Pure, Simple, Love

di Queen_Dair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Ritorno a New York ***
Capitolo 3: *** Meeting ***
Capitolo 4: *** SerIna ***
Capitolo 5: *** Delusioni ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***


Due mesi prima…

Dopo che Gossip Girl aveva iniziato a pubblicare le pagine del diario di Blair, Queen B. si era iniziata ad interrogare su se stessa, sul passato che aveva avuto con Chuck, sul presente che stava vivendo assieme a Dan e su quello che provava per entrambi i ragazzi e la sua testa sembrava scoppiare per la confusione.

Qualche mese prima aveva detto a Chuck che il suo cuore apparteneva a qualcun altro e ci credeva, ci credeva davvero. Nelle ultime settimane però, si era riavvicinata a lui come non mai. Sapeva che il motivo era uno e uno soltanto. Odiava vederlo soffrire e voleva aiutarlo a scoprire una volta per tutte la verità sulla sua famiglia per poter così andare avanti con la propria vita senza doversi più preoccupare per lui, ma ora, dopo l’ultimatum che gli aveva dato Dan, aveva iniziato a chiedersi se non avesse ragione. Se non ci fosse davvero qualcosa di più sotto. Se non fosse ancora innamorata di lui e il suo cuore aveva iniziato a battere forte. Non batteva forte come quando stavano assieme, ne come quando sentiva di volerlo proteggere da tutto il dolore che la vita gli aveva dato. Questa volta il suo cuore batteva forte per qualcosa di diverso ma che ancora non sapeva decifrare. Blair si sedette a bordo del letto e lì vi trovò una copia del New York Times che probabilmente aveva dimenticato Dan durante la sua ultima visita e il suo cuore iniziò a battere ancora più forte. Le sembrava di sentire il suo rumore assordante in testa. “Basta!” Si disse Blair. Non aveva tempo da perdere con degli stupidi pensieri, aveva cose ben più importanti di quella a cui pensare, come distruggere la sua cara e vecchia amica Serena Van Der Woodsen. Mentre pensava a come avrebbe potuto fare iniziò a vestirsi per la festa degli Sheppard. Dopo qualche minuto, sua madre entrò in camera sua e la guardò con uno sguardo fiero e sereno che lasciò Blair un po’ basita. Non era abituata a vedere quello sguardo nel volto di sua madre e sapeva che in quel momento non se lo meritava affatto, visti i pensieri che le ronzavano in testa. Sua madre le chiese che cosa stesse accadendo e anche se a malincuore Blair iniziò a parlare con lei dei suoi sentimenti e di quanto questi la facessero sentire debole. Ad un tratto sua madre le chiese: “che cosa provi per Dan?” e un sorriso le si stampò in bocca mentre le rispondeva: «Dan è il mio migliore amico e stare con lui è fantastico! Mi sento forte e al sicuro … tranne nel suo quartiere.» entrambe sorrisero a quella battuta ma quando sua madre le fece la stessa domanda rivolta a Chuck, Blair tornò seria e le rispose: «Con lui sono vulnerabile. Lui mi ha fatta a pezzi ma mi ha resa più felice di quanto non sia mai stata. Io davvero non so quale genere d’amore sia meglio… » sua madre allora pensò di tirarle su il morale e le disse il vero motivo per cui era entrata in camera sua. Voleva che la figlia prendesse le redini della sua compagnia. Blair non riusciva a credere alle sue orecchie. Non aveva mai voluto ereditare quella compagnia. Amava la moda, lo stile e il dare ordini ai suoi collaboratori, ma fare la stilista era tutta un’altra cosa. Eppure, in quel istante capì che se avesse fatto quel lavoro sarebbe potuta camminare a testa alta a fianco del uomo che amava e ora sapeva benissimo chi era. Sorrise alla madre e dopo essersi ricambiata andò di corsa alla limousine è ordinò all’autista di portarla al Empire.

Arrivata davanti al maestoso palazzo, Blair chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Quando li riaprì si sentì pervadere da una sensazione di benessere e di serenità perché sapeva che ciò che stava per fare l’avrebbe resa libera.

Entrò nel hotel, felice come non mai ma in un attimo tutto il suo entusiasmo e le sue certezze svanirono. Bart Bass aveva appena annunciato il suo rientro nella società e non solo, aveva anche annunciato che Chuck non ne avrebbe più fatto parte. Quando Blair incrociò lo sguardo incredulo ed afflitto di Chuck, non poté fare a meno di sentirsi male per lui. In un attimo Chuck aveva perso tutto, di nuovo. Non aveva più un padre e nemmeno una compagnia da gestire, era rimasto solo e Blair non poteva fare a meno di chiedersi “cosa sarebbe accaduto se lo avesse abbandonato anche lei?” In un istante il bisogno di proteggere Chuck prese il sopravvento sui suoi sentimenti e quando lo vide salire le scale, allontanandosi da tutti gli invitati, Blair, senza rendersene conto, iniziò a seguirlo. Arrivati sul tetto Blair si accorse che aveva di fronte a se l’ombra del suo più grande amore e provò una fitta al cuore. Quel uomo era stato dolce, divertente, accattivante ma anche sadico, crudele e meschino con lei, eppure in quel momento riusciva solamente a pensare a quanto fosse triste e bisognoso d’affetto e le parole le uscirono come un fiume in piena, senza che fosse in grado di fermarle.

«Ti amo. Sono innamorata di te. Ho cercato di resistere, di scappare ma non posso più farlo ormai.» Ogni suo pensiero razionale era svanito. Ogni decisione presa era volata via in cielo come se fosse stata trascinata lontano da un vento forte e gelido. Mentre sentiva Chuck rispondergli qualcosa di orrendo come “e quindi?” lei non poteva fare a meno di pensare a quanto lui fosse solo.

«Ora posso stare con te … non era quello che volevi?»

«Lo era.» Blair si sentì ferita da quelle parole. Come al solito era corsa in suo aiuto ma come al solito lui la stava maltrattando e le stava dando la colpa della perdita della compagnia Bass e di tutto quello che gli era di più caro al Mondo. Le disse infine che non voleva essere il Signor Blair Waldorf e nonostante queste sue ultime parole fossero state come un pugno allo stomaco per lei, Blair non poteva non pensare che ora, in quel preciso momento lui aveva bisogno di lei più di ogni altra persona al Mondo. In fretta e furia scrisse delle mail a Dan per spiegargli la decisione che aveva preso, in parte perché non aveva il coraggio di affrontarlo faccia a faccia e in parte perché sapeva che se lo avesse rivisto sarebbe potuta tornare sui suoi passi e ora non poteva proprio farlo perché Chuck aveva bisogno di lei.

Una settimana dopo infatti era di nuovo assieme a lui, a Monaco e questa volta, si ripromise che non lo avrebbe più lasciato andare, non finché lui avesse avuto bisogno di lei e se questo significava tutta la loro vita, allora lei era disposta a dargliela, perché voleva che Chuck trovasse la pace e la serenità di cui aveva bisogno, più di quanto volesse essere felice lei stessa.

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Capitolo 2
*** Ritorno a New York ***


L’estate era passata molto lentamente per Blair. Doveva imparare a gestire la Waldorf Design nel più breve tempo possibile, ma si rendeva sempre più conto che gestire una casa di moda non era poi un’impresa così semplice. Inoltre aveva passato l’estate intera ad aiutare Chuck e suo zio Jack a fare ricerche su Bart Bass e su quello che aveva fatto nel periodo in cui aveva finto di essere morto, ma nemmeno quello era stato poi così semplice. I complotti e le vendette sembravano non interessarle più come una volta e forse era per questo che non era più così brava a metterli in atto. Aveva persino abbandonato l’idea di vendicarsi contro Serena dopo aver letto su Gossip Girl che la sua ex migliore amica aveva abbandonato New York e che forse aveva ricominciato a farsi. Pensava tra se e se che il karma avesse già lavorato per lei, dando la giusta punizione a quella oca bionda.

Quando rientrò nel suo appartamento Dorota la accolse con un grande entusiasmo e B. ne fu molto felice.

«Signorina Waldorf è bello riavervi a casa.»

«Beh prima o poi dovevo tornare, d'altronde la Waldorf Design non si gestisce da sola e noi dobbiamo pensare ad una nuova collezione che sbalordisca i critici e che allo stesso tempo faccia dire loro che sono la degna erede di mia madre.»

«Signorina, sono sicura che ce la farà, d'altronde nessuno ne capisce di moda più di lei.»

«Lo so Dorota, lo so, ma ora basta con le chiacchiere, porta le valigie in camera mia e preparami un bagno caldo. Ho bisogno di rilassarmi un po’ dopo un volo così lungo.»

«Sì signorina, vado subito.» Dorota salì i primi tre gradini e poi si girò nuovamente verso Blair che si stava godendo la vista tranquilla del suo appartamento.

«è davvero bello riaverla a casa.» Blair le lanciò un bellissimo sorriso che Dorota contraccambiò poco prima di salire al piano di sopra.

B. andò a sedersi sul divano fintanto che aspettava che la vasca fosse pronta per il suo bagno, ma da quando era entrata in casa aveva una sensazione strana allo stomaco. Sì sentiva felice di essere tornata a New York, eppure sentiva che le mancava qualcosa o … qualcuno. Caccio via dalla mente quel pensiero in un secondo e sì girò con la testa a guardare la porta d’entrata. Per un attimo gli parve di veder entrare un ragazzo con i capelli neri un po’ lunghi e dei bellissimi occhi castani che l’avevano sempre affascinata ma quando sentì un rumore provenire dal piano di sopra si accorse che stava di nuovo sognando ad occhi aperti e infuriata salì le scale.

«Signorina, la vasca non è ancora pronta.»

«Non importa. Faccio io. Ora ti prego, lasciami sola, ho davvero bisogno di fare un bel bagno.»

«si signorina.» Blair aspettò che Dorota chiudesse bene la porta prima di far uscire un lungo sospiro. Si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio. Una lacrima le stava scendendo sulla guancia destra ma lei la cacciò via con il dorso della mano e si asciugò il viso con un asciugamano prima di togliersi i vestiti per entrare in vasca. Non era ne il momento di piangere, ne di compatirsi. Aveva fatto una scelta mesi prima e avrebbe continuato su quella strada per sempre. Questo si era ripromessa a Monaco e questo si era ripromessa prima di tornare nel UES, per cui non c’era più tempo ne per i dubbi ne tantomeno per i ripensamenti. Ormai era una donna potente e come tale si sarebbe comportata davanti al Mondo intero. Fece un respiro profondo e sì lasciò sprofondare con la testa sotto l’acqua per annebbiare tutti i suoi pensieri, quando risalì, si sentì molto più calma e sicura di prima. I suoi obbiettivi ora erano chiari. Sarebbe diventata una grande stilista e donna d’affari. Avrebbe aiutato Chuck a riconquistare il suo impero e se lui glielo avesse chiesto, si sarebbero sposati. Questi erano gli obbiettivi, e questi, e soltanto questi sarebbero stati i suoi pensieri da quel momento in poi.

****

Quando Dan rientrò nel loft degli Humphrey, si sentì pervadere da una sensazione di calore che solo casa sua gli sapeva dare. L’Italia era stupenda e aver passato l’estate intera circondato da bellissimi monumenti storici, visitando ogni singolo angolo di Roma e seguendo anche dei corsi di scrittura gestiti da scrittori famosissimi in tutto il Mondo lo aveva davvero aiutato a superare il trauma che gli avevano causato le ragazze del UES, o almeno così credeva. Suo padre gli corse incontro e lo abbracciò forte quando si accorse che era tornato.

«è bello riaverti qui.»

«è bello essere a casa.»

«allora, com’è l’Italia?» gli chiese Rufus con un entusiasmo sincero.

«beh è davvero stupenda. Non è nulla di paragonabile a quello che vedi in televisione. I monumenti, le persone, il cibo, è davvero tutto fantastico!»

«Con persone intendi ragazze, vero?» Dan gli lanciò uno sguardo acido ma poi ridendo ammise che sì, aveva ragione.

«In Italia ci sono delle ragazze bellissime, intelligenti e divertenti, lontane anni luce dalle ragazze di New York.»

«e bravo il mio ragazzo. Ti sei dato da fare?» Gli chiese sorseggiando del caffè e passandogliene una tazza. Dan prese la tazza e se la girò tra le mani guardando il liquido nero al suo interno.

«Dan?»

«Ah sì, le ragazze. No, in verità, non sono uscito con nessuna ragazza, beh a parte Georgina, sempre che si possa considerare una ragazza e non un demone a tre teste.» Il padre alzò un sopraciglio in segno di disapprovazione e Dan cercò quindi di spiegargli il suo punto di vista. «Non è che non abbia avuto occasione di uscire con qualcuna di loro, solo che, non ho avuto tempo. E con Georgina non è accaduto nulla, tranquillo. Era lì solo per aiutarmi con il libro, tutto qui.»

«Ok, non ti chiederò altro a riguardo, almeno per il momento. E il libro? Lo hai finito?»

«che tu ci creda o no, nonostante tutto sono riuscito anche a finirlo. Devo solo sistemarlo, giusto per correggere gli eventuali errori, ma è finito. E se devo essere sincero ne sono molto orgoglioso.»

«Beh l’importante è questo. Ascolta io devo uscire un attimo, ma tornerò presto, così potrai continuare ad aggiornarmi sull’Italia e sul tuo libro. Non vedo l’ora di leggerlo.»

«Tranquillo, appena sarà sistemato, sarai il primo a leggerlo.»

«Ci conto.» Rufus si mise la giacca e prima di uscire ripeté al figlio quanto era felice di riaverlo a casa. Dan portò le valigie in camera sua e lì vide Cedric, il cabbage patch con cui Blair scherzava di continuo e in un istante i ricordi riaffiorarono alla mente. Si ricordò di quando lei era entrata per la prima volta in camera sua, quando andavano ancora al liceo e lui stava con Serena e di come lo avesse preso in giro. Della volta in cui, dopo essersi messi assieme e aver fatto una colazione piuttosto imbarazzante assieme a Rufus e ai genitori di Serena, Cedric fosse stato testimone di un loro piccolo fallimento d’amore e di molte altre cose. Dan alzò lo sguardo al cielo e scosse la testa per cacciare quei pensieri e solo allora si rese conto di aver preso Cedric in mano. Lo guardò intensamente per un minuto e poi lo lanciò sul letto, pensando che forse era meglio andare a farsi una doccia ristoratrice. In Italia si era ripromesso di cambiar vita e di non pensare più a lei e questo sembrava aver funzionato, eppure, era bastato rientrare in casa e lanciare uno sguardo in uno dei tanti oggetti toccati da lei per far riaffiorare i ricordi e questo non poteva permetterselo. Non ora che lei aveva scelto un altro. Non ora che aveva scritto un libro che avrebbe distrutto l’immagine di tutti loro. Non ora che voleva tornare felice … come avrebbe potuto farlo se continuava a pensare a lei? Il getto gelido d’acqua lo fece calmare un po’ e mentre si risciacquava sotto la doccia decise che non l’avrebbe più rivista.

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Capitolo 3
*** Meeting ***


Blair si sentiva ristorata dal bagno caldo che aveva appena fatto ed era pronta a sistemare nei minimi dettagli l’incontro con i dipendenti della Waldorf Design che avrebbe tenuto l’indomani. Dopo essersi rivestita e aver fatto un piccolo spuntino con del te e dei biscotti, si mise a recitare davanti a Dorota il discorso d’apertura che aveva scritto mentre si trovava in volo, ma una voce calda e suadente, proveniente dalle sue spalle, la distolse dai suoi compiti.

«Sono davvero estasiato. Chi non sarebbe felice di lavorare per una così bella e carismatica donna d’affari?» Blair si girò lentamente e regalò uno dei suoi più bei sorrisi a Chuck che nel frattempo si era avvicinato quel tanto che bastava per darle un veloce ma dolce bacio sulla guancia. Blair gli sorrise nuovamente e tenendolo tra le sue braccia appoggiò la sua fronte a quella del piccolo Bass.

«Scopriremo domani se quello che dici è vero. Ma ora dimmi … che ci fai qui? Pensavo fossi con Jack alla ricerca di qualche indizio sulla finta scomparsa di tuo padre.»

«Diciamo che avevo bisogno di passare un po’ di tempo con una compagnia migliore di quella di Jack.» I due si guardarono intensamente negli occhi per un lungo e interminabile istante. Chuck avvicinò le labbra a quelle di Blair e i due iniziarono a baciarsi prima lentamente e poi con più trasporto. Dorota si schiarì la gola per ricordare ai due piccioncini che lei era ancora lì. Senza staccarsi gli occhi di dosso, entrambi diedero l’ordine alla cameriera di lasciarli soli.

«Sai, credo potremmo sfruttare al meglio questo nostro piccolo incontro.»

«Uhm, l’idea mi piace. Cosa avevi in mente?»

«Che ne dici se andassimo in camera mia e giocassimo un po’ insieme?»

Chuck non se lo fece ripetere due volte. Le diede un bacio a stampo pieno di desiderio e dopo aver preso la mano di Blair nella sua, iniziò a correre su per le scale, seguito da B. e insieme chiusero la porta per poter passare un po’ di tempo da soli a fare quello che più li divertiva.

***

Mentre Dan si stava mettendo l’orologio al polso il suo telefono squillò e lui andò di corsa a rispondere.

«Pronto?»

«Parlo con Dan Humphrey? Il più grande scrittore di questo secolo?» Dan ci mise un istante a capire con chi stava parlando ma poi un sorriso illuminò il suo volto.

«Jenny, hai cambiato numero?»

«sì, da un paio di giorni.»

«Ecco perché non mi rispondevi più. Stavo iniziando a pensare che ti fossi stancata di parlare con il tuo fratellone.» Il campanello suonò e Dan si avviò ad aprire la porta.

«Come potrei mai stancarmi di te?» Quella che Dan si trovò di fronte era una bellissima ragazza bionda, con un trucco pesante e degli abiti dallo stile rock. Jenny si buttò tra le sue braccia, stringendolo forte a sé. Era così bello per lei poter finalmente riabbracciare il fratello e parlargli di persona che quasi stentava a crederci e questi erano gli stessi pensieri che stavano invadendo la mente di Dan. Quando si staccarono dal abbraccio Jenny entrò in casa e Dan chiuse la porta.

«Jenny, che cosa ci fai qui?»

«perché? Dovevo prima essere invitata da te per poter fare un salto nella mia vecchia casa?»

«No, è solo che … ehm, lascia perdere. Sono davvero felice di rivederti. Mi sei mancata.»

«Mi sei mancato anche tu.» si scambiarono un tenero sorriso. «Allora, che regalo mi hai portato dall’Italia?»

«ah, è per questo che sei qui, e io che mi illudevo che sentissi davvero la mia mancanza … »

«è ovvio che mi sei mancato ma sei andato in Italia, il paese dell’arte, della cultura e soprattutto della moda! Non puoi non aver portato nulla alla tua sorellina drogata di stile e moda.»

«uhm, sì, qualcosa c’è.»

«Evviva!» Jenny iniziò a battere le mani come una bambina mentre Dan andava nella sua camera per tirar fuori dalla valigia una piccola calamita con il Colosseo disegnato sopra.

«ecco il tuo regalo.» lo mise in mano alla sorella che incredula guardava quella calamita dal aspetto carino ma lontana anni luce da quello che si aspettava realmente.

«che c’è? Non ti piace?»

«Beh ecco, non è che non sia carina ma … è solo che io mi aspettavo qualcosa di diverso.»

«tipo? »

«tipo, una giacca di Cavalli oppure un vestito di Valentino o delle scarpe di Versace. Insomma, questa calamita è davvero, davvero carina ma … non è proprio quello che mi aspettavo.» Dan scoppiò a ridere «sei davvero carina quando sei in imbarazzo e visto che non ce la faccio a continuare … » andò in camera sua a prenderle il vero regalo.

«che c’è? Perché ridi?» quando Dan uscì con una borsa di Dolce e Gabbana in mano, sua sorella perse letteralmente la testa. Iniziò a gridare, a saltare e con la borsa in mano non smetteva più di ringraziare il fratello. I due si abbracciarono e quando Dan sentì squillare nuovamente il telefono ordinò alla sorella di non muoversi. Frase del tutto inutile visto che Jenny sembrava incantata dalla sua nuova borsa.

«pronto?»

«Dan, ho saputo che sei tornato e mi chiedevo se ti andasse di andare a bere qualcosa insieme?»

«Nate, sì certo che mi va. Dimmi solo dove e quando.» I due ragazzi si misero d’accordo per trovarsi verso sera in un bar a bere qualcosa insieme e dopo essersi salutati, Dan tornò da Jenny.

«Allooooora … era Nate al telefono?»

«sì era proprio lui. » Dan guardò incuriosito la sorella. «non ti piacerà ancora Nate?»

«Che cosa? No! Ero solo curiosa di sapere che ti aveva detto. È bello vedere che siete ancora amici. Io ho perso tutte le mie amicizie, beh, a parte Eric, ma lui è costretto a sopportarmi visto che andiamo nella stessa università.» Dan era felice di vedere come la sorella avesse “rimesso la testa apposto” dopo quello che era accaduto con gli uragani Chuck e Blair ed era felice che avesse scelto di tornare a studiare per poter realizzare meglio il suo sogno di diventare stilista ma era ancora iperprotettivo con lei e nonostante non fosse più la sua sorellina di quindici anni già da un po’ lui non riusciva a fare a meno di pensare che doveva proteggerla, soprattutto dai ragazzi del UES … anche se quei ragazzi si chiamavano Nate.

«Dan, non ti ho mica chiesto di procurarmi un appuntamento con lui. Ti ho semplicemente chiesto se era lui, tutto qui.»

«Hai ragione, scusa. Sì era Nate e sì, siamo ancora amici, sperando che l’uscita del libro non gli faccia cambiare idea.»

«perché? Hai parlato male di lui?»

«di Nate? No, non proprio. Di lui ho parlato bene, ma non del modo in cui ha raggiunto il suo attuale lavoro.» Jenny dopo aver appoggiato la sua inestimabile nuova borsa sul tavolo, mise le mani sulle spalle del fratello per poterlo consolare un po’.

«ascolta. Io non so cosa hai scritto su di lui, me e sugli altri, ma se Nate è davvero un tuo amico non si arrabbierà.» Dan pensò che non era poi così spaventato per la reazione di Nate, quanto per quella di … caccio via il pensiero in un lampo e ringraziò la sorella per il supporto morale. I due parlarono ancora per un’ora prima di salutarsi e poi si strapparono la promessa di non lasciar passare più così tanto tempo prima di rivedersi. Infondo erano fratelli ed avevano bisogno l’uno dell’altra.

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Capitolo 4
*** SerIna ***


Quando Dan entrò al Indie Cafè ebbe subito una stranissima sensazione. Non sapeva che cosa fosse ma sentiva che quello che gli stava per dire Nate non gli sarebbe per nulla piaciuto. Decise che avrebbe subito messo le cose in chiaro con il suo più vecchio amico e che perciò gli avrebbe spiegato i motivi che lo avevano spinto a scrivere certe cose su di lui e la sua famiglia senza lasciargli il tempo di aggredirlo. Fece un respiro profondo e si diresse al tavolino in cui erano soliti sedersi. Quando vide di profilo Nate, Dan si accorse che il ragazzo non era arrabbiato … sembrava invece impaziente e preoccupato, per cui andò di corsa da lui per capire che cosa lo avesse ridotto in quello stato.

«Nate, tutto bene?»

«oh Dan, meno male sei qui avevo proprio bisogno di parlare con te.» i due si abbracciarono e subito Nate fece segno al amico di accomodarsi.

«Nate, se è per il libro, voglio subito mettere in chiaro le cose … »

«Il libro? Quale libro?»

«Il libro che ho scritto su tutti noi. Sono andato in Italia 2 mesi per scriverlo!»

«Oh già scusa, non volevo essere scortese. No ascolta, non ha nulla a che fare con il tuo libro, anche se ora spero che non avrai scritto cose troppo imbarazzanti su di me … » i due si scambiarono uno sguardo complice, ma poi Nate proseguì «il motivo per cui ti ho fatto venire qui è un altro. Serena è nei guai e io ho bisogno del tuo aiuto.»

«Serena? È per lei che sono corso fin qui?»

«Sì, è davvero nei guai e noi dobbiamo aiutarla. Siamo suoi amici e anche se negli ultimi mesi non si è comportata proprio bene con noi, è nostro dovere aiutarla.» Dan scosse la testa, non riusciva a credere che il suo più vecchio amico gli avesse chiesto di incontrarsi per aiutare la ragazza che gli aveva rovinato la vita. Certo non era colpa di Nate quello che gli era accaduto e infondo Dan non gli aveva raccontato nulla riguardo quella sera, per cui, non poteva fargliene una colpa se lui non sapeva quanto Dan la detestasse in quel periodo però non poteva fare a meno di pensare che Serena gli aveva rovinato un rapporto bellissimo e che lo aveva anche ingannato. No, lui non l’avrebbe aiutata. Non sapeva che cosa le fosse accaduto ma non era ancora in grado di perdonarla.

«Senti Nate, è bello vedere che tu sei sempre il ragazzo gentile e premuroso che ho conosciuto anni fa, e credimi se si trattasse di qualsiasi altra persona sarei più che disposto ad aiutarti, ma ci sono cose che tu non sai riguardo a quello che è accaduto tra me e Serena prima della mia partenza e credimi se ti dico, che non ho intenzione di aiutarla. Qualsiasi cosa le sia accaduta è solamente affar suo. Serena Van Der Woodsen non ha di sicuro bisogno di venire salvata ne da me, ne da te, ne da nessun altro. » Dan si alzò in piedi per andarsene. Non voleva troncare una conversazione con Nate in quel modo ma non voleva nemmeno litigare con lui a causa di Serena.

«Dan, è in guai seri. Si tratta di droga. Questo non è una cosa da poco, ne tantomeno uno scherzo. È una questione seria.»

«Droga?» Dan guardò l’amico con aria perplessa, non voleva aiutarla ma non riusciva a credere che Serena fosse entrata in quel giro. Sbuffò e si rimise a sedere, non perché volesse aiutarla ma perché era giusto che prima di dire un secco no a Nate, avesse sentito almeno la storia.

«Sì, non hai letto Gossip Girl?»

«Da quando sono partito ho smesso di leggere quel blog, per cui, dimmi chiaramente che ha combinato Serena.»

«Beh qualche mese fa su Gossip Girl era stata postata una foto di Serena mentre si faceva di cocaina. Ovviamente, al inizio non ho creduto a quella storia … non volevo commettere lo stesso errore due volta, ma poi mi ha chiamato Lily e mi ha chiesto di andare a prendere Serena. Era stata arrestata per spaccio di droga.»

«Che cosa? Ma non ha senso! Dopo quello che le era accaduto in passato, come può essere diventata una spacciatrice?!»

«Infatti non lo è diventata.»

«Ma hai appena detto di essere andato in carcere a pagarle la cauzione per questo.»

«Ascolta, Serena non stava spacciando droga, ma una sera era così giù di morale che, beh, ha fatto un tiro e subito dopo è stata arrestata.»

«te lo ha detto lei questo?»

«Senti Dan, so cosa può sembrare, soprattutto visto il suo passato ma io le credo. Lei non è una spacciatrice.» Dan non sapeva cosa dire. Era una storia così maledettamente assurda e spiacevole che non sapeva più cosa dire, ne pensare.

«D’accordo, non è una spacciatrice, ma questo che ha a che vedere con me? … Insomma, credo che le servirebbe un avvocato o un prete o addirittura un giornalista a cui poter rilasciare la sua dichiarazione dei fatti, io non centro proprio nulla con questo.»

«No, non ti ho fatto venire qui per quello. La questione è già stata chiarita con la polizia e Serena non è sotto indagine. Il problema è un altro. Serena è stata rinchiusa da Lily in un centro di disintossicazione.»

«Beh, non mi sorprende. Se c’è una cosa che Lily sa fare è rinchiudere i figli in qualche centro di recupero.»

«Già.»

«Però non vedo ancora il problema. Che cosa centro io in tutto questo?»

«Serena verrà rilasciata solo se accetterà di farsi curare ma per farlo vuole prima parlare con te e Blair.»

«Cosa? E perché?»

«dice che inizierà a curarsi solo dopo che avrà chiarito delle cose con voi. Non so dirti di che cosa si tratti, non me l’ha voluto dire ma sembrava molto turbata.» Dan rise a quell’ultima frase. Non che ci fosse molto da ridere vista la situazione, ma non poteva credere di essere di nuovo finito dentro la ragnatela di Serena. Ogni volta che pensava di essersi liberato di lei, si trovava sempre di nuovo impigliato nella tela che lei stessa tesseva. Era stanco di tutto questo. Era stanco di lei, ma ancora una volta sembrava che non ci fosse nessuna soluzione al suo problema, come al solito doveva tornare da lei per aiutarla ad aggiustare la sua vita.

«Blair che ha detto?» Almeno un lato positivo c’era. Avrebbe potuto rivedere Blair in quel modo e capire se provava ancora qualcosa per lui. Dsani maledisse al istante per aver nuovamente pensato alla sua ex e alzò gli occhi al cielo mentre ascoltava le parole di Nate.

«Non sono riuscito a contattarla. Dopo aver telefonato a te ho chiamato anche lei ma non mi hai mai risposto.»

«Già, immagino che sia molto impegnata, sai, tra il nuovo lavoro e il suo nuovo/vecchio ragazzo.» Lo disse con una punta di gelosia che non sfuggì a Nate.

«Mi dispiace. So quanto ci tenevi a lei.»

«Lascia stare Nate, ormai non ha più importanza. Ascolta, lasciami riflettere almeno per un giorno e poi vedrò cosa fare.»

«Ma certo amico, non ti chiedo di più. Intanto proverò a ricontattare Blair, magari anche lei non ha letto Gossip Girl ...» Dan fece segno di sì con il capo e dopo aver stretto la mano del amico si allontanò lasciandolo solo.

*****

Blair era al settimo cielo. Con Chuck si era divertita parecchio e non vedeva l’ora di rifarlo ma visto che il suo ragazzo se ne era andato decise che era suo dovere tornare al lavoro. Scese in vestaglia e si fece portare del te freddo da Dorota per schiarirsi la gola e poter così ricominciare a recitare il suo discorso. Appena iniziò a parlare il telefono squillò e Blair alzò gli occhi al cielo pensando che non era proprio la giornata adatta a lavorare.

«Nate. Che cosa posso fare per te?»

«Ciao Blair è da un po’ che provo a contattarti.»

«Sono stata piuttosto impegnata con il … lavoro. Sì insomma, non è facile prendere il comando in una compagnia già avviata, ma tu questo lo sai … »

«Sì, certo. Ti capisco, comunque ho davvero bisogno di parlarti. Si tratta di Serena.» al suono di quel nome Blair si ammutolì e una furia improvvisa la invase. «Blair, ci sei ancora?»

«Sì, sono qui.»

«Ascolta, sarò breve. Serena si trova in un centro di disintossicazione. È stata anche arrestata dalla polizia ma di questo si è già occupata Lily, ora lei ha bisogno del nostro aiuto.»

«Oh davvero? E io dovrei aiutarla? Ma certo, infondo mi ha solo umiliata rendendo pubblico il mio diario. Ha cercato in tutti i modo di portarmi via il ragazzo e poi quando ci siamo lasciati ha avuto anche la faccia tosta di dirmi che mi aveva reso un favore. Ora dimmi Nate, che cosa posso fare per aiutarla?» gridò quell’ultima frase con tutta la rabbia che aveva in corpo e Nate per un attimo pensò che era stata davvero una pessima idea quella di chiamarla.

«Ascolta Blair, so che si è comportata in maniera spregevole nei tuoi confronti, ma come stavo dicendo a Dan poco fa … »

«Dan? Tu hai parlato con Dan?»

«Sì, poco fa, comunque, lei vuole solo parlare con voi e … »

«Ma quando è tornato?»

«Oggi, credo. Comunque ci andrai?»

«Dove?»

«a parlare con Serena.»

«Lascia che ci pensi.»

«Sì, beh, anche Dan ha voluto un po’ di tempo per pensare ... »

«Ora devo andare.» Senza neanche aspettare la risposta di Nate, Blair chiuse il telefono e si diresse su per le scale.

«Signorina Blair, il discorso.»

«Ora non sono in vena Dorota.» Salì altri due gradini e fermandosi di colpo prese una decisione. «Dorota, preparami il cappotto. Andiamo a far visita alle anatre … sì, beh, dopo che mi sarò vestita.» e così dicendo corse in camera sua a vestirsi e a pensare a quello che avrebbe dovuto fare con Serena e con … Dan.

Note dell'autrice: Serena non è uno dei personaggi principali della storia ma questo non significa che non le darò un finale, per cui, non lasciatevi scorraggiare da questo capitolo perchè le cose potrebbero risultare diverse ;)

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Capitolo 5
*** Delusioni ***


Dan aveva trascorso la nottata a pensare e ripensare a Serena e a quello che avrebbe dovuto fare con lei. Non riusciva a comprendere che cosa volesse da lui e da Blair anche se inizia a pensare che volesse vederli solo per incolparli della sua ennesima caduta. Si sentiva infastidito da quel pensiero, perciò decise di sfruttare quel tempo per fare qualcosa di più utile ed iniziò così a sistemare un po’ il suo libro.

Il mattino seguente si sentiva davvero esausto e accorgendosi che nemmeno la colazione, preparatagli con amore da Rufus, lo aveva rinvigorito, decise di uscire per prendere un po’ d’aria. Una ragazza dai capelli castani ondulati, dalla corporatura minuta e dallo sguardo sicuro si avvicinò a lui.

«Georgina, che diavolo ci fai qui?»

«Beh visto che non ti ho più sentito dal nostro ritorno ho immaginato che non mi volessi più tra i piedi. Sai, i gentiluomini non abbandonano mai le ragazze dopo averle sedotte.»

«Primo, non ti ho mai sedotta e nemmeno mi sono mai sentito tentato di farlo e secondo, siamo tornati a casa solo ieri, perché mai avrei dovuto chiamarti?»

«Perché? Perché abbiamo scritto un libro insieme ed è giusto che lo finiamo insieme.» Dan si fermò di colpo e si girò per guardare in faccia Georgina.

«Georgina, chiariamo una cosa. Io ho scritto il libro e io, soltanto io sono l’autore di quello che è stato scritto. Credevo che questo fosse chiaro.»

«Dan, non ti voglio portare via quello stupido libro. Lo hai scritto tu e nessuno lo mette in dubbio ma io ti ho aiutato rivelandoti cose che non sapevi riguardo i tuoi preziosi amici del UES e voglio essere sicura che tu non le abbia eliminate.»

«è perché mai avrei dovuto farlo?»

«Non lo so, magari perché quando siamo partiti eri furioso con una certa bruna di nostra conoscenza e … magari, ora che siamo tornati ti sei pentito di quello che hai scritto.» Dan sospirò. Da quando era tornato a casa si sentiva oppresso da tutto e tutti. Certo, era stato bello rivedere la sua famiglia ma poi erano ricominciate le solite discussioni con i ricconi del UES e questo davvero non riusciva più a reggerlo.

«Georgina, quello che ho scritto, l’ho scritto perché lo pensavo e non ho nessuna intenzione di ritrattarlo. Puoi stare tranquilla.»

«Bene, volevo solo esserne certa.» la ragazza si mise gli occhiali da sole nonostante il tempo non fosse poi così bello e con un sorriso sghembo lo salutò. “Non era davvero giornata” pensò tra se e se Dan, mentre entrava da Starbucks per prendersi l’ennesimo caffè.

*****

Blair era agitata e felice nello stesso tempo. Finalmente era arrivato il giorno in cui si sarebbe presentata allo staff della Waldorf Design di New York e sapeva che non poteva commettere errori se voleva che la madre non si intromettesse in quella che ormai era diventata la sua azienda.

Recitò il discorso che aveva provato e riprovato con Dorota la sera prima e si accorse felicemente che tutti sembravano essere entusiasti di poter lavorare per qualcuno che aveva delle idee più fresche e innovative. Blair ringraziò tutti e li invitò ad abbuffarsi al buffet che aveva fatto preparare da Dorota.

«Signorina Blair, è stata davvero bravissima e affascinante. Sembrava che tutti pendessero dalle sue labbra.»

«Grazie Dorota, sei molto carina.» Blair accarezzò la spalla della sua domestica e si sentì un po’ più calma.

«Ha ragione, sei stata davvero brava e credo di aver fatto la scelta giusta.» Blair si girò e nel vedere il volto sorridente della madre, si sentì in un attimo più serena.

«Mamma, che cosa ci fai qui?»

«Non avrai davvero pensato che mi sarei persa il tuo primo giorno da capo dell’azienda?» Blair le sorrise ed andò ad abbracciarla velocemente.

«Sono felice che tu sia qui.»

«anch’io. Allora, mangiamo qualcosa? Ho una fame … » Blair accompagnò le due donne al buffet e si mise a parlare con alcuni dei suoi nuovi collaboratori riguardo alla strada che avrebbero preso di lì in poi. Tutto sembrava avere un senso ormai eppure c’era qualcosa che ancora la disturbava. Che diavolo voleva Serena da lei e Dan? Non le era bastato rovinare il loro rapporto?

«Blair, tutto bene?»

«Cosa? … sì mamma, sto bene, stavo solo pensando al lavoro.»

«Beh è giusto che tu lo faccia, ma prima goditi un po’ questo banchetto. Te lo sei meritata dopo il discorso iniziale che hai fatto.» Blair le sorrise e dopo aver preso un piattino, iniziò a riempirlo con del cibo raffinato che non amava molto. “se solo ci fosse un pezzo di pizza.” Pensò Blair.

*****

La giornata di Dan era migliorata leggermente dopo che finalmente nel pomeriggio era riuscito a dormire un po’. Quando si svegliò trovò diverse chiamate perse nel suo cellulare e tre messaggi lasciategli nella segreteria telefonica. Il primo era di sua sorella. Jenny gli gridava di essere stata così felice di averlo rivisto che non vedeva l’ora di rifarlo e lo invitava a cena quella sera stessa con lei ed Eric, Dan non poté fare a meno di sorridere e pensò che non era poi una cattiva idea. Il secondo era di Nate. Il suo vecchio amico si scusava per essere stato così poco interessato al suo libro e gli chiedeva di incontrarsi per farsi perdonare, inoltre aveva una buona proposta d’affari per lui e questo lo fece incuriosire. Il terzo messaggio però era quello che più lo colpì. Al inizio non si sentiva nulla, solo il suono leggero e tranquillo del silenzio, poi un grande sospiro e alla fine, una voce calda e sensale che conosceva fin troppo bene gli diceva questo: “non so perché ti sto chiamando, forse perché ho bisogno di parlare con te riguardo a Serena o forse perché oggi è stata una giornata importante per me e mi sembra strano non poter più condividere queste cose con te … ok, non so, io … ho voglia di una fetta di pizza … “ la telefonata finiva così. Dan rimase per un istante interminabile con lo sguardo fisso al telefono. Non riusciva a capire, a pensare, non riusciva nemmeno a respirare. Blair gli aveva lasciato un messaggio strano ma ricco di emozioni sulla sua segreteria. Non era certo di quello che provava lei, ma in quel istante non aveva dubbi su quello che provava lui. Sapeva che se Blair gli aveva lasciato un messaggio così insensato e poco chiaro in segreteria era perché era turbata e aveva bisogno di parlare con qualcuno e quel qualcuno doveva proprio essere lui, visto che era lui che Blair aveva cercato.

Si mise le scarpe in fretta e furia, corse verso l’attaccapanni per prendersi la giacca e quando aprì la porta si trovò davanti Rufus.

«Figliolo, dove te ne vai così di fretta? Pensavo potessimo cenare insieme.»

«non stasera papà!»

«ah già, beh salutami Jenny.» Dan lo guardò confuso ma poi si ricordò della telefonata di sua sorella. Doveva disdire quel appuntamento subito, non poteva fare altro. La chiamò e si scusò più volte con lei e con Eric e gli disse che avrebbero sicuramente cenato insieme l’indomani. Corse a prendere una pizza ai peperoni nella pizzeria al angolo e poi buttandosi in mezzo alla strada costrinse un tassista a fermarsi e a portarlo davanti alla Waldorf design, dove era sicuro, grazie alla mappa “avvistati” di Gossip Girl che avrebbe trovato Blair.

Scese dal taxi e si diresse verso l’entrata. Camminò avanti e indietro per un po’ prima di decidersi ad entrare, ma qualcuno lo costrinse a fermarsi sul posto.

*****

Blair si sentiva in imbarazzo per aver lasciato uno stupido messaggio a Dan. Non capiva che diavolo le fosse venuto in mente, ma sapeva quanto lui le mancasse. Era il suo migliore amico da due anni dopotutto ed era solo con lui che era riuscita a confidarsi su cose che la stavano in qualche modo distruggendo. Sapeva che Dan le era sempre stato vicino e sperava che potesse farlo anche in quel momento ma sapeva anche che non era giusto nei suoi confronti. Non dopo la decisione che aveva preso e non dopo il modo in cui lo aveva trattato.

«Allora, sei pronta ad andare?» Blair prese il capotto e si fece aiutare da Chuck ad infilarlo. Non sapeva come avrebbe reagito Dan a quel suo strambo messaggio ma sperava che non la odiasse.

«sì, andiamo.» Chuck la prese per mano e insieme uscirono dal edificio.

«Humphrey! Che diavolo ci fai tu qui?» Sentendo quelle parole pronunciate da Chuck, Blair alzò gli occhi verso l’uomo che per molto tempo era stato la persona più importante per lei. Blair si accorse che il ragazzo fissava intensamente le loro mani avvinghiate l’una con l’altra e che nel suo volto gli si dipinse in un istante uno sguardo carico di tristezza mista a delusione.

«Io, io … non lo so. Ho solamente preso una pizza, sai … da mangiare con mio padre.»

«e sei venuto da Brooklyn sino qua solo per prendere una pizza? Deve essere proprio buona!» Blair si accorse solo in quel istante dello scatolone di pizza che teneva in mano. La pizza. Dan l’aveva sicuramente portata per lei. In un attimo si sentì disarmata. Quel gesto poteva significare solo una cosa, Dan teneva ancora a lei. Provò l’impulso di abbracciarlo e ringraziarlo, ma non fece e non disse nulla. Era paralizzata di fronte a quella scena e non sapeva più come comportarsi.

«io, io devo proprio andare o la pizza si raffredderà.» Prima di andarsene le lanciò uno sguardo carico di delusione e forse … odio, almeno questo era quello che pensava Blair. Come poteva non odiarla dopo quello che gli aveva appena fatto? Lo aveva chiamato per essere confortata e quando lui era arrivato, si era accorto di essere stato rimpiazzato da qualcun altro. Di nuovo.

«Andiamo a cena. Sicuramente mangeremo qualcosa di meglio della pizza da Jean Paul.» Blair sorrise debolmente a Chuck ma si lasciò trascinare via da lui, senza dire nemmeno una parola. Ormai sapeva di aver rovinato del tutto un rapporto che le stava molto a cuore.

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