Part Of Me

di DaughterOfAthena
(/viewuser.php?uid=204512)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'd Like To Be There ***
Capitolo 2: *** I'm Never Changing Who I Am ***
Capitolo 3: *** I'll Be Free ***
Capitolo 4: *** That's Not Me ***
Capitolo 5: *** Flying Home ***
Capitolo 6: *** They Won't Judge You ***
Capitolo 7: *** There's Your Mother ***
Capitolo 8: *** I Miss Him So Much ***
Capitolo 9: *** Letter, Dad and Love ***
Capitolo 10: *** Between Trainings And Preparations ***
Capitolo 11: *** Family And Surprise ***



Capitolo 1
*** I'd Like To Be There ***


Image and video hosting by TinyPic  



1. I’D LIKE TO BE THERE
 
Il suono della sveglia mi ricorda che oggi è il gran giorno. Il giorno che mia “madre” aspetta da una vita. Il giorno per il quale  ha cercato di prepararmi praticamente da sempre. E’ il giorno del ballo delle debuttanti. Il giorno in cui entrerò in società. Il giorno del mio diciannovesimo compleanno. In realtà a quest’ora dovrei e vorrei essere da tutt’altra parte, a fare tutt’altre cose: dovrei essere al Campo ad esercitami al tiro con l’arco. Forse sarebbe meglio che mi presentassi, che vi spiegassi meglio. Mi chiamo Emily Jones, ho 19 anni e sono una mezzosangue. Sì, avete capito bene, una mezzosangue. Una di quelle persone per metà divina e per metà umana. Più precisamente la mia parte paterna è umana e quella materna è divina, infatti sono figlia di Atena, dea della saggezza e della strategia in guerra. Ma purtroppo non vivo con mio padre, almeno non con quello biologico. Infatti, quando avevo appena 9 mesi, non potendo permettersi di mantenermi, mi diede in adozione e fui affidata a questa famiglia ricchissima e di alto rango sociale, della quale, però, non sono mai riuscita a sentirmi parte. Tre anni fa ho scoperto per caso di essere stata adottata; subito dopo fui attaccata da un mostro (che poi ho scoperto essere una Furia). Per fortuna che in casa c’era mio cugino di 2° grado,nonché mio migliore amico, Percy Jackson, mezzosangue anche lui, figlio di Poseidone, che mi ha praticamente salvato la vita. Da lui ho scoperto di non essere come tutti gli altri e che la mia dislessia, la mia iperattività e il mio disturbo da deficit dell’attenzione erano normali per quelli come noi. Non so come, Percy riuscì a convincere i “miei” a mandarmi con lui al Campo Mezzosangue, un campo estivo per tutti i mezzosangue, sulle coste di Long Island. Lì sono stata riconosciuta da mia madre e ho conosciuto la mia sorellastra Annabeth (nonché l’attuale ragazza di Percy), Grover (il suo migliore amico), Tyson (il suo fratellastro ciclope), Connor e Travis (due fratelli figli di Ermes), Clarisse (figlia di Ares), Chris (il suo ragazzo), Nico (figlio di Ade), Will (figlio di Apollo), Talia (figlia di Zeus e Cacciatrice di Artemide) e Alex. Alex. Due occhi blu elettrico, capelli neri come la pece e un sorriso a trentadue denti che potrebbe illuminare la notte. Alex. Figlio di Zeus, fratellastro di Talia nonché mio ragazzo dall’estate scorsa. Già, perché da quando ho scoperto di essere una mezzosangue trascorro ogni estate al Campo, allenandomi duramente, ma anche divertendomi. Oh Dei quanto vorrei essere lì in questo momento, magari abbracciata ad Alex, scherzando con Connor e Travis e prendendo in giro Percy. Invece sono qui, a 3970 km da Casa (sì, perché ormai quella è casa mia), alle 8.10 di mattina, in una casa in cui la mia diversità non è mai stata accettata, cercando di convincermi ad alzarmi dal letto, lavarmi e scendere a fare colazione. Finalmente, dopo 20 minuti buoni, mi alzo, mi faccio una doccia e indosso le prime cose che trovo (ovvero la maglia arancione del campo, un paio di shorts e un paio di converse). Mi avvicino allo specchio e mi lego i capelli in una coda alta. Prima di uscire dalla stanza, mi osservo la collana con le perle del campo. Ce ne sono solo due, dato che ho passato solo due estati al Campo. Quanto vorrei poter aggiungerne una terza. Quanto vorrei essere al Campo Mezzosangue.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE

Buonasera a tutti, questa è la prima ff che pubblico, quindi spero che vi piaccia. Vi prego di lasciare dei commenti, buoni o critici che siano, in modo che mi possa migliore nei prossimi capitoli.
Grazie 
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I'm Never Changing Who I Am ***


Image and video hosting by TinyPic  



2. I’M NEVER CHANGING WHO I AM

Scendo nella grande sala da pranzo e trovo la mia “famiglia già seduta a tavola come da copione: Annie (mia “madre”) ad un’estremità del tavolo, Arnold (mio “padre”) dall’altra parte e James (mio “fratello”) in mezzo, di fronte a me. Si sente che oggi non è un giorno come gli altri. Ci sono domestici ovunque che fanno domande su domande ad Annie su fiori, cibi e addobbi per la serata. Lei, che sta bevendo con tranquillità il suo tè al biancospino, li liquida con lievi accenni di testa. Oggi si è tirata a lucido più del solito. Ha il suo tailleur preferito, quello rosa antico, le sue scarpe tacco 10 color carne, e la sua parure di perle. Probabilmente riserverà quella di diamanti per stasera. I capelli biondi sono raccolti in un’elegante crocchia. Gli occhi verdi sono messi in risalto da un lieve accenno di ombretto e abbondante mascara. Mi siedo al mio posto, di fronte a James, che alza la testa dalla sua tazza di tè e mi da il buongiorno quasi all’unisono con Arnold che sta leggendo distrattamente il giornale. Anni posa la sua tazza, alza lo sguardo, mi fissa per 2 secondi, strabuzza gli occhi e caccia un grido stranamente stridulo.
“Ma come ti sei vestita tesoro?”
“Normale, perché?”
“Perché? Non sembri neanche una ragazza! Quella maglietta poi! E’ orrenda!”
“ Che c’è che non va in questa maglietta? E’ quella del Campo.”
“Appunto! Lo sai che odio quel posto tesoro!”
“Come fai ad odiarlo se non ci sei mai neanche stata?” Ora sto urlando e sento la rabbia riempirmi dentro. Come si permette di dirmi che odia casa mia?
“Sinceramente, tesoro, non voglio neanche vederlo da lontano questo campo…!” Risponde lei con una faccia disgustata.
“Tanto non potresti neanche entrarci! Non sei una di noi!”
“ La vuoi smettere tesoro di dire che non sei come noi? Tu sei una normalissima ragazza UMANA, e sei anche bellissima!”
Ecco, ci risiamo. Sono tre anni che continua a ripetermi che sono una normalissima ragazza. Una normalissima ragazza un corno! Vorrei vedere una normalissima ragazza ad allenarsi tutti i giorni con la spada e col tiro con l’arco. Vorrei vederla a lottare contro mostri di ogni genere e dimensione. Vorrei vederla a prendere parte ad una guerra contro i titani! Se Annie potesse entrare al Campo, morirebbe di paura dopo 2 secondi! Vorrei vederla tenere una spada in mano senza temere che le si spezzi un’unghia. Perché dovete sapere che Annie è più vanitosa della più vanitosa figlia di Afrodite, il che è tutto dire! Cerco di contenermi dall’urlarle tutto in faccia, ma quando la sento bisbigliare che sarebbe stato meglio se non mi avesse mai mandata in quella gabbia di matti, scoppio.
“Tu non puoi plasmarmi a tua immagine e somiglianza! Non mi puoi comandare a bacchetta! Tu non sei mia madre! Se lei fosse qui ti farebbe vedere!”
Finisco la mia frase e mi guardo attorno. Mi sono alzata dalla sedia e sono protesa verso Annie che mi guarda con aria attonita come Arnold, James e alcune cameriere. La donna si ricompone e senza staccarmi gli occhi di dosso mi dice di sedermi.
“NO!”
“Come tesoro?”
“Ho detto di no!”
Mi volto spazientita  e me ne esco di casa sbattendo il portone d’ingresso. Sono veramente arrabbiata! Non sopporto il fatto che Annie non capisca che non sono come lei, che non può manovrami come un burattino. Io sono fatta così, sono iperattiva, se volete anche un po’ ribelle, ma soprattutto, non sono un tipo da tailleur e tacchi, sono un tipo da jeans, t-shirt e converse. Sono il tipo di persona che non si porta dietro uno specchietto per controlla rese il trucco è apposto, ma sono il tipo di persona che ha sempre con sé un pugnale per ogni evenienza. Sono una mezzosangue, per tutti gli dei! Potrei incontrare un mostro persino dalla parrucchiera!
Inizio a camminare per il giardino, cercando di calmarmi, anche se non funziona. Decido di rientrare e mentre mi avvicino al portone, quest’ultimo si apre e Annie accoglie tre donne, due delle quali sono sicura di conoscere, ma non ricordo chi siano. Hanno tutte e tre un tailleur uguale a quello di Annie, sono che sono uno blu, uno grigio ed uno giallo canarino. Entrano in casa ed io le seguo a ruota. Spariscono al piano di sopra, mentre Annie mi aspetta in fondo alle scale.
“Emily, vieni di sopra, dobbiamo iniziare a prepararti!” mi dice con un sorriso che non riesco a capire se sia forzato o soltanto ancora arrabbiato per quanto accaduto prima.
“Prepararmi per cosa?” rispondo ingenuamente.
“Ma come per cosa? Per il ballo di stasera, il TUO ballo!”
“ Ma sono appena le 9 di mattina!”
“No tesoro, è già mezzogiorno!”
“Mezzogiorno?” Le dico con gli occhi strabuzzati. Come diamine fa ad essere passato così tanto tempo? Non è possibile! Forse ho solo perso la cognizione del tempo. Ultimamente mi capita spesso quando sto passeggiando assorta nei miei pensieri. Ma solitamente passa circa mezz’ora, massimo un’ora senza che me accorga, non 3 ore!
“Dai, vieni su tesoro, dobbiamo prepararti per il tuo ballo!”
“Tu sei pazza!” esclamo ancora stupita del tempo passato e me ne vado in cucina dove trovo Agatha, la cuoca.
Apro il frigo e prendo una fetta della torta al cioccolato rimasta da ieri sera e mi siedo alla penisola di marmo in mezzo alla stanza. Non appena inizio a mangiare, Agatha mi si mette di fronte, appoggiata al piano e mi scruta con aria incuriosita.
“Come mai sei qui?” esclama improvvisamente cogliendomi di sorpresa.
“Perché non ho fatto colazione e non ho pranzato e ho fame…” le rispondo ingenuamente.
“No, intendo, perché sei qui e non in quella colonia in Inghilterra?”
“Quale colonia in Inghilterra?” esclamo con la bocca piena.
“Quella in cui vai ogni estate da tre anni!” mi risponde come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E chi ti ha detto che vado in Inghilterra in colonia? Annie per caso?”
“Sì”
Ok, questo è troppo! Va bene che non vuole che si sparga in giro la voce che non sono e sua figlia e che sono pazza (sì, crede che la storia dell’essere una mezzosangue sia frutto della mia immaginazione e delle mie troppe ore sui libri di mitologia greca…) , ma almeno su dove vado a trascorrere le mie estati, potrebbe anche non mentire!  Voglio dire, che male c’è ad andare in un campo estivo a New York?
Non appena sto per dire ad Agatha tutta la  verità, entra Marie, una cameriera di Annie, con un enorme mazzo di rose, di vari colori, probabilmente finte.
“Emily, queste sono per te. Le ha portate il postino”
“Per me?” prendo in mano il mazzo di rose “Ti ha detto chi le manda?”
“No, ma insieme al mazzo mi ha dato questo bigliettino.”
Mi porge un semplicissimo rettangolo di carta bianco con su scritto AUGURI EMILY! Con una calligrafia che non riconosco. Probabilmente sarà un regalo di compleanno di uno degli amici snob di mamma… poi mi accorgo che le rose sono 19, di cui 1 verde, 2 arancioni, 1 azzurra, 1 nera, 2 gialle, 3 bordeaux, 1 blu, 1 rosa, 2 grigie, 2 metalliche (non sto scherzando, 2 rose sono veramente fatte di metallo!), 1 bianca, 1 fucsia ed infine 1 rossa, al centro. Sono troppo strane, persino per il più strano essere umano esistente al mondo e poi, perché quelle quantità per quei colori? La più strana è in assoluto quella verde, così la tiro fuori dal mazzo e vi trovo un biglietto con su scritto AUGURI EMILY! TI ASPETTIAMO AL CAMPO. GROVER. Rimango un attimo shockata e controllo e ricontrollo la scrittura. Ne sono sicura è quella di Grover, il satiro, il migliore amico di mio cugino. Inizio a tirare fuori tutte le rose e vi trovo i biglietti di auguri di Connor, Travis, Percy, Nico, Will, Emma (una figlia di Apollo), Clarisse, Mark, Frank (questi ultimi due, entrambi figli di Ares), Talia, Drew (la nuova capo casa di Afrodite), Annabeth, Logan (un mio fratellastro), Jake (il nuovo capo casa di Efesto), Matt (un suo fratellastro), Rachel, Abby (una figlia di Nemesi) ed infine, attaccato a quella rossa, il biglietto di auguri di Alex. Sul biglietto, in bella calligrafia ha scritto AUGURI AMORE MIO! BUON DIACIANNOVESIMO COMPLEANNO! QUANTO VORREI CHE FOSSI QUI PER FESTEGGIARE QUESTO GIORNO! NON VEDO L’ORA DI RIABBRACCIARTI. UN BACIO ALEX.
Ho le lacrime agli occhi e Agatha mi offre il suo fazzoletto. Lo prendo mi asciugo le lacrime e metto le rose in un vaso. In quel preciso istante entra Annie in cucina e guarda lo strano mazzo di fiori con occhi stralunati.
“Emily, tesoro, vorresti salire su in camera tua?”
“Sì Annie, arrivo”
La seguo in camera mia dove le tre donne in tailleur ci stanno aspettando sedute sul mio letto.
Sono di buon umore e ora come ora nemmeno il signore dei Titani potrebbe farmi cambiare umore o togliermi il sorriso dalle labbra.








 





ANGOLO DELL’AUTRICE
Buonasera ragazzi! Ecco qua il secondo capitolo della mia ff. Ebbene sì, questa volta è stato più lungo, ma sapete l’ora di poesia è un gran momento per scrivere ;) Comunque, bando alle ciance, questo è il capitolo in cui la storia inizia un po’ a prendere vita. Ho voluto far chiamare da Emily i genitori adottivi con il nome di battesimo per far capire ancora di più quanto lei non si senta affatto parte della famiglia, ma si consideri praticamente un’estranea. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi prego ancora una volta di recensirle,
più che altro per aiutarmi a migliorare. Se ce la faccio, domani pomeriggio vi pubblico il terzo capitolo.
Grazie a tutti quelli che hanno letto i capitoli
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I'll Be Free ***


Image and video hosting by TinyPic  



3. I’LL BE FREE

Entro in camera mia al seguito di Annie.
“Tesoro, ti ricordi di Christina, Dalia e Charlotte?”
La guardo perplessa. Sono sicura di aver già visto le due donne che si chiamano Christina e Dalia, ma non ho minimamente idea di chi siano.
“Le mie sorelle e la mia migliore amica...”
“Ah!” Ora ho capito chi sono e dove le ho viste! Erano alla festa del mio 9°... no, del mio 10° compleanno! Ecco perché non mi ricordo precisamente di loro! Ma, aspetta, io non ho mai visto questa Charlotte, eppure mi sembrava che Annie avesse tre sorelle... aspetta ancora un attimo, mi pare che la terza sorella si chiami Maddy... anzi o, ne sono sicura! E’ la “zia” con cui mi sono sempre trovata meglio, quella con cui c’è sempre stato un certo feeling! E’ stata la prima persona (umana) a cui ho detto di essere una mezzosangue. Però, da quel giorno non l’ho più rivista...
“E Maddy?” chiedo con aria triste.
“Chiiiii?” risponde Annie.
“L’altra tua sorella.”
“Ormai non la consideriamo più una sorella!” risponde Christina leggermente irritata “Non la vediamo e sentiamo più da tre anni!”
“Ma proprio non sapete dove si trovi?”
“Io ho saputo che si è trasferita in Grecia, ad Atene, se non mi sbaglio...”questa volta è Dalia a rispondermi, con un’aria tra lo scocciato e il dispiaciuto.
“Bene, adesso basta parlare di una persona che non si fa viva da così tanto tempo! Pensiamo piuttosto a preparare mia figlia per il suo grande giorno!” dice improvvisamente Annie rompendo il silenzio che si era creato.
“Ottima idea!” squittisce Charlotte “Vieni in bagno tesoro! Provati il tuo abito!”
Mi porta per mano in bagno e mi da un vestito che sembra essere costato moltissimi soldi. Lo indosso. E’ stupendo. E’ un abito lungo, che arriva a terra, color acquamarina. Ha uno scollo tipo a barca, è di raso ed è veramente troppo elegante per una come me, ma mi sta a pennello, è perfetto.
“Awww sei bellissima! Ti fa risaltare gli occhi!” esclama Charlotte “Hai ragione tua madre, ti vesti troppo da maschiaccio, dovresti vestirti in questo modo tutti i giorni!”
Sto ancora fissando la mia immagine allo specchio quando queste parole escono dalla bocca della donna. Non ci posso credere. Annie è veramente un’arpia!
“No! Io non sono così, starò anche bene vestita così, ma questo non è il mio stile, questa non sono io!”
Le urlo in faccia con un’espressione veramente arrabbiata, anche se non so se quell’espressione è rivolta a lei o ad Annie. Charlotte mi guarda spaurita, poi si riprende e mi guarda con un’espressione un po’ dura.
“Tua madre aveva detto che eri cambiata, che eri più rude, ma non pensavo fossi diventata così scontrosa! Ora togliti l’abito e torna in camera.”
Esce dal bagno, chiude la porta e mi lascia da sola, davanti alla mia immagine allo specchio. Guardo il mio riflesso, nei mie occhi grigi. Mi manca il campo, mi manca casa, mi mancano i miei amici, la mia famiglia. E un po’ mi manca sapere che tornando nella cabina 6, in un certo senso sono con mia madre, anche se non fisicamente. Caccio indietro le lacrime che stanno salendo, mi tolgo l’abito, mi rimetto la mia maglietta e i miei jeans ed esco dal bagno. In camera trovo Annie seduta su mio letto che chiacchiera allegramente con le altre tre comari sedute comodamente sul divanetto viola.
“Ho una proposta da farti” dico ad Annie. Tutte e quattro ammutoliscono.
“Dimmi tesoro”
“Io partecipo a questa pagliacciata, ma tu mi lasci vivere permanentemente al Campo.”
Lei mi guarda per un attimo sbigottita, ci pesa un po’ e mi dice:
“ E che fai? Sparisci per sempre? Io cosa dico a tutti? Che sei in campo militare a rotolarti nel fango come un uomo? No signore!”
“Per tutti gli Dei, Annie! Non ti fai problemi a dire che d’estate me ne vado in una colonia per ricconi in Inghilterra, ma non puoi inventarti qualcosa per giustificare la mia assenza?”
Riflette ancora un attimo sulla decisione da prendere.
“Parteciperai a tutto quanto, senza fare capricci come una bambina piccola?”
“No se non mi dai il permesso di trasferirmi al Campo.”
“Ma là saresti sola?”
“No. Ci sono anche altri che rimangono lì tutto l’anno, come Jake, Emma, Mark, Will, Luna, Erik e molti altri. Inoltre rimangono stabilmente anche i due direttori del Campo!”
“Quindi praticamente ti dovrei lasciare per tutto l’anno in balia di due uomini e molti ragazzi.”
“Più o meno...” Annie mi guarda storto “Oh andiamo! Non mi hanno mai fatto nulla di male, sono miei amici!”
“Non si sa mai...”
“Se non mi dai il permesso, ti renderò la giornata un inferno, più di quanto io non abbia già fatto!”
Lo dico con u tono che mi fa quasi paura. Annie esita. Cosa non farei per ottenere quel permesso! Se continua così potrei anche estrarre il mio pugnale dalla tasca posteriore dei jeans! Sì, lo so, non potrei farle del male, dato che il bronzo celeste non ferisce gli umani, ma giusto per farle prender uno spavento. Quando sto per mettere la mano nella tasca dei pantaloni, Annie sospira.
“E va bene. Potrai abitare stabilmente in quel campo. Ma oggi dovrai fare tutto quello che ti dico io senza storie, capito?”
OH.MIEI.DEI! Ha detto di sì, ha detto di sì! Sono così felice che le salto al collo e cadiamo sul letto entrambe.
“Grazie grazie grazie grazie grazie”
“Va bene, ho capito, ma ora alzati, che abbiamo tantissime cose da fare!”
Mi alzo dal letto e mi volto verso Christina, Dalia e Charlotte, che sono ancora sedute sul divanetto e hanno un’espressione tra l’esterrefatto e l’impaurito.
“Sono nelle vostre mani, quindi, fate del vostro meglio!
Le tre donne mi fissano un attimo sbigottite, poi un sorriso sbuca sui loro volti ed iniziano a preparare l’occorrente.
Da domani sarò un’abitante fissa del Campo. Sarò un’inquilina stabile della cabina 6.Mi allenerò ogni santo giorno ad ogni ora. Da domani sarò libera!









ANGOLO DELL’AUTRICE
Buon pomeriggio a tutti. Ecco il terzo capitolo come promesso, domani vi posto il 4°. In questi giorni pubblicherò un capitolo al giorno, dato che non ho molti compiti. Ringrazio ancora tutti quelli che stanno leggendo la mia storia e vi ricordo di recensirla.
Grazie ancora
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** That's Not Me ***


Image and video hosting by TinyPic  



4. THAT’S NOT ME

Trascorro tutto il pomeriggio tra shampoo, balsamo, creme, mascara, rossetti, smalti e gioielleria varia. Mi affido completamente alle mani esperte di Annie, Christina, Dalia e Charlotte, sorridendo sognando domani, quando finalmente sarò a Casa e darò la notizia della mia permanenza al Campo.
La festa inizia tra mezz’ora, ma io sono già pronta, vestita, truccata alla perfezione e ingioiellata. Mi guardo allo specchio e il mio sorriso scompare. Questa non sono io! Come ho potuto permettere a quelle donne di cambiarmi così? Ho 3 quintali di fondotinta, un filo di ombretto e un rossetto troppo rosa per i miei gusti. I capelli, laccati, sono raccolti in una crocchia e con dei ciuffi che mi ricadono intorno al viso. Ho una collana con un piccolo ciondolo di diamanti a forma di civetta (richiesto espressamente da me, per sentire mia madre più vicina) e un paio di orecchini, anch’essi di diamanti, estremamente grandi. Sembro Annie. Questa non sono io. Vorrei scappare. Vorrei indossare i miei jeans, la mia maglietta del Campo, le mie Converse e scappare. Vorrei infrangere la mia promessa. Ma non posso, Annie mi perseguiterebbe.
Qualcuno bussa alla porta.
“Avanti!” dico uscendo dal bagno e mettendomi a sedere sul letto.
E’ James. Si siede accanto a me. Ha due rose: una bianca e una rossa.
“Sono per me?” gli chiedo indicando con la testa i due fiori.
“Sì, quella bianca è da parte mia, quella rossa da parte di papà” mi dice porgendomi entrambe le rose. Avrei voluto che quella rosse fosse di Alex, ma va bene lo stesso. Non sento la sua voce dall’estate scorsa. Maledetta regola che i mezzosangue non possono avere dei cellulari! Considerando poi che in casa non ci sono computer, non possiamo neanche vederci via Skype...
“Che c’è, non ti piacciono?”  mi chiede James, vedendomi un po’ triste.
“No, sono bellissime. E’ solo che avrei voluto che stasera ci fosse anche qualcun altro al ballo...”
“E si può sapere chi è quest’individuo?” mi dice facendo il vocione. L’ha fatto per farmi ridere. Quando eravamo piccoli lo faceva sempre per farmi tornare il sorriso. Prendeva in giro lo zio Dennis mettendosi un cuscino sotto la maglia per imitarne la pancia e camminava con le mani dietro la schiena e io ridevo seduta o sul suo letto o in poltrona. Era veramente divertente. Come volevasi dimostrare, anche questa volta il sorriso spunta sulle mie labbra.
“Certo. E’ un ragazzo, si chiama Alex...”
“E’ uno di quel posto in cui vai ogni estate?”
Faccio di sì con la testa. Solo il pronunciare il suo nome e parlare del Campo, mi fanno tornare la tristezza. Allora James si guarda e fa una cosa che non ha mai fatto in tutti i suoi 22 anni di vita: mi abbraccia. Ma non distaccatamente come ha sempre fatto, mi abbraccia come un fratello fa con una sorella. Mi stringe in un caldo abbraccio che ricambio, anche se un po’ shockata. Poi ci stacchiamo lentamente.
“Mamma mi ha detto che da domani ti trasferisci in quel campo...”
“Già”
“Per sempre?”
“Per sempre.”
“Prima di andare, mi spieghi per bene cosa è questa storia che sei una mezzosangue e cosa fate in quel Campo?”
Ci penso un attimo. Ma come diamine fa a sapere che sono una mezzosangue? Non l’ho mai detto a nessuno, ad eccezione di Maddy. Lo fisso con aria perplessa per un po’ prima che mi risponda.
“Ti ho sentita parlare nel sonno stanotte. Dicevi qualcosa sul fatto di essere una mezzosangue, su una guerra e su qualcuno che si uccideva...”
Ricordo bene il sogno che ho fatto stanotte, anche perché è circa un anno che lo faccio spesso. Rivivo la morte di Luke. Non l’ho mai conosciuto prima che diventasse Crono, quindi non so bene che tipo di persona fosse, anche se Annabeth dice che fosse un ragazzo fantastico. Non ho la più pallida idea del perché continui a fare questo sogno, ma ogni tanto si ripresenta e ogni volta diventa sempre peggio.
“Beh, hai presente i miti e gli Dei greci?” mi fa di sì con la testa “Ecco, non sono fantasia, sono reali, esistono davvero. E sai che ogni tanto gli Dei scendevano sulla Terra e avevano dei figli con dei mortali?” ancora una volta mi dice di sì con la testa “Ecco, io sono una di loro, sono una mezzosangue”.
James sta fissando inespressivo un punto del muro. Rimane così per un po’ e poi mi guarda.
“Quindi tuo padre è un Dio greco?”
“Perché dai per scontato che sia mio padre il Dio?”
“Oh, quindi tua madre è una Dea... e chi sarebbe?”
“Atena, dea della saggezza e della strategia in guerra”
“L’ho sempre detto che eri molto intelligente e finalmente ho capito come facevi sempre a vincere a nascondino!” mi dice sorridendo. Sorrido anche io. “Ora però mi devi dire che fai a fare in quel posto”
“Vado ad allenarmi”
“Per cosa?”
“Per non farmi uccidere”
“Che? E chi ti dovrebbe uccidere?”
“Beh, i mostri per esempio, quelli mitologici”
“Tipo?”
“Eh, tipo il Minotauro, le Furie, Medusa...”
“E li hai incontrati tutti?”
“No!”
“E quindi rischi la vita praticamente ogni giorno...”
“Praticamente sì!” dico ridacchiando un po’ vedendo la sua faccia preoccupata
“Allora vengo con te!”
“Eh?”
“Vengo con te al Campo. Non posso permettere a dei brutti mostri cattivi di farti del male!”
Che strano, questo discorso me lo ha già fatto quando avevo 4 anni. Avevo una paura matta che nella mia stanza ci fossero dei mostri che mi avrebbero attaccata da un momento all’altro e che si nascondevano nel buio. Lui era venuto a dormire con me per non farmi avere paura.
“Guarda che non puoi mica venire!”
“E perché? Ci vuole qualche diploma o una qualche raccomandazione?”
Lì per lì penso stia scherzando, ma quando vedo la sua faccia seria scoppio a ridere a crepapelle.
“Che ridi?”
“Non serve nulla, ma tu non puoi assolutamente entrare al Campo!”
“E perché no?”
“Perché non sei un semidio!”
“Ma sono tuo fratello! Non possono impedirmi di entrare per proteggere mia sorella!”
“Oh sì che possono! E comunque so proteggermi da sola, grazie”
“E se fossi in un momento di difficoltà e non potessi proteggerti da sola?”
“Beh, allora in quel caso con me ci sarebbero Percy, Annabeth, Logan, Alex...”
“E chi sono?”
“Percy lo conosci, è nostro cugino di secondo grado, Annabeth è la sua ragazza e una mia sorellastra, Logan è un mio fratellastro e...”
“Aspetta, hai un fratellastro?”
“No” lo vedo fare un sospiro di sollievo “Ne ho molti di più!”
“Cosa?” è veramente allarmato “E chi gli ha dato l’autorizzazione di essere tuoi fratellastri?”
 “Ehm, nessuno, lo sono e basta...”
Sta zitto, ma so che è triste e mi sento in dovere di tirarlo un po’ su dimorale.
“Tranquillo, rimarrai per sempre il mio fratellone!”
Sembra più tranquillo e così mi abbraccia.
“E tu sarai per sempre la mia sorellina!”
Sento Arnold dirmi di scendere perché è ora. Parlando con James mi sono dimenticata di quello che devo fare stasera. Mi sciolgo dall’abbraccio e esco dalla camera lasciando mio fratello solo sul letto.
Mi preparo per questa serata. Mi preparo per l’ultima serata in cui dovrò seguire le ferree regole del bon ton. Mi preparo all’ultima serata in cui mi vestirò in questa maniera. Mi preparo all’ultima serata in cui non sarò me stessa. Perché questa non sono io.








ANGOLO DELL’AUTRICE
Buon pomeriggio a tutti. Ecco qua il quarto capitolo. Non so ancora se avrà una grande rilevanza nella storia, ma l’ho voluto scrivere per far capire che James non è assolutamente come la madre, ma ha sempre voluto bene ad Emily nonostante sapesse che lei non era veramente sua sorella.
Spero di riuscire a postarvi il quinto capitolo domani, ma non ne sono sicura.
Grazie ancora una volta a tutti quanti e ricordatevi di lasciarmi una recensione.
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Flying Home ***


Image and video hosting by TinyPic  



5. FLYING HOME

Inizio a scendere le scale, anche se è un’impresa su questi tacchi e con questo vestito. Finalmente, dopo pochi minuti (anche se a me sembrano un’infinità) arrivo in fondo alla scalinata, con i piedi doloranti ancora prima di iniziare a ballare. Là c’è Arnold, con uno smoking nero e un farfallino in tinta, che, non appena mi vede, mi sorride e mi viene incontro.
“La mia bambina!” esclama con un’emozione nella voce, di  certo superiore alla mia  “Lo so che non vuoi essere chiamata così perché non sei figlia mia, ma ti ho cresciuta io come tale e quindi per me è come se lo fossi” mi dice quasi trattenendo le lacrime.
Non ho mai capito per quale motivo mi abbiano adottata se già avevano un bambino. E poi, di solito, in famiglie come questa si adottano dei maschi, per avere una specie di erede che continui l’attività del padre quando questo non potrà più occuparsene.
“Arnold, posso farti una domanda?”
“Certo!”
“Perché mi avete adottata?”
“Ecco Emily, vedi, Annie voleva tanto una figlia femmina, e quindi...”
“Sì, lo so, ma perché avete adottato una bimba, invece di provare ad averne una tutta vostra?”
“Vedi, dopo la nascita di James, Annie ha avuto dei problemi. Un giorno le è stata diagnosticata un’infezione all’utero che l’ha portata poi ad essere sterile. Ma Annie non si è arresa, voleva così tanto una bambina che abbiamo deciso di affidarci ad un’agenzia privata per le adozioni. Dopo aver svolto tutte le pratiche, ci portarono in una stanza per scegliere la neonata. Tu eri l’ultima arrivata, di nove mesi appena. Scrutavi il mondo intorno a te con quei tuoi grandi occhi grigi e ti dimenavi come una matta. Eri dolcissima. Annie si innamorò subito di te e ti prese in braccio dicendo che eri tu la sua bimba perfetta”.
Nessuno mi aveva mai detto tutto questo. Nessuno mi aveva detto che Annie era sterile. Nessuno mi aveva detto che per lei ero la bimba perfetta, quella che aveva sempre sognato. Nessuno mi aveva detto che ero io ad aver dato un po’ di gioia a quella famiglia.
“Beh, non so cosa dire, grazie di avermi portata qui e di avermi fatta crescere”
“Grazie a te per aver fatto tornare il sorriso sulle labbra a mia moglie quando tutto sembrava esserle caduto addosso”.
Mi prende sotto braccio e ci dirigiamo insieme verso la sala che già pullula di invitati. Entriamo e troviamo Annie, le sue sorelle e Charlotte che ci sorridono emozionate. Annie ha le lacrime agli occhi. Tutti si girano verso me e Arnold e applaudono. Una cosa simile l’ho già vissuta. L’anno scorso, di ritorno dalla battaglia sull’Olimpo, all’entrata del Campo ci avevano applauditi come eroi. Lì però non ero sola. E poi applaudivano più che altro Percy come salvatore della Terra, non me.
Dopo un minuto di applausi, inizia a suonare nell’aria una musica che riconosco come un walzer. Arnold mi porta al centro della pista da ballo e inizia a portarmi. Quante volte ci avevo ballato con James, facendo finta che lui fosse un principe di qualche regno lontano e io la principessa del castello. Ballavamo per ore e ore scherzando e ridendo.
Durante tutta la sera ballo con zii, cugini (anche se non con il mio preferito, purtroppo), signori dell’alta società e rispettivi figli e figliocci. Ora come ora sto ballando, se così si può dire, con Gabriel, un ragazzo castano dagli occhi verdi/azzurri il cui padre è il dirigente, nonché fondatore di non so che grande società. Mi dice che quando finirà l’Università di Harvard diventerà ricercatore o scienziato nel campo spaziale. Se non la smette di parlare ce lo mando io nello spazio, con o senza laurea!
“Scusa Gabriel, ti rubo Emily per un ballo”. Per fortuna che c’è James! E’ dietro di me e non appena il castano fa cenno di sì con la testa allontanandosi mi prende per mano ed iniziamo a ballare sul posto.
“Grazie, mi hai salvata, stavo per ucciderlo!”
“Gabriel sa essere un po’ noioso a volte...”
“Un po’ noioso? A volte?” lo guardo malissimo. Quel ragazzo è più noioso di una partita a pinnacolo con Chirone!
James ridacchia “Va bene, va bene, è molto noioso il più delle volte. Tranne quando giochiamo a golf.”
“Per forza! Quello sport è già noioso di suo!”
“Ah sì!? E quali sport non noiosi dovrei praticare scusa?”
“Ehm vediamo, tipo calcio...basket...nuoto...pallavolo...”
“Cosa? No! Non li praticherei neanche morto! Non ci tengo a sporcarmi, sudare, bagnarmi o gettarmi a terra!”
Ridiamo entrambi. Questa serata si sta rivelando meno noiosa di quanto pensassi. Sta andando tutto bene.
 
Ecco, ho parlato troppo presto.
 
Improvvisamente entra dalla vetrata infrangendola, una Furia che si dirige precipitosamente verso la sottoscritta. E ti pareva! L’unico momento in cui non ho il mio pugnale a portata di mano, un mostro mi attacca! Mi solleva da terra con i suoi artigli, strappandomi dalle braccia di James, il quale è ovviamente spaventatissimo tanto quanto il resto della sala. Quando arriviamo al livello del grande lampadario, una freccia trafigge la Furia che si dissolve lasciandomi cadere nel vuoto. Quando sono sicura di schiantarmi al suolo e morire, qualcuno mi prende in braccio. Sollevo la testa e vedo due occhi blu elettrico fissarmi preoccupati.
“Tutto bene?” mi domanda Alex spaventato
“Abbastanza bene. Ottima ripresa!”
“Beh grazie! In fondo salvarti la vita sta diventando il mio lavoro, no?”
Ridacchiamo entrambi mentre mi rimette in piedi. Intorno a noi si è creata una folla di gente. Tra di essa si fanno strada Annie, Arnold e James che mi raggiungono e mi abbracciano.
“Oddio tesoro tutto bene?”
“Sì Annie, tutto bene”
“Ma che cos’era quell’affare?”
“Una Furia, James”
“E lui? Chi è?” chiede Arnold indicando Alex.
Quest’ultimo gli porge la mano “Piacere, Alex Evans, sono il...” mi guarda. Faccio di no con la testa. “...ehm...un amico di vostra figlia.”
Per tutti gli Dei, non possono sapere che ho il ragazzo. Ad Annie non va bene neanche che io abbia amici maschi, figurarsi un fidanzato!”
“Ragazzi, non c’è tempo per le presentazioni. Alex abbiamo un problema al Campo, te ne sei già dimenticato?” Una ragazza bionda dagli occhi tempestosi esce a fatica dalla calca di gente.
“Annabeth!” l’abbraccio più forte che posso. Mi è mancata troppo.
“Ciao sorellona!” ricambia il mio abbraccio. Ha tre anni meno di me, ma sa di essere una mezzosangue da quando ne aveva sette, quindi è molto più esperta di me in combattimento e mostri. “Abbiamo bisogno di tutti i ragazzi al Campo!”
“Cosa è successo?”
“Ti spieghiamo strada facendo”
“Percy?”
“Sta cercando Nico”
“Ah, ok. E quando partiamo?”
“Immediatamente!”
“NO. Tu ora non vai da nessuna parte!” tuona Annie alle mie spalle.
“Cosa? Annie...”
“Abbiamo fatto un patto io e te!” Il patto! Me ne ero completamente dimenticata!
“Oh ti prego! Ne va della vita di molte persone!” In realtà non ho la più pallida idea di cosa si tratti o di che cosa potrebbe comportare se io non andassi subito al Campo, ma voglio drammatizzare un po’ per convincerla.
“Non mi importa! La serata non è finita e il nostro patto è ancora valido!”
Non accetterò che lei mi impedisca di adempire al mio dovere di mezzosangue! La pregherò in ginocchio se necessario. Sto per farlo quando James inizia a parlarle.
“Mamma, dovresti lasciarla andare. In fondo lei non può rimanere per sempre rinchiusa qua dentro. E poi, se non sbaglio, il vostro patto prevedeva la serata, tecnicamente, a quest’ora è notte, quindi il patto dovrebbe essere stato rispettato...”
Non so come faccia, ma James è sempre stato un magnifico persuasore, soprattutto per quanto riguarda Annie e Arnold...
Sto pensando che questa volta le sue abilità non funzioneranno, quando Annie sospira.
“E va bene. Ti do il permesso di andare al Campo!” l’abbraccio, le dico grazie un milione di volte e salgo in camera. Preparo uno zainetto con dentro le cosa necessarie e il mio pugnale. Mi cambio e scendo con indosso degli shorts di jeans, la maglietta arancione con la scritta CAMP HALF-BLOOD e le Converse, completamente struccata e con i capelli raccolti in una coda. Raggiungo Annabeth e Alex in giardino. Quando sto per salire sul pegaso dietro al mio ragazzo, James mi raggiunge correndo. Che stupida! Non gli ho nemmeno detto grazie!
“Emily!” urla senza fiato “Ho dimenticato di darti il tuo regalo di compleanno!”
“E io ho dimenticato di dirti grazie per quello che hai fatto!”
“Non c’è di che” dice ansimando “Tieni. Buon Compleanno sorellina!” Mi porge una scatolina verde con  un fiocco argentato. La apro e dentro c’è una collana con un ciondolo a forma di cuore.
“E’ veramente bellissima! Grazie!” Lo abbraccio e lui ricambia. Mi mancherà. Poi mi giro e mi allaccia la collanina sopra a quella che Alex mi regalò l’anno scorso per il mio compleanno, quella a forma di fulmine.
“Spero di porti fortuna! Mi raccomando, non farti ammazzare!”
“Cercherò di starci attenta!”
Salgo sul pegaso e mentre partiamo saluto con la mano James che fa lo stesso dal giardino.
“Ora andiamo al Campo” mi dice Alex “Voliamo a Casa”
 
 
 





ANGOLO DELL’AUTRICE
Buonasera a tutti come va la vita? Spero bene! Oggi sono di buon umore. Ho saputo che The Lost Hero uscirà in Italia a Maggio e non vedo l’ora di leggerlo! Per tutti gli Dei, quanto vorrei che questi 4 mesi passassero in un lampo!
Comunque, grazie ancora a tutti quelli che seguono questa storia. Ricordatevi di recensirla, anche solo per darmi un consiglio.
Baci 
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** They Won't Judge You ***


Image and video hosting by TinyPic  



6. THEY WON’T JUDGE YOU

Arriviamo al Campo la mattina seguente. Di solito  ci mettiamo molto meno, ma i pegasi erano stanchi tanto quanto noi, così ci siamo fermati varie volte durante la nottata.
Saranno più o meno le sei e il Sole sta sorgendo sulla Collina Mezzosangue illuminando il Pino e relativo custode. Il Campo si sta svegliando lentamente, solo pochi ragazzi sono fuori dalle capanne, diretti al padiglione, per far fare colazione e poi intraprendere le varie attività. Si sente, come sempre un profumo di salsedine e erba tagliata, rilassante. Nell’aria c’è però tensione e il cielo è insolitamente nuvoloso.
Entriamo nel Campo e veniamo accolti da una driade che si offre di portare i pegasi alle stalle e ci dice che Chirone ci aspetta nella Grande Casa per questioni urgenti. Quando entriamo il centauro sta esaminando attentamente alcune  carte, documenti antichi probabilmente. Appena ci vede solleva la testa dal tavolo e ci da il buongiorno.
“Andato bene il viaggio ragazzi?”
“Sì, tutto bene” risponde Annabeth.
“Alex, Annabeth, potete tornare nelle vostre cabine, sapete già la situazione e cosa dovete fare”
I due annuiscono, Alex mi fa l’occhiolino ed escono dalla Casa Grande.
“Allora, Emily, ti hanno già detto cosa è successo?”
“Più o meno. Sono arrivati alcuni semidei due giorni fa e non sono stati riconosciuti nonostante il patto di Percy con gli Dei, giusto?”
“Esatto. E’ una cosa strana, dato che, dopo il patto, i mezzosangue erano entro un giorno dal loro arrivo”
“E noi cosa dovremmo fare?”
“Io e tuo cugino abbiamo deciso di affidare ognuno di loro a qualcuno del Campo, ma abbiamo bisogno di tutti, dato che ne stanno arrivando altri e anche loro probabilmente non verranno riconosciuti. Voi dovrete parlarci, capire chi potrebbe essere il loro genitore divino e quali sono le loro abilità”
“Va bene, e poi?”
“Poi vedremo cosa fare.”
“Avete già parlato con Rachel?”
“Clarisse è andata a prenderla dalla Clarion”
“Ok. Io a chi sono affidata?”
“Ad una ragazza un po’ ribelle. Non ha neanche voluto dormire nella Cabina di Ermes con gli altri!”
“Wow! E ora dove si trova?”
“Al piano di sopra, nella camera degli ospiti”
“Bene, e come si chiama?”
“Non ce l’ha voluto dire”
“Cosa? E come pensi che lo possa dire a me?”
“Non c’è riuscito nessuno, le ultime possibilità siete tu e Nico”
Sospiro. Sarà un’impresa far parlare quella ragazza. Salgo le scale e busso alla camera degli ospiti. Nessuna risposta. Busso di nuovo. Niente. Provo ad aprire la porta. E’ aperta. Sul letto c’è una figura minuta che lo sembra ancora di più avvolta com’è nell’enorme felpa dei Lakers e nella grande sciarpa nera nella quale affonda il viso una ragazza sui 15 anni, con due grandi occhi azzurri contornati dalla matita nera  e i capelli mossi e castano/biondi. Capisco perché abbia tutta quella roba addosso. Nonostante sia luglio qua dentro fa veramente freddo. Mi siedo sul letto e lei mi guarda dalla sciarpa e riabbassa subito lo sguardo.
“Ciao” le dico ma lei non risponde “Io sono Emily, tu come ti chiami?”
“Non sono affari tuoi” risponde lei quasi borbottando
“Che caratterino! Hai dormito bene stanotte?”
“Sì”
“E allora cosa c’è?”
“Non voglio stare qui”
“Allora usciamo”
“Non voglio stare in questo campo”
“Oh, capisco, e dove vorresti andare?”
“Da qualsiasi altra parte”
“E perché?”
“Perché è solo un altro posto per ragazzi psicopatici”
“Cosa? No, non lo è assolutamente”
“Allora come lo chiamate? Manicomio? Riformatorio? Scuola per ragazzi difficili?”
“No. Semplicemente campo estivo o Campo Mezzosangue”
“Perché mezzosangue?”
“Perché è quello che siamo”
“Per metà matti e per metà pazzi?”
Mi metto a ridere.
“Perché ridi?”
“Perché probabilmente non ti hanno detto nulla”
“E cosa dovevano dirmi?”
“Il perché sei qui”
“Già lo so. Mia madre pensa che io sia una psicopatica da riformatorio perché a volte le dico che vedo dei mostri”
“Ehm, la cosa dei mostri c’entra, ma non è per questo che ei qui”
“Allora lo vedi che è un manicomio!”
“No, è un Campo per persone speciali”
“Cioè pazze?”
“La vuoi smettere di dire che sei pazza!? I mostri li vedono tutti quelli che sono qui, ma non perché sono pazzi, ma perché esistono davvero e noi, a differenza di altre persone, come tua madre, li possiamo vedere grazie ad una parte di noi, o meglio grazie ad un nostro genitore”
“Quale?”
“Dipende. Immagino  che tu non abbia mai conosciuto tuo padre, giusto?” Scuote la testa “Ecco, è grazie al suo DNA che tu puoi vedere i mostri”
“Tu conosci mio padre?”
“Penso di sì”
“Allora dimmi il suo nome!”
“Non lo so. Perché?”
“Perché voglio sapere chi ringraziare per avermi abbandonata con un’arpia, per avermi fatta passare per pazza in tutti questi anni e per avermi fatta rinchiudere in ogni tipo di scuola privata esistente al mondo!”
“Calmati! Non serve a nulla agitarsi così! Avrai modo di dire tutto quello che vuoi a tuo padre, sempre però rispettandolo”
“Ma che vada a fare una girata il rispetto! Lui non mi ha rispettata e io non rispetterò lui, chiunque sia!”
“Non puoi non rispettarlo, è tuo padre e poi a gente come lui va portato rispetto”
“Ma se mi hai detto di non sapere neanche come si chiama!”
“Questo perché ancora non ti ha riconosciuta e lo scopriremo con calma, ma so che tipo di persona è...”
“Davvero? E come fai?”
“Perché mia madre è come lui”
“Anche tua madre ti ha abbandonata con tuo padre?”
“No, in realtà mio padre mi ha data in adozione perché non poteva mantenermi”
“Doveva pensarci prima di fare una figli!”
“Beh, ma sono arrivata all’improvviso”
“Insomma, sono comunque trascorsi 9 mesi”
“Beh, non esattamente...”
“Cosa intendi?”
“Ecco, ti devo spiegare una cosa importante. Vedi, mia madre e tuo padre, non sono persone normali”
“Per forza, due che abbandonano i figli non sono normali!”
“Intendevo che non sono umani”
“Esatto, due così non li puoi chiamare umani!”
“SONO DEI!” ho un po’ urlato. Mi guarda con gli occhi spalancati.
“Tu sei pazza”
“Scusa, non dovevo urlare, ma quando si parla di mia madre non sopporto le offese nei suoi confronti...”
“No, tu sei pazza a pensare che esistano gli Dei. E poi, quali Dei?”
“Quelli greci. E non sono pazza. Esistono davvero. E io li ho visti”
Passiamo tutta la mattina a discutere se sono pazza o no, se gli Dei esistono e sul perché bisogna portargli rispetto. Giungiamo alla conclusione che gli Dei esistono, che bisogna rispettarli altrimenti ti fulminano e che sono pazza.
“Bene, ora che abbiamo appurato che sono un pazzoide, vorrei sapere il suo nome signorina sconosciuta che si permette di recarmi una simile offesa” dico con un tono aristocratico.
“E va bene ragazza da rinchiudere in manicomio, mi chiamo Bailey Colfer”
“E da dove giunge?”
“Giungo da Boston”
“Mi direbbe la sua età?”
“Ma l’età ad una signora non si chiede!”
“Oh andiamo! L’età è solo un numero, niente di più!”
“E va bene, ho 15 anni”
“Bene, ora signorina Colfer, vuole scendere nel padiglione per pranzare?”
“Insieme a tutti gli altri?” mi chiede un po’ impaurita
“Certo” Siamo una grande famiglia”
“Allora no”
“Perché?”
“Ho paura che mi giudichino”
“E per cosa?”
“Per il mio aspetto”
“E perché mai?”
“Sono troppo alta per la mia età e mi hanno sempre presa in giro”
“Guarda che tra i semidei l’altezza è una cosa naturale, il più basso in questo campo è di 1.70! Non ti preoccupare, nessuno ti giudicherà per il tuo aspetto”
“E se lo facessero?”
“Beh, io non l’ho fatto, non lo faranno neanche gli altri!”
“E se succedesse?”
“Se succedesse, sarebbe le figlie o i figli  di Afrodite a dirlo, il che significa ragazze e ragazzi perfetti fin da quando sono in fasce. Quindi, non dar loro ascolto!”
Dopo altri due minuti buoni riesco a convincerla. Non so perché si sia preoccupa tata tanto, infondo è alta poco meno di me, non è due metri! E se qualcuno per caso si azzardasse a prenderla in giro o a giudicarla, dovrà vedersela con me!
 








ANGOLO DELL’AUTRICE
Buonasera a tutti semidei in lettura (?) come state? Mi dispiace di non aver potuto pubblicare il sesto capitolo in questi due giorni, ma sono sommersa di compiti e interrogazioni. Non so ancora che  ruolo avrà Bailey nella storia, dato che non ho neanche in mente tutta la trama della storia! Comunque, vi ringrazio ancora tutti per leggere questa storia, però vorrei vedere anche qualche recensione. Detto questo auguro la buonanotte a tutti e sogni d’oro.
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** There's Your Mother ***


Image and video hosting by TinyPic  



7. THERE’S YOUR MOTHER

Arriviamo al Padiglione e più o meno la metà dei ragazzi è già seduta al proprio tavolo. Mi avvicino al tavolo di Atena e mi accorgo che Bailey mi sta seguendo. Mi sono dimenticata di dirle che ogni casa ha il suo tavolo.
“Bailey, senti, mi dispiace ma a colazione, a pranzo e a cena, siamo divisi per casa, a seconda di chi è il nostro genitore divino”
“Ma io non ho idea di chi sia il mio!”
“Sì, lo so, ma fino a che non verrai riconosciuta, dovrai stare al tavolo di Ermes, quello laggiù” dico indicandole il tavolo giusto.
Lei mi guarda spaventata, come se andare a quel tavolo significasse andare al patibolo.
“Dai su, vieni, ti accompagno” sembra rilassarsi un po’.
Arriviamo al tavolo e picchietto col dito sulla spalla di un ragazzo rosso di capelli. Lui si gira. “Hey, Emily, come ti va la vita?”
“La vita mi va bene Travis. Questa è Bailey, una non riconosciuta”
“Piacere di conoscerti Bailey La-Non-Riconosciuta, io sono Travis, figlio di Ermes”
“Pi-pi-piacere” balbetta lei timidamente.
“Senti Travis, per lei voglio un trattamento speciale, il che significa niente scherzi idioti o battutine su di lei, capito? Fatela sentire a suo agio”
“Agli ordini signor capitano!” dice mettendosi sull’attenti
“Riposo soldato, riposo”. Iniziamo  a ridere tutti e tre, dopodiché Travis fa spazio a Bailey nella panca accanto a sé e lei ci si siede.
“Prima di iniziare a mangiare, vedo che Nico è seduto al tavolo di Ade, il che significa che anche Percy deve essere tornato. E infatti eccolo là, seduto da solo al tavolo di Poseidone. Mi avvicino a lui per salutarlo.
“Hey Percy, bentornato!”
“Emily, in realtà il bentornata dovrei dirlo io!” mi risponde abbracciandomi. Io e Percy abbiamo un bel rapporto. Sin da piccoli, le poche volte che ci vedevamo ridevamo come matti e scherzavamo su tutto. Poi, dopo che mi ha praticamente salvato la vita, il nostro rapporto di amicizia si è molto intensificato, è praticamente un fratello per me.
“Ora torno al mio tavolo che altrimenti Chirone si arrabbia!”dico sottovoce a mo’ di segreto e me vado al mio tavolo. Intanto vedo Alex avvicinarsi. Sto per salutarlo quando il Signor D ci invita tutti a sederci, così ci scambiamo un occhiata che sappiamo entrambi voler dire “a dopo” e ci sediamo ai nostri tavoli.
“Allora, che hai scoperto di lei?” chiede Annabeth curiosa indicando con il mento Bailey che sta ridendo come una matta con Travis.
“Ho scoperto che si chiama Bailey Colfer, ha 15 anni, viene da Boston, ha sempre vissuto con la madre, che a suo parere è un’arpia. E’ stata in tantissime scuole private per ragazzi iperattivi e in alcune per ragazzi ritenuti pazzi dai genitori”
“Bene bene e.. hai qualche idea di chi possa essere il padre?”
“Sinceramente? Avevo pensato ad Apollo, ma non è una ragazza... solare, ecco. Avevo pensato ad Ares, ma è troppo timida. Avevo pensato anche a Dioniso, ma non ho notato nessuna somiglianza. Rimarrebbero i Tre Pezzi Grossi, ma li escluderei tutti quanti. A questo punto rimangono Efesto ed Ermes, ma escluderei il primo per ovvio motivi”
“Quindi avresti pensato ad Ermes...”
“Sì, in fondo si trova bene con Travis, a quanto vedo, quindi potrebbe essere..”
“Sì, immagino di sì”
Finiamo di mangiare e Chirone raduna tutti i non riconosciuti per un giro ufficiale del Campo per dare a noi “tutori” il tempo di organizzare le attività per i nostri “protetti”. Mentre guardo partire il gruppo, dia dietro qualcuno mi mette le mani sugli occhi.
“Alex” dico girandomi verso il biondo che ricambia lo sguardo e mi bacia.
“Emily. Come va con la ragazza?”
“Abbastanza bene, tu con il tuo protetto?”
“Eh, vedi... Justin è un ragazzo molto... come dire... esuberante!”
“Un possibile figlio di Ares?”
“No, un certo figlio di Ares!” io scoppio a ridergli in faccia “Tu ridi, ma quel ragazzino è un tornato, non si stanca mai!”
“Poverino il mio amorino, me lo stancano troppo!”
“Shi” mi dice facendo la faccia da bimbo e mettendo il broncio.
“Su dai, godiamoci questa mezz’oretta di riposo. Hai già pensato a che cosa fargli fare?”
“Un’oretta e mezza di arrampicata e due orette buone al campo di battaglia, lo faccio combattere contro il fantoccio!”
“Che cattivo!”
“Cattivo un corno! Mi ha già sfiancato stamattina, non lo rifarà stasera! Tu cosa hai intenzione di farle provare?”
“Penso un po’ di tutto, in fondo se realmente fosse figlia di Ermes, non posso mica chiederle di rubare qualcosa per dimostrarmi che suo padre è veramente lui!”
Detto questo ci prendiamo per mano e iniziamo a passeggiare lungo la riva del lago finché non vediamo tornare il gruppo. Ci diamo un bacio e prendiamo i nostri protetti.
“Allora, cosa ne pensi del Campo?” le chiedo per rompere il silenzio
“Bello, molto grande!”
“Sembri un po’ spaventata, cosa è successo?”
“Nulla di che, solo che ho visto la parete di arrampicata con la lava e pensavo...non me la farai provare, vero?”
“Certo!”
“Cosa????” mi chiede allarmata.
“Scherzo, se non vuoi farla, non ti costringerò, va bene?”
“Assolutamente sì! Non mi ci voglio neanche avvicinare!”
“Va bene, va bene. Senti, che ne dici di iniziare dal tiro con l’arco?”
Passiamo l’intero pomeriggio a provare ogni tipo di attività del Campo, dalla pallavolo alla canoa, dal tiro con l’arco alla spada, saltando, ovviamente, la parete di arrampicata. Bailey si destreggia molto bene con la spada nonostante non ne abbia mai toccata una in vita sua.
“Sei sicura di non aver mai utilizzato una spada?”
“Sicurissima, oggi è stato il primo giorno in tutta la mia vita che utilizzo una spada”
“Allora dovrò ripensare alla mia tesi...” dico sottovoce
“Quale tesi?” come diamine ha fatto a sentirmi? Non mi sembrava di averlo detto così ad alta voce!
“Ehm, nulla di che, stavo pensando a chi potesse essere tuo padre, ma dovrò ripensarci..”
“Perché? Chi credevi potesse essere mio padre?”
“Avevo pensato ad Ermes, ma maneggi troppo bene la spada per essere figlia sua...”
“E quindi?”
“E quindi potresti essere figlia di Ares, anche se non hai il carattere che di soliti hanno quei ragazzi...”
Dato che è già sera ci avviamo nuovamente al Padiglione per la cena. Vedo Bailey illuminarsi non appena vede Travis. Sarebbe un peccato se fossero fratellastri, non potrebbero stare insieme per quella stupida regola che non permette a due figli dello stesso genitore divino di stare insieme.
Mi avvio al tavolo di Atena e mi siedo accanto ad Annabeth.
“Come va? Pensi ancora che sia figlia di Ermes?”
“Non so, se la cava veramente bene  con la spada, le viene naturale e poi sembra anche che le piaccia molto”
“Quindi, ti ricredi su quanto hai detto su Ares?”
“Non proprio, non ha il carattere tipico dei suoi figli...”
“Vabbè, staremo a vedere cos succederà!”
Stiamo per iniziare a mangiare quando un satiro arriva a perdifiato giù per la collina.
“Che succede?” gli chiede Chirone
“All’entrata....c’è....una donna....che....vuole....assolutamente....entrare....” ha il fiato grosso per la corsa
“E chi è?”
“Non lo so....dice....che...abbiamo....rapito....sua figlia....” inizio a pensare che Annie abbia ripensato a quello che aveva detto e che sia venuta a cercarmi.
“E ti ha detto come si chiama?” domando un po’ allarmata pregando che non dica Annie.
“Astrid,....Astrid Colfer”








 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ehilà mezzosangue! Come va? Perdonatemi se non sono riuscita a pubblicare questo settimo capitolo prima, ma sono veramente sommersa di verifiche e interrogazioni di fine quadrimestre! Ringrazio _Simmiu_Zoe_Jackson_per la recensione e tutti quelli che hanno letto l’ultimo capitolo. Spero che anche questo vi piaccia.
Vi prego di recensire
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I Miss Him So Much ***


Image and video hosting by TinyPic  



8. I MISS HIM SO MUCH

Mi volto verso Bailey che è diventata rossa come un peperone dall’imbarazzo e si è fatta piccola piccola dietro Travis. Da dietro le spalle del ragazzo si scorgono solo gli occhi che sembrano implorarmi di trovare una soluzione.
“Ci penso io, non preoccupatevi” dico rivolta sia al satiro che a Chirone, che mi guarda con aria interrogativa. Gli lancio un’occhiata come per dirgli “ti spiego dopo” e mi dirigo verso l’entrata del Campo.
Là trovo una donna sulla quarantina, capelli appena fatti, biondi e lisci, occhi azzurro cielo, scarpe arancioni tacco 12 e un vestito da cocktail dai toni caldi. Ha le braccia incrociate sul petto, un’espressione stufata e il piede batte a terra spazientito.
“Buonasera Signora, qual è il problema?” chiedo tranquillamente.
“Qual è il problema? Qual è il problema? Voi avete rapito la mia piccola e l’avete portata in questo posto squallido senza la mia autorizzazione! Come vi siete permessi? Voglio vederla subito!” urla con il tono di chi non ammette un no come risposta.
“Stia calma Signora...”
“Calma? Come faccio a stare calma in una situazione del genere? Avete preso mia figlia e io non so neanche come sta la mia bambina!”
“Sua figlia sta bene non si preoccupi...”
“Voglio vederla!”
“Al momento non è possibile”
“E perché mai?” questa donna andrebbe d’accordissimo con Annie, hanno lo stesso identico modo di parlare e di reagire.
“Vede, in questo Campo ci sono delle regole da rispettare. Tra queste c’è quella di non poter vedere i propri genitori durante tutto il mese estivo ad eccezione di un giorno in cui tutti i genitori mortali possono entrare al Campo e trascorrere una giornata con i figli”
“Genitori mortali?”
“Sì, la parte non divina della famiglia”
“Allora dovete aver sbagliato persona, il padre di mia figlia non era assolutamente un Dio!”
“Sì invece, altrimenti sua figlia non sarebbe potuta entrare in questo Campo”
“Cosa?”
“Ehm, le spiego, ha presente gli Dei greci? Ecco, loro esistono davvero e lei si è innamorata di uno di loro 15 anni fa e dal vostro amore è nata Bailey”
La donna mi fissa un attimo spaesata, come se tutto quello che non le era mai tornato in tutti questi anni adesso avesse un senso. Distoglie lo sguardo dal mio volto per rivolgerlo, prima a terra e poi per ritornare su di me.
“E questo c’entra qualcosa con il fatto che Bailey veda creature strane?”
“Beh, a dire la verità è questo che le fa vedere quei mostri...”
“E io che ho sempre creduto che fosse pazza! Quindi tu mi stai dicendo che la mia piccola è normale?”
“Non del tutto. Cioè per una persona come lei, sì, è normale, rispetto ad una persona mortale come lei, no”
“E le avete già detto il nome di suo padre?”
“In realtà abbiamo avuto alcuni problemi con il riconoscimento da parte degli Dei ultimamente, quindi, no, non sappiamo chi sia suo padre..”
“A me ha detto di chiamarsi Paul, ma immagino non sia il suo vero nome, giusto?” faccio di sì con la testa “Però, ho qui una foto di quando ci siamo conosciuto, sai la tengo sempre nel mio portafoglio” dice frugando nella sua mini borsa ed estraendone un piccolo portafoglio. Lo apre e prende una foto che mi porge. Raffigura la donna, più giovane e un uomo, a New York, con l’Empire State Building alle spalle. L’uomo è sulla trentina, occhi marrone/rosso fiammeggianti, rasato, quasi come se fosse un militare e ha un tatuaggio che ho già visto sul bicipite destro. E’ un teschio. E’ il tatuaggio di Ares.
“Signora, sa che ho appena scoperto chi è il padre di Bailey?”
“Davvero? E chi è?”
“Ares, il Dio della guerra”
“Ripensandoci, in effetti, Paul è sempre stato un po’ rissoso”
“Beh, Signora, grazie, può venire a trovare sua figlia il 15 luglio, fra tre giorni” le dico porgendole la foto con un sorriso.
“Oh no, tienila tu, dalla a Bailey e dille che quello è suo padre. Io rimarrò a New York per lavoro questa settimana e fra tre giorni sarò qui per incontrarla e parlarle. Dille tutto questo. E dille che le voglio bene”
“Va bene Signora”
“Ti prego non chiamarmi Signora, mi fa sentire vecchia, chiamami pure Astrid”
“Va bene Astrid. Grazie della foto, sono sicura che a Bailey piacerà tantissimo!”
“Di nulla. Ti prego...ehm, come ti chiami?”
“Emily”
“Ti prego Emily, abbi cura di mia figlia”
“Certamente, arrivederci”
“Arrivederci”. La donna si allontana tranquillamente fino ad arrivare ad un lussuoso suv nero. Sale dietro e la macchina parte.
Io torno al Padiglione, dove tutti hanno quasi finito di cenare. Mi dirigo verso Bailey, le do la foto e le bisbiglio all’orecchio.
“Dopo dobbiamo parlare”
Lei mi guarda con aria interrogativa, le sorrido e vado al tavolo di Atena. Dopo aver bruciato il nostro cibo in onore degli Dei, prendo Bailey per il braccio e la porto sulla riva del lago.
“Allora, cosa devi dirmi?” mi domanda un po’ spaventata “Chi sono le persone nella foto?  E chi te  l’ha data?”
“Vediamo, ho parlato con tua madre che insisteva col dire che ti abbiamo rapita e che ti doveva assolutamente vedere”
“Ecco, lo sapevo, lei deve sempre farsi riconoscere!”
“Aspetta. Quando le ho detto che tuo padre è un Dio non ha voluto credermi, poi mi ha dato quella foto e ho capito chi è tuo padre”
“Davvero? E chi è?”
“E’ Ares, dio della guerra” mi guarda un po’ delusa “Credevi che tuo padre fosse Ermes?”
“Beh, sinceramente sì. E’ un peccato, non potrò più mangiare al tavolo con Travis”
“Però guarda il lato positivo, adesso potete stare insieme senza problemi!”
“Cosa? Io e lui non stiamo insieme!” dice diventando rossa.
“Sì, posso immaginarlo, vi conoscete da poco, ma se foste stati fratellastri non avreste assolutamente potuto stare insieme, invece in questo modo potete”
“Io non penso di interessargli”
“Mi prendi in giro o cosa? Non l’ho mai visto così felice, neanche quando faceva scherzi con suo fratello!”
“Perché faceva?”
“Connor si è trasferito a Washington dopo la battaglia. Ha detto che ha sempre adorato quella città e quindi, in un momento di relativa tranquillità ha deciso di trasferircisi”
“Oh, deve mancargli veramente tanto”
“Sì, si vedono solamente poche volte all’anno. Comunque lo conoscerai tra qualche giorno”
“Perché?”
“Fra tre giorni c’è la giornata genitori-figli, i genitori mortali possono entrare nel Campo e trascorrere una giornata con i figli”
“Quindi ci sarà anche tuo padre?”
“Non lo so, gli devo mandare una lettera domani per invitarlo, ma non so se riuscirà a liberarsi dal lavoro”
“Perché? Che lavoro fa?”
“E’ archeologo in Grecia”
“Che bello! E della tua famiglia adottiva non inviti nessuno?”
“Per farmi dire tutto il giorno che i miei comportamenti non sono consoni? No grazie. Al massimo invito mio fratello James”
“Senti, ma hai detto qualcosa a mia madre di questo giorno?”
“Sì, le ho detto di venire...”
“COOOOSA?”
“Perché ti arrabbi tanto?”
“Non voglio assolutamente vederla!”
“Andiamo Bailey, è tua madre, e voi due dovete parlare”
“E di cosa? Di come mi avete rapita?”
“No, di tuo padre”
“Lo pensi davvero?”
“Sì, dovete chiarirvi”
“Se lo dici tu...”
“Stai tranquilla, andrà tutto bene”
“Senti, ma stasera dove devo dormire?”
“Ancora nella cabina di Ermes, tuo padre non ti ha ufficialmente riconosciuta, quindi...”
“Bene, allora sarà meglio tornare alle capanne, si sta facendo buio”
“Hai ragione, ma io prima devo fare una cosa”
“Cosa?”
“Devo parlare a Chirone di te”
“Di me?”
“Sì, gli devo dire di tua madre e di tuo padre, tu vai pure da Travis. Buonanotte Bailey”
“Buonanotte Emily”
Vado alla Casa Grande, riferisco a Chirone tutto quanto e mentre mi avvio alla mia capanna inizio a ripensare a quello che mi ha detto Bailey sull’invitare Annie e Arnold. Non so, si spaventerebbero troppo con tutte quelle armi in giro, per non parlare dei satiri e dei centauri, sverrebbero in men che non si dica! Quanto vorrei che papà riuscisse a venire, sarebbe fantastico, non lo vedo da due anni, chissà come è cambiato. Entro dentro, mi cambio e mi metto a letto.
Madre, lo so che non prego quasi mai, ma questa volta vorrei davvero, con tutto il cuore che mio padre, Matthew Martin, riuscisse a venire a trovarmi qui, alla Collina Mezzosangue fra tre giorni. Ti prego, fai che venga qui. Mi manca veramente tanto.










ANGOLO DELL’AUTRICE
Buonasera semidei, come va? Io sono appena resuscitata da una settima d’inferno, tra febbre e fazzoletti non ho avuto la forza di scrivere neanche un capitolo. Comunque eccomi qua, sono tornata con un altro capitolo. Spero che vi piaccia. Aspetto le vostre recensioni.
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Letter, Dad and Love ***


Image and video hosting by TinyPic  



9. LETTER, DAD AND LOVE

Vengo svegliata dalla luce del Sole e da quel piccolo terremoto di Tommy, un figlio di Atena di otto anni, che a differenza di tutti noi è veramente troppo agitato. Il ragazzino sta saltellando da un letto all’altro urlando come una ragazzina.
“C’è un ragno nel mio letto! C’E’ UN RAGNO NEL MIO LETTO!!!!!”         
Annabeth è pietrificata, immobile sotto le coperte: ha una fifa blu dei ragni. Logan, il più vicino al letto di Tommy, si alza trascinando i piedi, alza il lenzuolo e ne tira fuori un innocuo ragnetto di plastica. Apre la finestra e lo getta fuori borbottando un “dannati figli di Ermes con i loro dannati scherzi”. Io ridacchio mentre lui si trascina di nuovo nel letto e inizia a russare. Tutti lo imitano. Tommy mi viene vicino e mi guarda con occhi da cucciolo.
“Posso dormire nel tuo letto? Ho paura di rientrare nel mio”
“Certo Tommy. Tanto io devo uscire. Devo fare una cosa importante” gli dico lasciandogli il letto libero e sgattaiolando senza fare rumore nel bagno. Mi faccio una bella doccia, mi infilo un paio di shorts di jeans, una maglia del Campo e le Converse, mi lego i capelli ed esco, senza fare confusione, dalla capanna 6.
Fuori c’è un’aria fresca e pura e il cielo è sereno come sempre. Mi dirigo verso la Casa Grande, dove Chirone e il Signor D, stanno già giocando a Pinnacolo.
“Buongiorno Emily” mi dice il centauro, quando gli arrivo abbastanza vicina.
“Buongiorno Lily” dice il Dio non distogliendo gli occhi dal tavolo. Perché avrà questi problemi a ricordarsi i nomi? Perché? Non ha mica una maledizione che gli impedisce di ricordare i nomi! O forse sì?
“Buongiorno Chirone, Signor D” rispondo con un sorriso.
“Ti serve qualcosa?”
“In realtà vorrei sapere se avete il necessario per scrivere e spedire una lettera”
“Sì, te lo vado a prendere subito” dice tranquillamente il centauro lasciandomi da sola con il suo compagno di gioco.
“Allora Lily, a cosa ti serve quella roba?”
“Ehm...veramente è Emily, non Lily, comunque, devo mandare una lettera a mio padre per invitarlo a venire fra due giorni”
“Che cosa dolce Lily”
“E’ Emily” rispondo un po’ spazientita.
“Come vuoi tu Lily” un giorno di questi gliene dico quattro! E non mi importa se è un Dio!
Per fortuna Chirone esce dalla Casa Grande con dei fogli, una busta, una penna e un francobollo appena prima che io scoppi.
“Ecco qua Emily. Spero tanto che tuo padre riesca a venire fra due giorni, vorrei davvero conoscerlo”
“Già, anche io lo spero” dico prendendo gli oggetti dalle braccia del centauro.
“Ci vediamo a colazione”
“Certo” dico mentre mi allontano dai due capi del Campo che ricominciano la loro partita.
Arrivo al lago e mi siedo sulla riva osservandone le onde leggere che si infrangono vicino ai miei piedi. A quest’ora non c’è nessun mezzosangue fuori, a parte me e ci un silenzio e una calma rilassanti, perfetti per pensare e per scrivere una lettera. Prendo un foglio e la penna e inizio a scrivere.
 
Caro papà,
sono tua figlia, Emily. Spero ti ricordi di me, anche se ci siamo visti soltanto una volta, due anni fa. Chissà se sei cambiato. Chissà come stai. Mi manchi davvero tanto e vorrei vederti al più presto. Così mi domandavo se fra due giorni potresti venire qui, al Campo Mezzosangue per incontrarci. Sai, c’è una giornata genitori-figli e vorrei che tu ci fossi.
Spero riuscirai a liberarti dal lavoro.
Ti aspetto
Emily
 

Non sono molto soddisfatta del mio lavoro. La lettera è troppo corta e non ho scritto tutto quello che vorrei dirgli, ma non voglio riscriverla. Sicuramente spenderai tutta la mattinata a scrivere e riscrive una lettera che di sicuro non troverò mai abbastanza. Quindi piego il foglio, lo metto nella busta, lo chiudo e ci metto il francobollo. Dietro scrivo in bella grafia
 
Dott. Matthew Martin
Sito archeologico n. 379
Acropoli di Atene, Grecia
 

Mi dirigo all’entrata del Campo, dove c’è Argo, il custode del Campo. Quando mi avvicino mi guarda con tutti i suoi occhi e mi sorride.
“Buongiorno Argo, oggi vai in città?” annuisce “Ancora nuovi arrivi?” annuisce ancora “Potresti farmi un favore? Imbucheresti questa lettera per me? E’ importante” prende la lettera e annuisce di nuovo “Grazie mille e buona fortuna con i nuovi arriva” gli dico dirigendomi al Paglione con un sorriso da orecchio a orecchio.
“Che è successo?” mi chiede qualcuno alle mie spalle.
“Niente di che, ho solo scritto una lettera a mio padre” dico dando un bacio ad Alex e continuando a sorridere.
“Ah, quindi oggi sei felice, eh?”
“Sì, perché?”
“No niente, solo un’osservazione”
“Tu hai qualcosa in mente”
“Io? Io non ho nulla in testa Cervellona!” mi dice scherzando
“Ah ah ah simpatico.  Dai, dimmi che hai in mente”
“Nulla, seriamente, non ho niente in mente. Te lo giuro”
“E va bene, ti credo, ma se per caso hai intenzione di farmi qualche scherzo barra dispetto, sappi che potrei...”
“...ucciderti in un secondo. Sì, lo so” dice sorridendomi Alex. Stamattina ha qualcosa di diverso, non so cosa, ma sembra diverso. Boh, sarà che io mi sono svegliata di buon umore o che già mi immagino abbracciata a mio padre.
Ci prendiamo per mano e andiamo al Padiglione dove siamo costretti a separarci a causa della separazione dei tavoli. Lui se va tutto da solo al tavolo di Zeus e io mi unisco ad Annabeth e Logan al tavolo di Atena, anche se i due non sono molto di compagnia: la prima sbadiglia ogni 3x2 e il secondo fatica a tenere gli occhi aperti.
“Ma che avete combinato voi due? Siete stravolti”
“Incubi, sempre i soliti incubi” borbotta Annabeth tra uno sbaglio e l’altro
Logan non risponde. Ha il viso sulla mano destra e nell’altra ha il cucchiaio che sta per cadergli.
“Logan? Logan? LOGAN?”
Il ragazzo fa un salto sulla panca “Frittelle!”
“Cosa?”
Logan si stropiccia la faccia “Che c’è? Perché mi guardate così?”
“Oh nulla, ti sei svegliato dicendo “frittelle”. Sei peggio di Grover quando non mangia lattine!”
“Non dormire mi mette fame, va bene?”
“Tu hai sempre fame!”
“Spiritosa. Comunque, se volete dormire accanto alla peste vi cedo volentieri il posto”
“Eh dai, Tommy non può essere così tremendo!” gli dice Annabeth. Sa recitare bene, ma si capisce che è sarcastica.
“Ah no? Non fa che parlare nel sonno, dimenarsi nel letto e andare in bagno ogni mezzora!”
“Oh andiamo Logan, è solo un bambino, è ovvio che non sia una mummia! E poi capiscilo, durante tutto l’anno è rinchiuso in un collegio dove probabilmente lo prendono in giro tutti. Quando può essere semplicemente se stesso, lo fa  e basta”
Logan mi guarda storto, sbuffa e inizia a fare colazione. Poco dopo tutto il Padiglione si riempie e vedo arrivare Bailey e Travis per mano. Lei è un po’imbarazzata, lui invece la guarda dolcemente. Quando ci arrivano vicino, Bailey mi saluta e mi dice con il labiale “ci siamo messi insieme” ed io le rispondo con un “sono felice per te” e le sorrido. Si siedono al tavolo di Ermes senza staccare le mani. Sono così carini insieme. Diventeranno la coppia dell’estate!
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTRICE
Buonasera a tutti semidei! Sono finalmente riuscita a postarvi il nono capitolo!
Vorrei ringraziare tutti voi per continuare a leggere la mia ff e poi ringraziare tutti quelli che l’hanno inserita nelle seguite, nei preferiti o nelle ricordate. Ringrazio harrys per la recensione (grazie bella) e Megs_ per avermi inserita fra i suoi autori preferiti (grazie davvero bella **)
Aspetto le vostre recensioni, anche brevi.
Un bacio
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Between Trainings And Preparations ***


Image and video hosting by TinyPic  


10. BETWEEN TRAININGS AND PREPARATIONS

Dopo colazione vado ad aspettare Bailey al campo di addestramento per l’allenamento mattutino. Poco dopo arriva anche lei, per mano a Travis che la saluto con un dolce bacio e si avvia alla parete di arrampicata.
“E così tu e Travis...”
“Sì, me l’ha chiesto ieri sera e io ho detto di sì..”
“Hai fatto bene, siete perfetti insieme!”
“Grazie” mi dice arrossendo un po’ “Oggi cosa facciamo?”
“Nulla di che, ti insegno qualche trucchetto con la spada, anche se in realtà non ne avresti bisogno, essendo figlia del Dio della guerra” dico sorridendo
“Secondo te perché non mi ha ancora riconosciuta?”
“Non lo so”
“Tu sei stata riconosciuta subito?”
“No, ma Dopo la Grande Guerra, Percy, ha stretto un patto con gli Dei, avrebbero dovuto riconoscere tutti i figli. Però, come avrai notato, è un po’ di tempo che i semidei non vengono riconosciuti”
“E perché?”
“Non ne ho la più pallida idea. Ma adesso non ci pensare. Vieni, iniziamo”
Passiamo l’intera mattinata tra attacchi, parate e risa e alla fine è già ora di pranzo. Andiamo al Padiglione e, non appena abbiamo finito, Chirone riunisce noi “grandi” nella Casa Grande.
“Buon pomeriggio ragazzi. Volevo parlarvi della giornata genitori-figli. Come sapete, in quella giornata, abbasseremo le difese del Campo per farvi accedere i mortali. Questo significa che anche per i mostri sarà più facile entrare. Quindi, vi chiedo di organizzarvi per difendere i confini del Campo, a turni”
“Ma ci divideremo a gruppi o singolarmente?” chiede Brad, un ragazzo di Efesto.
“Preferibilmente a gruppi, così coprirete più spazio contemporaneamente. Se non ci sono altre domande, potete tornare alle vostre attività” dice congedandoci con un gesto della mano.
Quando esco, trovo Bailey in riva al lago, con la sua spada vicino, che contempla l’orizzonte.
“Successo qualcosa?” le domando avvicinandomi.
“No, stavo solo pensando”
“A cosa? Ovviamente se si può sapere...”
“Certo. Pensavo a quando incontrerò mio padre. A cosa vorrei dirgli. A come comportarmi”
“Vedrai che quando sarà il momento, saprai esattamente cosa fare”
“Speriamo”
“Allora, cosa vuoi fare oggi pomeriggio?”
“Non saprei”
“E se ci dessimo il pomeriggio libero? Non so, chiacchieriamo, stimo qui in riva al lago...”
“Sì, mi sembra un’ottima idea”
Iniziamo a ridere e a scherzare. Scopro che ha da sempre una passione per i Coldplay, che le sarebbe piaciuto giocare a pallavolo e che adora l’Inghilterra, anche se non ci è mai stata. In un batter d’occhio, è già ora di cena e ci avviamo al Padiglione. Dopo mangiato, Chirone presenta i nuovi arrivati, due ragazzi e una ragazza, tutti fratelli, e  ci avverte che il giorno dopo le attività saranno sospese per preparare il Campo alla giornata-incorntro con i genitori mortali.
 
Il giorno dopo, ci alziamo di buon’ora per poter iniziare il prima possibile ad organizzare la giornata di domani. Ci dividiamo in gruppi di quattro per controllare che i vari preparativi si svolgano esattamente secondo i piani. Io mi occuperò di dividere i ragazzi per i gruppi di sorveglianza con Vanessa, Charlie e Wade. Decidiamo di andare sul lago a lavorare, dove non dovrebbe disturbarci nessuno.
“Io credo che in ogni gruppo ci debba essere almeno un figlio di Ares” annuncia Wade non appena ci sediamo in cerchio,
“Beh, sì, è una cosa ragionevole” ribatte Vanessa.
“Ok, ma loro staranno all’entrata del Campo?” chiede Charlie.
“No, sarebbe più logico lasciarli all’interno, nel caso qualche mostro riuscisse ad entrare, no?” dico io.
“E se ne mettessimo uno dentro e uno fuori?” propone Vanessa.
“Bene, è perfetto. I figli di Afrodite li lasciamo all’interno” controbatte Wade.
“No, li mettiamo di guardia!”  dice con un briciolo di ironia Charlie e scoppiamo a ridere.
Passiamo la mattinata ad organizzare i vari turni. Io sarò con mia sorella Margaret, Katie e Sue della Cabina 4, Frank e Dave della Cabina 5, Will e Heather  della Cabina 7, John e Finn della Cabina 9, Emma e Claire della Cabina 10, Travis e David della Cabina 11, Paul e Lily della Cabina 12.
Dopo pranzo andiamo a comunicare a tutti i vari turni e poi ci rechiamo ad aiutare gli altri. Vedo Alex aiutare una figlia di Afrodite ad appendere un cartellone con scritto BENVENUTI! VI AUGURIAMO UNA BELLISSIMA GIORNATA! rosa luccicante.
“Ciao Estelle, Alex” dico sorridendo “Avete bisogno di aiuto?”
I due si girano “Sì, mi passi quel martello e un chiodo, Amore?” mi dice Alex cercando di tenere il cartellone con una mano e indicandomi il martello con l’altra.
“Certo” rispondo prendendo il materiale e porgendolo al mio ragazzo che ringrazia con un bacio e si mette all’opera.
“Ma quanto siete dolci?” dice Estelle con gli occhi quasi a forma di cuore.
Ridacchiamo entrambi e la ringraziamo. Alex si sposta sull’altro lato e finisce di  attaccare il cartellone.
“Vi lascio soli, raggiungo Drew alla Cabina. Ciao ragazzi” ci dice la ragazza avviandosi alla sua casa.
“Io avrei finito, tu hai da fare?” domanda Alex con uno sguardo furbo.
“No, avrei finito. Perché? Che vuoi fare?” gli chiedo sospettosa.
“Niente, soltanto una passeggiata, dovrei dirti una cosa” risponde lui guardandomi con occhi da cerbiatto.
“La tua proposta mi attira, ma dovremmo aiutare gli altri negli ultimi preparativi, non credi?”
“Forse hai ragione, in fondo, la passeggiata possiamo farla anche dopo cena”
Ci prendiamo per mano e ci avviamo verso il gruppo che sta organizzando l’accoglienza dei genitori. Li aiutiamo per tutto il pomeriggio ad organizzare il gruppo che accoglierà i primi genitori, quello che aspetterà gli altri, quello che preparerà le tavolate e quelle che preparerà da mangiare per tutti. Dopo cena, Alex mi trascina al lago ed iniziamo a camminare a piedi nudi con l’acqua fino alle caviglie.
“Cosa volevi dirmi?” domando dopo dieci minuti buoni.
“Ecco, vedi, anche se non stiamo insieme da molto tempo, sai che ti amo”
“Sì, anche io ti amo”
“Lo so” si ferma e mi guarda dolcemente “Ti va di sederci?”
“Va bene” rispondo un po’ preoccupata, cosa vuole dirmi?
“Emily, lo so che per te magari sarà una cosa scontata, ma per me significa veramente molto”
“Di cosa stai parlando?”
“Di domani”
“E di cosa di preciso?”
“Di presentarti alla mia famiglia, sì, insomma, a mia madre e a mia sorella”
E’ una cosa tenerissima. E’ la cosa più dolce che abbia mai detto. Anche perché lui ha già conosciuto mio padre, mentre io non ho la più pallida idea di come sia fatta sua madre, che lo ha cresciuto praticamente da sola.
“Sì, lo so, è una cosa stupida e mi prenderai per un cretino...”
“Ma no, è la cosa più tenera che tu abbia mai detto, Amore. Voglio conoscere tua madre e tua sorella domani”
“Davvero pensi non sia una cosa stupida?”
“Davvero”
Gli do un bacio e mi accoccolo tra le sue braccia. Vorrei restare così per sempre. Vorrei che lui stesse con me per sempre. Vorrei che tutto questo non finisse mai.







ANGOLO DELL’AUTRICE
Demigods, sono tornata! Perdonatemi se in questi giorni non ho pubblicato, ma ho avuto una marea di compiti da quella prof-Furia di italiano e latino. In questi casi mi servirebbe Jason ;) Vorrei ringraziare tuti quelli che seguono la storia e feelingstranger per le recensioni. Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Aspetto vostre recensioni.
Un bacione
DaughterOfAthena

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Family And Surprise ***


Image and video hosting by TinyPic  


10. FAMILY AND SURPRISE

La mattina seguente, come al solito, Tommy inizia a saltare da un letto all’altro urlando. Fortunatamente oggi sono urla di gioia e non ci sono ragni nel suo letto. Probabilmente è così eccitato al pensiero di rivedere suo padre che sveglia tutta la nostra Cabina. Logan lo prendo per la maglia del pigiamo e lo riporta nel suo letto.
Finalmente oggi forse rivedrò mio padre dopo vari anni e conoscerò la famiglia di Alex. So solo che ha una sorellina di 8 anni che sua madre ha avuto con il suo nuovo marito, che Alex non sopporta, anche se non mi ha mai detto il perché.
Mi alzo e vado a farmi una doccia per poi recarmi al Padiglione per la colazione e subito dopo, mi dirigo al pino di Talia, il punto di incontro per noi ragazzi del primo turno di sorveglianza. Ci siamo tutti tranne Finn, della Cabina 9.
“Dov’è finito quel ragazzo?” domando io.
“Non so, mi ha detto di dover sbrigare una faccenda prima di venire e che mi dovevo avviare” mi risponde John.
Poco dopo vedo arrivare Alex.
“Buongiorno piccola”
“Buongiorno amore”
Ci scambiamo un bacio.
“Allora, dove devo posizionarmi?”
“Alex, questo non è il tuo turno”
“Sì invece. Ho appena fatto cambio con Finn. Sua madre è appena arrivata in fondo alla Collina e mi dispiaceva farle passare l’inizio di questa mattinata gironzolando da sola per il Campo mentre il figlio stava di guardia”
“Ma scusa, e tua madre e tua sorella?”
“Arriveranno più tardi”
“Ok, ehm, allora tu sei...subito fuori dal Campo, all’entrata, ok?”
“Perfetto, andiamo”
Prima di posizionarci, Chirone ci corre in contro di corsa, o meglio, al galoppo.
“Buongiorno ragazzi. Prima di iniziare dobbiamo pregare gli Dei di abbassare le difese del Campo per far entrare gli umani”
Ci mettiamo in cerchio ed iniziamo a pregare i nostri genitori. Dovrebbero fare in fretta considerando che le persone che devono entrare sono quelle con cui hanno avuto una relazione e dei figli, giusto?
“Di immortales!” esclama all’improvviso Chirone “Hanno abbassato tutte le difese. Veloci ragazzi, disponetevi nelle vostre zone per non far entrare mostri all’interno del Campo. Io vado ad accogliere i genitori” dice andandosene al trotto verso il Campo.
Ci distribuiamo su tutto il perimetro e all’interno del Campo Mezzosangue. Durante le nostre ore di turno, arrivano madri e padri, alcuni con dei bambini, altri con il nuovo compagno o la nuova compagna, ma nessun mostro (se non contiamo un chihuaua che ha iniziato a ringhiare verso tutti i mezzosangue). A quanto pare gli Dei ci stanno aiutando a mantenere la situazione il più calma possibile.
Quando finiamo, torno con Margaret alla nostra Cabina per cambiarmi e prepararmi ad incontrare la famiglia di Alex. So che lui ci tiene molto e non voglio deluderlo. Oggi abbiamo il permesso di indossare quello che vogliamo e non per forza la maglia del Campo (a parte nei turni di  sorveglianza), così mi metto la maglia che Percy mi ha regalato per il compleanno, una canottiera bianco crema con una civetta disegnata sopra, un paio di shorts di jeans e delle Blazer blu. Mi sciolgo i capelli e mi guardo allo specchio. Sì, può andare bene. Quando esco, vedo Alex abbracciare una donna che presumo essere sua madre. Si è cambiato anche lui. Ha indossato una camicia a quadri sui toni del blu, dei bermuda beige e delle Converse nere.
“Ehm...buongiorno” dico avvicinandomi timidamente.
“Emily, ti presento mia madre Martha e mia sorella Emma” esclama Alex prendendo in braccio la sorellina.
“Piacere di conoscerla Signora” dico porgendo la mano.
“Piacere mio, cara. Ma ti prego, chiamami Martha, non Signora, mi fa sentire vecchia” mi dice la donna, che avrà più o meno quarant’anni. Ha i capelli castani raccolti in una crocchia alta e gli occhi verdi/marroni contornati solo da del mascara.
“Va bene Martha. E tu devi essere Emma, giusto?” dico rivolta alla ragazzina ancora in braccio a Alex.
“Sì, e tu sei la fidanzata di Alex?”mi domanda la bimba dai capelli biondo cenere  e dagli occhi color nocciola.
“Esatto”
“Che ne dite di andare a fare un giro del Campo?” domanda Alex facendo scendere la sorellina.
“Sììììì voglio vedere tutto!” esclama contenta Emma iniziando a correre con sua madre dietro.
Prima di raggiungerli, mi volto verso l’entrata del Campo. Non c’è nessuno. Forse non verrà.
“Ehi, vedrai che arriverà” mi dice il mio ragazzo da dietro.
“Non lo so, con così poco preavviso non so se è riuscito a liberarsi...”
“Sei la sua unica figlia, vedrai che sarà riuscito a liberarsi dal lavoro di sicuro e che verrà!”
“Non ne sono sicura, dato che ancora non è arrivato...”
“Sono solo le 11, c’è ancora tutto il pomeriggio!”
“Sì, forse hai ragione, non dovrei stare così in ansia”
“Dai, vieni”
Facciamo un giro del Campo di un’oretta. Passiamo davanti al lago e Emma inizia a schizzare suo fratello che la rincorre e prende in braccio facendo finta dei gettarla in acqua.
“Alex è molto protettivo nei confronti di Emma, non appena può la porta sempre al parco o in piscina, nonostante a lui non piaccia nuotare” mi dice sua madre.
“Sì, è molto dolce. Mi parla sempre di sua sorella e di quanto abbia sempre desiderato avere una sorellina.”
In realtà anche Talia è sua sorella, ma la vede così di rado, e poi teoricamente è più grande di lui...
“Sai Emily, Alex è sempre stato un ragazzo un po’ particolare ed è sempre stato da solo da una parte, non ha mai avuto dei grandi amici” lo dice con un tono molto amareggiato “ma da quando viene qua al Campo Mezzosangue, lo vedo molto più felice e sereno. A scuola ha voti abbastanza alti nonostante la sua dislessia e ci va molto più volentieri. E’ fortunato ad aver trovato persone che gli vogliono bene e che lo accettano. E’ fortunato ad aver trovato te”
“Posso essere sincera, giusto Martha?”
“Certo”
“Credo di essere stata fortunata io ad aver trovato lui. E’ un ragazzo dolcissimo e mi ha aiutata in molte situazioni difficili. E’ veramente un ragazzo d’oro”
Quando andiamo a pranzo, vedo Sally seduta con Percy al tavolo di Poseidone, Annabeth seduta con suo padre, i suoi fratelli e la sua matrigna al nostro tavolo. Sembrano tutti felici. Persino Bailey sta ridendo con sua madre, Travis e Connor al tavolo di Ermes.
Dopo pranzo lascio Alex un po’ da solo con la sua famiglia e vado sotto l’albero di Talia. Spesso ci vado. Non so perché, ma mi aiuta a riflettere e a rilassarmi.
Ad un certo punto vedo un uomo dai capelli color pece risalire la Collina Mezzosangue.
“PAPA’!” urlo correndogli in contro e saltandogli al collo.
“Emily! Come sei cresciuta! E sei sempre più bella!”
“Non è vero”
“E invece sì, assomigli sempre di più a tua madre”
“Dai, non esagerare”
“Non sto esagerando”
“Mi sei mancato tanto”
“Anche tu. Spero non ti dispiaccia se ho portato anche la mia...ecco...la mia fidanzata”
“Ti sei fidanzato e non mi hai detto nulla?”
“Non sapevo come l’avresti presa”
“Secondo te? L’ho presa benissimo. Sono così contenta per te!”
“Beh, allora vado a prenderla, è rimasta in macchina” dice e sparisce dietro la collina per riapparire poco dopo insieme ad una donna dai capelli biondo rame e dagli verdi, con indosso degli shorts beige e una canotta verde militare.
“Emily, lei è Maddy. Maddy, lei è mia figlia Emily”
“Zia Maddy?!”












ANGOLO DELL'AUTRICE
Demigods! Finalmente sono riusciata a scrivere anche questo capitolo! Yeeeee! Se vi è piaciuto almeno un pochino, recensite!
Un bacione 
DaughterOfAthena

ps. per chi seguissse il crossover
The Fighters' Army, scritto da me e da Megs_, ci dispiace, ma Megs_ ha un piccolo blocco della scrittrice e le prof-furie la stanno riempiendo di compiti. Tranquilli, non durerà molto, ma per ora non pubblicheremo altri capitoli. Ci scusiamo per il diasagio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1526251