Un sacco di patate. L'amore non è bello se non è litigarello...

di MandyCri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Captiolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 - FANGO ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Captiolo 28 ***
Capitolo 29: *** Captiolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 - EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Captiolo 1 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

CAPITOLO 1
 
Quel sabato mattina Jack Junior Grant si svegliò pimpante e pieno di vita.
Un raggio di sole gli illuminò il viso, strinse gli occhi accecato dai raggi, ma nonostante il fastidio, sorrise.
Si alzò pigramente stiracchiandosi rumorosamente e si diresse velocemente in cucina.
Vicino alla porta notò le due grandi valigie, i suoi erano in partenza.
Suo padre Jack senior doveva presenziare un meeting a San Francisco nel week end e la madre, come sempre, lo accompagnava.
Ci sarebbero stati tutti i più importanti chirurghi degli Stati Uniti. Era orgoglioso del suo caro papà.
- JJ, tesoro! Già sveglio? – la madre Chantal gli corse in contro e lo stritolò nel suo abbraccio, lo baciò ripetutamente sulla fronte e sui capelli, alzandosi sulle punte, mentre lui si abbassava per farsi coccolare.
Ogni mattina era sempre la stessa scenetta e Jack si lasciava cullare dall’affetto della madre e si crogiolava nel suo amore.
Poteva sembrare quasi patetico visto da fuori, ma lui senza quell’abbraccio si sentiva quasi perso.
- Sono tornato a casa presto ieri sera, mamma – spiegò sciogliendosi dalla morsa materna.
Chantal sorrise e Jack la ricambiò mostrandole i suoi denti perfetti.
- Hai fatto il bravo bambino? – gli chiese inarcando dubbiosa un sopracciglio.
Jack abbassò lo sguardo colpevole – Mmm… mmm… - rispose distogliendo subito lo sguardo.
- Jack! – ecco, predica in arrivo! – Quante volte ti ho detto che non devi prendere in giro quelle povere ragazze! – appunto… - Non puoi continuare così, tesoro, ormai hai quasi diciotto anni, mancano pochi giorni. Dovresti trovarti una ragazzina e cominciare a fare le cose seriamente! Non puoi passare da un letto all’altro, le ragazze vanno rispettate e non sono francobolli! – lo rimproverò.
- È la predica del sabato mattina? – chiese allegro suo padre entrando in cucina in quel frangente.
Jack annuì mugugnando qualcosa di non indentificato che fece scoppiare l’uomo in una potente risata.
- Chantal, amore, lascialo divertire finché è giovane, non lo puoi torturare, in questo modo, ogni fine settimana. È ancora un ragazzo e ha tanto di quel tempo davanti a sé – lo soccorse.
Sua madre li guardò con un’espressione di rimprovero – Siete tutti uguali voi! – disse con un tono di rimprovero che suonò falso ad entrambi i due uomini, poi gli porse la tazza di caffelatte e i cereali e lasciò la stanza alzando le mani platealmente borbottando – Mi arrendo!
Jack scoppiò a ridere.
Adorava la sua famiglia e sapeva di essere ricambiato da ogni punto di vista.
Non gli mancava proprio niente. I suoi genitori si amavano come il primo giorno e lo consideravano il tesoro più prezioso, si sentiva quasi venerato da mamma e papà. Gli concedevano tutto e aveva la massima libertà, ma se aveva bisogno di un consiglio, i suoi erano sempre presenti e mai una volta gli avevano negato un aiuto. Viveva in una bellissima casa e la loro situazione economica era florida. Era dotato di un’intelligenza sopra la norma e non aveva nessun problema a scuola. Anzi! Brillava in ogni materia e probabilmente era lo studente più bravo di tutto il liceo, senza contare che anche nello sport spiccava per le sue doti, non a caso era il capitano della squadra di football.
L’unico problema che aveva era con le ragazze.
Be… ecco… non che avesse delle difficoltà con il gentil sesso, solo che non si sapeva decidere. O meglio, non aveva ancora incontrato quella giusta per lui, quella che gli faceva battere forte il cuore o sudare la mani. Insomma, quella che gli avrebbe aperto le porte del paradiso
Quindi, sostenuto anche dal buon Jack Senior e contrastato dalla severa, per modo di dire, Chantal, aveva deciso di provarne tante per trovare quella che, un giorno, sarebbe diventata la signora Grant.
Suo padre, in fin dei conti, aveva ragione. Era troppo giovane per essere serio da quel punto di vista, quindi Jack non pensava ad altro che a divertirsi e visto che madre natura era stata davvero generosa con lui e con il suo aspetto fisico, ne approfittava! Chi era lui, in fondo, per andare contro la natura?
A scuola era famoso per quello.
Lui era il classico bello e stronzo. Le ragazze erano come figurine per lui…
Ce l’ho… ce l’ho… ce l’ho…
Il “non ce l’ho” era riservato solo alle sfigate, grassocce, occhialone, secchione o somare che fossero, il resto era passato tutto sotto il suo corpo, nel senso reale della parola.
Bionde, brune o rosse.
Passava per i corridoi del liceo come il messia con i suoi apostoli, le ragazze e anche i ragazzi si spostavano e lo guardavano di sottecchi, le prime in adorazione e i secondi invidiosi.
Girò il cucchiaio nella tazza con un po’ di rabbia.
Chissà se quella marmaglia sapeva che lui era quello con i voti più alti di tutto il liceo!
Tra due settimane avrebbe compiuto diciotto anni.
Mamma e papà gli avevano promesso una festa speciale, visto i bei voti e Jack era fiero di se stesso.
Sarebbe stato l’evento dell’anno. Avevano affittato una villa stupenda con tanto di piscina, band e camerieri.
A scuola non si parlava d’altro, sentiva il chiacchiericcio degli studenti che smaniavano per essere invitati. Vedeva la speranza disegnata in tutti gli occhi che incrociava. Sorrisi forzati solo per ricevere quel bigliettino argentato, che sua madre aveva fatto stampare.
In realtà li avevi distribuiti tutti.
Gliene erano rimasti giusto due, che portava sempre in tasca, ma che sinceramente non sapeva a chi dare.
Probabilmente li avrebbe buttati vita.
 

***

 
Jenna Taylor si alzò di scatto dal letto. Era in ritardo!
Aveva passato un week end orribile, studiando matematica, che lei odiava profondamente, insieme alla sua migliore amica Tess, nonché genio dei numeri.
Si erano rimpinzate di pop corn, tartine, patatine e ogni genere alimentare “unto” che la madre della ragazza portava loro ogni ora, con un ritmo costante.
La sera avevano guardato un film d’amore strappalacrime e avevano pianto come due bambine, sul divano, abbracciate. Finito il film erano andate a dormire nella stanza di Tess, confidandosi i loro sogni ad occhi aperti. Rituale patetico di ogni fine settimana.
Sapevano entrambe perfettamente i gusti dell’una e dell’altra, ma a loro piaceva parlarne, almeno in via teorica. Praticamente soddisfacevano così la carenza di “ragazzi” nella loro vita. Si raccontavano cosa sarebbe potuto succedere se avessero conosciuto l’uomo ideale.
Ovviamente, entrambe speravano nel principe azzurro che sarebbe arrivato in sella ad una moto scintillante e le avrebbe tolte dalla loro condizione, ormai consolidata, di “sfigate”.
Avevano parlato per quasi due ore delle loro fantasie romantiche e del loro ideale di ragazzo, descrivendolo accuratamente, partendo dal fisico per arrivare alle psiche e stranamente, per entrambe, il modello ideale di uomo assomigliava pericolosamente a quello stronzo di Jack Grant.
Si erano guardate negli occhi e poi erano scoppiate a ridere.
- Sono solo sogni, ce lo possiamo permettere – aveva detto all’amica prima di addormentarsi con un sorriso stampato sul viso.
Almeno quelli non glieli poteva demolire nessuno ed erano completamente gratis!
Abitavano nello stesso palazzo e sullo stesso pianerottolo. Jenna per andare a trovare l’amica non doveva far altro che uscire di casa e bussare alla porta di fianco.
Tess Smith era come una sorella per lei.
Era piuttosto sovrappeso. Troppo sinceramente, insomma decisamente grassa e per questo perennemente a dieta. Dieta che giustamente non seguiva mai. Portava dei ridicoli occhiali rosa spessi un centimetro che le cadevano sempre sulla punta del naso, capelli castani lisci dritti come spaghetti sempre in disordine e si vestiva con leggins attillati, maglie scollate o peggio ancora delle minigonne inguinali che mostravano, senza pietà, ogni difetto delle gambe grosse e storte.
Jenna la invidiava da quel punto di vista, perché nonostante i chili di troppo e la sua risaputa timidezza,  riusciva a fregarsene e camminava sempre a testa alta, senza curarsi dei continui scherzi e delle impietose provocazioni di tutti i ragazzi “in” del liceo.
Era una timidezza un po’ strana quella di Tess.
Non riusciva a spiaccicare una parola con nessuno se non con chi conosceva da molto tempo, ma nello stesso tempo se ne infischiava ampiamente delle prese in giro e, il più delle volte, degli insulti veri e propri e Jenna la invidiava terribilmente per questa sua forza interiore.
Al contrario, lei aveva un fisico asciutto e ben fatto con le curve al punto giusto. Lunghi capelli neri lisci che le coprivano tutta la schiena che, nonostante ne avesse poca cura, erano sempre lucenti e in ordine, quando si ricordava di pettinarli. Tuttavia, sebbene sapesse di essere bella, non le piaceva mettersi in mostra.
Copriva il suo corpo sotto diversi strati di vestiti e legava la sua folta chioma scura in code assurde e spettinate o in orribili chignon fermati con la matita rosicchiata di turno.
Prese dall’armadio il primo paio di jeans e dal cassetto la prima felpa, senza curarsi dei colori.
Li indossò in fretta, strinse i jeans con una cintura e si mise le scarpe da tennis nere che ormai erano sfatte.
Quando arrivò in cucina vide chiaramente la madre scuotere la testa – Jen, sabato prossimo andiamo a fare un po’ di shopping, non posso più vederti in queste condizioni.
Alzò le spalle e bevve in piedi la tazza di the che sua madre le aveva preparato. Scartò una merendina e se la mise in bocca – Lo sai mamma che non mi interessa – disse con la bocca piena.
La donna alzò gli occhi al cielo – Non riesco proprio a capirti, tesoro… sei così bella che tutti i ragazzi ti cadrebbero ai piedi. C’è chi pagherebbe oro per essere come te e tu che fai? Ti nascondi sotto quelle felpe stinte e abbondanti e dentro a quei ridicoli jeans di tuo padre che saranno almeno cinque taglie più grandi della tua! – la rimproverò.
Jenna si accorse subito del lampo di tristezza che aveva appena adombrato il volto di sua madre.
Suo padre le aveva abbandonate quando aveva solo dieci anni. Non aveva fatto nemmeno la valigia.
Un giorno le aveva salutate come se niente fosse ed era sparito nel nulla. Non avevano più saputo nulla di lui.
- Ok, mamma! Sabato andiamo a fare shopping – disse più per chiudere quella conversazione che ormai le logorava il fegato ogni mattina che per rendere felice la madre.
Quando vide rispuntare il sorriso sulle labbra della donna, però, si sentì felice.
- Vado adesso che sono già in ritardo. Ciao mamma a dopo – urlò dirigendosi in bagno per lavarsi i denti.
Uscì di casa in fretta e furia, proprio mentre Tess stava per bussare. Si salutarono con un mugugno e fecero i due piani di scale correndo per non perdere l’autobus che, fortunatamente, presero al volo.
Ovviamente il mezzo era stracolmo e Jenna rimase sul gradino più basso della porta scorrevole, non riuscendo ad andare oltre.
La sua visuale era completamente coperta dal seno prosperoso di Tess che, quel giorno, aveva scelto una maglietta fucsia di dubbio gusto.
Come se non bastasse l’amica cominciò subito la sua paternale, come se quella di sua madre non fosse stata sufficiente quella mattina!
- Jenna sei scandalosa! – le soffiò nell’orecchio visto che si era sistemata un gradino sopra di lei – Ma perché ti vesti sempre in questo modo così insulso? – chiese inchinandosi verso di lei e facendole sprofondare il visto nelle sue tette enormi.
Jen cercò di spostare il viso lateralmente infastidita da quella vicinanza.
- Uff… Tess, non metterti anche tu! Mi sono già sorbita la predica di mia madre che sabato mi costringerà ad un tour de force per i negozi del centro commerciale – gemette già impaurita dalla giornata che le si sarebbe profilata tra pochi giorni.
- Eh! Sarebbe ora, non ti capisco proprio Jenna. Sei bella, hai un corpo da urlo che conosciamo solo io e tua madre, sei intelligente e simpatica e ti nascondi sotto quegli stracci e quel carattere di cacca, concedimi questa parola, che ti ritrovi! Potresti avere tutti ai tuoi piedi! È proprio vero che chi ha la pagnotta non ha i denti… - concluse lanciandole un’occhiata sprezzante.
Jen sbuffò.
Sempre le stesse storie, che stanchezza!
Se già il suo umore era pessimo, adesso era sotto la suola delle scarpe.
Non rispose nemmeno , intenta com’era ad evitare quelle super tette ballerine che ad ogni buca le arrivavano in faccia.
Quando scese dal bus tirò un lungo respiro di sollievo. Salutò velocemente Tess e si diresse come uno tsunami verso la sua classe.
Prima ora, compito di matematica! Ma poteva cominciare peggio quel lunedì?
Non guardò in faccia nessuno, non ascoltò nemmeno i commenti sarcastici su di lei delle ragazze della squadra di pallavolo, corse e basta verso il suo “quattro” in matematica, ormai consolidato, perché nonostante ci avesse messo tutto il suo impegno quel fine settimana a studiare le formule e tutte quelle cose strane, non aveva capito ancora nulla e questa era la sua unica certezza in quel momento.
Due prediche e un quattro, cosa mancava per peggiorare la situazione?
Questo fu il suo ultimo pensiero, prima di ritrovarsi stesa per terra con un grosso peso sullo stomaco e la testa dolorante.
 

***

 
Jack si mise a sedere sul pavimento freddo, massaggiandosi la testa.
Stava correndo per scappare dalla biondina con cui aveva trascorso il venerdì sera, prima di svoltare l’angolo e trovarsi rovinosamente addosso a chissà chi.
Aveva fatto il grosso errore di bere un bicchierino di troppo e aveva lasciato il suo numero di telefono alla tizia che si era portato a letto. Quella scocciatrice l’aveva tampinato di messaggi per tutto il sabato e la domenica. Ma cosa si era messa in testa? Doveva sapere che lui era famoso per una botta e via.
Contrariamente a tutti gli altri fine settimana, se ne era stato chiuso in casa come un eremita per paura di incontrarla e a nulla erano valse le telefonate degli amici per convincerlo ad uscire.
Aveva accampato la scusa banalissima del “non sto tanto bene, ho paura di essermi preso l’influenza”, non sapendo che altro inventare per non uscire, ovviamente non poteva certo dire la verità, ovvero che era terrorizzato di incontrare nuovamente la biondina “non mi ricordo nemmeno come si chiama”.
Alzò lo sguardo e fissò la colpevole della sua caduta.
Quella cicciona sfigata! Proprio in quel momento doveva mettersi sulla sua strada?
La ragazza se ne stava ancora stesa a terra, lamentandosi per la botta.
Quando si mise seduta e si accorse di lui, arrossì violentemente.
Non era proprio grassa, osservò guardandola meglio, anzi forse era anche carina sotto quegli stracci.
La campanella suonò l’inizio delle lezioni e lo distolse dall’esame approfondito che stava facendo alla ragazza.
Pericolo scampato. La biondina tettona probabilmente era già in classe.
Si rialzò prontamente e le tese la mano – Ti sei fatta male? – le chiese con gentilezza.
La ragazza fece una smorfia non ben definita e rifiutando il suo aiuto si issò da sola. Si pulì i jeans decisamente troppo larghi per lei e lo guardò in malo modo – Ho il compito di matematica alla prima ora e per colpa tua, ho perso minuti preziosi – gli disse con cattiveria additandolo come se fosse un pericolo per la società.
Jack strabuzzò gli occhi. Questa poi… non solo l’aveva travolto e atterrato, ma gli stava pure dando la colpa dell’incidente – Senti cicciona sfigata - disse stizzito e arrabbiato – Sei stata tu… - non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che la ragazza alzò il dito medio in segno di saluto e sparì dietro l’angolo.
Jack rimase allibito.
Non solo l’aveva travolto, non solo gli aveva dato la colpa di ciò che era successo, ma l’aveva pure mandato a quel paese? Rimase in silenzio a meditare.
No, no, no! Quella sfigata non poteva trattarlo così!
Ci avrebbe pensato lui all’intervallo a rendergli pan per focaccia!
Si avviò verso la sua classe più agguerrito che mai!
 

***

 
Ecco! Era anche in ritardo, addio media del quattro…
Jenna bussò alla porta ed entrò preparandosi alla ramanzina del professore che non tardò ad arrivare.
- Taylor! Qual buon vento! Siamo contenti che ci abbia degnato della sua presenza. Mi dica… è talmente sicura di se stessa che può permettersi di perdere dieci minuti di tempo per questo compito? – la prese in giro il professore.
Sentì sghignazzare i suoi compagni e si diresse a testa bassa e avvilita verso il suo banco – Mi scusi ho avuto un contrattempo – mormorò a voce bassissima.
Maledetto Jack Grant! Era tutta colpa sua. Doveva proprio sbucare da quell’angolo così all’improvviso?
Il professore le consegnò il compito da svolgere – Mi faccia sognare Taylor – disse ridendo.
Jenna sentì le guance bruciare. Che vergogna!
Cominciò a leggere le domande e rimase sconcertata. Non ne sapeva nemmeno una!
Addio media del quattro.
Oltretutto come se non bastasse l’immagine di Jack continuava a tormentarla.
Oh Dio! Come era bello! Con quegli occhi di un azzurro intenso e quei capelli neri un po’ mossi che gli coprivano parte del collo e gli scendevano ribelli sulla fronte, quel lieve filo di barba e quel naso perfetto. E la bocca? Così piena e rosea… Jenna deglutì vistosamente.
- Problemi Taylor? – l’agguato alla spalle del professore la prese alla sprovvista. Sobbalzò, arrossì violentemente e scosse la testa cercando di darsi un contegno e di concentrarsi nuovamente sul compito.
Jack era alto e aveva due spalle larghe, le gambe sode e muscolose e il sedere? Oh! Dio…
Quando andava a vedere le partite con Tess non riusciva mai a staccare gli occhi da quel fisico statuario, entrambe se ne stavano lì, come due stupide, a sbavargli dietro. Cercavano sempre un posto un po’ isolato in modo che nessuno le notasse, tanto poi non partecipavano mai alla festa di fine partita. Restavano ad ammirarlo con la bocca aperta sognando che, magari un giorno, lui le avrebbe degnate di uno sguardo e, perché no, avrebbe chiesto loro di raggiungerli per festeggiare il fine partita.
Sogni…
E lei? L’aveva atterrato come un’idiota… o era stato lui ad atterrare lei? Del resto era lui che era finito sopra il suo corpo!
Jenna il compito!, si rimproverò stanca di quei pensieri.
Rilesse la prima domanda, ma le parole del ragazzo ritornarono prepotenti: senti cicciona sfigata...
Forse aveva ragione sua madre, era arrivato il momento di rinnovare il guardaroba.
Si diede della stupida, pazza e cogliona diverse volte, ma a chi la voleva dare a bere? Jack Grant era il ragazzo più popolare di tutto il liceo, dopo il loro scontro non si sarebbe nemmeno ricordato la sua faccia.
Rilesse la prima domanda e cominciò a scrivere, esattamente cosa non lo sapeva, ma almeno non avrebbe presentato il compito in bianco!
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

CAPITOLO 2
 
Non l’aveva vista all’intervallo.
Adesso si aggirava come un felino per la mensa, con il vassoio in mano, in cerca della ragazza stracciona. Tom e Alex lo seguivano a ruota, protestando ogni volta che procedeva oltre un tavolo libero o “interessante”.
- Jack! – si girò di scatto e riconobbe subito la biondina del venerdì sera – Vieni, ti ho tenuto il posto – lo incitò lei sbracciandosi.
Strabuzzò gli occhi e fece un segno di saluto alla ragazza, distogliendo subito lo sguardo.
Questa non ci voleva!, pensò agitato.
Cercò disperato tra la miriade di studenti il primo tavolo disponibile, a questo punto tutti i suoi piani erano rimandati, perché adesso doveva pensare solo alla sua sopravvivenza e scappare dalla biondina tettona.
Fu in quel momento che vide la straccionaseduta con un’altra ragazza sua simile e cioè un’altra sfigata, al tavolo più nascosto di tutta la mensa, si diresse a passo sostenuto verso di lei, sentendosi addosso gli sguardi perplessi dei due amici.
- Ciao! – disse, sedendosi davanti alla ragazza con cui si era scontrato la mattina.
Le due ragazze lo guardarono e sgranarono gli occhi, ammutolendo di colpo.
- Jack… sei forse impazzito? – gli sibilò Alex ad un orecchio, sistemandosi, però, al suo fianco da bravo apostolo.
Fece spallucce evitando di guardarlo negli occhi e si concentrò sulla sua preda – Stai bene?
La ragazza arrossì violentemente – Si… - mormorò.
Era evidente il suo disagio e d’altra parte anche lui si sentiva in imbarazzo.
Era la prima volta in cinque anni che si sedeva con due sfigate. Era una gran seccatura effettivamente. Cancellò subito quel pensiero, perché voleva la sua vendetta.
Quella stracciona l’aveva mandato a quel paese, quella si era preso gioco di lui: Jack Grant! Non poteva fargliela passare liscia. No di certo!
Anche se nessuno aveva visto l’atteggiamento impertinente che aveva avuto nei suoi confronti, gliela voleva far pagare. La voleva umiliare come lei aveva fatto con lui.
- Il compito come è andato? – chiese con gentilezza calcolata – Ah giusto… che sbadato, non ci siamo ancora presentati, io sono Jack – disse allungando la mano.
La ragazza guardò l’amica che li stava osservando esterrefatta – Piacere Jenna – balbettò infine.
Fecero tutte le presentazioni di rito. I suoi amici si erano immusoniti e ogni tanto borbottavano tra loro infastiditi e risentiti, però a Jack non interessava.
Fissava Jenna e si rese conto di non riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Quella ragazza lo incuriosiva parecchio.
Era carina, peccato quei vestiti così sciatti… - Allora il compito? – domandò per tagliare il silenzio pesante che era calato sul loro strano gruppo.
- Spero di non rovinare la mia media, ce l’ho messa tutta, anche se arrivare in ritardo non mi ha aiutata per niente – gli rispose sconsolata.
- Bene, allora vuol dire che non è andato proprio così male… - le fece un largo sorriso.
Jenna si illuminò e poi scoppiò a ridere.
Fu in quel preciso momento che Jack avvertì una fitta strana allo stomaco – Perché ridi? – chiese quasi impaziente di sentire la risposta.
- Jack, la mia media è del quattro, spero solo di non averla abbassata ulteriormente… - disse scoppiando a ridere nuovamente.
Lo stava prendendo in giro? Ancora?
Cioè, era lei la sfigata!
L’osservò di sottecchi, era bella e nonostante quei vestiti larghi, aveva notato i polsi stretti e il seno prosperoso. Chissà com’era sotto quella stoffa…
Aveva lunghi capelli lisci, anche se raccolti malamente in una specie di coda alta tutta spettinata, due incredibili occhi verdi contornati da lunghissime ciglia nere. La pelle era chiarissima e sul grazioso naso alla francesina c’erano stampate diverse lentiggini che le davano un’aria birichina.
Una bellezza rara e delicata.
La vide diventare rossa sotto il suo sguardo insistente e le regalò uno di quei sorrisi che facevano capitolare le ragazze ai suoi piedi.
Jenna arrossì ulteriormente, lo fissò un attimo e poi abbassò lo sguardo, coprendosi le guance colorite con le mani.
Il tempo del pranzo passò in un lampo.
Dopo il primo momento di imbarazzo, avevano chiacchierato del più e del meno, con Alex e Tom aveva intrattenuto le due ragazze raccontando loro diversi aneddoti simpatici sul pre e post partita all’interno degli spogliatoi.
Nonostante le proteste iniziali, anche Tom e Alex si erano divertiti.
Tess, l’amica di Jenna, era un tipo silenzioso, però le poche volte che aveva detto qualcosa, se ne era uscita con delle battute esilaranti che li aveva lasciati scioccati.
Non era bella come Jenna ed era vestita in un modo pietoso. Il fucsia non le donava per niente, tuttavia la scollatura aveva catturato la completa attenzione dei due suoi amici, soprattutto quella di Alex che aveva una fissa per le tette astronomiche.
Si era divertito a dare all’amico diverse gomitate e a sussurrargli – Abbassa lo sguardo!
Il ragazzo lo mandava velatamente a quel paese e arrossiva, perché sapeva che Jack l’avrebbe preso in giro per un bel po’ di tempo! Però, nonostante questo, i suoi occhi si andavano a riposizionare sempre sullo stesso punto.
Guardò l’orologio – È tardi! Andiamo ragazzi… - si alzò – Allora ci si vede in giro, ok? Ciao ragazze – disse guardando direttamente Jenna.
- Ciao – risposero all’unisono le due amiche.
Si diresse verso l’uscita della mensa insieme ai suoi compagni, poi si fermò di colpo, estrasse i due bigliettini argento e ritornò, d’impeto, su suoi passi.
Posò i due inviti sul tavolo sorridendo tra sé e sé nel vedere l’espressione sbigottita dipinta sul volto di Jenna – Mi farebbe piacere se veniste alla festa del mio compleanno – disse.
- Noi non… non credo… - balbettò Jen che era sbiancata incredibilmente.
- Veniamo – la interruppe Tess, afferrando i biglietti e facendogli l’occhietto.
- Bene allora ci vediamo, ciao ragazze, portate il costume, mi raccomando! C’è una bella piscina riscaldata… – si allontanò con le mani nelle tasche, non riuscendo a capire, perché si sentisse così felice.
 

***

 
- Sei impazzita! Io non ci vado alla festa di quello stronzo figlio di papà! In costume poi? Ma dico… ti sei persa il cervello per strada? Santo cielo Tess! Ma credi che cambierà qualcosa per noi due, solo perché, Mister Sono il più bello della scuola si è degnato di pranzare con noi? No! Quello vuole qualcosa! Ne sono sicura, non mi fido! Vedrai, starà preparando qualche scherzo… non voglio essere umiliata da uno come lui, sai cosa significherebbe? Tutti sarebbero autorizzati a trattarti così… Voglio continuare a vivere nell’anonimato, facendo finta di non sentire i commenti che fa la gente come lui nei corridoi, quando passiamo. Quelli li sopporto, perché sono solo parole! Ma non riuscire a digerire scherzetti e dispetti! Ma si può sapere cosa ti è passato per quella testa che ti ritrovi? – Jenna parlò senza nemmeno prendere il respiro.
Le parole le uscirono tutto d’un fiato. Si sentiva bruciare il viso dalla rabbia.
Si mise a braccia conserte, battendo nervosamente il piede e guardando l’amica con un’espressione inequivocabile di rimprovero – Allora non hai niente da dire? – continuò imperterrita.
- Uff… Jenna come sei pesante! È la nostra occasione per fare qualcosa di divertente. Per realizzare un desiderio. Chi se ne frega di quello che dicono di noi, andiamo alla festa, mangiamo, beviamo e ci divertiamo. Io e te! Sarebbe carino passare un sabato diverso dal solito. Tra l’altro questo week end, sarebbe il turno di “Pretty Woman” sono stufa di vedere Richard Gere salire quella maledetta scala! Dai! Sii sincera… quante volte abbiamo sognato che Jack Grant ci invitasse alle feste del dopo partita? Quante volte abbiamo fantasticato su di lui? Un bacio, una carezza o anche un semplice saluto? Ci ha invitate alla festa del suo compleanno, non so se rendo! La festa più fica di tutto l’anno. L’evento! E tu non vuoi andarci perché credi ti voglia tirare un brutto tiro o perché non vuoi indossare un costume? Tu che sei perfetta? Cosa dovrei dire io… così mi offendi! E poi perché dovrebbe avercela con te? Su andiamo Jenna, ti stava mangiando con gli occhi. Quello è cotto te lo dico io…
Jenna alzò gli occhi al cielo.
Anni e anni di film romantici e pop corn al microonde avevano devastato il cervello della sua più cara amica, ormai era certo!
Ma cosa stava blaterando?
Jack Grant interessato a lei? Jenna Taylor la sfigata! Impossibile… lui voleva qualcosa, ancora non sapeva esattamente cosa, ma presto o tardi, purtroppo l’avrebbe scoperto a sue spese. Di questo ne era sicura.
- E va bene andiamo, ma ti avverto Tess, se vedo che c’è qualcosa che non mi quadra me ne vado immediatamente che tu voglia o no! – disse arrendendosi di fronte all’espressione da cerbiatto ferito dell’amica che le stava facendo pure il “labbrino”.
- Ehi… comunque tu mi devi dare delle spiegazioni… come caspita hai fatto a far si che Jack Grant ti notasse? No… te lo chiedo, perché se sono stati quegli orribili jeans che indossi, me ne vado a comprare un paio anch’io…
Jenna le diede una sberletta sulla testa per rimproverarla, la prese sottobraccio e insieme si avviarono fuori dalla mensa ridendo.
Trascorse le altre ore di lezione nella distrazione più totale. Gli occhi di Jack la stavano perseguitando. Aveva ripercorso mentalmente tutta l’ora trascorsa in mensa con il ragazzo che la guardava e le sorrideva e non riusciva a togliersi dalla mente il sorriso di quello stronzo! Per non parlare degli occhi e di tutto il resto.
Era malata! Non c’era altra spiegazione, non poteva aver davanti agli occhi in continuazione quell’elemento! Appena arrivata a casa, doveva assolutamente misurarsi la febbre.
Quando finalmente tutte le lezioni finirono, aspettò Tess alla fermata dell’autobus.
L’amica era in ritardo, cosa molto strana.
Jenna vide passare sconsolata l’autobus che le avrebbe dovute portare a casa, lanciò qualche insulto all’indirizzo dell’amica e poi si impose di restare calma.
Pazienza avrebbero aspettato altri quindici minuti, sempre se Tess si degnava di arrivare!
Passarono altri cinque minuti e Jenna si decise di mandarle un messaggio, stava per premere invio, quando la vide arrivare. Stava chiacchierando fittamente con il ragazzo che avevano conosciuto in mensa. Alex, l’amico dello stronzo.
Jenna si insospettì.
Ma cosa stava succedendo quel giorno?
Jack Grant che parlava e mangiava con loro e le invitava addirittura alla sua mitica festa di compleanno e adesso Alex che chiacchierava con la timida e tonda Tess?
C’era qualcosa che non andava. Tutto le sembrava sospetto.
Tess le si avvicinò con un immenso sorriso sulle labbra – Ciao amo! – la salutò sprizzando gioia da tutti i poro - Alex è qui in macchina, dice che ci accompagna lui a casa, visto che abbiamo perso l’autobus, per te è ok?
Jenna la guardò di sottecchi. Non le piaceva per niente questa cosa.
L’amica aveva un’espressione implorante, si vedeva che ci teneva molto e del resto non poteva darle nessun torto. Alex era veramente un bel ragazzo. Alto, slanciato, capelli biondi con un taglio corto, quasi militare e due occhi nocciola, molto espressivi, contornati da lunghe ciglia.
Il ragazzo si avvicinò a Tess e con molta naturalezza le sistemò gli occhiali che ancora una volta erano scivolati sulla punta del naso, poi le sorrise guardandola direttamente negli occhi. L’amica diventò color porpora, ma ricambiò quel sorriso. In quel momento Jenna si sentì in più.
– Tess vai tu, io aspetto l’autobus, non ci sono problemi – disse abbassando lo sguardo.
- Jenna… ti prego… mi piacerebbe che ci accompagnasse, è simpatico… - le si avvicinò di più come per non farsi sentire da nessun altro sussurrò – Mi piace… non so se l’hai capito…
 – Tess… tu vai tranquilla, io tra l’altro devo scendere la fermata prima della nostra per andare al supermercato, non farti problemi – la spinse delicatamente verso Alex – Vai, su… - la incitò.
L’amica la guardò riconoscente, poi l’abbracciò – Io ti amo! – mormorò.
Jenna scoppiò a ridere – Fila via! – la rimproverò.
Osservò i due ragazzi avviarsi verso il parcheggio e sospirò profondamente.
Chi l’avrebbe mai detto che uno dei ragazzi più carini della scuola parlasse proprio con la sfigata e cicciona Tess? Non era gelosa, anzi era proprio felice per l’amica, però aveva anche paura.
Non voleva che nessuno le facesse del male, era come una sorella per lei.
Se quell’Alex la stava prendendo in giro, gliel’avrebbe fatta pagare, in un modo o nell’altro.
Allungò la felpa ancora più verso le ginocchia e si avviò tristemente verso la fermata dell’autobus, sola come un cane.
Quando il mezzo finalmente arrivò, si sistemò nel posto in fondo vicino al finestrino.
Osservò distrattamente il paesaggio scorrere davanti ai suoi occhi.
Era nervosa per un sacco di ragioni.
Lo scontro-incontro con Jack Grant, il compito di matematica e per finire Tess e Alex che tornavano a casa insieme.
Senza Tess si sentiva persa.
Si diede della stupida un miliardo di volte. Aveva paura che la nascita di questa nuova amicizia tra la sua migliore amica e quel ragazzo potesse in qualche modo ledere il loro rapporto ormai consolidato da anni.
Tra l’altro, nessuna delle due aveva mai avuto un ragazzo e quindi non poteva nemmeno sapere come si sarebbe comportata Tess con lei, se per caso qualcuno fosse entrato nella sua vita.
Qualche pensiero maligno fece capolino al suo cervello, ma cercò di scacciarlo subito come era venuto.
Non era giusto pensare certe cose solo perché non voleva ritrovarsi sola.
Tess era la sua migliore amica e meritava tutta la felicità del mondo.
Si sentì meschina solo per aver sperato che Alex magari la stesse prendendo in giro e le avrebbe spezzato il cuore, solo perché così Tess sarebbe corsa a piangere da lei.
Stava cambiando tutto e lei non era ancora pronta. Stavano diventando grandi.
Voleva continuare a passare i sabato sera con la sua migliore amica, guardare i soliti vecchi film e piangere sempre per le stesse scene. Spargere i pop corn per il divano e poi ricercare i pezzettini perduti, quando avevano finiti quelli nella terrina.
Poi perché Alex avrebbe dovuto prendere in giro Tess?
In fin dei conti nessuno lo aveva obbligato a fermarsi a parlare con lei e, tanto meno, a chiederle di accompagnarla a casa.
Era Jack Grant la persona di cui non si fidava.
Lui voleva qualcosa e lei lo avvertiva chiaramente!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao,
innanzi tutto volevo ringraziare chi segue la storia.
In particolar modo chi mi ha lasciato traccia del suo passaggio: Krystal Darlend la prima in assoluto, nian07 che segue anche altre mie storie e ilapietro91 che mi ha fatto una sorpresona a commentare questo racconto e che mi fa ogni volta morire dalle risate con le sue recensioni.
Grazie mi avete resa molto felice.
Detto questo se qualcun'altra ha voglia di scrivere sa già che mi renderà particolarmente felice.
Grazie

_______


CAPITOLO 3
 
Erano quattro giorni che mangiava con Tess, Alex e Tom.
La cosa era abbastanza strana, ma Alex non aveva voluto sentire ragioni, voleva stare con quella palla di lardo, perché lo faceva ridere!
Ma era una cosa normale?
Jack imprecò mentalmente. Il suo amico aveva avuto tanto da ridire quel lunedì, quando si era seduto al tavolo delle due sfigate e adesso lo osservava che faceva il cascamorto con la ragazza! L’amico non voleva sentire ragioni e guai se non andavano a mangiare con Tess.
Il potere delle tette, pensò sconsolato.
Non si spiegava proprio l’amicizia nata tra i due, eppure contrariamente ad ogni suo pensiero, sembravano andare d’amore e d’accordo.
Sapeva benissimo che non era successo ancora niente di “amoroso” tra i due ragazzi, ma era solo questione di tempo, ad Alex quella ragazza tondetta piaceva in modo particolare, tanto che andava a prenderla in macchina (*) ogni giorno e poi la riportava a casa finita scuola.
Da quello che gli aveva raccontato, stavano ore e ore a parlare sotto il portone di casa di Tess.
Alex era un ragazzo molto bello e popolare. Tutte le ragazze del liceo si sarebbero fatte in quattro solo per avere un suo saluto e lui si perdeva con quella cicciona sfigata?
Jack non riusciva proprio a capacitarsi di questo, anche se in fin dei conti, anche lui si sentiva attratto da una sfigata.
Ma va! Che razza di pensieri gli stavano passando per la testa? Lui voleva solo vendetta per quel dito medio alzato e anche perché quella non era caduta ai suoi piedi, tramortita dal suo fascino.
Proprio non riusciva a spiegarsi, perché non le piacesse. Tutte le ragazze del liceo avrebbero fatto carte false per lui… e invece lei lo snobbava. Proprio non gli andava giù!
L’avrebbe conquistata e poi le avrebbe dato il ben servito! Come del resto faceva sempre con tutte le altre.
Invece Jenna era sparita dalla circolazione, dopo quel lunedì.
Aveva provato ad indagare con Alex e Tess, ma il primo non sapeva niente e la seconda non gli aveva dato alcuna informazione utile, anzi nemmeno lei si spiegava il motivo per cui l’amica non si faceva viva in mensa, almeno così diceva. Tess non era preoccupata più di tanto, gli aveva detto che ogni tanto Jenna aveva questi periodi no e si isolava completamente dal mondo. Ormai la conosceva bene e quindi lasciava che sfogasse quei suoi momenti con la solitudine, perché tanto sapeva che sarebbe ritornata nel giro di qualche giorno la stessa di sempre.
Jack era stranito da questa situazione strana. Aveva come il presentimento che Jenna non si recasse in mensa solo per evitare lui. Il che lo lasciava basito e innervosiva ancora di più. Non le aveva fatto niente, al contrario, era stato gentile in modo particolare con lei e adesso era un po’ irritato dall’atteggiamento di quella sfigata.
In fin dei conti Jenna doveva essere solo felice se riceveva delle attenzioni da Jack Grant! E quando mai le sarebbe più capitata un’altra occasione simile?
Doveva preparare un piano per farla cadere tra le sue braccia. Assolutamente! Non sarebbe mai accaduto che una sfigata lo rifiutasse!
L’aveva vista di sfuggita solo il giovedì.
Stava correndo a tutta velocità lungo il corridoio della scuola e Jack si era chiesto anche il perché, visto che non era nemmeno in ritardo. Da quel momento, aveva cominciato a sospettare che stesse cercando di evitare proprio lui. L’aveva chiamata, lei si era girata a malapena e poi se l’era filata senza degnarlo nemmeno di un saluto.
Si era guardato in giro, sentendosi gli occhi divertiti degli altri alunni puntati contro e ovviamente l’imbarazzo aveva preso il sopravvento. Si era alzato il colletto della camicia e poi aveva grugnito qualcosa all’indirizzo di quei curiosi che prontamente avevano abbassato lo sguardo intimoriti.
Quando aveva scoperto della nascita della nuova amicizia tra Alex e Tess e che il ragazzo andava a prenderla ogni mattina e poi la riaccompagnava e che anche Jenna andava con loro, aveva obbligato Alex ad andarlo a prendere a casa il giovedì, inventando la scusa che la sua macchina era dal meccanico. L’amico l’aveva guardato storto, perché sapeva benissimo che la sua macchina era nuova di zecca, regalo anticipato di mamma e papà per il suo diciottesimo anno, insieme alla festa
Ma ovviamente quel giorno Jenna non c’era! Neanche farlo a posta.
Aveva imprecato tra sé e sé come uno scaricatore di porto e non appena erano arrivati a scuola, era sceso dalla macchina e si era avviato verso l’entrata con un diavolo per capello, senza nemmeno salutare e ringraziare per il passaggio.
Era stato in quel momento che l’aveva vista correre come una disperata.
Adesso se ne stava lì, a spiluccare contro voglia il suo pranzo e a far finta di ascoltare i discorsi stupidi degli altri tre. Si stava annoiando a morte.
- Andiamo al cinema sabato sera? Fanno un film horror che mi piacerebbe vedere – lanciò la domanda così, senza specificare a chi si stava rivolegendo, perché in verità, voleva che si sentisse invitata anche Tess e magari la ragazza avrebbe chiesto anche a Jenna di unirsi a loro.
Alex tossicchiò imbarazzato – Ecco… veramente io e Tess pensavamo di andare a vedere un altro film… eravamo già d’accordo - si girò verso la ragazza e le sorrise – Un film romantico… non credo vi possa interessare… - disse d’un fiato, arrossendo e facendo palesemente capire che non voleva compagnia indesiderata.
Jack alzò le spalle – Ah va bene, per me è lo stesso, vada per il film da femminucce allora! – se ne fregò altamente dello sguardo di disapprovazione dell’amico e dell’espressione sconsolata della ragazza – Chiedilo anche a Jenna, ci mettiamo d’accordo finita scuola – aggiunse tutto allegro, alzandosi per dirigersi fuori dalla mensa.
Sentì chiaramente la risata divertita di Tom e il rimprovero di Alex – Che cazzo ridi?
 

***

 
Era riuscita a non vedere Jack Grant anche quel giorno!
Era diventata una persecuzione quel ragazzo nell’ultima settimana! Per cinque anni non l’aveva degnata di uno sguardo e adesso era onnipresente nelle sua vita, senza considerare il fatto che Alex, uno dei suoi migliori amici, faceva proprio il filo a Tess.
Robe dell’altro mondo!
Jenna era veramente soddisfatta di se stessa, adesso avrebbe avuto due giorni di tregua da quello stronzo, visto che era venerdì e avrebbe avuto tutto il tempo necessario per formulare un piano per riuscire ad evitarlo anche la settimana successiva.
Due giorni di relax da quell’elemento! Che meraviglia!
Peccato che il giorno dopo, avrebbe passato l’intera mattinata con sua madre a soffocare in un centro commerciale e conoscendo bene la genitrice pazza che si ritrovava, sicuramente avrebbero mangiato qualcosa al volo e dedicato altre ore del pomeriggio in giro per i negozi.
Già le veniva male!
L’immagine di sé che si provava jeans attillati, magliette aderenti e corte e maglioncini da ragazza, la inorridì.
Però glielo doveva alla sua cara mammina.
Sua madre lavorava come una matta per non farle mancare niente e dopo che il marito l’aveva lasciata si era rimboccata le maniche e aveva avviato da sola una società, che si occupava di pubblicità e che andava a gonfie vele.
Quel sabato sera stesso, dopo lo shopping, sarebbe andata ad una cena di lavoro con un importante cliente e siccome era a parecchie miglia di distanza, avrebbe dormito fuori.
Ovviamente credeva che Jenna sarebbe stata, come ogni week end, dall’amica.
Jenna non se l’era sentita di dirle che invece sarebbe rimasta da sola, perché Tess usciva con un ragazzo… e che ragazzo!
L’aveva incoraggiata e le aveva detto di stare tranquilla, che non era da sola.
Tutta colpa di Jack Grant! Se solo lui non le fosse andato addosso, Tess non avrebbe mai conosciuto Alex e lei avrebbe avuto il suo solito sabato a pop corn e film romantico strappalacrime!
Ritornò inevitabilmente con il pensiero al ragazzo.
Aveva rischiato grosso quel giovedì, non avrebbe sopportato di stare nella stessa macchina con quello, non che Jack non le piacesse, anzi… le piaceva eccome, ma non voleva dargli nessuna soddisfazione e poi lei sognava di lui solo insieme a Tess il sabato sera, quando si raccontavano i loro desideri. Sapeva che Jack Grant faceva parte solo del suo mondo onirico e non di quello reale. Tra l’altro non lo conosceva neppure. Jack lo stronzo era quello reale, nei suoi sogni l’aveva trasformato in un ragazzo gentile ed educato, con un forte senso dell’umorismo che aveva occhi solo per lei, cosa che invece non era affatto vera nella realtà. Sapevano tutti che volava di fiore in fiori ogni fine settimana.
Questo era uno motivi fondamentali che la frenava nel dargli confidenza. Non voleva rovinare l’immagine che si era costruita di lui.
Quel giovedì aveva guardato per caso fuori dalla finestra e quando aveva visto che in macchina di Alex, c’era anche lui si era affrettata a mandare un messaggio a Tess scrivendole che l’avrebbe accompagnata a scuola sua madre. L’amica non aveva fatto nessun commento si era limitata a risponderle un ok laconico.
Non appena aveva sentito la porta dei vicini aprirsi e poi richiudersi, aveva spiato nuovamente fuori dalla finestra e non appena la macchina era ripartita era sgattaiolata via di casa correndo come una pazza per non perdere l’autobus.
Jack non le aveva fatto niente di particolare, però tutto quel suo interesse improvviso, le sembrava strano e per questo aveva deciso di stargli alla larga. Non si fidava.
Chissà quale scherzo o dispetto le voleva fare…
Meglio non rischiare!
Il bussare concitato alla porta la distrasse dai suoi pensieri. Trotterellò ad aprire sapendo già che si trattava di Tess. Solo lei aveva quel tocco da rinoceronte in carica.
- Tess! Guada che così me la sfondi la porta! – disse aprendole e spostandosi di fianco per farla accomodare.
L’amica entrò a passo sostenuto e si diresse in salotto, accomodandosi sulla sua poltrona preferita come se fosse casa sua.
Jenna la seguì e si sedette a gambe incrociate sul divano.
- Come stai? – Tess la guardò di traverso, stava per rimproverarla, la conosceva bene – Ti ho data per dispersa in questi giorni!
- Uff… che pallosa, lo sai il motivo per cui non voglio venire in mensa – rispose contrariata.
Tess sapeva benissimo cosa pensava di Jack, non era certo un mistero per l’amica – E poi… sinceramente volevo lasciarti da sola con Alex – aggiunse per far indorare la pillola alla ragazza che si sistemò gli occhiali sul naso facendo un gesto stizzito – Sola? Questa si che è bella! Andiamo Jenna! Sai benissimo che non siamo mai rimasti da soli e abbiamo mangiato tutta la settimana anche con Tom e Jack! Non si sono scollati un attimo… - rispose infastidita.
La guardò di traverso – Lo sai che con quello non voglio avere nulla a che fare…
Non fece in tempo a finire la frase che Tess la interruppe, cambiando completamente argomento – Allora vai a fare shopping domani? – chiese interessata.
- Si… mia mamma non sopporta più come mi vesto e ha deciso di intervenire. Non occorre che ti dica che quando si mette in testa una cosa, nessuno riesce a farle cambiare idea… quindi ho deciso che la renderò felice, le farò spendere un sacco di soldi e poi infilerò le buste con in nuovi acquisti in fondo all’armadio, come sempre…
Tess scoppiò a ridere – Sei proprio terribile veramente! – quando si calmò le si avvinò con il busto - Ho una proposta da farti… - bisbigliò come per non farsi sentire da nessuno il che sorprese un po’ Jenna, visto che erano da sole in casa.
Non fece caso, comunque allo strano comportamento dell’amica. Era abituata ormai ai suoi modi strani. Adesso sembrava quasi che stesse per confidarle un segreto di stato o un complotto contro la nazione.
Sospirò a fondo, alzò gli occhi al cielo. Santo cielo, quanto era plateale – Dimmi Tess… con parole tue…
L’amica si alzò dalla sua poltrona preferita e si sedette di fronte a lei sul divano assumendo la sua stesa posizione a gambe incrociate, le diede una sberletta e si protese verso di lei.
Jenna indietreggiò con il busto.
Perché le doveva sbattere sempre in faccia quelle tette da attrice porno?
Oggi poi erano più fuori che dentro, stritolate in quel maglioncino leggero rosa confetto con disegnate delle grosse margherite azzurre. Non aveva proprio gusto! C’era poco da fare. Senza contare che indossava pure una minigonna inguinale che le era arrivata sulla pancia quando aveva incrociato le gambe. Alzò subito gli occhi dall’oscenità, rendendosi conto che era meglio se le guardava le tette.
- Sabato sera andiamo io e te al cinema. Ci vestiamo bene e tu indossi qualcosa di nuovo. È uscito quel film che volevamo tanto vedere…
Jenna aggrottò le sopracciglia – Ma non dovevi andarci con Alex? È tutta la settimana che rompi con questa storia.
Per la prima volta vide Tess abbassare lo sguardo e non reggere il confronto testa a testa. Cosa non da lei! Era uno dei suoi punti forti. L’amica quando parlava guardava sempre negli occhi la persona con cui stava conversando – Si dovevamo andare insieme, ma poi ho pensato che per lui è un film palloso… e poi avevamo deciso di andare io e te… e insomma ci tenevo…
Jenna la guardò sorpresa e non tanto per quello che aveva appena detto, ma per il modo.
Oltre a non averla mai guardata in faccia, aveva usato un tono sommesso, strano.
- Sarebbe una bella idea… piuttosto di stare a casa da sola. Sì! Mi piacerebbe – disse e il largo sorriso con cui le rispose Tess, la rese felice – Senti però… è proprio necessario farsi belle per andare al cinema io e te?
Tess rialzò finalmente lo sguardo e la fissò cupa – Eh dai Jenna! Per una volta cosa ti costa vestirti bene? Mi farebbe piacere vederti una volta in versione femminile…
- E va bene – borbottò – Però ti avviso non mi metto in gonna!
L’amica scoppiò a ridere – Ok, è già qualcosa se ti metti un paio di jeans della tua misura – disse non riuscendo a contenere la sua ilarità.
 

***

 
Tess tirò un sospiro di sollievo quando ritornò a casa.
Aveva mentito a Jenna, ma l’aveva fatto per due ragioni fondamentali. Si giustificò subito.
La prima era che voleva uscire con Alex quel sabato sera e visto che ormai, si erano uniti gli altri due amici, non era più la serata romantica in cui aveva sperato e sinceramente non voleva essere l’unica ragazza, tra l’altro sperava che magari dopo sarebbero riusciti a svignarsela e ad andare a mangiare qualcosa insieme, senza gli altri. Jenna quindi poteva essere anche un bel diversivo per Tom e Jack e così avrebbero lasciato in pace lei e Alex.
La seconda era per il bene della stessa Jenna.
Jack Grant, il ragazzo dei suoi sogni, sembrava essere interessato a lei e la sua amica cosa faceva? Lo evitava come la peste!
Non riusciva proprio a capirla quella ragazza!
Qualsiasi donna con un po’ di cervello avrebbe accettato la corte del ragazzo più bello di tutto il liceo, ma del resto sapeva benissimo che l’amica ne aveva poco di buonsenso in certe situazioni.
Come nel vestire. Se solo fosse stata lei bella e con un fisico perfetto come Jenna! Altro che felpone e jeans larghi, li avrebbe stesi tutti quegli stupidi uomini a suon di minigonne e magliette all’ombelico. Non che il suo fisico grassottello la fermasse in quel senso… però…
Tra l’altro Alex le aveva confidato che Jack chiedeva ogni giorno informazioni su Jenna, cercando di far finta di niente e di non dimostrare il suo interesse nei confronti della ragazza.
Tess e Alex l’avevano preso in giro alle spalle per questa cosa, soprattutto quando il ragazzo faceva l’imitazione dell’amico, ridevano a crepapelle.
Con questi pensieri si assolse da sola dai suoi peccati.
In fin dei conti era una bugia detta a fin di bene.
Jenna non avrebbe mai accettato di uscire se sapeva che c’erano anche gli altri e soprattutto, se alla fine l’avrebbe convinta, si sarebbe vestita con quei suoi vestiti ridicoli.
Era arrivato il momento di far capitolare quello stupido di Jack!
Se per caso l’amica avesse avuto ragione riguardo ai motivi per cui Grant era interessato a lei, avrebbe sicuramente cambiato idea, vedendola per ciò che era: una bellissima ragazza, nonché intelligente e simpatica.
Non vedeva l’ora di chiamare Alex e raccontargli il suo piano astuto!


 
(*) La storia è ambientata in una città americana non ben definita e in uno stato dove la patente si può prendere a sedici anni. Concedetemi questa licenza “poetica”.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

CAPITOLO 4
 
Era stata una giornata estenuante!
Sua madre l’aveva portata al centro commerciale più grande di tutto l’universo, Jenna ne era assolutamente convinta, e non le aveva fatto saltare un singolo negozio.
Si accasciò sul letto completamente distrutta, si tolse le scarpe da ginnastica direttamente con i piedi senza slacciarle e le lanciò in un punto non ben definito della sua stanza.
Aveva solo un’ora tutta per sé, tra poco Tess sarebbe arrivata con il beauty delle torture e l’avrebbe “rimessa a nuovo”, almeno così diceva lei.
Jenna chiuse gli occhi disperata. Perché aveva accettato di uscire con la sua migliore amica e le aveva anche promesso che si sarebbe vestita decentemente?
Ma poi… lei non era certo il massimo della signorilità in fatto di abbigliamento, questo lo sapeva perfettamente, ma proprio Tess doveva criticarla in quel settore?
L’amica che vestiva di rosa confetto, fucsia, azzurro e giallo fluorescente? Quell’amorevole pallottolona di lardo di colonnata che aveva il coraggio di indossare in estate e in inverno i leggins bianchi?
Bianchi!
Inconcepibile!
Sua madre apparve sulla soglia della porta distogliendola dai suoi pensieri – Amore, io vado. Mi raccomando fa la brava e per qualsiasi tipo di problema, chiamami! A tutte le ore! – disse baciandola.
La salutò e pigramente si diresse sotto la doccia.
Aveva voglia di un bagno caldo altroché doccia! Pieno di schiuma e aveva voglia di soggiornarci almeno per un’ora, dentro quel tempio sacro della pigrizia e della coccola, ma il tempo era tiranno!
Fece appena in tempo ad uscire dalla doccia ed asciugarsi i capelli che Tess bussò alla porta.
Ovviamente l’aveva riconosciuta dal modo!
Doveva avvisare sua madre che era il caso comprare una porta nuova, una di quelle blindate, perché presto o tardi l’amica l’avrebbe sfondata.
Sbuffando andò ad aprirla.
- Non dire niente! Lo so sono in ritardo, lo so non sono ancora pronta, lo so siamo nei guai – la anticipò non appena vide l’espressione che si stava delineando sul volto dell’amica – E pensare che se potessi vestirmi come mi pare e prepararmi come faccio di solito, tra due minuti potremmo già avviarci!
Tess scosse la testa – Potevi almeno vestirti! – non riuscì a trattenersi.
- Senti, adesso mi vesto, poi mi pettini le liane, niente trucco, metterò un po’ di lucidalabbra giusto per farti contenta e vedrai che faremo in tempo, ok?
L’amica la guardò di traverso. Jenna si mise le braccia dietro la schiena e incrociò le dita di nascosto – Ok! Hai vinto, corri a vestirti – disse Tess con un lungo sospiro rassegnato.
Si diressero verso la sua camera velocemente – Hai già deciso cosa mettere? – le chiese con un tono preoccupato.
Jenna annuì, prese un paio di jeans attillati strappati qua e là, un maglioncino leggero con il collo alto verde acqua che si intonava perfettamente al colore dei suoi occhi e infine un paio di stivaletti alla caviglia neri con dei giri di catenelle e strisce di pelle con attaccate borchie e stelline.
Tess fissò a lungo i vestiti, poi fece un segno con la mano come per darle la sua benedizione – Non è il genere che piace a me, ma come prima volta può andare. Muoviti! – disse con aria di sufficienza.
Jenna scosse la testa divertita, andò in bagno e cominciò a vestirsi.
Tess era vestita con una gonna inguinale in jeans, calze viola e una maglioncino con uno scollo a V molto, molto generoso, ovviamente di un color fucsia osceno e degli stivali alti sopra il ginocchio. Una vera schifezza che la rendeva ancora più tonda, ma ormai era talmente abituata al modo strambo di vestire dell’amica che quasi non ci aveva nemmeno fatto caso, se non fosse stato per quell’aria da sapientona che Tess aveva tirato fuori nel giudicare i suoi vestiti.
Sorrise tra sé e sé, almeno così sarebbe passata sicuramente in secondo piano vicino all’amica e questo pensiero la incoraggiò.
Quando uscì dal bagno Tess aveva già i ferri del mestiere pronti. Una spazzola, un phon e per terra una piastra professionale, che sinceramente non capiva a cosa potesse servire visto che i suoi capelli erano drittissimi.
Mah!, pensò sconsolata e si sedette sulla sedia della scrivania.
Dopo quasi una mezz’ora di tira, sciogli, pettina, varie imprecazioni da parte di Tess e lamentele del tipo “ma ti pettini qualche volta?”, la tortura finì.
Sospirarono in contemporanea di felicità per ragioni diverse, poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
- Dovresti aver più cura di te Jenna, però… - l’amica aveva un tono particolarmente serio – sei così bella che è davvero un peccato vedere come ti trascuri e ti lasci andare… - la guardò negli occhi e Jenna avvertì una forte sensazione di tristezza. Tess le voleva bene e la considerava davvero una bella ragazza – Ti prometto che ci proverò, adesso muoviamoci – disse prendendo la giacca e dirigendosi sconsolata alla porta – Ci porta e ci viene a prendere tuo padre? – chiese cercando di ritrovare un po’ di allegria. Quel commento l’aveva un po’ commossa.
Tess deglutì.
Eh sì! L’aveva visto chiaramente! Aveva inghiottito a vuoto! La fissò con aria sospetta, ma cosa cavolo aveva in quel periodo? Sembrava quasi le stesse nascondendo qualcosa – Quindi? – sollecitò.
- Ehmmm… sì! Certo… - rispose distogliendo subito lo sguardo.
Jenna alzò le spalle. Probabilmente era l’amore che le scombussolava gli ormoni.
Il padre di Tess stava già aspettandole giù nel parcheggio del condominio, quando le vide accese la macchina e fece segno di entrare.
Jenna si posizionò sul sedile posteriore e cominciò a sognare sul film che, da li a poco, avrebbero guardato.
Dicevano che sarebbe stato l’evento dell’anno. Una storia d’amore senza precedenti che avrebbe fatto ridere e piangere gli spettatori allo stesso tempo, da quanto era bella ed emozionante.
Non vedeva l’ora. Una sana iniezione di romanticismo non le avrebbe fatto che bene.
In fin dei conti era proprio stufa di rivedere sempre i soliti film. Aveva proprio bisogno di qualcosa di nuovo per fantasticare con Tess, prima di dormire.
Si sentiva talmente viva che si era praticamente scordata del suo abbigliamento e tutto questo solo perché usciva un sabato sera!
Effettivamente la condizione di sfigate le aveva proprio inglobate! Ridacchiò tra sé e sé pensando al loro status come ad una specie di mostro che le aveva acchiappate e sottomesse alla sua volontà.
Il padre di Tess le scaricò al parcheggio del cinema, poi fece per partire, ma si fermò, tirò giù il finestrino del passeggero – Allora siamo d’accordo per l’orario, ok?
L’amica arrossì vistosamente – Sì papà, non ti preoccupare – mormorò arrossendo e di slancio la prese sotto braccio, trascinandola verso l’entrata.
- Bè come mai tutta questa fretta? – chiese un po’ sospettosa.
Tess scrollò le spalle – Dai andiamo! - disse perentoria.
Jenna rise divertita per il modo strano di fare che aveva la ragazza ultimamente, ma l’assecondò e si fece trainare non ponendo resistenza.
Quando arrivarono all’entrata del cinema il sorriso, però, le morì istantaneamente, non appena la voce che tanto detestava le arrivò alle orecchie – Ce ne avete messo di tempo! È un’ora che vi stiamo aspettando!
Fissò prima Tess che non accennò minimamente ad alzare gli occhi dalla strada e poi si girò di scatto verso il ragazzo.
Jack Grant, lo stronzo, era lì proprio davanti a lei, insieme agli immancabili amici Alex e Tom.
Non poteva essere! Tess non avrebbe mai osato farle una cosa simile.
Era una persecuzione bella e buona questa!
Lo fissò con odio e si fece i compimenti da sola, quando vide scemare il sorriso dalle labbra del ragazzo.
L’atteggiamento era stato sostituito da un’espressione grigia che si era estesa su tutto il viso del ragazzo, come una macchia d’olio.
Ovvio! Il suo sguardo di fuoco l’aveva intimorito…
 

***

 
Jack rimase impalato a fissare Jenna.
Dov’era finita la ragazza sciatta e stracciona?
Quella che aveva di fronte poteva essere soprannominata con tanti aggettivi, ma non con quei due che l’avevano da sempre caratterizzata.
Qualcosa del tipo, bellissima, affascinante o bomba sexy era più appropriato, ma non sciatta o stracciona. Assolutamente!
Scartò in velocità Tom che era rimasto anch’egli basito di fronte alla bellezza della ragazza e si precipitò davanti a Jenna che lo stava ancora guardando a muso duro.
La baciò sulle guance, mentre lei cercava di divincolarsi quasi schifata.
Jack evitò di soffermasi sull’atteggiamento di Jenna.
Non era abituato ai rifiuti e, ora più che mai, voleva che quella ragazza diventasse sua.
Tutto procedeva alla grande e meglio di quello che avrebbe mai potuto immaginare.
Ok! Non doveva sorprendersi così! Lui aveva già notato che, sotto gli strati orripilanti di vestiti che la coprivano, si nascondevano delle curve non indifferenti, ma nemmeno con tutta la sua fantasia sarebbe riuscito a pensare a quel ben di Dio che aveva davanti. Ma del resto, si sapeva… lui era un intenditore!
E come mai si era vestita così?
Che domanda sciocca! La risposta era scontata, certo! Sapeva che c’era lui.
La guardò con un sorrisetto stupido, lei per contro gli grugnì in faccia e si avviò decisa all’interno del cinema.
Tutta scena! Non voleva dargli soddisfazione.
Mise le mani dentro le tasche della giacca e trotterellò dietro di lei tutto felice.
- Te lo offro io il biglietto – le disse con fare compiaciuto, mettendosi al suo fianco in coda.
Jenna lo guardò di sbieco – Me lo pago da sola – rispose dura.
- Uff… quante storie Jen cercavo solo di essere gentile con te – scosse la testa divertito – Perché fai tutte queste storie? Certe volte dovresti accettare quando qualcuno fa qualcosa di carino per te. Renderebbe tutto più semplice, sai…
- Più semplice per cosa? – lo fissò con il broncio.
- Mah… non saprei… - le allacciò il braccio intorno alla vita, dopo nemmeno mezzo secondo la ragazza si sciolse dall’abbraccio offesa.
La coda durò qualche minuto. Jack non diede retta a nessuno, utilizzò tutto il tempo per sedurre Jenna con le sue battute irresistibili. La ragazza faceva finta di non trovarle piacevoli, ma era tutta scena, più di una volta, l’aveva vista abbassare lo sguardo per nascondergli il sorriso che le era spuntato sulle labbra.
Ovviamente quando entrarono e si misero seduti fece di tutto per starle vicino, anche se Tom gli aveva messo i bastoni tra le ruote, perché si era impuntato che non voleva stare a fianco a Tess ed Alex per non tenere il moccolo.
Per cui a lui toccò il posto più scomodo vicino ad Alex e Tom chiuse la fila. Jenna era in mezzo tra loro due.
Vedere i due piccioncini tenersi per mano era davvero vomitevole. Il film era una palla incredibile. Per fortuna poteva osservare bene Jenna. Quando si erano seduti si era tolta la giacca, per poco Jack non si era soffocato con la sua stessa saliva.
Da dove erano venute fuori quelle due bombe sexy che se ne stavano là in bella vista fasciate da quel malgioncino aderente color acqua marina?
Cristo Santo! Aveva voglia di metterci una mano sopra e non staccarla più.
Jenna era completamente un’altra persona.
I jeans le aderivano completamente alle gambe snelle e lunghe e quel maglioncino… bè su quello si era già soffermato più del necessario.
Il verde acqua diventò all’improvviso il suo colore preferito!
Aveva più volte allungato la mano sulla coscia di Jenna, ma ogni volta, la ragazza gliela aveva scostata velocemente, stizzita. Lo guardava aggrottando le sopracciglia come per rimproverarlo.
Era tutto così divertente!
Era da tanto che non si sentiva così vivo.
Nemmeno scoparsi una nuova, ogni settimana, lo rendeva più felice.
Sempre le stesse cose, non ne poteva più.
Con fare indifferente cercò di sfiorarle il seno – La vuoi smettere? – sbottò subito Jenna.
Assunse un’espressione angelica – Chi io? – chiese sbattendole più volte le ciglia su e giù.
- Sì tu! Tieni quelle mani a posto e smettila di palparmi! – rispose con un tono di voce troppo alto la ragazza.
Un coro di shhhhhhh si levò in protesta. Alcuni spettatori si girarono e li adocchiarono con cattiveria.
Jenna arrossì violentemente, nonostante il buio, Jack lo vide con chiarezza.
Le riprese la mano, approfittando di quell’attimo di debolezza e non appena la ragazza tentò di protestare la strinse di più – Devi fare silenzio, altrimenti ci sgridano – le alitò sull’orecchio e poi le stampò un bacio umido sul collo.
Jenna si voltò di scatto con gli occhi strabuzzati – Non farlo mai più – sillabò.
Jack si portò l’indice della mano sinistra alla bocca e le fece cenno di zittirsi, strizzandole in contemporanea l’occhio.
La ragazza gli fece una linguaccia e poi si rigirò verso lo schermo.
Ogni tanto cercava di sfuggire alla sua presa, ma lui le teneva la mano ben salda alla sua.
Si accomodò felice sulla poltrona e si rilassò.
Rise tra sé e sé pensando allo sberleffo di poco prima.
Sì, sì… le avrebbe insegnato ad usare quella bella lingua rossa, in un altro modo. Una maniera che lui avrebbe gradito molto, molto di più.
Ormai era fatta!
Jenna sarebbe stata sua e lui si sarebbe divertito e le avrebbe anche insegnato come comportarsi.
La sua vendetta era appena incominciata.
La guardò di sottecchi… era proprio bella… da togliere il fiato.
Ma quando finiva questo maledetto film?
Non vedeva l’ora di andare a mangiare qualcosa e poi riaccompagnarla a casa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Eccomi!
Innanzi tutto grazie a Ilovemyconverse, Kalika_ColeiCheDistrugge, gaccia e _Pocahontas_

New entry nelle recensioni.
Grazie a coloro che mi seguono che sono aumentati e ne sono molto contenta.
Vorrei chiedere di lasciarmi un vostro commento solo per farmi un regalino, ve ne sarei molto grata, perchè i commenti aiutano molto e ispirano anche!
Infatti devo dire che le recensioni di gaccia mi hanno fatto riflettere molto e mi hanno dato parecchie idee.
Vorrei anche incitarvi a leggere il racconto che ha pubblicato _Pocahontas_ (come del resto anche quelli delle altre scrittrici di cui ho evidenziato i nomi anche in un altro capitolo), perchè si è iscritta l'altro ieri e un pò di incitamento le farà sicuramente piacere e poi anche perchè il suo primo commento in assoluto l'ha riservato per me e quindi volevo farle un pò di pubblicità.
Ora... sperando che mi lasciate un sacco di recensioni vi posto il quinto capitolo.
Grazie a tutti e alle mie super recensetrici dell'altro racconto che ho in essere. Vi adoro ragazze.

_____________


CAPITOLO 5
 
Un incubo!
Ecco cos’era stata quell’ora e mezza al cinema.
Polipo-Stronzo-Jack non l’aveva lasciata in pace un secondo.
Non si era goduta per nulla il film e ovviamente non ci aveva capito niente. Neanche a dirlo!
Praticamente tutto il genere femminile, presente nella sala, aveva gli occhi gonfi e arrossati dal pianto, tranne lei, giustamente! I suoi erano sì rossi, ma per la rabbia!
Si alzò di scatto con il broncio! Maledetto Jack! Le aveva fatto perdere tutta la trama del film colosso dell’anno!
Si girò verso il suo persecutore e lo trovò intento ad osservarle il sedere – Ehi! Cosa fai? – chiese sgarbata.
Il guardone alzò le spalle con noncuranza – Mi chiedo perché ti vesti sempre come un sacco di patate, quando invece hai molto da mostrare – fu l’unica considerazione del ragazzo, prima di alzarsi e avvinghiarla da dietro – Andiamo a mangiare piccola. Ho una fame da lupo… altrimenti potrei finire per mangiare te…
Jenna scoppiò a ridere istericamente – Ma davvero hai detto una cazzata simile?
Il polipo la guardò offeso e poi la spinse, quasi affettuosamente – Andiamo – disse risoluto.
Una volta fuori dal cinema, finalmente respirò a pieni polmoni.
Non ne poteva più…
Eh dai! Lo sapeva benissimo che non era proprio vero, doveva essere sincera almeno con se stessa. Le attenzioni di Jack le avevano fatto piacere. Non capitava tutti i giorni che un ragazzo si interessasse a lei e ancor meno che fosse proprio uno come lui a dargliene.
Oh! In fin dei conti era pur sempre Jack Grant. Il bellissimo Jack Grant! Si giustificò compiaciuta.
Una vocina le disse di non montarsi la testa. Lo scherzo era sempre in agguato.
Veramente credeva che lui si abbassasse a farle la corte? Più probabilmente la voleva solo portare a letto e poi magari, urlare ai quattro venti, cosa avevano fatto insieme, o peggio… forse la sua massima aspirazione era illuderla. Le voleva far credere di essere interessato a lei e poi l’avrebbe scaricata umiliandola con qualche frase del tipo – Davvero hai pensato che potessi abbassarmi a stare con te? Nemmeno per una botta e via…
Jenna si irrigidì all’istante.
Doveva fare attenzione con quel tipo. Sapeva benissimo che poche ragazze erano riuscite a strappargli un secondo appuntamento, dopo averlo soddisfatto sotto le lenzuola e a nessuna ne erano state concesse tre. E lei Jenna Taylor non avrebbe mai e poi mai donato la sua verginità ad un elemento del genere!
La sua prima volta doveva essere speciale e, non solo lo voleva fare con la persona di cui era innamorata, ma pretendeva che questa persona ricambiasse in modo assoluto i suoi sentimenti.
Quindi Polipo-Stronzo-Jack non sarebbe mai stato il suo primo uomo, visti i suoi precedenti!
Era proprio vera la frase: la storia insegna.
Il passato e anche il presente di Jack era come un indice, alla fine di un’enciclopedia, tutto scritto in ordine alfabetico. E per tutto si intendevano i nomi delle ragazze che si era scopato almeno negli ultimi due anni!
- Noi volevamo andare a mangiare qualcosina al cinese… da soli – la voce di Tess la riportò alla realtà. La guardò stralunata.
Stava scherzando vero? Non poteva lasciarla da sola con quei due, soprattutto non con Jack! E chi l’avrebbe portata a casa?
Tess non sarebbe arrivata a tanto, non poteva farle anche questo! Già l’aveva ingannata con la scusa del cinema, non avrebbe mai dovuto metterla in questa situazione imbarazzante. Non aveva niente in comune con quei due, nessun argomento, nessun interesse – Tess… - cominciò titubante – Non ci doveva venire a prendere tuo padre? – chiese speranzosa. Magari ricordandole quel piccolo particolare, l’amica sarebbe ritornata in sé… invece la guardò colpevole.
Noooooooooo…..
- Veramente gli ho detto che ci dovevamo trovare con alcuni amici e che ci avrebbero poi riaccompagnati loro a casa… Jenna non guardarmi così, non uccidermi, ma se l’avresti saputo, non saresti mai uscita… ci tenevo così tanto…
Ormai l’ultima briciola di autocontrollo si era andata a far benedire, stava per inveire contro la sua più cara amica e spezzare definitivamente e per sempre il loro rapporto quasi fraterno, quando Jack salvò Tess da un sicuro massacro – Scusa? Non ho capito bene? Non sapevi che c’eravamo anche noi al cinema? – le chiese stranito.
L’espressione del ragazzo era alquanto confusa, sembrava quasi sulle spine, mentre aspettava una risposta – No che non lo sapevo Jack! Credi mi sarei vestita così se ero al corrente che c’eravate voi? – ululò senza ritegno, tanto che alcune persone si girarono a guardarli incuriositi.
Lui fece una strana espressione, poi di colpo la prese sotto braccio – Andate a mangiare voi, riaccompagno io Jenna a casa! – urlò trascinandola via.
- Ma dico, sei impazzito? – disse cercando di divincolarsi dalla presa.
Jenna si girò con il viso per controllare gli amici, mentre Jack la trainava come un pacco. Ovviamente i ragazzi, Tess compresa, erano rimasti scioccati e li stavano fissando increduli e immobili nelle loro posizioni. Poteva vedere chiaramente i pugni stretti di Tom, a cui sicuramente era andata peggio di tutti e le bocche aperte di Tess e Alex.
- Jackkkkk!!! – provò di nuovo a catturare l’attenzione del ragazzo che continuò la sua marcia impazzita senza risponderle – Jack! Ma che ti prende? Io non voglio tornare a casa subito, ho fame! Voglio mangiare.
Finalmente si fermò – Bene allora! Andiamo a mangiare qualcosa. Cosa preferisci? – chiese come se nulla fosse.
Jenna lo guardò di sottecchi – Tu… tu sei pazzo… - mormorò – Ma ti rendi conto che questo è un rapimento bello e buono?
Il ragazzo scoppiò a ridere, si mise una mano sulla testa e si scompigliò i capelli – Dai Jen… non esagerare… rapimento è una parola grossa! Ho pensato che visto che i due piccioncini volevano cenare da soli, noi potevamo fare quello che volevamo…
Non lo lasciò nemmeno finire – E Tom? L’hai mollato da solo, come tornerà a casa?
Jack fece spallucce – Si farà accompagnare da loro e poi, sinceramente, poteva venire con la sua macchina, non sono mica l’autista di nessuno io…
Jenna scosse la testa – Stai scherzando vero? – chiese sentendosi subito in colpa, poi per cosa non lo sapeva nemmeno lei – Andiamo a prenderlo… non ci si comporta così…
- Non ti preoccupare Jenna, non ho rovinato la serata a nessuno. Alex lo porterà a casa, oppure Tom chiamerà qualcuno che lo venga a prendere, si stava annoiando a morte e non aveva nemmeno tutti i torti, tra il film che era una super palla e la compagnia femminile… che bè… insomma lasciava a desiderare, gli ho fatto solo un gran favore! Credimi.
Jenna lo guardò offesa – Cosa intendi con quel la compagnia femminile lasciava a desiderare? Guarda che sei proprio uno stronzo sai! Lasciatelo dire, se non vi andava di venire al cinema con noi, potevate fare qualcos’altro, nessuno vi ha obbligato e guarda, se sapevo che era una cosa di gruppo, non sarei...
- Uhmmm…. Una cosa di gruppo… interessante, ma solo con altre donne, intesi? – la interruppe facendole l’occhiolino.
Jenna lo guardò indignata – Porco! Io… - poi lo vide scoppiare a ridere e si unì anche lei alla risata.
Effettivamente era proprio una situazione buffa.
Tess che flirtava con Alex, lei che andava a mangiare da sola con Jack… un momento! L’aveva pensato davvero?
- Senti jack, io ho fame, se riesci a tenere le mani a posto, possiamo andare da qualche parte insieme, ma solo se non incominci ad ispezionare nuovamente il mio corpo con quelle sanguisughe “prensili” che ti ritrovi…
Jack le accarezzò il viso dolcemente – Prometto che sarò bravo… panino?
Jenna annuì sorridente, in fin dei conti non era proprio così antipatico…
 

***

 
Jack guidava con tranquillità, per riaccompagnare Jenna a casa.
La musica teneva loro compagnia. Tutti e due se ne stavano in silenzio, che contrariamente a quello che poteva sembrare, non era per niente imbarazzante. Probabilmente anche Jen si era rinchiusa nei suoi pensieri, proprio come stava capitando a lui.
Era stata una serata molto gradevole.
Si erano fermati in un pub a mangiare un panino. Era stato un piacere guardare Jenna che si rimpinzava di patatine e dava grossi morsi al panino, sporcarsi le mani di maionese per poi leccarsi le dita come se niente fosse.
Era stato un piacere anche vederla mangiare come un lupo e ordinare, poi, delle mozzarelline, perché aveva ancora fame. Ovviamente si era ustionata la lingua e aveva bevuto di getto la coca cola, imprecando come una zoticona. Jack l’aveva presa in giro e lei aveva protestato, donandogli però un sorriso che gli aveva fatto uno strano scherzo nello stomaco.
Quanto odiava quando usciva a cena con qualcuna e poi, invece di una ragazza, si ritrovava una capra davanti che mangiava l’insalatona, sbocconcellando foglia per foglia e triturandola minuziosamente con i denti.
Tutta scena!
Come se lui non sapesse che, quando poi arrivavano a casa quei ruminanti, si saziavano di tutto ciò che trovavano dentro il frigo, come dei bufali inferociti!
Ma a chi la volevano dare a bere?
Invece Jenna non si era fatta riguardo, mangiando con voracità e per fortuna! L’aveva proprio apprezzato.
Si era ritrovato a sorridere come un demente cronico, tant’è che lei stessa gli aveva chiesto – Tutto bene Jack? Hai una strana faccia…
Si era sbattocchiato un po’ da solo, per ritornare lo stesso Jack di sempre, ma non era così sicuro di esserci riuscito, visto che ogni tanto si incantava a guardarla come un perfetto idiota.
- Bè… io vado allora, grazie per la serata, pensavo peggio… invece è stata divertente – disse Jenna timidamente, aprendo lo sportello.
- È perché sei prevenuta – rispose accantonando i pensieri che gli passavano per la testa.
Quella ragazza gli piaceva più del dovuto, al di là della sua stupida vendetta.
- Non sono prevenuta, è un dato di fatto, ciò che sei Jack – disse scendendo.
La seguì a ruota fuori dalla macchina, accompagnandola davanti al portone.
Alla faccia della sincerità!
Jack alzò un sopracciglio e le si avvicinò.
Come le aveva promesso, aveva tenuto le mani a posto, per tutta la serata. Non sapeva nemmeno lui il perché, forse vederla divorare il panino, l’aveva resa degna del suo rispetto.
Sorrise tra sé e sé. Che pensiero strano!
- Me lo dai il tuo numero di cellulare? – le chiese eludendo la stoccata poco simpatica che era appena uscita dalla bocca della ragazza.
- Perché? – Jenna aveva strabuzzato quei suoi grandi e bellissimi occhi verdi e lo fissava attonita.
- Mah… secondo te? Magari si può organizzare qualcosa insieme un’altra volta, se ho il tuo numero ti posso chiamare e ci si può mettere d’accordo… - Cristo Santo! Non stava dicendo davvero quelle cose stupide, vero? No! Non lui…
Jenna lo guardò di traverso – Ok – disse non del tutto convinta.
Registrò il numero e poi le sorrise – Allora ci si vede lunedì – sussurrò, coprendo la distanza tra loro e cercando di baciarla.
Era stato bravo per tutto il tempo, un piccolo bacetto se l’era meritato, giusto?
Jack emise un grugnito.
Al posto delle labbra carnose e morbide, si ritrovò il palmo della ragazza stampato in faccia.
No! Non una sberla, troppo facile…
Jenna gli teneva il viso in una morsa d’acciaio e lo stava allontanando con forza. Le sue dita erano diventate degli uncini che si gli si erano conficcati nelle guance e nella fronte. Probabilmente ci sarebbe voluta la fiamma ossidrica per staccarle dalla sua pelle.
Jack gemette. Non stava capitando proprio a lui, no! Non era possibile!
- Non ti allargare troppo, capito? – sibilò lei divertita.
Cazzo! Esser presi in giro così da una principessa che passata la mezzanotte sarebbe ritornata la sfigata di sempre, non era giusto!
Cosa stava succedendo? Era forse una punizione divina, perché negli ultimi anni si era divertito troppo?
- Bi Bai Bale Balla Baccia… - sbiascicò cercando di parlare con quel muro di carne davanti alla bocca.
Jenna lo guardò stranita – Cosa?
- Be Bi Bogli Ba Bua Bano Ba Bosso… Bapiresti… - provò ancora – Benna Bon Bespiro…
- Eh????
Jack allungò un mano verso il braccio omicida di Jenna e finalmente, con poca delicatezza, liberò la sua faccia dalla presa ferrea della ragazza. Respirò a fondo, una, due, tre volte poi alzò lo sguardo paonazzo verso la sua torturatrice – Ma che cazzo… sei impazzita? Mi stavi soffocando! – abbaiò con il poco fiato che gli era rimasto in gola.
La semi-sfigata cominciò a ridere di cuore – Scusa Jack… sei così buffo…
No! C’era decisamente qualcosa che non andava.
Lei si stava prendendo gioco di lui?
Da quando il mondo non girava più per il verso giusto?
- Cazzo Jen, tu sei pazza… veramente… - disse cominciando a ridere anche lui, travolto dall’ilarità della ragazza.
- Su dai Jack, non sei il mio tipo, dovresti averlo capito…
La guardò ammiccando – Questo lo vedremo cicciona sfigata – la sfidò, facendole l’occhiolino.
- Lo vedremo allora… - rispose lei con gli occhi che le brillavano.
Jack alzò un mano e gliela passò dolcemente sul viso in una morbida carezza – Sì, lo vedremo. Ciao Jen e grazie per l’interessante serata. Sono stato bene.
- Ciao Jack – sussurrò lei semplicemente.
Si avviò verso la macchina, girandosi ogni tanto a guardarla.
Jenna Taylor non sapeva nemmeno in che guaio si era cacciata, sfidandolo così apertamente.
Si toccò il viso ancora indolenzito dall’attacco inaspettato di quella mano killer e poi scoppiò a ridere.
Non era proprio serata quella!
Eppure stranamente Jack si sentì felice. Per la prima volta dopo tantissimo tempo non pensò che aveva sprecato un’altra serata della sua vita con una sciacquetta qualunque.
Con un sorriso idiota stampato in volto guidò verso casa sereno.
Oh! Cavoli! Non le aveva nemmeno chiesto com’era andato il compito di matematica!
Un attimo!
Quella lo aveva mandato in bianco e lui si preoccupava del voto che Jen aveva preso?
C’era qualcosa che non andava.
Decisamente!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Eccomi!
Sono stata velocissima :)
Innanzi tutto grazie per i numerosi commenti, mi fa molto piacere e spero continuerete, mi abituo subito bene io....
Grazie a chi mi ha messo nelle seguite, preferite e ricordate, ma come sempre il mio ringraziamento maggiore va a chi ha recensito e che ha dedicato un pò di tempo alla sottoscritta.
New entry (in ordine sparso, sperando di non dimenticare nessuno): akitoxsana1999, bibabirba, Strawberry_light, Dear Juliet.
Ciao e grazie mille per i consigli.
Buona lettura

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CAPITOLO 6
 
Se hai ancora voglia di arpionare la mia faccia con la tua mano “ventosa”… ricordati che sono sempre disponibile. Jack
Jenna rilesse almeno quaranta volte il messaggio.
Jack Grant le aveva scritto alle 2:03 a.m.
Erano tornati a casa quasi all’una di notte e lui, dopo un’ora, aveva pensato a lei. Non le sembrava neanche vero.
Sinceramente non si sarebbe mai aspettata che Jack le scrivesse e appena arrivata a casa aveva spento il cellulare e si era addormentata come un sasso. In verità, non aveva pensato nemmeno cinque secondi alla serata appena trascorsa. Era inutile ripercorrere le ore trascorse insieme al ragazzo, tanto sapeva benissimo che per lui non era stata speciale, quanto lo era stata per lei. Non si faceva certo illusioni su jack. La sua fama lo precedeva e quindi perché torturarsi inutilmente?
Aveva riacceso il telefonino solo quando si era svegliata e, sentendolo trillare, aveva controllato senza alcun interesse i messaggi, quasi certa fosse sua madre che le scriveva e invece…
Rigirò in mano il cellulare, ascoltando distrattamente Tess che era piombata a casa sua circa alle 8:30 del mattino, per raccontarle la splendida serata trascorsa con Alex. Considerando che adesso era più o meno mezzogiorno, l’amica le aveva parlato ininterrottamente per circa tre ore e mezza.
Non era riuscita ancora a rispondere a quel messaggio e tanto meno aveva avuto l’occasione di pensarci, visto che Tess l’aveva buttata giù dal letto con il suo bussare da rinoceronte e non contenta, quando aveva visto che non andava ad aprirle, si era aggrappata al campanello di casa che aveva suonato come una sirena, togliendola in modo brusco dai suoi sogni romantici con un Jack sorridente e innamorato che camminava lungo la navata della chiesa, dove lei vestita di bianco, lo stava aspettando per coronare il sogno della sua vita.
Jenna grugnì.
Nemmeno nei sogni riusciva a vivere il suo momento magico d’amore. Pazzesco!
Doveva rispondere o no a quel messaggio?
Voleva far crogiolare Jack ancora per un po’, però l’eccitazione era tanta, troppa a dire il vero.
La mia mano “ventosa” agisce solo quando scatta l’allarme “pericolo sanguisuga”. Dipende da te, non aizzarla.
Scrisse velocemente e diede l’invio.
Dopo qualche secondo il telefono squillò.
Quindi mi stai chiedendo di rispolverare nuovamente, le mie arti tentacolari sul tuo bel corpicino?
Jenna fissò quelle parole incredula.
Jack Grant stava forse facendo il galletto con lei? Ci stava provando?
Scosse la testa.
Maiale!
Rispose d’impeto.
Non fece in tempo ad alzare la testa dello schermo del telefono che arrivò la risposta.
E tu come fai a saperlo? Sai cosa si dice vero dell’orgasmo del genere suino…
Jenna arrossì di colpo. Stava per replicare a tono, quando Tess la interruppe – Ma mi stai ascoltando? Si può sapere cosa ti sta scrivendo tua mamma di tanto importante da farti arrossire così e soprattutto da farti distrarre dal mio racconto?
Jenna alzò la testa colpevole e depositò il cellullare sul tavolino vicino al divano.
Si era completamente dimenticata dell’amica – Mia mamma? - chiese non capendo dove voleva arrivare.
- Sì, tua madre. Jenna io sono qui e tua madre non c’è. Il tuo telefonino trilla come una pallina da ping-pong impazzita ed escludendo me, lei è l’unica che conosce il numero del tuo cellulare… prova un po’ a fare due più due?
Jenna divenne paonazza. Questa poi… certo che l’amica aveva proprio una stima altissima di lei! – Mi ha detto che arriva questa sera dopo cena e che non devo aspettarla per mangiare e poi mi ha chiesto se stavo bene e se era tutto a posto – mentì.
Non aveva voglia di raccontare a Tess della serata e probabilmente all’amica nemmeno interessava, visto che non aveva minimamente accennato a chiederle qualcosa. Era ovvio che dava per scontato che Jack l’avesse riportata subito a casa e che quindi non avesse fatto niente di interessante dopo il cinema.
Non se l’era presa.
Tess non era certo una persona egoista, anzi la incoraggiava sempre in tutto e per tutto. Semplicemente adesso era il suo momento di gloria. Aveva dato il suo primo bacio e non a uno qualunque, ma ad Alex Wright, uno dei ragazzi più ambiti e più belli, nonché più famosi di tutto il liceo.
Magari non avrebbe dovuto distrarsi, però non ne poteva davvero più. Ormai dopo più di tre ore di racconto, conosceva la lingua del povero Alex a memoria, sapeva anche della minuscola bollicina che aveva sul lato destro. Ne conosceva fattezza, densità e aroma. Era un vero strazio!
L’amica le aveva spiegato ogni dettaglio non una, non due e nemmeno tre volte.
Era da ore e ore che parlava sempre della stessa cosa. A Jenna praticamente sembrava di aver baciato Alex personalmente.
Quella visione la mise a disagio e le fece provare un po’ di schifo.
Si alzò di scatto, sotto lo sguardo allucinato di Tess e si diresse in cucina, aprì il frigo, prese la bottiglia e si attaccò direttamente al collo, bevendo a grandi sorsate.
L’amica la seguì silenziosa – Tutto bene Jen? – chiese preoccupata.
- Sì, tutto bene. Solo che mi è venuta sete all’improvviso – si giustificò. Non poteva certo dirle che si voleva lavare la bocca dopo quell’infausto pensiero!
- Sei un po’ strana… non ce l’hai con me per ieri sera, vero? – insistette Tess.
- No, figurati e perché dovrei? Solo perché mi hai raccontato una bugia? Oppure perché mi hai portata al cinema, facendomi vestire in un certo modo con l’inganno? Oppure perché Jack “mani lunghe” non mi ha dato tregua per tutto il film e di conseguenza non mi sono gustata il colosso dell’anno? O forse, perché mi ha sequestrata, prima che potessi ucciderti? No figurati! E non aggiungo nemmeno che sono solo tre ore e mezza che mi parli del bacio che ti ha dato Alex, quando ti ha accompagnata a casa. Perché dovrei avercela con te, Tess?
L’amica la guardò di sbieco – Ok capito il concetto! Hai ragione… ti chiedo scusa se ti ho stressata con questa storia del bacio, ma sai è il mio primo bacio in assoluto ed Alex è stato così dolce, così perfetto… Oh Dio! Jenna quando ha posato le sue labbra sulle mie e si è fatto strada con la lingua…
Eh no! Questo era davvero troppo!
Non voleva ascoltare per la milionesima volta che Alex, il più grande baciatore di tutti i tempi, aveva mulinato quella sua lingua al sapore di ciliegia nella bocca di Tess per cinque minuti di fila, tanto che alla fine si erano staccati solo per riprendere il fiato. Mamma che palle! – Tess… frena! Questa storia la so già!
La ragazza abbassò la testa – Scusa… senti Jenna cosa fai oggi? È domenica e tua madre rientra tardi…
Jenna aggrottò le sopracciglia – Oggi mi volevo dare alla pazza “noia”. Voglio restare in pigiama, mangiare schifezze, leggere una storia d’amore e poi aspettare mia mamma, darle il bacio della buona notte e filare a letto – rispose felice del suo programma domenicale.
- Mamma mia! Che strazio… senti… - l’amica cominciò a mordicchiarsi l’unghia del mignolo.
Guai! Ecco cosa significava quel gesto – Tess senza troppi giri di parole, dimmi cosa vuoi chiedermi e facciamola finita.
La ragazza alzò gli occhi e la guardò per un attimo solo – Ecco… volevo sapere se…
- Tess! Sputa il rospo! – chiese risoluta.
- Uffa che palle che sei Jenna. Questa sera vado con Alex a mangiare da Jack. Si trovano sempre la domenica per giocare a qualcosa e mangiare una pizza insieme. I genitori lasciano la taverna tutta per loro e si divertano. L’appuntamento è per le 19:00 e poi si torna a casa presto che domani c’è scuola. Alex mi ha invitata e mi ha detto che posso portare anche te. Prima mi ha mandato un messaggio e mi ha dato conferma che per Jack non c’è problema se andiamo anche io e te – disse tutto d’un fiato.
Eh no! Un’altra serata con polipo-stronzo-Jack no!
Stava per risponderle seccamente, quando vide i suoi occhi lucidi.
Non metterti a piangere Tess, ti prego…, pensò prima di darsi la zappa sui piedi da sola – Ok, però alle 10:00 p.m. voglio essere a casa – Ok! Non vedeva l’ora che questo week-end finisse il prima possibile. Non aveva mai amato tanto la scuola in vita sua.
- Come pensi di vestirti?
- Sparisci dalla mia vista – abbaiò all’amica che, intelligentemente, si diresse verso la porta ridendo giuliva.
- Alle 18:50 ti busso, cerca di essere puntuale… e vestiti bene… – disse prima di uscire, evitando a malapena lo strofinaccio che le lanciò contro e che cadde addosso alla porta d’ingresso.
Amica bastarda!
E le lacrime dov’erano finite?
L’aveva giocata alla grande. Maledetta emotività!
Sbuffò, lanciandosi sul divano, prese il cellulare e rilesse i messaggi di Jack.
Ok era uno stronzo, un pervertito e anche un borioso e arrogante, però…
Proprio in quel momento le squillò tra le mani.
Ti sei offesa? Stavo scherzando…
Povero Jack, come le faceva pena… ma davvero tanta pena… era forse preoccupato?
Perfidamente decise di non rispondere, che si crogiolasse pure per un po’ in quel brodino caldo!
 
***
 
Jack controllò per l’ennesima volta il cellulare.
Niente!
Perché Jenna non gli rispondeva?
Forse aveva esagerato, però cazzo era proprio permalosa, non aveva capito che stava scherzando?
Bè… una palpatina a quelle montagnole morbide gliel’avrebbe data sicuramente, ma lei questo non poteva saperlo di certo!
Ah! Che imbecille era stato a mandarle quel messaggio! Con lei doveva usare una tecnica diversa, per farla uscire allo scoperto, perché era evidente che era pazza di lui.
Finalmente si era vestita da donna. Ok non sapeva che anche lui sarebbe andato al cinema, come aveva pensato in un primo momento, però era pur sempre andata a far shopping.
Voleva dire qualcosa no?
Sicuramente si era comprata dei vestiti della sua taglia (finalmente!) per mostrare di più il suo bel corpicino e la domanda era solo una: perché e a chi?
La risposta era perfino ovvia!
Da quando Jenna aveva la preoccupazione di mostrare chi era veramente?
Fatalità, da quando si era scontrata con lui! Anche un cieco se ne sarebbe accorto, era evidente!
Anche se cercava di nascondere l’interesse che provava per lui e lo faceva in modo egregio a dir la verità, sapeva che sbavava per lui.
Certo la manata in faccia tipo ventosa “stura cessi” era stata un po’ barbarica per la sua pelle e una stoccata non indifferente per la sua dignità, ma Jack ci aveva pensato a lungo e la risposta gli era arrivata presto. Non aveva dovuto scervellarsi più di tanto.
Nella sua mente si era accesa la classica lampadina di Archimede.
Jenna faceva la preziosa solo perché voleva essere corteggiata. Lui non aveva molta familiarità in quel settore, perché fortunatamente le ragazze gli cadevano ai piedi con un solo schiocco di dita, ma che stava blaterando quella sua testa? Non occorreva nemmeno che facesse quel famoso schiocco, bastava solo che accennasse il movimento! E pluff  le donzelle erano sue!
Gonfiò il petto orgoglioso.
Jenna voleva essere trattata come una principessa? Nessun problema, si sarebbe trasformato in un principe.
Jenna voleva un po’ di galanteria? Nessun problema, le avrebbe aperto lo sportello della macchina o portato i libri a scuola.
Jenna aveva bisogno di attenzioni? Nessun problema, gliele avrebbe concesse.
Facilissimo!
Arrivato a casa, le aveva mandato quel messaggio, di proposito, dopo averci pensato per un bel di tempo, aveva optato per una frase simpatica. Niente smancerie, una frase ad effetto era quello che ci voleva con quella strana ragazza.
Solo che lei non gli aveva risposto subito!
Se la tirava pure! Certe volte il mondo era proprio strano.
Era dalle 9:00 che circolava con il telefono in mano e quella si era degnata di rispondergli solo a mezzogiorno!
Aveva risposto a tono la ragazza, doveva ammettere che il messaggio di Jenna era stato divertente e non aveva saputo resistere alla tentazione di ribattere immediatamente.
Si erano scambiati qualche altra battuta e poi silenzio. Non gli aveva più scritto.
Jack si sentiva nervoso, molto nervoso. Che avesse sbagliato qualcosa? Per quello, alla fine, aveva ceduto e gli aveva mandato l’ultimo messaggio quasi di scusa, ma lei niente!
Si era tranquillizzato un pochino, quando Alex l’aveva chiamato per chiedergli se poteva portare Tess e Jenna quella sera, cosa che lo aveva reso a dir poco felice, anche se in ogni caso, non ricevere una risposta da quella sfigata, gli dava veramente fastidio.
Già si pregustava vedere nuovamente Jenna vestita in modo decente.
Era proprio orgoglioso di se stesso, era stato l’artefice di questo cambiamento e aveva fatto sbocciare la ragazza come un fiore.
Jenna era come una pianta grassa, piena di spine e goffa all’apparenza, ma quando sarebbe sbocciato il suo fiore, quella pianta si sarebbe trasformata in uno spettacolo colorato da mozzare il fiato.
Ecco lei era come un cactus con quegli stracci addosso, ma se si vestiva in maniera decente, avrebbe lasciato tutti a bocca aperta, proprio come quel fiore, tanto era graziosa.
Non serviva chissà che, bastava solo mettesse degli abiti della sua taglia, che evidenziassero le sue forme ed esaltassero il suo corpo.
Sinceramente non desiderava che diventasse troppo appariscente, sarebbe stato troppo e non voleva che anche gli altri ragazzi si accorgessero di quanto bella fosse, poi le sarebbero stati tutti alle calcagna.
Non che avesse paura di qualche rivale, lui era Jack Grant, chi sarebbe stato tanto pollo da toccare le cose sue?
Nessuno! Su questo non c’erano dubbi, però meglio evitare certi problemi.
Era immerso in tutti quei progetti e pensieri, quando suonò il campanello.
Jenna era arrivata.
Scartò la madre in velocità ed andò ad aprire tutto eccitato.
Quando la vide non riuscì a trattenere la mandibola che si allungò decisamente verso il basso.
Quella ragazza lo sorprendeva ogni giorno di più, non riusciva proprio a capirla.
In quell’istante accantonò definitivamente la vendetta.
Era una sfida bella e buona e lui non si sarebbe mai tirato indietro. Avrebbe conquistato Jenna con ogni mezzo e sarebbe stato l’unico vincitore.
- Sacco di patate! Ci sei anche tu… - disse con un sorriso trentadue denti scostandosi per far entrare i tre amici.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao eccomi qui con un altro capitolo.
Se avete suggerimenti sui volti dei nostri protagonisti o come voi ve li immaginate, fatemi sapere nelle recensioni (se ne avete voglia) così nel prossimo capitolo le pubblico con il nome di chi ha suggerito.
Besos e buona lettura
Mandy

______________


CAPITOLO 7
 
Jenna entrò timidamente in casa di Jack, sapeva che il ragazzo stava bene, però non si aspettava proprio così tanto.
L’ingresso era grande quanto il suo salotto. Era spazioso e luminoso. Le pareti erano di un fine color crema, alle pareti erano appese delle gigantografie di Jack in tenera età a colori o in bianco e nero, non poteva essere che lui con quei capelli neri e quei grandi occhi azzurro cielo.
In un angolo della stanza sulla destra, vicino ad un’ampia finestra, c’era un enorme vaso trasparente con dentro tre calle in cristallo. Jenna le guardò affascinata, erano di una delicatezza incredibile e davano alla stanza un tocco di eleganza senza pari. Sul lato sinistro c’era un piccolo scrittoio antico anch’esso pieno zeppo di foto.
Jack che soffiava la sua prima candelina, Jack sull’altalena, Jack in braccio alla mamma o al papà, Jack che giocava a football, Jack con il grembiulino all’entrata della scuola e tante altre istantanee del ragazzo che avevano catturato i momenti più particolari della sua via.
C’erano anche delle foto dei signori Grant mentre si baciavano, il giorno del matrimonio o che semplicemente sorridevano.
Una bella famiglia, questo fu il suo primo pensiero.
Infine, sotto i suoi piedi, c’era un grandissimo tappeto in seta color perla.
E questo era solo l’ingresso.
Si avvicinò all’amica quasi intimorita.
Lei e Tes avevano avuto una discussione in macchina. La ragazza non aveva smesso un attimo di darle addosso per il modo in cui si era vestita e l’aveva rimproverata per tutto il viaggio, che fortuna era stato di nemmeno dieci minuti, finché Jenna, una volta uscita dall’auto, era sbottata con una frase infelice – La vuoi smettere Tess? Dimmi perché dovrei cambiare il mio modo di essere? – le aveva chiesto con rabbia.
L’amica le aveva lanciato uno sguardo di fuoco – Non ti guarderà mai nessuno se continui a vestirti in questo modo così sciatto – le aveva risposto con cattiveria – Vuoi rimanere sola per tutta la vita?
Jenna aveva socchiuso gli occhi e non era riuscita a trattenersi – Senti un po’ Tess, tu credi di essere perfetta? Ti vesti come un clown, con tutti quei colori che, credimi, sono un pugno nell’occhio eppure io non ti ho mai detto di cambiare il tuo modo di essere. Ti ho sempre accettata per quello che sei e non mi sono mai permessa di criticarti, perché io dovrei cambiare, invece? Cosa c’è che non va in me? Spiegamelo!
La ragazza l’aveva guardata con il viso infuocato – Se ti vesti decentemente troveresti qualcuno che ti vuole! – aveva sbuffato imperterrita.
- Tu però con tutti i tuoi difetti, l’hai trovato qualcuno che ti vuole lo stesso e ti apprezza per quello che sei e non mi sembra che ti abbia chiesto di cambiare per lui. Perché io non dovrei trovare una persona così che mi accetta per quello che sono? Cos’ho io meno di te, secondo te? – le aveva parlato con cattiveria, ma se ne era subito pentita, nonostante non pensasse di aver torto. Assolutamente. L’atteggiamento che aveva da sempre l’amica per quanto riguarda il suo modo di vestire, la infastidiva parecchio. Adesso poi che aveva un “ragazzo” sembrava quasi che si sentisse migliore di lei. Ed era passato solo un giorno dal primo bacio, non osava nemmeno pensare cosa sarebbe diventata più avanti se la sua storia con Alex fosse proseguita.
Tess era sempre pronta a darle contro per il suo modo di vestire, perché diceva che così nessuno le si sarebbe avvicinato eppure lei, che vestiva in modo scandalosamente eccentrico e decisamente di pessimo gusto, aveva trovato Alex, perché quindi pensava che non avrebbe mai trovato nessuno?
La riteneva forse inferiore?
Tess l’aveva guardata con gli occhi lucidi e poi aveva mormorato – Scusa Jen hai ragione… è che… sei così bella e io vorrei che tutti si accorgessero di ciò che sei veramente e invece tu cerchi in tutte la maniere di nasconderti dietro quei vestiti abnormi. Non volevo essere cattiva con te e tanto meno giudicarti. Perdonami… sono stata una stupida, anche se continuerò a dirtelo ogni giorno… lo sai…
Jenna aveva allungato la mano e aveva stretto quella dell’amica – Sorelle – le aveva detto sentendosi uno schifo per la sfuriata che aveva appena fatto.
Alex, in tutto quel loro battibeccarsi, era stato in silenzio. Aveva semplicemente sorriso, quando si erano date la mano – Così vi voglio! Niente musi e lacrime adesso. Dai forza entriamo e divertiamoci!
Era proprio un ragazzo meraviglioso ed era felice che Tess fosse riuscita ad accalappiarlo.
Aveva abbracciato l’amica e insieme si erano dirette verso la porta di entrata della villa di Jack.
- Tu sei Jenna quindi – una voce femminile e quasi da ragazzina la riportò sulla terra.
Alzò gli occhi e vide due occhi grandi scuri che la scrutavano con interesse. Assomigliavano molto a quelli di Jack tranne che per il colore – Sì – disse timidamente.
- Ciao cara, io sono Chantal, la mamma di Jack. Ero così curiosa di conoscerti, è una settimana che mio figlio non fa che…
- MAMMAAAAA... – l’urlo di Jack fece sussultare tutti.
La donna si voltò verso il figlio e lo guardò con un largo sorriso – Bè, che c’è? – chiese ironicamente.
Il ragazzo assunse un aria corrucciata – Non dovevate andare al cinema tu e papà? – domandò con un tono di voce alquanto acido.
Jenna era confusa, tutti ridacchiavano divertiti, la faccia di Jack era stata sostituita da un peperone talmente era rossa e lei non ci stava capendo niente.
- Salve io sono Tess, non so se ha sentito parlare anche di me questa settimana… – si presentò l’amica allungando la mano verso la madre di Jack.
- Piacere Chantal, mi dispiace ma…
Non fece in tempo a sentire la risposta che Jack le afferrò la mano e la trascinò a tutta velocità fuori dalla stanza, raggiungendo le scale che portavano in taverna.
- Jack! Sei impazzito? – chiese scendendo – Ma cosa ti è saltato in mente. Guarda che figuraccia che mi hai fatto fare con tua madre… Non ho nemmeno fatto in tempo a presentarmi decentemente!
- Non è importante e poi stava solo perdendo tempo, poi arrivano tardi allo spettacolo e mio padre brontola, la conoscerai meglio in un altro momento. Non oggi!
Fissò Jack e poi scoppiò a ridere – Sei sicuro di stare bene?
- Perché? – chiese guardandola storta
- Sei tutto rosso, mio Dio! Veramente non è che hai la febbre? – gli si avvicinò con la mano per mettergliela sulla fronte, ma il ragazzo gliel’afferrò di scatto – Non ci provare Jenna, ho già avuto una brutta esperienza con la tua mano ventosa! – disse ridendo.
Jenna non riuscì a resistere e si unì alla risata.
Certe volte, doveva ammetterlo, Jack era proprio simpatico, solo certe volte però…
In quel momento arrivarono Tess, Alex e Tom – Sono arrivate le pizze – disse quest’ultimo.
Si sedettero a tavola e cominciarono ad aprire i cartoni.
- Facciamo un brindisi ai signori Grant che hanno gentilmente offerto – Alex alzò il suo bicchiere di coca-cola, imitato subito dagli altri.
Jenna li seguì, guardando Jack, quando il ragazzo rivolse gli occhi verso di lei, gli sorrise felice – Grazie – mormorò.
Jack le lanciò una lunga occhiata – Non devi ringraziare me, ma Chantal e Jack Senior, ma provvederò a farlo io per te, meglio evitare certi incontri ravvicinati…
Tess e Alex scoppiarono a ridere, Tom li guardò stupefatto – Mi sono perso qualcosa? – domandò stranito.
Jenna alzò le spalle – Lascia stare Tom, siamo in due a non aver capito niente – sussurrò.
Cercò di smorzare il sorriso che le era comparso sulla faccia e abbassò il viso per non farsi vedere.
Aveva metabolizzato le parole che le aveva rivolto Chantal. In un primo momento non aveva capito, un po’ perché imbarazzata da tutto il contesto e un po’ perché frastornata da tante cose, ma poi le aveva vagliate e ripensate fino alla nausea.
Jack aveva parlato di lei a sua madre.
Adesso non restava che capire se bene o male… perché ovviamente non si fidava per niente dello stronzo.
Avrebbe continuato a fare la finta tonta e aspettato le mosse del ragazzo.
 

***

 
Si era vestita nuovamente come un sacco di patate!
Non si aspettava certamente una minigonna inguinale come quella che indossava Tess, che era davvero terribile, però almeno un paio di jeans decenti sì! Anche quelli del giorno prima.
Aveva voglia di rivederla vestita bene e ancora una volta tutte le sue teorie andavano a farsi benedire, anche se, probabilmente, Jenna lo faceva a posta, perché pensava che in questo modo, lui non avrebbe capito che era interessata. Ma ormai era troppo tardi!
Si diede mentalmente dello stupido! Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima?
Voleva non mostrarsi troppo per sorprenderlo alla sua festa!
Già se la immaginava con un vestitino succinto e sotto un costume mozzafiato.
Quella ragazza ne sapeva una più del diavolo. Lo voleva impressionare, ma non sapeva che lui era molto più furbo di lei. E va bè, sarebbe stato al gioco, poteva anche concederle questa soddisfazione. Tanto mancava solo una settimana e poi l’avrebbe mostrata a tutti per quello che era in realtà. Una splendida ragazza piena di curve da far girare la testa e non un francescano con il saio!
Già si immaginava i commenti dei suoi amici – Solo Jack poteva riuscire in un’impresa del genere. Ha trasformato un sasso in diamante!
Sarebbe stato un momento da ricordare per l’eternità, se tutto andava bene, l’avrebbero messo anche nell’annuario del liceo!
In ogni caso, Jenna si era presentata con un paio di jeans larghissimi, ma davvero tanto larghi, che le coprivano completamente ogni forma e una felpa grigia (un tempo forse era stata nera) con le maniche arrotolate almeno cinque volte e che le arrivava circa alle ginocchia.
Adesso che aveva capito la strategia della ragazza era più tranquillo, anche se, in primo momento, si era parecchio infastidito.
Proprio quella sera sua madre e suo padre dovevano uscire più tardi?
Di solito non incrociavano nemmeno Alex e Tom quando arrivavano. Certo che aveva una sfiga non indifferente! Grazie a questo ritardo Chantal aveva potuto fare la radiografia ad una Jenna vestita da francescana! Che disdetta!
E che figura di merda gli aveva fatto fare sua madre!
Basta, non avrebbe più confidato nulla a quella pettegola genitrice che si ritrovava, non c’era proprio da fidarsi di lei.
Jenna, per lo meno, non aveva capito un accidenti, al contrario degli altri due che l’avevano pure preso in giro insieme a sua madre.
Insomma oltre che sfigata, Jenna era pure tonta, un’abbinata perfetta! Avrebbe dovuto lavorare parecchio per farla rinascere, non c’era solo il modo di vestire da correggere!
Tra l’altro sua madre era stata più che esplicita, chissà dove aveva la testa quella ragazza, comunque meglio così, poi si sarebbe montata la testa! Figurarsi, sarebbe andata in giro a dire a chiunque respirasse che, Jack Grant pensava a lei, meglio evitare certe situazioni, soprattutto perché una ragazzina come Jenna avrebbe potuto rovinargli la piazza.
Per carità!
Sarebbe stata capace perfino di dire che erano insieme, sì insomma, fidanzati!
Che palle però!
Sua madre aveva origliato una conversazione telefonica con Tom e ovviamente aveva cominciato a subissarlo di domande non appena aveva riattaccato, perché non si faceva mai gli affari suoi, questo Jack lo sapeva molto bene.
- Chi è questa Jenna? È carina? Come l’hai conosciuta? È la tua fidanzatina? – e lui aveva fatto l’errore di rispondere alla prima domanda, spiegando a Chantal come si erano conosciuti. Da lì era partito l’interrogatorio di terzo grado. Ci mancava solo che sua madre lo legasse ad una sedia della cucina e gli puntasse una lampada in faccia proprio come nei film, per estorcergli le risposte. Cosa di cui non aveva assolutamente bisogno, visto che sapeva di ogni ragazza che aveva avuto, bè… non proprio di tutte, perché certe cose era meglio che mammina non le conoscesse.
In verità gli era piaciuto parlare con sua mamma di Jenna, le aveva raccontato proprio tutto, anche della vendetta, lei aveva storto il naso e poi gli aveva dato un bacio sulla guancia – Come sei ingenuo amore mio – gli aveva sussurrato. Jack le avrebbe voluto chiedere cosa intendesse con quella frase, ma fatalità era suonato il telefono proprio in quel momento e sua madre era andata a rispondere.
Poi non aveva più trovato il coraggio di chiederglielo, nonostante ogni giorno lei gli domandasse di Jenna. Aveva paura che poi Chantal fraintendesse i suoi sentimenti (inesistenti) per quella sfigata.
Accantonò quei pensieri, non era il caso di distrarsi così quando era insieme ai suoi amici.
Avevano appena finito di mangiare e stavano guardando distrattamente un programma alla tv – Giochiamo a qualcosa? – chiese.
- Risiko? – propose subito Tom che era un patito del gioco.
Alex gli lanciò un’occhiata d’intesa.
Sia lui che l’amico cercavano sempre di evitare quel gioco, perché Tom si trasformava in una specie di Rambo. Si arrabbiava da morire se uno di loro due sbagliava qualche regola.
Jack rise tra sé e sé, per fortuna non si era mai accorto che imbrogliavano come pazzi divertirsi un po’, perché Tom era un vero asso come stratega e aveva anche una fortuna sfacciata con i dadi e di conseguenza loro due perdevano sempre, cosa per niente piacevole e a dir poco irritante.
Jack ed Alex si scambiavano le carte sotto il tavolo per fare degli abbinamenti oppure si prendevano dei carrarmati di nascosto da aggiungere qua e là per gli stati. Uno distraeva l’ignaro Tom e l’altro faceva man bassa, ma sempre con razionalità, altrimenti il ragazzo se ne sarebbe accorto.
Si divertivano di più alle sue spalle che a giocare.
- No, avevo in mente qualcosa di carino, visto che siamo in compagnia anche del gentil sesso – disse con aria sorniona.
Subito si beccò uno sguardo imbronciato di Jenna che sembrava gli volesse dire – Sta attento a quello che proponi, ricordati che non mi fido di te! - E faceva bene.
- Perché non giochiamo a “verità o pegno”? - fissò Jen con un sorriso soddisfatto.
La ragazza aveva strabuzzato gli occhi preoccupata.
Interessante! Non le piaceva quel genere di gioco…
- Sì forte! Così scopriamo i gusti sessuali delle ragazze e magari imparo qualcosina, io ci sto – disse subito il pervertito di Tom.
Alex acconsentì tranquillo – Per me è lo stesso!
Tess sorrise – E perché no! Così scopriamo i gusti sessuali dei ragazzi e magari gli insegniamo qualcosina!
Tom le fece una linguaccia.
Jenna non proferì parola. Continuava a guardarlo con odio.
- Va bè, la maggioranza vince, quindi vada per “verità o pegno”. Il gioco, lo conosciamo tutti. In ogni caso rinfresco la memoria. Ci sediamo per terra in cerchio. Il primo a fare la domanda sarà estratto a sorte, sceglierà la persona a cui rivolgerla e quest’ultima deciderà se rispondere oppure subire il pegno o punizione che chi ha posto la domanda potrà scegliere. Una volta finito chi ha è stato scelto potrà a sua volta porre un quesito, ma attenzione non alla persona che prima gli aveva fatto la domanda e così via finché non sarà ora di andare a casa. È chiaro il concetto? - tutti annuirono, tranne Jenna – Bene possiamo iniziare. Se siete tutti d’accordo può cominciare a fare le domande il più giovane di noi.
Quando stabilirono che Tess era la più piccola, perché nata il quindici dicembre il gioco ebbe inizio.
Jack era un po’ sulle spine, non vedeva l’ora che arrivasse il suo turno. Ovviamente sapeva già a chi e cosa chiedere.
Al momento tutti avevano scelto la verità, le domande erano abbastanza soft per cui nessuno era stato messo in imbarazzo. Ci avrebbe pensato lui… ovviamente, se solo qualcuno si decideva a farlo entrare nel gioco.
Finalmente Tom si ricordò che aveva un amico – Scelgo Jack. Allora amico, domanda imbarazzante. Da quanto tempo è che non ti fai una s… Ummm… scusate, dimenticavo che ci sono delle fanciulle. Da quanto tempo è che non ti procuri piacere da solo e a chi hai pensato quando l’hai fatto? – chiese ridendo.
Jack alzò un sopracciglio. Che razza di domanda idiota! – Verità. Ieri sera, in genere mi va meglio il week-end trovo sempre qualcuna che mi soddisfi, invece questo fine settimana è stato disastroso in quel senso, quindi ho dovuto farlo da solo – disse puntando gli occhi su Jenna che arrossì violentemente – Alla seconda non rispondo, perché il gioco dice una sola domanda Tom.
Gli altri assentirono e soffocarono nel nascere le proteste del ragazzo.
- Bene, io scelgo Jenna. Vediamo un po’… con chi l’hai fatto la prima volta? – chiese con un sorriso malefico.
La ragazza divenne paonazza, poi si girò verso Tess come per cercare conforto o una soluzione.
- Jenna quindi? – provò ad insistere.
- Non puoi cambiare domanda? È troppo personale questa… - disse con un filo di voce.
Molto bene, l’aveva messa in imbarazzo, avrebbe scelto sicuramente pegno e casualmente lui ne aveva già uno in mente – Mi dispiace Jen, ma la domanda ormai è fatta, se non vuoi rispondere puoi sempre scegliere il pegno, non ti preoccupare non sarò crudele con una fanciulla come te.
Lei lo guardò con odio – Te l’ha mai detto nessuno che sei uno stronzo, Jack?
- Quindi? Verità o pegno? – chiese nuovamente troppo soddisfatto di se stesso.
- Pegno, stronzo! – decise infine lei.
- Molto bene. Il tuo pegno è questo: cinque minuti con me nello sgabuzzino e…
Jenna impallidì – Io non ci vado nello sgabuzzino con te! – lo interruppe risoluta.
I due ragazzi si misero a ridere. Tess abbassò lo sguardo - Mi dispiace Jen, ma le regole sono regole e vanno rispettate, altrimenti il gioco non avrebbe senso.
La ragazza fissò l’amica. Tess alzò ambedue in pollici in alto per darle un incoraggiamento – E va bene – sibilò guardandolo con gli occhi a fessura.
- … con le mani legate dietro – finì la frase soddisfatto.
- Tu Jack Grant me la pagherai questa, brutto stronzo, falso, ipocrita e imbroglione che non sei altro, non vale l’ultima frase che hai detto… - Jenna era veramente inviperita. La adorava!
- Tesoro, non è mica colpa mia se mi hai interrotto prima che finissi di esporti ciò che avevo scelto per te e ormai hai acconsentito.
- Stronzo…
Tom che nel frattempo era uscito dalla stanza ritornò con una cintura di un accappatoio – Questa dovrebbe andare bene – disse cominciando a legare, dietro la schiena, i polsi di Jenna che non aveva smesso un attimo di insultarlo anche con epiteti a dir poco fantasiosi.
- Dai andiamo! – ordinò – Quando manca un minuto venite ad avvertirmi – si rivolse direttamente ai ragazzi, mentre una Jenna infuriata scalpitava e continuava ad inventarsi ogni genere di insulto.
- La prossima volta devo ricordarmi di aggiungere anche che voglio una benda intorno alla bocca per farti tacere – la prese in giro mentre entravano nello sgabuzzino delle scope.
- È buio – sussurrò Jenna.
- Non ti preoccupare ti troverò lo stesso – le mormorò avvicinandosi al suo viso.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao a tutte.
Piccola premessa: spero non ci siano tanti errori, perchè ho riletto velocemente, ma oggi è proprio una giornata no e sinceramente non mi sono soffermata troppo.

Quindi perdonatemi.
Vorrei ringraziare le 65 ragazze che hanno messo la storia nelle seguite (cifra mai vista dai miei occhi) O__O, le 8 ricordate e le 29 preferite (anche questa super cifrona per me).

Ovviamente nel mio cuore sempre le mie recensioniste che mi seguono passo per passo e le new entry Depa95 che ha commentato capitolo per capitolo, un mito!

Nina2805 e LadyVamp che mi ha fatto una gradita sorpresa.

Grazie mille.
Colgo l'occasione per segnalarvi ben due storie, che a me piacciono veramente tanto e che io amo particolarmente anche se per ragioni diverse.
Entrambe sono storie d'amore, ma valgono la pena di andarele a leggere.

e

A.A.A. OFFRESI DICIOTTENNE VERGINELLO – NO TARDONE di gaccia

Entrambe nelle mie preferite.

Ora vi lascio alla lettura. Niente sassate per gli errori.
Ciao a presto
MandyCri

_________



CAPITOLO 8
 
Jenna si ritrovò le labbra morbide di Jack sulle sue.
Sbarrò gli occhi e serrò la bocca.
Questa fu la sua prima reazione e non perché non volesse baciare Jack.
Signore Benedetto! Quello era il suo sogno da cinque anni a questa parte.
Quanti sabati aveva passato con Tess a mangiare pop-corn sul divano guardando film romantici e a fantasticare, fino a tarda notte, con l’amica sul famoso primo bacio?
Adesso Jack le era davanti e anche se non lo vedeva, aveva posato quelle fantastiche labbra che si ritrovava sulle sue.
Si era ritratta solo perché non voleva che succedesse così. Non il suo primo bacio.
Lo desiderava sopra ogni altra, ma non a quelle condizioni.
Forse era una stupida sentimentale e probabilmente era anche patetica, però il suo primo bacio voleva le fosse dato per amore, non per uno scherzo o per un gioco.
Comprendeva che quell’avvicinamento per il ragazzo era tutt’altra cosa. Sapeva benissimo che non provava per lei assolutamente niente, mentre Jenna lo desiderava sopra ogni altra cosa. Questa era la verità, perché i sogni che faceva su di lui non venivano certo dal nulla.
Jack le piaceva molto, troppo.
- Jack è vero che ho le mani legate, ma le mie ginocchia funzionano benissimo e anche i miei denti. Provaci ancora e ti giuro che ti ritrovi con la lingua mozzata e le palle spappolate e dopo potrai far invidia ad un soprano, te l’assicuro! – ringhiò.
Quella era la sua unica arma: l’ironia! Doveva difendersi da quel ciclone, altrimenti l’unica che ci avrebbe rimesso, sarebbe stata solo lei.
Avvertì lo spostamento d’aria davanti a sé. Fortunatamente il ragazzo aveva recepito il messaggio – Mamma che pizza che sei Jen! È solo un bacetto, cosa ci sarà di male. È questo lo scopo dello sgabuzzino, sai… - Jack sembrava irritato – Non capisco perché tu ti diverta tanto a respingermi, non credo che puoi permetterti qualcuno meglio di me!
- Ci conosciamo da una settimana, ci siamo parlati tre volte in tutto. La prima mi sei atterrato sopra e le altre due hai cercato di mettermi le mani addosso. Sei peggio di un maniaco, ma te ne rendi conto? Adesso… detto tra me e te, comincio a dubitare che siano vere le voci che circolano sul tuo conto.
Sentì Jack muoversi e finalmente fu la luce.
Il ragazzo la guardò pensieroso – Cosa intendi dire?
- Bè… se ti abbassi a provarci con me, significa solo che sei in astinenza da tanto… e allora quelle voci che dicono che te ne scopi una alla settimana non sono veritiere – disse seria.
Jack scoppiò a ridere – Perché ridi, adesso? – chiese offesa.
- Jenna, a parte che non devo smentire o confermare niente, perché non me ne frega proprio nulla di ciò che dicono di me. Li lascio parlare, certi pettegolezzi non mi cambiano certo la vita sia che ne venga a conoscenza o meno. La cosa buffa è, però, sapere quanto ti sminuisci. È vero che ti vesti come un sacco di patate, cosa fastidiosa tra l’altro, però non sei per niente male… sì insomma… sei una bella ragazza, ecco! Anche se saresti decisamente più carina se valorizzassi di più la tua figura. Quei pantaloni sono orrendi, ti mortificano.
Jenna lo guardò di sottecchi.
Jack le aveva appena fatto un complimento?
- Mi sleghi le mani? – chiese speranzosa.
- Ma figurati! Non esiste proprio. Anzi visto che mi mandi in bianco per la seconda volta di fila, sarà meglio se escogitiamo un piano comune – disse facendole l’occhiolino.
L’espressione del ragazzo non la fece stare per niente tranquilla. Sapeva già che da quella bocca perfetta sarebbero uscite delle parole che non voleva sentire e soprattutto che l’avrebbero messa in imbarazzo – Cosa intendi?
- Bè, come hai detto tu, ho una reputazione da difendere, non che mi interessi particolarmente, però sono sincero, un conto è che sia una delle ragazze più popolari del liceo a darmi il due di picche, un altro è che sia tu a farlo. Una sfigata stracciona – rispose divertito.
- Credo che qualsiasi situazione inventassimo, ne usciresti perdente e forse anche di più se facessimo finta che sia successo qualcosa.
Il ragazzo inclinò la testa di lato – Perché? – chiese con un filo di preoccupazione.
- Eh dai Jack! Cinque minuti in uno sgabuzzino ti basterebbero davvero? – disse ridendo.
- Non capisco dove vuoi arrivare… - era sempre più perplesso.
Jenna alzò un sopracciglio e fissò il suo stupido interlocutore sbigottita. Era davvero così scemo da non capirlo da solo? – Ma mi stai prendendo in giro? Ci fai o ci sei? A questo punto mi vengono seri dubbi, sai Jack? Te lo dico chiaro e tondo, allora. Non credo che per te sarebbe una bella pubblicità far sapere in giro che fai tutto in cinque minuti!
Jenna si rese conto che stava fissando le labbra piene e rosee di Jack, labbra che avrebbero fatto impazzire chiunque. Cercò di distogliere gli occhi da quel punto, ma si rese conto che non ci riusciva.
- Girati! – ordinò lui. Lo fissò sbigottita, ma eseguì in silenzio, sperando con tutta se stessa di non incorrere così, in qualche scherzo. Proprio non riusciva a fidarsi di lui!
Invece non fece niente di strano. Lo sentì armeggiare con il laccio intorno ai suoi polsi, finché non si ritrovò libera.
Si sgranchì le mani e si voltò nuovamente – Grazie, così mi sento meglio – mormorò.
Jack fece spallucce – Jenna cinque minuti mi sono sufficienti per farti andare in paradiso – sussurrò dopo qualche secondo, strizzandole l’occhio – Non posso dire lo stesso per te invece, dovresti lavorare molto di più, ho una resistenza senza pari… - aggiunse ironicamente.
- Sì, certo, come no! Super Jack! – disse, mentre annuiva profondamente per prenderlo in giro.
- Fa pure dell’ironia gratuita, ma una persona intelligente, prima di giudicare dovrebbe provare, magari ti sorprenderei… chi lo sa!
Jenna sentì la temperatura corporea salire – Peccato! Mi resterà sempre il dubbio… - disse sorniona.
Jack le sorrise – Lo vedremo!
- Sì, lo vedremo! – rispose lei.
Sembrava proprio un deja-vu!
Il ragazzo continuò a fissarla con quel sorrisetto idiota, avrebbe voluto mandarlo a quel paese, ma c’era qualcosa che la frenava.
Se prima le piaceva, adesso che ci aveva parlato, il sentimento era ancora più forte.
L’unico modo per difendersi era non dargliela vinta, cercare di non cedere e usare l’ironia come arma.
Jack era uno zoticone, maniaco, mani lunghe e in un certo senso perverso, sbruffone e arrogante, ma il suo modo di fare era così maldestro e comico, da fare quasi tenerezza. Insomma in poche parole le era simpatico.
Se solo avesse provato a darle quel bacio in modo più elegante e romantico, avrebbe ceduto come una “tontolona” alle sue avances.
Invece per lui era tutto un gioco.
Jenna avrebbe voluto essere speciale per Jack, ma sapeva che questo suo desiderio non sarebbe mai stato soddisfatto. Perché quel ragazzo si doveva accontentare di una come lei, quando poteva avere di meglio?
Fortunatamente un lieve bussare alla porta, le fece accantonare quei pensieri – Manca un minuto ragazzi, tutto bene? – chiese Alex con voce divertita.
- Sì, tutto bene – rispose Jack.
A Jenna mancarono le parole.
Non voleva piangere, ma aveva un nodo alla gola non indifferente.
Perché le era venuta tutta quella malinconia?
Era proprio una stupida.
Nonostante si fosse ripetuta, fino alla nausea, che le attenzioni che Jack le stava riservando avevano un secondo fine, nel suo subconscio si era illusa.
Maledetto il suo lato romantico e sentimentale!
Che stupida, idiota era!
Non piangere Jen…, pensò mentre una lacrima le rigava la guancia.
L’espressione del viso del ragazzo cambiò. Il sorriso si spense dalle labbra.
Alzò una mano verso il suo viso e delicatamente asciugò la pelle bagnata, l’accarezzò lievemente e poi le prese gentilmente la nuca avvicinandole il viso al suo.
- Minuto finito! – urlarono in coro Alex e Tom aprendo di scatto la porta.
Jack si scostò di colpo, le lanciò una lunga occhiata, poi si voltò e uscì subito dallo sgabuzzino, seguendo i ragazzi che, ovviamente, lo stavano tartassando di domande – Cosa vuoi che abbia fatto Tom, in cinque minuti! Non mi bastano nemmeno per un bacio, abbiamo solo chiacchierato e poi non è proprio il mio tipo, nemmeno per un sveltina – lo sentì vantarsi con i ragazzi, quasi con cattiveria.
Jenna avvertì le gambe farsi molli. Guardò verso la porta dove la stava aspettando una Tess preoccupata – Tutto bene? – le chiese l’amica.
Bastarono quelle due parole per farla scoppiare a piangere.
Tess l’abbracciò – Andiamo a casa Jenna, chiamo mio padre che ci venga a prendere – disse e la scortò su, senza nemmeno passare per la taverna, dove i ragazzi stavano scherzando tra loro e non si erano ancora accorti della loro assenza.
Non voleva rovinare la serata all’amica, ma aveva bisogno della sua presenza confortante.
Jack Grant le avrebbe portato solo guai.
Non avrebbe mai dovuto dargli confidenza.
L’aveva capito fin dal primo istante e stupida lei che aveva quasi ceduto.
Quel ragazzo rappresentava tutto, tranne che il coronamento del suo sogno d’amore.
 

***

 
Jack si era svegliato di pessimo umore quel lunedì mattina, si era preparato in fretta per andare a scuola in anticipo e aspettare Jenna all’entrata del liceo, ma non era riuscita a vederla.
Aveva ascoltato distrattamente le lezioni e il tempo era passato inesorabilmente lento.
Quando finalmente era arrivata l’ora di pranzo, si era precipitato in mensa con un sprint degno di un recordman.
Adesso se ne stava seduto al tavolo, impaziente, mentre l’aspettava.
La serata era finita malissimo.
Jenna e Tess erano scomparse nel nulla e se ne erano andate senza nemmeno salutare.
Aveva provato subito a chiamare Jenna, ma aveva trovato spento, le aveva quindi spedito svariati messaggi, ma ovviamente non aveva risposto.
Per tutta la mattinata aveva controllato il cellulare, ma il risultato era stato sempre lo stesso.
Nessuna notifica da parte di Jenna.
Per fortuna Tess aveva risposto ad Alex e gli aveva detto che il padre era andate a prenderle.
La ragazza non aveva specificato il motivo di quell’improvvisa fuga, era stata vaga. Aveva detto semplicemente che Jenna non si era sentita bene e che ne avrebbero parlato più tardi.
Ovviamente nessuno aveva creduto a quella scusa.
Perché non li avevano nemmeno salutati?
Jack si sentiva profondamente in colpa. Aveva esagerato a dire quell’ultima frase agli amici. Aveva usato un tono di voce alto, in modo che lo sentisse anche Jenna. Aveva voluto umiliarla davanti agli altri, per fargliela un po’ pagare per l’ennesimo rifiuto.
Era stato superficiale e sbruffone, ma soprattutto, si rendeva conto che quelle parole erano state cattiverie gratuite belle e buone.
Quella lacrima gli aveva toccato il cuore, gliel’aveva tolta dalle guance e stava per baciarla, ma il tempo purtroppo era finito. Sinceramente, non si spiegava cosa gli fosse preso, subito dopo, ma non voleva fare una magra figura con gli amici. Era stato proprio uno stupido! In fondo che male c’era se Jenna gli piaceva un pochino?
Invidiava Alex che se ne fregava di tutto e tutti. Avrebbe tanto voluto essere come lui.
Invece, non si era fatto problemi a prenderla in giro, o forse era meglio dire, umiliarla davanti a tutti, perché Jenna era sempre stata al gioco, era una che non si faceva sopraffare da quelle cose da femminucce. Questa volta però aveva fatto male i conti e la ragazza era sparita nel nulla e con lei anche Tess.
Alex se l’era presa molto. Gli aveva detto di tutto e di più – Si può sapere che cazzo le hai fatto? – gli aveva urlato inferocito e poi se n’era andato sbattendo la porta.
Tom, invece, gli aveva battuto la spalla – Fregatene! È solo una sfigata. Come le è venuta, le passa, se vuole, altrimenti cazzi suoi! Non vorrai mica starci male per una così? Spero che almeno tu non ti trasformerai in un perdente come Alex – gli aveva detto e poi se n’era andato pure lui.
Quella frase l’aveva fatto star male. Sentire Tom parlare così di Jenna gli aveva dato parecchio fastidio. Ma perché? In fondo lui era stato il primo a chiamarla in quel modo.
Quando scorse Alex e Tess arrivare in mensa, si sentì sollevato.
Tra poco avrebbe rivisto Jenna e finalmente le avrebbe potuto chiedere scusa.
Si sbracciò per farsi notare. Notò subito la ragazza trattenere l’amico e poi confabulare qualcosa, ma alla fine si avvicinarono e si sedettero con lui.
I saluti non furono certo cordiali.
Tess si ostinava a non guardarlo e Alex borbottò un ciao controvoglia.
- Ok ragazzi, vi chiedo scusa! Non so cosa sia successo ieri sera, ma mi rendo conto di aver esagerato. Per favore ci mettiamo una pietra sopra? Mi farò perdonare anche da Jenna e mi metterò in ginocchio se sarà necessario, ma per favore non trattatemi così. So di aver sbagliato e vi assicuro che non succederà mai più.
Tess abbozzò un mezzo sorriso triste – Non è a noi che devi chiedere scusa, comunque va bè… tanto non serve a niente tenere il broncio.
- Jenna non viene a pranzo? – chiese d’impulso.
La ragazza alzò le spalle – Non saprei proprio.
Jack non aspettò altro. Si alzò di scatto e uscì dalla mensa senza salutare, sotto lo sguardo smarrito dei due ragazzi.
Doveva trovare Jenna.
Sapere che stava male per ciò che le aveva detto, gli dava veramente noia.
Ma che cazzo gli era saltato in mente di dire quella frase così stupida? Doveva essersi proprio rimbecillito. L’orgoglio era sempre stato il suo punto debole ed era una un’arma a doppio taglio.
La cercò ovunque, perfino dentro ai bagni delle ragazze, ma di Jenna nessuna traccia, stava per rientrare in classe, tanto ormai l’ora di pranzo stava per finire, quando la vide che stava parlando con un ragazzo.
Un “nerd” per l’esattezza!
Il tizio era alto e magro, capello riccio scomposto, un naso aquilino e portava dei buffi occhiali rotondi alla “Harry Potter”, insomma decisamente una schifezza.
Jenna era vestita con il suo solito saio francescano ed era tutta sorridente.
Non sta poi così male!, pensò con un certo disappunto.
Si avvicinò quatto, quatto per origliare cosa si stavano dicendo.
- Mi dispiace davvero averti atterrata, avevo la testa tra le nuvole, scusa ancora… - stava dicendo lui.
Allora è davvero un vizio il suo! Ma non guarda dove va?, si chiese contrariato.
- Ma figurati! Ultimamente mi capita spesso, quindi non fartene una colpa, probabilmente sono io quella distratta – Uhmm… fa la gallina!
- No! Non prenderti colpe che non hai. Anzi voglio farmi perdonare, adesso che il fato ci ha fatto incontrare, ti va di uscire a mangiare una pizza sabato sera? – Ah! Ah! Non può c’è la mia festa, Tiè!
- Davis mi piacerebbe tanto, ma sono stata invita da un amico alla sua festa di compleanno.
Jack, dalla sua posizione, vide chiaramente la faccia delusa del ragazzo. Jenna gli dava le spalle, ma lui ce l’aveva proprio di fronte. Ben gli stava al nerd marpione!
- Parli di quella di Jack Grant? Sei stata invitata? – chiese lui sorpreso.
- Ehmm… sì – gli rispose.
- Mi sono sempre chiesto, come fossero quelle serate, ne parlano sempre tutti…
- In verità non saprei cosa dirti, visto che è la prima volta che ci vado… senti ho un’idea! Potrei chiedere a Jack se ti da un invito – No! Un attimo! Jenna sei impazzita?, doveva intervenire subito.
E poi chi cazzo era quello?
Come si permetteva di invitare fuori la sua Jenna?
Si avventò come un kamikaze in mezzo ai due.
- Ciao Jenna, come stai? – chiese con un sorriso falsissimo.
La ragazza sobbalzò – Ciao Jack, tutto bene – gli rispose con la massima tranquillità.
Ma non era arrabbiata con lui? Non ci capiva più niente.
Guardò storto quel Davis, così aveva sentito che lei lo chiamava – Ciao, tu chi sei? – borbottò, cercando di usare un tono più contrariato possibile in modo che il ragazzo capisse il suo messaggio subliminale: Smamma!
Ovviamente il tizio non lo comprese, perché gli prese con forza la mano e gliela strinse, facendola ondeggiare su e giù, tipo barca a vela in mezzo alla tempesta. Aveva già il mal di mare! – Ciao Jack, io sono Davis, piacere di conoscerti – si presentò, probabilmente credendo che la sua domanda fosse cordiale e non una minaccia.
Ma che era scemo questo? Gli sorrideva pure.
- Jack , piacere – disse ritraendo la mano infastidito.
- Jack, Davis può accompagnarmi alla tua festa sabato sera? – si girò verso Jenna con gli occhi strabuzzati.
E adesso? Non voleva dirle di no, però al tempo stesso, non voleva darle un altro elemento in più per allontanarsi da lui, dopo la serata disastrosa del giorno prima – Ehm Jenna, ho finito gli inviti e poi sinceramente credevo che ci saremmo andati insieme io e te con Alex, Tess e Tom… - disse, congratulandosi con se stesso per la bella scusa appena trovata.
- Perfetto allora! Se entriamo con te, non ci saranno problemi, se Davis non ha l’invito, giusto? – Jenna lo guardò riconoscente. Non poté far altro che annuire come un imbecille.
- Ci troviamo in biblioteca, alle quattro, ok? Ciao a domani – disse la ragazza rivolgendosi all’altro ragazzo. Detto questo salutò anche lui e s’incamminò lungo il corridoio del liceo.
Jack rimase come un fesso a guardarla andare via.
Si diede due schiaffi mentali e mise subito in moto le gambe per raggiungerla.
- Jenna! – la chiamò-
La ragazza si fermò e si voltò verso di lui – Sì? – chiese quasi sorpresa.
Le si affiancò, affondò le mani nelle tasche della felpa – Com’è che conosci quello? – domandò con finta noncuranza.
- Ah niente, ci siamo scontrati prima, mentre stavo andando in mensa e ci siamo presentati – disse tranquilla.
- Ah! – fu l’unica parola che gli venne in mente.
Conosceva il nerd da nemmeno un’ora, visto che era quella la durata della pausa pranzo e che, tra l’altro, doveva ancora finire e già avevano tutta quella confidenza? – E perché vi vedete domani in biblioteca? – chiese mordendosi la lingua e cercando di nascondere la sua curiosità.
- Ha visto che ero un po’ triste e mi ha chiesto il motivo. Così ci siamo presentati e gli ho spiegato del quattro in matematica e lui si offerto gentilmente di darmi ripetizioni. Ho pensato che magari se provava a spiegarmi le regole qualcuno di diverso da Tess, forse riuscirò a capirci qualcosa di più e. magari, non sarò bocciata in matematica – spiegò sempre più tranquilla.
Una secchiata di acqua gelida sarebbe stata meno sconvolgente.
Perché non ci aveva pensato lui?
Non ci voleva proprio quel nerd in mezzo ai piedi.
- Capito… - la voce gli uscì acida.
- Bene Jack, ti saluto ci si vede in giro, altrimenti ci sentiamo per la festa. Ciao.
Se ne andò così, lasciandolo per la seconda volta come un emerito imbecille in mezzo al corridoio da solo.
Doveva correre ai ripari.
Il giorno successivo sarebbe andato anche in lui in biblioteca alle quattro del pomeriggio.
Casualmente, passava di lì! Era un posto pubblico, no?
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao,
sono molto emozionata per il seguito che sta avendo questa storia, non me l'aspettavo proprio e ne sono felicissima.
E' nata per gioco e invece mi sto proprio divertendo a scriverla e a leggere i vostri commenti, che non avrei mai creduto così numerosi, perciò grazie davvero.
Come sempre ringrazio tutti e elenco le new entry loveiseasy, Piici, IdaL.
Ringrazio anche chi commenta inviandomi un messaggio privato.
Ciao e grazie a tutte <3

___________


CAPITOLO 9
 
Jenna si guardò allo specchio e spalancò gli occhi – MAMMA! – sbraitò con tutto il fiato che aveva in gola.
Sua madre apparve sulla porta e si mise le mani sulla bocca – Sei bellissima amore mio… - disse quasi con le lacrime agli occhi.
Jenna si voltò verso la genitrice pazza e si mise le mani sui fianchi – Mamma! Tu sei pazza io non ci esco conciata così. Ma ti rendi conto? Si vede tutto! Non posso andare a scuola vestita come un pagliaccio, si girerebbero tutti – ringhiò.
La madre assunse un’espressione alquanto sorpresa e poi scoppiò a ridere – Jen… non l’hai detto sul serio, vero?
- Spiritosa – sibilò, sapendo benissimo cosa pensava sua madre del suo abbigliamento abituale.
Non poteva uscire di casa così, era troppo imbarazzante! La persona riflessa sullo specchio non era lei.
- Amore? – Elizabeth si sedette sul letto – Vieni qui. Dobbiamo rifare lo stesso discorso di domenica sera, per caso? Mi hai chiesto aiuto e hai accettato di fare a modo mio. Vuoi che polipo-stronzo-Jack cada ai tuoi piedi e diventi agnellino-zerbino-Jack? Sì? Allora fa come ti dico io. Vedrai che entro sabato sarà il tuo tappetino personale! – disse soddisfatta.
Certo che la sua cara genitrice Elizabeth Allen fu Taylor (e non nel senso di vedova, ma divorziata, anche se, visto come erano andate le cose, probabilmente avrebbe preferito trovarsi nel primo status) ne sapeva proprio una più del diavolo.
Quando era rientrata domenica sera, sua madre era già a casa. Non appena aveva visto gli occhi gonfi, si era trasformata nel tenente Colombo della situazione e non c’era stato verso da farla desistere dalle domande, finché, Jenna, ormai stremata, aveva vuotato il sacco.
Le aveva raccontato tutto di Jack, dal primo scontro allo sgabuzzino. Le aveva anche detto che quel ragazzo le piaceva fin troppo.
Elizabeth si era grattata il mento pensierosa e poi se ne era uscita con un – Qui ci vuole un piano!
Aveva passato le due ore successive ad ascoltare la madre impazzita che le diceva come si sarebbe dovuta comportare e vestire.
Jenna l’aveva ascoltata senza riuscire ad esalare nemmeno un respiro.
Sua madre era fuori di testa!
Verso mezzanotte, ormai allo stremo delle forze e con il sonno che cominciava a succhiarle tutte le forze, aveva capitolato e aveva acconsentito a mettere in atto il piano pazzoide della madre.
Ma adesso guardandosi allo specchio non era più convinta che quella fosse la scelta più giusta, o meglio, più adatta a lei.
La prima parte del piano l’aveva svolta diligentemente.
Il lunedì mattina, vestita con i suoi soliti abiti comodi, si era recata a scuola.
Aveva aspettato con trepidazione la fine delle lezioni della mattinata e l’ora della pausa pranzo.
Si era nascosta in un angolino buio del corridoio, aspettando di vedere Davis Carter.
Quando sua madre le aveva chiesto se c’era qualche ragazzo che conosceva, ci aveva pensato su. In verità non conosceva praticamente nessuno, se non di vista.
Non si era mai preoccupata di stringere amicizia con altre persone, quella di Tess era più che sufficiente.
Le era venuto in mente solo Davis. Ci aveva scambiato qualche parola nel corso di quei cinque anni di liceo, ma non si erano mai nemmeno presentati. Conosceva il suo nome, solo perché era il direttore del giornale della scuola, non per altro.
Tuttavia il ragazzo la salutava sempre e accennava sempre un sorriso ogni volta che si incrociavano, arrossendo fino alle radici dei capelli. Tess più di una volta le aveva detto di farsi avanti, perché affermava che il ragazzo era stracotto di lei, ma a sentire l’amica, erano tutti cotti di lei e Davis, in ogni caso, non era proprio il suo tipo.
Lo aveva descritto alla madre che aveva arricciato il naso – Se non hai niente di meglio, ce lo faremo bastare – aveva detto alzando gli occhi al cielo.
Jenna aveva sorriso. Quella era sua madre!
Genitrice pazza, come lei la soprannominava.
In ogni caso, aveva aspettato pazientemente l’arrivo di Davis e poi gli si era lanciata addosso, facendo volare di proposito il foglio del suo compito con il bel quattro scritto a caratteri cubitali con un inchiostro rosso fuoco.
Si trattava di un agguato bello e buono, lo sapeva, però come diceva il proverbio: a mali estremi, estremi rimedi.
Si era ritrovata, così, a chiacchierare amorevolmente con naso aquilino e a ridere sforzatamente alle battute infauste del suo nuovo amico, sotto suggerimento di Elizabeth, la quale affermava che gli uomini si sentivano appagati se una donna apprezzava le loro battute (pessime). Effettivamente era bastato ben poco, qualche ciglia sbattuta qua e là, una risata acuta, quando vedeva che anche lui rideva e il gioco era riuscito alla perfezione. Non solo era riuscita in pochissimo tempo a ricevere un invito per ripetizioni gratuite di matematica per il giorno dopo, ma anche ad avere un invito per sabato sera e il tutto vestita come un sacco di patate, come Jack amava definire il suo stile.
Incredibile!
Il fato l’aveva anche aiutata. Non poteva credere alla sua fortuna. Jack era comparso dal nulla, proprio nel momento giusto e, grazie alle sue arti recitative, era riuscita anche a far invitare Davis alla festa di compleanno di Jack, l’evento dell’anno.
Quindi, prima parte del piano: risolta!
Ma adesso bisognava mettere in atto la seconda, che le sembrava molto più complicata.
Uffa! Perché si era lasciata convincere?
Si riguardò allo specchio e provò subito l’istinto di cambiarsi – Mamma… ma è proprio necessario che mi vesta così? Proprio così? – piagnucolò.
Elizabeth si alzò dal letto – Va in bagno e truccati un po’, oggi pomeriggio hai un appuntamento in biblioteca! – ordinò enfatizzando la frase con l’indice puntato verso la porta.
Jenna si avviò sconsolata.
Ormai era in ballo e doveva ballare e comunque era stato troppo divertente vedere l’espressione da pesce lesso che aveva assunto Jack, quando l’aveva lasciato solo in mezzo al corridoio.
Aveva dovuto reprimere con tutte le sue forze quel sorriso che, da quando era comparso il ragazzo, voleva a tutti costi uscire. Ma ce l’aveva fatta.
Era un’attrice degna di oscar!
Questa volta polipo-stronzo-Jack avrebbe ricevuto una lezione che si sarebbe ricordato per tutta la vita, sperando solo che non fosse lei quella che, alla fine, ci avrebbe rimesso.
Perché Jack le piaceva davvero tanto, questa era la verità.
 

***

 
- Si può sapere che hai? – Tom lo guardò incattivito – Mi stai facendo diventare matto con quel tuo tamburellare – aggiunse indicando la sua mano che batteva nervosamente sul tavolo.
Jack sospirò – Niente, giornataccia! – rispose.
Cominciò a mangiare svogliatamente quello che aveva davanti.
I suoi amici chiacchieravano tra di loro e ogni tanto cercavano di renderlo partecipe, ma lui non aveva voglia di ascoltare e tanto meno di parlare.
Guardava costantemente l’entrata sperando di vedere Jenna.
Il giorno prima aveva dovuto far appello a tutta la sua forza di volontà per non chiamarla o mandarle qualche messaggio, appena rientrato a casa da scuola.
Non voleva ridursi ad inseguirla, però la verità era che gli aveva dato parecchio fastidio averla vista con quel “nerd”. Soprattutto vederla sorridere e ammiccare come una gallina.
Con lui non si era mai comportata così!
Cominciava a pensare di non aver mai capito niente di Jenna.
Eppure era certo che lei avesse un debole per lui.
Anche quel suo modo di giocare con quei vestiti straccioni. A dire il vero, aveva sempre creduto che lo facesse, perché non voleva uscire subito allo scoperto con lui, per non fargli capire che, sì insomma, era interessata. Invece era semplicemente il suo modo di essere. Si era illuso per niente.
Non si sarebbe mai vestita per nessuno da “donna”.
Quel pensiero lo tranquillizzò.
Non le piaceva certo “naso aquilino”. Impossibile! Rise tra sé e sé. Ma cosa gli era preso? Aveva paura di quel “Harry Potter” con i trampoli? Lui era Jack Grant! Era ovvio che Jenna tra loro due non poteva che scegliere lui!
Prese la bottiglietta d’acqua e bevve una lunga sorsata.
Si stava ancora crogiolando in questi pensieri, quando la vide entrare.
Probabilmente la reazione del suo corpo fu più veloce di quella della mente, perché tutta l’acqua che aveva appena ingurgitato uscì dalla sua bocca con uno spruzzo incredibilmente potente, facendo una doccia al povero Tom che gli era davanti e che lo guardò sgomento – Cazzo… Jack… - riuscì a dire il ragazzo.
Non si curò nemmeno dell’espressione allucinata del ragazzo e delle risate di Alex e Tess che dopo, il primo attimo di smarrimento, erano letteralmente scoppiati.
Si precipitò da Jenna che li stava raggiungendo, facendo lo slalom tra i tavoli, sotto gli sguardi assatanati di tutti i “maschi” presenti.
Gli si parò davanti e cercò in tutti i modi di nasconderla con il suo corpo.
- Jack ciao! – lo salutò lei con un largo sorriso.
- Ehi... – rispose, poi le si fece più vicino – Jenna, come cazzo ti sei vestita? – le sibilò all’orecchio.
La ragazza lo fissò stralunata. Gli lanciò uno sguardo che sapeva tanto da – Sei davvero così idiota da non capire il motivo, evidentissimo, del mo nuovo look?
No! Cazzo! Proprio non ci arriva al perché Jenna indossasse una gonnellina in jeans alla “Tess”, ovvero microscopica e talmente inguinale che non osava nemmeno pensare cosa sarebbe successo se per caso la ragazza si fosse inchinata. Portava un maglioncino color carta da zucchero di lanetta leggera con una scollatura profonda, talmente profonda, che si poteva vedere un pezzettino di reggiseno. Le calze erano velate trasparenti con delle allegre margherite azzurre di varia grandezza e infine indossava un paio di stivaletti di camoscio che cadevano morbidi a metà polpaccio, dello stesso colore della maglia. Un modello sportivo con due centimetri di tacco. Almeno non aveva i tacchi!
No! Proprio non ci arrivava proprio a comprendere il motivo per cui si fosse vestita così, considerando che a casa sua, la domenica precedente, si era presentata con il suo solito sacco di patate!
- Jack! Non ti ricordi? Oggi ho un appuntamento con Davis – gli bisbigliò.
Gli cadde il mondo in testa.
Non poteva essere vero!
Non si era vestita così per far colpo su quel… quel… quel… non sapeva nemmeno lui come definirlo! Nessuna parola poteva descrivere quell’essere, come nessuna poteva descrivere come si sentiva lui in quel momento. Una doccia ghiacciata, forse rendeva l’idea.
Se gli avessero tirato un pugno nello stomaco, forse avrebbe sentito meno male.
Sbatacchiò la testa a destra e a sinistra, per riprendersi – Come scusa? – le chiese, probabilmente aveva capito male. Anzi, dai… sicuramente! Che sciocco…
- Ma come… Davis Carter il direttore del giornale della scuola… non ti ricordi…
- So chi è! – la interruppe – Quello che non riesco a capire è il motivo per cui tu ti sia vestita così per quel… quel… quel… per lui – cercò di contenere la rabbia, ma forse era meglio dire la delusione che provava.
Cristo Santo! Se solo quel… quel… quel… coso gli si sarebbe parato davanti in quell’esatto momento, gli avrebbe spaccato la faccia, con un pugno mirato in quegli orribili occhialetti rotondi!
- Jack! Perché, anche se è solo per delle ripetizioni, è sempre un appuntamento! Non lo capisci? Adesso sinceramente, se una ragazza dovesse uscire con te, non si vestirebbe in modo carino? E così faccio io, mi sono vestita bene, perché ci dobbiamo vedere! – era anche tutta sorridente. Mamma che nervi!
Nel frattempo si erano seduti e i loro amici, avevano smesso di parlare e curiosi seguivano la loro conversazione. L’unico assente era Tom, perché probabilmente, era andato in bagno ad asciugarsi alla bell’e meglio!
- Jenna. Non è un appuntamento! Non dovete uscire! Dovete solo studiare matematica… - cercò di spiegarle, ma la ragazza lo interruppe subito.
- Non capisco quale sia il tuo problema Jack! Non perdi occasione per prendere in giro il mio modo di vestire e una volta che indosso abiti decenti, mi dici che dovrei rimettere il saio? Guarda che chi ti capisce è bravo! E comunque, non è che mi interessi più di tanto la tua opinione. Davis mi piace e voglio conquistarlo.
Se avesse bevuto un altro sorso d’acqua in quel momento, avrebbe fatto una nuova doccia a Tom che nel frattempo era rientrato con un muso lungo come una casa.
Si strozzò quasi con il pezzo di pane che aveva messo in bocca. Fortunatamente Alex gli diede qualche colpo sulla schiena – Jenna io non ho nessun problema. Fa pure quello che vuoi, volevo solo farti capire che nutri speranze inutili, ecco! Cercavo di esserti amico.
La ragazza lo fissò – Sarà, ma a me sembri un po’ gelosetto – disse infine.
Jack strabuzzò gli occhi – Ah! Ah! Ah! Geloso io? Ma quando mai…
Fortunatamente la conversazione fu dirottata su un altro argomento, Alex lo salvò da una morte psicologica certa.
Ogni tanto guardava di sottecchi Jenna.
Le piaceva Harry Potter l’aquilino? Gli sembrava perfino impossibile.
Nessun problema, ci avrebbe pensato lui a far morire sul nascere questa specie di cotta assurda. Non era umanamente concepibile che il primo sfigato che arrivava gli portasse via Jenna.
E poi cosa diceva il proverbio? In amore e in guerra tutto è permesso.
Si alzò dal tavolo all’improvviso – Ciao a domani – salutò i ragazzi e si avviò verso la classe fischiettando.
Ci avrebbe pensato lui, eccome!
Passò le altre due ore di lezione a controllare l’orologio, poi andò in un bar a mangiare un panino. Aspettò con trepidazione l’ora ics e si precipitò davanti alla biblioteca ad aspettare Davis.
Quando vide la testa riccia, riguardò l’orologio.
Ah! Ah! Lo sapevo che il nerd sarebbe arrivato almeno mezz’ora in anticipo!, pensò soddisfatto andandogli incontro. Era tutto sotto controllo.
- Ehi Davis! – lo chiamò
Il ragazzo gli sorrise – Ciao Jack, cosa ci fai da queste parti? – disse alzando la mano per dargli il cinque. Ovviamente Jack fece finta di niente e Davis la ritrasse deluso, nascondendola, poi, dietro la schiena.
Che sfigato!, pensò disgustato.
- Davis, Jenna non sta molto bene e mi ha chiesto di raggiungerti, per avvisarti che non può venire a studiare, sai non avendo il tuo numero di telefono… – sparò tutto d’un fiato.
Il ragazzo lo guardò preoccupato – Oh! Dio! Dici che sia il caso di andare a trovarla per accertarsi sulle sue condizioni?
Jack spalancò gli occhi. Ma era veramente scemo questo! – Ehm… no, no! Anzi è meglio proprio lasciarla in pace, sai… quando ha quelle cose diventa intrattabile e litigherebbe anche con un santo.
- Cioè? – Davis sembrava stranito.
Guardò preoccupato l’orologio. Doveva assolutamente toglierselo dai piedi – Ha il ciclo Davis. È solo un mal di pancia – disse in malo modo – Ci vediamo sabato. Puoi andare adesso – aggiunse impaziente, spingendolo verso la strada.
- Sì, allora se non viene Jenna è inutile che stia qui, effettivamente. Grazie Jack, sei stato veramente gentile ad avvisarmi. Ci vediamo sabato allora. Sono proprio contento di venire alla tua festa – gli diede la mano e lo salutò.
- Sì, sì… anch’io! Ciao Davis, figurati dovere! A sabato allora.
Quando finalmente si allontanò, Jack tirò un sospiro di sollievo.
Era andato tutto bene, per fortuna.
Alle 4:00 p.m. precise scorse la figura di Jenna avvicinarsi.
Trotterellò per andarle in contro tutto felice – Jenna! – la chiamò per attirare l’attenzione.
La ragazza lo vide e sorrise – Jack! Che ci fai da queste parti?
- Ho incrociato Davis, quando siamo usciti da scuola e mi ha chiesto di avvisarti che non poteva raggiungerti. Sembra che abbia dei problemi di stomaco, forse ha mangiato qualcosa che gli ha fatto male. E così eccomi qua! – era veramente un genio delle cospirazioni. Doveva ammetterlo!
Jenna lo guardò sbieco – E non potevi mandarmi un messaggio? – chiese con fare sospetto.
Ops! Questo non lo aveva proprio preso in considerazione – Bè… ecco, ho pensato che hai un disperato bisogno di ripetizioni in matematica, così se vuoi te le posso dare io… - sfoderò il migliore dei suoi sorrisi seduttori e aspettò con ansia la risposta.
- Ok!
Jack non poteva credere alle sue orecchie.
Stava filando tutto per il verso giusto. Il suo piano era perfetto!
Prese sotto braccio Jen e l’accompagnò verso la sua macchina – Andiamo a casa mia, così stiamo più tranquilli, vuoi? Poi ti riaccompagno a casa io stesso.
Jenna annuì con il viso.
Era così tranquilla che quasi lo faceva insospettire.
Era come se la ragazza si aspettasse di incontrarlo in biblioteca!
Ma che stupidi pensieri che gli venivano in mente. Come avrebbe potuto Jenna pensare una cosa del genere? No, certo non avrebbe potuto! Era lui che si inventava le cose e si faceva troppe pare.
Alla fine il suo piano stava funzionando alla perfezione.
Entrarono in macchina e si girò verso di lei.
Aveva uno strano sorriso stampato in faccia, quello di chi ottiene sempre quello che vuole.
Aprì e richiuse gli occhi un paio di volte.
Che sciocco che era a pensare certe cose. Jenna era la persona più trasparente al mondo.
Era lui quello che stava facendo tutto per sotto come le patate, non lei!
Doveva inventare anche un piano di salvataggio in caso Jenna si fosse arrabbiata con lui, quando avrebbe scoperto la verità su Davis, perché prima o poi sarebbe successo.
Entro la fine di quella giornata doveva assolutamente baciarla!
In quel modo lei lo avrebbe perdonato sicuramente.
Del resto i suoi baci erano una merce di scambio non indifferente.
La guardò nuovamente. Eh! Sì! Aveva proprio uno strano sorriso.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Capitolo difficilissimo questo, spero non ci siano troppi errori, perchè nonostante l'abbia riletto un sacco di volte, c'è qualcosa che non mi quadra!
Come sempre ringrazio tutte coloro che hanno recensito e che hanno aggiunto questa storiella nelle seguite, preferite o semplicemente ricordate.
In particolare ringrazio le nuove new entry (sperando di segnalarle tutte, se per caso mi dimentico qualche nome, non è fatto di proposito).
BonBon15, _sweetpoison_, trudy317.
Grazie

_________




CAPITOLO 10
 
Tess si staccò da Alex a malincuore.
Erano almeno tre ore che si baciavano senza sosta.
Il suo ragazzo l’aveva raggiunta a casa per studiare insieme, ma alla fine si erano ritrovati sul divano e non avevano fatto altro che baciarsi ed esplorare a vicenda i rispettivi corpi con l’ausilio del tatto.
Soprattutto lei toccava, curiosa, visto che non aveva mai avuto incontri ravvicinati del terzo tipo con nessun uomo.
Tess era al settimo cielo.
Non poteva credere alla fortuna che il destino le aveva riservato. Non vedeva l’ora di raccontarlo a Jenna!
Un ragazzo stupendo si era accorto di lei, le sembrava perfino impossibile. Doveva ringraziare l’amica per questa fortuna. Era solo grazie a lei che era riuscita a conoscere Alex, perché per quanto lui fosse, adesso, molto propenso nei suoi confronti, non si sarebbe mai avvicinato a lei, se non avessero avuto l’occasione di parlare insieme.
Lo sapeva benissimo, ne era consapevole, ma la cosa non la disturbava affatto.
Alex era il classico figo della scuola e lei era la classica cicciona emarginata del liceo. Vestita da Dio, però! Soffocò una risatina nel nascere.
Aveva trascurato Jenna nell’ultima settimana, ma l’amica non si era mai lamentata, anzi quando aveva sollevato la questione, sentendosi in colpa, Jen l’aveva tranquillizzata dicendole che capiva benissimo la situazione anche se non poteva sapere davvero cosa significasse avere un ragazzo e che era felice per lei. Non solo, l’aveva pure incoraggiata a prendere il più possibile da Alex. Avevano riso insieme per quell’affermazione e Tess l’aveva rassicurata che non voleva spingersi tanto oltre, dopo solo una settimana.
Era vergine, non stupida!
Jenna era arrossita e poi aveva brontolato – Non intendevo questo! Sei diventata una sporcacciona in solo pochi giorni che non mi frequenti!
Guardò emozionata Alex. Era il suo ragazzo! Non ci credeva ancora!
Lanciò un’occhiata di sfuggita all’orologio e sussultò - Non abbiamo studiato niente – gli disse con voce preoccupata, rendendosi conto che era veramente tardi – Speriamo che domani sia una giornata tranquilla e senza interrogazioni!
Alex le sorrise e poi l’attirò di nuovo a sé, stringendola in un caldo abbraccio.
Rimasero così per qualche minuto – Sarà meglio che tu vada a casa, tra poco rientra mia madre e non vorrei che ti trovasse qui, non mi sento ancora pronta per parlarle di te… - disse titubante.
- Ok! Nessun problema. Sarò il tuo amante segreto, per il momento! – scherzò e facendole l’occhiolino, si alzò dal divano.
Ritornò sui suoi passi e guardandola con ammirazione, si inginocchiò ai suoi piedi e riprese a baciarla – Alex! – protestò, ma non del tutto convinta. Non voleva che quel momento finisse!
Aveva ancora voglia dei suoi baci e delle sue carezze, ma il tempo era tiranno.
- Ok! Ok! Me ne vado… anche se…
Tess lo scansò con le braccia – Muoviti dai!
Si alzò, finché Alex si infilava il giubbotto.
Mentre lo accompagnava alla porta, le ritornò nuovamente in mente Jenna – Alex che ne pensi di Jack? – chiese.
Il ragazzo la guardò perplesso – In che senso?
- Mi sembra sia interessato a Jenna e vorrei capire anche che tipo di persona è, perché non ho avuto modo di conoscerlo ancora bene. Sono al corrente delle voci che circolano su di lui, sulle donzelle che passano sotto di lui, del fatto che non abbia mai avuto un rapporto fisso, però sinceramente, non ho mai sentito che lui si sia comportato male con qualcuno, nel senso che prenda in giro le ragazze o i ragazzi, con frasi o scherzi idioti. Domenica, invece, è stato cattivo con Jenna e mi ha un po’ spiazzata, perché ero e sono convinta che a lui, Jen, piaccia in modo particolare, ma forse mi sbaglio…
Alex si morse il labbro inferiore – Jack è un bravo ragazzo. È un figlio devoto, un eccellente studente e ci sa fare con le ragazze. È sempre stato chiaro con tutte. Una scopata e via… - si fermò, la guardò e poi quando la vide scuotere la testa, riprese il discorso – Jack è così, Tess. Con Jenna è diverso, hai ragione. Non mi sembra nemmeno lui. Sinceramente non credo che Jen sia il suo tipo… a lui piacciono le zoc…, si bè ci siamo capiti ecco… non ho capito bene nemmeno io che intenzioni abbia con la tua amica e se devo essere sincero, non ho avuto modo di parlarci insieme ultimamente, ero troppo impegnato con te… comunque sì, non l’ho mai visto prendere in giro nessuno e mi sono sorpreso anch’io domenica, quando se ne è uscito con quella cattiveria gratuita… forse gli da fastidio che Jenna non sia caduta ai suoi piedi come hanno sempre fatto le altre… o forse gli piace come mai nessuna prima di adesso… non lo so Tess, ma se vuoi indagherò.
Tess annuì – Mi faresti un piacere, non voglio che Jenna soffra. È come una sorella per me.
Alex le sorrise e la baciò prima con delicatezza e poi con passione crescente.
Quel ragazzo la mandava fuori di testa! Lo staccò riluttante – Dai vai! Che devo studiare un pochino e cercare di recuperare il tempo che abbiamo perso io e te! Ne avrò fino a mezzanotte, se tutto va bene! – lo rimproverò bonariamente.
- Non è mai tempo perso quello che passo con te… comunque messaggio recepito! Uff… vado sì! Dopo ti chiamo, ok?
Tess annuì, gli diede un piccolo bacio sfuggente sulla bocca e poi chiuse subito la porta, perché altrimenti non si sarebbero più fermati.
Si diresse in camera a recuperare il cellulare.
Jenna non era ancora rientrata dal suo appuntamento con Davis, ne era certa, altrimenti si sarebbe già catapultata a casa sua per raccontarle tutto.
Storse la bocca.
Davis non era il tipo adatto all’amica.
Nonostante fosse un grande stronzo, era Jack il ragazzo che faceva per lei.
Lui era riuscito a scuoterla, perché nonostante lei lo respingesse in tutti i modi possibili ed immaginabili, il ragazzo era riuscito a farla uscire dal suo guscio.
Tess la conosceva bene. Non si era stupita più di tanto dell’abbigliamento “osè” dell’amica quella mattina e poteva mentire a tutti, perfino a se stessa, ma non a lei.
La gonnellina e la scollatura degne di una barista di nigth club, non erano certamente per il povero Davis.
Chissà che Jenna si liberasse, finalmente, da tutta quell’acidità che l’aveva sempre contraddistinta!
Jack lo stronzo forse sarebbe stato utile a questa causa.
 

***

 
Jenna alzò finalmente la testa dal foglio – Ho finito! – esultò trionfante.
Jack stoppò il cronometro – Wow sei migliorata! Otto minuti e trentaquattro secondi! Adesso vediamo se hai svolto l’esercizio correttamente – disse afferrando il foglio che lei gli porgeva.
Jenna era ancora allucinata dal cronometro digitale che aveva Jack nella mano sinistra.
Quando erano arrivati a casa del ragazzo, si era preparata psicologicamente a rispondere e a parare tutti i tipi di avances che lui le avrebbe potuto fare.
Si era immaginata che la portasse in camera sua e poi dalla scrivania sarebbero passati al letto in pochi minuti. Lei avrebbe dovuto stare al gioco, ma non concedere, neanche un piccolo bacio. La genitrice pazza era stata molto chiara su questo.
Invece non era successo nulla di tutto ciò che si erano immaginate, mentre preparavano nei dettagli il loro astuto piano.
Jack l’aveva completamente spiazzata.
L’aveva fatta accomodare in salotto e dopo essersi scusato un attimo si era allontanato.
Jenna aveva guardato il divano e si era data della stupida. Il piano era ancora valido, solo che cambiava solo l’ambientazione: da camera-letto passava a salotto-divano.
Niente di più sbagliato!
Jack era riapparso dopo pochi minuti con quel maledetto cronometro in mano.
Jenna aveva strabuzzato gli occhi – E quello a cosa serve? – aveva chiesto non riuscendo a nascondere la sua sorpresa.
Il ragazzo le aveva fatto l’occhiolino – Adesso leggo gli esercizi che devi fare, te li spiego e poi controllo quanto veloce sei a fare il primo, cronometrandoti e farò lo stesso con i successivi, così posso capire se migliori oppure no – le aveva spiegato con una sincerità disarmante.
Non era più riuscita a dire una parola, ma in che mani era capitata?
Era peggio di un boia!
In quel momento, aveva capito di avere un disperato bisogno di parlare con Elizabeth Allen fu Taylor. Gli eventi stavano andando diversamente da ciò che avevano preventivato e il loro piano era andato a farsi friggere.
Mentre Jack leggeva gli esercizi, aveva preso il cellulare e aveva mandato un messaggio di SOS alla madre, cercando di non farsi vedere.
Mentre Jack le spiegava le nozioni e le regole per eseguirlo aveva letto la risposta di Elizabeth, che ovviamente aveva chiesto chiarimenti, perché il suo messaggio conciso, purtroppo non era stato capito a dovere. Fortunatamente aveva tolto la suoneria.
Mentre stava per rispondere, Jack le aveva preso di mano il cellulare e con un tono alquanto scocciato aveva detto – Questo te lo ridò quando ti riporto a casa! Non stiamo scherzando qui Jenna. Dobbiamo studiare e tu hai un bisogno assoluto di concentrazione, visto i tuoi voti in matematica.
Uffa! Non era stata abbastanza brava a nascondergli la sua piccola bravata. In quel momento si era sentita in trappola.
Jack era stato peggio di un dittatore per tutto il tempo. Non le aveva nemmeno concesso di andare in bagno, se non al termine degli esercizi.
Era stato terribile, ma per fortuna, tutta quella sofferenza era arrivata al termine, visto che aveva appena finito l’ultimo problema.
Tra poco la tortura sarebbe finita.
Guardò Jack di sottecchi.
Era assorto nella correzione del suo esercizio.
E chi l’avrebbe mai detto che polipo-stronzo-Jack si sarebbe trasformato in dittatore-serioso-Jack.
Jenna era veramente stupita.
Il ragazzo le aveva spiegato tutto con molta calma e lei si era sorpresa ad ascoltarlo con interesse.
Era bravo, questa era la verità e per la prima volta in vita sua, aveva seguito una lezione di matematica con interesse.
Ogni tanto si era persa nell’azzurro dei suoi occhi e il suo cuore aveva accelerato i battiti. Lui si fermava, rendendosi conto che lei non lo ascoltava e le chiedeva se stava andando troppo veloce.
Era anche premuroso. Maledizione!
E adesso?
Cosa doveva fare?
Purtroppo nessuno la poteva aiutare, il suo cellulare era ancora dentro la tasca della felpa di Jack.
Jenna si morse l’interno della guancia: doveva improvvisare, sperando di non fare passi falsi. Ecco l’unica soluzione!
- Magnifico Jenna! È tutto corretto e sei migliorata di circa venticinque minuti dal primo problema! – esultò Jack con gli occhi che brillavano.
Jenna lo guardò meravigliata. Aveva svolto correttamente il problema e così velocemente? Non le sembrava nemmeno vero! Di slancio abbracciò Jack – Grazie, grazie, grazie. È solo merito tuo.
Avvertì le braccia del ragazzo circondarla e stringerla sempre di più e con molto imbarazzo si sciolse dalla stretta.
Le guance cominciarono a bruciarle, allungò una mano verso quella di Jack, abbassando gli occhi – Sei davvero molto bravo, non avrei mai creduto. Nessuno mi aveva spiegato le regole così bene e nessuno mi aveva mai fatto capire il ragionamento da fare. Sei portato per insegnare. Hai un talento naturale.
Il ragazzo allontanò la mano dal suo tocco, poi dondolò sulla sedia – Dici davvero? – chiese giocherellando con la matita nervoso.
Annuì – Sì, Jack sei davvero bravo e ascoltarti non mi è pesato più di tanto. Non come al solito insomma…
- Adoro spiegare… insegnare… ecco… sarebbe questo ciò che vorrei fare da grande. Mi piacerebbe diventare un professore universitario…
Jenna spalancò gli occhi – Vuoi fare l’insegnante perché è il tuo sogno oppure perché avresti a che fare con un sacco di studentesse giovani e carine? – chiese sorniona.
Jack scoppiò a ridere – Beccato!
Jenna si unì alla risata, ma aveva intuito che non era quella la risposta corretta.
- Devo andare adesso, si è fatto veramente tardi – disse – È ancora valido il tuo invito a riaccompagnami a casa in macchina? In autobus ci metterei un sacco di tempo.
- Certo che sì! Anzi mentre ti riporto a casa potresti analizzare scientificamente il motivo per cui in macchina ci si impiegano solo dieci minuti, mentre in autobus ce ne vogliono quaranta abbondanti – rispose scherzando.
Jenna si grattò il mento perplessa – Se vuoi te lo analizzo subito con una teoria popolare. È semplicemente lo scotto da pagare per passare da un quartiere di ceto medio a quello dei ricconi come te!
Jack le sorrise e le scompigliò affettuosamente i capelli – Andiamo dai!
Il dieci minuti in macchina passarono velocemente.
Tutti e due erano assorti nei loro pensieri e non parlarono. Ascoltarono semplicemente la musica che la radio irradiava nell’auto.
Quando arrivarono davanti alla palazzina di Jenna, Jack parcheggiò e spense il motore. Scese con lei e l’accompagnò davanti al portone.
Erano entrambi visibilmente imbarazzati.
- Bene Jack, grazie di tutto. Sei stato davvero molto gentile.
Lui le sorrise – Di niente figurati! È stato un piacere, anzi se vuoi possiamo trovarci altre volte – le propose.
Jenna annuì solo con il viso, poi si allungò verso di lui e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
Non sapeva cosa fare. Doveva girarsi e andare a casa oppure aspettare una mossa del ragazzo?
Era così indecisa.
Non ebbe comunque il modo di pensarci più di tanto. Jack si avvicinò e lei istintivamente chiuse gli occhi, quando sentì le labbra morbide del ragazzo posarsi sulle sue, il suo cuore cominciò ad accelerare i battiti.
Jack la baciò con una dolcezza infinita, poi dischiudendo le labbra fece una lieve pressione aprendosi un piccolo varco e con delicatezza infilò la lingua all’interno della sua bocca.
Cominciò a muoverla con piccoli tocchi aggraziati e poi a rotearla con garbo e lei lo seguì incerta.
Era questo che Jenna aveva sempre sognato.
Stava toccando il cielo con un dito, talmente era grande l’emozione che provava.
Così voleva che fosse il suo primo bacio.
In quel momento Jack si era trasformato nel suo principe azzurro, se non fosse che dopo qualche minuto il ragazzo ritornò ad essere polipo-stronzo-Jack!
Jenna avvertì chiaramente una mano insinuarsi sotto il cappotto e fare capolino sulla maglia per poi insinuarsi dentro la scollatura abbondante e palpare la tetta sinistra.
Spalancò gli occhi e in contemporanea spinse con tutta la sua forza un piede sopra quello di Jack, pestandoglielo con potenza.
- Cazz… Jenna, ma sei impazzita? – Jack si staccò da lei – Mi hai fatto male! – disse con un tono sofferente.
Il momento magico era finito.
- Ben ti sta! Non prenderti troppe confidenze con me.
Detto questo lo salutò in fretta, aprì il portone e si infilò dentro.
Fece le scale a velocità supersonica. Entrò in casa e chiuse la porta dietro di sé, poi vi si posò quasi senza forze.
Portò le mani al cuore per ascoltare i suoi battiti.
Forse era stata la corsa ad accelerarli così o forse, più semplicemente, l’emozione.
Chiuse gli occhi e ripensò al suo primo bacio.
Jack Grant aveva appena realizzato il suo sogno. Non poteva crederci.
Il bellissimo Jack Grant l’aveva baciata. Aveva baciato proprio lei: Jenna la sfigata, stracciona.
Jenna che vestiva con abiti larghi e consumati per sua scelta.
Jenna che solo in quell’occasione si era vestita da donna.
Quel bacio era stato ancora più bello di tutti i suoi sogni ad occhi aperti.
E adesso cosa sarebbe successo?
Jack l’aveva baciata perché aveva una minigonna inguinale o perché era attratto da lei come persona?
Sarebbe stata messa da parte come tutte le altre?
Lei non voleva questo. Voleva Jack tutto per lei e per sempre.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao,
grazie a tutte coloro che hanno recensito e a _Lumen_, nuova arrivata.
Grazie anche alle 99 persone che mi hanno messa tra i preferiti, le 12 tra le ricordate e le 38 tra i preferiti.
Giuro che non ho mai visto cifre simili... nemmeno nel mio portagoglio X-(
Capitolo dedicato interamente a Jack.
Spero vi piaccia.
Ciao e grazie ancora.
Mandy

_____________


CAPITOLO 11
 
- Mamma, papà, sono a casa! – urlò non appena entrò in casa.
Sua madre sbucò dalla porta della cucina, con le mani sui fianchi e un’espressione di rimprovero stampata sul bel viso – Alla buon’ora JJ – disse – Va a lavarti le mani che è pronto in tavola e io e tuo padre ci siamo già seduti. Si può sapere dove sei stato?
Jack eluse la domanda e si avviò verso il bagno.
Quando entrò in cucina si sedette e cominciò a servirsi, facendo finta di niente e sperando che Chantal non incominciasse con il suo solito interrogatorio.
- Quindi? – ecco appunto, ormai sapeva bene che non sarebbe mai riuscito a sfuggire al milione di domande della madre, quando si metteva in testa qualcosa quella donna era peggio di uno stantuffo elettrico!
- Scusa mamma, hai ragione. Ho accompagnato Jenna a casa. È venuta qui a studiare – mormorò sapendo già cosa avrebbe scatenato quella sua confessione.
Chantal lo squadrò con un’aria alquanto strana e suo padre depositò la forchetta e lo fissò incuriosito.
Avvertì due paia di occhi puntati su di lui.
Ecco ci siamo!,perché non riusciva a mentire con loro? Una piccola bugia a fin di bene, il suo bene, non sarebbe guastata ogni tanto.
Precedendo tutte le loro domande confessò subito – Jenna è una somara in matematica e un nostro compagno di scuola si è offerto di aiutarla, soltanto che oggi ha avuto un contrattempo e così mi ha chiesto di dare una mano a Jen al posto suo – si interruppe un attimo. Era meglio raccontare quella versione a sua madre, che non era proprio una menzogna, ma una verità inventata. Sì, era decisamente meglio, soprattutto quando notò i primi luccichii comparire negli occhi della donna – Sì, ecco… in poche parole ci siamo persi nello studio, per colpa di Jenna che, detto tra noi, è veramente lenta su certe cose e per non farle prendere l’autobus, visto che era già buio, mi sono offerto di accompagnarla a casa.
Jack senior emise uno strano verso. Una specie di risatina ironica mista a grugnito e ricominciò a mangiare sorridendo.
Chantal si incupì – Avete studiato e basta, vero? – chiese attenta.
- Mamma! Dovresti conoscermi, sai che su queste cose sono serio – protestò.
- Sì, scusa JJ. È che quella ragazzina mi piace, è proprio carina e gentile, non si merita di essere trattata come tratti tu di solito il genere femminile e mi dispiace dirlo, ma non è proprio il tuo tipo, anche se sarebbe perfetta per te. Ma questo lo capirai solo quando crescerai un po’. Non voglio che tu le faccia del male, non è proprio una ragazza da una botta e via – sua madre lo disse con la solita aria sapiente, la stessa che utilizzava tutti i sabati e le domeniche mattine, quando sapeva che la sera prima era uscito con qualcuna.
Ovvero quando gli faceva la predica.
- Chantal e dai! È un ragazzo, lascia che si diverti… - provò a difenderlo suo padre.
Grazie papà, per averci provato!,pensò Jack già pronto alla reazione della madre.
- Zitto tu! – appunto – Che eri uguale a lui da giovane, fortuna che poi sono arrivata io e ti ho fatto filare dritto! Comunque JJ, cerca di trattarla bene se per caso hai qualche mira su di lei.
- Mamma non ti preoccupare, non l’ho sfiorata nemmeno con un dito – più o meno…
Ricevette in risposta uno sguardo torvo.
Il resto della cena proseguì tranquillo.
Ogni tanto Chantal ritornava sull’argomento “Jenna”, ma lui la seccava sempre con la stessa frase – A te non racconto più niente, dopo la figuraccia che mi hai fatto fare domenica!
Suo padre rideva e cercava di difenderlo, mentre sua madre protestava e metteva il muso per trenta secondi.
Finito di cenare andò in camera sua.
Decise di mettersi prima il pigiama e poi avrebbe controllato i compiti e preparato la cartella.
Si sfilò quindi i jeans e poi si tolse la felpa che lanciò sopra la poltrona.
Nel momento esatto del lancio sentì un tonfo sul tappeto. Guardò incuriosito e vide il cellulare di Jenna.
Si era dimenticato di restituirglielo!
Lo raccolse subito incuriosito.
E adesso cosa doveva fare? Doveva chiamarla per avvertirla che ce l’aveva lui oppure semplicemente renderglielo il giorno dopo a scuola.
Lo mise sopra alla scrivania e si infilò finalmente il pigiama.
Controllò lo specchietto delle materie del martedì e verificò se si era dimenticato di svolgere qualche compito.
Ovviamente era tutto in ordine, quindi si accinse a preparare la cartella.
Prese il cellulare di Jenna, aveva deciso di darglielo il giorno dopo, era pur sempre una buona scusa per poterle parlare e lo mise dentro insieme ai libri.
Guardò l’ora annoiato. Era ancora presto, magari poteva giocare un po’ con la play.
Stava per accingersi ad accendere tutto, quando spinto da una curiosità implacabile riprese in mano il telefonino della ragazza.
La tentazione era forte.
Lo rigirò tra le mani qualche minuto, finché decise che una sbirciatina non era un peccato capitale.
Così era tanto per passare il tempo, avrebbe solo controllato la rubrica per vedere chi erano gli amici di Jenna. Sì, mica era uno spione! Si auto convinse.
La delusione fu forte e non soddisfò per niente la sua curiosità. Erano memorizzati solo cinque nomi. Ma che razza di sfigata era? Si chiese perplesso. Oltre al suo lesse casa, genitrice pazza (strano modo per codificare la mamma), Simon e Tess. La rubrica più spoglia di tutto l’universo. Perfino i cellulari in vendita con la scheda prepagata avevano più nomi registrati, visto che c’erano quelli già codificati degli operatori telefonici. Che tristezza! Ma soprattutto chi cazzo era Simon? Jenna non l’aveva mai nominato. Che fosse un suo ex ragazzo? Jack avvertì subito un moto di rabbia. Magari era per colpa di questo Simon che lei non era molto predisposta al contatto umano e lo respingeva sempre. Ecco scoperto l’inghippo! Infatti era davvero strano che ogni volta che provava a baciarla lei poi diventava violenta. Doveva indagare.
Comunque fu lieto che non ci fosse il nome di quello, come si chiamava? Si bè, insomma non era importante. Harry Potter non era presente in quella lunga lista.
Bene! Fu un’ulteriore conferma che non aveva fatto una figura di merda con naso aquilino, quando gli aveva detto che Jenna non aveva il suo numero di telefono. Perfetto!
Quel pensiero però lo fece tremare.
Si era dimenticato di avvisare Jenna del suo piccolo boicottaggio, si diede subito dello scemo. L’aveva baciata di conseguenza lei gli avrebbe perdonato tutto per avere altri baci come quello.
Era stato bello baciarla.
Si morse il labbro inferiore e avvertì una fitta strana allo stomaco. Non aveva mai provato nulla del genere con le altre ragazze. Jenna era fresca e aveva un buon sapore. Cercò di scacciare subito nel nascere quel desiderio sconosciuto. Ma che cazzo gli veniva in mente? Non aveva niente di diverso dalle altre. Non doveva mettersi strane idea in testa.
Ripensò nuovamente alla bugia che le aveva raccontato e si grattò il mento preoccupato. Bacio o non bacio, però, gli aveva anche massacrato un piede dopo il lieto evento, forse non era stata una cosa così importante per lei… ma dai! Gli sembrava impossibile!
Sbuffò! Con quella ragazza il mondo girava proprio alla rovescia, doveva farsene una ragione.
Come si doveva comportare con lei? Non lo sapeva nemmeno lui. Si stava trovando, stranamente, in difficoltà e non era da lui!
Si auto convinse che erano paranoie inutili e continuò nell’esplorazione dell’oggetto.
Passò quindi ai messaggi.
Erano proprio comodi gli smartphone, non occorreva passare dalla cartella messaggi inviati a quella messaggi ricevuti, come con i vecchi modelli, che per capirci qualcosa della conversazione ci sarebbero volute due ore. Come in una chat si vedeva botta e risposta, bastava cliccare sopra il nome. Fantastico!
Ovviamente la casella messaggi era ancora più scarna della rubrica.
Comprendeva tre conversazioni compresa la sua, che per ovvie ragioni scartò subito.
Era indeciso se spiocchiare o meno, poi si disse che in fin dei conti lo faceva per lei. Si insomma, così avrebbe capito meglio che genere di persona era e sarebbe riuscito a conquistarla meglio. E quale ragazza non avrebbe voluto una storia con lui? Ci pensò, ma non gli venne in mente nessun nome. Del resto… lui era Jack Grant! Quindi lo faceva solo ed esclusivamente per lei.
Un risolino sadico gli uscì spontaneo quando cliccò sulla voce Tess.
Non si sentì per niente in colpa, anzi le stava anche bene, dopo le innumerevoli volte che l’aveva rifiutato. Nessuno poteva prenderlo in giro così.
Ok che aveva deciso di mettere da parte la vendetta, dopo il famoso dito medio alzato a mo’ di saluto, però anche lui aveva la sua dignità.
Gli aveva compresso la faccia e gli aveva spappolato un piede… insomma! Era la sua piccola ricompensa a tutta questa sofferenza.
Lesse tutta la conversazione.
Nei messaggi più vecchi, Jenna e Tess parlavano di un tizio, un anonimo, ma perché cazzo non avevano mai specificato il nome? Moriva dalla curiosità di conoscere chi era.
Jack era abbastanza infastidito da questa cosa.
Non sapere era una delle poche cose che lo irritavano, forse per questo era così bravo a scuola.
Comunque questo stronzo anonimo sembrava avesse un bel culo.
Era Jenna, la casta e pura Jenna, che lo scriveva più spesso.
Tess hai visto come gli stavano bene oggi i jeans?(perversa).
Tess svengo! Oggi aveva un culetto fantastico!(maniaca).
Tess sto impazzendo, se lo incontro lo stupro!(simpatica proprio!).
Tess è l’incarnazione di tutti i miei sogni!(poetica).
Tess lo voglio! Lui è il mio principe azzurro…(romantica).
I messaggi erano tutti di quello stampo.
Jack aveva un diavolo per capello, quando finì di leggere tutta la conversazione.
Si può sapere chi cazzo è questo stronzo?, pensò con rabbia.
Nei messaggi più recenti era tutto uno sospirare di Tess che le raccontava di Alex.
Si divertì a leggere i particolari sugli incontri amorosi dei due. Sembrava che il suo caro amico se la cavasse bene con le mani e con la lingua. Lo sporcaccione!
Sconsolato abbandonò la conversazione di Tess per passare a quella della genitrice pazza.
Insomma l’unica informazione succulenta che aveva avuto era che a Jenna piaceva qualcuno. Un mister X qualunque.
Si grattò la testa pensieroso.
Non poteva essere Harry Potter, aveva un sedere da schifo, non che lui gliel’avesse guardato, però era così magro che sicuramente il fondoschiena di Harry non meritava certo tutta quest’attenzione da parte della sua Jenna. Si alzò e si avvicinò allo specchio si girò per guardarsi. Anche con il pigiama il suo di dietro era perfetto. Si tolse, vanitoso, i pantaloni e li fece scivolare fino alle caviglie e si rimirò nuovamente. Cazzo! Aveva proprio un culo perfetto.
Si tirò su le braghe e tutto contento prese il cellulare e si sdraiò sul letto.
Era di lui che stavano parlando! Quasi esultò dalla felicità.
Con un sorriso trentadue denti ricominciò a leggere.
La prima parte della conversazione era noiosa. Cose tra madre e figlia. Quando torni, dove vai, come stai e tutte cose di quel genere.
Era quasi intenzionato ad abbandonare tutto, finché non lesse i messaggi del giorno prima.
J: Mamma, missione compiuta! Piano riuscito alla perfezione. Intrappolato Davis con scontro più moine. Appuntamento domani h. 16:00 in biblioteca per ripetizioni di matematica. Polipo caduto in trappola come un pollo :-). Tutto va come da copione. Sei il mio idolo!
Jack deglutì vistosamente.
Non era possibile… le piaceva davvero Harry Potter?
Il mondo gli crollò addosso in un secondo.
Continuò a leggere titubante.
GP: Brava tesoro. Mi raccomando, non cedere e aspetta la contromossa ;-)
Ma che razza di madre era questa? Era a dir poco inviperito.
J: Mamma niente Davis! Studio con Jack a casa sua…
Ecco con a chi aveva messaggiato quando erano in macchina!
GP: Mi raccomando tesoro. Niente passi falsi, altrimenti rischi di perdere l’obiettivo principale e ne varrebbe la pena?
J: No! Lotta dura senza paura…
Jack era allibito. Che pericolo? La madre di Jenna la invitava a stare con Davis? Ma cazzo! Non era possibile… cioè quella donna era veramente pazza!
Non era possibile che Jenna preferisse davvero Davis, naso aquilino, a lui.
Cioè… era Davis ad avere il culo da stupro?
Si alzò di scatto e andò dritto allo specchio. Si riguardò il sedere sconvolto.
C’era qualcosa che non andava.
Rise istericamente e lesse l’ultima parte della conversazione.
J: Aiuto! Niente scrivania-letto, ma salotto-Jack-cronometro. Cosa faccio?
Spalancò gli occhi. Cristo Santo! No!!! Voleva andare a letto con Davis? No, non c’era più religione…
Si sentì veramente mortificato come mai prima di allora.
GP: Tesoro non capisco… spiegati meglio…
Conversazione finita.
Già! Lui e la sua schifosa mania per lo studio! Non poteva sequestrarle il cellulare un messaggio dopo?
Si alzò di scatto, nervosissimo.
Irritato quanto bastava per non capire cosa stava realmente facendo.
Prese il cordless di casa e ritornò in camera. Scorse la rubrica del telefonino di Jenna e copiò il numero casa.
Dopo tre squilli rispose direttamente lei – Pronto?
Cercò di sopprimere un moto di rabbia – Jenna? Ciao sono Jack…
- Jack? È successo qualcosa?
Simpatica! Sembrava quasi preoccupata – Volevo solo dirti che mi sono dimenticato di restituirti il cellulare – disse non riuscendo a nascondere una certa irritazione.
Silenzio.
- Jenna? Sei ancora lì?
- Ehm… Jack lo puoi spegnere?
- Mmm, mmm… te lo do domani a scuola ok? - aveva per caso paura che scoprisse che le piaceva quello sfigato di Davis-Culetto d’oro?
Proprio in quel momento il cellulare squillò – Ti è arrivato un messaggio, vuoi che te lo legga in diretta? – le chiese sadicamente.
- No! Jack! Non ti azzardare a leggere niente! – la voce di Jenna gli apparve allarmata, molto allarmata! Bè effettivamente aver preso una cotta per Davis Carter non era una cosa di cui andare fieri!
- È di Tess – disse con tranquillità disarmante, facendo finta di non sentire le proteste e gli insulti che gli stava elencando lei, tipo elenco telefonico in ordine quasi alfabetico – dice: Jenna sei impazzita? Perché non mi hai ancora scritto come è andata con D.?, Davis presumo, ma sei ancora con lui? A quest’ora? Cavoli ci sa fare allora… scrivimi subito appena leggi questo messaggio. Sono curiosa!
- Sei un bastardo! Stronzo! Stupido! Pezzo di m…
Allontanò la cornetta dall’orecchio. Caspita! Era anche fantasiosa nell’insultarlo!
- Jen… non ti preoccupare, ho capito tutto, sarò una tomba – disse soddisfatto e attese la reazione della ragazza.
Nonostante tutta l’arroganza dimostrata, dentro si sentì morire.
Messo ko da Davis Carter ovvero naso aquilino-Harry Potter.
Mamma cos’era quella fitta al cuore?
- Cosa hai capito? – chiese la ragazza con un filo di voce.
- È evidente che tu sia innamorata di Davis – rispose ringhiando – A domani Jenna.
Chiuse la conversazione senza nemmeno salutarla.
L’avrebbe conquistata a qualunque costo.
Davis Carter aveva un nuovo nemico. Jenna era sua!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao!
Lo scorso capitolo mi sono dimenticata di ringraziare ilapietro91, perchè con un suo commento mi ha fatto venire l'idea del cellulare di Jenna in mano di Jack. Pardon!
Come sempre ringrazio infinitamente tutte le persone che leggono il mio racconto e soprattutto quelle che lo commentano.
Grazie a ventola e Anna_Ira per essersi aggiunte a queste ultime.
Ringrazio anche Stefano (my love) che oltre a sopportarmi, mi ha aiutata a creare la foto che vedete.
E' la prima volta che provo a fare grafica e quindi è venuto, quel che è venuto!!!
Grazie a tutti e se avete voglia di commentare, sappiate che a me fa un piacere immenso.
Buona Pasqua.
Besos Mandy



CAPITOLO 12
 
- Mamma vado! Ci vediamo questa sera – urlò Jenna aprendo la porta.
Elizabeth sbucò fuori dal bagno – Ciao amore a dopo! Salutami tonto-Jack!
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
Era da quando aveva ricevuto la telefonata di Jack, la sera prima, che non riuscivano a trattenersi e non avevano fatto altro che sghignazzare.
L’avevano preso in giro in lungo e in largo e si erano divertite alle spalle del ragazzo per tutta la cena e oltre.
Finito di mangiare si erano sistemate sul divano e avevano cercato di tirare le somme del loro piano, anche se era stata molto dura.
Ogni volta che lei e sua madre si guardavano negli occhi, scoppiavano a ridere.
Elizabeth, ad un certo punto, aveva assunto un’espressione seria che l’aveva fatta quasi preoccupare – Sei sicura Jen che sia proprio Jack il ragazzo che vuoi conquistare? Sarà bello, bravo e simpatico… ma non mi sembra molto sveglio! – poi era nuovamente scoppiata a ridere, contagiandola.
Erano andate a letto che ancora sparlavano di Jack lungo il corridoio ed erano entrate nelle rispettive camere salutandosi con un bel “cinque”. Si era addormentata dopo un bel po’. Ogni tanto sentiva sua madre che, dalla camera matrimoniale, tratteneva sul nascere una risata e borbottava – Signore! Che tonto!
La mattina non si erano nemmeno salutate era bastato un solo sguardo per riprendere a ridere.
Scese giù per le scale di corsa, perché come al solito era in ritardo.
Ormai non aspettava più Tess. Alex l’andava a prendere ogni giorno e nonostante l’amica le avesse detto più volte di andare con loro, Jenna preferiva continuare a recarsi a scuola in autobus.
Non aveva voglia di fare da terzo incomodo con quei due.
Alla fine era il primo ragazzo di Tess e desiderava che l’amica lo vivesse in tutto e per tutto.
Anche se, alla fine, erano passati solo dieci giorni, Jenna aveva cominciato a notare già qualche differenza.
Le corse per non perdere l’autobus erano diventate solitarie e non avevano più lo stesso fascino.
Le attenzioni che Jack le riservava, le condivideva solo con la madre, perché nonostante abitassero porta a porta, Tess trascorreva tutti i pomeriggi con Alex e la pausa pranzo, prima delle ultime due ore di lezione, le passavano tutti insieme con il nuovo gruppo.
Quindi non aveva più avuto occasione di parlare a quattr’occhi con l’amica e le poche volte che si erano viste, non erano mai sole. Non era invidiosa di Tess, anzi era felice per lei, ma l’amica le mancava, le mancavano terribilmente le loro lunghe chiacchierate, questa era la verità.
Sua madre le aveva spiegato di portare pazienza, alla fine era abbastanza ovvio che i due piccioncini tendessero ad essere morbosi uno con l’altra. Erano i primi tempi e soprattutto era il primo amore ricambiato per Tess.
Jenna aveva capito più o meno il discorso, ma non era d’accordo.
Se lei avesse avuto un ragazzo, se lei si fosse messa insieme a Jack, avrebbe raccontato tutto all’amica a voce, guardandola in faccia e non per messaggio e comunque non l’avrebbe messa da parte in quel modo.
E va bè! Un po’ ci stava male! Si sentiva esclusa. Doveva ammetterlo.
A parte quella famosa domenica mattina, lei e Tess non avevano più parlato insieme e le novità le aveva sapute solo per messaggio.
Ovviamente non le aveva raccontato niente di Jack, perché giustamente lasciava la precedenza all’amica. Non voleva mettere in secondo piano la storia d’amore della sua migliore amica.
Tess non sapeva che anche lei aveva, finalmente, dato il suo primo bacio. Non sapeva che grande emozione aveva provato.
Al solo pensiero sentì una morsa stringerle lo stomaco. Jack le piaceva davvero tanto.
Non vedeva l’ora di dirglielo, ma purtroppo non c’era mai stata l’occasione per farlo.
Ripensò alla telefonata della sera prima e il sorriso ritornò a farla da padrone sul suo viso.
Quando uscì dal portone si fermò di colpo.
Jack era appoggiato allo sportello della sua macchina e stava guardando un punto non ben definito per terra.
Aveva un’espressione corrucciata, non da lui – Jack! – lo chiamò.
Il ragazzo alzò il viso e le fece un cenno con la mano. Le aveva sorriso in modo particolare, senza alcuna ilarità – Ciao Jenna.
- Che ci fai qui? – chiese stranita.
Jack fece spallucce – Ti ho riportato il cellulare – disse con uno strano tono di voce, porgendoglielo.
Jenna lo guardò di sottecchi. Ma che gli era preso? – Potevi darmelo a scuola, ormai credo tu lo abbia visionato in lungo e in largo – affermò, sperando però che non l’avesse fatto davvero. Non in maniera minuziosa, per lo meno…
- Ti accompagno a scuola, devo parlarti di alcune cose – non aggiunse altro ed entrò nella macchina.
Jenna lo seguì e si accomodò nel posto del passeggero – Sentiamo – disse curiosa.
Di cosa le voleva parlare?
Jack era così serio. Da quando lo conosceva non l’aveva mai visto così posato, nemmeno quando lo osservava di nascosto.
Jack aveva sempre il sorriso stampato in faccia e sembrava un eterno fanciullo. Prendeva tutto come dire… “sportivamente”.
Più di una volta aveva origliato i discorsi che faceva con i suoi amici, soprattutto quelli del lunedì e, anche quando raccontava certe cose intime, lo faceva scherzando con una naturalezza che la lasciava ogni volta di sasso.
In quei casi, nonostante fosse invidiosa delle ragazze che stavano con Jack, aveva provato per loro una pena infinita.
Possibile che quello stupido dovesse spiattellare tutto quello che faceva con quelle povere fanciulle?
Lei, per carità, forse era un po’ bigotta e “vergognina” su certi argomenti, probabilmente perché era completamente inesperta su tutto, però sinceramente non era nemmeno bello che quell’idiota andasse a raccontare in giro tutti quei particolari intimi.
Jenna era arrossita in più di un’occasione, quando spiava queste conversazioni, però ogni volta aveva sognato che Jack facesse le stesse cose anche a lei.
Si morse il labbro inferiore con disappunto – Quindi? – sollecitò, visto che il ragazzo non aveva ancora cominciato a parlare.
Jack si girò una frazione di secondo a guardarla, poi ingranò la marcia e partì.
Spense la radio e Jenna si preoccupò.
Cosa voleva dirle?
Oh Dio! Che si fosse pentito di averla baciata e adesso le voleva fare un bel discorsetto per farle capire che quel bacio per lui non voleva dire niente? Eppure la sera prima, quando le aveva detto di Davis, le era sembrato quasi geloso… oh! No…
- Jenna – la voce di Jack era davvero tetra – Mi dispiace davvero tanto che Simon ti abbia fatto soffrire. Se l’avessi saputo non ti avrei mai baciata, te lo giuro. Non l’avrei fatto nemmeno se avessi saputo che eri interessata ad He… a Davis. Non sono certo il genere di persona che ruba la ragazza ad un altro.
Spalancò la bocca sorpresa.
Jack era serissimo.
Le venne da ridere, ma cercò di frenarsi. Si girò di scatto verso il finestrino per non fargli vedere la sua meraviglia e poi… chi era Simon?
Oh! Capisterina! Non poteva scoppiare a ridergli in faccia così. Doveva resistere.
Frugò nei suoi ricordi.
Poi un sospetto si fece largo in lei – Jack… dimmi la verità… hai per caso curiosato nel mio cellulare? Io l’avevo detto così tanto per dire, ma…
Vide le guance del ragazzo arrossire leggermente – Lo so che ho sbagliato, ma… siamo amici no? Non dobbiamo avere segreti.
Jenna scrollò le spalle – Lasciamo stare! Il Simon che hai visto nella mia rubrica non è affatto il mio ex ragazzo, ma è solo mio zio. Il fratello di mia madre – disse seccata.
Jack tirò un sospiro di sollievo, poi si grattò la testa imbarazzato – Scusa, pensavo…
- Credimi Jack è meglio se tu non pensi! – lo interruppe agitata.
Se non fosse stato che lui aveva curiosato di proposito nel suo cellulare, violando la sua privacy, doveva ammettere che la situazione era davvero comica, invece l’aveva fatto e lei era alquanto scocciata per questo. Fortuna che aveva frainteso tutto, altrimenti avrebbe fatto proprio una figuraccia…
- Dovevi dirmi solo questo? – chiese, cercando di restare calma.
Il ragazzo le sorrise – No! Ho deciso di aiutare te e tua madre nel vostro piano per la conquista di Davis – rispose con una tranquillità disarmante.
Jenna spalancò gli occhi sorpresa.
Avvertì il sangue confluirle al cervello troppo velocemente e le guance incominciare a bruciare.
Aveva letto proprio tutto il bastardo!
Fortuna che era veramente tonto come sosteneva sua madre – E in che modo ci vorresti aiutare?
- Allora questo è quello che ti propongo. Dovete fare ingelosire He… Davis! E quindi, di conseguenza, avete bisogno di un uomo. Cioè me. Oggi ti porto a casa, finita scuola e vengo da te, studiamo e poi aspettiamo tua mamma. Quando arriva decidiamo insieme sul da farsi. Possiamo mangiare una pizza, così tua madre non perde tempo a cucinare e abbiamo più tempo per organizzarci – si voltò verso di lei con un sorriso da sberle incredibile e ammiccò con gli occhi come per dirle: allora che ne pensi? Sono o non sono un genio?
Aveva programmato tutto per bene!
Si era anche auto invitato per la cena. Pazzesco!
Ma quando aveva avuto il tempo di pensare a tutte quelle cose?
- Senti Jack… io ti ringrazio, ma davvero non occorre e poi non so se mia madre…
- Ma figurati Jenna non dirlo nemmeno, nessun disturbo lo faccio volentieri. Siamo amici no? E se non ci si aiuta tra amici allora…
Non riuscì a dire nient’altro – Va bè allora… dopo mando un messaggio alla mamma e l’avviso della novità – mormorò.
- Ah Jenna… un’altra cosa…
Non era ancora finita? Cosa le avrebbe detto adesso?
Quel ragazzo era completamente fuori di senno. Jenna tremò. Forse Davis non era bello quanto Jack, ma aveva qualche neurone in più nel cervello…
Perché le donne erano sempre attratte dal fisico macho e non dall’intelligenza?
Eh va bè! Aveva solo diciassette anni, ne aveva di tempo per scegliere una persona con la testa sulle spalle.
Tuttavia cominciava a pensare che sua madre non avesse tutti i torti, forse Davis… scacciò quel pensiero sul nascere - Dimmi – sussurrò quasi spaventata.
- Volevo solo avvertirti che ieri ti ho raccontato una bugia. In realtà lui, Davis, è venuto all’appuntamento, ma gli ho detto di andare a casa, perché… ecco… perché non saresti andata tu.
Si girò verso di lei come per controllare la sua reazione e poi continuò – Gli ho detto che… eri indisposta, perché avevi le tue cose e stavi male.
Ecco cosa si era inventato!
Jenna fece finta di essere contrariata – Jack! – urlò, pregando di non scoppiare a ridere – Ma sei impazzito? E perché mai l’avresti fatto?
- Scusami Jenna, davvero, ma non sono pentito. Siamo amici giusto? – non la ripeteva troppo spesso quella frase? – E io non mi fido di quello. Devo prima controllare che non abbia cattive intenzioni. Alla festa lo conoscerò meglio e capirò se fa per te o no.
Jenna si lasciò andare con la schiena contro il sedile, sconsolata.
Lei e sua madre avevano creato un mostro.
- Jen?
- Mmm…
- Chi è lo stronzo che ti ha fatto questo?
- Non capisco cosa stai dicendo Jack. Fatto cosa? Spiegati meglio…
- Chi ti ha fatto diventare così? – nel fare quella domanda aveva aperto, per quanto gli era consentito visto che stava guidando, le braccia, come se volesse indicare qualcosa nel suo complesso.
Jenna chiuse gli occhi a fessura – Non capisco… - ripeté.
Il ragazzo sbuffò – Chi ti ha fatto tanto male da farti chiudere così nel tuo guscio e farti vestire da suora di clausura? Se non è stato Simon, sarà pur stato qualcuno, no? – chiese accigliato.
Jenna trattenne l’ennesima risata.
Sapeva che stava per fare un grande figura del cavolo, però voleva essere sincera e lei stessa non ne capiva il motivo – Simon è mio zio, ti ripeto… e no, non c’è stato nessuno che mi ha fatto del male, semplicemente perché non ho mai avuto un ragazzo. Mi sono vestita da “suora” fino ad ora, solo perché non c’è mai stato nessuno che mi interessasse veramente e per cui valeva la pena fare uno sforzo. Adesso invece mi piacerebbe essere notata da qualcuno – sussurrò, sperando che il ragazzo non approfondisse l’argomento.
Jack non disse niente.
Arrivarono a scuola e una volta parcheggiato, scesero dalla macchina nel silenzio più assoluto.
- Quindi adesso ti vesti così per farti notare da Davis? – le chiese mentre camminavano verso l’entrata.
Non rispose.
Fece spallucce e Jack si mise le mani nelle tasche del giubbotto.
Aveva gli occhi gelidi e la mascella contratta.
 

***

 
Finalmente era venerdì!
Stava aspettando con impazienza la fine della lezione, poi avrebbe atteso Jenna e l’avrebbe portata a casa come aveva fatto negli ultimi giorni.
La sera dopo ci sarebbe stata la sua festa e lui non aveva risolto nulla. Jen sbavava ancora per quel mollusco.
Il suo piano era andato a rotoli e si era frantumato in mille pezzi.
Faceva acqua da tutte le parti. Non solo non l’aveva conquistata, ma sembrava sempre più presa da quell’insulso spilungone.
Maledetto Harry Potter! Era tutta colpa sua! Ora era, pure, sempre in mezzo alle palle.
Non gli bastava essersi fatto invitare alla sua festa… eh no! Adesso faceva parte anche del loro gruppo e si sedeva con loro a mangiare.
Senza contare che scherzava troppo con Jenna, ma chi gli aveva dato il permesso di toccarle i capelli e farle le carezzine finte innocenti sul viso? Per non contare poi quando le accarezza le braccia.
Cazzo che fastidio!
Aveva cercato in tutti i modi di far comprendere a quello sfigato che Jenna era sua.
Quando allungava troppo le mani, grugniva, ringhiava e si schiariva la gola in modo molto pronunciato. Aveva più volte abbracciato Jenna in sua presenza per fargli capire che c’era qualcosa tra loro due, ma lo stronzo non si era tirato indietro!
E lei? Ah! Giusto mancava la ciliegina sulla torta. Non lo respingeva mai, aveva infranto tutti gli accordi del piano che avevano studiato insieme ad Elizabeth in quei giorni e non solo! Si era vestita per tutta la settimana come una diva di Hollywood. Aveva sfoggiato minigonne inguinali, jeans attillati, leggins e maglioncini con scollature inverosimili.
Ma fosse solo questo!
Quando l’accompagnava a casa, praticamente si era fermato da lei tutti i pomeriggi a studiare e ad aiutarla in matematica, la prima cosa che faceva era trasformarsi nel solito sacco di patate.
Che nervoso!
Non faceva in tempo ad entrare che subito si rifugiava in bagno e ne usciva trasformata, con quell’orribile tuta stile metalmeccanico. Una “Mario Bros” in gonnella, ma con i pantaloni larghissimi, per giunta!
Senza rendersi conto spezzò in due la matita che aveva tra le mani.
Non sapeva più che pesci pigliare.
Guardò l’orologio, mancavano solo cinque minuti al termine delle lezioni.
Era arrivato il suo momento di infrangere i patti.
Del resto lei l’aveva fatto, perché non poteva farlo anche lui?
Eh no! La signorina stava barando e allora non gli restava che adeguarsi.
Quando finalmente la campanella suonò, si precipitò fuori dall’aula a velocità sostenuta, arrivò con il fiatone all’entrata e guardò la scena allibito.
Harry Potter e Jenna erano già fuori e lui la stava abbracciando.
Ma chi cazzo era quello? Flash?
Come era potuto arrivare prima di lui?
Con una rabbia che non avrebbe mai creduto di possedere si avvicinò ai due e li separò di forza con poca gentilezza.
- Jack, ma che ti prende? – lo rimproverò Jenna.
Non disse nulla la trascinò per un braccio verso la macchina e salutò a malapena lo stronzo.
- JACK! – Jenna sembrava allarmata.
- Entra in macchina – disse cupo.
Una volta messo in moto si sfogò – Non erano questi i patti Jen! Avevamo deciso con Elizabeth che non dovevi morirgli addosso. Avevamo detto che non dovevi fargli capire che ti interessava e soprattutto avevamo detto che te la dovevi tirare un po’! – quasi urlò, ma si sentiva veramente preso in giro.
Cosa aveva Davis Carter più di lui?
Perché Jenna non si accorgeva di quanto gli piacesse?
Non gli rispose.
Arrivarono a casa di Jenna nel silenzio più assoluto.
Quando entrarono nell’appartamento, Jack si diresse in cucina.
Aprì il forno e ci trovò una bellissima torta per fare merenda.
Elizabeth era una donna straordinaria. Preparava loro sempre qualcosa di sano e buono per il loro ritorno da scuola.
Jack l’aveva adorata fin dall’inizio, sempre sorridente e con la battuta pronta. Una donna dal carattere deciso, ma nello stesso tempo infinitamente dolce. Sarebbe andata d’accordo di sicuro con Chantal.
Quando Jen entrò nella stanza, la guardò – Oh! – disse vedendo che non indossava la tutona azzurra alla Bros, ma una versione simile grigia.
La ragazza sbuffò – Si può sapere cosa ti è preso? Dovresti essere felice per me. Siamo amici, no? In fin dei conti il piano ha funzionato.
Jack alzò le spalle in risposta e taglio la torta, aprì il frigo e prese il latte, come se fosse casa sua.
Mangiarono in silenzio e poi si misero a fare i compiti.
Ogni tanto alzava gli occhi per guardarla, nonostante quei vestiti orribili Jenna era bellissima.
Aveva due occhi incredibilmente grandi e verdi e la pelle liscia come seta.
Non si truccava quasi mai, del resto non ne aveva bisogno. Decisamente!
- Ho finito! Tu a che punto sei? – chiese.
Jenna gli sorrise – Anch’io ho finito. Facciamo un po’ di matematica adesso?
Jack scrollò le spalle – Oggi niente ripetizioni. Dobbiamo parlare della festa di domani e approfondire il nostro piano per la conquista di Davis Grant.
La ragazza lo guardò stupita – In che senso?
Non riuscì a trattenere un sorrisetto soddisfatto – Dobbiamo passare alla parte pratica – disse fissando quei bellissimi occhi verdi che si aprirono sbalorditi.
- Che intendi Jack?
Si alzò e raggiunse il divano. Si sedette e posò una mano su un cuscino, invitandola a raggiungerlo – Vieni qui Jenna, adesso te lo spiego.
La ragazza si avvicinò titubante e si sistemò al suo fianco.
Jack le accarezzò il viso dolcemente e le poi le sciolse la coda – Devi esercitarti a baciare. Se non ho capito male il tuo primo bacio l’hai dato a me e non puoi rischiare di fare brutta figura, quando domani sera Davis si avvicinerà a te. Non vorrei mai ti trovassi impreparata e poi reagissi con la “mano ventosa” o il “piede demolitore” – disse fissandola con ironia.
Jenna sgranò gli occhi.
Era così buffa. Avvertì distintamente una fitta comprimergli lo stomaco.
Non voleva che Davis la baciasse, stranamente sentiva il bisogno di marcare il territorio.
- Non credo sia il caso… - protestò lei.
Le sorrise – Andiamo Jen, ti eserciti un pochino, non c’è nulla di male. Siamo amici no? Mi sacrifico volentieri…
Non aggiunse altro e si avvicinò di scatto a quelle labbra rosee e piene.
La baciò dapprima con delicatezza mordicchiandole gentilmente la bocca, poi quando si rese conto che la ragazza non lo respingeva, cominciò a baciarla con più passione e infilando la lingua all’interno della bocca, iniziò a giocare con quella di Jenna.
Dopo qualche minuto, interruppe il bacio.
La guardò con dolcezza.
Jenna era tutta rossa, le accarezzò il viso e poi l’attirò nuovamente a sé.
Era il paradiso! Senza rendersi conto iniziò ad accarezzarle il collo e poi scese con la mano lungo la schiena, nello stesso tempo Jen lo abbracciò.
Il bacio divenne sempre più passionale. Continuarono così per un tempo che gli sembrò infinito.
La sua eccitazione aveva raggiunto livelli ormai insopportabili.
Si staccò da lei risoluto.
Cazzo! Doveva andare a casa, era meglio per entrambi – Ok… mi sembra tu sia migliorata parecchio - disse con voce roca – Credo tu sia pronta. È meglio che vada adesso.
Jenna non toglieva gli occhi dai suoi. Aveva il viso rosso, i capelli spettinati e le labbra gonfie e rosse.
In quel momento era l’immagine più erotica che avesse mai visto in vita sua.
Annuì leggermente, come se fosse anche lei sconvolta.
Si alzò scombussolato e mise in ordine le sue cose, poi si avviò verso la porta.
Jenna lo seguì in silenzio.
- Ci sentiamo domani, così ci mettiamo d’accordo ok? – le accarezzò la guancia, Cristo Santo quanto era morbida!
- Ok – mormorò lei.
Abbassò lo sguardo imbarazzato. La voleva, la voleva a tutti i costi.
Posò le labbra sull’angolo della bocca della ragazza e poi se ne andò.
Non riuscì nemmeno a dirle un semplice ciao.
Il cuore gli batteva impazzito nel petto, cosa gli stava succedendo? Pensò un attimo a Davis Grant.
Col cazzo che avrebbe baciato la sua Jenna. Lui gliel’avrebbe impedito con qualsiasi mezzo!

Scusate per l'impaginazione, ma prima che prenda il computer e lo lancia contro la parete, ho pensato bene di lasciarla così... X-(

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao,
eccomi con un nuovo capitolo.
Grazie per le recensioni, grazie a chi mi ha aggiunto tra le ricordate, seguite e preferite.
Siete in molte e io ne sono davvero felice.
Grazie a Nina2805, Allegra_, AmYa. xLovemyidols e Koaluccia99 new entry.
Come al solito spero di non aver dimenticato nessuno.
Inoltre volevo ringraziare _Lumen_ per avermi dato l'idea di un Jack versione sfigato con un suo commento, spero di esserci riuscita....
Finisco con pubblicizzare una mia serie.
Se vi piacciono i vampiri (è una storia d'amore raiting rosso) vi segnalo la mia serie: La maledizione del sangue e della luce.
Se vi va di leggerla e magari anche recensirla. Sono tre storie collegate tra loro. Le prime due sono complete e la terza è in corso.
Quindi detto questo... buona lettura e se volete lasciarmi una vostra opione o magari qualche idea...
Besos MandyCri

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CAPITOLO 13
 
Jack se ne stava stravaccato sul divanetto, bevendo il cocktail, l’ennesimo, in silenzio.
Lo sguardo spento e annoiato.
Questo era ciò che poteva sembrare a chiunque lo stesse guardandolo in quel momento.
In realtà stava bruciando dentro e stava osservando tutto con attenzione.
Quel “tutto” era Jenna e Davis che ballavano avvinghiati (troppo secondo i suoi gusti) da quando erano arrivati alla festa.
Si erano trovati tutti a casa sua.
Aveva avuto, fin da subito, i primi campanelli d’allarme su come sarebbe potuta andare la serata. Era l’unico non accompagnato.
Certo! Ingenuamente aveva pensato che la sua dama sarebbe stata Jenna. Sbagliato!
Lei si era presentata, con il suo splendido vestitino nero con il corpetto ricamato in oro e le gambe, le bellissime gambe, scoperte, con Davis Carter e la sua sfasciatissima, dannatissima e schifosissima auto.
Ovviamente Alex era arrivato con Tess. Perfino Tom si era presentato con una ragazza. La biondina tettona che si era scopato lui qualche settimana prima.
Quando l’aveva vista si era irrigidito come un baccalà, lei gli si era aggrappata al collo baciandolo ovunque per fargli gli auguri di compleanno. Si era staccato a forza dalla tettona, mentre Tom lo fissava incattivito.
Una scena patetica.
Aveva guardato di nascosto la reazione di Jenna, almeno non tutti i mali venivano per nuocere, magari vedendolo con un altra si sarebbe ingelosita, ma ancora una volta aveva sbagliato e aveva provato una profonda delusione.
Jenna era talmente occupata a fare l’oca giuliva con Harry Potter che nemmeno si era accorta di quelle effusioni. Quindi l’unico buon motivo, perché potesse essere felice per la presenza della biondina, si era dissipato nel giro di una manciata di secondi.
La serata era cominciata nel più brutto dei modi e stava finendo ancora peggio.
In quell’esatto momento, lui, il famoso Jack Grant, il ragazzo più ammirato di tutto il liceo, il capitano della squadra di football e miglior studente di sempre, stava facendo da tappezzeria alla sua festa del diciottesimo compleanno. La festa evento dell’anno!
Si era praticamente inglobato nel divanetto da cui era seduto da ore e ore. Accarezzò il vellutino e si accorse con orrore che era nero, proprio come il suo impeccabile vestito. Non solo stava facendo da tappezzeria, lui stesso era la tappezzeria di quel dannato divano!
Bevve in un'unica sorsata il drink e prese con rabbia la bottiglia di champagne che era davanti a lui sul tavolino. Non si sprecò nemmeno a versare il vino nel bicchiere e si attaccò direttamente al collo della bottiglia.
Cristo Santo! Aveva preso in giro per anni e anni gli sfigati della scuola e adesso era lui l’unico sfigato alla festa proprio nel giorno del suo compleanno.
Che orrore!
Alex e Tess gli avevano fatto compagnia per un pochino sul divanetto, poi vedendo che continuavano a sbaciucchiarsi, ma non si muovevano da lì nemmeno per andare a ballare per non lasciarlo solo, si era alzato e se ne era andato con la scusa di controllare come procedeva la festa dall’altra parte.
Ovviamente non appena aveva girato l’angolo, i due si erano fiondati sulla pista da ballo.
Nell’altra sala dove c’era la piscina riscaldata, i ragazzi si divertivano, giocavano e ovviamente ci provavano con le ragazze che giustamente si mettevano in mostra.
Quando aveva fatto il suo ingresso nell’altra stanza, era dovuto scappare a gambe levate, dopo poco.
Non appena le ragazze l’avevano visto avevano cominciato a lanciare urletti fastidiosi e l’avevano incitato a spogliarsi per fare il bagno con loro.
Non ci pensava nemmeno per sogno!
Era ritornato quindi al suo sfigatissimo divanetto vestito di nero, praticamente come lui e si era seduto. Ormai ci aveva piantato le radici lì.
Per fortuna che almeno poteva bere!
I suoi non avevano badato a spese. C’era la stanza adibita a discoteca con un vero dj che metteva le canzoni e un’altra con una piscina riscaldata, dove la musica era più soft.
Camerieri che servivano ai tavoli e un vero bancone dove ordinare da bere e in cui ti servivano tutto ciò che desideravi mangiare.
Una festa stupenda, peccato che lui fosse l’unico a non divertirsi.
Jack Senior e Chantal gli avevano perfino preso una suite al piano di sopra per passare la notte, in modo che non dovesse guidare fino a casa, si sentivano più sicuri così, l’avevano rassicurato, quando aveva protestato dicendo che la suite era veramente troppo.
Quella camera lui l’avrebbe voluta condividere con Jenna quella notte, ma a quanto sembrava sarebbe rimasta inutilizzata.
Guardò con un pizzico d’invidia Alex e Tess che ballavano vicino all’altra coppia dell’anno Jenna e Davis.
Erano veramente una strana coppia. Lei così massiccia che si agitava come una scalmanata quasi da rendersi ridicola e lui con quel fisico statuario che si muoveva sensualmente e che avrebbe fatto stragi di cuore se fosse stato da solo.
Guardare quei due, però, era l’unica gioia della serata. Chi l’avrebbe mai detto che Alex si sarebbe innamorato così follemente di una sfigata come Tess?
Già… sfigata
L’unico “nerd” al momento era solo lui.
Ma come si era potuto ridurre così?
Gli veniva quasi da piangere. Non era per niente abituato a passare inosservato.
Forse sarebbe stato il caso di andare nuovamente nella sala piscina e fare il bagno nudo con tutti gli altri, scegliere una tipa qualunque e portarsela nella suite, gentilmente offerta dai suoi genitori, per scoparsela fino al mattino successivo. Avrebbe appagato, per lo meno, le sue esigenze, visto che per colpa di Jenna ormai non sapeva nemmeno più cosa volesse dire fare sesso con una ragazza.
Ma quanto tempo era passato dall’ultima volta?
Mamma mia… doveva lasciare perdere quella ragazza, se continuava così sarebbe diventato presto un segaiolo come Davis! Ah sì! Perché non aveva dubbi che quel ragazzo era dedito a quell’attività!
No! Impossibile prima di arrivare a quel punto si sarebbe scopato perfino la biondina tettona, a costo di litigare con Tom.
Che serata di merda!
Aveva fatto mille progetti su quella festa, sognato ad occhi aperti per un sacco di tempo… e invece?
Se ne stava lì, da solo, come un imbranato ad invidiare le coppie che ballavano, ad invidiare Harry Potter il segaiolo… Lui che in teoria doveva essere il fulcro della festa.
Che razza di sfigato era!
Quella condizione non gli piaceva per niente. Non era il suo destino quello.
E Jenna? Maldetta ragazza che gli era entrata nel cuore così all’improvviso e gli aveva stravolto la vita. Era tutta colpa sua! Ma perché si era fatto coinvolgere da una sfigata stracciona e per di più manesca, come lei?
Dannati occhi verdi, dannate gambe affusolate e dannati vestiti!
Cazzo! Le piaceva perfino quando si infagottava come un frate francescano!
Aveva tanto desiderato vederla vestita bene alla sua festa. Avrebbe tanto voluto fare il suo ingresso con lei al suo fianco, bella come una principessa e, soprattutto, avrebbe voluto tanto vantarsi davanti a tutti e invece?
Invece se ne stava lì, solo come un cane e un emarginato cosmico.
In quel momento avrebbe voluto tanto avere una bacchetta magica e coprire quel corpo sensuale con una tonaca da suora di clausura. Già… perché tutto quel ben di Dio era tra le braccia di Davis Carter. Lo sfigato per eccellenza.
Lo spilungone mollusco, con quel naso d’aquila e per giunta, con quegli occhiali straordinariamente fuori moda, imitazione perfetta di quelli del maghetto più famoso di tutto l’universo.
Ti prego dammi una bacchetta magica! Mandami la fata madrina di Cenerentola!, pregò alzando gli occhi al cielo.
Doveva assolutamente fare qualcosa per uscire da quel letargo da nerd in cui stava precipitando senza vedere il fondo che sembrava non arrivare mai.
Doveva andare da quei due e doveva riprendersi la sua Jenna.
Era il festeggiato e quindi non ci sarebbe stato nulla di male se avesse chiesto di poter ballare con lei.
E se gli avesse detto di no?
In fin dei conti era palese che a Jenna piacesse quell’Harry Potter dei suoi stivali.
Ma perché? Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
Basta! Era ora di intervenire.
Voleva stare un po’ con lei, ballare e essere felice almeno per cinque minuti.
Aveva appena deciso, quando vide i due avvicinarsi, mano nella mano, al suo divanetto.
Jack soffocò un gemito.
Oh no! Tutto ma non questo.
No… perché vederli pomiciare anche di fianco a lui, sarebbe stato veramente troppo.
Che sfigato era diventato.
Abbassò gli occhi sconfitto e non ebbe più la forza di muoversi.
 

***

 
Jenna non vedeva l’ora che la festa finisse.
Ok, Davis era davvero gentile, un vero cavaliere, ma non l’aveva mollata per un secondo.
Non ce la faceva più a ballare.
Aveva i piedi gonfi e come se non bastasse, il suo cavaliere non faceva che pestarle i piedi, già abbastanza provati dai tacchi alti a cui non era per niente abituata.
Tra l’altro, Davis non brillava certo per simpatia. Era una palla mostruosa.
Per carità, non è che lei pretendesse chissà cosa, ma era arci stufa di ascoltare tutti gli aneddoti sugli scout e sul coretto della chiesa che lui dirigeva.
La genitrice pazza le aveva detto di stargli incollata il più possibile per far ingelosire Jack e lei lo stava facendo. Peccato però che così si stava rovinando completamente la festa dell’anno e non riusciva nemmeno a capire dov’era Jack.
Praticamente il buon Davis l’aveva imprigionata contro il suo petto e l’unica cosa che riusciva a vedere quando si sforzava di alzare il viso, giusto per sgranchirsi un attimino il collo che ovviamente, in quelle rare occasioni, cigolava in maniera preoccupante, era solo un muro.
E Davis parlava, parlava, parlava…
Mamma che noia!
Lei sorrideva, quando lui la guardava, rideva alle sue battute terribili, quando vedeva che lui si scompisciava.
Quanto avrebbe voluto vedere una stella cadente per poter esprimere l’unico desiderio che aveva in quel momento.
Ti prego fa che scompaia…
Si era vestita anche bene e faceva la sua porca figura. Sua madre le aveva consigliato proprio bene. Sì, ma per cosa si era agghindata così e sopportava quei tacchi mostruosi? Per niente! Davis non le aveva fatto nemmeno un complimento, continuava a parlare di bambini con i calzoncini corti e chierichetti vestiti di bianco.
Era la più sfigata di tutta la festa, nessuno poteva batterla in quel campo.
Ma perché proprio a lei?
Nemmeno sotto tortura avrebbe consentito a quel… quel… quell’Harry Potter da strapazzo (cioè.. aveva gli occhiali proprio come il famoso mago! Che tristezza…) di darle ripetizioni di matematica.
Molto meglio polipo-stronzo-Jack! Non c’era paragone!
Ma che fine aveva fatto il festeggiato? Perché non la veniva a salvare? L’avrebbe ammazzato, gliene avrebbe dette quattro non appena fosse riuscita a vederlo. Come poteva non avere pietà di lei e non salvarla da quel mostro di ragazzo? Sicuramente lui si stava divertendo e Jenna si sentì comprimere il petto da un sentimento sconosciuto… chissà con chi era in quel momento…
Gemette! Come poteva Jack salvarla se era convinto che lei fosse innamorata dello spilungone che le stava maltrattando i piedi?
Era tutta colpa di Jack e di Elizabeth. Erano stati quei due a metterla in quella situazione.
Jack con i suoi profondi occhi azzurri e Elizabeth con i suoi piani folli.
Mai e poi mai avrebbe ancora ascoltato sua madre.
Ma perché quando servivano le calamità naturali non arrivavano mai in suo soccorso?
Un uragano, uno tsunami, un terremoto… qualsiasi cosa che adesso era in grado di aiutarla a separarla da quel pezzo da mausoleo.
Cioè era uno scherzo vero? Le stava parlando di chierichetti e di coretto della chiesa…
- Jenna – la voce fastidiosa di Davis interruppe i suoi pensieri.
- Sì? – rispose, ormai afflitta.
- È quasi mezzanotte è meglio se ti riporto a casa, perché io domani mi devo alzare presto e voglio essere riposato per la funzione domenicale, sai non vorrei che facessimo degli errori per colpa mia con le canzoni ed è già tardissimo.
Jenna sbarrò gli occhi. Anche questo no! Era veramente troppo.
Tra l’altro Elizabeth era andata via per lavoro nel pomeriggio e sarebbe ritornata solo la domenica sera, quindi non aveva proprio problemi di orario, non che ne avesse avuti in ogni caso se la madre fosse stata a casa.
Aveva sempre avuto piena libertà, l’importante era dirle sempre dove andava e con chi andava.
- Davis… io vorrei restare un altro po’ – mormorò – Se per te non è un problema torno a casa con Tess o al limite mi faccio accompagnare da Jack.
Il ragazzo storse il naso – Veramente Jenna, preferirei portarti a casa io. In fin dei conti sei sotto la mia responsabilità – disse con tono asciutto che non ammetteva repliche.
Stava scherzando vero?
Jenna alzò un sopracciglio e lo fissò – Bè, Davis io voglio restare, non è colpa mia se tu sei il Cenerentolo della situazione e devi rientrare a casa prima di mezzanotte – replicò piccata.
Si voltò e finalmente vide la salvezza.
Alzò gli occhi al cielo – Grazie! – sussurrò.
Si avviò decisa verso il divanetto dove c’era Jack.
Davis la seguì mestamente.
Non appena si fu seduta guardò Jack speranzosa – Jack, saresti così gentile da darmi un passaggio per il ritorno, Davis sta andando a casa e io vorrei stare qui un altro po’, sempre se per te non è un problema.
Il ragazzo si alzò repentino con un sorriso ammaliatore, prese con ambedue le mani quella di Davis – Grazie per essere venuto, mi ha fatto molto piacere che tu sia passato e non ti preoccupare ci penso io a Jenna – disse.
Jenna storse il naso divertita. Jack non era mai stato così cordiale con Davis, sembrava quasi non vedesse l’ora che il ragazzo se ne andasse.
Bè, in fin dei conti non poteva dargli torto. Davis era la persona più noiosa che avesse mai conosciuto.
Quando lo salutarono si lasciò cadere sul divanetto – Finalmente! – esclamò – Non vedevo l’ora di sedermi, ho i piedi distrutti dalle scarpe e dai pestoni.
Jack la squadrò – Non balli più? – chiese deluso.
Gli sorrise – Aspetta che mi si riattivi la circolazione, mi riposo un attimo e poi se vuoi balliamo insieme.
Jack annuì con il viso.
Restarono in silenzio per qualche minuto, poi il ragazzo le prese una gamba e se l’adagiò sulle ginocchia, le tolse la scarpa e cominciò a massaggiarle il piede.
Jenna sentì le guance cominciare a bruciare.
Quel gesto era così intimo che non riuscì a dire una sola parola – Va meglio così? – le chiese sorridendole.
Annuì.
Le massaggiò delicatamente il piede per qualche minuto e poi fece cambio con l’altro.
Jenna non si era mai sentita meglio.
Per fortuna la serata stava cominciando a migliorare, il suo mal di piedi sembrava solo un ricordo lontano – Jack, ti va se andiamo al guardaroba che ho un pensierino da darti dentro la borsetta?
Il ragazzo la guardò sorpreso, come se non se lo aspettasse – Ok, andiamo – disse, alzandosi velocemente, non riuscendo a nascondere la curiosità che provava.
Una volta arrivati al guardaroba e fattasi dare la borsetta, Jenna estrasse un piccolo pacchettino blu e glielo porse.
Jack lo prese con mani tremanti e lo aprì, quando estrasse il laccetto nero con le due “J” in argento che pendevano, il suo volto si aprì in un sorriso radioso – Jenna e Jack – esclamò felice.
Già…, pensò – Veramente… ho sentito che tua madre ti chiamava JJ e quindi ho pensato che fosse carino regalarti le iniziali del tuo nome Jack Junior – disse invece, sentendosi all’improvviso completamente nuda, davanti al ragazzo.
- Mmm… sì, stavo scherzando Jenna… non ti preoccupare – sussurrò lui, indossando subito la collanina.
Ritornarono nella sala principale – Sei ancora stanca o puoi ballare adesso? – le chiese.
Era stanca, ma per nulla al mondo si sarebbe fatta scappare un’occasione come quella – No! Balliamo.
E ballarono di tutto e per tutta la serata. Canzoni lente e da discoteca, facendo gli stupidi e scimmiottandosi a vicenda insieme ad Alex e Tess. Si stava finalmente divertendo.
Sfiniti si rifugiarono sul divanetto e si dissetarono con lo champagne.
La festa fu un successone.
Alle tre del mattino gli invitati cominciarono ad andarsene, anche Alex e Tess li abbandonarono.
Jenna sapeva che doveva aspettare fino alla fine e uscire per ultima con Jack, ma la cosa non le dispiaceva affatto. Stava bene. Jack aveva una conversazione brillante e faceva delle battute davvero divertenti.
Alle quattro finalmente se ne furono andati tutti.
- Ti va di andare in piscina? – la proposta di Jack la lasciò basita.
- Ok! – acconsentì. In fin dei conti si era comprata un bellissimo bikini proprio per l’occasione, perché non sfruttarlo?
Si diressero verso la piscina mano nella mano.
Si spogliarono in silenzio.
Jenna era un po’ imbarazzata, Jack non le toglieva gli occhi di dosso, però si fece forza. Il costume ce l’aveva sotto il vestito, non doveva farsi problemi per niente.
Entrarono nell’acqua calda e si sentì subito più rilassata.
- Allora Jenna, hai concluso qualcosa con Davis? – le chiese Jack a bruciapelo, accorciando la distanza che li divideva e ponendosi di fronte a lei.
- Mmm… veramente, se proprio devo essere sincera, non vedevo l’ora se ne andasse… - rispose.
Jack si mise a ridere – Finalmente! Mi chiedevo quando te ne saresti resa conto che non faceva proprio per te il mollusco spilungone – esultò avvicinandosi sempre di più.
Jenna si ritrovò a ridere insieme al ragazzo dei suoi sogni.
Era appoggiata al bordo della piscina. L’acqua non era alta, le copriva a malapena i seni.
- Effettivamente non è proprio il mio tipo, è un po’ noiosetto. Lui e le sue escursioni sui monti e il suo coretto della chiesa.
- Ti sei divertita, oppure ti sei pentita di essere venuta alla mia festa di compleanno?
Jenna abbassò lo sguardo.
Si era divertita. Si era sentita bene tra le braccia di Jack e soprattutto aveva capito che era innamorata di lui, ma aveva ancora paura di quel ragazzo dagli straordinari occhi azzurri.
Conosceva la sua fama. Sapeva perfettamente che Jack non era il tipo che aveva relazioni fisse con le ragazze. Una scopata e via, questo era il suo motto.
Ma lei cosa voleva esattamente?
Voleva lui e lo voleva per molto tempo, ma in quel momento le bastava anche una sola serata.
- Mi sono divertita molto, grazie per avermi invitata.
Jack sorrise e quel suo sguardo azzurro le riempì il cuore.
Azzerò le distanze e la circondò con il suo abbraccio e finalmente la baciò.
Non un bacio da maestro-allieva, ma un vero bacio da ragazzo interessato.
Jenna si sentì sciogliere.
Era così felice e concentrata che non si accorse subito che le mani di Jack stavano ispezionando ogni angolo del suo corpo, lo lasciò fare, perché lo desiderava.
Le sembrava tutto così bello, cominciò ad esplorare lei stessa il corpo di Jack, timidamente, posando i palmi sulla schiena del ragazzo e accarezzandolo castamente, ma quando Jack schiacciò il corpo contro il suo, la paura prese il sopravvento.
Avvertì nitidamente l’eccitazione del ragazzo premerle sulla pancia e si spaventò.
Non si rese nemmeno conto di ciò che stava facendo. Fu una reazione di riflesso.
Alzò il ginocchio e senza rendersi conto lo spiattellò sulle parti intime del ragazzo.
Jack gonfiò le guance, spalancò gli occhi e… urlò. Un urlo vero e quasi disumano. Si allontanò dolorante e si appoggiò al bordo della piscina, posò il viso sulle braccia incrociate e dopo un tempo che le sembrò interminabile, finalmente la guardò – Jenna, ma sei impazzita? Mi hai spappolato le palle… – ansimò con voce roca.
- Jack, scusa veramente… non so perché l’ho fatto. Oh! Dio! perdonami. Che stupida… scusa… scusa… scusa… ti ho fatto tanto male? – Oh! Signore! Cosa aveva combinato?
Alzò il viso. Era ancora rosso – Jenna ti prego sta zitta! Lasciami riprendere… cazzo, mi manca il fiato… ma possibile che tu sia sempre così violenta? Prima o poi mi manderai all’ospedale. Prima mi hai quasi sfregiato la faccia, poi mi hai maciullato un piede e per finire in bellezza… spappolato le palle! Cristo Santo! Spero solo di poter avere ancora figli, sono sicuro che almeno per un mese non lo potrò più usare… poco, ma sicuro, senti che male… - ringhiò.
- Perdonami Jack… veramente, non so cosa mi sia preso… posso aiutarti in qualche modo? Vuoi che ti faccia un massaggio?
Si bloccò all’improvviso. Ma era diventata scema del tutto? Ma che razza di domande erano quelle? Fargli un massaggio? E dove soprattutto? Che figura di merda… mamma che figura di merda!
Jack strabuzzò gli occhi e poi le sorrise ironico – Per quanto mi farebbe piacere ricevere un massaggio da te in quel punto ben preciso, questo non è proprio il momento adatto. È già tanto che non diventi il nuovo Farinelli (*), grazie a te e al tuo ginocchio omicida…
Jenna arrossì ancora di più – Mi dispiace Jack… non so cosa mi sia preso davvero…
- Bè ti posso capire non sono certamente Harry Potter…
Jenna lo guardò e scoppiò a ridere. Anche lui aveva avuto lo stesso pensiero su Davis? – Ce la fai a camminare? – chiese.
- Bè Jenna, ci provo… forse mi hai precluso per sempre la possibilità di avere figli… che ne dici se dormiamo qui? Abbiamo bevuto come spugne e io ho una suite tutta per me – la guardò e come se stesse capendo al volo i suoi pensieri continuò – Non ti preoccupare non ti toccherò nemmeno con un dito, tu mi fai paura. Sei violenta! E poi… sicuramente per un mese non potrò utilizzarlo, mi fa un male cane, quindi sei al sicuro…
Jenna ci pensò su. Jack le aveva dato la sua parola. Magari si sarebbero fatti solo qualche coccola, sempre se il ragazzo le avesse dato un’altra possibilità dopo la ginocchiata tremenda.
In fondo non c’era niente di male ed era anche più sicuro, avevano bevuto veramente tanto…
Lei non aveva la patente e lui stava male… – Ok – disse convinta.
Jack le fece il più bel sorriso che avesse mai visto.
- Vuoi una mano ad uscire dalla piscina – chiese premurosa.
- No, Jenna mi è bastata la ginocchiata assassina, preferisco fare da solo – le rispose ironico.
- Uff… Jack! Per quanto tempo adesso me lo dovrai rinfacciare? Ti ho già chiesto umilmente scusa…
- A vita Jenna… a vita…



(*) Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi, detto Farinelli è considerato il più famoso cantante lirico castrato della storia.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ringrazio come sempre tutti.
Chi recensisce sempre, chi si è aggiunto, cn69, _Sandwich_, ilaperla.
Ringrazio anche chi mi ha aggiunto nei preferiti, nelle ricordate e nelle seguite.
Grazie di cuore.
Se vi piacciono le ff sugli attori e in particolare Alex Pettyfer vi consiglio questa ff:  Riuscirò a farti innamorare di me di Koaluccia99

Buona lettura spero che il capitolo vi piaccia.
Ciao Mandy



CAPITOLO 14
 
- Stavo pensando…
- Jack è meglio se tu non pensi…
Sorrise tra sé e sé, spiritosona! – Sei sicura di non volerlo sapere?
Sentì Jenna muoversi irrequieta sotto la trapuntona – È tardi Jack, non me lo puoi dire domani? Anzi più tardi, visto che ormai sono le cinque di mattina?
- Ok, come preferisci – si arrese subito, sapeva che insistere non sarebbe servito a nulla, tanto entro trenta secondi Jenna gliel’avrebbe chiesto.
Almeno una cosa l’aveva capita di quella strana ragazza: era curiosa!
- Uff… dai avanti dimmi! – lo sapevo! – Non capisco perché te ne vieni fuori a quest’ora con queste chiacchiere, sapendo che poi muoio dalla curiosità. Ti strozzerei se potessi – sbuffò irritata.
- Ah bè… manca solo quello alla lista di tutte le violenze che ho subito da te, ormai...
- Ma la smetti? Ancora con questa storia. Ti ho già chiesto scusa anche in arabo! Dai avanti spara!
Era troppo divertente.
Dopo il fattaccio, ovviamente, l’aveva presa in giro.
Si erano recati alla suite e Jenna non aveva nemmeno avuto il tempo di sentirsi imbarazzata, perché avrebbero dovuto dormire insieme, perché si erano punzecchiati come due fidanzatini, ma questa volta era lui ad avere il coltello dalla parte del manico. Almeno per una volta!
Jack aveva fatto la vittima incompresa e lei aveva continuato a chiedergli perdono.
L’unico momento in cui si era resa veramente conto che avrebbero passato la notte nello stesso letto, era stato quando si era accorta di non avere nulla per dormire.
Jack le aveva prestato il suo pigiama, rinfacciandole che gli era debitrice, lei aveva protestato e gli aveva detto di tenerselo, lui aveva fatto spallucce replicando – Ok se preferisci dormire nuda, io sono anche più felice…
Si era avventata sul pigiama che teneva in mano, sbuffando come un toro e poi si era diretta in bagno ringhiando come un cane con la rabbia.
Quando era uscita Jack aveva sorriso.
Non c’era proprio verso, con lui era sempre il solito sacco di patate, perché il suo pigiama le stava largo e nascondeva ogni bellissima forma femminile. Non avrebbe dovuto nemmeno proporglielo quel pigiama.
Jenna era entrata nel letto e l’aveva ammonito subito – Tu stai dalla tua parte!
Bè, sinceramente gli faceva paura quella ragazza, col fischio che le si sarebbe avvicinato!
- E allora? – la voce di Jenna lo portò alla realtà.
Non riuscì a non sghignazzare – Stavo pensando che… se per un bacio reagisci così… cosa farai al povero ragazzo con cui farai per la prima volta sesso orale… poverino… glielo staccherai a morsi? – non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere come un forsennato.
- JACK! – urlò dandogli uno spintone con il sedere – Ti sembrano cose da dire? E poi smettila. Ti ho chiesto scusa un milione di volte!
Ovviamente non riuscì a smettere di ridere.
Ogni tanto faceva appello a tutta la sua serietà, ma poi scoppiava nuovamente.
- Finiscila!
- Oh Dio! Jenna… non riesco scusami, è che mi immagino la scena…
- Smettila! Guarda che potresti essere tu la mia prima vittima sacrificale.
La risata gli morì immediatamente.
Detto, fatto!
Si girò verso la ragazza e si avvicinò piano, visto che fino a quel momento erano schiena contro schiena – Scusa? – chiese, come se non avesse capito bene ciò che gli aveva appena detto.
- Non fare tanto lo spiritoso Jack. Ho detto che magari lo farò con te, per la prima volta e quindi hai poco da ridere, soprattutto perché, effettivamente, il tutto potrebbe finire proprio nel modo che ti aspetti… – parlò con molta calma e malizia.
Jack rimase sbalordito.
Si avvicinò un altro po’ – Potremmo provare – le sussurrò vicino all’orecchio con voce sensuale – Potrei insegnarti qualche trucchetto…- aggiunse poi con voce roca.
Ok la ginocchiata gli aveva fatto vedere le stelle, ma in quel momento il suo migliore amico si era svegliato all’improvviso ed era bello vispo. Era bastata una sola parola!
Gli arrivò una gomitata in pieno stomaco. Trattenne a stento un gemito – Cazzo Jenna! Quando faremo l’amore, ti legherò come un salame, così non potrai reagire. Sei troppo pericolosa! – affermò convinto, ritornando mestamente al suo posto.
- Scordatelo Jack! Non faremo mai l’amore io e te! La mia era solo una provocazione, ma sei proprio tonto allora… ti sembra che sia il tipo che vada in giro ad elargire o promettere sesso orale ai quattro venti, così come se niente fosse? Dormi adesso! – ordinò.
Jack sorrise – Buona notte, fiorellino…
La sentì sospirare – Notte Jack.
L’avrebbe spuntata eccome anche! Stava capitolando se lo sentiva.
Ormai Davis era fuori gioco.
Jenna non era stato affatto gentile quando gli aveva parlato di lui e gli aveva raccontato la sua brutta serata con il mollusco, prima che quest’ultimo se ne andasse.
Incominciava a sospettare che quel ragazzo non le fosse mai piaciuto.
Eppure gli sembrava perfino impossibile.
Tutte le riunioni che avevano fatto con Elizabeth, tutti i piani… per non parlare del look da vamp che aveva sfoggiato nell’ultima settimana…
E poi perché chiedergli di invitarlo alla festa se poi alla fine non le piaceva?
No! Non poteva averlo preso in giro così e per quale motivo in ogni caso avrebbe dovuto farlo?
Cosa voleva farlo ingelosire?
Ma va! Dai… era evidente che lui avesse un debole per lei…
Certo che se fosse riuscito subito a farla sua, magari adesso non si sarebbero trovati nello stesso letto.
Magari gli sarebbe passata immediatamente la voglia di lei, come del resto era successo con tutte le altre. Forse però…
Ma perché quella ragazza gli piaceva così tanto?
Sentì la strana fitta allo stomaco che da qualche giorno lo torturava.
In quella serata era stato un continuo. All’inizio non ci aveva fatto caso più di tanto, però adesso era un po’ spaventato. La cosa stava peggiorando.
Sbuffò. Forse era il caso di andarsi a fare qualche analisi. Magari aveva qualcosa che non andava.
Lunedì avrebbe chiamato subito il dottore e preso un appuntamento.
Era l’unica cosa che non andava in quel periodo, che sfiga però… la salute non gli era mai mancata!
Si addormentò sereno avvolto nella nuvola del profumo di Jenna che gli solleticava le narici.
Non si era mai sentito così completo in vita sua.
 

***

 
Jenna si svegliò perché aveva caldo.
In un primo momento non si rese conto dove si trovasse, poi si irrigidì capendo che tutto quel calore proveniva dal corpo di Jack. Le braccia del ragazzo l’avevano circondata e la tenevano stretta.
Il suo migliore amico doveva essersi ripreso alla grande, visto che era sull’attenti. Sembrava proprio il classico alzabandiera mattutino, quello di cui aveva tanto sentito parlare.
Sentiva le palpebre pesanti e una stanchezza impossibile da sostenere, ma che ore erano?
Cercò di muoversi lentamente per prendere il cellulare e controllare l’ora e soprattutto per non svegliarlo.
Facendo la contorsionista si liberò dall’abbraccio del ragazzo e a tastoni prese il telefono sopra il comodino. Attivò l’illuminazione e con orrore vide che erano solo le sette!
Aveva dormito meno di due ore!
Imprecò mentalmente contro Jack, era sempre colpa sua e si alzò dal letto. Facendosi luce con il cellulare si diresse in bagno.
Si sedette sopra il bordo della Jacuzzi e d’impulso chiamò sua madre.
Aveva dormito un’ora e mezza con Jack e sinceramente adesso sperava di ritornare a letto, perché era davvero stanca, ma prima voleva sentire sua madre per raccontarle le novità.
Elizabeth rispose con voce assonnata – Mamma?
- Tesoro è successo qualcosa? – chiese subito allarmata. Ogni traccia di sonno era sparita in un lampo.
- No mamma, non preoccuparti. Volevo solo parlare un attimo con te – sussurrò.
- Alle sette di mattina? Ma perché parli così piano? Mi stai facendo preoccupare… – la voce della madre era sempre più inquieta.
- Non è successo niente! Parlo piano per non svegliare Jack… - non fece nemmeno in tempo a finire la frase che un boato le sfondò i timpani – COSAAAAAAAA????? – ok forse non era stata una buona idea chiamare sua madre…
- Mamma rilassati… abbiamo solo dormito, non abbiamo fatto niente… avevamo bevuto un po’ troppo per tornare a casa e Jack aveva una suite bellissima che gli avevano preso i suoi genitori. Dovessi vedere che lusso… - ancora una volta sua madre la interruppe.
- Oh! Signore! Dio del cielo Santissimo e Benedetto. Jenna! Torna a casa con un taxi. Non hai fatto niente vero? Oh! Maria Santissima. Dimmi cos’è successo… Oh! Cielo…
Jenna fissò lo schermo del cellulare stranita.
Ma era davvero sua mamma quella?
Che problemi aveva adesso? Le aveva sempre raccontato tutto. Le aveva perfino detto del primo bacio di Jack. Del suo primo bacio! In quell’occasione Elizabeth l’aveva abbracciata forte e le aveva chiesto emozionata – Sei contenta tesoro? – poi avevano parlato fino a notte fonda di Jack e delle emozioni che quel ragazzo suscitava in lei.
Perché adesso reagiva così? – Mamma…
- Jenna – la interruppe nuovamente – Non devi fare sesso con Jack. Niente di niente. Neanche sesso orale! – ma cosa c’era nell’aria? Perché tutti ultimamente parlavano di quella cosa? Si sentì arrossire. Dio che imbarazzo parlare con sua madre di certe cose…- Mi raccomando Jenna, fa come ti dico. Ti concedo solo bacetti e… e basta! Anzi neanche quelli! Non mi fido di Jack, prima che ti tocchi voglio che si faccia le analisi del sangue e voglio parlare con sua madre e non potete più stare da soli in casa a studiare…
Ok! Questa era la conferma a diciassette anni di dubbi: sua madre era pazza.
Jenna spalancò gli occhi – Mamma ti prego… non ho fatto niente di male… adesso stai esagerando – disse spazientita alzando un po’ la voce.
In quel momento stesso, Jack fece capolino sulla porta del bagno – C’è qualcosa che non va? – chiese stropicciandosi gli occhi.
Panico puro. Ecco cosa provò in quell’istante Jenna. Panico che si materializzò quando dall’altra parte del telefono sua madre disse – È Jack? PASSAMELO! – con un tono che non ammetteva repliche.
Passò il telefono a Jack con le mani che tremavano – È per te… - disse terrorizzata.
Jack spalancò gli occhi sorpreso, prese il cellulare – Pronto? – mormorò con voce assonnata.
- ASCOLTAMI BENE JACK…
L’ululato della madre dall’altra parte del filo le arrivò forte e chiaro.
Che situazione imbarazzante!
Jack si appoggiò allo stipite della porta e la fissò con gli occhi sgranati, poi si diresse verso il letto come un automa.
Jenna si fece il segno della croce.
Perché aveva chiamato sua madre? Raggiunse Jack che si era steso sopra il lettone.
Rispondeva alla madre solo con monosillabi “si”, “no” e “va bene”.
Lo fissò mortificata e avvicinò l’orecchio al cellullare per capire cosa Elizabeth gli stesse dicendo.
 

***

 
Quando mise giù il telefono Jack era distrutto.
Mai in vita sua si era sentito così umiliato e mortificato.
Elizabeth gli aveva chiesto di tutto.
Con quante ragazze era stato, quando l’aveva fatto la prima volta, che tipo di rapporti aveva avuto e non ci era andata per niente leggera con questa domanda, aveva chiesto tutto nel dettaglio, tant’è che aveva sentito il viso cambiare colore e accendersi all’improvviso. Gli aveva chiesto perfino se l’aveva mai fatto senza preservativo. Che imbarazzo!
Quando gli aveva risposto che aveva sempre usato precauzioni, aveva sentito la donna tirare un lungo sospiro di sollievo, per poi ritornare subito alle sue minacce.
Gli aveva garantito che se provava a sfiorare solo con un dito la sua piccolina gli avrebbe riservato lo stesso trattamento che Lorena aveva riservato al marito John Wayne Bobbit. (*)
A quelle parole, Jack aveva strabuzzato gli occhi e istintivamente si era allontanato da Jenna che gli si era appiccicata per ascoltare la conversazione.
Ovviamente gli aveva anche detto che voleva parlare con i suoi genitori.
- Ce l’hai una madre e un padre tu? Perché voglio vederli domani stesso! – gli aveva sbraitato.
Quindi gli sarebbe toccato anche quello!
Da quando la sua vita stava andando a rotoli? La risposta era ovvia! Da quando aveva conosciuto Jenna.
E tutto questo per cosa?
Per una manata in faccia, una pestata di piedi e uno spappolamento di palle!
Cazzo! La madre di Jenna gli aveva fatto una predica coi fiocchi, nemmeno i suoi si erano mai interessati così alla sua vita sessuale. Nemmeno Chantal che, più o meno, lo rimproverava sempre tutti i sabato e le domeniche mattina da due anni a questa parte.
- Jenna! – soffiò adirato – Ma che cazzo ti è venuto in mente di dire a tua madre, alle sette del mattino, che stavamo dormendo insieme? Da quando ti conosco la mia vita è un incubo. Ecco cos’è!
La ragazza abbassò la testa imbarazzata – Scusa Jack… io non pensavo…
Non la lasciò nemmeno finire – Sta zitta va! È da questa mattina che mi chiedi scusa eppure la situazione peggiora di ora in ora. Ma perché? Voglio capire perché! Cosa ti ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
- Jack…
- Zitta ti prego… mi ha chiesto di tutte le ragazze con cui sono andato a letto… non so se mi spiego… ha voluto i particolari… e chi cazzo se li ricorda! Ci mancava solo che volesse sapere la marca di preservativi che uso e che magari non fosse d’accordo… e adesso? Vuole parlare con i miei genitori e farò un’altra bella figura di merda e per cosa? È? Per cosa? No Jenna non guardarmi con gli occhi da cerbiatta! Oggi non attacca… dimmi per cosa? Ti ho dato solo dei miseri bacetti…
- Io non credevo reagisse così Jack… veramente… le ho sempre detto tutto… io…
Le lanciò uno sguardo di fuoco.
- Tu non sei normale Jenna! Non potevi chiamare Tess per raccontarle del calcio nelle palle? Oppure di un misero bacio? No, ovvio! No! Tu dovevi chiamare la genitrice pazza…
Io non capisco il genere femminile! Si può sapere, perché dovete subito confidarvi se un uomo vi da un bacio? Oppure perché tenete la bocca aperta quando vi mettete il mascara o peggio ancora dovete sempre andare in bagno in due? - ormai stava delirando. Chiuse gli occhi.
- Jack… ti prometto che non succederà mai più… davvero…
- Chiudi la bocca! - doveva pensare a come uscire da quella situazione.
Dopo qualche minuto li riaprì. Jenna lo stava fissando. Sembrava veramente dispiaciuta per quello che era successo.
Le sorrise dolcemente.
- Hai mai fatto qualcosa contro le regole fiorellino? – le chiese assottigliando gli occhi.
Jenna negò con il viso.
Non riuscì a trattenere un ghigno – Bè, credo sia arrivato il momento di trasgredire – disse soddisfatto.
Ormai aveva deciso.
La ragazza aggrottò le sopracciglia preoccupata – Cosa intendi dire?
- Ho trovato la soluzione ai nostri problemi.
Jenna lo guardò con diffidenza – Non capisco.
- Niente di che! Tu ti farai perdonare e io mi sarò subìto la paternale di tua madre almeno per qualcosa.
C’erano solo due soluzioni: subire o reagire.
Subire voleva dire che tutto quello che gli era successo in quelle due settimane lo avrebbe archiviato per una causa nobile Jenna (e lui era tutto fuorché nobile) oppure poteva reagire. Ciò significava che aveva ancora qualche oretta per meritarsi la predica di Elizabeth.
Si avvicinò a Jenna e la baciò con impeto.
Il suo fiorellino, al contrario delle sue aspettative, non reagì e ricambiò il suo bacio.
- Jack… però io… - disse solo.
Quella preghiera lo bloccò.
In quel momento avvertì di nuovo quella strana sensazione allo stomaco. Cercò di scacciarla, sarebbe andato dal dottore il giorno dopo. Poco, ma sicuro.
- Non ti preoccupare Jenna, ci facciamo solo qualche coccola, non farò nulla per cui ti possa sentire costretta.
Ok! Tutti i suoi ragionamenti erano andati a farsi benedire e lui avrebbe subìto.
Cristo Santo! Gli piaceva in modo inaudito. Al diavolo tutte le sue congetture.
Non voleva rovinare ciò che avevano costruito fino ad ora.
 

***

 
Elizabeth chiuse la chiamata con il cuore in gola.
Oh Dio, si era resa ridicola davanti a Jack e a sua figlia, ma non sapeva nemmeno lei cose le fosse preso.
Quando aveva sentito che la sua piccolina aveva dormito con un ragazzo, quel ragazzo, non ci aveva più visto.
Aveva cominciato a fare mille congetture e la paura le aveva attanagliato lo stomaco.
Ma poi paura di cosa?
Jenna era cresciuta, se ne doveva fare una ragione e in ogni caso aveva lei.
Non avrebbe mai vissuto ciò che era capitato a lei e se anche fosse, lei sarebbe stata accanto alla figlia.
Restare incinta a diciotto anni, essere completamente abbandonata dalla famiglia e poi, dopo qualche anno, anche da quello stupido del marito.
Anche se avere Jenna era stato il regalo più bello che aveva mai avuto.
Aveva cercato di essere una buona madre, giusta, comprensiva, amica e amorevole, ma nello stesso tempo ferrea ed esigente nel modo corretto.
Sapeva che sarebbe successo prima o poi.
Un po’ si era adagiata sugli allori. Jenna si era ostinata a vestirsi in quel modo assurdo e aveva allontanato qualsiasi “animale” di sesso maschile che era nei paraggi.
Questo finché non era apparso Jack Grant!
Per lui sua figlia era cambiata e lei, Elizabeth, l’aveva aiutata.
L’aveva fatto volentieri e si era divertita.
Aveva conosciuto e Jack e quel ragazzo le aveva fatto tenerezza. Faceva il duro e il divo, ma alla fine era proprio un bravo ragazzo, simpatico e ben educato. Solo un po’ tonto.
Almeno così aveva creduto lei fino a quel momento.
Forse l’aveva sottovalutato. Jack era più disilluso e intelligente di quello che voleva sembrare.
Doveva fidarsi di Jenna e in più doveva farsi una ragione. La sua piccolina era cresciuta.
Tra l’altro quale altra madre poteva sperare di avere una figlia che le raccontava tutto e non le diceva mai bugie?
Le aveva raccontato del primo ragazzo che le era piaciuto e del suo primo bacio.
Era stata una stupida a dubitare di Jenna e anche di Jack.
Era un bravo ragazzo.
Li avrebbe aiutati a stare insieme, perché erano fatti l’uno per l’altra.
Quella sera stessa avrebbe chiesto ad entrambi scusa.
Ovviamente li avrebbe minacciati di morte se avessero solo pensato di fare qualcosa di illecito!
 
 
 (*) Il caso Bobbitt è stato un fatto di cronaca del 1993 che ha avuto come protagonisti John Wayne Bobbitt e Lorena Leonor Gallo, una coppia statunitense divenuta celebre poiché Lorena tagliò parte del pene di John con un coltello da cucina.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Scusate il ritardo, ma questo capitolo è stato molto difficile.
Non sarà allegro come gli altri, forse è un pò triste, ma mi è venuto così!
Ringrazio tutte coloro che hanno recensito e che mi fanno andare avanti con questa storia, perchè non sembra, ma i commenti e le recensioni sono uno stimolo molto grande che ti invoglia e che ti da altri spunti per i capitoli successivi,
Quindi grazie a: _Sandwich_, Just Me and my Thought, la mia amata ilapietro91 che non si stanca mai di me, la mia adorata _Lumen_, la piccola Strawberry_light, Allegra_ che ha un nome fantastico, ilaperla, DreamyDrop, la tenace Depa95 che ha commentato ogni singolo capitolo, Be_Someone e BonBon15.
Grazie alle 171 ragazze che mi hanno messa nelle seguite, alle 70 nelle preferite e alle 21 nelle ricordate.
Ci vediamo sotto....

__________



CAPITOLO 15
 
- Tutto bene? – la domanda di Jack la riportò alla realtà.
Si girò verso il ragazzo e gli sorrise – Si, tutto bene – disse.
In realtà, non andava per niente tutto bene. In realtà, si sentiva strana.
Aveva appena fatto sesso con Jack, il ragazzo dei suoi sogni. Lo stronzo, il figo della scuola, il ragazzo più popolare di tutto il liceo, quello per cui tutte avrebbero pagato oro, nonostante lui non fosse proprio schizzinoso da qual punto di vista. Si contavano nelle dita di una mano le ragazze più belle del liceo a cui NON l’avesse elargito. Insomma non usava certo il contagocce, per certe cose Anzi… si donava spontaneamente!
Eh si! Era generoso dal quel punto di vista, anche se alla fine, si trattava solo di una volta e tutte lo sapevano.
Jack era come Paganini: non si ripeteva mai!
Ovviamente loro due non erano andati a fondo. Si erano “coccolati” e basta.
Dopo la telefonata della genitrice pazza, Jack le era saltato addosso, poi però, era ritornato sui suoi passi e, incredibile ma vero, le aveva detto che voleva andare con calma, fare tutto per bene e che gli bastava solo restare abbracciati. A quel punto, era stata lei a provocarlo.
Lo voleva!
Non aveva portato quegli abiti assurdi per quasi due settimane, per non aver niente in cambio! Non si era sorbita la predica, davvero imbarazzante, di sua madre per ritornare a casa a bocca asciutta.
Eh no!
Ma non era solo quella la questione. Jenna si era resa conto che era innamorata di Jack.
La cotta che si era presa fin dal primo momento in cui aveva visto per quel ragazzo, adesso che lo avevo conosciuto, si era trasformata in qualcosa di più forte. Lo amava.
Ci avrebbe pensato più tardi a cosa dire ad Elizabeth, sempre se lo avrebbe fatto.
La reazione della madre l’aveva lasciata basita.
Non se lo sarebbe mai aspettata. Si erano sempre confidate tutto e la sua adorata mamma non si era mai fatta problemi a parlarle di sesso. Anzi, tra le due, era lei quella più imbarazzata, quando entravano nell’argomento.
In ogni caso non avrebbe mai fatto passi falsi da quel punto di vista.
Elizabeth le aveva insegnato ad aver rispetto per il suo corpo e per se stessa, quindi non si sarebbe mai cacciata in situazioni che potevano metterla nei guai, ma Jack… era Jack! Il sogno e il frutto proibito di anni e lei lo desiderava con tutta se stessa.
Per questo aveva disubbidito e si era lasciata andare con lui.
Insomma quella parola, che avevano tirato in ballo sia il ragazzo che la madre, era stata sfatata.
Ebbene si… aveva fatto per la prima volta in vita sua del sesso orale!
Jenna avvertì le guance bruciare, si accoccolò tra le braccia di Jack e nascose il viso nel petto del ragazzo, sperando che non si accorgesse che all’improvviso era diventata rossa come un peperone.
Jack le accarezzò pigramente i capelli.
- Mi sa che ci conviene cominciare a prepararci – disse il ragazzo con una tranquillità disarmante.
Jenna annuì, strofinando il viso sul torace di Jack anche se non aveva proprio voglia di tornare a casa. Avrebbe voluto stare tra le braccia di Jack per sempre.
Tra l’altro aveva paura di subire un’altra predica dalla madre o peggio ancora essere sgridata.
Per fortuna Jack le sarebbe stato a fianco.
No! Sicuramente la tattica del mutismo era la migliore da seguire. Non poteva certo raccontarle ciò che avevano fatto. Chissà come avrebbe reagito sapendo… Elizabeth avrebbe sicuramente ucciso o in qualche modo ferito Jack e di lei avrebbe fatto polpette…
Meglio evitare!
Si alzò svogliatamente e si stiracchiò. Indossava solo la biancheria intima. Si rimise velocemente il vestito della sera precedente, sentendosi improvvisamente vulnerabile – Pronta – disse allegramente per coprire l’imbarazzo che l’aveva colta inaspettatamente.
Jack le sorrise, tirò fuori dalla borsa una felpa e un paio di jeans e la riempì nuovamente buttando tutti i suoi vestiti, pigiama compreso, alla rinfusa. Poi si vestì.
- Dai andiamo, ti accompagno a casa … Jenna senti… per quello che è successo prima, sarebbe meglio non dire niente a tua madre, anzi, non offenderti, ma penso proprio che non ti porterò proprio davanti al portone e appena scendi dalla macchina, me la filo.
Jenna alzò gli occhi e lo guardò sorpresa… ahia! Brutto segno.
Jack si stava defilando, proprio come aveva fatto con le altre e non avevano nemmeno avuto un rapporto completo.
Fu questa la prima sensazione che avvertì.
Aveva fatto di tutto per accalappiarsi Jack, piani su piani, strategie su strategie, per non parlare di tutto il resto.
Aveva creduto davvero di essere speciale per lui, ma in verità l’aveva usata esattamente come tutte quelle prima di lei.
Questa fu la seconda sensazione che l’assalì e le lasciò l’amaro in bocca.
A Jack interessava solo ed esclusivamente di se stesso. Era stata una povera illusa a credere di essere quella che lo avrebbe cambiato e messo sulla retta via.
Tutto ciò che era successo in quelle settimane le passò davanti agli occhi come un film, avvertì le prime lacrime scenderle dagli occhi.
Non voleva stare male per lui, non se lo meritava il suo dolore!
In un lampo però la delusione si impossessò di lei: era stata usata!
Lei Jenna Taylor era stata usata da quel buzzurro!
Un moto di rabbia le attraversò tutto il corpo come una raffica.
Questa fu la terza sensazione.
Scacciò quelle lacrime da debole e si avviò come una furia verso la porta.
Era la seconda volta che Jack la umiliava. Prima lo sgabuzzino e adesso questa. Non ce ne sarebbe stata una terza! Poco ma sicuro.
- Non ti disturbare Jack, prendo un taxi per tornare a casa, non vorrei proprio che ti scomodassi per me – sibilò.
Jack alzò il viso e la guardò stralunato – Bè, adesso che ti prende? – chiese con gli occhi spalancati.
- Lascia stare, sei proprio uno stronzo, ho sperato fino alla fine che fosse solo una voce di corridoio, ma purtroppo mi sono sbagliata. È evidente! – detto questo si avviò come un tornado verso la porta, quando gli passo vicino e vide il ragazzo che continuava a seguire i suoi movimenti stupìto, si fermò un attimo – S.T.R.O.N.Z.O. non cercarmi mai più! – gli urlò e gli mollò un cinque ben piazzato sulla guancia.
- Ma sei impazzita? Ma vaffanculo Jenna – le gridò di rimando massaggiandosi la parte lesa – Ti fermi un attimo, per favore? Ma dove cazzo stai andando…
Sbatté la porta e cercò il cellulare dentro la borsetta. Sperò con tutta se stessa di avere credito a sufficienza per chiamare un taxi. Perché aveva telefonato a sua madre? Se non l’avesse fatto adesso avrebbe avuto qualche soldo in più per poter chiamare qualcuno e forse non sarebbe successo quello che poi era accaduto! Se non avesse chiamato Elizabeth, forse non avrebbe mai fatto sesso con Jack, perché voleva trasgredire agli ordini di sua madre. Forse…
Ovviamente la fortuna non era dalla sua parte: il suo credito era praticamente inesistente.
E adesso? Cosa poteva fare?
Mai e poi mai sarebbe ritornata sui suoi passi e si sarebbe fatta accompagnare a casa da Jack.
Poteva andare giù e chiedere alla receptionist se le poteva chiamare un taxi.
Mentre scendeva in ascensore, mille dubbi la assalirono.
Avrebbe fatto la figura della donnina poco seria.
Chiunque le avesse prenotato il taxi avrebbe pensato sicuramente che aveva passato la notte con Jack per una botta e via… se invece sarebbe uscita con lui, magari l’avrebbero scambiata per la sua ragazza.
Jenna si sentì improvvisamente arrossire.
Era proprio passata dalle stelle alle stalle.
Da prima ad ultima donna sulla faccia della terra.
Che tristezza!
Non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Brutto bastardo di un Jack! Gliel’avrebbe pagata.
Come aveva potuto usarla così?
Un piccolo pensiero maligno si trasformò subito in un ghigno soddisfatto.
Se le cinque dita fossero state ancora ben presenti sulla guancia di Jack, magari quelli della villa non avrebbe pensato a lei come ad una di facili costumi, magari avrebbero potuto pensare che avessero litigato!
Ma certo dai…
Arrivò sicura davanti al bancone e una ragazza di qualche anno più vecchia di lei la accolse – Posso fare qualcosa per lei? – chiese con molta professionalità.
Jenna le sorrise – Gentilmente mi potrebbe chiamare un taxi? – chiese sicura di sé.
Era una villa-albergo da un milione di stelle, o no?
Nei film facevano così.
Mamma come si sentiva Vivian Ward in quel momento e quanto avrebbe voluto avere anche lei il caro Barney Thompson in quel momento…(*), ma lei purtroppo non era Julia Roberts. Era solo Jenna Taylor senza un soldo nel cellulare.
La ragazza le sorrise – Certamente.
Jack arrivò proprio mentre la signorina della reception riagganciava il telefono.
Jenna gli voltò le spalle e si diresse verso l’uscita dopo aver salutato l’impiegata.
Il ragazzo stava arrivando a passo di carica e le cinque dita erano un'impronta a fuoco sulla guancia.

 

***

 

Salutò velocemente la ragazza alla reception.
Jenna se ne stava fuori dalla porta impettita – Si può sapere che cazzo ti è preso? Possibile che tu sia sempre così violenta? – le chiese incattivito.
Per tutta risposta lei si girò dall’altra parte senza nemmeno rispondere.
Jack sbuffò poi le afferrò malamente un braccio e la girò con forza – Guardami in faccia quando ti parlo! – sbraitò – Adesso muoviti e vieni con me che ti riporto a casa.
Jenna si divincolò dalla stretta offesa – Mi hai fatto male, stonzo! E a casa ci torno da sola. Ho chiamato un taxi.
Jack sentì i fumi della rabbia salirgli al cervello, cercò di mantenere la calma, fece due lunghi sospiri e poi la guardò – Scusa, non volevo essere violento, ma mi hai fatto perdere la ragione – si scusò cercando di addolcire la voce – Volevo solo capire cosa ti è preso Jenna. Prima sei gentile e carina e poi tutto d’un tratto ti trasformi e diventi il giustiziere della notte. Sono stanco di essere preso a schiaffi, pedate e pestate da te. Per un attimo avevo creduto che avessimo risolto questa fase, pensavo… bè insomma, pensavo avessimo fatto un passo in avanti. Ecco!
Lei gli rivolse uno sguardo di fuoco – Ah si? E perché? Spiegami perché hai avuto quest’impressione? Forse perché ti ho fatto un pompino? – pronunciò quella parola con tutto il disprezzo possibile e per Jack fu l’ennesimo schiaffo morale.
La pazienza terminò in quell’esatto momento.
Alzò gli occhi e non riuscì a contenere la rabbia – Si Jenna, proprio perché mi hai fatto una pompa, credevo fossimo più in intimità io e te, ma a quanto pare mi sono sbagliato e di grosso anche!
Cosa vuoi fare adesso? Andartene con un taxi? Non parlarmi più? E io che credevo che se ne avessi avuto voglia, saresti stata ancora disponibile per soddisfarmi e mi sarebbe stata sufficiente una chiamata! Anche perché… detto tra noi dovresti migliorare un po’, non sei stata brava a sufficienza! – la aggredì con cattiveria.
Jenna spalancò gli occhi che divennero presto lucidi.
Stava per piangere. Jack lo sapeva, lo intuiva, ma non si fermò.
Qualcosa scattò in lui. Disprezzo e delusione.
Aveva fatto le cose seriamente con lei, perché la desiderava, la voleva e non solo per una volta e lei invece? Per lei era stato solo un gioco. Probabilmente era una scommessa. La sfigata che riusciva ad incastrare lui, il ragazzo più popolare di tutto il liceo. La ragazza scialba che era riuscita ad entrare nel suo cuore a prenderlo in mano e schiacciarlo come un insetto. E lui ci era cascato.
Avvertì nuovamente quella fitta allo stomaco che non gli dava pace, soprattutto quando lei gli era vicino, ma questa volta si propagò anche al cuore trafiggendolo di dolore.
Era stato preso in giro.
Era stato solo un trofeo per lei, un trofeo da esporre.
La fissò con odio e con un rancore che non aveva mai provato per nessuno al mondo e non riuscì più a trattenersi – Sei solo una piccola troietta in erba Jenna. Torna quando avrai fatto più esperienza stronza! – prese cinquanta dollari dal portafoglio e glieli lanciò addosso – Questi sono per il taxi e per la nottata – aggiunse con disprezzo, poi prese la borsa e si avviò verso la macchina, lasciandola impalata e inorridita.
Non si voltò nemmeno quando la sentì scoppiare a piangere.
Non sarebbe più tornato indietro.
Jenna Taylor era appena scomparsa dalla sua vita e non sarebbe mai più tornata a farne parte.
Jenna Taylor lo aveva solo usato.
Jenna Taylor lo aveva solo preso in giro.
Jenna Taylor era come tutte le altre.
Jenna Taylor non era niente di speciale.
Jenna Taylor era solo una sfigata che si vestiva di stracci e sembrava un sacco di patate.
Jenna Taylor gli aveva preso il cuore e gliel’aveva strappato dal petto e l’aveva lasciato sanguinare.
Nessuno sarebbe stato più in grado di sanare quelle ferite.
In quel momento Jack si rese conto di due amare verità.
Aveva sbagliato ad aprirsi così con quella ragazza, ma soprattutto aveva sbagliato ad innamorarsi di lei.
Quell’ultima sensazione aprì ulteriormente la ferita che aveva al cuore.
Non aveva bisogno di un dottore. Quelle fitte allo stomaco scaturivano dalle emozioni che provava per lei. Strinse i pugni con rabbia e una volta entrato in macchina li sbatté violentemente contro il cruscotto.
Si guardò nello specchietto retrovisore. La guancia era ancora rossa, se la strofinò cercando di cancellare quella sensazione e il risultato fu ancora peggiore.
Non riuscì ad accendere il motore finché non vide il taxi arrivare e prelevare la ragazza.
Seguì tutti i movimenti.
Jenna che raccoglieva i cinquanta dollari da terra.
Jenna che entrava nel taxi.
Jenna che mormorava qualcosa all’uomo.
Jenna che voltava il viso dalla parte opposta per non incrociare il suo sguardo.
Jenna che se ne andava per sempre dalla sua vita.
Amava Jenna Taylor.
Odiava Jenna Taylor.
 
 
 
(*) Vivian Ward è la protagonista di Pretty Woman, mentre Barney Thomposon è il simpatico direttore dell’hotel.

Ciao rieccomi.
Se volete leggere cosa è successo prima di questo litigio cliccate qui: Jenna e Jack: lo spazzolino

PS: è un raiting rosso (anche se sinceramente non mi sembra chissà che cosa, ma non volevo sforare l'arancione)
Besos

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Allora innanzi tutto GRAZIE.
Grazie per essere state così numerose a recensire questa storia strampalata.
Grazie per avermi lasciato i vostri commenti e le vostre idee.
Grazie per avermi dedicato un pò del vostro tempo.
Grazie a Eave, IdaL, _Sandwich_, He is my dilemma, ventola, Strawberry_light, Depa95, _Lumen_, Koaluccia99, gaccia, Allegra_, Be_Someone, Just Me and my Thought, ludolove, bibabirba, ilaperla, Minelli, ilapietro91 e anche a coccinella_ e frafrifra che hanno recensito altri capitoli.

Un ringraziamento particolare lo voglio fare a He is my dilemma, perchè mi ha fatto un regalo :)
Infatti mi ha fatto il banner che vedete in alto, così di sua iniziativa, senza che le chiedessi nulla, solo leggendo la mia storia.
(Probabilmente ha visto l'obrobrio che ho fatto... ed ha avuto pietà di me... ma mi giustifico dicendo che era il primo che facevo).
Comunque grazie di cuore!



CAPITOLO 16
 
Erano trascorse esattamente due settimane dal fattaccio.
Jenna si stava vestendo per ad andare a scuola e per la prima volta si sentì tranquilla.
 
In quei quindici giorni erano successe tre cose fondamentali che le avevano sconvolto e scombinato la vita e che, soprattutto, l’avevano cambiata profondamente nell’animo.
Era caduta in un baratro senza fondo, da cui era uscita solo grazie all’aiuto di Elizabeth, aveva stretto una nuova amicizia e aveva, purtroppo, litigato con Tess.
La prima settimana l’aveva passata a letto, depressa e in un mare di lacrime.
Si era sentita sporca come mai le era successo in vita sua e si era maledetta un’infinità di volte per aver fatto quella cosa.
Non si spiegava nemmeno lei il motivo per cui si era lasciata andare così, si era fidata di Jack e aveva sbagliato.
Lui le aveva dato della “troia” e peggio ancora l’aveva pagata. Quei soldi, il denaro della vergogna, adesso erano in bella mostra sul suo comodino.
Come aveva potuto proprio lei cadere così in basso?
Per quasi diciotto anni non aveva dato confidenza a nessuno e l’unica volta che si era aperta, era stata derisa e umiliata.
Era un boccone amaro da mandare giù, ma per fortuna aveva ancora la sua adorata mamma che la stava aiutando in tutti i modi possibili.
Sua madre non aveva fatto domande. L’aveva lasciata crogiolarsi nel suo dolore. Non aveva insistito nemmeno, quando presa dalla depressione e della tristezza, non aveva toccato cibo per giorni.
Jenna sapeva che era preoccupata eppure Elizabeth non si era intromessa. La sera sentendola piangere bussava alla porta della sua stanza e le portava una tisana.
Jenna la beveva disgustata. Era talmente zuccherata che anche un candito si sarebbe nauseato nel berla, tuttavia si era sforzata di mandare giù quella brodaglia solo per far contenta la mamma e soprattutto, perché lei non se ne andava finché non aveva mandato giù fino all’ultima goccia.
Era evidente che tutto quello zucchero era stato messo apposta, quindi non si ribellava e beveva quella schifezza sorseggiandola un po’ alla volta.
Elizabeth se ne stava seduta sul bordo del letto e le raccontava tutto ciò che le veniva in mente per distrarla.
Le parlava dell’ufficio, di cosa era successo durante la giornata, dei viaggi di lavoro (cose che aveva già sentito svariate volte, naturalmente) e cercava sempre gli aneddoti più divertenti per tirarla su di morale.
Non rideva, però quei monologhi la facevano sentire meno sola.
La madre non aveva più nominato “Jack” da quando la domenica sera, rientrata dall’ennesimo viaggio di lavoro, aveva cominciato il suo interrogatorio e Jenna era scoppiata a piangere disperatamente, sentendo pronunciare quel nome.
Non aveva detto nulla nemmeno quando, il lunedì mattina, non era voluta andare a scuola accusando un mal di pancia inesistente e inventando un’influenza intestinale di dubbia provenienza.
L’aveva assecondata e capita e non le aveva fatto domande.
Aveva passato una settimana così, piangendo e disperandosi, bevendo tisane ripugnanti e non toccando cibo. A mala pena si era alzata dal letto per andare in bagno e l’unico gesto igienico che aveva compiuto era stato lavarsi i denti e solo sotto minacce velate della genitrice pazza, quando la sera, rientrava da lavoro. Era l’unica cosa per cui la sgridava: lavarsi i denti.
Maledetti spazzolini!
Poi il venerdì sera Elizabeth era entrata come una furia nella sua stanza, aveva spalancato la finestra e le aveva strappato le coperte di dosso – FILA A FARTI UN BAGNO! – aveva ordinato impettita con l’indice destro rivolto verso la porta, in una posizione che a Jenna ricordava vagamente qualcuno di più pazzo di lei. Insomma, mancava solo uno strano baffetto sopra le labbra della madre, per farla assomigliare a quel noto dittatore odiato da tutto il mondo.
Si era alzata di malavoglia, anche perché l’aria di febbraio, che entrava dalla finestra spalancata, era gelida e si era incamminata ingobbita e titubante verso il bagno.
Quando aveva aperto la porta una nube di vapore caldo e profumato l’aveva accolta.
Elizabeth le aveva preparato la vasca mischiando all’acqua il bagnoschiuma al mughetto che le piaceva tanto e aveva acceso una candelina profumata per rendere l’ambiente ancora più accogliente.
Jenna aveva pianto. Un pianto liberatorio di gioia. Sua madre l’amava e quel piccolo gesto l’aveva commossa.
Si era spogliata ed era entrata nell’acqua bollente, facendosi coccolare dalla schiuma morbida.
Aveva provato una sensazione straordinaria. Qualcosa difficile da descrivere.
Un’emozione tutta sua che si portava dentro da quando era solo una bambina.
Ogni volta che si faceva il bagno d’inverno, ogni volta che entrava nella vasca e la temperatura dell’acqua era quasi ustionante, veniva catapultata nel passato.
Si sentiva di nuovo bambina. Provava le stesse sensazioni, annusava gli stessi odori, saggiava gli stessi gusti di quando era piccola. Ma quel giorno era stato l’apoteosi di tutto quel sentire e provare. Quel giorno se lo sarebbe ricordato per sempre. Quel giorno quella vasca piena, schiumosa e profumata sapeva e odorava di mamma.
Poi Elizabeth era entrata in silenzio e aveva chiuso la porta per non disperdere il calore della stanza. Non aveva detto niente aveva preso una spugna morbida, l’aveva riempita di bagno schiuma e aveva cominciato a lavarle la schiena.
Jenna aveva continuato a piangere in silenzio seduta e rannicchiata sulla vasca. Le mani intorno alle ginocchia e la testa sprofondata su di esse.
Sua madre le aveva fatto anche lo shampoo, messo il balsamo e poi l’aveva risciacquata con la doccetta.
- Adesso continua tu, tesoro – aveva detto baciandole la fronte ed era uscita, in silenzio, proprio come era entrata.
Quella sera Jenna aveva mangiato in cucina insieme ad Elizabeth.
- Ti va di venire domani con me a New York? – le aveva chiesto la madre ad un certo punto – È un viaggio di lavoro, però poi abbiamo tutta la domenica libera, l’aereo l’abbiamo alla sera e quindi possiamo passare un’intera giornata nella grande mela, facendo ciò che più ci piace… sempre che tu non abbia altri impegni…
Aveva accettato entusiasta.
Non aveva niente da fare, se non piangersi addosso.
Così il giorno dopo erano partite per New York.
Aveva trascorso il sabato affiancando sua madre che cercava nuovi importanti clienti e aveva partecipato perfino alla cena elargendo sorrisi a destra e a manca.
Si era vestita bene per l’occasione rendendo orgogliosa sua madre.
Era stato un sabato proficuo per l’attività della madre e la cosa l’aveva riempita di gioia e si era sentita parte di qualcosa. Si era presa un piccolo merito di quel successo, pur sapendo che non era certo grazie a lei che le cose erano andate bene.
Quando erano rientrate stanche morte in albergo si erano addormentate subito come sassi e Jenna si era sentita felice e utile, ma soprattutto non aveva mai pensato a Jack.
La domenica mattina si erano alzate sul tardino, si erano vestite ed erano scese a fare colazione.
Era stato allora che la madre le aveva chiesto per la prima volta della festa e di Jack e lei si era lasciata andare.
Le aveva raccontato tutto, anche quello che, forse, non avrebbe dovuto.
Elizabeth era impallidita, quando aveva capito cosa intendesse Jenna per “bacio intimo”, aveva allungato la mano, prendendo la sua e l’aveva stretta in modo compulsivo.
Jenna aveva tremato dalla paura, ma non si era pentita nemmeno per un secondo di essersi confidata con sua mamma.
La vera reazione da “incubo”, la genitrice pazza l’aveva avuta quando le aveva detto dei cinquanta dollari e soprattutto quando aveva accennato a ciò che era uscito dalla bocca di Jack.
Non appena aveva pronunciato “troietta in erba”, Elizabeth si era alzata di scatto, aveva gettato il tovagliolo sul tavolo con stizza e, tutta rossa in viso per la rabbia, aveva urlato – Io lo ammazzo quel coglione! – tant’è che gli altri ospiti dell’albergo si erano girati a guardarla.
Jenna era scoppiata a ridere. La madre l’aveva guardata smarrita e poi si era riseduta con un tonfo, unendosi alla risata.
Elizabeth non aveva più detto nulla, aveva continuato a sorseggiare il suo caffè pensierosa finché, appoggiando la tazzina sul tavolo, se ne era venuta fuori con una domanda che l’aveva lasciata sbigottita – Cosa intendi fare Jen? – le aveva chiesto seria.
L’aveva guardata sorpresa – In che senso?
- Secondo me ci sono solo due soluzioni: dargliela vinta o reagire e fargliela pagare. Tu cosa vuoi?
Jenna l’aveva fissata guardinga, poi dentro di lei era scattato qualcosa – Nessuna delle due mamma. Io VOGLIO Jack.
Elizabeth l’aveva guardata con uno strano sorrisetto – Era quello che volevo sentirmi dire – aveva detto – Oggi shopping sfrenato! Siamo nella capitale mondiale delle spese pazze, non possiamo non approfittarne! – aveva poi aggiunto esultando.
Erano ritornate a casa con due nuove valigie stracolme di vestiti.
Jenna le aveva chiesto consiglio anche su cosa fare con i cinquanta dollari che Jack le aveva lanciato. Voleva trovare un modo per rendergli, perché quei soldi l’avevano fatta sentire una poco di buono, l’avevano fatta sentire sporca.
Elizabeth l’aveva sorpresa un’altra volta – Jen… è quello che vuole lo stronzo. L’ha fatto proprio per farti sentire così e, probabilmente, anche per lasciare a te l’onere di riavvicinarlo proprio per restituirteli. È un vigliacco e codardo! Invece tu non gli ridarai proprio un bel niente. Sono tuoi, te li sei guadagnati e sudati…
Jenna aveva spalancato gli occhi sorpresa e sua madre aveva riso vedendola reagire così – No… tesoro! Non fraintendere le mie parole. Non ti sto dando della poco di buono. Jack ti ha voluto pagare per un gesto d’amore? Affari suoi. Tu hai sofferto molto per le sue parole ed è giusto che quei maledetti soldi li spenda per te. Li hai guadagnati con il dolore. Sono tuoi e poi… ci torneranno utili per un’altra cosa…
In quel momento aveva capito che sua madre era proprio pazza e lei senza rendersene conto si era ritrovata in un altro piano strampalato, in cui la genitrice era il direttore d’orchestra che dirigeva con la bacchetta le mosse di tutti.
Prima di andare a letto, una volta ritornate a casa, aveva preso dei sacchi neri e con l’aiuto della madre ci aveva messo tutti i vestiti larghi e logori del padre e li avevano portati subito nei bidoni della spazzatura – Perché non si sa mai! Potresti cambiare idea… – aveva detto Elizabeth tutta contenta.
Il suo armadio adesso era pieno di vestiti della sua taglia. Vestiti femminili, adatti a lei e alla sua età.
Il lunedì era ritornata a scuola con uno spirito nuovo.
Si era vestita come tutte le sue coetanee e per la prima volta era entrata nel liceo a testa alta, senza sentirsi una sfigata e senza paura che qualcuno la prendesse in giro o la umiliasse.
Si era diretta verso il suo armadietto con una tranquillità disarmante e con un sorriso degno di una star, dipinto in volto.
Era stato in quell’occasione che aveva conosciuto Karol.
La ragazza si era avvicinata e le aveva chiesto – Tu sei Jenna?
L’aveva guardata un po’ smarrita e aveva annuito senza dire una parola – Piacere, io sono Karol Brown.
- Piacere Jenna Taylor.
L’aveva squadrata da cima a fondo.
Era magra e ben fatta. Non era bella, ma nemmeno brutta. Era una ragazza normalissima, capelli castani lunghi fino alle spalle e occhi verdognoli.
La prima domanda che si era posta era come sapesse chi fosse e perché l’aveva avvicinata, probabilmente quell’interrogativo ce l’aveva stampato in faccia, perché la ragazza le aveva sorriso – Volevo conoscere chi era colei che aveva fatto perdere la testa a Jack Grant – si era giustificata.
Jenna si era sorpresa ancora di più, poi con aria di schermo aveva sussurrato – Allora ti sbagli, non sono certamente io.
Karol aveva riso di gusto – La mamma di Jack, Chantal, è la migliore amica della mia. Si conoscono da quando andavano a scuola e non si sono mai separate. Pensati che abito vicino a Jack e lo conosco praticamente da sempre. Una volta eravamo amici, giocavamo sempre insieme, ma poi con il tempo non ci siamo più frequentati, si insomma… da quando lui è diventato il famoso Jack Grant! Ho sentito grandi cose su di te. Chantal non parla altro che di te e di come suo figlio sia perso per questa meravigliosa Jenna.
Aveva sorriso con amarezza – Jack è innamorato solo di se stesso, sua madre ha preso un abbaglio! – aveva sentenziato con tristezza.
Karol aveva fatto spallucce – Non ne sono convinta, visto che sembra sia da tempo che non esce con altre ragazze… e per “esce” sai cosa intendo…
Da quello avevano cominciato a parlare del più e del meno e al suono della campanella si erano date appuntamento in mensa per mangiare insieme.
Jenna era stata più che contenta di quell’invito visto che altrimenti avrebbe passato quell’ora completamente da sola.
Non poteva certo unirsi al gruppo di Tess, dato che con lei c’era anche Jack.
Quel lunedì stesso aveva litigato con la sua migliore amica.
Quel litigio era già nell’aria.
Tess le aveva mandato alcuni messaggi durante la settimana, perché aveva un sacco di cose da raccontarle.
Le aveva risposto che non stava molto bene e che poteva andare quando voleva a trovarla, dopo la scuola.
Tess l’aveva accusata di non essere una vera amica, così dal nulla. Le aveva scritto che se desiderava sapere cosa aveva da dirle e la cosa stupenda che le era successa, bastava solo che bussasse alla sua porta, visto che erano vicine di casa.
Jenna aveva letto quel messaggio ad occhi spalancati.
Non era possibile che le dicesse certe cose.
Le aveva risposto di getto.
Tess ti ho detto che sto male e tu mi scrivi che devo essere io a venire da te? Da quando frequenti Alex non hai mai avuto un secondo di tempo per me. Non sai nemmeno cosa mi è successo in queste due settimane. Fatti un esame di coscienza e se vuoi, anche tu puoi bussare alla mia porta.
Dopo qualche minuto le era arrivato un altro messaggio.
Jen sei solo una povera sfigata che nessuno vuole, perché acida come un limone. Io adesso sono una donna e probabilmente non ho più niente in comune con te.
Non le aveva più risposto.
Aveva pianto ancora di più, aggiungendo al dolore di sentirsi sporca anche quello causato dalle parole dell’amica.
Quando era rientrata a scuola e dopo aver mangiato insieme a Karol, le era arrivato un altro messaggio di Tess.
Vedo che hai fatto presto a sostituirmi.
Aveva scosso la testa, ma non aveva risposto nemmeno a quello.
Era gelosa e anche stupida. Tess non era solo un’amica per lei, era una sorella.
Sua madre, dopo averle raccontato cosa era successo, le aveva detto di stare tranquilla, perché un’amicizia come la loro sarebbe durata per sempre e, prima o poi, avrebbero fatto pace, ma Jenna stava male lo stesso.
Non c’era niente che stava andando per il verso giusto.
 
Arrivò a scuola con tutti quei pensieri che le circolavano per la testa.
Karol la stava aspettando all’ingresso, quando la vide le sorrise.
Era una settimana che si conoscevano, ma le sembrava che fossero amiche da sempre.
Le piaceva quella ragazza e, incredibile ma vero, le aveva confidato tutto.
Era arrivato il momento di attuare il secondo piano strampalato della genitrice pazza e Karol le avrebbe dato una mano.
Jenna sospirò profondamente.
Si sentiva sicura e finalmente non era più sola.
Prese a braccetto Karol – Oggi sarà una giornata divertente – disse strizzandole l’occhio.
L’amica si mise a ridere di gusto – Puoi ben dirlo! Diamo inizio alla missione ammazza-Jack!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ce l'ho fatta!
Spero non ci siano tanti errori, perchè ho riletto, ma con un pò di fretta, perchè avevo promesso che avrei pubblicato entro oggi.
Considerando che mi si era cancellato tutto e che il buon uomo del mio compagno dopo le mie crisi isteriche è riuscito a ripristinarmi entrambi i racconti che stavo scrivendo, è stata un'impresa ardua!
Quindi passiamo come al solito ai ringraziamenti, so che è una piccola cosa, ma mi piace scrivere i nomi di chi mi ha regalato un pò del suo tempo.
Grazie a: silvia_1990, Vapel, Allegra_, Depa95, _Lumen_, IdaL, coccinella_, He is my dilemma, Be_Someone, _Sandwich_, Krystal Darlend, Minelli, Strawberry_light, ilapietro91, Eave, Just Me and my Thought, Fiore di loto92, ilaperla e frafrifra.
Se ogni tanto cliccate sui nomi potete vedere che quelli in blu appartengono a scrittrici.
:)
Come sempre se mi lasciate un commento mi onorate e mi rendete felice.
Ciao e grazie a tutte (i... ?)
Besos Mandy



CAPITOLO 17
 
- E se non dovesse funzionare? – chiese preoccupata.
Karol alzò un sopracciglio – Vedrai che funzionerà, Jenna – le rispose.
- Non lo so… mi sembra un piano abbastanza complicato e arduo da attuare e poi… non so se me la sento, in fin dei conti è sempre uno dei suoi migliori amici, sarebbe proprio un colpo basso… e in ogni caso, non mi sembra che sia proprio interessato alla sottoscritta, in due settimane non si è fatto mai sentire, nemmeno per chiedermi come stavo, che so, per chiedermi scusa…
Karol scacciò quel pensiero con una mano – Un colpo basso? Ricordati che stiamo parlando di Jack Grant, lo stronzo che ti ha detto quelle cose e il pervertito che ti ha lanciato cinquanta dollari come per pagarti per il servizietto che gli hai fatto. Si merita di peggio! Non si deve permettere di trattarti come una delle tante che si porta a letto per poi scomparire nel nulla! La pagherà, poco ma sicuro e non parlo di soldi! – quasi urlò.
Jenna arrossì vistosamente, poi guardò a destra e a sinistra preoccupata – Parla piano Karol… - sussurrò – Qualcuno ci potrebbe sentire…
L’amica si cucì platealmente le labbra con le dita – Eccoli! – disse trionfante, cambiando discorso – Dai Jenna, diamo inizio alla missione ammazza-Jack, mi raccomando, rilassati e da il meglio di te! Cerca di ricordarti tutto e non tralasciare niente. Ti sono qui accanto per incoraggiarti e sostenerti. A morte Jack! – pronunciò le ultime tre parole, indicando platealmente un punto indefinito, davanti a loro.
Alzò gli occhi sconsolata e vide i due ragazzi che camminavano lungo il corridoio per dirigersi in mensa.
Sospirò profondamente e prese la mano di Karol, stingendola forte.
Ormai era in ballo e l’unica cosa che le restava da fare era, appunto, ballare!
Andarono in contro ai due.
Era pronta. Pronta per fargliela pagare a quello stronzo.
Sua madre aveva ragione, con certa gente, porgere l’altra guancia non avrebbe dato gli effetti sperati, era molto meglio la vecchia, ma sempre valida, legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente…
Adesso si sentiva pronta.
Le scenette che avevano preparato nel suo salotto erano servite a qualcosa, dopotutto.
Sua madre aveva tanto insistito a farle.
Avevano riso come pazze e si erano divertite come non mai, alle spalle di Jack e anche dell’inconsapevole Tom, che era stato tirato in ballo dalla genitrice pazza, in tuta quella storia incredibile.
Jenna aveva interpretato se stessa, mentre Elizabeth, Jack e Karol, Tom.
Ovviamente sua madre aveva massacrato in quelle recite il povero Jack, tanto che, nonostante le risate, il ragazzo le aveva fatto una gran pena.
- Tom, caro… ciao – salutò il ragazzo sforzandosi di usare tutta l’allegria che era riuscita a racimolare in quei pochi passi, anche se dentro di sé si sentiva morire, si girò poi verso lo stronzo e fece un cenno del capo – Jack…
Tom la guardò stupefatto, si scostò dalla fronte i ricci scuri e le sorrise, mostrando la bella dentatura. Impercettibilmente spalancò gli occhi scuri, proprio una frazione di secondo, abbastanza però, per far capire a Jenna che era piacevolmente sorpreso dalla sua presenza – Ciao Jenna – rispose quindi Tom, dopo averle fatto un’analisi completa ai raggi x.
Jack mormorò un ciao poco convinto e poi si rivolse a Karol – Ehi… come va?
La sua nuova amica lo salutò freddamente poi concentrò la sua attenzione su Tom – Piacere Karol.
Il ragazzo le sorrise e si presentò – Piacere Tom – disse stringendole la mano, soddisfatto.
Fu lo stesso Tom a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato – Jenna sei sparita dalla circolazione in queste settimane. Cos’è successo? Ho sentito che sei stata male. Mi dispiace, volevo chiamarti, ma non ho il tuo numero – si giustificò – Sentivamo la tua mancanza in mensa e anche nelle nostre uscite notturne. Ormai sei parte integrante del gruppo! – aggiunse ammiccando.
- Davvero? – disse ringraziando Tom mentalmente per averle servito l’input perfetto per attuare il piano di Elizabeth. Era tutto più facile del previsto – Karol mi ha convinta a partecipare ad un concorso letterario che facevano nella mia parrocchia e sono stata molto impegnata – si giustificò, ripensando alle parole esatte che doveva usare e che la genitrice pazza le aveva fatto imparare a memoria, facendogliele ripetere un’infinità di volte con quelle stupide scenette. Certo che Elizabeth era proprio un genio delle missioni impossibili.
Come faceva a pensare e ad ideare certe cose? Nemmeno sfruttando tutta la sua fantasia sarebbe mai arrivata a quei livelli!
- È per questo che ti cercavo, infatti… - aggiunse per non farsi scappare quell’occasione che le era stata servita su un piatto d’argento.
- Davvero? Cercavi proprio me? Ma che bella cosa… e come mai?
- Volevo invitarti a festeggiare con me e Karol, il premio che ho ricevuto – rispose guardando l’amica che annuiva vistosamente e cercava di mostrare un orgoglio smisurato per quel premio, mai ricevuto e inventato di sana pianta, con espressioni buffissime.
- Eh si… - disse infatti quest’ultima, proprio come da copione – La nostra Jenna è arrivata seconda. È stata proprio brava.
Jenna osservava di sottecchi Jack. Stava guardando la scena con gli occhi spalancati, sembrava meravigliato di essere stato escluso deliberatamente dalla conversazione, infatti, intervenne praticamente subito, proprio come aveva pronosticato Elizabeth. Niente da fare sua madre era proprio un genio – Ma che brava la nostra Jenna – disse ironicamente – E in cosa consisteva questo concorso? Adesso pubblicano il tuo scritto sul bollettino settimanale della chiesa? Devo dire che è proprio un gran premio – continuò sarcastico.
Jenna gli rivolse uno sguardo di sufficienza – In realtà ho visto dei soldi! – replicò sarcastica – Quindi volevo invitare Tom a bere qualcosa con noi venerdì sera e spendere in una bella bevuta il gruzzoletto, sempre se ti va Tom – disse riportando la sua attenzione sull’altro ragazzo.
- Ma che figata! Certo che vengo, come potrei dire di no ad una ragazza bella come te, anzi… a due ragazze così belle! – rispose esaltato – Dai! Raccontami tutto.
- Si Jenna raccontaci tutto, siamo proprio curiosi – Jack usò un tono acido e ironico.
Lo guardò maligna – Come dicevo prima, Karol mi ha costretta a partecipare a questa gara, fiduciosa delle mie capacità narrative. Bisognava scrivere un saggio.
- Ah si? E su cosa? – ormai Jack si era introdotto di prepotenza nel discorso, nonostante non fosse stato, chiaramente, invitato alla serata.
Sua madre aveva sempre ragione!
Aveva calcolato anche questo…
Jenna guardò Karol che annuì complice.
Era arrivato il momento.
Sorrise a Jack come se niente di male fosse mai successo tra loro due. Il ragazzo fece un passo indietro, quasi spaventato dalla sua espressione tranquilla – Ah… niente di che! Bisognava scrivere ciò che pensavamo e le nostre impressioni su un tema particolare – disse non distogliendo un secondo gli occhi dal suo nemico.
- Dai Jenna, non farti pregare, racconta… - ghignò il ragazzo sostenendo il suo sguardo.
- Il tema era questo: Come utilizzeresti la lingua inglese in territori a te sconosciuti. Racconta i tuoi eventuali esperimenti, le tue esplorazioni e impressioni.
Jack impallidì e lei non riuscì a nascondere il sorriso che le stava affiorando alle labbra. Si voltò verso Tom e Karol. Anche la sua amica aveva stampato in faccia lo stesso sorriso sardonico – Il primo premio era una vincita di cento dollari, il secondo premio di cinquanta dollari, mentre il terzo di venticinque dollari. Nessuna pubblicazione sul bollettino della chiesa – aggiunse sorridendogli, girandosi nuovamente verso di lui.
Jack la fissò stralunato – Allora la prossima volta dovrai impegnarti di più per arrivare prima, così potrai vincerne il doppio – disse quasi con cattiveria, facendole capire che aveva capito chiaramente l’allusione.
Jenna non si lasciò scoraggiare, lo guardò e gli dedicò un sorriso trentadue denti – Infatti Jack è proprio quello che ho intenzione di fare, mi impegnerò molto di più la prossima volta e, lo sai anche tu, solo con l’esperienza si raggiungono certi traguardi e io ho intenzione di migliorare. Non capita tutti i giorni che cinquanta dollari ti cadano dal cielo, guarda… sono rimasta proprio a bocca aperta! Credimi… ho assaporato un gusto nuovo, strano e mai provato prima, con quella vittoria, da rifare certamente! Quindi, credo, parteciperò ad altre gare di questo genere, con altri concorrenti, in modo da mettermi in gioco. In fin dei conti cosa avevamo detto prima? Ah si! Si migliora solo con l’esperienza!
Jack diventò più bianco di un cadavere, deglutì vistosamente e una piccola goccia di sudore apparve sulla sua fronte.
- Bene, ragazzi noi dobbiamo andare, vero Karol?
L’amica annuì vittoriosa.
- Tom mi lasci il tuo numero così ti chiamo e ci mettiamo d’accordo, ok? – disse rivolgendosi al ragazzo che annuì prontamente – Certamente Jenna è un vero piacere. Sono felice che tu abbia pensato a me – rispose allegro, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans.
Jack rimase imbambolato a guardarli mentre si scambiavano i numeri e si salutavano.
Ce l’aveva fatta! Era riuscita a dire tutte quelle cose a doppio senso, senza sbagliare.
Non appena voltarono l’angolo, Karol scoppiò a ridere – Jen! Sei stata grandissima! Adesso non rimane che aspettare, se tutto va bene avremo un ospite in più venerdì sera!
Il cuore le rimbombava nel petto, vedere e parlare con Jack dopo due settimane, era stata una prova molto dura e non solo per il suo orgoglio ferito, ma anche per ciò che provava per quello stupido.
Perché si doveva proprio innamorare di lui con tutti i ragazzi che c’erano al mondo?
 

***

 
L’aveva davvero deliberatamente escluso da quell’invito?
A questo stava pensando guardando le due ragazze che si allontanavano a braccetto.
Ok che non si sentivano dal giorno in cui avevano litigato, ma perché invitare proprio Tom con il quale aveva scambiato si è no qualche parola e non lui?
Soprattutto perché fare gli occhi da triglia con uno dei suoi migliori amici? E perché proprio quello scemo e non quello intelligente?
Sarebbe stata un’occasione per riavvicinarsi e magari una scusa perfetta per potergli chiedere scusa, se avesse invitato anche lui e ovviamente avrebbe accettato, perché aveva un buon cuore e l’avrebbe perdonata. Eh si! Perché era lei dalla parte del torto.
In fin dei conti era stata lei ad usarlo e umiliarlo!
Magari Jenna l’aveva fatto di proposito ad escluderlo da quell’invito, in modo che fosse lui a ritornare sui suoi passi e ricominciare ad avere un rapporto amichevole con lei. Era un modo come un altro per lanciare il sasso, un modo leggero per chiedergli scusa e avere ancora un’opportunità con lui, ma facendo finta che fosse stato lui a tornare indietro.
Santa timidezza delle ragazze!
Che sciocco, non ci aveva proprio pensato… Jenna in fondo, con tutta quella scenetta, stava semplicemente chiedendogli perdono per il modo in cui si era comportata e lo stava implorando di ritornare da lei, senza dover calpestare il suo orgoglio.
Jack sorrise tra sé e sé, compiaciuto.
Forse aveva sbagliato ad essere stato così acido con lei, ma quando aveva tirato fuori la storiella dei cinquanta dollari, l’aveva preso in contropiede e ovviamente si era subito sentito preso in causa e giustamente si era difeso.
Che fantasia, però, inventarsi un premio letterario parrocchiale per rendergli!
Aveva fatto bene a lanciarglieli quella mattina, sapeva che sarebbero stati l’elemento che li avrebbe fatti ritornare insieme… bè insieme… insomma, dai, che li avrebbe ricongiunti!
In verità si era aspettato una Jenna implorante e vestita dei suoi soliti stracci, che gli chiedeva scusa e gli restituiva i soldi piangendo, accampando scuse su scuse per farsi perdonare il modo di fare sgarbato che aveva avuto.
Invece Jenna non si era presentata a scuola il lunedì successivo.
Si era subito preoccupato, magari stava male e si era beccata un colpo di freddo, ma per orgoglio non aveva chiesto niente a nessuno.
Si era quasi obbligato ad aspettare il giorno successivo, ma anche il martedì non l’aveva vista.
Cercando di non sembrare troppo interessato aveva chiesto notizie a Tess.
La ragazza aveva sbuffato, poi aveva sibilato acida – Non ho più niente a che fare con quella sfigata.
Jack l’aveva fissata sgomento, poi aveva cercato lo sguardo di Alex che aveva alzato le spalle e assunto un’espressione alquanto preoccupante, come a lasciargli intendere di accantonare l’argomento.
Più tardi, parlando con l’amico, aveva scoperto che Jenna e Tess avevano litigato e la ragazza grassottella ce l’aveva a morte con l’ex amica che ormai era diventata un argomento tabù.
Jack aveva imprecato mentalmente, visto che Tess era rimasta la sua unica fonte di informazioni, ma a quanto pareva, non poteva più contare nemmeno su di lei.
L’aveva rivista la settimana successiva. Si era presentata a scuola bella più che mai e sembrava  avesse stretto una nuova amicizia con Karol, la sua amica d’infanzia, la figlia della migliore amica di sua madre.
Non frequentava da anni Karol.
Se la ricordava come una ragazza simpatica ed educata, ma adesso non poteva sapere se era rimasta la stessa di una volta.
Cosa voleva da Jenna?
Aveva spiato la nuova coppia per tutta la settimana e aveva visto Jenna sempre sorridente e vestita come una fotomodella, non era più andata al suo tavolo. Era sempre stata con Karol e altri…
La cosa che più gli aveva dato fastidio era stato lo stormo di uccelli che le gironzolavano intorno e per uccelli non intendeva certo gli amici volatili.
I ragazzi avevano cominciato a salutarla e a ronzare intorno alla nuova coppia di amiche come le api con il miele.
Ovviamente la cosa l’aveva infastidito parecchio.
Che cazzo volevano quegli stupidi dalla sua Jenna?
Ok che avevano litigato, ma lei era ancora sua.
Prima o poi avrebbero fatto pace, l’avrebbe perdonata!
Jenna non l’aveva degnato di uno sguardo, simpatizzava con il nemico e sembrava anche felice, visto come rideva alle battute cretine dei suoi amici con il pisello.
A quel pensiero Jack grugnì per il disappunto.
Forse aveva esagerato a dirle quelle parole e a gettarle i soldi.
Lo sapeva che l’aveva trattata come una poco di buono, se ne era pentito subito, ma l’istinto di conservazione l’aveva dominato. La paura di essere stato solo preso in giro e deriso da lei, l’aveva fatta da padrona e aveva reagito, senza rendersi conto di ciò che stava facendo.
Maledetta linguaccia che si ritrovava!
Possibile che si fosse innamorato?
Il lunedì successivo alla festa, aveva avuto tutte le intenzioni di riavvicinarsi a Jenna, poi non vedendola, la rabbia era esplosa nuovamente.
Per tutta la settimana si era preoccupato, poi parlando con Tess e con Alex successivamente, aveva capito che Jenna si era comportata male anche con la sua migliore amica.
Questo proprio non lo tollerava.
Jenna e Tess si conoscevano da una vita e non avrebbe mai creduto che Jenna fosse così egoista e menefreghista, da lasciare da parte chi le era stata accanto un’intera vita.
Le aveva concesso il beneficio del dubbio, nonostante tutto, purtroppo però, quando finalmente era rientrata a scuola dopo una settimana, si era reso conto che Jenna aveva escluso dalla sua vita tutti i suoi amici, a partire da Tess per arrivare all’ultima ruota del carro, ovvero Tom.
E adesso?
Ora chiedeva a Tom di andare a farsi una bevuta con i suoi cinquanta dollari!
Era ovvio che era stato invitato anche lui.
Gliel’aveva detto in codice… gliel’aveva fatto capire… voleva solo farsi perdonare.
Tom gli diede uno scappellotto sulla nuca – Ehi ti sei imbambolato?
Si riscosse dai suoi pensieri e fissò l’amico – Secondo te Tom, Jenna ha invitato anche me venerdì?
L’amico lo fissò con sufficienza, poi un ghigno divertito gli affiorò alle labbra – Non mi sembra proprio, credo volesse solo me! Anzi volessero...
Jack roteò gli occhi infastidito – È solo una sfigata Tom, me l’hai ripetuto fino alla nausea, non sarei così contento fossi in te…
Tom fece spallucce, poi gli diede una pacca sulla schiena – Era... Jack, era! Ma l’hai vista? Cazzo vestita così sembra una top model, ma hai visto che tette e che gambe ha? Ti immagini? Io venerdì sera me la spasserò con due ragazze! Non mi sembra neanche vero. Che cazzo di fortuna, non trovi?
- Ma finiscila cretino! Sono stato invitato anch’io – ringhiò incattivito.
Tom lo derise – Secondo me… proprio no! Ma per risolvere il problema basta che lo chiedi direttamente a Jenna.
Si alzò per cercare la ragazza tra la miriade di teste nella mensa.
Jack lo tirò giù con forza – Le mando un messaggio, siediti imbecille! – lo rimproverò, quando vide che Tess e Alex si stavano avvicinando per sedersi al loro solito tavolo.
Tom inarcò un sopracciglio – Dai mandaglielo! – lo sfidò.
Prese il cellulare e cominciò a scrivere.
Non ho capito molto bene… ma venerdì per la bevuta che offro io, tra l’altro, sono invitato anch’io?
Chiaro, conciso e ad effetto!
Premette invio e guardò sorridendo Tom.
Dopo qualche secondo sentì in cellulare vibrare.
Aprì la bustina emozionato.
NO!
Jack guardò ad occhi spalancati il monosillabo che sembrava imprimere a fuoco lo schermo.
Si girò sorridendo verso Tom – Jenna mi ha risposto, dice che la mia domanda è stata alquanto stupida, perché era ovvio che fossi invitato anch’io – disse con una faccia da schiaffi che avrebbe sdegnato anche lui se solo si fosse guardato allo specchio.
Brutta strega! Gliel’avrebbe fatta vedere lui.
Venerdì ci sarebbe stato, eccome anche! In fin dei conti quelli erano soldi suoi e tutto ci avrebbe voluto fare tranne che offrire da bere a quel coglione di Tom!
La sfida era appena iniziata.
Jenna era sua e presto l’avrebbe compreso anche lei!



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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 

Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Eccomi con un giorno d'anticipo!
Spero che questo capitolo vi piaccia, serve solo per introdurre il prossimo che parlerà della famosa "bevuta".

Come sempre ringrazio le 92 persone che mi hanno messe nei preferiti, le 30 nelle ricordate e le 227 nelle seguite.
Grazie a chi ha commentato IdaL, Allegra_, silvia_1990, Eave, Strawberry_light, _Sandwich_, ilaperla, ilapietro91, Depa95, Vapel, Minelli, Mariagiovanna123, DarkVisions, frafrifra, Just Me and my Thought, Krystal Darlend.

Se volete c'è un gruppo facebook, anche solo per chiacchierare: L'amore non è bello se non è litigarello.
Grazie di <3 mi state rendendo felicissima.
Besos MandyCri


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CAPITOLO 18
 
CHANTAL VS. ELIZABETH
 
Jack stava ripassando la lezione di storia, per la verifica del giorno dopo.
Ogni tanto si fermava e pensava a Jenna, era più forte di lui, non riusciva proprio a dimenticarla e ovviamente si deconcentrava e doveva iniziare tutto da capo.
Alla fine si arrese e si prese una piccola pausa.
Aveva analizzato, ormai, tutto ciò che era successo un milione di volte e, dopo un attento esame dei fatti, si era sentito in colpa: aveva sbagliato. Si, aveva sbagliato a dirle quelle parole, anche se un po’ le giustificava con la rabbia del momento. Si era sentito respinto, tuttavia, adesso che tutto era sbollito, capiva, anche fin troppo bene, che le aveva mancato di rispetto.
Il giorno dopo, l’avrebbe rivista presentandosi, senza invito, alla bevuta con Tom per festeggiare il sedicente premio.
Non vedeva l’ora. L’avrebbe riconquistata. Ne era certo e in ogni caso ne avrebbe approfittato per chiederle scusa, sperando che lei facesse lo stesso con lui, perché alla fine entrambi avevano ragione ed entrambi avevano torto.
Per tutta la settimana l’aveva guardata o meglio spiata, da lontano, proprio come uno stalker.
Ovviamente non c’era stato giorno in cui non fosse stata circondata da ragazzi, insieme all’ormai inseparabile Karol.
Per forza! Vestita in quel modo non passava di certo inosservata, ma ci aveva pensato lui a scoraggiare molti di quei ragazzi con gli ormoni a palla e la libido facile.
Non appena si erano allontanati dalla sua ragazza, dopo averla adulata e apprezzata in tutti i modi possibili ed immaginabili, li aveva presi per un orecchio e aveva spiegato loro che Jenna era off limits per tutti. Ovviamente tutto di nascosto.
Alcuni avevano protestato sonoramente, ma lui aveva pensato bene di minacciarli più pesantemente e alla fine, con la coda tra le gambe, anche questi avevano accettato il dato di fatto e cioè che Jenna era sua.
Del resto lui era Jack Grant!
Il suono del cellulare lo distolse da quei pensieri.
Guardò lo schermo e sorrise vedendo il nome: genitrice petulante.
Dopo aver letto come Jenna aveva memorizzato la madre sul suo telefono, gli era venuto spontaneo cambiare il suo semplice “mamma” con il più altisonante “genitrice petulante”, gli sembrava molto più dolce e intimo e, inoltre, in quel modo si sentiva più legato alla sua ragazza. La vedeva come una cosa che avevano in comune.
Sorrise e rispose.
- JJ amore… indovina chi c’è a casa di Karol? – urlò Chantal tutta agitata, senza nemmeno salutarlo.
Scostò il cellulare dall’orecchio e se lo massaggiò – Mamma non urlare ti prego…
- JJ… sei vestito? Devi uscire subito di casa e passeggiare davanti alla casa dei Brown…
Jack scosse la testa divertito, forse doveva far cambio con Jenna per il nome delle loro madri, in fin dei conti Chantal aveva poco da invidiare ad Elizabeth in quanto a pazzia e, tra l’altro, non lo aveva mai messo in imbarazzo come, invece, aveva fatto quest’ultima con il suo bla bla bla sul sesso, quindi petulante forse stava meglio alla signora Taylor…
- Mamma dove sei esattamente e perché dovrei uscire? Fa un freddo cane a quest’ora ed è già buio – chiese con calma.
- Mi sono chiusa in bagno per chiamarti… - sussurrò.
- In bagno di chi? – domandò perplesso.
- Dei Brown, Jack! Trova una scusa ed esci… - rispose sempre più agitata.
- Mi vuoi spiegare? Perché veramente non ci sto capendo un fico secco – proruppe non riuscendo a nascondere un certo divertimento.
- C’è Jenna qui! Sei tonto Jack? Credevo fossi più perspicace sai… e pensare che sei mio figlio, tutte quelle ragazze che frequenti, tutti gli amici che hai, mi hanno sempre fatto credere che ci sapessi fare, ah mondo infame! Pensavo di avere un figlio genio e stupendo che capisse al volo ogni cosa…
Jack staccò nuovamente il telefono dall’orecchio e fece un respiro profondo.
Aiuto, sua madre aveva attaccato con la pantomima…
Si! Petulante era l’aggettivo giusto per lei, niente cambio di soprannome con Jenna.
- Mamma… la smetti? – la interruppe infastidito – C’è Jenna a casa di Karol? E allora? Sono amiche ci sta! Perché dovrei uscire, scusa?
- Non capisci Jack? Sta per andare via, perché deve tornare a casa in autobus!
- E quindi?
- Sei tonto Jack! Veramente, sono tua madre, ma te lo dico io: sei tonto! Torna da SOLA capisci? S.O.L.A. con questo buio… è pericoloso, ma tu… passerai giusto nei paraggi e l’accompagnerai a casa in macchina… hai capito il piano? – non urlava più, ora era in modalità vibro-silenzioso.
- Perché adesso bisbigli, madre? E poi… che scusa invento? – la domanda era più che lecita, Chantal era a casa Brown, era sparita in bagno ed era inevitabile che, se poi Jenna lo incontrava per caso, facesse due più due, sempre se non avesse pensato che sua madre era stata colta da un improvviso mal di pancia. Anche se effettivamente, nessuna persona dotata di intelligenza si sarebbe chiusa in bagno per chiamare il figlio, però Jenna aveva a che fare tutti i giorni con Elizabeth che non era affatto una persona normale, quella donna era pazza… magari ci sarebbe potuta arrivare…
Che casino aveva in testa!
- Sento dei rumori… non voglio che capiscano che sono al telefono con te… - Ecco appunto! Era la cosa più naturale del mondo pensare che si fosse rifugiata in bagno per chiamare il figlio! – Porta fuori il cane è la scusa più gettonata… nei film fanno sempre così…
- Mamma! Noi non abbiamo un cane! – protestò.
- Ah già è vero… dobbiamo prenderne uno, poi ho sempre voluto avere un cucciolo… - borbottò, poi d’improvviso alzò di nuovo la voce, forandogli un timpano – Jack sbrigati! Sta salutando… Veloce! Devo uscire per farle perdere tempo. A dopo!
- Mamma? Mamma?
Gli aveva sbattuto il telefono in faccia?
Sua madre non era normale! Era proprio fuori di testa, ma cosa le saltava in mente?
Non voleva rendersi ridicolo agli occhi di Jenna e uscire, casualmente, proprio in quel momento!
Ah si? E perché si stava già infilando le nike e indossando il giubbotto?
Uscì di casa come un uragano. Alla faccia del rendersi ridicolo o meno.
Enbè? Non poteva certo farle prendere i mezzi pubblici a quell’ora e con quel buio, le sarebbe potuto accadere qualcosa di brutto e lui era un gentleman!
In verità, aveva voglia di vederla, parlare con lei, anche solo per litigare e scambiarsi due o tre battute acido-ironiche.
Doveva cominciare ad essere sincero almeno con se stesso, visto che agli altri continuava a mentire spudoratamente.
Era innamorato di Jenna Taylor, la sfigata, che poi tanto sfigata non lo era più e tutto per colpa sua. Perché l’aveva spronata a vestirsi bene e a valorizzare la sua figura?
Maledetto lui!
Si diresse verso la fermata dell’autobus e la vide riparata sotto la protezione trasparente.
Si avvicinò titubante – Ciao – borbottò a disagio.
E adesso? Che cazzo le avrebbe detto?
Jenna alzò gli occhi sorpresa – Ciao – disse arrossendo – Non avevi allenamento oggi?
Jack fece spallucce e si sedette al suo fianco – Lo hanno rimandato a venerdì pomeriggio. Domani mattina, molti di noi hanno la verifica di storia e sai che lo studio viene prima di tutto – le rispose gentilmente.
Jenna annuì.
- Come mai da queste parti?
- Sono andata a trovare Karol e abbiamo studiato insieme, mi aiuta lei adesso in matematica.
Gli si strinse il cuore.
Aveva perso anche quei pomeriggi insieme, dopo la litigata e gli mancavano.
- Senti Jenna, se vuoi ti accompagno io a casa, prendo la macchina e ti porto volentieri. È pericoloso prendere l’autobus a quest’ora… - tentò.
Lei lo fissò – Non mi è mai successo niente in diciassette anni, non vedo perché mi dovrebbe capitare qualcosa di male proprio adesso – la voce le uscì più acuta.
Era ancora arrabbiata e invece a lui era passato tutto.
Ok, avevano litigato, forse si erano fraintesi, ma insomma dai… non era successo niente di irreparabile, perché continuare a tenersi il muso?
- Se è per quello che è successo quella domenica. Volevo dirti che ti ho perdonata e che ci sono passato sopra – disse candidamente sfornando il migliore dei suoi sorrisi accalappia donzelle alla Jack Grant.
Jenna scattò in piedi come se un cane le avesse appena morso il sedere – TU… TU… TU… BUZZURRO CHE NON SEI ALTRO! COME OSI…
Jack si alzò a sua volta sovrastandola con la sua altezza, le mise un dito sulle labbra e la fece tacere.
Non appena Jenna si zittì la prese sotto braccio e la trascinò di forza verso casa sua, mentre la ragazza scalciava e protestava – Dai Jenna, quante storie… riesci a tenere quella fornace chiusa per un secondo? Ti accompagno a casa io, non voglio che prendi i mezzi pubblici.
Jenna non smise un secondo di protestare.
Lo insultò in tutte le maniere possibili e immaginabili, ma non si diede per vinto e lei comunque, nonostante tutto, si faceva trascinare.
Una volta arrivati al suo fuoristrada nero, la cacciò all’interno con poca delicatezza.
- Stai zitta? Ok! Hai ragione, ti chiedo scusa anch’io, va bene? Non volevo dirti quelle parole e ancora meno insinuare che tu fossi una poco di buono, ma adesso finiscila. Ti porto a casa e poi me ne vado subito, prendilo come un favore per farmi perdonare, va bene?
- Non avevo il minimo dubbio che volessi salire a casa mia… - sussurrò lei, passando in un nano secondo dalla rabbia alla tristezza.
Non l’avrebbe mai capita, poco ma sicuro.
Le grattò la testa come fosse un gattino randagio e lei si scostò offesa.
Le sorrise – Ah Jenna, Jenna, cosa devo fare con te?
 

***

 
Jenna sbuffò.
Perché aveva accettato di farsi accompagnare?

Bè… non aveva proprio accettato, Jack l’aveva praticamente costretta, giusto?
Lo guardò di sottecchi, era impegnato a guidare e fissava la strada con attenzione.
Come avrebbe spiegato quest’incidente di percorso ad Elizabeth?

Le aveva ordinato chiaramente di non avere nessun contatto con Jack fino a venerdì, perché sua madre era certa che il ragazzo si sarebbe presentato con Tom.
E ci era riuscita, almeno fino a quel momento, soprattutto perché Karol faceva da supervisore.
Doveva farsi lasciare nella via prima in modo che Elizabeth non si accorgesse di nulla.
Ma proprio quel giorno sua madre si doveva prendere mezza giornata di ferie e stare a casa?

È vero che sarebbe partita il giorno successivo per l’ennesimo viaggio di lavoro e quella mezza giornata le serviva per prepararsi la valigia e fare qualche mestiere in casa, però…
Jenna si sentì colpita dalla sfortuna più nera.
Non poteva far vedere che, una volta beccata da sola dal ragazzo, aveva ceduto alla prima occasione.
Ma perché Jack era uscito proprio in quel momento?
Aveva incontrato Chantal, la mamma di Jack, da Karol. La donna era stata di una gentilezza squisita e le aveva fatto un sacco di complimenti, quando era stato il momento di uscire, dopo essere stata in bagno per un tempo interminabile, l’aveva trattenuta il tempo necessario per farle perdere il bus.
Jenna aveva corso, ma se l’era visto saettare davanti.
Aveva tirato innumerevoli moccoli in direzione di casa Grant e sconfitta si era recata alla fermata.
Poi era spuntato Jack. Così dal nulla.
In fin dei conti quel passaggio le faceva anche comodo.
Avrebbe risparmiato quasi un’ora di tempo, il prossimo mezzo sarebbe ripassato dopo venti minuti e senza considerare il fatto che per arrivare a casa sua, da quella di Karol, ce ne avrebbe impiegati altri trenta.
In macchina ce ne volevano solo dieci.
Infatti erano quasi arrivati.
- Mi puoi lasciare un po’ prima? – chiese titubante, spezzando il silenzio strano che si era creato tra loro due.
Jack si girò un attimo a guardarla e poi annuì – Ti vergogni di me? – disse dopo un po’.
Jenna scrollò le spalle – Sinceramente? È meglio che mia madre non ti veda per un po’ di tempo – era una scusa meravigliosa! Che genio era! Jack temeva Elizabeth dopo la sfuriata di quella famosa domenica.
Jack frenò di colpo e accostò – Cosa le hai detto? – sbraitò fissandola con gli occhi spalancati.
Si mise a ridere.
Era troppo buffo in quel momento – Bè… Jack… lo sai che dico tutto a mia mamma… - si giustificò, vergognandosi un po’.
- Tu sei pazza Jenna, spero solo che determinate cose te le sia tenute per te… - la frase sfumò dalle labbra di Jack, mentre un’espressione inorridita si impadroniva del suo bel volto.
Ma uffa! Perché non riusciva a fingere o a mentire bene, come tutti i suoi coetanei?
- Jenna… cosa le hai detto esattamente… o meglio cosa intendi per tutto? – sussurrò, come se quelle parole fossero fuoco nella gola.
- Jack…
- Cristo Santo, Jenna!
- Jack…
- No, lascia stare… non voglio nemmeno saperlo! Anch’io ho detto a mia madre che abbiamo litigato, ma certi particolari li ho tenuti per me, non mi sarei mai sognato di raccontare alla mamma cosa abbiamo fatto insieme, io e te, ma ti rendi conto Jenna? Non è normale… potevi parlarne con Karol, mi sembra siate diventate molto amiche – disse con cattiveria.
Jenna si irrigidì – Si dia il caso che quando è successa quella cosa, tra me e te, brutto stronzo che non sei altro, quell’angelo di Karol non era ancora entrato nella mia vita! – rispose piccata.
Jack si prese la testa tra le mani – E Tess? Tess c’era nella tua vita, ma l’hai buttata via come immondizia! Lei ti avrebbe capita, consolata e aiutata. Avrebbe aiutato tutti e due a capire cosa era scattato tra noi quel giorno, cosa aveva fatto precipitare un momento d’amore in uno di odio profondo!
Jenna si irrigidì ancora di più a sentire quelle parole.
Tess? Cos’era andata a raccontare in giro?
Ah! Adesso era colpa sua che non erano più amiche?
- Tess? Non sai nemmeno di cosa stai parlando Jack. Mia amica? – si interruppe per dar sfogo alla risata satanica che le uscì dalla gola.
Jack la fissò stralunato e impaurito da quella reazione, fece per parlare ma lei lo interruppe. Gli posò l’indice sul cuore e continuò con rabbia. Se c’era qualcuno che l’aveva trattata peggio di quel ragazzo era proprio la sua ex amica – Tu non sai niente Jack. Nel momento in cui ho avuto davvero bisogno di Tess, cioè quando tu mi hai trattata come una puttana e non solo a parole, lei ha pensato solo ed esclusivamente a se stessa. Da quando sta con Alex io sono praticamente scomparsa dalla sua vita. Sono stata una settimana a piangere rinchiusa in casa per colpa tua, per quello che mi hai detto e per quello che mi hai fatto e quando le ho detto che stavo male, sai cosa mi ha risposto? Mi ha detto che sono solo una sfigata! Che non sono una vera amica e che IO mi stavo comportando male! Che sarei dovuta andare io da lei se volevo sapere del “grande evento”! E non pensare solo a me stessa. Vuoi mettere? A me un ragazzo ha dato della troia, lanciandomi anche cinquanta dollari come pagamento per un pompino e lei mi doveva raccontare della sua grande scopata con Alex! E tu mi vieni a dire che avevo Tess con cui parlare? Sei proprio fuori strada.
Parlò concitata e piena di rabbia.
- Davvero hanno scopato? – chiese come se di tutto quel discorso avesse capito solo quella cosa.
Poi scoppiò a ridere convulsamente. Trattenendosi la pancia con le mani – Non me li vedo proprio… Oh! Dio! Te li immagini? Aiuto…
Non si spiegò nemmeno lei il motivo, ma quella risata la contagiò e si lasciò andare unendosi alla risata del ragazzo.
Non si offese perché Jack, come al solito, si era dimostrato poco sensibile al discorso, ma accolse con gioia la sua reazione.
Era stanca. Stanca di tutti questi sotterfugi, stanca di essere la sfigata di turno, stanca di volere Jack e non poterlo avere.
Quando si calmarono, Jack le accarezzò delicatamente la guancia con la mano e poi le si avvicinò e le posò un bacio leggero all’angolo della bocca – Mi dispiace Jenna di averti detto quelle cose, non dovevo e ti giuro che non le penso veramente… - le sussurrò poi appoggiando il viso tra il collo e la spalla.
Avvertì il cuore cominciarle a battere forsennatamente nel petto.
E adesso? Cosa doveva fare?
Ripensò ad Elizabeth – Non dargliela vinta Jenna. Se lo farai lo perderai per sempre. Jack è il classico ragazzo che deve sbattere il muso contro il muro, prima di capire cosa vuole veramente. Se ti concedi come hanno fatto tutte le altre, farai la loro stessa fine. Fagliela penare – sorrise al ricordo di quelle parole. La genitrice pazza aveva poi aggiunto con uno sguardo torbido – Anche perché se non lo farai, ti farò io penare! Comprendi questo gioco di parole, vero?
Jack si era fermato proprio nella via prima della sua. Che fortuna!
Lo scostò delicatamente – Devo andare. Grazie per il passaggio – disse semplicemente.
- È stato un piacere, lo sai che sono il tuo cavalier servente – rispose strizzandole l’occhio.
Scese dalla macchina con il sorriso tra le labbra. Uffa l’aveva perdonato!
Mentre si accingeva ad attraversare la strada, Jack la richiamò – Ah Jenna…
Si girò mentre lui abbassava completamente il finestrino e vi si accostava con il viso – Ci vediamo domani sera, in fin dei conti quei soldi erano miei!
- TU….
Non le lasciò nemmeno il tempo di replicare, sgommò e partì come un razzo.
- NON SEI STATO INVITATO!!! – sbraitò come una pazza in mezzo alla strada.
Fece i pochi passi che la separavano da casa, ripensando alle parole del ragazzo, mentre avvertiva le farfalle nello stomaco sempre più pressanti.
Doveva assolutamente attenersi al piano della genitrice pazza, per quanto Jack fosse una mina vagante e lei ne fosse perdutamente innamorata.
Lo voleva tutto per sé e non solo per una volta e via.
Non sarebbe stata come le altre.
Già si vedeva come protagonista di una storia d’amore senza tempo.
Perfino i giornali avrebbero parlato della sua impresa storica.
JENNA TAYLOR HA FATTO CAPITOLARE IL DONNAIOLO JACK GRANT.
JENNA TAYLOR L’UNICO AMORE DI JACK GRANT.
JENNA TAYLOR…
I migliori scrittori romantici avrebbero fatto a gara per raccontare la sua stupenda storia d’amore.
E per finire sarebbero state scritte fan fiction su lei e Jack…
E va bè stava un po’ esagerando, ma sognare era bello o no?
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao,
eccomi qui per un nuovo capito.
Vi dico già da subito che ho dovuto dividerlo, perchè altrimenti era troppo lungo, quindi la prossima settimana, posterà il resto.
Se volete partecipare a gruppo facebook cliccate qui: L'amore non è bello se non è litigarello

Ringrazio Krystal Darlend perchè mi ha fatto il banner che vedete sopra e mi ha dato la sua versione di come vede Jack e Jenna.
Grazie mille è bellissimo!

Ringrazio tutti coloro che leggono e in particolare per le recensioni gaccia, IdaL, _Lumen_, _Sandwich_, Strawberry_light, Eave, ventola, coccinella_, Depa95, ilaperla, Just Me and my Thought, Allegra_, silvia_1990, Minelli e ilapietro91.

Grazie e buona lettura.
Mandy


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CAPITOLO 19
 
- Per me stai sbagliando! – lo rimproverò per l’ennesima volta Chantal, quando lo vide afferrare le chiavi della macchina e accingersi ad uscire.
Jack scrollò le spalle infastidito – Mamma… ancora con questa storia? So quello che faccio e va bene così! – replicò stizzito.
Chantal lo guardò preoccupata – Rovinerai tutto, Jack! – continuò imperterrita.
Sentì una vampata di rabbia invaderlo.
Perché le aveva raccontato tutto?
Perché si era confidato con lei e le aveva detto quali erano le sue intenzioni?
Era stato contagiato e aveva preso la sindrome confidati con la madre di Jenna? Con tutti gli amici che aveva, proprio con sua mamma aveva deciso di parlare di questa storia?
Maledisse se stesso e il momento in cui aveva pensato che Chantal potesse aiutarlo in qualche modo a conquistare quella ragazza.
Non ne poteva più di tutto – Sono cazzi miei, mamma! Smettila di impicciarti! Faccio quello che voglio! Non capisco, perché ti interessi tanto a Jenna. Non te ne è mai fregato niente di conoscere nessuna delle ragazze che mi porto a letto, a parte i tuoi rimproveri sistematici del sabato e della domenica mattina sullo scopare “tanto per” e trattare le donne come oggetto! E adesso mi stai stressando con “sta” Jenna. Smettila! So quello che faccio e non intrometterti mai più! Ho sbagliato a parlartene e me ne sto pentendo amaramente! Non succederà mai più. Lo giuro! – sbraitò.
Vide chiaramente sua madre fissarlo mortificata e con un principio di lacrime agli occhi – Non volevo essere invadente… credevo che Jenna fosse speciale per te… - gli disse con un filo di voce prima di girargli le spalle e correre al piano di sopra.
L’aveva fatta piangere.
Aveva fatto piangere sua mamma.
Che testa di cazzo era!
Uscì di casa sbattendo la porta con forza, più incazzato di prima
Peggio di così non poteva andare. Certo che no!
Era stata una giornata di merda fin dall’inizio.
Aveva come il sospetto che quel venerdì se lo sarebbe ricordato a vita.
Aveva dormito poco e male e aveva avuto sogni agitati per tutta la notte.
La verifica di storia della prima ora gli era andata da schifo. Per carità la sufficienza l’aveva sicuramente presa, però, era certo che aveva abbassato drasticamente la media e questo lo innervosiva non poco.
Non era riuscito a ripassare bene il giorno prima con Jenna sempre nella testa che lo distraeva e poi, quando era tornato a casa, non aveva fatto altro che pensare ancora a lei e al loro incontro.
Avrebbe perso la borsa di studio.
Erano anni che si impegnava per averla.
Voleva dimostrare a tutti che non era per i soldi dei suoi genitori, ma solo per suo merito personale, che lui avrebbe frequentato il miglior college degli Stati Uniti.
Più di una volta i suoi genitori l’avevano rimproverato per questo. Gli dicevano di abbandonare questo progetto e lasciare la borsa di studio a chi ne aveva veramente bisogno, ma lui si era intestardito.
Lui ne aveva diritto come qualsiasi altro studente.
Perché se era uno studente meritevole, non ne poteva usufruire? Solo perché era ricco?
Aveva studiato più di qualsiasi altro ragazzo in quel liceo, anche le materie per cui non era portato, come storia ad esempio. E adesso? Aveva buttato tutto in vacca per una ragazza!
Anni di studio gettati al vento solo perché si era infatuato o innamorato di Jenna.
Quel voto gli avrebbe abbassato la media e ovviamente avrebbe perso la tanto sudata borsa di studio, perché non sarebbe più stato lo studente migliore che, per pura coincidenza, sarebbe andata a Davis Carter alias Naso Aquilino alias Harry Potter!
Forse quella volta avrebbe dovuto lasciare che gli eventi si svolgessero diversamente e non avrebbe dovuto interferire con il destino e impedire a Davis di dare ripetizioni a Jenna per prenderne poi il posto.
Maledizione! Che cazzo gli stava passando per il cervello?
Mise in moto la macchina e partì sgommando.
Non ci voleva proprio quel brutto voto, Cristo Santo! Gli avrebbe compromesso sicuramente la borsa di studio, per non parlare poi del suo sogno e tutto per colpa di quella ragazza!
Non riusciva a pensare ad altro che a quella strafottutitssima borsa di studio e a lei, colpevole di aver stravolto la sua vita tranquilla, nel bene e nel male.
Quella mattina, non appena era arrivato a scuola, l’aveva vista insieme all’ormai inseparabile Karol, mentre parlava e scherzava animatamente con Tom.
Quella scena gli aveva dato un fastidio immenso, per non dire che gli aveva procurato il voltastomaco, senza contare poi che quando era arrivata la pausa pranzo, l’amico aveva snobbato il loro gruppo e si era seduto con le due ragazze.
Li aveva visti allegri e spensierati che se la ridevano alla grande per tutta l’ora. I grandi amiconi!
Era partito tutto da là.
Il rancore si era insinuato in lui e Jack aveva preso quella famosa decisione che sua madre non condivideva.
Quando finalmente era suonata la campanella che segnava la fine della giornata scolastica si era precipitato fuori come un fulmine e aveva aspettato la sua preda.
L’aveva vista arrivare circondata dalle sue amiche e l’aveva fermata.
Ovviamente aveva ricevuto subito la risposta che desiderava, non appena le aveva fatto la sua richiesta, anche se con il minimo preavviso.
Oh! Finalmente era ritornato il Jack di sempre!
Arrivò sotto casa della biondina tettona che, fortunatamente, era già fuori ad attenderlo.
Grazie a Dio gli aveva risparmiato la scena patetica di suonare il campanello, anche perché proprio non se lo ricordava il suo nome… Somara? Somatoline? No… era Sum… e qualcosa! Sumera? Uff… niente! Non gli veniva proprio, figurarsi se poteva ricordare il cognome… e la cosa sconvolgente era che se l’era pure portata a letto, com’era possibile che non riuscisse a rammentare il suo nome?
Cosa avevano fatto, però, lo ricordava molto bene, eh si! L’aveva reso felice con certi lavoretti…
- JACK TESOROOOO – gallinò la cornacchia con voce stridula, avvicinandosi e schioccandogli un bacio appiccicoso sulle labbra al sapore di lampone.
Le fece un cenno di saluto con il capo e mentre lei saliva in macchina, lui si puliva disgustato quella robaccia viscida dalla bocca.
Jenna non usava lucidalabbra o rossetti e il suo sapore era naturale… sapeva di Jenna
Quel ricordo gli procurò una fitta al cuore e cercò di scacciarlo dalla mente con tutte le sue forze.
Il viaggio in macchina, anche se breve, gli sembrò durare un’eternità.
La tizia parlava e parlava tutta concitata ed eccitata, ma ancora non ricordava il nome.
Poco male, lo avrebbe saputo quando si sarebbe presentata agli altri.
Aveva organizzato tutto per bene.
Aveva dato appuntamento anche ad Alex e a Tess.
Jenna se la sarebbe scordata la sua “bevuta” romantica con Tom. Così, non solo non le sarebbero bastati i cinquanta dollari per pagare il conto e ne avrebbe dovuti aggiungere dei suoi, ma l’avrebbe messa in imbarazzo per la presenza scomoda di Tess, visto il litigio che avevano avuto le due ragazze.
Gliel’avrebbe fatta pagare!
Perché doveva provarci proprio con un suo amico? E poi Tom non era affatto il suo tipo.
Ok, era un bel ragazzo ed era anche divertente, ma Tom era uno stronzo di prima categoria, forse più di lui. Gli sembrava perfino impossibile che Jenna ne fosse attratta.
Quando finalmente parcheggiò scorse subito Alex e Tess.
La coppia lo stava aspettando all’entrata.
- Andiamo – disse alla biondina, avviandosi con passo rapido verso i suoi amici, senza nemmeno aspettarla.
La ragazza lo seguì a fatica, visto i trampoli che indossava. La biondina li raggiunse e si presentò agli altri due – Piacere Summer.
Ah! Ecco… Summer
Alex e Tess si presentarono a loro volta e poi entrarono, finalmente, nel locale.
Vide subito Jenna e spalancò la bocca per la sorpresa.
Era bellissima, ancora più del solito.
Aveva un delizioso e semplicissimo vestito di lana leggera color pesca che gli modellava le forme e portava i lunghi capelli sciolti, quanto gli piaceva quando non se li legava in quelle assurde code. Sorrideva felice a Tom e Karol.
Tom era in mezzo alle due amiche e si pavoneggiava come non l’aveva mai visto fare.
Brutto stronzo!
La rabbia tornò, per l’ennesima volta, prepotente in lui.
Non avrebbe mai permesso a quell’essere (che una volta reputava suo amico) di prendersi la sua Jenna.
O lui o nessun altro.
Si avviò deciso verso il tavolo – Ciao ragazzi! Siamo arrivati – disse spavaldo.
Jenna lo fissò stralunata, la vide deglutire più volte, mentre il suo sguardo vagava da lui a Somatoline. Spalancò gli occhi quasi spaventata, ma non disse niente.
Fu Tom a parlare – Che ci fate qui? – chiese senza cercare di nascondere l’astio che provava.
Eh già! Credeva davvero che gli avrebbe lasciato Jenna senza nemmeno lottare? Povero illuso!
- Siamo qui per festeggiare Jenna e la sua vittoria! – rispose a tono.
- Non mi sembra che abbia invitato nessuno di voi – intervenne Karol acida.
Jack si mise le mani sul cuore, platealmente – Così ci sentiamo offesi, vero ragazzi? Non siamo suoi amici, noi? – chiese ironicamente, poi si sedette vicino a Jenna, senza aspettare il permesso di nessuno – Ah lei è Som… è una mia amica – ma come cazzo si chiamava?
- Piacere Summer – squittì allegra la tettona sedendosi accanto a lui e soffocandolo subito con un abbraccio.
A Jack la presenza di quella ragazza dava fastidio, ma doveva sopportare per una causa maggiore.
Doveva capire se Jenna era gelosa e se lo era, sarebbe stata una giusta punizione per tutto quello che gli aveva fatto.
La ragazza in questione non disse nulla ne in quel momento, ne per quasi tutto il resto della serata, almeno non parlò con nessuno che non fosse Karol o Tom.
Ogni tanto sussurrava qualcosa o rispondeva a monosillabi e sempre a voce bassissima.
Era impacciata e imbarazzata e Jack se la rideva alla grande.
La vedeva arrossire quando lui baciava in modo passionale Somara e sembrava quasi ci stesse male, lo capiva dagli occhi lucidi.
Un po’ gli dispiaceva, ma poi, vedeva Tom che le prendeva la mano come per consolarla e ci ripensava subito e, in men che non si dica, tornava nuovamente sadico.
Meglio! Il piano stava funzionando alla perfezione!
Nessuno si prendeva gioco di Jack Grant. Nessuno! Aveva preferito Tom a lui? Bene, adesso ne avrebbe pagato le conseguenze. Era stato anche fin troppo buono con lei e le aveva dato delle possibilità che non aveva mai concesso a nessuna!
Giusto con Sumera era la seconda volta che ci usciva e solo perché gli faceva comodo, perché doveva dare una lezione a Jenna.
Tom lo distrasse da quei pensieri. Lo vide sporgersi verso Jenna e sussurrarle qualcosa all’orecchio, rizzò le antenne per capire cosa le stesse dicendo, ma riuscì a capire solo qualche parole smozzicata.
…. Se vuoi … Usciamo… va bene?
Karol lanciò una lunga occhiata a Tom e lui sollevò il pollice come per tranquillizzarla.
Jenna annuì e poi si alzarono insieme e si avviarono verso la porta per uscire.
Guardò Karol mentre la sanguisuga che aveva a fianco si avvinghiava ancora di più a lui – È successo qualcosa? – le chiese cercando di nascondere il più possibile l’agitazione che stava nascendo in lui.
Non voleva che Tom stesse da solo con la sua Jenna, era preoccupato e inquieto.
- Non sono affari tuoi – gli rispose secca.
Dopo cinque minuti i due non erano ancora tornati e lui era davvero sulle spine.
Forse aveva esagerato con quella scenetta, cominciò a pregare che tornassero presto al loro posto e giurò che se sarebbero entrati in quel momento avrebbe pagato lui il conto per tutti e vaffanculo anche ai cinquanta dollari persi.
Si voltò verso la porta, ma niente. Non c’era traccia ne di Tom e tanto meno di Jenna.
Cosa stavano facendo fuori da soli?
Magari Jenna gli stava facendo compagnia mentre il ragazzo si fumava una sigaretta…
E se invece stavano facendo qualcos’altro, tipo… baciarsi?
NO! Jenna non avrebbe mai baciato Tom.
Era interessata a lui, non gliel’aveva mai detto, però lui desiderava che fosse così e un po’ ci credeva da come si era comportata con lui… in fondo avevano passato una notte insieme…
Non ce la fece più e si alzò dal tavolo con la scusa di sgranchirsi un po’ le gambe e andare in bagno.
Invece si diresse verso l’uscita come un uragano, fregandosene completamente degli altri che probabilmente avevano capito che era solo una scusa.
Non appena aprì la porta l’aria fredda gli punse il viso e gli penetrò nelle ossa, non si era nemmeno messo il giubbetto. Quello che gli congelò il sangue, però, non fu la brezza invernale, ma ciò che vide.
Jenna e Tom uniti in un abbraccio tentacolare. Lei gli poggiava la testa sul petto e stringeva le sue esili braccia intorno alla vita del ragazzo, lui sembrava inglobarla nel suo corpo, tanto la teneva stretta.
Non riuscì a guardare oltre.
Un nodo alla gola gli consumò l’ultimo sospiro e il sangue gli affluì veloce al cervello, ma era il cuore quello messo peggio.
Dopo un attimo di smarrimento e un battito mancante, il muscolo cominciò a pompare disperato nel torace.
Stava male.
Jenna, la sua Jenna si era messa con Tom.
Non poteva, anzi non voleva crederci, ma erano lì, proprio davanti a lui.
Tom le stava accarezzando la schiena sussurrandole qualcosa, mentre lei strofinava il suo bel visino sul petto del ragazzo.
Jack avvertì le gambe tremare, si appoggiò allo stipite della porta e poi, ancora incredulo, fece dietro-front e ritornò dentro amareggiato.
Si sedette al suo posto ancora in trance.
Era tutto sbagliato! Non doveva andare così… per un attimo aveva creduto che lei fosse davvero interessata a lui e invece si era solo divertita alle sue spalle.
Stava con Tom!
Con lui non si era mai lasciata andare tanto, nonostante avessero fatto molto di più, ma quell’intimità che aveva visto tra quei due, lui e Jenna non l’avevano mai avuta.
Alzò gli occhi e guardò Karol. Sorrideva malefica, quasi meschina.
- C’è qualcosa che non va? – gli chiese Tess.
La guardò smarrito – No niente… – sussurrò, prima di prendere il suo bicchiere e bere una lunga sorsata.
No! Nessuno si prendeva gioco di Jack Grant.
Aveva già perso la borsa di studio che inseguiva da anni per colpa di Jenna, non avrebbe perso anche la dignità.
Lei gliel’avrebbe pagata e la sua vendetta sarebbe arrivata molto presto.
Jenna non sapeva con chi aveva a che fare, ma lo avrebbe scoperto tra qualche minuto.
Non aveva ancora conosciuto il vero Jack.
Abbracciò d’istinto Summer e poi la baciò con passione.
- Tra poco ce ne andiamo, cosa dici? – le chiese ad alta voce cercando di essere il più provocante possibile.
La ragazza si aprì in un sorriso a trentadue denti – Non aspettavo altro! – rispose giuliva.
In quel momento vide con la coda dell’occhio la nuova coppietta entrare e dirigersi verso di loro, Tom la teneva stretta in un abbraccio, sembrava quasi la volesse proteggere da tutto e tutti.
Jenna aveva gli occhi gonfi, come se avesse pianto o forse… forse erano lucidi solo perché era eccitata!
Stronza!
- Tra cinque minuti andiamo. Ho voglia di te, ok? – disse rivolgendosi nuovamente a Summer.
Quando Jenna e Tom si sedettero, Jack si alzò in piedi con il bicchiere in mano e puntò gli occhi su Jenna – Allora Jenna cara, è arrivato il momento di dire la verità sulla tua vincita. Che ne dici?
- Jack… - sussurrò lei diventando improvvisamente più bianca di un lenzuolo.
- Jenna… dai raccontaci come hai vinto questi cinquanta dollari. Raccontaci del tuo secondo posto al contest parrocchiale – si girò verso gli altri e sorrise sadicamente – Ragazzi questa è la versione ufficiale… in verità…
- Jack… - la voce di Jenna gli arrivò quasi come una supplica.
- E dai Jenna, non vorrai mica mentire ai tuoi amici, vero?
- Jack…
Sorrise sadicamente: era arrivato il momento.
- In verità ragazzi quei soldini li ha guadagnati facendomi un bel lavoretto con la bocca, quando abbiamo passato insieme la notte del mio compleanno. Sono stato ben felice di lasciarglieli, se li è proprio meritati – concluse malignamente.
Jenna lo fissava con gli occhi spalancati.
Le lacrime avevano cominciato a rigarle il viso.
Lo sguardo era perso.
Aveva vinto lui come sempre… e allora perché stava così male? Perché si sentiva così meschino? Perché si sentiva un essere abominevole?
Guardò gli altri amici che lo fissavano in maniera truce.
Tom scuoteva la testa, Tess era sbiancata, Alex aveva abbassato gli occhi per non incrociare i suoi e Karol piangeva.
Summer invece che non aveva capito niente, rideva…




 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be


Grazie di cuore a tutte.
Non ho mai ricevuto 21 recensioni solo in un capitolo.
Non so cosa dire veramente.
Questo capitolo riprende la famosa "bevuta" dal punto di vista di Jenna, spero vi piaccia quanto l'altro.
Come sempre ringrazio chi segue la storia e chi la commenta.
Se volete agigungervi al gruppo fb mi farebbe piacere, visto che siamo poche, poche.
Così magari mi lasciate le vostre idee e le vostre opinioni che mi fanno sempre piacere e mi aiutano a scrivere.
L'amore non è bello se non è litigarello
Grazie quindi a: _Lumen_, AmethistGraphite, coccinella_, cate_93, _Sandwich_, silvia_1990, gaccia, ventola, Allegra_, valespx78, Fiore di loto92, Misakixox, Minelli, StellaChiara, Koaluccia99, Dakota88, MyLandOfDreams, ilaperla, frafrifra, ilapietro91 e Eave.
Buona lettura besos MandyCri


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CAPITOLO 20
 
Jenna uscì dalla vasca dopo averci poltrito per almeno un’ora. Si era concessa un lungo bagno schiumoso e rilassante.
Si asciugò i capelli con cura, spazzolandoli per bene e si truccò leggermente, solo una lieve passata di ombretto.
Il vestito gliela aveva scelto Karol. Semplicissimo di lanetta, color pesca, ma che le stava d’incanto.
Lo indossò e poi si guardò allo specchio.
Stava bene, si vedeva bella e si ritrovò impaziente di arrivare in quel pub.
Jack sarebbe stato suo, ne era fermamente convinta.
Si mise sul divano ad aspettare emozionata Karol che sarebbe arrivata tra pochi minuti a prenderla.
Era stata una bella settimana, tutto sommato.
L’aveva trascorsa in compagnia di Karol e poi, al loro striminzito duo, si era aggiunto anche Tom.
Karol l’aveva aiutata in matematica ed era riuscita a portare a casa una sufficienza piena nell’ultimo compito, tant’è che il professore di matematica l’aveva interrogata, perché non poteva credere ai suoi occhi e l’aveva accusata, velatamente, di aver copiato.
- Taylor, alla lavagna – aveva detto con tono minaccioso, inarcando un sopracciglio.
L’aveva sorpreso un’altra volta e l’interrogazione era andata alla grande.
Sua madre l’aveva portata fuori a mangiare quella sera stessa per festeggiare, gridando all’evento del secolo!
Doveva ammettere, però, che il merito era anche un po’ di Jack che con le sue strane ripetizioni di numeri e baci, le aveva fatto capire buona parte delle regole base di quella materia a lei sconosciuta.
Era bravo ad insegnare Jack, in tutti i campi!
Così adesso si ritrovava con una media quasi della sufficienza.
Un altro voto come si deve e non sarebbe stata bocciata in quella stupida materia!
Senza contare poi che Jack, il giorno prima, l’aveva accompagnata a casa e si era dimostrato davvero carino con lei, ma soprattutto le aveva chiesto scusa per il suo famoso comportamento maschilista e bastardo di qualche settimana prima.
Era così felice che ogni volta che ci pensava lo stomaco le si stringeva.
Insomma, tutto andava per il meglio.
Non avrebbe potuto chiedere di più dalla vita.
Il piano della genitrice pazza stava andando a gonfie vele, almeno, questo l’aveva pensato fino a poche ore prima. Dubbio che le era svanito in pochi istanti grazie a Tom.
All’uscita da scuola aveva visto Jack fare il galletto con Summer Blake, la ragazza più popolare di tutto il liceo.
Bella, bionda e dal fisico perfetto.
Si era nascosta in un angolo per sentire cosa si stavano dicendo, ma era riuscita a captare solo qualche parola, quelle di Summer, per lo più, visto che squittiva come un’oca giuliva.
Le era sembrato che Jack l’avesse invitata quella sera stessa ad uscire.
Ovviamente si era sentita morire, dato che il giorno prima, lo stesso Jack le aveva confermato che, nonostante non fosse stato invitato, si sarebbe unito a lei, Karol e Tom.
Proprio quest’ultimo l’aveva raggiunta nel suo nascondiglio da origliatrice-stalker e le aveva posato una mano sulla spalla, spaventandola a morte.
- Dobbiamo parlare – le aveva detto serio.
Jenna aveva sussultato e aveva annuito con poca voglia.
Se Tom avesse scoperto che era solo una pedina nel grande piano di Elizabeth, le avrebbe dato il due di picche per la serata e addio al piano ammazza-Jack!
Si era sentita mancare.
Non voleva prenderlo in giro, perché in fin dei conti, ora che l’aveva conosciuto, quel ragazzo le era piuttosto simpatico.
C’erano stati momenti in cui aveva addirittura pensato che Tom non fosse interessato a lei, ma a Karol, sentimento che sembrava, tra l’altro, ricambiato dalla sua nuova amica, anche se non si era opposta al piano della genitrice pazza. Pensiero che avrebbe avuto poi la sua conferma.
Jenna aveva notato che si guardavano sempre e Tom non perdeva occasione per avere un contatto fisico con Karol.
Uno sfioramento casuale di mani, una carezza sulla guancia, una pacca amichevole sulla spalla.
In quelle occasioni l’amica arrossiva sempre.
Jenna invece sorrideva.
- Allora mi vuoi spiegare, perché hai invitato me e non Jack a questa serata? – le aveva chiesto, andando subito al sodo - Insomma mi sembra evidente che tra voi due ci sia qualcosa…
Jenna aveva abbassato lo sguardo, sentendosi colpevole e non era riuscita a dire una parola in sua discolpa.
La reazione di Tom, però, l’aveva lasciata basita. Era scoppiato a ridere, così si era ritorvata a raccontargli tutto, ancora adesso si stava chiedendo perché l’avesse fatto. Stranamente aveva fiducia in quel ragazzo.
Gli aveva quindi parlato dello scontro-incontro con Jack, della domenica dopo il compleanno, evitando accuratamente di dire cosa in realtà era successo, anche se Tom malizioso di natura, aveva subito capito cosa intendeva lei per “una certa intimità, ma non approfondita del tutto”.
Avevano parlato anche di Karol e dal colore che prendevano le guance di Tom, ogni volta che nominava la ragazza, aveva capito che gli piaceva.
Jenna era felice anche per questo.
Così si erano stretti la mano e Tom aveva semplicemente acconsentito ad aiutarla, in cambio lei avrebbe dovuto mettere una buona parola con Karol per lui.
- Non ti preoccupare Jen, Jack ci è già stato a letto con quella biondina tettona, quindi non ci sarà una seconda volta! – le aveva assicurato, con la sua solita indelicatezza, convinto – Ci vediamo questa sera e sono sicuro che verrà anche il nostro amico comune. Ci penso io a informarlo, casualmente, dove andremo! – aveva poi aggiunto strizzandole l’occhio.
Una volta diplomata avrebbe dovuto aprire un’agenzia matrimoniale, altro che college!
Era riuscita a sistemare entrambe le sue due amiche in un batter d’occhio.
Peccato che l’unica a rimanere a bocca asciutta fosse solo lei!
Ma del resto era sempre così che succedeva.
Effettivamente non era un luogo comune quando si diceva che il figlio del calzolaio va in giro sempre con le scarpe rotte!
Il campanello la distolse dai suoi pensieri e si precipitò giù a velocità sostenuta.
Salutò Karol allegra che la ricambiò con lo stesso entusiasmo e si fecero i complimenti a vicenda per come erano vestite.
Quando arrivarono al pub, Tom le stava già aspettando e si stava fumando una sigaretta, lei si sentì su di giri.
Non vedeva l’ora che Jack arrivasse.
Stava ridendo ad una battuta che aveva appena fatto Tom su Karol, quando vide la porta del pub aprirsi.
Jack varcò la soglia, bello più che mai.
Jenna sentì il cuore bombardarle il petto dalla felicità. La genitrice pazza aveva sempre ragione!
Un sorriso gigante le apparve sul viso, non riuscì proprio a nascondere la sua gioia.
Gioia che scomparve nel giro di pochi secondi, quando vide che dietro al ragazzo dei suoi sogni, c’erano Summer, Alex e Tess.
In quel momento si sentì morire.
Avrebbe voluto avere un badile e un terreno morbido per scavare una buca talmente profonda che nemmeno un archeologo l’avrebbe mai più trovata, una volta che ci si sarebbe calata dentro. Si sarebbe, volentieri, sotterrata viva, sperando che con i secoli il suo corpo si sarebbe poi stato trasformato in petrolio, almeno la sua morte avrebbe avuto un senso e non sarebbe stata inutile!
Non riuscì più a sorridere per tutto il resto della serata.
Rispondeva a monosillabi e a voce bassa e solo a domande dirette.
Quello stronzo di Jack baciava quell’oca giuliva e se la teneva stretta, senza lasciare nulla all’immaginazione, spiegava ad alta voce quello che le avrebbe fatto una volta conclusa la serata al pub, ogni due per tre, tanto che Jenna pensò che anche le pareti ormai l’avessero capito!
Quanto si sentiva umiliata. Non c’era nulla di peggio di questo. Nulla!
Dopo l’ennesimo bacio passionale con palpeggiamento intimo, le mancò l’aria.
Doveva allontanarsi da quel tavolo.
Non ce la faceva proprio più.
Elizabeth questa volta aveva sbagliato. Non aveva tenuto conto di due cose fondamentali nel suo piano ammazza-Jack.
La prima era che non aveva valutato il fattore “y” ovvero l’elemento dell’imprevedibilità.
Jack si era portato una ragazza con sé.
La seconda era che non aveva tenuto conto di quanto stronzo fosse quel ragazzo.
Jack le stava dimostrando che non provava nulla per lei.
La terza… aveva detto che ne erano solo due? Bè! Aveva aumentato la dose!
La terza era che a Jack non gliene fregava proprio niente di lei, nemmeno come amica.
Era venuto al pub, solo ed esclusivamente, per rimediare alla perdita dei suoi schifosissimi cinquanta dollari.
Tom la tolse da quel momento imbarazzante e di delusione cosmica, proponendole di uscire a prendere una boccata d’aria.
Acconsentì subito, ne aveva proprio bisogno.
Uscirono in silenzio e Jenna non riuscì più a trattenere le lacrime.
Ringraziò il cielo di non essersi truccata più di tanto.
- È uno stupido Jenna – la consolò l’amico abbracciandola – Non riesce a capire che ha una miniera d’ora vicino o forse lo capisce, ma non è in grado di separare la pietra preziosa da quella che non vale niente – aggiunse stringendola ancora di più.
- Mi sono solo illusa – gli disse tra le lacrime, appoggiando il viso sul torace ampio del ragazzo.
Tom cercò di consolarla in tutte le maniere possibili.
Quado si sentì più tranquilla rientrarono nel pub.
Quella serata era stata proprio una grande delusione.
Non si era mai sentita così fuori posto come in quel momento.
Cosa poteva andare peggio di così?
Jack si alzò in piedi, proprio in quel momento, con il bicchiere in mano e le puntò gli occhi addosso – Allora Jenna cara, è arrivato il momento di dire la verità sulla tua vincita. Che ne dici? – chiese sibillino.
Un campanello d’allarme la riscosse dai suoi pensieri.
Non poteva farle anche questo, stava scherzando… non c’erano altre spiegazioni, tuttavia sentì le forze abbandonarla.
Guardò negli occhi Jack per capire che intenzioni avesse e l’espressione cattiva che aveva lui dipinta sul volto non presagiva nulla di buono.
Non poteva essere così malvagio e meschino. Jenna non voleva crederci, non poteva crederci.
- Jack… - la voce le uscì in un sussurro, quasi una preghiera.
- Jenna… dai raccontaci come hai vinto questi cinquanta dollari. Raccontaci del tuo secondo posto al contest parrocchiale – si girò verso gli altri per avere la loro attenzione e poi sorrise sadicamente – Ragazzi questa è la versione ufficiale… in verità…
- Jack… - lo supplicò ancora. Non poteva farle questo. Non davanti a Tess, ad Alex e a quella specie di barbie bionda senza un filo di cervello.
Dire quella cosa davanti a quella, significava che il lunedì successivo l’avrebbe saputo l’intera scuola.
Stava scherzando, voleva solo fargliela pagare in qualche modo, stimolare la curiosità degli altri, farla penare in quel senso…
Jack non sarebbe mai stato così cattivo, ne era sicura.
- E dai Jenna, non vorrai mica mentire ai tuoi amici, vero?
- Jack… - lo guardò implorante, ma lui sorrise sadicamente.
Più che un sorriso, era un ghigno di pura malvagità.
Abbassò lo sguardo non riuscendo più a fissare quegli occhi.
E poi le parole arrivarono e le frastornarono la mente.
Le lacrime ritornarono copiose e nonostante cercasse di scacciarle, per non dare soddisfazione a quella specie di diavolo travestito da Jack, scendevano da sole a rigarle le guance, come se avessero vita propria.
- In verità ragazzi quei soldini li ha guadagnati facendomi un bel lavoretto con la bocca, quando abbiamo passato insieme la notte del mio compleanno. Sono stato ben felice di lasciarglieli, se li è proprio meritati – concluse malignamente.
Non riuscì più ad alzare gli occhi.
Erano tutti ammutoliti.
Tom le prese una mano sotto il tavolo e gliela strinse forte.
Jenna avvertì nitidamente un crack dentro di sé.
Qualcosa che si spezzò in maniera definitiva.
Al diavolo il piano per conquistarlo, al diavolo l’amore, al diavolo Jack Grant.
Non era una persona così che lei voleva al suo fianco.
Avrebbe sofferto, ma non gli avrebbe mai più concesso fiducia, amicizia o altro.
Non gli avrebbe mai più rivolto la parola in vita sua.
Aveva chiuso definitivamente con questa storia.
Jack Grant era stata solo una parentesi della sua vita. Una parentesi da dimenticare e cancellare in modo definitivo.
Voleva alzarsi e scappare, ma non riusciva a smuoversi da quella panca.
Che Dio l’aiutasse!
Mai in vita sua si era sentita così umiliata. Mai! Questo era peggio anche di quella famosa domenica.
Non fu Dio a venirle in soccorso e a darle la forza di andarsene, ma fu l’ultima persona al mondo da cui si aspettava solidarietà.
- BASTA! – urlò una Tess a dir poco adirata – JENNA, KAROL, ANDIAMO! – ordinò perentoria.
Tess si alzò e le tese la mano.
Solo allora riuscì a trovare la forza, afferrò la mano di Tess e si avviò con le sue amiche verso l’uscita.
Appoggiò il viso alla spalla dell’amica ritrovata – Grazie – sussurrò scoppiando, poi, in un pianto a dirotto.
 

***

 
Jack guardò Jenna andarsene.
Che cazzo gli era passato per la testa? Perché aveva detto quelle parole?
Si pentì subito. Doveva correre ai ripari e chiederle scusa, inginocchiarsi ai suoi piedi e smentire tutto, davanti agli altri.
Cosa aveva combinato? Maledì se stesso.
Fece per raggiungerla, ma Tom lo spinse con talmente tanta forza che si ritrovò di nuovo seduto, senza nemmeno rendersene conto.
L’amico gli si parò davanti e Alex si mise al suo fianco per impedirgli di muoversi.
- Dove cazzo credi di andare? – gli chiese Tom inviperito – Tu l’hai persa per sempre oggi, non l’hai ancora capito? Hai tirato troppo la corda.
- Io… io… non volevo… - balbettò – Fammi andare che le vado a chiedere scusa…
Tom sbatté i pugni sul tavolo – Tu non vai da nessuna parte!
Alex annuì – Sei un coglione Jack – gli disse con un tono amaro.
Fissò i suoi due amici incapace di parlare.
L’aveva combinata grossa questa volta.
- Ho sempre pensato che tu fossi il più intelligente… – cominciò Tom con voce carica di rabbia e di disprezzo – Il più intelligente di tutti noi, quello che avrebbe fatto carriera, quello che avrebbe trovato una donna degna di essere amata, che ti avrebbe reso felice in tutto e per tutto. Ti ho sempre invidiato, perché ottenevi sempre ciò che volevi, perché ti impegnavi. Ho invidiato la tua bellezza e tutte le oche che ti portavi a letto. Avrei voluto una famiglia come la tua, dei genitori stupendi come i tuoi. Ero geloso dei tuoi voti a scuola e mi sarebbe piaciuto essere come te. Avere la tua tenacia e il tuo impegno nello studio. Eppure adesso mi rendo conto che sei un essere spregevole, infimo e piccolo. Oggi ti sei rivelato per quello che sei in verità. Un ragazzino viziato che punta i piedi, quando le cose non gli cadono ai piedi con facilità, che fa i capricci se non ottiene senza sudare ciò che vuole. Sei un essere ripugnante e io, per la prima volta in vita mia, sono contento e orgoglioso di ciò che sono. Non sarò bello, intelligente e ricco come te, ma sai cosa ti dico? Ne vado fiero, perché se ora qualcuno mi dicesse che ti assomiglio, anche solo in minima parte, mi offenderebbe a morte. Sei un essere ripugnante Jack… te lo dico con il cuore. Non voglio più vedere la tua faccia di merda, in vita mia. Non rivolgerti a me se avrai bisogno di qualcosa, perché, per quanto mi riguarda, tu adesso sei solo. Gli altri faranno ciò che è giusto per loro, ma tu con me hai chiuso per sempre.
Se ne andò così. Dopo aver scrollato le spalle disgustato.
Alex lo stava fissando. Era il suo migliore amico, l’avrebbe consigliato e aiutato ad uscire da questa situazione assurda in cui si era cacciato.
- Non contare nemmeno più su di me – gli disse gelido e raggiunse Tom, lasciandolo completamente solo e abbandonato.
Aveva perso tutto.
Se ne rese perfettamente conto in quel momento.
Aveva perso Jenna per sempre e anche i suoi amici e tutto perché era stato uno stronzo.
Sapeva di meritarselo, però sperò che qualcuno tornasse indietro.
Aspettò svariati minuti, ma la porta del pub rimase chiusa.
- Ti porto a casa – disse a Summer che sorrideva come se non avesse capito un cazzo di ciò che era successo fino a quel momento.
- Ci sono i miei là non possiamo fare le cosacce – disse infatti la ragazza, confermando la sua tesi.
Jack scrollò le spalle infastidito e intristito.
Aveva perso tutto per una stupida.
Avrebbe fatto ammenda, si sarebbe prostrato davanti a tutti, ma era fermamente convinto a riprendersi Jenna e la sua vita che, grazie alla sua coglionaggine, era andata in pochi istanti a fan culo.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Ciao e grazie a tutti.
Grazie a chi mi segue e a chi mi ha aggiunta di recente.
Sono felice che questa storia un pò banale, piaccia.
Grazie infinite a chi mi sostiene con le recensioni e in particolare a Vapel che con la sua ultima recensione, mi ha dato uno spunto per questo capitolo.
Grazie a _Lumen_, fati_mima, _Sandwich_, Valentina_P, Lady Vamp, Eave, Sandra1990, Allegra_, Depa95, Vapel, Lulyblu_, Minelli, She wanted to know, IdaL, StellaChiara, ilaperla, DarkVisions, cate_93, ilapietro91, frafrifra, Koaluccia99 e MyLandOfDreams.
Ringrazio anche SabrinaDemi per avermi lasciato la sua opinione.
Siete davvero in molti e io ne sono molto onorata.
Quindi grazie di cuore.
Volevo pubblicizzare anche la storia di Lulyblu. E' una ff sui One Direction, so che molte di voi amano questo gruppo, quindi andate a darci un'occhiata è il suo primo lavoro e merita di essere letto Eternity di Lulyblu_
Come sempre ricordo la pagina fb iscrivetevi, vi aspetto! basta solo fare un click qui: L'amore non è bello se non è litigarello
Grazie mille a tutti.
Besos MandyCri

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CAPITOLO 21
 
- Mamma ti prego, non voglio andare a scuola domani – supplicò da sotto lo strato di coperte da cui era avvolta ormai dal famoso venerdì della bevuta.
Era domenica e Jenna non era più uscita da lì sotto, se non per andare in bagno o per trasferirsi sul divano, il sabato sera, per vedere un film in dvd con Tess e Karol.
Dejà vue!
Però questa volta Tess e Karol le avevano tenuto compagnia fino all’arrivo della madre e non era mai stata sola.
Anche Tom e Alex erano andati a trovarla e si davano i turni con le ragazze per tenerle compagnia.
Le due amiche avevano dormito insieme a lei il venerdì e il sabato avevano fatto una serata donne.
Aveva ringraziato mentalmente Elizabeth, perché l’aveva dotata di letto matrimoniale dall’età di quattordici anni, mai prima di allora era stata così contenta di poter dividere quel lettone con qualcuno.
Aveva proprio bisogno dell’aiuto delle sue amiche per poter uscire dall’ennesima crisi depressiva causata da Jack Grant.
Quel sabato sera era stato piacevole e, per la prima volta, dopo quel disastroso venerdì, non aveva pensato a cosa le aveva fatto Jack.
Non che fossero passati tanti giorni, ne era trascorso appena uno, facendo i conti, però a Jenna era sembrata un’eternità.
Avevano guardato, per la milionesima volta, l’ormai trito e ritrito Pretty Woman ed era stato divertente recitare con Tess tutte le battute, che ormai entrambe sapevano a memoria, mentre Karol le guardava divertita e applaudiva.
Ovviamente al momento fatidico in cui il bel Richard Gere saliva la famosa scala, avevano scagliato i pop corn contro la televisione, in segno di protesta.
Era stato entusiasmante potersi ribellare così al classico cliché di principe azzurro moderno che, nella vita vera, non esisteva affatto!
Poi quando era arrivato il momento di pulire, Jack le era corso in aiuto, grazie a Dio, con il suo milionesimo messaggio.
Aveva aperto il cellulare e una lacrima le era scesa e si era chiusa nuovamente nel suo dolore.
Si era rintanata dentro il suo letto, consolata da Karol e rimproverata da Tess.
In realtà stava male davvero, però aveva un po’ aumentato la dose, perché non aveva voglia di pulire il disastro che avevano fatto in salotto con il lancio dei pop corn.
Tess la conosceva bene…
Pensare a Jack le aveva causato il solito malore allo stomaco.
Ancora non si spiegava, perché l’avesse trattata così, non capiva tutto l’odio che il ragazzo le aveva dimostrato, umiliandola in quel modo davanti a tutti.
Ma cosa gli aveva fatto di male per meritarsi una cosa del genere?
Jack l’aveva chiamata a tutte le ore, del giorno e della notte, le aveva inviato messaggi ogni due minuti, scongiurandola di perdonarlo.
Lei non aveva mai risposto.
Ormai era decisa e non gli avrebbe più dato alcuna possibilità.
Era troppo grave quello che aveva detto. Nemmeno lei che era la persona più buona sulla faccia della terra, se la sentiva di perdonarlo.
Aveva superato il confine.
Era stato recidivo e, purtroppo, aveva commesso lo stesso errore, ovvero darle della poco di buono, ma questa volta, l’aveva fatto in presenza di altre persone.
Per fortuna che adesso aveva Tess che le stava vicino e l’aiutava.
Tess, al contrario di Karol, era molto più decisa in certe situazioni e le avrebbe dato la forza di portare avanti ciò che avrebbe già dovuto fare da un bel pezzo.
Tess e Karol.
Il Diavolo e l’Acqua Santa.
L’angioletto cattivo sulla spalla sinistra e quello buono sulla destra, ma che entrambi erano dalla sua parte.
La domenica verso mezzogiorno, Tess le aveva sequestrato il telefono che squillava impazzito e aveva risposto all’ennesima telefonata.
Aveva insultato Jack con epiteti davvero poco femminili e l’aveva minacciato in vari modi e forme, affinché la smettesse di rompere le palle, altrimenti quest’ultime sarebbero venute a mancare a Jack stesso.
Tess aveva ululato al cellulare i mille modi in cui gliele avrebbe staccate e, ad alcuni metodi proposti dall’amica, Jenna aveva deglutito vistosamente e si era schifata al solo pensiero.
L’amica aveva detto che tra loro due, riferendosi a lei e a Jack, era finita e per sempre, qualsiasi cosa ci fosse mai stata e che lui aveva perso tutto e in quel “tutto” non era compresa solo Jenna, ma anche i suoi amici di sempre e la sua dignità, perché nessuno voleva più avere a che fare con un essere come lui, un pezzo di merda.
Aveva usato proprio queste parole…
Jack non l’aveva più chiamata.
I messaggi erano terminati.
In tutta onestà a Jenna, Jack aveva fatto una gran pena.
Le aveva scritto delle frasi dolcissime e aveva implorato il suo perdono, offrendosi anche di umiliarsi in pubblico, purché lei gli desse un’ultima possibilità.
Purtroppo, però, ormai la frittata era fatta e lei non se la sentiva proprio di scusarlo. Forse il tempo avrebbe sanato la situazione, ma l’unica cosa certa era che Jenna era arrabbiata e delusa e questi due elementi la stavano aiutando davvero molto a non cedere alle suppliche del bel Jack.
In fin dei conti, se l’era proprio meritato e una lezione gli sarebbe stata utile per crescere, lui che aveva sempre avuto tutto con facilità, lui che non aveva mai avuto problemi.
Era arrivato il momento di maturare.
Prima o poi la fortuna gira, soprattutto quando te ne fai beffa.
Jack non si era mai preoccupato degli altri e aveva sfidato la sorte, conscio del fatto che lui era pur sempre Jack Grant, il ragazzo più bello del liceo, il più intelligente, il più bravo, il più ricco, il più tutto, insomma.
Bè, adesso avrebbe capito da solo che era un essere umano come tutti gli altri.
- Ah! Jenna! Tu vai a scuola e il discorso è chiuso! – le rispose Elizabeth esasperata.
Quella frase la riportò alla dura realtà – Mamma ti prego… - supplicò ancora – Come puoi essere così crudele? Ti rendi conto che razza di figura ho fatto con tutti? Ti prego… con che cuore mi manderesti a scuola? – sussurrò sotto la coltre di coperte.
- Dai Jenna cosa vuoi che sia! Adesso parliamoci chiaro. Chi di noi non ha fatto “quella cosa” in vita sua? Tutte l’abbiamo fatto, solo che tu sei stata sfigata e adesso lo sanno tutti. Che poi… diciamocelo, credi che i ragazzi non si dicano certe cose tra loro? Lo fanno! Siete voi che credete che i momenti intimi sono magici e segreti, invece poi, loro giocano a carte e si raccontano tutto, fanno una partita di football e parlano delle loro “imprese”, fanno la doccia e spettegolano come delle comari e si dicono anche se la ragazza di turno si fa la ceretta o no. Poi il giorno dopo, loro non vi chiamano nemmeno e voi, invece, siete già innamorate e arrossite quando li vedete, e inconsciamente fate una figura barbina, perché a vostra insaputa, i loro amici sanno tutto. Tu Tess l’hai fatto ad Alex, no? Credi che il tuo bello non l’abbia raccontato a Jack o a Tom? E immagino che anche tu Karol non sia novellina in questo campo!
Jenna sgranò gli occhi sotto le coperte.
Ci mancava anche la madre filosofa che le faceva fare la figura di merda con le sue amiche.
Scivolò fuori dalle coperte scoprendosi solo gli occhi e scrutò le due amiche che sedute sul lettone guardavano in basso ed erano arrossite fino alla radice dei capelli.
Sprofondò nuovamente sotto le coperte.
Che figura di merda!
Ok, loro sapevano che sua madre era pazza, che non aveva peli sulla lingua e che diciamo… era una genitrice moderna, ma questo era troppo!
- Mamma… - gemette.
- Uff… che figlia puritana e bigotta che ho cresciuto. Hai deciso di lasciar perdere Jack, per il momento? Bene allora che problema c’è? Fai finta che non esista. Mica lo sa tutta la scuola che l’hai… diciamo baciato… là. Le persone che lo sanno le hai già viste in questi giorni e non mi sembra ti sia fatta alcun tipo di problema, quindi che te ne frega? In poche parole, non hai scuse! Va a farti una doccia che puzzi come una caprona e finiscila di fare la vittima. Quanto a Jack… bè lui ha già avuto la punizione che si merita! Magari se riuscirò a incontrare sua madre, un giorno…
- Mamma… va via ti prego! – riuscì a dire.
Dio che vergogna!
Quando sentì la porta chiudersi, Tess e Karol scoppiarono a ridere.
- Che forte che è tua madre – proruppe Karol.
- Si, certo! Lo dici solo perché sono io che domani farò la figura di merda. Dio! Come faccio ad andare in quella scuola… lo sapranno tutti!
Tess alzò le spalle – Non credo che Jack sia tanto stupido da dirlo in giro, dopo quello che ha fatto venerdì. L’unico problema può essere Summer… - disse pensierosa portandosi il pollice e l’indice sotto il mento.
Jenna gemette,
Oh! No… non aveva pensato anche a quello.
Era una ragazza finita!
 

***

 
Era stata una settimana terribile.
Mai in vita sua si era sentito così solo.
Per tutto il sabato e la domenica aveva provato a contattare Jenna. L’aveva tempestata di messaggi e telefonate, supplicandola di perdonarlo in tutti i modi possibili.
Non gli aveva mai risposto.
Finché non si era arreso ed era successo solo quando Tess aveva risposto al posto di Jen, insultandolo e dicendogli cose irripetibili.
Ok, aveva sbagliato, però cazzo quella vipera aveva esagerato.
L’aveva minacciato di tagliargli le palle con il seghetto, di stritolarle con un fil di ferro, finché non gli fossero cadute da sole e non voleva nemmeno pensare a ciò che aveva detto riguardo al suo coso… a quel pensiero gli vennero i brividi.
Maledetta cicciona! Si doveva proprio mettere in mezzo?
Così aveva desistito e deciso che sarebbe ritornato alla carica il lunedì a scuola.
Niente di più sbagliato.
Non l’aveva mai trovata sola. Era sempre circondata dagli altri. Tess, Karol, Alex e Tom le avevano fatto da guardie del corpo. Nemmeno in bagno la lasciavano andare senza scorta.
Per non parlare della pausa pranzo.
Era stato in quel momento che aveva capito di aver perso proprio tutto.
Il lunedì, dopo aver fatto la fila, si era diretto al loro solito tavolo. C’erano proprio tutti e si era seduto con loro in un angolino, salutando timidamente.
Il cuore gli si era spezzato in due, quando ad uno a uno si erano alzati, borbottando schifati e senza degnarlo di uno sguardo.
Jenna era stata l’ultima ad andarsene, l’aveva fissato con un’espressione strana, quasi di scusa come se si sentisse in colpa e Jack si era sentito morire. Il sentimento che aveva letto negli occhi di Jen era l’ultimo che avrebbe mai voluto vedere: pena.
Sembrava quasi non volesse lasciarlo solo, ma alla fine trascinata da Tess se ne era andata anche lei.
L’avevano abbandonato.
Aveva preso il suo vassoio e incazzato aveva rovesciato il contenuto nella spazzatura.
Che umiliazione.
Il martedì era arrivato prima degli altri in mensa e si era seduto aspettandoli, quando erano arrivati, l’avevano snobbato e si erano diretti verso un altro tavolo.
Gli era venuto quasi da piangere.
Mai in vita sua si era sentito così male.
Aveva sbagliato, lo sapeva, ma perché nessuno gli chiedeva il motivo? Quelli erano i suoi amici, quelli che avevano passato un’intera vita insieme a lui. Possibile che per un errore, l’avessero messo al bando?
L’amicizia il volersi bene e tutte le esperienze che avevano fatto insieme, dov’erano finite?
Tutte le volte che si erano spalleggiati e aiutati a vicenda, non volevano più dire nulla?
Una ragazza li aveva divisi per sempre?
Era bastato così poco?
E Alex, perché non gli chiedeva nulla? Perché non lo rimproverava e non gli dava un pugno in faccia? Era il suo migliore amico, per Dio! Davvero aveva preso le parti di Tom?
Vedere, poi, quest’ultimo vicino a Jenna che le accarezzava le mani, il viso e la schiena, lo mandava fuori di testa.
Il mercoledì Summer si era seduta vicino a lui a mangiare e l’aveva ricoperto di moine.
Ovviamente non era successo niente quel venerdì, l’aveva subito riportata a casa e poi l’aveva evitata come la peste.
Stare vicino a quella era stato peggio di stare da solo, per cui il giovedì e il venerdì, si era portato un panino da casa e aveva mangiato da solo nel cortile della scuola.
L’ultimo tentativo che aveva fatto era stato con Davis.
Aveva scritto una letterina a Jenna, come si faceva negli anni ottanta, come gli aveva raccontato spesso sua madre. Jack senior aveva conquistato così Chantal.
In quel foglio Jack aveva scritto tutti i suoi sentimenti, l’amore, la gelosia e l’odio. Aveva spiegato i motivi per cui aveva reagito in quel modo che lui stesso riteneva sbagliato. Aveva messo a nudo tutti i suoi sentimenti e rivelato le sue preoccupazioni.
L’aveva fatta leggere anche a sua madre, l’unica persona che gli era rimasta vicina.
Chantal gli aveva baciato la fronte e gli aveva assicurato che quella lettera avrebbe fatto capire a Jenna tante cose.
Peccato che quest’ultima non l’avesse mai letta.
Quando aveva avvicinato Davis per chiedergli di consegnare la busta a Jenna, il ragazzo si era portato le mani sui ricci e gli aveva negato il suo aiuto – Mi dispiace Jack, vorrei, ma non posso proprio… Tom è venuto da me lunedì e mi ha detto che mi avresti cercato per arrivare a Jenna e mi ha proibito di aiutarti… Jack… non voglio grane con nessuno, cerca di capirmi, mi ha minacciato e poi è arrivato anche Alex e loro sono il doppio di me e non solo in senso numerico… – gli aveva detto imbarazzato.
Jack l’aveva ringraziato per la sincerità e se ne era andato sconsolato.
Aveva poi infilato la lettera dentro l’armadietto di Jenna, per poi ritrovarsela, più tardi, nel suo con una scritta cubitale: STRONZO FICCATELA NEL C…. TESS.
Così era trascorsa la settimana peggiore della sua vita.
Adesso se ne stava nella sua stanza cercando di studiare qualcosa.
Quando sentì bussare alla porta, mormorò un “avanti” poco convinto.
Sua madre entrò e gli circondò le spalle – Viene – disse e la seguì riluttante sul letto.
- Ascoltami bene Jack, tu sei l’amore della mia vita e io non voglio vederti così. Hai sbagliato e lo sai, te l’avevo detto fin da subito, ma non mi hai voluto ascoltare. Adesso invece devi farlo. So che ora credi che non ci siano vie d’uscite, è il primo amore, posso capire che ti senti frastornato e che tutto ti sembra impossibile da raggiungere, soprattutto perché è finito per colpa tua, ma non è così. Credimi – Chantal fece una pausa e gli accarezzò il viso – Se Jenna ti vuole bene ed è innamorata di te, tornerà, altrimenti sarà finita così. Hai cercato in tutti i modi di chiederle scusa, non ha accettato? Lasciala in pace. Lascia che sbollisca la rabbia e la delusione, se il destino vi vede insieme, troverà un modo per ricongiungervi. Tu adesso devi pensare a te stesso. Non gettare al vento anni di studio, solo perché hai commesso un errore. La vuoi questa borsa di studio?
Jack annuì e poi abbracciò sua madre. Non riuscì a trattenere le lacrime e le pianse tutte, fino all’ultima goccia sulla spalla della sua adorata mamma.
Chantal non disse niente, anzi lo incoraggiò a sfogarsi.
Sua mamma era speciale, non l’aveva mai fatto sentire fuori posto, non l’aveva mai fatto sentire il mostro che si era dimostrato, l’aveva rimproverato certo, ma poi gli era stata vicina e così suo padre.
- Adesso pensa a te stesso, studia e portami a casa questa benedetta borsa di studio, alla faccia di tutti! Troverai un’altra ragazza che ti farà battere forte il cuore e vedrai che non commetterai più gli stessi errori.
- Mamma… grazie – riuscì a dire alzando gli occhi lucidi verso sua madre – Mi sono comportato male con Jenna, vorrei tanto chiederle scusa di persona.
Chantal gli accarezzò il viso dolcemente – Le hai chiesto scusa in tutti i modi possibili, non le ha accettate. Passa avanti JJ. Non la sto giudicando e posso capire lo stato d’animo di quella ragazza, anch’io al suo posto reagirei così, ma tu sei mio figlio e io sto vicino a te. Una madre capisce gli errori del suo pargoletto, non li giustifica, ma riesce a perdonarli. Adesso ciò che voglio da te è che ti risollevi e mi porti a casa quella borsa di studio, perché so che ti aiuterà ad andare avanti nelle vita che sono sicura avrà ancora mille sorprese da regalarti.
Detto questo si alzò e lo lasciò solo.
Jack si diresse verso la scrivania e aprì il libro di storia.
Era arrivato il momento di recuperare il voto che gli aveva rovinato la media.
Quella borsa di studio sarebbe stata sua.
Poi avrebbe pensato a Jenna.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***




Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be


Ciao,
ieri sono stata a casa e ho avuto un pò di tempo per scrivere un altro capitolo.
Spero vi possa piacere.
Grazie davvero a tutti coloro che seguono la storia fin dal primo capitolo e a quelli che si sono aggiunti strada facendo.
Sono davvero molto felice, perchè siete in tanti.
Come tante sono le recensioni.
Grazie, grazie e ancora grazie.
Mi piace scrivere i nomi delle persone che recensiscono, perchè come ho già detto molte sono autrici e quindi se siete a corto di racconti da leggere, provate a cliccare sui nomi e usciranno delle storie interessanti da leggere.
fati_mima, _Sandwich_, oned_aremyidols, frafrifra, Allegra_, Spregias, ventola, Vapel, ilapietro91, She wanted to know, Depa95, silvia_1990, GiveMeLove_S, Fiore di loto92, SabrinaDemi, Minelli, Sandra1990, cate_93, Valentina_P e gaccia.
Ricordo il gruppo fb per chi si volesse iscrivere L'amore non è bello se non è litigarello.
Basta ho finito!!!
Speriamo sia una buona lettura.
Baci MandyCri


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CAPITOLO 22
 
- Però è proprio uno stronzo, ma l’hai visto oggi quante arie si dava lui e quella tr… mmm…? - Tess si agitò sulle gradinate.
Aveva il viso rosso per la rabbia e stava digrignando i denti.
Lei e Karol parlavano tra di loro come se lei non esistesse.
- E perché? Sta solo andando avanti – le rispose Karol accigliata.
Tess divenne ancora più rossa, se fosse mai stato possibile, Jenna sbuffò, adesso sarebbe partita in quarta – Senti un po’, ma da che parte stai tu? – chiese infatti all’altra ragazza, cercando di nascondere e non riuscendoci, un moto di disappunto.
Karol alzò le spalle – Cosa doveva fare scusa? Starsene da solo e indossare il cilicio (*), finché uno qualsiasi di noi scendesse dall’olimpo e gli concedesse il suo perdono? Lo sai come la penso. Abbiamo esagerato e lo sappiamo tutti, ma nessuno ha il coraggio di fare il primo passo.
Ovviamente stavano spettegolando su Jack e Summer, la coppia dell’anno.
Quei due erano diventati inseparabili e ovviamente Summer era stata eletta “ragazza del secolo” per essere stata la sola ed unica ragazza ad entrare, più di una volta, nel letto del ragazzo più ambito di tutto il liceo e tutte la veneravano come una Dea per questo e la invidiavano. Tutti a scuola si chiedevano come avesse mai fatto ad espugnare il trono.
Nel bene e nel male tutti parlavano di loro due.
C’era chi pensava fossero state la chioma bionda, le tettone e il fisico da modella che avessero fatto capitolare il bel Jack e chi si chiedeva, invece, come avesse potuto un ragazzo così intelligente a mettersi con una che aveva il livello intellettivo di una mosca che andava a sbattere perennemente contro un vetro, senza capire che era appunto un vetro e c’era anche chi rispondeva a questa domanda, ipotizzando che doveva averla d’oro e che come lo faceva lei, non lo facesse proprio nessun’altra.
Chitarra d’oro… era così che la chiamava Tess!
Nessuno comunque menzionava la possibilità che fosse per l’intelligenza della ragazza.
Quella era l’unica cosa certa.
Si, insomma Summer, in ogni caso, era diventata una leggenda.
Jenna scosse il capo.
Erano circa due mesi che cercava di dimenticare Jack Grant e quelle due finivano sempre a parlare di lui, bisticciando per la maggior parte delle volte, tra l’altro.
Tess lo attaccava e Karol, anche se timidamente, lo difendeva.
Lei non partecipava mai a quelle conversazioni. Non si intrometteva.
Cercava di evitare il più possibile il ragazzo e qualsiasi argomento lo riguardasse, ma a quanto pareva l’impresa era più ardua di quello che aveva mai lontanamente immaginato, visto che dopo due mesi dal famoso giorno, si parlava sempre e solo di lui.
Per di più, in quel momento, si trovava sulle gradinate a tifare per la squadra di cui lui era il capitano.
Le altre partite fortunatamente era riuscita a saltarle, ma quella era la finale.
Non era riuscita a dire di no ne a Tess ne a Karol, che volevano vedere i loro belli giocare la grande finale.
Karol alla fine si era messa proprio con Tom e i due oltre ad essere innamorati persi una dell’altra, andavano d’amore e d’accordo ed era davvero raro vederli litigare, altro che non l’amore è bello se non è litigarello.
Ne aveva due esempi lampanti davanti agli occhi.
Tess e Alex.
Karol e Tom.
Sbuffò di nuovo.
Guardò di sottecchi Tess e scosse la testa. Ma come si era conciata?
Poi osservò le gradinate: erano gremite di persone.
C’era tutta la scuola.
Al termine della partita, avrebbero eletto il miglior giocatore del campionato e il preside avrebbe annunciato il vincitore della tanto agognata borsa di studio per gli studenti del quinto anno.
Davis era seduto accanto a lei e teneva le dita incrociate. Era venuto a vedere la partita solo per quello.
Ci aveva messo anima e corpo per riuscire ad ottenerla e aveva studiato sodo.
Il ragazzo ci sperava proprio in quei soldi, così sarebbe potuto andare ad un’università prestigiosa o per meglio dire, sarebbe potuto andare al college e lei adesso sperava con lui.
Le sarebbe veramente dispiaciuto se Davis non riuscisse a coronare il suo sogno per problemi economici.
Lei non aveva certo questo tipo di problemi. Sua madre, nonostante fosse da sola, non le faceva mancare niente, nemmeno il superfluo, non era certo ai livelli di Jack, però insomma stavano bene economicamente parlando e non aveva avuto problemi con l’iscrizione al college.
Lei e Davis erano diventati molto amici nel corso di quei due mesi ed era scappato anche qualche bacio, non erano proprio una coppia, si frequentavano più o meno, anche se tutti credevano fossero insieme. Invece non erano mai andati oltre al bacio o a qualche abbraccio, Jenna era stata categorica su questa cosa e Davis, anche se a malincuore, aveva rispettato la sua decisione.
Jenna aveva ceduto alle avances di Davis e non sapeva nemmeno lei perché, o forse sì, lo sapeva, ma faceva come gli struzzi e metteva la testa sotto terra, piuttosto che ammetterle la verità.
Era stato quel giorno in cui…
Scosse la testa per non pensarci.
Davis le era simpatico, gli voleva bene, ma… non era Jack.
Non la attraeva fisicamente, non lo amava, non provava nulla che potesse farle minimamente pensare che un giorno si potesse innamorare di lui.
Davis le aveva chiesto di uscire, quando si era accorto che Jack Grant non le gironzolava più intorno.
Lei aveva acconsentito, ma si erano limitati solo ad andare a bere qualcosa e a parlare, non che lui non ci provasse. Oh no! Lui provava sempre a baciarla, accarezzarla o cose del genere, ma lei con molta gentilezza rifiutava, fino a quel giorno in cui…
In quei casi, girava la testa e poi fissava per terra, il terreno, l’erba o asfalto che fosse era molto, molto interessante in quei momenti.
Non riusciva ad avere le stesse reazioni “violente” che aveva riservato a Jack qualche mese prima. Niente pestoni, niente calci, niente schiaffoni… si ritraeva ed era semplicemente un modo gentile di rifiutare delle avances che in quel momento non gradiva.
Con Jack era stato diverso, perché lei lo voleva, ma non alle condizioni che lui le poneva, non voleva essere una delle tante.
Era una storia vecchia quella e in quei due mesi Jenna si era chiesta più di una volta se non avesse sbagliato ad agire così, magari se fosse stata più gentile o forse generosa con Jack, lui non l’avrebbe trattata come invece aveva poi fatto…
Ritornò con il pensiero a Davis e ai loro primi approcci, cercando di scacciare così dalla mente Jack Grant.
- Non sono ancora pronta – gli diceva, quando Davis cercava un contatto più intimo. Lui si allontanava, metteva le mani nelle tasche dei pantaloni e le rispondeva tranquillo – Sono la persona più paziente sulla faccia della terra. Magari un giorno mi dirai cos’è successo tra te e Jack e io sarò pronto ad ascoltarti e ad accoglierti tra le mie braccia.
Quel giorno era arrivato circa dopo due settimane dalla prima loro uscita e dopo un determinato evento.
Era da sola e stava camminando lungo il corridoio della scuola per andare in bagno, quando dei sospiri e delle mezze parole avevano attirato la sua attenzione.
Si era appiattita lungo la parete, chissà poi perché e come un ladro si era avvicinata alla porta dell’ufficio dei bidelli. “Ufficio” era il termine altisonante e ironico che usavano gli stessi addetti alle pulizie per chiamare lo stanzino dove tenevano scope, stracci e prodotti per pulire.
Per tutti i giorni a venire si sarebbe pentita di quel gesto e avrebbe maledetto la sua curiosità.
La porta era semi chiusa e i gemiti erano sempre più forti.
Si era accostata e…
Chiuse gli occhi a quel ricordo.
Ma perché non era mai stata capace di farsi gli affaracci suoi?
Jack e Summer erano avvinghiati in una posizione che non lasciava nulla all’immaginazione.
Il ragazzo aveva i pantaloni calati, la ragazza aveva la gonnellina alzata e le gambe ben arpionate al sedere del ragazzo che fortunatamente era coperto dalla camicia.
Jenna si era sentita morire e ovviamente non era riuscita a nascondere la sua sorpresa.
Aveva strabuzzato gli occhi e gli era uscito un “Ohhhh” stridulo che aveva prontamente smorzato, portandosi la mano davanti alla bocca.
Troppo tardi.
Jack si era girato, disturbato dal rumore e i suoi meravigliosi occhi azzurri si erano spalancati dallo stupore – Cazz… - aveva mormorato prima di chiuderle, con un calcio ninja carpiato all’indietro, la porta in faccia.
Jenna era rimasta a bocca aperta.
Spalancata.
La mandibola toccava praticamente per terra.
Aveva sbattuto più volte le lunga ciglia, poi aveva aguzzato le orecchie: i gemiti c’erano ancora.
Brutto bastardo di un Jack Grant, pezzo di merda.
Si stava scopando Summer anche davanti ai suoi occhi o, per meglio dire, alla portata delle sue orecchie.
Era andata via di corsa come un toro imbufalito, sbuffando come un treno.
Non aveva pianto. Non in quel momento e nemmeno nei successivi.
Si era sorpresa di se stessa, ma quella brutta, bruttissima esperienza aveva finalmente rispolverato la vecchia Jenna, quella combattiva, quella che scontrandosi con il super figo della scuola, aveva alzato il dito medio in segno di saluto.
Quella Jenna che lei stessa adorava, ma che ultimamente si era persa dietro quel fastidioso Jack Grant!
Ma adesso era tornata, peccato non poter ritornare ai jeans larghi, ormai li aveva buttati tutti.
Peccato veramente!
Aveva trascorso il resto della giornata tranquilla, poi quando era arrivata a casa, dopo aver mangiato, si era stesa sul letto.
Si era quasi mezza addormentata, quando le era arrivato un messaggio.
Aveva preso il cellulare svogliatamente e aperto la casella dei messaggi senza particolare curiosità, quando però, aveva letto il mittente Sono uno schifo d’uomo alias Jack (l’aveva rinominato così appena era tornata in classe, quel giorno stesso) si era rizzata sul letto e aveva aperto curiosa la bustina.
Spero solo di averti dato degli spunti utili su cosa sognare questa sera. Sogna cara!
Jenna aveva lanciato il cellulare contro il cuscino e solo perché non voleva romperlo, per smorzare la rabbia.
Poi l’aveva afferrato e contravvenendo a tutte le regole, aveva risposto.
Purtroppo c’è ben POCO da sognare Jack. Conosco le tue “doti” se posso chiamarle così e non ne andrei troppo fiero, fossi in te. Conosco l’oggetto! Ma come si dice chi si accontenta: gode! In questo caso è la poveraccia di Summer.
La risposta le era arrivata dopo qualche secondo.
Chi disprezza compra!
E non si era riuscita a trattenere ancora una volta. Brutto stronzo! Gliel’avrebbe fatta vedere lei.
Veramente l’unico che qui ha tirato fuori soldi per avere qualcosa sei tu e non io, anche perché se avessi pagato, mi sarei morsa le mani, visto che non c’era la clausola soddisfatti o rimborsati!
Era rimasta con il telefono appiccicato alla faccia per ben dieci minuti, sperando in una risposta, poi si era data della stupida e aveva spento tutto e si era messa a dormire.
Aveva faticato, ovviamente, a prendere sonno, il sorriso le spuntava sulle labbra e poi scoppiava a ridere. Quella cosa l’aveva divertita oltre misura.
Perché non piangeva? Perché stava così bene? Era bastato un messaggio di Jack a renderla felice o era stato tenergli testa a renderla così allegra? Erano queste le domande che la torturavano e non le davano pace.
Insomma, aveva visto il ragazzo di cui era innamorata, scopare con un’altra, anzi con l’altra e la cosa non la toccava minimamente!
Era stato in quel preciso momento, aveva deciso di dare una possibilità a Davis.
Forse la sua cotta o quel che era per Jack era passata.
La mattina si era svegliata e aveva acceso il telefonino.
Mentre si avviava verso il bagno aveva cominciato a squillare uno, due, tre… dieci… al ventesimo squillo o giù di là, si era finalmente bloccato.
Aveva fatto dietro front e aveva guardato imbambolata lo schermo.
Erano tutti messaggi di Jack!
I primi difendevano a spada tratta il suo coso e le sue dimensioni, quelli intermedi cominciavano a tradire la preoccupazione del ragazzo sulle sue doti nascoste, ma gli ultimi due avevano letteralmente mandato Jenna in uno stato di ilarità incontrollabile, tanto che Elizabeth era apparsa alla porta – Fai ridere anche me? – le aveva chiesto assonnata.
Jenna le aveva dato il cellulare, senza dire una parola e si era recata in bagno.
La madre aveva letto ad alta voce, prima la breve conversazione tra loro due e poi il monologo di Jack, ovviamente divertendosi come non mai, ma arrivata agli ultimi due messaggi aveva sentito la voce della madre inclinarsi dalle lacrime.
Stava piangendo dal ridere.
Li aveva letti con voce tremante.
Chi è che ce l’ha più grande e grosso del mio? Voglio saperlo!
E poi quella che sembrava quasi una preghiera.
Jenna, ti prego rispondi…
- Jenna ti prego dimmi che farai pace con Jack, ti prego fa passare il minor tempo possibile e concludi questa lite, questo ragazzo mi fa morire dalle risate, farei qualsiasi cosa per avere un genero così… così… non ho il termine adatto per descriverlo! Ma mi renderesti felice! – le aveva detto Elizabeth aggrappandosi al muro, non riuscendo più nemmeno a stare in piedi da quanto si stava divertendo.
Jenna era andata a scuola di buon umore quella mattina, aveva incontrato Davis e l’aveva preso a braccetto, schioccandogli un bacio stampato sulle labbra.
Il ragazzo era arrossito e poi l’aveva assecondata, approfondendo quel bacio e lei lo aveva lasciato fare.
Jenna non aveva percepito particolari sensazioni, anzi non aveva avvertito proprio niente.
Aveva chiuso gli occhi solo per capire cosa stesse provando e quando li aveva riaperti, la prima cosa che aveva visto era stata la faccia allucinata di Jack che era abbracciato a Summer. La mandibola del ragazzo arrivava fino al pavimento, proprio come la sua quando li aveva visti scopare, ma era stata l’espressione degli occhi che le aveva portato l’umore a mille, le pupille del ragazzo avevano una domanda implicita che lei aveva capito perfettamente.
Si era aggrappata ancora di più al braccio di Davis – Dai andiamo – gli aveva detto euforica.
Davis l’aveva guardata pensieroso e poi si era avvicinato al suo orecchio – Jack ti sta fissando – le aveva sussurrato quasi intimorito.
- In realtà, sei tu che hai attirato la sua attenzione! – gli aveva risposto ridendo.
Poco dopo le era arrivato un messaggio.
È lui?
Era scoppiata e ridere.
Erano passati così quei due mesi.
Lei frequentava Davis.
Jack si era messo con Summer.
Lei e Jack si guardavano in cagnesco in ogni occasione e poi appena rimanevano soli si tempestavano di messaggi poco gentili, una schermaglia di doppi sensi e rimproveri di ogni tipo e su qualunque cosa.
Dalla gonna microscopica che indossava Summer che veniva paragonata a qualcos’altro di altrettanto minuscolo e faceva imbufalire Jack, al voto alto che prendeva quest’ultimo che sminuiva il suo “ragazzo”.
Ogni occasione era buona per attaccarsi a vicenda in quel loro nuovo modo di comunicare.
Una cosa di cui erano a conoscenza solo loro due. Ed Elizabeth ovviamente.
Un loro segreto.
Jenna ritornò alla vita reale e mise da parte i suoi pensieri, non appena sentì le urla del pubblico.
I giocatori avevano appena fatto il loro ingresso.
Tess e Karol si alzarono per accogliere Alex e Tom che, non appena entrarono in campo, lanciarono alle due ragazze dei baci con le mani.
Lei rimase seduta, con lo sguardo fisso sui ragazzi e incrociò involontariamente lo sguardo di Jack.
Perché stava guardando nella sua direzione?
Sfortunatamente avevano anche i cosiddetti posti “d’onore” e quindi erano proprio vicine al campo.
Jenna sospirò e distolse lo sguardo.
Quando i ragazzi, dopo l’inno, rientrarono momentaneamente verso le loro rispettive panchine per definire gli ultimi dettagli di gioco, Jenna sentì il cellulare suonare.
Preparati alla disfatta totale. Jack Grant miglior giocatore dell’anno e vincitore indiscusso della borsa di studio. Davis ce l’avrà anche grosso, ma venderà gelati a vita. Ma del resto… è il massimo che può pretendere una sfigata come te!
Jenna rilesse almeno cinque volte quel messaggio.
Brutto porco, stronzo e megalomane di un Jack Grant!
Con il fumo che le usciva dalle orecchie si accinse subito a rispondere, cercando di non farsi notare dagli altri.
Pensa alla tua cheerleader, il suo cervello da gallina è direttamente proporzionale al cosetto che ti ritrovi in mezzo alle gambe. Se ti giri verso di me, quando rientri in campo, te lo mostro se non ci arrivi da solo, mister Intelligenza. Mi basta una mano!
Diede l’invio stizzita.
E si alzò impettita per farsi vedere, sotto lo sguardo perplesso di Davis, Tess e Karol.
Quando i giocatori apparvero di nuovo in campo, alzò la mano destra e mimò un ok cercando di chiudere il più possibile la “o” in modo da far capire a Jack che il cervello barra cosetto era veramente piccolo.
Il ragazzo alzò gli occhi verso di lei e scoppiò a ridere, poi le mandò un bacio plateale con la mano.
Jenna sentì le guance bollire.
Sapeva di essere diventata rossa come un papavero.
- Ce l’aveva con te? – chiese Davis guardingo.
- Chi? – rispose facendo finta di cadere dalle nuvole.
- Jack… ti ha mandato un bacio…
- Ma va… l’ha mandato a Summer - si difese, sentendosi bruciare il viso ancora di più e sapendo benissimo che la stronzetta era da tutt’altra parte.
- A me sembrava fosse rivolto a te – continuò imperterrito il ragazzo – Perché ti ha mandato un bacio? Avete fatto pace? – chiese timoroso.
- Già, perché? – l’apostrofò Tess in stile lottatore da sumo, sbattendo prima il piede destro e poi quello sinistro. Mancava solo la mutandona bianca e il gioco era fatto.
- Vi state sbagliando entrambi… - disse sedendosi con un tonfo.
- E allora perché continua a guardarti?
Ma perché Karol non si faceva gli affari suoi? Doveva per forza farlo notare a tutti? Doveva intromettersi pure lei, adesso?
- Dobbiamo fare un discorsetto tu e io – la minacciò Tess prima di togliersi i panni da lottatore di sumo incazzato e vestire quelli da cheerleader fai da te per il suo amato Alex.
L’amica, infatti. tirò fuori un paio di pon-pon artigianali di dubbio gusto, da un sacchetto e cominciò a sbraitare il nome del suo amato, mentre quest’ultimo continuava a salutarla e a gridarle – Solo per te amore… solo per te…
Mio Dio! ecco perché si era vestita con quella gonnellina bianca giro vita e quella canotta sempre bianca con un cuore gigantesco stampato sul seno, cuore che, tra l’altro, era dilatato a dismisura, causa le super tettone di Tess.
Ovviamente tutti gli spettatori non avevano occhi per il loro gruppo.
Tutto questo era veramente imbarazzante.
Ma perché capitavano tutte a lei?
 
 
 
 
 
 
 
(*)Indica, per estensione, una cinghia uncinata o formata da una corda ruvida costellata di corda, che viene stretta attorno alla vita o alla coscia in modo da provocare un dolore non estremo ma costante.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 - FANGO ***


Banner a cura di Depa95
 

Grazie di cuore a PinkyCCh per aver creato per me questo bellisimo trailer.
Guardatelo, perchè merita ed è stupendo.
E' un regalo stupendo e non la ringrazierò mai abbastanza per aver perso il suo tempo per me.
Grazie di CUORE.

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be



Ciao,
avviso subito che questo capitolo sarà un pò diverso dal solito, ma spero vi possa piacere lo stesso.
Ci tengo molto.
Volevo fare un ringraziamento speciale a
PinkyCCh che ha creato per me il TRAILER di questa storia un pò strampalata e ha realizzato un mio sogno.
E' stupendo, bellissimo e meraviglioso e non saprò mai come ringraziarla.
E' davvero un regalo magnifico.
Guardatelo e se vi va cliccate anche un "mi piace", perchè merita (non perchè è la mia storia, sia ben chiaro, ma perchè fa sognare).
Grazie.
L'ho già inserito anche negli altri capitoli e nel missing moment, però in questo capitolo faccio i miei ringraziamenti ufficiali.
Ringrazio anche
Depa95 che mi ha creato questo bellissimo banner che non poteva capitare in occasione migliore per questo capitolo un pò diverso e speciale.
Grazie ad entrambe.

Grazie alle recensitrici (?) che non si stancano ancora e mi lasciano i loro bellissimi commenti, non so cosa farei senza di voi, perchè mi date veramente tanta forza e coraggio per andare avanti.

Lady Vamp, Eave, gaccia, valespx78, Allegra_, Depa95, Rihanna_Love, SabrinaDemi, DarkVisions, Vapel, cate_93, _Sandwich_, Valentina_P, Ilovemyconverse, IdaL, GiveMeLove_S, Minelli, ilaperla, ilapietro91, Mariagiovanna123, MyLandOfDreams, Cla_Sognatrice_Dispettosa, oned_aremyidols e frafrifra.

Grazie anche a chi mi segue, ricorda e preferisce.

Buona lettura sperando che sia tale....
Baci MandtCri




CAPITOLO 23 - FANGO
 

Io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

 
- Speriamo che tu abbia ragione – mormorò Tom, abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri e soprattutto da lui.
Jack aguzzò le orecchie per riuscire a sentire il discorso che stavano facendo Alex e Tom, cercando di far finta di niente.
Come un idiota si era seduto sulla panca e si era slacciato le scarpe, per poi riallacciarsele con molta calma.
Come si era ridotto…
- Vedrai che più di qualche talent scout ti noterà e ti implorerà di frequentare la loro università. Avrai solo l’imbarazzo della scelta – lo rassicurò Alex con il suo solito tono vispo.
Avrebbe potuto esserci anche lui a consolare l’amico e ad incoraggiarlo dicendo che gli avrebbe fatto fare tutte le azioni più importanti, per metterlo in mostra davanti ai selezionatori e invece se ne stava in disparte ad origliare.
Come era caduto in basso…
Sapeva che i voti di Tom erano davvero bassi e che difficilmente avrebbe passato il test di ammissione per qualsiasi università. Era tanto se sarebbe riuscito a diplomarsi e la sua unica chance, per entrare al college, era che qualcuno lo notasse per la sua bravura nel football.
Era sempre stata quella la sua speranza per potersi laureare, invece di studiare! Ma Tom era Tom e lui aveva perso le speranze di farglielo capire.
A Tom piaceva giocare. Voleva diventare un professionista. Era sempre stato il suo sogno, ed era bravo.
Bè, non bravo quanto lui, ovviamente, però gli veniva subito dopo.
La finale sarebbe stata un trampolino di lancio non indifferente per Tom.
Fino a due mesi prima lui ed Alex gli avevano promesso che avrebbero fatto di tutto per aiutarlo, affinché qualcuno lo notasse.
Adesso Jack era stato messo da parte e nemmeno in quest’occasione, tanto importante, Tom aveva deposto l’ascia di guerra e gli aveva domandato il suo aiuto.
Jack si alzò intristito e li lasciò da soli, avviandosi verso la porta degli spogliatoi per uscire in campo.
Era quasi arrivato il momento che aspettava da sempre.
Sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene.
Era emozionato.
Chissà se Jenna sarebbe stata presente, almeno alla finale…
Probabilmente si, visto che, dopo la partita, avrebbero eletto il miglior giocatore di tutto il campionato e il preside avrebbe, finalmente, dato il nome del vincitore della borsa di studio.
Figurarsi se Davis non sarebbe stato in prima fila e lei non gli fosse stata a fianco.
Grugnì! Ma come cazzo si era ridotto?
Sperare di vederla anche accanto ad un altro, pur di vederla, era il massimo della “nerdaggine”.
Povero lui!
Comunque, contrariamente alle sue aspettative, aveva dormito tranquillamente la notte precedente.
Sapeva di essere il miglior studente e quel voto scarso in storia l’aveva recuperato alla grande.
La sua media era quasi vicina alla perfezione e lo sarebbe stata se non avesse avuto quel piccolo incidente di percorso.
Colpa di Jenna ovviamente, neanche a dirlo, anche se l’aveva perdonata, alla fin fine.
La borsa di studio sarebbe stata sua, come era giusto che fosse e Davis se la poteva mettere in quel posto la speranza!
Non poteva un singolo voto scarso compromettergli il lavoro di cinque anni!
Era sicuro di sé, da quel punto di vista, forse agli occhi degli altri poteva apparire uno sbruffone, megalomane, ma lui sapeva che invece era solo bravura e impegno.
Del resto, non era certo colpa sua se mamma natura con lui era stata più generosa rispetto ad altri.
Sarebbe stata una soddisfazione non indifferente.
Acclamato, davanti a tutti, miglior giocatore dell’anno e miglior studente vincitore della borsa di studio!
Il massimo!
Doppietta che mai nessuno prima di lui era stato in grado di ottenere.
Si sapeva che difficilmente sport e cervello andavano d’accordo.
Però lui, modestia a parte, era di un’altra pasta.
Un cavallo di razza che quel liceo probabilmente non avrebbe più visto, almeno per molti anni.
Soddisfazioni della vita.
Era quasi impaziente di entrare in campo.
Si girò a guardare i suoi compagni.
Adesso Tom stava scherzando, sorrise tra sé e sé. Sia Alex che Tom si erano “ammogliati”.
La prima volta che aveva visto Tom baciare Karol, era rimasto senza parole.
Era già stato tagliato fuori dal gruppo e quindi non sapeva niente delle dinamiche che avvenivano nel suo ex gruppo di amici e sinceramente era rimasto al fatto che Jenna e Tom sembravano andare d’amore e d’accordo e quindi la sorpresa, per non parlare della stizza, era stata davvero grande.
L’avevano fatto davanti a tutti, davanti a Tess, ma soprattutto, davanti a Jenna, con una naturalezza senza pari.
Era rimasto a bocca aperta.
Jenna in quell’occasione si era lamentata ad alta voce dicendo che erano troppo mielosi e che non voleva reggere il doppio moccolo non appena Alex li avesse raggiunti, poi era scoppiata a ridere e Jack si era cominciato a porre una domanda che, anche in quel momento, lo stava assillando e gli stava mandando in pappa il cervello.
Non è che di tutta quella storia… lui non avesse capito un emerito cazzo?
La tentazione di andare da Alex e da Tom a chiarire era stata grande, poi però, l’orgoglio l’aveva frenato.
Che figura di merda avrebbe fatto, se effettivamente non avesse capito niente di niente?
Nel senso… ancora più di merda di quella che sapeva di aver già fatto!
Perché gli era sembrato che Jenna avesse un debole per Tom e che la cosa fosse ricambiata?
Non si erano baciati quel famoso venerdì? E perché lui l’aveva abbracciata, allora?
Non poteva essere. Si rifiutava di crederlo!
Era stato così cieco? E qual era la cosa che gli era sfuggita?
Cioè… aveva detto tutte quelle cose a Jenna e davanti a tutti… per nulla?
L’aveva umiliata e si era reso ridicolo agli occhi dei suoi amici e li aveva persi forse per sempre, solo perché lui non aveva capito un accidenti di niente?
Ok, aveva agito d’impulso, accecato dalla gelosia e se ne era pentito amaramente, ma non poteva aver sbagliato così clamorosamente!
Ripensandoci a mente fredda, sinceramente, doveva ammettere che se anche Jenna si fosse messa con Tom, lui non aveva nessun diritto di giudicarla o mettersi in mezzo.
Jenna non era la sua ragazza.
E poi, cazzo, com’era possibile che lui fosse l’unico a non aver capito niente? Proprio lui, poi…
No! Non poteva essere…
Erano due mesi che cercava di consolarsi da solo.
Per fortuna c’era suo padre che gli dava man forte e lo difendeva, mentre Chantal, storceva vistosamente il naso, quando quel discorso usciva fuori, ovvero ogni sera, ma Jack sapeva che era solo per contraddire e dar fastidio a suo padre.
Si divertiva così la sua cara mamma.
Il discorso che gli aveva fatto in privato, quel famoso pomeriggio, gli era rimasto nel cuore e mai e poi mai, se lo sarebbe scordato.
Era stato grazie alle parole di Chantal che si era fatto forza ed era andato avanti con la sua vita e i suoi progetti, mettendo, momentaneamente, il discorso Jenna da parte.
Non che Jack Senior pensasse che lui avesse ragione, ah… si era sorbito una paternale infinita, quando suo padre era venuto a conoscenza di ciò che aveva detto a Jenna, l’aveva pure messo in punizione… a diciotto anni!
Una vergogna!
Gli aveva tolto la macchina e qualsiasi cosa tecnologica presente in casa. Era andato a scuola in bicicletta, proprio come gli sfigati, anche se aveva detto a tutti che lo faceva per tenersi in allenamento.
Non poteva certo dire che era in punizione, si vergognava…
Era rimasto senza cellulare per due settimane.
Sorrise a quel ricordo, quando l’aveva riottenuto, perché suo padre aveva stabilito che aveva imparato la lezione, la prima cosa che aveva fatto era stato mandare un sms a Jenna e da quel momento era iniziata la loro guerriglia di messaggi.
Anche se, quando Jenna l’aveva scoperto nell’ufficio dei bidelli, si era sentito morire.
Poi lei si era messa con Davis coso-lungo
Mamma quanto gli dava fastidio quella cosa!
Possibile che quel Harry Potter naso aquilino fosse così ben dotato?
Insomma, lui conosceva le doti di quasi tutti i ragazzi della scuola, visto che era cinque anni che frequentava gli spogliatoi maschili ed non erano mancati i confronti.
Non voleva sembrare uno sbruffone, però insomma le sue doti spiccavano sulle altre.
Insomma non era il migliore da quel punto di vista, ma sicuramente un posto sul podio ce l’aveva.
E adesso saltava fuori che l’occhialuto aveva il pisello megagalattico?
Perché doveva per forza essere un coso fuori norma, se Jenna, che non era un’intenditrice, asseriva con tanta sicurezza che il suo fosse minuscolo in confronto all’altro.
Quella ragazza ne aveva visti solo due in tutta la sua vita, il suo e quello di Davis, da quanto gli risultava (Tom l’aveva escluso in automatico, dopo averlo visto baciare Karol) e affermava che il suo era un “cosetto”?
Così l’aveva definito!
Non osava nemmeno immaginare cosa avesse tra le gambe Davis!
Inorridito e forse anche un po’ invidioso, cercò di scacciare quei pensieri
Gli venne voglia di inviarle un messaggio, ma il mister, proprio in quel momento, li richiamò tutti per entrare in campo.
Gliel’avrebbe mandato finito l’inno.

 

un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero

 
Era stata una partita dura e combattuta, ma alla fine avevano vinto.
Tra poco ci sarebbe stata la premiazione e avrebbe alzato la coppa al cielo per primo, essendo lui il capitano.
Era agitato, non riusciva a star fermo e saltellava come un idiota, mentre era in fila con gli altri ragazzi e aspettava che il sindaco finisse di mettere le medaglie al collo di tutti e che poi desse, finalmente, a lui la coppa.
Era stata la più bella partita dell’anno.
Si era divertito come non gli era mai successo prima e doveva ringraziare solo Jenna.
Quando aveva letto il messaggio della ragazza che lo invitava a guardarla al suo rientro in campo, ovviamente, aveva colto subito la provocazione.
L’aveva vista impettita sulle gradinate che gli faceva un “ok” cercando di chiudere il cerchio il più possibile e aveva capito immediatamente il doppio senso.
Le aveva mandato un bacio e poi era scoppiato a ridere.
Quando aveva segnato la prima meta non era stato capace di resistere alla tentazione.
Era corso fino da Jenna esultando e poi facendo una scivolata, si era messo in ginocchio davanti a lei e alzando entrambe le braccia al cielo le aveva mimato il famigerato “ok” con l’indice e il pollice, cercando di tenere il cerchio più largo possibile.
Jenna aveva riso e gli aveva risposto nello stesso modo, tenendo, al contrario di lui, il cerchio più stretto possibile.
La cosa più bella era stata quando tutti i ragazzi della squadra l’avevano imitato, compresi Alex e Tom e si erano lanciati in scivolata dietro di lui facendo lo stesso gesto.
E così avevano fatto per ogni punto fatto, con il pubblico che emulava il loro nuovo modo di esultare e ogni volta lui guardava Jenna che rideva come una pazza e si divertiva.
Era stato un trionfo.
Ascoltare la voce di Chantal e Jack Senior che lo incitavano, l’aveva commosso.
Più di una volta li aveva sentiti gridare – Quello è mio figlio, quello è mio figlio!
Ma suo padre aveva urlato tanto quella frase, fino a rimanere senza voce, in occasione dell’ultima azione.
Jack avvertì i brividi lungo tutto il corpo, pensando a quella scena.
Si strofinò le braccia per far passare il prima possibile la pelle d’oca, tanto era emozionato.
Poteva segnare da solo, aveva il campo libero, ma poi aveva incrociato gli occhi di Tom, nonostante fossero coperti dal casco.
Aveva letto nello sguardo dell’amico una supplica e gli aveva passato l’ovale, rinunciando così, alla gloria del punto più importante.
Tom era il suo migliore amico, insieme ad Alex e gli aveva fatto una promessa.
Passandogli la palla, aveva lasciato tutti sbigottiti e Tom aveva segnato la meta decisiva.
In quel momento si era girato sugli spalti e aveva visto suo padre urlare come un forsennato.
- Quello è il mio Jack.
Mai si era sentito così amato in vita sua, mai!
Poi aveva cercato Jenna che si era alzata e lo stava fissando stupita, con le mani che le coprivano la bocca e lui le aveva lanciato l’ennesimo bacio, prima che i suoi compagni lo sommergessero di abbracci.
 

Ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente

 
Quando era finalmente riuscito a liberarsi dal gruppo, Alex e Tom l’avevano preso per mano e insieme erano corsi davanti alle “tribune d’onore” e insieme erano scivolati in ginocchio e avevano fatto l’ok alle loro ragazze.
Era stata una gran partita.
Alzò la coppa al cielo gridando e poi la passò ai compagni.
Quando finirono di festeggiare il preside prese il microfono e cominciò il suo discorso.
- Questo è un giorno molto importante per la nostra scuola, finalmente dopo tanti anni, questa coppa torna nella nostra bacheca dei trofei … – lasciò il pubblico sfogarsi in un tripudio di urla di gioia e applausi e poi riprese – …È con vero piacere che sto per leggere il nome del migliore giocatore di tutto il campionato e con orgoglio potrò conferire questo titolo ad uno dei miei ragazzi. Un ragazzo che si è distinto dagli altri per la sua bravura e per tantissime altri doti, che è stato decisivo per tutto l’anno e che oltre ad aver fatto tanti punti decisivi per la vittoria finale, si è messo al servizio della squadra e tante volte ha rinunciato alla gloria per mettere in evidenza altri compagni, meritevoli. È un onore per me conferire il titolo di miglior giocatore dell’anno di tutti gli Stati Uniti a JACK GRANT. Vieni Jack… non essere timido.
Jack alzò le mani al cielo per ringraziare il pubblico.
Cercò i suoi genitori e li vide alzati che piangevano entrambi per lui, mentre applaudivano.
Prese la targhetta con mani tremanti e la issò in direzione di Chantal e Jack Senior, poi fece loro un inchino.
Non disse nulla se non un “grazie” striminzito con la voce tremante per l’emozione.
Poi ritornò in mezzo ai suoi compagni.
Tom e Alex furono i primi ad abbracciarlo e a congratularsi con lui dandogli delle sonore pacche sulla schiena.
Era felice, estasiato, emozionato.
Il preside riprese la parola, fece fatica a sedare le urla concitate e l’ovazione del pubblico, ma alla fine ci riuscì.
Nello stadio del liceo si formò un silenzio strano, impersonale e a Jack sembrava quasi di toccarlo.
Era il momento che aspettava da cinque anni.
Mille pensieri lo assalirono.
E se non ce l’avesse fatta?
Tutta la sicurezza di qualche ora prima era completamente morta, sotterrata da mille domande.
Se avesse perso tutto quello per cui aveva studiato faticosamente per cinque lunghi anni?
Cercò ancora una volta i suoi genitori e sorrise quando vide Chantal mandargli un bacio e sollevare poi il pollice.
Doveva farcela, non poteva ritornare a casa sconfitto.
Con che faccia avrebbe guardato sua madre, dopo che le aveva promesso che ce l’avrebbe fatta?
Sentì i brividi percuotergli la schiena.
Si torturò le mani appiccicose e avvertì sulla fronte il sudore freddo che gli lambiva la pelle.
Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
Non riusciva a pensare positivo.
L’unica domanda che gli bombardava il cervello non era affatto incoraggiante.
E se non ce l’avesse fatta?
Tutti i suoi progetti, le sue speranze, la sua sete di conoscenza, la sua ambizione, dove sarebbero finite?
Quando il preside cominciò il suo discorso Jack percepì solo il battito del suo cuore.
Bum, bum, bum…
La voce dell’uomo rimbombava in quel silenzio innaturale e sembrava fosse pienamente in sintonia con la cadenza irregolare o forse regolare, non capiva più nulla, del muscolo che suonava nel suo petto.
- Questo è un momento molto importante per gli studenti del quinto anno. Chiedo a tutto il pubblico di stare in silenzio e sedersi e anche a voi giocatori. Vorrei che solo chi si è si iscritto si alzasse in piedi…
Jack osservò i suoi compagni sedersi sul prato. Gli spettatori fare altrettanto.
Lui rimase in piedi insieme ad altri due ragazzi della squadra. Il sudore gli scivolava negli occhi e gli rendeva la vista annebbiata.
Distinse sugli spalti una cinquantina di figure alzarsi.
Guardò dalla parte di Davis.
Era teso e probabilmente le gambe gli tremavano.
La lotta era tra loro due. Lo sapevano entrambi.
- …Ragazzi e ragazze che stanno portando avanti questo progetto da cinque lunghi anni. La borsa di studio che questo liceo offre è molto importante. Premia coloro che hanno messo in gioco loro stessi dal primo giorno di iscrizione in questa scuola. È una borsa di studio per merito. Come tutti sapete la si richiede al primo anno e quindi l’impegno è davvero notevole. Non viene valutato solo l’operato degli ultimi tempi, ma il complessivo, per questo è un premio ricco e importante. I ragazzi che hanno concorso hanno messo in gioco loro stessi per tutto il quinquennio. Hanno lavorato e studiato sodo per tanto tempo e quindi questa borsa di studio premia colui che ha stretto i denti più degli altri, che si è impegnato rinunciando a tante cose e ha messo in primo piano lo studio. Colui che ha dovuto essere più forte degli altri per cercare di non perdere mai un colpo e, se è successo, rimboccarsi le maniche per tirarsi su. Lodiamo tutti i partecipanti, perché hanno dimostrato tutti una tenacia e una forza senza pari. Cercare di essere al massimo per tutti i cinque anni e nello stesso tempo vivere la loro vita di adolescenti non è una cosa per tutti. Tante volte nemmeno gli adulti sono in grado di organizzarsi e riuscire in un’impresa così grande e noi stiamo parlando di ragazzi e una volta, appena entrati, di ragazzini che si sono presi un impegno e l’hanno portato fino alla fine. Per cui grazie a tutti voi, sono molto orgoglioso di tutti i vostri risultati e delle vostre vittorie. So che comunque andranno le cose, voi sarete delle stelle in qualsiasi settore andrete ad operare. Ma come in ogni cosa c’è sempre chi è stato più bravo, chi ha saputo emergere e spiccare di più rispetto agli altri, chi è uscito vittorioso dalla fossa dei leoni. È con immenso piacere che annuncio il vincitore della borsa di studio più ricca di tutto il nostro paese, la conquista più dura e importante del nostro stato, congratulazioni…
Il cuore gli stava scoppiando, non avrebbe retto ancora.
Sentì una stretta in entrambe le caviglie Alex e Tom gliel’avevano prese per dargli coraggio.
I suoi amici erano tornati.
Dio come si sentiva bene in quel momento, nonostante l’emozione.
Se non ci fossero stati loro a sorreggerlo, sarebbe svenuto come una donnicciola.
Se quell’uomo non avesse dato il nome subito, avrebbe fatto un infarto.
Muoviti cazzo!, pensò agitato.
- JACK! Jack Grant è il vincitore indiscusso… più meritevole… bravo… complimenti…
Non vedeva più niente, non sentiva più niente.
Le lacrime scendevano e non sentiva più la terra sotto i piedi.
Come faceva a stare in piedi?
Ce l’aveva fatta?
Aveva vinto lui?
SI, CAZZO! QUELLA BORSA DI STUDIO ERA SUA.
Si accorse a mala pena che stava in piedi solo perché sostenuto dai suoi due migliori amici che lo stavano abbracciando.
Poi scrutò verso le gradinate e vide i suoi genitori saltare e piangere felici e poi cercò Jenna.
Non sorrideva, non lo guardava.
Stringeva la mano di Davis che piangeva sulla sua spalla e in quel momento capì.
 

e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto

 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***




TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/
watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Un grazie di cuore a   PinkyCCh   per il banner e per il meraviglioso trailer


Grazie veramente a tutte per il capitolo scorso.
Grazie, grazie e ancora grazie.
silvia_1990, _Sandwich_, StellaChiara, Vapel, Krystal Darlend, oned_aremyidols, Eave, DarkVisions, andry15, Valentina_P, Depa95, dominoHRp, Allegra_, WriteMyLife53, MyLandOfDreams, fati_mima, Ilovemyconverse, Marty4521, cate_93, Fiore di loto92, SabrinaDemi, Minelli, She wanted to know, GiveMeLove_S, ilapietro91, Cla_Sognatrice_Dispettosa, frafrifra, IdaL, gaccia e PinkyCCh.

Se volete partecipare al gruppo fb cliccate qui L'amore non è bello se non è litigarello

Volevo anche segnalavi questa storia. Andata a leggerla perchè promette bene e diamo anche un pò di coraggio ad una nostra "collega" che pubblica per la prima volta Noi non siamo un clichè di MyLandOfDreams

Finito.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ciao e grazie ancora a tutti a chi mi scrive, a chi legge e a chi mi ha scelta per una delle tre liste.
Ciao MandyCri

__________


CAPITOLO 24
 
Si sentiva un Dio!
Sabato sera c’era stata un’enorme festa improvvisata alla scuola.
Il preside aveva aperto le porte della palestra e in quatto e quattr’otto gli alunni, che seguivano il corso di musica, erano andati a prendere gli strumenti e avevano improvvisato uno spettacolo, suonando fino a tarda sera.
Qualcuno era arrivato con bevande e cibo e avevano festeggiato fino a notte inoltrata.
Jack aveva ballato, scherzato e riso con i suoi amici che lo avevano accolto e onorato calorosamente, sia per il premio come miglior giocatore, sia per la borsa di studio.
Aveva lasciato Summer.
Non che fossero mai stati insieme, però Jack le aveva detto che non potevano più incontrarsi e vedersi. Insomma, in poche parole, scopare.
Ovviamente aveva sbagliato.
Non a “lasciarla”, ma a parlare.
Forse era stato l’alcool, che non si sapeva come, aveva potenziato il sapore delle loro bibite o, forse, l’eccitazione per la giornata, la festa, il ritrovarsi, finalmente, con i suoi amici o, più semplicemente, tutto l’insieme che l’avevano spinto ad essere diretto e a non sopportare più le attenzioni troppo appiccicose della ragazza.
Se ne era uscito con un – Sono innamorato di un’altra – così di punto in bianco.
Mai dire una cosa del genere ad un’esponente del gentil sesso. Mai!
Sbagliatissimo!
Lei, infatti, gli aveva mollato una sonora cinquina in piena faccia, scoppiando in lacrime e accusandolo di averla illusa.
Ora, non è che lui fosse un insensibile, ma che problema aveva Summer?
Quando mai l’aveva illusa che fosse la donna della sua vita? Quando mai le aveva chiesto di stare insieme e, soprattutto, quando mai le aveva detto delle frasi carine che potessero indurla, solo minimamente, a pensare che tra loro ci fosse qualcosa di più del semplice e banale sesso?
Mai!
Lei forse ci aveva sperato, perché avevano trombato due o tre volte di fila?
In sostanza due mesi, ma questi erano piccoli dettagli!
Insomma, tutte sapevano com’era lui con le ragazze e tutte sapevano che non dovevano nutrire nessuna speranza in un futuro con lui.
Jenna era esclusa da quel “tutte”, ovviamente!
Comunque, qualcuna doveva avergli fatto il malocchio, perché non era possibile che ci fosse questa sorta di violenza “femminile” nei suoi confronti.
Tutte che lo prendevano a sberle, calci sulle palle e altro…
Sbuffò.
In fin dei conti non gliene fregava proprio niente della sberla e tanto meno della reazione della ragazza, si era levato di torno la sanguisuga e questa era l’unica cosa importante.
Sperava solo che al ballo di fine anno non eleggessero Summer reginetta della scuola.
Sarebbe stato davvero imbarazzante dover ballare per forza con lei, per non parlare poi delle foto…
Uff! Questo si che era un problema, soprattutto perché voleva invitare Jenna al ballo, sempre che lei gli dicesse di si e non ci andasse con Davis.
E tutto questo perché era successo?
Per colpa di Jenna, ovvio!
In quei due mesi di solitudine, non aveva avuto altre scelte.
In qualche modo doveva pur scaricare la tensione data dallo studio e cercare di sedare la sua frustrazione.
E che colpa ne aveva lui se il suo amichetto era arzillo e, volente o dolente, doveva sfogarsi? Nessuna.
Tutto era imputabile a Jenna.
Sbuffò per l’ennesima volta.
Come ci era arrivato a formulare tutto quel discorso? Ah giusto! Il ballo, Summer e Jenna.
E se Jen gli avesse risposto affermativamente? Cazzo, al loro primo appuntamento avrebbe dovuto ballare anche con un’altra, perché era scontato che lui fosse eletto Re del ballo.
Doveva trovare il modo di sabotare l’elezione della Reginetta.
Sbuffò di nuovo.
- Sembri una locomotiva! A cosa stai pensando? – lo prese in giro Tom, distogliendolo dai suoi pensieri.
Jack alzò gli occhi e guardò l’amico sorridendogli – Niente di che! Tra qualche giorno finirà tutto – rispose osservando la mensa e allargando le braccia per fargli capire cosa intendeva con quel “tutto” – Dai Tom, raccontaci dei talent scout che ti hanno braccato sabato! – domandò.
Il ragazzo si mise a ridere – Jack! È stato bellissimo. Non avrei mai creduto, ma anche se non sono uno studente modello come te, andrò all’università. Mi hanno avvicinato in quattro e,  mi hanno adulato e detto di pensarci. Karol mi sta aiutando a valutarle, anche se credo sceglierò quella più vicina a dove andrà lei…
La ragazza gli diede uno schiaffetto leggero sulla mano – Sceglierai la migliore! Non quella che è più vicino a me! – brontolò.
- Bè, Karol… non è che arrivi tu e il nostro Tom diventa un genio all’improvviso… sappiamo tutti che è carino, bravo e “normalmente” intelligente, però, è anche uno svogliato di prima categoria, quindi è meglio che sia lui a decidere e io propenderei per una facile, fossi in lui… – intervenne Alex.
- Sei proprio un amico Alexander Wright! – lo rimbeccò Tom – Mi stai facendo fare proprio una bella figura con la mia ragazza.
Alex gli scoppiò a ridere in faccia – Dai Tom, lo sai che scherzo… Jack e tu sei pronto per Princeton?
- È stato un bel colpo la borsa di studio! Complimenti ancora! – Tom gli diede una bella pacca sulla spalla.
Sorrise – Grazie…
- Ma che cazzo si credeva Davis? Non ce l’avrebbe mai fatta contro il nostro Jack, vero Alex? – continuò tutto allegro Tom.
- Tom! Non dire queste cose… per Davis è stato un duro colpo – lo ammonì Karol.
Il ragazzo abbassò la testa, un po’ dispiaciuto – Si, hai ragione, ma posso essere felice per il mio amico? Jack ha studiato tantissimo e se l’ha vinta lui, ci sarà un motivo… alla fine cos’ha detto il preside nel suo discorso? Ah… si! Se non ricordo male, parlava di una certa borsa di studio per MERITO… - guardò con fare saccente la sua ragazza che, ovviamente, sembrava non essere d’accordo con lui.
- Karol non voleva dire che Jack non se l’è guadagnata! Stupido idiota! – lo rimproverò Tess.
Tom alzò le spalle.
- A proposito dov’è Jenna? – chiese Jack per cambiare discorso.
Non aveva voglia di parlare della borsa di studio.
Non in quel momento, prima o poi l’avrebbe fatto, ma adesso proprio non se la sentiva.
- Starà consolando Davis! – Tom lo guardò ammiccando.
Ok, non aveva scelto l’argomento giusto. Gira e rigira il discorso andava a cadere su Harry Potter.
Che palle, però!
Che poi, la cosa che lo infastidiva ancora di più era immaginare Jenna che stringeva Davis tra le braccia e lo baciava, insomma, non era proprio il massimo!
Che nervi!
- Jack senti un po’ – continuò l’amico imperterrito, continuando ad ammiccare fastidiosamente.
Oh, ma che cazzo aveva Tom?
Va bene che era felice per la borsa di studio conquistata con il football, va bene che era insieme a Karol, però era proprio incontenibile, non se ne poteva più!
Sperò con tutto il cuore che la domanda che gli stava per rivolgere non avesse niente a che fare con quella maledetta borsa di studio, con Davis e tanto meno con Jenna – Dimmi… - mormorò a disagio.
- Mi chiedevo… come hai festeggiato dopo la festa improvvisata a scuola? Summer mi sembrava abbastanza, come dire? Disponibile, ecco! Insomma hai scop…- Jack si portò le mani alla testa. Tess e Karol guardarono minacciose Tom. Ma perché era così imbecille? – Ehmm… hai scop…erto, si! Scoperto dov’era finita Jenna? – gli chiese candidamente, annuendo vistosamente con il viso e arcuando in modo buffo le sopracciglia, per fargli capire che era un messaggio subliminale.
Cercò di trattenersi per non scoppiare a ridere.
Era un malato di mente, c’era poco da fare, ma quanto gli era mancato! – No, Tom. Non ho scop…erto dov’era. Non l’ho vista per tutta la sera, Summer non mi ha dato molto spazio per cercarla, sinceramente.
Non era del tutto vero! Anche se Tom non si stava riferendo alla ricerca di Jenna, in quel particolare momento.
Non appena aveva scaricato la polipona, l’aveva cercata ovunque, ma non l’aveva trovata.
Era arrivato alla conclusione che non era nemmeno venuta alla festa.
Quel pensiero gli causò un colpo al cuore.
Era stata con Davis per tutta la sera e Dio solo sapeva cosa avevano fatto.
Deglutì vistosamente, no! Non potevano aver fatto quello.
La prima volta di Jenna apparteneva a lui.
E se invece l’avevano già fatto? Del resto Jenna gli aveva fatto capire molto bene che Davis lo spilungone era un super dotato.
Frantumò il grissino che aveva in mano.
- Ahn… peccato che tu non abbia scop…erto niente! Sarebbe stata la conclusione perfetta per un giorno memorabile.
Alex scosse la testa e si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Tom era proprio scemo.
Avevano capito tutti il doppio senso. Bastava guardare gli occhi di Tess che lanciavano saette, Alex che se avesse avuto un badile, in quel momento, si sarebbe scavato una fossa per raggiungere le fognature. Karol che si copriva il viso con entrambe le mani per nascondere il rossore.
Sospirò – In realtà Tom, avrei voluto scop…rire tante cose, ma solo se ci fosse stata la persona giusta con me e quella persona non è Summer. Ieri sera le ho detto che non voglio più vederla.
Lasciò tutti a bocca aperta.
Tess fu la prima a rompere il silenzio – Fammi capire… hai dato il ben servito a Summer? La bionda tettona rifatta, detta anche chitarra d’oro. La ragazza più popolare della scuola e la più ambita di tutto il liceo, perché vorresti scop…rire tante cose con un’altra che, ovviamente, tutti sappiamo chi è, tranne la diretta interessata che è talmente tonta che nemmeno se lo leggesse in un cartellone pubblicitario di dieci metri per sei, lo capirebbe?
Jack annuì.
Non disse altro.
Tess roteò gli occhi al cielo – E dimmi un’altra cosa… tutta quella cazzata dei cinquanta dollari?
Jack si sentì morire.
Sapeva che prima o poi, quella storia sarebbe venuta fuori e avrebbe dovuto dare delle spiegazioni ai suoi amici. Era solo questione di tempo,
- Vorrei vedere te al mio posto. Abbiamo passato una notte insieme e la mattina dopo ha cominciato a urlarmi contro di tutto e mi ha piazzato un cinque dolorosissimo in faccia, con conseguente crisi isterica allegata – borbottò sulla difensiva.
Karol gli scoppiò a ridere in faccia. Era una risata strana che lo spaventò a morte.
Si alzò e gli puntò l’indice contro – Rispondi! – ordinò.
Indietreggiò intimorito con la sedia.
Gli occhi della ragazza emanavano una strana luce. Erano un miscuglio di sadismo e crudeltà.
Cazzo, gli faceva paura.
Guardò Tom in cerca di aiuto, come a supplicarlo di tenerla a bada.
Karol sbatté entrambi i pugni sul tavolo per richiamare l’attenzione.
Sussultò. Esaminò il tavolo, ancora tremolante, per vedere se c’erano coltelli alla portata dell’amica ed emise un lieve sospiro di sollievo quando, con finta noncuranza, Tess spostò tutte le posate lontano da Karol. Probabilmente anche lei intimorita dalla strana reazione della ragazza.
- Dimmi il motivo per cui hai umiliato Jenna quel famoso venerdì. Dimmelo!
Adesso si stava cagando addosso. Ecco quella era la parola giusta.
Cristo Santo, forse era meglio la solitudine dei mesi precedenti a questo.
Era pazza…
Non rispose.
Karol intensificò la sua risata rendendola ancora più isterica. Era posseduta!
Stava spaventando tutti a morte.
- Eri geloso! Dimmelo! Dimmi che è così! Ammettilo!
Spalancò gli occhi terrorizzato. E adesso?
Com’era quel detto? Cristo Santo, non gli veniva proprio in mente.
Non gli rimaneva che confessare.
Annuì, guardando tremante la ragazza.
Karol gli si lanciò addosso. Con la coda degli occhi vide tutti i suoi amici impallidire.
Temette per la sua vita. Contò i secondi che lo separavano da una disgrazia certa.
Chiuse le palpebre di scatto.
Sentì le mani di Karol prendergli le guance accarezzandolo dolcemente e poi qualcosa di umido sulla fronte: un bacio.
Lo stava baciando? Esattamente come si baciavano i bambini, quando facevano qualcosa di bello?
Ma che cazzo…
Karol si staccò e riprese a ridere impazzita, sbattendo senza sosta i pugni sul tavolo e cominciò, decisamente, a farneticare – L’ammazza-Jack ha funzionato alla grande! Non è stato un fallimento! Io adoro quella donna. Io la amo. Dovrebbero farle un monumento, ma che dico… eleggerla presidente degli Stati Uniti. È un mito! Lei sapeva… lei aveva ragione… Ah! E poi… – si interruppe, bevve un sorso d’acqua, poi diede una gomitata ad una Tess sorpresa quanto lui – … chi non ha mai baciato… là? Vero Tess?
Jack pensò bene di darsela a gambe.
Ecco cosa diceva il detto: in certi momenti, la miglior difesa è la fuga.
Lo seguirono a ruota tutti, compreso un titubante Tom.
Lasciarono Karol al tavolo che rideva istericamente, da sola, per chissà quale ragione.
 

***

 
Jenna si nascose dietro al SUV nero per non farsi vedere dagli altri.
Non sapeva nemmeno lei perché lo stesse facendo, ma voleva che nessuno venisse a sapere della conversazione che avrebbe avuto da lì a poco.
Aveva passato un week end da dimenticare.
Era stata la spalla su cui Davis aveva affogato tutti i dispiaceri.
Il ragazzo aveva pianto ininterrottamente dal sabato pomeriggio alla domenica sera, quando lei ormai stremata, l’aveva salutato e lui se ne era ritornato, finalmente, a casa.
L’unico momento di pausa da tutta quella tristezza era stato la domenica mattina, poi Davis l’aveva raggiunta a casa per pranzo e se ne era andato la sera tardi ancora in lacrime.
Era veramente dispiaciuta per quel ragazzo e non era riuscita a consolarlo.
Del resto cosa gli avrebbe potuto dire?
Jack è stato più bravo di te e ha vinto quella dannata borsa di studio!
Non le era sembrato il caso…
In certi momenti, l’avrebbe voluto prendere di forza e scrollarlo, rimproverarlo e urlargli che ormai la frittata era fatta e non si poteva più tornare indietro.
Ma sarebbe servito a qualcosa?
Era arrabbiata con tutti, perfino con la genitrice pazza che, poverina, non c’entrava niente.
Avrebbe voluto partecipare anche lei alla festa improvvisata in palestra. Avrebbe voluto congratularsi con Jack, perché in fin dei conti, quel ragazzo aveva raggiunto un traguardo veramente importante e se li meritava i complimenti.
E invece?
Quando il preside aveva dato l’annuncio del vincitore della borsa di studio, Davis era letteralmente crollato.
Aveva detto a Tess e Karol che lo avrebbe accompagnato a casa e consolato un po’ e poi le avrebbe raggiunte in palestra, ma alla fine non ci era più andata, perché ogni volta che cercava di svignarsela da casa di Davis, il ragazzo ricominciava a piangere accusandola che anche lei lo voleva abbandonare.
Si era sentita in colpa e aveva passato tutta la sera ad ascoltare la disperazione di Davis e le innumerevoli offese dirette a Jack.
Le aveva chiesto in continuazione perché Jack si era iscritto visto che economicamente stava benissimo e se per caso loro due avessero fatto pace e lei volesse tornare con lui.
Ripeteva ogni tre per due che quello stronzo gli aveva tolto tutto e tra poco gli avrebbe portato via anche la ragazza.
Jenna si era sentita morire.
Non aveva fatto pace con Jack, però in tutta sincerità, era l’unica cosa che desiderava al mondo.
Voleva stare con lui.
Con Davis era sempre stata chiara. Lui sapeva quali fossero i suoi sentimenti, non poteva adesso farla sentire in colpa così, non poteva obbligarla a stare con lui, solo perché non aveva vinto la borsa di studio.
Qualche bacetto non significava nulla.
Quando la domenica mattina Tess era andata a trovarla e le aveva raccontato della festa, aveva invidiato l’amica.
Sarebbe piaciuto anche a lei partecipare a quella festa.
Tess le aveva parlato di Jack in modo diverso dal solito, ovviamente l’aveva offeso pesantemente, come sempre del resto, ma aveva usato un tono diverso, quasi tenero nei confronti di Jack.
Lo stesso tono con cui ne parlavano quando, dopo i pop-corn e i film romantici, stese sul letto dell’uno o dell’altra, fantasticavano sul capitano della squadra di football.
Quando Jack era solo un sogno lontano e il più bel ragazzo della scuola che mai e poi mai si sarebbe avvicinato a due sfigate come loro.
E invece poi, loro due si erano scontrati e Jack aveva aperto il suo mondo alle sfigate Jenna e Tess.
Già, perché alla fine, la felicità che provava Tess in quel momento con Alex era solo ed esclusivamente merito di Jack.
Il destino certe volte era proprio strano.
Si nascose di più quando vide Davis trotterellare tutto gasato verso la sua bicicletta.
Avevano passato la pausa pranzo insieme.
Il ragazzo le aveva mandato un messaggio criptico alla seconda ora.
Devo assolutamente parlarti. Ci vediamo in cortile in pausa pranzo.
Gli aveva risposto con un semplice punto di domanda, perché il tanto odiato e vecchio professore di matematica era entrato in classe proprio in quel momento e, non essendo proprio la sua alunna preferita, aveva pensato bene di non svegliare il can che dorme, visto che ultimamente la lasciava anche in pace.
Davis le aveva risposto qualche secondo dopo.
Vado all’università!
La sorpresa era stata tanta.
Jenna aveva pensato per ore, non aveva ascoltato nessuna spiegazione dei professori che si erano alternati quella mattina.
Aveva aspettato impaziente il suono della campanella che sanciva l’inizio della pausa pranzo, facendo mille congetture.
Che qualcuno avesse proposto a Davis di frequentare il college gratuitamente, perché non si volevano far scappare un genio come lui? Che avesse vinto alla lotteria? Che avesse ricevuto un’eredità milionaria?
Aveva pensato di tutto, ma sapeva che non era così.
Solo azzardarsi a formulare un altro pensiero, che era il più probabile, le faceva battere il cuore a mille.
Jack aveva rinunciato alla borsa di studio in favore di Davis.
Non riusciva a credere che l’avesse fatto davvero e per quale motivo poi?
A Jack non gliene era mai fregato nulla di quel ragazzo occhialuto, anzi! Era il suo acerrimo nemico!
Aveva lottato con lui per cinque lunghi anni e, nell’ultimo periodo, l’aveva anche depistato, quando si era accorto che Davis aveva un debole per lei.
E allora perché l’aveva fatto? Sempre se Davis non avesse veramente vinto la lotteria e lei stava solo costruendo castelli in aria.
Quando finalmente era suonata quella benedetta campanella si era precipitata in cortile.
Davis era arrivato di lì a poco con un sorriso trentadue denti, saltellando giulivo.
L’aveva abbracciata forte e l’aveva baciata ripetutamente con piccoli baci stampati sulle labbra.
Ad un certo punto si era scansata.
Non le piaceva essere baciata da Davis, si sentiva un po’ meschina perfino a dirlo a se stessa, ma purtroppo era la verità.
I baci di Davis non avevano nulla a che fare con quelli di Jack.
Jack la scombussolava dentro, quando poggiava le labbra morbide sulle sue.
Jack aveva un sapore particolare.
Sapeva di selvaggio, di pericoloso, di eccitante.
Jack era un animale selvatico.
Davis era un colletto bianco (*)
Era un paragone strano o forse sbagliato, ma le sembrava il più azzeccato.
Probabilmente era l’esperienza che faceva la differenza.
Al solo pensiero un moto di rabbia si impadronì di lei.
Maledetto Jack Grant che si era scopato e spupazzato mezza città!
Scacciò dalla mente quella triste realtà e ritornò subito al ricordo dell’incontro con Davis.
Si erano seduti su una panchina e lui le aveva dato un panino che aveva preso in mensa.
Era stato un gesto gentile che avrebbe apprezzato in altre circostanze, ma la curiosità la faceva da padrona – Raccontami tutto! – aveva esclamato impaziente.
Davis aveva sorriso sadicamente – Sembra che Jack abbia rinunciato alla borsa di studio – le aveva risposto con la bocca piena – Come era giusto che facesse – aveva poi sottolineato.
Jenna l’aveva guardato stupito.
Nonostante fosse la soluzione più ovvia, le faceva uno strano effetto sapere che era anche quella corretta.
Jack aveva rinunciato davvero alla borsa di studio!
- Non era obbligato – aveva risposto infastidita dal tono di Davis.
Il ragazzo aveva alzato le spalle con menefreghismo – No di certo, però l’ha fatto e se ci pensi c’è solo un motivo.
Jenna in quel momento non aveva provato molta simpatia per lo spilungone timido.
In fin dei conti Jack aveva dato prova di altruismo e generosità, perché Davis doveva essere così acido nei suoi confronti? Doveva solo ringraziarlo!
- Il preside mi ha convocato nel suo ufficio quasi alla fine della prima ora. Il bidello mi è venuto a chiamare. All’inizio ero un po’ spaventato, poi ho cominciato a sperare, quando ho visto il sorriso che aveva stampato in faccia. Mi ha detto che la borsa di studio era passata di diritto a me, dato che Jack Grant si era ritirato – aveva continuato, alternando le parole con i morsi al suo panino.
A lei invece, dopo il primo boccone, si era chiuso lo stomaco.
Lo aveva guardato ansiosa e l’amico, capendo la sua curiosità, aveva ripreso il discorso.
- Mi ha raccontato che si è presentato nel suo ufficio e gli ha chiesto chi era il secondo classificato, ha voluto sapere il suo punteggio e il mio e solo dopo aver saputo la differenza gli ha detto che lui ciò voleva l’aveva ottenuto e che non gli importava niente dei soldi e quindi me la cedeva. Capisci Jenna quanto sbruffone è? Quello si sente superiore a tutti! A lui non gliene frega nulla dei soldi, perché ce li ha! Maledetto! Voleva la gloria, far vedere a tutti che è il migliore, uscire in trionfo dal campo e poi far credere di essere pure generoso! Mi fa schifo… comunque poi il preside mi ha fatto compilare delle carte e mi ha detto di andare a ringraziarlo. Ma figurati se lo farò! Come se a quello stronzo gliene importasse qualcosa di me o del mio grazie. Se fosse stato davvero generoso, come vuol far credere, non si sarebbe nemmeno iscritto. È solo un egoista ricco e viziato figlio di papà.
Jenna l’aveva guardato allibita.
Era rimasta senza parole
- Mi sembri ingiusto Davis. Ti ha appena regalato una sessantina di mila dollari all’anno e per cinque anni e tu parli di lui così? A me sembra invece un gesto di enorme generosità! Poteva fare a meno e invece ci ha rinunciato per te… - aveva mormorato per non urlare.
Tutto in lei stava gridando.
Jenna si riscosse un attimo da quei pensieri.
Stava ancora tremando.
Quando Davis aveva parlato in quel modo di Jack, si era sentita offesa.
Se qualcuno avesse fatto una cosa del genere per lei, sarebbe subito corsa ad abbracciare questa persona e non si sarebbe messa a parlarne male.
Ma chi era Davis Carter?
Dov’era finito il ragazzo umile e gentile?
Davvero i soldi potevano cambiare così le persone?
L’amico le aveva risposto scoppiando a riderle in faccia. Una risata stridula, acida.
- Jenna, Jenna, mia cara Jenna, come sei ingenua! – le aveva detto con tono scocciato – Credi davvero che Jack, il grande Jack Grant si sia abbassato al mio livello? Lui non l’ha fatto per me. No di certo! L’ha fatto per te!
Aveva spalancato la bocca per la sorpresa – Per me? E cosa c’entro io! Io…
Davis l’aveva interrotta – Sei l’unico pezzo mancante del puzzle della sua vita. L’ha fatto perché tu gli cadessi ai piedi – l’aveva guardata con disprezzo e poi aveva continuato – E ci è riuscito! E bravo il nostro Jack che crede di essere speciale, ma invece dovrebbe solo benedire i soldi dei suoi genitori e non credere così tanto nella sua bravura, per tutto ciò che è e che ha. Vai tu a ringraziarlo al posto mio, non aspetta altro che aprirti le gambe e poi sarai come tutte le altre per lui e cioè niente!
Dopo quella frase sputata con disprezzo si era alzata e aveva gettato il panino in un cestino per la raccolta rifiuti, senza dire una parola, poi si era girata verso Davis e scrollando le spalle gli aveva detto – Sei tu la persona a cui i soldi fanno male – e se ne era andata lasciando Davis a bocca aperta e confuso.
Adesso se ne stava là, nascosta come una cretina dietro la macchina di Jack ad aspettarlo.
Quando lo vide un sorriso le illuminò il viso, uscì dal suo nascondiglio all’improvviso, spaventando Jack a morte – JACK!
Lo vide chiaramente fare un salto indietro – Jenna! Cazzo che paura… ma sei impazzita?
Jenna sorrise mentre Jack portava le mani dal cuore alle ginocchia e abbassava il busto sospirando pesantemente - Mi sono cagato addosso. Tu sei fuori di testa, Cristo Santo.
Quando Jack ritornò dritto, si ritrovarono uno di fronte all’altra con due o tre metri che li separavano.
- Come mai qui? – chiese circospetto, ma con un sorriso così tenero che le trafisse il cuore.
Fu in quel momento che Jenna capì tutto e decise senza pensare.
Si lanciò su Jack mangiando letteralmente i pochi metri che li distanziavano e gli saltò in braccio, senza pensare al fatto che il ragazzo potesse o meno afferrarla, cosa che fortunatamente lui fu pronto a fare.
Lo strinse forte a sé - Ti amo – gli sussurrò all’orecchio e solo dopo aver pronunciato quelle due piccole parole si rese conto del loro valore.
E adesso?
Magari a Jack non gliene importava niente di lei.
Magari era solo un gioco per lui.
Magari le sarebbe scoppiato a ridere in faccia.
Non aveva minimante pensato alle conseguenze. Si era lanciata in un campo minato non conoscendo l’ubicazione delle bombe. Si era data in pasto alla fortuna, sperando che quelle bombe non le scoppiassero sotto i piedi, ma non gliene importava più niente.
Voleva Jack con tutta se stessa, voleva viverlo, amarlo e conoscerlo a fondo.
Voleva avere un’opportunità con lui, perché lei sentiva di essere quella giusta per Jack, il capitano della squadra di football, il miglior giocatore dell’anno, il vincitore della borsa di studio, il probabile Re del ballo di fine anno, lo stronzo, lo sbruffone, l’arrogante e il polipo. Per il grande Jack Grant.
Passarono forse minuti, ore o giorni. Non lo sapeva. Attaccata a Jack aspettò la sua reazione che forse si sarebbe trasformata in una condanna.
Mille pensieri si alternarono nella sua mente.
Aveva sbagliato?
Aveva fatto bene?
Come avrebbe reagito?
Perché ci metteva tanto?
 

***

 
Jenna gli saltò addosso.
- Ti amo – sussurrò al suo orecchio.
Una frazione di secondo dopo, Jack la strinse a sé in un abbraccio colmo di speranze e di gioia.
Un abbracciò possessivo che urlava al mondo una cosa sola: mia
 
 
 
 
 
 
 
(*) Il termine colletti bianchi (dall'americano white-collar worker) identifica quei lavoratori che svolgono mansioni meno fisiche.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***



 

TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/
watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Un grazie di cuore a PinkyCCh per il meraviglioso trailer e a He is my dilemma per il bellissimo banner




Ciao a tutti!
Se volete entrare a far parte del gruppo fb questo è il link L'amore non è bello se non è litigarello
Vi aspetto così possiamo condividere molte cose insieme anche la noia! ;) e settimana prossima ci sarà FORSE una sorpresa.

Grazie a Eave che non so per quale motivo ha messo il commento nel primo capitolo!! ;) oned_aremyidols, _Sandwich_, Lulyblu_, StellaChiara, Lady Po, Depa95, Valentina_P, She wanted to know, cate_93, andry15, Mariagiovanna123, DarkVisions, IdaL, Cecybb99, dominoHRp, Minelli, Ilovemyconverse, Allegra_, ilapietro91, frafrifra, MyLandOfDreams e gaccia

Grazie a chi mi segue, ricorda e preferisce.

Grazie a chi mi ha aggiunta sugli autori preferiti <3

Volevo segnalarvi questa storia Somebody that I used to know di Lady Po  perchè io la trovo adorabile e mi piace davvero molto.

Poi per chi volesse c'è la mia serie sulla sezione vampiri 'La maledizione del sangue e della luce'

Stop! Buona lettura


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CAPITOLO 25
 
- Idem!
Jenna lo guardò stralunata.
La stava, per caso, prendendo in giro?
Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Jack. Erano limpidi, gioiosi e particolarmente liquidi ed era bellissimo. Più del solito.
Indossava una maglia nera semplice con lo scollo a V che metteva in evidenza la collanina in argento che gli aveva regalato per il compleanno e che risaltava con la leggera abbronzatura.
Non se l’era tolta.
Era una cavolata, forse, ma la cosa le fece un enorme piacere.
JJ: Jenna e Jack.
Si staccò e gli diede un leggero scappellotto sul petto – Ti stai prendendo gioco di me? – grugnì aggrottando le sopracciglia.
Jack la fissò sorpreso – Jenna!
- Jack! – esclamò scimmiottandolo – Guarda che sei impossibile! Io ti dico una cosa così bella, grande e importante e tu mi rispondi idem? Sono senza parole – continuò falsamente arrabbiata.
Il ragazzo scoppiò a ridere poi la riafferrò e la strinse forte a sé.
Jenna schiacciò il viso sul petto di Jack e si mise a ridere, non riusciva più a tenergli il muso, nemmeno per gioco e sinceramente? Le sembrava avessero già litigato abbastanza.
Era arrivato il momento di fare l’amore e non la guerra e di essere felici, insieme.
Quanto lo aveva desiderato.
Lo annusò come un cane da tartufo, per non perdersi niente che lo caratterizzava. Voleva ricordare per sempre quell’attimo, non doveva distrarsi per niente al mondo.
Il suo primo “ti amo”.
La prima volta che era innamorata.
Jack Grant! E chi se lo sarebbe mai aspettato che uno come lui la degnasse di attenzioni e si accorgesse di lei?
Sapeva di buono e di pulito.
Aveva quell’odore che lei adorava. Non riusciva a descriverlo, se non paragonandolo al bucato appena fatto.
- Pensavo ti facesse piacere se citavo la frase clou del tuo film preferito… – le sussurrò, galantemente, ad un orecchio.
Non riuscì a trattenersi, per quanto romantica potesse sembrare la frase, la situazione le sembrava davvero comica.
Cominciò a sghignazzare, asciugandosi la bava e le lacrime sulla maglietta di Jack.
- Bè? Io faccio il sentimentale e tu reagisci così? – la rimproverò facendo il finto scocciato.
- Jack, Jack, Jack… il mio film preferito è Pretty Woman e non Ghost! Voglio dire… a parte che non sarebbe il caso di paragonarsi a quella coppia, visto che tu saresti morto a quest’ora e, sinceramente, ti preferisco vivo e vegeto. Poi… per toccarti o darti un bacio dovresti entrare nel corpo di Whoopi Goldberg e io, questa cosa, non avrei voglia di sperimentarla, per quanto sia attratta dalle novità! Per carità attrice bravissima e simpaticissima, ma non è proprio il mio tipo… - disse come una maestrina, agitando l’indice avanti e indietro.
Jack l’afferrò e la prese a braccetto, trascinandola verso la macchina – Quindi stai dicendo che mi vuoi toccare e baciare? – chiese malizioso.
Jenna strabuzzò gli occhi.
Per tutti i Santi del Paradiso, doveva stare attenta a come parlava con Jack, in fin dei conti, era pur sempre Jack Grant, l’approfittatore e lo stronzo!
Possibile che quel ragazzo fosse così scaltro in certe occasioni e drammaticamente tonto in altre? Ovviamente la seconda opzione era riservata per quelle più importanti, giustamente!
- Jack! – protestò, quando si ritrovò con la schiena appiccicata allo sportello della macchina e il corpo del ragazzo premuto sul suo.
Non riuscì a dire nient’altro, Jack si abbassò e premette le labbra sulle sue.
Era il loro primo bacio, dopo tutti gli eventi disastrosi che erano successi in quei mesi e Jenna lo assaporò fino all’ultimo secondo.
Quanto le era mancato!
Nessuno sapeva baciare come Jack.
Ok! Lei non aveva tanta esperienza nel settore, però non si riteneva una stupida e capiva se una cosa era fatta bene o no e poi aveva ascoltato i discorsi di Tess e Karol (quest’ultima aveva decisamente più esperienza, rispetto a loro due).
Inoltre, anche lei aveva un minimo metro, poteva anche chiamarlo centimetro, di paragone.
Si lasciò trasportare dalle sensazioni.
Jack era morbido.
Le labbra carnose riempivano completamente le sue e la lingua si muoveva gentilmente e con precisione all’interno della sua bocca, come se stesse creando un disegno astratto di infinita bellezza.
Non come Davis che la “spattocciava” di saliva e quelle rare volte (per fortuna) in cui era successo doveva, poi, asciugarsi con la prima cosa che le capitava sotto mano, un fazzoletto, un polso, le era capitato anche di usare la maglietta, per i casi più gravi!
Comunque, era arrivata alla conclusione che era meglio che Jack agisse e non parlasse, visto che c’era sempre il pericolo che nascessero incomprensioni e, tra l’altro, doveva ammetterlo, le piaceva quando “agiva”.
Quando Jack si staccò le sorrise, le accarezzò lentamente una guancia e risalì con le dita sulla fronte, sfiorandole leggermente la pelle
Il ragazzo inclinò il viso per osservarla meglio – Sei bellissima Jenna – sussurrò per poi calarsi nuovamente sul suo viso e riprendere a baciarla ancora più intensamente di prima.
Se quello fosse stato il suo ultimo giorno di vita, Jenna sarebbe morta felice.
Il bacio finì anche troppo presto per i suoi gusti.
Quando Jack si separò dalla sua bocca, le sembrò quasi che le mancasse l’aria, come se quel ragazzo fosse la sua fonte di ossigeno.
Jack cominciò a giocare con i suoi capelli, assumendo strane espressioni.
Stava riflettendo su qualcosa e questo poteva essere un problema.
Sorrise tra sé e sé per quel pensiero poco gentile, ma profondamente veritiero.
Jack era un pericolo pubblico quando ragionava. Oramai era un dato di fatto.
- Stavo pensando… - disse infatti confermando i suoi sospetti. Si interruppe di colpo e si portò una mano sotto il mento, se lo grattò corrucciato, poi riprese a guardarla.
Perché aveva degli occhi così belli? Un oceano in cui sarebbe potuta annegare tranquillamente.
- Quindi… - continuò dopo qualche secondo - …mi stai dicendo che dovrò aspettare un po’ di anni per poter ricambiare quella frase… dovrò attendere che i miei capelli siano brizzolati, dovrò aspettare di finire il college e fare un sacco di soldi, cosa che dubito succederà, visto che voglio insegnare matematica. Dovrò litigare ancora con te, per l’ennesima volta, per far pace e infine dovrò far finta di soffrire di vertigini e scalare l’angusta scala antincendio della misera casa che dividerai con Tess o Karol? E tutto questo perché ho sbagliato il tuo film preferito e ho pensato che fosse più facile evocare Ghost piuttosto che Pretty Woman per dirti che sono innamorato di te? – chiese non riuscendo a nascondere il suo divertimento.
Cioè… lei gli aveva appena detto “ti amo” nella maniera più romantica del mondo e lui se la stava tirando così?
Jenna assottigliò gli occhi e lo guardò burbera – Che ne diresti Mr. Grant di rispondermi a modo tuo? Il vincitore della borsa di studio più ambita di tutto il paese non dovrebbe aver difficoltà a parlare in pubblico e soprattutto a formulare una frasetta di poche lettere a senso compiuto…
Jack le accarezzò i capelli – Sei così buffa Jenna, va bè per questa volta te la darò vinta e ti accontenterò, dicendotelo a modo mio.
Si avvicinò nuovamente al suo viso e riprese a baciarla.
I baci che le stava regalando erano diversi da quelli che si erano scambiati qualche mese prima.
Nei loro primi approcci, Jenna doveva stare sempre all’erta e anticipare le mosse di Jack, il pericolo palpeggio era sempre in agguato.
Jack era proprio cambiato, si! Decisamente! Era più gentile, più delicato, più dolce…
Non fece in tempo a formulare questo pensiero che una mano del ragazzo si posizionò sulla sua chiappa destra, mentre l’altra correva già lungo la scollatura.
Fu un riflesso incondizionato, la mano si strinse a pugno e saettò sullo stomaco di Jack, che si staccò di colpo da lei, con un gemito di dolore.
Certe cose non sarebbero cambiate mai!
 

***

 
- Ma sei scema? Senti che male… - Jack era piegato in due dal dolore.
Jenna gli aveva preso lo stomaco in pieno e i pugni dati in quel punto erano i peggiori, quelli che ti facevano mancare il respiro.
Avrebbe dovuto lavorare parecchio sul caratteraccio di quella ragazza.
La sua ragazza.
Riuscì a sorridere lo stesso nonostante il dolore – Ho bisogno di un’infermiera adesso, sai… una di quelle sexy che ti coccolano, ti viziano e ti fanno passare tutti i mali, dovrai curarmi per farti perdonare! – la prese in giro.
Era un’occasione da non perdere e che male c’era se ci scappava qualcosa di buono anche per lui? Jenna non avrebbe potuto dirgli di no, in quel momento lo stava guardando dispiaciuta.
Doveva approfittarne!
- Mi dispiace Jack… non volevo è stato più forte di me – sussurrò andandogli vicino.
- Per questa volta ti perdono, a patto che mi coccoli tantissimo fino a tarda sera, ma sia chiaro, dobbiamo lavorare un po’ sui tuoi modi da maschiaccio – la rimproverò – Ti porto a casa, vuoi? – chiese cambiando argomento.
Jenna annuì.
Entrarono in macchina in silenzio.
Non le aveva ancora detto “ti amo” e non perché non lo pensasse, oh no… lui era innamorato perso di Jen, ma non voleva dirle un banale “anch’io” oppure risponderle con le stesse parole, solo perché lei si era dichiarata.
Voleva pronunciare quelle piccole letterine in un modo del tutto speciale.
Non l’aveva mai detto a nessuna, semplicemente perché non si era mai innamorato.
Jenna era la prima e molto probabilmente sarebbe stata l’ultima a sentirgli pronunciare quella frase.
Era strano che proprio lui che aveva davanti agli occhi l’esempio dell’amore vero, l’amore dei suoi genitori, non ci credesse.
Forse perché tutte le ragazze che gli si erano avvicinate e gli ronzavano intorno, l’avevano fatto per il suo aspetto fisico, per la sua popolarità e, forse, anche per i suoi soldi.
La prima volta che aveva incontrato Jenna, lei gli aveva fatto il dito.
Si girò a guardarla mentre metteva in moto e le sorrise.
Il suo personale “sacco di patate” era finalmente vicino a lui e non se lo sarebbe più fatto scappare.
Nessuno gliel’avrebbe portata via.
Adesso stava fissando il finestrino un po’ imbronciata. Sicuramente stava male, perché lui non si era dichiarato.
L’aveva sempre saputo che anche la scorbutica Jenna sarebbe caduta ai suoi piedi e infatti… Del resto lui era Jack Grant! Si gongolò da solo a quel pensiero.
- Perché?
Jack ingranò la marcia e si immise in strada – Perché, cosa? – chiese perplesso.
- Perché hai rinunciato alla borsa di studio?
Sussultò.
Era su questo che stava riflettendo Jenna? Non su di lui?
Sbuffò, quella ragazza era proprio un enigma!
Non aveva detto a nessuno della sua scelta, perché non gli piaceva passare da buon samaritano. Non gli piaceva che tutti credessero che lui avesse un cuore d’oro. Non aveva voglia di cambiare la sua fama di bello, dannato e arrogante. Solo i suoi genitori erano stati messi al corrente.
Gliene aveva parlato subito la domenica a pranzo. Gli sembrava corretto avvisarli, visto che poi sarebbero stati loro a tirare fuori i soldi per il college, se avesse rinunciato alla borsa di studio.
Vero che non avevano problemi, ma quella borsa di studio era un toccasana a qualsiasi tipo di preoccupazione.
Non voleva pesare così tanto sui suoi. Andare a Princeton richiedeva un impegno economico davvero notevole e lui era bravo in matematica, sapeva fare i conti. Sapeva quanto avrebbero sborsato per lui senza borsa di studio.
Ci aveva riflettuto tutta la domenica mattina.
Aveva fatto mille pensieri e cercato mille soluzioni. Si sarebbe potuto trovare un lavoretto da fare, giusto per non dover chiedere al padre anche i soldi per le sue spese personali, ma che differenza avrebbe fatto?
Non aveva le mani bucate e non era certo la birra che si sarebbe preso al sabato sera che avrebbe fatto la differenza.
Aveva i suoi risparmi, ma la maggior parte di essi erano vincolati. Suo padre li aveva investiti e mai e poi mai avrebbe dato il consenso per liberarli.
Aveva anche pensato di chiedere un prestito ai nonni paterni. A loro i soldi uscivano fuori dalle orecchie, ma nemmeno quella era una soluzione valida.
I nonni gli avrebbero aperto un conto con un sacco di zeri, senza batter ciglio, perché lui era il loro piccolino, l’unico nipote amato e viziato e poi suo padre si sarebbe infuriato.
Già Jack Senior non era riuscito ancora a spiegare ai propri genitori che il loro figlioletto non aveva più dieci anni, ma quarantatre e che le mance a Natale non gli servivano più, figurarsi se lui avesse chiesto loro i soldi per l’università! Si sarebbero subito preoccupati e avrebbero pensato che la loro situazione economica fosse difficile.
I suoi nonni erano strani, sua nonna soprattutto poteva fare concorrenza alla madre di Jenna.
Il pensiero delle due famiglie riunite lo fece rabbrividire, cercò subito di scacciarlo dalla mente.
Cristo Santo!
Era da evitare assolutamente!
Alla fine, comunque, aveva trovato la soluzione più giusta.
Avrebbe rinunciato a Princeton e sarebbe andato in un college pubblico.
Con tutti questi buoni propositi si era seduto a tavola e aveva cominciato il suo bel discorso.
Jack Senior e Chantal l’avevano ascoltato con molta serietà, non l’avevano mai interrotto. Anzi avevano annuito gravemente ad ogni sua frase ad effetto. Aveva parlato loro del lavoro che aveva intenzione di cercarsi e del fatto che avrebbe optato per un’università pubblica per non incidere troppo sul budget familiare.
Ad ogni parola il padre e la madre assentivano con il viso. Serissimi.
Si era sentito adulto, meritevole di stare a tavola con i genitori ed essere trattato alla pari.
Aveva finito il suo bel discorso, orgoglioso di se stesso.
Aveva fissato i suoi genitori che continuavano ad annuire come degli automi, finché non si erano guardati l’uno con l’altra ed erano scoppiati a ridergli in faccia.
Una risata infinita e di cuore.
Jack si era sentito destabilizzato.
Lui ci aveva messo impegno per far vedere la sua buona volontà e loro ridevano?
Li aveva scrutati per tutto il tempo, senza riuscire a dire una parola. Ogni tanto uno dei due provava a parlare e a scusarsi, ma l’ilarità che li aveva presi non aveva accennato a diminuire.
Finché suo padre si era alzato, senza dire nulla, era uscito dalla cucina. Era rientrato poco dopo con un plico in mano.
Gliel’aveva messo davanti – Aprilo – aveva detto evitando lo sguardo della moglie per non ricominciare a ridere.
Aveva aperto la busta e dentro ci aveva trovato l’iscrizione a Princeton e il pagamento completo della prima retta annuale.
Li aveva guardati sbigottito – Perché? – aveva chiesto, mentre cercava di nascondere le mani che gli tremavano.
Sua madre si era alzata e gli aveva accarezzato il viso – Perché ti conosciamo e sapevamo che avresti rinunciato a quella borsa di studio in favore di chi ne aveva più bisogno di te e anche perché sapevamo che ti saresti fatto mille seghe mentali – aveva usato proprio quel termine - sul “non farci spendere soldi”. Sei sempre stato così, perché sei generoso e altruista e noi ti amiamo alla follia.
Aveva pianto.
- Perché volevo la gloria e l’ho ottenuta e non mi interessavano i soldi, perché ce li ho. Volevo solo fare capire a tutti che ero il migliore – rispose così a Jenna e cercò di essere il più convincente possibile.
Si girò a guardarla e si accorse che lei lo stava fissando perplessa – Non ci credo. Dimmi la verità – disse infatti.
- Non l’ho fatto per te Jenna. Non è stato un tentativo per far si che tu ritornassi da me, se è questo che vuoi sapere. Anzi… non volevo nemmeno tu ne venissi a conoscenza. Speravo che Davis avesse un po’ più di amor proprio e non voglio che tu lo dica ai nostri amici. Sarà un nostro piccolo segreto, va bene?
- Dimmi il motivo Jack… - insistette.
- Mi ha fatto star male vederlo piangere e rendermi conto che era per colpa mia, lui non avrebbe avuto un futuro e visto che potevo fare qualcosa… l’ho fatto – ammise infine non riuscendo più a mentire a quegli occhi così straordinariamente limpidi. Si fidava di Jenna, se ne rese conto in quel preciso momento. Non l’avrebbe detto a nessuno e non gli serviva un suo giuramento. Si capiva da come lo stava guardando.
- Sei un grande uomo Jack – mormorò Jenna e Jack avvertì una punta di orgoglio nella voce della ragazza e si sentì bene.
Allungò una mano sulla gamba di Jenna.
La ragazza gli diede una sberletta – Jack! Non ti allargare – lo rimproverò.
- Uffa Jenna! Sei ancora in debito con me per il pugno di prima e sei la mia ragazza! Non posso neanche toccarti? – si ribellò.
- Cosa hai detto?
La voce di Jen gli risultò quasi minacciosa. E adesso cosa aveva detto di male?
Dovevano subito mettere le cose in chiaro. Non poteva aver paura di ogni parola che gli usciva dalla bocca – Ho detto: sei la mia ragazza cosa c’è di male se ti tocco? Non sarai mica una di quelle che vuole un rapporto platonico, vero? Perché io ne voglio uno carnale al cento per cento! – sbuffò.
- Sono la tua ragazza? Davvero? – domandò con gli occhi che le luccicavano.
- Si, a tal proposito… cosa hai fatto con Davis? Perché spero che tu non abbia approfondito troppo il vostro rapporto. Già mi scoccia da morire che tu gli abbia visto il coso e che questo sia decisamente troppo grande per i miei gusti… sai che non si devono fare paragoni, vero?
- Oh Dio Jack! Ma tu sei il Re delle pippe mentali! Veramente… - disse Jen scoppiando a ridere.
Jack sbuffò. Possibile che tutti ridessero di lui?
Trascorsero il resto del viaggio in silenzio, ogni tanto la guardava.
Era proprio bella.
La sua Jenna era stupenda. Nessuna ragazza poteva essere paragonata a lei.
Aveva rischiato di perderla e non sapeva ancora per quale motivo.
Ci aveva pensato ininterrottamente per mesi, ma proprio non ci arrivava.
Va bè! Ormai era tutto passato. Era inutile rimuginare, ormai il peggio sembrava finito. Continuare a scervellarsi per capire Jenna e le sue paranoie gli avrebbe mandato in pappa il cervello e un “signor cervello” come il suo era difficile trovarlo in giro! Quindi era meglio lasciar stare.
- Non ho fatto niente con Davis e tanto meno gli ho visto il coso! E nemmeno lo vedrò mai! – sbottò all’improvviso Jenna – Metto i puntini sulle “i” solo perché altrimenti la tua mente potrebbe disperdersi in pensieri troppo grandi per te! – aggiunse con una risatina ironica – Mi fa già schifo averlo baciato. Non avrei mai creduto di dirlo, ma era meglio se te la tenevi la borsa di studio… sono inorridita dal suo comportamento – aggiunse poi mesta.
Jack si soffermò un attimo sulla prima frase. Bella considerazione che aveva di lui!
Sorvolò. Era talmente felice che Jenna fosse vicino a lui e che non avesse fatto niente con Davis che tutto il resto passava in secondo piano, anche se si beò del fatto che le allusioni di Jenna al suo vigore maschile fossero palesemente inventate – Cosa è successo con Davis?
Vide con la coda dell’occhio Jenna alzare le spalle – Non ne voglio parlare – disse amareggiata e lui l’accontentò.
Discorso Davis chiuso e archiviato per sempre! Era d’accordo con lei.
Arrivarono sotto casa di Jenna nel silenzio più assoluto.
Jenna guardava fuori dal finestrino, sembrava triste.
Anche senza quel sorriso che la contraddistingueva era bellissima, si sentiva proprio fortunato.
Jenna si girò verso di lui - Vieni su? – chiese lei dopo qualche secondo, improvvisamente raggiante.
Ecco la domanda che temeva.
E adesso?
Cazzo… prima o poi avrebbe dovuto affrontare il nemico – Jenna… tua madre cosa sa esattamente di noi? Di questi mesi… delle litigate… delle parole dette? – domandò deglutendo vistosamente e balbettando come un bambino.
Lei gli diede una pacca sulla spalla – Tutto! – esclamò allegra.
Eh già, proprio come temeva! Era quel “tutto” che lo spaventava a morte – Elizabeth è su? – farfugliò.
- No Jack, arriva più tardi, dai… cos’hai paura della genitrice pazza? – gli chiese guardandolo guardinga e inarcando un sopracciglio.
- Io? Ma figurati! Certo che vengo! – la rassicurò.
Magari se calcolava bene il tempo, riusciva a trovare qualche scusa per evitare la signora Taylor.
Paura lui?
Si cagava letteralmente addosso!
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***




TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/
watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

Un grazie di cuore a PinkyCCh per il meraviglioso trailer e a He is my dilemma per il bellissimo banner





Ciao e grazie a tutte come sempre.
A chi mi segue, ricorda e preferisce.

Grazie a chi ha avuto la pazienza e la voglia di recensire. Un grande bacione!
Mi rendete sempre molto felice :)
Quindi grazie a: Orsolarosa98, cardie9980, dominoHRp, Cia98, GreenRose93, Depa95, IdaL, He is my dilemma, Lady Po, Eave, ilapietro91, DarkVisions, maryjb96, frafrifra, Allegra_, Hp_PJ_RG_E 4ever, oned_aremyidols, WriteMyLife53, Koaluccia99, cate_93, Valentina_P, Ilovemyconverse, Minelli e _Sandwich_.
Grazie per il calore con cui seguite questa storia che diciamolo è anche un po' banale, ma voi l'avete resa speciale per me.
GRAZIE.

Siamo ormai agli sgoccioli, pochi capitoli e finirà quest'avventura.
Avrei voglia di scrivere un sequel perchè non riesco ancora a staccarmi da questa coppia che mi ha completamente assorbita.
Se volete iscrivervi al gruppo fb questo è il link L'amore non è bello se non è litigarello qui avviserò quando e se ci sarà il sequel.
Ci vediamo sotto.
Besos


________________________

CAPITOLO 26
 
- Dai entra! Ti ho già detto che non c’è mia mamma e poi anche se ci fosse non ti mangia! – lo prese in giro.
Jack se ne stava fermo sulla porta e si guardava intorno con aria circospetta.
Jenna lo osservò e non poté fare a meno di provare un’infinita tenerezza per il suo ragazzo.
- Non ho paura! – affermò spavaldo facendo un passo in avanti.
Jenna inarcò un sopracciglio – Se lo dici tu! – lo canzonò divertita.
Quando finalmente riuscì a chiudere la porta si lanciò su Jack e l’abbracciò forte – Sono felice – disse sincera.
Jack la ricambiò subito e la strinse forte a sé – Anch’io – sospirò vicino al suo orecchio.
Cominciò a baciarla esigente, senza perdere un secondo, come se volesse recuperare il tempo perduto.
La trascinò passo dopo passo verso il divano, senza staccarsi dalla sua bocca e poi la stese e la coprì con il suo corpo.
Jenna non riuscì a trattenere una risatina – Jack, un attimo! Dobbiamo parlare… – protestò.
Il ragazzo sbuffò sonoramente – E di cosa dobbiamo parlare adesso? Ci sono momenti in cui bisogna parlare e momenti in cui si deve fare qualcos’altro!
Jenna appoggiò i palmi sul petto del ragazzo e lo spinse via – Mmm… fammi pensare… ad esempio di una certa Summer che negli ultimi due mesi hai frequentato spessissimo e con la quale hai approfondito bene il rapporto? Purtroppo ho anche le prove di questo e lo sai! – affermò acida.
Jack le sorrise e si riavvicinò – Non è un problema Summer – disse rifiondandosi su di lei.
Lo allontanò ancora una volta – Non è un problema? – si rese perfettamente conto di aver alzato la voce – Io non sono quel tipo di ragazza… se tu stai frequentando un’altra, prima devi lasciarla. So che ho sbagliato prima e non ho tenuto conto di Summer, però… ero così felice di vederti e non sono riuscita a trattenermi, ma non dovevo farlo! – si auto rimproverò
Jack le prese il viso tra le mani e puntò gli occhi sui suoi – Non c’è nessuna Summer. Sabato, alla festa in palestra le ho detto che non volevo più vederla. Io so che sono uno stronzo con le ragazze, che non mi sono mai fatto alcun tipo di problema, ma ti assicuro che non frequenterei mai due donne contemporaneamente, perché ad essere sincero non ne ho mai frequentata una in quel senso. Non ho mai avuto una “ragazza”! – le rispose ridendo.
Jenna si sentì al settimo cielo.
Aveva lasciato o quel che era, Summer e forse l’aveva fatto proprio per lei – Grazie – sussurrò.
Jack alzò le spalle come se fosse una cosa da niente – Però adesso basta parlare – disse prima di rigettarsi su di lei.
Jenna non replicò lasciò che Jack si sbizzarrisse sul suo corpo.
Si sentiva leggera e voleva provare, non sapeva nemmeno lei fino a dove si sarebbe spinta, però aveva voglia di conoscere Jack intimamente.
Toccare il suo corpo, scoprirlo.
Vero! Aveva già “visto”, ma quel famoso giorno, era stata una cosa un po’ avventata.
Adesso se lo voleva godere in tutta la sua bellezza.
Voleva sfiorare ogni lembo di pelle, conoscerne la fattezza, la morbidezza o la durezza dei suoi muscoli.
Voleva esaminare il più piccolo neo che trovava. Voleva sperimentare tutto e nello stesso tempo desiderava che Jack toccasse lei, imparasse il suo corpo.
E Jack non perse tempo.
Nel giro di qualche minuto le aveva già tolto tutti i vestiti.
Si ritrovò in biancheria intima senza nemmeno rendersene conto, mentre lui era, ancora, completamente vestito.
Le stava baciando il collo con veemenza.
Si sentiva davvero felice.
Impacciata mise le mani sotto la maglietta del ragazzo e cominciò ad accarezzarlo con passione.
Era liscio, delicato da toccare, ma nello stesso tempo marmoreo.
La maglietta finì ai piedi del divano dopo qualche attimo.
Jack aveva il fiato corto.
Lo sentiva sospirare frequentemente sul suo collo.
Jenna si irrigidì quando il ragazzo spostò il reggiseno e mise la bocca sul suo capezzolo.
Non era abituata ad un contatto così intimo e diretto. Ebbe quasi paura di una possibile reazione violenta. Una delle sue “solite” reazioni con Jack.
Nonostante la voglia di provare fosse tanta, c’era qualcosa in lei che la costringeva quasi a scappare da queste situazioni.
Quasi se ne fosse accorto Jack si sistemò meglio su di lei, aprendole le gambe e posizionandosi in mezzo. In contemporanea, le afferrò le mani con una sola delle sue e gliele portò in alto sopra la testa, mentre con l’altra cominciò ad accarezzarle i fianchi scendendo fino alle mutandine.
Emise un risolino divertito – Devo tenerti a bada Jenna, non vorrei avere spiacevoli sorprese – le disse fissandola e facendole l’occhiolino.
Rise anche lei, in maniera un po’ goffa, quasi esasperata dai gemiti.
Jack la conosceva bene!
Quanto l’aveva osservata per capirla così profondamente?
Quando aveva avuto modo di comprendere le sue paure e il suo io interiore?
- Fidati di me, Jenna – disse poi diventando serio all’improvviso – Faremo solo ciò che vorrai tu, non andremo oltre se non te la sentirai. Fidati di me.
Fu in quel momento che si rilassò e si lasciò completamente andare ai baci di Jack.
Lui non era solo lo stronzo che voleva mostrare a tutti.
C’era qualcosa di più, qualcosa di segreto e nascosto che aveva rivelato solo a lei.
Jack era anche il ragazzo che aveva rinunciato alla borsa di studio in silenzio e che aveva aiutato il suo amico Tom, nonostante quest’ultimo non gli avesse parlato per due mesi.
Era lo stesso che, nonostante tutti gli avessero voltato le spalle, a ragione o no, li aveva riaccolti nella sua vita come se niente fosse successo.
Era il ragazzo che quando si era lanciata su di lui dopo tanto tempo che non si parlavano, l’aveva accolta tra le sue braccia senza farla cadere.
E lei lo voleva.
Era pronta per lui.
Jack capì subito il suo abbandono totale e i baci e le carezze divennero più intensi, più passionali, più brucianti.
Si esplorarono e si conobbero totalmente con il tatto, con la bocca.
Senza alcun imbarazzo, senza alcuna paura.
Le mani di entrambi toccarono tutto, senza falsi pudori, senza vergogna.
Una ragazza e un ragazzo in balia delle loro emozioni, in balia dei loro corpi.
Era pronta.
Si! Era pronta per far l’amore con l’uomo di cui era innamorata.
Una miriade di emozioni la travolse completamente.
Il cuore emetteva un battito sordo, veloce, troppo veloce, Jenna sentiva solo quello e il tocco gentile, ma appassionato di Jack sul suo corpo.
La sua prima volta con Jack Grant! La sua prima volta in assoluto.
- Ti voglio – pronunciò quelle due parole con una voce irriconoscibile. Rauca e colma di passione.
Da dove proveniva quel tono così strano? Non era stata lei a parlare, no di certo, era impossibile!
In poche ore aveva detto a Jack che lo amava e che lo desiderava.
Si sorprese di se stessa.
Jack le baciò le labbra delicatamente.
Le sfiorò le gambe gentilmente e risalì fino ai lembi delle mutandine.
Cominciò a farle scendere con garbo, senza alcuna fretta.
Tremava, come se anche per lui fosse la prima volta.
Quando fu completamente nuda, lui si tolse i jeans e rimase in boxer si appiattì nuovamente su lei senza però schiacciarla e ricominciò a baciarla ovunque, come se volesse avere ancora una volta la sua approvazione, il suo permesso, come se volesse la certezza matematica che lei fosse davvero pronta per far l’amore con lui.
- Ti voglio anch’io Jenna e non so quanto potrò resistere, tu… sei pronta davvero? – le parlò tra la spalla e l’orecchio. La voce gli uscì arrochita e Jenna avvertì ancora di più il desidero crescere in lei.
Non riuscì ad emettere nessun suono.
Annuì semplicemente con la testa.
Jack la baciò nuovamente sulle labbra.
Era strano, ma poteva sentirlo sorridere anche senza guardarlo, anche se aveva gli occhi chiusi.
Era tutto perfetto.
Niente avrebbe potuto rovinare quel momento…
- Belle chiappe Jack! Davvero notevoli, però adesso hai trenta secondi per alzarti dal corpo nudo di mia figlia, vestirti e fuggire da casa mia! Cosa che ti consiglio vivamente. Si, decisamente! È meglio che io e te facciamo una bella chiacchierata in un altro momento. Venticinque, ventiquattro secondi…
La voce divertita, o forse no, della genitrice pazza, ghiacciò in pochi attimi tutti i loro bollenti spiriti.
Due pezzi di marmo, ecco cos’erano diventati i loro corpi.
Jack sembrava una statua, un iceberg.
Come avevano potuto non sentire girare la chiave nella toppa? Come avevano potuto non rendersi conto che Elizabeth era entrata in casa?
I loro sospiri erano così forti da coprire ogni altro rumore?
Dopo qualche istante Jenna tornò lucida.
- Jack! Muoviti… evapora – sussurrò allarmata.
Lo scosse violentemente. Il ragazzo aveva perso completamente la parola. La stava fissando atterrito.
Lo allontanò con forza per farlo riprendere – Muoviti! – sibilò.
Come un automa Jack si alzò, ma si vedeva chiaramente che era spaesato.
Gli mise i jeans e la maglietta in braccio, mentre lui raccoglieva una scarpa e lo spinse verso l’uscio di casa.
Ma perché erano così sfortunati?
Come avevano fatto a non rendersi conto di quanto tempo fosse passato?
- Smamma Jack, forza! – disse aprendo la porta, spingendolo fuori e richiudendola con forza alle sue spalle.
- Se ne è andato? Posso entrare nel mio salotto, senza rivedere in corpo nudo di Jack? – Urlò Elizabeth dalla camera.
- Si mamma – mormorò.
- Bene Jenna, credo sia arrivato il momento di fare un bel discorsetto. Io e te, sole! – Elizabeth la guardò con un’aria divertita, facendo capolino nella stanza.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
 

***

 
Da quanto tempo era là?
Non lo sapeva nemmeno lui.
Non sentiva niente. Era diventato sordo all’improvviso.
Mai prima di allora gli era successa una cosa del genere.
Cazzo!
Fortuna che non si era tolto i boxer… Cristo Santo! Scoperto nel momento clou dalla genitrice pazza. Non era possibile…
La sua vita era finita! Completamente andata a rotoli. Era un uomo morto!
Kaput!
Cominciò ad infilarsi i jeans disperato, lì, sul pianerottolo.
Che figura di merda! Che figura di merda! Che figura di merda…
- Pervertito!
No! Non poteva capitargli anche questo. Alzò gli occhi e incrociò quelli di una signora molto anziana, sembrava la signorina Rottenmeier di Heidi, solo che aveva i capelli completamente bianchi, ma l’espressione inacidita era quella. Lo stava fissando, qualche gradino più giù, inviperita e scandalizzata e gli stava puntando contro un bastone da passeggio.
- Non è come pensa lei… - mormorò a disagio, cercando di giustificarsi, senza sapere nemmeno lui il motivo per cui lo stesse facendo.
Ma perché capitavano tutte a lui?
In quel momento la porta di casa di Jenna si aprì, non fece in tempo a girarsi che una scarpa lo colpì in testa.
- Ci sentiamo dopo! – urlò Jenna richiudendola subito.
Si massaggiò la testa dolorante.
Riguardò l’anziana signora che stava scuotendo la testa con disapprovazione e stava avanzando su per le scale.
- Ai miei tempi era tutto diverso! – brontolò.
Jack si agitò. Possibile che fosse così sfigato ultimamente? Ci mancava solo la vecchia adesso!
Non era stato sufficiente essere scoperto dalla genitrice pazza seminudo, mentre stava per fare l’amore con Jenna per la prima volta?
No! Anche la vecchia bisbetica che gli faceva la paternale.
Si abbottonò i jeans e si accucciò per infilarsi le scarpe, cercando di far finta di niente.
In certe situazioni il controllo era l’arma migliore.
Un altro colpo secco gli arrivò in testa.
Alzò lo sguardo esterrefatto.
La signora gli aveva appena dato una bella bastonata in testa – Pervertito! – disse acida cominciando a salire lentamente l’altra rampa di scale.
Ma perché le vecchie non abitavano al pian terreno?
Si massaggiò la testa.
Cazzo che male!
Si vestì in fretta e si precipitò verso l’uscita.
Arrivò in macchina trafelato nemmeno avesse fatto la mille miglia di corsa e partì come un razzo verso casa.
Non voleva pensare, non doveva pensare!
Quando varcò la soglia di casa sua si sentì finalmente al sicuro.
- Tesoro! Cos’è successo? – Chantal gli corse in contro preoccupata – Amore, hai una faccia…
- Mamma… ti prego portami a Lourdes! Ho bisogno di una purificazione, me ne stanno succedendo di tutti i colori, ultimamente.
Sua madre lo guardò stranita – Cos’è successo Jack? Non farmi stare in pensiero.
- È tutta colpa di Jenna! È lei che porta una sfortuna nera – piagnucolò come un bambino rifugiandosi tra le braccia accoglienti della madre – Da quando la conosco mi è successo di tutto. Il mondo sta attentando alla mia vita!
Vide chiaramente sua madre alzare un sopracciglio e assumere un’aria divertita.
Chantal cercò di far morire sul nascere un principio di risata, ma Jack se ne accorse subito – Mamma! – la redarguì – Si può sapere da che parte stai? Ho rischiato la vita oggi e tu ridi?
- Tesoro… se non mi dici cosa è successo non posso prendere posizioni! – gli disse divertita.
Si sedettero sul divano e Jack le raccontò tutto ciò che gli era successo.
Ogni tanto Chantal spalancava gli occhi e poi li abbassava per non fargli vedere che stava per mettersi a ridere.
Ma perché anche sua madre si divertiva alle sue spalle?
Jack sbuffava e lei cercava di ritornare seria.
- Eh dai amore! Pensa un attimo alla mamma di Jenna. Cosa faresti tu se trovassi tua figlia nuda con un ragazzo? Io non so come reagirei… tu sei un maschietto e quindi è diverso, non sono discorsi maschilisti questi, ma se hai una figlia è diverso, sei più protettiva...
- Gli staccherei le palle con le mie mani! – rispose con impeto – Però mamma… io adesso mi trovo dall’altra parte e vorrei un po’ di comprensione… posso capire la reazione di Elizabeth, ma non abbiamo fatto niente. Lo giuro! Oh Dio! La mia vita è rovinata. Mamma aiutami… come farò adesso?
Chantal lo guardò con amore – Se vuoi telefono alla madre di Jenna e ci parlo io.
Non gli sembrava una cattiva idea.
Magari sua mamma poteva aiutarlo, chi più di lei lo avrebbe potuto difendere?
Nessuno!
Solo che aveva paura di un incontro tra le due e in più gli sembrava un po’ prematuro.
Doveva parlarne prima con Jenna.
- Non saprei – disse pensieroso – Mi sembra la soluzione migliore, però non vorrei mettere in imbarazzo Jenna. Pensa che lei adesso è alle prese con la genitrice pazza! – disse avvertendo chiaramente la paura scorrergli nelle vene.
A quelle due ultime parole la madre scoppiò a ridere – Deve essere proprio simpatica questa Elizabeth per avere un soprannome così.
Jack scacciò una mosca invisibile, palesemente scocciato – Mamma! È pazza… Aiuto! La mia vita è finita. Potrebbe farmi qualsiasi cosa, anche fisicamente parlando – rabbrividì al solo pensiero e si guardò in mezzo alle gambe preoccupato – E tu… tu pensi sia simpatica? Non c’è niente di divertente in tutto questo. Sono un uomo morto! – proclamò platealmente.
In quel momento arrivò anche Jack Senior – Ciao amori della mia vita – salutò gioioso.
Appunto!
Non gliene andava nessuna dritta.
Adesso sua madre avrebbe raccontato tutto a suo padre e lo avrebbero preso in giro per il resto della sua vita.
- Amore ti devo raccontare una cosa incredibile – disse infatti sua madre correndo ad abbracciare il marito – Jack è stato scoperto mentre tentava di copulare! – affermò tutta allegra.
L’uomo scoppiò a ridere.
Ma perché aveva dei genitori così?
Fu salvato dal cellulare.
- Pronto – rispose in fretta vedendo che era Jenna.
- Jack. Sei invitato a pranzo domenica – fu la risposta agitata della ragazza – Un “no” non è ammesso come risposta.
Avvertì nitidamente il sudore freddo scendere lungo la schiena – Jenna… io…
- Jack! DEVI.
- Cosa ti ha detto? – chiese titubante.
- È andata meglio del previsto. Mi ha fatto tutto un discorso sull’apparato genitale femminile e maschile. Mi ha spiegato come nascono i bambini e poi ha fissato una visita per la settimana prossima dal suo ginecologo… ah! E ovviamente mi ha fatto giurare che non avrò nessun rapporto sessuale finché tu non le porterai le analisi del sangue e io non prenderò la pillola. I risultati li vuole già domenica, ti avviso e se fossi in te li porterei. Questo, ha specificato molto bene, non significa che lo possiamo fare senza preservativo, perché non si sa mai…
Jack deglutì.
Quella donna era pazza e se tutto fosse andato per il verso giusto, per modo di dire ovviamente, sarebbe diventata sua suocera.
Ma chi gliel’aveva fatto fare?
Quando chiuse la telefonata con Jenna si prese i capelli tra le mani disperato.
Che vergogna! Che figura di merda!
Ma perché succedevano tutte a lui?
Si sdraiò sul letto, fissando il soffitto.
Era diventato il Re degli sfigati, non c’erano più dubbi.
Le risate dei suoi genitori provenivano chiassose dalla cucina.
Si tappò le orecchie.
Cosa c’era di peggio?
I suoi che si divertivano alle sue spalle e tra una settimana l’incontro ufficiale con la genitrice pazza che lo aveva trovato praticamente nudo sopra la figlia e che aveva anche fatto apprezzamenti sulle sue chiappe.
La sua vita era finita!
Non ne sarebbe uscito vivo… gli rimaneva solo una settimana da godere in pieno…
 
 
_______________

Spero vi sia piaciuto... fatemelo sapere :)

Il prossimo capitolo sarà diviso in due parti.
Ci sarà anche un missing moment, perchè voglio rispettare le regole del sito e quindi sarà un po' "rosso".
Vi lascio un piccolo assaggio di cosa succederà.
Cliccate qui http://www.youtube.com/
watch?v=NCoMHZO1Wt0&feature=youtu.be

Grazie come sempre a  PinkyCCh

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


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TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=youtu.be

 


Ciao,
grazie a tutti che avete la pazienza di seguire questa storia.
A chi mi segue, ricorda e preferisce.
Grazie a coloro che hanno recensito anche solo una volta e a chi invece persevera nel farlo sempre!
Grazie perchè con i vostri commenti tante volte mi date sempre molti spunti.
Grazie a franciluna, _Lumen_ (che tra virgolette ha recensito anche tutti i capitoli arretrati, quando ho visto ero così O__O) Ilovemyconverse, Fiore di loto92, _Sandwich_, Lely19, She wanted to know, Allegra_, Eave, maryjb96, Cecybb99, Lali_B95, ilapietro91, DarkVisions, gaccia (I love Jack-Jake!) Depa95, Minelli, Sandra1990, Valentina_P, frafrifra (dopo avrai tanta acqua cara...) cardie9980, cate_93, Saretta123, Mariagiovanna123, IdaL, Lady Po, Cigno Nero e Just Me and my Thought.

Buona lettura

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L'amore non è bello se non è litigarello


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CAPITOLO 27
 
Stava andando dai suoi nonni con Jenna.
Era seduta al suo fianco e non la smetteva più di chiacchierare e cantare.
Jack sorrise felice, aveva davvero avuto un’ottima idea!
Ci aveva pensato molto e alla fine aveva deciso che, per starsene un po’ tranquillo con Jenna, era meglio allontanarsi da casa di diverse miglia, tra Elizabeth, i suoi genitori e i loro amici, non erano più riusciti a stare un secondo da soli.
Oltretutto la scuola era praticamente finita e, da lì a una settimana, ci sarebbe stata la consegna dei diplomi e relativa festa di fine anno, nella quale avrebbero fatto anche quella stupida cosa del Re e della Reginetta, anche se alla fine non gliene importava proprio niente di quella cazzata dell’elezione, visto che ci andava con Jenna e i suoi amici.
Elizabeth, comunque, non aveva avuto niente da ridire per quella gita improvvisata, dato che sarebbero andati a casa dei suoi nonni e quindi sarebbero stati controllati a vista.
Peccato che la genitrice pazza non sapesse che i suoi parenti abitavano in aperta campagna e possedevano acri e acri di terra!
Ad occhio nudo non si poteva nemmeno vedere il confine della loro proprietà.
Aveva calcolato tutto!
Ovviamente aveva evitato accuratamente casa Taylor o meglio, casa Allen-Taylor. Purtroppo aveva scoperto, come al solito a sue spese, che Elizabeth non gradiva essere chiamata signora Taylor.
La sfortuna cosmica lo perseguitava in quel periodo, ormai era un dato di fatto.
Il mercoledì precedente aveva chiamato, rigorosamente al cellulare, la sua ragazza la quale, purtroppo, era sotto la doccia.
Gliel’aveva spiegato Elizabeth rispondendo al posto della figlia.
Quando aveva sentito la voce dall’altra parte del filo si era sentito morire. Aveva farfugliato qualcosa del tipo buona sera signora Taylor e, involontariamente, aveva scatenato l’ira della donna.
- Senti Jack – l’aveva rimproverato – Sono felicemente divorziata e single. Ci ho messo anni per essere richiamata Allen, quindi se proprio devi usare la parola “signora”, sei pregato di utilizzare il mio vero cognome, anche se puoi chiamarmi tranquillamente con il mio nome di battesimo, visto che ormai siamo in intimità. Ti ricordi, vero? Ti ho ammirato in quasi tutto il tuo splendore. – aveva detto scoppiando poi a ridere.
In quel momento avrebbe voluto che la terra si aprisse e lo portasse giù negli inferi per sempre.
Quella donna riusciva sempre a metterlo in imbarazzo e lo faceva di proposito. Ogni occasione era buona e, se non si presentava spontaneamente, se la procurava lei! Era un’arpia!
Aveva chiuso la telefonata, praticamente subito, balbettando come un cretino.
Elizabeth aveva appena fatto in tempo a pronunciare la sua ultima minaccia, prima che lui riuscisse a premere il tasto rosso – Ti aspetto domenica a pranzo! Sii puntuale!
Non appena aveva riattaccato, Jack si era alzato dal letto ed era andato a sbattere la testa una decina di volte contro la porta.
Perché?
Cosa aveva fatto di male per avere una suocera così?
E poi gli era venuta l’idea!
Forse le ripetute botte in testa, gli avevano aperto un nuovo spiraglio di luce nel cervello!
Era un genio!
Perché non andare in campagna dai suoi nonni, visto che erano secoli che non li vedeva e portare anche Jenna con lui?
Avrebbe preso due piccioni con una fava. Sarebbe riuscito a stare un po’ da solo con la sua ragazza e avrebbe riabbracciato i suoi nonni. Aveva voglia di rivederli e raccontargli di persona delle sue vittorie.
Non potendo andare sempre a trovarli, li sentiva solo per telefono o in video chiamata.
I suoi nonni erano speciali. Avevano comprato il computer, perché volevano stare al passo con i tempi.
Sua nonna googlava che era una meraviglia! Così diceva lei…
Ricordò con piacere quando, una domenica di qualche mese prima, si erano riuniti a pranzo. Suo padre e suo nonno stavano litigato per una cosa non ben definita e nonna Agatha si era alzata, aveva sbattuto i pugni sul tavolo e se era uscita con – Smettetela! Lo risolvo io il problema. Faccio la domanda al computer! – poi era andata velocemente in studio.
Erano rimasti tutti un po’ interdetti, poi Jack l’aveva seguita, curioso.
Si era messo dietro di lei per capire cosa intendesse per “facciamo la domanda al computer” e l’aveva vista digitare incerta la tastiera con i due indici e lentamente aveva scritto il suo quesito, con tanto di punto di domanda, al motore di ricerca.
Aveva riso come un pazzo.
Per non parlare poi di quando lo contattava con John in video chiamata.
La nonna impartiva gli ordini al marito come un dittatore.
- No! Ti ho detto che devi premere quello! Somaro! Si spegne così. Non capisci niente. No! Fermo… adesso lo vedo! Guarda che bello che è il nostro Jack. Pupattolino della nonna! Amore Santo…
Riusciva a parlare con loro almeno dopo dieci minuti.
Prima c’era tutta la parte tecnica da risolvere e le varie sviolinate alla sua persona.
Amava i suoi nonni, li adorava.
Si girò verso Jenna un attimo per poi ritornare a guardare la strada.
Ridacchiò tra sé e sé.
Si sarebbe vendicato. Sua nonna era peggio di Elizabeth!
Non è che le volesse male, però era giusto che anche lei si sentisse, quanto meno, un po’ imbarazzata e a disagio.
Non era umanamente corretto che capitasse solo a lui!
- Come sono i tuoi nonni Jack? – gli chiese come se gli avesse letto nel pensiero.
- Non ti anticipo niente! Li conoscerai, ma secondo me, ti saranno molto simpatici! – affermò convinto non riuscendo a trattenere un risolino divertito.
Jenna alzò le spalle – Se sono come i tuoi genitori, sono sicura che sarà così.
Gli piaceva quella parte del carattere di Jenna.
All’inizio credeva fosse una ragazza timida, introversa e anche rompi palle, per dirla tuta,  invece non lo era proprio per niente, tranne rompi palle ovviamente.
Aveva avuto quest’impressione solo perché la vedeva sempre vestita come un sacco di patate, ma conoscendola aveva cambiato completamente idea.
Come era vero che l’abito non faceva il monaco!
Era socievole, divertente, un po’ manesca vero, ma era bello stare in sua compagnia. Se non ti dava confidenza voleva solo dire una cosa: la tua presenza non mi è gradita. Stammi alla larga!
- Senti Jenna, volevo avvisarti che i miei nonni sono un po’ particolari – non se la sentì proprio di non avvisarla, anche se il momento prima aveva pensato l’esatto contrario. Vedere il viso sorridente della ragazza, l’aveva fatto sentire quasi in colpa.
Ma perché era diventato così?
Jenna aveva troppo potere su di lui. Si sentiva un po’ uno zerbino alla Alex anche se, per fortuna, Jenna non aveva lo stesso carattere autoritario e dispotico di Tess.
L’unica cosa che avrebbe dovuto imparare dalla sua amica era la naturalezza con cui Tess sembrava approcciarsi al sesso.
A detta di Alex era una vera e proprio bomba sexy, dove bomba non era riferito al peso della ragazza!
Jack tremò. Cristo Santo! Pensare a quei due mentre… insomma gli faceva venire i brividi.
- Jack, ti sei imbambolato?
Si girò verso la ragazza un istante – No scusa… mi era venuta in mente una cosa raccapricciante. Meglio non pensarci, va! Volevo solo avvisarti che i miei nonni sono, ecco… diciamo strani. Mia nonna Agatha è una libertina e non ha peli sulla lingua e mio nonno John è un brontolone, il bastian contrario (*) per eccellenza. Quindi gli argomenti da evitare accuratamente con loro sono in ordine: sesso e politica. Sappi che Agatha è peggio di Elizabeth da questo punto di vista e John qualunque cosa tu dica, si schiererà dall’altra parte, anche se magari ti ha appena detto l’esatto opposto. Lui non cerca il consenso delle persone, ma vuole lo scontro, quindi se vuoi andare d’accordo con lui devi sempre rispondere il contrario di quello che dice lui.
Jenna scoppiò a ridere – Forse era meglio un incontro a tre con la mia cara genitrice! – disse allegra.
Jack si unì alla risata.
Certo che le andava meglio stare con la Signora Allen, perché lei, così, avrebbe giocato in casa! Tanto era lui il bersaglio preferito di Elizabeth. Jenna ormai aveva sviluppato una sorte di difesa naturale contro la genitrice pazza.
Le grattò la testa e le sfilò l’elastico che teneva fermi i capelli nella solita coda disordinata, sapendo benissimo che Jenna avrebbe protestato. Cosa che accadde infatti dopo nemmeno un secondo.
Il resto del viaggio proseguì tranquillo.
Jack sopportò le stonature di Jenna per due ore, senza dire una parola, ma quando scese dalla macchina, non riuscì a frenarsi – Grazie a Dio! – disse portandosi una mano al cuore – Non avrei retto un attimo di più.
Per tutta risposta gli arrivò una sberletta sulla nuca – Jenna! – brontolò – Dobbiamo assolutamente rivedere le tue maniere!
Lei gli fece una linguaccia, poi, improvvisamente, divenne rossa e si avvicinò a lui tutta intimidita.
Gli ricordò tanto una bambina che cercava rifugio tra le gambe del genitore.
Attratti dal rumore della macchina, Agatha e John avevano aperto la porta di casa e stavano correndo (per modo di dire) verso di loro, tutti festosi.
Spintonò un po’ Jenna per darle coraggio, poi corse verso i suoi nonni.
Quando Agatha smise di prendersela con le sue guance e John di mollargli delle sonore pacche sulla schiena, Jack riprese fiato e si riavvicinò alla ragazza che era rimasta in disparte a guardare la scena – Lei è la mia Jenna, loro sono i miei nonni – disse sorridendo orgoglioso.
Agatha assordò tutti con un gridolino di sorpresa – Oh Jenna, ma come sei bella! L’ho sempre detto che Jack ha ereditato il mio buon gusto. Vieni cara, ti offro qualcosa di bere. Sarai distrutta dal viaggio e così mi racconti tutto. Come hai fatto ad accalappiare Jack? Scommetto che non gliel’hai ancora data!
Sentì Jenna scoppiare a ridere – Proprio così! Signora – confermò.
- Macché Signora. Sei parte della famiglia ora, chiamami nonna – rispose prontamente Agatha.
Sarebbe stata una giornata lunga e come minimo, lui e Jenna avrebbero dovuto prendersi un’oretta di pausa dai due. Per forza, non c’erano alternative!
Una lunga passeggiata nelle isolate campagne Grant, sarebbe stato appunto l’ideale…
Jack sorrise soddisfatto, afferrò John sottobraccio – Dai nonno, prepariamoci alla lunga maratona di chiacchiere della nonna.
- Figliolo, ma dai! Non è vero che tua nonna parla tanto – rispose l’altro.
Jack scosse la testa.
Suo nonno non sarebbe mai cambiato.
Lo sapevano tutti che quando Agatha attaccava un bottone con qualcuno, solo l’apocalisse sarebbe riuscita a spegnere la parlantina della donna, ma del resto suo nonno era così.
Diceva per partito preso, sempre il contrario.
 

***

 
Jack la prese per mano – Andiamo?
Non si era mai divertita tanto in vita sua.
Si sarebbe ricordata per sempre quella giornata a casa di Agatha e John.
Erano due persone stupende.
Agatha l’aveva accolta, a tutti gli effetti, come un membro della famiglia e l’aveva coccolata e viziata con ogni sorta di dolci e biscotti fatti in casa, tutti troppo deliziosi per dire di no.
Jack, ovviamente, l’aveva presa in giro, perché diceva di non aver mai visto una ragazza mangiare così tanto. Già! Solo perché non aveva ancora visto all’opera Tess! Aveva pensato maligna.
Avevano chiacchierato e scherzato per tutta la mattinata.
Agatha l’aveva stordita di chiacchiere e aneddoti. Tutto troppo divertente.
I tre Grant si erano presi gioco di lei per tutto il pranzo, perfino John non aveva controbattuto a nessuna delle battute contro di lei, anzi era d’accordo al cento per cento con gli altri!
Jenna sbuffò sonoramente.
Che colpa ne aveva lei se aveva paura delle galline?
Aveva accolto subito entusiasta la proposta di nonna Agatha di andare a dar da mangiare alle galline.
Non ne aveva mai vista una in vita sua dal vivo ed era curiosa.
Quegli animaletti le erano sempre stati simpatici e li aveva sempre trovati buffi.
Ovviamente, dopo quell’esperienza aveva cambiato completamente idea sugli ovipari.
Le galline non erano affatto simpatiche, anzi erano buone solo se arrosto o in brodo!
Il concetto “stupida come una gallina” o “è una gallina” aveva il suo perché. L’aveva scoperto, purtroppo, a sue spese.
Era entrata nel pollaio tutta eccitata, aveva subito pensato che non ci voleva mica una laurea per dare da mangiare a dei bipedi che allungavano il collo e starnazzavano. Niente di più sbagliato. Era uscita, dopo qualche secondo, spaventata a morte.
Una paio di quegli esseri mostruosi l’aveva attaccata e le aveva beccato le sue bellissime ballerine viola nuove di zecca!
Era uscita dal quel pollaio (oltretutto puzzolente) saltellando come una pazza con le braccia in aria, gridando aiuto e scappando dai mostri che l’avevano, per giunta, inseguita.
Poteva sentire ancora le risate di Agatha che le rimbombavano nella testa.
Jack era accorso subito preoccupato e spaventato dalle grida, seguito a ruota da suo nonno.
L’aveva presa tra le braccia, dove lei si era rifugiata più che volentieri e poi con un colpo di reni si era messa al sicuro balzando su di lui e incrociandogli le gambe dietro la schiena.
- Calmati Jenna, cos’è successo? – le aveva chiesto apprensivo.
- Dio! Jack che paura, quelle… quelle… cose hanno attentato alla mia vita! – aveva risposto piagnucolando con voce acutissima e spaventata.
Jack era scoppiato a ridere all’improvviso e così facendo, aveva perso l’equilibrio tanto che, poco dopo, si erano trovati tutti e due sdraiati per terra.
Ovviamente nemmeno John aveva risparmiato le battute e le risate.
Agatha li aveva raggiunti quasi subito, aveva riportato le fuggitive nel pollaio e, una volta ritornata, si era tolta il grande cappello di paglia, si era asciugata con il braccio la fronte dal sudore e le lacrime dagli occhi – Santo cielo Jenna sei un fenomeno! Come si fa ad avere paura di questi animaletti indifesi? – l’aveva rimproverata bonariamente e poi, giustamente, si era unita agli altri due nelle loro grosse e grasse risate.
Lei si era limitata a guardare le sue ballerine nuove tutte graffiate e sbeccate dalle maledette.
Altro che indifese! Le galline erano una potente arma contro l’umanità!
- Jenna? Allora andiamo? – insistette Jack.
Si riscosse dai suoi pensieri – Si, certo – acconsentì.
Jack voleva mostrarle le campagne di proprietà dei Grant, almeno questa era la scusa che aveva scelto per starsene un po’ solo con lei.
Gliel’aveva sussurrato a pranzo, mentre i nonni erano occupati a litigare bonariamente tra loro.
Nonno John era veramente uno spasso con le sue contraddizioni, mentre nonna Agatha l’aveva colpita per la sua enorme scaltrezza, assomigliava tantissimo a sua madre da quel punto di vista.
Ovviamente aveva acconsentito subito.
Non che disprezzasse la compagnia dei nonni di Jack, anzi, li trovava davvero simpatici, però aveva voglia anche lei di stare un po’ sola con il suo ragazzo, senza genitori invadenti o che arrivassero all’improvviso e in questa particolare categoria di genitori non rientrava solo Elizabeth.
Aveva passato praticamente tutta la settimana a casa di Jack e Chantal era stata onnipresente.
La signora Grant aveva avuto una piacevole e segretissima conversazione telefonica con sua mamma e fatalità aveva rinunciato a tutti i suoi impegni pomeridiani.
Jack era disperato, lei un po’ meno, però sinceramente avvertiva anche lei la necessità di stare sola, soletta con il suo ragazzo.
- Dai! – Jack la riportò nuovamente alla realtà.
- Dove andate? – si intromise Agatha.
Jack guardò la nonna – Niente di che, facciamo una passeggiata per smaltire tutto quel cibo che ci hai fatto ingurgitare, così mostro a Jenna la vostra proprietà.
Agatha sorrise – Bella idea Jack, ma tornate presto, sta per piovere.
- Ma se c’è il sole! – proruppe subito John.
- Uffa! Stupido vecchio! Quando ho mai sbagliato? Se la mia gamba dice che pioverà, sarà così! – protestò subito la donna.
- Nonna dai… c’è un solo che spacca le pietre! – si lamentò Jack.
- Se tua nonna dice che pioverà, allora sarà così! – disse John contraddicendo subito quello che aveva appena affermato.
Jack scosse la testa divertito. Jenna abbassò lo sguardo per non far vedere che stava per scoppiare a ridere – Ok! Torneremo prima che piova – si arrese infine il ragazzo regalando ai nonni uno dei suoi sorrisi migliori.
- Ma… ora che ci penso, fate pure con calma… magari avrai anche tu la fortuna di… - Agatha si interruppe subito – Andate, andate… forza! – disse spingendoli fuori dall’uscio di casa.
Jenna guardò la donna sorpresa.
Per fortuna non era solo la sua famiglia ad essere un po’ strana!
Uscirono mano nella mano, dopo nemmeno dieci metri Agatha li fermò – JACK! – urlò.
Si girarono entrambi verso la donna in contemporanea – Tieni il pisellino dentro i pantaloni, mi raccomando!
Jenna si sentì morire.
Jack divenne rosso.
Poi scoppiarono entrambi a ridere.
Continuarono a camminare in silenzio per diversi minuti – Sembra che la nostra vita sessuale interessi particolarmente a tutti i membri della nostra famiglia! – se ne uscì Jack ad un certo punto.
- Così pare! – confermò lei – Speriamo di riuscire ad essere un po’ più liberi prima di andare al college...
Sospirò e avvertì un’improvvisa tristezza pervaderla tutta.
Jack le strinse forte la mano.
Sarebbero andati in due college diversi, perché gli obbiettivi che avevano erano completamente opposti.
Jack aveva scelto ovviamente un indirizzo scientifico. Avrebbe seguito il corso di ingegneria gestionale a Princeton (*), che a lei sembrava eccessivo per diventare un semplice professore, poi perché sprecare tutto quel sapere per insegnare? Era una domanda a cui non sapeva dare una risposta. Jack aveva un’intelligenza sopra la norma e soprattutto un impegno nello studio che chiunque gli avrebbe invidiato.
Lei aveva scelto, ovviamente, la facoltà di lettere e dopo, una volta conseguita la laurea, avrebbe fatto un corso di giornalismo.
I due college erano praticamente agli opposti e non solo per quanto riguardava l’indirizzo, ma anche per quanto concerneva l’ubicazione.
Sarebbero stati anni molto duri per il loro rapporto appena nato.
- Cosa intendeva tua nonna con “magari avrai anche tu la fortuna di…”? – chiese ad un tratto.
Jack alzò le spalle – È una cosa stupida… una tradizione di famiglia – rispose lapidario.
Jenna non insistette ulteriormente.
Camminarono per molto e chiacchierarono di tutto, spettegolando sui vari compagni e amici e commentando il comportamento apprensivo dei loro genitori.
La casa dei nonni di Jack ormai non si vedeva più ad occhio nudo.
Stavano per raggiungere un enorme albero per rifugiarsi sotto la sua ombra, quando le prime gocciolone cominciarono a scendere.
Il sole splendeva nitido davanti a loro.
Dopo qualche secondo un acquazzone li sorprese.
Corsero a ripararsi sotto i rami del grande albero, ormai fradici.
Si sedettero appoggiando le schiene al grosso tronco – Aveva ragione tua nonna!
Jack annuì.
- Ehi Jack! Guarda c’è l’arcobaleno! – disse allegra e stupefatta dal meraviglioso panorama che si stava aprendo davanti ai loro occhi.
Jack puntò lo sguardo all’orizzonte e sorrise – Sai Jenna… si dice che se due innamorati si danno un bacio sotto l’arcobaleno, avranno una fortuna immensa e staranno insieme per sempre…
Jenna si girò e lo guardò – Chi lo dice? – chiese divertita, inarcando un sopracciglio.
Jack alzò le spalle – Mia nonna e mia mamma… sembra sia diventata una tradizione di famiglia. Agatha ha dato il suo primo bacio a John sotto l’arcobaleno e sono insieme da quando avevano sedici anni e stranamente anche i miei genitori si sono trovati nella stessa situazione…
Jenna sorrise – Intendeva questo prima con quella frase, vero? Sapeva sarebbe piovuto con il sole…
Lui annuì – Proviamo? – chiese titubante.
Non se lo fece ripetere due volte si alzò di scatto e tese la mano verso Jack.
Lui la imitò velocemente e poi uscirono dal loro nascondiglio ridendo, mano nella mano.
Jack la trascinò sotto la pioggia e insieme corsero in contro all’arcobaleno.
 
 
Ciao,
siccome sono ligia alle regole quello che succederà dopo è scritto qui Jenna e Jack: kiss the rain di MandyCri
 
Spero vi sia piaciuto.
Besos Mandy
 
 
(*) Nell'italiano colloquiale viene chiamato bastian contrario chi assume per partito preso le opinioni e gli atteggiamenti contrari a quelli della maggioranza.
Avevo paura fosse una forma dialettale della mia zona, ma ho trovato la spiegazione su internet, quindi credo si dica anche in altre regioni italiane.
In ogni caso per sicurezza ho messo la spiegazione.
 
(*) Ho fatto delle ricerche su Princeton e ovviamente ci sono queste materie. Adesso non so esattamente se ci sia questo indirizzo specifico, ma concedetemi ancora una volta questa licenza poetica.
 
 
 

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Capitolo 28
*** Captiolo 28 ***





TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

http://www.youtube.com/
watch?v=ZFqV8Dj9lFY&feature=you

tu.be

Un grazie di cuore a PinkyCCh per il meraviglioso trailer e a He is my dilemma per il bellissimo banner

 



Ciao,
sono un po'  in anticipo con la tabella di marcia, ma questo capitolo ce l'avevo in mente ancora dal missing moment e quindi l'ho messo giù velocemente.

Allora innanzi tutto ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e anche il missing moment.
Mi perdonerete se questa volta non riporto tutti i nomi: perdonatemi!

Volevo dirvi che la storia è quasi al termine, ancora due capitoli e poi finisce tutto e devo dire che mi dispiace un bel po', perchè mi sono affezionata a questi due che comunque sono diventati dei grandi personaggi per me, solo grazie a voi.
Quindi grazie davvero di cuore.
Vi segnalo come sempre il gruppo facebook, difficilmente faccio spoiler, però mi piace davvero quando ho un rapporto diretto con voi ragazze, come oggi ad esempio che mi avete trattata come la JACK di turno!
Grazie tante ;)
Comunque questo è il link L'amore non è bello se non è litigarello
Se vi va cliccate!
Colgo l'occasione per farmi pubblicità. Questa è una nuova storia che sto scrivendo, perché giusto ieri mattina avevo deciso di appendere la penna al chiodo e ho cominciato un nuovo racconto.
Sono pazza, lo dico da sola!
Se vi va di leggerla si chiama L'UNIDICESIMO COMANDAMENTO

L'undicesimo comandamento di MandyCri


Basta termino qua!
Besos MandyCri



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CAPITOLO 28
 
Jack arrivò sotto casa di Jenna tutto trafelato.
Nonostante avesse messo il climatizzatore al massimo stava sudando, peggio che ad una partita di football.
Aveva la fronte e i capelli completamente bagnati.
Maledetta agitazione!
Prese lo zainetto che gli aveva preparato Chantal. Non aveva ancora guardato cosa c’era dentro.
Sua madre gliel’aveva dato prima che uscisse di casa.
- JJ prendi questo ti sarà utile, quando arriverai a casa di Jenna, vedrai! – gli aveva detto facendogli l’occhiolino.
Jack non aveva ribattuto, era talmente tanto nel pallone che aveva annuito come un imbecille a sua madre, poi l’aveva abbracciata e baciata.
Era uscito di casa, ma era tornato subito sui suoi passi, aveva preso il mazzo di calle che aveva comprato per Elizabeth che sua madre teneva in mano, perché lei già sapeva che se lo sarebbe dimenticato e aveva preso anche la busta, quella busta, che suo padre gli porgeva.
Sembrava stesse partendo per la guerra! I suoi genitori erano rimasti fermi sull’uscio e l’avevano salutato come se fosse stata l’ultima volta in cui l’avrebbero visto.
- Già gli esami! – aveva esclamato stordito, battendosi un palmo sulla fronte.
Suo padre aveva sorriso – Dai JJ! Vedrai che andrà tutto bene. È una persona, non un mostro! – aveva cercato di incoraggiarlo, ma aveva storto la bocca in modo chiarissimo – Anch’io a suo tempo mi sono cagato addosso, ma poi è andata! Vedrai che è più l’attesa di questo incontro ufficiale che il resto. Mangerete, chiacchiererete e nulla di più. Ti divertirai alla fine, ci scommetto quello che vuoi. Mica ti farà il terzo grado! Insomma… in genere si ha paura dei padri della propria fidanzata, non delle madri. Sono loro quelli burberi! Pensa quanto fortunato sei!
Chantal aveva abbassato gli occhi, poi l’aveva guardato – JJ, ha ragione tuo padre, vedrai che tutta la paura che hai è infondata… - aveva mormorato e dal tono di voce si era capito benissimo che non era molto convinta nemmeno lei di ciò che aveva detto.
Aveva preso lo zaino. Se l’era messo sulle spalle. Aveva infilato la busta nella tasca posteriore dei jeans e infine, con i fiori tra le braccia, si era diretto verso la macchina ed era stato in quel momento che aveva cominciato a sudare come un ossesso, ancora prima di entrare nel suo suv.
Si guardò nello specchietto retrovisore e poi si osservò i vestiti, disperato.
Cazzo! Era impresentabile!
I capelli gocciolavano perfino e aveva una pezza sotto le ascelle che era una cosa indecente.
Nemmeno quel giorno avrebbe fatto bella figura con Elizabeth.
Si strofinò la faccia disperato.
Non c’era proprio verso, con la genitrice pazza, lui sarebbe stato sempre un passo indietro.
Aprì lo zainetto per vedere cosa gli aveva preparato sua mamma.
Ci trovò dentro un asciugamano, due magliette di ricambio, delle salviette umidificate, un deodorante e un foglio piegato!
Nemmeno fosse partito per il campeggio o per la guerra, appunto…
Aprì il biglietto e lesse.
Ciao JJ, amore della mamma, ho pensato che saresti arrivato sudato e impresentabile dalla tua futura suocera. Posso comprendere l’agitazione e, tra l’altro, ho il ricordo ancora vivido di tuo padre la prima volta che è venuto a casa mia in veste ufficiale. Non ti dico quanto l’abbiamo preso in giro alle sue spalle e lo facciamo ancora adesso senza che lui se ne accorga! È arrivato sudatissimo e puzzava come una capra. Ho pensato quindi che queste cosette ti potessero aiutare! Vai JJ e spacca tutto.
Mamma
Tirò un sospiro di sollievo.
Per fortuna che c’era Chantal che pensava sempre a tutto.
Uscì dalla macchina e si levò la maglietta, si pulì con le salviettine e si mise il deodorante.
Sua madre era veramente un genio!
Fece un lungo sospiro di sollievo: si sentiva già meglio.
Questa volta non era da solo contro Elizabeth, fortunatamente, poteva contare sull’appoggio di sua mamma.
Entrò con il busto dentro la macchina, lasciando fuori il sedere.
Un colpo secco gli colpi il posteriore.
- Ahia! – gridò andando a sbattere la testa contro la cappotta.
Uscì dalla macchina e si girò.
La signorina Rottenmeier lo stava fissando piena di sdegno – Pervertito! – gridò astiosa.
Jack provò a parlare, ma la donna lo bloccò subito, puntandogli il bastone contro il viso – Possibile che i giovani d’oggi siano tutti così? È la seconda volta che ti vedo e, guarda caso, sei sempre nudo. Che educazione hai ricevuto? Sei, forse, un maniaco? Un depravato? Devi andare dalla piccola Jenna? Ma lo sa sua madre che razza di degenerato frequenta sua figlia? La dolce e gentile Jenna, cosa le hai fatto? – la vecchia interruppe il fiume di parole e gli assestò una nuova potente bastonata in testa.
Ma dove la trovava tutta quella forza?
Jack sgranò gli occhi – Signora… io… - tentò di dire, ma ancora una volta fu interrotto.
- SIGNORA??? Dico SIGNORAAAA???? Mi stai dando forse della vecchia? Io sono ancora signorina e ne sono feria – affermò convinta – Adesso muoviti a rivestirti così mi aiuti a portare su queste borse, visto che dobbiamo fare la stessa strada!
Jack la guardò allibito.
Recuperò una maglietta pulita nello zaino e se la infilò senza dire una parola.
Prese il mazzo di fiori e chiuse la macchina.
- Puah! Calle! Ma cosa ti è venuto in mente di comprare quei fiori ad Elizabeth, ti sembra forse il tipo da calle? Dovevi comprarle delle margherite colorate. Sei proprio un testone che non capisce niente! – la signorina Rottenmeier mimò tutto il suo disprezzo scuotendo la testa.
Jack prese le due borse della spesa e la seguì in silenzio.
Non vedeva l’ora di rifugiarsi nell’appartamento di Jenna, perché era meglio subire le domande e la presenza della signora Allen piuttosto che quelle di quella vecchiaccia.
Quando finalmente si liberò della donna, era sudato più di prima.
Aveva portato per cinque piani le borse della signora – Niente ascensore, perché è pericoloso, non bisogna fidarsi di questi congegni moderni – l’aveva rimproverato con tanto di indice ondeggiante, quando aveva premuto il bottone per chiamarlo.
Arrivato al terzo piano aveva depositato i fiori davanti alla porta di Jenna e aveva proseguito per gli altri due piani, con la vecchia che continuava a riprenderlo, perché l’aveva trovato per la seconda volta ignudo (così aveva detto!).
Era ritornato quindi alla macchina aveva riaperto lo zaino e benedetto in tutte le lingue che conosceva Chantal che gli aveva messo dentro due magliette, poi era saettato senza alcun ripensamento da Jenna.
Meglio Elizabeth! Meglio Elizabeth!, continuava a ripetersi.
Adesso se ne stava lì, impalato davanti alla porta dell’appartamento di Jenna ed Elizabeth.
La giornata non era cominciata per niente bene.
Cosa gli poteva capitare ancora?
Perché il destino si era accanito contro di lui?
Un po’ tremolante suonò il campanello, sperò con tutto il cuore che fosse Jen ad aprirgli la porta.
- Jack! Ciao – Elizabeth lo salutò con calore – Vieni, accomodati. Jenna arriva subito. È da questa mattina che non si sente molto bene. Aveva la nausea e ha vomitato di tutto.
Jack impallidì.
Uno strano pensiero prese forma nella sua testa.
Che Jenna fosse…? No! Non poteva essere così sfigato… no! Non ci voleva nemmeno pensare.
Come un automa porse il mazzo di fiori alla sua futura suocera e subito prese la busta che aveva messo nella tasca posteriore dei jeans e le diede anche quella.
Elizabeth prese le calle e Jack notò subito l’arricciamento del naso. La vecchiaccia aveva ragione: alla signora Allen non piaceva quella tipologia di fiori.
Porca puttana! Non ne azzeccava mai una!
Si sedette sul divano sconsolato, mentre Elizabeth si dirigeva in cucina a finire di preparare il pranzo.
Jenna arrivò qualche minuto dopo. Era pallidissima e sembrava stesse soffrendo molto.
- Ciao Jack – mormorò con un filo di voce, prima di sedersi vicino a lui e appoggiare il viso sulla sua spalla – Scusa ma non mi sento molto bene. Non mi era mai capitato prima di sentirmi così, forse dipende anche da tutta l’acqua che abbiamo preso ieri.
Cristo Santo! Era tutta colpa sua, ma cosa gli era venuto in mente? Perché aveva fatto quella cosa?
- Ciao Jen – le diede un leggero bacio sulla fronte, per capire se avesse la febbre, ma appurò con uno strano disappunto che era fresca come una rosa, non era l’influenza il problema della sua ragazza – Cos’hai esattamente? – chiese ansioso.
Voleva sentire quali erano i sintomi e capire se preoccuparsi o no per quella cosa che avevano fatto il giorno precedente.
Non poteva essere così… così… così cecchino, per la miseria!
Jenna si accoccolò vicino a lui – È da questa mattina che ho la nausea e i crampi alla pancia. Ho vomitato tutta la colazione e poi solo succhi gastrici – disse sconsolata.
Fu in quel momento che Jack cominciò a pregare.
Poco dopo Elizabeth li chiamò e si accomodarono in cucina.
La signora Allen scherzò tutto il tempo e tenne alta la conversazione.
Il pranzo fu incubo e a Jack sembrò fosse passato un secolo da quando si era seduto a tavola.
Strani pensieri popolarono da subito la sua mente, tanto che si estraniarlo dalla situazione.
Jenna non aveva toccato quasi cibo e ogni volta che sua madre le metteva qualcosa sul piatto, faceva delle strane facce. Si era già alzata due volte per andare in bagno a vomitare, per ritornare poi sconsolata al suo posto – Niente! Non mi sono mai sentita così strana, cosa mi sta succedendo?
Jack era una corda di violino, talmente si sentiva teso.
Ma che cazzo aveva combinato?
Aveva sorriso tiratamene alle battute di Elizabeth, ma il più delle volte non aveva ascoltato una sola parola.
Lui non se ne intendeva di quelle cose.
Se una donna era incinta le nausee cominciavano da subito?
Sapeva che la maggior parte delle volte la nausea arrivava alla mattina, ma lui non ne sapeva proprio niente. Non si era mai posto quel tipo di problema.
Non vedeva l’ora di andare a casa e cercare su internet e se non avesse capito nulla, si sarebbe confidato con Chantal.
Chi meglio di sua mamma poteva spiegargli certe cose?
Dio! Cosa aveva combinato…
Finalmente il pranzo finì, Jenna si alzò subito – Mamma! Devo andare in bagno – gridò, sparendo subito dietro l’uscio.
Elizabeth scosse la testa preoccupata – Cose di donne, purtroppo! Tu non puoi capire – disse scuotendo la testa.
Per forza non capiva! Non era mai stato incinto lui!
La situazione gli si presentò gravissima davanti agli occhi.
E adesso? Elizabeth sapeva già tutto? Cosa le avrebbe detto? Ma soprattutto cosa avrebbe detto lei?
Si sarebbe preso le sue responsabilità. Questo era poco, ma sicuro!
Addio college, addio sogni, addio speranze.
Aveva gettato tutto al vento, solo per la sua stupida voglia di avere Jenna tutta per lui, di amarla come non aveva mai amato nessuna prima di lei.
Che pirla!
Ma si poteva essere più stupidi di così?
Si accasciò sulla sedia senza forze. Cosa c’era di peggio di questo?
- Veniamo a noi, caro Jack!- la voce squillante di Elizabeth lo riportò bruscamente alla realtà.
Ecco! Come non detto…
Alzò velocemente gli occhi sulla donna che gli stava sventolando la busta con i suoi esami del sangue sotto il naso con una espressione sadica dipinta sul volto – Vieni andiamo di là e ci accomodiamo sul divano.
Seguì sconfitto la signora Allen. Era giunta la sua ora e non aveva nemmeno Jenna che poteva aiutarlo spiritualmente.
Si accomodarono sul sofà uno di fronte all’altra.
Elizabeth sfilò il foglio dalla busta con una lentezza esasperante.
Jack non aveva paura dei risultati.
Ovviamente li aveva già guardati. Era sano come un pesce. Aveva più paura dell’esito del folle pomeriggio d’amore con Jenna.
Ma perché non aveva usato la testa in quella circostanza?
La risposta era semplice: aveva ragionato con qualcos’altro!
Quanto avrebbe voluto il bastone della signorina Rottenmeier, in quel momento, per prendersi a bastonate in testa da solo.
Ma poi a cosa sarebbe servito?
Da lì a poco ci avrebbe pensato Elizabeth.
Si strofinò le mani sulla faccia, mentre la mamma di Jenna leggeva attentamente i risultati.
- Bene Jack, sei meno stupido di quello che pensavo o forse solo fortunato! – gli disse con uno strano sorriso.
- Elizabeth i miei genitori mi hanno insegnato a rispettare me stesso – soffiò con un filo di voce.
Lei annuì – Ho delle domande da farti e spero tu sarai sincero con me.
- Lo sarò… - rispose, anche se la voce gli uscì bassissima.
Jenna era ancora in bagno, perché ci metteva tanto?
Il giorno dopo sarebbe andato subito in farmacia a comprare un test di gravidanza. Aveva visto una pubblicità in televisione che ce n’era uno che, se positivo, ti diceva perfino da quante ore la donna era incinta.
Ma cosa aveva combinato? Maledetto lui…
- Quante ragazze hai avuto Jack?
La domanda lo colse impreparato.
E chi lo sapeva? Non aveva mai tenuto il conto. E checcazzo! Non le segnava mica in un’agendina – Diverse… - rispose scoraggiato.
Se le domande fossero state tutte così, sarebbe stata una giornata davvero difficile.
- Diverse, quante?
- Non lo so… non ho una lista della spesa…
Elizabeth scoppiò a ridere – Jack sei un vero spasso! – disse asciugandosi le lacrime, poi cercò di darsi un contegno e divenne seria – Va bene, continuiamo. Mi sembri sincero. Hai mai avuto una ragazza fissa?
- No, Jenna è la prima e spero anche l’ultima – rispose monotono.
Un lampo di gioia attraversò gli occhi della signora Allen – Devo ammettere che ci sai fare Jack! Bene… Hai fatto sesso con tutte?
Sussultò – Più o meno, con quelle che ci stavano da quando avevo circa quattordici anni: si.
- Comprendi anche il sesso orale con questa risposta? – chiese lei con un ghigno.
- Si – il monosillabo gli uscì come uno sparo.
Fortuna che erano seduti comodamente su un divano.
Gli sembrava sempre di più, un interrogatorio vero e proprio, stava sudando e non aveva più magliette di ricambio.
Adesso capiva perché Chantal gliene aveva messe due.
La prima era per il suo arrivo a casa di Jenna, come sua madre aveva scritto sul biglietto. Aveva immaginato che la tensione si sarebbe fatta sentire, mentre l’altra era per il post interrogatorio…
Solo che, grazie alla vecchiaccia, si era bruciato la seconda maglietta, accidenti a lei!
- Lo sai vero che anche il sesso orale deve essere fatto con la protezione, a parte quello spiacevole episodio con mia figlia, spero che tu sia stato sempre attento…
Jack sussultò per la milionesima volta.
Sentì le guance prima congelarsi e poi andare a fuoco – Mio padre è un dottore – disse non capendo più nemmeno lui a cosa stava rispondendo – Mi ha spiegato tutto e mi ha fatto una testa grande come una casa sulle malattie che si trasmettono con il sesso, quindi a parte quello s…piacevole episodio con Jenna, sono sempre stato attento, ecco…
Elizabeth assottigliò gli occhi – Ok, ti credo. Ti faccio solo un’ultima domanda e poi ho finito e ti darò il mio verdetto – disse, non riuscendo a trattenere il sorriso.
Jack sgranò gli occhi.
Aveva come l’impressione che la donna lo stesse prendendo un po’ in giro e che tutte quelle domande non gliele facesse per sapere realmente qualcosa di lui, ma solo per divertirsi alle sue spalle, per vedere la sua reazione e metterlo in imbarazzo.
Aggrottò le sopracciglia e la fissò immusonito.
Ah! Ah! Che divertente!, pensò tra sé e sé – Ok – rispose invece. Non poteva certamente farla arrabbiare, in fin dei conti!
- Hai mai fatto sesso, sesso completo, hai capito cosa intendo insomma… senza precauzioni, Jack? Intendo senza preservativo, se non ti è chiara la domanda.
Il sangue gli si gelò nelle vene.
Non poteva dire di no, sarebbe stata una bugia dato che l’aveva fatto in quel modo, proprio il giorno prima, ma non poteva nemmeno dire di sì, perché poi Elizabeth avrebbe voluto sicuramente sapere con chi e lui non glielo poteva certo dire.
Un rivolo di sudore gli scese sulla fronte.
Abbassò lo sguardo quando quello indagatore della mamma di Jenna si fece più acuto.
Che Dio l’aiutasse.
Rimase zitto, ostinato nel suo mutismo. Cosa doveva fare adesso?
Una bugia a fin di bene non era un peccato. Non aveva mai mentito in vita sua, o meglio le poche volte che l’aveva fatto era stato scoperto subito e, tra l’altro, era successo tanto tempo prima.
Non aveva bisogno di dire una cosa per un’altra.
I suoi genitori gli erano sempre stati vicini, in qualsiasi momento della sua vita e lui era sempre stato un bravo figlio, perché non aveva mai combinato casini allucinanti, certo… almeno fino a quel momento!
Oh Dio! E se Jenna fosse stata veramente incinta, come gliel’avrebbe detto a suo padre e a sua madre?
Deglutì vistosamente e si rese conto che aveva la gola secca. Mandò giù a vuoto.
- MAMMAAAAAAA… VIENI SUBITO QUI! – l’urlo di Jenna lo salvò.
Dio esiste!, pensò.
- Scusa Jack arrivo subito, tanto so già cosa mi deve chiedere. Sempre la stessa storia – sbuffò Elizabeth.
Jack rimase impalato.
Si raggomitolò su stesso portando la testa alle ginocchia.
Sarebbe diventato padre, sempre se i suoi genitori ed Elizabeth non l’avessero ammazzato prima.
Gli veniva da piangere, come aveva potuto essere così stupido?
Un’unica cazzata in vita sua aveva rovinato completamente il suo futuro.
Che stupido, idiota, imbecille!
L’avrebbe amata lo stesso la sua Jenna anche se avessero usato il preservativo.
No! Aveva avuto la splendida idea di non attendere qualche settimana per fare quell’esperienza con lei. Poteva aspettare che Jenna prendesse la pillola, ma lui, invece, era stato ingordo, avido!
Si morse le labbra ripetutamente.
La vecchiaccia del quinto piano aveva ragione a prenderlo a bastonate.
E Jenna?
Aveva rovinato anche a lei la vita e tutto perché era stato uno schifoso egoista.
Lei sarebbe stata quella che avrebbe subito le conseguenze più di lui.
Stupido, idiota!
Era ancora assorto in questi pensieri quando madre e figlia fecero capolino nel salotto.
Si rizzò immediatamente – Come stai? – chiese a Jenna guardandola dolcemente.
Lei gli sorrise – Adesso meglio, grazie Jack. Ho preso un antidolorifico e va meglio e poi finalmente il peggio è passato. Intendo la nausea… è stata proprio potente.
Jack la fissò smarrito – Mi dispiace tanto, io non volevo, dimmi cosa posso fare per rimediare. Ti giuro mi prenderei tutto il tuo dolore se fosse possibile… – balbettò quasi con le lacrime agli occhi.
- Jack! Se potessi dartelo te lo passerei volentieri, ma purtroppo questo è il destino della donna – raddrizzò la schiena e gli puntò l’indice contro - Donna, tu partorirai con gran dolore. Uomo, tu lavorerai con gran sudore! – recitò.
A Jack vennero le convulsioni e senza rendersene conto scoppiò a piangere.
Jenna e Elizabeth accorsero subito al suo capezzale – Santo Cielo, non credevo fosse così sensibile questo ragazzo, sei proprio fortunata Jen, quasi ti invidio – sussurrò la signora Allen.
- Jack cosa ti prende? – gli chiese Jenna preoccupatissima.
- Non sai quanto mi dispiace… - riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.
Elizabeth scosse la testa e poi alzò le spalle – Bè Jenna, se deve reagire così ogni volta che ti viene il ciclo, quando vi sposerete, ti consiglio di venire a stare da me, quella settimana! – e poi se ne andò alzando le braccia in aria.
Jack spalancò gli occhi: non aveva, come al solito, capito niente di niente!
Che giornata di merda!

 

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Capitolo 29
*** Captiolo 29 ***




TRAILER
DI
UN SACCO DI PATATE.
L'AMORE NON E' BELLO SE NON E' LITIGARELLO


by PinkyCCh

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tu.be


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Ciao a tutti,
come al solito vi ringrazio per tutto.
Per le recensioni, per avere la mia storia tra le seguite, ricordate o preferite, o semplicemente per aver letto la mia storia.
Questo è solo un capitolo di passaggio in preparazione appunto dell'ultimo.
Buona lettura e grazie (non mi stancherò mai di ripeterlo).
Besos MnadyCri


___________


CAPITOLO 29
 
Jenna se ne stava appoggiata al muro ad osservare l’incoronazione di Jack alla festa del loro ultimo ballo della scuola.
Non aveva mai avuto dubbi che sarebbe stato lui il Re del liceo anche quell’anno.
Era stato eletto fin da quando era una matricola, perché una bellezza come quella di Jack era indiscutibile.
Perfino al primo anno tutte le ragazzine gli sbavavano dietro e anche le più grandicelle non facevano nulla per nascondere la loro predilezione per il ragazzo.
Il preside gli diede lo scettro e gli mise la corona di cartone.
Una vera indecenza se paragonata a quella della Reginetta che era, perlomeno, in simil alluminio e pietre di plastica.
Tess le diede un colpetto – Dai Jen, vedrai che non farà il suo solito spettacolino.
Jenna alzò le spalle per farle capire che non le importava molto.
In verità, si fidava di Jack e non aveva assolutamente pensato che potesse dar spettacolo. Sapeva che questa volta le cose sarebbero andate in modo diverso, adesso stavano insieme lei e Jack e lui le aveva detto che l’amava, ma soprattutto lei gli credeva.
- Sono convinta che farà il bravo bambino, mi dispiace solo per la sfortunata Reginetta di quest’anno che non avrà il tanto sospirato bacio da Jack Grant – rispose annoiata  all’amica.
Da cinque anni ormai imperversava la Jack-tradizione.
Il ragazzo che era eletto doveva incoronare la Reginetta. Da quando sul “podio” saliva Jack era stato suo uso e consuetudine baciare ardentemente l’eletta davanti a tutti, dando appunto spettacolo.
L’anno scorso, tale Tiffany Jefferson del quinto anno era svenuta dall’emozione.
Jenna alzò gli occhi al cielo a quel ricordo.
Lei e Tess avevano riso a crepapelle in quell’occasione.
Fino all’anno prima erano andate al ballo sempre insieme, assistevano alla premiazione e poi se ne ritornavano a casa con gli occhi sognanti, immaginando che l’anno dopo, avrebbero avuto anche loro un principe azzurro con cui ballare e che le avrebbe fatte sentire le regine della festa.
Era stato così per quattro anni.
Adesso i loro sogni si erano avverati.
Jack Grant era il suo ragazzo e Alex Wright era quello di Tess e poi c’erano anche Karol e Tom che, tra tutti loro, erano sicuramente la coppia più normale.
- Sarà eletta Summer, vedrai… - disse Karol – Con tutta la pubblicità che si è fatta per aver frequentato Jack per quasi due mesi. Tutti sono convinti che sono stati insieme e molti l’hanno votata, perché sperano in un loro riavvicinamento, sai come nei film…
Jenna sollevò un sopracciglio.
Sarebbero dovuti passare sul suo corpo. Jack era suo e nessuno gliel’avrebbe tolto, con tutto quello che aveva faticato per averlo!
Proprio in quel momento Jack le lanciò una lunga occhiata dal palco e poi le sorrise facendole l’occhiolino.
La scuola era finita e il lunedì successivo ci sarebbe stata la consegna dei diplomi.
Per tutta la settimana Jack le era stato incollato nei corridoi della scuola e in mensa, lanciando sguardi di fuoco a tutti i maschietti che osavano solo minimamente posare gli occhi su di lei.
Era veramente geloso e ovviamente lei gongolava di gioia per questo.
Per non parlare poi, di quando era Davis ad avvicinarla: Jack diventava un mastino.
Jenna cercò di non scoppiare a ridere a quel pensiero, la storia del “coso” gli era rimasta impressa e, nonostante gli avesse detto, dato la sua parola e giurato in tutte le lingue che conosceva, che lui era stato l’unico in tutti i sensi, Jack tendeva a cacciare il povero Davis in malo modo.
Non gli aveva raccontato di come si era comportato il ragazzo riccioluto con lei, non gli aveva parlato di come aveva reagito Davis, quando lui gli aveva ceduto la borsa di studio.
Sapeva che Jack era un tipo pacifico di natura, però preferiva tenerlo all’oscuro su questa storia, avrebbe potuto avere qualsiasi reazione scoprendo quanto Davis era stato subdolo e sinceramente, in quel caso, lei non avrebbe proprio voluto trovarsi al posto di Davis.
Jack era pur sempre il doppio di lui fisicamente e già ogni occasione era buona per guardarlo storto o aggredirlo in qualsiasi modo, figurarsi se avesse saputo che era stato un vero stronzo.
Era arrivata anche a pensare che Jack avesse intuito qualcosa, il che poteva anche sembrare strano, visto che si stava parlando del Grant junior, ovvero la persona più tontolona sulla faccia della terra per certi aspetti, anche se, pensandoci, sarebbe stato quasi impossibile non accorgersi di niente, dato che Davis si vantava con tutti, che poi Jenna, quella cosa, non riusciva proprio a capirla.
Cosa c’era da vantarsi quando, quella famosa borsa di studio ti era arrivata, solo perché qualcuno più bravo di te ci aveva rinunciato?
Mah!
Vide Jack prendere la busta e avvicinarsi al microfono.
Adesso avrebbe fatto il suo “simpatico” discorso come nei precedenti anni e poi avrebbe letto il nome della Reginetta.
Non aveva ancora confidato a nessuno ciò che c’era stato tra lei e il ragazzo.
Voleva custodirlo ancora per un po’ nel suo cuore, come un loro segreto. Qualcosa di speciale di cui solo loro due ne erano a conoscenza.
Jack la guardò e una fitta le prese lo stomaco.
Jenna avrebbe fatto volentieri un patto con il diavolo, se questo le avesse garantito il perdurare di quelle famose farfalle nel suo stomaco.
Desiderava che rimanessero sempre con lei, ogni volta che Jack le dava attenzione.
Era la cosa più emozionante e bella che le fosse mai capitata.
- Prova, prova… prova – la voce di Jack risuonò in tutta la palestra.
Jenna deglutì sapeva di non essere in lizza, ma aver ricevuto un unico voto della persona che per lei contava, era una piccola vittoria.
- Spero solo che non abbia fatto uno dei suoi soliti casini… – mormorò Alex al suo fianco.
Jenna si girò a guardarlo – Perché? Cosa voleva fare? – chiese guardinga.
Alex divenne rosso – Non lo so… io me ne sono tirato fuori, so che confabulava qualcosa con Tom – balbettò capendo subito che, forse, sarebbe stato meglio stare zitto.
Tess la anticipò prese per un orecchio Tom e lo mise contro il muro – Che cosa avete fatto tu e lo scemo? – domandò con voce minacciosa.
Tom la fissò intimorito, poi rivolse un’occhiata speranzosa a Karol, la quale arricciò il naso contrariata – Cosa avete combinato? – disse infatti acida.
- Non è colpa mia amore mio, te lo giuro… - si giustificò il ragazzo saettando lo sguardo da un volto all’altro, colpevole.
Jenna sgranò gli occhi. Adesso cosa potevano aver mai combinato quei due? – Tom! Voglio sapere tutto! – l’apostrofò.
Il ragazzo sbuffò – Se mi togli Bulldozer da davanti, ti spiego tutto! – rispose scocciato.
Jenna sbuffò. Tess non andava proprio d’accordo con l’universo maschile, fatta eccezione per Alex, ovviamente.
- Tess, lascialo in pace – ordinò – Adesso spara! – disse poi con tono ancora più duro rivolgendosi a Tom.
- Jack… voleva… ecco… imbrogliare. Voleva fare in modo che vincessi tu, perché desiderava fossi tu la sua Regina. Abbiamo minacciato qualcuno del primo anno obbligandolo a votare per te e poi, ad un certo punto, mi ha detto che poteva bastare, che gli era venuta in mente un’idea strepitosa e che non occorreva più continuare con le maniere dure, ma ti giuro Jenna non so cosa abbia in mente… – confessò agitato, vedendo che Tess si riavvicinava – Te lo giuro!
Jenna scosse la testa, ma cosa aveva in testa quel ragazzo?
 

***

 
Jack prese la busta che il preside gli passò e si avvicinò al microfono – Questo è l’ultima volta che assisterò all’incoronazione della Reginetta della scuola e devo dire che, dopo tutto questo tempo, sono sicuro che ne sentirò la mancanza, l’anno prossimo. Adesso vi dovrete trovare un altro Re, miei cari colleghi…
Si interruppe un attimo per far sfogare il pubblico che aveva cominciato ad applaudire e colse l’occasione per controllare nuovamente Jenna.
Era con i loro amici e Jack tirò un sospiro di sollievo.
Aveva il timore che qualcuno le chiedesse di ballare, soprattutto quel coglione di Davis, anche se, ci avrebbe pensato lui a sistemare Davis Potter, era solo questione di momenti.
Tra poco, finalmente, sarebbe sceso da quel palco e avrebbe potuto stringere tra le braccia la sua Jenna e guai a chi si fosse solo avvicinato.
- Devo dire che per me è sempre stato un onore essere eletto, significa che ho lasciato un ricordo di me alla maggior parte di voi. Comunque lasciamo perdere queste chiacchiere e vediamo chi è la ragazza che è stata eletta.
Aprì la busta e lesse il nome senza dirlo ad alta voce.
Sbuffò un pochino, poi sorrise alle ragazzine in prima fila che lo guardavano ammaliate.
- Bene, la Reginetta quest’anno è Summer Blake – annunciò – Vieni Summer.
L’applauso arrivò come nelle migliori tradizioni contornato da fischi d’approvazione e urletti di gioia.
Summer si fece largo tra la folla e finalmente salì sul palco, tutta emozionata.
Jack alzò gli occhi al cielo.
Quando vide la ragazza lanciarsi di prepotenza su di lui, si scostò leggermente e le tese la mano – Complimenti – disse in tutta tranquillità.
Summer lo fissò smarrita, si aspettava un bacio, ma quell’anno, purtroppo per lei, l’incoronazione sarebbe stata diversa.
Adesso c’era Jenna e mai e poi mai avrebbe baciato un’altra ragazza.
Nonostante fosse lui il Re della festa, non avrebbe ballato se non con Jenna e lo stesso valeva per le foto di rito per i due eletti. L’unica eccezione erano Tess e Karol e di conseguenza Alex e Tom, perché loro erano i suoi amici.
Prese la terribile coroncina che ormai era diventata sbilenca e la tenne in mano, avvicinandosi al microfono – Summer Blake è la nuova Regina. In questi lunghi cinque anni, oltre alle materie scolastiche, qui nel nostro meraviglioso liceo, gli insegnanti e lo stesso preside – si bloccò un attimo e guardò i professori e il preside che ovviamente si era gonfiato come un pavone nel sentirsi preso in causa – Ci hanno insegnato molti valori importanti, uno di questi è la gratitudine. È proprio di questo sentimento che voglio parlare e Summer mi perdonerà, se tolgo una piccola porzione di tempo al suo momento di gloria.
La ragazza lo guardò stupefatta annuendo come un automa.
- Ho deciso quindi di dimostrare la mia gratitudine ad un ragazzo in particolare, colui che mi ha dato talmente tanto che non saprò mai come ringraziarlo e sdebitarmi, perché niente sarà mai abbastanza. Come tutti sapete, ho rinunciato alla borsa di studio, cosa che volevo tenere nascosta per rispetto a chi è stata data, ma visto che è lui stesso ne parla con tranquillità posso dirlo anch’io in pubblico, senza problemi. Ormai non è più un segreto – si fermò e guardò tutti i ragazzi che lo ascoltavano ammutoliti e interessati, poi cercò gli occhi di Jenna.
Se ne stava appoggiata al muro in attesa delle sue parole.
Era stupita e non riusciva a nascondere una certa incertezza che la rendeva quasi buffa.
Insomma aveva quel suo tipico sguardo che voleva dire solo una cosa: sta attento a quel che dici Jack, altrimenti me la paghi!
Jack le sorrise e lei fece una strana smorfia con la bocca. gli sembrò quasi avesse mimato un “ti uccido”.
- Lui però mi ha donato qualcosa di più grande che nessuna borsa di studio o elezione che sia sarà mai abbastanza per ripagarlo. Ha rinunciato alla ragazza che io amo e che per me è tutto. Quindi detto questo, voglio cedere la mia corona a Davis Carter. Vieni Davis.
Summer non riuscì a trattenere un gemito di delusione.
I professori e il preside applaudirono trascinando anche tutti i ragazzi, ma le urla di Tom si distinguevano chiaramente nel fragore.
Guardò l’amico che gli fece l’occhiolino, scoppiando a ridere.
Quando un Davis impacciatissimo salì sul palco, Jack riprese il suo discorso – Non posso essere io quest’anno il Re della festa, perché non posso baciare, ballare o fare semplicemente delle foto con la Reginetta eletta, perché in realtà io ho già una ragazza che amo e che è la Regina del mio cuore, per cui Davis a te l’onore – gli diede una sonora pacca sulla spalla, si tolse l’orrenda corona di cartone dalla testa, incoronando il suo nemico ed infine gli mise in mano la corona di Summer e lo scettro.
Scese dal palco tra le urla e gli applausi e si diresse rapido verso Jenna.
Appena i suoi occhi incontrarono quelli di Jenna, si accorse che quelli della ragazza erano lucidi.
Le sorrise e le fece un piccolo inchino – Miss Taylor, mi concede questo ballo?
Jenna si scaraventò su di lui.
Per un attimo Jack ebbe quasi paura che lo volesse picchiare (non sarebbe stato un evento eccezionale, visti i precedenti), poi si sentì avvolgere dall’abbraccio della ragazza – Con vero piacere Mr. Grant – gli sussurrò all’orecchio.
 
 
Era stata la festa più bella di sempre per Jack.
Aveva ballato fino allo sfinimento con Jenna e i suoi amici più cari, avevano mangiato, scherzato, bevuto e Tom aveva potenziato i loro cocktail analcolici con qualcosa di più forte, senza però esagerare. Karol l’aveva tenuto a bada.
Perfino Tess gli era risultata simpatica e strano a dirsi si era vestita quasi bene, si insomma più sobriamente del solito, o probabilmente, era solo una sua impressione, forse perché era la prima volta che la vedeva indossare un abito nero e non sfoggiava uno dei suoi famosi colori sgargianti.
Ovviamente Jenna era la più bella.
Durante quella settimana, quando lui si avvicinava in cerca di coccole e lei lo respingeva sempre perché aveva il ciclo (Santo e Benedetto ciclo), Jenna l’aveva più volte minacciato che, se continuava così, si sarebbe messa un vero sacco di patate al posto del vestito che aveva comprato per la festa.
All’inizio l’aveva guardata di sbieco, poi però ci aveva pensato su, se si vestiva veramente con un sacco di iuta nessuno l’avrebbe considerata e quindi non avrebbe avuto problemi di rivalità con gli altri ragazzi.
Jenna aveva riso di gusto quando gli aveva esposto i suoi pensieri e poi gli aveva tirato uno scappellotto – Se non esistessi, dovrebbero inventarti! – gli aveva detto ridendo.
Concetto che aveva ribadito quando gli aveva raccontato il motivo del suo crollo emotivo la domenica precedente a casa sua.
Jenna l’aveva guardato attonita per tutto il tempo in cui lui aveva parlato e non l’aveva mai interrotto, cosa che invece era solita fare.
Poi, quando aveva terminato, era scoppiata in una fragorosa risata, l’aveva pregata più volte di smettere di prendersi gioco di lui, lei gli chiedeva scusa e poi cominciava a ridere nuovamente puntandogli anche l’indice contro.
- Oh Dio! Jack… peccato che non possa dirlo a mia madre… Oh Dio! Ti farebbe una statua! Sono sicura che poi ci metterebbe anche i fiorellini e i lumini come si fa con quella della Madonna – gli aveva detto tra una risata e l’altra – Jack… guarda che io ti avrei fermato se non avessi saputo che mi sarebbero venute il giorno dopo. Sono sempre stata puntuale come un orologio svizzero e non sono mica scema come te! Ma come ti è potuto venire in mente che avessi i sintomi di una gravidanza già dal giorno dopo… Santo cielo e la cosa più divertente che abbia mai sentito.
Jack aveva grugnito.
Aveva fatto proprio la figura del fesso!
Poi alla fine la risata pazza di Jenna l’aveva contagiato e si era messo a ridere anche lui di se stesso.
Fortuna che non le aveva detto che voleva fare anche delle ricerche su internet!
- Jack? – la voce di Jenna lo riportò alla realtà.
Erano arrivati davanti alla casa della sua ragazza.
Era stato bravissimo, non aveva sgarrato di un minuto dal coprifuoco imposto da Elizabeth. Era meglio evitare di averla contro, se si poteva!
- Uhmm…
Jenna gli sorrise – È stata la cosa più romantica del mondo quando hai detto che mi ami davanti a tutti.
Jack inarcò un sopracciglio – Non ho detto: Jenna ti amo! Davanti a tutti… - disse per l’ennesima volta in quella serata.
- Si che l’hai detto! – protestò lei – Testuali parole: Non posso essere io quest’anno il Re della festa, perché non posso baciare, ballare o fare semplicemente delle foto con la Reginetta eletta, perché in realtà io ho già una ragazza che amo… – calcò su quella parola platealmente e lo guardò furbetta, prima di riprendere la sua imitazione - …e che è la Regina del mio cuore e bla, bla, bla…
- Bè Jenna ricordatele quelle parole, lo sai che io non sono un tipo per niente romantico, magari è l’ultima volta che le sentirai pronunciare… - la prese in giro.
Jenna fece spallucce – Ok… se vuoi la guerra nessun problema, non mi tiro certamente indietro io… sarà divertente domani raccontare a tutti del tuo bel discorsetto di questa sera, nella simpatica riunione di famiglia che ci sarà a casa tua, quando i tuoi conosceranno mia madre… - lo minacciò assottigliando gli occhi maligna.
Jack deglutì vistosamente.
Oh no! Si era completamente dimenticato che i suoi avevano invitato a pranzo Elizabeth…
Perché era così sfortunato ultimamente?
Era troppo presto per rendere le cose così ufficiali!
Sarebbe stata una giornata pesantissima.
Sapeva già che tutti si sarebbero coalizzati contro di lui…
Una domenica all’insegna del tutti contro Jack.
Una domenica da dimenticare…




Vi ricordo il gruppo face L'amore non è bello se non è litigarello
che è lo stesso del mio nuovo racconto  L'undicesimo comandamento di MandyCri se vi va di passare a darci un'occhiata.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 - EPILOGO ***







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GRAZIE


Sono giunta alla fine di questa storia che mi ha regalato veramente tanto.
Non avrei mai e poi mai creduto che tante persone si potessero interessare a Jenna & Jack.
"Un sacco"  di grazie a chi mi ha messo nelle ricordate, seguite e preferite.

"Un sacco"  di grazie a chi ha recensito.
"Un sacco"  di grazie a chi mi ha sostenuta.
"Un sacco"  di grazie alle stupende ragazze del gruppo L'amore non è bello se non è litigarello
"Un sacco"  di grazie a Gaccia che fin dalle prime recensioni ha fatto crescere in me il "JACK PENSIERO".
"Un sacco"  di grazie a Eave che mi ha seguita da un altro sito per venire a leggere le mie storie.
"Un sacco"  di grazie a Jack e a Jenna che mi hanno fatto compagnia per tutto questo tempo.
Vorrei davvero ringraziarvi una per una e credetemi è come se l'avessi fatto, a chi ha dedicato per ogni capitolo un po' di tempo per scrivermi, a chi ha invece solo letto silenziosamente, a chi se ne è anche andato, ma in ogni caso ha fatto un salto da queste parti.
Adesso Jenna e Jack stanno litigando (non li sopporto più!) perché tutti e due sostengono di essere i veri protagonisti della storia.... ho cercato di spiegare loro che sarete voi a dire chi è il vero protagonista!
Ricordatevi però che Jack ha vinto già tutto ;)

 

GRAZIE ANCORA DI CUORE NON SAPRO' MAI COME RINGRAZIARVI

Magari ci rincontreremo a settembre con il sequel.
Besos MandyCri





CAPITOLO 30 - EPILOGO
 
- Mi raccomando mamma… comportati bene!
Elizabeth scoppiò a ridere e fece un gesto di scherno – Jen! Guarda che so come ci si comporta con le persone! – rispose divertita.
Jenna grugnì – Quando c’è Jack di mezzo, perdi la ragione… - disse stizzita – Ti diverti sempre a metterlo in situazioni imbarazzanti e spesso, per non dire sempre, lo fai consapevolmente, purtroppo, ma spero che ti tratterrai un po’ davanti ai suoi genitori – la rimproverò.
Sua madre scosse la testa e continuò a sghignazzare – Lo sai che non è vero – si difese prendendo la borsa e dirigendosi verso la porta per uscire.
- Mamma… ti prego! Jack è veramente uno straccio per questo incontro. Mi avrà mandato più o meno un migliaio di messaggi – la supplicò.
Elizabeth sbuffò bonariamente – Ti prometto che cercherò di comportarmi bene, ok?
- È già qualcosa… - mormorò – Dai sforzati per una volta. Jack ci tiene tanto a fare bella figura…
Jack sembrava fosse veramente impazzito per quest’incontro.
Non le aveva dato pace fin dalle prime luce dell’alba.
Il primo messaggio le era arrivato alle 5:10 di mattina e poi era stato un continuo trillo del telefonino.
Ma perché non l’aveva spento?
Sbuffò sonoramente.
Maledetto cellullare e maledetto Jack che avevano interrotto il suo sonno ristoratore!
Non riusciva a capire perché lei, al contrario di Jack, fosse così calma.
In effetti era un evento importante, sua madre avrebbe conosciuto i genitori del suo ragazzo. Eppure era stranamente tranquilla. Forse era dipeso dal fatto che Elizabeth e Chantal, in fondo, già si conoscevano.
Avevano instaurato, infatti, una sorta di amicizia telefonica che le portava a sentirsi più di una volta al giorno e quindi il vedersi, finalmente di persona, era solo una conferma a quella sintonia che avevano già trovato via cavo.
In quella settimana aveva sorpreso spesso sua madre che rideva come una pazza dopo aver ricevuto un messaggio.
All’inizio aveva pensato che si fosse trovata un uomo.
La prima reazione era stata di gelosia, perché aveva avuto paura che, con l’arrivo di una figura maschile nella vita di sua madre, le cose tra lei ed Elizabeth sarebbero potute cambiare.
Insomma si era scoperta gelosissima della sua cara mamma, poi ragionandoci su, aveva capito che era un comportamento egoistico da parte sua.
In fin dei conti un uomo (un ragazzo) era già entrato nella loro tranquilla vita a due e le cose non erano affatto cambiate, anzi erano ancora più unite di prima.
Elizabeth aveva accolto Jack a braccia aperte.
Jenna sorrise a quel pensiero.
Ovviamente “accogliere Jack a braccia aperte” era una frase ambigua, dato che si stava parlando della genitrice pazza.
Jenna riformulò la frase in: Elizabeth aveva accolto Jack a suo modo.
Soddisfatta della rettifica tornò con il pensiero agli strani messaggi che sua madre aveva ricevuto tutta la settimana.
Aveva sbirciato di nascosto nel telefono di sua madre. Sapeva che non era una cosa bella da fare, ma la curiosità e, all’inizio, la gelosia l’avevano spinta a fare quel gesto poco civile.
Proprio non ce l’aveva fatta a resistere e da lì, aveva scoperto che gli SMS erano di Chantal.
Povero Jack… se solo avesse saputo quello che le due donne dicevano di lui, l’agitazione, che già provava, sarebbe andata alle stelle.
Chantal teneva costantemente aggiornata Elizabeth sulle paure del figlio.
Nonostante i pettegolezzi che si scambiavano le due madri, Jenna aveva percepito l’enorme amore di Chantal per il figlio, si sentiva proprio a pelle e ne era stata, oltremodo, intenerita.
Forse era per quello che lei, tutto sommato, si sentiva stranamente tranquilla: non sarebbe stata lei al centro dell’attenzione.
Povero Jack, non si preannunciava una giornata facile per lui. Sperava solo che, almeno, Jack Senior prendesse le parti del figlio, anche perché, molti di quei messaggi erano delle chiare prese in giro rivolte al padre.
- Andiamo – disse risoluta alla madre.
I dieci minuti di macchina passarono velocemente.
Elizabeth aveva chiacchierato per tutto il tempo del più e del meno.
Sua madre era veramente felice e lei si sentì orgogliosa, perché sperava fosse stata lei a darle un po’ di gioia.
L’arrivo di Jack nella loro vita, aveva cambiato molte cose.
Nonostante avesse sempre visto Elizabeth come una donna forte e combattiva, negli ultimi tempi, aveva acquistato una cosa che la rendeva la mamma più bella del mondo: il sorriso.
Da quando avevano cominciato a fare i loro stupidi complotti e piani contro Jack, o meglio, per conquistare Jack, la donna aveva assunto un’espressione del viso luminosa.
Jenna avvertì una fitta al cuore.
Jack non era importante solo per lei, ma anche per la sua cara genitrice pazza.
Jack era stato una ventata di ottimismo e di gioia nelle loro vite.
Era stato il tassello mancante per rendere le loro giornate piene.
Si morse il labbro pensierosa, davanti al cancelletto di villa Grant.
Sua madre aveva praticamente rinunciato a tutto per donarle una vita agiata e si sentì in colpa per questo e soprattutto per essere stata gelosa della presenza di un eventuale uomo nella sua vita.
- Dovresti trovarti un uomo – disse quando sua madre stava per suonare il campanello.
Elizabeth ritirò la mano e si girò guardandola stralunata – Jenna! Ti prego, sono apposto così io! – la rimproverò.
- No mamma, dico sul serio! – insistette.
- Jenna non è il momento di parlarne adesso, ma se ti può consolare la cosa, non ho bisogno di un uomo. Dopo anni di solitudine, sono arrivata alla conclusione che dopo tuo padre non mi volevo più impegnare seriamente con nessuno. È una scelta di vita Jen, ma questo non vuol dire che non scopo. Ci mancherebbe altro! Nei miei continui viaggi, trovo sempre qualcuno disponibile! – disse allegra, facendole l’occhiolino.
Jenna arrossì fino alla radice dei capelli – Mamma… ma ti sembrano cose da dire a tua figlia, soprattutto dopo che hai obbligato il suo ragazzo a fare le analisi del sangue? – chiese sgomenta e imbarazzatissima.
Elizabeth scoppiò a ridere – Jenna io ti ho avuta a diciannove anni, perché sono stata una stupida ragazzina che non ha preso precauzioni. Se tornassi indietro lo rifarei, solo per averti con me, perché tu sei lo sbaglio più bello e fortunato della mia vita, però vorrei che tu decidessi con coscienza certe cose. Non fraintendere le mie parole, perché ripet,o sei la mia gioia più grande.
Jenna guardò la madre in adorazione, era una dichiarazione d’amore stupenda, poi si rabbuiò – Non stavamo parlando di questo mamma! Non deviare il discorso. Tu vai a letto con uomini che forse non conosci nemmeno e non si sa mai! – brontolò.
Elizabeth le sorrise – Ho trentasette anni Jen! Non sono mica una vecchiaccia e poi uso il preservativo! – sbuffò, pigiando il campanello.
- Speriamo sia così! In certe situazioni non sempre si è provvisti di tutto! – disse pensierosa.
Sua madre si voltò di scatto e la fissò con aria cupa – Stai parlando per esperienza personale, per caso? – chiese diventando seria all’improvviso.
Oh! Oh! Ma era diventata scema tutto in un colpo? Perché si era lasciata sfuggire quella frase?
Chantal accorse in suo aiuto, fortunatamente – Venite ragazze! Non vedevo l’ora arrivaste… -gracchiò la voce dall’altra parte del citofono.
Jenna partì spedita stringendo forte la bottiglia di vino che aveva in mano.
- Non finisce qui signorina! Dopo ne riparliamo! – ruggì sua madre dietro di lei allungando il passo per raggiungerla.
Quando giunsero davanti alla porta di casa Grant e questa si spalancò, si sentì momentaneamente fuori pericolo.
- Elizabeth… che piacere conoscerti di persona – squittì giuliva Chantal lanciandosi verso sua madre e cercando di abbracciarla nonostante fosse coperta completamente dalla pianta che aveva portato – Mio Dio! Ecco da chi ha preso la bellezza Jenna…
Jenna alzò gli occhi al cielo.
Sarebbe stata una giornata molto, molto lunga.
 

***

 
- JJ sono arrivate, puoi metterti la camicia…
Jack guardò il padre disperato – Papà, sto sudando come un cammello… Cristo se mi metto la camicia adesso, devo cambiarla tra due minuti, come faccio?
Jack Senior trattenne un sorriso – Fatti una doccia veloce e poi ci raggiungi. Ci penso io a trattenere le donne, ma secondo me stai esagerando! Cosa ti potranno mai fare? Sono solo delle donne…
- Tu non le conosci, non sai con chi avrai a che fare sono due donne, di cui una violenta e l’altra sadica e in più c’è la mamma! – disse disperato.
Suo padre aggrottò la fronte – Sono tre donne quindi… anche la mamma è donna!
Jack scosse il capo – La mamma non è una donna. È la mamma e basta…
- Quindi sono tre! – insistette il padre.
- Papà! Sono più bravo di te in matematica. Sono due donne più un’incognita! – gemette tragico.
Jack senior scoppiò in una fragorosa risata – Cristo Santo! JJ sei uno spasso. Fatti questa benedetta doccia, ci penso io all’equazione matematica nel frattempo!
Non appena suo padre uscì dalla stanza, entrò veloce in doccia.
Ci rimase tre minuti di numero, poi si vestì velocemente e raggiunse il resto della famiglia.
Erano tutti seduti sul divano.
Appena entrò nella sala, suo padre lo guardò riconoscente.
Era rosso e sudato.
Jack emise un ghigno perfido e cercò di trattenersi per non ridergli in faccia.
In fin dei conti l’aveva avvisato, giusto?
- Elizabeth ciao – disse andando dalla suocera per abbracciarla.
- Chiappe d’oro, sei tra noi! - rispose lei ironica, portandosi una mano sulla fronte e lasciandola poi fluttuare in aria.
Jack arrossì violentemente.
- Chiappe d’oro? – chiese suo padre stranito.
- Eh si… ho scoperto i due signorini stesi sul mio divano, praticamente nudi, credo in uno dei loro primi approcci sessuali.
Jack chiuse gli occhi disperato.
Come inizio non prometteva nulla di buono!
- Ah si è vero! Jack ci ha raccontato l’evento – scherzò suo padre. Perfetto ci si metteva anche lui!
- Papà… avevo i boxer e non stavamo facendo niente, te l’ho già detto… – si giustificò, cominciando a sudare di nuovo.
- Si Jack, ma cavoli, messa così, però sembra che non ti abbia insegnato proprio niente! – lo prese in giro l’uomo.
Guardò Jenna per avere un piccolo aiuto, ma la vide imbarazzata almeno quanto lui.
Le si avvicinò con un gran sorriso e la strinse forte a sé – Mi sei mancata tanto – le sussurrò ad un orecchio, poi non riuscì a trattenersi e la baciò con trasporto, fregandosene completamente del parentado e della figura di merda che aveva appena fatto.
In fin dei conti sua suocera l’aveva scoperto semi nudo, anche se lo vedeva baciare la figlia, non si sarebbe scandalizzata più di tanto!
Si staccò solo quando sentì Elizabeth schiarirsi la voce.
- Bene ragazzi, andiamo a mangiare – Chantal era tutta eccitata.
Il pranzo fu piacevole. le due genitrici manipolarono la conversazione.
Si rivelarono tutto ciò che avevano fatto da quando erano bambine.
Suo padre era sconvolto. Ogni tanto lo guardava quasi supplicandolo di dire qualcosa.
Chantal raccontò di come aveva conquistato il suo Jack e non tralasciò nessun particolare imbarazzante. Jack Senior cercava di intervenire in sua difesa, ma veniva zittito in men che non si dica dalla moglie, quindi abbassava lo sguardo sconsolato.
Jack era oltre modo compiaciuto. Lui l’aveva avvisato e pensandoci bene, effettivamente, il padre si trovava in una condizione più svantaggiosa rispetto a lui.
Lui era solo contro tre donne!
Elizabeth parlò invece dell’ex marito. Jack rabbrividì per le parole poco lusinghiere scelte dalla donna e poi si rilassò quando la futura suocera descrisse minuziosamente il suo lavoro.
I sudori freddi erano definitivamente passati.
Ascoltava allegro le due madri parlare e si lasciò, finalmente, andare.
Aveva come al solito esagerato. Tutto il nervosismo e l’ansia si erano dissolte nel niente.
Maledetto lui e i suoi attacchi di panico!
Jenna aveva ragione. Erano solo delle persone, non dei mostri.
Anche la sua dolce metà rideva e si divertiva e questo lo riempiva di gioia.
Era mai stato più felice di così?
Aveva davvero tutto e doveva ringraziare per la vita privilegiata che aveva condotto fino a quel momento.
Pochi potevano dire di essere fortunati come lui.
Fu al momento del dolce che le cose cambiarono in suo sfavore.
- Prima di arrivare, mia figlia mi ha fatto una predica da mamma – se ne uscì ad un certo punto Elizabeth.
Jack posò la forchettina con cui stava mangiando la torta e si girò a guardare stupito prima la madre e poi la figlia.
Il suo rivelatore di guai si era messo in allerta.
- In che senso Liz? – chiese subito Chantal curiosa.
Jenna era arrossita di punto in bianco – Mamma… - mormorò imbarazzata.
Jack si spostò con il busto verso Jenna – Non hai detto niente a tua madre della gita dai nonni, vero? – sussurrò a voce bassissima per non farsi sentire.
Jenna sbarrò gli occhi – No… però… forse ha intuito qualcosa… ma forse, magari anche no…
Gli prese un colpo. No! Non poteva essere…
- Jenna, voglio solo sapere l’opinione di Chantal. Non c’è niente di male sai a parlare di certe cose – rispose la donna con uno strano sorriso dipinto in volto.
Guai! Cristo Santo e adesso cosa sarebbe uscito da quella bocca?
Dai… non poteva certo parlare di certe cose al primo incontro tra suoceri… nessuna persona sana di mente l’avrebbe fatto.
E poi, non si era mai sentito che ai pranzi ufficiali si parlasse di sesso!
Era solo la sua mente che stava divagando… non poteva…
- Quindi? – chiese sua madre curiosa.
- Mi ha rimproverato, perché ogni tanto faccio sesso con qualche uomo!
Jack sputò la panna del dolce sul piatto, guardò Jenna terrorizzato e, quando vide l’espressione della ragazza, si sentì male.
Non era possibile!
Jack Senior lo guardò preoccupato e basito. Non sapeva nemmeno lui che pesci pigliare.
Gli diede una pacca sulla spalla, come per consolarlo.
- Bè! E che c’è di male? Sei una giovane e bella donna, sarebbe tragico se non lo facessi più! – esclamò sua madre.
- Esatto! – rispose l’altra compiaciuta – Ma la parte bella viene adesso. Sai cosa mi ha detto lei? – chiese con fare confabulatorio.
Jack spalancò gli occhi.
Che cazzo le aveva detto Jenna? Si girò a guardarla minaccioso.
Jenna, invece, lo fissò disperata.
Jack era pronto al peggio che ovviamente non si fece attendere.
- Cosa ti ha detto? – domandò ancora sua madre curiosa.
- Pensa… che devo stare attenta e usare le giuste precauzioni! - continuò Elizabeth avvicinandosi sorniona e abbassando la voce, come se loro non dovessero sentire.
- Giusto! Hai educato bene tua figlia, anche noi abbiamo fatto una testa grande come una casa a JJ per queste cose, vero amore? – disse cercando il consenso del marito che arrivò puntuale anche se alquanto imbarazzato.
Elizabeth annuì – Già, infatti le ho risposto che sto molto attenta e uso sempre il preservativo!
- Mamma! –intervenne una Jenna nervosissima e imbarazzatissima – Non voglio sapere delle tue prestazioni sessuali! È contro la legge della natura… sono tua figlia! – squittì disperata.
Come se la ragazza non avesse nemmeno parlato, la donna continuò – Ma la sai la cosa più buffa qual è stata Chantal? – chiese complice. Al cenno di diniego fin troppo interessato di sua madre, continuò imperterrita - Mi ha detto, come se fosse un’esperta della cosa, che tante volte non si è attrezzati! Sai come se loro due… – qui si fermò e li indicò, giusto per non lasciare dubbi su dove volesse andare a parare - …l’avessero fatto senza precauzioni, colti dal momento di passione…
Jack si sentì morire.
Perché?
Non stava succedendo davvero.
Era un sogno, anzi un incubo… perché?
Le due donne si girarono all’unisono verso di loro.
Disperazione.
Annientamento.
Incredulità.
Questi erano i sentimenti che Jack stava provando. Non aveva nessuna via di fuga. Doveva mentire per la sua incolumità.
- JJ? – la voce ammonitrice di sua madre non si fece attendere molto.
- Jack dimmi che non è vero! – Cazzo nemmeno suo padre era dalla sua parte.
- Jenna? – la genitrice pazza si rivolse a sua figlia, come se non avesse già detto abbastanza.
- Mamma ti prego… - Jenna era disperata quanto lui.
Ma perché cazzo quella santa ragazza non riusciva a tenere quella boccaccia chiusa?
- Jack Junior Grant, esigo delle spiegazioni!
Jack sbatté la fronte sul tavolo. La sua vita era finita! Completamente andata. Kaput!
- Mamma hai capito male… - mormorò Jenna.
Certo che se voleva convincere qualcuno delle sue ragioni, non sarebbe riuscita a farsi credere nemmeno da Gesù in persona, con quel filo di voce.
- Jack Junior Grant, esigo delle spiegazioni! – ribadì sua madre perentoria.
Alzò il viso ancora spiaccicato sul tavolo e guardò gli adulti timoroso.
Avevano tutti la stessa espressione di rimprovero.
Doveva mentire. Doveva mentire!
Ma perché non era in grado di farlo?
Perché con i suoi genitore non riusciva a dire una schifosissima bugia a fin di bene?
- È successo solo una volta… lo giuro… non sono riuscito a trattenermi… lo giuro… papà… mamma… - balbettò come un idiota.
Cercò conforto in Jenna che, però, aveva la testa bassa e stringeva, sempre di più, gli occhi ad ogni sua parola.
Un disastro!
- Adesso… Jenna prende la pillola – si giustificò in modo maldestro, come se quella cosa potesse cancellare con un colpo di spugna tutto il resto.
- JJ non ti ho insegnato niente? – sbraitò suo padre arrabbiato.
- Papà… scusa… - mormorò quasi in lacrime.
Fu l’ultima persona al mondo da cui si aspettava un aiuto a salvarlo in corner – Ecco perché domenica scorsa eri disperato e hai avuto quella crisi emotiva! – disse Elizabeth scoppiando in una fragorosa risata – La retromarcia si è bloccata e tu pensavi di aver fatto centro!
E poi nessuno riuscì più a fermarla.
Raccontò per filo e per segno gli avvenimenti della domenica precedente, non riuscendo a trattenere le risate che per fortuna contagiarono anche gli altri due adulti.
Dopo una bella ramanzina e vari rimproveri e un giuramento solenne sopra la sedia della cucina davanti a tutti, con tanto di mano destra al cuore (voluto da Elizabeth con il chiaro intento di metterlo in imbarazzo) fortunatamente riuscì ad avere il permesso di alzarsi insieme a Jenna dal tavolo.
Ovviamente acconsentirono solo a farli andare sul divano con le porte aperte.
I tre mesi che li separavano dal college, sarebbero stati un supplizio, nonostante adesso, non ci fossero più motivi per temere che la cicogna arrivasse inaspettata.
La loro unica salvezza per avere qualche momento di intimità sarebbe stata la tenuta dei nonni, dove Jack aveva intenzione di andare il più possibile.
- Cazzo Jenna! – esclamò quando finalmente furono soli sul divano – Devi imparare a tenere quella maledetta boccaccia chiusa! – la rimproverò.
Jenna lo guardò dispiaciuta – Jack… non volevo, ti giuro…
Le accarezzò gentilmente il viso – E va bè, ti perdono! Tanto ho capito che con tua madre sarà sempre così – disse dolcemente.
Lei gli sorrise – Ti abituerai vedrai… io ci ho messo un po’, ma alla fine ce l’ho fatta! – Jenna appoggiò il viso sulla sua spalla.
- Io invece voglio che tu sia sempre così – affermò decisa – Sono felice che tu non sia in grado di mentire, perché così so che sarai sempre sincero con me.
Jack le diede un bacio sui capelli profumati.
Nulla li avrebbe mai divisi. Era innamorato di quella buffa ragazza.
Come aveva fatto a stare senza il suo personale sacco di patate, per tutto quel tempo?
Avrebbe sopportato anche la genitrice pazza per lei, poco ma sicuro!
- Sarò sempre sincero con te, Jenna, te lo prometto – disse solennemente.
- Jack giurami che nulla ci separerà. Giurami che niente e nessuno ci allontanerà e che staremo per sempre insieme e che riusciremo a superare anche la lontananza del college…
Jack sospirò.
- Te lo giuro Jenna. Il college non ci separerà. Non sprecherò nessun momento libero che posso trascorrere con te. Vedrai quegli anni passeranno in fretta e noi staremo per sempre insieme – affermò convinto, perché ci credeva veramente a quelle parole.
Jenna puntò i suoi splendidi occhi verdi nei suoi – Io ti credo Jack.
- Io ti amo Jenna.
 

 
*** FINE ***

 
 
 
Piccola intrusione per chi ha letto questa storia che era già conclusa e volesse leggere il sequel questo è il link
J&J: Jenna & Jack di MandyCri

Se avete voglia di lasciarmi una recensione per dirmi se vi è piaciuto il racconto, mi renderebbe felice.

Grazie :D  

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