Il mio antidoto... Il mio veleno

di hunter95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolore ***
Capitolo 2: *** Svegliati ***
Capitolo 3: *** Perché? ***



Capitolo 1
*** Dolore ***


La mente vagava. Il corpo non rispondeva. Eppure c’era dolore. Dolore ovunque. Nelle vene scorreva metallo fuso, nei muscoli erano piantati chiodi roventi.
Cercò di aprire gli occhi, ma fallì e perse nuovamente conoscenza.
 
“Secondo te sta soffrendo?” una voce di donna. La sentiva in lontananza, eppure avvertiva la mano di lei che stringeva la sua inerme, un tocco leggero, che non acuiva il dolore dei chiodi nei muscoli. Ma li aveva davvero quei chiodi?
“Non lo so, non ho mai avuto a che fare con un caso del genere.” La voce sembrava familiare. Chi era? E perché lui non riusciva a muoversi? Perché non riusciva ad aprire gli occhi?
“Starà bene, vero?” la voce della donna era angosciata e lui avrebbe voluto stringerle la mano per rassicurarla, ma non ottenne nulla. La voce era quella di Nami, e lui la stava facendo preoccupare così tanto. La sua Nami. L’amava, e non riusciva nemmeno a proteggerla.
“È sempre stato un tipo resistente. Le ferite non sono gravi, ma ha la febbre alta e respira male e a fatica.” La voce era quella di Chopper. Che cosa gli era successo? Non ricordava, ma il dolore ad ogni respiro lo sentiva era come respirare acido.
“Oh, Zoro.” Il lamento di Nami fu l’ultima cosa che sentì prima di svenire nuovamente.







 
Inizio di una fanfiction basata su uno Zoro più di là che di qua...
leggete e recensite!!!
grazie mille anche solo a chi dedica uno sguardo a questa mia idiozia...
la vostra Hunter.

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Capitolo 2
*** Svegliati ***


Una puntura. Un leggero pizzicore al braccio lo svegliò, lasciandolo nuovamente incapace di muoversi.
“Spero di riuscire a capire qualcosa analizzando il suo sangue.” Di nuovo Chopper. Doveva avergli fatto un prelievo.
“Non c’è un modo per far abbassare la febbre?” Nami era ancora lì. Non avrebbe dovuto rimanergli accanto, doveva riposare.
“Quello che stai facendo è sufficiente.”
Zoro sentì una pezza bagnata venirgli appoggiata sulla fronte. Era fresca ed era un balsamo in quel momento in cui il suo corpo stava andando a fuoco.
“Il veleno non farà che peggiorare la situazione.” Il commento di Robin gli accese un allarme in testa. Veleno? Quale veleno?
“Frecce avvelenate, potrei iniziare a usarle anche io.” Pensò Usopp ad alta voce.
Frecce avvelenate? Ora ricordava. Era stato un agguato nell’isola dove erano sbarcati. Un gruppo di indigeni che vivevano nella profondità dell’isola. Era l’unico ad essere stato colpito. Avrebbe potuto schivarle, ma non lo aveva fatto perché…
“Quello stupido di un marimo.” Bofonchiò Sanji interrompendo i suoi pensieri. Se avesse potuto, Zoro avrebbe sospirato. Era da dopo Thriller Bark che ogni volta che si feriva in modo più o meno serio entrava in modalità cuoco-da-strapazzo-preoccupato-e-scocciato.
“Yo oh oh! Non c’è un antidoto?” domandò Brook arrivando al sodo.
“Rufy, tu sei suuuper immune al veleno, no?” giusto, Franky aveva ragione.
“Sì, e allora?” Rufy come al solito non aveva capito.
“Potrei usare il tuo sangue per creare un antidoto.” Chopper sembrava pensieroso “Se solo riuscissi a capire che cosa viene intaccato dal veleno potrei riuscire a isolare gli anticorpi per adatti a combatterlo, ma finché dorme non c’è modo di capirlo.”
“Non c’è modo per svegliarlo?” Nami gli strinse la mano più forte nel pronunciare quelle parole.
“Ne dubito. Al massimo potrei usare uno stimolante, ma rischierei solo di peggiorare la situazione senza risolvere nulla.”
Zoro si smarrì in quei discorsi e perse nuovamente i sensi.
 
Sentiva un respiro regolare. Solo quel rumore disturbava l’altrimenti quieto momento. Un respiro che si sommava al suo ansimare convulso, che riconobbe all’istante. Era Nami. Quante volte l’aveva sentita respirare nel sonno, dopo una notte d’amore, in un pigro pomeriggio assolato sul ponte o in una fredda sera invernale?
Come aveva fatto ad innamorarsi di lei? Come aveva fatto ad essere ricambiato?
Il suo sogno, il suo obbiettivo, la sua stessa vita avevano assunto un nuovo senso, una nuova direzione. Non era più solo per se stesso, ma per Lei e per i suoi compagni.
Era cominciato tutto una pigra notte silenziosa…
*
“Stai bene?”Zoro si era avvicinato piano a Nami, la quale stava pigramente osservando il cielo e il mare dal parapetto della nave.
“Perché me lo chiedi?” si era girata a guardarlo, con i suoi grandi occhi color nocciola e i capelli color mandarino che ondeggiavano dolcemente nella brezza.
“Perché ora sei libera.”
“E questo dovrebbe farmi stare male?”
“Dopo otto anni di schiavitù la libertà è qualcosa di difficile da accettare. Arlong è stato sconfitto solo una settimana fa.”
“Lo so, ma sto bene.” Era tornata a guardare il mare con occhi lucidi. “Fino a poco tempo fa, il mare per me rappresentava il luogo da cui provengono quei mostri, ora è un simbolo di possibilità, un futuro che posso finalmente scrivere io. Sono io che scelgo di divenire pirata, di vivere  in mare. Per la prima volta nessuno mi costringe.”
“E che cosa vedi in questo futuro?” Zoro le si era affiancato e la guardava ammirare il mare.
“La mappa del mondo. Il grande tesoro di Gold Roger. L’All Blue. Un cecchino coraggioso. E il miglior spadaccino del mondo.”
“Tu credi che ce la possa fare?” non aveva mai mostrato i suoi dubbi a nessuno, nemmeno al suo maestro, ma lei era un caso speciale.
“Hai sconfitto Hachi quando eri ferito. Hai tutte le carte in regola.”
“Mihawk mi ha sconfitto facilmente. È solo grazie alla sua clemenza se sono ancora vivo.”
“Era solo troppo presto. Non sono un’esperta, ma vivendo otto anni tra dei pirati qualcosa ho imparato e credo che tu abbia delle grandi potenzialità. Altrimenti Mihawk non ti avrebbe lasciato vivere.”
“Come lo sai?”
“Rufy mi ha raccontato tutto, a proposito, mi dispiace di averti preso a calci.”
“Non preoccuparti per quello. Sono felice che tu stia bene.”
“Davvero?”
“Sì. Sei una mocciosa che ha sofferto troppo, ora ti meriti di essere felice.”
Nami si era bloccata a quelle parole, ma Zoro no. Aveva appoggiato una mano su quella piccola e delicata di lei e aveva stretto dolcemente. Lei aveva alzato la testa di scatto, guardandolo con occhi confusi.
“Che significa?”
“Significa che ti amo.” E l’aveva baciata, assaporando il suo profumo di mandarini e il suo sapore di mare. Dopo un attimo Nami aveva risposto al bacio con passione, attirandolo a se con una mano nei capelli di lui.
“Stupido buzzurro, potevi dirmelo prima.”
“Cosa?” era stato il suo turno di essere stupito.
“Ti amo anche io, e da troppo tempo.” gli aveva detto dolcemente.
Quella notte tutti sulla Merry avevano dormito, eccetto Zoro e Nami, con solo le stelle testimoni del loro atto d’amore.
*
Da allora non si erano mai separati, e il loro amore non aveva fatto altro che aumentare. E adesso la stava facendo soffrire. Doveva svegliarsi, aprire gli occhi.
“Apri gli occhi!” se solo avesse avuto il fiato per farlo, avrebbe gridato. Sentiva dolore in tutte le parti del corpo, ma lo ignorò. Doveva svegliarsi, assolutamente.
Cercò di assumere il controllo del suo corpo, si sforzò e alla fine ottenne di muovere una mano. Esultò dentro di sé. Continuò a cercare di aprire gli occhi, fino a che non riuscì a socchiuderli.
Era tutto in penombra. Solo la luce della scrivania rischiarava l’ambiente, eppure lo feriva all’unico occhio sano che gli era rimasto, l’altro lo aveva richiuso subito.
La piccola renna dormiva con la testa reclinata all’indietro sulla sedia, mentre la sua Nami dormiva con la testa appoggiata al materasso, circondata da una massa di capelli arancioni e in disordine.
Cercò di chiamarla, ma dalla bocca non uscì altro che un gemito. Ancora non riusciva a muoversi. Con uno sforzo strinse la mano su quella della navigatrice, che si svegliò con un mugolio. Ancora assonnata alzò la testa e lo guardò.
-          Zoro. – lo guardava con un misto di stupore e felicità. Ora sentiva chiaramente la sua voce, mentre prima era solo un’eco lontana.
-          Na…mi. – il sussurrò che riuscì ad emettere doveva assomigliare al nome della ragazza, perché lei sorrise e annuì. Poi provò a svegliare la renna.
-          Chopper! Chopper, svegliati! –
Il medico si svegliò urlando:
-          Non sono un procione! – si guardò intorno, intontito. – Nami, che succede? –
-          Zoro si è svegliato. –
La renna corse dal letto e guardò lo spadaccino, finalmente sveglio anche se con l’aria di uno che stava per perdere nuovamente i sensi.
-          Zoro, resta sveglio, devo fare dei controlli. Puoi parlare? –
Il ragazzo cercò di dire qualcosa ma fallì. Si sentiva debole e stanco.
-          Riesci a muoverti? –
Zoro strinse la mano quanto più poté, ma fu un misero tentativo.
Chopper fece altri controlli, e alla fine fu soddisfatto.
-          Bene. Ora so come agisce il veleno. Dovrei riuscire a sintetizzare un antidoto. –
Zoro si rilassò non appena Chopper cominciò a lavorare. Era stremato, sentiva che stava per crollare.
-          Puoi dormire ora. Non ti preoccupare. – lo rassicurò Nami carezzandogli la testa.
Il ragazzo la guardò e si sentì in colpa per ciò che le stava facendo. Era pallida, stanca, con occhiaie sotto gli occhi e aveva l’aria preoccupata. Ed era colpa sua.
Cercò di parlare, ma riuscì solo ad emettere un rantolo angosciato.
-          Non sforzarti, va tutto bene. – Nami cercò di nascondere il tremito della voce, gonfia di pianto, ma non ci riuscì.
-          Mi…disp…iace. – gemette Zoro. Il dolore che lo attanagliava esplose all’improvviso e l’oblio lo avvolse per l’ennesima volta.

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Capitolo 3
*** Perché? ***


-          Zoro! Zoro, mi vedi? – era Nami che lo chiamava. Aveva come una sensazione di deja-vù. Aprì l’occhio sano, la vista appannata. Nami era solo una macchia.
-          Zoro, amore mio, metti a fuoco e svegliati. – gli ci volle ancora qualche secondo per obbedire.
-          Na…mi. – aveva faticato meno dell’ultima volta, eppure si sentiva più debole.
-          Ciao. – la rossa sembrava più rilassata di un attimo prima, eppure lo stesso in ansia.
-          Cosa…? –
-          Hai la febbre. – spiegò lei. – L’avevi anche prima, ma in questi tre giorni si è alzata notevolmente. Chopper non vuole che tu dorma per più di qualche ora, ha paura che tu possa tornare nello stato di prima a causa del veleno. Ti ho svegliato per questo. Scusa. –
Tre giorni? Non gli sembrava di avere la febbre così alta l’ultima volta che si era svegliato, e non si ricordava di certo di Nami che lo faceva riavere.
-          Non ti ricordi? Nemmeno oggi? –
-          Cosa? – era sempre più stanco. Come poteva seriamente rimanere sveglio?
-          Sono tre giorni che ti sveglio a intervalli regolari. Chopper sta cercando un antidoto. Manca poco ormai e Robin lo sta aiutando, ma è un veleno complesso. –
-          TROVATO!!! – in quel momento un urlò riecheggiò per tutta la nave e circa dieci secondi dopo apparve la renna, tenendo in mano una siringa piena di liquido trasparente, ma Zoro non vide altro, poiché aveva ormai perso nuovamente i sensi.
 
-          Zitti! Si sta svegliando! – la voce di Chopper sormontò tutti gli altri brusii. Zoro aprì l’occhio sano e si trovò tutti i suoi amici attorno al suo letto con una faccia da funerale.
-          Chi è morto? – chiese. La voce gli uscì più facilmente e le membra avevano smesso di dolergli e il corpo rispondeva ai suoi comandi.
-          Tu, razza di stupido marimo, o almeno quasi. – sbottò Sanji.
-          Come ti senti? – chiese Nami circospetta.
-          Bene. – si levò a sedere, senza dolore.
-         Davvero? Sicuro sicuro? – Chopper volle controllare. Gli auscultò il cuore, controllò i riflessi e gli piantò una luce nell’unico occhio sano rimastogli, rischiando di accecarlo del tutto.
-         Verdetto? – Rufy espose la curiosità generale.
-         Sano come un pesce. – Chopper gongolava. - L’antidoto ha fatto il suo lavoro. Tra un paio di giorni sarai come nuovo. –
-         Bene! – esclamò Nami, gioiosa.
Stava bene, ora finalmente anche lei poteva smettere di preoccuparsi.
 
-         Perché lo hai fatto? – quella sera Nami si era intrufolata nel letto di Zoro ed ora si crogiolava stretta nel suo abbraccio e gli accarezzava la cicatrice sul petto.
-         Fatto cosa? –
-         Non ti sei spostato, perché hai preso quelle frecce? –
-         Perché dietro di me c’eri tu. – rivelò Zoro tranquillo.
-         Cosa? – Nami si inalberò, non poteva crederci. – Sei quasi morto! –
-         Lo so. –
-         Per me. –
-         Cosa c’è di male? Ti amo. –
-         E le tue ambizioni? I tuoi obbiettivi? – protestò Nami accalorata.
-         Non valgono nulla senza di te. – Zoro era serio e la ragazza lo capì guardandolo in faccia. Aveva perso un occhio per la sua ambizione, ma avrebbe rinunciato a tutto per lei.
-         Perché dici questo? –
-         Perché è vero. Perché ti amo. –
-         E Kuina? – Nami volle sfoderare quest’ultima carta.
-         Kuina avrebbe capito. –
-         Le hai fatto una promessa. –
-         Ma avrebbe capito che una promessa non vale la tua vita. – Zoro si levò a sedere, per guardarla negli occhi. – Lei non era una persona così, non avrebbe sacrificato qualcuno di importante per una promessa e anche io sono così. Sia io che lei avremmo preferito vivere nel disonore che lasciare morire persone a noi care. – era vero, Zoro aveva già dimostrato ciò a Thriller Bark, ma Nami non lo sapeva e non doveva saperlo. Nessuno di loro sarebbe mai dovuto venire a saperlo. Per ora sia Sanji che Brook avevano mantenuto il segreto e doveva continuare così. – La mia ambizione senza di te non vale nulla. –
Nami capì che quella notte non l’avrebbe avuta vinta, così si arrese. Zoro era ancora debole e lei preferiva affrontare quella discussione una volta che si fosse ripreso del tutto.
-         Come hai fatto a svegliarti? La prima volta, intendo. Il hai detto che non riuscivi a muoverti anche se eri cosciente. –
-         Volevo vederti. E assicurarmi che stessi bene. –
-         Credevo che il veleno te lo impedisse. –
-         Avevo un ottimo antidoto. –
-         Ah sì, quale? – Nami mostrò una vena d’interesse.
-         Tu. – rispose lui pacato. – Tu sei il mio antidoto.
Nami sentì nello stomaco il classico calore che provava ogni volta che lui le diceva cose del genere. Era un tipo burbero e poche volte le diceva apertamente le cose, di solito preferiva dimostrargliele con gesti come quello di prendersi delle frecce avvelenate addosso pur di proteggerla.
-         E tu sei il mio veleno. Ma non vorrò mai un antidoto. – disse lei piano.
Per l’ennesima volta Zoro si addormentò, sfinito, dicendo un semplice – Ti amo. –
Ma forse l’aveva solo sognato. 


Ebbene sì, l'ho finita. 
Grazie a chi mi ha recensita e seguita, mi fa sempre piacere ricevere commenti, sia negativi che positivi (però li preferisco posiviti XD) 
Spero vi sia piaciuta, se non vi è piaciuta, fa niente, ma vorrei che mi diceste il perchè per evitare di commettere errori la prossima volta, almeno io mi sono divertita.
Alla prossima!
Hunter

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