Violet.

di xhelloidols
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Take me in London. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***
Capitolo 4: *** Chapter four. ***
Capitolo 5: *** Chapter five. ***
Capitolo 6: *** Chapter six. ***
Capitolo 7: *** Chapter seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter nine. ***
Capitolo 10: *** Chapter ten. ***



Capitolo 1
*** Take me in London. ***


'I sogni si realizzano. Basta crederci.'

Sono consapevole che sembri una frase da Baci Perugina,nemmeno io ci avevo mai creduto alle tipiche frasi immensamente moraliste e senza senso, ma si sa, a volte, nella vita,bisogna ricredersi. Per esempio, io avevo progettato e fantasticato per una vita intera il giorno in cui finalmente sarei scesa dall'aereo e avrei poggiato i piedi sul terreno londinese.
Ed il momento era arrivato. Strinsi per bene il manico della valigia tra le mani e cominciai a muovere i primi passi sul suolo su cui avevo sognato di camminare per anni, trattenendo una leggera lacrima di gioia che stava tentando di scappare furtiva dai miei occhi. Ma partiamo dall'inizio della storia.
Era una mattina di settembre del 2OO5.
Avevo compiuto i dieci anni da qualche giorno, ormai mi sentivo una bambina grande, credevo di poter scalare le montagne: ormai mi sentivo grande, una donna adulta.
Stavo giocando nel cortile di casa, un piccolo spazio verde in cui trascorrevo la maggior parte delle mie giornate: indossavo un cappellino rosa e lasciavo che i lunghi capelli biondo cenere scivolassero ribelli sulle mie guance. Poi dall'interno della casa sentii la squillante voce di mia madre che mi invitava a rientrare in casa.
Mia madre era una giovane donna dai lunghi capelli neri come la pece e dal sorriso contagioso: era italiana fino al midollo, e aveva sposato un uomo inglese.
Da qualche mese mio padre non era più lo stesso, ma la mamma diceva che si trattava di una banale influenza ed io, da bambina ubbidiente qual ero, credevo alle sue parole.
Quando però quel giorno la mamma m'invitò a recarmi nella camera da letto dove papà giaceva da qualche giorno, capii che qualcosa non andava. Lo capii dal suo sguardo, che nascondeva un'ombra di tristezza che mi fece raggelare il sangue. Il mio papà era il mio eroe, il mio porto sicuro dove rifugiarmi, l'uomo che nessun male poteva sconfiggere.
Ma quando quella mattina entrai in quella gelida stanza, in quel letto vidi quello che era rimasto del mio papà.
La sua forza da super-eroe era stata sostituita da un'immensa vulnerabilità che gli fuoriusciva dagli occhi.
'Papà,non ti senti bene?' gli chiesi con gli occhi bagnati appoggiando il cappellino rosa ai bordi delle lenzuola candide.
'Non molto piccola mia. Ma ben presto starò meglio.' disse accennando un sorriso triste per poi schioccandomi un bacio sulla fronte.
'Perché? I dottori hanno trovato una cura per la tua malattia,papi?'t
'No principessa mia. Ma presto andrò in un luogo bellissimo. Sai là sopra ci sono tanti bellissimi angeli che mi faranno compagnia e lassù non soffrirò più.'
'Oh,che bello papà. Posso venire anchio?'
'No,tu devi stare qui con la mamma su questo pianeta ancora per molto,moltissimo tempo. Ma prima devi promettermi una cosa.'
'Certo papi, dimmi tutto quello che vuoi.' lo ascoltavo con attenzione,poggiando i gomiti sui bordi del letto,gli occhi dentro i suoi.
'Quando sarai grande voglio che tu vada nella mia Londra e una volta lì, voglio che tu visiti l'Hyde Park: è un parco bellissimo e al centro di questo parco c'è una quercia, una quercia grandissima. Lì, alle radici della grande quercia c'è qualcosa per te.'
'Va bene papà, ti prometto che quando sarò grande ci andrò.'
Poi mi schioccò un altro bacio sulla fronte e sorridendo uscii dalla stanza.


Mio padre morì quella sera, poco dopo il nostro incontro.
Da quel giorno ebbi costantemente quelle parole nella testa e nel cuore e l'obbiettivo di raggiungere Londra e l'Hyde Park si faceva sempre più vivo, giorno per giorno.
Cominciai a vagare per l'immenso aereoporto con la valigia ben salda tra le mani e un sorriso stampato sul volto.
Tentavo di immortalare ogni odore, ogni volto come se il mio cervello fosse una macchina fotografica.
Arrivai in una specie di negozio che vendeva diversi souvenir di Londra, libri e musica.
Vi entrai e cominciai a perdermi tra le note della radio e l'odore delle pagine dei libri.
Trovai tra i migliaia di CD quello da poco uscito dei One Direction, Take me Home e lo comprai, quei ragazzi mi piacevano, facevano bella musica ed ero curiosa di comprare il loro nuovo album. Così lo presi tra le mani e mi avviai verso la cassa, ma qualcosa, o meglio qualcuno ostacolò il mio percorso. Urtai contro il ragazzo e il cd mi finì dritto dritto a terra.
Lui lo acchiappò prontamente, estrasse un pennarello nero dalla tasca dei jeans e cominciò a scarabocchiare qualcosa sulla copertina.
Io osservai la scena senza parole, poi il ragazzo si tolse il cappuccio e tutto fu maledettamente chiaro: il ragazzo che aveva appena firmato il cd dei One Direction non era niente meno che un membro degli One Direction. Infatti Harry Styles se ne stava dritto e sorridente di fronte a me, e io, bhe io, non riuscivo a spiaccicare parola.
'Wow' fu l'unica parola che riuscii a pronunciare.
'Spero di essermi fatto perdonare.'
'Tu non di devi far perdonare proprio di niente, Styles.'
Lui scoppiò a ridere e poi , tornando serio, si rivolse di nuovo a me.
'Sei per caso una nostra fan?'
'Diciamo di sì, siete molto bravi.' dissi sorridendo e tentando di rimanere calma, non volevo apparire come una bimbaminchia arrapata.
'E scommetto che io sono il tuo preferito.' disse assumendo un aria vanitosa.
Io scoppiai a ridere e lui mi seguì divertito.
'Ti offro un' opportunità da paura: se mi dici qualcosa di te, per esempio come ti chiami, davanti ad uno Starbuck ne sarei felice.'
'Accetto l'offerta, non ho nulla di meglio da fare.'
Così c'incamminammo verso lo Starbucks più vicino, anche se tutto sembrava essere strano ed immensamente irreale.



Spazio autrice.
Ciao a tutte bellissime, sono Micaela ed eccomi qui con una nuova fan fiction su Harold.
Qualche tempo fa ne avevo cominciata un'altra, ma per mancanza di tempo e di fantasia ho dovuto eliminarla, quindi mi scuso con tutte le persone che la stavano apprezzando e seguendo. Questa ff è un nuovo inizio, spero che questo primo capitolo vi piaccia e se riceverò tanti consensi, prometto che m'impegnerò a continuare questa ff, lo giuro.
Che dire, aspetto recensioni, sia positive e negative.
Insomma, vi aspetto. Baci splendori. x

lei è Violet x

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


Arrivammo allo Starbucks una decina di minuti dopo,ordinammo due cappuccini ed Harry cominciò il suo interrogatorio.
'Nome,età,luogo di provenienza.' lo disse quasi tutto d'un fiato, poi scoppiò in una sonora risata ed io lo seguii.
'Non credevo di essere in commissariato,ispettore Styles. Allora,il mio nome è Violet, ho diciannove anni e sono per metà italiana e per metà inglese.' gli sorrisi.
'E quale metà prevale in te? Quella inglese o quella italiana?' mi chiese con sguardo interrogativo.
'Decisamente quella inglese, non mi sono mai sentita italiana a dir la verità.'
'Mh,peccato,mi piacciono le ragazze italiane.' scoppiammo entrambi a ridere. Era piacevole parlare con Harry, era una persona che nonostante tutto sapeva metterti a tuo agio,anche se con quegli occhi verdi nessuno sarebbe rimasto indifferente. Nemmeno io, ma tentavo di non ammetterlo a me stessa.
'Oh mi spiace deluderti allora Harold.' gli sorrisi e lui ricambiò. Poi la nostra chiacchierata fu interrotta da due ragazzine che timide e impacciate si avvicinarono al nostro tavolino,chiedendo ad Harry una foto e un autografo. Harry acconsentii sorridendo e alzandosi dal tavolino fece le foto con le due ragazzine, che pensavo, sarebbero cadute a terra da un momento all'altro.
Poi rivolgendosi verso di me mi chiesero: 'Sei la sua nuova ragazza?'
'Oh io no,davvero.' sorrisi e probabilmente arrossii ma Harry mi interruppe con un 'Non ancora, ma la vita è lunga ragazze.'
Poi mi fece l'occhiolino che io ricambiai con un sorrisetto divertito.
'Non ascoltatelo ragazze, è un'idiota.'
Le ragazze scoppiarono a ridere e io con loro, mentre Harry accennò un 'Ah,ah simpatica'.
Le ragazze se ne andarono e guardando l'orologio mi accorsi che forse era l'ora di raggiungere il mio nuovo appartamento.
'Harry,credo che sia ora di andare.'
'E dove?' mi chiese Harry incuriosito.
'Devo andare al mio nuovo appartamento,grazie mille per la chiacchierata,è stato un piacere!' riacchiappai le valigie tra le mani e mi incamminai verso l'uscita.
'E come hai intenzione di andarci?' mi chiese Harry raggiungendomi.
'Chiamerò un taxi, non preoccuparti.'
Ma  Harry si posizionò esattamente di fronte a me, sventolandomi in faccia un paio di chiavi.
'Accetta un passaggio, signorina?' mi chiese con gli occhi che sembravano apparire più verdi che mai.
'Non voglio disturbarti Harry davvero..'
'Devo accompagnare una bellissima ragazza sperduta a Londra in auto al suo nuovo appartamento, non vedo dove sia il disturbo.'
'Harry?'
'Mh?' chiese con un cenno del capo.
'Sei un'idiota.'
'Oh, mi ami già,Violet.'
Scoppiammo a ridere a quelle parole e salii in auto, dando l'indirizzo a Harry che sapeva destreggiarsi bene per le strade di Londra.
Arrivammo una decina di minuti dopo di fronte ad un appartamento di mattoncini rossi,l'indirizzo corrispondeva, così scaricai le valigie dall'auto ed estrassi il mazzo di chiavi di casa dalla tasca dei jeans. Harry mi aiutò a portare dentro le valigie ed entrammo finalmente in quella che sarebbe stata la mia nuova casa. L'appartamento era abbastanza spazioso, con un salotto tipicamente londinese di fianco all'ingresso, una cucina luminosa ed ampia e un piano di sopra che non avevo ancora avuto il tempo di esplorare, ma che credevo contenesse le camere da letto e il bagno.
Poi quando misi tutto a posto, mi lanciai di peso sul divano, seguita immediatamente da Harry.
'E' stato faticoso,ma ce l'abbiamo fatta!' dissi dando un cinque ad Harry che giaceva indisturbato sul mio divano.
'Programmi per la serata, donna?' A quelle parole strabuzzai gli occhi.
'Hai..hai davvero intenzione di trascorrere la serata con me?' gli chiesi incuriosita dalla sua domanda.
'Se non sono di troppo,perché no?'
'Non sei di troppo,anzi. Ma credevo che una star come te avesse di meglio da fare la sera che stare con una noiosa diciannovenne sul divano di casa sua.
'Punto uno: non sei noiosa. Punto due: anche 'le star come me' hanno bisogno di una pausa dalla vita mondana ogni tanto.'
'Perché t'interessi tanto a me da oggi, in aereoporto? Se credi che sia una ragazza facile, hai sbagliato di grosso, Harold.' gli dissi sorridendo.
'Hai proprio centrato il punto,sai Violet? M'interessi proprio perché non sei una ragazza facile. Ne ho conosciute fin troppe nella mia vita. Ragazze che solamente perché sei in una band ti saltano addosso come se fossero delle bestie sovraumane.'
'E a te non va bene questa situazione? Mi sembra che tu non ti annoi affatto di queste gatte morte.' gli dissi accennando un sorriso divertito.
'Una volta forse tutto questo mi andava bene. Le attenzioni delle ragazze non vanno mai ignorate, è la mia filosofia di vita.' scoppiammo a ridere. 'Ma quando cominci a capire che loro ti saltano addosso solo per la star che sei e non per quello che sei , credimi, senti di valere davvero poco.'
Il suo sguardo si perse tristemente verso terra e io sentii il dovere di risollevarlo in qualche modo.
'Ma tu non vali poco Harry: ti conosco da quanto? Cinque ore? Eppure credo di aver capito tanto di Harry.' i suoi smeraldi erano puntati dritti nei miei occhi, il che mi fece sussultare. 'Esatto: ho capito molto di Harry. Harry Styles è un personaggio che viene dopo: quello lo lascio ai paparazzi.' dissi sogghignando  e lui accennò un sorriso visibilmente colpito dalle mie parole.
'Non sai quanto significhi per me,Violet. Non lo puoi nemmeno immaginare.'




Ciao bellezze, come state?
Ecco qui il secondo capitolo, sono stata abbastanza puntuale,non trovate?
Che dire, sono abbastanza soddisfatta di questo secondo capitolo, credo che sia piacevole da leggere e anche un po' emozionante.
(O meglio,io mi sono emozionata awwww).
Buona lettura principese (?) aspetto vostre recensioni.
Baci x

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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


Dopo quel discorso frugammo tra le cassette e i dvd che mi ero portata dall'Italia, e inaspettatamente Harry optò per il Re Leone.
'Oddio,sei anche tu un fan del Re Leone?'
'Io non sono 'un fan' del Re Leone. Io sono ossessionato,nonché innamorato del Re Leone.' e dopo quelle parole scoppiammo entrambi a ridere.
Infilammo il dvd nel videoregistratore e ci lanciammo di peso sul divano, uno di fianco all'altra. All'inizio ognuno stava un po' sulle sue, ce ne stavamo infatti ben separati ognuno sul proprio angolo di divano. 'Sto gelando'. esordì poi Harry battendo i denti.
Mi ero portata in valigia solamente una coperta,grande solamente per una persona. Così mi avvicinai ad Harry e senza pensarci due volte lui mi attirò a sè, facendomi appoggiare la testa contro il suo petto, in tal modo che la coperta fosse abbastanza grande per tutti e due. Passammo tutta la serata così e nonostante Harry non volesse ammetterlo, con la coda dell'occhio notai che durante il film aveva versato qualche lacrima. 'Ti sputtanerò a vita,Harold.' gli dissi sghignazzando mentre ci avvicinavamo all'uscita.
'Grazie di cuore per la serata,mi sono divertito tantissimo.' disse Harry sull'uscio, mostrando un sorriso a trentadue denti. Che sorriso meraviglioso,pensai.
'Mi sono divertita tanto anchio,Harry.' e prima di voltarsi mi abbracciò di scatto.
Non  fu un abbraccio comune. Almeno non lo fu per me. Quell'abbraccio mi fece tremare dentro e tra le sue braccia tutto sembrò placarsi, il male azzerarsi e tutto intorno svanire.
Cosa mi stava succedendo? Non lo sapevo, non ancora per lo meno.


Harry se ne stava per andare quando richiamandolo lo fermai sul vialetto di casa.
'Harry,ti devo chiedere un favore!'
'Dimmi tutto,piccola.' Piccola? Dio quel ragazzo voleva che io mi sciogliessi come un ghiacciolo al sole.
'Domattina hai qualcosa da fare?' gli chiesi mostrandogli un sorriso.
'No,domani ho la mattinata libera! Proposte?'
'Si..potresti farmi da guida per domani? Dovrei visitare l'Hyde Park..'
'L'Hyde Park? Oh certamente!'
'Perfetto, a domani!'
'A domani,piccola!'
E mi richiusi la porta alle spalle. Piccola? Non ero mai stata la 'piccola' di nessuno. Ma probabilmente era un termine che Harry utilizzava spesso, non aveva nessun significato per lui. E di conseguenza non doveva aver nessun significato nemmeno per me. Eppure i suoi occhi scatenavano qualcosa, una sensazione strana dentro di me. Tentai di scacciare quei pensieri e tentai anche di convincermi che le cose che mi passavano per la testa su Harry fossero solamente frutto di una giornata caotica.
                                                                                                                                                                              *****
La notte passò lentamente: continuavo a rigirarmi nel letto tra mille pensieri,ma uno dominava in particolare la mia mente: l'indomani avrei finalmente scoperto dopo nove anni di dubbi e pensieri,cosa mio padre avesse lasciato per me di fronte alla grande quercia dell'Hyde Park.
Così m'infilai un paio di jeans e una camicia rossa a quadri, aspettando l'arrivo di Harry.
Qualche minuto dopo infatti il campanello suonò e trovai Harry esattamente di fronte a me, avvolto in un paio di jeans neri e una maglietta bianca.
'Ciao tesoro, dormito bene?' mi chiese abbracciandomi di scatto.
'Non benissimo, ma non mi lamento. Tu?'
'Mh nemmeno io. Ero pensieroso.'
'Spero che siano stati pensieri belli.' gli dissi sorridendo.
'Sì pensavo a te!' disse sorridendomi a sua volta.
In quel momento pensai che quel ragazzo ci sapeva proprio fare: ma io volevo mostrarmi superiore e tentare di non cadere nei suoi tranelli.
'Allora, di solito i turisti vengono a Londra per il Big Ben, il Madame Tussauds..e penso che sia strano che tu ci venga per l'Hyde Park.' disse mentre cominciammo a salire in macchina.
'Fidati,ho i miei buoni,buonissimi motivi.' dissi lanciando un'occhiata distratta verso Londra che correva fuori dal finestrino.
'Vorrei sapere questi motivi.' mi chiese Harry infilandosi un paio di RayBan.
'Ho la netta sensazione che li scoprirai ben presto.'
'Mi fido di te,Violet.'
Arrivammo di fronte al parco una mezz'ora dopo. Un'imponente distesa di alberi si presentò di fronte ai nostri occhi e fummo inghiottiti dal verde più totale.
Harry parcheggiò l'auto in un piccolo parcheggio poco lontano. Le mani mi tremavano mentre facevamo il nostro ingresso nell'Hyde Park.
'C'è qualcosa che non va,Violet?' disse notando  il tremolio che si era impossessato del mio corpo. Ci fermammo l'uno di fronte all'altra ed Harry mi acchiappò le mani di scatto,mentre una lacrima furtiva cominciava a bagnarmi le pupille.
'Non preoccuparti Harry..è solo che è una forte emozione essere finalmente qui..'
Harry continuava a non capire, ma io lo rassicurai e lo invitai a proseguire, sempre tenendo le mani avvolte nelle sue.
'Hai mai sentito parlare di una quercia più grande delle altre,qui nel parco?'
'Oh si..qui a Londra la chiamano la quercia dell'amore. Si narra infatti che tutti gli amori più grandi siano fioriti nelle vicinanze delle radici della grande quercia.'
Iniziavo a capire molte cose del perché mio padre mi avesse voluto condurre qui. E tremavo, tremavo all'idea di quello che mi aveva lasciato alle radici della grande quercia.
'Eccola, quella è la grande quercia.' disse Harry indicando un albero nettamente più grande al centro dell'immensa distesa.
Così feci un grande respiro e mi addentrai negli alberi, seguita da Harry che continuava a non capire.
Arrivai di fronte alla grande quercia ed istintivamente m'inginocchiai di fronte alle sue imponenti radici. Tentai d'immortalare ogni singolo dettaglio ed ebbi la sensazione che mio padre fosse lì con me, ad avvolgermi con le sue braccia da super-eroe. Cominciai a toccare la terra con le mani e notai che di fianco alla corteccia era piantata una piccola croce costruita con dei sottili bastoncini di legno, dove all'estremità era legato un piccolo fiocco rosa. Istintivamente cominciai a scavare al di sotto della croce, finché le mie mani incontrarono una superficie più dura e fredda. Harry mi diede un aiuto a scavare, finché a entrambi fu visibile un piccolo scrigno dorato. Lo presi tra le mani e lo aprii, con il cuore in gola e una lacrima calda che mi rigava la guancia.
All'interno dello scrigno vi era un pezzo di carta,accuratamente ripiegato in quattro lati: su uno di essi si distingueva chiaramente il mio nome.
'Ciao piccola principessa.
Se stai leggendo questa mia lettera vuol dire che hai mantenuto la promessa e che io sono ormai un abitante del posto pieno di angeli e castelli di cui ti parlavo.
La nostra promessa diceva che saresti venuta alla grande quercia nel momento in cui saresti stata pronta per farlo, cioé quando saresti stata abbastanza grande e matura: questo vuol dire che ormai sei diventata una piccola grande donna, ma tranquilla, per me sarai sempre la mia bimba. Ma ora ti starai domandando perché ti ho condotto qui, alle radici della grande quercia: esattamente di fronte a queste imponenti radici, tanti anni fa, incontrai la tua mamma,l'unico ed immenso amore della mia vita. Magari qualcuno ti avrà già detto che questa qui, è chiamata La Quercia dell'Amore. A quei tempi sinceramente ero un po' scettico su queste dicerie di paese, non credevo nemmeno nell'amore a dir la verità, credevo che fosse un'invenzione per vendere libri e diversi altri aggeggi. Poi invece, in una giornata di aprile, incontrai questa ragazza dai capelli lunghi e neri come la notte, appoggiata ai bordi del grande albero con un libro tra le mani. Li capii cosa fosse l'amore: l'amore per me furono gli occhi di tua madre, perché essi erano per me l'oceano. Ma tua madre non fu l'unico amore per me: l'altro grande amore della mia vita sei stata tu, dolce principessa mia. Un amore diverso, ma non meno bello e ricco. Avrei voluto viverti di più, trascorrere più anni al tuo fianco. Ma quando ti succedono certe cose, cuore mio, capisci che il tempo è solamente un limite che l'essere umano s'impone. Ti rivelerò un segreto: il tempo trascorso al tuo fianco, nel vederti crescere e cadere, rialzarti e gioire è stato più intenso di mille eternità. Quel giorno in cui finì la mia vita terrestre volli condurti qui per un solo, unico obbiettivo: perché dentro di me ero coscente che di fronte a questa quercia anche tu avresti trovato l'amore. Quindi,piccola mia,alza lo sguardo, guardati intorno. Non vedi nessuno che potrebbe proteggerti ed essere degno di stare al tuo fianco? Io sì. Detto questo buona vita piccola mia, ti amerò anche da qui, dove regnano angeli ed imponenti castelli.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Tuo,Papà.'

Finito di leggere la lettera cominciai a piangere a dirotto, lacrime taglienti pugnalavano il mio viso.
Ma prontamente il ragazzo che stava di fronte a me, mi avvolse in un abbraccio per tentare di placare le mie lacrime.
Non sapevo come mio padre avesse fatto, come avesse saputo che di fronte a me c'era un ragazzo.
Ma restava il fatto che tra le braccia di Harry io stavo bene, io ero felice, io ero priva di ogni male.
Gli raccontai tutto, delle giocate in cortile, alla promessa fatta a mio padre mentre tirava i suoi ultimi respiri.
Lui mi ascoltò tentando di trattenere le lacrime invano e lo sentii finalmente partecipe della mia vita, come se lo conoscessi da mille eternità.



Ciao a tutti, sto piangendo come una demente.
Nello scrivere la lettera del padre di Violet sono veramente nhbeytgdtyfwety, ci ho messo davvero il cuore e spero che voi lo apprezziate.
Che dire, vi aspetto, con critiche e consensi!
Buona lettura bellezze x

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Capitolo 4
*** Chapter four. ***


'Volevo ringraziarti'. lo disse quasi sussurrando, mentre ci accomodavamo su una panchina di legno nei pressi del parco.
'E per cosa?' gli dissi asciugando le ultime lacrime che cadevano furtive sulle mie guance.
'Per avermi permesso di condividere un momento di tale importanza con te.' mi disse avvicinandosi a me e circondandomi le spalle con un braccio.
'Non sai da quanto tempo ho aspettato questo momento.. e sono contenta di averlo trascorso con te,lo dico davvero,Harry.'
'Ora basta piangere..tuo padre non vorrebbe vederti così,lo sai.' disse schioccandomi un bacio sulla fronte.
'Oh,cazzo..ti va di fare una bella corsetta?' lo guardai con sguardo interrogativo,non riuscivo a capire cosa intendesse.
Ma poi quando indicò un punto ben preciso tra gli alberi capii tutto: un gruppo di paparazzi se ne stava ben piazzato tra i cespugli con decine di Reflex tra le mani.
'Corriamo!' urlai poi e poco dopo lui mi prese per mano e cominciammo a correre,sentendo il vento che ci spettinava i capelli.
Ridevamo,ridevamo come dei bambini, mentre correvamo per le vie di Londra senza sapere dove quelle strade ci avrebbero condotto.
Arrivai in un punto in cui non avevo più fiato e quindi dissi ad Harry di fermarsi, tanto ormai i paparazzi li avevamo seminati. Ci piegammo in due dalle risate e tentammo di riprendere fiato.
'Dio, quanto abbiamo corso?' mi disse per poi abbracciarmi di scatto.
Rimasi colpita da quel gesto, ma mi feci ugualmente cullare dal dondolare delle sue braccia attorno alla mia schiena.
Poi, fu il momento di dividersi, ma poco prima di farlo i nostri visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza.
I suoi occhi verdi sembravano annegare nei miei, mentre gli alberi e i fiori circondavano i nostri corpi uniti.
Lui mi sfiorò il viso con una mano e qualche secondo dopo, appoggiò le sue labbra sulle mie, in attimi che sembrarono eterni.
Mentre le nostre labbra danzavano, ebbi la netta sensazione che mio padre avesse ragione: e se davvero Harry fosse stato il mio grande amore?
Quel bacio mi fece pensare che sotto sotto le parole della lettera non fossero poi tanto scritte a caso.


Passammo il pomeriggio tra scherzi ed effusioni, finché Harry mi chiese che programmi avessi per la serata.
Gli risposi che non avevo nulla da fare, così lui mi chiese di accompagnarlo ad una festa in un popolare locale londinese ed io accettai, nonostante non fossi proprio la classica tipa da locali e feste particolarmente affollate. L'avrei accompagnato ovunque, avevo voglia di stargli accanto, quella sera e per gli altri mille giorni a venire.
Così tornammo a casa, m'infilai un abito nero adatto per una serata in discoteca, optai per un trucco anch'esso da locale e lasciai che i lunghi capelli biondo cenere scivolassero lungo le spalle.
Eravamo pronti per partire, così salimmo in macchina e dopo una decina di minuti arrivammo di fronte ad un locale affollatissimo. Mentre scendevamo dall'auto diedi un'occhiata ad Harry, avvolto in una camicia bianca che dovevo ammetterlo, gli donava proprio. 'Sei bellissima.' mi sussurrò prendendomi per mano,poco prima di entrare nel locale.
Una volta entrati venimmo catapultati in un mix di musica a palla e gente che ballava e si scatenava: in men che non si dica non sentii più la sua mano nella mia e qualche secondo dopo mi accorsi di aver totalmente perso Harry di vista. Tentai di non cadere nel panico più totale ma il tutto fu inutile quando sentii un corpo maschile che cercava un contatto alle mie spalle. Mi voltai di scatto quando vidi un ragazzo molto più alto e possente di me che tentava di strusciarsi contro il mio corpo. Cominciai a provare una paura folle e tentai di fuggire ai suoi movimenti e ai suoi sguardi addentrandomi sempre di più nella folla, mentre un mix di luci accecanti m'investivano le palpebre. Tutto sembrava inutile: il ragazzo se ne stava incollato al mio corpo e non c'era verso di spostarlo. Poi con una presa forte e decisa mi trascinò al di fuori della pista e ogni mio tentativo di divulgarmi sembrava fallire. In men che non si dica ci trovammo al di fuori del locale. Lui mi scaraventò contro al muro cominciando a sbottonarsi i jeans.
'Stai tranquilla bellezza, ci divertiremo.'
Tentavo di urlare ma non ci riuscivo, desideravo solamente che Harry comparisse alle spalle di quel porco e che gli desse una lezione, salvandomi dalle sue mani e dalle sue occhiate sporche.
Sentii una voce nel mio cervello che pregava l'arrivo di Harry, ripetendo costantemente 'Harry salvami,ti prego,salvami.'
Poi lo vidi, i suoi occhi verdi vividi di rabbia, mentre si scaraventava contro il porco che scappò a gambe levate.
Poi si lanciò letteralemente sopra di me, come per farmi da scudo, come per eliminare i segni di quelle luride mani che mi avevano toccata.
Si tolse il cappotto e lo poggiò sopra le mie spalle, ripetendomi continuamente che 'ora andava tutto bene, lui adesso era lì con me, e mi avrebbe protetta da ogni male.'
Di tutta risposta io mi fiondai tra le sue braccia, lasciando che lui mi sollevò da terra per riportarmi in un luogo più tranquillo.
Poi,inaspettatamente mi fece sedere su una panchina di legno e lui s'inginocchiò esattamente di fronte a me per poi scoppiare a piangere disperato.
'Harry tranquillo, va tutto bene ora.' gli dissi tentando in qualche modo di placare le sue lacrime.
'No,non va bene un cazzo. Io non ero lì con te, io non dovevo permettere che quel porco schifoso ti toccasse nemmeno con un dito.'
'Tu mi hai salvato Harry: se non fosse stato per te, non oso immaginare cosa sarebbe successo. Voglio che tu non mi lasci mai più, promettimelo.' gli dissi con un filo di voce chinandomi al suo fianco e poggiandogli la testa sul mio petto.
'Non ti lascio mai più, te lo prometto,amore mio, te lo prometto.' disse poi poggiando le sue labbra sulle mie.


Ciao bellezze!
Che ne pensate di questo nuovo capitolo? Spero che vi piaccia cc:
Vorrei prima di tutto ringraziare tutte le persone che stanno seguendo Harry e Violet e di conseguenza questa storia, recensendo ed apprezzando questa ff.
Siete meravigliose!
Vi aspetto, buona lettura splendori! x

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Capitolo 5
*** Chapter five. ***


Nel viaggio verso casa Harry non spiaccicò parola.
Arrivammo di fronte al vialetto di casa e la situazione sembrava non cambiare, continuava a tenere lo sguardo rivolto verso il basso e ormai aveva deciso di stare in silenzio.
Ma se pensava di aver vinto si sbagliava di grosso: avrebbe dovuto parlare, a costo di dover stare in auto per tutta la notte.
'Dimmi quello che ti turba,tesoro.' gli dissi accarezzandogli il palmo della mano, ancora immobile sul volante.
'Niente.' disse accennando un sorriso. Il sorriso più finto che abbia mai visto sul suo volto.
'E pensi che io creda ad una risposta del genere?'
'Tu non vuoi proprio capire,Violet.'
'Cosa non voglio capire,Harry?'
'Io mi sono sentito uno schifo nell'assistere alla scena di prima. Io mi sento in colpa, io non ti ho .. protetto.'
Si soffermò con la voce su quell'ultima parola. 'Harry non voleva proprio capire' pensai.
'Harry. Ora guardami negli occhi,dritto negli occhi.' gli dissi e così lui fece. 'Pensavo di essere spacciata nelle mani di quello schifoso. Lo pensavo davvero. Ma nel mio cervello continuava a ripetersi il desiderio che tu arrivassi e mi salvassi. E così è stato. Sai che se non fosse stato per te io ora non ho proprio idea di dove sarei? Tu mi hai salvata Harry e..io voglio diventare tua,stanotte.''
Quell'ultima frase si diffuse nell'abitacolo come un lieve sussurro.
'Eh? Non ho capito.' mi chiese Harry strabuzzando gli occhi.
Presi fiato internamente e tentai di ripetere con la maggior serietà quell'ultima frase.
'Voglio diventare tua stanotte. Ora hai capito?'
'Lo stai dicendo solamente per non farmi sentire in colpa,lo so Violet.'
'No.' gli dissi sollevandogli il mento con le dita. 'Lo sto dicendo perché voglio che tu sia la mia prima volta. Potrà sembrarti una cosa affrettata,ne sono consapevole: ma io voglio sentirti mio e io voglio in un certo senso appartenerti. Voglio proteggerti e voglio che tu mi protegga. Voglio alzarmi la mattina e vederti al mio fianco, per poi far colazione e trascorrere la giornata insieme.'
Harry ascoltava le mie parole e un lieve sorriso si dipinse sulle sue labbra. Mi sentii improvisamente in imbarazzo e tutto quello che avevo appena detto mi suonava stupido e decisamente affrettato. Aspettavo una sua risposta ma dalle sue labbra uscì solo un ti amo.
Appoggiò le sue labbra sulle mie, scendemmo dall'auto ed entrammo nell'appartamento. Una volta chiusa la porta Harry mi strinse tra le sue forti braccia e baciandomi, andammo in camera da letto.
Ci lanciammo di peso sul materasso che lì per lì scricchiolò. Poi facemmo l'amore, avvolti l'uno nelle braccia dell'altra e li capii che il vero amore esisteva. Il vero amore era negli occhi di Harry, nelle sue mani e nel modo in cui lui era diventato il mio scudo verso i mali del mondo. Una volta finito, rimanemmo avvinghiati l'uno nelle braccia dell'altro nel buio della stanza, i nostri visi illuminati dalla debole luce della luna.
'Ti amo Violet, ti amo più della mia stessa vita.' mi disse baciandomi la fronte.
'Ti amo anchio Harry. Ma devi promettermi una cosa.'
'Tutto quello che vuoi,amore mio.'
'Promettimi che domattina tu sarai qui al mio fianco e che tutto questo non sarà stato solo un bellissimo sogno.'
'Te lo prometto, ti prometto che tutto questo sarà reale anche domani e anche il giorno dopo, e anche quello dopo ancora.' disse schioccandomi un bacio sulle labbra. 'Anche quando dovrò andare via per motivi di lavoro o verrai con me o starò via solo per pochi giorni,ora come ora non posso nemmeno pensare di stare anche solo un giorno senza di te. Ora una promessa me la devi fare tu,piccola.'
'Dimmi,tesoro.'
'Promettimi che qualunque cosa succeda, chiunque incontrerai, che sia più bello, più intelligente e più tante cose rispetto a me, tu non smettere di amarmi.'
'E' una promessa facile da mantenere: qualunque cosa succeda io non potrei mai e dico mai, smettere di amarti.'



La mattina dopo, quando i raggi di sole cominciavano a bucherellare le finestre, ero ancora tra le braccia di Harry,avvolti entrambi in un lenzuolo di seta bianca.
Sorrisi all'immagine di Harry che a bocca aperta se ne dormiva pacifico mentre il primo sole stava cominciando a splendere.
Stare tra le sue braccia era qualcosa di paradisiaco, una sensazione che avrei voluto durasse in eterno.
Qualche secondo dopo Harry cominciò ad aprire gli occhi e nel vedermi esplose in un meraviglioso sorriso: se il buongiorno si vedeva dal mattino quella sarebbe stata la giornata più bella della mia vita. 'Buongiorno amore mio' disse schioccandomi un bacio sulle labbra-' Dormito bene?'
'Benissimo. Ti va qualcosa da mangiare?'
'Non riesco a fare colazione la mattina appena sveglio.'
Tentai di alzarmi dal letto ma con uno strattone Harry mi riportò sul suo petto.
'Harry, hai intenzione di stare qui tutta la giornata?' gli chiesi sghignazzando.
'Perché no?' mi disse sghignazzando a sua volta.
Proprio in quel momento il display del suo cellulare s'illuminò e il nome di Zayn comparve deciso sul display.
'No,non proprio ora!' esclamò Harry prima di rispondere al cellulare.
'Buongiorno Zayn! Si effettivamente disturbi...che c'è? No? Dici davvero? Ok. Ok. Ti ho detto Ok! Ci vediamo all'aereoporto tra un'ora. Ciao!'
'Che è successo?'
'Concerto dell'ultimo minuto a New York.'
'Wow e ti danno così poco preavviso?'
'Sono vittima di un lavoro imprevedibile.' disse infilandosi il vestito del giorno prima.
'Sono un idiota, mi perdonerai mai?' mi chiese facendo gli occhi dolci sull'uscio della porta.
'Solo se tornerai.' gli dissi schioccandogli un bacio sulle labbra.
'Ci vediamo tra due giorni,amore mio.' mi strinse in un forte abbraccio e scomparve nel buio dell'angolo.
Mi sarebbe mancato tantissimo,pensai.




Hanno mlmlato (?)
AHAHAH, che ne pensate bellezze?
Io vi ringrazio di cuore perché mi state seguendo davvero in tante, lasciando ogni volta delle recensioni bellissime hsjetx **
Spero di ritrovarvi anche al prossimo capitolo,
buona lettura bellezze **

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Capitolo 6
*** Chapter six. ***


Furono i due giorni più lunghi della mia vita, pensavo fossero passati secoli da quando Harry sparì dietro l'angolo dopo avermi dato un ultimo bacio sulle labbra.
Harry sarebbe dovuto rientrare quel pomeriggio ma proprio mentre finivo di riformulare quel pensiero ecco che proprio un suo messaggio lampeggiò sul display del cellulare.
'Tesoro, brutte notizie: devo rimanere a New York più a lungo del previsto, dovrò trattenermi qui infatti ancora per quattro giorni. Mi manchi immensamente,ti amo. H x'

Quelle parole mi ferirono dentro, perché proprio nel nostro periodo più bello, io ed Harry dovevamo stare lontani, quando l'unica cosa che entrambi desideravamo era stare l'uno al fianco dell'altra.
'Ma le cose potevano cambiare', pensai. Così accesi il portatile e controllai i voli da Londra a New York e constatai che tra tre ore esatte un aereo sarebbe partito dall'aereoporto londinese, destinazione Grande Mela. I miei occhi s'illuminarono nel leggere quelle parole, così cominciai a lanciare gli abiti dall'armadio ad un enorme valigia nera, il tutto alla rinfusa.
M'infilai un paio di jeans comodi, una felpa di un blu acceso e legai i capelli in una disordinata coda di cavallo, per poi impugnare la valigia tra le mani e cominciare il tragitto verso l'aereoporto,il tutto in taxi.
Arrivammo all'aereoporto di Londra una ventina di minuti dopo, la sera stava iniziando a calare e con essa una leggera brezza frizzante si stava inoltrando nell'aria di Londra.
Poco dopo salii sull'aereo con un bagliore d'emozione negli occhi e nel cuore e mentre la notte stava calando arrivammo nella Grande Mela.
Desideravo solo vederlo, sentirmi stretta tra le sue braccia, rivedere i suoi occhi dentro i miei per poi stare avvinghiati tutta la notte, come se fossimo una cosa sola.

Constatai con mia fortuna che l'hotel in cui alloggiava Harry distava pochi metri dall'aereoporto e così con cinque minuti di taxi, mi ritrovai di fronte ad un lussuoso ed imponente hotel, illuminato dalle luci dei cartelloni pubblicitari e dall'immensità dei grattacieli.
Non ero mai stata a New York, ma l'idea era che l'indomani l'avrei visitata da capo a piedi, mano nella mano con Harry.
Entrai nella hole dell'albergo, dove mi fermai alla reception per chiedere informazioni.
'Mi scusi, mi saprebbe dire in quale stanza alloggia Harry Styles?' chiesi con un sorriso cordiale alla signora bionda che se ne stava dietro al bancone di mogano nero.
'Lei è la sua fidanzata,giusto? Mi può lasciare il suo nome e cognome, non tralasciando secondi nomi, per favore?'
'Certamente, sono Violet Madleine Simons.'
'Signorina Simons, il signor Styles al momento si trova nella stanza 236, questa è la chiave, nel caso il signor Harry si sia già coricato.'
'La ringrazio signora, le auguro una buonanotte.' le dissi prendendo le chiavi tra le mani e recandomi nell'ascensore.
Ero estasiata all'idea di rivederlo e speravo con tutto il cuore che lui avrebbe gradito la sorpresa.
Mi trovai al piano della stanza duecentotrentasei così cominciai a vagare nei lunghi corridoi finché la camera numero duecentotrentasei non mi si presentò davanti.
Solo una porta di legno bianco mi separava da Harry ed ero così fottutamente emozionata.
Infilai delicatamente la chiave nella serratura e con movimenti quasi impercettibili del polso riuscii ad aprire la porta.
Entrai nella stanza e di fronte a me si presentò un corridoio che decidetti di percorrere fino ad una porta spalancata.
Mi affacciai sull'uscio della porta convinta di vedere Harry dormire beatamente nel suo letto. Quello che vidi mi fece spalancare gli occhi, come per rendere reale l'immagine che stava avendo luogo a pochi metri da me. Una bionda dall'aria abbastanza familiare se ne stava sopra di lui, disteso sul letto, mentre godeva grazie a quella lurida troia.
Poi qualche secondo dopo si accorsero della mia presenza. Ricordo solo lo sguardo di Harry, poco prima che cominciai a correre senza una meta per i corridoi, mentre le lacrime mi appannavano la vista e le gambe mi tremavano. Fu uno sguardo incoscente, uno sguardo che aumentò in me la voglia di prenderlo a sprangate, di picchiarlo, di fargli sentire il dolore che lacerava le mie carni in quel momento.
'Violet, fermati, ti prego, Violet, lascia che ti parli.' urlava a sproposito, le sue parole non nascondevano un velo d'alcol che le appannava e mi fece ancora più schifo perché si sentiva che era schifosamente ubriaco. Per un attimo riuscii a raggiungermi mentre continuavo la mia folle corsa.
Tentò di prendermi per un polso ma io lo strattonai talmente forte che lui cadde a terra.
Non m'importava.
Uscii dall'albergo con la valigia tra le mani e una specie di scheggia di vetro nel cuore, sempre continuando a correre, finché ad un tratto mi fermai, ero senza fiato, non avevo più la forza di correre, nemmeno di respirare, temevo che mi fosse rimasta solo la forza di piangere, e piangere ancora. M'inginocchiai al suolo tenendomi la testa tra le mani, come per  eliminare quegli ultimi cinque minuti schifosi. Come aveva potuto farmi una cosa simile? Ti amo, mi diceva. Che valore avevano per lui quelle parole? Nessun valore, ecco la verità. Diceva ti amo come diceva un buongiorno la mattina, dava baci come se stesse firmando autografi e illudeva le persone come se fossero caramelle. In quel momento sentii di essere stata solo un trofeo per lui, un trofeo da lucidare e mettere in vetrina, insieme ad altri migliaia di premi.C'era solo un'immensa fregatura in tutta questa storia: io lo amavo. Lo amavo come amavo vivere, come amavo respirare.
Io mi ero perdutamente, follemente, inspiegabilmente innamorata di Harry Styles.
Ma chi era la persona di cui mi ero innamorata? Harry, il ragazzo disposto ad aprirti il cuore e a darti tutto l'amore del mondo, o Harry Styles, la star senza cuore e sentimenti, che cambiava una ragazza al giorno? In quel momento tutto mi spingeva a credere che il vero Styles corrispondesse alla seconda descrizione.
Mi ritrovai sola, di nuovo sola a dover riprendere un nuovo aereo, un aereo per Londra.
'Non era andata secondo i miei piani.' pensai, mentre il velivolo mi riportava verso Londra, lontano da Harry, ma non lontano da quella scena che continuava a tartassarmi la mente,senza sosta.



Chi sta cominciando a conoscermi, avrà capito che nelle mie fan fiction nulla fila dritto.
Non mi piace cadere in scontati lietofini, non subito perlomeno.
Che ne pensate bellezze di questo capitolo?
Traumatico no?
Harry avrà le sue ragioni o è un fottutissimo stronzo e basta?
Starete a vedere, il tutto nella prossima puntata (?)
Grazie sempre e dormite bieeen (?) c:

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Capitolo 7
*** Chapter seven. ***


Harry Styles.

Tentai di raggiungerla, ma correva troppo forte e in quel momento temevo di non ricordarmi nemmeno il mio nome. Tentai di correre ma inutilmente, ogni mio movimento mi faceva sbandare sulle pareti dei corridoi e tutto appariva sfocato ai miei occhi, era come se non fossi presente in quel momento e ricordavo a tratti quello che accadde quella sera.
Ricordo che era stata una giornata fitta di interviste, io e i ragazzi avevamo bisogno di rilassarci e così decidemmo di andare in un locale, per trascorrere una serata tra amici.
In più tutti e quattro i ragazzi avevano notato che ero un po' giù e in effetti avevano ragione: era come se essere distante da Violet fosse come pugnalarsi più volte con una lama affilata, la distanza che ci divideva in quel momento mi fece capire che io non ero infatuato di Violet, io l'amavo, l'amavo più della mia stessa vita. Starle lontano era in qualche modo come impedirsi di respirare.
I ragazzi avevano ragione, avevo bisogno di distrarmi. Entrammo in questo locale affollatissimo e Zayn mi si avvicinò all'orecchio sussurrandomi che c'era qualcuno per me, al bancone dei cocktail.
Così mi avvicinai al bancone, dove un barman stava sperimentando un nuovo cocktail. Poi la vidi, avvolta in un miniabito dalle sfumature celesti e i capelli biondi che le correvano sulle spalle.
Era Taylor che mi stava aspettando? Evidentemente sì , visto che m'invitò ad avvicinarmi a lei con un movimento scattante delle dita.
Quella ragazza era bellissima, ma Dio, non la sopportavo davvero. C'erano state altre occasioni in cui avevo avuto la possibilità di starle accanto, a vari avvienimenti o serate particolari, e ogni secondo che passavo con lei, più mi rendevo conto di quanto fosse vuota ed infantile. Insomma ragazza, non bastano un fisico mozzafiato e due occhi blu, il tuo cervello deve contenere qualcosa, pensai.
Insomma, per cortesia mi avvicinai a lei ed abbozzai un sorriso, uno dei sorrisi più finti che avessi mai fatto esplodere sulla mia faccia.
'Ciao Taylor.' gli dissi e lei mi afferrò di scatto baciandomi le guance.
'Ciao tesoro.' disse lanciandomi un sorriso ammiccante. ' E' un po' che non ci vediamo, è un vero peccato.' disse sorseggiando un liquido sulle tonalità del fucsia nel suo calice.
'Si. Come ti vanno le cose?'
'Benissimo,dolcezza. Certo, a volte mi sento un po' sola, ma sai, bisogna accettare quello che la vita ci dà, non credi anche tu?'
'Concordo.' Volevo fuggire da quella situazione, non avevo nulla da dire a Taylor e lei si stava rivelando decisamente interessata.
'Ti vedo un po' spento,Harold. Posso offrirti un drink, così, per farti sciogliere un po'.
'Non ho voglia di bere, non stasera, ti ringrazio.' abbozzai un altro finto sorriso, con la speranza che lei capisse che non aveva chance e mi lasciasse andare,una volta per tutte.
'Ma che fine ha fatto Harry, il rubacuori più sexy del momento? Quell'Harry mi piaceva sai?' disse avvicinandosi ad una distanza pericolosa dal mio viso.
'Quell'Harry non è mai esistito.'  dissi abbozzando uno sguardo triste verso il basso.
Taylor ordinò lo stesso un drink, di cui ebbi intenzione di berne un sorso, non ero veramente in vena di ubriacarmi come un rincoglionito.
Proprio nel momento in cui il drink arrivò, un ragazzo, che mi parve di aver incontrato a qualche festa qualche tempo prima, mi venne incontro e mi abbracciò di scatto, facendomi togliere lo sguardo da Taylor e dal drink. Ci scambiammo le solite parole di circostanza e il ragazzo scomparve nella folla, così potei tornare al mio drink.
Lo avvicinai alle labbra e abbassando gli occhi notai che nel drink si stava formando una strana schiuma, insolito, pensai.
Lì per lì non ci feci caso: così bevvi un sorso, un solo sorso di quella poltiglia.
E il resto è storia, una storia di cui non sono sicuro di ricordare bene i pezzi.
E dopo tutto questo crollai nuovamente appoggiato alla parete del corridoio e scoppiai a piangere.
L'avevo persa, l'avevo persa per sempre, avevo perso la cosa più bella che mi fosse mai capitata nella vita.
Poi vidi Taylor sbucare fuori dalla camera, avvolta da un lenzuolo bianco.
Li capii ogni cosa: fu come se d'un tratto riacquistai la lucidità perduta, come se d'un tratto fosse tutto chiaro.
Nel momento in cui mi ero voltato per salutare quel ragazzo Taylor aveva disciolto qualche strana sostanza nel cocktail: questo spiegò la schiuma all'interno del calice e il fatto che fossi completamente incoscente dell'accaduto. Di mia spontanea volontà non avrei mai potuto tradire Violet, non l'avrei mai fatto.
Appena la bionda mi si avvicinò, mi alzai di scatto e puntandole il dito contro le chiesi: ' Cosa cazzo mi hai messo nel bicchiere?'
'Di cosa stai parlando?' mi chiese mostrando una finta, fintissima ingenuità.
'Lo sai benissimo, sai benissimo di cosa cazzo sto parlando.'
'Massù Harry, era l'unico modo per farti divertire un po'. sorrise.
'Mi fai schifo, mi fai un dannato schifo.' le dissi lanciandole lo sguardo più ricco d'odio nel mondo.
Rientrai in camera, m'infilai dei vestiti a caso e cominciai a correre nella notte newyorkese, mentre il freddo mi penetrava nelle ossa.
Correvo, correvo sfidando la notte, correvo sfidando le lacrime che mi offuscavano la vista, correvo verso Violet e lontano da quell'essere schifoso.
Arrivai ansimante all'aereporto ancora intontito dalla sostanza disciolta nel drink e cominciai a parlare con una signora dietro ad un bancone.
'Il primo aereo per Londra è già partito?' ansimavo, non riuscivo a calmarmi, con le pupille piene di lacrime.
'Si signore. Da circa dieci minuti.'
Mi lasciai cadere contro al bancone.
'L'ho persa.' sussurrai piangendo. 'L'ho persa per sempre.'



Sciaaaao bellezze.
Su questo capitolo voglio fare un piccolo chiarimento: le offese verso Taylor Swift in questo capitolo non sono assolutamente frutto di un mio pensiero, ho preso semplicemente Taylor come spunto per scrivere questo capitolo, pur non odiandola assolutamente. Taylor è meravigliosa, ci tenevo a metterlo in chiaro, magari qualche sua fan potrebbe offendersi. c:
Allora? Che ne dite? Alla fine Harry è stato manipolato. Generalmente le mie fan fiction su Harry non lo dipingono come un puttaniere (come altre fan fiction). Motivo? Semplicemente io non credo che lo sia. Ci tengo a ringraziarvi perché siete davvero tante, un particolare ringraziamento va alla mia 'fanzzzz numero uno' (lei capirà) per aver recensito questa storia dall'inizio.
Siete magnifiche, aspetto vostre recensioni. x

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Capitolo 8
*** Chapter eight. ***


Violet.

Arrivai a Londra quando le prime luci del mattino stavano cominciando a splendere sugli edifici. Insomma, fuori il sole splendeva illuminando la città, ma dentro me era come se fosse esploso un orribile temporale che, avevo l'impressione, non sarebbe finito presto. Entrai in casa e lanciai in un angolo la valigia, l'avrei disfatta dopo, il mio unico pensiero era quello di prendere un aspirina per placare il terribile mal di testa che si era impossessato del mio cranio. Appena presi l'aspirina dall'armadietto delle medicine mi venne voglia di prendere delle pastiglie a caso e di ingoiarle, per tentare di evadere da quella schifosissima realtà che non volevo accettare. Mi lanciai sul letto a pancia in su e cominciai a pensare, a pensare a tutto.
Se io non mi fossi mai innamorata di Harry come sarebbe andata? Sicuramente non mi sarei trovata su quel letto a piangere disperatamente in quel momento.
Le immagini di quella bionda sopra di lui mi perseguitava, non riuscivo a togliermela dalla testa, si ripeteva continuamente, non mi lasciava in pace.
Mi afferrai la testa tra le mani e scoppiai di nuovo a piangere, meravigliandomi di quante lacrime avessi in corpo.
Per quale cazzo di assurdo motivo lui era dovuto entrare nella mia vita, dirmi che mi amava, che mi amava con tutto se stesso per poi tradirmi così, con la prima zoccola che passava?
Mi giravo e rigiravo nel letto, con le lacrime che cadevano calde sul lenzuolo, macchiandolo di dolore, di un dolore che non mi meritavo di provare, non questa volta.
Poi d'un tratto il campanello suonò, spezzando il mio pianto disperato.
Mi piazzai davanti allo specchio tentando di nascondere le lacrime che avevano pugnalato il mio viso fino a qualche secondo prima, dovevo far vedere al mondo che IO stavo bene, IO potevo farcela.
Andai ad aprire e con mia sorpresa mi ritrovai di fronte ad Isabella, una mia cugina proveniente dall'Italia.
'Isabella!'
'Violet' mi disse abbracciandomi di scatto.
'Che ci fai qui?' le chiesi abbozzando un leggero sorriso.
'Sono venuta a trovarmi, era troppo che non ci vedevamo.' disse entrando in casa ed andando ad accomodarsi sul divano.
'Allora che mi racconti cuginetta?'
'Io nulla di che, avevo una voglia matta di vederti e di lasciare l'Italia, non sopportavo davvero più quell'ambiente.' scoppiammo entrambe a ridere. 'Tu cuginetta, come prosegue la vita?'
'Ho visto tempi migliori,diciamo.' abbozzai uno sguardo triste verso il suolo, senza fissare un punto ben preciso.
'Se vuoi parlarmene io sono qui, non scordartelo.'
Le raccontai tutto, per filo e per segno: l'incontro con Harry all'aereoporto, la lettera di mio padre alla grande quercia, i nostri momenti passati insieme e l'ultimo triste capitolo che aveva messo fine alla nostra storia.
'Dio mio.. non posso credere che ti abbia fatto una cosa del genere.'
'Nemmeno io. Sai qual è il problema? Io lo amo, lo amo follemente. E al momento non vedo una via d'uscita da tutta questa situazione.'  tentai di trattenere le lacrime ma una fuggì percorrendomi gelida una guancia.
'Non posso vederti così, Vio. Che ne dici se stasera, per distrarci un po', ce ne andiamo in un bel locale a fare baldoria?'  mi propose sfiorandomi una guancia con le dita.
Ero un po' titubante all'idea, avevo più volte ribadito che non ero una grande fan delle discoteche, ma in quel momento mandai affanculo i miei ideali, i miei valori e tutte quelle porcate che ci raccontano nella vita ed accettai l'invito di Isabella,abbozzando un amaro sorriso.

Harry.

'Ragazzi, l'intervista comincerà tra quindici minuti, fatevi trovare fuori dal camerino tra una decina di minuti circa.' disse una ragazza dai capelli rosso fuoco e un auricolare all'orecchio.
Annuimmo tutti e cinque, ma il mio sguardo era vuoto rispetto a quelli degli altri e i ragazzi se ne accorsero.
'Harry, che ti succede insomma?' chiese Louis in piedi a braccia conserte di fronte a me.
'Appunto, ce lo domandiamo tutti e quattro.' aggiunse Zayn dall'altro lato del camerino.
'Non preoccupatevi ragazzi, sono solo un po' stanco,ecco.' dissi accennando un sorriso fintissimo,  tanto per rassicurare i ragazzi.
'Ti abbiamo sentito singhiozzare stamattina dietro alla porta del bagno ed è da ieri che hai gli occhi gonfissimi.' disse Liam con sguardo preoccupato.
'Forza Harry, siamo i tuoi migliori amici, con noi puoi parlare.' aggiunse Niall, i suoi occhi azzurri erano impregnati di tristezza.
Erano veramente dei grandi amici, i migliori.
'Ok ragazzi. Ieri sera al locale ho trovato Taylor, mi ha offerto un drink e io mi sono voltato per qualche secondo. Poi sono tornato al mio drink e dentro c'era una strana polverina, ma lì per lì non ci ho badato più di tanto e l'ho bevuto. Poi ci siamo ritrovati in hotel, Taylor era sopra di me e Violet è entrata nella stanza e ci ha visti. Poi Taylor ha ammesso di aver sciolto nel mio cocktail qualche strana sostanza,ecco perché non ero coscente di quello che stavo facendo.'
I ragazzi ascoltarono il mio racconto allibiti e senza parole.
Poi Louis esordì prendendo parola. ' E che ci fai ancora qui,Styles!'
'Eh?' non capivo quello che Louis intendesse, tra qualche minuto avevamo un' intervista e se me ne fossi andato i manager ci avrebbero ammazzati con le loro mani.
'Prendi il primo aereo per Londra e vai da Violet, spiegagli quello che veramente è successo e riprenditela!' disse Zayn venendomi in contro.
Gli occhi si riempirono di lacrime a quelle parole, ero fortunato ad avere accanto quegli straordinari amici. Così abbracciai uno ad uno i ragazzi e cominciai a correre fuori dallo studio televisivo, verso l'aereoporto e verso Violet.
'L'avrei di nuovo avuta mia' pensai.


Ciao bellezze, innanzitutto vi ringrazio ancora per le vostre recensioni, siete dolcissime sjstex **
Questo diciamo che è un capitolo di transizione, insomma, tra un po' succederà un casino shetxd **
Vi avviso che purtroppo stiamo per giungere al termine e sono tristissima di annunciarvelo perché ormai anchio mi sono affezionata ad Harry e Violet e a tutte voi c:
Vi aspetto bellissime, mi raccomando fatemi sapere che ne pensate e se siete curiosee xx

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Capitolo 9
*** Chapter nine. ***


Violet.

M'infilai un abito sulle tonalità del blu e dei tacchi alti.
Quello non era il mio stile, ma in giro ho sempre sentito dire che quando le persone rimangono deluse, profondamente deluse, esse cambiano.
E' come se in quel momento dentro me si stesse attuando un processo di cambiamento, una metamorfosi che mi avrebbe condotto lontano dalla vecchia Violet.
Non volevo limitarmi a sembrare più forte, io volevo essere più forte di modo che nessun altro si sarebbe mai più permesso di giocare con i miei sentimenti.
La gente doveva capire che Violet non era un oggetto da utilizzare e gettare nel cestino: tutti loro dovevano capire che Violet era una roccia e le rocce, si sa, non si spezzano.
Il processo di autoconvincimento sembrava funzionare, poi Isabella comparve sulla porta per chiedermi se fossi pronta.
Lanciai un' ultima occhiata distratta allo specchio e annuii con un cenno veloce del capo.
Salimmo in auto e passai tutto il tragitto in silenzio, lanciando sguardi vuoti sull'asfalto grigio.
Le luci arancio dei lampioni illuminavano Londra ed io tentavo di apparire il più felice possibile. Dentro? Morivo. Dentro morivo, lo giuro. Era come se fossi completamente svuotata, svuotata dai sentimenti, svuotata dai colori per lasciare posto ad una sola tetra oscurità. Ma sul mio viso, la parte superficiale che tutti potevano vedere, era dipinto un sorriso, il sorriso più falso di sempre.
Arrivammo di fronte ad un locale pieno di luci e colori, la musica assordante si sentiva fino dal di fuori.
Entrammo e fummo subito investite da un mix di rumori assordanti e luci abbaglianti, il tutto mi mise ansia.
Ma io dovevo cambiare cazzo, basta deboli insicurezze, basta prese per il culo, basta, basta e basta. Lo urlai perfino dentro alla mia testa e la sentii esplodere,
Dovevo sciogliermi,dovevo assolutamente lasciarmi andare e lasciare anche che le debolezze scivolassero dal mio corpo, per poi cadere a terra, per poi abbandonarmi definitivamente.
Mi avvicinai al bancone dei coktail. Ne ordinai uno. Poi uno ancora. Poi persi il conto ed insieme al conto persi anche la lucidità. Ma perlomeno cominciavo a lasciarmi andare: mi lanciai in mezzo alla pista e cominciai a ballare e per qualche minuto scordai tutto: Harry, la bionda, il dolore.
C'era solo la musica, il caos e le luci, le luci della pista da ballo. Nessuna traccia di dolore, zero ricordi,zero ferite.


Harry.

Arrivai a Londra qualche ora dopo, presi un taxi e mi fiondai di fronte alla porta dell'appartamento di Violet.
Cominciai a bussare ripetutamente alla porta, forse un centinaio di volte, ma nessuna risposta, nemmeno un mugugno ricevetti dall'altra parte.
Poi una signora che abitava nella casa di fianco a quella di Violet uscì dalla porta e notando la mia disperazione mi venne in soccorso.
'Violet non è in casa,ragazzo.'
'Lei per caso mi sa dire dove si trova,è veramente importante, la prego.' dissi quasi pregandola.
'E' venuta una cugina dall'Italia a trovarla, mi hanno detto che se ne andavano in un locale, un certo Funky, Funky qualcosa..'
'Grazie mille signora, ho capito dove si trovano!'
Salutai la signora con un cenno del capo e mi fiondai in auto, una decina di minuti dopo mi trovai di fronte al locale  dove si trovava Violet con la cugina.
Mi precipitai all'interno della struttura e la vidi subito, ballava tra la folla, ma non sembrava lei.
Si scatenava dandosi alla pazza gioia, non era nel suo stile.
Lì per lì m'incazzai e sentii un forte senso di gelosia penetrarmi nelle ossa, ma poi mi ricordai che io, solamente io, avevo causato tutto questo.
Lei mi amava, mi amava con tutta se stessa e io avevo combinato un casino, anche se inconsapevolmente.
Mi lanciai nella folla, la presi per un braccio e lei tentò di spintonarmi ma riuscii comunque a portarla fuori dal locale.
'Lasciami stare brutto stronzo, mi fai schifo, non provare a sfiorarmi.'  disse barcollando con una bottiglia di vodka tra le mani. Non era ubriaca, era completamente andata.
Si portò la bottiglia alla bocca e ne bevve un sorso del contenuto.
'Piantala, non vedi come ti stai riducendo?' le dissi strappandole la bottiglia dalle mani.
'Tu invece eri sobrio quando ti sei scopato quella lurida zoccola!' disse prima di cominciare a piangere disperata.
'Io ti devo spiegare, tu mi devi permettere di spiegarti,ti prego, cerca di ascoltarmi.'
'Non c'è molto da spiegare,sai, Styles? Lei è una troia, a te piacciono le troie e te la sei scopata. Automatico no?' disse ridendo tra le lacrime.
Poi d' un tratto cominciò a correre, a correre verso la strada.
Tentai di raggiungerla, tentai di correre più forte ma fallii.
Mentre continuava la sua folle corsa verso la strada un auto la abbagliò con i fari e la investì.
Cominciai a correre disperato, le lacrime mi appannavano la vista.
Raggiunsi il suo corpo immobile, balzato sul grigio dell'asfalto e mi chinai al suo cospetto, prendendole il viso tra le mani.
'Chiamate un'ambulanza, chiamate un'ambulanza!' urlai facendo cadere sul viso di Violet alcune delle mie lacrime calde,mentre alcune finirono sull'asfalto gelido.
Sentivo lo stomaco contorcersi mentre tenevo tra le braccia il suo corpo rigido e immobile: fu in quel momento che capii che senza di lei, io, io non ero niente.
Niente.



L'avete capito ormai,no? Mi piace aggiungere dei colpi di scena da infarto, non odiatemi per questo lol.
Direi che è un capitolo abbastanza decisivo, ci stiamo avvicinando sempre di più al finale della storia.
Che dite, sarà un finale tragico o l'amore trionferà?
Per scoprirlo dovrete avere ancora un pizzico di pazienza. Ci tengo per l'ennesima volta a ringraziare tutte voi, che mi supportate sempre, recensendo e seguendo le mie storie.
Vi adoro splendori e..al prossimo capitolo. x

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Capitolo 10
*** Chapter ten. ***


Harry.

Un ragazzo che era nei dintorni chiamò l'ambulanza che arrivò circa cinque minuti dopo.
Delle persone vestite di un arancio fosforescente trasportarono delicatamente Violet su una barella e poi la posizionarono sull'ambulanza.
'Lei viene con noi?' mi chiese un uomo sulla quarantina quandò notò che salii sull'ambulanza, tenendo stretta convulsamente la mano di Violet.
'Si, vengo con voi, non la lascio per nessun motivo al mondo.' dissi, mentre sentivo le pupille pizzicarmi.
Dovevo trattenere le lacrime, dovevo essere forte per lei e Violet avrebbe sentito la mia forza attraverso le vibrazioni che le inviavo tenendole stretta la mano.
Durante il tragitto verso l'ospedale non tolsi mai gli occhi dal suo viso pallido e immobile, non apriva gli occhi, non muoveva un dito e il tutto mi fece andare in panico. Se le fosse successo qualcosa io non me lo sarei mai perdonato, mi sarei sentito colpevole fino alla fine dei miei giorni. Se solo io non avessi bevuto quel drink, se solo Taylor non fosse mai esistita. Scacciai quei pensieri con un cenno del capo, non potevo nemmeno analizzare per un secondo l'ipotesi che Violet non ce la facesse, era un'ipotesi da escludere a priori.
Arrivammo finalmente in ospedale, trasportarono la barella giù dall'ambulanza e portarono Violet in un immenso corridoio bianco, dalle pareti spente e dai pavimenti grigiastri.
Volevo seguirla, non volevo lasciarla sola nemmeno un attimo ma un'infermiera mi bloccò l'accesso dall'enorme stanzone in cui portarono Violet, invitandomi cortesemente ad attendere in una delle numerose seggiole presenti nel corridoio. Non volevo sedermi, non volevo attendere, così mi lasciai cadere appoggiando la schiena sulla parete bianca dell'ospedale e appoggiai la testa sulle ginocchia, mettendomi le mani nei capelli. Dall'esterno chiunque poteva sostenere che io avessi l'esistenza perfetta: una boyband famosa in tutto il pianeta, soldi,donne.
Io in quel momento avrei rinunciato ai miei averi, alla mia carriera, a tutto ciò di materiale che mi circondava per la salute di Violet.
Avrei rinunciato alla musica, alla band, a tutto purché Violet tornasse sana e salva da quella sala d'ospedale, pur di rivedere i suoi occhi vispi e blu, pur di toccare ancora le sue mani e di baciare ancora le sue labbra rosa.


Passò circa un' ora, che trascorsi tentando di non piangere ma fallendo tutte le volte.
Poi un uomo di colore vestito con la tipica divisa da medico uscì dallo stanzone e mi venne incontro. Mi alzai di scatto e lo raggiunsi: mi sentivo gli occhi gonfi, le gambe a pezzi e il cuore.. non parliamone.
'Allora, la prego mi dica come sta.' gli dissi quasi implorandolo, sperando con tutto me stesso che le notizie fossero buone.
'La situazione non è del tutto positiva, ma perlomeno è stabile. Ha subito un impatto contro l'auto veramente forte, ma non ha subito danni agli organi vitali interni. Abbiamo scelto di indurle il coma farmacologico per circa quarantotto ore. Quando si sveglierà potremo verificare la situazione.'
Un velo di sollievo mi rincuorò l'anima. Insomma, Violet era stabile e non aveva subito danni gravi agli organi vitali.
'La prego, la posso vedere?'
'Certamente, per quanto mi riguarda può anche passare la notte al suo fianco. Le svelerò un segreto: dicono che le persone in coma naturale o in coma farmacologico vengano positivamente stimolate sentendo voci provenienti dall'esterno.'
'Vuole dire che loro ci sentono? Cioè, se io dovessi parlare a Violet lei potrebbe sentire le mie parole?'
'Lei non potrebbe sentire le sue parole: lei sentirà le sue parole,per filo e per segno. Il suo cervello si terrà in allenamento per queste quarantotto ore di 'spegnimento' e immagazzinerà le parole che lei pronuncerà, come un qualsiasi altro normale discorso.'
'La ringrazio dottore.' dissi accennando un lieve sorriso ed entrando nella stanza di Violet.
Lei giaceva su un letto bianco e pallido, i lunghi capelli biondo cenere le correvano sulle spalle, finendo spettinati sul cuscino.
Trasportai di fianco al letto una poltroncina di pelle nera, le afferrai la mano e cominciai ad accarezzargliela.
Poi presi parola.
'Violet..amore mio.. mi fa uno strano effetto parlarti ora e sapere di non ricevere una tua risposta immediata. Ma prima parlavo con il tuo dottore, è un uomo simpatico sai?- dissi sorridendole. 'Insomma, lui mi ha confidato che tu mi puoi sentire, e io spero che non mi abbia preso per i fondelli, perché quello che ti sto per dire è davvero, davvero importante.' Presi fiato, poi ricominciai a parlare. 'Solo tu sai il dolore che ti ho causato. Il dolore che per colpa mia hai provato è la ragione per cui tu ti trovi in questo letto d'ospedale adesso. E io mi faccio davvero schifo per questo.' Le parole vennero interrotte da un pianto che non riuscii a trattenere. 'Voglio raccontarti per filo e per segno quello che accadde quella sera e ti chiedo solo che tu ti possa fidare di me, per quanto difficile possa essere in questo momento. Ero andato in un locale con i ragazzi, ero a pezzi, mi mancavi, Dio solo sa quanto mi mancavi. Incontrai Taylor al banco dei drink, lei cominciò a provarci, io rimasi impassibile: poi lei mi offrì un cocktail, io accettai e fu quello ad incastrarmi: Taylor aveva disciolto qualche strana sostanza nel bicchiere, il che mi fece perdere la lucidità e quello che accadde dopo è storia. Io non ti avrei mai tradito di mia spontanea volontà,Violet. Mai. Prima di conoscermi anche tu sapevi le voci che circolavano su di me: Harry Styles, il puttaniere. Harry Styles che cambia una ragazza ogni sera. Solamente tu Violet hai capito che quella non era la verità: tu sei andata oltre Harry Styles, tu hai avuto l'amore e la pazienza di conoscere Harry, il ragazzo che causa meno scalpore secondo i paparazzi.
Ma io sono Harry, tesoro mio, io sono solo Harry: un ragazzo di diciannove anni, con un senso dell'umorismo incomprensibile e una faccia da cupcake.' dissi sogghignando. ' Ed Harry ti ama,Violet. Con tutto se stesso. E ha capito che senza di te è come se lui si annullasse. Insomma, da quando io ti ho conosciuto ho imparato anche a conoscermi meglio, a capire che quel ragazzo di Holmes Chapel si poteva ancora salvare, egli era nascosto da qualche parte dentro di me e tu l'hai tirato fuori. Io ti amo Violet, più della mia stessa vita.'
Chinai il volto  sulle lenzuola bianche e diedi un leggero bacio alle labbra pallide di Violet.
Proprio in quel momento una leggera lacrima percorse la guancia di Violet: sorrisi. Lei aveva sentito tutto, dall'inizio alla fine. Appoggiai la testa sul letto e tentai di prendere sonno, la mia mano intrecciata in quella di Violet.


Violet.
Sentii dei tiepidi raggi di sole penetrarmi le pupille, così le richiusi qualche secondo dopo.
Poi tentai di riaprirle debolmente, la luce mi dava un fastidio terribile.
Poi, quando riacquistai piano piano la vista, voltai il viso verso destra e un ammasso di ricci scuri erano depositati sul materasso,esattamente di fianco a me.
Harry dormiva, dormiva beatamente. Sorrisi a quell'immagine.
Poi mi venne un colpo di tosse ed Harry si svegliò e appena vide i miei occhi aprirsi esplose in un sorriso a trentadue denti.
'Oddio, che bello vederti tesoro mio.'
Gli sorrisi. Notai il suo sguardo interrogativo, notai anche che non sapeva come comportarsi. Probabilmente si domandava se avessi sentito il suo discorso.
'La risposta è sì.' dissi debolmente.
'A cosa?' mi chiese incuriosito.
'Ho sentito il tuo discorso. E si. Mi fido di te. Ho capito tutto quello che è successo. E non so per quale dannata e fottuta ragione ma i nostri percorsi si sono intrecciati e con essi anche le nostre vite.''
'Io so invece il perché.' disse lui sorridendo. 'Perché il destino ci ha uniti,Violet. E niente ci separerà, sempre se sei d'accordo.'
'Diciamo che concordo con te.' dissi sghignazzando.
Harry si chinò con le pupille piene di lacrime di commozione e mi diede un bacio sulle labbra, poi mi accarezzò i capelli.
Poi il dottore entrò, mi fece le visite di rito ed esordì dicendo: 'Signorina Violet, non si lasci scappare questo ragazzo. Se n'è stato con la testa china su questo letto per quarantotto ore, senza mai andarsene da qui. '
Mi voltai verso Harry e sussurrai: 'Non me lo lascerò scappare dottore. Non me lo lascerò scappare.'
Nel pomeriggio il dottore disse che potevo tornare a casa, così m'infilai un paio di jeans e una maglietta e fui pronta per lasciare l'ospedale.
Harry mi prese per mano e mi sussurrò all'orecchio: 'Ti va di venire con me in un posto,principessa?' mi disse sorridendo.
'Verrei ovunque con te Harry, ovunque.' gli dissi stampandogli un bacio leggero sulle labbra.
Salimmo in macchina e appena vidi un'immensa distesa di alberi capii. Harry mi aveva riportato all'Hyde Park, dove ebbe inizio tutto.
Raggiungemmo mano nella mano la grande quercia dell'amore. Nell'aria vi era una leggera brezza che lasciava un tocco frizzante sulla pelle.
Ci chinammo entrambi alle radici della grande quercia ed Harry prese parola.
'La voglio ringraziare Bob. Non ho avuto l'onore di conoscerla, ma ha messo al mondo una figlia perfetta. Giuro che la proteggerò come lei vorrebbe e che le starò al suo fianco, qualunque cosa accada.' disse accarezzando la corteccia della quercia.
Sorrisi a quelle parole ed
accarezzai la guancia di Harry. Poi seppi che era arrivato il mio momento, era l'ora di parlare con il mio papà.
'Che dire papà, sei da sempre stato il mio eroe, il mio porto sicuro. E se devo dirti la verità, quando nella tua lettera mi comunicavi che avrei trovato il mio grande amore a Londra, un po' pensavo che fossi impazzito. Invece avevi ragione. Harry è il mio grande amore,l'angelo che tu hai inviato sulla terra per proteggermi e starmi accanto. Grazie papà, grazie di cuore.'
Diedi un bacio alla corteccia della grande quercia e poggiai sulle sue imponenti radici una margherita, in onore del mio papà.
Poi guardai Harry e lui ricambiò il mio sguardo, accarezzandomi una guancia.
Poi ci alzammo, mi prese per mano e ci allontanammo dalla grande quercia, verso un nuovo inizio.
Verso la nostra nuova vita insieme.



Ci siamo ragazze.
E' arrivato il momento di salutarci.
Si può dire che questa fan fiction sia stata una piccola grande avventura, un percorso che abbiamo condiviso insieme. Non smetterò mai di ringraziarvi, non mi aspettavo di ricevere così tante recensioni e così tanti consensi. In ogni recensione vi siete dimostrate sempre dolcissime e gentili, mi avete reso tanto felice. Per me è sempre triste finire una ff, ma questa ha un significato particolare per me, siccome molte cose sono tratte da una storia vera. Io vi ringrazio ancora e spero che anche per qualche secondo, in un capitolo o in una parola, voi vi siate emozionate leggendo le vicende di Harry e Violet e che in qualche modo questi due personaggi vi abbiano fatto sognare.
Grazie di cuore ragazze, siete state fondamentali e meravigliose.
Alla prossima avventura,
                                            vi voglio bene x


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