Strange wedding.

di chilometri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coward. ***
Capitolo 2: *** Parte II - Pretend it's okay. ***
Capitolo 3: *** Parte III - Thief. ***
Capitolo 4: *** Parte IV - You are the best thing that's ever been mine. ***



Capitolo 1
*** Coward. ***


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Parte prima | Coward.

 

«Ho chiesto a Eleanor di sposarmi.»
Furono queste le parole che Louis Tomlinson, appena laureato, aveva pronunciato seduto sull’erba, la maglia bianca a righe blu che gli fasciava il busto e il pantalone rosso che gli stringeva le natiche sode.
Furono queste le parole che rimbombarono nella mente di Harry Styles, il suo epico migliore amico, per una durata di una settimana.
 
 
 
«Harry, devo parlarti».
Il riccio tira l’ennesimo morso al biscotto al cioccolato – i suoi preferiti sono sempre stati quelli e, detto con modestia, gli vengono sul serio bene: ai fornelli è un Dio -, prima di guardare nella direzione del suo amico ed impietrire alla vista dei suoi occhi – del colore del ghiaccio che tanto ama –, che appaiono così insicuri.
Così si pulisce le mani sui jeans, fa cadere quel poco di zucchero a velo che c’è sul dolce per terra, e tira la sedia indietro, alzandosi dal tavolo e raggiungendo il lavabo della cucina.
Prende le sigarette, le mette in tasca e senza dire una parola fa un cenno a Louis di seguirlo in giardino.
Attraversano la casa – la loro casa – senza dire una parola, solo il rumore dei passi strisciati e il ritmo leggero dei loro petti che si alzano e si abbassano.
Harry arriva alla porta che da alla veranda, la apre con delicatezza ed inspira l’aria invernale che lo colpisce in pieno petto.
E’ il 16 novembre, la prima volta in cui Louis Tomlinson ed Harry Styles escono insieme in veranda, solo loro due e tutto il mondo fuori.
«Fa un freddo cane, qui, Harry. Non posso semplicemente parlartene dentro?»
Il maggiore si stringe nelle spalle ed inarca un sopracciglio quando il riccio si siede sull’erba, le gambe incrociate e solo una t-shirt nera a stringerli il corpo.
«Tu sei matto». Proferisce, prima di guardarsi intorno.
«Sta’ zitto». Risponde quello, la sigaretta tenuta in bilico tra le labbra mentre l’altra mano è impegnata a frugare nelle tasche, alla ricerca di un accendino che non tarda a trovare qualche secondo dopo.
«Allora, ti siedi o vuoi rimanere lì per sempre?»
«Ho freddo, devo parlarti di una cosa importante e non voglio farlo con i denti che battono».
Harry non gli risponde, semplicemente alza gli occhi al cielo, fa spallucce e poi punta le sue iridi verde in quelle dell’amico, mentre inspira una boccata di fumo che sente arrivare dritta nei polmoni, li stringe, li sporca, li annerisce e poi... espira.
«Ti odio». Proferisce Louis, prima di sedersi sull’erba, bagnata a causa della pioggia precedente.
«Non è vero».
Rimangono in silenzio per un po’, è sempre così tra loro due, non hanno mai bisogno di parlare, se non nei casi strettamente necessari.
Harry inspira ancora il fumo, poi lo lascia uscire e si diverte a fare due, tre cerchi nell’aria: ci ha messo secoli ad imparare come si faceva, ed ora che ci riesce, si sente veramente cool.
Lascia vagare lo sguardo per il giardino, i fiori sono pieni di vita, colorati, sembrano non volerne sapere di appassire nonostante tutte le intemperie del tempo, un altalena ormai troppo piccola per tutti i visitatori della casa giace in un angolo, arrugginita e, poco più lontano, scorge un alberello. Quello è il loro albero.
Avevano scoperto la loro attuale casa, all’età di undici anni per Harry, che frequentava la prima media e ai tredici di Louis, che frequentava la terza, entrambi ancora immaturi e pieni di gioia.
Il riccio ricordava ancora l’entusiasmo con cui Louis lo aveva trascinato fino a quel posto, sussurrando parole eccitate come: “tutti dicono che sia infestata”.
E allora, effettivamente, lo sembrava.
I muri erano incrostati, le finestre rotte e le porte cigolavano da matti.
Quella casa non era abitata da più di dieci anni, e nessuno l’aveva ancora comprata semplicemente per il fatto che era lontana dalla città e dalla vita chiassosa mondana, troppo lontana da tutti gli schiamazzi che il mondo si divertiva a fare.
Louis Tomlinson, da bravo birbante qual’era allora, l’aveva scoperta quando era scappato di casa a causa di uno  dei numerosi litigi tra i suoi genitori.
Louis Tomlinson, i capelli tirati giù in un ciuffo schifosamente laccato, gli occhiali troppo grandi per il suo viso troppo piccolo e gli atteggiamenti da duro che non si addicevano al suo metro e cinquantatre di altezza, era corso dal suo migliore amico, Harry Styles. Capelli ricci, fossette appena accentuate, occhi verdi ed accesi e vestiti strappati perché le condizioni economiche a casa non erano delle migliori.
Ti porto in un posto bellissimo”, gli aveva detto, ed Harry, che sapeva di potersi fidare, si era fatto trascinare all’abitazione, con un po’ di fifa. Avevano vagato per la casa, una torcia a portata di mano, un battito accelerato ad ogni rumore estraneo e un sacco di risate ogni volta che Louis toccava Harry che, puntualmente, sobbalzava, imprecando contro di lui subito dopo.
Poi erano usciti, sudati e anche un po’ impauriti, e si erano distesi sull’erba ormai appassita.
Il riccio, da bravo osservatore qual’era, aveva guardato attentamente anche al di fuori della casa e aveva intravisto l’albero, aveva strattonato la maglia all’amico e gliel’aveva indicato senza fiatare.
Si erano diretti a passo lento verso quel punto ed una volta arrivati, Harry vi ci si era accovacciato contro, scrutandolo con fare sospetto.
C’erano tantissime formiche che camminavano sul tronco e altrettante lumache attaccate: aveva sorriso ed aveva fischiato a Louis. “Passami quel bastoncino e dimmi il soprannome più buffo che ti abbiano mai affibbiato”.
Aveva ordinato e mentre il suo migliore amico si piegava e cerca qualcosa con cui incidere, si fece pensieroso. “BooBear”.
Affermò, dopo qualche secondo.
Harry era scoppiato a ridere. “BooBear? E che razza di nome è?”.
Louis lo aveva guardato storto. “Me lo ha dato mamma”.
Aveva spiegato, fiero, alzando il naso all’aria, un’aria indispettita.
Il riccio aveva sghignazzato ancora un po’, poi aveva strappato dalle mani il pezzo di legno e spostò un po’ di formiche; iniziò a scrivere.
“Che fai?” Aveva chiesto curioso il maggiore.
Incido i nostri soprannomi qui sopra, così se riusciremo ad essere amici per tanto tempo, verremo a vivere in questa casa e nessuno potrà dirci niente, perché ci siamo prenotati prima noi”. Gli aveva spiegato Harry con tutta l’innocenza del mondo, la lingua tra i denti e la fronte aggrottata. Louis aveva annuito, serio, rimanendo in silenzio.
Poi, qualche secondo dopo, Harry si era alzato soddisfatto e aveva fatto segno a Louis di andare via mentre sull’albero rimaneva inciso un “Hazza&BooBear”, che non sarebbe andato via.
Il riccio scuote la testa, rendendosi conto di essersi perso un po’ troppo nei suoi pensieri.
«Non dovevi dirmi qualcosa, tu?» Chiede all’amico che è rimasto tutto il tempo zitto, a torturarsi il labbro e le mani.
Al sentire la voce di Harry, Louis sobbalza ed alza fulmineo lo sguardo verso di lui.
«Sì».
Il minore si rende conto di aver finito la sigaretta, per cui butta ciò che rimane della cicca nell’erba ed osserva per un secondo l’alone del fumo che si spegne grazie all’acqua del terreno.
«Dai». Lo incita, stendendosi e rabbrividendo quando ogni muscolo entra a contatto con il terriccio freddo.
Sente lo sguardo di Louis addosso e sorride, facendo formare delle adorabili rughe vicino agli occhi.
«Perché sorridi?»
Il sorriso di Harry si allarga. «Perché mi stai guardando». Gli risponde, semplicemente, cercando il suo sguardo.
Sguardo che viene volontariamente schivato dal maggiore.
«Louis, dovrai dirmelo prima o poi, è inutile che rimandi». Sbuffa il riccio.
Con la coda dell’occhio Harry vede benissimo che Louis apre la bocca, poi la richiude, si morde il labbro, gioca con l’erba e con la sua maglia, la riapre e la richiude.
«Codardo». Fischietta il riccio, colpendo l’orgoglio, uno dei suoi pochissimi punti deboli.
Proprio come spera, infatti, lo sguardo dell’amico saetta verso di lui, gli occhi si assottigliano e un sorrisetto nasce sulle sue labbra sottili e rosee. Apre nuovamente la bocca e il contatto del suo respiro caldo con l’aria gelida forma una nuvoletta.
«Ho chiesto ad Eleanor di sposarmi». Dice, tutto d’un fiato.
 

Harry sbatte le palpebre due volte.
Le apre, le chiude.
Le apre nuovamente e le richiude ancora.
Non sa che dire, è indeciso se alzarsi e lasciarlo lì, oppure fare per un attimo la persona ragionevole, sedersi sull’erba, guardarlo negli occhi e... ridergli in faccia.
E’ serio? Sta dicendo sul serio? Sono queste le due domande che vagano nella mente del riccio, che, ancora senza dire niente, prende il pacchetto di sigarette e ne sfila in fretta e furia un’altra, accendendola con altrettanta velocità e quando finalmente inspira, sente le idee schiarirsi e il suo cervello inizia a lavorare.
Louis, il suo migliore amico da nove lunghissimi anni, sta per sposarsi.
Okay.
Non dovrebbe sentirsi dentro qualcosa tipo, non saprei, la felicità?
Perché è così che funziona, tra migliori amici, vero?
La tua felicità è la mia felicità, mi casa es tu casa.
E allora cosa diamine è quella strana sensazione che gli attanaglia le viscere e  gli impedisce a tratti di respirare? Cos’è quel retrogusto, lì, proprio in fondo alla lingua, che sa di amaro, di delusione, di tristezza?  
Amore.
Harry inarca un sopracciglio non appena una strana voce gli sussurra quella parole nella testa.
«Oh, okay». Sussurra, dopo un’interminabile minuto. Sente Louis ricominciare a respirare, piuttosto affannato.
«Okay?» Chiede, incerto. «Tutto qui?»
Harry reprime l’ennesimo conato di vomito – scaturito da qualcosa che identifica come rabbia – e si prende qualche secondo per rispondere.
«Cosa vuoi che ti dica?» Domanda, forse troppo duro, perché vede boccheggiare il maggiore, la fronte corrugata e lo sguardo perso.
«Non so, se mostrassi un po’ di entusiasmo mi renderesti felice». Ribatte, freddo.
Harry sente qualcosa all’altezza del cuore, ma non sa se è dolore o semplicemente fastidio.
«Lo sai quali sono i miei pensieri su quella».Dice, quasi con disprezzo, calcando sull’ultima parola.
Ovviamente, lo sguardo del suo migliore amico diventa severo e la mascella si irrigidisce. «Beh, io e Eleanor andremo a vivere insieme tra una settimana, quando è previsto il nostro matrimonio, ed io potrò andare finalmente via da questa catapecchia».
Non appena pronuncia quelle parole, Harry sgrana gli occhi, il respiro incespica e la sigaretta gli cade dalle dita, mentre si tira su di scatto, guardando negli occhi di Louis il cui sguardo è passato in un attimo da arrabbiato a pentito.
«Scus-» Prova, ma il riccio non vuole sentire ragioni, lo sa che quando il maggiore è arrabbiato tende a sputare la verità, e subito dopo se ne pente. Ma ad Harry non importa: quella era pur sempre la fottutissima, cruda verità.
«Okay, hai ragione, questa casa è una catapecchia, evidentemente non ci si può stare in addirittura due persone. E’ il caso che tu prenda le tue schifosissime cose e te ne vada a vivere con... lei». Sputa, il disprezzo che arriva dritto al cuore di Louis. Si alza di fretta e furia dall’erba, espira l’ultimo boccone di fumo e, con grandi falcate, oltrepassa il giardino fino ad arrivare alla vetrata della veranda.
«Harry!» Lo chiama Louis.
«Fottiti», sibila quello, prima di sbattere la porta e far tremare i vetri.
Louis lancia un gemito di frustrazione, si passa una mano fra i capelli.
Lo sa che ha sbagliato, lo sa cosa significa per Harry – e anche per lui – quella casa, lo sanno solo lui e Dio quanto il riccio abbia faticato per riuscire a far arrivare gli operai migliori a dipingere le pareti, sa quanto odi i problemi economici e, di conseguenza, sa il perché abbia sempre lavorato – giorno e notte, se necessario – per non far mancare niente a nessuno.
Lo sa, che non avrebbe dovuto dire quella frase e che ha combinato un casino, ma odia quando Harry critica la sua ragazza.
Lui la ama, vuole sposarla e passare il resto della vita con l... Louis aggrotta le sopracciglia, mentre un’immagine di Eleanor ogni giorno, vicino a lui, sempre e costantemente con lui, gli appare in volto.
La ami davvero? Vuoi davvero sposarla e passare il resto della tua con lei? Chiede una fastidiosa vocina nella sua testa che lui scaccia subito, Ovvio.
Era logico!

O forse no?

 









 

*si nasconde*
*si sporge un po'*
*si gratta la testa, in imbarazzo*

Ehilà! :D 
Eccomi nuovamente qui ad intasare con la mia (malata) mente Larry, questo povero fandom çwç
Dunque, sarò breve perché non mi va di dilungarmi troppo OuO
Ieri giorvagavo per le cartelle del mio pc, avevo voglia di scrivere ma ero troppo pigra/stanca per farlo, quindi ho pensato di riordinare e cancellare qualcosina. Ad un certo punto, boom!
Mi imbatto in questa minilong, in realtà avevo persino dimenticato di averla iniziata (lol) ed aprendola, ho scoperto che risale a novembre, l'ho riletta velocemente e mi sono resa conto che non era poi una cosa così pessima, era persino finita! o meglio, mancava solo una parte, quindi mi sono chiesta: 
“perché non scriverla ora?”, ed è poi, effettivamente, quello che ho fatto, l'ho conclusa. 
In tutto sono quattro parti - l'ultima è decisamente troppo lunga, vedrò se dividerla, ma comunque il numero preciso è quello - e boh, credo di essere abbastanza soddisfatta del risultato! #stranezzerandom lolol 
No, dico davvero, è forse l'unica cosa che io abbia mai scritto che mi piaciucchia un po'.
Premetto, è angst, sopratutto nella seconda/terza parte, però è leggera, una cosa semplice, un esperimento - che spero apprezzerete -, ho voluto quindi scrivere un'AU, diciamo, e vedere cosa ne sarebbe uscito. Il risultato è... beh, questo! :') 
La smetto di blaterare, spero davvero con tutto il cuore che vi piaccia, perché ci tengo tantissimo, la porto avanti da tipo tre mesi OuO
Me la lasciate una recensione? :c Dai, dai! asdfghjk Mi fa sempre piacere leggere cosa ne pensate (:

Smetto anche di elemosinare recensioni #lol. <3

AH! QUASI DIMENTICAVO! LOL Il banner NON è stato fatto da me, ma da questa (http://onedirectionfanfiction.com/viewuser.php?uid=28215) ragazza, TUTTI I MERITI/CREDITI A LEI! C:
Aggiornerò non appena vedrò che c'è qualche ragazza disperata come me, disposta a seguirla LOLOL Vi amo tantissimo, davvero. 
Grazie per tutti i complimenti ed il supporto che mi date sempre asdfghjkl


Un bacione grandissimo,
Romeo.
<3


per qualsiasi cosa, qui c'è il mio twitter: https://twitter.com/harrysromeo 
(si apre in un'altra finestra c:)




 



Spoiler:

«Non... non entra..re nella stanza». Balbetta, la vista ancora offuscata.
«Ma... Harry, che ti prende, perché non posso?»
«Lui... il... c’è il suo profumo, e tu sapevi di fumo, e se va via anche quello dalla nostra stanza, Zy, io non so come faccio ad andare avanti» 
[...]

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Capitolo 2
*** Parte II - Pretend it's okay. ***


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 Parte seconda | Pretend it's Okay.

     


(premete qui per il sottofondo)


Zayn alza per l’ennesima volta gli occhi al cielo, picchiettando con un dito sulla scrivania di mogano, mentre Harry, invece, è steso – la faccia premuta contro il cuscino – sul letto, le mani che stringono le lenzuola.
Sembra stia cercando di non urlare, di reprimere la rabbia ed, in un certo senso, Zayn si rende conto che è davvero così.
Il riccio gli ha raccontato cosa è successo, ha capito la situazione, - ha capito anche troppo, in realtà, ma sta zitto, perché sa che tutte quelle verità peserebbero ad Harry come un quintale di cemento sulle sue spalle –, quindi lo lascia in pace e aspetta che sia il primo a parlare.
«La vuoi sapere la cosa che mi fa incazzare di più, qual è?».
Come volevasi dimostrare, il minore si alza di scatto dalla posizione in cui era qualche secondo prima e si mette a sedere sul letto, le gambe incrociate e gli occhi feriti.
Zayn gli fa un cenno, come per dirgli di andare avanti – tanto lo avrebbe fatto in ogni caso –, perché sa che non c’è bisogno di troppe parole, Harry vuole sfogarsi e lui è lì per quello.
«Che abbia chiamato quella casa, catapecchia! Voglio dire, okay, vai a vivere con chi vuoi, non mi importa...» Il moro legge l’insicurezza nei suoi occhi, non appena pronuncia quella frase e si morde le labbra, dando ancora più spazio alle sue teorie «...ma lui sa, sa quanto abbia fatto per renderla bella ed io... avessi visto come ha fatto! Era così serio, Zy...».
Sospira, passandosi una mano tra i ricci e chiudendo gli occhi, poi tira un lungo sospiro e si lascia nuovamente andare sul letto.
Zayn rimane per qualche secondo in silenzio, continua a passare le dita sulla superficie, poi si alza, fa un giro della stanza, arriva fino al suo armadio, apre l’anta ed inizia a frugarci dentro, in cerca di qualcosa.
Harry, incuriosito da quel rumore, si tira su – di malavoglia – e si poggia su un gomito.
«Che fai?» Chiede, aggrottando le sopracciglia, e la risposta è solamente un grugnito.
Zayn riemerge dall’armadio solo qualche minuto dopo, un sorriso soddisfatto ed enigmatico sul volto e la mano destra che stringe quella che sembra essere una...foto.
Si siede sul letto al fianco del riccio, senza stendersi, e poi alza l’oggetto, piazzandolo di fronte al volto sorpreso di Harry.
«Chi siete?» Domanda Zayn.
«Eh?»
«Dico, chi è che c’è nella foto?» Si spiega meglio il moro, passandogli la cornice.
All’interno, vi è un piccolissimo pezzo di carta, ormai stropicciato per tutto il tempo che è passato. Ritrae il volto sorridente di Louis e del riccio. Il perché l’abbia tenuta Zayn è molto semplice, ma è una storia così stupida e infantile che solo a pensarci il moro ridacchia.
Harry aggrotta le sopracciglia, si mordicchia il labbro inferiore e poi «Me e... lui?»
Si riscuote subito, lo fissa negli occhi e «Errato». Dice, serio.
«No Zayn, questi siamo sul serio io e-»
Lo interrompe, brusco «Siete tu, Harry Styles, e lui, Louis Tomlinson. Siete tu e lui, due anni fa, che vi divertite come non avete mai fatto e fate quasi rovesciare una cabina per terra, nel pieno centro commerciale. Siete tu e lui, che fanno stronzate ogni giorno, siete tu e lui, che siete andati ad abitare insieme, siete tu e lui che vi conoscete da più di undici anni. Siete Harry e Louis, i migliori amici di sempre».
Zayn calca sulle ultime due parole, perché vuole cercare altre prove.
Vuole capire se quello che pensa, è davvero vero.
Infatti, gli occhi di Harry saettano verso di lui e si riabbassano subito. «No Zayn, ti sei dimenticato che eravamo io e lui, due anni fa, senza nessuna Eleanor Calder tra le palle». Sospira leggermente, e il pakistano cerca di trattenere un sorriso.
«Ma avresti dovuto sapere che prima o poi... ecco, lui si sarebbe fidanzato». Si rende conto di star entrando in un campo minato, per cui dosa bene le parole e le dice con dolcezza estenuante.
Il pugno di Harry si stringe sulla coperta, le nocche diventano bianche, ma in un secondo la stretta è già meno salda.
«Lo so». Dice, duro. «Non è questo, Zy». Si mordicchia l’interno delle guance.
«Ne sei sicuro, Harry?». Domanda Zayn, delicato e vede gli occhi verde smeraldo del minore trapassarlo da una parte all’altra.
«Scusa? Zayn, ma che cazzo dici? Perché dovrebbe importarmi se si fidanza o meno?!» Sbotta, alzandosi improvvisamente dal letto. «Sono venuto da te per schiarirmi le idee, non per confonderle ancora di più!» Si avvia alla porta, Zayn alza gli occhi al cielo. «Quindi vuol dire che, se hai le idee confuse, hai pensato a ciò che ti ho detto». Afferma, sicuro, un sorriso che gli increspa le labbra rosee.
Il riccio si gira un secondo verso di lui, negli occhi lo sconcerto più totale. «’fanculo». Dice, poi sbatte la porta della camera del maggiore e se la chiude alle spalle.
Il moro rimane lì, impassibile, senza levarsi quel sorrisetto dalla faccia.
Tre...
Due...
Uno...
«Okay, forse hai ragione». Il viso fanciullesco di Harry ricompare da dietro la porta, il volto abbassato. «Io ho sempre ragione, Styles».
 

~

 
Quindi, in un certo senso, Harry aveva ammesso a sé stesso – e a Zayn – che si sentiva... at... attr... attratto, dal suo migliore amico.
È una cosa fottutamente assurda! Pensa, per quasi tutto il cammino, il moro al suo fianco e il rumore dei loro piedi è l’unico che si percepisce, ma, al contrario, nella mente del riccio, c’è il caos più totale.
Okay, Louis ha dei begl’occhi...
...E un sorriso che fa paura tant'è luminoso.
...E le sue labbra sono così belle e...
«Harry?» Zayn lo riscuote dai suoi pensieri, lui sobbalza, sorprendendosi per ciò che si era ritrovato ad immaginare e
«Sì?»
«Perché sei arrossito?»
Di scatto le mani del riccio, corrono alle sue guance che sente bollire.
Merda.
«Pensavo».
Risponde, vago, ringraziando il cielo: sono arrivati a casa e lui può inserire la chiave nella toppa senza dover guardare il moro.
«A cosa?» Chiede, con una nota di malizia.
«In genere». Harry alza gli occhi al cielo, spalanca la porta e… «Lou». Sussurra, così flebile che si chiede come abbia fatto il ragazzo occhi cielo a girarsi nella sua direzione.
Per una frazione di secondo, tutto si ferma e ci sono solo i suoi occhi verdi che incontrano quelli celesti di Louis.
Il cuore dei due parte in quarta, quello del maggiore per i sensi di colpa, ancora piegato sulle valigie e quello di Harry per il dolore e il piacere che la sua vista gli ha causato.
Sente Zayn carezzargli velocemente una mano, un «vi lascio soli» appena sussurrato e la porta che si richiude.
«Sei tornato...». Non è una domanda, quella detta da Louis, non sa nemmeno se sia un’affermazione, è solo una frase pronunciata per assicurarsi che lui sia davvero lì. «Ti ricordo che questa è casa mia». Sputa, rimanendo fermo sulla porta e il maggiore abbassa lo sguardo, ferito.
«Senti, per quella cosa, io...»
«Tu cosa, Louis? Tu non volevi?» Ringhia.
«Invece volevi. Però è okay, hai ragione, sposati, devi farlo, devi avere una vita felice, non sono affari miei chi è lei, sono tuoi. Quindi finisci di fare le valige, e vai via, ti prego».
Dice, la voce spezzata, tanto che deve alzare gli occhi al cielo e tenerli fermi sul soffitto per un po’ per impedire alle lacrime di scendere.
«Harry, per favore...»
«Sai che non avresti dovuto, lo sai».
Dice solamente, uno sguardo truce e poi si volta, sale le scale ed entra nella sua stanza.
O meglio, nella loro.
Ormai spoglia di qualsiasi cosa che appartenga al suo...migliore amico.
C’è solo il suo odore, ed Harry inspira tanto che gli fanno male i polmoni e sente una stretta al cuore, poi piange.
E piange ancora, singhiozza senza ritegno, si stringe le mani al petto e poi posa la testa sulle gambe, rannicchiato su sé stesso.
Non sa quanto tempo sia passato, ma sa che è stato abbastanza per far si che gli occhi gli brucino tanto che stentano a star aperti e il labbro non smette di tremare. «Harry, posso entrare?»
Il riccio non ha la forza, né la voglia di rispondere, quindi lascia che la porta si apra e Zayn ne entri, le sopracciglia aggrottate, mentre con lui, nella stanza, entra anche un forte odore di fumo.
Harry spalanca gli occhi, si alza di scatto e spinge fuori Zayn, che, sorpreso mormora un «Che cazzo fai?».
«Non... non entra..re nella stanza». Balbetta, la vista ancora offuscata.
«Ma... Harry, che ti prende, perché non posso?»
«Lui... il... c’è il suo profumo, e tu sapevi di fumo, e se va via anche quello dalla nostra stanza, Zy, io non so come faccio ad andare avanti e se quella è l’unica cosa a cui posso aggrapparmi è okay, io... Zayn, vorrei solo che lui si rendesse conto che...» si ritrova ancora a singhiozzare, e sente le mani del moro afferrarlo dalla spalla e attirarlo a sé, mentre i loro petti si scontrano, poi affonda una mano nei suoi capelli e gli fa poggiare il capo sulla spalla.
«Scusami, Zayn». Sussurra, singhiozzando, sente le gambe molli.
«È tutto okay, va tutto bene, Harry».
Il riccio si allontana un po’, asciugandosi velocemente con le maniche le lacrime e abbassa lo sguardo, guardando i suoi piedi; poi vede una cosa pendere dalla tasca del moro, sembra una...lettera.
Senza chiedere, allunga la mano e la afferra, cogliendo di sorpresa il ragazzo – che cerca, invano, di fermarlo –. Appena ne legge il contenuto, i suoi pugni si chiudono sul pezzo di carta e i denti si digrignano. «L’aveva lasciata sul tavolo... io non volevo che lo vedessi, Harry».
«No, Zayn. Vuoi sapere una cosa?» Chiede, stranamente tranquillo, mentre ripone l’invito al matrimonio nel suo jeans.
«Cosa?» Chiede, titubante, l’altro, mentre inarca un sopracciglio.
«Ci andiamo. Ci andiamo proprio a questo fottuto matrimonio».
Sorride un po’ beffardo, si asciuga le ultime lacrime e poi tira fuori dalla tasca destra il pacchetto di sigarette.
Si sarebbe proprio divertito.
Sì, a mandare a monte quel matrimonio, si sarebbe sul serio divertito. 







*saluta con la mano*
*sorride*
*pensa di doverla smettere con questi asterischi*
Salve, bella gente! Asdfghjklsòdfkgj
Dunque, ho da dire così tante cose che penso di finire col non dire nulla AHAHAHAH, no, è piuttosto triste la cosa, perché rido? LOL
La smetto. OuO
*si schiaffeggia*
Allooooooooooora!, prima di tutto volevo ringraziarmi infinitamente per le sei recensioni, per le venticinque seguite (alskdfjnkj) e le 4 preferite/ricordate, mi impressiona quasi vedere il modo con cui mi seguite asdfghjkl siete delle meraviglie, davvero, grazie!**
non sapete quanto piacere mi faccia sapere che sto facendovi appassionare, e poi siete tutte così dolci çwwç <3
Poipoipoi, sono felice che quest'idea vi abbia entusiasmato asdfghjkl voglio dire, io mi sono gastata un sacco a scrivere questa minilong (la quale ultima parte 
è stata terminata ieri uu ecco perché aggiorno così veloce lolol) e mi fa piacere che la apprezziate asdfghjklaskdfj 
Ecco, ho dimenticato tutto ciò che dovevo dire AHAHAH 
Quindi la smetto di blaterare e vi ringrazio ancora, sperando di trovare qualche vostra recensione alksdfiug posterò in ogni caso - ci tengo davvero tanto a questa storia - ma mi piacerebbe sapere se vi piace come si sta sviluppando asdfghjkl 

So che le cose sembrano complicate da sbrogliare in solo due parti (la minilong è di 4 parti, in tutto, ma sto lavorando ad altre nuove oneshot e ieri ho scritto una flashfic sdfghjksaldjf) però stranamente la mia mente ha partorito abbastanza idee, ergo, ci sono riuscita :')
Ora la smetto asdfghjkl 
Fatevi sentire, ci conto eh uu <3
Tantissimi baci,
Romeo.
<3


ps. vi ricordo che se volete dirmi qualcosa, questo è il mio twitter, sono sempre connessa, - evviva la vita sociale, insomma asdfghjkl - e nulla uu
pps. ricordatevi ancora di più che vi amo tantissimo uu 








 

     
   

Spoiler:

«Senti, sono stato un coglione, okay? E...»
«Sì, lo sei stato, e non so perché tu sia venuto qui, non mi importa, perché...» Harry lo interrompe ed inizia a parlare, ma Louis si avvicina a lui e lo fissa dritto negli occhi; il riccio boccheggia. «Ora parlo io, grazie». Sibila, il tono che vorrebbe essere minaccioso ma che, in realtà, suona solo come una supplica. 

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Capitolo 3
*** Parte III - Thief. ***


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Parte terza | Thief.




«Sembro un pinguino, Eleanor. Un pinguino!» Farfuglia Louis, il volto rivolto verso lo specchio e la bocca storta in un ghigno di disgusto.
Quell’abito gli sta stretto ed è nero come la pece, sta scegliendo il vestito per il suo matrimonio, non per un funerale!
In più, il suo umore è pessimo da quando lui ed Harry hanno litigato, lo ha visto trattenere le lacrime a causa sua, e vorrebbe solamente picchiarsi da solo, o chiamare qualcuno per farsi picchiare, consapevole che molti lo farebbero anche gratis: Harry non merita di piangere, e lui è il suo migliore amico, non... non avrebbe dovuto farlo star male.
«Tesoro, cosa dici, sei bellissimo!»
Una voce zuccherata e decisamente troppo femminile gli arriva dritta alle orecchie e reprime uno strano, stranissimo moto di fastidio che gli parte da dentro.
«Ma...» prova a ribattere.
«Ti prego».
Eleanor sporge il labbro inferiore, poi gli si mette affianco e lo gira verso le specchio.
«Vedi Lou, sei magnifico. Immagina me, con un vestito bianco, lungo ed elegante, all’altare, tu sorriderai e...» ...e Louis smette di ascoltarla, perché più lei parla, più una mascella pronunciata e degli occhi verdi spuntano nel suo viso.
Si allontana, quasi bruscamente, e respira con un po’ di affanno.
Eleanor si interrompe di scatto, corruga la fronte e lo guarda storto.
«Louis,» dice, la voce è stizzita «si può sapere che ti prende?»
Chiede, mentre lo guarda e arrossisce un po’, notando lo sguardo di molti dei clienti del negozio, addosso a sé.
«Niente El, sono...sono solo stanco». Mormora, abbassando la testa e mordicchiandosi le labbra, poi «questo va benissimo, hai ragione, prendiamolo ed andiamo via» pronuncia, serio e sparisce dietro la tendina, mentre un Eleanor Calder lo guarda, le guance ancora rosse e lo sguardo irritato; in che casino si sta andando a cacciare?
 

«Quindi, stavo pensando che le decorazioni potrebbero essere...» E Louis smette di nuovo di ascoltarla, mentre regge due buste pesanti tra le mani, le lascia con poca grazia nel salone e si butta sul divano, mentre i suoi pensieri sono ancora fermi al volto del riccio.
Gli manca, ma cerca di convincersi che è tutto amplificato a causa del suo senso di colpa, sicuramente dovrebbe scusarsi, sicuramente lo farà, ma non subito.
E’ orgoglioso, Harry lo sa, e spera che lo perdonerà, perché lui non saprebbe proprio come vivere se non gli rivolgesse più la parola a causa della sua fidanzata.
«Lou».
Sospira Eleanor, e lui impreca mentalmente: ha bisogno di rimanere solo, non può rimanere in silenzio per anche soli cinque minuti?
«Dimmi, El». Risponde, cercando di mantenere la calma.
La ragazza raggira il divano, da un colpetto al fianco di Louis – che si sposta con poca voglia – e si siede al suo fianco, la spalla dritta e le unghia limate.
«Ci stai ripensando?» Chiede, tutto d’un fiato ed il ragazzo boccheggia per un secondo.
Gli ha posto quella domanda con tanta semplicità che lui, semplicemente, non riesce a pensare.
E’ ovvio che non si sta pentendo, voglio dire gliel’ha chiesto lui!
E poi Eleanor ha tanti pregi... per esempio è un’ottima ascoltatric- Louis fa una smorfia, quello non è proprio uno dei suoi punti forti, anzi.
Però, - pensa – lei ha senz’altro una voce bella. Vorresti dire acuta ed insopportabile, lo corregge qualcuno dentro di lui.
E poi – continua imperterrito lui, immerso nei suoi pensieri – sa cucinare... L’altra volta hai pensato che la morte sarebbe stata meno dolorosa di quella zuppa, Tomlinson, sempre la stessa voce.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo e «No», dice, con troppa enfasi «no El, non ci sto ripensando».
Le sorride, e lei ricambia, abbassando il viso verso il suo e cercando le sue labbra.
Louis non lo sa perché, proprio non se ne capacita, ma deve fare uno sforzo enorme per non voltarsi e schivarla, e quando lei si posiziona su di lui, cerca in tutti i modi di non protestare e di star zitto: che diamine gli sta prendendo?
Sente le mani della mora scorrere sul suo corpo e chiude gli occhi, sospirando.
Chissà come sarebbero quelle di Harry, sul suo, di co- Louis interrompe subito il filo dei suoi pensieri, spalanca gli occhi e no, sul serio, che cazzo mi succede?! Chiede a sé stesso e a nessun altro. «El...» sussurra, il fiato corto, più per l’ansia e la paura che per l’eccitazione.
La ragazza non si ferma, forse non lo ha nemmeno sentito. «El!» Dice, con più enfasi, bloccando le sue mani.
Lei alza gli occhi sul suo volto, sorridendogli. «Hai fretta?» Gli domanda, cercando di assumere un tono malizioso.
Louis vorrebbe dirle che no, non ha nessuna fretta e che non vede l’ora di andarsene di lì per prendere una boccata d’aria – e perché diamine vuole scappare dalla, ormai sua, casa? – e correre da Harry. Deve chiarire, sta decisamente diventando pazzo!
«No, tesoro». Dice, quanto più dolcemente possibile.
«Devo...» dì qualcosa di intelligente «...andare da Harry, devo chiarire con lui». Le spiega, rendendosi conto di quanto abbia sbagliato. Avevo detto intelligente, razza di idiota che non sono altro.
Lo sguardo di Eleanor diventa prima ferito, poi arrabbiato e dopo irritato.
«Harry, certo...» sibila tra i denti. «Avvisami quando avrai finito con lui». Poi si alza dal suo corpo e dal divano, raccoglie il kit per le unghie che è posato sul tavolino in mogano e sale le scale con rabbia; non fai altro che casini, Tomlinson.
 
 
Coglione, sei un coglione. Ma che pensavi di fare?
Louis storce la bocca, cammina per la quinta volta avanti ed indietro sul vialetto della sua vecchia abitazione, poi si ferma al centro, sospira, si passa una mano tra i capelli e «cazzo» impreca, tirandosi qualche ciocca.
E’ confuso, non sa che cosa succederà quando vedrà Harry, conoscendolo potrebbe prenderlo a pugni seduta stante, - e se lo meriterebbe pure -, sbatterlo contro il muro ed urlargli le cose peggiori – e si meriterebbe anche quello – oppure, potrebbe fare un’altra cosa, la peggiore di tutti: potrebbe ignorarlo, o cacciarlo di casa.
Le ipotesi sono così tante che sente il cervello fumare e la voglia di tornare indietro farsi mille volte più forte, ma «no» si dice, «lo devi fare per-» e poi si interrompe tutto, perché sente il chiavistello della porta e quest’ultima si apre.
Harry ha una maglia nera che gli fascia il busto, la fronte aggrottata ed i ricci scombinati – sai che novità, pensa Louis, che, da bravo codardo qual è, rimane nascosto dietro un piccolo alberello e lo osserva –, regge con la mano destra un secchio e con la sinistra un pennello, entrambi sporchi di rosso, ed è solo allora che il maggiore nota che anche la sua t-shirt è sporca di quella che sembra vernice.
«Dannazione!» lo sente imprecare, mentre si china, la spalla curva, e prova ad aprire il coperchio, ed effettivamente ci riesce dopo parecchi tentativi, e l’erba si tinge di rosso. Poi si rialza e veloce com’è uscito, rientra in casa, lasciando l’uscio aperto.
Questa è l’occasione di Louis, può entrare di soppiatto e... Codardo.
Sempre quella fastidiosa voce che lo incita e gli stimola i nervi in contemporanea fa sì che le sue gambe si muovano da sole e solo due minuti e trentasette secondi dopo, davanti alla porta della casa di Harry Styles, c’è Louis Tomlinson che proprio no, proprio non sa che fare.

 

**

 

«Would you let me see beneath your beautiful? Take it off now girl, take it off now boy*...» Harry si interrompe, un rumore sinistro che arriva dalla veranda, rumore di vetri scossi, precisamente.
Al riccio batte improvvisamente più forte il cuore e sente che il sangue inizia a scorrere più velocemente dentro di sé: se c’è una cosa che teme, sono proprio i ladri e la cosa che lo fa ancor più tendere come una corda di violino è il fatto che sia da solo, e quel coglione di Louis proprio adesso doveva decidere di sposarsi!
Ovvio, perché poi fortunato com’è, non gli basta essersi reso conto di provare qualcosa di più nei confronti del suo migliore amico prossimo al matrimonio, no, certamente!, ci mancavano pure i ladri.
Okay Harry, si dice, il pennello fa male, se dato con la giusta for- L’ennesimo rumore lo fa sobbalzare e poi sente una voce che impreca un: «ma che cazzo è?!» , sente la gambe tremare e cerca di trattenersi con tutta la forza che ha in corpo al mobile, perché le cose sono solo due: o è davvero uscito di testa e si immagina persino la sua dannatissima voce acuta, oppure nell’altra stanza un Louis Tomlinson è davvero entrato in casa.
«Uo! Sono vivo!» Con il fiatone, il maggiore si presenta in cucina e si appoggia con fatica al bancone che vi è al centro, Harry rimane in silenzio, lo osserva ed è solo allora che, forse, Louis si rende conto di trovarsi di fronte il suo migliore amico, che ha fatto irruzione nella sua casa e che adesso, dovrebbe chiedergli scusa per il comportamento da coglione che ha assunto nell’ultimo periodo, ma, semplicemente, quando guarda lo sguardo verso di lui, le ginocchia tremano un po’ e si perde nel verde dei suoi occhi.
«Io non...io...forse non sarei dovuto venire, non...» Balbetta, e si da dello stupido perché cazzo!, dovrebbe crescere.
«Louis». La voce di Harry è ferma, decisa, ma sembra che stia accarezzando il suo nome, come sempre. Se ne sta lì, a braccia conserte con i capelli sporchi di vernice, che lo fissa e lo fa sentire in colpa.
Harry Styles ci sa fare in molte cose, ma quando si tratta di estrapolarti informazioni o scuse, allora raggiunge il top.
Il maggiore sospira.
«Senti, sono stato un coglione, okay? E...»
«Sì, lo sei stato, e non so perché tu sia venuto qui, non mi importa, perché...» Harry lo interrompe ed inizia a parlare, ma Louis si avvicina a lui e lo fissa dritto negli occhi; il riccio boccheggia.
«Ora parlo io, grazie». Sibila, il tono che vorrebbe essere minaccioso ma che, in realtà, suona solo come una supplica.
Il minore distoglie lo sguardo, perché quegli occhi proprio non riesce a sostenerli, soprattutto ad una tale vicinanza e no, non vuole che si creino inconvenienti proprio quando Louis Tomlinson sta per chiedere scusa a qualcuno per... probabilmente la prima volta nella sua vita.
«Non avrei dovuto dire tutte quelle cose, non te lo meriti, non ce lo meritiamo, questa casa – la nostra casa, Harreh – non se lo merita, ed io sono stato uno stupido, perché non è sposare Eleanor,» e ad Harry manca il fiato «che cambia le cose, nemmeno se dovessi cambiare città, regione, pianeta o galassia, cambierebbero. Perché noi siamo sempre stati..» Louis esita, e non sa perché «amici e... ed io non ti voglio perdere per una ragazza che non conosco nemmeno dalla metà di anni in cui conosco te, va bene? Per favore, Harry...» si interrompe e orgoglioso del cazzo, va avanti.  «...scusami. Scusami se mi sono comportato da stronzo, se sono venuto a casa tua senza avvisare, se ti ho fatto piangere, e scus-» Louis non riesce a finire, perché le braccia di Harry lo stringono così forte che sente l’aria mancare per un istante. Però poi passa, e giura che tra le sue braccia, stretto così, ci rimarrebbe tutta la vita.
Lo stringe forte anche lui, e sente che sta tremando.
No, singhiozza.
Sta singhiozzando di nuovo a causa sua, e questa volta lo fa perché gli ha chiesto scusa.
«Ssh, non piangere, non piangere».
Sussurra, la voce gli si incrina e realizza che senza di lui non ci starebbe e non vorrebbe starci nemmeno un giorno, che non basterebbero due Eleanor a rimpiazzarlo, perché non desidera altro che i suoi abbracci, il suo profumo di fragola e menta, i suoi capelli ricci e le mani grandi, i suoi sbalzi d’umore, il suo essere bambino ed il suo amare con tutto il cuore. «Ti voglio bene» mormora, la voce impastata, mentre continua a singhiozzare sulla sua maglia.
«Anche io te ne voglio, Harreh».
Bugiardo. La voce nella sua testa è flebile, Louis la scaccia con violenza.
Non mentire a te stesso, Lou.
Louis stringe più forte Harry a sé, chiude gli occhi e la ignora: adesso, vuole solo godersi Harry e la sua felicità.







*si nasconde la faccia con le mani*
Scusate, lo so, lo so, sono in ritardissimo, picchiatemi, faccio schifo sono una merda e bla bla bla, ma giuro, ve lo giuro!, che avevo le mie ragioni çwç
Ovvero sono stata tre giorni senza connessione (ugh cwc) e sono stata piena di compiti e 4958 cose da fare.
Vado di fretta anche ora che sono le otto e venti, pensate, ma no, mi sono detta, devi aggiornare e.e
Quindi eccomi qui con questa terza parte - che a me fa venire la nausea <3 - che è corta, scritta male, non ho riletto, sarà piena zeppa di errori ma... 'sti grandissimi cazzi! asdfghj
Allora, come sempre grazie grazie grazie a tutte le persone che continuano a recensire e a mettere nelle seguite siete fantastiche ed io vi amo alosidufgbhjn **

Ora devo farvi una domanda, quindi ATTENZIONE: preferite, per la quarta ed ultima parte, un capitolo lungo - circa 4.000 parole -, senza interruzioni, o preferite che faccia anche una quinta parte dividendo la quarta in due? eue

Vi prego di farmi sapere, perché non so veramente che fare asdfghjkl
Detto questo scappo e spero che qualcuno si caghi questo pietoso capitolo lolol
Vi amo tantissimo alsxkdciuf vi lascio con uno spoiler bastardo alksdiuf 
With love,
Romeo.
<3

ps. per qualsiasi cosa, domande, e bla bla, o anche per parlare questo è il mio profilo twitter asdfghjk
e questo quello di ask sdfgahjskd

 

*= La canzone che canta Harry è 'Let me see beneath your beautiful', di Emeli Sandé. 



 

Spoiler:

«(...) te lo giuro, te lo giuro Lou, in questi miei ventitré anni non c’è stata mai cosa migliore che mi sia potuta capitare – scusa Zayn –, e non lo so nemmeno io cosa sto dicendo, quindi arrivo al vero punto e...»
Respira.
«E credo di amarti, Louis».
E ti prego, ti prego, ti prego, amami anche tu.
Pensa, ma non dice, perché lo sguardo pieno di confusione del maggiore dice tutto, anche troppo.
Rimane in silenzio, attende, ma quello che sente sono solo mormorii concitati.
«Harry, io...» 

 

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Capitolo 4
*** Parte IV - You are the best thing that's ever been mine. ***


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Parte IV - You are the best thing that's ever been mine.


 

Louis Tomlinson, il vestito nero a stringergli tutto il corpo, le mani sudate e l’ansia che gli corrode il cuore, è lì, su quell’altare.
E’ lì e non ci può veramente credere, è come se qualcosa gli stesse dicendo “sei ancora in tempo, non è qui, il tuo posto, Louis, lo sai”.
Ma il punto è che lui, lui proprio no, non lo sa.
Non sa cosa stava facendo, non sa perché lo stia facendo, non sa veramente un cazzo, in quel momento, e forse, forse non dovrebbe nemmeno pensare ad una parola come quella: è pur sempre in Chiesa.
Da pazzi! E’ sul serio in Chiesa!
Il moro chiude gli occhi, sistema lo smoking, respira profondamente e «ehy amico, sei pronto?» sobbalza al sentire la voce di Liam, - suo fidato compagno –, si volta di scatto ed annuisce, mentre cerca di zittire la voce che nella sua testa “No, no! No che non lo sei, razza di australopiteco!”.
La squallida, deprimente e triste musica dell’organo inizia a suonare e nello stesso momento tutti i presenti si alzano, quasi come fossero dei robot, e a Louis si accappona la pelle, perché no, assolutamente no, non sa che facendo, eppure i suoi piedi si muovono da soli – e non sa se è per la voglia effettiva che ha di sposarsi, o quella che ha di fuggire il prima possibile di lì, e al Diavolo!, tutti quei volti così felici, sorridenti.
Cammina lentamente lungo l’arcata, cerca di sembrare disinvolto, ma dentro ha così tante emozioni che nemmeno lui sa da dove può partire, per metterle in ordine, così, semplicemente, lascia che restino dentro di lui a fare così tanto casino che quasi coprono la marcia nuziale.
Si guarda attorno, gli occhi vigili e il cuore sembra quasi fermarsi quando tra la folla che vi è in nella piccola cappella di Doncaster, non scorge Harry, non scorge i suoi capelli ricci, i suoi occhi verdi sempre attenti, non scorge le sue mani, il suo corpo, non scorge il suo sorriso che illumina sempre – oltre che alla città – le sue giornate più buie, e riesce a percepire qualcosa dentro che non sa nemmeno cosa sia.
Però, forse, doveva aspettarselo. Forse stare lì, sarebbe stato troppo. Ma era pur sempre il suo... migliore amico, no? Già.
Louis respira profondamente, si da un contegno e arriva finalmente all’altare, mentre la marcia riparte più forte che mai, senza nemmeno dargli il tempo di darsi una sistemata o di riprendersi perché diamine, gente, sta per sposarsi!
Passa poco tempo, o forse è così tanto che Louis nemmeno se ne accorge, ma – finalmente –, la grande porta si apre e vorrebbe solo scendere da lì e andare via, biasciare scuse, ma sarebbe da codardi, e poi c’è Eleanor, e lui la ama, la ama davvero tanto, la ama più di qualsiasi cos-.
Stop.
Il moro frena i suoi pensieri, cerca di non pensare ad altro che non sia la sua futura sposa e si concentra su tutta la sua bellezza.
Al suo fianco vi è Gerard – ovvero suo padre –, il lungo strascico sembra camminare al suo passo, è graziosa, così minuta che per un momento Louis riesce a non pensare a nient’altro che non sia lei.
I capelli sono legati su, in uno chignon ordinato, solo qualche ciuffo ricade sul suo viso, che, come trucco, ha solamente una matita leggera e qualcosa – e a Louis proprio sfugge il nome di quel prodotto* - le fa brillare la pelle, le guance leggermente arrossate ed il sorriso accentuato.
Quando finalmente anch’essa si ferma di fronte all’altare, di fronte a lui, per l’esattezza, il moro sente nuovamente tutti i dubbi e le incertezze e le paure e l’ansia di non farcela ricadergli addosso, con una forza cento volte maggiore.
Sorride alla ragazza che ha di fronte, ma è come se il respiro incespichi ad ogni emissione d’aria e le mani si stiano sciogliendo.
Che brutta cosa l’insicurezza, eh Tommo?
Louis trattiene un ringhio, cerca di darsi un contegno, poi la voce del prete riempie la Chiesa, che ormai brulica di volti familiari, chi commosso, chi annoiato, chi felice.
«Vuoi tu, Louis Tomlinson, prendere la qui presente Eleanor Calder come tua sposa e promettere, davanti a Dio e questi testimoni, di essere un marito leale e fedele, di amarla e rispettarla in qualunque circostanza...» Inizia quello «...finché morte non vi separi?».
Sente una goccia di sudore freddo scendere lentamente sulla sua fronte.
Avanti, rispondi Louis, rispondi, ma sii sincero.
«Lo voglio».
Quasi impreca, pur di mettere a tacere quella voce fastidiosa che da parecchi giorni a quella parte lo sta infastidendo.
Eleanor, accortasi della sua ansia, lo guarda, gli sorride e gli sfiora il palmo della mano, e Louis vorrebbe solo ritrarsi, ma rimane lì, inerme, e non lo sa se sta facendo lo sbaglio più grande della sua vita ma...
«Lo voglio». Pronuncia Eleanor, e lui strabuzza gli occhi, perché cazzo, pensi troppo anche al tuo matrimonio!
Il prete sorride, poi pronuncia l’ultima frase di rito «Se c’è qualcuno contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre».
Nella Chiesa c’è silenzio, chi si appresta ad asciugarsi con un fazzoletto le lacrime, chi sorride, chi si guarda attorno, e quel qualcuno, è proprio Louis.
L’uomo rimane per qualche secondo in silenzio e poi «Bene, vi dichiaro mari-» sta per proferire, ma dalla porta una figura si proietta al centro della stanza, i capelli sconvolti, il fiatone e le mani strette a pugno. «Io. Io sono contrario».
E Louis Tomlinson proprio non lo sa che cosa stia facendo Harry Styles lì, al suo matrimonio, a cercare di sabotarlo, sa solo che vorrebbe bere insetticida, pur di mettere quelle farfalle a tacere.


 



Rifletti, Harry, rifletti. Sei al centro di una cazzo di Chiesa, stai sabotando il cazzo di matrimonio di quello che dovrebbe essere il tuo cazzo di migliore amico, parla ora, o taci per sempre.
Harry Styles, le mani tremanti, i capelli sconvolti ed il fiatone, non sa cosa dire, fare.
O meglio, sa cosa dire, ma la bocca è così secca e gli sguardi sono tutti puntati su di lui e si sente sul punto di impazzire per poi esplodere e boom!, volare via come un palloncino appena sgonfiato.
Se gli occhi dei presenti lo mettono in soggezione, i pozzi azzurri che Louis Tomlinson ha al posto degli occhi, riescono a mandarlo completamente fuori di testa e vorrebbe ridere, urlare e piangere e «amami, ti prego» sussurrargli all’orecchio tutto insieme, e vorrebbe che lo accarezzasse e «sì, ti amo, ti amo» gli ripetesse, ma semplicemente lui rimane lì ed Harry non sa se stia cercando di trattenere degli istinti omicidi o che sa lui – e che ne può sapere, lui, che nello stomaco di Louis ci sta la terza guerra mondiale?
«Io sono contrario, sì». Ripete, annuendo, la voce che trema.
Eleanor lo guarda, gli occhi spalancati e il labbro che si muove, e forse gli manda pure qualche maledizione, perché lei lo ha atteso tanto, quel giorno.
Ma Harry non può accettarlo, Harry non lo accetterà mai.
«Non...» cerca di parlare, mentre i raggi del sole gli bagnano metà parte del viso. Non sa da dove cominciare, è quello il punto, ci sarebbero così tante cose da dire che adesso vorrebbe solo che Zayn – e lo sente, lo sente eccome il suo sguardo addosso – gli stringesse la mano e «andrà tutto bene».
Ma Zayn non può avvicinarsigli, perché è una cosa tra lui e quel matrimonio.
«Non ho intenzione di vedere Louis sposarsi con...lei, per varie ragioni. E sarà pure un tentativo vano, ma devo provarci, chi se ne frega delle conseguenze.» E ormai Harry è partito, e nessuno lo ferma.
«Prima di tutto, ti chiedo scusa, Louis, se tutto quello che ho fatto è stato sbagliato, se usato le parole non giuste, se non ti ho fatto capire quanto davvero ci tenessi a te, e ti prego, ti prego, ti prego non pensare che adesso sia qui, perché voglio il tuo male. Lo so che è da egoisti, lo so che dovresti solo prendermi a calci in culo» ed il prete fa una smorfia che fa sorridere Harry «ma ti prego, ti prego, ti prego ascoltami fino in fondo».
Respira ancora.
«Non so nemmeno io da dove iniziare, tante le cose sono da dirti, ma... vorrei solamente che capissi quanto tu importante sia per me, e probabilmente nemmeno questa sarebbe una spiegazione logica perché diamine, chi sono io, per piombare qui? E adesso tu starai pregando un qualche Dio perché un fulmine mi colpisca» e negli occhi di Louis passa un lampo di dolore perché cazzo!, no che non lo sta pensando «e hai anche ragione, sto blaterando inutilmente e credo che, forse, è meglio se arrivi al punto».
Respira.
Non ci crede: lo sta davvero per dire, per fare.
«Il punto, in realtà, Louis...» e lo guarda negli occhi, ed è quando il verde incontra il celeste, che entrambi si sentono trapassati da parte a parte «...io... credo di aver capito qualcosa». Tutto tace, le guance di Harry prendono fuoco, ma si fa forza e va avanti: non ha (più) nulla da perdere.
«Il punto è che non so se i qui presenti hanno mai sentito parlare delle famose “farfalle nello stomaco”, non sono niente male, a parte il fatto che sembrano volerti divorare l’intestino, ma... non è questo, il punto. Il punto – è che sono così tanti, i punti che Harry vorrebbe dire – è che le farfalle io le vedo, sento, solo quando siamo io e te. Io e te, ed il mondo fuori dalla stanza. Hazza e BooBear, te lo ricordi?».
Sorride, amareggiato, e Louis – con gli occhi un po’ lucidi e la mente che fa fracasso – non può far altro che sorridere a sua volta.
«Io sì, me lo ricordo, e te lo giuro, te lo giuro Lou, in questi miei ventitré anni non c’è stata mai cosa migliore che mi sia potuta capitare – scusa Zayn –, e non lo so nemmeno io cosa sto dicendo, quindi arrivo al vero punto e...»
Respira.
«E credo di amarti, Louis».
E ti prego, ti prego, ti prego, amami anche tu.
Pensa, ma non dice, perché lo sguardo pieno di confusione del maggiore dice tutto, anche troppo.
Rimane in silenzio, attende, ma quello che sente sono solo mormorii concitati.
«Harry, io...» finalmente parla Louis, ed è allora che il riccio che riacquista la speranza, che forse Qualcuno da lì sopra, gliela manderà buona. «...penso che dovresti andare».
Sussurra, ed è davvero un sussurro, perché Harry sente più forte il rumore del suo cuore – e lo giura, lo giura, ha fatto crack – e le labbra farsi più secche e gli occhi inumidirsi e «Louis...» prega, ma Louis abbassa lo sguardo e «Okay» , dice, poi indietreggia, lo guarda ancora e scappa.
Perché non vuole sentire più niente, ed ha il terrore che quel crack non si ricomporrà più e quel retrogusto amaro che è nella sua bocca, non è nient’altro che il sapore della sconfitta, il sapore di un amore – quell’amore – non corrisposto.
E’ il sapere che Louis Tomlinson non amerà mai nemmeno la metà di Harry Styles lo faccia.
 
 
Non sa quanto tempo sia passato, sa solo che il cuore non ne vuole più sapere di funzionare come facesse prima che Harry entrasse in Chiesa e gli sconvolgesse la giornata.
Che poi, in realtà, Harry gli ha sconvolto la vita, l’esistenza. E lui lo aveva cacciato.
Deglutisce, si passa una mano sul volto, cerca di reprimere le lacrime e «Lou...» sente dire da Eleanor, ma la sua voce lo irrita e «No». Le risponde, mentre con uno scatto repentino si allontana.
Non può lasciarlo.
Non può farlo, non lo ha mai pensato, non vuole.
Perché non lo sa nemmeno lui che cosa prova nei confronti di quel piccoletto, sa solo che quella non è amicizia, e Corri da lui, prima che sia troppo tardi.
«Scusami...» Sussurra, rivolto ad Eleanor, gli occhi leggermente velati di lacrime e la bocca aperta in una “o”.
«Scusate, scusate, io... io non posso. Non è qui, il mio posto». Si rivolge ai presenti, che hanno una faccia sconvolta. «Forse non avrei dovuto nemmeno... Eleanor scusami. Scusami». Si avvicina al volto della giovane. «Ti ho amata, davvero, ma non sei tu il mio futuro, e l’ho capito troppo tardi, ma non ti merito, perché guardami, sto mandando a monte una giornata con forse la moglie più bella che si possa desiderare per un ragazzino, ma... quel ragazzino è la mia vita, El. Lo sai che non posso farlo scappare, lo sai». E sembra una supplica. «Non odiarmi».
Eleanor non risponde, gli occhi sono induriti – forse dal dolore – e «Va’ da lui, razza di idiota, ma fai veloce, prima che la mia scarpa colpisca la tua fronte».
Sibila, e Louis non lo sa se sta scherzando, ma poi quell’adorabile sorriso – seppur triste – le increspa le labbra e allora «Grazie» dice, le schiocca un bacio in fronte e poi senza curarsi degli altri, scappa via, scappa via e non può esserne più felice, perché la sua unica meta è Harry Styles,i capelli sempre troppo disordinati e i sentimenti sempre troppo rumorosi. 


 




Harry ha corso così tanto che sente i piedi andare in fiamme, i polmoni bruciano e l’aria è troppo poca. Non sa davvero come ci sia finito lì, sa solo che adesso tutto quello che vede di fronte a sé è l’acqua limpida del fiumicello, forse l’unico in quella piccola città e che forse è pomeriggio, ma mattina di certo non è, perché l’aria è più fredda ed il sole è calato.
La prima volta che lo aveva visto, era stato con Louis – ed era sempre lì, punto fisso nella sua mente.
Lo avevano scoperto quando «Boo, uno scoiattolo!» aveva mormorato, costringendo l’altro a seguirlo nei cespugli, mentre si riempivano d’erba e «ssh!» intimava Harry, «altrimenti scappa».
Non ci erano mai tornati.
Harry sospira, si passa le mani sul volto ancora umidiccio e secco, a causa delle lacrime che nemmeno aveva sentito scendere, tanto forte era il dolore con un misto di umiliazione.
«Haz...»
Il riccio sussulta, sbarra gli occhi e – dannazione, adesso anche la sua voce dovevo sentire!
«Haz, girati, ti prego».
Sente il rumore di alcuni passi, lo scricchiolare delle foglie schiacciate sotto le scarpe e poi una mano calda, una presa salda che Harry ha imparato a riconoscere. Stringe i denti e «Va’ via» dice, semplicemente, la voce incrinata e graffiata, poi con un colpo di spalla si allontana da Louis.
«Ascoltami...» proferisce il maggiore, ma Harry «no!» quasi urla, si gira di scatto, lo fissa negli occhi – non abbassare lo sguardo, non abbassare lo sguardo - «no, Louis, ascoltami tu», ringhia, si avvicina a lui e ringrazia mentalmente di essere più alto.
«Hai idea...» prende un respiro «di cosa diamine significhi entrare in una Chiesa gremita di persone, non sapere se ciò che stai per fare è giusto o sbagliato, ma dichiarare il tuo amore al tuo migliore amico da più di 14 anni? Senti tanti occhi puntati su di te, non sai che fare, ed è okay. Ma la vuoi sapere una cosa, Louis?» chiede, cercando di frenare il respiro.
«Ciò che mi ha fatto più male è stato vedere il tuo sguardo, sembravi spaventato. Da me. Avrei preferito sparire in quell’istante, ma sono rimasto, ci ho sperato fino all’ultimo, sono passato sopra a quello che mi hai fatto in questi giorni, stupido me, che si illude troppo facilmente».
La voce si perde in gola, stringe i pugni, ma i suoi occhi non si muovono di un solo centimetro, vogliono scavare nella sua anima.
«E la vuoi sapere la cosa che ha fatto più schifo, Louis? E’ stato arrivare lì, non essendo nemmeno poi così tanto sicuro dei tuoi sentimenti, ma metterti in ridicolo di fronte a tutti. Lo sai, che cosa significa, Louis? Avevo un casino in testa, un casino nello stomaco, e tutto ciò che hai saputo fare, è stato cacciarmi!»
Alza le mani al cielo, poi le passa nei capelli e li tira un po’, mentre una mano strofina gli occhi. «Mi hai cacciato» dice, flebile. «Mi hai detto tutto ciò che non volevo sentir dire, con un solo sguardo».
Lo guarda ancora, poi gli da le spalle e si incammina sulla stradina.
 
 
Louis rimane lì, lo sguardo fisso sulle sue spalle.
Vorrebbe dire così tante cose, ma tutto ciò che gli riesce è rimanere impalato a pensare a ciò che gli ha detto, perché diamine!, lui non lo aveva rifiutato, lui non lo avrebbe mai fatto.
Non sa che fare, allora fa la cosa più stupida, masochista e ancora stupida e masochista di sempre, e «Ti amo» dice, sussurra quasi, la voce incrinata, Harry non lo sente, anzi alza il passo e allora «Ti amo, ti amo, ti amo, stupido idiota!» dice, la voce alta abbastanza perché il riccio possa sentirlo, fermarsi, stringere i pugni, prendere un respiro e rimanere fermo.
«Ti ho amato dal primo momento, okay, Harry? Dal primo momento in cui dal basso dei tuoi undici anni mi hai sorriso e ti sei seduto al tavolo in mensa con me, perché “hai degli occhi belli, mamma dice però che anche i miei lo sono”, allora io ho ricambiato, e ti ho risposto “a me piacciono le tue fossette”. Ti ho amato quando mi raccontavi delle tue cotte ed io sentivo qualcosa allo stomaco e non capivo cosa fosse, perché che ne potevo sapere io, di chi avevo davanti? Ti ho amato quando mi hai detto che odiavi i film horror, però se li vedevi assieme a me non ti facevano così paura, io ti ho spinto e ti ho detto che stavi diventando troppo smielato».
Vede la spalla di Harry scuotersi leggermente, forse sta ridendo, ed è allora che Louis capisce che è la strada giusta, si avvicina un po’, non troppo, lascia ad Harry i suoi spazi e ricomincia.
«Ti ho amato anche quando abbiamo fumato la prima sigaretta insieme e ci siamo sentiti padroni del mondo, solo io e te, Hazza e BooBear, certo che me lo ricordo, Harry. Ti ho amato sempre, ma lo sai, lo sai Harry che sono un codardo, che non riesco a far altro che scappare da ciò che provo, che seppellisco tutto, e stavo per fare l’errore più grande della mia vita, però poi sei arrivato tu, e mi hai salvato».
Prende un respiro.
«Ancora».
Si avvicina ancora un po’, ha le mani che sudano ed il cuore sta battendo un po’ troppo forte.
«Lo sai che non sono bravo con le parole, non so quanto mi ci vorrà per convincerti del fatto che se sono tornato qui è solo perché ho bisogno che tu sappia che mi sono innamorato. Ma non di Eleanor, non di nessun altro. Ma di un ragazzo con gli occhi verdi e i capelli ricci ed un sorriso che ti mozza il fiato. Non lo so quanto mi ci vorrà per farti girare, però ho tutta la notte, tutta la vita, per te, quindi mi siedo e ti aspetto».
Si siede sulle foglie, non importa del freddo o dell’umido.
Poi respira.
«Proprio come tu hai aspettato me».
Rimane in silenzio, si aggiusta un po’ il pantalone e, semplicemente, aspetta.
Aspetta che il respiro di Harry diventi più regolare, che le sue mani – e solo Dio sa quanto le ami – passino innumerevoli volte sul suo viso, aspetta che si scompigli i capelli, aspetta che metabolizzi tutto ciò che gli ha detto, aspetta che capisca, aspetta che lo ami ancora una volta.
«Anche io». Dice, poi, dopo interminabili minuti.
«Anche tu cosa, Harry?» Chiede, si finge ingenuo, ma lo sa. Lo sa che cosa “anche lui”, è solo che vuole sentirlo ancora e ancora e ancora.
Quello ridacchia, e, finalmente si volta verso di lui, che è ancora seduto a terra.
Harry non risponde, semplicemente gli mostra le sue fossette, e si piega sulle ginocchia, arriva alla sua altezza e «Non ero del tutto sincero».
Louis aggrotta le sopracciglia, questa volta non capisce sul serio.
«Quando ti ho detto che i tuoi occhi mi piacevano, intendo». Gli spiega.
«Ma-»
«Perché mi ero dimenticato di dirti che mi piacevano anche i tuoi capelli, il tuo sorriso, i tuoi occhiali e la cosa che preferivo erano le tue labbra».
Sorride un po’, le guance gli si tingono e a Louis scoppia il cuore di gioia, amore, entusiasmo e «Preferivi?» chiede, provocatorio.
Allora gli si fa un po’ più vicino, gli stringe la mano, lo attira a sé, sente un nodo fare pressione proprio sulla bocca dello stomaco, non sa cosa sta per fare, non ci può credere che sta per farlo, ma delle conseguenze non gli importa, così appoggia la fronte alla sua e «Preferisco», risponde Harry; poi lo bacia.
Lo bacia e Louis vorrebbe solamente piangere e ridere insieme, perché appena la consistenza delle labbra arrivano a sfiorare le sue capisce che è lì, il suo posto, che sarà sempre lì, con lui.
Louis cerca le sue mani, le intreccia alle sue e allora capisce, capisce che se mai dovesse voler passare la sua vita con qualcuno, quel qualcuno sarebbe sempre ed inevitabilmente stato Harry Styles, che gli ha scombinato il cuore, i capelli ed il cuore.
Allora lo stringe ancora di più a sé, non interrompe il contatto, se lo porta addosso, se lo schiaccia sulla pelle, cuore contro cuore e «Ti amo» soffia, ad Harry sorride, annuisce, perché lui lo sa.
Lo ha sempre saputo.


 



*prende fazzoletto*
*si soffia violentemente il naso*
*affonda cucchiaio nel gelato*

 

 

Salve çwwwwç
Allora, non so nemmeno da dove inziare perché vorrei dire così tante cose che ho perso il conto perché, beh, perché sì, insomma, questa.. ç_______ç
Questa era l'ultima parte ç_____________ç
Lo so, è venuta malissimo, volevo che venisse centomila volte meglio, ma il mio cervello decide di venir meno nei momenti meno opportuni, quindi spero apprezziate questa cacchetta. çwç
Dunque, che dire?
Help. cwc
Vado con i ringraziamenti, sì. cwc

*si schiarisce la voce*

Grazie a tutte, davvero, siete la dolcezza, siete state fantastiche e mi avete sempre lasciato recensioni dolcissime ed io le ho amate tutte, giuro, alcune le ho persino salvate su una cartella del pc, tanto eravate dolci, giuro che se tutti avessero lettrici come voi, sono sicura che noi autori di fan fiction saremmo mille volte più motivati.
Però voi siete solo mie, gnegne u.u
Davvero, la smetto e vi ringrazio, perché dovevo finire questa parte, non avevo (non ho) ispirazione, ero triste per il TMH tour (voi sarete a qualche tappa?) però poi ho riletto le recensioni ed ho pensato "no, scrivilo per loro e.e", mi ci sono messa ed in un'oretta sono riuscita a buttare giù l'ultima parte.
Grazie, però, non solo a chi ha recensito (sdafgshjdkfg  vi amo cwc), grazie  a chi ha messo la storia tra le seguite, chi tra le preferite ed addirittura le ricordate, grazie anche alle lettrici silenziosi, grazie per tutte le visite (asdfghjk), grazie perché pensavo che questa storia non l'avrebbe letta nessuno, ed invece cwc
E grazie perché questa è una delle cose che ho scritto a cui tengo di più, grazie davvero, siete fantastiche e boh, grazie, grazie, grazie per aver accompagnato i miei scleri e sopportato i miei ritardi ewe
Lo so che la sto facendo tragica (poi ci chiediamo perché scrivo sopratutto angst OuO) però per me finire una storia è una cosa E P I C A, infatti questa è la seconda che non lascio in sospeso e mi fa un certo effetto cwc
Quindi ancora grazie a tutte ç__ç <3<3

Siete dolcissime, bellissime ed io vi adoro tantissimo asdfghjkllkasdj
Purtroppo sono di fretta (ç_ç) e quindi devo sbrigarmi a parlare, quindi cercherò di accorciare.
Vi dico ancora un GRAZIE enorme, e spero di leggere qualche vostra recensione qui, anche da chi ha letto in silenzio, fatevi sentire, fa sempre piacere asdfghjk
Credo di aver detto tutto (sto scherzando, ma è meglio che non mi dilungo ç_ç),
vi lascio con il mio contatto di twitter
qui se volete parlare un po' con me, di tutto, passo la mia vita lì sopra AHAHAHA <3
e
qui il mio contatto di ask, per domande e cose varie uu

Adesso scappo, aspetto con ansia i vostri pareri asdfghjkl
Ancora GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE MILLE, siete la dolcezza çwç<3
Un bacione enorme,
Romeo.
<3


                                                                                                 


 

 

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