Pure, Simple, Love di Queen_Dair (/viewuser.php?uid=96738)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Ritorno a New York ***
Capitolo 3: *** Meeting ***
Capitolo 4: *** SerIna ***
Capitolo 5: *** Delusioni ***
Capitolo 1 *** L'inizio della fine ***
Due
mesi prima…
Dopo
che Gossip Girl aveva iniziato a pubblicare le pagine del diario di
Blair, Queen B. si era iniziata ad interrogare su se stessa, sul
passato che
aveva avuto con Chuck, sul presente che stava vivendo assieme a Dan e
su quello
che provava per entrambi i ragazzi e la sua testa sembrava scoppiare
per la
confusione.
Qualche
mese prima aveva detto a Chuck che il suo cuore apparteneva a
qualcun altro e ci credeva, ci credeva davvero. Nelle ultime settimane
però, si
era riavvicinata a lui come non mai. Sapeva che il motivo era uno e uno
soltanto. Odiava vederlo soffrire e voleva aiutarlo a scoprire una
volta per
tutte la verità sulla sua famiglia per poter così andare avanti con la
propria
vita senza doversi più preoccupare per lui, ma ora, dopo l’ultimatum
che gli
aveva dato Dan, aveva iniziato a chiedersi se non avesse ragione. Se
non ci
fosse davvero qualcosa di più sotto. Se non fosse ancora innamorata di
lui e il
suo cuore aveva iniziato a battere forte. Non batteva forte come quando
stavano
assieme, ne come quando sentiva di volerlo proteggere da tutto il
dolore che la
vita gli aveva dato. Questa volta il suo cuore batteva forte per
qualcosa di
diverso ma che ancora non sapeva decifrare. Blair si sedette a bordo
del letto
e lì vi trovò una copia del New York Times che probabilmente aveva
dimenticato
Dan durante la sua ultima visita e il suo cuore iniziò a battere ancora
più
forte. Le sembrava di sentire il suo rumore assordante in testa.
“Basta!” Si
disse Blair. Non aveva tempo da perdere con degli stupidi pensieri,
aveva cose
ben più importanti di quella a cui pensare, come distruggere la sua
cara e vecchia
amica Serena Van Der Woodsen. Mentre pensava a come avrebbe potuto fare
iniziò
a vestirsi per la festa degli Sheppard. Dopo qualche minuto, sua madre
entrò in
camera sua e la guardò con uno sguardo fiero e sereno che lasciò Blair
un po’
basita. Non era abituata a vedere quello sguardo nel volto di sua madre
e
sapeva che in quel momento non se lo meritava affatto, visti i pensieri
che le
ronzavano in testa. Sua madre le chiese che cosa stesse accadendo e
anche se a
malincuore Blair iniziò a parlare con lei dei suoi sentimenti e di
quanto
questi la facessero sentire debole. Ad un tratto sua madre le chiese:
“che cosa
provi per Dan?” e un sorriso le si stampò in bocca mentre le
rispondeva: «Dan è
il mio migliore amico e stare con lui è fantastico! Mi sento forte e al
sicuro
… tranne nel suo quartiere.» entrambe sorrisero a quella battuta ma
quando sua
madre le fece la stessa domanda rivolta a Chuck, Blair tornò seria e le
rispose:
«Con lui sono vulnerabile. Lui mi ha fatta a pezzi ma mi ha resa più
felice di
quanto non sia mai stata. Io davvero non so quale genere d’amore sia
meglio… »
sua madre allora pensò di tirarle su il morale e le disse il vero
motivo per
cui era entrata in camera sua. Voleva che la figlia prendesse le redini
della sua
compagnia. Blair non riusciva a credere alle sue orecchie. Non aveva
mai voluto
ereditare quella compagnia. Amava la moda, lo stile e il dare ordini ai
suoi
collaboratori, ma fare la stilista era tutta un’altra cosa. Eppure, in
quel
istante capì che se avesse fatto quel lavoro sarebbe potuta camminare a
testa
alta a fianco del uomo che amava e ora sapeva benissimo chi era.
Sorrise alla
madre e dopo essersi ricambiata andò di corsa alla limousine è ordinò
all’autista
di portarla al Empire.
Arrivata
davanti al maestoso palazzo, Blair chiuse gli occhi e fece un
respiro profondo. Quando li riaprì si sentì pervadere da una sensazione
di
benessere e di serenità perché sapeva che ciò che stava per fare
l’avrebbe resa
libera.
Entrò
nel hotel, felice come
non mai ma in un attimo tutto il suo entusiasmo e le sue certezze
svanirono.
Bart Bass aveva appena annunciato il suo rientro nella società e non
solo,
aveva anche annunciato che Chuck non ne avrebbe più fatto parte. Quando
Blair
incrociò lo sguardo incredulo ed afflitto di Chuck, non poté fare a
meno di
sentirsi male per lui. In un attimo Chuck aveva perso tutto, di nuovo.
Non
aveva più un padre e nemmeno una compagnia da gestire, era rimasto solo
e Blair
non poteva fare a meno di chiedersi “cosa sarebbe accaduto se lo avesse
abbandonato anche lei?” In un istante il bisogno di proteggere Chuck
prese il
sopravvento sui suoi sentimenti e quando lo vide salire le scale,
allontanandosi da tutti gli invitati, Blair, senza rendersene conto,
iniziò a
seguirlo. Arrivati sul tetto Blair si accorse che aveva di fronte a se
l’ombra
del suo più grande amore e provò una fitta al cuore. Quel uomo era
stato dolce,
divertente, accattivante ma anche sadico, crudele e meschino con lei,
eppure in
quel momento riusciva solamente a pensare a quanto fosse triste e
bisognoso
d’affetto e le parole le uscirono come un fiume in piena, senza che
fosse in
grado di fermarle.
«Ti
amo. Sono innamorata di te. Ho cercato di resistere, di scappare ma non
posso più farlo ormai.»
Ogni suo pensiero razionale
era svanito. Ogni decisione
presa era volata via in cielo come se fosse stata trascinata lontano da
un
vento forte e gelido. Mentre sentiva Chuck rispondergli qualcosa di
orrendo
come “e quindi?” lei non poteva fare a meno di pensare a quanto lui
fosse solo.
«Ora
posso stare con te … non era quello che volevi?»
«Lo
era.» Blair si sentì
ferita da quelle parole. Come al solito era corsa in suo aiuto ma come
al
solito lui la stava maltrattando e le stava dando la colpa della
perdita della
compagnia Bass e di tutto quello che gli era di più caro al Mondo. Le
disse
infine che non voleva essere il Signor Blair Waldorf e nonostante
queste sue
ultime parole fossero state come un pugno allo stomaco per lei, Blair
non
poteva non pensare che ora, in quel preciso momento lui aveva bisogno
di lei
più di ogni altra persona al Mondo. In fretta e furia scrisse delle
mail a Dan
per spiegargli la decisione che aveva preso, in parte perché non aveva
il
coraggio di affrontarlo faccia a faccia e in parte perché sapeva che se
lo
avesse rivisto sarebbe potuta tornare sui suoi passi e ora non poteva
proprio
farlo perché Chuck aveva bisogno di lei.
Una
settimana dopo infatti era di nuovo assieme a lui, a Monaco e questa
volta, si ripromise che non lo avrebbe più lasciato andare, non finché
lui
avesse avuto bisogno di lei e se questo significava tutta la loro vita,
allora
lei era disposta a dargliela, perché voleva che Chuck trovasse la pace
e la
serenità di cui aveva bisogno, più di quanto volesse essere felice lei
stessa.
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Capitolo 2 *** Ritorno a New York ***
L’estate
era passata molto lentamente per Blair. Doveva imparare a gestire
la Waldorf Design nel più breve tempo possibile, ma si rendeva sempre
più conto
che gestire una casa di moda non era poi un’impresa così semplice.
Inoltre
aveva passato l’estate intera ad aiutare Chuck e suo zio Jack a fare
ricerche
su Bart Bass e su quello che aveva fatto nel periodo in cui aveva finto
di
essere morto, ma nemmeno quello era stato poi così semplice. I
complotti e le
vendette sembravano non interessarle più come una volta e forse era per
questo
che non era più così brava a metterli in atto. Aveva persino
abbandonato l’idea
di vendicarsi contro Serena dopo aver letto su Gossip Girl che la sua
ex
migliore amica aveva abbandonato New York e che forse aveva
ricominciato a
farsi. Pensava tra se e se che il karma avesse già lavorato per lei,
dando la
giusta punizione a quella oca bionda.
Quando
rientrò nel suo appartamento Dorota la accolse con un grande
entusiasmo e B. ne fu molto felice.
«Signorina
Waldorf è bello
riavervi a casa.»
«Beh
prima o poi dovevo
tornare, d'altronde la Waldorf Design non si gestisce da sola e noi
dobbiamo
pensare ad una nuova collezione che sbalordisca i critici e che allo
stesso
tempo faccia dire loro che sono la degna erede di mia madre.»
«Signorina,
sono sicura che
ce la farà, d'altronde nessuno ne capisce di moda più di lei.»
«Lo
so Dorota, lo so, ma ora
basta con le chiacchiere, porta le valigie in camera mia e preparami un
bagno
caldo. Ho bisogno di rilassarmi un po’ dopo un volo così lungo.»
«Sì
signorina, vado subito.»
Dorota salì i primi tre gradini e poi si girò nuovamente verso Blair
che si
stava godendo la vista tranquilla del suo appartamento.
«è
davvero bello riaverla a
casa.» Blair le lanciò un bellissimo sorriso che Dorota contraccambiò
poco prima
di salire al piano di sopra.
B.
andò a sedersi sul divano fintanto che aspettava che la vasca fosse
pronta
per il suo bagno, ma da quando era entrata in casa aveva una sensazione
strana
allo stomaco. Sì sentiva felice di essere tornata a New York, eppure
sentiva
che le mancava qualcosa o … qualcuno. Caccio via dalla mente quel
pensiero in
un secondo e sì girò con la testa a guardare la porta d’entrata. Per un
attimo
gli parve di veder entrare un ragazzo con i capelli neri un po’ lunghi
e dei
bellissimi occhi castani che l’avevano sempre affascinata ma quando
sentì un
rumore provenire dal piano di sopra si accorse che stava di nuovo
sognando ad
occhi aperti e infuriata salì le scale.
«Signorina,
la vasca non è
ancora pronta.»
«Non
importa. Faccio io. Ora
ti prego, lasciami sola, ho davvero bisogno di fare un bel bagno.»
«si
signorina.» Blair aspettò
che Dorota chiudesse bene la porta prima di far uscire un lungo
sospiro. Si
appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio. Una lacrima le stava
scendendo
sulla guancia destra ma lei la cacciò via con il dorso della mano e si
asciugò
il viso con un asciugamano prima di togliersi i vestiti per entrare in
vasca. Non
era ne il momento di piangere, ne di compatirsi. Aveva fatto una scelta
mesi
prima e avrebbe continuato su quella strada per sempre. Questo si era
ripromessa a Monaco e questo si era ripromessa prima di tornare nel
UES, per
cui non c’era più tempo ne per i dubbi ne tantomeno per i ripensamenti.
Ormai
era una donna potente e come tale si sarebbe comportata davanti al
Mondo intero.
Fece un respiro profondo e sì lasciò sprofondare con la testa sotto
l’acqua per
annebbiare tutti i suoi pensieri, quando risalì, si sentì molto più
calma e
sicura di prima. I suoi obbiettivi ora erano
chiari. Sarebbe diventata una grande stilista e donna d’affari.
Avrebbe
aiutato Chuck a riconquistare il suo impero e se lui glielo avesse
chiesto, si
sarebbero sposati. Questi erano gli obbiettivi, e questi, e soltanto
questi
sarebbero stati i suoi pensieri da quel momento in poi.
****
Quando
Dan rientrò nel loft degli Humphrey, si
sentì pervadere da una sensazione di calore che solo casa sua gli
sapeva dare.
L’Italia era stupenda e aver passato l’estate intera circondato da
bellissimi
monumenti storici, visitando ogni singolo angolo di Roma e seguendo
anche dei
corsi di scrittura gestiti da scrittori famosissimi in tutto il Mondo
lo aveva
davvero aiutato a superare il trauma che gli avevano causato le ragazze
del
UES, o almeno così credeva. Suo padre gli corse incontro e lo abbracciò
forte
quando si accorse che era tornato.
«è
bello riaverti qui.»
«è
bello essere a casa.»
«allora,
com’è l’Italia?» gli chiese Rufus con un
entusiasmo sincero.
«beh
è davvero stupenda. Non è nulla di
paragonabile a quello che vedi in televisione. I monumenti, le persone,
il
cibo, è davvero tutto fantastico!»
«Con
persone intendi ragazze, vero?» Dan gli
lanciò uno sguardo acido ma poi ridendo ammise che sì, aveva ragione.
«In
Italia ci sono delle ragazze bellissime,
intelligenti e divertenti, lontane anni luce dalle ragazze di New York.»
«e
bravo il mio ragazzo. Ti sei dato da fare?» Gli
chiese sorseggiando del caffè e passandogliene una tazza. Dan prese la
tazza e
se la girò tra le mani guardando il liquido nero al suo interno.
«Dan?»
«Ah
sì, le ragazze. No,
in verità, non sono
uscito con nessuna ragazza, beh a parte Georgina, sempre che si possa
considerare una ragazza e non un demone a tre teste.» Il padre alzò un
sopraciglio in segno di disapprovazione e Dan cercò quindi di
spiegargli il suo
punto di vista. «Non
è che non abbia avuto occasione di uscire con
qualcuna di loro, solo che, non ho avuto tempo. E con Georgina non è
accaduto
nulla, tranquillo. Era lì solo per aiutarmi con il libro, tutto qui.»
«Ok,
non ti chiederò altro a riguardo, almeno per
il momento. E il libro? Lo hai finito?»
«che
tu ci creda o no, nonostante tutto sono
riuscito anche a finirlo. Devo solo sistemarlo, giusto per correggere
gli
eventuali errori, ma è finito. E se devo essere sincero ne sono molto
orgoglioso.»
«Beh
l’importante è questo. Ascolta io devo uscire
un attimo, ma tornerò presto, così potrai continuare ad aggiornarmi
sull’Italia
e sul tuo libro. Non vedo l’ora di leggerlo.»
«Tranquillo,
appena sarà sistemato, sarai il primo
a leggerlo.»
«Ci
conto.» Rufus si mise la giacca e prima di
uscire ripeté al figlio quanto era felice di riaverlo a casa. Dan portò
le
valigie in camera sua e lì vide Cedric, il cabbage patch con cui Blair
scherzava
di continuo e in un istante i ricordi riaffiorarono alla mente. Si
ricordò di
quando lei era entrata per la prima volta in camera sua, quando
andavano ancora
al liceo e lui stava con Serena e di come lo avesse preso in giro.
Della volta
in cui, dopo essersi messi assieme e aver fatto una colazione piuttosto
imbarazzante assieme a Rufus e ai genitori di Serena, Cedric fosse
stato
testimone di un loro piccolo fallimento d’amore e di molte altre cose.
Dan alzò
lo sguardo al cielo e scosse la testa per cacciare quei pensieri e solo
allora
si rese conto di aver preso Cedric in mano. Lo guardò intensamente per
un
minuto e poi lo lanciò sul letto, pensando che forse era meglio andare
a farsi
una doccia ristoratrice. In Italia si era ripromesso di cambiar vita e
di non
pensare più a lei e questo sembrava aver funzionato, eppure, era
bastato
rientrare in casa e lanciare uno sguardo in uno dei tanti oggetti
toccati da
lei per far riaffiorare i ricordi e questo non poteva permetterselo.
Non ora
che lei aveva scelto un altro. Non ora che aveva scritto un libro che
avrebbe
distrutto l’immagine di tutti loro. Non ora che voleva tornare felice …
come
avrebbe potuto farlo se continuava a pensare a lei? Il getto gelido
d’acqua lo
fece calmare un po’ e mentre si risciacquava sotto la doccia decise che
non l’avrebbe
più rivista.
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Capitolo 3 *** Meeting ***
Blair
si sentiva ristorata dal bagno caldo che
aveva appena fatto ed era pronta a sistemare nei minimi dettagli
l’incontro con
i dipendenti della Waldorf Design che avrebbe tenuto l’indomani. Dopo
essersi
rivestita e aver fatto un piccolo spuntino con del te e dei biscotti,
si mise a
recitare davanti a Dorota il discorso d’apertura che aveva scritto
mentre si
trovava in volo, ma una voce calda e suadente, proveniente dalle sue
spalle, la
distolse dai suoi compiti.
«Sono
davvero estasiato. Chi non sarebbe felice di
lavorare per una così bella e carismatica donna d’affari?» Blair si
girò
lentamente e regalò uno dei suoi più bei sorrisi a Chuck che nel
frattempo si era
avvicinato quel tanto che bastava per darle un veloce ma dolce bacio
sulla
guancia. Blair gli sorrise nuovamente e tenendolo tra le sue braccia
appoggiò
la sua fronte a quella del piccolo Bass.
«Scopriremo
domani se quello che dici è vero. Ma
ora dimmi … che ci fai qui? Pensavo fossi con Jack alla ricerca di
qualche
indizio sulla finta scomparsa di tuo padre.»
«Diciamo
che avevo bisogno di passare un po’ di
tempo con una compagnia migliore di quella di Jack.» I due si
guardarono
intensamente negli occhi per un lungo e interminabile istante. Chuck
avvicinò
le labbra a quelle di Blair e i due iniziarono a baciarsi prima
lentamente e
poi con più trasporto. Dorota si schiarì la gola per ricordare ai due
piccioncini che lei era ancora lì. Senza staccarsi gli occhi di dosso,
entrambi
diedero l’ordine alla cameriera di lasciarli soli.
«Sai,
credo potremmo sfruttare al meglio questo
nostro piccolo incontro.»
«Uhm,
l’idea mi piace. Cosa avevi in mente?»
«Che
ne dici se andassimo in camera mia
e giocassimo un po’ insieme?»
Chuck
non se lo fece ripetere due volte. Le diede
un bacio a stampo pieno di desiderio e dopo aver preso la mano di Blair
nella
sua, iniziò a correre su per le scale, seguito da B. e insieme chiusero
la
porta per poter passare un po’ di tempo da soli a fare quello che più
li
divertiva.
***
Mentre
Dan si stava mettendo l’orologio al polso
il suo telefono squillò e lui andò di corsa a rispondere.
«Pronto?»
«Parlo
con Dan Humphrey? Il più grande scrittore
di questo secolo?» Dan ci mise un istante a capire con chi stava
parlando ma
poi un sorriso illuminò il suo volto.
«Jenny,
hai cambiato numero?»
«sì,
da un paio di giorni.»
«Ecco
perché non mi rispondevi più. Stavo
iniziando a pensare che ti fossi stancata di parlare con il tuo
fratellone.» Il
campanello suonò e Dan si avviò ad aprire la porta.
«Come
potrei mai stancarmi di te?» Quella che Dan
si trovò di fronte era una bellissima ragazza bionda, con un trucco
pesante e
degli abiti dallo stile rock. Jenny si buttò tra le sue braccia,
stringendolo
forte a sé. Era così bello per lei poter finalmente riabbracciare il
fratello e
parlargli di persona che quasi stentava a crederci e questi erano gli
stessi
pensieri che stavano invadendo la mente di Dan. Quando si staccarono
dal
abbraccio Jenny entrò in casa e Dan chiuse la porta.
«Jenny,
che cosa ci fai qui?»
«perché?
Dovevo prima essere invitata da te per
poter fare un salto nella mia vecchia casa?»
«No,
è solo che … ehm, lascia perdere. Sono
davvero felice di rivederti. Mi sei mancata.»
«Mi
sei mancato anche tu.» si scambiarono un
tenero sorriso. «Allora,
che regalo mi hai portato dall’Italia?»
«ah,
è per questo che sei qui, e io che mi
illudevo che sentissi davvero la mia mancanza … »
«è
ovvio che mi sei mancato ma sei andato in
Italia, il paese dell’arte, della cultura e soprattutto della moda! Non
puoi
non aver portato nulla alla tua sorellina drogata di stile e moda.»
«uhm,
sì, qualcosa c’è.»
«Evviva!»
Jenny iniziò a battere le mani come una
bambina mentre Dan andava nella sua camera per tirar fuori dalla
valigia una
piccola calamita con il Colosseo disegnato sopra.
«ecco
il tuo regalo.» lo mise in mano alla sorella
che incredula guardava quella calamita dal aspetto carino ma lontana
anni luce
da quello che si aspettava realmente.
«che
c’è? Non ti piace?»
«Beh
ecco, non è che non sia carina ma … è solo
che io mi aspettavo qualcosa di diverso.»
«tipo?
»
«tipo,
una giacca di Cavalli oppure un vestito di
Valentino o delle scarpe di Versace. Insomma, questa calamita è
davvero,
davvero carina ma … non è proprio quello che mi aspettavo.» Dan scoppiò
a
ridere «sei
davvero carina quando
sei in imbarazzo e visto che non ce la faccio a continuare … » andò in
camera
sua a prenderle il vero regalo.
«che
c’è? Perché ridi?» quando Dan uscì con una
borsa di Dolce e Gabbana in mano, sua sorella perse letteralmente la
testa.
Iniziò a gridare, a saltare e con la borsa in mano non smetteva più di
ringraziare il fratello. I due si abbracciarono e quando Dan sentì
squillare
nuovamente il telefono ordinò alla sorella di non muoversi. Frase del
tutto inutile
visto che Jenny sembrava incantata dalla sua nuova borsa.
«pronto?»
«Dan,
ho saputo che sei tornato e mi chiedevo se
ti andasse di andare a bere qualcosa insieme?»
«Nate,
sì certo che mi va. Dimmi solo dove e
quando.» I due ragazzi si misero d’accordo per trovarsi verso sera in
un bar a
bere qualcosa insieme e dopo essersi salutati, Dan tornò da Jenny.
«Allooooora
… era Nate al telefono?»
«sì
era proprio lui. » Dan guardò incuriosito la
sorella. «non
ti piacerà ancora Nate?»
«Che
cosa? No! Ero solo curiosa di sapere che ti
aveva detto. È bello vedere che siete ancora amici. Io ho perso tutte
le mie
amicizie, beh, a parte Eric, ma lui è costretto a sopportarmi visto che
andiamo
nella stessa università.» Dan era felice di vedere come la sorella
avesse “rimesso
la testa apposto” dopo quello che era accaduto con gli uragani Chuck e
Blair
ed era felice che avesse scelto di
tornare a studiare per poter realizzare meglio il suo sogno di
diventare
stilista ma era ancora iperprotettivo con lei e nonostante non fosse
più la sua
sorellina di quindici anni già da un po’ lui non riusciva a fare a meno
di
pensare che doveva proteggerla, soprattutto dai ragazzi del UES … anche
se quei
ragazzi si chiamavano Nate.
«Dan,
non ti ho mica chiesto di procurarmi un
appuntamento con lui. Ti ho semplicemente chiesto se era lui, tutto
qui.»
«Hai
ragione, scusa. Sì era Nate e sì, siamo
ancora amici, sperando che l’uscita del libro non gli faccia cambiare
idea.»
«perché?
Hai parlato male di lui?»
«di
Nate? No, non proprio. Di lui ho parlato bene,
ma non del modo in cui ha raggiunto il suo attuale lavoro.» Jenny dopo
aver
appoggiato la sua inestimabile nuova borsa sul tavolo, mise le mani
sulle spalle
del fratello per poterlo consolare un po’.
«ascolta.
Io non so cosa hai scritto su di lui, me
e sugli altri, ma se Nate è davvero un tuo amico non si arrabbierà.»
Dan pensò
che non era poi così spaventato per la reazione di Nate, quanto per
quella di …
caccio via il pensiero in un lampo e ringraziò la sorella per il
supporto
morale. I due parlarono ancora per un’ora prima di salutarsi e poi si
strapparono la promessa di non lasciar passare più così tanto tempo
prima di
rivedersi. Infondo erano fratelli ed avevano bisogno l’uno dell’altra.
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Capitolo 4 *** SerIna ***
Quando
Dan entrò al Indie Cafè ebbe subito una
stranissima sensazione. Non sapeva che cosa fosse ma sentiva che quello
che gli
stava per dire Nate non gli sarebbe per nulla piaciuto. Decise che
avrebbe
subito messo le cose in chiaro con il suo più vecchio amico e che
perciò gli
avrebbe spiegato i motivi che lo avevano spinto a scrivere certe cose
su di lui
e la sua famiglia senza lasciargli il tempo di aggredirlo. Fece un
respiro
profondo e si diresse al tavolino in cui erano soliti sedersi. Quando
vide di
profilo Nate, Dan si accorse che il ragazzo non era arrabbiato …
sembrava
invece impaziente e preoccupato, per cui andò di corsa da lui per
capire che
cosa lo avesse ridotto in quello stato.
«Nate,
tutto bene?»
«oh
Dan, meno male sei qui avevo proprio bisogno
di parlare con te.» i due si abbracciarono e subito Nate fece segno al
amico di
accomodarsi.
«Nate,
se è per il libro, voglio subito mettere in
chiaro le cose … »
«Il
libro? Quale libro?»
«Il
libro che ho scritto su tutti noi. Sono andato
in Italia 2 mesi per scriverlo!»
«Oh
già scusa, non volevo essere scortese. No
ascolta, non ha nulla a che fare con il tuo libro, anche se ora spero
che non
avrai scritto cose troppo imbarazzanti su di me … » i due si
scambiarono uno
sguardo complice, ma poi Nate proseguì «il
motivo per cui ti ho fatto venire qui è un
altro. Serena è nei guai e io ho bisogno del tuo aiuto.»
«Serena?
È per lei che sono corso fin qui?»
«Sì,
è davvero nei guai e noi dobbiamo aiutarla.
Siamo suoi amici e anche se negli ultimi mesi non si è comportata
proprio bene
con noi, è nostro dovere aiutarla.» Dan scosse la testa, non riusciva a
credere
che il suo più vecchio amico gli avesse chiesto di incontrarsi per
aiutare la
ragazza che gli aveva rovinato la vita. Certo non era colpa di Nate
quello che
gli era accaduto e infondo Dan non gli aveva raccontato nulla riguardo quella sera, per cui, non poteva
fargliene una colpa se lui non sapeva quanto Dan la detestasse in quel
periodo
però non poteva fare a meno di pensare che Serena gli aveva rovinato un
rapporto bellissimo e che lo aveva anche ingannato. No, lui non
l’avrebbe
aiutata. Non sapeva che cosa le fosse accaduto ma non era ancora in
grado di
perdonarla.
«Senti
Nate, è bello vedere che tu sei sempre il
ragazzo gentile e premuroso che ho conosciuto anni fa, e credimi se si
trattasse
di qualsiasi altra persona sarei più che disposto ad aiutarti, ma ci
sono cose
che tu non sai riguardo a quello che è accaduto tra me e Serena prima
della mia
partenza e credimi se ti dico, che non ho intenzione di aiutarla.
Qualsiasi
cosa le sia accaduta è solamente affar suo. Serena Van Der Woodsen non
ha di
sicuro bisogno di venire salvata ne da me, ne da te, ne da nessun
altro. » Dan
si alzò in piedi per andarsene. Non voleva troncare una conversazione
con Nate
in quel modo ma non voleva nemmeno litigare con lui a causa di Serena.
«Dan,
è in guai seri. Si tratta di droga. Questo
non è una cosa da poco, ne tantomeno uno scherzo. È una questione
seria.»
«Droga?»
Dan guardò l’amico con aria perplessa,
non voleva aiutarla ma non riusciva a credere che Serena fosse entrata
in quel
giro. Sbuffò e si rimise a sedere, non perché volesse aiutarla ma
perché era
giusto che prima di dire un secco no a Nate, avesse sentito almeno la
storia.
«Sì,
non hai letto Gossip Girl?»
«Da
quando sono partito ho smesso di leggere quel
blog, per cui, dimmi chiaramente che ha combinato Serena.»
«Beh
qualche mese fa su Gossip Girl era stata postata
una foto di Serena mentre si faceva di cocaina. Ovviamente, al inizio
non ho
creduto a quella storia … non volevo commettere lo stesso errore due
volta, ma
poi mi ha chiamato Lily e mi ha chiesto di andare a prendere Serena.
Era stata
arrestata per spaccio di droga.»
«Che
cosa? Ma non ha senso! Dopo quello che le era
accaduto in passato, come può essere diventata una spacciatrice?!»
«Infatti
non lo è diventata.»
«Ma
hai appena detto di essere andato in carcere a
pagarle la cauzione per questo.»
«Ascolta,
Serena non stava spacciando droga, ma
una sera era così giù di morale che, beh, ha fatto un tiro e subito
dopo è
stata arrestata.»
«te
lo ha detto lei questo?»
«Senti
Dan, so cosa può sembrare, soprattutto
visto il suo passato ma io le credo. Lei non è una spacciatrice.» Dan
non
sapeva cosa dire. Era una storia così maledettamente assurda e
spiacevole che
non sapeva più cosa dire, ne pensare.
«D’accordo,
non è una spacciatrice, ma
questo che ha a che vedere con me? … Insomma, credo che le servirebbe
un
avvocato o un prete o addirittura un giornalista a cui poter rilasciare
la sua
dichiarazione dei fatti, io non centro proprio nulla con questo.»
«No,
non ti ho fatto venire qui per
quello. La questione è già stata chiarita con la polizia e Serena non è
sotto
indagine. Il
problema è un altro. Serena è stata rinchiusa da Lily in un centro di
disintossicazione.»
«Beh,
non mi sorprende. Se c’è una cosa che Lily
sa fare è rinchiudere i figli in qualche centro di recupero.»
«Già.»
«Però
non vedo ancora il problema. Che cosa centro
io in tutto questo?»
«Serena
verrà rilasciata solo se accetterà di
farsi curare ma per farlo vuole prima parlare con te e Blair.»
«Cosa?
E perché?»
«dice
che inizierà a curarsi solo dopo che avrà
chiarito delle cose con voi. Non so dirti di che cosa si tratti, non me
l’ha
voluto dire ma sembrava molto turbata.» Dan rise a quell’ultima frase.
Non che
ci fosse molto da ridere vista la situazione, ma non poteva credere di
essere
di nuovo finito dentro la ragnatela di Serena. Ogni volta che pensava
di
essersi liberato di lei, si trovava sempre di nuovo impigliato nella
tela che
lei stessa tesseva. Era stanco di tutto questo. Era stanco di lei, ma
ancora
una volta sembrava che non ci fosse nessuna soluzione al suo problema,
come al
solito doveva tornare da lei per aiutarla ad aggiustare la sua vita.
«Blair
che ha detto?» Almeno un lato positivo
c’era. Avrebbe potuto rivedere Blair in quel modo e capire se provava
ancora
qualcosa per lui. Dsani maledisse al istante per aver nuovamente
pensato alla
sua ex e alzò gli occhi al cielo mentre ascoltava le parole di Nate.
«Non
sono riuscito a contattarla. Dopo aver
telefonato a te ho chiamato anche lei ma non mi hai mai risposto.»
«Già,
immagino che sia molto impegnata, sai, tra
il nuovo lavoro e il suo nuovo/vecchio ragazzo.» Lo disse con una punta
di
gelosia che non sfuggì a Nate.
«Mi
dispiace. So quanto ci tenevi a lei.»
«Lascia
stare Nate, ormai non ha più importanza.
Ascolta, lasciami riflettere almeno per un giorno e poi vedrò cosa
fare.»
«Ma
certo amico, non ti chiedo di più. Intanto
proverò a ricontattare Blair, magari anche lei non ha letto Gossip Girl
...»
Dan fece segno di sì con il capo e dopo aver stretto la mano del amico
si
allontanò lasciandolo solo.
*****
Blair
era al settimo cielo. Con Chuck si era
divertita parecchio e non vedeva l’ora di rifarlo ma visto che il suo
ragazzo
se ne era andato decise che era suo dovere tornare al lavoro. Scese in
vestaglia e si fece portare del te freddo da Dorota per schiarirsi la
gola e
poter così ricominciare a recitare il suo discorso. Appena iniziò a
parlare il
telefono squillò e Blair alzò gli occhi al cielo pensando che non era
proprio
la giornata adatta a lavorare.
«Nate.
Che cosa posso fare per te?»
«Ciao
Blair è da un po’ che provo a contattarti.»
«Sono
stata piuttosto impegnata con il … lavoro.
Sì insomma, non è facile prendere il comando in una compagnia già
avviata, ma
tu questo lo sai … »
«Sì,
certo. Ti capisco, comunque ho davvero
bisogno di parlarti. Si tratta di Serena.» al suono di quel nome Blair
si
ammutolì e una furia improvvisa la invase. «Blair,
ci sei ancora?»
«Sì,
sono qui.»
«Ascolta,
sarò breve. Serena si trova in un centro
di disintossicazione. È stata anche arrestata dalla polizia ma di
questo si è
già occupata Lily, ora lei ha bisogno del nostro aiuto.»
«Oh
davvero? E io dovrei aiutarla? Ma certo,
infondo mi ha solo umiliata rendendo pubblico il mio diario. Ha cercato
in
tutti i modo di portarmi via il ragazzo e poi quando ci siamo lasciati
ha avuto
anche la faccia tosta di dirmi che mi aveva reso un favore. Ora dimmi
Nate, che
cosa posso fare per aiutarla?» gridò quell’ultima frase con tutta la
rabbia che
aveva in corpo e Nate per un attimo pensò che era stata davvero una
pessima
idea quella di chiamarla.
«Ascolta
Blair, so che si è comportata in maniera
spregevole nei tuoi confronti, ma come stavo dicendo a Dan poco fa … »
«Dan?
Tu hai parlato con Dan?»
«Sì,
poco fa, comunque, lei vuole solo parlare con
voi e … »
«Ma
quando è tornato?»
«Oggi,
credo. Comunque ci andrai?»
«Dove?»
«a
parlare con Serena.»
«Lascia
che ci pensi.»
«Sì,
beh, anche Dan ha voluto un po’ di tempo per
pensare ... »
«Ora
devo andare.» Senza neanche aspettare la
risposta di Nate, Blair chiuse il telefono e si diresse su per le scale.
«Signorina
Blair, il discorso.»
«Ora
non sono in vena Dorota.» Salì altri due
gradini e fermandosi di colpo prese una decisione. «Dorota,
preparami il
cappotto. Andiamo a far visita alle anatre … sì, beh, dopo che mi sarò
vestita.» e così dicendo corse in camera sua a vestirsi e a pensare a
quello
che avrebbe dovuto fare con Serena e con … Dan.
Note
dell'autrice: Serena non è uno dei
personaggi principali della storia ma questo non significa che non le
darò un finale, per cui, non lasciatevi scorraggiare da questo capitolo
perchè le cose potrebbero risultare diverse ;)
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Capitolo 5 *** Delusioni ***
Dan
aveva trascorso la nottata a pensare e
ripensare a Serena e a quello che avrebbe dovuto fare con lei. Non
riusciva a
comprendere che cosa volesse da lui e da Blair anche se inizia a
pensare che
volesse vederli solo per incolparli della sua ennesima caduta. Si
sentiva
infastidito da quel pensiero, perciò decise di sfruttare quel tempo per
fare
qualcosa di più utile ed iniziò così a sistemare un po’ il suo libro.
Il
mattino seguente si sentiva davvero esausto e
accorgendosi che nemmeno la colazione, preparatagli con amore da Rufus,
lo
aveva rinvigorito, decise di uscire per prendere un po’ d’aria. Una
ragazza dai
capelli castani ondulati, dalla corporatura minuta e dallo sguardo
sicuro si
avvicinò a lui.
«Georgina,
che diavolo ci fai qui?»
«Beh
visto che non ti ho più sentito dal nostro
ritorno ho immaginato che non mi volessi più tra i piedi. Sai, i
gentiluomini
non abbandonano mai le ragazze dopo averle sedotte.»
«Primo,
non ti ho mai sedotta e nemmeno mi sono
mai sentito tentato di farlo e secondo, siamo tornati a casa solo ieri,
perché
mai avrei dovuto chiamarti?»
«Perché?
Perché abbiamo scritto un libro insieme
ed è giusto che lo finiamo insieme.» Dan si fermò di colpo e si girò
per
guardare in faccia Georgina.
«Georgina,
chiariamo una cosa. Io ho scritto il
libro e io, soltanto io sono l’autore di quello che è stato scritto.
Credevo
che questo fosse chiaro.»
«Dan,
non ti voglio portare via quello stupido
libro. Lo hai scritto tu e nessuno lo mette in dubbio ma io ti ho
aiutato
rivelandoti cose che non sapevi riguardo i tuoi preziosi amici del UES
e voglio
essere sicura che tu non le abbia eliminate.»
«è
perché mai avrei dovuto farlo?»
«Non
lo so, magari perché quando siamo partiti eri
furioso con una certa bruna di nostra conoscenza e … magari, ora che
siamo
tornati ti sei pentito di quello che hai scritto.» Dan sospirò. Da
quando era
tornato a casa si sentiva oppresso da tutto e tutti. Certo, era stato
bello
rivedere la sua famiglia ma poi erano ricominciate le solite
discussioni con i
ricconi del UES e questo davvero non riusciva più a reggerlo.
«Georgina,
quello che ho scritto, l’ho scritto
perché lo pensavo e non ho nessuna intenzione di ritrattarlo. Puoi
stare
tranquilla.»
«Bene,
volevo solo esserne certa.» la ragazza si
mise gli occhiali da sole nonostante il tempo non fosse poi così bello
e con un
sorriso sghembo lo salutò. “Non era davvero giornata” pensò tra se e se
Dan,
mentre entrava da Starbucks per prendersi l’ennesimo caffè.
*****
Blair
era agitata e felice nello stesso tempo.
Finalmente era arrivato il giorno in cui si sarebbe presentata allo
staff della
Waldorf Design di New York e sapeva che non poteva commettere errori se
voleva
che la madre non si intromettesse in quella che ormai era diventata la
sua azienda.
Recitò
il discorso che aveva provato e riprovato
con Dorota la sera prima e si accorse felicemente che tutti sembravano
essere
entusiasti di poter lavorare per qualcuno che aveva delle idee più
fresche e
innovative. Blair ringraziò tutti e li invitò ad abbuffarsi al buffet
che aveva
fatto preparare da Dorota.
«Signorina
Blair, è stata davvero bravissima e
affascinante. Sembrava che tutti pendessero dalle sue labbra.»
«Grazie
Dorota, sei molto carina.» Blair accarezzò
la spalla della sua domestica e si sentì un po’ più calma.
«Ha
ragione, sei stata davvero brava e
credo di aver fatto la scelta giusta.»
Blair si girò e nel vedere il volto sorridente
della madre, si sentì in un attimo più serena.
«Mamma,
che cosa ci fai qui?»
«Non
avrai davvero pensato che mi sarei persa il
tuo primo giorno da capo dell’azienda?» Blair le sorrise ed andò ad
abbracciarla velocemente.
«Sono
felice che tu sia qui.»
«anch’io.
Allora, mangiamo qualcosa? Ho una fame …
» Blair accompagnò le due donne al buffet e si mise a parlare con
alcuni dei
suoi nuovi collaboratori riguardo alla strada che avrebbero preso di lì
in poi.
Tutto sembrava avere un senso ormai eppure c’era qualcosa che ancora la
disturbava. Che diavolo voleva Serena da lei e Dan? Non le era bastato
rovinare
il loro rapporto?
«Blair,
tutto bene?»
«Cosa?
… sì mamma, sto bene, stavo solo pensando
al lavoro.»
«Beh
è giusto che tu lo faccia, ma prima goditi un
po’ questo banchetto. Te lo sei meritata dopo il discorso iniziale che
hai
fatto.» Blair le sorrise e dopo aver preso un piattino, iniziò a
riempirlo con
del cibo raffinato che non amava molto. “se solo ci fosse un pezzo di
pizza.”
Pensò Blair.
*****
La
giornata di Dan era migliorata leggermente
dopo che finalmente nel pomeriggio era riuscito a dormire un po’.
Quando si
svegliò trovò diverse chiamate perse nel suo cellulare e tre messaggi
lasciategli nella segreteria telefonica. Il primo era di sua sorella.
Jenny gli
gridava di essere stata così felice di averlo rivisto che non vedeva
l’ora di
rifarlo e lo invitava a cena quella sera stessa con lei ed Eric, Dan
non poté
fare a meno di sorridere e pensò che non era poi una cattiva idea. Il
secondo
era di Nate. Il suo vecchio amico si scusava per essere stato così poco
interessato al suo libro e gli chiedeva di incontrarsi per farsi
perdonare,
inoltre aveva una buona proposta d’affari per lui e questo lo fece
incuriosire.
Il terzo messaggio però era quello che più lo colpì. Al inizio non si
sentiva
nulla, solo il suono leggero e tranquillo del silenzio, poi un grande
sospiro e
alla fine, una voce calda e sensale che conosceva fin troppo bene gli
diceva
questo: “non so perché ti sto chiamando, forse perché ho bisogno di
parlare con
te riguardo a Serena o forse perché oggi è stata una giornata
importante per me
e mi sembra strano non poter più condividere queste cose con te … ok,
non so,
io … ho voglia di una fetta di pizza … “ la telefonata finiva così. Dan
rimase
per un istante interminabile con lo sguardo fisso al telefono. Non
riusciva a
capire, a pensare, non riusciva nemmeno a respirare. Blair gli aveva
lasciato
un messaggio strano ma ricco di emozioni sulla sua segreteria. Non era
certo di
quello che provava lei, ma in quel istante non aveva dubbi su quello
che
provava lui. Sapeva che se Blair gli aveva lasciato un messaggio così
insensato
e poco chiaro in segreteria era perché era turbata e aveva bisogno di
parlare con
qualcuno e quel qualcuno doveva proprio essere lui, visto che era lui
che Blair
aveva cercato.
Si
mise le scarpe in fretta e furia, corse verso
l’attaccapanni per prendersi la giacca e quando aprì la porta si trovò
davanti
Rufus.
«Figliolo,
dove te ne vai così di fretta? Pensavo
potessimo cenare insieme.»
«non
stasera papà!»
«ah
già, beh salutami Jenny.» Dan lo guardò
confuso ma poi si ricordò della telefonata di sua sorella. Doveva
disdire quel
appuntamento subito, non poteva fare altro. La chiamò e si scusò più
volte con
lei e con Eric e gli disse che avrebbero sicuramente cenato insieme
l’indomani.
Corse a prendere una pizza ai peperoni nella pizzeria al angolo e poi
buttandosi in mezzo alla strada costrinse un tassista a fermarsi e a
portarlo
davanti alla Waldorf design, dove era sicuro, grazie alla mappa
“avvistati” di
Gossip Girl che avrebbe trovato Blair.
Scese
dal taxi e si diresse verso l’entrata.
Camminò avanti e indietro per un po’ prima di decidersi ad entrare, ma
qualcuno
lo costrinse a fermarsi sul posto.
*****
Blair
si sentiva in imbarazzo per aver lasciato
uno stupido messaggio a Dan. Non capiva che diavolo le fosse venuto in
mente,
ma sapeva quanto lui le mancasse. Era il suo migliore amico da due anni
dopotutto
ed era solo con lui che era riuscita a confidarsi su cose che la
stavano in
qualche modo distruggendo. Sapeva che Dan le era sempre stato vicino e
sperava
che potesse farlo anche in quel momento ma sapeva anche che non era
giusto nei
suoi confronti. Non dopo la decisione che aveva preso e non dopo il
modo in cui
lo aveva trattato.
«Allora,
sei pronta ad andare?» Blair prese il
capotto e si fece aiutare da Chuck ad infilarlo. Non sapeva come
avrebbe
reagito Dan a quel suo strambo messaggio ma sperava che non la odiasse.
«sì,
andiamo.» Chuck la prese per mano e insieme
uscirono dal edificio.
«Humphrey!
Che diavolo ci fai tu qui?» Sentendo
quelle parole pronunciate da Chuck, Blair alzò gli occhi verso l’uomo
che per
molto tempo era stato la persona più importante per lei. Blair si
accorse che
il ragazzo fissava intensamente le loro mani avvinghiate l’una con
l’altra e
che nel suo volto gli si dipinse in un istante uno sguardo carico di
tristezza
mista a delusione.
«Io,
io … non lo so. Ho solamente preso una pizza,
sai … da mangiare con mio padre.»
«e
sei venuto da Brooklyn sino qua solo per
prendere una pizza? Deve essere proprio buona!» Blair si accorse solo
in quel
istante dello scatolone di pizza che teneva in mano. La pizza. Dan
l’aveva
sicuramente portata per lei. In un attimo si sentì disarmata. Quel
gesto poteva
significare solo una cosa, Dan teneva ancora a lei. Provò l’impulso di
abbracciarlo e ringraziarlo, ma non fece e non disse nulla. Era
paralizzata di
fronte a quella scena e non sapeva più come comportarsi.
«io,
io devo proprio andare o la pizza si
raffredderà.» Prima di andarsene le lanciò uno sguardo carico di
delusione e
forse … odio, almeno questo era quello che pensava Blair. Come poteva
non
odiarla dopo quello che gli aveva appena fatto? Lo aveva chiamato per
essere
confortata e quando lui era arrivato, si era accorto di essere stato
rimpiazzato da qualcun altro. Di nuovo.
«Andiamo
a cena. Sicuramente mangeremo qualcosa di
meglio della pizza da Jean Paul.» Blair sorrise debolmente a Chuck ma
si lasciò
trascinare via da lui, senza dire nemmeno una parola. Ormai sapeva di
aver
rovinato del tutto un rapporto che le stava molto a cuore.
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