Passato e Presente

di ValeAki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Passato e Presente
°

“Igneel! Igneel! Aspettami!” urlò una piccola bambina dai capelli dorati, correndo per un piccolo prato alla ricerca di un ragazzo. “Igneel, non lasciarmi indietro! Aspettami!” ripeté, con tono ancora più alto, cercando di fermare la frenetica corsa del suo “amico”. “Layla, sei troppo lenta! Vienimi a prendere!” con una boccaccia, il ragazzo dai capelli rosso fuoco diede uno sprint alla sua corsa, fino a scomparire dal campo visivo della bionda. Layla si fermò in quel campetto, stanca e ansimante: quella mattina era uscita di nascosto dal castello per stare un po’ con Igneel, ma lui aveva trasformato il tutto in una corsa senza fine. Se suo padre avesse saputo che passava il suo tempo con qualcuno più povero di lei, si sarebbe messa nei guai. Non l’avrebbe più fatta uscire di casa o peggio, avrebbe fatto allontanare Igneel! E lei non voleva. Si sedette come meglio poté per non sporcarsi, riprendendo fiato. Igneel era il suo primo e unico amico e, se ripensava a come l’aveva conosciuto, le veniva ancora da ridere. Di certo, il loro non era stato un incontro normale!

Una mano sconosciuta si intravide dalla finestra della piccola Layla, aggrappandosi con forza alla base in pietra. La bionda si avvicinò, incuriosita, scorgendo da sotto la finestra una chioma rossa e sbarazzina, che sbraitava all’indirizzo di alcuni uomini là dietro. “Ehi tu!” la voce del rosso la fece sobbalzare: non aveva mai sentito una voce così calda e rassicurante, benché si fosse riferito a lei con tono aggressivo. “Invece di stare lì a fissarmi aiutami a salire, che se mi beccano mi ammazzano!” sbuffò. La piccolina annuì, porgendo una mano a quella libera del rosso, che la afferrò all’istante. Peccato che fosse molto più pesante e che per poco non la fece finire la fuori lì con lui. Superato l’ultimo ostacolo e aggrappatosi finalmente anche con i piedi, riuscì a sedersi sul piano in pietra, mostrando a Layla il suo volto: le sopracciglia corrugate, gli occhi sottili e scarlatti –bellissimi, a detta della bionda- con la bocca arricciata in una smorfia, che lasciava intravedere i canini appuntiti. In un secondo la sua espressione cambiò, facendo rilassare completamente i lineamenti del suo volto e sorridendo alla piccola bambina che si ritrovava di fronte. “Grazie per avermi aiutato. Sai, quelli lì fanno un mare di storie per due mele!” ghignò, mostrando il maltolto alla piccola. Ne mise una nelle sue mani, conservando la seconda. Gli occhi scarlatti percorsero tutta la stanza, notando dov’era effettivamente capitato. ‘Così è una nobile...’ pensò, tornandola a fissare intensamente. Layla sobbalzò, arrossendo appena e riparandosi dietro la sua scrivania. “C-chi sei? Che cosa vuoi?” domandò, impaurita. Il rosso balzò dalla finestra e atterrò nella sua camera, sbuffando. “Io sono Igneel. Mi serve solo un posto dove stare cinque minuti, il tempo che quei due se ne vadano.” Disse semplicemente, guardandola altezzoso. La piccola si allontanò dalla scrivania, andandogli incontro e porgendogli una mano. “Layla.” Eppure, ‘Igneel’... quel nome lo aveva già sentito, ne era più che sicura. Il ragazzo le sorrise, regalandole un sorriso a trentadue denti a cui la piccolina non rimase di certo indifferente. “Mi dispiace che un poveraccio come me sia venuto nella tua stanza... ora dirai a tuo padre di cercarmi e uccidermi?” le regole a quei tempi erano chiare: nessun povero doveva avvicinarsi ai nobili, per nessuna ragione al mondo: portavano morte. Stupide superstizioni. Si diceva che nei piccoli villaggi ci fosse di tutto, come malattie mortali e cibi che, al sol vederli, ti lasciavano stecchito. Eppure, pensò Layla, la mela che teneva in mano non le aveva ancora fatto nulla e l’unica malattia contagiosa che il rosso portava con sé era il suo sorriso. Si ritrovò a sorridere, mentre il rosso ispezionava il terreno sotto la finestra, vedendo se i mercanti che lo cercavano se ne fossero andati: pericolo scampato. “Beh, quei due non mi cercano più... è stato un piacere, Layla.” Disse, mentre un piede era già sul piano della finestra. Layla lo fermò per una manica, mentre il rosso alzava un sopracciglio. “T-ti va se diventiamo amici?” chiese, imbarazzata. Igneel sorrise. “Certo principessa, domani mi vedrà al suo cospetto!” scherzò, imitando un baciamano. “A domani!” esclamò, saltando giù. “A domani...” sussurrò Layla, davanti alla finestra.
 

Igneel si avvicinò piano, notando la bionda assorta nei suoi pensieri. Le sventolò una mano davanti gli occhi, riuscendo a ridestarla e a portarla nella realtà. “Igneel! Devi smetterla di lasciarmi indietro!” lo rimproverò, fingendosi offesa. Igneel rise. “Mi scusi principessa, non pensavo fosse così lenta!” la canzonò. “Ancora con la storia della ‘principessa’? Ti ho detto di smetterla di chiamarmi così!” sbuffò. Igneel sorrise, prendendola per mano. “Principessa, dovreste essere più veloce. Stavamo per perderci lo spettacolo.” Layla non rispose alla sua frecciatina, ma gli riservò un’occhiata perplessa. “Spettacolo?” Vide il rosso annuire, mentre la portava in una piccola altura. Ah già, che stupida. Quello era il giorno della festa paesana... quella festa meravigliosa a cui lei non poteva partecipare. Vide dei bellissimi fuochi d’artificio elevarsi in aria, mentre la fontana al centro del paese si attivava e cominciava a far esibire l’acqua in una danza meravigliosa. “Mi dispiace il fatto che tu non ci possa partecipare, ma almeno volevo farti vedere l’apertura. Non è meravigliosa?” le chiese, osservando gli occhi della più piccola brillare. Diede una veloce occhiata al suo orologio, sbiancando immediatamente. Layla sarebbe dovuta rientrare già da un pezzo. Pazienza, avrebbe risolto la questione, se ci fossero stati problemi... in un modo o nell’altro. Quando lo spettacolo finì, le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. “Principessa, le va bene se la scorto fino a casa?” domandò, ironico. La bionda annuì, non prestando più nemmeno importanza all’appellativo che usava con lei. “Certo.”
Ripercorsero il prato a ritroso, arrivando davanti ad una piccola entrata nascosta del castello: è vero quando si dice che i nobili abbiano più scheletri negli armadi di quanto si pensi; tutti quei tunnel e quei labirinti servivano pur a qualcosa!
“Principessa, più tardi la vengo a prendere?” chiese il rosso, appoggiandosi al muretto. Layla mosse il capo in segno di diniego. “Mi dispiace, ma più tardi ho le lezioni private. Mi sarebbe piaciuto uscire di nuovo.” Si scusò. Igneel sbuffò. “Non fa nulla, ci vediamo domani, Layla.” Disse, voltandosi e salutandola con un gesto della mano. “A domani, Igneel.” Eppure, sembrava che nulla fosse cambiato dal loro primo incontro, sei mesi fa. Ma Layla sapeva perfettamente che tutto era cambiato, anche se non lo dava a notare. ‘Speriamo che mio padre non si sia accorto di nulla...’ pensò, percorrendo quel piccolo percorso che portava alla sua stanza.

°

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Layla sospirò, volgendo gli occhi alla grande vetrata del salone. Quelle asfissianti lezioni private erano finalmente finite! Al di là della finestra si vedeva il sole all'orizzonte, che tramontando creava una serie di riflessi varianti dal giallo al rosso. Assottigliò gli occhi, appoggiando il gomito al tavolo e portandosi una mano sotto la guancia, sospirando piano. Chissà cosa stava facendo Igneel... Fu malamente riportata alla realtà dalla voce del padre che, salutato l'insegnante privato, entrò nella stanza. “Com'è andata la lezione, Layla?” chiese, braccia dietro la schiena, passeggiando per la camera. “Bene, padre.” rispose, accennando un sorriso. Che svanì subito dopo. “Layla, sta succedendo qualcosa ultimamente? Dalla mattina fino all'ora di pranzo non esci mai dalla tua camera... c'è qualcosa che ti turba? C'è qualcuno che ti disturba?” domandò, portandosi due dita a lisciare i lunghi baffi sotto il naso. Layla sbiancò. “Ma-ma no, padre. È solamente un po' di stanchezza...” disse, sudando freddo. Suo padre non era di certo uno sprovveduto, aveva capito di sicuro che c'era qualcosa sotto. “Va bene... però domani ricordati di alzarti prima, c'è la festa a casa di tua cugina, ci andremo di mattina presto.” esordì, prima di sparire per il corridoio, entrando in una delle sue tante stanze, senza nemmeno dare il tempo a Layla di ribattere. “Ma domani...” -dovevo uscire con Igneel...-


 

Layla era nel suo letto, ginocchia al petto e braccia attorno ad esse. Avrebbe voluto avvertire Igneel del fatto che l'indomani non sarebbe potuta andare con lui, ma il sole era già tramontato, si sarebbe persa nel percorso che portava al villaggio. Tra l'altro, lei non sapeva minimamente dove abitava. Sospirò, la fronte contro le ginocchia. Magari avrebbe capito...
Uno strano dubbio però l'assaliva, una sensazione nostalgica riguardante la festa di sua cugina: in passato era successo qualcosa quando fu invitata da Lavy alla sua magione, ma ancora non riusciva a ricollegare tutti i punti del disegno, non riusciva a trovare il tassello mancante del puzzle che avrebbe fatto luce a quelle sensazioni. Si addormentò, cercando una risposta in quel riposo pieno di sogni.


 


 

Ragazzo, ancora qua sei?” un vecchietto che trainava un carretto si rivolse al giovane dai capelli scarlatti che, ridestatosi dai suoi pensieri, si affrettò a rispondere “Credo che per oggi rimarrò a villaggio.” Scorse le stradine del paese: era ormai l''imbrunire e tutti se ne stavano tornando a casa, sistemando le ultime cose o assicurandosi che orto e bestiame sia stato assettato. Igneel amava quel villaggio, le varie sfumature che lo componevano, la vita che giorno dopo giorno quelle persone portavano avanti... si sentiva quasi integrato in quello scenario. “Va bene, ma dovresti tornare a casa... i tuoi genitori non sono preoccupati per te?” domandò, appoggiando il carretto alla parete della piccola abitazione, poco lontana dal muretto dove era appoggiato Igneel. Già, i suoi genitori... la sua casa... non sentiva affatto la mancanza di quel luogo, né delle persone che lo abitavano, dai suoi genitori al suo odiato fratello. “Stia tranquillo, sto bene così.” rispose pacatamente, accennando un sorriso. Il vecchietto annuì, mormorando un 'buonanotte' e varcando l'uscio di casa.


 

Nella grande casa di Lavy, un pianto s'udiva in una stanza isolata: il pianto di una piccola bambina bionda, poco più di cinque anni che, singhiozzando, chiamava i genitori. Un ragazzo che casualmente passava per i corridoi la udì, precipitandosi accanto a lei. “Ehi piccolina, ti sei fatta male?” chiese, gentile, mentre accarezzava la testa della piccola per farla calmare. La bionda negò con un cenno della testa, cercando di calmarsi. “N-no, non trovo i miei genitori.” spiegò, asciugando le ultime lacrime che percorrevano il suo viso. “Ok...” disse il ragazzo, prendendola in braccio e sorridendole “...andiamo a cercarli!” Attraversati svariati corridoi, Layla scorse la figura del padre e della madre, scendendo dalle braccia del ragazzo e precipitandosi da loro. “Vi avevo persi però un ragazzo tanto buono mi ha aiutato! Vero?” si voltò, sorridente, credendo di vedere la figura del giovane che l'aveva aiutata. Invece, si trovò davanti le gambe degli adulti che riempivano la sala, mentre del ragazzo nessuna traccia.


 

Layla si svegliò, sgranando gli occhi: era l'ennesima volta che sognava quell'avvenimento avvenuto anni fa a casa della cugina e, per qualche scherzo della memoria, non ricordava mai il volto del ragazzo che l'aveva aiutata. Sospirò, ruotando gli occhi verso la sveglia: le 7:45; tra poco si sarebbe dovuta preparare per andare da Lavy. Si alzò dal letto, stringendosi nelle spalle per aver lasciato il tiepido calore del suo materasso. Un sorriso sincero si dipinse sul suo volto: tutto sommato era contenta di poter andare dalla cugina, non avendola vista per molto tempo; le piaceva sempre fare quattro chiacchiere con lei. Poteva sfogarsi un po' e dirle cose di cui invece non si sarebbe mai sentita di dire ai genitori. Indossò la vestaglia, scendendo di sotto per fare colazione con la famiglia.


 

Aaah, ma insomma! Dovevamo vederci più di mezz'ora fa e ancora Layla non è arrivata! Che diavolo le è successo?” Igneel sospirò, cercando di riacquisire la calma che gli mancava in quel momento. Probabilmente era uscita con i genitori, dato che aveva saltato il loro appuntamento. Rassegnato, attraversò il limite del boschetto vicino al villaggio lentamente, scrutando come il vento scuoteva le foglie o come gli animali si muovevano sinuosi, per nascondersi, non riuscendo però ad apprezzare appieno il panorama: la sua mente era troppo occupata da altri pensieri. Erano passati ormai sei anni da quando aveva lasciato la sua casa, e da pochi mesi viveva effettivamente al villaggio: quella vita non gli dispiaceva affatto, si era abituato ormai. Riusciva anche a guadagnare qualcosa lavorando per i contadini aiutandoli con l'orto o con il bestiame ed era sicuramente meglio di quella vita monotona che trascorreva prima! Era felice della scelta che aveva fatto, poter sentire il vento sulla pelle piuttosto che vederlo danzare da dietro una finestra, parlare apertamente con gli altri... e poteva anche affermare che la fortuna gli aveva sorriso quando, per sbaglio, incappò nella camera di Layla: era diventata una persona importante nella sua vita, un po' come un punto di riferimento, anche se la loro amicizia aveva solo tre anni! Di colpo smise di camminare. Era vero, tra poco sarebbero stati davvero tre anni da quando strinse amicizia con lei. Sorrise, riprendendo il suo cammino: tra qualche minuto avrebbe avuto un turno di lavoro, meglio arrivare in anticipo.


 


 

Layla, ma quanto sei cresciuta! Sei molto più grande dall'ultima volta che ti ho visto!” esclamò Lavy, le braccia al collo della cugina. Capelli turchini, grandi occhi color verdacqua, occhiali rosso fuoco e perennemente col sorriso sulle labbra! “Smettila Lavy, lo dici tutte le volte che mi incontri!” la rimproverò scherzosa lei, ricambiando l'abbraccio. “Ma come mai hai dato questa festa alla magione? È successo qualcosa di importante?” domandò, un'espressione di stupore in volto: si era persino dimenticata di chiederlo ai genitori! “Ma come, non lo sai?” chiese Lavy, sospirando. “Sei davvero un caso perso! Avevo già annunciato che ho finalmente trovato un ragazzo!” annunciò, sognante, con gli occhi che avevano già assunto la forma a cuoricino. Layla ridacchiò a quella scena, lasciandosi poi andare ad un sospiro. “Almeno voi ufficializzate tutto...” sospirò, senza rendersi conto di aver dato voce ai propri pensieri. Lavy alzò le sopracciglia in senso di domanda e, senza pensaci due volte, diede voce ai suoi dubbi. “Che vuoi dire? Hai trovato un bel ragazzo girando per le feste?” domandò, maliziosa, dando di gomito alla cugina. La diretta interessata avvampò immediatamente, scostando il braccio della turchina. “M-ma no, che vai dicendo... n-non c'è assolutamente nessuno!” negò, rinnegando il suo amore nell'angolo più profondo del suo cuore. Il suo amore non sarebbe mai e poi mai potuto sbocciare. Lavy capì che non avrebbe ottenuto nulla continuando in quel modo e finse di crederci. “Ok, ok, ti credo. Ti va di andare nella sala principale? Almeno così vedrai il ragazzo!” esclamò, cercando di risollevare un po' il morale alla cugina. “Ok... ma di quale famiglia nobile fa parte costui?” chiese Layla, alzando gli occhi fino ad incontrare quelli di Lavy. Tasto dolente. “Ehm, ecco... veramente non è un nobile, ma è un borghese particolarmente benestante. E poi comunque non m'importa minimamente della sua posizione sociale, la persona in sé è quella che va considerata!” esclamò, pienamente convinta delle sue parole. Layla assottigliò gli occhi, sorridendo. “Hai proprio ragione.” Arrivata nella sala principale, Layla ebbe modo di poter vedere il ragazzo: i lunghi capelli corvini erano scompigliati, lo sguardo rosso fuoco faceva raggelare il sangue nelle vene. Messi lui e Lavy vicini, erano completamente diversi! Lei curata, i capelli in ordine e i pregiati vestiti di tela senza neanche una piega; lui trasandato, con i capelli arruffati e i vestiti erano di tessuti non particolarmente preziosi. Lavy come aveva trovato un ragazzo del genere?! “Ehm, cugina Lavy, ti devo parlare... in quella sala.” Lavy capì al volo. Quando si parlava di quella sala, loro due si riferivano semplicemente alla cosiddetta “stanza dei segreti”: in pochi conoscevano l'esistenza di quella sala, situata dopo lunghi corridoi intersecati tra loro, dove potevano parlare in pace senza che nessuno le sentisse. Arrivate nella stanza, che era un vero e proprio paradiso femminile, Layla si sedette nel lussuoso divano rosso di fronte a quello dove, solitamente, si sarebbe seduta la cugina. Lavy invece mise l'acqua sul fuoco e due filtrini nelle tazze di porcellana azzurra sopra i medesimi piattini, poggiandoli nel tavolino di vetro posto tra i due divani. “Preparato il thè potrai dare sfogo a tutti i tuoi dubbi e le tue domande, aspetta solo tre minuti!” le sorrise Lavy, mentre Layla ricambiava: era un po' come la sorella maggiore che non aveva mai avuto. Messa l'acqua calda dentro le tazze, i due cucchiaini di zucchero e una foglia di menta, Layla, dopo aver sorseggiato il caldo liquido dentro la tazza, poté finalmente parlare.

°

 

Salve a tutti e grazie di essere arrivati quaggiù *-*
Che dire, questo è un capitolo un po' introduttivo, dato che ancora devo entrare nel vivo della storia...
...e non avendo nulla di meglio da fare, ho fatto degli schizzi dei personaggi xD
Layla: http://imageshack.us/photo/my-images/99/laylakimonochina.jpg/ e
Igneel: http://imageshack.us/photo/my-images/35/igneel.jpg/
N
on so, questa è una mia piccola idea sui loro aspetti che nemmeno volevo postare (una mia amica m'ha costretto xD) 
Ok, basta sproloqui xD
Alla prossima C:

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 

Aaah, finalmente ho capito come ti sei innamorata di quel ragazzo!” esclamò Layla, dopo la lunga chiacchierata con la cugina. “Non è molto normale essere salvati da chi ti getta nella battaglia!” la buttò sul ridere. “Hai ragione, ma che ci posso fare! Alla fin fine tutti hanno un cuore, e so che il suo è davvero nobile e gentile.” le sorrise la turchina, con fare dolce, mutando in un attimo la sua aria angelica. “Piuttosto, non è che anche tu hai trovato qualcuno?” chiese, con fare malizioso, facendo avvampare Layla. “Io... non lo so” sospirò la più piccola, abbassando lo sguardo. “Che significa amare, questo non lo so, e di certo non lo imparerò stando nel salone a leggere libri su libri di letteratura o storia con l'insegnante privato. Tra l'altro, se Gazil è un borghese, Igneel è un paesano...” disse, abbattuta. Lavy corrucciò le sopracciglia. 'Igneel', eh? Perché quel nome suonava familiare? “Un paesano, eh...?”spostò freneticamente lo sguardo da un capo all'altro della stanza, allarmandosi poi tutto ad un tratto. “Un paesano?!” Si alzò di scatto, prendendo le mani della cugina tra le sue. “Ma come, nemmeno tu approvi il fatto che a me piaccia qualcuno più povero di me?” sbottò Layla, con le lacrime agli occhi, esasperata. “No, non è questo, Layla! Se è un paesano, tienitelo stretto!” esclamò, in preda al panico. Layla rimase stranita: che cosa voleva dire? “Spiegati meglio, Lavy, non capisco...” La turchina respirò a fondo, calmandosi. “Forse i tuoi genitori non te lo hanno ancora riferito per non allarmarti, ma già da nord-est i fuochi sono incrociati! La battaglia presto raggiungerà il villaggio qua vicino e tutti gli uomini e i ragazzi saranno reclutati nell'esercito! Anche se ci saranno i nobili a guidare la battaglia, è sempre una guerra!” abbassò il tono di voce, avvicinandosi di più alla cugina. “I nobili non si curano dei paesani, pensano solo a loro nella guerra e gli altri li mandano a morire! Se non vuoi rinunciare al tuo amore, allora proteggilo!” esclamò, convinta. “Sì, Lavy, farò il possibile!


 

Cara, hai visto Layla? Ci sono alcuni nobili che hanno figli maschi, perfetti candidati per essere i futuri mariti di nostra figlia.” disse il padre di Layla, perfettamente tranquillo sorseggiando del vino rosso. “Ma caro, pensi sia giusto decidere così per nostra figlia? E se magari è già innamorata di qualcuno? O magari troverà un principe di un altro regno pronto a sposarla.” disse la bionda, prendendo la mano del marito. “Sai che del matrimonio combinato che hanno stabilito i nostri genitori non me ne sono mai pentita, ma non credo sia giusto nei confronti di Layla. Desidero che sia lei a costruirsi la sua vita.” esordì, decisa. “Ma cara...” “Niente ma!” la donna bloccò sul nascere i dubbi del marito. “Comunque credo che sia da Lavy a parlare di qualcuno...” il marito inarcò un sopracciglio. “E di chi mai dovrebbe parlare, di grazia?” domandò. “Mah, chi lo sa... ah, pensavo, potremmo comprarle qualche nuovo mobile rosso... ho scoperto che ama quel ...colore!”


 

Non passarono che pochi giorni dalla festa di Lavy e tutto si era risolto. Layla aveva spiegato a Igneel il motivo per cui non si era presentata quel giorno e lui l'aveva perdonata. Ma ricordando ciò che le aveva detto la cugina, Layla cercò in tutti i modi di attirare Igneel il più possibile vicino a sé, allontanandolo dalla guerra.
“Igneel, perché non entri nella mia casata come servo? Se ti assumerò potresti stare più vicino a me e senza la paura di essere scoperto!” propose Layla, sorridente. “Non credo proprio.” rifiutò Igneel. “Poi i servi non possono fare certe cose...” sussurrò, parlando più a se stesso che alla bionda. “Di cosa parli?” chiese Layla, non capendo. “Sicura di volerlo sapere?” domando Igneel, una punta di ironia nella voce. “Sono sicuro che poi ti arrabbi.” sorrise, incatenando il suo sguardo a quello di Layla. “Non mi arrabbio, ma dimmi a cosa ti riferisci!” esclamò lei, sempre più curiosa. “Ok, ok...” s'arrese il ragazzo. “...però chiudi gli occhi.” Layla fece quanto chiesto e Igneel avvicinò il suo viso a quello di Layla. Le labbra sempre più vicine a quelle della bionda, rosee e morbide all'apparenza. Resistette al desiderio di baciarla e posò le labbra accanto a quelle di Layla, sfiorandone gli angoli. “C-c-cosa?” la bionda si portò le dita a sfiorare gli angoli delle labbra. Una tiepida sensazione era rimasta impressa nella sua pelle, in contrasto contro il vivo rossore che aveva sulle goti. “P-perché l'hai fatto?” domandò. Igneel sorrise tristemente, abbracciando la ragazza. “Promettimi che ti ricorderai di me.” le sussurrò all'orecchio, dolcemente, come Layla credeva che mai avrebbe fatto. “Igneel, ma che stai dicendo?” domandò Layla, con le lacrime agli occhi. “Promettimelo.” ripeté, stringendo ancor di più a sé la ragazza. “Te lo prometto, ma dimmi cosa ti prende... per favore.” supplicò la bionda. “Layla, la guerra è imminente, e sai bene che io dovrò andare a combattere. Ma io tornerò vivo, te lo giuro. E quando tornerò, verrò da te.” sussurrò, mentre la piccola scoppiò a piangere contro il suo petto. Igneel le alzò il viso, asciugandole dolcemente le lacrime. “Dai, non piangere... sei più bella quando sorridi.” disse, mentre le labbra erano a contatto con la fronte di lei. Layla sorrise teneramente, avvolgendo le braccia al collo del ragazzo. “Domani ci sarai?” domandò, con la paura di perderlo. “Certamente, principessa.”


 

Gregory, sei sicuro di voler andare? È pericoloso gettarsi nel campo di battaglia!” esclamò una donna, rivolta ad un ragazzo dai capelli blu scuro. “Certo madre, state tranquilla. Io vado là solo per avere meriti e riconoscimenti, per poter guidare sotto il mio nome la nostra famiglia. Essendo generale, impartirò solo ordini, saranno quei pezzenti dei popolari a combattere per me.” esclamò beffardo il ragazzo. “Gregory, hic... sono fiero che tu sia mio figlio, hic... vai e vinci!” esclamò un uomo, con una bottiglia di alcool in mano. “Padre... anche se vi chiamo con quest'appellativo non vi considero più tale da tempo ormai... beh, madre, io vado.” detto ciò varcò la porta del grande palazzo dove risiedeva, per andare a guidare fieramente il suo esercito. Nel grande giardino lo attendeva il cocchiere, già pronto a partire. “Cocchiere... al villaggio.” disse solo, sedendosi dentro la carrozza e aspettando impazientemente d'arrivare a destinazione. 

   °

   

Holà! Ecco il terzo capitolo! Un po' cortino, ma ho voluto fermarlo qua per poter fare il quarto più lunghetto e intricato. Ringrazio chi segue, recensisce o semplicemente legge questa fanfiction e alla prossima!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Layla chiuse il quaderno e posò la penna dentro il calamaio, soddisfatta per aver finalmente finito i compiti assegnati dall'insegnante. Spostò silenziosamente la sedia e si alzò, diretta verso la sua camera. Prima di varcare la porta socchiusa, diede un ultimo sguardo alla grande vetrata, constatando che mancava ancora tempo al tramonto. Un sorrisetto compiaciuto si dipinse sul quel volto dolce e infantile: aveva fatto decisamente bene a completare una parte dei suoi compiti il giorno prima, avendo così più tempo per Igneel. Uscì dalla stanza e attraversò il lungo corridoio, bussando alla stanza del padre. “Padre, ho finito i miei compiti. Starò nella mia stanza, non chiamatemi fino a cena.” disse, parlando con un tono un po' più alto per farsi udire da dietro la porta, e attendendo la risposta del padre. Sentito borbottare un “va bene”, salì le scale per giungere alla porta della sua camera. Arrivata, aprì l'armadio per scegliere i vestiti meno sfarzosi che avesse: quel giorno sarebbe scesa a villaggio con Igneel e di certo non doveva farsi notare! Indossato un kimono davvero semplice, attraversò una botola segreta per uscire fuori dal palazzo. Superati quei tunnel, appena inoltrò la testa oltre l'oscurità che la circondava poté respirare a pieni polmoni la brezza primaverile, vedendo che Igneel era già là ad aspettarla, schiena contro un albero e capo abbassato. “Hai fatto presto oggi.” disse, alzando di poco il capo e imbattendosi nella figura di Layla baciata dal sole. I capelli biondi apparivano ancora più chiari e con quel kimono azzurro pareva una fata. Senza volerlo, arrossì impercettibilmente. “Sai, ieri ho anticipato i compiti di oggi per avere più tempo!” sorrise la più piccola, avvicinandosi a lui. “Vogliamo andare?” esortò, prendendolo per mano e avviandosi velocemente in direzione del villaggio. “Calma, calma!”
Preso il sentiero che conduceva al villaggio, presto davanti a Layla si presentò una vista mozzafiato –o almeno per lei. Gli alberi erano allineati sin dall'imbocco al paese, uno dopo l'altro e perfettamente paralleli all'altro lato. La campana suonava festosa, annunciando l'orario con i suoi rintocchi, riflettendo la luce che batteva su di essa per tutta la cittadina. I paesani lavoravano sodo finché la luce illuminava i loro campi e i loro bestiami, rassettando la terra o nutrendo gli animali. Le donne, inginocchiate accanto al fiume, lavavano i panni e si aiutavano tra loro, facilitando e velocizzando il lavoro. Layla rimase estasiata da quella realtà così diversa dalla sua, dalla complicità di quella gente l'uno con l'altro. “Ehi, se vuoi posso farti vedere casa mia.” disse di punto in bianco Igneel, notando lo scintillio negli occhi della bionda. “Certo!” esclamò lei con vigore, attirando l'attenzione di due o tre bambini. Percorsero il camminamento in pietra, arrivando in un casolare vicino al pozzo. Igneel aprì la porta, rivelandone una casa molto modesta, con un arredamento spartano. “Non sarà un granché, ma è accogliente e confortevole. Accomodati pure.” disse, andando verso il fornello e mettendo l'acqua sul fuoco, per preparare un po' di the. Layla si sedette nel letto, osservando la casa, curata e in ordine. Igneel mise l'acqua nelle tazzine e tolse i filtrini, posando il tutto nel tavolo, apprestandosi a parlare. Ma d'improvviso, un gran trambusto si sentì nel villaggio, il galoppare dei cavalli sempre più forte e le urla di terrore della gente, confuse tra i rumori degli spari delle pistole. Igneel si alzò immediatamente, facendo cenno a Layla di restare dov'era e dirigendosi verso la porta, aprendola quel tanto che bastava per vederci con un occhio. La visione che gli si era presentata davanti lo lasciò impietrito, gli occhi sgranati nel vedere la sagoma della figura dentro la carrozza. Terrore –o forse solo disgusto?- nel sentire la voce del ragazzo che sapeva aveva la sua età, e che aveva sperato di non dover mai più sentire. “Capito? Se mancherà anche solo uno di voi schifosi pezzenti, metterò a ferro e fuoco questo villaggio! Non scordatevelo!” Igneel chiuse la porta cercando di non farlo notare troppo, camminando lentamente all'indietro, i muscoli talmente immobilizzati da non permettergli di girarsi. “L-Layla, devi uscire immediatamente dalla porta sul retro.” disse, cercando di mantenere un tono di voce più fermo possibile. “Porta sul retro?” domandò la ragazza, guardandosi intorno e non notando nulla che potesse essere una porta, se non quella da cui il rosso aveva guardato poco prima. Igneel, in parte ripresosi, si girò e superò il letto dove era seduta la giovane, scostando le tende che nascondevano un'altra parte di stanza. Aprì lentamente la porta e prese Layla per il polso, delicatamente, per condurla fuori dalla casa. “Quello è un generale che guiderà la guerra e, purtroppo, lo conosco anche bene. Conoscendolo, entrerà in ogni casa per far arruolare tutti ma comunque non voglio che tu rischi pericoli.” si interruppe un attimo, cercando di riprendere mentalmente la mappa del paese, per illustrare il percorso che avrebbe dovuto prendere la bionda. “Uscendo da qui, cammina verso sud-ovest, e in poco meno di tre minuti scorgerai il tuo palazzo. Va' e non uscire per oggi, almeno non ti succederà niente.” finì, mettendole le mani sulle spalle per rassicurarla. “E tu?” chiese la più piccola, spaventata all'idea che potesse succedergli qualcosa. “Io me la caverò.” le sorrise, facendola girare e dandogli una leggera pacca sulla schiena. “Ora va'.” Vedendo annuire la bionda, tirò un sospiro di sollievo e rientrò in casa, sbirciando fuori dalla finestra per vedere la situazione. “Non ci siamo, non ci siamo. Perché lui?” imprecò mentalmente, cercando di mantenere il sangue freddo che oramai aveva perso. Non avrebbe dovuto assolutamente farsi vedere da lui, questo era poco ma sicuro. Girò e rigirò in tondo per la stanza, sempre più velocemente e nervosamente. Non doveva farsi vedere da lui, ma stando lì, senza fare nulla, stava solo perdendo tempo. Poi si ricordò. Il vecchio padrone gli aveva fatto esplorare tutta la casa e, se la memoria non lo ingannava, aveva pure una cantina che si apriva tramite una botola. Un mezzo sorriso si disegnò sul suo volto: la fortuna non lo aveva ancora abbandonato del tutto. Osservò attentamente ogni asse di legno che costituiva il pavimento, trovando poi una leggera spaccatura tra due tavole. Forzò in quel punto e, alzato il tettuccio, trovò la cantina che tanto sperava ci fosse. “Per fortuna.” Sospirò, prendendo le scale e chiudendosi la dentro. Nemmeno un paio di minuti dopo, la porta della casa fu malamente aperta e, Gregory, avendo constatato che effettivamente nessuno era in quella casa, la richiuse e passò alla prossima abitazione.

 

“Oh, ecco,  già riesco a scorgere il palazzo! Mi chiedo però che bisogno c'era...” Layla camminò per gli ultimi metri che la separavano dalla magione, percorrendo a ritroso la strada fatta quel pomeriggio. Non riusciva a comprendere la scelta di Igneel: perché doveva scappare? Se quel generale voleva arruolare solo gli uomini, lei non aveva problemi a restare là dentro. Sospirò, ripercorrendo il percorso che l'avrebbe portata alla sua camera. E dire che era entusiasta di poter andare al villaggio... Si cambiò l'abito e scese di sotto, nel grande salone, dove sapeva che sua madre aveva organizzato una grande festa, finanziando artisti e musicisti famosi. Attraversò il grande salone, salutando educatamente tutti i nobili che le sorridevano, incontrando però una persona che non pensava potesse esserci. “Lavy!” sorrise, recandosi verso la turchina. “Layla! Vieni un attimo con me!” esclamò, prendendola per mano e uscendo fuori dal salone. “Che c'è?” chiese la bionda, osservando la cugina. La più grande le si avvicinò con un sorriso malizioso “Dov'è il ragazzo?”

 

“Perché Gregory è qua? Non capisco proprio...” Igneel camminò nervosamente avanti e indietro per la casa, fermandosi d'un tratto e prendendo un sospiro profondo. “Meglio andare a vedere se Layla sta bene...” pensò, uscendo di casa e recandosi verso il palazzo.

 

“Come, devo aspettare domani? Che disdetta, volevo vederlo al più presto!” Lavy mise il broncio, gonfiando le guance e incrociando le braccia. “Lavy, non posso farci nulla!” sospirò la bionda, che ben presto dovette ricredersi. Vide che dei sassolini colpivano la sua finestra, e sapeva bene chi era l'unico in grado di fare una cosa del genere. “Forse è la tua giornata fortunata...” disse, e la cugina sembrò non capire. Layla aprì la finestra e, come aveva intuito, sotto di essa c'era Igneel che, con movenze degne di quelle di un felino, scavalcò il muro fino ad arrampicarsi alla finestra. Si diede qualche colpetto ai vestiti per levare un po' di terra, poi alzò lo sguardo verso la più piccola. “Ero in pensiero per te e son venuto... ma se vuoi me ne vado... vedo che ci sono ospiti.” ironizzò, riferendosi alla presenza di Lavy, la quale rimase meravigliata. “Tu sei Igneel?” domandò, palesando ciò che era già ovvio. Vide il rosso annuire e i suoi occhi iniziarono a brillare. “Piacere! Io sono Lavy, cugina di Layla!” esclamò a gran voce, prendendolo sotto braccio. “Noi due dobbiamo parlare...” sussurrò, con un espressione per nulla rassicurante che fece rabbrividire il ragazzo.

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Salve a tutti! Volevo aspettare che arrivasse Dicembre per aggiornare, ma alla fine non ho proprio resistito!
Come al solito spero  che anche questo capitolo vi piaccia e alla prossima!
Un bacione :3

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Nel giro di dieci secondi Lavy aveva già fatto accomodare Igneel nella stanza della cugina e sfrattato quest’ultima, liquidandola dicendole che doveva parlare a quattr’occhi con il rosso. Guardò a destra e poi a sinistra, cogliendo ogni suono che potesse farle capire se dietro la porta c’era qualcuno. Appurando che Layla se n’era davvero andata, fece un sospiro di sollievo e s’avvicinò a Igneel. “Sai, posso tranquillamente affermare di conoscere Layla meglio di chiunque altro...” iniziò, e il rosso sembrò non capire dove voleva arrivare Lavy con il discorso che stava iniziando. “...cosa preferisce, cosa odia, cosa ama. Oh, tu rientri sicuramente nell’ultimo gruppo, ma forse questo lo hai già notato...” si interruppe, alzando gli occhi finora tenuti ancorati al pavimento e puntandoli dentro le iridi rosso fuoco di lui. Abbozzò un sorriso, continuando a parlare. “Non voglio vedere mia cugina soffrire perché il ragazzo di cui è innamorata è sul campo di battaglia, quindi ti chiedo un favore... dì lei quello che provi, per favore, prima di partire. Non voglio che abbia rimorsi per un amore irrealizzabile.” Esordì, continuando a scrutare il volto di Igneel, per carpire le più piccole sfumature delle sue sensazioni. Il rosso chiuse le palpebre, sospirando e alzandosi dalla sedia. Le riaprì poco dopo, sorridendo. “Lavy, non capisco proprio cosa tu stia dicendo. A me Layla piace. E se ancora non te l’ha detto –e presumo di no- beh... l’ho quasi baciata.” Disse l’ultima frase in un soffio, che la ragazza riuscì a cogliere perfettamente. La turchina aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta, incredula a ciò che le sue orecchie avevano percepito. “Cioè...cos...quind...tu...EH?” gli puntò un dito contro, spalmandosi contro il muro. Si lasciò andare, strisciando con la schiena contro la parete fino a quando non fu a terra. Si mise una mano sulla faccia, accennando un sorriso e, di botto, scoppiò a ridere, sotto l’aria perplessa di Igneel.
“Già, me lo dovevo immaginare dall’intraprendente principe della città vicina, che porta il tuo stesso cognome... Dragneel.” Lavy incatenò i suoi occhi con quelli del rosso, vedendo la sua faccia sconvolta. Ma ancor prima che potesse dire qualcosa, riprese a parlare. “E sai come ti conosco? Ironia della sorte, molti anni fa voi, messere dovevate essere il mio promesso sposo.” Concluse, abbandonandosi al muro freddo a contatto con la sua schiena. Igneel strinse i pugni e si morse il labbro: pensava di essere nel completo anonimato ma, purtroppo, il suo nome non era così diffuso da concedere a qualcuno il beneficio del dubbio. “E va bene, sai la verità su di me... adesso andrai a dirlo a Layla?” domandò, in preda al panico. Layla sorrise. “Oh, tranquillo, non sono così meschina. Non interferirò tra le vostre faccende, ma voglio solo il bene della mia cuginetta, che è un po’ come una sorellina per me. Ma, stando a ciò che mi hai già riferito, non devo fare più nient’altro qua. Arrivederci, Igneel.” Sussurrò, prima di aprire la grande porta della camera di Layla.
“Oh Layla, ormai la festa di sotto sarà già finita, devo proprio andare! È stato un piacere scambiare quattro chiacchiere con Igneel! A presto, cuginetta!” Igneel guardava Lavy andarsene,  spostando poi lo sguardo sulla bionda. Prima o poi avrebbe dovuto rivelarle i suoi segreti...  posò sulla scrivania il biglietto che aveva già scritto a casa, saltò dal balcone e, lesto come era arrivato, se ne andò, alla volta del fronte dove la battaglia già infuriava.

 

“Presto, presto! Allineati! Siete così incapaci da non riuscire a sistemarvi?” Gregory sbraitava in direzione dei paesani che erano tanto spaventati da non riuscire a elaborare gli ordini loro imposti. Da dietro una siepe, Igneel osservava la scena. Cercò di coprirsi in parte il viso con una sciarpa e con un cappello coprì la folta chioma rossa dei suoi capelli. Si alzò in piedi e andò a mettersi in riga, notando che Gregory non l’aveva visto arrivare. “Su, andiamo, il capannone è lontano e dobbiamo arrivare prima di domani! Muovetevi!” ordinò, sedendosi comodamente sulla carrozza e impartendo ordini da lì. “Cocchiere, più veloce. Se non arrivano in tempo, peggio per loro, che sono così lenti.” I contadini erano esausti, e sempre di più erano gli uomini che si fermavano per riprendere fiato. Un uomo stava per crollare al suolo, quando venne soccorso da Igneel. “Sta bene, signore?” lo aiutò a rimettersi in piedi, osservato da Gregory. “Ehi tu! Non aiutare i deboli! Se non riescono a fare due passi, non riusciranno a vincere la guerra! Tsk.” Tornò a guardare dritto, in direzione del capannone, che sembrava sempre più vicino.
“Meschino come al solito... a Dragneel non deve essere cambiato molto da quando fuggii di casa...” pensò Igneel, che aiutava chiunque era sul punto di crollare inerme al suolo. Non si curava di essere rimasto indietro o di venir osservato da Gregory, e ciò peggiorò soltanto la situazione. Arrivati davanti al capannone, Gregory camminò con lentezza estenuante davanti agli uomini del villaggio, fermandosi davanti a Igneel.
“Con chi credi di avere a che fare, eh? Ti avevo già avvertito di non aiutare questo gruppo di pezzenti fra cui rientri anche tu, invece non hai eseguito il mio ordine e mi ritrovo con un ammasso di buoni a nulla che non riescono nemmeno a camminare sulle proprie gambe! Seguimi, ti spetta una punizione per la tua insolenza.” Sbraitò fino alla fine, e Igneel non poté far altro che seguirlo senza fiatare, mentre i contadini si guardavano dispiaciuti credendo fosse colpa loro.
“Avanti colpevole, dimmi il tuo nome prima di essere giustiziato.” Disse in tono solenne il generale.
“I-I...Ieyasu.” mentì il rosso, sapendo di aggravare la situazione.
“Levati quella sciarpa e quel cappello, voglio vedere il volto del bastardo che, per colpa del suo altruismo, mi farà perdere fama e prestigio.”
Forse Gregory esagerava un po’, ma Igneel sapeva sarebbe arrivato a quel punto. Si levò prima il cappello e poi la sciarpa, alzò il volto verso quello del generale e lo vide impallidire.
“I-I...I...gn...” Gregory sgranò gli occhi; le parole formavano un groppo in gola, non riusciva a parlare e il fiato gli mancava. Come poteva quella persona essere ancora viva se tutti in città lo davano per morto?
“Salve, fratello. O dovrei chiamarti generale?” sorrise beffardo il rosso, aspettandosi tale reazione dal ragazzo di fronte a lui.
Da lì in poi, la sua vita divenne una scommessa. Una scommessa con se stesso, con il fato e con la fortuna, mentre il tempo, burlone, degradava la situazione.
Dal balcone della magione Heartfilia, la piccola erede volgeva lo sguardo all’orizzonte, sperando che le sue preghiere, nascoste in fondo al cuore, venissero accolte ed esaudite.

“Igneel...”

°
 

Angolo Autrice
Salve a tutti!
Mi dispiace immensamente per il ritardo del capitolo, ma per un motivo o per un altro non riuscivo a scrivere o a toccare il pc. Mi scuso anche per il fatto che sia molto corto, ma per questo aggiornamento è andata così. Dal prossimo aggiungerò un bel po' di cose e la trama comincerà ad andare avanti abbastanza velocemente. Spero comunque che vi sia piaciuto e alla prossima!
Un bacione da ValeAki!

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