Non sono pazza

di Gigi Ghiro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** 2.il primo incontro ***
Capitolo 3: *** 3.la collana ***
Capitolo 4: *** 4. l'inizio della fine ***
Capitolo 5: *** 5. ora basta ***



Capitolo 1
*** 1.L'inizio di tutto ***


1, L'INIZIO DI TUTTO


Tutto il mondo è in un silenzio ovattato, solo qualche piccolo brusio mi arriva alle orecchie... è bello il silenzio... tranne per la voce dei miei pensieri.. è decisamente troppo forte... assordante.. ma posso sempre smettere di pensare. Cosa succede se mi spengo? Niente... sono come il silenzio, prima esisto e poi basta. Puff. Sparisco.
Ma se sparisco chi mi riporta qua? In tutto questo. Nessuno. Sono sola. Me ne sono appena accorta... dov'è lui? Era con me... gli ho promesso di non abbandonarlo...no! Non mi posso spegnere. Ho una promessa da mantenere. Non sono una che parla e basta!
Bip-bip..dove sarà finito.. bip-bip.. devo bip-bip.. bip? Cos'è? Bip-bip..aspetta è un suono..non sono io.. bip-bip
bianco. Una luce accecante e questo suono che persiste.. bip-bip..linee.. no aspetta sono i contorni di qualcosa.
“Guardate si sta svegliando!” Ma questa voce la conosco.
“Mam..” Il suono mi si spegne in gola. Fa troppo male. Non riesco a parlare. Sembra che in gola ci sia qualcosa che raschia, tirando via gli strati interni, la lingua gonfia non si muovo come vorrei. Mia mamma deve capirlo immediatamente perché mi avvicina alle labbra un bicchiere di acqua... credo.. scende nella gola che è una meraviglia rinfrescando tutto al suo passaggio.
“Piccola come stai ora? Va meglio? Ne vuoi ancora?” Per non rischiare di nuovo la stessa esperienza faccio solo un piccolo cenno con la testa. Dopo aver bevuto a sufficienza guardo bene dove mi trovo. Sono sdraiata su un letto decisamente troppo scomodo, ho male su tutto il corpo. Le pareti della stanza bianche, ma un bianco sporco in confronto a quello di prima. Ho un piccolo comodino con qualche peluche e dei fiori affianco al letto. Una piccola tv è appesa nella parete di fronte a me, e qualche sedia. Sono in ospedale. Che bello! Dato che ci ho passato così poco tempo da piccola.
Ho un flebo che mi entra nel braccio, e sono collegata a una macchina che mostra i battiti del cuore..ecco cos'era quel bip-bip. La macchina.
Nella stanza c'è solo mia mamma ma da un momento all'altro dovrebbe arrivare il dottore.
“Mamma cosa è successo? Perché mi trovo qui?” Voglio assolutamente sapere cosa mi è successo! Perché sono qui? Ho sempre avuto una repulsione per questo posto tale che non ho mai voluto venirci, nemmeno per le cose più gravi.
“Piccola eri a scuola e di punto in bianco ti sei accasciata a terra. La professoressa pensava che fossi svenuta, ma non ti riprendevi, poi hai iniziato a urlare, hai spalancato gli occhi ed hai avuto delle convulsioni. Sono corsi a chiamare l'ambulanza. Dottori non sanno cosa ti sia successo.” Fa un respiro per riprendere fiato. Ha gli occhi pieni di lacrime. Sono sconvolta! Non ricordo niente di tutto ciò...
“Ti hanno subito portato qui e ti hanno visitato. Appena sentito la notizia sono corsa qui... mi hanno fatto aspettare in sala attesa per un'eternità! Non mi volevano lasciare entrare! Poi un dottore è venuto a dirmi che rischiavi di entrare in coma...che eri sospesa in una regione remota della tua mente. Inaccessibile. Solo te potevi decidere se tornare da me o rimanere li..sei rimasta in quello stato vegetativo per tre giorni” Decisamente non ero la sola a essere sconvolta, ma come biasimarla! Per tre giorni ferma a letto, come se stessi dormendo, ma senza svegliarmi. Chiusa nella mia mente..
“Ma ora ti sei svegliata! È questo che conta! Ora bisogna avvisare i dottori...so che non bisognerebbe ma non l'ho fatto subito perché non volevo che mi portassero via da te di nuovo. Dai ora vado a dopo piccola”. Mia mamma mi chiama ancora piccola, nonostante abbia già diciassette anni, ma per lei rimarrò sempre la sua bambina.
Ritorna dopo pochi istanti con un dottore dall'aria vagamente annoiata, con capelli neri tendenti al grigio, occhiali, di alta statura e robusto. Inizia a farmi le solite domande di procedura, come mi chiamo, quanti anni ho, se so dove mi trovo e se ricordo qualcosa dell'accaduto, più altri piccoli esami tipo pressione e temperatura. Dopo aver risposto in modo diligente a tutte le domande il dottore controlla la cartella clinica per aggiungere i nuovi dati.
“Dagli esami non siamo ancora riusciti a capire cosa le è successo, tutto è nella norma. Lo stato vegetativo non sembra aver causato danni alla corteccia cerebrale, ma per maggiori certezze bisogna fare una tac. Dovrai fare altri esami e se anche quelli saranno nella norma entro pochi giorni potrai essere dimessa.” Ma che bello tornare a scuola dopo quello che è successo... ma prima o poi devo affrontare la cosa.
“Grazie dottore”. Mia mamma dev'essere felice che tra poco si può tornare alla normalità, anche lei come me non ha mai sopportato gli ospedali, dato che dentro ti fanno aspettare un'eternità, senza poi concludere niente.
“Piccola senti è tardi. Io devo tornare al lavoro, ma ti ho portato qualcosa da leggere. Va bene? Ciao tesoro, a questa sera”. Mi da un bacio sulla fronte e appoggia un libro sul comodino ed esce quasi correndo, dovrà essere in ritardo. Prendo il libro e inizio a leggere.
Dopo poche pagine un sonno improvviso mi assale, non riesco a tenere gli occhi aperti. Mi sdraio a dormire.
Di nuovo è tutto silenzio. Tutto è come prima. Ma ora non sono sola, con me c'è anche qualcun altro. Lui! È qui con me.
“Lele...dove siamo?” Lele sono io, è il nomignolo che ha sempre usato, da quando ci siamo conosciuti anni fa. La sua voce è sempre melodiosa, non credevo che mi sarebbe mancata così tanto. Lui il mio Will! Il mio migliore amico, il mio ragazzo, la mia vita.
Ma c'è solo la sua voce, la sua aurea... il suo corpo non c'è come neanche il mio.
“Siamo nella mia mente, o almeno credo”. Ma dopo pochi istanti di nuovo la luce accecante, e io mi ritrovo di nuovo nel letto d'ospedale. Accanto al letto su una poltrona ci sono i miei genitori che dormono, tutti scompigliati, forse li da chissà quanto tempo.
Provo a muovermi, ma sono troppo indolenzita per poterlo fare, ho tutto il corpo rigido. Mia mamma si sveglia per prima grazie al suo sonno super leggero. “Piccola ti sei svegliata! Oh grazie al cielo! Temevo non ti risvegliassi più!” Grazie alla sua voce resa acuta dal sollievo sveglia il papà, e arriva un'infermiera.
“Signora non può urlare a quest'ora di notte!” Poi sposta lo sguardo su di me “ti sei svegliata! Corro a chiamare il dottore” e corre fuori dalla stanza. Intanto mio papà un omone tutta morbidezza e pochi muscoli viene da me e mi abbraccia con trasporto, quando si scosta leggo la preoccupazione nei suoi occhi.
“Ele come stai? Tutto bene? Sai chi sei?”. Di nuovo a chiedermi chi sono...perchè anche questa volta non lo dovrei sapere? “Certo papà...so chi sono. Mi chiamo Elena, ho diciassette anni, e frequento la quarta liceo. Ma perché mi fate di nuovo queste domande?”. I miei si guardano perplessi, come se avessi chiesto la cosa più ovvia del mondo.
È mia mamma a rispondere “Piccola...hai passato altri due giorni in uno stato vegetativo. Eri di nuovo chiusa in te stessa”. Oh mio Dio! Non ci posso credere! Ma se era passato solo poco tempo, qualche istante..
“Buona sera. Finalmente ti sei risvegliata. Stiamo facendo esami e ricerche, ma non abbiamo ancora trovato la causa dei tuoi disturbi. Siamo spiacenti”. Era arrivato il dottore, era un altro rispetto a quello di oggi pomeriggio..anzi quello di giorni fa a quanto pare. “Ho sentito che il signore le ha già fatto le domande di procedura, quindi le risparmio la millesima tortura. Mi dispiace ma ormai è troppo tardi per fare gli esami e la tac. Verrà un collega nella mattinata. Ora vi lasci tranquilli. E mi raccomando signorina non ricada in coma!”. Doveva essere una battuta? Haha..molto divertente. Il dottore esce dalla stanza cercando di nascondere uno sbadiglio, e in effetti anche i miei hanno aspetto davvero devastato “Mamma, papà  forse è meglio se torniate a casa a dormire. Su un letto vero!”. Si guardano con uno sguardo complice e poi con finta aria di tristezza annuiscono “Si forse è meglio che andiamo. Qui non possiamo fare molto. Dai piccola buona notte, e facci sapere se hai bisogno di qualcosa”. Mi baciano entrambi e poi con passo malfermo escono dalla stanza e si dirigono all'uscita.
Ed ecco che io sono di nuovo sola. Chissà dove sarà Will. Pensavo di ritrovarlo con me al mio risveglio. È dal primo crollo che non lo vedo...sono cinque giorni. Non era mai successo, è sempre stato il primo a preoccuparsi per me, ad essermi al fianco quando mi accadeva qualcosa. È strano che dopo episodi simili non sia venuto. Guardo il cellulare sul comodino, l'ha lasciato mia mamma per le emergenze. Ma niente. Nessun messaggio, nessuna chiamata. Niente. Provo a cercare il suo numero nella rubrica, ma è sparito! Nessun William! Oddio! Chi ha osato toccare il mio cellulare, e cancellare un numero! Quando i miei toneranno chiederò spiegazioni, come si sono permessi di fare una cosa simile! Cosa faccio adesso? Ho bisogno di lui. Dai con calma...devo passare solo qualche altra ora e poi posso chiedere di lui, forse addirittura mi verrà a trovare. Speriamo. Guardo l'ora e sono le tre del mattino. E io sono sveglia come un grillo,cosa potrei desiderare di meglio, beh dopo due giorni a “dormire”. Decido di andare a fare un giro per l'ospedale, cercando di evitare ogni infermiera per non essere sgridata. È più eccitante girovagare cercando di evitare tutti. Arrivo davanti a una stanza con la porta aperta, dopo una sfilza di porte chiuse. Senza pensarci due volte guardo dentro e noto una signora dai capelli candidi che parla tranquilla a...al vuoto...sta parlando da sola, poi infatti mi accorgo di essere nella parte di ospedale dedicato alla psicosi e altri problemi psichici. Rimango incantata ad ascoltare quello che dice, un fiume di parole senza senso, frasi scollegate tra loro, ma lei è così convinta di quello che sta dicendo. Improvvisamente si blocca e gira di scatto la testa verso di me. E rimane a fissarmi, sorpresa e quasi spaventata di avere una spettatrice, poi mi sorride, in un modo così caldo e simpatico e mi fa cenno di avvicinarmi e sedermi sul letto con lei. All'inizio sono un po' titubante, ma poi mi avvicino. I suoi occhi non si staccano mai da me, cosa alquanto inquietante.
“Buona sera cara, perché è sera vero? Eh si, le finestre sono ancora chiuse, ma è sera o notte fonda, c'è così tanto silenzio. Ma che maleducata che sono, non ci conosciamo, non mi sono ancora presentata, io sono Rose Milton.” . Sembrava una macchinetta di parole, ma questa volta le frasi avevano senso, certe cose sembrano addirittura pensieri fatti da una mente lucida.
“Sai da giovane ero un'attrice molto famosa e molto bella, prima che la mia testa perdesse la strada giusta, poi i pensieri hanno iniziato ad andare per conto loro”. Poi basta. Smette di parlare e mi guarda aspettando, credo, che dica qualcosa io, “Buona sera, è un piacere conoscerla, io sono Elena Rossi.”
“Elena, Elena... Elena. Si è un bel nome. Da giovane ho conosciuto parecchie ragazze con quel nome, si si, è proprio grazioso, giusto per una ragazzina carina come te. Quanti anni hai piccola? Sei molto giovane ver...” Rose si zittisce di colpo, lasciando la frase a metà. Ha sul viso un'espressione terrorizzata, si copre la testa con le braccia e inizia a singhiozzare.
“Gli elfi! Aiutatemi! Tirateli via vi prego! Aiuto. Qualcuno mi aiuti, mi vogliono fare del male!” Rimango paralizzata alla sedia dalla paura, non so cosa fare, come poterla aiutare. Sono impotente di fronte alla potenza della mente disturbata di una persona! Fortunatamente arriva un dottore, sicuramente richiamato dalle grida della povera signora. Tira fuori dalla tasca una fiala e una siringa, preleva una piccola quantità di liquido e lo inietta nella flebo che ha attaccato al braccio. Quando la sostanza va in circolo Rose smette di gridare, e si addormenta in pochi minuti, il dottore fa per andarsene, e posa lo sguardo su di me.”E tu che ci fai qui? Non dovresti essere nella tua stanza! Sei di questo reparto? Su fuori esci dalla stanza.” Mi butta fuori in malo modo, senza aspettare una risposta alla marea di domande che mi ha fatto, si gira e se ne va. Che maleducato! Potrei benissimo essere una paziente di quel reparto, evasa dalla mia stanza e non fa niente! Quando sono sicura che non mi veda gli faccio la linguaccia, che gente che c'è. Ma ormai anche io inizio a sentire l'ora tarda, e l'episodio con la signora Milton mi ha lasciato senza parole e spossata. Con calma mi incammino alla mia stanza, girando per i corridoi deserti dell'ospedale. Tutto è silenzioso e uguale, un susseguirsi di porte, finestre e stanze chiuse. È un posto così monotono, non c'è vita, e di notte è pure inquietante.
Finalmente raggiungo la mia stanza, la numero 254. La porta è socchiusa...ero convinta di averla chiusa per non far intravedere che la stanza era vuota. Entro con cautela, ma la camera è vuota, e tutto è al suo posto, o almeno è quello che sembra a una prima occhiata. Il letto è ancora sfatto, i fiori ormai secchi sono sul comodino, con il libro, il cellulare e i peluche. Non manca niente. Bah..saranno state le infermiere di turno venute a controllare.
Mi sdraio a letto e mi accorgo di essere più stanca di quel che credevo. Non appena tocco il letto ogni fibra del mio corpo si rilassa, e sento le palpebre pesanti chiudersi, e in poco tempo sono nel mondo dei sogni.

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Capitolo 2
*** 2.il primo incontro ***


2, IL PRIMO INCONTRO

Sono immersa nell'oscurità più fitta, non vedo niente, nemmeno le mie mani davanti agli occhi. Ho paura, so che devo scappare, ma da cosa?

“Dal buio, scappa dal buio”. Will! È stato lui a parlare ne sono sicura, ma dov'è? Non lo vedo. E perché devo scappare dal buio? È tutto intorno a me, è viscido e che mi ricopre. Cerca di sopprimermi.

 

Mi risveglio urlando, in un bagno di sudore. Sono ancora in ospedale, è giorno. La stanza è vuota, forse oggi i miei genitori non sono venuti a trovarmi...o forse è talmente tardi che sono anche già andati via. Mentre rifletto su ciò arriva la stessa infermiera di questa notte. Guardandola bene, è di bell'aspetto, ha la pelle ambrata, dei folti capelli scuri tenuti legati in una coda di cavallo. Due occhioni blu molto dolci.

“Cosa succede? Perché hai urlato?” Sembra davvero preoccupata.

“Niente...ho fatto solo un brutto sogno. Non sono entrata in coma ancora vero?”

“No tranquilla. Questa volta hai solo dormito. Tra poco dovrebbe arrivale la colazione. Ti lascio mangiare in pace, a dopo.” Sembra essersi rilassata parecchio, e devo ammettere che sembra pure simpatica. Esce dalla stanza chiudendo la porta dietro di se. Nel più bello in cui cerco di ripensare al sogno appena fatto qualcuno bussa alla porta.

“Si? Avanti.” È arrivata la colazione. Che bello! Sembra una vita che non mangio. Mi hanno portato una tazza di latte ormai freddo, un panino e della marmellata e del burro. Non la si definirebbe di certo la mia colazione ideale, ma è sempre meglio di niente. Non appena la signora esce mi fiondo sul cibo in modo poco signorile, ma in fondo sono da sola, a chi potrebbe mai interessare il modo in cui mangio?

Dopo la colazione mi attendeva un'agenda piena di cose da fare, dato l'infinità di visite che mi dovevano ancora fare. Il resto del giorno infatti è passato così, tra visite, pasti e tv. E nessuna visita di persone che non fossero dottori. Quindi no da parte dei miei genitori ne da parte di Will. Nessuno.

 

Il giorno la solita routine e la notte un susseguirsi di incubi, dall'essere risucchiata dal buio, all'essere bruciata dalla luce. Ogni notte un sogno uguale agli altri, ma sempre in contesti nuovi. La solita paura, Will che mi dice di scappare, le solite domande senza risposta. Non c'è niente che cambia.

In compenso ho fatto amicizia con tutte le persone del mio reparto, sia pazienti sia infermiere.

 

Dopo quasi una settimana senza ricadute, ed aver accurato che il mio cervello non ha danni mi rispediscono a casa.

È venuto a prendermi mio zio. Matteo. È una vita che non lo vedo! È un ragazzone alto con le spalle larghe e un fisico robusto. Una cascata di capelli castani, la barba sempre da fare un po' da barbone.

“Ziooooo! Che bello vederti! Mi porti te a casa? Come mai? La mamma e il papà dove sono?”.

Ho sempre voluto tanto bene a mio zio, anche se non sempre è presente. Certe volte c'è, altre no. Va a periodi. E da poco ho scoperto che mi venera praticamente, sia per i tanti libri che leggo, sia per la mia bravura nel nuoto, cosa che lui non riesce a eguagliare, per il semplice fatto che non si impegna e che fuma! È una delle poche cose che non sopporto di lui.

“Ciao bambina! Come stai? I tuoi sono al lavoro. Hanno mandato me a fare da tassista”. Mi viene in contro e mi abbraccia forte, facendomi vorticare in aria, come solo lui sa fare.

“Io sto bene! Ho fatto parecchi giorni di pacchia assoluta!” So che questo lo avrebbe fatto infuriare dato che è ciò che lui non può fare da quando ha iniziato a lavorare facendo traslochi. In più ora che aveva iniziato ad andare in piscina aveva pochissimo tempo per starsene tranquillo o solo venirmi a trovare e cazzeggiare insieme.

“Bastardissima!” Dicendo questo si avvicina e inizia a farmi il solletico, come faceva sempre ogni volta che voleva vendicarsi di qualcosa, dato che ho una bassa sopportazione del solletico!

“Aaaah! No basta! ti..ti prego smettila! Mi arrendoooo!”. E dopo le paroline magiche “mi arrendo” mi lascia andare. È sempre stato un nostro gioco... torturarsi o lottare finché uno dei due non si arrende...ovviamente ho sempre perso dato che lui è più grande e più forte.

“Bene bene brava bambina”. Era sempre soddisfatto dopo avermi sconfitto “dai che andiamo a casa. Tra poco mi aspettano al lavoro”. Perfetto, quindi oggi al mio ritorno sarei stata da sola. Ma quanto sono felice!

Oppure...potrei chiamare Will, e chiedergli perché non si è fatto sentire per tutto questo tempo. Mi è mancato terribilmente, non ho smesso un attimo di pensare a lui, ma il suo numero è sparito dal telefono, e i miei non hanno avuto il tempo di venire a trovarmi, quindi non ho avuto l'opportunità di chiedere loro spiegazioni.

Stavo per prendere le valigie ma Matteo mi ha preceduto e prendendo tutto si è diretto all'uscita. Ha firmato tutte le carte per la dimissione e ci siamo avviati verso la sua macchina nel parcheggio dell'ospedale.

Facciamo tutto il viaggio in silenzio, lui perso nei suoi pensieri e io nei miei. Non riesco a togliermi dalla testa Will...il suo dolce ricordo, e la prima volta che ci siamo visti...

E' stato cinque anni fa...lo ricordo come fosse ieri...

 

Ero al bar con delle amiche, sedute al nostro tavolo preferito, un po' in disparte, ma comunque visibile dal balcone. Ma la cameriera non si decide a venire a prendere le ordinazioni. Anzi rimane li a “parlare” con un ragazzo, o per meglio dire a civettare con lui dato che lei non gli stacca gli occhi di dosso e fa di tutto pur di farsi guardare. Il tipo invece non è minimamente interessato a lei, anzi alle chiacchiere di questa risponde con piccoli cenni e mezzi sorrisi, e ogni occasione è buona per riprendere a leggere il suo libro.

Dopo esserci spazientite per bene mi sono decisa ad alzarmi per andare da quella e farmi sentire per bene! Mi stava già antipatica solo per quel suo modo di fare l'altezzosa, da gatta morta!

“Scusi! Vorrei ordinare, siamo del tavolo 8”. ma questa manco si gira a guardarmi! Anzi si mette a parlare ancora più forte col tipo! Ma che modi sono? Bel modo di trattare la clientela! Non avevo fatto caso al ragazzo, che aveva finalmente chiuso il libro e messo da una parte, e mi guardava con un mezzo sorriso e una strana luce negli occhi. “Non hai sentito la ragazza? È qui che aspetta da molto più tempo di me”. Wow! Ero esterrefatta! Il ragazzo si era accorto di noi! E poi che bella voce, e le labbra...così sensuali, con un sorriso accattivante stampato sopra, mentre parla si muovono in un modo incantevole...mi viene voglia di baciarle... aspetta! Che razza di pensieri sono? Non posso anche solo pensare a una cosa simile! È inconcepibile! Comunque finalmente la ragazza si scolla da lui.

“An si? Non ti avevo vista” Oddio che odiosa! Mi guarda a malapena e dopo aver deciso che non posso essere una rivale per il suo “bello” riprende a guardare lui, “cosa ti porto?” quanta voglia di urlargli “guarda che io sono qui!”. Non sopporto le persone così. “Una coca, due thè al limone e uno alla pesca, grazie! Tavolo 8.” Mi giro e vado per tornare dalle altre che non si erano perse nemmeno un secondo dell'accaduto.. soprattutto tenendo gli occhi incollati al ragazzo...quando sento un voce “Metta tutto sul mio conto. È stata colpa mia se hanno dovuto attendere tanto”. Doppio wow! Il tipo ci stava offrendo da bere! A tutte noi. Per essere gentile avrei dovuto sorridergli e dire Grazie...ma non riesco...sono talmente furiosa che l'unica cosa che mi riesce è girarmi e dirgli “Si è vero”.

Torno a sedere e non riesco a togliermi la brutta sensazione di aver due sguardi che mi perforano la schiena. Quello della barista e quello del ragazzo. Al tavolo poi non potevano mancare i ridolini da parte delle mie amiche, che non appena mi siedo iniziano a parlare tutte insieme.

“Oh mio dio! Ma hai visto che figo?”

“Ci ha offerto da bere!”

“Guarda la barista! Ele penso ti voglia uccidere!”

“Tu gli piaci! Non ti toglie gli occhi di dosso!”

“La nostra Ele ha fatto colpoooo!” che vergogna! Ma non si accorgono che LUI è ancora qui? Che è dietro di me e ci sta ancora fissando? Ok era deciso, avevo delle oche al posto di amiche! Dopo che la tipa ci ha portato tutto il ragazzo si alza ed esce, prima però si gira a guardarmi (ovviamente riferito dalle amiche dato che io davo le spalle a porta). Così noi possiamo riprendere a parlare e scherzare come tutti i pomeriggi. Verso le cinque e mezza mi avvio da sola verso casa, allungando la strada per stare più tempo all'aria aperta. Mi piace camminare, e perdermi nei pensieri, lasciarmi portare dai piedi, senza far caso alla strada. Ogni volta sembra passare tantissimo tempo, ma in realtà sono passati solo pochi minuti. È il bello del perdersi nella propria fantasia. Una volta arrivata a casa mi prendo da bere e un libro, e mi avvio nel giardino così da sedermi tranquilla nel gazebo per leggere in pace. Sento delle voci.

“..come vi sembra il quartiere?” E' la voce di mio papà.. è inconfondibile.

“Si è carino, anche se non posso dire ancora molto, siamo arrivati solo questa mattina, ma sembra tutto molto accogliente”. Questa voce invece non la conosco, posso solo dire che è la voce di un signore. Quando arrivo fuori i miei genitori sono con degli ospiti a cui stanno facendo il terzo grado. C'è un signore, dall'aria amichevole, con folti capelli castani, due occhi scurissimi, la pelle chiara, e la corporatura robusta. Sta tenendo per una mano una graziosa signora, dall'aspetto minuto, con una chioma di capelli biondi splendenti, due labbra a cuore e due occhioni azzurri...tutto l'opposto del marito. Un po' in disparte c'è un ragazzo intento a leggere un libro. Al mio arrivo alza lo sguardo che immediatamente si illumina di una luce famigliare. Ha gli stessi occhi della madre, ma molto più scuri, tendente al nero, due labbra perfette da baciare, e i capelli lunghi scuri. Cazzo! È il ragazzo del bar! Me ne accorgo con un secondo di ritardo e gli lascio cadere addosso tutto il contenuto del mio bicchiere, facendogli una simpatica doccia. Per fortuna nel frigo avevo trovato solo l'acqua... il ragazzo si alza di colpo spostando il libro appena in tempo per salvarlo dalla strage. Si guarda un attimo e poi alza lo sguardo su di me, ma non sembra arrabbiato...anzi divertito, come al bar.

“Oh! Elena! Insomma stai più attenta! Sono appena arrivati e già cerchi di mandarli via” Ma caro il mio papino, sempre con il suo bellissimo umorismo, anche se almeno ha fatto ridere i genitori del tipo.

“Sei fortunata ad avere il libro in mano...altrimenti...mi potrei vendicare”. Ha una voce così bella, e senza volerlo mi ritrovo a ridere insieme a tutti gli altri.

“Dai piccola, non fare la maleducata e accompagna William ad asciugarsi.” per fortuna nessuno sembra arrabbiato con me...in fondo è una bella giornata di sole, e c'è pure caldo...gli ho fatto un piacere rinfrescandolo un po'. Ci dirigiamo in casa, verso il bagno.

“Non ci siamo ancora presentati, io sono William, il nuovo vicino”

“Piacere...sono Elena...scusami per prima...e per oggi pomeriggio al bar”

“Hahahaha! Giusto il bar! Penso proprio che quella Susi ti voglia uccidere, comunque tranquilla, è tutto acqua passata”

“Si me l'hanno detto anche le mie amiche... grazie! Grazie infinite!... dai vieni ti devi asciugare”

 

Da quel momento siamo diventati inseparabili! Abbiamo la stessa età, e siamo finiti nella stessa classe a fare cazzate...e per colpa del suo fascino ho rischiato più di una volta di farmele dare di santa ragione da varie ragazze, prima di tutte Susi, la barista, che poco dopo l'arrivo di Will siamo tornati in quel bar entrando a braccetto, e quando ci ha visti così ha lasciato cadere il bicchiere che aveva in mano. Mi ha guardata come se volesse schiacciarmi con lo sguardo, ma.. non mi importava, io avevo vinto! Ero io l'amica di quel bellissimo ragazzo, che ti spiazza con un sorriso, sempre pronto a spettinarmi i capelli come si diverte a fare che in qualsiasi momento. Era anche sempre pronto a difendermi, pure quando non centrava niente. E quando gli chiedevo spiegazioni diceva semplicemente “Nessuno può toccare la mia amica! Il mio piccolo angelo custode” anche se dell'angelo non avevo niente, era lui quello. Non tanto nell'aspetto, ma nel suo bellissimo carattere. Anche se tra di noi non è sempre stato fiori e rose... Anzi! Le nostre litigate coinvolgevano pure i nostri genitori che cercavano di fare da tramite per farci ragionare, per farci fare pace. Anche loro andavano molto d'accordo, e sembrava ci fosse, sotto sotto, la speranza che io e lui ci innamorassimo uno dell'altra! So che la cosa avrebbe fatto piacer sia ai miei quanto ai suoi, che mi adoravano. Più di una volta poi mi ospitavano se i miei genitori dovevano andare via, e peggio ancora se litigavo con loro, anche questo accadeva molto spesso. Che pianta grane che sono!

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Capitolo 3
*** 3.la collana ***


3, LA COLLANA

Arrivata a casa Matteo mi aiuta a portare tutte le valigie in casa, e mentre guarda l'ora mi bacia i capelli.

“Ciao bambina... io devo correre al lavoro, mi stanno aspettando. Ci vediamo, e mi raccomando non fare più scherzi del genere!” mi stringe forte e poi corre fuori. Ma che bello avere tutti i famigliari che mi vogliono così bene... ho una crisi e nessuno che si prenda dei giorni di ferie per me! Chiedo forse troppo? Sono troppo egocentrica? Va beh...non ci si può fare niente.

Mi dirigo in camera mia al piano superiore. Tutto è come prima che avessi la crisi, i tappeti nei pavimenti, alcuni oggetti sparsi per casa un po' ovunque. In casa mia non è mai regnato l'ordine, per quanto mia mamma lo pretendesse non riusciva a tenere in riga ne me ne mio papà. Però se guardavi in giro vedevi che la roba in giro non era solo la nostra, ma anche la sua!

Devo ammettere che casa mia mi è mancata parecchio in tutti i giorni che sono stata via, mi è mancata anche Milù, la nostra gatta, che sembra apparentemente sparita, ma tanto scommetto che è in camera mia sul letto! E infatti quando raggiungo la stanza e apro la porta lei è esattamente sul letto. Con un letto enorme dove si mette lei? Ma ovviamente sul mio cuscino e dalla mia parte, così la mattina sono piena dei sui peli!

“Milù alza il culo e spostati!” Il massimo della sua reazione è alzare la testa, guardarmi e rimettersi a dormire! Che gatta maleducata! Milù è una trovatella, l'abbiamo scoperta accovacciata sul ciglio della strada pochi anni fa, ma nonostante la sua paura di noi dopo pochissimo tempo si è ambientata alla grande! È piccola piccola, col pelo bianco tendente al grigio, lungo, e sulle zampe e sulla coda è nero. Ha due luminosi occhi azzurri, e molto spesso quando parliamo alza la testa come ascoltare quello che diciamo e qualche volta “interviene” con i suoi “Miao”. Di tutta la famiglia si è affezionata molto a me, ma sarebbe il minimo dato che da quando l'abbiamo trovata mi ricordo sempre io di darle da mangiare, sistemarla e farle le coccole. Ed ora che bel modo di ringraziarmi...

va beh pazienza, ormai dovrei essere abituata al suo modo di fare. Mi avvio al computer, lo accendo e metto la musica a tutto volume, in questo modo tutti i lavori si fanno meglio e più volentieri. Disfo le valigie, e metto le robe pulite nell'armadio e le cose sporche le butto nello scivolo che porta al cesto della lavanderia. Questa è stata la migliore idea che abbia avuto mia mamma per la cosa! Ce né uno in ogni stanza, che si collegano in uno principale che butta tutte le cose sporche nel cesto così non c'è il bisogno di fare le scale avanti e indietro a portare i vestiti, e non c'è il rischio di lasciare cose in giro. Una volta ho pure provato ad entrare e scivolare giù io stessa. È stata un'esperienza fantastica! Peccato che poi le ho prese di santa ragione dalla mamma, che mi ha rincorso per tutta la casa con la scopa in mano,e minacciandomi di farmi molto male se lo avrei rifatto! Quanto ridere però! Vedere lei così arrabbiata, mio papà che rideva tanto forte, come non lo si sentiva da tempo.

Prima ho detto che lo scivolo è stata un'idea di mia mamma, perché la casa quando ci siamo trasferiti non era di gradimenti ai miei, e sinceramente era piuttosto vecchietta. Aveva tutti i pavimenti da rifare, le scale e le porte da cambiare, l'impianto idraulico ed elettrico praticamente devastati. Quindi l'hanno ristrutturata a loro piace, aggiungendo tutto ciò che volevano, e devo dire che così è decisamente più bella, moderna e molto confortevole!

C'è un piccolo giardino sul davanti, diviso da un vialetto in ghiaia contornato da salici piangenti, così da creare una piccola cupola sul vialetto. Seguendo la strada si arriva e una scalinata in miniatura, dato che sono tre scalini, niente di che. Quando entri sei in un grande atrio, in cui l'elemento che si nota per primo è il grande scalone con la balconata interna. Sulla destra c'è il salotto, con un divano rosso lungo quasi tutta la parete. E difronte al divano una bellissima tv con casse stereo sparse per tutta la stanza. Questa è stata un'idea di mio papà, che adora guardare film, e vuole sentire bene tutto quello che dicono, quindi cosa c'è di meglio di un super impianto stereo che ti fa “entrare” nel film?

Poi c'è la cucina, e la sala da pranzo dedicata completamente a mia mamma, e a me dato che adoro pasticciare in cucina.

Dall'altra parte invece c'è lo studio, che però non usa mai nessuno, anzi ogni tanto mi ci rifugio io per i compiti o per leggere. La stanza è occupata da un'enorme libreria addossata alla parete, stracolma di libri, che io stessa ho pazientemente collezionato. Perché quando mi fisso con un autore cerco tutto ciò che ha scritto, passati e presenti, e mi tengo informata se scrive nuovi libri!

Poi praticamente sotto alla scala c'è una specie di porta nascosta che porta alla taverna, arredata da mia mamma.

Al piano di sopra ci sono quattro camere da letto, una mia, una dei miei, e due per gli ospiti dato che sono figlia unica. Ogni stanza ha uno stile proprio, con un bagno personale. Le due stanze degli ospiti sono collegate da una porta.

La mia stanza è una delle camere più grandi. Al centro è posto il grande letto a baldacchino. Sulla parete c'è un armadio, qualche comò, la scrivania e una mini libreria a muro molto carina che ho voluto tenere della vecchia struttura. Ho pure il balcone! E con Wil mi divertivo a improvvisare scenette romantiche prese dai film, o inventate sul momento.

Tutte le stanza hanno grandi finestre, che lasciano entrare tantissima luce, creando sempre un'atmosfera molto luminosa e tranquilla.

Sul retro della casa c'è un altro giardino più grande di quello posto davanti. Ci sono molti alberi che d'estate lasciano molti spiazzi all'ombra in cui potersi riparare. Sovrano della scena è però il gazebo in legno, progettato e costruito interamente da mio papà. E lo ammetto, con un misero aiuto mio e della mamma.

Dopo aver rimesso tutto al suo posto, o meglio dopo aver svuotato la valigia mi precipito fuori. Ho troppa voglia di vedere Will, e chiedergli perché non si è più fatto vedere in tutti i miei giorni di assenza! E inoltre voglio chiedergli se gli andrebbe di stare a casa con me fino alla settimana prossima, dato che i dottori mi hanno raccomandato di stare a casa e di non affaticarmi troppo, perché secondo loro sono ancora in una fase di possibile ricaduta. Quiiiindiiii.. che dispiacere rimanere a casa! A leggere tutto il giorno...magariiii..ma è solo un bellissimo sogno, dato che mi devo rimettere al pari con gli altri.. dato che ho perso circa due settimane di lezioni. E purtroppo le settimane dove tutti i prof ammucchiano le verifiche e le interrogazioni. Quando torno farò una settimana massacrante..aiuto! Ma almeno non sarò sola, devo solo farmi dare gli appunti di tutti da Will, il secchione della classe, studierò con lui e passerò tutto senza problemi. E ancora una volta è il mio angelo custode...non gli ho mai detto di pensare a lui in questo modo, ma penso che gli farà piacere.

Esco di corsa di casa e mi avvio a casa sua. Che cosa strana però...c'è un cartello con scritto vendesi sul cancello, vado per suonare il campanello...ma non c'è, mi sembra di essere tornata indietro di cinque anni, a quando lui doveva ancora arrivare, tutto è uguale ad allora. Il cancello con il catenaccio, il giardino incolto, le finestre sbarrate...sembra che non ci abiti più nessuno da moltissimo tempo!

Che fine ha fatto Will? E tutta la sua famiglia? Perché la casa è in questo stato? In fondo sono stata via solo qualche misera settimana, non di più! Vedo passare l'anziano signore che abita in fondo alla via e gli corro in contro.

“Buongiorno signor Giacob...mi scusi ma mi potrebbe dire che fine ha fatto la famiglia che fino a qualche settimana abitava in questa casa?” indico con il braccio la casa, così da non avere dubbi a quale edificio mi riferisco.

“Ciao cara Elena, che bello rivederti. Comunque che domande che fai! In questa casa sono anni che non abita più nessuna, e come vicina di casa dovresti saperlo meglio di me...è un vero peccato però che una casa simile vada in rovina. È di una tale magnificenza! Però il comune non vuole abbassere il prezzo, che rimanendo troppo alto nessuno se la può permettere. Che peccato, che peccato” e si allontana scuotendo la testa. Come non ci abita più nessuno da molto tempo? E Will? Dov'è lui? Non può essere sparito nel nulla come se niente fosse, tutti lo conoscevano e gli volevano bene! E anche i suoi genitori si erano integrati molto bene nel nostro quartiere, erano gentili con tutti e io non mi sono inventata ben cinque anni della mia vita! Fervida immaginazione ok, ma tutto fino a un certo punto! Ho tantissime foto con lui, regalini suoi, e altre cose varie. No! Lui esiste ne sono sicura! E poi anche nei miei sogni quando mi mette in guardi lui c'è! È così reale quando mi parla, la sua paura quasi tangibile, la sua presenza forte! Lui esiste! Punto e basta!

Sento un enorme vuoto dentro, sono senza parole..il cuore sembra essersi fermato di battere... non sento più niente, sono vuota, ora si che posso pure smettere di esistere, non servo più, ho perso tutto!

Ma non posso lasciarmi andare così...se so che lui esiste perché mi sento così male? Così vuota e persa? Ho la testa persa nel vuoto, fluttua tra pensieri contrastanti...come i miei sentimenti...

Con una calma quasi innaturale mi avvio a casa, e mi siedo sui gradini della parta ed attendo...non so di preciso cosa, i miei genitori, o forse aspetto che torni Will con la sua famiglia, o forse solo che passi il tempo.

 

Non so quanto sono rimasta li ad aspettare, senza accorgermi del tempo del freddo o dia qualsiasi altra cosa accadesse. Finché non sono tornati a casa i miei genitori e mi hanno trovato in quello stato.

“Piccola...bambina mia! Cosa stai facendo qui? Amore...c'è freddo, torna dentro. Senti sei tutta gelata, rischi di prenderti un'accidente!” rimane li a fissarmi, cercando di farmi rialzare, ma non riesco a reagire, non ne sono in grado.

“Oh mio Dio! Piccola ma te hai la febbre? Ma cosa ti è successo? Perché non dici niente?” ma non riesco a fare niente di niente, nemmeno guardarla in faccia. Non capisce niente, come sempre. È così frivola su tutto, non ha mai capito niente di me, dei miei sentimenti, di quello che provo, di tutto l'impegno che metto nelle cose che faccio.

“Tesoro! Aiutami a riportare Elena in casa! Non credo stia bene, non parla, trema credo abbia la febbre!” E mio papà di certo non è da meno. È sempre stato una persona fredda e non è semplice conversare con lui, anzi, ogni volta che gli racconti qualcosa ti dice “ma potevi rispondere così, ma potevi fare così” in poche parole mai niente di quello che faccio o dico va bene per lui, anzi sembra notare solo gli errori che faccio. Comunque nonostante la sua freddezza si avvicina, mi prende in braccio e mi porta in camera, mi adagia sotto le coperte ed esce dalla stanza.

Ecco sono di nuovo da sola. Ma lo sono sempre stata da quando Will è sparito. Lui era tutto per me! Come faccio adesso che lui non c'è più...con questi pensieri cado nel sonno...

 

Sono di nuovo immersa nel buio. Con me c'è Will come sempre, ma non parla, lo sento debole.

“Will! Dove sei? Ti prego torna da me! Perché te ne sei andato lasciando dietro di te solo vuoto e desolazione!” ma la mia voce è solo un sussurro quando in realtà vorrei solo urlargli in faccia il mio dolore, la mia rabbia per avermi abbandonato senza nemmeno salutarmi. Come ha potuto farmi questo! Proprio lui!

Non ha mantenuto la promessa che ci siamo fatti. Se né andato...senza portarmi con lui.

Ma non siamo soli, c'è qualcun altro con noi. È solo una presenza ma la si sente in modo sferzante, sembra voler schiacciare William. Sono quasi tentata a stare li ferma ad assistere a tutto ciò, ma non sono come lui, io le promesse le mantengo, a qualunque costo! Corro o almeno così mi sembra verso la direzione di quella presenza estranea e dopo poco sento un forte urto. Sono riuscita a colpire qualcosa! Da esso si sprigiona una tale rabbia che mi investe con una forza enorme e mi fa cadere. Finalmente i miei occhi si abituano all'oscurità e inizio a distinguere in contorni del luogo dove siamo. È la prima volta che accade una cosa simile. Siamo in una stanza completamente spoglia, non è molto grande. Le pareti sono tutte nere, e non c'è nessuna porta o finestra. Con me e Will c'è anche un essere mostruoso, sembra fatto di ombra, con lunghi artigli e zanne affilate, ha tentacoli che escono dalla bocca, con il quale sta tenendo fermi il ragazzo. Ha la testa girata verso di me e si distinguono bene i suoi grandi occhi bianchi, mi scrutano fin dentro l'anima. Dal suo corpo partono dei getti di...rabbia...penso siano quelli ad avermi fatto cadere prima. Dopo un attimo di spaesamento mi rimetto in piedi e senza paura mi rilancio addosso a quell'essere orrendo. Lascia cadere Will a terra e si scaraventa su di me. La collana che porto al collo inizia a pulsare come qualcosa di vivo, accendendosi di una luce bianca purissima, accecando il mostro. Ma subito dopo ricomincia ad avanzare verso di me.

Dalla collana parono lingue di luce che avvolgono il mostro e lo disintegrano, riducendolo in polvere.

Quando la minaccia è sparita la collana pian piano inizia a spegnersi, è la stanza si illumina di luce propria, colorando le pareti di un bel giallo caldo. La stanza si dilata, e iniziano ad apparire porte e finestre. Sono esausta, ma almeno Will è salvo. Corro verso di lui e me lo metto in braccio, così da scaldarlo con il mio corpo, dato che è freddo come se fosse un cadavere, ma respira! E questo mi da un enorme sollievo!

E così, con Will in braccio perdo conoscenza e mi ritrovo di nuovo nella mia stanza, bruciante di febbre, con uno straccio bagnato sulla fronte. Sono scossa dai tremiti, e sono esausta. Con fatica prendo la collana, e sento che è ancora bollente. E non si è scaldata a causa mia...questo vuol dire che il sogno non è stato solo un sogno.

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Capitolo 4
*** 4. l'inizio della fine ***


4, l'inizio della fine

 

I giorni passano, uno dietro l'altro, e la mia febbre non passa, anzi quando sembra dare segni di miglioramento torna più alta subito dopo. Mi sono data voto di silenzio, perché so che se parlerei scoppierei a piangere, dato che parlerei solo del mio amore. Ma ormai dopo vari tentativi di parlare con i miei genitori di lui mi sono arresa. Anche loro non sanno chi sia. All'inizio credevano che fosse un ragazzo nuovo a scuola di qui non avevano sentito parlare, ma quando ho accennato al fatto che abitava affianco a casa nostra hanno iniziato a guardarmi con uno sguardo pieni di pietà, come se le mie fossero solo farneticazioni causate dalla febbre. Non avevo nessuno con cui parlare da sveglia.

Provavo consolazione solo quando dormivo, in cui la mia mente giocando con i miei sentimenti mi faceva rivivere ogni istante passato con Will.

 

Dopo circa un mese così, dopo che furono venuti un numero infinito di dottori a visitarmi, ho deciso di reagire. Non so perché ho preso questa decisione, forse perché ero stanca degli sguardi che mi rifilavano le persone che mi venivano a trovare, o forse perché rimanendo così non l'avrei fatto tornare indietro. Ero decisa a tornare la ragazza di prima!

Così mi sono alzata dal letto sorprendendo tutti quanti, dato che dopo molto tempo di immobilità sono riuscita a reggermi in piedi da sola, mi sono diretta in bagno e mi sono fatta una doccia bollente.

Quando sono uscita stavo decisamente molto meglio di prima, non mi sentivo più la febbre, ma ancora non me la sentivo di parlare.

Torno in camera, e sono ancora tutti li sorpresi di avermi vista alzare di colpo e andare in bagno. Scuoto la mano come a cancellare dei brutti pensieri e mi precipito in cucina, perché sto morendo di fame! In fondo sono giorni che mangio poco o niente.

Infatti svuoto praticamente il frigorifero! E certe cose che non avevo mai mangiato perché schifata o altro mi sembrano le cose più buone del mondo!

I miei genitori mi avevano seguita in cucina, e sempre guardandomi con la bocca aperta seguono ogni mio singolo movimento, e sono sempre pronti a riprendermi dal caso avessi avuto una qualche ricaduta.

Dopo giorni e giorni di silenzio e imprigionata in casa riesco a sfuggire dalle cure di mia mamma e mi precipito in giardino per riuscire a respirare un po' d'aria fresca. Lei si è presa due mesi di malattia per potersi prendere cura di me, e non mi abbandona un secondo! Anzi no dai...almeno mi lascia andare in bagno da sola, ma se rimango dentro troppo tempo inizia a bussare e a chiamarmi forte... una volta è pure entrate perché non ho risposto...mi stavo lavando i denti!

La casa è diventata monotona e spenta da quando non c'è più l'allegria di Will. Si vede che loro non sono più qua. I miei genitori sembrano aver dimenticato ogni cosa, ogni istante che hanno passato in casa nostra, e noi nella loro. Tutto dimenticato...ma io no! Ho ancora il ricordo vivo nella mente!

In giardino ripercorro tutto il perimetro accarezzando ogni pianta, e ogni albero, come se solo loro potessero capire. Poi di punto in bianco corro verso il salice, quello più lontano dalla casa, il mio preferito...li una volta con lui avevamo inciso i nostri nomi, per lasciare un nostro segno, così quando saremmo cresciuti, tornando li avremmo trovato di nuovo. Ho una paura terribile che mi attanaglia il cuore. La paura di non trovare ciò che stavo cercando. I nostri nomi incisi sulla corteccia di quel maestoso albero. Li aveva incisi Will, con la sua bellissima calligrafia, con mano ferma, ed erano risultato perfetti! Come se avesse scritto su un foglio invece che su un albero. Avevamo deciso di metterlo in un posto ben nascosto, dove le radici del salice uscivano improvvisamente dalla terra, creando un piccolo rifugio per qualche piccolo animale.

Guardo e...sono proprio li! Dove li ricordavo! Tiro un sospiro di sollievo, e solo in quel momento mi rendo conto di aver trattenuto il fiato! I nomi ci sono! Sono li! Quindi non me li sono inventati! Eccoli! Lui esiste!

“Siiiiiii!” urlo di gioia, e un'immensa soddisfazione mi invade il corpo! Mia mamma richiamata dall'urlo corre fuori

“Cosa succede? Ti senti male”.

“N-no...non è niente...ero felice di aver raggiunto il giardino senza che tu mi rinchiudessi di nuovo in casa”. Non volevo far vedere a lei le incisioni...oltre ad arrabbiarsi perché avevamo rovinato una sua pianta, avrebbe potuto credere che li avessi appena scritti io, per far credere anche a loro che non ero pazza.

“Oh mio Dio! Hai ripreso a parlare!” mi guarda con gli occhi sgranati sul punto di piangere e mi abbraccia così forte da farmi quasi male.

“Ma-mam-mammaa! Non respiro!”

“Oh scusa piccola! È che ero così preoccupata per te! Hai fatto più di un mese senza proferire parola... volevamo portarti da uno psicologo...” Caspita, quindi ho scelto il momento giusto per riprendere a parlare! Non volevo andare da uno strizzacervelli (senza offesa al lavoro dato che è ciò che vorrei fare io) ma proprio non avevo voglia che qualcuno indagasse nella mia testa, e mi convincesse che lui non esisteva! Non proprio adesso che ho trovato l'unica prova che lui esiste!

 

Dopo questo episodio in cui ho ripreso a parlare non è successo niente di nuovo, tranne quando mi hanno costretto a riprendere la scuola. Ovviamente contro la mia volontà! Ma forse li qualche prof avrebbe potuto ricordarsi di Will, e quindi non sarei stata la sola, ma tanto non mi illudevo. Sentivo dentro di me, che anche li nessuno si sarebbe ricordato del ragazzo più geniale della classe. Di quel ragazzo un po' timido, ma sempre pronto a mettersi in gioco, lui, con un sorriso disarmante, che lascia tutte le ragazze a bocca aperta ad ammirare quel viso fatto di perfezione...

ok basta stavo decisamente degenerando con i pensieri! Ma sono davvero innamorata di quel ragazzo! Anche se ora non so dove sia, anche se adesso mi ha abbandonato.

 

Al mio ritorno a scuola è andato tutto liscio, finché mentre la professoressa di italiano facendo l'appello ha saltato il nome di Will.

“Mi scusi, ma nell'elenco non manca William Reder?”. Completamente sovrappensiero, ho collegato troppo tardi la testa alla bocca...

“Chi è questo William?”

“Ehm...nessuno scusi, stavo pensando ad altro”. E la storia poteva chiudersi lì, se Giosefin, la ragazza più odiosa della casse, e che non si sa per quale motivo mi odia a morte si fosse cucita quella boccaccia!

“Dai confessa Elenuccia... è il tuo ragazzo, o il tuo amichetto immaginario. Dai lo sanno tutti che farnetichi di questo misterioso William, che insiti a parlarne, come se fosse una persona reale...povera piccola Elena...quella volta in palestra deve esserti caduta qualche rotella, se vuoi andiamo a vedere se la ritroviamo!” tutta la classe stava ridendo di me. E la professoressa non fa niente per fermare tutta quella cattiveria!

“Sei una stupida Gios! Non capisci niente”. Bene, e le mie parole da bambina che non sa difendersi non fanno altro che incrementare di più le risate generali. Ma cos'era successo? Nessuno mi aveva mai odiato in quel modo in classe, avevo la mia piccola compagnia con cui passare tutti i giorni. Ma adesso anche loro stavano ridendo, più forte di tutti gli altri. Non posso più sopportare tutto ciò, mi alzo e corro fuori con gli occhi colmi di lacrime. Mi chiudo in bagno, sentendo anche da lì le risate degli altri. Mi rimbombano ancora nelle orecchie la voce di Giosefin che mi deride...vorrei sapere come ha saputo di Will... oltre ai miei genitori e a pochissime altre persone non lo avevo più nominato! Ma ovviamente lei è riuscita a venirlo a sapere, in fondo ogni cosa è buona per prendere in giro gli altri. Ma adesso come avrei fatto a rimanere con la mente lucida, senza perdermi in pensieri inutili, con l'intera classe che mi ricorda lui! E che mi da della pazza...

torno in classe in rispettivo silenzio, e scusandomi con un piccolo cenno con la prof mi siedo al mio posto. Tutto attorno sento bisbigli, e il mio nome pronunciato troppo spesso. Nessuno si è preoccupato che sia stata assente per così tanto, anzi! Bisogna prendere in giro il primo giorno, per carità, non sia mai che si provi un po' di umanità!

“Riesco” a far passare la giornata senza altri spettacoli di lacrime, tutta colpa della troppa tensione, del dolore, accumulato durante questi giorni, in cui non so come sono riuscita a trovare la forza di reagire, ma adesso tutta la mia debolezza è tornata a galla al primo affronto, alla prima presa in giro. Non credevo di essere tornata la permalosa di un tempo, invece mi sbagliavo, tutti questi scombussolamenti mi hanno fatto tornare quella di prima.

I giorni passano, ogni giorno uguale all'altro, le prese in giro, lo studio, le verifiche e le interrogazioni. Un ciclo senza fine. Ma ora non mi faccio più mettere sotto. Semplicemente smetto di ascoltare tutte le cattiverie che mi dicono, ho smesso di reagire e quindi ho smesso di controbattere. Mi creo una corazza attorno, dove non faccio entrare più nessuno, nemmeno la mia famiglia. Tanto a cosa servirebbe? Loro mi danno della pazza, i coetanei pure...gli unici che non si permettono sono i professori, ma con loro ho solo un rapporto puramente scolastico. Anche loro hanno sentito le voci che girano, e più volte hanno provato a parlarne con me. Ma la corazza è anche contro di loro. Non mi servono altre persone che mettono in giro voci.

 

Finito l'anno scolastico non ho problemi di debiti, dato che passando tutti il pomeriggio, week-end compreso sui libri non ho avuto difficoltà a recuperare il programma perso, anche senza l'aiuto delle lezioni extra. L'estate porta una ventata di allegria per tutti, tranne che per me. Ormai sono quattro mesi circa che di Will non c'è più nessuna traccia. E sinceramente non ho la più pallida idea da dove iniziare tutte le ricerche per capire quello che è successo.



Scusate se tutto scorre velocemente, ma Elena sta per essere risucchiata di nuovo dalla disperazione, e nulla ormai ha più significato da doverlo ricordare.

se ci sono errori di ortografia, verbi o altro vi prego abbiate pietà di me..in grammatica faccio schifo...

grazie che state seguendo la misteriosa storia di William ed Elena da Giorgia ;)

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Capitolo 5
*** 5. ora basta ***


5, ORA BASTA

 

Mi sto perdendo dentro la mia testa. Nei miei pensieri. Sono al limite della sopportazione, e so che se mi lascio andare non posso più tornare indietro. Lui esiste, ne ho le prove! Non è solo dentro la mia testa, tutti quei bei ricordi...li ho vissuti. Non sono pazza! Anche se ormai manca poco...il filo che divide la “normalità” dalla pazzia è sottilissimo, basta un niente e sei perso nel vuoto più assoluto, dove qualsiasi cosa è reale, persi nel vortice dei pensieri, dei mostri e delle fissazioni. Perché chiunque lo sa...quando qualcuno ti tratta da pazzo alla fine te ne convinci anche te stesso. Sono persa. Niente ha più senso...

Ma la realtà è che mi manca...mi manca da morire. Nulla ha più senso, lui vive solo dentro la mia testa, dove tutto è così bello. Posso rivivere tutti i bei momenti all'infinito, tanto ormai sono solo qui. Dentro di me.

E non solo! Lui esiste...ho la collana come prova, me l'ha regalata lui, e l'ho salvato nel sogno! La collana era ancora calda! E mi ricordo che quando mi sono svegliata avevo ancora la sensazione di stringerlo tra le braccia, quella bellissima sensazione. Il contatto delle mie mani con il suo corpo. È stato come la prima volta.

Dopo avergli fatto la doccia con l'acqua, per sbaglio gli ho preso la mano mentre guardavo che libro leggeva. È stato come...come...come se tutta la pelle bruciasse, era un formicolio così piacevole, così bello! Avrei voluto continuare a toccarlo, non volevo rompere quel contatto, accarezzargli i suoi bellissimi capelli. Ma per fortuna quella è stata l'unica volta che la mia testa ha funzionato come doveva e sono riuscita a trattenermi.

***

Dalla fine della scuola poi è stata una vera e propria tortura. A metà agosto però ne ho fin sopra i capelli di prese in giro! Da quando è finita la scuola non hanno mai smesso di arrivare lettere con critiche pesanti, non solo verso di me, ma anche verso la mia famiglia.

Ormai anche loro tirati nel fango per colpa mia.

 

“Mamma, papà, voglio trasferirmi! Sono stanca di questa scuola, di questo quartiere! Basta non ce la faccio più! Voglio andarmene, tanto qui non mi rimane più niente. E di certo dopo l'estate non si sistemeranno di certo le cose, non l'hanno fatto fino adesso, quindi cosa cambia?”

“Ma piccola...tutti i tuoi amici?”

“Amici? Mamma, ma stai scherzando? Chi definirebbe amici persone che giudica senza conoscere i fatti, che alla prima occasione si sono rivolti contro di me, anzi contro di noi! Mamma non sono stupida, mi sono accorta che anche voi siete rimasti senza amici...vi ho trascinato nella vergogna...vi chiedo scusa”

“Piccola! Non dire così, non è stata colpa tua. Tu non hai fatto niente...non è colpa tua se...” sono pazza. Non serve che finisca la frase, il messaggio è ben chiaro.

“IO NON SONO PAZZA!” se nemmeno i miei genitori mi credono, chi altro può farlo?

“Ma no! Ma cosa hai capito? Noi non intendevamo dire che sei pazza, è che...ultimamente sei strana, parli nel sonno...urli e ti agiti. Pensavamo di portarti a far visitare, ma tranquilla. È solo una visita di controllo”. Certo una visita di controllo, tutti ci credono, e io per prima. Ma mi credono davvero così stupida e ingenua? “Mamma io voglio andarmene!”

“Ma tesoro? Dai che ne dici invece di finire le vacanze al mare, e poi tornare a scuola, come se niente fosse?” come se niente fosse? Ma si è resa conto di quello che sta dicendo? A quanto pare no. Loro parlano solo da esterni. Non sanno cosa vuol dire ricevere critiche e prese in giro in ogni istante. Ricevere occhiate ironiche. E adesso pure le lettere. Da parte anche di tutte quelle persone che mi volevano bene. Ma cosa è successo? Perché ora tutti mi odiano così tanto?

“No mamma. Forse non mi ha capito. Io non voglio tornare in quella classe!”

“Sai cosa facciamo allora? Ti va di cambiare solo scuola? Te ne cerchiamo un altra non troppo distante, e con ottime referenze! Ti piace come idea?” Cambiare scuola eh? Beh non è affatto una brutta idea. Anzi lì posso rifarmi una vita, andrò in un posto dove nessuno mi conosce e sa quello che è successo, ne le storie che circolano su di me.

“E va bene. Cambio scuola. Solo a patto che sia distante da qui! Non voglio che le voci mi seguano anche dove andrò!”

“Tranquilla tesoro non accadrà. E della visi...”

“No! Non ho bisogno di visite. Sto bene. Capita a tutti di fare incubi no?”

“Si giusto. Come vuoi piccola”.

“Io vado a letto. 'notte a tutti”

“Buona notte” mi avvio in camera, con passo lento e tranquillo, persa nei pensieri. Cambiare scuola. Chissà come dev'essere. Compagni nuovi, professori nuovi, e forse anche materie nuove. Arrivata in camera mi butto sotto le coperte e non appena tocco il letto mi addormento.

 

Tutto è buio. Will non c'è, lo noto subito! Perché la sua è la prima presenza che cerco. Al posto suo sento quell'aura viscida e nera che aveva cercato di far del male al mio amore. Sento di essere circondata. Vogliono farmi del male, lo percepisco. Ma la collana non fa niente. Sono bloccata, non riusco a muovermi. Cerco di spostare le mani e sento una consistenza molliccia. Oddio che schifo! Mi stanno tenendo ferma...con i loro schifosi tentacoli! Sono tanti, mi sento svenire. Tutte le forze mi abbandonano. La collana non reagisce! Non fa niente. Le gambe iniziano a diventare gelatina. Mi cedono, ma non cado, i mostri mi tengono sospesa in aria. Sono inerme! Sento...sento...le forze venirmi meno, i pensieri iniziano a offuscarsi e tutto diventa sempre più nero... Will ti prego aiutami ...il mio ultimo pensiero...

Poi una presenza arriva. Le bestie mi lasciano cadere a terra, si allontanano dalla forte luce che inizia a circondarmi.

Mi risveglio, dopo pochi istanti credo, e tutto è luce. Sono di nuovo nella stanza dove ho salvato Will. Ma questa volta è stato lui ad aver salvato me. O almeno credo dato che qui ci siamo solo noi.

Elena cosa ci fai qui? Vattene! Hai corso un grave pericolo”. Mi fiondo ad abbracciarlo, tutte le energie mi sono tornate nel momento stesso in cui ho sentito la sua voce.

Oh Will! Perché te ne sei andato? Che posto è questo? Cos'erano quelle cose?”

Sei la solita chiacchierona!” inizia a ridere, come solo lui può fare nelle situazioni peggiori “sempre a fare un milioni di domande, una dopo l'altra, come una macchinetta”

Beh e tu sei il solito idiota! Non dovevi lasciarmi! Adesso tutti mi danno della pazza solo perché ti ho nominato per sbaglio a scuola. io...io non ce la faccio più! Tu eri tutto per me, e adesso sei sparito. E questo è solo un sogno,tu non sei qui, non puoi consolarmi davvero”

Lele...non so come spiegartelo, io non sono un sogno. E te non puoi stare qui. Rischierai di farti del male. Non sarò sempre libero di proteggerti”

Ma almeno spiegami! Dove siamo?” si guarda perplesso le mani, indeciso se dirmi tutto o lasciarmi all'oscuro per proteggermi. In questo posto sento tantissime emozioni scaturire da Will, le riconosco tutte. Paura. Amore. Tristezza. Agitazione. Sono una l'opposto dell'altra, ma tutte intense e presenti quasi in egual modo dentro di lui.

Va bene ti dirò tutto. Questa è una dim...” non riesce a finire di parlare perché qualcosa mi afferra e mi trascina lontano da lui. Vedo tutta la stanza vorticarmi attorno. Sento Will urlare il mio nome e cercare di riprendermi, ma ormai sono troppo lontana. No! Non mi possono portare lontana proprio adesso che stavo per scoprire tutta la verità , proprio adesso che ero con lui! Ero avvolta dal suo amore, ero pronta a consolarlo se ne avesse avuto bisogno, ad ero pronta ad aiutarlo se solo me lo avesse chiesto.

La sua figura diventa sempre più piccola, finché non scompare completamente.

 

Mi risveglio in camera mia, con le lenzuola tutte attorcigliate sul corpo, quasi troppo strette. Sulle braccia ho dei segno orrendi, dove prima quei mostri mi tenevano ferma, e sono esausta, come se avessi passato la notte in bianco. Cerco la collana per darmi un po' di coraggio, ma non è attorno al collo. Una disperazione mi invade e la cerco disperatamente. Metto soqquadro tutto il letto, dopo di quello passo a tutto il resto della stanza, finché non la ritrovo vicino alla finestra, che strano...come ci sarà finita qui?

Sono ancora sconvolta dall'esperienza appena vissuta. Al solo ricordo di quelle cose che mi tenevano ferme, dell'arrivo di Will. E quando mi stava per dire tutto ecco che qualcosa mi trascina alla realtà. La collana che rimane inerte, anzi sparisce pure. Comunque l'unica cosa che ho capito di tutta questa storia è che Will ha paura e non mi ha abbandonato di sua spontanea volontà. Si trova nei guai e io devo aiutarlo! Se solo sapessi come fare per rintracciarlo di nuovo...prima mi ha accusato come se fosse stata una cosa volontaria, forse non si è reso conto che la mia è stata pura casualità. Ma devo scoprire cosa innesca ciò, così da poterlo raggiungere di nuovo e questa volta mi farò spiegare tutto. E guai a lui se mi fa tante storie.

La sveglia sul comodino indica che sono solo le due del mattino, almeno questo mi concede di tornare a dormire e riposarmi come si deve. Il giorno seguente volevo a tutti i costi iniziare la ricerca della scuola. In fondo non mancava moltissimo all'inizio dell'anno nuovo.

 

Ma insomma com'è possibile che non ci sia nemmeno una scuola come si deve? Sembra più una tua tattica per farmi cambiare idea. Dai spostati, adesso cerco io!” allontano malamente mia mamma, che si era impossessata del computer per prima fingendo di cercare. E lei risponde con un grugnito. “Allora vediamo vediamo...mmmh...questa no...eeeee...questa!” avevo trovato una perfetta accademia nel giro di pochissimo! Dalle foto di presentazione è favolosa, sembra più un castello che una scuola. È molto antica, ma ristrutturata di recente, e cosa migliore di tutte, è a chilometri e chilometri di distanza, e tutti gli studenti avevano una loro stanza così non dovevo tornare tutti i giorni a casa e subirmi le dicerie di tutti.

Mamma, papà, voglio andare qua!” il mio tono non ammetteva repliche, “ è una scuola perfetta, ottime referenze, distante, prestigiosa, distante, nessuno verrebbe a sapere di me, distante, costa poco, ed è pure distante!”

Vedo che la sua caratterista migliore è la lontananza”

Ovvio!” ormai rassegnati sospirando e accettano di lasciarmi andare li. Credo che sotto sotto sperino che durante il periodo in cui non sarò in città le acque si calmino, così da potermi permettere di farmi fare una vita tranquilla dopo la scuola. So che le loro prospettive di vita per me siano ereditare quella casa, sposarmi ed avere un lavoro in città o poco distante. Non ho mai trovato il coraggio di dirgli che non avevo alcuna intenzione di passare il resto della mia vita rinchiusa nelle mura di questa città in cui le persone che ci abitano hanno mura ancora più alte. Con mentalità chiuse e menti troppo lunghe secondo me. Abitare in un luogo dove tutti sanno chi sei, cosa hai fatto e pretendono di sapere cosa farai...no! Non sono in grado di sopportare una cosa simile.

Avevo organizzato tutto . Sarei partita con Will, avremmo visitato il mondo girando di città in città...si...con Will...ma ormai non ho più certezze, tranne una. Amo Will e lo ritroverò! Anche se non so ancora come.

ecco Elena è riuscita ad allontanarsi dalla città che aveva iniziato a odiare, una città che non ha saputo "perdonare" un errore, anzi l'hanno ingigantito..più o meno come succede nella vita di tutti i giorni.
maaaa... per pochissimo non è riuscita a farsi dire dove è rinchiuso Will.
chi l'ha riportata indietro?
chi le ha tolto la collana? cosa sono quei mostri e cosa vogliono?
beh se volete saperlo dovete solo andare avanti a leggere :P
ciao da Giorgia!

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