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di harrys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Presentations ***
Capitolo 3: *** Party ***
Capitolo 4: *** Night ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


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A Sofia, perché domani è il suo compleanno.
Ad Annie, perché è la ragazza più dolce del mondo.
A Jessie, perché mi è stata sempre vicina.
A Tonia, perché le voglio bene anche se non ha EFP.
A Te che stai leggendo, perché dirlo fa tanto Rowling.


Riuscite a vedere quella ragazza seduta in disparte ad un tavolo, in sala mensa? Ha folti capelli castani ordinati in una lunga coda di cavallo, occhi di una tonalità che varia dal verde polpelmo al celeste, in base alla luce, e indossa un jeans e una t-shirt sulla quale è disegnato Stitch di Lilo & Stitch.
È nuova, è irlandese e si è iscritta solo pochi giorni fa. Frequenta pochi corsi, quelli essenziali per il diploma. La sua vita stessa si basa sull'essenziale.
Potrebbe sembrare una ragazza come le altre, timida e riservata, ma non lo è.
Lei ha un segreto, una missione da svolgere. Non è in quella scuola per caso, il fatto che frequenti gli stessi corsi di Harry Styles non è una semplice coincidenza.
Jewell sa qualcosa di cui Harry non ama parlare: Lily, la – ex – ragazza di Harry, è morta tre anni fa. Tutti sanno che è annegata in mare il diciotto maggio duemilatré. Ma solo Jewell conosce la verità.
Ed è arrivata alla Cowell School per aprire gli occhi a tutti.
E in particolar modo ad Harry.

-

Bonjour uu
Eccomi qui con una nuova ff che va sul sovrannaturale, è la prima che scrivo di questo genere quindi abbiate pietà! HAHAHAHA ovviamente questo è solo un Prologo, con il quale ho illustrato in poche parole la "trama" della long :)
Spero vi abbia incuriosito almeno un po' e che non abbiate capito chi è Jewell e che cosa vuole in realtà, ma credo sia abbastanza semplice farlo HAHAHA
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Bacioni,
Lu

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Capitolo 2
*** Presentations ***


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«Lei è una nuova studentessa e questa è la sua prima lezione, si chiama Jewell Marie Stewart ed è irlandese.»
Jewell non capiva perché Mrs. Pattinson avesse sottolineato con tale enfasi il fatto che non fosse inglese DOC, ma preferì limitarsi ad un sorriso ammiccante e a sedersi all'unico banco libero, sfortunatamente a tre di distanza da quello di Harry. Lui era stato l'unico ragazzo della classe a non aver fissato in trance il suo sedere e a non averle fatto l'occhiolino.
«Jewell non ha ancora i libri di testo – spiegò l'insegnante alla classe – Quindi seguirà con qualcuno di voi. Chi si offre?»
Si alzarono una ventina di mani, tranne quella di Harry. La ragazza scosse malinconica la testa, dopodiché un ragazzo biondo tinto le si avvicinò accomodandosi alla sua destra e mostrandole un sorriso metallico che certamente Jewell fu costretta a ricambiare. Quel ragazzo le era familiare, troppo. Avvertì un brivido salirle lungo la colonna vertebrale. Lo aveva già visto da qualche parte..
«Faccio io.»
«Va bene Horan, ma mi raccomando non importuni la nuova arrivata.» gli raccomandò lei scherzosa, puntandogli un dito contro.
«Piacere, Niall – il ragazzo abbozzò un sorriso porgendole la mano – È dal tuo arrivo alla Cowell School, tre giorni fa, che non si fa altro che parlare di te, sai?»
«Oh, la prendo per una cosa positiva» sorrise Jewell, stringendogli la mano.
«Ovvio che lo è – assentì Niall, facendo sì col capo – C'è da ammettere che sei una bella ragazza.»
«Oh, grazie» sorrise impacciata lei.
«È la verità. Sai, anch'io sono qui da sole due settimane..»
«Stewart, Horan, avrete tempo per chiacchierare – tuonò l'insegnante, strisciando rumorosamente il gessetto sulla lavagna – Adesso ascoltate la spiegazione e fate silenzio!»
Jewell concentrò allora l'attenzione su Harry, benché fosse di spalle; era il ragazzo più bello e tenero che avesse mai visto, con quegli occhi penetranti e con quel suo sguardo malandrino. Sospirò sperando che si voltasse o che le prestasse un minimo di attenzione, d'altronde era la nuova arrivata e sarebbe stato più che normale se avesse cominciato a squadrarla da capo a piedi come facevano tutti gli altri.
Chinò lo sguardo sul libro di Filosofia di Niall, mal ridotto e pieno zeppo di scritte e disegnini sconci. La ragazza fece una smorfia disgustata, dopodiché strappò un foglio dal suo quaderno, lo accartocciò e andò a buttarlo nel cestino, noncurante del fatto che Niall la stesse osservando sbigottito, solo per osservare da vicino il viso di Harry.
Quando lui ricambiò lo sguardo, Jewell sentì il cuore salirle su per gola; sorrise, in risposta Harry chinò lo sguardo sul suo libro nonostante la ragazza sapesse che non avesse la benché minima voglia di studiare e che lo stesse facendo solo per evitare di incrociare lo sguardo col suo. Jewell fece un sospiro; gli avrebbe parlato durante la pausa, la quale arrivò soli quindici minuti dopo. Tutti sistemavano i propri libri nei rispettivi zaini, escluso Harry che continuava a fissare dinnanzi a sé con sguardo vacuo.
La ragazza fece un respiro profondo, dopodiché si decise ad avvicinarsi al ragazzo, il quale non la degnò di un solo sguardo.
«T-tu devi essere Harry - fece appena si prese di coraggio, mordendosi il labbro inferiore e sforzandosi incredibilmente per non scoppiare in lacrime – Piacere, Je..», non riuscii neppure a terminare la frase che il ragazzo aveva già afferrato i suoi libri ed era sgattaiolato via, diretto chissà per quale metà.
«Jewell – chiamò Niall, sfiorandole delicatamente il braccio – Se vuoi puoi sederti con noi, alla mensa, cioè con me e i miei amici. Se sei sola, intendo.»
L'irlandese rimase scossa alla richiesta: dei ragazzi avrebbero voluto condividere il tavolo con una sfigata come lei? E come avrebbe fatto a spiare Harry? Era la nuova arrivata, non avrebbe certamente potuto scegliere lei il tavolo – ovviamente a poca distanza dal ragazzo – al quale avrebbe pranzato con Niall e il suo gruppo. Avrebbe dovuto senza neppure fiatare accettare le regole della banda, nel caso ce ne fossero state, se non voleva essere buttata fuori a calci nel sedere.
Però, magari rifarsi una vita lì in Inghilterra non le avrebbe fatto tanto male. Magari sarebbe diventata una cheerleader, per il suo corpo snello e agile, o l'aspirante bibliotecaria della scuola, e questo probabilmente le avrebbe permesso di avvicinarsi ad Harry.
«Okay» sorrise infine, portandosi lo zaino sulla spalla.
Niall ricambiò entusiasta il sorriso e la portò in sala Mensa, al tavolo numero quattro. Era proprio di fronte a quello di Harry! Il ragazzo teneva gli occhi bassi su un libro, dalla copertina Jewell capì fosse Marina di Zàfon, il suo autore preferito.
«Lui è Liam e lui è Louis. Ragazzi, lei è Jewell ed è la nuova arrivata.»
Lei si girò di colpo, notando a fianco di Niall due bei ragazzi sui diciotto anni, capelli castani e una leggerissima peluria sulle guance. Sollevarono il palmo della mano a mo' di saluto, e abbozzarono un sorriso orgoglioso, che Jewell ricambiò prontamente.
«Qui tutti parlano di..» iniziò Louis, quello con la felpa blu dell'Hard Rock.
«Tutti parlano di me, lo so già - lo bloccò lei ridendo – Me lo avevano già detto, ma sto decisamente cominciando a pensare che tutto questo sia inquietante.»
Liam e Louis risero in coro, seguiti a ruota da Niall; Jewell non riusciva a capire cosa ci fosse così tanto da ridere, ma non ebbe neppure il tempo di chiederlo che avvertì una presenza alle sue spalle.
«Puoi venire un attimo fuori?» chiese Harry, alitandole sul collo.
Jewell rabbrividii, «c-certo.»
Niall la tirò frettolosamente per un braccio, e le avvicinò le labbra all'orecchio. «Lo conosci? Comunque sta' lontana il più possibile da quello, è strano.»
Jewell ignorò completamente il consiglio del ragazzo e annuì, seguendo Harry fino al cortile, collegato alla Mensa stessa. Aveva il batticuore, e sentiva che Harry doveva dirle qualcosa di davvero importante; era eccitata ma nello stesso tempo lo temeva, perché che fosse un ragazzo particolare era assolutamente vero. E Jewell ne conosceva il motivo.
«Ripetiamo la scena di prima» ordinò quasi, imperterrito, come se fosse la richiesta più ovvia del mondo. Jewell deglutì a fatica; la sua voce le faceva un cattivo effetto, quasi come se a ogni sua parola le si infilzasse una freccia sul petto, ma nello stesso tempo la tranquilizzava e la faceva stare bene per un attimo. Sospirò, per poi iniziare la messa in scena un po' scettica.
«Piacere, Jewell – abbozzò un sorriso, porgendo energica la mano al ragazzo – Sono nuova.»
«Ti hanno già detto che sono single, vero? - sbottò burbero – È vero, sono single perché non mi piacciono le ragazze. E no, non perché sono omosessuale. Non mi piace più l'intero genere umano, ecco.»
Jewell annuì, turbata. «E se ti dicessi che io non vi faccio parte, del genere umano? -,
solo dopo si rese conto dell'incredibile baggianata appena detta - D-devo andare.»
«No, aspetta – esclamò Harry bloccandola per il polso – Che vuoi dire con questo?»
«Sto scherzando, Harry – assentì turbata – Solo scherzando, ti pare che io possa davvero non far parte del genere umano? Dai.» mormorò, dopodiché corse via, agitata. Era a conoscenza del fatto che avesse messo a repentaglio la sua identità, con quel ragazzo non c’era mica da scherzare. Doveva e voleva portare a termine la sua missione, e per farlo doveva mantenere certe distanze con Harry, seppure fosse necessario renderselo amico.
Jewell era confusa: le tempie le pulsavano come martelli pneumatici, era stordita e cominciò pure a sudare freddo. Aveva fatto male a presentarsi quella mattina, doveva continuare a spiarlo da lontano o quantomeno fino a quando non avesse acquistato punti nella scuola. Harry era diventato così strano..
«Jewell, che succede? – chiese preoccupato Niall, venendomi incontro – Sei paonazza, è successo qualcosa?»
«N-no, ho solo un po’ d’influenza» mormorò lei, stringendosi nel poncho di lana.
«Se vuoi ti accompagno a casa, dopo non ho lezione..»
«Tranquillo, Niall – sorrise mestamente – Sto bene.»
Seppur continuando ad essere scettico nei suoi confronti, ricambiò il sorriso e la invitò a sedersi al tavolo per farle conoscere un altro suo amico, arrivato anch’egli da poco nell’Istituto.
«Lui è Zayn – annunciò indicando il ragazzo al suo fianco, poco più alto di lui, moro e con uno strano tatuaggio lungo tutto l’avambraccio – Zayn, Jewell. Jewell, Zayn.»
La ragazza sorrise distratta, concentrando poi lo sguardo su Harry, tornato nel frattempo al suo tavolo, che continuava a leggere assopito il libro. Le si contorse lo stomaco al solo vederlo.
«Jewell, non hai ancora toccato niente. Devi pur mangiare qualcosa» fece con fare materno Niall, indicando il vassoio ancora intatto di fronte a lei. Solo per farlo contento – e per farlo stare zitto un po’ – annuì veemente e addentò una mela nonostante non avesse per niente appetito.
«Allora, la festa di stasera? - parlò per la prima volta Zayn, giocherellando col suo purè di patate anch’esso intatto – Che si fa?»
«Andiamo con la mia macchina, è la più spaziosa – propose Niall – Jewell, vieni?»
Jewell trattenne a stento uno sbuffo, «okay.»
«Non so dove abiti, dove abiti?»
La ragazza sussultò, «14 Under Street, vicino al.. cimitero.»
«Davvero abiti accanto al cimitero? - s'intromise Zayn, ridendo – Che sfiga!»
«Non è poi così brutto – sibilò con voce rauca lei – È rilassante. Puoi stare constantemente accanto ai tuoi cari che non ci sono più. È figo, e originale.»
I quattro si scambiarono un'occhiata, sbigottiti, Jewell invece sorrideva come se le si fosse stato tolto un macigno dal petto. Si sentì più leggera, quasi invincibile, lei contro tutti gli esseri umani. Era riuscita a controbattere a dei ragazzi, faceva progessi.
«A-allora alle sette» balbettò Niall, alzandosi.
«Alle sette sarò già pronta – si alzò anche Jewell, portandosi il borsone ad una spalla – Vado, ho lezione tra pochi minuti. A stasera, allora.»
Lanciò un'ultima occhiata ad Harry, il quale continuava imperterrito a leggere il libro, lentamente, mimando parola per parola con le labbra. Jewell sospirò, scuotendo piano il capo.
«Chissà se verrà alla festa» si chiese, sollevando veemente il cappuccio della felpa sul capo.
Si schiarì la voce e si avviò verso l'uscita, accompagnata dai fischi e il vociare degli studenti. Alzò gli occhi al cielo. Avrebbe dovuto farci l'abitudine.

-

Buongiorno/buonasera e buona domenica :D
Vi devo dire tante cose e non so da dove cominciare, quindi innanzitutto vi ringrazio per le recensioni, le seguite, le ricordate e le preferite a solo il Prologo! **
Poi mi rivolgo ad annies: visto? Harry ha i tuoi stessi gusti uù HAHAHA
Poi, vi avverto che il mistero sta venendo a galla, e se siete furbi – e so che lo siete uù – avete già scoperto di cosa si tratta, anche perché ci sono numerosi indizi ''nascosti'' nel capitolo.
Fatemi sapere in una recensione uù HAHAHA
Infine, vi annuncio che ho già fatto la scaletta dei capitoli: saranno nove – sì, è una minilong, per il mio e il vostro bene (?) - più l'Epilogo. Con due long ed una sospesa non posso permettermi di scriverne contemporaneamente un'altra HAHAHAHA
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :)
Bacioni,
Lu




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Capitolo 3
*** Party ***


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Quando Niall fece per scendere dalla sua Porsche per andare a chiedere informazioni su dove si trovasse la casa di Jewell in quell'area selvaggia e priva di abitazioni, questa era già in attesa sul marciapiede, stretta in un delizioso abito blu elettrico smanicato. Gli mostrò un sorriso a trentadue denti, dopodiché salutò Zayn, Liam e Louis che erano dentro l'automobile e la fissavano con la bava alla bocca.
«Sei carinissima stasera.» sibilò Niall aprendole la portiera da vero galantuomo.
«Ciao, Jew.» salutarono in coro i due.
«Ciao, ragazzi.» fece lei di rimando, stringendosi nel coprispalle argentato per l'imbarazzo.
«Allora, possiamo andare?» chiese loro Niall sedendosi al posto di guida e allacciandosi la cintura di sicurezza.
«Sì, andiamo!»
Niall le era così familiare. Quegli occhi di ghiaccio, quel sorriso strafottente e quelle mani pallide e callose nonostante fosse ancora giovane e non svolgesse alcun lavoro manuale. Si schiarì la voce, turbata. Non riusciva a ricordare, era come se per terminare il puzzle mancasse una sola tessera.
«Jewell, stai bene?» chiese, corrucciando le sopracciglia.
«Io? Sì certo.» sussurrò lei turbata, accennando un sorriso poco convinta.
«La festa sarà una figata – sparò Zayn, mostrandole un pacchetto di Malboro – Vuoi?»
«Oh no non fumo, grazie.» declinò subito l'offerta lei, chinando lo sguardo irriggidita.
Si prospettava una brutta serata per la mora, che non fumava e né beveva in quantità esagerate, non ballava e non si divertiva come tutti i comuni mortali suoi coetanei.
«Ecco, siamo arrivati!» annunciò Niall ad alta voce, ficcando le chiavi della macchina in tasca. Riaprendole la portiera, la accompagnò stringendole imperterrita la mano fino all'uscio, non dedicando alcuna attenzione agli amici che li seguivano già sbronzi.
«Lasciami, Niall.» sussurrò Jewell, strattonandogli con forza la mano.
Il ragazzo fece per parlare quando un ragazzo venne ad aprirli, mostrando loro un sorriso strafottente. Era biondo, visibilmente tinto, a petto nudo e portava i boxer neri Calvin Klein in vista sotto i jeans caduti quasi alle ginocchia. Era un bel ragazzo, senza dubbio, e dalla corona da drag queen che portava sul capo Jewell poté dedurre fosse il padrone di casa e l'organizzatore del party.
«Tu devi essere Jewell! - sghignazzò posandole un bacio sulla guancia – Io sono Alban, Alban Jones. Sei bellissima davvero, aveva ragione Niall.» scoppiò a ridere tirandogli una pacca sul sedere.
«Non dico mai bugie.» rise Niall ricambiando affettuosamente il gesto.
«Allora, quante ragazze ti sei portato a letto nelle ultime ore?» chiese Zayn, sghignazzando anche lui. Jewell arrossì, chinando lo sguardo sul pavimento.
«Una decina – ridacchiò strafottente lui – E tu sarai la prossima, che ne dici baby?»
«Niall per favore accompagnami a casa..» sibilò Jewell volgendosi verso l'automobile.
«Tesoro, stavo scherzando – sussurrò Alban, sfiorandole la schiena facendole venire la pelle d'oca – Ma ti aspetto lo stesso, secondo piano prima camera a destra.»
«Entriamo, dai – borbottò Zayn, facendosi spazio tra i due per entrare – Sono in astinenza da un pezzo, io. Ci sono belle ragazze, qua dentro?»
«Ce ne sono a bizzeffe – ghignò Alban – Entrate, su.»
La sala era gremita di gente, ragazze che facevano la lap dance e ragazzi che facevano la corte alle più belle, una musica assordante rieccheggiava nella piccola e angusta sala da ballo, l'odore acre dell'alcol prevaleva a tratti su quello di muffa. Jewell si tappò ìl naso con due dita trattenendo un conato di vomito, ed avvicinandosi al tavolo da buffet con Niall.
«Cosa prendi?» le chiese, prendendo un trancio di pizza ancora intatta dal cartone.
«Niente, grazie – rispose Jewell sciogliendo le labbra in una smorfia – Sto bene così.»
«Jew vado un attimo a salutare degli amici, arrivo subito okay?» la avvisò accarezzandole delicatamente una guancia, dopodiché prese a correre via.
La ragazza, rimasta sola, penso di prendere un drink. Non le avrebbe fatto male, dopotutto era andata a quella festa per divertirsi e per distrarsi un po'. E soprattutto per rivedere Harry, il quale però non sembrava essere presente. Sospirò prendendo uno tra i tanti bicchierini dal vassoio al centrotavola, fissandone scettica il contenuto, un liquido rossastro con un oliva dentro.
Lo assaggiò arrivando alla conclusione che fosse il miglior cocktail da lei mai assaggiato – nonostante ne avesse bevuti davvero pochi nel corso della sua vita. Si alzò sulle punte continuando a sorseggiare la bevanda, guardandosi attorno ansiosa alla ricerca della massa arruffata e informe di ricci del ragazzo. Non poteva non essere stato invitato, certo era considerato uno sfigato ma altri studenti suoi simili erano lì e stavano allegramente partecipando ad un acceso dibattito sui libri di Flaubert. Jewell sbuffò portandosi i capelli su una spalla. Prese un altro bicchierino, gettando quello vuoto nel cestino dell'immondizia alla sua destra.
«È arrivato lo sfigato, è arrivato!» bisbigliavano alcuni, mentre tutti smettevano di ballare e facevano passaparola agli amici tanto sbronzi da non riuscire più a sentire nulla che non fosse l'assordante musica da discoteca. Jewell prese il terzo drink riluttante, mostrandosi strafottente nonostante sapesse di chi stessero parlando. Harry cercava invano di farsi spazio tra la folla, stretto come una sardina tra un corpo e l'altro, sempre a testa bassa.
Jewell scosse il capo indignata, avvicinandosi al ragazzo che nel frattempo era passato in secondo piano dato che un tizio dai capelli viola aveva ammesso di essere andato a letto con Lisa, la figlia del Dirigente d'Istituto.
«Ciao, Harry – sorrise la ragazza, bloccandolo per un braccio nonostante lui non la degnasse di uno sguardo – Come stai? Pensavo non venissi più. Perché mi ignori? Harry, diamine, ti sto parlando!»
«Odio questo posto, odio questo cibo, odio questa musica e odio questa gente.» mormorò lui di rimando. Jewell sorrise, era contenta che anche lui provasse la medesima sensazione e che stesse provando a confrontarsi con una di sesso opposto.
«Non riesco a capire perché sono qui.» confessò, scuotendo affranta il capo.
«Vorrei essere a casa, di fronte alla tv.» fece Harry.
«E una ciotola di pop-corn.»
«Col burro.»
«E il cioccolato! - rise, seguita a ruota dal ragazzo – Ehi, stai ridendo.»
Harry sigillò immediatamente le labbra, come se avesse commesso un reato facendolo.
«No, ridi ancora – lo pregò quasi – Sei carino quando lo fai.»
Alzò gli occhi, frustrato, incrociando il suo sguardo. Jewell sorrise raggiante, tendendo una mano verso il riccio, il quale prese a fissarla combattuto come se non sapesse cosa dovesse fare, se stringerla o respingerla. Lei sorrise, indicandola con un cenno del capo.
«Devi stringerla. Gli amici lo fanno.»
Harry rimase per un attimo a fissare prima lei e poi la mano, dopodiché scosse ripetutamente la testa e corse via, su per le scale. Jewell prese a rincorrerlo, noncurante del fatto che tutti la stessero osservando e che Zayn la stesse insistentemente richiamando, saltando agilmente da un gradino all'altro alla luce del solo lampioncino che si specchiava sui vetri delle finestre.
«Harry, fermati! Harry!» urlava nonostante il fiatone, sbracciandosi invano nel tentativo di poter abbrancare il cappuccio della sua felpa. Arrivata al secondo piano, non lo vide più.
Si fece strada tastando il muro e pestando la polvere mischiata al fango dovuto alle infiltrazioni, fino a quando riuscii a trovare l'interruttore e ad accenderlo, ma le lampadine erano fulminate da chissà quanto tempo, imprecò. Sbatté le palpebre cercando di ignorare la polvere che era costretta a respirare e i gemiti provenienti da una camera. In quel miscuglio di voci riconosceva quella di Niall.
«Bastardo.» sussurrò soltanto, continuando a correre nella speranza di trovare Harry, cosa difficile dato che praticamente tutte le camere erano occupate da coppiette fameliche – ma quantomeno silenziose. Percorse a tastoni tutto il corridoio, fino ad arrivare all'ultima camera. Si sentivano solo dei singhiozzi e dei mormorii. Si avvicinò alla porta, socchiudendola leggermente quel tanto da poter sentire e vedere chi ci fosse dentro. Jewell pregò che i suoi presentimenti fossero errati, ma sfortunatamente anche quella volta ci avevano azzeccato.
Harry, in ginocchio sul pavimento gelato e con la schiena appoggiata sulla ringhiera del letto matrimoniale, piangeva come un bambino battendo più volte il pugno sullo schienale.
«Se esisti davvero falla tornare, falla tornare - singhiozzava con lo sguardo perso in alto – No, non mi interessa se mi ha tradito, la voglio qui con me, adesso..»
Davvero Harry pensava che Lily lo avesse tradito? Jewell scosse confusa il capo, avvigghiandosi al neon troppo basso per non perdere l'equilibrio. Prese il cellulare dal taschino, benedicendo il fatto che ci fosse una rete wi fi libera, si connesse ad Internet e cercò ''Lily Moore''.
«Sono trascorsi ormai tre anni dopo la morte di Lily Moore, la sedicenne londinese morta annegata – lesse in un sussurro – L'analisi del corpo ha confermato il fatto che avesse avuto rapporti poco prima della morte..»
Non era possibile, la stampa aveva mentito solo per fare scandalo, di questo era certa. Chiuse gli occhi lasciandosi cadere sulle ginocchia, riposando il cellulare in tasca senza neppure dar conto ai due messaggi ricevuti. Si appigliò alla maniglia, non riuscendo però ad abbassarla e ad aprire del tutto la porta. Non ne aveva il coraggio.
«Dio, fa' che questo sia solo un incubo.» sibilarono simultaneamente i due.
Ma, purtroppo per entrambi, quello non era solo un incubo. Era la dura realtà.
Poggiò il capo sul muro e fu sul punto di addormentarsi, ma un fascio di luce abbagliante le fece riprendere immediatamente lucidità. Alzò lo sguardo, Harry era paonazzo ma non piangeva più. Le sorrise porgendole incerto la mano; Jewell ricambiò il sorriso, incrociando le dita alle sue guardando sempre il ragazzo per paura di una sua reazione. Ma lui non fece nulla, la lasciò fare.
«Perché sei ancora qui? - chiese Harry, schiarendosi la voce – Sono le tre di notte.»
«Potrei fare la stessa domanda a te - sorrise Jewell, fissando le loro mani che aderivano perfettamente l'una con l'altra – Ci siamo addormentati. Brutta serata, eh?»
«Bruttissima – assentì, lasciandosi scappare una risata cristallina – Anche per te immagino.»
«Bruttissima.»
«Non c'è più nessuno giù?»
«Non si sente nessuno – rispose Jewell – La festa è finita da un pezzo.»
«Nessuno ha chiesto di noi.»
Lei sorrise amareggiata, «la gente è stupida, si lascia trascinare dagli eventi isolandosi dal mondo che li circonda. La gente fa schifo, Harry.»
«Tanto.» mormorò, fissando con soggezione l'unione delle loro mani.
«Forse è meglio andare.» sussurrò lei assonnata.
«Sì, andiamo – annuì Harry, stringendo però la presa – Però sono ubriaco fradicio, non posso guidare.»
Rise, «e io non ho la patente.»
«Perfetto – rise anche lui, scuotendo divertito il capo – Quindi che si fa?»
«Stiamo qui – propose facendo spallucce – Nessuno si accorgerà di noi, qui non c'è nessuno. Alban e i genitori dormono al piano di sotto.»
Entrarono, mano nella mano, nella stessa camera in cui aveva dormito Harry. Si stesero sul letto matrimoniale, fianco a fianco, imbarazzati l'uno per l'altro. Ma non ebbero neppure il tempo di pensare ad una soluzione migliore che si addormentarono all'istante, e dormirono per le seguenti quattro ore. Mano nella mano, ancora.

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Rieccomi, dopo solo otto giorni! :D
Adoro questa trama - modestia a parte HAHAHA - temo però che a voi non piaccia çç
Ho già scritto altri due capitoli quindi penso di aggiornare di nuovo presto :) Però fatemi sapere cosa ne pensate, ne ho bisogno ahaha
Grazie per le recensioni, seguite, ricordate e preferite ♥
Al prossimo capitolo :D
p.s. che ne pensate di Niall? Scrivetemelo magari in una recensione, che ne dite? uù

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«Stavo pensando a te – disse solamente, incrociando il suo sguardo – Pensavo a te, a me, a noi.
Al fatto che tu sia riuscita a farmi sorridere perché ne avevo davvero voglia e non sotto costrizione. Il fatto è che non riesco a capire.»

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Capitolo 4
*** Night ***


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La prima a svegliarsi fu Jewell, la quale trattenne a stento un urlo nel notare che l'orologio digitale a caratteri cubitali segnasse le sette del mattino. Dovevano andare via prima che casa Jones si svegliasse. Guardò Harry, il quale dormiva ancora, angelicamente; sorrise nel vedere che gli angoli delle labbra fossero leggermente piegate all'insù, questo voleva dire che stava facendo un bel sogno. Gli accarezzò una guancia premurosamente, per paura che si svegliasse, ma non appena lui ebbe socchiuso gli occhi ritrasse la mano.
«Mh, che..»
«Non volevo svegliarti, scusa – bisbigliò affranta – Ho provato a non fare rumore, ma..»
«Non ti preoccupare, Jewell – mormoro con voce roca, inarcando la schiena in avanti – Non stavo dormendo.»
Jewell sbarrò gli occhi allarmata, «s-sono stata una..»
«Stavo pensando a te – disse solamente, incrociando il suo sguardo – Pensavo a te, a me, a noi. Al fatto che tu sia riuscita a farmi sorridere perché ne avevo davvero voglia e non sotto costrizione. Il fatto è che non riesco a capire.»
«Cosa non capisci, Harry?»
Aprì la bocca ma la richiuse subito per poi riaprirla dopo alcuni istanti, «ci conosciamo da poco, pochissimo direi, e mi hai fatto sorridere dopo tanto tempo. Non sorridevo così da quando.. vedi, è strano. È come se Lily fosse tornata.»
«C-chi è Lily?» chiese in un sibilo Jewell, cercando di sembrare davvero ignorante a riguardo.
«Lily è l'unico motivo per cui continuo a vivere – iniziò, mordendosi ripetutamente il labbro inferiore – O almeno, lo era fino a tre anni fa. Volevamo sposarci, me l'aveva proposto lei stessa. Poi è andata a letto con un altro, capisci? Ci amavamo, ma mi ha tradito. Poche ore, o minuti, dopo è morta. Il suo corpo è stato ritrovato in mare. È morta affogata, o così dicono.»
«Non sapeva nuotare?»
«Oh no, lei era un'eccellente nuotatrice.»
«E allora perché sarebbe dovuta morire affogata? - chiese Jewell, scuotendo la testa – Magari è stata uccisa e solo dopo buttata in mare, per confondere le prove.»
«Ipotizziamo che quello che dici è vero, rimarrebbero comunque le prove che mi ha tradito.»
«Ma se è vero che ti amava, e ne sono certa, perché l'avrebbe dovuto fare?»
«Non lo so, ma l'ha fatto.»
Rimasero in silenzio per qualche minuto, pensierosi. Che Lily lo avesse tradito era quindi assodato, ma perché avrebbe dovuto farlo se il sentimento nei suoi confronti era reale? Perché chiedergli di sposarla e poi tradirlo? Tutto era irreale e confuso.
«Adesso è meglio andare.» disse Harry, scostando il lenzuolo dalle gambe e tirandosi su in piedi, seguito a ruota dalla ragazza. Ripresero le loro cose e, in punta di piedi, sgattaiolarono via notando con piacere che Alden stesse russando e che i suoi genitori fossero ancora rintanati nella loro camera, ignari del fatto che la notte precedente il figlio avesse organizzato un mega-party a base di alcol e molestie varie.
Usciti da casa, poterono finalmente fare un sospiro di sollievo. Salirono sull'auto di Harry e corsero via a tutto gas, diretti verso il cimitero o più che altro verso la casa della ragazza.
«L'indirizzo?»
«Lasciami al cimitero, vado a casa a piedi.»
«Perché? Posso accompagnarti direttamente a casa..»
«Non c'è parcheggio – sparò lei prontamente, aprendo la portiera – Ci vediamo fra..»
«Una.»
«Un'ora, a scuola. A dopo.» sorrise richiudendo con forza la portiera e incamminandosi verso un vicolo parallelo. Non appena però si fosse accertata che Harry avesse fatto retromarcia e fosse andato via, tornò indietro e si diresse verso il cimitero.
A scuola, tutti parlavano del party della sera prima. Si erano divertiti tutti, a quanto pareva, esclusi Jewell ed Harry tutti volevano ricordarlo come ''il miglior party della storia''.
Jewell non voleva più rivedere Niall e la sua banda, forse perché li temeva o perché semplicemente aveva capito che gente fosse davvero, ma ciò sfortunatamente avvenne perché questi la fermarono fuori dall'aula di Fisica, proprio alla fine del corso.
«Si può sapere dove diavolo sei sparita ieri sera? - sbraitò Niall, bloccandola per la spalla - Ti abbiamo cercato per più di mezz'ora!»
«Niall, sei stato tu a piantarmi in asso – rispose cauta – E io ho fatto altrettanto. Cioè, sono o non sono libera di fare quello che mi pare?»
«Non quando esci con noi!»
«Sei stata tu ad avermi invitata – sbottò Jewell – La prossima volta non farlo, allora.»
«Volevamo solo essere gentili.»
«Non lo siete stati abbastanza.» concluse, girando sui tacchi e andando via trionfante.
Fece per entrare nell'Aula di Fisica che venne presa per il polso e trascinata fuori in cortile tramite la porta di sicurezza. Per un momento pensò fosse ancora Niall, ma si ritrovò a fare un sospiro di sollievo nel notare che il ''colpevole'' fosse il riccio, sorridente.
«Harry, che succede?» chiese non facendo a meno di sorridere anche lei.
«Hai ragione, Jewell – sorrise – Non può essere morta affogata, Lily sapeva nuotare anche nelle acque profonde e agitate!»
«Perché sei così contento?» chiese Jewell, aggrottando le sopracciglia.
«Perché sono un idiota a non essermene mai reso conto, perché è impossibile che nessuno l'abbia mai pensato – sussurrò, abbracciandola d'impeto – Sei un genio, Jewell!»
«No, non lo sono.» Jewell era sbigottita, e poté confermare per l'ennesima volta che Harry fosse un ragazzo davvero strano. Si scambiarono un sorriso, dopodiché il ragazzo le posò un bacio frettoloso sulla guancia.
«Grazie.» disse impacciato per poi correre via.
Jewell sorrise, scuotendo divertita la testa. Tornò in corridoio diretta verso il laboratorio linguistico, mentre la squadra maschile di basket le sfrecciava accanto imperterrita. Era incredibile come gli studenti maschi della scuola fossero lunatici: da reginetta dell'Istituto, idolatrata da tutti, era repentinamente passata nel dimenticatoio quando era stata vista insieme ad Harry. E in un certo senso ne era contenta, dato che l'eccessiva timidezza era stata da sempre la sua più grande pecca. Odiava essere al centro dell'attenzione, piuttosto preferiva starsene in disparte a leggere un bel libro.
La sua prima lezione di francese sfortunatamente era già iniziata da un pezzo; l'insegnante la fissava accigliata, un sopracciglio alzato e le labbre sottili rosso ciliegia sciolte in una smorfia.
«Scusi il ritardo, ho avuto un contrattempo.» si scusò subito, sedendosi all'unico banco libero, il secondo a destra.
«Non esistono contrattempi a scuola – squittì sbattendo rapidamente le palpebre – Siediti ora, su, il faut commencer.»
Jewell notò con dispiacere che la banda di Niall fosse presente alla lezione, e che lui fosse seduto proprio dietro di lei. Alzò le spalle irriggidita, sentendo il suo respiro sul collo.
«Ci rivediamo – soffiò al suo orecchio facendola rabbrividire – Come stai tesoro?»
«Lasciami stare.» sussurrò Jewell a denti stretti.
«Allora, signorina, ci parli un po' di lei – ordinò la donna burbera, accavallando le gambe – È inglese?»
«Mi sono trasferita da poco qui con la mia famiglia per i miei, per problemi di lavoro – raccontò seppur malvolentieri – Sono irlandese.»
«Sei irlandese ma non ci sono tracce di alcun accento irlandese – esclamò Niall, facendo spallucce – È incredibile, no?»
«L'ho rimosso subito.» grugnì Jewell. Niall lo stava facendo apposta, per metterla in cattiva luce di fronte all'insegnante e agli studenti, ne era sicura.
«Strano, io che sono irlandese l'ho tenuto per più di tre anni.» mormorò lui, guardandola con tono di sfida ma sempre con quel tono pacato e strafottente che la infastidiva terribilmente. Jewell digrignò i denti, scuotendo la testa disgustata.
«Ognuno ha i suoi tempi, Niall Horan.» mormorò voltandogli nuovamente le spalle.
Niall era la persona più disgustosa che avesse mai incontrato, o meglio andava di pari passo con Alban. La loro cattiveria avrebbe fatto ribrezzo anche al peggiore dei criminali.
«Studiava francese nella scuola dalla quale proviene?» chiese imperterrita Mrs. Devine, ignorando del tutto l'accesa conversazione tra i due.
«No, ma me la cavo – rispose con un tocco d'accidia nella voce – Ho parenti che vivono in Francia, mi hanno insegnato le basi.»
«Parfait! - esclamò la donna con voce squillante, battendo entusiasta le mani – Ha già fatto amicizia, qui a scuola?»
Sussultò, «diciamo.»
Jewell sperava che non approfondisse la questione, perché non voleva ammettere di aver parlato col sudicio biondo tinto, con quell'idiota di Niall e la sua banda, e né tantomeno voleva sbandierare ai quattro venti di avere parzialmente passato la notte con Harry, nonostante forse mezza scuola lo sapesse già.
Fortunatamente si accontentò della risposta vaga e tornò a spiegare francese e ad interrogare una rossa che sembrava chiamarsi Alecia Beth come la cantante, P!nk. Squadrò ogni singolo individuo presente in classe, tutti accomunati da una decina di obbrobri tra piercing e tatuaggi e da una limitatissima voglia di studiare francese; spostò poi lo sguardo sulla porta, dietro la quale vide un'ombra allungarsi fino ai primi banchi. Nessuno se ne era accorto.
«Posso andare un attimo in bagno?» chiese turbata, tirandosi in piedi.
L'insegnante alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa di incomprensibile, ma poi la lasciò andare. Uscì dall'aula titubante, scoppiando poi a ridere vedendo Harry impietrito vicino alla porta dell'aula, l'orecchio premuto su di essa forse per captare meglio i suoni.
«Che stai facendo qui? - rise incitandolo ad allontanarsi dall'aula per paura che Niall potesse sentire – Spiavi?»
«N-no, stavo facendo una passeggiata in corridoio, ho sentito la tua voce e mi sono avvicinato – spiegò mortificato – Scusa.»
«Non è successo nulla – sorrise Jewell sincera – Ti va se vengo con te?»
Annuì, «Jewell posso farti una domanda?»
«Certo, dimmi.»
Harry si bloccò sollevando incerto la mano fino a sfiorarle i capelli, «si può sapere chi diavolo sei?»
Jewell sussultò al contatto, incrociando il suo sguardo. Harry era sincero e come tale voleva che anche lei fosse sincera nei suoi confronti. Ma come poteva lei dirgli la verità? Avrebbe rischiato di sfaldare il loro rapporto, di rovinare tutto. Chinò lo sguardo a terra, nascondendo il viso tra le mani per non fargli vedere le lacrime che scorrevano impercettibilmente sulle sue guance pallide.
«Ehi, che succede? Stai piangendo? - chiese lui, preoccupato – Perché piangi? Tesoro, ehi.»
«Scusami, Harry.» disse solamente. Fece per correre via ma Harry la bloccò prontamente per il polso, costringendola a guardarlo negli occhi. Non riuscivano a distogliere lo sguardo l'uno dall'altro, tremavano entrambi come foglie per il freddo.
«Harry.. - lo implorò strizzando gli occhi – Devo.. devo dirti una cosa. Importante, importantissima.»
«Cosa? Jewell, cosa?»
La ragazza puntò i suoi occhi chiari su quelli del riccio, che le stringeva ancora il polso.
Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, «vedi, Harry, è una cosa che riguarda me, te. Noi.»

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Lo so, sono cattiva. Ho finito il capitolo sul più bello, mi dispiace HAHAHA
Ragazzi/e, ma questa fan fiction vi piace? Noto che le recensioni sono per modo di dire ''poche'' – anche se per me sono comunque importantissime – rispetto a Psycho love ed Omegle's love, ed è vero che bisogna scrivere per se stessi ma non vorrei che ci fosse qualche problema con la trama o i personaggi e che questo vi portasse a non farmi sapere il vostro parere :)
Quindi, che ne dite di questo capitolo? Fatemi sapere, dai :)
Vi ringrazio per le quasi quaranta seguite – yu-uh! - e il resto, grazie di cuore, siete meravigliose ♥
Bacioni,
Lu



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