she's afraid of falling in love.

di ragazzadiinverno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Prologo ***
Capitolo 2: *** #Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** #Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** #Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** #Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** #Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** #Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** #Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** #Chapter 7 ***
Capitolo 10: *** #Chapter 9 ***



Capitolo 1
*** #Prologo ***


#Prologo
 
 
Era soltanto grazie alla mia migliore amica Sofia che ero riuscita a conoscere loro, i miei idoli. Quelli che qualche tempo fa credevo una comunissima moda passeggera ma che ormai, da qualche mese, aveva cominciato ad assillare ed ossessionare la mia mente. 
Era forse anche per questo motivo che l'amicizia tra a me e lei si era rafforzata: eravamo diventate amiche per la pelle soprattutto grazie a loro, perchè nonostante le nostre diversità a partire dall'aspetto fisico, la loro musica ci aveva unito e ci aveva fatto sognare come non mai.
Non mi sono ancora presentata: mi chiamo Flaminia, vengo da Roma e frequento il liceo linguistico. Ho i capelli castano chiaro, lisci e lunghi fino a metà della schiena, la carnagione molto chiara e gli occhi molto grandi marroni, con sfumature tendenti al verde. Sono molto magra, forse troppo. Ma a me piace essere così. Non sono molto alta, circa 1,65 ma neanche quello mi importa molto. Direi che sono una ragazza piuttosto socievole ed estroversa anche se devo ammettere che ho un po' di difficoltà ad approcciarmi con le persone dell'altro sesso. Non so, boh. Forse perchè ne sono intimorita. O semplicemente perchè non so come relazionarmi al meglio con loro. Questo non vuol dire che non abbia amici maschi, assolutamente. Però, ecco, per esempio non sono mai stata fidanzata. Ma penso che alle cose bisogna dare tempo al tempo.
Se sono innamorata? Si, lo sono. Ma purtroppo di cinque ragazzi che non sapranno mai della mia esistenza. I miei idoli. I One Direction. Non so, c'è qualcosa in loro che quasi mi strega, è magico. Ormai sono diventati una specie di ossessione, un rito quotidiano. Non c'è giorno in cui le loro canzoni, i loro visi, i loro nomi non mi passino per la testa. E lo stesso vale per lei, la mia migliore amica.
Sofia l'ho conosciuta da poco, a scuola. Stiamo nella stessa classe. Lei è piccola, minuta, magra come un chiodo, bionda con capelli mossi e due occhietti vispi marroni con uno sguardo penetrante. È una ragazza spensierata e molto estroversa. Un po' pigra rispetto a me ma comunque una migliore amica fantastica.
Me ne parlava ormai da tempo di questi cinque tizi. Io non le avevo mai dato corda, non sapevo ne chi fossero ne che musica facessero. Poi Sofia mi costrinse ad ascoltare una loro canzone, "One Thing". La cosa mi aveva piuttosto entusiasmato. C'era qualcosa nella loro musica che mi metteva di buonumore, che mi strappava un sorriso, che mi portava via dalla malinconia.
E da lì cominciai ad informarmi su chi fossero, sulle cavolate che facevano, sui video stupidi che pubblicavano, su dove fossero, sulle ultime loro novità.
Ero diventata una Directioner a tutti gli effetti e credo che questa, sia una delle più belle cose che mi sia mai capitata.
 
 

 

Spazio dell'autrice:
Allora, eccomi qua. c:
Visto il 'successo' che ha avuto la mia oneshot e per la richiesta di molte di voi, ho pensato di cominciare a scrivere una ff. E' la prima che scrivo in assoluto, spero vi piacerà. Vi avviso subito che la storia si svolgerà moolto lentamente: con ciò voglio dire che non intendo scrivere una di quelle ff demenziali in cui dopo un giorno che si conoscono si baciano e vissero per sempre felici e contenti, ok? 
Per questi avvenimenti dovrete aspettare un po'. c:
Fatemi sapere che ne pensate, e recensite in tante, mi raccomando!
ps: la ff la potete anche trovare sulla mia pagina facebook http://www.facebook.com/YoureAllThatICanThinkAboutOneDirection .
Grazie mille!
flami.

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Capitolo 2
*** #Chapter 1 ***


#Chapter1
 
Stavo camminando per il vialetto circondato dalle aiuole fiorite che conduceva alla mia scuola. L'aria primaverile si faceva sentire  con i suoi profumi, le sue prime fioriture e le prime rondini che cominciavano a migrare nel cielo.
Ero assorta nei miei pensieri quando improvvisamente una voce conosciuta mi risuonò nella testa.
S: Ma buongiorno!
I: Buongiorno a te Sofia! Dormito bene?
S: Insomma, se penso a quello che ci aspetta oggi a scuola...dio che ansiaa!
I: Beh, effettivamente un compito di matematica alle prime due ore non è che sia proprio piacevole... Piuttosto hai studiato? Giuro che se non l'hai fatto ti strozzo con una carota (?) Sai quanto ci tengo al fatto che tu non prenda debiti...
S: Sisi, tranquilla ho studiato tanto e bene.
Sofia non fece in tempo a finire la frase che in un battibaleno eravamo arrivati all'ingresso della scuola.
S: Ehi ma quella chi è?
I: Boh, non l'ho mai vista. Sembra un po' spaesata... Magari è nuova.
Ci stavamo riferendo ad una ragazza seduta sul muretto della scuola, carina, poco più alta di me e bionda, con due occhioni color nocciola che ispiravano ad una dolcezza unica.
S: Andiamo da lei?
I: Ma che...?
Non feci in tempo a risponderle che lei era già partita per la tangente.
La seguii e ci trovammo tutte e due di fronte alla ragazza, che probabilmente non aveva notato la nostra presenza per via delle cuffiette che aveva nelle orecchie.
S: Ehm ehm...  
Fece per schiarirsi la voce Sofia ,in modo tale da essere notata. La ragazza alzò immediatamente la testa e ci squadrò.
S: Ciao, come ti chiami? Spero non ti abbiamo disturbato c:
La ragazza si tolse le cuffiette e stoppò la musica. Una cosa mi saltò subito all'occhio: il suo display.
A: No, tranquille non mi avete disturbato! Comunque mi chiamo Ali...
I: OMG IL TUO DISPLAY! CHE STAVI ASCOLTANDO?
Sofia mi guardava con un'espressione tipo "WTF?" mentre la ragazza scoppiò in una fragorosa risata.
A: Hahahaha stavo ascoltando Moments, è la mia canzone preferita c: Siete Directioners?
Sofia si illuminò a sentire il titolo di quella canzone e immediatamente rispose.
S: Sisi, siamo tutte due Directioners! Oddio non puoi capire che bello scoprire che un'altra persona condivide la tua stessa passione..
I: Già! Altro che tutta quella gente che ci prende in giro per la musica che ascoltiamo...comunque stavi dicendo?
A: Ecco, si, mi chiamo Alice e come avrete capito sono una Directioner... Avevo un po' di paura a venire qui... Sapete il primo giorno non è mai facile! Meno male che ho incontrato voi! Piuttosto, come vi chiamate?
I: Io Flaminia...
S: ...ed io Sofia! Sai già in che classe devi andare?
A: A dir la verità ancora no, infatti devo passare in segreteria così mi indirizzano alla sezione in cui devo andare... Magari capito nella vostra!
I: Ehm, non so quanto ti convenga visto che oggi abbiamo il compito di matematica alle prime due ore...
A: Oh, povere voi! Hahahaha dai magari ci si vede a ricreazione in cortile, no? Ora sarà meglio che vada in segreteria prima che suoni la campanella. Ciao ragazze!
S: Ciao bella!
I: Ciao, ci vediamo!
E in men che non si dica Alice sparì, inghiottita dalla folla che entrava rumorosamente nell'atrio della scuola.
Quella ragazza aveva un nonsoche di così speciale: mi ispirava una fiducia unica.
Speravo l'avrei rivista presto.

******
 

Io e Sofia ci avviammo verso le scale. L'ansia per il compito cominciava a salire. Sapete, io sono stata sempre una molto ansiosa e nonostante vada molto bene a scuola, a volte mi vengono quasi gli attacchi di panico prima di un'interrogazione o un compito. Sono fatta così.
Ma eccola lì, la porta della nostra classe, presso la quale alcuni visi a noi familiari si dirigevano. Qualche saluto veloce qua e là e via, dentro l'aula.
Solitamente in banco stavo con Sofia ma durante i compiti in classe avevo bisogno di concentrazione, per cui mi mettevo sempre in banco da sola, visto che in classe eravamo dispari. A Sofia la cosa non la offendeva perchè sapeva com'ero fatta con tutte le mie manie di concentrazione.
Suonò la campanella e tutti ci sedemmo. La professoressa entrò. Ma al posto di tirare fuori i fogli per il test ci guardò e disse compiaciuta:
P: Bene ragazzi, oggi niente compito. Lo rinvieremo a domani perchè abbiamo una nuova alunna per la vostra classe. Su, entra cara!
Una ragazza dall'aspetto familiare varcò la soglia. Camminava a testa bassa, ma appena raggiunse la professoressa, alzò il capo di scatto e sfoderò un bellissimo sorriso. La riconobbi: era Alice, la ragazza di stamattina.
A: Ciao ragazzi, mi chiamo Alice e non ho nient'altro da dire. Solo che spero di poter fare amicizia con voi. E che mi dovreste ringraziare per avervi fatto saltare il compito in classe.
Scoppiò un risolino generale. Se non altro aveva il senso dell'umorismo.
P: Bene signorina... Vediamo dove ti puoi mettere. Boccaccio, il posto vicino al tuo è occupato?
I: No prof.
Alice appena incrociò il mio sguardo, sorrise. Suppongo fosse felice di essere nella mia stessa classe. Prese lo zaino che aveva poggiato a terra e si sistemò vicino a me. Una volta seduta disse:
A: Ciao Flami! Sei contenta che siamo capitate in classe insieme? Io si, un sacco! Ah, ti posso chiamare Flami?
I: Anch'io sono molto contenta che siamo capitate insieme c: Certo che mi puoi chiamare Flami! E io ti posso chiam...
A: Aliss, ti prego chiamami Aliss!
Tutta la classe si girò verso di lei, professoressa compresa. Non si era accorta di averlo detto urlando. Lei fece un sorriso imbarazzato e sussurrò uno "scusate" mentre io, appena tutti si voltarono dall'altra parte, scoppiai in una piccola risata che tentai di soffocare con un colpo di tosse.
A: Se non altro ora sanno tutti che devono chiamarmi Aliss.
I: Ben detto. Ora però ci conviene seguire la lezione visto che domani c'è il compito.
A: Hai ragione.
Tirò fuori l'astuccio, il diario e un quaderno. Ma la mia attenzione fu catturata prima dalle spille che aveva attaccato sull'astuccio, e poi dalle decorazioni del suo diario.
I: L'hai fatto tu?
Le chiesi indicando il diario.
A: Sisi! Ci ho messo non sai quanto tempo ma ne è valsa la pena!
Disse lei tutta fiera. Il suo diario era completamente ricoperto da scritte e immagini dei 1D, con pezzi di testo attaccati sopra.
I: E le spille dove le hai prese?
A: Me le ha portate papà da Londra. Sai, lui per lavoro va spesso lì. In realtà io ci ho abitato anche i primi tre anni della mia vita, ma sinceramente non mi ricordo proprio nulla..
Continuavo a fissare le pins. Raffiguravano ognuna un membro del gruppo e in più ce ne era un'altra con la scritta One Direction. Ero intenta a esaminare le spille ma Alice mi interruppe.
A: Ma Sofia è in classe con noi? Perchè non l'ho vista...
I: Si, è più avanti, solo che è talmente magra che il banco la fa quasi sparire (?)
A: Sarà meglio che prendo qualche appunto va. Per evitare di prendere subito qualche brutto voto.
Ci mettemmo ad ascoltare la lezione della professoressa. Dio che noia. L'unica cosa che volevo era che quelle maledette ore di scuola finissero. Ma Alice fece una cosa del tutto inaspettata. Cominciò a canticchiare, così, una melodia senza senso fra sè e sè. Ma la sua voce era qualcosa di seriamente pazzesco. Così...soave e melodiosa. Mi stava incantando. Cominciai a fissare Alice. Lei se ne accorse.
A: Che c'è? Mi sono sporcata la faccia di penna?
I: La tua voce. È qualcosa di...meraviglioso.
A: Ehm...grazie, ma non esagerare. Prendo lezioni di canto solo da quest'anno.
I: No seriamente, devi avere un dono naturale, sei veramente brava.
A: Hahahaha grazie mille!
Arrossì leggermente. Ritornammo alla lezione.
Le ore passarono abbastanza velocemente e suonò la Campanella della ricreazione. Mi stavo per alzare quando Sofia mi venne incontro.
S: Ehi Alice! Visto? Siamo in classe insieme! E abbiamo pure saltato il compito di matematica, yuppi!
A: Eheh, sono contenta di esservi stata utile!
I: Che ne dite se scendiamo in cortile? Dai Aliss, magari ti facciamo conoscere un po' di persone!
A: Uhm...ok!
E detto questo uscimmo dalla classe e scendemmo le scale per dirigerci all'esterno.
Il cortile brulicava di gente: si poteva osservare gente intenta a chiacchierare, schiamazzare, scherzare in modo chiassoso. Chissà se un giorno in quella maniera piacevole avrei potuto conversare con i miei idoli...
S: Oh, guarda chi si vede!
La voce di Sofia alle mie spalle mi riportò alla realtà. Mi voltai di scatto e intravidi due volti familiari. Sulla mia bocca si dipinse un sorriso che si trasformò presto in una risata compiaciuta.
I:  Ma ciao! Da quant'è che non ci vediamo? Prima delle vacanze di Pasqua?
L: Eh si, oddio che bello rivedervi!
Alice se ne stava zitta in un angolino sorridente, probabilmente in attesa di essere presentata alle nostre amiche.
G: E voi come state? Dobbiamo assolutamente vederci fuori da scuola e recuperare il tempo che non ci siamo viste...
Decisi di prendere la parola.
I: Ragazze, lei è Alice, una nostra nuova compagna di classe! È arrivata stamattina.
Sul volto di Alice comparve un sorriso smagliante e tese la mano alle due sconosciute. Le ragazze fecero altrettanto e si presentarono.
G: Oh ciao Alice, piacere!
A: Chiamami Aliss.
G: Ohw ok... Piacere Aliss! Io mi chiamo Ginevra...
L: Ed io Lucrezia!
Le osservai per bene. Non erano cambiate per niente dall'ultima volta che le avevo viste. Ginevra sempre carina, con i suoi capelli ricci e mori che facevano ancora di più luccicare i suoi vispi occhietti verde acqua; Lucrezia sempre con la sua altezza vertiginosa, i suoi capelli ramati, lunghi e leggermente mossi che le accarezzavano il viso rotondo adornato da due occhi color cioccolato.
Mentre ero intenta nella mia osservazione, Sofia continuò.
S: Sai Aliss, devi sapere che Lulu e Ginni sono nostre amiche sin dalle elementari, abbiamo fatto le medie insieme ma poi al liceo ci hanno messe in classi diverse. Però siamo rimaste ancora tutte e quattro molto amiche.
A: Siete Directioner?
Si azzardò a chiedere Alice. A quella domanda sulla faccia delle due comparve una sorta di smorfia di disapprovazione.
I: Diciamo che io e Sofia abbiamo cercato di educarle ad amare gli oned ma non ci siamo riuscite!
Dissi io scherzando.
G: Non fraintenderci: non è che non ci piacciono, nè tantomeno li odiamo. Ci piace soltanto un altro tipo di musica.
L: Già, proprio così!
A: Ohw, capisco.
La Campanella suonò. Uno sciame di ragazzi fremeva a rientrare nell'edificio per evitare di prendersi qualche brutta ramanzina dal professore dell'ora successiva.
S: Cazzus, ricreazione finita! Sarà meglio che andiamo...
L: Si anche noi. Ehi Flami magari questo pomeriggio ti chiamo così ci vediamo tutti assieme, ok?
I: Si, ma non so quanto sarà possibile visto che dobbiamo studiare per il compito di matematica!
A: Cavolo è vero! Il compito! E io come faccio che sono appena arrivata e non so neanche che libri di testo devo avere?
Aveva ragione. Poverina, appena arrivata e già con le preoccupazioni dei voti e delle medie. Non avrei voluto essere nei suoi panni.
S: Non ti preoccupare, a quello ci pensiamo in classe. Scusate ma ora dobbiamo proprio andare. Ci vediamo!
L&G: Ciao ragazze!
I: Ci sentiamo dopo!
A: Ciao belle, piacere avervi conosciuto!
E pronunciata quest'ultima frase, ci avviamo anche noi verso la folla che premeva verso l'entrata dell'edificio e ci dirigemmo verso la nostra aula in attesa che le lezioni finissero. Possibilmente il più in fretta possibile.
 
 
 
spazio dell'autrice: allora eccomi qua, con il primo capitolo della nuova ff c:
so che non è un granchè, non è molto interessante  e come inizio è un po' banale ma desideravo farvi conoscere un po' meglio i personaggi della nostra storia. prometto che dal prossimo capitolo le cose si faranno più interessanti..
per chi non avesse capito, visto che ci sono molti personaggi a parlare contemporaneamente, al posto delle virgolette ho preferito mettere l'iniziale del nome di chi parla prima di un dialogo. 'I' sta a significare che parla il personaggio in prima persona, quindi in questo caso, flami. 
 
grazie per aver letto, spero di non avervi annoiato e che continuerete a seguire la mia storia! fatemi sapere che ne pensate con una recensione!❤
 
flami. :) xx
 
 
 

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Capitolo 3
*** #Chapter 2 ***


#Chapter 2
 
Dopo la ricreazione avevamo cambiato la postazione dei banchi: Sofia si era messa con Alice e io con Isabella, un'altra nostra compagna di classe. In questa maniera anche Alice e Sofia potevano conoscersi meglio.
Era l'ora di storia e come al solito la professoressa stava blaterando qualcosa sulla rivoluzione industriale. Non so perchè, ma la mia concentrazione quel giorno era proprio altrove. Vedevo Aliss e Sofi chiacchierare beatamente facendo finta di prendere appunti. Erano così carine insieme.
Di nascosto presi l'iPod dalla tasca interna della borsa e lo poggiai furtivamente all'interno dell'astuccio. Con cura sfilai le cuffie dalla tasca della giacca e le sbrogliai dal solito impiccio che formavano. Mi infilai la giacca anche se faceva caldo, e infilai un laccio della cuffia nella manica; feci spuntare l'auricolare alla fine di questa e lo misi nel palmo della mia mano che poggiai poi sul mio orecchio, come se dovessi far finta di essere in una posizione comoda; collegai le cuffie all'iPod e feci avviare la musica.
Le calde note di I wish mi trasportarono al di fuori della realtà. Mi misi a guardare fuori dalla finestra ad osservare le soffici nuvole che si muovevano agili e veloci nel cielo per via del vento. Fortunatamente ero fra gli ultimi banchi. Passò così un quarto d'ora: la prof di storia che spiegava la sua pallosissima lezione cui nessuno interessava un emerito cavolo, e io ad ascoltare il cd di Up All Night persa fra i miei pensieri.
P: Se magari la signorina laggiù in fondo stesse un po' più attenta...
Sobbalzai. Mi ritrovai gli occhi malefici dell'insegnante e quelli dei miei compagni puntati addosso. Rapida mi tolsi la cuffia.
I: Scusi.
P: Bene, visto che è stata attenta durante la lezione, mi saprebbe spiegare le principali cause della rivoluzione industriale?
Panico. Non avevo seguito niente della lezione.  Aliss e Sofi mi guardavano preoccupate. Probabilmente avevo uno sguardo terrorizzato.
I: Beh, ecco, io...
Non feci in tempo a finire la frase che la Campanella trillò. Oh dolce suono! Mi aveva decisamente salvato la vita.
P: Bene, me lo dirà la prossima volta signorina.
La Campanella mi aveva decisamente parato il culo. Senza accennare una parola, preparai le mie cose e mi precipitai letteralmente fuori dalla classe.
A: Hahahaha ma si può sapere che stavi facendo? Quando la prof ti ha richiamato sembravi, tipo, appena uscita dal coma!
I: Ero talmente annoiata che mi sono messa ad ascoltare la musica..Comunque io non la sopporto quella.
S: A chi lo dici! Comunque io e Aliss stavamo pensando che, visto il fatto che dobbiamo studiare tutte e tre per il compito di matematica di domani, e Aliss avrà sicuramente bisogno di una mano dato che è appena arrivata, e tu sei brava a scuola, ma se andassimo tutte e tre a casa mia a pranzare e poi studiamo insieme?
A: Sii! Mi sembra un'ottima idea! Aspetta che avverto mamma al cellulare se no chissà che fine pensa che abbia fatto hahahahaha!
Ok. Alice era decisamente una tipa allegra e mooolto euforica.
I: Sarà meglio che chiamo anch'io, va. Se no va a finire che  chiamano l'FBI.
S: Haha si.

Avvisati i nostri genitori, ci avviammo verso casa di Sofia. Abitava a 10 minuti dalla scuola e 5 minuti rispetto a me. Durante il tragitto sia io che la mia migliore amica facemmo delle domande ad Aliss per conoscerci meglio.
S: Allora Aliss...abiti lontano dalla scuola?
A: Uhm, nono. Abbastanza vicino. Una decina di minuti a piedi e sono arrivata c:
I: Quindi abiti vicino a noi, che fortuna! Ma dicci... Perchè hai cambiato scuola?
A: Ecco, in realtà io vengo proprio da un'altra città. Più precisamente da Bruxelles. Ve l'ho già detto che ho anche abitato a Londra quando ero piccola vero? Mio papà fa un lavoro tale che ci dobbiamo spostare molto spesso anche all'estero.
S: Che figo, quindi sai perfettamente il francese! Sarai la mia suggeritrice personale per i compiti in classe.
A: Haha si, lo parlo come l'italiano ma in Francia ho comunque frequentato la scuola italiana. Per questo ho deciso di andare al liceo linguistico! Sono molto contenta di avervi incontrato perchè con il fatto che mi trasferisco spesso, per me è difficile stabilire subito dei rapporti solidi con le persone...
S: Oh, eccoci arrivati! Aspetta che prendo le chiavi dalla borsa..ma...dove diavolo sono?!
I: Ehm.. Ce le hai nella tasca dei pantaloni..
S: Ah, ecco.
Sofia era diventata tutta rossa per l'imbarazzo davanti ad Alice che scoppiò a ridere peggio di Niall.
A: HAHAHAHAHAHAHAHAHAHA DIO VI PREGO FERMATEVI! SONO TROPPO BUFFE LE VOSTRE FACCE HAHAHAHA!
S: Ehm... OK.
Dopo la scenata entrammo in casa di Sofia. C'ero già stata mille volte in quel bellissimo appartamento, e adoravo il profumo di lavanda che emanava il suo piccolo giardino. Aliss si dava un'occhiata in giro per esplorare il nuovo ambiente. Sofia urlò:
S: MAMMAA! SONO A CASA, HO PORTATO FLAMI E UN'ALTRA MIA AMICA!
M: Aspetta che arrivo tesoro!
Dalle scale scese una signora sulla quarantina che indossava un vestitino bianco leggero: la mamma di Sofia.
M: Un giorno mi spiegherai perchè urli sempre quando arrivi, signorina. Comunque dicevi che hai portato qui Flami e una tua amica?
S: Si mamma. Possono mangiare qui, no? Così dopo studiamo insieme per il compito visto che la prof l'ha rimandato a domani.
M: Oh, certamente! Mi presenti la tua amica Sofi?
A: Scusi il disturbo signora, la ringrazio per l'ospitalità. Comunque mi chiamo Alice e sono arrivata oggi in classe di Sofia e Flaminia. Molto piacere.
M: Il piacere è tutto mio cara! Comunque ora andate a poggiare le vostre cose in camera di Sofi e lavatevi le mani che la pasta è quasi pronta. Per te Alice va bene la pasta?
A: Oh sisi, grazie!
Andammo a poggiare i nostri zaini pesanti due quintali in camera di Sofia e ci andammo a lavare le mani.
A: Tua mamma è davvero carina c: E la vostra casa è molto bella!
S: Grazie Aliss!
Il mio stomaco brontolò in maniera brutale(?)
I: Ehm... Mi sa che ho un po' di fame..
S: Mi sa anche a me! Dai andiamo a mangiare.
Ci sedemmo al tavolo tutte e tre insieme senza però la mamma di Sofia, che nel frattempo era uscita a fare delle commissioni. Pranzammo piacevolmente guardando MTV nella speranza che mettessero qualche canzone dei 1D, ma purtroppo fummo sfortunate.
I: Beh, che ne dite di metterci a studiare?
S: Ma sono solo le tree!
Si lamentò Sofia.
I: Si ma prima cominciamo, prima finiamo.
A: Flami ha ragione. Ci conviene cominciare subito, anche perchè non abbiamo nessun'altro compito e dopo magari possiamo uscire.
S: Uff, ok.
Ci mettemmo sotto con lo studio. Fra equazioni, problemi e geometria era davvero un casino. Ma senza farci distrarre,  in due orette avevamo finito. Verso le cinque chiudemmo i libri definitivamente.
I: Visto? Cominciare prima non è stato poi così terribile.
S: Si ma mi si stanno incrociando gli occhi a forza di tutti quei numeri cwc
A: A chi lo dici..!
I: Dai, è presto, che ne dite di andare a mangiarci un gelato?
A: Sisi, io lo voglio al cioccolato!
Alla sola parola gelato le si erano illuminati gli occhi.
S: Ok, allora aspetta che però chiamo anche Lucrezia e Ginevra, va bene?
A&F: Perfetto!
Sofia tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il suo iPhone bianco e dopo aver digitato il numero con le sue lunghe e sottili dita, si mise d'accordo sull'ora e sul punto di incontro.
S: Fra 10 minuti davanti alla gelateria, sbrighiamoci!
Uscimmo e ci dirigemmo verso la gelateria non molto distante. Da lontano si riusciva a intravedere la chioma riccioluta di Ginevra.
L: Macciao ragazze!
Ci salutammo tutte con un tenero abbraccio.
G: Allora, ci prendiamo questo bel gelato e andiamo un po' a spasso?
A: Si dai, entriamo!
Entrammo e ordinammo i gelati. Mentre ce lo gustavamo, gironzolavamo un po' per i dintorni chiacchierando amorevolmente. Alice parlava un po' con tutti ma soprattutto con Sofia, io mi stavo facendo raccontare le ultime novità da Lucrezia e Ginevra.
A: Sofi, mi presteresti un secondo l'iPhone? Volevo un secondo vedere le notifiche di twitter.
Chiese ad un tratto Alice.
S: Oh, certo c:
Vedevo Alice digitare velocemente le parole su quel piccolo schermo. Da un momento all'altro assunse un'espressione del tutto indefinibile.
A: Ma che cazz...?......OH SANTO HORAN!
Lo urlò e ci ritrovammo mezzo mondo con gli occhi puntati addosso. Fecimo finta di niente.
G: Che succede?
Alice alzò il capo che fino ad allora aveva tenuto chino sullo schermo. Aveva gli occhi lucidi. Incontrò il mio sguardo e le sue labbra si incurvarono in un leggero sorriso.
A: Verrano qui.
Lo pronunciò con una voce sottile e fragile. Feci finta di non aver capito. Sofia ebbe la reazione opposta.
S: C-cosa? Come? Chi? Quando?
Lucrezia e Ginevra osservavano la scena con fare interrogativo, del tutto ignare di quello che stava succedendo. Noi tre invece sapevamo benissimo cosa stava accadendo.
A: One Direction. Qui. Roma. Sign in. 14 Aprile.
Era il 25 Marzo. Io rimanevo in silenzio.
S: Chi l'ha detto?
Chiese Sofia come se non dovesse credere alla notizia.
A: L'account twitter ufficiale dei ragazzi.
Ci fu un momento di interminabile silenzio che fu colmato improvvisamente dalle grida di eccitazione e gioia di Alice e Sofia. Tutti in strada ci guardavano.
Lucrezia e Ginevra non poterono fare a meno di sorridere. Io rimasi immobile a fissare il vuoto. Ancora non avevo detto una parola. Il mio corpo era attraversato da una serie di emozioni indescrivibili che tutte insieme avevano deciso di colpire il mio cuore affranto dalle ormai troppe delusioni che avevo avuto, sapendo che non avrei mai potuto incontrare i miei idoli. In balia di queste sensazioni riuscii a pronunciare solo una frase...
I: È...è..il giorno del mio...compleanno..
Mano a mano stavo elaborando la cosa. La mia frase fievole si stava trasformando in un grido di gioia.
I: È il giorno del mio compleanno. Si, del mio compleanno... INCONTRERÒ I MIEI IDOLI IL GIORNO DEL MIO COMPLEANNO, CAZZUSS!
Le emozioni che si erano accumulate nella mia mente, stavano uscendo fuori con una tale energia che quasi spaventai Lucrezia e Ginevra col mio strillo.
Corsi ad abbracciare Alice e Sofia e consumai le mie lacrime di gioia assieme a loro. Era il momento più bello della nostra vita. E non sapevamo ancora che ce ne sarebbero stati di migliori.
 
 


spazio dell'autrice:
tadaan! eccomi qui con un altro capitolo c: vi ringrazio per tutte le recensioni, sul serio.
come potete vedere la storia sta cominciando ad assumere una piega interessante..spero questo capitolo vi sia piaciuto! 
e mi farebbe piacere se lasciaste una recensione, anche piccola piccola, per farmi sapere che ne pensate, se la storia vi piace o se è noiosa.
grazie ancora per aver letto, spero continuerete a seguire la mia storia! 

flami :) xx

 

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Capitolo 4
*** #Chapter 3 ***


#Chapter 3
 
Il buio più totale si alternava ad un'offuscata visione del soffitto della mia camera. Le palpebre pesanti stavano cominciando a sollevarsi lentamente per poi abbassarsi a causa del troppo sonno, nel tentativo di farmi ricadere nel mondo dei sogni. Una voce, ma più  che altro un grido, si sentiva provenire in lontananza ma la mia mente era troppo impegnata a liberarsi dal dormiveglia per capire a chi appartenesse. Poi, improvvisamente, un tonfo sul mio letto.
Lanciai un gridolino acuto di dolore: qualcuno si era letteralmente buttato sulla mia gamba. La spiacevole sensazione mi svegliò del tutto e mi spaventai quando mi ritrovai davanti i visi sorridenti e maliziosi di Sofia e Alice.
Appena videro la mia faccia abbastanza sveglia, cominciarono a intonare una canzoncina: "Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Flaminia tanti auguri a teee!" e da dietro la schiena tirarono fuori due di quelle trombette con la lingua che si arrotolano e srotolano appena ci soffi dentro.
La mia prima reazione fu quella di guardarle stranita. Ricambiarono il mio sguardo con un'espressione delusa, quasi dispiaciuta, con gli occhi sbarrati.
A: Non..non ti è piaciuta la sorpresa?
Chiese Alice con fare interrogativo. Continuavo a fissare le due mie amiche con uno sguardo indefinibile. La rughe corrugate del mio viso si sciolsero però in fretta, per lasciare posto ad un enorme sorriso.
I: Perdonatemi, non ero del tutto sveglia, lol. Siete veramente delle amiche fantastiche: è il regalo più bello che abbia mai ricevuto!
S: E aspetta il regalo di questo pomeriggio!
Già, questo pomeriggio. Il tanto atteso pomeriggio. Il pomeriggio nel quale avrei incontrato i miei idoli. Nel giorno del mio compleanno. Be', potevo ritenermi la persona più fortunata della Terra.
I: Il fatto è che ancora non so se crederci o meno...insomma mi sembra una cosa talmente impossibile che stento a credere sia vero...
A: Ma cosa dici?! Basta con queste "Riflessioni filosofiche" e piuttosto vai a prepararti che sei ancora in pigiama. Mica verrai presentarti in questo stato davanti a ragazzi, spero!
Feci fatica a trattenere una risata. Mi alzai dal comodo letto e mi stiracchiai.
I: A che ora è il Sign in?
S: Allora, i ragazzi arrivano stamattina in aeroporto alle 11:00 e si dirigeranno in albergo e il sign in inizia alle 15:00. Secondo me è rischioso andare in aeroporto o all'albergo perchè rischiamo di rimanere intrappolate nella folla di fan inferocite e non arrivare in tempo al sign in...che ne dite?
I: Che mi sembra giusto! Piuttosto converrà andare al sign in un po' prima... Che ore sono Aliss?
A: 9 in punto.
I: A che ora vogliamo andare?
S: Penso che se andiamo verso le due meno in quarto possa andare bene...così non dobbiamo aspettare troppo.
A: Sì ma ti conviene muoverti! Su, scendi dal letto pigrona e vai a prepararti!
I: Agli ordini comandante!
Con estrema lentezza scivolai fuori dalle lenzuola e pescai dall'armadio le prime cose che mi capitarono: una maglietta bianca a righe blu un po' scollata e un paio di pantaloncini corti.
I: Tanto torniamo a casa a prepararci prima di andare al sign in, vero?
A: Certo, ma è per questo che adesso andiamo a fare... SHOPPING!
Alice camminò lungo la stanza tentando di imitare una modella durante una sfilata e alla fine del suo percorso, si fermò in una posizione assai "provocante". Io e Sofia scoppiamo a ridere: per poco non rotolavamo per terra.
I: Ok, BASTA. Fatemi lavare e truccare alla svelta e usciamo.
Detto fatto, ci incamminammo lungo le strade che costeggiavano la mia casa. I ciliegi erano carichi di fiori e il vento di quel sabato mattina faceva emanare il loro profumo ovunque. Ci fermammo in un bar grazioso dallo stile retrò per fare colazione a suon di brioches e cappuccino. Alice era diventata ormai una migliore amica sia per me che per Sofia: l'energia che spruzzava da tutti i pori contagiava anche noi portandoci via dai nostri momenti di malinconia. Era per questo che l'adoravamo. Con Lucrezia e Ginevra si era restaurata una vecchia amicizia persa nel tempo, mentre per Alice ne nasceva una nuova. Eravamo un bel gruppetto di amiche, noi cinque.
A: Allora signorina festeggiata... Quale negozio ha il privilegio di averla come ospite al suo interno?
I: Mmhh...direi...quello là!
Dissi indicando con l'indice della mano un negozietto dall'aspetto invitante.
S: E quello sia!
Entrammo e ci si presentò davanti a noi, ogni sorta di abbigliamento possibile e immaginabile: si diede inizio alla sfilata. Entravamo e uscivamo dai camerini continuamente, con dei vorticosi cambi d'abito, facendo le sceme come se nessuno ci guardasse. Passammo la mattinata così, rifacendoci gli occhi ad ogni vetrina che vedevamo e ad entrare nei negozi per dare via alle nostre sfilate. Alla fine comprammo qualche cosa e Sofia e Alice mi regalarono un completino per il compleanno.
I: Cappero, sono le 13:00! Converrà rientrare. Mangiate da me?
A: Si, ma possiamo passare un secondo a casa mia che devo prendere il cd da farmi autografare?
I: Certo, però ci conviene fare velocemente!
Camminammo svelte per le strade del nostro quartiere finchè non arrivammo alla graziosa casa di Alice.
A: Aspettatemi qui, torno subito!
In un battibaleno Aliss entrò in casa, salì le scale e recuperò il cd in men che non si dica.
A: Ok, andiamo!
Ci incamminammo per la strada di casa mia e in cinque minuti arrivammo. Altrettanto velocemente mangiammo e ci rifugiammo nella mia camera per scegliere cosa mettere per l'importante evento.
I: Oddio cosa metto?! Allora...questo magari..no è troppo largo. La maglietta a righe con i pantaloncini corti...no, poi ho troppo freddo. Magari la felpa verde con i leggins sopra la sedia...ma poi non si abbinano le scarpe. Aiutatemi, vi prego!
Ero seriamente impanicata.
S: CALM DOWN CURLY! Le sorprese non sono finite qui! Aliss, a te l'onore.
I: Ma io non sono riccia!
Tentai di dire facendo un finto lamento e continuando a toccarmi i capelli lisci.
A: Shh..
Mi zittì Alice, la quale dalla sua borsetta a tracolla di cuoio estrasse una busta di un negozio che mi porse con gentilezza.
A&S: Ancora tanti auguriiii!
I: Questo non lo dovevate fare! Già mi avete regalato quell'altro completo! Siete incorreggibili! Grazie davvero.
S: Questa è una cosa molto Speciale, su forza, cosa aspetti ad aprirlo?
Aprii il pacchetto con cura e vi sfilai cosa c'era dentro: una maglietta simile ad una canottiera con una stampa con la scritta 1D sopra a motivi floreali.
 I: Oddio ma è...wow! Waaa, è stupendissimamente bellissima! Grazieee!
Corsi ad abbracciarle talmente forte che per poco non le strozzai.
A: Aiutoooo!
S: Hahahahahahaha!
I: Io questa la metto subito, scherziamo?
Presi una canotta bianca della Hollister piuttosto lunga e sopra ci misi sopra quella meravigliosa maglietta. Dio, era davvero bella. Sotto misi dei pantaloncini di jeans e le mie superga bianchissime nuove di zecca.
I: Bellezze, voi cosa mettete?
A: TAA DAAAN!
Aliss tirò fuori trionfante dalla sua borsa un altro pacchetto. Sembrava la borsa di Mary Poppins la sua, lol. Ne uscirono fuori due maglie molto simili a quella che mi avevano regalato ma con disegni diversi ma ugualmente bellissime. Come me si misero dei pantaloncini e delle scarpe da ginnastica: Aliss le Converse con la bandiera americana e Sofi le sue blazer rosse.
S: Oddio, vestite così sembriamo tre sorelle, haha!
I: Ommioddio, e ora come mi trucco?
Ero entrata nel panico un'altra volta. Dopo un quarto d'ora di indecisione, optai per il mio semplice trucco usuale: mascara, matita nera un poco sopra la palpebra e dentro l'occhio, un po' di fondotinta con un tocco di fard. Sofia si truccò molto simile a me mentre Alice scelse un trucco leggermente più pesante. Presi cd, poster e libri da autografare (anche se già sapevamo di potercene far autografare solo una cosa una queste cose), ci infilammo le borse a tracolla e chiamammo mia mamma per farci accompagnare al sign in. Ci mettemmo una decina di minuti con la macchina. Alle due in punto arrivammo e mia mamma ci lasciò. Come vi ho già detto, avevamo in programma di andare prima per non trovare troppa gente. Non l'avessimo mai detto. Davanti a noi c'era mezzo mondo. Alle due e mezza non arrivava già più nessuno: eravamo le ultime. Giravano voci che quelle che erano schierate per prime si erano accampate lì dalle 6 di mattina. C'era gente che veniva da tutta Italia. Eravamo talmente tanti che non saprei neanche dire approssimativamente quanti. Sofia cominciò ad agitarsi non poco.
S: Oddio oddio, il sign in finisce alle cinque perchè i ragazzi hanno un impegno dopo, ho paura che non riusciranno a farci entrare tutti e noi siamo le ultime..
I: Stai tranquilla che non è possibile che non ci facciano entrare.
Tentai di tranqullizzarla, ma anche io cominciavo ad avere il suo stesso timore.
A: Si, Flami ha ragione.
Loro non erano ancora arrivati. Ci sedemmo per terra in attesa del loro arrivo. 
Due e un quarto, due e mezza, tre meno dieci.
 L'ansia cominciava a salire. Il corpo pervaso da uno strano formicolio e un battito del cuore leggermente accelerato. L'orologio dell'edificio accanto scoccò le tre. Di loro nemmeno l'ombra. 
Tre e cinque, tre e un quarto. 
Contavo i minuti che passavano con le dita della mano. Cominciavo a sospettare che era tutta un'enorme presa in giro, l'ennesima delusione di vederli. 
Tre e venti. 
L'attesa mi stava logorando. 
Tre e ventitré. 
Tutta la gente avanti a noi cominciava a lamentarsi con brusii.
Tre e venticinque. 
Una macchina nera si stava avvicinando. Tutti ci sporgemmo leggermente sulla strada. Dei bodyguard spuntarono dal nulla e accerchiarono la macchina nera in modo tale da crearle uno spazio per passare. La vettura si fermò presso l'entrata dell'edificio. La portiera si aprì e si diede inizio all'inferno. La gente cominciò a gridare e a scalmanarsi come non mai. Le urla rimbombavano nei timpani quasi a romperli e aumentavano sempre di più, sia come numero che come volume. Una chioma bionda spuntò dalla macchina seguita da una chioma riccioluta, una castana, una nera con il ciuffo e un 'altra castana con un ciuffo sparato in alto. Le grida, il cuore, le gambe, le mani, gli occhi, la voce cominciarono ad abbandonarsi a una sensazione che non riuscivo a controllare: le gambe tremavano, gli occhi erano lucidi, il cuore batteva all'impazzata. Ma nonostante questo, dalla mia bocca uscivano delle grida che non avevo la più pallida da dove provenissero, visto il mio stato. Alice e Sofia gridavano anche loro. La voglia di raggiungerli era talmente grande che tutti, nella folla e nel caos più generale, cominciammo a spingerci. Ma ormai loro si erano già dileguati all'interno dell'edificio. Non restava altro che aspettare quello che sarebbe stato il momento più bello della nostra vita. L'avventura stava per iniziare.



spazio dell'autrice:
allora, ecco qui il nuovo capitolo! vi ringrazio per le recensione che mi avete lasciato, spero questa storia stia cominciando a piacervi e che continuerete a seguirla..come potete vedere la fanfiction si sta rendendo più interessante..che succederà dopo? eheh, vi tocca continuare a seguirmi per saperlo c:
sarei contenta se lasciaste una recensione, aggiornerò al più presto, grazie! 

flami :) xx

 

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Capitolo 5
*** #Chapter 4 ***


#Chapter 4

La fila era lunghissima: un'enorme distesa di Fans urlanti capaci di metterti a KO un timpano in meno di dieci secondi. I ragazzi erano entrati nell'edificio e avevano cominciato la sign in session: si vedevano alcune ragazze uscire in lacrime, con i poster in mano e le macchinette fotografiche. Un po' piangevano perchè avevano realizzato uno dei loro sogni piu grandi e un po' perchè sapevano che non avrebbero mai più rivisto i loro idoli, almeno per ora. La fila era talmente lunga che più della metà si dilungava all'esterno dell'edificio; e pensare che noi eravamo le ultime...
A: Oddio, quando toccherà a noi? Mi sto annoiandooo...
S: Beh, in effetti sono già passati tre quarti d'ora ma dobbiamo avere pazienza. O adesso o mai più.
I: Penso che adesso spaccherò qualcosa. Sono seriamente agitata.
E realmente lo ero, e anche molto.
Ogni tanto si accendeva qualche coretto e ci mettevamo tutte a cantare, era divertente. Stufe dell'attesa ci mettemmo a sedere per terra e a chiacchierare un po'. La fila cominciava ad avanzare nel frattempo.
Alle 16:45 cominciai a preoccuparmi: alle cinque i ragazzi se ne sarebbero dovuti andare e noi non eravamo neanche entrate nell'edificio.
I: Cazzuss.
A: Che cosa?
I: Ho paura che non ci faranno entrare. Manca ancora un sacco di gente e fra meno di un quarto d'ora i ragazzi se ne devono andare.
S: Ma non può essere! Non possono farlo! E poi è il tuo compleanno!
I: Staremo a vedere...
Dopo un po' sentimmo l'orologio del palazzo a fianco scoccare le cinque. Eravamo vicine all'entrata dell'edificio. Cominciammo ad impanicarci. Ma la fila scorreva tranquilla e il sign in procedeva. Alle cinque e dieci ancora continuavano a firmare e noi eravamo vicino all'entrata: si potevano udire le loro voci... Eravamo rimaste noi tre per ultime e altre cinque ragazze davanti. Ad un certo punto si parò un BodyGuard davanti alle poche ragazze rimaste.
x: Ragazze, mi dispiace ma il sign in finisce qui. I ragazzi hanno un impegno urgente e sono già andati. Mi dispiace molto.
 
 
E poi boh, arriva una persona che non hai mai visto e ti spezza il cuore così, come se niente fosse. Cominciammo tutte a piangere. Io non è che piangessi proprio, odio mostrare le mie emozioni in pubblico. In particolare Sofia era una fontana. Continuava a ripetere che non poteva essere possibile una cosa del genere e io cercavo di consolarla. Avrei voluto spaccare il mondo, Cristo Santo. Ero arrabbiata, delusa, agitata ma in realtà non credo che il mio cervello aveva ancora realizzato quello che stesse succedendo. Alice era alquanto delusa, ma tentava di contenersi. Dopo un quarto d'ora le ragazze che erano davanti a noi se ne andarono sconfitte. Perchè dovevano impedire che il nostro sogno si realizzasse? Una stupida firma, ecco tutto quello che volevamo. Sentirsi dire 'Sciao bela' con un italiano stentato, vedere un loro sorriso, sentire le loro voci. Ma tutto questo a noi era stato negato, apparteneva ad un mondo irraggiungibile a cui noi non saremmo mai potute accedervi. E fu a quel punto che crollai. Crollai letteralmente sulle ginocchia e mi coprii il viso con le mani, tentando di nascondere le lacrime che fuoriuscivano da un pianto violento e scoppiato all'improvviso. Non so nemmeno più che emozioni provavo. Alice e Sofia mi consolavano ma senza risultato. Io stavo lì, col viso rivolto per terra coperto dalle mie mani. E continuavo a sussurrare 'Perchè? Perchè a me? Pure il giorno del mio compleanno...sono destinata a non vederli.' Non avevo intenzione di muovermi da lì e Alice e Sofia non dissero niente. Continuavano a stare zitte e io a gemere.
x: Ehi, che succede qui?
 
Il silenzio era piombato. Alice e Sofia come se non esistessero. Il tizio che aveva fatto la domanda aveva parlato in inglese.  Io, senza neanche alzare la testa e fra i singhiozzi del mio pianto, risposi. Meno male che facevo il liceo linguistico.
I: Ecco...oggi è il mio compleanno e..oggi avrei dovuto incontrare i miei idoli ma..ma..non mi hanno fatto entrare perchè se ne sono andati..
x: Cosa cosa cosa? Oggi è il tuo compleanno?
Un'altra voce molto familiare si avvicinava a me. Troppo familiare, ma non poteva essere come pensavo. Alzai il capo lentamente. Mi ritrovai un paio di occhi blu davanti. Mi scappò un urlo.
I: ..L..L..LOU?! OMMIODDIO.
Sofia e Alice scoppiarono in una serie di gridolini acuti.
Lo: Ehm si, sono io.
Davanti a noi c'erano tutti e cinque. Io ero ancora inginocchiata per terra. Piegati verso di me c'erano Louis e Niall. Era Niall che mi aveva parlato all'inizio. Non sapevo che fare, che dire. A momenti dimenticavo del modo in cui si respirava. Sofia e Alice sorridevano come delle ebeti.
Lo: Be' avete sentito ragazzi? Oggi è il compleanno di una nostra fan! Mi sembra giusto farle gli auguri, no? Come ti chiami babe?
Giuro, stavo morendo. Mi sarei sciolta come il burro. Dopo qualche secondo mi ripresi e risposi.
I: Io ecco..F..Flami..nia. Flaminia.
Z: Fleminia?
Dal nulla comparve Zayn che aveva pronunciato il mio nome male. Ero in uno stato di estasi completa. Il momento che avrei desiderato tanto nella mia vita e che alla fine mi era stato negato, era arrivato così, all'improvviso, piombato dal nulla.
A: No.. Si chiama F-L-A-M-I-N-I-A.
Alice fece lo spelling del mio nome e meno male che rispose al mio posto: io me ne stavo ancora inginocchiata per terra in adorazione e impietrita con gli occhi spalancati, lol.
H: Flaminia? Giusto?
I: Ehm si...
Harry aveva pronunciato il mio nome. Cavolo. Harry Edward Styles di Holmes Chapel nato il 1 febbrario 1994 aveva pronunciato il mio nome. E pure correttamente. Alzai gli occhi e incontrai i suoi, due smeraldi con sfumature leggermente azzurrine all'interno. La luce rifletteva nelle sue pupille. La minima cosa che potevo fare era morire d'infarto. Mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi. Dopo qualche momento di esitazione, la afferrai: grande e sicura, come me la ero sempre immaginata. Una volta alzata, gli diedi un velocissimo sguardo al viso: portava uno di quei suoi cappellini grigi. Riabbassai gli occhi per terra dall'imbarazzo.
Li: Be', allora vogliamo fare gli auguri a questa bellissima ragazza?
Bellissima ragazza? Forse mi stai prendendo in giro. Ma evitai di dirlo per evitare figuracce. Mi limitai a sorridere.
Cominciarono a intonare Happy Birthday. Cominciarono a scendermi nuovamente le lacrime, ma questa volta di felicità. Sofi faceva un video col cellulare. Alla fine della canzoncina fecero tutti un piccolo applauso; io non mi contenei e mi buttai ad abbracciare Louis. Non so perchè lo feci, fu una cosa d'istinto. Lui non disse niente e ricambiò l'abbraccio.
I: Scusami...
Lo: E di cosa babe?
Mi sorrise. Sarò morta e resuscitata almeno dieci volte quel giorno! Quel ragazzo mi dava sicurezza...
Faceva un certo effetto vederli dal vivo: ero agitatissima dall'idea di incontrarli perchè pensavo non avrei retto il confronto con loro ma vederli così da vicino, senza un monitor che ci separava era molto più..più..strano. Ovvero: in foto e video i ragazzi sembravano qualcosa di assolutamente perfetto, qualcosa di irrealizzabile. Vederli in un faccia a faccia, invece, li rendeva molto più reali, molto più veri, molto meno 'perfetti' anche se perfetti lo erano lo stesso. La cosa mi tranquillizzava fortunatamente. Chiacchierammo per un poco: Sofia e Alice si presentarono ai ragazzi e tutte e tre ci facemmo autografare il cd. Non avevamo macchine fotografiche perchè al sign in era proibito usarle e i nostri cellulari erano scarichi: niente foto ricordo. Continuavamo a chiedere ai ragazzi come fosse viaggiare per il mondo o come andasse il lavoro in studi di registrazione.
S: Ma voi non avevate un impegno urgente?
N: Si ma è stato annullato all'ultimo.
A: Per quanto vi tratterrete ancora a Roma?
H: Penso una settimana perchè lavoreremo in studi di registrazione anche qui.
Ad un certo punto si sentì una voce chiamare: era Paul che diceva ai ragazzi di risalire sul furgoncino nero per andare via.
Z: Mi dispiace ragazze, ma noi dobbiamo andare...
Li: Sì veramente, è stato un piacere ma dobbiamo proprio scappare, sennò Paul ci lascia senza cena!
N: Si è vero! E poi io ho fame.
Lo guardammo tutti male e scoppiamo a ridere.
Lo: Nialler, sei sempre il solito!
Ci salutammo uno per uno. Erano tutti affettuosissimi, tranne Harry. O meglio, con Alis e Sofi era stato gentile, a me non aveva rivolto parola. Se non fosse che mi aveva aiutato ad alzarmi, sarebbe stato come se non avesse fatto parte della conversazione. Gli altri già si stavano dirigendo verso Paul e a me rimaneva solo di salutare lui. Mentre lo salutavo, mi scappò di dirgli  un 'Nice hat'(bel cappello).
Per la prima volta mi guardò veramente e mi sorrise. Contraccambiai e poi rivolsi lo sguardo a terra per l'imbarazzo. Non so che mi prese, ma il cuore cominciò a battermi all'impazzata e senza accorgermene, mi ritrovai con i pugni stretti fortemente lungo i fianchi. Rialzai il capo e lo guardai nuovamente. Aveva ancora un sorriso magnifico dipinto sulle labbra.
Improvvisamente, fece una cosa del tutto inaspettata. Si tolse il cappello che aveva in testa scoprendo l'enorme massa di ricci e lo mise sulla mia testa. Sorrise di nuovo e disse 'Happy Birthday Flaminia'.
 
Se ne scappò assieme agli altri, già seduti sul mezzo di trasporto. Li guardavo allontanarsi con il furgoncino nero che guardavano fuori dal finestrino.
Mi aveva lasciato così, spiazzata. Con il suo cappellino di lana sulla mia testa come  avesse voluto farmi un regalo di compleanno. Il regalo di compleanno più bello della mia vita.




spazio dell'autrice:
zaaalvee! eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto e che la storia stia cominciando ad appassionarvi..grazie per tutte le recensione che mi avete lasciato, siete veramente gentilissime. i capitoli che seguiranno posso dire che saranno moolto movimentati rispetto a quelli precedenti e che succederanno un sacco di cose..ma cosa precisamente? haha vi tocca seguirmi e leggere i prossimi capitoli ;) vi sarei arat se mi lasciaste unea recensione per farmi sapere che ne pensate :3
alla prossima!
flami :) xx
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** #Chapter 5 ***


#Chapter 5
 
«Beh insomma, come è andata signorina? Sei tornata piuttosto tardi.»
Mia mamma era comparsa in ingresso mentre io aprivo la porta di casa, ero appena rientrata.
«Tu non puoi capire cosa sia successo.»
«Se magari me lo spieghi! Piuttosto, da dove salta fuori quel cappello?»
Avevo ancora il cappello di Harry in testa e non avevo intenzione di toglierlo. Cominciai a raccontare: della fila, dell'attesa, di quando erano arrivati i ragazzi, di quando il bodyguard aveva spento le nostre speranze, dei pianti, dell'incontro, eccetera. Lei ascoltava interessata e incuriosita.
«Beh, direi che è stata una giornata proficua allora! Ma ora vai a prepararti che sono già le sette e alle otto e mezza dobbiamo stare al ristorante per la cena del tuo compleanno.»
«Come mi devo vestire?»
«Abbastanza elegante, metti il vestito quello senza spalline blu...»
«Ok, vado a cambiarmi subito.»
Feci una doccia veloce e mi vestii. Papà ci stava aspettando in macchina fuori casa per portarci in un locale dove avremmo fatto una cenetta intima con i miei genitori e mio fratello.  Non ero mai stata in quel posto ma da quanto avevo sentito era piuttosto famoso. Una volta parcheggiata la macchina, entrammo nel locale ma improvvisamente qualcuno mi coprì gli occhi con le mani e, senza neanche darmi il tempo di rispondere, mi disse: ' Tranquilla, ti guido io.' 
Non fiatai e lasciai che i suoi passi guidarono i miei. Ad un certo punto ci fermammo e sentii dei brusii. Mi scoprirono gli occhi e un urlo assordante mi sfondò i timpani:
'SOOORPREESAAAAAA!'
Tutti i miei amici comprese Alis, Sofi, Ginevra e Lucrezia erano lì che mi avevano organizzato una festa. Non potevo desiderare migliori amici.
Il locale era diviso in più parti: c'era una pista da ballo che faceva da mini discoteca con tanto di tavoli e bancone dei drink, tre sale più grandi dove si mangiava normalmente ai tavoli e tra la pista e i tavoli c'era un karaoke per più persone. Le sale erano molto grandi ma noi ragazzi eravamo talmente tanti che ne occupavamo una intera. I miei genitori e mio fratello se ne stavano nell'altra sala intanto. Ci sedemmo al tavolo e chiacchierammo tutti insieme a suono di hamburger e pattine fritte. Dopo che avemmo finito, decisi di scartare i regali e poi i miei amici ebbero la brillante idea di andare a giocare con il karaoke.
Tremavo alla sola idea: ho sempre creduto di avere una voce sgradevole  quando canto.
Ma fortunatamente i miei amici si offrirono a fare la loro figuraccia prima di me: dovevate sentirli, sembrava di stare al concerto delle galline.
Ad un certo punto incitammo tutti Alis a cantare: lei si vergognava molto a mostrare la sua voce in pubblico, ma alla fine cedette.
 «Lo faccio solo per Flami!»fece a mo' di verso agli altri.
La base di Skyscraper partì e lei cominciò ad incantarci con la sua voce magnifica: le note risuonavano nell'aria accompagnate dai suoni delle prodigiose corde vocali. Quando l'ultima nota si esaurì, scoppiammo tutti in un poderoso applauso e Alis fece un piccolo e tenero inchino. Dopo venne il turno di Ginni, ma si vergognava troppo a cantare da sola, così Lucrezia e Sofia si offrirono  di esibirsi con lei. Sulla base di Payphone intonarono una melodia. Urca se erano brave. Anche loro sembravano non essere consapevoli del fatto di avere una voce così potente e piacevole. Ginni non sbagliava una nota mentre Lucrezia prendeva delle note altissime. Sofi faceva tutte le tonalità in contapposizione allla principale: uno spettacolo per l'udito. Alla fine della loro esibizione, restammo tutti allibiti e gli facemmo un applauso clamoroso. Loro si limitarono a sorridere ma Ginevra era tutta rossa in faccia.
«Cavolo, siete della forze della natura voi tre e Alis! Siete davvero pazzesche. Ceh...wow.» Si misero a ridere.
«Veramente siamo così brave?» chiese Ginevra.
 «Si, veramente, insieme siete qualcosa di straordinario!» disse Emma, una nostra amica.
Cantarono altre persone e ci sbellicammo dalle risate: i ragazzi cercavano di fare i seri ma ogni due per tre facevano facce idiote e finivamo per scoppiare in fragorose risate. Ad un certo punto toccò anche a me la penitenza di cantare.
« No vi prego, sono stonata peggio di una campana.»
Ma gli altri continuavamo a incitarmi e a fare coretti tipo 'Flami, Flami Flami!' e alla fine cedetti. Salii sul piccolo palchetto, presi il microfono in mano e aspettai che la base iniziasse. Sul piccolo schermo dove sarebbe comparso il testo della canzone, apparve il titolo del brano: Wide Awake.
Timidamente cominciai a cantare, nota dopo nota. La mia voce era  fievole e sottile, per timore di stonare o di avere una voce di una gallinella, ma poi, guardando i visi tranquilli di tutti, cominciai a far uscire un suono un po' più forte, che scaldava la gola e il cuore. Ci misi tutto il mio impegno, beccai pure qualche acuto giusto.
Alla fine non mi importava quello che avrebbero pensato gli altri, era la mia festa e l'importante era che dovevo divertirmi, no? E a me cantare mi piaceva tantissimo, nonostante non avessi mai fatto canto o non avessi una voce così sensazionale...o almeno così pensavo.
Finiila canzone, allontanai il microfono dal viso; tutti mi guardarono con una faccia molto stranita e con gli occhi strabuzzati. 
"Oddio. Che li ho fatti diventare sordi?" pensavo tra me e me. 
«Sono..sono..andata così male? Insomma, vi ho danneggiato qualche timpano?»
Emma si avvicinò a me e guardandomi negli occhi disse:
«Ragazza, tu..tu sei un talento della natura!»
E un boato invase la sala tra applausi e urli di approvazione. Non capivo. Io cantare bene? La mia espressione era a due poco sconcertata. 
Continuavano tutti a farmi i complimenti a destra e a manca e le mie quattro amiche si avvicinarono a me e mi abbracciarono. 
«Cazzus Flami ma che hai al posto delle corde vocali?» dsse ironicamente sofia.
 «Ma io veramente, non sapevo di saper cantare..»
«Wow hai come un dono della natura strabiliante.» esitò a dire Alice.
«Certo che fra tutte e quattro avete delle voci...»
«Lucrezia smettila! Anche tu hai una voce meravigliosa!» rispose quasi rabbiosamente Ginevra all'area azione di Lucrezia.
«Ma che figata! Non lo sapevamo ma sappiamo tutte cantare bene..»
Cominciammo a ridere. Come stavamo bene insieme.
«Ma tipo se proviamo un pezzo al karaoke noi cinque?» azzardò a chiedere Alice.
«Sisisisi dai vi prego!»
«Uhm..ok!»
Io ero piuttosto perplessa al riguardo. «Ragazze, non so se sia il caso...magari è stata una fortuna che io non abba stonat..»
Mi portarono sul palchetto prima che potessi finire la frase. Prendemmo i microfoni e aspettammo che il titolo della canzone compatisse sul piccolo schermo: What the Hell di Avril Lavigne. La base partì e noi ci facemmo trasportare dalla melodia. Le nostre voci trillavano vivaci nell'aria e ogni tanto ci scappava da ridere. Ci divertivamo tantissimo. Ci guardavamo sorridenti. Quando finì la canzone, prima che potessero farci gli applausi, si sentì un po' di confusione verso l'entrata del retro. Qualcuno che gridava, la porta che si richiudeva, la gente che bisbigliava. Poi più niente, tutto come prima. Si congratularono tutti con noi, non finivano di dirci di quanto eravamo brave e carine. Ci dicevano che avremmo sempre dovuto cantare insieme.
«Emma, ma che era quel trambusto prima?» chiesi incuriosita.
«Boh, non saprei. Probabilmente, essendo un locale piuttosto rinomato questo, sarà entrato qualcuno di famoso.»
Il mio cuore sobbalzò. E se fossero entrati loro? Oddio. No, ok Flaminia, basta farti film mentali. Continuai come se nulla fosse. Arrivo Lucrezia a distrarmi dai miei pensieri.
 «Andiamo a ballare? E a berci qualche drink, susu.»
«Si, arriviamo!»
Sofia mi trascinò per un braccio nella sala che faceva da discoteca: non era per niente piccola e c'era tanta, tantissima gente. Ci sedemmo al bancone e ordinammo un drink.
Notai che Alice aveva lo sguardo fisso nel vuoto mentre pensava intensamente a qualcosa. Prese la parola:«Ma stavo pensando..se veramente cantassimo sempre insieme? Tipo formare un gruppetto e ci esercitiamo? Potrebbe essere divertente!»
Feci per sputargli adosso il Malibu Cola che stavo per deglutire.
«HAHAHAHA stai scherzando spero.» risposi io a mo' di presa in giro.
Sofia mi guardó stranita. «No, secondo me è una bellissima idea.» disse.
 Ginevra replicò nervosa «Bho..non so. Io mi vergogno a cantare.»
 «È un'idea carina secondo me. Ma bisognerebbe trovare il tempo.»
«HAHAHA bene non contate sulla mia disponibilità. Non se ne parla proprio per quanto mi riguarda.» risposi quasi acidamente.
«Eddai Flamii..»
«Tipregotipregotiprego!»
Mi ritrovai otto paia di occhioni dall'espressione supplichevole. E come si poteva resistere? 
«Vabbè, poi ne parliamo..ma ora, tutti in pista!»
Ci precipitammo a ballare in maniera scatenata. Musica a palla, luci soffuse, alcolici,...non ero abituata a tutti questo, non amavo andare in discoteca. Ma quella era la mia serata e me la sarei goduta al meglio. Ballammo talmente tanto che ad un certo punto mi venne voglia di togliermi i tacchi, ma non potevo. Anche gli altri si divertivano. Ogni tanto ci fermevamo e bevevamo qualcosa poi giù, tutti a ballare. Stavo al centro della confusione quando, ad un certo punto, mi scontrai con qualcuno. Inciampai e diedi una sederata ma non penso che nessuno se ne accorse, a parte il tizio con cui mi ero scontrata.
 
x: Scusami tanto!
«Ohw, non ti preoccupare.»
Caspio, era così buio che non riuscivo a vedere niente. Lo sconosciuto mi tese una mano per alzarmi e l'afferrai. Mi rialzai in piedi. Avete presente le luci da discoteca che vi fanno veder tutto a scatti? Ecco, in quel momento stavano usando proprio quelle. Mi ritrovai il viso del mio aiutante a pochi centimetri dalla faccia: dopo due volte che la luce illuminò scattosamente la sala, vidi il suo viso.
Giuro, sarei voluta morire lo stesso istante in cui l'ho riconosciuto.
«oddio. Harry?»
Per un attimo non mi ressi in piedi e presi una storta con i tacchi ma prontamente lui evitò la mia caduta prendendomi da dietro la schiena. Mhh, forse non capiva che se continuava così avrebbe peggiorato la situazione e avrei rischiato di restarci secca.
«Dovresti stare più attenta con quelle scarpe.» disse in maniera placida.
«Ehm si...»
Annuivo e lo guardavo negli occhi. Ma la cosa peggiore è che lui ricambiava. Un altro lampo di luce illuminò i nostri volti.
 «Aspetta ma io..io ti ho già visto..»
Si ricordava di me? Oh santo cielo. Potevo definirmi in paradiso. 
«Fl.. Fle..Fla..mi..Flaminia?»
E fu così che Harry Edward Milward Styles pronunciò per la seconda volta in un giorno il mio nome.
Non sapevo cosa fare, cosa dire. Dentro ero un vulcano di emozioni, fuori un enorme blocco di ghiaccio. Mi limitai a sorridere e annui. Sorrise anche lui. Era così maledettamente perfetto.
Provai a dire qualcosa anche se ero terribilmente imbarazzata. Ci fu un vuoto di silenzio. Probabilmente durò solo un attimo, ma fu interminabile, come se il tempo si fosse fermato. Presi il coraggio a due mani e parlai.
«Ti..ti..ecco..ti volevo ringraziare per il cappello che mi hai regalato.»
Dissi tutto d'un fiato. Sembrava non capire a che mi riferissi. Poi il suo volto si illuminò e annuì.
 «Beh, sono contento che ti sia piaciuto.»
Abbassò lo sguardo sulle All Star bianche e fece il solito giochino con i capelli, quello che mandava in tilt gli ormoni femminili dell'intero pianeta compresi i miei con un semplice gesto. 
Tentai di non farmi cadere la mascella ulteriormente e di sussurrare la prima cosa che mi venisse in mente.
«Ehm..gli..ceh..i ragazzi sono qui? Intendo gli altri.» chiesi innocentemente.
«Oh, si, siamo venuti insieme e ora ci siamo un po' dispersi.»
Si mise le mani in tasca. Non credevo di aver mai provato una sensazione come quella prima d'ora.
Mi continuavo a ripetere: ora svengo, ora svengo, ora svengo. Ma poi continuavo a sorridere come un'ebete. Ero terribilmente imbarazzata. Me ne dovevo scappare al più presto.
 «Ecco..io non vorrei disturbarti oltre quindi..sarà meglio che vada, grazie per l'aiuto e..saluta gli altri ragazzi. Ciao.»
Feci per andarmene quando lui mi afferrò il braccio. Mi si gelò il sangue nelle vene, Cristo dio. 
«Aspetta!»
Mi voltai e lui mollò la presa. Si mise la mano dietro la nuca e guardò il pavimento. Schiuse le sue labbra in un sibilio melodioso soffocato poi da un tenero sorriso.
«Ecco...ti va se..ti va..ehm..di bere un drink insieme?»






spazio dell'autrice:
hola pipol c: grazie per seguire la mia storia e per averla recensito nei capitoli precedenti.
come potete vedere, ho seguito il consigio di alcune di voi di usare dei segni di interpunzione per quanto riguarda i dialoghi, e non aver usato le iniziali. spero che ora il testo sia più scorrevole, fatemi sapere.
l'unica cosa che temo è che la storia stia prendendo una piega un po' banale e noiosa, ma la mia idea iniziale sul racconto era questa e ci terrei a non cambiarla: spero nei prossimi capitoli di sorprendervi e non deludervi.
leggete e mi raccomando, recensite in tantee e fatemi sapere che ne pensate<3 alla prossima.

flami :) xx

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Capitolo 7
*** #Chapter 6 ***


#Chapter 6


SOFIA'S POV
«ehi ma Flami dov'è finita?»
Effettivamente insieme a quel mucchio di gente, la musica a palla e le luci soffuse, io e Ginevra l'avevamo persa di vista.
«magari è al bancone dei drink.» intervenne Lucrezia. Alice si fermò con un'espressione scocciata.
«si, ma stiamo ancora qui un po' a ballare. Starà parlando con qualcuno..»
«ok, balliamo ancora un po'. Comunque questa sala è talmente grande e c'è talmente tanta gente che ci siamo dispersi un po' tutti.» dissi mentre mi fermavo dalla mia danza vorticosa.
«vabbè, l'importante è che ci divertiamo, no?»
Continuammo a ballare per un po', con la musica che accompagnava i nostri movimenti. Mi chiedevo che fine avesse fatto Flaminia. Insomma, non era certo il tipo che sparisce all'improvviso o abbandona così gli amici. E intanto, fra una riflessione e l'altra, i miei piedi si stavano consumando nei tacchi e cominciavo a provare un dolore atroce, ahia.
«vi prego ragazze, sediamoci al bancone, i miei piedi gridano vendetta haha.»
«ma io voglio ancora ballare!»
 «dai, resto io a ballare con te. Lucrezia accompagni tu Sofi al bancone?»
«certo. Andiamo Sofi?»
 «yep, arrivo.»
 
Ci sedemmo. Le mie dita trovarono un leggero sollievo quando mi slacciai le scarpe e le misi 'a ciabatta'.
«ti giuro non ce la facevo piu, haha. Grazie per avermi accompagnata. Prendi qualcosa?»
«uhm si, prendo un Martini con ghiaccio. Tu?»
«il cocktail alla frutta, mi da l'impressione di essere buono.»
Ordinammo e poco dopo arrivarono i drink. Al bancone, che era piuttosto lungo, c'erano sedute anche molte altre persone. Capitò però, sempre con la mia geniale fortuna, che ci servisse un barman mezzo imbranato: mi lanciò direttamente il drink che al posto di prendere al volo, mi scivolò tra le mani facendolo cadere quasi tutto sulle gambe della persona che stava accanto a me. Figura di merda colossale.
Il tizio era seduto per tre quarti di spalle e portava il cappuccio della felpa sulla testa. Mi precipitai subito in delle scuse penose per evitare di peggiorare la situazione.
«scusi, scusi veramente, non era mia intenzione. Il barman mi ha lanciato letteralmente il drink, scusi, le pagherò il conto della tintoria se vuole.»
Lucrezia osservava la scena divertita senza dire nulla o venire in mio aiuto. Bastarda. Solamente dopo mi accorsi che parte del mio vestito era anch'esso macchiato. Questa non ci voleva.
x: uhm..no..non ti preoccupare.
Il mio cuore tirò un sospiro di sollievo. Presi dei fazzolettini per pulire tutto e aiutare lo sfortunato cui avevo causato danno. Ma successe qualcosa di imprevisto. Lo sconosciuto si voltò di scatto per aiutarmi e non potete immaginare neanche chi mi trovai davanti. 
Jawaad. 
Si lui. 
La mia faccia non sapevo che espressione avesse assunto ma prontamente mi piegai a terra come dovessi riallacciarmi le scarpe. 
Oddio. Qualcosa dentro di me fece provocare una confusione totale nella mia testa.
Non sapevo veramente che fare, era come se fossi immobilizzata in ginocchio. Decisi infine di rialzarmi e di far finta di non riconoscerlo.
Mi diedi velocemente due schiaffetti sulla guancia e deglutì a fatica mentre mi preparavo un sorriso falsamente tranquillo sulla faccia. Mi rialzai. Ma incrociai il suo sguardo magnetico incorniciato dalle lunghe e sottili ciglia. Dentro lo stomaco avevo il circo. Lucrezia nel frattempo era sparita. Zayn concentrò lo sguardo sul mio vestito e notò che era tutto macchiato.
«ohw, ti sei rovinata tutto il vestito, mi dispiace. forse è meglio che andiamo in bagno a darci una sistemata.»
Mi limitai ad annuire con quel sorriso finto da paralisi facciale.
Chiedemmo informazioni su dove fossero le toilette e ci dirigemmo li. Io non aprivo bocca, seguivo solo Zayn. Arrivammo a destinazione: c'era molta molta piú luce nei bagni. Prendemmo dei fazzolettini e cominciammo a pulirci i vestiti. Ero rossa come un peperone e muta come un pesce. Guardai di nascosto lui dallo specchio intento a rimediare al disastro che avevo combinato. Ma prima che potessi osservarlo per bene, ricambiò il mio sguardo guardandomi anche lui dallo specchio e fece un sorrisetto. Feci finta di riprendere a pulire il mio vestito e abbassai gli occhi per terra.
«credo di averti già visto...o è solo una mia impressione?»
Mi fermai di colpo. Il mio cuore smise di battere e io di respirare. A fatica deglutii rumorosamente e con coraggio voltai di scatto la testa guardandolo dritto negli occhi, rimanendo muta. Lui anche aveva lo sguardo puntato verso di me, con il capo un poco chino per via della differenza di altezza. Dovevo rispondergli.
«ecco..si..in realtà..»
«oh, aspetta. Ma tu eri al sign-in di oggi. Eri insieme alla tua amica che compiva gli anni oggi, giusto?»
Rimasi scioccata. Davvero si poteva ricordare di me dopo tutte le facce delle Fans che aveva visto?
«..si, sono io.»
«mi ricordo di te perchè sono rimasto colpito dai tuoi capelli. Sono molto belli.»
Arrossii peggio di un pomodoro e catapultai gli occhi sulle mie scarpe sussurrando un 'grazie'.
 «apprezzo che tu non mi sia saltata addosso appena mi hai visto. Di solito le Fans fanno così, ma evidentemente tu sei diversa.»
Abbozzai un sorriso.
 'Diversa'. 
Quella parola mi faceva riflettere. 
Diversa in che senso? Più brutta? Più bella? Più strana? Più insopportabile? Più stupida? O magari voleva dire solo che mi distinguevo dalle altre Fans? Ah boh.
Mentre mi crogiolavo in questi pensieri, il moro prese in mano la situazione.
«senti, visto quello che è successo penso che tu mi debba un favore no?»
Scattai su con il capo. Annuii sospettosa.
«beh, allora che ne dici di andare a ballare un po' insieme a me? Da solo mi annoio e visto che sei l'unica persona che 'conosco' qui dentro a parte i ragazzi...che ne dici?»
I miei piedi avrebbero voluto dire di no. Ma contro la loro volontà sfoderai un sorriso e dissi finalmente con voce normale:«certo, molto volentieri.»
Situazione: nel mio stomaco un festino; le mie gambe tremavano peggio della gelatina e il mio cervello stava cominciando a farsi tanti di quei filmini mentali da oscar che sembrava fosse diventato un cinema multi sala.
Uscimmo dal bagno, c'era casino.
«vieni.» Disse lui. E per non farmi perdere fra tutta quella gente mi afferrò per un polso. La sua mano era calda e il mio cuore cominciò a battere all'ennesima potenza. Sinceramente non sapevo neanche se mi stavo rendendo conto di quello che stava accadendo. Dieci minuti potevano sconvolgermi la vita più di così? Pensai di no.
Un miscuglio di sensazioni veramente indecifrabili.
«accidenti, c'è troppa gente ora in pista. Che dici se ci sediamo un attimo al bancone e aspettiamo che si svuoti un po'?»
«credo sia un'ottima idea.»
Lo dissi con una voce un po' strozzata dall'emozione, speravo che non se ne fosse accorto. 
Ci sedemmo e iniziai a picchiettare il tavolo nervosamente con le dita senza rendere re conto e con gli occhi trasognati.
«...c'è qualcosa che non va?»
Mi ripresi e arruffai una risposta veloce.
«ehm..nono, tranquillo..è solo che..»
Mi bloccai. Sarebbe stato meglio non continuare a parlare per evitare figuracce.
 «...solo che?»
Insisteva. Presi un respiro e continuai.
 «...è solo che mi sembra così assurdo tutto questo, credo di non rendermene conto.»
Sapevo che mi avrebbe presa per matta. E invece..
«perchè dici questo? So che probabilmente non vi capiró mai fino in fondo ma non sono altro che un normale ragazzo del mondo. Non sono né più nè meno rispetto a nessuno. Sai, rispetto ad altre nostre Fans che ho conosciuto, mi sembri molto più ragionevole e sensibile e penso che tu possa capirmi. Mi hai fatto sentire a mio agio non impazzendo e parlando tranquillamente e questo mi ha colpito molto. Per come ti sei comportata posso dire che con te posso quasi sentirmi come un ragazzo normale. Già, ragazzo normale. Quello che vorrei essere più spesso.»
Quelle parole mi trafissero il cuore. Avevo capito quello che voleva. Essere trattato come un ragazzo qualunque, probabilmente stanco delle troppe attenzioni ricevute. Osservava il bicchiere del drink che aveva appena ordinato e giocherellava con la cannuccia muovendo i cubetti di ghiaccio. Sorrise. Faceva tenerezza.
Mi tratteni a guardarlo con un sorriso che mi andava da un orecchio all'altro. Mi notó, e gli scappó un piccolo risolino. Emanava un odore di menta mista a tricetabacco. Una meraviglia per il mio olfatto. Con coraggio non distolsi lo sguardo. Continuava a ridacchiare.
 «...ehi, perché mi guardi cosí?»
«..posso dirti la veritá? Sai, sei diverso da come immaginavo. Insomma, alla fine sei identico a un qualunque ragazzo con i suoi pregi e difetti. É buffo che tu ti confida con me in questo modo, ci siamo appena 'conosciuti'. È strano sai? Sono un tua fan eppure ora che ti ho qui davanti non riesco che vedere un semplice ragazzo. Non so se riesci a seguirmi. Credo che questo sia meglio per entrambi.»
I miei muscoli in tensione fino a qualche minuto prima si stavano rilassando e cominciavo piano piano a sentirmi a mio agio. La pista da ballo si stava svuotando. Zayn mi guardó con un'espressione piuttosto sorpresa, forse per quello che gli avevo detto. Poi, dopo essersi guardato per pochi secondi le scarpe, rialzó il capo e chiese:
 «bè, visti i nostri punti di vista simili, perché non andiamo a ballare come da brave persone 'normali'?»
Mi scappò una risata e un sorriso. Mi tese la mano.
« ook, va bene.»
E afferrai la sua mano per alzarmi e ci dirigemmo verso la pista.
 
x: SEI LA PERSONA PIÚ INSOPPORTABILE CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO! CHE CAZZATE DICI, EH? RIPETI SE HAI CORAGGIO. RIPIGLIATI.
Le grida di una ragazza avevano attirato la mia attenzione mentre ero intenta a ballare con il mio cavaliere. Sentivo la rabbia della ragazza ribollire e che sbatteva i pugni sul tavolo, incavolata per chissà quale motivo. 
Ero curiosa, desideravo dare un'occhiata.
«secondo te cos'é tutto questo frastuono?» chiesi.
«bah, non saprei, vuoi andare a vedere?» 
Mi aveva letto nel pensiero. Senza rispondergli, lo afferrai per il braccio e lo trascinai fuori dalla folla della pista. Zayn si fece spazio e tentò di guardare quello che succedeva.
«ehi, ma quella non è..?»
Riuscii a vedere quello che stava succedendo. 
Non l'avessi mai fatto, non credevo ai miei occhi. 
Flaminia in piedi con i pugni sul tavolo dall'aria incazzata nera che urlava verso un Harry seduto, il quale cercava di calmarla invano.
Oh cazzo.
 
 
 
spazio dell'autrice:
salve lettrici! spero di non avervi fatto aspettare troppo con il nuovo aggiornamento. come potete vedere ho inserito nella storia un nuovo punto di vista, cosa che penso si ripeterà nuovamente in seguito. ok, questo capitolo non penso sia granché ma perlomeno é più movimentato rispetto ad altri. ringrazio ancora una volta chi ha recensito o aggiunto la storia a preferite/ricordate/seguite :) il prossimo capitolo lo metterò fra una settimana, venerdì sera penso. scusate se non aggiorno spesso ma ho in lavoro una nuova oneshot e una nuova fanfiction e non è facile gestire tutto insieme! 
fatemi sapere che ne pensate e recensiste un tante! alla prossima c:
 
flämi.

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Capitolo 8
*** #Chapter 8 ***




#Chapter 8
 
HARRY'S POV
Si era dileguata fra la folla senza che quasi me ne accorgessi. Avevo decisamente esagerato. Non ricordo quale fosse stata l'ultima volta in cui avevo bevuto così tanto e trattato così male una ragazza.
Una nostra fan per giunta. Mi stavo rendendo conto oramai troppo tardi del casino che avevo combinato.
Ma lei era già andata via e non potevo farci più nulla. Mi alzai dal bancone svogliatamente e decisi di dirigermi verso il guardaroba. Non ne potevo più di quella confusione, dovevo uscire. 
Feci per andarmene quando notai che un gruppo di persone si era riunito in un punto della pista: guardavano tutti per terra con aria spaventata.
«portatele dell'acqua e dello zucchero, presto!»
Decisi di avvicinarmi, incuriosito.
Mi prese un colpo quando vidi la ragazza che fino a qualche secondo fa era in piedi davanti a me e mi stava sbraitando contro distesa innocentemente a terra. Qualche istante dopo realizzai che non fosse normale il fatto che stesse sdraiata sul pavimento e intuii che era svenuta.
Cazzo. Avevo fatto svenire una ragazzina probabilmente perché l'avevo incitata a bere. Mi sentivo una merda in quel momento.
«sono un suo amico, me ne occupo io.» dissi agli altri presenti mentre osservavo la pelle pallida della ragazza. I capelli le rivedevano disordinatamente sulle spalle bianchissime. Mi chinai e cercai di sollevarla a mezzo busto. Era freddissima, le labbra avevano quasi perso colore.
La sua carnagione era pallidissima, pareva soprannaturale.
Addormentata, ecco come sembrava. Trovai in lei qualcosa di particolare che non avevo mai visto in nessun altro. Qualcosa di indefinibile che non riuscii a riconoscere.
L'uomo di prima arrivò con delle bustine di zucchero e un bicchier d'acqua.
«te ne occupi tu?» mi chiese porgendomi le due cose.
Annuii, mentre la folla intorno alla ragazza stava lentamente svanendo.
Feci sciogliere lo zucchero nell'acqua e tentai di farglielo bere, sempre tenendo il suo mezzo busto alzato. Le sue labbra ripresero lentamente colore, fino a quando non riaprì quasi di scatto gli occhi.
Mi ritrovai due iridi di color castano chiaro che mi guardavano con aria spaventata.
Era così innocente.
 
 
FLAMINIA'S POV
Mi sembrava tutto così strano. Come se fossi dentro una bolla.
Sentivo le voci, i rumori attorno a me ma non riuscivo a comprendere il senso.
I suoni ovattati, come se fossi sott'acqua.
Quasi all'improvviso, sentii qualcuno sollevarmi da terra e poggiare il mio capo in prossimità della sua clavicola.
Voci, voci, voci e ancora voci. Indefinibili, lontane, irraggiungibili.
Sentii qualcosa di caldo sfiorarmi la mano. Qualcuno me la stava tenendo dolcemente sul suo palmo. Potevo percepire il freddo sulla mia pelle, il gelo della mia carnagione color della neve in contrasto con quella mano calda, grande, sicura, piacevole.
Mi accorsi che qualcuno stava avvicinando qualcosa al mio viso. Avrei voluto aprire gli occhi ma qualcosa di sconosciuto me lo impediva.
Acqua. Mi ritrovai dell'acqua in bocca. Dolce. La mano non continuava a mollare il dorso della mia. 
Istintivamente inghiottì. E qualcosa mi fece svegliare tutto d'un colpo: i miei occhi si spalancarono senza preavviso e tirai un gemito spaventato.
Un ammasso di ricci mi si parò davanti. Il cuore mi si fermò per dieci secondi quando riconobbi le iridi color smeraldo. Non un battito. Il tempo sembrava essersi fermato, congelando le nostre due figure in un attimo fuggente.
«ti sei ripresa, meno male.» 
Accennò un sorriso, il più bello del mondo.
 
Ehi Flami fermati,
che ti succede?
Perché tutti quei brividi, perché tutte quelle sensazioni ambigue nella tua mente?
Lui non è quello che pensi, ne hai avuto la dimostrazione prima.
Svegliati.
 
«s..si.»
Mi cadde l'occhio sulla mia mano, o meglio sulle nostre mani. Quasi intrecciate, una fredda, una calda. Le mie guance si tinsero leggermente di rosa.
Harry notò la tensione nei miei occhi e spostò lo sguardo laddove era il mio. Furtivamente sciolse quel legame quasi surreale e spostò lo sguardo sui mio viso ancora sgomento. Mosse le labbra rosse per far fuoriuscire la sua voce roca. Sorrideva.
«hai la pelle più bianca che abbia mai visto.»

 

Ci sedemmo, io ero ancora stordita. Avevo attraversato la pista da ballo appoggiandomi al braccio di harry per non cadere.
«come stai?» mi chiese, mentre si accomandava su una poltroncina e poggiando le mani possenti sulle sue gambe.
«b..bene..più o meno..»
Abbassò il capo. Osservai attentamente ogni suo più piccolo movimento, rimanendo in silenzio. Possibile che un volto così angelico aveva potuto dire quelle cose prima?
«scusa.» sibilò a testa bassa.
«c..cosa?» chiesi interrogativa con fare innocente.
«scusa. Per prima. Per averti fatto bere contro la tua volontà, per aver detto quelle cose.»
«ohw..» non sapevo che dire.
Da una parte lo avrei voluto volentieri perdonare, dimenticare tutto e ricominciare la bella serata da zero.
Dall'altra lo avrei voluto condannare per tutte le cose balorde che aveva detto.
 
Flami, rifletti.
Insomma è un ragazzo come tutti gli altri.
E i maschi sono stupidi.
Non ti fidare, non illuderti.
Stai attenta a ciò che dici.
 
«mhh..» mormorai.
«che c'è?» chiese il riccio sorpreso.
«non credo ti potrò perdonare per ora. Mi hai un po'...deluso.»
Era brutto da dire, ma volevo essere sincera. Ero ritornata oramai completamente in sesto.
«quello che intendo dire è che non posso perdonarti ciò che hai fatto o hai detto. Posso solo far finta di dimenticare per adesso. Ma non so se lo farò.» dissi quasi con tono duro.
«ok.» replicò in tono altrettanto tosto. 
«come vuoi.»
«ehm, va bene.» ribattei non sapendo cosa dire.
Ripensavo alle scene prima della mia perdita dei sensi: l'alcool, il ballo, i baci fievoli sul mio collo, la reazione violenta e la litigata.
Mi morsi il labbro, senza farci caso. Harry accennò un sorriso alla mia azione.
«quando sei svenuta, ho pensa...» la voce di harry si interruppe bruscamente all'udire di un suono fastidioso.
 
BIIP, BIIP, BIIP.
 
Dell'acqua prese a scendere dall'alto.
BIIP, BIIP, BIIP.
 
«ma che cavolo..?» imprecò lui toccandosi i capelli bagnaticci e osservando il soffitto.
 
BIIP, BIIP, BIIP.
 
Il rumore, simile ad un allarme, si espandeva in tutto il locale. Si vedeva la gente preoccupata, la pista svuotarsi e le persone dirigersi frettolosamente verso l'uscita.
Poi cominciai a sentire uno strano odore. Di fumo, bruciato. Il panico delle persone, l'acqua che colava dal soffitto. Cosa cavolo poteva essere? Mi fermai a riflettere.
«..l'allarme..l'acqua..» improvvisamente mi venne quasi un'illuminazione, e il mio volto si dipinse di un'espressione sgomenta.
«..cazzo harry! È l'allarme antincendio!»
Il suo viso cambiò radicalmente espressione, quasi fosse spaventato.
Vedevo tutti uscire, la confusione più totale, il fumo che cominciava a penetrare nel locale e rendere tutto annebbiato.
Mi misi le mani tra i capelli per la disperazione.
«oddio e adesso come faccio io? I miei genitori, i miei amici come cavolo faccio a trovarli ora?» dissi in preda al panico.
«calmati, adesso usciamo.» disse harry che sembrava aver preso in mano a situazione.
«ma li devo trova.. »
«adesso usciamo, io e te. Non c'è tempo per cercarli ora.»
Senza preavviso mi afferrò il polso e cominciò a trascinarmi in mezzo alla confusione più totale. Ammetto che in quel momento stavo realmente morendo di terrore, avevo sempre avuto paura degli incendi dal momento che uno dei miei zii era morto in questo modo...
Mi avvinghiai al braccio di Harry quasi involontariamente e mi feci trascinare da lui che camminava imperterrito in mezzo alla folla.
Non si respirava, le persone premevano verso l'uscita e il fumo aveva formato uno strato nebbioso che non permetteva di vedere bene, mentre si rifletteva sulle lucci rosse e blu della discoteca.
Quando intravidi la porta, sospirai per il sollievo: ero ancora attaccata alla mano di Harry che mi stringeva forte; la sua grande mano che stringeva la mia, piccola e dalla pelle bianca. Per un momento dimenticai della situazione e mi concentrai a pensare a quell'intreccio misterioso che avevano formato le nostre mani: un formicolio, seguito da un involontario arrossamento delle mie guance, si impossessarono di me, finché tornai alla realtà non appena un signore mi spinse violentemente e finì addosso alla spalla del riccio.
«tutto bene?» mi chiese stringendomi ancora più la mano, quasi a stritolarmela.
«si, credo di si.»
Finalmente arrivammo davanti al maniglione antipanico che Harry spinse fortemente: quasi correndo, uscimmo e ci allontanammo un poco dall'entrata. Avevamo entrambi il fiatone.
«certo che questa non ce la potevamo proprio aspettare.» disse lui piegandosi sulle ginocchia per lo sforzo appena fatto.
«si..proprio assurdo, santo cielo.» ribattei io col fiatone.
Le persone stavano cominciando a dileguarsi e nel frattempo erano arrivati i pompieri; io stavo cercando invano i miei amici e i miei genitori per tornare a casa.
«merda.» imprecai.
«che c'è?» chiese Harry ormai ripreso dalla corsa.
«non trovo nessun mio amico e neanche i miei genitori. Come cavolo torno a casa adesso? Non voglio restare qui da sola.» dissi disperatamente.
Harry mi guardò attentamente, mentre io battevo a terra i piedi dal nervoso.
«...se vuoi ti accompagno io.»
Mi voltai di scatto e lo guardai in cagnesco per la sua offerta.
«e come facciamo a tornare scusami?»
«semplice, ho affittato la macchina.» rispose lui con un sorriso beffardo e tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un paio di chiavi.
Ero tentata di accettare la sua offerta ma qualcosa mi diceva che sarebbe stato meglio non farlo, visto i fatto accaduti prima..
«allora vieni o no?»
Mi morsi il labbro inferiore per tutta risposta. 
«oohh andiamo, non vorrai mica restare veramente qui da sola? O peggio ancora tornare a piedi.» la sua ultima affermazione mi fece cedere alla sua proposta. 
«eh va bene, andiamo.» dissi roteando gli occhi al cielo quasi fossi spazientita.
 
 
                     

I miei capelli svolazzavano al vento mentre la cabrio affittata dal ragazzo procedeva in tutta velocità lungo le strade illuminate dalla luna.
Si, insomma, lui si accontentava di poco: aveva affittato solo una cabrio rossa fiammante della Maserati superaccessoriata d'altronde. Tutto ciò mi urtò particolarmente i nervi.
Ci fermammo ad un semaforo quando notai che aveva la cintura slacciata.
«potresti allacciarti la cintura per favore?» chiesi in maniera acida.
«nah, che vuoi che succeda.» lo guardai con disprezzo.
«vabbè, fa come ti pare. Dove hai imparato a guidare così bene anche a sinistra?» la mia domanda era alquanto stupida ma mi aveva stupito la sua capacità nel guidare, visto che in Inghilterra la guida è a destra.
«non è poi così difficile; coordinazione, tutto qua.»
La luce verde del semaforo scattò ed Harry premette il pedale dell'acceleratore: passò una frazione di secondo che trovai la macchina proiettata ad una velocità impressionante. Ero terrorizzata.
«Cristo santo Harry, vuoi andare più piano?» gli urlai.
«haha ma dai, mica è tanto veloce così. Questo è veramente veloce!» e premette ancora una volta il pedale, velocizzando ancora di più la macchina. Il cuore prese a battermi all'impazzata. Non volevo morire.
«HARRY, VAI PIÙ PIANO, FERMATI CAZZAROLA. NON VOGLIO MORIRE.» mi ignorò e rise divertito. Vidi in lontananza un semaforo rosso.
«HARRY, RALLENTA C'È IL SEMAFORO PORCA PALETTA!»
ma come al solito non mi ascoltò. Temevo veramente di morire. L'unica cosa che feci involontariamente, fu quella di andare a cercare la mano di lui poggiata sul cambio automatico e stringerla dalla paura.
Chiusi gli occhi temendo il peggiore degli incidenti e li riaprii poco dopo. Eravamo vicinissimi al semaforo quando la macchina frenò bruscamente producendo un fortissimo stridio e facendo sbalzare sia me che lui un poco in avanti.
Spalancai gli occhi, avevo il fiatone. Notai con la coda dell'occhio Harry che mi guardava divertito. Un'occhiata mi cadde sulla mia mano che ancora stritolava la sua: sciolsi quel contatto velocemente, ritornando fredda come prima e continuando a respirare irregolarmente.
«sei carina quando sei terrorizzata.» disse ammiccando.
 
Avevi ragione Flami, vedi?
Un idiota. Solo un idiota.
Un emerito idiota come tutti i ragazzi d'altronde.
 
Senza pensarci due volte aprii la portiera della vettura e cominciai a camminare lungo il marciapiede. 
«ehi, ma dove vai?» mi chiese lui urlando sorpreso.
«LONTANO DA TE.» gli urlai.
Scese e mi seguì a ruota. Mi raggiunse e mi afferrò un polso: strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa e mi girai verso di lui.
«io a casa con te non ci torno. Mi hai fatto prendere un infarto, non so se te ne sei reso conto.»
«ma dai, io..»
«..e non potresti nemmeno guidare visto che non sei nemmeno del tutto sobrio.»
«santo cielo, mica mi sono schiantato contro un palo, ok?»
«si ma avresti potuto benissimo farlo.»
«beh, che vuoi fare? Vuoi che ti lascio qui per strada?»
«se continui a guidare come un pazzo scatenato che fa la persona disgustosa e approfittatrice, si.» 
Lessi nei suoi occhi lo smarrimento, non sapeva come controbattere.
«però, sei carina quando ti arrabbi.»
Guardai il suo sorriso beota su quel viso fottutamente perfetto a cui avrei voluto tirare solo un pugno in quel momento. Persi la pazienza.
«senti eh, VAFFANCULO.» la mia mano prese la rincorsa per dare un bello schiaffo al ragazzo. Harry si massaggiò la guancia dolorante mentre io giravo i tacchi per andarmene. Dopo qualche secondo lo udii correre verso di me e gridarmi.
«EH VA BENE SCUSA. ORA VIENI QUA E TI PORTO A CASA, FINE.»
Mi girai a guardarlo, mi stava raggiungendo.
«allora, vieni?» mi chiese.
Lo osservai: la sua espressione era realmente dispiaciuta.
Senza neanche rispondere, sbuffai e mi diressi verso la macchina facendo risuonare i miei tacchi sulla strada. 
 



Il tragitto rimanente lo passammo tutti e due in estremo silenzio, come ci fosse una tensione continua.
Arrivati a casa mia, scesi dalla portiera e andai da harry per ringraziarlo.
«ehm..allora..grazie per il passaggio..»
«prego. Grazie per la bella serata.» disse sorridendo. Un sorriso sincero, di quello capaci di farmi sciogliere come burro al sole.
«ehm..senti, scusa se..se prima mi sono incazzata così tanto, ho decisamente esagerato.» dissi gesticolando.
«beh, sicuramente non scorderò lo schiaffo che mi hai dato.» disse ridendo e guardando altrove.
«ohw..be..»
«scherzavo su. Buona notte Flaminia.» si avvicinò a me per darmi un bacio alla guancia. Rimasi immobilizzata e lo lasciai fare.
Rientrò in macchina velocemente mentre si sistemava l'enorme ammasso di ricci, e lo vidi sfrecciare lontano.
Mi chiedevo se tutto quello che era successo fosse realmente accaduto.
Ma poi mi resi conto che era tutto vero, così fottutamente reale.
Sorrisi al pensiero.
Speravo avrei rivisto quel ragazzo.



spazio dell'autrice:
HOLA! innanzitutto: AVETE VISTO IL NUOVO BANNER? asdfgh a me fa imapazzire, è l'opera di quella genia di @niallsmelody :)
WOW, IL CAPITOLO PRECEDENTE HA AVUTO 19 RECENSIONI! SIETE DELLE MERAVIGLIE, GRAZIE MILLE . sono contenta che vi sia piaviuto c':
mi scuso per l'ora tarda con cui pubblico il capitolo ma purtroppo ho dovuto ultimarlo adesso perchè ultimamente ho veramente pochissimo tempo.
voglio solo farvi notare una novità: le riflessioni di flaminia ora vengono espresse direttamente, dando una chiara idea di ciò che pensa.
come al solito vi chiedo di lasciarmi una recensione per farmi sapere che ne pensate, se la storia vi appassiona o no, se avete dei consigli o altro.
grazie mille in anticipo, siete meravigliose c':
aggiornamento al prossimo venerdì! ( o almeno così spero, non so se riuscirò a terminare il capitolo per quel giorno D: )

flami. :) xx

 

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Capitolo 9
*** #Chapter 7 ***


onedspokemon2

#Chapter7
 
FLAMINIA'S POV
Io ed Harry ci andammo a sedere al bancone dei drink. Non riuscivo a credere che mi aveva invitato a bere qualcosa, davvero non riuscivo a realizzare la cosa. Con le gambe un poco tremolanti mi misi apposto sullo sgabello: i miei occhi lanciavano occhiate da tutte le parti, incapaci di osservare il ragazzo di fronte a me.
Harry ruppe il silenzio che si era formato fra noi.
«oh, finalmente mi siedo. Non ce la facevo più a stare in mezzo a tutta quella gente. Dopo un po' non c'è più aria, non trovi?»
« ...ehm..si, hai ragione.»
Risposi nel più completo imbarazzo, col cuore che mi batteva a mille e continuavo a guardare per terra, intimorita di parlare. Dio, che figuraccia stavo facendo. Dovevo assolutamente prendere un po' più di controllo per cercare di sembrare una persona normale e fare finta di avere davanti a me un ragazzo qualunque. Pff, fosse stato facile.
«allora, cosa ti prendi da bere?»
Alzai la testa di scatto quando sentii la domanda che mi aveva fatto e lo inquadrai in un sorriso smagliante: non poteva farmi questo.
In realtà avevo già bevuto qualche alcolico prima e siccome non ero abituata molto a bere avrei preferito non prendere nulla.
«ehm..in realtà ho già bevuto prima quindi non so se è il caso..»
«ooh ma dai. È il tuo compleanno e non ti vuoi divertire nemmeno un po'? Non mi dire che sei una bambinetta.»
Alla sua risposta lo fulminai con lo sguardo. Io? Bambinetta? Che faccia di bronzo. Che sfacciataggine. Mi aveva decisamente irritato. Non mi aspettavo che fosse così arrogante, mi aveva stupito e anche deluso. Che fosse mezzo brillo? Ah boh. In tal caso decisi di cogliere la palla al balzo. Si comportava così lui? Bene, mi comportavo così anche io allora. La mia timidezza e insicurezza si volatilizarono nel nulla.
«bambinetta? Io? Ma non farmi ridere. Due vodka alla pesca e una fila di shot per favore.»Ordinai al barman. 
Lo guardai con aria di sfida. Non sopportavo che qualcuno facesse il superiore con me, in questo caso nemmeno lui. In fondo non era altro che un ragazzo 'normale' no? È allora tanto valeva trattarlo come tale.
«offro io.» disse harry al barman senza togliermi gli occhi di dosso. Mi osservava con un sorriso tra il compiaciuto e lo stupito.
«non ce n'è bisogno.» risposi secca.
«ma è il tuo compleanno.»
«..ok, come vuoi.»
Per la prima volta avevo avuto il coraggio di guardalo negli occhi. Non so perché ma ora nell'osservarlo trovavo in lui qualcosa di insopportabile. Forse avevo esagerato ma uno dei miei più grandi difetti è sempre stato quello che se qualcuno mi provoca, io mi irrito come non so cosa, nonostante sia molto buona di solito.
Arrivarono i drink. Parlammo un po' di tutto meno che della sua carriera e del gruppo. Era simpatico in fin dei conti, ma ero rimasta dell'idea che fosse di una sfacciataggine unica.
Quando finii il drink alla vodka mi girava leggermente la testa, ma cercai di non farci troppo caso. Non ero abituata a bere così tanto.
«prima di bere gli shots che ne dici di un giro in pista?» chiese il riccio.
«d'accordo.»
Mi tese la mano e io la presi. Osservò il dorso di questa attentamente.
«hai delle bellissime mani.»
Rimasi interdetta dal complimento. 
« ...grazie?»
«no, dico sul serio, hai delle belle mani. Sono sempre la prima cosa che noto in una persona, non so perché.»
«uhm, ok. Grazie mille allora.»
Sforzai un sorriso, lui ricambiò. E alla vista di quelle labbra incurvarsi, ci fu un tuffo al mio cuore: per un secondo dimenticai tutte le cose negative che avevo pensato su harry.
Arrivammo in pista, gli ultimi trenta secondi di una canzone scatenata. Lui si muoveva come non so cosa, credo anche lui mezzo stordito dagli alcolici; per poco non gli scoppiavo a ridere in faccia. A me continuava a girare la testa ma continuavo a non dargli importanza. Improvvisamente la canzone finì e misero un lento. Dannazione. Non poteva esserci situazione peggiore. Tutti si accoppiarono e io e styles rimanemmo in piedi uno di fronte all'altro.
«mi concede questo ballo signorina?» disse con uno sguardo seduttore. Cercai di non farmi ingannare da quel sorriso così invitante.
«non sei simpatico.» mi limitai a rispondere acidamente.
«eh mamma mia, quanta antipatia. Cercavo di essere solo gentile.»
Mi resi conto della figura di merda appena fatta. Cercai di tirarmene fuori.
 «ok, scusami. Ma così con me non funziona.»
«scuse accettate. Allora, ti va di ballare con me?»
«..va bene.»
D'altronde non potevo che accettare, non avevo alternative. Mi mise le braccia attorno ai fianchi e io intorno al suo collo. E chi l'avrebbe mai immaginato che il giorno del mio compleanno avrei ballato con uno dei miei idoli? A ripensare quella cosa i brividi presero a percorrere la mia schiena. Non avevo la forza nè la voglia di guardalo in viso, guardavo altrove.
Le mie gambe erano immobilizzate, a fatica dondolavano e spostavano il peso da una parte all'altra per mantenere il ritmo della musica lenta. L'imbarazzo stava per prendere il sopravvento.
 «ehi..che succede?» chiese harry quasi preoccupato.
«n..niente. Mi gira solo un po' la testa.»
« vuoi fermarti?»
«nono.»
Mi ripresi e stavolta lo guardai. Un sorriso mi comparve davanti agli occhi, non potei fare a meno di ricambiare sorridere anche io. Improvvisamente mi sentii piena di sicurezza, mi sentii bene nonostante i giramenti di testa e l'emozione.
Restammo per un po' a guardarci come due ebeti, come se si fosse fermato il tempo. Wow, strano effetto quello dell'alcool.
Dopo un po' che la musica continuava, harry avvicinò il suo viso al mio collo. Non ci feci troppo caso, ero troppo stordita; sentivo il suo fiato caldo sul mio collo, una sensazione piacevole, e i ricci sfiorarmi delicatamente la guancia. Chiusi gli occhi e stanca dalla confusione appoggiai il mento sulla sua spalla. Lui non disse nulla.
Dopo un po', cominciai ad avvertire qualcosa sul collo. Solo dopo mi resi conto che erano le labbra di harry che si appoggiavano sulla mia pelle lasciando piccoli baci. Mi risvegliai tutta di un colpo.
«ehi ehi ehi! Ma che cazzo fai?» gli urlai scandalizzata e respingendolo con uno spintone. Lui mi guardò con fare innocente.
 «ehi, mi stavo solo divertendo un po', pensavo che anche a te piacesse.»
«ma dimmi, te le ragazze le tratti tutte così, come un giocattolo? Ti ci diverti solo?»
«io non le tratto come giocattoli.»
«a me non sembra.»
La testa cominciò a girarmi molto forte.
«d..devo sedermi.» dissi balbettando.
Mi dileguai tra la folla intenta ancora a ballare il lento. Harry mi seguiva preoccupato. Mannaggia a lui e ai suoi drink. Raggiungemmo il bancone e ci sedemmo al posto di prima. Mi misi una mano sulla fronte e il gomito appoggiato alla superficie del tavolo.
«mi sa che ti ho fatto esagerare.» disse lui.
«nono, sto bene.»
Poco a poco mi ripresi. Harry mi guardava preoccupato. Quando ebbi ripreso completamente le mie facoltà ripresi il discorso di prima.
«è disgustoso quello che hai fatto prima.»
«...dai, è la tua festa, non ti va di divertirti un po'?»
«non in questo modo. È disgustoso, lo ripeto. Fai sempre così?»
«...quando mi voglio divertire. E trovo qualche bella ragazza.»
Accenò a un sorriso provocatore. Lo guardai sconvolta.
«tu stai fuori, sei completamente ubriaco. Non sei l'Harry che ho sempre pensato di conoscere.»
«probabilmente è vero, sono un po' brillo. Ma chi te l'ha detto che io sono come cercano di farmi apparire?»
La sua domanda mi spiazzò. Non sapevo che rispondere. 
«insomma, voi nostre fan pensate solo a quanto siamo belli e bravi, non vi domandate mai come siamo o ci sentiamo realmente, siete tutte così.»
«... questo non è vero.»
 «invece si. Pensate solo al nostro aspetto fisico e non a quello che abbiamo dentro.»
Il discorso prese una piega un po' strana. Lo ascoltavo attentamente.
«... pensate solo a farvi filmini mentali su quando andrete a letto con noi. Siete ridicole.»
«come scusa?» ripeto indignata.
«ho detto che pensate solo..»
«si, ho sentito benissimo quello che hai detto.»
La rabbia cominciò a ribollirmi dentro. Stava offendendo il fandom. Il SUO fandom. Quello senza il quale non sarebbe nessuno.
 «ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Forse sei veramente troppo ubriaco per capire. Ma che cazzate spari? Quelle che hai detto non sono delle vere fan, Cristo dio. Si chiamano Bimbominchia. E stai tranquillo che io non sono come loro.
E comunque parli tu che alla prima occasione hai cercato di approfittarti di me. Quello ridicolo sei tu.»
Ero incazzata come una iena. Non me ne importava nulla se era il mio idolo o cosa. Le cose che aveva detto erano vergognose.
« ma stai tranquilla che generalizzo. Comunque la maggior parte di voi sono così. E comunque te l'ho detto, non sempre le persone sono come te le vogliono far credere.»
Si fece serio. Non sapevo se urlargli in faccia o cosa.
 «..e comunque ammettilo, anche tu ci hai fatto qualche pensierino sopra su di noi se no ti saresti scansata subito prima..»
Un sorriso idiota ma carismatico si dipinse sul suo volto a sostituire la sua faccia seria. Non ce la facevo più. Ma come si permetteva? Ma si rendeva conto con chi stava parlando? Persi la calma. Gli urlai in faccia.
«ehi ehi ehi, MA COME TI PERMETTI? SEI LA PERSONA PIÚ INSOPPORTABILE CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO! CHE CAZZATE DICI, EH? RIPETI SE HAI CORAGGIO. RIPIGLIATI. »
Ripresi fiato e continuai.
« TU NON MI CONOSCI, NON TI PERMETTERE DI DIRE QUESTE FALSITÀ SU DI ME.»
«calmati, stai attirando tutta l'attenzione del locale.»
I: NON ME NE FREGA NIENTE. IL TUO ATTEGGIAMENTO È VERAMENTE DISGUSTOSO. SONO... SCHIFATA. SI, SCHIFATA DAL TUO COMPORTAMENTO.»
 «calmati.»
«CERTO COME NO. SEI SOLO UN CRETINO. ME NE VADO. CIAO.»
Mi alzai e fra gli sguardi dei curiosi cercai di allontanarmi il più possibile.
Che casino che avevo combinato. Ma la colpa era sua. Dio che nervi che mi aveva fatto venire, stavo per esplodere da un momento all'altro. Credevo di non essermi mai arrabbiata così tanto. La testa cominciava a pulsarmi. Stavo cercando sofia e le altre ma non le trovavo, che confusione. 
La mia vista cominciava a farsi doppia, avevo un caldo assurdo, la testa e gli occhi in fiamme. Le gambe cominciavano a cedere e il mio cervello a non capire più nulla. L'ho già detto mille volte, troppi drink per colpa di quel cretino a cui avevo pure dedicato troppo tempo. I miei passi avanzavano a zig zag, la vista si fece offuscata e non mi sentivo più i piedi a terra.
Poi, tutto nero. Ero svenuta.




 
spazio dell'autrice:
hola gente! c: ok, ammetto che questo è uno dei capitoli che  mi piace di più fino ad ora.
voi che ne pensate? vi piace la storia? la trama sta prendendo movimento, spero continuerete a seguirla.
e mi raccomando, recensite in taaante asdfghj
ringrazio tutte quelle che hanno già recensito o che hanno aggiunto la storia alle preferite/ricordate/seguite.
vorrei inoltre ricordarvi, per chi non lo sappia già, che ho scritto una oneshot, ecco il link:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1621607&i=1
e mi farebbe molto piacere se la leggeste e mi faceste sapere che ne pensate.
per qualunque cosa contattatemi qui o su twitter, sono @harrysjuliet_ .
aggiornamento al prossimo venerdì!
un bacio,
 
flami. :) xx
 
ps: efp mi ha cambiato nick! al posto di 'liamsheart' ora mi troverete con il nome di 'onedspokemon'. :)

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Capitolo 10
*** #Chapter 9 ***


 

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#Chapter 9
 
Mi svegliai con un tremendo mal di testa.
Avvertivo la luce del sole filtrare tra le fessure delle tapparelle. Mi sedetti sul letto con la testa che girava a mille. Solo allora mi ricordai di ciò che era successo la sera prima: party, incontro, alcol, litigio, incendio, litigio, bacio.
No aspetta..bacio?! Quel ricordo mi fece drizzare la pelle ma fortunatamente mi rivenne in mente la scena: un innocente bacio sulla guancia, ecco cosa era stato.
L'effetto degli eccessivi drink cominciava a farsi sentire trasmettendomi un formicolio a tutte le gambe e con numerosi giramenti di testa. Decisi di alzarmi dal mio comodo letto solo per vedere in che situazione stava la mia faccia.
Panico.
Quella che mi si presentava davanti allo specchio non ero io.
Capelli arruffati, trucco colato su tutto il viso, due occhiaie più grandi di quelle dei panda, occhi spenti e opachi. E puzzavo di alcol per giunta.
Ero talmente rimbambita ieri sera che mie ero dimenticata di struccarmi. Ero ancora intenta a specchiarmi quando la porta si spalancò improvvisamente. Mia madre apparve con una faccia sgomenta sulla soglia.
«Grazie al cielo. Sei tornata sana e salva.» la guardai con la faccia a punto interrogativo.
«Dio Flaminia, non ti trovavamo più. Temevamo il peggio. Ho chiamato tutti gli invitati della festa per sapere se ti avevano vista prima che scoppiasse l'incendio. Come diavolo sei tornata qui?» sembrava fra il preoccupato e l'arrabbiato.
«Beh, ecco io..» tentai di riattaccare qualche parola per formare una frase di senso compiuto. «..sono..si..mi ha accompagnato a casa un amico in macchina..ma non lo conosci, è per questo che non l'hai trovato tra la lista degli invitati che hai chiamato.»
«Si, ma santo cielo Flaminia. Avresti almeno potuto farci una telefonata e avvertirci quando sei tornata a casa!»
«ehm..il cellulare era..era scarico..anche quello del mio amico.» dio quante balle che stavo dicendo, mi sentivo in colpa con me stessa.
«..e poi non vi ho avvertito quando sono tornata perché dormivate e non volevo disturbarvi..» 
Mia madre mi guardò a lungo fino a quando non accennò un tenero sorriso quando cominciai a stropicciarmi gli occhi con fare stanco.
«Ma guarda tu come ti sei conciata.» disse quasi ridendo. «Chissà che hai combinato ieri eh! Su,fila a darti una sistemata che fra un po' devo uscire e ti devo lasciare a casa sola, così almeno ti riposi un po'. Avverto io i tuoi amici che stai bene.» mi diede un bacio sulla fronte e scomparì dietro la porta con un sorriso sulle labbra. Amavo mia madre quando faceva così. 
Decisi di farmi una doccia per rimettermi in sesto. 
Mentre l'acqua calda scivolava sulla mia pelle, ripensai a tutte le scene della scena precedente. 
Una strana sensazione si impossessò del mio stomaco, come se fosse serrato in una morsa fra il piacevole e il sofferente. 

Harry.
Tutto ciò che ricordavo di ieri sera era lui.
Harry.
Con quel fare così arrogante e insopportabile, odioso e sfacciato.
Harry.
Che mi aveva preso fra le sue braccia quando avevo perso i sensi.
Harry.
Che mi aveva chiesto scusa e io non lo avevo perdonato.
Harry.
Che mi aveva trascinato via dal locale quando stava per andare in fiamme.
Harry.
Che mi aveva riportato a casa rischiando di farmi morire.
Harry.
Che si era preso uno schiaffo da me per il suo comportamento idiota.
Harry.
Lo stesso ragazzo insopportabile, odioso, arrogante, superficiale e stupido che, prima di salutarci, mi aveva dato un bacio sulla guancia, facendomi dimenticare tutti gli eventi negativi della serata.
Sembrava che le mie emozioni stessero giocando ad altalena.
 
Flaminia, stai con i piedi per terra.
È arrogante, stupido, sfacciato.
La cosa più brutta è che questo lo sai.
Eppure non riesci a smettere di sorridere pensando a lui.
Ma tanto è finita, non lo vedrai mai più, povera illusa.
 
Un getto di acqua gelida mi riportò alla realtà. Quella che parlava prima non era la Flaminia che conoscevo. Lei non si fa prendere in gioco dagli altri. Nè tantomeno dal ragazzo più bello e affascinante che aveva visto fino ad allora. Quello che con un tenero bacio era stato capace di farle dimenticare tutto ciò che era successo prima. Lei non era una ragazza così facile. Lei non era una ragazza che si dimenticava dei fatti così velocemente.
 
Uscii dalla doccia e mi asciugai velocemente, mi vestii con una semplice canotta e dei pantaloncini per stare comoda. Decisi di sistemare la stanza che era seriamente malmessa. Nel frattempo mia madre era uscita.
Controllai la pochette con cui ero andata ieri alla festa: c'era tutto dentro.
O almeno così credevo. Mi accorsi che mancava il cellulare. Cominciai a cercarlo a destra e a manca scombussolando la stanza appena sistemata.
«Merda.» dissi ad alta voce.
Niente, non riuscivo a trovarlo. Cominciai a pensare di averlo perso. Sobbalzai quando il telefono di casa prese a squillare vivacemente. Lo presi e schiacciai il tasto verde per confermare la chiamata.
«Pronto.»
«Flaminia.» spalancai gli occhi. Un tuffo al cuore fece cedere le mie ginocchia a un tremolio assai poco naturale all'udire quella voce. Non poteva essere.
«Pronto?» ripetè la voce. Continuai a non rispondere impietrita.
«Flaminia sono Harry.» disse in tutta tranquillità la voce dall'altro capo del telefono.
«come diamine hai trovato il mio numero di casa?» mi limitai a chiedere senza neanche degnarlo di un saluto. La situazione era assurda.
«il tuo cellulare. L'hai dimenticato nella mia macchina.» oh cazzo.
«...ho trovato il tuo numero di casa nella rubrica del telefono. Spero non ti dispiaccia.» non risposi. Ero intenta a elaborare l'assurdità della situazione. 
 
Flaminia sei una stupida.
Stupida, stupida, stupida.
Non ti bastava quello che era successo ieri eh?
Anche oggi. Stupida che non sei altro.
 
Mi misi le mano fra i capelli mentre mi sedevo lentamente sul divano, in preda alla disperazione.
«passo fra mezz'ora sotto casa tua così ti riporto il cellulare.» sbottò lui.
«aspetta Harry, io non so se..»
«Fra trenta minuti sotto casa tua. A dopo.»
Non mi diede il tempo di controbattere che aveva già attaccato.
Merda. L'unica parola adatta per descrivere quella situazione.
Ma dai, non poteva essere vero. Ero in preda al panico.
Poi pensai che era una cosa stupida agitarsi. Insomma doveva solo restituirmi un telefono, niente di più no? Andai in bagno a darmi una truccata, dopo dieci minuti avevo reso la mia faccia un poco decente.
Suonarono alla porta. Senza neanche pensarci, la aprii di istinto pensando che fosse mia madre, visto che erano passati solo dieci minuti dalla chiamata. E invece mi ritrovai davanti un ragazzo alto, riccio, vestito con dei pantaloni blu aderenti ed un maglione beige, due smeraldi incastonati nel viso in maniera perfettamente simmetrica. Harry.
Feci passare due secondi quando mi ricordai della maniera in cui ero vestita. Il ragazzo aveva già cominciato a farsi la panoramica della situazione con un sorriso divertito. Strabuzzai gli occhi e chiusi la porta con violenza; afferrai la felpa che stava sull appendiabiti e me la infilai. Riaprii la porta. Ero presumibilmente viola in viso, le sopracciglia inarcate in segno di imbarazzo.
Harry rise divertito quando mi vide.
«beh..non è che mi dispiacesse come eri vestita..» prima che potesse continuare, gli pestai con forza il piede, provocando in lui una reazione di dolore. Harry si piegò su se stesso in una smorfia sofferente.
«ecco, così ti impari.» dissi io.
«scusa.» disse poco seriamente, sempre con quel sorriso da schiaffi dipinto sulle labbra.
«posso entrare?» chiese lui già mettendo un piede sulla soglia. Lo bloccai.
«no.» mi guardò con fare stupito.
«e perché?»
«perché non voglio estranei a casa mia.»
«ma io non sono un 'estraneo'.» ribattè lui. Feci finta di non sentirlo.
«il telefono. Me lo dai?» chiesi porgendogli la mano.
«ohw..si.» disse quasi con fare deluso. Ma che si aspettava? Una ragazzina idiota che gli saltava addosso? 
«tieni.» me lo porse. Si appoggiò con il braccio sullo stipite della porta e poggiò di conseguenza la fronte sul braccio, in una posa alquanto..vabbè, lasciamo stare.
Io intanto ero intenta a controllare che il cellulare fosse tutto apposto. Percepivo il ragazzo osservarmi.
«sai, sei più carina quasi struccata.» 
Alzai immediatamente il capo dal display per vedere un tenero sorriso sul suo volto. Non potei fare a meno di sorridere mentre le mie guance si tingevano di rosa.
«..grazie..» sussurrai abbassando la testa nuovamente sul display e con il sorriso ancora sulle labbra.
«stavo pensando..si..stavo pensando che mi devi un favore.»
Scattai per la seconda volta con il capo all'insù per ascoltarlo.
«ti devo un favore? Stai scherzando spero.» dissi sarcasticamente.
«no no, dico sul serio. Ti ho riportato il telefono e ti ho riaccompagnato a casa. Tralasciando il fatto che ti ho sorvegliato quando sei sventurata e salvato da un incendio.»
«peccato che hai anche avuto un comportamento disgustoso con me e anche arrogante, per non parlare del fatto che hai rischiato di farci fare un incidente stradale e ti sei beccato pure uno schiaffo. » ribattei con malizia staccando definitivamente gli occhi dal display del cellulare.
«posso entrare?» insistette lui.
«ancora? Ti ho detto di no!» sbuffò, sciogliendo la posa che aveva assunto prima.
«mi devi comunque un favore.» 
«dipende da che si tratta.» risposi incrociando le braccia e cominciando a prestare la massima attenzione.
«esci con me.» lo guardai allibita.
«come scusa?»
«esci con me. Un giretto assieme. Adesso.» disse in tutta naturalezza.
Stavo per aprire bocca quando mi resi conto che non avevo una risposta adatta. Mi limitai a guardarlo smarrita.
 
Dai Flaminia, buttati.
Non può succedere nulla per una volta.
Lasciati andare e lascia fare al destino.
Smettila di essere così razionale.
 
«Allora ci stai? Non puoi rifiutare.»
«ehm..ecco io..»
«perfetto, vai a prendere il cappotto.»
«Harry.»
«si?»
«esco con te solo se non fai battutine squallide o ti comporti come ieri sera.»
«..va bene. Ma tu non darmi schiaffi o non mi rompere il piede, sai, non voglio finire in ospedale.» replicò il ragazzo in maniera divertita.
Insopportabile. Insopportabile. Insopportabile.
Ma allora perché avevo accettato di uscirci?
«ci sto, vado a prendere la giacca.»
 



SOFIA'S POV
Con pigrizia, mi alzai dal letto.
Della sera precedente ricordavo praticamente tutto. L'incontro con Zayn e il suo discorso era quello che mi era sicuramente rimasto più impresso. Ma anche ciò che era successo dopo: vedere Flaminia così incazzata con una persona e osservarla sparire in mezzo alla confusione più totale, mentre Harry restava calmo e solitario al tavolo e lei se ne andava. Non capii nulla di quella storia perché persi di vista sia il riccio che la mia migliore amica, così come Zayn al momento dell'incendio.
Era stato veramente molto carino con me, un ragazzo simpatico e dall'animo puro. Lo si vedeva nel suo modo di parlare, con spensieratezza, mentre sognava di avere una vita 'normale' al posto di quella frenetica e pomposa che il destino gli aveva riservato.
Non che non fosse grato o felice di tutto il successo che aveva avuto, ma mi aveva rivelato che era veramente stressante. Si sentiva trattato al di sopra di come secondo lui doveva esserlo. Fatto sta che parlammo tantissimo, come fossimo amici da sempre. 
Sentivo che potevo fidarmi di lui. Quando parlava, il suo sorriso mi rassicurava, sciogliendo tutta la tensione che avevo in corpo. Mi ero trovata veramente a mio agio nel passare la serata con lui.
Le farfalle allo stomaco iniziali, avevano lasciato posto alla serenità del mio cuore, che perdeva un battito ogni volta che Jawaad mi guardava mentre le mie guance si tingevano di rosa, dando posto a un sorriso sincero, colmo delle mie emozioni.
Poco prima che l'allarme cominciasse a suonare, mi aveva chiesto il numero di cellulare.
Dopo un po' di indugio decisi di daglielo.
«sai..non do il mio numero a perfetti 'sconosciuti', ma in questo caso..è un'eccezione. Non darlo a nessuno, tienitelo stretto.» gli avevo detto e al sentire le mie parole, rimase sorpreso in maniera positiva. 
Era stata una serata a dir poco..wow.
 
Decisi di fare una colazione veloce e di mettermi un po' a studiare. Solo allora mi ricordai che non sapevo nulla di come fosse tornata Flaminia a casa. Mi aveva persino chiamato sua madre per sapere se sapevo dove fosse o con chi fosse. Proprio in quel momento, squillò il telefono.
«Pronto?» risposi.
«Ciao Sofi, sono la mamma di Flaminia. Lei è a casa, grazie al cielo.»
«ohw, meno male. Ero in pensiero.»
«Si, ci ha fatto prendere uno spavento a tutti. Ha detto che é tornata con un ragazzo..hai idea di chi possa essere?»
Tornare a casa con un ragazzo.
Mh. Questa non era una cosa assolutamente da Flaminia. Chi poteva essere?
«sinceramente non ne ho la più pallida idea.»
«oh..vabbè, l'importante è che ora stia bene. Falle uno squillo se vuoi. Ora devo attaccare che devo andare ad un appuntamento di lavoro..Ciao bella, salutami i tuoi.»
Attaccai.
Ciò che mi aveva detto sua mamma non mi convinceva per nulla. Non erano cose assolutamente da Flaminia Insomma, era una ragazza estroversa e simpatica ma che con i ragazzi diventava di una timidezza imbarazzante a volte..però, ripensando alla scena che avevo visto la sera prima, non sembrava del tutto vero.
Decisi di farle uno squillo ma non appena presi il telefono arrivo un messaggio. Sussultai quando vidi il mittente.
 

Da: Zayn
Ehi babe,
grazie per la serata di ieri. È stato proprio liberatorio 
parlare con te, non mi sono mai sentito così libero di 
esprimere ciò che penso come ieri sera, mi hai fatto
riflettere. Spero ci rivedremo :) xx
                                       zjm
 

Guardai il display del cellulare mentre con la mano tremolante, Cacciai un mezzo urlo che soffocai coprendomi la bocca con la mano. 
Non so che mi prese.
Cominciai a sclerare, a saltellare su me stessa senza motivo. Il cuore prese a battermi all'ennesima potenza mentre mi immaginavo lui, chino sul display, intento a digitare un messaggio indirizzato a me. 
Si, a me. Per ringraziarmi per altro.
Avevo fatto qualcosa di speciale per lui, e di questo ne ero orgogliosa.
Cazzo, non ci potevo credere.
Non volevo crederci.
Mi aveva scritto, lui.
Il ragazzo che sognava di essere normale ma che era pur sempre uno dei miei idoli.
Non avevo la minima idea di come mi sarei dovuta comportare.
Avevo la netta sensazione che mi sarei trovata in uno dei più grandi casini che avevo ai combinato. Che cosa gli avrei dovuto rispondere?
 
 


spazio dell'autrice:
allora eccomi qua! vi chiedo umilmente scusa per il mio IMPERDONABILE ritardo di una settimana nell'aggiornare con il nuovo capitolo, spero che mi possiate perdonare, sul serio.
Mhh, questo capitolo non mi convince un granché, spero che voi lo possiate apprezzare comunque. Ringrazio come al solito tutti per le recensioni o per aver inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite.
Per quanto riguarda l'aggiornamento, non ho la più pallida idea di quando lo farò, ultimamente sono proprio impegnatissima e non riesco mai a trovare tempo per i miei lavori. Chiedo ancora scusa per il ritardo e spero proprio che la storia stia cominciando ad appassionarvi. Fatemi sapere che ne pensate con una recensione (accetto anche critiche!), oppure contattatemi sul mio account twitter @harrysjuliet_ .
Recensite in taaante! Alla prossima c:
 
flämi :) xx

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