Billie the cat

di I am in love with a train
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una drastica soluzione ***
Capitolo 2: *** Oh baby baby it's bath time! ***
Capitolo 3: *** Cani vs gatti ***
Capitolo 4: *** Surprise ***



Capitolo 1
*** Una drastica soluzione ***


1- UNA DRASTICA SOLUZIONE


Vengo svegliato da una strana sensazione di peso sul petto e da un refolo d’aria lieve e veloce che mi solletica il naso.
Apro gli occhi e scopro due grossi fari verdi che mi scrutano curiosi e ansiosi di ricevere un complimento o un segno di approvazione.
-Ciao Billie Joe, cosa c’è?- in risposta ricevo un acuto miagolio, che costringe il micio a socchiudere gli occhi per lo sforzo.
Un’umida leccata mi colpisce in piena faccia e un nuovo verso di richiamo mi fa capire che è ora che mi alzi.
-Hai fame?- Billie mi segue fuori dalla stanza, poggia le mani sulle mie spalle e si da lo slancio per strusciarsi contro il mio collo, come ringraziamento: accompagno il suo gesto strofinandomi a mia volta sul suo viso, guancia contro guancia.
Arrivati in cucina mi avvio verso i fornelli: riempio una tazza con latte e cereali e inizio a preparare il caffè. Una domanda mi esce spontanea: -Quand’è che la smetterai di comportarti così?- sacrilegio.
Un’occhiataccia di disprezzo mi arriva diretta dai suoi occhi smeraldini e agghiaccianti; si avvicina a me sedendosi sul bancone, stando ben attento a non smettere mai di fissarmi.
-Mai- oh, è un passo avanti. Una parola dopo una settimana di soli miagolii e fusa e soffi: questo è il motivo per il quale Adrienne me l’ha rifilato, era stufa di sentirlo litigare con i loro gatti e vederlo distruggere la tappezzeria a morsi. Dice che si comporta così da quando Rocky gli ha abbaiato a dietro e ha tentato di morderlo, dice che è rimasto traumatizzato il “suo povero Billie”, mah…
Mi complimento con lui che, nonostante mi abbia risposto male, ha finalmente aperto bocca, e non per uno dei suoi soliti gnaulii d’appello. Lo gratto dietro le orecchie e mi chino per aprire lo sportello sotto il lavello: Billie mi fissa con occhi trepidanti d’attesa, sa già cosa sto cercando.
Avvicino la mano alle sua bocca socchiusa e gli poggio sulla lingua un crocchino: forse dovrei dargli un semplice biscotto, ma infondo infondo mi piace vederlo comportarsi così.
In segno di riconoscenza si sporge verso di me e si struscia nuovamente contro il mio viso: sento i suoi capelli che mi solleticano il collo e le palpebre serrate, provocandomi un leggero fastidio, che però non impedisce di far nascere un tenero sorriso dalle mie labbra.
Prendo ad accarezzare la sua felpa e con due dita attorciglio qualche ciocca scura che gli ricadeva sugli occhi impedendogli la vista, e lui, contento del contatto fisico inizia a fare le fusa (che non ho ancora capito in che modo produca) ; si sdraia su un fianco sul bancone sul quale era seduto e io, preso dal momento, lo gratto sul petto e sul ventre con entrambe le mani, con immenso piacere del mio amico.
Riacquisto la lucidità e scaccio il gatto (amo chiamarlo così) che mi sta sporcando tutto il mobilio con le sue scarpe piene di terra.
-Non si sale sui mobili con le scarpe, Billie!- lo sgrido tentando di assumere un atteggiamento autoritario, che puntualmente scompare di fronte allo sguardo assassino del mio amico.
-Fottiti- testardo il nano.
Deciso, gli vado incontro e lo prendo per il colletto della maglietta, spingendolo fuori dalla stanza: -E niente colazione per te!- bravo Mike, sii serio e intransigente.
Sbuffando se ne va, forse arrendendosi al mio volere, osservandomi ancora di sottecchi e facendomi la linguaccia. Ora posso godermi la colazione in santa pace.
Mi avvio verso il tavolo posto al centro della cucina, della mia enorme cucina, con in mano la mia tanto amata tazza di caffè bollente; sorseggio quel liquido amarognolo e assaporo il suo inebriante aroma che, al contrario di molte persone, rilassa all’istante le mie stanche membra.
Qualche ora dopo, nelle quali stranamente Billie non si fa vedere reclamando un qualche genere di attenzione, sono qui sdraiato sul divano del mio salotto ad ascoltare un vecchio vinile dei Misfits.
-Maaaaaow!!- e ricomincia il mio inferno. Cosa diamine vuole ora quel rompiscatole? Oggi lo riporto indietro ad Adrienne, e chi si è visto s’è visto. E se non lo vuole, metto un annuncio su Ebay; tanto, chiunque vorrebbe il cantante dei Green Day in casa propria! Almeno finché non scopre che è un pazzo con manie di protagonismo… oh al diavolo, lo mollerò in casa di Tré, tanto tra animali si comprendono…
-Ho detto: Maow!- ripete scocciato piazzandomisi davanti, non prima di aver tolto la puntina dal 33’’ che stavo ascoltando tranquillamente prima della sua comparsa.
-Si Billie ho capito… di cos’hai bisogno ora?- mi metto seduto passandomi le mani tra i capelli esasperato, ravvivandoli.
Fa per aprire bocca per esprimere la sua opinione, più o meno sensata che sia, quando si ricorda che, essendo gatto, non dovrebbe parlare, e la richiude in un movimento che mi ricorda tanto quello di un pesce sotto vetro.
Mi prende per mano e strattonandomi mi trascina fino all’uscio di casa: dove caspita vuole andare? Basta, ora lo porto io in un bel posto…
-Vuoi uscire? Bene, vieni con me…- mi segue in macchina e si siede sul sedile passeggero, curioso di scoprire dove lo voglia portare: le sue enormi iridi mi implorano di rivelargli qualcosa ma, nonostante la difficoltà causata dal suo sguardo da cucciolo, riesco a non lasciar trapelare nulla.
Durante il viaggio il mio amico sembra teso, forse da buon gatto riesce a percepire qualcosa nell’aria… io di sicuro non facilito la cosa, rimango serio e muto per tutto il tempo.
Arrivati a destinazione Billie inizia a guardarmi perplesso, ha capito dove siamo e sembra anche leggermente spaventato.
-Su, scendi- lo incito aprendogli la portiera: indietreggia ma, accorgendosi di non avere via di fuga, si lascia prendere per un braccio e accompagnare fino alla porta d’ingresso della villa.
Recupero un foglietto e un pennarello, e dopo averci scritto sopra una piccola frase lo attacco alla maglietta del mio amico; tempo di suonare il campanello e salutare Billie che già sono in macchina a girare la chiave.
Pat, il nostro manager, apre la porta e osserva scioccato ciò che si ritrova davanti: un Billie Joe con un sorriso forzato sulle labbra, terrorizzato, e con un pezzo di carta sul petto con scritto:

 

So che tu saprai prenderti cura di lui meglio di me.
Tratta bene il mio micio.
Mike

 
 

-Mikeee!!!!-
 

 
 
 
 

The end 

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Capitolo 2
*** Oh baby baby it's bath time! ***


2- OH BABY BABY IT'S BATH TIME!


Mi trovo nel mio studio, con la mia principessa in mano (la mia chitarra) mentre tento di accordarla ad orecchio, operazione che fallisce miseramente tanto è lo stress che ho accumulato in questi giorni. Mi rassegno al fatto di dover alzarmi e prendere l’accordatore, che puntualmente è scomparso nel nulla. Se scopro che l’ha preso quella sottospecie di puffo…
Mh, menomale, era su uno degli scaffali. Adesso potrò rilassarmi, magari riesco anche a comporre qualcosa, tanto ora che aspetto che lo faccia Billie…
Non faccio neanche in tempo a recuperare il plettro da terra che sento la porta aprirsi e i passetti leggeri del mio amico avvicinarsi, seguiti dai suoi versi affaticati per via del continuo camminare a quattro zampe.
Inizia a fissarmi con i suoi occhioni verdi, mentre conati di vomito mi salgono su per la gola.
-Dio Billie! Ma ti sei rotolato nel letame? Puzzi peggio di un cammello morto!- urlo allontanandolo con un piede; potrei svenire a sentire ancora questo tanfo.
-Miaow…- ha la stessa espressione di un bambino colto con le mani nel barattolo dei biscotti, vuole farmi sentire in colpa per averlo sgridato il bastardo…
-Da quando non ti fai un bagno?- “che cos’è un bagno?” mi suggerisce il suo sguardo vacuo e confuso.
-See, ho capito… su, vieni con me, facciamo il bagnetto…- un grido mi suggerisce che non ne abbia molta voglia, ma siccome non ho intenzione di avere la casa che puzza di cadavere da qui fino al mese prossimo, me lo carico sulle spalle e mi dirigo verso il bagno.
Billie si agita e continua a rivolgermi miagolii di disapprovazione e, anche se essendo gatto non dovrebbe, qualche insulto di quelli pesanti.
-Smettila di dimenarti che cadiamo entrambi così!-
-Meglio, così posso scappare da te!! Cioè, miaaaaoww!!-
-È inutile, tanto non mi scappi! E ora ti conviene infilarti nella vasca e lavarti, o sarò costretto a infilartici a forza! E sai che la cosa giocherebbe a tuo sfavore!- lo poso a terra permettendogli di tenersi in piedi sulle sue gambe, stando però ben attento che non scappi.
Incrocia le braccia e se le stringe al petto, sbuffando; mi sfida con lo sguardo, è come se mi dicesse “vieni a prendermi se ci riesci”. Ok, se è quello che vuoi, che guerra sia.
Gli vado incontro e gli blocco i polsi, per poi togliergli la maglietta; lui si lagna scongiurandomi di lasciarlo andare, neanche lo stessi violentando!
Con uno strattone riesce a liberarsi dalla mia presa e scompare dalla mia visuale, fuori dalla stanza.
-Cazzo!!-
Lo rincorro finche non perdo le sue tracce, lo cerco in ogni angolo della casa, in giardino, nel seminterrato: Billie Joe Armstrong si è ufficialmente dissolto nel nulla.
Alla fine lo trovo, si è rifugiato in garage, è avvolto in una coperta che ha trovato chissà dove e trema, povero.
-Billie, dai vieni che ti preparo un bel bagno caldo… non è così terribile come pensi!- provo con un approccio gentile, non sia mai che riesco a convincerlo.
Come pensavo, se ne rimane lì, a fissarmi spaventato: rientro in casa, devo escogitare un piano…
Quando anche il mio amico rientra, trova una fila di biscotti ad attenderlo: gli si illuminano gli occhi dalla gioia e inizia a seguire quel percorso tracciato appositamente da me, che lo riporta nel luogo da lui tanto odiato.
Senza accorgersene, si ritrova con una mano sul pelo dell’acqua e in precario equilibrio: si appende con tutte le sue forze al davanzale della finestra che sporge poco sopra la vasca, per non rischiare di finirci dentro e uscire da questa situazione bagnato come un pulcino.
-Su su, deentro!!- calco l’ultima parola dandogli una spinta sulla schiena, ma a quanto pare il piccoletto a delle doti da acrobata, visto che riesce ad issarsi con la sola forza delle braccia sul davanzale e tirarsi su senza toccare l’acqua che si estende a pochi centimetri sotto di lui. Sfortuna mia che la vasca è troppo ampia, e tentare di raggiungerlo significherebbe lavarsi dalla testa ai piedi, e ora non mi sembra il momento adatto.
-E ora che avresti intenzione di fare, stare tutta la giornata lì?- vedo che fa leva sulla maniglia per aprire l’infisso, e la cosa mi fa sudare freddo: siamo al primo piano, ha intenzione di buttarsi giù?!
-Billie, ma c-che… no, no! Bì, vieni qua, prometto che… no!!- bene, si è buttato. Se si è fatto male giuro che lo lascio morire lì. Vabbè dai, andiamo almeno a vedere come sta… e se si è rotto qualcosa? Questi pensieri non mi aiutano a star calmo, anzi, l’unica cosa che agevolano è un imminente attacco di panico… calmo Mike, inspira, espira… pensieri felici e unicorni coccolosi… ok, ora va meglio.
Quando esco in giardino, scorgo Billie dietro ad un cespuglio, in un tentativo fallito di nascondersi.
-Billie, guarda che ti vedo, vieni qua!- i suoi occhi si accendono di una strana luce, sembra quasi felice di vedermi.
 -Sto venendo lì!!- incazzato più che mai mi avvento contro di lui, buttandogli addosso tutto il mio dolce peso: peccato che poco prima che gli atterri addosso corra via, facendomi ritrovare con la faccia nel fango.
Il mio amico mi si avvicina e mi tocca con una mano, per niente spaventato da una mia possibile reazione, al contrario mettendosi a ridere: -Ti sei fatto male? Su su, vieni con me!- mi canzona.
Per essere un gatto parla un po’ troppo. Ma sempre meglio così che in stile pentola di fagioli petulante, in continua ebollizione e pronto ad esplodere da un momento all’altro.
Mi trascina fin dentro casa e poi in bagno, indicandomi la vasca ancora piena.
Questa volta gliela do vinta, anche perché sono sudicio e puzzo peggio di un sacco di letame: lo caccio fuori dalla stanza con suo grande disappunto (e per quale motivo poi chi lo sa, vorrebbe vedermi nudo? Boh, a volte fatico a comprenderlo…); mi spoglio e mi immergo in acqua, rilassandomi, quando sento la porta aprirsi e vedo Billie entrare: si è portato appresso una paperella di gomma presa da chissà dove, si piazza di fianco a me e improvvisa un balletto di gioia. 



The end
 

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Capitolo 3
*** Cani vs gatti ***


3- CANI VS GATTI


Interessante il fatto che la gente abbia scambiato la mia casa per un ricovero per animali.
Forse qualcuno a mia insaputa ha affisso un cartello con su scritto “canile” fuori dalla mia porta, perché altrimenti non saprei dare altra spiegazione a ciò.
Fatto sta che ora oltre al mio amico sotto forma di gatto isterico ho un cane, o meglio una sottospecie di lumaca bavosa a farmi compagnia, mollato qui dal carissimo Trè, poiché era in partenza per uno dei suoi soliti viaggi in chissà quale paesino sperduto dell’Antartide (se mai esistano paesini nell’Antartide).
Quell’essere (il cane, non Trè) mi ricorda molto un cavallo, come minimo mi arriva all’altezza del bacino, se non di più: penso sia una di quelle razze che crescono a dismisura, tipo… boh, uno di quei levrieri penso, ha il pelo grigio un po’ lungo e tutto brizzolato…
In ogni caso, non sono qui per fare una descrizione di quel coso, ma piuttosto per tentare di separarlo da Billie, che, come suo solito, riesce a crearsi nemici perfino nei cani; ma dopotutto che ci posso fare, è un gatto (oramai mi ci sto convincendo anch’io).
-Billie, smettila!- lo scaccio con una mano, e lui spaventato salta per tentare di schivarla.
-Che vuoi da me, è lui- lo indica –che ha iniziato!-
Mi passo il palmo destro in faccia, gettandomi nel completo sconforto; so che dovrò sopportare tutto ciò per molto, molto tempo…
-Billie, devi capire che è un CANE, fa cosa da CANI. Non puoi pretendere che non giochi, abbai, o salti come un canguro per tutta casa. E poi non è neanche mio, se ti da fastidio prenditela con Tré, non con me- e detto questo mi allontano, portandomi a dietro quell’essere immondo del cane, o meglio Bradley, così l’ha chiamato Trè.
Lo guido tenendolo per il collare fino in giardino, e lì lo lascio, chiudendo la portafinestra che divide l’interno della casa con l’esterno. Mi volto e trovo a pochi centimetri dal mio viso gli occhi curiosi di Billie, che mi scrutano in un mix di ostilità e curiosità.
-Sì?- chiedo quasi sarcastico.
-Nulla…- si acciglia ancor di più -tu vuoi più bene a Bradley che a me, vero?-
-Ma che…?? Ma se l’ho appena sbattuto fuori!! Ti pare che mi piace avere in casa quel coso??- sono scioccato dalla sua domanda. Ma cosa gli salta in mente? Lui è il mio migliore amico, quel cane mi è stato imposto come coinquilino. Direi che c’è una bella differenza!
-Ma io lo so, tu vuoi più bene a lui!!- si impunta su questo fatto e non vuole avere ragioni, lo odio quando fa così.
-Senti, pensa  quello che vuoi allora- e me ne vado. Perché sono stufo. Mi rintano nel mio studio a leggere. Ecco cosa faccio ora.
Dopo qualche ora però, verso le otto, mi rendo conto che è ora di cena: scendo e inizio a preparare. Prima però faccio rientrare Bradley, che altrimenti si ammala o che so io e Trè da la colpa a me.
-Billie? Billie!- le mie urla sono seguite da una corsa scomposta verso il soggiorno da parte del mio amico, e poco dopo è qui davanti a me.
-Sì?-
-Cosa vuoi da mangiare?- noto che ha un block-notes in una mano, e una penna nell’altra. Che stia scrivendo qualcosa? Nah, non penso, nello stato in cui si ritrova credo che a malapena riesca a formulare pensieri di senso compiuto (non che normalmente ci riesca).
-Boh, quello che ti pare-
Mi dirigo in cucina e inizio a preparare della pasta: la cosa più decente che mi riesca.
-Billie dai, vieni a mangiare- lo vedo alzarsi dal divano pigramente, tenendo sempre stretto in una mano il blocchetto, e sedersi a tavola.
Faccio per prendere i piatti, quando ricordo di dover dar da mangiare al cane: lo faccio subito così da non dimenticarmene.
Vedo Billie osservarmi accigliato mentre prendo la ciotola, apre il blocchetto e scrive qualcosa sopra. Ma che…??
-Ehi, che hai?-
-Nulla- e continua a scrivere.
Quando anche noi abbiamo finito di mangiare, andiamo a sederci sul divano, io ad immergermi di nuovo nella lettura e Billie a guardare la tv.
Dopo un po’ lo vedo avvicinarsi, e iniziare a strusciarsi contro il libro, tentando forse di farmelo abbassare e di ricevere qualche coccola.
-Billie ti prego, sto leggendo- sbuffa e si allontana, rimettendosi nel suo angolo.
Tempo qualche secondo e arriva Bradley, che mi lecca una mano.
-Ehi, che fai! Mi sbavi tutto così, no!- lo rimprovero dolcemente, ridendo, poiché mi sta facendo il solletico. Billie recupera di nuovo il block-notes e segna qualcosa arrabbiato.
Non ci faccio troppo caso, e dopo una mezz’oretta vado a dormire; il mio amico mi segue come un’ombra fino in camera, e lo stesso fa il cane, che forse mi ha preso in simpatia.
Quando vado in bagno a cambiarmi, sento i miei due coinquilini litigare, e da quello che dice il nano sembra stiano discutendo su chi debba dormire con me. Oh che bello, mi sento tanto la dama contesa tra i due principi!
Ma come sono messo male…
Mentre mi svesto, noto sul lavandino i pantaloni di Billie, poiché è entrato poco prima di me per mettersi il suo bel pigiamino con i coniglietti, e il famoso blocchetto sul quale è andato avanti a scrivere tutta la sera sbuca da una delle tasche. Curioso, lo sfoglio; ci sono segnati sopra in ordine cronologico (con anche gli orari appuntati) varie azione che ho compiuto nell’arco di queste ore: quando ho dato da mangiare a Bradley, quando l’ho coccolato e l’ho fatto giocare…
“Da quanto ho potuto osservare, Mike si interessa molto piùai bisogni di Bradley che ai miei, e da ciò ne deduco che, come già inizialmente avevo constatato, lui preferisca il cane che me”
Queste sono le ultime parole segnate nella pagina. Mi intristisce un po’ questo fatto, ma dopotutto convinto lui, contenti tutti. Ma voglio che cambi idea in proposito, non voglio che il mio amico mi tenga il broncio a vita (e so che ne sarebbe capace).
Torno in camera e mi stendo a letto, non prima di aver cacciato il cane fuori dalla stanza.
-Mickey, posso dormire qui con te?-
-Vieni Billie- gli faccio segno di avvicinarsi e di sedersi vicino a me; lui esegue e mi fissa triste.
Gli scompiglio i capelli dolcemente e ricambio il suo sguardo: riesce a dirmi molto più con i suoi occhi che con mille parole, un’occhiata e io capisco subito come si sente; e so che ora è amareggiato e anche un po’ pentito.
-Sei uno stupido-
-Lo so, il tuo stupido- ci abbracciamo e ridiamo insieme, coscienti del fatto che quella giornata era stata alquanto assurda.
-E non cambiare mai-

  

THE END

 

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Capitolo 4
*** Surprise ***



 4-SURPRISE


Sto lavando i piatti fischiettando il motivetto di Like Rat Does Cheese… sì, lo ammetto, nonostante sia molto irriverente (ma quale irriverente, è proprio volgare! E affermato da uno come me è tutto dire) Tré è riuscito a farmi entrare in mente quella specie di canzoncina e… ora non me la tolgo più dalla testa.
Mentre sono perso in questi miei pensieri, sento qualcosa premere e scivolare via dalla mia gamba: abbasso lo sguardo e vedo Billie Joe a quattro zampe che finisce di strusciare la testa contro di me, per poi fissarmi dritto negli occhi.
-È peggio di quanto pensassi, poverino…- il mio amico mi rivolge uno dei suoi soliti acuti miagolii: a giudicare dalla sua espressione accigliata sembra arrabbiato.
-Cosa vuoi adesso?- chiedo indispettito.
Lo vedo allontanarsi mentre continua ad osservarmi di sottecchi, finché non raggiunge la porta, e lì infila le unghie nello stipite.
Con un balzo lo raggiungo e lo afferro per la collottola (non seriamente come un gatto, ma per il colletto della maglietta) prima che possa distruggere la stanza. Un’altra.
-Non si fa Billie, non ci si fanno le unghie sui mobili!!- lo rimprovero, ma lui, ancora più arrabbiato di prima, tenta di darmi una zampata in faccia; riesco ad allontanarlo appena in tempo e sempre tenendolo da dietro lo porto in salotto e lo faccio accucciare sul divano.
-Adesso te ne stai qui buono buono mentre il sottoscritto si fa una partita a Call Of Duty- lo avverto sedendomi di fianco a lui.
Mentre aspetto che il gioco si carichi ne approfitto per coccolarlo un po’: mi piace affondare le dita fra i suoi morbidi capelli e sentirlo fare le fusa, ma appena si ricorda che è ancora arrabbiato con me si scansa bruscamente e torna nel suo angolino (probabilmente se ce l’avesse muoverebbe la coda).
Prendo in mano il joystick, il gioco parte, e non appena inizio a mietere le mie prime vittime, che cadono a terra morenti in una pozza di sangue, Billie si apposta accanto a me e scruta curioso lo schermo.
Noncurante della cosa, continuo a giocare, quando un pensiero mi attraversa la mente come un fulmine a ciel sereno: metto in pausa e mi volto lentamente verso il mio amico.
“Aaaaah…… ma tu volevi giocare…!!”
Lui annuisce contento della mia intuizione e io corro al piano di sopra, in soffitta, a recuperare uno dei gomitoli di nonna Pritchard.
Quando torno, lo trovo intento a continuare la mia partita a Call Of Duty senza che io gliel’abbia permesso… rimango ai piedi della scala con il gomitolo in mano, le braccia incrociate e battendo un piede per terra, alterato.
Mi schiarisco la voce, e lui, preso alla sprovvista, fa saltare in aria il joystick, per poi alzarsi di scatto dal divano: mi rivolge un sorrisino innocente e prende a muovere le cinque dita in segno di saluto.
-Billie, non si toccano le mie cose, e lo sai. Ora comunque non ti preoccupare, e vieni a vedere cos’ho per te- si avvicina prudente, e io gli sventolo sotto il naso quel groviglio di lana, che subito mi perquisisce e fa sparire lontano dalla mia vista, insieme a sé stesso.
Forse ora potrò avere un attimo di tranquillità.
Ovviamente no.
Billie torna, preceduto dal gomitolo che vola dalla parte opposta della stanza: nel corrergli a dietro rischia di trascinarsi via il tavolino che si trova davanti a me, su cui invece ci salta sopra, schivandolo all’ultimo secondo.
-Dio santo Billie stai più attent-aaah!!- lo vedo volarmi contro, atterrandomi addosso e facendomi anche molto male. Sono sdraiato sul divano, con il mio amico sopra a quattro zampe che mi fissa con la lingua di fuori (adesso si è trasformato in un cane?), e con un dolore lancinante al lato sinistro del corpo, quello che mi ha colpito il mio caro micino con tutto il suo dolce peso.
-Levati di dosso, gatto da strapazzo!-
-Mike sei tu che mi hai dato il giochino, ora non ti puoi lamentare!! E poi non è colpa mia se sei sempre in mezzo!! E non ne ho voglia di levarmi, sei comodo e morbidoso!! E-ehm… miaaaoww!!- lo guardo stralunato, visto che ha detto tutto di corsa, per questo penso di aver afferrato solo l’ultima frase.
-Dire che sono morbido è un tuo modo molto velato per dire che sono grasso?-
-Oh no no, è solo che è bello stare su di te… giochi un po’?- mi chiede speranzoso.
-Gatto, dovresti startene zitto lo sai? Su, portami quel coso che te lo tiro… sì, te lo muovo un po’!- mi correggo vedendo il suo sguardo, probabilmente arrabbiato perché volevo trattarlo come un cane, mah…
Mi porge il gomitolo e io lo agito un po’ sopra la sua testa: inizia a fare dei salti alti quasi il doppio della sua altezza (che poi non ci vuole neanche tanto) pur di raggiungere il filo che penzola dalla mia mano.
Dopo poco inizio ad annoiarmi, e glielo mollo sul divano.
Lui sbuffa per questa mia decisione e sconsolato esce in giardino, ciondolando le braccia in un buffo movimento circolare, che va in concomitanza con quello del suo corpo.
Lo seguo, per assicurarmi che non ne combini un’altra delle sue, e rimango fermo sulla soglia della porta-finestra ad osservarlo mentre, con uno slancio, si aggrappa al ramo di un albero e si tira sopra sedendosi a cavalcioni su di esso. È diventato una piccola Nadia Comaneci! No, forse una similitudine con un uomo sarebbe più appropriata (anche se…)… diciamo un piccolo Vitaly Scherbo! Sì insomma, un bravo ginnasta…
-Billie, che fai lassù?-
-Osservo- oh certo, che stupido. Lui “osserva”. Il modo in cui l’ha detto lascia intendere a un qualcosa che non mi piace, meglio fargli il terzo grado da brava mammina quale sono:- Che cosa?-
-L’infinito-
-Certo certo: “sempre caro mi fu quest’ermo colle e questa siepe”. Cosa sei, Leopardi? Per favore, dimmi cosa sta progettando la tua mente perversa e finiamola qua-
- Nulla- ovvio, c’è la segatura là dentro, non può pensare. Perché proprio a me? Perché non a qualcuno di più idoneo a questo genere di cose, tipo Tré?
Lascio solo Billie, poiché hanno appena suonato alla porta. Mi dirigo verso l’ingresso e apro: di fronte mi ritrovo un viso paffutello con stampati sopra due occhi turchini che mi fissano senza espressione, sgranati, un naso abbastanza prominente e una mascella squadrata; il tutto sormontato da una cresta da gallo di un colore non ben definito, simil arancione: so che tutta questa descrizione non era necessaria, poiché avevo capito solo dal suono del campanello che era Tré, però mi piace far uscire il poeta che c’è in me ogni tanto.
-Ciao, come mai da queste parti?- mi scanso leggermente per dargli la possibilità di entrare in casa, e così fa.
-Nulla, è che l’altro giorno ho fatto per chiamare Billie ma mi ha risposto Adie dicendo che era qua da te, quindi… eccomi qua- mi risponde sovrappensiero, continua a guardarsi in giro, come se fosse la prima volta che vede dall’interno la mia abitazione, sembrando così spaesato.
-Se vuoi te lo chiamo, è fuori-
-No, non ti preoccupare… piuttosto, non è che gli puoi dare questo da parte mia?- mi allunga una specie di busta di carta contenente chissà che cosa, che non avevo notato quando era arrivato.
-Certo…- incuriosito, mi rigiro un po’ il pacchetto tra le mani: -Ma che cos’è?-
-Ehi amico, questo non te lo posso dire…-
-Ma che è, vi fumate ancora maria e gliela recapiti a mo’ di lettera anonima per non farti scoprire?-
-Ma che, è una cosa che dovevo ridare a Billie, punto e basta… ora io vado, ciao- e dicendo questo, si incammina verso il vialetto d’entrata, scomparendo poi poco più avanti dietro ad un angolo.
Mentre mi avvio sul retro, la mia curiosità continua a supplicarmi di aprire questa stramaledettissima busta, ma so di dovermi trattenere, e riesco a farla arrivare a destinazione ancora chiusa e senza evidenti segni di apertura (o di vapore della macchina per fare il cappuccino…).
-Billie, è passato di qui Trè e mi ha detto di darti questa…- alzo lo sguardo sopra l’albero sul quale si era appartato poco fa e allungo la mano con il pacchetto verso di lui; mi scruta un po’, forse indeciso se fidarsi o meno, ma alla fine si avvicina velocemente e mi strappa via ciò che avevo in mano.
-Ma, una curiosità: cosa c’è dentro quel pacchetto?- Billie mi guarda come se avessi detto un’eresia, sconvolto. Ma cosa c’è di così top secret lì dentro??
Sbuffa col naso, sembra un cavallo quando fa così; alza gli occhi al cielo e si nasconde su un ramo più alto, per aprirsi in santa pace (credo) quella specie di scatola.
Alla fine, scocciato, me ne torno in casa, sono stufo delle reazioni di Billie…
                                           ********************************************
Dopo un quarto d’ora circa lo vedo rientrare, si è tolto la felpa che aveva addosso e l’ha usata per coprire il contenuto di quella famosa scatola… non capisco però perché l’abbia fatto se poteva semplicemente rimetterlo nell’incarto originale, ma si sa, Billie Joe Armstrong è troppo strano…
-Billie allora, si può sapere cosa sia quello- sottolineo la parola indicando verso di lui -di così segreto??- inclina la testa di lato, con uno sguardo di chi non ci sta capendo un cazzo. Ma cos’ha poi da capire?!
Rimane in questa posizione qualche minuto, arrivo anche a pensare che sia caduto tipo in trance, ma alla fine si riprende, e scuote la testa accompagnando il gesto con un mugolio di dissenso.
-Ok… mi arrendo…-
-Bene- e si volatilizza al piano di sopra.
Il resto della giornata passa tranquillo: non faccio più riferimenti al misterioso pacchetto, e Billie sembra essere felice di ciò.
Anche i giorni passano, e addirittura sembra che il mio amico stia migliorando: parla molto di più, non miagola così frequentemente quanto prima e pare richieda meno coccole. Dico pare perché le coccole le ha sempre volute, anche prima di trasformarsi in micino morbidoso.
Solo una cosa mi dispiace: sono le tre del pomeriggio del 4 maggio, il MIO compleanno, ma sembra che nessuno se ne sia ancora accorto… compio 30 anni, cavolo, un po’ di considerazione!
Ecco che arriva Billie, anche se lui è uno di quelli (“quelli” cioè tutte le persone che conosco) che non mi hanno ancora fatto gli auguri, non è detto che non se lo ricordi…
-Ciao Billie!-
-Ciao Mike, io esco eh!- il sorriso che avevo stampato in faccia mi scompare poco a poco: mi sento un grandissimo idiota, e non so il perché. E poi, da quando a smesso quasi completamente di comportarsi da gatto vive a casa mia a gratis, ma non ha una famiglia sua dalla quale andare??
Bene, ora sono da solo a tempo indeterminato. Tanti auguri a me, che compleanno di merda.
 
Mi sveglio di soprassalto, ma quando mi ero addormentato? Sono sicuro di aver sentito un tonfo, o un botto, o comunque qualcosa che sbatteva violentemente sul pavimento. Forse Billie è tornato.
Mi alzo e mi accorgo che la porta della cucina è chiusa a chiave, ma la cosa più inquietante è che dall’interno di essa provengono rumori di pentole che sbattono e vetri rotti.
Busso un paio di volte, ma non ricevo risposta. Busso ancora, e finalmente un Billie completamente infarinato mi apre, rimanendo inizialmente terrorizzato, per poi sorridermi falsamente.
-Miiike, che ci fai qui?-
-È casa mia, ecco cosa ci faccio-
-Oh già, beh… non hai voglia di farti un giro? Non hai visto che bel tempo che c’è fuori oggi?-
-Non me ne fotte una minchia del tempo, vorrei verificare l’incolumità dei miei bicchieri e tazze!!-
-No non puoi! Perché… sono nudo!-
-Billie ti vedo, non sei nudo. E poi perché dovresti essere nudo in cucina?!-
-Tu vedi solo dal petto in su, chi ti dice che ce li ho i pantaloni addosso??- ok, dopo questo me ne vado che è meglio, non voglio più sentire le stupidate di quel nano, almeno non il giorno del mio compleanno.
A questo punto vado realmente a farmi un giro.
Torno dopo un’oretta, saranno le sette penso… chissà cos’avrà combinato Billie in mia assenza…
-SORPRESA!!- appena entro in casa vengo investito da delle urla e le luci, che fino a quel momento erano spente, si accendono accecandomi.
Mi guardo in giro e vedo un sacco di persone che infestano il mio soggiorno: ci sono Billie con Adrienne, Joey e Jakob, Trè con Ramona (Claudia non lascerebbe mai un bimbo di pochi mesi come Frankito nelle mani di un pazzo come Trè) e… ouh, c’è anche Estrelle. Sembra felice, è da ormai molto che non ci vediamo… ma.io.non.devo.piangere. No, non posso e… mi viene incontro, oddio…
-Papà!- mi chino per poterla prendere in braccio, la stringo a me, ma devo resistere, sono forte io, non posso farmi vedere in lacrime da mia figlia…
-Auguri!- oddio no, io…
-Grazie, mi sei mancata tanto sai?- e sento una lacrima infrangersi sul mio viso. Lo sapevo. Ora basta però. Michael Ryan fermati ora. Ho detto fermati, ne va della tua dignità…
-Ehi Mike tutto bene? È il tuo compleanno non essere triste!- mi rincuora Trè, avvicinandosi, e senza lasciare andare Estrelle gli stringo le spalle in un abbraccio.
-Mike, sai il pacchetto che mi aveva portato Trè un po’ di tempo fa? Beh, non sei curioso di sapere cos’era?- Billie. Beh, ovvio che sono curioso ora, che domande!
-Dai vieni ad aprire i regali!- mi sventola sotto il naso un pacchetto un po’ grosso. Gli sorrido e mi siedo sul divano, per poi iniziare a scartare quel regalo in imbarazzo, poiché mi sento osservato da tutti.
-Uh… Billie…- non so che dire, davvero. È… qualcosa di stupendo, uno dei regali migliori che abbia mai ricevuto. Apro l’album di foto che mi ha regalato, e dentro trovo foto di ogni tipo, ma soprattutto di molto vecchie, quando i Green Day erano solo un idea ancora da realizzarsi e noi eravamo dei semplici ragazzini di 16-17 anni che se ne andavano in giro a fumare, bere e suonare giusto per divertimento. Quelli sì che erano bei tempi.
Abbraccio Billie forte, penso sia l’unico modo per manifestare i sentimenti che mi vorticano pericolosamente dentro, e che minacciano di esplodere.
-Sai, ho lasciato le ultime pagine vuote, così che le potrai riempire tu con il tempo…-
-Questo è il miglior regalo che abbia mai ricevuto. Ti voglio bene-
E quello che pensavo dovesse prospettarsi il peggior compleanno di tutti i tempi, alla fine si è rivelato il migliore in assoluto, o almeno finora.

 

 
 
 
AND THEY LIVED HAPPILY EVER    AFTER
 

The end
 

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