A person to remember

di CassandraBlackZone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Noioso ***
Capitolo 2: *** L'interno è... diverso ***
Capitolo 3: *** Dimensione parallela ***
Capitolo 4: *** Tu non sei lui ***
Capitolo 5: *** Non dimenticare ***
Capitolo 6: *** Fede ***
Capitolo 7: *** Mi manca ***
Capitolo 8: *** Fidati di me ***
Capitolo 9: *** Sogno ***
Capitolo 10: *** Rimorsi ***
Capitolo 11: *** Ricorda chi sei ***
Capitolo 12: *** Penny lanciato, penny caduto ***
Capitolo 13: *** Pronto ***
Capitolo 14: *** Sarah Hamilton ***
Capitolo 15: *** 200 anni ***
Capitolo 16: *** Il ritorno ***
Capitolo 17: *** Libertà e segreti ***
Capitolo 18: *** Spoiler ***



Capitolo 1
*** Noioso ***


«Sembra stare bene. La ferita si è già rimarginata.»
«È naturale, mia signora. Tutto merito delle sue cure.»
«Hai perfettamente ragione, mia cara.» Vastra contemplò il corpo del giovane umano steso sul letto ancora privo di sensi. Più lo osservava, più trovava incredibile la somiglianza che quasi lo avrebbe scambiato per lui: i capelli, il viso ma soprattutto il mento erano praticamente gli stessi. Mancavano soltanto i vestiti ed era perfetto. Malgrado ciò, non era comunque la stessa persona.
Sospirando, la siluriana prese a passeggiare tra i corridoi del TARDIS con Jenny per sbollire la sua frustrazione e preoccupazione. La compagna le strinse dolcemente la mano, sciogliendo quella tensione e riuscendo a strapparle un sorriso.
«Scusami cara… È solo che…»
«Lei sa cosa bisogna fare.»
«E se non dovesse funzionare?»
Jenny ci pensò su e un po’ titubante rispose cercando di sembrare calma. «Be’…ricominceremo da capo.»
«Purtroppo per noi, Jenny. Non abbiamo molto tempo. O questo… piano, se vogliamo chiamarlo così, funziona o non se ne fa niente.»
Un imbarazzante silenzio calò tra la coppia che continuò a camminare senza aggiungere una sola parola. Vastra ancora ci pensava e non si dava pace, ma per non far preoccupare la sua giovane moglie cercò di respirare lentamente e di rallentare il battito del suo cuore. Mille pensieri attraversavano la sua mente e tra di essi una sola domanda non la lasciava tranquilla: perché?
Arrivate ai comandi centrali della macchina, le due donne si guardarono intorno disorientate, poiché non trovarono Asia al suo solito posto.
«Dov’è finita Asia?» chiese Jenny.
«Quella piccola peste… sempre in giro e non pensa a pilotare come si deve.»
«Guarda che ti sento!» ina ragazzina sbucò fuori da sotto la consolle del TARDIS completamente ricoperta di fumo e ingarbugliata in una matassa di cavi: tirati su gli occhiali da saldatore inarcò un sopracciglio squadrando la siluriana con i suoi occhi verdi. «E comunque ho impostato un pilota automatico.»
Vastra ridacchiò divertita. «Ma guarda come ti sei conciata!»
Asia si liberò dai cavi sbuffando. Con un asciugamano bagnato si pulì la faccia e si sistemò i capelli. Soddisfatta del lavoro chiuse lo sportello di metallo e si stiracchiò. «Ecco! Così dovrebbe andare bene!»
«Scusa, ma da quando in qua c’è un pilota automatico?»
«Da questa mattina.»
«E… è sicuro?»
«Vastra, non ti fidi di me?»
«No. Mi fido ciecamente di una ragazzina di quattordici anni, che usa quasi sempre un martello per riparare una macchina del tempo sofisticata come il TARDIS.» rispose la donna verde ironica.
«Per me è un complimento.»
«Che cosa vogliamo fare con l’umano?»
Asia si irrigidì a quella domanda. Guardò seria la donna-rettile che aspettava ansiosa la sua risposta. Un secondo dopo la ragazza increspò le labbra in un largo sorriso e cominciò a premere bottoni e tirare leve. «Niente.»
Vastra scosse la testa scioccata «Co-come sarebbe a dire niente?»
«Ho solo voluto incontrarlo. Tutto qui! È una sfortuna che lo abbiamo incontrato in una situazione piuttosto scomoda.»
«Vuoi forse dirmi… che volevi sono parlargli?»
«E magari farmi dare un autografo! Dai Vastra, cosa pensavi volessi fare?»
La siluriana era pronta a ribattere, ma si bloccò quando sentì Jenny avvolgerle l’avambraccio. Si schiarì la voce stando in silenzio. «A nome di Vastra, ti ringraziamo per questo giretto, Asia.»
«Figuratevi!» Con un colpo secco la ragazza abbassò una leva. «Eccoci! Siamo arrivate!»
Jenny si avvicinò alla porta del TARDIS e uscì per prima, Vastra prima di varcare la soglia sospirò. «Noioso.»
«Che?»
«I freni. Li hai tolti.»
Asia si girò verso la consolle e sbottò un sorriso. «Be’… si cambia.»
Senza girarsi, la siluriana soffocò una risata, salutò con una mano e chiuse la porta sempre dando le spalle. Di nuovo, Asia girò intorno agli innumerevoli comandi della macchina del tempo e in pochi secondi era già all’interno del vortice del tempo. Con una mano sfiorò la leva dei freni. «Dici… noioso?» con fare nostalgico, la ragazza camminò tra i corridoi del TARDIS giusto per aspettare che il suo ospite si svegliasse. Quell’ora la passò a pensare al passato.
 
Salve a tutti!!! Sono nuova su EFP e questa è la mia prima fic!!!!
Ho pensato di scriverla subito dopo aver finito di vedere la quinta, la sesta e metà della settima stagione!! ( mi sono fermata al quinto episodio)
Ho scoperto da poco questa fantastica stagione partendo dal Dottore interpretato da Matt Smith ma ho intenzione di vedere anche le precedenti serie!!
Questo è solo l’inizio, poi ( si spera) andando avanti sarà più chiaro.
Recensite e ditemi che cosa ne pensate! Vi prego di essere magnanimi… so che non scrivo un granché bene ma lo faccio ugualmente perché è la volontà che me lo impone!!!
Grazie a tutti e viva il Dottore ;) !!!
 
Cassandra

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Capitolo 2
*** L'interno è... diverso ***


PREMESSA DELL’AUTORE: Ok… eccoci qui col secondo capitolo!!! Prima che leggiate vorrei ringraziare coloro che hanno recensito il primo capitolo!!! E spero tanto che la storia possa continuare a piacere da qui in avanti!! :)
Questa storia giuro che non so come mi sia venuta in mente, magari a qualcuno può sembrare strana o incoerente… Ma ho voluto tentare!!!
Bene, adesso vi lascio con secondo capitolo “ L’interno è … diverso”!!! Per qualsiasi tipo di errore, vi prego di farmelo notare così che io possa correggerlo!!!
Buona lettura !! ;)
 
 
Cassandra
 
Il fischio assordante di una teiera indusse l’uomo ad aggrottare la fronte, ma il dolce profumo di erbe aromatizzate lo rilassò e lentamente aprì le palpebre. Una forte luce arancione l’obbligò a coprirsi gli occhi con una mano e, abituatosi ad essa, si alzò dal letto sbadigliando.
«Che dormita ma… dove sono?» l’uomo faceva fatica ad orientarsi: la stanza era tutta arancione con delle leggere sfumature gialle e il soffitto alto più meno cinque metri. Oltre al letto, nella stanza non c’era nient’altro. «Buffo.»
 In quell’istante tentò di ricordare cosa stesse facendo ma soprattutto cosa gli fosse successo. Si sforzò di mettere insieme diverse immagini e l’unica cosa che rievocò era una luce bianca che per poco non lo accecava e tre o quattro persone attorno a lui. Poi fu buio totale.
D’impulso si toccò la fronte e ricordò tutto. «Ah… capisco.»
«Ma guarda. Ti sei svegliato!»
Dallo spavento l’uomo sussultò soffocando un urlo. Asia entrò sorridente con un vassoio: quel profumo di erbe aromatizzate era niente meno che una tazza di tè. A fianco ad essa c’era anche un bel piatto di biscotti al burro.
«Ciao!»
«Ah. Ciao…»  ancora un po’ scosso, l’uomo continuò a strofinarsi la fronte.
La ragazza sorrise divertita. «Se stai cercando un qualche tipo di ferita, non ne hai più. Era solo un piccolo… bernoccolo.»
«Oh, be’… in tal caso dovrei avere la fronte viola.»
«Non direi. Il…. Ghiaccio istantaneo è bastato a sgonfiarlo. Quanto zucchero?»
«Due zollette. Grazie…»
Mentre la ragazza armeggiava con il cucchiaino l’uomo la scrutò un po’ perplesso. Capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi verdi sfumati di marrone, vestita con un paio di jeans, una maglietta blu e ai piedi delle scarpe da ginnastica. Proprio non riusciva a ricordare se l’avesse già vista. Magari di sfuggita o molto probabilmente era troppo occupato per accorgersene: eppure, pensava lui, di solito mi ricordo di tutte le persone che mi circondano.
«Per caso tu… sei sempre stata qui?»
Lei ci rifletté su. «Sì, direi di sì.»
«Davvero? Strano… non ti ho mai vista.»
«Oh be’, questo perché è la prima volta che c’incontriamo.»
«Ah, capisco… ad ogni modo dove siamo?»
»Oh, ecco… è un po’ complicato da spiegare ma… Ah! Aspetta un secondo! Ho dimenticato di prendere una cosa!» Cercando di non versare la tazza, la ragazza la pose velocemente tra le mani dell’ospite e uscì dalla stanza correndo. «Tu stai qui! Torno subito!»
Mentre i passi della ragazza rimbombarono nel vuoto andando sempre più lontani, l’uomo aggrottò la fronte confuso. Ripensò alle parole della strana ragazza bevendo a grandi sorsi il tè e mangiando tutti biscotti. Se è bastato un po’ di ghiaccio, pensò lui, evidentemente non mi sono mai spostato.
«Ma le stanze non erano… arancioni.» dalla porta semichiusa l’ospite riuscì a vedere di poco il corridoio. «Per non parlare dei pavimenti. Non sono di metallo.»
La sua curiosità lo premeva così tanto da volersi alzare e uscire dalla stanza. «Allora perché i suoi passi avevano quel suono metallico?» con una punta di incertezza, prima di aprire la porta fece un grande sospiro e con decisione abbassò la maniglia «Ma che diavolo…»
L’uomo non poteva credere ai suoi occhi. Il tetto del corridoio era alto più di dieci metri rispetto alla piccola stanza ed erano sempre arancioni. Come sospettava, il pavimento era di metallo: cosa che a lui pareva molto strano. Controllò di essere sveglio schiaffeggiandosi sulle guance. «No, sono sveglio… ma dove diamine sono?»
Cercando di non pensarci troppo cominciò a perlustrare tutti i corridoi. Ad ogni passo il suo stupore aumentava a dismisura, lasciando che il suono metallico dei suoi passi lo accompagnasse.
Contò almeno una decina di stanze diverse: una libreria, un guardaroba, due camere da letto, una cucina, diversi bagni e così via. Stava per considerare l’idea di essere ancora svenuto o addirittura di essere in coma. «Questo posto… è davvero pazzesco, sembra…» d’un tratto l'uomo scosse la testa negando la sua ipotesi, poiché la reputava impossibile. «No, non può essere! Sarebbe assurdo…»
Con la coda dell’occhio, diverse luci attirarono la sua attenzione: deglutito un paio di volte, camminò a grandi passi verso la fonte delle luci, ma per qualche strano motivo sapeva che se ne sarebbe pentito.
L’uomo spalancò gli occhi. La piccola stanza e i corridoi infiniti erano niente rispetto a quello che si trovò davanti: non perché non sapesse cosa fosse ma proprio perché lo sapeva. «Ma questa è…. La consolle del TARDIS» sfiorò i bottoni, le leve, osservò le scale, il pavimento di vetro e l’enorme rotore al centro dei pannelli di controllo. I suoi occhi vagavano in quell’enorme stanza che pareva davvero il TARDIS; eppure ai suoi occhi sembrava anche così diverso.
«Ehi! Ecco dov’eri!» Gli occhi dell’umano si spostarono dal soffitto posandosi su Asia, che lo raggiunse scendendo le scale con in mano un quaderno e una penna. «Ti avevo detto di restare nella stanza!»
«Be’, ecco… volevo camminare. Si giustificò lui, ancora scosso.
«Oh, capisco.»
«Dimmi una cosa. Questo… è un TARDIS?» l’ospite indicò la consolle con un indice. balbettando.
La ragazza sbottò un sorriso divertito. «No. Questo è il TARDIS.»
L’uomo non ribatté rimanendo ancora con il dito alzato. «Che …. Cosa?»
Asia si maledisse strofinandosi la nuca. «Oh cavolo. Ecco… era proprio questa la cosa complicata. Be’ non importa. Te lo dirò ora: benvenuto nel TARDIS. Ovvero, come ben sai, la mitica macchina del tempo e ti prego… non credere di essere pazzo.»
«No aspetta…Tu mi stai prendendo in giro! Questo... non può essere il TARDIS!»
«Eppure lo è e tu sai il perché» l’umano inarcò un sopracciglio, mentre Asia roteò gli occhi sbuffando. «Pronto! È il TARDIS perché è evidente! Sì ok, ci sono un po’ di differenze, ma posso assicurarti che è il vero TARDIS.»
Trai due calò il silenzio. Ma dopo una serie di ripensamenti, l’uomo finalmente si decise a sorridere per la prima volta e cominciò a gironzolare entusiasta attorno alla consolle. Ad ogni bottone lanciava ad Asia un sorriso e quest’ultima ricambiò ridacchiando. «Ora ho capito!»
«Era ora! Per fortuna non sei così ottuso! Allora, che cosa ne pensi?»
«Be’, devo dire che hai fatto davvero un bel lavoro. Certo ci avrai messo un sacco di tempo, ma devo ammettere che una bellissima riproduzione!»
La ragazza smise di ridere e lo smagliante sorrise scomparve dal suo volto. «Riproduzione? Tu chiami riproduzione il vero TARDIS? Ok, ritiro tutto quello che ho detto: tu sei l’ottuso più ottuso del re di Ottusolandia
«Ehi non volevo offenderti. È solo che è molto diverso… ma devo dire che è comunque fantastico il modo in cui lo hai costruito. Davvero un ottimo lavoro. Anche se… mi chiedo ancora come hai fatto.»
La ragazza si portò le mani ai fianchi arrabbiata, si avvicinò all’uomo e lo costrinse a guardarla in faccia tirandolo per la cravatta così da portarlo alla sua altezza: erano così vicini che i loro nasi quasi si toccavano. «Non m’importa di quello che pensi perché io sono una ragazza che mantiene la calma. E non è una cosa da poco.» lasciata la presa, Asia cominciò a maneggiare con sicurezza i pannelli di controllo. Impostò le coordinate e lasciò che il TARDIS facesse il suo lavoro. «Adesso andiamo da Vastra. Così ti ricrederai.»
«Vastra? E chi è?»
«Oh, immagino che tu non l’abbia ancora incontrata. Pazienza. Un po’ di spoiler non farà male. Ah, giusto!» Asia riprese il quaderno e lo pose tra le mani dell’uomo su una pagina vuota qualsiasi.
«Che cosa devo fare?»
«Ammetto di non essere proprio una tua fan, ma ho detto a Vastra che avrei chiesto un tuo autografo.»
«Oh si certo!» l’uomo aprì il quaderno e iniziò a scrivere la dedica. «Come ti chiami?»
Tra una leva e l’altra la ragazzina disse velocemte:«Mi chiamo Asia. Piacere di conoscerti. Matt Smith.»
 
Le dita di Jenny scorrevano veloci sulla tastiera e i suoi occhi controllavano gli schermi davanti a lei contemporaneamente. Vastra, invece, registrava sul suo palmare tutti i valori che Jenny mandava sul computer centrale.
«Questi sono le ultime segnalazioni, ma pare che anche qui, dopo soli due giorni sembrano essere state cancellate perché ritenute inesistente» annunciò l’umana preoccupata.
«Non è possibile. Un buco nell’acqua anche qui» Vastra lanciò il palmare contro il pavimento dalla rabbia. Quella ricerca ormai la riteneva inutile e uno spreco di energie, eppure qualcosa dentro di lei gli imponeva di continuare a cercare.
Jenny si girò verso sua moglie e padrona, e cercò di calmarla. «Mia signora, non può arrendersi così! Sono sicura che presto lo troveremo.»
«Come, Jenny?! Come possiamo trovarlo?! Lui… no ci dà neanche un indizio, un segnale o ancora meglio… non ci manda un messaggio!» la siluriana ansimò pesantemente sentendo le forze venir meno: si sedette su una poltrona massaggiandosi le tempie. Era stanca, aveva bisogno di riposo e soprattutto aveva bisogno di non pensare a nulla.
Jenny si allontanò dalla sua postazione per assistere Vastra. «Mia signora, se vuole possiamo fermarci qui per oggi. In questo momento Strax sta effettuando le ricerche sul posto. Possiamo affidarci a lui, per il momento.»
«Fermarci? Già, noi possiamo fermarci: ma loro… Loro non si fermeranno mai. Noi abbiamo un disperato bisogno di aiuto. L’intero Universo è nuovamente in pericolo.»
Vastra si alzò e osservò gli innumerevoli segnali rossi che lampeggiavano sullo schermo centrale
«Ora che abbiamo bisogno di te: dove sei finito? Dottore?»

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Capitolo 3
*** Dimensione parallela ***


Alla fine Asia decise di portare nella sala di controllo l’intera caffettiera. Era terribilmente pesante se non anche bollente, ma era stufa di dover correre avanti e indietro dalla cucina. Non ricordava quante tazze avesse preparato, ciò di cui era convinta era che sicuramente aveva versato più di un litro di caffè nel giro di venti minuti.
Ritornata nella sala di controllo col fiatone, Asia vide Matt ancora avvolto in una coperta e seduto su una sedia che sorseggiava l’ennesima tazza di caffè. Le sue mani tremavano.
Asia gli si avvicinò sedendosi affianco a lui, quest’ultimo la fissò distogliendo velocemente lo sguardo «Allora… Ti sei calmato adesso?»
Il giovane attore annuì senza dire una parola tenendosi stretto a se la tazza: Asia era stanca di quella situazione. Ciò che detestava di più era vedere un uomo adulto comportarsi da cane bastonato. Non lo trovava per niente virile.
«Certo che però è anche colpa tua. Metterti a correre per i corridoi senza nemmeno sapere dove andare. Se non fosse stato per il trampolino di emergenza a quest’ora saresti morto nell’inceneritore!» la ragazza si alzò con le braccia conserte: era quasi sicura che quel tono irritante e provocatorio l’avrebbe smosso ma soprattutto fatto reagire. Rimase delusa quando vide che le sue reazioni furono pari a zero.
L’uomo era ancora lì tremante e con la testa abbassata. Asia capì che così non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, e i sensi di colpa si fecero subito sentire. Sbuffando Asia si sedette nuovamente accanto a lui.
«Senti, mi dispiace. Non volevo spaventarti così…. Avrei dovuto prevedere la tua reazione improvvisa. Non capita a tutti di sentirsi dire Benvenuto nel TARDIS Ti ho portato qui da un’altra dimensione. Cioè, quello che voglio dire…» la ragazza si arruffò i capelli incapace di formulare una frase di senso compiuto «Mi dispiace. Non so che altro dire.»
«…-scina.»
«Cosa?»
«La piscina… nella libreria» Matt alzò lo sguardo e i suoi occhi verde-marroni incrociarono quelli della quattordicenne. «Senza anche l’acqua che mi ha attutito la caduta non sarei qui. Sarei spiaccicato al suolo.»
Asia allargò un sorriso. Così fece anche Matt ed entrambi scoppiarono in una fragorosa risata che rimbombò nell’enorme sala. «È stata una fortuna che l’abbia lasciata dov’era!»
«G-già.»
«Allora… adesso ti senti davvero meglio?»
La voce preoccupata di Asia intenerì l’attore che si scrollò di dosso la coperta, accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale della sedia. «Sì, ora sì. Anche se ancora non riesco a crederci.»
«Come ho detto prima: non capita a tutti. Sai, è un onore averti qui!»
«Per un momento ho pensato che fosse uno scherzo di Moffat. È facile trovare un edificio abbandonato e costruire le stanze, insomma … voglio dire…»
«Magari t’immaginavi anche telecamere nascoste, riflettori puntati su di te e anche gli enormi teli verdi per gli effetti speciali!»
«Sì, ho immaginato qualcosa del genere.»
Entrambi si scambiarono due smaglianti sorrisi. La tensione era finalmente svanita.
«Ora che ci siamo conosciuti vorrei mettere in chiaro un bel po’ di cose» cominciò Matt.
«Tutto quello che vuoi!»
Matt appoggiò la tazza vuota sul pavimento di vetro. «Fammi capire. Tu… sei venuta nella mia dimensione con il TARDIS dalla tua di dimensione… per vedere me?»
«Precisamente! Ho iniziato a studiare i viaggi nel tempo a dodici anni e ho scoperto leggendo diversi testi che esistono diverse dimensioni e Universi! Così dalla curiosità ho girato tra gli archivi del TARDIS e ho cominciato a esplorare le dimensioni! E…»
«E?»
«Per puro caso ho visto un poster che raffigurava il TARDIS su uno dei pullman rossi dell’Inghilterra.»
«Oh!»
«Non sai quanto ero scioccata nello scoprire che in una dimensione parallela il TARDIS era così apprezzato!»
«Puoi scommetterci! Ma per ovvio di cose anche tu sei molto apprezzata!»
L’entusiasmo della ragazza svanì nell’istante in cui Matt mise di mezzo lei. Difatti il suo sorriso venne sostituito da uno sguardo interrogativo. «No… Scusa, che c’entro io?»
« Be’, mi hai appena spiegato che questa è una dimensione parallela. Perciò se il Dottore da me è un uomo allora qui…»
«No» disse secca Asia. «Il Dottore è insostituibile.» la sua voce alle orecchie dell’uomo pareva fredda e distaccata. Quasi arrabbiata ma nostalgica
«Allora… è sempre un uomo?» Asia annuì senza guardarlo negli occhi. A Matt venne in mente uno strano pensiero e Così, un po’ titubante, osò chiedere. «Tu… sei da sola qui?»
Ancora silenzio.
Non ricevendo nessuna risposta l’attore riprovò di nuovo, ma questa volta andando dritto al punto. «Dov’è il Dottore?»
Finalmente riuscì ad attirare l’attenzione della ragazza che si girò di scatto con gli occhi fissi su di lui. Parevano lucidi e rossi, pronti a piangere. «È scomparso.»
Matt scosse la testa incredulo. «Che cosa vuoi dire?»
«Anzi… per la verità non lo so. Nessuno lo sa. Nessuno.»
«Ma…  prova a ragionare. Non può essere morto. Il TARDIS a quest’ora sarebbe fermo e…»
«Infatti. Ho detto che è scomparso, non morto. Sono gli altri che lo dicono, io no» Asia si avvicinò alla consolle della macchina per spegnere tutto. «Vieni con me. Ti faccio vedere una cosa.»
La ragazza prese per mano Matt e lo guidò tra corridoi. Girava a destra e a sinistra, scendeva e saliva le scale con sicurezza: ormai quelle vaste gallerie non aveva più segreti per lei.
Girato per l’ultima volta a sinistra, in fondo al corridoio c’era una sola porta. Diversamente dalle altre quella era fatta di legno. «Quella stanza è del Dottore.»
«Del Dottore?»
«Sì»
Asia lasciò la mano di Matt e camminarono fianco a fianco verso la porta. Con un colpo deciso, la ragazza abbassò la maniglia e l’uscio scricchiolò rumorosamente. Ciò che entrambi videro era il buio più totale. All’interno non si vedeva niente, si poteva solo sentire chiaramente un fischio leggero, quasi un lamento oppure un pianto. Asia sentì una morsa nel petto.
«Idris è depressa.»
«Idris… Idris? Vuoi dire… »
«Esatto. L’anima del TARDIS. Di tanto in tanto viene qui e oscura questa stanza per poter rimanere da sola. Lei piange, si lamenta… ma soprattutto piange.»
Matt rimase in silenzio ad ascoltare quel suono così malinconico. Somigliava tanto a quel suono che il TARDIS faceva quando partiva o atterrava. A lui piaceva molto quello strano rumore dei freni abbassati, ma ora come ora in quel momento gli metteva i brividi.
«Lei non si arrende e aspetta il suo ladro. Ti do ragione sul fatto che se il Dottore fosse davvero morto il TARDIS non funzionerebbe, ma al di là di questo Idris ha fede in lui.» Asia tirò su col naso e sospirò pesantemente cercando di trattenere le lacrime. Ma invano, poiché una lacrima scese lungo la guancia. Matt se ne accorse e prese la mano della quattordicenne stringendola dolcemente.
Gli occhi comprensivi del giovane attore si rispecchiarono in quelli rossi e lucidi della ragazza. «Io non sono nessuno per dirlo, ma voglio assicurarti io che lui non è sicuramente morto. Lui va via, ma ritorna sempre. Tranquilla.»
Matt accarezzò il dorso della mano di Asia. Quest’ultima forzò un sorriso e con l’altra mano libera si asciugò la lacrima. «Grazie.»
L’uomo fece spallucce. «Dovere.»
Asia chiuse la porta ed entrambi, mano nella mano, ritornarono alla sala di controllo.
Matt osservò curioso ogni movimento della ragazza: quella sequenza di leve e di bottoni era semplicemente incomprensibile ai suoi occhi. Di tanto in tanto Asia sorrideva ogni volta che vedeva la fronte aggrottata dell’ospite.
«Tu non sei nessuno
L’uomo sollevò di scatto lo sguardo dalla consolle. «Cosa?»
«Tu sei Matt Smith. Un inglese che aspirava ad una carriera da calciatore ma che alla fine ha intrapreso la strada di attore. Hai quasi trent’anni e ora, nella tua dimensione, sei famoso grazie all’interpretazione dell’undicesimo Dottore.» Matt ridacchiò, mentre Asia premette l’ultimo bottone e si sfregò le mani soddisfatta. «Ed essendo per ora colui che lo interpreta, non c’è nessun altro al di fuori di te che sappia com’è fatto il Dottore.»
Un po’ confuso, l’uomo aggrottò leggermente la fronte ma allo stesso tempo sorrise. Asia lo ricambiò. «Grazie di nuovo.»
Sullo scanner della consolle, una luce verde lampeggiò rumorosamente. Era segno che fossero arrivati. «Bene, siamo arrivati da Vastra!»
«Ma insomma, chi è?»
«Lo vedrai!» Asia si avvicinò alla porta. Si spostò di lato e fece segno a Matt di entrare per primo. «Dopo di te.»
«Oh graz-... Ah!»Matt si bloccò all’improvviso alzando le braccia. A pochi centimetri dal suo naso la punta di una spada era lì, pronta ad infilzarlo.
«Ma che… Vastra? Che cosa stai facendo!» alla vista della ragazza, la siluriana abbassò l’arma rimettendola nel suo fodero: il giovane attore si lasciò cadere sul parquet esterrefatto.
«Ma che diavolo... Cavolo che colpo» mormorò Matt sconvolto
«Vastra! Potevi fargli male!»
Vastra squadrò severa Asia. «Dove diamine sei stata per tutto questo tempo?!»
«Tempo? Sono stata via un giorno!» rispose la giovane con sicurezza.
«Sarebbe più esatto dire un mese» puntualizzò lei a denti stretti.
«Un… Un mese?»
La donna e Asia continuarono a bisticciare tra di loro lasciando Matt in balia delle sue domande: dove sono? È un salotto? Un salotto Ottocentesco? Oddio… Allora è tutto vero!
«E tu… Bello addormentato! Vedi di alzarti!» La donna-rettile prese per il colletto Matt alzandolo da terra. Quest’ultimo si sentì soffocare.
«Smettila Vastra! Non è colpa sua! È solo mia!»
Lasciata la presa Matt cominciò a tossire e a riprendere il colore roseo della pelle. Asia lo aiutò dandogli dei leggeri colpetti sulla schiena.
Vastra ansimò, lasciando che la sua bocca emettesse un leggero sibilo, come quello di un serpente assonagli pronto ad attaccare: ripresa la calma chiamò Jenny.
«Mi hai chiamato mia signora?»
«Sì… accompagna Asia a prendere la torta da Gerard.»
«Cosa? No, un momento!» cercò di opporsi Asia.
«Voglio parlare da solo con lui. Non gli farò niente, te lo assicuro.»
Jenny appoggiò una mano sulla spalla per calmare la ragazza e fece per portarla all’ingresso. Con gli occhi seguì lo sguardo disperato di Matt che non voleva restare da solo con Vastra. Asia mimò con la bocca: andrà tutto bene.
Non appena la porta si chiuse la siluriana allungò una mano davanti all’umano. «Avanti. Non ti farò niente. »
 Matt la fissò a lungo prima di aggrapparsi alla mano. Trovò incredibile che il suo viso assomigliasse molto alle maschere in lattice usate nella sua dimensione: le squame, gli occhi e il colore verde. Ne era rimasto davvero affascinato.
«Fantastico» La donna inarcò un sopracciglio mentre il giovane attore scosse la testa evitando il suo sguardo di ghiaccio. «Scusa, cioè…. Scusi io…»
«Vieni nel mio ufficio, Matt Smith. Dobbiamo parlare» Vastra ritrasse la mano e con un cenno del capo fece segno a Matt che la seguì.

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Capitolo 4
*** Tu non sei lui ***


ANGOLO DELL’AUTORE: Salve a tutti!!! Ammetto che comincio ad avere dei piccoli blocchi dello scrittore… Se questo capitolo vi risulta un po’ noioso o confuso è perché sto avendo dei problemi su come mandare avanti la storia!! Lo so… ancora molte cose non si capiscono, ma vi prego di avere moooooolta pazienza con me… e di aspettare di volta in volta il prossimo capitolo!!! :)
Spero tanto che vi possa continuare a piacere la storia e vi prego di recensire con le vostre considerazioni e consigli!! ;) Grazie mille e buona lettura!!!!!
 
Cassandra
 
 
Tra le macerie delle macchine da guerra, dei giovani guerrieri Nitan si nascondevano dagli attacchi dei temibili nemici. Quella bellissima distesa di terra rossa era ormai diventata una vera e propria landa desolata ed una tomba: sparsi per il campo di battaglia, migliaia di corpi senza vita giacevano a terra. Le città erano ormai distrutte e bruciate ma fortunatamente delle navi di salvataggio partirono con donne, anziani e bambini prima che fosse troppo tardi.
Diversi uomini adulti e giovani si arruolarono negli eserciti rimanendo sul loro pianeta Nitano 723 per cercare almeno di salvare quel poco che restava di quell’inferno.
Le mani blu maculate di verde di un fantino tremavano e le lacrime scendevano copiosamente dai suoi occhi giallo-oro. Ripensò alla sua famiglia, ai suoi bambini e amici, ma cercò di non darsi per vinto. Con forza strinse un pugno, picchiettò sull’armatura argentea e invocò i suoi dèi parlando l’antica lingua Nitantia: Datemi la forza. Che io possa cadere con onore.
Una mano virile e rassicurante si posò sul giovane. Lo sguardo deciso e sicuro di un Nitan adulto e maturo, si rispecchiò in due occhi insicuri e pieni di terrore.
«Bravo. È così che devono essere i guerrieri Nitan. Noi lo facciamo per l’onore della nostra specie.»
L’alieno sbottò un sorriso e annuì «Sì, capitano Driv. Questo è per noi Nitan!»
«Bene. Quale la situazione?»
«Ho contattato le navi spaziali Q04 e Y05: sono partiti senza problemi. Ma purtroppo le navi Q03 e W02 sono state abbattute.»
Driv digrignò i denti. «Perlomeno ne potremo salvare mille. continueremo a vivere.»
Il capitano fece cenno agli altri soldati. Questi annuirono, pronti ad attaccare con i loro archi e frecce e abbassarono tutti assieme il loro elmetto sulla testa con il simbolo del loro amato pianeta scolpito su di esso.
«Signore! Si stanno avvicinando!»
«State pronti!»
Driv attese un altro po’. Non appena sentì qualcuno avanzare si alzò e uscì allo scoperto. «Cari…ca.»
Una mano afferrò saldamente il collo dell’alieno inducendolo a lasciare l’arma. Non riusciva a respirare, a stento cercò di prendere boccate d’aria. Si divincolò cercando di afferrare la creatura che gli stava davanti, ma dopo pochi secondi il corpo di Driv smise di dimenarsi.
Mossi dall’ira, i giovani guerrieri urlarono all’unisono e si gettarono sull’assassino del loro capitano. Una luce abbagliante disintegrò in un solo colpo l’esercito, lasciando un mucchietto di ossa e teschi.
«Pianeta Nitano 723. Disabitato.»
La creatura ritrasse il suo arto che da sofisticata arma laser si tramutò in un braccio umano metallico. Si levò il pesante casco di ferro. Lunghi capelli rossi mogano scivolarono sui fianchi e due occhi smeraldo pulsavano ad un ritmo regolare. Dal mucchietto di ossa dei Nitan raccolse un elmo: oltre agli occhi, i lineamenti morbidi di una ragazza sui vent’anni, una bocca e una pelle rosee si riflessero sul metallo. Disgustata dal suo aspetto, increspò le labbra in una smorfia.
«Sarah. Rapporto» sul polso della ragazza lampeggiò una luce rossa e premuto sullo schermo del piccolo polsino iniziò a parlare.
«Qui Sarah. Ora il pianeta Nitan è completamente privo di forme di vita.»
«Hai effettuato una scansione completa?»
«Due volte. Nessuna traccia di lui
«Ne sei sicura?»
«Per la decima volta, sì.»
«Bene. Stai pronta per un teletrasporto.»
«Un momento. Non distruggiamo anche questo pianeta?»
«Non è necessario. E ti ripeto che non sarà mai necessario.»
Sarah sbuffò e di nuovo ripensò al suo aspetto. «A proposito, non c’è modo di cambiare questa faccia?»
«No. Ad ognuno è stato assegnato un aspetto. Il tuo rimane tale e quale.»
«Be’, ci ho provato» la ragazza chiuse la chiamata roteando gli occhi e un fascio di luce bianca l’avvolse. Un secondo dopo il suo corpo venne teletrasportato da quella terra deserta.
 
Matt si aspettò il solito ufficio Ottocentesco. La solita scrivania in legno, il solito antico tappeto sul parquet lucido di cera e magari anche i soliti quadri e librerie: invece l’intera stanza era sì, fatta di legno, ma piena di piante e fiori esotici. Era praticamente una giungla. Una poltrona di rami intrecciati era in mezzo all’ufficio e dietro ad essa c’era un’enorme finestra di vetro. I raggi del sole irradiavano tutta la stanza con una tenue luce bianca.
Vastra si sedette sulla poltrona davanti alla finestra massaggiandosi la fronte, mentre il giovane attore su quella davanti a lei. Cercando di non farsi notare, Matt osservò il corpo della donna-rettile con una certa attenzione e stupore. Dopo diversi ripensamenti finalmente capì chi fosse.
«Cosa scruti con quei occhi interrogativi?» domandò la donna.
«No, cioè… l’abito nero vi dona. Molto.»
Vastra abbassò gli occhi per osservare il suo vestito nero e ridacchiò. «Non prendermi in giro. È per caso il mio volto che ti impressiona»
«S-sì, signora. Be’… ecco. Per la verità mi vergogno un po’ perché… Non credevo che… avrei rivisto Vastra. Ovvero, lei…» Matt imprecò a bassa voce e cercò in tutti i modi di evitare di balbettare, ma senza risultati. Quelle tazze di caffè più che calmarlo lo resero più nervoso, difatti tutta quella caffeina si fece sentire proprio in quella situazione imbarazzante: sperava vivamente che Asia ritornasse il più presto possibile.
«Non sentirti in imbarazzo. D’altronde sono io che non appaio molto spesso. Un’altra cosa, Matt: nessuna formalità, puoi chiamarmi solo Vastra» la donna sorrise dolcemente all’uomo, che sembrò per un momento rincuorarlo e d’impulso ricambiò. «Posso chiederti di alzarti per un attimo?»
A quella domanda Matt si alzò di scatto, seguito da Vastra, ma con più calma. Avvicinatasi a lui, cominciò a gironzolargli attorno analizzandolo dai piedi in su.
«Stivali di pelle. Jeans blu. Camicia bianca e giacca-impermeabile nera. Nella tua dimensione ci si veste ancora così?»
«Sì…»
Vastra inarcò un sopracciglio. La sua mano guantata di nero prese la cravatta rossa. «Una cravatta … rossa?»
«Sì… che c’è di strano»
«Con questa più che mille anni…. Te ne darei massimo cinquecento.»
«Oh be’… lo prendo come un complimento.» il giovane attore senza accorgersene sorrise alla battuta, mentre la siluriana rispose a tono sghignazzando.
«Ovvio che scherzavo, giovane Matt Smith. So fin troppo bene chi sei.»
«Ah, davvero? Sono così popolare?»
«Non montarti la testa. Siamo solamente io, Jenny, Asia ed altri a conoscerti.»
«Per altri che cosa intendi?»
«Ora come ora non sono tenuta a rivelarti tutto. Però puoi farmi domande relative a cose a cui posso darti risposta. Siedi pure.»
Entrambi si rimisero seduti e cominciarono così una tranquilla chiacchierata. Matt pensò attentamente alle domande da porre.
«Allora… per prima cosa vorrei chiederti: tu non hai intenzione di uccidermi, vero?»
«Cielo, no! Che cosa te lo ha fatto pensare?» Matt indicò con lo sguardo la spada a fianco alla donna rettile. Quest’ultima sorrise impacciata. «Oh be’, come dire… Era solo un attacco d’ira. Niente di più. Sai come siamo noi guerrieri siluriani.»
«Più che un attacco d’ira, la definirei solo preoccupazione.» gli occhi dell’uomo incrociarono quelli di Vastra. «Un mese e un giorno sono due periodi di tempo molto diversi. È comprensibile che tu ti sia preoccupata per Asia.» l’uomo scostò una ciocca di capelli dagli occhi. I due si guardarono intensamente: Matt sorrise timidamente.
«Tu… come mai sei così calmo in una situazione del genere?»
«In che senso?»
«Nel vero senso della parola. Sei stato nel TARDIS, ti trovi in un’altra dimensione, stai parlando con un alieno in una stanza dell’Ottocento e sei praticamente calmo. Non pensi che tutto questo sia un sogno?»
Il giovane attore ci pensò su annuendo. In effetti poteva essere benissimo un sogno, pensò lui. Dopotutto era stato colpito in piena fronte da un riflettore mentre girava una scena, eppure tutto quello che successe nel TARDIS non poteva che essere reale. Lui ne era certo. «Be’, non hai tutti torti. Ma dopo aver rischiato di cadere nell’inceneritore per poi essere salvato da un trampolino e una piscina in una libreria, l’unica cosa che mi resta da fare è accettare la situazione e adattarmi.»
Quella risposta lasciò la siluriana senza parole inducendola persino a sorridere. «Sei incredibile, Matt Smith. Davvero non me lo aspettavo.»
«Avrei altre due domande, se posso.»
«Chiedi pure.»
«Come sono entrato nel TARDIS?»
«Non c’è domanda più semplice. Non era nostra intenzione incontrarti proprio nel momento dell’incidente, ma è servito affinché Asia, Jenny ed io ti prendessimo dall’ambulanza. Come abbiamo nascosto il TARDIS? Confondendolo tra le riproduzioni.»
«Oh, ok. Ora è tutto chiaro, ma questo mi porta ad un’altra domanda.»
Annuì.
Matt si schiarì la voce sistemandosi ulteriormente una ciocca di capelli. «Perché sono qui?»
Vastra divenne stranamente seria e sbatté nervosamente le palpebre in cerca di una buona risposta, cercando anche di sorridere per nascondere la sua preoccupazione. «È stato un errore.» il silenzio calò nella stanza. Matt stette in ascolto aspettando la risposta. «Tu… non potrai mai essere lui
Il giovane attore sgranò gli occhi indicandosi da solo con l’indice «Io? Che cosa c’entro?»
«È meglio se lasci stare. Tanto sapevo che… sarebbe stato impossibile.» la donna-rettile si alzò dando le spalle all’uomo e sospirando guardò fuori dalla finestra. «Tu… non sei lui. E in nessun modo lo sarai.»
Matt non sapeva cosa dire, per non parlare che non sapeva cosa rispondere. L’unica cosa che riusciva a fare era farsi tante domande, ma che probabilmente non avrebbero ricevuto risposta. «So che me ne pentirò ma… dov’è? Che cosa gli è successo?»
Vastra si allontanò dalla finestra per dirigersi in fretta alla porta. Non aveva assolutamente voglia di parlarne. «Non appena ritornerà Asia, lei ti riporterà a casa.»
«Ma…»
«È inutile!» Vastra si voltò e squadrò ferocemente Matt che dallo spavento si alzò di colpo e indietreggiò. «Puoi anche avere il suo stesso volto, assomigliargli indossando i suoi vestiti e imitare i suoi modi di fare. Ma ciò non toglie che tu non hai quella luce che nei suoi occhi risplende, quella sicurezza e spavalderia che ormai si porta dietro da mille anni» la siluriana cercò di riprendere il controllo e si avvicinò piano al giovane attore. Allungata una mano davanti a sé, la premette sul petto di lui. «Senza contare che hai solo un cuore.»
Matt proprio non riusciva a riabbattere e per qualche strano motivo si sentiva male nel vedere quegli occhi colmi di delusione puntati su di lui. Era perfettamente consapevole di essere un semplice attore. Era ovvio che lui non fosse il Dottore: eppure non capiva perché si sentisse così frustrato da quella affermazione. «Mi… dispiace» si limitò a dire, distogliendo lo sguardo.
«Sono già passati otto anni e non c’è giorno che passi in cui noi non lo cerchiamo. Specialmente River.»
«River? Parli di River Song?»
«Esatto. Non c’è nessun altro più preoccupata di lei.»
«E Asia?»
«Lei è solo un’apprendista, però… Sì, anche lei.»
Matt accarezzò una spalla di Vastra per tranquillizzarla. «Mi spiace. Sul serio. Vorrei aiutarvi, ma non so in che modo.»
Vastra rispose a quel gesto affettuoso con un sorriso. «Non importa.»
«Aiuto! Vastra!»
«Asia!» senza pensarci due volte, Matt si avviò verso l’ingresso correndo, seguito da Vastra. Arrivati alla soglia, la donna-rettile si portò una mano alla bocca.
«Oh santo cielo…»
Tra le braccia di Jenny c’era una strana creatura maculata di verde ferito e con il volto contorto dal dolore. Agli occhi di tutti pareva un ragazzo giovane, che ansimava pesantemente. «È un Nitan, si è teletrasportato davanti a noi all’improvviso, mia signora.»
«Un Nitan? Ma come ha fatto a…»
«Le domande a dopo, Vastra.» la fermò Asia. «Ora dobbiamo curarlo.»
«Ok, posatelo sul divano.»
Jenny posò piano il giovane alieno e tirò via subito la sua armatura per poter controllare le sue ferite: fortunatamente erano solo superficiali, ma dovevano essere disinfettate al più presto.
«Jenny, vieni con me nel laboratorio. Asia e Matt, stategli vicino.»
Rimasti soli, Matt e Asia vegliarono sul corpo minuto dell’alieno. La ragazza accarezzò i capelli celesti del ragazzo e asciugò di tanto in tanto il sudore sulla fronte.
«Ma… che tipo di alieno è?» chiese diffidente Matt.
« È un Nitan del pianeta Nitano 723, pianeta nato circa quattro anni fa ed è una specie indigena di guerrieri. Hanno ciclo vitale piuttosto veloce. Sono molto pacifici con gli ospiti ma sotto attacco sono feroci e combattivi.»
«Ah, capisco…Ehi, guarda! Sta aprendo gli occhi!» pian piano il giovane Nitan sbatté le palpebre per poi aprirle del tutto: due splendidi occhi giallo-oro si posarono su Matt. «Wow… caspita. Ha degli occhi stupendi.»
«Già.»
«…ore»
«Asia! Ha parlato!»
«Dot..tore.»
Asia e Matt si scambiarono degli sguardi perplessi. «No.. io… io non sono…» balbettò il secondo.
«Dottore! Dottore! Dottore!» non curandosi delle sue ferite, il ragazzo si aggrappò alla camicia di Matt urlando < «A-Asia! Aiuto!» supplicò l’umano.
L’alieno urlò improvvisamene e, lasciata la presa, si accasciò di nuovo sul divano perdendo i sensi.
«Che cosa succede? Che cos’era quel grido?» Vastra e Jenny arrivarono nel salotto con in mano diverse valigette di metallo.
Il giovane attore, ancora confuso, indicò l’alieno svenuto. «Io… non lo so. Ha cominciato a chiamarmi Dottore e poi… ha urlato e…»
«Dopo ce lo spiegherai, ora pensiamo alle ferite» le due donne si avvicinarono al Nitan e cominciarono a curare le sue ferite con oggetti di alta tecnologia che erano all’interno nelle valigette.
Le risposte alle domande di Matt avrebbero dovuto aspettare, poiché ora si era presentato un quesito più importante.

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Capitolo 5
*** Non dimenticare ***


Mentre Asia preparava del tè in cucina, Matt se ne stette da solo a giocherellare nella sala da pranzo con una forchetta, riducendo in poltiglia una fetta di torta al cioccolato. Milioni di domande gli rimbombavano nella testa, così anche le parole del giovane alieno: fa che io ricordi, Dottore! Io non devo dimenticare! Che cosa volevano dire quelle parole? Perché lo chiamava Dottore? Che cosa non doveva dimenticare? «Dimenticare…»
«Quella torta va mangiata. E non usata come plastilina da modellare» Il giovane attore alzò la testa del piatto, mentre Asia posava due delicate tazze di porcellana sul tavolo e si sedette vicino a lui. La ragazza si portò una tazza sotto il naso, lasciando che il dolce profumo del tè riempisse le sue narici. «Non c’è niente di meglio di una buona tazza di tè. Una calda infusione di radicali liberi e tannino. Ecco cosa ci vuole per oliare le sinapsi.»
Matt sorrise prendendo anche lui la tazza, e cominciò a bere il tè a piccoli sorsi. Aveva ragione: ci voleva proprio. «Grazie.»
«Ehi, non starai mica pensando al giovane Nitan?» l’uomo si nascose affondando la faccia nella tazza. Sperava davvero di non parlarne. «Senti… non devi badare a quello che hai sentito. Era sotto shock e…»
«Perché sono qui?» chiese lui diretto. Asia tacque subito abbassando gli occhi. Nervosamente, ticchettò sul bordo della tazza con un’unghia. «Anche Vastra ha avuto la tua stessa reazione. In più, ha aggiunto diverse cose.»
«Di che tipo?» domandò lei preoccupata.
«Che io non sono il Dottore.»
Asia fece per aprire bocca, ma tutto ciò che uscì fu: «Ascolta, Matt…»
«È ovvio che io non lo sia! So di essere solo un attore che lo interpreta, ma non mi è possibile credere che… Io mi senta uno schifo, ecco.» Eccola. Di nuovo quella bruttissima sensazione allo stomaco: un misto di frustrazione e rabbia, ma ciò che lo fece infuriare di più era che pur sapendo la verità non voleva crederci. Se c’era qualcosa di più, lo voleva sapere e subito.
Asia si girò verso Matt. Quest’ultimo si voltò per evitarla. «So che magari tu ti senta un po’ confuso, ma ti giuro che Vastra lo ha detto perché… gli manca il Dottore.» Matt ritornò a guardare la ragazza. «Non posso sapere che cosa ti ha detto quando non c’ero. Ma non devi darci troppo peso. Ok?»
Asia prese ad accarezzare una mano di Matt. Il giovane attore sembrò tranquillizzarsi. «Scusa… forse sono io che… non lo so…»
«Sei solo stanco. Dopotutto hai bevuto almeno una ventina di tazze di caffè, dovevi sbollire tutta la caffeina.»
Entrambi sghignazzarono all’unisono dimenticando la storia delle domande per passare ad un argomento più tranquillo, ma lui per un momento ripensò alla piccola chiacchierata con la siluriana: non sapeva se dirle del confronto fatto dalla donna e chiederle se davvero assomigliasse così tanto al Dottore, ma alla fine preferì scacciare quel pensiero e passò oltre. «Dimmi una cosa. Prima hai detto che… Nitano 723 è un pianeta nato quattro anni fa, ma quel ragazzo sembrava avere poco più della tua età. Me lo spieghi?»
«Sì, è nato quattro anni fa, ma il ciclo vitale di quel pianeta e dei suoi abitanti sono molto veloci. Due anni fa Nitano 723 era pieno di piccoli villaggi nomadi ma ora ci sono metropoli, anche se però le loro armi sono ancora composte da soli archi e frecce laser.»
«Solo» disse Matt ironico.
«Be’, da queste parti sono considerate primitive.»
«Quindi… se il loro processo di urbanizzazione è così celere, allora lo è pure l’età. Come i cani!»
«Se parli di quelli della tua dimensione, allora no.»
Matt inarcò un sopracciglio mentre Asia gli rispose con l’occhiolino. «Vastra ha detto che mi dovresti riaccompagnare a casa. Nella mia dimensione.» aggiunse lui.
«Oh, be’… per quello…» Asia si grattò nervosamente la nuca.
«Matt aggrottò le sopracciglia dubbioso. «C’è… qualche problema?»
«In effetti sì. A dir la verità il TARDIS in questo momento è in fase di manutenzione. Ho installato un programma in modo tale che in caso l’energia scarseggiasse, si arrestasse per un po’ di tempo.»
«Oh capisco.»
«Non appena sarà pronto, stai tranquillo che ti riporterò a casa.»
Jenny entrò nella sala da pranzo con i vestiti sporchi di sangue e terra rossa dell’alieno. Matt e Asia alzarono lo sguardo fissandola preoccupati: la donna sorrise ad entrambi. «Il Nitan si è svegliato. Se volete potete parlargli. Io sono nei sotterranei con Vastra, Asia»
«D’accordo.»
Fatto un leggero inchino la giovane donna si diresse verso le scale che portavano ai sotterranei.
«Caspita. Avete anche dei laboratori» disse sorpreso Matt
«Sì, nei sotterranei. Ma bando alle ciance! Andiamo a salutare il Nitan!» la ragazza prese per mano il giovane attore e salirono correndo le scale del secondo piano. Aperta la porta, videro un alieno blu in pigiama sorridente e ben riposato sul letto: entrambi si avvicinarono al letto.
«Ciao! Grazie mille per avermi salvato! Sono davvero in debito con voi! La zuppa era buonissima, anche se non sapevo che cosa c’era dentro e…»
«Ehi, buono buono!» Asia fermò subito la parlantina dell’alieno soffocando una risata. «Abbiamo tutto il tempo per parlare, ok? Innanzitutto, io mi chiamo Asia e questo è il mio amico Matt.»
«Salve! Il mio nome è Anciar! Piacere di conoscervi!» Il giovane Nitan salutò prima Asia stringendole la mano. Trovatosi davanti Matt il sorriso scomparve: l’uomo si sentì un po’ imbarazzato. Quasi non riusciva neanche a guardarlo in faccia. Rivedere quelle lacrime che erano rivolte a lui circa un’ora fa proprio non ci teneva.
«Ecco…. Io»
«Lo sa, signore. I suoi occhi sono stupendi!» il Nitan allungò le braccia a Matt per abbracciarlo. L’umano ricambiò un po’ confuso e stupito. «Be’… grazie»
«Nel mio pianeta non passano molti esseri umani. Anche se a dirla tutta io sono nato solo un mese fa.»
«Un … un mese fa?!»
«Già. Forte, vero? Io compirò venticinque anni fra una settimana, adesso ne ho diciassette e…» Asia zittì di nuovo l’alieno tappandogli la bocca con un dito. «Ok. Adesso stai un po’ esagerando. Non credi?»
Anciar sorrisei imbarazzato. «Sì, mi scusi.»
«Vastra e Jenny, le donne che ti hanno visitato, stanno ancora cercando la tua famiglia. Stanno cercando di comunicare con il tuo pianeta. Ma pare che nessuno risponda, però non ti preoccupare! Ci riproveranno.»
Il giovane alieno abbassò lo sguardo. Si avvolse nelle lenzuola stringendole forte a sé: i suoi occhi giallo-oro tremavano dal terrore.
«Ehi. Che ti succede? Ti senti male.»
«Non c’è nessuno.»
«Come?»
Il Nitan si strinse le spalle. Le lacrime presero a scivolare lungo le sue guance, mentre lui era impassibile. «Il pianeta è disabitato.»
Inconsapevolmente Asia lo abbracciò. «Scusa, io… non lo sapevo.»
«Ci hanno invaso. Degli uomini di metallo.»
La ragazza si staccò di scatto da Anciar. «Hai detto di metallo?»
«.Sì. È stato tutto all’improvviso. Hanno cominciato ad invaderci due giorni fa e…» la voce di Anciar venne strozzata da una serie di singhiozzii, poi si lasciò a andare in un pianto disperato: le immagini terribile del fuoco, il suono straziante delle urla dei suoi coetanei, i corpi a terra inerti. Il povero Nitan tentò invano di sopprimerle. «Io spero… spero che stia bene!»
Asia baciò la fronte del ragazzo per poi abbracciarlo più forte di prima. Lasciò che le braccia del Nitan avvolgessero il suo collo e che le sue lacrime le bagnassero le spalle. In quell’enorme stanza riecheggiavano le urla strazianti di Anciar. Andrà tutto bene: fu tutto quello che la ragazza poté dire.
 
Matt uscì silenziosamente dalla stanza lasciando che Asia calmasse il povero Anciar, così giusto per aspettare camminò per i corridoi della villetta. «Caspita, sembra un museo.»
Sceso al piano terra, l’uomo si avvicinò ad una finestra ed ammirò quello stupendo scenario Ottocentesco: i classici carri con i cavalli, le donne con abiti in pizzo, gli uomini che s’inchinavano al loro passaggio, il ragazzo-dei-giornali agli angoli dei negozi e le innumerevoli case con i mattoni a vista.
Per un attimo Matt pensò ancora alla probabilità di stare sognando e giusto per precauzione si pizzicò una mano. «Ahi!» le unghie delle dita lasciarono due bei segni rossi e un lieve sensazione di bruciore. Ne era certo. Non stava peri niente dormendo: cosa che avrebbe tanto voluto. «Pazzesco…»
«Ti stupisci per poco» Asia appoggiò una mano sulla spalla di Matt che sussultò dallo spavento.
«Asia!»
«Ciao. Pensavi ad alta voce?»
«Be’, diciamo di sì… Allora? Anciar come sta?»
Asia scrollò le spalle sorridendo. «Sì, sta bene. Ora si è riaddormentato.»
«Ah, meno male.»
«Guerriero sorridente.»
«Cosa?»
«È il significato di Anciar. Ho studiato tempo fa la l’antica lingua Nitantia.»
«Caspita! C’è altro di sorprendente che dovrei sapere?»
«Be’, non per vantarmi, ma oltre a questa so altre 298 lingue. Per ora.»
«Oh, davvero fantas-… tico…»
 «Matt? Che ti succede?»
«Io... non.»
«Ehi?»
Matt all’improvviso si sentì appesantito e cadde all’indietro sotto gli occhi inaspettati di Asia che si precipitò verso di lui chiamandolo a gran voce: voce? No. Lui non sentiva più niente, quasi come se qualcuno gli avesse tappato le orecchie con del cotone e la voce della ragazza si faceva sempre più fioca. Matt ora poteva solo vedere le labbra di Asia muoversi e la preoccupazione sul suo volto mentre gli scuoteva le spalle. Presa dal panico, la ragazza lasciò l’uomo disteso a terra per correre a chiamare Vastra. D’un tratto il giovane attore sentì una voce flebile nella sua testa che man mano diventava sempre più forte: di un uomo o di una donna, questo non riusciva a capirlo, e l’unica parola che pronunciava ripetutamente era Dottore.
Asia tornò subito dopo due minuti accompagnata da Vastra e Jenny, entrambe armate con le stesse apparecchiature usate su Anciar. Non appena si avvicinarono, Matt fece per aprire bocca, ma invece di aiuto, uscì una parola che non si aspettò minimamente di pronunciare. «Dot…tore.»
Asia sgranò gli occhi. Leggendo le labbra di lei, Matt riuscì a capire la parola Cosa, che la immaginò detta con un tono interrogativo e agitato.
Di nuovo Matt provò a parlare e ancora era come se qualcun altro parlasse per lui. «Dimenticare… il … Dottore.»
Sono io questo? Ma cosa sto dicendo? Perché devo dimenticare il Dottore? CHI vuole che io mi dimentichi di lui?
«Dottore… Dottore!» Il giovane attore sentì gli occhi che li bruciavano terribilmente e le lacrime che cominciarono a scendere: il suo cuore prese a battere forte sul petto.  Avvertì improvvisamente una grande paura.
Le labbra di Asia questa volta mimarono resisti. Vastra e Jenny sbottonarono la camicia di Matt per fargli un’iniezione. Matt cominciò a sentire le forze venirgli meno, ma allo stesso tempo si sentì rilassato.
«Il… Dottore… non devo ... dimenticarlo...» Matt non riusciva più a tenere gli occhi aperti e così, lentamente, le palpebre si appesantirono sempre di più, offuscando le tre figure attorno a lui per lasciare posto al buio.
 

«Do…Dove sono? Cosa mi è successo?»
«Ma come? Sei stato tu a creare questo posto e non sai nemmeno di averlo fatto?»
Matt aprì gli occhi. Riconobbe quella voce! La voce nella sua testa, la voce che chiamava il Dottore. «Tu! Sei ancora quella voce!»
«Indovinato.»
Lui  si guardò attorno: il suo corpo sembrava galleggiare in un mare nero. Non c’era nulla sotto i suoi piedi. Fluttuava a gravità zero in quel vuoto. «Perché qui è tutto buio? Sono morto?»
«Che? Ma ti pare?! Siamo nella tua testa, razza di ottuso!»
Matt aggrottò la fronte. «La mia… testa?»
«Sì, la tua testa. Che cosa ti aspettavi? Una serie di cassetti con tutti i tuoi pensieri?»
«Se c’erano veramente…  ti avrei subito archiviato nel cestino…»
la voce rise divertito. «Devo dire che il senso dell’’umorismo non ti manca!»
«Adesso basta. Chi sei veramente?»
«Non vuoi sapere perché qui è tutto buio?»
«Perché sono svenuto. Ora rispondi.»
«Oh, non ti facevo così sveglio, ma… non è solo per questo.»
«Che cosa vuoi dire?» Matt era stanco di parlare con quella voce, anche perché ancora non riusciva a distinguerla: o era profonda come quella di un uomo o squillante come quella di una donna. Quell’alternarsi di toni lo confondevano non poco e lo irritava parecchio.
«Io sono semplicemente la tua coscienza, caro il mio Matt Smith.»
«La mia coscienza?»
«Sei lento di comprendonio? Sì, sono quella vocina che ti aiuta nel momento del bisogno.»
«Tu non mi hai aiutato per niente! Mi hai solo fatto scoppiare la testa! Dottore, Dottore, Dottore…. Perché?!»Il giovane attore non si trattenne più. Urlò a gran voce allargando le braccia guardando in alto. Era stanco di essere tollerate e impaziente: al diavolo l’adattamento, pensò lui, voglio tornare a casa.
La voce non rispose.
«Allora?! Rispondimi»
«Per te non è ancora il momento di andare.»
«Cosa?»
«Non tornerai a casa finché non ricorderai.» La coscienza divenne seria e minacciosa: ora era lei ad essere irritata da Matt che non riabbatté disorientato, che si limitò a ripetere le affermazioni della voce.
«Ricordare?»
«Matt Smith, tu non puoi dimenticare, anzi, non devi dimenticare. Ricordati.»
«Ma di chi? Del Dottore? Per quale motivo dovrei dimenticarmi?»
«Invece di continuare a chiedere, fidati delle parole della tua coscienza. Ricorda. Ricorda
 
«Ricorda…»
 Matt sentì nell’aria un profumo da donna che gli fece arricciare il naso per quanto era forte. Aperti gli occhi cercò di mettere a fuoco la figura davanti a lui che sembrava armeggiare un palmare con un pennino. Finalmente riuscì a distinguere una matassa di capelli biondi e ricci, due occhi verdi con una leggera sfumatura marrone. Il giovane attore non ci poteva credere: era River Song che accortasi del suo risveglio lo guardò intensamente negli occhi.
«River So…!» Matt non fece nemmeno in tempo a pronunciare il suo nome, che una mano lo zittì con uno schiaffo sulla guancia e lo indusse subito a gemere dal dolore: per qualche strano motivo, l’uomo ipotizzò che quello schiaffo lo ricevette per qualcosa che ancora non aveva fatto.

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Capitolo 6
*** Fede ***


ANGOLO DELL’AUTORE: Ok… ammetto che ero molto in ansia per questo capitolo e lo sarò ancora di più nei  prossimi…   Difatti,prima che voi leggiate, vorrei scusarmi . La mia esperienza col Dottore l’ho avuta guardandolo per la prima volta con Matt Smith su rai4 e perciò, come Earth e alcuni miei amici mi hanno fatto notare, ho fatto degli errori col TARDIS… e vi prego di perdonarmi… sono ancora una dilettante! E dopo diversi ripensamenti e consigli da parte dei miei amici, ho cercato in qualche modo di far stare in piedi la storia, anche se ho paura che per qualcuno possa essere non coerente o assurda. Ma pazienza… THE SHOW MUST GO ON! Accetto qualsiasi tipo di  critica e consigli, io continuerò a spremermi le meningi e a scivere!! :)
Ciao a tutti e buona lettura!!
 
Cassandra
 
 
 
«Tieni. Questo servirà ad alleviare il dolore. E magari anche a togliere quelle cinque dita rosse» Vastra avvicinò a Matt una spessa strisciolina azzurra da applicare sulla guancia. Era viscida e fluorescente, ma che a contatto con la pelle dava subito una sensazione di sollievo.
«Ah… così va molto meglio.»
La siluriana soffocò una risata. Trovò stranamente ridicola l’espressione in estasi dell’attore: gli occhi dilatati come se fosse sotto l’effetto della morfina, e le labbra deformate in uno strano sorriso da perfetto idiota.«Sei davvero ridicolo…»
«Hm?»
«No niente. Pensavo ad alta voce.»
«Scusa una cosa… ma dove mi trovo?»
«Ti trovi nei sotterranei della casa, alias, il mio laboratorio» Vastra illustrò subito a Matt tutto ciò che c’era attorno: dagli innumerevoli piccoli schermi allo schermo gigante, e le due piccole stanze piene di armi di ogni genere. Agli occhi del giovane umano, sembrava quasi una stazione spaziale.
«Wow… È incredibile ma… tutti questi puntini rossi sugli schermi cosa sono?»
« Sono posti in cui sono avvenute diverse invasioni aliene»
«Aliene?»
«Sì.»
A occhio nudo l’uomo riuscì a contare almeno una ventina di puntini rossi, che lampeggiavano rumorosamente all’unisono. «E tutte queste invasioni… sono avvenute nello stesso tempo?»
La donna-rettile si schiarì la voce prima di rispondere. «Sì. Più o meno un mese fa.»
«Accidenti.»
«La professoressa Song ed io stiamo cercando in tutti i modi di salvare gli abitanti. Anciar è un ragazzo che è stato lasciato indietro per sbaglio e lei è riuscita a salvarlo.»
«River? E come?»
« Teletrasporto di emergenza: al polso portava il dispositivo.»
«Ah, capisco… A proposito, dov’è ora?»
«È nel mio ufficio a parlare con Asia. Non disturbarli. Stai buono qui.»
«Ok… non c’è bisogno di essere così acida…»
« Se ancora non lo avessi capito stiamo cercando di fermare una serie di invasioni. C’è poco da star calmi. Visto che non ci puoi aiutare stai fermo lì.»
«Ancora…»
«Cosa?»
Matt si avvicinò a grandi passi verso Vastra puntandogli un dito contro e con la fronte aggrottata «Adesso basta con questi paragoni, ok?! Va bene! Non sono il Dottore e mi spiace di aver deluso le vostre aspettative! Di certo non è colpa mia! Stavo finendo di girare una delle scene dello speciale di Natale di quest’anno, ho fatto un incidente e voi vi siete disturbati di portarmi nel TARDIS nonostante nessuno , ripeto, nessuno  ve lo avesse chiesto!» Il giovane si sfogò con tutto se stesso: la sua bocca voleva dire mi dispiace, ma la sua testa gli disse reagisci e così successe. Ora più che mai voleva togliersi da quella assurda situazione, dimenticare e pensare che tutto fosse solo un insulso brutto sogno.
Le urla dell’uomo lasciarono senza parole la donna-rettile. Solitamente se qualcuno si azzardava a puntarle anche solo un dito, a quel qualcuno glielo staccava a morsi: ma in quel momento c’era qualcosa di più importante e incomprensibile da risolvere
 «Ma puoi pure stare tranquilla, Vastra. Non appena il TARDIS verrà riparato me ne andrò: come hai detto tu» con le braccia incrociate al petto Matt diede le spalle a Vastra che rimase in silenzio senza rispondere.
«Be'?» fece lui «Non dici niente?»
La siluriana si mise subito davanti a lui scrutando i suoi occhi verdi-marrone. «Tu… ricordi il Dottore?»
Un po’ titubante Matt annuì alla domanda «Direi di sì. Perché dovrei dimenticare?»
Vastra controllò veloce delle scartoffie su una delle scrivanie: non poteva crederci, non poteva essere minimamente possibile, pensava lei. Eppure aveva avuto gli stessi sintomi, le stesse anomalie. Ma come poteva avere avuto diverse reazioni?
Perché?
 
«Allora? Abbiamo finito con l’interrogatorio?»
«Ascoltami bene, ragazzina. Finché non mi dici cosa ti è passato per la testa da qui non ti muovi! Tu, Vastra e Jenny potevate morire, lo sapevi questo?»
«Be', non sono stata di certo io a chiedere che venissero con me! Hanno voluto loro!»
«Prova almeno a pensare perché! La tua cocciutaggine le ha portate a venirti dietro affinché tu non facessi niente di stupido!»
«Ok, va bene. Un punto per te: ma come puoi constatare stiamo bene. Perciò smettila di urlare!»
La verità era che entrambe stavano urlando una sopra l’altra, finendo col non sentirsi più e continuare a parlare senza ascoltarsi a vicenda.
River e Asia erano ormai chiuse nell’ufficio di Vastra da quasi un’ora: una donna matura che guardava dall’alto in basso una quattordicenne che non si faceva mettere sotto i piedi. Due forze opposte che cercavano in tutti i modi di respingersi l’un l’altra.
River si mise una mano fra i capelli ormai arresa. Conosceva fin troppo bene il carattere di Asia, che nonostante la sua giovane età era autoritaria, coraggiosa e indipendente. Per non parlare dei suoi occhi determinanti e insidiosi che non si fermavano davanti a niente, neanche da un viaggio pericoloso da una dimensione all’altra.
«Asia. Sappi che te lo chiederò fino alla nausea, quindi rispondimi sinceramente: hai idea della gravità di quello che hai fatto?» La voce della donna si fece così calma e rilassata che Asia quasi non riusciva a guardarla in faccia e dire . Non sapeva proprio cosa rispondere.
«Io… non lo so.»
«Cosa vuol dire che non lo sai?»
«Non lo so e basta.»
«Asia…»
«NON LO SO!» Gli occhi della ragazza si velarono di lacrime e cominciò ad ansimare e a guardare il pavimento così da evitare quegli occhi che la imploravano: a volte la odiava per questo.
«È stato un momento di debolezza, Asia. Uno sbaglio. Io… proprio non so cosa mi abbia preso»
«Amore»
«Cosa?»
«È semplicemente amore, una forza naturale che non puoi contrastare. Nessuno può contrastarla.» La ragazza alzò lo sguardo e i suoi occhi si fecero rossi. «Non sai quanto sono stata contenta nel vederti con un’espressione diversa. Ammetto che ammiravo la tua impassibilità su certi punti di vista, ma detestavo, e detesto ancora, la tua insensibilità e opposizione verso i tuoi veri sentimenti.»
«Oh, quale onore sentirlo.»
«Sto dicendo sul serio.»
River scosse la testa. «Tu non puoi capire. Sono ricorsa ad un metodo impossibile.»
«Solo perché è magia? La magia altro non è che una scienza ancora incomprensibile e inesplorata, niente di più. Anche lui si è voluto buttare a provarla.»
«Buttato… che gergo assurdo.»
«Non cambiare discorso!» Asia posò entrambe le mani sulle spalle dell’archeologa. Questa volta era quest’ultima a voler evitare i suoi occhi.
«So bene che tu eri scettica otto anni fa nel sperimentarla, ma anche se facevi la parte dell’orgogliosa, una parola. Solo una parola ti ha smosso» La ragazza tirò su il mento di River «Aiutami.»
«Smettila.»
« Vero che è molto forte questa parola? Be', posso assicurati che lo è, forse è molto simile all’amore, ma proprio di poco. Anche Idris mi ha chiamata per questo.»
«Idris? Ma parli del TARDIS?»
«Ti prego, non trattarla come un oggetto. Idris è viva, perciò portale rispetto. Un fruscio leggero, niente di più e mi ci è voluto un po’ per interpretarlo.»
«Cosa vuoi dire che ti ha chiamata?»
«Proprio non ci arrivi? Lei sentiva la sua mancanza quanto te: voleva trovarlo a tutti i costi, ma scannerizzando l’intero Universo non lo ha trovato.»
River scosse più volte la testa: le parole della ragazza entravano dall’orecchio e uscivano dall’altro. La donna faticava proprio a reputare veritiere le affermazioni della giovane pupilla. Si ricordò che tempo fa il suo sciocco marito e lei parlarono del TARDIS, di quando per un momento divenne una donna.
Sarebbe stato bello se fosse rimasta donna: dopo quella frase detta con quel tono nostalgico gli costò uno schiaffo sulla guancia. Da allora ne parlavano al passato e adesso che di nuovo si è risvegliata, anche se solo in minima parte, dentro a River si accese una speranza ma restava comunque perplessa su come sia riuscita a fare un simile viaggio.
«Ma come ha fatto?»
«Non chiederlo a me. Già sono stata molto sorpresa quando mi chiese di seguirla, ma era più forte di me»
«Io… non posso ancora crederci…»
«Non crederci se vuoi, ma io so cosa ho visto. Ho visto la determinazione di un’anima impavida che non si è arresa e che si è alimentata da solo una cosa. Qualcosa che tu hai perso tempo fa.»
Asia alzò l’indice davanti all’archeologa «La fede.»
River aggrottò la fronte confusa «Fede?»
«Proprio così. Fede. Idris non ha mai perso la fiducia che sarebbe tornato, però…»
«Però?»
«Affinché lui torni, secondo Idris, ci serve aiuto» Asia osservò la porta dell’ufficio sogghignando leggermente,la donna invece scosse di nuovo la testa pensando già a cosa la ragazza stesse alludendo.
«No… Non è possibile.»
«Tutto è possibile, mamma.»
«Dimmi perché.»
«Questo ancora non lo so. Ciò che ci rimane da fare e fidarci di Idris e aspettare.»
« Aspettare non serve. Quel portale… si chiuderà presto.»
«Presto? È un periodo di tempo sufficiente.»
«Asia… tu sei troppo ottimista.»
«Ed è un male?» La ragazza alzò un sopracciglio ironicamente. Riuscì finalmente a strappare un sorriso sul viso di River
«Sei davvero impossibile, lo sai?»
«Oh, quale onore.»
Entrambe si scambiarono timidi sorrisi, lasciandosi alle spalle rabbia e frustrazione, per un po’.
«AIUTO!»
«Ma che succede?»
«Questa voce… è Anciar!»
Asia corse subito verso le scale seguita da River. Arrivate nella stanza del Nitan al secondo piano e, aperta la porta, davanti a loro c'era una ragazza dai capelli rossi con un’armatura, che teneva saldamente stretto il collo dell’alieno.
River tirò fuori dalla sua cintura la sua solita pistola laser, e la puntò contro la ragazza. «Tu! Lascialo stare!»
«Ma chi è?!» chiese allarmata Asia.
«Fa parte degli invasori dei pianeti. Dal momento che non sapevamo chi fossero gli abbiamo chiamati CBM2.»
«CB-cosa?»
«CyberMan 2. Hanno un aspetto umano, ma il corpo è quello di un robot.»
«Precisamente» sorrise beffarda la CBM2. «Mi chiamo Sarah. Molto piacere»
Gli occhi di Sarah spararono laser contro River ,che a forza di schivare i colpi, perse la pistola. Asia si accasciò a terra con le mani sulla testa. Alzati gli occhi, notò che Anciar ormai faticava a respirare.
«No!»
«Aiuto… signorina Asia.» annaspò il giovane alieno.
«Lascialo stare!»
La ragazza cibernetica analizzò l’intero corpo esile dell’alieno «Sei segnato dal tempo. Ma non sei l’elemento mancante.»
Finalmente il giovane Nitan viene liberato e lanciato davanti ad Asia. Quest’ultima gli si avvicinò e controllò che stesse bene. «Tutto bene, Anciar? Niente di rotto?»
«Sì, sto bene…»
«Tu. Sei l’elemento mancante» Sarah puntò un dito contro la ragazza.
«Io? Che cosa c’entro?»
«Sei tu che puoi liberare i poteri del Dottore.»
Asia sgranò gli occhi esterrefatta «Che… vuoi dire?»
Due falangi del dito si abbassarono rumorosamente. Sarah era pronta a sparare. «Perciò. Devi morire.»
Anciar affondò la faccia nel petto di Asia urlando, lei invece chiuse gli occhi abbassando anche la testa. Lo sparo rimbombò nella stanza da letto.
«Si…gnorina…. Asia?» la ragazza aprì lentamente gli occhi esitante e un attimo dopo divennero rossi e lucidi. Le labbra cominciarono a tremare. Le lacrime scesero copiosamente sulle guance. «M-Ma… Matt…» davanti a lei giaceva a terra inerme il corpo del giovane attore che all’ultimo momento si mise davanti ad Asia per proteggerla. «MATT!» Asia si avvicinò al corpo. La parte destra del petto aveva un buco rosso e le palpebre erano chiuse.
«Il mio compito qui è finito» la CBM2 attivò il teletrasporto e scomparve dalla stanza.
River e Vastra si avvicinarono ad Asia, che intanto premeva sulla ferita intenta a fermare l’emorragia.
«Non si ferma…. Non si ferma!» urlò Asia nel panico.
«Asia calmati!» le stette accanto River, la più risoluta possibile.
«Dobbiamo aiutarlo!»
«Vastra, vado a prendere i miei attrezzi! Jenny e Anciar venite con me!»
La siluriana annuì, mentre l’archeologa corse verso il laboratorio sotterraneo con dietro il giovane Nitan e Jenny. Vastra spostò leggermente le mani di Asia, ancora presa dal panico e tra le lacrime.
«No… Matt… Matt!»
«Per prima cosa dobbiamo dare un’occhiata alla ferita» la donna strappò la camicia sporca di sangue con decisione e contemplò da vicino i danni dello sparo. Premette due dita sul collo per sentire le pulsazioni.
«È… morto?» chiese preoccupata la ragazza.
«No, ma è debole. Dobbiamo fare in fretta.»
Tra i singhiozzii, Asia avvicinò le mani sul petto dell’umano, rabbrividì al contatto col liquido viscoso: prese un profondo respiro e si concentrò.«Lo so io cosa dobbiamo fare»
Vastra osservò attentamente le mani di Asia e infine capì. «Asia, aspetta. Non vorrai mica…»
« È l’unico modo» la zittì lei.
Una spessa luce gialla-oro avvolse le mani della quattordicenne che pian piano circondò il corpo di Matt: il sangue si assorbì, il buco si richiuse e da esso uscì un piccolo pezzo di ferro. Di colpo il giovane attore si alzò tossicchiando.
«Matt! Stai bene?»
«Io… Ecco… Ma cosa?» Matt controllò il suo petto un po' confuso e non trovandosi nessun tipo di ferita squadrò frastornato prima Asia e poi Vastra. «Ho sentito una fitta al petto. Un dolore lancinante e poi… niente, ma… tu.»
Asia abbassò lo sguardo forzando un sorriso
«Sei stata… tu?»
«Be', prima o poi l’avresti scoperto.»
L’uomo cominciò a farfugliare cose del tipo lei? Lo ha fatto?! È uguale! Ed era così ridicolo che Vastra dovette fermarlo mettendogli una mano davanti alla bocca. «Sì, ok. Abbiamo capito che sei sorpreso ed è normale, ma credimi. È così.»
Matt guardò di nuovo Asia e i suoi occhi si rispecchiarono su quest’ultima: ora che la guardava bene, una certa somiglianza ce l'aveva.
«Matt Smith, ti presento Asia: la figlia di quattordici anni di River… e del Dottore»

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Capitolo 7
*** Mi manca ***


«Sarah! Sarah! Guarda che bello questo fiume!»
«Sì, hai ragione! È davvero stupendo!»
«E guarda quanti pesci! Sarah, perché brillano così tanto? Sono magici?»
«Ti rivelo un piccolo segreto. Ma mi devi promettere che non lo rivelerai a nessuno.»
«Ok!»
«Questi pesci sono il riflesso delle stelle che dormono di giorno:e qualcuno dice che i pesci rispecchino anche la loro libertà di muoversi nel cielo.»
«Davvero? Ma è davvero bellissimo!»
«Ricordati. Un giorno anche noi vedremo le stelle,saremo così tanto vicini a loro che quasi potremmo toccarle.»
«Voleremo nello spazio?»
«Prenderemo lo shuttle come noi prendiamo l’autobus.»
«Ahahahaha non vedo l’ora!»
«Anche io.»
«Sarah! Sarah… Sarah….» 
 
«Sarah. Il teletrasporto è avvenuto con successo.»
La ragazza cibernetica riprese le sue solite funzioni accendendo i suoi controlli e lo schermo virtuale: senza accorgersene si era temporaneamente spenta. Di sicuro non per stanchezza e l’unica cosa a cui poteva pensare era che qualcosa l’avesse colpita e avesse così attivato l’arresto d’emergenza.
«Oh,diamine Sarah. Non hai una bella cera.»
«Ciao Rey.» Sarah guardò davanti a sé: un ragazzo biondo vestito con un camice bianco osservava preoccupato il suo fianco e a bassa voce contemplava i danni scrivendoli velocemente sul suo tablet virtuale.
«Pistola laser. Mancato di striscio. Danno che va riparato subito. Vai in infermeria, ho già inviato un avviso di emergenza.»
La ragazza toccò il suo fianco destro. Era sì rovente, ma non sentì poi così tanto dolore. «Non preoccuparti, sto bene.»
Con un passo uscì dalla capsula di teletrasporto e prese a camminare per la stanza cilindrica, ammirando il suo amato pianeta dalla finestra. Ai suoi occhi era un paesaggio bellissimo.
Enormi piattaforme galleggianti su cui poggiavano innumerevoli edifici bianchi e cilindrici, collegate fra di loro da una serie di tunnel. Spacecraft e Shuttlecraft che tempestavano il cielo indaco-violaceo. Sarah d’impulso sbottò un sorriso, poiché contenta di essere ritornata a casa.
«Ora però mi devi spiegare per quale motivo hai voluto usare un’arma antiquata come quella! Guarda qui, hai sporcato la capsula di polvere nera!» l'ammonì Rey.
«La capsula si può pulire. Ad ogni modo mi è stato dato l’ordine di non ucciderlo: ho solo voluto avvertirli.»
«Non ti smentisci mai. Sarà più divertente! Stavi per dire questo?»
«Mi hai tolto le parole di bocca.»
«Aspetta un attimo… ucciderlo?» il ragazzo un po’ perplesso armeggiò di nuovo il dito sul suo tablet tra cartelle e file. Un fascio di luce materializzò dal tablet l’immagine virtuale di una ragazzina atterrita con in braccio un ragazzo alieno. «Tu mi hai inviato delle informazioni arrivata sul posto e che la persona da uccidere era lei e non un lui.»
Sarah scosse la testa e spiegò al subordinato. «No, la ragazzina non è quello che ci serve. I dati forniti dell’Alto Consiglio erano corretti: Matt Smith, è l’elemento mancante.»
«Aspetta… ma lui non ha niente di speciale! È un… essere umano!»
«È proprio quello che dobbiamo scoprire. C’è qualcosa di diverso in lui, non solo ha quell’alone di tempo ma ci nasconde qualcosa che quasi sicuramente ci serve.»
Lui sbuffò. «Capirai. Sarà un altro buco nell’acqua.»
«Pensa positivo, Rey. Magari potrai vivisezionarlo a tuo piacimento.»
Rey ridacchiò beffardo sfregandosi le mani. Solo l’idea di poter finalmente usare i suoi nuovi attrezzi, lo eccitava parecchio. «Allora incrocio le dita»
Entrambi si scambiarono dei sorrisi
«Be', allora vado farmi riparare il fianco. Ci vediamo dopo.»
«Ah, Sarah»
«Che c’è?»
«Fai ancora quei sogni?»
Sarah era pronta ad uscire dalla stanza quando si fermò a quella domanda. Senza girarsi, lei annuì.
«Io continuerò a tenerlo segreto, anche perché tu sei il miglior guerriero fin’ora, perciò…»
«Grazie.»
Un’imbarazzante silenzio calò tra i due, lasciando che la voce di un uomo riecheggiasse nella stanza attraverso gli altoparlanti. Sarah, sei attesa nell’infermeria per la riparazione.
«È meglio… che ora vai.» la ragazza lo salutò con un mano e varcata la soglia della porta, quella si chiuse automaticamente con un leggero suono metallico. «I sogni… sono cose da umani. Ricordatelo, Sarah.»
 
«Allora? Com’è la situazione?»
«Benissimo, River. Pare che la nave di salvataggio della famiglia di Anciar si sia salvata: il ragazzo può tornare da sua madre.»
«Hai sentito, Anciar? Tornerai a casa.»
Il giovane alieno abbracciò prima River e poi Vastra ringraziandole tra le lacrime. «Grazie! Grazie davvero! Sono felice! Non vedo l’ora di vedere mia madre!! Le racconterò che…»
«Frena frena giovanotto! Devo dire che parli troppo, ma… è comprensibile.» River baciò sulla fronte il Nitan arruffandogli anche i capelli, quest’ultimo sorrise e corse al primo piano per dare la grande notizia ad Asia e Matt.
«Signorina Asia! Signorina Asia! Torno a casa! La mamma è viva!»
La ragazza finì il suo ultimo boccone di torta e si avvicinò ad Anciar per abbracciarlo. «Ma è fantastico! Sono contenta per te!»
«Grazie! Dov’è il signor Matt?»
«È andato a cambiarsi.»
«Eccomi.»
Anciar e Asia si girarono di scatto ed entrambi rimasero a bocca aperta. Matt si era presentato non più con una camicia strappata e sporca di sangue, ma con dei pantaloni scuri arrotolati, delle bretelle blu, una camicia bianca, una giacca marrone di tweed e degli stivaletti neri ai piedi. Per qualche strano motivo, l’uomo in quelle vesti si sentiva decisamente a disagio e la cosa fu ancora più insostenibile quando vide le espressioni attonite dei due ragazzi.
Matt si schiarì la voce, sistemandosi ulteriormente il colletto della camicia. «Be'? Come… come sto?»
Asia gli si avvicinò sorridendo. «Stai benissimo così.»
«Sì signor Matt! Proprio bello!»
«Grazie.»
«Signor Matt! Sa la novità? Ritorno dalla mia mamma!»annunciò per l'ennesima volta Anciar.
«Oh, ma è una grande notizia! Sono davvero contento per te!»
Dall’esaltazione, Anciar abbracciò anche Matt che con uno slancio si aggrappò a lui. «Oh! Lo sai che sei davvero leggero,Anciar?»
«Ricordati Matt Smith.»
In un attimo il sorriso di Matt scomparve. Pensò per un momento a quella voce nella sua testa; la voce della sua coscienza. Ma la paura lo assalì quando capì che quelle parole uscirono dalla bocca del giovane alieno che stava bisbigliando nel suo orecchio «Che…cosa?»
«Ricordati e vedrai che tutto andrà per il meglio.»
«Ricordare cosa?»
«Bene! Signorina Asia! Signor Matt! Io vado a prepararmi!» il giovane Nitan saltò giù da Matt e corse nella stanza da letto per prendere le sue cose, mentre Matt rimase immobile e ripensò alle parole di Anciar.
Che mi sia… immaginato tutto?
«Matt?» la quattordicenne appoggiò una mano sulla spalla di Matt facendolo trasalire. «Tutto bene?»
L’uomo sorrise timidamente «Sì sì! Scusami.»
«Scusa tu, piuttosto. Credo che… ora ti debba delle spiegazioni.» il giovane attore ed Asia si sedettero sul divano del salotto. Entrambi si sentivano terribilmente in imbarazzo, ma la ragazza partì subito col raccontare la storia della sua nascita. «Be'… a dirla tutta non so davvero dove cominciare. Potrei dirti che mi chiamo Asia perché sono nata in Giappone.»
«Ah bene. Aspetta un momento, in Giappone?!» domandò sorpreso Matt.
Annuì.«In breve mamma stava per partorire e dal panico mio padre a impostato una qualsiasi data pur di atterrare. Per puro caso… sono atterrati in un bosco di bambù nel periodo Edo, quindi intorno al 1600…»
«Oh… wow.»
La ragazza si fermò un attimo per soffocare una risata con una mano «Che c’è?»
«No, be' ecco… per la verità mi sono ricordata di una cosa buffa.»
Quella graziosa risata di Asia, scaturì una curiosità in Matt tale da iniziare a ridere anche lui. «Allora non trattenerti! Che è successo?»
«La mamma mi ha raccontato che appena disse a papà che le acque si erano rotte… è svenuto!»
«No! Sul serio?»
«Sì, è la verità! E mi ha detto anche che aveva una faccia davvero ridicola!»
«Ma che strano. Un dottore, che si impressiona di certe cose!»
«Già, l’ho pensato anche io!» Asia e Matt si lasciarono andare in una fragorosa risata dimenticandosi del disagio. «Per fortuna erano di passaggio due vecchietti e la aiutarono. Mamma mi raccontò anche che nacqui in un modo davvero strano.»
«In che senso?»
«Per qualche strana ragione ero completamente avvolta dall’energia del TARDIS: secondo lei era per colpa del viaggio nel vortice del tempo.»
«Caspita…»
«Infatti i vecchietti, appena mi hanno vista hanno cominciato a correre e a urlare come dei pazzi: è la figlia degli dèi! È la figlia degli dèi! E così dalla foga, svegliò mio padre con uno schiaffo e ripartirono.»
Finito di raccontare, Matt ancora non riusciva a smettere di sorridere e ad immaginarsi la scena. Proprio non avrebbe mai immaginato una figlia tra River e il Dottore. «Non posso crederci… un’altra figlia»
«Che? In che senso un’altra?»
«Come, non lo sai? In teoria tu dovresti essere la seconda, no? Tuo padre non te lo ha mai detto?»
Asia scosse la testa confusa. «Ti posso assicurare che io sono la prima.»
«Ma… ero convinta che ci fosse anche Jenny….»
«Jenny? La nostra?»
«No no! È un’altra Jenny! La figlia-clone del Dottore.» Asia guardò ancora più perplessa Matt. Quest’ultimo capì che davvero non sapeva niente e arrivò ad una conclusione. «Vuoi dire che… non esiste?»
«Mia madre mi avrebbe detto tutto e mio padre faceva altrettanto con lei perciò… temo proprio che non esista.»
«In un mondo parallelo, per definizione, ci sono persone, fatti e cose diverse rispetto ad un altro» River entrò nel salotto con una tazza di caffè fumante e si sedette su una poltrona accanto al divano.
«Come da te il Dottore è un semplice telefilm fanta-scientifico, da noi è reale. Se qui non c’è questa Jenny è molto probabile che nel tuo mondo non c’è mia figlia.»
Matt annuì sforzandosi di non guardare River. Il ricordo del suo schiaffo di benvenuto ancora lo perseguitava, ma la donna accortasi della sua titubanza sogghignò.
«Asia, ti dispiace lasciarmi da sola con Matt? Vorrei parlargli a quattrocchi.»
La ragazza fece per aprire bocca, ma si trattene e uscì dalla sala in silenzio. Rimasti soli, River sorrise al giovane attore.
«Ti aspettavi che l’avrei sgridata?»
L’uomo si meravigliò della domanda finendo col rispondere un po’ balbettando. «Be', I-in… un certo senso.»
«Oppure il problema sta nel fatto che ti ho schiaffeggiato appena svegliato.» Matt annuì leggermente con la testa abbassata, divertendo la donna.«Lo immaginavo! Be', in tal caso ti chiedo scusa. Era giusto per vedere se eri cosciente. Ad ogni modo non l’avrei picchiata per nessun motivo. La decisione che ha preso Asia era più che ragionevole.»
«Intendi… quella di salvarmi?»
«Esatto. Confesso che però ero indecisa se darle una punizione per questo viaggetto che ha fatto alle mie spalle ma… odio dare punizioni.»
«Certo che però… non ti freni quando si tratta del Dottore.»
River roteò gli occhi schioccando la lingua. «Lui di botte ne riceve anche quando fa qualcosa di buono, e lo sai perché? Prima della cosa buona c’è sempre di mezzo la sua testardaggine e voglia di fare l’idiota. Quel vecchio pazzo non sa far altro che far preoccupare gli altri!»
«Tu ora dici così… ma la verità è che dietro a queste parole c’è una moglie apprensiva per suo marito.»
L’archeologa appoggiò la tazza vuota sul tavolino, cercando di nascondere i suoi occhi spalancati dallo stupore. «Che… cosa vuoi dire?»
«Questi vestiti. Sono del Dottore, vero?»
«E con ciò?»
«Voi qui siete tutte donne e per ovvio di cose non avevate altri vestiti della mia taglia da darmi e perciò non avevate altra scelta se non darmi questi.»
«E questo che cosa ti fa capire che a me manchi quell’imbecille di mio marito?»
«Il farfallino.»
River sbatté freneticamente le palpebre osservando il colletto della camicia. Aveva ragione. Il farfallino non c’era.
«Non so se lo hai fatto di proposito o per sbaglio. Ma ho pensato che se io mi fossi messo il farfallino tu non saresti riuscita a guardarmi negli occhi.»
La donna vagò con lo sguardo nella stanza cercando invano di non ascoltarlo. Non riusciva nemmeno a sopportare il suono della sua voce. Così simile. Così… vera.
«Ecco perché quello schiaffo.»
«Smettila.» mormorò River a denti stretti.
«Ecco perché quelle lacrime.»
«SMETTILA!» River si portò le mani alle orecchie intenta a non sentire più una parola. Si inginocchiò a terra e iniziò a piangere ignorando totalmente la presenza del giovane attore. Era furiosa, stanca e frustrata. Gli mancava dannatamente quel vecchio pazzo di suo marito.
Le sue mani ancora tremavano, ma vennero fermate da delle grandi e rassicuranti mani calde. Un bacio sui dorsi la fece rabbrividire. «Mi dispiace… Mi dispiace tanto.»
Gli occhi verdi di Matt si rispecchiarono in quelli di River, che erano ormai velati di lacrime e rossi. «Mi manca. Mi manca quella sua stupida faccia da dodicenne! Mi mancano quelle maledette braccia che non stavano mai ferme ogni volta che ci baciavamo! Mi manca quella faccia da perfetto idiota quando prese per la prima volta Asia tra le braccia! Mi manca… tutto di lui! Questi otto anni… sono stati i più lunghi della mia vita, e io lo aspetto e aspetto… Perché non torna?!»
Il giovane attore appoggiò la testa dell’archeologa sul suo petto e lasciò che si sfogasse tra pianti e urla: io lo amo. Tra un insulto e l’altro River non faceva che ripeterlo. Tre parole colme di nostalgia e tristezza. Matt non poteva fare altro se non consolarla accarezzandole i capelli e anche lui lasciò che una lacrima gli rigasse la guancia fino al mento.
 
«Hm… è davvero squisito sarà la miglior cena di sempre! Oh, Asia! Chiama tua madre e Matt che… Ehi, cosa succede?» Asia entrò in cucina con lo sguardo verso il basso e si sedette su una sedia senza dire una parola, mentre Jenny lasciò l’enorme mestolo di legno e si avvicinò alla ragazza preoccupata. «Piccola mia, va tutto bene?»
La ragazza annuì appoggiando sul tavolo una cornice blu e forzò un sorriso: con un dito sfiorò la fotografia al suo interno. «Questa… è stata l’ultima foto che abbiamo fatto. Eravamo in Norvegia. Quanto eravamo ridicoli con questi elmetti da Vichinghi»
Jenny baciò Asia sulla fronte e osservò assieme a lei quella bellissima cornice: era la piccola Asia a sei anni, sorretta come una principessa dal suo strambo padre di 1105 anni e dalla sua affascinante madre archeologa. Tutti e tre sorridevano all’obbiettivo, in mezzo a dei Vichinghi sdentati.
«Eravate davvero bellissimi»
La ragazza sorrise «Volevo mostrarla a Matt. Ma ora sta ancora parlando con la mamma.»
La donna sorrise dolcemente alla ragazza. «Be', gliela farai vedere dopo cena. Ora vai a chiamarli.»
«Ok» prima di lasciare la stanza, Asia accarezzò per l’ultima volta il volto sorridente di suo padre e tirò su col naso cacciando indietro le lacrime. «Ti troveremo papà… Aspettaci»

 

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Capitolo 8
*** Fidati di me ***


«Prova a dirlo ad Asia, è sei un uomo morto. River non si smentisce mai! Ti ha mollato due bei ceffoni prima di svignarsela con Anciar senza neanche cenare con noi.»
«Ti correggo: tre. L’ultimo schiaffo era insieme alla minaccia.»
«Oh, be'… se non lo deve sapere Asia… è perfetto» Vastra sorrise sarcastica a Matt, quest’ultimo alzò la testa e la scosse allibito.«Non dirlo a River!»
«È ovvio che non glielo dirò, sciocco umano. Sono contenta di vedere che quella donna è capace di mostrare il suo lato vulnerabile.»
«Lei… si è sempre mostrata forte?»
«In questi otto anni? Sempre. Ma non lo faceva solo per se stessa: lo faceva specialmente per Asia. Non voleva mostrarsi debole davanti agli occhi di sua figlia.»
Matt sorrise. «Orgogliosa come sempre.»
«Già» La siluriana strappò con forza l’ennesimo cerotto medico dalla guancia del giovane attore che subito urlò dal dolore. «Ahia! Potevi almeno avvertirmi?!»
«Non sarebbe stato divertente. Ecco, così non dovrai massaggiarti in continuazione la faccia. Di nuovo.»
«Ma tu guarda cosa mi tocca sentire… Adesso, posso farti una domanda?»
«Dimmi pure.»
«Per quale motivo… sono legato su questa sedia e attaccato ad una macchina aliena?!»
Finito di cenare, Vastra e Jenny portarono Matt nei laboratori dei sotterranei per fare diversi test. I polsi e le caviglie erano ben legate ad una sedia d’acciaio da manette all’avanguardia e la testa era ben coperta da un casco simile a quello da football americano. Sulle braccia, invece, erano attaccati cinque o sei ventose collegate ad una sottospecie di enorme cisterna, con uno schermo che misurava le pulsazioni dell’uomo. Non vi erano altri modi se non questo, per poter finalmente scoprire cosa fossero quelle reazioni anomali.
«Vastra, ho finito di lavare i piat… Oh santo cielo!» Asia lasciò cadere un bicchiere che cadde rovinosamente a terra, rompendosi in mille pezzi. «Che cosa state facendo a Matt?»
«Asia… un aiutino?» la chiamò Matt.
«Vastra!»
«Piccola Asia, non devi preoccuparti. Vogliamo semplicemente sapere per quale motivo le sue reazioni sono state differenti da Anciar e da tutti gli altri.»
«So benissimo perché lo state facendo, ma… non c’è un altro modo?»
«L’unico metodo più veloce è questo.»
«Questo è davvero il colmo… potrei sapere che cosa mi state facendo?»
Vastra zittì Matt tappandogli la bocca con un dito «Se hai un attimo adesso te lo spiego»
L’uomo annuì e rimase in ascolto.
«Hai presente cosa è successo questa mattina ad Anciar?»
Matt ci pensò su aggrottando la fronte. Certo che si ricordava: in fin dei conti, tutte le sue perplessità iniziarono proprio da lì, quando il giovane Nitan si aggrappò a lui piangendo e disse ripetutamente Dottore. E poi… l’urlo. Dottore.
Quella parola gli risuonava così strana, ma sentiva il bisogno di ripeterla ancora. E ancora. Eccolo. Quel sibilo leggero era ritornato e come un disco rotto ripeteva Dottore. Di nuovo quella voce dal tono incerto.
«Dottore»
Sullo schermo della macchina aliena prese a lampeggiare una scritta a lettere cubitali rosse: IN FUNZIONE.
Le pulsazioni cardiache di Matt accelerarono sempre di più. «Dottore!»
«Oh, no! Di nuovo!»
«Vastra! Ferma subito la macchina!»
«Non posso! I comandi non funzionano!» La donna-rettile tentò di spegnere i sistemi ma senza risultati, poiché venne allontanata da una scintilla. «I valori sono impazziti! Anche questo non è normale!»
«C’è poco da fare» Facendo attenzione agli sprazzi di luce, Asia si avvicinò alla sedia di Matt nel tentativo di fargli riprendere il controllo «Matt! Ascoltami! Sono Asia»
«Dottore…» Il giovane attore sembrava non sentirla, si divincolava a più non posso finendo quasi col ferirsi i polsi. Le lacrime scendevano copiosamente dagli occhi.
«Ti prego Matt! Non mollare!» Asia posò le sue mani sul volto dell’uomo e cercò invano in quei occhi spenti e sbarrati dal terrore  un segnale che Matt la sentisse. La quattordicenne pensò ad una sola alternativa: quella sarebbe stata la sua prima volta, ma leggendo diversi scritti che sua madre le aveva dato a dodici anni, imparò qualche piccolo trucco che solo i Signori del Tempo sapevano fare. Valeva la pena tentare. «Ascoltami… ora proverò a entrare nella tua testa e… Ahhhhh!»
«Asia!»
La mente di Asia venne invasa da milioni di pensieri tutti insieme e tutti collegati ad una stessa parola. «Perché… perché c’è di mezzo il nome di mio padre?!»
Era come se lei si trovasse in mezzo ad un brainstorming, immersa da parole che aumentavano e la confondevano sempre di più. «TARDIS. Tempo. Collasso. Crepa. Universo. Rottura…. Ahhh! La testa mi scoppia!»
«Asia!Staccati da lui! Sta andando tutto in cortocircuito!» una spessa cortina di fumo stava ormai pervadendo il laboratorio che indusse sia Vastra che Jenny ad allontanarsi «Asia!»
«Signora Vastra, dobbiamo almeno nasconderci!»
La ragazza cominciò a sentirsi debole, la sua vista ad offuscarsi e il dolore alla testa aumentava sempre di più. Non poteva più resistere ad un simile sforzo e l’unica cosa che voleva fare era arrendersi. «Matt, ti prego… Non ce la faccio più. Ascoltami…» ormai era pronta a svenire
«dati»
«Co....Cosa?»
«Fidati»
Asia sbatté un paio di volte le palpebre e rimase a bocca aperta dallo stupore. Matt la stava guardando con un sorriso malizioso, due occhi decisi con una luce completamente diversa. Di certo non era per le scintille attorno a loro; sembrava proprio un’altra persona. «Matt?»
«Fidati di me» Il sorriso di Matt si allargò ulteriormente mostrando una fila bianchissima di trentadue denti. D’impulso Asia rispose a tono sorridendo a sua volta.
«Credo… di aver capito.» la ragazza si avvicinò alla testa di Matt e appoggiò la fronte sulla sua, si concentrò al massimo e tutte quelle parole vennero risucchiate via: la mente dell’uomo era ritornata quella che era, ovvero colma di sole immagini della sua vita.
«Ecco… continua così.»
Lo schermo della macchina smise di lampeggiare, il fumo cessò e le pulsazioni di Matt ritornarono normali. Vastra e Jenny uscirono allo scoperto più tranquille.

Asia era ancora dentro i pensieri del giovane attore, che si ritrovò a vagare tra enormi schermi che rappresentavano alcuni momenti vissuti da lui stesso, e mossa dalla curiosità, di tanto in tanto si fermava a guardare.
Il giorno del suo decimo compleanno. I tempi del liceo. La scoperta della spondilosi che lo portò ad abbondare il calcio. La sua attuale carriera da attore.
«Caspita… ne ha combinate di cose. E quello? Che cos’è?» La ragazza notò tra le immagini una porta bianca senza la maniglia: sospettosa decise di avvicinarsi, ma un alone di luce deforme le bloccò il passaggio.
«Mi spiace. Ma da qui non si passa»
«Cosa? E perché?»
«Per prima cosa: tu non dovresti essere qui. Secondo: non è ancora il momento.»
« Il momento per cosa?»
Il quel piccolo istante di silenzio la ragazza si immaginò quell’alone sorridere alle sue spalle «Stai…. Ridendo?»
«Oh? Si notava così tanto?»
«Non sei divertente.»
«Be', allora tanto vale che te ne vada.»
«Mi devi ancora dire che cosa succederà.»
«Aspetta e vedrai, piccola Asia. Aspetta.»
Dall’alone si materializzò una mano di luce che sfiorò le tempie della ragazza.

Aperti gli occhi, Asia si trovò di schiena sul pavimento. «Ahia…»
«Asia! Asia, sbrigati a togliermi da questa sedia!»
Un po’ disorientata, Asia si alzò massaggiandosi la nuca e al richiamo dell’uomo balzò in piedi. «Che? Matt? Sei sveglio!»
«Sì sì, ok! Adesso liberami!»
«Non possiamo farlo» Vastra cercò di riavviare il sistema della macchina aliena ma senza risultati. «Si è fuso tutto.»
Matt imprecò a bassa voce «Ok, non importa… Asia! Guarda nelle mie tasche!»
«Perché?»
«Guarda e basta!»
Matt pareva irritato e impaziente, qualcosa che le due donne e la ragazza non si aspettavano, ma nonostante tutto Asia obbedì e frugò nella tasca della giaccia. «Fai presto!»
«Ci sto provando! Vedi di darti una calmat… Ma… questo è …» le dita di Asia sfiorarono qualcosa di freddo e metallico. Afferrato l’oggetto lo tirò fuori: era un cacciavite sonico molto simile a quello usato dal padre, ma che era decisamente più piccolo. Quello fu il primo oggetto che costruì lei a otto anni.
«Che ci faceva nella vecchia giacca di papà?»
«Non lo so, ma me ne ero accorto durante la cena, adesso liberami!»
«Ok ok!»
Il leggero ronzio dell’attrezzo smagnetizzò il blocco e liberò sia i polsi che le caviglie di Matt. Quest’ultimo appena liberato prese per il braccio Vastra e si fece guidare ai comandi centrali dei piccoli e maxi schermi. «Dobbiamo fare il più in fretta possibile, Vastra. Ora siediti qui e presta attenzione a tutto quello che ti dico»
La siluriana annuì e prese posto alla sedia girevole. Il giovane attore sussurrò all’orecchio tutto ciò che la donna-rettile doveva fare: quest’ultima scosse la testa incredula alle sue parole. «Ma non è possibile! Tutti i pianeti sono…»
«Tu fidati di me e fai come ti ho detto.»
Senza ribattere Vastra fece scivolare le dita sulla tastiera e in attimo gli schermi piccoli si accesero mostrando diversi pianeti da diverse galassie. Sul maxi schermo i puntini rossi divennero verdi e smisero di lampeggiare. «No… non può essere.»
«Oh, invece è così, mia cara Vastra. Guardate anche voi Jenny e Asia.»
Jenny e Asia si avvicinarono allo schermo centrale ancora più incredule della stessa Vastra
«Oh cavolo...»
«Ma… tutti quei pianeti dovrebbero essere distrutti. Strax ci ha detto che…»
«Strax non poteva sapere dal momento che non ci è stato sui pianeti per motivi di sicurezza. Così si è fidato del suo palmare e delle sue informazioni, ovvero: pianeta inesistente. Ma…» Matt si avvicinò alla consolle e digitò due tasti. Applicò uno zoom che si avvicinò su uno strano oggetto cilindrico di ferro.
«Che… cos’è quell’affare?»
«Non ne sono sicuro ma sono quasi certo che si tratta di una tecnologia da voi sconosciuta, vero?»
«Sinceramente… io non ho proprio idea di cosa sia.»
«Dici bene Vastra, perché questa è tecnologia di coloro che hanno attaccato Anciar, di quei CBM2.»
«Aspetta un attimo…» Asia si mise davanti al giovane attore con un sopracciglio inarcato. «Tu come diamine sapevi di quelle telecamere?»
Matt aprì bocca ma non parlò. Lui era solo conscio di dover dire tutte quelle cose, di dare quegli ordini e niente di più: ora che ci pensava su non sapeva neanche lui il perché e soprattutto come. «Io non lo so. So solo che dovevo dirvelo e non ho ancora finito.»
Da una delle scrivanie del laboratorio, Matt prese in mano un’asta sottile da usare come puntatore sul maxi schermo. «Se non sbaglio tutte queste luce segnano che tutti questi pianeti sono stati distrutti e che di conseguenza sono stati reputati inesistenti. Vastra, annuisci o dì di sì per confermare.»
«S-sì.»
«Bene. Aggiungerei inoltre che per colpa di questi… cosi, In qualche modo i CBM2 sono riusciti a nascondere gli interi pianeti, ma che ora col codice che abbiamo digitato sono di nuovo visibili. Jenny, invia dei messaggi veloci e contatta i superstiti dei pianeti così da farli ritornare indietro»
La giovane donna annuì, e con un sofisticato impianto di comunicazione iniziò a chiamare per dare la notizia.
«Aspetta, ma… non ha senso. Per quale motivo avrebbero lasciato i pianeti intatti?»
«Ottima domanda, ma c’è anche un’ottima risposta. Innanzitutto però c’è da chiedersi: che cosa cercavano o cercano i CBM2?»
Vastra e Asia si guardarono confuse e rimasero a lungo in silenzio. Pensandoci su si collegarono all’episodio successo con Anciar e alle parole della ragazza cibernetica. Arrivate ad una sola conclusione risposero all’unisono entusiaste:«L’elemento mancante!»
Matt annuì e sorrise «Esatto.»
«Matt sei un genio!» esultò Asia.
La siluriana e la ragazza si scambiarono due smaglianti sorrisi, ma la donna-rettile subito frenò la sua esaltazione e scosse la testa. «Oh santo cielo. Asia… cercano te.»
La ragazza si puntò un dito contro «I-io?»
«Sei tu che puoi liberare i poteri del Dottore. Perciò devi morire. Queste sono state le ultime parole prima che io mi mettessi davanti a te.» puntualizzò Matt.
«Non per pensare male… Ma perché ha usato una semplice pistola? Perché non usare un’arma più pericolosa?»
«Sono sicuro che loro in realtà non ti vogliono morta. Posso solo pensare ad una sola cosa.»
«Un avvertimento!» concluse Vastra.
«Esatto. È stato solo un modo per avvertirci che qualcosa accadrà e che ben presto verranno qui per riprendere Asia. E noi dobbiamo proteggerla.»
«E allora… che cosa dobbiamo fare?»
Matt cominciò a camminare avanti e indietro davanti il maxi schermo ticchettando il bastoncino sulla testa. «Be'… dal momento che non abbiamo molto tempo… direi che partire domani sarebbe la cosa ideale.»
«Partire?! E per dove?»
«Anche se abbiamo disattivato quegli aggeggi, funzionano ancora e un piccolo segnale possono fornircelo. Sì! Faremo così!»
Asia e Vastra rimasero sempre più sconvolte dalle deduzioni decise e sicure di Matt. Specialmente agli occhi della ragazza, che ad ogni gesto e parola le sembrava una persona completamente diversa dall’uomo tremante avvolto in una coperta e a corto di caffeina: che cosa gli era successo? «Matt… quando eri sulla sedia… che cosa hai visto e sentito?»
Il giovane attore si girò verso Asia e cercò vagando con lo sguardo le parole giuste per rispondere «La solita voce. La voce che mi intasò la testa la prima volta di Dottore. Ma quella di adesso non era più una sola parola, bensì un insieme di parole tutte collegate tra di loro. All’inizio non facevano che procurarmi un’enorme emicrania ma dopo… era come se tutto mi fosse più chiaro: più si fondevano e più io capivo»
«Che cosa hai capito?»
«Io Asia, non dovrei essere qui.»
«Che vuoi dire?»
«Ricordi come sono venuto qui? Tu per prendermi hai attraversato una crepa del vortice del tempo che in qualche modo si era aperta, giusto?»
Asia si ricordò dell’esperimento di sua madre. Allora, pensò lei, il portale non era altro che una crepa del vortice del tempo. Avendo studiato per due anni tutti gli appunti della madre sui viaggi del tempo, sapeva a cosa andavano incontro: e non era niente di buono.
«Ma facendo così…»
«Facendo così si formerà una distorsione irreversibile e ciò non deve accadere. Se io non tornerò in fretta il tempo collasserà.»
Tempo, collasso, crepa. Erano parole che erano dentro al brainstorming di Asia. Le stesse identiche parole. «Senti Matt… ti sembrerà strano che io te lo dica ma…»
«Lo so, sei stata nella mia testa. Perciò sai perché non posso ancora ritornare indietro.»
Asia e Matt si guardarono intensamente negli occhi. La ragazza un po’ imbarazzata annuì. «Era una cosa strana. Ma mia madre mi parlò di questa capacità di papà, anche se la usava a dirado e così… ho tentato.»
«Hai fatto bene, Asia» Matt appoggiò le mani sulle spalle di Asia.«Hai fatto correttamente bene»
Lui sorrise alla ragazza, quest’ultima rimase sorpresa da quella frase: una frase che le pareva così familiare, eppure così nostalgica.
«Matt…»
«piace.»
«Cosa?»
«Mi… dispiace…» Matt lentamente stava perdendo i sensi ed era sul punto di cadere all’indietro, ma River lo prese in tempo appoggiandolo delicatamente sul pavimento.
«Mamma!» Vastra ed Asia si avvicinarono al corpo dell’uomo e dell’archeologa. «Mamma, che gli è successo?»
«Niente, tesoro. Credo. Dammi il cacciavite.»
«Non è ben calibrato…»
«Ma le funzioni principali funzionano che è una meraviglia» River puntò il cacciavite sonico sul corpo di Matt e lo esaminò dalla testa ai piedi. Finita la scansione tirò un sospiro di sollievo. « È tutto a posto. È solo svenuto.»
«Ma dove sei stata?»
«Ho accompagnato Anciar dalla sua famiglia e non appena ho ricevuto il messaggio da Jenny, ero certa che stavate facendo qualcosa.»
«Capisco…»
«Be'?»
«Be' cosa?»
«Avete scoperto perché nonostante le stesse reazioni di Anciar si sia ricordato tutto?»
« Ecco io…»
«I valori... non capisco! Non erano questi! Sono cambiati di botto!Adesso sembrano essere ritornati quelli di prima. Non li ha registrati!» Vastra porse dei fogli alla donna che aggrottò la fronte «Ok, non fa niente. A giudicare da questo disastro pare che il nostro caro Matt Smith abbia fatto qualcosa.»
«Che cosa?»
«È stato lui a capire che i pianeti non erano distrutti. I CBM2 sono dietro a tutto questo. È stato incredibile!» raccontò Asia entusiasta.«Prima era tipo, non so… impaurito e dopo che sono entrata nella sua testa è diventato un’altra persona! Parlava come un professore! Sapeva cosa dire senza ripensamenti! Era così…. Così…»
River sogghignò scuotendo la testa
«Che…c’è da ridere mamma?»
«Oh Asia, ancora non hai capito?»
«Che cosa dovrei capire?» L’archeologa indicò con gli occhi Matt addormentato sul pavimento. Asia rimase immobile ad osservarlo per un po’. «Ma…»
«Pensaci, tesoro»
La ragazza sgranò gli occhi sbalordita «No… non può essere.»
«Oh, dolcezza. È il suo stile.»
River accarezzò i capelli della figlia «Ora dobbiamo caricare il corpo di Matt sul TARDIS. Adesso è di nuovo pronto per un altro viaggio. Raggiungeremo Nitano 723 e andremo a riprenderci quell’idiota di tuo padre.»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ok, ora le cose si complicano … Ma pian piano verranno a galla e tutto sarà chiaro. Penso che questa fan fiction non raggiungerà i venti capitoli, forse si fermerà a quindici… non so ancora dirlo con certezza! ;)
 
Cassandra

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Capitolo 9
*** Sogno ***


Era sicuro che presto sarebbero arrivati, ma di certo non credeva così presto. Nel sonno l’uomo sentì degli strani rumori venire da fuori: sì, purtroppo erano loro.
«No, non può essere. Lsciatemi almeno dormire, cribbio…» cercando di imprecare senza farsi sentire, si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliare sua moglie. Ai suoi occhi era stupenda anche mentre dormiva, tanto da fermarsi un attimo a giocherellare per l’ultima volta con i suoi riccioli, ma appena la sentì brontolare, lasciò la presa.
Barcollando nel buio si vestì in fretta per poi uscire dalla camera e prima di avanzare nei corridoi, si sistemò un'ultima volta il farfallino.«Ok, sono pronto.»
Mentre camminava lasciò che le sue mani sfiorassero le porte che incontrava: salutò la sua biblioteca, la sua piscina, la sua immensa cabina armadio, il suo studio e tutte le altre innumerevoli stanze con un malinconico addio.  Infine dedicò più tempo al suo più fidato compagno di viaggio: il TARDIS.
«Oh mia piccola Sexy. Quante ne abbiamo passate insieme» ad ogni leva e bottone, gli ritornavano in mente tutti quei viaggi nello spazio e nel tempo, tutte quelle volte che si separarono e tutte quelle volte che si ritrovarono. Ogni viaggio era sempre una splendida avventura che a malincuore lui sapeva non avrebbe più avuto la possibilità di fare.
Prima di varcare la porta per affrontare gli ospiti indesiderati, sospirò pesantemente malinconico. Non voleva andarsene, ma se questo serviva a salvare le persone che amava aveva il dovere di farlo.
«Io sono il Dottore. E non ho paura di niente.»sebbene fosse carico e mentalmente pronto, proprio nel momento in cui stava per abbassare la maniglia sentì un urlo rimbombare nei corridoi del TARDIS. «Oh caspita. Di nuovo.»
Il Gallifreyano attraversò velocemente i corridoi fino a raggiungere una porta colorata di rosa con sopra una targa placcata d’oro, che lui stesso aveva inciso: Asia’s Room, la camera di Asia.
Senza bussare, entrò nella stanza che subito s’illuminò di arancione. In fondo ad essa, tremava sotto le coperte color celeste una bambina di appena sei anni: d’impulso, il Dottore sorrise. «Oh Asia. Cosa c’è, scricciolo?»
Al suo richiamo, la piccola Asia reagì scendendo giù dal letto e abbracciò forte il Dottore.«Papà!»
L’uomo fece lo stesso e accarezzò dolcemente i suoi lunghi capelli castani. «Hai avuto un altro incubo?»
La bambina annuì con le lacrime agli occhi. «Ho sognato degli strano uomini di metallo.»
«Oh, mio piccolo scricciolo. Sono i mostri che ti ho raccontato l’altra sera, ma non devi preoccuparti. Non verranno mai qui.»
Asia scosse la testa. «No. Erano diversi.»
Il Gallifreyano si inginocchiò davanti a lei «Be', raccontami allora.»
Lei ripensò al suo incubo ricordandosi a poco a poco i mostri, così da riuscire a descriverli al padre in ascolto. «Avevano… il corpo di metallo, come i mostri che mi hai raccontato, ma… la testa…»
«Che cosa aveva la testa?»
«Era quella di un uomo.»
L’uomo ridacchiò divertito. «Wow. Sei riuscita ha inventare un mostro tutto tuo!»
«Distruggevano tutto e uccidevano tutti con delle pistole… a raggi x.»
«Oh, tesoro. Non esistono simili creature. Cioè, sì... esistono creature che uccidono e devastano ma... non stare a pensarci, puoi stare pure tranquilla! E tu sai perché?» la bambina scosse la testa. «Perché ci sono io che proteggerà te e tutti gli altri. Hai capito?»
Asia annuì asciugandosi le lacrime. Baciata la fronte della figlia, il Dottore la prese in braccio e la pose delicatamente sul letto. Asia gli prese subito la mano e la strinse. «Rimani qui fino a quando non mi addormento?»
«Senz’altro, piccola mia.»
«Papà.»
«Sì?»
«Perché sei vestito così? Vai a teatro?»
«No, scricciolo. Faccio solo due passi nell’epoca vittoriana.»
«È meglio se togli i freni di Sexy. Se no sveglierai la mamma.»
«Idris, tesoro. Chiamala Idris, altrimenti tua madre mi butterà fuori di casa.» Asia sorrise.«Sarà il nostro piccolo segreto.»
«D’accordo!» la bambina iniziò a stropicciarsi gli occhi e a sbadigliare.
«È ancora notte fonda. È meglio che tu ritorna a dormire.»
«Va bene…» Asia appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.
«Non devi più preoccuparti. È stato solo un incubo» il Gallifreyano accarezzò la fronte della figlia e quando la vide completamente immersa nel sonno, la sua mano s’illuminò di una forte luce giallo-oro. «Questo proteggerà te e tua madre.»
L’uomo lasciò amaramente la piccola manina di Asia e si avvicinò alla porta. Prima di abbassare la maniglia osservò per l’ultima volta la sua unica, intelligentissima e piccola figlia, e sperava vivamente che non l’avrebbe mai odiato per quello che stava per fare. Non se lo sarebbe mai perdonato.
«Addio, Asia»
«Non… dire addio» senza voltarsi, il Dottore rimase immobile davanti all’uscio della porta. «Tu… odi i finali.»
L’uomo forzò un sorriso e annuì. «Hai detto correttamente bene, Asia. Io odio i finali» chiusa la porta, il Gallifreyano lasciò che le lacrime scendessero sulle guance, mentre si avviava alla porta del TARDIS per andarsene per sempre.
 
«Matt.»
Hm? Chi è che mi chiama ?
«Matt, svegliati.»
Cos’è stato… un sogno? Ma non ero io… era… il Dottore… Che cosa significa…Perché?
«Va tutto bene, Matt?»
Matt si portò una mano alla testa. Sentiva terribilmente pulsare le tempie, come una persona con i postumi della sbornia. «Ahia… la testa.»
«Ben svegliato, Matt! Sai, siamo già arrivati.»
Matt si trovò sulle ginocchia di Asia, sul pavimento di vetro della sala comandi del TARDIS.«Ma… perché siamo nel TARDIS?» chiese lui confuso.
«Abbiamo fatto come hai detto tu. Abbiamo rintracciato un segnale dagli apparecchi dei CBM2 e siamo riusciti a trovare le coordinate del loro pianeta.»
L’uomo aggrottò la fronte. «No aspetta… che cosa avrei detto? Io mi ricordo che ero legato ad una macchina e… il sogno.»
«Ah, ma allora... hai dimenticato di nuovo.» disse Asia delusa.
 Matt scrollò le spalle dispiaciuto. «Così sembra…»
«Hai la memoria corta, Matt Smith.»
«Mamma! Ma… come ti sei vestita?!»
River arrivò ai pannelli di controllo vestita con dei pantaloni militari attillati, una camicia bianca scollata e un paio di stivali neri col tacco a punta. Ai fianchi aveva la sua solita cintura munita di due sofisticate pistole laser.
Matt si alzò di colpo e fissò incredulo la donna. «Ri-River?»
«Sei proverai a sbavarmi addosso, questi tacchi sai dove finiranno. Sono una donna sposata.»
Il giovane attore scosse la testa e si schiaffeggiò da solo, imprecando a bassa voce, mentre Asia sghignazzò divertita.
«Siamo pronti anche noi» anche Vastra e Jenny si erano cambiate: la donna-rettile era vestita con una tenuta da combattimento composta da un corsetto di metallo, una lunga gonna bordeaux e stivali marroni con il tacco basso. Jenny invece indossava una tuta aderente nera. Entrambe erano armate con un paio di katane giapponesi affilate.
«Era da un sacco che non usavamo queste spade.» disse Jenny entusiasta.
«Hai ragione, cara. Finalmente ne abbiamo la possibilità.»
«Un attimo… perché siete armate?» domandò Matt con lo sguardo basso.
«Siamo sul pianeta dei CMB2 e per nostra sfortuna è un pianeta non registrato. Praticamente è stato sempre nascosto. Ma non per il TARDIS, grazie al codice che ci ha dato mio marito.»
«Marito? Il Dottore vi ha chiamato?»
Asia e River si guardarono. «È… un po’ complicato da spiegare, ma possiamo dire così» si fece avanti Asia.
«Non capisco…»
«Capirai.»
Matt non riusciva a pensare ad altro se non al suo strano sogno. Lui era il Dottore e senza dire il perché a River ed Asia se ne era andato chissà dove e per incontrare chi sa chi. Per un momento aveva pensato fosse una mera una coincidenza, eppure nel sogno aveva sentito una fitta al petto: sia  nella parte sinistra che quella destra. Sentì quella bruttissima sensazione di stare facendo la cosa sbagliata, ma allo stesso tempo di fare la cosa giusta. Lui aveva sentito tutto ciò che provava il Gallifreyano il giorno di otto anni fa. Il giorno in cui scomparve dalla circolazione.
Asia strinse una mano di Matt e subito quest’ultimo sentì un brivido percorrergli la schiena. «Tutto bene, Matt? Sei preoccupato?»
«N-no.. è che… non lo so, scricciolo…»
Asia lasciò istintivamente la mano dell'uomo. «Cosa?»
«No! Niente! Scusa.»
«Ehi voi due!» River lanciò sia a Matt che ad Asia una sottospecie di walkie-talkie. «Questo ci servirà per mantenerci in contatto. Matt, tu hai il compito più importante di noi tre messe insieme.»
«Cosa?»
«Dovrai proteggere Asia, a qualunque costo, hai capito?»
L’uomo iniziò ad allarmarsi agitando le mani. «Io?! Ma non sono neanche armato!»
«Il Dottore non era mai armato eppure se l’è sempre cavata.»
«Ma io non sono lui!»
«Ma ora io mi fido di te!» l’archeologa si avvicinò a Matt. Erano così vicini che quasi i loro nasi si toccavano e il giovane attore era quasi sicuro che River l’avrebbe schiaffeggiata, ma era come se avesse tenuto a freno la mano e si fosse limitata ad urlargli contro. «Ora, più che mai mi fido di te.»
Matt era così scioccato da non riuscire a rispondere e si limitò ad annuire.
«Bene. Ora andiamo a prendere quell’idiota di mio marito» seguita da Vastra e Jenny, River varcò le porte del TARDIS per esplorare il misterioso pianeta dei CBM2, mentre Asia e Matt rimasero ancora un po’ nel TARDIS: la ragazza tranquillizzò Matt sorridendogli.
«Andrà tutto bene. Ne sono certa.»
«Tu credi nella magia?»
Asia spalancò gli occhi dallo stupore «Che vuoi dire?»
«Io penso… che la magia sia un tipo di scienza non ancora scoperta ma che qualcuno sta cercando di comprendere», Matt guardò negli occhi Asia, «e io ne sono la dimostrazione.»
Il silenzio calò tra i due, quando il ghiaccio si ruppe al ridacchiare dell’uomo.
«Che stupido che sono… sto pensando troppo. Forza, raggiungiamo tua madre.»
«S-sì.»
I due non parlarono per circa un quarto d’ora, restando però sempre mano nella mano. La mente del giovane attore era invasa da mille domande, ma che pian piano ricevevano risposta.
Ormai ne era sicuro. Era palesemente evidente che River ed Asia non dovevano saperlo. Matt si maledisse un paio di volte per essere stato così stupido a non capirlo fin dall’inizio: il Dottore non voleva che lo sapessero. Voleva ancora aspettare.
 
«Innanzitutto. Bentornata alla base, Sarah.»
«Ti ringrazio.»
«Ho saputo della ferita. È la prima volta che abbassi la guardia, non è da te.»
«Adesso basta parlare di me. Com’è la situazione nella camera di contenimento?»
«Direi piuttosto male. Non ci sono reazioni, è rimasto tale e quale a come lo abbiamo incontrato. O meglio… portato qui.»
«Adesso ci penso io.»
Finite le sue riparazioni Sarah decise di dare un’occhiata alla situazione alla torre di controllo principale. Un brulichio di persone dai camici bianchi facevano via e vai tra i laboratori, tutti accompagnati da sofisticati strumenti elettronici e laser. Era la solita giornata lavorativa alla torre principale di controllo e ricerca, sempre attiva nei casi di pericolo. Una prigione in cui nessuno è in grado di scappare.
Ad ogni suo passaggio nei corridoi, diversi suoi coetanei salutavano Sarah con entusiasmo: il ritorno della migliore soldatessa dell’esercito era sempre un segno di vittoria.
«Signorina Sarah! Siamo felici di rivederla tra di noi!.»
«Ne sono lusingata, Judith. Mi hanno detto che ci sono stati dei piccoli problemi.»
«In un certo senso… Ci sono stati dei piccoli problemi.»
«Parliamone qui.»
La ragazza cibernetica svincolò in un corridoio a senso unico seguita dalla giovane scienziata in tunica bianca e si ritrovarono davanti ad un’enorme porta blindata a prova di qualsiasi tipo di arma. «Signorina Sarah… è sicura di quello che vuole fare?» Judith si aggiustò nervosamente gli occhiali sul naso.
«Ovviamente.»
«Ma… potrebbe essere pericoloso» la giovane scienziata iniziò a tremare e cercò in tutti i modi di nascondere la mano destra dietro il tablet, ma con la coda dell’occhio Sarah se ne accorse e la tirò su. «No! Signori…»
Sarah rimase scioccata dall’arto. Due dita erano sul punto di fondersi e di staccarsi; osservando il volto contorto della scienziata capì che ancora le doleva. «Dovresti… farlo vedere.»
«Non si preoccupi… di me.»
«Mi preoccupo eccome. È stato lui?» la ragazza annuì timidamente. Sarah strinse con forza i pugni. «Ora parlami dei problemi.»
La piccola scienziata ritrasse la mano calmandosi «Be' ecco… Il soggetto sembra proprio non reagire. Diversamente dagli altri giorni aveva una massa corporea, ora non ce l’ha eppure lo vediamo perfettamente! Nemmeno con gli strumenti di cui disponiamo riusciamo a capire.»
«Come ha fatto a farti questo?»
«È questa la cosa più sconvolgente. In sua assenza abbiamo avuto il consenso di aprire la capsula. Credevamo che essendo ai nostri occhi una semplice nube di polvere non ci avrebbe causato problemi e invece…»
«Ok, basta così. Qua ci penso io. Tu vai in infermeria: do io il consenso.»
«Ma…»
Sarah sorrise dolcemente a Judith rassicurandola. «Hai fatto davvero un ottimo lavoro.»
La ragazza ricambiò il sorriso e , fatto un leggero inchino, se ne andò in infermeria come ordinato. Rimasta sola, Sarah digitò sulla porta blindata una sequenza di dodici caratteri e premuto il tasto invio gli innumerevoli blocchi si aprirono. Una forte luce dorata la indusse a strabuzzare gli occhi e con passo deciso entrò nella stanza, o per meglio dire, nella prigione.
Oltre al lungo corridoio e la capsula davanti a se, sotto di lei c’era il buio più totale. Quanti metri fosse profondo quell’enorme tunnel sotto i suoi piedi questo non lo sapeva, ma di una cosa era certa: chiunque sarebbe caduto lì non sarebbe riuscito ad uscire.
Raggiunta la capsula corazzata bianca, Sarah osservò attentamente dall’oblò di vetro quella massa dalla forma indefinita di cui parlava Judith. Ai suoi occhi era un insieme di polvere d’oro dall’aspetto sembrava densa ma allo stesso tempo aeriforme. D’impulso, la ragazza sogghignò.
«Un trucchetto davvero ingegnoso, lo devo ammettere. Ma non durerai a lungo» Sarah rimase in silenzio per un po’ quasi come se aspettasse una risposta. «Sapevo che avresti riferito ai tuoi preziosi amici del nostro congegno. Ma non c’importa, perché in ogni caso non eravamo ritenuti a distruggere i pianeti. Stranamente.»
La ragazza intravide di poco il profilo di un uomo materializzarsi in quella massa informe.
«Oh, allora mi senti. Però non puoi parlare a causa di questa tua trovata, giusto? Ma come ti ho già detto ora non hai più scampo. L’elemento mancante verrà qui e noi vinceremo»
Di nuovo silenzio.
«Hai davvero intenzione di restare in queste vesti senza fare nulla? Mi hanno raccontato che tu sei piuttosto attaccato alle persone a cui vuoi bene: eppure ora ti stai mostrando praticamente il contrario» Sarah si avvicinò ancora di più all’oblò. «Tua moglie e tua figlia sono già qui, anche l’ultima siluriana, la sua compagna e il falso te. Pensano di poterti salvare ma non succederà»
La ragazza cibernetica sorrise beffarda. «Perché loro moriranno qui con te se non farai qualcosa. È questo quello che vuoi? Dottore?»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ok… eccoci qui al non capitolo! Rivalutando la storia con l’aiuto di alcuni miei amici, penso che la storia non durerà più di quindici capitoli. Ho scartato diverse idee perché non riuscivo ad inserirle nella storia!! Ho la testa che scoppia!!! Accidenti!!! Però non mi tiro indietro e continuo!!! :)
Ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia!! Alla prossima!!
 
Cassandra

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Capitolo 10
*** Rimorsi ***


ANGOLO DELL’AUTRICE: beh… che dire…. Forse questo capitolo può risultare un po’ corto… ma sto cercando di suddividere al meglio i capitoli in modo che il mistero rimanga sempre ;) ehehehe *risata malvagia*
Questa volta in questi ultimi capitoli mi sono fatta dare una mano da amici ( che ringrazio con tutto il cuore :) )perché hanno notato che stavo facendo una gran confusione! Anche se sinceramente la storia è ugualmente confusa anche ora! XP ma i miei collaboratori/amici mi hanno dato la forza di continuare a pubblicare :)
Comunque, spero che non vi abbia annoiato e buona lettura!
 
 
Cassandra
 
 
«Asia. Asia va tutto bene?»
La ragazza si sentì il corpo appesantito e con uno sforzo disumano cercò di rialzarsi. Le girava terribilmente la testa e aperti gli occhi vide il nero più totale. «Wo… Matt? Sei tu? Ehi, perché qui dentro è tutto buio?»
«Non lo so. Quando mi sono svegliato mi sono trovato al buio.»
«Aspetta. Io ricordo che… stavamo uscendo dal TARDIS. Abbiamo camminato per qualcosa tipo una mezz’ora e... mamma all’improvviso si è accasciata a terra» Asia si portò una mano alla gola. «Non riuscivo a respirare. Non c’era aria.»
Ad un tratto, una forte luce bianca accecò sia Matt che Asia, e un ampia stanza vuota dal pavimento lucido e nero si presentò davanti a loro: nessuna porta o finestre, solo pareti bianche.
«Ma dove siamo?» chiese l'uomo preoccupato.
«Ci siamo solo noi.»
«Ben risvegliati» una voce femminile riecheggiò da degli altoparlanti posti agli angoli della stanza. «Piaciuto il sonnellino?»
Matt aggrottò la fronte perplesso. «Ma questa voce…»
Asia strinse con forza i pugni. Già dopo le sue due prime parole, subito si ricordò della ragazza cibernetica dai capelli rossi che li attaccò: Sarah. Rievocò amaramente il corpo di Matt disteso a terra davanti a lei e annebbiò quell'immagine urlando a gran voce. «Tu! Sei quella che ci ha attaccato! Vieni fuori maledetta!»
«Oh, ma come sei sveglia, ragazzina. Ma soprattutto quanto sei infuriata. Devo ammettere che hai davvero un’ottima memoria.»
«Dov’è mia madre?! Dove sono Vastra e Jenny?!»
«Stai tranquilla, tesoro. Sono qui!»
«Mamma?»
«Da qui riusciamo a vederti. Dovete stare molto attenti!»
«Attenti? Attenti a cosa?»
«Ah!»
Un sonoro tonfo allarmò la ragazza. «Mamma!»
«Ok, la riunione familiare è finita.»
«Che cosa le hai fatto!»
«Asia, fermati!»
«Lasciami il braccio, Matt!»
«Questo è quello che vogliono!» Matt prese tra le mani la testa di Asia cercando di tranquillizzarla. Con i pollici le accarezzò le guance e la guardò dritta negli occhi per farla ragionare. «Cercano solo di farti arrabbiare. Ricordi? Tu in qualche modo sei collegata a quello che vogliono fare a tuo padre, devi mantenere la calma»
La ragazza ansimò a denti stretti e rilassò tutti i muscoli. Tirò un sospiro di sollievo e annuì. «Ho capito.»
Matt sorrise e l’assicurò con un breve bacio sulla fronte. «Adesso lascia fare a me.»
Il giovane attore si girò verso l’altoparlante deciso a prendere in mano la situazione, cosa che dopotutto aveva promesso a River. Qualunque cosa sarebbe successo, lui aveva il compito di proteggere Asia.
Era sopravvissuto ad un inceneritore, ad una pallottola e ad un’assurda macchina aliena; era sicuro di poter resistere anche a delle stupide sfide. Per la prima volta Matt si sentiva fiducioso. «Assicurami che tutte e tre stanno bene.»
«Sì, per ora sono incolumi.»
«Bene. Ora spiegaci perché siamo qui e cosa dobbiamo fare.»
«Ma come? Io avevo capito che dovevate salvare il vostro prezioso Dottore, no? Beh, se ancora non lo hai capito, piccolo umano, voi dovete combattere per riprendervelo. Se riuscirete a restare vivi.»
«Combattere?»
«Proprio così. Tu e la piccola Asia dovrete sostenere delle prove e se le supererete ci raggiungerete qui, dove ci troviamo tutt’ora io e le vostre amiche. Ma se fallirete: morirete tutti e due.»
Una pausa di silenzio servì a Matt per valutare la situazione: lui e Asia erano rimasti soli dentro ad una stanza completamente isolata. River, Vastra e Jenny sono state prese in ostaggio ed erano ad un solo passo per poter riprendere il Dottore. Non aveva poi così tanta scelta. «D’accordo. Vai con la prima sfida.»
Dall’altoparlante uscì una agghiacciante risata che preoccupò non poco Matt.
«Che… cosa c’è da ridere?»
«Tu pensi davvero che ci siano un tot di sfide?»
«Be'…sì.»
«Oh, mio caro piccolo insulso essere umano: quando finiranno le sfide lo decido io.»
«Cosa?»
Davanti agli occhi di Matt e Asia si stava materializzando una strana figura che pian piano prendeva forma. Il giovane attore assottigliò gli occhi, cercando di capire cosa fosse. «Che… cos’è? Un ologramma?»
«È… grigia. Sembra una donna…» ipotizzò Asia.
Dietro a quel corpo comparvero un paio di ali grigie. Delle ali che Matt aveva già visto: quelle ali inconfondibili. «Oh, no…»
«Che c’è? Cosa c’è Matt? Cosa hai visto?»
Matt prese la mano di Asia e la strinse. «Ascoltami bene, Asia…. Qualunque cosa accada: non. Sbattere. Gli occhi. Devi continuare a guardarla.»
«Perché?»
L’immagine della figura si fece sempre più chiara ed era possibile riconoscere una lunga tunica, due braccia allargate con i palmi delle mani aperti e il volto di pietra di una ragazza sorridente.
«Bando alle ciance. È il momento di iniziare.»
 
«Dimmi subito dov’è mio marito. Libera mia figlia, ora!»
«River! Calmati!»
«Già, River Song. Ascolta la tua amica verde. Abbassa quella pistola laser., anche perché sarebbe totalmente inutile, ma soprattutto inappropriato» Sarah sembrava completamente calma e quasi inconscia del fatto che aveva una pistola puntata addosso, come se non le importasse: l’archeologa invece era decisa e determinata, con gli occhi che bruciavano d’ira.
«Perché hai chiuso il collegamento?! Fammi vedere mia figlia!»
«Sarà più divertente. Soprattutto vedere te soffrire.»
«Tu… brutta…!» River era pronta a sparare, ma Sarah fu più veloce. Scansò la mano dell’archeologa facendo cadere la pistola e la buttò a terra con uno solo schiaffo.
Vastra e Jenny subito le si avvicinarono. «River!»
La donna si mise in ginocchio massaggiandosi la guancia: una striscia di sangue scivolò su di essa.
«Stai buona. È inutile lamentarsi, pensa solo a pregare per i tuoi amici. Dopotutto lo stanno facendo proprio per il tuo prezioso marito.»
River cominciò a disprezzarsi prendendo a pugni il pavimento. Vedere dallo schermo sua figlia così spaventata le faceva terribilmente male. Non la vedeva così da quando il Dottore se ne era andato. Da quel giorno lei osservava Asia mentre cambiava, diventava sempre più indipendente e persino più forte di lei. Più forte ad aspettare. La vedeva crescere, da sola. Solo in quel momento River capì che non era stata vicina a lei come una madre doveva fare e anche questo pensiero faceva più male della mano che colpiva il freddo pavimento di metallo.
 La ragazza cibernetica le si avvicinò sorridendo ironicamente e fingendosi preoccupata. «Oh, poverina. Ma lo sai che non devi preoccuparti, vero? Tanto raggiungerai presto la tua cara figlia.»
La donna alzò la testa con le lacrime agli occhi e squadrò Sarah. «Perché… lo fate? Che cosa volete da lui? Cosa avete fatto all’intero Universo?»
«Oh, vedo che qualcuno ha fatto qualche ricerca. Ma come ho già detto, non devi preoccuparti, perché presto capirai.»
Per un attimo calò il silenzio. River allargò le labbra in un sorriso e sogghignò leggermente, scuotendo la testa. Sarah corrugò le sopracciglia confusa.
«Cosa c’è da ridere?»
«Se fossi in te. Io mi preoccuperei più per te stessa.»
«Che cosa intendi?»
«Lo sai? Hai delle occhiaie spaventose, dolcezza.»
La ragazza sgranò gli occhi dallo stupore e si toccò il viso. Le sue dita potevano percepire benissimo il tipico gonfiore da occhiaie.
Il sorriso dell’archeologa si allargò ancora di più. «Che cosa siete voi? Dei robot, giusto? Certo che è strano. Non ho mai sentito parlare di robot che non riescono a prendere sonno o peggio: che riescano a dormire.»
«Sta zitta!» Sarah fece per uscire dalla stanza e diede l’ordine alle guardie di tenere d’occhio River, Vastra e Jenny. Uscita dalla stanza, ripensò alle parole dell’archeologa e fissò il suo volto sull’uscio della porta. Oltre ai suoi soliti capelli rossi ramati, erano ben visibili due mezzelune scure sotto gli occhi. «Allora… sono davvero occhiaie.»
Ripensò all’ultima volta che aveva dormito. Dormito? Sarah scacciò immediatamente quel pensiero «No… noi non possiamo dormire. Queste sciocche macchie non contano niente» Frustrata, la ragazza camminò velocemente verso l’infermeria per eseguire un ulteriore controllo. Non riusciva proprio a concepire un tale scempio: doveva assolutamente rimediare. Ad ogni costo.
 
Un angelo piangente. Matt non poteva credere di trovarsi davanti a uno dei più pericolosi alieni dell’Universo del Dottore: più la guardava più la paura lo assaliva. All’apparenza pareva un semplice angelo dalle braccia aperte pronte ad abbracciare, ma in realtà sotto quel viso d’angelo lui sapeva che si nascondeva una creatura tutt’altro che angelica.
«Asia… continua a guardarla. Non sbattere gli occhi.»
«Sì, so cos’è. È un angelo piangente.»
«Esatto, Ma penso… che possiamo comunque camminare.»
«Ma… non c’è uscita qua dentro.»
«Qualcosa dobbiamo pur fare.»
«Matt… ho paura» la ragazza strinse la mano del giovane attore affondando anche le unghie. Matt aveva sempre pensato che Asia fosse molto simile a River: orgogliosa, sicura di se e coraggiosa, ma in quel momento si trovò un Asia completamente diversa dalla ragazza che l’aveva salvato.
«Asia…»
«Matt… ho troppa paura» gli occhi di Asia cominciarono a lacrimare ed erano pericolosamente sul punto di sbattere le ciglia.
«No, Asia!» Matt si girò per due soli secondi, ma quel lasso di tempo bastò alla statua del temibile angelo  di avanzare e digrignare i denti. «Asia, corri!»
I due, mano nella mano, cominciarono a correre. Ma qualcosa non andava: entrambi avevano una strana sensazione.
«Ma…sbaglio o era una stanza piccola?» domandò Matt.
«Sì…»
«Allora… perché riusciamo a correre qui?»
Asia e Matt guardarono davanti a loro e notarono che le paresti bianche erano come svanite nel nulla: la piccola stanza era diventata di botto una stanza infinita.
«Cos’è, una specie di distorsione virtuale?»
«Non è il momento, Matt! Ma temo di sì!»
Ad un tratto il walkie talkie di Matt cominciò a suonare. «Il walkie talkie… può essere River!»
«Allora rispondi!»
Il giovane attore e la ragazza smisero subito di correre e, con le mani che gli tremavano, Matt tirò fuori il comunicatore e parlò «Pronto River! Sei tu?»
«Ti piacerebbe, vero Matt?»
Per loro grande delusione, la voce era sì di una donna, ma non di River.
«Chi…sei?»
«Proprio non ci arrivi? Se proprio ci tieni, ti dico che mi siete appena scappati. Ma ancora per poco.»
«Matt…»
«Tu… sei l’angelo»
«Bravo, hai indovinato. E sono contenta di dirti che non uscirete vivi da qui.»
«Matt!» Asia strattonò la giacca di Matt e appena si girò l’angelo era a pochi centimetri dalla sua faccia con le fauci aperte, pronte ad azzannarlo.
«No!»
«Sei ancora in ascolto, Matt?»
Stando attento a non chiudere gli occhi, si portò il walkie talkie alla bocca.«S-sì.»
«Sei ancora deciso a salvare il Dottore?»
«Sì.»
«Be', mi sa tanto che non arriverai mai a lui!»
«NO!» Asia si gettò su Matt ed entrambi caddero sul pavimento. «Sbrigati! Alzati, Matt!»
Ancora un po’ scombussolato, il giovane attore si lasciò guidare da Asia e ricominciarono a correre. «Li odio… li odio… odio quegli angeli!» la ragazza riprese  a piangere disperata. Odio. Era tutto quello che la ragazza riusciva a dire.
«Asia! Lì c’è qualcosa!»
Davanti a loro si materializzò una porta blu. Asia sorrise.«Entriamo!»
Varcata la soglia, i due chiusero la porta e si accasciarono a terra. Diversamente dall’altra stanza, quella aveva il pavimento bianco e l’intero un infinito spazio blu.
Matt tirò un profondo sospiro di sollievo. «Meno male. L’abbiamo scampata.Asia… Asia?»
Asia era raggomitolata su se stessa appoggiata all’uscio della porta e il viso affondato nelle ginocchia. L’uomo sentì dei leggeri singhiozzii.
«Asia?»
«Io… ho capito dove siamo.»
Matt si inginocchiò davanti a lei. «Allora… che cos’è?»
Senza tirare su la testa, Asia continuò a parlare. «È… una memory room. Una… stanza della memoria che permette di riprodurre persone del passato attraverso i ricordi delle persone.»
«È tipo… un’interfaccia vocale?»
«Sì, ma più moderna. Invece degli ologrammi vengono usati dei robot così da poter anche toccare e interagire.»
«Aspetta… dai ricordi? Io di certo non…» Asia alzò lentamente la testa. «Tu… Asia?»
La ragazza tirò su col naso e si asciugò le lacrime.«Tempo fa… Papà e mamma decisero di passare una giornata con nonna Amy e nonno Rory.»
«Nonn… Amy e Rory?!»
«Sì. Volevano fare un picnic con loro… a New York.»
«New York…» al giovane attore ritornarono alla mente il giorno in cui dovette girare le riprese in America: The Angels take Manhattan. L’episodio in cui morirono Amy e Rory. «Allora… anche qui sono morti a New York, ma… c’eri anche tu.»
«Io… non ti ho raccontato tutta la verità…»
«Di cosa parli?»
«Io… io…» La voce della ragazza tremava e veniva smorzata da una serie di singhiozzi, tipici di una persona che cerca di non piangere «Avevo… solo tre anni! Me ne andai in giro per Central Park e… così mi hanno presa! Gli angeli!»
Matt prese ad abbracciare Asia per tranquillizzarla mentre lei si lasciava coccolare «Va tutto bene… Va tutto bene.»
La ragazza si portò le mani alle orecchie. Cercò di sopprimere quell’orribile ricordo, ma invano: l’immagine degli angeli attorno a lei, l’immagine di suo padre tra le lacrime e l’immagine dei suoi amati nonni che sorridevano mentre scomparivano davanti a lei non le davano tregua. «Invece no! Papà ha dovuto scegliere. Ha dovuto scegliere fra tre persone a cui lui voleva bene! E poi... La stanza. Era … così… al buio… quando… i nonni!»
«Sì, Asia. Raccontagli come ci hai uccisi.»
Asia smise di piangere e come se avesse un groppo in gola smise anche di respirare: gli occhi sbarrati dal terrore, la mente invasa dai sensi di colpa.
«Questa voce… ma…» Matt lentamente si staccò da Asia e si girò all’indietro: non poteva credere hai suoi occhi.
In piedi davanti a loro, c’era una ragazza dai capelli scarlatti che li fissava sorridente : era lei. Era Amy Pond.
«No…nna?...»
La donna allargò il sorriso «Ciao, nipotina.»

 

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Capitolo 11
*** Ricorda chi sei ***


«Allora? Qual è la diagnosi?»
«Sarah è la terza volta che ti analizzo. Fra un po’ ti viviseziono.»
«Se sarà necessario, fallo.»
Appoggiati i suoi strumenti, Rey squadrò severo la giovane soldatessa «Ma sei per caso impazzita?»
Sarah si alzò dalla branda e annuì al subordinato.«Tu sei l’unico che sa di questo mio segreto e ti ordino di aiutarmi. Se davvero non c’è altro da fare, fallo.»
«Come sei acida… potresti almeno dire: in quanto sei mio amico, ti prego di aiutarmi. No?»
«Non fa parte dei miei principi.»
Il ragazzo sbuffò un po’ deluso. «Sarah… ci conosciamo ormai da un sacco di tempo… e…»
«Perché succede solo a me? Che cosa significano questi sogni?!» mossa dalla collera, la giovane CBM2 colpì la branda con un pugno distruggendola.
Rey sussultò incredulo. «Ehi! Hai idea di quanto costi?!»
«Hai idea di come mi senta?!» Sarah si girò di spalle cercando di frenare il desiderio di prendere a schiaffi Rey. Il ragazzo rimase in silenzio e si grattò la nuca nervoso e dispiaciuto: era ovvio che non poteva capire cosa provasse.
I due giovani CBM2 erano cresciuti insieme, fin da quando erano stati creati. Si trattavano come fratelli e come tale si proteggevano a vicenda; specialmente Rey nei confronti di Sarah e vederla in quello stato gli faceva davvero male.
«Senti… ora calmati, ok?» Rey si avvicinò a Sarah e appoggiò le mani sulle sue spalle. «Io… sono sicuro che non è niente. Se solo ti decidessi a dirlo al Gran Consiglio…»
«Loro non capirebbero. Mi butterebbero fuori.»
«Ma non ci hai almeno provato…»
«No…» gli occhi color smeraldo imploravano all’amico di aiutarla. Sarah scosse la testa e abbassò lo sguardo: quella fu la prima volta che Rey sentì un tono di voce diverso dalla solita soldatessa orgogliosa che era sempre stata. Rimase così sbalordito che quasi gli faceva pena.
Sarah chiuse per un attimo gli occhi e come un video registratore, riavvolse le immagini del suo ultimo sogno: un giorno d’estate, il cielo azzurro senza nuvole e il fiume dall’acqua limpida colma di pesci che brillavano sotto la luce del sole.
I sogni delle stelle.
Di colpo, la ragazza cancellò quelle immagini ansimando. Non poteva più tollerare oltre, perché ormai se lo chiedeva da quando aveva accesso i sistemi la prima volta, anche se all’inizio pensava fosse un semplice problema di controllo e invece: ogni volta che arrestava i sistemi, la sua banca dati non facevano che riempirsi delle immagini di lei che stava sulla riva di un fiume. E lei era umana. «A noi… non è permesso sognare… se mi scoprono… mi reputeranno una debole»
«Sarah… tu sai come la penso io…»
La CBM2 scansò le mani sulle sue spalle «Rispetto la tua scelta, perché sei mio amico… ma non è la mia.»
«Aspetta… adesso dove vai?»
«Devo continuare con quei patetici compagni del Dottore» A grandi passi Sarah si diresse verso la porta per uscire dall’infermeria.
«Credi ancora a quelle favole?»
La ragazza si girò di scatto inarcando un sopracciglio. «Non sono favole. Sono fatti accaduti davvero alla nostra gente per colpa sua. Forse… è anche per colpa sua che sono così…»
«Come fai a dirlo?»
«Perché da quando sono stata creata io ero l’unica ad avere questo nome in testa! Dottore! Perché?!»
Rey non riuscì a rispondere e restò a vagare con lo sguardo per la stanza, evitando di guardare Sarah.
«Ora che ne abbiamo la possibilità, ora che lui è nelle nostre mani. Possiamo finalmente procedere.»
Rey agitò la testa, consapevole di ciò che l’amica stava per dire: parole che lui odiava. «No… non dirlo…»
«Invece lo dico Rey: è arrivato il momento della nostra vendetta.»
 
Amy urlò dopo che una scarica elettrica attraversò tutto il corpo e si inginocchiò: Matt abbassò il cacciavite sonico di Asia e fissò impassibile la figura minuta della ragazza che ansimava.
La somiglianza era davvero impressionante: i lunghi capelli rossi, gli occhi nocciola sfumati di verde e la pelle chiara, ma rosea. Per un momento Matt pensò di trovarsi davanti alla sua collega ed amica Karen.  Nonostante fosse passato molto tempo dall’ultima volta che vide Karen,il giovane attore si ricordava perfettamente dei vestiti che indossava l’ultimo giorno che girò con lei. Ma ne era sicuro. Non era lei.
Asia si allarmò vedendo sua nonna in ginocchio. «Matt… perché lo hai fatto?»
L’uomo ignorò la ragazza e si avvicinò alla rossa senza abbassarsi, rimanendo sempre inespressivo. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Una furia cieca era accesa nei suoi occhi: non lo poteva tollerare. Nessuno, si ripeteva, nessuno poteva replicare la sua Amy. «Tu non mi inganni. Sei solo una brutta copia venuta dai ricordi di Asia, un pezzo di metallo. Niente di più.»
Il robot alzò la testa e sorrise con gli occhi che lampeggiavano di rosso. «Bravo Matt Smith. Sì, sono un robot e una falsa copia della sua nonnina, ma essendo una copia uscita fuori dalla sua testa tutto quello che ti ho detto è vero. Quel giorno, se lei non avesse gironzolato in giro per New York, io e Rory saremmo ancora vivi.»
Quelle parole colpivano il petto di Asia come coltelli. I sensi di colpa si fecero nuovamente sentire e altre lacrime scesero sulle guance.
Matt serrò con forza i pugni. «Smettila immediatamente. Non osare nominare neanche il nome di Rory.»
«Abbassa la cresta, Matt Smith. Tu qui non sei niente. Non fai parte di questo mondo e di conseguenza non ti devi impicciare. La ragazzina è preziosa e serve ai miei padroni. Se non ti opporrai e ce la rendi senza fare storie, ti lasceremo vivo.»
Matt rilassò i muscoli e rifletté a lungo: non aveva tutti i torti. Lui non apparteneva a quella versione della realtà, eppure non poteva proprio pensare di lasciare le cose come stavano. Dentro di lui sentiva che doveva fare qualcosa: doveva farlo per River e per il Dottore «È vero, lo confesso. Forse sono qui per puro caso, ma ho promesso che avrei protetto Asia fino a quando non avremo liberato il Dottore e no. Io mi oppongo eccome.»
«Te l’ho già detto. Da qui non uscirete vivi. La stanza della memoria ha infiniti robot a sua disposizione e se vogliamo possiamo anche prendere di nuovo le sembianze degli angeli o magari di alieni che lei ha incontrato. Adesso cosa ne pensi?»
Matt si strofinò il mento girandosi di spalle senza rispondere e osservò attentamente lo spazio attorno a sé, concentrandosi sul blu. Per qualche strano motivo, vedendo quel colore subito pensò al TARDIS e i suoi occhi s’illuminarono, come se avesse scoperto qualcosa d’importante. Di molto importante.
«Cosa c’è Matt? Sei incapace di reagire? Dov’è finita tutta la tua determinazione di salvare il Dottore? Non vorrai deludere la piccola Asia, vero?» la presunta Amy si rialzò e avanzò verso Asia, che indietreggiava ad ogni suo passo.
«Non… avvicinarti…»
«E perché? Perché ti fa male vedermi, vero nipote mia?»
La ragazza scosse più volte la testa «No… basta.»
«Sai bene che è colpa tua, vero? Io e Rory siamo morti a causa tua. Ha scelto te, invece che noi: i suoi migliori amici.»
La povera Asia non poteva sopportare oltre. Il petto le faceva sempre più male «No… ti prego.»
«Novecentoundici anni e ancora non è stato capace di prendere le decisioni come si deve. Sapevo che per colpa della tua nascita non sarebbe stato più lo stesso.»
«Basta!»
«Ehi, Asia» la rossa si girò verso Matt, così fece anche Asia con le lacrime agli occhi. Il giovane attore guardò prima il robot e poi la quattordicenne.
«Solitamente indossi bigiotteria tipo braccialetti o anelli?» quella domanda lasciò spiazzate entrambe le ragazze che si guardarono l’un l’altra confuse, mentre Matt era più tranquillo che mai.
«Co-cosa?»
«Tu rispondimi.»
Un po’ insicura Asia ci pensò su. Vedere Matt con le braccia conserte e così calmo, indussero la ragazza a credere che avesse qualche idea. Ma quale? Proprio non riusciva ad immaginarla. «Odio indossare braccialetti… non… non li indosso mai.»
L’uomo annuì alla risposta «Oh, ok. Ora comincio a capirci qualcosa. Ma ho bisogno che tu mi risponda a questa domanda.»
«E…sarebbe?»
«Perché in questo momento ne hai addosso uno?» Matt indicò con un indice il braccio destro della ragazza.
Incredula, Asia si portò la mano al petto: un bracciale bianco era avvolto al suo polso, con tanto di luci rosse che lampeggiavano simultaneamente. «Io… non me ne sono accorta.»
«Neanche io, fino a quando non ho toccato il tuo polso mentre correvamo» Il giovane attore superò il robot e con il cacciavite sonico sbloccò il bracciale.
Levatolo dal suo polso, Asia cominciò ad avere le vertigini. «Ma cosa…» la quattordicenne si guardò attorno un po’ confusa. Tutto ciò che riusciva a ricordare era di essersi sentita terribilmente male alla vista di sua nonna Amy, di aver tentato di contrastare qualcosa che le rimbombava nella testa, ma invano.
«Tutto a posto, Asia?»
Asia scosse la testa e annuì a Matt. «Io… sì, tutto bene…»
L’uomo sorrise sollevato «È normale che ti senta scombussolata. Dopotutto hanno intasato la tua mente di ricordi fasulli.»
«Che? In che senso ricordi fasulli?»
La presunta Amy squadrò Matt delusa «Così non è divertente, Matt Smith.»
«Non deve essere divertente, perché quello che hai fatto è grave.»
«Non esagerare. Quel aggeggio era un semplice manipolatore di ricordi, così da poter scegliere bene cosa riprodurre.»
«Ed è anche un aggeggio in grado di introdurre altri ricordi. O mi sbaglio?»
Il robot non rispose e rimase in silenzio.
«Oh. A quanto pare ci ho azzeccato. E ora, Asia. I tuoi nonni Amy e Rory: come sono morti e quando?»
Riacquistata un po’ di lucidità, la ragazza aggrottò la fronte sforzandosi di nuovo ricordare. «Loro… sono morti di vecchiaia. Così mi ha detto mia mamma. Io ancora non ero nata perché…» Asia spalancò gli occhi incredula «Perché papà ancora aveva novecentoundici anni mentre adesso… Oh cavolo, è vero!»
Matt schioccò le dita trionfante e sghignazzando «E con questo fanno due punti a mio favore, mia cara Amy!»
La ragazza scarlatta increspò le labbra in un sorriso. «Credo che la matematica non sia il tuo forte e comunque non so di cosa stai parlando.»
«Oh, allora andiamo per gradi perché il secondo punto lo voglio lasciare come finale» l’uomo si strofinò le mani e si schiarì la voce. «Prima di tutto, posso dirti con certezza che so che stavi bleffando quando hai affermato di non essere sola, ma bensì con non so quanti robot.»
Il robot soffocò una risata. «E sentiamo. Perché dovresti aver ragione?»
«Be', è semplice. Amy. Forse non c’eri mentre io e Asia stavamo parlando entrati qui e vuoi sapere di cosa abbiamo parlato?»
La ragazza inarcò un sopracciglio.
«Lei ha detto due parole. Solo due parole ti hanno fregato e queste due parole sono angeli e Rory.»
Il robot sbarrò gli occhi mentre Matt allargò un sorriso. «Accidenti…»
«Fai bene a imprecare per questo errore. Asia pensò ad un gruppo di angeli e ai suoi nonni. La nonna c’è, ma il nonno e il resto della truppa angelica? No? Oh, be'. Questo spiega tutto. Tu sei l’unica.»
Asia rimase scioccata da tutte le deduzioni dell’attore e di nuovo ebbe quella sensazione che qualcun’ altro stesse parlando al posto suo. Quei gesti e quel modo di parlare. Erano inconfondibili. «Ma Matt... tu come…»
Matt si accorse dello sconvolto di Asia e le sorrise. Quegli occhi. La ragazza s fermò a guardare i suoi occhi verdi che si insidiavano dentro i suoi: vide una luce. «Andrà tutto bene, Asia. Ti fidi di me?»
Asia annuì decisa.
«Tornando a noi, Amy,ora come ora non sarebbe più necessario rivelarti l’altro errore, poiché serviva solo per smontare i falsi ricordi, ma… questo errore mi ha irritato molto, anzi: parecchio. Perciò te lo dico.»
«Allora cosa aspetti? Parla.»
L’uomo si avvicinò alla ragazza-robot e le puntò il cacciavite sonico sulla fronte. «Come ha detto Asia, i suoi nonni sono morti quando suo padre aveva novecentoundici anni. Considerando allora l’età di Asia e i ricordi che le avete impiantato, il Dottore dovrebbe avere novecentoventidue anni.»
«E con ciò?»
Matt sorrise malizioso. «Purtroppo per te, io ho 1105 anni.»
Bastò una sola sonicizzazione e l’immagine della giovane scozzese scomparve lasciando solo un corpo metallico e scheletrico che cadde rovinosamente a terra.
L’uomo sbuffò deluso mentre Asia rimase senza parole, vedendo quel corpo accasciato davanti ai piedi di Matt. Ancora non poteva crederci.
«Ma… allora… erano davvero fasulli?Quei ricordi?»
«Esatto.»
«Ma sembravano così… veri.»
«Sembravano. Penso proprio che te li abbiano messi mentre eravamo svenuti.» Asia si aggrappò alla manica della giacca del giovane attore che subito si girò abbassandosi alla sua altezza e le sorrise. «Che c’è?»
«Sei tu… vero papà?»
L’uomo rimase in silenzio continuando a sorridere.
«Matt non poteva sapere la tua età e poi non parla con quel tono da saputello. Quindi…»
Un indice bloccò le sue labbra. Matt alzò l’altro indice, se lo portò davanti alla bocca e fece l’occhiolino. Un secondo dopo, l’uomo si alzò di scatto e cominciò a guardarsi intorno disorientato. «Ma che… che è successo? Cos’è questo robot? Asia?»
Asia rilassò i muscoli e sbuffò delusa. «Uffa… di nuovo…» ridacchiò.
Matt si voltò verso Asia. «Cosa?»
La ragazza si stiracchiò esausta, ma allo stesso tempo soddisfatta e sollevata: come se avesse riparato per la prima volta la consolle del TARDIS. «Oh, be'… almeno ora non sei svenuto.»
Il giovane attore continuava a non capire «Che cosa?»
Asia scoppiò in una piccola risata e rassicurò l’amico «No, niente! Non importa… almeno ora è finita…»
«Ma… tua nonna… cioè Amy! Dov’è? Tu… mi hai raccontato dei robot della memoria, di New York e della scelta di tuo padre e…»
«Oh, quelli erano tutti ricordi fasulli, Matt! Ti ho già detto che è tutto a posto.»
Matt la guardò perplesso.«Tu sei piena di misteri, Asia. Prima o poi dovrai dirmi chi sei.»
La ragazza ridacchiò di nuovo.«Pur essendo solo uno che lo interpreta, ti comporti quasi come lui.»
«Che vuoi dire?»
«Scusa. Pensavo ad alta voce.»
«Ok. Adesso basta» nella stanza riecheggiò la voce di Sarah. Asia, cercando di mantenere la calma, alzò lo sguardo.
«Eccoti, finalmente! Dov'eri finita?! Dicci la prossima sfida!»
«Come siamo aggressive, Asia.»
«Aggressiva? Tutto qui? Più che aggressiva direi arrabbiata! Mi hai fatto venire l’emicrania per colpa di quei dannati ricordi falsi! Specialmente quello sulla morte dei nonni che non ho mai conosciuto! Se mai dovessi trovarmi davanti a te ti spaccherei la faccia!»
«Apetta… Mai conosciuto? Ma tu hai detto…»
«Falsi ricordi, Matt. Riassumendo il tutto, loro sono morti di vecchiaia mentre io sono nata circa 200 anni dopo la loro morte.»
«2… 200 anni?! Ma come…»
La ragazza roteò gli occhi. «Ti prego,non ora Matt! Sì, va bene! I miei genitori hanno dovuto metterci un po’ prima di decidere se volere un figlio. Specialmente mio padre…»
«Nonostante quella bella scena commovente, sembri piuttosto determinata.»
Asia si portò una mano fra i capelli. «Fidati, Sarah. Io sono più che determinata: giuro che salverò mio padre, a qualunque costo.»
«Va bene» il collegamento vocale venne interrotto e davanti ad Asia e Matt, si materializzò un’ennesima porta bianca dove vi ne uscì la ragazza cibernetica. Con le mani ai fianchi si avvicinò ai due con passo deciso. «Dovrai dimostrarmi la tua determinazione. È il momento di fare sul serio.»
Asia squadrò severa la ragazza e varcò per prima la porta.«Ti assicuro che ce lo riprenderemo.»
«Questo è tutto da vedere.»
Matt rimase ancora un po’ ad osservare quel mucchio di metallo. Ripensò al volto di Amy: quella splendida chioma rossa, quello splendido sorriso. La prima faccia che la sua faccia vide.
«Ehi, umano. Ti conviene muoverti: non abbiamo tutto il tempo.»
«I miei ricordi.» Sarah aggrottò la fronte. «Avete usato i miei ricordi per fare Amy e l’angelo.»
«Sarebbe stato più divertente. Anche se forse era meglio farne altri. Pensavo che uno sarebbe bastato, ma a quanto pare vi ho sottovalutato.»
«Li avrei distrutti comunque.»
«Che?»
Matt si avvicinò a Sarah e appoggiata una mano sulla spalla le sussurrò all’orecchio senza guardarla. «La nostra chiacchierata devo dire è stata interessante anche se in realtà ero più concentrato su una cosa.»
«Di quale chiacchierata parli?»
«Oh, non importa. Lo so io. Comunque ci terrei a dirti… Ricorda chi sei, Sarah. Ricordati» l’uomo si avvicinò alla porta sorridendo e prima che superasse la soglia, la giovane CBM2 si girò di scatto verso di lui.
«Che cosa intendi? Perché dovrei chiedermi una cosa del genere?»
«Prova a scoprirlo da sola. Se proprio non ci riesci, te lo rivelerò più tardi.»
«Dimmelo.»
«No.»
Sarah digrignò i denti furiosa. «Dimmelo ora!»
Matt finalmente si decise a guardare negli occhi Sarah. Quest’ultima era pronta ad urlargli contro, ma qualcosa la fermò, la lasciò senza parole. Letteralmente. Lo sguardo dell’uomo era così inteso e insidioso, tale da renderla docile e incapace di controbattere. Quella fu la prima volta che si sentì inferiore a qualcuno: come poteva, pensava lei, un essere umano fare questo a me. Che in realtà non sia lui a farlo?
«Tu… chi sei?»
L’uomo sogghignò leggermente «Pazienta, Sarah. Ogni cosa ha il suo tempo.»

ANGOLO DELL’AUTRICE: vi prego di non uccidermi… E’ stata una faticaccia continuare… all’inizio volevo lasciare le cose come stavano ( ovvero il dilemma di Asia per la morte dei suoi nonni) ma poi ho pensato che la serie del Dottore ( secondo me) è pieno di colpi di scena imprevedibili e impensabili: per questo ho tentato di rigirare la situazione. Ho ancora i miei dubbi sui prossimi capitoli… penso che tutti scrivendo hanno paura di rovinare la storia… ed è quella la mia paura ora!!! :S
E spero tanto di non farlo!
A presto!!
 
Cassandra 

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Capitolo 12
*** Penny lanciato, penny caduto ***


«Mamma!»
«Asia!» non appena River vide Asia entrare nella stanza, l’accolse a braccia aperte irradiando un enorme sorriso: la ragazza si gettò a capofitto sulla madre abbracciandola. «Ehi, tesoro. Così mi fai male.»
«Avevo paura che ti fosse successo qualcosa. Sono contenta di vedere che stai bene.»
L’archeologa si sciolse a sentire quelle parole e allargò ancor di più il sorriso. Prese ad accarezzare la schiena della figlia, dimenticando per un solo istante che fossero in ostaggio.
Quando anche Matt entrò, Vastra e Jenny gli si avvicinarono sorridenti. «Ben fatto, Matt. Davvero un ottimo lavoro. Per un essere umano.»
Jenny si schiarì la voce sarcastica.
«Oh, cara. Sai bene che lo dico in senso positivo.»
L’uomo cercò di sembrare risoluto e si sforzò anche lui di sorridere. Nonostante si potesse finalmente tirare un sospiro di sollievo, c’era qualcosa che disturbava terribilmente Matt: un pensiero che non smetteva di tormentarlo.
Dottore. Dottore, se mi senti rispondi. Spiegami.
Invano lui tentò di contattare il Gallifreyano – o almeno era quello che sperava di star facendo -, ma rimase deluso quando non ricevette risposta.
«Credo che ti debba ringraziare» la voce di River riportò l’uomo alla realtà che d’impulso ridacchiò
«Oh be'… non credo di aver fatto molto.»
«Invece sì.»
«No, ti giuro. Io non m- ….» senza che Matt se ne accorgesse, River gli mollò un bacio sulle labbra che lo lasciò senza parole.
«Vedi di non dirlo a mio marito» l’archeologa fece l’occhiolino sorridendo maliziosa, mentre il giovane attore arrossiva sempre di più.
«Ok… nessun problema….»
«Ehi, mamma. Quelli sono altri CBM2?.» Asia si avvicinò alla madre stringendole l’avambraccio.
Davanti alla porta principale due maestosi robot dal petto ampio e ben corazzato la bloccavano: il volto umano era impassibile e con lo sguardo perso nel vuoto.
«Sì, tesoro. Anche se sembrano piuttosto doppati… sono come quella… cosa.»
«Oh, River Song. Così mi offendi. Io ho un nome» dalla porta blu, uscì per ultima la CBM2 Sarah e subito River portò dietro la schiena Asia.
«Era per non dire altro davanti a mia figlia.»
«Oh, ma che mamma ammirevole. Alla buon’ora. E pensare che prima imprecavi di non essere una brava madre.»
«Chiudi quella bocca.»
«Ma è così.»
«Tu non sai niente di lei!»
Sarah squadrò severa Asia che rispose altrettanto. «Non ti immischiare in faccende da adulti. Ragazzina.»
«Mia madre può non essermi stata vicina, ma io sapeva quanto era impegnata a cercare mio padre.»
«Asia….»
«La scelta di mettermi da parte è stata mia. Detto questo, non incolpare la gente senza sapere come stanno le cose.»
«Hai davvero una bocca larga. E questo mi disturba» la ragazza cibernetica alzò il braccio deformandolo in una pistola laser e lo puntò su Asia, ma prima che il colpo venisse sparato una scintilla bloccò l’arma. «Ma che…?.»
Sarah si accorse della presenza di qualcosa che le causava alcune interferenze, e con la coda dell’occhio, intravide una piccola luce verde accompagnata da un ronzio assordante: girata la testa, vide Matt che le puntava un cacciavite sonico.
«Anche tu sei insistente» Matt abbassò la mano, senza rispondere alla provocazione. «Sei davvero duro. Ma allo stesso tempo stupido: Dottore.»
Jenny e Vastra guardarono stupite il corpo di Matt, mentre Asia e River rimasero a bocca aperta.
«Dottore?» ripeté River.
«Papà?» ad un tratto l’uomo si inginocchiò, quasi come se si sentisse improvvisamente debole. «Papà!»
«Asia, non avvicinarti!» la fermò subito lui.
Sarah avanzò di pochi passi rimanendo ad una distanza di sicurezza. Pur avendo percepito solo una bassa frequenza, si accorse subito che se si fosse avvicinata, l’attrezzo sarebbe stato in grado di spegnere i suoi sistemi: doveva essere cauta.
«Stai diventando fiacco, mio caro. Ormai non riesci neanche a stare in contatto con la tua cavia umana. Pessima scelta direi, difatti me lo sono chiesta un paio di volte. A cosa ti serve? Avevi tua moglie, tua figlia, le tue fedeli compagne e invece… Hai scelto una simile creatura come tuo interprete e salvatore.»
Sempre restando in silenzio, Matt abbassò lo sguardo lasciando che Sarah ridesse soddisfatta. «Povero vecchio Signore del Tempo. Sei pietoso.»
«Non… lo sa.»
«Come dici?»
«Dice… che può essere stato un caso o forse no. Dice che era previsto o forse no.»
Sarah arcuò un sopracciglio «Non ha senso.»
«Il fiume, Sarah.»
La ragazza s’irrigidì di punto in bianco
«Ricordi il fiume? Era… davvero stupendo, vero?»
Lei scosse la testa negando «Sta zitto….»
«Che mi dici dei pesci? Loro… sai perché brillavano sotto la luce del sole?»
«Silenzio!.» In preda all’ira, Sarah tramutò il braccio da pistola laser a semplice pistola a pallottole di piccolo calibro.
«Attento Matt!» lo avvertì Asia a gran voce.
L’uomo non riusciva a rialzarsi, era ancora bloccato e un gran mal di testa gli pulsava sulle tempie sempre più forte.
«No!.» Prima che la CBM2 premette il grilletto, River si mise davanti a Matt per fargli da scudo: lo sparo rimbombò nell’enorme stanza e calò il silenzio.
«River…»
«Mam…ma.»
La donna vacillò avanti indietro per poi cadere tra le braccia di Matt. Un brivido di freddo percorse la schiena dell’uomo, non appena le sue mani toccarono qualcosa di viscoso e caldo. Portata la mano davanti al viso, iniziò a tremare. Era ricoperta di sangue.
«River!»
«Mamma!.»
«Stai… indietro!» L’archeologa prese dalla cintura una delle due pistole e la puntò su Asia che si bloccò con le lacrime agli occhi.
«Mamma?... Che fai?»
Prendendo avide boccate d’aria, la donna girò la testa verso Vastra e Jenny «È… il momento… Vastra.»
Cercando di evitare di guardare l’amica ferita, la siluriana e Jenny presero i loro palmari e vi cliccarono un bottone: autodistruzione.
Dopo una serie di spasmi, i corpi delle due enormi guardie vennero attraversate da una scarica elettrica e si disattivarono cadendo di lato. Con un altro bottone, abbassarono le difese e finalmente le porte di aprirono facendo però scattare anche un allarme frastornante.
«Ricordate… la strada?» chiese a fatica River.
«Sì, non ti preoccupare. Matt, devi venire con noi.»
«No…»
Vastra si avvicinò all’uomo tirandolo su per un braccio.«Se non riesci a camminare, ti teniamo noi.»
«No!» Matt non voleva lasciare River. Qualcosa dentro di lui si era rotto. Non sapeva se fosse proprio lui ha sentire quel dolore oppure il Dottore, ma sapeva che faceva davvero male. No, non voleva lasciarla. «Io… non ti lascio qui.»
«Oh… dolcezza» con uno sforzo innato, River tirò su l’altra mano e asciugò le lacrime del giovane attore che con la voce rotta dai singhiozzi ripeteva di continuo due parole.
«Mi… dispiace…Mi dispiace!»
«Stai tranquillo» sorrise. «Tu… tornerai… lo so… e io sarò qui.»
«River…»
«Matt! Stanno per arrivare.»
«Dimmi River… Che cosa devo fare? Sono qui e va bene. Ma cosa devo fare?.»
«Lei… te lo dirà… fidati. Ora va.»
Controvoglia, Matt lasciò sul pavimento l’archeologa e con l’aiuto di Vastra e Jenny lasciò la stanza tra lacrime e lamenti: ormai sfinita, la donna lasciò cadere il braccio e Asia poté avvicinarsi.
«Mamma… ti prego… resisti… rigenerati!.»
La ragazza non sapeva cosa fare. Era terrorizzata nel vedere sua madre diventare sempre più pallida e la macchia di sangue diventare sempre più grande sul pavimento. «Mamma… per favore!»
«Tesoro… sai che non mi è possibile…»
«Ma… hai resistito per due cento anni. Per restare con papà… vuol dire che puoi farlo!»
«Quello stupido… di tuo padre… ha mille assi nella manica… Ha fatto in modo che potessi restare con lui… ma non mi ha detto se posso rigenerarmi ancora…»
«Mamma!»
«Oh, che scenetta commovente» Sarah prese a gironzolare attorno ad Asia e River con le braccia conserte, godendosi la scena sogghignando sotto i baffi. «La povera Dottoressa allora non può rigenerarsi?»
«Sta zitta... tu devi stare zitta!» urlò a denti stretti Asia.
«Perché dovrei? Ho lasciato andare anche i vostri patetici amici perché so benissimo che non faranno niente. Lasciami godere la morte di tua madre.»
Asia appoggiò due dita sulla gola della madre: le pulsazioni stavano rallentando. «Le pulsazioni… no, mamma!»
«Asia… volevo solo dirti che… sei davvero fantastica. Se mai dovessi prendere marito… cerca qualcuno di più intelligente di tuo padre.»
«Ti prego… non dire così! Giuro che se no ti schiaffeggio!»
La ragazza strinse con forza la mano ormai fredda di River. Quest’ultima sorrideva dolcemente alla figlia accarezzandole i capelli. All’improvviso, alla donna ritornarono alla mente alcuni momenti della sua vita, ovviamente tralasciando quelli terribili, passati a pensare di uccidere il Dottore: l’uomo di cui non credeva di innamorarsi. Ripensò ai giorni passati con sua madre da bambina, al suo primo incontro con il Dottore nell’ufficio di Hitler, al suo primo bacio falso e al suo primo vero bacio. Ai suoi incontri con il Dottore mai nel momento giusto, al suo amore per lui che cresceva di volta in volta e al suo inaspettato ma desiderato matrimonio con lui. Come un vecchio film dei ricordi, passavano veloci tutti quei bei momenti passati con il suo unico vero amore e con la sua amata figlia Asia. La sua unica piccola Asia.
«Penny lanciato… Penny caduto.»
La mano di River scivolò sulla spalla di Asia per finire sul pavimento di metallo. Lentamente i suoi occhi si chiusero e le labbra si incresparono in un sorriso: di nuovo Asia provò le pulsazioni.
Silenzio.
«Mamma… Mamma!.» Fuori di sé, Asia percosse più volte il corpo della madre chiamandola a gran voce, ma fu tutto inutile. Il corpo era inerme in mezzo ad una pozza di sangue. La ragazza si accucciò a fianco al corpo e affondò il viso nelle ginocchia singhiozzando.
«Mamma….»
«Oh, non era così che doveva andare» sbuffando Sarah si avvicinò a River contemplandone il corpo e lo scannerizzò velocemente cercando eventuali segni vitali. con le mani dietro la schiena, si abbassò all’altezza di Asia per sussurrarle all’orecchio. «Pare che sia davvero morta. Non c’è bisogno di nasconderlo. Ok che è senza vita, ma io sono quasi sicura che tu sei in grado di farlo. Di riportarla in vita.»
Lentamente Asia alzò la testa con gli occhi ancora lucidi e fissi sul corpo. «Mamma…»
«Sì. Tua madre è morta, ma come ho detto tu puoi riportarla in vita. Tu hai il potere.»
«Mamma…» una spessa luce giallo-oro avvolse le mani della ragazza.
L’intensità di quella luce era così forte che Sarah dovette assottigliare gli occhi se non anche coprirli con una mano, ma allo stesso tempo la CBM2 sorrideva soddisfatta. «Sì, bene così. So che lo puoi fare.»
Con decisione Asia poggiò le mani sul petto di River. L’intero corpo della donna venne subito avvolto dalla stessa luce. Un vortice di energia prese a circolare nell’intera stanza, la ragazza urlò intensificando ancor di più il vortice e i suoi occhi da verde brillarono d’oro. «Mamma!»
Il colore biancastro della pelle della donna riprese il suo bel colore roseo, il sangue sul pavimento si riassorbì e un pezzo di metallo uscì dal petto così velocemente che si conficcò in una parete: River aprì gli occhi e si rialzò di scatto respirando a fatica.
Asia lasciò la prese e con lei anche il flusso di energia cessò. La ragazza si sentì impotente e con gli occhi che le bruciavano.
«Asia?» al richiamo, Asia si voltò e non poté fare a meno di piangere di nuovo, ma questa volta per la felicità: sua madre era lì, davanti a lei senza neanche una macchia di sangue che la fissava sbigottita. «Asia… dimmi subito che cosa hai fatto.»
Asia cercò di riprendere il controllo e di respirare lentamente. Ancora tremava e sentiva il corpo stranamente caldo, come se qualcosa stesse fluendo al suo interno. «Io…  non sapevo che fare… eri lì. Eri morta… perciò…»
River guardò il pavimento e sgranò gli occhi ricordandosi. Fissò dritta negli occhi la figlia posando le mani sulle sue spalle. «Asia. Non avresti dovuto farlo. Hai idea di quello che hai fatto?»
«Io… ti ho salvata…»
«Ma facendo così hai sprecato tutte le tue rigenerazioni! Quell’energia è troppo preziosa, avresti dovuto conser-….» La donna sentì le sue mani stranamente calde, quasi roventi e così se le portò velocemente al petto: una terribile sensazione la portò a preoccuparsi per sua figlia. «Ma tu… scotti.»
Asia si toccò le spalle e ritrasse subito le mani. Aveva ragione. Era bollente. «Io… non capisco….»
«Io invece sì.»
River caricò la sua pistola laser e la puntò a Sarah, che pareva del tutto calma. «Tu. Che hai fatto a mia figlia?»
«Io? Non ho fatto assolutamente niente.Vero Rey?»
Dalla porta d’ingresso entrò Rey, subordinato e amico della CBM2 con in mano il suo solito tablet virtuale. «Sì, posso confermarlo io. Sono un medico.»
La donna raccolse l’altra pistola sul pavimento «Allora spiegati o ti faccio un buco in fronte.»
«Ti prego di stare calma. Magari sono uno a cui piace vivisezionare i corpi, ma ti giuro! Solo quelli morti.»
«Non mi interessano i tuoi hobby! Spiegami che succede a mia figlia!»
Senza perdersi in chiacchiere, il ragazzo fece scivolare le sue dita sullo schermo e con un semplice clic, un ologramma virtuale mostrò a tutti i presenti la riproduzione di corpo: era quello di Asia.
Pareva tutto normale. I due cuori e tutti gli altri organi vitali erano al loro posto, ma solo qualcosa fece allarmare River: All’interno delle vene, dei muscoli e persino nel cervello fluiva una grande quantità di energia rigenerativa. Una quantità che lei non aveva mai visto.
«Oh, santo cielo…»
«Già. Non trovi che sia grandioso? Devo ammettere che il tuo caro maritino ha avuto un idea straordinaria per bloccare tutta questa fantastica energia.»
«Bloccare? Che cosa intendi?»
«Oh, non lo sai? Già, perché lui lo ha fatto proprio la notte che vi lasciò. Immagino che neanche la piccola Asia se lo ricordi.»
«Rispondi alla mia domanda. Cosa significa bloccato?!»
«Tu sai la storia dei Signori del Tempo, giusto? Be', anche io. Mi sono documentata un po’ su di loro. So che fin da quando sono piccoli, più o meno verso gli otto anni, vengono esposti a lungo a fissare il così detto Vortice del Tempo. Non è così?»
La donna annuì, tenendo sempre la pistola su Sarah.
«A quanto ne so io, la piccola Asia fin da quando era dentro di te è stata esposta al Vortice. Vero?»
Di nuovo River annuì, stavolta un po’ confusa.
«Bene. Allora lascia che ti dica una cosa. È stato un grave errore e questo anche tuo marito lo aveva capito, anche se dopo sei anni.»
«Che cosa intendi?»
«Il tuo caso è stato ben diverso, River Song. Melody Pond. Tu sei nata fortunatamente mesi dopo il viaggio di tua madre nel TARDIS, ma Asia è nata poco dopo il vostro atterraggio.»
«Come fate a saperlo?»
«È da molto che vi osserviamo. E sappiamo quasi tutto su di voi, ma ad ogni modo veniamo al dunque: vuoi sapere che cos’è tua figlia?»
River con la coda degli occhi vide Asia che continuava ad accarezzarsi le braccia spaventata. «Sì.»
La ragazza cibernetica allargò un sorriso. «Mia cara River, hai davanti a te una vera è propria bomba vivente.»
L’archeologa guardò allarmata la figlia che lo era altrettanto. Entrambe non potevano credere alle loro orecchie. «Cosa? Che vuoi dire per bomba?!»
«I primi sintomi fortunatamente pare che non si notassero un granché ma circa sei anni dopo, si potevano notare delle piccole anomalie nel suo organismo che non impressionarono solo noi, ma anche il Dottore. E così, deciso a salvare la sua amata figlioletta, ha fatto in modo che bloccasse almeno un po’ il flusso della sua energia lasciandone fluire solo una piccola parte giusto per far credere che fosse tutto a posto. Ma fra poco, lei rilascerà tutta questa energia. Proprio come volevamo.»
«Come lo avrebbe bloccato?»
«Questo non lo so. Sarà uno dei milioni trabocchetti dei Signori del Tempo, ma sfortunatamente ha un tempo limitato.»
«Che cosa vi serve? Perché volete mia figlia?!»
«Oh, ma quanto siamo impazienti.» Sarah si avvicinò ad Asia.
«Stai lontana da lei!»
«Stai tranquilla, River. Voglio solo dire due piccole parole ad Asia. Tutto qui.»
Gli occhi verdi della ragazza s’insidiarono in quelli della quattordicenne tremante. «Avete dormito un bel po’ e così avete perso la cognizione del tempo» senza esitazione Sarah diede un buffetto sulla testa di Asia. «Il limite di cui parlavo è che il tuo caro papà ti ha bloccato il flusso di energia fino a quando non fossi diventata per così dire… una ragazza abbastanza grande per gestirlo.»
La CBM2 controllò l’orologio sullo schermo virtuale di Rey ancora in funzione: segnava le 00:00.
Sarah sorrise quando vide il flusso dell’energia che pian piano si espandeva in tutto il corpo. «Bene Asia, sono felice di dirti: buon quindicesimo compleanno.»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: hm… ho paura di essermi dilungata troppo nel dialogo finale… e molto probabilmente molti passaggi non sono chiari… spero però che si capisca!
Di nuovo ho voluto mettere una scena da batti cuore ( o almeno è così che mi sono sentita mentre scrivevo XD )
Gazie per aver letto questo capitolo!! :)
Ciaooo
 
 
Cassandra

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Capitolo 13
*** Pronto ***


«Meglio tardi che mai» chiuso l’uscio della porta, il Gallifreyano alzò lo sguardo impassibile e squadrò severo le tre figure davanti a lui: tre robot umanoidi composti da  una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo affiancata da altri due uomini armati di laser. «Eccovi, creature di cui non so il nome! Davvero molto misteriosi, anche se a guardavi bene potrei benissimo chiamarvi Cybermen 2, magari CBM2 giusto per abbreviare.  Ma deduco che non lo siate, vista la vostra bellissima testa carne e ossa.»
«Chiamaci come ti pare» disse la rossa.
«CBM2 potrebbe essere il nome della specie, ma sicuramente avrete anche un nome di battesimo, no? Ho il diritto di saperlo.»
«Io sono Sarah, questi due sono Mark e Jack.»
«Oh, tre splendidi nomi. Che cosa mi dite dei cognomi?»
«Basta con le chiacchiere. E ora di andare.»
«Eh no. Non così in fretta.»
«Qualcosa ti turba?»
Il Dottore si concesse un minuto di silenzio per decidere se dirlo o meno. Non era la prima che pronunciava quelle parole, ma non era nel suo stile e spesso e volentieri pensava fosse da codardi. Non ci poteva fare niente, lui era fatto così, troppo sentimentale, come diceva sempre sua moglie. «Mi garantite che loro staranno bene?»
Sarah sbottò un sorriso. «Sì.»
«Non toccherete River e Asia?»
«Non le toccheremo.»
«E neppure il mio TARDIS?»
«Certo.»
«Ti avverto, non devi fare la furba con me: è la tua parole d’onore, Sarah.»
La ragazza cibernetica si portò una mano fra i capelli ramati sbuffando. «Sì, non ti devi preoccupare,mio caro Dottore. Come promesso prenderemo te, ma non la tua preziosa famiglia. Ora, se permetti, lascia che i miei soldati ti scortino alla nostra navicella.»
Con un cenno del capo di Sarah, Mark e Jack si avvicinarono all’unisono al Gallifreyano. n quegli ultimi quindici secondi, l’alieno analizzò ad occhio il corpo dei due enormi umanoidi: la prima volta che si incontrarono per poco non li scambiò per dei Cyberman, cosa che scartò subito dopo aver visto la testa umana. Teselecta? Neppure quello. Pensò a diversi nemici di ogni genere, ma nessuno sembrava essere quello giusto e l’unica informazione di cui disponeva erano i sogni ricorrenti di sua figlia, dove i suoi dubbi erano cominciati.
Cosa vogliono? Quali segreti nascondono? E soprattutto, cosa sono?
Per un istante pensò di essere un insensibile, considerando i fatto che stava lasciando la sua adorata famiglia per scoprire chi erano questi alieni da lui sconosciuti. Ma era più forte di lui. Se c’era qualcosa che lo incuriosiva, lui non poteva fare a meno di volerlo scoprire a tutti i costi. Questo accadeva ogni volta che viaggiava in posti esotici e misteriosi, ma forse questa volta il motivo non era solo quello. Se non verrai con noi, uccideremo la tua famiglia: bastò questo a farlo muovere.
«Prima che voi possiate prendermi, ci terrei a dirvi che sono proprio rimasto affascinato dalla vostra pazienza di aspettarmi. Oltre ad essere una misteriosa razza aliena di cui non so proprio nulla, siete proprio gentili.»
«Ci sembrava giusto concederti un po’ di tempo.»
«Anche se si trattava di un’ora?»
«Sì.»
Il Dottore scrollò le spalle sorridente e allargò con decisione le braccia in segno di arresa «Be', in questo caso. Fate quello che dovete fare.»
Sarah sogghignò soddisfatta e si girò pronta a dirigersi alla navicella per ritornare alla base. «Sei davvero patetico, Dottore. Un sentimentalista, aggiungerei.»
«Hai dimenticato di dire anche un genio.»
«Non direi.»
«Non dirmi che non sei rimasta affascinata dalla mia nuvola? Non sarà come un bel giardino fiorito, ma devi ammettere che è fica.»
«Per niente.»
«Ad ogni modo, penso anche io che voi non siate così tanto intelligenti.»
La CBM2 inarcò un sopracciglio e incrociate le braccia si voltò di nuovo davanti al Gallifreyano. «Con questo che cosa vorresti insinuare?»
L’uomo irradiò un largo sorriso e guardò negli occhi la ragazza sicuro di sé. «Lo sai? È stato un grande sbaglio lasciarmi ben quarantacinque minuti di libertà.»
«Che vuoi dire?»
«Cinque minuti per salutare il TARDIS, altri cinque per salutare mia figlia e infine ancora altri cinque minuti per salutare mia moglie e per lasciarle un messaggio. Quindici minuti erano abbastanza per i saluti finali.»
La ragazza aggrottò la fronte un po’ confusa. «Dove vuoi arrivare?»
«Quello che sto cercando di dire è che dandomi quei preziosi minuti, mi avete dato la possibilità di fare… questo.»
All’improvviso, entrambe le mani e la testa del Dottore si tramutarono in getti di luce giallo-oro.
Sarah e i due soldati si allontanarono dal corpo coprendo i loro occhi. «Ma questa non sarà… energia rigenerativa?»
Gran parte del flusso di luce si innalzò verso l’alto sparendo nel nulla. Il corpo del Gallifreyano lentamente scompariva lasciando posto ad una massa informe e densa simile alla nebbia.
I tre alieni si guardarono allibiti. «Ora cosa facciamo, signora?»
«Il vostro compito è di scortarlo alla base, perciò prendetelo.»
I due soldati annuirono all’ordine ricevuto e si avvicinarono alla nebbia di energia senza contestare, ma al contatto con essa i due urlarono di dolore, e davanti agli occhi increduli della ragazza cibernetica, i loro corpi metallici si disintegrarono diventando parte della massa, come se si fosse nutrita di loro.
Sarah digrignò i denti furiosa e confusa. «Maledetto… Non so a cosa ti serva questo tuo giochetto ma ti assicuro che non mi fermerà! Io ti porterò via con me!»
La CBM2 tirò fuori dall’armatura una piccola capsula di metallo e la lanciò davanti a se: in meno di dieci secondi, la massa di energia venne risucchiata da essa ritornando tra le mani di Sarah. «Tu non mi scappi, Dottore. Qualunque cosa tu abbia fatto non ti servirà a nulla.»
 
Dovrebbe essere sorpreso. Dovrebbe farsi tante domande eppure era lì, senza alcuna reazione pur avendo scoperto che il Dottore si era consegnato di sua spontanea volontà ai CBM2 per salvare River e Asia. River. Sperava davvero che stesse bene.
Il mistero stava per essere svelato, l’origine dei CBM2, il motivo della cattura del Dottore e soprattutto quale fosse il complotto dei CBM2.
Matt si sentiva stranamente leggero, come se stesse librando nell’aria o nello spazio. Non riusciva a vedere niente ma soprattutto non riusciva a parlare. Forse stava sognando,eppure aveva la sensazione di avere la mente priva da ogni tipo di pensiero e la cosa lo preoccupava parecchio: lui in quel momento stava pensando, ma allo stesso tempo non lo faceva. Gli pareva un ragionamento contorto che però allo stesso tempo gli sembrava logico. Ok. Ora cominciava un po’ ad essere confuso.
«Non pensare di essere pazzo o roba del genere. È normale, era così che doveva andare. Il TARDIS ti ha semplicemente fatto in modo che io potessi entrare dentro di te ancora per un po’, ma dopo questa nostra conversazione io lascerò tutto nelle tue mani.»
L’uomo non si stupì di sentire quella voce. Anzi. Un po’ se lo aspettava, ma visto che non poteva aprire gli occhi o la bocca, si limitò ad ascoltare. Tutto nelle sue mani? Chi sa come mai neanche quello lo stupiva più, dal momento che era da quando tutta quella assurda storia era cominciata che se lo sentiva ripetere.
«So bene che non puoi parlare e che ora ti sembrerà strano, ma poco importa. L’importante è che ascolti: quando riceverai questo messaggio, dovresti essere abbastanza pronto per andare. Fai tutto quello ti ho detto e vedrai che andrà tutto per il meglio. Sei un attore, improvvisare è il tuo forte.»
All’improvviso Matt sentì i muscoli contrarsi e iniziare a tremare.
«Stai ancora tremando. Non avrai mica ancora paura spero?»
In realtà il giovane attore non lo sapeva. Non sentiva niente che potesse reputare paura o panico. Ma forse sì, aveva paura e vista la strana situazione in cui si trovava, non se ne accorgeva.
«Be', in tal caso cerca di raccoglierla tutta e trasformarla in coraggio. Non mi puoi crollare adesso che sei quasi pronto. Avanti, sii coraggioso. Dopotutto, voi esseri umani siete tutti coraggiosi. Giusto?»
Su questo Matt era completamente d’accordo, anche se ancora era incerto su diverse cose e questa volta doveva ammettere di avere un po’ paura di chiederlo.
«Ebbene sì, mio caro Matt. Non è finita qui, perché manca ancora un ultimo tassello. Cerca di stare attento e molto concentrato, perché tutto ciò che hai visto e sentito non basterà: devi ricordare. Ricorda Matt. Ricorda.»
 
«Jenny, come ti ha spiegato River attiva gli scudi. Sento che ci stanno sparando. Inserisci la nuova impostazione di Asia e immetti almeno qualche tonnellata, così che non possano spostarci.»
L’ umana annuì alla moglie e si avvicinò subito ai pannelli di controllo. Quella sarebbe stata la sua seconda, se non forse la terza, volta che metteva le mani sulla consolle; difatti premette bottoni e abbassò leve un po’ titubante e insicura. «Ma… perché dobbiamo alzare gli scudi? Il TARDIS dovrebbe essere in grado di incassare i colpi.»
«Arrivati qui il TARDIS è rimasto a corto di energia. Così mi ha detto River.»
«D’accordo. Scudi alzati e ho impostato le tonnellate.»
«Perfetto. Ora non ci resta che aspettare.»
«Che cosa facciamo con Matt?»
La siluriana scostò per un attimo gli occhi dalla consolle e scrutò uno dei corridoi.
Usciti dalla stanza una decina di CBM2 era già pronta ad attaccare Vastra, Jenny e Matt. Quest’ultimo era appoggiato alle due donne ancora incapace di muoversi e ancora disperato per River. Con l’aiuto delle indicazioni date dall’archeologa, riuscirono a trovare il TARDIS all’interno dell’edificio nemico.
La donna-rettile continuò a guardare il corridoio rievocando il momento in cui Matt svenne: al solo toccò dell’uscio, Vastra si trovò l’uomo tra le sue braccia privo di sensi. Il perché sia successo proprio non lo sapeva,ma sta di fatto che ora come ora lo reputava un peso e doveva trovare in qualche modo una soluzione.
«Adesso ci conviene lasciarlo lì a riposare e speriamo che si svegli.» spiegò alla fine.
«Signora Vastra, non può essere un altro sintomo?»
«Non credo sia collegata all’epidemia. C’è da dire che è strano.»
Un forte scossone indusse le due donne ad aggrapparsi saldamente alla ringhiera. Dallo scanner, Vastra vide delle enormi macchine a tenaglia che cercavano di spostare il TARDIS, ma con scarsi risultati.
«Guardi! L’invenzione di Asia funziona!»
La siluriana ridacchiò «Tale padre, tale figlia: semplicemente geniale.»
«Signora Vastra, sul diario c’è scritto qualcos’altro?»
Cercando di fare attenzione a non cadere, tra un sisma e l’altro tirò fuori dalla sula borsa di pelle a tracolla un diario dalla copertina rigida ormai consumato: era il diario blu-TARDIS di River regalatole dal Dottore il primo giorno che si incontrarono.
La donna-rettile sfogliò velocemente le pagine ingiallite fino al segnalibro: River morirà e tornerà in vita, dopo quella frase scritta in rosso non vi era nient’altro che fosse collegata ad essa. «No, niente.»
Esasperata, Jenny sbuffò restando aggrappata al parapetto.«Non resisteremo a lungo! Che cosa facciamo?»
«Quello che River ci ha detto di fare: aspettare.»
«Ma cosa?»
Vastra di nuovo si girò verso il corridoio e pregò che qualcosa di buono succedesse: fortunatamente, grazie al diario sapevano che River e Asia stavano bene, ma la sua preoccupazione più grande era per quanto potevano resistere. Ora più che mai avevano bisogno d’aiuto e subito.
«Che lui faccia la sua mossa.»
Il pavimento della sala si controllo riprese a tremare. Le due donne andarono nel panico ma subito si accorsero che quelli erano tremori ben diversi da quelli precedenti: erano decisamente meno violenti, quasi lieve che davano una senso di sollievo. Vastra e Jenny si guardarono intensamente e realizzarono entrambe di star rivivendo un déjà vu.
«Ehm… signora Vastra… questi scossoni…»
La siluriana si lasciò scappare una risata. «Era ora. Finalmente ti sei deciso a muoverti!»
Jenny si fece contagiare dalla risata della moglie e rise assieme a lei mentre l’insolito ma atteso rumore dei freni abbassati riecheggiava nella sala.
 
Sugli enormi spalti dell’arena di metallo, completamente protetta da una cupola di vetro, urlavano a perdifiato milioni e milioni di CBM2 chiedendo che River ed Asia venissero giustiziate. Al centro di essa, su un basamento circolare, vi erano River con in mano le sue pistole laser e la guardia alzata, intenta a proteggere sua figlia che era intrappolata in una capsula.
Asia cercava invano di uscirne. Si sentiva bruciare dentro, aveva paura di esplodere lì in quel preciso istante e di coinvolgere sua madre. Batteva frenetica sul vetro, tra le lacrime implorava a River di scappare: ormai aveva perso ogni speranza che ce l’avrebbero fatta. «Mamma!! Mamma va via!»
«No! Non me ne vado senza di te!»
«Loro sono troppi! Arrenditi!»
«Non m’importa! Anche se sono milioni… io non ti lascerò qui...»
«A morte!»
«Uccidete la Signora del Tempo!»
«Sentite la folla? E’ questo quello che vogliono.» Su una piattaforma antigravità, Sarah si avvicinò a River con le braccia incrociate e sorridente. La donna le puntò contro una pistola laser.“Ancora quelle pistole? Ma non ti è bastata la prima lezione?»
«Libera mia figlia. Ora!»
Con un balzo, la ragazza scese dalla piattaforma «Lo sai, dovresti anche essere sollevata che io l' abbia fatto. A quest’ora la pelle della ragazza sarà già pericolosamente corrosiva: se la facessi uscire da lì, potresti morire.»
«Tu… brutta… Ah!»
Presa alla sprovvista, River cadde a terra dopo un solo calcio del ragazza cibernetica. Con un altro calcio spostò le pistole e cominciò a picchiare a sangue freddo la donna, accompagnata dagli incitamenti dei suoi coetanei.
«Vai Sarah! Uccidila!»
«Finiscila!»
«No, mamma!»
River era incapace di difendersi, cercò di incassare i colpi ma ad ognuno di essi le costava uno sputo di sangue e un urlo di dolore: era sul punto di svenire.
«Basta! Fermati!» Al richiamo di Asia, Sarah si fermò a guardare la ragazza nella capsula che piangeva disperata. La CBM2 sogghignò divertita e soddisfatta.
«Sì, Asia. Mi piace quell’espressione. Resterei a guardarti per ore, però… Voglio vederti soffrire ancora di più.»
La ragazza cibernetica tramutò il braccio destro in un arma e la puntò sulla testa di River ormai esausta «No! Non farlo!»
«Ti farò vedere cosa si prova a perdere qualcuno d’importante una volta per tutte e questa volta non sarai in grado di salvarla.»
«Allora… è così. E’ per questo che ce l’hai con mio marito.» River spostò leggermente la testa e squadrò Sarah «Mio marito… ha fatto qualcosa a qualcuno a te caro?»
Sarah rimase in silenzio «Questo non lo so. Me lo deve dire lui.»
«Che… vuoi dire?»
«Quella parola non smette di tormentarmi e sono l’unica. Perché?»
«Quale… parola?»
«Dottore… Dottore… perché non smette?! Eh?!»
La CBM2 era ormai pronta a sparare
«No!!» urlò Asia.
«Dimmelo, River Song?! Perché? Perché il Dottore mi perseguita?!»
«Dottore? Dottor chi?»
Il braccio di Sarah venne attraversata da una scarica elettrica e si bloccò di punto in bianco. La ragazza avvertì uno strano presentimento «No… non può essere….»
«A quanto pare anche tu non hai imparato la lezione, Sarah
Nell’enorme anfiteatro risuonò una voce profonda dal tono sarcastico, inconfondibile alle orecchie di River, Asia e Sarah: tutti i CBM2 rimasero sconvolti e incapaci di capire da dove venisse fuori la voce poiché non vi erano altoparlanti.
«Tu… come hai fatto?! Dovresti essere debole!!»
«Oh, tu dici? Solo perché te l’ho detto io non vuol dire che lo ero veramente. Regola numero uno: io mento sempre.»
Sarah tolse il piede dalla testa di River e urlò al cielo furiosa.
«Vieni fuori! Codardo! Fatti vedere! Affrontami da vero Signore del Tempo.»
Sotto gli occhi increduli di tutti i presenti, in mezzo all’arena di materializzò il TARDIS, la mitica cabina blu, l’ultima macchina del tempo di tipo 40 in tutta la sua bellezza senza neanche un graffio.
«Ma non è possibile… l’ho fatta distruggere!»
«Il TARDIS è indistruttibile.»a fatica River si rialzò appoggiandosi al vetro della capsula di Asia e tenendosi un braccio con l’altro allargò un sorriso. «Nessuno può distruggerla. Nemmeno tu, dolcezza.»
All’apertura delle porte, Sarah stette in guardia pronta a ricevere il suo nemico e spalancò gli occhi dallo stupore nel vedere chi varcò la soglia: era Matt Smith con addosso vestiti completamente diversi da prima: scarpe e pantaloni erano gli stessi, ciò che cambiarono furono la camicia, le bretelle e la giaccia di tweed che vennero sostituiti da una camicia bianca con sopra un panciotto nero e una giacca marrone-bordeaux vittoriana. Il tutto con un cilindro come cappello.
«Tu? Che cosa ci fai qui? E… cosa sono quei vestiti?»
L’attore fece un giro su se stesso sghignazzando eccitato. «Ti piacciono? Io li trovo semplicemente fantastici! Vestiti vittoriani, è proprio quello che ci voleva! Senza contare che saranno quelli che indosserò non appena tornerò a casa. Scusa se ti ho fatto attendere, ma sai dovevo proprio cambiarmi, gli altri vestiti erano rovinati.»
«Dov’è il Dottore? Voglio il Dottore e non la sua stupida copia! Quella voce era la sua. Portami il Dottore!»
«Spiacente di deluderti, mia cara Sarah, ma lui non è l’unico a saper mentire e di nuovo scusa, perché ho paura che ti dovrai accontentare di un semplice essere umano. Al momento il Dottore non è in casa: Se vuoi puoi lasciare un messaggio dopo il Bip. Biiiiip!!»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ok… ammetto che qui ho avuto un bel po’ di problemi e ho paura di aver fatto un altro casino!! ( Infatti ho modificato delle parti che non avevano senso…)  In questo capitolo mi sono fatta dare un’altra mano dagli amici perché ho avuto un vero è proprio blocco!
Vorrei solo avvertirvi di una cosa: da ora in poi vi inviterei ad immaginarvi Matt parlare come il Dottore, perciò con il suo classico tono da saputello e sarcastico… insomma… come se fosse in sé il Dottore!
Spero vivamente che i prossimi capitoli siano più comprensibili di questo, visto che sta per finire poco ma sicuro farò ulteriori macelli qua e là! Ma forza e coraggio! La devo pur finire!! XD
Un bacione a tutti e per qualsiasi errore ( di calligrafia, di grammatica ecc…) vi prego di farmelo sapere!! ;)
Ciaoooooo
 
Cassandra

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Capitolo 14
*** Sarah Hamilton ***


Un’arena che ospitava più di un milione di CBM2, e soldati pronti a sparare al TARDIS: di certo, pensava Matt, la situazione non era una delle migliori.
Eppure, nonostante tutto, l’uomo non si sentiva per niente preoccupato o in preda al panico. Al contrario, lui si sentiva pieno di energie e carico di adrenalina. Tra il dover salvare Asia, River e il Dottore si sentiva sottopressione, ma a lui non importava: era sicuro di sé, sapeva quello che doveva fare e sperava che tutto andasse secondo i piani, ma specialmente che tutto si fosse risolto a tempo prestabilito.
Era il momento di svelare ogni cosa. Era il momento di finire la questione una volta per tutte.
Matt si avvicinò di pochi passi a Sarah: le mani dietro la schiena, gli occhi fissi sulla CBM2 e un sorrisetto compiaciuto sotto i baffi.“Bene bene bene. Eccoci qui, mia cara Sarah. Ma che bello stadio che abbiamo qui! A cosa serve? A far combattere i gladiatori? Un circo?”
“Abbi un po’ di rispetto. Questa è la sala del Gran Consiglio, dove si tengono le riunioni più importanti del nostro pianeta”
“Oh, sono curioso! Di grazia, come si chiama il vostro pianeta?”
“Adesso basta domande. Tu. stai pronto a sparare”
Un soldato della schiera di CBM2 annuì all’ordine e caricò il fucile laser “Sì, signora”
“Puntare!”
 Vedendo l’arma ormai sul punto di sferrare il colpo, Matt alzò gli indici scuotendo la testa. “Ehm… prima che tu dia l’ordine di sparare, credo sia meglio che ti avverta di una cosa…”
“Posso assicurarti di sapere perfettamente quello che deve essere fatto. Tu non mi servi, perciò puoi anche morire”
“Io veramente non intendevo proprio questo ma…”
“Mirare!” continuò.
“No no, sul serio! Forse è meglio che ti avvisi…”
“Fuoco!”
Il soldato premette con vigore il grilletto. Una lunga scia rossa uscì dalla canna del fucile, accompagnata dal suo solito particolare suono stridulo. In un secondo avrebbe colpito in pieno petto Matt, ma il CBM2 non fece nemmeno in tempo a dire missione compiuta, che si trovò in mezzo alla fronte il colpo da lui stesso scagliato. Nello stadio calò il silenzio, lasciando che il tonfo del corpo metallico rimbombasse.
L’attore deformò il volto in un’espressione di dispiacere con una punta di ironia. “Oh, santo cielo. Beh, io ti avevo avvertito…”
Gli occhi verdi di Sarah presero a pulsare violentemente, e digrignò i denti furiosa. “Tu… maledetto! Che cosa hai fatto?!”
“Ehi ehi, calma! Io ti avevo detto di aspettare, sì o no? Barriera a lungo raggio: attorno a me c’è una bellissima barriera che mi protegge. La cara Sexy è tornata in gran forma”
“Sexy?”
“Oh, ecco… è così che chiamo il TARDIS. Cioè, e lui che la chiama così. Il Dottore, non io! La chiamava anche Idris perché non voleva essere volgare davanti ad Asia e soprattutto non voleva essere picchiato da River e…. Oh, caspita… sto facendo una gran confusione…. Ah, dimenticavo!  Ehi River! E’ bello vederti! E sei viva a quanto vedo!”
L’archeologa si alzò a fatica strisciando sulla capsula di Asia e scosse la testa ridacchiando. Si mise una mano fra i capelli ricci e fece l’occhiolino a Matt. “Sei palesemente falso. Lo sapevi già, dolcezza”
L’uomo si strofinò le mani tutto eccitato “Uhhhh, come è bello sentirtelo dire! E’ un onore. Beh, che ci vuoi fare. Non tutti gli attori sono bravi a fingere. Niente di rotto?”
River allargò le braccia contemplando le ferite: qualche livido e graffio. Nulla di cui lamentarsi, pensò lei “ Per un pestaggio del genere? Questi graffietti non sono niente”
“Bene. Felice di saperlo”
“Matt…” Sentita la voce dell’amico, Asia appoggiò le mani sul vetro della capsula respirando a fatica e sorrise. Era contenta di vedere che stesse bene.
Matt si sforzò di ricambiare cercando di non fare caso all’energia che pulsava all’interno della ragazza: gli faceva terribilmente male vederla in quelle condizioni, ma soprattutto vedere i suoi occhi che imploravano aiuto, non faceva che accrescere la rabbia dentro di lui.
Matt finalmente si sciolse in un sorriso sincero e guardò dritto negli occhi Asia per rassicurarla “Ti tirerò fuori da lì, Asia. Stanne pur certa”
La ragazza annuì fiduciosa e si lasciò scivolare sul vetro esausta.
L’uomo ritornò a guardare Sarah.
“ Maledetto…”
“Oh, ma guarda da che pulpito viene la predica. Allora tu saresti la santarellina? Tu che hai ucciso milioni di esseri viventi? Senza pietà? E a quale scopo? Credevo che la cosa importante fosse solo il Dottore, ma da quel che so lo avevi già catturato otto anni fa privandogli della sua famiglia. Allora perché? Cosa vuoi ancora?”
“Non sono affari che ti riguardano”
“Io invece credo di sì: e il motivo è perché sono qui davanti a te e ti sto parlando e ascoltando. La mia pazienza ha un limite, perciò ti conviene parlare, e alla svelta”
La voce di Matt si fece sempre più autoritaria e seria. River non poteva credere alle sue orecchie. Se avesse per un momento chiuso gli occhi, avrebbe subito pensato che fosse quello stupido di suo marito: era davvero rimasta senza parole. Il tono, il timbro della voce. Tale e quale al suo Dottore. Cosa era successo nel giro di un’ora? Che cosa lo aveva cambiato? Molte erano le domande, ma solo una lasciava perplessa l’archeologa. “Ma tu… come hai fatto a venire qui?”
Matt spostò lo sguardo su River e si indicò con un dito. “Dici a me? Beh, ti confesso che dopo una bella lavata di capo e un cambio veloce di vestiti, la cara Sexy mi ha dato un piccolo aiutino”
River aggrottò la fronte “In che senso un aiutino?”
“ E’ come per uno di quei atleti che si ingozzano di steroidi e simili. Nel mio caso mi sono armato di questo”
L’uomo fece cenno alla donna di osservare attentamente il suo occhio destro. Quest’ultima assottigliò gli occhi per poi spalancarli “No… non può essere…”
Matt annuì sorridente. “Oh sì, invece”
“Tu non puoi averlo fatto! Sei un idiota! Hai idea di quello che hai fatto?!” lo ammonì la donna.
“Vedi di calmarti, River! Non è come pensi! Quello che vedi è solo una miliardesima- forse anche più piccola-  parte del vortice del tempo. Sexy me lo ha assicurato. Ammesso che mi avesse davvero parlato…”
“ Aspetta… Lei ti ha parlato?!”
“Sì. Beh… a dir la verità era un suono molto particolare, un qualcosa tipo un fischio… ho avuto difficoltà nell’interpretarlo e mi ha portato in una seconda sala di controllo del TARDIS. Asia è davvero formidabile! Un progetto degno di lei! Comunque… arrivato lì ci ho dato un’occhiata veloce”
River squadrò Matt arrabbiata “Spera davvero che non ti succeda niente. O sono guai”
“Te l’ho detto. E’ tutto sotto controllo”
“Questo è quello che pensi”
L’uomo girò la testa roteando gli occhi. “Oh, eccola. E’ tornata la terza in comodo”
“Ma tu sei davvero così stupido? Insignificante essere umano, tu non riusciresti a fare niente. Sei così impavido quando parli, ma oltre a parole che cos’altro sai fare? Tu non sei il Dottore, sei solo un burattino nelle sue mani, una semplice pedina che presto cadrà”
Matt rimase in silenzio e annuì strofinandosi il mento. Forse doveva ribattere con qualche frase ad effetto oppure arrabbiarsi a tal punto da scagliarsi contro di lei. Ma lui preferiva non rischiare e si limitò a rispondere a tono. “Sì, sono d’accordo con te”
“Che cosa?”
“Ho detto che sono d’accordo con te. Io sono un essere umano. Sono Matt Smith, o meglio, Matthew Robert Smith.  Sono nato a Northampton, Inghilterra. Sognavo di diventare un calciatore, ma poi ho deciso di diventare un attore. In quanto io abbia un solo cuore è logico che io non sia il Dottore e non ho più di mille anni. Non ho persino il farfallino. Giuro che proprio non l’ho trovato nella cabina armadio! Pare che io sia destinato a non indossarlo mai e riguardo al burattino beh… non è proprio corretto dirlo così”
“ Che cosa vuoi dire?”
“Il Dottore è stato molto furbo. Così furbo che ha ingannato te, me e tutti coloro che mi hanno visto. Proprio un vero genio”
Sarah cominciava ad irritarsi e ad essere impaziente “ Spiegati”
“Eh no, Sarah. La prima che deve spiegare sei tu”
“A cosa ti riferisci”
“A questo”
Matt tirò fuori dalla giacca vittoriana il piccolo cacciavite di Asia e con una solo sonicizzazione nell’arena riecheggiarono voci su voci che pronunciavano una sola parola: Dottore.
Tutti i presenti si coprirono le orecchie e urlarono dal dolore.
“Smettila! Smettila subito!” lo ammonì River.
Un po’ scosso Matt abbassò il braccio e le voci cessarono.
“Razza di idiota! Si può sapere che cosa avevi in mente?!”
“Scusa River. Credo di aver alzato troppo il volume”
“Aspetta… quelle voci… ma sono …?”
“Vedo che cominci a capire, River”
“No…”
“Invece sì! Stesse voci, stessa reazioni ma ovviamente niente conseguenze perché le ho bloccate prima che potesse succedere di nuovo. Or dunque Sarah, spiegami il motivo di queste bellissime voces illusionis
La ragazza cibernetica rimase sorpresa dall’affermazione dell’umano senza rispondere.
 Matt sorrise beffardo. “A quanto pare ci ho azzeccato. Bene,allora: voci dell’illusione. Non si usano molto spesso! In genere le onde ad alta frequenza di solito dovrebbero essere impercettibile da qualsiasi essere vivente, ma queste sono speciali: onde che non si sentono ma che senza farsi notare vibrano all’interno del timpano alieno, umano o quello che è e mandano dei forti impulsi al cervello, fino a quando cinque secondi dopo quelli stimolano i sensi. La mente è completamente sotto il controllo di tali impulsi che inducono l’individuo a fare quello che vogliono: se gli impulsi dicono bevi, lui beve. Se invece dicono dormi, lui dorme. E se dicono muori… lui muore.”
Sarah rise compiaciuta e si avvicinò di qualche passo a Matt “Ammirevole. Molto bravo, per essere un semplice umano. Un’ottima spiegazione.  E’ vero. Siamo stati noi a emettere quelle onde. Ci abbiamo messo un po’ per trovare la frequenza giusta per tutti. Comunque non è vero che sono tutti morti”
“No, infatti. Quelli che sono stati colpiti dagli impulsi sono sopravvissuti con una conseguenza o sono morti. Riguardo alla conseguenza, i sopravvissuti…”
“I sopravvissuti dovevano dimenticare il Dottore”
Matt schioccò le dita “Bingo, hai centrato il problema. Ecco quello che non capisco. Perché dovevano dimenticare? Tu hai usato le voces illusionis uccidendo per otto anni persone che non c’entravano niente e lasciando persone senza un ricordo, perché?”
“No, non è vero che non c’entravano. Tutti erano coinvolti e tutti dovevano pagare”
“Pagare cosa? Hai solo dato nome ad una nuova epidemia: l’epidemia del Dottore, un’epidemia di cui tutti ora hanno paura”
“Ed era questo ciò che doveva accadere. Paura. Tutti dovevano provare la stessa paura che noi abbiamo dovuto provare!”
Sarah alzò di botto la voce. Una furia cieca si accese dentro di lei. Un brutto ricordo venne rievocato: il fiume. “No… non di nuovo…” La CBM2 si portò una mano sulla fronte
“Deve fare male, vero?”
“Tu… non puoi capire…”
“ E’ ovvio che io non lo sappia. Dopotutto sono i tuoi ricordi, vero? Sarah Hamilton?”
La ragazza iniziò a tremare a quel nome. Sarah Hamilton. Le sembrava un nome sconosciuto ma allo stesso tempo era come se lo conoscesse “Quel nome…”
“Sei tu, Sarah”
“No… non è possibile… non sono io!”
“Invece sì”
“No!”
“Apri gli occhi, Sarah. Dimmi. Dimmi dov’è il Gran Consiglio”
“ Sarà qui a momenti. E vedrai. Ti giustizieranno a dovere!”
“Quella che tu chiami riunione importante è iniziata da più di mezz’ora e ancora nessuno si è visto. Quindi, tutto mi porta ad una sola conclusione”
“E quale sarebbe?”
Matt avanzò di due passi davanti a Sarah. Adesso erano così vicini che quasi si potevano toccare “Che sei tu il Gran Consiglio”
La CBM2 alzò la testa e inarcò un sopracciglio “Non mi inganni. Io sono solo un soldato. Uno dei migliori e la prova è che sono riuscita a catturare il Dottore”
“Soldato di prima scelta, sì. Questo era quello che eri prima di morire”
“Io non sono morta”
 “ Invece sì e anche molto tempo fa. Sei stata un nobile soldato di guerra della razza umana, figlia del più grande generale militare e sorella maggiore di Joshua, che purtroppo hai perso per un’invasione aliena. Una delle peggiori invasioni in cui due forme aliene hanno usato come campo di battaglia la Terra”
“Smettila”
“E’ la verità e tu lo sai”
“Smettila!”
“Ok. Se ancora non lo vuoi capire, lascia che allora te lo dimostri. Vediamo… chi vogliamo prendere come cavia? Ah, sì! Prendiamo il tuo caro amico d’infanzia! Che ne dici?”
Matt attivò di nuovo il cacciavite sonico e in poco tempo, sulla piattaforma centrale arrivò attratto dall’apparecchio Rey.
“Rey?” chiese confusa Sarah.
“Io… giuro che non lo so! E’come una calamita! Non resisto!”
“ Bene, ora che abbiamo il nostro piccolo infermiere barra necrofilo: che ne dici se gli facciamo fare un giochetto?”
Con un’altra sonicizzazione, Rey tramutò involontariamente il suo braccio destro in una lama e se la puntò al collo.
“No,Rey! Fermati!”
“Non posso! Sono sotto il suo controllo!”
“Questo è scorretto! Smettila subito!”
“Lui non può fermarsi, io lo posso fermare. Ma anche tu lo puoi fare”
“Che cosa vuoi dire?”
“Di’ di spegnere i suoi sistemi e vedrai che si fermerà”
“Anche se siamo dei robot, abbiamo pur sempre un nostro pensiero. Non posso comandarlo!”
“Beh, se non lo fai rischi che si uccida” Matt aumentò le onde soniche e il braccio del CBM2 si avvicinò pericolosamente alla gola: Sarah iniziò ad andare nel panico.
“No, Rey!”
“Dillo! Fai quello che ti dice!” lo implorò l’amico.
“Ma io…”
Rey la guardò disperato e ormai senza forze “Dillo, Sarah!”
Indecisa, Sarah balbettò un paio di volte per poi finalmente pronunciare quelle tre parole “Arresto del sistema!”
In attimo le funzionalità di Rey si spensero e chiusi gli occhi cadde a terra su un fianco. Sarah lo aveva salvato. Lo aveva salvato davvero; e tutto solo con la sua voce.
La CBM2 si portò entrambe le mani alla testa e ora quel ricordo che lo tormentavano divennero cinque, dieci, fino a raggiungere qualche centinaio. Man mano nella mente di Sarah si materializzarono immagini su immagini di un bambino di otto anni biondo che le sorrideva, di un uomo sulla cinquantina in divisa militare che le si avvicinava per abbracciarla e di una donna con dei bellissimi capelli rossi e gli occhi verdi che pronunciava con dolcezza il suo nome.
Ricordi belli ma anche ricordi brutti: I giorni di Sarah Hamilton, una dei migliori elite dell’esercito contro le invasioni aliene.
Ora ricordava tutto.
“No…io… non posso essere lei…”
“Invece è così, Sarah”
“Io… non sono un umana… ”
“E dove avresti preso quel volto? Te lo ricordi? Prima pensavi fosse solo una specie di maschera giusto per avere un’identità ma invece, quello che hai attaccata al collo è una vera è propria testa umana”
“No…”
“Ricordi quella fatidica guerra? Ricordi chi erano le due razza che hanno innescato l’invasione?”
“Io… veramente… non…”
“Basta guardare il tuo corpo, Sarah. Un corpo di metallo e una testa umana. Di certo senza l’enorme testa di ferro non si capisce ma anche solo da questi due elementi si può arrivare ad una delle due soluzioni: la prima sono i Cybermen”
“I… Cybermen?”
“Sì, e se ora permetti io abbasserò la barriera e ti mostrerò la seconda terribile razza” Matt avvicinò una mano sul petto di Sarah. Con l’aiuto del cacciavite sonico lentamente si aprì : River e la ragazza cibernetica rimasero a bocca aperta.
All’interno del petto giaceva moribondo un essere organico informe simile ad una piovra.
“Ma questo… cosa?...”
“Questo, Sarah è un Dalek. La seconda razza aliena che ha attaccato la Terra”
“Ma… io come…cioè, noi…”
“Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Io ho scannerizzato col TARDIS ogni essere presente qui e sono tutti dei semplici androidi a tua immagine somiglianza. Nessuno ha un Dalek dentro di sé. Tu sei l’unica ad averlo. Come fanno a muoversi e a parlare? La risposta è che tu li controlli con il pensiero”
Le mani di Sarah iniziarono a tremare e le lacrime scesero copiosamente sulle guance. Sbigottita la ragazza scosse la testa “No…”
“Sarah Hamilton: tu sei la prima fusione fra un essere umano, un Cyberman e un Dalek. E ora: sei davvero sicura che il burattino qui sia io?”

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Capitolo 15
*** 200 anni ***


“Niente e nessuno viene dimenticato. Mai fino in fondo perciò resisti! Non devi mollare!”
Prima che potesse dire di essere spacciata, qualcosa finalmente le diede una minima speranza di poter sopravvivere: quegli occhi. Quei profondi occhi verdi erano l’unica cosa che la ragazza riusciva a vedere.
Erano così chiari che quasi le dava la forza di non chiudere i suoi, erano così saggi che le dava conforto e coraggio. Eppure aveva così paura che non li avrebbe ma più rivisti.
 “Devi continuare a guardarmi! Non puoi morire ora e qui! Tu sei una valorosa soldatessa di guerra e c’è tuo fratello che ti aspetta”
“Fra…tello?” La ragazza quasi si stupì di poter parlare. Aveva una voce un po’ roca e le faceva terribilmente male la gola. Sentiva freddo.
“Sì, tuo fratello! Il piccolo Joshua! Te lo ricordi, vero?”
“Io…non…” La sua voce venne strozzata da un tossicchio e un saporaccio metallico le lasciò l’amaro in bocca
“No no, non parlare! Quando ti porterò via da qui lo rivedrai, Sarah!”
Più sentiva parlare quella voce, più non riusciva a capire. Fratello? Sarah? Adesso che ci pensava non sapeva neanche chi era: con chi era, se aveva una famiglia, che cosa aveva fatto e che cosa stava facendo. Proprio non riusciva a ricordare. Ogni momento della sua vita era come se fosse stato rimosso completamente dalla sua memoria. Buio totale.
“Sa…rah?”
 “Ti prego… non rendermi le cose ancora più difficili! Ti devi fidare di me! E’ tutto finito!”
Ancora non era riuscita a capire chi ci fosse lì davanti a se. No riusciva a muovere i suoi occhi, erano fissi al cielo grigio e di tanto in tanto riusciva a intravedere un ciuffo ribelle castano e un buffo farfallino nero.
Un curioso ronzio attirò la sua attenzione e cercò di spostare leggermente gli occhi verso la fonte: era un piccolo attrezzo simile ad un cacciavite. Una mano le passo davanti gli occhi e una luce verde la indusse a chiuderli.
“Tu… chi sei?”
“Io sono il Dottore”
“Un… dottore?”
“No no, solo il Dottore. Accidenti…. Questa ferita è troppo grave. Non riesco a fermare l’emorragia. Aspettami qui, torno subito!”
Subito dentro di lei qualcosa si ruppe. Un brivido di freddo percosse tutto il suo corpo: iniziò ad aver paura. Con forza si aggrappò con una mano con la prima cosa che le sfiorò vicino.
“No! Ti prego! Non mi lasciare!”
La ragazza nella disperazione strinse ancora più forte “Non mi lasciare…”
Di nuovo quei due occhi verdi si presentarono davanti a lei in tutto il suo splendore. Sentì per un attimo un lieve calore sulla sua pelle  “Ti prometto che ritornerò. Stai tranquilla. E’ una promessa”
“Ti prego…”
“Promesso”
Lasciata la presa, la ragazza si accorse che ormai quella persona non era più lì vicino a lei.
“Dottore! Ti prego, non lasciarmi! Dottore! Dottore!”
 
La pesante mano metallica di Sarah stringeva come una morsa la fragile gola di Matt. Questi non riusciva a respirare e invano cercava di liberarsi dimenandosi freneticamente: il suo volto diventava sempre più rosso.
“Sarah … ascoltami. Possiamo.. aiutarti”
“Aiutarmi? Voi vorreste aiutarmi? Solo perché ora ricordo tutto, ciò non vi dà il permesso di aver compassione per me. Io ho aspettato il Dottore. E ho aspettato. E ho ancora aspettato, ma lui non arrivava. E che cosa ha fatto? Mi ha lasciata al mio destino e mi ha condannata a dimenticare di essere stata umana!”
Matt era ormai arrivato al limite. Cominciò a prendere avide boccate d’aria e con estrema fatica tentò di prendere il cacciavite.
“Lo sai? Ti devo ringraziare, umano. Ora che so cosa devo fare, il Dottore non ha scampo” La CBM2 strinse ancor di più e l’uomo cominciò seriamente a non respirare. River non sapeva cosa fare e rimase immobile.
“No! Matt!”
“Che la mia vendetta si riversi su di te! Dottore! Se non hai intenzione di fare qualcosa, dovrai dire addio al tuo caro servetto!”
“Mi… sembra di avertelo detto…”
La ragazza cibernetica squadrò l’uomo sofferente
“Ora… il Dottore … non può parlare… ci sono solo io… e loro…”
“Tu? E che cosa vorresti fare? La tua cara River non può fare niente e neppure Asia”
“E… chi ha detto che intendevo River e Asia?”
“Che vuoi dire?”
Matt alzò il braccio con in mano il cacciavite sonico che intanto lampeggiava “ Io intendevo… loro
Al centro dell’enorme cupola di vetro dell’arena si formò un enorme voragine che allarmò tutti i presenti. Grossi frammenti di vetro caddero rovinosamente sulla piattaforma centrale: Sarah si spostò velocemente di lato spingendo in avanti Matt che poté finalmente respirare.
“Ma che diavolo..!”
Dal buco scesero delle lunghe corde, su cui vi scivolarono alieni di diverse fattezze.
Man mano che toccavano la piattaforma, Sarah sgranava gli occhi dallo stupore. “No… questi… non posso essere loro!”
“Oh invece sì”
Schiarita un paio di volte la voce, Matt si alzò e allargò ampiamente le braccia “Questi mia cara, sono quelli che pensi”
Umani, Juudon, Slitheen,Siluriani,Sontaran, Cyberman e molte altre creature aliene erano sparsi sugli spalti dell’arena armati fino ai denti.
“Scusa il ritardo, Matt” Vastra e Jenny si lasciarono aprire un varco tra la folla e l’attore le accolse sorridente. “Abbiamo incontrato un po’ di traffico”
“Beh, meglio tardi che mai! Bene, è bello vedervi quasi tutti qui! Ma cosa più importante:  hai portato quello che ti ho chiesto, Vastra?”
La donna-rettile annuì e agitò tra le mani una piccola boccetta con all’interno del denso liquido color oro. “Eccola qui”
L’uomo schioccò le dita soddisfatto. “Bene. Iniettala subito ad Asia, siamo ancora in tempo”
Prima che Sarah potesse fare un passo, Jenny le puntò velocemente sulla gola una katana. La CBM2 si bloccò.
“Sappiamo che la tua testa è umana, perciò fai un passo e ti taglio la gola”
Vastra si avvicinò correndo verso la capsula e abbracciò River “Sono contenta di vedere che stai bene, River!”
“Stessa cosa di te. Ma quella cos’è?”
“Non lo so”
River inarcò un sopracciglio “Come, scusa?”
“ Matt mi ha detto di prenderla”
“E… a cosa serve?”
“Scopriamolo” La siluriana aprì con forza lo sportello della capsula e una folata d’aria calda la investì. Appena Asia vide Vastra avvicinarle cercò di allontanarla con le braccia.
“Vastra… non toccarmi! Sono corrosiva!”
“Ci vorrà solo un attimo!” Velocemente, Vastra inserì la boccetta dentro ad un iniettore. Al contatto con la pelle della ragazza i guanti della donna-rettile cominciarono a bruciare, ma lei resistette stringendo i denti.
“Forse ti farà un po’ male. Resisti!”
Facendo bene pressione sul braccio di Asia, il liquido s’iniettò senza problemi nelle vene.
“Ahia!”
“Ecco fatto!”
Con grande sorpresa di Asia, il liquido mostrò i primi segni di miglioramento: la ragazza cominciò a sentirsi piena di forze e la sua pelle a ritornare nel suo colorito roseo. Sentì quella sensazione di calore scendere vertiginosamente. “Oh.. è incredibile!” La ragazza contemplò il suo corpo toccandosi e fece una giravolta. “Ora sto bene!”
Presa dall’entusiasmo Asia abbracciò Vastra “Fantastico!”
“Ben tornata, piccola Asia!”
“ Bene, bene. A quanto pare ha funzionato, ora è meglio se vi allontaniate da lì. River, vieni anche tu”
Al richiamo di Matt, madre e figlia annuirono e corsero verso di lui. Asia corse tra le braccia del giovane attore che l’abbracciò a sua volta.
“Sbaglio o ti avevo detto che ti avrei tirato fuori da lì?”
La ragazza sorrise all’uomo “Non ne avevo dubbi”
“Non capisco…”
Matt notò lo sgomento di Sarah che ancora non riusciva a credere ai suoi occhi. Si chiedeva perché mai tutti quegli alieni fossero dalla parte del Dottore, specialmente perché alcuni nemici del Gallifreyano fossero presenti all’assalto.
“Voi… perché? Che cosa volete fare?”
“Non si vede, feccia di un androide? Siamo qui per sterminarti!” Tra la mischia si fece largo anche Strax, comandante dei Sontaran nonché fedele compagno di Vastra e Jenny “Sarai riuscita a ingannare il mio dispositivo di localizzazione quel tempo, ma non madame Vastra e il signor Dottore”
“Ma perché?! Non ha alcun senso! Voi siete nemici del Dottore! Dovreste essere dalla mia parte. Allora perché!”
Tu sei una creatura obsoleta” Davanti a Strax, si mise davanti un Cyberman con tanto di fucile laser.
Sarah lo scannerizzò e subito dai suoi archivi trovò la sua descrizione completa “Tu… Sei un Cyberman? Tu e i tuoi compagni dovreste essere dalla mia parte, così come tutti gli altri!”
L’alieno fece un passo in avanti deciso “Negativo. Noi facciamo parte della Lega
“Quale Lega?”
“La Lega del Dottore
Sarah si girò di scatto verso Matt
“Oppure la puoi anche chiamare Armata, come ti pare. Composta da alieni e umani che neanche immagini, ma visto che ho avuto poco tempo sono riuscito a chiamarne solo alcuni”
“Tu menti”
“Ti sembra che menta?”
“Gli alieni qui presenti sono tutti nemici del Dottore! Io lo so, è nei miei archivi! In così poco tempo non possono aver cambiato idea!”
“No, non sono i tuoi archivi, bensì i ricordi del Dalek che hai al tuo interno. Tutto quello che sai lo devi a lui”
Jenny si spostò leggermente di lato sempre puntando la sua katana e lasciò passare avanti Matt.
“So che hai molte domande da fare ma sono certo che le mie sono molto più importanti, perché servono per farti capire bene la situazione”
“Che vuoi dire?”
Matt si girò per un secondo verso River: la donna aveva gli occhi sbarrati dallo stupore. Subito l’uomo ritornò a guardare Sarah.
Poco tempo. Che cosa intendi ? Quanto tempo pensi sia passato, Sarah?”
Sarah abbassò gli occhi pensandoci su “Da quando ho sognato quel fiume. Il fiume che attraversavo con mio fratello, un sogno che non smetteva di tormentarmi. Da quando ho sentito il suo nome nella mia testa.  L’invasione. La grande guerra…”
“Bene. Questa è il tuo punto di vista, ma ora rispondimi: quanto tempo pensi che sia passato?”
La ragazza cibernetica cominciò ad essere confusa “Dalla fine della guerra: quindici anni fa. Da quando ho saputo della nascita di Asia abbiamo… ho deciso di attaccare e di uccidere il Dottore”
Asia strattonò il braccio della madre e la guardò sbigottita “Ma mamma… non è possibile…”
“Sì. Lo so, Asia”
Sarah aggrottò la fronte perplessa. Tutti i presenti, compresi Matt si guardarono a vicenda bisbigliando tra di loro, mentre lei era l’unica a non capire. “Che c’è? Qual è il problema?”
“Il problema è molto semplice, Sarah. La guerra in cui hai combattuto non è stata quindici anni fa. Bensì 200 anni fa
Quelle tre parole spaventarono terribilmente la ragazza che indietreggiò di due passi scuotendo la testa “No…”
“ Nell’arco di quel tempo,dopo quella spaventosa guerra, il Dottore è riuscito a trovare un compromesso che ha unito tutti gli alieni che vedi: sono ormai alleati del Dottore. Da ormai 200 anni combattono insieme. Ovviamente non ci sono Dalek, dal momento che sono stati eliminati da quella guerra. O almeno, quasi tutti”
Sarah continuava a negare sottovoce pensando anche alla creatura che si celava dentro di se.
“ Capisco come tu ti senta ora e mi dispiace di dovertelo dire così, ma tu grazie alla tecnologia Dalek sei riuscita a sopravvivere e ti confesso che non me lo sarei mai aspettato”
L’uomo tirò su il mento della ragazza e la guardò dritta negli occhi “Sei stata sotto il suo controllo per 200 anni, ti ha usato prima per costruire un androide, poi una decina, un migliaio finendo col costruire un’immensa città su un pianeta disabitato da tempo: la Terra. Il tocco finale? Intasare te e gli androidi con dei ricordi fasulli”
La ragazza abbassò la testa e iniziò a singhiozzare ormai arresa, mentre Matt cercò nuovamente di farla ragionare.
“Nulla è perduto. Noi possiamo fare in modo che tutto questo finisca, Sarah. Se tu liberi il Dottore, lui ti potrà aiutare in qualunque modo. Non sarai umana, ma sarai comunque ancora in grado di farti una vita. Ti prego. Ascoltami”
Un lungo silenzio calò tra i due che si spezzò con una sola parola. Una parola che fece raggelare il sangue a Matt.
Uccideteli
All’improvviso,come in uno stato di trance, tutti i CBM2 si alzarono e iniziarono ad attaccare gli alieni della Lega. Molti con un balzo saltarono sulla piattaforma centrale e incuranti dei danneggiamenti subiti, li aggredirono anche loro inespressivi .
Sarah si lasciò ferire dalla katana di Jenny per poi colpirla sullo stomaco con un pugno. L’umana si accasciò a terra.
“Jenny!”
”Vastra, stai con Jenny! Abbiamo bisogno di un diversivo!”
Subito La siluriana tirò fuori dalle tasche una cortina fumogena, giusto per dare il tempo a Matt, River e Asia di correre. Sarah li vide scappare verso una delle porte che portavano alle innumerevoli torri.
“Non riuscirete mai a trovarlo. Ma soprattutto non riuscirete a scappare”
La ragazza si portò una mano al collo e toccò qualcosa di caldo e viscoso: l’indice e il medio erano sporchi di sangue.
“Allora è vero… Sono umana”
“Lo eri, ora sei solo un androide dalla testa umana”
Sarah guardò severa Vastra che era vicino alla sua giovane moglie svenuta
“Pensa a campeggiare i tuoi uomini, anche se poco ma sicuro contro i miei non ce la faranno”
“ Tu non lo vuoi davvero tutto questo. Guardati attorno! Questa guerra non ha senso, tu sei solo stata influenzata! I tuoi ricordi non sono quello che pensi! Devi combattere quel Dalek dentro di te, devi ritornare quella che eri!”
“E lasciarmi alle spalle tutto quanto? Lasciare che questi 200 anni siano stati vani? E poi? Dove vado?”
“Matt te lo ha detto, ti rifarai una vita! Potrai ricominciare!”
“Sì, mi rifarò una vita. Dopo che avrò ucciso il Dottore”
Sarah si avvicinò al corpo di Rey, l’unico a cui non ha riattivato i sistemi e preso il controllo. “Rey, svegliati
Sbattute un paio di volte le palpebre, il CBM2 si alzò un po’ confuso “Che… cosa è successo? Che cosa succede qui?! Sarah?!”
La ragazza cibernetica prese per mano l’amico e gli sorrise “Non preoccuparti, Rey. Tu non dovrai fare tutto questo perché so quanto tu odi combattere”
“Perché… ”
“ Che cosa?”
Rey si toccò il viso e osservò impaurito le sue mani metalliche quasi come se non le riconoscesse più. Era davvero spaventato.
“Che succede, Rey?”
“ Io sono… solo un androide. Sarah?”
Sarah cercò di calmarlo “Rey...”
“ E tu invece… eri un essere umano? E ora sei… “
“Non ti devi preoccupare. Tutto questo sarà finito e poi noi ce ne andremo”
“Noi? Che cosa vuoi dire?”
“Io e te scapperemo appena ucciso il Dottore e…”
“ Io non sono reale!” Il giovane CBM2 urlò all’amica con gli occhi pieni di odio, mentre Sarah rimase impassibile “Rey. Sono io che ho voluto mostrarti la verità. Perché sei l’unico che mi è stato vicino e ti assicuro, che tu sei vero.”
La ragazza intrecciò le sue dita a quelle dell’amico “ Vero come ora ti sto tenendo la mano. Tu sei stato il primo e voglio che tu rimanga con me” La ragazza sorrise dolcemente così da rassicurare Rey “Sarai l’unico ad avere una tua coscienza, degli altri non mi interessa. Non mi importa se i miei ricordi sono stati corrotti, ma io so quello che voglio”
“Io… “
“Rey, sul serio. Tu sei la persona più importante per me qui”
Il ragazzo si calmò e forzò un sorriso, mentre Sarah allargò il suo
“Ascoltami bene, ora vai a controllare cosa stanno facendo quell’umano e River. Contattami appena li vedi”
Rey un po’ insicuro annuì e corse cercando di evitare i colpi e i vari alieni.
Sarah ritornò seria e squadrò Vastra con Jenny tra le braccia.
“E ora, è il vostro turno”
 
Come in un labirinto, Matt girava in un corridoio per poi ritornare indietro. Ad ogni vicolo cieco imprecava a bassa voce camminano sempre più veloce: a stento River e Asia riuscivano a stargli dietro.
“Ehi, Matt! Non puoi andare più piano? Che cos’hai?”
“Non c’è più tempo. Dobbiamo trovare in fretta il Dottore. Non lo sento più! Prima sono riuscito a percepirlo, ma ora è come scomparso! Andiamo Dottore! Parlami!”
“Matt, calmati!”
“River, tu non capisci! Non abbiamo più tem…”
All’improvviso l’uomo si inginocchiò a terra cominciando a tossire. Allarmate, madre e figlia gli si avvicinarono.
“Matt! Che ti prende!”
L’attore si portò una mano alla bocca quasi come se stesse per rigurgitare qualcosa. Si rialzò strisciando sulla parete perdendo un paio di volte l’equilibrio.
“Matt?”
Sotto gli occhi increduli di River, dalla bocca di Matt uscì uno spesso alone giallo-oro. L’uomo poi scivolò con la schiena sulla parete sedendosi a terra. “No… non ce la faccio più…”
Asia gli si sedette accanto prendendogli la mano “No, Matt! Che cosa dici? Non puoi arrenderti così! Cosa ti succede!”
“Quello stupido…” L’archeologa strinse con forza i pugni guardando Matt sofferente. “E’ davvero un perfetto idiota, non c’è che dire. Appena lo riporto a casa mi sente!”
“Mamma, di cosa stai parlando?”
“Arco camaleonte”
“Eh?”
“O almeno, così sembra. Tuo padre ha sempre un asso nella manica ma non mi sarei mai aspettato questo”
Matt respirava a fatica. La sua fronte era grondata di sudore, il volto contorto dal dolore e l’unica cosa che Asia poteva fare era tenergli la mano. “Matt, ti prego resisti! Devi restare sveglio!”
“Io l’ho visto…”
“Cosa?”
L’uomo riaprì gli occhi e sorrise “Lui… mi è sempre stato vicino… Credevo fosse solo un sogno e invece era sempre lì. Credevo fosse… una specie di amico immaginario che mi parlava nel sonno. Ogni tanto da piccolo lo sentivo che mi diceva che avrei dovuto fare attenzione, di non dimenticare… l’ho sempre ignorato ed è per questo che non me lo sono ricordato… Ma ora… tutto mi è chiaro… ”
“Che cos’è questo arco camaleonte?”
“ I signori del tempo… usano l’arco camaleonte per cambiare la loro biologia. Possono diventare qualsiasi cosa e inseriscono la loro essenza in un orologio che solo loro possiedono. Ma purtroppo…”
“Purtroppo tuo padre lo ha dato via e ha dovuto fare un gesto estremo” River si avvicinò a Matt per asciugargli il sudore “ Tentando così di trasferire la sua essenza attraverso il vortice del tempo fino a un mondo parallelo. Non mi stupisco il fatto che ci sia riuscito, visto che persino il TARDIS ne è stato capace cosa che lui ha sempre ripetuto impossibile”
Regola numero uno di papà: il Dottore mente
River incresco le labbra in un sorriso “Esatto”
“Il tempo qui scorre in modo diverso che nel mio mondo, o almeno è l’unica cosa che sono riuscito a pensare… otto anni qui e trent’anni da me. Ho passato la mia vita senza accorgermi che lui mi proteggeva affinché non venissi corroso dalla sua essenza fino a tempo prestabilito… Il TARDIS lo sapeva e ha fatto sì che tu, Asia, mi venissi incontro… per prendermi”
Asia si ricordò della notte che sentì il fischio del TARDIS, delle immagini del mondo parallelo e capì: tutto era stato calcolato. Tutto era un piano ben pensato da suo padre con la partecipazione dello stesso TARDIS, per proteggere la sua famiglia e l’Universo da morte certa. Asia non sapeva se esserne felice o essere semplicemente arrabbiata: detestava suo padre ogni volta che aveva quell’atteggiamento da supereroe, non che fosse per lei una brutta immagine, ma non lo sopportava quando lo faceva da solo. Senza l’aiuto di nessuno. Come sempre.
E ora, per quella su bravata, non solo stava rischiando lui stesso di morire ma ci stava andando di mezzo anche il povero Matt.
“Io… sono l’orologio che contiene l’essenza di tuo padre. Per questo ho il suo aspetto, per questo sono qui. Il Dalek all’interno di Sarah la vuole e mi cercava: l’elemento mancante.
Asia strinse più forte la mano e notò che quella dell’amico stava diventando sempre più fredda.
“ Ma lui non resisterà a lungo… cercando di trattenerla dentro di me si sta indebolendo sempre di più…E alla fine… non rimarrà nessuno dei due…”
“Matt! Resisti! Mamma! Dobbiamo trovare quella stanza, subito!”
“Non è facile! Anche scannerizzando tutte le torri, non ho il tempo di sbloccare il codice!”
“ A meno che qualcun che sa dov’è non vi indichi la strada” Un po’ nervoso e insicuro, Rey si avvicinò con cautela a Matt, Asia e River. Quest’ultima gli puntò velocemente una pistola laser.
“Vedi di non muoverti o altrimenti ti faccio un buco sulla fronte!”
Il ragazzo alzò le braccia “Ti prego non farlo! Io voglio aiutarvi! Davvero!”
“Tu non mi inganni, dolcezza! Tu sei un compagno di Sarah!”
“Ma non sono sotto il suo controllo!”
“Bugiardo!”
“Aspetta mamma!”
Asia si mise davanti alla donna abbassandole l’arma.
“Asia, spostati”
“Sentiamo almeno quello che vuole dirci” La ragazza tranquillizzò il giovane CBM2 dandogli segno che poteva parlare.
“Io vi giuro che non sono sotto il suo controllo. Mi ha dato la facoltà di avere una mia coscienza e non nessun contatto con lei in questo momento”
“Tu sai davvero dov’è mio padre?”
Rey annuì timidamente “ Io… voglio portarvi da lui”
“Aspetta… tu sei un amico di Sarah, per quale motivo dovresti aiutarci?”
“Ecco io…” Il CBM2 non riusciva a trovare le parole giuste e più ci pensava, più gli venivano in mente tutti quegli splendidi momenti passati con Sarah. Nonostante lui fosse solo un aspirante dottore in medicina e lei un soldato, i due passavano le giornate insieme divertendosi e scherzando. Faceva davvero molto fatica a credere che tutto quello fosse solo una semplice illusione. “Ho bisogno di esserne sicuro… Vi prego: rispondetemi sinceramente”
River si decise ad abbassare completamente la sua pistola ed ascoltò.
“Tutto ciò che ho passato qui. La mia vita su questo pianeta. E’ stata tutta… una finta? Sono solo uno stupido burattino nelle mani di quel… Dalek?” La voce di Rey era strozzata da dei singhiozzii senza lacrime mentre un silenzio inesorabile separava lui e Matt.
“I ricordi dentro di te, quando ci pensi… Cosa senti esattamente?” gli chiese l’umano sofferente.
Rey si portò una mano al petto ed espirò profondamente “ Io sento… che sono veri. Che ogni ricordo che ho di questo pianeta l’ho davvero vissuto! La mia vita non è  stata vana! La mia vita con Sarah… non può essere stato niente”
Matt con uno sforzo si rialzò aggrappandosi a River e sorrise al CBM2. “ In questo caso… Non fare domande di cui sai già la risposta” L’uomo fissò intensamente negli occhi Rey che era rimasto spiazzato da quelle parole, e con un dito premette sulla parete del corridoio: vi si aprì di scatto un varco con all’interno un ascensore.
“Con questo faremo più veloce. Non è lontano da qui”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ho avuto un po’ di problemi ( anzi, direi parecchi!!) tra la scuola e la salute… perciò ci ho messo un po’ ad aggiornare… come si può constatare la storia è ancora in corso! E devo confessare che sto cominciando a sentire la mia testa pesante… perché sto avendo dei seri problemi nel finale!!! Aiutoooooo!!!!
Come al solito ho sempre quella sensazione di aver scritto cretinate senza senso, per cui per ogni cosa non esitate a dirmi cosa correggere!
Ciaooooo
 
 
Cassandra

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Capitolo 16
*** Il ritorno ***


Entrati nell’ascensore, Matt si concesse un momento per chiudere gli occhi e riposare, ma fu tutto inutile. Sudava freddo, ed ogni secondo che passava sentiva dentro di se quella terribile sensazione di bruciore.
“Matt… Matt, svegliati”
L’uomo sentiva le palpebre ancora molto pesanti, ma cercò lo stesso di aprirle. Due occhi verde-marrone lo fissavano preoccupati. “Ri…ver…”
La donna subito gli prese la mano sorridendogli “Sono qui, Matt. Resisti, siamo quasi arrivati”
Al primo contatto le mani di Matt le parevano roventi. La preoccupazione e la paura salivano sempre di più. In quel momento la donna proprio non sapeva cosa pensare, non sapeva se essere in apprensione per suo marito oppure essere in collera con lui. Ripensò a quel biglietto scritto in rosso lasciatole da lui e ricordò a fondo le parole. D’impulso sorrise e sapeva già cosa fare.
“Dove… siamo?” chiese lui.
“Nell’ascensore. Rey ci sta accompagnando dal Dottore”
“Ah… ora mi ricordo”
“Il Dottore è stato imprigionato nella torre più alta perché era troppo pericoloso. Chiunque si avvicinasse a lui finiva disintegrato all’istante”
“Che cosa li avete fatto?” Asia guardò disperata il CBM2 che si addolcì solo guardando i suoi occhi.
“In questi otto anni, niente. Te lo assicuro. E’ furbo, non siamo mai riusciti a studiarlo. Anche se pareva una nube molto densa e corporea, dai nostri scanner non venne rilevato nessun peso o altro”
“ Una nube? Mio padre è una nube?”
“Che tu ci creda o no, lo è”
“Ma mio padre sta davvero bene?”
Un leggero tonfo fece trasalire Asia e River. L’ascensore finalmente si era fermato.
“Lo vedrai tu stessa”
Aperte le porte, La ragazza corse lungo il corridoio davanti a se raggiungendo un’enorme porta blindata più alta di lei di almeno un metro e mezzo. Non sapeva perché avesse corso proprio davanti a quella porta: avrebbe potuto girare l’angolo o semplicemente correre verso un’altra, ma no. Aveva la sensazione che fosse quella giusta.
“Asia! Fermati! Dobbiamo seguire Rey! Le porte qui sono tutte e uguali!”
“Veramente la porta è proprio quella”
River guardò Rey stupita che era sorpreso quanto lei e le fece spallucce.
“Ma Asia… come hai fatto?”
Anche la ragazza scrollò le spalle alla madre continuando a fissare la porta bianca. “Non capisco perché ma... sento che papà è qua”
“Il sangue…”
Asia si girò verso Matt che intanto stava chino e appoggiato su una spalla di River
“ E’ grazie al sangue… di tuo padre che ti scorre nelle vene”
“Il… sangue? Che cosa intendi?”
“La fiala… che ti ha iniettato… Vastra, conteneva il sangue di tuo padre”
“Cosa?” La ragazza si ricordò il momento in cui Vastra le iniettò il liquido viscoso e si guardò le mani incredula. Sentì le dita pulsare: allora era vero.
“Credo proprio che… lui sapesse che qualcuno avrebbe cercato… di usare la tua energia rigenerativa… e perciò pensò che quello fosse l’unico rimedio per controllarla a distan.. Ah!”
Matt sentì un dolore improvviso al petto e si accasciò a terra inginocchiandosi. Era ormai arrivato al limite, sentì come della lava incandescente corrodergli gli organi interni per poi arrivare alle ossa.
“Matt!”
“Non c’è più tempo! Le porte!”
Rey annuì a River e velocemente digitò il codice. Aperti i blocchi le porte si aprirono e una folata d’ aria calda li investì. Una forte luce dorata indusse tutti a socchiudere gli occhi ed entrati nella stanza, tutti alzarono la testa incantati dagli innumerevoli vortici di quella luce.
“Ma è… pazzesco…”
“Questo…è papà? E’ lui!”
“E’ incredibile… rispetto all’ultima volta l’intensità della luce e del calore è aumentata notevolmente”
“E’ il segno che… il Dottore è al limite… proprio come lo sono io” Matt si staccò da River e camminò lungo il corridoio facendo attenzione a non guardare il vuoto sotto di lui
“Matt, no! Fai attenzione a non cadere!”
“Questa è una prigione dimensionale. Se lui cade giù è la fine” aggiunse Rey.
“Matt!”
“Non avvicinatevi!”
River e Asia erano pronte a raggiungerlo, quando si bloccarono al suo richiamo
“E’ molto più pericoloso… se starete vicino a noi”
“Non fare l’eroe, Matt Smith! Adesso noi veniamo…”
“No mamma, aspetta” La ragazza bloccò la madre con un braccio e ignorando le su lamentele chiuse gli occhi. Lasciò che quell’aria calda riempisse i suoi polmoni che subito fluì dentro di se. Un piacevole tepore la rilassò, infondendole sicurezza “Papà… dice che ci dobbiamo fidare”
“Come? Tuo padre? Ma …”
“Io l’ho sentito mamma” Asia guardò decisa negli occhi della donna “Lui me lo ha detto”
River fece per aprire la bocca, ma venne zittita dallo sguardo penetrante della figlia. L’unica cosa che poté a fare era annuire e rimanere in silenzio. Ogni volta che vedeva quegli occhi, River non riusciva a mai a contrastarli e alla fine si sottometteva: era più forte di lei.
“Vai Matt. E fa attenzione”
L’uomo sbottò un sorriso ad entrambe e fece un cenno al giovane CBM2 “Sicuro”
Matt così si girò e osservò la capsula davanti a se. Attorno ad essa fluivano sinuose lingue di energia rigenerativa che al loro contato gli potevano essere fatali; ma lui non si voleva arrendere ora e con decisione cercò di camminare dritto respirando a pieni polmoni, senza più pensare al dolore. Era ormai finita.
“Mamma… dici che tutta quella energia potrebbe ucciderlo?…”
“No, tesoro” River abbracciò la figlia per rassicurarla “Tuo padre non lo permetterebbe mai”
Matt non pensava più a niente. Non sapeva perché ma era felice che finalmente tutto sarebbe finito, che tutto ritornerà alla normalità. Già. Tutto sarà come doveva essere.
La mia intera vita è stata una semplice illusione?
Se pur parole dette da Rey, quando Matt le pronunciò nella sua mente dentro di lui qualcosa scattò, quella terribile sensazione dello stomaco attorcigliato: Matt aveva paura.
Razza di stupido, pensò scuotendo la testa, di cosa ho paura? Che possa rischiare la pelle? Che possa dimenticare tutto questo e credere che fosse stato tutto un sogno? Che possa… cessare di esistere?
L’ultima ipotesi fece rabbrividire l’uomo inducendolo a fermarsi a un metro di distanza dalla capsula: eccolo lì. Ormai era arrivata l’ora di fare ciò per cui è stato creato, senza rimpiangere niente.
Delle lacrime scesero lungo le sue guance.
“Che strano… è come trovarsi davanti alla porta dell’al di là… Con questa luce così forte… Sì… un grosso cancello d’oro… eheh, è davvero buffo come pensiero… eppure io sono ateo”
Ad un tratto Matt si portò una mano al petto. Sentì che l’essenza del Dottore dentro di lui stava scorrendo lungo la gola, un formicolio leggero nelle braccia e sentì il volto in fiamme. Era ora.
“Mamma… che cosa succederà adesso?”
“Giuro che non lo so, Asia. Dobbiamo solo aspettare”
Sotto gli occhi di Asia, River e Rey le braccia e la testa di Matt divennero degli enormi getti di energia più luminosi delle stesse lingue attorno alla capsula: quelli presero a riempire l’enorme prigione sovrastando tutto il resto.
“Matt! No!”
“Asia, fermati! Non puoi avvicinarti!”
Il corpo della attore scompariva sempre più velocemente in quel turbine incandescente. Quando anche la giacca bordeaux  sparì, Asia chiamò l’amico con un urlo disperato.
“MAAAAATT!!!!!!”
 
E’ tutto finito. Ormai io non servo più. E’ strano dirlo ora che sono… morto? Sì, è molto probabile. Qui è tutto buio, sono sospeso in aria e non sento niente: freddo, caldo, suoni, odori. Niente. Solo silenzio.
Tutto questo mi porta indietro nel tempo. Sì. Mi riporta ai tempi in cui incontrai per la prima volta il Dottore nella mia testa.
Avevo all’incirca sei anni e la prima volta che sentii la sua voce fu quando ebbi un incubo su dei mostri di metallo dalla testa umana. Lui mi disse “ E’ tutto a posto, scusa se mi sono intromesso nella tua testa”.
Fu buffo quando mi disse che il suo nome era il Dottore. Pensai subito a quel telefilm fantascientifico che piaceva tanto ai miei genitori: Doctor Who, la storia di un alieno con due cuori che viaggiava con il suo TARDIS nel tempo e nello spazio. Un pazzo con una cabina blu.
A quel tempo c’era Colin Baker, che interpretava il sesto Dottore, ma appena lui mi disse che indossava una giacca di tweed e un farfallino, cancellai dalla mia mente l’ombrello e la giacca variopinti e la spilla del gatto.
E così  cominciò la sua convivenza nella mia testa. Nel momento del bisogno lui veniva da me e mi parlava. Quando facevo degli incubi lui mi aiutava, quando ero da solo lui mi era accanto, ma  ovviamente non usciva allo scoperto durante le verifiche a scuola.
Spesso mia sorella mi sorprese a parlare da solo e ovviamente spifferò tutto ai nostri genitori. Fui costretto a partecipare a un sacco di sedute da uno strizzacervelli. Ma io non demordevo: io sapevo che il Dottore era reale.
Era bello ascoltare tutte le sue storie. Ogni volta che tornavo a casa da scuola era come se in realtà non ne fossi  mai uscito, perché ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo sul TARDIS, i mondi paralleli e alcuni dei tanti segreti dei Signori del Tempo. Persino sentirlo parlare della sua famiglia era piacevole.
Ero sicuro che non ci saremmo mai separati, ma fu triste scoprire che prima poi sarebbe dovuto andare via.
Due anni dopo, una notte, mi mostrò una porta bianca. Una porta che non dovevo assolutamente aprire.
Mi lasciò poi con una frase davvero insolita e dal momento che avevo solo otto anni, non la capì e non la presi troppo sul serio.
“ Ti lascerò una traccia di me che ti proteggerà, ma tu devi promettermi una cosa, piccolo Matt. Che non dovrai mai dimenticare”
Mi dispiace Dottore. Ho paura di non aver mantenuto la promessa. Ora come ora sto per dimenticare tutto. Rimarrò nel buio senza nessun ricordo.
 
“Certo che quando vuoi sai essere melodrammatico”
Matt si sentiva pesante ed esausto. Sentì la schiena irrigidita e la testa pulsare.
“Ti concedi finalmente trenta minuti di riposo e tu pensi già la morte? Per l’amor del cielo, Matt! Hai ancora una vita davanti!”
Il giovane attore per un istante credette di stare impazzendo. Difatti sentiva perfettamente bene la sua voce ma non avendo aperto bocca pensò che fosse solo lui che stava pensando. Ma subito scartò quell’ipotesi e spalancò gli occhi tirandosi su di scatto.
“Ma… ma cosa succede! Chi ha parlato?!”
“Io. Chi altri se no?”
Matt con la coda dell’occhio vide una figura seduta vicino a lui “No… non può essere…”
Lentamente l’uomo si girò tenendosi stretta la speranza che il suo presupposto fosse corretto: i suoi occhi s’illuminarono, le sue labbra s’incresparono in un largo sorriso e lasciò che la sua bocca emettesse una piccola risata.
Era come guardarsi allo specchio, quasi Matt si spaventò di trovarsi davanti la copia esatta di se stesso. Stessi capelli, stessi occhi, stesso mento. Tutto.
 “Ciao, Matt Smith. E’ un onore conoscerti di persona”
Il Gallifreyano allungò la mano all’attore ancora un po’ scosso e lo alzò con uno strattone. Matt non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: più che avere la consapevolezza di aver salvato l’ultimo Signore del Tempo, era sorpreso come se avesse scoperto un fratello gemello segreto. Proprio una fervida immaginazione.
Ma ben presto, lo stupore di Matt si trasformò subito in grande felicità. Vedere quel sorrisetto compiaciuto allargava ancor di più il suo. Era lui: era il Dottore in carne ed ossa, con il suo inconfondibile farfallino.
“S-salve… Dottore…”
“Cos’è tutta questa formalità? Fin’ora mia hai sempre dato del tu
Matt si grattò la nuca un po’ imbarazzato “Beh… ecco… non è facile…”
“Oh, suvvia! Finirò col arrossire!”
Il Dottore fece una giravolta su se stesso per controllare che tutto fosse al suo posto. “Allora? Cosa ne pensi? Non ho dimenticato niente?”
“Ma… come è possibile?”
“Una domanda che si chiedono tutti e ogni volta rispondo: perché è così. Semplice”
“Io ero convinto che… insomma, che io fossi solo un fantoccio usato da te e che finito il mio compito sarei….”
“Wo wo, frena giovane Matt! Corri troppo di fantasia! Qui di pazzo dovrei essere io! E poi per chi mi hai preso? Io sarei capace di giocare con le emozioni altrui? no, non esiste! Non è da me!”
Matt inarcò un sopracciglio guardando perplesso l’alieno che subito si arrese.
“Ok ok…. Niente sensi di colpa… Cribbio… era meglio non intasare la tua mente così a fondo. Devi ammettere che però l’idea della porta è stata geniale. Una porta senza la maniglia, una metafora fantastica! Se la si può chiamare così”
“Ma… come? Che cosa è success…?”
Il Dottore tappò con un indice la bocca dell’umano e gli fece l’occhiolino “Sai, in certe situazioni bisogna sempre ricorrere a una risposta universale. Una risposta che risolve qualsiasi cosa. Spoiler” L’alieno sorrise di nuovo a Matt e quest’ultimo senza accorgersene lo ricambiò “A proposito di spoiler…”
Velocemente il Dottore si sistemò i capelli, il bavero della giacca e per ultimo il suo farfallino. Si schiarì la voce un paio di volte per togliere la tensione: voleva essere impeccabile “Dimmi. Come sto?”
“Oh… ah, ho capito! Sì! Direi che sei perfetto!”
Ottenuta l’approvazione da Matt, il Gallifreyano si girò e camminò lungo il corridoio.
River e Asia erano immobili con lo sguardo fisso sulla figura che avanzava verso di loro: davanti ai loro occhi non vedevano nient’altro che lui. L’enorme prigione, la sensazione di vuoto, la guerra tra CBM2 e la Lega erano fuori dai loro pensieri. Entrambe ripensarono ai momenti che dovettero passare in quei otto anni; tutte le notte passate a pensare a lui. Tutte le notti che piansero da sole.
Era come se il tempo si fosse fermato. Passava inesorabile ma Asia non poteva aspettare e corse piangendo tra le braccia del padre.
“Papà!”
Il Dottore l’accolse a braccia aperte e la ragazza cominciò a stringerlo più forte che poteva. L’uomo cercò in tutti i modi di resistere e lasciare che lei piangesse per lui.
“Papà!! Sei tornato! Papà!”
L’uomo accarezzò dolcemente i capelli della figlia, proprio come faceva quando aveva sei anni “Sì, scricciolo. Sono tornato. Sono qui”
“Papà!”
“E’ incredibile… sono identici! Quello è davvero il Dottor… Professoressa Song!?”
River ignorò totalmente Rey e a grandi passi raggiunse la figlia e il marito. Scostò piano Asia e a braccia conserte squadrò severamente il Dottore. Quest’ultimo analizzò dalla testa ai piedi la donna con gli occhi spalancati.
“Wo… Professoressa Song… non vedo quei vestiti da quando è nata la nostra Asia… Ti stanno ancora una meraviglia, sai?”
Un imbarazzante silenzio e lo sguardo impassibile di River, lasciarono spiazzato il Dottore che subito smise di sorridere e ritornò – per così dire- serio.
“Beh… è una situazione un po’ difficile da gestire… Sì, sono successe un po’ di cose… ma abbiamo tutto il tempo di parlare! Perciò: su col morale e prima pensiamo a salvarci e a scappare da q…”
Un sonoro ciaf riecheggiò nella prigione, seguito da un urlo di dolore del Dottore.
“Ahiaaaa!! Ahiaaa!! Questo ha fatto davvero male, lo sai?! Ma è possibile che ogni volta tu debba accogliermi così?!”
 “E’ MAI POSSIBILE CHE OGNI VOLTA TU DEBBA FARE L’IDIOTA?!”
Il Dottore smise di massaggiarsi la guancia e rimase in silenzio. Gli occhi di River cominciarono a diventare rossi e da essi scivolarono copiosamente le lacrime.
“Perché… perché devi fare sempre l’eroe solitario! Accidenti a te!”
La voce della donna tremava così tanto che quasi faceva fatica a parlare “Io… ho dovuto aspettarti… noi abbiamo dovuto aspettarti per otto anni! Hai idea… di cosa sono otto anni?!”
“River… mi dispiace…” tentò lui.
“Avresti dovuto dirmelo, invece di lasciarmi uno stupido messaggio su uno stupido pezzo di carta!”
“Non potevo! Vi avrebbero uccisi!”
“Eccolo che ricomincia… ho fatto davvero la scelta sbagliata! Non… non avrei dovuto sposare un sentimentale come te! Sei una vergogna!”
“River…” L’uomo cercò di calmare la moglie prendendole la mano. Asia si avvicinò a Matt stringendoli un braccio, mentre Rey la rassicurò appoggiandole una mano sulla spalla.
“No! Sta zitto!! Non voglio ascoltarti!”
“E’ davvero così grave?! Per te è davvero così grave che io abbia cercato di proteggere le persone che am…”
River si alzò in punta di piedi, si aggrappò con entrambe le mani il collo del Dottore e con ancora le lacrime agli occhi lo baciò. L’alieno mosse freneticamente le mani per poi appoggiarle con delicatezza sulle spalle della donna: lentamente prese a farle scivolare lungo la sua schiena.
I due si lasciarono trasportare in quei pochi secondi di piacere. Era ovvio che il Dottore sapesse quanto fossero otto anni: per lui erano più lunghi della sua stessa vita. Un tempo infinito.
A malincuore, il Dottore si staccò e posò le sue mani sulle guance di River. I due cominciarono a respirare affannosamente all’unisono “Frena, professoressa Song. Dobbiamo pur respirare…”
“La solita scusa” La donna sorrise e si asciugò le lacrime
“E poi… ci sono dei minorenni qui”
L’uomo indicò con un cenno del capo Asia che era rimasta tutto il tempo a guardare con le mani alla bocca trepidante d’eccitazione e Matt che incredulo si indicò da solo “Ehi! A chi hai dato del minorenne?”
“ Matt Smith: anche se indossi i miei vestiti, ti darei al massimo cinquecento anni”
L’uomo soffocò una risata con una mano “Ok ok… ho capito!”
“Wow… E’ stato… wo… Non so che dire… E’ una delle poche volte che… vi vedo … come dire… sbacciuchiare!”
Il Dottore e River si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere “Oh, Asia! Hai appena compiuto quindici anni è sei ancora così pura! Non crescere mai!”
“Vieni qui, tesoro”
Asia si buttò tra le braccia dei suoi genitori
“E’ bello rivedervi”
“Oh, sta zitto e continua ad abbracciare, papà”
“Come ho detto, abbiamo tutto il tempo di parlare e farci le coccole dopo” Il Dottore allungò la mano alla tasca della sua giacca dove vi tirò fuori il suo cacciavite-sonico e lo puntò su Rey: subito Asia e River si allarmarono.
“No, papà! Lui ci hai aiutati a trovarti! Lui è buono!”
“Ha ragione! Metti giù il cacciavite, tesoro!”
“ E chi ha detto che sto puntando su di lui?”
Il giovane CBM2 d’impulso alzò le mani “Che… che cosa vuole dire?”
“Giovanotto spostati di lato”
Rey senza capire obbedì e appena si spostò anche River puntò una pistola laser
“Ma ciao: Sarah Hamilton”
Con gli occhi colmi di odio, la CBM2 posò sul Dottore uno sguardo truce “Tu… come è possibile?”
“Me lo chiedono in tanti, sì. Comunque sia, a te cosa importa? Non te ne sei mai accorta per otto anni, dubito che potresti capire ora”
“Ti sbagli, avevo già capito. Ero già consapevole che in qualche modo l’uomo chiamato Matt Smith era collegato”
“Se non sbaglio però, come prima candidata, avevate pensato a mia figlia”
“Sì, è vero. Ma mi aveva ingannato l’enorme quantità di energia della ragazza”
“Capisco”
La ragazza cominciò ad avanzare e con lei, anche la guardia del Dottore e di River pronti ad attaccare. “ Ora basta con i giochetti. La guerra contro la Lega sta per  finire, le tue due guerriere cercano invano di bloccare i miei seguaci, ma è tutto inutile. Solo io posso fermarli”
“Oh, solo te? Allora presumo che non sei quella che sembri, dico bene Sarah?”
“Dottore… che cosa intende?”
“Oh, Rey. Non lo hai notato? Questa non è Sarah. Se non sbaglio – da quello che sono riuscito a capire telepaticamente- lei è riuscita a prendere il controllo di voi inconsapevolmente. E ora? E’ come se fosse sicura di se. Troppo sicura di se. Tu… sei il Dalek dentro di lei”
“Il… Dalek?”
La presunta Sarah rimase in silenzio e sorrise “Ma bravo Dottore. Sei un ottimo osservatore”
“Mi dicono in tanti anche questo”
“Allora sai anche che non avete più scampo, che ben presto la tua preziosa Lega verrà distrutta assieme a questo pianeta mentre io e il resto dei miei seguaci scapperemo alla conquista di nuovi mondi”
“Come sarebbe a dire che non è Sarah? Dov’è?!”
“Rey, ti sembra il momento?”
“La tua Sarah, ha lasciato il posto a me. D’ altronde era una misera essere umana. Praticamente una debole”
“Tu… brutto…”
“Non osare insultare gli umani o te ne pentirai”
Il Dalek posò uno sguardo di sfida al Dottore sbottando un sorriso compiaciuto “ E perché? Solo perché consideri gli umani dei tuoi amici io dovrei avere paura di te?”
“Non solo per quello. Gli umani sono le creature più brillanti che conosco. Sì, non saranno perfetti ma hanno una grande forza di volontà che li ha permesso di puntare sempre più in alto. Un giorno hanno sognato di andare sulla Luna e alla fine lo hanno fatto. Hanno sognato di scoprire nuovi pianeti e lo hanno fatto. Ci sono ancora delle piccole lacune, cosa che si risolveranno presto perché se c’è una cosa che ammiro più di ogni altra cosa al mondo è che loro imparano dai loro sbagli”
Il Dalek rimase in ascolto senza contestare. Il Dottore lentamente abbassò il suo cacciavite-sonico e si avvicinò di pochi passi dal nemico.
“No, Dottore!”
“Papà!”
“E c’è dell’altro. Un’altra cosa mi affascina di loro: che sono coraggiosi. Proprio come te, Sarah”
Esterrefatto, Rey si avvicinò al Dottore  “Che… che cosa? Ma lei aveva detto…”
“Ho detto che non era Sarah, ma non ho detto che non c’era. Avanti Sarah, so che ci sei. Ti sei solo distratta un attimo e hai dato il comando al tuo ospite, so che puoi sentirmi”
Il corpo della ragazza sembrava come paralizzato come quello di una bambola. Gli occhi fissi sul Dottore con il volto inespressivo. Pochi secondo dopo, le palpebre sbatterono freneticamente e la bocca si aprì “Io… non capisco…”
“Bentornata”
“Allora… è il Dalek?”
Il Dottore rilasso i muscoli tirando un sospiro di sollievo e accolse con l’occhiolino l’eccitazione di Rey alle sue spalle.
“Sì, Sarah! Sapevo che saresti riuscita a contrastarlo!”
La ragazza guardò con rammarico il Dottore mordendosi il labbro inferiore “Ma… ormai non c’è… più tempo…”
“Oh, Sarah! C’è molto tempo! L’importante che tu or…”
All’improvviso Sarah afferrò per la gola il Gallifreyano e lo alzò da terra. L’uomo si portò le mani al collo cercando disperatamente di liberarsi.
“No!” River caricò la pistola laser e iniziò a sparare ma invano. Ogni colpo rimbalzava sull’armatura.
“Dannazione… avendo il corpo di un Cyberman, sicuramente avrà aggiornato i sistemi!”
“Mamma, ti prego dobbiamo aiutarlo!”
“Ti prego Asia! Fammi pensare!”
“Che… strano… mi pare un deja-vu… anche se io vivo nei deja-vu… oh, ma perché ogni volta ne esco con una frase stupida?!”
“Mi sembra di avertelo detto, Dottore. Sarah non c’è più”
“Ti sbagli…. Quella era lei… lo so…”
“Taci!”
“Lascia subito il Dottore” Rey tramutò il suo braccio in un grosso machete laser puntandolo contro Sarah.
“Oh, tu non oseres…”
Il Dottore si sentì improvvisamente cadere e con un tonfo si trovò con la schiena a terra. Subito si portò una mano su di essa e la fece scricchiolare un paio di volte.
“Ahia… potevi almeno avvisare… Non sono giovane come una volta…”
Il Dalek osservò sbigottito il suo braccio appena mozzato vicino ai suoi piedi e squadrò ferocemente Rey
“A quanto pare hai osato”
il giovane CBM2 alzò il machete pronto ad attaccare “Quando tutto sarà finito, le riattaccherò il braccio”
“Oh, credimi. Non serve”
Con un cenno del capo, il braccio metallico cominciò a muoversi da solo e con un balzo si attaccò in pochi secondi alla spalla.
“Ma… cosa?”
“I corpi dei Cyberman sono molto utili. E’ stata una fortuna trovarne uno in mezzo a quel campo di battaglia”
“Maledetto….”
“E ora, se permetti. Ti farò fuori”
“Stai lontano da lui!”
Il Dottore puntò nuovamente il cacciavite sonico al Dalek “Lascialo andare, o ti faccio saltare la testa!”
“Oh, ma che paura. Allora vuoi morire prima tu?”
Asia, che tra le braccia di Matt affondò il volto nel suo petto, incapace di guardare. Il Dalek era già pronto a scagliare un colpo laser, quando qualcosa lo bloccò inducendolo ad abbassare il braccio. Era come se i suoi occhi guardassero il vuoto, spenti e inespressivi.
“Ma cosa?…”
“Chi è che ha?...”
Il Dottore indietreggiò strisciando ad una distanza di sicurezza.
Il Dalek si portò a fatica una mano al petto e sentì sulle dita qualcosa di viscido. Alzata la mano, spalancò gli occhi: era il suo sangue. Il sangue dei Dalek.
Nell’enorme prigione calò il silenzio. Il corpo del Dalek si accasciò ai piedi di Rey che rimase sconvolto se non anche arrabbiato
“Chi… è stato?” A denti stretti Rey guardò prima il Dottore che subito sventolò le mani e poi River che scosse la testa “ CHI E’ STATO??!!”
Sono stato io
Una profonda voce metallica riecheggiò cupa e attirò l’attenzione di tutti che guardarono verso la fonte: davanti alla porta principale c’era un creatura alta e robusta, vestito con una grossa armatura argentata e un casco integrale. Tra le mani teneva una grossa arma aliena da fuoco.
“ La missione è stata completata”
“Ehi! Tu chi sei! Si può sapere perché lo hai fatto?!”
La domanda del Dottore venne subito ignorata e la creatura avanzò a grandi passi verso di loro.
“Maledetto… Io tu…!”
“No, Rey! Meglio non rischiare!” lo fermò il Gallifreyano.
“Ma Sarah!...”
“Sarah respira ancora, ora dobbiamo pensare a lui!”
Con uno strattone, il Dottore allontanò Rey dal corpo del Dalek moribondo e insieme a River coprirono Asia e Matt con tutto quello che avevano. Il Signore del Tempo non riusciva a capire chi fosse. Più ci ragionava, più non ci arrivava. Può darsi che sia perché si era appena risvegliato o magari stava solo invecchiando. L’unica cosa che sapeva, era che non stava andando come aveva sperato.
La misteriosa creatura si fermò a pochi metri dal corpo del Dalek che respirava a fatica.
La missione è stata completata

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Capitolo 17
*** Libertà e segreti ***


Il Dalek non riusciva più a muoversi, cominciò a sentire l’aria venirgli meno. Cosa che non provava da molto tempo.“Cos… perché… perché non riesco… a parlare?!” Invano tentò di alzare la testa e di far muovere le gambe, ma il risultato era sempre lo stesso. Il Dottore scosse la testa deluso.
“Oh, stupido di un Dalek. Sei davvero così ottuso? Non ci riesci perché stai morendo” gli disse freddo il Dottore.
“Mo…rendo? Impossibile! Io… ho il corpo di.. un Cyberman! Ricomponi il buco… ricomponi!!”
“La cosa la trovo strana anche io. Mi sa proprio che abbiamo trovato il tuo punto debole”
La creatura di metallo si fermò ancora qualche minuto davanti al corpo inerte dell’alieno. Dal casco uscì un fascio azzurro che scannerizzò dalla testa ai piedi il Dalek. “ Tre forme di vita analizzate: Dalek, umano, Cyberman. Soggetto: in fin di vita. Tempo massimo: quarantacinque  minuti” Con un passo, la creatura misteriosa lo scavalcò e avanzò pericolosamente verso il Dottore e gli altri.
“State tutti indietro! Senza attaccare! River, non ti azzardare!”
“Sei sempre il solito!”
“Se gli facciamo vedere che non vogliamo attaccare, ci lascerà andare”
Più indietreggiavano, più rischiavano di cadere nel vuoto, ormai si stavano avvicinando alla capsula in cui era rinchiuso il Dottore.
“Dobbiamo fare qualcosa! Dottore!”
“Papà!”
“Zitti! Devo pensare!” Il Dottore cominciò il suo solito fai il punto della situazione e cercò in tutti modi una via di uscita: corridoio a senso unico- essendo a senso unico, non si può scappare, a meno che con un salto di tre metri non si scavalchi l’omone di ferro. Cosa praticamente impossibile. Saltare giù nel vuoto – essendoci il vuoto, assolutamente no. Combattere la creatura- potrebbe essere fattibile, ma avendo sconfitto con un solo colpo con chissà che cosa il Dalek, figurarsi cosa poteva fare con noi.
Il Dottore cominciò ad imprecare a bassa voce. Nessuna delle sue ipotesi sembrava essere quella adatta per l’occasione, sicché ognuna portava alla morte certa. E se fosse dalla loro parte? E se fosse invece il vero nemico’ Più se lo chiedeva più trovava difficile usare la solita soluzione del parlare civilmente
Ad un tratto l’enorme essere di metallo si fermò di punto in bianco e mosse il collo verso Asia. River d’impulso prese la figlia abbracciandola.
“No! Stai lontana da mia figlia!”
Sempre con la testa rivolta verso la ragazza, avanzò nuovamente di due passi. Asia aveva il cuore a mille.
Salve, signorina Asia”
River rilassò i muscoli lasciando Asia che rimase sconvolta dal saluto ricevuto. Anche il Dottore e Rey si guardarono l’un l’altro scrollando le spalle. Matt fu praticamente l’unico a sedersi a terra tirando un lungo sospiro di sollievo.
Lentamente Asia si liberò dalla presa della madre per avvicinarsi con cautela. “Tu… chi sei? Come mi conosci?”
La creatura si indicò con un dito “Sono io
Asia aggrottò la fronte continuando a non capire. “Mi spiace ma… con quel vocione non so proprio chi sei…”
Oh, chiedo scusa. Un attimo
Inaspettatamente, tutti, compreso il Dottore, fissarono disorientati la creatura che armeggiava con il palmare sul suo polso che pareva parecchio confuso anche lui.
Dunque… vediamo… come funziona questo affare! Ah, sì… era così… ok! Fatto!” Con decisione, l’essere premette un pulsante e in un attimo l’armatura si dissolse e l’immagine dell’immensa creatura alta tre metri, venne sostituita da un alieno alto poco più 2 metri, vestito sempre con un’armatura ma aderente al corpo robusto. Occhi giallo-oro, pelle blu striato di verde e un ampio sorriso sul volto. “Così dovrebbe andare. Sono io, signorina Asia! Sono Anciar!”
Asia si portò le mani alla bocca cercando di soffocare un urlo. Ora che lo guardava meglio, togliendo il pizzetto, tutti quei muscoli e qualche anno riusciva a vedere il suo amico Nitan di diciassette anni. “Anciar?! Santo cielo, ma sei proprio tu?!”
“Sì!”
La ragazza dall’entusiasmo si gettò tra le braccia di Anciar che subito la prese in braccia “Quanto sono contento di rivederti! Ma… ma scusa… sei cresciuto un sacco!”
Il Nitan posò piano a terra Asia e si inginocchiò davanti a lei irradiando un largo sorriso “Già, ora ho trent’anni!”
“Trent… ma non era la prossima settimana che dovevi compiere venticinque anni?”
“Dopo che la signora River mi ha riportato da mia madre siamo tornati sul nostro pianeta, abbiamo subito ricevuto un segnale d’aiuto da parte di qualcuno da queste parti. Era la signora Vastra e io sono stato l’unico ad averla riconosciuta. Così ho detto a tutti che doveva assolutamente prepararci. Il più in fretta possibile abbiamo preparato una serie di nuove armi basandoci su dei dati mandatici da lei e poiché mancavano adulti, hanno utilizzato su noi ragazzi la crescita rapida d’emergenza
“Wo, caspita! Ma è fantastico!”
“Ora gli altri Nitan stanno combattendo insieme ai vostri contro gli androidi” Anciar si alzò e osservò Rey che tenne la testa bassa.“Ho visto che hai cercato di salvare il signor Matt. Perciò deduco che sei dalla nostra parte”
“Signor… Matt?”
“Oh, Anciar! Quello che Rey ha salvato non era Matt, era mio padre”
“Cosa? Il signor Matt è suo padre, signorina Asia?!”
“No! Aspetta…” Asia prese primo per un braccio Matt e poi il Dottore e si mise in mezzo tra i due. Anciar spalancò gli occhi appena vide i due uomini identici “Questo alla mia destra col farfallino è mio padre, quello a sinistra invece è Matt”
“Wo, caspita…”
Tutto eccitato il Dottore prese la mano di Anciar dandogli una rigorosa stretta di mano “Oh, ma è fantastico! Alla fine è successo! La neo generazione aliena: i Nitan! E’ davvero un onore conoscerne uno! Davvero, davvero un onore! Ohhhhh, sapevo che sarebbe successo!”
“Beh, è … un grande onore anche per me… signor padre di Asia”
“ Chiamami pure Dottore! Un giorno di questi mi dovrai raccontare un bel po’ di cose! Una bella intervista fra uomini! Se non sbaglio siete una specie dallo sviluppo evolutivo incredibile, giusto? Oh, beh! Mi racconterai tu!”
“Beh, Asia. Tuo padre è un tipo molto più sveglio”
Matt aggrottò la fronte offeso “Ehi!”
“Scusi signor Matt. Senza offesa”
“Ma tu guarda…”
“Ok ok, le presentazioni a dopo. Ora dobbiamo solo pensare a come risolvere la questione della guerra”
Il Dottore cercò di ricordare cosa doveva fare “ Oh, no… Sarah!”
Anciar si scansò velocemente e lo lasciò passare. Il Dottore si inginocchiò davanti al corpo freddo e metallico del Dalek già con in mano il cacciavite sonico: con una sola sonicizzazione aprì il petto dell’armatura e il tanfo di un corpo in decomposizione l’obbligò a coprirsi il naso.
 Rey si precipitò vicino a lui in preda alla preoccupazione.“Sarah! Sarah, mi senti?!”
“Non toccare nulla Rey! Il Dalek… sta marcendo” Con una smorfia di disgusto, il Dottore osservò il corpo flaccido del Dalek ormai tutto raggrinzito, quasi come se fosse disidratato. Il colpo inflitto da Anciar lo aveva preso in pieno.
“Forse… non avrei dovuto farlo, Dottore?” La voce del Nitan pareva così mortificata che il Dottore non poté far altro se non sorridergli. Dopotutto non era colpa sua, lui non lo sapeva.
“No no, non preoccuparti. Se non ci fossi stato tu a quest’ora saremmo tutti morti”
“Dot…tore…”
“Dottore… Dottore, Sarah a parlato!”
Il Gallifreyano ritornò ad esaminare il corpo quando sentì chiaramente la voce di Sarah. La vera Sarah.
“Dottore… aiutami…”
Sentirla parlare lo rese infinitamente felice “Oh, Sarah Hamilton. Eccoti qui. Finalmente sei tu”
La ragazza cominciò a piangere lacrime nere, gli occhi smeraldo colmi di terrore ma con una piccola luce di speranza appena vide il Dottore “Dottore… ho paura! Non lasciarmi!”
“Ma… cosa sta dicendo?”
Il Dottore scannerizzò una seconda volta il corpo, Rey cominciò ad essere ancora più preoccupato di prima. “Deve essere rimasta al giorno in cui io e lei ci siamo incontrati. Il giorno in cui avrei dovuto salvarla”
“La… guerra sulla Terra?”
“Sì. Il suo subconscio poco ma sicuro deve essere rimasto sotto tutti quei ricordi di questo piccolo bastar… del Dalek”
“No…”
Il Dottore si fermò di armeggiare con il petto della ragazza e prese a guardarla “Che cosa no? C’è qualcosa che vuoi dirmi?”
A fatica Sarah cercò di pensare bene alle parole. Cercò di ignorare il dolore e prese tutto il suo coraggio “Mi dispiace… sono una debole…  Mi dispiace!”
Rey si rattristì nel sentire quelle parole. Cominciò a sentire come dei dolori sotto gli occhi e una fitta nel petto: senza indugio, il giovane CBM2 si sedette accanto a Sarah e la prese tra le braccia.
“No, non è vero! Tu sei la ragazza più coraggiosa che io conosca! Lo sei sempre stata! Quello che facevi, lo facevi per il bene di tutti noi! Sei stata scelta come capo di una squadra nonostante tu fossi un soldato semplice! Tu hai sempre combattuto per la nostra libertà! Tu… non puoi morire adesso!”
Dagli occhi di Rey uscirono le stesse lacrime nere di Sarah, due linee nere fino al mento.
“Io… non voglio che mi lasci… Non voglio!”
“Anciar, quanto manca al decesso?”
“Ora come ora. Mancano trentacinque minuti”
Il Dottore scosse la testa portandosi una mano fra i capelli “No, non riusciremo a salvarla. Non… possiamo fare nulla. Dobbiamo… lasciarla qui”
Rey strinse ancora di più il corpo dell’amica indietreggiando “No! Non la lascio!”
“Cerca di ragionare! Ormai è inevitabile! Lei ha dentro un organismo vivente ormai moribondo collegato. Morirà comunque. Tu invece hai una mente tua, puoi continuare a vivere”
“No! Senza di lei non posso vivere! Piuttosto rimango qui!”
“R…ey”
Incredulo il ragazzo fissò Sarah negli occhi e gli sgranò, pensando per un attimo che fosse accaduto un miracolo. Era lei. Lo aveva chiamato “S-Sarah? Tu… mi conosci?”
Il Dottore si avvicinò nuovamente ancora più stupefatto del CBM2 “Ma non può essere! Tu… prima! Erano le stesse identiche parole di quella volta! Tu…”
“Dottore… ora ricordo tutto, sa? Io ora so… che lei ha cercato di salvarmi”
L’alieno prese tra le mani il viso della ragazza togliendo le lacrime nere con i pollici “Shhh, non parlare. Non devi sforzarti”
“Non servirà a nulla… ormai morirò”
“ No no no, Sarah. Tu sei forte. Lo ha detto Rey, resisti e verrai salvata e…”
“Lui ora ha azionato… la disattivazione degli androidi e… dei dispositivi di gravità. Quando io morirò… questo pianeta esploderà. Non è possibile nessun… teletrasporto o la possibilità di un’astronave di venire qui…” Sarah tossicchiò un paio di volte e sputò dei grumi nerastri che le impedirono di parlare.
“Sarah, no!”
“Io… sto resistendo per…  voi! Dovete… scappare! Subito…”
Il Dottore strinse con forza le mani metalliche di Sarah implorandola con gli occhi “Ti prego. Vieni con noi. E’… è colpa mia se tu…”
“Le tue mani. Erano… loro che ho stretto a quel tempo… Oh, Dottore…” La ragazza allargò un sorriso ricordando quel momento, il Gallifreyano cercò invano di farne uno convincente e prese ad accarezzare i dorsi delle mani.
“Sì, erano le mie e ora non ti lasceranno finché non starai bene. Te lo avevo promesso ”
“Ho… fatto di tutto, sa? Giuro che… ho fatto di tutto per non farmi… abbindolare dal Dalek… Mi dispiace… Mi dispiace davvero … Io non volevo attaccare nessuno… per tutto questo tempo… ho guardato lui… che usava il mio corpo… e io non reagivo…”
Le tempie del Dottore pulsavano di rabbia. Non per via del Dalek e di quello che aveva fatto, ma per quello che lui stesso aveva fatto: se solo si fosse accorto del Dalek, se solo sarebbe riuscito a salvare in tempo Sarah, probabilmente tutto quel casino non sarebbe mai accaduto “Basta scusarsi. Tu non hai nessuna colpa, sei stata bravissima. Hai fatto davvero un ottimo lavoro”
“Dottore”
L’uomo si voltò verso Anciar che pareva nel panico mentre teneva d’occhio il suo palmare da polso.
“Non abbiamo più tempo! Abbiamo solo venticinque minuti!”
Il Dottore diede un ultimo e disperato sguardo a Sarah che non demordeva: scosse la testa e increspò le labbra in un sorriso deciso. L’alieno accarezzò i suoi capelli rossi e stampò un lungo bacio sulla sua fronte.
“Abbi cura di te, ok?”
La ragazza annuì
“E tu, Rey. Abbi cura di lei”
“Certo, Dottore, e grazie di tutto”
Il Dottore a malincuore salutò i due con un triste sorriso. Sperava davvero di poterli salvare, non solo loro due ma anche tutti gli altri androidi. Conosceva amici che avrebbero tolto di mezzo il Dalek e avrebbe dato ad ognuno la possibilità di vivere veramente e non più nella menzogna, ma a quanto pare la cosa non era più possibile.
“Papà! Muoviamoci!”
Il Dottore raggiunse di corsa River e Asia prendendole per mano. Premuto il pulsante le porte blindate si chiusero.
“Ne sei… sicuro? Tu… potevi andare”
“Tu mi hai dato una coscienza mia, per questo sono ancora qui e non disattivato, come lo sono ora gli altri: mente mia, decisioni mie”
Sarah faticò a guardare negli occhi Rey. Un po’ era imbarazzata, ma allo stesso tempo era sollevata che fosse lì con lei “Io… ti guardavo sempre… non potevo… dire quello che volevo, ma… ogni tanto ci riuscivo…”
“Io l’ho sempre saputo che eri tu. E sono felice di rivederti”
Pur avendo quella fitta al petto, Sarah inspirò profondamente e pensò al passato e sorrise “Rey… Ti ricordi le colline… rosse? Ci andavamo sempre quando… scappavamo dalle lezioni di armi… tu non ci volevi mai andare…”
Il ragazzo soffocò una risata “Sì, me le ricordo. Davvero stupende. E ti ricordi quei bellissimi viaggi con gli scooter? Tu dicevi sempre che erano per conto di una missione quando non era così”
Sarah sbottò un sorriso ridendo
“Sarah. Ogni momento con te è stato stupendo”
“Sì, lo credo… anche io”
“Non m’importa se non sono reale, per me l’importante e che sono con te”
Con uno sforzo immane, Sarah allungò una mano al viso di Rey  “Io… sono reale. Ho dei ricordi con te… Perciò, tu sei reale”
"Siamo liberi, Sarah. Finalmente siamo liberi"
"Sì... siamo liberi..."
Il giovane CBM2 si abbassò e avvicinò le labbra a quelle di Sarah. Entrambi lasciarono che delle nuove lacrime nere rigassero le loro guance, per quegli ultimi venti minuti.
 
Ormai mancavano quindici minuti. Arrivati al TARDIS nell’arena non c’era più nessuno, solo i corpi inanimati degli androidi del Dalek: proprio come aveva detto Sarah. La Lega, Anciar e i suoi guerrieri lasciarono il pianeta subito dopo che River li avvisò. Mancavano solo lei, il Dottore, Asia e Matt.
Il Dottore subito si avvicinò alla consolle del TARDIS e impostò le coordinate per spostarsi fuori dal pianeta. Bastarono due o tre pulsanti ed una leva.
“Bene. Siamo fuori dal pianeta, quindici minuti prima che possa esplodere il pianeta: ultimo problema della giornata e potremmo finalmente festeggiare! Yeah!”
“Domanda del giorno: come evitare che ciò avvenga?”
“Ottima domanda River, ma non devi chiederlo a me, ma bensì a Matt”
La donna squadrò scioccata il Dottore “Come scusa?”
“Non sto scherzando. Lo devi chiedere a lui”
L’umano spalancò gli occhi e s’indicò con un indice “Aspettate… che cosa dovrei fare io?! C-che cosa centro io?”
“Smettila di usare la sua voce come copertura. Ho subito capito che eri tu. Sei riuscito a sfondare l’altra porta, quella che ho nascosto a Matt, e soprattutto lo hai fatto stare zitto tutto il tempo perché te la ridevi sotto i baffi”
L’espressione preoccupata e scioccata, scomparve in un attimo dal volto di Matt e si deformò in disappunto e delusione “Tsk, certo che sei davvero noioso quando vuoi ma hai maledettamente ragione! Stavo godendo come un matto! Speravo davvero in un bel fiasco”
River ed Asia si guardarono sconvolte “Matt?”
“Sei… davvero tu?” si aggiunse Asia.
Il presunto Matt alzò un sopracciglio, guardò prima l’archeologa e la figlia e sghignazzò. Decisamente non era Matt “Spiacente, dolcezze. Ma non sono il vostro caro amico Matt. Sono un vecchio amico del vostro uomo”
“Chi sei?! Dov’è Matt?”
“Wo, calma bambina! Hai appena compiuto quindici anni, non diciotto. Abbassa quel tono e non fare quel broncio, ti si formeranno le rughe prima del tempo”
“Se sei uscito hai sicuramente qualcosa da dirmi”
“Oh, Dottore mi conosci davvero così bene”
Il Dottore cominciò ad irritarsi e si avvicinò a Matt prendendolo per il bavero della giacca. L’idea di dover chiedere aiuto proprio a lui lo disgustava molto e sapeva che se ne sarebbe pentito amaramente, ma aveva altre alternative? Sfortunatamente no. Sperava davvero che ne valesse la pena.
“Senti, non ho voglia di scherzare e specialmente di sentirti parlare, ok? Dimmi subito quello che sai e poi ti farò sparire”
L’uomo fischiettò per poi ridacchiare di nuovo “Come siamo nervosetti! Hai mai pensato ad una camomilla invece che al solito tè?”
Il Dottore strinse ancora più forte “Parla. Ora”
“D’accordo. D’accordo. Parlerò. Ma prima ho bisogno di una certa cosa. Non so se mi spiego” L’uomo allontanò il Dottore con un pugno e corse verso Asia, bloccandole le braccia. La ragazza si divincolò cercando di liberarsi
“Ah! Mamma!”
“Asia!”
River si preparò con in mano una pistola laser, ma Il Dottore la bloccò con un braccio
“No… River. Lascia fare a me… Ahio…”
“Papà!”
“Sì, papà. Perché lasci che un pazzo prenda tua figlia?”
Il Dottore sentì il sangue ribollirgli dalla rabbia, ma cercò di contenersi e di opprimere il pensiero di ucciderlo lì in quel preciso istante. Ovviamente dopo averlo separato dal corpo di Matt.
Si rilassò respirando a fondo e usò la sua arma migliore: trattare parlando.
“Perché essendo pazzi entrambi, so quello che vuoi fare. Perciò fai ciò per il quale sei uscito”
“Che cosa stai facendo. Matt ha… Lui, ha nostra figlia!”
“Ti prego River, sto cercando di rimanere calmo quanto te”
“Come puoi essere così tanto sicuro? Chi ti dice che io ora non uccida tua figlia ora?”
“Perché io ti conosco più di chiunque altro. E so che non lo farai”
Il Dottore prese a guardare negli occhi Matt . Quest’ultimo rimase in silenzio per poi sbuffare deluso.
“Con te non ci si può neanche divertire. Bisogna sempre arrivare al punto”
“Mancano dieci minuti prima che il pianeta esploda. Di tempo ce ne poco per divertirsi, come dici tu”
“Ok ok. Ho capito” L’uomo mise una mano sulla fronte di Asia. A contatto con la sua pelle, l’arto si illuminò di una luce dorata mentre la ragazza rimase immobile chiudendo di volta in volta gli occhi: svenuta completamente, lui la posò delicatamente sul pavimento di vetro “Bene, ora se volete togliervi di mezzo”
River lanciò uno sguardo perplesso al Dottore, che subito le accennò di fare ciò che voleva e così entrambi si spostarono per lasciarlo passare.
“Vi ringrazio” Matt  aprì le porte del TARDIS,allungò il braccio in direzione del pianeta e increspò le labbra in un ghigno “Bene signori. Lasciate che vi mostri il mio asso nella manica”
La luce dorata della mano si staccò da essa e come un enorme getto si avvicinò a gran velocità al pianeta di ferro dei CBM2: lentamente quella luce circondò tutta la superficie, trasformando il pianeta in una sfera dorata. Finito il lavoro la mano riprese il suo colorito rosa “Ecco qua. Così dovrebbe andare”
“Asia. Asia mi senti?” River cercò di svegliare la figlia schiaffeggiandola, ma senza risultati. Non appena Matt si avvicinò con cautela a River, la donna lo squadrò mentre lui le sorrideva.
“Non ti preoccupare. Sta bene, è solo svenuta”
“Tu… chi sei veramente? Che cosa le hai fatto?!”
“Ma che modi. Vi ho solo salvato la vita, va bene? E specialmente ho salvato la vita della tua cara figliola”
“Che cosa?!”
“ Ha eliminato l’energia in eccesso di Asia, River. Niente di più”
“ In eccesso… intendi dire…?”
“La sua energia incontrollata. Sì”
La donna si calmò sedendosi su una sedia della consolle e si massaggiò le tempie “Oh… Tu mi farai seriamente diventare pazza… Tu e i tuoi stupidi segreti nascosti…”
Il Dottore si mise vicino alla moglie e la baciò sulla fronte “Oh, River. Tu lo sai quanto me perché ho così tanti segreti”
River alzò la testa sorridendo “Sì, lo so. Altrimenti che razza di moglie sarei”
“Oh, ma che scenetta commovente. Mi viene quasi da piangere”
Un leggero boato allarmò il Dottore e River che si precipitarono alle porte del TARDIS: entrambi rimasero senza parole, non appena videro che all’interno della sfera dorata non rimase altro che polvere.
“Oh, ecco fatto il pianeta è esploso”
“No… è impossibile! Quella era… quella era solo semplice energia rigenerativa!”
“Solo energia rigenerativa, River? Ma mi vuoi prendere in giro?! E’ ovvio che una simile quantità di energia non può che fare da ottimo isolante per simili esplosioni! Mi meraviglio di te!”
“Ok, adesso falla finita” lo ammonì il Dottore.
“Ti sei offeso ,Dottore? Oh, quanto mi dispiace”
“ Il tuo compito qui è finito. Ora ritorna da dove sei venuto”
Il Dottore appoggiò le mano sulla testa di Matt, chiuse gli occhi e inspirò profondamente
“Devo già andarmene? Ma che peccato”
“Vedi di chiudere la bocca. Mi devo concentrare”
“Non ti va di parlare di questa bellissima avventura? Di Sarah? Non ti va di parlare della gloriosa soldatessa?”
“Ho detto taci”
“Oh, certo. Capisco. Mi ero scordato che odi pensare al passato: se sono momenti di morte. E’ da tanto che non usi questo metodo. Parecchio aggiungerei, dove sono finite le tua capocciate?”
“Ho fatto un grande sbaglio mettendoti nella testa di Matt. Sei un grande chiacchierone”
“Ho preso dal migliore. Sai, io dico invece che dovresti esserne contento. Almeno ho protetto il tuo amichetto mentre tu dormivi”
L’alieno scrollò le spalle annuendo sempre con gli occhi chiusi “In effetti… non hai tutti i torti”
“Visto? Non sono poi così male”
“No no, Non mi freghi. Non oggi”
L’uomo sghignazzò di gusto schiaffeggiando leggermente le guance del Dottore “Questo lo so benissimo, mio caro. Dopotutto: non è ancora il momento
Ci volle solo una piccola pressione con i pollici e gli indici. L’uomo svenne tra le braccia del Dottore. Il Gallifreyano fece un profondo sospiro di sollievo “Già. Non è il momento”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ok… Ok, credo che il finale non verrà un granché… ho avuto un blocco totale e perciò può sembrare davvero insolito e… strano.
E devo ammettere che questo capitolo non l’ho proprio scritto bene >.< uff…
Spero di avere le idee più chiare nella prossima storia!!!
Detto questo, ci si vede all’ultimo capitolo!! ;)
 
 
Cassandra

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Capitolo 18
*** Spoiler ***


Spiacente, amico. Credo proprio che dobbiamo lasciarci, ma è stato bello conoscerti”
“Allora eri sempre stato tu a parlarmi. Anche quando ero piccolo”
Oh, no. Quello che ti raccontava la fiaba della buona notte era davvero il Dottore, io sono rimasto a guardarti vivere dopo che se ne era andato. Quello sì che ero io. Eccetto qualche volta quando sei stato qui
Io credevo fossi già andato via… il Dottore ti aveva-diciamo- separato da me! Oppure no?”
Oh, Matt Smith. Il tuo caro Dottore non può tenermi a freno. Non ne sarebbe capace
“Perché mi hai fatto assistere? Perché non hai preso del tutto il controllo?”
Credevo che tu lo sapessi. Immagino che te lo sia dimenticato… che peccato
“Che?”
Niente. Dimentica anche questo
“Ho sentito tutto. Il Dottore aveva paura. Aveva paura di te
E fa bene ad averne, credimi. Mi dovrà sopportare ancora molto
“Perché?”
Fidati, è meglio se non lo sai. Non è roba per te
“Ma tu, chi sei veramente?”
Eccolo. Un altro che vuole saperlo. Preoccupati piuttosto della ragazzina tutta pepe! Quindici anni, ma tosta direi… proprio come la madre…”
“Tu sai molte cose del Dottore. Cose che lui non ha mai rivelato. Come?”
Sai una cosa Matt Smith? Stando con il Dottore ho imparato anche io la classica risposta universale” 
“E quale sarebbe?”
Mi sembrava ovvio, no?E’  Spoiler
 
Il fischio assordante di una teiera indusse Matt ad aggrottare la fronte, ma il dolce profumo di erbe aromatizzate lo rilassò. Lentamente aprì le palpebre e una forte luce arancione l’obbligò a coprirsi gli occhi con una mano:  abituatosi ad essa, si alzò da quello che sembrava un letto.
“ Che dormita ma… dove sono?” L’uomo gironzolò per la stanza dalle pareti arancioni e gialle senza capire dove fosse, scrutando confuso il soffitto alto almeno cinque metri.
“Buffo”
 In quell’istante tentò di ricordare cosa stesse facendo ma soprattutto cosa gli fosse successo. D’impulso si toccò la fronte e si ricordò di tutto. “Ah… ora capisco…”
“Ma guarda. Ti sei svegliato. Dolcezza”
Matt dallo spavento sussultò soffocando un urlo, ma si rilassó subito, vedendo davanti alla porta River che sorrideva con in mano un vassoio con sopra una tazza di tè e dei biscotti al burro.
Il giovane attore spalancò gli occhi rimanendo in silenzio, mentre River sorrise “Beh? Che c’è? Qualcosa non va?”
L’uomo subito scosse la testa quasi come se si fosse svegliato da un sogno ad occhi aperti “No aspetta… ehm… c’è un errore…. era Asia quella che doveva portarmi il tè. Tu dovresti essere da qualche parte su Nitano 723 a salvare Anciar”
“Ma cos… oh, sta zitto! Mi stai prendendo in giro!”
River e Matt risero all’unisono
“Beh, vedo che ti sei ripreso. Ne sono felice”
“Sì… mi ci voleva questa dormita. No, a parte gli scherzi… giuro… è la prima volta che ho un deja vu”
“Beh, giovane Matt Smith. C’è una prima volta per tutto. Anche Asia ha dormito”
“Oh,  e il Dottore come sta?”
“Non preoccuparti per lui. Sta bene. Vuoi il tè?”
“Magari più tardi. Ho bisogno… di parlare con lui”
River smise di girare il cucchiaino nella tazza e guardò seria Matt. Quest’ultimo le posò uno sguardo deciso.
“Ho capito. Vieni con me”

Da fuori la porta rossa si sentivano chiaramente le risate del Dottore e di Asia. A quanto pare mentre Matt dormiva, padre e figlia ne approfittarono per riprendere da dove si erano fermati: ciò fece sorridere Matt.
“E’ tutto tuo”
L’archeologa posò una mano sulla spalla dell’uomo per infondergli coraggio. Lui si schiarì la voce prima di abbassare la maniglia della porta e appena si aprì si trovò davanti il Dottore sdraiato su un letto turchese con Asia che gli faceva il solletico.
“No!ahahah! Basta!! Io… odio … il solletico!!! Ahahaha! Non respiro!!”
“Ma guardatelo! Il salvatore di mondi che soffre il solletico! Ciò è molto imbarazzante!”
“No no! Basta! Ahahha! Oh, ehi! Ciao Matt!”
“Oh, salve…”
“Matt!” Con un balzo felino, Asia si lanciò tra le braccia di Matt baciandolo su una guancia. “Finalmente ti sei svegliato! Hai dormito un sacco lo sai?”
“Sì, lo immagino”
“Oh, ciao mamma! Ci sei anche tu!”
“Ciao, tesoro. Ascolta, Matt deve parlare per un po’ con tuo padre. Che ne dici se mi dai una mano ha preparare una cheesecake?”
“Uh, sì! Adoro la cheesecake!” La ragazza saltò giù da Matt e salutò con una mano il padre “Ciao papà! Ciao Matt”
I due salutarono sorridenti. La prima ad uscire dalla stanza fu Asia, River prima di chiudersi alle spalle la porta strizzò l’occhio a Matt e mimò con la bocca un buona fortuna: poi calò il silenzio.
Non sapeva perché, ma Matt si sentì terribilmente imbarazzato. Nonostante ormai sapesse tutto del Dottore, del TARDIS e della Lega era come se ancora non si fosse abituato a tutto quello.
Era finita. La guerra, il mistero del virus del Dottore, il salvataggio, tutto era finito per il meglio: eppure, c’era qualcosa che disturbava Matt e non poco. Qualcosa di veramente pericoloso.
“Dottore…”
“Devo ammettere che è davvero un genio! – Dopotutto ha preso da me, modestamente- ma purtroppo ha ancora molto da imparare e in più non si ricorda nulla”
“Eh?”
“Asia. Non ricorda come e perché sia svenuta e dell’energia rigenerativa in eccesso sottratta”
“Ah… capisco”
“Invece tu, ricordi tutto quanto”
Matt abbassò lo sguardo ancora più imbarazzato e nervoso di prima. “S-sì…”
“Oh, Matt Smith. Perché così giù? Dovresti essere contento! Hai praticamente salvato l’Universo!”
“Beh… no… tu lo hai salvato”
“Oh, sai che non è vero! Io sfortunatamente ero rinchiuso in una capsula! Io non ho fatto proprio niente! Tu, caro mio, ci hai salvati tutti”
Il Dottore attorcigliò con un braccio il collo di Matt e gli arruffò i capelli ridendo, ma l’umano non rispose altrettanto contento. Prima di parlare raccolse tutto il suo coraggio prendendo un bel respiro. Voleva esserne sicuro, voleva delle risposte chiare che potessero convincerlo a dire avevo ragione.
“Dottore,quello… chi era?”
L’alieno smise subito di sorridere e ritornò serio. Allora era vero. Si ricordava tutto.
“ Qualcuno che… conosceva il trucchetto della barriera. Non credevo proprio che lui sapesse farlo. Persino io non lo ho mai fatto, ma almeno è servito a non far esplodere in malo modo il pianeta, no?”
“Ma… lui… era…”
“Sì, Matt. So che lo sai e ti prego: non dirlo a nessuno”
“Ma era lui che mi parlò arrivato qui. Era lui che faceva in modo che quella porta nella mia testa rimanesse chiusa. Era lui che mi proteggeva”
“Sì. Era lui e credimi, faccio fatica a pensare che mi abbia aiutato. Proprio lui. Diamine…. Avrei preferito che un Dalek mi aiutasse. Ok… questa era orribile, ho esagerato”
“Ma io l’ho sentito mentre usava il mio corpo. Ho sentito i suoi pensieri e ho visto che lui è…”
Il Dottore tappò la bocca di Matt con una mano e si portò l’indice dell’altra mano sulla sua bocca sorridendo “Sarà il nostro piccolo segreto, ok?”
Matt annuì e finalmente sorrise anche lui.
“Allora Matt! Sei pronto a tornare a casa? Il TARDIS a momenti sarà pronto, magari resta ancora un po’, ci mangiamo una bella fetta di cheesecake e giochiamo a calcio, che ne dici?”
“A calcio? Dici sul serio?”
“Sì, ci divertiremo! Calcio su una nuvola! Almeno avrai un bel ricordo, no?”
“Ahaha. Non vedo l’ora”
“Ne ero certo”
“Senti… Dottore?”
“Dimmi pure”
“Quella Sarah. Sarah Hamilton, aveva dei parenti?”
Il Dottore fece un sorriso triste e guardò il pavimento per evitare gli occhi di Matt “Sì. Era figlia di un generale militare e di una casalinga. Aveva un fratello più piccolo che si chiamava Joshua”
“E… sono morti tutti?”
Il Gallifreyano annuì “Sì. Quando lasciai Sarah cercai suo padre per aiutarmi ma… dei soldati mi hanno subito detto che era morto sul campo e che la madre e Joshua… erano stati uccisi dai Dalek”
“Ah… capisco”
Di nuovo ci fu silenzio. Il Dottore cercava sempre di evitare di guardare Matt che intanto fissava a vuoto il pavimento.
“Lo so. Avrei potuto salvarla. Anche Rey. E gli altri”
“No, non avresti potuto. Sarah era viva grazie al Dalek, ricordi? Erano strettamente legati, uccidere una o l’altro, non faceva differenza”
“Potevo almeno salvare Rey”
“Senza Sarah, lui non si sarebbe mosso. Capiscilo: l’amore è una forza ben maggiore di qualunque altra . E credo di saperne qualcosa”
Matt sorrise beffardo guardando il Dottore. L’alieno lo guardò per poi distogliere lo sguardo e rise.
“Ok ok! Ho capito! Ma che ci vuoi fare? Io… Beh… ecco…” Il Dottore si grattò nervosamente dietro la nuca e arrossì.
“Ahah. Beccato!”
“Va bene, va bene. Forse hai ragione. Pur essendo un semplice androide sotto il controllo del Dalek, devo ammettere che aveva proprio una bella forza di volontà. Stando vicino a Sarah, un essere umano, ha fatto sì che anche lui lo diventasse. In… un certo senso”
“Wow, che frase profonda”
“Oi, io dico sempre frasi profonde!”
“Solo quando serve”
“Sì… può darsi”
“Dottore, avrei un’altra domanda”
“Spara”
“ Come è possibile che il TARDIS possa passare nella mia dimensione? Quello che voglio dire è… mi hanno sempre detto che è praticamente impossibile! Il TARDIS smetterebbe di funzionare e poi…”
“Matt, tu credi nella magia?”
“Cosa?”
“Dimmi solo cosa pensi che sia la magia”
Matt rimase spiazzato da quella domanda, ma malgrado ciò ci pensò su e rispose deciso “Penso che sia una semplice illusione che inganna gli occhi. Un qualcosa che non corrisponde alla realtà, credo. Anche se… allo stesso tempo penso che sia anche un qualcosa che nessuno riesce ancora capire, un qualcosa che però si cerca di capire. Non so… se sono stato chiaro, ma…”
“Concordo con te, Matt. E’ proprio come hai detto tu” Il Dottore diede una pacca sulla spalla di Matt ridendo “ Ah, umani. Riuscite sempre a stupirmi”
“Oh, beh. Buono a sapersi. Per quanto riguarda alla mia domanda, penso che..”
“Sai già cosa avrei risposto, vero?”
“Spoiler”
“Bravo ragazzo”
All’improvviso River entrò nella stanza con tanto di grembiule rosa da cucina con il pizzo e il viso leggermente sporco di farina “Ehi voi due? Se non vi è troppo disturbo, che ne dite di darci una mano a fare la torta?”
“Oh, ma certo cara. Arriviamo subito!”
“Bene, Bravi” La donna lasciò la porta aperta e si diresse verso la cucina. Il Dottore e Matt si guardarono l’un l’altro e si bloccarono la bocca con una mano per soffocare una risata.
“Lo so, Matt… River… con un grembiule…”
“Mai vista”
“Puoi dirlo forte”
I due si piegarono in due sempre con la mano sulla bocca
“ Se adesso non la finite, la cheesecake ve la sognate” urlò River.
“Ok ok! Scusa! Ehm, Matt. E’ meglio finirla qui, prima che si arrabbi sul serio”
Matt annuì continuando a sorridere “Sì hai ragione”
“E’ un peccato che poi dovrai tornare alla tua vita. E’ bello avere qualcuno che ti assomiglia, non fraintendere, ma penso che sia forte avere un proprio sosia, non credi?”
“Sì. Penso che sia… forte”
“Così mi piaci, bravo!”
“Dici… che mi dimenticherò tutto appena ritornerò a casa?”
“Hm… non lo so, quello dipende da te. Facciamo così: non appena io riparto per ritornarmene qui, tu alza gli occhi al cielo e se vedi una cometa azzurra, allora non ti dimenticherai mai di me, di River, di Asia… insomma, di tutto e di tutti”
L’uomo sorrise quando il Dottore gli circondò di nuovo il collo con un braccio ed entrambi si alzarono dal letto per andare in cucina. Una bella fetta di cheesecake, una bella partita di calcio su una nuvola e poi dritto a casa, nella sua dimensione.
“Oh, Matt. Avrei un favore da chiederti”
“Certo! Qualunque cosa, Dottore!”
 
Karen ormai era stufa di sentir squillare il cellulare. Da quando era salita sul primo aereo per Cardiff il suo agente non aveva smesso di chiamarla, anche ora che era sul taxi diretto al Roath Lock: quasi quasi avrebbe voluto abbassare il finestrino e gettarlo via.
“Non le conviene rispondere, signorina? Sembra molto insistente”
“Uff, dice che dovrei rispondere?”
“Beh, almeno smetterà di chiamare”
“Lo sa? Ha proprio ragione… Sì, pron-… ok, ora vedi di calmarti! Ti ho detto che domani ritorno, no? Non abbiamo altro in programma questa settimana, volevo solo vedere se Matt stava bene!... Sì, stamattina ho saputo che ha avuto un incidente sul set. Scusa, ero nel panico! Sì, mentre giravano lo speciale di natale The snowmen. No, purtroppo no. Ho chiamato Arthur e non può venire, anche lui lo ha saputo ma è bloccato col lavoro. Sì, ti farò sapere quando sarò arrivata e grazie per la pazienza. Scusa ancora. Ok, allora ci sentiamo per domani. Ciao”
Appena Karen chiuse la chiamata subito appoggiò la schiena sul sedile e fece un lungo sospiro di sollievo “Oh, finalmente!”
“Ha visto?”
La ragazza sorrise al tassista dallo specchietto facendogli l’occhiolino “Sì, aveva ragione”
 
Lo staff degli studios si avvicinarono in massa quando Karen scese dal taxi. Pagato il tassista, la ragazza prese ad abbracciare una per una tutte le persone con cui aveva lavorato. Non era passato poi così tanto tempo dall’ultima volta che lavorò lì, ma per lei era come se fossero passati anni.
“Oh, Karen! E’ bello rivederti!”
“Sì, anche per me!”
“Sei venuta per vedere Matt, non è così?”
“Sì, infatti. Mi ha avvisato qualcuno dello staff”
“Sul serio?”
“Già. Lui come sta? E’ andato in ospedale?”
“Oh, certo che no!”
“Ma io credevo che avesse avuto un incidente con un riflettore”
“Sì, quello è vero! Ma non sai la nostra sorpresa quando lo abbiamo visto in piedi senza un graffio! Eppure ci era sembrato di aver visto una ferita seria, ma evidentemente non era così! Pensa che gli infermieri si erano allarmati perché due minuti dopo che lo avevano messo sull’ambulanza, lui si era alzato e cambiato per continuare le riprese”
Karen quasi non ci voleva credere. Un po’ le veniva da ridere, ma d'altronde si parlava di Matt: un uomo che stravede per la recitazione, in cui neanche un riflettore può fermarlo. Era contenta che non gli fosse successo niente di grave.
“Beh, almeno sta bene. Adesso dov’è?"
"Sei venuta giusto in tempo per la pausa! Credo sia dentro proprio…. In quello studio laggiù! Sempre dritto!”
“Ok! Grazie mille!”
Come al suo arrivo, altri dello staff salutarono sorridenti la giovane attrice e le indicarono la sala in cui si trovava Matt. Da lontano, una ragazza con un vestito ottocentesco, la salutò da lontano: era Jenna Louise Coleman che Karen abbracciò subito, dopo averla riconosciuta.
“Ehi, ciao Karen!”
“Ciao Jenna!”
“E’ bello vederti!”
“Anche per me!”
“Sei qui per Matt, vero?”
“Sì, ho saputo dell’incidente. Bel vestito!”
“Oh, grazie! Anche se mi piaceva di più quello rosso. Ah, guarda! E’ proprio lì! Ehi, Matt! Guarda chi c’è?!”
Matt girò di scatto verso la voce che lo chiamava e sorrise non appena vide Karen vicino a Jenna.
“Ehilà!” L’uomo corse verso Jenna e Karen, e si precipitò ad abbracciare la rossa.
“Oh, Matt! Sono felice di vedere che stai bene!”
“Ma che bella sorpresa! Che ci fai qui, Karen?”
“ A vedere se stavi bene mi sembra ovvio, no?”
“Beh, ragazzi. Il mio compito qui è finito! Mi dileguo! Così avete tutto il tempo per salutarvi. Ciao, Karen! E’ stato bello rivederti”
“Anche per me, ciao!”
Jenna salutò i due per poi sparire tra i corridoi. Rimasti soli, Karen studiò dalla testa ai piedi Matt: tipico vestito dell’Ottocento con tanto di panciotto, orologio da taschino e cilindro, senza contare la lunga giacca bordeaux scuro.
“Wow, come siamo vestiti bene. Ottocento, giusto? Con pure un cilindro e una… sciarpa?”
“Oh, so cosa cerchi, ma non ti illudere che non ci sia”
Matt si levò la sciarpa al collo e mostrò a Karen il farfallino.
“Oh, lo sapevo! Steven non se ne vuole separare, vero? E’ cambiato il colore”
“Ovvio che c’è ancora! Perché è fico”
“Sì sì, i farfallini sono fichi. Lo so. Uh aspetta… è un po’ storto” Karen sistemò il farfallino mettendolo più dritto e lo ammirò per un po’ “Sai, devo ammettere che mi mancava vederti col farfallino”
“Sul serio?”
“Sì! Ormai era diventata una routine quotidiana vederti con una giacca di tweed e le bretelle”
“Beh, ma una giacca bordeaux e un panciotto li sostituiscono bene, no?”
“Sì, sono accettabili. Ah, ti saluta Arthur! Purtroppo non è potuto venire a causa del lavoro. Sarà felice di sapere che stai bene”
“Oh, salutamelo da parte mia”
“Senz’altro!”
Matt colse l’occasione per accarezzare i capelli di Karen e sorrise “I tuoi capelli. Si sono allungati”
“ Già”
“Sono sempre stupendi. Rossi e stupendi”
“Beh, grazie Matt!”
“Senti, posso chiederti un favore?”
“Sì, dimmi pure”
“Posso riabbracciarti di nuovo?”
“Oh, ma certo! Non mi dispiace” Karen era molto sorpresa di quella richiesta, ma dopotutto, pensava lei, si trattava solo di un abbraccio.
Così Matt allungò nuovamente le braccia a Karen e l’abbracciò stretta a se.
“Wo, Matt! Non troppo stretto, ok?”
La voce dell’uomo divenne seria e profonda, ma sempre con quella punta di felicità, accompagnata da una leggero tono malinconico “Mi sei mancata”
“Oh, Matt. Anche tu”
“Mi sei mancata davvero molto. Amy
All’improvviso Karen smise di sorridere lentamente, e sentì una strana sensazione. Sentì il bisogno di restare attaccata a Matt e di stringerlo ancora più forte a sé. I suoi occhi cominciarono a bruciare e qualcosa dentro di lei le faceva male: aveva una forte fitta al petto.
Ad un tratto la ragazza rievocò dei flashback. Dei flashback che non si sarebbe mai sognata di ricordare. Dei flashback impossibili, ma che in quel momento le sembravano così… reali.
Si ricordò della sera in cui chiese a Babbo Natale di riparare la sua crepa nella parete. Si ricordò dello strano uomo dalla camicia stropicciata uscito da una cabina blu. Si ricordò di Rory, suo marito, il centurione che l’aspettò per due mila anni, di sua figlia Melody, dei pirati che ha combattuto, della balena che ha salvato, del pittore a cui aveva dato speranza e di tutte le altre avventure assurde, ma meravigliose allo stesso tempo, con quel pazzo con la cabina blu; il suo amico immaginario, il suo migliore amico. Il suo salvatore.
Si ricordò di quanto gli volesse bene, di quanto avrebbe voluto essere eterno come lui e di quanto fosse stato triste lasciargli la mano quella notte.
Karen si staccò piano dall’abbracciò di Matt e si portò entrambe le mani tremanti alle guancie: erano entrambe bagnate di lacrime.
 Che cos’era? Ero io? No, era Amy! Amy? Ma… è solo un personaggio! Eppure... 
Karen non riusciva a capire. Da un lato sapeva che non erano veri: forse rivedere Matt si è ricordata dei bei momenti passati con lui, Arthur e gli altri, ma era più forte di lei. Quei ricordi- se li poteva chiamare così- sembravano essere parte di lei. Erano parte di lei.
Felicità, tristezza e nostalgia: sentiva quelle emozioni tutte insieme, il perché non lo sapeva.
“Io… non capisco… che… cosa è stato?” Karen alzò la stessa e spalancò gli occhi quando vide che anche Matt stava piangendo. Piangeva sorridendo.
“Piangere è umano, cara Karen. E’ normale”
“No…  io intendo… ho visto delle cose strane… sembravo i,o ma… non lo so”
“Erano semplici ricordi. Non starci troppo a pensare”
“Ma…”
Matt baciò la fronte di Karen lasciandola senza parole. Era davvero molto confusa, ma comunque felice “Grazie di tutto. Davvero”
“Matt. Sei strano, sai? Sei sicuro di stare bene?”
“Mai stato meglio”
“Ehi Karen! Ma ciao!”
Karen sussultò quando sentì la voce di Steven Moffat. Si asciugò in fretta le lacrime e cercò di sorridere. “Ciao… Steven…”
“Ehi ehi, che è successo? Qualcosa non va? Perché quei lacrimoni?”
“No no… è tutto a posto. Stavo solo parlando con Matt e… mi sono emozionata… Tutto qui”
“Con Matt?”
“Sì, Matt… è proprio qu-…ma dove…?”
“Io non vedo proprio nessuno”
Karen si guardò intorno in cerca dell’amico, ma di lui nessuna traccia.
“Ma… era qui!”
“Giuro che quando ti ho vista tu eri… oh, guarda! Sta girando ora l’angolo!”
La ragazza si girò di scatto verso dove Steven indicava e vide di striscio la giacca bordeaux “Ehi Matt! Aspetta!”
“Ah, Karen! Dove vai?!”
“Ci vediamo dopo Steven! Ci metterò un secondo!”
Karen lasciò di punto in bianco Steven e corse per inseguire Matt.
“Scusate… permesso… Oh, scusi!” La ragazza fece attenzione a non andare contro lo staff in continuo movimento, senza però togliere gli occhi sulla giacca bordeaux. “Ehi Matt! Aspettami!”
Matt si girò e sorrise a Karen senza però fermarsi e continuò a camminare per la sua strada.
“Ma tu guarda… Ehi!”
L’uomo imbucò un ultimo corridoio e si diresse verso la scala antincendio che portava sul tetto: diede un’ultima occhiata a Karen per essere sicuro che lo stesse seguendo e proseguì.
“Ma cos’ha in mente? Ha voglia di scherzare?” Karen cominciò ad insospettirsi e per un attimo ebbe paura, ma non si perse d’animo e salì le scale.
Arrivata sul tetto, Karen si guardò in giro alla ricerca di Matt. Si strinse le spalle dopo una folata di vento.
“Brrr…. Qui sopra fa freddo. E’ pomeriggio eppure sembra sera…ma … cosa?”
Qualcosa nel cielo attirò l’attenzione di Karen che strabuzzò gli occhi per vedere meglio. Una piccola luce azzurra lampeggiava ripetutamente diventando sempre più grande.
“Ma… che… ?”
La piccola luce divenne un’enorme sfera azzurra con una luce talmente forte che Karen dovette coprirsi gli occhi con una mano.
“Che succede! E’ una meteora?!”
La sfera si spostò a scatti due o tre volte come un insetto. Karen sentì come un leggero ronzio metallico e sotto i suoi occhi increduli, la sfera volò per un centinaio di metri accompagnata da un boato per poi scomparire dal nulla lasciando dietro di sé una scia turchese.
“Oddio! Che cos’era quello?! Pazzesco!”
“Karen?” Karen sbatté le palpebre nervosamente e aggrottò la fronte appena vide Matt.
“Ma… hai visto?! Cos’era quello?! Era… una specie di sfera, tipo… tipo…. Non lo so! Era roba da Star Trek!”
“Wo wo, calmati Karen! E’ tutto a posto or-… ahi! Perché mi hai colpito!”
“Perché sei corso via in quel modo?! Facendo finta di non vedermi, per giunta!”
“Io? Ah… Oh,scusa. Non volevo” L’uomo sorrise facendo gli occhioni dolci a Karen.
Lei non resistette e abbracciò l’amico ridendo. “Come si fa a evitare quel tuo faccino!”
“Ahah, lo sapevo! Sono troppo tenero!”
“Ok, ora non esagerare! Ah, ho incontrato Steven, l’ho lasciato lì senza dirgli niente è meglio che… oh, ma…”
“Hm? Qualcosa non va?”
Karen guardò confusa il colletto della camicia di Matt “Matt, ma… mica avevi il farfallino?”
“Karen, tu credi nella magia?”
“Eh? Ma che razza di domanda mi fai ora? E poi, che cosa ci sei venuto a fare qui! Mi hai fatto correre, sai?”
“Beh, mi sembrava ovvio. Volevo vedere la cometa”
“La cosa?”
“La cometa! Quella che hai visto anche tu in cielo”
“ Ma quella cosa lì non poteva essere una cometa! E’ troppo… troppo rotonda, ecco!” Matt scoppiò a ridere, mentre Karen si offese e fece il broncio “E non ridere! Non è divertente! Scommetto che tu ne sai qualcosa! E’ un tuo scherzo e di Steven, vero?”
L’uomo sospiro sorridendo e alzò la testa al cielo fissando il punto in cui la sfera azzurra scomparve. Matt allargò il sorriso “ Grazie di tutto. Giuro che non ti dimenticherò”
“Eh? Che cosa?”
“Niente niente, pensavo ad alta voce”
“Adesso mi vuoi dire questa storia della cometa? Se mi hai fatto quella strana domanda sulla magia, allora c’è dietro un trucco,vero? Qual è?” Karen fissò Matt con fare interrogativo puntandogli persino un dito “Allora? Risposta?”
Matt di nuovo sorrise alla ragazza “Sai, ho imparato che c’è una risposta universale che risolve tutte domande indipendentemente da che tipo sono”
“E’ ufficiale: non stai bene… sarà per la botta… Di che risposta parli?”
“E’ una semplice parola che avrai sentito almeno un milione di volte, Karen. Ed è spoiler”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: e siamo arrivati alla fine de A person to remember, la mia prima storia su EFP è finalmente finita! Mi sono molto divertita a scriverla anche se confesso che credo di aver finito un po’ male… ho la sensazione che manca qualcosa ma credetemi… per pensare al finale ci sono stata sotto un sacco e mi sono fatta pure aiutare da degli amici >.<
Beh, ad ogni modo ormai è finita! E il cervello è andato!!! E’ stanco di pensare…. XD ahahahaha
In realtà ho già in mente una nuova storia, ma mi vorrei fermare e mettermi FINALMENTE a leggere in santa pace : ) Non vedo l’ora di leggere un bel po’ di fan fiction!!! Yeaaaaaaah!!!
Ringrazio a tutti coloro che hanno letto la storia!! Accetto qualsiasi tipo di recensione! Che sia bella o brutta a me non importa, anzi! Sapere cosa ne pensate mi aiuterà a migliorare!!! ;) Se ci sono domande e perplessità, non fatevi scrupoli e chiedete senza problemi!!! :)
Grazie mille!!! E ci si vede!!!
 
Cassandra

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