This isn't a normal company!

di Rehara
(/viewuser.php?uid=340538)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Is it a candid camera?! ***
Capitolo 2: *** The mystery of Friday and the mystery of not laid off. ***
Capitolo 3: *** You're as stubborn as a mule, you can't give up. ***
Capitolo 4: *** Sheets and leaves flying ***
Capitolo 5: *** Drunk girls that dance on a table ***
Capitolo 6: *** You're the only one who can see into my soul. ***
Capitolo 7: *** Crabby,eh? ***
Capitolo 8: *** New project...? ***
Capitolo 9: *** Ambulances are a regular routine ***
Capitolo 10: *** Two laughs, two meanings ***
Capitolo 11: *** Moments of understanding ***



Capitolo 1
*** Is it a candid camera?! ***


Heilà! Questa è la mia prima fan fiction quindi non siate duri >___<
Sono anche nuova e devo ancora capire “il funzionamento” di questo sito….
Se i personaggi sono OOC ditemelo così li migliorerò o aggiungerò alle note appunto “OOC” e le recensioni sono bene accette sia che negative sia che positive…
Allora buona lettura!

-Is it a candid camera?!

Suona la sveglia.
Quello stupido , orribile oggetto che ogni mattina rompe le palle in una maniera tale che vorresti prenderla a martellate all’istante ,  ridurla in polvere e poi bruciare i suoi resti.
Dentro questa stanza , aggomitolato sotto  le coperte sembra esserci un essere informe che cerca di fermare quell’assordante trillo prima che una crisi di nervi gli impedisca di ragionare e di buttarla fuori dalla finestra come è successo alle altre migliaia già mandate all’altro mondo.
L’ha spenta , una missione ardua.
Da sotto le coperta si comincia a scorgere una ragazza dai capelli biondo cenere …
Ah, già! E’ la nostra protagonista!...
Lei è Maka Albarn , giovane laureata che da quasi un mese è entrata a far parte della famosa azienda “Evans”.
Non sopporta la routine giornaliera troppo stancante ma ce la mette tutta.
Finalmente è riuscita ad alzarsi dopo mezz’ora dal suono della macchina infernale , entra in bagno e si lava.
Indossa il suo completo d’ufficio costituito da una camicia bianca , giacca nera , minigonna nera e scarpe col tacco ancora rigorosamente nere , si mette un velo di trucco e lascia sciolti i capelli , oggi non aveva voglia di spendere ore e ore per riuscire a fare dei codini.
Guarda l’orologio ed è … IN RITARDO!
Prende la borsa e corre all’impazzata!
Purtroppo è arrivata troppo tardi e l’autobus per il centro è già partito …
Come farà ad arrivare in azienda?!
“Sono proprio una frana… Manco è un mese che sono al lavoro e già farò un ritardo!”
Quando ha pensato a questa frase , una grande e lussuosa auto si fermo’ davanti a lei.
Dal finestrino semiaperto dell’auto sentì una voce. 
“Vuoi un passaggio?”
Lei gia’ fin troppo disperata entro’ in auto senza pensarci due volte.
Dentro l’auto , accanto a lei , c’è un ragazzo albino  con gli occhi carmini che poteva avere qualche anno in più di lei.
Aveva un sorriso sghembo ,  la squadrava dalla testa ai piedi in modo altezzoso e indossava uno strano completo elegante.
“Bhè … Come ti chiami? Dove stai andando?” disse un po’ in tono strascicato e parecchio disinteressato  il ragazzo.
“Piacere , Maka Albarn. Sono un’impiegata dell’agenzia “Evans”—“
Senza lasciarla finire la  interruppe.
“Davvero?” disse con un sorrisetto un po’ troppo malizioso per i suoi gusti.
“S-si … che c’è di strano?”
“No , niente” continuò a dire con quel suo strano sorriso.”Sebastian , portaci in agenzia”.
“Certo , signorino”.
Dopo quel piccolo discorso iniziale non si parlarono durante il tragitto e quando arrivarono davanti all’azienda Maka ringraziò e se ne andò di fretta.
Manco il tempo di entrare che la nostra protagonista fu fermata dalla pettegolo portinaia tettona  amante dei gatti di nome Blair che la doveva aggiornare delle ultime news dell’ufficio.
Tra queste notizie una che l’ aveva maggiormente incuriosito , oltre a quella che la Signorina Marie era stata scoperta in bagno mentre stava sposando un water  , era quella che il presidente “Soul Eater Evans” avrebbe spostato la sede centrale quì e che di conseguenza si sarebbe stabilito in questo ufficio permanentemente.
Inoltre , un impiegato sarebbe stato promosso di un grado più alto dal presidente in persona!
Il sogno di Maka è sempre stato di essere come sua madre:
una grande donna lavoratrice e risoluta e non come suo padre che è solamente un lurido pervertito che lavora in un’altrettanta lurida scuola di terza categoria come professore.
Avere la promozione sarebbe stato un grande passo avanti, no?
Peccato che una novellina come lei non poteva puntare a qualcosa di grande come questo…
Quindi lasciò stare ed entrò in ufficio con il suo solito sorriso smagliante e con quei suoi meravigliosi occhi verdi che brillavano.
Si sedette in scrivania con gia’ almeno cinquecento pratiche da fare e sbuffò.
Sempre a lei toccava fare questi noiosissimo lavoretti…
Per fortuna ,essendo la piu’ giovane ,alcuni suoi colleghi la aiutavano in qualche modo anche se molte volte lei evitava di mostrarsi debole per poter risolvere le questioni da sola.
Tsubaki e Black*Star arrivarono (come sempre)  in ritardo al lavoro , prendendosi (come sempre) una sonora ammonizione dal direttore “Franken Stein” che tutti però chiamano “Dottor Stein”.
Non è che sia un vero e proprio “dottore” , solo che si diletta a vivisezionare alcune specie di animali , almeno gli impiegati dell’ufficio sperano ch siano solo animali.
L’ultima volta si era sparsa la voce che l'infermiera e addetta alla salute del loro reparto , “Medusa Gorgon”, fornisse Stein di cadaveri umani per alcuni esperimenti.
Ma ovviamente i componenti di questa squinternata azienda non credono quasi mai ai pettegolezzi di Blair e poi sanno  anche che quando quei due si appartano in una stanza fanno ben altro.
La giornata fu molto monotona , identica ai giorni scorsi:
Ox corteggiava  Kim con delle poesie melense che non avevano nessun effetto , Justin invece di lavorare preparava brani metal per la sua band  “christian rock” e ascoltava musica , Stein e Medusa si recavano in una stanza appartata, Azusa salvava Marie da un matrimonio improbabile (quest’oggi con la fotocopiatrice) , l’inserviente Free puliva i bagni con  uno spazzolino da denti che probabilmente apparteneva al Dottor Stein sotto ordine di Medusa, Mifune portava sua figlia Angela al lavoro e non faceva altro che usare il suo computer d’ufficio per farle disegnare quello che voleva su “paint”, Liz si metteva lo smalto invece di rispondere alle mail provenienti dai piani alti, Patty creava sculture di giraffe con i verbali che doveva mettere in ordine , Black*star compilava tutti i moduli con le sue firme dicendo che diventavano molto più importanti con la firma di un “dio” su di loro e Tsubaki  preparava già una lettera di scuse al direttore.
Senza nemmeno che Maka se ne accorgesse si erano già fatte le tre del pomeriggio passate e lei non aveva pranzato , quindi si reca alla macchinetta del caffè che però essendo difettosa viene usata come distributore di merendine.
Ritornata in ufficio con la solita ciambella in bocca   vide qualcosa di impossibile e sconcertante: tutti stavano lavorando senza sosta.
Cosa è successo qui? Siamo in una candid camera?!” pensò appena vide questa scena.
Sembrava proprio un ufficio normale adesso , fin troppo normale… c’era qualcosa sotto.
Si reca verso sua scrivania , finisce la ciambella e continua a lavorare su quelle scartoffie.
Quel silenzio gelava il sangue, era fin troppo strano per questo reparto tutto ciò.
Di solito era chiassoso , pieno di lavoratori negligenti e fuori di testa che non avevano la minima intenzione di "sprecare" il loro tempo a lavorare perché era troppo “noioso". 
Era accaduto qualcosa mentre lei era via.
Non poteva essere successo tutto questo senza un motivo….oppure era arrivata la fine del Mondo?!
Mentre era immersa nei suoi pensieri la ragazza si ritrovò una persona davanti.
“Buon pomeriggio , M-a-k-a-chan” disse quel tipo scandendo bene il suo nome.
Per un attimo non lo riconobbe , ma appena vide quei suoi occhi rossi e profondi e quell’aria strafottente capì chi era: il ragazzo di questa mattina.
“Non ho avuto il tempo di presentarmi quest’oggi mentre eravamo in macchina...” le porse una mano con uno dei suoi sorrisi maliziosi “piacere, Soul Eater Evans, il tuo capo”.
 

Angolo dell'autrice schizzata:
Allora lettori , scusate la brevezza  (si scrive così? o.o) del capitolo.... comunque come vi è sembrato?
Se  è un pò troppo scemo del normale è perchè l'ho scritto alle quattro di notte c:
Ore che ci penso può essere anche per i miei sogni ricorrenti sulle fan fiction su Soul e Maka se è venuto così ....
*si mette in un angolino oscuro a riflettere . Ormai è andata potete svignarvela o anche chiamare uno psichiatra per curarla*
-Rehara

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The mystery of Friday and the mystery of not laid off. ***


Allora ragazzi , questa volta l’ho fatto molto più lungo :’D
Se ci sono errori/orrori o i personaggi sono OOC avvertitemi! ^o^
Grazie a tutti coloro che hanno recensito il capitolo scorso! :33
Ah,l'ho modificato un po' c:
Spero di ricevere qualche recensione ^^
-Rehara.

The mystery of Friday and the mystery of not laid off

Appena ritornata a casa  Maka si buttò subito a letto.
Era stata una giornata molto faticosa e soprattutto … molto irritante.
Per tutto il tempo in ufficio , dopo il meraviglioso colpo di genio che aveva avuto Soul , il suo capo ,  di spifferare ad alta voce a tutto l’ufficio con la sua altezzosa presentazione che l’aveva accompagnata fino in azienda , non riusciva a concepire a che cosa poteva pensare la portinaia Blair su quello che era successo. Di sicuro la donna non avrebbe mai pensato a nulla di casto , la conosceva bene ormai.
Non è che a Maka importasse l’opinione che avevano i colleghi su di lei , ma non voleva che degli stupidi e falsi pettegolezzi su di lei girovagassero in quel covo di matti creduloni.
Soprattutto pettegolezzi di quel genere.
“E pensare che la colpa di tutto  questo è solo di mio padre! Dannato Spirit Albarn!” pensò la nostra sfortunata protagonista.
Perché colpa di Spirit?
Tutta la scorsa notte , suo padre si era messo in ginocchio davanti a casa sua gridando a squarciagola che voleva che ritornasse da lui perché voleva bene sia alla mamma che a lei , non facendola quindi dormire e di conseguenza svegliare tardi.
Questa scena si ripete quasi ogni mese da quando si era trasferita in quella casa da sola.
Infatti le sorelle Mizune , le vicine , molte volte erano sul punto di chiamare la polizia per stalking , ma non l’avevano mai fatto perché temevano che gli “sbirri” scoprissero cosa coltivavano di strano nella loro piccola serra in terrazzo.
Per fortuna Maka dormì stranamente bene quella notte.
Si svegliò anche abbastanza presto da permettersi di uscire di casa in anticipo e di andare a prendere un caffè davanti all’agenzia al bar di nome “Rumba Coffe”, dove servono ogni tipo di pietanza e bevanda fatta col caffè (di prima qualità).
Questo strano bar è di proprietà di Buttataki Joe , detto B.J , che ne ha preso possesso da quando lo “zio Bob”è andato in vacanza ad Honolulu.
Zio Bob , per precisare , è in vacanza da ben sei anni e Maka crede che abbia piantato in asso il suo aspirante successore , anche se B.J ogni volta la contraddice perché crede fermamente che un uomo come Bob non avrebbe mai fatto una cosa del genere poiché il caffè per lui era l’essenza della vita.
Balle. Tutti sanno che Bob odia il caffè ma ama i mandolini e possedeva questo locale solo perché lo aveva ricevuto in eredità dal suo caro nonno.
Finito il caffè , si precipitò all’ingresso dell’agenzia , dove imbavagliò e chiuse nello sgabuzzino la portinaia tettona.
Non poteva correre il rischio di essere al centro delle “news” dell’ufficio.
Sulla sua scrivania erano posate le sue solite pratiche , ma c’era qualcosa di strano:
tutti i computer erano accesi e avevano una mail nella posta “in arrivo”.
Una coincidenza? Non era possibile.
Quasi tutti i componenti dell’ufficio ormai erano arrivati e nessuno aveva il coraggio di aprire quella stupida mail , perché avevano paura? Cosa li turbava?
Neanche erano riusciti a darsi una risposta che il boato della porta d’ingresso che si era spalancata con forza li assordò.
Era entrato il presidente con  la moto in ufficio.
“Aspetta …. è entrato con una moto?!” pensò la ragazza con gli occhi smeraldo.
Maka si poteva aspettare di tutto in questa azienda , ma non avrebbe mai immaginato che un componente dell’agenzia , anzi il presidente in persona potesse fare una cosa del genere!
Era allibita.
“Dove parcheggio la moto?” domandò con tono strascicato l’albino con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ehm … c’è il suo parcheggio privato accanto a quello degli impiegati , capo.”  disse gentilmente Tsubaki che era appena entrata , visto che era arrivata per l’ennesima volta in ritardo per colpa di Black*Star.
A volte Maka non capiva come Tsubaki fosse fidanzata con uno come Black*Star , ma doveva accettarlo. Non poteva criticare la sua cara amica riguardo l’amore , in fondo non è mai stata innamorata.
Certo , era stata fidanzata nella sua vita  ma per lei quello non era vero amore , era solo un momento di spensieratezza.
“M-a-k-a-chan…” le lanciò il suo casco con un sorriso malizioso e Maka lo afferrò al volo “Vai a posarlo nel mio studio”.
Maka odiava come scandiva il suo nome , come la squadrava , come le sorrideva , odiava il suo atteggiamento … forse.
Non sapeva descrivere questa sensazione:
sentiva un dolce calore dentro di se che poi si trasformava in una morsa.
Non conosceva questo fenomeno dentro di se , forse avrebbe fatto una ricerca o  non avrebbe fatto niente.
Sempre la solita , credeva che ogni cosa poteva essere risolta studiandoci risolutamente.
Poggiò il casco sulla scrivania dello studio.
Lo studio era al piano di sopra , la stanza era interamente in vetro cosicché il presidente potesse vedere bene ogni dipendente dall’alto , le pareti a destra e a sinistra della scrivania avevano sulla loro superficie due enormi schermi di computer dove erano rappresentati attraverso dei grafici l’andamento delle azioni dell’azienda , dei profitti ottenuti e delle spese , sopra la scrivania c’era un portatile e … vicino ad una grande finestra c’era un pianoforte a coda.
Maka lo fissava.
Non ne aveva mai visto uno dal vivo. Fin da piccola voleva provare a suonare il pianoforte , anche se il suo strumento preferito era l’arpa.
“Ti piace?” disse alla sue spalle una voce familiare , quella di Soul.
“Si ,ma non me ne intendo di musica. Però fin da piccola questo strumento mi affascina.” mentre diceva questo Maka si trastullava i capelli con un dito con noncuranza , aveva un atteggiamento abbastanza infantile.
Soul sorrise , non però con uno dei suoi soliti sorrisi sghembi e furbetti , ma con uno vero e proprio.
Forse davanti a quella infantile Maka si era intenerito o era solamente felice che qualcuno apprezzasse qualcosa di suo che non fossero i soldi.
Si avvicinò verso il pianoforte e con le dita ne tocco la superficie liscia.
“Vuol dire che un giorno suonerò per te” disse posando lo sguardo su Maka mentre continuava ad accarezzare lo strumento come se fosse un gatto.
Il volto di Maka divenne più roseo, non sapeva spiegarsi il motivo.
“O-ora vado a leggere la mail.” Tossì “suppongo che sia da parte tua , presidente”.
Soul tornò di nuovo quello di prima e con un sorriso furbo le disse:
“Vai, è importante se vuoi la promozione , M-a-k-a-chan” .
Di nuovo scandiva il suo nome.
Lo faceva solo per infastidirla , lo sapeva.
“E non chiamarmi presidente” si aggiustò la giacca “chiamami solo Soul” e le sorrise ancora.
Come poteva chiamare il suo capo per nome? Non era maleducazione?
“Ci proverò” disse Maka rivolgendo a Soul uno sguardo un po’ sarcastico.
“Vedi che ci conto , M-a-k-a-chan.”
“Mi stai stufando con questo M-a-k-a-c-h-a-n” sbuffò.
L’albino emise un ghigno.
“E’ questo il bello , no?” la fissò ancora più intensamente “Vedere come cambiano gli atteggiamenti di una  persona a seconda delle occasioni o…” si avvicinò a lei “delle provocazioni…”  disse con un sorriso malizioso.
“Oh , che ragionamenti , presidente. Quanto è furbo , presidente. Sei fantastico , presidente.”  questa volta era Maka che aveva un sorriso furbo e determinato “E’ questo che vuoi che ti dica , presidente?”
“Sei brava a far innervosire le persone, M-a-k-a-chan” rispose al sorriso.
“Grazie per il complimento , S-o-u-l-kun” disse scandendo bene le lettere del nome del ragazzo.
“Sei divertente” ghignò.
“Quanti complimenti oggi!” si girò verso la porta “Ora vado , sono pur sempre un’impiegata”.
Scese le scale senza sentire le ultime parole che le aveva rivolto.
Al piano di sotto , a quanto pare nessuno aveva ancora aperto la mail.
“Vabbè… l’aprirò dopo che finirò le pratiche….” disse guardando i numerosi fogli sulla sua scrivania.
“Maka , ma dove sei stata?” le domandò Liz con sguardo inquisitorio voltandosi verso di lei.
“Tranquilla , solo dal presidente.”
Liz tutto ad un tratto emise una risatina isterica e …. abbastanza pervertita.
“Che avete fatto ,porcellini?” disse curiosa l’amica.
“Liz , basta con le tue fantasie erotiche post-telenovela- vista- dal- computer- dell’ufficio
“Che sei noiosa! Uff..”
“Devo lavorare se voglio uno stipendio , no?
“A quando pare al capo piaci , non potresti sfruttare questo mio pensiero  per fare più soldi?” le domandò speranzosa Liz con una telecamera in mano pronta ad essere usata per filmare la scena.
“Non sono un’escort Liz , sono un’impiegata… non costringermi a obbligarti a vedere una maratona di film horror” disse mentre compilava una pratica al computer.
Il volto di Liz si incupì fino quando il suo viso non diventò pallido.
“Ti prego , questo no!”
“Allora , smettila di guardare film porno e telenovele erotiche.”
“Ma-ma-ma-ma—“
Il loro discorso fu sospeso da Patty che attirava la loro attenzione:
stava fotografando le sue sculture di giraffe.
“P-patty , che stai combinando?” le disse la sorella che non riusciva a capire da dove sbucava fuori una scultura interamente di ghiaccio che arrivava fino al soffitto di una giraffa.
“Fotografo le mie opere per poi venderle su internet!!! GIRAFFE!!” urlò la ragazza sorridendo felicemente mentre scattava fotografie all’impazzata.
“O-ok” dissero le due ragazze ormai abbastanza sottomesse ai discorsi della collega e amica.
Poi ritornarono a lavorare  , almeno Maka ritornò a lavorare.
Tutti gli altri come sempre facevano i fatti loro, quello che era successo ieri era stato solo un miracolo momentaneo.
Infatti , essendo venerdì, le ragazze e i ragazzi si dividevano in due gruppi senza comunicare in due zone diverse del reparto:
le ragazze giocavano a poker e chi vinceva poteva avere il paio di scarpe costosissimo della settimana ordinato al momento in ufficio da internet e i ragazzi giocavano a calcio tra le scrivanie e il vario casino generale per avere l’ultimo calendario della loro coniglietta preferita di Playboy preso in prestito da un negozio.
Non si sa perché proprio il venerdì era stato scelto per fare queste competizioni a premi, infatti oramai era  diventata in un certo senso un’usanza di questo strambo ufficio.
In questi tempi si stavano affermando delle leggende su chi ha iniziato tutto questo , ma nessuna sembra plausibile ,soprattutto perché la maggior parte era raccontata dall’ex professore universitario Excalibuur che le ambientava tutte nel XVI secolo e usando sempre come protagonista se stesso.
Quindi si era persa la speranza di trovare l’inventore di tutto ciò e avevano deciso che questo momento della settimana fosse solo divertimento e competizione assoluta senza nessun’altra distrazione riguardante l’origine.
A Maka però non le interessavano questi stupidi giochi (come li chiama lei):
non era interessata a quelle scarpe , a giocare a carte , ad avere quel calendario pervertito o a giocare a calcio… voleva lavorare per poter realizzare il suo sogno , quindi si impegnava in quello che faceva senza mai disperarsi troppo.
Per lei il mistero più grande dell’intera azienda era come i dipendenti non fossero ancora stati licenziati e non il mistero del venerdì.
Tutto d’un tratto una trombetta da stadio distolse l’attenzione dei componenti dell’ufficio da cosa stavano facendo.
Dalle scale Soul scese con un megafono in una mano e un trombetta nell'altra.
“Allora ragazzi , ancora nessuno di voi ha aperto la mail che vi ho inviato , quindi ora leggetela perché domani sarà già troppo tardi” disse usando il megafono.
Perché lo sta usando? Lo sentiamo benissimo anche senza? Si sente figo così?” pensò Maka mentre stava per aprire la mail.
“Ma che … ?” disse la ragazza leggendo cosa le aveva scritto il suo capo.
“Ciò che è scritto nella mail è la vostra missione” alzò il volume del megafono “chi secondo me completerà la missione in modo eccellente avrà la promozione” assunse un’espressione sadica “e chi non riuscirà a superarla sarà LI-CEN-ZIA-TO.”
Quando arrivò al piano terra posò il megafono.
Un maxi schermo con una sorta di cronometro scese giù con una corda dal tetto.
"Questo monitor vi segnalerà il tempo a voi rimasto che durerà fino a venerdì prossimo" concluse sorridendo maliziosamente e salendo le scale
“Ah!Dimenticavo!” si fermò “Queste missioni sono … come dire … difficili” sorrise sghembo.
“E ricordate che da ora fino alla fine della vostra missione non importa se siete lavoratori diligenti o meno , questo è un gioco e dovete cercare di vincere se non volete essere eliminati .” ghignò salendo le scale fino nel suo studio.
Maka già da un po’ aveva capito che quel sorriso molte volte non portava niente di buono, doveva solo abituarsi a riconoscere nei suoi vari aspetti il suo capo per poterlo capire e  poter almeno prevedere questi suoi attacchi di follia.
Ma ora non doveva pensare a questo. Le missioni da lui assegnate era praticamente … impossibili.
Il loro posto fisso era in pericolo.
“Non può essere vero…” disse la ragazza toccandosi le codine come per espellere dal suo corpo lo stress.
“Maka , che succede?” domandò Liz preoccupata.
“Non ce la farò mai…”
“Avanti! Tutti noi dobbiamo farcela anche se sono difficili! Forza, che devi fare tu?” le disse con determinazione.
“Devo far alleare la nostra azienda con … la “Death Company”.
Una risata malvagia si sentì dal piano di sopra.
Ora capisco perché non ha ancora licenziato tutti … questo quì vuole solo divertirsi!!”
 
La “Death company” è una grande azienda per ora rivale della “Evans Company” che ha come presidente il Signor “Death The Kid”.
Maka ce la farà mai?!
To be continued…
 
Angolo dell’autrice schizzata:
Ancora non capisco come mai scrivo sempre questi capitoli di notte fonda :I
Non ha senso , no? o__o
Vabbè , basta che scriva c:
Scusate il ritardo , ho cercato di aggiornare presto anche se questo capitolo non mi soddisfa molto …  uff , non riesco mai a fare niente di buono T^T  *va a deprimersi in un angolo buoio* P.S) Prima che me lo chiediate ... Si , Blair è ancora richiusa nello sgabuzzino :'D
-Rehara.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** You're as stubborn as a mule, you can't give up. ***


Finalmente eccovi il terzo capitolo!
Ammetto che non è niente di che, ma spero che vi piaccia lo stesso ^o^
Quindi, buona lettura e scusate per queste prime tre noiose righe…

-You're as stubborn as a mule, you can't give up.

Sadico. Ecco con quale parola si poteva descrivere perfettamente il suo capo Soul Eater Evans.
Quello che le aveva proposto era una vera e propria sfida, ma Maka non era di certo il tipo di persona da dargliela vinta a quello stupido maniaco strafottente.
Inoltre c’era in gioco il suo posto di lavoro e una possibile promozione, non poteva di certo arrendersi. Non aveva paura di quel ragazzo.
Il mattino seguente, quindi, era più carica che mai:
pettinò e acconciò perfettamente i suoi capelli in due codini, si mise un velo di trucco che le faceva risaltare gli occhi verde smeraldo, cominciò a mettersi una camicia dove erano sbottonati i primi due bottoni color pesca, una gonna color panna che le arrivava un bel po’ sopra le ginocchia, delle scarpe col tacco bianche, una bella collana… e la borsa?
Dove era finita la sua borsa?!
Lì dentro c’erano tutti i suoi documenti, le pratiche di lavoro, il suo cellulare, ma soprattutto…. il contratto che il presidente della “Death company” doveva firmare se riusciva a persuaderlo!
Perché era così sfortunata in questi giorni?!
Perché da quando aveva incontrato quel tipo albino la sfiga la perseguitava?!
Proprio quando pensò a quel deficiente al suo capo si ricordò che aveva lasciato la borsa in ufficio perché Black*Star e Tsubaki insieme a tutti gli impiegati scalmanati dell’azienda l’avevano trascinata a casa loro, senza farla preparare prima, per la solita riunione del “Comitato del Lavoratore” dell’agenzia usata però principalmente per ubriacarsi (Maka ovviamente non era mai brilla perché non toccava mai un alcolico in quella casa, non si fidava molto di quei boccali pieni di ogni tipo di alcolico e forse anche altro….).
Quella serata l’aveva passata a far ragionare Liz che ubriaca fradicia voleva andare a casa di uno sconosciuto con cui aveva fatto amicizia mentre erano da soli in bagno.
Non voleva pensare cosa avevano fatto dentro quella stanza...
Ora però doveva andare subito in ufficio, aveva un brutto presentimento a riguardo.
Prese in prestito il motorino delle cosiddette consegne a domicilio delle Sorelle Mizune e a tutta velocità si precipitò in ufficio.
Forse doveva mettere da parte dei soldi per comprarsi un auto o una moto…
Arrivata in azienda si recò immediatamente alla sua scrivania (senza dare ascolto alle grida d’aiuto provenienti dallo sgabuzzino dell’ingresso).
La sua borsa era sulla sedia davanti la sua postazione.
Adesso era più tranquilla.
La prese, controllò se qualcosa era stata rubata (non si poteva mai sapere) e quando se ne stava per andare sentì una voce. Quella voce non la voleva sentire.
“M-a-k-a-chan…che gelosia!~.. Quando vieni in agenzia ti vesti sempre come se stessi andando ad un funerale e ora che stai andando da Death The Kid ti vesti così bene!~” disse in tono infantile mentre scivolava dalla ringhiera delle scale fino ad arrivare al piano terra dov’era Maka.
“Che vuoi?! E poi che significa da funerale?” disse Maka arrabbiata per la sua maleducazione e anche perché voleva sfogarsi maltrattando qualcuno.
“Lo sai che vuol dire,M-a-k-a-chan…” riottenne la sua compostezza e si avvicinò a Maka “Sei davvero carina oggi…”.
La scrutò dall’alto in basso. La faceva sentire a disagio.
“Peccato che tu sia una senzatette” fissava il petto della ragazza senza curarsene troppo.
“Sai quanto mi frega della sua opinione, capo.” gli disse Maka già pronta a tirargli un pugno in faccia.
“Comunque…” si avvicinò di più, molto di più, la distanza fra i due era quasi nulla, le prese il mento e quasi con violenza le tirò il suo viso verso il suo “Sali con me nel mio studio…”.
Non finì in tempo la frase che si ritrovò per terra con una fontanella di sangue che gli sgorgava dalla testa per un gran colpo di elenco telefonico.
“Preferisco darle una librata in testa, presidente.”  disse Maka sarcasticamente mentre in mano aveva ancora quell’arma letale.
Soul grugniva qualcosa di incomprensibile quando era accasciato a terra. Senza ombra di dubbio erano imprecazioni rivolte alla sua amata impiegata.
Prima di andarsene però Maka fece qualcosa di inaspettato:
diede un bacio sulla guancia a Soul.
L’albino era, bhè, sorpreso. Doveva farsi dare più librate in testa se poi il risultato era questo.
“E poi sarei io il sadico,M-a-k-a-chan?” disse Soul ironicamente.
Non poteva lasciarla andare via così tranquillamente.
“Ovvio” rispose con un sorriso falsissimo Maka che uscì dal portone subito dopo quella parola per poter andare a completare la sua missione.
Bastarda!... Ma provocante… ?” pensò Soul.
Nella sua vita molte donne si erano prostrate ai suoi piedi per il suo bel volto, per i suoi soldi e per il suo potere.
Molte erano anche molto più belle e prosperose di Maka, ma nessuna lo aveva mai rifiutato e addirittura punito dopo i suoi approcci.
Maka era speciale, questo lo sapeva da quando era salita in macchina con lui.
Non le era chiaro chi lui fosse all’inizio e appena lo aveva scoperto continuava a trattarlo normalmente,come se fosse una persona normale, anche se usava parole come “capo” o “presidente” sentiva che si rivolgeva a lui come se fosse un ragazzo come tanti.
Anche per questo sentiva di provare qualche strano impulso per Maka.
 
                                                                               *
Ora aveva con se la borsa, era pronta ad andare.
Aveva deciso di riportare indietro quel motorino, non era prudente andare in giro con quel coso, soprattutto perché era cosciente di cosa ci fosse dentro il piccolo cofano.
Posteggiato il veicolo nel parcheggio del condominio chiamò subito il taxi privato dell’agenzia che veniva usato solo nelle occasioni di emergenza dai lavoratori e questa era una vera e propria emergenza.
Fra poco più di quindici minuti doveva raggiungere in centro città sennò l’incontro che aveva prenotato con il presidente con tanti sforzi sarebbe stato vano.
Questa volta doveva dire grazie a suo padre. L’aveva aiutata.
Come?
A quanto pare Death The Kid è il figlio del preside della scuola dove lavora Spirit, quindi è riuscita ad avere un appuntamento grazie alle continue richieste di Spirit verso il padre del presidente della Death Company.
Quella era stata una delle poche volte che era in debito con la feccia di suo padre e Maka voleva che rimanesse l’ultima.
L’autista era da sempre un certo Hiro: un ragazzo biondo, incapace che si crede un eroe e assunto per pietà nell’azienda “Evans”.
Ogni volta che si mette piede in quell’auto si è assaliti dalle continue e sempre uguali storie dei falsi avvenimenti riguardante le imprese che il grande Hiro ha compiuto nella sua grande e magnifica vita da eroe e della sua grande ammirazione per l’ex professore universitario Excalibuur.
Maka doveva avere pazienza.
Hiro era noto per non fare pagare neanche un centesimo a chi ascoltava le sue storie fino alla fine.
Fino ad ora pochissimi, tra cui Maka, erano riusciti a sopportarlo fino all’ultimo. Poteva farcela un’altra volta.
Era stata forte ed ha resistito fino alla fine.
Uscita dalla macchina vide un’enorme struttura… con molti teschi sparsi simmetricamente?
La ragazza era molto stranita. Chi mai poteva badare a dettagli così inutili?
Un maggiordomo la aspettava all’entrata e lei sorridente si avviò verso di lui.
“Benvenuta signorina, lei deve essere la Signorina Albarn dell’Evans Company, suppongo” disse aggiustandosi gli occhiali.
“Si, sono qui per incontrare l’illustre presidente Death The Kid”.
“Seguitemi”.
Quel palazzo era un vero e proprio labirinto. Ogni corridoio aveva almeno sedici porte e quelle porte molte volte portavano ad altri corridoi.
Era molto confusa,chissà come sarebbe uscita da lì dopo la discussione con il presidente.
I due si fermarono davanti a una grande porta a forma di teschio.
Il maggiordomo bussò e da dentro quella stanza si udì una voce.
“Entrate pure”. Era una voce calma e controllata.
Dentro quella stanza Maka trovò un ragazzo di circa la sua età seduto in una scrivania perfettamente in ordine.
Come mai in questi tempi c’erano così tanti ragazzi prodigio a gestire delle aziende?
Ne aveva fin sopra i capelli di questi ragazzi ricchi e arroganti…
“Lei deve essere la Signorina Albarn, vero?” disse il ragazzo dai capelli bruni con tre strane strisce bianche su un lato della sua pettinatura.
Le sembrò una persona onesta. Forse in questo Mondo c’era qualche eccezione.
“Si, sono qui per proporle un progetto da parte dell’azienda Evans”.
“Bene, si sieda” indicò la sedia davanti a lui e Maka si sedette.
“Otto, può andare adesso”
“Signorino, il mio nome è William…”
“No! Il tuo nome è OTTO! Il numero “8” è simmetrico e la la simmetria è la perfezione! Non voglio un maggiordomo privo di ogni senso estetico e morale!”
“S-s-i… va bene… Ora OTTO se ne va..” disse  il maggiordomo mentre silenziosamente uscì dalla porta.
Maka ritirò tutto quello che aveva precedentemente detto. Non c’era nessuna eccezione.
“Signorina, ora che mi ci fate pensare… anche lei è simmetrica!!”
La fissava  estasiato. Questo tizio era veramente folle.
“I codini che porta la rendono assolutamente simmetrica!”
“Ehm… scusi… potremmo parlare di affari?..” disse Maka che ormai era abbastanza imbarazzata e soprattutto stufa della discussione.
“Certo, ha ragione…”
Riprese ad essere serio subito. Come poteva una persona essere così strana?...
Parlarono del progetto per ore. Era dura contrattare con uno come Death The Kid  essendo un tipo molto prudente.
Quando stavano giungendo ad un accordo Kid fece uno strano intervento che interruppe la negoziazione.
“Conosco Soul da molto tempo. Siamo amici di infanzia”.
Cosa voleva ottenere con questa affermazione?
“Capisco. Allora un accordo sarà una sorta di pace fra di voi, suppongo abbiate avuto un litigio per essere nemici”.
“No, si sbaglia” bevve dalla tazza che aveva sulla scrivania una sorsata di thè verde non più troppo caldo “Siamo stati costretti per poter mandare avanti le nostre attività a diventare avversari visto che puntavamo alle stesse ambizioni”.
“Meglio così no?” disse tranquillamente Maka mentre si aggiustava una delle scarpe perché le dava fastidio.
“Cosa vuole dire? Se puntiamo allo stesso obiettivo non potremo mai allearci.” disse stupito Kid.
“Ma se vi alleerete punterete entrambi allo stesso scopo cooperando, condividendone così il guadagno senza che nessuna delle due aziende venga danneggiata”.
La teoria di Maka non faceva una piega. Era una brava stratega pur essendo solo una novellina nel campo.
“Ci penserò. Lasci una copia del contratto qui.”
“Non ce l’ho al momento. Potrei farla qui?” domandò gentilmente la bionda.
Kid annuì e poi sorrise. Era soddisfatto di poter avere una soluzione per far finire finalmente questo stupido conflitto e rivedersi con il vecchio amico.
Uscita dalla stanza Maka era alla ricerca di una fotocopiatrice.
Perché non aveva chiesto aiuto a quel maggiordomo? Stupido orgoglio…
Non sapeva da quanto tempo stava girovagando in quei corridoi infiniti, sapeva solo che era davvero stanca di correre per trovare quella macchina infernale.
Questo non era un palazzo ma un vero e proprio dedalo.
Aprì la porta a destra e finalmente eccola lì!
Quel maledetto oggetto era dentro una sala abbondantemente decorata.
Perché addobbare così tanto una stanza che serviva soltanto a contenere delle stampanti?!
Maka non capiva completamente perché i ricchi dovessero sprecare il loro patrimonio solo per quei piccoli dettagli, i soldi son pur sempre soldi.
Fece un passo in avanti ,ma un pennarello sul pavimento la fece scivolare e cadere facendo sparpagliare tutti i fogli che aveva in borsa per la stanza.
In più ,nel tentativo di restare in piedi, aveva trascinato con se la tenda che le era accanto.
Da quando era così imbranata?
Devo rimediare subito!” pensò Maka infuriata con se stessa.
Dopo una manciata di secondi si accorse che qualcuno dietro di lei aveva assistito alla scena.
Quel ragazzo era molto più avvilito di lei.
“C-c-cosa … h-hai… f-fatto .. a-alla .. m-meravigliosa simmetria di questa stanza?!”
Maka era impietrita.
Perché proprio a lei. Perché proprio a lei tutto andava storto?!
“N-non si preoccupi! Ora rimedio subito!” disse la bionda con un sorriso incerto e disperato.
“NO!” la rialzò da terra e la spostò con forza fuori dalla stanza “Tu ora te ne vai da qui! Non voglio mai più vedere la tua faccia!”.
Era adirato. Esprimeva rabbia e odio da tutti i pori.
OTTO, porta questa ragazza via! All’istante!”.
Il maggiordomo non commentò il falso nome che gli aveva affibbiato, non voleva farlo arrabbiare più di quanto lo era  già in quel momento e condusse la ragazza freneticamente davanti all’entrata.
“Mi dispiace signorina, perdonatelo. E’ così da sempre, non odiatelo” disse il caposervizio realmente desolato.
La bionda però se ne andò lo stesso da quell’agenzia molto amareggiata.
Il primo tentativo era fallito.
Non era certa della possibilità di un secondo incontro visto la reazione esagerata che aveva avuto il presidente della compagnia dopo quello che aveva combinato.
Non poteva fallire. Maka Albarn non poteva fallire.
Non richiamò il taxi privato, voleva fare la strada a piedi per riflettere.
Si era sempre impegnata in ciò che faceva e  non aveva mai mandato a rotoli niente nella sua vita.
Se faceva cilecca così facilmente per una sua disattenzione poteva anche arrendersi.
Almeno un’oretta e mezza era passata mentre vagava per le strade della città per tornare a casa.
Le facevano male i piedi, ora che ci pensava era da molto che camminava.
Non si era mai fermata dalla ricerca della fotocopiatrice. Quella odiosa fotocopiatrice.
Tutta colpa di quell’apparecchio che il suo incarico era finito in questo modo.
No, non poteva dare la colpa ad un oggetto inanimato della sua disfatta. La colpa era sua che era sfinita.
Non aveva dormito in questi giorni per poter terminare alcune cose affidatogli a lavoro o perché l’insonnia aveva ormai sovrastato il bisogno di sonno e si era affaticata troppo in agenzia.
Era una stupida, qualche giorno di riposo non le avrebbero fatto male.
Perché voleva sforzarsi così tanto solo per raggiungere un sogno irrealizzabile?
Per cosa aveva faticato così tanto?
Per un desiderio?
Per una rivendicazione?
Per il nulla?
Quando pensò a tutto questo la ragazza trattenne le lacrime.
Quei suoi occhi verdi di solito sempre felici e con una nota di sarcasmo ora erano intrisi di tristezza ed erano alla ricerca di un appiglio, di una convinzione.
Era davvero arrogante. Non poteva mai raggiungere quel tanto bramato scopo.
Dopotutto era soltanto una ragazza come altre.
Era arrivata alla porta di casa. Finalmente si sarebbe potuta buttare sul suo grande e comodo letto.
Estrasse le chiavi dalla borsa e le infilò nella serratura.
La porta però era stranamente aperta.
Spalancò la porta e la orrida visione che i suoi occhi videro la spiazzò:
tutto l’ufficio era a casa sua a fare festa.
C’era un caos tremendo:
Black*Star era intento a divorare l’intero banchetto composto da pizza d’asporto e vari dolci portati dagli (auto)invitati, Tsubaki si ricuciva il vestito che si era strappato, Ox e Kirikuo erano ubriachi e incitavano tutti a ballare con quelle stupide canzoni latinoamericane che avevano portato, Stein e Medusa si rintanavano sotto il tavolo, Marie stava chiacchierando amichevolmente con un asciugacapelli introducendo la parola matrimonio dovunque nei loro discorsi, Azusa calcolava il costo totale che prevedevano le bollette dell’appartamento di proprietà di Maka,   Liz, Patty, Kim e Jaqueline giocavano a strip poker, Harvar era intento a bere un cocktail con ogni tipo di alcolico e sostanze fornite dalle sorelle Mizune senza batter ciglio, Free provava ad abbordare la vicina del piano di sopra di nome Elka parlandole dalla terrazza e Blair stava facendo uno spogliarello da sopra la sua lavatrice.
Perché tutti erano da lei?! Ma soprattutto come aveva fatto la portinaia ad uscire dallo sgabuzzino?!
Nello stesso istante la gattara le saltò addosso abbracciandola e facendola quasi soffocare.
“Makuccia-nyan!” le diede un bacino nella guancia.
“Che ci fate a casa mia?!” domandò furiosa Maka.
“Stiamo festeggiando la missione completata di Harvar-nya!” disse tutta contenta nel suo abito succinto Blair.
Harvar non sembrava per niente  felice del fatto della festa, voleva restare solo a casa insieme al suo adorato whisky e invece era finito ad una festa “in suo onore” a scrocco in una casa di una sua collega.
“Perché a casa mia?!”
“Bhè… sai… il tuo alloggio è molto spazioso e ventilato! Perfetto per una festa-nya!”.
La bionda era arrabbiata, molto arrabbiata.
“Ora vi uccido…” disse maneggiando un coltello a serramanico.
“Makuccia-nya! Qui c’è tutto l’ufficio, non rovinare il divertimento-nya!” supplicò Blair.
Se erano veramente tutti, doveva esserci pure lui, no?
Era l’ultima persona sulla faccia della terra che volesse vedere.
“M-a-k-a-chan” disse una voce dietro di lei.
Eccolo.
Dietro di lei, di soppiatto. Quanto lo odiava.
Almeno lei credeva che quello strano sentimento fosse solo odio.
Si girò verso di lui con sguardo omicida.
“Non guardarmi così M-a-k-a-chan! ~ Non è piacevole! ~” disse con il tono infantile di quella mattina.
Lei sbuffò. Non le importava un bel niente se era piacevole o meno per lui.
Il ragazzo le prese un braccio e la face sedere accanto a se sul divano del salone.
Versò il vino ,che era sul piccolo tavolo davanti a loro, in due bicchieri e uno glielo porse mentre l’altro lo prese lui.
Maka sorseggiò quel vino come se fosse l’ultima sostanza liquida che esistesse al Mondo.
Voleva ubriacarsi e poter dimenticare almeno per un po’ cosa era accaduto in questo terribile giorno.
“Ho saputo che è andata male con Kid” disse stranamente serio l’albino fissando il colore del vino dal bicchiere di vetro.
Maka si fermò dal bere e rivolse un sguardo privo di speranze a Soul.
Non sapeva cosa dirgli, aveva fallito.
“Bhè… che ci fa!” bevve in una sola sorsata il vino, posò il bicchiere per terra e si stiracchiò.
“Come che ci fa?!” domandò Maka molto confusa.
“Non si può ottenere quello che si vuole al primo tentativo…” riversò del vino nel suo bicchiere “se si è ambiziosi e si continua per la propria strada si può arrivare a grandi risultati, ma se ci si arrendie subito si è  soltanto dei falliti… non sarebbe per niente cool.” diede un piccolo sorso al liquido rosso.
Come poteva un idiota come Soul essere così saggio?
La ragazza non riusciva a spiegarselo.
Prima aveva un atteggiamento infantile e malizioso e pochi minuti dopo diventava saggio e composto. Cosa aveva questo ragazzo che non andava?
Ma e doveva dirla tutta Soul aveva ragione.
Lei era Maka Albarn. La determinata Maka Albarn.
“Che stupida che sono…” rise.
“Mh?” l’albino si girò verso di lei e ,visto che erano molto vicini, sfiorò con il naso la guancia di Maka.
Il ragazzo arrossì non poco , ma Maka , forse per il coraggio riottenuto, rimase impassibile.
“Non posso arrendermi così. Dopotutto sono Maka Albarn.” sorrise a Soul e il ragazzo rispose al sorriso.
“Si” il ragazzo posò il bicchiere di vetro sul tavolo “sei testarda come un mulo, non puoi arrenderti così” ghignò.
Maka gli diede una librata in testa con un enorme enciclopedia presa al momento dalla libreria.
Soul era di nuovo accasciato dolorante a terra come molte ore prima.
La ragazza si sedette accanto al corpo quasi senza vita del ragazzo sul pavimento.
“Mha…” la bionda si tolse i codini, le davano fastidio in quel momento “in fondo hai ragione…” affermò.
Soul rise divertito. Prima gli dava un colpo di libro in testa e poi ammetteva che lui aveva ragione.
Era davvero una strana ragazza.
 
Come farà Maka ad avere una seconda opportunità con Kid?
Riuscirà mai a far alleare la “Evans company” con la “Death Company” dopo quello che è successo?
To be continued…
 
 
 
Angolo dell’autrice schizzata
Oh, che fatica! Un capitolo veramente lungo…
L’ho di nuovo scritto in piena notte… ormai è un’abitudine,eh? :’3
Ringrazio per le recensioni a Kiddina, Killer Shizuku, Depeep, HarukaCchan, luna moontzutsu ,Elsa Maria e Nancy95.
Grazie a  luna moontsutsu e bice_97 di aver messo la storia tra le preferite, grazie a vale_rasta per averla messa tra le ricordate e cleo albarn, fataceleste11, Nancy95 e __maka__ per averla messa sulle seguite.
Ringrazio soprattutto  luna moontzutsu e Elsa Maria per seguire assiduamente la fan fiction e per i consigli ( vi voglio bene ragazze!!) e  Nancy95 di cui sono fan (*^^*) per avermi spronato a continuare e a migliorare  :33
Infine un ringraziamento anche ai silenziosi lettori di questa mia Fan fiction x3 Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che qualcuno lo recensisca anche se non è un granchè visto che è uscito da una testa bacata come quella della sottoscritta :’D
Mancherò per un po’ perché lunedì partirò per Verona C: Quindi se non sono connessa molto è per questo :I
Quindi, alla prossima!!
-Rehara.
P.S) Il titolo significa "Sei testarda come un mulo, non puoi arrenderti". E' tratto naturalmente dal testo anche se un po' storpiato c:

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sheets and leaves flying ***


Scusate l’attesa! >___<  Ma per una settimana sono stata in viaggio e non ho potuto scrivere DD:
Poi per ora sto male quindi non sono in forma…
Vabbè! Leggete e recensite ;D
-Rehara.
 

-Sheets and leaves flying.

 Seduto beato sulla sua meravigliosa sedia d’ufficio canticchiava stonato una canzone.
Era strano che uno come Death The Kid oziasse al posto di lavorare.
Di solito era sempre intento a comprare azioni o a controllare l’andamento dell’azienda, ma oggi era stranamente irrequieto.
Aveva cacciato molte volte dalla sua agenzie delle persone ,ma allora … perché si sentiva così male?
Poteva allearsi con l’Evans Company.
Poteva porre fine a quel conflitto.
Poteva rivedere il suo amico.
E invece? Aveva rovinato tutto. Aveva perso le staffe per la simmetria.
Si mise le mani tra i capelli e appoggiò la testa sostenuta dalle sue braccia sulla scrivania.
Certo, per lui è molto importante che si rispetti questa rigidissima forma estetica, ma  quella volta poteva anche lasciar perdere visto che si trattava di una questione molto importante.
Si alzò dalla sedia e rovesciò fuori tutto ciò che era sulla superficie dello scrittoio.
Miriadi di fogli e di penne, il computer, il telefono, l’agenda, gli elenchi ,telefonici, il porta penne, i dizionari di varie lingue , i moduli, le richieste di pubblicità, monete, banconote… erano per terra o volteggiavano in aria.
Quella stanza in pratica era un caos.
Kid però non mostrava nessun segno di ira, anzi ,ora era sdraiato sulla scrivania ed era calmo.
Si era tolto la giacca, l’aveva messa sulla sedia e ora era solo in camicia.
Sdraiato in quella posizione vedeva i fogli che volteggiavano in aria come se fossero piume.
Quei fogli così importanti ma che erano facilmente distruttibili sembravano in quel momento molto più liberi di lui.
Da quant’era che non si prendeva una pausa dal suo lavoro?
Fin da piccolo era stato educato a dare il meglio di se per guidare l’azienda di famiglia… e ora?
Lui è il presidente e suo padre è diventato il preside di una scuola di terza categoria.
Perché?
Perché gli aveva ceduto il compito?
Suo padre in fondo era uno dei più grandi presidenti della Death Company della storia, infatti era stato anche soprannominato “Shinigami-sama” e poteva portare come emblema una maschera con il simbolo dell’azienda… allora perché?
Cosa poteva combinare lui di giusto? Era solo una ragazzo di appena 24 anni.
Da poco aveva finito l’università e subito si era ritrovato a succedere suo padre.
Tutto era troppo per lui…
Un foglio si posò sulla sua faccia e Kid riemerse da quel fiume di pensieri che lo avvolgeva.
Prese il foglio delicatamente perché era a conoscenza di come la sua azienda spendeva poco per il reparto tipografia e quindi quel foglio poteva strapparsi da un momento all’altro.
Stranamente però la superficie di esso era forte e resistente. Quando lo guardò capì subito il perché.
“Contratto per alleanza Evans-Death…” lesse ad alta voce il titolo.
Lo posò sul suo petto.
Non l’aveva buttato. Era finito tra i suoi documenti.
“Qui c’è lo zampino di Ot--… ehm …William” sorrise.
Almeno adesso in quel momento di calma. poteva sforzarsi a pronunciare il suo vero nome.
Quel vecchio l’ha sempre aiutato a capire che lui era l’unico in grado di ereditare il compito di suo padre.
Lui solo poteva cambiare l’esito dell’alleanza.
“Che stupido che sono…” pensò mentre aveva un sorriso smagliante.
Qualcuno bussò alla porta. Era William.
“Signorino, la ragazza di ieri.. bhè… è ancora fuori da questa mattina…” disse il maggiordomo irrequieto.
Il ragazzo sobbalzò.
“Ma non piove là fuori?” gridò indicando la finestra ricoperta di goccioline.
“Si, signorino.. che facciamo allora? E perché c’è tutto questo macello nel vostro studio?” disse il maggiordomo guardandosi attorno.
Io sono stupido… ma quella ragazza lo è ancora di più di me..!” .
                                                                    ***
 
Sotto la pioggia.  Era da questa mattina che era in quelle condizioni davanti alla “Death Company” e quindi era bagnata dalla testa ai piedi.
Perché era lì?
Questa mattina voleva convincere il Sig.Death The Kid che quel progetto era molto importante sia per la sua azienda che per quella a cui lei apparteneva e che quindi era impossibile rifiutare, ma era stata altamente snobbata tramite due omoni giganteschi che l’avevano immediatamente allontanata dal presidente.
Lei però non voleva completamente arrendersi.
Anche se dopo aveva riprovato a rimorchiarla,Soul l’aveva aiutata in un ardua impresa:
ricompattare la sua determinazione.
Ora era testarda come prima e forse anche di più. Non avrebbe perso mai e poi mai contro un ragazzo viziato che non sapeva cogliere le opportunità.
Certo, aveva i vestiti inzuppati, si sarebbe presa un malanno, non era completamente presentabile… ma ce la doveva fare.
“Etciùù—“
Doveva farcela….
In effetti sentiva freddo. Le tremavano le gambe per questo.
Le facevano male anche i piedi.
Oltre ad avere sicuramente i geloni, era là in piedi da più di sei ore, quindi si sedette su una panchina e poi si sdraiò.
Ora l’acqua le bagnava tutto il viso. Non era truccata quindi il trucco non poteva scolare, oltretutto lei se ne sarebbe fregata altamente lo stesso, però quando quelle gocce d’acqua toccavano la sua pelle sentiva un po’ di dolore. Non sapeva il perché, forse la pioggia era davvero forte.
Chiuse gli occhi.
Un auto lussuosa stava passando per quella strada e si fermò, dentro di essa c’era Soul.
“Cogliona…” ghignò l’albino.
Stava per scendere dalla macchina quando Death The Kid comparse davanti a Maka.
Teneva un ombrello con cui proteggeva la bionda dalla pioggia e cercava di svegliarla.
La ragazza si svegliò ,vide il presidente Death The Kid e si rialzò.
“L’alleanza. Io direi di ripensarci.” Disse determinata Maka.
Kid rise a fior di labbra.
“Già ci ho ripensato,collega.” le porse il contratto firmato ,Maka lo prese sorridendo e poi si strinsero la mano.
Soul si ricompose ed entrò in auto.
“Sebastian…andiamo.”
“Sicuro, signorino Evans? Non voleva andare da quella raga---?...”
“Ho detto di andare!” gridò furioso con le braccia incrociate il ragazzo.
Uff…volevo portare io l’ombrello a Maka...” pensò l’albino mentre diede un calcio al portellone della macchina.
“Signorino… la macchina…” disse ormai disperato il povero maggiordomo.
“Fottitene, ne ho altre quindici a casa” esplicitò Soul.
Si mise scomposto sul sedile posteriore e prese dalla tasca una sigaretta e cominciò a fumare.
Quell’oggetto era un ricordino della cosiddetta “festa” a casa di Maka.
“Mpf…” incrociò le gambe “almeno è riuscita a completare la sua missione quella senzatette” sorrise e soffiò fuori di se quel fumo.
“Signorino Evans… apra il finestrino quando fuma..!..Sopratutto quando fuma queste cose!...” si lamentò Sebastian.
“Ok.. ok… lo apro!” disse infantile Soul.
Aprì il finestrino e il fumo che invadeva l’interno dell’auto fuoriuscì.
Al suo posto però entrò da lì una foglia che si posò sui capelli dell’albino.
Il ragazzo la prese e la fissò.
Quel verde… le ricordava qualcosa….anzi qualcuno.
Questa volta era il suo maggiordomo che sorrideva.
“Finalmente anche lei ha trovato una persona interessante, Signorino Evans”.
Soul sbiancò.
“Ehm.. ehm… che stai dicendo Sebastian?! I-i-o? M-ma che dice?” balbettò
Il maggiordomo si mise a ridere fragorosamente e per poco non si schiantava contro un'altra macchina.
“Stai attento!” gridò Soul “E poi che c’è da ridere?!” sbuffò tenendo il broncio.
Signora July… anche se non puoi vederlo, il bambino a cui hai fatto da governante sta crescendo… a piccoli passi, ma sta crescendo”.
“Oi! Sebastian ci schiantiamo!” si gira verso l’auto accanto a loro “Testa di *****! Guarda la strada…!.. Oh, bellezza! Mi dai il tuo numero?”  domandò dolcemente alla ragazza della macchina accanto.
“Sta crescendo… moooooolto lentamente….” sussurrò.
Soul si gira verso di lui.
“Ma con chi stai parlando?” domandò dubbioso il ragazzo.
Il maggiordomo cominciò a fischiettare e fece ripartire l’auto.
“Ehi! Rispondi quando ti parlo!” sbuffò.
 
Cosa succederà adesso?
La sfida sarà finita o Soul  nasconde ancora qualche sorpresa?
E soprattutto cosa succederà dopo aver finito questa sorta di gioco?
To be continued.
 
Angolo dell’autrice schizzata:
Allora ragazzi… questo capitolo non mi soddisfa minimamente… forse perché è un capitolo intermediario per collegare il capitolo precedente con il prossimo? D:
Bho… odio  questi miei dubbi >___<
Poi non ho messo quasi niente di divertente e questo mi dispiace tantissimo T__T
Passiamo ai ringraziamenti. E’ meglio, sennò divento fusa ancora prima di postare il capitolo o__o
Ringrazio luna moontzutzu, e Cocco 95 per aver recensito il capitolo scorso c:
A quanto pare quello di prima non ha fatto furore :C
Speriamo bene con questo… *angolo buoio*
-Rehara.
P.S) Se ci sono errori/orrori avvisatemi c:

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Drunk girls that dance on a table ***


Ho aggiornato il prima possibile e credo che il risultato non sia tanto male c:
Però ho sempre bisogno di una vostra critica o consiglio o incoraggiamento, quindi se volete recensite ;3
Ora basta disturbarvi con questo stupido monologo iniziale….
Buona lettura :DD
-Rehara.
 

-Drunk girls that dance on a table.

Ce l’aveva fatta. Era riuscita a completare la missione, come tutti del resto.
Non si sarebbe mai immaginata che i folli impiegati di questa azienda potevano completare una tale impresa, a quanto pare quando si impegnavano riuscivano a fare grandi cose.
Veramente all’inizio si era trovata in difficoltà, ma si era rialzata ed era andata avanti ,quella era già stata una vittoria.
Era cresciuta in qualche modo. Tutti erano cresciuti, anche i suoi colleghi più anziani.
Era questo l’obbiettivo di Soul? No. Lui ci stava mettendo alla prova per vedere se tutti erano  dei degni lavoratori e sinceramente sopratutto…. per divertirsi, questo era ovvio.
La settimana era volata via e ogni giorno era stato pieno di emozioni, avevano vissuto un’avventura.
Ora che tutti avevano adempiuto al loro compito si erano riuniti tutti al bar sotto casa di Maka.
Stavano festeggiando per la fine della settimana della morte, da loro chiamata così per i possibili licenziamenti che però non si erano verificati.
Maka non se ne stava in disparte come tutte le volte, anche lei ora festeggiava.
Peccato che non aveva mai retto molto bene l’alcol e dopo su per giù tre bicchieri di qualche alcolico diventava sbronza e questa serata non faceva alcuna eccezione.
Era completamente ubriaca e ballava come una deficiente insieme a Liz, Patty,Tsubaki  e Blair sopra uno dei tavoli del locale, mentre gli altri, anche loro sbronzi, li incitavano a continuare a fare le idiote.
Anche se l’ultima delle ragazze elencate non ballava soltanto, ma faceva un vero e proprio spogliarello. Vabbè, tipico di Blair.
Soul però era seduto davanti al bancone del bar che sorseggiava forse il dodicesimo bicchiere di vodka e rideva. Si rideva. Chi poteva non ridere in quella situazione?
La giovane coraggiosa e seria Maka Albarn era completamente brilla che danzava come se fosse una cubista/scimmia da circo sopra un tavolo.
Una visione che solo poche volte nella vita si ripete e che quindi lui aveva deciso di filmare per farla rimanere nella storia.
“BEVI! BEVI! BEVI!BEVI!YAAAAAHAAAH!”  gridavano gli impiegati attorno al tavolo mentre coloro che erano lì sopra si scolavano l’ennesimo boccale di birra e gareggiavano a chi beveva più velocemente e di più.
 “Altrrshaaa birrshaa!” disse la ragazza dagli occhi verdi da sopra la tavola che era ormai traballante da quante persone c’erano salite di sopra.
“Si… è meglio portare via Maka …” pensò l’albino che tratteneva una risata.
Si avviò verso di lei e arrivato al banco prese la ragazza in braccio e se la mise su di una spalla.
“Heiii! Fammi scchhendereee!” gridò la bionda dimenandosi.
“Allora...” scansò una pedata della ragazza “da domani ritornerete a lavoro e inoltre….” fece uno dei suoi sorrisi maliziosi “domani sera siete tutti invitati ad una festa per il vostro successo alla mia residenza all’indirizzo che vi sarà spedito via mail, dove si saprà anche chi riceverà la promozione” scansò una gomitata della ragazza “nessuno era mai riuscito a completare questo mio giochetto, sentitevi privilegiati….” sorrise sghembo e si avvicinò verso la porta “allora ci si vede ragazzi!”salutò svogliatamente con la mano libera e  uscì dalla porta lasciando ai poveri impiegati un interrogativo:
Perché si è portato via Maka?!
Blair, già aveva pronto loscoop dell’indomani, ma doveva ancora indagare più a fondo.
“Ragazzi, anch’io vado!” fece l’occhiolino la donna prosperosa “devo svolgere il mio compito di portinaia!” aprì la porta e uscì anche lei.
“Con compito di portinaia intende che va alla ricerca di qualche nuovo pettegolezzo, vero?” domandò Liz che si era ripresa dalla sbornia vedendo un ragazzo abbastanza carino seduto su una sedia vicino all’attaccapanni accanto al portone.
“Sicuro” rispose tutto l’ufficio che però riprese a fare baldoria subito dopo la assolutamente non sconvolgente rivelazione.
Erano sempre i soliti impiegati scalmanati.
 
                                                                                                                              ****
“Heii” la bionda si era calmata anche se sempre ubriaca “doveee mi sthaaai portandooo?” domandò strascicata Maka.
“Al tuo appartamento, M-a-k-a-chan.” rispose il ragazzo che stava salendo le scale.
“Non chiaaamarmii così!” si dimenò.
Soul rise. Da ubriaca era un vero e proprio fenomeno da baraccone.
“Che sheee da rideree??” brontolò la ragazza mentre si era girata verso di lui.
“Niente di niente, M-a-k-a-chan” rise di nuovo.
“Smettila di ridere!” si dimenò di nuovo.
“Ehi! Vuoi che cadiamo dalle scale? Piuttosto dove sono le chiavi di casa M-a-k-a-chan?”
“Nella mia borsa…”
“Dammela che devo aprire la porta”.
“No! Shheiii solo un pervertito!” si agitò di nuovo.
“Chi potrebbe mai avere delle fantasie su una senzatette come te?!”
La bionda gli diede un calcio in piena faccia e così caddero tutti e due sul pavimento. Almeno non erano per le scale.
Soul era disteso per terra dolorante con una Maka semincoscente per la caduta e per la sbronza sopra di lui.
Dopo un piccolo momento di lieve istinto omicida verso la ragazza l’albino s’imbarazzò.
Maka era sopra di lui.Erano vicinissimi.
Sembrava un adolescente in prenda agli ormoni in quelle occasioni e a lui questo non piaceva, non era completamente cool.
“Soul….” la ragazza si girò verso di lui.
“Ehm… che c’è?” domandò arrossendo l’albino.
“Ho sonno e sento caldo…” appoggiò la testa sul suo petto.
“Certo… questi sono gli effetti della sbronza ,M-a-k-a-chan”
“Io non sono mica ubriaca!” disse la ragazza imbronciata.
“Si si…” si alzò prendendo la ragazza in braccio, afferrò le chiavi dalla borsa della bionda e aprì la porta.
La casa era ancora come l’avevano lasciata quella volta alla festa, Maka non aveva ancora riordinato.
Sicuramente era stata molto impegnata in questi giorni a completare i lavoretti che non era riuscita a svolgere visto che doveva compiere la sua missione.
Quell’appartamento sembrava un capo di battaglia:
bottiglie di vino, libri, reggiseni (di Blair), lattine di birra, cd di musica, cartoni di pizza, buste con dentro sostanze non convenzionali fornite dalla vicine erano disposti come mine antiuomo sul pavimento.
La camera di Maka però era ordinatissima, non c’era qualcosa fuori posto.
Soul fece sdraiare la bionda sul letto.
“Non voglio dormire….” brontolò la giovane che ancora non aveva superato la sbornia.
Si mise sdraiata di fianco e cominciò a giocherellare con la giacca già fin troppo stropicciata del ragazzo.
“Mmmm”  prese il mento della ragazza e lo avvicinò al suo viso “mi stai per caso allettando, M-a-k-a-chan?” domandò infine il ragazzo con uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi.
La bionda arrossì non poco e si girò dall’altra parte del letto.
“Ma che fai M-a-k-a-chan?~ ~”  disse in tono infantile per poi prendere la mano della ragazza e rigirarla verso di se.
“Prima mi alletti e poi scappi?” continuò a dire l’albino però questa volta con un tono profondo, sensuale e come sempre un po’ ironico.
Maka si mise un cuscino in faccia per l’imbarazzoe Soul ghignò.
“Aaahh…” si arrese, si sdraiò accanto a lei e socchiuse le palpebre.
Maka dopo un po’ posò il cuscino che aveva sulla faccia e posò il suo sguardo su Soul.
“Finalmente ti è passato l’imbarazzo, M-a-k-a-chan” disse il ragazzo ancora con gli occhi chiusi.
La bionda gli diede una cuscinata in pieno volto. Come poteva un cuscino fare così male?
Soul imprecò. Quella ragazza accanto a lui sembrava molto indifesa e debole visto che era piccola e minuta, ma quando era arrabbiata aveva la forza di un lottatore di wrestling professionista!
“Soul…”  l’albino si girò verso di lei sentendo il suo nome anche se era ancora dolente “sono ubriaca, giusto?” domandò la ragazza.
“Ehm… si..” rispose dubbioso il ragazzo.
“Allora se faccio questo andrà bene” detto questo Maka baciò sulla guancia Soul.
Il ragazzo era diventato un vero e proprio peperone.
Un ragazzo figo come me non può arrossire così per un bacio sulla guancia!...” pensò l’albino che in quel momento era molto confuso.
“Maka… perché l’hai f-fatto?” domandò impacciato Soul.
La ragazza però stava già dormendo.
“Sta dormendo?!” pensò il ragazzo ormai succube della situazione.
A questo punto doveva essere abituato agli strani comportamenti della sua impiegata.
Se doveva dirla tutta anche lui però era strambo:
era arrossito per la seconda voltaquando Maka gli aveva dato un bacio sulla guancia.
“Mpf…” rimboccò le coperte alla ragazza e si sdraiò di nuovo sul letto della giovane.
“Ho deciso…” si mise sotto le coperte anche lui “dormo quì stanotte, mi secca chiamare Sebastian per la macchina”.
Si, per la macchina…
 
Quale sarà mai lo scoop di Blair?
Avrà veramente scoperto qualcosa o si inventerà tutto?
Ma soprattutto… chi riceverà la promozione tanto ambita?
To be continued.
 
Angolo dell’autrice schizzata:
Heilà ragazzi! Questa volta non ho fatto tanto tardi, avà!
Maka ubriaca <3 E’ da tanto che volevo scrivere questa scena, ma non sapevo come inserirla ed ora ho avuto l’occasione! :DD
Devo dire che camera mia in questi giorni è combinata peggio dell’appartamento di Maka… dovrei sistemare un po’ :I
Si vedrà domani di farlo! :DD
O forse l’indomani ancora… :D
Ringrazio luna moontzutzu, maka__99 e juliettec1234 per aver recensito la mia fan fiction (^o^), ringrazio bice_97, CrissyCchan, fataceleste11luna moontzuzu, maka___99 di averla messo tra i preferiti (:33) , ringrazio  Black98 , cleo albarn,  Cocco95,  CrissyCchan,  fataceleste11, Nancy95, Shokunin_Erise __maka__di averla messa tra le seguite (^//^) e vale_resta di averla messa tra le ricordate (^^).
Ragazzi, se ci sono errori/orrori avvisatemi! O:
A presto!(forse…) Spero in un vostro parere ;3
-Rehara.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** You're the only one who can see into my soul. ***


Scusaaaate il ritardo çwç Spero almeno che ad alcuni piacerà il capitolo….

-You're the only one who can see into my soul.

 Si dice che il buon giorno si vede dal mattino.
Infatti, quel giorno era iniziato male già dall’inizio:
Maka si era svegliata nel suo letto con accanto Soul abbracciato a lei.
“Brutto pervertito senza scrupoli!” gridò la ragazza per la milionesima volta mentre era in bagno a lavarsi.
“Non ti ho fatto niente, senzatette presuntuosa!” esclamò Soul che era ancora in mutande sul letto della ragazza.
“Ah, ora non sono più M-a-k-a-chan, pezzo di idiota?!” sputò i residui di dentifricio che aveva in bocca.
“Non riesco ad essere sarcastico di prima mattina!” si strofinò gli occhi da sotto il suo paio di occhiali. [N.D.A di solito gli albini hanno problemi di vista, quindi ho deciso che Soul si porta sempre degli occhiali con se (in tasca&co. non in faccia) e che se li metta quando ne ha bisogno, tipo la mattina o per leggere un documento].
“Tsk…” la ragazza uscì dal bagno solo con un asciugamano che la copriva “tocca a te quattrocchi, sbrigati.”
Soul la guardava dalla testa ai piedi.
“Ti sei accorta che sei mezza nuda,vero M-a-k-a-chan?” disse sorridendo maliziosamente.
La bionda arrossì e spedì letteralmente a calci nel sedere l’albino in bagno.
“Non può essere più educato in casa altrui ‘sto tizio?!” mugugnò la ragazza mentre si vestiva e si acconciava i capelli.
Prima l’aiutava e poi si comportava da maniaco depravato. Non lo sopportava proprio.
Quando anche Soul aveva finito di prepararsi, uscirono di casa.
Il cielo era sereno, non come gli altri giorni che c’era stata solo e soltanto pioggia.
Camminavano per il marciapiede verso il centro città dov’era situata l’azienda perché avevano perso l’autobus, come sempre faceva Maka.
“Ma non hai una macchina?” sbuffò Soul.
“No, non me la posso permettere, problemi?” ribatté Maka che era stufa delle continue lamentele del riccone egocentrico.
“Poveraccia!..”
“Chi sarebbe la poveraccia qui??!!” urlò la ragazza all’albino.
“Tu!” le fece la linguaccia.
Sembravano proprio due bambini con i loro comportamenti.
Si azzuffavano dalla mattina alla sera anche senza una ragione vera e propria. Si, proprio infantili.
Tutto d’un tratto la bionda smise di litigare e assunse un’espressione seria, molto seria.
“Sento una presenza disgustosa e orrida che si avvicina…” disse la ragazza sottovoce.
“Che sei? Un radar?” domandò dubbioso e stranito il ragazzo.
Piccola mia!!” gridò un uomo dalla chioma rossa che sembrava uscito da un manicomio a Maka.
“Devo andare!..” disse la ragazza prima di correre via.
“Aspettami,Makina!” gridò ancora l’uomo che aveva appena sorpassato Soul.
“Papà, quante volte devo dirtelo?! Io non voglio vederti!!”
“Ma noi siamo parenti!!”
“Ormai sono adulta! Lasciami stare!” gli tirò in faccia un elenco telefonico che aveva in borsa.
Spirit cadde a terra stecchito per il forte colpo che aveva appena subito e poteva sembrare morto se non era per i suoi continui lamenti.
“Mi dispiace, Soul” Maka prese una moto ad uno strano ragazzo che era rimasto ammutolito vedendo la scena e gli lasciò cinquanta dollari come affitto della vettura “ci vediamo in ufficio!” e così partì a tutto gas.
Che strana ragazza…”  si girò verso Spirit Albarn “anzi… che strana famiglia!..” pensò l’albino che fissava il “cadavere” dell’uomo sul marciapiede.
 
 
                                                                           *
Era arrivata in orario in azienda per un pelo.
Stranamente quel giorno la portinaia non c’era. Cosa era potuto succedere di così importante per provocare la sua assenza?!
Questa però era l’ultima cosa a cui pensava  Maka. Doveva riprendere a lavorare per avere il suo amato stipendio.
In ufficio non era cambiato niente di niente per fortuna:
tutti si facevano i cazzi loro.
In un certo senso la ragazza aveva sentito un po’ di nostalgia dell’atmosfera che aveva questa caotica agenzia: era così fastidiosa e insopportabile, ma anche insolita e unica.
Sulla sua scrivania non c’erano molte pratiche da sbrigare perché le aveva già finite la maggior parte durante la settimana delle missioni, invece molti altri suoi colleghi avevano una quantità di lavoro da fare inimmaginabile.
Liz aveva cinquecentocinquanta richieste dai piani alti da visionare!
Scemi loro che non hanno svolto i loro compiti solo per prendersi delle vacanze anche se finito il loro incarico” pensò la ragazza.
La bionda in fondo però sapeva che la maggior parte di quel lavoro non sarebbe stata fatta.
Quegli impiegati rimanevano dei buoni a nulla, niente da fare.
Qualcosa in quest’ufficio però era cambiata:
il presidente Death The Kid si vedeva molto spesso entrare e uscire dall’azienda.
Ormai tutti gli impiegati lo conoscevano, con tutti i suoi vizi e i suoi pregi.
Soprattutto Liz e Patty che avevano instaurato un buon rapporto di reciproca fiducia e non solo:
Kid faceva da consulente sentimentale a Liz e da critico d’arte a Patty e le due sorelle da antishock per assimetria  a Kid.
Il presidente Evans aveva annunciato da poco che la Death Company si sarebbe trasferita nell’
edificio accanto e che le due costruzioni avrebbe avuto varie zone comunicanti per unire i due complessi.
Un grande passo avanti per il futuro delle agenzie.
Era da poco passata l’ora di pranzo e Maka aveva completato da un bel pezzo le faccende da sbrigare.
Stava leggendo un libro in ufficio. Era da tanto che non aveva un attimo di pace, finalmente si sarebbe goduta una bella pausa dal lavoro.
Almeno era questo che sperava.
Invece tramite un altoparlante ad altissimo volume Soul le aveva chiesto di andare a prendere per lui una tazza di caffè bollente dal “Rumba Coffe” davanti la struttura lavorativa.
Perché doveva chiamarla proprio in quel momento? Si stava rilassando.
Uscì, attraversò la strada fino al bar e lì, dopo i soliti battibecchi sul caso dello “Zio Bob”, comprò il caffè.
Entrata in azienda però fu travolta dai componenti dell’ufficio che stavano giocando ad acchiapparello .
Conseguenza? La maggior parte del caffè era finito sui suoi vestiti.
Dal piano di sopra si sentì una forte risata. Quanto lo odiava.
Per fortuna, Tsubaki aveva sempre un completo d’ufficio di ricambio e, anche se le stava abbastanza largo, la bionda se lo mise senza nessuna esitazione.
Meglio avere dei vestiti di un’altra misura che bagnati fradici di caffè.
Non avendo nessuna voglia di ritornare a prendere il caffè in quel bar, quindi Maka decise di portare al suo capo il liquido rimasto dentro il bicchiere.
Saliva le scale svogliatamente. Era sicura che Soul l’avrebbe presa in giro per i suoi vestiti sproporzionati.
Però se doveva dirla tutta non gli stavano poi così male, anzi la facevano sembrare più femminile.
Arrivata al piano successivo bussò alla porta.
Nessuna risposta.
Bussò di nuovo.
Nessuna risposta, solo il rumore di due voci somiglianti che discutevano animamente.
Bussò di nuovo.
Ancora nessuna risposta.
Ormai seccata, Maka aprì la porta.
Davanti a lei c’erano “due Soul”.
Aspetta… due Soul?! Non ne bastava uno?!?!” pensò la ragazza.
Ora che ci pensava bene non erano proprio uguali:
uno era più alto, molto più scarno e molto più educato del Soul originale.
“Ehm…”  Maka sorrise “scusate, il caffè mi è caduto un po’ addosso e dentro il bicchiere non c’è rimasto quasi nulla” espose imbarazzata la giovane.
Soul ridacchiò.
“Come sempre sei un’imbranata, M-a-k-a-chan” disse ridendo il suo capo.
“Senti chi parla Mr.Non so fare un’ emerita ceppa da solo!” rinfacciò Maka al ragazzo.
“Non ci si deve comportare così con una fanciulla, fratellino” lo raccomandò all’altro la copia di Soul.
Si avvicinò alla ragazza e le baciò la mano in segno di saluto.
Piacere, Wesley Evans” sorrise alla bionda “ per gli amici Wes”.
Soul era un po’ infastidito dal gesto e non solo lui.
Maka non era certo il tipo di donna che cadeva ai piedi di chi per rimorchiare faceva il galante e in ogni istante mostrava sul suo volto un sorriso falso.
La bionda ritirò via la mano e Wes ne rimase stranito.
“Tsk..” posò uno sguardo aggressivo verso il più  alto dei fratelli “ti pare che mi interessi qualcosa di queste smancerie? Io sono qui per lavorare e seguire il mio sogno, nient’altro” disse chiara e tonda la bionda.
Wes era sconvolto. Non aveva mai conosciuto una ragazza come lei.
Emise un ghigno. In fondo era come suo fratello, ma molto più odioso.
 “Tu  sei la ragazza di questa mattina, no? Quella che mi ha fregato la moto per cinquanta dollari, no?” disse il ragazzo sedendosi elegantemente su una poltrona davanti alla scrivania del datore di lavoro della bionda.
“Sei tu quello strano tipo?” si avvicinò a lui curiosa “ il motorino si trova nel parcheggio degli impiegati, sta tranquillo. Ed eccoti le chiavi” gliele porse.
L’albino le prese e sorrise di nuovo a Maka.
“Bhè…. A questa sera allora, Signorina Albarn” disse inchinandosi per poi uscire il fratello maggiore degli Evans.
Come faceva a conoscere il suo nome?
Soul era contrariato sulla sua poltrona d’ufficio.
Certo, era contento che Maka non fosse il tipo di ragazza che si faceva mettere i piedi in testa da suo fratello, ma non gli andava giù che Wes si dava così tante arie da figo di fronte a Maka.
Era sempre una sua impiegata, no?
Era una sua proprietà.
La bionda posò il caffè sulla scrivania del suo capo e lo fece distogliere dai suoi pensieri.
“Come mai sapeva il mio nome?” le domandò la ragazza.
“Facendo parte del casato degli Evans, conosce e sa riconoscere ogni dipendente dell’azienda. Anche se lui ha intrapreso la strada del musicista, quella che dovevo intraprendere anche io, non significa che non deve imparare a distinguere anche chi o cosa è sotto il potere di suo fratello minore” spiegò l’albino.
Maka si sedette accanto a Soul, sul bracciolo della sua poltrona d’ufficio.
“Non capisco il mondo dei ricconi snob, ma…” si levò un ciuffo di capelli che le era finito in faccia “non vai molto d’accordo con la tua famiglia, eh?” chiese Maka sicura di quello che diceva mentre guardava imbambolata lo sfondo del computer portatile di Soul: una foglia verde smeraldo.
“Si” rispose il ragazzo.
Era stupito da come quella stupida ragazza potesse leggerlo come un libro aperto anche quando era ancora in stato post-sbronza.
Quella ragazza era davvero unica, non poteva farsela sfuggire.
Maka era rimasta accanto a lui anche se avevano silenziato assieme dopo quella risposta affermativa.
Quel silenzio non era d’imbarazzo o di insicurezza, era di calma, di tranquillità.
Soul sorrise sereno, non maliziosamente come di solito.
Maka era stupita dalla reazione del ragazzo e lo guardava in modo infantile cercando di capire il motivo di quel gesto.
L’albino se ne accorse e rispose al suo interrogatorio:
Sei l’unica che riesce a scorgere dentro la mia anima, M-a-k-a-chan” disse Soul guardando profondamente la ragazza.
Maka arrossì in volto. Arrossiva per una frase del genere e non per un bacia mano, davvero strano.
Ho deciso…” il ragazzo si alzò dalla poltrona e fece sedere Maka al posto suo.
Si sedette sullo sgabello davanti al pianoforte e cominciò a suonare. (http://www.youtube.com/watch?v=imGaOIm5HOkn )
Era una melodia malinconica e sofferta che ricordava momenti passati sia felici che strazianti.
Era triste, ma bella ed emozionante.
Maka ascoltava silenziosa ogni singola nota che si disperdeva poi per tutta la stanza.
L’albino suonava senza interrompersi. Non guardava né la bionda né i tasti dello strumento.
Guardava dentro ognuno di loro, guardava le loro anime.
Quelle piccole e insicure anime che gli facevano provare sentimenti così inconsueti, ma che li facevano sentire bene e in pace.
Quell’insieme di suoni che sembrava interrompere il tempo si fermò dolcemente sospendendosi in aria per poi finire definitivamente.
“Dopotutto…” guardò la bionda “te l’avevo promesso, no?” disse l’albino sorridendo come sempre ma con un accenno di beatitudine.
Un istante e poi la ragazza lo abbracciò, un abbraccio che sembrava non finire mai, proprio come quella melodia.   
                                                                               *
Ma cosa ho fatto?!” pensò Maka che era rannicchiata sul suo letto.
Era ritornata prima dal lavoro, appunto perché aveva finito i suoi compiti,ma non riusciva a non pensare a quell’enorme cazzata che aveva fatto.
Abbracciare il suo capo. Quale mente malata poteva esprimere affetto per un tale essere immondo e depravato?!
Era da ben due ore che se ne stava in quella posizione e si erano fatte le otto di sera, doveva cominciare a prepararsi.
Anche se era per la promozione non aveva voglia d’alzarsi.
Il suo letto era così morbido e comodo. In quel letto c’era stato disteso insieme a lei Soul…
A quel pensiero scattò subito in piedi.
Perché pensava a cose del genere? Doveva prepararsi, no?
Dall’armadio prese un vestito bianco senza maniche un po’ scollato, attillato sui fianchi, largo sulla parte delle gambe e che le arrivava fino al ginocchio, una collana d’argento e delle scarpe col tacco a spillo anch’esse bianche e si acconciò i capelli con una bella treccia che delicatamente era appoggiata laterale, sulla sua spalla.
Scese di casa e arrivata sul marciapiede un dubbio l’assalì:
Come sarebbe arrivata alla residenza di Soul?
Era pronta e sapeva l’indirizzo, c’era solo un problema: il mezzo di trasporto.
La casa del ragazzo si trovava fuori città e lei non aveva una macchina.
Il taxi sarebbe stato troppo caro e il motorino delle consegne delle sorelle Mizune era messo sottochiave per gli innumerevoli furti.
“Uff…” si sedette su una panchina “e ora cosa faccio?”.
In quel momento le venne un lampo di genio: avrebbe fatto come questa mattina, avrebbe fregato un veicolo a qualcuno.
Per la strada stava passando una moto, Maka la fermò e quando però stava per prendere definitivamente nelle sue grinfie il mezzo d trasporto, una voce la spiazzò.
“Oh, signorina Albarn… da quanto tempo” disse il guidatore della motocicletta.
Perché. Perché lui. In quel momento avrebbe preferito di gran lunga Soul.
“Per caso vuole un passaggio?” le domandò scrutandola attentamente, soprattutto una certa parte.
Non aveva scelta. Doveva trovare un trasporto e l’aveva trovato.
“Mpf..” salì sulla moto insieme a Wes.
“Allora… dove la porto?” domandò sarcastico.
“Come se tu non lo sapessi!” sbraitò Maka.
Partirono verso la residenza di Soul.
Si annunciava una lunga serata…
 
Cosa succederà a quella festa?
Chi riceverà la promozione?
To be continued…
 
L’angolo dell’autrice schizzata:
Allora… questo capitolo è un insieme di “stupori” lì e stupori là, lo so… ma non sapevo cosa scrivere ragazzi o__o Anzi che il risultato sia questa sottospecie di capitolo D:
Ma quanto sto facendo durare questa parte della fan fiction? o__o
Scusate come sempre il ritardo… sono una feccia çwç
Ringrazio luna moontzutzu (ormai so il tuo nickname a memoria <3 ), juliettecc1234, Tony Tony Chopper e Cocco95 per aver recensito lo scorso capitolo, scythemeister_MakaAlbarnper aver recensito i primi due capitoli (Yuppi! *^^* Un’altra autrice che stimo legge le mie storie *^^*), poi tutti coloro che hanno messo nelle seguite, ricordate e preferite la mia storia (sono un bel po’ da elencare e il mio essere pigra me lo impedisce °^°) e ringrazio anche tutti i lettori silenziosi ,3
Se ci sono errorri/orrori&co. avvisatemi …. E con questo al prossimo orrida capitolo ;3 *sparisce buttando una bomba fumogena e esce dalla porta sul retro*
-Rehara.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Crabby,eh? ***


-Crabby,eh?

Maka e Wes arrivarono alla festa in ritardo.
Perché?
Wes si era fermato a rimorchiare un branco di troiette davanti ad un autogrill con i suoi tanto odiosi atteggiamenti da finto galantuomo per avere il loro numero con come scopo finale volerle chiamare per divertirsi durante il week-end. In effetti, lui era molto peggio di suo fratello minore.
Attraversarono il grande giardino frettolosamente e la ragazza aprì con forza e per giunta sfinita quella “fottuta porta” ,come l’aveva definita lei in quel momento.
Anche se erano arrivati un’ora dopo l’inizio della festa nessuno li aveva neanche notati entrare.
Chi poteva mai distogliere l’attenzione dal proprio bicchiere d’alcol o dalla musica che rimbombava in tutta l’enorme sala e li faceva scatenare?
Di certo non i componenti dell’azienda Evans.
Solo Soul notò la comparsa di Maka alla festa, purtroppo con suo fratello accanto.
Wes vedendo il ragazzo che li fissava, cinse la vita della bionda e la strinse a se.
L’albino che stava osservando la scena era più adirato che mai.
Chi aveva mai dato il permesso a quel Wesley di toccare la sua Maka?!
Prese il bicchiere di Margarita che era sul tavolino davanti a lui e lo lanciò fuori dalla finestra per la furia.
“Ma chi lo ha invitato a quello lì?!” disse il ragazzo a denti stretti.
Neanche il tempo di poter pensare ad un modo per punire/massacrare Wes, che la ragazza l’aveva già fatto al posto suo: aveva preso il braccio del violinista e lo aveva scaraventato a terra senza nessun riguardo.
In fondo è  sempre la solita senzatette manesca…” pensò Soul che a malapena tratteneva una risata.
“Non provarci più, gentiluomo di sta ceppa!” si abbassò per terra e lo fissò con sguardo feroce “Se ci riprovi, ti ritroverai la testa al posto del culo!...” minacciò la bionda.
Il maggiore degli Evans, in qualche modo, sapeva che la ragazza non stava scherzando.
Quindi, per scamparla, decise di cogliere l’occasione per sfoggiare il suo asso nella manica.
“Ma Signorina Albarn… con mio fratello non è arrivata più avanti?~ Mica le ho fatto qualcosa di male io?~” disse Wes con un ghigno divertito e sadico in faccia mentre era ancora accasciato al suolo.
Come faceva quell’uomo ad essere così stronzo?!
A quelle affermazioni da parte del maggiore degli Evans tutti gli impiegati interruppero il loro cazzeggio e cominciarono a fissare con uno sguardo tendente al perverso la malcapitata, soprattutto due persone in particolare: Liz e Blair.
“Vedete che non è come pensate, branco di idioti!” gridò la ragazza completamente rossa in viso e con un libro/mattone in mano. Questa volta da dove aveva preso quell’arma micidiale?!
Blair stava già appuntando lo scoop sul suo taccuino dei gossip che poi avrebbe girovagato per  tutto l’ufficio giornalmente e Liz era sull’orlo della disperazione.
Perché? Bhè…
“Non ho portato la mia telecamera!” esclamò la Thompson.
“Vuoi per caso essere tu la prima a morire, Liz?” sbraitò Maka pronta a tutto.
“Acidella oggi, eh?” ribatté seccata la ragazza ancora per la mancanza di filmare le scene porno che si immaginava.
Proprio in quel momento, il presidente Evans ,che aveva assistito alla scena dalla sua “comoda postazione” su quella sorta di facciata del primo piano che dava alla sala, scoppiò in una sonora risata che riecheggiò in tutta la residenza e che fece distogliere l’attenzione della bionda dal piano per l’assassinio che stava escogitando contro quel finto galantuomo di suo fratello per aver detto quelle semi-fandonie a tutti i presenti.
“M-a-k-a-chan… emani un aura omicida micidiale!~” disse mentre scendeva dalla scalinata che portava al piano di sotto “E sembri anche molto imbarazzata!~”.
“Imbarazzata un corno!” sbraitò la ragazza che sembrava un pomodoro maturo per il rossore del viso.
“Visto che sei in questo stato…” la prese per un braccio “ti salverò io da questa situazione…” concluse l’albino con voce profonda, mentre la stava trascinando su per le scale.
“Così mi complichi molto di più la vita!” vociò la ragazza che cercava di liberarsi dalla presa del ragazzo.
“Uff… l’hai voluto tu, M-a-k-a-chan” la prese in braccio.
“Hei, mettimi giù! Mettimi giù ho detto!” urlò dimenandosi.
E così se ne andarono passando per le scale, lasciando gli impiegati esterrefatti, ma con un sorrisetto pervertito sul volto.
“Questa scena mi ricorda qualcosa…” disse Liz che ricordava perfettamente dove aveva visto già questa situazione: al bar sotto casa di Maka.
I componenti dell’azienda annuirono convinti. Maka e Soul erano davvero lenti di comprendonio.
La maggiore delle Thompson prese una bottiglia di tequila dal frigo bar accanto al tavolo degli spuntini e se la scolò.
“Bhè… Non ci resta che aspettare che quei due idioti capiscano!” puntualizzò la ragazza in tono strascicato per la quantità d’alcol ingerita in una sola volta.
“E quando mai capiranno?!” sbraitò tutto l’ufficio che era stufo di aspettare la fine di questa situazione da telenovela che si era creata.
“Avanti! Siate positivi!”
“Ma come facciamo ad essere positivi con quei due?!” risposero in coro.
“C’è sempre una speranza finché c’è alcol sulla Terra!” concluse Liz che aveva appena finito la seconda bottiglia di tequila.
Wes guardava sconvolto ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi.
Che cosa avevano quei tizi che non andava?!
                                                                       ***
Erano sul tetto della villa, seduti sulle mattonelle che lo ricoprivano.
Certo, erano fredde, ma era piacevole la sensazione che si provava al loro contatto.
Soul l’aveva portata lì (con la forza) e lei non sapeva il motivo.
Si girò verso l’albino in attesa di spiegazioni e il ragazzo sembrò accorgersene.
“Che vuoi, M-a-k-a-chan? Vuoi qualche trattamento speciale?” disse malizioso l’Evans.
“Mai e poi mai!” ribatté quasi istintivamente la bionda. Ormai era abituata agli atteggiamenti del suo capo.
“Dovresti essere più gentile con me…” si sdraiò “dopotutto ti ho salvata da quella esilarante situazione!~”
“Ma se me l’hai complicata ancora di più?!”
“Acidella, eh?” disse seccato il ragazzo.
“Non sono una donzella da salvare” informò Maka a Soul, mentre pure lei si era sdraiata.
Il cielo era pieno di stelle e la luna risplendeva come non mai.
“Me la cavo benissimo da sola. Non voglio dipendere da nessuno. Io sono io, quindi solo io devo badare a me stessa”.
“Io faccio quello che mi pare. Me ne sbatto di questo tuo principio. Se voglio aiutarti ti aiuto, se voglio farti incazzare ti faccio incazzare, se voglio portarti a letto ti porto a le---”.
Non finì la frase che gli arrivò un pugnò in pieno volto.
“E credevo che stessi dicendo qualcosa di intelligente!” vociò la ragazza con un nervo che le pulsava in fronte.
“E per te allora quello che hai detto prima è più intelligente?!” rispose a tono Soul.
“Se percorri una vita solitaria finirai solo per ferire te stessa e coloro che ti circondano!” concluse il ragazzo.
Maka era sorpresa. Molte volte aveva visto il suo capo dire cose idiote e subito dopo diventare saggio come non mai, ma perché doveva sempre spiazzarla in quel modo? Non le lasciava il modo di controbattere, perché… dopotutto aveva ragione.
“Tsk…” si appoggiò con i suoi gomiti sul pavimento “sei un idiota!” sbraitò la bionda.
“E cosa ho detto di sbagliato?” domandò stranito l’albino.
“Hai quasi sempre ragione, non è giusto…” grugnì con un filo di voce la ragazza.
Soul sorrise vittorioso. Era difficile vedere una Maka Albarn in difficoltà, e per lui quella vista era davvero gratificante.
Poteva sentirsi orgoglioso di aver fatto diventare più di una volta la nuova arrivata in agenzia sempre decorosa e perfetta, tutto d’un tratto impacciata e disorientata.
“Quindi se ho ragione…”  la guardò maliziosamente “posso portarti a letto, no?” ghignò Soul con quel suo solito sorrisetto.
Maka avvampò. Quel ragazzo era veramente sfacciato.
"Ehm…se vuoi..." sussurrò Maka imbarazzatissima abbassando lo sguardo.
Soul assunse un'espressione sorpresa. Molto sorpresa.
"Dici sul serio?" chiese l’albino incredulo. Si poteva aspettare di tutto da lei (librate e cazzotti inclusi), ma non una risposta affermativa.
La ragazza alzò lo sguardo dal pavimento e lo posò sul volto di Soul.
Si fissarono per un bel po’. Non sapevano da quanto. Sapevano solo che incrociando i loro sguardi tutto ciò che li circondava non esisteva più: c’erano solo lui, lei e nessun altro.
Maka distolse un’altra volta lo sguardo rompendo l’incantesimo che li aveva legati per quei lunghi e intensi minuti.
"Certo che no! Crepa coglione!" urlò la bionda completamente rossa in viso dandogli una librata in testa.
Il ragazzo era spiaccicato a terra.
Quante volte era stato maltrattato quella sera?
Anzi, quante volte era stato maltrattato da lei da quando la conosceva?
“C-c-che c-cosa…ho.. fatto.. adesso?!” disse tremolante mentre cercava di alzarsi da terra.
“Sei un maniaco depravato, sfrontato, demente, strafottente, arrogante… e per giunta anche carino!” urlò in preda agli ormoni la ragazza nel suo vestito bianco.
 “Dovrebbe essere un complimento o cosa?...”
“Nessuno dei due!...” si avvicinò al ragazzo tramortito “..ma… scusa…” concluse la ragazza osservandolo.
L’albino sorrise malizioso, si alzò e si mise davanti a lei.
“Oh, come potrà mai farsi perdonare Maka-chan dopo quello che ha fatto al suo caro capo!~” le si avvicinò al volto “Forse però qualcosa ci sarebbe…” sorrise nuovamente come suo solito.
Si avvicinò sempre di più al volto della giovane che non mostrava segno di ribellione nei suoi confronti.
Era così ipnotizzata da quei suoi magnetici e profondi occhi rossi che la stavano osservando sensuali e che l’avevano completamente estraniata dal Mondo, che non si era neanche accorta cosa stava per succedere.
Quando però se ne accorse ormai era troppo tardi.
O quasi…
Soul infatti si ritrovò,di nuovo, spiaccicato a terra.
Questa volta però era svenuto. Troppe perdite di sangue in un solo giorno.
La ragazza preoccupata si avvicinò a lui.
Cosa aveva combinato? Doveva chiamare qualcuno o nascondere il cadavere?
I suoi pensieri furono interrotti dalla sua attenzione verso il viso di Soul.
Non l‘aveva mai visto così rilassato, calmo.
Sembrava quasi un normale ragazzo sulla soglia dei ventitre anni.
Un ragazzo senza un vero e proprio peso sulle spalle e che doveva solo badare a costruite il proprio futuro a piccoli passi.
Di solito aveva un’espressione da duro e maliziosa, ma adesso sembrava quasi un bambino.
Si, proprio un bambino.
Rise per quello che aveva appena pensato, si mise accanto a lui e lo abbracciò.
Era una stupida a pensare di odiarlo, in fondo non era poi così male.
 
 
Si svegliò dopo un paio d’ore ancora sul tetto della residenza, con la giacca del completo elegante di Soul che la copriva.
Si, si era addormentata.
Ma dov’era finito quel rincretinito del suo capo?
Ora che ci pensava non era più accanto a lei. Dov’era andato?
“Tsk.. losco approfittatore” disse tra se a se Maka.
Prima cercava di rimorchiarla e poi spariva nel nulla.
Certo, la colpa era anche sue che gli aveva colpito ripetutamente il cranio, ma non c’era motivo di prendersela così…
Aspetta, perché si stava lamentando d’aver scampato l’ennesima molestia di Soul?
Che senso aveva?
Scosse la testa per rimettersi in sesto. Non poteva aver pensato veramente a qualcosa del genere.
Si alzò, si aggiusto il vestito e i capelli e prese la giacca dal pavimento.
Tra poco dovrebbe esserci l’annuncio della promozione… meglio andare in sala!” pensò la bionda mentre già stava scendendo le scale.
Ancora non poteva immaginare cosa il suo adorato capo aveva architettato.
Ma in fondo…. doveva aspettarselo da un tipo come lui!
In poco più di dieci minuti arrivò nella sala da dove Soul l’aveva trascinata via.
Tutti gli impiegati circondavano una sorta di palcoscenico in mezzo alla stanza.
Da dove spunta quel coso?! Prima non c’era se non mi sbaglio!” pensò la ragazza esterrefatta.
Come aveva fatto quella struttura così grande a finire lì?.. E perché era lì?...
Una voce conosciuta amplificata da un microfono prese il sopravvento sui suoi pensieri verso quell’enorme palco.
“Benvenuti alla mia residenza, miei cari dipendenti!”
Quella era la voce di Soul, senza dubbio.
Infatti, dopo qualche secondo l’albino sbucò da dietro la tenda che impediva prima la visuale.
“Non voglio perdere del tempo prezioso a fare discorsi sull’importanza dell’azienda e di come grazie a questo avanzamento nella vostra carriera qualcuno di voi potrà fare qualcosa di grande nel suo futuro perché tanto è solo un incoraggiamento, quindi vi dirò solo il risultato….” disse chiaro e tondo il presidente con un sorrisetto furbo stampato sul viso.
Quanto era odioso! Perché sminuire così tanto il lavoro duro dei dipendenti?!
“Colui o colei che ha ricevuto la promozione è…. rullo di tamburi!”
Il suono ordinato dal ragazzo si manifestò.
“Ma che …? Siamo in una trasmissione televisiva per caso?!” pensò seccata dalla situazione la nostra protagonista.
Dopo quella melodia il silenzio regnava assoluto nell’intera casa.
Trascorsero alcuni minuti e ancora nessuno fiatava.
Solo Liz ruppe la quiete che si era creata.
“Scusi capo, ma non era lei quello che non voleva perdere tempo?!” sbraitò la ragazza pronta a tirargli la bottiglia di alcol che aveva in mano pur di sentire quella frase completa.
“Volevo solo creare un po’ di suspense!~” rispose l’albino in modo infantile.
Si, era definitivo. Era un’idiota patentato.
“Bhè… se ci tenete tanto… colui o colei a cui è stata assegnata la promozione è… Maka Albarn!”.
Cosa avevano appena udito le sue orecchie? Era proprio il suo nome?
Non poteva crederci. Era riuscita ad avere la promozione!
Un sogno che s avverava?
Tutto l’ufficio saltò letteralmente addosso alla ragazza soffocandola di abbracci e facendole qualche complimento (e qualche insulto per non aver avuto loro quell’agognato aumento).
“e diventerà infatti la mia segretaria!” concluse il presidente.
Aspetta, time out!
Cosa avevano udito adesso le sue orecchie?
Non… era… possibile…
“In effetti, mio fratello è un vero stronzetto, non trova signorina Albarn?” le domandò Wes che fino ad ora era rimasto silenzioso in un angolo ad osservare ciò che gli succedeva intorno con un’espressione divertita.
La ragazza si accasciò a terra semicosciente.
“Maka… Maka…!” gridò Tsubaki in preda al panico nel vedere la sua amica in quelle condizioni.
“Makuccia-nya?” le punzecchiò la guancia con un dito “va tutto bene?” le domandò Blair per niente preoccupata, ma principalmente curiosa.
“M-a-k-a-chan, non sapevo che per la gioia potessi svenire!~”disse l’albino con un sorriso sadico stampato in faccia e che faceva capire subito che quello che aveva appena fatto era stato premeditato.
La ragazza prese per un attimo coscienza e gli tirò un libro che lo prese in pieno.
“Sai Soul?... FANCULO!” vociò la giovane prima di risvenire.
La disastrosa serata si concluse tra autoambulanze per prelevare i tre infortunati, cioè Maka, Soul e Spirit che casualmente aveva perso conoscenza sotto ad una finestra per colpa di un colpo di un bicchiere di Margarita che gli era stato tirato in testa perché casualmente aveva seguito sua figlia fino a quella villa e la stava sempre casualmente osservando da dietro l’infisso e  polizia per le sostanze illecite presenti, tra cui una torta che aveva come ingrediente principale della marijuana.
Bhè, tutto regolare per l’azienda Evans.
 
E ora? 
Maka riuscirà a sopportare il lavoro assegnatogli per puro sadicismo da Soul o si arrenderà??

To be contiuned...


Angolo dell’autrice schizzata:
Scusaaate….scusaaaate….scusaaaate *si prepara ai tentati omicidi e ai lanci di pomodori*
Il lessico, la grammatica… se ne sono andati a quel paese in questo capitolo! çwç
Mi scuso non solo per il contenuto idiota, ma anche per l’immenso ritardo çwç (per giunta per sta cagata Ho già detto che questo capitolo è dannatamente schifoso?...
Ora che ci penso, ormai l’idiozia caratterizza al meglio questa fan fiction…
Almeno c’è qualcuno che la segue çAç
Infatti, ringrazio Cocco 97, maka__99 e luna moontzuzu per aver recensito e per seguire assiduamente questa FF ^o^
Una cosa che mi ha reso particolarmente felice è stato ricevere un disegno da luna moontzutzu di Soul con gli occhiali! Come lo avevo descritto nel capitolo scorso! *^*
Ecco! Guardatelo! *^^*
Image and video hosting by TinyPic  
Non c’è niente di meglio per un autore ricevere qualcosa che dimostri l’apprezzamento di un lettore *^* (anche le singole visite o recensioni o l’aggiunta della storia nelle preferite, ricordate o seguite mi rendono felicissima! :D)
Almeno così sono sicura che qualcuno apprezza il mio squallido operato!
Spero di non metterci così tanto tempo per scrivere la prossima parte… ma nel frattempo che non pubblicavo nella sezione Soul Eater ho scritto altre cavolate sulla sezione Inuyasha, Sket Dance e Storie Originali O: …
Ah! Quasi dimenticavo (come me ne stavo dimenticando??!! çwç) … Grazie firephoenix di avermi aiutato a ritrovare l’aspirazione! E soprattutto grazie dei tuoi consigli preziosi :33  Ti voglio bene <3
Ma ora è tempo di andare!
Bye! *sparisce lanciando una bomba fumogena*
-Rehara.
P.S) Se vedete errori/orrori da aggiustare urgentemente per non rendere altrettanto schifoso il capitolo avvisatemi ^o^  Il titolo significa “Acidella, eh?”… vi ricorda qualcosa? xD
E come ultima cosa da dire… ebbene si, in questo capitolo non ho messo quasi niente in grassetto.
Casomai se c’è qualcosa da evidenziare ditemelo O:

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** New project...? ***


-New project....?

Trasportare pile di scartoffie da un punto all’altro dell’edificio, infiniti dati da controllare, prendere accordi per gli appuntamenti che il capo dovrà svolgere, accogliere in ufficio gentaglia riccona di ogni tipo (soprattutto vecchiacci pervertiti in cerca di topa), verificare le azioni dell’azienda e dell’alleanza Evans-Death, badare a quel deficiente e immaturo del presidente 24 ore su 24…
Ma chi me lo ha fatto fare?!...” 
La giovane era davanti alla macchina del caffè intenta a prepararsi quella agognata bevanda per potersi godere quel suo piccolo attimo di pace.
“Potevo anche decidere di non diventare la sua segretaria!... Ma alla fine ho accettato come un’idiota…! Per quale motivo?!... Per la paga più alta?!...
Buttò giù tutto il caffè in un solo colpo per il nervosismo.
“Fanculo…Fanculo…Fanculo…Fanculo…Fanculo….” continuava a ripetere Maka dando calci alla macchinetta.
“Nervosetti, eh M-a-k-a-chan?” sorrise beffardo “Non sembri molto felice del tuo lavoro!~” disse Soul in modo infantile nell’intento di farla innervosire ancora di più.
Muori…muori…muori…muori….”  questo suo pensiero le risuonava nella mente, mentre nel frattempo stringeva sempre di più il bicchiere di carta che aveva tra le mani.
“Quanto sei carina quando vorresti uccidermi!~” esclamò l’albino sempre in quel modo odioso.
Niente da fare, era troppo stronzo…
Conseguenza?
Gli tirò il bicchiere in testa.
“Mi sento meglio adesso!” esclamò la bionda soddisfatta, mentre nel frattempo ritornava con nonchalance alla sua postazione da segretaria dando poca importanza al ragazzo agonizzante disteso sul pavimento.
                                                                                        ***
Kid camminava avanti e indietro per il corridoio.
Cosa lo turbava così tanto? Era dalla promozione di Maka che aveva un brutto presentimento…
Ma per quale motivo?
Se ci fosse mio padre con me!” pensò mentre si appoggiava scoraggiato al muro.
In effetti quell’individuo, per quanto strambo, riusciva sempre a trovare la soluzione a qualunque problema. Nessuno poteva fermarlo se doveva dare una mano a qualcuno bisognoso di aiuto.
Ora che ci pensava era da tanto che non lo vedeva…
Tra l’azienda, gli impegni vari e il suo lavoro da presidente non avevano avuto il tempo di incontrarsi.
Forse rivedersi dopo un lungo periodo era anche un ottimo modo per chiedergli aiuto per questa faccenda.
Così poteva prendere due piccioni con una fava.
“Cosa ci fai qui a vagare per il corridoio come un depresso, Kid?”
 Tra i suoi pensieri lo raggiunse la voce di una ragazza.
“Hei! Mi ascolti, Kid?” gli domandò con un tono strascicato per la presenza di un forte accento.
“Ah, Liz. Scusa…pensavo” rispose il corvino trasognante.
La bionda si appoggiò al muro accanto a lui.
“Se sei depresso…” tirò fuori dalla borsa una bottiglia di grappa “l’alcol non potrà far altro che bene!” enfatizzò con un gran sorriso la ragazza.
“Ma che…?.. Non ne ho bisogno! Sono anche astemio!”
“Sicuro? Non è poi così forte!” continuò a dire la Thompson agitando la bottiglia.
“Lo sono… lo sono!...”
“Mpf… noioso” butto giù tutta la bottiglia in pochi sorsi.
“Vedi?” singhiozzò “Nooon fa niente di maaale!” esclamò un po’ brilla.
“Si, certo…ma sei sicura che puoi portarti alcolici a lavoro?”
“Shhhh…! Non fare lo spione!...” disse quasi ridendo la bionda.
“Ma guarda che impiegata diligente….” pensò il ragazzo basito.
“Non parliamo di me però!” rimise la bottiglia in borsa “parliamo di te! Perché fai l’emarginato bello e tenebroso per il corridoio? Vuoi rimorchiare qualcuno? Per caso quella assunta una settimana fa che lavora come assistente per Kim? Quella con degli strani codini e i capelli neri….Come si chiama?!….Ehm…Ecco! Tsugumi Harudori!”
“Ma che dici! E’ per un motivo totalmente diverso!... E poi non sto facendo mica il bello e tenebroso!” esplicitò Kid rosso in viso per il discorso che aveva preso una piega molto lontana da suo problema originale.
“Se lo dici tu!...” rise “Ma allora per cosa sei così fra le nuvole?” chiese curiosa e preoccupata la bionda.
“Bhè....ho un brutto presentimento…”
“Eh? Del tipo?”
“Non ne ho la più pallida idea… so solo che riguarda qualcosa di importante….”
“Se è così importante come dici tu è meglio che ne discuti con una persona più in grado di aiutarti… io non sono una persona molto affidabile per questo genere di cose, ecco…” si staccò dal muro con un passo e si incamminò verso la porta comunicante con l’azienda Evans “ora devo andare… la mia pausa è finita!” si girò verso di lui e sorrise un po’ forzata.
Si, devo assolutamente incontrare mio padre” si staccò anche lui dal muro “Ma perché Liz aveva un’espressione così triste?” pensò il ragazzo quasi in modo immediato quando sentì la porta chiudersi alle spalle della ragazza.
                                                                                      ***
“Non si trattano così i propri superiori!...” borbottò Soul ancora accasciato sul pavimento.
“E tu non trattarmi come la tua schiavetta.” ribatté Maka intenta a sistemare dei documenti catalogandoli al computer.
L’albino sorrise malizioso.
“Ma già lo sei, no?”
Ricevette il portapenne in testa.
“Vedo che non la vuoi smettere.”
Quel ragazzo quanto poteva essere odioso? Non gli bastava essere stato picchiato pochi minuti fa?
Non è che era un masochista?
Si alzò dalla sedia, si avviò verso l’inventario per rimettere apposto i documenti presi e arrivata all’inventario si abbassò un po’ per riposare i fascicoli.
“Che vista!” esclamò il ragazzo che fissava le infantili mutande a pois della ragazza che erano perfettamente visibili dalla posizione che lei aveva assunto.
Maka sia alzò di scatto e si sistemò la gonna in fretta e furia.
“P-Porco!” urlò in preda all’imbarazzo la giovane.
“Non è mica colpa mia se vai in giro con gonne cortissime” proferì Soul con aria superiore mentre era comodamente sdraiato sul pavimento.
“Sei un porco lo stesso!” sbraitò la bionda con il viso totalmente imporporato.
“Non è che ti metti questi vestiti per attirare la mia attenzione?” chiese in modo insopportabile l’albino.
“Ma chi se ne frega di attirare la tua attenzione!” urlò.
“Bhe, tutte le ragazze si interessano ad un cool come me! Non mi sembra così sconvolgente che anche tu sia interessata ad attirare la mia di attenzione!”
Questa volta gli tirò il temperino elettrico in testa.
“Chi sarebbe interessato a te?!”
Dopo aver sbraitato questo si sedette stanca sulla sedia girevole davanti alla scrivania.
Soul, invece, era sempre a terra, però questa volta con un grosso bernoccolo sul capo.
In fondo reggeva bene gli attacchi di Maka.
“Ora è meglio che mi rimetta a lavoro…” usando la sedia si girò verso il computer  accanto a lei“Ma quante e-mail ti arrivano al giorno?! E soprattutto, perché non rispondi tu a questi tizi?!...” sbuffò stremata la ragazza diretta verso Soul.
“Troppi sforzi, già devo sopportare le tue sfuriate e pestaggi” rispose il ragazzo ancora letteralmente spiaccicato.
“E secondo te di chi è la colpa?!”
“Della tua gonna troppo corta, delle tue camicette attillate e  delle tue gambe quasi totalmente scoperte”
“Per caso vuoi che ti lanci qualcos’altro in testa?” gli domandò la giovane mentre già tra le mani aveva il cestino delle cartacce.
“Ferma! Basta. Time out! Il cestino no.”
“Allora stattene buono  e zitto nel tuo angoletto”
“Uff….e io che ero venuto per chiederti consiglio!~”
“Eh? Per cosa?”  
“Come potrei mai porre fiducia a chi mi voleva uccidere con un cestino della spazzatura!~”
“Vedi che potrei prenderlo quando vorrei. Quindi ora parla.”
“Ma non avevi detto che dovevo stare zitto nel mio angoletto?”
“Tanto non lo sei mai stato fino ad ora”
“Ok..ok…” si alzò “Voglio iniziare una nuova attività per l’azienda. Mi sembra anche abbastanza interessante” disse semplice e chiaro l’albino.
“Cioè cosa?” chiese Maka che era molto curiosa a riguardo.
“Vorrei che l’azienda produsse anche strumenti musicali.”
“Eh? Ma se questa è un’azienda che si dedica alla programmazione di software e alla creazione di apparecchi elettrici di nuova generazione!”
“Infatti, non attirerebbe la stampa che un’azienda di informatica ed elettronica si dedicasse anche al comparto della musica?”
“Mhmhm…” appoggiò i gomiti sulla scrivania.  Era una decisione importante… e se sbagliavano anche un singolo passo nel farla potevano perdere un grosso capitale. Non era qualcosa con cui si poteva  scherzare.
Dopo un po’,però ,arrivò ad una conclusione.
“Per cosa vuoi farlo veramente?” gli domandò la bionda dopo averci riflettuto.
“Che vuoi dire?”
“Tu non sei il tipo da far tutto questo per soldi.”
“Beccato!~” esclamò con un tono davvero stupido l’albino.
 “Che vuoi dire con beccato?!”
“Voglio dire che hai ragione, M-a-k-a-chan” disse con tono profondo di chi non scherzava, assolutamente diversa dalla sua espressione di prima.
“E a-allora che i-intenzioni hai?” domandò Maka stranamente rossa in viso.
“Bhè, come ho già detto prima, voglio produrre strumenti musicali… “ prese una sedia con le rotelle dalla postazione davanti alla ragazza e cominciò a girovagare per la stanza con essa “…e sorpassare i miei genitori.”
Come? Voleva sorpassare i suoi genitori?
“I miei genitori sono da sempre stati sia dei grandi produttori di strumenti musicali che dei grandi musicisti, soprattutto Wes, colui che ha ereditato l’industria si famiglia…. ed io ,almeno per una volta, voglio sentirmi in grado di competere con loro sullo stesso campo.”
Soul e Wes. Wes e Soul.
Ora capiva tutta questa sua competitività…
Soul in realtà non voleva superare i suoi genitori. Lui voleva essere migliore di suo fratello.
“Uff….” si alzò dalla sedia “E sia!” esclamò la giovane.
“Eh?” il ragazzo la guardò stranito.
“Lo faremo, no? Dobbiamo solo impegnarci” sorrise ottimista.
Soul sorrise a sua volta.
“Ok, dobbiamo creare il miglior strumento mai esistito.” disse il ragazzo pronto a tutto.
“Ma dobbiamo star attenti a non far divulgare la notizia al di fuori dell’azienda” specificò la ragazza in modo serioso.
“Perché?”  disse dubbioso il ragazzo che si era fatto prendere troppo dall’entusiasmo.
“Se i mass media lo scoprissero cercherebbero in tutti i modi di avere tra le mani i nostri progetti, non credi?”
“Perfetto, niente di più semplice” rise soddisfatto “Posso fidarmi di te?”le porse la mano.
La bionda fissò la mano del ragazzo per poi stringerla alla sua.
“Certo” rispose convinta.
“Però una stretta di mano non è efficiente come patto, non credi?”
Il sorriso che aveva assunto non portava niente di buono, questo lo aveva capito da quando aveva assegnato a tutti gli impiegati quelle sottospecie di missioni.
La ragazza rimase interdetta, non riusciva a capire a cosa puntasse.
L’albino la fissò per un po’ di tempo e poi la baciò. Non era un bacio intenso, era per lo più a fior di labbra, però la ragazza provò lo stesso una sorta di piacere. Ma soprattutto non sapeva cosa provasse in quel momento.
Forse sorpresa, forse rabbia, forse odio…. Sapeva soltanto che quel sentimento la portava in uno stato di totale demenza, non sapeva cosa fare.
Quando le loro bocche si separarono il viso di Maka era interamente rosso e sul volto di Soul si dipinse uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi.
“Ora chissà perché questo accordo mi piace!” sbottò per poi avvicinarsi al suo orecchio “e soprattutto adesso so che Maka Albarn non è poi così impassibile come vuol far credere” le sussurrò.
Eccolo, puntuale: il cestino delle cartacce in testa.
To be continued
Quale sarà mai il brutto presentimento che ha Kid?
La nuova attività che hanno pensato Maka e Soul avrà successo?
E specialmente… cosa succederà tra Maka e Soul dopo ciò che ha compiuto il ragazzo?


Angolo dell’autrice schizzata:
Scuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuusaaaaaaaaaate çwç
Per mancanza di tempo non ho potuto scrivere niente (e niente di meglio che questo) çwç
Mi dispiace çwç Spero che almeno questo capitolo vi sia piaciuto almeno un minimo, anche se la fine mi sempre molto forzata….
Yoki, vedi che mi fido di te çwç (anche se non dovrei), quindi è colpa tua se non piace perché sei tu che mi hai spronato a mettere questo finale per il capitolo çwç
E poi che pretendete da una che da tre ore e mezza che ascolta questo…. https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=vGfTLb6RFk0#at=579
Ah! E’ molto possibile che nel mese di Luglio e Agosto non ci sarò perché  in viaggio :I Mi dispiace çwç Però è solo un’eventualità!
Adesso mettiamo alcune cose in chiaro nella storia…. Innanzitutto quella non è la macchinetta rotta del primo capitolo, quindi è normale che faccia il caffè :3 (che frase assurda D: ) e questo non sarà l’unico bacio che si daranno Maka e Soul! Tranquilli! Questa non è una delle fan fiction dove si baciano solo all’ultimo :’)
Ora però si passa ai ringraziamenti :3
Ringrazio per le recensioni firephoenix (cara socia, mi aiuti sempre! Ti dovrebbero fare santa! çAç Ti voglio bene :3), Maka 98, maka__99, Yoki (la mia amante colpevole di ogni crimine immondo e con una finezza che supera ogni confine al limite dell’immaginazione DSWL <3) e soprattutto… _Kazuha_Takumi_ *^^* Che mi ha recensito tutti i capitoli della storia e alcune altre mie storielle! *^* E dettaglio da non trascurare è che anche lei sogna di trasformarsi in un unicorno handicappato che cavalca sul cielo charizard! *^* AHAH
Poi ringrazio a tutti i lettori silenziosi :3
E l’ultimo e importate ringraziamento va a scythemeister_MakaAlbarn per questo bellissimissimissimissimo disegno di Maka e Soul *^* Può essere mai che siano in parte identici a come me li ero immaginati? *^^^* AOIHJ9UEIWHFPIUGBSB
Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ambulances are a regular routine ***


Ambulances are a regular routine

Kid era seduto al tavolo del bar e aspettava.
E aspettava già da ben due ore.
Suo padre non era il tipo che arrivava puntuale agli appuntamenti, questo lo sapeva, però farlo stare lì, a girare i pollici come un deficiente, non gli sembrava un comportamento corretto.
D’altronde era suo figlio, il figlio che non vedeva da un gran periodo…poteva almeno prendersi la briga di arrivare in anticipo o perlomeno in orario… e invece ancora non si faceva vedere e lui, del tutto succube, non poteva far altro che sperare che da quella porta, prima o poi, sarebbe entrata la figura del suo genitore.
Si sedette in maniera più comoda, non come la posizione rigida che aveva prima. Pensava che visto che lui era il presidente della famosa compagnia “Death Company” doveva avere un’immagine autoritaria e perfetta anche al di fuori dell’azienda, anche nei minimi particolari, ma dopo due ore di quel supplizio aveva perso la determinazione di avere quel portamento-da-capetto-che-deve-dare-l’esempio.
“Aaahh” un sospiro di sollievo gli uscì dalla bocca. Finalmente la sua schiena aveva avuto il “grande privilegio” di potersi appoggiare allo schienale.
Guardò l’orologio.
“18:45”
Sbuffò.
“Quasi quasi me ne vado” mugugnò fra sé e sé il ragazzo, arreso.
A quella frase, però, dalla porta si intravide un mantello nero e pochi secondi dopo l’intera persona del cosiddetto “Shinigami”.
“Macciao, figliolo~” lo salutò scherzosamente.
Davanti a lui c’era un uomo alto e robusto, vestito con un mantello nero che lo ricopriva quasi totalmente e con la maschera a forma di teschio che portava sempre, oltre che per ricordare di essere stato “uno dei presidenti della Death Company”, anche per vantarsene. Sì, era proprio suo padre.
“Papà…” il suo sguardo era un misto di collera e felicità “ti rendi conto di quanto mi hai fatto aspettare!” sbraitò il povero ragazzo.
“Avanti! Sono passate solo due orette dall’orario stabilito! ~” disse sempre con quel suo tono spensierato muovendo le mani in aria come per discolparsi.
A quell’affermazione Kid si spiaccicò letteralmente sul tavolo.
“Solo….due….ore…?” staccò la propria faccia da quella dura superficie “Due ore ti sembrano poche?!” gridò Kid disperato.
“Ma sai…! Questo bar è lontano da dove abito e…ehm… il taxi ha ritardato a venire! L’ho chiamato addirittura alle 17.00! ~”
“L’appuntamento era alle 16.10….” ribatté il giovane.
Suo padre, subito dopo ciò che gli aveva detto suo figlio, si sedette davanti a lui con una grazia inesistente per poi aggiustarsi il mantello stropicciato.
“Allooora…..errore mio! ~” disse dandosi un colpetto in testa per sottolineare il suo sbaglio, come si vedeva fare in molti manga shojo un po’ vecchiotti.
Kid fece un gran sospiro. Era già fin troppo esasperato.
Non è cambiato per niente” pensò il ragazzo, in un modo un po’ disperato e un po’malinconico.
 In fondo, era sempre il solito: spensierato, con la testa fra le nuvole e, quando vuole, un po’ saggio.
“Comunque Kid…” bevve un po’ di thè dalla tazza che una cameriera gli aveva appena portato “mi volevi parlare, no?” gli domandò.
“Bhè…. Sai dell’alleanza, vero?”
“Ah, sì! Hai finalmente fatto pace con il tuo vecchio amico, bravo! Ne sono felice ~”
“Di questo ne sono felice anche io, ma non è questo il punto…” lo sguardo di Kid si fece più serio.
“Cosa ti preoccupa?” anche “Shinigami” si fece più serio.
“Ho un brutto presentimento… come se alla Evans Company dovesse succedere un cattivo avvenimento” strinse i pugni “sai qualcosa a riguardo, padre?” gli domandò fissandolo intensamente negli occhi, anche se ricoperti da una strana maschera.
“Difficile domanda… ma sì, so qualcosa.”
Il giovane presidente della Death Company sobbalzò. Cosa aveva appena detto suo padre? Sapeva qualcosa? Come poteva sapere qualcosa?
Certo, era a conoscenza delle grandi doti del padre di sapere “tutto di tutti”, ma non credeva fino a quel punto.
“E-E c-che cosa sai?” chiese tremante il ragazzo.
“Bhè… non so molto” posò la tazzina sul tavolo “so solo che qualcuno vicino a Soul sta pianificando qualcosa appunto contro l’azienda, forse per eliminarla dal mercato internazionale”
Kid rimase ammutolito.
Qualcuno voleva far decadere la Evans Company…. e la cerchia di quel “qualcuno”, fin da subito, grazie a ciò che gli aveva detto suo padre, si restringeva. Doveva immediatamente mettersi all’opera per scovarlo.
                                                                                          *
“Un altro bicchiere di tequila con ghiaccio, per favore” disse Liz al barista, mentre era comodamente seduta in una delle tante sedie della birreria davanti al bancone che era pieno di bicchieri già del tutto vuoti, bevuti ovviamente dalla nostra alcolista preferita.
Era insieme a Tsubaki, Patty e Blair (che si era autoinvitata). Maka non era potuta venire perché “doveva riprendersi da uno shock emotivo”, almeno questo la ragazza aveva detto a loro.
“Chissà cosa è successo a Maka….”si chiedeva la Camelia mentre sorseggiava lentamente il suo Martini.
“Sarà suucceeeesso sicuraaamente qualcosa con quel demente del presidente!” esclamò vivace Patty, che era intenta a fare degli origami a forma di giraffe con i tovaglioli del locale.
“Sicuramente qualcosa da scoop-nya!” aggiunse Blair nel suo microscopico vestitino nel frattempo che faceva “le fusa” ad un ragazzo tutto muscoli, soldi e niente cervello (che nel corso della settimana le aveva comprato chili e chili di roba lussuosa).
“Se  quel tizio ha fatto qualcosa di strano alla mia amica, non so che gli faccio!” quasi urlò la maggiore delle Thompson sbattendo con forza il bicchiere sul banco.
“Liz, calmati” appoggiò una mano sulla sua spalla “così sembri Spirit…!” disse la corvina.
“Esattamente! Vorresti privare dei piaceri della vita una ragazza giovane come Maka?” aggiunse ancora la portinaia.
“Ma che dite voi due?! Avete capito male!” si girò verso le ragazze accanto a lei “Io non voglio che facciano zozzerie senza la presenza della mia telecamera!”
La Nakatsukasa era esterrefatta.
“Hai ragione, Liz-nyaa! Però non dimenticare che non deve mancare neanche la mia di presenza per poter prendere nota della notizia!”
“Maccerto, cara mia! Viva le zozzerie!” esclamò la maggiore delle Thompson ballando sul bancone, con una bottiglia di vodka presa chissà dove, con la gattara.
“E’-E’ t-tutto n-normale questo?...” pensò la povera Camelia.
“Evviva anche le giraffe!” esclamò anche la minore delle Thompson, danzando anche lei su quel tavolo, trasportata da tutta quell’entusiasmo che si era creato.
No, questo non è normale…” continuò a pensare Tsubaki che fissava le tre ragazze ballare su quel banco da bar come se non fosse niente di che… notando, però, che dopo un po’, Liz assunse una strana espressione, come se qualcosa la opprimesse.
Però…” la corvina posò il suo sguardo sulla bionda dai capelli lunghi “che cos’ha Liz?”
                                                                                            *

“Ora tu mi devi spiegare perché sei davanti a casa mia alle 23.40” disse irritata una Maka in pigiama che teneva aperta la porta di casa svogliatamente visto che Soul aveva suonato il suo campanello.
“Volevo vederti, M-a-k-a-chan! ~”
“Puoi vedermi domani a lavoro, ma non a notte fonda!” sbraitò innervosita la bionda.
“Quanto sei fredda, M-a-k-a-chan! ~”
“Cosa vuoi da me?” La ragazza teneva un libro in mano, non era un buon segno.
“Ehm…i-innanzitutto posa quell’affare” ordinò intimidito l’albino.
“E tu dimmi perché cazzo sei venuto a bussare alla mia porta in piena notte”
“Volevo solo parlarti!” disse tutto d’un fiato per la paura di essere colpito da quell’arma letale.
“Allora entra, stronzo…”
Lo trascinò assonnata dentro casa, lo fece sedere su uno sgabellino del salotto e si sdraiò sul divano.
“E’ una mia impressione… o è più docile quando ha sonno?...”  mentre era sdraiata la ragazza lo fulminò con gli occhi “no, mi sbagliavo….” pensò l’albino stranito dal comportamento della sua segretaria.
“Di cosa devi parlarmi, rincretinito?” gli domandò rivolgendo il suo viso verso di lui, spostando così di poco la sua testa dal comodo cuscino sopra il sofà.
“E’ da un po’, precisamente da quando abbiamo deciso di avviare quel progetto che volevo dirti una cosa…”
“Se vuoi parlare del bacio, non me ne frega niente… tranquillo”
“ Eh?! Ma che bacio e bacio! Mica volevo parlare di questa sciocchezza!” esclamò il ragazzo strafottente.
La ragazza si alzò dal divano e con tutta la forza che aveva gli tirò il cuscino su dove era appoggiata.
Soul era accasciato al suolo, come sempre del resto.
“Sciocchezza?! Ti sembra una sciocchezza?!” gridò la giovane in collera.
“Ma…non…eri…tu… quella… che aveva detto… che non te ne… fregava… niente…?” disse dolorante il ragazzo.
“E infatti non me ne frega niente!” urlò completamente rossa in viso.
“Sisi, come no….” proferì con un filo di voce.
“Mi stai facendo innervosire ancora di più. Zitto e sloggia”
“Ma devo parlarti….! E’ importante!”
“E per me è importante dormire!”
La bionda lo prese dalla camicia e lo fece alzare con forza.
“Ma…ma! Solo cinque minuti, avanti!” insisteva il ragazzo.
“Ho detto zitto e sloggia!” gridò ancora Maka sbattendolo fuori casa.
L’albino era di nuovo sul pianerottolo e non aveva concluso completamente niente:
Aveva percorso chilometri e chilometri per arrivare a casa della sua impiegata e lei, visto che era arrabbiata con lui per quel “suo strano impulso”, lo aveva cacciato via come se fosse un animale senza fargli dire ciò per cui era andato da lei.
Questa volta anche lui era furioso…
“Isterica senzatette che non sei altro, anzi non ti ho fatto pagare la lavanderia! Dentro quel cestino che mi hai tirato in testa c’era un assorbente che mi ha sporcato la camicia di sangue! E poi chi è l’idiota che butta quelle cose dentro un cesto delle cartacce?! Ma che cazzo di giornata di merda!” urlò il giovane, incazzato nero.
L’uscio si aprì cigolando e da lì uscì alla velocità della luce un tomo spesso quanto una parete che colpì l’albino.
Quella notte, tra il rumore dei veicoli e le luci che illuminavano la città, l’autombulanza spiccava fra qualunque altra cosa girovagasse per le strade, e i membri dell’azienda Evans, ognuno di loro sparso per la grande metropoli a fare i cazzi suoi, sentendo la sirena risuonare, capì subito dove era diretta. Ormai era routine.

Sarà vero ciò che ha detto il cosiddetto Shinigami? E allora chi è che complotta contro l'azienda Evans?
Che cos'ha Liz che non va?
E cosa succederà d'ora in poi a Soul e a Maka?

To be Continued...
 
Angolo dell’autrice schizzata:
Heilà lettori! Eccomi qui per voi per rompervi nuovamente le scatole! :D
Ho scritto questo capitolo qualche settimana fa ed ora ho…. Una chiavetta internet *^* Non sono più fuori dal mondo in pratica (anche se la connessione è lentissima).
Diciamo che quello che ho scritto questa volta è un po' strano: all'inizio c'è un Kid in versione 007... coff coff... scusate volevo dire 008, nella parte centrale due tizie che adorano le zozzerie (una delle quali è strana), una che adora le giraffe e un'altra che è succube della situazione...e alla fine Soul e Maka che litigano un po’ più seriamente del solito :I  Chissà cosa succederà dopo tutto questo...
Lo scoprirete presto eue
Infatti (strano ma vero) ho scritto in anticipo il prossimo capitolo e lo potrete leggere fra qualche settimana c:
Ringrazio a firephoenix (Oltre che santa dovrebbero proclamarti papessa! Ok… ahahah), Yoki (Ok, devo ammettere che il finale dello scorso capitolo è piaciuto… hai vinto per questa volta.), maka__99, _Antares_ e l’indimenticabile Kazuha__Takumi!
Grazie ancora per seguire questo scempio! *^*
Alla prossima! Ora devo andare… la merenda mi chiama eue
Bye!
-Rehara.



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Two laughs, two meanings ***


Two laughs,two meanings


Maka e Soul entrarono in simultanea in ufficio. Camminavano velocemente e a passi pesanti mentre nel frattempo si insultavano pesantemente.
“Qualcuno sa cosa è successo a quei due?...” domandò stranita Liz dalla sua postazione mentre si metteva come sempre lo smalto.
“Ma non fanno sempre così?” disse Kim che contava i soldi vinti a strip poker alla “Serata per la promozione” a casa del presidente.
“Dici? A me sembrano più idioti del solito” soffiò sulle sue unghie.
“Sicura? Sarà successo qualcosa tra i due, allora” rettificò la Dihel mentre posava nel “suo cassetto dei quattrini” i soldi appena contati.
“Sarà…successo… qualcosa….fra…i due…” la Thompson si alzò dalla sedia e bloccò la strada ai due tori scatenati entrati da poco in azienda.
“Presidente….Maka….” li guardò in modo feroce “Perché avete fatto cose sconce senza la mia telecamera?!”  urlò in preda all’ira la newyorchese.
Ai due ragazzi cadde letteralmente la mascella a terra.
“Comprendo che i vostri sentimenti siano forti! Ma… la telecamera è la telecamera!” continuava a dire Liz.
“Ma che cosa stai dicendo?!” sbraitarono all’unisono i giovani che si erano appena ripresi dallo shock iniziale.
“Eh? Che volete dire?” chiese la Thompson confusa.
“Non abbiamo fatto niente assieme!” disse Maka stufa della situazione da sit com che si era creata.
“Forse un bacio, ma niente di che!” replicò strafottente Soul.
Tutto l’ufficio, prima poco attento alla solita lagna di Liz, si girò verso i due ragazzi.
Maka era adirata più di prima.
Che cosa aveva in zucca il suo capo? Sicuramente “tette e culi” al primo posto. Poi, forse un piccolo spazio alla ragione.
“N-Non è come pensate! Vero Signor Evans?” disse la bionda per giustificarsi dando una piccola gomitata d’intesa (forse non troppo piccola) all’albino.
“C-Certo! Con bacio intendevo… ehm… i Baci Perugina! Me ne erano rimasti alcuni in tasca e ne ho dato uno a lei! Tutto qui!”
“Come?...I Baci Perugina?!” esclamarono delusi la maggior parte degli impiegati.
“S-Si, perché fate questa faccia delusa?!”
“Niente, niente” affermarono alcuni con un sorriso sghembo ed altri fischiettando tranquillamente.
Subito dopo il presidente si aggiustò la cravatta, si spostò sulle scale dove poteva essere visto da tutti e diede il buongiorno e l’ordine di iniziare a lavorare (il primo gradito, il secondo no.)
Maka fece un sospiro di sollievo. Almeno quell’immaturo di presidente sapeva come uscire dalle brutte situazioni, anche se create da lui stesso.
                                                                                            *
Wes era dentro uno strano locale: era semibuio ed illuminato da sole candele attaccate direttamente alle pareti che avevano una cupa tappezzeria a rombi neri e rossi, il pavimento era in parquet, ma non uno di quelli nuovi e ordinari, era verniciato di nero e aveva diversi graffi e striscioni come se qualcuno legato e buttato al suolo avesse tentato di scappare da questo luogo o semplicemente da qualcuno che c’era dentro, al centro della stanza c’era una grande poltrona antica e con uno squarcio sullo schienale e davanti a lei un tavolino con sopra una tazzina da thè vuota, infine a destra c’era un grande portone anch’esso nero, però con i bordi d’oro, anzi di vernice dorata.
Fece una smorfia avvicinandosi e vedendo quella tazza vuota e poi si sedette con nonchalance sulla comoda sedia imbottita e semidistrutta.
Si guardò attorno e fece un’altra smorfia: quel luogo non era per uno come lui, lo sapeva, ma lo aveva chiamato e non poteva fare altro.
Dal portone entrò un inquietante individuo: era pallido e a prima vista sembrava molto esile, aveva i capelli a caschetto molto spettinati e violacei che stranamente non sembravano tinti , al posto degli occhi sembrava avere due profondi pozzi neri, indossava una strana tunica color pece con il colletto bianco e teneva un altrettanto inquietante pupazzo di una strana forma anche lui totalmente nero ad eccezione degli occhi che erano due palle da golf attaccate alla faccia del suddetto peluche di nome Ragnarock… ma la cosa più strana di questo individuo era che non si capiva di che sesso fosse. Il maggiore degli Evans molte volte aveva rimuginato su questo argomento, ma dopo un periodo aveva perso la voglia di pensarci. Non gli interessava mica uno stupido ragazzetto sui sedici anni.
“Hei” disse Wes in tono aggressivo e duro per richiamare la sua attenzione, visto che il ragazzino non sembrava intenzionato a fare nessuna azione da quando era entrato.
Il giovane saltò in aria stringendo il pupazzo che sembrava quasi volesse picchiarlo per cosa il suo possessore aveva appena osato fare e subito dopo rivolse il suo sguardo vitreo all’albino.
Si, perché era vitreo. Quei pozzi neri sembravano non esprimere alcuna emozione, anche se era capibile, anche solo guardandolo, ogni sua singola preoccupazione e paura.
L’Evans scoccò la lingua. Non lo sopportava. O forse, dentro di lui, gli dispiaceva vedere un ragazzo così giovane essere il quadro della disperazione.
“Come mai il tuo padrone mi ha fatto chiamare?” gli domandò rigido e impassibile.
Perché sì, il ragazzino era il messaggero che collegava Wes con il suo segreto collaboratore.
Se doveva dirla tutta l’albino non sapeva l’identità del suo socio e di conseguenza il suo sesso era ambiguo quanto quello del giovane davanti a lui. Non sapeva se fidarsi era un bene o un male, ma ormai il danno era fatto e solo il destino poteva sapere come sarebbe andata a finire. L’unica cosa che però sapeva con certezza, era che se il suo caro collaboratore fosse stato una donna, casomai anche una abbastanza formosa e attraente, prima o poi l’avrebbe invitata ad uscire per poi spassarsela.
“D-Dice…c-che S-Soul… s-sta p-pianificando q-qualcosa….” rispose evidentemente agitato con il capo abbassato il messaggero.
Wes sorrise furbo ed accavallò le gambe. Chissà cosa stava architettando il suo piccolo e tenero fratellino.
“Qualcosa con la sua segretaria, per caso?” rise al fior di labbra al solo pensiero.
Quei due non riuscirebbero neanche a giocare in coppia a carte, figuriamoci collaborare per un progetto!
Rise ancora e ancora e il ragazzetto davanti a lui era sempre più stranito. Se lui era considerato strambo allora il signorotto che aiutava come messaggero cosa era?
“Bene” fece un’ultima risata “Dici al tuo capo di mettersi all’opera per scoprire cosa stanno combinando e dopodichè schiacciamoli come se fossero insetti” ordinò serio e divertito sbattendo il piede per terra per sottolineare l’ultima parte del suo discorso.
Il ragazzino annuì spaventato stringendo ancora di più il pupazzo per poi correre a perdifiato al di fuori della porta che portava dal suo padrone.
L’accordo che avevano fatto prevedeva che la loro collaborazione sarebbe stata valida solo e soltanto se non rivelava a nessuno il luogo d’incontro e che non doveva assolutamente varcare quell’uscio.
Non sapeva bene il motivo, ma non gli importava troppo finchè poteva raggiungere i suoi scopi.
Ora l’albino era rimasto solo nella stanza, picchiettò il dito sul bracciolo della poltrona e scoppiò in una sonora risata isterica.
Poco dopo, sempre sbraitando, prese la tazzina vuota e la tirò sulla parete.
I pezzi di ceramica erano sparsi sul pavimento e solo il piccolo manico era rimasto intatto.
L’Evans si alzò dalla poltrona e calpestò i cocci fino a ridurli quasi in polvere.
Solo i più forti sopravvivono” continuava a ripetersi in testa, cercando di schiacciare ancora di più l’unica vera e onesta parte di lui, quella che lui considerava debole, quella che lui considerava ostile ai propri obbiettivi, quella che gli faceva provare sensi di colpa verso suo fratello e che lo faceva soffrire.
Dopodichè aprì il cassetto del tavolo e da lì uscì un violino che lui cominciò a suonare. (http://www.youtube.com/watch?v=TCL94-MsxYc)
Appena produsse la prima nota smise di pensare e si fece trasportare dalla frenetica e profonda melodia, un po’ calma e un po’ folle, che si disperdeva nella piccola e logora stanza e soprattutto nella sua mente.
Quella stessa mente che aveva perso ormai ciò che lo rendeva umano: il potere di potersi legare veramente  alle persone.
Per lui ora contava solo e soltanto superare il fratello, anche se il suo stesso fratello aveva l’obiettivo di superare lui… ma questo Wes non lo poteva sapere e neanche Soul.

                                                                                          *
Si erano fatte le quattro di pomeriggio e ancora né Maka né Soul si erano rivolti una parola da quando erano entrati nello studio.
Erano evidentemente arrabbiati, non principalmente per quella mattina, ma per la notte scorsa.
Poteva sembrare un litigio banale, però qualcosa li aveva feriti e stufati.
Maka, dalla scrivania aggiunta dal presidente per lei, posò lo sguardo verso l’albino senza però averlo ricambiato.
Lo riabbassò, cominciò a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli biondo cenere e nel frattempo riportava dei dati al computer.
Uscite: -1.235.678
Entrate: +2.456.789
Maka strabuzzò gli occhi mentre digitava quelle cifre sul registro.
Quanto poteva guadagnare e spendere un’azienda giornalmente?! E lei che neanche poteva permettersi una qualunque vettura e doveva o prendere l’autobus oppure rubarle dal parcheggio condominiale!
Si stravaccò depressa sulla scrivania.
Dopo un po’ che aveva assunto quella posizione si sentì osservata. Alzò la testa dallo scrittoio e vide Soul che ridacchiava nel vederla fare quelle azioni idiote davanti allo schermo di un pc.
“Che c’è da ridere, eh?” quasi ringhiò la bionda imbarazzata.
“Niente, ho solo visto una demente che vedendo chissà cosa al computer si è accasciata depressa e quasi quasi prendeva a testate la scrivania” puntualizzò ironico l’albino mentre si copriva la bocca per non continuare a ridere.
La giovane sbuffò rossa in viso e si girò di scatto per la pura intenzione di ignorarlo.
Soul assunse un sorriso tra lo sghembo e l’intenerito e poi ricominciò a lavorare (strano ma vero).
Finalmente dopo tante ore avevano aperto la bocca, anche se per un motivo abbastanza scemo.
La ragazza sospirò. Aveva finito di fare quel che doveva fare e adesso doveva solo aspettare la fine degli orari lavorativi.
Posò di nuovo lo sguardò su Soul e attese qualche reazione del ragazzo.
L’albino si stiracchiò, si alzò dalla sedia da ufficio, raggiunse la postazione di Maka e si sedette davanti alla sua scrivania, precisamente sul pavimento.
“Scusa” dissero all’unisono dopo che si erano fissati l’uno con l’altro per una manciata di secondi.
Risero per quello che avevano appena fatto e Maka dopo un po’ si sedette anche lei a terra e sorrise al ragazzo.
“Pace?” chiese la bionda porgendogli la mano.
“Ok” rispose l’albino stringendole la mano e sorridendole per una volta non malizioso.
“Anche se mi piacerebbe concludere un accordo con te come l’altra volta” continuò a dire Soul questa volta con uno dei suoi soliti sorrisi.
“Se ci provi ti ritroverai di nuovo il cestino in testa” disse impassibile la ragazza.
Risero ancora insieme e si guardarono di nuovo. Si scrutavano dalla testa ai piedi, interessati a qualcosa che neanche loro sapevano.
Il ragazzo alzò la testa e cominciò a guardare il soffitto e Maka seguì il suo esempio.
“Ieri volevo dirti qualcosa” proferì il ragazzo con un tono tranquillo che non gli si addiceva.
“E dimmela adesso, no? Ieri è ieri, oggi è oggi.” disse la bionda rilassata.
“Mi è venuto un dubbio sul nostro progetto….”
Maka si girò verso Soul e incrociò le braccia.
“Signor Evans, ormai abbiamo deciso. Questo progetto si fa! Punto e basta!” brontolò gonfiando le guance la Albarn.
Il ragazzo la guardò male e poi si ricompose.
“Non voglio mica mollare io! Solo che non so se ce la faremo…”
“Cosa intendi?” domandò Maka confusa.
“Nessuno di noi due sa come cazzo si fa uno qualunque strumento musicale”
Calò un silenzio imbarazzante tra i due.
Certo, l’idea della nuova attività per l’agenzia era interessante, ma si erano troppo lasciati andare e non avevano pensato al principale problema: loro non avevano mai creato uno strumento e quindi non sapevano né come progettarlo né come costruirlo.
“Bhè…”  la bionda si grattò la testa nervosa “C’è sempre internet, no?....”
Erano due idioti patentati. Ma ciò già si sapeva, niente da stupirsi.

Chi sarà mai il segreto collaboratore di Wes? E che cos'ha in mente quest'ultimo?
Maka e Soul riusciranno a completare il loro progetto o falliranno miseramente?

To be continued...


Angolo dell’autrice schizzata:
Ehm…ok… diciamo…ehm… bho… *coffcoff*
Allora, prima che un meteorite mi finisca i testa (???)… lo so, Wes è abbastanza OOC… ma nel manga si parla così poco di ‘sto ragazzo che oltre al fatto che lui stesso in qualche modo è geloso di Soul e che mostra una sottospecie di maschera non dice poi tanto (sto scafazzando tutto, scusatemi….), quindi mi sono detta… Perché non dare a Wes una personalità più completa? In fondo, questa è una fan fiction… e può succedere di tutto, no? Potrei anche far morire Liz per aver ingerito dell’alcool insieme a delle medicine o far avere un bambino a Tsubaki e Black*Star…. oppure addirittura far fare una operazione al seno a Maka! Forse sto esagerando…. Eh…eh… eh….
Vabbò, il succo della situazione è che se trovate ci sia troppo OOC in questo capitolo provvederò a mettere tra le note “OOC”… spero mi sia fatta capire perché sono una pippa a spiegare (detto chiaro e tondo).
Allora, parlando d’altro.. secondo voi veramente sapevano come fare uno strumento ‘sti due disgraziati?? Ahahah Immagino già loro due che su Yahoo Answer inviano la domanda “Come si costruisce un qualsiasi tipo di strumento?” lol  :’)
Inoltre, in questo capitolo è spuntato Chrona! E dire che mi ero dimenticato di lei/lui…
Ah! Per puntualizzare, ho usato il maschile su Chrona per generalizzare… non so di che sesso sia questo essere… suppongo sia un ermafrodito (o un Hideyoshi lol… capitemi, vi prego, ditemi che non sono pazza… paxxerella hihihi… aiuto, sto male….)
Ora passiamo ai ringraziamenti *voce da presentatrice fallita* Ringrazio firephoenix (oh, cara santa e papessa…. Ora sei anche mia amante lol), Kazuha_Takumi (Ragazza, ti sto adorando! Vuoi anche tu essere una mia amante? eue ….non prendermi sul serio, ho problemi…. lol …), PhandaHero per aver recensito il primo capitolo (sono circondata da amanti oggi! E sto pure delirando x__x)
Poi ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia sulle preferite, ricordate e seguite e ringrazio anche i lettori silenziosi (una recensione al giorno leva il medico di torno, lo sapevate? :* ma vi adoro comunque <3)
Dopodichè mando in un bel posticino Yoki <3 DSWL Ma ti voglio bene lo stesso :3
Mhmhmhm… credo di aver finito di sparare cavolate :I… Quindi, bye! Al prossimo capitolo (che non ho ancora scritto, per l’esattezza…. Però ho scritto due capitoli di un mio progetto futuro eue)
-Rehara.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Moments of understanding ***


Moments of understanding

Maka e Soul vagavano in giro per la città alla ricerca di qualcosa o qualcuno che li avrebbe aiutati nella creazione dello strumento.
L’opzione internet era stata scartata fin da subito: realizzarlo sotto istruzioni di tizi sconosciuti, con dei nickname che andavano ben oltre la demenzialità e che usavano emoticon e linguaggio sms a palate su Yahoo Answer, non era di sicuro la scelta giusta.
“Cara Signorina Albarn, secondo lei, se girovaghiamo senza una meta come degli emeriti idioti troveremo mai quel che cerchiamo?” domandò l’albino, il quale non era vestito d’ufficio, ma aveva addosso una semplice maglietta nera, dei jeans e delle scarpe sportive rosse.
Quando cominciava a darle del lei, o era completamente andato in tilt, o, cosa molto più plausibile, cercava di farla innervosire per solo il gusto di vederla stressata.
Almeno, ora che ci pensava, non aveva usato quell’odioso “M-a-k-a-chan”.
“Ah! Scusami. Volevo dire: M-a-k-a-chan, non credi che dovremo andare in un negozio specializzato in strumenti musicali invece di andare da un punto all’altro della metropoli senza trovare un’emerita ceppa? ~” continuò a dire il caro e dolce presidente, senza peli sulla lingua.
Si era illusa: quell’odioso modo di pronunciare il suo nome non poteva mancare quando doveva farla imbizzarrire.
La ragazza, che era davanti a lui con in mano un GPS per orientarsi vista la vastità della città e vestita anche lei con degli abiti non da lavoro, ma con una canottiera verde chiaro, una gonna jeans e dei sandali color mogano, si girò verso il giovane con un’espressione molto imbronciata.
“Almeno stiamo facendo qualcosa invece di stare con le mani in mano!”
“Ma dovremo fare questo qualcosa traendone dei profitti, non credi?”
La bionda sbuffò sonoramente, smise di camminare e poiché si era fermata di botto, Soul quasi non le finì di sopra.
“Hei! Ma guarda dove vai?!” sbraitò la bionda, sia furiosa che imbarazzata.
“Vedi che sei tu la causa di tutto questo, non io”
Maka, arrossendo non troppo vistosamente,  gonfiò le guance e gli fece la linguaccia.
Il ragazzo, un po’ intenerito, compì una risatina e le scompigliò i capelli, con suo successivo ennesimo sbuffo.
“E-E d-dove t-troviamo u-un negozio specializzato qua’ vicino, g-genio?!...” balbettò, questa volta con il viso molto più imporporato.
“Semplice” sfilò dalla tasca il suo cellulare ultramoderno e, dopo averci armeggiato per pochi secondi, puntò lo schermo del telefono di fronte alla giovane “C’è un’applicazione che, attraverso internet e dei server, può trovare i negozi di qualunque genere vicino al luogo dove ci si trova. E per l’appunto, questa applicazione è della nostra azienda, M-a-k-a-chan” spiegò l’Evans, fiero ed orgoglioso di sé, come se stesse esponendo ad un gruppo di geni della scienza l’invenzione del secolo.
“Perché non l’hai detto prima?!” vociò la bionda, dapprima sorpresa dell’utilità del programma, e poi più infuriata che mai.
“Bhè… volevo vedere se ci arrivavi da sola, e…” si avvicinò al suo volto con un sorriso sghembo stampato in faccia “volevo constatare quanto potevi essere demente, M-a-k-a-chan”
La Albarn, che per tutto il tempo aveva tenuto dentro la propria borsa un libro, lo uscì e con esso colpì la testa di Soul.
Il ragazzo era accasciato dolorante sul marciapiede, circondato da occhi increduli di gente che non si chiedeva perché quella ragazza avesse avuto quella reazione, ma come poteva una giovane così esile e mingherlina avere quella forza portentosa.
Maka gli scippò dalle mani il cellulare e lesse l’indirizzo del negozio specializzato più vicino.
“Oh, che fortuna! C’è n’è proprio uno solo al prossimo isolato! Muoviti, Soul!” esclamò tutta elettrizzata la ragazza, per poi trascinarsi dietro un albino ancora scosso dal colpo erculeo che aveva subito.
                                                                                          *
Era tarda notte e il giovane capo della Death Company era nello studio della sua lussuosa casa:
La luce era spenta e il viso di Kid era illuminato da solo la luce del computer che aveva davanti a sé: doveva svolgere alcuni compiti per la propria azienda, ma stranamente non ne aveva voglia, quindi, senza un motivo apparente, girovagava per il web alla ricerca di una risposta alle parole di suo padre.
Internet era una buona fonte, certo, ma sicuramente non per trovare delle possibili spie. Però come prima mossa, in fondo, poteva anche andare bene.
Aveva fatto molte ricerche ed era riuscito a trovare le principali aziende rivali, i milionari e i miliardari che miravano ai soldi di Soul, i giornalisti più accaniti verso i fatti della famiglia Evans e dell’azienda e informazioni sulla sua famiglia.
A quanto pare dopo qualche disputa interna sul futuro dei figli, il minore aveva deciso di lasciarla e di creare da solo il proprio, senza che il prestigio del suo casato e le decisioni dei suoi genitori potessero in qualche modo influire nella sua carriera e nella sua vita.
Dopo qualche tempo di piccoli lavori, tutto ad un tratto, era riuscito ad aprire un’azienda incentrata sulla tecnologia e sulla programmazione: nessuno, però, sa come sia riuscito in questo.
Letta quell’informazione, staccò gli occhi dal monitor, accavallò le gambe sulla sua comoda poltrona e cominciò a riflettere.
In effetti, non si era mai domandato come Soul avesse potuto creare l’Evans Company. D’altronde, fino a poco tempo fa, era solo interessato alla propria di azienda, a farla sviluppare e a renderla la migliore in assoluto, non a quel suo vecchio amico.
Sbatté i pugni sulla scrivania dove era poggiato il computer portatile e quasi non lo fece cadere.
Era stato uno stupido a pensare solo a ciò che era materiale, ora capiva perché suo padre era ritenuto il migliore presidente della Death Company: lui non dava conto solo a ciò di cui lui era a capo, ma dava conto a lui, alla sua famiglia, ai suoi amici e compagni, ma anche ai propri dipendenti. Lui teneva a cuore ogni persona che era legata a lui e non.
Lui, invece, non era ancora abbastanza. Non era ancora pronto per essere un capo e una guida, era ancora troppo immaturo.
Ma allora perché suo padre gli aveva dato il ruolo? Perché non aveva aspettato che comprendesse?
Perché non aveva aspettato che maturasse e che ne diventasse consapevole?
“Certo, lui voleva che crescessi insieme all’azienda e a coloro che mi stanno attorno… “ sorrise, mentre pensò questo.
Era solo una supposizione, ma lui era davvero sicuro del suo pensiero.
Suo padre era un tipo fatto così, dopotutto. Era un uomo all’apparenza insensato e un po’ stupido, ma invece era tutt’altro: era un uomo che ragionava e cercava di aiutare gli altri, anche nella minima cosa, ma sempre senza darlo troppo a vedere.
Anche questa era una supposizione, però, di sicuro gli aveva dato il coraggio di guardare in faccia la realtà e di capire ciò che lui avrebbe dovuto fare: doveva aiutare i suoi compagni, doveva salvare il suo amico in tutti i modi.
Non poteva far avere a Soul la delusione di avere dei traditori attorno, doveva agire da solo nell’ombra, senza farsi scoprire.
Ma era davvero la decisione giusta da compiere?
Abbassò con un colpo secco e deciso il monitor del portatile, sbuffò sonoramente e si stravaccò sulla poltrona.
Forse ragionava troppo, ma non poteva farci niente. Ancora c’era “un qualcosa” che non gli tornava, “un qualcosa” che non gli dava pace.
Tutto ad un tratto squillò il telefono e ciò sorprese il giovane. Chi poteva mai chiamarlo a quell’ora della notte?
Seccato si staccò dalla poltrona e, raggiunto il telefono fisso al muro barcollando nel buio totale, rispose.
“Pronto? Quì il presidente della Death Company.”
“Quanti convenevoli, piccoletto.” disse, dall’altra parte della cornetta, una voce roca sicuramente a causa del fumo e degli anni, che quasi subito Kid riconobbe.
“Dr. Stain, da quanto tempo non ci parliamo.”
“Ripeto: quanti convenevoli. In fondo, ti conosco da quando eri in fasce. Sono stato per un periodo anche un fedele dipendente di tuo padre.” disse, per poi tossire l’uomo.
“Certo, ma dopo te ne sei andato. E poi, dovresti smettere di fumare se ti causa problemi alla salute.”
“Uhm… no, non lo farò.  Direi che sono già abbastanza grande per prendere le mie decisione da solo. E sì, questo vale anche per il mio trasferimento ad un’altra azienda poco prima che tuo padre lasciasse le redini della Death Company a te. Inoltre, non dimenticare che anche Spirit e Kami hanno fatto come me… anche se ora l’idiota ha mandato letteralmente all’aria la sua carriera.”
“Voi eravate i migliori.” enunciò, con voce strozzata, mentre stringeva fortemente il telefono tra le mani.
“Appunto, eravamo.” esplicitò, in modo diretto e calmo Stain.
Il ragazzo diede un pugno al muro, seccato e adirato.
“Cosa ti ha spinto ad andartene?”  domandò, ormai con un filo di voce.
“Kid, non è colpa tua. Tu devi ancora maturare e fare la tua strada. Io, Spirit e Kami, avevamo bisogno di cambiare, proprio come tuo padre ha fatto lasciando a te l’azienda.”
Dopo detto ciò cadde il silenzio fra i due. Un silenzio tombale e freddo, che rendeva persino gelida l’aria.
Il tono roco della voce del dottore però riscaldò l’aria che aveva pervaso quel lungo momento.
“Piccoletto, ho qualcosa da dirti, per questo ti ho chiamato.”
Kid rizzò le orecchie, curioso e pronto a sentire ogni cosa lui avesse da dire.
“Non devi combinare cazzate. Non fare niente da solo, non seguire del tutto l’esempio di tuo padre. Non tutto si può fare contando solo sulle proprie capacità, a volte devi anche chiedere aiuto e accettarlo. Se continui a voler affrontare le avversità in solitudine finirai solo per farti del male”.
“E con questo che vorresti dire?”
“Riguardo Soul, sono disposto a darti una mano.”
Kid saltò in aria, sbalordito e sconcertato dall’affermazione dell’uomo.
“E tu come fai a saperlo?!” quasi urlò il giovane il preda al panico.
“Anche io ho le mie fonti. Ma un consiglio: tutte queste ricerche non farle tutte con l’aiuto di internet, ricorda che ci potrebbe essere qualche sorta di hacker che potrebbe spiarti” affermò ridendo il dottore.
“Chissà chi mi ha spiato, guarda.” rispose, anche se un po’ arrabbiato, il corvino che dopodiché rise insieme a lui.
Stanco di ragionare e soprattutto, stanco di essere solo, continuò a sorridere anche dopo aver chiuso la chiamata.
Dopotutto, per svolgere un’attività così importante aveva bisogno dell’aiuto di qualcun’altro e non poteva contare solo sulle sue forze.
Doveva capirlo, però in fondo doveva ancora crescere e aveva il suo tempo per farlo.


                                                                                              *
Il Dr.Stain, seduto su un piccolo muretto che dava su marciapiede, rimise il cellulare in tasca.
Era notte e c’era freddo, molto freddo e quindi si accoccolò ancora di più dentro il suo enorme e caldo cappotto per riscaldarsi.
Prese un pacchetto di sigarette dall’altrettanto enorme borsone che aveva a tracolla e ne estrasse una.
In men che non si dica, appena mise la sigaretta fra le labbra, un accendino, tenuto da una persona che era davanti a lui, la accese.
Dapprima confuso, il dottore cominciò a fumare la sigaretta, per poi buttare via dai polmoni il denso e scuro fumo.
Dopo la prima aspirazione, guardò bene davanti a sé, scorgendo la figura di una affascinante e formosa donna dai capelli corti color cenere che le incorniciavano il viso e dagli occhi simili a quelli di un serpente.
“Oh, Medusa.” enunciò, come per salutarla l’uomo, sorpreso dallo strano gesto compiuto dalla maligna collega.
“Così si saluta una bella fanciulla che ti ha prestato il proprio accendino?” disse, con il tono di chi voleva appunto far innervosire le persone.
“Non te l’ho mica chiesto io ed inoltre più che una fanciulla mi sembri una signora di una certa età.”
Medusa, con un agile gesto, rubò la sigaretta a Stein e se la mise in bocca, continuando a fumarla lei, per ripicca.
“Questo non è affatto carino.”
“Sai quanto mi importa dell’essere carina. Soprattutto con te, carissimo.”
La bionda si avvicinò pericolosamente all’uomo, sedendosi sulle sue gambe e cingendo il suo collo tra le sue braccia.
“Per lo più, mi interessa fare qualcos’altro di molto diverso dall’essere carina con te, dottore.” sussurrò maliziosa all’orecchio di Stein, il quale poi venne leggermente morso.
L’uomo si irrigidì, per poi allontanare quasi con violenza la donna.
“Non mi incanti. Che vuoi da me, Medusa?”
La donna incrociò le braccia, infastidita dall’atto subito, ma acquistò immediatamente la sua solita aria perversa.
“Secondo te cosa mai vorrei avere?” gli domandò, riavvicinandosi verso di lui in modo provocante.
“Medusa, come mai rimani ogni pomeriggio anche fuori orario in azienda? Non è che stai architettando qualcosa?” chiese, diretto e deciso l’uomo con sguardo truce.
La donna appena sentì la domanda, fece un passo indietro e lo fulminò con gli occhi.
“Ma che dici? Io non potrei fare mai niente del genere” affermò con un sorriso falso in viso.
Dopodiché, Medusa mise fra le dita del dottore la sigaretta che aveva tenuto per tutto il tempo e poi, aggiustatasi l’attillato giubbino, cominciò ad andarsene via.
Stein si alzò dal muretto e osservò la donna fino a quando non scomparì all’orizzonte.
Tu sei la prima che potrebbe fare qualcosa del genere” pensò, mentre mise fra le labbra la sigaretta e cominciò nuovamente a fumarla.
Dopo poco, la staccò da sé, se la mise in mano e la cominciò ad osservare, facendo infine un gran sospiro.
Forse Kid ha ragione. Dovrei smettere di fumare”


Passo dopo passo tutti stanno raggiungendo i propri obbiettivi…. ma sarà un bene o un male la realizzazione di uno in particolare?
To be continued…

 
Angolo di un'autrice schizzata:
Macciao, gentaglia! Da quanto tempo, eh!
Scusate per l’enorme ritardo, ma ho avuto davvero troppi impegni e non ho avuto tempo per scrivere quasi nulla.
E poi, l’ispirazione per questa storia in questo periodo mi manca. Mi vengono altre idee e di ogni tipo ed io le scrivo, senza freni, dimenticandomi di dover continuare questa.
Casomai prima o poi pubblico anche qualcos’altro oltre a questa fan fiction di Soul Eater, ogné.
Comunque, fra qualche capitolo (con “quale” intendo minimo sei) dovrebbe finire questa long. State esultando oppure gridando per la disperazione? Lol
Bhè, dovete però sempre pensare che ogni cosa deve pur sempre finire, eh
Parlando d’altro, se volete sbirciare nei fatti miei ho creato un blog (http://angolodiunafanwriterschizzata.blogspot.it/) il quale è ancora graficamente in fase di sviluppo (lol) e se invece volete rompermi le ovaie fino allo sfinimento, eccovi il mio ask d’autrice http://ask.fm/Rehara
Ringrazio Maka 98, firephoenix, Kazuha_Takumi e Seitaray per aver recensito, ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite e ringrazio anche i lettori silenziosi (che devono ricordarsi, che una recensione al giorno leva il medico di torno uwu ahah)
Se ci sono errori, avvertitemi! L'ho scritto di getto, senza rileggere, quindi ce ne saranno eccome!
Vabbò, alla prossima ragazzi! Ora vado ad ascoltarmi musica: da quando ho scaricato Spotify, ne sono totalmente malata <3
-Rehara.
P.S) Non riesco proprio ad abituarmi al nuovo edit, neanche posso fare più "alcuni effetti" che usavo prima per il testo.

P.P.S) E se facessi una'altra fan fiction in contemporanea a questa? *idea della ceppa*







 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1633659