Welcome back di harrys (/viewuser.php?uid=216753)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Presentations ***
Capitolo 3: *** Party ***
Capitolo 4: *** Night ***
Capitolo 1 *** Prologue ***
A Sofia,
perché domani è il suo compleanno.
Ad Annie,
perché è la ragazza più dolce del
mondo.
A Jessie,
perché mi è stata sempre vicina.
A Tonia,
perché le voglio bene anche se non ha EFP. A Te che
stai leggendo, perché dirlo fa tanto Rowling.
Riuscite
a vedere quella ragazza seduta in disparte ad un tavolo, in sala
mensa? Ha folti capelli castani ordinati in una lunga coda di
cavallo, occhi di una tonalità che varia dal verde polpelmo
al
celeste, in base alla luce, e indossa un jeans e una t-shirt sulla
quale è disegnato Stitch di Lilo & Stitch.
È nuova, è irlandese e si è iscritta
solo pochi giorni fa. Frequenta
pochi corsi, quelli essenziali per il diploma. La sua vita stessa si
basa sull'essenziale.
Potrebbe
sembrare una ragazza come le altre, timida e riservata, ma non lo
è.
Lei ha un segreto, una missione da svolgere. Non è in quella
scuola per caso, il fatto che frequenti gli stessi corsi di Harry
Styles non è una semplice coincidenza.
Jewell
sa qualcosa di cui Harry non ama parlare: Lily, la
–
ex – ragazza di Harry, è morta tre anni fa. Tutti
sanno che è
annegata in mare il diciotto maggio duemilatré. Ma solo
Jewell
conosce la verità.
Ed
è arrivata alla Cowell School per aprire gli occhi a tutti.
E
in particolar modo ad Harry.
-
Bonjour
uu
Eccomi
qui con una nuova ff che va sul sovrannaturale, è la prima
che
scrivo di questo genere quindi abbiate pietà! HAHAHAHA
ovviamente questo è solo un Prologo, con il quale ho
illustrato in poche parole la "trama" della long :)
Spero
vi abbia incuriosito almeno un po' e che non abbiate capito chi
è
Jewell e che cosa vuole in realtà, ma credo sia abbastanza
semplice farlo HAHAHA
Fatemi
sapere cosa ne pensate :)
Bacioni,
Lu
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Presentations ***
«Lei
è una nuova studentessa e questa è la sua prima
lezione, si chiama
Jewell Marie Stewart ed è irlandese.»
Jewell
non capiva perché Mrs. Pattinson avesse sottolineato con
tale enfasi
il fatto che non fosse inglese DOC, ma preferì limitarsi ad
un
sorriso ammiccante e a sedersi all'unico banco libero,
sfortunatamente a tre di distanza da quello di Harry. Lui era stato
l'unico ragazzo della classe a non aver fissato in trance il suo
sedere e a non averle fatto l'occhiolino.
«Jewell
non ha ancora i libri di testo – spiegò
l'insegnante alla classe –
Quindi seguirà con qualcuno di voi. Chi si offre?»
Si
alzarono una ventina di mani, tranne quella di Harry. La ragazza
scosse malinconica la testa, dopodiché un ragazzo biondo
tinto le si
avvicinò accomodandosi alla sua destra e mostrandole un
sorriso
metallico che certamente Jewell fu costretta a ricambiare. Quel
ragazzo le era familiare, troppo. Avvertì un brivido salirle
lungo
la colonna vertebrale. Lo aveva già visto da qualche parte..
«Faccio
io.»
«Va
bene Horan, ma mi raccomando non importuni la nuova
arrivata.» gli
raccomandò lei scherzosa, puntandogli un dito contro.
«Piacere,
Niall – il ragazzo abbozzò un sorriso porgendole
la mano – È
dal tuo arrivo alla Cowell School, tre giorni fa, che non si fa altro
che parlare di te, sai?»
«Oh,
la prendo per una cosa positiva» sorrise Jewell,
stringendogli la
mano.
«Ovvio che lo è – assentì
Niall, facendo sì col capo –
C'è da ammettere che sei una bella ragazza.»
«Oh,
grazie» sorrise impacciata lei.
«È
la verità. Sai, anch'io sono qui da sole due
settimane..»
«Stewart,
Horan, avrete tempo per chiacchierare – tuonò
l'insegnante,
strisciando rumorosamente il gessetto sulla lavagna – Adesso
ascoltate la spiegazione e fate silenzio!»
Jewell
concentrò allora l'attenzione su Harry, benché
fosse di spalle; era
il ragazzo più bello e tenero che avesse mai visto, con
quegli occhi
penetranti e con quel suo sguardo malandrino. Sospirò
sperando che
si voltasse o che le prestasse un minimo di attenzione, d'altronde
era la nuova arrivata e sarebbe stato più che normale se
avesse
cominciato a squadrarla da capo a piedi come facevano tutti gli
altri.
Chinò
lo sguardo sul libro di Filosofia di Niall, mal ridotto e pieno zeppo
di scritte e disegnini sconci. La ragazza fece una smorfia
disgustata, dopodiché strappò un foglio dal suo
quaderno, lo
accartocciò e andò a buttarlo nel cestino,
noncurante del fatto che
Niall la stesse osservando sbigottito, solo per osservare da vicino
il viso di Harry.
Quando
lui ricambiò lo sguardo, Jewell sentì il cuore
salirle su per gola;
sorrise, in risposta Harry chinò lo sguardo sul suo libro
nonostante
la ragazza sapesse che non avesse la benché minima voglia di
studiare e che lo stesse facendo solo per evitare di incrociare lo
sguardo col suo. Jewell fece un sospiro; gli avrebbe parlato durante
la pausa, la quale arrivò soli quindici minuti dopo. Tutti
sistemavano i propri libri nei rispettivi zaini, escluso Harry che
continuava a fissare dinnanzi a sé con sguardo vacuo.
La
ragazza fece un respiro profondo, dopodiché si decise ad
avvicinarsi
al ragazzo, il quale non la degnò di un solo sguardo.
«T-tu
devi essere Harry - fece appena si prese di coraggio, mordendosi il
labbro inferiore e sforzandosi incredibilmente per non scoppiare in
lacrime – Piacere, Je..», non riuscii neppure a
terminare la frase
che il ragazzo aveva già afferrato i suoi libri ed era
sgattaiolato
via, diretto chissà per quale metà.
«Jewell
– chiamò Niall, sfiorandole delicatamente il
braccio – Se vuoi
puoi sederti con noi, alla mensa, cioè con me e i miei
amici. Se sei
sola, intendo.»
L'irlandese
rimase scossa alla richiesta: dei ragazzi avrebbero voluto
condividere il tavolo con una sfigata come lei? E come avrebbe fatto
a spiare Harry? Era la nuova arrivata, non avrebbe certamente potuto
scegliere lei il tavolo – ovviamente a poca distanza dal
ragazzo –
al quale avrebbe pranzato con Niall e il suo gruppo. Avrebbe dovuto
senza neppure fiatare accettare le regole della banda, nel caso ce ne
fossero state, se non voleva essere buttata fuori a calci nel sedere.
Però,
magari rifarsi una vita lì in Inghilterra non le avrebbe
fatto tanto
male. Magari sarebbe diventata una cheerleader, per il suo corpo
snello e agile, o l'aspirante bibliotecaria della scuola, e questo
probabilmente le avrebbe permesso di avvicinarsi ad Harry.
«Okay»
sorrise infine, portandosi lo zaino sulla spalla.
Niall
ricambiò entusiasta il sorriso e la portò in sala
Mensa, al tavolo
numero quattro. Era proprio di fronte a quello di Harry! Il ragazzo
teneva gli occhi bassi su un libro, dalla copertina Jewell
capì
fosse Marina di Zàfon, il suo autore preferito.
«Lui
è Liam e lui è Louis. Ragazzi, lei è
Jewell ed è la nuova
arrivata.»
Lei
si girò di colpo, notando a fianco di Niall due bei ragazzi
sui
diciotto anni, capelli castani e una leggerissima peluria sulle
guance. Sollevarono il palmo della mano a mo' di saluto, e
abbozzarono un sorriso orgoglioso, che Jewell ricambiò
prontamente.
«Qui
tutti parlano di..» iniziò Louis, quello con la
felpa blu dell'Hard
Rock.
«Tutti
parlano di me, lo so già - lo bloccò lei ridendo
– Me lo avevano
già detto, ma sto decisamente cominciando a pensare che
tutto questo
sia inquietante.»
Liam e Louis risero in coro, seguiti a ruota da
Niall; Jewell non riusciva a capire cosa ci fosse così tanto
da
ridere, ma non ebbe neppure il tempo di chiederlo che
avvertì una
presenza alle sue spalle.
«Puoi
venire un attimo fuori?» chiese Harry, alitandole sul collo.
Jewell
rabbrividii, «c-certo.»
Niall
la tirò frettolosamente per un braccio, e le
avvicinò le labbra
all'orecchio. «Lo conosci? Comunque sta' lontana il
più possibile
da quello, è strano.»
Jewell
ignorò completamente il consiglio del ragazzo e
annuì, seguendo
Harry fino al cortile, collegato alla Mensa stessa. Aveva il
batticuore, e sentiva che Harry doveva dirle qualcosa di davvero
importante; era eccitata ma nello stesso tempo lo temeva,
perché che
fosse un ragazzo particolare era assolutamente vero. E Jewell ne
conosceva il motivo.
«Ripetiamo la scena di prima» ordinò
quasi, imperterrito, come se fosse la richiesta più ovvia
del mondo.
Jewell deglutì a fatica; la sua voce le faceva un cattivo
effetto,
quasi come se a ogni sua parola le si infilzasse una freccia sul
petto, ma nello stesso tempo la tranquilizzava e la faceva stare bene
per un attimo. Sospirò, per poi iniziare la messa in scena
un po'
scettica.
«Piacere,
Jewell – abbozzò un sorriso, porgendo energica la
mano al ragazzo
– Sono nuova.»
«Ti hanno già detto che sono single, vero? -
sbottò burbero – È vero, sono single
perché non mi piacciono le
ragazze. E no, non perché sono omosessuale. Non mi piace
più
l'intero genere umano, ecco.»
Jewell annuì, turbata. «E se ti
dicessi che io non vi faccio parte, del genere umano? -,
solo
dopo si rese conto dell'incredibile baggianata appena detta - D-devo
andare.»
«No, aspetta – esclamò Harry bloccandola
per il
polso – Che vuoi dire con questo?»
«Sto scherzando, Harry –
assentì turbata – Solo scherzando, ti pare che io
possa davvero
non far parte del genere umano? Dai.» mormorò,
dopodiché corse
via, agitata. Era a conoscenza del fatto che avesse messo a
repentaglio la sua identità, con quel ragazzo non
c’era mica da
scherzare. Doveva e voleva portare a termine la sua missione, e per
farlo doveva mantenere certe distanze con Harry, seppure fosse
necessario renderselo amico.
Jewell
era confusa: le tempie le pulsavano come martelli pneumatici, era
stordita e cominciò pure a sudare freddo. Aveva fatto male a
presentarsi quella mattina, doveva continuare a spiarlo da lontano o
quantomeno fino a quando non avesse acquistato punti nella scuola.
Harry era diventato così strano..
«Jewell, che succede? –
chiese preoccupato Niall, venendomi incontro – Sei paonazza,
è
successo qualcosa?»
«N-no, ho solo un po’
d’influenza»
mormorò lei, stringendosi nel poncho di lana.
«Se vuoi ti
accompagno a casa, dopo non ho lezione..»
«Tranquillo, Niall –
sorrise mestamente – Sto bene.»
Seppur continuando ad essere
scettico nei suoi confronti, ricambiò il sorriso e la
invitò a
sedersi al tavolo per farle conoscere un altro suo amico, arrivato
anch’egli da poco nell’Istituto.
«Lui è Zayn – annunciò
indicando il ragazzo al suo fianco, poco più alto di lui,
moro e con
uno strano tatuaggio lungo tutto l’avambraccio –
Zayn, Jewell.
Jewell, Zayn.»
La ragazza sorrise distratta, concentrando poi lo
sguardo su Harry, tornato nel frattempo al suo tavolo, che continuava
a leggere assopito il libro. Le si contorse lo stomaco al solo
vederlo.
«Jewell, non hai ancora toccato niente. Devi pur
mangiare qualcosa» fece con fare materno Niall, indicando il
vassoio
ancora intatto di fronte a lei. Solo per farlo contento – e
per
farlo stare zitto un po’ – annuì
veemente e addentò una mela
nonostante non avesse per niente appetito.
«Allora, la festa di
stasera? - parlò per la prima volta Zayn, giocherellando col
suo
purè di patate anch’esso intatto – Che
si fa?»
«Andiamo
con la mia macchina, è la più spaziosa
– propose Niall –
Jewell, vieni?»
Jewell
trattenne a stento uno sbuffo, «okay.»
«Non
so dove abiti, dove abiti?»
La
ragazza sussultò, «14 Under Street, vicino al..
cimitero.»
«Davvero
abiti accanto al cimitero? - s'intromise Zayn, ridendo – Che
sfiga!»
«Non è poi così brutto –
sibilò con voce rauca lei
– È rilassante. Puoi stare constantemente accanto
ai tuoi cari che
non ci sono più. È figo, e originale.»
I
quattro si scambiarono un'occhiata, sbigottiti, Jewell invece
sorrideva come se le si fosse stato tolto un macigno dal petto. Si
sentì più leggera, quasi invincibile, lei contro
tutti gli esseri
umani. Era riuscita a controbattere a dei ragazzi, faceva progessi.
«A-allora
alle sette» balbettò Niall, alzandosi.
«Alle
sette sarò già pronta – si
alzò anche Jewell, portandosi il
borsone ad una spalla – Vado, ho lezione tra pochi minuti. A
stasera, allora.»
Lanciò
un'ultima occhiata ad Harry, il quale continuava imperterrito a
leggere il libro, lentamente, mimando parola per parola con le
labbra. Jewell sospirò, scuotendo piano il capo.
«Chissà
se verrà alla festa» si chiese, sollevando
veemente il cappuccio
della felpa sul capo.
Si
schiarì la voce e si avviò verso l'uscita,
accompagnata dai fischi
e il vociare degli studenti. Alzò gli occhi al cielo.
Avrebbe dovuto
farci l'abitudine.
-
Buongiorno/buonasera
e buona domenica
:D
Vi
devo dire tante cose e non so da dove cominciare, quindi innanzitutto
vi ringrazio per le recensioni, le seguite, le ricordate e le
preferite a solo il Prologo! **
Poi
mi rivolgo ad annies:
visto? Harry ha i tuoi stessi gusti uù HAHAHA
Poi,
vi avverto che il mistero sta venendo a galla, e se siete furbi
– e
so che lo siete uù – avete già scoperto
di cosa si tratta, anche
perché ci sono numerosi indizi ''nascosti'' nel capitolo.
Fatemi
sapere in una recensione uù HAHAHA
Infine,
vi annuncio che ho già fatto la scaletta dei capitoli:
saranno nove
– sì, è una minilong, per il mio e il
vostro bene (?) - più
l'Epilogo. Con due long ed una sospesa non posso permettermi di
scriverne contemporaneamente un'altra HAHAHAHA
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto :)
Bacioni,
Lu
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Party ***
Quando
Niall fece per scendere dalla sua Porsche per andare a chiedere
informazioni su dove si trovasse la casa di Jewell in quell'area
selvaggia e priva di abitazioni, questa era già in attesa
sul
marciapiede, stretta in un delizioso abito blu elettrico smanicato.
Gli mostrò un sorriso a trentadue denti,
dopodiché salutò Zayn,
Liam e Louis che erano dentro l'automobile e la fissavano con la bava
alla bocca.
«Sei
carinissima stasera.» sibilò Niall aprendole la
portiera da vero
galantuomo.
«Ciao,
Jew.» salutarono in coro i due.
«Ciao,
ragazzi.» fece lei di rimando, stringendosi nel coprispalle
argentato per l'imbarazzo.
«Allora,
possiamo andare?» chiese loro Niall sedendosi al posto di
guida e
allacciandosi la cintura di sicurezza.
«Sì,
andiamo!»
Niall
le era così familiare. Quegli occhi di ghiaccio, quel
sorriso
strafottente e quelle mani pallide e callose nonostante fosse ancora
giovane e non svolgesse alcun lavoro manuale. Si schiarì la
voce,
turbata. Non riusciva a ricordare, era come se per terminare il
puzzle mancasse una sola tessera.
«Jewell,
stai bene?» chiese, corrucciando le sopracciglia.
«Io?
Sì certo.» sussurrò lei turbata,
accennando un sorriso poco
convinta.
«La festa sarà una figata –
sparò Zayn, mostrandole
un pacchetto di Malboro – Vuoi?»
«Oh no non fumo, grazie.»
declinò subito l'offerta lei, chinando lo sguardo
irriggidita.
Si
prospettava una brutta serata per la mora, che non fumava e
né
beveva in quantità esagerate, non ballava e non si divertiva
come
tutti i comuni mortali suoi coetanei.
«Ecco,
siamo arrivati!» annunciò Niall ad alta voce,
ficcando le chiavi
della macchina in tasca. Riaprendole la portiera, la
accompagnò
stringendole imperterrita la mano fino all'uscio, non dedicando
alcuna attenzione agli amici che li seguivano già sbronzi.
«Lasciami,
Niall.» sussurrò Jewell, strattonandogli con forza
la mano.
Il
ragazzo fece per parlare quando un ragazzo venne ad aprirli,
mostrando loro un sorriso strafottente. Era biondo, visibilmente
tinto, a petto nudo e portava i boxer neri Calvin Klein in vista
sotto i jeans caduti quasi alle ginocchia. Era un bel ragazzo, senza
dubbio, e dalla corona da drag queen che portava sul capo Jewell
poté
dedurre fosse il padrone di casa e l'organizzatore del party.
«Tu
devi essere Jewell! - sghignazzò posandole un bacio sulla
guancia –
Io sono Alban, Alban Jones. Sei bellissima davvero, aveva ragione
Niall.» scoppiò a ridere tirandogli una pacca sul
sedere.
«Non
dico mai bugie.» rise Niall ricambiando affettuosamente il
gesto.
«Allora,
quante ragazze ti sei portato a letto nelle ultime ore?»
chiese
Zayn, sghignazzando anche lui. Jewell arrossì, chinando lo
sguardo
sul pavimento.
«Una
decina – ridacchiò strafottente lui – E
tu sarai la prossima,
che ne dici baby?»
«Niall per favore accompagnami a casa..»
sibilò Jewell volgendosi verso l'automobile.
«Tesoro, stavo
scherzando – sussurrò Alban, sfiorandole la
schiena facendole
venire la pelle d'oca – Ma ti aspetto lo stesso, secondo
piano
prima camera a destra.»
«Entriamo,
dai – borbottò Zayn, facendosi spazio tra i due
per entrare –
Sono in astinenza da un pezzo, io. Ci sono belle ragazze, qua
dentro?»
«Ce ne sono a bizzeffe – ghignò Alban
– Entrate,
su.»
La
sala era gremita di gente, ragazze che facevano la lap dance e
ragazzi che facevano la corte alle più belle, una musica
assordante
rieccheggiava nella piccola e angusta sala da ballo, l'odore acre
dell'alcol prevaleva a tratti su quello di muffa. Jewell si
tappò ìl
naso con due dita trattenendo un conato di vomito, ed avvicinandosi
al tavolo da buffet con Niall.
«Cosa prendi?» le chiese,
prendendo un trancio di pizza ancora intatta dal cartone.
«Niente,
grazie – rispose Jewell sciogliendo le labbra in una smorfia
–
Sto bene così.»
«Jew vado un attimo a salutare degli amici,
arrivo subito okay?» la avvisò accarezzandole
delicatamente una
guancia, dopodiché prese a correre via.
La
ragazza, rimasta sola, penso di prendere un drink. Non le avrebbe
fatto male, dopotutto era andata a quella festa per divertirsi e per
distrarsi un po'. E soprattutto per rivedere Harry, il quale
però
non sembrava essere presente. Sospirò prendendo uno tra i
tanti
bicchierini dal vassoio al centrotavola, fissandone scettica il
contenuto, un liquido rossastro con un oliva dentro.
Lo
assaggiò arrivando alla conclusione che fosse il miglior
cocktail da
lei mai assaggiato – nonostante ne avesse bevuti davvero
pochi nel
corso della sua vita. Si alzò sulle punte continuando a
sorseggiare
la bevanda, guardandosi attorno ansiosa alla ricerca della massa
arruffata e informe di ricci del ragazzo. Non poteva non essere stato
invitato, certo era considerato uno sfigato ma altri studenti suoi
simili erano lì e stavano allegramente partecipando ad un
acceso
dibattito sui libri di Flaubert. Jewell sbuffò portandosi i
capelli
su una spalla. Prese un altro bicchierino, gettando quello vuoto nel
cestino dell'immondizia alla sua destra.
«È
arrivato lo sfigato, è arrivato!» bisbigliavano
alcuni, mentre
tutti smettevano di ballare e facevano passaparola agli amici tanto
sbronzi da non riuscire più a sentire nulla che non fosse
l'assordante musica da discoteca. Jewell prese il terzo drink
riluttante, mostrandosi strafottente nonostante sapesse di chi
stessero parlando. Harry cercava invano di farsi spazio tra la folla,
stretto come una sardina tra un corpo e l'altro, sempre a testa
bassa.
Jewell
scosse il capo indignata, avvicinandosi al ragazzo che nel frattempo
era passato in secondo piano dato che un tizio dai capelli viola
aveva ammesso di essere andato a letto con Lisa, la figlia del
Dirigente d'Istituto.
«Ciao,
Harry – sorrise la ragazza, bloccandolo per un braccio
nonostante
lui non la degnasse di uno sguardo – Come stai? Pensavo non
venissi
più. Perché mi ignori? Harry, diamine, ti sto
parlando!»
«Odio
questo posto, odio questo cibo, odio questa musica e odio questa
gente.» mormorò lui di rimando. Jewell sorrise,
era contenta che
anche lui provasse la medesima sensazione e che stesse provando a
confrontarsi con una di sesso opposto.
«Non
riesco a capire perché sono qui.»
confessò, scuotendo affranta il
capo.
«Vorrei
essere a casa, di fronte alla tv.» fece Harry.
«E
una ciotola di pop-corn.»
«Col
burro.»
«E
il cioccolato! - rise, seguita a ruota dal ragazzo – Ehi,
stai
ridendo.»
Harry
sigillò immediatamente le labbra, come se avesse commesso un
reato
facendolo.
«No, ridi ancora – lo pregò quasi
– Sei carino
quando lo fai.»
Alzò gli occhi, frustrato, incrociando il suo
sguardo. Jewell sorrise raggiante, tendendo una mano verso il riccio,
il quale prese a fissarla combattuto come se non sapesse cosa dovesse
fare, se stringerla o respingerla. Lei sorrise, indicandola con un
cenno del capo.
«Devi
stringerla. Gli amici lo fanno.»
Harry
rimase per un attimo a fissare prima lei e poi la mano,
dopodiché
scosse ripetutamente la testa e corse via, su per le scale. Jewell
prese a rincorrerlo, noncurante del fatto che tutti la stessero
osservando e che Zayn la stesse insistentemente richiamando, saltando
agilmente da un gradino all'altro alla luce del solo lampioncino che
si specchiava sui vetri delle finestre.
«Harry,
fermati! Harry!» urlava nonostante il fiatone, sbracciandosi
invano
nel tentativo di poter abbrancare il cappuccio della sua felpa.
Arrivata al secondo piano, non lo vide più.
Si
fece strada tastando il muro e pestando la polvere mischiata al fango
dovuto alle infiltrazioni, fino a quando riuscii a trovare
l'interruttore e ad accenderlo, ma le lampadine erano fulminate da
chissà quanto tempo, imprecò. Sbatté
le palpebre cercando di
ignorare la polvere che era costretta a respirare e i gemiti
provenienti da una camera. In quel miscuglio di voci riconosceva
quella di Niall.
«Bastardo.»
sussurrò soltanto, continuando a correre nella speranza di
trovare
Harry, cosa difficile dato che praticamente tutte le camere erano
occupate da coppiette fameliche – ma quantomeno silenziose.
Percorse a tastoni tutto il corridoio, fino ad arrivare all'ultima
camera. Si sentivano solo dei singhiozzi e dei mormorii. Si
avvicinò
alla porta, socchiudendola leggermente quel tanto da poter sentire e
vedere chi ci fosse dentro. Jewell pregò che i suoi
presentimenti
fossero errati, ma sfortunatamente anche quella volta ci avevano
azzeccato.
Harry,
in ginocchio sul pavimento gelato e con la schiena appoggiata sulla
ringhiera del letto matrimoniale, piangeva come un bambino battendo
più volte il pugno sullo schienale.
«Se
esisti davvero falla tornare, falla tornare - singhiozzava con lo
sguardo perso in alto – No, non mi interessa se mi ha
tradito, la
voglio qui con me, adesso..»
Davvero
Harry pensava che Lily lo avesse tradito? Jewell scosse confusa il
capo, avvigghiandosi al neon troppo basso per non perdere
l'equilibrio. Prese il cellulare dal taschino, benedicendo il fatto
che ci fosse una rete wi fi libera, si connesse ad Internet e
cercò
''Lily Moore''.
«Sono
trascorsi ormai tre anni dopo la morte di Lily Moore, la sedicenne
londinese morta annegata – lesse in un sussurro –
L'analisi del
corpo ha confermato il fatto che avesse avuto rapporti poco prima
della morte..»
Non
era possibile, la stampa aveva mentito solo per fare scandalo, di
questo era certa. Chiuse gli occhi lasciandosi cadere sulle
ginocchia, riposando il cellulare in tasca senza neppure dar conto ai
due messaggi ricevuti. Si appigliò alla maniglia, non
riuscendo però
ad abbassarla e ad aprire del tutto la porta. Non ne aveva il
coraggio.
«Dio,
fa' che questo sia solo un incubo.» sibilarono
simultaneamente i
due.
Ma, purtroppo per entrambi, quello non era solo un incubo.
Era la dura realtà.
Poggiò
il capo sul muro e fu sul punto di addormentarsi, ma un fascio di
luce abbagliante le fece riprendere immediatamente lucidità.
Alzò
lo sguardo, Harry era paonazzo ma non piangeva più. Le
sorrise
porgendole incerto la mano; Jewell ricambiò il sorriso,
incrociando
le dita alle sue guardando sempre il ragazzo per paura di una sua
reazione. Ma lui non fece nulla, la lasciò fare.
«Perché
sei ancora qui? - chiese Harry, schiarendosi la voce – Sono
le tre
di notte.»
«Potrei fare la stessa domanda a te - sorrise Jewell,
fissando le loro mani che aderivano perfettamente l'una con l'altra
–
Ci siamo addormentati. Brutta serata, eh?»
«Bruttissima
– assentì, lasciandosi scappare una risata
cristallina – Anche
per te immagino.»
«Bruttissima.»
«Non
c'è più nessuno giù?»
«Non
si sente nessuno – rispose Jewell – La festa
è finita da un
pezzo.»
«Nessuno
ha chiesto di noi.»
Lei
sorrise amareggiata, «la gente è stupida, si
lascia trascinare
dagli eventi isolandosi dal mondo che li circonda. La gente fa
schifo, Harry.»
«Tanto.»
mormorò, fissando con soggezione l'unione delle loro mani.
«Forse
è meglio andare.» sussurrò lei
assonnata.
«Sì,
andiamo – annuì Harry, stringendo però
la presa – Però sono
ubriaco fradicio, non posso guidare.»
Rise,
«e io non ho la patente.»
«Perfetto
– rise anche lui, scuotendo divertito il capo –
Quindi che si
fa?»
«Stiamo qui – propose facendo spallucce –
Nessuno si
accorgerà di noi, qui non c'è nessuno. Alban e i
genitori dormono
al piano di sotto.»
Entrarono,
mano nella mano, nella stessa camera in cui aveva dormito Harry. Si
stesero sul letto matrimoniale, fianco a fianco, imbarazzati l'uno
per l'altro. Ma non ebbero neppure il tempo di pensare ad una
soluzione migliore che si addormentarono all'istante, e dormirono per
le seguenti quattro ore. Mano nella mano, ancora.
-
Rieccomi, dopo solo otto giorni! :D
Adoro questa trama - modestia a parte HAHAHA - temo però che
a voi non piaccia çç
Ho già scritto altri due capitoli quindi penso di aggiornare di nuovo
presto :) Però fatemi sapere cosa ne pensate, ne ho bisogno
ahaha
Grazie per le recensioni, seguite, ricordate e preferite ♥
Al prossimo capitolo :D
p.s. che ne pensate di Niall? Scrivetemelo magari in una recensione,
che ne dite? uù
«Stavo pensando a te – disse solamente, incrociando il suo sguardo – Pensavo a te, a me, a noi. Al fatto che tu sia riuscita a farmi sorridere perché ne avevo davvero voglia e non sotto costrizione. Il fatto è che non riesco a capire.» |
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Night ***
La
prima a svegliarsi fu Jewell, la quale trattenne a stento un urlo nel
notare che l'orologio digitale a caratteri cubitali segnasse le sette
del mattino. Dovevano andare via prima che casa Jones si svegliasse.
Guardò Harry, il quale dormiva ancora, angelicamente;
sorrise nel
vedere che gli angoli delle labbra fossero leggermente piegate
all'insù, questo voleva dire che stava facendo un bel sogno.
Gli
accarezzò una guancia premurosamente, per paura che si
svegliasse,
ma non appena lui ebbe socchiuso gli occhi ritrasse la mano.
«Mh,
che..»
«Non
volevo svegliarti, scusa – bisbigliò affranta
– Ho provato a non
fare rumore, ma..»
«Non ti preoccupare, Jewell – mormoro con
voce roca, inarcando la schiena in avanti – Non stavo
dormendo.»
Jewell
sbarrò gli occhi allarmata, «s-sono stata
una..»
«Stavo
pensando a te – disse solamente, incrociando il suo sguardo
–
Pensavo a te, a me, a noi. Al fatto che tu sia riuscita a farmi
sorridere perché ne avevo davvero voglia e non sotto
costrizione. Il
fatto è che non riesco a capire.»
«Cosa
non capisci, Harry?»
Aprì
la bocca ma la richiuse subito per poi riaprirla dopo alcuni istanti,
«ci conosciamo da poco, pochissimo direi, e mi hai fatto
sorridere
dopo tanto tempo. Non sorridevo così da quando.. vedi,
è strano. È
come se Lily fosse tornata.»
«C-chi
è Lily?» chiese in un sibilo Jewell, cercando di
sembrare davvero
ignorante a riguardo.
«Lily è l'unico motivo per cui continuo a
vivere – iniziò, mordendosi ripetutamente il
labbro inferiore –
O almeno, lo era fino a tre anni fa. Volevamo sposarci, me l'aveva
proposto lei stessa. Poi è andata a letto con un altro,
capisci? Ci
amavamo, ma mi ha tradito. Poche ore, o minuti, dopo è
morta. Il suo
corpo è stato ritrovato in mare. È morta
affogata, o così dicono.»
«Non
sapeva nuotare?»
«Oh
no, lei era un'eccellente nuotatrice.»
«E
allora perché sarebbe dovuta morire affogata? - chiese
Jewell,
scuotendo la testa – Magari è stata uccisa e solo
dopo buttata in
mare, per confondere le prove.»
«Ipotizziamo
che quello che dici è vero, rimarrebbero comunque le prove
che mi ha
tradito.»
«Ma
se è vero che ti amava, e ne sono certa, perché
l'avrebbe dovuto
fare?»
«Non
lo so, ma l'ha fatto.»
Rimasero
in silenzio per qualche minuto, pensierosi. Che Lily lo avesse
tradito era quindi assodato, ma perché avrebbe dovuto farlo
se il
sentimento nei suoi confronti era reale? Perché chiedergli
di
sposarla e poi tradirlo? Tutto era irreale e confuso.
«Adesso
è meglio andare.» disse Harry, scostando il
lenzuolo dalle gambe e
tirandosi su in piedi, seguito a ruota dalla ragazza. Ripresero le
loro cose e, in punta di piedi, sgattaiolarono via notando con
piacere che Alden stesse russando e che i suoi genitori fossero
ancora rintanati nella loro camera, ignari del fatto che la notte
precedente il figlio avesse organizzato un mega-party a base di alcol
e molestie varie.
Usciti
da casa, poterono finalmente fare un sospiro di sollievo. Salirono
sull'auto di Harry e corsero via a tutto gas, diretti verso il
cimitero o più che altro verso la casa della ragazza.
«L'indirizzo?»
«Lasciami al cimitero, vado a casa a piedi.»
«Perché?
Posso accompagnarti direttamente a casa..»
«Non
c'è parcheggio – sparò lei prontamente,
aprendo la portiera –
Ci vediamo fra..»
«Una.»
«Un'ora,
a scuola. A dopo.» sorrise richiudendo con forza la portiera
e
incamminandosi verso un vicolo parallelo. Non appena però si
fosse
accertata che Harry avesse fatto retromarcia e fosse andato via,
tornò indietro e si diresse verso il cimitero.
A
scuola, tutti parlavano del party della sera prima. Si erano
divertiti tutti, a quanto pareva, esclusi Jewell ed Harry tutti
volevano ricordarlo come ''il miglior party della storia''.
Jewell
non voleva più rivedere Niall e la sua banda, forse
perché li
temeva o perché semplicemente aveva capito che gente fosse
davvero,
ma ciò sfortunatamente avvenne perché questi la
fermarono fuori
dall'aula di Fisica, proprio alla fine del corso.
«Si
può sapere dove diavolo sei sparita ieri sera? -
sbraitò Niall,
bloccandola per la spalla - Ti abbiamo cercato per più di
mezz'ora!»
«Niall,
sei stato tu a piantarmi in asso – rispose cauta –
E io ho fatto
altrettanto. Cioè, sono o non sono libera di fare quello che
mi
pare?»
«Non
quando esci con noi!»
«Sei
stata tu ad avermi invitata – sbottò Jewell
– La prossima volta
non farlo, allora.»
«Volevamo solo essere gentili.»
«Non
lo siete stati abbastanza.» concluse, girando sui tacchi e
andando
via trionfante.
Fece per entrare nell'Aula di Fisica che venne
presa per il polso e trascinata fuori in cortile tramite la porta di
sicurezza. Per un momento pensò fosse ancora Niall, ma si
ritrovò a
fare un sospiro di sollievo nel notare che il ''colpevole'' fosse il
riccio, sorridente.
«Harry,
che succede?» chiese non facendo a meno di sorridere anche
lei.
«Hai
ragione, Jewell – sorrise – Non può
essere morta affogata, Lily
sapeva nuotare anche nelle acque profonde e agitate!»
«Perché
sei così contento?» chiese Jewell, aggrottando le
sopracciglia.
«Perché
sono un idiota a non essermene mai reso conto, perché
è impossibile
che nessuno l'abbia mai pensato – sussurrò,
abbracciandola
d'impeto – Sei un genio, Jewell!»
«No, non lo sono.» Jewell
era sbigottita, e poté confermare per l'ennesima volta che
Harry
fosse un ragazzo davvero strano. Si scambiarono un sorriso,
dopodiché
il ragazzo le posò un bacio frettoloso sulla guancia.
«Grazie.»
disse impacciato per poi correre via.
Jewell
sorrise, scuotendo divertita la testa. Tornò in corridoio
diretta
verso il laboratorio linguistico, mentre la squadra maschile di
basket le sfrecciava accanto imperterrita. Era incredibile come gli
studenti maschi della scuola fossero lunatici: da reginetta
dell'Istituto, idolatrata da tutti, era repentinamente passata nel
dimenticatoio quando era stata vista insieme ad Harry. E in un certo
senso ne era contenta, dato che l'eccessiva timidezza era stata da
sempre la sua più grande pecca. Odiava essere al centro
dell'attenzione, piuttosto preferiva starsene in disparte a leggere
un bel libro.
La
sua prima lezione di francese sfortunatamente era già
iniziata da un
pezzo; l'insegnante la fissava accigliata, un sopracciglio alzato e
le labbre sottili rosso ciliegia sciolte in una smorfia.
«Scusi
il ritardo, ho avuto un contrattempo.» si scusò
subito, sedendosi
all'unico banco libero, il secondo a destra.
«Non
esistono contrattempi a scuola – squittì sbattendo
rapidamente le
palpebre – Siediti ora, su, il faut commencer.»
Jewell
notò con dispiacere che la banda di Niall fosse presente
alla
lezione, e che lui fosse seduto proprio dietro di lei. Alzò
le
spalle irriggidita, sentendo il suo respiro sul collo.
«Ci
rivediamo – soffiò al suo orecchio facendola
rabbrividire – Come
stai tesoro?»
«Lasciami stare.» sussurrò Jewell a
denti
stretti.
«Allora,
signorina, ci parli un po' di lei – ordinò la
donna burbera,
accavallando le gambe – È inglese?»
«Mi
sono trasferita da poco qui con la mia famiglia per i miei, per
problemi di lavoro – raccontò seppur malvolentieri
– Sono
irlandese.»
«Sei
irlandese ma non ci sono tracce di alcun accento irlandese –
esclamò Niall, facendo spallucce – È
incredibile, no?»
«L'ho
rimosso subito.» grugnì Jewell. Niall lo stava
facendo apposta, per
metterla in cattiva luce di fronte all'insegnante e agli studenti, ne
era sicura.
«Strano,
io che sono irlandese l'ho tenuto per più di tre
anni.» mormorò
lui, guardandola con tono di sfida ma sempre con quel tono pacato e
strafottente che la infastidiva terribilmente. Jewell
digrignò i
denti, scuotendo la testa disgustata.
«Ognuno
ha i suoi tempi, Niall Horan.» mormorò voltandogli
nuovamente le
spalle.
Niall era la persona più disgustosa che avesse mai
incontrato, o meglio andava di pari passo con Alban. La loro
cattiveria avrebbe fatto ribrezzo anche al peggiore dei
criminali.
«Studiava francese nella scuola dalla quale
proviene?»
chiese imperterrita Mrs. Devine, ignorando del tutto l'accesa
conversazione tra i due.
«No,
ma me la cavo – rispose con un tocco d'accidia nella voce
– Ho
parenti che vivono in Francia, mi hanno insegnato le basi.»
«Parfait!
- esclamò la donna con voce squillante, battendo entusiasta
le mani
– Ha già fatto amicizia, qui a scuola?»
Sussultò,
«diciamo.»
Jewell
sperava che non approfondisse la questione, perché non
voleva
ammettere di aver parlato col sudicio biondo tinto, con quell'idiota
di Niall e la sua banda, e né tantomeno voleva sbandierare
ai
quattro venti di avere parzialmente passato la notte con Harry,
nonostante forse mezza scuola lo sapesse già.
Fortunatamente
si accontentò della risposta vaga e tornò a
spiegare francese e ad
interrogare una rossa che sembrava chiamarsi Alecia Beth come la
cantante, P!nk. Squadrò ogni singolo individuo presente in
classe,
tutti accomunati da una decina di obbrobri tra piercing e tatuaggi e
da una limitatissima voglia di studiare francese; spostò poi
lo
sguardo sulla porta, dietro la quale vide un'ombra allungarsi fino ai
primi banchi. Nessuno se ne era accorto.
«Posso andare un attimo
in bagno?» chiese turbata, tirandosi in piedi.
L'insegnante
alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa di
incomprensibile, ma
poi la lasciò andare. Uscì
dall'aula titubante, scoppiando poi a ridere vedendo Harry impietrito
vicino alla porta dell'aula, l'orecchio premuto su di essa forse per
captare meglio i suoni.
«Che stai facendo qui? - rise incitandolo
ad allontanarsi dall'aula per paura che Niall potesse sentire
–
Spiavi?»
«N-no,
stavo facendo una passeggiata in corridoio, ho sentito la tua voce e
mi sono avvicinato – spiegò mortificato
– Scusa.»
«Non
è successo nulla – sorrise Jewell sincera
– Ti va se vengo con
te?»
Annuì, «Jewell posso farti una domanda?»
«Certo,
dimmi.»
Harry
si bloccò sollevando incerto la mano fino a sfiorarle i
capelli, «si
può sapere chi diavolo sei?»
Jewell
sussultò al contatto, incrociando il suo sguardo. Harry era
sincero
e come tale voleva che anche lei fosse sincera nei suoi confronti. Ma
come poteva lei dirgli la verità? Avrebbe rischiato di
sfaldare il
loro rapporto, di rovinare tutto. Chinò lo sguardo a terra,
nascondendo il viso tra le mani per non fargli vedere le lacrime che
scorrevano impercettibilmente sulle sue guance pallide.
«Ehi,
che succede? Stai piangendo? - chiese lui, preoccupato –
Perché
piangi? Tesoro, ehi.»
«Scusami,
Harry.» disse solamente. Fece per correre via ma Harry la
bloccò
prontamente per il polso, costringendola a guardarlo negli occhi. Non
riuscivano a distogliere lo sguardo l'uno dall'altro, tremavano
entrambi come foglie per il freddo.
«Harry..
- lo implorò strizzando gli occhi – Devo.. devo
dirti una cosa.
Importante, importantissima.»
«Cosa?
Jewell, cosa?»
La
ragazza puntò i suoi occhi chiari su quelli del riccio, che
le
stringeva ancora il polso.
Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi,
«vedi, Harry, è una cosa che riguarda me, te.
Noi.»
-
Lo
so, sono cattiva. Ho finito il capitolo sul più bello, mi
dispiace
HAHAHA
Ragazzi/e,
ma questa fan fiction vi piace? Noto che le recensioni sono per modo
di dire ''poche'' – anche se per me sono comunque
importantissime –
rispetto a Psycho love ed Omegle's love, ed è vero che
bisogna
scrivere per se stessi ma non vorrei che ci fosse qualche problema
con la trama o i personaggi e che questo vi portasse a non farmi
sapere il vostro parere :)
Quindi,
che ne dite di questo capitolo? Fatemi sapere, dai :)
Vi
ringrazio per le quasi quaranta seguite – yu-uh! - e il
resto,
grazie di cuore, siete meravigliose ♥
Bacioni,
Lu
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1564735
|