Wir schauen noch mal zurück

di Piska
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


I gemelli Kaulitz non mi appartengono, non scrivo questa storia a scopo di lucro ed inoltre è tutto frutto della mia fantasia!


Era primavera ormai. I prati e gli alberi erano ornati da bellissimi fiori multicolore che davano un tono vivace al paesaggio.
Una ragazza mora guardò fuori dal finestrino del treno gli ultimi raggi di luce del sole che stava tramontando.
Stava viaggiando già da sei ore. Ancora qualche minuto e sarebbe arrivata a destinazione.
Erano ormai dieci mesi che non tornava in quella città. Dieci mesi che aveva passato a farsi curare. Dieci mesi di sofferenza, senza poter rivedere le persone a lei care. Dieci mesi senza poter avere notizie di quelle due persone a cui voleva un bene dell’anima. Non le avevano lasciato tenere nemmeno il cellulare. “Devi cercare di farti nuovi amici qui dentro, senza pensare a quelli che rivedrai quando sarai guarita. Ma non ti devi preoccupare, non si dimenticheranno di te” così le avevano detto gli specialisti.
Ma loro non potevano sapere che lei aveva bisogno di quell’aggeggio. Che lei aveva bisogno di uscire da quel posto, andare ad almeno un concerto. Perché gliel’aveva promesso e non poteva non essere fedele alle parole scritte.
Questo l’aveva spinta, quella sera di gennaio, ad uscire di nascosto dal centro. Aveva organizzato tutto nei minimi particolari, ed era riuscita a vederli. In Italia, dopo molto, forse troppo, tempo. Era andata al loro primo concerto nel suo paese, quello a Milano. E si era commossa, rivedendoli. Ed aveva sofferto perché loro non avrebbero potuto vedere lei. Era stata una tortura, non poter andare a salutarli nel backstage, dopo il concerto. Ma aveva resistito, non voleva farli soffrire mai più. Sperava tanto che si fossero dimenticati di lei una volta per tutte. Di sicuro, con tutto quel lavoro, l’avevano rimossa dalle loro menti e dai loro cuori.
La ragazza guardò il cellulare. Aveva ancora il loro numeri di telefono nella rubrica.
“Sono una stupida.. avrei dovuto cancellarli tanto tempo fa..”
Un annuncio richiamò la sua attenzione.
<< Ultima fermata: Freiburg. Fine corsa. Si invitano i signori passeggeri a scendere dal treno >>
La mora si alzò dal sedile e, presa la valigia, scese dal treno.
“Non è cambiato nulla qui, è tutto esattamente come lo ricordo”
Si diresse a passo deciso all’esterno della stazione e chiamò un taxi, per farsi accompagnare all’albergo.
Lo stesso albergo in cui era andata anche l’estate scorsa, con una delle sue migliori amiche.
Le vennero alla mente tanti ricordi di quei giorni, ormai lontani, ma li scacciò con prepotenza. Quest’anno sarebbe stata da sola. Non era tornata in quella città per rivederli, anche perché sapeva che in quei tempi erano impegnati con il tour europeo. Era tornata, perché era troppo affezionata a quel posto. Ormai la considerava la sua seconda casa, ne conosceva ogni minima strada, ogni angolo. Voleva trovarsi un lavoro e comprarsi un appartamento, per rimanere a vivere lì.
Il taxi si fermò davanti all’entrata dell’hotel e la ragazza scese, pagando l’autista e prendendo la valigia.
Esitò un momento, prima di avanzare.
“Spero solo che almeno quest’anno vada tutto bene..”
Aspettò ancora qualche minuto e finalmente si decise.
Nella hall, venne accolta dalla solita ragazza dall’aria cordiale e da un facchino che si affrettò subito a liberarla dall’ingombro del bagaglio.
- Buongiorno signorina… Annalisa? - le sorrise la ragazza, dando un’occhiata al registro degli ospiti.
- Si, Annalisa, ho prenotato una stanza per due settimane -
- Ah, si! Eccole la chiave stanza 456 -
- Grazie mille! -
- Si figuri! -
La mora prese l’ascensore e salì in camera, col facchino che la aspettava davanti alla porta, insieme alla valigia.
- Ecco, signorina -
- Grazie - sorrise lei.
Il ragazzo rimase imbambolato a fissarla per qualche secondo, poi si congedò per tornare al lavoro.
Annalisa ridacchiò, prima di prendere la valigia ed entrare nella stanza.
Era tutto uguale all’estate prima, pure essendo una stanza diversa. C’erano i due letti con i rispettivi comò a fianco, davanti ai letti la tv, poggiata su un armadietto per le scarpe. In fondo alla stanza, attaccato al muro, c’era l’enorme armadio con accanto la scrivania e il pc. Infine, rimaneva il bagno, con la doccia e una grande vasca da bagno, tutto piastrellato e con colori che toccavano ogni sfumatura del blu.
La mora si accorse di essere ancora imbambolata all’entrata, così si chiuse la porta alle spalle e sistemò il bagaglio vicino al proprio letto.
Quando aveva prenotato, non era riuscita a resistere alla tentazione di prendere una camera doppia, anziché una singola. Non sapeva il perché. Forse, per non dimenticare tutto quello che aveva vissuto l’anno precedente, anche se si era ripromessa il contrario. Eppure era più forte di lei.
Decise di andare a fare una doccia, dopo avrebbe guardato un po’ di tv, prima di andare a letto.
Prese della valigia un cambio di biancheria pulita ed il pigiama, ed entrò in bagno.
Si sentì lo scrosciare dell’acqua sulle pareti della doccia e, poco dopo, il profumo del bagno schiuma alla ciliegia della ragazza.
Dopo mezz’oretta, Annalisa rientrò in camera, già vestita e con i capelli asciugati.
Poggiò i panni sulla sedia della scrivania e si sdraiò sul letto. Preso il telecomando, accese la tv, ma non trovando nulla di interessante, iniziò a fare zapping.
All’improvviso, un’immagine catturò la sua attenzione. Era una trasmissione musicale. C’erano quattro ragazzi, le cui facce le erano fin troppo note per non riconoscerle e passare avanti.
Uno dei quattro, con una capigliatura piuttosto insolita, tipo stile manga giapponese, prese il microfono.
- Si, ecco.. Ci sarebbe una persona che a me e mio fratello manca da morire.. Era una grandissima amica, ma soprattutto una persona molto importante. Ormai sono dieci mesi che non abbiamo più notizie di lei e siamo molto dispiaciuti.. E poi, ovviamente, ci manca nostra madre! E la sua cucina - e scoppiò a ridere, seguito da un altro ragazzo, con i rasta.
La mora spense immediatamente la tv, aveva già sentito abbastanza.
“ Non.. non si sono dimenticati di me.. e ora, come faccio?”
Una lacrima le rigò la guancia, per andare a morirle sull’angolo della bocca.
La ragazza sprofondò sotto le coperte ed affondò il viso nel cuscino, sperando di soffocare il pianto e tutti i ricordi, che la stavano lentamente uccidendo.

Ed eccomi tornata con il continuo.. Spero vi sia piaciuto, come primo capitolo ^^

premetto già, che con tutta probabilità, non aggiornerò mai costantemente. xD anzi, solo quando ho un po' di tempo libero da scuola ç__ç

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


- Bill…-
- Si? -
- Mi manca…-
Un ragazzo con i rasta era seduto su un divano, nella sua stanza d’hotel, con accanto il fratello e si guardava le punte delle scarpe.
Quest’ultimo lo abbracciò, stringendolo forte.
- Lo so, Tom… Anche a me manca da morire…-
Dopo qualche minuto di silenzio, il rasta si staccò dal gemello e tornò ad interessarsi delle sue scarpe.
- Chissà dov’è ora… magari è in Italia, magari ha un ragazzo.. probabilmente si sarà dimenticata di tutto…- sospirò, alzando il capo e guardando Bill negli occhi - E noi siamo intrappolati in questo tour…-
- Tranquillo, fra tre giorni ce ne torniamo a casa… Se non sbaglio il concerto di chiusura è a Stuttgart, dovremmo partire tra..-
La porta della stanza si aprì improvvisamente ed entrò un uomo alto, sulla trentina.
- Allora ragazzi, siete pronti? Si parte! - annunciò.
- Si, David…- dissero insieme i due gemelli.
Con poca voglia, raccolsero le loro cose e scesero nella hall, con il resto del gruppo.
- Bill, che faccia da funerale! - disse Georg, notando lo sguardo perso nel vuoto del ragazzo.
- E Tom non è da meno..- aggiunse Gustav - È successo qualcosa? -
- Ragazzi - intervenne il manager, rivolgendosi al bassista e il batterista - Lasciateli stare, non si sentono granché bene..-
- Ok, ma è da quasi un anno che “non si sentono granché bene”! - ribattè Georg , poi si rivolse ai gemelli - Si può sapere che caspiterina vi è preso? -
Tom stava per rispondere, ma Bill lo precedette.
- Senti, Georg, con tutto il rispetto.. non sono affari tuoi -
- Non sono affari miei?! - il bassista si avvicinò a Bill - Tu, Tom e Gustav, siete i miei migliori amici. Se c’è qualcosa che non va, potete parlarmene! Ricorda che la band è come la tua seconda famiglia..-
- Lo so..- sospirò il moro - Ma ora è il momento di andare-
E chiudendo così la discussione, prese suo fratello per un braccio e lo trascinò verso l’auto fuori dall’hotel.
“L’ultima data del tour dei Tokio Hotel, sarà a Stuttgart, fra tre giorni! Se vi affrettate a chiamare, potreste essere i fortunati che vinceranno gli ultimi biglietti! Il numero è…”
Una ragazza mora stava ascoltando la radio.
Senza nemmeno rendersene conto, prese in mano il cellulare e compose il numero che il Dj aveva appena detto.
- Abbiamo già una ragazza in linea! - annunciò l’uomo - Come ti chiami?-
- A-annalisa..-
“Ma che cavolo sto facendo?? Io non ci devo andare a quel concerto!”
- Bene, Annalisa, sarai contenta di sapere che hai appena vinto un biglietto per l’ultima data del tour dei Tokio Hotel! Ora il nostro operatore ti chiederà tutti i dati e ti invieremo il biglietto in giornata! Ciao! -
- Ciao..-
Dopo qualche minuto di chiacchierata con un ragazzo della radio, la ragazza chiuse la chiamata.
“ Io sono impazzita..”
Scosse la testa e si buttò a peso morto sul letto.
“Ma che mi prende? Non ero io quella che doveva dimenticare, la prima che avrebbe dovuto non pesarci? Eppure l’altro giorno a quella stupida intervista.. hanno detto che gli manco. E poi, io gli avevo promesso che ci saremmo rivisti.. forse potrei andare al concerto e stare in prima fila.. così mi vedono e poi me ne vado.. NO! Ma che diavolo vado a pensare? Se sparisco un'altra volta saranno distrutti.. O rimango, o non mi faccio neppure vedere… ma che casinooooo”
Rimase stesa a rimuginare per ancora un’ora. Non riusciva a decidersi ed ogni minuto che passava si sentiva soffocare sempre di più dalla pressione.
All’improvviso spalancò gli occhi e si tirò su di scatto.
- MERDA! Devo trovare un lavoro! -
Si preparò velocemente e corse fuori dalla camera.

Erano passati due giorni e non era riuscita a trovare nemmeno uno straccio di impiego.
In più, in quel preciso momento si trovava sull’orlo di una crisi isterica, dovuta a tutta l’ansia accumulata nelle dodici ore precedenti e da tutti gli urli di alcune stupide ragazzine che le stavano forando i timpani.
Si, anche lei era emozionata, e molto, ma non si metteva certo a strillare come una gallinella in calore!
“Giuro che se non la smettono, io… io… Argh!”
Ebbene sì, alla fine aveva deciso di andare a quel benedetto concerto.
Non riusciva più a vivere senza quelle due persone. Voleva vederli, abbracciarli, sentirli vicino a lei, sentire il profumo della loro pelle, il suono della loro voce.. tutto.
Anche se sapeva che non sarebbe più riuscita ad allontanarsi da loro, mai più.
Ma non le importava.
D’un tratto, tutte le luci si spensero, tranne una centrale sul palco.
Annalisa era in prima fila, proprio davanti al palco. Riusciva a vedere le ombre dei quattro ragazzi che si muovevano furtivamente, sistemandosi ai loro posti.
Partirono degli accordi di chitarra e dopo pochi secondi, si sentì la voce di un angelo cantare sopra quelle dolci note.
La prima canzone era Heilig.
Tom, Bill e Annalisa, sentivano che quella canzone gli apparteneva, in un certo senso, perché rispecchiava i sentimenti che, da un periodo a quella parte, si erano impossessati del loro cuore.
La canzone finì ed il concerto andò avanti con tutte le canzoni dell’ultimo album.
A chiudere il concerto, non potevano mancare Durch den Monsun e Schrei, che infatti il gruppo eseguì.
Nel bel mezzo dell’ultima canzone, la musica si fermò e Bill smise di cantare.
- Ehi, ragazzi! - urlò - Voglio che qualcuno del pubblico salga a cantare con me! -
Un boato improvviso esplose nell’arena e tutti iniziarono ad agitarsi.
Le luci, dal palco si spostarono sul pubblico, per permettere al cantante di scegliere qualcuno dalle prime file.
Annalisa cercò di farsi piccola piccola, nascondendo il volto coi capelli.
Bill faceva avanti e indietro sul palco, scrutando attentamente tra il pubblico.
Suo fratello gli urlò qualcosa e lui annuì.
- La ragazza in prima fila con la maglietta rossa ed i capelli neri! - disse, indicando agli addetti alla sicurezza a chi si riferiva.
“Merda!”
Un omone si parò davanti ad Annalisa e la sollevò prendendola per i fianchi e trascinandola fuori dalla calca.
“Oddio! Ora come faccio? Cosa facciooo? Cosa gli dico? Spero non mi abbiano riconosciuta.. e se così fosse? Oh, ma perché sono venuta a questo stramaledettissimo concerto!!”
La ragazza salì sul palco, aiutata da Bill che le tese una mano e la trascinò, ma sempre tenendo la testa bassa.
Le tremavano le gambe e si sentiva svenire. Non poteva credere di essere lì, a due millimetri da loro. Ciononostante, continuò a guardarsi le scarpe.
Quando arrivarono al centro del palco, si fermarono. Le luci erano puntate su di loro, oltre che sul gruppo.
La mora si sentiva soffocare. Avrebbe voluto tanto abbracciare Bill, poi Tom e raccontare loro tutto quello che era successo, ma non poteva, erano nel bel mezzo di un concerto.
- Ciao! - le disse Bill sorridendo - Come ti chiami?-
Le porse il microfono e lei, finalmente, alzò lo sguardo, puntandolo dritto negli occhi del ragazzo.
Questo, appena vide il suo volto, sbiancò, poi si girò verso Tom e lo guardò sorpreso.
- Mi.. mi chiamo Annalisa..- rispose la ragazza, prendendo coraggio.
Anche il rasta rimase a bocca aperta.
La ragazza spostò lo sguardo da Bill a Tom, per poi riposarlo sul moro e sorridere timidamente.
- Be-bene, Annalisa - disse Bill, riprendendosi - Te la senti di cantare? -
La mora annuì e la musica riattaccò.

Schrei! - Bist du du selbst bist
Schrei! - Und wenn es das letzte ist
Schrei! - Auch wenn es weh tut
Schrei so laut du kannst!
Schrei! - Bist du du selbst bist
Schrei! - Und wenn es das letzte ist
Schrei! - Auch wenn es weh tut
Schrei so laut du kannst - Schrei!

Und jetzt schweig!

Nein! - Weil du selbst bist
Nein! - Und weil es das letzte ist
Nein! - Weil es so weh tut
Schrei so laut du kannst
Nein! - Nein! - Nein! - Nein! - Nein! - Nein!
Schrei so laut du kannst - Schrei!

Anche se non avrebbe voluto, al termine della canzone, Bill salutò la mora che, con suo grande sollievo, scese dal palco e restò con i bodyguard a vedere la conclusione del concerto.
Mentre suo fratello parlava e salutava il pubblico, Tom continuava a guardare in direzione della mora, riuscendo però solo ad intravedere la sua figura, visto che tranne il palco, era tutto in ombra.
Lo spettacolo finì e tutti quelli del pubblico si diressero all’uscita e in un paio di minuti, l’arena fu completamente vuota.
Annalisa era rimasta, stava parlando con uno della sicurezza del più e del meno, forse per ritardare il più possibile il momento di dover affrontare il mondo esterno, e quindi Bill e Tom.
- Chi era quella ragazza? - chiese Georg ai gemelli, mentre tutti e quattro si preparavano a firmare autografi.
- Ehm.. - cominciò Bill, non sapendo cosa dire.
- Beh..? - lo incitò Gustav.
- Ehi! - esclamò Tom, togliendo il fratello da una situazione imbarazzante - Sbrighiamoci, le fan ci aspettano per gli autografi! - e trascinò gli altri tre ragazzi vicino alle transenne.
Intanto, anche Annalisa si era avvicinata al luogo degli autografi, ma si teneva indietro.
“Cosa faccio ora? Con che faccia mi presento, dopo tutto questo tempo? Poi, con tutte queste fan impazzite davanti, non li raggiungerò mai..”
Abbattuta, stava già per andarsene, quando qualcuno la afferrò per un braccio.
La mora si girò di scatto, pronta a sferrare un pugno alla persona che la stava trattenendo, ma quando vide chi era si calmò.
Rilassò i muscoli del mano e suo viso comparve un piccolo sorriso.
- Ciao, Saki! -
- Ciao Anny! Da quanto tempo non ci si vede! Vieni, ti porto dai gemelli…-
E senza nemmeno lasciare alla ragazza il tempo di replicare, la sollevò di peso e la portò nel camerino della band.
- Ora, come hai visto stanno firmando gli autografi, ma tra una mezz’oretta dovrebbero arrivare! - le sorrise - Ora io devo tornare da loro, per evitare qualche casino.. Ti dispiace aspettarli qui? -
- N-no..- balbettò la ragazza.
- Bene! Allora io vado.. E mi raccomando, fai loro una bella sorpresa! - e detto questo, uscì dalla stanza.
“O mio dio..”
La mora si guardò intorno: era la prima volta che andava nel backstage.
Nella stanza c’erano un calcetto, due divani, un tavolo con delle pizze e delle bevande ancora intatte, probabilmente appena portate, ed l’angolo da trucco di Bill.
“Wow.. Dio santissimo, che gli dico quando arrivano?!”
L’agitazione prese il pieno possesso di lei. Iniziò a torturarsi le mani, pensando a mille possibili soluzioni di dialogo con i gemelli.
Cosa avrebbe dovuto fare, quando sarebbero arrivati?
Corrergli incontro e abbracciarli? Starsene seduta e salutarsi? Sorridergli semplicemente? Aspettare una loro reazione, positiva o negativa?
L’attesa era snervante. E lei sempre più confusa. Stava impazzendo.
All’improvviso un rumore la fece sobbalzare.
La porta si aprì lentamente e sentì delle voci familiari, farsi sempre più vicine.
Poi, una mano marchiata dalla French bianca e nera fece capolino nella stanza, seguita dal suo legittimo proprietario.

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Rispondo a Sammy perchè è mia moglie e ringrazio tutte le altre delle bellissime recensioni ^_^

Grazie Tesora della recensione!! E' da una vita che non ci sentiamo, mi manchi tanto ç__ç però sono contenta che tu legga la mia storia *-* anzi, sono onorata *-* grazie mille! Prima o poi riusciremo a sentirci xD Ti amo da morire *_______________*

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Eccomi arrivata ragazze!! Scusate l'attesa ç__ç
Ma è stato difficile anche per me, con la scuola e tutto il resto trovare il tempo di scrivere.. ma ora bando alle ciance e vi lascio leggere il nuovo capitolo!! Spero vi piaccia!

CAPITOLO 3

Avvenne tutto in meno di un millesimo di secondo.
Lo sguardo alla porta, il pensiero, l’azione.
“Uff.. sono una codarda”
Anny si era nascosta nel guardaroba, tra le decine di vestiti di Bill.
Dal camerino provenivano le voci dei quattro ragazzi.
- Ma Saki non aveva mica detto che c’era una sorpresa? - disse uno dei quattro.
- Tom, evidentemente l’avrà detto per farci stare buoni..- sospirò un altro - Io mi vado a cambiare, tanto per stasera e per le prossime due settimane, abbiamo finito..-
- Aspetta, Bill! - esclamò sempre il primo - Vengo un attimo con te, dobbiamo parlare di una cosa..-
I due entrarono nel guardaroba e si richiusero la porta alle spalle.
Anny, intanto, si fece piccola, piccola tra magliette e pantaloni.
- Tom, anche tu pensavi che la sorpresa fosse…?- il ragazzo lasciò sospesa la frase, senza pronunciare l’ultima parola.
Quella stessa parola, che un momento prima aveva portato loro molta gioia, ma nei dieci mesi precedenti li aveva fatti soffrire come non mai.
- Si..- sospirò l’altro.
- Beh, pace. Dovevamo aspettarcelo.. Ora è meglio che ci cambiamo, voglio partire il più presto possibile-
Così dicendo, il primo ragazzo si avvicinò ad una fila di magliette appese, scostandole leggermente per scegliere.
La mora si sentì gelare il sangue nelle vene. Era lì, a due millimetri da lei, non aveva via di fuga.
Dopo qualche minuto, il ragazzo si decise ed optò per una maglia nera con scritte bianche.
Nel prenderla, scostò tutte le altre e, seduta per terra, vide una ragazza.
Ma non una qualunque, QUELLA ragazza.
Bill rimase a bocca aperta e la maglietta gli cadde di mano.
- Che è succ..- domandò suo fratello, venendo verso di lui, ma bloccandosi non appena vide la figura sul pavimento.
La mora si alzò di scatto.
“Oddio e ora che faccio?! Sono nella cacca!”
- Ehm..- si schiarì la voce e si sistemò i vestiti spiegazzati, incerta sul da farsi.
“Ci sono!”
- Sorpresa! - esclamò, allargando le braccia e facendo un gran sorriso a trentadue denti.
I due ragazzi rimasero spiazzati, in un primo momento, ma poi, riprendendosi dalla trance, si avvicinarono entrambi alla ragazza, abbracciandola come mai avevano fatto prima d’ora.
- Anny! - la salutò Tom, una volta sciolto l’abbraccio - Co-come stai?-
“Da quanto tempo ho aspettato questo momento.. Ed ora è qui, davanti a me! E’ una sensazione meravigliosa”
- Bene - rispose la ragazza - E voi? Ho sentito che state per partire..-
- Esatto - disse Bill - Volevamo tornarcene un po’ a casa, ma ora che sei qui..-
- Stai ancora a Freiburg, per caso? - s’intromise il rasta.
- Sì, nello stesso hotel dell’anno scorso.. Dovrei trovarmi un lavoro, ma.. ehm.. nemmeno uno straccio di impiego!-
- Bene! Allora è deciso: io, Tom, Georg e Gustav, prenderemo una camera nel tuo hotel!- annunciò Bill, tutto contento.
- Anche Georg e Gusty? - ad Anny brillarono gli occhi.
- Sì - rispose Tom, un po’ stranito - perché? -
- Beh.. non lo ho mai conosciuti! Cioè, li ho visti solo quando io e Marty eravamo venute al vostro albergo per gli autografi..-
- A proposito di Marty - esordì Bill - Dov’è? -
- È in Italia.. - rispose vaga la ragazza.
- Ma siete ancora amiche? O è per caso successo qualcosa? -
Prima che la mora avesse il tempo di rispondere, due figure fecero irruzione nel guardaroba.
- Cos’è tutto questo casino?! - esclamò un ragazzo biondo con un cappellino - Io e lo scimmione qui, cercavamo di riposarci! -
- Ehi! - disse l’altro stizzito - Scimmione tuo fratello! -
Anny scoppiò a ridere, alla scena, e i due ragazzi girarono la testa, puntando lo sguardo interrogativo su di lei.
Subito, la mora si zittì e diventò rossa come un peperone.
- C-ciao.. - disse timidamente - I-io so.. sono Annalisa..-
- Ah, sì! Sei la ragazza che è salita prima sul palco! - esclamò il ragazzo col cappellino, avvicinandosi a lei, seguito dall’altro - Beh, piacere, io sono Gustav! - e le porse la mano sorridendo.
- Gusty, Gusty, Gusty…- fece Tom, scuotendo il capo - Ma non ti ricordi di aver già visto l’anno scorso questa bellissima ragazza? -
- E anche tu, Georg - aggiunse Bill, guardando i due amici divertito.
Questi ultimi, fissarono a lungo la ragazza, senza che alcun ricordo riaffiorasse nelle loro menti.
Ad un certo punto, Georg sobbalzò.
- Ah!- esclamò - All’hotel! Tu e la tua amica ci avevate chiesto l’autografo!-
- Che memoria da elefante! - disse Anny, sbalordita.
“Ma come diavolo ha fatto a ricordarsi?!”
Strinse la mano ad entrambi, dopodiché Bill annunciò loro i piani per le future due settimane.
- ..E così prenderemo una camera ciascuno e staremo all’hotel con lei! - concluse, sorridendo.
Georg e Gustav si guardarono ed annuirono.
- Per noi va bene - disse quest’ultimo - Solo una cosa.. Voi tre, vi conoscete da più di una sera, vero? -
Bill, Tom ed Anny si scambiarono un’occhiata e sorrisero.
- Ovvio che no - rispose Tom ironico - Ed è stato anche un caso, che tra tutte le persone di stasera al concerto scegliessimo proprio lei! -
Bill si avvicinò al gemello.
- Ehm, Tom.. - gli sussurrò all’orecchio - Veramente quello è stato un caso.. -
- Dettagli.. - sussurrò il rasta di rimando -Reggimi il gioco! -
- Senti, scopino-boy - disse Georg riducendo gli occhi a due fessure - Non ci casco -
- COME HAI OSATO CHIAMARMI?! -
Il bassista si rese conto solo ora dell’errore compiuto.
- Ehm.. chi, io? No, devi aver capito male, io ho detto Tom!! T-o-m! -
- Ti conviene.. - grugnì il rasta, guardandolo storto.
- Ma allora, chiaritemi un’altra cosa..- riprese Gustav, rivolgendosi ai gemelli.
- Spara - lo incitò Bill.
- Insomma.. in questi dieci mesi.. era per lei che soffr..-
Il batterista non riuscì a finire la frase perché subito i due fratelli gli furono addosso, tappandogli la bocca e conducendo a forza lui e Georg fuori dalla stanza.
- Su, su! Non stiamo qui a cincischiare! - esclamò Tom - Noi dobbiamo cambiarci, uscite! -
- Vi aspetto di là anche io, ragazzi! - disse Anny, avviandosi alla porta.
- Ma che dici! - la chiamò Tom sorridendo maliziosamente - Tu puoi restare! -
- Oddio, no! -
La ragazza arrossì come non mai ed uscì di corsa dal guardaroba, chiudendo bene la porta alle sue spalle.
I gemelli si guardarono e scoppiarono a ridere, poi si vestirono in fretta.
- Allora, Anny - disse Gustav accomodandosi su un divano insieme all’amico - Come vi siete conosciuti tu ed i gemelli? -
La ragazza cominciò a raccontare del loro primo incontro, proseguendo poi con tutta la storia (tralasciando i particolari troppo tristi o privati), con i due ragazzi che pendevano dalle sue labbra.
- Wow! - esclamarono in coro, quando Anny ebbe finito.
- Ma quindi, tu e Tom non avete..?- chiese Georg curioso.
- Ehm… Ehm..- la mora diventò paonazza - Ce-certo che no..-
- No, ma non intendevo QUELLO!! - si affrettò a chiarire il bassista, imbarazzato - Intendevo, se tu e Tom vi foste messi insieme o baciati.. Hai frainteso! -
Gustav scoppiò a ridere; quando il suo amico era impacciato diventava buffissimo.
- Ah, beh.. la risposta è sempre quella! - rispose Anny sorridendo.
- Mmh, interessante.. - sussurrò fra sé Georg.
- Ehi, voi tre! - esclamarono i gemelli tutti sorridenti uscendo dal guardaroba - Smette di parlare di noi e alzatevi, si parte per Freiburg! -
I ragazzi obbedirono e in men che non si dica, si trovavano tutti in viaggio sul tourbus della band.
Durante le due ore seguenti, Bill e Tom continuarono a bombardare di domanda Anny, a ricordare i “vecchi tempi”, a raccontare di quello che avevano fatto loro, a ridere, scherzare..
Georg e Gustav li guardavano incuriositi e qualche volta parlottavano tra loro.
- Guarda come sono felici - disse il biondo - non li vedevo così da mesi ormai! -
- Già! Hanno di nuovo quello sprazzo di vita nei loro occhi… - rispose l’altro, osservando attentamente i gemelli, poi la ragazza.
Arrivati all’hotel, Bill e Tom, trascinando con loro Anny, schizzarono nella hall diretti alla reception.
- Salve, volevamo prenotare quattro camere per due settimane! - esclamarono in coro i fratelli, ad una velocità impressionante che spaventò la povera ragazza seduta al banco con la cornetta del telefono in mano.
Anny si coprì il volto con le mani.
“Oddio che figura, io questi due non li conosco..”
- A-arrivederci..- balbettò la ragazza, chiudendo la chiamata, probabilmente con un potenziale cliente - Desiderate? - domandò poi, rivolta ai gemelli.
Prima che i due pazzi potessero ripetere la scena precedente, Anny parlò.
- Loro vorrebbero prenotare quattro stanze singole per due settimane..-
- Uhm.. quattro, eh? Aspettate che controllo il registro.. - rispose la ragazza, sfogliando una specie di quaderno pieno di date, nomi e numeri - Mi dispiace, ma ci sono rimaste solo due camere doppie libere..-
- Oh, fa nulla - si affrettò a rispondere Anny - L’importante è che ci siano quattro letti, si sanno adattare! -
Bill e Tom si guardarono sconsolati: anche quella volta, avrebbero dovuto condividere la camera.
- Va bene, allora prenoto per due settimane a nome..?- chiese la receptionist.
- Una stanza Kaulitz e una.. Listing!- rispose Bill.
- Perfetto! - poi, rivolgendosi alla mora - Per lei, signorina, devo prenotare un Taxi o qualcosa domattina?-
Anny la guardò perplessa.
- U-un Taxi per.. cosa?-
- Beh, per domattina.. Quando lascerà l’hotel..-
Anche Bill e Tom spalancarono la bocca e fissarono la receptionist come se avesse parlato in plutoniano.
- Ma scusi.. - cominciò Anny, riprendendosi un po’ - io avevo prenotato per due settimane…-
La ragazza sfogliò velocemente il registro ed un’espressione colpevole le si dipinse in volto.
- Oh… oddio.. ho combinato un disastro! Ho segnato che lei domattina lasciava l’hotel ed ho assegnato la sua camera a qualcun altro! Oddio, che guaio…-
- Ma si figuri! - s’intromise Tom - Per così poco! Non c’è problema, Anny verrà nella nostra camera, vero fratellino? Poi, basta che ci sia un divano e uno di noi due dormirà lì! -
- B-beh, si, c’è un divanoletto in ogni stanza…-
-Perfetto! Allora non si preoccupi, problema risolto! -
La ragazza annuì e consegnò ai gemelli le chiavi delle camere.
Quando si furono allontanati dal banco, Anny sorrise a Tom, poi gli saltò tra le braccia.
- Oh, grazie di cuore Tomi!! Senza di te, domattina mi sarei trovata per la strada a chiedere l’elemosina!-
Il ragazzo arrossì leggermente e ricambiò l’abbraccio della mora, mentre Bill consegnava la chiave a Georg.
I cinque ragazzi salirono sull’ascensore e si diressero al quarto piano.
- E stanotte.. tu e Gusty non fate porcate, che vi conosco! - disse Tom, rivolto ai due compagni.
- Ma senti chi parla! Mister “ogni sera una diversa”!-
Il rasta gli fece una linguaccia.
- Non sono più così ora..- sussurrò tra i denti.
Usciti dall’ascensore si salutarono, si diedero la buona notte e si divisero, Georg e Gustav a destra, e Tom, Bill ed Anny a sinistra, diretti nelle rispettive camere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


- Oddio! Ma vi hanno dato una specie di suite, altro che cameretta doppia! - esclamò Anny non appena mise piede nella stanza prenotata dai gemelli.
- Eh beh, noi siamo il meglio e vogliono darci il meglio! - disse Tom, sorridendo a trentadue denti.
- Piantala scemo! - lo rimproverò Bill - Non fare il presuntuoso.. erano le uniche rimaste..-
- Si, beh, dettagli..-
Vedendoli battibeccare, la mora sorrise: le sembrava di essere tornata ai vecchi tempi.
Poggiò la borsa sopra il letto e si riavvicinò ai due, guardandoli teneramente.
- Ragazzi.. Mi siete mancati tantissimo - disse con le lacrime agli occhi.
Entrambi si girarono verso di lei e la abbracciarono.
- Stai tranquilla - le sussurrò Bill dolcemente - Non ti lasceremo mai più andare via… mai più -
- Già - aggiunse Tom - Staremo sempre insieme, nulla ci separerà -
- Si, - concordò Anny asciugandosi le lacrime e staccandosi dai due - ma non sempre-sempre… - le facce dei gemelli assunsero un’espressione delusa - per esempio, adesso devo andare a fare la doccia e voi dovete andarvene! - concluse, sorridendo.
I ragazzi tornarono sereni e sorrisero a loro volta.
- Ma guarda che non ci da mica fastidio rimanere qui - disse Tom maliziosamente - e magari passarti i vestiti o cose del genere! -
Bill lo prese per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza, mentre la mora ridacchiava.
- Noi scendiamo al bar, quando hai finito chiamaci! -
- Ma che diav.. - iniziò a dire Tom contrariato, ma il fratello l’aveva già portato sull’ascensore.
- Sempre a fare lo scemo, eh? - sorrise Bill, una volta arrivati al bar e preso posto ad un tavolino in fondo alla sala.
- Beh certo, sennò non sarei nemmeno io!-
Una cameriera molto carina si avvicinò a loro. Bionda, occhi scuri come la notte, con delle lunghe gambe, un corpo mozzafiato e vestiti un po’ troppo corti e scollati. Insomma, il tipo di ragazza che Tom non avrebbe esitato a conoscere per portarsi a letto. Ma non la degnò nemmeno di uno sguardo.
- Desiderate qualcosa, ragazzi? - chiese lei con un sorriso splendido.
- Si, grazie, due coche - rispose Bill, ricambiando il sorriso per educazione.
- Arrivano subito! - e se ne andò al bancone.
Il moro osservò suo fratello: stava guardando un punto non definito tavolo, la testa sorretta da una mano e piegata da un lato e con l’altra mano disegnava cerchi sulla copertina del menù.
- Tutto ok? - gli chiese.
L’altro non rispose, sembrava non averlo sentito.
- Ehm.. Tom? -
Ancora nessuna risposta.
- Tooom! - sta volta lo scosse un po’ per un braccio.
- Si? Dimmi -
- Ma è la terza volta che ti chiamo, tonto. Stai bene? -
- Certo, perché? -
- Sei così distratto.. -
- Stavo solo aspettando la birra! - sorrise il rasta.
- La bi-birra, eh? Ceeerto…- Bill soffocò una risata, immaginando la reazione del fratello alla vista della coca cola.
La cameriera tornò da loro e lasciò le bevande sul tavolo, prendendo il numero di stanza dei ragazzi.
Bill iniziò a sorseggiare la sua, aspettando che il fratello sollevasse gli occhi dalla copertina del menù.
Non ci volle molto infatti. Alzò lo sguardo e vide Bill con un sorrisetto stampato in faccia e senza comprenderne il motivo, prese il bicchiere e bevve avidamente.
Il moro si “catapultò” sotto il tavolo, intuendo quello che avrebbe fatto il fratello.
Senza nemmeno ingoiare il liquido che, a parer suo, tutto poteva essere tranne che birra, il rasta spalancò gli occhi e lo sputò di getto dritto davanti a sé, dove pochi istanti prima era seduto il gemello.
- Puah! Ma cos’è sta roba?! -
Bill tornò in “superficie” ridendo come un pazzo, e tenendosi ad una sedia per non cadere.
- Cosa ridi tu? Idiota. - disse Tom con indignazione.
- Maddai fratellino! Non hai sentito quanto ho ordinato e ho detto “due coche”? -
- No, non stavo ascoltando.. E comunque, potevi avvertirmi prima che bevessi! -
- Ok, ok scusa.. Ma è stato troppo divertente! -
- Smetti di ridere o attirerai l’attenzione! Torna a sederti dai..-
- Si, giusto - disse Bill, prendendo un bel respiro per calmarsi - Dobbiamo parl.. Oh, mi è arrivato un sms..-
Il ragazzo estrasse il cellulare dalle tasche dei jeans scuri e lesse il messaggio.
- E’ di Anny, dice che ha finito e possiamo tornare su.. intanto lei si sdraia un attimo.. -
- Ok, finiamo queste due coche ed andiamo.. Cosa stavi dicendo prima? -
- Giusto, dicevo.. Dovremmo parlare di una cosa..-
- Dimmi -
- Ecco.. Cosa.. Cosa facciamo con.. beh.. Anny? -
- In che senso? -
- Non so se ti ricordi l’hanno scorso cosa è successo.. Io sì.. E direi che ci sono due possibilità: o lasciamo scegliere lei, o la lasciamo in pace entrambi..-
- Direi la seconda. Cioè, a me non.. - Tom abbassò la testa per non guardare negli occhi suo fratello - a me non piace più.. Insomma, dopo dieci mesi.. -
- Stesso vale per me..- concordò Bill, abbassando a sua volta la testa.
Ci fu un momento di silenzio, dove ognuno dei gemelli si chiese per quale astruso motivo di questo pianeta avesse mentito al proprio fratello.
Il primo a parlare fu Tom.
- Bill.. -
- Si? -
- Hai visto come ti guarda quella cameriera? Secondo me è lesbica! -
Il rasta scoppiò a ridere, mentre per poco Bill non gli ribaltò addosso il tavolo.
- Dai fratellino, stavo solo scherzando! -
- Mmm.. Ti conviene.. -
I due ripresero a parlare come prima, senza accorgersi del tempo che passava.
Dopo un po’ lo sguardo di Tom cadde sull’orologio da muro del bar.
- Cavolo, è da più di un’ora e mezza che siamo qui! Dovevamo salire in camera da Anny! -
- Scheisse, hai ragione.. Corriamo su, si starà annoiando a morte da sola! -
Bill si alzò di scatto e, seguito dal fratello, corse all’ascensore.
In pochi minuti arrivarono davanti alla porta della stanza ed entrarono subito, con l’intenzione di scusarsi con la ragazza.
- E’ stata tutta colpa su…- cominciò a dire Tom, ma il fratello gli tappò la bocca con una mano e con l’altra gli fece segno di stare zitto.
- Shht, non vedi che sta dormendo? -
Gli occhi del rasta vagarono per la stanza, finché si posarono sulla figura di Anny che si intravedeva dalle lenzuola di uno dei letti.
Bill liberò la bocca del gemello e gli disse col labbiale “Vado a cambiarmi, poi andiamo a dormire, ok?” .
Per risposta Tom annuì e si diresse dalla mora, mentre Bill spariva in bagno.
Si sedette sul bordo del letto, facendo bene attenzione a non svegliare la ragazza e le scostò delicatamente i capelli dal viso.
Stette immobile un attimo a guardarla, trattenendo il respiro per paura di rovinare quel momento perfetto, poi, lentamente, avvicinò il suo viso alla guancia di lei e le stampò un piccolo ma delicato bacio.
- Buona notte, Anny - sussurrò, prima di allontanarsi dal letto e prendere le cose per cambiarsi.
Appena in tempo, visto che Bill uscì proprio in quel momento dal bagno e diede il cambio al gemello.
Anche il moro, prima di infilarsi a letto, si avvicinò alla ragazza.
Come il fratello, anche lui si sedette accanto a lei, la guardò intensamente ed infine le diede un piccolo bacio sulla guancia.
- Buona notte, stella - le sussurrò all’orecchio.
Prima di allontanarsi, si alzò e la coprì bene fino al mento con le coperte, per non farle prendere freddo.
Dopo pochi minuti Tom fu fuori dal bagno, sistemò i suoi vestiti in un angolo e andò a pararsi di fronte a Bill.
Dovevano giocarsi il letto rimasto, per quella notte.
Usarono il più vecchio dei modi: pari o dispari.
Vinse Tom, che tutto contento, trotterellò fino al letto, infilandosi poi sotto le candide lenzuola.
Bill, un po’ meno felice, si trascinò fino al divanoletto e si mise anch’esso sotto le coperte.
- Notte Bill! -
- Notte Tom! -
E dopo essersi augurati la buona notte, entrambi sprofondarono nel mondo dei sogni.

Ormai era passata una settimana e tutto procedeva come ai vecchi tempi, tra i tre.
Erano tornate la serenità, la voglia di scherzare e la confidenza che in dieci mesi erano completamente spariti senza lasciare traccia.
Quel giorno, Bill doveva andare nella città vicina per fare un qualcosa di cui non aveva voluto parlare a nessuno.
- È un segreto! - aveva detto a tutti, strizzando l’occhio ed andandosene via con Saki.
Georg, Gustav, Tom ed Anny, avevano passato il resto della giornata divertendosi un mondo tra un gioco e l’altro di Europapark, un parco divertimento grandissimo.
Alla fine, esausti ma felicissimi, erano tornati in albergo, per farsi ognuno una doccia e poi andare tutti insieme a cenare.
Georg e Gustav erano già pronti nella loro camera e stavano guardando la tv, aspettando le sette per andare a chiamare i compagni.
Anny invece era appena andata sotto la doccia e Tom, da bravo cavaliere, era uscito dalla stanza e aspettava al bar che lei gli mandasse un messaggio per avvertirlo che poteva salire.
Seduto al bancone, aveva già ordinato e bevuto due birre e si apprestava ad ordinarne una terza.
Richiamò con la mano il barista.
- Un’altra doppio malto..- disse, con la mente un po’ offuscata dai fumi dell’alcol.
L’uomo annuì, versò la bevanda e gliela mise sotto il naso, incurante della poca sobrietà del ragazzo.
Tom, iniziò a bere. Un piccolo sorso iniziale, che poi ne tirava un altro ed un altro, ed un altro, come le ciliegie. Così, in meno di quattro minuti finì anche quel bicchiere e ne chiese un altro, che puntualmente gli venne dato.
Quel nettare, gli piaceva immensamente. Gli piaceva sentirlo scendere giù per la gola, lo dissetava. Gli piaceva l’effetto di “allevia problemi” che aveva sulla mente e.. sul cuore. Gli piaceva poter riuscire a staccare il cervello, riuscire a sentirsi bene come una volta, non soffrire.
Ma non sempre era così. Qualche volta, quel liquido scuro, passava dal ruolo di migliore amico a quello di peggior nemico. Così non faceva che peggiorare lo stato emotivo in cui si trovava il povero ragazzo. E questa sera, era nemico.
“Come faccio a non pensarla? Come, dopo tutto quello che è successo? Non ce la faccio.. Nessuno può chiedermi di dimenticarla. Non ce la farei mai, ormai il suo nome è scolpito nel mio cuore.. Io la voglio.. La desidero dannatamente.. Non voglio che nessun altro la guardi, la sfiori, la senta sua.. Lei è mia e soltanto MIA! La voglio baciare.. Maledizione! Perché non la posso avere? Perché non mi vuole? Cos’hanno gli altri più di me? Nulla, ecco cosa.. Quindi, nessuno mi impedisce di..”
Il rasta, dopo aver finito l’ennesimo bicchiere di birra, si alzò barcollando un pochino e si diresse all’ascensore.
Intanto Anny, era uscita dalla doccia e si era messa i pantaloni, restando in reggiseno, tutta intenta a scegliere una maglietta.
All’improvviso la porta si spalancò, rivelando un Tom visibilmente ubriaco e barcollante.
La mora prese la prima maglietta che le capitò e la indossò alla velocità della luce.
- Tom! Ma.. ma che ci fai qui? - disse tutta trafelata.
- Scusa..-
Il ragazzo le si avvicinò, abbracciandola stretta e appoggiando la testa nell’incavo tra la spalla ed il collo della mora.
- Ehi.. che succede? - chiese lei, preoccupata per lo stato dell’amico.
Lui non rispose, ma la spinse di schiena su un letto.
- Ma che diavolo fai?! - domandò lei, visibilmente sorpresa.
Tom rimase ancora in silenzio, tenendosi sollevato sopra di lei con le braccia e guardandola negli occhi.
Anny continuava a non capire, eppure non riusciva a muoversi. Quello sguardo era così magnetico, che pareva averla incatenate al letto.
Dopo qualche minuto, il ragazzo abbassò il viso fino al collo della mora e cominciò a baciarlo, infilandole le mani sotto la maglietta, ma tenendole sulla sua schiena.
Anny era shockata. Letteralmente. Cercò di ribellarsi, si contorse, ma la presa del ragazzo era forte, più di quanto si fosse aspettata.
- Tom.. Tom, smettila.. TOM! -
I baci del ragazzo divennero sempre più convulsi, passò dal collo alle spalle, con le mani teneva ora i polsi della ragazza, dandole impossibilità di muoversi.
- Ti prego fermati.. Tom.. Basta.. - il tono era supplichevole.
Sapeva dove il ragazzo voleva andare a parare, ma lei non voleva.
- Per favore, non voglio.. -
Ma Tom sembrava non sentire le sue preghiere.
Ormai Anny aveva le lacrime agli occhi. Non aveva la forza per reagire. Era spaventata, aveva paura. Tanta paura. Ma non riusciva a togliersi il ragazzo di dosso.
Le mani di Tom andarono sempre più un su e sfilarono la maglietta della mora, facendola ricadere sul pavimento.
Per un attimo si fermò.
Guardò il viso di Anny, ormai bagnato dalle lacrime e lo prese tra le mani.
Stava per avvicinare le proprie labbra alle sue, quando la ragazza gli tirò una ginocchiata nello stomaco.
Tom si allontanò da lei, cadendo piegato in due sul pavimento.
Anny riprese fiato, poi scese dal letto, fece per correre alla porta, ma qualcosa la trattenne.
Il ragazzo la prese per un braccio e la sbatté al muro, fermandola per le spalle.
- Dio, ti prego.. Tom, ma ti vedi? - pianse la mora.
Lui ancora stette zitto e continuò a baciarla dappertutto.
Anny cercò di ribellarsi ancora una volta, ma la stretta era troppo forte.
- LASCIAMI! NON MI TOCCARE!! BASTA!! - urlò, dimenandosi a più non posso.
- Sta’ ferma.. So che lo vuoi anche tu - fu la prima risposta del ragazzo.
- NO! NON VOGLIO! FERAMTI! -
- STA ZITTA! - cominciò ad urlare anche lui.
La mora rimase sconvolta da questo suo scatto di rabbia, ma si riprese abbastanza in fretta da riuscire a sorprenderlo e tirargli un calcio ad una gamba, facendolo cadere.
Intanto che Tom era a terra, corse a prendere la maglietta sul pavimento e se la rimise.
Con le gambe che ancora le tremavano, si diresse alla porta ed ancora una volta il ragazzo la bloccò per un braccio.
In preda ad una paura vera, lo allontanò tirandogli la prima cosa che le era capitata sotto mano e, con uno strattone, si liberò dalla presa, scappando fuori dalla stanza.
Corse per il corridoio, senza voltarsi a vedere se Tom la inseguiva e piangendo disperatamente.
Arrivò alla porta della stanza di Georg e Gustav e bussò forte, sperando in una pronta risposta.
Subito Georg venne ad aprire la porta e vedendo la mora in quello stato, si preoccupò.
- Anny! Cosa è successo?? -
Per tutta risposta lei gli si buttò tra le braccia ed insieme entrarono in camera.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Grazie Davvero a tutte per le recensioni *__* Mi fa piacere che vi piaccia xDD Questo capitolo però non mi convince molto, anzi non mi piace per nulla come l'ho scritto ._. Ditemi voi che ne pensate, se avete consigli sono be accetti! ^_* Grazie ancora a tutti quelli che seguono la mia ficci e la mettono tra le preferite *__*

CAPITOLO 5

Appena chiusa la porta dietro di sé, con ancora Anny stretta tra le braccia, Georg chiamò Gustav, che accorse subito, allarmato dai singhiozzi della mora.
- Anny.. Ma.. ma cosa è accaduto? - le chiese, mettendole una mano sulla spalla.
La ragazza non gli rispose, ma nascose ancora di più il viso nella maglia di Georg.
- Gu,- disse quest’ultimo all’amico - va’ a vedere se Tom sta bene! Magari gli è successo qualcosa e lei non riesce a dircelo..-
Al solo suono di quel nome, Anny smise improvvisamente di piangere.
Il sangue le si gelò nelle vene e, mentre Gustav usciva dalla stanza, si staccò da Georg e si sedette sul bordo di un letto.
Il ragazzo le si avvicinò.
- Anny, ma cos’hai? Hai un’espressione così sconvolta..-
La mora non riuscì a rispondergli, era paralizzata dalle immagini che si ripetevano di continuo nella sua mente.
Immagini di terrore, immagini di follia.
“Perché l’hai fatto, perché?..”
Una lacrima le rigò di nuovo il viso, ma lei parve non accorgersene.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto e tremava.
- Ehi..- le disse dolcemente Georg, alzandole il mento e guardandola negli occhi - Mi vuoi dire perché piangi? -
Anny scosse la testa e abbassò lo sguardo.
Georg la abbracciò accarezzandole la testa.
- Va bene.. quando te la sentirai, io sono qui..- le sussurrò.
Intanto, Gustav era davanti alla porta di camera di Tom.
Era l’ennesima volta che bussava, sperando in una risposta.
“Cavolo Tom.. Aprimi..”
Dopo un attimo di silenzio, sentì dei passi strascicati venire nella sua direzione.
La porta si aprì, rivelando un ragazzo che pareva più morto che vivo.
- Tom! Cavolo, ma che hai fatto? -
Gustav aiutò l’amico a stendersi sul letto, poi andò a chiudere la porta.
- Ma quanto hai bevuto? - gli chiese.
Il rasta lo guardò confuso e dopo qualche minuto di silenzio, scattò in piedi e corse al bagno.
L’amico andò ad aiutarlo, mentre Tom era piegato in due sul water e vomitava tutto l’alcol ingerito precedentemente.
Quando ebbe finito, gli sciacquò il viso con dell’acqua fredda e lo fece sedere sul letto, con la schiena appoggiata al muro.
Non era la prima volta che lo vedeva in quelle condizioni e non era la prima volta che lo aiutava; però di solito continuava a lamentarsi, mentre quella sera era stranamente silenzioso.
- Tom, senti - iniziò - Anny è venuta in camera mia e di Georg piangendo disperata.. Tu sai cosa è successo? -
Il rasta scosse la testa. Non ricordava nulla di quello che era successo prima.
Gustav sospirò.
- Vabbè, ce lo dirà lei.. Ora passiamo a te - il suo sguardo si fece più serio - Perché hai bevuto così tanto? -
- Così…-
- Così? COSI’?! - ripetè Gustav, cercando di mantenere la calma - Ma possibile che non hai nulla in quella testaccia?! Cavolo Tom, non devi! Sai che è pericoloso? Sai che potresti finire male? Ferire te stesso e le persone che ti stanno attorno! Perdi completamente il controllo, potresti fare cose che non andrebbero assolutamente fatte e che da sobrio non ti sogneresti mai di fare!...-
Gustav continuò a parlare, ma ormai l’amico non lo ascoltava più.
Quelle parole, gli avevano fatto poco a poco tornare alla mente i fatti di mezz’ora prima.
Sbiancò di colpo e si mise la testa tra le mani.
“Oddio.. no, non può essere vero.. cosa ho fatto!..”
Gustav si accorse del cambiamento dell’amico e smise di fargli la predica.
- Ehi Tom - disse avvinandosi e cingendogli le spalle - Dai, non preoccuparti, non è successo nulla questa volta.. Però cerca di regolarti..-
Il rasta alzò la testa e guardò sconsolato l’amico negli occhi.
“Certo che è successo qualcosa.. Sono un idiota! Dio, ci mancava solo questa.. ma perché non uso mai il cervello?”
- Dai, vieni di là con me a vedere che cosa ha Anny.. magari tu riuscirai a cavarle qualcosa dalla bocca, ti conosce da più tempo e credo che certamente si fidi molto più di te che non di me o Georg..-
Tom scosse la testa.
- No, meglio.. meglio di no.. I-io.. - non sapeva che dire per giustificarsi - io non mi sento molto.. bene.. - mentì, abbassando lo sguardo.
Gustav sospirò.
- Come vuoi.. - si avvicinò alla porta, ma si fermò, girandosi di nuovo verso l’amico - Comunque, - aggiunse - se hai bisogno di qualcosa o qualcuno, chiama pure, noi ci siamo sempre, lo sai - e abbozzando un sorriso, uscì.
“Non sta molto bene.. Certo, e io sono il Papa.. E’ successo qualcosa, di sicuro..”
Quando tornò in camera, trovò solo Georg, che gli fece segno che Anny era in bagno.
- Hai saputo qualcosa da Tom? Sta bene? - chiese speranzoso.
Gustav scosse la testa e si sedette vicino all’amico, per poter abbassare la voce e non farsi sentire dalla mora.
- Purtroppo no.. E’ ubriaco marcio e non credo si ricordi molto di quello accaduto prima. Però qualcosa è successo, gliel’ho letto negli occhi. Aveva un’espressione così sconvolta..-
- Oddio! Non pensi anche tu che possa..?- Georg lasciò quella domanda incompleta, quasi ad aver paura di pronunciare quelle ultime parole che gli si erano bloccate in gola per paura che potessero essere vere, ma l’amico capì cosa intendesse.
- Non credo.. In fondo ok, sarà pure un’altra persona da ubriaco, ma non credo arriverebbe a tanto.. E soprattutto non con lei! Ci tiene troppo, secondo me -
- Speriamo sia così. Quando tornerà Bill, magari scopriremo qualcosa-
Il telefono di Georg squillò.
Subito lo sfilò dalla tasca dei pantaloni e, avviandosi in corridoio per parlare, disse all’amico con il labbiale “E’ Bill”.
- Pronto, Bill? -
- Ciao Georg! Allora, come ve la cavate là, senza di me? -
- Beh.. Non bene come pensi tu -
- Che è successo? - il tono di voce era allarmato.
- Ehm.. Diciamo che non lo so nemmeno io. Solo che Anny è venuta a bussare da me e Gusty piangendo disperata -
-Cosa?! Ma che cos’ha? E Tom? Non doveva forse restare con lei? Come sta? Dov’è Anny ora? E mio fratello? -
- Calmati Bill, Anny ora è nel bagno della mia camera, mentre Tom.. Beh, lui è.. in camera sua..-
- Si, ma come stanno? -
- Anny sta malissimo.. È molto sconvolta. Tom è.. ubriaco perso -
- COSAA? - il tono di voce era salito di qualche ottava.
- Bill, ascoltami, so che avevi in programma di stare via fino a domani sera, ma dovresti…-
Il moro non gli lasciò nemmeno finire la frase.
- Sto già preparando la mia roba per tornare! Entro domattina al massimo, sarò lì! Non ho nessuna intenzione di..-
- Bill! - sta volta fu Georg ad interromperlo - Non fare le cose di fretta, vai piano e con calma. Ma non innervosirti e non fare stupidate -
- Certo che no! - si sentì un fruscio, poi l’urlo del ragazzo rivolto a qualcuno, probabilmente distante - Sakiiii!! Si parte, prepara la macchina!! - il telefono tornò all’orecchio di Bill - Georg, ci vediamo appena torno! Ciao -
E senza aspettare una risposta, attaccò.
Georg rimase un attimo a fissare l’apparecchio, da cui non usciva più nessun suono, poi tornò in camera dove l’amico l’attendeva ansioso.
- Allora, che ha detto? - chiese subito.
- E’ già in viaggio per tornare qui, dovrebbe arrivare domattina o stanotte -
- Grazie al cielo.. Anche perché Anny non esce più da quel bagno.. Spero solo che non abbia fatto qualche cavolata.. -
Georg scattò subito. Andò alla porta del bagno e bussò, delicatamente.
- Ehm.. Anny? -
Dalla stanza provenne una risposta molto flebile, quasi un soffio.
- ..si?..-
- Vu-vuoi.. cioè, preferiresti restare a dormire da noi per questa notte, invece che tornare da Tom? -
Dopo aver pronunciato quel nome, qualcosa cadde dalle mani della ragazza e lei rimase immobile davanti allo specchio per qualche minuto.
- Anny? Tutto a posto? - domandò il ragazzo, in attesa di una risposta.
- S-si.. Se per voi non è.. un problema.. io..io..- venne scossa da un singhiozzo e non continuò.
- Certo che non è un problema, stai tranquilla! Ora andiamo a prendere le tue cose e le portiamo qui -
Gustav, che aveva sentito tutto, si era già avviato in camera di Tom a prendere la valigia della ragazza.
Dopo pochi minuti tornò e sistemò le borse vicino al proprio letto.
- Io dormo sul divano - annunciò, per nulla infastidito.
- Sicuro? - chiese l’amico - Se vuoi posso starci io! Non mi cambia nulla -
- Ne-nessuno di voi due… dormirà sul divano - ribattè fiaccamente una voce femminile - lo farò.. io -
- Ma non se ne parla nemmeno! - si affrettò a chiarire Georg - Tu dormirai in un letto! Il divano non è scomodo…-
-.. Ed io mi ci troverò benissimo! - finì per lui Gustav.
La ragazza si arrese facilmente, non aveva le forze per controbattere.
- Ok.. - sospirò - Vi dispiace se vado già a dormire? Non sono dell’umore per.. cenare - rabbrividì, al solo pensiero che anche Tom avrebbe potuto unirsi a loro, se fossero scesi nella sala ristorante.
- Certo che no! Riposa pure - le sorrise Georg - Io e lui andiamo giù per non disturbarti, se hai bisogno di qualcosa chiama subito, mi raccomando! -
La mora annuì e si infilò sotto le coperte, mentre gli altri due uscivano dalla stanza, chiudendola a chiave.
Era distrutta, avrebbe solamente voluto che il sonno prendesse pieno possesso di lei e la facesse sua prigioniera per i successivi due giorni, ma ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva scene orribili, vissute poco prima.
Senza alzarsi dal letto, aprì la borsa posata ai piedi dello stesso e ne estrasse il suo fedele iPod.
Selezionò un album di canzoni dagli accordi duri e dissonanti e si mise gli auricolari, aumentando il volume quasi al massimo.
Quello era l’unico modo per non pensare, per non ricordare.
Cercò di concentrarsi sulla musica e dopo qualche canzone, si addormentò.
Non fu certo un sonno tranquillo come sperava. Incubi, immagini orribili e soprattutto tanta solitudine animavano il suo sonno.
A notte fonda, si svegliò urlando, tirandosi seduta sul letto.
Non riusciva a smettere, era come se le sue corde vocale fossero controllate solo dalla paura, non dal cervello.
Aveva gli occhi sgranati, come se stesse ancora nell’incubo e non nel mondo reale.
Georg , svegliato dalle urla, le si avvicinò e la strinse a sé.
- Shht, è stato solo un brutto sogno, Anny.. Ci sono qui io, tranquilla.. va tutto bene ora..-
Lei rifugiò il volto nel petto del ragazzo, piangendo a dirotto.
Georg continuava a sussurrarle parole di conforto, per rassicurarla e farla calmare, e ad accarezzarle i capelli, ma la ragazza non dava segni di miglioramento.
Anche Gustav fu destato dai singhiozzi e si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla.
Tutti e tre avevano l’impressione che sarebbe stata una lunga notte.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Aluuurr xD
Mi dispiace di avervi fatto aspettare coooosì tanto ç___ç spero mi perdonerete sisi. Anche se questo capitolo non è il massimo -.- perdonatemi di nuovo ç___ç
E grazie per leggere <3

CAPITOLO 6

Al mattino, Georg e Gustav furono svegliati da un gran fracasso proveniente dal corridoio.
Infastiditi, si assicurarono che la ragazza dormisse ancora, ed uscirono a vedere che succedeva.
Quel che videro, fu Bill intento ad urlare contro la porta della propria stanza, ovviamente chiusa.
- Tom! Cazzo, se non apri subito questa porta giuro che appena mi compari davanti ti stacco a morsi tutti i dread uno ad uno e li uso per strangolarti! -
Batté forte i pugni sulla porta, quasi a volerla sfondare.
Subito, i due ragazzi corsero da lui e lo allontanarono dalla porta di peso.
- Bill! - sibilò Georg - Smetti di fare tutto questo baccano! Vuoi svegliare tutto l’albergo?! -
- Certo che no - ribatté stizzito il moro - Ma è un’ora che sono qui fuori e quell’imbecille non mi apre! -
Gustav scosse lentamente la testa, sospirando.
- E come chiedere altre chiavi alla reception no, eh? -
Il moro si ammutolì, visibilmente in imbarazzo.
Dopo qualche momento di silenzio, si mosse, ricomponendosi.
- Beh.. allora vado a chiederle - e sparì, diretto alle scale.
I due ragazzi sospirarono contemporaneamente. Guardarono le diecimila valigie abbandonate in corridoio dall’amico e le sistemarono bene a ridosso del muro, per non creare intralcio.
Intanto Bill tornò, con in mano una copia delle chiavi. Le infilò nella toppa subito, senza quasi badare ai due amici che lo guardavano preoccupati, ed entrò in camera.
La prima cosa che vide fu l’assoluto caos regnante nella stanza. Sembrava fosse passato un uragano, i vestiti e le cose di Tom erano sparse dappertutto.
Non vedendo suo fratello, la prima cosa che pensò Bill fu che qualcuno si fosse intrufolato in camera rovistando in ogni dove.
Rimase paralizzato sull’uscio, temendo che avessero portato via anche Tom, ma dopo qualche minuto vide un cumolo di vestiti sul pavimento muoversi. Ne emerse una testa bionda con lunghi dread e Bill gli corse in contro.
- Tomi! - esclamò, sollevato, aiutandolo ad alzarsi - Stai bene? -
Il ragazzo lo guardò disorientato, visibilmente confuso.
- Certo, come dovrei stare? -
- Ehm.. non lo so, visto che mi hanno detto che ieri eri ubriaco marcio -
Tom sembrò scuotersi dal sonno e ricordare tutto.
- Ah.. Si.. ecco.. - balbettò.
- Non preoccuparti - lo rassicurò il moro, abbracciandolo - Non è successo nulla -
Tom abbassò lo sguardo.
“Invece si...”
I due sgombrarono il letto dai vestiti accatastati alla rinfusa e si sedettero.
- Dai - lo incitò Bill - Raccontami tutto -
Anche Gustav li raggiunse, sedendosi di fronte a loro, mentre Georg tornava di là a vedere come stava la ragazza, lasciandosi i tre amici e le loro voci alle spalle.
Aprì piano la porta della propria camera per non disturbare Anny, ma quando entrò si accorse che il letto era vuoto.
Si avvicinò alla porta del bagno e bussò piano.
- Anny? Sei qui? -
- Si…- rispose la ragazza in un sussurro.
- Posso entrare? -
- C-certo..-
Georg entrò nel bagno e trovò Anny seduta per terra, con la schiena appoggiata alla vasca da bagno.
- Ehi, - disse, sedendosi accanto a lei - come stai oggi? -
La mora non gli rispose, ma lo sguardo malinconico che gli lanciò, fu sufficiente a farlo preoccupare.
- Beh, stamani è arrivato Bill. È di là a parlare con suo fratello e Gustav. Se vuoi, mentre loro stanno in camera, possiamo scendere a fare colazione -
- N-no… Grazie, ma n-non ho f-fame…-
- Oh avanti Anny, - disse Georg cingendole le spalle - devi mangiare qualcosa, altrimenti diverrai troppo debole. Già ieri hai saltato la cena…-
- Ok…- sospirò infine la mora.
L’amico uscì dal bagno, mentre lei si vestì, si sciacquò il viso e cercò di calmarsi.
Poi insieme uscirono dalla stanza dirigendosi verso l’ascensore.
Passando davanti alla camera dei gemelli, però, udirono delle urla, come se stessero litigando.
Georg , dapprima non ci fece caso, per non turbare di più Anny, ma fu proprio lei che, dopo due buoni minuti che aspettavano l’ascensore e ascoltavano i loro amici sbraitare, si diresse alla stanza.
Georg la seguì, ed insieme entrarono.
Erano Bill e Gustav che urlavano. Gustav tratteneva il moro dal saltare addosso a suo fratello.
- TOM! IO TI AMMAZZO! -
- Bill, CALMATI ORA! -
- E tu LASCIAMI! Devo UCCIDERLO! -
Tom, appena visto entrare Georg, si fiondò dietro di lui, nascondendosi.
- Ma che succede? - domandò quest’ultimo.
Bill e Gustav si girarono verso di lui, tornando alla realtà.
La mora, vedendo Tom così vicino a lei, si fece da parte sedendosi sul bordo di un letto, con la testa tra le mani.
- Tu… tu non sai… io devo ucciderlo - disse Bill, in preda alla rabbia e rosso in volto, indicando suo fratello.
- Ma che ti ha…- cominciò a domandare Georg, ma Gustav lo interruppe.
- Meglio che per ora tu non lo sappia - sussurrò.
Anny cercava di trattenere le lacrime, ma non era facile con tutto quel caos. In più, si rese conto che ora anche Bill e Gustav sapevano cosa fosse successo. Un moto di vergogna la assalì e lei avrebbe tanto desiderato non essere mai esistita.
Georg si accorse del suo stato, avrebbe voluto abbracciarla, ma Tom si teneva stretto alla sua maglietta e gli rendeva impossibile qualsiasi movimento.
- Io non ci posso credere… - ricominciò Bill con tono più calmo, rivolgendosi al fratello - Dopo tutto quello che è successo… Tutto quello che mi avevi detto… COME DIAVOLO HAI POTUTO AVERE IL CORAGGIO DI FARE QUESTO? -
Il rasta era senza parole. Era vero: non aveva scusanti per quello che aveva tentato di fare.
- I-io… Io non…- era tutto ciò che riusciva a dire.
- Tu COSA? Non volevi? TU, NON VOLEVI? E LEI? A LEI NON PENSI?! -
Ormai Anny era al limite. Scoppiò a piangere a dirotto e tutti si voltarono verso di lei.
- V-vi prego… Non… Non litigate a causa m-mia… Lui non c’entra… è t-tutta colpa mia.. -
Bill le fu subito accanto, abbracciandola stretta.
- No, non dire così. Non è per nulla colpa tua, tu non hai fatto niente di male, non devi nemmeno pensarlo -
La mora si aggrappò alla maglietta dell’amico, lasciando che le lacrime scorressero copiose sul proprio viso.
Tom sbucò da dietro Georg, indeciso se avvicinarsi a lei o no. Fece un passo, ma Georg, che ormai aveva capito tutto, lo trattenne. Il rasta tese un braccio incerto verso Anny, scossa dai singhiozzi.
- Anny… io…-
Bill alzò di scatto la testa e lo fulminò con lo sguardo.
- Tu non ti avvicinare a lei MAI più. Non la toccare, non la guardare, non pensarla nemmeno. E ora sparisci - sibilò, stringendo ancora di più la ragazza a sé.
Tom abbassò lo sguardo, rassegnato. Ormai era inutile cercare di rimediare.
Georg e Gustav lo portarono fuori dalla camera lasciando la ragazza ed il moro da soli.
- Anny, mi dispiace molto per quello che è successo - le sussurrò Bill - se solo non me ne fossi andato…-
Lei alzò la testa e lo guardò negli occhi.
- N-non lo pensare n-nemmeno.. n-non è colpa t-tua! A-avrei potuto c-chiudere la p-porta a chiave…- ormai si sentiva la responsabile - Se… se non avessi i-impiegato così tanto a fare la d-doccia, lui avrebbe b-bevuto di meno e non avrebbe…- le parole le si soffocarono in gola.
- No. È colpa solo di mio fratello. Tu non c’entri, non sei tu che hai scelto che andasse in quel modo. Se ora decidessi di non voler più rimanere qui… Il solo pensiero mi uccide, ma ti capirei -
- Oh, Bill…- la mora gli accarezzò il viso - non me ne voglio a-andare… io… sarà difficile, ma in qualche modo c-ce la farò -
- Tu però ricorda che io ci sono sempre per te, qualunque cosa succeda, vieni da me. Non sei sola, e non lo sarai mai. Poi ci sono anche Georg e Gustav - sorrise - anche se ti conoscono da poco, si sono già affezionati -
La mora annuì, asciugandosi le lacrime.
- Grazie -
Bill le diede un bacio sulla guancia e le sorrise.
- Figurati -
- A proposito… - iniziò Anny, cambiando argomento - Cosa eri andato a fare in questi giorni? -
Il moro si illuminò.
- Giusto! Aspetta qui -
Uscì veloce dalla stanza e frugò in una delle proprie valigie a ridosso del muro.
Ne estrasse uno scatolino ed una busta, e tornò in fretta dalla ragazza.
Si mise davanti a lei, che lo guardava confusa, e glieli porse.
- Apri - le disse con la voce carica di eccitazione.
La ragazza prese i due oggetti e ubbidì, curiosa.
Non appena li scartò, rimase a bocca aperta.
- Allora? - volle sapere Bill - Che te ne pare? - non la smetteva di sorridere.

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