Over The Time

di KeyFlame_NaLu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Destiny ***
Capitolo 3: *** Dreams ***
Capitolo 4: *** Hikari ***
Capitolo 5: *** Monster ***
Capitolo 6: *** In My Head ***
Capitolo 7: *** Magnet ***
Capitolo 8: *** Underground ***
Capitolo 9: *** Flying ***
Capitolo 10: *** Payphone ***
Capitolo 11: *** Amrita ***
Capitolo 12: *** Superhero ***
Capitolo 13: *** Boy on Fire ***
Capitolo 14: *** Earthquake ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Disclaimer: Ovviamente come tutti sapete, i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del grande Mashima-sensei che continua ad ispirare le nostre menti u.u
Spero che come introduzione non risulti troppo catastrofica xD
 
Wearning:  La trama potrebbe inserire dei concetti che vengono narrati all’interno dei capitoli che escono settimanalmente. Quindi certi punti potrebbero risultare un po’ spoilerosi per chi segue i volumi editi dalla Star Comics. Non ho inserito la storia nella categoria  Spoiler!  Tuttavia mi sento in dovere di avvertirvi :)
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Over The Time.

 
 
Introduzione.

Anno 777: Il Mondo è giunto alla Fine

 
Il buio era ormai sceso.
 
Il Sole. Interamente coperto dalla Luna non più splendente ma impregnata della malvagità che albergava nei cuori di tutti coloro che sottostavano al potere del Grande Demone Oscuro: Zeref.
 
Le stelle. Nascoste da una coltre di nubi.
 

Evanescente destino
Che regni su tutte le cose;
Mostraci la via del perdono.
Mostraci la via del peccato.
 

Il Cielo era tinto del colore della morte.
L’aria intorno era intrisa di paura, disperazione, sangue.
Sul ciglio di uno strapiombo una figura tremava.
Avvolta dal terrore.
 

Potere delle Stelle, regna su di noi.
Liberaci dal nostro destino infausto.
 

Con le spalle rivolte a quello che ormai rimaneva della città distrutta di Arcadios, con il viso solcato da lacrime colme di tristezza e con lo sguardo rivolto al corpo senza vita dell’uomo che amava, la Sacerdotessa delle Stelle pregava ancora una volta, chiedendo il perdono.
 

La vita è solo il primo atto della nostra esistenza.
La morte ne è il secondo.
 

La Sacerdotessa delle Stelle tese le mani verso il cielo, incurante delle sue ferite, incurante dei suoi vestiti stracciati, incurante che quello sarebbe stato il suo ultimo gesto per la salvezza del mondo.
Incurante di tutto ciò, si fece carico del peso delle speranze della Terra.
 

< <  Apriti, Portale delle Stelle.  > >
 

Anno 777: Il Mondo trova la salvezza.

  La salvezza del Mondo
così come la sua distruzione,
risiede nelle 12 Chiavi del Cielo.
L’unica persona che sarà in grado
di utilizzare le 12 Chiavi del Cielo unicamente
per la salvezza dell’umanità, sarà
anche la persona che riuscirà a cancellarle dalla faccia dell'Universo.
                                                                                                                                                                           

                                                                                                        

***

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Salve a tutti :)
Questa è la mia nuova fanfiction come avrete potuto capire xD
Le parti in grassetto forse risultano un po’ troppo religiose in stile canto gregoriano (?!) ma spero non abbiano rovinato l’atmosfera ^^
Anche se è già inserita nella categoria, voglio ricordare a tutti che anche questa nuova Fic sarà un’AU u.u )
 
Che dire… cercherò di fare un buon lavoro e spero che vi piaccia anche solo da questa piccola introduzione.
P.S: Ogni capitolo sarà divisi in due parti: nella prima parte verranno narrati eventi del Passato, nella seconda parte verranno narrati eventi del Presente.
Se non avete capito bene cosa intendo non preoccupatevi, con il primo capitolo sarà tutto più chiaro ^^
Alla prossimaa

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Capitolo 2
*** Destiny ***


Capitolo 1: Destiny

Anno 777, 7 Luglio.

< <  No Luce attenta!!  > > -esclamò il giovane correndo verso la Sacerdotessa, la cui vita era appesa ad un filo. Il sangue gli ribolliva in tutto il corpo.

Dentro di se si facevano strada diverse emozioni, tra cui il desiderio di fare a pezzi la figura che aveva ormai compiuto una strage, non solo nella città di Arcadios o nel regno di HeartLand, ma anche nel suo cuore.
Ma prima di tutto, voleva assolutamente salvare la ragazza che amava, anche a costo della sua stessa vita.

Cosa valeva una vittoria sul male, dopotutto, se significava sacrificare la persona che aveva cambiato la sua vita?
Il colpo d’energia lanciato dal Grande Demone Oscuro si faceva velocemente strada verso la ragazza, che restava immobile per terra attendendo la sua fine, già stabilita in precedenza.

Con le mani giunte e gli occhi spenti, attendeva il momento in cui la sua vita avrebbe raggiunto il termine seguita dalla fine del Male stesso.
Cosa valeva la sua vita, in confronto a quella del mondo intero?
Se il prezzo da pagare per la sua debolezza e per la salvezza di tutti era la morte, allora così sarebbe stato.

< <  Luce!!  > > -esclamò il ragazzo fermando la sua corsa disperata davanti alla ragazza, che spalancò gli occhi colmi di lacrime di disperazione.

Non sarebbe dovuta finire così.

Il ragazzo aprì le braccia, parando il colpo di luce oscura con il suo stesso corpo.
Le sue grida furono percepite dalla ragazza come il dolore di mille lame che attraversavano il suo corpo continuamente, senza esitazione.

Dal suo corpo prostrato fuoriuscivano fasci di energia distruttiva
Nonostante il colpo ricevuto, il ragazzo continuava la sua nobile opera di salvataggio, con la sciarpa bianca al vento e con un sorriso orgoglioso in volto.

< <  No Natsu!!  > > -gridò Luce disperatamente.

Il suo corpo tremava.
Le lacrime percorrevano il suo viso senza sosta.

Il dolore della cicatrice sul petto era niente in confronto a ciò che stava provando.
Sebbene la potenza del colpo fosse durata pochi istanti, a Luce sembrarono molto di più.

La luce sprigionata dal colpo lanciato da Zeref da una distanza poco indifferente cominciò a spegnersi fino a sparire del tutto.
Il Grande Dragon Slayer rimase in piedi per qualche secondo.

Dopo essersi lasciato scappare una risatina beffarda, il suo corpo cedette cadendo sul suolo roccioso del Monte Phoenix.

< <  No… no, no, no! Natsu! Ti prego rispondimi!  > > - esclamò Luce con la voce rotta, avvicinandosi a gattoni verso il corpo del ragazzo, immerso in un lago di sangue.

< <  Luce… M-Mi dispiace… I-Io… non-!  > > -mormorò Natsu dal viso dipinto dal dolore, dove tuttavia sostava imperterrito un sorriso soddisfatto.
Aveva adempiuto al suo compito: proteggere la ragazza che amava con tutto se stesso.

< <  N-No… Natsu non sforzarti… tu… io ti guarirò-!  > > -fece la ragazza toccando il corpo del ragazzo e ritrovandosi nelle mani nient’altro che sangue, il sangue di colui che l’aveva protetta con il proprio corpo, nonostante questa avesse spiegato esplicitamente il suo desiderio di dare se stessa in cambio della salvezza della proprio Patria.

Luce tentava in tutti i modi di mettere in pratica la sua Magia Curatrice, ma sapeva benissimo di non essere abbastanza forte per attuarla.
Inoltre la ferita era troppo profonda, ed il sangue si diramava ormai senza fermarsi.

< <  Luce… m-mi dispiace… non posso più.. argh! … Non posso più.. aiutarti… s-s-siamo tutti… n-nelle tue mani…  > >

In Natsu crescevano sempre di più fitte di dolore; il sangue fuoriusciva soprattutto dal petto e non accennava a fermarsi. Le mani della bionda Sacerdotessa tramavano.

Natsu era stato ridotto in quelle condizioni solo per salvare lei?
Una misera Miko incapace di proteggere la sua gente?

< <  Natsu! Ti prego! … N-non… morire…  > > - singhiozzò la ragazza abbassando la testa, fino a sfiorare la fronte del ragazzo con la propria.

Natsu riusciva a tenere gli occhi aperti a stento; la sua vista si stava offuscando, il dolore non era più intenso come prima.
Il suo corpo stava lentamente diventando più freddo, tuttavia riuscì ad utilizzare le ultime energie.

< <  Tu sei l’unica… che possa ancora salvarci… Fa’… del tuo meglio.  > > -mormorò Natsu ormai allo stremo delle forze.

< <  Ti… amo…  > > - sibilò infine, mentre Luce poggiò delicatamente le sua labbra bagnate da calde lacrime contro quelle di Natsu per l’ultima volta.

Non sarebbe dovuta finire così.

< <  Anche io ti amo… Natsu.  > > -sussurrò Luce, guardando per un’ultima volta il volto del ragazzo.

Quest’ultimo smise dolcemente di respirare, con un sorriso stampato in volto.
L’aria era ancora una volta intrisa di morte.
Luce strinse i denti, strinse i pugni, sbattendone uno contro il terreno.

Aveva tanta voglia di piangere, di urlare, di disperarsi… ma non c’era tempo.
Natsu non era morto solo per proteggerla, ma anche per proteggere ciò che rimaneva del Mondo ormai sotto il dominio di Zeref.
Perciò era suo dovere far sì che il suo sacrificio non fosse vano.

Non poteva lasciarsi andare alla disperazione.
Doveva continuare a combattere ad andare avanti, per quanto male potesse fare.

< <  Hahahah!  Che ti succede sacerdotessa?! Hai forse perso la grinta?!  > > -esclamò Zeref divertito, avvolto da un’aria intrisa di malvagità.
Lasciando che il vento scuotesse la sua lunga veste nera ed il suo mantello bianco, tese le mani in avanti preparandosi ad un nuovo attacco.

< <  Tu la pagherai… per il male che hai fatto!  > > -sibilò Luce, mostrando uno sguardo che non aveva mai mostrato prima, tanto era colmo d’odio.

I suoi occhi nocciola bruciavano nelle fiamme della vendetta, ogni terminazione nervosa del suo corpo sembrava essere sul punto di esplodere.
Con un grande sforzo riuscì a sollevarsi da terra.

Le sue energia non sarebbero mai state sufficienti a sconfiggere Zeref da sola, nemmeno se fosse stata nel pieno delle sue forze.
Non c’era nessuno che potesse aiutarla; nessuno ancora vivo.
L’unica essenza da cui potesse trarre aiuto erano le Stelle stesse.
                             
***


X 1277 (500 anni dopo)
Magnolia, Fiore.

< <  Lucy! Quante volte ti ho detto di stare lontana dal Tempio Sacro?!  > > - esclamò un arzillo vecchietto di bassa statura, dai grandi baffi bianchi con addosso una tunica da sacerdote Shintoista – un kimono bianco ed un kahama nero - .

Il suo richiamo era diretto ad una ragazza dai capelli biondi e dagli occhi color cioccolato anch’essa in abiti da sacerdotessa shintoista che si stava avvicinando al piccolo tempietto in legno che sostava a destra del tempio principale.
Il Tempio di Magnolia era solitamente frequentato giornalmente da anziani, per pregare, e nel fine settimana da studentesse, il cui unico interesse era quello di comprare degli amuleti portafortuna.

Il Tempio veniva separato dalla strada per mezzo di una lunga scalinata di circa 300 gradini bassi; si trovava su declino di una collina, per cui era circondato da una ricca vegetazione come alberi millenari.

< <  Nonno Makarov… quanto sei noioso! Mi ero avvicinata solamente per pulire, nient’altro…  > > -ribatté annoiata. In realtà la ragazza si era avvicinata per curiosare un po’.

Da quando lavorava gratuitamente nel tempio di suo nonno, le era sempre stato vietato di entrare nel Tempio Sacro.
In uno dei suoi tanti racconti infiniti, il vecchio Makarov le aveva più volte rammentato del fatto che il Tempio tenesse all’interno di se un libro mistico, chiamato Glitter.

All’interno di esso vi erano raccolte diverse formule propiziatorie e magiche.
Soltanto di un argomento suo nonno insisteva a raccontare rispetto agli altri.

< <  Non essere così imprudente! Sai cosa succederebbe se Glitter finisse nelle mani sbagliate…  > > -ricordò ancora una volta il vecchietto, continuando a spazzare per terra con una scopa di legno.

< <  Sì lo so… il mondo finirebbe nelle mani del male eccetera… nonno non sono un po’ troppo grande per queste favole?  > > -domandò Lucy trattenendo una risatina e camminando verso il Grande Albero di Magnolia posto accanto al Tempio, di circa duecento anni.

Ogni volta che Lucy toccava la corteccia di quell’albero, il suo spirito sembrava essere purificato.
A questo fenomeno lei ne rispondeva con un ragionamento psicologico, pensando che fosse suggestione e nient’altro.
Di fatti pur essendo cresciuta in una famiglia legata alle tradizioni e al culto dei Kami, Lucy non si sentiva particolarmente fedele a credenze di quel tipo.

Dopo la morte dei suoi genitori, era cresciuta come una persona abbastanza razionale, diffidente dalle superstizioni e dalla fede verso un qualcosa che stava al di sopra di tutto.
Aveva accettato di lavorare al Tempio con suo nonno unicamente per compassione, data la sua età anziana ed il fatto che suo cugino Laxus avesse mollato dopo sole due settimane.

Il compito di Lucy all’interno del tempio era il semplice fatto di tenere pulito per terra e servire i clienti “poco seri”, come li chiamava nonno Makarov, ovvero gli studenti interessati ad altro più che alle preghiere.

La mattina andava a scuola al Liceo Vally e finite le lezioni si recava al tempio, dove vi rimaneva fino al tramonto.

Lucy era in genere una ragazza svogliata, poco incline alle regole e a quello che tutti i bamboccioni dell’alta società  - così da lei chiamati -  si aspettavano da una ragazza di buona famiglia, futura erede delle imprese Heartphilia, delle quali al momento si occupava lo zio Alexei, fratello della sua defunta madre Layla e padre di Laxus, con il quale aveva un pessimo  rapporto.

Suo padre Jude era morto prematuramente quando lei aveva soltanto due anni.
Da allora viveva con suo nonno e il suo cuginetto Romeo, con il quale aveva un rapporto fraterno essendo praticamente cresciuti insieme.

< <  Non si è mai troppo grandi per conoscere la verità! – rispose il vecchietto – Forse non te ne ho mai parlato ma-  > >

< <  Sì che me ne hai parlato…  > >- rispose la ragazza sedendosi sulla scalinata di legno del Tempio principale, venendo ignorata.

< <  -… Ma c’è una leggenda narrata in quel libro. Si dice che circa 500 anni fa, vi fu una Sacerdotessa che sconfisse una grande entità maligna sacrificando se stessa.
Richiamò a se l’antico Potere degli Astri, e riuscì a imprigionare l’anima di quella entità maligna in 12 chiavi magiche. Purtroppo anche l’anima della Sacerdotessa ne venne risucchiata…  La battaglia da parte dell’entità maligna durò per tre giorni e si svolse in quella che ancora oggi è la città di perduta di Arcadios.  Nessuno prova mai ad avvicinarsi in quel luogo, visto che sembra che nessuno abbia mai fatto ritorno… Fin da bambino mi è stato insegnato che se le 12 Chiavi venissero trovate ed usate in modo scorretto, allora sarebbe la fine del nostro mondo.  > >

 L’attenzione di Lucy fu catturata dalle ultime frasi.
Sapeva quella storia a memoria, da tutte quelle volte in cui suo nonno gliela aveva narrata, ma…

< <  Come sarebbe che chiunque visiti Arcadios non fa più ritorno? Non me l’avevi mai detto…  > > -disse Lucy, nascondendo i brividi di timore.

Per quanto volesse sembrare forte e ribelle, i racconti dell’horror non le erano mai piaciuti.
E questo suo nonno lo sapeva.
Tuttavia ciò che le aveva raccontato non era affatto una menzogna.
                                                                                       ***

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Salve a tutti :D
Perdonate il capitolo un po’ cortino >.<
Ma volevo fare le cose con calma visto che la storia è appena iniziata :)
Spero abbiate capito a cosa mi riferisco quando parlo di capitolo diviso tra presente e passato… La prima parte vi ha narrato cosa è successo alla Sacerdotessa Luce e al Dragon Slayer Natsu 500 anni prima del presente. Avete già fatto delle supposizioni tra i possibili collegamenti tra la nostra Lucy e Luce?
Tranquilli il mistero verrà scoperto nel giro di qualche capitolo :)
Nel prossimo faremo la conoscenza del Natsu del presente e scopriremo qualcosina in più sul Passato :)
Ja ne ^^

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Capitolo 3
*** Dreams ***


 

Capitolo 2: Dreams

~Anno 777, 1 Gennaio.~                                                             (Autrice)

Era una notte fredda, buia e tempestosa nello Stato di HeartLand.

Sebbene l’incessante pioggia martellante si abbattesse sulle abitazioni dei devoti sudditi del Regno, e nonostante le precarie condizioni del Re Jose Porla fossero ormai note a chiunque, non erano queste le vere preoccupazioni che animavano pensieri poco gradevoli nei cuori della gente.

Il Regno di HeartLand esternamente godeva di tutto ciò che un buon sovrano poteva augurarsi per se, per la sua Patria e per il suo popolo.

Dalla prosperità economica alla mancanza di carestie e malattie fino ad arrivare a frivolezze come il possedimento di paesaggi suggestivi che quella terra così ricca di storia, di leggende e di magia poteva offrire.

C’era soltanto un macchia oscura nella situazione attuale di quel Regno così temuto dai nemici per il proprio forte ed incredibile esercito e così amato dagli abitanti che ne facevano parte.

Un solo difetto. Un solo triste inconveniente che pesava sulla teste di tutti, ormai dai decenni.

Era la guerra.

Non una guerra come tutte le altre. Non si trattava di una guerriglia tra signori Feudatari, risolvibile con una piccola battaglia della durata massima di tre giorni.

La guerra in cui era coinvolto il Regno di HeartLand, che abbracciava diversi Stati che ne formavano uno grande e potente, coinvolgeva non solo umani ma anche qualcosa di più.

Qualcosa di più oscuro, di più ben grave e sproporzionalmente sostenibile di una guerra tra Titani, di cui si parlava molto nei libri di favole.

La guerra comprendeva anche i Draghi; creature immensamente grandi e forti. Esseri dal collo e dalla coda lunga, muniti di quattro zampe, di un grande paio di ali con cui si libravano in cielo e soprattutto muniti della loro incredibile capacità dell’ uso della magia.

L’utilizzo di quest’ultima era abbastanza conosciuta nel mondo civilizzato.

Ma soltanto pochi individui erano in grado di utilizzare un’arte così pregiata, misteriosa ed incantevole.

La maggior parte di essi appartenevano o discendevano da uno dei Tre Grandi Clan primordiali:

Il Clan dei Seirei, il Clan dei Dragon Slayer ed il Clan dei Grimoire.

Il Clan dei Seirei era composto da persone donate dell’uso della magia divinatoria, in particolare una magia legata alla natura e agli astri.

Il Clan dei Grimoire era composto da tutti coloro che possedevano il dono della magia, qualunque essa fosse.

Il Clan dei Dragon Slayer era invece formato dai discendenti - ovvero uomini, donne e bambini - dotati della Magia mistica dei grandi giganti del cielo, i Draghi. In seguito alla guerra con questi ultimi, per decenni i Dragon Slayer vennero esiliati da HeartLand, in quanto sospettati di favoreggiamento e complotti in favore dei loro predecessori alati.

Lungo il sentiero roccioso della montagna sacra, il Monte Phoenix, con le spalle cariche delle speranze della loro gente ed i cuori colmi di emozione, due figure camminavano a testa alta sotto la pioggia incessante.

Due ragazzi. Due anime. Due cuori colmi di sentimenti.

< < Ci siamo. > > - disse il primo, fermandosi a qualche metro di distanza dal bordo dello strapiombo.

Il suo sguardo era rivolto alla grande città che si scorgeva in lontananza: Arcadios, capitale di HeartLand.

< < Da questo momento in poi, indietro non si torna. Giusto? > > -domandò il secondo, alzandosi il cappuccio del mantello nero, sistemando al suo interno i propri lunghi capelli del medesimo colore.

Il primo non rispose, limitando a sistemarsi la sciarpa bianca con ricami neri che davano l’impressione che fosse ricoperta di squame.

< < No… Indietro non si torna. > > -rispose finalmente, voltandosi verso il compagno con un sorrisetto sicuro di se e carico di fiducia nel futuro.

***

 

Magnolia X 1277

Fin dall’inizio dei tempi, l’uomo almeno una volta nella sua vita aveva pronunciato il falso.

Almeno una volta nella sua vita aveva mentito, detto una menzogna per quanto banale essa potesse essere. Non esistevano persone perfette. Chiunque aveva almeno una macchia di cattiveria o di oscurità dipinta nel proprio cuore, per quanto questa potesse essere piccola.

L’uomo ospita dentro al suo cuore il bene ed il male, i due principi fondamentali dell’universo.

Questi due principi in genere coesistono, garantendo la stabilità del mondo ed il suo perfetto equilibrio. Non esiste qualcuno che sia del tutto buono o del tutto malvagio.

Questo gli era stato insegnato, ma ormai lui non ne era più del tutto sicuro.

Lasciando che la pioggia pungente bagnasse le sue spalle, la sua testa ed il suo animo ferito, un ragazzo se ne stava davanti ad una tomba, con la mani in tasca e con il volto coperto da aspre lacrime.

Perché prima o poi sopraggiungeva la morte? Perché la maggior parte delle volte, non si era in grado di evitarla? Cos’era veramente il destino? Era davvero qualcosa al quale non si poteva scappare, tantomeno opporre?

< < Natsu… Andiamo a casa. > > - mormorò un uomo, poggiando la propria mano sulla sua spalla.

Il ragazzo dai capelli a punta si voltò verso il suo prezioso familiare.

I suoi occhi neri come la notte, oscuri come l’inferno, ma tanto buoni come il paradiso, erano nascosti da un velo di lacrime le quali il ragazzo cercava di nascondere.

< < Sì… Arrivo. > > -rispose strofinandosi gli occhi con la manica della sua giacca nera.

In realtà non avrebbe mai voluto allontanarsi da quella tomba appartenente ad una delle persone più importanti della sua vita. Perché la vita aveva una durata così breve?

< < Ehi… Non preoccuparti. Andrà tutto bene. > > - rassicurò l’uomo dai capelli arancioni, anch’esso in giacca e cravatta.

Il funerale era ormai finito da ore, ma soltanto in quel momento Natsu si era reso conto dello scorrere del tempo. Per quanto era rimasto davanti alla lapida di Igneel?

Quanto lacrime aveva speso?

< < … Sì… probabilmente, Gildarts. > > -mormorò il ragazzo, sistemandosi la sciarpa bagnata. L’uomo aprì un ombrello, ponendolo sopra la testa di Natsu. Quest’ultimo afferrò l’ombrello con la mano sinistra, iniziando a camminare verso l’uscita del cimitero.

< < Non è stata colpa tua… lo sai, vero? > > -disse Gildarts, affiancandolo.

Natsu si fermò, fissando per terra. Era davvero così? Davvero non aveva colpe per quello che era successo al suo amato padre adottivo Igneel?

< < Nessuno… nemmeno io ho idea di cosa sia realmente successo. Quindi non ho nessun diritto di giudicarmi innocente. > > -disse, tentando di nascondere con un tono roco il groppo in gola che lo assaliva.

< < No, Natsu-! > > - Gildarts tentò di protestare contro le autoaccuse del nipote, ma quest’ultimo non gliene diede il tempo. Gettò l’ombrello per terra e si mise a correre disperatamente.

Gildarts non tentò nemmeno di andargli dietro. Quando Natsu correva, non esisteva nessuno in grado di raggiungerlo.

Era sempre stato così, fin da quando Natsu era un bambino.

Era sempre stato molto più forte dei suoi coetanei, molto più veloce, molto più spericolato e alle volte, molto più aggressivo. Dagli altri suoi coetanei era da sempre stato visto come un fenomeno da baracconi o peggio ancora, come un mostro.

Perché non riusciva a comportarsi normalmente? Perché quando, da bambino, giocava con i suoi amici e per caso il pallone da calcio finiva in un albero, lui riusciva a recuperarlo con un solo salto?

Perché ogni volta che si concentrava, qualcosa finiva per esplodere in mille pezzi?

Natsu era davvero una brava persona?

***

(Lucy)

< < Sogno. Desiderio. Qual è il significato di queste parole per voi, ragazzi miei? > > -domandò il professor Loki, rivolto alla nostra classe, la seconda F dell’Istituto Vally.

Alcuni alzarono la mano, desiderosi o meno di esporre i propri pareri mentre altri – tra cui me per esempio - restarono a pensarci su.

< < Sogno… è qualcosa verso cui amiamo fantasticare… > > - disse una alzando la mano.

< < E’ l’obbiettivo a cui miriamo nella vita… > > - rispose un altro.

Non ero molto attenta a chi rispondeva, tanto ero distratta; riuscivo però a distinguere le voci.

< < Per me è quel progetto per il quale saremmo disposti a fare qualunque cosa… pur di farlo avverare. > > -suggerì Levi McGarden, da sempre mia ottima amica e ovviamente prima della classe.

< < Sono tutte risposte esatte ma l’ultima è la più soddisfacente. "Il progetto per il quale saremmo disposti a fare qualunque cosa"… sì mi piace! –esclamò soddisfatto, mandando in visibilio Levi, affascinata come tutte dal professore di filosofia, che tuttavia a me non faceva alcun effetto… – Ma… fare qualunque cosa… vuol dire anche sacrificare, no? E’ qui che vi volevo: cosa sareste disposti a sacrificare pur di poter realizzare un sogno od un obbiettivo specifico? L’uomo in generale, quanto è disposto a mettersi in gioco pur di far avverare la cosa che brama di più? > >

Caddi improvvisamente dalle nuvole. Che mi ero persa?

Ah già… "cosa saremmo disposti a sacrificare pur di realizzare i nostri sogni"… be’ era senz’altro una domanda tendenziosa. Rimasi a pensarci su… io ce l’avevo un sogno?

Avevo diciassette anni e – teoricamente – una ragazza di quell’età doveva custodire in un cassetto almeno una dozzina di sogni, di desideri, di speranze. Magari trovare il vero amore, riuscire a trovare un buon lavoro, diventare ricchi sfondati o il riuscire a non ingrassare per quanto cibo potessi mangiare.

Erano tutte cose fantastiche alla fine ma non facevano parte dei miei desideri.

Non mi ero mai fermata a riflettere su cosa desiderassi davvero.

< < Be’… dipende da quanto tieni a quel sogno… > > -dedusse Laki timidamente.

< < Io credo che nella vita bisogni essere coraggiosi e puntare verso l’alto. Se quel sogno ha un valore per te, allora hai un ottimo motivo per far sì che si avveri. La vita senza obiettivi è una vita vuota. Non vale la pena che venga vissuta… > > -aggiunse un altro.

< < Uhm… già avete tutti ragione… però ci sono persone che ancora non ho sentito… - disse aggirandosi tra i banchi in ultima fila – Per esempio, lei cosa ne pensa signorina Heartphilia? Lei ce l’ha un sogno? > > -chiese fermandosi davanti il mio banco.

Alzai gli occhi verso quelli del professore. Sembrava cercasse di guardarmi dentro l’anima, tanto i suoi occhi volevano scavare a fondo.

Non sapevo assolutamente cosa dire.

< < C-Come… può ripetere la domanda? > > - balbettai.

< < Lei ce l’ha un sogno? > >

Farfugliai qualcosa di incomprensibile, tanto che il professore finì per non prestare troppo ascolto al suono acerbo e senza significato uscito dalla mia bocca.

La campanella suonò, fermando in tempo quell’agonia.

< < Oh che peccato è già suonata… bene ragazzi, per la prossima settimana voglio che scriviate le vostre riflessioni sull’argomento che abbiamo trattato oggi. Leggerò i vostri compiti dopo le lezioni. Buona giornata. > > - disse, seguendo con lo sguardo i miei compagni che si apprestavano a lasciare l’aula.

Uscii dalla classe silenziosamente, tentando di non essere richiamata.

Perché non ero riuscita a rispondere a quella domanda banale? Dopotutto sarebbe bastato solo un "sì" o un "no". Cos’era allora che mi aveva bloccava?

Il cielo era grigio, avendo smesso di piovere poche ore prima.

Sentii una voce alle mia spalle.

< < Ehi Lucy! Aspetta, facciamo la strada insieme! > > -esclamò Levi correndo verso di me all’uscita dell’ imponente edificio scolastico.

Correndo, la minigonna impostaci come parte essenziale della noiosa divisa scolastica svolazzava di qua e di là, tanto che riuscii senza volerlo ad intravedere gli slip rosa di Levi, lasciandomi scappare una risatina.

A mio parere il preside della scuola era un vero pervertito e lasciarci girare in quel modo… ma Levi era troppo buona ed ingenua per notarlo, per cui tenni quei pensieri sconci per me.

Cominciammo a camminare, parlando del più e del meno.

< < Ehi Lucy, cos’è successo oggi a ora di filosofia? Ammettilo, il professor Loki è così bello che ha incantata anche te! > > - ridacchiò.

Mi fermai per un attimo a pensare al professore: capelli morbidi e fluenti, fisico niente male e quegli occhiali da finto intellettuale alla moda… sì, un bell’uomo certo ma mi aveva sempre dato l’impressione di uno troppo sicuro di se.

< < No, non è questo! - esclamai imbarazzata – è solo che… Levi, se avessi una specie di lampada magica e se questa potesse far avverare un tuo desiderio, tu quale sceglieresti? > > -domandai all’improvviso, sviando il discorso.

< < Un desiderio? Be’… non saprei. Ci sono tante di quelle cose che mi piacerebbe poter o saper fare… per esempio mi piacerebbe molto poter avere nella mia stanza un’immensa biblioteca solo per me, con ogni genere di libri! – fantasticò, non lasciandomi neanche lontanamente sorpresa dalla banalità della sua risposta– Però… > >

< < Però? > > -continuai

< < Se il desiderio potesse anche avere le stesse qualità di un miracolo, allora lo userei decisamente per un fine più nobile. Se il desiderio potesse far avverare qualsiasi cosa, allora chiederei di far sì che mia madre guarisca… > >

Levi si fermò di colpo, fissando la strada.

Mi sentiva una stupida; anche non intenzionalmente avevo finito per intristire Levi.

< < Sto bene, non preoccuparti! > > - esclamò notando il mio sguardo preoccupato.

< < Vedrai che si sistemerà tutto! > > -dissi stringendole le mani, mentre Levi rispose con deciso cenno del capo.

Senza accorgermene, si era fatto tardi.

Il sole era ancora abbastanza alto, tuttavia non poteva fermarsi a lungo.

< < Buona giornata, Lucy! > > - esclamò Levi.

< < Ci vediamo domani Levi! > > -risposi salutandola con un cenno della mano, ormai in lontananza. Cominciai a correre lungo la strada che portava al tempio.

Rispetto alla via principale, avevo da sempre preferito percorrere quella attraverso il bosco.

Il panorama che scorreva veloce davanti a me mi irradiava tranquillità e spensieratezza.

La mia attenzione fu all’improvviso catturata da una strana melodia.

Sembrava la musica di un carillon. Il suono era cristallino e malinconico.

Mi fermai, guardandomi intorno.

Il bosco era tranquillo.

La luce del sole che penetrava dalle foglie degli alberi alti risplendeva come diamanti.

Per un attimo la melodia si fermò.

< < Sarà stata solo una mia impressione… > > dissi ad alta voce ricominciando ad avviarmi. Non era di certo la prima volta che sentivo suoni o "presenze" che in realtà non c’erano, perciò non ci feci caso.

Avevo sempre avuto questa particolarità, fin da bambina.

Il nonno aveva sempre detto che questa mia peculiarità fosse un dono.

A mio parere era soltanto uno strambo difetto sensoriale. Un difetto che però incideva non poco sulla mia vita. In classe non riuscivo bene a concentrarmi, come se la mia attenzione fosse continuamente richiamata da rumori esterni apparentemente inesistenti.

Cosa c’era che non andava in me?

Ormai non mancava molto per arrivare al tempio, tuttavia se fossi arrivata nuovamente in ritardo per il turno al tempio, il nonno se la sarebbe di sicuro presa con me.

Vita facile la sua!

Finalmente dopo qualche minuto arrivai al tempio, dove il nonno mi accolse con un sorriso spensierato – e con in mano una scopa di legno - . Tipico di lui.

< < Forza Lucy! Il lavoro nobilita l’uomo, ed anche le ragazzine ribelli come te. > > -rammentò nonno Makarov, seduto sulle scalinate del Tempio Sacro con in mano un quotidiano.

< < Sì certo… mi sentirei più nobilitata se mi pagassi ogni tanto… > > -borbottai spazzando le foglie, mentre il nonno non prestava la minima attenzione alle mie lamentele.

In quel momento, la melodia che avevo sentito nel bosco risuonò nelle mie orecchie.

Alzai gli occhi da terra, puntandoli sull’Albero di Magnolia. La melodia sembrava provenire da lì.

Senza che me ne accorgesse a pieno, il mio corpo si mosse verso l’Albero.

Anche la mia mente sembrava attratta da quella melodia. Cosa stava succedendo?

Ero come in trance. La melodia era ormai l’unica cosa che sentivo… mi sembrava familiare, come se provenisse da un sogno.

Poggiai la mano destra contro la corteccia dell’albero. Fu in quel momento che apparve, avvolta da una luce splendente, una piuma lunga dal polso al gomito.

Sentivo come un calore al petto. Era reale ciò che vedevo? O solo un’altra mia fantasia?

La piuma sembrava rimanere sospesa in aria. Inoltre pareva fuoriuscire direttamente dall’Albero.

La melodia si interruppe bruscamente.

Così come ripresi coscienza, la piuma scomparve insieme alla luce che la avvolgeva.

< < Ma che.. diavolo… > > -mormorai.

< < Lucy! – chiamò il nonno – Io torno a casa per un bel bagno! > >

< < V-va bene.. > > -risposi, ancora assorta nei miei pensieri.

< < Che sia stato solo un sogno? Le piume non escono mica dagli alberi… credo che dovrei smetterla di leggere libri fantasy prima di andare a dormire… > > - borbottai allontanandomi.

Sospirando mi diressi verso le scale esterne, armata ancora una volta di scopa di legno per disperdere le foglie cadute a causa del vento e della pioggia primaverile.

Il mio sguardo si posò questa volta su una figura maschile seduta circa a metà dei 300 gradini in pietra.

La figura stava seduta con le gambe divaricate e la schiena leggermente curva.

Quella figura, dai capelli rosa a punta e dalle guance ancora umide di lacrime, fissava il cielo che cominciava a schiarirsi.

Senza un motivo preciso, mi ritrovai a percorrere lentamente i gradini fino a fermarmi ad qualche metro sopra il ragazzo in giacca e cravatta, completamente inzuppato d’acqua.

Che avesse camminato sotto la pioggia?

< < Il tempio sta chiudendo.. > > -dissi.

Il ragazzo girò la testa verso di me.

Non disse nulla.

Restammo a fissarci, quasi ammaliati.

Fui immediatamente rapita da gli occhi neri come l’oscurità del ragazzo.

Ma chi era quel tizio? Perché mi sentivo così attratta da lui?

All’interno del mio corpo si accese poi un’emozione strana: la nostalgia. Di cosa poi?

Lo avevo già incontrato in precedenza?

< < Non sono venuto qui per pregare. > > -rispose in tono quasi disgustato, come se la parola pregare fosse per lui una parolaccia o il peggior insulto del mondo.

Prima che potessi rispondere la dolce melodia sentita pochi minuti prima si insinuò nuovamente nella mia testa.

Mi voltai di scatto, indirizzando lo sguardo verso il tempio.

Feci per salire la scale ma girando la testa verso il ragazzo, rimasi sorpresa nel non trovare più la figura del mio interlocutore. Dove era finito?

Mi ero immaginata tutto di nuovo?

Quella giornata diventava sempre più strana.

***

(Autrice)

Stava tornando a casa più velocemente possibile. Era ormai il tramonto e nel giro di pochi minuti sarebbe scesa la sera. Non era un bene per una ragazza girare per la città a quell’ora, e questo Levi lo sapeva. Attraversò la strada deserta con in mano due buste della spesa.

Ancora una volta suo padre si era totalmente dimenticato di rifornire il frigorifero, per cui toccava sempre a lei provvedere.

Nonostante in giro non ci fosse nessuno, l’atmosfera era a dir poco sinistra. Sui fili di un palo della luce si posizionarono dei corvi, che con il loro gracchiare facevano crescere in Levi un senso di inquietezza. Accelerò il passo, da una camminata lenta ad una veloce e rapida.

Sentiva il rombo di un motore nelle vicinanze.

Fu costretta a fermarsi, ritrovandosi nello stesso luogo in cui era passata fino ad un momento prima, tanto quei dintorni disabitati erano uguali tra loro.

"Questa è l’ultima volta che prendo una scorciatoia" , pensò maledicendosi.

Sentiva dei passi nelle vicinanze. Voltandosi incrociò lo sguardo di due strani figuri dall’aria trasandata. La ragazza ricominciò a camminare, sperando invano che quei tipi loschi non si accorgessero di lei.

Dietro di lei camminava un ragazzo dal pizzetto mal raso, mentre l’altro individuo sembrava essersi volatilizzato.

< < Ehi bellezza… Vieni con noi! > > - esclamò il tizio dietro di lei.

Levi si voltò sospettosa. "Noi"?

< < Ehi, è carina… > > -commentò il secondo spuntando all’improvviso davanti a lei.

< < P-Per favore… devo tornare a casa… > > -balbettò Levi evitando gli sguardi del duo di importunatori. Mentre il primo si apprestava a bere dalla bottiglia di scotch che reggeva con una mano, il secondo presa tra due dita una ciocca turchese dei capelli della ragazza, che spaventata, tentò di reagire con uno spintone. Il ragazzo la afferrò bruscamente per un polso, mentre il primo allontanò la bottiglia dalle labbra solo per ridacchiare.

< < Per favore andatevene-! > > -esclamò tentando di liberarsi dalla stretta del secondo.

Fu in quel momento che un rumore sopraggiunse.

Era lo stesso brontolio di motore che Levi aveva udito pochi attimi prima.

Si voltò verso la luce dei fari poco distanti da loro.

In sella ad una motocicletta nera, una Royal McQueen, sedeva uno strano ragazzo con diversi piercing sul viso e un paio di occhiali scuri.

I suoi lunghi capelli neri erano invece raccolti in una cipolla sopra la nuca.

I due ragazzi rabbrividirono.

< < G-Gajil-! > > -esclamarono in coro, mentre quest’ultimo a braccia conserte e con il motore ancora acceso, sembrava essere infastidito dai due.

Levi si asciugò una lacrima, pur non sapendo se il ragazzo fosse arrivato per soccorrerla o meno. Tuttavia sentiva in lui qualcosa di diverso…

< < Ebbene moscerini, che cazzo state facendo?! Non vi avevo detto di sgombrare già venti minuti fa? EH?! > > -esclamò mostrando un ghigno di irritazione e scendendo dalla motocicletta, scrosciandosi le dita chiuse a pugno.

< < C-Ci dispiace!! > > -urlarono in coro cominciando a scappare via da quella figura autoritaria.

Levi guardava la scena intontita. Cos’era successo? Perché quel ragazzo l’aveva salvata?

< < Ehi gamberetto! Dico a te! > > -richiamò la ragazza, che si voltò verso il ragazzo sospettosa. In fondo, chi le assicurava che non fosse un malintenzionato? Però… dopotutto l’aveva salvata…

< < D-Dici a me? > > -domandò incerta, stringendo le due buste della spesa.

Il ragazzo sospirando girò la chiave spegnendo così il motore.

< < Ovvio che dico a te… con chi altro dovrei parlare? Tks… > > -borbottò afferrando il suo veicolo spento per i manubri e avvicinandosi a Levi spingendolo con la sola forza fisica.

Levi restò ad osservare il ragazzo, in parte piacevolmente incuriosita e in parte offesa per quella franchezza poco gradita.

< < Allora, andiamo? > > -domandò il ragazzo alzandosi gli occhiali da sole sulla testa.

< < A-Andare dove?! > > -domandò seccata Levi.

< < Mi era sembrato di capire che ti fossi persa… Ma guarda che tipo… senti fa come ti pare, se vuoi seguimi, altrimenti niente! > > -borbottò ancora una volta cominciando ad avviarsi. Levi si gonfiò le guance come una bambina, offesa. Notando che il ragazzo non aveva assolutamente intenzione di fermarsi, si vide costretta a raggiungerlo.

***

 

Note dell’Autrice:

Salveeee scusate se ho ritardato anche stavolta nella stesura di questo capitolo >.< ma sapete… gli impegni e bla bla ormai lo sapete :’)

Volevo innanzitutto scusarmi per la certa confusione che creerà questo capitolo!

Come avete potuto notare un po’ è narrato dal punto di vista dell’autrice en po’ da quello di Lucy… state tranquilli, questi saranno gli unici punti di vista della narrazione d’ora in poi xD all’inizio anche in pezzo di Lucy era narrato da me, però niente! Quando si tratta del personaggio di Lucy non riesco proprio a narrarlo in terza persona, mi sembra sempre di non riuscire a esprimere bene i suoi sentimenti… invece con gli altri personaggi mi riesce o.o ! BOH!

xD vabbé spero che il capitolo vi sia piaciuto

Il prossimo lo pubblicherò presto… (o almeno spero :P )

Ringrazio a tutti quelli che mi seguono e mi seguiranno in futuro ^.^

Alla prossimaa 

Capitolo 2: Dreams

~Anno 777, 1 Gennaio.~ (Autrice)

Era una notte fredda, buia e tempestosa nello Stato di HeartLand.

Sebbene l’incessante pioggia che martellante si abbatteva sulle abitazioni dei devoti sudditi del Regno, e nonostante le precarie condizioni del Re Jose Porla fossero ormai note a chiunque, non erano queste le vere preoccupazioni che animavano pensieri poco gradevoli nei cuori della gente.

Il Regno di HeartLand esternamente godeva di tutto ciò che un buon sovrano poteva augurarsi per se, per la sua Patria e per il suo popolo.

Dalla prosperità economica alla mancanza di carestie e malattie fino ad arrivare a frivolezze come il possedimento di paesaggi suggestivi che quella terra così ricca di storia, di leggende e di magia poteva offrire.

C’era soltanto un macchia oscura nella situazione attuale di quel Regno così temuto dai nemici per il proprio forte ed incredibile esercito e così amato dagli abitanti che ne facevano parte.

Un solo difetto. Un solo triste inconveniente che pesava sulla teste di tutti, ormai dai decenni.

Era la guerra.

Non una guerra come tutte le altre. Non si trattava di una guerriglia tra signori Feudatari, risolvibile con una piccola battaglia della durata massima di tre giorni.

La guerra in cui era coinvolto il Regno di HeartLand, che abbracciava diversi Stati che ne formavano uno grande e potente, coinvolgeva non solo umani ma anche qualcosa di più.

Qualcosa di più oscuro, di più ben grave e sproporzionalmente sostenibile di una guerra tra Titani, di cui si parlava molto nei libri di favole.

La guerra comprendeva anche i Draghi; creature immensamente grandi e forti. Esseri dal collo e dalla coda lunga, muniti di quattro zampe, di un grande paio di ali con cui si libravano in cielo e soprattutto muniti della loro incredibile capacità dell’ uso della magia.

L’utilizzo di quest’ultima era abbastanza conosciuta nel mondo civilizzato.

Ma soltanto pochi individui erano in grado di utilizzare un’arte così pregiata, misteriosa ed incantevole.

La maggior parte di essi appartenevano o discendevano da uno dei Tre Grandi Clan primordiali:

Il Clan dei Seirei, il Clan dei Dragon Slayer ed il Clan dei Grimoire.

Il Clan dei Seirei era composto da persone donate dell’uso della magia divinatoria, in particolare una magia legata alla natura e agli astri.

Il Clan dei Grimoire era composto da tutti coloro che possedevano il dono della magia, qualunque essa fosse.

Il Clan dei Dragon Slayer era invece formato dai discendenti - ovvero uomini, donne e bambini - dotati della Magia mistica dei grandi giganti del cielo, i Draghi. In seguito alla guerra con questi ultimi, per decenni i Dragon Slayer vennero esiliati da HeartLand, in quanto sospettati di favoreggiamento e complotti in favore dei loro predecessori alati.

Lungo il sentiero roccioso della montagna sacra, il Monte Phoenix, con le spalle cariche delle speranze della loro gente ed i cuori colmi di emozione, due figure camminavano a testa alta sotto la pioggia incessante.

Due ragazzi. Due anime. Due cuori colmi di sentimenti.

< < Ci siamo. > > - disse il primo, fermandosi a qualche metro di distanza dal bordo dello strapiombo.

Il suo sguardo era rivolto alla grande città che si scorgeva in lontananza: Arcadios, capitale di HeartLand.

< < Da questo momento in poi, indietro non si torna. Giusto? > > -domandò il secondo, alzandosi il cappuccio del mantello nero, sistemando al suo interno i propri lunghi capelli del medesimo colore.

Il primo non rispose, limitando a sistemarsi la sciarpa bianca con ricami neri che davano l’impressione che fosse ricoperta di squame.

< < No… Indietro non si torna. > > -rispose finalmente, voltandosi verso il compagno con un sorrisetto sicuro di se e carico di fiducia nel futuro.

***

 

Magnolia X 1277

Fin dall’inizio dei tempi, l’uomo almeno una volta nella sua vita aveva pronunciato il falso.

Almeno una volta nella sua vita aveva mentito, detto una menzogna per quanto banale essa potesse essere. Non esistevano persone perfette. Chiunque aveva almeno una macchia di cattiveria o di oscurità dipinta nel proprio cuore, per quanto questa potesse essere piccola.

L’uomo ospita dentro al suo cuore il bene ed il male, i due principi fondamentali dell’universo.

Questi due principi in genere coesistono, garantendo la stabilità del mondo ed il suo perfetto equilibrio. Non esiste qualcuno che sia del tutto buono o del tutto malvagio.

Questo gli era stato insegnato, ma ormai lui non ne era più del tutto sicuro.

Lasciando che la pioggia pungente bagnasse le sue spalle, la sua testa ed il suo animo ferito, un ragazzo se ne stava davanti ad una tomba, con la mani in tasca e con il volto coperto da aspre lacrime.

Perché prima o poi sopraggiungeva la morte? Perché la maggior parte delle volte, non si era in grado di evitarla? Cos’era veramente il destino? Era davvero qualcosa al quale non vi si poteva scappare, tantomeno opporre?

< < Natsu… Andiamo a casa. > > - mormorò un uomo, poggiando la propria mano sulla sua spalla.

Il ragazzo dai capelli a punta si voltò verso il suo prezioso familiare.

I suoi occhi neri come la notte, oscuri come l’inferno, ma tanto buoni come il paradiso, erano nascosti da un velo di lacrime le quali il ragazzo cercava di nascondere.

< < Sì… Arrivo. > > -rispose strofinandosi gli occhi con la manica della sua giacca nera.

In realtà non avrebbe mai voluto allontanarsi da quella tomba appartenente ad una delle persone più importanti della sua vita. Perché la vita aveva una durata così breve?

< < Ehi… Non preoccuparti. Andrà tutto bene. > > - rassicurò l’uomo dai capelli arancioni, anch’esso in giacca e cravatta.

Il funerale era ormai finito da ore, ma soltanto in quel momento Natsu si era reso conto dello scorrere del tempo. Per quanto era rimasto davanti alla lapida di Igneel?

Quanto lacrime aveva speso?

< < … Sì… probabilmente, Gildarts. > > -mormorò il ragazzo, sistemandosi la sciarpa bagnata. L’uomo aprì un ombrello, ponendolo sopra la testa di Natsu. Quest’ultimo afferrò l’ombrello con la mano sinistra, iniziando a camminare verso l’uscita del cimitero.

< < Non è stata colpa tua… lo sai, vero? > > -disse Gildarts, affiancandolo.

Natsu si fermò, fissando per terra. Era davvero così? Davvero non aveva colpe per quello che era successo al suo amato padre adottivo Igneel?

< < Nessuno… nemmeno io ho idea di cosa sia realmente successo. Quindi non ho nessun diritto di giudicarmi innocente. > > -disse, tentando di nascondere con un tono roco il groppo in gola che lo assaliva.

< < No, Natsu-! > > - Gildarts tentò di protestare contro le autoaccuse del nipote, ma quest’ultimo non gliene diede il tempo. Gettò l’ombrello per terra e si mise a correre disperatamente.

Gildarts non tentò nemmeno di andargli dietro. Quando Natsu correva, non esisteva nessuno in grado di raggiungerlo.

Era sempre stato così, fin da quando Natsu era un bambino.

Era sempre stato molto più forte dei suoi coetanei, molto più veloce, molto più spericolato e alle volte, molto più aggressivo. Dagli altri suoi coetanei era da sempre stato visto come un fenomeno da baracconi o peggio ancora, come un mostro.

Perché non riusciva a comportarsi normalmente? Perché quando, da bambino, giocava con i suoi amici e per caso il pallone da calcio finiva in un albero, lui riusciva a recuperarlo con un solo salto?

Perché ogni volta che si concentrava, qualcosa finiva per esplodere in mille pezzi?

Natsu era davvero una brava persona?

***

(Lucy)

< < Sogno. Desiderio. Qual è il significato di queste parole per voi, ragazzi miei? > > -domandò il professor Loki, rivolto alla nostra classe, la seconda F dell’Istituto Vally.

Alcuni alzarono la mano, desiderosi o meno di esporre i propri pareri mentre altri – tra cui me per esempio - restarono a pensarci su.

< < Sogno… è qualcosa verso cui amiamo fantasticare… > > - disse una alzando la mano.

< < E’ l’obbiettivo a cui miriamo nella vita… > > - rispose un altro.

Non ero molto attenta a chi rispondeva, tanto ero distratta; riuscivo però a distinguere le voci.

< < Per me è quel progetto per il quale saremmo disposti a fare qualunque cosa… pur di farlo avverare. > > -suggerì Levi McGarden, da sempre mia ottima amica e ovviamente prima della classe.

< < Sono tutte risposte esatte ma l’ultima è la più soddisfacente. "Il progetto per il quale saremmo disposti a fare qualunque cosa"… sì mi piace! –esclamò soddisfatto, mandando in visibilio Levi, affascinata come tutte dal professore di filosofia, che tuttavia a me non faceva alcun effetto… – Ma… fare qualunque cosa… vuol dire anche sacrificare, no? E’ qui che vi volevo: cosa sareste disposti a sacrificare pur di poter realizzare un sogno od un obbiettivo specifico? L’uomo in generale, quanto è disposto a mettersi in gioco pur di far avverare la cosa che brama di più? > >

Caddi improvvisamente dalle nuvole. Che mi ero persa?

Ah già… "cosa saremmo disposti a sacrificare pur di realizzare i nostri sogni"… be’ era senz’altro una domanda tendenziosa. Rimasi a pensarci su… io ce l’avevo un sogno?

Avevo diciassette anni e – teoricamente – una ragazza di quell’età doveva custodire in un cassetto almeno una dozzina di sogni, di desideri, di speranze. Magari trovare il vero amore, riuscire a trovare un buon lavoro, diventare ricchi sfondati o il riuscire a non ingrassare per quanto cibo potessi mangiare.

Erano tutte cose fantastiche alla fine ma non facevano parte dei miei desideri.

Non mi ero mai fermata a riflettere su cosa desiderassi davvero.

< < Be’… dipende da quanto tieni a quel sogno… > > -dedusse Laki timidamente.

< < Io credo che nella vita bisogni essere coraggiosi e puntare verso l’alto. Se quel sogno ha un valore per te, allora hai un ottimo motivo per far sì che si avveri. La vita senza obiettivi è una vita vuota. Non vale la pena che venga vissuta… > > -aggiunse un altro.

< < Uhm… già avete tutti ragione… però ci sono persone che ancora non ho sentito… - disse aggirandosi tra i banchi in ultima fila – Per esempio, lei cosa ne pensa signorina Heartphilia? Lei ce l’ha un sogno? > > -chiese fermandosi davanti il mio banco.

Alzai gli occhi verso quelli del professore. Sembrava cercasse di guardarmi dentro l’anima, tanto i suoi occhi volevano scavare a fondo.

Non sapevo assolutamente cosa dire.

< < C-Come… può ripetere la domanda? > > - balbettai.

< < Lei ce l’ha un sogno? > >

Farfugliai qualcosa di incomprensibile, tanto che il professore finì per non prestare troppo ascolto al suono acerbo e senza significato uscito dalla mia bocca.

La campanella suonò, fermando in tempo quell’agonia.

< < Oh che peccato è già suonata… bene ragazzi, per la prossima settimana voglio che scriviate le vostre riflessioni sull’argomento che abbiamo trattato oggi. Leggerò i vostri compiti dopo le lezioni. Buona giornata. > > - disse, seguendo con lo sguardo i miei compagni che si apprestavano a lasciare l’aula.

Uscii dalla classe silenziosamente, tentando di non essere richiamata.

Perché non ero riuscita a rispondere a quella domanda banale? Dopotutto sarebbe bastato solo un "sì" o un "no". Cos’era allora che mi aveva bloccava?

Il cielo era grigio, avendo smesso di piovere poche ore prima.

Sentii una voce alle mia spalle.

< < Ehi Lucy! Aspetta, facciamo la strada insieme! > > -esclamò Levi correndo verso di me all’uscita dell’ imponente edificio scolastico.

Correndo, la minigonna impostaci come parte essenziale della noiosa divisa scolastica svolazzava di qua e di là, tanto che riuscii senza volerlo ad intravedere gli slip rosa di Levi, lasciandomi scappare una risatina.

A mio parere il preside della scuola era un vero pervertito e lasciarci girare in quel modo… ma Levi era troppo buona ed ingenua per notarlo, per cui tenni quei pensieri sconci per me.

Cominciammo a camminare, parlando del più e del meno.

< < Ehi Lucy, cos’è successo oggi a ora di filosofia? Ammettilo, il professor Loki è così bello che ha incantata anche te! > > - ridacchiò.

Mi fermai per un attimo a pensare al professore: capelli morbidi e fluenti, fisico niente male e quegli occhiali da finto intellettuale alla moda… sì, un bell’uomo certo ma mi aveva sempre dato l’impressione di uno troppo sicuro di se.

< < No, non è questo! - esclamai imbarazzata – è solo che… Levi, se avessi una specie di lampada magica e se questa potesse far avverare un tuo desiderio, tu quale sceglieresti? > > -domandai all’improvviso, sviando il discorso.

< < Un desiderio? Be’… non saprei. Ci sono tante di quelle cose che mi piacerebbe poter o saper fare… per esempio mi piacerebbe molto poter avere nella mia stanza un’immensa biblioteca solo per me, con ogni genere di libri! – fantasticò, non lasciandomi neanche lontanamente sorpresa dalla banalità della sua risposta– Però… > >

< < Però? > > -continuai

< < Se il desiderio potesse anche avere le stesse qualità di un miracolo, allora lo userei decisamente per un fine più nobile. Se il desiderio potesse far avverare qualsiasi cosa, allora chiederei di far sì che mia madre guarisca… > >

Levi si fermò di colpo, fissando la strada.

Mi sentiva una stupida; anche non intenzionalmente avevo finito per intristire Levi.

< < Sto bene, non preoccuparti! > > - esclamò notando il mio sguardo preoccupato.

< < Vedrai che si sistemerà tutto! > > -dissi stringendole le mani, mentre Levi rispose con deciso cenno del capo.

Senza accorgermene, si era fatto tardi.

Il sole era ancora abbastanza alto, tuttavia non poteva fermarsi a lungo.

< < Buona giornata, Lucy! > > - esclamò Levi.

< < Ci vediamo domani Levi! > > -risposi salutandola con un cenno della mano, ormai in lontananza. Cominciai a correre lungo la strada che portava al tempio.

Rispetto alla via principale, avevo da sempre preferito percorrere quella attraverso il bosco.

Il panorama che scorreva veloce davanti a me mi irradiava tranquillità e spensieratezza.

La mia attenzione fu all’improvviso catturata da una strana melodia.

Sembrava la musica di un carillon. Il suono era cristallino e malinconico.

Mi fermai, guardandomi intorno.

Il bosco era tranquillo.

La luce del sole che penetrava dalle foglie degli alberi alti risplendeva come diamanti.

Per un attimo la melodia si fermò.

< < Sarà stata solo una mia impressione… > > dissi ad alta voce ricominciando ad avviarmi. Non era di certo la prima volta che sentivo suoni o "presenze" che in realtà non c’erano, perciò non ci feci caso.

Avevo sempre avuto questa particolarità, fin da bambina.

Il nonno aveva sempre detto che questa mia peculiarità fosse un dono.

A mio parere era soltanto uno strambo difetto sensoriale. Un difetto che però incideva non poco sulla mia vita. In classe non riuscivo bene a concentrarmi, come se la mia attenzione fosse continuamente richiamata da rumori esterni apparentemente inesistenti.

Cosa c’era che non andava in me?

Ormai non mancava molto per arrivare al tempio, tuttavia se fossi arrivata nuovamente in ritardo per il turno al tempio, il nonno se la sarebbe di sicuro presa con me.

Vita facile la sua!

Finalmente dopo qualche minuto arrivai al tempio, dove il nonno mi accolse con un sorriso spensierato – e con in mano una scopa di legno - . Tipico di lui.

< < Forza Lucy! Il lavoro nobilita l’uomo, ed anche le ragazzine ribelli come te. > > -rammentò nonno Makarov, seduto sulle scalinate del Tempio Sacro con in mano un quotidiano.

< < Sì certo… mi sentirei più nobilitata se mi pagassi ogni tanto… > > -borbottai spazzando le foglie, mentre il nonno non prestava la minima attenzione alle mie lamentele.

In quel momento, la melodia che avevo sentito nel bosco risuonò nelle mie orecchie.

Alzai gli occhi da terra, puntandoli sull’Albero di Magnolia. La melodia sembrava provenire da lì.

Senza che me ne accorgesse a pieno, il mio corpo si mosse verso l’Albero.

Anche la mia mente sembrava attratta da quella melodia. Cosa stava succedendo?

Ero come in trans. La melodia era ormai l’unica cosa che sentivo… mi sembrava familiare, come se provenisse da un sogno.

Poggiai la mano destra contro la corteccia dell’albero. Fu in quel momento che apparve, avvolta da una luce splendente, una piuma lunga dal polso al gomito.

Sentivo come un calore al petto. Era reale ciò che vedevo? O solo un’altra mia fantasia?

La piuma sembrava rimanere sospesa in aria. Inoltre pareva fuoriuscire direttamente dall’Albero.

La melodia si interruppe bruscamente.

Così come ripresi coscienza, la piuma scomparve insieme alla luce che la avvolgeva.

< < Ma che.. diavolo… > > -mormorai.

< < Lucy! – chiamò il nonno – Io torno a casa per un bel bagno! > >

< < V-va bene.. > > -risposi, ancora assorta nei miei pensieri.

< < Che sia stato solo un sogno? Le piume non escono mica dagli alberi… credo che dovrei smetterla di leggere libri fantasy prima di andare a dormire… > > - borbottai allontanandomi.

Sospirando mi diressi verso le scale esterne, armata ancora una volta di scopa di legno per disperdere le foglie cadute a causa del vento e della pioggia primaverile.

Il mio sguardo si posò questa volta su una figura maschile seduta circa a metà dei 300 gradini in pietra.

La figura stava seduta con le gambe divaricate e la schiena leggermente curva.

Quella figura, dai capelli rosa a punta e dalle guance ancora umide di lacrime, fissava il cielo che cominciava a schiarirsi.

Senza un motivo preciso, mi ritrovai a percorrere lentamente i gradini fino a fermarmi ad qualche metro sopra il ragazzo in giacca e cravatta, completamente inzuppato d’acqua.

Che avesse camminato sotto la pioggia?

< < Il tempio sta chiudendo.. > > -dissi.

Il ragazzo girò la testa verso di me.

Non disse nulla.

Restammo a fissarci, quasi ammaliati.

Fui immediatamente rapita da gli occhi neri come l’oscurità del ragazzo.

Ma chi era quel tizio? Perché mi sentivo così attratta da lui?

All’interno del mio corpo si accese poi un’emozione strana: la nostalgia. Di cosa poi?

Lo avevo già incontrato in precedenza?

< < Non sono venuto qui per pregare. > > -rispose in tono quasi disgustato, come se la parola pregare fosse per lui una parolaccia o il peggior insulto del mondo.

Prima che potessi rispondere la dolce melodia sentita pochi minuti prima si insinuò nuovamente nella mia testa.

Mi voltai di scatto, indirizzando lo sguardo verso il tempio.

Feci per salire la scale ma girando la testa verso il ragazzo, rimasi sorpresa nel non trovare più la figura del mio interlocutore. Dove era finito?

Mi ero immaginata tutto di nuovo?

Quella giornata diventava sempre più strana.

***

(Autrice)

Stava tornando a casa più velocemente possibile. Era ormai il tramonto e nel giro di pochi minuti sarebbe scesa la sera. Non era un bene per una ragazza girare per la città a quell’ora, e questo Levi lo sapeva. Attraversò la strada deserta con in mano due buste della spesa.

Ancora una volta suo padre si era totalmente dimenticato di rifornire il frigorifero, per cui toccava sempre a lei provvedere.

Nonostante in giro non ci fosse nessuno, l’atmosfera era a dir poco sinistra. Sui fili di un palo della luce si posizionarono dei corvi, che con il loro gracchiare facevano crescere in Levi un senso di inquietezza. Accelerò il passo, da una camminata lenta ad una veloce e rapida.

Sentiva il rombo di un motore nelle vicinanze.

Fu costretta a fermarsi, ritrovandosi nello stesso luogo in cui era passata fino ad un momento prima, tanto quei dintorni disabitati erano uguali tra loro.

"Questa è l’ultima volta che prendo una scorciatoia" , pensò maledicendosi.

Sentiva dei passi nelle vicinanze. Voltandosi incrociò lo sguardo di due strani figuri dall’aria trasandata. La ragazza ricominciò a camminare, sperando invano che quei tipi loschi non si accorgessero di lei.

Dietro di lei camminava un ragazzo dal pizzetto mal raso, mentre l’altro individuo sembrava essersi volatilizzato.

< < Ehi bellezza… Vieni con noi! > > - esclamò il tizio dietro di lei.

Levi si voltò sospettosa. "Noi"?

< < Ehi, è carina… > > -commentò il secondo spuntando all’improvviso davanti a lei.

< < P-Per favore… devo tornare a casa… > > -balbettò Levi evitando gli sguardi del duo di importunatori. Mentre il primo si apprestava a bere dalla bottiglia di scotch che reggeva con una mano, il secondo presa tra due dita una ciocca turchese dei capelli della ragazza, che spaventata, tentò di reagire con uno spintone. Il ragazzo la afferrò bruscamente per un polso, mentre il primo allontanò la bottiglia dalle labbra solo per ridacchiare.

< < Per favore andatevene-! > > -esclamò tentando di liberarsi dalla stretta del secondo.

Fu in quel momento che un rumore sopraggiunse.

Era lo stesso brontolio di motore che Levi aveva udito pochi attimi prima.

Si voltò verso la luce dei fari poco distanti da loro.

In sella ad una motocicletta nera, una Royal McQueen, sedeva uno strano ragazzo con diversi piercing sul viso e un paio di occhiali scuri.

I suoi lunghi capelli neri erano invece raccolti in una cipolla sopra la nuca.

I due ragazzi rabbrividirono.

< < G-Gajil-! > > -esclamarono in coro, mentre quest’ultimo a braccia conserte e con il motore ancora acceso, sembrava essere infastidito dai due.

Levi si asciugò una lacrima, pur non sapendo se il ragazzo fosse arrivato per soccorrerla o meno. Tuttavia sentiva in lui qualcosa di diverso…

< < Ebbene moscerini, che cazzo state facendo?! Non vi avevo detto di sgombrare già venti minuti fa? EH?! > > -esclamò mostrando un ghigno di irritazione e scendendo dalla motocicletta, scrocchiandosi le dita chiuse a pugno.

< < C-Ci dispiace!! > > -urlarono in coro cominciando a scappare via da quella figura autoritaria.

Levi guardava la scena intontita. Cos’era successo? Perché quel ragazzo l’aveva salvata?

< < Ehi gamberetto! Dico a te! > > -richiamò la ragazza, che si voltò verso il ragazzo sospettosa. In fondo, chi le assicurava che non fosse un malintenzionato? Però… dopotutto l’aveva salvata…

< < D-Dici a me? > > -domandò incerta, stringendo le due buste della spesa.

Il ragazzo sospirando girò la chiave spegnendo così il motore.

< < Ovvio che dico a te… con chi altro dovrei parlare? Tks… > > -borbottò afferrando il suo veicolo spento per i manubri e avvicinandosi a Levi spingendolo con la sola forza fisica.

Levi restò ad osservare il ragazzo, in parte piacevolmente incuriosita e in parte offesa per quella franchezza poco gradita.

< < Allora, andiamo? > > -domandò il ragazzo alzandosi gli occhiali da sole sulla testa.

< < A-Andare dove?! > > -domandò seccata Levi.

< < Mi era sembrato di capire che ti fossi persa… Ma guarda che tipo… senti fa come ti pare, se vuoi seguimi, altrimenti niente! > > -borbottò ancora una volta cominciando ad avviarsi. Levi si gonfiò le guance come una bambina, offesa. Notando che il ragazzo non aveva assolutamente intenzione di fermarsi, si vide costretta a raggiungerlo.

***

 

Note dell’Autrice:

Salveeee scusate se ho ritardato anche stavolta nella stesura di questo capitolo >.< ma sapete… gli impegni e bla bla ormai lo sapete :’)

Volevo innanzitutto scusarmi per la certa confusione che creerà questo capitolo!

Come avete potuto notare un po’ è narrato dal punto di vista dell’autrice en po’ da quello di Lucy… state tranquilli, questi saranno gli unici punti di vista della narrazione d’ora in poi xD all’inizio anche in pezzo di Lucy era narrato da me, però niente! Quando si tratta del personaggio di Lucy non riesco proprio a narrarlo in terza persona, mi sembra sempre di non riuscire a esprimere bene i suoi sentimenti… invece con gli altri personaggi mi riesce o.o ! BOH!

xD vabbé spero che il capitolo vi sia piaciuto

Il prossimo lo pubblicherò presto… (o almeno spero :P )

Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi seguiranno in futuro ^.^

Alla prossimaa 

 

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Capitolo 4
*** Hikari ***


Capitolo 3: Hikari

Anno 776, 31 Dicembre.

(Da qualche parte nella foresta ad Est di Arcadios.)

Con le mani sporche di fuliggine, come del resto il viso ed ogni parte del corpo non coperta dalla veste con cappuccio nera, cominciò a sfregare i due legnetti marci uno sull’altro, tentando di accendere una piccola fiamma che potesse in qualche modo riscaldare il suo corpo gelido. Rannicchiata in un angolino della catapecchia in legno, la Sacerdotessa degli Astri pronunciava strane formule evocative, con dei movimenti velocissimi delle labbra.

< < Virtutem ignis veniet ad me… 
Estia morita, nari amitia!... > >

Dopo aver pronunciato quelle misteriose parole, dal cumulo di cenere raggruppato intorno ai due legnetti cominciò a sprigionarsi un debole bagliore che divenne poco a poco una fiamma.

La Sacerdotessa del Cielo tentò di scaldarsi le mani per mezzo del debole tepore del fuoco. La stanchezza l’aveva ormai stremata.
Non mangiava da tre giorni e la sua unica dimora al momento era una vecchia capanna pieni di spifferi e dalle pessime condizioni igieniche.
Cosa aveva fatto per meritare una simile punizione?

Il Clan dei Seirei era ormai stato sterminato; non vi era più alcuna traccia di quella popolazione così ricca di cultura e di storia. Rimaneva soltanto lei.
A quel punto le sarebbe riuscito facile pensare alla sua sola esistenza come ad una punizione dei Kami. Ma non era così.
 
Ad un tratto, la ragazza – che si era quasi addormentata al tepore della debole fiamma e rossa -  fu bruscamente risvegliata da un baccano d’inferno:
La porta venne sfondata, facendo così entrare il vento gelido che si abbatteva all’esterno.
La Sacerdotessa scattò in piedi, tentando di nascondere il suo viso ricoprendosi di fuliggine ancora di più.
 
< < Siete voi la Sacerdotessa Luce, del Clan dei Seirei? > > -disse la voce di un uomo, davanti la porta d’ingresso ormai abbattuta.
 
< < Chi va là?! > > -domandò Luce, preoccupata.
 
L’uomo vestito di una armatura bianca e dallo stemma (ricamato sul mantello) simile ad una fenice fiammeggiante, aprì una pergamena e cominciò a leggerla.

< < Mi chiamo Lahar. Sono il Capitano del terzo reggimento dell’esercito di sua maestà Jose Porla, Re delle terre di Mezzo, di HeartLand e Re vostro. La qui presente Sacerdotessa Luce è stata convocata a Palazzo per un incontro con il Re.
Si tratta di una questione top secret della massima importanza. Al rifiuto della stessa, siamo autorizzati ad usare la forza. > > -disse tutto d’un fiato.
 
< < Sono io Luce. Non temete soldato, non opporrò resistenza né proverò ad usare i miei poteri per punire la vostra arroganza davanti ad un’interprete dei Kami e degli Astri. Non sono certo io quella a decidere le sorti degli uomini. > > -rispose garbatamente, senza accennare un attimo di incertezza.

Lahar ripiegò la pergamena, facendole cenno con il braccio di uscire fuori.
La ragazza lo seguì senza dire una parola, trovando all’esterno altri tre soldati in sella ad un cavallo con una carrozza ad attendere.
 
Due dei soldati si guardarono divertiti, alla vista della ragazza vestita con abiti poveri e malridotti e dalla pelle apparentemente sporca e trascurata.
Il viso era invece coperto dal cappuccio e dal fatto che la ragazza si ostinasse a tenere la testa bassa.
Lahar l’aiutò a salire sulla carrozza e dopo qualche attimo, diede ordine al cocchiere di partire.

Luce osservava il panorama scorrerle veloce davanti agli occhi mentre Lahar silenziosamente e discretamente, la scrutava con la coda dell’occhio.
 
< < Mi scuso per il tono forse troppo autoritario con il quale ho impartito l’ordine ma si tratta di una situazione parecchio urgente che non ammette discussioni di nessun tipo. Spero che voi possiate capire. > >
 
Luce anche questa volta non disse nulla, limitandosi a fare un cenno con il capo.  

In breve tempo sarebbero arrivati alla città di Arcadios. Cosa sarebbe successo dopo?

Per quanto ancora sarebbe stata costretta a sottostare al volere di qualcuno?

Non esisteva alla fine nessuna libertà per lei?

***

 
Magnolia x1277

< < A-Aspettami! > > -esclamò Levi raggiungendo Gajil.

< < Oh, allora vuoi venire. Stammi vicino, non è un bel posto per una ragazzina come te. > > -sbottò. Levi gli lanciò un’occhiataccia, delusa dall’atteggiamento poco galante e scorbutico che il suo salvatore le riservava.

< < So badare a me stessa, grazie.  > > -replicò contrariata.

< < Sì certo… allora dimmi, come avresti steso quei due idioti senza il mio aiuto? > > -chiese divertito. Levi non rispose, limitandosi a sospirare infastidita.

Tuttavia, per quanto potesse negarlo, Gajil aveva ragione: senza il suo aiuto sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto. Perciò con un po’ di riluttanza decise di mettere da parte l’orgoglio.
Delicatamente afferrò con una mano la giacca nera del ragazzo, che si fermò e si voltò verso di lei.

< < Grazie, a proposito. > > - disse timidamente, alzando poi uno sguardo imbarazzato.

Gajil arrossì leggermente, per poi ritornare al suo atteggiamento strafottente di pochi secondi prima.

< < Lascia perdere… pensa piuttosto a non cacciarti nei guai… > >

< < Sono Levi, comunque… > > -aggiunse mostrando un tenero sorriso, al quale Gajil rispose con un ghigno.

< < Interessante… > >

< < S-Sarebbe carino che anche tu mi dicessi il tuo nome… > > -mormorò tristemente.

< < Gajil. > > -sbuffò quest’ultimo fermandosi di colpo, tanto bastò per far sì che sul viso di Levi si ridipingesse un sorriso gioioso. Gajil riprese a camminare, nascondendo - sotto un’espressione imbronciata - il rossore che si era andato a dipingere sulle sue guance.

< < Senti, come mai quei tipi ti hanno obbedito all’istante? > > - chiese, tentando di fare conversazione.

< < Cos’è, vuoi raccogliere informazioni su di me? Tu piuttosto, che accidenti ci facevi in un quartiere malfamato come questo?! > > - fece guardandosi intorno.

< < Be’… dovevo fare la spesa e volevo prendere una scorciatoia per tornare a casa… ma ti ho fatto una domanda prima io, comunque. > >

< < Non occorre che tu sappia il motivo per cui mi hanno dato ascolto. Lascia perdere. Piuttosto, una ragazzina come te non dovrebbe andare a casa dopo la scuola? > >

< < Ma quanti anni credi che io abbia? > > -domandò curiosa – ed un po’ irritata - . Prima di rispondere Gajil le diede un veloce sguardo: altezza sul metro e mezzo, seno piccolo, grandi occhi da bambina.

< < Non so, tredici? > > -tirò ad indovinare, generando l’ira di Levi.

< < N-No! Ne ho diciassette, chiaro?! > > -esclamò irritata.

Gajil diede poi un’occhiata alla divisa scolastica, ricordando di averla già vista prima di allora. Gonna blu scuro a pieghe, camicetta bianca e fiocchetto azzurro.
Doveva di sicuro frequentare la Vally High School.

< < T-Tu diciassette? Ma se sembri una ragazzina delle medie! > > -ridacchiò sarcastico.

< < E sentiamo tu quanti anni dovresti avere? > > -polemizzò lei

< < Tira ad indovinare, gamberetto. > > -incitò, con tono di sfida.

Levi lo osservò per qualche secondo: era piuttosto alto rispetto a lei, con una corporatura abbastanza muscolosa.
Sul volto si intravedeva una leggera barbetta, mentre i piercing alle orecchie, al sopracciglio e alla lingua le fecero pensare ad uomo adulto.
Tuttavia se avesse pronunciato un numero d’età avanzato avrebbe di sicuro “vinto” lui.

< < Diciassette anche tu?... > > - mormorò, per niente sicura della sua risposta.

< < Eh… no. > > -sibilò

< < C’eri quasi. > >

< < Diciotto allora? > >

< < Non te lo dirò mai. Provaci ancora, gamberetto! > >

< < O insomma, dimmelo! > > -insistette lei.

< < Siamo arrivati. > > -concluse lui.

< < Cosa? > > -si domandò. Senza essersene accorta si erano ritrovati all’uscita del vicolo, proprio di fronte alla strada principale che pullulava di passanti diretti in diverse direzioni.

Guardò poi il cielo ormai tinto di azzurro, mentre il rosso scarlatto stava lentamente scomparendo dietro le montagne (segno che fosse giunta la sera) ; ergo si stava facendo tardi per lei.

< < G-Grazie! > > -esclamò la ragazza, chinando il busto verso il suo interlocutore che rispose scompigliandole i ricci capelli turchesi con la sua mano.

< < E-Ehi! > > -protestò Levi

< < Ci vediamo, gamberetto > > -disse salendo in sella alla sua moto che cominciò a rombare.

< < E’ Levi!! > > -esclamò la ragazza cercando di sovrastare con la sua voce l’assordante rumore prodotto dal veicolo ormai in movimento.

Gajil rispose con un cenno della mano, mentre dopo pochi secondi era già sparito dietro i vicoli della stradina. Levi sospirò seccata; tuttavia dopo qualche attimo sul suo viso si dipinse un sorriso.
Con il cuore colmo d’emozione si mise in cammino verso casa, dove tuttavia nessuno la stava aspettando.

Lo avrebbe mai più rivisto?

***

(Lucy)

Finalmente rientrai a casa. Aprii la porta scorrevole della cucina, dove ovviamente era in corso una battaglia all’ultimo sangue.
Una guerra che durava ormai da 12 anni.

< < Romeo, torna qui! E’ l’ora del bagno! > > -urlò nonno Makarov rincorrendo –come al solito – per tutta la cucina il mio al quanto stupido ed immaturo cuginetto Romeo, fratellino di Laxus.
< < Prova a prendermi! > > -rispose lo stupido facendo una linguaccia al nonno, saltellando da un cuscino all’altro come una trottola impazzita.

Il nonno continuava a rincorrerlo – in modo incredibilmente agile per la sua età – gettandocisi ogni qualvolta che Romeo si fermava, per poi finire per terra ben lontano dalla sua preda.
Come se non bastasse la tv era accesa a tutto volume ed il nostro gattone, Lily, continuava a dimenarsi per acciuffare il gomitolo di lana che sembrava sfuggire ad ogni legge di gravità.

< < Piantatela!!! > > -urlai esasperata.

Tutti i presenti all’interno della stanza si fermarono, compreso Romeo che fu catturato dal nonno.

< < B-Bentornata sorellona! > > -mormorò Romeo tentando ancora di liberarsi.

< < Piantatela con queste idiozie, devo studiare! Domani ho l’esame di matematica e non posso concentrarmi se fate tutto questo baccano, è chiaro?! > >

Romeo ed il nonno annuirono, mentre Lily ritornò nella sua cesta, quasi impaurito. Dovevo avere una faccia spaventosa in quel momento…
Con un gesto meccanico afferrai la scatola di biscotti e lanciai un’ultima occhiataccia verso i presenti.

Chiusi velocemente la porta scorrevole dietro di me, sospirando.
In pochi secondi il baccano tornò a farsi sentire.

Con i nervi a fior di pelle salii svogliatamente le scale fino ad arrivare alla mia camera, dove posai nervosamente lo zaino sul letto accanto alla finestra.
Nei minuti successivi tentai di concentrarmi sulle equazioni di secondo grado che sarebbero state di sicuro il giorno dopo nel test, tuttavia c’era qualcosa che mi distraeva.
Ricordavo ancora perfettamente il suo volto ed i suoi occhi neri come la pece.

Chi era mai quel ragazzo?

Venivano tante persone al tempio… ma allora perché ero rimasta così impressionata da un ragazzo qualunque?
Proprio non riuscivo a capirlo… E poi cos’era quella melodia che avevo sentito poco prima? Era un’altra delle mie solite illusioni sonore e sensitive?

Dalla finestra della mia stanza entrò all’improvviso una luce potentissima ed abbagliante, tanto che fui costretta a chiudere gli occhi.

La luce si dissolse lentamente, lasciandomi il tempo di capirne la fonte.
Affacciandomi alla finestra vidi che la misteriosa fonte luminosa sembrava arrivare dal Tempio Sacro – il tempio e la mia casa si trovavano praticamente sullo stesso terreno - .

Velocemente uscii di casa, dirigendomi al Tempio Sacro che ancora risplendeva di una luce purissima che dava sul rosa chiaro.
La luce fuoriusciva persino dalla porta sigillata. Il bagliore doveva per forza provenire dall’interno.

Oltre al bagliore ricominciai a percepire quella strana melodia malinconica. Cosa stava succedendo?
Sapevo bene quanto fosse vietato entrare nel Tempio, tuttavia se la risposta alle mie domande si trovava all’interno, al diavolo le regole!

Le porte del Tempio si spalancarono senza che avessi mosso un dito, rilasciando un’enorme quantità di vento e di luce ancora più splendente.
Entrai all’interno, sentendo man mano la melodia diventare sempre più forte e penetrante, come se si stesse ricamando nel mio cuore.

Al centro della stanza, su un piedistallo in legno, vi era un libro dal quale sembrava fuoriuscire il bagliore. Mi avvicinai sfidando la corrente di vento che sembrava volermi buttare fuori.

Il libro era chiuso e sebbene fosse avvolto dalla luce riuscii a leggerne il titolo: Glitter.
Doveva essere il libro di cui mi aveva parlato il nonno.

I miei capelli così come i miei vestiti svolazzavano di qua e di là, mentre i miei occhi stavano diventando lucidi a causa del vento dall’origine ignota.

Il libro cominciò a tremare, quasi come se fosse vivo.
Lo presi tra le mani, non sapendo cosa fare.
Fu in quel momento che sentii una sensazione stranissima all’interno del mio corpo.

Era come se il mio stomaco si stesse scomponendo.
Sentivo il cuore in gola come quando si andava sulle montagne russe.
La melodia terminò lasciando il posto ad un suono cristallino. Sembrava una campanella. La sentivo tintinnare nella mente, come se fosse sempre stata all’interno della mia testa.

Dal libro cominciarono a straboccare fasci di luce che, potentissimi e velocissimi, fuoriuscirono dal Tempio schizzando via verso l’esterno.
Con in mano il libro uscii velocemente dalla stanza, osservando come le luci si fossero impresse nel cielo fino a formare una specie di figura geometrica luminosa.

Riuscivo a distinguere dalla luce un cerchio che conteneva all’interno di se altre figure, strane iscrizioni ed al centro di tutti un’enorme stella pentagonale.
Il libro scaturiva troppa forza perché potessi continuare a tenerlo stretta a me.
Fui costretta a mollare la presa, lasciandolo cadere per terra.

Il libro si aperse esattamente a metà, facendo fuoriuscire dodici luci che si saettarono nel cielo e come delle stelle cadenti proseguirono la loro corsa in ogni angolo del cielo, fino a sparire.
Il cerchio comparso nel cielo sparì frantumandosi in migliaia di puntini luminosi che ritornarono all’interno del libro, così come il vento impetuoso.

Il libro si richiuse di scatto, mettendo fine a quel fenomeno assurdo.

L’atmosfera era nuovamente calma.
Quasi non fosse successo niente.

Restai attaccata alla parete esterno del tempio per qualche minuto, temendo che il libro ormai inerme per terra avrebbe ripreso a dimenarsi.

< < Lucy! > > -esclamò la voce del nonno, raggiungendomi. Mi voltai, impaurita. Il nonno corse velocemente verso di me, seguito da Romeo con in braccio il nostro gatto.

< < Sorellona, cos’è successo?! > > -domandò Romeo avvicinandosi.

< < I-Io… non… n-non… è… stata colpa mia… > > -balbettai tremante, fiondandomi nelle braccia del nonno ed inginocchiandomi.

< < Ma cosa è successo? Cos’era quella luce? > > -domandò accarezzandomi la testa.

< < Perché c’è un libro per terra? E’ tuo, sorellona? > > -chiese Romeo avvicinandosi all’oggetto per terra. Prima che potessi urlargli di stare lontano da quella cosa Romeo lo prese in mano, cominciando a sfogliarlo come se niente fosse.

< < C-Che cosa-! Quello è il libro Glitter! > > - esclamò il nonno prendendolo fra le mani. Subito dopo si voltò verso il Tempio Sacro, notandone le porte spalancate.

< < T-Torniamo a casa e raccontami esattamente ciò che è successo… > > -propose, aiutandomi a rimettermi in piedi.

Per qualche strana ragione, le mie mani afferrarono il libro come qualcosa di molto prezioso, nonostante fino ad un attimo prima ne fossi stata profondamente impaurita.
Rientrando a casa, raccontai per filo e per segno ciò che mi era accaduto in quei due minuti di delirio assoluto.

Mi sembrava ancora un sogno; tuttavia anche il nonno e Romeo avevano assistito all’evento, perciò non avevo sognato né ero impazzita.

Mentre il nonno dava libero sfogo a tutte le sue teorie e ai suoi racconti su leggende di esseri mistici, sentivo qualcosa di strano all’interno del mio corpo e soprattutto all’interno della mia testa.

La luce della cucina sembrava dannatamente più intensa; gli occhi mi bruciavano come se avessi passato un giorno intero davanti la tv; la testa mi girava e persino la voce roca del nonno appariva potente e fastidiosa alle mie orecchie.

< < Nonno abbassa la voce… > > -mormorai, stupendomi del tono straziato con cui avevo pronunciato quella frase.

Ovviamente non mi diede ascolto, proseguendo il suo racconto.
Disorientata mi guardai attorno. Cominciai a sbattere le palpebre ripetutamente, non solo per cercare di alleviare il bruciore agli occhi ma anche perché la stanza sembrava essere in movimento.

Tutto, dal frigorifero alle stoviglie ancora bagnate nel lavandino, sembrava oscillare.
Riuscivo a percepire le gocce d’acqua che pendevano dal rubinetto e rumorosamente si disperdevano nella superficie piana del lavello.

Il rumore era insopportabile.

Guardai nervosamente l’orologio, riuscendo a sentire il ticchettio delle lancette muoversi quasi a rallentatore.
Percepivo praticamente tutto: gli ingranaggi che si muovevano, la lunga lancetta dei secondi che girava e l’immobilità opprimente della lancetta delle ore.   

< < …Ma ora viene il bello… dodici chiavi… si trova ancora l’anima della… e del potente Demone… > >

La voce del nonno veniva percepita ormai come un eco lontano e disturbato. Non riuscivo a comprendere tutte le parole che pronunciava, soltanto dei frammenti del discorso disordinato.
Fu il suono del vapore che chiassosamente usciva dalla teiera ancora sul fuoco a distruggermi.

< < Basta con questo chiasso!! > > -urlai, sbattendo violentemente il pugno sul tavolo. Il nonno si zittì, mentre Romeo si strinse ancora di più a Lily.

Mi portai le mani alla testa, massaggiandomi le tempie.

< < Mi dispiace… non so.. cosa mi sia preso… > > -mormorai, tirando un sospiro di sollievo. Tutti i rumori che si erano andati ad accavallare nella mia testa sembravano essersi dileguati. Cos’era successo?

< < Non c’è dubbio, a questo punto. > > -disse il nonno con espressione seria.

< < Di che parli? > > -domandai ancora un po’ infastidita dal suono della sua voce un po’ troppo alta. Il nonno mi guardò intensamente per alcuni secondi.

< < Credo che tu ti sia cacciata in un bel guaio… > > -rispose

***

Angolo Autrice:
Konnichiwa :)
Scusate il ritardo! Questi ultimi giorni sono stati un delirio >.< e dato che da Maggio ci saranno le ultime interrogazioni sarò ancora più impegnata D:
Ora che ho finito di elencare le mie disgrazie, possiamo passare alla storia xD Dunque, nel prossimo capitolo scopriremo il motivo per cui Luce è stata convocata a Palazzo e incontrerà per la prima volta Past-Natsu :)
Non posso fare spoiler su quello che succederà ai personaggi del presente ma posso dirvi che verrà svelato il mistero del libro Glitter :D
Alla prossimaaa

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Capitolo 5
*** Monster ***


Capitolo 4: Monster

Anno 777, 1 Gennaio.

(Città di Arcadios)

Flashback

< < Luce… promettimi figlia mia… che porrai fine a questa sofferenza con tutte le tue forze… il destino è qualcosa al quale non possiamo opporci. Dal momento in cui nasciamo fino al momento della nostra morte, abbiamo il dovere di svolgere il compito che i Kami ci hanno assegnato. > > -disse tutto d’un fiato una figura materna, ormai prossima alla morte.

Con il volto rigato di lacrime, con una mano accarezzava la guancia della sua unica figlia. Quest’ultima tentava ormai da diversi minuti di spostare l’immenso pilastro in legno che schiacciava il corpo della madre.
L’aria era ormai irrespirabile. Il fuoco continuava a bruciare l’ossigeno rimasto in quel cumulo di macerie. Tuttavia, Luce non si arrendeva. Sua madre era l’unica persona a lei rimasta e non l’avrebbe lasciata morire così, in quel modo.

< < N-No Madre… vi prego, restate con me!! > > -esclamò stringendole la mano. Quest’ultima dopo aver sorriso amorevolmente, socchiuse gli occhi smettendo di respirare.

Gli occhi di Luce si riempirono di lacrime e la sua voce si ruppe in migliaia di pezzi.

< < No… Madre… No!! > > -gridò disperata, gettando il viso contro il terreno coperto di fuliggine. Delle braccia le avvolsero la vita, trascinandola via da quel luogo.

< < No, lasciatemi! C’è mia madre lì! No!! > >

< < Luce sta calma! Dobbiamo andarcene altrimenti moriremo tutti! Presto Sho, brucia tutto quanto! Così che quei dannati non trovino niente! > > -ordinò un vecchietto, salendo su un cavallo insieme a Luce che, distrutta, vide quello che rimaneva del suo amato villaggio.

Fiamme e cenere.

< < Siamo pronti Saggio Rob! > > - disse Sho salendo sul proprio cavallo, vicino ad una decina di uomini, unici sopravvissuti alla strage.

< < Bene allora, andiamo! > >

***

< < Luce? Si svegli, siamo arrivati. > > -mormorò Lahar sfiorandole la spalla.

La ragazza aprì gli occhi, portandosi una mano alla testa. Ormai sognava quel terribile evento tutte le sere. Velocemente si ricompose e facendo attenzione che il suo viso non fosse visto da nessuno, scese dalla carrozza. Alzò lo sguardo verso l’imponente palazzo che si presentava davanti a lei.
Protetto da mura difensive e dall’altezza incerta. Era dunque quello il Palazzo Reale di cui aveva tanto sentito parlare? Dalle mura difensive sventolavano gli stemmi del Regno.

< < Chi è là?! > > -domandò un soldato a guardia del ponte levatoio, dall’alto delle mura Aureliane. La pioggia pur continuando a cadere si era trasformata da un acquazzone in una pioggerella calma e debole.

Era ormai passata la mezza notte. Il nuovo anno era cominciato solamente da dieci minuti.
Quello sarebbe stato l’anno del fato, l’anno in cui tutto avrebbe avuto inizio e in cui tutto avrebbe avuto fine. Nessuno era a conoscenza di ciò che il destino tramava per il mondo.

< < Sono Lahar, abbassa il ponte! > > -ordinò

Dopo qualche istante il ponte venne abbassato, mostrando il giardino meraviglioso che circondava il castello. Mentre Lahar diede ordine al cocchiere di riportare i cavalli nelle scuderie, Luce insieme ai tre soldati cominciò ad avviarsi.

La Sacerdotessa osservò il complesso architettonico più che poté.
Il Mastio era formato da tre torri difensive frontali, più altre piccole torri laterali. Luce riuscì a contarne addirittura dieci. Il castello era inoltre contornato di merli.

L’immenso portone d’ingresso fu spalancato, permettendo l’accesso a quell’edificio imponente. La sala era immensamente grande e ricca di mobili con decorazioni in stile vittoriano. Il pavimento roccioso era oltrepassato da un vistoso tappeto rosso. Nelle mura vi erano appese alte mensole traboccanti di libri più o meno antichi. Il soffitto – nel quale vi era attaccato un enorme candelabro di cristallo - alto circa cinque metri rispetto al pavimento era invece affrescato in modo raffinato. Comparivano angeli e figure religiose. Nella sala c’era un grande via vai di domestici intenti a svolgere le loro mansioni quasi frettolosamente.

Davanti a Luce si presentarono due ragazze dai lunghi vestiti.

< < Venite Divina Luce, sarete stanca e crediamo che un bagno ed una buona dormita prima dell’incontro con sua Maestà siano d’obbligo. > > -disse una, di piccola statura e dalla lunga treccia castano chiaro. Tra i suoi capelli vi era incastonato un diadema, mentre il vestito verde scuro metteva in risalto i suoi occhi.

La seconda era invece vestita di una splendido abito azzurro chiaro, con scollatura forse eccessiva ma niente che non si fosse mai visto, per quei tempi.

< < Vi ringrazio. In  effetti, forse un bagno è quel che ci vuole. > > -concordò Luce, seguendo le domestiche, mentre i soldati tornarono ai loro compiti.

***

La mattina seguente

Nella sala delle cerimonie, scortati da due soldati armati di lancia si presentarono due figuri avvolti da un mantello nero. Nella grande stanza rettangolare vi erano molti sudditi e diverse guardie all’entrata e vicino al Trono d’oro che posto davanti ad una finestra alta e slanciata, si ergeva su una base alta tre scalini rispetto al pavimento in mattone.
Ai lati del trono pendevano due candelabri d’avorio e ai piedi vi era un curioso oggetto che rilasciava del fumo. Sembrava incenso.

Tuttavia il Re non era ancora arrivato.

< < Eccoci qui, finalmente. > > -bisbigliò il primo, abbassando il cappuccio e lasciando così gocciolare i lunghi capelli neri.

< < C’era da aspettarselo che il Re non si sarebbe scomodato a quest’ora del mattino per incontrare due rinnegati come noi… > > -ridacchiò il secondo, gettando per terra il mantello, non curante e infilando una mano nella ribelle capigliatura rosata.  

< < Ehi Natsu… sei sicuro di quello che stiamo facendo? > > -domandò voltandosi verso il compagno. Quest’ultimo sorrise, sicuro di se.

< < Certo che lo sono Gajil… come noi abbiamo bisogno del Regno, anche il Regno ha bisogno di noi. Non potranno rifiutare la nostra gentile offerta. > > -rispose

La sala fu attraversata da un uomo ben vestito ma dalle fattezze anziane. I suoi lunghi capelli grigi si muovevano in sincrono con l’andamento deciso del corpo.
Natsu e Gajil si nascosero velocemente dietro un enorme pilastro in marmo.
L’uomo armato di spada e dal mantello rosso uscì da una porticina sul retro, guardandosi intorno in modo sospetto. Che non volesse essere seguito da nessuno?

< < Ehi Natsu… quello è…? > > - domandò Gajil

< < Sì… il Generale Zero. Si dice che una volta abbia sconfitto una Strega armato soltanto di un coltellino svizzero. Ma io non me la bevo… nessun essere umano, per quanto forte che sia, potrebbe vincere un duello con una Strega. Di sicuro nasconde qualcosa > > -rispose, circospetto.

Una guardia all’improvviso salì gli scalini fino a fermarsi al secondo. Poggiò sulla bocca una Tromba naturale, che cominciò a suonare per pochi attimi.

< < Sua Maestà Altissima Serenissima Re Jose Brian Murtimer Porla I > > -annunciò tutto d’un fiato.

Dalla porta sulla destra fece la sua entrata una figura alta e anziana. Dai grandi baffi e dalla barba bianca. Vestito di una veste viola e coperto di anelli e collane d’oro, reggeva il suo peso su un bastone della sua stessa altezza. Alla sua entrata i sudditi fecero un rigoroso inchino, al quale il Re rispose con un sorriso ed un cenno del capo, altrettanto rispettoso. Natsu e Gajil ritornarono allo scoperto, inginocchiandosi – pur mal volentieri – .

Il Re si sedette, mentre i sudditi si rialzarono. Un menestrello vestito in modo buffo avanzò velocemente verso il Re, bisbigliandogli qualcosa all’orecchio.

< < Tranquillo Max… ne ero già a conoscenza. – mormorò – Siate i benvenuti, Natsu Pendragon e Gajil Metaricana, del clan dei Dragon Slayer. > > -disse
I sudditi si voltarono verso i due ragazzi, sospettosi.

< < Dragon Slayer… perché due rinnegati…? > >

< < Come osano presentarsi al Re?! > >

I commenti non tardarono ad arrivare anche alle orecchie dei due che mantennero il controllo.

< < Suvvia, basta. I conflitti politici non dovranno interferire questa volta. Mi è stata giunta voce che voi, giovani Dragon Slayer, avete delle informazioni per noi circa la guerra che ormai si combatte da decenni. Ditemi, è la verità dunque? > > -domandò il Re

< < E’ così. Tuttavia saremo pronti a parlare soltanto in privato. > > - rispose Gajil quasi scorbuticamente, mentre Natsu osservava il Re. Possibile che fosse tanto gentile a dispetto dei racconti che nel Clan dei Dragon Slayer circolavano su di lui?

Il Re abbassò lo sguardo verso una pergamena che tirò fuori dalla tasca della veste.

< < Be’ questo è chiaro. Ma… oh che sbadato. Mi ero dimenticato del nostro ospite d’onore. Che sia fatta entrare la Venerabile Sacerdotessa Luce Ashley, del Clan dei Seirei. > > -aggiunse. La voce fu ripetuta più volta dalle guardie, mentre Natsu e Gajil si irrigidirono.

La porta principale si aprì. Entrò così una figura esile incappucciata, accompagnata da Lahar. I sudditi cominciarono a squadrare la nuova arrivata che avanzò fino a fermarsi a qualche metro prima degli scalini. La ragazza fece una riverenza.

< < E’… del Clan dei… Seirei…?! > > -ringhiò Gajil, colmo di rabbia verso quella ragazza appartenente al Clan nemico da generazioni in generazioni.

< < Ehi… Abbassa il cappuccio in presenza del Re! > > -ordinò autoritario Lahar.

La ragazza serrò le labbra.

< < Capitano Lahar… abbia un po’ più di riguardi per la nostra giovane ospite. Sono contento di ricevere il vostro aiuto, Divina Luce. Però anch’io vorrei vedere il vostro viso, se la cosa non vi dispiace. > > -aggiunse Jose, gentilmente.

< < D’accordo. Credo che al momento non sia più necessario nascondere il mio vero volto. Vogliate perdonare la mia mancanza di giudizio, vostra Maestà. > >

Così dicendo, abbassò il cappuccio e slegò il mantello che fece scivolare lungo la schiena fino a che questo non cadde per terra, scoprendo così la sua figura ormai ben vestita di un abito di seta bianco con scollatura non troppo esposta.
Tutti i presenti - Natsu compreso - rimasero a bocca aperta davanti ad una bellezza così rara e priva d’eguali. Dopo il bagno caldo della sera prima, la sua pelle era ormai tornata al suo colore originale (un delicato rosa chiaro) , mentre le gote avevano assunto un leggero rossore, probabilmente a causa dell’imbarazzo.

Il viso a forma di cuore era incorniciato dai capelli dorati lunghi all’altezza delle spalle, che sembravano splendere di luce propria.
Gli occhi grandi color nocciola, sembravano essere attraversati dalle stelle verso cui la giovane spendeva tempo e dedizione.

Le labbra carnose e morbide erano invece tinte di una tonalità rosso sangue.  Dal collo pendeva invece una gemma rossa. Sembrava un amuleto.
Luce abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo voltandosi verso i due Dragon Slayer.

Il cuore di Natsu cominciò a palpitare all’inverosimile. Come era possibile che tanta bellezza fosse racchiusa nel corpo di una Seirei? Come era possibile che una ragazza dal viso simile all’operato degli angeli potesse essere una sua nemica?

< < M-Molto bene… ehe… per una volta i racconti non esagerano… -sorrise Jose – Ma ormai bisogna parlare di questioni importanti… Signori, vogliate scusarci? Che restino solo i miei tre ospiti, per favore. > > - ordinò il Re.
I sudditi dall’aria ancora sognante uscirono velocemente, lasciando la sala quasi vuota.

***

(Lucy)

Magnolia x1277

< < Credo che tu ti sia cacciata in un bel guaio. > > -rispose Nonno Makarov.

Sollevai la testa dal tavolo, sgranando gli occhi. Possibile che il nonno sapesse qualcosa?  Fortunatamente i rumori che riuscivo a percepire prima erano svaniti, lasciando tregua alla mia testa sul punto di esplodere.

< < Nonno… di che parli? > > -domandai con sguardo truce, mentre il nonno si schiarì la voce.

< < Ti ricordi quello di cui ti ho parlato riguardo la Sacerdotessa? > > -chiese, sicuro che la risposta sarebbe stata positiva.

< < Veramente no. > > -sbottai, distruggendo evidentemente le sue aspettative, tanto che spalancò gli occhi, incredulo e deluso. In realtà qualcosa mi ricordavo ma la mia testa era talmente affollata che riuscire a mala pena a ricordare il mio nome.

Mentre Romeo si fece scappare una risatina, il nonno tentò di mantenere la calma.

< < A-Allora te ne parlerò di nuova ma stavolta sta attenta. Dunque, ci sono molte leggende che popolano la storia della nostra famiglia.  Ma la storia più accreditata e quella tramandata da padre in figlio fino ad oggi è la seguente: secondo la leggenda, 500 anni prima il male ed il bene presero forma umana. Il male sotto le sembianze di un demone dell’aspetto umano , Zeref. Il bene si presentò con le sembianze di una giovane Sacerdotessa che lo combatté a lungo in quelle che oggi sono le rovine di Arcadios. Fu una battaglia durissima, nella quale morirono quasi tutti gli abitanti della città, la famiglia reale compresa. La Sacerdotessa riuscì infine a sconfiggere Zeref servendosi del potere delle Stelle. Per mezzo di quel potere riuscì ad imprigionare l’anima di Zeref all’interno di 12 Chiavi. Purtroppo, anche l’anima della Sacerdotessa fu risucchiata all’interno. > > spiegò, assumendo fin da subito un tono serio.

< < E’ una storia interessante ma… cosa c’entra con me? > > -chiesi

< < Fammi finire… Poiché all’interno delle 12 Chiavi si trovano ancora oggi due anime opposte, questi oggetti sono pericolosi se finite in mani sbagliate. E quando dico “mani sbagliate” intendo in mano a gente dall’anima nera. Secondo la leggenda le Chiavi possono esaudire un desiderio, se riunite insieme. E’ questo il motivo per cui faranno gola a demoni o esseri umani. > >

< < C-Continuo a non capire… > > -mormorai allibita.

< < Lucy… le chiavi erano custodite all’interno di quel libro… all’interno di Glitter. Distruggendo il sigillo hai causato la loro dispersione. Dovrai cercarle e rimetterle all’interno del libro prima che succeda il peggio! Tu sei l’unica che possa farlo poiché penso che tu sia la reincarnazione della Sacerdotessa morta 500 anni fa. > > -esclamò

< < C-Cosa?! N-Nonno stiamo parlando di qualcosa che non esiste! > > -replicai.

Evidentemente il nonno aveva bevuto precedentemente. Perché tutto quello che mi avevo detto non poteva di certo essere vero… Io la reincarnazione di una Sacerdotessa? Questa era bella…

< < Allora come ti spieghi tutto? > > -domandò, tendenzioso.

< < Tutto cosa? > >

< < Tutto. Come ti spieghi il fatto che riesci a percepire le presenze spirituali che gli altri non potranno mai sentire? Come ti spieghi il fatto che un libro inviolabile da 500 anni si sia aperto in tua presenza? E come spieghi la valanga di suoni che hai udito prima? Queste tue particolarità non sono altro che la dimostrazione del tuo potere latente. > > -insistette.

Mi alzai di scatto, sbattendo un pugno sul tavolo.

< < Tu lo sapevi?! S-Sapevi il motivo dei miei cosiddetti “disturbi” e non mi hai mai detto niente?! > > -insinuai, arrabbiata.

< < … Sì. Ho sempre saputo il motivo delle tue difficoltà ma ho dovuto attendere che il tuo potere si risvegliasse, per potertene parlare. Adesso è finalmente giunto il momento. Ti prego, non avercela con tuo nonno. > > -fece alzandosi e prendendomi per mano.

Una lacrima mi scese lungo le guance. Sbattei velocemente le palpebre, cercando di ricacciare via non solo le lacrime ma anche la sensazione orribile che si diramava nel mio petto. Per tutta la vita avevo sempre pensato di avere una particolare forma di dislessia o cose del genere.

Invece ero soltanto… io. Ma come potevo accettare tutto questo come se niente fosse?

< < Io… non voglio avere tutto questo! Voglio solo essere una normale liceale… non voglio avere queste capacità… non voglio cercare degli oggetti mistici ne voglio diventare la nuova paladina della giustizia.. perciò… scusami ma… io non ce la faccio. > > -feci, fuggendo via di corsa in lacrime.

< < Sorellona!- > > -esclamò Romeo.

< < No… ha bisogno di tempo. > > -disse il nonno, di cui ormai sentivo la voce in lontananza.

Velocemente mi infilai le scarpe ed uscii da casa, correndo a tutta velocità. Non sapevo esattamente il motivo per cui correvo. Probabilmente volevo scappare… ma da cosa poi? Il problema non era all’interno della mia casa.  Non era nel tempio Sacro ne tantomeno nel libro Glitter. Il problema ero io stessa. Il problema era dentro di me.

***


Si svegliò di soprassalto. Era sudato, spaventato, inquieto. Si guardò intorno, rendendosi conto di essersi addormentato sul ramo di un albero secolare, del bosco i Magnolia ed est. Poggiò la schiena contro il tronco, accavallando le caviglie.
Aveva ancora il fiatone ed un gran mal di testa. Si portò le mani ai capelli, scompigliandosi la capigliatura rosata. Si asciugò il sudore dalla fronte con la sua preziosa sciarpa. Il suo cuore batteva all’impazzata, tanto che arrivava a procuragli delle fitte. Si portò la mano destra sul petto.

Cosa stava succedendo adesso? Guardò in basso. Sembrava vederci doppio.
Nonostante si trovasse a circa 20 metri da terra si lasciò cadere giù, atterrando con estrema agilità e leggerezza. Barcollando tentò di camminare. Sentiva un bruciore alle spalle, al petto e alle gambe. Inoltre quel fastidioso mal di testa divenne bruciore, come se il suo capo stesse andando in fiamme.

Esasperato diede un colpo contro il tronco dell’albero. Sulla corteccia si creò un’impronta profonda, la stessa del pugno di Natsu. Quest’ultimo tremante si guardò i palmi delle mani.
Non aveva caricato il pugno con particolare forza, tuttavia l’albero ne risultò danneggiato. Si sentiva prudere le mani; voleva prendere a pugni qualcosa. Eppure non era particolarmente infuriato, almeno in quel momento. Nervosamente tentò di allentare la cravatta, finendo invece per strapparla in due.

Spaventato si portò le  mani alla testa, in quel momento bollente.

< < D-Dannazione-! > > -esclamò tirando un calcio allo stesso albero, che questa volta cominciò ad oscillare, fino a precipitare con un tremendo frastuono. Gli uccelli volarono via, mentre la pioggia tornò anticipata da due tuoni.

Natsu cominciò a correre. Il suo corpo stava velocemente diventando sempre più caldo. Lungo la corsa – sorprendentemente più veloce e spedita del solito – si liberò della giacca e si sbottonò completamente la camicia fradicia, frantumando involontariamente i bottoni in pezzi finissimi.

Al suo cammino la terra sembrava tremare. Spaventato continuò a correre sempre più veloce. Il panorama intorno a lui scorreva talmente veloce che tutto quello che riusciva a vedere erano delle chiazze verdastre. Davanti a lui si presentava uno strapiombo.

Natsu accelerò ancora di più, fino ad arrivare dall’altra parte della montagna con un semplice salto lungo parecchi metri. 
Tutto quello che gli stava accadendo non era normale. Ciò che stava succedendo all’interno del suo corpo era qualcosa mai vista prima d’ora. Sentiva una strana sensazione allo stomaco; come se la bestia che fino ad allora aveva tentato di celare si fosse improvvisamente risvegliata.

Si ritrovò all’improvviso davanti il Tempio di Magnolia, nel quale aveva passato una buona mezz’ora il pomeriggio prima. Fu in quel momento che la sua mano cominciò a diventare rossa. Dalla sua mano fuoriuscì all’improvviso una fiamma che divampando divenne sempre più estesa, fino a investire il suo avambraccio.

< < Ma che cavolo?! > > -esclamò agitando il braccio di qua e di là, tentando di spegnere quel fuoco che lo avrebbe normalmente portato alla combustione.

Tuttavia il fuoco sembrava non nuocergli in nessun modo. Si gettò per terra, tentando di spegnere quella fiamma che sembrava non indebolirsi nemmeno con l’acquazzone che era in corso.

Nel frattempo qualcuno stava risalendo la lunga gradinata che portava al Tempio. Qualcuno, il cui cuore era altrettanto confuso e spaventato da quello che era in realtà.
Arrivata all’ultimo gradino, alzò lo sguardo. Fu allora che lo vide.
Natsu finalmente riuscì a spegnere il suo braccio che sembrava essersi improvvisamente auto-combustionato, dove tuttavia non vi erano tracce di bruciatura.

Si avvicinò velocemente al ragazzo, rimanendo distante solo un metro da lui.

< < Ma tu… che ci fai qui? > > -domandò, incredula di quello che i suoi occhi le trasmettevano.

Cosa ci faceva il ragazzo che aveva visto il pomeriggio prima completamente spaventato e sporco di fango?

< < Stami lontana! > > -ringhiò, indietreggiando.

La ragazza inizialmente fece un passo indietro intimorita; successivamente si avvicinò di più e chinandosi verso di lui osservò i suoi occhi neri, tinti di una paura profonda.

< < Non ci senti?! Ti ho detto di starmi lontana! > > -urlò

< < Si può sapere che ti è successo? > > -domandò, ignorando le minacce del ragazzo.

Quest’ultimo osservò la ragazza. Inutile dire che fosse di una bellezza disarmante ma… perché guardandola provava uno strano calore al petto? Percepiva uno strano sentimento… Sembrava malinconia. Ma perché se non si erano mai conosciuti?

Un’altra fitta al petto lo invase, costringendolo a colpire con un pugno una parte della parete del Tempio Sacro. Estrasse il pugno dal foro che aveva provocato e sempre più terrorizzato si portò le mani alla testa.

< < E-Ehi, calmati! Ti senti bene? > > -esclamò

< < Io… sono… un mostro… > > -mormorò, cadendo tra le braccia della ragazza, privo di sensi.

< < Lucy! Sei tu?! > > -domandò il nonno uscendo di casa.

< < Nonno vieni qui, presto! > > -rispose la ragazza, allarmata.

***

Angolo Autrice/Angolo dello Sclero
Ma salvee! Perdonate l’attesa u.u (ho avuto una settimana libera e nonostante questo sono riuscita a pubblicare questo capitolo solo ora -_-)
Che ve ne pare del capitolo cari lettori? :) Scusate se è un po’ lunghetto rispetto agli altri ma volevo inserire più avvenimenti in modo tale da potermi concentrare meglio su Gajil e Levi nel prossimo capitolo : 3 Inoltre scopriremo il motivo per cui Luce è stata convocata ed anche le intenzioni dei nostri amati Dragon Slayer ^-^
Approfitto di questo spazietto per ringraziare tutti coloro che recensiscono :) Grazie di cuore! 

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Capitolo 6
*** In My Head ***


Capitolo 5: In My Head

Anno 777, 1 Gennaio.
Arcadios, Palazzo Reale

Mentre la grande Sala del trono veniva velocemente lasciata libera dai sudditi - ancora estasiati - Natsu e Gajil continuavano a fissare la Seirei, il secondo circospetto, il primo quasi ammaliato.
Luce si voltò per un secondo verso il ragazzo, incontrandone lo sguardo. Natsu sembrava essere ipnotizzato da quegli occhi color nocciola, grandi e luminosi.
La Sacerdotessa conservava un’espressione seria e composta, che nascondeva perfettamente la curiosità che nutriva nei confronti dei due Dragon Slayer, verso i quali avrebbe dovuto normalmente provare odio.

< < Bene, adesso che siamo rimasti soli vorrei innanzitutto rivelare a voi, Divina Luce, il motivo per il quale vi trovate nella mia corte. Prego anche i signori Pendragon e Metaricana di ascoltare attentamente; la situazione richiederà il vostro contributo. > > -esordì il Re

Gajil ghignò contrariato, mentre Natsu cercava di ordinare al suo sguardo di non posarsi sulla ragazza più bella dell’intero universo  e di concentrarsi invece sul Re.

< < Dunque: Sicuramente voi saprete già che il nostro Paese è ormai da diversi anni in lotta con i Giganti del cielo, i Draghi. Divina Luce, voi possedete un immenso potere, più di quanto possiate immaginare. Ed è al vostro potere che io mi appello. > > -proseguì.

< < Ringrazio la Maestà Vostra per il gentile complimento, chiaramente esagerato ma, temo di non aver capito. Cosa mi state chiedendo? > > domandò confusa, cercando di ignorare gli sguardi del Dragon Slayer dai capelli a punta.

< < Certo, lasciate vi spieghi. In questi ultimi anni le mie notti vengono bruscamente disturbate da incubi; sogni ai miei occhi poco significativi ma forse importanti.
Sono presenti i Draghi… la città distrutta… la mia famiglia sterminata. Mi è giunta voce che possediate poteri divinatori molto importanti. Sapreste dunque interpretarli? > > -domandò infine, assorto.

< < Io… posso provarci. > > -rispose, notando qualcosa di strano nello sguardo del Re, ancora perso nel fiume di immagini che si facevano strada nella sua mente.

< < Tuttavia questo è solo il primo motivo della vostra presenza. La vostra energia spirituale è molto pura e il solo fatto che voi vi troviate qui ci aiuta minuto dopo minuto a rinforzare la barriera che protegge la città dai demoni maligni. Inoltre, voi possedete dei poteri curativi abbastanza forti da sconfiggere la morte stessa.
Ecco perché il vostro aiuto ci sarà di enorme vantaggio, quando i soldati torneranno. > > -spiegò, lasciando sbigottita la Sacerdotessa.

Dopo un attimo di incertezza, la ragazza curvò le labbra in un sorriso posato, acconsentendo.

< < Poche chiacchiere, passiamo a noi! > > sbottò irritato il Dragon Slayer dai capelli neri.

< < Oh, ma certo. Ditemi: cosa vi porta qui, nella mia amata città? > > -domandò il Re.

< < Siamo venuti per comunicarvi delle informazioni che di sicuro vi faranno molto comodo. – prese parola Natsu, prima ancora del suo testardo e avventato amico. – Si tratta di informazioni circa i Draghi. > >

< < Sono tutto orecchi. > > -lo incitò il Re, facendosi improvvisamente più interessato alla cosa.

< < Avete mai sentito parlare di… Acknowlogia? > > domandò Gajil.

< < Sì… si dice che sia un Drago talmente temibile che il suo solo passaggio causi morte e distruzione ovunque. > > -rifletté il Re, andando indietro con la memoria ai vecchi racconti.

< < … Degli sventurati che al passaggio di Acknowlogia si trovavano, neanche l’anima di loro rimase. La terra impaurita si chiuse in se stessa, e la natura e le stelle col loro triste canto gli sventurati nel sonno profondo accompagnarono… > > -recitò Luce, d’improvviso.

< < Come avete detto? > > -domandò il Re, stranito.

< < Perdonatemi… E’ solo una vecchia filastrocca che veniva narrata nel mio villaggio per spaventare i bambini. Narra appunto della venuta di Acknowlogia. > > -spiegò.

< < A quanto pare l’esistenza di quel maledetto Drago non è così poco conosciuta… - mormorò Gajil – Comunque sia, noi sappiamo il vero motivo per cui è scoppiata la guerra. E’ Acknowlogia che comanda i Draghi, contro la loro volontà. > > -aggiunse.

< < C-Come avete detto?! > > -esclamò.

< < E’ la verità. Ma credo che sia meglio continuare la nostra conversazione in privato… > > -sibilò, guardandosi intorno.

Natsu abbassò il capo. Non era Luce il problema. C’era qualcun altro che sembrava stesse ascoltando la loro conversazione. Il loro udito da Dragon Slayer non sbagliava mai.

< < … Molto bene. Sarò impegnato per un paio d’ore in una riunione con i Funzionari del Regno. Potete congedarvi. Quanto a voi, Luce… Purtroppo dovrò chiedervi anche un altro favore. > >

***

Erano passate solo poche ore dal loro incontro con il Re.
La pioggia che si era abbattuta sul Regno di HeartLand la sera prima sembrava solo un lontano ricordo. Il cielo si era schiarito; ormai non vi era più alcuna nuvola.
La città di Arcadios si preparava ad accogliere i soldati dell’Esercito Reale, di ritorno dalla battaglia.

Le strade erano festose e addobbate con ghirlande colorate; il tragitto che il soldati avrebbero percorso era invece oltrepassato da un lungo tappeto di fiori d’ogni tipo.
I domestici all’interno del Palazzo Reale continuavano le loro faccende frettolosamente.
L’intera popolazione era in fermento. Apparentemente tutti meno i due Dragon Slayer che tentavano di ingannare il tempo girovagando per il Palazzo. 

< < Allora, cosa ne pensi Natsu? > > -domandò Gajil, percorrendo insieme al compagno il corridoio di colonne esterne, che dava sull’immenso e vistoso giardino Reale.

< < Di che parli? > > -domandò Natsu, ammirando nel frattempo il giardino colmo di rose rosse.

< < Di tutto. Del Re, di Zero e di quella Seirei. > >

< < Penso che il Re ci abbia creduto. Comunque sia spero che quel Zero non voglia incorrere nelle mie ire. Mi chiedo solo perché abbia origliato la nostra conversazione… > > - fece dubbioso.

< < Non ne ho la minima idea ma di sicuro dobbiamo guardarci le spalle da lui; ma parlando di quella Seirei, cosa mi dici? > > -insistette, osservando come l’amico si fosse immediatamente immobilizzato al solo sentirla pronunciare.

< < Non ho niente da dire a riguardo… > >

< < Ah sì? Proprio niente? Perché – forse ho problemi di vista – ma mi sembrava di aver capito che quella ragazza avesse catturato la tua attenzione… > > - accusò Gajil.

< < Non dire idiozie, ti prego. Il solo fatto che io non voglia per forza scatenare un putiferio non significa che sia interessato a lei. Gajil, i nostri Clan sono in guerra gli uni con gli altri da così tanto tempo che non ricordiamo nemmeno il perché. Quindi non vedo il motivo di riaccendere qualcosa che probabilmente è già spento da tempo. > >

< < Io non ho mai detto di voler iniziare una scazzottata, dico solo che dovresti stare attento. Le donne sono le creature più infime su questa terra. Non dimenticarlo. Hai già avuto la tua lezione, no? > >- fece, dando una pacca sulla spalla al ragazzo, che si voltò verso di lui, dubbioso.

< < Parli di me, o di te, Gajil? > > -domandò, riferendosi chiaramente a qualcosa che Gajil da tempo pensava di aver dimenticato.

< < Tks… questo non c’entra proprio nulla. > > -sibilò, allontanandosi a falcate.

***

(Lucy)

Magnolia x1277

Rientrai nella mia stanza. Stava ancora dormendo.

Era difficile credere che qualcuno capace di dormire così bene in un letto altrui fosse davvero la persona che fino a poche ore prima aveva forato una parete in legno con un solo pugno.
Un po’ la cosa mi metteva in apprensione.

Le cose si erano svolte piuttosto frettolosamente; il nonno mi aveva aiutata a portarlo in casa e dopo pochi secondi aveva espresso il suo parere con chiara determinazione:
“Portarlo in ospedale non servirebbe a niente… Ha bisogno di riposo!”

Così aveva detto. In seguito lo avevamo trasportato in casa e sistemato sul mio letto.
Mi sedetti accanto a lui, osservandolo per quanto i miei occhi potessero guardare. Sembrava proprio un bambino quando dormiva. La sua espressione era davvero serena.

Ma la cosa che mi straniva di più era l’incredibile calore che emanava. Accanto a lui dovetti togliermi di dosso il golf azzurro, rimanendo con la camicetta della divisa scolastica.

Quanto poteva essere caldo quel ragazzo? Ero forse io ad essere diventata improvvisamente più fredda del solito? Abbozzai un sorriso. Sembrava lamentarsi nel sonno ma in modo parecchio buffo.
Con una mano gli spostai un ciuffo di capelli dalla fronte.

Ritrassi immediatamente la mano, appena mi resi conto di ciò che stavo realmente facendo.

< < Lucy! > > - chiamò il nonno dal piano di sotto.

Mi alzai silenziosamente dal letto e dopo avergli rivolto un ultimo sguardo, uscii dalla camera e scesi le scale. La porta scorrevole della cucina era chiusa; brutto segno.
Entrai, chiudendola dietro di me.

< < Sorellona, come sta il fratellone? > > -mi chiese Romeo, impaziente.

< < F-Fratellone? Romeo, quello è un estraneo! Non devi dare soprannomi fuori luogo alla gente. E poi perché non l’abbiamo portato in ospedale? > > -sbottai infastidita, apparentemente senza alcun motivo in particolare.

< < Semplice: prima di tutto è solo svenuto e ha bisogno di riposo. In secondo luogo, non credo che il suo male possa essere curato dalle medicine. > > -si intromise nonno Makarov, sorseggiando poi la sua tazza di the verde come se niente fosse.

< < Cosa vorresti dire con questo?! Nonno, spiegati meglio! Non ti ho ancora perdonato per la storia di prima e non credo tu voglia farmi innervosire ulteriormente. > > - mi agitai, sedendomi su un cuscino accanto al tavolo.

Era vero, non lo avevo ancora perdonato. Dopo aver appreso la notizia più assurda della storia ero scappata via, correndo come una furia. Rimasi fuori casa per circa tre ore. Subito dopo rincasai, capendo finalmente che scappando non avrei di certo risolto il problema. Però, magari potevo semplicemente ignorarlo…

< < D’accordo ma sta calma! – trattenne una risatina – Lucy, quel ragazzo non può essere curato dai medici perché il suo non è un male fisico. > >

< < Ma se non è un male fisico allora cos’ha? > > -domandò Romeo, facendo eco ai miei pensieri.

< < Sento chiaramente una strana energia provenire da quel ragazzo. E’ possibile che anche lui abbia un dono, o meglio delle capacità simili alle tue, Lucy. > > -dichiarò, continuando a sorridermi con espressione ebete.

< < I-Intendi che anche lui è come me? > > -domandai incredula.

< < Non precisamente. E’ possibile che nel momento in cui il sigillo di Glitter è andato in frantumi anche i tuoi poteri si siano risvegliati. Per qualche motivo, sembra essere successa la stessa cosa a quel ragazzo. Anche lui ha un potere sopito dentro di se che attende solo di essere totalmente risvegliato. > > - spiegò.

Come era possibile che nel giro di sei ore la mia vita fosse diventata quella di una protagonista di un film di fantascienza?

Sospirai, cercando di non dare di matto.

< < Ok… ehm… e io cosa dovrei fare? Insomma, se come dici tu ho un “potere sopito”, che resti tale, no? Non ho alcuna intenzione di indossare una calzamaglia e sputare fuoco dagli occhi! > > -esclamai.

< < Sorellona, ma Superman non sputa fuoco ma raggi laser! > > -esordì Romeo.

< < Tu chiudi il becco! > > – risposi, molto gentilmente.

< < Oh tu non dovrai fare niente… Si svilupperanno da soli! – sorrise, avendo chiaramente ignorato buona parte della frase – Però è necessario che per qualche giorno tu ti prenda cura di testa rosata. > >

< < T-testa rosata?! Vuoi dire… oh, no no no! No, grazie! Non ho tempo per fare da babysitter a quel tipo! Ho già abbastanza problemi per conto mio! > > - protestai.

Sentimmo all’improvviso un rumore sospetto provenire dal piano di sopra.

Scattai in piedi e corsi verso la mia stanza.

Entrando assistetti ad uno scenario piuttosto improbabile da vedere: il ragazzo che fino a qualche minuto prima stava dormendo, ora si trovava con la faccia per terra in una posizione assolutamente ridicola.

< < T-Tutto bene? > > -domandai avvicinandomi con cautela.

< < Mmm… > > -mugugnò.

Mi avvicinai di più per aiutarlo ad alzarsi. Nel momento in cui poggiai la mia mano sulla sua spalla si alzò di scatto. Mi prese per i polsi e bloccandomi per terra si mise sopra di me, osservandomi con uno sguardo a dir poco terrificante.

< < Tu chi sei? > > -ringhiò fra i denti, avvicinando il suo viso al mio, mantenendo una distanza minima.

Arrossii violentemente e tentai a quel punto di liberarmi dalla sua presa ferrea, invano. Come poteva essere tanto forte? E in più si era accorto o no di essere a petto nudo?

< < Allora? Non mi hai ancora risposto! > > -esclamò.

< < T-Togliti di dosso! S-Sei solo un maniaco!! > > -balbettai, irritata.

Con sguardo truce avvicinò il suo viso al mio collo, che cominciò ad annusare.

< < M-Ma che stai facendo?! > > -sbottai.

< < Hai un buon odore… però devi lo stesso dirmi che sei! E soprattutto che ci fai in casa mia?! > >

< < Q-Questa è la mia stanza, idiota! > >

Si guardò intorno, cascando dalle nuvole.

< < Oh, è vero! > > -esclamò, mostrando uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto, al quale dovetti tuttavia rispondere con un’occhiataccia assassina.

Avendo in quel momento allentato la presa, riuscii ad alzarmi facendolo cadere per terra.

< < C-Certo che sei proprio un tipo assurdo, lo sai?! > > -esclamai a braccia conserte e ancora profondamente imbarazzata.

< < Lo prendo come un complimento! > > -sorrise ancora una volta, sedendosi.

< < Ma si può sapere chi sei? > > -sospirai.

< < Sono Natsu. Piuttosto, che ci faccio qui? > > -domandò.

< < Beh… ecco… - mormorai, non sapendo bene da dove iniziare – Diverse ore fa sei venuto qui e sei svenuto. Avevi detto una cosa strana e  ti abbiamo portato dentro. > >

< < Abbiamo? > >

< < Sì. Io, mio nonno e mio cugino. > >

< < Ah… ora ricordo. Mi dispiace per la parete, ve la riparerò. > >

< < Non preoccuparti, ma tu stai bene? > > - domandai, avendo notato come il suo sorriso fosse immediatamente scomparso.

< < Sì… credo di sì. > > -rispose, rialzandosi ed osservandosi i palmi delle mani.

< < Ne sei… sicuro? > > -domandai ancora una volta, guardandolo circospetta.

Mi fissò per un momento che a me parve interminabile. Il suo sguardo era indecifrabile.

< < Ci conosciamo? > > -chiese all’improvviso.

< < N-No. Non credo. > > -risposi determinata, pur non essendone del tutto sicura.

< < Io credo di sì. > > -si intromise una voce fuori dal coro, facendomi sobbalzare.

Trovai nonno Makarov accanto a me, incredibilmente comparso dal nulla. Ma come diavolo aveva fatto?!

< < N-Nonno! Non comparire in quel modo, accidenti! > > -urlai.

< < Salve! > > -esclamò Natsu sorridendo, come se nulla fosse.

< < Come va? > > -domandò il nonno di rimando, assumendo un’espressione ancora più gioiosa di quella dello stupido dai capelli rosa.

< < Nonno! S-Si può sapere che cosa-! > >

< < Ragazzo, devo parlarti. Potresti seguirmi? Lucy, tu resta qui. > > -mi ordinò, uscendo dalla mia stanza con fare enigmatico.

< < E-Ehi perché devo rimanere qui?! E tu Natsu, non dici niente?! > >

Mi voltai per cercare il suo sguardo. Ma lui se ne era già andato, probabilmente dalla finestra, considerato che era nuovamente spalancata. Cosa stava succedendo?

***

(Autrice)


Si svegliò di soprassalto, inspirando rumorosamente con la bocca, quasi le mancasse il fiato. Si raddrizzò sedendosi sul letto sfatto. Accese la luce della lampada sul comò.
Si asciugò una goccia di sudore dalla fronte. Si legò poi i mossi capelli turchesi con un elastico. Non sapeva il motivo, ma c’era qualcosa che non andava.
La testa le girava. Nella sua mente si accavallarono diverse voci, tutte diverse tra loro.

< < Ho fatto un brutto sogno… senza la favola della mamma non riesco a dormire… > >

< < … Chissà se domani andrà meglio... > >

< < Sono già le 23.00 ed io sono ancora sui libri! > >

< < Devo smetterla di ubriacarmi così. > >

Levi si portò le mani alla testa. La voci parlavano contemporaneamente. Erano timbri vocali sconosciuti.

Velocemente si alzò dal letto. Inciampò in qualcosa per terra – probabilmente il tappeto rosa sotto il letto – e si aggrappò alla scrivania.

< < Sono proprio stanco… > >

Percepì un’altra voce nella sua testa. Le era familiare. Sembrava la voce del padre.

Uscì dalla sua camera, dirigendosi all’ingresso dove, accendendo la luce, trovò il padre intento a chiudere la porta di casa.

< < Levi? Ti ho svegliata? Scusami… > > -si scusò, sfilandosi l’impermeabile e appendendolo.

< < Strano… pensavo di non aver fatto rumore… > >

Stavolta, l’uomo non aveva aperto bocca. La voce che Levi percepiva nella sua testa era diversa da quella che avrebbe sentito normalmente. Sembrava più un eco.

< < P-Papà… Quando sei tornato? > > -balbettò la ragazza, cercando di ignorare ciò che aveva appena sentito.

< < Oh soltanto poche ore fa. Volevo farti una sorpresa. > > - rispose, sorridendo.

< < Speriamo non si accorga della puzza d’alcool… > >

Levi fece un passo indietro. Deglutì rumorosamente, attirando l’attenzione del padre su di se.

< < C-Come hai detto scusa? > > -domandò.

< < Ho detto che… volevo farti una sorpresa. > > -ripeté, guardando la figlia con espressione interrogativa.

< < N-No… prima! > >

< < Ho ripetuto ciò che ho detto! – trattenne una risatina – Tesoro, sei sicura di stare bene? > >

< < H-Hai per caso bevuto? > > -chiese, pregando che quella fosse la risposta errata e che si fosse soltanto immaginata tutto.

< < N-No! C-Cosa te lo fa credere? > >- fece, nervosamente.

< < Ma come diavolo ha fatto?! Cavolo, devo stare più attento. > >

Levi lo squadrò con circospezione. L’uomo evitò di guardarla negli occhi.

< < A-Allora buonanotte, Levi. > > 

Si diresse in camera da letto e chiuse la porta dietro di se. Levi rimase lì impalata per diversi minuti. Le gambe le tremavano e la testa le faceva sempre più male.
Era riuscita a sentire qualcosa che il padre non aveva nemmeno pronunciato. Che fosse o meno la sua immaginazione, era evidente che il padre avesse alzato parecchio il gomito.

< < Ma che mi sta succedendo? > > -mormorò, sedendosi per terra e portandosi le gambe al petto.

Era davvero così? Levi gli aveva davvero letto nel pensiero?

***

Angolo Autrice/Dello Sclero

Salve a tutti otakucci e lettori di EFP fanfiction ^-^ perdonate il ritardo! Purtroppo ho molto da fare (ultime tre settimane di scuola, uguale ultime interrogazioni!) D:
Perciò anche se ovviamente non è una scusa, perdonatemi se il capitolo risulterà parecchio assurdo e sgrammaticato >__< ma se non lo carico oggi finisce che lo caricherò tra un mese xD
Spero vi sia piaciuto :D Nel prossimo capitolo Luce Past-Natsu potranno finalmente scambiarsi 4 parole, mentre Past-Gajil incontrerà qualcuno… ma non posso rivelare niente, altrimenti spoilero troppo!
Per quanto riguarda il presente, Nonno Makarov chiederà a Natsu di aiutare sua nipote nella ricerca delle Chiavi. Come la prenderà? E cosa succederà a Levi? :3
Continuate a seguirmi se volete scoprirlo :)
P.S: Ringrazio tutti quelli che recensiscono e allo stesso modo che quelli che leggono semplicemente per il piacere di farlo ^-^
Un ringraziamento speciale va poi ad Asu chan , che con i suoi preziosissimi consigli mi aiuta a migliorarmi come scrittrice, se così posso essere considerata xD un bacio!

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Capitolo 7
*** Magnet ***


Capitolo 6: Magnet

 
Anno 777, 2 Gennaio.
Arcadios, Palazzo Reale.

Camminava a passo veloce – ormai da diversi minuti - lungo uno dei corridoi interni al Palazzo. Non si spiegava il motivo di tanto fastidio provocato dalla frase allusiva che aveva pronunciato il compagno e amico, Natsu.

In fondo, era successo tutto diversi anni prima in quel tragico inverno del x767, anno che veniva ricordato da tutti per il mese di Dicembre, soprannominato “Il Mese del Terrore”.
Dopotutto, ormai era solo un lontano ricordo...

Svoltò l’angolo, sbattendo contro qualcosa o qualcuno. Si sentì un tonfo. Diversi libri caddero per terra, insieme alla figura abbastanza minuta che li trasportava.
Gajil abbassò lo sguardo: in terra, intenta a sistemare gli enormi libri polverosi e dall’aspetto piuttosto antico, vi era una ragazza. Le vesti che indossava sembravano abbastanza regali. Non potevo dunque essere una cameriera o una cortigiana.

< < Ehi! Sta più attenta! > > -sbottò il Dragon Slayer di Ferro.

< < Voi piuttosto! Dovreste almeno guardare a dove andate, piuttosto che accusare le vittime del vostro andamento distratto. > > -ribatté, alzando il viso verso il suo interlocutore che rimase sorpreso dal temperamento della ragazza.

Nessuno aveva mai osato ribattere ad un suo lamento o richiamo, specie una donna. Senza proferire parola, osservò bene i suoi occhi castano chiaro, grandi ed espressivi.
Il viso era invece incorniciato da dei meravigliosi capelli ricci della stessa tonalità del cielo primaverile, legati all’indietro con un fiocco. Il corpo minuto e la sua espressione combattiva la rendevano buffa agli occhi del ragazzo che tuttavia rimase sulla difensiva.

< < Tks… Piantala di agitarti. Qual è il tuo nome? > > -borbottò.

< < Con tutto il rispetto, ma credo proprio che questi non siano affari vostri. > > -rispose, sforzando la voce nel tentativo di risollevare quei libri che avevano tanto l’aria di non essere mai stati aperti almeno da qualche decennio.

Gajil sospirò.
Senza aggiungere altro si chinò e raccolse tre libri, mettendoseli sotto il braccio. La ragazza rimase sorpresa e, con in mano l’unico libro rimasto, si rialzò.

La poté così osservare meglio; oltre che minuta era anche parecchio bassa rispetto a lui. Ma forse, era proprio questa sua particolarità a renderla adorabile. Non appena quel pensiero si fece strada nella mente del Dragon Slayer, questo si voltò di scatto.

< < V-Vi ringrazio… > > -mormorò, abbozzando un sorriso.

< < Prego. Ora posso sapere il tuo nome, piccoletta? > > -ripeté, avviandosi verso la direzione che la ragazza stava per intraprendere in precedenza.

< < Il mio nome è Liv Fitzgerald. > > -rispose, affrettandosi ad affiancarlo.

< < Dove stavi andando con tutti questi libri? > > -domandò, continuando a guardare dritto davanti a se.

< < Devo riportarli nella biblioteca dell’ala Ovest. E voi? Dove eravate diretto? > >

< < Chi lo sa. > > -fece sbrigativo.

Liv lo osservò circospetta. I lineamenti così marcati del suo viso le ricordavano qualcosa. Ma cosa? Era la prima volta che i due si incontravano, eppure cos’era quella sensazione di familiarità che provava stando vicina al ragazzo?

***

Procedette con cautela verso la Cappella. Pur avendone a disposizione una di gran lunga più adatta ad un Palazzo Reale, Luce si era diretta verso quella modesta Chiesetta in pietra rovinata dal tempo. Si trattava soltanto di un edificio in rovina, dal pavimento e dai pilastri coperti di crepe e dalle mura ormai oltrepassate da rampicanti secolari.

Si trovava al lato del castello, su una piccola collinetta prima dell’inizio del bosco.
Oltrepassò ciò che rimaneva della navata centrale e si fermò davanti all’altare costituito da un grande blocco di pietra spezzato in due parti. Dalle vetrate frantumate delle mura ancora in piedi penetravano caldi raggi solari.

Si inginocchiò, chiudendo gli occhi e chinando il capo.
Nel frattempo una figura la osservava da dietro un pilastro. Non sapeva il motivo reale di ciò che stesse facendo. Perché seguire fin lassù quella ragazza?

Certo, era spaventosamente bella, quasi da sembrare addirittura irreale. Ma era solo questo il motivo? No. Sentiva chiaramente qualcosa di particolare in lei. Forse era la sensazione di familiarità che gli trasmetteva o forse era l’energia pura che emanava.
Il vento le scompigliava i capelli dorati, trasportando così il suo odore dissetante direttamente al fiuto acuto ed infallibile del ragazzo dai capelli a punta. La osservava con sguardo quasi sofferente.

Davanti alla ragazza si innalzò del fuoco dal colore particolare. Sembravano fiamme azzurre. Tentò di prestare più attenzione. La ragazza si rialzò in piedi e aprì le braccia. Un leggero turbinio la circondò.
Iniziò a compiere movimenti sinuosi e delicati con le braccia. Mosse poi anche le gambe, piroettando e spostandosi intorno al fuoco in una danza vitale. Il fuoco si animò circondandola e affiancandola in quella procedura così sensuale e femminile.

Il Sole sembrava fosse stato coperto. Dalle vetrate non penetrava più alcuna luce, ora vi era il buio intervallato dalle fiamme che mutavano di colore.
Natsu pestò rumorosamente una pietruzza.

Luce si fermò intimorita. Il fuoco scomparve ed il vento si placò.
Si voltò di scatto, notando la figura dell’intruso.
Quest’ultimo si fece coraggio ed uscì allo scoperto, alzando le mani in alto.

< < Mi dispiace avervi spaventata! > > -esordì il Dragon Slayer del Fuoco, mostrandosi sotto i raggi del sole.

Luce lo guardò circospetta. I suoi poteri erano evidentemente molto più grandi di quanto lui pensasse. Si era accorta benissimo che qualcuno la stesse seguendo, solo che non avrebbe mai pensato che il suo inseguitore si sarebbe addirittura introdotto in quel luogo sacro.

< < Posso sapere cosa fate voi qui? > > -domandò, irrigidendosi.

Natsu ammutolì. In effetti, cosa ci faceva davvero in quel luogo? Perché il seguire quella comune Seirei si era rivelato così importante? Perché il solo poter osservare il suo viso si stava rivelando così appagante?
Deglutì, avvicinandosi alla ragazza.

< < Potrei farvi la stessa domanda, Divina Luce. > > -ribatté.

< < Io sono una Sacerdotessa e questa è una Chiesa. Non credo che voi abbiate bisogno di ulteriori spiegazioni, dico bene Messer Dragneel? > > - replicò.

Rispetto all’espressione rilassata del suo viso nel momento in cui sia era abbandonata a quella strana danza, il suo volto sembrava essere tornato pacato e a tratti freddo.

< < Siete d’accordo con il compito impostovi dal Re? > > -domandò ignorando apparentemente la deduzione acuta della ragazza.

< < Intendete se sono disposta a proteggere il Castello con il mio potere? > >

< < No. Il Re vi ha poi chiesto di agire sotto copertura, divenendo la dama di compagnia della Principessa. Non trovate ci sia qualcosa di strano in tutto questo? > >

Luce abbassò lo sguardo. Prima che potesse rispondere, si presentò una figura che si fermò a pochi passi dai due giovani. Si voltarono.

< < Divina Luce! – esordì una guardia Reale – Ho il dovere di informarvi del ritorno dei soldati dell’Esercito di Arcadios. Il Re richiede espressamente la vostra presenza. La stessa cosa vale per Pendragon e Metaricana. Ho già avvisato quest’ultimo. > >

Luce mostrò un sorriso comprensivo. In fondo, la guardia era arrivata al momento giusto.

< < Capisco. Sarò lieta di seguirvi. > > -disse infine, voltandosi poi verso il ragazzo, che acconsentì con un cenno del capo ed un sospiro.

< < Credo che sia meglio continuare la nostra conversazione altrove… Così potrete anche spiegarmi il motivo del vostro pedinamento sin dall’ala Nord del Castello. > > -sussurrò lei, lasciando di stucco il Dragon Slayer.

***

Magnolia x1277

(Lucy)


Scesi velocemente le scale e spalancai la porta scorrevole della cucina. Romeo – nonostante fossero ormai le undici passate di sera – si stava rimpinzando di patatine mentre io stavo letteralmente andando di matto.
Mi guardò con espressione prima interrogativa e subito dopo terrorizzata.

< < Dove sono il nonno e quell’idiota?! > > - domandai, mettendomi le mani sui fianchi.

< < S-Sono usciti pochi secondi fa… > > -balbettò, nascondendo nel frattempo la busta di patatine sotto la maglietta.

< < Dannazione… non possono essere andati troppo lontani! Romeo, tu vieni con me. > > -esclamai, afferrandolo per una braccio.

Senza che potesse emettere alcuna obiezione fu trascinato fuori dalla forza della mia curiosità sempre più crescente. Li individuai; stavano scendendo gli ultimi gradini delle scalinate del Tempio. Svoltarono poi a destra. Di sicuro il nonno aveva intenzione di portarlo al Parco.

< < Andiamo anche noi, Romeo. Senza farci vedere… > > -mormorai, tappandogli la bocca.

Iniziammo il nostro pedinamento tutt’altro che intelligente, nascondendoci dietro ogni albero o palo della luce disponibile e tenendoli d’occhio ad una distanza di circa 10 metri. Romeo si era stranamente calato nella parte dell’investigatore ed io mi limitavo ad osservarli, anche se con il buio della sera era difficile distinguerli bene.
Finalmente arrivammo a destinazione. Il nonno e Natsu si fermarono davanti al laghetto delle anatre. Io e Romeo ci accovacciammo dietro un cespuglio poco distante da loro.

< < Allora nonnetto, cosa volevi dirmi? > > -domandò Natsu.

< < Immagino che tu ti sia già reso conto delle tue capacità. > > -esordì il nonno, apparentemente avendo ignorato la domanda del suo interlocutore.

< < D-Di che stai parlando? > >- balbettò, chiaramente in agitazione. Affondai le unghia nel braccio di Romeo, che gemette per il dolore.

< < Suvvia, sono un Sacerdote. Niente di tutto ciò che ti è successo può sorprendermi o spaventarmi. Dì: quando è successo? > >

< < Beh... Fin da piccolo sono sempre stato un po’ strano rispetto agli altri ma… credo che andando a fuoco abbia toccato il fondo! > > – ridacchiò.

Notai, e probabilmente anche il nonno, una triste nota nella sua risata.

< < Strano? Io preferirei usare un altro termine molto più adatto. > > - commentò.

< < E cioè? > >

< < Speciale. Tu, come mia nipote del resto, sei speciale. Hai un grande potere dentro di te. > >

Natsu non rispose. Si limitò ad osservare il cielo. O almeno così a me sembrava.

< < Hai detto che anche tua nipote è… speciale? Insomma, come me? > > - domandò poi, facendosi coraggio.

Sentendomi chiamata in causa cercai di prestare più attenzione.

< < Esatto. Sarò chiaro con te: tutto quello che ti è successo oggi è solo un assaggio del destino che ti si pone davanti. Il tuo potere è immensamente potente e distruttivo, se non lo si usa come si deve. E’ per questo che- > >

< < Che diamine vai dicendo… - sbottò - tu nemmeno mi conosci. > >

< < E’ vero, non ti conosco. Non conosco né il tuo passato né il tuo potere. Ma pur non conoscendolo, posso percepirlo. > >

Natsu trasalì. Il mio sguardo era rivolto solamente ai suoi occhi, così illeggibile eppure così espressivi.
Non avevo idea di cosa stesse pensando; non avevo idea se in quel momento pensasse che nonno Makarov fosse pazzo o meno ma sapevo una cosa per certo: era spaventato.
Probabilmente da se stesso, come lo ero io del resto. Deglutì, stringendo i pugni.

< < … Che stavi dicendo prima? > >

< < Che è proprio a causa del tuo, o meglio del risveglio dei vostri poteri, che la ruota del destino ha già cominciato a girare. > >

< < L-La ruota del destino? > > -domandò, perplesso.

< < Sì. I vostri poteri erano tenuti “sotto controllo”, diciamo così, da un libro mistico, Glitter. Tramandato dalla mia famiglia da generazioni in generazioni. Il libro questa sera si è aperto, sbloccando così i vostri poteri latenti e 12 Chiavi. Il loro utilizzo porterebbe l’umanità alla rovina. Per cui voglio chiederti, Natsu, di aiutare mia nipote nella loro ricerca. > > - spiegò.

< < Mi dispiace ma, no grazie. > > -rispose, abbozzando un sorrisetto.

Il Nonno sospirò. Non sapevo bene perché, ma non era del tutto convinta della risposta di Natsu.

< < Capisco. Non vuoi addossarti il peso di una tale responsabilità e in fondo, come darti torto? Ma c’è una cosa che devi assolutamente sapere, riguardo le Chiavi che in seguito all’apertura di Glitter si sono disperse. Una volta riunite, potranno esaudire un desiderio. > >

Natsu si voltò di scatto verso di lui. In quel momento nel suo sguardo vi era qualcosa di chiaramente diverso. I suoi occhi ardevano, quasi famelici. La sua espressione si fece più dura e seria. Avvertii un brivido.

< < Come sarebbe a dire un desiderio? Intendi… qualsiasi desiderio? > > - sibilò avvicinandosi, quasi con aria minacciosa. Il nonno tuttavia non fece una piega.

< < Sì, anche un miracolo. > >

< < Ed il prezzo? > >

< < Il prezzo da pagare dici? Chi lo sa… Forse, il solo rischiare la vita per radunarle è un prezzo più che equo, ti pare? > >

L’espressione seria di Natsu mutò. I suoi occhi sembrava brillassero, il suo corpo sembrava andare a fuoco e le sue labbra contratte si curvarono in un sorriso sfavillante, sicuro di se ed eccitato. Si batté un pugno contro il palmo della sua mano, ridacchiando.

< < Sono tutto un fuoco! > > -esclamò, per poi iniziare a correre con una velocità della quale fui sorpresa.

Non sapevo bene dove stesse andando – e probabilmente non lo sapeva nemmeno lui – ma dopo qualche secondo era già sparito.

< < Credo che quel ragazzo non abbia capito niente… > > -sospirò il nonno.

***

(Autrice)

Dopo aver parcheggiato la sua Royal McQueen, entrò nel bar “Honibus”  da lui frequentato assiduamente. Era ormai notte fonda. Entrando poté sentire l’odore di sigaretta e di liquore che impregnavano l’aria.
Chinati sui tavoli ormai in stato dormiente vi erano diversi uomini di mezza età. Il barista e proprietario del locale si apprestava ad asciugare un boccale in modo quasi meccanico.

Gajil si sedette su uno sgabello davanti il bancone.

< < Il solito, Dick. > > -borbottò, stringendo i pugni nervosamente.

< < Certo. Tutto bene? > > -domandò il barista, allungando un braccio verso la bottiglia di Scotch dietro di lui.

< < Sì… Solo qualche incubo. E’ una fortuna abitare solo a due isolati da qui. > > 

Non era mai capitato che Gajil facesse un sogno che disturbasse il suo riposo. Le sue notti erano sempre state frenetiche; nottate nei peggiori pub con donne dalla dubbia credibilità, risse nei sobborghi della città e gare clandestine di motociclismo.

Quella sera avrebbe dovuto partecipare ad un evento nella famigerata discoteca Naked, ma aveva deciso di disdire all’ultimo minuto a causa di un malore. Si era infatti subito dopo steso nel letto del suo appartamento, sprofondando nel sonno.

Dopo qualche ora si era svegliato di soprassalto, in preda ad un terribile mal di testa.
Dick gli servì un bicchierino con dentro del liquido dall’odore intenso. Gajil lo mandò giù in un solo sorso. Si guardò poi intorno freneticamente. Aveva la sensazione che qualcuno o qualcosa lo stesse tenendo d’occhio.
Eppure, dei sette clienti tutti quanti dormivano profondamente in seguito alla sbronza.

Avvertì una nuova fitta alla testa. Posò il bicchiere sul bancone con eccessiva forza. Il bicchiere si ruppe non appena urtò la superficie in metallo.

< <  Ehi… Vacci piano. Siamo solo al primo giro, no? > > -soffocò una risatina.

Gajil alzò lo sguardo, lanciandogli un occhiataccia.

< < C-Credo che andrò a bagnarmi il viso… > > -ringhiò a denti stretti, trascinandosi verso il bagno a destra. Dick lo guardò con aria interrogativa.

Strinse il pomello tra la mano e chiuse la porta del bagno dietro di se. Non appena allentò la stretta, notò come l’impronta della sua mano lo avesse schiacciato. Il pomello risultava ammaccato secondo le ondulature della mano.
La ritrasse immediatamente, spaventato. Tese le braccia sui bordi del lavandino e si guardò allo specchio. Il suo aspetto non era dei migliori; era pallido e sembrava quasi malaticcio.

Si toccò la faccia, avvertendo subito qualcosa di diverso. La pelle sembrava dura, quasi come fosse di pietra. Si toccò la guancia con la mano chiusa a pugno. Il tocco provocò un suono, quasi un tintinnio. Indietreggiò, osservandosi le mani.
Il colore della sue pelle era normale, così come la grandezza dei palmi, la lunghezza delle dita e la sporgenza delle nocche. Si toccò ancora una volta il viso, ritrovando questa volta la morbidezza della pelle. Che si fosse immaginato tutto?

Qualcosa si attaccò al suo braccio. Era una moneta. Mosse il braccio avanti e indietro. La moneta non si staccava. Stranito, tentò allora di spostarla con le dita. Avvertì una strana forza. Come una calamita, la forza magnetica tentava di attrarre la moneta al suo corpo.

Riuscì a staccarsi di dosso l’oggetto di metallo. Fui poi la volta di un bullone. Si attaccò questa volta al viso. In seguito anche le sue chiavi inserite nella tasca del pantalone sembravano essere sotto l’effetto di uno strano magnetismo.
Confuso ed i preda al panico lanciò un occhiataccia alla sua immagina riflessa nello specchio sopra il lavandino. Questo si ruppe disperdendosi in frammenti.

In quel momento il bullone cadde per terra e il mazzo di chiavi tornò normale.
Uscì velocemente dal bagno. Dick lo osservò.

< < Cosa c’è? > > -domandò.

Gajil non rispose, limitandosi soltanto ad osservare le bottiglie di vetro risposte nelle credenze attaccate al muro. I fragili  recipienti sembravano tremare. Un terremoto? No.
Il barista lo affiancò, mettendogli una mano sulla spalla.

< < Gajil, hai fumato una sigaretta andata a male? > > -domandò.

< < Sta giù! > > -urlò, mettendogli in pochi attimi la mano sulla testa e abbassandosi sulle ginocchia insieme all’amico.

In quello stesso momento le bottiglie esplosero, frantumandosi in milioni di pezzi e facendo dunque schizzare fuori il liquido che contenevano.
I pezzi di vetro si scagliarono fino a tavolini, travolgendo i clienti addormentati. Gajil e Dick si coprirono gli occhi e scrollandosi di dosso i frammenti appuntiti, si rialzarono con cautela.

Il barista si mise le mani tra i capelli, osservando impaurito la scena che gli si poneva davanti. Il pavimento così come il bancone era completamente  coperto da alcool e vetro.
Gajil non aggiunse altro. Scappò via di corsa e salì in sella alla sua moto. Quell’esplosione non era stata un caso. Com’era potuto succedere? Come aveva fatto?

Iniziò a correre, sfiorando i 100 chilometri orari. Si infilò in una strada secondaria. I fili della luce ai lati della strada sterrata sembrava stessero subendo un intermittenza. Intorno a lui si estendeva la campagna.
Continuò la sua corsa sfrenata fino a che il suo sguardo acuto non incontrò una strana sagoma in mezzo alla strada. Sembrava un cane. Svoltò di scatto. Il rumore degli pneumatici sulla strada risultò stridulo e assordante.

Finì fuori strada, sbattendo così in un palo di legno. Il veicolo di fermò.
Gajil scese dalla moto e sfilandosi il casco si stese per terra, in preda ad una stanchezza improvvisa.

Cosa stava succedendo?

***

(Lucy)

Il giorno dopo

Io e Romeo rientrammo a casa prima che arrivasse il nonno. Il pedinamento alla fine aveva dato i suoi frutti; il nonno voleva parlargli delle Chiavi e del suo potere.
Ero rimasta quasi sollevata quando Natsu aveva rifiutato l’offerta, ma quando nonno Makarov gli aveva rivelato del desiderio, lui si era messo a correre come un pazzo seguendo un percorso sicuramente immaginario. Possibile che fosse tanto avventato?

Non aveva assolutamente idea di dove fossero e di dove potessero essere quelle dannate Chiavi, quindi come avrebbe fatto a trovarle? Comunque, la faccenda non mi riguardava…
O almeno lo credevo.

Quella notte potei dormire per poche ore. Dopotutto ero finalmente sprofondata nel mondo dei sogni soltanto alle tre di notte, e la mia sveglia suonò – con il suo solito rumore infernale – alle sette del mattino. 
Spensi nervosamente l’aggeggio, mettendomi poi il cuscino sopra la testa. Come potevo lasciare quel letto così morbido e quel tempore così piacevole?

Passarono pochi secondi perché il mio cervello potesse mettersi in moto e riuscissi a rendermi conto di quello che stava succedendo in realtà. Le sue mani mi cingevano la vita e la mia gamba era accavallata sulla sua. Ero distesa di fianco, perciò potei percepire il suo respiro caldo sul mio collo. Mi voltai di scatto, sorprendendo il ragazzo dai capelli a punta spalmato su di me.
Sobbalzai, tentando di allentare la sua presa.

< < Kya! N-Natsu, togliti immediatamente! > > -strillai, cadendo poi dal letto e sbattendo il sedere per terra. Gran bel modo per cominciare la giornata.

Lo osservai con un occhiataccia assassina.

< < Uhm… piantala di fare questo casino… > > -si lagnò, come se avermi buttata giù dal letto non fosse stato sufficiente.

< < Natsu!! > >

Al mio ennesimo richiamo aprì gli occhi, sollevandosi e mettendosi a sedere.

< < Oh, buongiorno Lucy! > > -sorrise, stropicciandosi un occhio.

< < Buongiorno il cavolo! Questa è la mia casa, questa è la mia stanza e questo è il mio letto! > >

< < Già e devo dire che è proprio comodo! > > -rispose, avendo ovviamente ignorato il tono minaccioso con il quale gli avevo praticamente intimato di sparire all’istante.

< < Ma come, quando e perché?! > > - esclamai, irritata.

< < Eh? > > - domandò, quasi come se gli avessi parlato in ostrogoto.

< < Che diavolo ci fai tu qui?! > > ripetei, forse in una lingua a lui più gradita.

< < Oh… Ecco, ieri stavo cercando le Chiavi ma dopo aver girato per la città per circa due ore ho capito che non avevo idea di dove fossero, così sono tornato qui e mi sono infilato nel letto con te… Mi spieghi perché sei così arrabbiata? > > -domandò ingenuamente, notando evidentemente la mia espressione contrariata.

< < Semplice: trovo sia assurdo e sconveniente che una persona che ho appena conosciuto dorma insieme a me, per di più a mia insaputa! > > -sbottai.

Natsu ridacchiò. Cosa c’era di tanto divertente?
Guardai poi la sveglia: le sette e dieci. Era già passato tanto tempo?

< < Bene, io vado… > > -borbottai, tentando di andarmene.

< < Dove? > >

< < A scuola, mi sembra ovvio. Tu piuttosto, perché nel frattempo non te ne torni a casa tua? > > - suggerii, afferrando la divisa scolastica.

Natsu si ammutolì, mettendo su il broncio. Che si fosse offeso? Beh, poco importava. Osservò poi la mia divisa.

< < Vai alla Vally High School? > > -domandò.

< < Sì… > > - sbuffai.

< < Anch’io frequento quella scuola! > > -esclamò.

Spalancai gli occhi. Come scherzo non era per niente divertente.
Improvvisai una risatina forzata, sotto gli occhi perplessi di Natsu.

< < Stai scherzando, vero? > > -domandai, pregando che la risposta fosse affermativa.

< < Certo che no! Ho dovuto lasciare la scuola l’anno scorso ma… > > -si bloccò, abbassando lo sguardo.

< < -Ma? > >

< < Ma adesso posso tornare. Credo che Gildarts abbia già spedito la richiesta d’ammissione. > > - spiegò sbrigativo, rinfilandosi sotto le coperte.

< < Aspetta, chi è Gildarts? > > -domandai, stupendomi della mia curiosità. Cosa mi importava poi?

Natsu non rispose, limitandosi a stendersi sul fianco dandomi le spalle.
Osservai nuovamente l’orario registrato dalla sveglia: sette e venti. Come poteva il tempo passare in quel modo spaventoso? Corsi verso il bagno, dove riuscii a prepararmi a tempo record.
Scesi rumorosamente le scale e mi diressi in cucina, dove il nonno stava mescolando qualcosa di disgustoso nel pentolino sul fuoco. Sembrava un intruglio di cibo per cani più che un … qualsiasi cosa stesse facendo.

< < ‘Giorno Lucy! > > -sorrise il nonno.

< < ‘Giorno sorellona! Dov’è il fratellone? > > -domandò Romeo, addentando la sua ciambella.

< < Ti ho già detto di non chiamare fratellone quel tipo! – sbottai, afferrando una ciambella dal vassoio poggiato sul tavolo. – Nonno, sveglialo e digli di andarsene, per favore! > >

< < Non è una buona idea mandarlo via… - replicò - Dopotutto dovete cercare le Chiavi, no? Perché mandarlo via quando è più facile farlo vivendo sotto lo stesso tetto? > >

Mi voltai verso di lui, sconcertata. Che razza di tutore era?!

< < Nonno, io non ho mai detto che avrei contribuito in questa folle ricerca, è chiaro?! > > -sbottai, dirigendomi poi all’ingresso.

Indossai le scarpe e prima che il nonno potesse aggiungere altro, uscii fuori di casa. Quel giorno la mia classe sarebbe dovuta andare in gita scolastica. L’appuntamento era alle 8.00 di fronte alla torre dell’orologio alla stazione centrale. Avrei avuto giusto il tempo di prendere la metropolitana.

Durante la corsa verso il sottopassaggio, avvertivo qualcosa di strano nell’aria. Inoltre, avevo la sensazione di essere seguita. Mi fermai un momento. Lì intorno non c’era proprio nessuno.

Decisi così di lasciar perdere e ripresi la mia corsa. Doveva per forza essere un’altra delle mie illusioni sensoriali…

***

Angolo Autrice:
Salve a tutti! Perdonate il ritardo >.< credo proprio che alla fine delle
NDA dovrei proprio smetterla di scrivere “alla prossima”, considerando che finisco
Sempre per pubblicare dopo cent’anni ._. Gomen ne!
Devo anche scusarmi per la lentezza dello svolgimento della storia D: siamo già al sesto capitolo, eppure il giorno in cui è stata narrata la storia fino ad ora è sempre lo stesso -.-
(Questo perché le parti da narrare sono diverse ma non è comunque una scusa!)
Ah, devo scusarmi per un utlima cosa (che sicuramente avrete notato:)
Come capitolo fa un po' pena xD Purtroppo non posso passare all'azione senza caricare questi noiosi capitoli introduttivi ._. abbiate pazienza :3
Detto questo, passiamo alla storia u.u
Anche Gajil sembra aver subito delle “modifiche” nel proprio corpo. Cosa gli succederà?
Past Gajil ha inoltre incontrato la Past-Levi, ovvero Liv Fitzgerald. Spero vi sia piaciuto il loro incontro :3 Spero inoltre che abbiate trovato abbastanza piacevole anche il momento NaLu u.u
so che alcuni vi voi si aspettano il prima possibili scene molto più hot, ma tranquilli, ci arriveremo!
Nel prossimo capitolo finalmente tutti e quattro i nostri protagonisti si chiariranno faccia a faccia.
 
Gajil e Natsu avranno il loro primo incontro e non solo! Posso solo rivelarvi che alcune scene decisive saranno narrate all’interno di una metropolitana :)
Per quanto riguarda gli sviluppi del passato, entreranno in scena altri due importanti personaggi!
Un bacio e alla prossima! 

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Capitolo 8
*** Underground ***


Capitolo 7: Underground

 
Anno 777 2 Gennaio.
Arcadios, Palazzo Reale.

(Autrice)


Dal Palazzo Reale si udì della musica festosa in avvicinamento. I suoni appartenevano certamente a tamburi, a pifferi e trombe suonati dai più esperti suonatori e giullari per celebrare il ritorno dell'Esercito Reale di Fiore. 
La cavalleria trottava fiduciosa verso il Palazzo e la popolazione accoglieva in festa il loro tanto atteso ritorno. Il ponte levatoio venne abbassato permettendo così ai soldati di entrare nell’immenso cortile posteriore del Palazzo.

Ad attenderli vi erano diversi comuni cittadini, molti dei domestici del Regno e diversi funzionari. Sopraggiunsero lì anche la Sacerdotessa Luce, seguita dai due Dragon Slayer. I soldati scesero dai cavalli, che vennero portati alle loro scuderie dai domestici.

Si avvicinarono ai cittadini – composti per lo più da donne e bambini – , pronti rispettivamente per riabbracciare i componenti della loro famiglia.
Dall’alto delle mura intonò tre note un annunciatore che subito dopo prese parola.

< < Sua Altezza Serenissima ed Illustrissima, la Principessa Jane. > > -annunciò.

Dalla parte destra del giardino, accompagnata da Liv Fitzgerald e da una schiera di nobildonne vi era la figura della Principessa, figlia del Re Jose e futura erede al trono.
Al suo passaggio, tutti i presenti – compresi Natsu e Gajil - fecero un rigoroso inchino. Luce la osservò con occhi stupiti. Per tutta la vita si era sempre sentita ripetere quanto la sua bellezza fosse ammaliante ma lei non l’aveva mai pensata in quel modo. A parer suo invece, le virtù della Principessa erano assai più grandi delle sue.

Vestita di un pregiatissimo abito color del mare e tempestato di pietre preziose e circondata da un aria solenne, la Principessa Jane appariva agli occhi di Luce come una Dea.
Il suo portamento era estremamente regale ma per niente altezzoso. I suoi occhi erano di uno splendido azzurro intenso e i lineamenti del suo viso piuttosto morbidi. Sui mossi capelli azzurri raccolti in una coda laterale vi era una modesta tiara.

Si fermò davanti ai tre ospiti, insieme alla sua dama di compagnia che ricevette un’occhiata curiosa da Gajil. Chi avrebbe mai pensato che quella piccoletta dal temperamento grintoso si sarebbe rivelata proprio la persona più vicina all’Erede al trono?

La Principessa fece cenno loro di rialzarsi. I tre fecero come richiesto e Jane abbassò il capo in modo altrettanto umile, catturando lo stupore dei ragazzi.

< < Benvenuti Sacerdotessa Luce, Natsu Pendragon e Gajil Metaricana. Mi duole non avervi potuto salutare in precedenza ma, purtroppo, la mia giornata è stata piena di impegni. > > - si scusò.
Natsu e Gajil si ammutolirono.

< < No, non preoccupatevi assolutamente. Credo di parlare a nome di tutti quando dico che per me è una gioia il potervi incontrare. > > - prese parola Luce.

La Principessa le sorrise e si voltò poi verso l’Esercito, inginocchiatosi nel frattempo in segno di rispetto.

< < Rialzate il Capo, miei cari soldati. Sono immensamente felice di potervi rincontrare. Anche il Re mio padre lo sarebbe, se fosse qui. Parlo inoltre a nome dell’intera città. Da quel che vedo, vi sono stati molti morti tra i combattenti. La cosa mi addolora profondamente. – dichiarò, sinceramente dispiaciuta, cercando con gli occhi una figura in mezzo agli altri soldati – Invito quindi tutti a pensare ai defunti non come a persone non più tra noi, ma come a delle guide che ci proteggono dall’alto dei Cieli. > >

Tra gli uomini piombò il silenzio. Si sentiva di tanto in tanto il singhiozzo smorzato di alcune donne. Natsu e Gajil tentarono di non farvi caso, ma il dolore provato delle mogli e dalle madri dei caduti riecheggiavano nella loro mente come un ricordo lontano.

< < Al momento farò io le sue veci: andate pure a riposarvi in compagnia delle vostre famiglie. Stasera ci sarà una festa per celebrare il vostro ritorno. I feriti dovranno recarsi immediatamente nell’infermeria del Palazzo per le cure. Potete andare. > >

Tra i soldati che lasciarono poi il cortile per ricongiungersi con le loro famiglie, si fecero strada due uomini che si diressero verso la Principessa. Le loro uniformi erano diverse da quelle degli altri soldati, per cui facevano senza dubbio parte d’un grado più alto.

Pantaloni bianchi, stivali neri, camicia bianca e giacca blu con ricami rossi. Indossavano inoltre un mantello bianco che nella camminata sembrava danzare come una bandiera esposta al vento. Chinarono il capo ancora una volta.

< < Principessa. > > -esordì uno dei due, alzando poi gli occhi verso la sua interlocutrice. La Principessa si soffermò su quest’ultimo e, tirando mentalmente un sospiro di sollievo, gli sorrise.

< < Siamo lieti di trovarvi in ottima salute. > > -pronunciò l’altro, alzando anch’esso il capo e poggiando subito dopo lo sguardo verso Luce.

Quest’ultima lo osservò con circospezione. Gli occhi celesti del soldato dalla chioma bionda incontrarono i suoi. Probabilmente gli altri non potevano capirlo subito, ma lei riusciva a comprendere la vera indole di una persona al primo sguardo. E quello che percepiva era bontà ma anche tanta arroganza.  

Natsu si irrigidì, mentre Gajil si trattenne dal ridacchiare perché fulminato dallo sguardo di Liv.
La Principessa sembrava tuttavia non accorgersi delle occhiate fuggenti delle persone intorno a sé, perciò continuò a parlare.

< < La cosa è reciproca, Generale Sting e… Generale Garret. > > -rispose, posando i suoi occhi dapprima sul biondo, poi sul secondo dai capelli nero corvino con una certa ammirazione.

< < Principessa, chi sono costoro? > > -domandò Garret.

< < Oh, che sbadata. Perdonatemi. Loro sono nostri ospiti. Lei è la Sacerdotessa Luce che ci darà una mano nella difesa del Castello contro i demoni. I due uomini accanto a me sono Natsu Pendragon e Gajil Metaricana, due Dragon Slayer. > >

Sting inchiodò Natsu con lo sguardo. Garret strinse i pugni, chiaramente colmo di collera. Perché avevano invitato il nemico a palazzo?

< < Oh… Due Dragon Slayer, eh? Sono certo che avremo molte cose di cui parlare, dico bene Messer Pendragon? > > - domandò, ponendogli la mano che Natsu, in parte restìo, strinse con eccessiva forza.

< < Sì. Possiamo cominciare subito, no? > > - sorrise ammiccante, stringendo la presa sempre di più. Sting gli lanciò un occhiataccia e si liberò elegantemente dalla presa ferrea.

< < Perché non ne parliamo quando vi sarete riposati? Dovrete essere stanchi… > > -commentò Gajil aspramente.

< < Forse avete ragione… Principessa, posso scambiare due parole con voi? > > -domandò Garret.

< < Certo. Luce, lei è Liv Fitzgerald, la mia dama di compagnia. Vorrei chiedere il vostro aiuto circa il ricovero degli eventuali feriti. Posso contare su di voi? > >

< < Sicuramente. > > -sorrise Luce.

I sette così si divisero. Luce e Liv si incamminarono verso l’infermeria, Sting andò verso i suoi appartamenti e i due Dragon Slayer si allontanarono.
La principessa Jane, assicurandosi che nessuno li avesse seguiti, condusse Garret nelle proprie lussuosissime stanze. Chiuse la porta a chiave e rimanendo davanti la porta, gli diede le spalle per qualche secondo. Le sue mani tremavano.
Garret le si avvicinò e le sfiorò la spalla con una mano. Jane si ritrasse si scatto, mostrando i suoi occhi vitrei che incontrarono gli occhi nero d’ebano del ragazzo.

< < Jane… Mi dispiace avervi fatto preoccupare. > > -mormorò, stringendola forte a sé.

< < G-Generale Garret… io… > >

Quest’ultimo allentò la presa e le alzò il viso prendendole il mente tra l’indice e il pollice. La osservò tristemente.

< < Generale? Perché queste formalità, Jane? > > - domandò, carezzandole la guancia e asciugandola dalle lacrime.

< < Mi dispiace. E’ colpa mia ma io non posso andare avanti così… > > -singhiozzò, con la voce ormai rotta.

< < Jane, il nostro Paese è in guerra e voi lo sapete meglio di chiunque altro. Io sono un soldato ed è invitabile che io parti per la guerra. > > - le rammentò, stringendole la mano.

< < Lo so benissimo! Però… Io non voglio perdervi, Garret. Ogni volta che voi partite per un’altra maledetta guerra io ho sempre il timore di non rivedervi più. > > -esclamò, stringendo tra le mani la sua giacca.

Garret non disse nulla. Cingendole la vita la avvicinò con forza a sé e si unì a lei in un bacio passionale. La Principessa ricambiò immediatamente, iniziando a sfilargli distrattamente la giacca di dosso. Si stesero nel letto a baldacchino.
Lui la sormontò e ricominciò a baciarla, scendendo poi verso il collo.

Tutto ciò era assolutamente illogico. Sia il loro amore proibito sia la guerra a cui non solo entrambi, ma a cui l’intero paese era ormai andato incontro. Ma la cosa non importava, almeno in quel momento. L’unica cosa veramente importante era riuscire a godere di quegli attimi in assoluta intimità, senza che nessuna ragione di tipo morale o burocratica interferisse.

Lei era una principessa, lui un generale dell’esercito.
Lei avrebbe dovuto un giorno guidare la Nazione, lui in un modo o nell’altro, sarebbe morto nel campo di battaglia.

Secondo la legge e soprattutto a causa della guerra contro i Draghi, non avrebbero mai potuto coronare davvero il loro sogno d’amore. Perché era proprio un sogno ciò che stavano vivendo. Un sogno dal quale prima o poi, si sarebbero dovuti svegliare.

***

Magnolia x1277

(Autrice)


Era arrivata da poco. La metropolitana sarebbe passata solo dopo cinque minuti d’attesa. Quel giorno, lei e la sua classe sarebbero andati ad una visita guidata per il Tempio di Obaida.
Non era una grande novità per i ragazzi della terza classe. Ogni anno, in quel periodo di inizio Maggio, le classi terze partecipavano a gite di mezza giornata. Era dunque una di quelle noiose esperienze che, come affermava Lucy, non avrebbe fatto male a nessuno evitare.

Levi controllò ancora una volta l’orologio legato al polso, tentando di ignorare le strane voci che si accavallavano nella sua testa inesorabilmente. Era successo tutto la sera prima, quando svegliandosi nel bel mezzo della notte era riuscita in modo inspiegabile a leggere nella mente del padre. Ancora non poteva crederci.

< < Devo sbrigarmi! > >

< < Ma quando arriva la metro? Cavolo… > >

< < Ho comprato un nuovo reggiseno… Speriamo che Soichiro se ne accorga! > >

La testa le doleva. Nella sua mente risuonavano diverse voci tutte diverse tra loro. Non sapeva bene se i timbri vocali che sentiva appartenessero ai passanti frettolosi o al gruppo di ragazzi che, come lei del resto, aspettavano l’arrivo della metropolitana.

< < Ehi! > >

La ragazza non si voltò. Doveva di sicuro essere un’altra voce nella sua testa… quindi perché dare segni di ascolto?
L’amica si avvicinò, strattonandole leggermente la spalla.

< < Levi? > > -ripeté. Questa si voltò di scatto, trovando Lucy di fronte a sé.

< < L-Lucy! > > -balbettò.

< < Stai bene? > > -domandò, osservandola meglio. Il suo viso era pallido e le pupille dei suoi occhi sembravano leggermente dilatate.

< < S-Sì. Tra qualche attimo dovrebbe arrivare la metro. Speriamo non ci sia troppa confusione. > > -commentò, tentando di cambiare discorso e contemporaneamente di ignorare le altre voci superflue.

< < Già! La giornata è cominciata male, perciò non vedo il motivo di peggiorarla ulteriormente! > > -concordò, sospirando sconsolata.

< < Perché, cos’è successo stamattina? > > -domandò, curiosa.

Lucy sobbalzò. Forse aveva parlato troppo.

< < N-No, niente! E’-E’ solo che… La sveglia non è suonata, perciò ho dovuto farmela a corse! > > -improvvisò una risatina nervosa.

Levi la guardò circospetta, mentre Lucy puntò gli occhi unicamente sul mezzo di trasporto in avvicinamento.

< < Cavolo… Devo imparare a chiudere la bocca! Non posso permettere che Levi venga a sapere di Natsu! Se ne sarà andato poi? > >

La ragazza trasalì. L’amica le aveva mentito e lei aveva involontariamente scoperto la verità.

< < Lucy… Chi è Natsu? > > -si lasciò sfuggire, mordendosi il labbro un attimo prima, maledicendosi. L’amica si voltò verso di lei, allibita.

In quel momento le porte della metropolitana si aprirono.

< < C-Cosa? > > -mormorò, sentendosi in trappola.

Levi distolse lo sguardo.

< < Ehm… Forza, saliamo. > > - fece sbrigativa, salendo a bordo, seguita dalla bionda.

Iniziarono così il loro tragitto della durata di quindici minuti. Quel giorno fortunatamente nella metropolitana non vi erano molte persone, tanto che poterono anche sedersi.
Non passava un attimo che Lucy non pensasse alla frase ambigua pronunciata da Levi.
Come faceva a sapere di Natsu?

< < Ehi Levi… > > -esordì, non ricevendo poi una risposta.

< < Ma che succede? Come fa a sapere di Natsu? > >

La ragazza strinse i pugni e si alzò di scatto. La bionda la osservò con aria interrogativa mista a preoccupazione.
Levi sbatté contro qualcuno. Si voltò, incontrando la figura di un ragazzo con la felpa nera ed un viso tutt’altro che amichevole.

< < M-Mi dispiace! > > - esclamò, chinando il busto verso lo strano ragazzo. Questo non rispose, limitandosi a passare oltre. Fu in quel momento che Levi fu invasa da un brutto presentimento.

< < Tra dieci secondi iniziamo l’operazione… Eheh… Non mi dispiacerà sparare. > >

Preoccupata per ciò che aveva appena sentito lo seguì con lo sguardo, scorgendo un oggetto nero ed allungato nascosto all’interno, sul retro dei pantaloni.
Trasalì. Quello che aveva ascoltato ed il fatto che quel ragazzo avesse una pistola con sé non poteva certo essere una coincidenza. Spaventata, prese con forza la biondina per il braccio.

< < L-Lucy… Dobbiamo andarcene da qui… > > - sibilò a voce acuta.

Lucy si alzò in piedi, mettendole una mano sulla spalla, preoccupata.

< < Levi, che sta succedendo? Cosa significa che dobbiamo andarcene? > > - insistette, trattenendola poi per la mano.

< < Devi credermi Lucy! Lui sta per-! > >

Non fece in tempo a completare la frase. La voce del ragazzo che avrebbe trasformato quella mattina in un incubo risuonò ancora una volta nella sua mente.

< < Dieci… Nove… Otto… Due… Uno. > >

 In quello stesso secondo, estrasse la pistola dai pantaloni e infilandosi in testa un passamontagna che fece scendere fino a coprire il viso, puntò l’arma contro i passeggeri.

< < Questa metropolitana è sotto sequestro! E’ chiaro, bastardi?! > > -tuonò, rigirandosi per esser certo che tutti, ma proprio tutti i presenti, stessero attenti alle sue direttive.

Si toccò l’orecchio con l’indice ed iniziò a parlare.

< < Sì, qui è tutto apposto. Tu sta attento al vagone due. Dì a Zack e a Mallory di tenere d’occhio il macchinista! > > -ridacchiò, parlando probabilmente con il suo complice.

Lucy spalancò gli occhi, terrorizzata. Possibile che stesse succedendo davvero? L’amica le strinse la mano, stringendo i denti e deglutendo rumorosamente. Una goccia di sudore le scivolò lungo la fronte.
Poteva percepire tutti i pensieri dei passeggeri che come lei e Lucy erano stati ufficialmente presi in ostaggio dal criminale armato.

< < Largo, largo! Tutti alla parete! Muovetevi! > > -urlò, puntando la pistola nera contro un gruppo di giovani studenti e subito dopo contro una donna ed il suo bambino che teneva stretto tra le braccia.

Gli ostaggi fecero come gli era stato ordinato, poggiandosi contro le pareti e lasciando libero il percorso centrale, nel quale il ragazzo iniziò la sua camminata.
Lucy osservò due anziane signore accanto sé. Tremavano come delle foglie e la paura era così grande che non avevano nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti.
Il suo cuore iniziò a battere freneticamente. Deglutì rumorosamente, tentando di scacciare la valanga di pensieri poco piacevoli che animavano la sua mente.

Puntò poi lo sguardo su Levi. In qualche moda aveva saputo in anticipo ciò che sarebbe successo. Come aveva fatto? Aveva per caso intravisto l’arma?

< < Lucy… > > -mormorò.

Questa si voltò verso l’amica, prestandole la massima attenzione.

< < Levi, come facevi a sapere quello che sarebbe successo? > > -domandò, avvertendo lei stessa il panico nella sua voce smorzata. La sua gola era secca.

< < Non posso spiegartelo per il momento ma devi fidarti di me. Tra qualche minuto lascerà il vagone scoperto. E dopo due trenta secondi circa verrà sostituito da un suo complice. Forse non sarà armato. > > -sussurrò.

Lucy la osservò con stupore. Come poteva sapere certe cose?
Il sequestratore si voltò verso di loro, guardandole in cagnesco. Le due evitarono di fissarlo negli occhi e si ammutolirono all’istante.
Si portò nuovamente un indice all’orecchio e distolse finalmente lo sguardo indagatore, pur continuando a puntare la pistola dritto davanti a sé.

< < Sì. Ok, dammi il cambio. > > -mormorò, tanto bastò tuttavia per essere udito da Lucy.

Le porte automatiche della metro si aprirono e questo entrò nell’altro vagone, lasciando così la stanza in un silenzioso panico generale. Levi la presa per mano e iniziò a correre verso il primo vagone.
Come sospettava non vi era nessuno. Il primo vagone – più comunemente usato come vagone bagagli -  era completamente vuoto. Abbassandosi, si nascosero dietro una successione di carrelli che sorreggevano delle valigie.

Tirò poi fuori il cellulare, componendo il 911.

< < Levi, che stai facendo?! > > -domandò, spaventata.

< < Chiamo la polizia. > > -sussurrò, portando poi il telefono all’orecchio.

Sulla sua spalla si posò una mano pesante. Terrorizzate si voltarono, incontrando la figura di un uomo dalla vasta stanza con un passamontagna.
Con entrambe e mani le afferrò per una ciocca di capelli. Le due gemettero per il dolore.

< < Ebbene, cosa stavate facendo voi due, signorine? > > -ridacchiò, avvicinandole.

Levi strinse più saldamente il cellulare e inviò un messaggio ricavato dalla bozze.

< < L-Lasciaci andare! > > -gridò Lucy.

La frangetta dalla sua fronte si sollevò, lasciando spazio ad uno strano simbolo che emanò una luce splendente. Il malvivente fu totalmente accecato ma, non demordendo, tentò di afferrarla per l’avambraccio.
Lucy poggiò la sua mano su quella dell’uomo che iniziò a gridare disperatamente. La mano della ragazza scaturì la stessa luce apparsa sulla sua fronte.
Il sequestratore si accasciò per terra, mostrando l’arto che sembrava sul punto di sciogliersi come in seguito al contatto con un acido.

< < Haa! Cosa mi hai fatto, puttana! > > -gridò.

La bionda indietreggiò e prendendo l’amica per mano tentò di darsi alla fuga. Ma dove sarebbero potute andare in un metropolitana che seppur ferma era totalmente inaccessibile dall’esterno?
Il problema si presentò sotto forma di un dolore allucinante che pulsò nelle loro teste. Caddero per terra. L’ultima cosa che Lucy riuscì a vedere furono gli scarponi di una figura sconosciuta.

***

(Lucy)


Quando mi svegliai, mi ritrovai di fronte cinque uomini con addosso il passamontagna. Mi trovavo in una strana stanza. Dopo aver messo a fuoco capii. Ero ancora all’interno della metropolitana. Sentivo un dolore allucinante alla testa.
Probabilmente, nella fuga io e Levi eravamo state colpite alle spalle con qualcosa.

Già, dov’era Levi? Mi guardai intorno freneticamente. Finalmente la vidi. Era legate ad un palo di metallo con delle manette.

La stanza intorno a me sembrava roteare. La voce di Levi ed in primis del sequestratore chinato verso di me apparivano come degli echi.

< < Ehi… biondina? – mi chiamò uno di loro – Finalmente ci siamo svegliati! > >

< < C-Che cosa… volete da me? > > -mormorai, tentando di muovere le mani.

Niente. Erano legate anche quelle. Nonostante il mio corpo fosse apparentemente libero, non riuscii ugualmente ad alzarmi.

< < Ma è semplice. Ti abbiamo riconosciuta sai? La tua famiglia è dannatamente ricca! Quanto pensi che darebbero per riaverti viva? O anche pezzo per pezzo? > > -azzardò, ridendo di gusto.

< < Ehi, se dobbiamo ucciderla voglio farlo io. Questa puttana non uscirà viva di qui. > >

Fu un altro a parlare. Era lo stesso uomo da cui io e Levi eravamo riuscite a fuggire. La sua mano era avvolta in un panno imbrattato di sangue. Ero stata io a fargli questo?

< < Fa’ silenzio, tu. Non perdiamo la testa. > > -lo rimproverò un altro.

< < Allora bellezza, che hai intenzione di fare? Vuoi incenerire l’altra mano del mio uomo? > > -ringhiò, sollevandomi da terra per una ciocca di capelli. Aveva i capelli corti e le braccia muscolose, tanto bastava per sollevarmi senza alcuna fatica.

Emisi un gemito, tentando di non urlare. Non l’avrei mai data vinta a quell’essere schifoso.

< < Basta! Lasciatela andare! > > -protestò Levi, in lacrime.

Uno di loro le puntò la pistola alla fronte. Presa dal panico non riuscì più a proferire parola. I suoi occhi si riempirono di lacrime ed il suo corpo tremava. Tentai di colpirlo sotto la cintura con un calcio.
Prima che il mio piede potesse arrivarci, l’uomo mollò la presa, gettandomi per terra. Strinsi i denti. Ero assolutamente inutile. Non potevo fare nulla e Levi stava rischiando la vita. Perché stava succedendo tutto questo?
Due uomini mi presero da entrambe le braccia e mi rimisero in piedi. Il ciccione mi osservò ancora una volta. Intravidi i suoi occhi totalmente inespressivi dai fori del passamontagna nero. Il suo odore poi era davvero disgustoso.

< < Allora, dimmi: come diavolo hai fatto a tirare fuori quella luce dalla fronte? Credi - domandò, puntandomi una pistola al braccio destro – che se ti sparassi, quella luce ritornerebbe infiammandoci? > > -ridacchiò, rimuovendo la sicura dall’arma.

Chiusi gli occhi, in attesa della mia fine. L’ultima cosa che sentii prima del gran trambusto fu l’urlo disperato della mia migliore amica, Levi.

< < No!! Lucy!! > > -gridò.

Il sequestratore non poté sparare. Percepii per un attimo una vampata di calore vicino al viso. In seguito, udii un rumore strano. Sembrava esserci stata un’esplosione.
Riaprii gli occhi. L’uomo non c’era più. Mi voltai, restando sbigottita. La parete in acciaio della metropolitana era stata sfondata, oserei dire distrutta. Un polverone di fumo si era alzato e la parete risultava danneggiata quasi secondo la forma di una sagoma.

< < Probabilmente lei non riuscirebbe ad incenerirvi, ma io sì. Potete scommetterci, luridi bastardi! > > -esclamò una voce familiare, nascosta dalla coltre di fumo.

Quando questo si dileguò apparve Natsu che, con un sorriso divertito ed un’espressione minacciosa, si batté i pugni totalmente impregnati di fiamme.

< < N-Natsu… > > -mormorai, allibita.

Uno dei quattro uomini rimasti gli puntò contro la pistola.

< < E tu chi cazzo sei brutto-! > >

Prima che potesse finire la frase venne fermato dal pugno violentissimo di un’altra figura. L’uomo venne scaraventato verso l’alto. L’urto finì per sfondare il tetto del vagone.
I tre criminali rabbrividirono davanti al ragazzo dai lunghi capelli neri e dai piercing sul viso.

< < G-Gajil! Meno male, hai letto il mio messaggio! > > -esclamò Levi, sorridendo speranzosa.

< < Scusa il ritardo, gamberetto. > > -rispose, mostrando un ghigno sicuro di sé.

***

Angolo Autrice:
Ma salveeeeee! Perdonate l’attesa D: purtroppo sono veramente
Senza speranza quando si tratta di rispettare una scadenza -.-
E lo sono in altrettanto modo con le anticipazioni .__. Vi avevo promesso che i nostri
Quattro protagonisti avrebbero chiarito ogni cosa e invece mi ritrovo a narrare l’azione solo a fine capitolo, lasciando tutto in sospeso nel prossimo capitolo >-<
Il problema nasce dal fatto che ho utilizzato gran parte dello spazio per narrare
gli eventi del passato ma non potevo fare altrimenti :O
Gomen ne!
Ok, tornando alla storia, come avrete capito Jane e Garret non sono altri, Ladies and Gentleman, dei nostri Juvia e Gray :D scommetto che vi starete chiedendo dove sono le loro
controparti del presente, ma non posso dirvelo ;) se tutto va bene FORSE Gray entrerà in scena direttamente nel prossimo capitolo… Ma lo troverete come mai ve lo aspettate!
Se pensate a lui come ad un compagno di scuola di Lucy, beh allora pensate a qualcos’altro perché non è così e.e 
Vi ringrazio per le recensioni e un bacio a tutti! Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Flying ***


Capitolo 8: Flying

Anno 777 2 Gennaio
Arcadios, Palazzo del Re

(Autrice)


Luce e Liv avanzarono verso il lungo corridoio che le avrebbe portate all’infermeria Reale.  Rispetto all’agitazione della mezz’ora precedente, l’atmosfera che si percepiva all’interno del Castello sembrava essere tornata alla calma di sempre.
Il corridoio interno al palazzo era illuminato dalla fioca luce delle torce appese al muro ad una distanza di circa quaranta centimetri le une dalle altre.

Camminavano il silenzio, ognuna con la mente occupata da diversi pensieri. Liv portava con sé, stretto tra le sue braccia, un libro vecchio e polveroso.
La Sacerdotessa gli diede un’occhiata leggendone il titolo abbastanza visibile “Medicanam Generalis”. 

< < Guardate questo? > > -domandò Liv, spezzando il silenzio.

< < Sì ma mi spiace se sono sembrata troppo curiosa… > > -si scusò, distogliendo lo sguardo.

< < Non preoccupatevi! – le sorrise – E’ solo un libro di medicina. L’ho preso in prestito dalla biblioteca e forse potrebbe servirvi. > >

< < Siete la responsabile della biblioteca? > > -domandò.

< < Già. Credo che non potessi desiderare lavoro migliore, alla fine… > > - sospirò, osservando silenziosamente la nuova arrivata a Palazzo.

Aveva sentito parlare tanto del Clan dei Seirei da bambina, ed incontrarne finalmente uno – dal poi così avvenente aspetto – la incuriosiva. Da quel che sapeva, il Clan dei Seirei era stato quasi totalmente sterminato dai Draghi, che si vociferava fossero stati inviati dai Dragon Slayer.
Non sapevo però quanto quella storia fosse vera.

< < Capisco. Ho anch’io un vasto interesse ed amore per i libri, soprattutto per i racconti di favole. Credo che per quanto possano essere stati scritti per mandare a letto i bambini, ci sia un fondo di verità in ognuno di essi. > > -commentò, assorta.

Liv si fermò e allungò il braccio verso la ragazza che interruppe la sua camminata.

< < Anche se la Principessa ci ha presentate, preferisco farlo da sola. Mi chiamo Liv Fitzgerald. > > -sorrise.

< < Io sono… Luce, molto piacere. Sono Luce e basta. > > -sorrise timidamente, stringendole la mano.

< < Posso farvi allora una domanda, Luce? > > -azzardò Liv, ricominciando a camminare.

< < Prego, fate pure. > >- fece, cordiale.

< < Ecco, mi è giunta voce che il Re desideri che la vostra attenzione sia rivolta anche alla Principessa Jane. In breve, vorrebbe che voi diventaste la sua seconda dama di compagnia. Voi siete d’accordo? > > -domandò, frenando ben poco la sua curiosità.

Luce sorrise.

< < A quanto pare qui di notizie ne girano parecchie… E sapete, non siete la prima persona a domandarmi se io sia o no d’accordo con le decisioni del Re. Dunque mi domando: perché mai non dovrei essere d’accordo? Credo sia un privilegio poter stare a contatto con la Principessa. > > -affermò.

< < Avete ragione… E comunque, non fate caso ai pettegolezzi. Sono solo commenti di vecchi bacucchi con poche faccende. > > -commentò.

< < Lo terrò a mente. > > -rispose.

Finalmente arrivarono a destinazione. L’infermeria era situata in una grande stanza in cui vi erano circa cinquanta letti, che potevano essere separati gli uni dagli altri per mezzo di delle tendine mobili.
Le finestre erano aperte e penetrava una piacevole brezza. Le lenzuola immacolate erano fresche e si poteva sentire un delizioso aroma di menta piperita che aleggiava nella stanza.

I letti occupati erano diversi, tuttavia i pazienti erano immersi in un assoluto riposo. Dopo essersi guardata intorno, lo sguardo di Luce si soffermò sul ragazzo dai capelli rosa che – seduto a gambe incrociate sul bordo di un lettino – sembrava tentare testardamente di fasciarsi alcune ferite al braccio da solo.

< < Ma quello è…? > >

< < E’ il Dragon Slayer Natsu Pendragon, rammentate? > > -suggerì Liv.

< < Sì, solo che non pensavo fosse ferito. Meglio che vada a dare un’occhiata… > > -mormorò, avvicinandosi al lettino.

Liv osservò la scena da lontano, avendo notato nella voce della Sacerdotessa una strana perplessità mista ad interesse.  

< < Posso esservi d’aiuto? > > -domandò, osservando la ferita che il ragazzo portava sul braccio.

Non era un taglio molto profondo, ma bisognava ugualmente medicarlo. Natsu alzò lo sguardo verso di lei, rimanendone incantato per qualche secondo. Non riuscì dunque a dire nulla.

< < S-State bene? > > -insistette la ragazza.

< < Sì, sto bene. > > -affermò, mostrando un irresistibile sorrisetto ammiccante.

< < Non si direbbe proprio… > > -sospirò lei, notando come il ragazzo tentasse ugualmente ti fasciarsi la ferita nonostante non ne fosse in grado.

Senza aggiungere altro si sedette accanto a lui e prese in mano il rotolo di cotone. Si voltò, sperando di trovare la figura di Liv ma questa non c'era più.
Luce fece per sfilargli via la giacca ma fu fermata dallo sguardo perplesso del ragazzo.

< < C-Che state facendo? Non è il caso farlo qui… > > -mormorò.

< < Frenate il vostro entusiasmo – ribatté seccata – Affinché possa medicarvi dovete togliervi la giacca. Ma se volete potete anche fare da solo. > >

< < D’accordo ma e-era solo uno scherzo! > > -trattenne una risatina, sfilandosi la giacca.

Luce prese delle pinzette e del cotone ed iniziò a disinfettare e a pulire la ferita con la massima attenzione. Natsu cercò di distogliere lo sguardo. Avere l’incanto fatto donna con il busto piegato verso il suo braccio non era esattamente la maniera giusta per trattenere i suoi istinti.

< < Allora, perché siete ferito? > > -esordì lei, sorprendo il Dragon Slayer.

< < Beh… Durante il tragitto dalla mia terra a questa città ci sono stati dei piccoli inconvenienti. > >

< < Ah sì? E avete aspettato ben due giorni prima di medicarvi? > > - azzardò, riponendo il batuffolo sporco di sangue in una ciotola posta lì accanto.

Iniziò poi a fasciargli il braccio, mantenendo sempre la concentrazione.

< < G-Già… credo di non essere molto attento quando si parla della mia salute. > > -sorrise, scompigliandosi i capelli.

Luce mostrò un debole sorriso, sufficiente per far sì che il Dragon Slayer perdesse un battito.

< < Anche il vostro amico è ferito? > > -domandò.

< < Chi, Gajil? No, lui sta bene. Ma parlando di voi… cosa stavate facendo prima? > >

Luce, spaesata da quella domanda, legò la fasciatura con troppa violenza e causò un'espressione di dolore sul volto del ragazzo.

< < Oh, mi dispiace! > > -esclamò, rialzando il viso e avvicinandolo pericolosamente a quello del ragazzo.

Quest’ultimo non appena ebbe il viso della ragazza solo a pochi centimetri da sé si tranquillizzò all’istante. Non disse nulla, tanto che la ragazza – accorgendosi della vicinanza – avvampò.

< < Comunque… ciò che avete visto prima era solo una danza propiziatoria… è complicato da spiegare e forse è anche un po’ stupido… > > -spezzò il silenzio, mettendosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

< < No, non credo sia affatto stupido. Anzi. > > -le sorrise.

Luce alzò gli occhi e scrutò quelli del ragazzo, così neri e così illeggibili. Il suo odore era particolarmente intenso. Il genere di aroma che ti ammaliava al primo respiro ma del quale non ne avresti mai avuto abbastanza.
Il loro contatto visivo fu nuovamente interrotto. L’intruso si schiarì la voce. Natsu alzò gli occhi al cielo, maledicendolo. Luce si alzò dal lettino frettolosamente.

< < Natsu… ehm, domani dobbiamo recarci a Koronect. S-Sacerdotessa Luce, è richiesta anche la vostra presenza. > > -esordì.

Il rosato si voltò di malavoglia verso la voce familiare e scoprì la figura del compagno Gajil che, con un’espressione contrariata, se ne stava sulla soglia della porta a braccia conserte.

< < Koronect? Si tratta del villaggio sulla pendici della montagna ad Ovest, vero? > > -domandò Luce.

< < Già. Vi spiegherò tutto domani durante il viaggio… Natsu, posso parlarti un momento? > > -domandò.

L’amico sbuffò e – rivolgendo un altro sguardo adorante verso la ragazza – si rinfilò la giacca.

< < Grazie per l’aiuto. > > -sussurrò, sorridendole.

***

(Lucy)


< < Scusa il ritardo, gamberetto. > > -rispose, mostrando un ghigno sicuro di sé.

Sbattei diverse volte le palpebre, temendo che quello potesse essere un sogno. Chi era quel ragazzo che Levi aveva chiamato “Gajil” ? E come poteva Natsu essere lì?

La cosa che più mi sorprendeva era la modalità in cui si erano svolti gli eventi. Natsu era apparso quasi dal nulla e con un solo pugno – tra l’altro completamente a fuoco – aveva scaraventato via il sequestratore che mi avrebbe uccisa di sicuro.
E poi era arrivato l’altro ragazzo che, con altrettanta forza e brutalità, si era liberato dell’altro uomo.

< < N-Natsu, che diavolo ci fai tu qui?! > > -esclamai, sorpresa.

Osservai poi ciò che indossava: poche ore prima, quando l’avevo sorpreso nel mio letto, indossava solo un paio di pantaloni neri. Adesso indossava un camicia nera alquanto assurda – una manica sì e l’altra no – , un paio di pantaloni alla turca e degli scarponi neri.
Ovviamente provvisto della sua inseparabile sciarpa bianca, mi guardava con un sorrisetto strafottente.

< < Tranquilla, ti spiego tutto dopo! > > -rispose, facendo un salto all’indietro e trovandosi alle spalle dell’altro ragazzo, Gajil.

< < Spero per le tue ossa che il tuo piano funzioni… > > -borbottò il moro.

< < Poche chiacchiere! Fatevi sotto pagliacci! > > -esclamò il terzo sequestratore, estraendo dalla tasca un coltello affilato.

Si avventò contro Natsu, che rimase immobile con un’espressione infastidita.

< < N-Natsu, spostati! > > -gridai, allarmata.

Prima che il coltello dell’uomo potesse arrivare alla gola del rosato, quest’ultimo lo colpì allo stomaco con una ginocchiata. Dalla bocca del primo uscirono fuori delle gocce di saliva e di sangue.
Possibile che il colpo ricevuto gli avesse provocato tanto dolore?

Il coltello gli scivolò dalle mani e, portando le braccia allo stomaco, si accasciò per terra agonizzante. Lo osservai impaurita.
Mi voltai poi verso gli altri due uomini rimasti. Nonostante tenessero con fermezza una pistola tra le mani, i loro corpi tremavano. Gajil si avvicinò a loro, sputando qualcosa per terra che fece uno strano rumore metallico.

< < S-Sta lontano mostro, o s-spariamo! > > -esclamò uno di loro.

Gajil si fermò e li osservò con un ghigno. Natsu si affrettò invece a liberare Levi, distruggendo con una manata le manette che la legavano al palo.

< < Gajil! Il secondo a destra sta per sparare! > > - esclamò Levi.

La sua previsione si avverò. L’uomo, sfilandosi il passamontagna nero, sparò un colpo. Lanciai un grido e chiusi gli occhi. Non sentivo urla né da parte del ragazzo con i piercing né da parte di Levi.
Riaprii ancora una volta gli occhi. Il sequestratore tremava ancora di più; sembrava quasi sul punto di piangere. Gajil sembrava tenere qualcosa tra l’indice ed il pollice. Lo lasciò cadere. Era il proiettile che aveva sparato con la pistola.
Rotolò fermandosi davanti a me. Era ammaccato. Come poteva un proiettile risultare danneggiato da una stretta come quella di un ragazzo? Certo, Gajil poteva definirsi un braccio di ferro della situazione, ma…

Si lasciò scappare una risatina e senza aggiungere altro gli lanciò un gancio destro. Il poveretto volò praticamente via, andandosi a schiantare contro il vetro della metropolitana che si ruppe in mille pezzi.
Ne restava solo uno che – in ginocchio – aveva abbandonato le armi ed ora implorava pietà.

< < S-Scusatemi! Vi prego! Non fatemi del male! > > -urlò, inchinandosi al cospetto di Natsu e Gajil.

Il primo tirò fuori dalla tasca un cellulare e glielo porse.

< < Bene, che ne dici di chiamare la polizia intanto? E mi raccomando bastardo. Dì tutto quello che tu e la tua banda di perdenti stavate per combinare. > > -minacciò, sollevandolo da terra per il colletto.

< < C-Certo! Sarà fatto! > > -rispose prontamente, iniziando a comporre – sotto l’occhio vigile di Natsu – il numero della polizia.

Levi nel frattempo mi aiutò ad alzarmi e mi abbracciò.

< < Oh Lucy, sono così felice che tu stia bene! > > -esclamò, affondando il viso nei mei capelli.

< < L-Levi ma… che sta succedendo? Come facevi a sapere che avrebbe sparato… e che ci fate voi due qui?! > > -domandai allibita.

Gajil evitò di rispondere e scese dalla metropolitana.

< < Allora?! > > -esclamai, rivolgendomi a Natsu.

< < Eheh! Devi ringraziare tuo nonno! > > -rispose.

< < M-Mio nonno? > > -ripetei.

< < Già. Aveva un brutto presentimento stamattina e mi ha detto di recarmi alla fermata di ChanceHarrov e così ho fatto. Durante la corsa ho incontrato quel tizio e… > > -spiegò, riferendosi probabilmente a Gajil.

Quest’ultimo trascinò per le magliette i sequestratori ormai K.O e li sistemò in un angolo.
Lo guardai stupita. Il suo sguardo era tuttavia rivolto unicamente a Levi, che gli si avvicinò.

< < Ti ringrazio d’essere venuto. > > -sorrise.

< < N-Non l’ho fatto per te, scema! E’ solo che volevo sgranchirmi un po’ le mani, tutto qui… > > -sbottò, tentando di nascondere – inutilmente, per quanto mi riguardava – il rossore che si era andato a tingere sulle sue guance.

Levi sospirò rumorosamente e si voltò verso di me.

< < Oh, Lucy lui è Gajil. Gajil: Lucy. > > -ci presentò.

< < P-Piacere… > > -mormorai.

< < Altrettanto. > > -borbottò, causando una nuova espressione di insofferenza sul volto di Levi.

< < Comunque, sarà meglio legarli o altrimenti potrebbero svegliarsi e scappare… > > -suggerì Natsu.

< < N-No, aspetta! Prima di tutto voglio capire bene come diavolo avete fatto ad introdurvi in una metropolitana, come avete fatto a batterli così facilmente e poi mi spieghi anche perché sei vestito in quel modo assurdo! > > -esclamai, ritornando al mio solito umorecalmo e pacato.

< < Te l’ho detto! Tuo nonno- > >

< < Sì, me lo  hai detto ma non ho ancora capito come è possibile, idiota! > > -sbottai.

< < D’accordo ehm… Mentre stavo comodamente rovistando tra i tuoi cassetti, tuo nonno mi ha chiamato e sono sceso giù in cucina. Mi ha detto che aveva una terribile sensazione e che avrei dovuto recarmi alla fermata di ChanceHarrov e così – preso anch’io da una strana sensazione – ho seguito il consiglio e mi sono messo a correre. > >

< < V-Vuoi dire che hai preso un autobus o qualcosa del genere? > > -azzardò Levi.

< < No, no. Ho corso. Sono molto veloce di questi tempi… > > -sorrise, mentre io tentai di stare calma e di non pensare alla sua ispezione assolutamente non autorizzata dei miei cassetti…

< < O-Ok e come hai fatto a trovarmi? Insomma, non credo che la metropolitana si sia fermata proprio davanti la fermata. > > -domandai, scettica.

< < Ho seguito il tuo odore. Cioè, io ho seguito il tuo, il  tizio ha seguito quella della tua amica. > >

< < Ho detto che mi chiamo Gajil, idiota! > > -esclamò, finendo in quel momento di legare i criminali.

< < E io ti ho già detto che è un nome assurdo! > > -ribatté.

< < Finitela voi due! – li richiamai – E si può sapere com’è che riesci a fare… quello? > > -domandai con riluttanza.

Mi guardò sorpreso.

< < Oh, questo? > > -domandò, mostrando il pungo che improvvisamente prese fuoco.

 < < S-Sì. > >

< < Tuo nonno prima che me ne andassi mi ha fatto prendere una strana pillola… Ne avevo portata una con me e l’ho data all’idiota accanto a me. Quando l’ho incontrato in strada ha iniziato a seguirmi… > > -spiegò, urtando ancora una volta i nervi del ragazzo.

< < Già e devo dire che non è niente male… Fino a ieri notte mi era impossibile persino dormire e adesso mi sento leggero ed agile! … Ehi, chi sarebbe l’idiota!? Inoltre non ti ho seguito ma dovevo andare nella tua stessa direzione! > > -sbottò, accorgendosi a scoppio ritardato dell’insulto bello e buono dell’altro idiota.

Prima che potessero ricominciare a battibeccare in maniera davvero futile, Levi ci richiamò all’ordine. Dovevamo in qualche modo liberare le persone all’interno degli altri vagoni. Così Natsu e Gajil, infilandosi un passamontagna sul viso, fecero una cosa della quale ci saremmo pentiti in futuro…

Successivamente scendemmo dalla metropolitana e ci allontanammo prima che potesse arrivare la polizia e potesse farci delle domande. Senza aggiungere parola durante il tragitto, arrivammo a casa mia.
Ci sedemmo intorno al tavolo e rimanemmo in silenzio per diversi minuti. Fu Natsu – ovviamente – a rompere il silenzio.

< < Io ho fame. > > -esordì, ricevendo in risposta un colpo di ciabatta dalla sottoscritta.

< < Natsu, un po’ di serietà! Stiamo aspettando il nonno per capire bene cosa stia succedendo e non mi sembra il momento di pensare a cose simili! > >

< < Sì ma io ho lo stesso fame! In questo momento mangerei volentieri- > >

< < - Una ciotola intera di ramen. Vero? > > -continuò Levi, alzando lo sguardo.

Rimanemmo ad occhi aperti.

< < S-Sì. Hai visto, almeno Levi mi capisce! > > -replicò.

< < Levi, c-come facevi a saperlo? Insomma, stamattina eri a conoscenza sia di Natsu che delle intenzioni dei criminali. > > -domandai.

< < E’-E’ questo il punto. Non so bene come faccio a saperlo ma, credo di saper leggere nel pensiero… > > -rivelò.

< < Vuoi dire che sai esattamente cosa stiamo pensando in questo momento?! > >-domandò Gajil.

< < Sì, o meglio… cerco di non saperlo. E’ difficile impedire che tutti i pensieri delle persone intorno a me arrivino alla mia testa ma ci sto provando. Non voglio essere inopportuna. Lo so, sono strana. > > -sorrise tristemente.

< < No, non sei affatto strana. Anch’io ho... qualcosa che non va. Guardate. > > -prese parola Gajil, alzandosi in piedi. Si avvicinò al divano e come se nulla fosse, lo alzò da terra con una sola mano.

< < C-Cavolo! > > -balbettai, stupefatta.

< < Tks… ci riesco benissimo anch’io! > > -borbottò Natsu, non accorgendosi – sicuramente – che il suo braccio stesse andando a fuoco.

< < N-Natsu, il tuo braccio!! > > - esclamai.

Questo spalancò gli occhi e iniziò ad agitarlo maldestramente, tentando di spegnere la fiamma che magicamente aveva iniziato ad arrostirlo.

< < Ma che diavolo?! > > -sbottò, colpendosi il braccio con l’altra mano. Finalmente le fiamme si spensero ma il suo sguardo stupito non mi tranquillizzò.

< < N-Natsu ma… quando eravamo in metropolitana sembravi in grado di controllarti. Cos’è cambiato? > > -balbettai.

Prima che potesse rispondere qualcuno entrò in caso. Sentimmo dei passi avvicinarsi velocemente a noi. Entrò in cucina e si avvicinò a me, guardandomi prima circospetto, poi come se avesse appena visto un fantasma.

< < Nonno? > > -lo chiamai.

< < Lucy! Meno male che stai bene! > > -sorrise nonno Makarov, abbracciandomi.

< < N-Nonno, tranquillo! > > -balbettai, tentando di allentare la sua presa.

Senza esserselo fatto ripetere due volte, sciolse l’abbraccio facendomi quasi scivolare per terra. Quel vecchio rimbambito…

< < Quindi le pillole che ti ho dato hanno fatto effetto eh, ragazzo? > > -domandò, avvicinandosi a Natsu che rispose con un sorriso trionfante.

< < Oh sì, ha funzionato benissimo! Cavolo, è stato fantastico!! Però credo che ce ne vogliano delle altre… > >

< < Veramente… ecco, l’effetto dura solo qualche ora. Inoltre quelle erano le uniche esistenti… Oh Levi, tesoro ci sei anche tu! E tu? > > -lo interruppe, andando poi a salutare Levi e Gajil come se niente fosse.

Era tipico di mio nonno sorvolare su questioni non convenienti. Ma io ancora non avevo capito diverse cose.

< < Nonno, smettila di fare lo stupido e ascoltaci! – sbottai – Non c’è nessun modo per fermare quello che ci sta succedendo? > >

< < Un modo ci sarebbe ma pensavo fosse ovvio. I vostri poteri sono stati sbloccati in seguito all’apertura del sigillo del libro Glitter. Quindi, se riuniste tutte le Chiavi e le rimetteste al suo interno, probabilmente i vostri poteri sparirebbero con esse. > > - spiegò.

< < Un momento, di cosa diavolo state parlando? > > - si intromise Gajil, giustamente confuso.

Spiegammo accuratamente gli eventi della sera precedente. Di come avessi aperto il libro Glitter, di come le Chiavi  si fossero letteralmente volatilizzate e di come questo avesse risvegliato dei poteri latenti, provenienti da una nostra vita precedente.

La sorpresa fu generale. All’inizio Gajil e Levi sembravano essere scettici e soprattutto parecchio restii. Ma quando il nonno tirò fuori l’argomento del desiderio, Gajil si rivelò determinato più che mai e Levi sembrava essersi in qualche modo convinta nella ricerca.

Come pensavo… Alla fine, tutte le strade ci riconducevano a quell’assurda ricerca. Perché noi? E perché sembravo essere l’unica a non aver un opinione particolare in merito?

***

(Lucy)


Passeggiavo pensierosa per una delle piazze centrali. Quel giorno le lezioni sarebbero iniziate un’ora dopo e ne approfittai per passare almeno un’ora in tranquillità.
Erano passati circa quattro giorni dalla nostra “riunione” a casa mia. Ancora non riuscivo a credere che l’unico modo per sbarazzarci di quegli strani poteri era il raccogliere tutte le Chiavi.

Già, quelle dannate Chiavi che una volta riunite avrebbero esaudito un desiderio. Natsu e Gajil avevano accettato “l’incarico”, se così si poteva chiamare, unicamente per poter usufruire del desiderio in palio.
Levi sembrava un po’ restìa ma se quello era l’unico modo per liberarsi del suo potere, cosa aveva da perdere?

La mia attenzione fu per qualche secondo catturata da uno strano oggetto dorato esposta in una bancarella. Sembrava una chiave dalle fattezze particolari.
L’impugnatura era diversa dal normale: il corpo rotondo si allungava verso l’esterno e sembrava aver inciso un segno dello zodiaco. Il corpo non molto lungo e spesso finiva con una lama a forma di ascia. La cosa che più mi colpì fu l’insolita… energia, se così poteva essere definita, che emanava.

Non appena la sfiorai con le dita, questa scomparve.

< < Ehi, attenzione! Lassù! > > urlò un uomo.

Alzai lo sguardo. Qualcosa stava per cadere esattamente nel punto in cui ero io. Non riuscii ad identificare la sagoma e allarmata mi allontanai prontamente.
In quelle stesso momento quella cosa, che sembrava poi essere un qualcuno cadde a peso morto proprio sulla bancarella, che si distrusse.

Feci diversi passi indietro, contraendo un braccio davanti al viso per proteggermi dalle cianfrusaglie della bancarella che – in seguito all’urto – schizzavano verso di me e i passanti. Questi ultimi accorrevano  sempre più numerosi.
Un uomo si affrettò a tirare fuori il cellulare. Probabilmente aveva intenzione di chiamare la polizia e l’ambulanza, anche se precipitando da quell’altezza dubitavano che fosse ancora vivo. Due vigili si fecero largo tra la folla e circondarono l’apparente cadavere rimasto sotto le macerie della bancarella distrutta.

Uno di loro ci fece indietreggiare, mentre l’altro rimosse con cautela i pezzi di legno da sopra il corpo del ragazzo. Fu quello che successe dopo a sorprendermi e – in parte – a spaventarmi.
Il ragazzo che doveva senza alcun dubbio essere morto si rialzò come se nulla fosse. Il vigile arretrò, spaventato. Tra la folla si udirono cori di stupore ed i turisti, ovviamente presenti, iniziarono a scattare fotografie con una certa insistenza.

Finalmente si voltò verso di noi. Indossava un pantalone verde e degli scarponi neri. La cosa che naturalmente saltava più all’occhio era il suo petto scolpito totalmente scoperto.
Ma chi diavolo era quel tipo?
Si avvicinò, con sguardo truce. Strinsi saldamente il manico della borsa e tentai di indietreggiare, ma la folla sempre più curiosa dietro di me mi faceva da ostacolo. Finì per fermarsi davanti a me e incrociò le braccia.

< < Ehi tu, donna. > >

Lo guardai confusa.

< < D-Dici a me? > > -balbettai, sotto il suo sguardo spazientito.

< < In che mondo siamo? Questo posto non si direbbe proprio Edoras… > > - commentò, guardandosi intorno, circospetto.

All’inizio pensai stesse scherzando, ma il suo sguardo a tratti spaesato ed il fatto che effettivamente era precipitato da un altezza incerta non potevano di certo essere irrilevanti.
Forse aveva battuto la testa.

< < Rispondimi, donna! E’ un ordine! > > -ripeté, in modo parecchio irritante. Donna, poi?

Osservai per qualche secondo il suo viso. I lineamenti somigliavano a quelli di un fotomodello ed il suo fisico scolpito non aiutavano il mio cervello a formulare frasi sensate. Sulla fronte, sopra il sopracciglio vi era una piccola cicatrice e gli occhi erano di uno splendido nero corvino, così come i capelli all’insù.
Fu tuttavia la sua espressione impaziente ed offesa – apparentemente senza alcun motivo – a farmi rinsavire ed a permettermi di rispondere nel modo in cui meglio sapevo fare.

< < Innanzitutto, non chiamarmi donna! – esclamai – E poi, come diavolo hai fatto? > >

< < A cosa ti riferisci, plebea? > > -fece altezzoso, tanto bastava per mandarmi in bestie.

< < F-Forse hai battuto la testa e sicuramente non ricordi di essere precipitato dal… dal cielo. Come hai fatto a restarne indenne, me lo spieghi?! > > -insistetti. Mi guardò come se stessi delirando.

< < A quanto pare nel vostro strano mondo siete davvero una stirpe poco evoluta… Dovrò fare rapporto! > > -sentenziò, quasi con tono accusatorio.

Evidentemente era solo un pazzoide con manie di protagonismo ma sembrava essere davvero diverso rispetto al resto della folla radunata. Percepivo qualcosa di strano. Non sapevo bene come spiegarlo ma aveva qualcosa di misterioso.
Prima che potessi ribattere, un ufficiale di polizia si presentò e mise una mano sulla sua spalla. Il ragazzo precipitato dal cielo lo guardò con fastidio, quasi con disgusto.

 < < Agente Sakaki. – fece, mostrando il distintivo -  Figliuolo, devo portarti in ospedale e subito dopo verrai con me alla centrale di Polizia. > >

Mi guardai intorno. Sul posto vi erano due volanti con tanto di luci rosse e blu.

< < Io non mi faccio dare ordini da un plebeo come te! Togli quella mano, feccia! > > -esclamò, stringendogli il braccio con una sola mano.

Sul viso dell’agente si dipinse un’espressione di dolore, per cui fu costretto a spostare la mano dalla spalla del ragazzo che, dopo aver apparentemente allentato la presa, gli afferrò il polso e avvicinandolo a sé gli sferrò una ginocchiata sullo stomaco.

< < Ehi! Ma sei impazzito?! > > -gridai, incontrando il suo sguardo divertito.

Il poliziotto fu scaraventato a parecchi metri di distanza. Tra la folla si udirono delle urla e così si avvicinarono altri quattro agenti di polizia, che estrassero i manganelli e le pistole.

< < Metti le mani in alto! > > -esclamarono, circondandolo.

In un attimo mi avvicinò a sé, prendendomi per la vita. Trasalii e tentai di allontanarmi dalla sua presa ma fu inutile. Era più forte di quanto pensassi. Nonostante tutto, sentivo che le sue intenzioni non erano cattive.
I poliziotti abbassarono le armi, frementi dalla rabbia.

< < State tranquilli, il vostro amico è solo K.O. Ma per il momento, è meglio prendere la ragazza come garanzia. Adios! > > - esclamò, chinandosi leggermente sulle gambe.

< < Ma che hai intenzione di fare brutto maniaco-! > >

Il ragazzo con un balzo si sollevò in aria con me al suo fianco. La velocità di salita aumentò progressivamente. Inizia ad urlare in modo sempre più smorzato.
Spaventata mi attaccai al suo collo.

< < T-Ti prego fammi scendere!!! > > - gridai, totalmente nel panico.

Guardai poi giù. Ormai la piazza centrale era distante da noi di moltissimi metri. Le persone sembravano dei puntini ed il mondo non sembrava più tanto grande. Raggiunta una certa altezza ci fermammo in aria. Letteralmente.

< < Kya! Ti ho detto di farmi scendere! > > -ripetei, chiudendo gli occhi.

< < Tranquilla donna. Non temere, il tuo Principe sa volare! > > -esclamò, sorridendomi.

< < Come sarebbe a dire che sai vo-?! > >

Prima che potessi completare la frase fummo avvolti da una strana luce azzurra. Di lì in poi, ricominciammo la corsa sfrenata orizzontalmente. La velocità era inaudita, tanto che il vento a cui andavamo incontro mi scombinò i capelli e mi fece svolazzare la gonna.

Il nastro che mi legava i capelli si slegò e tutto intorno avvertivo una piacevole brezza, contrariamente al caldo a tratti estivo che si percepiva in città.
Riiniziai ad urlare e mi attaccai al suo braccio, mente con l’altro mi stringeva saldamente la vita. Scendemmo di qualche metro, appena sopra le nuvole. Finalmente – e dopo attimi di puro terrore – smisi di urlare e pur terrorizzata, osservai con cautela ciò che vi era sotto di noi.

Tutto, dai grattacieli alle persone era piccolo. Quasi in formato mini. Cambiammo traiettoria, girando a destra. Volavamo sopra il corso del fiume che attraversava la campagna. Il cielo era talmente azzurro da apparire quasi dipinto.
Ci abbassammo ancora di qualche metro. Questa volta volavamo sopra il bosco di Magnolia. Osservai dritto davanti a me. La distesa verde si estendeva per svariati chilometri. Sopra vi era l’azzurro più denso e sotto il verde più fitto. Il mio campo visivo sembrava essersi vistosamente allargato.

Era uno spettacolo fantastico.

Si voltò ad osservare il mio viso stupefatto. Mi voltai anch’io. Mi sorrise e facendomi l’occhiolino diminuì la velocità. Mi lasciai sfuggire una risatina divertita ed a tratti isterica. Non potevo crederci. Stavo volando. E per di più insieme ad uno sconosciuto.

Chissà, magari l’avevo battuta io la testa.

< < E’ una bella sensazione, vero? > > -domandò, cambiando ancora una volta direzione. Sembrava volesse tornare verso la città.

Sul mio viso si dipinse un sorriso eccitato.

< < Già… E’ fantastico… > > - mormorai.

Dopo qualche minuto arrivammo in città e atterrammo sul tetto della mia scuola. Quando i miei piedi toccarono terra, sentii contemporaneamente una sensazione di nostalgia ed una di sollievo.  

Mi voltai verso di lui, sorpresa. Come faceva a sapere che proprio quell’edificio era la mia scuola?

< < Piaciuto il giretto, donna? > > -domandò.

< < H-Ho detto di non chiamarmi donna. Sono Lucy. > > -sbuffai. Si avvicinò a me e si passò una ciocca dei miei capelli scompigliati tra le dita. La portò poi alla labbra.

Imbarazzata mi ritrassi velocemente.

< < Nome curiosamente nobiliare per una plebea. > > - commentò.

< < N-Non sono affari tuoi! > > sbottai, irritata.

< < Comunque, solo perché sei tu ti permetto di sapere il mio nome. Sono Gray, principe di Edoras. > > - teatralizzò, aprendo le braccia ed enfatizzando la parola “principe”. Lo guardai nauseata.

Sì, era dannatamente stupido.

< < E-Edoras? Mai sentito… > >

< < Questo perché sei una plebea. > >

< < No, idiota! Sulla Terra non esiste nessuno stato che si chiami così. > >

< < Terra? Vuoi dire EarthLand? > >

< < No. Volevo dire proprio Terra. > > - ripetei.

< < Così voi la chiamate così… Quindi siamo su EarthLand eh? E cosa diavolo ci faccio qui?! >  -esclamò, spalancando gli occhi. Diede poi un pugno al muro in modo eccessivamente melodrammatico.

< < Che cosa ne so io?! > >

< < Oh no! Io, il principe più bello del Cosmo sono stato trascinato qui, in quest’epoca così arretrata ed in compagnia di una plebea dal nome nobiliare?! Che vita ingiusta! > > -si lagnò, portando le mani al viso e ricominciando a muoversi come se stesse recitando.

Sì, era dannatamente stupido.

***

Angolo Autrice:
Salveeeeee!!! (vi chiederei scusa per il ritardo ma sono proprio senza speranza) Stendiamo subito un velo pietoso nell’appunto tra parentesi e passiamo immediatamente alla storia va’…
Ok, avevo promesso Gray ed eccolo xD avevo promesso che i quattro ragazzi avrebbero chiarito e… beh, ce l’ho quasi fatta D:
manca il chiarimento del messaggio di Levi inviato a Gajil ma posso inserirlo solo nel prossimo capitolo, mi spiace ma non c’era spazio D: (o Gajil o Gray xD )
Ragazzi, forse mi odierete ma non importa… voglio ugualmente proporvi Gray come rivale per Natsu u___u tranquilli, Juvia non è assente!  Apparirà solo tra qualche capitolo : )
Ho deciso di utilizzare Gray semplicemente perché mi sono sempre piaciuti insieme, ma solo come alternativa al NaLu o al Gruvia xD Gray qui è decisamente OOC e mi auguro che lo abbiate trovato abbastanza divertente xD
Parlando di questo spero vi sia piaciuto il momento NaLu :3 nel prossimo capitolo Luce, Natsu, Gajil e straordinariamente Liv si recheranno al povero villaggio di Koronect (non chiedetemi da dove mi è venuto ‘sto nome!)
e verrà mostrata una parte un po’ più cruenta di ciò che la guerra porta >___<
Per quanto riguarda il presente… non vi dico nulla perché proprio non ne ho idea xD posso solo dirvi che finalmente Natsu arriverà a scuola :D
Ora posso approfittarne per dirvi che il prossimo capitolo di sicuro verrà pubblicato tra due settimane D: purtroppo parto per circa 4 0 5 giorni e non avrò tempo per scrivere o altro x__x
Gomen ne!
Spero però che questo capitolo vi sia piaciuto x3
Alla prossima!!

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Capitolo 10
*** Payphone ***


Capitolo 9: Payphone
 
(Autrice)

Anno 777 2 Gennaio
Arcadios, Palazzo Reale

< < Grazie per l’aiuto. > > -sussurrò.

La ragazza si ritrasse velocemente, lasciando un po’ perplesso il Dragon Slayer del fuoco.

< < Figuratevi. Ora, credo sia meglio che io vada… > > -rispose freddamente, allontanandosi a falcate dal ragazzo che la guardò allontanarsi con sguardo assorto.

Era giusto quello che stava iniziando a provare per la giovane Seirei? In qualche modo, sapeva bene che la presenza del suo compagno ancora immobile, sulla soglia della porta, gli avrebbe rammentato qualcosa che già sapeva.
Luce varcò la soglia, passando a fianco del Dragon Slayer del ferro che la guardò circospetto.

< < Volevi qualcosa, Gajil? > > -sospirò, stendendosi fiaccamente sul lettino.

Gajil si avvicinò e si soffermò davanti alla sbarra di metallo, osservando perplesso il giovane.

< < Si può sapere che stavate combinando voi due? > > -domandò, sedendosi poi nel letto vuoto accanto.

< < Niente… Comunque devo dire che il tuo tempismo è sempre perfetto. > > -sbottò, coprendosi gli occhi con l’avambraccio.

< < Guarda che non sto scherzando. Natsu, non puoi farti distrarre in un momento così delicato. E poi vorrei ricordarti che è una Seirei, ovvero una nostra nemica. Ricordi cosa dice il capoclan, vero? “I Seirei sono esseri malvagi e-” > >

< < “-E se mai doveste incontrarne uno, tornate subito a casa. La loro magia è marcia e sono servitori di Satana e bla bla bla… > > -continuò sarcastico, facendo il verso del vecchio capoclan del loro villaggio.

< < Vedo che oltre all’umorismo non ti manca la memoria. > > -sbottò.

< < Gajil, hai mai pensato che le fiabe che vengono narrate ai bambini siano soltanto, ecco… per bambini? > > -azzardò, ironico.

< < E tu hai mai provato a pensare che magari siano proprio i Seirei a cospirare nella guerra contro i Draghi? Inoltre quello che non puoi negare è che la loro arte è fin troppo oscura. Magia legata alle Stelle e alla natura? Mi sa tanto di stregoneria. > > -commentò.

< < Non essere sciocco. E comunque, che quello che si dice in giro su di loro sia vero o falso, a me non interessa. E poi non c’è motivo che tu stia in pensiero per me… Te l’ho detto, non sta succedendo niente tra me e la Sacerdotessa Luce. > > -sospirò.

Senza aggiungere altro e prima che Gajil potesse replicare, si alzò dal lettino ed uscì dalla stanza. Il compagno sbuffò. Trattenne un sorrisetto. Non era solo in quello stanza ed era giusto farlo sapere anche all’intruso.

< < Non ve l’ha mai detto nessuno che questo si chiama origliare? > > -domandò, rimanendo girato di spalle verso la porta di destra.

< < Credevo che i tipi come voi lo chiamaste “ascoltare con discrezione”. > > -commentò una voce femminile, che a Gajil apparve fastidiosa e dolce allo stesso tempo.

Finalmente si voltò, incontrando la figura della responsabile della biblioteca, con tanto di occhiali dalla montatura particolare. Si avvicinò al ragazzo che si stese comodamente, mettendosi le braccia dietro la nuca.

< < Già, ma nel vostro caso è comunque origliare. > > -sbuffò.

< < Non per essere impicciona, ma qual è il problema fra voi e la Sacerdotessa? > > -domandò l’azzurra, appoggiandosi con il fianco alla sbarra di ferro.

< < Vi siete mai accorta che nonostante non intendiate essere impicciona finite per esserlo comunque? > > -trattenne una risatina sarcastica.

< < Vero anche questo. Allora? > > -insistette, sfilandosi gli occhiali e infilandoli tra i capelli turchini.

< < Credevo fosse noto a tutti di come il Clan dei Seirei e quello dei Dragon Slayer fossero nemici fin dall’inizio dei tempi. > > -replicò.

< < Già, ma non ne ho mai capito bene il motivo. > > -sospirò.

Gajil si rialzò e le scompigliò i capelli, ottenendo un’occhiataccia dalla ragazza.

< < Ve lo dirò qualche altra volta, signorina “Liv-topo-di-biblioteca.” > > -mormorò.

< < E non posso nemmeno sapere cosa dovete fare a Koronect? > > -protestò, quasi in tono supplicante. Tenere a freno la sua fama di notizie non era mai stato il suo forte.

Il Dragon Slayer la guardò perplesso.

< < Esattamente, per quanto tempo siete stata nascosta dietro quella porta? > >

< < Non molto. Purtroppo mi sono persa il momento di gloria o qualsiasi cosa sia successa tra quei due. Ma sono arrivata proprio nel momento in cui è entrato in scena il signor guastafeste. > > -borbottò.

< < Tks… comunque sia, Koronect si trova alle pendici delle montagne ad Ovest. Lì vive un popolo che è a conoscenza di un segreto particolare… Non posso tuttavia rivelare i dettagli. > > -rivelò, rialzandosi.

< < Ma questo è solo un mezzo segreto… > > -si lagnò, seguendolo.

< < E’ già più di quanto possa rivelare, piccoletta. > > -sbottò, allontanandosi.

***

Il giorno dopo

Il sole non era ancora sorto quando i due Dragon Slayer si recarono al cortile esterno del Palazzo. La sera prima aveva nevicato e l’aria del mattino era abbastanza fredda da costringere i due giovani a munirsi dei nuovi mantelli offertogli dal Re in persona.
Ad attenderli vi era il Generale Sting Barker in compagnia di tre cavalli dal manto nero. Non appena Natsu ne incontrò la figura corrucciò il viso in un’espressione quasi nauseata.

< < Ben arrivati signori. > > -esordì Sting, mettendosi le braccia dietro la schiena.

Prima che i due potessero rispondere, una nuova arrivata lo fece al posto loro.

< < Buongiorno anche a voi, Generale Barker. > > -sorrise Luce.

Vestita di una semplice veste azzurra, il suo capo era coperto dal cappuccio del mantello bianco e dal suo collo pendeva ancora una volta il suo inseparabile amuleto color rosso sangue, stessa tonalità poi delle labbra.
Natsu e Sting non seppero bene cosa rispondere, mentre Gajil si irrigidì.

< < B-Ben arrivata, Sacerdotessa Luce. Credo che ci siamo tutti, quindi propongo di- > >

< < Ci sono anch’io! > > -esclamò la voce di Liv, la cui figura camminava velocemente verso i quattro.

Il Dragon Slayer del ferro la guardò sbalordito. Possibile che quella piccoletta facesse completamente di testa sua?

< < S-Si può sapere cosa ci fate voi qui-! > > - sbottò Gajil, venendo interrotto – con assoluta non curanza – dalla sua interlocutrice che lo ignorò completamente.

< < Vi prego di perdonarmi, ma sono stata avvisata con largo ritardo. > > -improvvisò di sana pianta, mostrando un sorrisetto supplicante al Generale Barker che alzò gli occhi al cielo sotto lo sguardo divertito di Natsu e quello sorpreso di Luce.

< < D’accordo lady Fitzgerald… avete vinto voi. > > -sospirò il biondo.

< < Generale, il numero dei cavalli è errato o sbaglio? > > -domandò Natsu con aria di sufficienza.

< < No, è esatto. Non ritenevo corretto sottoporre una fanciulla ad una fatica quale quella di andare a cavallo. – sbottò – Voi viaggerete con me Luce, se siete d’accordo. > > -le sorrise.

La ragazza diede uno sguardo silenzioso al rosato e, notandone la contrarietà, non poté fare a meno di meditare un rifiuto. Ma in fondo, nonostante l’evidente maschilismo del generale Sting, cosa c’era di male ad accettare un passaggio?
Lei non sarebbe mai stata di nessuno. La sua vita quasi non apparteneva nemmeno a sé stessa, perciò era ora che lo capissero.

***
(Lucy)

Magnolia x1277

L’idiota continuava a lamentarsi. Erano ormai parecchi minuti che andava avanti con quella sua commedia da attore di basso rango e la scena diventava più penosa ogni secondo di più.
Tirò poi fuori dalla tasca un cellulare. Da dove l’aveva preso poi?

< < Pronto? Sì. Sono stato rapito da una strana plebea dal titolo nobiliare! Mi trovo in una strana Isola che l’umana ha ribattezzato come “Terra” ! Chiedo rinforzi-! > > -esclamò, fino a che non gli levai letteralmente il telefono dalle mani.

< < Ma si può sapere con chi stai parlando?! > > -sbottai, constatando poi che per quanto Gray potesse crederlo, il cellulare era spento e non c’era proprio nessuno dall’altra parte della cornetta.

Inoltre, quel telefono aveva un aria familiare. Mi controllai freneticamente le tasche.

< < Oh no, sono stato scoperto! Ora va’ donna, va’ a chiamare le guardie reali e riportami subito nella mia terra! E non nella tua di Terra! Muahahaha!!> > -urlò, iniziando poi a ridere con grande enfasi.

< < Ehi, si può sapere come hai fatto a rubarmi il telefono da sotto il naso?! > > -domandai irritata, ricevendo un’altra mossa teatrale come risposta.

Feci per andarmene e lasciarlo nella sua follia, ma fui trattenuta per l’avambraccio.

< < Sul serio donna, devi aiutarmi. > > -ordinò, facendosi improvvisamente serio.

< < Senti, ho già abbastanza problemi per conto mio. Non credo di essere in grado di aiutarti ma se proprio vuoi, posso chiamare una casa di cura o portarti in un ospedale. Lì sapranno come curarti… Ehi dove stai andando?! > > -replicai, osservando poi come Gray si fosse sollevato nuovamente in volo.

< < Non so bene perché sono finito in questo posto ma devo cercare i miei compagni. Oh, hai addosso il mio odore, perciò è probabile che lei ti venga a cercare e tenti di ucciderti. Ma sta tranquilla, tu comune plebea, diventerai mia moglie durante la mia permanenza qui! > > -esclamò sorridendomi come se nulla fosse.

Il mio viso si fece paonazzo.

< < E-E questo quando l’avresti deciso?! > > -ribattei.

< < Ho una missione. Devo recuperare degli oggetti e se mai ne trovassi uno, ti prego di chiamarmi. Credo siano dodici… Ci vediamo! > > -mi salutò, ignorandomi completamente e rimettendosi a volare.

In poco tempo la sua figura divenne nient’altro che un puntino nel cielo, fino a che non si dileguò. Aveva parlato di recuperare degli oggetti. Dodici per giunta. Doveva per forza essere una coincidenza…
Riluttante riaccesi il mio telefono e notai l’ora: le nove e dieci. Tra cinque minuti le lezioni sarebbero cominciate. Fortunatamente ero già a scuola.

***
(Autrice)

Flashback

Uscì da casa silenziosamente. La testa le scoppiava. Il cuore le batteva come un matto e, in quel momento, l’unico modo per allontanarsi non solo dal caos familiare in cui viveva ma dal caos in generale, era andar via da casa sua.
Senza pensarci si era cambiata solo i pantaloni del pigiama, sostituendoli con pratici jeans ed un paio di converse malconce.

 < < Speriamo non si accorga della puzza d’alcool… Cavolo, devo stare più attento… > >

I pensieri di suo padre rimbombavano nella sua mente incessantemente. La cosa che più la terrorizzava non era ciò che aveva sentito, il fatto dunque che suo padre le avesse mentito, ma che lei potesse sentirlo.

Si incamminò a passo sempre più veloce lungo una stradina desolata, illuminata a malapena dai pali dalla luce intermittente. Svoltò poi a destra, giungendo finalmente davanti ad una traversa di un quartiere più interno.
La strada era parzialmente illuminata dalle insegne luminose dei negozi chiusi. Tuttavia, vista l’ora tarda, non vi era un’anima. Davanti a lei, a esattamente 100 metri di distanza, vi era una cabina telefonica. C’era sempre stata fin da quando ne aveva memoria.

Una cabina telefonica senza alcuna apparente utilità in un marciapiede del quartiere tecnologico di Magnolia. Cosa ci faceva lì in fondo? Nessuno usava più le chiamate a gettoni. Ormai tutti avevano un cellulare, un cercapersone o un qualcosa con cui poter comunicare.

Pur da lontano, lo sguardo della ragazza si posò su una figura non ben delineata seduta all’interno. Riluttante, si avvicinò al punto telefonico pubblico.
Poggiò la mano sul vetro, incontrando la figura conoscente. Quest’ultimo se ne stava seduto, con la schiena contro la parete. La ragazza bussò timidamente, sorprendendo il ragazzo che si ritrasse di scatto.
Levi fece un passo indietro: lo sguardo del ragazzo che il pomeriggio precedente le aveva salvato la vita era ora freddo e minaccioso, quasi ostile. Deglutì rumorosamente e bussò sulla superficie vetrosa.

< < Toh… è il gamberetto. > > -esordì Gajil.

< < Ehi… tutto bene? > > -domandò lei, incerta.

Il ragazzo fece spallucce e le fece un cenno con la testa di entrare. La ragazza seguì l’indicazione senza battere ciglio. Nonostante fosse in piena notte con un ragazzo tutt’altro che promettente, si fidava ciecamente e sapeva di non aver nulla da temere.
Si sedette di fronte a lui e poggiò la schiena e le gambe contro le pareti del piccolo spazio rettangolare. Il moro incrociò le braccia e le allungò una fiaschetta. Lei scosse la testa, tornando poi ad osservarlo incuriosita.

< < Che fai a quest’ora della notte fuori da casa? > > -domandò, per poi tracannare un sorso dal dubbioso contenuto del contenitore di metallo, che sembrava non volersi quasi staccare dalla sua mano.

< < E tu... – indagò lei – cosa ci fai qui? > >     

< < Rispondi alla mia domanda, gamberetto. > > -replicò, allontanando dalle labbra la fiaschetta.

< < V-Volevo solo prendere una boccata d’aria… > > -sbuffò lei, allungando la mano verso il ragazzo, che mostrando un ghigno le passò il suo prezioso antidoto per il malumore.

Levi sorseggiò a fatica il liquido all’interno – probabilmente whisky – sotto lo sguardo indagatore di Gajil.

< < Cavolate. > > -sentenziò, facendo sobbalzare l’azzurra.

< < C-Come sarebbe a dire? > > -domandò, asciugandosi le labbra.

< < Dicevo la stessa cosa quando avevo problemi in famiglia. Hai per caso i genitori divorziati? > >

< < N-No… E’-E’ solo mio padre… da quando mia madre è in ospedale non fa altro che bere. Non sono più nemmeno sicura che vada al lavoro. > > -rivelò, tracannando un altro sorso, questa volta più lungo.

< < Cos’ha tua madre? > > -domandò, allungando il braccio verso la ragazza che, riluttante, gli restituì la sua fiaschetta.

< < Un cancro… stanno facendo di tutto per curarla ma sembra che le sue condizioni non accennino a migliorare. Purtroppo mi è permesso farle visita solo due volte alla settimana. > > -spiegò, sorprendendosi di tutto ciò che stava rivelando.

Era uno sconosciuto alla fine. Perché gli rivelava così tanto?

< < Mi spiace. > > -mormorò, bevendo con più moderazione.

< < E’ il tuo turno. Perché sei qui nel bel mezzo della notte? > >

< < Beh… ti riassumo la cosa: sono diventato una specie di enorme magnete, riesco a fare a pezzi qualunque cosa, pur involontariamente e a quanto pare al momento sono l’essere più pericoloso nella Terra. > > -spiegò, sarcastico.

Levi lo guardò circospetta, pensando che fosse uno scherzo.

< < Forse hai bevuto un po’ troppo… > > -ribatté, trattenendo una risatina.

Gajil sorrise, lanciandole la fiaschetta.

< < Tienila tu. Serve più a te che a me. > > -fece, rimettendosi in piedi ed uscendo fuori.

La ragazza scattò in piedi e lo afferrò per l’avambraccio.

< < Gajil! – esclamò, trattenendolo – G-Grazie per avermi ascoltata. Non eri tenuto a farlo. > > -sorrise, abbassando lo sguardo.

Lui si voltò e lo scompigliò i capelli, contro le sue proteste. Fece un bel respiro profondo e curvò leggermente il busto, per arrivare il viso della ragazza.

< < Hai un buon odore. Comunque, se mai avessi bisogno di un altro compagno di bevute, fammi un fischio. > > -suggerì, ponendole un fazzoletto.

< < D-Dove vai? > > -domandò lei, mollando la presa.

Gajil non rispose. Iniziò a camminare ed in pochi attimi scomparve nell’oscurità della notte. Levi osservò il fazzoletto, notandone nove cifre scritte sopra con un pennarello.
Strinse forte a sé il pezzo di carta e tirando fuori il cellulare, tornò indietro.

***
(Autrice)


Si incamminò verso la porta a passo deciso. Dopo aver bussato, varcò la soglia della segreteria e si avvicinò al bancone dietro il quale vi era una vecchia signora dalla tinta rossa per capelli sbiadita. I suoi occhi color ghiaccio guizzarono dalla carte poste sulla superficie in legno al ragazzo.
Quest’ultimo si sfilò gli occhiali da sole. All’interno della stanza dalla grandezza media vi erano alcuni studenti, tra cui due studentesse che posarono immediatamente gli occhi sul ragazzo dai capelli a punta e dalle spalle larghe.

< < Posso esserti d’aiuto ragazzo? > > -domandò la segretaria, scrutandone gli occhi neri.

Il ragazzo poggiò sul bancone tre fogli spillati. La signora lo guardò con aria interrogativa.

< < Questi sono i documenti per la mia ammissione. Purtroppo c’è stato un ritardo nella consegna, ma credo che lei possa fare qualcosa. > > -rispose, poggiando i gomiti sul bancone.

La segretaria si infilò gli occhiali e diede velocemente uno sguardo ai documenti. Si trattava di una domanda d’ammissione per il terzo anno del liceo.

< < Mi spiace… signor Dragneel – disse, leggendo il nome posto in alto – Ma l’anno scolastico è iniziato ormai da due mesi. Siamo a Giugno, e lei avrebbe potuto presentare la domanda d’ammissione sino al 30 di Aprile. Credo che dovrà ritentare l’anno prossimo. > > -affermò, gelida.

Natsu le sfiorò la mano e la donna tornò ad osservarlo con fastidio. Il rosato iniziò a fissarla intensamente, quasi volesse scrutarle l’anima. L’espressione dura e severa della vecchia signora si distese in una calma e attenta, quasi ammaliata.

< < Sono sicuro che se lei dovesse riporre la mia domanda in quelle di Aprile, non ci sarà nessun problema. > > -mormorò, continuando il contatto visivo.

Non appena ebbe sbattuto le palpebre, la donna si riprese.

< < C-Certo… Stia tranquillo, non c’è nessun problema. > > -sorrise distrattamente.

Detto questo si allontanò e Natsu, tirando un sospiro si voltò e mostrò un sorrisetto vittorioso. Le ragazze trattennero a stento i cori di stupore e le risatine. Uscì dalla segreteria e si diresse in corridoio, dove in pochi minuti sarebbe stato accolto con entusiasmo.

***
(Lucy)


Aprii la porta del terrazzo e scesi frettolosamente le scale fino al quinto piano. Mi diressi in corridoio per riporre nel mio armadietto la borsa e prendere i libri. Le parole di quel Gray risuonavano nella mia mente.

Chi sarebbe venuto? Da chi dovevo guardarmi? E cosa intendeva con "cercare dodici oggetti” ? Possibile che si trattasse delle Chiavi?
Ripensai immediatamente a ciò che avevo visto nella bancarella, prima che Gray vi cadesse sopra ovviamente. Era una chiave dorata quella che avevo visto? Ed era realmente scomparsa oppure lo avevo solo immaginato.

Era inoltre assurdo che mi preoccupassi più di una chiave immaginaria che del ragazzo volante… Sbuffando richiusi l’armadietto con eccessiva forza. Notai subito dopo con meraviglia come il corridoio fosse incredibilmente animato, insomma… più del solito.
Sentivo dei gridolini dall’altra parte del corridoio e dei commenti d’esultazione. I primi erano per lo più striduli e femminili. Diverse studentesse si avvicinavano alla folla sempre più numerosa. Circospetta svoltai l’angolo.

Al centro di una folla di studenti adoranti e incredibilmente stupiti e felici, vi era Natsu. Indossava la divisa scolastica: una camicia bianca un po’ aperta e rigorosamente fuori dai pantaloni grigi. La cravatta allentata gli conferiva quel giusto effetto trasandato e attraente che la ragazze della scuola adoravano. Delle studentesse gli erano praticamente appiccicate e alcuni ragazzi gli davano il cinque.

< < Ehi Natsu, devi fare i provini per entrare nella squadra di basket! Ci servi! > > -esclamò un ragazzo.

< < Ah! Natsu ci sei mancato tantissimo!! Perché sei stato via così tanto tempo?! > >-si lagnò una ragazza, stringendogli il braccio e pressandolo sul suo più che prosperoso seno.

Osservai la scena  con stupore ed in parte con irritazione. Possibile che fosse così famoso? Come faceva a conoscere metà dell’istituto?
Natsu iniziò a parlare un po’ con tutti gli studenti (che, a parer mio, più che tali sembravano essere dei cagnolini) , mentre quattro ragazze vicino a me cominciarono a conversare.

< < Q-Quello è Natsu Dragneel?! > > -sussurrò una ragazza alle amiche.

< < Sì! – cinguettò un’altra – Ma non si era trasferito? > >

< < Cavolo, ma avete visto quanto è figo?! > > -esclamò la terza.

< < Ehi Jenny, hai visto? Il tuo Natsu è tornato. > > -sorrise maliziosa la prima.

Il mio sguardo si poggiò su di lei, la ragazza più stupida e odiosa della scuola: Jenny Realight, chiaro esempio di personificazione umana di avvoltoio.

< < Sì, hai ragione. Finalmente è tornato. Ormai nulla potrà mettersi tra noi due. > > -sorrise ammiccante.

Distolsi l’attenzione per qualche secondo. La mia mente fu invasa da una strano presentimento. Sussultai. Nella mia testa si dipinse un’immagine sfocata. Per quello che riuscii a vedere, si trattava di un oggetto dorato.
Fu come un lampo. Per qualche secondo la stanza sembrava essersi scurita. Sbattei le palpebre ed il panorama intorno a me tornò quello di prima.
Mi guardai intorno freneticamente. Era diversa dalla sensazione che avevo avuto quella mattina. Percepivo la presenza di qualcosa, non di qualcuno. Ma cos’era?

***

Buonsalve! Sono finalmente tornata dal regno di morti :D Anche se vi avevo avverto,
scusate lo stesso per il ritardo >.< avrei potuto pubblicare questo capitolo anche
ieri sera ma non c’è proprio stato tempo D:
Ok, prima che possiate tirarmi dei pomodori lo dico fin da ora: il capitolo è un po’ penoso D:
avrei voluto inserire qualche altra parte più succosa ma il capitolo non viene mai esattamente come lo avevo immaginato >.<
Beh, detto questo, spero vi siano piaciute almeno un pochino le parti GaLe :)
So che avevo promesso inoltre che avrei mostrato Koronect in tutto il suo (o quasi) splendore, ma ho cambiato tutto all’ultimo momento xD
Ora vi lascio ^-^ purtroppo non vi faccio anticipazioni (anche perché non ho idea di come si svolgerà il prossimo capitolo .__.) ma forse è meglio così, almeno evito di illudervi xD
Un bacio e alla prossima! <3

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Capitolo 11
*** Amrita ***


Capitolo 10: Amrita

(Autrice)

 
Anno 777 3 Gennaio.

< < Bene, dunque Divina Luce, cavalcherete con me. Lady Fitzgerald, scegliete il vostro cavaliere. > > -indicò il generale Barker, ponendo la mano alla ragazza per aiutarla a montare in sella.

Quest’ultima gli sorrise, ma rifiutò l’aiuto e salì da sola con estrema agilità, ignorando il cerimoniale di corte secondo il quale una donna avrebbe dovuto immancabilmente montare all’amazzone. Il Generale Barker si stupì, e Natsu non poté fare a meno di sorridere impressionato.

< < Vado a cavallo dalla tenera età, generale Barker. Ci tenevo che voi lo sapeste. > >

Liv si fece scappare una risatina smorzata, e senza aggiungere altro salì a cavallo insieme al Dragon Slayer di ferro. Una volta che tutti furono montati a cavallo, il Generale prese le redini e diede ordine di partire a trotto.
Si addentrarono in poco tempo in un sentiero nel bel mezzo della campagna. A differenza della splendida e fiorente città di Arcadios, nei dintorni si percepiva pochissima energia vitale. Sebbene fosse solo Luce in grado di percepirla, anche gli altri non poterono fare a meno di notare quanto la terra fosse arida e quanto paresse un ambiente morto.

Le colline innevate ai lati della strada sterrata erano del tutto prive di vegetazione, persino muschi e licheni erano essenti. Il Sole doveva essere ormai sorto, eppure la nebbia persistente ed il cielo grigio piombo ne impedivano la veduta. Liv, non essendo abituata al movimento oscillatorio, si tenne stretta a Gajil, che fece finta di niente.
Lo sguardo di Natsu guizzava in continuazione alla Sacerdotessa e a Sting, di qualche passo avanti a loro. Luce, osservando con tristezza quello che la circondava, non poté non pensare a ciò che era successo al sua amato Clan.

< < Allora Generale, quando ci dirà il motivo della nostra gita improvvisa? > > -esordì Gajil, interrompendo i pensieri della ragazza.

Il biondo rallentò il trotto, e si andò ad affiancare ai due Dragon Slayer.

< < Avete ragione, ma non potevo parlare di una questione così delicata all’interno del Palazzo. Ora che siamo soli, potete anche sapere. > >

I quattro prestarono attenzione. Cosa c’era di così segreto nella loro missione da non poter essere rivelato in precedenza? Riguardava forse i Draghi?

< < Dunque, voi tutti conoscete della leggenda dell’Elisir di Lunga Vita, vero? > > -domandò, sorprendendo i presenti.

< < Intendete forse riferirvi a quella pozione che dona l’immortalità? > > -suggerì Gajil.

< < State parlando di Amrita? > > -domandò poi Liv, ripresasi dal senso di nausea prodotta dal movimento della bestia.

< < Amrita? > > -le fece eco il Dragon Slayer del fuoco.

< < Sì. Ho letto parecchi libri su questo argomento. Si diceva che fosse una pozione preparata dagli Dei e dai propri fratellastri, i Demoni, per diventare immortali. Alla fine furono però gli Dei ad appropriarsi del calice contenente l’Amrita e tutt’oggi – si dice – che sia custodita nell’alto dei cieli. > > -spiegò Liv, lasciando impressionato Gajil.

Chi avrebbe mai pensato che quella piccoletta fosse al corrente di qualcosa del genere?

< < C’è tuttavia un’altra parte, che in genere non viene narrata nei libri. – aggiunse Luce, catturando l’attenzione dei presenti – Si dice che un demone fosse riuscito per un momento a bere dalla grande coppa, ma che il Sole e la Luna, scoperto del suo inganno lo decapitarono.
Riuscì tuttavia, dopo parecchi anni, ad aggirare lo scudo protettivo della pozione e a scappare con essa. Ma il Re Celeste lo scoprì e, nel combatterlo, l’Amrita cadde nel mondo degli uomini. > >

Natsu ascoltò la storia perplesso. Aveva sentito parlare di una leggenda simile, ma cosa c’entrava con la loro missione?

< < Esattamente. Che poi l’Amrita è solo uno dei tanti nomi – ed ovviamente, una delle tante varianti – del nome dell’Elisir di Lunga Vita. Avrete sicuramente sentito parlare della Fonte dell’Eterna Giovinezza o della Pietra Filosofale. > > -disse il Generale Barker.

I quattro annuirono, pur non sapendo proprio dove Sting volesse andare a parare.

< < Dovete sapere che a Koronect risiede in gran segreto la comunità degli Shield, un Clan di stregoni e fattucchieri che non vengono tuttavia riconosciuti come adoperanti della Magia, in quanto la loro arte è alquanto mefistofelica. > >

< < Ho sentito parlare di loro, e da quel che ricordo non sono molto propensi alle rivelazioni… Quindi ho paura che non diranno niente. > > -commentò Liv.

< < State tranquilla, hanno un debito con il Regno. Quindi ci diranno tutto quello che sanno. > >

< < E-Esattamente, cosa dovrebbero rivelarci? > > -domandò giustamente Gajil, confuso.

Sting fece fermare il cavallo per qualche secondo e fissò negli occhi i compagni di viaggio.

< < Secondo alcuni racconti, la loro discendenza è molto antica e si pensa che siano proprio gli Dei artefici dell’Elisir i loro avi. Devono pur sapere qualcosa. > > -mormorò, sorridendo.

< < Fatemi capire bene: stiamo andando a caccia dell’Elisir di lunga vita? Vedete di svegliarvi: è solo una stupida leggenda. > > -sbottò Natsu, inchiodando Sting con lo sguardo.

< < Ne siete così sicuro? Perché non c’è alcuna prova che l’Amrita non esista. > > -replicò.

< < Così come non c’è nessuna prova che esista! > > -ribatté, guardando poi Luce, come a chiederle silenziosamente di schierarsi dalla propria parte.

La ragazza abbassò i grandi occhi marroni e giocherellò nervosamente con l’amuleto color rubino.

< < Prima che possa dare la mia opinione sulla faccenda, ho bisogno di essere sincera su una questione più delicata e a tratti più spaventosa. Generale Barker, mi risponda la prego: perché dobbiamo ricavare delle informazione sulla Pietra Filosofale, o sull’Amrita o qualsivoglia nome… ? > > -domandò, indagatrice.

< < E’ stato suo Maestà il Re in persona ad incaricarmi. Purtroppo non sono a conoscenza dei dettagli, né della risposta alla vostra domanda Divina Luce. Mi rincresce, spero che possiate capirmi. > >

< < Certo, capisco perfettamente. Ma voglia che sappiate tutto ciò che penso: la ricerca di una così prodigiosa presenza naturale non può che portare guai. Da un grande potere derivano grandi responsabilità e molto spesso anche grandi disastri. Perciò non posso fare a meno di essere preoccupata… > > -spiegò, prendendo tra le mani il ciondolo.

< < State tranquilla Luce, in fondo non è nemmeno certo che la L’Elisir esista. > > -la tranquillizzò Liv, sorridendole.

< < Esatto… State tranquilla. > > -confermò Sting, dando ordine al cavallo di ricominciare il trotto.
 
I giovani quindi continuarono il loro viaggio. Luce non ne conosceva bene il motivo, ma aveva un orribile presentimento. Natsu, anch’esso parecchio perplesso, affiancò Gajil che ormai da ore discuteva con la bibliotecaria di questioni parecchio unitili.

< < Ehi, Gajil. Tu cosa ne pensi di questa storia? > > -esordì mormorando, assicurandosi che il biondo non li sentisse.

Non si fidava di lui sin da loro primo incontro. Erano bastati il suo sguardo di ghiaccio e le sue continue moine nei confronti della Sacerdotessa a catturare la sua antipatia. Chi si credeva di essere poi?

< < Sinceramente? Credo che il Generale nasconda molte più cose di quanto voglia far credere. Tuttavia via la cosa non mi preoccupa più di tanto, ma la cosa che mi da pensiero è l’utilizzo a cui dovrebbe essere destinata l’Amrita. > > -commentò.

< < Ammesso sempre che esista e che venga trovata. > > -si intromise Liv, assumendo un’aria indagatrice.

< < N-Non ascoltare le conversazioni di noi uomini, piccoletta! > > -esclamò il ragazzo, ricevendo un pizzicotto sulla schiena in risposta.

< < Non siate sciocco. Come posso non ascoltare se sono accanto a voi? > > -sbuffò, gonfiando le guance come una bambina, comportamento al quale Gajil rispose con un ghigno.

< < Non fa una piega… - ridacchiò Natsu – Ma non ci siamo presentati, perciò permettetemi: il mio nome è Natsu Pendragon, piacere di conoscervi. > >

< < Piacere mio, sono Liv Fitzgerald. > > -sorrise lei.

< < Allora ditemi, Lady Fitzgerald: cosa vi ha portata in un viaggio come questo? > > -domandò lui, facendola capire che no, nessuno aveva creduto alla scusa raccontata in precedenza per partecipare al viaggio non previsto.

< < B-Beh, sapete com’è: ho sempre sognato l’avventura! E anche se amo profondamente i libri, ho sempre desiderato scoprire sul campo, che con la teoria. > > -spiegò.

< < Tks, per me siete solo troppo impicciona, ecco tutto. > > -sbottò Gajil, ricevendo una linguaccia.

< < Oh fate silenzio… - borbottò – Ma ditemi di voi, Messer Pendragon! Non per essere impicciona, ma cosa state combinando con la Sacerdotessa? > > -indagò maliziosa.

Natsu arrossì vistosamente e tirò una ciocca dei lunghi capelli neri dell’amico, che sobbalzò.

< < C-Che ti salta in mente, dannato?! > >

< < L-Le hai raccontato tutto?! > >

< < No, idiota! Di che stai parlando?! > >

< < Uh-uh… Che cosa avreste dovuto raccontarmi, Messer Metaricana? > > -incitò, sempre più incuriosita dalla faccenda.

Non era difficile capire ciò che il Dragon Slayer del fuoco provava per la Divina Luce, tuttavia la divertiva un mondo metterlo alle strette.

<  < N-Niente! > > -risposero in coro.

< < Comunque sia, io vi consiglierei di tenere il Generale sotto controllo. > > -sospirò lei.

< < P-Perché? > > -domandò Gajil.

< < Oh beh… Ha la fama d’essere uno sciupa-donne! > > -rivelò, mostrando nella voce tutta la sua l’indignazione.

Gajil tirò un sospiro di sollievo, essendosi immaginato chissà quale orribile ed importante segreto sul Generale Barker. La questione ovvero, non gli interessava affatto. Ma non si poteva certo dire lo stesso del rosato, i cui occhi si infiammarono.

Liv mostrò un sorrisetto, essendo riuscita nella sua impresa. Essendo un’accanita lettrice di romanzi sentimentali, adorava gli intrighi amorosi e faceva di tutto per crearne. Certo, non si sarebbe mai aspettata che nel giro di una giornata ne sarebbe diventata una protagonista.
Prima che Natsu potesse chiederle ulteriori spiegazioni, furono interrotti dalla voce di Sting.

< < Siamo giunti alla meta, signori. > > -indicò Sting.

Si fermò sul bordo di quello che si rivelò un innalzamento roccioso, sotto il quale si estendeva per alcuni chilometri una scia di genere, neve, fumo e polvere. Molte delle poche capanne ed abitazioni rimaste ancora in piedi erano completamente annerite.
I campi coltivati intorno erano stati del tutto bruciati e del fumo fuoriusciva dai resti. Era dunque quello tutto ciò che rimaneva del misterioso villaggio Koronect?

***

Magnolia x1277

(Lucy)


La questione della strana visione che avevo avuto e della strana sensazione percepita, passò in secondo piano quanto sentii il suono nasale della campanella della seconda ora. Gli studenti salutarono Natsu e si divisero nei i corridoi per raggiungere le rispettive aule.
Lui fece lo stesso, mentre io – nascosta dietro un pilastro – lo guardai di sbieco. Cosa ci faceva a scuola e perché era così maledettamente popolare?  
Il mio sguardo incontrò poi quello di Levi, che se ne stava poggiata contro il muro, vicino agli armadietti. Mi avvicinai a lei preoccupata, e le poggiai una mano sulla spalla.

< < Levi… Stai bene? > > -domandai, avendo comunque capito il motivo del pallore nel suo viso.

< < Sì. – mi sorrise falsamente – E’ che sento così tante voci… > > -mormorò, portandosi una mano alla testa.

Sicuramente, in quei pochi minuti di confusione aveva sentito tutti i pensieri dei presenti. Mi sentivo in colpa. Se quello che mio nonno aveva detto era la verità, ovvero se davvero l’apertura del libro aveva sbloccato i nostri “poteri”, allora la responsabile ero solo io.

< < Dai, andiamo via. > > -le suggerii, prendendola per mano.

Entrammo nell’aula di chimica. La stanza era ancora vuota e si poteva sentire l’odore di gesso e di liquidi ambigui che il professore avrebbe sicuramente incitato a mescolare, creando così strani intrugli.
Ci sedemmo in due sgabelli alti, davanti il banco nella terza fila vicino la finestra. Levi fece dei respiri profondi e dopo qualche attimo, la sua pelle sembrava esser tornata al suo solito colorito roseo.

< < Va meglio? > > -domandai.

< < Sì, ti ringrazio… è solo che non è molto facile ignorare i pensieri di così tanti studenti radunati in un solo spazio. > > -spiegò, infilandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

< < Quindi, se sei circondata da poche persone riesci a non sentire le voci? > > -azzardai.

< < Già. Mi sono allenata e finché ci sono poche persone è piuttosto facile non leggere nel pensiero. E’ come alzare una barriera che protegga la mia mente da quella delle altre persone. Solo che a volte cede… > >

< < Posso immaginare. E’ tutta colpa di quella stupida folla e di quell’idiota! Perché è così popolare poi?! > > -sbottai, ritrovandomi ancora una volta a chiedermi per quale diavolo di motivo mi desse così fastidio.

< < Oh è vero, tu non lo sai perché quando ti sei trasferita lui se n’era già andato! > > – ridacchiò , catturando la mia attenzione.

< < Che vuoi dire? > > -domandai, dubbiosa.

< < Parlo di Natsu. Non ho avuto occasione di parlartene ma lui frequentava questa scuola, fino all’anno scorso. E guarda caso, ti sei trasferita qui proprio quando lui ha deciso di abbandonare. > > -rivelò, non nascondendo una dose di umorismo.

< < Ah, ora capisco… Ma era così popolare l’anno scorso? > > -indagai

< < Sì, era il più popolare della scuola. Quello più socievole, quello più carino, quello più… tutto. – sorrise – Non lo conoscevo di persona, ma quasi tutte le nostre compagne di classe erano cotte di lui… > >

Digrignai i denti, cercando di mantenere la calma.

< < E come mai ha deciso di andarsene? > >

< < Non ne ho idea… credo avesse dei problemi familiari… > > -mormorò.

< < Chi lo capisce è bravo… > > -sbuffai.

< < Ma parlando d’altro – incalzò – Che hai intenzione di fare con le Chiavi, Lucy? > >

Quella domanda non mi sorprese più di tanto. Da giorni ormai nonno Makarov mi ripeteva – in modo parecchio stressante potrei aggiungere – quanto fossero pericolosi quelle dannate Chiavi e quanto fosse importante ritrovarle.
Nonostante questo, non riuscivo ancora ad accettarlo…

< < I-Io… > >

Prima che potessi rispondere, venni salvata dai vocii dei compagni che entrarono scombinatamente in classe, seguiti poi dal professore di biologia.

< < Bene ragazzi, tutti seduti. Oggi ho in mente per voi una lezione davvero interessante. > >

I nostri compagni si sedettero ai propri posti ed il professore si voltò verso di noi, mettendo in risaldo ancora una volta il suo farfallino a pois per niente adatto alla polo gialla rigorosamente all’interno dei pantaloni. Il suo abbigliamento certe volte sfiorava davvero il ridicolo.
In quel momento la porta si riaprì, e il ragazzo che entrò causò diversi cori di sorpresa ed emozione all’interno dell’aula, soprattutto da parte delle ragazze.

< < Prima di cominciare, vorrei chiedere di accogliere il vostro compagno Natsu Dragneel, che da oggi in poi frequenterà nuovamente l’anno scolastico insieme a voi. Mi raccomando, fate un buon lavoro affinché possiate diplomarvi tutti senza alcuna difficoltà. > >

< < Ciao ragazzi, da quanto tempo. > > -sorrise, scompigliandosi i capelli.

Il suo sguardo sembrava essersi posato su di me, che più che mai mi chiedevo quali fossero le sue intenzioni. Si sedette in un banco libero accanto alla ragazza più studiosa della classe, Laki, che nascondendosi dietro i suoi occhiali, tentò di non guardarlo negli occhi per l’imbarazzo.
 

Il professore iniziò così la lezione e dopo quindici minuti di teoria, ci indicò gli ingredienti necessari per formare una particolare reazione chimica tra due componenti. In sostanza, qualcosa di stupido ed inutile che mai e poi ci sarebbe servito nella vita.

Levi aveva ormai iniziato – come tutti – l’esperimento da parecchi minuti. Era piuttosto brava in quel genere di cose, al contrario di me ovviamente. Comunque, la mia attenzione era rivolta all’idiota dai capelli rosa e alla sua compagna scodinzolante, ovvero Mister Popolarità e Laki Olietta.

< < Lucy, che cos’hai? Hai una faccia che fa paura… > > -commentò Levi.

< < Tks, non ho assolutamente niente! Allora, che devo fare? Mescolare questo intruglio? > > -incalzai, sfilandole dalle mani la provetta in vetro.

All’interno vi era uno strano liquido appiccicoso color azzurro, che aveva tutta l’aria di essere qualcosa di esplosivo. Secondo le istruzioni, la quantità di NaCli* da utilizzare doveva essere di 10 milligrammi.
Levi prese dunque la giusta quantità e la inserì nella provetta, mentre io senza distogliere lo sguardo dai due in prima fila, iniziai a mescolare con eccessiva forza, tanto che la mia amica dovette fermarmi e continuare da sé.

Laki si alzò ed inciampando finì accidentalmente tra le braccia di Natsu. Guardai la scena con eccessivo disgusto. Iniziai a battere nervosamente le dita sul tavolo d’acciaio e contemporaneamente il mio contatto visivo si spostò su una ampolla riposta nella cattedra.
Non appena battei le palpebre, questa si distrusse. Gli studenti ed il professore compreso sobbalzarono. Deglutii nervosamente e nascosi la mano sotto il tavolo. Era impossibile pensarlo ma… ero davvero stata io?

< < S-State tranquilli ragazzi! Ehm… c’è una spiegazione più che logica a quanto avete visto… vedete… > >

Il Signor Thomas avanzò la sua logorroica teoria, mentre Natsu si guardò intorno, come a voler trovare coi propri occhi la causa dell’esplosione dell’ampolla. Levi mi osservò stranita, quasi con sguardo indagatore.

< < C-Che c’è? > > -domandai, innocente.

< < … Niente… > > -rispose vaga, tornando al suo esperimento da scienziato pazzo.

Tornai – involontariamente – con lo sguardo su Natsu, e dovetti tapparmi la bocca per non gridare. Chiamai Levi con dei colpetti sul braccio. Le indicai la scena e la sua reazione fu più o meno uguale alla mia. Natsu stava andando a fuoco. O meglio, il suo gomito stava andando a fuoco. Ma la cosa più assurda era che sembrava non essersene accorto. Come faceva a non percepire un colore spropositato sul proprio corpo?

< < F-Fa qualcosa! Se qualcuno se ne accorge saranno guai! > > -mormorò Levi.

< < P-Perché io? > > -protestai, ma una gomitata sul fianco della mia compagna di banco sembrava non ammettere nessun tipo di repliche.

Mi alzai silenziosamente e mi avvicinai al banco di Natsu e Laki, ricevendo un’occhiata seccata da quest’ultima.

< < Natsu! > > -esordì, sorridendo nervosamente.

< < Yo Lucy! Scusa, non ho potuto avvertirti prima… Non sei contenta? Siamo compagni di classe! > > -esultò.

< < Già, evviva! > > -festeggiai, nascondendo una grandiosa dose di sarcasmo.

< < Ehm, volevi qualcosa Lucy? > > -domandò Laki, quasi sbuffando.

< < Veramente sì. – risposi, secca – Natsu, posso parlarti? > >

Mi guardò perplesso.

< < C-Certo… > > -mormorò, per poi essere fermato dalla stretta di Laki.

< < M-Ma dobbiamo finire l’esperimento e- > > -protestò, agitata.

< < Sono sicura che possiate finirlo tra due minuti. > > -replicai.

< < Signorina Heartphilia. > > -mi richiamò il signor Thomas, autoritario.

Si avvicinò a noi. Per fortuna l’intera classe sembrava esser distratta della musica che ognuno di loro ascoltava attraverso gli auricolari, quindi nessuno osservò la scena a parte Levi.

< < Certo professore, ma devo dire una cosa a- > >

< < Signorina Heartphilia, tra pochi giorni  ci sarà il compito in classe e pretendo che lei inizi a prepararsi fin da ora. > > -polemizzò.

Non potei prestare troppa attenzione ai suoi occhi gialli, tanto il mio sguardo era concentrato unicamente alla fiamma che dal gomito si stava divampando sino al braccio. Indirizzai poi uno sguardo supplicante a Levi, che si alzò immediatamente.

< < Signorina, la prego di guardarmi! – esclamò, sotto l’espressione parecchio soddisfatta di Laki – Vorrei inoltre sapere come sta procedendo il suo lavoro e- > >

< < Signor Thomas! > > – esordì Levi, agitata.

< < M-Mi dica tutto Signorina McGarden. > > -balbettò, sorpreso.

< < E-Ecco… che bel farfallino che ha oggi! E’ nuovo? > > -improvvisò.

Mentre la mia amica si occupava di giocare sull’ego del professore, io strattonai Natsu per un braccio e avvicinai il suo viso al mio.

< < Dannazione Natsu, hai un braccio che va a fuoco! > > -sussurrai, nervosa.

< < C-Cosa?! > > -esclamò, voltando la testa.

Guardai anch’io, e vedemmo come il fuoco fosse salito fin sopra la spalla. Il professor Thomas tentò di voltarsi nuovamente verso gli artefici di tutto quel baccano, ma Levi lo trattenne per il braccio, costringendolo a continuare la sua logorroica conversazione.

< < Natsu, che succede? > > -domandò Laki.

< < N-Niente… ehm, Laki? Potresti aggiungere una buona dose di sale nell’ampolla di Lucy e Levi? Dopo averlo fatto, allontanati. > > -indicò.

< < Perché? > >

Natsu a quel punto l’afferrò per il polso – sotto il mio sguardo irritato – ed iniziò a fissarla intensamente negli occhi.

< < Laki, fa come ti dico. Per favore. > > -insistette, interrompendo ad un certo punto il contatto visivo sbattendo le palpebre.  

< < C-Certo… > > -mormorò, dirigendosi al nostro tavolo.

La guardai stranita. La sua espressione era strana, il suo viso era disteso e tranquillo e le sue movenze erano a dir poco rigide, come quelle di un robot. Che fosse lo sguardo di Natsu il segreto del suo successo? Per esserne certa, lo guardai intensamente con una faccia da ebete. Lui arrossì ed io feci lo stesso di rimando.

< < C-Cosa? > > -domandò.

< < N-Niente! Ma come hai fatto? > > -azzardai, venendo poi affrettata da un gesto di Levi che, sicuramente, aveva esaurito gli argomenti di conversazione.

< < Oh è un trucchetto che ho imparato un paio di giorni fa. > > -tagliò corto.

In seguito, il suo sguardo guizzò all’ampolla risposta nel mio banco. Più la guardava, più il liquido all’interno cambiava colore e consistenza. Iniziò poi ad uscire del fumo, cosa che mi fece intuire – anche se con incredulità – ciò che stava accadendo.

< < State giù! > > -ordinò, abbassandosi insieme a me e a Levi.

In quell’istante, l’ampolla e lo schifoso contenuto surriscaldato saltò praticamente in aria. Il liquido schizzò addosso al professore che non accennò a muoversi. L’odore  pestilenziale ed il fumo che produsse lo scoppio di quella strana sostanza fece scattare l’allarme antincendio.  

L’acqua iniziò a cadere sulla classe ed i nostri compagni – finalmente accortosi del disastro – lasciarono alla svelta l’aula. Mi voltai verso Natsu, che nel frattempo tirò un sospiro di sollievo: l’acqua uscita fuori dagli irrigatori montati sul soffitto risultò perfetta per il suo problema.

< < P-professore, andiamo è meglio che lei si dia una pulita… > > -ridacchiò Levi, evitando accuratamente di toccarlo e di stargli troppo vicino.

Non potei non ridere alla vista del povero docente di chimica: la sostanza color verde esplosa gli si era andata ad appiccicare non solo nei vestiti, ma persino sul viso. Il camice bianco e i capelli arruffati gli davano quella giusta aria da scienziato fallito. Natsu non si trattenne nemmeno, per cui non potei farlo neanch’io.

***

(Autrice)


Se ne stava sul tetto dell’edificio, sormontata da una strana nube di sventura sulla sua testa. Teneva in mano un delizioso ombrello a fior rosa, ed il suo abbigliamento era piuttosto particolare.

< < L’odore del Principe Gray si ferma qui. Perché Juvia non riesce a trovarlo? > > -si domandò, parlando tra sé e sé.

Nella sua mente iniziarono ad affiorare le scenette più varie e assurde. In una il Principe partiva con una donna dai capelli turchini che lo avrebbe poi portato nell’Isola che non c’è.
Iniziò poi a fantasticare su di sé e sul – da sempre – protagonista delle sue fantasie amorose.

Si rivedeva in una triste versione di Cenerentola, dove quest’ultima veniva abbandonata dal Principe azzurro per un’odiosa donna dai capelli biondi.
Fu in quel momento che la ragazza dai mossi capelli blu poté percepire una presenza mista all’odore del suo adorato Gray.

< < Juvia l’ha trovata! Juvia dovrà ucciderla. > > -esclamò, con ovvietà.

***

Angolo Autrice
Buonsalve miei amati abitanti di EFP! Sì, sono proprio io, risorta dal regno dei morti!
Scusatemi tanto se vi ho fatto attendere per questo capitolo ç__ç ma al momento sto praticamente riscrivendo sotto un altro formato (ovvero questo xD) la mia storia precedente (motivo inoltre per cui non è ancora stata riaggiornata D: )
Ma passiamo alla storia u.u :
Ok, il capitolo è decisamente la prova che nella mia testa il concetto “normalità” è davvero assente. Nella prima parte ho introdotto un elemento che sarà poi fondamentale durante il corso della storia, ovvero l’Elisir di Lunga Vita. Ci tengo a farvi sapere che la leggenda dell’Amrita non è del tutto farina del mio sacco xD di fatti, se andate su Wikipedia, potrete leggere la leggenda per intero :)
Nella seconda parte, ahimè, persiste l’idiozia più totale xD mi scuso se la gag risulterà inutile – e parecchio anche – ai fini della storia, ma non potevo resistere uwu
Lucy in questo capitolo ha rosicato parecchio devo dire…
Nel prossimo capitolo… non ne ho idea o.o ahah xD posso solo dirvi che sicuramente la nostra cara Juvia farà la sua comparsa in grande stile :)
E chissà che non appaia anche Gray ;)
Alla prossima!
P.S: Il NaCi sarebbe la formula chimica del cloruro di sodio, ovvero il sale da cucina u.u

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Capitolo 12
*** Superhero ***


Capitolo 11: Superhero

Anno x777 3 Gennaio.
Koronect.

I cinque viaggiatori osservarono il panorama che gli si poneva davanti pieni di perplessità e sconcerto. Quello era tutto ciò che restava del villaggio Koronect?

Cos’era successo? Da ciò che ne poté intuire, il genere Barker pensò immediatamente ad un attacco da parte di alcuni banditi, mentre Natsu, Gajil e la Sacerdotessa Luce non poterono fare a meno di rabbrividire alla vista di un simile scenario.
Non era il risultato di un brigantaggio, ma del passaggio dei terribili Giganti del Cielo.

< < Generale Barker, andiamo a controllare. > > -ordinò Natsu, stringendo le redini tra le sue mani.

Luce abbassò lo sguardo, cercando di scacciare nuovamente via gli orribili ricordi che si accavallarono nella sua mente, mentre Gajil sembrava ispezionare il cielo.

< < Cosa pensate che sia successo, Messer Pendragon? > > -domandò.

< < E’ opera dei Draghi. > > -sibilò Gajil, prima che il rosato potesse farlo.

Sting spalancò gli occhi, e Natsu senza aggiungere altro, iniziò a galoppare scendendo giù per una stradina sterrata. L’odore che arieggiava nell’atmosfera era chiaro come l’aura che impregnava i dintorni. Il loro fiuto non poteva essersi sbagliato.

< < Pendragon! Dannazione, perché si è mosso senza un mio ordine? > > -borbottò, dando ordine al cavallo di seguirlo.

Gajil fece lo stesso, mentre Liv guardava ancora la scena impressionata. In pochi secondi giunsero fino a valle, dove ciò che si presentava davanti a loro divenne anche peggio della vista dall’alto. Il bianco candido della neve veniva spezzato dalle chiazze rosse di sangue dei cadaveri non finiti carbonizzati.

Luce iniziò a tremare, tanto che dovette stringersi alla vita del Generale Barker, che si voltò preoccupato verso la ragazza. Prima che potesse chiederle qualcosa, la sua attenzione fu richiamata dalla voce del Dragon Slayer di ferro.

< < Fareste meglio a guardare bene a dove il vostro cavallo poggia gli zoccoli, Generale. Potrebbe calpestare rimasugli di focolari o peggio… > > -osservò, scendendo dalla groppa dell’animale.

< < Messer Metaricana, cosa state facendo? > > -domandò Liv, preoccupata.

< < Restate sul cavallo voi. Io vado a recuperare quello stupido del mio compagno. > > -mormorò, guardando davanti a sé.

Liv fece lo stesso, notando la figura del Dragon Slayer di fuoco che, a qualche decina di metri avanti a loro, sembrava essersi immobilizzato. Gajil iniziò a camminare lungo la stradina di terra non ancora coperta dalla neve. Ai lati vi erano – oltre alla neve persistente – dei resti ancora a fuoco di abitazioni in legno.

Gajil si avvicinò al compagno, il cui sguardo sembrava perso nel vuoto. Quella scena, quel villaggio ridotto in cenere, quella maledetta presenza che avvertiva. Conosceva fin troppo bene tutto ciò. Sentì dopo qualche attimo una mano poggiata sulla propria spalla ed abbassò lo sguardo.

< < Sono patetico. > > -mormorò, con la voce spezzata.

< < Perché lo dici? > > -domandò.

< < Perché non è la prima volta che i miei occhi si posano davanti ad un simile scenario… Tuttavia, perché fa così male ogni volta? Tutto questo è così simile a… > > -esitò, stringendo i denti.

< < … A Flammas, il nostro villaggio. > > -continuò, socchiudendo gli occhi vitrei.

Erano davvero stati i Draghi a ridurre in polvere e cadaveri quel villaggio modesto? Perché poi? E quando era successo tutto ciò? Perché né Gajil né Natsu erano riusciti ad avvertire la presenza dei Re alati?
Nella gola della Sacerdotessa si fece strada un groppo soffocante, tanto che far finta di niente di fronte a ciò che vedeva sembrava quasi impossibile. Appoggiò la testa contro la schiena larga e calda del Generale Barker, che girò la testa.

< < Divina Luce, state bene? > > -domandò allarmato.

La ragazza abbassò ancora di più il capo e poggiò la fronte. Non poteva mostrarsi debole, nemmeno in una circostanza come quella. Eppure, come poteva restare indifferente?

< < Sì… sto bene, non preoccupatevi… > > -mormorò, realizzando quanto la sua voce apparisse acuta.

Il biondo fece fermare il cavallo e si voltò verso la ragazza, che alzò finalmente lo sguardo. Per quanto il Generale lo credesse impossibile, quando gli occhi della Sacerdotessa erano inumiditi dalle lacrime, era ancora più bella.

< < Non abbiamo avuto molte occasioni per parlare, ma potete fidarvi di me. Perciò se avete qualcosa che vi preoccupa, vi prego di riferirmelo. > > -le sorrise, permettendole di rispecchiarsi nei suoi occhi celesti come il cielo.

< < Vi ringrazio ma sto bene, davvero. E’ solo che tutto questo mi ha ricordato molto il mio villaggio d’origine. Ma è una cosa parecchio sciocca, perdonatemi… > > -sorrise, asciugandosi gli occhi.

< < L’amore per la propria Patria d’origine non è affatto una cosa stupida, Divina Luce. E trovo che chiunque vi dica il contrario debba farvi solo pena, poiché è la sola che cosa viva anche dopo la morta della Patria stessa. > > -replicò, stringendole una mano.

La ragazza rimase sorpresa dalle sue parole. Aveva sempre pensato che il Generale fosse un arrogante, e invece rimase piacevolmente colpita. Aveva avuto torto, dopotutto. Le sue guance si tinsero di un delizioso rosa pesco e le sue labbra si curvarono in un timido sorriso.

< < Avete ragione… Credo di aver già sentito questa frase. Suppongo che me l’abbia recitata qualcuno, tanto tempo fa. > > -realizzò, continuando a guardarlo negli occhi.

< < Allora, non per vantarmi, ma credo che chiunque abbia detto prima di me una cosa simile avesse perfettamente ragione. > > -fece, mostrando un sorrisetto sicuro di sé, al quale Luce rispose con una risatina.

Non l’avrebbe mai creduto ma si stava rivelando davvero semplice parlare con il Generale Barker.

< < Comunque… – aggiunse lui – Se mai voleste raccontarmi ciò che è successo al vostro villaggio, e soprattutto se posso fare qualcosa in proposito, sarò lieto di ascoltarvi. > >

Luce si asciugò le lacrime e gli sorrise ancora una volta.

< < Vi ringrazio, lo apprezzo molto. Un giorno vi racconterò… non è una cosa facile da dire… > > -spiegò, abbassando lo sguardo.

Il Generale Sting avrebbe voluto chiederle ulteriori spiegazioni, ma la loro attenzione, così come quella dei due Dragon Slayer ormai sulla via del ritorno verso i loro compagni di viaggio, fu richiamata dalla voce allarmata di Liv.

< < Generale, c’è qualcosa che si muove sotto le macerie! > > -esclamò, scendendo impulsivamente da cavallo.

Luce, Sting, Natsu e Gajil si avvicinarono in gran fretta al luogo indicato dalla bibliotecaria, ovvero un cumulo di macerie, resti di travi in legno, neve e cenere. Vi erano inoltre diverse pietruzze e alcuni sassi, che tuttavia sembravano muoversi in seguito ad una spinta prodotta da ciò che coprivano.

< < State indietro! > > -esclamò il Generale alle due ragazze, che fecero un passo indietro.

Insieme ai due Dragon Slayer, iniziò a spostare rapidamente prima i sassi più pesanti, poi le travi. Il Dragon Slayer di fuoco intravide qualcosa che, riemerso dalle macerie di scatto, si rivelò essere un braccio umano.

< < C’è qualcuno ancora vivo! > > -urlò Natsu, felice.

Ben presto anche le ultime macerie furono spostate, permettendo al corpo di un ragazzo di respirare a pieni polmoni. I suoi arti erano oltrepassati da svariate ferite infette. Alla testa aveva un taglio sanguinante ed il suo volto era invece coperto dai capelli neri e dalla polvere grigia.
Luce si fece spazio tra gli uomini, e si inginocchiò accanto al corpo del ragazzo delle umili vesti.

< < State indietro. Ha bisogno di un trattamento d’urgenza o morirà. > > -spiegò fredda, cercando di mantenere la calma.

Natsu avvertì una nota di nervosismo ed isteria nella sua voce, perciò fece come gli era stato ordinato, allontanandosi di qualche passo. Luce tese poi le mani sopra il petto del giovane che respirava a fatica e dai palmi iniziò a scaturire un particolare bagliore azzurro. Prese un bel respiro ed iniziò a recitare a voce bassissima della strane formule. Persino l’orecchio acuto dei due Dragon Slayer faticarono a capirne il testo.

In pochi attimi avvenne qualcosa di incredibile. Le ferite aperte si richiusero, emettendo come del vapore misto a minuscole scintille e i graffi profondi negli arti fecero altrettanto. Il trattamento durò pochi secondi, al termine dei quali Luce prese un altro respiro profondo. Allontanò le mani ed iniziò ad inspirare affannosamente, generando la preoccupazione del rosato e del biondo.

< < State bene? > > -domandò Sting.

< < Luce, che succede?! > > -si allarmò Natsu, un attimo dopo.

< < S-Sto bene… > > -mormorò lei.

Liv si avvicinò con preoccupazione e si mise a gattoni accanto al ragazzo che riprese a respirare regolarmente. Tossicò per qualche istante e aprì lentamente gli occhi neri.

< < D-Dove mi trovo…? > > -sussurrò.

< < State bene? Meno male! > > -sorrise Liv, apparendo come l’unica nel suo campo visivo.

La prima cosa che vide non appena poté aprire gli occhi, furono infatti quelli castano dorato della giovane responsabile della biblioteca ed i suoi capelli turchini.

< < Per fortuna che stai bene. Sono contento. > > -sospirò felicemente Sting, aiutandolo a mettersi a sedere.

Il ragazzo si guardò intorno spaesato. Non aveva nessuna idea di dove si trovasse né del perché. Nella sua mente vi era solo una profonda confusione ed un vuoto. Osservò ad uno ad uno coloro che gli si ponevano davanti, realizzando solo quanto i loro volti risultassero estranei.

Cercò poi di fare mente locale, ma niente. Soltanto il vuoto. Il suo sguardo si posò poi sulla piccola ragazza affianco a sé e quasi immediatamente il suo cuore sembrava essersi scaldato. Gajil lo guardò irritato e incrociò le braccia.

< < Ehi ragazzo! –lo richiamò – Qual è il tuo nome? > >

< < Io… credo di chiamarmi… Rogue. > > -mormorò.

***

(Lucy)

Magnolia x1277

Uscimmo velocemente dalla classe, scoprendo gran parte degli studenti affacciati dalla porta delle rispettive classi. Probabilmente il suono prodotto dallo scoppio di quella cosa era stato sentito da tutti.
Levi si diresse insieme al professore – ancora sotto shock – verso i bagni, mentre Natsu tentava ancora di trattenere le risate. Mentre gli studenti venivano richiamati dai professori, lo presi per il polso in grande fretta.
Ci appartammo dietro un pilastro, vicino agli  armadietti. Dovevo fargli parecchie domande, e questa volta avrebbe dovuto rispondere a tutte quante.

< < Ahah! Non è stato divertente? > > -ridacchiò, mostrando un sorriso sfavillante.

< < Natsu, ehi concentrati! > > -schioccai le dita, richiamando la sua attenzione.

< < Eh? Che c’è? > > -domandò.

< < P-Prima di tutto, come diamine hai fatto? > > -mormorai, allibita.

< < A causare quel casino? Facile: ho scoperto di riuscire a far bollire i liquidi con un solo sguardo! E’ una figata! > > -esultò, frenato poi dal mio pizzicotto sul suo bicipite.

< < Ahi! > > -esclamò.

< < N-Non urlare stupido! -mormorai a voce acuta – Se qualcuno dovesse sentirci saremmo nei guai. > >

Sospirò e, facendo finta di cucirsi la bocca, alzò le mani in alto come segno di resa. Mostrai un sorrisetto, che scomparve immediatamente quando nella mia mente si dipinse la scena di qualche minuto prima, ovvero di come Natsu avesse volutamente flirtato con quella Laki…

< < C-Comunque… Non che mi importi, ma cosa stavi combinando con Laki? > > -domandai, toccandomi distrattamente le ciocche dei capelli.

Mi guardò dapprima con aria interrogativa, ma poi spalancò gli occhi, avendo probabilmente capito di cosa stavo parlando.

< < Ahh… Intendi quello che è successo prima? Beh, prima di spiegartelo voglio prima provarla su di te! > > -sorrise maligno, come se volesse farmi uno scherzo.

Rabbrividii, ma prima che potessi protestare avvicinò pericolosamente il suo viso al mio. Rimasi immobile, quasi pietrificata. Iniziò a osservarmi in modo parecchio invadente, per poi soffermarsi sui miei occhi. Sembrava concentrato. Quando aveva ordinato a Laki di aggiungere il sale al mio intruglio disgustoso, l’aveva guardata allo stesso modo.

< < Adesso… Fa la verticale al muro! > > -mormorò, senza distogliere il contatto visivo.

Sbatté le palpebre e lo guardai circospetta. Era forse uno scherzo idiota?

< < … Beh? > > -incalzai, sospettosa.

< < Uffa… con te non funziona! > > -si lagnò, sbuffando.

< < C-Che cosa dovrebbe funzionare? E comunque si può sapere perché hai deciso di tornare a scuola?! Sei praticamente un pericolo pubblico! > > -feci osservare, seccata.

< < U-Una domanda alla volta! > > -ridacchiò.

< < Ok, cominciamo da quella che più mi interessa. Che stavi cercando di fare poco fa? L-La verticale al muro? Cosa diamine c’entra?! > >

< < Ehm… era solo una prova, per vedere se anche tu facevi ciò che ti ordinavo. Sai, ho scoperto che se guardo una ragazza intensamente negli occhi e le ordino qualcosa, lei lo fa! > > -spiegò, lasciandomi sbigottita.

Sì, uno scherzo davvero idiota.

< < Dico sul serio! > > -insistetti.

< < Dico sul serio anch’io! – replicò, spostando poi la sua attenzione su una studentessa che si stava dirigendo verso l’ala ovest del corridoio. Il suo viso si illuminò. – Ora ti faccio vedere. > >

Si incamminò a falcate verso la ragazza, mentre io lo seguii con circospezione. Cosa aveva intenzione di fare?

< < Ehi tu! – la chiamò – Devo chiederti una cosa! > > -esclamò, avvicinandosi a lei.

Questa si voltò, incuriosita. Teneva tra le mani un libro di storia e sembrava aver fretta.

< < Lucy, puoi chiederle come si chiama? > > -mi domandò.

< < C-Che? > >

< < Dai, fidati di me. > > -sorrise, aggiustandosi la sciarpa.

La ragazza mi guardò infastidita, mentre il mio viso si tinse di rosso per l’imbarazzo.

< < C-Come ti chiami? > > -balbettai, sentendomi una stupida.

< < Se il tuo amico vuole saperlo, credo che dovrebbe chiedermelo di persona. > > -replicò giustamente, mandandomi un’occhiataccia.

< < Bene, e adesso guarda attentamente. > > -suggerì Natsu, avvicinandosi a lei.

La osservò intensamente ed immediatamente la sua espressione contrariata mutò in una assorta e palesemente infatuata.

< < Posso sapere il tuo nome, la tua data di nascita e la tua classe? > > -domandò, senza staccarle gli occhi di dosso.

Batté poi le palpebre, e la ragazza iniziò a parlare a raffica.

< < Mi chiamo Michelle Axdorf, sono nata il 10 Giugno del 1261 e frequento la classe IB. > > -rivelò tutto d’un fiato, lasciandomi perplessa.

Le si avvicinò ancora di più.

< < Non ricorderai niente di quello che ci siamo detti. E’ chiaro? > > -intimò, con voce suadente.

< < … Sì… > > -confermò, assorta.

Natsu allontanò il viso, e la ragazza – come se niente fosse – ci diede le spalle e ricominciò a camminare. Rimasi sconvolta. Come… diavolo… aveva fatto?

< < M-Ma tu... > > -mormorai.

< < Ora mi credi? Ho usato questo trucchetto anche con la segretaria, altrimenti non avrei potuto frequentare la scuola. E’ molto utile. > > -sorrise, grattandosi la testa.

Non riuscii ad aggiungere altro, anche se erano moltissime le cose che avrei voluto chiedergli. Come faceva, quando aveva scoperto di riuscirci e come mai con me il suo trucchetto non aveva nessun effetto su di me? Era la prova che fossi strana davvero?

I miei ragionamenti esistenziali furono bruscamente interrotti da suono nasale della campanella. Guardai l’orario; la terza ora non doveva essere ancora iniziata, tuttavia la campanella era, e continuava a suonare imperterrita. Le porte delle aule furono aperte e ne uscirono fuori tutti gli studenti, docenti compresi. Era forse scoppiato un incendio? C’era un terremoto?

< < Presto, uscite tutti in modo molto ordinato-! > > -esclamò un insegnante, venendo poi calpestato ed ignorato dalla massa di studenti spaventati ed inquieti.

***
(Autrice)


Il piano diventò immediatamente affollato, sia per via del comportamento assolutamente fuori luogo del corpo studentesco, sia per la mancanza di scale secondarie che collegassero il quinto piano a quelli inferiori e viceversa. Vi erano soltanto le scale che conducevano al sesto piano, in quel momento inutile.

Con grande sollievo di Lucy, i due furono raggiunti dall’amica Levi, il cui viso era ormai tornato al pallore di prima. Le grida degli studenti, il trambusto e gli spintoni che ricevevano in continuazione, non l’aiutavano di certo ad espellere i pensieri che come fili disordinati si andavano ad accavallare nella sua mente. Si portò le mani alla testa e Lucy le strinse la mano.

< < Andiamo Levi! > > -esclamò, venendo presa per mano poi a sua volta da Natsu.

Si diressero inaspettatamente verso le scale che permettevano di salire fino al sesto piano.

< < Natsu, dobbiamo scendere ed uscire, non salire! > > -gridò, cercando di sovrastare con la sua voce la confusione di vocii.

< < E’ una scorciatoia, sta tranquilla! > > -esclamò, iniziando a percorrere insieme a Levi – che nel frattempo aveva lasciato l’articolazione della bionda per permetterle di correre meglio – la rampa di scalinate in modo parecchio frettoloso.

Stentava a sostenere il passo del rosato, impresa che finì con uno scivolone da parte della sopracitata. Incespicando in un gradino, sbatté il ginocchio su di esso e fu costretta a fermarsi. L’azzurra si chinò per aiutarla a rimettersi in piedi. La bionda tese la mano, ma una sensazione di umidità in tutto il corpo la fece ritrarre di scatto. In un istante fu circondata dall’acqua che le arrivò ben oltre la testa e si richiuse dietro di lei, formando come una sfera composta unicamente da H2O.

Nonostante la sensazione di soffocamento, non ne risentì particolarmente, riuscendo infatti a gridare i nomi dei propri amici e ad agitare le articolazioni battendo i pugni sul muro d’acqua intorno a lei. Levi e Natsu tentarono di riafferrarla, ma prima che potesse abituarsi all’idea di aver gli occhi aperti sott’acqua e di non provare alcun fastidio, si ritrovò – senza alcuna spiegazione – nuovamente in corridoio. Bagnata dalla testa ai piedi, tossicò ripetutamente, sputando dell’acqua che sembrava esser lo stesso riuscita ad insinuarsi all’intero dei suoi polmoni.

Sentiva chiaramente la presenza di qualcuno o qualcosa, ma i suoi occhi non vedevano nulla, eccetto l’andito.
Si voltò, incontrando la figura di una strana ragazza sormontata da una strana nube di sventura sopra la testa. Capelli blu e occhi della stessa tonalità, carnagione pallida ed un’espressione adirata rivolta alla bionda davanti a sé. Così si presentava, agli occhi di Lucy.

Indossava uno strano abito azzurro, composta da un vestito di cotone blu che terminava sopra le ginocchia. Le spalle erano invece coperte da una mantellina azzurra, abbottonata accuratamente fino sopra il petto e dal quale appariva in bella vista, un teru teru bozu.
Lucy fece un passo indietro, notando come dai piedi della ragazza si stesse creando un lago. Quest’ultima la indicò e la guardò in cagnesco.

< < Sei tu la donna che ha osato rapire il Principe Gray! > > -esclamò, in tono accusatorio.

La bionda la guardò con aria interrogativa, chiedendosi per un attimo se fosse impazzita o se avesse semplicemente finita all’intero di uno show televisivo. In tal caso, lo scherzo era davvero di pessimo gusto. Ripensò poi al nome pronunciato dalla blu, domandandosi se si trattasse dello stesso Gray incontrato quella mattina.

< < C-Come scusa? Non sono di cosa tu stia parlando… > > -dichiarò, mentre sul suo viso sostava un sorrisetto nervoso.

< < Sciocchezze! Hai addosso l’odore del mio Gray! Non sarai mica una rivale in amore di Juvia?! > > -azzardò, in tono scandaloso.

Lucy fece nuovamente dei passi indietro, conscia del fatto che intrattenere una normale conversazione con la ragazza di fronte a sé era ormai impossibile. Indietreggiando, finì per scivolare a causa dell’acqua che si innalzava di volume e si diffondeva nel pavimento oltre il suo corpo.

Si tenne ad un armadietto, non cadendo per miracolo. La ragazza dai capelli blu alzò una mano verso l’alto, dove si creò una sfera d’acqua che roteava su se stessa a rapida velocità. La bionda a quel punto le voltò le spalle ed iniziò a correre, venendo poi bersagliata – senza successo fortunatamente – dalle bombe acquatiche lanciate dalle blu di seguito.

Questi si andavano a schiantare dovunque, sul pavimento inondato, sugli armadietti e sui vetri delle finestre che si ruppero di conseguenza. Si precipitò alla fine del lungo corridoio dalle pareti gialle e bianche, dove iniziò a scendere frettolosamente la rampa di scale in cemento. Si voltò indietro e trasalì per lo stupore: quello che fino a pochi secondi prima non era altro che una semplice allagamento, oramai era diventato un’inondazione che dal corridoio scese lungo le scale.

Il livello dell’acqua era salito esponenzialmente, fino a che  bagnare le gambe della ragazza risultò facile ed immediato. Lucy si ritrasse spaventata e ricominciò a correre affannosamente. Non sapeva bene dove andare, a parte in qualunque luogo la strana ragazza dell’acqua non potesse raggiungerla. La bionda si voltò e si rivoltò in continuazione, incontrando solo alla fine dell’ennesimo ed isterico movimento del collo la ragazza dagli occhi blu e dall’espressione ancor più indispettita di prima.

Intorno alla vittima delle sue accuse, si formò nuovamente una sfera d’acqua che si andava via via stringendo. La ragazza tentò di scappare abbattendo le pareti d’acqua con la forza fisica, ma non ce ne fu di bisogno. Una fiamma scarlatta colpì alla stomaco la donna della pioggia, causandole uno svenimento. La sfera acquatica si infranse, mentre Lucy poté riprendere fiato attraverso un’affannosa ispirazione. Tossì nuovamente, mentre le sue labbra si curvarono in un sorriso colmo di gratitudine. Soltanto una persona avrebbe potuto salvarla con quel singolare attacco.

L’acqua gli era ormai arrivata alle ginocchia, tuttavia il rosato non ebbe difficoltà a fare dei lunghi passi verso l’amica. Le mostrò un sorriso trionfante e sollevato. Lucy cercò di rimettersi in piedi, venendo però avvolta improvvisamente da due braccia calde. Un arto le cingeva i poplitei, mentre l’altro le circondava la schiena. Venne sollevata da terra con estrema rapidità e con altrettanta forza, tanto che fu per lei impossibile cercare di divincolarsi all’istante. Alzò il viso verso l’artefice di quella presa improvvisa, realizzando con stupore – e con fastidio,
misto ad imbarazzo – che si trattasse proprio di Gray.

Nel suo viso incorniciato dai capelli nero corvino apparve un sorrisetto ammiccante, mentre l’espressione di Natsu divenne stupita e circospetta. Il ragazzo caduto dal cielo non portava nemmeno in quell’occasione alcun indumento che coprisse il corpo al di sopra della cintura, cosa che fece naturalmente imbarazzare Lucy più di ogni altra cosa.

< < Le mie scuse plebea, sembra che sia arrivato leggermente in ritardo. > > -esordì con voce suadente.

La ragazza lo guardò dapprima incredula, poi il suo cervello ed il suo buon senso tornò a farsi sentire.

< < M-Mettimi giù, accidenti! > > -gli ordinò lei, agitandosi.

Natsu strinse i pugni e lo guardò in cagnesco, ricevendo un’occhiataccia in risposta dal moro.

< < L’hai sentita no? Toglile le mani di dosso, bastardo. > >

Gray osservò prima il viso innervosito del rosato e poi quello paonazzo di Lucy, che mai si sarebbe aspettata una simile pretesa da Natsu.

< < Ehi plebea, cos’ha detto il tale dai capelli tinti? > > -domandò, generando l’ira del tale in questione.

< < Non sono affatto tinti, idiota! E comunque non ignorarmi! > > -strillò.

< < H-Hai sentito perfettamente. Mettimi giù! > > -gli fece eco la bionda, imbarazzata più che mai.

Lo sguardo id Gray si spostò poi sul corpo addormentato della ragazza dai capelli blu. Spalancò gli occhi, innervosito per il trattamento riservato all’amica e guardia del corpo personale: Juvia Lockser.

< < Juvia! Parla maledetto plebeo, sei tu l’artefice di quest’atto infimo contro il tuo sovrano?! > > -esclamò Gray, lasciando scivolare la bionda con noncuranza sul pavimento allagato.

< < A-Ahi! Un po’ più piano la prossima volta! > > -esclamò, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.

< < Non dire stronzate! Sei un po’ troppo presuntuoso per i miei gusti! > > -sbottò il rosato.

< < Taci, canaglia rosa! – la ignorò il moro – Come osi prenderti gioco del principe di Edoras?! > > -esclamò, cercando di sfilarsi la cinta dai pantaloni.

< < C-Cosa diamine stai facendo?! > > -lo fermò Lucy, sconcertata.

< < Combatto meglio senza pantaloni, ma se vuoi potrò combattere anche nudo. > > -sorrise, come se il concetto fosse ovvio.

< < N-Non ce n’è bisogno! > > -ribatté, sotto gli occhi circospetti del compagno.

< < Ehi Lucy! Perché conosci questo tipo?! > > -ringhiò Natsu, sfilandosi nervosamente il cravattino e sbottonandosi la camicia in seguito.

< < B-Beh io… > > -balbettò, non sapendo bene da dove cominciare.

< < E’ semplice, misero campagnolo fucsia. Lei è la mia donna. > > -spiegò, avvicinandola per il fianco.

Il viso della diretta interessata si tinse di rosso, mentre quello del rosato ebbe diversi mutamenti. Dapprima i suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si aprì in un espressione di palese sconcerto e fastidio, poi corrucciò la fronte, strinse i pugni e mostrò un ghigno irritato.         

< < N-Non puoi decidere questo genere di cose da solo, brutto pervertito! > > -replicò, infuocando i pugni con – forse eccessivo – fastidio.

***
(Autrice)


< < Allora, come ti senti Romeo? > > -domandò nonno Makarov, sfilandogli il termometro dalla bocca.

Controllò minuziosamente il risultato e subito dopo poggiò la mano sulla fronte calda del nipotino, che tirò su con il naso.

< < Uhm… hai ancora la febbre. Credo che Lucy dovrà lavorare al mio posto… > > -rifletté, fin troppo contento.

< < Nonno, hai provato a controllare nel libro Glitter? Magari lì c’è scritto qualcosa che potrà aiutare la sorellona… > > -domandò, sistemandosi sul comodo divano e lasciando che il nonno lo coprisse con la coperta.

< < Purtroppo nel libro non c’è scritto niente. > > -sospirò.

< < Niente di utile? > >

< < No no, niente di niente. Le pagine sono tutte bianche… > > -rivelò, voltandosi verso il libro dalla copertina marroncina in pelle posto in uno scaffale della libreria.

< < Quindi la sorellona dovrà fare tutto da sola? > > -domandò, afferrando il telecomando del televisore a qualche metro da sé.

< < Certo! – confermò – Ma non sarà da sola! Ci sono anche quei tre suoi amici ad aiutarla, ed inoltre secondo il mio intuito, c’è una quinta persona che potrà esserle d’aiuto! Percepisco diverse aure magiche e- > >

< < Sì, certo nonno… > > -mormorò Romeo, facendo finta di ascoltare l’ennesimo racconto delirante del suo arzillo familiare.

Digitò il canale sessanta, dove veniva trasmesso il telegiornale. Il servizio in onda riguardava l’incidente in metropolitana accaduto diversi giorni prima, in cui erano state coinvolte Lucy e Levi. Ascoltò attentamente.

< < Ma la cosa più strabiliante è ciò che un telefonino ha ripreso di quella mattinata piena di terrore e di ansia. Il video amatoriale mostra qualcosa di assolutamente fuori dal comune… > >-rivelò la voce del telecronista.

< < Nonno, nonno guarda! > > -lo chiamò Romeo, catturando l’attenzione di Makarov.

Il video che il servizio mandò in onda lasciò entrambi di sasso. Filmato da un ragazzo con un telefono cellulare, ritraeva chiaramente due ragazzi con un passamontagna che, entrando di corsa nel vagone degli ostaggi, avevano iniziato a lottare con due malviventi. Uno di loro indossava una sciarpa bianca con ricami neri, mentre l’altro portava degli strani capelli neri raccolti in una cipolla.

Entrambi aveva steso i due uomini con estrema agilità, davanti ai cori esultanti degli ostaggi. Uno dei due, lo stesso che indossava la sciarpa, aveva colpito il suo avversario con un pugno infuocato.

< < Ricordate gente, il crimine ha le ore contate da oggi in poi! Io sono SuperSalamander! E questo tizio – esclamò stringendogli il collo tra il braccio e l’avambraccio – è la mia fida mascotte! Magnetic! > >

< < Ehi, io non sono la tua mascotte e non darmi nomi ridicoli, bastardo! > > -protestò il compagno.

La gente iniziò ben presto a gridare in coro i loro nomi, fino a che quest’ultimi – con un balzo – non sfondarono con un solo calcio un’altra parete della metropolitana ormai cadente in pezzi.

< < Vi doniamo la libertà signori! Muahahah! > > -rise, scomparendo insieme all’amico - apparentemente in un attimo - come un fulmine.

Il video terminava in quel preciso istante. Makarov spalancò gli occhi, mentre Romeo si voltò verso di lui, stupito.

< < Ed è questo cari telespettatori, il video che circola un po’ ovunque su Internet. Attualmente la polizia sta indagando per accettarsi che il filmino amatoriale non sia stato manomesso. Tuttavia la testimonianza degli ostaggi sembrerebbe essere determinante. Chi erano quei due individui? Possibile che i supereroi esistano veramente? La cosa che più incuriosisce gli ostaggi – ed i fan su internet – è scoprire l’identità dei due individui… > >

< < N-Nonno… > > -mormorò.

< < C-Credo che abbiamo un bel problema… > > -balbettò.

***
Angolo Autrice:
Salveeeeee :D Perdonatemi se ho aggiornato solo ora, ma l’ispirazione per questo capitolo
è stata un po’ scadente, tanto che mi vergogno di presentarlo in questa maniera .__.
Chiedo venia >.< Non ho avuto il tempo di rileggerlo, per cui troverete millanta errori come minimo xD
ma passiamo oltre, che è la cosa migliore ._.
Dunque, come promesso sono apparsi sia Juvia che Gray che ha incontrato a sua volta Natsu e.e
Dopo un intero capitolo di gelosia per Lucy, un piccolo pezzetto dovevo per forza dedicarlo al triangolo
Lucy-Natsu-Gray u.u non preoccupatevi per Juvia, presto verrà caratterizzata meglio ^_^
Mi spiace di non aver potuto introdurre Gajil >_< sicuramente lo farò nel prossimo capitolo, in cui saranno presenti nuovi
momenti GaLe, sia nel presente che nel passato :) e a proposito, ho introdotto per la vostra felicità – o almeno lo spero – Rogue *^*
Che dite, creiamo per Gajil un po’ di battaglie amorose? ;)
Nel prossimo capitolo, Gajil, Liv e Rogue si recheranno presso il Palazzo Reale, lasciando così
Sting, Luce e Natsu soli soletti ;)
Nel presente non ho ancora idee .__. Come vi ho già accennato rientrerà in scena Gajil e forse un altro personaggio
che avete conosciuto per qualche riga nei primi capitoli, ma ancora non so xD
alla prossima, grazie a tutti per le recensione e un bacio!

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Capitolo 13
*** Boy on Fire ***


Capitolo 12: Boy on Fire

Annox777 3 Gennaio
Koronect

< < Io… credo di chiamarmi… Rogue. > > -mormorò, chiedendosi se ciò che aveva appena detto fosse o no la verità.

Di fatti i ragazzi si guardarono con aria interrogativa, non tanto per l’aver udito un nome dal suono così particolare, ma per l’insicurezza con la quale l’aveva rivelato. Il suo sguardo vacuo si fermò ancora una volta sugli occhi attenti della bibliotecaria che non accennava a spostarsi. Il generale Barker incrociò le braccia pensieroso, mentre il Dragon Slayer del ferro si schiarì prepotentemente la voce.

< < Ehi ragazzo, non distogliere lo sguardo da noi. > > -ordinò, ricevendo un’occhiataccia da Liv.

< < Gajil, sta calmo… > > -lo rimproverò Natsu, sorpreso da un tale comportamento.

Luce si chinò verso di lui e scrutò attentamente gli occhi neri del sopravvissuto del disastro di Koronect. Sospirò e si voltò verso i compagni con aria afflitta.

< < Non credo che possiate ricevere delle riposte valide da quest’uomo. > > -affermò, pensierosa.

< < Cosa intendete? > > -fu la risposta brusca del moro, che di pazienza in quel momento ne aveva ben poca.

< < Non ha alcun ricordo. Né di se stesso o di ciò che lo circonda. Riesco a percepirlo… > > -continuò, rialzandosi.

Gli occhi di Sting si soffermarono prima sulla Sacerdotessa e poi sul ragazzo ferito.

< < C-Ci conosciamo? > > -domandò Rogue, rivolgendosi a Liv.

< < In verità no. Questo è il tuo villaggio Koronect, o meglio ciò che ne rimane… > > -spiegò frenandosi ad un certo punto, temendo di esser stata indelicata.

Il suo interlocutore sembrò rifletterci su, non riuscendo tuttavia a ricordare nulla. Si guardò intorno, notando l’enorme quantità di macerie e percependo il freddo pungente della neve sotto di lui. Era infatti scalzo e privo di qualsiasi indumento pesante. Rabbrividì e tentando di alzarsi, notò come la sua gamba fosse parecchio indolenzita. Liv lo fermò, trattenendolo per l’addome.

< < Non devi alzarti o peggiorerai la tua ferita! > > -esclamò.

Ancora una volta il Dragon Slayer dal carattere più burbero del solito schioccò la lingua e spalancò gli occhi, notando con fastidio quanto la piccoletta ed il nuovo arrivato fossero vicini.

< < A questo proposito, sono desolata: la mia magia non ha guarito completamente tutte le ferite... > > -mormorò Luce, mentre Natsu rifletteva sul da farsi.

< < Sarà meglio portarlo al Castello. > > -propose il Dragon Slayer, visibilmente preoccupato per le sue condizioni.

Gajil gli rivolse uno sguardo parecchio freddo, mentre Luce e Sting annuirono, d’accordo.

< < D-Dove? > > -balbettò, confuso.

< < Sta tranquillo, ti porteremo al Palazzo Reale dove potrai rifocillarti e guarire al più presto. > > -spiegò Liv, aiutandolo ad alzarsi.

A quel punto Sting dovette rammentare loro il vero motivo per il quale si erano diretti in quello sfortunato villaggio di campagna.

< < State dimenticando una cosa, lady Fitzgerald. Siamo qui per raccogliere informazioni sull’elisir di lunga vita. Non possiamo partire tutti. > > -replicò, mentre Natsu lo inchiodò con lo sguardo.

< < Intendete forse dire che una stupida pozione è più importante della vita di un uomo?! > > -replicò, mentre il mantello nero gli veniva mosso dal vento freddo.

Il Generale Barker resse lo sguardo, come se non bastasse unicamente l’antipatia che quei due nutrivano a pelle l’uno vero l’altro a rendere difficoltosa la situazione. Luce non riuscì a proferire parola, non sapendo bene dalla parte di chi stare. Era certa che il biondo non intendesse mica abbandonare Rogue al proprio destino e che avesse già in mente una soluzione. In più la missione doveva di sicuro essere parecchio importante se aveva richiesto la presenza di tutti loro.

< < Badate a come parlate, Messer Pendragon. Non ho mica detto questo! Stavo infatti proponendo di dividerci in due gruppi. – ribatté, con strafottenza. – Lady Fitzgerald, accompagnerete voi Rogue al Palazzo, ma poiché sarebbe molto pericoloso mandarvi in giro da sola e per giunta con un uomo ferito, è meglio che ad accompagnarvi sia Messer Metaricana. Sempre che voi siate d’accordo. > >

Gajil lo osservò con circospezione, pensando inizialmente a qualcosa di losco in tutta quella faccenda. Tuttavia, non gli andava per niente a genio che la bibliotecaria e quel contadino viaggiassero da soli; inoltre stando insieme a Luce, Sting e Natsu avrebbe dovuto assistere ancora una volta alle dispute amorose fra gli ultimi due e la cosa non lo allettava affatto. In fondo quell’occasione gli veniva offerta su un piatto d’argento, quindi perché rifiutare?

< < D’accordo, per me va bene. > > -convenne, dirigendosi verso il suo cavallo.

< < A questo punto rimaniamo noi tre: io, la Divina Luce e voi, Pendragon. Spero che la cosa non vi dispiaccia. Ma se avete qualche timore potete unirvi al vostro compagno. > > -aggiunse, irritando il rosato.

< < Spiacente, ma a me va benissimo così. Vi ringrazio. > > -ribatté, mostrandogli un sorrisetto.

Gajil, Liv  e Rogue montarono sui due cavalli e si avvicinarono per un istante al biondo, che gli diede le ultime informazioni.

< < Bene, saremo di ritorno tra due giorni. Quindi, tra quarantotto ore esatte mandate due cavalli nei pressi del villaggio. – ordinò, mentre i tre partirono per il viaggio di ritorno. – Dovremmo camminare, spero che non vi pesi troppo Luce. > >

La ragazza si guardò intorno, stranita da quella domanda. Non l’aveva mai rivelato a nessuno ma per tutta la durata della sua infanzia e anche per parecchi anni dopo, il correre ed il fuggire erano ormai diventati degli sport abituali nella sua vita frenetica, quindi il camminare non le avrebbe procurato alcun peso fisico né tantomeno psicologico.

< < Oh, non datevi pena per me; tuttavia sento chiaramente la presenza di un altro villaggio nelle vicinanze e forse sarà anche provvisto di due cavalli. > > -spiegò, socchiudendo gli occhi.

Ascoltò per qualche secondo il suono prodotto dal vento, che soffiando regalava un mucchio di informazioni riguardo la geografia del territorio intorno a loro, specialmente del bosco che si estendeva fitto alla loro sinistra. Fin da piccola aveva imparato l’arte di ascoltare la voce della natura e parecchie volte si era rivelato fondamentale per sopravvivere.

< < Ne siete sicura? Perfetto! Ci avete risparmiato la fatica di cercare! Complimenti! > > -esclamò Sting, stupefatto dalle incredibili capacità della ragazza dai capelli dorati.

< < L’avreste anche trovato da solo, credetemi. Credo si trovi alla fine del bosco Tremante. > > -spiegò, indicando la distesa di verde.

I due la guardarono perplessi.

< < Il bosco Tremante? > > -le fece eco Natsu.

< < Sì, è il suo nome. – trattenne una risatina, pensando fosse ovvio. – Non turbatevi troppo per il nomignolo; certo è ricco di bestie fameliche ma è anche un ottimo rifornimento di cibo. > >

< < B-Bestie fameliche?! > > -balbettò il biondo, mentre il rosato cominciava seriamente a dubitare delle sue grandi capacità militari.

Luce non rispose, intenta com’era a scrutare il cielo con circospezione. Anche il Dragon Slayer si bloccò di sasso, colto da un chiaro presentimento di pericolo. Il Generale li guardò stranito, non riuscendo a percepire alcunché. Tuttavia, anche se Luce non era ben a conoscenza a chi appartenesse in realtà la presenza che stava percependo, Natsu era di tutt’altra opinione. Strinse i pugni e digrignò i denti, quando l’odore del sangue di esseri umani gli arrivò dritto alle narici.

< < State giù!! > > -urlò, allarmato.

I due fecero all’istante come gli era stato ordinato, mentre una valanga di fiamme spazzava via le macerie intorno a loro e si divampava sopra i loro corpi stesi nella fredda neve. Il terribile calore che percepirono a pochi centimetri dalle loro schiene bastò per farli rabbrividire. Natsu diede uno sguardo preoccupato verso i due e, constatando che fossero rimasti illesi, tornò con il viso voltato verso il cielo nel quale irrompeva con la propria presenza uno dei giganti del cielo: un Drago.

Si presentava come un’immensa creatura alata e dal collo allungato. Il muso, così come il resto del corpo, era ricoperto di squame grigie. La coda era invece sormontata da ossa bianche ed appuntite, come ve ne erano sulla sommità della testa. Dalla sua bocca proveniva tuttavia il pestilenziale odore di cadaveri umani.

Il Dragon Slayer tirò un sospiro di sollievo davanti alla creatura che sbatteva prepotentemente le ali, spazzando anche le correnti d’aria. Nonostante la sua forma mostruosa non c’era poi da preoccuparsi granché. Non era un Drago feroce come quelli con cui aveva combattuto in passato. Si slegò il mantello nero e fece un balzo verso l’alto, rimanendo sospeso in aria alla stessa altezza del nemico squamoso. Quest’ultimo lo fissava con i suoi occhioni gialli e ad intervalli regolari tirava fuori la sua lingua biforcuta.

< < Cosa ci fai qui, Obra? > > -domandò, sistemandosi la sciarpa.

Il Gigante alato sorrise diabolicamente, mostrando una sfilza di denti aguzzi.

< < Fatti da parte, figlio di Igneel. Quelle prede sono soltanto mie. > > -rispose, mentre la terra circostante tramava al cospetto della sua voce possente e gracchiante.

Luce e Sting si rimisero in piedi, osservando stupefatti la scena terrificante ed emozionante al tempo stesso dinnanzi alla loro.

< < Togliti dai piedi, loro sono con me. > > -sbottò, mentre nelle sue mani chiuse a pugno crescevano delle fiamme scarlatte e dorate.   

< < Come osi, piccolo insetto?! – urlò, mentre nella sua bocca si generavano delle altre lingue di fuoco. – Tutti gli abitanti di quel che rimane che questo patetico villaggio umano sono di mia proprietà! Fatti da parte!! > > -ribadì, sputando fuori una palla infuocata.

Quest’ultima arrivò in pochi secondi verso il viso di Natsu, che prontamente respinse l’attacco incredibilmente devastante con un solo pugno, fino a che questo non scoppiò in aria, creando un terribile frastuono. Obra ruggì indispettito, fiondandosi verso il ragazzo che trattenne, questa volta con due mani, la zampata che il Drago tentava di scagliargli contro. L’essere mostruoso continuò imperterrito, mentre Natsu dovette utilizzare più forza del previsto.

Alle spalle di Obra si fecero strada altri due piccoli draghi dal dorso bianco. Un campanello d’allarme suonò nella mente del ragazzo, il cui viso si dipinse dalla paura. Animato da questo sentimento, colpì l’enorme zampa del Drago con un gancio destro e facendolo arrestare di qualche metro. Nel frattempo i due piccoli demoni di fuoco si diressero in picchiata su Luce e Sting, che rimasero come immobilizzati.

< < Merda… Scappate!! Fuggite nel bosco, presto!! > > -gridò, mentre il suo avversario si preparava al contrattacco.

Luce e Sting osservarono pietrificati i due carnivori farsi strada verso di loro. Il biondo strinse i denti, alzando poi le mani al cielo. Tra le due articolazioni si creò in un istante una strana energia elettrica che si ingrandì con la progressiva presa d’aria da parte del maneggiatore. Quest’ultimo gonfiò i polmoni, creando come un immenso disco d’energia elettrica bianca, pronta per essere utilizzata contro i nemici. Tuttavia, quell’attacco così improvvisato non avrebbe fermato del tutto i due carnivori e Luce lo sapeva bene.

Così, pur non essendo in possesso di molta energia da utilizzare, decise comunque di provare. Spalleggiando il Generale, prese un bel respiro e portò le braccia in avanti. L’aria intorno a lei si plasmò in una cupola violacea, fino a che questa non si trasformò come in uno scudo per lei e per il ragazzo. Quest’ultimo lanciò il suo attacco, mentre una goccia di sudore gli scese lungo la fronte.

Uno dei due piccoli draghi venne colpito in pieno dorso dal colpo che si rivelò estremamente potente, contro ogni aspettativa della Sacerdotessa.
L’altro cercò allora di oltrepassare la barriera creata dalla ragazza senza alcun successo. Ad ogni tentativo gli veniva inferta una scottatura sulla pelle squamosa, che tuttavia non bastò per farlo desistere dal proprio obiettivo dettato dalla gola.

A sua volta, i colpi che la barriera riceveva venivano incassati con violenza, tanto che la bionda dovette strisciare i piedi per terra per evitare di essere scaraventata via dal colpo. Nel frattempo, Sting colpiva ripetutamente il suo avversario con una serie di colpi meno potenti del precedente, mentre Natsu continuava il suo combattimento utilizzando dei colpi micidiali che venivano infatti incassati con dolore, ma non abbastanza sufficiente perché Obra si arrendesse o, nel caso meno probabile, venisse vinto.

Il rosato inoltre non poteva scatenare tutto il suo potere, poiché se l’avesse fatto di sicuro i suoi compagni sarebbero stati coinvolti. Colpito da un colpo di coda, ruzzolò per qualche metro e si fermò di colpo, pulendosi dopo di che con la mano sbucciata l’angolo destro del labbro sanguinante. Non era tuttavia l’unico punto indolenzito; era stato colpito più volte alla spalla sinistra che in quel momento gli creava non pochi fastidi.

Distolse per un attimo l’attenzione dall’avversario per dedicarla unicamente alla Divina Luce che continuava imperterrita e proteggere se stessa e Sting con la barriera. Il Gigante del Cielo tornò allora alla carica, cercando di approfittare di quel momento di distrazione. Natsu tuttavia si voltò verso di lui con uno sguardo colmo di collera.     

< < Mi hai rotto! Karyuu no Kagitsume! > > -esclamò, colpendo l’avversario al muso con un calcio infuocato.

Quest’ultimo rispose in seguito con un Ruggito Infuocato, tecnica che tutti i Dragon Slayer e ovviamente i loro predecessori erano in grado di utilizzare con maestria sin dalla giovane età. Il rosato, trattenendosi a stento, rispose con altrettanto colpo.

< < Karyuu no Hoko!!! > > -ruggì, mentre dalla sua bocca si divampò una potente scia di fiamme che andò a scontrarsi con quella bianca nemica.

Il contatto durò parecchi attimi, nei quali nessuno dei due sfidanti sembrava volersi arrendere. Tuttavia, gli attacchi finirono per autodistruggersi a vicenda. Nel frattempo, i due piccoli draghi iniziarono ad avvertire il dolore provocato dalle ferite dei due giovani e decisero di abbandonare il campo, con molta probabilità di tornare per vendicarsi.

< < E-Ehi! Dannati, come osate andarvene senza un mio ordine?! > > -esclamò accigliato Obra, vedendo come i suoi piccoli alleati se la stessero sfrontatamente dando a gambe.

< < Il tuo nemico sono io!! Karyuu no Tekken!! > > -ribatté il Dragon Slayer del fuoco, lanciandogli un gancio destro sul muso.

Quest’ultimo – prima di essere incredibilmente scaraventato via – agitò una zampa verso il basso. Indolenzito ad un ala, non riuscì a frenare il colpo e venne spazzato inoltre via dalla complicità delle correnti d’aria che si facevano sempre più impetuose. Natsu, tirando un sospiro di sollievo, si calò lentamente verso il basso. Fu in quel momento che Luce intravide uno strano fascio di energia che sembrava si stesse scagliando nella sua direzione. Non fu la sola a notarlo; sia Natsu che Sting se ne accorsero, allarmati. Fu però l’impeto del secondo a salvarla, spingendola per terra.

< < Generale! > > -esclamò, mentre delle piccole gocce di sangue le schizzarono addosso.

La schiena del biondo fu segnata dal colpo lanciato in precedenza da Obra sotto lo sguardo esterrefatto dei due giovani. Si inginocchiò per terra, strizzando gli occhi per il dolore. La ferita tuttavia non risultò assai grave, tanto che il ragazzo riuscì a rimettersi in piedi pur mostrando un evidente sforzo sul suo viso contratto.

< < Oh mio… N-Non avreste dovuto farlo! – esclamò la ragazza, trattenendo le lacrime – State bene?! > >

Natsu si avvicinò ai due, quando sentì un boato provenire da Ovest, direzioni in cui aveva spedito Obra con un pugno. I tre si voltarono allarmati, poiché se il Drago fosse tornato all’attacco di sicuro non se la sarebbero cavata con qualche ferita.

< < Presto, dobbiamo rifugiarci nel bosco! E’ l’unico posto dove possa alzare una barriera protettrice senza troppi sforzi. > > -incalzò la bionda, asciugando le lacrime.

< < Forza allora! > > -convenne Natsu, lasciando che Sting appoggiasse un braccio attorno al suo collo.

< < S-Sto bene… > > -mormorò il biondo, trovandosi attaccato al suo detestabile compagno, il quale tuttavia iniziò a camminare seguendo la ragazza.

< < Chiudete il becco. Siete ferito e non ci vuole un genio per capirlo. Per il momento l’unica cosa di cui vi dovete preoccupare è riposare, è chiaro? > > -l’apostrofò, serio.

Il Generale non rispose, limitandosi a sorridere silenziosamente, mentre lui ed il suo gruppo entravano nella foresta fitta qual era il Bosco Tremante.

***

Magnolia x1277

(Lucy)

< < Non puoi decidere questo genere di cose da solo, brutto pervertito! > > -ribatté, mentre i suoi pugni si impregnavano di fiamme.

Rimasi parecchio perplessa. Ero perfettamente d’accordo con lui – una volta ogni tanto – e quel “pervertito” calzava a pennello! Insomma, che razza di maniaco poteva essere una persona che andava continuamente in giro a petto nudo e prendeva decisioni di quel tipo senza essersi consultato con la diretta interessata?

< < E cosa ci sarà mai di male ad essere dei pervertiti? Dimmi, feccia. > > -replicò, convinto di essere dalla parte della ragione.

< < V-Veramente non è una bella cosa essere un pervertito! > > -mi immischiai, sentendomi più che mai chiamata in causa.

< < Sei veramente disgustoso! > > -esclamò Natsu, levandosi la camicia e gettandola con parecchia non curanza sul pavimento allagato.

Chi era il pervertito adesso? E perché si era tolto la maglietta poi? Mentre i due continuavano a discutere animatamente su chi fosse o no un maniaco, la mia attenzione si spostò sulla ragazza dai lunghi capelli blu che aveva seriamente tentato di uccidermi. Possibile che mi capitasse sotto tiro gente assurda? E poi da dove diamine era spuntata?

< < Adesso basta, giuro che ti ammazzo! > > -sbottò il rosato, richiamandomi alla realtà.

Prima che potessi rimproverarlo o - se ne avessi avuto l’opportunità - di sbattergli una padella sulla testa, si lanciò alla carica e fece un balzo verso Gray, che rimase immobile con un sorrisetto stampato in faccia. Tentò di colpirlo con un gancio destro ma il suo nemico comparve in un lampo alle sue spalle, tanto che io stesso feci fatica a crederci. In quello che a me parve un millesimo di secondo, tuttavia, Natsu lo colpì al viso con una gomitata.
Il moro fu allora scaraventato via contro una parete, che oscillò per qualche secondo. Si rialzò come se non fosse successo nulla, mostrando tuttavia un’espressione parecchio irritata.

< < Mi hai fatto male stupido fiammifero! > > -esclamò, piegandosi ed immergendo le mani nell’acqua.

< < Era questo il fine, idiota! > > -controbatté, scrocchiandosi le dita.

< < Scusa Lucy, cercherò di deviare per il punto in cui sei messa. > > -dichiarò, lasciandomi perplessa.

< < Piantala di dire stronz-! > >

Prima che Natsu potesse terminare la sua frase gentile e fine, l’acqua del pavimento a partire dalle mani di Gray iniziò a congelarsi, fino a bloccare le gambe di Natsu all’interno del ghiaccio. Ciò che più mi fece stupire, fu l’incredibile modalità di congelazione: l’intero pavimento era ormai una pista sciabile, tratte il punto in cui vi ero io che rimase liquido. Il rosato restò senza parole, mentre Gray estrasse con poca difficoltà le mani dal ghiaccio. Persino il punto in cui era rimasta svenuta la ragazza terrificante di prima non aveva subito variazioni. Solo Natsu sempre averne risentito.

< < C-Che razza di scherzo è mai questo?! > > -sbottò irritato, cercando inutilmente di estrarre le gambe dal ghiaccio.

< < M-Ma come hai fatto? > >-balbettai, salendo sulla piattaforma gelata.

< < E’ inutile che spieghi la magia a voi plebei di HeartLand. > > -si vantò, facendomi pentire di averglielo chiesto.

Non ebbi il tempo di replicare che udii dei passi avvicinarsi verso di noi. Ci voltammo in direzione del corridoio quando scorsi la figura di Levi che correva verso di noi. 

< < Lucy, Natsu! > > -esclamò, fermandosi per riprendere fiato.

Mi avvicinai a lei, facendo comunque attenzione a non perdere l’equilibrio a causa del ghiaccio scivoloso.

< < Levi, che fai qui? > > -domandai, sorpresa.

< < Ero preoccupata per voi in realtà… – dichiarò – Inoltre tra poco verrà fatto l’appello generale e se voi due non ci sarete sarà un bel guaio! > >   

Sospirai. In effetti, con tutto quello che stava succedendo ci eravamo proprio dimenticati della reale situazione in cui eravamo. Tuttavia, mi parve parecchio strano che l’allarme fosse suonato nonostante non ci fosse stata alcuna scossa di terremoto. Mi voltai verso i due idioti che a sembravano combattere per il mio onore, realizzando tuttavia come Natsu fosse riuscito solo in quel momento a fuggire dalla trappola ghiacciata, mentre Gray si fosse caricato sulle spalle la sua amica psicopatica.

< < E-Ehi! Dannato ghiacciolo dove credi di andare? > > -esclamò, irritato.

< < Spiacente plebeo di fuoco, ma ho cose più importanti di cui occuparmi! – spiegò, salendo sul davanzale della finestra. – Lucy, fiammifero, amica plebea della mia futura sposa, la Chiave di Taurus mi attende. > > -dichiarò, voltandosi poi per saltare giù.

< < A-Aspetta! – lo fermai – Cosa intendi con “la chiave mi aspetta?” > >

< < Sto parlando delle Chiavi del Cielo ovviamente. Solo con quelle potremmo tornare a casa nel nostro mondo, a Edoras. > > -affermò, mentre il rosato gli lanciò un’occhiataccia.

< < Sei un idiota se pensi davvero che ti lasceremo campo libero! Le Chiavi le raccoglieremo tutte noi, è chiaro?! > > -ruggì, non facendo caso a quanto fosse strana la cosa.

Come poteva essere a conoscenza delle Chiavi?

< < Bene lurido paesano rosa, accetto la tua sfida indiretta! Che vinca il migliore… che poi sarei io ovviamente! Ahahaha!! > > -rise di gusto, saltando giù.

Tentai di avvicinarmi alla finestra ma Levi mi trattenne per il polso, scostando la testa. Per quanto avessi bisogno di una risposta sensata da parte di quel pervertito dal fisico pari a quello di uno spogliarellista, non avevo tempo. In quello stesso istante a Natsu venne finalmente la brillante idea di dar fuoco all’acqua circostante che evaporò in pochi attimi. Successivamente scendemmo le scalinate fino ad arrivare al cortile, dove erano riunite tutte le classi e dove, fortunatamente, la nostra professoressa non aveva ancora iniziato a fare l’appello.

In seguito fummo mandati a casa, sebbene non avessi ancora capito il reale motivo per cui fosse scattato l’allarme. Non vi erano state né scosse né incendi. Certo, le crepe sui muri di tompagno causate dal combattimento tra Gray e Natsu affermavano il contrario, ma a parte quello, non riuscivo tuttavia a capire chi o cosa avesse creato il panico. Quando tornai a casa – ovviamente seguita da Natsu – trovai mio nonno ad attendermi sulla soglia di casa con un’espressione da funerale.

Mi fece vedere il video che mostrava Natsu e Gajil intenti a salvare gli ostaggi in metropolitana e rimasi parecchio sconvolta. Sapevo benissimo quello che avevano fatto quei due, ma non avevo mai pensato che potesse essere ripreso e addirittura mandato in onda. Pensandoci meglio, credo che fu proprio quello a scatenare ciò che in città sarebbe diventata come una leggenda metropolitana. Di fatti, Natsu e Gajil sarebbero divenuti in poco tempo ciò che più che mai avrebbe attirato l’attenzione di tutti.

***

(Autrice)

Una settimana dopo

Durante una domenica mattina, Levi camminava a passo veloce per lei vie del parco della città frequentato come sempre da bambini, anziani, famiglie e coppiette intente a fare jogging. La situazione in quegli ultimi sette giorni si era in qualche modo stabilizzata; la scuola era stata riaperta solo dopo due giorni e Gray non si era fatto più vedere. Anche la presenza della Chiave che Lucy aveva percepito sembrava essere sparita del tutto.

La bionda parlò della questione con nonno Makarov, che le spiegò che poiché una Chiave era in qualche modo uscita allo scoperto, sarebbe riapparsa quanto prima. Quegli oggetti magici avevano un’anima dentro di sé, per cui anche delle caratteristiche comportamentali, e se – a detto del Principe di Edoras – era proprio della Chiave di Taurus che si parlava, tutti loro avrebbero dovuto prestare particolare attenzione. L’azzurra aveva fatto qualche ricerca in proposito: da toro come segno zodiacale all’animale ritenuto sacro in molti culti pagani.

Tuttavia non era riuscita a trovare nulla che potesse aiutarli o facilitarli nella missione, a parte un’informazione che aveva trovato un po’ ovunque: Il toro era l’animale simbolo della forza e qualche volta, della forza bruta. Significava forse che si sarebbe rivelata pericolosa? Ma in fondo che danno avrebbe mai potuto provocare una Chiave? Animata ed impensierita da quell’ingarbugliata situazione, si diresse verso l’uscita del Parco per recarsi alla biblioteca centrale.

Forse lì avrebbe trovato qualcosa di più utile rispetto ai siti Internet.
Scoraggiata dalle varie manifestazioni protestanti che vi erano in corso in quel momento per le strade del centro, decise di intraprendere una stradina secondaria. Non era la prima volta che prendeva per di lì ed era sicura al cento per cento di non poter assolutamente incorrere in qualche rischio. La stretta via scendeva verso il porto, dove girando oltre la piazza di Wynne, si sarebbe trovata proprio di fronte all’edificio che amava più di ogni altro.

Adorava passeggiare per delle strade disabitate, poiché era l’unico luogo in cui potesse concentrarsi esclusivamente sui propri pensieri. Ormai riusciva a controllare il suo potere telepatico quasi alla perfezione e grazie ad una persona in particolare. Per tutto il resto della settimana non aveva fatto altro che frequentare i suoi “corsi serali sull’autocontrollo” ed i risultati erano arrivati in modo eccellente. Non aveva tuttavia fatto parola con nessuno del reale motivo per cui ogni sera, dalle sette alle nove, si recava a Chance Barbon – quartiere ad est del centro – appositamente per allenarsi con quella persona, nemmeno alla sua migliore amica Lucy.

Con il cuore alleggerito dalla miriade di pensieri che fino ad una settimana prima la tormentavano, continuò il cammino lungo le vie piene di ciottoli. Fu soltanto una cosa a spezzare il silenzioso e la calma che si era creata intorno a lei. Una strana voce maschile che in una sola frase aveva pronunciato un verso ed un commento da maniaco.

< < Hai uno splendido fondoschiena!! Muuu!! > > -esclamò eccitata la voce altisonante.

La ragazza si voltò con sorpresa e con lieve timore, mentre nel suo stomaco si fece strada una sensazione sgradevole. Dinnanzi a lei comparve una luce talmente potente da costringerla a coprirsi il volto con una mano. Pian piano, la luminescenza si fece più fioca fino a che al suo posto non rimase una particolare Chiave dorata, incredibilmente sospesa in aria, in cui vi era inciso in uno spazio di color bianco un segno dello zodiaco.

L’azzurra sgranò gli occhi, avendo capito all’istante di cosa si trattava in realtà. Fece un passo indietro, quando la Chiave ricominciò a parlarle.

< < Ti osservo da giorni!! – esclamò la voce all’interno dell’oggetto magico – Muu!! Vorresti farlo con me? > > -domandò allegramente, lasciando la ragazza di stucco che arrossì.

< < U-Una chiave mi sta parlando… d-devo essere impazzita… > > -balbettò lei, confusa.

L’oggetto dorato le si avvicinò insistentemente, nonostante Levi cercasse comunque di tenerla lontana da sé.

< < P-Posso sapere con chi ho il piacere di parlare? > > -domandò, cercando di guadagnare tempo.

< < Dopo, abbiamo tutto il tempo che vogliamo! Ma per adesso voglio solo baciare le tue tenere labbra. > > -sibilò maliziosamente, dissolvendosi in un battito di ciglia.

La bassina indietreggiò nervosamente, finendo per inciampare in uno dei ciottoli che componevano quella stradina apparentemente tranquilla. Tentò di rialzarsi, quando spuntò quasi dal nulla un uomo sulla quarantina. Visto l’abbigliamento, doveva essere un impiegato d’ufficio. Si incamminò verso di lei con una strana luce negli occhi scuri ed un sorriso fin troppo amichevole. Levi iniziò a tremare, maledicendosi nell’essere così sfortunata da incappare sempre in situazioni del genere.

< < Ora sì che va molto meglio! > > -esclamò l’uomo, rivelando quanto la sua voce fosse somigliante – se non identica – a quella che proveniva dalla Chiave.

< < C-Come scusi? > > -balbettò, rialzandosi da terra.

Il quarantenne aprì largamente le braccia e le sorrise ancora una volta.

< < Adesso possiamo farlo senza problemi! – affermò – Sarà necessario un qualcosa che voi essere umani chiamate hotel, oppure ti va bene qui? Sono così eccitato! Muuu!!  > > -esclamò, portando le mani al viso.

Levi, nell’aver udito quel verso disgustosamente familiare, rabbrividì. Stentava davvero a crederci ma quali altre spiegazioni potevano esserci se no? Quell’uomo era in realtà la Chiave che le aveva parlato in precedenza? E comunque fosse, quel pervertito faceva davvero parte delle dodici Chiavi del Cielo, capaci di esaudire un desiderio?

< < S-Stia lontano! > > -esclamò, cercando di correre via e al più presto.

Fu però trattenuta per la mano che l’uomo portò alla bocca e baciò con eleganza e raffinatezza. La ragazza dapprima arrossì, tuttavia scostò velocemente la testa e tentò di liberarsi da quella presa insistente.

< < Ti prego, solo un bacino!! > > -sorrise, sporgendo poi le labbra.

L’azzurra si irrigidì e allontanò il viso più che poté, mentre quello del tipo dalla carnagione olivastra e dagli occhi neri si faceva sempre più vicino al suo. Chiuse gli occhi, spaventata, e trattenne il respiro per un istante, il tempo che ci volle perché sentisse come una folata d’aria sulla sua pelle.

Spalancò gli occhi notando come dell’uomo non ci fosse più alcuna traccia. Sentì in quel momento un rumore simile a quello prodotto in seguito al crollo di qualcosa. Girò la testa a sinistra, trovando infatti il suddetto quarantenne annientato contro il muro bianco di un’abitazione che sembrava aver preso la sua forma. Si voltò dunque nella direzione opposta, trovando la figura dai capelli neri raccolti in una coda di cavallo nella stessa posizione con cui aveva lanciato un gancio destro contro il suo aguzzino.

Non appena i suoi occhi si posarono sul ragazzo, il suo cuore tornò a battere e questa volta in maniera visibilmente più accelerata. Le sue labbra si curvarono in un sorriso e fece quasi un salto dalla gioia. I muscoli del ragazzo dai jeans larghi e dalla maglietta leggermente strappata sulla manica sinistra aveva i muscoli tesi ed il fiato corto, mentre i suoi occhi neri incontrarono quelli della ragazza.

< < Gajil! > > -esclamò, correndo verso di lui.

Quest’ultimo tirò un sospiro di sollievo, subito dopo arrossì e mostrò il suo solito ghigno irritato, del quale non poteva proprio fare a meno. Mentre la ragazza si avvicinava, nel suo stato d’animo si fecero strada diversi sentimenti tra cui il fastidio, la collera e la paura che aveva avuto al solo pensiero di ciò che stava per accadere.

< < Mi spieghi dove hai la testa?! > > -sbraitò, incrociando le braccia.

< < C-Che-! Io?! > > -balbettò, confusa ed irritata per un simile trattamento.

< < Sei stupida o cosa?! Quell’idiota stava per metterti le mani addosso e tu stavi ferma ed imbambolata! > >

Levi spalancò gli occhi, constatando per l’ennesima volta quanto il suo salvatore fosse stupido e per niente galante. Gonfiò le guance come una bambina e subito dopo lo colpì con la propria borsa che portava a tracolla, all’interno della quale vi erano due libri di circa quattrocento pagine ciascuno, motivo perciò dell’espressione dolorante che si dipinse sulla faccia del ragazzo.

< < D-Dannata questa me la paghi! > > -imprecò, massaggiandosi la testa.

< < Sei uno stupido! Semplicemente non riuscivo a liberarmi dalla presa di quel pervertito, ecco tutto! > > -ribatté decisa ed offesa allo stesso tempo.

Gajil borbottò qualcosa di incomprensibile, mentre l’amica lo fulminò con lo sguardo.

< < Che cosa stavi pensando quando mi hai vista con quel tipo? – indagò lei, sospettosa. – N-Non avrai mica pensato a qualcosa di osceno! > >

Il moro arrossì di colpo, per niente sicuro in effetti di ciò che lui stesso avesse immaginato durante quel momento.

< < C-Certo che no, petulante gamberetto! > > -sbottò, spostando poi la sua attenzione alla vittima del suo pugno micidiale che si rimise sorprendentemente in piedi.

Si scrollò la polvere dei vestiti neri e grici e fece alcuni movimenti ginnici con il collo. I due lo osservarono con attenzione. La prima con stupore e con paura, il secondo con fastidio verso se stesso, in quanto avrebbe dovuto sicuramente colpirlo più forte. Si voltò poi verso il suo assalitore e gli lanciò un’espressione infastidita.

< < Ne vuoi ancora, bastardo? Ti accontento subito! > > -ridacchiò Gajil in risposta, scrocchiandosi le mani.

Attorno al suo nemico apparve come una strana nebbia, che si concentrò in poco tempo attorno alla sua mano. Levi fece un debole passo indietro, avendo la conferma dei suoi dubbi sulla sua vera identità. Apparve in quel momento un’ascia parecchio grande ed affilata, tanto che non appena l’uomo la strinse tra le mani e l’appoggiò alla clavicola, i due si stupirono. Quell’arma dava l’impressione di essere parecchio pesante ed eppure riusciva a maneggiarla con facilità.

< < Come osi interrompere il nostro momento d’amuuuuuore?! > > -soffiò, puntandogli l’ascia contro.

< < Che vai blaterando, dannato?! Allora, da che parte vuoi restare paralizzato? Da sopra o da sotto la cintura? > > -minacciò, tirando fuori dalla tasca un pezzo di metallo che iniziò a sgranocchiare avidamente, sotto gli occhi esterrefatti di Levi.

< < Muu!! Vuoi anche tu la mia donna? > > -esclamò, mentre attorno a lui iniziò ad innalzarsi una strana aura.

I due si scambiarono un’occhiata fugace e, dopo il primo imbarazzo, il moro pronunciò la prima scusa che gli venne in mente in quel momento critico.

< < Ma chi vuoi che voglia questa tappetta?! E’ anche senza-tette! > > -commentò, mentre la tappetta in questione gli schiacciò il piede con prepotenza.

< < I-Io non sono affatto senza-tette! – ribatté – E’-E’ solo che sono poco sviluppata, tutto qui… > >

Mentre i due accendevano un nuovo litigio, il corpo dell’uomo iniziò a cambiare drasticamente. La statura si fece parecchio più alta, così come la forma dell’addome e del busto. Il primo divenne rigidamente piatto e la vita sottile, il secondo invece parecchio muscoloso e scolpito, così come la braccia e le gambe. Gajil e Levi prestarono finalmente attenzione a ciò che stava accadendo davanti ai loro occhi e non poterono fare a meno di rabbrividire all’essere che si presentava dinnanzi a loro.

La pelle era stata sostituita da un morbido e corto pelo bianco, con delle vaste macchie nere sulle spalle e sulle gambe. Al posto dei piedi con tanto di scarpe vi erano degli strani stivali neri e al disopra dell’addome piatto e scolpito vi era una cintura che gli circondava la schiena. Al collo portava un’insolita campanella ed il viso era stato interamente sostituito da un bizzarro muso da mucca. Non vi era più traccia dei capelli neri, bensì di un paio di corna che sembrava portare con orgoglio. Nelle mani stringeva l’enorme ascia in metallo, unica prova che sì, quella mucca era proprio l’uomo di soli pochi attimi prima.      

< < Io, sono Taurus!! > > -esclamò, assumendo una posa al limite del ridicolo – e dell’osceno - .

Gajil non riuscì a proferire parole, in quanto i suoi occhi erano intenti a guardare accigliato la creatura mostruosa che si presentava con tanto orgoglio. Anche Levi parve piuttosto perplessa, soprattutto nel notare delle mutande blu addosso alla mucca che in quel momento baciava i suoi stessi bicipiti.

< < Ehi Levi. – mormorò, mentre il mal di stomaco aumentava. – Mi sai dire che diavolo sarebbe questo tizio? > >     

< < E’ solo una teoria ma, c-credo che sia una delle Chiavi del Cielo… > > -balbettò, imbarazzata a quella vista.

< < Quella cosa ti sembra per caso una Chiave?! > > -sbottò, non prendendola sul serio.

< < Sono confusa quanto te! Ma poco prima delle comparsa di quello strano individuo, mi è apparsa una Chiave e ha iniziato a parlarmi… > > -spiegò, mentre l’animale cominciava una strana conversazione con se stesso riguardo i suoi addominali.

< < E cosa ti avrebbe detto di preciso? > > -mormorò, non staccando gli occhi da Taurus.

< < B-Beh… ha fatto alcuni commenti sul mio fondoschiena. > > -rivelò, seccata.

< < Bene, allora non ci sono dubbi. Fai una telefonata alla tua amica bionda. Non ho bisogno del suo aiuto ma credo che sia meglio domandarle se è come pensiamo. > > -sbuffò, colpendo poi la strada sotto di sé con un pugno.

Dalla sua articolazione fino al corpo del nemico, si creò una profonda crepa che sembrava dovesse spaccare il terreno a metà. La terra sembrava essersi mosse per qualche attimo, tanto che Levi faticò a rimanere in piedi. Tuttavia la manifestazione fisica della Chiave non vi diede troppo peso, intento com’era a specchiare i suoi denti nell’armatura che portava agli avambracci.

< < Ehi capra! > > -l’apostrofò.

Finalmente la mucca gli prestò attenzione e mostrò un’espressione irritata. Dal suo naso iniziò a soffiare del fumo, tanto da far dubitare la ragazza dell’effettivo sesso del bovino. Era una mucca o un toro?

< < Io, sono Taurus! > > -ripeté, rimettendosi in posizione.

< < Ti abbiamo sentito! > > -esclamarono i due in coro.

< < Muuuolto bene! Ora possiamo cominciare la nostra lotta per la donna! Ma vincerò io, perciò preparati! > > -incitò, avvicinando le sue enormi zampe – dalla forma tuttavia umana – ad un cartello stradale vicino a sé.

< < Ahh? Ti ho detto che non combatto per il gamberetto ma semplicemente perché mi stai sulle palle, è chiaro?! > > -sbottò, mostrano un ghigno.

< < Prendi questo!! > > -esclamò il toro.

Estirpò con poca difficoltà il cartello stradale dal cemento e lo lanciò con strabiliante abilità e forza brutale dritto verso il moro. Levi trattenne il respiro, mentre il palo di metallo colpì Gajil alla testa, che riuscì tuttavia a frenare il colpo venendo però smosso di un metro dalla sua postazione. L’arma che lo colpì cadde per terra, lasciando sulla sua fronte solo un lieve livido ed un sorriso d’eccitazione sul suo volto.

< < Ghìhi! – ridacchiò, afferrando il cartello e accartocciandolo con una sola mano, come se fosse di carta – Dì le tue preghiere, mozzarella! > >

***

Angolo Autrice:
Salve ragazzi!! Perdonate il ritardo ma sono riuscita a terminarlo solo stasera >__< (precisamente a mezzanotte. Muahaha!)
Dunque, come molti di voi mi hanno chiesto, ecco una scena GaLe per voi ^^
(*le vengono lanciati i pomodori*) so che vi aspettavate abbracci, sguardi intensi o addirittura baci, ma con i caratteri dei due,
e soprattutto considerando che mi avreste maledetta di più se li avessi interrotti per presentare l’entrata in scena di quel pervertito
di Taurus, forse è meglio così xD in fondo loro sono la coppia infantile :D
(Come scusa fa pena ._.)
Per quanto riguarda il passato, so che la scena risulterà orripilante ma è la prima volta che descrivo dei draghi, specie un combattimento!
Finalmente (lo spero) avete visto le abilità di Natsu sul campo Jpensavate che fosse solo melanconica la parte del passato? ;) beh, in tal caso
spero di avervi sorpreso :D Stinguccio in questo capitolo si è comportato bene u.u  All’inizio avevo intenzione di ferire Natsu, ma sarebbe stato
un po’ troppo scontato, quindi ho optato per lui :)
Nel prossimo capitolo l’attenzione nel passato verrà dedicata prima al triangolo Gajil, Liv e Rogue e poi a Sting, Natsu e Lucy u.u promesso :D
Nel presente assisteremo al combattimento tra Gajil e Taurus, al qualche si unirà anche Natsu e – forse – anche Gray *^*
Non posso dirvi altro perché non ne ho idea xP
P.S: il nome che ho utilizzato per il Drago è quello di un membro di Raven Tail D: perdonate la mia poca fantasia…
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 14
*** Earthquake ***


Over The Time: Capitolo 13
Earthquake

Si inoltrarono nel più fitto della foresta, tentando di non inciampare nei vari rampicanti e radici che sbucavano dal nulla, nella terra fredda e fangosa. La luce sembrava non riuscire a penetrare attraverso il fitto fogliame degli alberi vari e di dubbia specie.

I tre correvano rapidi attraverso il bosco Tremante, respingendo con violenza i rami che gli si ponevano davanti. Il sole era stato nascosto da terribili nubi grigiastre, che nel giro di qualche ora avrebbero dato via libera ad una tempesta. Bisognava trovare in fretta un rifugio, del cibo ed una cura.

Il Generale Barker era svenuto da un bel pezzo e ora era precipitato in un sonno agitato, trasportato sulle spalle dal Dragon Slayer del fuoco. Questo veniva guidato dai passi rapidi della Sacerdotessa Luce.

Il suo andamento tradiva tuttavia la stanchezza e l’indebolimento progressivo.

< < Ce la fate, Luce? > > -domandò Natsu, evitando una radice fuoriuscita dal terreno.

< < Sto benissimo… Non preoccupatevi. > >-rispose senza voltarsi.

Il suo sguardo attento scrutava i dintorni, mentre una fitta nebbia si innalzava lentamente. Tutto intorno si potevano udire degli scricchiolii di foglie e legnetti ed inquietanti versi emessi dai rapaci in agitazione. I due udirono ad un tratto un ululato che echeggiò per qualche secondo e, subito dopo un boato prorompente che si innalzava ben sopra il bosco.

Doveva di sicuro essere un Drago. Ricominciarono la corsa, dirigendosi ad Est. Luce si fermò di colpo, colta da un terribile presentimento. Una goccia di sudore le attraversò il viso perfetto.

< < Cosa c’è? > >-domandò Natsu, allarmato.

Lei non rispose. Sorpassò il giovane e tese una mano, come se stesse toccando qualcosa nell’aria. Si osservò l’articolazione e guardò il rosato con espressione afflitta.

< < N-Non possiamo tornare indietro. > >-mormorò, prendendo aria.

< < C-Come sarebbe a dire? > >-chiese, stranito.

< < C’è un campo difensivo… Per uscire dalla foresta possiamo solo proseguire. > >-spiegò, asciugandosi il sudore dalla fronte.

Natsu si guardò intorno, disorientato: l’aria che si respirava all’interno di quella gabbia alberata pareva assai diversa da quella esterna. Era molto più pesante ed il solo camminare richiedeva un maggiore sforzo rispetto al normale. Avanzarono per altri duecento metri, fino a che – esausti – si fermarono dietro a delle fitte siepi.

Il rosato depositò il corpo addormentato di Sting sul terreno foglioso, che adesso si dimenava in preda ad un incubo. Allarmata, Luce si chinò sul soldato e gli strinse la mano.

< < Generale Barker, si svegli… > >-sussurrò.

Come risvegliato da un sonno profondo, Sting riaprì gli occhi ed ansimò con sforzo. Respirò affannosamente e avvertì all’istante il dolore alla schiena. La Sacerdotessa allora lo fece stendere a pancia sotto e, con l’aiuto del Dragon Slayer, gli sfilò via la camicia. Spalancarono gli occhi alla vista della ferita violacea.

La schiena del giovane non perdeva neanche una goccia di sangue ma era bensì solcata da lunghi graffi, il cui colore viola appariva come un’infezione pronta a diramarsi in tutto il corpo. Natsu prese la ragazza per il polso e la trascinò via con sé, a circa un metro dal biondo.

< < Luce… Cosa dobbiamo fare? Questo è seppur in forma lieve un graffio di un Drago. > >

La sua voce si ridusse ad un sussurro, mentre gli occhi marroni della ragazza scrutavano i dintorni.

< < Mantenete la calma, Messer Dragneel. Qui intorno ci sono delle erbe, riesco a percepirlo. > >-mormorò, tentando di avviarsi.

Ma un campanello d’allarme scattò nella mente del ragazzo, il cui corpo si mosse autonomamente. Con eccessiva forza le afferrò il polso magro e la costrinse a guardarlo negli occhi scuri che adesso lanciavano saette.

< < Non posso lasciarvi andare da sola. > >-sibilò, intenzionato più che mai a farla desistere.

< < Ho bisogno che voi rimaniate con il Generale! Non ho abbastanza potere per ereggere una barriera attorno a lui, e le bestie fameliche potrebbero sentire il suo odore. La notte scenderà presto. > >-disse, liberandosi dolcemente dalla stretta del compagno.

Si sfilò via il lungo velo, lasciando che i lunghi capelli biondi, stretti in una treccia scompigliata, le ricadessero sulla schiena. Adagiò il velo sul corpo di Sting e si fermò un attimo ad osservarlo, chiedendosi se fosse sopravvissuto abbastanza a lungo.

Il Dragon Slayer del fuoco si mise allora dinnanzi a lei, sbarrandole la strada.

< < Cosa sta succedendo? Cosa vuol dire che non possiamo uscire dalla foresta? > >-domandò a fiato corto, ancora indolenzito dal tragitto.

Lei lo guardò intensamente negli occhi, scrutandone ogni minimo dettaglio alla ricerca di una flebile luce a cui affidare le proprie speranze e depositare i propri timori.

< < Il bosco Tremante non è solo una fitta boscaglia ricca di rapaci agitati e lupi affamati. Questo posto è intriso di Magia Oscura, talmente tanta che la natura ha deciso di isolarlo nella propria malvagità. > >

< < Per farla breve, qui il tempo non esiste e nemmeno lo spazio. Non possiamo fuggire da un luogo privo di spazio e tempo utilizzando le vecchie maniere, ma attraverso qualcos’altro. > >-disse, scandendo ogni singola parola perché questa rimanessero impresse nella mente del giovane.

Lui spalancò gli occhi, incredulo. Come poteva esistere un tale luogo e cosa significava in fondo?

< < Cosa intendete dire? Qualcos’altro… che cosa? > >-domandò impaziente, ma Luce lo superò a grandi passi.

< < Non abbiamo tempo… Devo andare prima che il Generale muoia. > >-replicò in fretta, inoltrandosi nel più fitto della foresta.

< < Fate attenzione! > >-si affrettò ad urlare.

Quelle parole non erano necessarie; Luce sapeva che ora più che mai la sua cautela doveva essere massima e per nulla al mondo avrebbe dovuto lasciare che la sua mente venisse presa dalle forze oscure che bisbigliavano alle sue spalle. Niente avrebbe dovuto coglierla di sorpresa, o sarebbe stata la fine per tutti.

***
Palazzo Reale

Quello che Arcadios stava iniziando ad attraversare da sole poche settimane era l’inverno più rigido che si fosse mai ricordato. Nei suoi diecimila anni di storia, la città non era mai stata investita da un clima tanto glaciale. La neve aveva superato da poche ore i venti centimetri d’altezza ed il gelo penetrava incontrollabile nelle abitazioni dei sudditi.

Il Palazzo Reale era protetto da qualsiasi entità maligna avesse mai tentato di penetrarvi grazie agli incantesimi di protezione della Divina Luce, ma nessun’arte magica avrebbe potuto proteggere la residenza reale da un simile gelo. Le finestre erano chiuse e gli spifferi tappati con ogni genere di cuscini e panni in velluto, che donavano alle stanze un’atmosfera più accogliente e meno formale.

Non era tuttavia il freddo a preoccupare Gajeel, ma bensì il tempo in sé. Erano infatti trascorsi due giorni da quando il Dragon Slayer di ferro, la bibliotecaria Liv ed il fortunato favorito del fato Rogue, erano tornati a Palazzo. Durante quelle quarantotto ore, né Natsu né Luce né il Generale Barker avevano fatto ritorno.

Gajeel era più che mai certo che non fosse stata l’improvvisa tormenta di neve a rallentare il loro viaggio di ben quarantotto ore, ma qualcos’altro.

Aveva fatto presenza della questione diverse volte al Concilio ristretto del Re, ma questi ultimi parevano essere presi da ulteriori preoccupazione per badare troppo al ritardo di un Dragon Slayer. Le truppe di Sting si erano rivelate abbastanza indifferenti, così come il Generale Garret, comandante del secondo reggimento reale.

< < Il Generale Barker è un soldato forte ed impavido, e dubito fortemente che qualcosa possa essere successa in sua presenza. Senza alcun dubbio se la starà spassando in una locanda con qualche bella donna… eh-eh, dico bene ragazzi? > >-aveva risposto scherzosamente uno dei soldati ad altri due, in risposta al moro.

Aveva tentato più volte di conferire con il Re circa la questione, ma ogni volta riceveva la stessa risposta.

< < Sua Maestà il Re in questo momento non può ricevere nessuno. > >-disse per la terza volta il Comandante Zero, di guardia alla porta.

< < E perché mai? > >-ringhiò Gajeel, già di per sé restio a dover rispettare qualsiasi ordine impartitogli da Zero.

< < Non credo che la cosa vi riguardi, Messer Metaricana. Vi suggerisco di cercare altrove del conforto per la momentanea assenza del vostro amato compagno. > >-sibilò.

< < Immagino che voi siate troppo impegnato a riscaldarvi contro la porta degli appartamenti del Re per prestare ascolto o tanto meno per mandare una squadra di ricerca là fuori. > >

Il viso ricoperto di cicatrici del Comandante si increspò ancor di più, poi si distese in un sorriso beffardo e i suoi lunghi capelli grigi gli coprirono un occhio.

< < Molto divertente… Voi chiedete di mandare i miei uomini là fuori alla ricerca di un mezzo drago, di un esperto comandante dell’esercito reale e di una fattucchiera? Saranno stati ospitati in qualche bordello, non ho dubbi… > >-ridacchiò.

Prima che Gajeel potesse ribattere con qualcosa di altrettanto offensivo, lady Fitzgerald irruppe nel corridoio e si affrettò verso di lui.

< < Messer Metaricana, si è svegliato di nuovo. > >-disse, trasportando come al solito un enorme librone tra le mani.

Gajeel mandò un’occhiata raggelante a Zero e seguì la ragazza, che lo guidò fino all’infermeria. Una volta tornati a Palazzo, durante quei due giorni il ragazzo che avevano trovato miracolosamente vivo nelle macerie del villaggio di Koronect non aveva fatto altro che svenire e rinvenire continuamente.

Aveva il più delle volte pronunciate frasi o nomi senza senso, ma questa volta pareva davvero sveglio. Liv si sedette sul bordo del lettino accanto a lui e gli prese la mano, cosa che infastidì parecchio il Dragon Slayer. I lunghi capelli scompigliati di Rogue gli coprivano una buona parte del viso ed il volto scavato appariva bianco come un teschio.

< < Rogue, come state oggi? > >-domandò dolcemente Liv, mettendosi i riccioli azzurri dietro l’orecchio.

< < C-Credo meglio… > >-balbettò, fissando il vuoto.

Gajeel incrociò impazientemente le braccia e lo fissò guardingo, deciso a tempestarlo di domande.

< < Ragazzo, sarà meglio che tu non menta. > >-disse, autoritario.

Liv si voltò e lo fissò incredula, ricevendo un’occhiata di innocenza.  

< < N-No di certo Mio Signore… > >-balbettò, capendo a metà ciò che gli veniva detto.

< < Rogue, cercate di ricordare vi prego: cos’è successo al vostro villaggio? > >

Rogue scavò a fondo nella propria memoria, e tutto ciò che riuscì a ricordare fu una parola.

< < Draghi. > >-sussurrò.

< < Come sospettavo ma, per quale motivo vi hanno attaccati? Eravate in possesso di parecchie informazioni interessanti, dico bene? Hai mai sentito parlare dell’Elisir di Lunga Vita? > >-indagò, sempre più affamato di risposte.

D’un tratto Rogue iniziò a battere i denti, a muoversi scompostamente nel lettino ed emise un urlo di dolore. Dimenandosi, si scompigliò i capelli e fissò la stanza intorno a sé come il più insidioso tra gli inferni. Liv si allontanò e lo osservò impaurita, mentre Gajeel le si parò davanti, osservandolo con stupore.

< < Tenebre…! Il Signore delle Tenebre…! Sangue ovunque… morte! Distruzione! Il mondo sta per volgere al termine…! Il Re folle dominerà un mondo marcio! > >-urlò in preda a delle allucinazioni.

< < I-Infermiera! > >-esclamò Gajeel, la cui attenzione si rivolse subito dopo alla gran folla di soldati e ministri che si affrettava.

Dalla porta dell’infermeria aperta poté vedere servi, soldati e medici e persino un prete accorrere chissà dove e chissà per chi. Una serva entrò nell’infermeria, e ignorando Rogue che era nuovamente svenuto, si precipitò dai due giovani.

< < La Principessa, dove si trova la Principessa Jane?! > >-esclamò con occhi vitrei e voce nel panico.

< < Patricia, cos’è successo? > >-esclamò Liv, tentando di calmarla.

< < Sua Maestà… Il Re è morto! > >-gridò.
***
(Lucy)
Magnolia x1277.

Camminai a passo spedito, di fiato ne avevo da vendere e la stanchezza non mi sfiorava neppure; ero quasi guidata da un forza sovrannaturale che mi spingeva sempre più avanti per i vicoli della città. Percepivo una strana presenza che in un modo o nell’altro mi era familiare.

Era la stessa che avevo percepito quel giorno, poco prima che Gray mi piombasse tra capo e collo. In quella bancarella avevo visto qualcosa di strano, e forse lo avrei rivisto anche stavolta. D’improvviso il cellulare riposto nella tasca dei jeans mi fece sobbalzare e tornare alla realtà.

Continuando a correre, afferrai il maledetto aggeggio rumoroso e lo portai all’orecchio. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che la voce roca e arzilla di mio nonno quasi mi ruppe i timpani.

< < Lucy!! Dove ti trovi?! > >-esclamò.

< < Non ricordo di essere diventata sorda nonno, maledizione! > >-imprecai, svoltando per un’altra traversa.

< < Lucy ascolta- … aspetta Romeo, dopo… Lucy, c’è una chiave nei paraggi, è così? > >-domandò, costringendomi a fermare la mia corsa impazzita.

Osservai stranita un punto indefinito davanti a me.

< < Come fai a saperlo? > >

< < La percepisco! Sono o non sono un sacerdote?! > >-fece, quasi offeso.

Evitai persino di mostrare un’espressione di scherno a quella sua convinta affermazione, nonostante avessi dei forti dubbi in merito.

< < Certo, certo… Nonno, che devo fare? > >-domandai, rimettendomi a camminare velocemente.

< < Devi imprigionarla, mi sembra ovvio! > >-gridò, perforandomi ancora una volta i timpani.

Lanciai un’occhiataccia al cellulare, sperando che arrivasse direttamente al mittente dell’irritante telefonata, ma questo smise di parlare d’improvviso. Il suono della sua voce tornò poi ad intermittenza, tanto che riuscii a capire davvero poco di ciò che mi veniva detto.

< < Nonno? Pronto? > >-esclamai.

< < … Lu- … La chiave è- … Dannazione a-… maledetto aggeggio! … stelle… ascoltarmi! … > >

Chiusi immediatamente la chiamata, che di sicuro aveva avuto un’interruzione di linea. Non avevo praticamente concluso nulla ma al momento l’unica cosa importante era trovare la fonte di quella misteriosa energia: una delle fantomatiche Chiavi del Cielo che io, Lucy scontenta-del-compito Heartphilia, dovevo recuperare.

Non pensando più a dove andare, mi ritrovai nuovamente in città d’innanzi ad un incrocio. Mi girai su me stessa tre volte, mi guardai intorno ed il panico prese possesso di me. La traccia che avevo seguito sino ad allora era scomparsa, sostituita dal normale traffico cittadino.

Fu un brevissimo momento, ma non lo sentii solo io bensì parecchio pedoni che percorrevano il marciapiede: la terra aveva tremato per un attimo. In molti persero leggermente l’equilibrio, finendo inginocchio. Altri si tennero a qualsiasi appoggio avessero vicino e altri ancora emisero dei gemiti di terrore.

Avvenne un’altra scossa e poi un’altra ancora, la seconda più forte della prima e della precedente. I tavolini esterni del bar subirono un brusco oscillamento, i pedoni spaventati persero nuovamente l’equilibrio, le macchine sbandarono tra di loro, gli allarmi di quelle posteggiate presero a suonare e per un momento credetti sul serio che un palazzo stesse oscillando.

Mi inginocchiai a terra, osservando la folla impaurita che correva di qua e di là, inciampando ad ogni scossa che era seguita da un’altra. I vetri delle auto si ruppero presto, così come quelli delle vetrine dei negozi e le insegne al neon dei cartelloni pubblicitari andarono in tilt. Possibile che ci fosse il terremoto in un momento come quello?

D’improvviso, la risposta a ciò che stava accadendo mi apparve chiara come un cristallo. Bastò una sola voce, un solo tono disperato ed un solo nome pronunciato da esso: il mio.

< < Lucy!! > >-gridò una voce femminile.

Levy correva verso di me con andamento ciondolante, incapace di mantenersi perfettamente eretta a causa delle continue scosse che seppur significative sembravano non essere ancora in grado di causa danni gravi. Era un terremoto strano, quello. Vidi la paura nei suoi occhi e fu il desiderio di proteggerla che mi diede la forza di rimettermi in piedi.

Ci avvicinammo l’una all’altra, poi perdemmo nuovamente l’equilibrio e fummo così vicine da poterci almeno parlare ad alta voce. Strisciai più vicina a lei, tentando di ignorare le grida della folla. Levy si tappò le orecchie, chiudendo gli occhi in una stretta morsa.

< < Levy, cosa diavolo sta succedendo?! > >-esclamai.

Non ebbe il tempo di rispondermi, poiché la causa di tutto quel baccano si manifestò in pochi attimi. Sopra un semaforo, vidi una strana figura alta e possente che adesso si batteva i pugni sul petto come una scimmia. Qualcosa di grande e allungato venne lanciato nella sua direzione; la figura fece un enorme balzo e quello che si rivelò un cartello stradale si schiantò contro il semaforo.

Venne sollevato un gran polverone e la folla si fece letteralmente prendere dal panico. La strada venne velocemente svuotata, salvo dalla auto ancora accese dei guidatori che fuggirono insieme altri.

Le scosse erano momentaneamente terminate, mentre dal nulla e coperti parzialmente da un nuvolone di polvere, spuntarono le uniche persone che avessero mai potuto essere artefici di tutto questo: Natsu e Gajeel.

< < Coraggio, maledetto montone! Torna immediatamente qui se hai le palle! > >-tuonò Natsu, scrocchiandosi le mani infuocate.

Spalancai gli occhi, alla vista dei suoi vestiti ridotti a brandelli e della fuliggine che ricopriva il viso del suo compagno idiota quanto lui.

< < Muuu!! Sono un toro! > >-ribatté indignato, atterrando a pochi metri da loro.

Rimasi stupefatta alla vista di una…

< < Lucy, lui è… > >-tentò di spiegare Levy, rimettendosi in piedi.

< < … una mucca?! > >-gridai, mentre un’ombra di disperazione celava il mio orgoglio.

Dunque era questa una delle Chiavi del Cielo? Una mucca?

< < Muuu!! Milady, vogliate perdonare codesti villici! Hai anche tu delle mammelle muuuolto belle! > >-sorrise, facendomi sentire leggermente scoperta.

Gli lanciai un’occhiataccia di disgusto, e ne lanciai un’altra al due di imbecilli di fronte a lui.

< < Stalle lontano, maledetto bastardo! E tu, Gajeel, non ti impicciare! La pecora è mia! > >-replicò Natsu, incredibilmente rosso di rabbia più dei suoi capelli.

< < Chiudi quella fogna, razza di idiota! – sbottò, sistemandosi i capelli bruciacchiati – Quella maledetta mucca è una mia preda, tu non ti impicciare! > >

I due – che divennero tre con l’aggiunta della pecora in questione – continuarono il loro dibattito su chi avesse dovuto fare cosa all’altro, ed io tentai di riordinare le idee secondo le informazioni che mi venivano fornite da Levy.

< < … Quindi questo tizio ti avrebbe attaccata? E sarebbe una della Chiavi?! > >-mormorai, stupefatta e anche un po’ delusa.

< < Esatto ma dobbiamo agire in fretta! Questa strada non rimarrà deserta ancora per molto-! > >

< < Adesso basta! Sai che ti dico, lo massacreremo di botte a turno! > >-sbraitò Natsu, lasciando che i suoi pugni si infuocassero ancora una volta.

Gajeel, che nel frattempo attirava monete e bulloni di metallo come una calamita, si stiracchiò una spalla e questi ultimi volarono via da lui per poi finire chissà dove. Mostrò un ghigno d’approvazione e si scrocchiò entrambe le mani minacciosamente.

< < Solo per questa volta, Dragneel! Ti porterò la sua testa se tu mi portai le sue mammelle su un vassoio d’argento! > >-urlò.

Natsu sorrise eccitato, la Chiave del Cielo sfoderò l’ascia e fece diversi balzi indietro, incitandoli ad inseguirlo.

< < Non dovete fargli del male, accidenti a voi! > >-protestai, seriamente in ansia per la sorte di quella mucca.

< < Troppo tardi, tesoro! > >-rispose Natsu, lanciandosi al suo inseguimento con Gajeel al suo seguito.

La mucca balzò su ogni edificio, cartello stradale e pubblicitario o albero che gli si ponesse davanti. La sua agilità si rivelò sorprendente quanto la sua forza bruta; con la sua ascia tagliò nettamente a metà qualunque cosa gli avrebbe fatto guadagnare del vantaggio.

Tuttavia né Natsu né Gajeel si dimostrarono da meno; il primo eseguì un salto che oserei misurare di ben trenta metri, l’altro atterrava sulla strada con una violenza tale da creare buche sull’asfalto.

Cercammo di seguirli più che potemmo ma ben presto sparirono dalla nostra vista. Mi fermai d’innanzi all’entrata del Grand Hotel di Magnolia, cercando disperatamente di riprendere fiato mentre la rabbia mi montava.

< < Dannazione a quei due idioti! Non è combattendo in quel modo che si risolve qualcosa! > >-urlai sfogandomi, facendo più baccano previsto.

La terra sotto di noi infatti tremò di nuovo, solo in maniera a dir poco agghiacciante: come se sotto l’asfalto si trovasse una qualche onda di forza esorbitante, la strada si sollevò e poi si abbassò ancora e ancora. Fummo scaraventate a terra, mentre i vetri delle finestre di quell’importante manufatto architettonico andarono in frantumi.

Mi rialzai, dolorante.

< < Lucy, stai bene? > >-disse Levy, massaggiandosi la testa.

< < Sì… sto bene. > >-grugnii, spaesata.

Cosa stava succedendo? Avvertito un’altra incredibile forza molto simile a quella della mucca, solo più diversa. Inoltre qual era la mia funzione? Gajeel e Natsu avrebbero combattuto quella strana manifestazione magica, ma come sarebbe tornata nella sua chiave? Da sola? Se era così, a cosa servivo io?

Mi sentii d’improvviso sollevare da terra, quando mi accorsi di essere effettivamente tra le braccia di Gray. Mi sorrise, mostrando la sua dentatura perfetta ed il suo sguardo ammiccante e fin troppo sicuro di sé.

< < Buondì plebea, ma che curioso caso del destino lega i nostri cammini oggi! > >-esclamò, ricevendo un’occhiataccia dalla sottoscritta.

< < Gray, mettimi subito giù! > >-esclamai, muovendomi scompostamente.

< < Come la mia donna comanda. > >-sospirò, liberando la presa e lasciando che cadessi a peso morto.

Urtai il duro asfalto e desiderai tanto di non avergli mai chiesto nulla. Levy era nel frattempo guardinga, osservando con sospetto e paura la terra sotto di noi. Rimanemmo in ascolto: un profondo boato proveniva dalle profondità della terra, ed un altro assurdo movimento si manifestò all’improvviso.

Gray ci afferrò entrambe e ci sollevammo da terra, prima che la nuova onda avesse potuto colpirci. Dall’alto vidi chiaramente cosa stava accadendo: la strada si sollevava come un’onda marina, abbattendosi sul suo stesso prolungamento che a sua volta raggiungeva la riva, ovvero i palazzi intorno.

< < Credo che abbiamo un bel problema qui… > >-mormorò Levy.

Il Grand Hotel parve per un attimo sul punto di crollare, ma i pezzi si riattaccarono da soli, come un filmato visionato all’indietro. Prima che potessi fare domande, si presentò qualcosa verso la quale avrei dovuto dedicare ancora più attenzione.

Una figura apparentemente umana era emersa dalla spaccatura della strada; indossava abiti da cameriera, delle catene ai polsi ed uno sguardo freddo e raggelante. Alzò gli occhi verso di noi, osservandoci con indifferenza. Gray si abbassò progressivamente, fino a che i miei piedi poterono toccare nuovamente terra ed il mio viso fosse sulla stessa linea d’orizzonte con quello della ragazza.

< < La padrona vuole essere punita? > >-domandò, innocentemente.

< < Virgo, Spirito della vergine. State indietro fanciulle, lei è mia. > >-disse Gray, sfoderando dal nulla una lama di ghiaccio.

***
Angolo Autrice:
Salve ^^ Sono tornata, non mi sembra vero *^* Ebbene sì ragazzi, non sono affatto un miraggio (una maledizione forse sì, però…) né la schermata di EFP ha deciso di tirarvi un brutto scherzo u.u Era da un bel po’ di tempo che non aggiornavo questa storia, e mi scuso per averci impiegato tanto tempo, ma l’ispirazione in questo periodo va e viene!
Fortunatamente (o meglio, sfortunatamente) la mia scuola è occupata, dunque niente compiti e niente lezioni e posso infine dedicarmi alle mie storie :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se ho paura che siate rimasti delusi D: nella note del capitolo precedente avevo promesso un momento GaLe del passato, e invece non ho avuto proprio spazio ._. mi sono accorta che il passato è ambientato in una sorta di medioevo, dunque è necessario che il regno non passi in secondo piano rispetto alle vicende sentimentali u.u (ho visto per troppo tempo Il Trono di Spade mi sa!)
Ma mi farò perdonare con una scena Jane x Garret, che non tratto da un po’ ma che nel prossimo capitolo saranno fondamentali! (: Nel frattempo verrà fatta più luce sul passato di Luce. Per quanto riguarda il presente, Natsu e Gajeel fronteggeranno Taurus, mentre Lucy, Levy e Gray combatteranno contro Virgo :D
Spero di avervi incuriositi ^^
Un bacio e alla prossima! 

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