La scatola dei ricordi.

di Eider
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One. ***
Capitolo 2: *** The Cousin. ***
Capitolo 3: *** The one i used to know. ***
Capitolo 4: *** He's back for real. ***
Capitolo 5: *** Surprise! ***
Capitolo 6: *** Now what? ***
Capitolo 7: *** Jealousy. ***
Capitolo 8: *** He didn't understand. ***
Capitolo 9: *** It was about time! ***
Capitolo 10: *** Let me clear this up. ***
Capitolo 11: *** A New Beginning. ***
Capitolo 12: *** I Hate you. ***
Capitolo 13: *** Wild Jeko? ***
Capitolo 14: *** Be nice. ***
Capitolo 15: *** Bad things happens when you least expect it. ***
Capitolo 16: *** Can you keep a secret? ***



Capitolo 1
*** One. ***




One.
 
Allison si sporse leggermente per aprire le imposte della finestra e senza rendersene conto posò lo sguardo sulla finestra di fronte la sua, quella che un tempo era appartenuta a lui.
Da quando l'aveva abbandonata, Allison aveva passato molte notti a sognarlo, sempre con il desiderio che il suo migliore amico tornasse, perché una amicizia come la loro non poteva finire senza una spiegazione, non dopo aver passato dieci anni insieme, e infatti Allison ci aveva provato con così tanta determinazione, a cercare di sistemare le cose, da non riuscire a credere di essere l'unica dei due a volerlo.
A cinque anni Allison e la sua famiglia si erano trasferiti da un continente all'altro.
La piccola non conosceva nessuno e si rifiutava di fare amicizia, ma quando contemporaneamente a lei un bambino di un solo anno più grande si era trasferito nella sua stessa palazzina aveva cambiato idea, lo vedeva giocare spesso da solo e sempre con quell'espressione triste e senza speranza, come la sua, e per questo spronata dalla madre, ci fece amicizia.
Dieci anni dopo, nulla rimaneva di quello che avevano condiviso, se non il dolore di lei; lui si era trasferito nuovamente senza dire una parola, lasciandola in lacrime, seduta sul suo letto e con lo sguardo che puntava alla sua finestra.
Nei tre anni a seguire Allison aveva provato più di una volta a contattarlo, finendo sempre con una delusione e solo dopo i tanti rimproveri da parte degli amici aveva deciso finalmente di darci un taglio e chiudere con il passato una volta per tutte, eliminando ogni prova della sua esistenza, o almeno ci provò.
 
Allison uscì di casa sbattendosi la porta alle spalle, erano le sette di mattina e come ogni giorno scese le scale del condominio. Avvolta nella sua sciarpa nera saltò l'ultimo scalino per arrivare alla porta d'entrata ed uscire venendo investita dal freddo con probabilmente tre gradi sotto zero.
La ragazza rabbrividì tirandosi fino al naso la sciarpa e nascondendo le mani nelle tasche, fece un paio di passi per arrivare alla fermata del bus, che pochi minuti dopo venne invasa da ragazzi come lei, per niente pronti ad andare a scuola.
Salì sul bus, rimanendo sulla porta e aggrappandosi al palo per non cadere, come al solito il bus era già pieno, anche stare in piedi rappresentava un problema.
Dieci minuti dopo si fermò davanti il D'Annunzio, dove il bus si svuotò, rimanendo con solo una vecchietta seduta in prima fila, prima di scendere Allison lanciò un occhiata alla signora, chiedendosi quale fosse la sua destinazione.
Scorse con la coda dell'occhio, verso la fine del cancello, alcuni suoi compagni di classe. Ultimamente avevano iniziato ad incontrarsi sempre nello stesso posto, vicino quella piccola crepa nel muro, così per caso, e da quel momento era diventato un ritrovo fisso per chiacchierare prima delle lezioni.
Allison salutò con un cenno del capo avvicinandosi al gruppo, ci fu chi ricambiò con un "ciao" e chi come la ragazza.
Quattro erano le persone che la circondavano, di cui solo uno un ragazzo, Jacopo era il suo nome, ma veniva ormai chiamato da tutti Jeko, i suoi capelli neri come la pece svettavano a contatto con quel capellino verde che portava sulla testa, secondo il modesto parere di lui sembrava ancora più sexy, ma la cosa che attirava l'attenzione erano sicuramente i suoi occhi azzurro cielo con delle macchioline oro, infatti Allison la prima volta che lo vide s'incantò a fissare le sue iridi affascinata; l'ultima novità del ragazzo però era il suo amato dilatatore sul lobo dell'orecchio destro, non troppo appariscente, ma grande quanto bastava per dargli quell'aria tipica da bello e dannato.
Poi c'erano le tre ragazze, di cui una la sua vicina di banco Martina, che da poco era tornata al suo colore naturale, il castano, dopo aver passato gli ultimi quattro anni da bionda, ancora non riusciva ad accettarlo per questo motivo passava molto del suo tempo ad osservarsi pensierosa le ciocche di capelli che svettavano sulla sciarpa bianca. Rebecca e Aurora invece erano gemelle, tutto si poteva dire di loro, tranne che fossero gemelle, erano completamente diverse sia nell'aspetto che nel carattere; Rebecca era quella più tranquilla e riservata delle due, le sue lunghe ciocche bionde facevano sempre capitolare tutti i ragazzi che la incontravano, ma nonostante l'apparenza sapeva il fatto suo, Aurora invece era quella estroversa e lo si poteva notare subito dalle punte colorate sui suoi capelli lisci e biondi.
Allison voltò il viso quando sia Aurora che Jeko le soffiarono il fumo sul volto, non era certo la prima volta, ed entrambi avevano espresso il loro divertimento. Nel voltare la testa però, una ciocca castana le coprì gli occhi chiari, cercò di soffiarla via per non togliere le mani dalla loro posizione calda nelle tasche del giubbotto, non riuscendoci, fortunatamente Jeko le venne in soccorso portandole la ciocca dietro l'orecchio.
"Devo ancora abituarmi a questo taglio, Alli." Jeko prese un'altra boccata, per poi soffiarla nella direzione opposta al viso dell'amica.
Pochi giorni prima infatti, Allison, aveva deciso di dare un taglio netto ai suoi lunghi capelli, ma nell'istante in cui lo fece se ne pentì amaramente sentendone subito la mancanza, quando il giorno dopo si era presentata a scuola quasi tutti erano rimasti interdetti di fronte al viso inespressivo della ragazza.
Allison scrollò le spalle non avendo nulla da dire, lui lo sapeva come lei si sentiva al riguardo, non serviva ripeterlo.
Rebecca che per tutto il tempo era stata in silenzio a fissare il vuoto, abbassò lo sguardo verso il cellulare che aveva estratto dalla tasca, arricciando il naso dopo aver intravisto l'ora.
Rialzò lo sguardo inquadrando poi i suoi amici, che in tranquillità chiacchieravano del più e del meno, non prestando attenzione al via vai di persone che si affrettavano a varcare il cancello.
"Dovremmo andare, è tardi." mormorò Rebecca ottenendo la loro attenzione, alcuni di loro annuirono, mentre Aurora e Jeko buttavano a terra la sigaretta ormai giunta al termine, Martina si scaldò le mani, sfregandole l'una con l'altra, per poi affiancare Allison che quella mattina sembrava più addormentata che sveglia.
Entrarono in classe qualche secondo dopo il suono della campanella, andandosi a sedere ognuno al proprio posto, Martina ed Allison in fondo, nell' angolino, Jeko vicino uno dei pochi ragazzi presenti in quella classe, infondo frequentavano un turistico e la presenza della fauna maschile era assai rara, infatti nella loro classe, su venti, solo quattro avevano il cervello nelle parti intime; ed infine le due gemelle si accomodarono ai lati della classe, lontana l'una dall'altra.
Martina guardò di sottecchi, mentre fingeva di prendere appunti, la compagna che con la testa poggiata alla mano continuava a scarabocchiare sul quaderno di diritto, materia per cui avrebbe dovuto prestare attenzione, ma che puntualmente snobbava, impegnata ogni volta in qualcosa di più interessante.
La compagna di banco di Allison sapeva che qualcosa non andava, la vedeva distante, persa tra i suoi pensieri e questo la preoccupata, solitamente era una ragazza dalla battuta pronta e con il sorriso sempre stampato in faccia, e come Martina anche Jeko e le gemelle si erano accorte di questo suo comportamento, e forse solo il ragazzo era già arrivato ad una soluzione, infatti lui sapeva tutto, anche le altre certo, ma lui aveva vissuto quel tutto assieme alla ragazza, siccome i due avevamo frequentato la stessa classe dalle elementari, instaurando così un rapporto piuttosto solido.
Martina diede una gomitata all'amica, ridestandola finalmente dai suoi pensieri, questa la guardò per qualche secondo spaesata, non capendo dove si trovasse, solo una volta guardatasi in giro si rese conto di essere in classe.
"Tutto bene?" la voce flebile di Martina arrivò però forte e chiara all'orecchio di Allison, che annuì ignorando completamente la domanda, sapeva però che presto le domande avrebbero iniziato a farsi sempre più insistenti, aveva però ancora un'ora di tempo per godersi la sua solitudine.
Giusto il tempo per la professoressa di mettere piedi fuori dall'aula, che vide Jeko sedersi sopra l'amica, questa ebbe solo il tempo di trattenere uno sbuffo che entrambi iniziarono a riempirla di domande su domande.
"Che ti prende?"
"Cosa è successo?"
"Perché sei così?"
"Ti è morto il gatto?"
"Idiota, lei non ha il gatto!"
"Cosa sai tu, magari ne ha adottato uno e noi non ne sapevamo niente."
"Magari è morta una persona."
"Jeko!"
"Marti!"
Allison sorrise appena, come al solito i due avevano iniziato a litigare, anche durante un discorso serio non riuscivano a trattenersi.
"Guardala, sorride!" esclamò Martina puntandole l'indice, Jeko si voltò in direzione di Allison vedendola trattenere una risata.
"Missione compiuta!"
"Sì, ma adesso dobbiamo scoprirne il motivo, genia."
"Si, si, come dici tu."
"Però cazzo Jeko, ti sposti? Non sei leggero!"
Il ragazzo si voltò offeso verso la ragazza.
"Ma se sono magro! Faccio anche palestra!
"Si, ma ripeto, non sei leggero! Quindi alza le chiappette!"
Jeko si alzò con riluttanza, andandosi ad accovacciare davanti Allison.
"Baby, tell me what's wrong." immediatamente sul viso della ragazza comparve un sorriso tenero, lui sapeva sempre come prenderla, ed uno di questi piccoli trucchi era parlare nella madrelingua di lei.
"I was thinking about him.." subito una smorfia nacque sul volto del ragazzo, che però si apprestò ad alzarsi e abbracciarla.
"Lo dimenticherai, vedrai."
"Forse." sussurrò di rimando, stringendogli le braccia intorno alla vita.
Staccandosi le sorrise aspettandosi che la ragazza ricambiò il sorriso, cosa che però non successe.
"Smile. Sorridere fa bene alla salute Alli." Jeko le prese le guance tirandole in modo da far nascere sulla ragazza un sorriso, che poco dopo si trasformò in una risata.
Quella mattina quando aveva aperto le imposte, facendo entrare un po' di luce, Allison si era soffermata con lo sguardo sull'appartamento di fronte, era da tanto che non ci pensava e invece quella mattina quando aveva posato lo sguardo in quel punto una strana sensazione l'aveva presa di mira, una sensazione di cui non si era liberata per tutto il giorno.
 
Le restanti cinque ore, Allison le aveva passate fingendo di non sentire quel nodo allo stomaco, cercando di sorridere ogni volta che veniva colta tra le nuvole, sapeva di non essere stata credibile, ma dopo averne scoperto il motivo si erano calmati, limitandosi a lanciarle qualche occhiata preoccupata.
Abbracciò un'ultima volta Jeko prima di salire sul bus, sussurrandogli un "Va tutto bene.", dal finestrino lo vide ancora fermo, nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato.
Jacopo la considerava come una sorella, e per lei era lo stesso, per questo motivo lui si preoccupava di lei, cercava di prendersene cura, aiutandola, ma se c'era una cosa che lui non aveva mai sistemato era Christopher.
Allison, troppo pigra per estrarre le chiavi dalla tasca anteriore dello zaino, citofonò a casa, una voce metallica le rispose chiedendo chi fosse, lei si limitò a rispondere io.
Salendo le scale incontrò il suo vicino di casa, un ragazzo biondo sulla ventina, si limitarono a mormorare un ciao strascicato, quasi non guardandosi, Allison da piccola aveva avuto una cotta per lui, Leonardo, crescendo si era resa conto della stupidità che lo circondava, infatti erano state più le volte che l'aveva ignorata, che quelle in cui l'aveva salutata.
"Welcome home, honey." appena varcata la soglia di casa, Allison venne accolta dalla voce della madre proveniente dalla cucina.
La ragazza si sporse con la testa per osservare la madre intenta a cucinare il pranzo per loro due e il padre.
"Tutto bene a scuola?"
"Sì, certo." la ragazza adocchiò un pezzo di pane poggiato sul tavolo apparecchiato, e senza farsi vedere dalla donna lo nascose, scappando in camera.
"Guarda che ti ho vista!" le urlò di rimando la madre con un accento americano marcato, peccato che Allison l'avesse già divorato.
Aprì la porta della sua camera, dove vi era appesa la scritta Keep Out, entrando finalmente nel suo piccolo mondo, un mondo che rappresentata l'America, la sua casa, infatti Allison era nata nella famosa Los Angeles, e aveva vissuto i suoi primi cinque anni in una cittadina subito fuori la metropoli.
Si tolse di fretta scarpe e giubbotto, lanciandoli sulla sedia, per buttarsi di peso sul letto e chiudere gli occhi esausta, voleva solo addormentarsi e sperare in un giorno migliore.
"Allison!"
"Muoviti!"
La ragazza sbuffò infastidita dalle urla della madre, raggiungendola in cucina.
Salutò il padre comparso dal nulla con un sorriso, andandosi poi a sedere a tavola, poco dopo anche la madre li raggiunse accomodandosi tra i due situati a capotavola.
La madre le rivolse uno sguardo curioso, per poi riportare la sua attenzione sul polpettone.
"Honey, sai che giorno è domani vero?"
Allison alzò gli occhi sulla madre, alzando un sopracciglio, aveva forse bevuto qualcosa?
Controllò per sicurezza il bicchiere della donna, accertandosi che non contenesse alcol.
"Certo che lo so mamma, è il mio compleanno." disse riportando lo sguardo sulla donna, non prima di aver guardato scettica il padre, che con una scrollata di spalle aveva scosso la testa.
La madre annuì sorridendo, confermando la teoria di Allison, aveva sicuramente bevuto, non poteva esserci un'altra soluzione.
"Io e tuo padre avremmo voluto aspettare a dirtelo, ma.."
"Tu avresti voluto aspettare, fosse stato per me, lo avrebbe saputo subito." borbottò suo padre interrompendola, causando ovviamente un moto di curiosità in Allison.
"Come stavo dicendo, avremmo voluto aspettare, ma non sto più nella pelle!" ridacchiò eccitata, battendo le mani.
"Mamma? Are you okay?" quella donna la spaventava, ora più che mai.
"I'm fine!"
"Se ne sei sicura." mormorò a bassa voce non facendosi sentire dai famigliari.
"Domani arriva Tom!"
Bastò quella frase a farle rimangiare ogni cosa che aveva detto sulla madre, quella donna era una santa o semplicemente la sua dolce ed amorevole mamma, dopo ciò che aveva pensato era il minimo.
"Tom, il mio Tommy?" domandò cercando di contenere l'entusiasmo che voleva invaderla.
Tommy o meglio Thomas, era suo cugino, da parte di madre, di un anno più grande; Allison era cresciuta con lui e quando aveva saputo del trasferimento era stato un trauma, aveva pianto per settimane. Tommy e la sua famiglia erano venuti a trovarli solo una volta dopo il trasferimento, da quel momento l'aveva sentito solo tramite facebook e skype.
"Chi altri?" rispose il padre, sorridendole divertito.
Allison non attese neanche un secondo in più, si alzò in piedi e corse ad abbracciare prima la madre, ricoprendola di baci come non era solita fare, e poi il padre ripetendo la stessa scena della madre. Ovviamente i genitori scoppiarono a ridere, non aspettandosi una reazione del genere, o almeno l'avevano pensato, ma vederlo davanti ai loro occhi era qualcosa di strabiliante.
"A che ora arriva?" domandò sempre più eccitata, non provando a nasconderlo, saltellando sul posto con il sorriso stampato sul volto.
"Mentre tu sei a scuola, ma non ti preoccupare appena torni a casa lo vedrai."
"Posso venire anch'io? Ti prego, ti prego, ti prego!" si avvicinò alla madre sporgendolo il labbro inferiore e sbattendo le ciglia più volte.
"Non fare quella faccia da cucciolo, non attacca." sentenziò la donna, incrociando le braccia al petto e cambiando la direzione dello sguardo, sapendo che se avrebbe continuato a guardarla avrebbe ceduto.
Allison allora ci provò con il padre, che però a differenza della moglie, scoppiò a ridere in faccia alla figlia.
"Non sono io che decido, qui è tua madre il generale." il generale in questione lo fulminò con lo sguardo prima di confermare la sua decisione ancora una volta, vide la figlia borbottare qualcosa prima di girarsi e scomparire, dirigendosi sicuramente nella sua stanza.
Aspettò la sera, dopo aver passato un pomeriggio a fare niente, per poter scrivere a Tom.
Sapeva che verso quell'ora staccava dal lavoro e non appena lo vide in linea si fiondò verso la tastiera, digitando velocemente.
-Perché non mi hai detto niente?!- scrisse in italiano, sapendo che avrebbe capito, Tom diceva che così poteva esercitarsi e non perdere ciò che aveva imparato, poche volte era capitato che si parlassero in inglese, poi nessuno l'avrebbe capito.
Non passarono molti secondi, quando vide la sua risposta, lo immaginava sorridere e scuotere la testa assieme.
-Sapevo di non potermi fidare di Leah, è stata lei vero?-
-Papà dice che avrebbe voluto dirmelo subito.-
-Sappiamo entrambi che non l'avrebbe fatto, cuginetta.-
-Avresti potuto dirmelo.-
-Era una sorpresa, Alli.-
-Questi sono dettagli belli e buoni!-
-Mio piccolo fiore di loto, se vuoi che domani sia li da te, devi lasciarmi andare. Devo finire di preparare le valigie, passare da mamma e papà a farmi dare la roba da portare, convincere Matt che è troppo piccolo per venire a trovarti e lasciare quella sanguisuga di Amanda.-
Allison scoppiò a ridere leggendo la lista dettagliata delle cose che avrebbe dovuto fare, soffermandosi in particolare all'ultimo punto, il suo Tommy era decisamente un donnaiolo e se ne vantava.
-Povero Matty, scommetto che ti odia, se solo non avesse 15 anni.-
-Un poppante insomma.-
-Tommy!-
-Alli!-
-So che devo lasciarti andare a completare la tua lista, ma non voglio, mi manchi.-
-Meno di un giorno piccolina, meno di un giorno!-
Sorrise abbassando lo schermo del portatile, meno di un giorno e l'avrebbe riabbracciato dopo anni, per la prima volta non vedeva l'ora di andare a dormire.



Tadaan, eccomi qua con la nuova storia, ve l'avevo promessa e quindi ci risiamo :)
Questa volta si parlerà di migliori amici, da come avrete capito, come potrei non parlare no? 
Quindi benvenuti ai nuovi lettori e alla prossima!
With love Ellie.

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Capitolo 2
*** The Cousin. ***




The Cousin.
 
Mancavano cinque minuti al suono della sveglia, ed Allison era già sveglia e con il sorriso sulla labbra, neppure le due ore di tedesco sarebbero riuscite a toglierglielo.
Scalciò via le coperte rabbrividendo a contatto con l'aria fredda del mattino, prese i vestiti buttati sulla sedia e zampettò, non facendo rumore, verso il bagno.
Aprì la porta, soddisfatta per una volta di come le stessero i capelli, recuperò uno yoghurt al caffè dal frigo e si appoggiò al bancone, dove in poche cucchiaiate lo finì.
Uscì di casa un paio di minuti in anticipo, abbastanza minuti da permetterle di fermarsi al panificio, dove si comprò un brioches alla marmellata, non vedendo l'ora di assaporarla o meglio divorarla.
Vide Jeko giocare con un sassolino tra una boccata e l'altra, quando si accorse di lei fu troppo tardi, perché in pochi secondi gli fu addosso, stritolandolo nel suo abbraccio, ci mise qualche secondo a rendersene conto e a ricambiare portando le braccia intorno alla sua vita, stando attento a tenere ben lontano la sigaretta.
"Che ti prende Alli Kelly? Un giorno sembra che tu voglia morire e il giorno dopo sei la persona più felice al mondo."
Si staccò dal ragazzo scoppiando a ridere e scuotendo la testa, sotto il suo sguardo indagatore, prese una boccata di fumo e poi buttò a terra la sigaretta, si passò una mano tra i capelli, quel giorno senza capellino sexy, e tornò a guardarla.
"Hai il mar rosso?" domandò torturandosi i capelli e mordendosi il labbro, quando era concentrato tendeva a fare quelle due cose, finendo con un labbro sanguinante e i capelli che sembravano usciti da una nottata di sesso sfrenato.
Allison per risposta gli tirò uno schiaffo sul braccio coperto dal giubbotto pesante, che fortunatamente per il ragazzo attutì il dolore.
"Sono felice e basta."
"Questo lo vedo."
"Ah si, tanti auguri Alli!" continuò facendole spuntare sul volto un sorriso, l'attirò nuovamente in un abbraccio facendola dondolare sotto lo sguardo divertito di alcuni studenti.
Continuarono a discutere sulla sua sospetta felicità, quando si accorsero di essere in ritardo per la lezione, e a quanto sembrava dalla corsa delle gemelle, non erano gli unici.
Arrivarono in classe trafelati e con il fiatone e dopo essere stati ripresi dalla professoressa di matematica, andarono a sedersi, Jeko si sedette vicino Allison, infatti quella mattina Martina le aveva scritto di stare male e di non poter quindi andare a scuola scusandosi per non esserci nel giorno del suo compleanno, ovviamente lui si era subito offerto di farle compagnia.
Distratta dal suo temporaneo vicino di banco, passò le sei ore a ridere, venendo costantemente ripresa per il suo comportamento, ma poco le importava.
"Non ci credo."
"Devi!"
"Ma non è possibile!"
"Ti ho detto che li ho visti con i miei occhi."
"Non ti eri fatto una canna prima?"
"No! Parola di lupetto!"
"Ma tu no.." la mano di Jeko le si posò sulla bocca, impedendole di continuare a parlare.
"Alli, è un modo di dire, lo sai." le disse roteando gli occhi prima di toglierle la mano, che la ragazza aveva morso.
Jeko per vendicarsi le tirò un pizzicotto sul fianco, facendola scattare e mettere in guardia, quello era il suo punto debole.
"Jeko dai!" brontolò superando il cancello.
"Mi hai morso!" si fermarono e sentirono qualcuno urlargli contro per essersi bloccati all'improvviso.
"Era legittima difesa."
"Legittima difesa 'sto cazzo, ti piace mordere eh?" lo sguardo malizioso con cui lo disse, la fece scoppiare a ridere.
"Stronzo." ribatté la ragazza prima di girarsi ed incontrare due occhi celesti come i suoi.
Riportò lo sguardo su Jeko e di nuovo su quegli occhi, era davvero lui?
Senza pensarci due volte mollò lo zaino ai piedi di Jeko e corse verso lui, saltandogli in braccio, sotto lo sguardo di quasi tutta la scuola, ma quello era sicuramente l'ultimo dei suoi pensieri, ora che si trovava tra le braccia del suo Tommy.
"Sei qui, brutto idiota." sussurrò dandogli uno schiaffetto affettuoso e appoggiando la testa sulla sua spalla, sentendolo rinforzare la presa su di lei.
"Brutto direi proprio di no, dovresti vedere cosa dicono le ragazze di me, ma sto divagando. Per quanto riguarda idiota, possiamo parlarne. Auguri fiorellino." Alli scoppiò a ridere sulla sua spalla, facendola tremare, mentre Tom camminava in direzione di Jeko, che per tutto il tempo aveva osservato con un sorriso sincero, la ragazza mormorò poi un grazie accompagnato da un bacio sulla guancia ruvida.
"Staccati pulce, non sei una piuma." brontolò prendendola in giro, sapendo che lei non lo avrebbe preso sul serio, ma avrebbe comunque finto di offendersi.
Infatti la ragazza saltò a terra tirandogli poi un pugno al petto, Tom mostrò le sue pessime doti recitative con una smorfia di dolore, che fece scoppiare a ridere i due.
Quando Alli si trovò accanto Jeko si ricordò improvvisamente di doverli presentare, infatti Jeko aveva sentito parlare del cugino talmente tante di quelle volte che avrebbe potuto raccontare vita morte e miracoli di lui.
"Tommy questo è Jeko, Jeko lui è il mio famoso cugino." i due si strinsero la mano amichevolmente, seguiti dallo sguardo curioso di Allison.
"E così tu sei Tom, purtroppo devo dire che mi hanno parlato molto, fin troppo di te."
"Conoscendo Alli non avevo dubbi." si guardarono e scoppiarono a ridere, contagiando anche la ragazza che provò a trattenersi mordendosi il labbro.
Alli sbuffò ma poi sorrise vedendoli ridere e scherzare, proprio ciò che aveva sperato, si allungò verso Jeko lasciandogli un bacio sulla guancia e scompigliandogli i capelli, nella rara occasione in cui non indossava il suo capellino sexy.
"Ci vediamo domani, va bene?" Lui annuì accennando ad un saluto.
 
"I like your friend."
Alli sobbalzò sbilanciandosi, l'autista aveva preso in pieno un buco, idiota; si aggrappò con entrambe le mani al palo e posò lo sguardo sul cugino, tranquillamente seduto vicino ad una biondina, lo aveva quasi implorato per sedersi accanto a lei ed Alli sembrò aver visto un rivoletto di bava una volta iniziato a parlare in inglese.
"I'm really happy."
"I know."
Alli lanciò uno sguardo di sufficienza alla gallina che continuava ad origliare la loro conversazione, nonostante fosse certa della sua scarsa comprensione.
"E' la nostra fermata." Alli suonò il campanello ed aspettò che il bus si fermasse, una volta aperte le porte scese saltando, seguita dal cugino e lo sguardo della gallina.
In pochi minuti raggiunsero l'entrata del condominio.
"Vedo che non è cambiato niente." borbottò lui salendo le scale e guardandosi intorno.
"Solito strato di polvere, solito odore, solite impronte di cani.."
L'educato vicino di casa aprì la porta in quel momento, evitando di accennare ad un saluto, solita routine.
"Solito stronzo che non saluta. No, non è cambiato niente." Alli guardò Tommy scuotendo la testa, salendo l'ultimo scalino.
Tirò fuori le chiavi di casa, sapendo che non avrebbe trovato nessuno a casa, e aprì la porta correndo subito ad accendere il riscaldamento e dopo aver lanciato lo zaino per terra corse in bagno a svuotare la vescica, quello stronzo di economia non l'aveva lasciata andare in bagno, neppure dopo che la ragazza aveva detto che se la sarebbe fatta addosso, suonata l'ultima campanella si era pure permesso di dirle che se non se l'era fatta addosso non doveva essere così urgente, Alli lo aveva fulminato e voltandogli le spalle era sparita, seguita da Jeko che se la rideva.
Quando entrò in camera trovò Tommy vagare per la stanza alla ricerca di qualcosa.
"Che fai?" domandò togliendosi la sciarpa, il giubbotto e scalciando via le scarpe, per poi sedersi a peso morto sul letto, lui intanto si era inoltrato sotto il letto, uscendone con aria soddisfatta e con qualcosa in mano.
Quando la ragazza la riconobbe si irrigidì, erano anni che non la vedeva, Tom si accorse dell'espressione della ragazza e guardò accigliato quella scatola.
Era una scatola di medie dimensioni, fatta di legno, sul coperchio era scritto a mano, con un indelebile bianco il nome della ragazza, con una scrittura diversa.
"Posso?"
"Sì." rispose flebilmente non staccando gli occhi dalla scatola.
Una volta aperta, come prima cosa trovò bigliettini e braccialetti, scavando trovò un profumo e qualche giocattolo in miniatura, ed infine trovò un plico di foto, legate da un elastico rosso, quando si rese conto di chi fossero i soggetti alzò velocemente lo sguardo su Allison, che sorrideva timidamente.
"Non sono riuscita a sbarazzarmene." mormorò scrollando le spalle.
"Pensavi che nessuno l'avrebbe trovata?"
"Di certo nessuno si sarebbe messo a curiosare sotto il mio letto." rispose piccata, facendolo sorridere.
"Tousché."
"Cosa devo fare con te, piccola Alli?" la ragazza si strinse nelle spalle, poi scese dal letto e rimise tutto nella scatola richiudendola e spingendola in profondità, con il piede, sotto il letto.
"Nessuno ha visto niente, va bene?"
Tommy annuì, non del tutto convinto, si stiracchiò sbadigliando e chiudendo gli occhi per qualche attimo.
"Hai sonno?" chiese preoccupata, scompigliandogli i capelli dolcemente.
"Jetlag, ti va se dormiamo un po'?" Alli annuì entusiasta, tornando indietro nel tempo a quando da piccoli ogni scusa era buona per dormire insieme.
Tom si distese sul letto vedendo la cugina raggiungerlo e appoggiargli la testa sul petto, chiuse gli occhi, sentendo anche il respiro della ragazza rilassarsi.
 
Nel tardo pomeriggio Allison e Tom uscirono per incontrarsi con gli amici della ragazza, che in onore del suo compleanno avevano voluto incontrarsi prima della festa, che si sarebbe svolta di sabato, mancavano solo due giorni alla festa, e quattro giorni al ritorno a casa del cugino.
Non appena Martina e Aurora videro per la prima volta dal vivo, Tom, sbarrarono gli occhi e si immobilizzarono per qualche secondo, per poi scambiarsi un occhiata più che esplicita.
La prima a farsi sotto fu Martina, che sbattendo le ciglia e sorridendo in continuazione si presentò tentando di tirare fuori la sua voce "sexy", risultato che agli occhi degli amici e di Tom sembrò alquanto disastroso da farli scoppiare a ridere, compresa lei stessa, che con un scrollata di spalle mormorò qualcosa come "Io ci ho provato.".
Aurora invece sembrò attirare l'attenzione del biondino, stranamente non si fece notare più del solito, ma invece si comportò come faceva con i suoi amici, incuriosendo Tommy.
Si sedettero nel tavolo nascosto nell'angolo del bar, dove mai nessuno li avrebbe disturbati, ma dove capitava che il cameriere di turno non li notasse.
Allison continuò ad osservare gli amici con uno sguardo triste, sporgendo il labbro inferiore, si erano coalizzati contro di lei, rifiutandosi di darle i regali, non prima della festa, lei ovviamente aveva contestato dicendo che fosse quel giorno il suo compleanno, ma nessuno le aveva dato retta, aveva solamente ricevuto una pacca consolatoria da Jeko, seduto al suo fianco.
Allison incrociò le braccia al petto, offesa.
Jeko le sussurrò qualcosa all'orecchio che la fece sorridere, infatti guardando davanti a se, notò come il cugino non riuscisse a staccare gli occhi dall'amica e dalla sua maglietta scollata, mossa geniale Aurora.
Nonostante Tom fosse occupato, riuscì a notare lo sguardo di Jeko rivolto alla cugina, e di come i due si muovessero così a loro agio vicini, che Alli gli avesse nascosto qualcosa?
Si avvicinò all'orecchio di Aurora, sentendola rabbrividire leggermente, cosa che lo entusiasmò.
"Non è che quei due sono stati insieme?"
Aurora inizialmente non capì, ma dopo aver visto la direzione in cui puntava la testa del biondo si illuminò, un sorriso diabolico le affiorò sul viso, sorriso che notarono sia Tom che la sorella, mentre fortunatamente Jeko, Alli e Martina erano impegnati in una discussione sul comprare o non comprare una brioches alle cinque di pomeriggio.
"Loro hanno sempre negato, ma secondo noi qualcosa è successo l'estate della seconda, sono così da due anni ormai, inizialmente erano strani e tendevano ad evitarsi, ma dopo un po' di tempo erano ritornati più affiatati di prima." Tom annuì in silenzio, tornando con lo sguardo sui due soggetti in questione, continuavano a scherzare non smettendo di toccarsi, mai niente che li potesse etichettare come coppia, semplicemente schiaffetti affettuosi o tocchi veloci.
La teoria della bionda sembrò avere sempre più senso, tanto che iniziò ad ingelosirsi, nessuno poteva toccare la sua piccola Alli, così forte all'esterno, ma fragile all'interno.
 
"Non avete intenzione di dirmi cosa avete combinato per la festa, vero?"
I suoi amici si voltarono verso di lei nel sentire la sua voce, lanciandole un occhiata divertita, doveva aspettarselo, nessuno le avrebbe rivelato nulla, infondo erano i suoi diciotto no?
"Sogna tesoro, sogna." le rispose continuando a sorridere, Martina.
"Nessuno me lo potrà mai impedire." sentenziò Alli sbattendo il pugno sul tavolo, presa dal momento, spaventando tutti compresa se stessa, che qualche secondo dopo scoppiò a ridere.
"Ha dei seri problemi." borbottò Jeko, coprendosi la bocca con la mano e con l'altra ruotando l'indice vicino la testa.
"Ti ho sentito idiota." Alli gli tirò un pugno sul braccio, sentendolo sussultare ed imprecare, iniziandole subito a fare il solletico, come vendetta.
 
Uscirono dal bar salutandosi ed incamminandosi ognuno per la propria strada, Alli e Tom camminavano in silenzio da un paio di minuti, quando lui si fermò di colpo in mezzo al marciapiedi, bloccando con il braccio la ragazza.
"Ti devo chiedere una cosa."
Allison lo guardò negli occhi cercando di capire ciò che lo disturbava, iniziando a preoccuparsi.
"Dimmi."
"E' successo qualcosa tra te e Jacopo?" Allison rimase in silenzio, pensando alle parole giuste da dire.
"Che cosa te lo fa sembrare?"
"Il modo in cui vi comportate."
Alli sospirò, cambiando la traiettoria dello sguardo.
"Non è come sembra Tommy."
"Spiegamelo allora."
Lei annuì semplicemente e gli prese la mano trascinandolo lontano da li.
"Non qui."
Tom non capì, si limitò a seguirla verso un piccolo parchetto, nascosto dietro una casa, in quella distesa di verde c'era una sola panchina, vecchia e logora, dove loro si sedettero.
"Ti ho sempre detto che è come il fratello che non ho mai avuto no? E' così. Non è mai successo nulla, so cosa ti ha detto Aurora, ma è solo un malinteso. Era un brutto periodo, stavo male per Mattia, che mi aveva appena lasciata e stavo male per Chris, per non so quale motivo e avevo bisogno di un punto di vista maschile e lui era lì. Ci siamo semplicemente legati di più. Tommy non avevo nessuno, mi sentivo sola."
Alli abbozzò un sorriso, sentendo il braccio del cugino attirarla a se.
"Sai che così mi fai sentire in colpa per non esserci stato, lo sai vero?"
"Era quella l'idea."
Scoppiarono a ridere entrambi dopo essersi guardati. Tom le lasciò un bacio sui capelli, facendole promettere che dopo essere diventata finalmente maggiorenne sarebbe tornata a casa, nella sua vera casa, a Los Angeles.
 
Tornati a casa dovettero subire la furia di Leah, che si scatenò sul povero Thomas, non appena Allison aprì la porta di casa, la donna si fiondò sul nipote, stringendolo e baciandolo ripetutamente sulle guance.
Leah non aveva potuto accompagnare James, il marito, all'aeroporto per prendere Thomas, ed erano anni che non vedeva il suo nipotino, non dal vivo almeno.
"Sei cresciuto così tanto, honey!"
"I know, i know."
James osservò la scena scuotendo la testa, guardò verso la figlia, che sorrideva divertita da tutto ciò, nessuno sano di mente in quella famiglia.
"Scommetto che con il tuo bel faccino, fai strage di cuori." mormorò la donna allontanandosi di poco, ma tenendo comunque le mani sulle sue guance
"Beh.. non per vantarmi, ma sì." Tom le fece l'occhiolino facendola scoppiare a ridere.
"Always the same."
"Certe cose non cambiano mai, eh?" disse Allison attirando l'attenzione su se stessa.
"Hai proprio ragione tesoro." le rispose il padre, mettendole un braccio intorno le spalle, e continuando ad osservare la moglie chiacchierare con il ragazzo.
 
Allison tornò in camera già in pigiama, Tom già sotto le coperte le fece segno, con la mano, di sdraiarsi accanto a lui. Una volta sotto le coperte anche lei, sentì qualcosa di quadrato premerle sulla gamba, alzò lo sguardo verso il cugino, confusa.
Lui le sorrise allungandosi a recuperare quella cosa quadrata, che non appena Allison si trovò sotto gli occhi, capì fosse un album di foto.
"Siccome io sono il regalo dei tuoi, ho dovuto fartene uno. Diciamo che è anche da parte di Matty."
Allison aprì l'album trovando foto della vita di Tom e anche Matty, con qualche scritta accanto alle foto. Sfogliò le pagine, ritrovandosi a sorridere e ridere allo stesso tempo, per le parole scritte. I due fratelli se l'erano certamente data da fare in questi ultimi anni.
"So che non sei potuta esserci, così abbiamo pensato di farti un resoconto della nostra vita, e sì quelle che vedi sono tutte le foto delle mie ragazze, anche se penso che dovrebbe essere aggiornata." le fece l'occhiolino, ricevendo un calcio sulla gamba.
"Idiota." sussurrò continuando ad imprimersi tutte quelle foto nella mente, l'avrebbe sicuramente custodito con gelosia.
"Ti voglio bene Tommy."
"Anch'io pulce, anch'io."
 
Mancavano poche ore all'inizio della festa ed Allison non aveva la più pallida idea di cosa fare, non sapeva cosa indossare e non sapeva dove andare.
Le avevano tenuto nascosto tutto e questo la stava facendo impazzire.
Fortunatamente sentì le voci delle sue amiche, sovrastare quella del cugino.
Martina spalancò la porta vedendola davanti l'armadio, con un espressione sconsolata.
"Allora cosa abbiamo qua?" domandò Rebecca sedendosi sul letto.
"Non so cosa fare." borbottò Allison girandosi nella loro direzione, quando vide Aurora con una busta di cartone in mano.
Entrambe le sorrisero divertite, un sorriso che non portava a nulla di buono, Alli questo lo sapeva bene.


Di solito non sono così veloce a pubblicare, ma avevo il capitolo per metà già pronto, perciò eccolo qua.
Non so voi, ma io trovo Jeko così carino! Anche Tommy se è per questo lol.
Comunque il prossimo capitolo ci sarà la festa per i 18 e voi tutti dovrete subire tutte le mie strampalate idee, perché ho passato gli ultimi mesi a partecipare solo a feste dei 18, quindi mi potete capire, forse.
A presto bella gente, per ogni domanda, basta chiedere, io sono qua.
With love Ellie.

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Capitolo 3
*** The one i used to know. ***





The one i used to know.

Allison guardò Aurora e Tommy ballare e allo stesso tempo baciarsi, scoppiò a ridere senza motivo rischiando di inciampare nel nulla, si inoltrò tra le persone che ballavano a stretto contatto fermandosi di colpo per togliersi i tacchi.
Li lanciò da qualche parte rischiando di colpire qualcuno.
Scoppiò di nuovo a ridere.
Sentì una voce conosciuta richiamarla più volte, lei sorrise iniziando a correre, sbattendo contro chiunque le venisse addosso, anche se era lei ad andare contro gli altri.
Qualcuno le afferrò la mano facendola voltare, lei sorrise avvicinandosi e lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra, Jeko scosse la testa allontanandola, vedendola ricominciare a ridere.
Era ubriaca marcia, e lui aspettava solo il momento in cui avrebbe rimesso l'anima.
 
Solo poche ore prima Allison era ancora una persona lucida e nelle sue piene facoltà mentali.
I suoi amici l'avevano portata in una sala sperduta nel nulla, l'unica cosa che aveva visto erano le macchine parcheggiate intorno.
Dentro si era ritrovata sommersa dal buio, ma quando Martina aveva acceso la luce, tutte le persone che conosceva e a cui era affezionate urlarono "Sorpresa.", facendo poi a gara per chi riuscisse a farle gli auguri per prima.
Passò una mezz'oretta solamente a salutare tutti i presenti, cercando di non trascurare nessuno di loro.
Poi finalmente si era guardata intorno, era una sala piuttosto grande, c'era la postazione del dj in un angolo e tutto intorno tavolini riempiti di cibo e bevande, e tanto alcol, forse troppo, al centro invece c'era un 'enorme spazio, che sarebbe stato usato per ballare.
Non si era aspettata così tanta gente, e piano piano si era accorta anche della presenza di alcuni imbucati, fortunatamente i suoi amici se ne erano occupati, cacciandoli, nonostante sia lei che le sue amiche ci avessero fatto un pensierino.
Verso metà serata era arrivato il grande momento, quello atteso da quasi tutti i presenti, e quello meno atteso dalla festeggiata.
Rebecca aveva posizionato una sedia al centro della sala, mentre il resto degli invitati si era seduto sulle panche messe momentaneamente, tutte intorno la sedia.
Allison era stata scortata da Jeko che, vestito con un paio di jeans neri e una t-shirt bianca, si considerava elegante, quando lei era stata costretta ad indossare un vestitino davvero corto, nero e molto scollato sulla schiena.
Almeno aveva ricevuto molti complimenti e molte occhiate lascive.
Seduta sulla sedia aveva aperto i regali degli amici, regali troppo innocui.
Questo l'aveva spaventata.
Infatti dopo era arrivato il momento dei regali "simpatici", come li aveva definiti Aurora, facendo scoppiare a ridere tutti quanti. Aveva il microfono in mano, così che tutti potessero ascoltare, mentre Martina le passava i regali saltellando, e al suo fianco Rebecca scuoteva la testa.
I regali "simpatici" provenivano tutti da un sexy shop, e una decina di minuti dopo, Allison non sapeva se scoppiare a piangere o a ridere.
In testa aveva un cerchietto, con al posto delle antennette due cazzi, degli orecchini con collana a forma di cazzo, mutande e reggiseno con disegnato un cazzo, un bicchiere a forma di cazzo, e qualche vibratore, accompagnato da una scatola di preservativi, con un bigliettino in cui c'era scritto "Fanne buon uso ;)".
Alla fine aveva scelto la seconda opzione, era scoppiata a ridere, accorgendosi solo in quel momento di una sua compagna di classe, incaricata di scattare le foto, sapeva che sarebbero finite subito su facebook.
Aveva rivisto finalmente il cugino, quando lui aveva portato con se un cartellone.
Quando lo aveva srotolato, Allison sapeva che era arrivata la sua fine, su quel cartellone c'erano almeno una ventina, se non di più, di domande a cui lei non avrebbe mai saputo rispondere.
Era impossibile, e questo loro lo sapevano, infatti Rebecca le si era avvicinata con una bottiglia di qualche alcolico che non aveva saputo riconoscere ed il famoso bicchiere in mano.
Dalla decima domanda i poi, Allison aveva iniziato a non capire più dove fosse e cosa stesse succedendo, rideva e continuava a bere, anche se non le veniva chiesto.
Quando finalmente le domande finirono aveva tentato di alzarsi, tentato, perché si era ributtata subito a sedere.
Rebecca aveva mollato tutto e l'aveva aiutata ad alzarsi, sentendola scoppiare a ridere e barcollare verso il cugino, che dopo aver dato in consegna il cartellone a Martina, l'aveva sorretta tra le sua braccia.
Intanto la festa aveva ripreso la vita, la musica aveva ricominciato e le panche erano sparite.
Le persone avevano iniziarono a ballare e non si era più riuscito a distinguere l'uno dall'altro.
 
Come predetto, Jeko le tenne malamente i capelli, cercando di non sporcarli con il vomito della ragazza, alle loro spalle arrivò Rebecca con in mano il giubbotto di Alli, un fazzoletto e un bicchiere d'acqua.
Allison tossì un paio di volte e si pulì la bocca con il fazzoletto, bevve dal bicchiere, avidamente e rabbrividì, sentendo poi qualcuno posarle il giubbotto sulle spalle.
"Dove l'hai trovata? Era da dieci minuti che la cercavamo."
"Stava vagando per la sala."
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Allison si guardò intorno senza capire, si limitò a sorridere e a stendere le braccia verso Jeko, facendo così cadere il giubbotto, che prontamente Rebecca recuperò prima che finisse nelle pozza di vomito.
Si aggrappò alla sua vita, poggiando la testa contro il suo petto e sentendo nuovamente qualcosa di caldo sulla sua schiena.
"L'ho visto." sussurrò Rebecca accarezzandole i capelli.
Allison sorrise.
"Chi?"
"Christopher."
Allison sentì il corpo di Jeko irrigidirsi, alzò lo sguardo e lo vide guardare fisso davanti a se.
"Sei sicura?"
"Sì. L'abbiamo visto io e Marti. E' venuto con Alexa."
"Dici che sa che è la sua festa?"
"Non ne ho idea."
"Lei non lo deve vedere. Deve sparire."
"Vado a cercare Tom e Leo, lo cacceranno. Tu rimani con lei?"
"Sì."
Jeko la strinse tra le braccia, vedendo Rebecca sparire dalla sua vista. Si trovavano nel giardino sul retro, molti erano poco lontani da loro, per fumare o semplicemente per prendere un po' d'aria.
La portò lontano da tutti, preoccupato che lo incontrasse, che lo incontrassero. Trovò un muretto basso, dove vi ci sedette, facendola poi accomodare sulle sue gambe.
"Ho sonno." sussurrò la ragazza con la testa nell'incavo del collo.
"Lo so, lo so. Dormi Alli Kelly."
"Jeko?"
Lui si limitò a mormorare qualcosa in risposta.
"Ti ho baciato prima, non è vero?"
"Sì."
"Lo sai che.."
"Sì lo so. Adesso dormi."
Allison annuì chiudendo gli occhi per poi riaprirli un po' di tempo dopo, sentendo Jeko prenderla in braccio. Guardò in lontananza vedendo due persone dirigersi verso il cancello, vide una ragazza bassina castana che teneva per mano un ragazzo altrettanto castano, lui si voltò solo per un secondo, ma bastò per riconoscerlo.
Allison chiuse gli occhi e li riaprì, non vedendoli, li richiuse e si addormentò.
 
Aprì gli occhi sentendo un rumore assordante proveniente dal piano di sotto, come al solito il suo adorabile vicino di casa l'aveva svegliata, avrebbe lasciato passare la cosa se non avesse avuto un mal di testa atroce, per colpa del dopo sbronza.
Si tirò a sedere coprendosi le orecchie con le mani, per non sentire quel rumore e cercare di attutire il dolore, impresa inutile.
Aprendo gli occhi si rese conto di essere a casa, cosa che avrebbe dovuto già capire sentendo il fracasso prodotto dal discutibile vicino.
Come era arrivata lì era un bel punto di domanda.
Tra l'altro non si ricordava quasi nulla delle seconda parte della festa, dalla decima domanda in poi era il vuoto totale.
Sicuramente aveva fatto qualche cazzata.
Controllò il cellulare appoggiato sul comodino, notando molti messaggi e qualche chiamata da parte degli amici, in sostanza le chiedevano come stava.
Vide l'ora, 15.35.
Imprecò a bassa voce, scendendo velocemente dal letto.
Pessima mossa.
Ancora provata dal dopo sbornia, rischiò di cadere con la faccia a terra, siccome tutto intorno a lei girava, questo non l'aveva sicuramente messo in conto quando la sera prima aveva deciso di assecondare gli amici. Con calma e con l'aiuto del muro si alzò in piedi andando ad aprire le finestre, per arieggiare, e togliere un po' di quella puzza di alcol e... vomito?
Non voleva sapere.
Chissà che fine avesse fatto Tommy, lui che sarebbe partito il giorno seguente, lunedì, verso sera tardi. Purtroppo avrebbe ricominciato a lavorare di martedì, e se non voleva perdere il nuovo lavoro sarebbe dovuto tornare in California. Questa volta però, sarebbe stata lei quella ad andare a trovarlo.
Uscì dalla camera per dirigersi finalmente verso il bagno tanto ambito.
Dopo essersi fatta una doccia e aver soddisfatto i suoi bisogni, andò in soggiorno trovandoci il cugino ed il padre, che appena la vide scosse la testa rassegnato, guardare un film alla tv.
Alli si sedette, portando le ginocchia al petto, vicino a Tommy, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Non ricordo niente." sussurrò non guardando nella direzione del padre, aspettandosi delle battutine che non sarebbero tardate ad arrivare.
Tom ridacchiò mettendole un braccio sulle spalle, l'annusò e storse il naso, lei si accorse della smorfia e alzò un sopracciglio infastidita.
"Mi sono lavata!"
"Si sente la puzza di alcol lontano un miglio."
"Sai dove devi andare vero?"
"Yes my darling."
Allison gli lanciò un'occhiata infastidita, sbuffando.
 
Allison passò la domenica sentendosi presa in giro dal padre e dal cugino e venendo rimproverata dalla madre.
Il lunedì era ancora in fase di ricovero, aveva provato a rimanere a casa, usando la scusa di Tommy, ma il padre le aveva riso in faccia e la madre le aveva lanciato un'occhiataccia.
Tom era rimasto a dormire mentre lei si preparava, aveva mormorato qualcosa di insensato e si era rigirato nelle coperte.
Arrivata al loro posto, si era subita i racconti della serata e le figuracce in cui era incappata, ovviamente c'erano tonnellate di foto e video che potevano testimoniare.
Certamente.
Ma nonostante quello notò qualcosa di strano, qualcosa che le nascondevano, preferì non indagare. Chissà che altro aveva combinato.
A ricreazione andò alle macchinette, al primo piano, insieme Aurora, mentre Jeko, Marti e Bec andarono fuori a fumare.
Un ragazzo di prima andò addosso Aurora, ricevendo una montagna di insulti e scappando via imbarazzato, ripetendo le sue scuse.
Allison osservò Aurora per qualche secondo, aveva qualcosa, di solito non se la prendeva per così poco.
"Che ti prende?"
"Niente." rispose inserendo la chiavetta e decidendo che schifezza prendere, sapendo di doverla condividere con i così detti amici, o meglio scrocconi.
"Ro?"
La bionda si voltò verso l'amica, alzando gli occhi al cielo.
"Mi piace Tom."
"Questo l'avevo notato."
"Si, ma mi piace tanto." calcò sull'ultima parola, tornando od osservare la macchinetta, mentre alle loro spalle insulti poco velati uscivano da coloro che erano in fila.
"Ro muoviti, non voglio continuare ad essere insultata." poi si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò "Quello dietro di me continua a fissarmi il culo, l'ho visto riflesso sul vetro. Muoviti!"
Aurora scoppiò a ridere e finalmente si decise, facendo esultare tutta la fila e facendo finire di ammirare il sedere dell'amica allo sconosciuto, uno sconosciuto non male.
Salirono le scale di emergenza, sedendosi sull'ultimo scalino, quasi nessuno usava quelle scale e quindi avrebbero potuto essere sole e senza interruzioni.
"Non sono sicura, ma credo di avervi visto baciarvi alla mia festa, è vero?"
Aurora annuì colpevole, aprendo il pacchetto di patatine e offrendole da mangiare.
"Ro, io voglio bene a Tommy, ma so come è fatto con le ragazze. Le usa, questo è tutto. Non voglio vederti soffrire, lo sai che torna a casa oggi?" disse prendendo qualche patatina, guardò poi l'amica, vedendola riflettere ed appoggiare la testa sul muretto.
"Perché va sempre a finire così con i ragazzi che mi piacciono?" mormorò sentendo l'amica racchiuderla in un abbraccio.
"Non lo so, ma vedrai che prima o poi troverai un ragazzo, bellissimo e coccolissimo."
Aurora rise stringendo l'amica a sua volta, stando attenta però a non sporcarla, Allison era schizzinosa, e questo era niente.
 
"Oh mio dio! Ma l'hai visto??"
Martina continuò a strattonare per il braccio Jeko, mentre aveva bloccato il resto dei suoi amici sulla porta della classe. Jeko sbuffò scrollandosela di dosso, in quel momento era passato Lorenzo, uno dell'ultimo anno, per cui la castana aveva una cotta da un eternità.
"Marti sei una piaga, finiscila cazzo." urlò Jeko facendo voltare quasi tutti nel corridoio, compreso Lorenzo dagli occhi verdi, come l'aveva soprannominato Bec.
Lui rise vedendo la ragazza correre dentro l'aula, si era accorto già da un po' delle attenzioni che gli riservava, spesso l'aveva trovata impalata a fissarlo con aria sognante, mentre le amiche avevano provato a riportarla alla realtà, cercando di salvarla da una brutta figura, cosa che ovviamente succedeva ogni volta.
Jeko ricevette un pugno sul braccio, sapendo senza voltarsi di chi fosse.
"Sei uno stronzo, lo sai? Perché le fai questo?" brontolò piazzandosi davanti i suoi occhi ed incrociando le braccia al petto.
Lui scrollò le spalle, facendole l'occhiolino.
"Perché mi va."
"Stronzo."
"Grazie."
Alli sbuffò e raggiunse l'amica seduta al suo banco, Martina scoppiò a ridere senza motivo, ricevendo occhiate preoccupate da parte di Alli e Bec, arrivata da poco.
"Che figura di merda!"
"Puoi dirlo forte." le rispose Rebecca sedendosi sul banco di Martina.
"Non mi aiuti Bec." brontolò smettendo immediatamente di ridere.
Bec si limitò ad alzare le spalle, sorridendo.
"Ce l'avete tutti con me!" urlò poi facendo sussultare Alli, seduta al suo fianco, questa si portò una mano al cuore, imprecando contro l'amica.
"Ti sei fumata una canna?" le chiese scherzando.
"Veramente sì." Martina abbassò lo sguardo sentendosi in colpa.
"Marti!" urlò Rebecca riprendendola.
"Idiota." sussurrò invece Alli, scuotendo la testa.
 
Pochi giorni prima Alli si era recata all'autoscuola della città, si era iscritta e aveva fatto la visita medica, tutto in un giorno, così quella sera avrebbe dovuto iniziare la sua prima lezione.
Tommy decise di accompagnarla, per passare più tempo possibile insieme.
Chiacchierarono per qualche minuto, finché non vide dei ragazzi arrivare ed entrare nell'edificio, mancava ancora qualche minuto all'inizio della lezione.
Tommy le stava raccontando qualcosa di importante quando vide qualcuno, smettendo di prestare attenzione al cugino.
"Shit."
Era davvero lui, o era solo un brutto scherzo della sua mente?
Ebbe un flash, un ricordo sepolto sotto fiumi di alcol, il ricordo di quegli stessi occhi scuri nella notte della sua festa.
Fu allora che capì, capì lo strano comportamento dei suoi amici e la sensazione che aveva avuto pochi giorni prima. Tutto aveva un senso.
Rimanevano solo tante domande, che non avrebbero mai avuto risposta.
Quando era tornato, perché era tornato, cosa ci faceva alla sua festa, e la domanda più importante, le cose sarebbero cambiate?
In quel momento anche lui la vide, non avendo però la stessa reazione, si limitò a guardarla per qualche secondo, passandole poi accanto come se non fosse mai esistita.
Nulla sarebbe cambiato, ecco la sua risposta.
Ancora una volta l'aveva distrutta.
"Alli.. vuoi tornare a casa?" Tom che si era subito precipitato al suo fianco, sembrò non sapere cosa fare.
"No." rispose secca scrollandosi di dosso ogni cosa, non poteva rinunciare ancora a tutto, solo per cercare di non soffrire, avrebbe sofferto in ogni caso, sarebbe stato inutile lasciar perdere.
Si fece forza e lo seguì dentro l'edificio, sedendosi il più lontana possibile.
Finita la lezione uscì camminando velocemente senza guardarsi intorno, fuori nell'aria fresca riuscì a calmarsi. Per tutta la lezione aveva ignorato la voglia di voltarsi e guardarlo.
Vide Tom poco lontano da lei, lo raggiunse sorridendo, dimenticandosi per qualche secondo di quella sorpresa.
I suoi genitori li aspettavano in macchina, sarebbero andati direttamente all'aeroporto.
Passarono il viaggio in macchina in silenzio, con solo il sottofondo di qualche stazione radio.
Una volta arrivati, Leah e James si diressero al check-in, lasciando i ragazzi a parlare.
Tom ed Allison si sedettero su due sedie vicine e si strinsero la mano guardandosi intorno.
"Sei innamorata di lui?"
Allison si voltò di scatto verso Tom, cosa stava dicendo?
"No." rispose seria, non smettendo di guardarlo.
"Non sono mai stata innamorata di lui. Era solo il mio migliore amico, perché tutti lo pensate?"
"Non lo so."
Rimasero in silenzio, entrambi persi nei loro pensieri, fino a quando fu lei a parlare.
"Ricordo di avervi visto baciarvi." sussurrò guardandolo negli occhi.
"Anch'io."
"Mi hai vista, mentre vi vedevo?" Alli piegò la testa, trattenendosi dal ridere, cosa che lui non fece, perché guardandola scoppiò a ridere, per poi calmarsi.
"Certo che hai una mente contorta pulce."
Alli sorrise dandogli un pizzicotto.
"Ahi. Comunque no, ti ho vista baciare Jeko."
La ragazza si bloccò cercando di ricordarsi quel piccolo dettagli, eppure più si sforzava, meno ricordava.
"Aurora ha visto qualcosa?"
"Perché non sembri sorpresa di averlo baciato eh? Pulce mi nascondi qualcosa?" Tom alzò un sopracciglio sempre più sospettoso, gli stava nascondendo qualcosa.
"Ti ho detto che non è successo nulla di importante."
"Stai divagando."
"Non è vero!" pretestò lei, ritirando la mano ed incrociando le braccia al petto.
"Neppure un bacio?"
Silenzio.
Questo voleva dire solo una cosa.
"Alli!"
Lei sbuffò e sprofondò nella sedia.
"Sì ci siamo baciati, ma non c'è stato niente, non ho provato niente, nessuna scintilla. Siamo rimasti amici, forse più di prima." borbottò ottenendo un sorriso divertito da Tommy.
"Perché sei felice?" domandò sospettosa.
"Avevo ragione." bastò quella frase a fare innervosirla ancora di più.
James e Leah li interruppero, annunciando al nipote di doversi imbarcare.
Prima di mettersi in fila, Tom abbracciò gli zii, ricevendo le solite raccomandazioni, nonostante avesse già diciannove anni.
Allison poi gli si avvicinò lentamente, dopo che i suoi genitori si furono allontanati, gli mise le braccia intorno alla vita, stringendolo forte, venendo ricambiata dal suo abbraccio fraterno.
"Mi mancherai tanto Tommy."
"Anche tu piccolina."
Gli lasciò un bacio sulla guancia, prima di salutarlo un'ultima volta, lo vide mettersi in fila e aspettare il suo turno di imbarco.
"See you soon!" urlò Allison sventolando la mano, Tommy la vide e sorrise facendole l'occhiolino.
 
Tornò a casa e si buttò nel letto, sentì il profumo del cugino sul cuscino e sorrise timidamente addormentandosi con il suo odore.
 

Eccomi di nuovo qua, sono sorpresa dalla mia velocità lol
Anyway, è tornato!! UAO!
Ammettete di aver pensato che le sarebbe andato incontro a parlarle o lei si sarebbe fiondata su di lui.. no? Okay.. :(
Beh vedremo cosa succederà!
A presto!

With love Ellie.

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Capitolo 4
*** He's back for real. ***




He's back for real.

Si svegliò sentendo la sveglia suonare, sprofondò con il volto nel cuscino, imprecando contro quel affare maligno.
Aveva ricominciato a sognarlo.
Sbuffò e si voltò con la pancia rivolta verso l'alto, contemplando il muro bianco della sua stanza.
Aveva sonno e non aveva voglia di andare a scuola, ma quel giorno ci sarebbe stata la verifica di diritto, per cui non aveva aperto libro, e volente o nolente l'avrebbe dovuta fare, anche perché avrebbe almeno potuto copiare, sapeva però che un insufficienza non gliela toglieva nessuno, men che meno quella megera di prof.
Alzandosi in piedi guardò il calendario appeso sulla porta, si ricordò di dover segnare una X sul giorno precedente, infatti il suo calendario era ricoperto di X verdi.
Sorrise vedendo che mancava solo una settimana all'inizio delle vacanze natalizie, così riuscì a trovare la forza per prepararsi ed uscire di casa con la neve.
Solo quando dei fiocchi di neve le arrivarono negli occhi, se ne accorse. Per la fretta di non perdere il bus, aveva tirato dritto senza guardare a terra e siccome aveva appena iniziato a nevicare non ci aveva fatto caso.
Aprì la bocca e tirò fuori la lingua, aspettando che un fiocco le si sciogliesse sopra.
Arrivò alla fermata ancora eccitata, per questo motivo non riuscì a stare un attimo ferma, infastidendo qualcuno, salì sul bus aggrappandosi al solito palo e continuò a guardare fuori dai finestrini, osservando come la neve piano piano iniziava a ricoprire ogni cosa, non smettendo di sorridere.
Scendendo dal bus, una volta davanti a scuola, corse subito verso Jeko, che come lei era arrivato in quel momento, ma che non sembrava felice quanto la castana.
"Jeko!" urlò quasi saltandogli addosso, mentre lui si sistemò la cuffietta sui capelli, togliendole la neve irritato.
Le concesse un'occhiata, tornando a sbuffare.
"Che hai? Non sei felice?"
"Ho rischiato di essere preso sotto, perché un coglione non sa guidare e mi è caduto il capellino nella poltiglia di neve." aveva usato una vocina da bambino e una volta finito il discorso aveva sporto il labbruccio aspettandosi un abbraccio che non tardò ad arrivare.
Alli scoppiò a ridere tra le sua braccia.
"Povero piccolo." gli disse lasciandogli una pacca consolatoria sulla schiena
"Si." mormorò lui sempre in modalità bambino indifeso.
Si staccò da lui alzandosi sulle punte per sistemargli il suo amato capellino, che considerava più prezioso di qualunque cosa, magari non del suo nuovissimo iPad, ma era sulla buona strada.
Raggiungendo le gemelle e Martina al solito posto, si ricordò di dover raccontare dell'incontro del giorno precedente, e trovandoli tutti insieme ne approfittò.
"Ehm, ragazzi?"
Rebecca e Aurora furono le prime a voltarsi e guardarla ansiose di sapere, subito dopo fecero lo stesso anche Jeko e Martina, interrompendo la loro conversazione.
"Sapete no che ieri ho iniziato scuola guida?"
Annuirono non capendo il punto del discorso.
"Ecco.. beh.. c'era Chris.."
Silenzio.
"Quello stronzo! Gli avevamo detto di non farsi vedere!" urlò in preda alla rabbia Rebecca, spaventando sia Martina che Alli, nessuna delle due si sarebbe mai aspettata una reazione del genere, men che meno Alli di cui era all'oscuro di tutto quello successo alla sua festa.
"Cosa non mi avete detto?" chiese assottigliando gli occhi, sentendo Jeko irrigidirsi sempre di più.
Martina fece per dire qualcosa, ma venne bloccata dallo sguardo feroce di Jeko.
"No." sentenziò lui, non volendo guardare Alli negli occhi. Ma non fu questo atteggiamento a fermarla, perché si piazzò sotto il suo sguardo pretendendo una spiegazione.
"Jeko." lo rimproverò.
"Ti ho detto di no Allison."
"Jacopo, cazzo!"
Le tre ragazze osservarono i due in silenzio, continuavano a lanciarsi occhiate di fuoco senza pronunciare una parola. Erano rarissime le volte in cui si erano chiamati per nome, e non portava mai a niente di buono.
"Perché non vuoi dirmi niente?!"
"Perché non voglio che tu soffra!"
"L'ho già visto! E' inutile girarci intorno! E' tornato e non vuole avere niente a che fare con me! Anzi, hai ragione, non voglio sapere niente. Non servirebbe a niente."
Alli sospirò abbassando lo sguardo sulle sue Vans nere, sbatté i piedi l'uno contro l'altro e aspettò.
"Alli.."
Lei alzò lo sguardo ed abbozzò un sorriso.
"E' meglio andare, abbiamo la verifica. Non vorrai arrivare in ritardo, no?" sorrise alle ragazze e si mescolò alla massa di studenti che varcavano il cancello, sparendo dalla loro vista.
"Jeko.." Aurora provò a dire qualcosa ma non ci riuscì, venendo interrotta dalla voce incolore di lui.
"Andiamo." disse solamente avviandosi verso l'entrata, seguito dalla altre.
 
Durante tutta la verifica, Leo il suo momentaneo vicino, aveva provato ad estorcerle le risposte, non capendo però quanto lei fosse disperata.
Lei lo aveva avvertito, ma lui aveva snobbato il consiglio con un gesto della mano, Alli però sapeva che se avesse preso un insufficienza avrebbe dato la colpa a lei, ma infondo questo era Leo.
Leo aveva due anni in più, aveva cambiato ogni scuola possibile ed immaginabile, finendo proprio nella classe della ragazza.
Quando l'anno prima l'aveva conosciuta, scoprendo così il suo appena accennato accento americano, era quasi impazzito. Aveva sempre sognato di avere una ragazza americana, così aveva iniziato a provarci spudoratamente, venendo deriso dagli unici ragazzi presenti in classe.
L'aveva reclamata come amore della sua vita, dicendo che le coincidenze non esistessero e che quello fosse un segno del destino per farli stare insieme, quando Aurora e Jeko lo avevano sentito parlare in quel modo della loro amica erano scoppiati a ridere, mentre Alli una volta venuta a sapere, si era portata la mano sul volto e aveva scosso la testa.
Infine lo aveva rifiutato platealmente, nonostante come le aveva fatto notare fosse un gran bel ragazzo, da quella volta erano rimasti amici, un po' strani, ma amici. Leo però non ci aveva messo molto a recuperarsi dal due di picche della castana, infatti si era subito fiondato su una biondina dell'ultimo anno.
Mancò poco che la megera li beccasse a parlare, o meglio litigare.
Alli lanciò un occhiataccia al riccio, ottenendo da lui solo un sorriso malizioso.
Borbottò qualcosa contro Leo dedicandosi alla sua verifica, inventando diritti su diritti.
 
La prof uscì senza salutare con il suono della campanella, dopo aver ritirato i compiti.
Ognuno tornò al proprio posto, ma quando Allison tornò al suo, trovò seduto al posto dell'amica Jeko, che le mostrava il suo sguardo da cucciolo, sapendo che non avrebbe resistito a lungo.
La castana sospirò posando l'astuccio sul banco e buttandosi di peso sulla sedia.
"Love of my life?"
Perché era così difficile non sorridere?
"You know you're the only one, right?"
Doveva resistere.
"Come on baby!"
Allison sbuffò e si voltò dandogli uno schiaffetto sul braccio, Jeko sussultò esagerando la reazione, facendola sorridere.
"Stop it!"
"Okay, okay, la smetto. Però tu finiscila di tenermi il muso, eh?"
"Va bene, idiota."
"Ma sentila! Idiota a me?" si puntò il petto con l'indice, fingendosi offeso. Allison per tutta risposta scoppiò a ridere annuendo convinta.
"Sappi che mi vendicherò piccola serpe!"
"Serpe a chi?"
"Non vedo nessun altro qui!"
"Stronzo."
"Vipera."
Allison e Jeko continuarono a scambiarsi aggettivi poco carini, continuando a fingersi arrabbiati. Intanto Martina li aveva osservati per tutto il tempo, sorridendo rilassata, sapeva che la loro "guerra" sarebbe durata poco, ma ogni volta che litigavano si preoccupava per loro, infondo gli voleva bene, ed era normale no?
Si ricordava ancora del primo anno di superiori quando quei due non andavano per niente d'accordo, non sapendo neppure loro il motivo, era semplicemente così.
Si insultavano in continuazione e continuavano a prendersi in giro, qualche volta Alli era anche scoppiata in lacrime, alle spalle di lui.
Era da poco sparito Chris, e niente era più lo stesso.
Infatti Jeko e Chris erano molto amici, e anche lui, nonostante non volesse ammetterlo, aveva sofferto. Inizialmente se l'era presa con lei, forse perché le ricordava lui, e lei ne aveva sofferto, poi magicamente quasi un anno dopo era tornato tutto come prima della sua partenza, e nessuno era però a conoscenza dei fatti, tranne loro due ovviamente.
 
"Cazzo devo fare pipì!" Alli continuò ad imprecare camminando velocemente verso l'uscita di scuola, seguita dagli altri, che per niente sorpresi la ignorarono.
Succedeva quasi ogni giorno, perché la furbona si dimenticava di andare in bagno l'ultima ora, e quindi per non perdere il bus era costretta a stringere i denti e pregare che il bus non si fermasse a tutte le fermate.
Alli salutò i suoi amici per poi salire sul bus, Ro e Bec salirono sulla macchina del padre assieme Marti, che riuscì a scroccare un passaggio a casa, rimase solo Jeko ad aspettare, con le mani in tasca e le cuffie in testa, la sua linea.
Si guardava in giro senza far caso alle persone che gli passavano vicino o lo osservavano, tra cui due primine, che come gli era stato fatto notare dalle amiche, gli sbavavano dietro.
Poi lo vide, un ragazzo con la sigaretta in mano dall'altra parte della strada.
Sgranò gli occhi, focalizzando lo sguardo su quella sagoma che dopo il passaggio di un furgone era ormai sparita.
Sperò di averlo immaginato, ma sapeva che non era così.
 
Quel pomeriggio Martina andò a casa di Alli, entrambe sole a casa avevano deciso di incontrarsi e passare il tempo insieme, auto convincendosi di fare i compiti, finendo poi per incontrare sconosciuti su chatroulette.
"Oh mio dio! Ti prego vai avanti!" urlò Alli in preda al panico, coprendosi gli occhi con le dita, mentre Martina continuava a ridere e cercava il modo per mandare avanti, quando finalmente ci riuscì l'amica si tolse le mani dagli occhi sospirando e beandosi della nuova immagine che vedeva sullo schermo, un ragazzo bello e giovane, fattore da non sottovalutare in quel caso; era comparso facendole sorridere come due idiote.
Mentre Alli e Marti continuavano ad osservare incantate il ragazzo che le sorrideva e scriveva qualcosa in qualche lingua a loro sconosciuta, un messaggio arrivò ad Alli, sbloccò la tastiera e vide il nome del cugino, aprì il messaggio dove le diceva di accendere Skype.
Tristemente dissero addio al ragazzo, che le lasciò un'ultimo sorriso accompagnato da un occhiolino.
Non appena aprì Skype ricevette subito la chiamata del cugino, che apparì sorridente e a torso nudo, facendo quasi prendere un colpo all'amica.
"Oh Martina ci sei anche tu, ciao." le disse sventolando la mano tranquillamente, come se il fatto che la sua amica stesse andando in iperventilazione fosse una cosa normalissima, che forse era veramente così.
"C-ci-ciao."
"Asshole." sussurrò Alli incrociando le braccia al petto, facendolo scoppiare a ridere, mentre alle spalle del ragazzo si avvicinava furtivamente il fratello, tentando di spaventarlo, cosa che non funzionò perché Tommy lo vide attraverso la finestrella in basso dove si vedeva ripreso. Non mancarono insulti amorevoli e qualche sberla innocente.
Matty abbassò lo sguardo e scomparì dalla visuale per qualche secondo, per poi ritornare con l'iPhone in mano e una sedia, su cui si stravacò.
"Ma cazzo Alli!" la ragazza in questione si voltò confusa verso l'amica, chiedendo una spiegazione.
"Perché devi avere dei cugini così... così!"
"Così come?" domandò sorridendo.
"Vuoi farmelo proprio dire eh?"
"Forse." rispose
Intanto Matty continuava a spostare lo sguardo dallo schermo al fratello, non avendo capito una parola di italiano, infatti a differenza del fratello sapeva si e no due parole in croce, e quelle erano solo parolacce.
"What is wrong with her?" chiese al fratello alzando un sopracciglio.
"I think she just needs to fuck."
Matty guardò il fratello e poi Martina, infine annuì.
"Alli, my darling!"
Dopo aver subito gli insulti dell'amica, che nonostante tutto qualcosa di inglese capiva, salutò finalmente l'altro cugino, che continuava a sventolare la mano in cerca di attenzioni.
"I miss you so much, honey!"
Matty sorrise timidamente mormorando qualcosa che solo il fratello sentì. Non c'era mai stato quel rapporto che invece Alli aveva con Tommy, solo a causa dell'età, perché troppo presto lei se n'era andata, ma non per quel motivo non si volevano bene, e infatti la ragazza aspettava con ansia il momento in cui sarebbe tornata a casa, la sua casa natale, durante l'estate.
Mentre Alli veniva aggiornata da Matty sulla sua bellissima e divetentissima vita, Tommy osservava la cugina, ripensando a quando era riuscito a farle confessare di aver baciato Jeko, chissà se la sua amica lo sapeva.
Tommy sorrise istintivamente, immaginando già dove sarebbe andato a parare con il suo prossimo discorso.
"Ehi pulce, come sta Jeko?" chiese appoggiando il mento sulla mano, con un chiaro sorriso divertito, mentre il fratello alzò un sopracciglio e sbuffò infastidito per essere stato interrotto.
Alli inclinò il capo, guardandolo confusa.
"Bene.. perché me lo chiedi? Sei partito solo ieri Tom."
"Così, volevo sapere come stava il tuo grande amico, sai.. vi ho visti molto affiatati."
Alli arrossì e allo stesso tempo gli lanciò un occhiataccia, intimandogli di non continuare il discorso e in particolare di non insospettire l'amica, perché non ci avrebbe messo molto a fare due più due, essendo parte del Team Jeko, team che sosteneva una loro improbabile quanto impossibile storia d'amore.
Se solo avessero saputo.
"Loro sono sempre molto affiatati, non è vero Alli?" Martina sorrise guardando l'amica, dopo aver parlato, sentendo in sottofondo la risata di Tommy e la voce di Matty chiedere di tradurre.
"Uhm.. sì sicuro.."
Alli arrossì nuovamente, facendo sfortunatamente insospettire l'amica, infatti lei non era solita ad arrossire, solamente quando si trovava in imbarazzo o quando qualcuno le piaceva.
Ed infatti Martina fece due più due.
Spalancò bocca e occhi, portandosi poi la mano davanti la bocca.
"Oh-mio-dio-ti-piace-Jeko!" urlò tutto d'un fiato, Alli ci mise qualche secondo a capire cosa avesse detto, ma quando lo fece, scosse la testa energicamente, muovendo anche la mano in senso di diniego.
"No! No! Non è come pensi." borbottò fulminando il cugino, che spaparanzato sulla sedia si godeva la scena, facendo da traduttore istantaneo al fratello.
"Allison King, cosa mi stai nascondendo?"
La ragazza citata sospirò e chiuse gli occhi.
"Diciamo che ci abbiamo provato, ma non è andata a buon fine e siamo rimasti amici come prima."
"Oh cazzo." sussurrò mordendosi il labbro inferiore e iniziando a giocare con alcune ciocche di capelli.
"Io.. ecco.."
"Lo sapevo! Lo sapevamo!"
"Cosa?!"
"Dai Alli, era così ovvio che fosse successo qualcosa, era solo un sospetto, ma ora che lo hai ammesso, tutto ha un senso. Anche il fatto che qualcuno ti abbia visto baciarlo alla tua festa, tutti ci chiedevano se state insieme."
"Merda." sussurrò Alli iniziando a volteggiare con la sedia girevole.
"Non ti preoccupare." le rispose l'amica lasciandole una pacca affettuosa sulla spalla.
Alli alzò lo sguardo, portandolo sullo schermo, incrociando quello del cugino, puntò il dito contro il computer, assottigliando lo sguardo.
"Tu, cugino degenere! Addio." disse e premette il tasto rosso, che segnò la fine della chiamata, intravide solo la faccia confusa di lui, prima che tutto sparisse.
Martina scoppiò a ridere, facendo ricadere la testa all'indietro, Alli invece giocherellò con il cellulare, non sapendo cosa dire, che non fosse già stato detto, e se scrivergli o meno.
"So che stai morendo dalla voglia di scrivergli."
Alli sobbalzò ricordandosi di non essere sola, abbozzò un sorrise ed annuì.
Gli scrisse che le ragazze sapevano, avrebbe capito, poi tirò su le gambe e le strinse contro il petto, girandosi verso Martina, che sorrideva tranquilla.
"Ti piace Jeko?"
"Forse."
"Mi accontento." rispose alzando le spalle e sorridendo.
Che fine aveva fatto il vederlo come un fratello?
Da quando non era più così?
Forse non lo era mai stato e lei si era illusa che fosse così, per non vedere come stavano le cose in realtà.
Aveva un sacco di domande e nessuna risposta, era un inizio però.
Il cellulare vibrò, Alli allungò la mano per recuperarlo, una volta sbloccato vide il nome del ragazzo.
Dobbiamo parlare, scriveva.


Scusate se ci ho messo tanto, ma non avevo proprio tempo :(
Mi dispiace anche per il capitolo, ma è di passaggio, quindi non c'era molto da dire.

With love Ellie.

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Capitolo 5
*** Surprise! ***




Surprise!

“Quindi sanno tutto…” disse Jeko portandosi pensieroso una mano tra i capelli.
“Sanno anche della festa.”
“Interessante.” mormorò togliendosi la mano dai capelli, dopo averli sistemati e appoggiandola sul tavolo della cucina di casa sua, iniziando a giocare con l’altra.
“Pensano che ci sia qualcosa tra di noi.” fece una pausa per vedere una sua reazione, vedendolo poi annuire, continuò. “Ma tra di noi non c’è niente vero?”
Per qualche strano motivo le era uscita come una domanda, quando avrebbe dovuto esserne sicura.
“Giusto.” rispose invece lui alzando gli occhi ed incontrando lo sguardo confuso della ragazza.
Non sembrò fare caso al fatto che fosse stata posta come una domanda o almeno non lo fece notare.
Alli aprì la bocca e la richiuse non appena sentì dei passi avvicinarsi, infatti poco dopo lo sguardo di Jeko venne catturato da qualcuno alle sue spalle.
“Sempre insieme siete voi due.” borbottò divertito il moro, raggiungendo il bancone dove si trovava una bottiglietta d’acqua, si appoggiò al ripiano e guardò i due.
“Che combinate piccioncini?” domandò lanciando sguardi maliziosi ad Alli, che si limitò a roteare gli occhi, era sempre così, ormai si era abituata.
“Andrea non rompere i coglioni.”
“Qualcuno qui è incazzato.” alzò le mani scuotendole, mostrando un’espressione divertita, rivolgendosi alla ragazza. 
“Sparisci.” rispose serio Jeko, incenerendo con lo sguardo il fratello.
“Va bene fratellino, qui non tira aria. Addio piccioncini!”
“Ciao Andrea!” urlò Alli, sporgendosi dalla sedia per farsi vedere, ricevendo in risposta una sorriso malizioso.
“Quindi?” chiese la ragazza cercando il suo sguardo, perso nei disegni della tovaglia.
Alzò lo sguardo sorpreso, aspettando che ripetesse la domanda e una volta che lei lo fece, si accigliò.
“Cosa vuoi che facciamo? Non c’è niente da fare Alli Kelly.” le disse questa volta con il sorriso sul volto, si alzò di colpo raggiungendola in poche falcate, sedendosi sulle sue gambe e mettendole un braccio intorno alle spalle. Le lasciò un bacio sonoro sulla guancia, facendola ridacchiare. 
“Quando fai così sembri proprio una ragazza.” Borbottò Alli prendendolo in giro, lui per tutta risposta imitò la voce di una ragazza, gesticolando.
“Non è che devi dirmi qualcosa?” Jeko la guardò sorridendo divertito.
“Mi sembra di averti dimostrato più volte che non è così.” le rispose ottenendo un pizzicotto sul fianco da parte di Alli, che nel frattempo era arrossita , borbottando poi un “idiota” sulla sua schiena.


Erano passati pochi giorni dall'inizio delle vacanze natalizie, ed Alli non aveva sprecato neppure un minuto della sua libertà tra i libri, come la aveva quasi obbligata la madre, dicendole che sarebbe stato meglio iniziare i compiti il prima possibile. Alli sapeva che si sarebbe ridotta a farli il giorno prima dell’inizio della scuola, maledicendosi.
Ma ormai era una routine.
Aveva continuato ad andare alle lezioni di scuola guida, che erano state sospese durante le vacanze, evitando accuratamente di fare cadere il suo sguardo su Chris. Questo era quello che lui voleva e lei lo avrebbe accontentato, in più si era promessa, e aveva promesso ai suoi amici, che non lo avrebbe più cercato; quindi a meno che lui non l’avesse cercata, cosa improbabile, lei si sarebbe fatta da parte.
Alcuni dei suoi ex compagni di scuola le avevano chiesto cosa fosse successo, perché tutti si ricordavano quanto fossero stati uniti e vederli così distanti gli era sembrato strano, ma lei si era limitata a scrollare le spalle, dicendo di chiedere a lui, perché non lo sapeva neppure lei.
L’ultimo giorno aveva scoperto che in febbraio sarebbero andati in gita in Spagna, a Barcellona. Non appena la professoressa aveva pronunciato la parola Spagna, la classe era scoppiata in un boato di urla di gioia, mentre la donna cercava di calmarli e zittirli, dicendo che doveva dirgli il posto.
Un paio di minuti dopo, e una minaccia di nota, e quindi rischio di far saltare la gita, i ragazzi si erano calmati, continuando però a parlottare tra di loro entusiasti. Le gemelle si erano subito fiondate al banco di Alli e Marti, iniziando subito ad elencare tutte le cose che avrebbero potuto fare, a tutti i ragazzi che ci sarebbero stati e al fatto che con loro ci sarebbe stata anche l’altra sezione, dove c’erano ben più ragazzi, che nella loro.
Jeko era poi arrivando, dicendo che la sua missione sarebbe stata quella di far ubriacare Bec , poiché non l’aveva mai vista in condizioni pessime, a nulla erano valse le sue lamentele, siccome anche Aurora, Alli e Martina gli avevano dato ragione.
 
Il cellulare della ragazza vibrò, rivelando il nome Aurora, che le chiedeva cosa fare la notte di capodanno, mancava esattamente una settimana e come al solito nessuno di loro sapeva cosa fare.
Non aveva più sentito Jeko da quando si erano incontrati, e doveva ammettere che le mancava, era suo amico, era giusto che le mancasse, no?
Sapeva solo che avrebbe trascorso le vacanze in crociera insieme alla famiglia, non sapendo perciò se ci sarebbe stato per capodanno.
La mattina seguente si svegliò con il cd di canzoni natalizie appartenente alla madre, che metteva ogni Natale durante la preparazione del pranzo. Dopo essere andata in bagno ed essersi data una sistemata, ancora in pigiama, raggiunse la madre in cucina, vedendola intenta a cucinare e a non stonare mentre il padre, saggiamente, si era rifugiato nella loro camera da letto, con il volume della tv piuttosto elevato. Amava sua moglie, ma non riusciva proprio a sentirla cantare.
Alli si sedette al tavolo, dove al suo posto era stata preparata la sua tazza preferita, proveniente da una delle caffetterie più famose, che le aveva portato in regalo una sua amica, con al suo interno del latte caldo e sul piatto due fette di pane tostato, su cui poi ci avrebbe spalmato la marmellata alla pesca. Spalmandola sulla fetta di pane, non poté fare a meno di improvvisarsi cantante con il coltello sporco e appiccicoso come microfono, mentre la madre stonava con il suo amato mestolo di legno, un po’ bruciacchiato sulla punta.
Il padre si piazzò sulla soglia della porta, avrebbe voluto prendere qualcosa da mangiare, ma vedendo e soprattutto sentendo quello spettacolo, si ritirò fingendo di non aver visto nulla.
Quando la ragazza tornò in camera, si lanciò di peso sul letto, recuperando il cellulare in carica dal comodino. Sorrise non appena vide gli auguri da parte degli amici, ma quello stesso sorriso svanì quando scrollando tra i messaggi si accorse che mancava una persona. Decise di scrivergli lei stessa un messaggio di auguri, ma verso l’ora di cena, dopo aver scartato i regali ed esseri ingozzata si rese conto che molto probabilmente non le avrebbe risposto.
Magari non aveva soldi, magari era ancora in un altro stato, ma sarebbe stato così difficile farsi prestare il cellulare dal padre o dal fratello?
Perfino Andrea le aveva mandato gli auguri!
Il giorno dopo si incontrò con le amiche per scambiarsi i regali ed organizzarsi finalmente per l’ultimo dell’anno. Le amiche le rivelarono di non aver ricevuto nessun messaggio e che quindi non ci sarebbe stato a festeggiare con loro, decisero infine di passare la serata in piazza, dove era stata organizzata una festa e dove ci sarebbero state anche le esibizioni di cantanti famosi.
 
Era la sera del 31 dicembre e fuori faceva un freddo cane, Alli continuava a fissare prima l’armadio aperto e poi l’orologio digitale che teneva sul comodino, in meno di un’ora sarebbero venute a prenderla.
Alla fine acciuffò una calzamaglia nera e pesante su cui sopra avrebbe messo un vestitino a maniche lunghe altrettanto nero, ma niente tacchi, non aveva intenzione di uccidersi i piedi, le ballerine sarebbero andate benissimo.
Esattamente alle nove suonarono al citofono, Alli si infilò il cappotto, mise la sciarpa, prese la borsa, salutò i genitori e scese le scale per arrivare dalle amiche, che l’attendevano saltellando.
Quando vide come si era ridotta Martina, non seppe cosa dire.
“Ma sei fuori di testa? Vuoi morire assiderata forse?!” esclamò una volta recuperata la parola, accentuando il tutto con un gesto delle mani.
Aurora incrociò le braccia al petto, guardando Marti di traverso.
“Vedi? Io te lo avevo detto!” sbottò sbuffando e facendo roteare gli occhi alla ragazza in questione.
“Veramente l’avevo avvertita anch'io, ma..” provò ad intervenire la gemella, venendo subito zittita dalla sorella.
“Guardate che sto bene così.”
Le gemelle la squadrarono, parlando poi insieme.
“Ma se ti sei lamentata tutto il tempo.” si guardarono e sorrisero soddisfatte, dandosi il cinque.
“Sì, ma se c’è Lorenzo devo farmi vedere al meglio, così mi noterà.” disse poi dopo qualche minuto di silenzio, catturando l’attenzione delle amiche, più che curiose, quasi sospettose.
“Com'è che fai a saperlo?”
“Sputa il rospo!”
Martina si guardò in giro in imbarazzo e vedendo che non ci fosse nessuno nelle vicinanze le fece segno di avvicinarsi.
“In un caso molto ipotetico, può essere che abbia controllato il suo profilo su facebook.” sussurrò guardandole negli occhi.
“La solita.” mormorarono le tre, scuotendo la testa.
“Che ne dite di iniziare a camminare?” domandò Alli incitandole a muoversi, le altre si limitarono ad annuire seguendola.
 
Qualche ora dopo e qualche bottiglia di alcol dopo, Martina iniziava a sentire i postumi della sbornia, aggravati anche dal saltare continuo, si era accasciata su un muretto, sorvegliata da Alli, Bec e qualche altro ragazzo, mentre in mezzo alla folla Aurora si stava divertendo con un suo amico, che tipo di divertimento lo si poteva solo immaginare.
“Quanto manca alla mezzanotte?” domandò Leonardo avvicinandosi all'orecchio di Alli per farsi sentire, lo avevano incontrato verso metà serata quando Martina stava già iniziando a perdere lucidità, aveva continuato a prenderla in giro dicendo di vedere Lorenzo ovunque, facendola prendere colpi su colpi.
Alli rabbrividì estraendo la mano della tasca alla ricerca del suo cellulare, sperduto nella borsa, quando lo trovò sbloccò lo schermo e lo fece vedere al ragazzo.
“Bene manca mezz'ora, ce la posso fare a trovare qualcuno.” annuì iniziando a guardarsi intorno, poi si soffermò su Alli, guardandola dall'alto al basso con un sorriso malizioso. “A meno che tu non ti voglia offrire volontaria.” Ammiccò facendola scoppiare a ridere.
“Decisamente no. Vai a divertiti con la tua nuova preda.” gli diede una pacca sulla spalla continuando a ridere e iniziando a sentire il rumore dell’amica che rigettava, si voltò vedendo Bec raccoglierle i capelli in una coda, mentre cercava di non guardare. Alli recuperò un fazzoletto e la bottiglietta d’acqua che si era portata dietro, una volta che Martina ebbe finito di rimettere, la aiutarono a darsi una ripulita mentre iniziava a lamentarsi.
“Adesso Lorenzo non potrà più baciarmi.” disse piagnucolando, seduta sul muretto lontana dalla scena del crimine.
Bec si voltò verso Alli, sussurrandole all' orecchio.
“Non che avesse molte possibilità, siccome non l’abbiamo visto.” Alli si voltò a guardarla, trattenendosi a stento dal ridere.
“Cosa confabulate voi?” chiese Martina, alzando lo sguardo su di loro, dopo fece vagare lo sguardo tra la folla, sussultando.
Indicò qualcosa o qualcuno nella folla, urlando il nome di una persona.
“Chris!” immediatamente Alli e Bec si voltarono nella direzione del dito puntato, vedendolo parlare con qualche suo probabile amico, mentre Alexa stava chiacchierando con la sua amica. Fortunatamente non l’aveva sentita, ma Martina sembrava non voler demordere, perché si alzò barcollando e andando verso il ragazzo.
“Adesso mi sente quello stronzo!”
“Marti cosa cazzo pensi di fare?”
Alli e Bec la trattennero per le braccia, mentre qualcuno iniziava già a girarsi, attirato dalle urla.
“Dirgli tutto!”
“Tutto cosa?”
“Tutto!” sbraitò strattonando il braccio dove Alli la teneva.
Mentre Martina si liberava dalla stretta di Alli, coloro che circondavano Chris si voltarono nella loro direzione, un ragazzo gli diede una gomitata facendolo voltare e scontrare lo sguardo con quello imbarazzato di Alli, che senza aspettare cambiò la direzione dello sguardo. Martina smise di urlare ma con la mano libera gli mostrò il dito medio, facendo in qualche modo scoppiare a ridere Alli per la situazione inverosimile. Lui si limitò a scrollare le spalle quando il suo amico gli chiese qualcosa.
“Tutto bene?”
“Dieci!”
Alli sorrise rivolta a Bec, andando a dare una sberla sul braccio di Martina.
“Idiota.”
“Nove!”
Martina sorrise, mostrando il segno della vittoria.
“Otto!”
“Sette!”
Aurora arrivò correndo verso le ragazze, trascinando con se l’amico.
“Sei!”
Tornarono anche i loro amici, che erano andati a recuperare delle bottiglie di spumante.
“Cinque!”
“Quattro!”
“Tre!”
“Due!”
“Uno!”
“Buon anno!”
Aprirono le bottiglie di spumante, scostandosi per non ricevere il tappo in faccia, poi dopo abbracci e baci iniziarono a bere, mentre intorno a loro la gente continuava ad urlare e festeggiare.
I messaggi iniziarono ad arrivare solo un’ora dopo, dovuto al blocco delle linea per la quantità elevata di messaggi. Solo il pomeriggio dopo, quando Alli si svegliò, controllò i messaggi, rispondendo, vedendone uno che non si aspettava di riceve.
 
Buon Anno Alli Kelly! Sorry, ma mi sono completamente dimenticato di farvi gli auguri a Natale, ero impegnato ;)
Ci vediamo presto tesorino, ho un paio di cose da raccontarti.
 
Leggendo il messaggio, Alli ebbe una brutta sensazione, che si avverò quando una settimana dopo quasi, lo vide al loro posto, con in mano una sigaretta consumata, a sorridere tranquillamente mentre Aurora gli raccontava qualcosa.
Si avvicinò lentamente, salutando con la mano l’amica, mentre lui si girava verso di lei, buttò a terra la sigaretta, schiacciandola con il piede e sorridendole, non appena gli fu abbastanza vicina, lui la prese tra le sue braccia, stritolandola.
“Mi sei mancata Alli Kelly.”
Alli sorrise, staccandosi e scompigliandogli i capelli, lui la mandò a quel paese aggiustandosi il ciuffo.
“Cosa dovevi dirmi?” domandò ansiosa di sapere.
Lui le mise un braccio intorno alle spalle e guardò verso Aurora, che continuava ad arrotolarsi una ciocca di capelli.
“Ho conosciuto una ragazza, per questo era impegnato a Natale e Capodanno, non so se capite.” fece l’occhiolino ad Aurora, che finse un sorriso e non appena lui spostò lo sguardo da lei, guardò Alli preoccupata.
“Si chiama Ilaria, ed è davvero simpatica. L’ultimo giorno pensavo di non rivederla più, quando poi mi ha detto dove abitava ero così felice, che non sapendo cosa dire sono scoppiato a ridere. Abita nella nostra stessa città!”
“Magari va anche a scuola nostra.” borbottò Alli acidamente.
“No, per sfortuna, va al classico.”
In quel momento arrivò Bec, e con lei Alli vide una via di fuga.
“Devo assolutamente parlare con Bec, ci vediamo in classe, ciao!” salutò di fretta e corse verso l’amica, trascinandola verso l’entrata, questa rimase per un attimo perplessa, ma vedendo poi l’espressione amareggiata della sorella non disse niente e la seguì.
 
Martina quel giorno era uscita alla terza ora lasciandola così da sola, appena entrò il prof, Alli vide Jeko alzare la mano, sapendo subito cosa avrebbe chiesto.
“Dica signor Lupo.”
“Posso andare a sedermi vicino King?” domandò Jeko usando il suo tono più amorevole.
“No.”
“Ma prof!”
“Ti ho detto di no.”
“Ma noi ci vogliamo bene!” si lamentò facendo scoppiare a ridere tutta la classe, tranne Alli che si irrigidì.
“Quello che siete tu e la signorina King fuori scuola, non mi compete. Quindi zitto e buono Lupo.”
Jeko si girò vero Alli alzando le spalle dispiaciuto, mentre Alli abbozzò un sorriso.
Sollevata si accasciò sul banco, per una volta amava quel prof.

Hola!
Sono ancora qua, tranquilli non vi abbandono ;)
Purtroppo ho un po' di problemi, siccome il mio pc non va, e devo usare quello di papà finché non si decide a comprarne uno nuovo, quindi vedrò di fare il possibile per aggiornare anche l'altra storia.
With love Ellie.

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Capitolo 6
*** Now what? ***


Now what?

Alli osservò attentamente la lavagna, su cui il prof di economia stava scrivendo un semplice, secondo lui, esercizio. Era la prima ora del sabato, e sapere di doverne affrontare ancora una con quell'uomo, le faceva venire un’ardente voglia di scappare, o dormire.
Aveva trascritto tutti i passaggi, eppure le sembrava di essersi persa molto, forse tutto, della spiegazione. Era più forte di lei, non riusciva a farsi piacere quella materia, nonostante fosse una delle più importanti per il suo indirizzo, ma per fortuna riusciva ad arrivare sempre, anche se con un po’ di difficoltà, alla sufficienza.
Girò la testa verso la sua compagna di banco, che a differenza sua sembrava piuttosto sicura di se, nel trascrivere.
Marti?”
La ragazza mormorò qualcosa, non distogliendo lo sguardo dalla lavagna, continuando ad annuire a se stessa.
Hai capito qualcosa?”
Questa volta si voltò guardandola negli occhi, restando seria per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere, spaventando Alli.
King! Dica alla sua compagna di smetterla di ridere, altrimenti può venire lei a fare il problema.”
Nello stesso secondo in cui finì la frase, Martina tossì mascherando un’ultima risata, riprendendo a scrivere e non alzando più lo sguardo verso l'uomo.
Idiota.” borbottò Alli, abbandonando la penna sul foglio, era inutile copiare se poi non avrebbe capito.
Passò le prime due ore a giocare con l’iPhone e a cercare di non farsi scoprire.
La campanella suonò e Alli scattò in piedi spaventata, ultimamente prendeva spesso paura e ogni volta che succedeva, Martina la guardava male poiché prendeva paura anche lei, per colpa sua. Si risistemò sulla sedia mentre il prof usciva e quella di matematica entrava. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma era così contenta di vederla, per una volta andava bene in quella materia, e la professoressa era simpatica e non la solita stronza, come quello di economia, per questo sarebbe potuta stare tranquilla e chiacchierare senza rischiare di essere linciata all'istante.
Mentre un suo compagno era interrogato, Alli cercò con lo sguardo Jeko, impegnato a scrivere qualcosa e ridere da solo, la ragazza scosse la testa iniziando a dare fastidio alla compagna.
Una cartina arrivò dritta sulla fronte di Marti, che con sguardo furioso si voltò verso il responsabile, in altre parole Jeko, che invece di prestarle attenzione, lanciava cartine in giro per la classe.
Marti aprì la cartina trovandoci scritto il suo nome e sotto la cosa più stupida che fosse uscita a Jeko in diciotto anni.
C’era scritto “Mi vuoi bene?” subito sotto aveva disegnato due caselle, in cui una c’erano il si e l’altra il no.
Non ci posso credere.” sussurrò Alli, prendendo in mano il foglietto e mettendolo sotto gli occhi per osservarlo meglio.
Nemmeno io.” disse Marti ridendo e prendendo la penna, con cui dopo essersi ripresa il foglietto segnò una grande croce sul no, lanciandoglielo poi sul banco e scoppiando a ridere, vedendo l’espressione triste di Jeko quando aprì il foglietto.
Sei una brutta persona! Passa questo ad Alli Kelly.” porse il bigliettino a Marti, che a sua volta lo diede ad Alli.
Alli lo aprì e sorrise non appena lesse cosa ci fosse scritto. A differenza degli altri, Jeko aveva segnato solo una grande casella con il sì. Prese la penna e disegnò una casella con dentro scritto forse, arrotolò il foglietto e glielo lanciò, tornando a parlare con Marti.
Così mi ferisci sweety!”
La ragazza si limitò ad alzare le spalle e sorridere ignorandolo; può essere che ce l’avesse ancora con lui per averla ignorata per una zoccola, come la definiva Marti e per sua sfortuna era anche una bella ragazza, almeno, così dicevano le foto di Facebook.
Dopo la ricreazione, Bec arrivò tutta trafelata e con il fiatone, al banco di Alli, dove si era appena seduta.
Che ti prende Bec?” chiese leggermente preoccupata.
Ho fatto una figura di merda colossale, con un ragazzo bellissimo!”
Spara.”
Stavo correndo sulle scale perché non volevo arrivare in ritardo, sai per colpa del Poletti e avevo in mano ancora un pezzo di panino con la nutella e non mi sono accorta di questo ragazzo che stava scendendo le scale tranquillamente e l’ho investito in piena con il mio panino, l’ho fatto cadere e gli ho sporcato la sua maglietta bianca, ma dico io, bianca doveva essere? Ho continuato a scusarmi e poi ho provato a scappare via, ma lui mi ha urlato, chiamandomi “colei con la nutella”, dicendo di riprendermi il cellulare, ho controllato le tasche e aveva ragione! Sono tornata indietro, ho preso il cellulare e sono scappata via come una ladra! Tu non hai idea di quanto sia in imbarazzo.” Bec si portò le mani sul viso, coprendosi gli occhi, aveva le guance rosse e i capelli biondi tutti scompigliati, Alli cercò di non scoppiare a ridere, perché quella storia aveva di sicuro del surreale, eppure conoscendo l’amica era sicuramente la verità.
La cosa più triste è che adesso non ho la merenda, contavo sul tuo panino.” borbottò Alli assumendo un’espressione triste.
Bec si tolse lentamente le mani dal viso, guardandola con rabbia.
Stai scherzando spero! Alli cazzo, ho appena fatto una figura di merda enorme e tu pensi al mio panino, che probabilmente sarà ancora a terra, dopo controllo, ecco adesso ci sto pensando anch'io. Grazie tante!”
Questa volta Alli non si trattenne e scoppiò a ridere, contagiando anche la bionda, che aveva ripreso il suo colore sulle guance.
"Alli Kelly, che combini?"
La ragazza sussultò trovando Jeko seduto accanto a lei, osservarla insistentemente.
"Jeko cazzo! Lo sai che prendo paura facilmente!" la ragazza si portò una mano al cuore, sentendo il battito accelerare.
Lui si limitò a sorriderle, accarezzandole il braccio con la punta delle dita. Bec che era rimasta in piedi in silenzio, iniziò a sentirsi improvvisamente di troppo, li osservò per qualche secondo decidendo cosa fare, raggiungendo poi la sorella dall'altra parte della classe. Alli e Jeko neanche se ne accorsero, persi nel loro mondo.
"Che fai stasera?" le chiese abbassando lo sguardo sulle sue dita che continuavano ad accarezzarle il braccio, mentre il resto della classe rientrava.
"Non lo so ancora, tu?"
"Vado a fare un giro per il centro con Ilaria. Ti va se dopo ci incontriamo in Ema? Vorrei fartela conoscere." alzò finalmente lo sguardo, incontrando gli occhi chiari della ragazza.
Alli dimenticò tutto ciò che le passava per la mente, nel momento in cui si soffermò troppo a lungo nei suoi occhi.
Stava diventando gelosa di lui, e questa cosa la spaventava da morire.
"Lupacchiotto spostati!" la voce divertita di Marti risvegliò Alli, che staccò velocemente il braccio dalle mani di Jeko, che invece si alzò in silenzio, non rispondendo alla provocazione.
Marti si sedette al suo posto, lanciando occhiate ai due.
"Che gli prende? Non mi ha risposto.."
"Non ne ho idea."
Fortunatamente il discorso finì grazie all'arrivo del prof di arte.
"Ti ha detto cosa?!"
Marti sbarrò gli occhi, ancora sconvolta per quello che l'amica le aveva appena raccontato.
"Ma è stupido o cosa?!" continuò ad urlare, seduta a gambe incrociate sul letto, continuando a gesticolare.
Alli invece la osservava seduta sulla sedia girevole della scrivania, con la pagina di YouTube aperta.
"Può essere." rispose vedendo Marti calmarsi, reazione accompagnata dal continuo sbuffare, ad intervalli regolari, per la noia Alli ne aveva contato i secondi che li separavano.
"Hai intenzione di conoscerla?"
"Cosa potrei fare, altrimenti?" rispose girando la sedia e assumendo un'espressione sofferente quando si trovò davanti il volto mortificato dell’amica.
Marti inclinò la testa leggermente, abbozzando un sorriso, facendole poi segno di sedersi accanto a lei, consiglio che Alli eseguì al volo.
Una volta seduta appoggiò il capo sulla spalla di Marti, mentre quest'ultima le prendeva la mano, stringendogliela.
"Hai intenzione di ammettere che ti piaccia, almeno un pochino?"
"No." borbottò facendo sbuffare Marti.
"Alli.."
"Lasciamo stare okay?"
Marti annuì, sentendo il suo stomaco brontolare, rise e si alzò dicendole di voler andare in cucina da Leah, per recuperare un po' di cibo.
Una volta rimasta sola, Alli si alzò dirigendosi verso lo zaino spalmato a terra, ancora ricolmo delle materie della mattinata; tolse tutti i libri aprendo poi il diario per controllare l'orario, quando un foglietto scivolò sul pavimento, si inginocchiò per raccoglierlo e una volta aperto lo riconobbe, era il bigliettino di Jeko, sorrise istintivamente e recuperò da sotto il letto la scatola.
Guardò con nostalgia tutti quei ricordi contenuti, pensando per un attimo di gettarli tutti o quasi, fu solo per un breve tempo perché poco dopo si pentì di quel pensiero, nonostante tutto quello che era successo, era felice di quei ricordi.
Ripiegò il foglietto un paio di volte, nascondendolo dietro una foto sua di Jeko e Chris, di quando andavano alla medie, chiuse la scatola nascondendola nuovamente sotto il letto, giusto in tempo poiché qualche secondo dopo Marti ricomparve con un piattino pieno di biscotti con le gocce di cioccolato, raccontandole di aver chiacchierato con la madre e aver spettegolato di lei.
"Quindi dove dobbiamo incontrare i piccioni?"
Alli alzò un sopracciglio scettica sul "piccioni", poi scosse la testa e continuò a camminare lungo il marciapiede.
"In Ema."
"Posto carino insomma, poca gente e soprattutto gente normale." rispose ironicamente Marti.
Quel locale infatti era l'esatto opposto, era un piccolo bar a due piani che ospitava gente di ogni tipo, molta di cui poco raccomandabile, eppure era la tappa fissa dei ragazzi il sabato sera, grazie anche agli alcolici poco costosi.
"Bec e Aurora?"
"Bec sta male e Aurora dovrebbe venire con il ragazzo di capodanno."
"Ancora lui? Le deve piace molto.." rifletté Marti avvicinandosi all'ormai noto Ema, da cui proveniva musica e chiasso.
"Le estorceremo qualcosa dopo."
Non sentì la risposta di Marti per colpa dell'ormai volume sopraelevato di voci, molti erano radunati fuori a causa delle piccole dimensioni del locale, e per entrarci bisognava fare lo slalom, come stava facendo Alli in quel momento.
Dopo essersi scontrata con un paio di persone ed essere stata mandata a quel paese, riuscì a mettere piede nel locale, sbuffando non appena si accorse della marea di persone che si sporgevano sul bancone una attaccata all'altra, ma del resto era la routine.
Si sistemò i capelli nello specchio che si trovava dall'altra parte della stanza, poco prima delle scale che portavano ai bagni, sempre pieni e ai famosi divanetti, dove le persone facevano a gara per sedersi.
Mentre aspettava che la calca di persone diminuisse, iniziò a guardarsi intorno, notando i differenti tipi di persone, uno dei pochi posti dove potevi trovare un punk e un ragazzo tutto tirato nello stesso posto; vide Martina scrivere qualcosa al cellulare e accennarle poi un sorriso.
"Chupito?" domandò Alli, vedendo finalmente il bancone davanti a se.
Marti si limitò ad annuire estraendo i soldi dal portafoglio che aveva in mano, pagando per tutte e due.
Quando Alli le chiese il perché, lei si limitò ad alzare le spalle e dire che ne avrebbe avuto bisogno.
Un'ora dopo erano sedute sul marciapiede con una bevanda sconosciuta in mano a ridere di un povero ubriaco che non riusciva a camminare dritto.
"Avete bevuto bestiacce?" la voce divertita di Aurora le riscosse dalle loro risate, si alzarono andando ad abbracciare contemporaneamente la bionda, che stringendole scoppiò a ridere.
"Solo un pochino." ammise Alli una volta staccatasi dall'abbraccio, mostrando la quantità con l'indice e il pollice.
Dalla sua postazione poté finalmente vedere il ragazzo misterioso dell'amica, che si nascondeva alle sue spalle, Alli gli sorrise guardando poi Aurora, intimandole con lo sguardo di presentarli.
Aurora fece segno al ragazzo di avvicinarsi, presentandolo poi come Davide.
"Loro sono Allison e Martina, ti ricordi di loro?"
Davide sorrise e annuì.
"Mi ricordo in particolare di Martina che ha vomitato l'anima." la ragazza in questione sorrise imbarazzata, facendo ridere Aurora e Davide.
"Non capisco perché tutti si ricordano di me." borbottò fissandosi su un punto a caso.
"Fatti delle domande Marti.." le rispose dandole una pacca consolatoria Alli.
Marti si limitò a sbuffare, non distogliendo lo sguardo da qualunque cosa stesse guardando.
"Allora che fine ha fatto il figliol prodigo?"
Alli alzò un sopracciglio non capendo di cosa stesse parlando.
"Il tuo amore."
"Spiritosa. Comunque non ne ho idea, ha detto solo che ci saremmo incontrati qua."
"Non ti da fastidio pensarlo con quella?"
"Aurora."
La bionda sorrise innocentemente, vedendo Alli assottigliare lo sguardo infastidita, mentre finalmente Marti tornava tra di loro, con uno sguardo indecifrabile.
"Arriva la zoccola."
"Cosa?"
Alli non fece in tempo a ricevere una risposta, che in lontananza scorse la figura di Jeko tenere un braccio sulle spalle di una ragazza dai lunghi capelli corvini e occhi verdi, a malincuore dovette ammettere che le foto non le rendevano giustizia, sperava solo in qualche difetto.
"Dite che ci hanno visti?" domandò Aurora guardando le amiche.
"Non penso." rispose pensierosa Marti.
"Allora scappiamo." Aurora e Martina si voltarono di colpo verso Alli, guardandola leggermente sconvolte, ma dopo qualche secondo sorrisero incamminandosi tra la folla, lontano dai loro sguardi. Aurora trascinò per la mano Davide, che invece era rimasto immobile a guardare verso la coppietta, non capendo cosa diamine stesse succedendo e perché erano così sconvolte nel vederli.
"Qualcuno può spiegare?" chiese infine una volta fermi, abbastanza lontani dal locale.
Aurora e Marti si lanciarono un'occhiata comprensiva, poi la castana iniziò a parlare a macchinetta.
"Quello era Jeko con la sua nuova fiamma, Jeko è nostro amico e c'è qualcosa di molto losco tra lui e Alli. Alli è gelosa ma non lo vuole ammettere, quindi scappa."
Davide sbarrò gli occhi smarrito, aveva parlato così velocemente che gli ci volle qualche secondo per assimilare il tutto.
"Interessante." disse infine guardando le tre ragazze.
"Non sarebbe divertente altrimenti." rispose Alli alzando le spalle e sorridendo divertita, non si premurò di rispondere all'amica, sapendo che era impossibile farle cambiare idea.
"Ho voglia di bere." brontolò Aurora con il labbro sporgente guardando Alli, che a sua volta alzò gli occhi alzandosi in piedi e tendendole la mano.
"Andiamo dai, prima o poi dovremo incontrarli, prima lo facciamo, prima ce ne andiamo."
La bionda sorrise entusiasta prendendo la mano dell'amica e alzando con se Davide.
"Non mi aiuta nessuno?" si lamentò Martina vedendo gli amici ridere ed incamminarsi verso la massa di gente che circondava il locale.
"Stronzi." urlò alzandosi in piedi e correndo per raggiungerli.
Mentre superava la porta d'entrata Martina si scontrò con qualcuno, senza neanche alzare lo sguardo iniziò ad insultarlo guardando il disastro che era diventata la sua maglietta preferita, quando però alzò la testa si trovò davanti l'unica persona che avrebbe sperato di vedere, ma che puntualmente non vedeva mai.
"Scusa." sussurrò persa nei suoi occhi verdi.
Lui le sorrise trattenendosi a stento dal ridere, poi abbassò lo sguardo sulla sua maglietta storcendo la bocca.
"Mi dispiace, non volevo rovinartela, ti posso offrire qualcosa da bere?"
Martina annuì continuando a guardarlo senza dire una parola, troppo sconvolta dall'accaduto.
Lorenzo tornò sui suoi passi, dirigendosi nuovamente al bancone, si voltò trovandola ancora nella stessa posizione. Quando le fece un cenno con la testa la vide finalmente muoversi e raggiungerlo al bancone.
Alli ed Aurora videro l'amica passare davanti i loro occhi, notando solo qualche secondo dopo chi l'accompagnasse. Si lanciarono uno sguardo confuso, scuotendo poi la testa.
Si misero in fila, poco lontano da Lorenzo e Martina, avvicinandosi sempre di più al bancone.
Aurora era appoggiata con la schiena sul petto di Davide, mentre lui le stringeva la vita con le braccia e le sussurrava qualcosa di divertente, siccome Aurora stava ridendo.
Due mani si poggiarono sulle spalle di Alli, che sussultò e si voltò ancora scossa verso la fonte della sua paura, trovandosi davanti gli occhi Jeko assieme alla sua nuova amica.
"Jeko cazzo!" lo rimproverò cercando di non guardare verso la ragazza, che invece la osservava fin troppo.
Lui rise e le diede un buffetto sulla guancia, vedendola imbronciarsi.
Ilaria lo punzecchiò nel fianco, facendogli così ricordare della sua presenza, Jeko le sorrise mettendole un braccio intorno alle spalle e guardando nuovamente verso Alli.
"Alli questa è Ilaria. Ilaria questa è Allison."
Alli accennò ad un sorriso, non volendo tenderle la mano, evidentemente la cosa era reciproca perché fece lo stesso.
"Sai Jacopo mi ha parlato molto di te." disse Ilaria cercando di smorzare l'imbarazzo.
"Non posso dire lo stesso." rispose Alli sorridendo e beccandosi una sberla in testa da parte di Jeko.
"Ahi cazzo! Stavo scherzando dai." si lamentò la castana massaggiandosi la testa con espressione sofferente.
"Non ti preoccupare fa sempre così." Jeko intanto cercò di rassicurare la ragazza che guardava storto Alli.
Aurora e Davide tornarono in quel momento con tre bicchieri con al loro interno un liquido blu, passarono il terzo bicchiere ad Alli, che sorrise non appena lo vide e guardarono poi Jeko e l'altra.
"Questi sono Aurora e.."
"Davide."
"..Davide. Lei è Ilaria." disse indicandola con la mano libera e sorridendo entusiasta.
"Però io non ti conosco." mormorò rivolto a Davide, osservandolo attentamente.
"Certo perché non ti sei fatto vivo a capodanno." rispose acidamente la bionda, guardandolo a mo' di sfida.
Jeko si limitò a guardarsi in giro fingendo di non aver sentito, quando poi vide Alli bere avidamente si staccò da Ilaria andando verso la castana, prendendole il bicchiere dalla bocca e bevendo al suo posto, iniziarono poi a litigare ed urlarsi contro mentre ridevano e si punzecchiavano a vicenda.
Ilaria li osservò in silenzio non avendo nessun diritto di mettersi in mezzo.
"Sono sempre così."
Ilaria si riscosse dai suoi pensieri voltando il capo verso Aurora.
"Mi ha parlato molto di lei e di loro. Dice che sono come fratelli." Aurora alzò un sopracciglio osservando Jeko ed Alli, poi tornò con lo sguardo sulla mora.
"Allora non ti ha detto proprio tutto." la lasciò con quelle parole che le vorticavano nella testa, mentre assieme Davide si avvicinava ai due che continuavano a litigare, tirando ad entrambi uno schiaffetto sul braccio, facendoli così smettere.
In quel momento tornò una Martina saltellante ed eccitata, brandiva in aria il suo cellulare, incurante di una sua possibile caduta.
Quando le chiesero cosa le fosse successo, iniziò ad emettere versi strani attirando lo sguardo confuso delle persone intorno.
"Ho il suo numero!" urlò poi portandosi il cellulare al petto e dondolandosi sul posto.
Jeko guardò lei poi Alli, che gli mimò il nome Lorenzo, scosse la testa e poggiò la mano sulla spalla dell'amica.
"Sparisci va!"
Martina lo ignorò, mentre gli altri cominciarono a ridere, quando poi Jeko si ricordò di non essere venuto da solo, si chinò sulla guancia di Alli lasciandole un bacio frettoloso, salutando poi gli altri.
L'ultima cosa che Alli vide prima che sparissero fu il bacio che si scambiarono, rovinandole completamente la serata.

Salve, salvino!
Scusate immensamente per il ritardo, ma la scuola mi sta uccidendo e ogni tipo di ispirazione sparisce nel momento in cui mi ricordo della marea di verifiche e interrogazioni che devo ancora fare. Siamo a fine maggio diamine! Svegliarsi prima no eh?
Anyway, iniziano i guai (?) e Alli inizia ad ingelosirsi lol
Cosa succederà più avanti non lo so neppure io, quindi alla prossima! 
Per chi seguisse anche We Got Married, l'altra mia storia (se passate a darle un'occhiata mi fareste davvero happy!) mi scuso veramente tanto, giuro che appena trovo un po' di tempo mi metto a scrivere, anche se dovessi passarci ore!
With love Ellie.

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Capitolo 7
*** Jealousy. ***




 Jealousy.

"Domani ho l'esame scritto." disse Alli continuando a sfogliare in agitazione le pagine del libro che avrebbe dovuto usare per studiare.
Dall'altra parte della cornetta Jeko era sdraiato sul suo letto, con il braccio sotto la testa; l'ascoltava parlare in ansia per quell'esame che pensava non avrebbe mai superato, ma chiunque la conoscesse sapeva che ce l'avrebbe fatta.
"Smettila di lamentarti e studia no?" 
Jeko sapeva che dicendo così avrebbe innescato una bomba.
"Parli tu che avrai aperto un libro per studiare in tutta la tua vita." gli urlò nell'orecchio costringendolo ad allontanare il cellulare, sorrise poi riportandolo vicino all'orecchio e ricominciando a parlare.
"Non sono io quello che domani ha un esame."
"Jeko vaffanculo!"
Il ragazzo scoppiò a ridere sentendo il materasso abbassarsi e rialzarsi per colpa della sua risata.
"Vuoi che ti accompagni stasera?"
Alli smise di sfogliare il libro e guardò l'ora che lampeggiava sulla sveglia, mancava un'ora all'ultima lezione prima del fatidico test.
"Va bene, vieni adesso che mi aiuti un po' a ripetere."
"Sai che non ripeteremo vero?" le chiese sorridendo e mettendosi a sedere, cercando con lo sguardo le sue vans nere.
"Non importa, fammi provare, mi sentirò meglio con me stessa." 
Scosse la testa e si alzò in piedi dirigendosi verso la scrivania, sotto cui trovò una delle due scarpe.
"Va bene, arrivo capo."
Riattaccò, lanciando il cellulare sul letto, continuando la sua ricerca per la scarpa perduta, ora sembrava quasi una sfida, non si sarebbe arreso e non avrebbe chiesto alla madre.
Sbuffando aprì la porta della sua stanza chiamando la madre, che sorridendo si recò nella camera del fratello affianco, Jeko la guardò senza parole, vedendola ignorarlo così apertamente, quando poi ricomparse con la sua scarpa mancante, rimase con la bocca spalancata, guardandola andare via. 
Arrivò da Alli qualche minuto dopo, rabbrividendo per il freddo di fine febbraio.
Suonò un paio di volte prima di sentire il rumore di apertura della porta, corse dentro dando un calcio leggero alla porta per chiuderla e salì le scale per poi arrivare al piano della ragazza, che lo aspettava sulla soglia della porta in pantofole e un espressione preoccupata.
"Cosa stai aspettando? L'illuminazione divina? Su entra." 
Jeko scosse la testa riprendendo conoscenza, era rimasto fermo sull'ultimo scalino a fissarla per qualche secondo, non sapendo neanche il perché.
Alli lo fece passare, vedendolo partire in quarta per la sua stanza, salutando lungo il tragitto James, che ricambiò il saluto confuso, solitamente si fermava a parlare, guardò il padre e alzò le spalle.
Una volta in camera si chiuse la porta alle spalle, trovando Jeko sdraiato sul letto immerso sotto le coperte con ancora il cappotto e il cappellino verde addosso.
"E' inutile che ti copri, dobbiamo ripetere e tra 10 minuti ce ne dobbiamo andare." disse sedendosi sul letto con una gamba a penzoloni, lo sentì grugnire qualcosa da sotto le coperte.
"Che ti prende?"
Abbassò leggermente il piumino, così da mostrarle il volto imbronciato.
"Non lo so, prima di venire qua stavo bene.."
"Stai dicendo che è colpa mia?" 
"No. Non lo so. Forse. Sì."
Alli sospirò passandosi le mani sul volto struccato, guardandolo poi dritto negli occhi.
"Cosa ci sta succedendo?"
Jeko ricambiò lo sguardo non riuscendo a distoglierlo.
"Non ne ho idea, ma ho paura."
"Anch'io.." sussurrò Alli prima si distogliere lo sguardo.
"Quindi non serve che ti venga a prendere dopo?"
"No."
"Sei proprio sicura? E' già buio."
"Non ti preoccupare, sono solo pochi minuti di strada."
"Bene, ci vediamo domani no?"
"Sì Jeko, ciao."
Gli fece un cenno con la mano, vedendolo ancora nella stessa posizione.
Da quando avevano fatto quel breve discorso, non si erano rivolti più di tanto la parola, ognuno era rimasto per le sue, e lui si era sentito con Ilaria, sì Alli aveva intravisto il suo nome quando gli era arrivato un messaggio.

Si sedette al solito posto in fondo, tirando fuori il libro pronta a seguire, sorrise ad alcuni amici e aspettò di vedere arrivare colui che gli faceva da insegnate.
Come al solito vide il suo ex-migliore-amico entrare con aria spavalda; si sedette nel banco di fianco al suo ed Alli guardò perplessa davanti a se per poi lanciare un'occhiata veloce verso il suo banco, vedendolo guardare verso di lei, si girò immediatamente in imbarazzo. 
Perché diavolo si era seduto lì! 
Si sedeva sempre dalla parte opposta, un paio di file avanti.
Avevano un tacito accordo, ed era quello di evitarsi e lui lo aveva infranto.
Il karma ce l'aveva con lei, questo era certo, aveva fatto qualcosa di brutto di cui non si ricordava e questo la stava ripagando perché proprio il giorno prima dell'esame, quando avrebbe dovuto seguire la lezione non ci riuscì, per colpo dello sguardo insistente che si sentiva addosso, anche se quando stufa si era girata verso Chris, l'aveva visto leggere tranquillamente il libro.
La stava prendendo in giro anche lui.
Alli rilasciò un sospiro di sollievo nel sentire l'uomo annunciare la fine della lezione, rimise il libro nella borsa e se la mise in spalle, non alzando lo sguardo dal pavimento in mattonelle bianco andò a sbattere contro qualcuno, inciampando nei suoi stessi piedi quando cercò di mettersi in equilibrio.
Ancora prima di alzare lo sguardo, sapeva contro chi era andata a sbattere, ormai il karma l'aveva presa di mira.
Quando finalmente alzò lo sguardo dal pavimento, vide quasi tutti guardarli, chi divertito, chi preoccupato, e poi vide lui trattenere a malapena un sorriso.
Continuava a fissarla, quando scoppiò a ridere piegandosi in due, Alli sbarrò gli occhi sorpresa, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere, da lui soprattutto.
"Non sei cambiata neanche un po'." riuscì a dire tra le risate, prima di raddrizzarsi e andarsene continuando a ridere.
"You have to be kidding me."
Alli rimase a terra con lo sguardo fisso sulla porta, quando sentì una mano tirarla su, guardò una sua vecchia compagna di scuola e le sorrise riconoscente.

Il giorno dopo a scuola il bus di Alli era arrivato prima del solito, lasciandola aspettare nel loro ritrovo da sola e al freddo, quando finalmente vide Marti iniziò a saltellare attirando la sua attenzione, vedendo poi comparire alle sua spalle Jeko con le gemelle, stranamente non stava fumando.
"Guys! Non immaginerete mai cosa è successo ieri!" urlò non appena furono abbastanza vicini da sentirla.
"Spara." disse Aurora buttando a terra la sua sigaretta e incrociando le braccia pronta ad ascoltarla.
"Chris mi ha parlato! Si è seduto vicino a me e ha continuato a fissarmi per tutta l'ora, poi sono andata a sbattere contro di lui e sono caduta e mi ha parlato! Rideva e poi se n'è andato."
Jeko si morse il labbro iniziando a guardarsi in giro nervosamente, mentre le altre iniziavano ad inveire contro Chris. Alli se ne accorse, ma impegnata ad ascoltare le amiche e vedendolo comportarsi stranamente da ormai una settimana lasciò perdere.
"Ragazzi vi ho detto di fare silenzio!" la professoressa di spagnolo cercava invano di zittire la classe che quel giorno non voleva saperne di ascoltarla, come sempre del resto.
"Volete i moduli per la Spagna sì o no?" 
Improvvisamente il vociare si affievolì e la donna sorrise soddisfatta.
Chiamò la sfigata del primo banco a consegnare i fogli, una volta nelle loro mani la classe ricominciò a fare confusione, facendo sedere sconfitta la donna.
"In casa insieme come in Inghilterra?" domandò Marti prendendo la penna per scrivere il nome dell'amica.
Alli annuì facendo lo stesso, venendo però interrotta prima di riuscire a scrivere, da Leo.
"Prof! Posso stare in casa con King?" la donna sbarrò gli occhi sconvolta nel vedere la tranquillità con cui aveva pronunciato quelle parole.
"Leonardo! ¿Estás loco?"
"No prof, stavo solo chiedendo." rispose lui con l'espressione più angelica che riuscisse a mostrare.
La donna fece per rispondere, venendo bloccata dalla voce di Jeko che continuava a sorridere in un modo strano, quasi inquietante, verso il riccio.
"Ha ragione prof.."
"Oh, grazie Lupo, qualcuno che cap.."
"Avrei più possibilità io." finì la frase lanciando un occhiolino in direzione della ragazza, che scosse la testa scrivendo poi il nome della compagna di banco.
"Lupo anche tu?" 
"Di male in peggio." sussurrò Alli verso Marti, che scoppiò a ridere.
La donna rimase a guardare i suoi alunni con gli occhi sgranati, non sapendo cosa dire.
Da quando erano diventati così? O forse lo erano sempre stati.
Si sedette, incrociando le braccia sulla cattedra e aspettando che la campanella suonasse.

Allison uscì da scuola con passo spedito, essendo agitata un po' più del normale, vide la macchina del padre parcheggiata davanti al cancello.
Aprì la porta e fece un cenno al padre che venne considerato come un saluto, James sorrise e scosse la testa immettendosi in strada, diretto alla motorizzazione.
Una decina di minuti arrivò davanti l'edificio, parcheggiò l'auto e si voltò a guardare la figlia che con il libretto in mano, ripassava i segnali stradali.
"Allison, you know you can do it."
La ragazza distolse lo sguardo dal libretto, puntandolo sul padre, che le sorrideva rassicurandola.
"I hope so.."
James slacciò la cintura, sporgendosi verso la figlia per lasciarle un bacio sui capelli, Alli si limitò a prendere un grosso respiro e abbozzare un sorriso nervoso.
"E' ora di andare tesoro."
"Lo so, mi vieni a prendere dopo?" 
James annuì vedendola raccogliere le sue cose nella borsa e aprire la portiera per uscire, prima di sparire dalla sua vista James si sporse sul finestrino, attirando l'attenzione della figlia.
"Se vieni promossa, al ritorno guidi tu."
"A tuo rischio e pericolo papà." rispose sorridendo, vedendolo borbottare qualcosa e sparire definitivamente.
Entrando nella motorizzazione riconobbe le facce di alcuni suoi compagni di corso, tra cui quella di Chris, ovviamente, ma come di consuetudine fece finta di niente e andò ad aspettare che l'esame iniziasse, in un posto isolato.

Uscì dalla stanza dove si era appena svolto il suo esame e aspettò il momento in cui la donna che li aveva controllati e guidati durante la prova, uscisse per darle la buona notizia.
Un po' alla volta vide uscire le persone, che come lei sembravano sul punto di urlare per la frustrazione.
Quando finalmente tutti uscirono, iniziarono i mormorii di persone che si scambiavano le informazioni, finendo col disperarsi se si pensava di aver sbagliato una domanda.
Alli fu la prima a vedere la donna con in mano gli attestati per coloro che avevano superato l'esame, la vide puntare lo sguardo sul primo foglio e poi guardarsi in giro, iniziò ad elencare dei nomi e ogni volta che uno sentiva il suo di nome sospirava e ringraziava qualche divinità per averlo aiutato.
Non mancavano molti moduli, per questo motivo Alli iniziò a preoccuparsi perché nonostante tutto pensava davvero di aver fatto bene.
"Al... Allison? Allison King?" una gomitata da parte di una ragazza del corso la risvegliò dai suoi pensieri, si guardò in giro spaesata e quando vide la ragazza indicarle con un cenno della testa la donna, Alli sorrise. Si diresse velocemente a ritirare il foglio, senza essere guardata dalla donna che continuò ad elencare quei pochi nomi che rimanevano.
Era passata!
Sentì qualcuno che le fece qualche complimento prima di uscire e avvisare il padre di aver finito.
Oltre il certificato le avevano consegnato il foglio rosa, quel bellissimo foglietto che avrebbe amato con tutto il suo cuore finché non avrebbe avuto la patente.
Il padre arrivò e scese dall'auto lasciandole la porta aperta, fortunatamente l'estate passata aveva avuto un inteso corso di guida con James, in modo da essere pronta quando sarebbe stato il momento, che era finalmente arrivato e per questo si poteva ritenere piuttosto brava.
"Sapevo che ce l'avresti fatta tesoro."
"Tutti me lo dicevano, ma avevo paura lo stesso." rispose sedendosi al posto di guida e sorridendo al padre che le chiuse la portiera andandosi a sedere nel sedile del passeggero.
"Ti ricordi cosa devi fare?" le chiese non facendo trapelare nessuna emozione.
"Quanta fiducia eh."
James allacciò la cintura e negò.
Fortunatamente per l'umanità, Alli si ricordava veramente cosa fare, vagarono per la città per troppo tempo, siccome la ragazza non voleva più smettere di guidare.
Infine decise di raggiungere la sua scuola, che tra pochi minuti avrebbe terminato le lezioni, decidendo di sorprendere gli amici, che ancora non sapevano nulla.

Non appena vide Bec e Marti parlare, seguite da Jeko e Aurora fermi ad accendere le rispettive sigarette, non riuscì a trattenere un sorriso, si sbracciò nella direzione degli amici, che non appena la notarono sembrarono piuttosto confusi e sorpresi dalla sua presenza.
"Cosa ci fai qua?" le domandò Marti con aria circospetta.
"Hai passato l'esame vero?" 
Alli sorrise alla domanda retorica di Bec e si voltò indicandole la macchina, dove il padre trafficava con l'iPhone, seduto sul sedile del passeggero.
"Allora hai il foglio rosa, americana?" la voce divertita di Aurora la fece voltare, trovandosela davanti assieme Jeko.
"Fra qualche giorno inizio la pratica. Ehi Jeko, allora che.."
Non finì la frase che lui era già scappato verso Ilaria la vacca,
"Ciao eh." borbottò perdendo tutto l'entusiasmo che aveva accumulato.
"Lascialo perdere." disse Aurora con un gesto della mano. "Dato che puoi guidare ci porti a casa no? Meglio che non ci sia l'idiota."
Alli annuì lanciando però un'occhiata verso i due che si stavano tranquillamente divorando la faccia davanti la scuola.
Simpatici.

A casa Leah le era quasi saltata addosso, se non fosse stato per il salvataggio in extremis del padre, l'aveva comunque tartassata di domande e si era impossessata del suo foglio rosa, probabilmente per farlo vedere a mezzo mondo, vantandosene.
Era sdraiata sul letto quando il suo iPhone iniziò a suonare, mostrandole una foto idiota di Jeko, accettò la chiamata senza parlare, anche se non ce ne fu bisogno perché lo fece lui per entrambi.
"Alli mi dispiace per prima, so di essermi comportato da stronzo e che avrei potuto almeno salutarti e quando ho chiesto alle altre se l'esame fosse andato bene, mi hanno mandato a cagare, quindi ho capito che ho fatto una cazzata e so chi ci sei rimasta male. Scusa okay?"
"Hai finito?"
"Sì."
"Bene ciao."
Chiuse la telefonata rimettendo il cellulare al suo posto, cellulare che riprese a suonare qualche istante dopo, era così bella la sua suoneria che decise di lasciarlo squillare e ascoltarla.
Solo un paio di chiamate senza risposta e si arrese.
Aprì l'icona di Skype aspettando che si caricasse, trovando il cugino in linea.
Non appena vide l'immagine del cugino apparire sullo schermo iniziò a parlare.
"Già sveglio a 'sta ora? Come mai?"
Tommy sbatté le palpebre un paio di volte prima di realizzare chi gli fosse comparso sullo schermo.
"Dio pulce, non so neanche chi o cosa ho accettato e tu mi aggredisci così?"
Si strofinò l'indice sull'occhio, sbattendo le palpebre ancora un paio di volte prima di vedere bene l'immagine della cugina, che lo guardava imbronciata.
"Cosa c'è che non va?"
Alli sbarrò gli occhi per la velocità che aveva di capirla anche attraverso uno schermo.
"Niente." sussurrò guardando da un'altra parte.
"Alli?"
"Dimmi."
"Dai, riesco a capire che qualcosa non va anche se sono le otto di mattina e mi sono appena svegliato." 
Alli abbassò lo sguardo iniziando a giocherellare con le dita, poi per la soddisfazione di Tommy parlò.
"Jeko è uno stronzo." borbottò, sbirciando l'espressione impassibile del cugino.
"Dimmi qualcosa che non so." 
"Ha la ragazza.."
"Ecco, questa mi è nuova." la ragazza gli lanciò uno sguardo assassino che lo fece ridere.
"E' una vacca."
"Questo è quello che pensate voi ragazze in generale, magari è anche simpatica e gentile, quindi non fa testo." 
Alli sbarrò gli occhi sconvolta. "Ma tu da che parte stai?" gli domandò poi, guardandolo male.
"Da nessuna, no?"
"Vaffanculo! Sei mio cugino e mi dai ragione."
"Va bene, va bene, è una vacca, keep going."
"Beh, quando c'è lei mi ignora e oggi è stato peggio del solito." borbottò con una insolita voce da bambina offesa.
Tommy la studiò attentamente, portandosi anche la mano sotto il mento, per evidenziare la sua 'professionalità'.
"Sei gelosa." sentenziò infine, ricevendo l'ennesima occhiataccia della giornata.
"Non aiuti così."
"Beh, tu ammetti che sei gelosa e io potrei aiutarti."
"Mai!"
"Bene e allora non ti aiuterò."
Alli mise il broncio guardandolo ridere tranquillamente seduto.
In quel momento il cellulare vibrò, controllò il messaggio di Marti, che le diceva di quanto Jeko la stesse stressando perché lei non gli rispondeva alle chiamate.
Le rispose dicendo che avrebbe potuto anche mandarlo a cagare.
Fine insomma.
"E' lui?"
Alli alzò un sopracciglio confusa, quando poi capì alzò gli occhi al soffitto e sbuffò.
"No."
"Allison!" l'urlo della madre fece voltare di scatto la ragazza, che si costrinse ad alzarsi e raggiungerla, sapendo del piccolo problema di udito della donna, che non voleva ammettere.
"Dimmi."
"Apri la porta, che hanno suonato."
"E non potevi farlo tu?"
"Sono occupata."
Certamente.
Alli sbuffò dirigendosi all'entrata e aprendo senza chiedere chi fosse, quando però si trovò davanti il viso di Jeko, se ne pentì.
"Ehi."
Non gli lasciò dire altro che gli sbatté la porta in faccia e ritornò in camera, sentì il campanello suonare nuovamente e la madre borbottare qualcosa per poi andare ad aprire, ovviamente.
Chiuse a chiave la porta e andò a salutare il cugino che nel frattempo aveva iniziato a mangiare da un vasetto di nutella, chiuse la chiamata e abbassò lo schermo del computer sentendo i passi avvicinarsi alla porta.
Vide la maniglia abbassarsi per un paio di volte, prima che si rendesse conto che fosse chiusa a chiave.
"Alli mi fai entrare?"
"Per favore?"
La ragazza nel frattempo si era seduta sul letto con le gambe incrociate e con il viso appoggiato sulle mani, non aveva intenzione di aprire.
"Dai, Alli Kelly."
"Mi dispiace."
"Non lo farò più."
"Lo sai che ti voglio tanto tanto bene, no?"
"Mi apri?" 
"Cazzo Alli apri questa cazzo di porta?!"
"Guarda che la sfondo!"
Ci fu un attimo di silenzio subito dopo un pugno tirato alla sua povera porta di legno.
"Scusa, ho esagerato." mormorò con un vocino dolce e tenero, ma Alli non si fece abbindolare anche se non fu affatto facile.
"Guarda che rimango qua anche a dormire, o meglio non ti lascerò dormire, vuoi questo?"
No che non lo voleva, ma sapeva che ne sarebbe stato capace, perciò con uno sbuffo si alzò e andò ad aprire, vedendolo seduto per terra. 
Si alzò pulendosi i pantaloni, sorpassandola per arrivare al centro della stanza.
Alli richiuse la porta ed aspettò con braccia conserte.
"Dai, non tenermi il muso." il sorriso dolce che poi lo seguì la fece quasi vacillare e sorridere a sua volta.
Lentamente Jeko si avvicinò ad Alli, che sempre con sguardo truce lo osservava eliminare le distanze.
Arrivato da lei, l'avvolse in un abbraccio stritolante, in cui Alli fece lo sforzo immane di non ricambiare.
"Non odiarmi, dai. Ti voglio bene piccolina. Non tenermi il broncio, non lo farò più, promesso!"
"Poi fra due settimane sarò tutto tuo, non sei contenta."
"Sì, come no." borbottò sul suo petto, sentendolo ridere e aumentare la stretta.
"Mi hai parlato, è già un inizio." si staccò di qualche centimetro, mantenendo l'abbraccio per lasciarle un bacio sulla fronte.
"Ti voglio bene, forse troppo."


Sono ancora viva, tranquilli :')
Non ho alba di cosa dire, quindi prima o poi ci rivedremo e sì lo so devo aggiornare Wgm, prima o poi ce la farò!
With love Ellie.

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Capitolo 8
*** He didn't understand. ***





He didn’t understand.
 
Honey? Sicura di non aver bisogno di aiuto?”
Leah si affacciò sulla porta della camera della figlia, osservando con espressione preoccupata il letto completamente sommerso dai vestiti, mentre lei in tutta tranquillità ripiegava una maglietta alla ben e meglio, cercando di capire da dove iniziare a sistemare.
Alli alzò lo guardo smarrito verso la madre, abbassando leggermente il capo fissandola.
“Sì mamma.” disse infine quando sembrò aver capito la domanda della madre, poi sbuffò piegandosi sulle ginocchia e appoggiando la maglia nella valigia arancione, iniziando a riporre i vestiti il più decentemente possibile.
I beg you, can i do it?”
Alli le lanciò un’altra occhiata per poi alzarsi in piedi e alzare le spalle, come se lei ci avesse provato realmente, recuperò il cellulare dal comodino e uscì dalla sua stanza.
Si lanciò a peso morto sul divano e prese il telecomando poco distante con cui accese la tv, lasciandola su un canale di musica.
Qualche secondo dopo sentì la sua suoneria squillare, tastò il divano alla ricerca del telefono perduto senza neanche smettere di guardare il video musicale del momento, una volta trovato se lo portò all'orecchio e roteò gli occhi non appena lesse il nome dell’amica.
“Dimmi.”
“Ti rendi conto che sono già le dieci e sono ancora in alto mare con la mia valigia e domani abbiamo quel maledettissimo aereo alle sette, questo vuol dire che dovrò essere già fuori casa alle sei!”
“Non sei l’unica lo sai? Almeno tu abiti vicino l’aeroporto.” Borbottò Alli abbassando il volume della tv.
“Sì, ma… cazzo!”
“Ti vuoi dare una calmata Marti?”
“Ci ho provato, ma non funziona, cazzo!”
“La finisci di dire cazzo?”
“No.. cazzo.”
“Dai andrà tutto bene, fra qualche ora ci rideremo su con gli altri. Piuttosto, come va con Lorenzo?”
“Non puoi capire quanto sia dolce, carino, gentile, simpatico e bellissimo. E’ così bello! Ogni volta che mi prende la mano potrei saltellare dalla felicità, è così bello.” Marti sospirò persa probabilmente tra i ricordi di loro due insieme.
“Grazie per avermi ricordato di essere sola come un cane, grazie davvero amica.”
“Non te la prendere dai, so che sei acidella perché Jeko non te lo dà.”
“Martina cazzo!”
“Vedi che ci pensi?” la sentì ridacchiare divertita, mentre lei si portava la mano libera a coprirle la vista disperata.
“E’ meglio che vada a dormire, ci vediamo domani stronza.”
“Vedi di non sognare Jekuccio eh?”
“Vaffanculo.” chiuse la telefonata lanciando il povero telefono sul divano, ad un passo dal cadere a terra.
E ovviamente, neanche lo avesse chiamato, iniziò a pensare a quel coglione del suo amico che continuava a vedersi con quella, scosse la testa cacciando quei pensieri, decidendo di andare a vedere a che punto fosse stata la sua valigia.
Quando tornò in camera sua trovò il letto vuoto e la valigia chiusa e spostata vicino l’uscita, sorrise pensando a quella santa di sua madre anche se quando tornata avrebbe rivisto quella valigia, le sarebbe venuto un colpo.
Si mise sotto le coperte chiudendo gli occhi e non vedendo l’ora di addormentarsi per poi riaprirli, erano anni che aspettava quella gita.
 
“James!We’relate!” Leah correva da una stanza all’altra in preda al panico, mentre figlia e marito, ancora in pigiama, si guardavano confusi ancora mezzi addormentati.
James provò ad avvicinarsi alla moglie, che con uno scatto degno di un calciatore professionista, lo schivò.
Love, sono le quattro e mezza, ci siamo svegliati anche troppo presto.” borbottò l’uomo andando alla ricerca del suo yoghurt mattutino, che quella mattina la figlia gli aveva rubato, le lanciò un’occhiata imbronciata, pensando che per una settimana non l’avrebbe avuta fra i piedi, sorrise prendendo il vaso di marmellata e il pane.
Alli mangiò in silenzio e lentamente, non rendendosi conto di quello che stava facendo, nella sua mente era ancora nel suo lettone.
“Tesoro hai un’ora, vatti a preparare.” Alli annuì alzandosi e riponendo lo yoghurt avanzato nel frigo, dirigendosi poi in camera, nel corridoio incontrò la madre che fuori di se le urlò qualcosa sul fatto di essere ancora in pigiama.
 
Esattamente un’ora e cinque minuti dopo la famiglia King era per strada, James che tentava invano di ignorare la moglie agitata e Alli che guardava fuori dal finestrino, ignorando la vibrazione del cellulare e le raccomandazione della madre.
“Vedi di fare la brava, allright?”
“Sì mamma.”
“E sii gentile con la famiglia.”
“Va bene.”
“E… non lo so, ma sono sicura ci sia ancora qualcosa.”
Alli sbuffò e vide il padre ridacchiare e avvicinarsi per stringerla in un abbraccio.
“Perché fa sempre così? Non è mica la prima volta.” borbottò con la testa nascosta nel petto del padre.
“E’ preoccupata e ti vuole bene. Ci sentiamo sta sera.”
Alli si staccò dal padre sorridendogli, indietreggiò di qualche passo per prendere la valigia e li salutò ancora una volta prima di raggiungere il gruppo con i suoi compagni di classe e l’altra sezione.
Intravide tra il gruppo alcuni dei suoi amici, andandogli così incontro.
“Ce l’hai fatta finalmente.” la rimproverò Noemi, la compagna di banco di Aurora, una mora bassina con un caratteraccio, ma se ti prendeva in simpatia, non c’era problema, fortunatamente Alli era una di quelli.
“Anche quest’anno James e Leah non ti volevano lasciare?” le domandò Aurora, comparendo dal nulla, seguita da una Bec ancora addormentata.
“Leah, fosse stato per papà sarei stata qua un bel po’ di tempo fa.”
“Solito.” rispose Bec provando a svegliarsi inserendosi nella conversazione.
Alli le accarezzò dolcemente il braccio, vederla così indifesa le faceva tenerezza, poi arrivò qualcuno a rovinare il momento mettendole un braccio sulle spalle e dicendone una delle sue.
“Le signore qua sono senza trucco, cos’è il risveglio dei morti? Perché ogni volta che andiamo in aeroporto sembra di essere in un film di zombie.”
Tutte le ragazze lo fissarono con puro odio. Quando Alli tentò di toglierselo di dosso, lui la fissò attentamente rinforzando la presa.
“Ma non tu mia piccola californiana, tu sei bella anche senza trucco.”
Alli alzò gli occhi sorridendo divertita, mentre sentiva qualche insulto rivolto verso il ragazzo.
“Leo finiscila di rompere.” il tono duro di Noemi lo fece indietreggiare con le mani alzate e bene in vista, sorrise e si voltò incrociando Jeko che era arrivato in quel momento.
“Non tira aria, lascia perdere.”
“Sei tu che sei un coglione, l’aria non c’entra proprio niente!” gli urlò dietro Noemi dopo averlo sentito, Leo si girò mostrandole la lingua per poi sparire dai suoi amici.
“Che succede?” chiese Jeko avvicinandosi con cautela alle spalle di Alli.
“Il solito, Leo che ci prova con Alli.” borbottò Noemi imbronciata.
“Non è che sei gelosa?” domandò Marti spaventandola.
“E tu da dove spunti?”
“Non importa, rispondi.”
“Ma per favore, non dire stronzate.” le lanciò un’occhiata che voleva dire ‘discorso chiuso’, Marti sembrò afferrare il messaggio.
“Alli Kelly?”
“Che vuoi?” gli chiese brusca, voltandosi verso di lui. Jeko aggrottò la fronte preoccupato.
“Che hai?”
“Niente.” rispose tornando a rivolgere l’attenzione alle amiche, ignorandolo.
“Ma che?” Jeko alzò le spalle e le lasciò ricadere, seguendo le orme dell’amico, non tirava aria.
“Avete litigato ancora?” chiese Aurora osservandola attentamente.
“No.”
“E allora?”
“E allora niente.”
 
“Dimmi che non viene qua.” Marti si sporse dal suo sedile per vedere a chi si riferiva Alli, quando riconobbe la sagoma della ragazza che si stava avvicinando sempre più, sbuffò.
“La sfiga ti perseguita amica.”
“Simpatica come sempre.”
Alexa si fermò nella loro fila, guardò il biglietto poi il numero del sedile e senza dire niente si sedette nel sedile accanto quello di Alli, che si trattenne dallo strangolarla, era sempre stata odiosa, ora lo era ancora di più.
La ragazza tirò fuori il cellulare dalla borsa e schiacciò un tasto più volte prima di schiacciare qualcosa e portarselo all’orecchio.
“Amore!” esclamò il più forte possibile, come se il fatto che fosse praticamente attaccate non fosse abbastanza e come se non bastasse capì il motivo di quel suo schiacciare freneticamente quel maledetto tastino, aveva alzato il volume al massimo così da farle sentire chiara e forte la voce di Chris.
Stronza.
“Ciao piccola.” al sentire la sua voce ebbe un brivido, lanciò un occhiata a Marti, che ricambiò con un’altra occhiata.
“Mi manchi già, Chris.”
Dio quanto la odiava, si divertiva forse a torturarla?
“Anche tu, sei già in aereo?”
“Sì, non indovinerai mai vicino a chi sono seduta.” dicendolo le lanciò uno sguardo eloquente, continuando a sorridere divertita.
Chris temporeggiò, probabilmente pensando a chi fosse.
“Non lo so, illuminami.” chi non lo conosceva lo avrebbe scambiato per un tono sarcastico o saccente, ma in realtà era solo per nascondere la curiosità che invece fremeva dentro di lui, Alli desiderò non averlo conosciuto così bene.
“Allison.”
Per molto tempo non sentì altro che silenzio provenire dal telefono, per un attimo pensò che Alexa avesse abbassato il volume, ma poi sentì un borbottio.
“E perché me lo dici?” questa volta quando rispose il tono era duro, cosa che rattristò Alli senza volerlo.
“Non so, pensavo volessi saperlo.”
“No.”
“La odi così tanto?”
Alli non sentì più la risposta perché in quel momento fece partire la musica a tutto volume, ne aveva avuto abbastanza di quella stupida conversazione.
Chiuse gli occhi e sprofondò nel sedile, sperando che quando avrebbe aperto gli occhi Alexa sarebbe sparita.
 
Una mano continuava a scuoterle il braccio, sbirciò alla sua destra con un occhio e vide Marti farle segno di togliere le cuffie e allacciare la cintura.
Spense la musica e con calma tolse una cuffia alla volta, guardandosi intorno con gli occhi ancora mezzi chiusi. Non ricordava di essersi addormentata con la musica ancora accesa e non pensava neanche che avrebbe dormito tutto il viaggio.
In quel momento venne annunciato nuovamente di allacciare le cinture, perché pronti all’atterraggio.
Alli assieme ad altri ritardatari la allacciò e posò lo sguardo fuori dal finestrino, vedendo la pista di atterraggio.
Chiuse gli occhi e sorrise contenta di essere finalmente arrivata a Valencia, era un po’ di tempo che voleva andarci e sapendo di farlo assieme ai suoi amici la rendeva ancora più felice.
Seguì i compagni fuori dall’aereo e verso il ritiro bagagli, dove in pochi secondi alcuni ragazzi iniziarono a fare guerra tra di loro per essere i primi a recuperare le proprie valigie, Alli ed altri rimasero a guardare quelle persone rendersi ridicole davanti l’intero aeroporto.
“Perché dobbiamo sempre farci riconoscere?” domandò con tono disperato Bec, portandosi una mano sul viso, mentre la gemella scuoteva la testa osservandoli schifata.
Aspettarono che gli idioti si calmarono e lasciarono l’area, seguiti da rimproveri da parte dei professori e commenti probabilmente non carini da altri turisti.
“Alli ho visto le nostre valigie!” Marti la prese per il braccio trascinandola verso il nastro trasportatore, aspettando il momento in cui le loro valigie sarebbero arrivate nel punto in cui si trovavano. La prima ad apparire fu quella di Martina, che per poco non cadde sul nastro assieme alla valigia, Alli scoppiò a ridere non rendendosi conto che la propria valigia era subito dopo quella dell’amica.
Shit.” camminò velocemente cercando di avvicinarsi abbastanza da prenderla, senza dover correre e mettersi ancora più in imbarazzo.
Allungò la mano un’ultima volta prima di vedere la valigia venir sollevata dal braccio di qualcun altro, alzò lo sguardo e incontrò quegli inconfondibili occhi azzurri.
“Grazie.” borbottò mostrando un sorriso tirato e cercando di filarsela il prima possibile, cosa che non riuscì a fare perché Jeko la bloccò strattonandole il braccio.
“Che ti prende?” domandò facendola voltare nuovamente verso il suo viso.
Alli spostò lo sguardo altrove, cercando in ogni modo di evitarlo.
“Alli…” lo strano tono in cui pronunciò il suo nome la costrinse a voltarsi e affrontarlo.
“Sto bene, è solo che… ho bisogno del mio spazio okay?”
Jeko rinforzò la presa sul suo braccio, alzando poi un sopracciglio.
“Cosa vuoi dire con questo?”
“Non voglio rovinarmi la vacanza Jeko, quindi è meglio se io e te non passiamo troppo tempo insieme.”
Mollò la presa sul braccio come scottato, allontanandosi di qualche passo. Si guardò intorno preoccupato, come se fosse qualcuno l’artefice di quello strano comportamento.
“Ho… ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti ho detto qualcosa? Perché se è così mi dispiace. Alli che succede?!”
Alli osservò l’espressione preoccupata del ragazzo e di come tutto il suo corpo cercava di avvicinarsi a lei, ma qualcosa glielo impediva, la ragazza prese un respiro e alzando lo sguardo parlò.
“Stanno cambiando troppe cose e io ho bisogno di capire e averti tra i paraggi non mi aiuterebbe a farlo.”
“Vuoi dire che dobbiamo smettere di vederci e sentirci??” il tono di Jeko si alzava man mano che Alli continuava a parlare, probabilmente dovuto all’agitazione.
“No, cioè sì, non lo so Jeko. Solo per questa settimana.”
“E se io non volessi?” domandò questa volta con tono duro.
Alli alzò le spalle.
“Non lo so.” gli lanciò un’ultima occhiata prima di allontanarsi velocemente e raggiungere Marti, che l’aspettava poco distante.
Marti la guardò attentamente, aspettando quello che da un momento all’altro avrebbe detto.
“Penso di aver peggiorato la situazione.”
Le mise un braccio intorno alle spalle, conducendola verso il bus che li avrebbe portati nel punto d’incontro, dove le famiglie li stavano aspettando.
“Vedrai che si risolverà tutto.”
 
“King e Altieri siete con la famiglia Rodriguez.”
Le due ragazze si guardarono intorno alla ricerca di quella che sarebbe potuta sembrare la loro famiglia, ma nessuno si mosse o fece capire di essere lì per loro.
La professoressa guardò le varie famiglie leggermente preoccupata, poi si avvicinò alla ragazza spagnola che gestiva l’assegnazione della famiglie e annuì alle parole della ragazza.
“Scusate ragazze, ma la signora Rodriguez è in ritardo.”
Alli e Marti si guardarono per qualche secondo, finendo col sedersi sulle rispettive valigie.
Nel frattempo i loro compagni venivano chiamati e mandati dalle loro famiglie, incoraggiando le due ragazze prima di andarsene.
Quando toccò a Jeko e Andrea, un ragazzo alto e biondiccio, compagno di banco del primo, Alli non ci parlava spesso non avendo un rapporto di amicizia, Marti, Bec e Aurora a differenza sua erano molto più legate al ragazzo.
Jeko posò lo sguardo su Alli, continuando a farlo anche mentre se ne stava andando, solo quando Andrea gli diede una gomitata dicendogli qualcosa, spostò lo sguardo altrove.
“Beh devo dire che quel ragazzo sa come fissare le persone e farle sentire a disagio no, Alli?”
“Può essere.” borbottò osservandolo salire in macchina.
“Dici che ho fatto la cosa giusta?”
“Ad allontanarlo? Non lo so.”
“Sei molto di aiuto, lo sai?”
“Certo.” Marti ridacchiò osservando l’amica sbuffare e soffiare via una ciocca di capelli che le era ricaduta sugli occhi.
“Sbaglio o siamo rimaste solo noi?”
Alli si guardò intorno notando con sconforto che le parole dell’amica fossero vere.
“Scommetto che il karma si sta vendicando con me per aver allontanato Jeko.”
Marti scoppiò a ridere, vedendola imbronciarsi.
“Dio quanto sei drammatica.” disse infine alzandosi e guardando un punto in lontananza, una macchina aveva appena parcheggiato e una signora sulla cinquantina uscì dall’auto di tutta fretta, dirigendosi verso la loro professoressa.
“Lo siento mucho!” disse a voce alta continuando a scusarsi per il ritardo.
Quando la signora vide le ragazze sorrise ampiamente e camminando velocemente si diresse verso le ragazze.
“Lo siento chicas!”
Alli e Marti scossero la testa contemporaneamente, sorridendo alla signora che continuava imperterrita a scusarsi, dopo qualche minuto di parole sconosciute la donna scosse i suoi ricci capelli scuri e sorrise gentilmente, fece per incamminarsi ma si fermò e tornò velocemente sui suoi passi, osservando attentamente le due ragazze dalla sua statura non propriamente alta, nella media.
“Cómo os llamáis?”
“Yo soy Allison y ella es Martina.”
La donna sorrise e si presentò semplicemente come la signora Rodriguez, durante il tragitto in macchina Marti aveva provato a sparare nomi a raffica, che secondo lei erano spagnoli, sperando che la donna si fosse girata al suono del suo nome.
Ovviamente non successe nulla, l’unica cosa fu che le riservò uno sguardo scettico dallo specchietto retrovisore, Alli mostrò un sorriso tirato e dando una gomitata nel fianco all’amica, la obbligò a fare lo stesso.
Quando la macchina si fermò davanti una piccola villetta, le due ragazze si sorrisero complici.
La signora Rodriguez le aiutò a recuperare le valigie dal bagagliaio e sempre sorridendo le condusse in casa, dove prima di tutto le fece fare un piccolo giro turistico.
Al piano terra c’era la cucina, il soggiorno con giardino e bagno, che scoprirono fosse quello destinato a loro due, le portò poi al piano di sopra mostrandole la loro stanza, non era molto grande, ma sarebbe bastata per loro, forse non per le valigie.
Le diede il tempo di disfare i bagagli, mentre iniziava a preparare il pranzo, con loro grande piacere.
Marti si lanciò sul letto a due piazze, chiudendo gli occhi e non accennando a muovere un muscolo, Alli nel frattempo stava già aprendo la valigia ed estraendo tutto quello che le sarebbe servito, voltò la testa vedendo che l’amica non si era mossa di un millimetro.
“Marti che ne dici di muovere il culo e vedere se ha il wifi.?” la sentì mugolare qualcosa in risposta, rotolandosi sulle coperte, nello stesso momento la porta socchiusa si aprì facendo entrare una palla di pelo nera e bianca, il gatto in questione le guardò circospetto per poi andare vicino Alli e fiutarle la mano, che la ragazza aveva sporto automaticamente, il gatto sembrò soddisfatto e miagolò saltando poi sul letto, raggiungendo Martina e accoccolandosi al suo fianco, la ragazza si riprese immediatamente sorridendo e coccolando il gatto.
Alli roteò gli occhi e borbottò qualcosa di simile a “Tra simili si capiscono.”
Grazie all’aiuto inesistente dell’amante dei gatti, Alli scoprì per caso che in un angolino remoto della stanza ci fosse il modem del wifi, e siccome era una persona gentile e carina non disse nulla alla gattara, sorridendo malefica, sapendo però che presto l’avrebbe scoperto.
Quando le chiamò a pranzo, arrivò finalmente il momento in cui Marti si staccò dal nuovo amore, senzanome come era stato soprannominato da Alli, scesero dalle scale facendo attenzione a non inciampare e arrivarono nella cucina, da dove proveniva un buon profumo.
“Dimmi che sa cucinare, ti prego.” supplicò Marti poco prima di sedersi al suo posto accanto quello di Alli.
La signora Rodriguez continuò a cucinare instaurando una semplice conversazione, con le classiche domande del che scuola fate, quanti anni avete e così via.
Qualche minuto dopo servì ad entrambe una grossa porzione di spaghetti, che Marti sembrò apprezzare, probabilmente ringraziando qualche dio perché avesse ascoltato la sua supplica.
Durante il pranzo scoprirono abbastanza cose, non senza qualche difficoltà nel parlare, capitò a volte che le ragazze si parlassero in italiano sotto lo sguardo confuso della donna, cercando di trovare la parola adatta; scoprirono che la donna fosse vegetariana e che avesse due figlie, una della loro età che studiava a Londra e l’altra sposata, Alli provò anche a mettere in imbarazzo l’amica dicendo che avesse un ragazzo, cosa che doveva ancora capire, sentendo la signora Rodriguez sorridere maliziosamente e iniziare una serie di domande imbarazzanti.
Marti passò il tempo a rispondere completamente rossa e lanciando spesso occhiate assassine verso l’amica.
Finito l’interrogatorio, la gattara le chiese il nome del miciotto di prima, scoprendo che fosse una miciotta e che il suo nome fosse Mati, abbreviazione di Matisse.
Una volta terminato il pranzo aiutarono a sparecchiare, lasciando tutto nel lavandino come le era stato detto, la signora Rodriguez sparì per qualche minuto per poi tornare con una mappa e un paio di chiavi, le spiegò brevemente il tragitto da fare il numero di tram da prendere per arrivare in piazza, dove fortunatamente si trovava a pochi passi anche l’edificio dove si sarebbero tenute le lezioni.
 
Quel pomeriggio avrebbero potuto girovagare per la città in tutta tranquillità siccome le lezioni si tenevano solo la mattina, così dopo una doccia veloce Alli tornò in camera trovando Marti impegnata a schiacciare la schermata del telefono, impegnata a scrivere qualcosa.
“Hai trovato il modem vero?” le chiese asciugandosi il corpo, cercando poi qualcosa di comodo da indossare e di caldo, sfortunatamente fuori c’erano ancora 13 gradi e andare in giro in maniche corte non le sembrava una buona idea.
“Avevi qualche dubbio?” le lanciò un’occhiata divertita accarezzando il gatto che era improvvisamente comparso nella parte del letto di Alli.
“Ma figurati.” prese un paio di jeans neri e una felpa, infilandoseli velocemente addosso per poi buttarsi sul letto, spaventando Mati che le ringhiò contro.
“Calma tigre.” sorrise accarezzando la testa del gatto scontroso.
“Che fai?” domandò poi sporgendosi leggermente per vedere cosa stesse facendo l’amica.
Marti le mostrò la schermata che mostrava una conversazione su facebook con Aurora, non riuscì a leggere abbastanza in fretta perché ricominciò a scrivere impedendole di vedere.
“Jeko ha chiesto ad Aurora di chiedere a me che problemi hai.”
“Ah sì, ti salutano Aurora e Noemi.”
“Salutale.” borbottò distendendosi con il viso rivolto verso il soffitto.
“Perché non l’ha chiesto direttamente a te?” domandò continuando a fissare il soffitto bianco.
“Vallo a sapere, ho detto a Ro di dirgli che sei acida e in astinenza, lui mi ha mandato a cagare dicendo di essere seria per una volta, ma guarda tu.” borbottò continuando ad insultarlo.
“Io sono sempre seria, mica è colpa mia se tu sei innamorata di lui e non vuoi vederlo perché ti dà fastidio sapere che si fa un’altra.” Alli la guardò allibita, poi scosse la testa chiudendo gli occhi.
“Quando fai così ti prenderei a cazzotti… e non sono innamorata di lui, neanche per idea!”
“Se lo dici tu.”
“Certo che lo dico io.”
Rimasero qualche minuto in silenzio, interrotte solo dai miagolii di Mati, che reclamava attenzione.
“Gli altri ci aspettando in piazza, abbiamo il tram tra dieci minuti, andiamo.” Alli seguì l’ordine dell’amica scendendo dal letto e infilandosi le vans nere, prese il cappotto marrone e la borsa e scese le scale subito dopo l’amica, salutarono la signora Rodriguez e in poco tempo raggiunsero la fermata del tram.
Ci misero più del dovuto, perché sfortunatamente sbagliarono tram, una volta in piazza videro alcuni loro amici e compagni radunati attorno a delle panchine, impegnati a chiacchierare e a riscaldarsi dal freddo.
Un po’ in disparte notarono le due gemelle assieme Noemi, Leo e Andrea, oltre qualche altra faccia poco conosciuta, e se c’era Andrea c’era anche sicuramente il suo compagno di stanza, infatti avvicinandosi Alli lo scorse chiacchierare con un ragazzo poco distante dal gruppo.
“Oh finalmente siete arrivate, vi eravate perse?” domandò Leo sorridendo tranquillamente, mentre uno sbuffo di fumo usciva dalle sue labbra.
“Abbiamo sbagliato il tram e abbiamo dovuto fare la strada all’indietro di corsa.” spiegò Martina avvicinandosi ad Andrea e scroccandogli una sigaretta sempre con il sorriso sulle labbra.
“Siete le solite.” borbottò Aurora buttando a terra la sua sigaretta ormai finita.
Con la coda dell’occhio Alli vide Jeko osservarli, dire qualcosa al ragazzo e ritornare da loro, sorrise a tutti, evitando accuratamente di incrociare anche per sbaglio il suo sguardo.
“Ciao Marti.” le sorrise avvicinandosi e rubandole la sigaretta di mano, Alli aspetto il momento in cui l’avrebbe salutata, momento che non arrivò mai perché aveva deciso di ignorarla, cosa che avevano notato tutti.
Decisero di andare a fare un giro per la città, individuando già i luoghi più interessanti, tra cui i negozi e un centro commerciale.
Marti le fece segno di muoversi, vedendola ancora nella stessa posizione quando tutti se ne stavano andando, ma ben presto si accorse di non essere l’unica ad essere rimasta indietro, perché proprio poco più   avanti di lei Jeko cercava di camminare il più lentamente possibile per poterlo raggiungere.
Alli guardò l’amica che annuì e raggiunse gli altri, mentre lei si decise a camminare velocemente e raggiungerlo, nonostante avesse provato ad ignorarla non era riuscito a non trovare un modo per parlane.
“Perché mi stai ignorando?” gli domandò piazzandosi davanti, non sorprendendolo neanche un po’.
“Tu mi ignori, io ti ignoro.”
Alli sbuffò alzando gli occhi al cielo. “Io non ti ignoro Jeko. Non fare il bambino.”
“Sei tu quella che non dovrebbe fare la bambina Allison.” Ed ecco che si ricominciava con i nomi interi.
Jeko contrasse la mascella irritato e incrociò le braccia sul petto, sfidandola con lo sguardo a rispondergli.
Jeko…” aspettò qualche secondo, in modo che si rendesse conto di non averlo chiamato con il suo nome intero, il ragazzo alzò un sopracciglio osservandola sospettoso.
“Non ho intenzione di ignorarti, non ce la farei neanche se volessi, ho solo bisogno di tempo lontana da te per capire alcune cose.” bastarono quelle parole a farlo scoppiare.
“Mi vuoi dire cosa diavolo devi capire eh?!”
“No-non posso dirtelo.” sospirò dispiaciuta.
“Okay, ci si vede, anzi no.” Jeko fece per andarsene ma Alli fu più veloce e riuscì a piazzarsi nuovamente davanti a lui.
“Mi da fastidio che tu esca con quella, va bene?!” gli urlò in faccia con il cuore in gola, pentendosene il secondo in cui l’aveva detto.
Jeko restò impassibile, continuando ad osservarla, poi si portò una mano tra i capelli distogliendo lo sguardo, per poi guardarla nuovamente.
“Ilaria?” chiese leggermente sorpreso.
“Sì, quella.”
“Quindi sei gelosa?”
“Non sono gelosa.”
Jeko sorrise, lasciando che le sue braccia ricadessero lungo i suoi fianchi, una mano però la portò sul braccio di Alli, facendola scendere lentamente fino alla mano della ragazza, che strinse con forza. Alli aveva seguito tutto e una volta riportato lo sguardo su di lui, l’aveva trovato fissarla sorridente.
“Sei gelosa.” disse infine non ottenendo risposta, sarebbe stato inutile contraddirlo.
“Hai paura che ti portino via il tuo migliore amico?” le sussurrò all’orecchio con voce da bambino.
“Lo sai che sei tu la più importante per me, nessuna mi potrà portarti via da te.” le lasciò un bacio sulla testa e si incamminarono ancora per mano verso gli altri.
Per un attimo Alli pensò che avesse capito, ma no.
Non aveva capito.


Salve!! 
Non uccidetemi, so di essere in ritardo, un gran ritardo e non ho scuse, anche perché non c'è un motivo preciso per cui non abbia scritto.
Per quanto riguarda il capitolo, finalmente il viaggio in Spagna è arrivato yuppie!!
Ovviamente non poteva mancare quel caro (si fa per dire) ragazzo di nome Chris che deve sempre rompere le scatoline con il suo amoruccio.. terribile.
Jeko è il solito Jeko e Alli è una pigna come sempre, no? No! 
Poverina è solo un po' condizionata da quel bel faccino che si ritrova Jeko, chi può giudicarla, su!
Secondo la mia mente, succederà qualcosa, non so ancora cosa ma succederà. (Aiuto!)
Che altro?
Beh il titolo si capisce no? Bene.
Alla prossima people.
Ah si! Scusate per lo spagnolo, se c'è qualcosa di sbagliato non arrabbiatevi.
With love Ellie.

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Capitolo 9
*** It was about time! ***




It was about time!

"Dobbiamo farlo ingelosire!" Alli voltò leggermente il capo, rivolgendo lo sguardo all'amica, che la osservava con sguardo confidente e… un po' battagliero?
"E' inutile, non capirà mai."
"Ma tu hai capito quella cosa vedendolo con la zoccola!" di nuovo la ragazza le rivolse lo sguardo alquanto scettica sul metodo dell'amica, decise infine di voltarsi completamente e prevenire un torcicollo assicurato. Si girò sulla sedia e raccolse le gambe sulla sedia, aspettando che Marti continuasse il suo discorso.
"Dobbiamo solo trovare qualcuno che ci provi con te... Leo! No, troppo ovvio, Jeko non ci fa neanche più caso. Aspetta, trovato!"
"Sentiamo." sospirò la ragazza appoggiando il mento sulle ginocchia, guardandola preoccupata.
"Andrea."
"No." come sentì quel nome, rispose immediatamente, Andrea non gli era mai stato particolarmente simpatico e in più non avrebbe mai fatto una cosa del genere a Jeko, erano troppo uniti.
"Sono sicura che accetterà, glielo chiedo subito, un attimo che trovo il cellulare." Marti iniziò a contorcersi nel letto alla ricerca dell'oggetto smarrito, ne uscì qualche secondo dopo trionfante con il telefono in mano e un sorriso poco rassicurante sul volto.
"Martina no!"
"Troppo tardi." canticchiò ridacchiando e dondolandosi al ritmo della canzoncina inventata sul momento.
"E se magari sono insieme e glielo dice? Che figura ci faccio?"
"Il fatto che tu ti stia preoccupando, presuppone che tu ci stia pensando o abbia addirittura accettato." riabbassò lo sguardo sul cellulare, leggendo qualcosa, mentre Alli si limitò a sbuffare senza trovare qualcosa con cui ribattere, certo che per una volta era riuscita a farla tacere.
"Quindi?" domandò dopo svariati minuti in cui l'aveva osservata sorridere e fare smorfie davanti lo schermo, Marti buttò il cellulare da qualche parte, mostrandole la sua migliore "poker face".
"Ha accettato." esultò infine, alzando le braccia in aria e saltellando, da seduta, sul letto.
"Ha accettato?"
"Certo."
"Stai scherzando?"
"Neanche un po'."
"Ma come può fare questo a un suo amico?!"
Marti alzò un sopracciglio, assottigliando le labbra.
"Ti stai forse lamentando?"
Alli abbassò lo sguardo, fingendo di essere interessata alle sue Vans.
"Pensavo di non piacergli... come carattere intendo." si affrettò ad aggiungere, perché conoscendo Marti avrebbe sicuramente frainteso.
"No infatti non gli piaci."
Alli rimase a bocca aperta più per la leggerezza con cui l'aveva detto che per il vero significato.
"Però si è accorto che qualcosa non va, e non sopporta di vederlo un giorno felice e il giorno dopo in versione Joker."
"Pensa forse di aiutarlo così? Allora è più stupido di quello che pensavo." annuì alle sue stesse parole, appoggiando i piedi per terra e stiracchiandosi sulla sedia girevole.
"L'importante è che abbia accettato." disse Marti muovendo la mano come a chiudere il discorso.
"Ma Jeko non ha visto niente?"
"Era sotto la doccia." e il modo in cui sorrise dopo aver pronunciato quella frase non prometteva nulla di buono.
"Scommetto che vorresti essere con lui, per passare le mani sul suo corpo tutto nudo e bagnato e..."
"Mica vuoi che sia vestito no?" disse interrompendola e facendola scoppiare a ridere.
"E no. Non stavo pensando a niente, sei tu la porca qua."
"Lo so." rispose solamente alzando le spalle e sorridendo divertita.
 
"Guarda che non sei obbligato!"
"Lo so."
"Non è stata una mia idea!"
"Lo so."
"E..."
"Vuoi finirla? Dobbiamo solo fingere che io piaccia a te e tu a me, niente di che, non farti paranoie."
Alli abbassò lo sguardo imbarazzata subito dopo aver annuito, quel ragazzo la metteva in soggezione.
Erano arrivati un po' prima degli altri, Alli accompagnata da Marti che in quel momento era in piedi poco lontano da loro, impegnata a fumare.
Andrea aveva raccontato a Jeko di dover incontrare un prof per parlare, e grazie anche al fatto che fosse ancora addormentato, Jeko non aveva obbiettato ed era tornato a dormire.
Si erano incontrati davanti alla scuola mezz'ora prima dell’inizio delle lezioni, lui aveva accennato un saluto con la testa ad entrambe e si era avvicinato ad Alli per discutere su come procedere, nonostante la disapprovazione di quest’ultima. Infine avevano concordato che lui avrebbe finto di avvicinarsi in un improvviso piacere per lei, nei momenti in cui Jeko sarebbe stato nei paraggi, poi avrebbero deciso cosa fare.
"Ancora non capisco perché lo fai." borbottò incrociando le braccia al seno, spostando lo sguardo in lontananza, vedendo un tram in arrivo, osservò le persone scendere individuando un suo compagno di classe, tornò a guardare Andrea che aveva seguito il suo sguardo, annuì e in pochi secondi sentì la presenza di Martina accanto a se.
"Non è importante." disse infine allontanandosi di poco.
"Dio quanto è irritante, come posso fingere che mi piaccia un essere così?" alzò le braccia e le fece ricadere lungo i fianchi, sbuffando e borbottando frasi contro quell'essere.
"Potrai dimostrare di essere una brava attrice."
"Non ho mai voluto fare l'attrice."
"Beh adesso lo vorrai, perché sarai talmente brava, che ti sembrerà vero."
"Se lo dici tu."
Alli decise di non sprecare fiato inutile a contraddirla, sapendo che in qualche modo avrebbe avuto la meglio, succedeva sempre così.
 
Una mezz'oretta dopo le due classi erano raggruppate nel corridoio principale della scuola, erano stati messi a tacere da una delle prof solo quando un uomo e una donna si erano presentati.
Le persone che stavano insieme in famiglia vennero divise e mandate in due gruppi diversi.
Alli capitò nel gruppo di Lucas assieme Aurora, Andrea e Leo, oltre ad altri suoi compagni di classe e dell’altra classe.
Cercò con lo sguardo Marti che fino a pochi minuti prima era accanto a lei, quando la individuò assieme Jeko, Noemi e Bec tese la mano nella sua direzione, aspettando che se ne accorgesse, quando successe Marti fece lo stesso ed entrambe iniziarono ad interpretare la parte di due protagonisti di un film drammatico, accentuando la cosa con delle espressioni sofferenti.
Ritirarono la mano quasi contemporaneamente, voltandosi senza guardarsi negli occhi per non vedere l’altra fingere di piangere.
Aurora e Andrea la osservarono in silenzio non sapendo cosa dire, Leo invece la guardò per qualche secondo per poi scoppiare a ridere e urlare qualcosa di incomprensibile.
Si incamminarono molto rumorosamente al piano di sopra dove si sarebbe tenuta la lezione.
“Così non mi aiuti.” le aveva sussurrato Andrea mentre stavano salendo sulle scale, Alli si era limitata ad alzare gli occhi e continuare per la sua strada ignorandolo come aveva sempre fatto.
Sorprendentemente aveva preso il suo ruolo seriamente, perché Alli se lo ritrovò come vicino di banco, sotto lo sguardo curioso di Aurora e Leo che ancora non sapevano del piano malefico di Martina.
“Cosa ci fai qui?” gli ringhiò quasi sporgendosi verso di lui, lo vide abbozzare a qualcosa che sembrava molto un sorriso e girarsi, arrivandole a pochi centimetri dal viso, istintivamente lei indietreggiò, vedendolo mostrare ancora uno strano sorriso.
“Sto solo facendo il mio lavoro per bene, sai… mi piacerebbe diventare un attore un giorno.”
Ecco risolto il mistero.
Alli avrebbe scommesso qualunque cosa sul fatto che Martina sapesse quel piccolissimo ed irrilevante dettaglio.
 
“Cosa state combinando voi due?!” non appena era iniziata la pausa e Alli era scappata dalla classe per incontrare Marti, Aurora una volta trovate le aveva puntato un dito addosso, intimorendole con lo sguardo.
Marti si indicò il petto con fare innocente, si guardò intorno e poi tornò a guardare Aurora.
“Io?”
“Non fare la finta tonta, e tu Allison King non fingere di non saperne niente.”
Alli sorrise dolcemente non rispondendo.
“Andrea fingerà di essere interessato ad Alli per fare ingelosire quell'altro.”
“Scommetto che è stata una tua idea.”
Marti annuì entusiasta, scoppiando poi a ridere senza motivo, lasciando Aurora basita e senza parole, guardò poi Alli cercando di capirci qualcosa di più, ma questa si limitò a scuotere la testa alzando le spalle.
“Quindi hai realizzato che ti piace Jeko? Era ora.”
“Non ho detto niente!” si difese subito scattando in piedi.
“Perché sei sempre sulla difensiva? Cosa ti costa ammetterlo?”
“Anche se lo ammettessi cosa cambierebbe? Se le cose andassero male lo perderei.”
Alli si lasciò cadere sulla sedia, abbassando lo sguardo sulle sue mani intrecciate, quando poi vide Aurora inginocchiarsi e guardarla negli occhi.
“Ormai è tutto cambiato, anche per lui, siete solo voi che non ve ne accorgete.”
“Ro ha ragione.” Alli saltò in aria spaventata da quella voce, alzò lo sguardo trovando una Bec sorridente davanti a se.
“Tu da quanto sei qua?”
“Un po’.” disse timidamente non incrociando il suo sguardo.
“Come mai tutti la pensano così?” domandò Alli ingenuamente, appoggiandosi al muro e sospirando.
“Noi vediamo quello che succede da fuori, diciamo che è più facile così.”
“E brava Bec.” Marti le mostrò il pollice e sorrise soddisfatta.
“Mi fate paura.” disse infine Alli facendole scoppiare a ridere.
 
Era solo il secondo giorno in cui si trovavano a Valencia e quelle simpatiche delle loro prof avevano programmato una giornata piena di musei noiosi e le classiche visite alle chiese, infatti non appena Lucas, il loro insegnate spagnolo, aveva consegnato il foglio con il programma di ogni giorno, Alli aveva visto molti dei suoi compagni passarsi una mano sul volto alquanto disperati e lei non aveva certo fatto eccezione.
“Scommetto quanto vuoi che ha organizzato tutto quanto quella stronza.” borbottò Andrea seduto un po’ troppo vicino ad Alli, che infastidita si allontanò leggermente.
‘Quella stronza’ come l’aveva amorevolmente chiamata, non era altri che la loro prof di Spagnolo, nota per essere irritante e soggetta agli scherzi degli studenti, quello era probabilmente la ragione della sua irritabilità.
“Quindi dove andremo oggi?” domandò un ragazzo che doveva appartenere all'altra sezione.
“Ciudad de las Artes y las Ciencias.”
 
Solo una volta arrivati in prossimità della città dell’arte e della scienza, capirono cosa intendessero realmente per città, Lucas glielo aveva spiegato, ma siccome studiavano spagnolo da poco più di un anno non avevano capito appieno il significato di città, non come lo capirono trovandosela davanti. Era un insieme di varie strutture dalle forme più strane, tra cui una a cui avrebbe dovuto assomigliare alla forma di una balena, che costituivano questa piccola città.
C’era un museo della scienza, dell’arte, un acquario, una serra per le piante e tanto altro ancora, e non era neanche sicuro che sarebbero riusciti a vedere tutto in giornata.
In mezzo alla calca per entrare riuscì ad individuare la cuffietta verde di Jeko, non riuscendo a nascondere un sorriso.
“Certo che se continui a sorridere per ogni cosa che lo riguarda nessuno penserà che io ti possa piacere, forse lui sì, perché è così cieco da non vedere che gli sbavi dietro.”
“Io non… Ehi!” Andrea sparì con uno strano sorriso divertito, lasciandola a sbollire ed imprecare contro di lui. Certo che nessuno avrebbe mai pensato che gli potesse piacere quando era così evidente il suo disprezzo per quel ragazzo.
 
"Allora come procede il piano malefico?"
Noemi si sporse sorridendo, interrompendola dall'osservare uno dei primi computer.
“Dimmi chi non lo sa che faccio prima.” borbottò infastidita proseguendo il percorso seguita dall'amica.
“Jeko non lo sa.”
Alli roteò gli occhi irritata
“Jeko, Jeko, sempre Jeko, vi prego potete cambiare argomento?!”
“Cosa c’è che non va con me?”
Ed ecco che la fonte principale dei problemi della ragazza si materializzò nel momento meno opportuno, con il suo sorriso adorabile, ma allo stesso tempo snervante.
“La nostra cara Alli è un po’ irritabile oggi.” Noemi le fece l’occhiolino e si defilò con una scusa alquanto stupida.
Jeko osservò in silenzio lo scambio di sguardi tra le due ragazze per poi avvicinarsi, una volta andata via Noemi, ad Alli.
Le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, facendola sorridere leggermente.
Are you okay han?”
Alli si limitò ad annuire, chiudendo gli occhi ed inspirando il suo profumo, che riuscì a calmarla, riaprì gli occhi e andò ad appoggiarsi con tutto il corpo su Jeko, che con naturalezza le mise un braccio intorno alle spalle, lasciandola risposare sulla sua spalla. Camminarono così, a lungo, osservati e invidiati, nessuno avrebbe mai pensato che fossero solo amici.
 
“Dove è andata a finire la mia californiana preferita?” Leo continuò a girare la testa in cerca di una testa castana, senza risultati. Mise il broncio e guardò Noemi, che invece roteò gli occhi per l’ennesima volta.
“Non conosci altre californiane.”
Leo le scoccò un sguardo di rimprovero per poi metterle una mano sulla spalla.
“Mimi perché sei sempre così perfida quando nomino la piccola californiana?” sorrise divertito vedendola evitare il suo sguardo e muoversi per allontanarsi, cosa che non riuscì a fare perché la stretta sulla sua spalla si intensificò.
“Sei forse gelosa Mimi?”
“Chi? Io? Non essere stupido! Di cosa poi?” Noemi continuava a sorridere e ridere nervosamente, insospettendo e divertendo ancora di più il riccio.
Leo le mise anche l’altra mano sulla spalla, sentendola irrigidirsi.
“Sei gelosa, ammettilo. Sei innamorata persa di me.” rimase per qualche secondo serio, secondi in cui Noemi rischiò di avere un infarto, per poi scoppiare a ridere.
“Sto scherzando tesoro, avresti dovuto vedere la tua faccia!” tolse definitivamente le mani dalle sue spalle, lasciandola respirare normalmente, piegandosi dalle troppe risate.
“Sei uno stronzo.” gli urlò lasciandogli uno schiaffo sulla schiena, che lo fece aumentare le risate, andandosene inferocita.
Quando si riprese, davanti a se trovò Jeko che a braccia incrociate lo osservava con un sopracciglio alzato.
“Che c’è?” domandò guardandosi intorno senza un vero motivo.
Jeko si avvicinò tirandogli una sberla sulla nuca, sentendolo emettere un verso strozzato, Leo gli lanciò un’occhiataccia, massaggiandosi la parte lesa.
“Che cazzo fai?”
“Vi ho visti prima, perché ti comporti così con lei?”
Leo sbarrò gli occhi, mentre Jeko riprendeva a parlare.
“Non hai ancora capito che gli piaci? Non puoi fare così cazzo, la fai soffrire!”
“Aspetta… Cosa stai dicendo? Non è assolutamente vero.” disse finalmente riuscendo ad assimilare ciò che gli era stato quasi urlato.
“Piaci a Noemi e l’unico che non l’ha capito sei tu! Apri gli occhi Leo!” Jeko lo fisso dritto negli occhi, aspettando una replica.
“Io… Cazzo. Proprio tu mi vieni a fare la predica?! Quando sei il primo che non capisce niente. Forse qui quello che dovrebbe aprire gli occhi sei tu!”
Questa volta fu il turno di Jeko a rimanere senza parole.
“Chiedi un po’ in giro e capirai.” Gli lanciò uno sguardo di sfida e se ne andò, lasciandolo in mezzo alla sala a riflettere sulle sue parole.
 
“Marti?” Jeko picchiettò l’indice sulla spalla della ragazza, che spaventata saltò in aria e con una mano sul cuore si girò per fronteggiarlo.
“Oh dio, sto diventando come Alli.” mormorò così a bassa voce che nessuno riuscì a sentirla, guardò poi Jeko infuriata, aspettando che si decidesse a parlare.
“C’è forse qualcosa che non so?” domandò infine timidamente, lasciandola per qualche secondo senza parole, non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo.
“Stai bene?” gli chiese portandogli una mano sulla fronte e controllando che non avesse la febbre, niente, la tolse scuotendo la testa.
“C’è qualcosa che mi tenete nascosto?” Marti lo guardò sbarrando gli occhi, pensando che c’erano così tante cose che non gli avevano detto, che non sapeva quale avesse potuto scoprire.
“No?” Jeko le riservò uno sguardo sprizzante, riprendendo un po’ del suo vero io e non quella versione timida.
“Non so come dirlo cazzo.”
“Tu provaci.” anche se in realtà avrebbe voluto dirgli di stare zitto e scappare via, perché aveva dovuto chiedere proprio a lei? C’erano Bec e Ro, anche Alli, no forse Alli no.
“Okay… Piaccio a qualcuno e io non me ne sono ancora accorto?”
Merda, pensò stringendo i denti, pensando a cosa dire senza rovinare tutto.
“Piaci a Vicki!” esclamò felice di aver trovato un nome, il piano B consisteva nel dire un nome a caso e inventare una scusa per scappare.
“Lo so, e no, sai che non è quello che intendo.”
Non dirmi che finalmente ci sei arrivato, pensò sorridendo leggermente.
“Diciamo che per ipotesi tu possa piacere a qualcuno che ti conosce da molto tempo e che tu conosci molto bene.” disse enfatizzando più del dovuto sul molto, Jeko annuì registrando le parole, per poi rimanere in silenzio, un po’ più del dovuto, tanto che Marti si avvicinò passandogli la mano davanti il viso, non avendo una reazione.
“Cazzo… cazzo… cazzo.”
Forse ci è arrivato.
Si portò entrambe le mani nei capelli e guardò Marti sofferente, lei gli lasciò qualche pacca sulla spalla, cercando si consolarlo.
“Che cazzo faccio? Io… io non posso starle lontano. Ecco perché faceva così! Dio che stupido!” continuò a muovere la mani nei capelli, tirandoli e ricominciando a passarci le dita.
Marti abbozzò un sorriso, poi si fece seria.
“Dimmi solo questo, ti piace?”
Smise di torturarsi i capelli, rendendosi conto in quel momento di non avere più la sua cuffietta e ricordandosi subito dopo di averla data ad Alli, e alzò lo sguardo impaurito verso l’amica.
“No-non lo so, non ci ho mai pensato.” disse infine.
“E poi le cose cambierebbero troppo, e se rovino tutto? E’ la mia migliore amica, non posso perderla!”
“Certo che dite le stesse cose, potevo dirvele allo stesso momento così avrei risparmiato un po’ di fiato.” borbottò sottovoce, ma non abbastanza per non farsi sentire.
“Cosa?”
La ragazza mosse la mano nella sua direzione, come a fargli capire di lasciare perdere.
“Dicevo, è inutile, ormai le cose sono già cambiate, non si può più tornare indietro, o vi svegliate o non lo so come andrà a finire, non bene di sicuro.”
“Sì, ma..”
“Niente, adesso vai a farti un giro e schiarisciti le idee.”
Jeko fece per ribattere, ma ci rinunciò quando capì che sarebbe stato inutile.
Iniziò a camminare seguendo la massa, non facendo caso a dove sarebbe andato a finire.
Come avrebbe fatto a capire se provava qualcosa per lei, quando per anni non si era accorto di niente?
Quando aveva scoperto la verità, prima di rendersi conto di come sarebbe tutto cambiato e a cosa sarebbe andato incontro, era stato felice.
 
“Sta arrivando, sorridi!” Alli non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni, che Andrea la voltò verso di se, mostrandole un sorriso e sistemandole dolcemente la cuffietta di Jeko, non capiva cosa stesse succedendo, ma decise di assecondarlo sorridendo.
 
Quando Jeko individuò la sua cuffietta verde, sorrise immediatamente, sorriso che sparì non appena vide la vicinanza Andrea e il suo sorriso diretto alla sua Alli.
Aveva appena scoperto una cosa che aveva scombussolato tutto il suo mondo e neanche un minuto dopo la vedeva tutta presa con il suo vicino di banco.
Li sorpassò infuriato, dirigendosi all'uscita di quella parte della città, quando arrivò all'aria aperta su quel piccolo ponticello, chiuse gli occhi e strinse il ferro della ringhiera con forza.
Era arrabbiato e ferito e non ne capiva il motivo, forse era così che si era sentita quando l’aveva visto con Ilaria.
Aveva voglia di vendicarsi e farla soffrire, farla stare peggio di lui, ma allo stesso tempo non sarebbe riuscito a farle del male, era la sua piccola Alli Kelly.
Rimase a fissare il vuoto davanti a se per un tempo indefinito, fino a quando notò uno dei suoi compagni di classe cercarlo e intimargli di seguirlo, perché era ora di andare via.
Mentre raggiungeva il resto dei suoi compagni si domandò quanto tempo fosse stato fuori, per essere arrivati già al momento di andare, guardò il cielo e si accorse del tramonto.
Abbassò lo sguardo trovandosi l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.
“Ehi.” gli sorrise lievemente, attorcigliando una ciocca dei suoi capelli nervosamente.
“Ehi.” le rispose con voce priva di emozioni.
“Stai bene? Sei sparito prima.” Alli si avvicinò preoccupata, gli toccò il braccio dolcemente, mentre lui cercava in tutti i modi di combattere quella sensazione di benessere.
“Te ne sei anche accorta, complimenti.” il suo tono di voce era sprezzante e Alli si allontanò come scottata da quelle parole.
“Che ti prende?”
“Niente.” senza lasciarle il tempo di dire altro si girò e si allontanò dalla ragazza.
“Jacopo!” urlò quando lo vide andarsene, senza però ottenere risposta.
 
Nel viaggio di ritorno in tram, Jeko si sedette lontano dagli altri, guardando male chiunque avesse provato a sedersi accanto a se, passò gran parte del tragitto ad osservare la città fuori dal finestrino.
Sentendo qualcuno sedersi accanto, si preparò a lanciare l’ennesima occhiataccia, rendendosi poi conto di chi fosse.
“Allora che ci fai qui tutto solo soletto?” domandò Marti continuando a sorridere, come se lei fosse a conoscenza di qualcosa che lui non sapeva.
“Penso.”
“Interessante.”
Sentì lo sguardo insistente della ragazza, costringendosi a guardarla in faccia e aspettare che dicesse qualcosa.
“Quindi sei geloso.” sentenziò infine ancora sorridente.
“Geloso io? Sei fuori strada.” si voltò nuovamente verso il finestrino, cercando di chiudere il discorso.
“Quindi non ti ha dato fastidio vederli insieme?”
Girò di scatto la testa, guardandola sorridere divertita.
“Tu.. come?”
“Io so tutto mio caro.” sorrise ancora di più se possibile.
“Sei geloso.”
“Io non sono geloso.” brontolò incrociando le braccia sul petto.
“Oh sì invece, pensaci.” si alzò e lo lasciò a guardare il posto ormai vuoto con un’espressione stupita in volto.
Forse era proprio quello che stava cercando per capire.
 
 
Un mese esatto wuhuu!
Per prima cosa volevo dirvi che invece di Barcellona ho cambiato con Valencia, il perché è complicato, ma infine non cambia granché.
Jeko finalmente ha capito! (con un po' di aiuto, ma non importa)
Forse adesso le cose si smuoveranno un po', chi lo sa ;)
See you next time!
With love Ellie.

 
 
 

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Capitolo 10
*** Let me clear this up. ***




Let me clear this up.
 
“Jeko mi sta evitando.” sentenziò Andrea sbuffando e buttando il capo sulle braccia incrociate sopra il tavolo dell’aula.
“Ma siete in casa insieme, come fa ad evitarti?” Alli alzò un sopracciglio nel dire la frase, osservandolo muoversi e lamentarsi, sorprendentemente in quei giorni in cui avevano finto si erano avvicinati un po’, quanto bastava per intrattenere una conversazione civile senza sfociare in una discussione.
Andrea mosse leggermente la testa per intravedere Alli, che a sua volta lo osservava confusa, lui assunse un’espressione sofferente e le rispose.
“E’ quello che mi chiedo anch’io. E’ irritante vederlo inventarsi scuse su scuse. Gli sto solo facendo un favore!” all'ultima frase alzò la testa e raddrizzò la schiena con sguardo determinato, guardò Alli e si alzò.
“Cosa stai facendo?” Alli si sporse ad afferragli il braccio leggermente preoccupata, Andrea si fermò e girandosi la osservò senza battere ciglio.
“Vado a dirgli la verità.”
“Non ci provare nemmeno.”
“Sì invece, è l’ultimo giorno e lui è un coglione perché sono passati quasi cinque giorni da quella cosa e non si è ancora dato una mossa!”
La ragazza lo guardò sempre più confusa, gli lasciò andare il braccio e aspettò una spiegazione, che non voleva arrivare, perciò glielo chiese chiaro e tondo.
“Niente di cui tu debba sapere.”
“Andrea?”
“Oh ma che palle di tutti voi! Non gli dico niente, ma mi avete rotto.” e senza dire altro scattò in avanti e lasciò la stanza, fortuna che erano in pausa.
“Ma che…” mormorò Alli seguendolo con lo sguardo finché non sparì dalla sua vista.
Osservò i compagni che andavano e venivano e ripensò a quella settimana, dopo il secondo giorno Jeko era diventato più distante, le poche volte che lo incontrava si fermava a parlare solo per pochi minuti, per il resto del tempo spariva.
E lo stesso comportamento lo aveva con il suo compagno di stanza.
L’unica spiegazione valida era che si fosse accorto di loro due e che quindi il piano di Marti stesse funzionando, anche se non ne era molto convinta.
Ro sosteneva avesse le sue cose, Bec diceva di non ascoltarla e Marti rideva.
Sbuffò e si lasciò andare sul poggia schiena, vedendo i suoi compagni rientrare tra cui un silenzioso Andrea e Ro che consolava Leo… cosa si era persa?
Fissò l’amica aspettando che si voltasse e le fece capire cosa fosse successo, ma quando successe lei scosse la testa facendole segno di rimandare a dopo, Alli annuì continuando però ad osservarli preoccupata.
Alla fine della lezione Lucas annunciò che quella sera, dopo una piccola cena offerta dalla scuola, sarebbero andati in una discoteca lì vicino per festeggiare. Ovviamente non appena aveva pronunciato quelle paroline magiche si era scatenato il putiferio, Alli sembrava l’unica a non esserne entusiasta.
 
Dopo la cena, che consisteva in pizzette e stuzzichini vari, si divisero tutti dirigendosi ognuno verso la propria fermata del tram. Alli e Marti non lo persero per qualche secondo, iniziando a ridere senza motivo una volta salite, ricevendo occhiatacce da tutti i passeggeri.
Corsero dalla fermata verso a casa, non avendo molto tempo prima del prossimo tram.
La signora Rodriguez era seduta in cucina a cenare, non appena le sentì arrivare si alzò dalla sedia e si affacciò sulla porta salutando le due ragazze, che ricambiarono il saluto frettolosamente, correndo su per le scale, non investendo per poco Mati. La donna scoppiò a ridere per la loro fretta e con calma tornò a finire la sua cena accompagnata dai miagolii del gatto.
Nel frattempo Marti correva a recuperare l’asciugamano per poi chiudersi in bagno e lavarsi a tempo record e uscire per lasciare il posto all'amica.
Una decina di minuti dopo erano magicamente pronte per uscire, in anticipo di ben cinque minuti che le risparmiarono la corsa e quindi l’ennesima sudata.
Non appena raggiunsero la fermata arrivò il tram, salirono sorridendo e finalmente rilassandosi, solo in quel momento potendo osservare l’abbigliamento dell’altra.
Marti fece passare lo sguardo sul vestitino rossiccio di Alli, alzò gli occhi incontrando il suo sguardo ansioso, le sorrise e le mostrò il pollice sentendola sospirare tranquilla.
“Ti piace il mio?” chiese facendo alzare leggermente una parte del vestito azzurro.
“Stai benissimo, ma te l’avevo già detto quando l’hai comprato.” annuì alle sue stesse parole, vedendo Marti fare una linguaccia, scoppiando così a ridere.
Rimasero in silenzio gran parte del viaggio, osservando una Valencia notturna, quando Marti puntò improvvisamente lo sguardo su Alli.
“Jeko cadrà ai tuoi piedi.”
“Marti.” sussurrò dura Alli, ricambiando l’occhiata.
“Sì, scusa.” borbottò con voce da bambina tornando a guardare fuori.
 
Arrivarono nel luogo d’incontro stabilito dai prof, in un paio di minuti il luogo si riempì di ragazzi eccitati dall'idea di divertirsi e ballare, Alli rimaneva imbronciata affiancata da Bec sulla sua stessa lunghezza d’onda.
Alli non era mai stata una fan delle discoteche o semplicemente dei posti troppo affollati, l’unico che faceva eccezione era l'Ema a cui ormai era talmente abituata da non farci quasi più caso, ma quando era un luogo nuovo era tutto più difficile, e per sua fortuna aveva sempre potuto contare su Bec, anche lei non una fan.
“Ragazzi!” l’urlo della donna fece voltare e zittire tutti i presenti, per una volta interessati a cosa avesse da dire.
“Siamo tutti, quindi non indulgiamo e dirigiamoci verso la vostra amata discoteca, così prima andiamo prima torniamo...”
“Contaci!” urlò qualcuno dal fondo, scatenando varie risate.
“… E’ a solo due isolati da qui, quindi seguitemi.” detto ciò lanciò uno sguardo assassino a colui che aveva parlato e si incamminò non aspettando nessuno.
Come aveva annunciato, la discoteca era davvero vicina, tanto che già dall'isolato dopo iniziarono a sentire la musica e le urla di giovani ubriachi e non, accrescendo così l’entusiasmo già sproporzionato di alcuni.
Una volta davanti all'entrata la prof diede dei biglietti all'uomo e dopo che questo le disse qualcosa, si voltò facendo cenno al gruppo di entrare. Lasciarono i giubbotti ad un ragazzo che a sua volta gli lasciò un fogliettino con un numero e prima di entrare nella vera e propria discoteca, vennero fermati dalla prof che consegnò a tutti dei biglietti con una consumazione di analcolici e intimando ai maggiorenni di non ubriacarsi, ovviamente fu del tutto inutile, vedendoli fremere decise infine di lasciarli andare non prima di dargli una scadenza, massimo alla una fuori dal locale.
Bastò un minuto perché tutti si dispersero nell'immensa sala, un tripudio di luci fosforescenti e musica a tutto volume, persone che ballavano troppo attaccati e gente ubriaca che barcollava da una parte all'altra, Alli non vedeva l’ora di andarsene, eppure in quel momento avrebbe voluto che Jeko fosse stato con lei, ma no, lui era sparito, come al solito del resto.
“Andiamo a prendere da bere?” propose Noemi urlando per farsi sentire oltre la musica, le ragazze annuirono seguendola verso il bancone ammassato di gente.
Solo in quel momento si ricordò di dover chiedere ad Aurora cosa fosse successo con Leo, si avvicinò al suo orecchio e le fece la domanda, Aurora indugiò su di lei prima di spostare lo sguardo su Noemi e farle un cenno con il capo per intendere che fosse lei il problema. Alli annuì rendendosi conto di averlo saputo fin dall’inizio, si ripromise di parlarne una volta lontana da quel casino.
Dopo una attesa che parve un’eternità riuscirono ad avere i loro drink analcolici, si spostarono vicino a dei divanetti, interamente occupati, giusto il tempo di bere e cercare di chiacchierare.
Cercarono alzandosi sulle punte qualcuno di conosciuto e una volta trovato decisero, Ro, Marti e Noemi di buttarsi e ballare, mentre Alli e Bec guardandosi decisero di rimanere ai loro posti.
Marti si voltò verso le amiche chiedendosi perché non si stessero muovendo, le fece cenno di seguirla, ma entrambe scossero la testa, la ragazza corrucciò la fronte e strattonando per il braccio Ro le fece segno verso le amiche, facendole comprendere al volo quale fosse il problema, infatti in meno di un secondo Ro tornò sui suoi passi prendendole per i polsi e trascinandosele al seguito col sorriso stampato.
Tentare di liberarsi era inutile, perciò dopo qualche secondo Alli e Bec si lasciarono trascinare senza resistenza, tanto era inutile.
Si infilarono tra due gruppetti e iniziarono a muoversi al ritmo della musica, tutte tranne Alli, perfino Bec aveva alzato le spalle e aveva iniziato a ballare, si guardava intorno in imbarazzo continuando a sentirsi osservata, Marti le scosse il braccio attirando la sua attenzione e obbligandola a muoversi un po’, seguendola, cosa che sembrò funzionare, infatti sempre con un po’ di imbarazzo iniziò a seguire i passi dell’amica sentendo finalmente la musica che fino a qualche attimo prima aveva dimenticato esserci.
Ro e Noemi le mostrarono il pollice sorridendo e lasciandosi andare sempre di più.
Ogni volta che cambiavano canzone si scatenavano sempre di più con urla divertite.
Improvvisamente Alli sentì una mano poggiarsi sul suo fianco, si voltò di scatto trovandosi davanti una faccia sconosciuta, che gli sussurrava qualcosa di incomprensibile, la ragazza scosse la testa a qualsiasi cosa stesse dicendo, ma il ragazzo non capì e continuò a muoversi, Alli si guardò in giro in cerca di una via di fuga, se non fossero tutti appiccicati come sardine se lo sarebbe già staccato di dosso, ma di spazio non c’è n’era. Improvvisamente le venne un’idea e sorridendo afferrò la mano di Aurora intrecciandola alla sua e mostrandola al ragazzo con espressione mortificata, Aurora per fortuna sembrò capire e gli lanciò un’occhiataccia delle sue facendolo finalmente sparire.
Scoppiarono a ridere e Alli mimò un grazie, che Ro ricambiò con un occhiolino.
Per più di un’ora ballarono indisturbate e solo quando i piedi iniziarono a richiamare un po’ di pausa decisero di andare a cercare un posto dove sedersi, impresa ardua, come fu quella di uscire dalla calca che ballava.
Per miracolo trovarono un piccolo divanetto, a due, dove sedersi, Alli e Noemi furono quelle a sedersi nei posti mentre Marti e Bec si sedettero sui bordi.
Si lasciarono andare sul divano chiudendo gli occhi e smettendo di ascoltare la musica che ormai risiedeva nella loro testa.
“Devo andare in bagno.” Alli iniziò ad agitarsi sul divano guardando le amiche con sguardo supplicante, senza ottenere risposto, fin quando Bec non roteò gli occhi e si alzò vedendo Alli sorridere e alzarsi a sua volta. Andare in bagno non fu mai così traumatico e difficile, ci misero un’eternità a trovarlo e la fila che c’era era anche peggio, per non parlare degli assorbenti lasciati a terra, uno schifo.
Quando però tornarono al divano lo trovarono vuoto, inizialmente pensarono di essersi perse, decisero infine di andare in mezzo alla calca sapendo di trovarle lì, ma quando Alli si voltò per chiedere una cosa a Bec non la trovò, si guardò intorno alzandosi sulle punte, ma non bastò a trovarla.
Rimase per qualche minuto immobile, o almeno ci provò perché fu spinta in continuazione dalle persone che ballavano.
Quando decise di uscire da quella massa di gente accalcata, qualcuno le picchiettò sulla spalla e per un secondo temette fosse di nuovo lo sconosciuto, ma quando si trovò davanti un ragazzo alto biondo e davvero attraente non poté fare a meno di sorridere, sorriso che venne intercettato dal ragazzo.
Are you alone?” attraente e inglese, il sorriso della ragazza continuò ad aumentare.
I’m with my friends, but at the moment i lost all of them.” il ragazzo assunse un’espressione dispiaciuta.
Do you mind if i stay with you? I don’t wanna let you alone, you’re so cute. Wanna dance?”
Alli non se lo fece ripetere due volte, annuì e lo lasciò avvicinarsi, una volta vicino al suo orecchio il ragazzo le chiese come si chiamasse e di dove fosse, le chiese poi come facesse a parlare così bene l’inglese essendo italiana e lei fu più che felice di spiegarglielo, dovendo avvicinarsi. Scoprì che il suo nome fosse Jamie e che come aveva capito in precedenza fosse inglese.
Ballarono sempre più vicini fin quando lo sentì appoggiare le labbra sul suo collo stringendole un fianco, risalì piano arrivando fino alle labbra e senza indugiare fece scontrare le loro labbra in un bacio frettoloso, che per dispiacere della ragazza durò troppo poco.
Non ebbe il tempo di aprire gli occhi che venne trascinata lontano da Jamie, quando lo vide ormai lontano con espressione confusa sbuffò, e girandosi verso il suo ‘salvatore’ rimase pietrificata vedendo in lui Jeko, lo stesso Jeko che continuava ad evitarla.
Raggiunsero una zona più tranquilla e finalmente Alli riuscì a riprendersi il suo braccio stritolato, massaggiò la parte dove la sua mano l’aveva stretta lanciandogli qualche occhiata assassina.
“Ma che diavolo ti è preso si può sapere?” sbraitò continuando a tenere la mano sul braccio.
Jeko respirò a fondo e si voltò a guardarla, abbassando lo sguardo sul suo braccio solo per un secondo, per poi tornare con gli occhi fissi in quelli di Alli.
“Cosa diavolo è preso a te?! Non puoi andare in giro a baciare il primo che ti capita, cazzo!”
Alli sbarrò gli occhi sorpresa dalla sua reazione, di certo non era quello che si sarebbe aspettata.
“Ma hai bevuto?” chiese sempre più furiosa, lasciando la presa sul braccio e stringendo i pugni. Jeko scosse la testa con forza lasciandole un’occhiata di fuoco.
“E poi perché non avrei potuto baciarlo?”
“Perché non puoi e basta, non è giusto.”
“Cosa non è giusto? Non sto tradendo nessuno quindi che problemi ci sono?” chiese sfidandolo per vedere fino a che punto sarebbe arrivato, o sarebbe esploso una volta per tutte oppure avrebbe continuato a fingere.
“Non puoi cazzo, non puoi baciare nessuno l’hai capito?! Ci sono dei problemi eccome perché non mi va giù, va bene? Sono geloso! E’ questo che volevi sentirti dire eh?” Alli rimase paralizzata dalla sorpresa, non era decisamente quello che si era aspettata. Jeko stava tremando dalla rabbia e dal nervoso e continuava a guardarla con quegli occhi così azzurri e così intensi. Scosse la testa, non riuscendo a sopportare il suo sguardo.
“Guardami.” la voce era ferma, ma la mano con cui le tirò su il mento tremava.
“Mi piaci Alli Kelly e mi dispiace di averci messo così tanto per capirlo, ma avevo e ho ancora paura di cosa succederà, se finirà male non voglio perdere la mia migliore amica.”
Alli scosse la testa, ma mentre lo fece sorrise e quando tornò a guardarlo negli occhi sorrideva anche lui.
Gli strinse la mano che teneva ancora sotto il mento e l’abbassò, intrecciandovi poi le dita, Jeko abbassò lo sguardo guardando le loro mani intrecciate, rialzò poi lo sguardo continuando a sorridere.
“Ho paura anch'io, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, se andasse male voglio che in qualche modo restiamo amici anche se so che non sarà facile.”
Jeko annuì.
“Aspetta, ma come hai fatto a capire che mi piacevi? Erano mesi ormai, non è possibile che l’hai fatto da solo.” borbottò inclinando il capo e osservandolo passarsi la mano libera nei capelli, imbarazzato.
“Beh… me l’hanno fatto capire.”
“Giuro che ammazzo Andrea!” esclamò staccando la sua mano da quella di Jeko.
“Andrea?!
“Ma sì, non fingere di non sapere che fingevamo di piacerci per farti ingelosire e capire che ti piacevo.”
Jeko rimase a bocca aperta e in quell'istante capì il comportamento dell’amico, si ripromise di scusarsi una volta trovato.
“Veramente me l’ha fatto capire Leo, ma grazie per avermelo detto.” disse sorridendo e vedendola borbottare qualcosa e poi arrossire. Riprese la sua mano e la rintrecciò.
“Quindi adesso…”
“Potresti tapparti la bocca e lasciarmi fare.” e senza darle il tempo di capire a cosa stesse alludendo si fiondò sulle labbra delle ragazza, che in un primo momento non collaborarono, ma quando si rese conto di cosa stesse accadendo, non ci mise molto a ricambiare più che entusiasticamente quel bacio che aspettavano da troppo tempo.
L’ultima volta in cui si erano baciati era stato breve e sapeva di alcol, il giorno della festa di compleanno di Alli, ma l’ultima volta in cui si erano baciati realmente risaliva ad anni prima.
Jeko non ci mise molto ad attirarla a se, in modo che i loro corpi furono schiacciati l’uno contro l’altro, lei portò le mani tra i suoi capelli stringendogli qualche ciocca provocandogli moti di dolore, a cui lui si vendicò attraverso morsi alle labbra. Ridevano mentre si baciavano e continuavano a toccarsi non riuscendo a staccarsi l’uno dall'altro. Le loro lingue giocavano a rincorrersi e a toccarsi, in un bacio sempre più bisognoso e bramoso.
Quando si staccarono, finirono ad appoggiarsi alla fronte dell’altro, sorridendo e sfidandosi con lo sguardo, ancora attaccati e stetti in quello strano abbraccio.
Alli fece mente locale e sono in quel momento si ricordò di un dettaglio piccolissimo.
“E Ilaria?” solo dopo averlo detto si rese conto di averla chiamata con il suo nome e non con il soprannome che le avevano dato e che usavano sempre.
Jeko mugolò qualcosa poi si staccò da lei e si appoggiò al muro, tirandosela addosso subito dopo, sorrise e fece per baciarla di nuovo quando lei con uno sguardo truce lo blocco, lui alzò le braccia in segno di resa e si preparò a parlare.
“Non stavamo insieme, scopavamo e basta.” rispose semplicemente, non rendendosi conto di quello che aveva appena detto.”
“Jeko!” gli tirò una sberla in testa sentendolo borbottare qualcosa contro e imbronciarsi.
“Devi sempre rovinare tutto con le tue uscite del cazzo, non volevo sapere okay? Ti piacerebbe si ti raccontassi io di cosa facevo con quell'altro eh?”
Sembrò pensarci per qualche secondo per poi scuotere la testa rapidamente, storse la bocca e borbottò un “In effetti…”
Passarono alcuni secondi in cui si limitarono ad osservarsi ancora sorpresi, quando Alli si rese conto di una cosa.
“Ma quindi cosa siamo?” domandò timidamente, abbassando la voce.
“Amici che fanno questo…” disse sporgendosi per baciarla. “… e altro.”
“Jeko cazzo!” brontolò evitando di lasciargli un’altra sberla, vedendolo però scoppiare a ridere, si divertiva lui.
“Dai tesoro scherzo. Proviamo a stare insieme e vediamo come va.” le sorrise accarezzandole dolcemente il viso.
“Chissà che diranno gli altri quando lo sapranno.” si domandò appoggiando il capo sul petto del ragazzo, che prese ad accarezzarle i capelli con una mano e a stringerle la vita con l’altra.
“Probabilmente diranno qualcosa come ‘era ora’ o ‘finalmente vi siete svegliati’.”
Alli alzò gli occhi e rise vedendo la sua espressione imbronciata.
“Molto probabile.”
 
Nello stesso momento in cui Jeko si sporse verso le sue labbra, un urlo lacerò il silenzio che si era creato.
Spaventati si voltarono nella direzione da cui proveniva e poco lontano da loro trovarono Martina, che sorridente, saltellava su e giù sui tacchi, muovendo le mani entusiasta.
“Dio sia lodato!” esclamò avvicinandosi e schiacciandosi le guance con le mani, continuando a sorridere.
Jeko si appoggiò nuovamente al muro, sospirando rumorosamente e alzando gli occhi, mentre Alli rimaneva in silenzio ad osservare l’amica.
“Finalmente! Ed è tutto merito mio.” iniziò a vantarsi continuando a muoversi senza riuscire a fermarsi.
“Cosa?” Alli si voltò prima verso Jeko per poi tornare a guardare l’amica, lui le sorrise scusandosi mentre lei si limitò ad alzare le spalle incurante.
“L’aveva già capito, io gli ho solo dato una spinta, che vedo abbia funzionato… Quindi?” chiese fermandosi e fissandoli curiosa.
Jeko scosse la testa ridendo e portando un braccio intorno alle spalle di Alli.
“Sì Marti, stiamo insieme, contenta?”
La ragazza ricominciò a saltellare e ad emettere urletti eccitati, poi senza avviso si fiondò su entrambi abbracciandoli, i due ricambiarono qualche secondo dopo ancora scossi, iniziando poi a ridere senza motivo.
 
Prima di tornare dalle altre assieme a Marti, Jeko la tirò su di se sporgendosi per lasciarle un bacio veloce e sussurrarle qualcosa all'orecchio, lei scosse leggermente la testa e salutandolo con la mano seguì l’amica nel luogo in cui si trovavano le altre.
“Cosa ti ha detto?” le chiese con finto disinteresse mentre rientravano nel caos, Alli le lanciò un’occhiata poi sorrise.
“Che mi terrà d’occhio.”
“Sa molto di stalker…” Alli le tirò una gomitata nel fianco facendola emettere un gemito di dolore, Marti le riservò uno sguardo truce proseguendo senza fiatare.
Avvistò le amiche in lontananza e non appena la videro, si precipitarono verso di lei, prima di tutte Bec che si fiondò la tra sue braccia preoccupata.
“E’ da un’ora che ti cerchiamo, ho preso una paura quando ti ho persa di vista, ma uno stronzo mi ha rovesciato il drink addosso…” disse indicando la macchia scura sul suo vestito nuovo, con espressione imbronciata. “… poi ho iniziato ad insultarlo e quando ho alzato lo sguardo non c’eri più. Ho trovato le altre e mi hanno detto di non preoccuparmi, ma magari ti avevano rapita, oppure qualcuno ti stava stuprando. Oddio non è successo vero?!” Bec continuò a controllarla e agitarsi sempre di più, finché Alli sorridendo non le afferrò le spalle e la bloccò.
“Sto bene, non è successo niente. Ho incontrato Jeko e abbiamo chiarito.”
“Oh per fortuna.” sospirò posandosi una mano sul petto, sentendosi libera di un penso, la gemella e Noemi alle sue spalle si sporsero in avanti osservando Alli e chiedendole con lo sguardo se fosse tutto apposto, lei si limitò ad annuire e sorridere.
 
Alla una erano tutti fuori la discoteca, le prof che aspettavano più sorridenti del solito, forse troppo e persone leggermente brille che ridevano e scherzavano.
Noemi e Ro avevano raccontato di aver incontrato le loro prof bere qualche drink uno dopo l’altro per poi chiacchierare e flirtare con alcuni uomini che avevano incontrato al bar, le due si erano dette sconvolte ed erano scappate via non riuscendo più a trattenersi dal ridere, perciò per loro fu un’impresa ardua resistere dall'impulso di scoppiare nuovamente così a stretto contatto.
“Ragazzi ci siamo tuutti. E’ oraa di tornaree!” la loro prof severa era diventata una teenager ubriaca e troppo felice.
Tutti si guardarono sconvolti non accennando a volerla seguire, come era già successo all'andata, solo quando riuscirono a metabolizzare ciò che successe iniziarono con tranquillità a raggiungere ognuno la propria fermata.
Alli e Jeko si salutarono normalmente come se niente fosse successo, le lasciò un bacio sulla fronte e salutò le altre prima di dirigersi verso Andrea e tornare a casa, non avrebbero dormito molto, nessuno l’avrebbe fatto siccome l’indomani sarebbero partiti dal ritrovo alle 7.30, fortunatamente le famiglie li avrebbero accompagnati.
“Non hai intenzione di dirlo alle altre?” Alli si girò a guardare l’amica seduta difronte a lei nel tram, ancora una fermata e sarebbero arrivate.
“Certo che lo sapranno, quando torniamo a casa glielo dirò, ma a nessun altro. Se lo scoprono non importa, però preferiamo tenercelo per noi.”
“Fate bene.” Alli fece per replicare qualcosa riguardo al fatto che fosse troppo presto, quando si rese conto che Marti non aveva risposto come se l’era aspettato.
“Oh, beh grazie?”
Marti scoppiò a ridere scuotendo la testa e alzandosi, notando che fosse arrivato il momento di scendere.
“Su andiamo, che domani dobbiamo svegliarci presto.”
“Non ricordarmelo.” borbottò Alli sbuffando e raggiungendola sulla porta, che dopo che Marti ebbe schiacciato il pulsante, si aprì.
 
“Perché diavolo siamo andati in quel cavolo di posto eh?”
“Voglio dormire.”
“Non ce la faccio.”
Questi e altri commenti erano ciò che i ragazzi continuavano a ripetere da quando si erano ritrovati nel punto d’incontro, se non da quando si erano svegliati.
Alli e Marti erano arrivate per prima, siccome la signora Rodriguez sarebbe dovuta andare al lavoro presto, la donna le aveva abbracciate una ad una e le aveva salutate con voce tremante, mentre le ragazze sorridevano tristi.
Erano sedute sulle loro valigie, che se possibile pesavano più di prima, ed erano imbacuccate fino alla testa dai cappotti, per il troppo vento.
Nel frattempo erano arrivati anche gli altri e il bus che gli avrebbe portati all'aeroporto era arrivato.
Mentre caricavano i bagagli nel vano apposito, Alli si sentì picchiettare sulla spalle e voltandosi trovò il volto addormentato, ma sorridente, di Jeko con la cuffia verde che per poco non gli copriva gli occhi.
“Ehi.”
“Ehi.” ricambiò il saluto dolcemente, avrebbe tanto voluto alzarsi sulle punte e baciarlo, ma farlo davanti a tutti le dava fastidio, così si limitò a stringergli la mano senza farsi notare.
“Hai dormito?” gli chiese vedendolo sbadigliare e portarsi la mano davanti la bocca, per poi strizzare gli occhi.
“Non molto.” sorrise storcendo il naso. “Voi due? Avete parlato di quanto sono bello immagino.”
Alli staccò le loro mani intrecciate per dargli una sberla sul braccio.
“No, e sei un’idiota, come al solito.”
“Però vuoi tanto bene a questo idiota, no?” rise indicandosi il viso ed assumendo uno sguardo triste, Alli sospirò mordendosi il labbro per non scoppiare a ridere.
“Si, si, certo.” ma Jeko sapeva bene cosa aveva voluto dire. L’aiutò a caricare la valigia e fece lo stesso con la sua.
In corriera si sedettero vicini, con davanti Marti e Andrea e dietro le gemelle, perciò si limitarono a stuzzicarsi come il loro solito.
Arrivarono giusto in tempo per il check-in e in velocità si imbarcarono, non vedendo l’ora di tornare a casa.
Un paio d’ore dopo e si trovavano a Malpensa, andarono a ritirare i bagagli tutti insieme e non appena videro i genitori si separarono salutandosi e promettendosi di sentirsi il giorno dopo.
Alli e Jeko furono gli ultimi a raggiungere la famiglia, perché nascosti agli occhi degli altri si erano fermati per scambiarsi qualche bacio, arrivarono nel punto in cui i genitori si trovavano ancora ridendo.
Alli salutò Andrea il fratello di Jeko e suo padre, prima di andare da James che la aspettava tranquillo, quando la vide si avvicinò per abbracciarla e lasciarle un bacio sulla testa, le prese la valigia, lamentandosi di quanto pesasse e raggiunse l’auto.
A casa non ebbe il tempo di aprire la porta che Leah iniziò il suo terzo grado, che continuò per ore, finché la ragazza non si stancò e si richiuse in camera.
Si buttò sul letto, sorridendo felice di essere a casa, anche se già le mancava Valencia.
Il cellulare le vibrò contro la gamba e non appena lo lesse un sorriso le spuntò sul volto, scrisse velocemente qualcosa, mettendolo in carica, si coprì con le coperte e chiuse gli occhi felice come non era mai stata.
 
 
Ebbene sì, non è un miraggio! Sono io! (ma va)
L'ispirazione è magicamente arrivata e io l'ho accolta a braccia aperte, perciò qui è il capitolo.
(se da voi c'è stato brutto tempo, ecco qui il motivo lol)
Ed ecco il grande momento, siete contenti? Che ne pensate?
Alla prossima!
With love Ellie.

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Capitolo 11
*** A New Beginning. ***




A New Beginning.

Scese dal bus e sistemandosi lo zaino sulle spalle si diresse al loro posto, dove Jeko e Aurora stavano discutendo tra un tiro e l’altro. Non appena lo vide non poté fare a meno di sorridere, ripensò al giorno prima quando si erano incontrati sotto casa della ragazza solo per un bacio veloce e un abbraccio.
Lo vide passarsi una mano sul braccio lasciato scoperto da quella strana t-shirt multicolore e rabbrividire.
Sentì Ro dargli dell’idiota per non essersi messo qualcosa sopra e lui lamentarsi di quanto fosse stato caldo in casa sua.
Ro finalmente la vide e sorridendo alzò la mano libera salutandola, facendo così voltare Jeko che vedendola mostrò una smorfia ricambiato subito da Alli, che poi scoppiò a ridere.
Senza farsi vedere da Ro, impegnata a sistemarsi i ciuffi fuggiti al suo cocon con la mano libera, gli passò dolcemente una mano sul braccio che poco prima aveva riscaldato, lui abbassò lo sguardo su di lei sorridendole grato e stringendole velocemente la mano.
Quando Ro tornò a guardarli sorrise tranquillamente, non accorgendosi di nulla.
Marti arrivò poco dopo, saltellando e guardando tutti con gli occhi a cuoricino, inizialmente Jeko e Alli ne furono spaventati, ma poco dopo capirono che ‘quello’ non era diretto a loro, bensì a quel povero santo di Lorenzo, infatti non appena suonò la prima campanella Marti si fiondò tra le persone che prive di entusiasmo sorpassavano i cancelli, con molta calma anche Ro, Jeko, Alli e Bec, arrivata qualche minuto prima, la seguirono.
Una volta dentro l’edificio camminò velocemente dentro la classe e salutando calorosamente tutti lasciò borsa e giacca sul banco, uscendo subito fuori, dove in quel momento stavano arrivando i suoi amici.
Alli si limitò a scuotere la testa, entrò in classe seguita dalle gemelle, mentre Jeko rimase fuori dalla classe per assistere ‘allo spettacolo’, le ragazze sistemarono le proprie cose prima di tornare fuori e aspettare anche loro.
Jeko nel frattempo aveva lanciato a terra lo zaino e si era sistemato sul termosifone, assumendo un’espressione rilassata non appena la sua pelle venne a contatto con il calore, con la coda dell’occhio vide Alli uscire dall'aula e automaticamente si mosse un po’ sulla destra facendole spazio, la ragazza si sistemò accanto a lui, sentendo poi il suo braccio intorno al collo, la miglior parte era che essendo migliori amici nessuno avrebbe sospettato fossero in realtà una coppia.
Ro e Bec rimasero invece sulla porta con lo sguardo puntato su Marti, che iniziò a muoversi piano lungo il corridoio, cercarono con lo sguardo il motivo di tale movimento, trovandolo in Lorenzo, che sorridendo si bloccò e distendendo le braccia aspettò che la corsa di Marti, quando aveva iniziato a correre era un mistero, finì con lei che gli saltò addosso. Gli strinse braccia e gambe intorno al corpo sotto lo sguardo sconvolto dei professori, per poi baciarlo davanti tutta la scuola, confermando così le voci su loro due.
Alli e Jeko si scambiarono un’occhiata d’intesa per poi scoppiare a ridere seguiti dalle altre, nel frattempo i due piccioncini che non sembravano intenzionati a staccarsi vennero ripresi dalla vice, che con passo svelto si presentò minacciandoli di sospenderli per ‘atti osceni in luogo pubblico’, riuscì a staccarli non prima che i due si fossero scambiati un’occhiata d’intesa.
 
Riprendere le lezioni fu più difficile di quanto previsto non solo per loro, ma anche per i prof che li avevano accompagnati.
Non appena suonò l’ultima campanella, Alli e Jeko furono i primi della classe a fuggire sorridendo complici, arrivarono in prossimità del cancello quando Jeko si bloccò, improvvisamente nervoso, costringendo Alli a fermarsi a sua volta per capire cosa fosse successo, guardandosi in giro trovò la risposta.
Ilaria, la zoccola, che non appena lo vide sorrise entusiasta e li raggiunse, fece un cenno ad Alli concentrando la sua attenzione solamente su Jeko.
“Ehi ti aspettavo ieri, perché non sei venuto? E perché non rispondi?” Ilaria assunse un’espressione rattristata, osservandolo in attesa di una spiegazione, lui si grattò la testa con una smorfia, prima di lanciare un’occhiata ad Alli, che immobile non lasciava che il suo volto esprimesse alcuna emozione.
“Possiamo parlarne in privato?” chiese poi, più che una domanda sembrò un ordine, a Ilaria lanciando uno sguardo fugace ad Alli, che guardò immediatamente Jeko aspettando che le dicesse di restare.
“Alli puoi lasciarci un attimo da soli? Ti prego.” continuò a grattarsi la testa nervosamente con la solita smorfia. Alli rimase senza parole, non era quello che si era aspettata e ne rimase delusa, senza proferire parola si voltò esprimendo tutta la rabbia possibile e andandosene dalle altre, che poco più indietro si erano bloccate ad osservare la scena.
Quando Alli si posizionò accanto a loro, non smise un secondo di sbuffare e lanciare sguardi micidiali ai due.
“Che nervi!” sbottò incrociando le braccia al seno e spostando lo sguardo sulle sue amiche.
“Tesoro non sembri un po’ troppo nervosa? Non è mica il tuo ragazzo suvvia.”
Alli contrasse la mascella ancora più infuriata mentre Marti tratteneva a stento un verso ridicolo, Aurora aveva fatto la domanda sbagliata nel momento sbagliato.
“Purtroppo per me lo è.” disse a denti stretti, rendendosi solo dopo di aver appena detto la verità alle altre.
Aurora, Bec e Noemi sbarrarono gli occhi sorprese, si guardarono per poi guardare Alli e infine guardare Marti che continuava a sorridere come chi nasconde qualcosa.
“Lo sapevi stronza!” urlò profondamente sentita Bec, guardando male sia Marti che Alli.
“Li ho beccati.” ridacchiò con un certo orgoglio, che fece sconvolgere ancora di più le altre.
“Ma… come? Quando?” domandò Noemi sempre più confusa.
“In discoteca, quando non mi trovavate più, mi ha trovata lui mentre stavo ballando con un ragazzo.”
“E baciando. Non te lo dimenticare perché è questo che lo ha fatto scattare e aprire definitivamente gli occhi.” Marti sorrise della breve spiegazione, vedendo le facce delle altre sempre più sorprese.
“E quando avevi intenzione di dircelo?” Aurora la sfidò con lo sguardo vedendola sorridere nervosamente.
“Volevo che fossimo sole, quindi vi avrei invitato da me.”
“Può andare.” borbottò sorridendo Aurora, poi illuminatasi continuò a parlare.
“Ma… l’avete già fatto?” domandò ammiccando maliziosamente, le guance di Alli si colorarono subito di rosso mentre il suo sguardo trucidò l’amica.
“Ro! Che domande fai? Non stiamo insieme da neanche due giorni!” esclamò facendosi aria con la mano.
“Chiedevo.” disse semplicemente scrollando le spalle, facendo di conseguenza scoppiare a ridere le altre, tranne Alli che imbronciata si girò per vedere Jeko raggiungerle, si chiese quando se ne fosse andata, ma in realtà non le interessava neanche un po’.
Jeko si posizionò accanto Alli osservando la sua reazione per vedere quanto fosse arrabbiata, vedendola però in imbarazzo e imbronciata si rilassò un po’, si era aspettato tutt'altro, ma quando guardando le altre notò gli sguardi maliziosi capì.
“Lo sanno vero?”
Alli si limitò ad annuire, ricordandosi solo in quel momento della rabbia provata in precedenza.
“Allora.” sibilò rivolgendosi a Jeko, che in quell'istante la riconobbe.
“In sintesi le ho detto che stiamo insieme e che non deve farsi sentire più e ho anche cancellato il suo numero.”
“Bravo.”
“Solo bravo?”
“Cosa vuoi che ti dica?”
“Non lo so. Per esempio che sono un amore, bellissimo, che ho fatto la cosa giusta, che senza di me non potresti vivere, cose così.” mentre elencava la sua lista contando le cose sulle dita della mano, Jeko era rimasto fedele alla sua espressione più seria, Alli invece aveva scosso la testa e gli aveva dato uno schiaffo sul braccio, borbottando un’idiota a denti stretti, cercando di non sorridere.
“Non sono dolcissimi?” Marti con le mani unite davanti le labbra, guardò le amiche con ancora quella espressione estasiata, che le fece ridere.
“Ci risiamo.” disse Alli portandosi una mano sulla fronte a nasconderle la vista, Jeko scoppiò a ridere mettendo un braccio intorno alle spalle di Alli, sentendo Marti e Bec emettere qualche verso strano, cosa che lo fece ridere ancora di più se possibile.
 
Come quasi tutti i giorni il Bus di Alli era in ritardo, e come al solito Jeko le faceva compagnia.
Erano seduti su un muretto poco lontano dalla fermata, abbastanza vicino però per vedere il bus arrivare.
“Quindi quante guide ti mancano?”
Alli smise di scrivere al cellulare e prestò attenzione a Jeko, che l’aveva osservata in silenzio.
“Ho finito le guide obbligatorie prima di Valencia, ho l’esame tra un paio di giorni, ho dovuto aspettare un mese per avere questo esame. Non vedo l’ora di farlo e finirla.” la ragazza sbuffò rimettendo l’iPhone in tasca, dimenticandosi di dover rispondere al cugino.
“Stupendo! Mi farò portare in giro da te.” esclamò Jeko alzando la mano, aspettando che rispondesse al cinque.
“Non pensare che ti farò da taxi. Stai studiano almeno?” Jeko abbassò la mano ed evitò accuratamente il suo sguardo intimidatorio.
“Jeko..”
Si voltò leggermente, abbozzando un sorriso, che però non la fece demordere.
“Tesoro vedi di darti una mossa, il tuo compleanno è fra meno di due settimane e subito dopo farai l’esame, quindi studia e non farti bocciare.”
“Sì mamma.” borbottò alzando gli occhi ricevendo un pizzicotto sul fianco, lanciò un’occhiataccia ad Alli emettendo un verso di dolore.
Il rumore del bus che si stava avvicinano li fece voltare in direzione della strada, si alzarono avvicinandosi alla fermata, assieme ad altri studenti.
Senza farsi notare Jeko le prese la mano intrecciandola alla sua, avrebbe voluto baciarla, ma quello era il massimo che avrebbe potuto fare davanti a così tante persone, almeno finché non sarebbero stati più sicuri.
Le porte si aprirono e come sempre iniziò la guerra, tra spintoni e insulti, per salire per primi e prendere posto. Alli quel giorno preferì rimanere al lungo possibile assieme a Jeko continuando a guardarsi senza dire una parola per poi scoppiare a ridere.
“Vieni da me oggi?” Jeko le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano libera, aspettando una risposta.
“A che ora?”
“Per le quattro, i miei sono a lavorare e Andrea è da qualche parte.”
Alli annuì e si voltò un attimo a guardare il bus riempirsi, fino a quando non mancavano poche persone per salire, tornò a rivolgere l’attenzione a Jeko e si alzò sulle punte per lasciargli un bacio sulla guancia, prima di staccare le loro mani e salire sul mezzo poco prima che chiudesse le porte.
Jeko rimase ad osservarla sorridendo e muovendo la mano quando il bus iniziò ad allontanarsi, scosse la testa vedendo come ultima cosa il suo dito medio, come al solito senza motivo, poi ricordandosi di dover prendere anche lui un bus iniziò a correre verso la sua fermata, riuscendo a salirci in tempo.
 
Attraversò di corsa le strisce non appena la strada si liberò, si bloccò sotto casa di Jeko e allungò l’indice per premere il pulsante del citofono con la scritta “Lupo.”
Una voce metallica si lamentò per il ritardo e pochi secondi dopo il rumore della porta aperta la fece muovere.
Dentro il palazzo si fermò indecisa tra le scale e l’ascensore, ma pensando alla corsa appena fatta alzò le spalle ed entrò in quest’ultimo.
Arrivata all'ultimo piano trovò Jeko appoggiato sullo stipite della porta di casa, con le braccia incrociate, che la seguiva con lo sguardo mentre lo raggiungeva.
“Come mai così tardi?” Jeko la squadrò dal basso verso l’alto, sorridendo dolcemente una volta incontrato il suo viso.
“Leah era in paranoia sui vestiti, come al solito, e mi ha obbligata a sceglierle qualcosa da indossare.” sbuffò sorpassandolo e puntando al divano dove vi ci si buttò a peso morto.
Jeko la seguì in silenzio, sedendosi accanto a lei e accendendo la tv, dopo aver trovato il telecomando.
“Stai bene?” le chiese guardandola di sottecchi, fingendo di prestare attenzione al programma appena iniziato, Alli annuì finendo poi per appoggiarsi sulla sua spalla mentre lui sorridendo la stringeva a se.
Passarono alcuni minuti senza dire nulla, ascoltando solamente le voci provenienti dal televisore, fino a quando Alli si raddrizzò di colpo, quasi spaventandolo, e si voltò verso Jeko con espressione determinata.
“Jeko dobbiamo studiare.” disse infine fiera di se stessa per essere riuscita a staccarsi da lui, che invece alzò il sopracciglio scettico e appoggiò il braccio sullo schienale.
“No che non dobbiamo studiare.” allungò il braccio stiracchiandosi e sbadigliando.
Alli alzò gli occhi e gli diede un pizzicotto nel fianco facendolo saltare sul divano.
“Ehi! Perché?!” chiese spiazzato da quel gesto e anche un po’ irritato.
“Vuoi forse prendere due come al solito? Non ti lascerò ripetere l’anno, non mi abbandonerai.”
“Hai paura che ti lasci sola eh?” le prese il mento tra le dita e le mosse il capo sorridendo divertito, Alli imbronciata gli spinse via la mano e incrociò le braccia al seno.
“Non è vero, però non voglio che ti boccino. Sto cercando di essere una buona amica.” borbottò cercando di sfuggire al suo sguardo, non per molto perché Jeko le riafferrò il mento sentendola sbuffare e sorridendo le lasciò un bacio a stampo.
“Sei così carina quando fai la dolce e non vuoi darlo a vedere.” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, cosa che la fece arrossire e borbottare parole sconnesse allo stesso tempo.
Jeko poi si alzò tendendole la mano e aspettando che la afferrasse per seguirlo.
“Non volevi studiare?” disse rispondendole alla domanda che continuava a tormentarle il volto, Alli annuì per un secondo sorpresa, ma riprendendosi velocemente si alzò afferrandogli la mano e sorridendo mentre raggiungevano la sua stanza.
 
Alli chiuse gli occhi e si appoggiò il libro di arte sugli occhi mentre distesa sul letto provava a dormire.
“No! Non ci provare!” una voce alquanto irritante la riprese per l’ennesima volta in cui provava a riposare, spostò di poco il libro così da lasciarle vedere Jeko seduto sul letto e con la schiena appoggiata al muro, guardarla in modo truce mentre ripassava per l’ennesima volta un argomento particolarmente ostile.
“Ti prego facciamo una pausa! E’ da…” girò la testa e lanciò un’occhiata alla sveglia digitale “… da quasi due ore che stiamo studiando! Sai tutto stai tranquillo.”
Jeko rimase in silenzio ancora per un po’, probabilmente ripetendo ancora una volta, finendo poi con il buttare il libro da qualche parte e buttarsi addosso ad Alli, che emise un verso di dolore e sorpresa trovandoselo sopra di lei, certo non nelle circostanze in cui se lo era aspettata.
Lui sorrise e le lasciò un bacio sulle labbra per poi sdraiarsi al suo fianco e facendole passare il braccio sotto la testa.
“So a cosa stavi pensando, ma sta tranquilla, non voglio farlo… oddio anche sì, ma so che a voi piace che si facciano le cose con calma e con te non voglio rovinare le cose.” voltò il capo incontrando il viso sorridendo di Alli.
“Ogni tanto mi chiedo perché non puoi essere così dolce, ma poi pensandoci mi rendo conto che se lo fossi non saresti più tu e diciamo che non mi dispiace così tanto quando fai l’idiota.” gli accarezzò la guancia vedendolo scoppiare a ridere, contagiandola in pochi secondi.
 
“Che ne dici di uscire? Ho voglia di fare una passeggiata e magari prendere una cioccolata calda.”
“Siamo in marzo.”
“E allora? Oggi fa freddo e se tu sei così idiota da metterti una t-shirt non è colpa mia.”
Always so nice.”
I know han.”
“So?”
“Andiamo fuori, contenta?”
Alli annuì alzandosi velocemente dal letto e aspettando che lui facesse lo stesso, cosa che successe molto lentamente, quando fu in piedi davanti a lei si stiracchiò un’altra volta e sbadigliando andò nel punto in cui aveva lanciato le sue vans, indossate fece per raggiungere la porta quando venne bloccato dal braccio di Alli.
Jeko la guardò con curiosità, quando poi vide che il suo sguardo si era soffermato sulla sua pelle scoperta sbuffò.
“Non ho intenzione di sopportarti mentre ti lamenti di quanto freddo faccia. Adesso ti cambi e poi usciamo.”
Jeko roteò gli occhi e tornando sui suoi passi si diresse verso il suo armadio, che spalancò e da cui vi estrasse quasi subito una felpa colore bordeaux, senza problemi si tolse la t-shirt lanciandola sul letto e sostituendola con la felpa appena scelta.
Tornò da Alli sorridendo e con sguardo di sfida.
“Va bene adesso?” la ragazza si limitò ad annuire seguendolo fuori dalla porta di casa, ancora bloccata all'immagine di lui senza maglietta. Non se lo ricordava così muscoloso, non che prima non li avesse avuti, ma era più che certa che l’estate precedente fossero muscoli appena accennati, eppure quando l’aveva visto avrebbe giurato che fosse stato in palestra.
 
Mano nella mano Jeko e Alli camminavano per le strade di Milano continuando a stuzzicarsi alla prima occasione, avvicinandosi al centro e cercando un bar dove potersi riscaldarsi.
“Hai saputo di quella ragazza che è rimasta incinta?”
“Non mi sorprendo neanche più.”
“Si infatti….” Alli si fermò di colpo costringendo anche Jeko a fermarsi in mezzo la piazza.
“Ma quella non è..?”
Jeko si guardò intorno cercando di capire a chi si stesse riferendo e quando la trovò sbarrò gli occhi, lanciando un’occhiata confusa a Alli nella sua stessa situazione
“Vedi anche tu quello che vedo io vero?” Jeko si limitò ad annuire non riuscendo a smettere di fissare intensamente quel punto.
Alli invece si avvicinò ad un gruppo di coreani, che impegnati com'erano a scattare foto, non si accorso di Alli e Jeko usarli come nascondiglio. Alli sporse leggermente la testa mentre Jeko si alzò sulle punte dei piedi, entrambi per vedere un ragazzo e una ragazza ridere seduti su un muretto poco lontano da loro.
In quello stesso momento il ragazzo dai capelli scuri si sporse verso di lei e baciandola la colse di sorpresa perché subito dopo si immobilizzò.
Alli e Jeko si scambiarono uno sguardo complice e come se nulla fosse si allontanarono entrando nel locale proprio difronte a dove erano seduti i due, trovarono un tavolo libero che gli consentì di osservarli senza farsi scoprire.
Si sedettero uno difronte l’altro dimenticando per un secondo gli altri due, Jeko si tirò su le maniche della felpa e si tolse la cuffietta buttandola sul tavolino, passandosi poi una mano tra i capelli così da sconvolgerli ancora di più, tutto sotto lo sguardo di una bambina che si era piazzata davanti il loro tavolo.
Alli scoppiò a ridere nel momento in cui se ne accorse e quasi saltò sulla sedia dalla paura.
“Cosa vuoi piccolina?” domandò con il tono più dolce che riuscisse nonostante l’irritazione provata da quel piccolo essere che non lo smetteva di fissare.
La piccola non disse niente, ma sporse la manina e con l’indice indicò la cuffietta verde di Jeko, il ragazzo guardò terrorizzato il suo amato afferrandolo e stringendoselo al petto, non prima di aver lanciato uno sguardo truce alla bambina.
Alli che non aveva smesso di ridere un secondo, cercò di calmarsi e guardando la piccola le sorride cercando di rendersi amichevole.
“La tua mamma dov'è?”
La piccola si guardò intorno puntando poi il dito verso qualche tavolo indietro, dove una ragazza poco più grande di loro stava parlando tranquillamente al telefono, Jeko individuò a stessa ragazza e sbuffò roteando gli occhi.
“Stupendo! Adesso non ce la togliamo più dai piedi.”
“Jeko!”
“Che c’è?! Vuole la mia cuffietta!” esclamò con voce stridula stringendola se possibile ancora di più, usando la faccia da cucciolo abbandonato per portarla a dargli ragione.
“Cosa vuoi che faccia? Avrà si e no 4 anni.”
Jeko si limitò a guardarla sorridendo.
“Dio ti odio.”
“Ti voglio bene anch'io tesoro!” urlò quando ormai Alli era arrivata al tavolo della ragazza tenendo per mano la piccola che stranamente non aveva protestato.
Jeko vide la ragazza voltarsi e guardare con altezzosità Alli e ascoltare annoiata ciò che aveva da dire, infine annuì e disse qualcosa alla piccola che si andò a sedere accanto alla madre o qualunque cosa fosse stata.
Quando Alli tornò a sedersi lanciò un’occhiata alla piccola per poi tornare a guardare leggermente preoccupata Jeko.
“Spero non sia sua madre, ma solo una babysitter molto stronza.”
“Sarà così, don’t worry.”
Alli sorrise annuendo e guardando fuori dalla finestra si ricordò dei due piccioncini, ora spariti.
“Merda.” sillabò tornando a guardare Jeko.
“Dici che Ro lo sa?”
“No, altrimenti l’avremmo già saputo.”
“E ha avuto anche il coraggio di offendersi perché non le avevamo detto nulla. Chissà da quanto va avanti.”
“Non molto, almeno così sembrava. Secondo me era il loro primo bacio, non hai visto come si è irrigidita?”
La ragazza lo guardò sorpresa, non riuscendo a nascondere un sorriso divertito.
“Chi l’avrebbe mai detto che avresti notato così tante cose in così poco tempo. E sei una ragazzo. Sono impressa.”
“Cosa c’entra.” borbottò guardandosi in giro e intercettando la cameriera riuscì a cambiare discorso.
 
Quando Andrea entrò in casa, la trovò stranamente silenziosa. Conoscendo il fratello sapeva avrebbe invitato qualche suo amico piuttosto che rimanere solo.
Lanciò il mazzo di chiavi sul mobiletto accanto all'entrata e si diresse tranquillamente nella cucina passando per il salotto, bloccandosi improvvisamente in mezzo alla stanza quando sentì dei rumori provenienti da qualcuno nascosto sotto una coperta sul divano, si guardò intorno senza sapere cosa fare per poi decidere di barricarsi in cucina e aspettare che il fratello e la sua amica la smettessero.
Rimase una manciata di minuti appoggiato alla porta continuando a sentire gli stessi rumori, quando decise di non voler più aspettare.
“Qualunque cosa stiate facendo interrompetela, adesso io uscirò dalla cucina e non voglio sentirvi più, è imbarazzante okay?” finalmente i rumori cessarono e una risata proruppe dal salotto, Andrea aprì la porta e vi sbirciò fuori trovando il fratello tranquillamente appoggiato allo schienale con un braccio intorno al collo di Allison, che invece non riusciva a smettere di ridere.
“Però… ho sempre pensato che vi sareste messi insieme un giorno, ma non pensavo così presto e soprattutto di beccarvi così velocemente.” Andrea sorrise e gli fece l’occhiolino vedendo il fratello mostrargli il dito medio con una smorfia stampata in viso, Allison invece riuscì a calmarsi e tutta rossa in viso alzò le spalle.
“Siete proprio strani. Che bisogno c’era di mettersi sotto una coperta?”
“Alli aveva freddo.”
“Certo… sarà meglio che me vada in camera. Ah sì, mamma e papà stanno tornando a casa, quindi state attenti va bene?”
“Sì signore! Bye Andrea!
Il ragazzo scosse la testa divertito mentre Alli continuava a sventolare la mano sorridendo tranquillamente.
“Ciao cognata.”
Bastò quella parola a fare quasi soffocare con la propria saliva Jeko e far scoppiare a ridere Alli, mentre decideva se continuare o aiutarlo.
 
Una volta a casa trovò Tommy pronto a minacciarla su Skype, dopo averlo fatto aspettare quasi un’intera giornata per una risposta e quando Alli gli raccontò tutto su lei e Jeko, il cugino sorrise rilassando i muscoli e mostrandole il pollice in su.
Tommy accennò qualcosa su Liv, senza andare nel dettaglio, e le chiese se avesse deciso quando sarebbe partita.
“Una settimana dopo la fine della scuola lo sai, quante volte te lo devo ripetere.”
Sorry!” urlò però felice.
“E con Jeko? Lo porterai con te? Insomma sarai via fino agosto, sono quasi tre mesi.”
“Non lo so, vedrò come andranno le cose.”
Allright sweetheart, i have to go.”
I love you.”
I love you too Alli.”
L’ultima cosa che vide la ragazza fu il sorriso felice del cugino, si stiracchiò sulla sedia e controllò il messaggio appena arrivato.
Goodnight han.
Forse avrebbe potuto portarlo con se.



Hola!
Scusate per il ritardo, ma sì potrà sembrare la solita scusa, ma è così, non aveva ispirazione e anche se di tempo ne avevo, non riuscivo a mettermi lì e scrivere. Chiedo perdono!
Se state seguendo WGM, vi starete chiedendo perché diavolo non aggiorno e beh me lo sto chiedendo anch'io, non so cosa mi sta succedendo, ma è più forte di me, sorry :(
Passiamo alle cose carine(?), visto? Nuovo banner, gentilmente offerto dalla mia amica Nora, che possiede anche una pagina di grafica, se volete chiederle di farvi qualcosa o metterle mi piace, fate pure :)
stonefield's pics.
E siccome si è leggermente appassionata a Jeko e Alli (e no, non stiamo perseguitando un ragazzo che sembra proprio Jeko), ha fatto questo piccolo grande capolavoro, ringraziamo quella ragazza :')

Beh passate da Nora e ci vediamo alla prossima!
Bye!
With love Ellie.


.
 

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Capitolo 12
*** I Hate you. ***




I hate you.
 
“Perché devo occuparmi io dei regali e tutto il resto?”
“Perché sei la sua ragazza.”
“E questo cosa c’entra?”
“Sei la sua ragazza e la sua migliore amica, ti basta?”
“Anche voi siete sue amiche.”
Bec incrociò le braccia e lanciò ad Alli, seduta sulle scale dell’uscita d’emergenza, uno sguardo di disapprovazione, sguardo che la ragazza evitò sbuffando e guardando altrove.
In quel momento alcune voci spezzarono il silenzio che si era creato tra le ragazze.
Bec e Noemi che in piedi continuavano ad aspettare che l’amica si decidesse a parlare, alzarono lo sguardo aspettando di vedere coloro che avevano interrotto la discussione e non appena i ragazzi, che fino a qualche secondo prima avevano riso e scherzato, incontrarono gli sguardi delle due ragazze smisero di colpo di parlare e in silenzio le sorpassarono.
“Se non vuoi farlo basta dirlo.”
Alli mosse velocemente la testa e con gli occhi sbarrati le osservò in procinto di ucciderle.
Are you fucking kidding me? E’ quello che sto cercando di dirvi da una settimana!” esclamò allargando le braccia.
“Possiamo sapere perché?”
“Non mi piace dover organizzare le cose, mi mette ansia e divento più isterica del solito. Fatelo fare ad Andrea, sono pappa e ciccia.”
“Certo ad Andrea. Con i soldi per il regalo ci comprerebbe l’erba da rivendere.”
“Fatelo voi allora.”
Bec e Noemi si scambiarono un’occhiata prima di alzare le spalle e lasciare Alli sola e seduta sullo scalino.
Tirò fuori l’iPhone dalla tasca e controllò l’ora, ancora una decina di minuti prima che finisse la ricreazione, sbadigliò e si stiracchiò appoggiandosi con la schiena al muro, distese le gambe lungo lo scalino e chiuse gli occhi sapendo che di rado qualcuno usava quelle scale.
“Sapevo di trovarti qui.”
La ragazza aprì gli occhi e trovò Jeko seduto sullo scalino prima del suo, aveva una sigaretta sistemata sopra l’orecchio e tra le mani teneva l’accendino che continuava a rigirare, le sorrise e allungò la mano per accarezzarle la testa.
“Tutto bene Alli Kelly?”
Alli sospirò e appoggiò la testa al muro, gli lanciò un’occhiata e non riuscì a fare a meno di sorridere.
“I’m fine, don’t worry.”
“I’m not.” Alli alzò un sopracciglio scettica.
“Va bene, hai vinto. Mi preoccupo okay?”
“Così va meglio.”
“Sei sempre la solita.” Jeko sorrise e si sporse per darle un bacio nello stesso momento in cui il bidello stava scendendo le scale. L’uomo tossì facendosi notare e interrompendo i due sul punto di baciarsi.
“Non dovreste stare qua e soprattutto niente effusioni in pubblico ragazzi.”
Jeko si allontanò ridendo, ma lasciando la mano libera dall’accendino in quella di Alli.
“Su Mauro lo sai che non stiamo facendo niente di male, siamo amici no?”
L’uomo roteò gli occhi e scosse la testa, erano ormai quattro anni che Jeko riusciva sempre a farla franca semplicemente sorridendo.
“Lupo sparisci e portati dietro l’americana.” con la mano gli fece cenno di sparire, cercando di nascondere il sorriso che stava piano piano crescendo.
“Mauro! Lo sai che ho un nome!” Alli ormai in piedi lo fronteggiò puntandogli l’indice contro, Jeko invece al suo fianco sorrideva guardandola animarsi, mentre giocava con la sua mano cercando di addolcirla.
“Certo che lo so, ma ogni volta che lo dico ti lamenti di come lo pronuncio.”
“Perché non sai farlo, non è difficile. Ripeti con me, A-L-L-I-S-O-N.”
“Non ci casco di nuovo, l’ultima volta ti sei arrabbiata e mi hai urlato in inglese qualcosa di brutto, perché lo so ragazzina, quindi voi due andate a fare le vostre cose da un’altra parte!”
“Ma…”
Alli come on.”
La trascinò nel corridoio colmo di studenti, mentre ancora borbottava contro il bidello, e portando il braccio intorno alle sua spalle camminarono verso la classe.
“Domani è il mio compleanno lo sai?”
“Certo che lo so, non fai che parlarne, anche se avessi voluto dimenticarlo non ci sarei riuscita.”
Jeko sorrise incrociando lo sguardo divertito di lei, la attirò a se e senza preavviso le stampò un bacio sulla guancia, Alli si limitò a sorridere e a dargli un pizzicotto sul fianco.
“Perché sei sempre così manesca?”
“Dimostro il mio affetto.”
Jeko si bloccò improvvisamente sentendosi insultare da coloro che alle sue spalle si erano dovuti fermare per non sbattergli contro, si girò a guardarla con ancora il braccio intorno alle sue spalle e una espressione pensierosa.
“Che ti prende?”
“Shh! Sto pensando.”
Alli alzò un sopracciglio sempre più confusa e leggermente preoccupata.
“Quindi più io ti piaccio più tu mi picchi… ma se ti dico di non picchiarmi non posso più capire a che livello sei arrivata, quindi dovrò preparami a soffrire.”
“Ho come la sensazione che tu stia parlando di uno dei tuoi videogiochi di guerra e non so se esserne lusingata o infastidita.”
“Prendilo come un complimento.” Jeko annuì e riprese a salire le scale per arrivare al loro piano con una Alli ancora indecisa.
 
Le ultime due ore di assemblea di classe furono per tutti un toccasana, ma in particolare per Jeko e il resto dei pochi ragazzi, che fregandosene altamente dei problemi occuparono l’ultima bancata.
Ovviamente quasi tutti se la presero con loro e li attaccarono, lasciando perdere solo quando si resero conto che nessuno le stava ascoltando.
Infine i rappresentanti si limitarono a parlare per una mezz’oretta dei problemi, per poi lasciare che ognuno facesse quello che voleva.
Marti le schioccò le dita davanti agli occhi prima di vederla reagire e alzare la testa dal banco.
“Cosa c’è?” borbottò sbadigliando e aspettando di focalizzare la figura dell’amica.
“Mi sto annoiano, facciamo qualcosa?”
Alli alzò gli occhi e sbuffò, dando poi completa attenzione all’amica e vedendo allo stesso tempo Jeko dare il cinque a Leo.
Marti si girò a guardare il punto che aveva catturato l’attenzione dell’amica, tornò a girarsi poi con uno strano sorriso.
“Ho trovato qualcosa da fare, vieni.” nel dire la frase si era alzata in piedi e aveva preso la mano dell’amica trascinandola nella zona uomini.
Senza preavviso Alli si trovò ad essere osservata da un paio di occhi maschili, mentre al suo fianco Marti continuava a sorridere aspettando di scoprire qualche gossip.
“Allora di cosa parlavate voi due.” si sedette sull'unica sedia libera e guardando Leo e Jeko aspettò con ansia una risposta, appoggiando in seguito la mano sotto il mento.
Alli invece rimase in piedi non sapendo bene cosa fare, solo quando incrociò lo sguardo di Jeko che le fece cenno si sedersi su di lui si tranquillizzò.
Una volta seduta sulle sue gambe, sentì lei sue mani stringersi intorno alla sua vita e la sua testa appoggiarsi sulla sua spalla.
“Quindi?” domandò ancora Marti.
“Quindi cosa?”
“Su Leo non mentirmi, vi ho visti così entusiasti, deve essere successo qualcosa.”
“Non necessariamente.” disse Jeko, nascondendosi subito dopo, dietro la schiena di Alli a causa dello sguardo assassino dell’amica.
“Leonardo…”
“Ti vergogni forse?”
“Io? Vergognarmi? Anzi dovrei vantarmene!” il ragazzo annuì non vedendo però Jeko che continuava con insistenza a scuotere la testa.
“Spara!” Marti sorrise osservandolo attentamente per non perdersi nessun dettaglio.
“Sai quella sera in discoteca?”
Marti lanciò un’occhiata a Jeko e Alli, vedendo lui darle un bacio sulla spalla e lei arrossire, riuscendo a non farsi vedere da nessuno.
Annuì poi, aspettando che Leo continuasse il discorso.
“Ecco beh quella di spagnolo mi ha baciato e per poco non concludevo la serata.” sorrise imbarazzato, grattandosi la testa con un’espressione tenera.
Marti rimase in silenzio, non riuscendo a fare uscire le parole dalla bocca, guardò Alli trovandola nella stessa situazione.
“Qu-qu-quella di spagnolo?” domandò scioccata.
“Sì.”
“Ma-ma-ma è sposata e ha figli e oddio Leo!!”
“Sei fuori?” aggiunse Alli riprendendosi da quello stato di shock.
Il ragazzo scosse la testa con forza, negando anche con le mani.
“No! No! E no! Non la nostra, siete pazze? Quella bella e giovane brutte idiote.”
Marti spalancò gli occhi non riuscendo a distaccare lo sguardo da quello del riccio.
“Oh-mio-dio-devo-dirlo-alle-altre!” lo disse tutto d’un fiato alzandosi e correndo verso le amiche, non avendo il tempo di sentire Leo implorare.
“Non a Noemi.” ripeté sottovoce, con espressione abbattuta.
Guardò verso il gruppo che si era creato intorno Martina e quando vide le ragazze assumere espressioni sconcertate, il suo sguardo cercò immediatamente Noemi, che lo cercò a sua volta, scosse la testa e uscì dalla classe.
“Non mi parlerà più.” sbuffò picchiando il banco e imprecando.
“Cosa mi sono persa?” chiese Alli girandosi verso Jeko.
“Non ne ho idea.”
 
Come ogni mattina la sveglia suonò per interrompere i suoi sogni, mugugnò qualcosa contro il mondo e rabbrividì a contatto con il pavimento. Si infilò le pantofole e stiracchiandosi schivò al buio le scarpe e quant'altro c’era a terra, per arrivare alla finestra che aprì socchiudendo gli occhi a causa della luce.
Quando uscì di casa, nella brezza mattutina d’aprile, rabbrividì nel suo cardigan leggero insultandosi mentalmente per non aver pensato di mettere il giubbotto di pelle.
Sul bus non c’era quasi nessuno, forse perché per una volta aveva preso quello prima; se poi non avesse trovato Jeko a scuola lo avrebbe ucciso.
Una volta davanti a scuola, il bus si fermò e scendendo Alli lanciò occhiate intorno rischiando quasi di inciampare se non fosse stato per la mano di qualcuno che l’afferrò in tempo, ringraziò e andò dritta al loro posto.
Per sua fortuna Jeko si trovava già lì, stranamente senza cuffietta e senza sigaretta, continuava a spostare il suo peso da un piede all'altro guardando a terra, solo quando alzò lo sguardo e vide Alli camminargli incontro sorrise.
Jeko la raggiunse in pochi passi e la strinse tra le sue braccia, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo, Alli lo strinse a sua volta, aggrappandosi con le mani alla sua schiena.
Happy birthday honey.”
Jeko sorrise allontanandosi leggermente, ma tenendola comunque stretta, la osservò in silenzio e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Avrei voluto che fossi stata con me questa mattina.”
“Anch'io. Per questo ho preso il primo bus che passava.”
“Lo so.”
Senza pensarci Jeko si chinò su Alli e la baciò, le bastò un secondo per ricambiarlo e aggrapparsi a lui e i suoi capelli con più foga si quanto immaginasse, non era passato tanto dall'ultima volta che si erano baciati, ma chi li avrebbe visti avrebbe pensato che si fossero appena rincontrati.
Improvvisamente Alli si staccò respirando a fatica, alzò lo sguardo su Jeko che la osservava preoccupato e sorrise.
“What’s wrong with you?”
“Vuoi andare a scuola?”
Jeko corrucciò la fronte guardando sempre più confuso la sua ragazza, che invece sorrideva tranquillamente.
“Non particolarmente, perché?”
“Andiamo a farci un giro, tanto puoi giustificarti no?”
Jeko alzò le spalle e sorrise annuendo, la prese per mano e mostrando il dito medio all'edificio si allontanò.
 
“Ti sei accorta no che siamo finiti sotto casa tua?”
“Non sono stupida Jeko, è ovvio che lo so.”
“E quindi?”
“Saliamo no?”
“I tuoi?”
“Sono andati a fare una specie di gita in montagna, tornano domani pomeriggio.”
Alli girò la chiave nella porta di casa, sentendo il rumore della serratura che scattava, la spinse leggermente ed entrò in casa seguita da Jeko, che tranquillamente raggiunse la camera della ragazza e si buttò sul letto non prima di essersi tolto le scarpe ed essersi sbarazzato dello zaino vuoto.
La ragazza rimase sulla porta per qualche secondo, impegnata ad osservarlo scrivere qualcosa sul cellulare, probabilmente rispondendo agli auguri.
Jeko ripose il telefono accanto a se e girando il volto la vide in piedi ferma a fissarlo, le sorrise e tendendole la mano la invitò a sdraiarsi accanto a lui, invito che Alli accettò più che volentieri.
“Dio santo Alli Kelly, hai dei ghiaccioli al posto dei piedi!” cercò di scostarsi, ma Alli stringendolo con braccia e piedi glielo impedì.
“Dai che devo scaldarmi.”
“Sì, a mie spese.”
“Ti ho mai detto che sei bellissimo?” Alli sbatté le ciglia un paio di volte, ottenendo l’unico risultato di farlo scoppiare a ridere.
“Certo tesoro, sempre.”
Alli riprovò a scaldarsi i piedi infilandoli tra le gambe di Jeko, che contrariato sbuffò.
Qualche secondo dopo si ritrovò sopra la ragazza con gli avambracci appoggiati ai lati per non pesarle.
Per un po’ di tempo si perse nello sguardo della ragazza, per poi finire ad osservare e bramare le sue labbra, si morse il labbro e tornò a guardarla negli occhi, occhi che stavano invece osservando la sua bocca.
Alli rialzò lo sguardo e sorrise prendendogli il mento, facendo scontrare le loro labbra, lo sentì poi sorridere contro la sua bocca mentre lei gli infilava una mano sotto la felpa fino ad arrivare a toccare la pelle bollente della sua schiena.
Presa dal momento Alli gli morse il labbro, Jeko si staccò velocemente sporgendo il labbro “ferito”.
“Ahi! Questa me la paghi.” nonostante avesse provato a farla suonare come una minaccia non ci riuscì, perché il tono di voce con cui lo disse sembrava quello di una persona eccitata, cosa che fece irrimediabilmente sorridere la ragazza, che di certo non si aspettava la sua vendetta a quel modo.
Jeko infatti si sistemò su un fianco e fece scivolare la sua mano sotto la maglia della ragazza strizzandole un seno. Inizialmente Alli ne fu sorpresa, ma guardando l’espressione idiota che aveva scoppiò a ridere, lui si limitò a farle l’occhiolino e interruppe la sua risata tornando a baciarla e spingendo il suo bacino contro quello di Alli, che sorpresa sussultò.
“C’è qualche problema Alli Kelly?” le sussurrò all'orecchio con tono roco e divertito.
Alli scosse la testa sorridendo e riportò le mani sulla sua schiena iniziando a graffiarlo, per tutta risposta Jeko si accasciò sul corpo della ragazza, la quale trattenne il respiro e approfittando dell’occasione ribaltò le posizioni, trovandosi quindi sopra un Jeko piuttosto soddisfatto.
La ragazza si alzò sedendosi sul bacino del ragazzo, iniziando a passargli lentamente le mani sotto la felpa, sentendo gli addominali appena accennati.
Anche Jeko si alzò a sedere, stringendole le gambe intorno i fianchi e accarezzandole dolcemente la guancia.
Alli alzò il sopracciglio, come a chiedere perché l’avesse fatto.
“Non riuscivo a starti lontano.” Jeko scrollò le spalle come se le parole che avesse appena detto non l’avessero fatta arrossire.
Alli lanciò uno sguardo alla sua felpa, decidendo poi che fosse di troppo, portò le mani ai lembi e la tirò verso l’alto con l’aiuto di Jeko, quando la felpa sparì lanciata a terra Alli si concesse qualche secondo o forse di più per osservare il corpo del ragazzo per metà nudo, si morse il labbro inferiore e con lentezza avvicinò la mano al suo petto, toccandolo solo leggermente.
Quel semplice tocco però bastò per risvegliare il ragazzo e quindi fiondarsi sulle labbra della sua ragazza, aspettò che le dischiudesse per lasciare che la sua lingua vi potesse accedere.
Nel frattempo iniziò a tastare con le mani la schiena di Alli, fino a trovare quello che cercava, le portò sotto la maglia e con maestria slacciò il reggiseno, prese poi la fine della maglia e la tirò via, staccandosi dalla sua bocca, assieme al reggiseno.
Si soffermò ad osservarla, trattenendo a stento un sorriso malizioso, Alli invece imbarazzata ridacchiò e si portò il braccio sul seno per coprilo.
Jeko le prese il braccio e l’allontanò avvicinandosi poi per lasciarle un casto bacio sulle labbra.
In quel momento però, qualcosa sembrò risvegliarsi e quando Alli abbassò lo sguardo non poté fare a meno si sorridere e sentirsi in imbarazzo, perché nonostante non fosse stata la sua prima volta, lo era invece con lui, il suo migliore amico.
Senza pensarci due volte si spogliarono a vicenda, rimanendo con solo i boxer e gli slip, si sdraiarono sul fianco, così da potersi guardare negli occhi.
Jeko le posò una mano sulla vita e l’altra sotto il collo, mentre aveva preso a lasciarle dei baci sul naso, facendola sorridere teneramente.
Improvvisamente Jeko si bloccò e si sdraiò a pancia all'aria, si schiaffeggiò la fronte e imprecò tra i denti, Alli preoccupata si avvicinò e gli accarezzò il braccio.
“Cosa c’è?”
“Ehm… l’ho dimenticato.” mormorò affranto, allargando le dita per consentirgli di vedere l’espressione divertita di Alli.
“Guarda che prendo ancora la pillola.”
“Awesome.”
Con il braccio sul suo fianco la trascinò sopra di lui riprendendo da dove si erano interrotti, quando nuovamente Jeko si staccò, facendola roteare gli occhi leggermente infastidita.
Jeko iniziò a scrutarla per vedere se fosse veramente certa di quello che stavano per fare.
“Stai aspettando l’illuminazione divina forse?” disse lei alzando un sopracciglio, distendendo le labbra.
“Ma no idiota. Volevo capire se eri sicura.”
“Non sono le ragazze di solito a farsi paranoie?”
Jeko sbuffò girando la testa, Alli però sorrise e prendendogli il mento lo riportò con il volto rivolto verso il suo.
“Non ti devi preoccupare, sono sicura, lo sai che ti voglio bene e che mi fido.”
Ora tranquillo Jeko ribaltò nuovamente le situazioni, liberandosi finalmente di quei pezzi di stoffa che impedivano ai loro corpi di essere completamente a contatto, quando successe entrambe sospirarono di piacere, ormai l’imbarazzo sembrava essere solo un ricordo passato e niente sembrava turbarli presi come erano dalla loro passione.
Senza darle il tempo di dire qualcosa affondò dentro di lei, sentendola sussultare e subito dopo aggrapparsi con le gambe introno i suoi fianchi e riprendere a graffiargli la schiena ancora più di prima.
Alli cercava con tutte le sue forze di non urlare il suo nome, finendo col mordersi a sangue il labbro, ma più le spinte aumentavano e meno lei riusciva a contenersi e fare a meno di sospirare in continuazione.
Anche Jeko però non era messo meglio, continuava a guardarla mordersi il labbro e a baciarle ogni parte del corpo possibile, ritrovandosi le mani della sua ragazza dapprima sulla schiena e poi sui capelli a tirarli e a scompigliarli.
Quando arrivò la spinta finale non riuscirono a trattenersi.
“Jesus, Jacopo!”
“Cazzo!”
Jeko si appoggiò stremato sul corpo di Alli, afferrandole la mano ed intrecciandola con la sua, lei gli passò una mano tra i capelli non smettendo un attimo di sorridere.
“Lo sai che quando parli in inglese mi ecciti?”
“For me it’s the same.”
Jeko alzò leggermente il capo trovando lo sguardo malizioso della ragazza.
“Tesoro ho capito che non ne hai abbastanza di questo ben di dio, ma lasciami un attimo riposare no?”
“Idiota.” la mano che fino a prima era tra i suoi capelli, ora andò a sbattere contro la sua schiena, facendolo scoppiare a ridere.
Rimasero in silenzio per un po’ di tempo, fino a quando Alli rabbrividì per il freddo e Jeko le disse di infilarsi sotto le coperte.
Con la testa appoggiata al suo petto, Alli disegnava qualcosa con punto delle dita sulla sua pelle, sentendolo rabbrividire ogni volta e non per il freddo.
“Ah sì, questo è il tuo regalo.”
Jeko abbassò lo sguardo incontrando quello serio della ragazza.
“Scherzi vero? Non vale come regalo dai, l’avremmo fatto comunque. Solo perché non aveva idea di cosa regalarmi ammettilo. Voglio il mio regalo Alli Kelly.”
La quasi ginocchiata nelle palle bastò a metterlo a tacere.
“Alli cazzo, vacci piano altrimenti qui non possiamo più fare niente e so che ti è piaciuto.”
“Non l’ho mai detto.” rispose altezzosa, Jeko scoppiò a ridere e le strinse una guancia facendole il verso.
“Sei così tenera quando fai l’offesa.”
“I hate you.”
“Same here.”
Si guardarono intensamente per poi scoppiare a ridere ricominciando a prendersi per il culo.
Non sarebbero mai riusciti a stare seri per troppo tempo, non erano quel tipo di coppia.

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Capitolo 13
*** Wild Jeko? ***




Wild Jeko?
 
“Ricordati che domani non ci sono a scuola.”
“Perché?”
La ragazza alzò gli occhi e si portò una mano alla fronte infastidita.
“Giuro che se me lo chiedi ancora ti ammazzo. Ho l’esame pratico.”
“Stavo scherzando dai. Me lo ricordo eh.”
“Certo Jeko, certo.”
Lo sentì borbottare qualcosa per poi sentirlo urlare qualche insulto al fratello che probabilmente aveva iniziato a prenderlo in giro.
“Comunque sei sicuro che non serve che venga prima ad aiutarti?”
“Sì non ti preoccupare.”
“Va bene, ci sentiamo domani.”
“Notte pulce.”
Alli sorrise con ancora il telefono in mano, lo appoggiò poi sulla scrivania e ricominciò a ripetere tutte le cose che il suo istruttore le aveva insegnato, sperando che il giorno dopo sarebbe andato tutto per il meglio.
 
Jeko era appoggiato con la sedia al muro e tra le mani teneva il cellulare, come al solito il prof di storia non si accorse nemmeno della sua presenza, tutto preso dalla sua spiegazione.
Controllò ancora l’ora riprendendo poi a giocare quando sentì qualcuno alla sua sinistra chiamarlo, trovando una volta voltatosi Marti assieme a Bec osservarlo preoccupate.
“Ti ha scritto?”
Jeko scosse la testa iniziando a preoccuparsi a sua volta, cercando però di non dimostrarlo, Marti sospirò e tornò a chiacchierare con Bec.
“Eppure dovrebbe avere già finito.” sussurrò a se stesso decidendo di scriverle.
“Cosa hai detto?” domandò Andrea sporgendosi verso l’amico, evidentemente annoiato.
“Niente, parlavo da solo.” borbottò cercando il nome della ragazza.
Andrea abbassò lo sguardo sul cellulare vedendolo scrivere qualcosa ad Alli.
“Avete litigato?”
Jeko alzò lo sguardo per un momento, scosse la testa e tornò a scrivere.
“E allora?”
“Dovrebbe dirci una cosa, ma non si muove.”
“Tutto qui.”
“Certo.”
“Se lo dici tu.” borbottò Andrea scettico tornando a prestare attenzione a qualcos’altro.
 
L’istante dopo aver letto il messaggio si girò verso le amiche che rispecchiavano la sua apprensione.
“Merda.” disse solamente guardando Marti, che sospirò non sapendo cosa dire.
“Cosa facciamo?” domandò Bec osservandoli.
“Niente, sarebbe peggio starle col fiato sul collo, passerò io da lei.” Jeko annuì alle parole di Marti.
Si girò nuovamente appoggiando la schiena alla sedia e sospirando, sperando che alla festa si sarebbe tirata su di morale.
 
Alli lesse velocemente i messaggi e ripose l’iPhone accanto a se. Schiacciò il tasto play e riprese a vedere un film che probabilmente l’avrebbe depressa ancora di più, ma quando Alli era triste aveva bisogno altrettante cose triste per sentirsi meglio, era strana quello era certo.
Nell’istante in cui la donna si buttò sotto il treno, il citofono suonò facendola sussultare, e in lacrime alzarsi e andare ad aprire sapendo già chi si sarebbe trovata davanti da lì a qualche secondo.
Infatti quando vide il volto dell’amica cercò di sorridere, ottenendo solamente una smorfia.
“Mio dio non pensavo ti saresti messa a piangere vedendomi qui.” se ne uscì la castana entrando e facendo come se fosse stata a casa sua.
“Idiota.” borbottò Alli chiudendo la porta e seguendola sul divano.
Marti guardò i titoli di cosa e riconoscendo la musica di sottofondo si girò a guardarla offesa.
“Anna Karenina eh, potevi avvisarmi così l’avremmo rivista insieme.”
“Mi andava di vederla.” rispose alzando le spalle e spegnendo la televisione.
“Tesoro non devi deprimerti, non è la fine del mondo vedrai che la prossima volta andrà meglio.”
“Deve.”
“Sì, certo. Adesso tirati su di morale e alzati da questo divano che devi iniziare a preparati per la festa.”
Alli sbarrò gli occhi sorpresa, ricordandosi solo in quel momento della festa di Jeko, si girò per guardare l’orologio appeso alla parete ed imprecò sottovoce, erano già le cinque e per colpa del film non si era resa conto del tempo che passava.
“Perché non ti sei portata i vestiti?” chiese Alli guardando l’amica con sospetto e vedendo quel sorrisino spuntare sul suo viso alzò gli occhi.
“Sei la solita.” brontolò alzandosi e dirigendosi in camera, seguita a ruota da Marti, che da un momento all’altro avrebbe potuto scodinzolare.
“Tanto mi vuoi bene.” disse Marti una volta davanti l’armadio con le ante aperte, osservando l’interno quasi fosse un tesoro.
Alli seduta la guardava prendere i vestiti e provarseli davanti lo specchio uno dopo l’latro, sorrise vedendola afferrare un vestitino bianco senza spalline e farlo svolazzare mentre si muoveva per la stanza.
“Prendo questo, non lo volevi vero? Dimmi di no.”
Alli rise scuotendo la testa.
“Prendilo pure, ho intenzione di usarne un altro.”
Marti sorrise spogliandosi e indossando il vestito mentre continuava ad osservarsi allo specchio sorridente, Alli invece si alzò e avendo già deciso afferrò un vestitino nero con le spalline e la scollatura a cuore, abbastanza aderente, okay molto.
Marti la vide indossare il vestito attraverso lo specchio e le fece l’occhiolino.
“Cerchi di conquistare qualcuno forse?” domandò prendendola in giro continuando a guardarla maliziosamente.
“Non serve, è già mio.”
“In tutti i sensi?”
Alli arrossì e si girò per non doverla affrontare, se però pensava di scappare dall’interrogatorio di Martina si sbagliava di grosso, perché se la ritrovò davanti con i capelli che li ricadevano mossi sulla pelle nuda, capelli ormai cresciuti da quando se li era tagliati mesi prima come Alli, e le braccia incrociate sul seno.
“Allora? L’avete fatto?!” domandò sempre più eccitata, non riuscendo a stare ferma.
“Marti i cazzi tuoi mai?”
“No, lo sai dai!”
“Martina.”
“Sì lo so il mio nome, allora me lo vuoi dire?”
“Sì, contenta?”
Marti sbarrò gli occhi dalla sorpresa e sciogliendo le braccia iniziò a saltellare sul posto applaudendo entusiasta.
“Sapevo sarebbe andata a finire così.” disse Alli non riuscendo a trattenersi dal ridere.
Marti poi si fermò tornando per un attimo seria, si avvicinò all’orecchio dell’amica e quasi fosse una cosa importante le sussurrò una domanda.
“Ma Jeko, quando viene ulula?” si allontanò da Alli e scoppiò a ridere, rendendosi conto dell’idiozia appena detta, Alli invece non disse nulla e si limitò a scuotere la testa, certo che era una cosa allucinante quella ragazza.
 
Arrivarono alla festa che quasi tutti gli invitati erano già presenti, si guardarono intorno notando Bec correrle incontro con un vestitino azzurro e molto svolazzante.
“Come mai così in ritardo?” domandò la bionda con le braccia incrociate e lanciando occhiate sospettose.
Marti e Alli si strinsero nelle spalle, ignorando gli sguardi dell’amica.
“Lasciamo stare… Jeko comunque dovrebbe essere da qualche parte a parlare, non penso di averlo mai visto parlare con così tante persone e non mandarle a cagare.” rifletté Bec muovendo le mani per accentuare le parole.
Alli si alzò sulle punte cercando tra tutte quelle teste quella di Jeko, mossa stupida non essendo infatti altissima e non avendo neppure i tacchi ad aiutarla. Marti la guardò intenerita e dai 12 cm in più dei suoi tacchi riuscì ad individuarlo, indicando con l’indice un punto in lontananza quasi avesse avvistato terra.
Si precipitarono verso il punto indicato trascinandosi dietro Bec, che ancora scioccata si era lasciata afferrare.
“Ehi Lupacchiotto.” Marti si piazzò vicino il ragazzo, che quella sera aveva optato per lasciare che il suo famoso ciuffo fosse sistemato alla sua destra e come al solito aveva spacciato una maglietta nera e un paio di jeans chiari per un abbigliamento formale.
“Ehi ciao.” Jeko le sorrise e le si avvicinò per lasciarle un bacio sulla guancia, poi guardò alle spalle dell’amica trovando Alli sorridergli non riuscendo a non ricambiarla, la raggiunse in pochi passi ignorando completamente le persone intorno e posandole dolcemente il palmo della mano sulla schiena le si avvicinò all orecchio.
“Ciao han.”
Alli avrebbe tanto voluto baciarlo, ma non avevano ancora discusso se e quando rivelarlo, perciò si trattenne limitandosi ad un lieve bacio sulla guancia, che per entrambi e chi sapeva significava molto più di un semplice bacetto.
Quando si allontanò di qualche passo, sempre con la sua mano aperta sulla schiena, poté osservarlo notando il suo abbigliamento.
La ragazza storse il naso, guardandoli dritto negli occhi chiari.
“Ti sembra di essere elegante.” il tono scettico della ragazza lo fece scoppiare a ridere, mentre lei per niente infastidita dalla risata continuò ad indicare con un cenno del capo i suoi vestiti.
“Certo.” rispose infine sfoderando il suo miglior sorriso, Alli scosse impercettibilmente la testa, voltandosi poi a guardare Bec che nervosamente continuava a guardarsi intorno.
Nel momento in cui Alli era impegnata ad osservare l’amica, Marti con un sorriso poco rassicurante sgattaiolò alle spalle di Jeko, che sorpreso si voltò a fronteggiarla, lei sempre sorridente gli si avvicinò e con un tono di voce moderato si mise ad ululare, il ragazzo aprì e chiuse gli occhi un paio di volte prima di rendersi conto di cosa fosse successo.
Si allontanò di qualche passo, spostando così anche Alli, guardò la sua ragazza leggermente impaurito sorrise falsamente a Marti, che ancora aveva quello strano sorriso.
“Perché Marti mi ha appena ululato.” disse a denti stretti, continuando a sorridere a Martina, quasi fosse una pazza.
Alli sbarrò gli occhi, iniziando ad arrossire e a sentirsi in colpa, cosa che Jeko non mancò di notare, riuscendo finalmente a mettere insieme i pezzi.
Guardò in cagnesco la propria ragazza per poi girarsi incazzato verso Marti.
“Su chiedimelo, so che muori dalla voglia.”
Gli occhi della ragazza si illuminarono e sottovoce fece la stessa domanda che aveva fatto all’amica.
“Ma quando vieni ululi?”
Jeko respirò a fondo prima di rispondere, trattenendosi dal mandarla a cagare e lo scoppiare a ridere.
“No, Martina, non ululo e non faccio niente di quello che stai pensando.”
“Quindi non…”
Alli corse a frapporsi tra i due, tappando con una mano la bocca della ragazza, prima che da quella fogna uscissero altre cose imbarazzanti.
“Può bastare così no?” sorrise imbarazzata a Jeko, che la fissava a braccia conserte.
“Ci vediamo dopo eh?” staccò la mano dalla sua bocca e le afferrò il braccio portandola via e ricordandosi per strada di aver lasciato Bec, ma non sarebbe stata una buona idea farlo, un caduto per salvaguardare più persone non sarebbe stata la fine del mondo.
 
Passò gran parte dell’inizio a scappare e quando finalmente decise che fosse passato abbastanza tempo per sbollire, smise si evitarlo.
Nel frattempo Lorenzo era arrivato e quando Marti gli aveva raccontato cosa aveva combinato, contro la volontà di Alli perché fosse stato per lei meno gente sapeva meglio era, lui era scoppiato a ridere finendo con le lacrime, Alli gli aveva lanciato un’occhiataccia che era bastata a farlo ricomporre.
Aveva poi abbandonato i piccioncini impiccioni ed era andata alla ricerca di Bec, perché da quella volta in cui l’avevano vista assieme ad un ragazzo non era riuscita ancora a parlarle, un po’ perché non aveva tempo, un po’ perché se ne era scordata.
L’aveva trovata infine a fissare in brodo di giuggiole un ragazzo poco più alto di lei e con i capelli sparpagliati, quasi si fosse appena svegliato, continuava a passarsi una mano tra i capelli cercando di renderli meno disastrosi? Ingarbugliati? E le parlava continuando a sorridere.
Alli non aveva visto bene il famoso lui, ma dallo sguardo della bionda ci avrebbe scommesso che fosse stato lui, a meno che la sua amica non fosse una che si innamorava facilmente e velocemente, cosa che non era, sperava almeno.
Aveva cercato di avvicinarsi per ottenere delle risposte, ma era stata bloccata a metà strada da qualche sua compagna di classe che complimentava Jeko su quanto fosse bella la festa, fosse bello lui e fosse bello tutto. Alli le aveva sorriso accondiscendente, sapendo che fosse l’unico modo per farla smettere di parlare, mentre con lo sguardo non perdeva d’occhio Bec e il ragazzo misterioso.
Quando finalmente smise di parlare, vide in lontananza Jeko, che dalla camminata non sembrava molto sobrio, scosse la testa e scusandosi, riuscì a defilarsi e raggiungerlo.
Matteo assieme a Stefano, i rimanenti maschi della classe, si erano avvicinati a Jeko con sguardo sexy facendo gli stupidi, gli avevano iniziato a passare ognuno una mano sul torace seguiti dalle risate degli altri intorno, quando Jeko aveva iniziato a scuotere la testa con ancora un bicchiere mezzo pieno in mano.
“No… no. Non posso. Ho… la ragazza.” i due ragazzi si fermarono ancora ridendo.
“Da quando?” chiese Stefano divertendosi a passargli la mano sul petto, mentre Jeko cercava di toglierseli di dosso sempre più convinto.
Alli ridendo si avvicinò al gruppo, quando Jeko aprendo gli occhi la vide e mormorando in continuazione “scusa” si tolse di dosso gli amici, che guardavano la scena confusi.
Amoore scusa, mi so-sono saltati addosso e… e… guarda che io… io non volevo.” Jeko continuò a scuotere la testa ad occhi chiusi.
Amore?” domandarono un paio di persone a nessuno in particolare, si guardarono scioccati per poi tornare a guardare Alli sempre più in imbarazzo.
Già, amore.
Non l’aveva mai chiamata così, eppure non ci fece più di tanto caso vedendo le condizioni in cui stava.
“Ehi, non ti preoccupare, va tutto bene. Non sono arrabbiata.” sussurrò posandogli una mano sulla guancia leggermente ruvida. Jeko aprì gli occhi, mostrandole uno sguardo così smarrito che Alli volle solamente abbracciarlo, ma invece di farlo venne sorpresa dal gesto avventato di lui.
Alli si ritrovò con le labbra di Jeko sulle sue, in un bacio frettoloso e decisamente non aspettato, ma non riuscì a non chiudere gli occhi e ricambiare con trasporto, infondo era da quando era arrivata che non vedeva l’ora.
Quando Jeko iniziò ad alzarle la gonna, Alli fu costretta a staccarsi e ad afferrargli la mano prima che il resto della sala, perché sì tutti li stavano guardando, sapesse che biancheria usasse.
La sala esplose in un boato di acclamazioni carine e qualcuna più spinta, mentre Alli cercava solo un modo per sprofondare o scappare il più velocemente possibile, mentre Jeko al suo fianco le aveva stretto il fianco attirandola a se quasi a marcare il territorio, vantandosi dei complimenti degli amici.
“Quando torni sobrio ti ammazzo.” sussurrò a denti stretti, non ottenendo nessuna reazione da Jeko, che sembrava avesse vinto qualche premio per quanto fosse fiero.
Fortunatamente non durò molto e ognuno tornò a fare tutto quello che faceva prima del bacio, anche se continuava a sentire gli sguardi di tutti puntati su di se.
“Se ti incazzi con me quando poi lo vieni a sapere, sei morto.”
“Cosa?”
“Niente tesoro, niente.”
 
Durante gli scherzi erano state più le volte in cui avevano messo in imbarazzo Alli che Jeko, anche perché lui sembrava immune a qualsiasi cosa con tutto l’alcol che aveva in circolo, e sapeva anche che la colpa era delle loro amiche che avevano architettato tutto per farli venire allo scoperto.
Aveva dovuto vederlo fare una posizione del Kamasutra assieme a Ro, inizialmente avrebbe dovuto farlo lei, ma si era rifiutata, e ridere come un idiota mentre non riusciva a stare in piedi e continuava a farla cadere sotto lo sguardo vigile di Davide.
L’avevano costretto a farle un spogliarello, cosa che sembrava avergli fatto piacere forse non rendendosene conto, e con un sorriso che a lui doveva essere parso sexy aveva iniziato con il sottofondo della melodia più conosciuta a togliersi lentamente tutti i vestiti rimanendo in mutande, all’inizio Alli era arrossita e per l’imbarazzo non era riuscita a guardarlo, ma quando si era accorta di quanto lui si stesse divertendo e fosse convinto, lasciò perdere l’imbarazzo e iniziò a dargli corda anche quando lui le aveva preso la mano per fargliela posare sugli addominali.
Alla fine aveva dovuto fermarlo perché preso dal momento aveva messo le mani sull’elastico delle mutande per poterle abbassare, Alli si era subito alzata e gli aveva tolto le mani dai boxer sentendo le lamentele di alcune ragazze e forse anche qualche ragazzo.
Gli avevano poi fatto indossare un completino rosso e bianco molto trasparente, infatti Alli si era imposta di lasciargli i boxer, insomma era sempre il suo ragazzo.
Quando l’aveva visto con quel completino era scoppiata a ridere, tirando fuori assieme a molti altri, i cellulari per potergli scattare foto imbarazzanti.
Era davvero orribile e lei non riuscì a fare a meno di continuare a ridere assieme agli amici.
Alli, Marti, Bec e Ro si misero in posa assieme a Jeko, mentre Lorenzo scattava la foto continuando a tremare per le risate e dovendo rifare la foto un paio di volte prima che venisse bene.
“Sono bellissimo vero?”
Alli soffocò una risata con un colpo di tosse annuendo.
“Sei stupendo tesoro.”
 
Quando Marti mostrò il cartellone, Alli e molti altri la insultarono, oltre a foto molto imbarazzanti di Jeko c’erano anche quelle loro, di quel famoso periodo oscuro che tutti passano… le medie.
Ovviamente Jeko ancora nel suo completino non capì niente e si limitò a ridere indicando ogni foto e prendendo in giro se stesso e tutti quelli che riconosceva, l’apertura dei regali non fu molto diversa, avrebbero dovuto ripetergli tutto il giorno dopo.
 
Dopo torta, foto e saluti, verso le tre iniziarono ad andarsene, rimanendo in pochi a ballare, mentre qualcuno stava già iniziando a mettere via.
Alli aveva accompagnato Jeko in bagno per spogliarlo e rimettergli i vestiti.
Mentre stava trafficando con i gancetti sentì la voce roca e strana di Jeko.
“Mica vorrai farlo qua? Mi sembra un pooo’ sporco. Però se-se vuoi.”
Alli sorrise e scosse la testa riuscendo finalmente a slacciare il completino e rimuoverlo lasciandolo in mutante.
Appoggiò l’intimo sopra una pila di borse e recuperò i suoi jeans e la t-shirt nera, tornò davanti Jeko che la osservava serio e indicandogli una gamba aspettò che l’alzasse per infilare una parte dei jeans, facendo la stessa cosa con l’altra gamba.
Tirandogli su gli jeans e cercando di allacciarli senza andare a sfiorarlo lo sentì parlare ancora.
“Alli Kelly?”
“Dimmi.” mormorò chiudendo finalmente il bottone e alzando la testa verso il volto di Jeko.
Ti amo.”
Alli rimase in silenzio ad osservarlo, senza sapere cosa dire o cosa pensare, non ebbe neanche il tempo di riflettere abbastanza che Jeko emise un verso strano e girandosi di colpo iniziò a vomitare, evitando di poco le borse con i regali.
Alli si riprese velocemente andandogli vicino e accarezzandogli i capelli cercando in qualche modo di confortarlo.
 
“Dov’è quell’idiota?” la voce divertita di Andrea risuonò nella sala vuota se non per Alli, Bec, Marti e Lorenzo.
“Di qua. Ti aiuto.” Lorenzo indicò con un movimento del capo la porta alla sua destra, seguendo poi Andrea.
Le ragazze continuarono a sistemare il più possibile, nonostante il giorno dopo la madre di Jeko sarebbe venuta a pulire.
Improvvisamente Alli si bloccò ricordandosi solo in quel momento di una cosa importante.
Appoggiò il meno al manico della scopa e osservò Bec raccogliersi i capelli e buttare in un sacco nero i rifiuti, mentre Marti portava in cucina tutti gli avanzi.
“Bec.” la ragazza si bloccò girandosi verso l’amica, Alli le sorrise e le fece segno di avvicinarsi.
“Dimmi.” disse infine trascinando con se il sacco della spazzatura.
“Chi era quel ragazzo?”
Ed ecco che Bec non poté fare a meno di arrossire, abbassò lo sguardo sulla punta dei suoi tacchi neri, come fosse riuscita a resistere per così tanto tempo con quelle scarpe Alli non sapeva dirselo, e lo rialzò abbozzando ad un sorriso.
“Un mio amico.”
“E da quando ti baci con i tuoi amici?”
Bec sbarrò gli occhi sorpresa, si riprese poi rispondendole a tono.
“Tu proprio mi vieni a fare la predica.” borbottò guardandola male. Alli scacciò con la mano quella frase e continuò la sua filippica.
“E’ il tuo ragazzo? O qualcosa del genere, vero? Perché non ci hai raccontato niente? Siamo le tue amiche no?”
“Non stiamo ancora insieme, ci vediamo. Perché vi conosco e mi avreste messa in imbarazzo con domande stupide.”
“Sì ci conosci.” Alli sorrise annuendo, le posò una mano sulla spalla e con voce seria la minacciò.
“Vedi di farcelo conoscere.” Bec annuì e tornò al suo lavoro, nel momento in cui una Martina troppo sorridente stava facendo la sua comparsa, si piazzò accanto l’amica e assieme guardarono Bec muoversi sempre più nervosamente.
“Hai sentito tutto.” sentenziò Alli lanciandole un’occhiata di sfuggita per vederla sorridere ed annuire.
“Scommetto che Ro non sa niente.” Marti osservò Alli per qualche secondo poi continuò. “Sono sicura che quando lo verrà a sapere non ne sarà contenta.”
“Certo che oggi sei sadica ragazza.”
Andrea e Lorenzo uscirono dal bagno con un Jeko completamente andato tra di loro aggrappato alle loro spalle, Alli osservò la scena scuotendo la testa, pensando a quanto glielo avrebbe rinfacciato il giorno dopo.
“Quando mamma ti vede ti ammazza, fratellino.”
“Nonmivede.” borbottò piano il ragazzo, con un occhio aperto e uno chiuso.
Con l’occhio aperto riuscì a vedere la propria ragazza, facendole l’occhiolino.
“Dormi con me.” le ordinò aspettando di vederla incamminarsi verso di lui.
“Tesoro devo aiutare le altre a pulire.”
“Ti prego..” sussurrò Jeko aprendo anche l’altro occhio, che richiuse subito non riuscendo a mettere a fuoco la figura della ragazza e degli altri intorno.
“Aiuto io le altre, tu vai prima che inizi a frignare.”
Lorenzo staccò lentamente il braccio di Jeko dalla sua spalla cercando di non fargli perdere l’equilibrio, cosa che riuscì a fare, prese la scopa di che Alli teneva ancora in mano e la spinse verso i fratelli Lupo.
“Grazie.” sussurrò la ragazza prima di salutare le altre e raggiungere Andrea e Jeko verso l’uscita.
In macchina Jeko si addormentò sulla spalla della ragazza, mentre mandava un messaggio a Leah per avvisarla che avrebbe dormito da lui.
Andrea le domandò della festa, non vedendo l’ora di poter osservare le foto e i video imbarazzanti del fratello.
Arrivati a casa, Andrea aiutò Jeko ad entrare in casa, mentre Alli cercava di non fare cadere le borse con i regali e cartelloni. Entrarono in casa facendo meno rumore possibile e gettarono Jeko sul letto e i regali a terra, Andrea salutò Alli augurandole buona fortuna.
La ragazza si tolse scarpe e vestito, andando poi alla ricerca di una t-shirt di Jeko, quando ne trovò una abbastanza decente la indossò velocemente e passò a spogliarlo, lo sentì mormorare qualcosa, ma evitò di farci caso e sfinita si infilò sotto il lenzuolo, sentendolo avvicinarsi e poggiarle un braccio intorno la vita.
“Alli Kelly, sei tu.”
“Chi vuoi che sia idiota.”
“Ti amo.”
Alli si irrigidì a quelle parole, gli accarezzò la mano e chiuse gli occhi.
"Dormi... ne hai bisogno. Guai a te se mi vomiti addosso." borbottò infine sentendolo ridere e giurarle di non farlo.
Chissà se quando si fosse svegliato si sarebbe ricordato qualcosa.
Quella cosa in particolare.

Salve!
Merry Xmas (in ritardo, sorry) and Happy New Year!
Questa volta non mi pare sia passato tanto tempo no? Forse, lol.
Beh, che dire, le due famose paroline, alzate la mano chi se le sarebbe aspettate.. nessuna? Perfetto. (qualcuno mi salvi, non so cosa sto dicendo)

Non so mai cosa dire, se avete qualche domanda sapete cosa fare ;)
Adiòs!


 

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Capitolo 14
*** Be nice. ***



Be nice.
 
"Lupo?"
Il ragazzo alzò lo sguardo dal suo cellulare e lo posò su quello della professoressa di Italiano, la coordinatrice.
“Devi ancora giustificare l’assenza della settimana scorsa.”
Il ragazzo corrugò la fronte e si portò la mano destra sulla guancia ruvida per la leggera barba, grattandosela pensieroso.
“Ah sì, certo, quel giorno.” 
Jeko lanciò uno sguardo malizioso in direzione della sua ragazza, per poi riportarlo su quello irritato della donna. 
“Pensi di giustificare Lupo? Sei maggiorenne no?” la coordinatrice controllò nuovamente il registro elettronico, vedendo la data di nascita del ragazzo notò che corrispondeva a quella della sua assenza. Alzò lo sguardo trovandolo sorridere in direzione della King, e capì.
Scosse impercettibilmente il capo e aspettò che il ragazzo le rispondesse.
“Allora? Vuoi giustificare o no? Se non lo fai inciderà sulla tua condotta Lupo, e non sarebbe un bene nella tua condizione.”
Jeko sbuffò e controvoglia estrasse dalla tasca posteriore dello zaino il suo libretto scolastico, completamente bianco se non per le giustifiche.
“Se proprio devo, prof.”
“Lupo lo faccio per te!” Urlò spazientita battendo una mano sul computer, lanciando poi un’occhiata apprensiva all’oggetto sperando di non avere causato danni.
“Ma sì prof, lo faccio adesso.”
Recuperò una penna dall’astuccio e iniziò a compilare il foglietto, si soffermò poi sul motivo e rise pensando a quello che avrebbe scritto.
Una volta finito si alzò in piedi svogliato, sistemandosi il maglioncino leggero sotto lo sguardo dei compagni di classe, si posizionò davanti la cattedra e porse alla donna il libretto, quando però lei lesse il motivo alzò lo sguardo incontrando quello divertito dell’alunno.
“Fuga romantica eh?”
La classe a quelle parole scoppiò a ridere sommessamente, mentre nella bancata in fondo qualcuno si stava facendo sempre più piccola. 
“Beh è stato molto romantico quello che avete fatto.” sussurrò Marti scoppiando a ridere allo sguardo inceneritore dell’amica.
“Perché te l’ho detto?” domandò disperata Alli, scuotendo la testa.
Non appena la campanella che segnava la ricreazione suonò, gli alunni si alzarono in piedi e fuggirono dalla classe senza prestare attenzione al professore che cercava invano di dare loro i compiti. 
Jeko in piedi sulla porta, aspettava che Andrea ancora seduto lo raggiungesse per andare a fumare, cosa altamente proibita da qualche mese. 
Quando si trovò Alli a pochi centimetri di distanza cercò di trattenere un urletto poco virile.
“Dio Alli Kelly da dove sei spuntata fuori?” 
Alli ignorò la domanda e continuò a fissarlo con sguardo ostile.
“Devi dirmi qualcosa?” chiese infine la ragazza quando dopo un paio di minuti si accorse che Jeko non avrebbe detto nulla senza una spintarella, cercando di mostrare il suo sorriso migliore.
Jeko alzò un sopracciglio sempre più spaventato e si portò una mano nei capelli scompigliandoseli.
“No?”
Alli alzò gli occhi e li riportò su quelli chiari del suo ragazzo, infastidita e delusa.
“Stupendo.” Borbottò tra se girandosi e lasciandolo solo a chiedersi cosa fosse successo.
Andrea che finalmente era riuscito a rollare la sua sigaretta, si presentò davanti l’amico sorridendo, quando però si accorse dello smarrimento di Jeko, iniziò a muovere la mano davanti i suoi occhi aspettando che si riprendesse.
Jeko si riprese ma il suo sguardo era puntato su un’altra persona, ignorando l’amico che ancora stava muovendo la mano, si diresse a grandi falcate vicino alla finestra dove Ro e Marti stavano parlando.
“Cos’ha Alli?” chiese interrompendo il discorso delle due, che sorprese si voltarono verso di lui.
“Cosa?” sussurrò Aurora non avendo ascoltato la sua domanda.
“Alli è strana, da domenica. Ho combinato qualcosa di cui non mi ricordo?” Jeko continuava a passarsi la mano tra i capelli nervosamente, mentre le due ragazza si scambiavano occhiate. 
“Mi dispiace ammetterlo, ma non ha voluto dirmi niente.” commentò Marti rammaricata.
“E adesso che cazzo faccio? Sono sicuro che non mi dirà niente. Merda.” sbuffando Jeko raggiunse Andrea che era rimasto ad aspettarlo nello stesso punto con una espressione piuttosto infastidita. Uscirono insieme e scesero finalmente nei giardini vicini ai laboratori.
Mentre i due ragazzi stavano scendendo le scale, Marti e Ro si diressero insieme verso l’unico posto in cui sapevano avrebbero trovato l’amica.
Quando Marti spalancò la porta del bagno del piano terra, solitamente vuoto, trovò davanti a se Alli seduta sul termosifone ormai spento, guardarsi le unghie pensierosa.
“Que pasa chica?”
Alli alzò la testa di scatto, leggermente sorpresa nel vederle. Si spostò di lato per lasciare posto a Ro che si sedette accanto a lei, posandole un braccio intorno alle spalle.
Marti invece rimase in piedi e con le braccia incrociate al petto, osservava l’americana, che faceva di tutto per non incontrare il suo sguardo.
“Alli?” domandò vedendola fingere di non aver sentito chiamare il suo nome.
“Alli!” esclamò infine Ro infastidita dal comportamento dell’amica.
La ragazza in questione sbuffò e roteando gli occhi alzò il viso.
Tell me.
“Che problema c’è?”
Nothing.
Ro alzò un sopracciglio guardandola con guardo eloquente, mentre si sistemava i capelli biondi da un lato.
“Sputa il rospo Allison.”
I’ve got nothing to say.” rispose decisa Alli incrociando anche lei le braccia al petto, sfidando con lo sguardo Martina e Aurora.
“Certo che quando ti ci metti, se una pigna.”
Svariate occhiatacce dopo Alli si arrese.
Don’t look at me like that! Fine! I will tell you. He said he loved me, but he was drunk so now he doesn’t remember a thing and i’m freaking mad!”
“Penso di essermi persa…” mormorò Ro grattandosi imbarazzata la testa.
“Jeko ha detto di amarla mentre era ubriaco e adesso non se lo ricorda e lei è incazzata nera perché…?” riassunse Marti osservando le espressioni di Alli.
“Lo ama anche lei e vorrebbe dirglielo?” disse Ro abbozzando un sorriso, che sparì non appena vide la faccia tesa dell’americana.
“Gli voglio bene certo, ma dire di amarlo è un parola grossa, è troppo presto.”
“Ne sei sicura?” domandò Ro non trovando nessuna risposta, se non lo guardo pensieroso di Alli.
 
Si ritrovarono pochi minuti dopo davanti alle macchinette nell’atrio.
Marti e Ro si misero in fila, mentre Alli rimase in parte appoggiata al muro, notando poco lontano da se Bec impegnata a scambiarsi effusioni con il suo ragazzo sconosciuto.
Sorridendo Alli mosse i piedi in direzione dei due, piazzandosi davanti a loro.
Lo sconosciuto si staccò dalle labbra dell’amica, sentendo probabilmente lo sguardo della castana addosso. Scattò leggermente indietro quando se la trovò così vicina, Bec invece si limitò a sorridere ad Alli.
“Bec non ci ha ancora presentati, sono Allison piacere.” tese la mano in attesa che il ragazzo si svegliasse e gliela stringesse, quando finalmente lo fece Alli gli sorrise divertita, vedendolo leggermente in crisi.
“Luca.” sussurrò guardando Alli come fosse un alieno.
“Sei quella americana no?” Domandò poi facendo ricadere la mano al suo fianco.
Alli lanciò un’occhiata a Bec e poi annuì riportando lo sguardo su Luca.
“O Bec ti ha parlato di me o il mio accento mi precede.” 
“Un po’ entrambe.” Rispose accennando ad un sorriso lanciando occhiate a Bec, che li osservava preoccupata e divertita allo stesso tempo. Quando alle loro spalle apparirono anche Marti e Bec, Alli vide Luca fare qualche passo indietro spaventato.
“Quindi tu sei il ragazzo della mia sorellina?” Ro si avvicinò pericolosamente al moro, che non sapendo cosa fare cercò aiuto nello sguardo di Bec, che a sua volta si limitò ad alzare le spalle come se lei avesse perso le speranze con la sorella ormai da anni.
Vedendo l’espressione di Bec, Luca cercò di darsi un minimo di contegno per non sembrare una pappamolla, come invece stava risultando, facendo ridere la bionda.
“Sì.” disse finalmente sicuro di se, guardando poi Bec la quale si era messa una ciocca di capelli biondi davanti gli occhi in imbarazzo, una sua abitudine.
Ro seguì lo sguardo e nel vedere la sorella in quelle condizioni sbuffò.
“Per favore.” disse solamente riportando lo sguardo su Luca, il quale stava sorridendo come un’idiota.
“Certo che questi sono peggio di Marti e Lorenzo.” continuò borbottando, sentendo Alli scoppiare a ridere e uno schiaffo sulla nuca da parte di una Martina irritata.
“Parla quella che quando vede Davide, è peggio di un polipo, per quanto gli sta appiccicata.”
“Cosa?! Non è vero!” esclamò Ro voltandosi a fronteggiare l’amica, che con un sopracciglio alzato continuava a fissarla.
“Chiedi a chiunque, ti diranno la stessa cosa.”
Ro si voltò infuriata verso il posto dove si sarebbe dovuta trovare Alli, vedendo davanti a se solo uno spazio vuoto, aggrottò la fronte guardandosi intorno, trovandola dall’altra parte dell’atrio assieme Noemi.
“Sei scappata?” chiese Noemi notando lo sguardo inceneritore della bionda dall’altro lato.
Yep.” mormorò Alli, voltandosi per non vedere lo sguardo risentito di Marti.
“Hai litigato con Jeko?”
“Hai fatto pace con Leo?”
Le due ragazze si scambiarono qualche occhiata, rimanendo in un silenzio carico di tensione, per poi scuotere la testa e sorridere.
“Lasciamo stare no?” domandò Noemi, continuando a sorriderle, sorriso che però si spense nell’esatto momento in cui la testa riccia di Leo comparì nel suo campo visivo.
Improvvisamente Alli vide Noemi nascondersi dietro di lei, continuando a guardare oltre le sue spalle.
“Che ti prende?”
“Shh! Girati che altrimenti ci nota.”
“Ma cosa..?”
Non fece in tempo a completare la frase che davanti a lei passò Leo assieme a Stefano, riuscendo finalmente a capire il comportamento strano dell’amica.
“Non penso abbiate fatto pace.”
“Da cosa lo deduci?” rispose ironica Noemi, uscendo da quella specie di nascondiglio.
“Beh sono molto perspicace.”
“Ma non mi dire!”
 
Non appena Alli vide Jeko risalire le scale chiacchierando con Andrea, gli si buttò addosso fregandosene di chiunque li avrebbe potuti vedere.
Fortunatamente Jeko non cadde all’indietro per l’impatto, ma le cinse la vita automaticamente, mentre Alli si alzava sulle punte per poterlo baciare.
Alli si staccò dalle sue labbra storcendo il naso per l’odore che proveniva dal suo ragazzo, lanciò una breve occhiata ad Andrea vedendolo più tranquillo e sorridente del solito, per poi tornare a guardare Jeko che avendo seguito il suo sguardo la osservava colpevole.
“Perché puzzi di erba?” lo rimproverò incrociando le braccia al petto e dimenticando tutti i buoni propositi che si era prefissata per rimediare al pessimo umore che aveva avuto in quei giorni.
Jeko evitò il suo sguardo, facendolo ricadere sulle sue mani con cui aveva preso a giocare con un braccialetto.
Alli però non si diede per vinta, gli prese il mento e lo alzò così da ritrovare i suoi occhi.
“Lo sai che non ho intenzione di farti da mamma, ma se proprio devi, fallo fuori scuola e non farti beccare okay?”
Jeko annuì, mentre Alli cercava con tutta se stessa di non propinargli una ramanzina, di cui Leah e Agnese, la signora Lupo, sarebbero state fiere.
Provò poi ad addolcire lo sguardo, ricordandosi di doversi fare perdonare per l’acidità degli ultimi tre giorni.
Jeko alzò un sopracciglio, confuso dal suo comportamento, prima lo baciava, poi si arrabbiava e infine gli sorrideva dolcemente, la soluzione sembrava essere solo una.
“Ma hai le tue robe?”
Ed ecco come Jeko riuscì a rovinare le buone intenzioni di Alli, la quale scosse lentamente il capo non sapendo più cosa fare.
“No, Jeko, no.”
“Va bene.” borbottò sorpassandola a seguendo Andrea per ritornare in classe, ma Alli non si arrese, di slancio gli afferrò la mano intrecciandola alla sua, vedendolo bloccarsi e girarsi sempre più confuso, guardando prima le loro mani intrecciate e poi lei che sorrideva timidamente.
Fortunatamente non disse nulla, limitandosi ad alzare le spalle e ad aspettare che Alli facesse qualcosa, non dovette aspettare molto perché la ragazza con ancora le loro mani unite lo abbracciò di lato portando il braccio libero a stringere la sua vita.
Jeko sorrise non smettendo un secondo di guardarla, la vide arrossire e nascondere il volto nel suo maglioncino mentre la stringeva di più a se, sentendosi lo sguardo dei ragazzi che passavano per il corridoio addosso.
“Come mai così dolce?”
Alli alzò lo sguardo sorridendo timidamente, guardò prima le loro mani intrecciate e poi si fermò a guardare le sue labbra, si alzò sulle punte e lo baciò per la seconda volta quella mattina, questa volta però Jeko non la lasciò andare così velocemente, prolungando il bacio il più a lungo possibile senza essere sorpreso dai professori.
Si staccarono con il sorriso sulle labbra, incuranti degli sguardi e commenti incentrati su di loro, Jeko le lasciò un bacio sulla fronte prima di raggiungere la classe, accorgendosi del suono della campanella.
Entrarono in classe ancora abbracciati e impegnati a ridere di qualche stupida battuta appena sentita, raggiunsero l’ultima fila ignorando il resto della classe e non preoccupandosi della prof di diritto sapendo che si sarebbe fermata a fumare e avrebbe ritardato.
Arrivati alla loro bancata, Jeko si staccò da Alli andando però a raccogliere le cose di Marti dal banco e posarla sul suo, per poi trasportare quelle poche cose che gli appartenevano vicino ad Alli, che nel frattempo si era limitata a fissarlo senza dire una parola, quando poi sentì alle sue spalle un insulto rivolto a Jeko, si vide sorpassare da Marti che continuò ad insultarlo per qualche minuto.
Alla fine Marti si era arresa e si era seduta al posto di Jeko, pronta a sorbirsi i discorsi monotematici di Andrea, mentre Alli e Jeko avevano continuato a stuzzicarsi anche dopo l’arrivo della prof, che gli aveva solo lanciato un’occhiata ammonitrice.
Il discorso della donna venne interrotto dal forte bussare alla porta, il brusio cessò istantaneamente e al permesso ad entrare la porta si spalancò facendo comparire uno dei professori di laboratorio, riconosciuto dal camice.
L’uomo guardò in giro per la classe prima di riconoscere il volto di qualcuno.
“Tu.” disse indicando la fila in fondo, precisamente Andrea, che lo fissava senza dire una parola.
“Tu e un altro ragazzo eravate a fumare fuori dalla porta giù nei laboratori, e appena mi avete visto avete lanciato le sigarette e siete scappati via. Peccato che le avete lanciate sull’erba secca e avete quasi dato fuoco a tutto.”
Tutta la classe era ormai voltata a fissare Andrea, che serio fissava l’uomo, Alli invece scosse la testa tirando una gomitata a Jeko che le mostrò un sorriso tirato.
“Pertini, lo sapete che è vietato a fumare no?” domandò con acidità e con un sopracciglio alzato, spostò poi lo sguardo da Andrea a Jeko, che impallidì allo sguardo severo della donna.
“Lupo dai lo sappiamo che sei tu, l’altro.”
Il professore spostò lo sguardo su Jeko e dall’espressione sembrò averlo riconosciuto.
“Purtroppo non vi abbiamo visto fumare, ma se succede un’altra volta rischiate la sospensione. Vi tengo d’occhio. Arrivederci.” l’uomo salutò la prof e si chiuse la porta alla spalle sparendo dalla loro vista.
“Certo che un minimo di intelligenza ragazzi. Lupo potresti farti insegnare le buone maniere dalla tua ragazza. Sì non guardarmi con quella faccia da pesce lesso, le voci girano.”
“Idiota.” borbottò Alli scuotendo impercettibilmente la testa.
“Ma prof, io non avevo mica visto erba secca.”
“Andrea, lascia stare.” sussurrò tra i denti Marti, cercando di evitare di peggiorare la situazione, fortunatamente la donna non sembrò aver sentito, impegnata a mettere la nota ai due.
“Voi due insieme non ne combinate una giusta.” borbottò Marti sempre più scoraggiata.
 
Quel giorno il bus era in ritardo ed Alli era stata costretta ad aspettare seduta su un muretto con le cuffiette, che arrivasse, cosa che non sembrava voler accadere tanto presto.
Ad un tratto la sua attenzione venne colta da quella che sembrava una coppia, appena uscita dal cancello, la ragazza camminava di corsa mentre il ragazzo le parlava senza sosta fino a quando non l’afferrò per il polso facendola girare.
Alli continuava a guardarli incuriosita, avendo però il presentimento di averli già visti.
Purtroppo per la sua curiosità il bus arrivò in quel momento, interrompendo la visione della coppia, in fila aspettò di salire in bus e una volta in piedi vicino alla porta centrale ricercò i due ragazzi, rimanendo sconvolta nel riconoscerli.
Non le era solo sembrato di conoscerli, anzi li conosceva anche troppo bene.
Erano Leo e Noemi che mentre il bus si allontanava stavano ancora discutendo, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di una svolta nel loro strano rapporto, non vedeva l’ora di raccontarlo alle altre e chiedere a Noemi cosa fosse successo.
 
Salendo le scale che l’avrebbero condotta alla porta di casa, incontrò come al solito il suo vicino di casa che quel giorno sembrava molto loquace, infatti accennò ad un sorriso e la salutò, in confronto al totale mutismo e il completo ignorarla del solito, quello era un miracolo.
Aprì la porta con ancora quell’espressione scioccata che le aveva lasciato il vicino.
Non appena Leah la vide in quelle condizione, divenne subito apprensiva, più del solito, e iniziò a farle una quantità immane di domande a cui Alli non rispose subito.
Mum, i’m fine!”
“Sure… Did you fight with Jacopo?”
“No!”
“Sempre ad assumere il peggio.” borbottò la ragazza andando in camera e buttando a terra lo zaino con un sospiro.
Leah la raggiunse e si posizionò sull’uscio della porta.
“Ha chiamato la zia, ha chiesto quando partirai.”
Alli si voltò verso la madre, aspettando che continuasse a parlare.
“Le ho detto che partirai verso metà giugno.”
“Poco più di due mesi.” sussurrò la ragazza con lo sguardo perso nel vuoto.
What?
Alli scosse la testa e le sorrise, invitandola a tornare in cucina avvisandola che sarebbe arrivata in qualche minuto.
Leah fece per andarsene, ma subito dopo tornò sui suoi passi sporgendosi con l’indice alzato e con l’altra mano appoggiata sullo stipite in legno.
“Fra poco esco con Sabrina e tuo padre è fuori per lavoro.”
“Okay.”
 
Shit. Shit!”
Mum!” Alli urlò più volte, prima di ricordarsi di essere a casa da sola, imprecò un paio di volte contro se stessa, sua madre ed il mondo intero.
Osservò il mobiletto vuoto, mentre sentiva quella brutta sensazione scendere verso il basso.
Trattenne l’ennesimo insulto e camminò a gambe strette verso la camera dove aveva lasciato l’iPhone.
Prese il telefono in mano e tra i preferiti schiacciò su Jeko.
“Alli Kelly.” la sua voce assonnata le rispose quando ormai stava per riattaccare.
“Stai dormendo?” domandò agitata continuando a stringere le gambe.
“Non più.”
“Perfetto. Ho un’emergenza.”
“Che succede?” improvvisamente la voce di Jeko sembrava molto più sveglia e preoccupata di prima.
“Devi andare in negozio e comprarmi un pacco di assorbenti, quelli viola con le alette.”
“Stai scherzando spero.”
“Ti sembra io stia scherzando?! Jeko sto perdendo sangue e non ho un fottuto assorbente!”
“Che perdevi sangue l’avevo capito. E poi non avevi detto che non le avevi?”
“Mi sono sbagliata okay!”
Jeko sospirò e rimase in silenzio per qualche secondo, cercando ad una scappatoia.
“Non puoi chiamare le altre? Una qualsiasi ragazza?”
“Sei quello che abita più vicino, ti prego, devi fare veloce, qua la situazione peggiora di secondo in secondo.
“Va bene! Basta che non mi racconti i dettagli.”
“Grazie tesoro!”
Alli riattaccò camminando lentamente e goffamente fino alla porta, aspettando il momento in cui sarebbe arrivato.
 
“Perché mi sono fatto convincere?” borbottò infilandosi le vans e recuperando chiavi e portafoglio, prima di passare per il soggiorno e trovare il fratello disteso sul divano impegnato a vedere un film strappalacrime.
“Che diavolo stai facendo?”
Andrea guardò svogliatamente il fratello, interessato di più al proseguimento del film.
“Cosa vuoi che faccia. Sto guardando un film, non vedi?”
“Sì, ma… lascia perdere, è inutile.” Jeko scosse la testa e infilò il taccuino nella tasca posteriore dei jeans, mentre tenne in mano le chiavi e il cellulare.
“Tu invece?” chiese con leggero interesse Andrea, lanciandogli un’occhiata.
“Alli mi ha incastrato e adesso le devo comprare dei cazzo di assorbenti.”
“Buona fortuna fratello.” disse Andrea trattenendo una risata, mentre Jeko sempre più irritato si chiudeva la porta alle spalle.
Il supermercato sotto casa non era mai stato così affollato come quel giorno, ovviamente.
Senza indugiare trovò la corsia giusta, con qualche ragazzina impegnata nell’ardua scelta di che marca comprare.
Sfortunatamente non era la prima volta che Alli lo costringeva a comprarle gli assorbenti, succedeva più spesso di quanto lui avrebbe desiderato, perciò quando allungò il braccio sopra la ragazza per afferrare la confezione viola non si imbarazzò, anzi fu la ragazza a farlo, la quale non appena lo vide balbettò qualcosa e nascose il suo viso dietro i capelli lunghi, mentre Jeko ridacchiava allontanandosi da quella corsia.
Comprò anche una barretta di cioccolata e una scatola di biscotti.
Quando suonò al citofono non passò neanche un secondo che la porta si aprì, scosse la testa divertito e salì le scale velocemente trovandola in piedi con le gambe quasi incrociate ad attenderlo impaziente, non appena vide la borsa l’afferrò dalle sue mani e corse in bagno, lasciandolo ridere sulla soglia della porta.
Se la richiuse alle spalle e si andò a sedere sul divano, sentendola imprecare, quando poi riemerse dopo essere corsa in camera e nuovamente in bagno con un paio di pantalone e sicuramente slip diversi, la vide sorridergli riconoscente mentre indicava la borsa alzandola.
“Non so come farei senza di te.” gli sussurrò, una volta alle spalle del divano, al suo orecchio per poi allungarsi e baciarlo come ringraziamento.
I know.” sussurrò Jeko a pochi centimetri dalle sue labbra.
 
Quel giorno Marti si era imposta, e aveva imposto alle altre, di andare a mangiare giapponese. Erano giorni che ne aveva voglia e quella sera finalmente aveva convinto le sue amiche ad assecondarla.
Si accomodarono ad uno dei tanti tavoli da quattro vicino al rullo, Ro ed Alli da una parte e Marti e Bec dall’altra, aspettando che la cameriera le portasse il coperto.
“Non sono mai stata al giapponese.” mormorò Alli guardandosi intorno curiosa, in particolare di tutti quei strani cibi che vedeva passare sul rullo accanto a se, guardò difronte a se notando Marti adocchiare qualcosa.
“Per me anche.” le disse Bec osservando anche lei il ristorante e le persone che vi erano dentro, riconoscendo poi qualcuno seduto a due tavoli di distanza, diede una gomitata a Marti, la quale era molto impegnata a non farsi sfuggire i suoi gamberetti.
Marti si voltò leggermente infastidita per essersi quasi lasciata scappare il cibo, vide poi Bec indicare con il capo davanti a se, si mosse leggermente verso il centro cercando qualcuno o qualcosa, ancora non lo sapeva.
Quando vide l’espressione divertita di Lorenzo, non riuscì a fare a meno di sorridere, prese il cellulare dal tavolo e cercò il suo nome in rubrica, cliccandoci poi sopra.
Sentì la sua suoneria e lo vide muoversi alla ricerca del telefono, per poi sorridere leggendo il suo nome.
“Ehi.” le rispose guardando un punto indefinito.
“Che fai?”
Marti era così eccitata che si era dimenticata perfino di salutarlo.
“Sono al sushi, perché?”
“Guardava davanti a te.”
Lorenzo mosse la testa un paio di volte prima di dirigere lo sguardo nella posizione giusta e incontrare quello di Martina, che muoveva la mano per salutarlo.
Continuarono a parlarsi e a fissarsi ad intervalli regolari, che consistevano in pause per mangiare, per poi riprendere a dirsi cose dolce e prendersi in giro, non smettendo di guardarsi.
“Quando la finiscono?”
Alli guardò verso Ro che aveva appena parlato spazientita e alzò le spalle con espressione rassegnata.
“Andrà avanti così tutta la serata, ci scommetto.” aggiunse Bec finendo l’ennesimo piatto, come avevano fatto anche le altre.
Marti chiuse la telefonata e guardò le altre tranquilla, accorgendosi poi delle loro espressioni irritate.
“Cosa?”
“Vi vedete tutti i giorni.”
“Lo so.”
“Cosa serviva passare tutta la serata a parlare a distanza di un tavolo.”
“Due per precisione.”
Ro scosse la testa e lasciò perdere.
Infine a nessuna aveva dato più di tanto fastidio, più che altro si divertivano a tormentarla vedendola così innamorata, cosa che neanche lei aveva ancora ammesso a se stessa.
Alli sorrise vedendo Lorenzo in piedi davanti a loro, salutarle e sporgersi verso Marti per lasciarle un bacio veloce.
Una volta fuori dal ristorante le ragazze si guardarono per un secondo per poi guardare Marti.
“Beh è andata bene no?”
Le altre scoppiarono a ridere e la mandarono a cagare, incamminandosi verso casa per finire la serata.
“Cosa ho detto?” urlò Marti ancora ferma, aprendo le braccia, facendole poi ricadere sui fianchi, correndo per raggiungere le altre.
 
 
Hola chicas e chicos se esistono!
Sono da poco tornata dal mio stage di una settimana a Valencia, sì come Alli e Jeko (vi giuro che non l'avevo programmato) e mi sono messa d'impegno per completare il capitolo.
Per una volta vediamo la coppietta, o come mi è stato suggerito Jelly (Alli+Jeko), in atteggiamenti dolci, che ovviamente non durano molto.
Poi rimane sempre il problema di quel ti amo.
Ah sì, se qualcuno di voi stesse seguendo l'altra mia storia e non avesse visto l'aggiornamento, vorrei avvisarvi che la storia è stata rimossa per diciamo ricostruzione, tornerà ma solo dopo che questa sarà terminata e quando l'avrò modificata, ma tornerà!
Beh questo è tutto, a presto gente!
Ellie.

 

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Capitolo 15
*** Bad things happens when you least expect it. ***


 
Bad things happens when you least expect it.
 
Al ritorno da Valencia aveva iniziato ad girare la voce di una presunta mostra a Bologna, per giorni nessuno aveva confermato nulla e solo quando la professoressa di Arte gli aveva dato la dolce notizia, la classe quarta era esplosa in un boato di esclamazioni. Erano però stati costretti a studiare in anticipo l'argomento della mostra, dovendo prepararsi ad una futura relazione.
Prima di uscire di casa, Alli aprì gli scuri e rimase qualche secondo ad occhi chiusi nella brezza mattutina di fine aprile, il calore dei raggi del sole le fece spuntare un sorriso sul volto addormentato.
Chiuse le finestre e indossò velocemente i vestiti che aveva preparato la sera prima, sperando in una bella giornata, finalmente avrebbe potuto indossare quella giacca jeans con le maniche in pelle che aveva comprato in Spagna e che tanto amava.
Masticò velocemente il pezzo di brioche che le era rimasto e si affrettò sulla porta, intimando il padre a muoversi.
Relax Alli.” disse il padre raggiungendola e sistemandosi gli occhiali da vista sul naso, la ragazza si limitò a scoccare un’occhiataccia al padre, sentendolo sbuffare e uscire.
Arrivarono dieci minuti in anticipo, infatti davanti il cancello riconobbe solo poche facce, mentre le altre appartenevano all’altra classe.
Salutò il padre con un sorriso e scese dall’auto, raggiungendo con calma il gruppetto di compagni, tra cui riconobbe subito Sofia ed Elena, una mora e l’altra bionda, che come ogni giorno passavano dal volersi uccidere all’abbracciarsi senza mai più lasciarsi, al momento erano nella seconda fase.
“Buondì.” esordì Alli sorridendo ai suoi compagni, che ricambiarono svogliatamente.
“Ma ciaoo!” esclamò Sofia lanciandosi su una ignara e ancora troppo addormentata Alli, che fortunatamente riuscì a mantenersi in equilibrio, sebbene precario.
“Ciao anche a te.” Alli ridacchiò mentre assieme all’amica si dondolava ancora stretta in quello strano abbraccio.
Non appena Sofia si allontanò, fu il turno di Elena di avvicinarsi, questa volta per stringerle una guancia e tirargliela facendo strani versi.
“Ma che carina che sei.” Elena continuò a sorriderle con quella voce alterata e solitamente usata per i bambini piccoli, finendo poi per allontanarsi non prima di averle sfiorato il naso con l'indice ed un'espressione tenera.
Alli scosse la testa sorridendo, vedendo avvicinarsi a passo da lumaca Marti e Jeko, uno più sveglio dell’altro.
Jeko teneva il cappuccio della felpa calato sugli occhi leggermente chiusi per il sonno e per nascondere i capelli che non era riuscito a pettinare, continuava sbuffando ad arrotolarsi le maniche fino al gomito per poi ricominciare una volta che scendevano fino al polso, stranamente non stava fumando.
Marti invece aveva gli occhiali da sole scuri nonostante le nuvole che coprivano il sole e un leggero giubbotto di pelle, che aveva da quando si erano conosciute, neppure lei stava fumando.
Arrivarono, seguiti poco dopo dal resto della classe, grugnendo qualcosa simile ad un saluto.
“Non avrai intenzione di dormire in corriera?” esordì Alli senza neanche salutare l’amica, che sorpresa dall’accusa aprì e richiuse gli occhi un paio di volte prima di mettere a fuoco la figura dell’americana.
“Vedrò.” alzò le spalle incurante e ancora troppo addormentata per riuscire a ragionare e fare delle frasi più complesse.
Nel frattempo Alli si era avvicinata a Jeko, che era rimasto nella stessa posizione da quando era arrivato, sguardo basso e occhi socchiusi.
“Ehi.” Alli si abbassò leggermente inclinandosi e sporgendosi verso il viso di Jeko nascosto dal cappuccio, il ragazzo provò ad aprire gli occhi riuscendoci a malapena e alzò la testa abbozzando un sorriso.
“Lo sai che sei proprio carino quando sei addormentato?” sussurrò Alli con un sorriso divertito, così da farsi sentire esclusivamente da lui, gli mise le mani sulle guance e lo osservò per qualche secondo, per poi togliergli il cappuccio e sistemargli i capelli.
Jeko non disse nulla, si limitò a mugugnare qualcosa che Alli non riuscì a comprendere, quando lei sempre più felice si avvicinava e gli lasciava un tenero bacio sulle labbra.
La corriera arrivò poco dopo, ed Alli dovette afferragli la mano per farlo salire e non rischiare di cadere nel farlo.
Vide Marti seduta sulla destra e accompagnò Jeko a sedersi vicino a loro due, entrambi si sedettero e non appena Alli si girò a dire qualcosa all’amica, Jeko si sdraiò, chiuse gli occhi e quando Alli tornò a guardare nella sua direzione lo trovò addormentato.
“Cosa diavolo ha fatto ieri sera?” si chiese ad alta voce, non ottenendo nessuna risposta.
Scosse la testa e la appoggiò al sedile, iniziando a guardarsi in giro, notando solo in quel momento Noemi seduta nei posti davanti a Jeko, la vide impegnata a scrivere qualcosa al cellulare e poi arrabbiata lanciarlo sul sedile libero e girarsi verso la vetrata.
Qualche minuto dopo finalmente arrivarono i ritardatari, che come al solito tra di loro era presente Leo, un Leo alquanto cupo e infastidito quella mattina.
Passò davanti a Noemi lanciandole uno sguardo di sufficienza, mentre lei lo fissava irritata.
Alli osservò la scena in silenzio, girò poi la testa verso Marti trovandola con la stessa espressione confusa, alzò le spalle e iniziò a leggere un libro.
 
“Dorme?”
“Probabile.”
“Magari è morto.”
“Non dire stronzate.”
“Paura?”
“Idiota.”
Alli lanciò l'ennesima occhiata preoccupata in direzione di Jeko, vedendolo nella stessa posizione di quando erano partiti, ormai erano quasi arrivati a metà, infatti uno dei prof che li accompagnava li aveva avvisati che tra pochi minuti si sarebbero fermati.
Era preoccupata perché non si era mosso per tutto il tempo ed era preoccupata perché non voleva svegliarlo, anche se non appena avesse aperto gli occhi lo avrebbe sommerso di domande.
E ancora non si era dimenticata del fatto che lui le aveva detto le famose paroline e fosse stato così ubriaco da non ricordarselo.
Alli non dimenticava mai, ma aveva preferito lasciar correre, sicuramente lei non avrebbe detto niente.
In lontananza notò il cartello che indicava la presenza a pochi metri di un'area di servizio, decise allora di alzarsi e raggiungere il sedile per metà libero di Jeko, che ancora addormentato giaceva in pace addossato al sedile.
La ragazza si sporse sul suo viso coperto dal cappuccio, sorridendo glielo tolse dolcemente vedendolo muoversi e sistemarsi nuovamente. Gli accarezzò i capelli scompigliati, pensando che in realtà li preferisse così, nonostante gli avesse sempre ripetuto il contrario. Spostò la mano sulla sua guancia ruvida, passandoci la mano sopra. Si avvicinò infine al suo orecchio e lo chiamò a bassa voce, sentendolo muoversi ed emettere qualche verso.
“Tesoro, siamo arrivati all'autogrill.”
Si ritrasse leggermente per vederlo finalmente aprire gli occhi e passarvici una mano sopra assonnato, si guardò intorno spaesato e posò poi gli occhi su Alli, spostandosi per farla sedere.
“Non hai dormito?”
Jeko la guardò senza capire la domanda che gli era stata appena posta, aspettando che ripetesse.
“Non hai dormito ieri?” richiese allungando una mano per sistemargli i capelli, va bene che le piacevano spettinati, ma se avesse saputo in che condizioni fosse se la sarebbe preso con lei per averlo lasciato andare in giro in quel modo.
“Andrea mi ha tenuto sveglio con i suoi cazzo di problemi con quella tipa nuova, non appena provavo a scappare mi minacciava di raccontare non so cosa a mamma, ho provato a dirgli che mi sarei dovuto svegliare presto, ma figurati. Sono riuscito a dormire due ore.”
Alli cercò con fatica di trattenere le risate alla sua faccia imbronciata, cosa che Jeko notò e per dispetto le tirò un pizzicotto sulla gamba.
“Ehi!”
“Mi prendi per il culo.”
No i'm not!
“Vedi! Lo stai facendo ancora.” dichiarò puntandole un dito contro.
What!”
“Quando sei incazzata o sei sulla difensiva parli in inglese.”
It's... non è vero.”
“Lo stavi rifacendo.”
Fine! Happy?” incrociò le braccia al petto lanciandogli uno sguardo assassino, ottenendo solo una risata in cambio.
“Non è l'unico momento in cui lo usi.”
“Sentiamo.” lo sfidò con lo sguardo, Jeko si avvicinò sempre di più fino ad arrivarle a pochi centimetri di distanza dal naso, abbassò lo sguardo sulle sue labbra per poi riportarlo nei suoi occhi.
“Quando ti faccio venire.”
Alli spalancò gli occhi, poi scosse la testa mentre Jeko scoppiava a ridere e si allontanava.
“Ragazzi siamo arrivati, scendete!”
Un trambusto si sollevò dal fondo dove l'altra classe scalpitava per uscire seguita a ruota dalla classe dei due.
“Andiamo.”
Jeko annuì e allungò le braccia sbadigliando, Alli nel frattempo si era alzata e si stava indirizzando verso l'uscita, spronata dall'autista, lanciò un occhiata alle sue spalle per trovare Jeko che barcollante la stava raggiungendo.
Scese l'ultima scalino e si parò con una mano sulla fronte dal sole che le impediva di cercare i suoi amici, i quali probabilmente si erano precipitati nei bagni, come fremeva di fare anche lei.
Si voltò verso la porta vedendolo finalmente scendere e guardarsi in giro spaesato.
“Dove siamo?” chiese passandosi una mano tra i capelli, abbassando lo sguardo su Alli che scosse la testa non sapendo rispondere.
La ragazza si mosse in direzione dell'entrata fermandosi quando sentì il peso del corpo di Jeko sulle sue spalle, girò lentamente il volto vedendo la sua testa spuntare con un sorriso divertito.
Aveva appoggiato le braccia sulle spalle della ragazza, incrociandole attorno al suo collo.
“Vedi di non strozzarmi.” borbottò Alli accarezzandogli una mano, mentre lentamente si incamminava verso l'entrata dell'autogrill.
Camminarono in quella strana posizione fino a quando non oltrepassarono le porte scorrevoli e individuarono almeno una faccia conosciuta, si avvicinarono a Noemi che silenziosa guardava un punto fisso e Andrea, il quale sembrava aver intrapreso una conversazione molto profonda con Matteo.
Alli girò la testa per incontrare quella di Jeko, il quale stava osservando pensieroso Noemi.
Han? Mi lasci che devo andare un attimo in bagno?”
Aspettò qualche secondo prima di vederlo reagire e annuire, si allontanò poi non prima di averle lasciato un bacio sul collo.
Jeko sorriso leggermente mentre vide Alli allontanarsi, cambiò la direzione del suo sguardo e ritrovò Noemi, con la stessa espressione di poco prima.
Quando le posò una mano sulla spalla, dopo averla chiamata un paio di volte e non aver ottenuto risposta, la vide sussultare e portare finalmente lo sguardo su di lui.
“Tutto bene?”
“Cosa?” chiese la ragazza toccando nervosamente i capelli e continuando a lanciare occhiate in una direzione precisa.
“Ti ho chiesto se stavi bene.”
“Ah.. sì, certo. Magnificamente.”
Jeko alzò un sopracciglio per nulla convinto delle parole pronunciate frettolosamente dalla ragazza, puntò lo sguardo nelle direzione in cui Noemi continuava a rifugiarsi, trovando una versione asociale di Leo, che con le cuffiette e gli occhiali da soli se ne stava in un angolino, aspettando di ritornare in corriera.
“Si può sapere che diavolo vi sta succedendo?” chiese esasperato, vedendola sbarrare gli occhi e aprire la bocca un paio di volte non sapendo da dove iniziare. Proprio quando sembrava essersi decisa a parlare, Aurora comparve posandole un braccio attorno alle spalle, ridendo per una battuta di Alli che aveva sentito poco prima. Poco dopo tornarono anche le altre ragazze, che avevano passato una decina di minuti per riuscire ad andare in bagno, Alli essendo l'ultima arrivata era stata la più fortunata avendo trovato ormai poche persone in fila.
La ragazza lo raggiunse, alzandosi poi sulle punte del piedi e lasciandogli un bacio sulle labbra, si staccarono ancora sorridendo. Alli appoggiò il capo sul suo petto, stringendogli la vita con entrambe le braccia, alzando ad intervalli la testa per osservarlo, mentre lui sorridendo le mise un braccio attorno alle spalle.
Ormai tutti sapevo di loro e se all'inizio avevano cercato di nascondere la cosa, di evitare di mostrarsi a scambiarsi gesti affettuosi in pubblico, adesso non ci facevano neanche più caso essendo una cosa talmente normale, che se non l'avessero più fatto sarebbe stato strano, quasi sbagliato.
“Qualcosa non va?” domandò improvvisamente Bec, osservando preoccupata Noemi che non aveva aperto bocca da quando erano arrivate.
La ragazza in questione scosse la testa cercando invano di mostrare un sorriso, che risultò troppo finto per non essere smascherato dagli amici.
“Noemi?” la richiamò Alli staccandosi dal corpo di Jeko e avvicinandosi all'amica.
“E' successo qualcosa?” chiese ancora poggiandole dolcemente una mano sul braccio, Noemi la osservò in silenzio per poi scuotere la testa rassegnata.
Non aveva voglia di parlarne e sapevano che sarebbe stato inutile insistere inutilmente, quando sarebbe stata pronta sarebbe stata lei a parlare.
“Dobbiamo andare, se no ci lasciano a piedi.” le parole divertite di Andrea fecero scattare i ragazzi, che quasi correndo si ammassarono fuori dalle porte per raggiungere in fretta l'autobus.
 
Circa due ore dopo arrivarono finalmente a Bologna, dove una volta fuori sotto il sole cocente si sgranchirono le braccia stanchi e provati da quel viaggio che sembrava non voler più finire.
Dalla stazione furono costretti a raggiungere a piedi il museo che avrebbero visitato.
Chi li vedeva passare si spostava neanche avessero avuto la lebbra, anche se sembravano molto una mandria di animali impazzita, urla e spintoni provenivano dalle due classi.
Passare per i portici poi fu una tortura, vedere tutti quei negozi e non poterci neanche dare un'occhiata era un colpo al cuore.
In fondo alla fila Alli e le altre osservavano rapite ogni negozio davanti cui passavano, accompagnate dallo sbuffare dai ragazzi della loro classe, compreso Jeko che sembrava più diverito che irritato da quello situazione.
Improvvisamente Marti si bloccò in mezzo al marciapiede, facendo si che Alli le andasse contro insultandola per non averla avvisata.
Marti si voltò scusandosi per poi indicare maliziosa un grande poster di un uomo in mutande sulle vetrate del negozio davanti ai loro occhi.
“Dio è bellissimo.” sussurrò Marti beandosi di quell'immagine.
“Guarda che pacco!” Ro indicò con l'indice le mutande del ragazzo, venendo subito schiaffeggiata dalla gemella, che le fece abbassare il braccio con un occhiataccia.
“Sei sempre la solita.” Bec incrociò le braccia al seno stizzita e dando le spalle all'immagine del modello.
“Tanto lo sappiamo che è la prima cosa che hai guardato.”
Bec girò di scatto la testa con gli occhi spalancati e un espressione incredula, mentre Marti sorridendo maliziosamente le faceva l'occhiolino.
La bionda stava per controbattere e far sfociare tutto ciò nell'ennesimo dibattito con Martina, quando Alli rimasta ad osservare il modello se ne uscì con un “Certo che è bellissimo.” con voce sognante.
“Sono più bello io, e adesso andiamo.” la voce divertita interruppe definitivamente la discussione, e con un cenno del capo riportò le ragazze in fila, una fila che era molto lontana.
“Ma non l'hai visto?” domandò scioccata sentendo il suo braccio avvolgerle le spalle, alzò lo sguardo e attese che Jeko le rispondesse.
“Certo che l'ho visto e ho visto anche il mio riflesso e ti posso assicurare di essere stupendo, un Dio sceso in Terra se posso permettermi.”
“Non mi ricordavo ti chiamassi Narciso.”
“No infatti, sono Jacopo, Jeko per gli amici. Mi sembrava lo sapessi con tutte quelle volte che lo hai urlato in preda al piacere.”
Alli continuò a camminare rimanendo in silenzio e meditando una risposta piccata, ma le risate dei suoi compagni di classe la distraevano.
“Hai il pallino oggi! Vuoi per caso farlo?” sbottò alla fine, cercando di mostrarsi il più irritata possibile, quando dentro di se non riusciva a trattenere le risate per la stranezza del suo ragazzo e la tenerezza che gli faceva, nonostante cercasse di fare la parte dello stronzo.
Jeko annuì sorridendo.
“Mi dispiace per te ma ho il ciclo.”
You're kidding right?
No, i'm not you idiot.
L'espressione del ragazzo che seguì quella frase fece scoppiare definitivamente a ridere Alli, che fu costretta a fermarsi e piegarsi dal dolore causatole dalle risa e dal ciclo, Jeko nel frattempo aveva ritirato il labbro che aveva sporto e si era avvicinato leggermente preoccupato ed infastidito dagli sguardi che i passanti gli riservavano.
“Ha il ciclo gente!” urlò ad un certo punto alzando e riabbassando le braccia, un vecchietto che passò in quel momento lo evitò lanciandogli un occhiata sprezzante, non credendo alle sue parole.
“Tesoro ti alzi che qua pensano ti abbia picchiata.” sussurrò tra i denti facendo leva sul suo braccio per rialzarla, mentre la ragazza si raddrizzava lentamente tenendosi una mano sulla pancia dolorante.
Quando una volta in piedi, Jeko poté guardarla in faccia le accarezzò i capelli premurosamente.
“Ma ti sei fumata qualcosa per aver iniziato a ridere così?” domandò serio vedendola imbronciarsi.
“Stavo ridendo e nel mentre mi sono iniziati i crampi, mi sono raggomitolata da dolore, non si vedeva?”
“No.” rispose una voce che non era quella di Jeko, girandosi entrambi trovarono il volto sorridente della Ceo, la professoressa di inglese, che con le mani appoggiate alle loro spalle li stava lentamente spingendo avanti.
“Non dico niente alla Betti perché mi state simpatici, però finitela di appartarvi. Allright stelline?”
Jeko ed Alli si limitarono ad annuire, lanciandosi uno sguardo accusatorio, la Betti come l'aveva chiamata la Ceo, non era altri che la loro coordinatrice, la donna che nessuno sopportava.
“E' tutta colpa tua.” sibilò Alli guardando dritta davanti a se e non vedendo lo sguardo risentito del suo ragazzo.
“Mia?! Ma se eri tu..”
Kids! Vogliamo proprio parlare con la Betti?”
“No.” mormorarono in coro, un coro di condannati al patibolo.
 
Avevano ascoltato si e no la metà delle parole che la guida aveva pronunciato, buttandosi sui divanetti appena alla seconda sala, sotto lo sguardo contrariato dei professori.
Qualcuno aveva provato a fuggire, per poi essere riacciuffato ed essersi beccato il cazziatone, facendo rinunciare chiunque avesse avuto la stessa brillante idea.
Marti e Noemi erano seduta una sopra l'altra, così come Alli e Jeko, mentre le gemelle erano ai lati del divanetto rosso, su cui continuavano a sprofondare essendo ammassati l'uno sull'altra, infatti appena era stato avvistato c'era stata una guerra all'ultimo sangue per prendere posto, guerra che avevano rinunciato di combattere in partenza Alli e Noemi, le quali si erano comodamente seduti sugli altri.
All'ultima sala erano talmente stanchi da essersi perfino seduti a terra, incuranti delle schifezze che c'erano su quel pavimento.
La guida continuava a parlare e i prof ad ascoltare leggermente annoiati, gli studenti non facevano neppure finta.
“Grazie a dio è finita.” Andrea si portò una mano tra i capelli sbadigliando, incamminandosi verso il guardaroba.
“Da un momento all'altro mi sarei addormentato.” aggiunse rivolto a Jeko, che stiracchiandosi lo seguiva privo di energia.
“Lo sapete che dobbiamo fare la relazione?”
“Cosa?!” urlarono simultaneamente Andrea e Jeko in direzione di Alli, che spaventata indietreggiò sbarrando gli occhi.
Sorry.” sussurrò Jeko scuotendo la testa ed insultando probabilmente la loro prof.
“Non ti preoccupare Alli, copieranno da qualcuno.”
Marti sorrise comparendo alle spalle dell'amica e mostrando l'occhiolino ai due, che nel frattempo avevano iniziato a sorridere sospettosamente.
“No.” disse severamente Alli incrociando le braccia al petto.
“Chiedete a qualcun altro.” continuò superandoli, arrivando al bancone del guardaroba, dove un ragazzo con i capelli rossicci e pieno di tatuaggi la osservava sorridente.
“L'hai visto?” le sussurrò Marti affiancandola, mentre l'americana vagava con lo sguardo in cerca di quel qualcuno di cui parlava l'amica. Quando guardando oltre il bancone incrociò lo sguardo del rosso arrossì e si rigirò velocemente verso Marti che stava sorridendo divertita.
“Sexy no?” domandò muovendo il gomito verso il fianco di Alli, ancora più in imbarazzo per il fatto che l'amica la continuasse a far notare.
“Vai tu a chiedergli di darci le nostre cose.”
“No.”
“Di cosa hai paura?”
“Niente.”
“Fifona!”
“Non è vero.”
Marti non riuscì a dire altro che venne sorpassata bruscamente dalla furia del passaggio di Jeko, il quale con un sorriso poco amichevole si affacciò al bancone e parlò al rosso, apparentemente dispiaciuto, lanciando occhiatacce ad Alli e Marti.
“Mi sa che qui qualcuno è nei guai.” sussurrò Marti a denti stretti, osservando di sottecchi l'americana, che sconvolta si girò completamente verso l'amica.
I did nothing! It's your fault!
“Sempre a dare la colpa agli altri.” borbottò Marti, ricevendo l'ennesima occhiataccia da Alli, che nel frattempo aveva raggiunto Jeko e facendogli gli occhi dolci era riuscita ad ottenere un bacio.
 
La giornata era quasi finita e come ultima tappa, le due classi erano state lasciate libere di vagare nei Giardini Margherita, un'enorme e bellissimo parco, dove i ragazzi ormai distrutti usarono per recuperare l'energia per affrontare il viaggio di ritorno.
Si erano tutti sdraiati sul prato sotto un albero, al riparo dagli ultimi raggi del sole.
Avevano usato le felpe e i giubbotti come coperte, creando cerchio dove in qualche modo erano riusciti a starci tutti, un po' stretti ma ce l'avevano fatta.
Noemi e Leo erano ovviamente agli estremi, divisi dalle gemelle, Andrea e Alli e Jeko.
Alli e Jeko poco dopo si allontanarono per mano, facendo una passeggiata per il parco e finendo per trovare un piccolo baracchino che vendeva bevande e gelati, presero entrambi un gelato nonostante non facesse poi così caldo e trovarono una panchina dove sedersi e stare insieme senza nessuno che li osservasse.
Parlarono e si scambiarono qualche bacio nel mentre, scherzando e giocando come solo loro sapevano fare.
Mentre Jeko stava giocando la mano della castana, il suo cellulare iniziò a suonare, interrompendo così il magico momento, sciolse la presa e lo estrasse dalla tasca, osservò il nome che compariva sullo schermo, ricordandogli di cosa stesse facendo, corrucciò la fronte e lo ripose scuotendo la testa.
Non fece in tempo a metterlo via che ricominciò a suonare, sicuramente avrebbe continuato così finché non avrebbe ottenuto una risposta, perciò si alzò in piedi, cercando di non guardare l'espressione delusa della ragazza.
“Perché ci hai messo così tanto?” la risata profonda della voce proveniente dall'altra parte del cellulare lo infastidì.
“Non posso parlare adesso.” tagliò corto Jeko, con un tono più duro di quello che avrebbe voluto, alla persona dall'altra parte non fece piacere.
“Sei con lei non è vero? Ti ho detto che non fa per te. Dovresti lasciarla, ti sta usando.”
“Senti..” Jeko prese un bel respiro portandosi una mano sulla fronte “Ne abbiamo già parlato, adesso devo andare.”
Non gli lasciò dire altro che riattaccò e tornò da una Alli alquanto confusa e preoccupata.
Gli posò dolcemente una mano sulla guancia ruvida e lo osservò negli occhi, cercando qualcosa, qualcosa che non sapeva neppure lei, forse una conferma.
“Tutto bene?” domandò muovendo la mano in una carezza e vedendolo chiudere gli occhi e sospirare.
“Sì.” rispose aprendo gli occhi, sforzandosi di non farle vedere quanto stava in realtà male.
“Chi era?”
Eccola la domanda che aveva pregato non facesse. Aveva paura. Paura che lo scoprisse e paura che lo giudicasse.
“Mio fratello, si era dimenticato che eravamo in gita.”
Alli lo osservò seria per qualche secondo, per poi annuire e sistemarsi meglio sulla panchina.
Gli aveva creduto.
Eppure Jeko continuava ad avere paura, perché sapeva che non avrebbe potuto continuare a mentirle per molto.
 
Nel tragitto per tornare dagli altri, guardandosi intorno videro nascosti dietro un albero Noemi e Leo, impegnato come il loro solito a discutere, anche se questa volta non sembravano stessero litigando.
Alli si sporse verso di loro, tenendo sempre una certa distanza, e notò come invece si stessero sorridendo, istintivamente si girò verso Jeko entusiasta, trovandolo però perso nei suoi pensieri, scosse la testa e lo trascinò avanti, fingendo di non aver visto nulla.
Tornati dagli altri, Jeko sembrava sempre più strano e pensieroso, non sentendo neppure quello che Andrea continuava a ripetergli passandogli la mano davanti agli occhi, solo dopo uno schiaffo sul braccio era ritornato tra di loro, sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Cosa gli è successo?” domandò Ro, sporgendosi verso l'orecchio di Alli, cercando di non farsi sentire dal diretto interessato.
Alli lo osservò intento a scrivere qualcosa sul cellulare sempre con la stessa espressione, si girò poi verso la bionda e alzò le spalle.
“Ha ricevuto una chiamata e da allora è così, dice fosse suo fratello, ma non so, c'è qualcosa che non quadra.” esprimere quei pensieri ad alta voce, le costò non poco. Aveva cercato di fingere che tutto andasse bene, ma Jeko non era una persona che riusciva a mentire bene, era piuttosto sincero e quando mentiva si notava, come infatti stava facendo.
“Cosa pensi di fare?” quella domanda la colse di sorpresa, cosa avrebbe potuto fare quando le stava deliberatamente mentendo? Fissò gli occhi in quelli dell'amica cercando un po' di conforto, dopodiché sospirò e si sdraiò sulla felpa.
“Niente.” disse solo, chiudendo gli occhi e la mente.
 
Mancavano poco più di dieci minuti all'arrivo a Milano, era sera inoltrata e quasi tutti in quella corriera stavano dormendo, ma non Alli, non dopo aver cercato in tutti i modi di non dimostrare la distanza che voleva tenere con lui quando l' aveva abbracciata, baciata o semplicemente sfiorata.
C'era qualcosa che non le dava pace, una pulce instillata nella sua testa che continuava a dirle che qualcosa non andava bene, che tutto stava andando a rotoli e che presto sarebbe finita male.
Aveva provato a distrarsi, ma l'unica breve distrazione era l'aver notato Noemi e Leo seduti vicini complici di qualcosa che solo loro sapevano, mentre condividevano le cuffie appoggiati l'uno sull'altra, era felice certo, e lunedì ne avrebbe parlato con Noemi, ma non riusciva a pensarci più di tanto.
Persa nei suoi pensieri non si accorse del cellulare di Jeko, che dormiva beato sulla spalla della ragazza, tenuto nelle mani del ragazzo illuminarsi.
Non avrebbe voluto farlo, non era quel tipo di ragazza, ma lui non era solo il suo ragazzo, prima di tutto era suo amico, o almeno questa fu la scusa che Alli usò per non sentirsi in colpa.
Si sporse lentamente, cercando di non muovere più di tanto la sua testa, quanto bastava per potere leggere il nome della persona che gli aveva scritto.
Questo bastò.
Ferb.
Quel nome, letto sul cellulare di una delle persone a cui più teneva e di cui più si fidava, le spezzò il cuore.
Boccheggiò per qualche secondo in cerca d'aria, fino a quando dopo aver preso un bel respiro si coprì il volto con le mani.
Non avrebbe pianto, si ripeté, Allison King era forte e non piangeva, più continuava a ripeterlo, più se ne convinceva.
Voltò il capo, vedendo l'espressione rilassata di Jacopo le si creò un nodo allo stomaco.
“Non ci credo.” sussurrò ad un Jacopo addormentato.
Non ci credo ripeté nella sua testa, seguito da troppi perché.
 
 
Lo so, lo so, sono in un ritardo mostruoso e non so neanche come scusarmi.
Sorry!
Ho cercato in tutti i modi di finirlo il prima possibile, ma ogni volta che aprivo il file, leggendolo avevo solo voglia di cancellare e ricominciare da capo, cosa che ho fatto spesso, finché un giorno l'ispirazione è arrivata e sono riuscita a finirlo. Grazie a Dio.
Però non dovete preoccuparvi anche se vedete passare tanto tempo, aggiornerò sicuramente, prima o poi.
Per il resto, beh, non è che abbia molto da dire. 
Qualcosa è successo, e molto altro deve ancora succedere.
Ferb chi è? (penso che lo sappiate tutti, ma lasciatemi credere che non lo sapete lol)
A presto, spero!
Ellie
 
 

 

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Capitolo 16
*** Can you keep a secret? ***




Can you keep a secret?
 
Corse in camera e si chiuse la porta alle spalle, vi si appoggiò qualche secondo per riprendere fiato prima di inginocchiarsi vicino al letto e abbassarsi per cercare la scatola.
Quando la trovò l'afferrò con rabbia e tenendola stretta al petto si allontanò dal letto per sedersi a terra.
La aprì scartando subito tutto ciò che in quel momento non le interessava e solo quando trovò quello che stava cercando si calmò.
Osservò le tre facce sorridenti e subito sul suo volto comparve una smorfia.
Le tre persone nella foto erano spensierate, pensavano che nulla li avrebbe mai separati.
C'era una ragazza in mezzo a due ragazzi, che li teneva vicini con le braccia intorno al loro collo.
Girò la foto, non riuscendo più a vedere quelle tre persone così felici e trovò la conferma a tutti i suoi dubbi, c'erano tre nomi e una data, ma la scrittura non era la sua, era frettolosa e riusciva a stento a leggere cosa ci fosse scritto.
Jeko, Alli, Ferb, questi erano i nomi che lo stesso Jeko aveva scritto qualche anno prima e che la ragazza avrebbe tanto voluto fossero diversi.
Se quello che pensava era vero, non riusciva a credere che Jeko le avesse fatto questo, lui proprio!
Presa dalla rabbia la strappò, togliendo la parte di Chris e lasciando solo lei e Jeko. Mise entrambi i pezzi della foto nella scatola e la spinse sotto il letto con calcio, sbuffando e sdraiandosi poi sul pavimento freddo.
Cosa fare?
Da quando era tornata continuava a ripeterselo, e ancora nessuna risposta le era venuta in mente, non poteva evitarlo, ma poteva indagare in qualche modo.
Avrebbe voluto chiamare qualcuno con cui sfogarsi, ma non se la sentiva di mettere in mezzo altre persone, era un loro problema e avrebbe dovuto sbrigarsela da sola.
Mancava poco più di un mese alla fine della scuola, avrebbe dovuto resistere ancora per poco, poi sarebbe andata a L.A.
 
La prima cosa che fece quel lunedì mattina dopo aver sentito il suono irritante della sveglia, fu insultarla e rigirare la testa ignorandola.
Non dovette aspettare molto perché le urla della madre probabilmente ancora a letto le giungessero all'orecchio.
Senza dire una parola e cercando di portare a galla le sue scarsissime doti recitative, scese dal letto come uno zombie, si affacciò sulla stanza dei genitori e con voce lieve annunciò di stare male.
“Sarà stata la fatica di Bologna.” cercò di convincere la donna, che essendo fortunatamente ancora nel mondo dei sogni, borbottò qualcosa che assomigliò ad un consenso.
Felice, la ragazza tornò sotto le coperte, ricordandosi poco dopo di avvisare almeno una persona della sua assenza, scrisse così a Marti, tornando poi a dormire.
Quando si risvegliò per la seconda volta quella giornata, la sveglia segnava le 11 passate e lo stato comatoso in cui si trovava lo confermò.
Attese qualche secondo ancora sotto le coperte, e solo quando si accertò di essere l'unica in quella casa, si
alzò.
Fece tutto molto lentamente, senza neanche rendersi conto di ciò che stava facendo, finì sul divano a guardare qualche programma inutile e con l'iPhone tra le mani.
Due messaggi da parte di Marti.
Nel primo veniva insultata per averla lasciata sola e le chiedeva cosa aveva.
Nel secondo la informava di averla sostituita con Jeko, e le chiedeva se stava veramente male o se il pomeriggio sarebbe uscita anche con le altre.
Ignorò deliberatamente la menzione di Jacopo, rispondendole che aveva solo bisogno di riposo e che quel pomeriggio sarebbe stata libera.
Solo un paio di ore dopo ricevette un messaggio da Jacopo, in cui le chiedeva come stava, cercò di rispondere il più normalmente possibile e sperò di esserci riuscita.
 
Non appena le altre l'avvisarono di essere sotto casa, Alli si costrinse davanti allo specchio a mettere su un sorriso e si affrettò ad uscire. Una volta arrivata al portone d'ingresso mostrò quel sorriso che sperava sembrasse quantomeno non falso, notò però dai visi preoccupati che qualcosa non andava, ma subito dopo le ragazze ricambiarono quel sorriso, che presero per vero, e le si avvicinarono iniziando a chiacchierare.
Nel mentre Marti tentò di fiondarsi sull'amica, trattenuta in tempo per il polso da Bec.
Marti abbassò lo sguardo e osservò la mano dell'amica che ancora la teneva, strinse gli occhi a due fessure e lanciò saette in direzione di quella mano, che prontamente venne ritirata con rapidità.
Bec abbozzò un sorriso, vedendo però Marti voltarle la testa.
“Stava male.” disse infine Bec muovendo una mano con fare ovvio, riuscendo così a far infuriare Marti che ancora voltata osservava le macchine passare a tutta velocità, rischiando quasi di investire una ragazza.
Noemi e Ro che assistevano alla scena e perfino Alli, la quale aveva trasformato quel finto sorriso in uno ormai sincero, trattenevano a stento strani versi per non scoppiare a ridere, infine la prima a cedere fu Noemi che si lasciò andare ad una forte risata.
“Certo che siete un disastro, ve lo dico con tutto il cuore.” Alli scuoteva la testa mentre quelle parole le uscivano dalle labbra, continuava a sorridere e a ringraziarle per essere con lei, anche se questo probabilmente non l'avrebbero mai saputo.
Marti sentendosi chiamata in causa finalmente tornò ad osservare le amiche, non mancando di lanciare l'ennesima occhiataccia a Bec la quale ormai si era arresa e faceva finta di niente guardandosi in giro, infine mise su il broncio e a braccia conserte disse: “Ce l'hanno tutti con me oggi!”
Rimasero qualche secondo in silenzio, scambiandosi occhiate confuse, fino quando videro solo la schiena di Marti, che si era già diretta alla ricerca di un bar.
“Tutti chi?” chiese innocentemente Noemi, spostando lo sguardo da una ragazza all'altra.
“Lascia perdere.” le rispose battendole una pacca sulla schiena Bec, prima di seguire Marti.
 
Erano sedute da una manciata di minuti sui tavolini esterni di un bar non lontano da casa dell'americana,bar scelto da Ro e Marti che avevano adocchiato dei baristi carini, e all'accusa di essere impegnate avevano tergiversato su quanto bello fosse stato il posto e qualcosa sull'aria aperta, scuse insomma.
“Io non ho di questi problemi.” disse Noemi fiera di se, e ammirando spudoratamente il fondo schiena del barista che le era appena passato davanti.
“Io non ne sarei così sicura.” mormorò Alli guardandosi intorno come se nulla fosse, mentre le altre iniziavano a guardarla incuriosita.
“Cosa vorresti dire?” la voce di Noemi ora sembrava incerta, quasi fosse stata smascherata, la guardava stringendo impercettibilmente le labbra, cercando di non incrociare lo sguardo incuriosito delle altre.
“Ti ho vista sai?”
Si girò per guardarla direttamente negli occhi e non ottenendo risposta le si avvicinò leggermente quasi sussurrando quelle due parole.
“Con Leo.”
Bastò questo a farla arrossire e ad abbassare lo sguardo sulle mani che continuavano ad intrecciarsi tra di loro.
Quando Alli con un sorriso vittorioso tornò ad appoggiarsi al poggia schiena della poltrona, notò come lo sguardo delle altre intervallasse da lei all'amica che ormai si era nascosta sotto la sua massa di capelli neri, non accennando a riemergerne.
“Cos'è questa storia?” Marti che aveva urlato si sporse dalla sua poltrona, guardò prima Noemi, che ancora non ricambiava lo sguardo, con risentimento per non averle rivelato nulla per poi spostare l'attenzione sulle gemelle le quali alzarono le spalle non sapendo bene cosa fare.
Infine tornò a guardare Alli che sembrava essere l'unica a sapere qualcosa di quella storia.
Alli iniziò a raccontare tutto ciò che era successo in quella giornata, tralasciando ovviamente la spiacevole rivelazione della sera, a fine racconto aveva trovato sul volto delle amiche un sorriso soddisfatto e un espressione felice e anche Noemi che era riemersa dai suoi capelli aveva abbozzato ad un sorriso imbarazzato, guardando a stento le ragazze attorno a se.
“State insieme?”
Ecco la fatidica domanda che uscì dalle labbra della più tranquilla Bec, la quale aveva osservato tutto in silenzio, rimuginando e vedendo molte cose da una prospettiva completamente diversa.
Ogni cosa combaciava.
Noemi sembrò sorpresa da quella domanda, più di quanto avrebbe dovuto, sembrò pensarci per qualche secondo osservando distante le macchine che passavano dall'altra parte della strada. Quando poi sembrò essere giunta ad una risposta, passò in rassegna lo sguardo di ognuna delle sue amiche e sorridendo scosse la testa.
“E' troppo presto.” disse infine annuendo.
“Chi l'avrebbe mai detto che Leo sarebbe riuscito a conquistarti.”
Ro guardò Marti che aveva appena parlato e scoppiò a ridere per l'espressione seria e da persona da vissuta che continuava ad avere.
“Cosa?” urlò quest'ultima, agitando la mano destra mentre finalmente si presentava il barista con i loro ordini.
Alli gli sorrise gentilmente prendendo il suo cappuccino al ginseng e distraendosi subito dopo mentre prendeva lo zucchero e lo versava nella tazza, lo mescolò perdendosi a guardarsi intorno, notando solo di sfuggita qualcuno di famigliare.
Quando tornò a concentrarsi sul cappuccino, trovò davanti a se la mano di Ro muoversi freneticamente cercando di attirare la sua attenzione.
Sbatté le palpebre guardandola curiosa.
“E' un po' di tempo che cerchiamo di attirare la tua attenzione, ma sua maestà era troppo presa da qualcosa per degnarci della sua preziosa attenzione. Volevamo solo dirti che il barista ti faceva gli occhi dolci, ma che tu non hai nemmeno cagato, e seconda cosa... cosa diavolo stavi guardando così assiduamente?”
Jeko, avrebbe voluto rispondere a Ro, perché ora ne era sicura, come era sicura che si stesse dirigendo da quello stronzo di Chris.
Buttò giù in un sorso il cappuccino e senza degnare di una risposta le amiche estrasse dal portafoglio due euro che lasciò sul tavolo.
“Devo scappare.” disse solo guardandole di sfuggita e correndo nella direzione dove aveva visto passare quello che avrebbe dovuto essere il suo ragazzo.
Un paio di minuti dopo in cui aveva vagato tra alcune vie, rischiando di perdersi, l'aveva ritrovato.
Fortunatamente riconosceva la strada e sapeva che la stava portando alla sala giochi dove spesso si erano ritrovati per passare una giornata noiosa o semplicemente saltare scuola
Seguendolo a distanza si sentiva molto la classica spia dei film che aveva visto, si era anche fermata qualche secondo chiedendosi cosa diavolo stesse facendo e se si era veramente ridotta a pedinarlo.
Quando finalmente vide l'insegna della sala giochi, si fermò a debita distanza.
Jeko si fermò davanti l'entrata, più precisamente davanti un ragazzo che stava fumando sulla porta d'entrata, si scambiarono un gesto amichevole e qualche parola, finché non lo vide fare un cenno con il capo al ragazzo ed entrare.
Alli rimase in disparte, non sapendo bene cosa fare, se rimanere ed aspettare di vedere ciò temeva realizzarsi o ignorare tutto e tornare dalle sue amiche inventando una scusa.
Non ebbe neppure il tempo di decidere, che Jeko seguito da un ragazzo incappucciato erano usciti e si stavano allontanando.
Senza pensarci due volte proseguì il pedinamento che la condusse nel parchetto vicino casa di Jeko, in cui avevano passato la loro infanzia.
Che stronzo, pensò rivolta questa volta a Jeko.
Ancora non riusciva a credere che non le avesse detto niente, se almeno lo avesse fatto forse non avrebbe potuto accettarlo e si sarebbe comunque arrabbiata, ma sarebbe stato diverso. Così si sentiva tradita e presa in giro.
Cercò di avvicinarsi abbastanza da sentire almeno qualcosa, perciò si nascose dietro l'alta siepe vicino alla panchina dove si erano seduti.
“Perché non la lasci? Non l'hai vista? Ci sono ragazze molto più fighe di lei. Te ne presento io qualcuna, anzi so già chi, Elena mi ha chiesto di te. La conosci no? Quella alta, mora e con due tette enormi.”
Non li poteva vedere in faccia, ma si immaginava la faccia da sberle che aveva in mente Chris.
“Finiscila.” si limitò a dire Jeko duramente.
Solo finiscila? Dopo che praticamente le aveva dato della cessa?
Se solo avesse potuto uscire allo scoperto, lo avrebbe insultato e gli avrebbe fatto del male, ad entrambi.
“Davvero non capisco perché state ancora insieme. Anzi come hai fatto a mettertici?!”
Se non la smetteva, l'avrebbe picchiato, e pure Jeko perché non la stava neanche difendendo.
“Ti ho detto di finirla. Non sono affari tuoi, se vuoi che usciamo insieme per me va bene, ma ti ho detto che non voglio parlare di lei.”
Non riuscì ad ascoltare oltre e sempre stando attenta a non farsi vedere, se ne andò.
Iniziò a vagare, non facendo a caso a dove stesse andando, sentendo solo il dolore che piano piano si stava iniziando ad espandere.
Avrebbe voluto piangere, era più forte di lei, ma Allison King non piangeva per cose così stupide.
Non avrebbe fatto come ogni ragazza che piangeva per le pene d'amore, aveva passato anni a deriderle e ora non sarebbe stata una di loro, nonostante il dolore fosse piuttosto fastidioso e gli occhi le pizzicavano.
Poteva parlarne con le sue amiche, ma sarebbe diventato vero e avrebbe solo complicato le cose.
Doveva lasciarlo oppure fingere di non aver visto niente?
Conoscendosi però sapeva di non poter fingere, e lui purtroppo la conosceva anche troppo bene.
Doveva solo resistere fino alla fine della scuola e poi non l'avrebbe visto almeno per tre mesi.
Quando smise di camminare si ritrovò a guardarsi intorno e a cercare di capire dove diavolo fosse finita.
Fortunatamente riconobbe il luogo sentendosi un po' più sollevata, ma quando estrasse il telefono e lesse l'ora, sbarrò gli occhi.
Erano le 7 di sera passate ed era uscita di casa da ore ormai.
Leah l'avrebbe uccisa.
Infatti oltre a numerosi messaggi da parte della amiche, che le chiedevano cosa le fosse preso, c'erano un paio di chiamate della madre, che era sicuramente molto arrabbiata.
Le mandò un messaggio dicendole che stava tornando e nel momento in cui bloccò il cellulare, questo si illuminò nuovamente con la foto di Jeko in una espressione stupida.
Sapeva che prima o poi l'avrebbe chiamata e che con la sua solita sfiga sarebbe successo proprio in quel momento.
Si concesse qualche secondo prima di rispondere poi premette l'indice sul pallino verde.
Han, stai meglio?”
No, sto una merda per colpa tua, ma grazie per avermelo chiesto.
“Tutto bene sì.”
“Bene perché ero preoccupato... Domani ci sei?”
Ho visto come ti sei preoccupato.
“Sì certo, non posso saltare altre spiegazioni, ho già perso troppi appunti.”
“Da quando pensi solo agli appunti e non al fatto che mi hai abbandonato tutto solo?” il tono di voce che aveva usato era ironico e sapeva che Jeko stava solo cercando di fare una battuta, ma Alli non riuscì a non irritarti, finendo per stringere i denti per evitare di rispondergli.
“Certo...”
“Ti va di scendere? Sono sotto casa tua.”
Shit.
Indietreggiò velocemente mentre lo rivedeva giocare con le scarpe mentre con il cellulare all'orecchio lanciava occhiate al portone d'entrata.
“Ehm no. I'm just.. mi sto facendo una doccia!” quando si innervosiva tendeva a parlare in inglese, questo lui lo sapeva.
“Una doccia eh.. Alli Kelly?”
“Dimmi.”
“Non sento il rumore dell'acqua, anzi...”
In quel momento una macchina le sfrecciò davanti, spaventandola con il rumore assordante che sentì anche Jeko, cercò in tutti modi di coprire il rumore appoggiando l' iPhone sulla maglia.
“Cos'era?” ed ecco che Jeko iniziò a guardarsi attorno sospettoso.
“Senti ci vediamo domani okay? Sì, ciao!”
Non gli diede il tempo di rispondere che aveva già terminato la chiamata, lo vide muovere le labbra probabilmente rispondendole per poi guardare lo schermo e mormorare altro.
Si guardò intorno e infine decise di sedersi sul muretto per la felicità della ragazza
E adesso lei come tornava a casa?
Passarono almeno dieci minuti finché lui si stufasse e lei poté finalmente rientrare in casa, subendosi le lamentele e urla della madre.
 
Quella mattina decise di dormire di più e farsi accompagnare a scuola dal padre, aveva intenzione di passare meno tempo possibile con chiunque, in particolare Jeko.
Aveva controllato il cellulare più volte a colazione, infatti trovò messaggi insultati da parte delle amiche, che si chiedevano se aveva intenzione di saltare scuola nuovamente, Alli si era limitata a rispondere di essersi svegliata tardi.
Jeko stranamente non le aveva scritto nulla, stava sicuramente sospettando qualcosa.
Scese dall'auto dando un bacio sulla guancia al padre e si indirizzò verso l'entrata, dove guardandosi intorno notò molti studenti che si affrettavano a finire la sigaretta, sotto le grida della vicepreside.
Entrò in classe nello stesso momento in cui stava suonando la campanella e corse al suo posto sotto lo sguardo omicida di Martina.
“Volevi darci buca di nuovo, ammettilo stronzetta.” mentre sussurrava quelle parole a denti stretti, Martina osservava la prof di Ginnastica fare l'appello, essendo infatti lei tra i primi.
“Te l'ho già detto, mi sono addormenta. Sorry.”
“Si, si, certo.” concluse così il discorso, alzando la mano e sorridendo alla donna.
Alli allora si tranquillizzò, sapeva che non se l'era presa, ma voleva comunque riservarsi il diritto di farle la paternale come al solito. Appoggiò il mento sulle mani che aveva incrociato sopra al banco e guardò i suoi compagni mentre discutevano concitatamente incuranti della professoressa che cercava di fare l'appello. Quando questa chiamò il suo nome, Alli si limitò a un mormorio, che fece fortunatamente sorridere quella santa donna.
“Ragazzi! Vi ricordate la classe con cui abbiamo fatto la partita di pallavolo l'ultima volta?”
Il mormorio come si era interrotto quando aveva iniziato a parlare, riprese più concitato di prima, con varie lamentele.
“Prof! Come possiamo dimenticarceli! E' stato terribile, un disastro.” urlò una ragazza, piuttosto risentita.
La professoressa sorrise mentre altri esprimevano il loro disprezzo.
“Sono contenta che la pensiate così, perché oggi faranno ginnastica con noi.”
Ed ecco che quella donna non fu più una santa.
Martina voltò di scatto la testa in direzione della compagna, con un'espressione scioccata a incorniciarle il volto.
“No... non ci credo. Non è possibile!”
Alli scoppiò a ridere raddrizzandosi e consolandola con una carezza sul braccio.
“Ci sarà il tuo amore.” disse l'americana divertita, ottenendo uno schiaffo da parte dell'amica. Per “amore” purtroppo non intendeva Lorenzo, ma un ragazzo di cui solo poco tempo prima si erano accorte fissare Martina.
“Ti prego non iniziare.” il tono con cui lo disse fu abbastanza convincente da farla allontanare almeno un po' e cercare di non ridere in faccia.
Nel frattempo la prof si era alzata e stava incitando la classe, molto restia, ad alzarsi e raggiungere l'altra classe in palestra.
Martina raggiunse velocemente le gemelle, cercando di sfogarsi senza essere derisa almeno da loro, cosa che non successe.
Allison invece con cautela si alzò in piedi, si mise lo zaino in spalla e avanzò verso la bancata di Jeko, dove lui stava ancora comodamente seduto a chiacchierare con Andrea e Leonardo, anche se quest'ultimo non aveva occhi che per qualcun altro.
Andrea alzando lo sguardo incrociò quella della ragazza e con nonchalance raggiunse i compagni sulla porta della classe.
Jeko avendo notato la direzione cui verteva lo sguardo dell'amico, si voltò trovandosi una Allison palesemente in imbarazzo.
Sapeva che qualcosa non andava, ma non riusciva a capire cosa. Decise perciò di lasciar perdere e aspettare che lei facesse la prima mossa, se doveva dirgli qualcosa era sicuro che prima o tardi l'avrebbe fatto.
“Ehi.”
“Ehi.” disse lui scrutandola attentamente dalla testa ai piedi.
“Stai bene?” continuò poi vedendola sempre più impacciata.
Alli si limitò ad annuire, poi vedendo i compagni allontanarsi dall'aula, gli porse la mano, che lui afferrò prontamente.
Sorridendo Jeko si alzò in piedi con in una mano lo zaino e l'altra intrecciata a quella della ragazza.
“Com'è che fai ad avere sempre le mani così fredde?” domandò osservando la mano di Alli, mentre si affrettavano a seguire gli altri.
Alli osservò la sua mano per poi guardare Jeko.
I have no idea.” disse sorridendo, per poi senza alcuna ragione alzarsi sulle punte e baciarlo.
Inizialmente Jeko non ricambiò il bacio, sorpreso dal gesto e non sicuramente perché erano nel corridoio assieme ai compagni e professori, pensava fosse arrabbiata per qualcosa, ma quel bacio gli confermò, o almeno così pensava, che andava tutto bene.
E infatti senza pensarci di volte si bloccò e mollando lo zaino, l'attirò a se per un bacio più sentito, la sentì ridere sulle sue labbra mentre anche lei si lasciava andare.
Il bacio però non durò molto perché le urla di qualcuno li costrinsero a staccarsi ansanti e smarriti.
“Lupo! King!” una donna minuta stava correndo nella loro direzione, bloccando tutti i presenti che non si erano accorti di nulla.
“Cosa pensavate di fare in una scuola?!”
La donna in questione era la bidella più dolce della scuola, l'unica probabilmente, le altre sembravano sempre irritate. Era piccolina e corpulenta, ma si ricordava i nomi di tutti gli studenti che le stavano a cuore, tra cui in particolare Jeko e di conseguenza Alli.
Jeko infatti aveva passato ore a ridere e scherzare con lei, soprattutto quando veniva cacciato dall'aula.
Vicina ai due, Jeko le mise un braccio intorno alle spalle non curandosi dell'attenzione attirata dagli altri.
“Sei gelosa Molly?” le disse sorridendo maliziosamente e stringendola sempre di più, mentre questa cercava invano di allontanarsi.
“Lupo! Allontanati subito!” sbraitò tutta rossa, sbattendo i piedi e facendo scoppiare i due a ridere, lanciò poi uno sguardo deluso alla ragazza.
“Allison, da te non me lo sarei mai aspettata. Una ragazza così per bene con un mascalzone!”
L'americana cercò di non scoppiare a ridere sentendo l'ennesima storpiatura del suo nome, in particolare con l'accento meridionale di Molly.
“Cosa ci vuoi fare se sono così affascinante.”
Sia Alli che Molly si limitarono a guardarlo senza dire nulla.
“Che Dio ci salvi. Non fatelo più, mi raccomando.”
“Sì mio amore.”
“Lupo!”
“Aaarg!”
Molly sbarrò gli occhi e senza pensarci due volte gli lasciò un ceffone sul braccio, poi spaventata controllò che nessuno l'avesse vista.
“Mo' me ne vado. Sparite.”
Molly mosse le mani cacciandoli verso l'uscita, aspettò finché non li vide muoversi e raggiungere una volta per tutte la loro classe.
Passarono per l'atrio dove si trovano le macchinette ed essendo i due nuovamente per mano, attirarono gli sguardi di alcune ragazzine che sbavarono alla vista di Jeko, come darle torto infondo.
Essendo Jeko una persona molto simpatica , si sporse in avanti verso le ragazze salutandole e facendole l'occhiolino, queste sconvolte rimasero impalate con le bocche aperte ad osservare Alli e Jeko che sparivano dalla loro vista ridendosela.
“Certo che sei crudele a dare delle false speranze a quelle povere ragazze. Magari adesso penseranno di avere qualche possibilità.”
“Lo sai che ci sei solo tu.”
Alli non riuscì a non arrossire, abbassò il capo e sorrise proseguendo la strada, sentendo la risata del ragazzo nel vederla in imbarazzo.
Nonostante fosse ancora incazzata per tutta la storia di Ferb, quando era con lui quasi se ne dimenticava, infondo ne era innamorata.
Ormai era chiaro.
 
Una volta cambiati in abiti più comodi si ritrovarono tutti quanti nella grande palestra della loro scuola.
Non mancarono ovviamente sguardi di sfida tra le due classi e insulti velati.
Non era un mistero che non si sopportassero. Tutto a causa di una stupida partita di pallavolo che aveva causato forte rivalità.
A Jeko invece sembrava non interessare questo problema, parlava infatti tranquillamente con alcune ragazze e ragazzi dell'altra classe, ottenendo non poche occhiate assassine dai suoi compagni.
“Cosa diavolo sta facendo. Non vede che sono i nemici?”
Martina a braccia conserte continuava a borbottare in direzione del ragazzo, accompagnata da Leo, che sembrava invece scimmiottarla.
Noemi e Bec stavano invece ascoltando la discussione tra le due professoresse, cercando di captare alcune parole per poter capire se si trattava nuovamente di una partita di pallavolo, se così fosse stato, sarebbe stata una strage.
“Quanto scommetti che ci farà fare i soliti esercizi imbarazzanti.” disse Alli sistemandosi una ciocca di capelli che era uscita dalla coda. Ro annuì dispiaciuta, immaginando le risate che si sarebbe fatta l'altra classe, composta principalmente da ragazzi.
“Ragazzi!”
Il silenzio calò lentamente e tutti quanti si voltarono per ascoltare.
“Allora per prima cosa voglio 10 minuti di riscaldamento, tutti insieme, poi facciamo un po' di esercizi di coordinazione e infine partita di pallavolo.”
“Te pareva.” mormorò Alli imbronciata, accompagnata da Ro.
Ci furono molte lamentele, che cessarono non appena fischiarono il fischietto, che diede via al riscaldamento.
Corsero senza apparenti problemi, chiacchierano tranquillamente e studiandosi tra di loro.
Anche durante gli esercizi sembrò andare tutto bene, nonostante le scontate risatine da parte dei ragazzi, anche quelli della loro classe, solo che loro non vennero risparmiati dai colpi delle loro compagne.
Il problema arrivò nel momento in cui iniziò la partita, l'unica nota positiva è che non tutti erano obbligati a prendere parte al gioco.
Alli infatti assieme a Bec e altre ragazze decise di rimanere in panchina a fare il tifo, più o meno.
Le sembrò di assistere ad un bagno di sangue, gente che si buttava sulla rete cercando di far cadere quello o quella dall'altra parte, assieme a svariati insulti di ogni genere.
“Hai visto l'amore di Marti?” chiese Bec dopo una mezz'ora intesa di partita.
Alli spostò lo sguardo sul ragazzo che in campo guardava imbambolato Martina che saltando per prendere la palla faceva alzare la maglietta per mostrare la pancia piatta.
Proprio la palla che lanciò la ragazza colpì in piena faccia il povero ragazzo, che tramortito cadde a terra.
Inizialmente qualcuno scoppiò a ridere, trattenendosi a fatica, ma dopo qualche secondo i compagni di squadra e anche Martina preoccupati si precipitarono in suo soccorso.
Il ragazzo vedendola rimase a terra fingendo chissà quale problema, forse sperava in una respirazione bocca a bocca, illuso.
Quando anche le prof accorse constatarono non fosse nulla di grave, venne spedito in spogliatoio con un pacco di ghiaccio sulla faccia.
“Certo che hai fatto colpo!” urlò qualcuno a Martina, che imbarazzata lo mandò a quel paese.
La partita finì in un pareggio, e così anche la loro carriera insieme.
Finalmente la prof sembrava convinta a non volerli fare più giocare insieme.
Poco prima di entrare nello spogliatoio, Alli venne bloccata dalle braccia di Jeko che le avvolsero la vita.
“Hai visto come la biondina ci stava provando con me?” le sussurrò sul collo, lasciandole poi un bacio frettoloso.
“Certo.”
“Non sei gelosa, han?”
Alli si voltò per vederlo in faccia, sorrise vedendolo con quell'espressione che secondo lui doveva essere irresistibile.
“Perché dovrei?”
Jeko scosse la testa e si allontanò di qualche centimetro per rigirarla e fronteggiarla.
“Certo che sei la ragazza perfetta, what would i do without you my dear?”
You would die alone.”
Il ragazzo scoppiò a ridere stringendola a se per poi cercare di palparle il sedere, cosa che non riuscì perché Alli lo allontanò di scatto lasciandoli un pizzicotto sul fianco.
“Idiota!”
“E dai, io ci ho provato!” disse allargando le braccia, facendole ricadere subito dopo mentre Alli si allontanava per entrare nello spogliatoio.
 
A ricreazione come al solito la prima cosa che Alli fece fu scappare in bagno, ormai nessuno ci faceva caso.
Quando però raggiungendo gli amici alle macchinette, arrivò nell'altro si ritrovò davanti a una scena a cui non seppe reagire.
Trovò Jeko e terra con una scarpa in mano, circondato dagli amici che non sapevano cosa fare.
Alli rimase in piedi ad osservarlo, mentre cercava invano di rialzarsi, bloccato con quella scarpa in mano.
“Alli Kelly, my dear, mi daresti una mano.” chiese Jeko implorante, vedendo che nessuno sembrava volerlo aiutare.
“Non ci credo... Come hai fatto?” domandò allungando una mano per aiutarlo a rialzarsi, nel farlo quasi cadde pure lei.
In piedi Jeko insultò gli amici e mettendo un braccio introno alle spalle della ragazza, si incamminò verso il giardino trionfante con la scarpa alzata.
“E' una lunga storia.”
Come era finita a stare insieme ad un personaggio del genere?
 
 
 
Ehm....
Ciao? (si nasconde)
Non so davvero cosa dire.
Non è mai successo che passasse così tanto tempo, ma per qualche motivo non riuscivo a scrivere. Scrivevo due frasi e le cancellavo, oppure andavo avanti ad una frase per volta.
Sono davvero in imbarazzo, e purtroppo non posso promettervi che passerà poco tempo, perché non so neppure io come andranno le cose.
Mi scusa ancora e spero che ci sia ancora qualcuno che legga di Alli e Jeko, perché mi erano mancati. 
Forgive me!
Ellie.

 
 
 
 
 
 
 
 

 

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