa da dire c’è. -
Co: - no, come le ho già detto la storia è quella. -
Si alzò per interrompere la conversazione prima che degenerasse..
Pr Ba: - li sta coprendo. -
Troppo tardi. Ma Cody decise di non cedere.
Co: - si sbaglia. -
Pr Ba: - crede ancora che il suo piano possa funzionare se dopo questi mesi il vostro legame è ancora così forte? -
Co: - preside Bates, il mio piano potrà anche non funzionare, ma mi dica: che scelta ho? Quante possibilità ho? Sa benissimo anche lei che non posso scegliere altre strade. Mi porteranno tutte lì e né io, né lei, né loro possono farci qualcosa. -
Pr Ba: - ci sono tanti modi per arrivare a destinazione Cody. Tu stai percorrendo una strada in salita. -
Co: - devo andare. Arrivederci preside. -
Cody uscì senza guardarsi indietro.
Bates sospirò e tornò a sedersi sulla poltrona. Appoggiò i gomiti alla scrivania ed appoggiò ola testa sulle mani.
Pr Ba: - no…un’altra volta no. Perché…? -
Mormorò tra sé. Non ricevette risposta.

P.O.V Cody

Andò così. Non potevo permettere loro di pagare le conseguenze di quel gesto avventato e per il quale mi sentivo in parte colpevole. Assolutamente no. Fu così che, uscita dall’ufficio del preside mi diressi verso casa e lasciata la valigia all’ingresso salii nella mia stanza.
Era ora di raccogliere oggetti e ricordi. Silenziosamente.

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Capitolo 14
*** despedida ***


P.O.V Narratore

I ragazzi erano seduti al vecchio campetto.
Ad: - maledizione. Chissà cosa le farà Bates adesso… -
Ca: - io vorrei sapere perché tanta ostinazione da parte sua… -
Squib taceva. Fissava un punto indefinito senza intervenire nel discorso degli altri.
Ad: - Squib… -
Sq: - cosa Adena? Cosa? Cosa devo pensare, cosa devo fare? Maledizione che cosa c***o devo fare? Non la capisco: prima ci ignora poi si prende la colpa e non vuol sentire storie. Maledizione…! -
Adena lo fissò, poi si alzò per abbracciarlo. Un piccolo conforto.
Sq: - scusa…non volevo aggredirti…mi dispiace… -
Ad: - non scusarti Squib. Ti capisco benissimo. Anche a me piacerebbe urlare contro tutto e tutti, ma questo non ci porterà da nessuna parte. -
Ta: - io direi di andare a casa sua e farci dire una volta per tutte che cosa cavolo le prende. -
Ca: - non sarebbe male. Potremmo costringerla. Anche perché adesso è arrivato il momento di finirla. -
Ta: - voi che ne dite? -
Ad: - non voglio essere brutale con lei. Sono sicura che c’è un motivo se si comporta così e nonostante tutto non me la sento di essere brusca con lei…lo so è stupido, ma è così. È Cody..capite? lei è razionale, lei ha spiegazioni per tutto… -
Ta: - allora ce ne darà una anche per questo suo comportamento… -
Na: - troppo tardi. -
I ragazzi si voltarono e videro arrivare Nate alle loro spalle. Non l’avevano sentito entrare nel campetto.
Ta: - come scusa? -
Na: - troppo tardi. Cody è partita un’ora fa. -
Calò il silenzio. Nessuno sapeva che cosa dire.
Squib si sedette a terra sconsolato, Adena restò con lo sguardo fisso a terra così come Tanis e Cameron.
Fu Adena la prima a spezzare il silenzio.
Ad: - perché? -
Na: - la punizione per quello che ha fatto al centro, ammesso che sia vero che è stata colpa sua, è stata una sospensione. Così, a quanto pare, ha deciso di non perdere tempo ed anticipare le sue vacanze. -
Ad: - non ci posso credere non ci ha nemmeno salutati. -
Ta: - bene. Avrà una spiegazione anche per questo Adena? -
Adena guardò Tanis sconsolata. Ormai non sapeva più che cosa pensare.
Ca: - chiamiamola sul cellulare -
Ta: - non ci risponderà mai -
Ca: - chiamiamola con un numero anonimo… -
Na: - inutile. Ho già provato io quando ho saputo che se n’era andata. -
Ta: - e…? -
Na: - mi diceva che il numero era inesistente. L’ha cambiato e non ci ha detto niente. -
Di nuovo silenzio.
Na: - ah, ed è anche inutile chiedere al padre. Non vuole dirci dove è andata e tanto meno fornirci il nuovo numero. -
Detto questo Nate si sedette insieme agli altri. Non c’era più niente da dire. Cody aveva fatto armi e bagagli e se n’era andata. Nessuno sapeva se l’avrebbero rivista. A loro poteva capitare la fortuna di essere ingaggiati da qualche sponsor. E in fondo Cody sarebbe anche potuta non tornare alla Cascadia. Lei non era una tennista.
Intanto Cody era sul taxi che la stava portando all’aeroporto.
Squillò il telefono.
Co: - pronto? -
Dr My: - Cody? -
Co: - ciao papà -
Dr My: - come avevi previsto. -
Cody sorrise amara.
Co: - bene. Mi dispiace non aver passato con te questi giorni prima delle vacanze. -
Dr My: - anche a me. Ma capisco che restare qua per te sarebbe stato proibitivo. -
Co: - già… -
Dr My: - Cody…tornerai? -
Co: - non lo so papà…puoi bene immaginare anche te quanto questo potrebbe essere deleterio, ora c’è tutta l’estate di mezzo…gli passerà… -
Dr My: - Cody sai bene che non è così. Se torneranno qui il prossimo anno lo faranno con la speranza di vederti. - Co: - può darsi… -
Dr My: - Cody… -
Co: - va bene va bene, hai ragione sarà così… ma non credi che tornare sia peggio? -
Dr My: - non lo so Cody…davvero non lo so. Ma se non per loro, almeno fallo per me… -
Co: - ci penserò papà te lo prometto…ora sono arrivata ci sentiamo va bene? -
Dr My: - ok. A presto. Ti voglio bene Cody… -
Co. – anche io papà. Ciao… -
Cody riattaccò il telefono e scese dal taxi. Prese le sue valigie e si avviò verso il check-in.

P.O.V Cody

Avevo sentito distintamente la voce di mio padre al telefono…avevo sentito tutta la sua tristezza. Piangeva. Mi dispiaceva. Ma non era colpa mia. Non avevo scelto io il mio destino. Non quella volta. Non questa volta. È frustrante vedere come la vita ti scivola via dalle mani. Non la controlli più. Ogni avvenimento si sussegue a ruota, senza alcun freno. E tu sei su quella ruota e cerchi di cadere il più tardi possibile.
Ma hai la certezza che prima o poi dovrai cadere.




Grazie a tutti per le recensioni! Mi fa piacere che questa storia riesca ad appassionarvi...

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Capitolo 15
*** il nuovo anno ***


P.O.V Narratore

All’inizio del nuovo anno la Cascadia si ripopolava velocemente accogliendo vecchi e nuovi studenti pronti a ricominciare l’esperienza.
Il preside Bates fu contento di vedere sulla sua scrivania le lettere di rinnovo di tutto il gruppo A. Avevano trovato degli sponsor, ma tutti avevano deciso di far ritorno alla Cascadia per poter completare la formazione.
Bates stava aprendo le lettere dei ragazzi quando bussarono alla sua porta. Riconobbe la figura al di là del vetro. Non seppe se essere felice o meno.
Intanto Squib e Cameron si erano nuovamente appropriati della loro stanza.
Sq: - anche quest’anno abbiamo trionfato!! -
Ca: - oh yeah! Dammi il 5 amico! -
I due fecero il loro balletto di vittoria davanti ad Adena e a Tanis.
Ta: - dateci un taglio… -
Ad: - sì, non è affatto divertente. Oppure volete che vi scateni addosso Tanis? -
Squib e Cameron si fermarono immediatamente.
Ca: - no per carità! -
Ta: - ehi! La finite? -
Tanis guardò torva Cameron ed Adena. Poi scoppiarono tutti e 4 a ridere. Così imbrattati di fango erano alquanto ridicoli.
Sq: - questa sera nella zona relax…vi straccerò a carte! -
Ad: - certo come no! Tanto dovete aggiornaci di quello che avete fatto quest’estate…non mi fido di quello che scrivono le riviste… -
Si salutarono ed andarono a prendere posto.
Sq: - la doccia è mia! -
Vi si fiondò dentro.
Ca: - allora Squib che mi dici? -
Sq: - che cosa vuoi sapere? -
Ca: - bè amico…quest’estate sembrava che fossi sparito dal mondo! Le uniche notizie che si avevano su di te erano quelle dei giornali -
Sq: - ero molto impegnato… -
Ca: - sì ho visto…hai fatto un bel passo avanti…perché non sei entrato nei professionisti? -
Sq: - …bè…non mi sentivo pronto… -
Cameron fissò in silenzio la porta chiusa del bagno.
Sperava che Squib avesse dimenticato, ma a quanto poteva vedere le cose non erano cambiate di molto. Dal canto suo Squib sapeva benissimo che Cameron non avrebbe creduto a quella scusa, ma non aveva voglia di parlare, così lasciò che calasse il silenzio nella conversazione.
Squib aveva avuto più di un’occasione per entrare nel giro dei professionisti durante l’estate. Era prevedibile. Si era dedicato anima e corpo al tennis vincendo una partita dopo l’altra. Erano strabilianti i suoi passi avanti. La stampa era entusiasta, gli sponsor anche. Era lui la giovane promessa. Ma era voluto tornare alla Cascadia. Lo sapeva anche lui. Era stupido un simile comportamento. Poteva aver sprecato per sempre la sua grande occasione, in quell’anno poteva peggiorare, poteva subire un infortunio o chissà che altro, ma non era riuscito a dire addio a quella scuola. Ma forse, più che alla scuola in sé, non era riuscito a dire addio alle persone che la frequentavano. Ed in cuor suo sperava di incontrarvi tutti. Proprio tutti.
Arrivò presto la sera a concludere quel primo giorno di nuovo alla Cascadia ed i ragazzi si ritrovarono nella zona comune come d’accordo.
Squib e Cameron furono i primi ad arrivare. Le ragazze, come sempre si fecero attendere.
Poi, finalmente, fecero il loro ingresso in sala Adena e Tanis.
Ad: - allora Squib che ci racconti? Abbiamo letto dei tuoi miracoli in campo quest’estate! -
Così dicendo si accomodò sul divano accanto a lui.
Ma Squib non rispose.
Aveva lo sguardo fisso davanti a lui. Gli occhi semi sbarrati. Stava anche trattenendo il fiato. Aveva le mani tanto strette da bloccare la circolazione.
Adena vedendolo così capì subito. Si girò solo per veder confermata la sua supposizione.
Davanti a loro c’erano il preside Bates e Cody.
Naturalmente non era stato il preside ad attirare la sua attenzione. Cody stava ascoltando quel che il preside le stava spiegando. Bates gesticolava velocemente e Cody di tanto in tanto annuiva. Poi lui l’aiutò con i bagagli e velocemente uscirono dalla stanza per dirigersi vero gli alloggi.
Ci fu il silenzio. Nessuno osò aprir bocca.
Adena e Tanis si guardarono ed annuirono. Si erano capite perfettamente. Dopo sarebbero andate a cercarla. Ma per ora dovevano occuparsi di Squib che nel mentre era rimasto paralizzato.
Ad: - Squib… -
Gli posò una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione e solo allora Squib riprese a respirare. Si voltò a guardarla con gli occhi lucidi.
Ad: - Squib…non puoi continuare così. -
Sq: - non posso farne a meno Adena, lo sai -
Ad: - preferirei non saperlo… -
Ca: - andiamo Squib. Torniamo in camera. Domani iniziano gli allenamenti. Dobbiamo riposare. -
Squib annuì. Poi si alzò seguito da Cameron e dopo aver salutato se ne andarono.
Nel mentre Cody arrancava su per le scale seguendo Bates.
Co: - questa proprio non ci voleva. -
Pr Ba: - mi dispiace. Ma sono le nuove regole. Gli studenti non possono alloggiare al di fuori delle stanze della Cascadia. -
Co: - e pensare che ero tornata solo per fare un favore a mio padre. -
Pr Ba: - solo per quello? -
Cody si fermò sulle scale.
Co: - il mio desiderio di rivedere gli altri non coincide con ciò che mi è realmente concesso preside Bates lo sa. Ormai manca poco. -
Bates la fissò accigliato.
Pr Ba: - lo so Cody. Lo so. -
Trattenne a stento una lacrima.
Ripresero a camminare.
Pr Ba: - ci mancherai. Io non avrei molto da dirti, ma hai portato una ventata d’aria fresca alla Cascadia quando sei arrivata… ed hai dato ai ragazzi qualcosa che nessun altro avrebbe mai potuto dare. -
Co: - grazie…purtroppo questo non cambia le cose. E continuo a pensare che tornare qua non sia stata una grande idea. -
Pr Ba: - forse un giorno lo capirai anche te Cody. Al cuore non si comanda e quel che tu ritieni giusto non sempre lo è, perché non c’è niente di razionale. -
Co: - già… -
Pr Ba: - vuoi ancora…andartene da sola? -
Cody restò in silenzio.
Co: - in realtà non so più quello che voglio. Ma ormai è tardi per tornare indietro non crede? -
Pr Ba: - non lo è mai. -
Ormai erano arrivati davanti alla stanza. Bates lasciò a terra le valigie. Poi, titubante, appoggiò una mano sulla spalla di Cody, ma non riuscì a guardarla negli occhi. Cody si sforzò di abbozzare un sorriso. Bates annuendo impercettibilmente si allontanò.
Co: “ rieccomi qua.”
Aprì la porta ed entrò nella sua nuova stanza.
Adena e Tanis rimasero in silenzio.
Avevano ascoltato la conversazione tra Cody ed il preside.
Tanis si voltò a guardare Adena come se lei potesse dare una spiegazione a quella situazione che rasentava l’assurdo.
Ad: - allora Nate aveva ragione – Sussurrò.
Ta: - di che cosa stai parlando? -
Ad: - non qui, andiamo in stanza. -
Una volta arrivate Adena si lasciò cadere sul letto.
Ta: - che cosa dicevi riguardo a Nate? -
Ad: - lui…sospettava che Cody stesse nascondendo qualcosa. A quanto pare aveva ragione. -
Ta: - secondo te a che cosa si riferiva Bates? -
Ad: - non ne ho la più pallida idea. L’unica cosa a cui riesco a pensare adesso è che Cody ci sta nascondendo qualcosa da mesi e mesi. Non posso crederci… -
Ta: - sì. Nemmeno io. Però hai sentito quello che dicevano no? Sembrava quasi obbligata. -
Ad: - già… -
E con questi pensieri rimasero in silenzio fino a quando non si addormentarono.

P.O.V Cody

Il nuovo anno alla Cascadia, che per me sarebbe stato ancora più breve, era iniziato con il piede sbagliato dati gli inizi avrei dovuto capire che sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto ed andarmene subito, ma per qualche motivo non lo feci.
In fondo, forse, non avevo ancora spezzato l’elastico.

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Capitolo 16
*** la crisi ***


P.O.V Narratore

Il giorno dopo Adena andò a parlare con Nate.
Ad: - Nate dobbiamo parlare… -
Na: - bene. E di che cosa? -
Intanto stava prendendo una serie di libri dagli scaffali della biblioteca.
Ad: - riguardo a Cody. -
Na: - ah, già. Ho sentito dire da mio padre che è tornata anche quest’anno. -
Ad: - già. -
Nate la guardò.
Na: - che c’è Adena? -
Ad: - ieri sera abbiamo visto tuo padre accompagnare Cody in una stanza…sai, per via della nuova regola… -
Na: - sì, anche io devo dormire con i ragazzi… -
Adena gli raccontò tutto quello che lei e Tanis avevano sentito.
Na: - non ci posso credere… -
Ad: - è la stessa cosa che ho detto io. Nate avevi ragione. -
Na: - non so se esserne felice o meno. -
Ad: - che cosa dobbiamo fare? -
Na: - bella domanda Adena, bella domanda. -
Nate si sedette su una sedia.
Na: - bene…tanto per cominciare usciamo di qua. Dobbiamo chiamare gli altri e parlare anche con loro. Soprattutto con Squib. -
Ad: - credi che sia la cosa giusta? -
Na: - non lo so. Ma forse lui potrà fare qualcosa. Se Cody sta fingendo allora non potrà essere indifferente a tutto. È arrivato il momento di calcare la mano e farla cedere. -
Ad: - sì. Forse hai ragione. -
Così dicendo uscirono dalla biblioteca e si diressero verso i campi dove si svolgevano gli allenamenti.
Nate riferì a tutti le sue teorie. Glia altri lo ascoltavano attoniti seduti su una panchina.
Ca: - perché non ci hai detto niente prima? -
Na: - perché non ne ero sicuro. Non avevo delle prove. Ed illudervi sarebbe stato anche peggio. Poteva essere una mia supposizione e basta. Come vi ho detto sul fascicolo non ho trovato niente. -
Ta: - sì, ma la tua conversazione con il padre… -
Na: - sì, su quella hai ragione. Ma alla fine ditemi, che cosa avevo per le mani? Niente. Tante supposizioni e magari qualche paranoia. -
Stettero in silenzio. In fondo Nate aveva ragione. Ma ora ne avevano la certezza, e, stando a quanto detto da Cody, il tempo stringeva. O adesso o mai più.
Videro Cody in lontananza. Stava passeggiando con la sua inseparabile macchina fotografica in mano. Ogni tanto si fermava a fare qualche scatto. Come sempre.
Nate e Squib si guardarono. Squib chiedeva a Nate di dirgli che cosa fare, ma Nate non aveva parole per lui, non questa volta.
Adena decise per tutti. Tirò su per un braccio Squib obbligandolo ad alzarsi.
Ad: - andiamo. Tutti. -
La determinazione di Adena percorse tutti come una scarica elettrica. La seguirono quasi automaticamente.
Cody stava passeggiando guardando svogliatamente un incontro dentro ad un campo. Poi si fermò. Sentiva delle presenze davanti a lei. Si girò solo per vedere confermato il suo timore di sapere chi fossero quelle figure.
Cercò di mettere da parte l’ansia che la stava attanagliando. Aveva il cuore in gola. Quando li aveva visti si era sentita scivolare le emozioni, aveva avvertito il loro defluire verso il basso, per poi tornare come un colpo di frusta tutte insieme. Troppo violente.
Na: - Cody dobbiamo parlare. -
Co: - no. -
Una sola sillaba. Non riusciva a parlare di più sentiva il cuore accelerare troppo velocemente. Ben presto iniziò a respirare sempre con più fatica.
Ad: - no non è la risposta che volgiamo sentirci dare Cody. Non adesso. -
Cody non rispose ma la fissò. Aveva il fiato corto. Adesso avevano iniziato anche a tremarle le gambe e ben presto iniziò ad essere scossa in tutto il corpo.
Cercò di muoversi ma non vi riuscì.
Adena intanto aveva preso ad avanzare verso Cody.
Ad: - Cody credo che tu abbia qualcosa da dirci -
Co: - Adena…ti prego… -
Era sempre più in carenza d’aria senza contare che stare lì in piedi le costava una fatica tremenda. C’era qualcosa che non andava.
Ad: - ti prego cosa Cody? Non credi che sia arrivato il momento di smetterla con tutte queste bugie? Siamo i tuoi amici non puoi dimenticarlo! -
Cody questa volta non trovò il fiato per risponderle. Alzò lo sguardo su di lei, ma adesso aveva anche la vista annebbiata. Chiuse ripetutamente gli occhi cercando di riacquistare almeno la vista. Fu inutile.
Co: “sono ne guai. Maledizione non ora…non ora…”
Adena si era fermata a pochi metri da lei ed aspettava una risposta. Gli altri la raggiunsero.
Cody era ferma immobile. Lo sguardo puntato per terra. Si sentiva sfinita, non riusciva a respirare e per giunta non ci vedeva. I suoi amici erano fermi davanti a lei e forse avevano scoperto tutto, ma non riusciva a fare niente.
Cercò di raccogliere quelle poche forze che aveva per muoversi. Doveva allontanarsi da lì il prima possibile.
Mosse il primo passo. Fu un errore. Il sangue le pulsava in testa dandole una sensazione di straniamento. Le si appannò ulteriormente la vista e sentì le forze venirle meno.
Lanciò un ultimo sguardo ai suoi amici prima di crollare a terra.
Sq: - CODY! -
Si precipitò verso di lei.
Gli altri la circondarono velocemente mentre Squib la prendeva delicatamente tra le sue braccia facendola voltare verso di lui.
Sq: - Cody. Cody mi senti? Dì qualcosa ti prego! -
Cody rimase immobile.
Ad: - oddio, oddio… -
Na: - Cameron corri in infermeria, chiama la dottoressa! -
Cameron scattò subito per eseguire l’ordine di Nate.
Cody continuava a non muoversi. Gli altri sentivano il suo respiro pesante ed irregolare. Le si poteva leggere in faccia la sofferenza.
Squib la strinse a sé per darle conforto.
Sq: - va tutto bene Cody. Ci siamo qua noi. Va tutto bene. -
Ripeteva in continuazione quella cantilena quasi a voler convincere se stesso.
Sq: - quanto diavolo ci mettono ad arrivare? -
Così dicendo la prese in braccio, ancora priva di conoscenza, e iniziò ad andare verso l’ambulatorio.
Cody aprì debolmente gli occhi e si ritrovò estremamente vicina al viso di Squib. Ci mise un po’ per mettere a fuoco la situazione. Poi finalmente riuscì a farsi un riassunto di quello che era accaduto.
Co: - Squib…no…mettimi giù.. -
Lo disse debolmente.
Sq: - no. Non credo proprio. -
Co: - sto…sto bene. Mettimi giù… -
Sq: - non mi pare che tu stia bene. Cody ma ti rendi conto? Sei crollata a terra! -
Co: - ti ho detto…che sto bene…mettimi giù…-
Cody parlava, ma con un filo di voce. Squib imperterrito continuava ad avanzare. Non aveva nessuna intenzione di lasciala andare. Ad ogni passo di Squib la testa di Cody ballonzolava a destra e a sinistra.
Co: - Squib…per favore… -
Sq: - basta Cody! Non so che cos’hai, ma se non me lo vuoi dire lascia almeno che ti aiuti! Non ti chiederò niente. Ma tu non chiedermi di lasciarti così, in questo stato qua da sola. Non me lo puoi chiedere. -
Cody si zittì.
La dottoressa si avvicinò correndo preceduta da Cameron. Dr. sa: - che cosa è successo? -
Sq: - non lo so. Non lo so. Eravamo lì e ad un certo punto ha cercato di muoversi ed è crollata a terra…dottoressa che cos’ha? -
La dottoressa guardò Squib.
Dr. sa: - non lo so Squib… -
Cody si voltò lentamente verso la dottoressa.
Co: - dottoressa la prego… - e si voltò verso Squib. Dr. sa: - va bene Cody, stai tranquilla… -
Squib guardò senza capire. L’unica cosa che riusciva a comprendere era che Cody era lì tra le sua braccia, tremante e fredda. E lui non riusciva a farci niente. Portarono Cody in infermeria dove la dottoressa le fece una flebo.
Sq: - non sarebbe meglio portarla all’ospedale? -
Dr. sa: - no. Quello che riusciremo a fare qui basterà. -
Squib posò lo sguardo su Cody che aveva nuovamente chiuso gli occhi. Teneva la sua mano tra le sue in un gesto protettivo. Si chinò verso di lei e le baciò la fronte prolungando quel contatto prima di staccarsi e restare a fissarla.
Dr. sa: - ragazzi deve riposare. Vi chiedo di uscire da qui. -
Sq: - no. Non voglio lasciarla da sola. -
Dr. sa: - Squib, deve riposare te l’ho detto. -
Sq: - non la disturberò glielo prometto. Mi lasci restare. -
La dottoressa era indecisa. Ma alla fine cedette alle suppliche si Squib.
Nate, che aveva osservato la scena in silenzio, uscì insieme agli altri lasciando lì Squib.
Na: “ mi chiedo perché qua tutti sanno che cos’ha Cody, mentre noi non riusciamo a scoprirlo.”

P.O.V Cody

Fu il buio.
Fu solo quello. Squib mi era accanto. Ma questo non mi aiutava. Sentivo freddo. Vivevo le cose da lontano.
Inoltre ora avevano dei sospetti. Non potevo permettere loro di spingersi oltre.
Forse la mia permanenza alla Cascadia sarebbe stata più breve del previsto.

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Capitolo 17
*** dolore ***


P.O.V Narratore

Alla fine il Dottor Myers andò a prendere Cody in infermeria.
Quando entrò vide Squib al suo capezzale. Era seduto su una sedia ed era completamente proteso verso Cody. Le teneva stretta la mano, come a non volerla lasciare andare via, e stava fissando il suo viso con fare adorante. Il dottor Myers sospirò a quella scena.
Sq: - signore…la prego…mi dica cos’ha Cody… -
Il padre restò spiazzato da quella domanda.
Dr My: - Squib. È una sua scelta… -
Sq:- sapevo che mi avrebbe risposto così. Ma io non ce la faccio più capisce? La guardi. È qua indifesa su questo maledettissimo letto ed io non posso fare niente per lei. La guardi. -
Squib nel dire questo non staccò nemmeno per un attimo lo sguardo da Cody. Così non potè assistere al pianto silenzioso del dottor Myers.
Dopo aver lasciato trascorrere qualche minuto il dottore interruppe il silenzio.
Dr My: - Squib, la riaccompagno in stanza. La Dottoressa ha detto che deve riposare e che non le succederà niente. -
Sq: - no. Non voglio che resti sola. Anche oggi sembrava che stesse bene. -
Dr My: - Squib. Devi ascoltarmi. Ora la riaccompagno nella sua stanza. E la lasceremo riposare. Da sola. -
Squib scosse la testa.
Dr My: - Squib…accidenti. Sono suo padre. Fine. Ora facciamo come ho detto. -
Si avvicinò al letto e scoprì Cody. Fece per prenderla in braccio.
Sq: - va bene, va bene…lasci almeno che sia io a portarla. La prego. Poi me ne andrò promesso. -
Dr My: - va bene. -
Squib la prese in braccio. La strinse forte a sé, ma con dolcezza. Poi uscì senza voltarsi indietro.
Il dottor Myers si coprì il volto con una mano e continuò il suo pianto solitario.
Squib si diresse lentamente verso gli alloggi femminili con Cody in braccio. Le diede un bacio sulla nuca. Cody inconsciamente si accoccolò tra le sue braccia.
Entrò nella stanza e la lasciò sul letto. La coprì. Poi aprì l’armadio per prendere un’altra coperta. Dopo aver sistemato anche questa si fermò ad osservarla. Infine uscì dalla stanza. Lo aveva promesso al padre. Ma non se ne andò del tutto. Si sedette sul pavimento davanti alla porta. Se non poteva stare dentro, quello era meglio di niente.
Restò lì fino a quando non arrivò la dottoressa.
Dr. sa: - Squib! Cosa ci fai qui…è il dormitorio femminile. -
Squib alzò lo sguardo su di lei.
Sq: - lo so. Mi dispiace, ma non volevo che restasse da sola. Ma sono rimasto qua fuori non dentro…glielo giuro. -
La dottoressa gli credette.
Dr. sa: - va bene. Ora però vai. Il coprifuoco è passato da un bel pezzo. Per questa volta non dirò niente al preside. -
Vedendo che Squib esitava si affrettò ad aggiungere
Dr. sa: - non ti preoccupare, sono venuta a vedere come sono le sue condizioni. Se dovessi vedere che qualcosa non va mi fermerò io con lei. Va bene? -
Squib annuì poco convinto e poco dopo si allontanò.
La dottoressa entrò nella stanza.
Cody aprì debolmente gli occhi.
Dr. sa: - come ti senti Cody? -
Co: - che importanza ha? -
Dr. sa: - non rendere tutto più difficile… -
Co: - mi scusi…ha ragione…Squib? -
Dr. sa: - è andato via poco fa -
Co: - cosa? -
Dr. sa: - era qua fuori. Ha vegliato alla tua porta essendogli stato proibito di entrare-
A Cody sfuggirono numerose lacrime. Poi, aiutata dalla dottoressa, si tirò su.
Dr. sa: - Cody, lo so che te lo avranno già detto tutti..ma non pensi che quei ragazzi abbiano il diritto di sapere? -
Co: - presto sapranno… -
Dr. sa: - sì…ma sarebbe meglio se tu li avvertissi prima. Non a fatto compiuto. -
Co: - ma vi siete messi d’accordo tutti? È da quando sono arrivata che mi dicono tutti le stesse cose! -
Dr. sa: - forse perché sono vere…tu che cosa ne dici? -
Co: - dico che se proprio deve finire sarà meglio che finisca al più presto. -
Quella frase di Cody fece finire la conversazione.
La dottoressa la visitò velocemente. Sembrava essersi ripresa del tutto, era solo ancora un po’ debole, ma uno o due giorni di riposo le avrebbero permesso di tornare come prima.
Dr. sa: - a quanto pare questa crisi è passata. -
Co: - ce ne saranno altre? -
Dr. sa: - è probabile, però prova a prendere queste gocce, dovrebbero aiutarti. -
Cody prese in mano il flaconcino senza dire niente. La dottoressa la osservò.
Dr. sa: - io ora vado Cody. Non uscire e stai a letto va bene? Tornerò domani per controllare le tue condizioni. -
Cody si limitò ad annuire e poi seguì con lo sguardo la dottoressa che usciva dalla stanza.
Si appoggiò alla testiera del letto. Reclinò la testa per fermare le lacrime che si affacciavano prepotentemente. Sospirò più volte.
Co: “perché perché perché? “

P.O.V Cody

Anche se sai a cosa stai andando in contro a volte è difficile guardare in faccia la realtà. Sai cosa ti succederà, ma vivi nell’illusione che sia lontano ed irrealizzabile fino a quando non ci sbatti la testa contro.
Un bel bernoccolo.

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Capitolo 18
*** ciò che offusca la ragione ***


P.O.V Narratore

Cody si svegliò verso le 11 del mattino. Non era riuscita ad addormentarsi prima delle 4 e aveva dovuto recuperare in qualche modo. Tanto, in ogni caso, doveva stare chiusa in camera quindi il fatto non poteva di sicuro nuocerle. Si risvegliò svogliatamente. Restò per qualche minuto a contemplare il soffitto illuminato dalla poca luce che passava dalla finestra chiusa.
Si fece forza e si mise a sedere. Aveva un assoluto bisogno di una doccia. Così si alzò, andò ad aprire la finestra per cambiare aria ed illuminare la stanza. Si soffermò per un attimo a guardare nella direzione dei campi da tennis, poi, scuotendo la testa, prese gli asciugamani ed andò verso il bagno.
Squib intanto aveva saltato l’allenamento ed era nella sua stanza insieme a Nate.
Sq: - Gunnerson sarà a dir poco furioso -
Na: - è inutile che fai il duro Squib. Lo so che sei agitato e che tieni a questa cosa più di tutta la tua carriera tennistica… -
Squib guardò Nate e poi si lasciò sfuggire un sorriso imbarazzato.
Sq: - a volte proprio non ti capisco Nate. -
Na: - pensa che buffo..nemmeno io! -
Sq: - perché mi stai aiutando? -
Na: - perché aiutare te significa anche aiutare Cody. -
Sq: - sì, ma perché non ci vai tu? -
Na: - semplicemente perché prima di tutto Cody vorrebbe e vuole te, secondo perché ho capito che con me non si aprirebbe, terzo tra noi non potrebbe mai esserci una storia e quarto non ne sono più innamorato, ma resta comunque una mia amica. Così come lo sei tu. -
Anche questa volta Squib rimase in silenzio. Non sapeva che cosa avrebbe dovuto dire di preciso a Nate, ma gli era estremamente riconoscente.
Sq: - grazie Nate. Comunque vadano a finire le cose. Quando questa storia sarà finita farò in modo di sdebitarmi. -
Na: - non lo sto facendo per avere qualcosa in cambio Squib. -
Sq: - lo so, ma io mi sento in debito comunque. -
Na: - non dovresti. Sai di solito tra amici è normale che ci sia aiuti a vicenda senza doppi fini. -
Sq: - già hai ragione. Tra amici. -
Squib gli sorrise e poi lo abbracciò.
Na: - ok ok. Ricevuto Squib! -
Squib sciolse l’abbraccio e gli sorrise .
Na: - ci stai provando con me? Guarda che non cedo eh! -
Sq: - ma per favore, non ci ho nemmeno pensato! -
Ed i due risero. Era un modo come un altro per sciogliere un po’ la tensione.
Na: - bene. Direi che sei pronto. Ti ricordi tutto? -
Sq: - sì. -
Na: - bene. -
Sq: - stiamo facendo la cosa giusta? -
Na: - vedi altre soluzioni? -
Sq: - no -
Na: - allora stiamo facendo l’unica cosa che possiamo fare. Giusta o sbagliata che sia. -
Squib annuì e poi uscì dalla stanza.
Intanto Cody aveva finito di farsi la doccia.
Uscì dal bagno e si vestì. Aveva ancora i capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle quando bussarono alla porta. Si alzò per andare ad aprire.
Co: “strano, pensavo che la dottoressa sarebbe arrivata più tardi…”
Aprì la porta.
Rimase paralizzata.
Davanti a lei c’era Squib vestito con jeans e camicia nera (un po’ stropicciata come suo solito) ed aveva in mano un enorme mazzo di rose rosse.
Squib la fissò a lungo senza proferir parola. Poi, senza che Cody potesse reagire, si avvicinò al suo volto e la baciò velocemente sulle labbra. Rimase a fissarla negli occhi per un periodo indefinito.
Sq: - Come un libro aperto leggo nel fondo dei tuoi occhi. Perché la bocca sorride se gli occhi la smentiscono? Piangi, non vergognarti di confessare che mi amasti. Piangi. Nessuno vede. Guarda. Io sono un uomo, eppure piango. -
Così dicendo Squib lasciò che una lacrima scendesse piano sul suo volto. Con una mano aveva costretto Cody a guardarlo in faccia. Dolcemente.
Cody non poteva credere a quello che era appena successo.
Rimase senza parole a lungo, fino a quando si riscosse. Non poteva arretrare nemmeno di un passo dalla sua decisione.
Co: - Becquer. -
Sq: - già. -
Co: - scommetto che è stato Nate a suggerirti questi versi… -
Sq: - lo sai che non sono mai stato un intellettuale. Ma che male c’è? –
Co: - proprio nessuno. Bene. Ora…se non ti spiace…ho ancora delle faccende da sistemare… -
Sq: - non ti credo Cody. -
Co: - è un problema tuo, non mio. -
Sq: - no, è un problema nostro. Cody smettila con tutte queste scene. Ormai qualsiasi cosa tu abbia architettato è diventata una pagliacciata agli occhi di tutti.-
Cody restò immobile. Non si fidava della sua voce e tantomeno delle parole che potevano uscirne.
Sq: - Cody lo sai. Siamo i tuoi amici. Non puoi escluderci dalla tua vita così. Non ci stiamo ad essere messi da parte. -
Co: - perché non rispettate le mie decisioni? -
Sq: - perché la tua decisione implica che noi dovremmo essere fuori dalla tua vita. E tu dalla nostra. E questo non ci sta bene. -
Co: - e di quello che penso io non vi importa? -
Sq: - certo che ci importa. Ma vorremmo almeno una spiegazione. Non è così che finiscono le cose o si risolvono. Così lasciano solo l’amaro in bocca. Lo sai bene Cody. Lo sai meglio di me. -
Co: - in ogni caso, non crederai che per me sia semplice vero Squib? -
Sq: - no. Ma noi possiamo aiutarti. Lo sai Cody che possiamo farlo. È sempre stato così in ogni momento. Sempre. -
Co: - non questa volta Squib. Ci sono occasioni in cui non si può far niente. -
Sq: - non ci credo Cody. Non lo credo possibile. -
Co: - anche questo è un problema tuo, dal momento che io invece lo credo possibile. -
Sq: - Cody per favore. Mi ferisci facendo così. Come fai a non capirlo? -
Co: - chi ti ha detto che non lo capisco..? -
Squib rimase interdetto. Poteva leggere negli occhi di Cody la sofferenza, i dubbi, ma lei non sembrava disposta a cedere o a lasciarsi andare.
Appoggiò i fiori su uno scaffale. Le mise le mani sulle spalle ed incominciò ad accarezzarle. Poi la strinse a sé.
Sq: - fatti aiutare Cody. Ti prego. Se non per noi fallo almeno per te. -
Co: - Squib. Maledizione… -
Squib la senti piangere. Sentiva il suo respiro contro il suo petto. Sentiva i suoi singhiozzi.
Le prese il volto tra le mani e la baciò. Cody fece per ritrarsi, ma lui le mise una mano dietro la nuca e la tenne stretta a sé.
Sq: - non scappare Cody. Non di nuovo. -
Cody non seppe come rispondere. Tutti i suoi dubbi erano emersi di botto in quell’istante: quando Squib l’aveva presa tra le sue braccia e l’aveva baciata. Non aveva capito più niente. Sapeva solo che lo amava alla follia.
Ma non poteva permettersi di cedere. Non adesso.
Squib, ignaro dello sconvolgimento interno a Cody continuò a stringerla tra le sue braccia.
Sq: - Cody, io ti amo. -
Così dicendo prese a baciarla sul naso, sulle guancie ed infine sul collo. Cody si lasciò scappare un sospiro tremante pieno di desiderio e di passione.
Squib chiuse dietro di sé la porta, poi sollevò Cody da terra continuando a baciarla con trasporto ed andò verso il letto. Si sedette su di esso con Cody sulle ginocchia.
Continuarono a baciarsi, ormai erano entrambi senza freno.
Squib cominciò ad accarezzare la schiena di Cody sotto la maglietta, lei si inarcò al suo tocco.
Sq: - ti amo, ti amo ti amo… -
La fece distendere sul letto e rimase sopra di lei a fissarla. Le scostò una ciocca di capelli dal viso e si chinò a baciarla. Ancora e ancora.
Cody gli passo le mani nei capelli e li afferrò con forza vicino al cuoio capelluto. Lo costrinse a staccarsi, lo guardò negli occhi e riprese a baciarlo.
Continuarono così per diversi minuti.
Cody ad un certo puntò sentì una fitta che le percorse tutto il corpo riportandola alla realtà. Sgranò gli occhi in un’espressione di dolore e sorpresa. Squib se ne accorse.
Sq: - che succede? -
Co: - non…non posso… -
Sq: - cosa? -
Co: - non posso. Non possiamo continuare. -
Così dicendo sgusciò fuori dall’abbraccio di Squib ed andò a sedersi sull’altro bordo del letto.
Sq: - perché no? -
Co: - perché non riuscirei più a fermarmi se dovessimo continuare -
Sq: - e sarebbe così brutto? -
Co: - sì…no…sì….oh accidenti…sì lo sarebbe, sarebbe sbagliato. Per te. Per me. -
Sq: - non vedo come potrebbe esserlo… -
Co: - Squib non rendere tutto più difficile. -
Sq: - più di come stai facendo tu è impossibile Cody! Ci hai cacciati dalla tua vita senza nemmeno una spiegazione. Ora veniamo a sapere che in realtà stavi fingendo, ma nonostante tutto continui a volerci fuori. Perché? -
Co: - non ne voglio parlare ok? -
Sq: - bè io sì invece. Hai idea di che mesi ci ha fatto passare? -
Cody non ce la fece più. Scoppiò a piangere proprio davanti a Squib. Lui fece per avvicinarsi ed abbracciarla, ma lei si scansò ed iniziò ad urlargli contro.
Co: - Squib vai fuori! Vattene! Adesso! Esci dalla mia stanza! Non ho voglia di parlarne né con te né con gli altri! -
Cominciò a spingerlo fuori. Squib la lasciò fare visto che sembrava in preda ad una sorta di crisi isterica ed aveva capito che in quel momento non sarebbe riuscito a ragionarci.
Sq: - come vuoi Cody, me ne vado. Ma non pensare che molli così facilmente. -
Cody gli sbattè la porta in faccia.
Squib rimase imbambolato a fissare la porta. Sentiva distintamente la presenza di Cody al di là di essa. Aveva ancora la mano sulla maniglia e stava piangendo con la fronte attaccata alla porta. Lo sentiva distintamente come se potesse vederla. Appoggiò una mano alla porta, la strinse a pugno e poi si decise ad allontanarsi.
Cody si girò appoggiando la schiena alla porta. Aveva sentito Squib allontanarsi. Si lasciò scivolare a terra.
Pianse.

P.O.V Cody

Mi ero spinta troppo in là. Ma vedere Squib così davanti alla mia porta era stato troppo. Ero debole. Ero confusa. Ero innamorata. Sì, lo amavo alla follia. Lo amo ancora a dire il vero. Lo amo lo amo. Quel giorno non fu semplice lussuria, quel giorno fu l’amore a farmi cedere. Ma subito mi ricordai perché per quei mesi avevo tenuto quel comportamento. Un fulmine a ciel sereno.
Una lotta tra ragione e sentimento, passione. Prevalse la ragione.
Se così si poteva chiamare.

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Capitolo 19
*** L'ultimo scatto ***


P.O.V Narratore

Nei giorni a seguire furono del tutto inutili le continue insistenze di Squib. Cody era fermamente decisa ad evitarlo, e nemmeno le costanti visite degli altri fecero smuovere la situazione.
Si era arrivati ad un punto morto. Touché. Stallo.
Sq: - abbiamo solo peggiorato la situazione… -
Na: - ora come ora non posso di certo dirti che ti sbagli Squib. Però abbiamo fatto quel che era giusto fare. Ora spetta solo a Cody decidere. Noi non possiamo andare oltre. -
Sq: - sì ma io ho paura di quello che potrebbe scegliere. E non so nemmeno perché dovrei aver paura. -
Ad: - perché questa testardaggine di Cody è sospetta. Ecco perché. Ma Nate ha ragione. Ormai dobbiamo rassegnarci. Lei sa che siamo al corrente di tutto. Fingere sarebbe inutile. -
Sq: - sì ma tanto ci evita lo stesso -
A quella verità furono tutti costretti a tacere. Come negare la realtà d'altronde?
Nate posò una mano sulla spalla di Squib.
Na: - col tempo vedremo… -
Sq: - e se tempo non ce ne fosse? -
Nate lo fissò. Poi abbassò lo sguardo scuotendo lievemente la testa.
Cody, intanto, aveva deciso di barricarsi nella sua stanza. Usciva di tanto in tanto e molto furtivamente solo per andare dal padre.
Non frequentava più le lezioni, non scattava fotografie. Niente. Non metteva quasi il naso fuori dalla stanza.
Passarono delle settimane senza che niente si smuovesse. I ragazzi avevano gradualmente diminuito la pressione fino a quando smisero di andare a cercarla.
Anche quel giorno se ne stava rinchiusa dentro senza fare niente. Si affacciò alla finestra per prendere un po’ d’aria. Vide i ragazzi in lontananza che discutevano. Si accigliò. Molto probabilmente l’argomento della loro discussione era proprio lei. Sapeva che nonostante tutto non avevano ancora rinunciato.
Co: “ come diceva Cesare?...il dado è tratto. Esatto.”
Così facendo si voltò a guardare le scatole sparse per la stanza ormai vuota. Contenevano tutte le sue cose. Tutto tranne il bagaglio di ricordi. Quello era difficilmente inscatolabile.
Co: “ebbene, ci siamo.”
Frugò in una scatola ancora aperta ed estrasse la macchina fotografica. La spolverò velocemente.
Co: “ l’ultimo scatto…”
I ragazzi si alzarono dalla panchina ed andarono verso il campo in cui Squib avrebbe dovuto disputare il primo di una serie di incontri validi per la classifica e per la sua carriera.
Adena, Tanis, Nate e Cameron presero posto sugli spalti mentre Squib andò a posare la sacca ed iniziò a riscaldarsi.
L’incontro ebbe inizio.
Squib giocò con grinta, determinato a non farsi battere. In qualche modo doveva pur sfogare la sua frustrazione. I ragazzi erano concentrati sull’incontro, quindi non si accorsero subito della presenza di Cody al di là della rete. Aveva la macchina fotografica in mano e scattava foto.
Sembrava il replay di qualche vecchia scena. Quando tutto era ancora normale.
Ma le illusioni sono estremamente effimere.
Tanis fu la prima ad accorgersi della presenza di Cody. Picchiettò sulla spalla di Adena per attirare la sua attenzione. Adena si voltò a guardarla con sguardo interrogativo e Tanis le fece un cenno con la testa in direzione di Cody. Adena si girò in quella direzione e rimase spiazzata. Trattenne il fiato per qualche istante.
Ben presto anche Nate e Cameron si accorsero della sua presenza.
Cody sembrava immersa nel suo mondo. Camminava lentamente avanti ed indietro lungo la rete facendo però attenzione a non entrare nel campo visivo di Squib. Non voleva distrarlo.
Un passo. Una foto a Squib.
Un altro passo. Una foto alla rete varcata dalla pallina.
Poi un passo indietro. Niente foto.
Cody giocherellò un po’ con la macchina fotografica.
Su di lei c’erano gli sguardi e l’attenzione di tutti gli altri. Si chiedevano che cosa stesse facendo. Era uscita dalla stanza, e questa era già una novità, in più era lì in quel campo dove c’erano tutti. Come se dopo settimane in cui li aveva evitati accuratamente si fosse decisa ad incontrarli. Per un attimo i cuori di tutti gioirono.
Quando si desidera fermamente qualcosa anche ogni piccolo dettaglio fa nascere una speranza. Ma così si perdono di vista tutte quelle cose che circondano i dettagli. Ovvero la realtà.
A questo punto non si parla più di speranza. Ma di nuovo di illusione.
Cody alzò lo sguardo su di loro.
Anche da lontano poteva vedere distintamente tutte le emozioni che si affollavano nei loro occhi.
Respirò a fondo per prendere coraggio.
Fronteggiò lo sguardo di ognuno di loro. Si soffermò più a lungo su quello di Adena. La sua amica di sempre.
Poi alzò la macchina fotografica e scattò loro una foto.
Veloce. Quasi rubata. Li guardò ancora una volta.
Poi si voltò e dando loro le spalle si allontanò dal campo.
A nessuno era però sfuggita la lacrima che era scesa triste e solitaria sulla sua guancia quando si era voltata. Stettero in silenzio. Non sapevano minimamente come comportarsi.
Adena si voltò verso Nate chiedendogli una risposta, ma lui scosse la testa in segno di diniego.
Era strano vedere Nate senza una spiegazione per qualcosa. Ma Cody lo aveva spesso lasciato senza parole negli ultimi tempi. E non in modo positivo.
Squib vinse l’incontro. Ma quando si voltò verso gli altri i loro sguardi valevano più di mille parole. Ormai aveva imparato a riconoscere lo sguardo confuso e dubbioso che lasciava la presenza di Cody. Si voltò per vedere dove fosse, ma non riuscì ad avvistarla. Capì che se ne era già andata.
Dopo aver svolto tutti i saluti di rito all’interno del campo Squib si precipitò verso gli spalti dove i ragazzi confermarono i suoi sospetti.
Ad: - vai a cambiarti Squib. Ne parleremo davanti a qualcosa di caldo. Ormai è autunno inoltrato, ti prenderai un accidente a stare così. -
Squib annuì anche se con poca convinzione.
Seduti nella zona relax i ragazzi spiegarono a Squib quello che era successo. Alla fine rimasero tutti in silenzio.
Sq: - secondo voi che cosa voleva dire? -
Ad: - piacerebbe anche a noi saperlo Squib. Purtroppo non abbiamo una risposta…come sempre…-
Sq: - e se…andassimo da lei?... -
Na: - potrebbe essere un’idea da prendere in considerazione. Magari era una sorta di armistizio la visita di oggi. -
Sq: - non ti capisco mai quando parli…ma penso di aver capito che anche tu voglia andare da lei vero? -
Nate sorrise per confermare.
Ad: -allora andiamo. -
Il cuore in mano e la speranza nell’altra.
Arrivarono davanti alla porta della stanza di Cody e bussarono rumorosamente.
Ad: - Cody siamo noi. Avanti apri!. -
Nessuna risposta.
Ad: - Cody…hai sentito? -
Na: - andiamo Cody, ti abbiamo vista al campo oggi. Se non vuoi parlare dicci almeno cosa ci facevi. Poi ce ne andremo. -
Ancora nessuna risposta.
Ta: - magari non c’è. È dal padre. -
Gli altri, sconfortati, presero per buona quella spiegazione.
Anche quella volta se ne andarono sconfitti.
Na: - non finisce qui. Torneremo domani. -
Ed arrivò il domani.
Sq: - Cody. Apri! Adesso! -
Squib stava perdendo la calma.
Sbattè più volte e con violenza la mano sulla porta.
Sq: - se non aprì adesso giuro che la sfondo la porta. Cody non sto scherzando! -
Nonostante la minaccia, che nessuno considerò vana, la porta rimase chiusa.
Sq: - Cameron dammi una mano. Ora buttiamo giù questa porta. -
Ca: - va bene amico, come vuoi… -
Ad: - non vi sembra un’idea azzardata? -
Na: - sì pare anche a me… -
Nate si avvicinò alla porta. La squadrò un attimo. Poi appoggiò la mano sulla maniglia e fece forza. La porta si aprì senza nessuna resistenza. Nate si voltò a guardare Squib e Cameron che distolsero lo sguardo lievemente imbarazzati.
Na: - Cody stiamo entrando… -
Spalancò definitivamente la porta.
I loro passi riecheggiarono nella stanza. Vuota.
Ad: - che significa questo? -
L’unica risposta fu l’eco della sua stessa voce.

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Capitolo 20
*** la confessione ***


P.O.V Narratore

Na: - mio padre non aprirà bocca in proposito. Ne sono sicuro. L’unica cosa che ci resta da fare è andare dal dottor Myers. -
Annuirono tutti.
Dopo essere rimasti a lungo imbambolati a fissare la stanza spoglia, Nate era riuscito per primo a formulare un pensiero sensato.
Uscirono velocemente richiudendosi la porta alle spalle.
Bates osservò la piccola comitiva dirigersi verso la casa del dottor Myers. Prese la cornetta e compose il numero.
Pr. Ba: - arrivano…si…ok….buona fortuna… -
Riagganciò.
Il dottor Myers trasse un profondo respiro. Si chiedeva che male avesse fatto alla vita per meritarsi un simile trattamento. Già era una situazione difficile di per sé, in più era anche costretto ad un confronto diretto con quei ragazzi.
Bussarono alla porta. Si alzò svogliatamente dalla poltrona ed andò ad aprire.
Sq: - buon giorno signore… -
Dr My: - buongiorno. Cody non è qua se è questo che volete sapere. -
Il suo tono lasciò tutti spiazzati. Nate decise allora di prendere in mano la situazione.
Na: - se non è nemmeno qua allora dov’è? La sua stanza è vuota. -
Dr My: - non lo immaginate? -
I ragazzi si guardarono. No, non ne avevano la più pallida idea.
Dr My: - è partita. -
Silenzio.
Ta: - cosa vuol dire “è partita”? -
Dr My: - ha fatto i bagagli ed è andata via. -
Ta: - a quello c’ero arrivata anche io… -
Dr My: - allora cosa c’è di non chiaro? -
Na: - oh…dettagli…cose come ad esempio, dove, o perché o quando…dettagli di poca importanza vero? -
Il dottor Myers lo squadrò da capo a piedi. Nate stava perdendo le staffe, così come tutti gli altri. Il nervosismo era nell’aria ed era estremamente tangibile.
Dr My: - posso rispondere ad una sola delle tue domande -
Na: - che immagino sia la più inutile vero? -
Dr My: - dipende dal peso che tu le dai -
Nate lo incitò con lo sguardo a non indugiare oltre.
Dr My: - è partita ieri pomeriggio. -
L’espressione di Nate era abbastanza esplicita. Un misto di rabbia e frustrazione.
Tutti avevano capito che Cody era partita subito dopo la sua visita al campo.
Ad: - Dio mio…se l’avessimo seguita subito… -
Ta: - non colpevolizzarti Adena. Non potevamo saperlo. -
Na: - lei invece sapeva benissimo che non l’avremmo seguita… -
Dr My: - bene…se ora non vi dispiace io ho da fare… -
Na: - aspetti. Dov’è andata? -
Dr My: - avevo detto una sola domanda. -
Na: - sì ma non mi ha fatto scegliere a quale dei miei quesiti avrei desiderato che rispondesse. -
Dr My: - ed io non ho mai detto che potevi scegliere. -
Così facendo chiuse la porta.
I ragazzi rimasero spiazzati. Iniziarono ad allontanarsi.
Sq: - oddio chissà dov’è andata… -
Na: - io…credo che il dottor Myers prima o poi cederà… -
Ad: - sì lo credo anche io… -
I due si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Tanis li guardò in questo silenzioso scambio di opinioni.
Poi si stancò e senza mezzi termini si intromise.
Ta: - mi spiace disturbarvi, ma vorreste renderci partecipi delle vostre deduzioni? -
Ad: - voi non ve ne siete accorti? -
Scossero tutti insieme la testa.
Na: - il padre di Cody stava palesemente mentendo. E non serve avere una laurea in psicologia per capire che tutto di lui esprimeva lo sforzo di apparire veritiero senza riuscirvi… -
Ad: - e considerando che fino ad adesso è stato un ottimo attore questo suo “calo di prestazione” non può che essere dovuto ad un turbamento interno -
Na: - inoltre cercava di non guardarci in faccia direttamente per evitare il nostro sguardo. Poi avrete notato l’aspetto trasandato. E di solito è sempre estremamente curato. E, fatto non trascurabile… -
Adena concluse la frase al suo posto.
Ad: - puzzava d’alcool. -
Nate annuì. Anche se in mezzo a quella bufera c’era poco da essere allegri Adena e Nate si sorrisero complici.
Bè in qualche modo si deve fuggire alla pazzia.
Le previsioni di Nate ed Adena si rivelarono giuste.
L’aspetto del dottor Myers peggiorava a vista d’occhio, ma nessuno si fece più avanti a chiedergli informazioni.
Certo, le sue condizioni facevano preoccupare non poco i ragazzi che temevano il peggio, ma il piano era quello della guerra psicologica. Si limitavano a fissarlo, facendogli capire che non si erano arresi e che con loro poteva sempre parlare. Così facendo avrebbe condiviso la sua pena e saziato le loro domande.
Per il dottor Myers quegli sguardi bruciavano più d’ogni altra cosa. No, forse non più di una cosa.
Fatto sta che passarono pochi giorni.
I ragazzi erano al solito campetto abbandonato. Non avevano niente da fare, e nemmeno la voglia di fare qualcosa.
Nate ed Adena erano seduti vicino condividendo un poco d’intimità. Quel tanto da non dare nell’occhio. Certe situazioni avvicinano le persone si sa, e per loro era stato così. Adena aveva scoperto che Nate non era solo il tipico secchione, ma una persona piena di risorse. Allo stesso modo Nate aveva trovato in Adena anche una mente brillante. Si stavano scambiando così i primi approcci per la scoperta di questi lati.
Squib stava rigirando la racchetta tra le mani pensieroso. Cameron leggeva gli aggiornamenti della classifica. Tanis rigirava tra le mani il ciondolo che le aveva donato sua madre.
Sentirono un rumore alle loro spalle. Si voltarono all’unisono.
Nate abbozzò un sorriso quando riconobbe la figura che aveva appena varcato il cancello.
Na: - ci chiedevamo quanto ancora avrebbe resistito, dottor Myers. -
Il dottor Myers esitò sulla soglia.
Ad: - non si faccia pregare ed entri. Ha tanta voglia di parlare quanta ne abbiamo noi di ascoltare. -
Il dottore si sforzò di sorridere.
Dr My: - siete fin troppo bravi ragazzi. -
Nate fece spallucce per dare poco peso alla cosa.
Lasciarono al dottore tutto il tempo di cui aveva bisogno.
Si avvicinò lentamente e si sedette davanti a tutti.
Dr My: - non dovrei essere qua… -
Na: - negli ultimi mesi abbiamo sperimentato tutti come i nostri desideri siano ostacolati dalla realtà… -
Dr My: - l’avevo promesso… -
Na: - a chi? -
Il dottore fece una pausa.
Dr My: - a Cody… -
Si voltarono tutti verso di lui.
Adena fu la prima che si azzardò a rompere il silenzio.
Ad: - che cosa le aveva promesso? -
Dr My: - io…oddio…non dovrei non dovrei… -
La cantilena del dottor Myers assomigliava sempre più al piagnucolare di un bambino. Gli altri non lo forzarono a parlare. Ma ormai l’angoscia si era insinuata nei loro cuori. Adena senti accelerare il battito. Squib trasse profondi respiri per non andare in carenza d’aria.
Poi il dottor Myers prese fiato. Tutti capirono che stava per parlare.
Adena strinse convulsamente la spalla di Nate il quale coprì la mano di lei con la sua in fare protettivo. Squib socchiuse gli occhi, come se quel gesto potesse proteggerlo dalla realtà.
Dr My: - Cody mi aveva detto di tacere, ma non ci riesco. Sono convinto che per lei sia meglio che voi sappiate… - Ancora una pausa.
Dr My: - Cody…lei…è malata…cancro. I dottori le diedero 6 mesi di vita all’incirca. -
Il fiato si spezzò in gola a tutti.
Dr My: - ed ora…i 6 mesi stanno per scadere… -
Un senso di vertigine colse tutti. Il cuore decelerò violentemente. Perse qualche battito.
Presto furono le lacrime. Calde. Amare. Inutili.
Gli occhi piangevano, così come il cuore. Faticava a crederci. La mente annebbiata non forniva nessuna spiegazione razionale a quell’assurdità.
Fu ancora il silenzio. Ancora una volta. L’ennesima.

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Capitolo 21
*** come un fiume... ***


P.O.V Narratore

Gli accordi con Bates furono veloci ed immediati.
D’altronde la delegazione che si era presentata nel suo ufficio non ammetteva tentennamenti o risposte negative.
A dire il vero Bates sperava proprio di poter dare quel permesso speciale ai ragazzi, tanto che aveva già prenotato per loro un posto sul primo volo disponibile per New York non appena il dottor Myers lo aveva chiamato per avvertirlo che quel giorno avrebbe ceduto e parlato con i ragazzi.
Fu così che andarono tutti insieme a New York.
Avevano scambiato poche parole dopo l’incontro con il dottor Myers, ma non appena Nate si era alzato per andare da suo padre gli altri lo avevano seguito silenziosamente sapendo benissimo che cosa avrebbero dovuto fare.
Arrivarono ben presto alla clinica. Il padre di Cody aveva chiamato per avvertire del loro arrivo, così, quando gli infermieri si trovarono davanti quel gruppo di ragazzi dallo sguardo vacuo, non fecero nessun tipo di resistenza nell’accompagnarli alla stanza.
D’altronde, come ci si può attenere alla burocrazia in simili casi?
L’infermiera si fermò davanti ad una porta. Dopo aver rivolto loro un cenno affermativo, per affermare poi chissà che cosa, se ne andò senza guardare in faccia i ragazzi.
Rimasero imbambolati davanti alla porta senza sapere che cosa fare di preciso.
Erano arrivati lì di getto, ma ora non avevano idea di come comportarsi.
Squib si fece avanti per primo.
Afferrò la maniglia della porta. Rimase fermo qualche istante nel quale saggiò il ferro. Trasse un respiro e spinse in là.
Entrarono silenziosamente nella stanza. Cody era addormentata.
Squib si avvicinò con gambe tremanti al letto. Le prese una mano e se la portò alle labbra.
Cody si destò lentamente. Mise a fuoco la scena che aveva davanti. Sgranò gli occhi.
Co: - cosa…voi…cosa ci fate qui? -
Sq: - tuo padre ci ha raccontato tutto… -
Co: - gli avevo chiesto di non dire niente… -
Scostò lo sguardo da Squib e fissò la parete di fronte.
Sq: - non biasimarlo. Lui vuole solo il meglio per te…ha fatto bene a dircelo.. -
Cody tornò a guardarlo.
Co: - sì…ma voi?... -
Sq: - noi cosa? Non capisco Cody. -
Nate si voltò a guardare Adena che però questa volta lo guardò senza capire. Era troppo turbata.
Na: - io invece temo di aver capito -
L’attenzione si posò su di lui.
Na: - Cody tu in realtà ci hai evitati per…per non farci soffrire adesso vero? Volevi escluderci… -
Sq: - Cody…è vero quello che dice Nate? -
Cody abbassò lo sguardo imbarazzata.
Sq: - rispondi…per favore… -
Co: - sì -
Squib la fissò attonito.
Sq: - come…come hai potuto pensare una cosa simile.. Cody come hai potuto? -
Co: - io…credevo che fosse la soluzione migliore..cerca di capire Squib! -
Le lacrime presero a scenderle copiose.
Squib era inginocchiato a fianco del letto. Appoggiò la fronte sulla mano di Cody. Stava cercando di ricacciare le lacrime.
Ci fu un silenzio pesante dentro la stanza.
Certo, si erano parzialmente ritrovati, ma per quanto? Ora avevano la certezza che Cody aveva mentito, lei stessa lo aveva ammesso. Ma a cosa serviva?
Era quasi meglio vivere nella menzogna che Cody li detestasse.
Quando questo pensiero venne a formarsi nelle menti di tutti fu chiaro il perché dell’agire di Cody.
Certo era triste pensarla così, ma forse avrebbe fatto meno male.
Ma l’amicizia non permette certe finzioni. È un sentimento che scorre limpido e cristallino. Se non la si contamina alla fonte anche le piccole torbidità vengono cancellate dal suo scorrere.
Pensare di cancellarla era quasi un insulto. Si sa, l’acqua dà vita, ma molte volte trascina via tutto con la sua impetuosità. Non la si può combattere. È una lotta impari.
E allora erano tutti lì. Nonostante tutto.
Co: - pensavo che se mi fossi allontanata… voi avreste sofferto di meno, anzi in realtà speravo proprio che arrivaste ad odiarmi, così da non accorgervi proprio della mia scomparsa…-
Cody li fissò e poi sorrise amara.
Co: - sono stata una stupida non è vero? -
Nessuno le disse di sì. Non era stata stupida. Non volontariamente quantomeno. Certo era stato stupido pensare che così avrebbe risolto la situazione. Ma il pensiero di tutti era fisso sulla sua sofferenza. Lei sapeva a che cosa stava andando incontro ed il suo unico pensiero era stato quello di cercar di far soffrire meno loro.
In quella stanza era tutto strano. La luce, l’aria, i colori, l’arredamento, la situazione.
Volevano tutti svegliarsi e scoprire di essere caduti in uno stato di trance provocato da qualche mago. Ma questo accade solo nelle fiabe.
Qua sulla terra, dove per ogni passo sbagliato assapori il gusto amaro della tua sconfitta, non ci sono cavalieri e principi azzurri disposti a salvarti dal mago, perché tanto non c’è nemmeno quello.
Qua c’è la realtà. E non fa favoritismi nemmeno se ti sforzi di sorriderle ogni giorno.
Entrò il medico che disse loro che era meglio lasciarla riposare. Se volevano però,a turno sarebbero potuti rimanere accanto a lei a patto però che non la stancassero troppo.
Gli altri lasciarono che fosse Squib a fermarsi con lei.
La salutarono abbracciandola, ma senza proferir parola.
Tra Cody e Squib scese un silenzio imbarazzato.
Co: - Squib..io…mi dispiace…per come ti ho trattato in questo periodo…lo so che non ci sono scuse, che non si torna indietro, ma mi dispiace sinceramente… -
Sq: - lo so Cody. Non serve che continui a scusarti. L’ho capito. -
Co: - potrai mai perdonarmi? -
Sq: - non ti ho mai accusata di niente. -
Squib si alzò per sedersi sul bordo del letto ed asciugare l’ennesima lacrima che minacciava di scendere dagli occhi di Cody.
Non sapevano come, ma avrebbero dovuto affrontare l’argomento prima o poi. Non poteva di certo rimanere taciuto ancora a lungo.
Squib si fece forza. Sopportare il silenzio era anche peggio.
Sq: - cosa dicono i medici? -
Co: - quello che ti avrà già riferito mio padre… -
Sq: - non mi piace quello che mi ha detto il dottor Myers… -
Co: - nemmeno a me Squib, ma è la realtà… -
Sq: - ti stanno curando? -
Co: - sì, ma servirà solo a posticipare… -
Sq: - Cody come puoi parlare così? Devi lottare! -
Co: - Squib ma sono le statistiche come posso lottare contro qualcosa per cui la maggior parte della gente muore? -
Sq: - tu non sei la maggior parte della gente. E poi se dici così vuol dire che c’è ancora qualche possibilità… -
Co: - recondita Squib. Forse più rara di un miracolo..ammesso che tu creda in essi… -
Sq: - se servirà inizierò a crederci… -
Co: - Squib, sai bene che non servirebbe… -
Sq: - magari in un’altra clinica avranno delle soluzioni più efficaci -
Co: - questa è la migliore degli States… -
Sq: - allora andremo in Europa -
Cody non gli rispose ma si limitò a fissarlo. Era inutile continuare con quella pagliacciata. Certo, cera la possibilità che ci fossero delle svolte positive. Ma erano così rare che nessuno, medici compresi, le avevano prese in considerazione.
Squib si bloccò. Le prese nuovamente la mano e la accarezzò.
Rimasero così per lungo tempo.
Sq: - vorrei poter fare qualcosa. Mi sento impotente di fronte a questo. -
Co: - non è colpa tua. Non è colpa di nessuno Squib. -
Sq: - non lo concepisco… -
Cody si sforzò di sorridere.
Sq: - se almeno lo avessi saputo prima…avrei cercato di regalarti momenti indimenticabili, avrei fatto tutto quello che volevi, avrei… -
Cody non lo lasciò finire. Si alzò e posò le sue labbra su quelle di lui.
Co: - tu non mi devi niente Squib, mi hai già dato tutto quello che avrei mai potuto desiderare. -
Sq: - non ti credo… -
Co: - Squib, non è una cosa che ti posso spiegare. Stare con te è stato come vedere la mia vita improvvisamente riempita, è stato come togliersi la maschera e respirare liberamente. Sei stato tu che mi hai donato una vera ragione per stare a questo mondo. Ed ora quello che è successo non è colpa di nessuno. Forse è una crudeltà, ma questo non potrà cancellare niente di quello che è stato. Niente. -
Squib la baciò. Nel farlo si lasciò sfuggire le lacrime, era inutile fingere che andasse tutto bene. Si protese verso di lei per abbracciarla. La cullò a lungo tra le sue braccia.
Sq: - ti amo Cody. Ti prego non lasciarmi. -
Co: - Squib come posso esaudire questo tuo desiderio? -
Sq: - devi lottare. Promettimi che lo farai. -
Co: - sì questo posso promettertelo Squib, ma non posso assicurarti che vincerò… -
Sq: - ma lo farai non è vero? Ci proverai con tutta te stessa… -
Co: - sì Squib lo farò. Ti amo… -
Quando il medico entrò per la visita i due si stavano ancora coccolando. Il suo sguardo fu d’infinita tristezza.
Dr: - Scusami, ma ora deve dormire… -
Squib si voltò a guardarlo ed annuì. Poi tornò a posare la sua attenzione su Cody.
Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò “ti amo” per l’ennesima volta.
Cody gli sorrise.
Co: - ora che siete qua non ho più paura. Andrà bene, sarà tutto più facile… -
Si baciarono.






Questo è il penultimo capitolo. grazie a tutti coloro che hanno commentato e recensito la ff. grazie anche a Mysticmoon per il consiglio costruttivo.

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


P.O.V Cody

Ecco come siamo arrivati a questo punto. Quasi credevo di non riuscire a ricordarlo con precisione. Invece, a quanto pare, non è così.
Ho la forte tentazione di guardarmi le mani. Non so nemmeno perché.
Spero che possano afferrare qualcosa, ma è tutto evanescente, tutto sfuggevole. Avvolgi le sensazioni con le mani, le accarezzi, ma quando cerchi di farle tue si dileguano come fumo. Girano intorno al dorso della mano stretta a pugno nel tentativo di trattenerle, danzano ancora un po’, quasi a prendersi gioco di te, prima di scomparire definitivamente.
Mi sfugge un sospiro. Che è quasi un gemito. A metà tra il silenzioso e il sussurrato. A metà tra rassegnazione e frustrazione.
Odio tutte queste mezze vie.
Ma anche adesso non c’è spazio per l’odio. Sentimento meschino. Non è tempo di abbandonar visi.
Voi siete qua. Davanti a me.
Ed io sono qua. Incapace. Impotente.
Sento due presenze dietro di me. Mi volto pur sapendo bene chi mi troverò di fronte.
Sorrido.
Co: - speravo proprio che veniste anche voi… -
Megan e Sebastien mi si avvicinano.
Stanno sorridendo. È un sorriso strano. All’inizio non capisco perché, poi la consapevolezza si fa spazio in me.
È il sorriso degli angeli, e non vi è spiegazione per quello. È così e basta. Ed è bello.
Co: - Megan, una volta tu dicesti che tutte le cose che accadono accadono per un motivo. Ma io per questa non lo trovo. -
Me: - con il tempo imparerai a capire che ogni cosa ha il suo motivo, ma che non sempre siamo tenuti a saperlo. -
Rimango in silenzio.
Lo ammetto non lo capisco, ma qualcosa nel suo sguardo e nel tono della sua voce mi induce a non fare altre domande e a prendere quella spiegazione per buona.
La sua voce…già. Me l’ero quasi dimenticata. Era passato così tanto tempo.
Sorrido senza gioia.
Co: - ho combinato un bel casino vero? -
Questa volta è Sebastien a fare un passo avanti.
Se: - no Cody. Hai fatto quello che ritenevi giusto, tu non lo potevi sapere. -
Co: - e voi? Voi lo sapevate? -
Annuiscono.
Poi, come se sapessero già quale sarebbe stata la mia domanda successiva, mi anticipano.
Se: - lo sappiamo che avresti voluto il nostro aiuto. Ma non è bene interferire. -
Co: - però ci siete stati. Lo so. Lo sentivo. Va bene lo stesso. -
Tocca a loro sorridere questa volta.
Sanno anche questo.
Co: - ha un che di irritante parlare con chi sa già tutto… -
Tento di ironizzare. Ma non mi riesce molto bene.
Co: - dunque. Immagino che non si possa aspettare vero? -
Mi guardano.
Mi limito a chinare la testa.
Co: - ho paura. -
Se: - non devi averne. -
Me: - siamo qua apposta. È un cammino che è meglio affrontare insieme. -
Si volta verso Sebastien.
Me: - noi lo abbiamo percorso insieme. -
Li guardo. Sono bellissimi. Lo erano prima e lo sono rimasti adesso.
Mentre li osservo tendono verso di me le mani. Le fisso per un istante. Poi finalmente mi deciso ad afferrarle.
La loro presa si fa salda quando avvolgono le mie mani.
Sento immediatamente una sensazione di calore scorrermi per i corpo partendo dalle mani.
Resto leggermente perplessa. Ma non faccio domande. Ho imparato in fretta.
Me: - andiamo Cody. Non si può più aspettare. -
La guardo. Sono infinitamente triste. Non sono ancora pronta, ma nemmeno loro lo erano, se è per questo.
Mi volto ancora una volta. Siete ancora tutti lì. Chissà per quanto ancora ci resterete.
Avvolti nei vostri cappotti scuri state contemplando una lapide. La mia. Posata accanto a quelle di Megan e Sebastien.
Non voglio abbandonarmi al pianto, so che sarebbe inutile.
Mi volto nuovamente. Guardo Megan e Sebastien ed annuisco.
Non sono pronta, ma faccio finta di esserlo. Così, stringendo forte i loro palmi mi allontano.
Non so se capirò mai il motivo per cui sono successe queste cose, ma ora con Megan e Sebastien siamo qua per accompagnarvi nel vostro cammino.
Sorrido. Se mi concentro intensamente su ognuno di voi posso vedere una parte del vostro futuro.
Sorrido perché posso vedere le vostre gioie future.
Sorrido perché adesso so che sarò sempre con voi e che non mi scorderete mai.










Eccoci giunti alla fine di questa ff. ringrazio tutti coloro che l'hanno seguita fin dall'inzio. ringrazio chi ha inserito delle recensioni.
spero di avervi trasmesso qualche emozione e magari anche una piccola morale. che però non vi dirò, in fondo in una storia uno ci vede quello che vuole. la mia speraznza è che ci veda la stessa cosa che ho visto io.
grazie ancora.

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