I'll watch over you...

di loverdosehetfield
(/viewuser.php?uid=342596)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the man who can't be loved. ***
Capitolo 2: *** do you remember? ***
Capitolo 3: *** in my place. ***
Capitolo 4: *** how do you? ***
Capitolo 5: *** the day that never comes. ***



Capitolo 1
*** the man who can't be loved. ***


"James, aspetta dai...non fare il bambino!" 
"Zitta Eva, non voglio neanche sentire la tua voce da quanto mi fai schifo." 
"Ero ubriaca..."
"Coooosa?! Quello che hai fatto è da ubriachi?" 
"Eddai, per un cavolo di bacio...quanto la fai lunga!"
"Non è il bacio che mi ha dato noia, ma il fatto che tu mi abbia tradito...io mi fidavo, e te che hai fatto? Ti sei comportata come una stronza!"
Senza neanche rendermene conto stavo piangendo e non riuscivo più a smettere...
"Cosa pensi di ottenere con i tuoi pianti? La mia fiducia? Ti sbagli di grosso...
 
 
 
Sentii qualcosa che mi scuoteva e dopo pochi secondi riconobbi la voce di Lars. 
"Ehi ehi ehi, va tutto bene, era solo un brutto sogno" 
"No Lars, non era un brutto sogno...dov'è James?" 
"E' giù, ma fossi in te non mi avvicinerei, ringhia come un lupo affamato" , si mise a ridere.
"Smetti, idiota..non c'è niente da ridere!"
"Oddio, scuuuusami" disse con un sorrisetto malefico sulla faccia. 
Scesi dal letto, e corsi giù per le scale...arrivando fino in cucina, stranamente avevo fame. 
Trovai Jason che si stava facendo un panino con le sue solite schifezze, mi guardò in modo strano e mentre addentava il panino disse:
"Dormito bene?!" 
"No..." 
"Si vede..c'hai una faccia!" 
"Guardati la tua!" 
"Mamma mia, ma che avete tutti eh? Non si può dire nulla" e tutto indignato se ne andò via. 
Dalla sala proveniva la voce di James che canticchiava qualcosa; la cosa brutta è che quella voce era sempre più vicina...
"Che faccio ora?" pensai... 
Non avevo ancora finito di pensare che James era già entrato in cucina...
"Ah, buongiorno." 
Non risposi. 
"Tzè, ti permetti anche di non rispondere?" 
...
Si avvicinò a me...sentivo il suo respiro sul mio collo. Chiusi gli occhi e cercai di non pensare al suo sguardo che con la coda dell'occhio
vedevo fisso su di me. 
"Io e te dobbiamo parlare...subito." 
"Che devi dirmi?" 
"Le stesse cose di ieri sera, voglio sapere la verità." 
"Te l'ho già detta, soltanto che i tuoi urli l'hanno coperta, e evidentemente non l'hai sentita: ERA SOLO UN BACIO JAMES, PURE DATO ALLA SFUGGITA."
"ERA COMUNQUE UN BACIO!"
"NON VOGLIO PARLARNE ADESSO!" 
"Ah si? La principessina del castello non ha voglia...ma poverina...INVECE NE PARLIAMO, E ANCHE ALLA SVELTA!" 
"Possibile che a 25 anni, ancora tu non capisca che io ti amo, e che non ti tradirei mai?!" 
"Possibile che a 23 anni, tu stia sparando ancora cazzate?" 
Mi misi a piangere...di nuovo...
Qualcosa in James si smosse...e mi abbracciò...
"Perché non capisci, perché?" 
Le lacrime rigavano il mio viso, non avrei voluto piangere davanti a lui...ma purtroppo non potevo controllare quell'emozione. 
"Guarda, lasciamo perdere tutto...però, promettimi che non farai mai più una cosa del genere" 
"Promesso..."
Mi baciò; tra le sue braccia mi sentivo protetta...facevano da scudo ai miei sentimenti, affinché non venissero danneggiati.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** do you remember? ***


Quel bacio e quell'abbraccio non erano serviti a niente, James continuava ad ignorarmi, come se quella mattina non ci fossimo neanche parlati! Se ne stava lì, seduto sul divano a fumare e a bere come un pazzo, cambiando continuamente canale, innervosendosi ogni volta che Lars gli passava davanti. "Ti vuoi togliere?! Porca puttana Ulrich sei sempre in mezzo!" "Ma che vuoi? Se sei nervoso non prendertela con me!" "Smetti, o ti prendo a schiaffi!" La situazione andava avanti così da ore, finché non tornarono a casa anche Kirk e Jason. Appena li vide arrivare, James chiese subito se avevano portato altra birra, ma nessuno gli rispose; così tuonò: "Possibile che tutti mi ignorino in questa casa? Cosa sono, un animale?!" Jason, che evidentemente non voleva entrare nella lite se ne andò di sopra, mente Kirk andò a farsi un bagno. Lars preferì farsi una camminata. In pratica ci lasciarono soli... "Sarà meglio che me ne vada anche io", disse James..e così rimasi sola..senza nessuno in quel salotto freddo e solitario. Kirk scese giù di nuovo, si sedette accanto a me, e con tono pacato e prudente chiese: "Cos'è successo tra voi due?" "Niente Kirk, lascia stare", gli accarezzai il viso, e lui fece una smorfia, che somigliava parecchio a un sorriso. "Mmh, vabbè, se vuoi parlare io sono di sopra" "Okay, grazie Kirk, sei un amico." "Per te questo e altro!" Mi fece un occhiolino e sparì dietro la porta che portava alle scale. Quella sera cenammo tutti insieme, ma non eravamo gli stessi: Io non ridevo, Lars non era pignolo, James non faceva i suoi famigerati rutti, Kirk non faceva cadere le posate e Jason non brontolava perché la pasta era scotta. C'era un silenzio assurdo. Ognuno si ritirò in camera sua senza fiatare, e io decisi di addormentarmi al più presto, per non pensare più. La mattina mi svegliai, e trovai sul mio letto una rosa. Accanto c'era un bigliettino, con su scritto "Stronza, vieni giù che ti ho preparato la colazione...James" Quel ragazzo era veramente strano, non ci capivo più nulla: mi parlava o no?! Mi amava o no?! Decisi di andare giù, e lo trovai lì in piedi...in mutande che mi aspettava a braccia aperte. Rimasi un secondo a contemplare i suoi occhi blu e i suoi capelli biondi, quando ruppe il silenzio: "Oh eccoti, amore." Rimasi a fissarlo, non sapevo che rispondere...in 2 anni non mi aveva mai chiamata così.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** in my place. ***


"James..." 
"Dimmi" 
"Che hai detto?!" 
"Che ho detto..." 
"Ahahahah maddai, non fare il finto tonto! Come mi hai chiamata?"
"Amore...perché? Non si può?!"
"Lascia perdere...tranquillo, è..è solo che non sono abituata a farmi chiamare così." 
"Oddio, sto diventando dolce? Questo non accadrà, fidati! ahahah goditi questi giorni di gloria!"
"Ahahah daai, che scemo!" 
In men che non si dica, mi saltò addosso e cominciò a baciarmi...e cosa successe? Da un angolo spuntò Jason e cominciò a sfottere.
"Uhh, i piccioncini hanno fatto pace! LAAAAARS, KIRK, VENITE A VEDERE" 
Subito gli altri due si catapultarono al piano di sotto e cominciarono a ridere: Kirk sembrava compiaciuto, mentre Lars...beh, lui un po' meno. Una cosa di cui ero certa era che tutti e tre erano ubriachi fradici e non sapevano neanche ridire l'alfabeto. 
Lars cominciò ad insultare, e alla fine, com'è di routine tirò uno schiaffo a James, il quale rispose con un pugno. 
Se non ci fossero stati Kirk e Jason si sarebbero uccisi. Non si chiesero nemmeno scusa. Io e James preferimmo uscire, per abbandonare quel clima di tempesta e andammo sulla spiaggia: era bruttissima, non mi ero mai accorta che fosse così deserta. D'altronde, cosa volevo aspettarmi in un mese così freddo come febbraio?
James si sedette su uno scoglio e mi prese in braccio. 
"E' un po' mosso il mare oggi, non trovi?"
"Si.." 
"Sei arrabbiata con me perché ho tirato un pugno a Lars?" 
"Non è che sono arrabbiata, è che...insomma...poverino...non era in sé, non c'era motivo di picchiarlo"
Guardai James, e vedendo che non aveva voglia di parlarne, preferii guardare il mare, stando in silenzio.
Passarono alcuni minuti, quando mi guardò ancora: lo baciai. 
Mi sollevò e mi appoggiò sulla sabbia, gettandosi sopra di me...
Cominciò a spogliarmi, ma non so perché lo fermai. 
"Che hai?" 
"Non lo so, è che qui...potrebbe passare chiunque...non voglio farlo qui, scusa." 
"Tranquilla...lo facciamo a casa ahahah" 
"James!" Gli tirai una botta sul braccio. 
"Senti, io non ci voglio tornare a casa...se dormissimo da qualche altra parte?" 
"Dove vuoi dormire hetfield?" 
"uno non lo so, DUE, non chiamarmi per cognome! ahahah"
"Vabbeneee, come sei suscettibile! Mmh, ci sarebbe il vostro pullman per dormire"
"Bell'ideaaa, è anche per questo che ti amo." 
"Io non ho mai belle idee, HETFIELD". 
"Ti ho detto di non chiamarmi così!" disse ridendo. 
Così ci avviammo verso il pullman, mano nella mano, c'era solo un problema...come avremmo passato il resto della giornata?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** how do you? ***


"Lars, James dov'è?" 
"Poco fa ho sentito qualcuno che correva in bagno, per non so se era lui...vai a controllare "
"Quante birre avete bevuto fra tutti?" 
"James se n'è scolata una confezione da solo, più ne ha prese altre 3 da quella di Jason"
"Cazzo..."
"Perché? Di solito lo regge l'alcool"
"Evidentemente stavolta no!" 
"Stai tranquilla, non ha nulla..sta solo vomitando."
"Vabbè, sta comunque male..." 
Lars mi guardò in modo perplesso, e lasciò andare un "E' abituato" ma io ormai ero al piano di sopra...troppo lontana per rispondere. 
Mi avvicinai alla porta di camera mia, ed era socchiusa...la aprii e trovai James che dormiva beatamente sul mio letto. Si svegliò perché nell'entrare cadde una sedia. 
"Ehii, ecco un'altra persona che rompe il mio sonno" 
"Come stai?" 
"Ora meglio, stanotte è stata un incubo..spero di non passarne più" 
"Lo spero anche io per te" gli diedi un bacio sulla guancia e mi guardò male.
"Che ho fatto?!"
"Nulla, tranquilla...sarà l'effetto di tutte le birre che ho bevuto" 
"Ieri sera com'è andato il concerto?" 
"Bene, non ho mai steccato!" Si mise a ridere come un pazzo. 
"Che ridi? ahahah hai steccato o no?" 
"Che importanza ha? Ormai è andata! Avrei dovuto pensarci ieri ahahah" 
Mi tirò un cuscino, e cominciammo a fare la "lotta" come la chiamava lui, era bello vederlo felice e sorridente...ultimamente era sempre triste e ansioso, forse a causa di tutti i concerti che stavano facendo. 
Vivevamo la maggior parte del tempo sul pullman, e non avevamo quasi mai il tempo di tornare in quel luogo che chiamavamo 'casa', quello dove ridevamo in continuazione e dove tutti i pensieri, o almeno gran parte di essi sparivano. 
"Eva, io credo che non dovremmo più tornare qui, insomma è solo un luogo che mi crea nostalgia addosso. Tanto viviamo sempre sul pullman, che senso ha tornare indietro tutte le volte?"
"James, vivere di rancori e nostalgie non serve a niente.." 
"Mi manca..:" 
"A tutti manca Cliff, James nessuno l'ha dimenticato, e nessuno lo farà mai se continuiamo a mantenere vivo il ricordo" 
Non mi ero accorta però che mentre stavamo parlando, Kirk aveva sentito tutto. Era quello più legato a Cliff, e la sua morte gli aveva lasciato un vuoto che non era più riuscito a colmare.
Lo trovai fuori dalla porta, seduto in terra che piangeva a singhiozzi; in quel momento lo vidi non come un amico, ma come un fratello più grande, come una persona che aveva bisogno di aiuto, e che non ci scherzava affatto con i sentimenti. 
"Perché non entri?" 
"No, non voglio disturbarvi"
"Dai, che ti farà bene parlarne un po'! "
Appena James lo vide entrare corse ad abbracciarlo. Finalmente non vedevo due amici, ma due fratelli!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** the day that never comes. ***


Quella mattina c'era il vento, un forte vento che spazzava via le poche foglie che c'erano sul terreno. 
"Ho freddo" 
James mise il suo lungo cappotto sulle mie spalle. 
"Va un po' meglio adesso?" 
Annuii. 
Infatti, tutto andava per il verso giusto da quando c'era lui, la mia vita era cambiata notevolmente e di certo non avrei voluto tornare a quella vecchia. 
"Oggi non dovevi incontrare tuo padre?" 
"Si...ma sinceramente non ne ho voglia." 
"Dai Eva, ti farà bene vederlo, stai tranquilla." 
"Non è vero un cavolo! Io lo odio James, e tu lo sai" 
"Si..ma dai dagli un'altra possibilità" 
"Dopo quello che ha fatto ti sembra giusto?! Lui mi ha abbandonata...non so se te lo ricordi" 
"E' anche vero che però poi ti ha ricercata...cosa che mio padre non ha fatto, e non penso farà mai." 
"Tuo padre vorrebbe vederti, sei tu che non vuoi vederlo.."
James stette zitto, tanto avevo ragione io, e quando ho ragione...beh..meglio non controbattere, non ne vale la pena. 


Decisi di incontrare mio padre, e James venne con me. Non si fidava a lasciarmi andare da sola. 
"Ciao Papà" 
"Ehi...quanto tempo! Come stai?" 
"Mah...non c'è male...tu?!"
"Tutto bene." 
Accanto a lui c'era un bambino, moro, piccolo a giudicare da come parlava, avrà avuto 3 anni a esagerare. 
"Lui chi è?" 
"Ah, scusa...quasi dimenticavo! Lui è Noah, mio figlio." 
"Ah..ciao Noah...ciao papà" 
"Aspetta...dove vai?" 
"Via da qui...lontana da te...come cazzo hai potuto rifarti una vita?" 
"Il tempo cambia le persone" 
"Tutte balle, tutte cazzate, se non hai voluto me, vuol dire che non volevi nessun figlio, brutto idiota" 
James mi prese per un braccio, e mi sussurrò un "calmati" all'orecchio, ma io non lo ascoltai, ero troppo arrabbiata...e mi incamminai da sola, lungo il pontile; lasciando lì mio padre, in piedi 
come un ebete, ad aspettare invano il mio ritorno. 
"Eva, aspetta! Dove vai?" 
"James, lasciami...voglio stare da sola.." 
"Ma perché piangi? Non dargli importanza, già il fatto che abbia voluto vederti per presentarti suo figlio non dimostra che sia una persona normale, quindi calmati." 
"Non voglio più vederlo...giuro." 
"Chi ti ha detto che ti serve una persona come quella? Tu hai me e io ho te...cosa vuoi di più dalla vita?" 
Mi sorrise, mi baciò, e poi mi abbracciò forte...una sequenza di azioni che mi serviva proprio in quella giornata. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1637954