La Tonnina Commedia

di Shodaime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiere, Action Figures ed Elfi Ballerini ***
Capitolo 2: *** Cartoni animati, spiagge esclusive, e il ritorno dell'Antagonista's ***
Capitolo 3: *** Coppiette, templari e assetti antisommossa pt.1 ***
Capitolo 4: *** Marketing, Village People e un diavolo di maggiordomo. ***



Capitolo 1
*** Fiere, Action Figures ed Elfi Ballerini ***


1: Fiere, Action Figures ed Elfi Ballerini



“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai… in testa…”
“…Della tequila.” Concluse convinto Virgidera, annusando la ferita che Dantonno aveva riportato alla testa quando un bicchiere era arrivato a velocità sonica tra gli alberi. “Di prima qualità, tra l’altro, mica una robetta da bar di Caracas!” Aggiunse, dopo aver controllato che il suo compagno di viaggio fosse effettivamente salvo da qualche trauma cranico.
Controllò con fin troppa perizia, in effetti, ma con buona pace delle fangirls assiepate dietro i cespugli della suddetta selva tra Firenze e Namimori,  Dantonno era ancora troppo imbambolato a causa della contusione per rendersene conto.
Il ragazzo cercò di tirarsi su, raccogliendo l’orrido cappello di panno rosso che la costumista gli aveva rifilato con la scusa della filologia quattrocentesca, per poi guardarsi attorno con l’aria della tartaruga appena liberata e buttata nell’Oceano.
“Te…Tequila? Che razza di bestia beve tequila nel mezzo di un bosco? Non lo sanno che è vietato dal regolamento della forestale?” Domandò.
“Ah, hai incontrato anche tu il guardiacaccia con tendenze dittatoriali, venendo qui!” Esclamò Virgidera, quasi sollevato. “Aveva tanto l’aria da elfo ballerino e invece PAM! Alla prima sigaretta dopo duemila anni di tomba mi ha schiaffato dietro il collo una tonfata che neanche tutta l’Eneide in formato magnum!” Raccontò, massaggiandosi il collo.
Dantonno decise che una volta tornato a casa, avrebbe omesso quel piccolo particolare dal suo racconto.
“Dobbiamo rimetterci in marcia, comunque.” Disse, quando finalmente i due Virgidera che aveva davanti tornarono ad essere uno.
“Ma…Ma potresti stare male! Sicuro che non vuoi tornare indietro? Magari come primo appuntamento invece che scendere nelle profondità degli inferi potremmo andare in una spa, o al cinema!” Ribattè speranzoso Virgidera.
Dantonno si allontanò di un passo, sentendosi estremamente minacciato. “Questo..Non è un appuntamento…” Disse, sorridendo al limite dell’isteria. “E comunque ormai abbiamo superato le tre fiere, non possiamo tornare indietro!”
“Giusto.” Virgidera si vide costretto ad essere d’accordo. “In effetti se torniamo indietro adesso i takoyaki che abbiamo preso al Rimini Comix si faranno una schifezza, e mia sorella rischierebbe di vedere le Action Figures dei Vocaloid che le ho preso a Napoli per il compleanno…E poi devo ancora caricare su Facebook tutte le foto che abbiamo fatto a Lucca! No, no, meglio andare e poi alla spa ci pensiamo al ritorno!”
Così, dicendosela e facendosela da solo, memore delle tre fiere passate insieme a Dantonno, Virgidera si fece largo tra il folto della selva, indicando al suo compagno di viaggio la via verso l’ingresso degli inferi.
Quando, superati i bagni chimici e l’area pic nic, si trovarono davanti un’enorme porta dall’aria estremamente sinistra, Dantonno si domandò chi in effetti gliel’avesse fatto fare di smettere i panni di comune studente per indossare quelli di vate medievale. Poi, ricordando che per il cosplay si fa tutto, e che si era svegliato tardi per trovare quello da Ezio Auditore, cercò di farsi coraggio.
Era una porta terrificante, ed ancora più terrificante era la scritta che vi campeggiava in cima:

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
 per me si va tra la perduta gente.
In questo palazzo non è gradita la pubblicità.
 
“Che facciamo, citofoniamo?” La voce di Dantonno era rotta dalla paura.
Virgidera fece il baldanzoso. “Ma che! Non c’è bisogno! E poi in portineria non c’è mai nessuno!” Disse, spingendo avanti Dantonno e conducendolo oltre la soglia.
Il ragazzo non aveva idea di cosa lo aspettasse in quel viaggio. Di una cosa era però certo. L’oscurità che si apriva davanti ai suoi passi non era minimamente spaventosa come il sorriso di Virgidera alle sue spalle.
Decise che non sarebbe tornato indietro.

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Capitolo 2
*** Cartoni animati, spiagge esclusive, e il ritorno dell'Antagonista's ***


 
L'anime triste di coloro/che vissersanza 'nfamia e sanza lodo…

Dantonno guardò Virgidera interrogativo, mentre avanzavano tra le losche e temibili tenebre della hall dell’inferno.

“Che cosa vuol dire, maestro?” Il ragazzo sperava di poter finalmente cominciare ad apprendere qualcosa.

Virgidera chiuse la brochure,  guardando per aria con l’espressione della triglia che vede calare la rete.

“Beh…Mi pare ovvio! Qui sono confinati i personaggi degli anime strappalacrime! Non vedi? Laggiù c’è un bambino che stringe un barattolo con dentro le ceneri della sorella! E guarda da quell’altra parte! Noti quella bambina coi capelli rossi? Scommetto che non ha due grammi di felicità!” Disse, indicando un po’ a caso nel buio, avendo cura di rimanere il più vicino possibile al suo compagno di viaggio per puntualizzare meglio.

“Io veramente non vedo nessuno.” Dantonno era alquanto scettico. “Non dovevano esserci gli ignavi da queste parti?” Domandò, ripassando l’articolo di Wikipedia sull’inferno dal cellulare.

“Gli ignavi?” Virgidera rise imbarazzato. “Si vede che li hanno spostati, si sa, se chi sta lassù cambia gusti in fatto di anime, alla fine a rimetterci siamo noi!” Spiegò, spingendo il ragazzo avanti.

Era un palese bluff, e costruito anche male. Dantonno scosse la testa, domandandosi se non fosse stato meglio invocare Pollon come guida negli inferi. Sospirò, superando l’ennesimo corridoio che si snodava nel palazzo.

“Dove andiamo adesso?” Chiese, tirando fuori il taccuino per gli appunti.

Virgidera si illuminò di immenso. “In un posto magnifico!” Rispose, aprendo una porta che, inaspettatamente, dava sull’esterno.

“Narnia?” Domandò il ragazzo, sgranando gli occhi.

“EEEEELENAAAA!” Gli fece eco una voce da oltre la soglia.

“Ma che razza di posto è questo?” Varcata la porta e abituati gli occhi alla luce del sole, i due si ritrovarono in quella che aveva tutta l’aria di essere una spiaggia della Polinesia, sentore confermato da due donzelle vestite di paglia e noci di cocco che, al suono di un ukulele invisibile, arrivarono a porgere ai due viaggiatori una corona di fiori.

Dantonno non potè non notare che erano soltanto crisantemi.

Virgidera inforcò un paio degli occhiali da sole che andavano tanto di moda durante la Repubblica a Roma. "Vedi quella magnifica costruzione oltre il noleggio dei pedalò?" Domandò, indicando un resort ultralusso poco distante.

"Quello è il Castello degli Spiriti Magni, caro mio! Ci troverai tanti personaggi illustri e un cocktail di benvenuto che è la fine del mondo!" Spiegò, avviandosi.

Dantonno si tolse le orride babbucce quattrocentesche che gli erano state sadicamente affibbiate, per camminare meglio sulla sabbia finissima. "Sarà..." Mormorò, alquanto interdetto. "Ma questo non mi sembra affatto l'inferno!"

"Mio caro, ricorda! L'Inferno non lo fanno i luoghi, ma chi vi si trova!" Declamò Virgidera, assumendo una posa a mezza via tra il vate decadente e la ragazzina che posta frasi a caso su Tumblr.

In effetti, però, aveva ragione. E la conferma arrivò di li a poco, guindando un quad a velocità folle.

"EEEEEELENA!!!" Alla guida del mezzo, uno strano tizio con i capelli pettinati in modo a dir poco esotico si fermò davanti a loro.

"Avete visto Elena? Una bella donna bionda, alta più o meno così!" Fece, gesticolando.

Dantonno si illuminò, prendendo il quadernetto per gli autografi. "Elena...di Troia?" Domandò, emozionato.

Virgidera si beccò un colpo di casco in piena faccia nel far scudo a Dantonno.

"Ma come ti permetti?? La mia Elena è una donna dabbene!"Rispose l'altro, furibondo.

Stava per aggiungere altro, quando il suo sesto senso da segugio gli rivelò la presenza della sua preda poco distante. "Nfufufufu! Amore mio!" Disse, cambiando repentinamente tono di voce.

Virgidera e Dantonno videro una donna al chiosco della spiaggia sbattere il bicchiere col suo mohito sul bancone e girarsi con l'espressione di un camionista a cui abbiano bucato tutte le ruote.
"Adesso basta!" Urlò, avvicinandosi.

"Elena! Amore mio!" Il tizio scese dal quad come un principe dal suo bianco destriero, e porse le labbra in attesa del bacio della sua bella.


Un colpo di sfollagente elettrificato più tardi.


 
Elena faceva loro strada all’interno del resort, sorridente e raggiante come un angelo caduto dal cielo.

Era lo sfollagente che ancora si passava da una mano all’altra, e l’uomo in preda alle convulsioni che si erano lasciati alle spalle, a ricordare a Dantonno che si trovavano all’inferno.

Nella sua visita, il ragazzo ebbe modo di incontrare una combriccola di gente a dir poco inquietante, tra cui un uomo dallo sguardo truce e le manette in mano che gli ricordava tanto la versione patinata del guardaboschi che aveva incontrato nella Selva, col quale ebbe modo di scambiare due parole mentre Virgidera si lamentava con la receptionsit perché, a quanto pareva, non c’erano stanze disponibili.

No, nemmeno la suite matrimoniale.

“Noi siamo confinati qui perché a quanto pare siamo troppo fashion per entrare in Paradiso, troppo buoni secondo il copione del manga per entrare all’inferno e troppo provinciali per entrare all’Antagonista’s…” Spiegò il biondino, con un moto di disprezzo.

Dantonno non era sicuro che essere fashion fosse un requisito per accedere alla gloria eterna, ma preferì soprassedere.

“Antagonista’s…E che cos’è?” Domandò invece.

“E’ un luogo leggendario, un club iperesclusivo dove sono riuniti tutti i più grandi cattivi della storia, nonché un luogo citato in un’altra fanfiction di quest’autrice, che sta usandolo spudoratamente per farsi della pubblicità gratuita…”

Dantonno sgranò gli occhi. “Non sarà mica…Il luogo più basso ed oscuro dell’Inferno?” Fece.

Il tizio biondo annuì, smettendola per un attimo di roteare le sue dannatissime manette.

“Oh ma è proprio lì che siamo diretti! Sarà interessantissimo incontrare gente tanto famos…” Dantonno non potè finire di parlare, dal momento che si accorse di essere stato afferrato per il bavero della palandrana e sollevato da terra.

“Ci stai andando? Davvero??” Il biondino aveva assunto un inquietante tic all’occhio. “La leggenda dice che il nostro capo, San Primo Invongolato, ogni tanto abbia il permesso celeste di scendere laggiù! Se lo vedi, digli che anche noi vogliamo andarci! E’ vero che siamo i buoni del manga, ma che cavolo, in fondo siamo mafiosi!” La voce dell’uomo virava pericolosamente all’isterico.  Per fortuna, Virgidera arrivò provvidenzialmente a trascinare via di peso Dantonno.

“Ricordati! Diglielo!!” La voce sparì ben presto in lontananza mentre Virgidera continuava a correre, finchè non fu solo un ricordo nelle tenebre che di nuovo li attanagliavano.

Dantonno era un tantino scosso. “E adesso che facciamo?” Domandò a Virgidera.

“Quello che facciamo tutte le sere, mio adorato.” Rispose il poeta, accendendosi una sigaretta e storpiando citazioni di vecchi cartoni animati. “Scendiamo nel profondo!”.

 

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Capitolo 3
*** Coppiette, templari e assetti antisommossa pt.1 ***


Quando dal fondo del corridoio che stavano percorrendo Dantonno cominciò a vedere una fioca luce, non sapeva se essere contento perché finalmente non era più necessario che Virgidera gli tenesse costantemente le mani addosso per proteggerlo da fantomatici pericoli, o spaventato per quello che avrebbero trovato dall’altra parte.

Quando la luce si fu fatta abbastanza intensa da consentirgli di guardarsi intorno, la prima cosa che il ragazzo notò fu l’assetto antisommossa che aveva indossato il suo accompagnatore, comprensivo di elmetto, giubbotto antiproiettile e candelotti di dinamite alla mano.

Dantonno, se prima era spaventato, adesso cominciava a rendersi conto che in effetti non stava trascorrendo una gita a Gardaland, bensì si stava inoltrando nelle viscere dell’inferno, là dove solamente anime dannate, personaggi di dubbio gusto e le telecamere di Voyager avevano mai osato addentrarsi, sebbene queste ultime fossero ben presto tornate in superficie quando i produttori si erano resi conto dell’assenza di alieni, Templari e complottisti vari.

La seconda cosa che il ragazzo notò, fu che sentiva sul viso qualcosa di caldo e opprimente, come se ci fosse…

“IIIIIIH!” Il ragazzo fece un salto quando, specchiandosi in uno degli specchi messi sulle pareti del corridoio ad uso e consumo di questo episodio, vide al posto della sua bella, bellissima faccia quella di un uomo di mezza età dalla carnagione scura e i baffetti da cameriere parigino. “Che…Che cos’è questa roba?” Domandò, sull’orlo di un attacco isterico.

“Un camuffamento, Juudante! Credimi, anche se non vorrei dover arrivare a tanto, è necessario per la tua incolumità.” Spiegò Virgidera, procedendo verso la fine del corridoio con passo estremamente cauto.

Dantonno, che non sapeva se essere più sconcertato per il fatto che l’avesse chiamato Juudante o perché non si era nemmeno accorto quando gli aveva fatto indossare la maschera, decise di seguire Virgidera stando ben all’erta.

“Ci siamo.” Arrivato all’imboccatura del corridoio, Virgidera si fermò, sbirciando oltre la soglia. Dantonno fece lo stesso, e non capì il perché di tanta preoccupazione davanti a ciò che vide.

Il sole splendeva alto nel cielo senza nubi, punteggiato da stormi di uccellini cinguettanti e farfalle svolazzanti tra un fiore e l’altro dell’immenso prato che si stagliava contro l’orizzonte.

Qua e la, gruppi di ragazze ridevano e scherzavano, correndo e giocando felici, mentre una musica dolce pervadeva l’aria.

Gli occhi del ragazzo diventarono delle dimensioni di quelli del Gatto con gli Stivali.

Virgidera armò la prima carica di dinamite.

“Fermo!” Dantonno cercò di fermare Virgidera. “Ma che cosa fai? Non vedi che sono solo delle ragazze innocenti?” Esclamò.

Virgidera scosse la testa. “Questo è il girone dei lussuriosi, mio ingenuo Juudante. Quelle che vedi la fuori sono al peggior specie di demoni che potresti mai rischiare di incontrare. Sono completamente assatanate, assetate di sangue e pronte a sbranarti in ogni istante. Una distrazione nell’attraversare il loro territorio potrebbe esserti fatale!” Lo avvertì, indossando a sua volta una maschera.
 
Dantonno si domandò perché a lui fosse toccata quella di Doraemon, prima di tornare a guardare fuori. “Strano, me l’aspettavo diverso questo posto!” Disse. “Dunque quelle ragazze…Sono dei mutaforma? Dei vampiri?” Chiese, prendendo appunti.

“Peggio.” Lo avvertì Virgidera. “Sono delle fangirl!” Gli disse, prendendolo per mano per poi cominciare a correre disperatamente.

Pochi secondi dopo la loro apparizione, lo scenario cambiò decisamente. Il cielo si fece di un rosso sangue, le ragazze avvertirono la presenza di esseri maschili e si trasformarono in esseri sanguinari mentre partivano al loro inseguimento. Gli uccellini, invece che ‘’cip’’, ora dicevano ossessivamente ‘’ship’’.

Dantonno, per l’ennesima volta, vide la sua vita passargli rapidamente davanti agli occhi. Non ci volle molto prima che le sue forze cedessero,  e si lasciasse trascinare da Virgidera come un peso morto. Il poeta, da canto suo, correva lanciando bombe e lacrimogeni sulle ragazze.

“Dannazione, pensavo che non potessero arrivare a shippare Levi e Doraemon! Le avevo sottovalutate!” Ringhiò Virgidera, quando salvato Dantonno dall’attacco di un paio di esseri che si erano artigliate alle sue gambe, riuscì a ripararsi con lui dietro un fossato.

Dantonno, più che respirare, rantolava tremando convulsamente. “Ma…Mai più…Una cosa del genere… Ho paura!” Balbettò, cercando di diventare un tutt’uno col terreno.

Virgidera si tolse la maschera, con l’aria da veterano di guerra. “Tranquillo Juudante. Ormai il pericolo è passato, siamo usciti dal loro territorio.” Lo rassicurò.

Dantonno si tolse la maschera, assaporando il vento che aveva cominciato a soffiare. Guardò il suo compagno di viaggio, interrogativo.

“Vi…Virgidera? Perché se il pericolo è passato adesso stai prendendo un fucile d’assalto?” Chiese, temendo qualsiasi risposta.

“Stiamo entrando nel cuore del girone dei lussuriosi.” Spiegò lui. “Qui nessuno ci farà del male, ma è meglio armarsi se dobbiamo incontrare un paio di persone in particolare.” Disse, tranquillo.

Dantonno, finalmente, alzò lo sguardo.

Fu meravigliato di ciò che vide.

Tutte le coppie di tutti i manga mai scritti giravano assieme. Uno spettacolo alquando sdolcinato, in realtà, ma che diede un senso di pace e tranquillità al ragazzo.

Solamente da un punto oltre un laghetto pieno di barchette qualcosa sembrava non andare per il verso giusto.

Un’esplosione, poi un colpo di mortaio.

Poi delle urla.

Dantonno poteva scommetterci il motorino che fosse proprio lì il luogo in cui erano diretti.

“Andiamo!” Disse risoluto Virgidera.

Dantonno sospirò. “No…Non potremmo andare a parlare con Eric e Rossana? O con Misa e Light?” Tentò.

“Direi di no, altrimenti col cavolo che avremmo uno straccio di audience!” Rispose Virgidera, avvicinandosi cauto al luogo dove, tra una gelateria e un negozio di caramelle, era stata eretta una trincea.

Poi, sospirando, indicò al giovane le due persone armate fino ai denti che stavano cercando di uccidersi oltre la trincea.

“Quelli sono Paolonnello e Lallancesca.” Disse, schivando una granata. “Andiamo a farci due chiacchiere!”
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Marketing, Village People e un diavolo di maggiordomo. ***


Quando Dantonno schivò la terza granata, fu ormai palese che, in barba a Wikipedia e all’antologia che gli avevano passato a scuola, quello doveva essere il buco più basso, nero e profondo dell’inferno, con buona pace di Pimpi e di tutti i suoi amichetti dell’Antagonista’s.

“Ma…Qui non dovrebbero esserci gli innamorati…?” Domandò a Virgidera, nascondendosi dietro una delle trincee.

“In effetti sì, mio caro… Ma sai, in fondo anche l’amore è una guerra!” Gli rispose Virgidera, assumendo un tono poetico.

“Va bene l’allegoria, ma qui stanno cominciando con le molotov!” Squittì Dantonno, cercando di allontanarsi da quel covo di pazzi.

Sperò. Sperò ardentemente che quella sul suo coppino fosse la presa della mano di Virgidera. Ma quando fu girato di peso e si trovò davanti una soave pulzella in abiti medievali con un delicato nastro di seta tra i capelli e un fucile di precisione in spalla in mezzo ad eleganti cinture di munizioni, capì che probabilmente la sua fine era molto, molto vicina.

“Buo…Buonasera?” Provò.

“E tu chi diavolo saresti?” Ringhiò Lallancesca, mentre un prestante giovine dai capelli d’oro e lo sguardo fiero andava a rintanarsi fisicamente sotto la palandrana di Virgidera.

Dantonno fu seriamente tentato di rispondere che lui era solamente un povero, piccolo personaggio di un manga, mandato all’Inferno da un’autrice sadica per far rivoltare nella tomba il buon caro vecchio Alighieri, e che se fosse stato per lui se ne sarebbe rimasto tranquillamente a Namimori a fare il girotondo coi Vindice e Kawahira. Ma dato che le sue battute non le sceglie lui, prese il coraggio a due mani ed esordì come gli avevano insegnato a fare in certe occasioni.

“Sono venuto fin qui per documentare com’è fatto l’inferno, e riportare le esperienze di coloro che vi son confinati…” Spiegò. “Dunque, madama… Sarebbe tanto cortese da rivelarmi perché c’è un militare tremebondo sotto le vesti del mio accompagnatore? E dato che c’è, lo sposterebbe quel mirino dalla mia faccia? Mi mette un pelo d’ansia…” Riuscì a dire, col sorriso più tirato della storia.

Lallancesca, dopo averci pensato un attimo, spostò il fucile, per poi puntarlo verso Virgidera, il quale, da vero uomo, spinse in avanti Paolonnello andandosi a rifugiare dietro l’ennesima trincea.

“Lallancesca ragiona, korà! Ti assicuro che quella roba non è mai successa!”

L’unica risposta che Paolonnello ottenne, fu l’ennesima esplosione che contribuì a far sembrare quel piccolo angolo di inferno più simile a una sessione intensiva di  Call of Duty piuttosto che il frutto dell’immaginazione di un uomo medievale di mezza età.

“Vuoi sapere che c’è, mammoletta? Te lo dico subito!” Lallancesca buttò ai piedi di Dantonno un pacco di dimensioni considerevoli pieno delle doujinshi della peggior specie, le quali vedevano protagonista, per l’onore, la gloria e la malsana mente delle fujoshi di tutto il globo terraqueo, il suddetto Paolonnello accoppiato a personaggi di ogni fandom, serie e regno di fiaba.

Dantonno credette di scorgerne una in cui era contemplata anche la sua presenza, ma preferì non indagare più approfonditamente.

“Amore! Ti assicuro che è solo marketing, korà!” Provò di nuovo Paolonnello, riparandosi in un mezzo blindato.

“Marketing un paio di palle!” Rispose la soave fanciulla. “Amano che a nullo umano fanart perdona, mi ha affibbiato un compare sì shippabile, che anche se canon, come vedi, ancor le fan non lo abbandonan.” Spiegò, sfoggiando una metrica a random che comunque il ragazzo non si sentì di contestare.

“Oh…Bene…Capisco…” Disse invece, sorridendo nervoso mentre indietreggiava vevrso Virgidera. Il quale, fornito Paolonnello del numero di un bravo consulente matrimoniale e di una dozzina di siringhe di stordenti per elefanti, si era congedato dal giovane militare poco prima che una bomba ad orologeria facesse esplodere il suo nascondiglio.

Concessogli un mezzo saluto da scaricatrice di porto, Lallancesca tornò alla sua occupazione principale, lasciando che Dantonno e Virgidera si inoltrassero per altre infernali valli.

Il paesaggio era tornato a farsi desolato ma tranquillo, e così, sebbene riprendendosi a fatica, il ragazzo  prese ad annotare ciò che avva appena visto sulla sua agendina, sicuro che, quantomeno fino al prossimo capitolo, avrebbero camminato tranquilli potendo persino fermarsi in qualche bar lungo la strada, giusto per mangiare qualcosa e riposarsi un attimo.

“…Young man! There’s no need to feel down! I said, young man! Pick yourself off the ground…”

Virgidera e Dantonno si girarono lentamente, guardandosi pieni di terrore. Tesero le orecchie nel silenzio più tombale ed assoluto, sperando che entrambi avessero sentito male.

All’orizzonte, davanti a loro, alcune figure procedevano portando a spalla su una portantina terribilmente simile a quella di Serse in 300 un uomo dai contorni non ben definiti e dai capelli stranamente multicolor.

“It’s fun to stay at the Y-M-C-A!”

“Virgidera ho paura voglio tornare a casa mia.” Disse Dantonno, tutto d’un fiato.

“Non possiamo, Juudante. Fatti forza e coraggio, in effetti se questo  è il girone dei lussuriosi, non potevamo non incappare in…”

“Ma ciao bellezze! Che ci fate da queste parti? Oddiiiio come siete combinati! Sembra abbiate visto un fantasma!” La voce studiata e sonora di Lussuria, se voleva risultare amichevole, percosse ogni singola cellula del corpo dei due col terrore che si è in grado di provare solo quando, arrivati casa, la propria madre dice che deve parlarci.

O di quando si viene informati della propria condanna a morte, tanto le cose si equivalgono.

“Noi…Ehm…Nobile Lussuria, vorremmo procedere nel nostro viaggio verso le profondità dell’Inferno, se nella vostra splendente grazia ce lo concederete.” Virgidera si esibì in un inchino perfetto, mantenendo lo sguardo fiero e tranquillo.

Dantonno fu sicuro di aver sentito delle fangirl muggire in lontananza.

Lussuria rise, avvolgendosi attorno al collo uno dei boa di piume che gli facevano compagnia sulla portantina.

“Ma certo, sciocchini! Però ad una condizione! Non sia mai detto che mamma Luss faccia partire i suoi ospiti prima di averli rimessi in sesto a dovere!”

Dantonno sfogliò mentalmente la Divina Commedia, sperando che quello fosse uno dei momenti adatti per svenire.

Un’ora dopo.

Dantonno aveva ancora dei seri problemi a camminare con una benda sull’occhio strizzato in quei vestiti vittoriani. Accanto a lui, invece, Virgidera sembrava pienamente soddisfatto della sua mise da maggiordomo.

“Era proprio necessario?” Si lamentò, sebbene essere riuscito all’ultimo momento a far desistere Lussuria dall’affibbiargli la versione di Lady Phantomhive gli aveva consentito di mantenere un briciolo di dignità.

“Yes, my Lor..Ehm, volevo dire pare di sì, Juudante. Ma non temere, tra poco saremo fuori di qui! Il girone dei golosi ci aspetta!” Rispose, con preoccupante accento inglese.

Dantonno sperò vivamente che nel prossimo girone avrebbe trovato da mangiare, dato che cominciava ad  avvertire un deciso calo di zuccheri.


 
 

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