I know I sound crazy, don't you see what you do to me?

di exitwounds
(/viewuser.php?uid=154550)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stella. ***
Capitolo 2: *** due. ***
Capitolo 3: *** tre. ***



Capitolo 1
*** Stella. ***


I know I sound crazy, don't you see what you do to me?

(1)

Stella.


«feels like I'm falling in love
when I'm falling to the bathroom floor.»


Buio. Silenzio.
«Alex, sei sveglio?» sussurrò al suo ragazzo steso accanto a lei, ma ricevette solo un mugolio scocciato in risposta. Tipico. Lo prese per un 'no'.
Lisa spostò il braccio dal suo petto lentamente, per paura di svegliarlo. Scostò la coperta e piano piano si alzò e si diresse verso il bagno.
Conosceva casa di Alex come le sue tasche, quindi non ebbe neanche bisogno di accendere le luci per trovare la stanza corretta.
Stava per aprire la porta quando sentì un rumore secco, ripetuto ad intervalli regolari, e si fermò.
Tac, tac, tac.
Sembrava qualcuno che girava le chiavi nella toppa. Ma chi diavolo poteva rientrare a casa a quell'ora nel bel mezzo della settimana? Erano le due di un mercoledì notte - o sarebbe meglio dire giovedì mattina? - non di venerdì o sabato. Quelle sì che erano giornate plausibili per tornare a casa ad orari improponibili.
Dubitava che fossero i vicini - come poteva un'adorabile coppietta di ottantenni rientrare a quell'ora?- ed era sicura che nessuno oltre lei ed Alex avesse le chiavi di quella casa.
Il pensiero che fosse un ladro impegnato nel cercare di forzare la serratura la sfiorò e la fece rabbrividire. Per un attimo sorrise, pensando che sarebbe stato quasi impossibile scassinare una porta blindata, ma subito tornò cupa in volto: i ladri erano capaci di tutto.
valutò le possibili opzioni: svegliare Alex oppure avvicinarsi alla porta brandendo una mazza da baseball e sfoggiando lo sguardo più cattivo che sapesse fare.
Optò per la seconda, ricordandosi di quanto Alex potesse essere intrattabile se svegliato di soprassalto.
Con la mazza da baseball in mano si posizionò davanti alla porta, pronta a colpire in testa il 'ladro.'
Con un ultimo scatto la porta si aprì, e grazie alla luce che filtrava dal pianerottolo, Lisa ebbe la possibilità di vedere in faccia chi aveva di fronte.
Altro che un ladro, quello era Jack!
«Lisa, perché hai una mazza da baseball in mano?» le chiese il ragazzo sorpreso.
«E tu perché sei qui alle due del mattino?»
«Perché sei in intimo?»
«Perché sono a casa del mio ragazzo! E non rispondere alle mie domande con altre domande. Che ci fai qui?»
«Si da il caso che il tuo ragazzo sia anche il mio migliore amico e che mi abbia dato una copia delle chiavi di casa.» le rispose Jack con assoluta calma. «Ma rivestiti, ti prego.»
Lisa arrossì e filò in camera a prendere una delle magliette di Alex, che le facevano quasi da vestito, poi tornò dal ragazzo.
«Comunque, il fatto che tu abbia le chiavi di casa non ti da il diritto di entrare qua all'improvviso, alle due del mattino poi!»
Jack rimase in silenzio, tirò fuori una bottiglia di birra dallo zainetto da cui non si separava mai, la aprì con i denti e la bevette tutta d'un sorso, pulendosi le labbra con il dorso della mano.
«Jack...» lo richiamò la ragazza. «Devi smetterla. E non solo con la birra... La tua é un'ossessione. Basta.»
Il ragazzo rimase ancora in silenzio, anzi, si alzò di scatto e si diresse in soggiorno, aprendo esperto i cassetti e tirando fuori una bottiglia di vodka liscia. Anche lui conosceva casa di Alex come le sue tasche.
E stava completamente ignorando le parole della ragazza, preso com'era a bere il più in fretta possibile quella bottiglia.
«Io non ti reggerò la testa quando correrai in bagno a vomitare l'anima, ricordatelo Barakat.» scosse la testa divertita.
Sulle labbra di Jack spuntò un sorriso amaro, mentre sentiva la lucidità venir meno. Si abbandonò sul divano con un tonfo, la testa che cominciava a girargli.
In fin dei conti le parole di Lisa l'avevano colpito. Forse la sua era solo un'ossessione, che nel giro di poco tempo sarebbe passata. Oppure no. Oppure era davvero amore, un sentimento puro, quello che provava nei confronti del suo migliore amico.
Buttò giù l'ultima sorsata di vodka, che scese per la sua gola bruciando. La testa aveva preso a giragli sempre di più, e quando provò ad alzarsi per prendere la bottiglia di whiskey che lui e Alex avevano aperto qualche settimana prima, le forze gli vennero meno, costringendolo a rimanere seduto. Era perso.
«Non avrei mai voluto dirtelo così, Jack, però mi ci hai costretta.» esordì Lisa sedendosi sul divano accanto a lui. «Ascoltami. Siamo innamorati della stessa persona ed Alex non é gay. Fattene una ragione. Ha dovuto affrontare tanti problemi, tanti casini, ci manca solo il migliore amico gay che dice di essere innamorato di lui. Quindi, lascialo perdere, ti prego. Se non vuoi farlo per me, per te stesso oppure per la band, fallo per lui.»
Jack strinse i denti, mentre l'alcol continuava a bruciargli lo stomaco. Colpito e affondato, Barakat, diceva una vocina nella sua testa.
Lui e Lisa rimasero in silenzio per qualche secondo, poi la ragazza si alzò.
«Dormi qua sul divano, ti prendo una coperta. Io torno da Alex.»
Quando gli ebbe portato la coperta e se ne fu tornata in camera di Alex, Jack cominciò a rimuginare a lungo sulle parole della ragazza, mentre i conati di vomito si facevano sempre più frequenti.
Quando fu sicuro che la 'felice coppietta' stesse dormendo, andò in bagno e, come previsione di Lisa, vomitò l'anima, con nessuno a reggergli la testa.
Dopo che si fu ricomposto, con passo il più silenzioso possibile, entrò nella stanza di Alex. Dormiva con un sorriso sereno stampato sul volto e Lisa stretta accanto a lui. Quant'era bello.
Doveva davvero lasciar perdere Alex? Doveva proprio?
Tornò a sdraiarsi sul divano con queste domande che gli frullavano per la testa, preparato a passare una notte insonne, ma non per colpa dell'alcol.



myspace.
beh, questa é la prima cosa che pubblico in questo fandom e boh, spero vi piaccia e di postare il secondo capitolo non fra un'eternitá. (come mio solito,lol)
se scrivo qualche cosa assurda sui ragazzi perdonatemi, non li conosco da molto ma mi hanno presa da morire.
é una Jalex (capitan ovvio), come si fa a non shipparli? sono troppo teneri asdfghjkl
al prossimo capitolo!
fabi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** due. ***


(2)
 

Jack.
Quando aprii gli occhi, ero circondato da pareti bianchi. Ero sicuro di non essere a casa mia, avevo tutte le pareti gialle. Ma allora dov’ero?
Cominciai a ricordare tutto, con un mal di testa tremendo. Ero a casa di Alex. Mi ero ubriacato ed avevo vomitato come un ragazzino. Oh, e come se non bastasse, Lisa mi aveva detto di piantarla, “ossessione”, l’aveva chiamata, ma cazzo, non lo era.
Ogni giorno ero sempre più sicuro di amare Alex, e volevo soltanto che lasciasse quella troia di Lisa. Come potete vedere, quella ragazza mi piace davvero tanto. Ah-ah, bella battuta. Se non fosse una donna, l’avrei già presa a pugni in faccia non so quante volte.
Mi alzai dal divano – dormire lì non era poi tanto male, mi ci sarei anche potuto abituare – e andai in cucina per prendermi un bicchiere d’acqua o un po’ di latte, magari mi avrebbero fatto passare quel dannato mal di testa.
 
Alex.
Lisa mi diede un bacio sulla guancia, sussurrandomi nell’orecchio «buongiorno amore».
La strinsi forte a me, sembrava così piccola tra le mie braccia, le lasciai un leggero bacio sulla bocca. «’giorno amore» sussurrai sulle sue labbra.
Ma quel bacio.... sembrava sbagliato. Era...strano. Come se non fosse la cosa giusta da fare.
Scossi la testa, che pensiero stupido.
Ci alzammo entrambi per andare a fare colazione. Non sapevo che ore fossero, e anche se fosse stato mezzogiorno, avrei fatto colazione comunque. Non ci potevo fare niente, avevo sempre fame. E se non stavo mangiando, stavo sicuramente dormendo. La pigrizia era un po’ la mia filosofia.
Andai ad aprire il frigorifero per prendere un po’ di latte, ma c’era qualcuno che già lo stava facendo. All’inizio i miei occhi assonnati non riuscirono a riconoscere chi era, ma poi capii che era Jack.
«Jack, che ci fai qua?» gli chiesi, sorpreso dalla sua presenza.
«Buongiorno anche a te eh, Lex.» mi rispose lui, sarcastico.
Il mio sguardo passò da lui a Lisa, in cerca di spiegazioni.
«Stanotte, mentre stavo andando in bagno, ho sentito un rumore» cominciò Lisa «e all’inizio ho pensato che fosse un ladro, ma alla fine era Jack.» si fermò, come se fosse insicura su ciò che dire, poi si scambiò un’occhiata con Jack e continuò a spiegarmi. «Era ubriaco e l’ho fatto dormire sul divano. Tutto qua.»
«Stavi per colpirmi in testa con una mazza da baseball, Lisa!» esclamò Jack.
«Te l’ho detto, pensavo che fossi un ladro!» esclamò Lisa in risposta.
«Vaffanculo» sussurrò Jack, stringendo i denti.
«Diavolo, deve essere stato divertentissimo. Avresti dovuto svegliarmi, tesoro.» ridacchiai, immaginandomi la scena.
Jack continuò a bere il latte direttamente dal cartone, e Lisa semplicemente mi guardava, sorridendo.
«Perché mi guardi, amore? I miei capelli scompigliati da appena sveglio fanno più schifo del solito?» risi ed anche a lei scappò una risata.
«E’ che mi piace quando ridi, tutto qua.» sorrise e la baciai piano.
«Smettetela ragazzi, prendetevi una stanza ed andate a procreare là. Vi ricordo che ci sono anche io, e sto per vomitare per tutta questa robaccia romantica.» ci interruppe Jack, posando il cartone del latte sul tavolo. Ridemmo tutti e tre insieme e facemmo colazione. Poi Lisa andò a farsi una doccia, così io e Jack andammo in salone a sederci sul divano.
«Perché ti sei ubriacato, Jack?» gli chiesi, abbastanza preoccupato. L’ultima volta che si era davvero ubriacato è stato per la sua ex fidanzata. L’aveva tradito, quella troia.
«Così, giusto per divertimento.»
«Smettila Jack, fai schifo a dire le bugie e lo sai benissimo.»
 
Jack.
Cazzo. Cazzo cazzo cazzo cazzo.
Alex Gaskarth, vaffanculo perché mi conosci troppo bene, vaffanculo a me perché ti amo, vaffanculo tutto, vaffanculo tutti, vaffanculo al mondo intero.
«Ti ho detto la verità.»
«Non puoi mentire al tuo migliore amico, Jack.»
Vaffanculo Alex, un’altra volta.
Ecco perché mi sono ubriacato, perché siamo solo dei fottuti migliori amici e cazzo, voglio che tu sia il mio ragazzo, e tu sei così cieco che neanche te ne accorgi.
Volevo dirgli tutto, ma non potevo, così tenni la bocca chiusa.
«E’ che... solo... devo tornare a casa.» mi rimisi lo zaino su una spalla. «Grazie Lex. Salutami Lisa. Ciao.»
Non gli diedi neanche il tempo di rispondere, chiusi la porta alle mie spalle e me ne andai.
 
Il mio telefono aveva squillato miliardi di volte, ed erano tutte chiamate di Alex, ne ero sicuro, ma non avevo intenzione di rispondere. Non volevo parlargli, almeno in quel momento.
Arrivato a casa, attaccai la chitarra al mio piccolo amplificatore, alzai al massimo il volume e cominciai a suonare i primi accordi che mi passavano per la testa.
Di solito suonare mi liberava la mente, mi dava un attimo di respiro e mi calmava, ma quella volta neanche il suono della mia chitarra che faceva tremare le finestre di casa mia riusciva a levare dalla mia mente il pensiero di Alex.
Dopo circa tre ore che suonavo a caso, mi fermai, solo perché un dito aveva cominciato a sanguinare, e cazzo se faceva male.
Pulii la piccola ferita, pensando ancora ad Alex a torso nudo e a quanto era bello.
Non potevo andare avanti così, non più. Era arrivato il momento di fare una scelta.
Potevo dire ad Alex che lo amavo e magari potevamo stare insieme felici e contenti, oppure continuare a stare di merda guardandolo con...lei.
Ma se gli dicessi di amarlo, come reagirebbe? Mi prenderebbe a cazzotti in faccia dandomi dello “sporco frocio” – come in tanti avevano già fatto anni prima – o mi avrebbe baciato dicendomi che mi amava anche lui?
«Ho visto troppi film romantici.» scossi la testa.



myspace.
ciaaaao.
non posto per un mese e poi me ne esco con un capitolo il giorno di Pasqua, mi pare giusto.
a proposito, auguri a tutti :3
e boh, non so che dire. a parte che scrivere scene lisex mi fa strano, e neanche so come faccio a farlo, forse perché mi ci immagino Jack AHAHAHAHAHA okay no.

PROMEMORIA/CONSIGLIO:
non ascoltate live acustici dei Paramore mentre scrivete. è scientificamente provato che la perfezione della voce di Hayley vi distrarrà più o meno ogni mezzo secondo. ah, e se siete femmine, la sua bellezza affonderà la vostra autostima. attente. lol.

ah, un'ultima cosa e poi la smetto.
io e Flavia (Marceline ♥) stiamo traducendo una Jalex, vi lascio il link se vi va di leggerla, ci farebbe tantissimo piacere una recensione :3
sparisco e vado a morire perché fra 66 giorni vedo gli All Time Low asdfghjkl
al prossimo capitolo (sperando non così tardi ahaha)
fabi.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** tre. ***


(3)
 

Jack.

Il telefono ricominciò a squillare per la miliardesima volta e risposi, più per disperazione che per voglia.
«Pronto» mormorai.
«Ce l'hai fatta a rispondere a questo cazzo di telefono eh!» la voce di Alex era forte e decisa, arrabbiata.
«Non puoi andartene via così , di punto in bianco, e neanche rispondere al telefono cazzo!» rimasi in silenzio, guardandomi i piedi. Non faceva una piega.
«Sono sotto casa tua, apri quella cazzo di porta che dobbiamo parlare. Guarda che se non lo fai in cinque minuti entro dalla finestra, e sai che lo faccio.» mi attaccò in faccia.
Lanciai il telefono sul letto, era meglio aprire la porta. Conoscevo Alex, avrebbe davvero avuto il coraggio di entrare dalla finestra se non lo avessi fatto.
Appena abbassai la maniglia, dall'altra parte Alex spinse violentemente la porta e la aprì.
«Per quale porca puttana di motivo sei sparito all'improvviso?» il suo tono di voce era pungente, mentre sbatteva la porta alle sue spalle.
Nonostante fossi più alto di lui e lo guardassi dall'alto in basso, quel suo sguardo così duro, arrabbiato e preoccupato mi stava facendo sentire piccolo piccolo. 
Continuai a rimanere in silenzio.
«Rispondimi cazzo Jack!» mi diede uno schiaffo in volto, secco. Portai una mano a massaggiare la guancia dolente, la bocca aperta per lo stupore, lo sguardo fisso al mio migliore amico che mi aveva appena assestato un gran ceffone.
Alex non era capace di essere arrabbiato con me, si faceva sempre trasportare dalle emozioni del momento e appena si rendeva conto del danno che aveva fatto cominciava a straparlare e a scusarsi subito. Dai suoi occhi nocciola traspariva ogni sua sensazione: quel ragazzo per me é sempre stato un libro aperto.
Il suo sguardo si abbassò leggermente, stringeva i pugni e aveva preso un respiro profondo per calmarsi.
«Che hai fatto al dito?» mi chiese, la voce più calma, guardando la mia mano sinistra che stava ancora massaggiando la guancia.
«Stavo suonando e mi sono tagliato con una corda.» risposi, con tono neutro. 
Mi buttai di peso sul divano, che sorprendentemente dopo anni e anni in cui era stato il ring delle nostre lotte di wrestling ancora non si era rotto, e Alex mi seguì a ruota.
Era più tranquillo, aveva smesso di stringere i pugni e il suo volto non era più tirato. Stava per entrare nella fase di scuse frenetiche, come ogni volta in cui litigavamo. Ho perso il conto delle volte che abbiamo discusso, discussioni che non duravano più di mezz'ora. Di solito il primo che cedeva e si scusava era lui.
«Scusa Jack, é che sono preoccupato e...» 
«Tranquillo,» accennai un sorriso «solo non prendermi più a schiaffi, hai la mano pesante!»
Alex mi restituì il mezzo sorriso. «Jack, sei sicuro che vada tutto bene? Sei strano in questo periodo, non sembri quasi più te, e mi sto preoccupando.» i suoi occhi trasudavano insicurezza e allo stesso tempo confermavano il tono preoccupato della sua voce. 
Deglutii. 
Forse era arrivato il momento di dirgli tutta la verità. 
O di inventarsi una bugia credibile, molto credibile.
Guardavo fisso il pavimento, gli occhi sulle mie Nike nere distrutte dagli anni. 
Meglio dire una cazzata.
«Il ragazzo di mia sorella l'ha lasciata e lei sta a pezzi, sono preoccupato.» non era proprio una bugia: il ragazzo di May l'aveva davvero lasciata, ma era successo più di un mese fa e lei l'aveva presa bene. Ma Alex non lo sapeva, quindi era una scusa perfetta.
Rimase in silenzio qualche secondo, poi si strinse a me e mi abbracciò. «Mi dispiace tanto...» disse a mezza voce. «Quando May é in città la portiamo in giro con noi almeno si distrae, che dici?»
Annuii piano e mi alzai dal divano. 
«Mettiti un cerotto sul dito, sanguina ancora» mi fece notare, ed abbassai lo sguardo sulla mia mano.
Alex insistette per giocare a fare l'infermiera e mi medicò il dito. Sembrava un bambino di sei anni, non un uomo che andava per i ventisei.
Mi strappò lo stesso un sorriso. 
Alex a volte era molto lunatico, poteva passare a atteggiamenti opposti in un battito di ciglia, ed era quello che aveva appena fatto. Non che mi sia dispiaciuto vederlo tornare a sorridere e non essere più arrabbiato con me.
Allungai le braccia verso di lui, cercando di rivolgergli lo sguardo più innocente e più paraculo che sapessi fare, ed Alex mi strinse a sé, con stampato in faccia quel sorriso che tanto amo e che mi fa rivoltare lo stomaco dalle emozioni ogni volta.
Si allontanò da me all'improvviso, e mi guardò dritto negli occhi, le sue mani poggiate sulle mie spalle.
«Mi prometti che se c'é qualcosa che non va vieni da me e ne parliamo?» mi chiese, la voce ferma, anche se traspariva un po' di preoccupazione. Annuii e lo strinsi di nuovo a me.


«Dai, su, cominciamo con Backseat Serenade?» propose Zack, imbracciando il suo basso rosa. Rian acconsentì con un giro di rullante, io attaccai il jack all'amplificatore ed Alex prese in mano il microfono.
Rian roteò una bacchetta tra le dita prima di scambiarsi un cenno d'intesa con Alex, che cominciò a suonare i primi accordi. Io e Zack lo seguimmo qualche istante dopo.
Non c'ero con la testa, sembrava fossi in un mondo tutto mio, e suonavo meccanicamente, cosa che non facevo mai, per di più durante la mia canzone preferita di Don't Panic.

Backseat serenade, dizzy hurricane
Oh god I'm sick of sleeping alone
You're salty like a summer day
Kiss the sweat away
To your radio

 
Canticchiavo il ritornello, rendendomi conto che riuscivo sempre più a rispecchiar mici. Quante volte mi ero detto “sono stufo di dormire da solo”, mi ero girato dall’altra parte del mio letto ed avevo aggiunto “se vi fosse Alex qui accanto a me andrebbe tutto meglio”, quante? Ormai avevo perso il conto.
Alex stava per riprendere la seconda parte del ritornello, quando il plettro mi scivolò dalle mani ed esclamai un “porca puttana!” forse a voce un po’ troppo alta. Tutti smisero di suonare e si girarono verso di me.
«Jack, tutto apposto?» mi chiese Rian. Solitamente ero io il più preciso di tutti alle prove, anche se può sembrare strano, e non erano da me errori e distrazioni del genere.
«Niente, ho le mani sudate e mi è scivolato il plettro.» risposi, e come per avvalorare la mia frase mi chinai a riprenderlo. «Continuiamo dal primo ritornello?» proposi, come se nulla fosse.
 
Alex.
Jack stava diventando sempre più strano. Lui, il preciso alle prove, quello che non sbagliava mai un accordo, che fa cadere il plettro così, all’improvviso. Di solito ero io quello a cui cadeva il plettro nella cassa armonica dell’acustica e mi servivano cinque minuti buoni e l’aiuto di Zack per tirarlo fuori e tornare a suonare.
Posai la custodia della chitarra nell’angolo destro della mia camera, com’era mia abitudine fin da quando avevo comprato quella casa, e mi sdraia sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto.
Lisa era ancora al lavoro, sarebbe arrivata in – guardai l’orologio – una mezz’ora abbondante, quindi avevo tempo per guardarmi in santa pace una puntata dei Simpson.
Ogni volta che guardiamo la tv insieme su Fox ci sono i Simpson, storce il naso e fa la ruffiana finché non cedo e le lascio il telecomando oppure ci dedichiamo.... ad altro.
Jack invece adora i Simpson. Ogni volta che sto a casa sua a vederli anche lui fa il ruffiano, ma solo per farmi alzare dal divano per prendere un altro pacco di patatine perché le ha finite lui da solo in neanche cinque minuti.
Preferisco vedere i Simpsons con Jack che con Lisa, almeno lui non rompe l’anima, imita Homer insieme a me e si fa due risate.
Ma che cazzo sto pensando?
Jack è il mio migliore amico, ed è un maschio. Lisa è la mia fidanzata, ed è una femmina. È normale che lei non sia “tipo” da Simpson e lui sì, no? È una ragazza, è logico che sia precisina e cose del genere. Non può certo mettersi a fare gare di rutti come faccio con Jack, no? Anche se sarebbe figo.
Sto impazzendo.
Sentii le chiavi girare nella toppa, a quest’ora può essere solo Lisa.
Sbuffo. La pacchia è finita.
Scuoto la testa e le vado incontro alla porta. Sto seriamente uscendo di testa.



myspace.
weeei.
scusate l'assurdo ritardo, ma ho avuto tantissimi problemi, miei, di salute e con la scuola, che sono riuscita a tornare a scrivere neanche una settimana fa, e scrivevo non prima di mezzanotte. spero non vi ritroverete mai in una situazione del genere, penso di esser ancora sana mentalmente per miracolo.
boh. spero che la mia situazione non abbia influenzato in negativo il capitolo, e spero vi piaccia. come al solito una vostra opinione mi farebbe davvero piacere c:
io e Flavia (Marceline ♥) stiamo traducendo una Jalex, vi lascio il link se vi va di leggerla :3
fabi.

(-24 ♥)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1632982