love is equal.

di hislonelygirl_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -hopeless. ***
Capitolo 2: *** -bye Eleanor. ***
Capitolo 3: *** -when they met. ***



Capitolo 1
*** -hopeless. ***


 -Loulou, mi compri questa maglietta? Non è adorabile? – squittì Eleanor correndo al fianco di un Louis al quanto annoiato. Diede uno sguardo menefreghista al indumento che aveva in mano la sua ragazza e annuì senza alcun interesse. Semplicemente non poteva fare o dirle qualcosa e a dire il vero dopo tutto questo tempo ci si era abituato e aveva imparato a non farci caso. Era diventata una routine, suo padre gli riempiva il portafogli, Eleanor glielo svuotava lasciando per pietà qualche soldo a lui per andare in giro con gli amici la sera. Eleanor gli schioccò un bacio sulle labbra e, prendendo in mano il portafogli che lui le stava già porgendo, corse alla cassa. Louis sospirò e uscì a passo lento e pigro dal negozio. Prese il pacchetto delle sigarette dalla tasca e estrasse una sigaretta. Se la rigirò tra le mani, fissandola senza un motivo preciso. Prese l’accendino, l’accese e inspirò il fumo a pieni polmoni. Rimise il pacchetto nella tasca e si guardò intorno, sovrappensiero. Si chiedeva se la sua vita sarebbe sempre stata così, visto che era un anno che non cambiava nulla. Con un’unica differenza. Un anno fa gli piaceva ciò che faceva. Era il capitano della squadra di football e gli faceva davvero piacere giocare, adesso manco quello. Da quando si era messo con Eleanor, la cheerleader più desiderata di tutta la scuola, era come se pian piano stesse perdendo l’interesse per ogni cosa. Le sue giornate erano diventate giorno dopo giorno identiche. Svegliarsi, andare a suola, fare il figo davanti a tutta la scuola per non perdere la faccia, giocare a football, uscire con Eleanor, andare a ubriacarsi con gli amici, tornare a casa, andare a dormire e daccapo. Stava per prendere un’altra sigaretta quando Eleanor lo raggiunse saltellando.
-Grazie Loulou. – disse schioccando un altro bacio che Louis non voleva nemmeno ricevere.
-voglio fumarmi un’altra sigaretta, va a comprare qualcos’altro. – disse in tono annoiato Louis. Eleanor si illuminò e Louis riuscì a vedere un sorriso a quarantadue denti di Eleanor prima che questa scomparve in un altro negozio. Accese un'altra sigaretta e continuò a guardarsi intorno. Quel posto era sempre pieno di gente, gente che apparentemente sembrava essere felice, apparentemente. L’unico viso che stonava in quell’ammasso di gente, era un viso che non cercava nemmeno di fingere un sorriso. Lo conosceva bene. Era Harry Styles. Uno dei ragazzi più famosi della scuola che non faceva parte della squadra di football. Ma appunto per questa sua bellezza la scuola intera lo dava per gay. Tra i maschi della scuola si era presto diffusa una specie di “moda” evitarlo, trattarlo come il peggiore degli appestati. I motivi potevano essere due, l’invidia o l’invidia. Infatti primi tempi che Louis si era messo con Eleanor, lei andava pazza per quel ragazzo. A Louis questo fatto non faceva ne caldo ne freddo, anzi molto spesso si ritrovava a pensare che se Eleanor l’avrebbe mai tradito, ne sarebbe stato anche sollevato. Ma a quanto pare agli altri dava fastidio. Si chiese del perché dell’espressione così triste di quel ragazzo e ebbe anche l’impulso di scoprirlo, magari parlandoci ma si mandò a fanculo mentalmente qualche secondo dopo dicendosi che non gli doveva interessare. Non si erano mai parlati, ne guardati negli occhi, niente. Erano dei perfetti estranei, conoscevano l’uno del altro solo il nome. Nonostante la mente gli stesse urlando che non doveva più pensarci o farci caso, continuava a fissare quel ragazzo con un interesse particolare, un interesse raro per lui, visto che non lo provava da un po’ di tempo. Fortunatamente Eleanor arrivò prima che lui avrebbe potuto agire. La prese per mano e se ne andò lontano da lì, dicendo a Eleanor che lo shopping per quel giorno era finito. La portò a casa sua, con la chiara intenzione di portarsela a letto, come a voler dimostrare qualcosa a se stesso. Una volta nella sua camera mise Eleanor, che non poneva alcuna resistenza, sul letto e senza tanti giri di parole la fece sua. Non provò alcun piacere. Si era limitato solo a dare colpi secchi in avanti e basta. Ma non era una novità. Aveva smesso di provare piacere a farlo con Eleanor da qualche mese, senza mai capirne il perché. Senza dire una parola si alzò dal letto infilandosi un paio di pantaloni e uscì sulla terrazza per fumarsi un’altra sigaretta. Quella situazione lo stava mandando fuori dalla testa. Non riusciva a capire di cos’aveva bisogno e cosa c’era che non andava. Si era anche chiesto se era possibile che abbia smesso di provare emozioni, che sia un robot senza sentimenti e interessi. Sentì dei passi avvicinarsi a lui, a casa non c’era nessuno a parte loro due, era ovvio chi fosse. Si sentì avvolgere dalle braccia esili di Eleanor e ebbe l’istinto di ritirarsi, di dirle di andare via, ma non lo fece. Rimase lì, immobile e consumare la sua sigaretta.
-Lou, è successo qualcosa? Sei strano. – disse la ragazza. Beh, perspicace, ci aveva messo solo qualche mese ad accorgersene.
-no, nulla.  – replicò Louis con la solito voce menefreghista.
-mh.  Non sembra.  – ribatté lei. – vuoi che me ne vada? – fu la cosa più intelligente che Eleanor abbia mai detto in presenza di Louis.
-si. – disse senza peli sulla lingua inspirando di nuovo il fumo. Senza dire una parola Eleanor tolse le braccia da lui e se ne andò lasciando Louis a pensare ai suoi problemi. Louis rimase lì ancora per molto a fissare il  tramonto e ripensare alla sua vita, al suo futuro e tutto quello che gli stava succedendo. No, quella situazione non andava per niente bene.


____spazio scrittrice. 
beh, questo capitolo è un po' corto, lo ammetto, ma i prossimi saranno più lunghi. comunque sia, spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate scrivendo una recensione, vi preeego. ok, bye, alla prossima lol

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Capitolo 2
*** -bye Eleanor. ***


Non ricordava nemmeno cosa aveva fatto dal momento in cui Eleanor aveva lasciato la casa. Ricordava solo di aver ignorato tutti i messaggi e le chiamate da chiunque. A giudicare dall’odore soffocante dell’alcol, una bottiglia di whisky vuota e due bottiglie di birra, anche quelle vuote , sul comodino accanto al letto, si era ubriacato tanto da dimenticarsi il suo stesso nome. Aprì le finestre per cambiare aria in quel posto e se ne andò in bagno. Fissò allo specchio il suo riflesso pallido e malaticcio. “di male in peggio, Tomlinson.” lo rimproverò la vocina dentro la sua testa. Si sciacquo il viso una, due volte ma non cambiò nulla. Decise di scendere e bere una tazza di caffè nella speranza che potesse cambiare qualcosa. Si sentì meglio, quello sì, ma il viso non cambiò poi tanto. La sua attenzione catturò un bigliettino attaccato al frigorifero.
“William sono andata a la fare spesa, tuo padre è fuori città. Assicurati che tua sorella arrivi a scuola in tempo.”  -era di sua madre visto che lo chiamava così solo lei. Sembrò ricordarsi solo adesso di dover andare a scuola e per di più avere una sorella. Diede un occhiata all’orologio che segnava le sette e mezza passate. Si spiaccicò una mano sul viso e corse di sopra. Irruppe nella stanza della sorella minore e la svegliò nel modo peggiore in cui una persona può essere svegliata. Buttò giù le coperte e iniziò a scuoterla gridando.  – svegliati, svegliati, siamo in ritardo! – Lottie aprì gli occhi, terrorizzata. Odiava quando la lasciavano sola con il fratello che era un imbecille totale, secondo lei.
-tommo, mi sveglio sempre a quest’ora, non siamo in ritardo. – mugugnò guardando l’orologio sul comodino.
-beh in qualche modo dovevo pur svegliarti. – rispose imperterrito e uscì sentendo la sorella sbuffare. Se ne tornò  in camera sua e invece della solita giacca da capitano della squadra di football si mise una maglietta semplice a righe e dei pantaloni attillati, arrotolati alla fine. Era da tanto che non si vestiva così, più o meno tre anni ma anche se non li metteva, rinnovava quei tipo di vestiti ogni tanto nel caso un giorno volesse vestirsi diversamente. Quel giorno decise di non mettere il ciuffo all’insù ma lasciarlo giù, come non faceva dal giorno in cui si era lasciato con l’unica ragazza che aveva mai amato. Si rimproverava ancora per averla lasciata. Si ricordava che in quel momento gli sembrava l’unica cosa giusta da fare, voleva dei cambiamenti e li ha avuti, ma in peggio. Scosse la testa nel tentativo di scacciare i ricordi della ragazza bionda dal nome Hannah che erano ancora vivi nella sua mente e ritornavano a galla ogni tanto solo per fargli ulteriormente male e ricordargli di quanto fosse stupido. Scese giù per preparare la colazione per la sorella e quando ebbe fatto si accomodò sul divano davanti alla tv. Aveva una mezz’ora buona per rilassarsi. In tv passavano le stesse cose ogni mattina, che noia. Poi si ricordò improvvisamente di avere un telefono e salì su per prenderlo. Otto chiamate perse e cinque messaggi nuovi. Non era difficile intuire di chi fossero le chiamate e infatti non fu sorpreso quando vide che erano di Eleanor. I messaggi erano due di Zayn, il suo migliore amico, uno di una ragazza che ci provava con lui ma della quale non ricordava nemmeno l’esistenza e gli altri due di Eleanor, di nuovo. Ignorò i messaggi delle ragazze e lesse quelli di Zayn.
Il primo era delle otto e diceva: “ehi amico, stasera al solito posto alle 9.”
Il secondo delle undici: “sei vivo? fatti sentire, mi sto preoccupando.”
Sorrise e digitò una risposta: “ehi amico, scusa mi ero organizzato una festa tutta mia stanotte. Non avevo comunque voglia di uscire, ci vediamo a scuola.”
Sperò di cavarsela con quel messaggio ma era una speranza vana in quanto ci fu subito una risposta: “tutto bene?”
Sospirò e capì che con Zayn non sarebbe più riuscito a trascinarsi dietro ad un “si, sono solo stanco” che era una mezza verità, la parte superiore dell’iceberg. “no.. te lo spiego a scuola.” – digitò e mise il telefono in tasca. I seguenti dieci minuti passarono in men che si dica e si ritrovò ad uscire di casa seguito da Lottie. In macchina non parlarono tanto e il silenzio fu riempito dalla radio che parlava a vanvera.
-tommo, stai bene? – esordì Lottie all’improvviso. Louis sussultò. Era l’unica domanda che voleva evitare. Ma era così ovvio che stava male?
-non lo so. – rispose semplicemente.
-ho visto Eleanor uscire di casa quasi incavolata ieri quando sono rientrata. Avete litigato? È per lei? – chiese premurosamente la sorella evidentemente troppo grande per i suoi anni.
-no, non è per lei. Anzi, penso di lasciarla.
-pensi di pentirtene un giorno? Hai già fatto un errore del genere, non rifarlo.
-si lo so, ma non la amo. Non provo nulla per lei, anzi, certe volte sembra che mi dia fastidio averla intorno. – la sorella sembrò soppesare un attimo le parole appena sentite ma alla fine strabuzzò comunque gli occhi e lo guardò stupita.
- oddio ma non sembrava, cioè lei è bella, la vogliono tutti..
-ma non io. – la interruppe bruscamente Louis. – sei arrivata, ti vengo a riprendere o torni da sola? – chiese per cambiare il discorso.
-vado da Kelly dopo scuola, mamma lo sa. – lo avvertì Lottie ormai fuori dalla macchina.
-ok. – disse prima di premere sull’acceleratore e fare quello che sapeva fare meglio, scappare dai suoi problemi. Beh non del tutto scappare visto che appena si fu avvicinato alla scuola, vide una persona ben conosciuta aspettarlo fuori dal cancello. Perfetto, non si era nemmeno preparato un discorso, nemmeno una scusa che giustificasse il suo comportamento perché, parliamoci chiaro, non aveva la minima intenzione di spiegare a Zayn cosa stava succedendo quando manco lui lo sapeva. Non che Zayn non potesse capire, figuriamoci, semplicemente doveva prima scoprirlo lui e poi andare a parlarne con gli altri. Parcheggiò la macchina nel suo solito posto, all’ombra di un grosso pino dall’altra parte della strada davanti la scuola sua. Tutti sapevano che quello era il parcheggio di Louis Tomlinson e nessuno avrebbe mai osato occupare quel posto se non volevano avere conseguenze gravi.  Si concedette due secondi di riposo prima di affrontare Zayn e uscì.
-ehi amico, sei in ritardo. – esordì Zayn dando una pacca affettuosa sulla spalla a Louis non appena quest’ultimo si fu avvicinato.
-lo so, non avresti dovuto aspettarmi. – rispose semplicemente Louis.
-invece si, visto che avremmo dovuto comunque perdere l’ora. – disse serio l’amico. Louis fece una faccia finta perplessa sperando di guadagnare almeno un po’ di tempo. – andiamo Louis, sai di cosa parlo. Sputa il rospo.
-voglio lasciare Eleanor. – buttò lì scrollando le spalle .
-tu che cosa? – sbraitò Zayn buttandosi davanti al amico.
-mi sono stufato. Non fa altro che pensare ai vestiti, moda, amiche, soldi e queste cose qua. Voglio un qualcuno con cui poter sostenere un discorso che non implichi solo “oh guarda che bei pantaloncini!”, capisci? – Zayn lo guardò tra il sorpreso e il comprensivo. Sorpreso perché a dir la verità non avrebbe mai pensato che Louis potesse davvero dire una cosa del genere e comprensivo perché si era appena lasciato con una certa Katy che era quasi la copia spiccicata di Eleanor, come carattere.
-ne vuoi parlare? – chiese Zayn.
-non ho nulla da dire. – tagliò secco Louis. – sono semplicemente stanco.
- sicuro che non te ne pentirai come l’ultima volta? - chiese cautamente Zayn scegliendo attentamente le parole per evitare di fare del male a Louis ma era impossibile parlare di Hannah senza fargli del male.
-dovete per forza tutti ricordarmi di Hannah? – chiese Louis scocciato. – e comunque era diverso, amavo Hannah.
-va bene amico, fai come credi sia meglio per te. Eleanor se ne farà una ragione, vedrai che tra una settimana se ne troverà un altro. – disse Zayn sogghignando. A dire il vero Eleanor non gli era mai piaciuta, aveva sin dall’inizio capito che tipo di ragazza era e lui semplicemente non sopportava tipe del genere. Si stava giusto chiedendo come avesse fatto Louis a sopportarla così a lungo quando il suo amico gli porse una sigaretta che Zayn accettò con piacere. Si misero sulle tribune del loro campo da calcio e rimasero zitti per un bel po’, ognuno a pensare ai fatti suoi. Avevano tacitamente accordato di saltare la prima ora.
-ah Zayn, volevo dirti grazie.
-e di cosa? – chiese sinceramente sorpreso il ragazzo con il ciuffo nero.
-così, volevo semplicemente dirtelo. – rispose scrollando le spalle l’altro.
-ah, di nulla. – rispose Zayn con un leggero sorriso sulle labbra.
In lontananza si sentì la campanella e i due si alzarono incamminandosi in silenzio verso l’entrata. Era questo che Louis amava di Zayn, il fatto che potevano semplicemente stare in silenzio senza sentirne il peso. Ognuno aveva i problemi suoi e se ne avevano bisogno, avevano accanto l’altro che avrebbe aiutato in qualsiasi caso. Nessuno dei due considerava il silenzio imbarazzante, anzi, spesso e volentieri stavano insieme senza mai aprire bocca. Cosa che era impossibile con gli altri ragazzi della loro comitiva. Non appena varcarono la soglia della scuola, tutti gli occhi delle ragazze erano puntati su di loro. Louis riusciva a vedere alcune ragazze fissarlo come se fosse un Dio, come se fosse la cosa più bella che abbiano visto in vita loro, stessa cosa per Zayn. Procedettero con l’aria menefreghista fino ai loro armadietti in fondo al corridoio. Ed eccoli, gli altri tre ragazzi della loro comitiva. Liam, Stan e Josh.
-hey, potevate dircelo che saltavate la prima ora. – esordì Stan.
-non l’avevamo programmato. - rispose pigramente Louis.
-che fine avevi fatto ieri sera? – chiese Liam.
-mi sentivo poco bene, sono rimasto a casa. – mentì.  
-beh parliamo di cose serie, che facciamo oggi? –chiese Josh.
-il tuo amico ti sta dicendo che è stato male e tu chiedi questo? – lo rimproverò Liam. – cos’hai avuto Louis? Stai bene adesso?
-mh niente di che, un forte mal di testa, tutto qui. – mentì di nuovo. In quel momento vicino a lui apparve dal nulla Eleanor e si buttò al collo di Louis iniziando a stampargli tanti bacini a caso sul suo viso come se non si vedessero da anni. Louis parve quasi disgustato da quei baci e non si trattenne dal ritrarsi e staccarsi bruscamente Eleanor di dosso. Mossa che fu definita dagli altri “pazzia allo stato puro”. Ma Louis sapeva cosa doveva e voleva fare quindi non esitò a prendere Eleanor per mano e portarla in un posto appartato. Si sentiva gli sguardi dei suoi amici bruciargli sulla schiena ma li ignorò.
-Eleanor.. – iniziò Louis deciso cercando parole più delicate per non farle male.
-se ti vuoi scusare per il fatto che non ti sei più fatto sentire, tranquillo. – lo interruppe Eleanor sorridendo.
-non è questo. El.. ho bisogno di un po’ di tempo per me stesso..
-vuoi dire che ci dobbiamo vedere di meno? – chiese lei ingenuamente. Veramente non le sarebbe mai passato manco per l’anticamera del cervello che qualcuno potesse mai lasciarla.
-no El.. voglio lasciarti. – disse Louis direttamente capendo che altrimenti lei non avrebbe mai capito. L’espressione del viso di Eleanor parlava più chiaro di qualsiasi parola. Così senza dire una parola lei si liberò bruscamente dalla mano di Louis che stringeva la sua e se ne andò lasciandogli intendere quanto fosse arrabbiata.
-scusami. – gridò Louis. Non che si sentisse davvero in colpa ma gli sembrava giusto dirlo. Non appena Eleanor fu sparita dal suo campo visivo si sentì più libero e fece un sospiro di sollievo. Sentì come se stesse per cominciare una nuova vita, senza un motivo preciso. Tornò a passo lento e rilassato dai suoi amici i quali lo guardavano con l’aria interrogativa, tutti a arte Zayn. 
-non dire che hai fatto quello che stiamo pensando.  – disse Stan.
-si l’ho fatto e non ne voglio parlare. – disse quasi fiero di se.
-lo sai che non ti perdonerà? Nessuno può lasciare Eleanor Calder. – gli ricordò Josh.
-non m’interessa se mi perdonerà o no, non ci tornerò insieme.
-e mi sembra anche che siano fatti suoi. – lo difese Liam.
-ecco e finiamola qui. – troncò la conversazione Zayn. Louis fece solo in tempo a prendere i libri per l’ora prossima dall’armadietto che suonò la campanella e tutti si affrettarono nelle loro classi. Accanto al gruppo di Louis passò in fretta il ricciolino del giorno prima, Harry, che si scontrò per caso con Josh e fece cascare tutti i suoi libri.
-ehi brutto frocio ma come ti sei azzardato? – lo rimproverò Josh. Gli occhi di Harry iniziarono a saettare da una parte all’altra in cerca di un qualcuno che lo difenda.
-scusami, non volevo. – si affrettò a giustificarsi il ricciolo.
-raccogli i libri, checca. – gli ordinò Stan e Harry s’inchinò subito a raccoglierli sotto lo sguardo quasi incantato di Louis che non fu in grado di dire manco una parola. Harry raccolse in libri in fretta e furia, li porse a Josh con le mani tremanti e quasi scappò a gambe levate. Tutto il gruppo scoppiò a ridere, a parte Louis che guardava l’orizzonte dov’era sparito Harry e dopo essersi ripreso quasi quasi fulminò gli altri con lo sguardo.
-insomma, ma che vi ha fatto? – chiese Louis nervoso.
-scusa? – lo apostrofò Liam.
-perché ce l’avete con lui?
-che fai difendi la checca? – intervenne Stan irritato.
-no ma non mi sembra giusto trattarlo così per invidia perché, parliamoci chiaro, è solo per invidia. – detto questo girò sui tacchi a si incamminò nella direzione dell’aula di matematica. 

----angolo scrittrice. 
hey bella gente, ecco il nuovo capitolo e questo è più lungo, come promesso. recensite e ditemi che ne pensate, pleease c: 
alla prossima. c: 

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Capitolo 3
*** -when they met. ***


I corridoi si erano ormai svuotati, le lezioni erano riiniziate e Louis era di nuovo in ritardo. Non aveva proprio voglia di assistere all’ora di matematica. “alla fine, quel vecchio rincoglionito non noterà neanche il ritardo.” si disse Louis pensando che poteva anche prendersela con comodo. Per fortuna non aveva nessuno della sua comitiva che gli facesse compagnia a matematica. Ma c’era Eleanor, e adesso era un problema visto che stavano vicini al banco. “beh, cercherò di farmi cambiare l’orario.” Si disse e ci ragionò sul serio. Era una buona idea. Era quasi arrivato davanti all’aula quando un rumore proveniente dal bagno maschile catturò la sua attenzione. Era un rumore famigliare, un rumore che sentiva molto spesso provenire dalla camera di Lottie. Si, era un singhiozzo. Non capì mai perché ma ebbe l’impressione di sapere la persona lì dentro quindi senza farsi tanti problemi spinse la porta del bagno in avanti e si immobilizzò sulla soglia. I riccioli che popolavano i suoi pensieri da qualche giorno a questa parte stavano davanti a lui. La testa del ragazzo era china sul lavandino e si copriva il viso con le mani. Louis capì che il ragazzo non si era minimamente accorto di non essere più solo e si sentì in dovere di farglielo notare in qualche modo. Fece un passo in avanti cercando di farlo il più rumorosamente possibile. Parve riuscire nel suo intento visto che la testa del ragazzo riccio si alzò immediatamente e si girò a guardare Louis con gli occhi spaventati, tanto che a Louis parve di vedere un micio terrorizzato e questo non fece altro che fargli tenerezza.
-oops! – scappò dalle labbra del riccio che dopo si coprì la bocca con una mano e con l’altra cercò di asciugarsi le lacrime nel vano tentativo di assumere un aria più dignitosa. Sapeva di aver perso quel poco di reputazione che aveva cinque secondi fa. Dopo che il capitano della squadra di football avrebbe spifferato a tutti l’accaduto, non solo i maschi, la scuola intera l’avrebbe reputato gay.
-hi. – fu l’unica cosa che riuscì a dire Louis, aggiungendoci un sorriso ebete. Evidentemente non fu la reazione che si aspettava di vedere Harry perché si ritrovò a sgranare gli occhi un’altra volta, ma questa volta per stupore. Louis parve accorgersi di quanto sia imbarazzante la situazione solo allora, infatti il sorriso ebete sparì dal suo viso e tentò inutilmente di nascondere il rossore che stava colorando il suo viso. Per nascondere in parte l’imbarazzo per non perdere la faccia, decise di far finta di nulla e andò a rifugiarsi in uno dei cubiculi del bagno. La tensione e l’imbarazzo lasciarono il via libero alla mente di ragionare solo qualche minuto dopo il totale silenzio dove non si sentiva altro che il battere forte dei cuori dei due ragazzi, sembrava persino che non respirassero, beh Louis di certo non lo stava facendo. Solo allora sembrò capire quanto la situazione sia ridicola e uscì dal bagno ritrovandosi di nuovo il ragazzo riccio davanti. Cercò di non guardare nei suoi occhi, senza un motivo preciso. Abbassò la testa e si incamminò alla porta. Stava per spingere la maniglia quando si fermò non sapendo lui stesso il perché, sentiva il bisogno di dirgli qualcosa, sentiva il bisogno di togliersi questo peso, sentiva il bisogno di fargli capire che non la pensava come quei coglioni dei suoi ‘amici’. Si girò piano nella direzione del riccio, deglutendo a fatica.
-non li ascoltare. Non pensano prima di parlare, scusali. – disse e si sentì le guance andare a fuoco sentendo lo sguardo del riccio addosso. Prese un respiro profondo e alzò la testa per incontrare gli occhi di Harry, maledicendosi il momento dopo. Verde. Verde smeraldo. Era questo il colore degli occhi di Harry. Erano spaventato, incuriosito, incredulo e c’era qualcos’altro negli occhi di Harry che Louis riuscì a malapena a decifrare.. interesse?
Dall’altra parte del bagno Harry stava andando in iperventilazione. Non riusciva a credere che proprio Louis Tomlinson, il ragazzo più amato e famoso di tutta la scuola, abbia rivolto parola a lui e in più, non per minacciarlo o prenderlo in giro, ma per consolarlo. Lo guardò dritto negli occhi. Blu. Blu mare. Sentii le ginocchia tremare e ebbe bisogno di appoggiarsi a qualcosa, in questo caso il lavandino che era la cosa più vicina a lui. Il cuore iniziò a battere all’impazzata e i pensieri si attorcigliavano nella mente, senza riuscire a formulare un frase decente. Doveva rispondergli? Beh se doveva, era nella merda. Louis continuava a fissarlo, senza muovere un muscolo. Da quello che poteva vedere lui, anche Louis stava in una situazione critica. Vide le sue guance rosse e gli uscì un sorriso spontaneo, per il quale si maledisse subito dopo. Qualche istante dopo, delle domande incominciarono a farsi vivide nella sua mente. Cosa era quella sensazione nello stomaco? Perché non riusciva a distogliere lo sguardo da quel ragazzo? Perché provava tutto quello per un ragazzo? Quelli che lo chiamavano gay avevano ragione? Era quella la ragione per cui non riusciva più a sopportare la presenza della sua ex intorno a lui? Scrollò leggermente la testa, concentrandosi di nuovo per trovare una risposta.
-grazie. – fu tutto quello che riuscì a tirare fuori con una voce tremante. Louis parve svegliarsi da una specie di trance e annuendo, uscì dal bagno di corsa.
Non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, Louis si precipitò nella palestra e poi fuori dalla porta che si affacciava allo stadio. E a fanculo le lezioni. Ringraziò mentalmente tutti i santi per aver trovato lo stadio totalmente vuoto, neanche un’anima viva visibile. Si sedette sulle tribune inspirando a pieni polmoni l’aria fresca. Si spiaccicò una mano sul vivo. Cosa gli era preso? Cosa aveva combinato? Cosa diavolo stava succedendo? Era per caso pazzo? Perché mai il suo cervello era andato in tilt non appena aveva visto gli occhi di Harry? Perché la piccola voce spaurita di Harry gli aveva fatto venire voglia di abbracciarlo e consolarlo? “..beh grazie a Dio ho avuto il buon senso di non farlo.” – pensò sul momento. Non ce la faceva più di stare seduto, si alzò e iniziò e percorrere con un passo lento tutto il campo. Era nervoso. Irritato dal suo stesso comportamento. Insomma, cosa c’era che non andava in lui? Calciò un sassolino che scomparve quasi sul altro lato del campo.  Sentiva il bisogno di gridare, di strapparsi i capelli per la frustrazione che provava. Adesso, a distanza di solo una decina di minuti dall’accaduto, gli era già difficile ricordarsi cosa fosse successo per davvero. Ma ricordava benissimo la sensazione di liberatoria che provò nel attimo in cui guardò gli occhi profondi di Harry. Come se tutti i suoi problemi fossero spariti, come se non fossero mai esistiti. E vogliamo parlare delle farfalle nello stomaco? “farfalle nello stomaco? Sul serio Tomlinson?” – lo rimproverò la vocina dentro la sua testa. E come faceva a spiegarsi il fatto che lui, Louis William Tomlinson, uno dei ragazzi più logorroici e con la battuta sempre pronta, in quel momento non sapeva nemmeno se avrebbe potuto pronunciare una sillaba? Come faceva? “Louis, non starai davvero pensando che la ragione di tutto ciò fosse davvero quello che stai pensando?”
.....
-devo parlare con mia sorella. – disse a se stesso mentre cambiava totalmente direzione e andava nel parcheggio della scuola. Si coricò velocemente dentro la macchina e sfrecciò sulla strada. Quindici minuti dopo, stava davanti alla scuola media in cui si trovava sua sorella. Parcheggiò la macchina e si diresse all’interno ringraziando Dio per essere maggiorenne e poter prendere sua sorella dalla scuola in ogni momento a lui comodo.
-sono il fratello maggiore di Lottie Tomlinson, abbiamo degli affari da sbrigare a casa, potrebbe dirle che la aspetto all’uscita? – parlò velocemente alla donna sulla cinquantina d’anni che stava leggendo un giornale nella segreteria all’entrata. Quest’ultima abbassò il giornale e lo squadrò dalla testa ai piedi con scetticismo nello sguardo. – sono maggiorenne e ho il permesso, può verificare nella cartella di mia sorella. – si sentì in dovere di specificarlo Louis. La donna allora sembrò credergli.
-aspetti cinque minuti. – disse alzandosi e sparendo nei corridoio adiacente. Louis aspettò, battendo il piede per terra e guardando ogni minuto l’orologio, nervosismo prese la meglio su di lui. Tempo cinque minuti precisi e vide la testolina bionda di sua sorella sbucare dal corridoio in cui era sparita la bidella poco fa. Ignorò lo sguardo interrogativo della sorella guardando la bidella tornare al suo posto e tirare fuori un foglio dalla cartella con il nome di sua sorella sopra.
-firmi qui signor Tomlinson. – la donna indicò un punto sul foglio con la penna sul quale Louis mise la sua firma disordinata prima di prendere per braccio sua sorella e precipitarsi fuori dall’edificio.
-Louis, quali problemi hai? – sbottò Lottie una volta fuori. – perché tutta questa fretta?
-ho bisogno di parlarti. Mi devi aiutare. I genitori non sanno nulla di questo. –spiegò velocemente Louis, supplicandola con gli occhi. Lottie sospirò, intuendo già che suo fratello si era cacciato in qualche guaio. Perché non poteva essere come tutti i fratelli maggiori normali?
-spara, ti ascolto. - Disse rassegnandosi.
-in macchina. – disse Louis girandosi e dirigendosi verso, appunto, la sua macchina. Lottie lo seguì senza obiettare e una volta dentro la macchina si girò a guardarlo incoraggiandolo a parlare con gli occhi.
-allora, prima di tutto, ho lasciato Eleanor. – Louis si fermò per lasciar la sorella assorbire l’informazione. – e no, il problema non è questo. – aggiunse sapendo cosa stava per dire sua sorella.
-allora qual è? – chiese la sorella, confusa al massimo.
-subito dopo, andando nella mia classe, ho sentito dei singhiozzi nel bagno maschile e non so per quale motivo sono entrato. – si fermò per trovare le parole giuste. –lì dentro c’era un ragazzo che poco prima i miei amici avevano preso in giro chiamandolo gay. Anzi, tutta la scuola lo da per gay.
-Lou, vai al sodo. – lo interruppe la sorella sapendo che adesso Louis si sarebbe perso in dettagli inutili e intuendo già in parte cosa era successo, anche e le sembrava quasi impossibile. Seguì una pausa che durò qualche minuto in cui Louis cercò di riordinare le idee.
-quando.. quando l’ho guardato negli occhi, ho sentito lo stomaco contorcersi, la mente mi era andata in tilt, non sapevo cosa dire.. – si fermò un’altra volta deglutendo al ricordo. –i suoi occhi, le farfalle nello stomaco, sensazione bellissima, la sua voce.. – iniziò a balbettare parole senza senso andando nel panico totale e mettendosi le mani nei capelli.
-ti piace quel ragazzo. – disse Lottie come se quella fosse la cosa più ovvia al mondo e per di più una cosa normale.
- c-che cosa?! - Louis la guardò come se avesse tre teste.
-non ci vedo nulla di strano Louis, è inutile che ti meravigli e mi guardi incredulo, i fatti parlano da soli.
-Lott.. lo sai che non posso permettermelo. – disse Louis sospirando.
-non puoi permetterti di essere ciò che sei? Non puoi permetterti di essere felice? Sinceramente? Non lo capisco.
-sono il ragazzo più famoso della scuola. Sono il capitano della squadra di football. Sono il sogno di tutte le ragazze della scuola. Sono..
-cazzo Louis smettila! – sbottò Lottie ormai irritata dalle cose, dal suo punto di vita, insensate che stava dicendo il fratello. –non c’è niente di male nell’essere omosessuale. Non c’è niente di male nell’amare qualcuno del tuo stesso sesso.
-non capisci. Non posso semplicemente permettermelo. Ho una reputazione. Ho degli amici che non me lo perdoneranno.
-e li chiami amici quelli? Non ti fanno essere quel che sei e li chiami amici? Dio Louis perché sei così stupido? – quasi gridò Lottie, rifiutandosi di credere che suo fratello stesse dicendo quelle cose. – senti, io ti ho detto le cose come stanno. Se vuoi continuare a soffrire per far felici i tuoi “amici”, se vuoi continuare a nascondere te stesso, sono fatti tuoi e ovviamente non sono io quella che deve dirti cosa fare. Sei venuto a chiedermi un consiglio e te l’ho dato, sta a te decidere se vuoi ascoltarmi o no. Ma non venirmi più a dire che stai male per questo motivo perché tutto dipende solo da te. Da te e da nessun’altro. – disse Lottie sospirando e cercando di calmarsi. Louis rimase in silenzio. Cosa avrebbe mai potuto dire? Mise in moto la macchina prendendo la direzione di casa loro. Durante il tragitto nessuno dei due parlò. Lottie guardava fuori dal finestrino e Louis guardava sulla strada, cercando di non pensare a nulla.
Per fortuna a casa non c’era nessuno. Lottie se n’è andò in camera sua mentre Louis si mise in salotto a “guardare” la tv. In realtà la sua mente saltava da un pensiero al altro, ponendo sempre nuove domande e manco una risposta logica. Ringraziò Dio quando sentì il suo telefono vibrare nella tasca posteriore.
Da Zayn:
amico ma dove cazzo sei finito?
A Zayn:
scusa amico ma mi sono sentito poco bene, sono a casa.
Da Zayn:
cosa è successo?
A Zayn:
cosa doveva succedere?
Da Zayn:
non penserai che crederò che tu ti sia sentito per davvero male di punto in bianco.
A Zayn:
beh dovrai crederci perché è davvero così.
Da Zayn:
va bene amico, faccio finta di crederti a quando ne hai voglia mi dici cosa cazzo ti sta succedendo in quella testa bacata che ti ritrovi. Ci sentiamo ;)
Louis sorrise a se stesso, ogni tanto era bello avere amici che ti conoscevano così bene da anticipare ogni tua parola o mossa. Amici che sappiano cosa dire e cosa non dire nel momento gusto.
A Zayn:
grazie amico, lo apprezzo. Ci sentiamo :)
mise il telefono indietro nella tasca e decise di smetterla di fare finta di guardare la tv. Così spegnendola, si mise semplicemente a fissare un punto indefinito davanti a se stesso. Cosa vedeva in quel punto? Semplice, gli occhi di Harry che non riusciva a togliere dalla sua testa.
“diavolo Tomlinson, non va bene questa storia.” – pensò prima di abbandonarsi ai ricordi dell’accaduto nel bagno della scuola.

angolo autrice_____ 
saaalve gente, scusate l'assenza ma ero sommersa dai compiti e non riuscivo a finire il capitolo. lol 
graaazie alla gente che ha recensito il primo e il secondo capitolo, che dite di farmi sapere cosa pensate anche di questo capitolo? 
alla prossima. <3 

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