Amor ch'a nulla amato amar perdona.

di Alien T
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scegliere ***
Capitolo 2: *** Eileen ***
Capitolo 3: *** Subconscio ***
Capitolo 4: *** Erba appena tagliata. ***
Capitolo 5: *** Sei sempre stata tu. ***



Capitolo 1
*** Scegliere ***


E’ come se vivessi di prime volte.
Ogni emozione mi sembra inesplorata, la prima volta che bevo whisky incendiario, la prima volta che partecipo ad una festa, la prima volta che uccido un uomo, la prima volta che stringo la mano di una ragazza, la prima volta che posso scegliere.
Certo il whisky incendiario ha un sapore decisamente migliore delle mani sudaticce di una ragazza appena conosciuta, e ammettiamolo, uccidere un uomo è probabilmente più eccitante di qualunque festicciola adolescenziale.
Ma ciò che davvero mi ha rovesciato l’anima è stato poter scegliere.
Vedere due posti liberi sul nottetempo e scegliere quello più vicino al finestrino per appoggiare la testa e sentirla vibrare, vedere due ragazze e scegliere a quale sorridere, vedere due libri e scegliere a quale accarezzare la copertina ruvida. Per un Malfoy, scegliere, significa essere liberi.
 
Quel giorno di settembre mi aggiravo per Hogsmade senza una meta precisa, avevamo un paio d’ore di svago e di stare in mezzo alla gente non ne avevo proprio voglia.
Avevo trovato qualche anno prima un posticino piuttosto nascosto in cui passavo quei pochi momenti ,  era il retro di un negozio che dava su un prato lungo qualche decina di metri e leggermente in discesa. Ci si arrivava attraverso un viottolo stretto e buio, una scala ripida e passando sotto una tettoia in legno sotto cui un sacco di volatili ci facevano il nido. Era una tipica giornata autunnale, il cielo era azzurro e il sole splendeva, tuttavia un freddo pungente si insinuava tra la mia sciarpa verde e argento e il mio collo pallido.
Il prato verde e umido di rugiada, era coperto da una coltre di foglie grosse, secche e colorate. Ogni passo scricchiolava come in un film horror.
Mi sedetti con le spalle appoggiate a un grosso faggio nudo.
Il vento mi scompigliava i pensieri oltre che i capelli.
 
Quando nella  mia mente stava finalmente prendendo piede un’estranea pace, apparsero abbracciati due ragazzi. Si sedettero dalla parte opposta del giardino, si guardavano e si stringevano le mani.
Ero quasi sicuro che non mi avessero visto, erano talmente impegnati a mangiarsi con gli occhi che niente avrebbe conquistato la loro attenzione. Mi fermai a guardarli e notai come le loro vite andassero avanti di pari passo. Le loro mani intrecciate descrivevano un disegno perfetto fatto di carezze, accavallamenti e ancora carezze; i loro corpi aderivano perfettamente l’uno all’altro come se fossero sempre stati attaccati, perfino i piedi partecipavano, le ginocchia si strofinavano, le braccia, le cosce che non sapevano se aprirsi o stare chiuse, i movimenti di bacino coordinati a sguardi profondi, indirizzati, precisi e senza indugi. La cosa che non si avvertiva in nessun modo era il disagio.
Non c’era malizia tra loro, c’era armonia. Non c’era inganno, c’era solo complicità.
Mi sembrò il caso di andarmene ma guardarli mi sembrava la cosa più bella e naturale da fare in quel pomeriggio vuoto.
 
Mi accorsi di quanto la ragazza fosse a suo agio, bella come il sole che gli scaldava la pelle.
Aveva dei lunghi capelli castani, ricci, crespi, a tratti spettinati, i suoi occhi erano color del miele, o almeno davano questa impressione da lontano sotto le lunghe ciglia nere. Portava un cardigan blu notte, dei blue jeans e la sciarpa di Grifondoro.
Lui invece era poco ordinato, dei pantaloni di velluto beije e un maglione scuro in contrasto netto con i suoi capelli arancioni, la sua sciarpa di Grifondoro era finita un po’ più in là assieme ad un mocassino e ad un sacchetto con delle compere.
Forse non era adatto, forse non aveva tutta quell’importanza che gli davo in quel momento, ma mi capitò di incrociare lo sguardo di quella ragazza bellissima e così a suo agio col suo esserlo e allora tutto si fece chiaro. Era lei. Era la ragazza che volevo scegliere.
E la scelsi.
Con o senza il suo consenso io la scelsi, lì su quel prato mentre lei baciava un altro, io la scelsi.

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Capitolo 2
*** Eileen ***


Eileen.
Si può chiamare solo così, ha gli occhi da Eileen. Ha i capelli da Eileen.
E il sorriso, si ha il sorriso di una che dice “Ehi mi chiamo Eileen” .
Io mi chiamo Draco, e lei si chiama Eileen.
Io ho la forza di un drago e lei, lei è un raggio di sole.
 
Mi sfregavo con forza le mani cercando inutilmente di riscaldarle, stavo percorrendo velocemente il sentiero per tornare a scuola e guardandomi intorno mi resi conto di quanto quel posto non potesse essere altro che una scuola di magia. Il castello di Hogwarts imperava su una collinetta poco scoscesa, la torre di astronomia, ottima per lanciarsi nel vuoto, si innalzava sopra tutte come la professoressa McGranitt faceva sugli altri professori. Intorno, la foresta proibita creava quell’atmosfera cupa ma magica.
 
Entrai di fretta nel castello sorpassando Gazza che piegato sulle ginocchia cercava instancabilmente la sua gatta. Dopo il primo corridoio mi trovai davanti all’entrata della sala grande, guardando dentro mi pervase una sensazione di solitudine, i quattro tavoli erano semivuoti, solo a quello di Corvonero vi erano seduti 3 ragazzi e una ragazza, studiavano.
Svoltai a destra e salii la lunga rampa di scale fino al primo piano.
Salendo mi concentrai sul rumore che le mie scarpe facevano a contatto con la pietra degli scalini. Ho sempre avuto la mania di contare tutto. Contare le piastrelle sopra al letto quando non riuscivo a prendere sonno, contare le persone in una stanza, contare ogni scalino.
Erano 27. Arrivato circa al sedicesimo sentii delle risate alle mie spalle.
Il ticchettio delle mie scarpe era disturbato, ma quelle risate erano armoniose.
“Luna, ma tu credi davvero fermamente a ciò che dici?” Disse una voce tiepida continuando a ridere.
“Mi dispiace ragazze, ridere non ci salverà dall’invasione di Bundinum a cui stiamo andando incontro” Rispose del tutto seria un’altra ragazza con la voce pacata, tranquilla ma convinta.
“Rabbrividisco al pensiero” tornò a dire la prima voce con evidente ironia.
“Dai basta Ginny, non è il caso di torturare Luna in questo modo.” Questa voce era molto diversa dalle prime due, era talmente profonda da sentirtela rimbombare nello stomaco come la musica di un concerto rock. Sentii il mio istinto chiedermi di girarmi, ma non lo feci.
Le risate continuavano alle mie spalle e ormai ero arrivato al ventiquattresimo scalino.
Dovevo decidere dove andare, da una parte avrei continuato a sentire quelle risate, dal’altra ci sarebbe stato il silenzio.
 
Destra.
Sentii le risate allontanarsi, avevo sbagliato.
Scegliere non era così facile, ma mi piaceva.
 
Mi girai guardando le tre figure sparire.
“Hermione sei  subdola” Urlò la prima voce, quella tiepida, ridendo a crepapelle.
Una rossa, dalla voce tiepida, una bionda, dalla voce pacata, e una castana, dalla voce profonda.
Inconfondibile.
Era la mia Eileen, il mio raggio di sole.
Era Hermione.

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Capitolo 3
*** Subconscio ***


Forse scegliere non era poi così bello.
Oppure lo era e io non lo vedevo. Oppure il problema era la difficoltà!
Si, scegliere era bello ma era maledettamente difficile.
 
Mi trovavo nella sala grande, ero seduto al tavolo dei Serpeverde da solo e senza nulla da fare.
Non avevo libri aperti o giochi da tavolo davanti a me, ero lì seduto a guardarmi intorno. Chiunque mi avesse intravisto dalla porta avrebbe pensato fossi pazzo, senza senno, con una vita triste, la realtà è che ciò che avevo da fare, avevo deciso di non farlo.
 
Al tavolo dei Grifondoro, leggermente più a destra di dove stavo io, era seduta Eileen.
Si, so che si chiama Hermione, diavolo, ma chiamarla col suo nome me la fa sembrare troppo reale, e lei non lo è, lei è solo un raggio di luce, un raggio di luce troppo belo per appartenere ad una stella qualsiasi.
Era seduta da sola, e leggeva.
Sorrideva come se il libro le parlasse, anche il semplice girare le pagine diventava un gesto di incredibile bellezza.
 
*Alzati, Draco, sfodera tutto il fascino che mamma ti ha assicurato di possedere e siediti accanto a lei. Guardarla leggere da così vicino sarà ancora più ispirante, e lei cederà. Non potrà resistere al tuo sguardo di ghiaccio. Su, Draco, di cosa hai paura?*
Il mio subconscio era già lì, seduto accanto a lei. Intanto il mio corpo inerme pensava a quanto la nostra vita avrebbe potuto essere bella assieme.
Una grande casa su una collinetta, con tante stanze arredate con buongusto.
Nel salotto un grande camino restava sempre acceso, tutto l’anno. Proprio davanti ad esso tre bambini giocano con un trenino su un tappeto rosso.
“Mamma! I tuoi biscotti sono i migliori!” Dice il primo, biondo, alto poco più di un metro e con le manine sporche di cioccolato fondente.
“Si mamma, sei la migliore del mondo!” Dice il secondo, tale e quale al primo ma con un metro in meno.
“Smettetela voi due, sto leggendo il libro di papà” battibecca un bambina dai capelli castani, gli occhi azzurri e un gran libro rilegato in pelle tra le mani.
 
Tornai sulla terra, e lei non c’era più.
Mi alzai, ripresi il mio subconscio cacciandolo nel profondo di me stesso e me ne andai.
Se avessi continuato a scegliere così, sarebbe stato meglio smettere.

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Capitolo 4
*** Erba appena tagliata. ***


La primavera bussava alle porte di Hogwarts. Il Platano Picchiatore era fiorito, e camminare per i prati era particolarmente piacevole.
Era un soleggiato lunedì pomeriggio, mi avviavo verso la capanna del guardiacaccia per la lezione di Cura delle creature magiche, dietro di me Tiger e Goyle borbottavano qualcosa a proposito dell’inutilità di quella materia. Poche settimane prima ero stato aggredito dal pennuto di Hagrid, quell’ippogrifo feroce e spietato si era scagliato contro di me con tale violenza da farmi perdere l’equilibrio. Avevo il braccio intatto per qualche buona stella.
Immagino che Potter otterrà il massimo dei voti questo semestre…” Mi capitò di ascoltare.
Sicuramente, con quello zoticone ad insegnare non ci si può aspettare altro.” Continuò Goyle.
Smettetela voi due, non è educato parlare delle persone in loro assenza” Dissi. “E poi con persone così, non ce n’è bisogno.
Giusto” Dissero in coro e risero per gran parte della strada.
 
Arrivati al limite della foresta, ci avvicinammo tutti a formare uno sciame distratto e rumoroso, Hagrid, in piedi su un ceppo d’albero tagliato, cercava di ottenere la nostra attenzione.
Dopo tre colpi di tosse, riuscì a farsi notare.
Ragazzi, oggi vorrei che prestaste un po’ di attenzione a…”
Smisi di ascoltare e cominciai a guardarmi attorno.
Ad un altezza piuttosto elevata, sopra la foresta proibita, galleggiava un dissennatore.  Se ne andavano a zonzo senza una meta sopra il castello, tutto il giorno.
Quando scendevano troppo in basso Silente si infuriava, e li scacciava.
Gli alberi fitti della foresta proibita presentavano tuttavia parti secche, morte, appassite, come se un potente incantesimo avesse colpito solo alcuni rami facendoli spogliare delle loro foglie.
Abbassando lo sguardo notai qualcosa muoversi nella foresta, aggrottai la fronte e strizzai gli occhi per cercare di vedere meglio ma là dentro era talmente buio che risultava impossibile capire chi ci si stava nascondendo.
Scossi le spalle e tentai di ascoltare la lezione.
… sono creature affascinanti, non trovate? Quelle loro zampettine e i loro occhietti che scrutano ciò che…
Appena sulla destra di Hagrid, la vidi.
Da quanto frequentava quel corso?
Come avevo fatto a non notarla?
Nelle mani un block notes e una penna, i capelli legati dietro la nuca e la fronte aggrottata.
Sarebbe stato così facile avvicinarsi e sussurrarle qualcosa all’orecchio, tutti erano talmente concentrati sulla lezione che sarei passato inosservato, mi bastava passare alle spalle di tutti e in silenzio raggiungerla, scostarle un ciuffo ribelle dalla guancia e appoggiarci le mie labbra.
Sarebbe stato facile per me accarezzarle la mano che stringeva la penna e annusarle il collo che sprigionava un dolce profumo di erba tagliata. Sarebbe stato troppo facile poggiarle le mani sui fianchi e farla ondeggiare come se sulla terra fosse l’unica creatura degna di attenzione.
Sarebbe stato piuttosto facile si…
… per dopodomani vorrei che mi portaste un rotolo di pergamena riassuntiva di questa lezione, vi servirà per fissare ciò che è stato detto quest’oggi. Ora potete andare!
Goyle raccolse il mio zaino e me lo passò, la folla si infittì e tutto il gruppo di ragazzi annoiati si spostò verso il sentiero per tornare al castello.
Allungai il collo per cercarla, tentai di innalzarmi sopra la folla ma non la vidi.
Hermione dai!
Mi girai di scatto, era Weasley, il ragazzo coi capelli rossi che le prese forte la mano e se la trascinò via.
Rimasi immobile, con lo zaino su una spalla e lo sguardo fisso sulle loro mani intrecciate.
Lei si girò guardando nella mia direzione, poi tornò indietro correndo senza ascoltare il suo amico che la spronava a darsi una mossa.
Corse verso di me, senza guardarsi indietro, quasi inciampò ma continuò a correre fino quasi a pestarmi i piedi. Si fermò proprio accanto a me, riuscivo a sentire il profumo dei suoi capelli.
Si piegò e raccolse la sua penna.
Corse di nuovo verso Weasley senza girarsi questa volta davvero più.

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Capitolo 5
*** Sei sempre stata tu. ***


Allora ci pensai, più di una volta. Pensai al suo sguardo, al suo essere sempre così disinvolta.
Pensai di non avere nulla di sbagliato.
Pensai di non essere io quello a doversi preoccupare.
Rividi spesso l’immagine della sua chioma lontana, della sua risata distante, delle sue mani frementi.
Non avevo nulla da temere.
Ero capace, ero in grado di affrontarla.
 
Mi avviai verso quello che sarebbe stato, l’ultimo capitolo di una storia mai iniziata.
Corsi su per le scale, attraversai i corridoi fino alla sale grande, spinsi dentro la testa e sbirciai.
Al tavolo di Grifondoro, sedevano 3 persone, Weasley, Potter e Eileen.
Provai a fare un passo nella loro direzione, come se dovessi oltrepassare una barriera invisibile; passai.
Contai le piastrelle. Alla 35esima, alzai lo sguardo.
Ero si e no a una cinquantina di piastrelle da loro, riuscivo già a sentire le loro voci.
“Poi  Hermione guarda il cielo ed esclama: ‘MISERIACCIA!’ Davvero Harry, è stata una scena epica!” Disse il rosso tutto euforico.
Si misero a ridere tutti e tre con la stessa intensità.
Le loro vite erano legate da un sottilissimo filo di esperienze, passioni e duro lavoro.
 
Eileen sedeva composta, una felpa rosa antico, i capelli dietro le orecchie e i gomiti appoggiati sul tavolo.
Weasley, al contrario, teneva le lunghe gambe piegate sotto di lui, e sedeva sui suoi talloni. Portava uno stupido maglione a righe nere e verdi, gli stava visibilmente largo, probabilmente apparteneva ad uno dei suoi fratelli. Rideva sguaiatamente, come se non avesse un limite.
Potter, con una felpa nera e i suoi occhialetti tondi sul naso era totalmente assente dalla conversazione. Rideva per convenzione, quasi fosse obbligato. Probabilmente si  stava chiedendo perché si trovava lì e quale scusa sarebbe stata buona per dileguarsi.
 
Nel frattempo arrivai alla mattonella a fianco allo zaino di Ron.
Potter fu il primo a notarmi.
Me ne stavo in piedi nella mia divisa nera a guardarli, senza espressione, con un solo pensiero fisso in testa.
 
“Buongiorno Malfoy.” Disse sprezzante Potter. “Dunque, hai bisogno di qualcosa?” Continuò.
Mi guardarono per un po’, non riuscii a contare i secondi in quell’occasione, ero distratto.
“Harry, sicuro che stia bene? E’ un po’ pallido non credi?” Disse Weasley apparentemente preoccupato “Malfoy, Malfoy ti senti bene?” provò a dire guardandomi stranito “Harry, Harry questo adesso sviene!”
 
“Draco? E’ tutto ok?” Era la sua voce.
Soave come poche.
 
“Sei tu Eileen. Sei sempre stata tu. Eri solo da scegliere.”

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