You are my future in my past. di ehydarlin (/viewuser.php?uid=264922)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Hi, truzzo! ***
Capitolo 3: *** Game? Job? I hate you, 2013! ***
Capitolo 4: *** Unapproachable ***
Capitolo 5: *** The child with the jam. ***
Capitolo 6: *** One Direction. ***
Capitolo 1 *** Prologue ***
Prologue
Addentai
un’altra volta quel biscotto che mia nonna mi aveva posto sul
tavolino di casa come abitualmente facevamo tutti i pomeriggi.
«Che
programmi hai rispetto alle vacanze di
quest’estate?» domandò la nonna
sedendosi sul divano pulendosi le mani sporche di farina sul grembiule
con disegnato sopra un omaccione paciocco che ingurgitava dolci a non
finire.
«Non
ne sono sicura, ma avevo intenzione di fare il viaggio di studio che la
scuola ci ha proposto, ma poi devo chiedere a mamma se mi vuole
lasciare…» confessai.
Vidi
mia nonna un po’ pensierosa mentre le rughe del suo viso
comparivano e scomparivano mentre masticava le sue prelibatezze
preparate in cucina poco prima.
«Pensavo
di mandarti a Londra…» annunciò la
nonna.
«Londra?
Stai scherzando, vero? A quanto pare stai diventando proprio vecchia.
Noi siamo giàa
Londra!» Accentuai il ‘già’
guardandola confusa provocando la risata sonora della nonna.
«So
bene che siamo già a Londra,» continuò
non facendomi capire «io intendevo mandarti a Londra nel
2013. Sai, la Londra del 2010 era davvero molto diversa da questa
dell’anno 2069.» sorrise.
Come
se non sapessi cosa significa ‘69’…
Nonnetta decrepita.
Va
bene che ero stupida, e questo l’avevo preso da mia madre che
l’ha preso da sua madre, cioè dalla persona
davanti a me, ma questo non era decifrabile neanche da un laureato in
‘lettura del pensiero’!
«Hai
presente che tuo nonno è morto molto tempo fa?»
spiegò. Annuii e lei continuò. «Ti
potrei aiutare ad incontrarlo, tornando indietro nel tempo»
chiarì con un sorriso che arrivava da un orecchio
all’altro.
La
guardai un secondo stranita, anzi per due secondi… okay,
tre. Facciamo cinque va’!
«Nonna?
Immagino che la vecchiaia ti stia iniziando a fare brutti
scherzi» alzai un sopracciglio.
«Ma
che vecchiaia! Io sono arzilla come una bambina delle
elementari!» urlò alzandosi dal divano e
mettendosi davanti a me con le mani sopra i suoi fianchi.
«Senti,» ricominciò guardandomi con
sfida «Questa potrà essere una bella esperienza.
Potrai andare indietro nel passato, e ti dirò di
più» piano piano prendeva sempre più
enfasi «Tuo nonno era molto desiderato dalle ragazze della
tua età, quindi sarebbe ancora più eccitante
vedere una persona che così tante persone ammirano e
vogliono incontrare» ormai era irrecuperabile.
Abbassai
lo sguardo verso il piatto dei biscotti vuoto sul tavolo. Me li ero
già mangiati tutti. Maiala che non sono altro!
«Probabilmente
sarebbe meglio ti dessi alla cucina invece che alle storie di
fantascienza, nonnina» soffiai porgendo il piatto di fronte
alla nonna in segno di portarmene altri, fregandomene altamente della
linea.
«Dai
Meg! Ti assicuro che ti divertirai» continuò
speranzosa mentre allungava le mani verso il piatto.
«Davvero?
Beh, allora fammi ridere, se ci riuscirai potrò
crederti» bugia. D’accordo che eravamo nel 2069 ed
era possibile viaggiare nel tempo, ma i vestiti che servivano per
catapultarsi nel passato costavano davvero troppo. Era impossibile che
lei avesse quei vestiti.
«Quindi
se ti farò ridere tu ci andrai?»
continuò con gli occhi lucidi dall’emozione.
«Certo,
ma dovrai farmi ridere con l’umorismo dell’epoca,
altrimenti non vale» dissi facendo la superiore.
«Non
c’è problema, sei pronta?» sorrise
sfregandosi le mani come pronta per una lotta «La vuoi
sentire una barzelletta al contrario?»
I
nostri sguardi continuavano a diventare sempre più da sfida.
Lo sapevo. Io farò sempre parte del “Team
Nonna”, lei sì che capisce quando è il
momento di divertirsi!
«Basta
che sia una barzelletta» risposi non curante di quello che
aveva detto.
Alzò
un angolo della bocca come se volesse dire ‘ti
farò ridere fino a che tu non ti farai la pipì
addosso come una poppante, poppante!’. Il succo era quello.
«Bene,»
continuò nonna «Allora inizia a ridere.»
disse semplicemente con un sorriso beffardo stampato in faccia.
Ma
che cazz…?
Non
capii subito, ma appena la lampadina nella mia testa si accese, feci
una gran fatica a rimanere seria. Ma come si va? Aiutatela, vi prego!
«Nonna! Ormai hai più di novant’anni
dovresti smetterla di drogarti!» la rimproverai trattenendo
con tutte le mie forze di non ridere a quella squallida battuta. Ma che
razza di umorismo è? È talmente stupida che fa
ridere, ed è questo che è inspiegabile.
«Innanzi
tutto ho settantatré anni, non darmi più anni di
quanti ne abbia già!» disse calma per poi lasciar
salire uno scatto d’ira. «Porca puttana, Meg! Io
non fumo e non mi drogo, cosa più importante, ridi,
cazzo!»
«Che
fine!» urlai traumatizzata. La nonna più dolce
dell’universo, ammettetelo!
«No,
inizio» terminò lei.
Non
capii al volo ciò che significasse, mi ripetei la discussione:
“Che fine!”,
“no, inizio”.
Mi
portai la mano sulla fronte quasi facendomi male.
No!
No, non può essere! Mi trattenni con tutte le forze di non
mandarla a quel paese, perché davvero se lo meritava, ma non
lo feci. Amore paterno…
Me
la ripetei in testa decine di volte, ma, dopo un po’ che
continuavo a spostare la testa da destra a sinistra come se dovessi
autoconvincermi che non era vero che l’avesse detto
veramente, non riuscii più a trattenermi. Troppo brutta e
scema come barzelletta, ma nonostante questo avevo perso.
Perbacco!
Appena
accennai un sorrisetto, mia nonna urlò come una pazza da
esorcizzare: «Hai riso! Hai riso!» disse
continuando a ridere e a dimenarsi perché la mia sconfitta
significava che mi mandava indietro nel tempo.
«Perché
non lasagne? Oppure tortellini. Sono più buone del
riso…»
Lei
rimase un attimo zitta accogliendo in silenzio la mia battuta
squallida, che dimostrava che io ero davvero degna di essere la nipote
di una nonna stupida come quella davanti ai miei occhi, e poi sorrise.
«Beh, con questo umorismo sarai adattissima. Ti daranno
dell’idiota.»
«Come
sto facendo io adesso con te? Allora non credo che con il tempo
l’essere umano sia tanto peggiorato…»
Sbuffò.
Mi dava ragione, ovviamente.
«Spiegami
una cosa… come riuscirai a farmi andare nel
passato?» chiesi dirigendomi in cucina e servendomi da sola
dei biscotti che la nonna non mi portava.
«Culo.»
rispose con la bocca piena anche lei dei suoi biscotti.
«Che?»
domandai io.
«Culo.
Puro, semplice, morbido come un culo di un bambino. Culo.»
spiegò senza farmi ovviamente capire.
«Sicuramente
gli aggettivi ‘puro’ e
‘morbido’ non erano riferiti al tuo di culo,
vero?» puntualizzai.
Lei
rise falsamente «Sono tornata oggi dal supermercato e ho
trovato il vestito dei salti nel tempo in un cassonetto della
spazzatura.»
«Minchia!»
urlai «Che culo!»
«Te
l’ho detto!»
«Sisi,
come funziona?» dissi iniziando a prendere anche io un
po’ di quell’enfasi che riusciva a trasmettermi la
nonna.
«Tempo
al tempo, mia cara… con il tempo ti spiegherò
tutto.»
Sorrisi.
Non avevo fretta. Era febbraio, e la “vacanza” nel
passato sarebbe iniziata con l’estate a metà
Giugno…
«Ti
spiegherò tutto quello di cui avrai bisogno, ti
dirò tutte le cose che ti saranno utili, ma devo avvisarti
di una cosa molto importante!» continuò allarmata
«Non devi assolutamente cambiare il corso della storia. Non
puoi cambiare un avvenimento senza cambiarne un altro che completi il
giro della storia. Non puoi cambiare gli avvenimenti, non puoi cambiare
il destino.» terminò lasciando che un brivido mi
arrivò alle spalle e che mi percorresse tutta la schiena.
«Che
intendi per ‘cambiare
il corso della storia’?»
«Se
una persona nel passato non riesce a rubare un bottino dalla banca e tu
lo aiuti facendolo fuggire dalla presa dei poliziotti, più
tardi dovrai consegnarlo alla giustizia. Una persona muore nel passato,
arrivi te e la salvi, sarà sempre in pericolo,
perché la sua vita sarebbe dovuta già
finire.»
Adesso
che la nonna mi aveva fatto capire ciò che significava
andare indietro nel tempo, non riuscivo proprio a capire il mio stato
d’animo.
«Questo
fatto del ‘percorso
della storia’ può
darti sicurezze, cioè che tu sai già cosa
succederà in futuro; ma anche terrore, perché se
ti fai prendere troppo dal tempo e dagli avvenimenti, la storia
dovrà sempre svolgersi, che tu lo voglia o meno.»
sottolineò facendomi tremare ancora di più dalla
paura. «Non dovrai lasciare che il tempo possa prenderti il
tuo cuore. Dopo sarà davvero difficile tornare alla tua
epoca.»
Aspettai
due o tre secondi prima di ricominciare a parlare…
«Non credo voglia ancora andare
là…» dissi un tantino preoccupata.
La
nonna sorrise, «Non posso rassicurarti dicendoti che
sarà un’esperienza meravigliosa, perché
probabilmente non sarà così, ma
riuscirà a farti crescere, maturare. Ormai hai diciassette
anni, sarà un’esperienza che ti
segnerà, e che ti ricorderai per sempre, bambina.»
Mi
abbracciò con dolcezza e insieme ci sedemmo a tavola
continuando a smangiucchiare i suoi soliti biscotti.
«Avremo
ancora quattro mesi, ti insegnerò tutto ciò di
cui avrai bisogno per orientarti e per stare con le persone di
quell’epoca. Dopodiché succederà la
cosa più bella che ti sia mai capitata.»
Sorrisi.
Forse sarebbe stato davvero come ha detto la nonna: “Un’esperienza
che riuscirà a farti crescere, maturare”,
ma in cuor mio mi rimbombava un’altra frase, completamente
diversa: “Non
posso rassicurarti dicendoti che sarà
un’esperienza meravigliosa, perché probabilmente
non sarà così”,
e allora… cosa succederà nel passato?
Non
posso mentire, ho paura, ma pian piano che la nonna mi continuava a
raccontare di quell’epoca, e più continuavo a
ripetermi che sarei dovuta andare là.
I
mesi passarono, le competenze le avevo acquisite, la nonna mi aveva
insegnato talmente tante cose del futuro che non vedevo l’ora
di partire per la Londra del 2013.
«Sai
qual è la cosa che mi mancherà più di
tutte?» chiesi a mia nonna il quindici Giugno del 2069 pronta
per andare nel passato.
«Amore…»
sospirò lei. «Vedrai che quando tornerai ci
saranno tutti i tuoi amici, non devi sentire la loro
mancanza!»
Scossi
la testa. «No…» sorrisi a testa bassa.
«L’unica cosa che mi mancherà davvero
tanto saranno i tuoi biscotti appena sfornati che fanno venire
l’acquolina in bocca appena la parola‘biscotti’
passa
per l’anticamera del cervello!» dichiarai
un’ultima volta.
Sì,
avevo un sacco di amici e già mi mancavano, ma mai quanto i
biscotti della nonna.
Io
faccio parte del ‘TeamBiscottiNonna’
Forever!
Yo!
Sto iniziando a parlare nel modo dei tipi di
quell’epoca… come si chiamano? Ah, sì! Truzzi!
Non
mi piacciono.
Praticamente
questi ‘truzzi’ parlano tutti Yo,Yo, perdono la
verginità tipo a undici anni e si credono fighi a fumare e
drogarsi quando vanno appena alle medie… no. Non sono i miei
tipi. Chissà se mio nonno era un truzzo!
Oddio,
spero di no… sai che supplizio? No eh. No.
«Un’ultima
cosa nonna…» chiesi a lei prima di partire.
«Come si chiama mio nonno?»
Le
si illuminò il viso e sorrise con gli occhi lucidi.
«Liam.» disse «Liam Payne. Lo
riconoscerai, fidati! Ah, quasi dimenticavo!» andò
verso il tavolo e mi porse un libretto che me lo appoggiò
nella borsa. «Ci sono tutte le istruzioni se qualcosa non va
bene e ci sono anche tutti gli spostamenti di Liam durante
l’anno… ho fatto alcune ricerche su internet. Buon
viaggio, piccola.» mi salutò baciandomi
possessivamente e poi lasciandomi andare indietro nel tempo.
Usava
ancora internet? Mio Dio… che nonna fuori moda!
«Ti ho mandato nel Dicembre 2012 così che tu
riesca a passare qualche tempo con Liam. Ricordati che la data della
fine del viaggio sarà il quindici Febbraio del 2013
ok?» terminò
«Certo
nonna, grazie di tutto.» sorrisi.
Salutai
mia mamma, mio padre, mio fratello e la nonna. Indossai il vestito e
feci un gran sospiro prima di volatizzarmi nel nulla e ricomparire in
un piccolo vialetto con dei barboni acciambellati sul marciapiede in
richiesta di soldi, e appena mi videro si accanirono su di me.
Minchia!
E ora che cazzo faccio? Bella merda come inizio…
Ah
già… devo trovare questo Liam Payne.
“Lo
riconoscerai facilmente, cara.”
Testuali parole della nonnina decrepita fumata e drogata allo stesso
tempo. Oddio… non sarà mica un truzzo mio nonno!
Questo
sarebbe davvero un problema.
Ma
che cazzo! Non doveva essere una vacanza? Eppure sono qui da pochi
secondi e già son piena di problemi!
Ecco
la nostra bella Megannnn (autostimaaa, dove seiii?)
Animal.
x: "Non
c'ho capito niente!"
io:
"Devi aspettare il prossimo capitolo"
x:
"Questa storia non ha senso!"
io:
"HAI RAGIONE, YEEEAH!"
Okay, senza sputtanarmi - cosa alquanto difficile - volevo
dirvi che è inutile che mi scriviate nelle recensioni cose
come "non c'ho capito 'na mazza" perché per capire l'intera
storia bisogna leggerla fino alla fine.
Dio,
mi sento una specie di scienziato pazzo a parlare così:
HAHAHAH PROVATE A IMMAGINARE UNA RAGAZZA CON I CAPELLI PER ARIA E GLI
OCCHIALI DA SCIENZIATA PUAHAHAHAHAH! MUOIO.
Comunque, il prologo non è un granché, ma dovevo
scriverlo, perché altrimenti non avreste capito una mazza e
per di più ho cercato di fare un po' di umorismo per
renderlo un po' più leggero, e spero di esserci riuscita lol.
DEEEEETTO QUESTO, vi lascio perché altrimenti va a finire
che mi sputtano davvero troppo come faccio ultimamente :D (La faccina
mi sta prendendo per il culo secondo voi? -.-)
AH AH AH AH AH AH. AIUTATEMI! :D
Vabbuò. Non ho niente da dire, il capitolo fa schifo
YEEEEY!! L’unica cosa che mi piace in questo momento
è animal di Conor Maynard nhvdiuhfugihdsfhes
PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone.
:)
Twitter: @niallersbreath
Ask: dontbetamed
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Capitolo 2 *** Hi, truzzo! ***
Hi,
truzzo!
Tutta
quella gente
iniziò ad avvicinarsi un po’ troppo per i miei
gusti…
Divento
truzza eh!
Yo!
Com’è che diceva
nonna? Ah giusto! «Spaco botilia amazo familia Yo!»
urlai facendo delle mosse
di karatè per farli stare alla larga.
Non
mi ascoltarono
molto… anche perché nonostante le mie mosse
MICIDIALI di karatè, continuavano
imperterriti a chiedermi qualcosa.
Aoh!
Ma era così
grave la situazione nel 2013? Minchia.
«Ehi…
state
importunando la mia fidanzata?» chiese una voce dietro a
tutta folla di barboni
che si voltò verso quella persona.
Non
lo vidi bene, ma
in due o tre parole riuscì a far scomparire quella folla
insopportabile.
«Tutto
bene,
piccola?» chiese sorridendo il ragazzo mettendomi sotto il
mento un dito per
farmi guardare il suo volto. «Sei davvero una bambola te,
eh.»
L’ho
riconosciuto.
Giacca di pelle, occhiali da sole con le nuvole in cielo, jeans sotto
al culo…
«Io
so chi sei!»
dissi sorridendo.
«Beh,
non me ne
stupisco, bambola!»
«Tu
sei un truzzo!»
completai la frase con un sorriso a trentadue denti.
Ceh,
provate a
sorridere facendo vedere tutti trentadue denti… un tipico
esemplare di mostro
sdentato.
Bell’entrata
nel
mondo passato. Mi congratulo con me stessa. Se solo potessi mi
stringerei la
mano da sola, ma il truzzo davanti a me l’aveva presa tra le
sue mani facendomi
continuare a fissarlo dritto negli occhiali.
Un
bello specchio,
potevo vedere chiaramente il mostro sdentato riflettersi perfettamente.
Lui
fece una faccia
come… aspetta, com’era? Ah sì!
Una
faccia da “Are
you fucking kidding me?”
Yo!
Perché io può. Come
dicono qui…
«Che
ci fa una
ragazza come te in un luogo così malfamato di
Londra?» continuò lui ignorando
la mia affermazione di poco prima. Londra… beh, almeno la
città l’avevo
azzeccata. «Veramente non so come sia arrivata
qui… Ho fatto “puff”, e sono
arrivata da tutti quei barboni…»
«Dovresti
stare
attenta a quelle persone» abbassò la mano dal mio
mento. Cos’era quello? Un
modo per sedurre? “Pff. Dilettante.”
«Comunque»
scossi la
testa «Sto cercando una persona, potresti aiutarmi a
cercarla?»
«Ehi,
ehi, bambola!
Non sono mica una guida turistica, io!»
Sbuffai.
«Ok, ok,
truzzetto, troverò questa persona con le mie sole
forze.» presi la mia valigia
e mi allontanai. «Stammi bene eh, yoyo!» salutai
alzando una mano.
Uscita
dal vicolo
riuscii ad arrivare al centro di Londra…
Ma
come cavolo faccio
adesso a sapere dove si trova questo Liam? Giusto! Le ricerche su
internet
della nonna!
Aprii
la valigia
mentre mi sedevo su una panchina di un parco con poco più
avanti un parco dove
un paio di bambini giocavano allegramente tra la sabbia ai piedi
dell’altalena.
E
pensare che nel mio
tempo quei bambini potevano essere nonni di qualcuno che
conoscevo…
Che
cosa figa! Chissà
com’era la nonna da giovane…
Sospirai
lasciando
far passare quei pensieri e iniziando a leggere il libro.
«Hai
trovato il tuo
principe, bambola?»
Mi
voltai di scatto.
Minchia che paura! «Ehi truzzetto, mi stai seguendo per
caso?»
«Che?
Io? Seguire una
ragazza? No piccola, sono le ragazze che inseguono me.»
«Ah,
ho capito…
quindi è per questo che indossi una giacca di pelle con il
colletto alzato fino
alle orecchie, occhiali da sole nonostante le nuvole e il cappello che
ti copre
mezza faccia? Perché altrimenti le tue pollastrelle ti
riconoscono?»
Uoooh!
Non ci credo.
Ho usato proprio il termine ‘pollastrelle’. Mi
sento tanto “stile nonna” in
questo momento, e non so se prenderla bene o male…
Il
ragazzo sorrise.
«Chi
stai cercando?
Magari potrei aiutarti…»
«No,
grazie. Non mi
serve il tuo aiuto.»
La
nonna me ne ha
parlato davvero troppo di queste persone che ti chiamano
“piccola”, “bambola” o
addirittura “amore”. Come si chiamavano?
«Farfallone.» gli dissi ricordandomi
il gergo della nonna.
«C-che?»
«Farfallone,
donnaiolo,
sciupafemmine, maniaco, come vuoi che ti chiami?» quasi urlai
e un po’ di gente
iniziò a fermarsi per strada e a guardarlo con aria confusa.
Beh…
avevo urlato che
era un maniaco, non mi stupisce più di tanto.
«Vuoi
che continui?»
chiesi ancora una volta alzandomi dalla panchina con furia.
«Ehi,
io non ho fatto
proprio niente!» si giustificò lui.
Di
fianco ci passò
subito dopo una vecchietta che vicino a noi, sono sicura che abbia
detto una
cosa tipo: “vergognati,
mascalzone!”.
Ah…
una nonna delicata
e non scurrile come quella che mi ha cresciuta per tutta la vita.
Forse
è proprio per
questo che dico tanti “minchia”,
“cazzo” e via dicendo.
«Cazzo!»
urlai ancora
sovrappensiero.
«Non
ho fatto
niente!» continuò il ragazzo.
«Naah,
io non voglio
te, non scassare la minchia!»
«Ma
io voglio
aiutarti.»
Oh.
Quale parte di “non
scassare la minchia” non gli è chiara? Gli devo
fare un disegno?
Ripresi
il mio libro
e lessi che tra poco questo Liam Payne doveva arrivare tra pochi minuti
in quel
parco a trovare un suo amico.
“Amico”?
Oddio… no,
non credo… anche perché per poter essere mio
nonno avrà dovuto farlo con una
FEMMINA! Però perché un parco per degli AMICI?
Soprattutto un parco di bambini.
Ma che cazzo!
Mi
sedetti su
un’altalena vuota e aspettai l’arrivo del nonnetto
decrepito giovane.
Io
amo i miei nonni, per
questo li chiamo “decrepiti”. That’s love
bitches!
Un
momento di
silenzio per la mia finezza andata a farsi fottere grazie alla mia
nonnetta
decrepita che non dimentica mai una parolaccia in ogni sua frase e che
mi ha
attaccato questa grave malattia. “Amen.”
Sentii
l’altalena di
fianco alla mia che iniziò a cigolare.
Gneeeek,
gneeeeeek.
Impossibile
da
ignorare.
Aprii
gli occhi e
diedi un’occhiata verso la persona seduta alla mia sinistra
che si dondolava
sul gioco.
Aveva
dei lineamenti
davvero molto delicati e dolci… questo ragazzo poteva essere
tutto tranne che
truzzo.
Questo
è poco ma
sicuro. Lo guardai per vario tempo, finché i nostri sguardi
si incrociarono.
Abbassai immediatamente gli occhi e guardai la sabbia sotto le scarpe
che
continuavo a muovere mentre iniziavo a dondolarmi anche io.
Rialzai
lo sguardo e
i nostri sguardi si incrociarono una seconda volta e non dicendo niente
tornai
a fissare la sabbia sotto di me, probabilmente arrossendo. Mi servivano
gli
occhiali del truzzo per vedere il mostriciattolo che avevo appena
creato.
Mi
servivano gli
occhiali del truzzo per vedere il mostriciattolo che avevo appena
creato.
Che
vergogna!
«Ehi!»
salutò il
ragazzo. Girai subito la testa verso di lui.
Uff,
non stava
salutando me, ma un suo… amico.
“Perché
ovunque vada
c’è il truzzo che mi segue?”
Aspetta.
Sfogliai di
nuovo il libro della nonna. Esattamente, in questo preciso momento,
Liam stava
arrivando al parco per incontrare il suo amico…
No.
Non può essere
lui.
«Ehi,
ci
rincontriamo!»
Ma
possibile? Ehi,
ehi, ehi, ehi, ehi. Ovunque c’è qualcuno che dice
“ehi”. Adesso mi sono davvero
rotta di questi “ehi”.
«Già…»
sospirai
amareggiata. Non mi libererò mai di quel truzzetto. Ah
giusto… «Ehi!»
Vocabolario
molto
esteso, dicono.
«Vi
conoscete?»
chiese il ragazzo dolce sull’altalena.
«Si,
ci siamo
conosciuti poco fa…»
«Veramente
mi ha
SEGUITO fino ad adesso, e poi io non so neanche come ti
chiami…»
«Oh,
mi scusi signorina
“non scassare la minchia”, ero occupato ad
ascoltare le sue critiche su di me
per dirle come mi chiamo.»
«Oh,
mi scusi
signorino tunz tunz, ma non mi piaci, quindi è inutile
continuare a chiamarmi “piccola”
o “bambola”. Non attacca con me,
truzzetto.»
Sentii
una risata da
parte del ragazzo sull’altalena… che bella la sua
risata, davvero dolcissima…
«Non
mi interessano i
vostri bisticci d’amore…» sorrise il
ragazzo. «Comunque io mio chiam--»
«Scusa…»
chiese una
ragazza al truzzo appoggiandogli una mano sulla spalla facendolo girare
verso di
lei. «Oh mio Dio! SEI PROPRIO TU!» urlò
la ragazza.
Chi
è? Che ha? Lo so.
È un truzzo, ce ne sono tanti… perché
tanto entusiasmo?
La
ragazza stava
parlando ma subito lui se ne andò via correndo con il suo
amico.
«Aspetta!
Aspettate!»
urlarono le ragazze che li seguirono nella loro corsa.
Ma
che cazzo… e mio
nonno? Il mio futuro nonnino decrepito era il truzzo? No. Doveva essere
il
ragazzo dolce. Ma come avrebbe fatto il ragazzo dolce ad innamorarsi di
una
persona scurrile come mia nonna?
No.
Nessuno dei due è
mio nonno.
Spero…
«Che
fai?» mi chiese
una voce «Non li insegui anche te?»
Alzai
lo sguardo
verso la cima dello scivolo alla mia sinistra e vidi un altro ragazzo.
«Perché
dovrei?»
domandai spostandomi un po’ per vederlo meglio.
«Ah,
capisco.» continuò
scivolando giù per poi raggiungermi all’altalena.
«Non li conosci…»
«Certo
che non li
conosco, sono capitata per caso in un vialetto e ho incontrato il
truzzetto che
non ha fatto altro che inseguirmi fino ad adesso…»
«I-il…
truzzetto?»
chiese il ragazzo per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
«Si, in effetti si
comporta un po’ da truzzetto… comunque piacere, mi
chiamo Louis.» sorrise
un’ultima volta.
Oh!
Finalmente una
persona che si presenta. Cavolo, in questo tempo sono tutti maleducati!
«Megan»
mi presentai
a mia volta.
«Piacere
di
conoscerti, Megan. Dovresti ritenerti fortunata a parlare con
“il truzzetto”,
come dici te. Sai… è molto popolare tra le
ragazze.»
«Peccato
che a me non
piacciano i truzzi.» commentai «Sono sicura che ha
già perso la verginità
quello lì.» riflettei ad alta voce provocando
l’ennesima risata di Louis.
«Ha
diciannove anni,
è ovvio che non ce l’abbia
più!»
Ma
questo che cosa
voleva da me? Non sarà anche lui un truzzo che vuole perdere
la verginità…
“Perché
nonna mi hai
portato in un tempo tanto schifoso?”
«Chi
se ne frega di
quello che fa e quello che non fa il truzzo, non sono affari che mi
riguardano.
Posso chiederti un piccolo favore, Louis?» chiesi facendo gli
occhioni da
cucciola come la nonna mi aveva insegnato.
«Mi
dispiace, ma è
meglio che torni a casa a questo punto…» disse
dispiaciuto mettendosi le mani
nelle tasche dei pantaloni sembrando ancora più sexy.
Okay,
lo ammetto, era
un gran figo, per restare nel gergo del 2013…
«Ti
prego, devo
trovare una persona!» continuai pregandolo
«Comunque non è tardi, puoi tornare
dalla mammina con anche cinque minuti di ritardo
eh…» sorrisi infine.
Lui
sbuffò calcando
un po’ la sabbia sotto ai nostri piedi. «Ok,
però che sia una cosa veloce!» disse.
«Grazie
mille, Louis.
Devo trovare un certo Liam Payne. Per caso lo conosci?»
chiesi speranzosa.
Fece
una faccia
stupita ma allo stesso tempo divertita, non riesco neanche a capire
perché…
«Vuoi
incontrare Liam
Payne?» Chiese un’ultima volta fissandomi dritta
negli occhi e sporgendosi un po’
in avanti verso di me.
«Certo!»
risposi
annuendo. «Altrimenti non te l’avrei
chiesto.» quasi urlai.
«Impossibile.»
«Che?»
«Impossibile?
Non
senti? Leggi il labiale: i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e!»
Antipatico
brutto
prepotente e cattivo! «Perché è
impossibile? Lo conosci?»
«Ovvio
che lo
conosco, ma in che mondo vivi?»
«Ti
potrebbe
sorprendere la risposta.» Eh già. Il MIO mondo era
molto meglio. Nessuna
persona così scorbutica, nessuno che scappava via senza dire
niente e, cosa più
importante, non c’erano truzzi! Che sogno: nessun svergognato
con i pantaloni
sotto al culo, i diciassettenni ancora vergini e seri nelle relazioni e
nessun
occhiale a mosca quando era buio!
«Comunque
sia, mi
dispiace, Megan, ora devo proprio rientrare.»
terminò e di diresse lontano dal
parco con le mani nelle tasche camminando come se fosse il re dei re.
Da tipico
truzzo.
E
adesso dove vado?
Sentii
un brontolio
proveniente dallo stomaco. Ma che ore sono? Mi toccai le tasche, tutte
le
tasche possibili e immaginabili.
Giubbotto?
No. Felpa?
No. Tasche davanti dei jeans? No. Cintura? No. Scarpe? No. Culo? No.
Dove
cazzo stava il
mio cellulare?
«Puttana!»
urlai
portandomi le mani sulla testa.
L’avevo
dimenticato
sotto carica in sala da pranzo prima di partire perché
volevo si caricasse al
massimo e l’ho dimenticato!
Iniziai
a fare dei
versetti da bambina della materna e piagnucolai come un cane.
Che
palle! E adesso
come cazzo faccio?
Aspetta…
i soldi li
ho presi?
Frugai
nella borsa
con una velocità inaudita, solo quando controllai dentro al
portafoglio che
c’erano abbastanza soldi per un po’ di tempo prima
di trovare lavoro, feci un
sospiro di sollievo.
Guardai
in giro e,
spostandomi, trovai un orologio nascosto dietro allo scivolo.
Non
mi sorprende che
abbia avuto tanta fame, erano quasi le due di pomeriggio.
Cos’è
che mi aveva
detto la nonna di provare? Mister… no, Micle… no.
Mert… no!
Cazzo,
come si
chiamava? Non mi ricordo! Inizia con la “emme”, ne
sono sicura!
M…
m… m… m… m…
minchia che palle!
Ci
sono! Mecdonald!
No, aspetta. McDonald’s! Yeah!
Quanto
mi sento
potente!
Andai
in questo
locale, solo hamburger, quindi eh…
Mi
sfamai prendendo
due cose a caso.
Inghiottii
solo le
cose che riuscivano a mantenermi in vita per il fatto di non aver
mangiato i
biscotti della nonna, ma non ci tornerò mai più,
chissà che succede lì dentro
quando cucinano… bleah! Pensare a cosa potrebbero metterci
dentro, o come
potrebbero mantenere i cibi… aaah! Meglio non pensarci.
Consultai
ancora una
volta il mio libro per localizzare il nonnetto decrepito.
“In
giro con il suo amico che scappa dalle fan.”
Lessi ad alta voce.
Fan?
Ma chi cazzo è?
Un cloun da circo da avere dei fan? Beh, il truzzettino ce lo vedo bene
come
cloun…
Mi
stancai presto di
cercarlo, così andai dove nella cartina era segnato
l’hotel più economico della
città. Presi le valigie e mi incamminai.
Dopo
circa
cinquecento metri passai di nuovo dal vicolo dove sono precipitata una
volta
arrivata a questo tempo. Vidi un paio persone distrutte sdraiate a
terra mentre
piangevano disperatamente. Beh, devo proprio ammettere che in quel
momento ho
avuto un attimo di pietà, per cui presi dei soldi e li
divisi tra i due,
lasciandomi abbastanza soldi per massimo due pasti al McDonalds e per
rimanere
un po’ di tempo in hotel.
E
poi? Andrò a finire
sotto un ponte? E poi chissà quanto saranno decadenti i
ponti di oggi!
Sospirai
vedendo
davanti a me un edificio scialvo e sporco.
Guardai
la cartina e
poi l’edificio. L’edificio e poi la cartina. Non
c’era niente di sbagliato, il
luogo era proprio questo.
Che
schifo! E se ci
fossero stati i topi o ratti o… scarafaggi? Che merda questo
tempo.
«Nonna!»
piagnucolai
davanti alla porta dell’hotel a meno cinquecentomila stelle!
«Perché mi hai
mandato in luogo talmente schifoso?» sospirai tirando su per
il naso, anche se
non avevo niente.
Mi
sedetti sopra la
valigia rigida contemplando me stessa se entrare oppure cercare
direttamente un
ponte.
I
soldi ce li avevo
solo per una notte qui, non troverò mai un hotel con
qualcosa di decente con
costo economico. Che palle!
Sentii
qualcuno
parlare di fianco a me. «Oh, è la ragazza di
oggi.»
Il
truzzetto e il suo
amico mi volevano davvero pedinare ovunque io andassi eh!
«Non
dirmi che vuoi
entrare in questo hotel, se così si può
chiamare…» disse subito dopo che guardò
l’edificio decadente per poi lasciare spazio in volto ad un
sorrisetto
malizioso «Porella, non riesci neanche ad avere uno
stabilimento decente.»
Rise
per poi
allontanarsi seguito a ruota dal suo amico.
Spalancai
gli occhi,
quasi potevano uscire dalle orbite. Come osava quel tizio prendermi in
giro in
questo modo?
“Porella”?
Porella
sarà tua madre, idiota che non sei altro!
«Senti,
truzzettino
so tutto io e io può!» lo chiamai seguendo i
canoni dell’epoca nel gergo.
Appena si girò un attimo stordito e traumatizzato dalla mia
frase, io
continuai. «Se non fosse per quella stupida nonna decrepita,
io sarei davanti
alla televisione tranquillamente “polleggiata” sul
divano a mangiarmi i suoi
biscotti, ma invece, sempre quella nonna decrepita, ha avuto la
BRILLANTE idea di
farmi cercare Liam Payne! Non so che faccia c’ha, non so dove
sia, ho un libro
dove posso trovarlo in qualsiasi momento, ma non me ne frega un cazzo
di questo
Liam Payne, ok? Ora, smettila di trattarmi così
perché tra noi due la persona
che può lamentarsi sono io, e io soltanto!»
riuscii a prendere fiato solo dopo
aver terminato il mio sfogo.
Mi
ero alzata dalla
valigia e quella era caduta per terra e il mio indice continuava ad
indicare il
truzzetto per dirgli di “abbassare la cresta”, o
– come di dice qui – “fly down”.
Il
suo amico stava
per dire qualcosa, ma subito quello dalla pelle olivastra lo
fermò.
«Stai
cercando Liam
Payne?» chiese con un sorrisetto.
«Sì,
lo conosci?»
cercai di risultare più distaccata possibile, ma
sembrò più una supplica che
una semplice domanda.
«Beh…
sì» mi prese il
viso sotto il mento e mi obbligò a guardarlo dritto negli
occhi. «Sono io.»
I
miei occhi si
spalancarono involontariamente mentre lui mi costringeva contro ad un
muro.
Appena
la mia schiena
incontrò il muro dell’hotel alle mie spalle,
sussultai.
Lui
allungò entrambe
le mani ai lati della mia testa mentre con la sua gamba
cercò di aprire le mie
mettendola in mezzo.
«E
adesso sono
proprio curioso di cosa vorresti fare con me…»
Odioso,
antipatico,
idiota, maschilista e, cosa più importante, un truzzetto di
merda!
Who
you are.
sjkaljdgfhjd
fa schifooo! YEAH! Ditelo, fa davvero cagare la minchia -.-
#addiofinezza.
No,
vabbè, a parte il capitolo sono depressa, e non so neanche
il perché AHAHAHAH #i'mnormal ;)
Non
saprei davvero cosa dire... comunque vorrei dirvi che nel prossimo
capitolo capirete un po' più di cose per questo, anche
perché non posso farlo lungo 27850430854329 chilometri, e
già questo è stralunghissimo! D: spero che la
lunghezza non vi annoi visto che mi hanno già detto che solo
il prologo era lunghissimo... non lo so... ditemi voi... vi piace o no?
Sinceramente non saprei cosa pensare, a me la trama piace e so che non
sono un genio a scrivere, ma ce la sto mettendo tutta, però
se alla gente non piace è inutile che continui... :'(
Mo'
vado via, vado a vedermi un film al cinema con i miei amici, e non so
neanche che film è... #nonvenefregauncazzo.
CHE
BELLO!! YUPPI!!
Scià!
:D
PS:
se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone. :)
- Twitter: @niallersbreath
Crediti
banner: Chiara_88
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Capitolo 3 *** Game? Job? I hate you, 2013! ***
Game?
Job? I hate you, 2013!
Il
ragazzo sorrise
ancora più maliziosamente di prima vedendo che cercavo di
divincolarmi in tutti
i modi dalla sua presa.
«Ehi,
ehi… perché ti
agiti tanto? È quello che volevi anche te, no?
Trovarmi.» sorrise avvicinandosi
e intanto alzando il suo ginocchio per poi fermarsi appena sotto al
cavallo dei
miei pantaloni.
Aprii
la bocca per
dire qualcosa quando mi accorsi che era totalmente secca e
l’unica cosa che mi
uscì dalla bocca fu un lamento strozzato, la richiusi
immediatamente
continuando a guardare il ragazzo dagli occhi nocciola che appena
intercettò il
mio sguardo. Mi fissò dritta con i suoi occhi color nocciola
e quasi mi persi.
«Hai
gli occhi di
colore diverso…» sussurrò
più a se stesso che a me con stupore misto a piacere.
Già,
ho sempre odiato
i miei occhi. Il sinistro era verde grigio sbiadito mentre
l’altro, come lo
chiamavano i miei amici, color ruggine.
Si
avvicinò
pericolosamente al mio viso e chiusi gli occhi per paura di che cosa
potesse
fare. Dovevo scappare, e di questo ne ero fermamente convita, ma il
ragazzo mi
portò in uno stato di soggezione, non riuscivo
più a rispondere di me stessa;
aspettavo terrorizzata che il truzzetto facesse ciò che
voleva fare con il mio
corpo strizzando quasi al dolore gli occhi, ma dopo pochi secondi
iniziò a
ridere sguaiatamente, allontandosi da me.
Quando
vidi la
distanza tra i nostri due corpi aumentare riuscii a rilassarmi un
po’, ma non
si fece notare, perché mi ritesi vedendo il suo viso
compiaciuto dal suo lavoro
appena terminato sul mio corpo.
Mi
aveva usata. Si è
preso gioco di me. Ha fatto tutto questo per i suoi scopi lussuriosi.
Come ha
potuto?
Lo
vidi allontanarsi
ancora ridendo, magari immaginandosi la mia faccia di poco prima,
seguito dal
suo amico che anche lui cercava spiegazioni per quello che aveva appena
fatto. Vorrei
capire pure io perché ha fatto questo.
Una
volta abbastanza
lontani mi portai una mano al petto cercando disperatamente di
ricomporre il
battito normale mentre chiudevo gli occhi e certi flash nella mia mente
dei
suoi occhi color nocciola che fissavano i miei non riuscivo a fermarli.
Respirai
profondamente più e più volte, ma ci misi molto
più tempo del previsto a
ristabilirmi.
Scivolai
lungo il
muro ricordando le sue braccia ai lati della mia testa, mi ricordai il
tocco
della sua gamba contro la mia, e mi ricordai che tutto quello era solo
un modo
per prendermi in giro, si stava prendendo gioco di me.
Mi
sedetti con la
schiena appoggiata al muro, una gamba distesa sul marciapiede e
l’altro
ginocchio alzato dove avevo appoggiato il gomito che sosteneva la mia
testa per
riuscire a ricompormi.
Come
hai potuto
prendersi gioco di me quello stronzo?
*Liam’s
POV*
«Zayn!
Zayn!
Ascoltami Zayn!» urlai contro il mio amico che continuava a
camminare a passo
spedito verso casa.
«Ti
sto ascoltando,
Liam» disse continuando quasi ad accelerare il passo.
«Perché
l’hai fatto?»
chiesi ancora un po’ sconvolto dal suo spettacolo di poco
prima «Perché l’hai
presa in giro in quel modo quella ragazza? E soprattutto
perché ti sei
spacciato per me?» cercai di vedere i suoi occhi aumentando
anch’io il passo
fino quasi a fare una mini corsa per raggiungerlo.
«Perché
è una stronza
che non ha fatto altro che insultarmi per tutto il tempo che mi ha
seguito.»
spiegò brevemente
«Non
mi sembrava il
tipo che segue una persona, e per di più tu sei arrivato
dopo, quindi magari
sei proprio te la persona che in questo momento sta
“seguendo”» dissi
gesticolando, ma ovviamente lui non mi vedeva, visto che era
più avanti di me e
non aveva intenzione di girarsi.
Lui
sospirò quasi
adirato. Capisco che gli stia rompendo le palle, ma deve spiegarmi
perché l’ha
fatto.
«Allora?»
Si
voltò finalmente
verso di me. «Voglio divertirmi con quella
ragazza.» chiuse gli occhi e fece
una pausa, magari pensando alla sua faccia spaventata quando ha fatto
quello
show. «Sembra così innocente, davvero diversa
dalle ragazze che continuano a
inseguirci come se fossimo un fenomeno da baraccone!»
«Zayn!
Ci sono un
sacco di ragazze, come le chiami te, “innocenti”
tra le fan. Solo che tu hai
completamente gli occhi foderati di prosciutto perché non
vuoi vedere le
persone per come sono realmente!» mi ero riscaldato un
po’ di più rispetto a
prima.
«Ma
tu non sei
fidanzato?» mi ricordò guardandomi storto.
«Non dovresti pensare alle altre
ragazze, soprattutto se non sono fan…»
Sospirai…
lui proprio
non voleva vedere le donne come “persone”, ma solo
come uno spasso giornaliero.
«Fai
come vuoi, la
cosa non mi riguarda! Andiamo a casa prima che qualcuno ci
riconosca…» lui alzò
un angolo della bocca come se volesse sorridere, e ci dirigemmo a casa.
«Potrò
usare il tuo
nome con quella ragazza, vero?» mi chiese sorridendo.
Risi
scuotendo la
testa da destra a sinistra per svegliarmi. «Ok, ma se scopre
che tu sei Zayn e
io Liam, ti prendi tu tutte le responsabilità.»
lui annuì e sorrisi dicendo
quello che Zayn non si aspettava. «Non voglio avere a che
fare con pazze
squilibrate.»
Mi
guardò non
trattenendosi anche lui da una risata. Eh già. Faccio questo
effetto…
Arrivati
a casa
appoggiai la giacca sull’attaccapanni salutando con un
“ciao” generale tutti
coloro che erano presenti in casa.
«Perché
ci avete
messo tanto a tornare?» ci chiese una voce che veniva dalla
cucina.
Passai
dal salotto
dove la televisione era accesa sugli “aristogatti”.
Sorrisi. «Ciao Niall.»
dissi senza neanche andare a controllare se fosse veramente lui, ero
sicuro
però che fosse realmente lui e subito Zayn lo raggiunse
buttandosi
letteralmente sul divano. Andai in cucina dove ci avevano chiamati.
«Scusa
Louis, le fan
erano accanite oggi e abbiamo fatto praticamente il giro del
quartiere.» dissi
aprendo il frigo prendendomi una birra. «Comunque ciao Louis,
come stai? Tutto
bene? Io si, tutto ok.» lo salutai un po’ divertito
da lui che alzava gli occhi
al cielo.
«Ciao,
si, sto bene,
Liam. Danielle è sopra che si fa una doccia.»
Chiusi
immediatamente
il frigo. «Danielle?» chiesi «Che ci fa
qui? Ha detto che doveva uscire con il
corpo di ballo stasera.»
«A
quanto pare
l’influenza che sta girando ha colpito i suoi compagni,
quindi è venuta qui…»
spiegò Louis. «Ringrazia che Harry non
è ancora tornato!» rise mentre si aggregava
al gruppo davanti alla televisione con una tazza di the.
Ricambiai
la risata e
andai al piano di sopra.
Arrivato
davanti al
bagno bussai alla porta sentendo l’acqua della doccia andare.
«E’
occupato.» disse
una voce al suo interno.
«Anche
per me,
amore?» sorrisi facendomi riconoscere.
Sentii
la sua risata
e le mie labbra si incurvarono involontariamente.
«Per
te è sempre
aperto, amore.» disse continuando a ridere.
Aprii
la porta
chiudendola dietro di me e appoggiai la birra appena di fianco al
lavandino.
«Sai…
oggi ho fatto
una corsa con le fan, e adesso ho proprio bisogno di una doccia
calda!» dissi
iniziandomi a togliere la maglietta.
La
sua risata
contagiosa non poteva mancare. «Beh, ti avviso che questa
doccia sarà davvero
calda.» sorrise mentre intravedevo dietro il sottile strato
di stoffa che
copriva la doccia, i suoi lineamenti e le sue curve.
«Non
vedo l’ora.»
dichiarai per poi entrare nella doccia.
*Megan’s
Pov*
Che
schifo! Schifo!
Schifo! Schifo che più schifo non si può!
Già
la maniglia del
cancello esterno era tutto arrugginito e appiccicoso che mi
lasciò qualcosa di
molliccio sulle mani, come se fosse resina con aggiunta la colla
liquida.
Oddio… mi veniva da vomitare.
Entrai
cercando con
la mano pulita dei fazzoletti dentro la mia borsa.
«Buonasera,
bella
donzella.» mi accolse un tizio alla reception paffutello con
un simpatico
doppio mento. Mi aveva subito dato una bella impressione, a differenza
del
posto in cui trovava.
Tralasciando
la parte
noiosa dove mi chiedeva i documenti e le solite cazzate per poter avere
una
stanza singola per una sola notte, andai a sistemarmi nella camera 27.
Cioè…
neanche il
secondo piano avevano…
Avevo
detto proprio
bene: meno cinquecentomila stelle. Mi veniva il voltastomaco solo a
pensarci di
dormire.
Un
brivido mi
percorse la schiena pensando al fatto se avevano cambiato le coperte o
meno…
Aaaah
no, basta.
«Chiudi gli occhi e non pensarci, Meg!» mi
auto-incitai.
No.
Non ce la feci:
per tutta la nottata dormii sul pavimento.
Poteva
darsi che era
più sporco quello, ma non mi interessava più di
tanto. Tutto faceva schifo là
dentro.
Mi
alzai il prima
possibile, e appena ci fu l’alba lasciai
l’appartamento.
Presi
un autobus e in
poco più di un quarto d’ora riuscii ad arrivare al
centro di Londra. E’
incredibile quanto un hotel faccia schifo nonostante sia
così vicino al centro…
Sospirai,
ed entrai
nella prima tabaccheria e presi un giornale andando subito nella
sezione “lavoro”
cercando qualunque cosa che potesse darmi una paga.
Ne
trovai molti
disponibili. Li provai tutti, ma era tutti mi avevano scartato.
“Troppo
giovane” ha
detto uno. “Troppo
inesperta”
disse un altro. “Senza una
laurea”. “Fuori
moda.” Oh, ma vaffanculo a
tutti!
Mi
riposai su una
panchina davanti ad un parchetto vuoto pensando alla grande cazzata di
venire
qui.
Aspetta…
ma io posso
tornare al mio tempo grazie al vestito!
Mi
alzai in piedi
vittoriosa, ma subito mi tornarono in mente le parole della nonna
“Sarà
un’esperienza che ti farà maturare”.
Oh,
nonna! La
prossima volta dedicati solo ed esclusivamente ai biscotti!
Cazzo…
i biscotti!
Quanto mi mancano… sono in astinenza.
Passeggiai
un po’,
comprando dal primo negozio di dolci che incrociai, delle deliziose
palline di
cioccolato con sopra i granelli di cocco… mi facevano
letteralmente impazzire!
Ok,
l’unica cosa
buona che c’ha questo tempo è il cioccolato
ricoperto da scaglie di cocco. Ve
lo abbono.
«Ehi,
lasciami
stare!» sentii urlare una ragazza, avrà avuto
circa la mia età e veniva
inseguita da un tipo che la sovrastava paurosamente.
«Dai,
la mia macchina
non è molto lontana, ti porto io. Ovunque voglia
andare.» le prese un braccio e
la ragazza cercò in tutti i modi di farsi lasciare
scalpitando.
La
gente continuava a
fissarli senza intervenire, senza battere ciglio. Ma che cazzo avevano
tutti?
Una ragazza che ha bisogno di aiuto e nessuno interviene!
Mi
mossi molto
velocemente e prendendo il suo braccio lo feci staccare dalla ragazza
che
indietreggiò immediatamente.
«Che
vuoi tu,
mocciosa?» mi chiese rude l’uomo quasi sputandomi
in faccia.
Cordiale,
dicono.
«Non
riesci a capire
che non vuole venire con te? Lasciala stare!» gli urlai in
faccia per poi
dedicarmi a lei con un sorriso rassicurante dicendole che andava tutto
bene.
«E
tu cos’è che non
capisci nella frase: “Non voglio
te”?»
continuò imperterrito.
Sorrisi.
«Credo che
la polizia ti voglia incontrare, invece. Sai, Jason?»
Lo
vidi
indietreggiare con gli occhi spalancati. «C-come fai a
conoscere il mio nome?»
riuscì dire quasi in un sussurro.
Risi
vedendo il
terrore nei suoi occhi. «Sei talmente ubriaco che ti sei
scordato di togliere
il cartellino sulla giacca da lavoro» lo schernii.
Lo
prese in fretta e
lo ripose nella tasca interiore della giacca. «Troppo
tardi» dichiarai mentre
lui si muoveva agitato. «Ho letto il nome, cognome, indirizzo
e il luogo dove
lavori. Potrei renderti proprio male la vita d’ora in
poi…» sorrisi consapevole
di averlo in pugno.
I
suoi occhi
diventavano sempre più preoccupati cercando indietreggiare.
Quasi mi faceva
ridere. «Sparisci!» gli dissi e lui
scappò a gambe levate facendosi spazio tra
la folla che si era formata man mano che la discussione andava avanti.
Mi
avvicinai alla
ragazza di prima che era la vittima e le appoggiai una mano sulla
spalla.
«Tranquilla, non credo ti darà più
fastidio, e se per caso lo facesse,» dissi
prendendo un foglio e una biro dalla mia borsa scrivendo nome, cognome
e
indirizzo dell’uomo. «Questo ti
aiuterà.» sorrisi un’ultima volta prima
di
allontanarmi dalla folla. Non mi faceva impazzire l’idea di
essere al centro
dell’attenzione.
Non
ero molto lontana
quando sentii iniziare un applauso collettivo. Mi girai e vidi che
tutta la
gente stava applaudendo a me.
Ma
che cazzo? Erano
tutti talmente fifoni da parlare con un tipo che molestava un ragazza
che
appena ne vedevano uno che prendeva in mano la situazione lo trattavano
come un
eroe? Aiutali tu, nonna.
Piuttosto…
la nonna
doveva esserci in questo tempo come ragazza… come la
fidanzata di Liam… oh beh,
te lo lascio tutto quel truzzetto, nonna. Contenta te! Conoscendo
“approssimativamente”
il truzzetto, posso immaginare che è rimasta incinta di mia
mamma per un
errore: una nottata senza protezioni. Ahia nonnina cara… ti
sei fatta fottere
da uno che se ne cerca uno ogni notte.
«Ehi,
aspetta» sentii
una voce, ma continuai a camminare lungo la strada trascinandomi la
valigia di
tre quintali dietro di me e la borsa sulla spalla destra.
«Sto parlando con te,
voltati!» continuò quella voce.
Continuai
imperterrita a camminare nonostante la voce. Perché una
persona dovrebbe
parlare con me?
«Sì!
Io sto proprio
parlando con te!» una mano si appoggiò sulla mia
spalla e solo a quel punto mi
voltai per osservare la ragazza che avevo aiutato prima. «Ti
ringrazio davvero
molto per quello che hai fatto..» iniziò a parlare
mentre teneva lo sguardo
basso. «Se non fosse stato per te io
adesso…» strinse gli occhi cercando di non
pensare a ciò che sarebbe potuto succedere.
«Comunque» disse riprendendo fiato
e guardandomi dritta negli occhi. «Vorrei
sdebitarmi… ti andrebbe di-» la
bloccai subito.
«Non
mi interessa che
tu ricambi il favore, non l’ho fatto per avere qualcosa in
cambio. Va bene
così, grazie.» dissi allontanandola.
«No,
no, aspetta.» mi
strattonò per un braccio. «Io voglio davvero fare
qualcosa per te.»
«E
io ti ho già detto
che non è necessario.» feci in modo che mi
lasciasse il braccio piegando il mio
ma appena mi girai si posizionò davanti a me evitandomi di
avanzare.
«Ti
prego» continuò
lei. «Qualunque cosa…» quasi
supplicò.
Mi
portai una mano
alla testa. «Non mi lascerai mai in pace, no?»
Sorrise
scuotendo la
testa da destra a sinistra.
Sbuffai
sonoramente,
ma poi mi venne in mente un’idea.
«Qualunque
cosa?»
chiesi con un mezzo sorriso.
«Qualunque
cosa.»
affermò lei felice della mia resa.
«Beh,
allora sapresti
dove potrei trovare lavoro?» vidi il suo sorriso smorzarsi
lentamente.
«Ecco…
io veramente»
Risi
appoggiandole
una mano sulla spalla. «Non ti preoccupare» ripresi
la mia valigia e tornai sui
miei passi.
«Aspetta.»
Alzai
gli occhi al
cielo quasi sdraiandomi sulla valigia per la stanchezza e la
testardaggine
della ragazza. Mi girai lentamente sperando che fosse
l’ultima volta che mi
fermava.
«C’è
un centro
commerciale qui vicino, dove c’è il supermercato e
altri piccoli negozi di
abbigliamento, bar e altre cose… potresti provare
lì» sorrise.
Oh!
Finalmente
qualcuno che mi è utile. Ormai, dopo tutti i
‘no’ che avevo ricevuto per poter
lavorare, mi andava bene anche fare la magazziniera, quindi annuii
mentre un
lieve sorriso incurvava le mie labbra.
«Ti
ci accompagno!»
disse felice per poi prendermi il polso e portarmi al centro
commerciale.
«Beh,
grazie per essere
venuta con me. Ciao.»
Andai
dentro al
centro commerciale e provai un po’ tutti i negozi.
Iniziai
da ‘Tezenis’
che era il più vicino, ma no, subito dopo passai da
‘bijou brigitte’, ma ancora
no. ‘Oysho’, ma no. Perfino al supermercato avevano
finito i posti. Possibile?
Ero seguita dalla sfiga!
Mi
sedetti al bar e
vidi la salvezza davanti ai miei occhi: un cartello di richiesta di
personale!
Andai
subito a
parlare con le persone del posto. All’inizio erano un
po’ titubanti se
assumermi o no, ma alla fine ebbi il posto.
Eh…
tutto grazie al
mio charm!
«Allora?
Com’è
andata?» mi chiese la ragazza di prima.
Era
rimasta fuori al
freddo ad aspettarmi. Ma è caduta da seggiolone quando era
piccolina? Che palla
al piede, cavolo!
Non
potei non
sorridere alla vista di quella dolcezza.
«Bene,
già da domani
inizio a lavorare al bar.» dissi sorridendo.
Ok,
non che adesso mi
stesse simpatica perché rimane comunque una scassa-palle, ma
è dolce nonostante
i miei trattamenti nei suoi confronti.
«Dove
abiti?» mi
chiese spontaneamente. Da dove viene tutta questa confidenza?
«Mi
sono trasferita
da poco, e stanotte sono stata in un hotel..» se quel buco
poteva chiamarsi
tale…
«In
un hotel?» chiese
alzando un sopracciglio. «Per quante notti ci
stai?» chiese ancora una volta
fissandomi dritta negli occhi.
Vedendo
il suo volto
da cucciola risposi senza neanche volerlo «U-una
notte…»
Vidi
il suo volto
ancora più confuso «Hai già trovato un
appartamento?»
Crede
davvero che le
rispondessi? Mica è una della mia famiglia o la mia migliore
amica!
Non
le risponderò… ma
figurati! «No.» bocca di merda!
Cazzo.
La
guardai, sembrava
sollevata, quasi tranquilla.
Sorrise
da un
orecchio all’altro. «Beh, allora verrai a casa mia
oggi!»
«C-cosa?»
non feci in
tempo a contraddirla neanche una volta che mi trascinò via
con se.
Non
mi libererò mai
di questa palla al piede, vero?
«Senti…
non sai
neanche come mi chiamo e già mi inviti a casa tua? Scusa la
franchezza, ma tu
sei davvero pazza!»
La
sentii ridere.
«Non ti preoccupare, abito con delle persone forti e
vigorose, se volessi fare
qualcosa a me o a qualcuno dentro quella casa non ne usciresti tutta
intera.»
Mi
sentii male. Stavo
andando in una casa di squilibrati!
«Non
ci sono truzzi,
vero?» chiesi spaventata.
Lei
rise continuando
a tenere la mia mano intanto che salivamo sull’autobus.
«Beh, Zayn forse è
truzzo, ma non ti devi preoccupare.» poi mi guardò
quasi pentita di quello che
aveva fatto. «Tu… lo conosci Zayn?»
Zayn?
No, non l’avevo
mai sentito… comunque, per una notte potevo anche
sopportarlo un truzzo. Sarei
scappata nel cuore della notte. Scossi la testa. E lei tornò
a sorridere.
«Meglio
così»
sussurrò più sé stessa che a me.
«Almeno non mi ammazzeranno per aver portato
una fan.»
Ancora
con queste
fan? Forse nel passato avevano un altro significato…
sì, deve essere così.
«Comunque
piacere, mi
chiamo Lottie.» mi sorrise.
Beauty and beat.
Come
avrete potuto notare è una specie di capitolo di passaggio,
ma in fondo
siamo solo al terzo capitolo e c'è ancora tempo prima che
gli
avvenimenti accadano e... beh, non vi rivelo niente c:
Ho fatto
una fatica boia a trovare il titolo, è un capitolo di
passaggio, quindi
non ci sono avvenimenti importanti, ma circa ve lo spiego: 'game' sta
per il 'gioco' che sta facendo Zayn a Meg (ormai quasi tutti avevate
capito che Zayn aveva preso il post di Liam per fare lo sporcaccione
ouo mlml). 'Job' non mi piace molto, ma sta per il fatto che Meg ha
trovato lavoro e quindi avere la paghetta e quindi di avere una sua
casa quindi di non rimanere tutto il tempo con i ragazzi (sorry,
immagino che volevate che rimanesse da loro, ma io sono crudele
muahahaha!!) e poi 'I hate you, 2013!' credo sia facile capire il
perché. Meg ancora non è abituata a vivere nel
2013 ma ho cercato di
ricondurlo al fatto che quando una persona è in
difficoltà e viene
molestata da un uomo più grande, la gente non interviene (e
purtroppo
questo è vero, parlo proprio per esperienza personale)
In più volevo avvisarvi che solo Liam è fidanzato
nella storia. (non per sempre, ovviamente)
Non ci sarà nessuna Eleanor o Perrie o -se volete aggiungere
anche lei- Taylor.
Probabilmente però ci potrà entrare la fidanzata
di Niall: la pizza bona bona :')
Però sappiate che io non voglio insultare nessuna delle
ragazze, è solo una storia e gli avvenimenti sono creati
solo per avere un filo logico oppure per fare un po' di umorismo -che
in questo periodo non mi mancherà.
Comunque sia: scusate il ritardo, aggiornerò prima la
prossima volta. (spero)
Grazie alle 20 persone che hanno recensito il primo capitolo e alle 16
persone del secondo.
Grazie alle 10 persone che hanno
messo la storia tra le preferite, i 3 ricordati, e gli 11 seguiti.
Grazie anche ai lettori silenziosi
:)
Alla
prossima babes, non vi posso dare un anticipo purtroppo
perché ancora
non ho la più pallida idea di come continuare la storia D:
PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone :)
-twitter: @niallersbreath
Crediti
banner: Chiara_88
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Capitolo 4 *** Unapproachable ***
Unapproachable
«Fai
come se fosse
casa tua» mi invitò Lottie entrando a casa sua
appoggiando le chiavi sul
davanzale proprio di fianco all’attaccapanni dove
appoggiò la giacca.
Magari
fosse casa
mia! Mi mancano tanto i biscotti della nonna…
nonna…
Quella
brutta bacucca
mi manca. Vaffanculo!
Mi
fermai
all’ingresso. Delle simpatiche foto di alcuni bambini appese
al muro o
semplicemente poste sopra la console dietro la porta, attirarono la mia
attenzione.
«Che
carina! Sei tu?»
chiesi guardando una foto in particolare di una bambina pacioccosa
distesa sul
letto matrimoniale che giocava con i suoi piedini.
«Oh,
no. Lei è la mia
sorellina Daisy.» si avvicinò a me guardando anche
lei la foto.
«Hai
una sorellina!»
ripetei felice per lei. «Io ho un fratello
rompiscatole.»
Lei
rise sentendo il
mio lamento, ma con fatto con un filo di amore nella voce. Giusto un
po’ gli
volevo bene.
Okay…
gli volevo
molto bene.
«Tranquilla
che anche
lei rompe le scatole.» affermò continuando a
ridere. «Però, non c’è solo
lei in
famiglia.» fece una breve pausa vedendo la mia faccia
interrogativa. «In tutto
siamo in sei in famiglia.» terminò orgogliosa.
Sgranai
gli occhi
alle sue parole, e se non fossi stata attenta sarebbero potuti uscire
dalle
orbite.
«Sei?»
chiesi ancora
mezza traumatizzata.
«Eh
già!» sorrise
ancora Lottie.
Cazzo!
Sei! Si erano
dati davvero da fare i suoi genitori. Nel vero senso della parola!
Guardai
un’altra foto
dove c’erano due bambine, e sorrisi a vedere tanta innocenza
e felicità nei
loro visi.
«Quella
è ancora
Daisy e lei è Phoebe.»
«Sono
davvero
adorabili.» mi feci scappare.
Ok,
non ci
conoscevamo da molto, ma Lottie è stata talmente invadente a
chiedermi le cose
che in un certo senso ha infettato anche me con la sua
vivacità. In senso
buono, ovviamente.
Mi
iniziava a piacere
quella ragazza.
«E
lei, invece?»
chiesi indicando una foto appesa al muro poco sopra le foto di Daisy e
Phoebe.
Appena
i suoi occhi
si posarono sulla foto che indicavo non aspettò molto, che
iniziò a ridere
sguaiatamente quasi non riuscisse più a prendere fiato.
A
quanto pare faceva
davvero fatica anche a tornare a respirare perché si
appoggiò una mano sulla
pancia come per dire “Sto per scoppiare”.
«Che
c’è?» chiesi
cercando di essere più offesa possibile, ma era inevitabile
che un sorriso si
formasse anche sulle mie di labbra. Aveva una risata davvero
contagiosa, e
questo mi innervosiva, e non poco.
«Quello
è mio
fratello!» continuò a ridere piegandosi quasi a
metà dalle risate. «Capito?
Fratello!» fece per tranquillizzarsi, ma appena vide la mia
faccia arrossata
ormai dall’aver capito di aver fatto una enorme figura di
merda, continuò a
ridere portandosi le mani agli occhi come se volesse togliere le
lacrime che erano
scese a forza di ridere.
«Ah…»
dissi
semplicemente. «Ops.»
Finalmente,
quando si
tranquillizzò, mi aiutò a portare la valigia al
piano di sopra nella stanza
degli ospiti.
«I
miei genitori
questa settimana sono andati a fare un viaggio per
l’anniversario. Quindi c’è
la casa libera per un po’ senza genitori
rompiscatole» ammiccò nella mia
direzione tornando nel corridoio.
«Là
c’è il bagno.»
disse indicandomi una porta alla fine del corridoio. «Vuoi
una cioccolata
calda?» mi chiese sorridendo.
Era
davvero bella, su
questo non ci piove.
«Veramente
io non amo
le cose calde…» ammisi con lo sguardo basso.
«Oh…»
sussurrò lei.
«Beh, se vuoi c’è un po’ di
gelato in cucina.»
Alzai
lo sguardo e la
guardai. «Ti va di fare un po’ le depresse
stasera?» le sorrisi.
«Film?»
«Certo!»
annuii.
Lasciai
a Lottie
piena scelta su quale film.
«Se
ti va ti faccio
fare un giro per Londra prima di sera… così
conosci un po’ anche la città.» mi
propose Lottie.
Davvero
non la
capisco. L’ho insultata in tutti i modi possibili e
immaginabili quando mi
stava attaccata come una cozza cercando di ricambiare il favore che le
avevo
fatto: perché voleva così tanto rimanere in mia
compagnia?
«Per
me va bene.» le
sorrisi cercando di mascherare i miei pensieri.
Mi
afferrò un polso e
mi portò fuori con appena la possibilità di
vestirmi del cappotto.
«Tra
due minuti
arriva l’autobus.» disse dopo aver letto un foglio
su quella che doveva essere
la fermata dell’autobus.
Mia
nonna non mi
aveva mai accennato niente sui mezzi di trasporto, e devo ammettere che
mi
sento piuttosto agitata essendo impreparata sull’argomento.
Ma
come cazzo parlo?
Sembra quasi che stia per fare un’interrogazione e non ho
studiato… bene!
Dopo
pochi minuti
arrivò una vettura, molto più imponente delle
altre auto che giravano per la
città, e vidi che Lottie scese dal marciapiede e fece un
segno all’autista di
quello che doveva essere il FAMOSO autobus.
La
biondina salì,
mentre io la seguivo a ruota. Meglio non perdersi, soprattutto in una
città che
neanche si conosce.
«Tsk!
Ci sono i
controllori…» sbottò più a
se stessa che a me. «Mi tocca fare il biglietto. Tu
ce l’hai, Meg?» mi chiese per poi rivolgersi verso
di me.
Scossi
la testa in
negazione. Non sapevo neanche com’era fatto un autobus,
figuriamoci se avevo il
biglietto!
Prese
un pezzo di
cartoncino dal suo portafoglio nella borsa e lo inserì due
volte nel piccolo
apparecchio attaccato al palo, se così si può
chiamare, dentro all’ascensore,
che ogni volta timbrava qualcosa sopra quello.
Che
storia! Mi
piacciono questi tipi di pagamento… puoi farla franca se non
ci sono i
“controllori”, come li chiamava lei.
Mi
sedetti in uno dei
posti liberi e di fianco mi raggiunse Lottie appoggiando la sua borsa
sulle
gambe.
«Ti
va di entrare
qui? Fanno dei dolci da sclero!» mi propose lei appena
davanti ad un bar
davvero invitante.
Sclero…
ancora devo
abituarmi al loro linguaggio truzzese, se così si
può definire…
Acconsentii
la sua
proposta e ordinammo un po’ di dolci.
In
un certo senso
quei dolci così buoni erano sprecati per vivere in
un’epoca così sporca e…
strana.
«Che
ti avevo detto?
Sono davvero buoni.» mi sorrise compiaciuta vedendo che mi
stavo pulendo
mangiando lo zucchero che era rimasto sulle mie dita dopo aver mangiato
il
bombolone al cioccolato.
In
effetti aveva
davvero ragione… era da sclero.
«Parlami
un po’ di
te.» esordì sorseggiando la cioccolata calda che
aveva ordinato senza, però,
che venisse seguita da me anche in questa scelta. Odiavo davvero le
cose calde.
Eccezione
valida
soltanto per il vino, che di per sé non era caldo, ma
lasciava il suo calore
nella gola e nel petto che mi faceva rilassare.
«Cosa
vorresti
sapere?» le domandai finendomi di pulire le dita con i
fazzoletti presentati
sul tavolino del bar.
«Non
saprei… dove
abitavi, cosa ti piace, dove vorresti andare…» poi
continuò il suo discorso
guardandomi però di sottecchi, quasi volesse guardarmi
interiormente: ciò che
realmente pensavo. «Che musica ascolti.»
No.
Nessuno poteva
sapere che venivo dal futuro.
Mia
nonna me l’aveva
spiegato bene: ogni cosa che faccio, ogni mia scelta, ogni mia azione,
cambierà
irrimediabilmente e radicalmente il futuro, e se non fossi stata capace
di
tenermi dentro ciò che d’impulso mi veniva di
fare, io sarei potuta non
nascere, potrei non esserci nel futuro, cambiando ciò che
è il nostro, il mio,
presente. Ma il MIO presente era il 2069, non il 2013. Sarei potuta
essere…
nessuno.
Mi
salì un brivido
mentre la mia mente diceva, anzi, urlava i miei pensieri.
«Se
non ti va,
ovviamente puoi anche non rispondermi eh…» si
affrettò a parlarmi, magari
vedendo la mia faccia che doveva essere piuttosto spaventata, solo
all’idea che
i miei pensieri potrebbero diventare realtà in uno schiocco
di dita. «Però
vorrei che rispondesti all’ultima
domanda…» aggiunse ad occhi bassi.
Sembrava
quasi… imbarazzata.
Sorrisi
a vedere
quella scena. Così sicura di sé certe volte, ma
timide altre. Mi piaceva quella
ragazza, mi rispecchiavo molto in lei… però non
saprei dire il perché…
«Veramente
non sono
mai stata una gran patita di musica…» le risposi
sinceramente «Ascolto solo le
canzoni che…» mi sforzai a trovare il termine
adatto che mia nonna mi aveva
ripetuto più volte «“Sfondano”
al momento, insomma, quelle che
“spaccano”»
trovai i termini giusti, esattamente quelli che mi avevano fatto
contorcere
dalle risate quando la nonna le aveva pronunciate.
A
quanto pare facevo
lo stesso effetto di mia nonna, perché anche Lottie si mise
a ridere,
ovviamente non in modo sguaiato come avevo fatto io, ma aveva riso.
«Ok,
grazie per
avermi risposto Meg, adesso sono più tranquilla.»
disse ancora tra le risate.
Tranquilla?
Perché
tranquilla?
«Beh,
abbiamo visto
abbastanza centro per oggi, domani ti porto sul “London
Eye”» concluse fiera
prima di alzarsi dalla sedia del tavolino, per poi pagare alla cassa. «Torniamo
a casa.»
Casa…
Magari…
Appena
arrivammo a
casa di Lottie, lei sussultò appena girò la
chiave della porta con un solo giro
nella toppa.
Mi
ricordavo che
avesse chiuso la porta. Me lo ricordavo bene.
Si
girò verso di me e
mi sorrise. «A quanto pare mio fratello è
tornato.» disse per poi entrare
completamente in casa. «Salve ragazzi!»
urlò appoggiando il giubbotto
sull’attaccapanni.
Non
sentimmo nessuna
risposta così si avviò verso l’interno
della casa e si fermò con le braccia sui
fianchi quando si affacciò da una porta. La raggiunsi e vidi
che delle persone
che stavano guardando la televisione.
«Ho
detto: salve
ragazzi!» ripeté ad alta voce dicendo ogni parola
lentamente per farsi capire
meglio.
Riconobbi
il cartone
animato che era in onda e parlai senza che me ne rendessi conto.
«Ah! Due
fantagenito-» vidi i ragazzi che erano seduti su divano
guardare nella nostra
direzione per ricambiare il saluto. «Liam!»
sussurrai appena, in modo che solo Lottie
poté sentire la mia voce.
«Louis…»
«Ma
allora li
conosci!» disse con la voce spezzata.
«Beh,
no… conosco
Liam e Louis…»
«E
gli altri no?» mi
chiese ancora una volta tranquillizzandosi un po’.
«No…
insomma, sono
appena arrivata e ho già incontrato un idiota come
Liam!»
«Liam…
un… idiota?»
balbettò la ragazza seduta anche lei sul divano che aveva
appena scuoiato un
barboncino per poi farsi la permanente. «Liam non
è un idiota! E soprattutto
chi sei tu?» si era alzata e, con i suoi tacchi vertiginosi,
mi sovrastava e
non di poco…
Subito
Liam si alzò
da divano, sempre con la sua aria da truzzo
e andò a fermare il barboncino ambulante.
Ma
che cazzo vuole
quella?
«Dopo
ti spiego…» le
disse il truzzetto facendola risedere sul divano vicino al ragazzo che
era in
compagnia di Liam quando sono corsi
via dalla massa delle ragazze.
«Ciao
bambol-»
«Mi
chiamo Megan,
idiota.» lo precedetti sul tempo al truzzetto che si prende
gioco di me!
«Woah,
capisco…»
disse avvicinandosi a me e mettendo ancora una volta la sua mano sotto
al mio
mento «Sei arrabbiata per quello che ho fatto con te, vero,
Megan?» c’era una
punta di disprezzo quando mi chiamò con il mio nome.
Lo
allontanai con una
spinta prima che la mia mente si offuscasse dal suo comportamento
seduttore.
«Non
sono un
giocattolo, Liam. Proprio non capisco come farai tu ad avere una figlia
con il
tuo comportamento!»
«Liam?»
intervenne il
barboncino.
«Figlia?»
domandò il
truzzetto.
«Amplifon?»
suggerii
ad entrambi cercando di divincolarmi dalla mano del truzzetto, ma lui
me lo
impedì allacciando le sue braccia sui miei fianchi.
Sentii
una risata
provenire alla mia destra. Lottie era, a quanto pare, divertita dallo
show
imbarazzante che si stava creando.
«Piuttosto»
tornò a
sorridere sfacciatamente. «Mi stai seguendo per
caso?»
«Pff!»
sbuffai
sonoramente. «Se fossi l’unico l’uomo
rimasto sulla terra insieme a me, ti
assicuro che farei di tutto per morire per non stare vicino a
te.» scansai la
sua presa. Ma chi si credeva di essere? Manco fosse la regina
d’Inghilterra…
sicuramente però la regina è più figa
di lui, ovviamente.
La
regina è una figazza in
confronto a lui!
«Senti:
non so cosa
ti abbia detto Zayn,» mi parlò il barboncino
«Ma lui è Liam,» disse indicando
l’amico del truzzetto che era seduto di fianco a lei.
«e lui è Zayn.» terminò
indicando il ragazzo che aveva fatto quel piccolo show di poco fa.
«Liam!
Vuoi far star
zitta la tua fidanzata?» urlò quello che, secondo
le indicazioni del barboncino
ambulante, doveva essere… Zayno? Zayan? Zyan?
Vabbé.
Non lo so e
non mi interessa. Punto e basta!
«Quindi
tu mi hai
mentito! Tu sei Zayano, mentre lui è Liam!»
Ok,
forse sarei
potuta sembrare interessata all’argomento, ma solamente
perché mi sentivo
terribilmente presa per i fondelli, come si suol dire, e volevo davvero
vederci
chiaro lì dentro.
Ragionai
puntando il
dito verso quei ragazzi.
Che
stronzi. Idioti,
maschilisti, stronzi, puttanieri, odiosi, antipatici e truzzi!
Vaffanculo!
Nonostante
la mia
espressione ancora sconvolta e terribilmente imbarazzata, sapendo che
si stava
solo divertendo con me, quel truzzetto, nessuno accennò a
fare o dire niente a
riguardo.
Volevo
andarmene.
Volevo tornare al mio tempo, volevo tornare da mia nonna, o meglio:
dalla mia
STUPIDA nonna. È tutta colpa sua se mi trovavo in questa
situazione.
Volevo
scomparire,
volevo farmi più piccola possibile per evitare di avere
tutti quegli occhi
addosso a me.
Oltre
a Louis, Liam e
Zayano c’erano altri due ragazzi: uno riccio e uno biondo,
entrambi la fine del
mondo, e l’unica cosa che mi veniva in mente in quel momento
era solamente che,
davanti a dei RAGAZZI, fighi da far paura, e soprattutto SCONOSCIUTI, avevo fatto una colossale,
immensa – e
aggiungerei anche eccellente, da parte di Zayano – figura di,
quando ci vuole
ci vuole, MERDA.
Guardai
ad uno ad uno
tutte le facce dei presenti. Non passarono molti secondi che mi voltai
e uscii
dalla casa sotto, ancora, gli sguardi di tutti.
*Zayn’s
POV*
«Sei
un lurido
idiota.» spezzò il silenzio la sorellina del mio
migliore amico.
Credo che Lottie e
Megan abbiano legato più di quanto si potesse pensare anche
se si conoscevano
dalla mattina.
«Non sei tu la
persona che mi dice questo.» la guardai inespressivo.
Avrei voluto davvero
sembrarle sicuro di me, ma se già io non ero sicuro di me
stesso, come potevo
sperare di farlo pensare alle altre persone?
Infatti Lottie non ci
mise molto a capire che il mio volto era solo una maschera.
«Ti sei divertito
eh…» continuò lei.
Sentivo gli occhi di
tutti i miei amici puntati contro. Anche se non prendevano parte attiva
alla
conversazione, potevo capire anche senza guardarli in faccia che erano
pienamente d’accordo con Lottie.
«Ok, ok… basta.»
intervenne il biondo. «Concordo con Lottie, e credo che tu in
questo momento
dovresti proprio andare da lei e parlarle.»
«Perché?» chiesi
immediatamente una spiegazione senza darla vinta a nessuno.
«Perche?» ripeté
allibito dalla mia domanda Niall «Perché sei uno
stronzo, ecco perché. Poteva
essere un gioco per te, e ammetto che poteva essere divertente fino ad
un certo
limite, ma lei, a quanto ho visto, non ti conosce; non CI conosce,
quindi si
sarà sentita umiliata e presa in giro. Vai.» mi
incitò un’ultima volta.
Lo guardai per un
paio di secondi senza spiccicare parola, e dopo posai lo sguardo su
tutti i
presenti.
Imprecai con me
stesso e uscii di casa sbattendo rumorosamente la porta.
Incredibile! Era solo
uno stupido gioco, non poteva prendersela così quella
ragazza.
Passai nervosamente
una mano tra i capelli. Quella ragazza sembrava tanto combattiva e
sicura di
sé, ma quando ho “giocato” con lei
davanti a quel posto sudicio che qualcuno ha
il coraggio di chiamare “Hotel”, vidi nei suoi
occhi uno smarrimento. Era
indifesa, e io me la stavo prendendo comoda giocando fin troppo.
Infilai una mano
nella tasca, e mi accesi una sigaretta che tirai fuori dalla sua
scatola.
Inspirai due o tre
volte prima di vedere una ragazza dall’altra parte della
strada.
Pensavo fosse Megan,
stavo per chiamarla, ma quando si voltò capii che non era
lei, ma solo una ragazza
che le assomigliava.
Abbassai il braccio
che era ancora sollevato a metà tra la tasca e il cenno di
saluto che avrei
fatto se non mi fossi accorto dell’errore.
In men che non si
dica, finii la sigaretta.
Dovevo proprio darmi
una regolata, perché ogni giorno che passava mi facevo fuori
davvero troppe
sigarette.
Sbuffai inserendo
abbattuto la scatolina delle sigarette ancora una volta in tasca,
cercando di
auto-convincermi che non era la soluzione per non pensare a quella
ragazza.
Alzai lo sguardo da terra
e vidi i suoi capelli. Mi avvicinai alla ragazza appoggiandole una mano
sulla
spalla.
«Megan.» la chiamai,
e subito la figura si girò guardandomi dritto negli occhi.
«Oh, mi scusi… ho
sbagliato persona…» mi scusai vedendo che avevo
sbagliato per la seconda volta.
Così non va bene!
Vedevo Megan ovunque, e non capivo assolutamente il perché!
E questa ignoranza,
non faceva altro che irritarmi.
Mi stavo per
allontanare quando la ragazza mi fermò.
«Ma tu non sei per
caso Zayn degli “One Direction”?» mi
chiese la ragazza.
«Oh merda!» imprecai
sottovoce prima di iniziare a correre.
Sopportare un’altra
volta una mandria di fan imbufalite? Mai.
Vidi che le ragazze
si moltiplicavano. Più correvo, più aumentavano
le attenzioni. Dovevo
svignarmela in fretta.
Mi imbucai in un
vicolo e dopo un po’ di angoli stretti riuscii a nascondermi
e sfuggire alla
loro brama.
Camminai con il
fiatone, e sentii dei singhiozzi provenire da dietro il cassonetto
della
spazzatura.
Raggiunsi l’origine
di quei lamenti e mi fermai davanti alla sagoma rannicchiata per terra.
Quando lei si accorse
della mia presenza, alzò gli occhi incrociando i miei.
Aveva gli occhi rossi
e gonfi, incorniciati dal mascara colato sulle guance.
Dovevo davvero
smetterla di fumare. Era la terza volta che mi immaginavo Megan.
Mi voltai e continuai
a camminare, fino a che delle parole mi fermarono.
Le SUE parole.
Fino a che una voce
mi fermò e mi fece girare.
La SUA voce.
«Ti diverti così
tanto?»
Era lei. Quella ragazza distrutta
e a pezzi, rannicchiata vicino al bidone –nel vicolo
più lurido che abbia mai
visto– era proprio lei. Era Megan la ragazza che piangeva.
Era Megan la ragazza
che avevo ferito più di tutti.Non avevo mai provato questa
sensazione di
disgusto verso me stesso.Mi divertivo? No. Tanto meno a vederla
così male per causa
mia.
*Megan’s POV*
Mi guardò e come se non mi avesse
vista, se quella persona accasciata di fianco al cassonetto dei rifiuti
non
fosse veramente la Megan che aveva incontrato poco prima, che aveva
USATO poco
prima. «Ti diverti così tanto?» Avrei
voluto davvero starmene zitta e fare in
modo che quella persona uscisse dalla mia vita, che io potessi tornare
a casa
MIA, quella del 2069, e dimenticare tutto ciò; ma fu il mio
cuore a parlare, non
la mia testa.
Mi sentivo talmente usata e
inutile che ormai mi sembrava di essere incolume ad ogni tipo di
avvenimento,
ad ogni tipo di parola nei miei confronti.
Si girò e mi guardò per vari
secondi.
Tornai a guardare un punto
indefinito per terra, incapace di sostenere ancora per molto il suo
sguardo,
avvicinando le ginocchia al petto e affondandoci la testa in mezzo; ma
infondo
sapevo che lui, nonostante fosse passato vario tempo, non aveva ancora
spostato
gli occhi dalla mia sagoma.
Non mi ero mai sentita più
OGGETTO di oggi.
Come avrei fatto a sopravvivere
in un luogo dove l’orgoglio di una persona veniva calpestata
con tanta
semplicità?
Solo quando sentii un piccolo
sbuffo alla mia destra alzai lo sguardo.
Lui si era seduto di fianco a me
e, tranquillo come mare durante i giorni sereni, si accese una
sigaretta.
Guardai il suo profilo quasi
rapita: per tutto il tempo che avevo speso a maledirlo, non mi ero
ancora
accorta di quanto sia carino questo ragazzo.«Mi
dispiace.» sussurrò per poi
buttare fuori il fumo che aveva inalato subito prima.
Mi stupii alle sue parole.
Nonostante lo conosca da poco tempo, mi aveva subito dato
l’idea del tipo
strafottente e che non perdeva un attimo per
“giocare”, anche se il suo
giocattolo era il fuoco o, come in questo caso, una persona.
Riabbassai lo sguardo. Forse mi
dovrei ricredere su quel ragazzo.
«Ok.» era l’unica cosa che
riuscii a dire.
Non accennò nessuna reazione,
solo continuò a fumare.
Il silenzio, per quanto pesante
potesse essere, era ciò che volevo. Lo ammetto, mi faceva
piacere che mi fosse
venuto a cercare, ma non volevo assolutamente parlare.
E per fortuna l’aveva capito.
«Ehi…
andiamo a casa?» mi chiese
tranquillo, e io, anche se involontariamente, mi ritrovai a poggiare il
mio
sguardo sui suoi occhi.
Era magnifico. Nel futuro erano
davvero rare persone così belle. Purtroppo tutte i ragazzi
belli, facevano
parte del mondo dello spettacolo o della musica, quindi inavvicinabili.
Scossi la testa in segno di
negazione distogliendo lo sguardo. Ero soggiogata dal suo sguardo, e
ciò lo
rendeva solo ancora più odioso, ma non volevo tornare ad
affrontare gli occhi
delle altre persone.
Non so perché, ma con questo
ragazzo era passata, forse perché era lui che mi aveva fatta
mettere sotto una
cattiva luce quindi non avrei dovuto avere motivi per cui provare
vergogna con
lui, oppure solo perché si era scusato. Non saprei,
sinceramente. Sospirò
pesantemente. «Perché volevi tanto incontrare
Liam?» mi chiese senza tante
parole. Aveva seriamente il potere si mettermi in soggezione con solo
lo
sguardo, perché era ciò che mi stava facendo in
quel momento. Mi stava mettendo
alle strette, e mi sentii impossibilitata a mentire, ma sicuramente non
gli
avrei mai detto il vero motivo per cui volevo conoscere Liam.
Infondo chi mi crederebbe mai se
gli dicessi che “volevo conoscere mio nonno”?
Nessuno. Mi rispondo da sola.
«Ti interessa?» domandò ancora,
in un modo talmente diretto che non ne ero abituata.
«Che?» sgranai gli occhi
riacquistando ancora una volta il contatto visivo con le sue iridi in
cui ci si
perdeva «No… volevo solo conoscerlo.» in
parte è vero, ma sono ancora convinta
di tralasciare la parte “futuro”.
«Meglio così» riprese lui
accendendosi l’ennesima sigaretta. Doveva esserne davvero
dipendente se ne
fumava tante… «Perché è
fidanzato.» Lo guardai interrogativa, e lui non
aspettò
molto prima di continuare il suo discorso. «Hai presente la
ragazza che era in
salotto con noi? Lei è la sua ragazza.»
«Oh… il barboncino.» sussurrai
più a me che a lui.
A quanto pare però riuscì a
sentire il mio commento, perché iniziò a ridere
sguaiatamente tossendo qualche
volta, probabilmente per il fumo che continuava ad inalare.
«Sì, molti chiamano Danielle
“barboncino”» sorrise continuando a
fumare.
Abbassai lo sguardo ripetendomi
nella mente le parole di lui.
«C-come si chiama la ragazza di
Liam?» chiesi balbettando.
Buttò fuori il fumo quasi tutto i
faccia a me, in modo che quasi anche gli occhi avessero potuto
respirare tutto
quel fumo passivo.
«Danielle.»
Tossii spostando l’aria davanti
alla mia faccia non volendo respirare tutto quel fumo passivo intorno a
me.
Danielle.
«Oh cazzo!» dissi semplicemente.
Lui mi guardò interrogativo. Lui
non poteva capire.
Lui
non poteva ASSOLUTAMENTE
capire. Come avrebbe potuto? Se gli avessi detto che Danielle era mia
nonna mi
avrebbe dato della dipendente di droghe allucinogene.
What makes you
beautiful.
Non
so con che faccia mi presento qui dopo che non aggiorno da 11 giorni D:
Scusate
davvero tanto, ma sono in un periodo un po' pesante, quindi mi
è molto
difficile scrivere capitoli a raffica, anche se questo è
arrivato a
coprire 5 pagine di World, spero che non annoi e riscatti la
mia
assenza prolungata.
Sinceramente
a me piace molto questo capitolo perché:
-Meg
scopre che Liam è Zayn e che Danielle è sua
nonna... (si prospettano bei discorsi con Danielle, vi anticipo ahahaha)
-Lottie
e Meg hanno legato molto, quindi lei potrà avere una nuova
amica, anche
se non nel suo tempo, e già possiamo immaginare quanto
sarà triste
l'ultimo capitolo visto che Meg dovrà PER FORZA tornare a
casa sua.
-L'irlandese biondo che fa impazzire il mondo difende Megaaaaaaaan!!
(Questa parte è la più bella secondo me lol)
-Meg che non ha "studiato" i mezzi
di trasporto e si fa le pippe mentali ahahahah.
-Zayn si è scusato. (Mi
rimangio le parole di prima... questa è la parte
più bella asdfghjk)
Il titolo del capitolo mi piace davvero tanto.
Si
riferisce, per chi non l'ha capito, a quando Meg pensa che i ragazzi
belli del suo tempo sono solo i divi del cinema o comunque sono famosi,
quindi era strano trovarne uno così facilmente, ma ancora
lei non sa
che lavoro fanno o cosa sono. Lei non ha neppure mai sentito nominare
"One Direction", quindi, non so perché, ma mi piace davvero
tanto il
capitolo...
Lottie è molto simile a Meg caratterialmente.
Parole testuali di Meg: "Così
sicura di
sé certe volte, ma timide altre. Mi piaceva quella ragazza,
mi rispecchiavo
molto in lei… però non saprei dire il
perché…"
Nei prossimi capitoli non solo lo
capirete voi, ma anche Meg...
Vi invito caldamente a passare a
leggere le note della storia.
Triste.
La storia è destinata a questo, quindi mi dispiace se non
gradite delle
storie senza il lieto fine "e vissero per sempre felici e contenti",
perché in questa storia non ci sarà.
Ancora
ho una minima idea su come finire, ma è ancora tutto sul
vago, quindi non esterno i miei pensieri lol.
Adesso
mi dileguo, altrimenti davvero lo spazio autrice diventa più
lungo del capitolo.
Volevo
solamente ringraziare tutte le persone che hanno messo tra le
seguite/ricordate/preferite le storie.
E
un grazie speciale anche alle persone che leggono in silenzio :)
Spero
che anche i prossimi capitoli continueranno a piacervi.
Alla
prossima, sperando che non passeranno 11 giorni prima che continui D:
PS:
Se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone :)
*tanto per rimanere in tema di passato*
-twitter:
@niallersbreath
Crediti banner: Chiara_88
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Capitolo 5 *** The child with the jam. ***
The
child with the jam.
«Sai?
Proprio non ti
capisco!» esasperò Zayn dopo, a quanto pare,
troppi minuti di silenzio. «Non ti
capisco proprio! Era solo uno stupido gioco, insomma, credo che una
persona di
diciannove anni possa fare cose peggiori che farsi passare per qualcun
altro!»
si portò una mano tra i capelli.
Beh… forse potrebbe
essere un po’ esagerato, ma cosa vuole? Se vivesse nel 2069
come me, capirebbe
perfettamente perché mi sono rifugiata qui!
Non esistono certi
tipi di “giochi” da me. Tutti hanno rispetto verso
le altre persone, cosa che
qui non ho neanche lontanamente intravisto. «Che cosa avresti
fatto se avessi
incontrato qualcuno che non aveva intenzione di ascoltarti e fare
ciò che il
corpo desiderava?» continuò, mentre io cercavo di
assimilare tutte quelle
parole nella mia testa. «Ti saresti buttata giù da
un ponte se qualcuno ti
avesse toccato un braccio? È pieno di questi avvenimenti in
giro, quando
aprirai gli occhi?». Ma si stava arrabbiando con me questo
Zayan? «Cavolo,
quanti anni hai? Diciotto, diciannove?»
«Diciassette.» lo
corressi immediatamente.
«Non è questo il
punto! Svegliati, si sa che il mondo è una merda…
apri gli occhi! È impossibile
che in diciassette anni della tua vita non ti sia neanche resa conto di
quanto
schifo di gente passeggia per il mondo!»
«Oh, si che è
possibile, fidati» sussurrai, ma talmente piano che il
ragazzo in piedi davanti
a me non mi potesse sentire.
«Che cosa devo fare?
Dimmelo. È stato solo uno stupido gioco.» si
restrinse nelle spalle
accendendosi l’ennesima sigaretta mentre cercava di
nascondere la sua
incomprensione, ma invano. «Non posso credere che ti sei
rifugiata dietro un
cassonetto della spazzatura per una stronzata.»
La finezza fatta a
persona, insomma…
Però, nonostante mi
stia “sgridando” – anche se si capiva che
stava sgridando se stesso –
guardandolo mentre distoglie lo sguardo da me mentre aspira la sua
sigaretta,
qualcosa mi invade di calore. Non saprei proprio dire cosa possa
essere, ma ho
un’irrefrenabile voglia di affondare le mie mani nei suoi
capelli. E poi il suo
sguardo… così penetrante… come se
volesse scoprire tutto ciò che sono e ciò che
penso.
Lo ammetto, è
angosciante, ma terribilmente affascinante.
Forse, se lo conoscessi
meglio, potrei anche…
«Bambina.» sussurrò
sputando dall’altra parte del marciapiede dandomi le spalle e
dando fine ai
miei pensieri.
Accidenti! Cosa mi
stava venendo in mente? Volevo affondare le mie mani nei suoi capelli?
Perché?
E cosa più terribile:
stavo anche pensando che io avrei potuto…
No! Tutto quanto, ma
questo no!
«Bambina…» ripetei
quasi involontariamente.
Presi atto di ciò che
mi aveva detto. Come osava? Okay, sto iniziando a capire come vanno le
cose in
questo mondo. Credo sia d’obbligo cambiare atteggiamento.
«Mi consideri una
bambina?» mi alzai riluttante dal marciapiede.
«Credo proprio, piuttosto, che
tu sia uno stupido ragazzo, potrai avere tutto il fascino che vuoi, non
sono
affari miei! Non sono una bambina, sono solo cresciuta in un posto
completamente diverso da questo e, fidati, vorrei davvero tornarci il
prima
possibile, ma mi sono ripromessa di rimanere fino a quando…
mio nonno non
sarebbe morto, quindi non mi rompere le scatole, bell’imbusto
consumatore di
sigarette incallito. Lasciami vivere la mia vita. Tanto tra meno di due
mesi
non ci rivedremo più.» dissi tutto d’un
fiato.
La reazione di lui
non fu assolutamente come me l’ero immaginato.
Stava sorridendo. Sì:
sorridendo. Come un idiota, mi permetterei di aggiungere.
«Che hai tanto da
sorridere?»
Sogghignò scuotendo
la testa. «Non mi aspettavo questo discorso… ci
sai fare con le parole.
Complimenti.»
Mi sta prendendo per
il culo? Ma vuole davvero che lo prenda a botte questo!
«Ma non è questo che
mi fa sorridere» si affrettò a continuare vedendo
la mia faccia irata «Fino ad
adesso mi hai dato l’impressione che io ti stia davvero
antipatico, ma visto il
discorso di adesso, credo che abbia afferrato male i tuoi comportamenti
precedenti…»
Mi accigliai. Dove
voleva arrivare?
Tenne la sigaretta
tra l’indice e il medio mentre abbassava il braccio e mi
guardò di sottecchi.
Oh sì… se fosse meno
presuntuoso credo proprio che sarebbe il ragazzo perfetto.
«Com’è che mi hai
chiamato?» Accidenti!
«“Affascinante”. Ecco cosa hai detto, e
subito dopo mi
hai dato del “bell’imbusto”.»
Mi morsi il labbro
inferiore trattenendo il fiato. Come mi era saltato in mente di dirgli
quello?
Dio, quanto odiavo
quel ragazzo!
«Non hai idea di
quante ragazze mi ronzino in torno, e quanto mi vogliano.»
sussurrò una volta
avvicinatosi a me, in un modo talmente sensuale, che ci dovetti mettere
tutta
la volontà presente in ogni micro-cellula del mio corpo per
non allungare le
mani e appoggiarle sui suoi capelli.
Quante ragazze gli
ronzano intorno?
«Oddio…»sussurrai al
solo pensiero. «G-gigolò?» chiesi
sgranando gli occhi.
Beh, se lo fosse
stato allora avrei potuto mettergli le mani tra i capelli senza troppe
complicazioni.
Sbarrò gli occhi,
tirando un angolo della bocca che esternava il suo divertimento alla
mia
dichiarazione, per poi scoppiare nella risata più fragorosa
che abbia mai
sentito.
«Stai ridendo di me,
Zayan?» gli domandai mentre mi contagiava con la sua risata,
e iniziai a sorridere
vedendolo che si divertiva.
Sì, rideva di me, ma…
dettagli.
«Primo: mi chiamo
Zayn, non Zayan.» alzò
il dito indice di
fronte a me. «Secondo…» alzò
insieme all’indice anche il medio mentre
continuava «No, non faccio quel genere di lavoro. Potrebbe
sorprenderti invece
che tipo di lavoro faccio, invece.»
«Stupiscimi, allora…
Zayn!» accennai una nota di esasperazione mentre pronunciavo
il suo nome,
almeno spero che sia il suo VERO nome…
«Volentieri… Megan.»
sorrise per poi portarsi ancora una volta la sigaretta alla bocca,
aspirando
avidamente, e faceva uscire tutto il fumo schioccava la sigaretta col
pollice
in modo che la cenere potesse cadere sull’asfalto. Era
inebriante tutto ciò che
faceva. Oscurava i miei pensieri. Tutti i miei pensieri.
«Posso provare?»
chiesi docilmente non staccando gli occhi dalla sigaretta nelle sue
mani.
Mi guardò un attimo
confuso, poi si portò la mano che teneva la sigaretta vicino
alla basetta e si
grattò un po’ con l’unghia del pollice.
«Hai mai fumato
prima?»
Ho mai fumato prima?
No. Non ne avevo neanche intenzione. Nessuno dei miei amici fumava,
quindi non
avevo mai avuto la voglia.
Scossi la testa per
rispondere alla sua domanda abbassando il viso. Mi sentivo un
po’ come una
bambina a cui è stata negata la caramella a merenda, e il
pensiero mi fa
sorridere timidamente.
«Sei sicura?» mi
chiese ancora Zayn.
Sinceramente? Non me
ne fregava assolutamente niente di fumare, ne avevo solo voglia. Tutto
qui. E,
visto che quel ragazzo mi ha chiamato “bambina”,
faccio la cocciuta per
rimanere nel ruolo. Come vuole lui.
Annuii, e dopo un suo
sospiro mi passò la sigaretta.
La presi e la tenni
come stava facendo lui, e in quel momento mi accorsi che stavo
arrossendo.
«C-come dovrei fare?»
chiesi a testa bassa. Non ho mai fumato, e mai visto qualcuno fumare, a
parte
Zayn poco prima, ma troppo poco da poter immagazzinare tutte le mosse.
Sentii, più che vidi,
che stava sorridendo. Probabilmente divertito, anche lui come un
bambino, dalla
mia inesperienza.
Si riprese la
sigaretta dalle mie mani e mentre aspirava, osservai la sigaretta che
sia
accorciava al suo respiro.
«Così.» disse per poi
lasciare il fumo fuoriuscire dalla sua bocca, in modo che il suo odore
mi
circondò.
Che vergogna… mi
sento davvero una bambina in questo momento. Così bisognosa
di insegnamenti…
«Devi aspirare, e
quando senti che ti pizzica la gola butta fuori il fumo. Tutto
qui.»
Sembra semplice… ce
la posso fare.
Mi ripassò la
sigaretta e io la riaccolsi tra le mie mani con esse che intanto
tremavano.
Portai la sigaretta
alla bocca e la prima sensazione che percepii fu umido sulle mie
labbra.
Sentivo la saliva di Zayn su di me. Oddio!
Non mi diedi tempo di
rimanerci a rimuginare sul fatto che avrei potuto limonare Zayn
indirettamente,
tramite una sigaretta, che aspirai il tabacco della sigaretta.
Oddio. Sentivo il
fumo andare giù per la bocca fino ad arrivare alla gola.
Feci come mi aveva
detto Zayn, e appena sentii che qualcosa mi pizzicava la gola, cercai
di
espirare in modo disinvolto, come faceva lui, ma qualcosa
andò storto, perché
iniziai a tossire come se fossi appena tornata in superficie da una
gara di apnea
e avessi bevuto l’acqua.
Tossii senza
contenermi. Che brutta sensazione. Tutta l’aria che avevo
preso in polmoni la
buttai fuori in piccoli sospiri di tosse.
Solo quando mi
tranquillizzai e la tosse scomparì quasi del tutto potei
sentire il vero
effetto del fumo. Sentivo i muscoli rilassarsi impercettibilmente.
Ne volevo ancora.
Allungai di nuovo la
sigaretta alla bocca, e anche la seconda volta non riuscii ad espirare
il fumo
con disinvoltura come Zayn, ma tossii ancora.
Cercai di prendere il
terzo tiro, ma Zayn me la prese tra le mani.
«Basta così. Va a
finire che me la finisci tutta.» sorrise.
Era un sorriso vero.
Non stava ridendo di me, e questa consapevolezza in un certo senso mi
fece sorridere
di rimando… erano contagiosi sia la sua risata che il suo
sorriso.
Forse potrei cambiare
idea su di lui in futuro…
«Sei una ragazza
davvero interessante, Megan.»
Non capii subito se
era un complimento o chissà cosa, ma mi convinsi di
sorridere, e le mie labbra
si tesero in ringraziamento.
«Altrettanto, Zayn.»
«Potrei stupirti in
qualunque momento.»
«Se solo sapessi da
dove sono arrivata ti potrei sorprendere più di quanto
potresti fare te, Zayn»
sorrisi compiaciuta dalla mia risposta di sfida.
Lui corrugò la fronte
interrogativo ma, no, non gli avrei detto della apparizione a Londra.
«Hai impegni questo
fine settimana?» mi chiese evidentemente interessato alla mia
risposta.
Mi scrutava con i
suoi occhi dove avrei potuto affondarci dentro.
Ancora sto pensando
se nel 2069 conoscevo qualche Zayn. Magari poteva essere il nonno di
una
qualche mia – odiosa – compagna
scolastica… che brutta cosa…
«Zayn… sono qui da
neppure 24 ore e ho incontrato un bisbetico gigolò che mi ha
fatto fumare
quando io non avevo mai fumato prima d’ora, ho incontrato una
ragazza tutto
pepe che mi ha fatto fare il giro di Londra, mi ha aiutato a trovare un
lavoro,
e mi ha ospitato a casa sua per tempo indeterminato. Ora spiegami come
avrei
potuto trovare tempo per prendermi impegni questo fine
settimana!» Le mie
parole potevano sembrare fredde, ma il sorriso che era comparso sul mio
viso
tradiva il mio divertimento mentre gli rispondevo a quella domanda con
indubbia
ovvietà.
Zayn vide il mio
divertimento e sorrise anche lui. Saremo potuti diventare amici. Sarei
potuta
diventare amica di un vecchio anziano gigolò.
Che previsione
allettante!
Mi sorrise e… oh, il
suo sorriso…
«Vuoi provare una
cosa?» mi chiese alzando la sua mano sinistra facendo capire
che intendeva fare
qualcosa con la sigaretta tra le sue dita. Lo guardai stranita, ma
annuii dopo
poco.
«Fumo passivo.» si
mosse come se volesse darmi la spiegazione.
«Fumo passivo?»
chiesi di rimando. Che diavolo significava?
Sorrise. Ero davvero
così tanto buffa con la mia inesperienza che non faceva
altro che ridere di me,
lui?
«Già. Io aspiro dalla
sigaretta e poi te lo espiro in bocca da te.»
Cosa? In-bocca-da-me.
Mi mobilizzai a quelle parole. Ero ancora più confusa di
prima. Fumo passivo…
deve essere relativamente uguale, ma “in bocca da
te” non mi faceva capire.
Mi avrebbe baciata?
Oh, no. Assolutamente no!
«No, non ho
intenzione di baciarti, Megan.» sorrise continuandomi a
guardare negli occhi.
Aveva risposto alla
mia domanda senza che glielo chiedessi a parole? Come diavolo ha fatto?
«Ah.» era l’unica
cosa che mi uscì dalla bocca in quel momento.
Non riconoscevo
neanche più la mia voce da quanto fosse diventata roca.
«Vuoi che ti baci?»
Allargai gli occhi,
quasi avendo paura che uscissero dalle orbite da un momento
all’atro.
Boccheggiai mentre
gli rispondevo: «A-assolutamente no!» quasi urlai.
«Ehi… calmati, stavo
scherzando.»
Oh. Un atro scherzo.
Dio, che nervoso quando mi prendeva in giro così!
Sinceramente, nella mia mente
credevo
sul serio che volesse botte. A sangue, più che altro.
Sbuffai. Devo
smetterla di comportarmi così, come ha detto lui prima,
questo mondo è pieno di
gente così, devo smetterla sul serio.
«E come intendi
fare?»
Sorrise, capendo che
finalmente gli davo l’opportunità di sperimentare
la sua idea.
«Apri la bocca.»
Oddio! Perché deve
essere tutto talmente imbarazzante.
Lui vide la mia
espressione riluttante e continuò a parlarmi sempre
fissandomi dritta negli
occhi con i suoi magnetici. «Non ho intenzione di scoparti,
Megan, voglio solo
finire la sigaretta per poi andarmene a casa.»
Arrossii di colpo
senza neanche rendermene conto. Non ha intenzione di
scoparmi… e chi lo
biasima? Chi è che vorrebbe scopare una come me?
«Okay.» presi un
breve respiro e mentre lui si portava la sigaretta alla bocca
sorridendo aprii
di poco la bocca, come mi aveva detto di fare lui.
Quando staccò la
sigaretta dalle labbra si piegò in avanti per arrivare alla
mia altezza, poi
soffiò il fumo fuori dalla sua bocca, in modo che arrivasse
dritto sulla mia
bocca.
Iniziai ad inspirare
capendo il significato di “fumo passivo”.
Mi sbagliavo
completamente. Non è come aspirare direttamente dalla
sigaretta. Era più
delicato il modo in cui scivolava giù dalla gola, rispetto a
prima, tanto che
riuscii a non tossire buttando fuori il fumo una volta che Zayn aveva
terminato
di passarmi quel fumo passivo.
Schioccai varie volte
la lingua sul palato, come se volessi assaporare il retrogusto del fumo
passivo…
«Buono…» sussurrai
accennando ad un sorriso.
Era diverso, ma non
per questo meno bello, anche se c’era un piccolo sapore,
quasi impercettibile
che le prima due volte non c’erano. Mi si rilassarono ancora
una volta i
muscoli. Ne avevo ancora voglia. Ogni volta che prendevo un tiro, la
volta
successiva ne avevo sempre più voglia.
E se quel sapore
fosse stato di… Zayn?
«Vuoi provare te?»
non so con quale coraggio riuscii a chiedergli una cosa del genere.
Io che fumavo e lui
che aspirava il fumo passivo. Mi tremavano le gambe, mi sembrava di
fare un
assoluto disastro.
Sospirai. I bambini
di solito sono così imprevedibili… e
così sciocchi!
«Be’, perché no.» mi
passò la sigaretta e io aspettai un paio di secondi prima di
prenderla.
Avrebbe sentito il
mio sapore come io avevo sentito il suo? Perché mi devo
cacciare in certe
situazioni?
Lui annuii
chiaramente divertito. Adoravo il suo sorriso. Era così
spontaneo e…
contagioso.
Strinsi la mano
destra a pugno, quasi facendomi male al palmo con le mie stesse unghie,
mentre
l’altra – che teneva la sigaretta – me la
portai alla bocca, aspirai il fumo e,
come le altre due volte che avevo aspirato direttamente dalla
sigaretta, sentii
quella sensazione di umido tra le labbra.
Se mia nonna mi
vedrebbe in questo momento sarebbe del tutto contrariata. Fare questo
con un
vecchietto gigolò… che strana che sono.
Quando staccai il
filtro dalla bocca mi alzai sulle punte per arrivare alla sua altezza e
soffiai.
Era terribilmente
imbarazzante, ma estremamente provocante.
Fece i miei stessi
movimenti con la lingua, facendola schioccare sul palato, copiandomi,
forse per
prendermi per il culo.
«Buono…» sussurrò,
esattamente
nel mio stesso modo.
Okay: mi stava
prendendo per il culo. Sorrisi. Era di una antipatia epica, ma sempre
adorabile.
Sentii qualcosa
suonare. Zayn estrasse il suo cellulare dalla tasca e guardò
il display.
Se non sbaglio quello
era un iPhone 4s, nel 2069 era davvero raro trovarne uno da quanto
fosse
vecchio.
Cavolo… mia nonna
doveva essere davvero vecchia decrepita!
E pensare che era
quel barboncino tutto vanitoso. Che nonna che mi ritrovo!
«Pronto, Louis?»
rispose al telefono distogliendo lo sguardo da me. «Cosa?...
Trattienilo… Non
mi va di andare allo studio… Chi se ne frega di Paul!...
Dì che sono ammalato…
Non mi interessa, abbiamo già scritto gran parte del testo,
potreste fare anche
da soli… okay, grazie Lou, ti devo un favore…
Paul si arrangia!... COSA? No!...
Neanche per sogno! Ti devo ricordare ciò che hanno fatto le
tue sorelle
l’ultima volta che sono stato con loro?... Cosa centra
Megan?... No! Non dire
niente a Paul… Okay, ci andrò…
Ciao.» rimise il suo NUOVISSIMO iPhone nella
tasca dei jeans e si girò verso di me. «Hai da
fare oggi?»
Sì: dormire. Sono
stanca, sono stata fuori tutto il giorno e domani devo anche iniziare a
lavorare… che stress! Ed è solo il primo
giorno… andiamo bene!
«No. Devo ricordarti
il discorso di prima sul fatto che sono qui da nemmeno 24
ore?»
Alzò le spalle a mo’
di scuse. Sembrava un cucciolo. Il fatto che volessi affondare le mie
mani nei
suoi capelli però rimaneva… ahimè.
«Devo andare a casa
di Louis a badare alle sue sorelle mentre lui è a
lavoro.»
«Anche tu dovevi
andare a lavoro?»
Sbuffò portandosi per
l’ennesima volta le mani sui capelli. Oh, è un
supplizio! «Sì, dovrei. Ma è
sfiancante.»
«Più che andare a
badare alle sorelline del tuo migliore amico?» gli sorrisi io.
«Touché, Megan» alzò
le spalle. «Mi andava di fare un po’ lo
sregolato.»
«Sregolato?»
«Che non segue le
regole.»
Risi… seriamente
aveva diciannove anni quel ragazzo? Poteva essere considerato
più bambino di
me… un bambino assolutamente affascinante.
«Ma non dovrebbe
esserci Lottie a casa? Mi aveva detto che era sorella di Louis, e lei
ha
quindici anni… credo che sia abbastanza grande.»
gli chiesi mentre lui si
avviava verso la strada principale tirandosi sulla testa il cappuccio
della
felpa nera. Chissà poi perché…
«A quanto pare è
uscita… non è una ragazza che le piace stare tra
quattro mura…»
Questo l’avevo
capito.
Zayn suonò varie
volte il campanello di casa Tomlinson e, con sorpresa mia e del ragazzo
al mio
fianco, ci venne ad aprire proprio Lottie.
«Ah, Megan! Ti stavo
aspettando. È proprio il momento giusto per andare al
“London Eye”.» Le
brillarono gli occhi mentre diceva emozionata i suoi piani.
«Zayn… le gemelle
sono in camera loro. Buona serata!» lo spinse detro la casa
mentre lei usciva e
spinse dietro di sé la porta di casa per poi prendermi sotto
braccio e
portarmi, per come l’avevo capito io, al “London
Eye”. «Ma… Lottie, ormai è
sera, il sole sta già tramontando!» cercai una
scusa mentre lei mi trascinava
per un braccio.
Che tipa, ragazzi!
Altroché se è attiva. Sprizza energia da tutti i
pori: è un vero e proprio
vulcano.
«Oh, appunto per
questo. Dobbiamo arrivare per il tramonto, quindi allunga il
passo!»
Detto questo, mi tirò
sempre di più fino a trovarci a correre per arrivare sulla
ruota in tempo.
Appena arrivammo
sotto la “London Eye” mi sentii piccola. Troppo
piccola. Non sono mai stata
alta di statura, e in un certo senso non mi dava fastidio in generale,
ma certe
volte mi sento davvero l’ottavo nano di Biancaneve separato
dai suoi fratelli
appena nato.
Entrammo in una
cabina, e ammirai il paesaggio che si tingeva di arancione dal tramonto
del
sole.
Più tempo passavo
sulla cabina, più le persone diventavano piccole.
Il sole era ormai al
limite, e ancora pochi minuti e il sole avrebbe lasciato posto alla
notte che
incombeva dalla parte opposta dove il sole scendeva.
Era davvero
meraviglioso.
«Sembra quasi…
magico.» sussurrai, e le mie parole arrivarono fino a Lottie.
«Quando mi sento sola
vengo qui al tramonto… mi sembra tutto molto calmo e
rilassante. Mi fa
dimenticare per un po’ tutto ciò che succede in
giornata. Mi assopisce sempre e
mi riesce calmare, tanto che la notte dormo davvero
tranquilla.»
Le sorrisi. Ero
davvero contenta di aver trovato una persona con cui parlare anche in
questo
tempo. Ero davvero contenta di aver trovato un’amica.
«Hai da fare questo
fine settimana?»
La stessa domanda di
Zayn… che cosa succede questo fine settimana?
«Veramente Zayn mi ha
chiesto di rimanere libera per il fine settimana…»
sussurrai come per scusarmi.
«Zayn?» alzò un
sopracciglio. «Oh be’, allora va bene.»
sorrise maliziosamente e io distolsi lo
sguardo dal panorama e lo poggiai su di lei. «Non ti ha detto
che cosa vuole
fare, vero?»
Scossi la testa, e
lei sorrise – se è possibile – ancora di
più.
Che cosa mi stavano
nascondendo?
Oddio… mi sento
davvero una bambina a cui negano la marmellata a merenda!
Labirinth
Voglio
assolutamente ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la
storia e tutte le cose che mi dite nelle recensioni sono davvero
meravigliose!
Boh,
vi amo.
Questo
capitolo, sinceramente, non mi soddisfa molto, perché l'ho
scritto un po' di fretta, lo ammetto, ma ho anche qualche tacca di
febbre, quindi perdoantemi.
E'
un capitolo di passaggio, come potrete capire, e prometto che il
prossimo capitolo sarà molto meglio, anche perché
salterò un po' di giorni e andrò direttamente a
sabato. Secondo voi che cosa succederà sabatooooo? ouo
Comunque...
non saprei proprio cosa dire di questo capitolo visto che
è un capitolo di passaggio, ma voglio solamente mettere un
po' di "suspance" per il prossimo capitolo :')
Aggiornerò
prima, visto che non posso lasciarvi troppo tempo con un solo capitolo
di passaggio çç
Il
titolo mi piace molto: "La bambina con la marmellata". Non so... mi da
un senso di innocenza e dolciosità (?).
Vorrei
mettervi lo stamp della risposta ad una recensione di una ragazza che
non capiva il motivo per cui Megan si sia sentita così male
quando Zayn ha "giocato" con lei, ma visto che non si vede faccio copia
e incolla:
La vita di meg
è sempre stata in un futuro che mi immagino -e spero che lo
diventerà, anche se è difficile- nella mia
mente come il
'posto ideale'.
Prova circa ad
immaginare il posto perfetto dove non c'è tutta la
'malavita' che c'è qui.
Prova a
immaginare -per quanto possa essere possibile- un luogo dove si sta
bene con tutti.
Un esempio
è nel capitolo 2 (Game? Job? I hate you, 2013!) quando Meg
incrocia Lottie che veniva 'maltrattata' da
un uomo che
non era del tutto sobrio, e le parole di Meg esprimevano tutto il suo
disappunto nel vedere una tale
scena: tutte
le persone intorno a lei vedevano esattamente ciò che l'uomo
voleva fare alla ragazza, ma nessuno dei
presenti era
intervenuto. Perché?
E' questo
ciò che Meg si chiede.
Nel suo tempo
è tutto più bello, ci sono persone simpatiche,
gentili, altruisti... questo è ciò che ho cercato
di far
capire... Meg
non sa quanto sia orribile il mondo di quell'epoca in cui si
è catapultata, quindi in un certo senso si
sente
'esposta' e troppo vulnerabile per affrontare tutto ciò che
succede in quel tempo.
Il modo in cui
pensa o reagisce è totalmente infantile perché
lei è abituata al mondo dove ha vissuto tutta la sua vita,
e io sto
cercando in tutti i modi di farlo sembrare un posto migliore, senza
persone che si divertono nel calpestare
i sentimenti
altrui.
Anche Zayn non
capisce il motivo per cui se l'era presa così tanto, era
solo un gioco per lui... infondo ha 19 anni
diamine!
Dovrà anche lui divertirsi un po', no? Era proprio questo
ciò che voleva fare lui: divertirsi.
Ma lui non
è né uno stronzo, né un puttaniere e
soprattutto non è una persona che si diverte a vedere la
gente soffrire,
per questo si
scusa, anche se non capisce il comportamento esagerato di Megan.
Questa storia è una specie di ottimismo-pessimismo sulla
vita. Nel senso che potrei mettere in risalto il fatto "brutto" dei
giorni d'oggi (pessimismo), ma spero un futuro tutto rosa e fiori
(ottimismo). Non saprei spiegare bene questo... se avete capito, bene,
altrimenti... be' , fate finta che abbiate capito lol.
Ora vi lascio.
Alla prossima.
PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una
canzone
-twitter:
@niallersbreath.
|
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Capitolo 6 *** One Direction. ***
One
Direction.
«È
stato bello.
Grazie, Lottie.» Passeggiammo un po’ per le strade
di Londra, e continuavamo a
chiacchierare. Mi stupivo sempre di più di quanto quella
ragazza fosse
simpatica e dolce. Una amica davvero speciale.
«Non
ti preoccupare,
anzi, battezziamolo come il nostro posto speciale. Ormai sei mia amica,
e se
vogliamo dirci qualcosa usiamo la ruota panoramica per stare
insieme!»
Sua
amica… fino al
giorno prima la consideravo come una rompiscatole che non voleva
lasciarmi in
pace, ma conoscendola quasi mi pento di averla trattata un
po’ male quando
cercava di aiutarmi. Eh già… sarebbe stato facile
diventare amica di una
ragazza così, in fondo eravamo molto simili come carattere.
«Vuoi
un po’ di
zucchero filato?» Mi chiese girando per una stradina alla
nostra destra. Credo
che quando tornerò al mio tempo tutti mi diranno
“Hai messo su un po’ di chili,
Meg?”, oppure “Forse è il momento giusto
per iniziare una bella dieta sana,
Megan.”
Già
solo al pensiero
mi veniva da sbuffare. Cosa avrebbe detto la nonna? Oh, non lo voglio
sapere.
Adesso sono qui, senza nessuno della mia famiglia. Sono Libera,
quindi… perché
non approfittarne? «Volentieri.» Le
sorrisi… un po’ per il “nostro
posto”, un
po’ per lo zucchero filato, e soprattutto per avermi
dichiarata sua amica. Era
una parola semplice, ma mi piaceva un sacco.
Sono
qui da un giorno
e ho fumato, ho trovato un lavoro, ho incontrato mia nonna da giovane,
ho visto
per la prima volta in tutta la mia – miserabile –
vita mio nonno, e mi sono già
fatta una grande amica.
Non
male… se potessi
mi abbraccerei da sola.
Ci
avviammo a quello
che doveva essere una baracchina, e mentre l’uomo
dall’altra parte del balcone
faceva girare due bastoncini in un piccolo contenitore ci si
avvicinò un
ragazzo, più alto di me, moro con una felpa della tuta con i
pantaloncini
abbinati.
Aveva
il fiatone,
probabilmente stava facendo jogging. Però… non
male come ragazzo!
«Ciao,
Lottie!» La
salutò regalandole un sorriso davvero splendido. Lanciai lo
sguardo a lei che
si era irrigidita alla sua vista, e chiaramente stava sudando freddo. O
è un
ragazzo che le ha fatto patire le pene dell’inferno, oppure
ne è totalmente
ammaliata.
«C-ciao,
Jake…»
Rimandò lei il saluto. Okay… era la seconda idea:
ne era pazza. Oh sì… se quel
ragazzo conoscesse un po’ le donne capirebbe tutti quegli
sguardi languidi che
Lottie gli sta lanciando.
Sospirai.
Lottie era
in assoluta difficoltà in quel momento. Era meglio
intervenire… e al più
presto.
Le
diedi una gomitata
sul braccio e lei si riprese dal suo apparente stato di trans.
“Non
mi presenti il tuo amico?” Le
mimai con le
labbra inclinando un po’ la testa in modo i capelli
coprissero la bocca dalla
vista del ragazzo – Jake – e in modo che lui non
leggesse il labbiale come
volevo invece far capire a Lottie.
«Ehm…
Jake, lei è
Megan. Meg, lui è… Jake.»
Mmh.
Proprio cotta a
puntino la ragazza.
«Ciao»
Lo salutai per
prima subito dopo la presentazione di Lottie per evitare attimi di
silenzio
imbarazzante.
«Ciao.»
Lo stesso
fece lui, con il suo solito sorriso, anche se quello rivolto a me, mi
sembrava
molto falso… bah. «Scusate, ma adesso torno un
po’ a correre. Ci vediamo,
Lottie. Ciao, Megan» E detto questo si allontanò
con una corsetta continuando
quello che doveva essere il suo passatempo.
«Ecco
qui lo
zucchero, signorine.» L’uomo dietro al balcone ci
porse i due bastoncini con lo
zucchero filato aggrappatosi sopra. Era da un bel po’ che non
mangiavo lo
zucchero filato… la nonna non me lo permetteva. Alla faccia
tutta, nonna del
malaugurio!
Presi
un po’ di
zucchero filato e me lo misi in bocca, pensando alla faccia della
nonna: tutta
piena di grinze, forse anche il doppio in questo momento…
Evitai
di chiedere a
Lottie spiegazioni su quell’affascinante spasimante a cui lei
stravedeva. Tempo
al tempo… me lo dirà quando vorrà
parlamene.
Suonai
alla porta di
casa Tomlinson: Lottie si era dimenticata le chiavi nella fretta di
uscire.
Avevamo già buttato i bastoncini dello zucchero filato
pensando alla possibile
reazione delle gemelle quando/se avessero scoperto che avevamo preso lo
zucchero filato.
Ciò
che – però – mi
preoccupò di più in quel momento fu il rumore
sordo che proveniva da dentro la
casa… come se qualcuno fosse caduto dalle scale.
«Non
aprite la
porta!» Sentimmo dall’interno la voce di Zayn che
urlava.
“Oddio…
che stava
succedendo?” Ero un po’ preoccupata per quella
frase… ma subito le due gemelle
Daisy e Phoebe aprirono la porta e abbracciarono sia me che Lottie
urlando
intanto i nostri nomi sorridendoci felici.
«Phoebe…
ciao.» La
salutai io riconoscendola dal neo sulla sua fronte. Lottie mi aveva
dato un
trucco per riconoscerle, visto che erano assolutamente uguali: Phoebe
ha un
piccolo neo vicino all’attaccatura dei capelli sulla sinistra
della fronte.
Mi
è servita a molto
questa informazione. Si sorrisero a vicenda con quello che doveva
essere un
sorriso compiaciuto, complice.
Alzai
lo sguardo
all’interno della casa e solo allora capii perché
aveva urlato quelle parole,
Zayn.
Mi
portai una mano
alla bocca spalancando gli occhi. Il mio sguardo si incontrò
con quello di Zayn
e lui arrossì impercettibilmente.
Sì…
impercettibilmente, ma per un motivo ben valido. Aveva il volto
ricoperto di
fondo tinta; le labbra infestate di rossetto rosso, e probabilmente ne
aveva
uno intero sopra quelle labbra; la matita che era completamente
irregolare sia
nella palpebra inferiore che superiore facendolo sembrare un vero e
proprio
zombie.
Trattenni
il respiro
per quelli che potevano essere due secondi, ma poi non mi trattenni
più e
scoppiai nella risata più libera che avessi mai fatto.
La
pancia mi faceva
male, gli occhi iniziavano a lacrimarmi… non potevo credere
che proprio Zayn si
fosse lasciato mettere i piedi in testa in questo modo da
delle… bambine.
Lottie
mi seguì senza
troppi indugi, e ci ritrovammo a soffocare dalle risate ancora
sull’uscio di
casa.
«E’
proprio per
questo che io non voglio più venire a fare il baby-sitter a
loro!» Inveì Zayn
mentre noi ridevamo di lui e del suo bell’aspetto.
Imprecò
ancora tra sé
e poi – tutto infuriato – venne nella nostra
direzione.
«Dove
vai?» chiesi
ancora con qualche singhiozzo dalle risate.
«Fuori.»
Disse
semplicemente. Okay… forse avevo un po’ esagerato
a ridere così.
«Dai,
vieni con me,
permalosone!» Lo schernii prendendogli la mano e riportandolo
dentro casa. Non
l’avrei lasciato uscire in quelle condizioni, per quanto
possa odiarlo… va
proprio contro la mia etica personale. «Posso usare il bagno,
Lottie?» Mi
voltai verso la porta.
Lei,
al contrario di
me, non aveva la più piccola intenzione di smettere di
ridere, ma, con chissà
quale forza, riuscì ad dire un lieve
“si” tra le risate.
Lo
trascinai verso il
bagno mentre lui, riluttante, riusciva solo a continuare a sbuffare e
– forse –
a mettere un piede avanti all’altro per riuscire a camminare.
«Siediti.»
Gli
ordinai lasciandolo e indicando col mento un piccolo sgabello di fianco
al
lavandino.
«Mi
trovi tanto
stupido?» Mi chiese senza seguire i miei ordini.
«Oh,
non sai quanto…»
gli sorrisi scherzosamente.
Lui
si accigliò.
Okay, in questo momento non era in grado di capire il mio umorismo,
quindi
cercai di esiliare una volta per tutti quel sorriso.
«Dai,
siediti.»
Ordinai un’ultima volta, e in quel momento Zayn si arrese
alle mie richieste.
*Zayn’s
POV*
Mi
sedetti, come mi
aveva ordinato di fare Megan.
Nessuna
ragazza era
riuscita a vedermi così in basso. Un’altra volta
era successo tutto ciò con le
sorelle di Louis, ma l’unica persona che mi vide quella volta
con trucco e
parrucco fu Louis che era tornato a casa mentre Lottie era a dormire
fuori con
delle sue amiche. Era proprio per questo che non volevo venire a badare
due
pazze scatenate come Daisy e Phoebe.
Sospirai.
Se mi
avesse lasciato andare fuori di casa i paparazzi avrebbero avuto un
bello scoop
per il prossimo mese, forse un po’ di
più…
«Tira
indietro la
testa e chiudi gli occhi.»
Feci
come mi disse
senza darmi troppi perché. Improvvisamente sentii delle mani
sulla mia fronte e
prendere i capelli vicino all’attaccatura, probabilmente per
tenermi testa
immobile.
Qualcosa
di umido mi
toccò l’occhio e lo tamponò. Mi
stava… struccando.
“Oddio…
E’ così
imbarazzante!” Sfregava quella che doveva essere una
salvietta sui miei occhi
togliendomi lentamente la matita nera che incorniciava i miei occhi
rendendoli
tetri.
Si
staccò e vidi che
prese un’altra salvietta e poi si riavvicinò a me.
Le
sue mani furono
nei miei capelli, ancora. Non permettevo a molte persone di toccarmi i
miei
capelli, ma in quel momento era il contatto che preferivo.
Lo
struccante
sull’altro mio occhio e la matita intanto sporcava quella
salvietta. Prese
della carta igienica e la passò sotto l’acqua del
rubinetto e si avvicinò a me,
ancora.
Perché
era così tanto
strano? Era un supplizio!
«Quindi…
cos’è che
succede domani che inizia il fine settimana? Anche Lottie mi ha chiesto
se
avevo impegni…» Mi chiese.
Passò
la carta
igienica sulle mie guance che si inumidirono subito al contatto con la
carta,
facendo in modo che la maschera di fondotinta e quella cosa che mi
arrossava le
guance con quel terribile color fuxia che mi ricopriva il volto, se ne
andasse
in fretta.
«Ti
volevo far vedere
qual è il mio lavoro.»
Piegò
su se stessa il
piccolo pezzo di carta, ormai non più immacolato come prima,
e lo portò sulle
mie labbra.
“Oddio!”
Nessuno
mi aveva
aiutato così… nessuno mi aveva fatto questo
effetto. Ma… che effetto è? Sono
innamorato di lei? No! La conosco da troppo poco tempo ed è
solo una piccola
bambina rompiscatole. E come se non bastasse le fan potrebbero dirle
tutte le
peggio cattiverie che passano loro per la testa. E’
così irritante tutto
questo!
Lei
rise. Oh… la sua
risata! «Mi farai andare in un viale per farmi vedere quanto
prendi con il tuo
lavoro da gigolò?» Incurvai un po’ le
labbra sorridendo. “Oh, il mio lavoro è
molto meglio di quello di un gigolò, cara.”
«Fatto.» Disse lei staccandosi
definitivamente da me.
“Oh
no, ti prego, non
ti allontanare!”
«Mmh…
okay.» Mi alzai
dallo sgabello e mi guardai allo specchio. C’erano ancora dei
residui di matita
sotto agli occhi e un po’ di rossetto sulle labbra; ma
considerando quanto
prodotto avevo sulla faccia, Megan ha fatto un buon lavoro.
«Grazie.» Mi
permisi di dirle.
«Niente.»
Sorrise in
quel modo che solo lei riesce a fare facendomi trattenere il respiro.
«Mi dispiace,
Zayn. Non dovevo ridere così…» Non
perse il sorriso in quella frase e qualcosa
si mosse nella mia pancia… come dicono le ragazze, sembrava
che avessi le
farfalle nello stomaco.
“Neanche
fossi una
bambina arrapata, Zayn!” auto-inveii contro me stesso. Che
cosa stava
succedendo?
No!
Ma lei è così…
vicina… le sue labbra sono vicine… troppo
vicine… non è difficile allungare un
braccio per il suo volto…
Strinsi
le mani a
pugno per resistere all’impulso. No! Non lo devo fare.
«Non
ti preoccupare.
Avrei riso anche io di me se mi fossi visto.»
Iniziò
a ridacchiare
alla mia frase… oh.
«Già.
Eri un vero e
proprio figurino! Quasi mi pento di averti
struccato…» continuavamo a parlare,
ma i nostri sguardi non si incontrarono neanche una volta.
«Vado da Lottie.» E
detto questo uscì dal bagno, lasciandomi intontito da tutti
i miei pensieri e
le mie tentazioni.
“Svegliati,
Zayn,
svegliati!”
Una
cosa però che mi
sembrava di aver notato sul suo viso era un leggero rossore che le
tingeva le
guance… possibile?
“No,
Zayn, no.”
*Megan’s
POV*
Uscii
di corsa dal
bagno. Cercai di rifugiarmi da quell’atmosfera bollente.
Cosa
aveva intenzione
di fare Zayn guardandomi in quel modo?
Mi
fermai a metà
delle scale appoggiandomi al muro alla mia destra, portandomi una mano
al petto.
Aveva
l’espressione
di uno che non vede l’ora di baciare qualcuno…
“No,
Megan.
Impossibile!” Cercai di autoconvincermi, ma la mia vocina non
era convinta al
cento per cento.
Sospirai
accostando
la mano sull’altra. “Ho toccato i suoi
capelli… oddio!”
I
suoi MERAVIGLIOSI
capelli, mi permetterei di dire.
Mi
passai una mano
tra i capelli… devo essere diventata anche rossa come un
pomodoro.
“Stupida
Meg!
Stupida!” Lo so… purtroppo, ma spiegalo alla
bambina dentro di me. E’ ancora
arrabbiata perché non ha potuto mangiare la marmellata.
Andai
nel salotto e
vidi che la televisione era accesa. Una televisione estremamente
vecchia, per
venire dal 2069. Già… ormai quelle televisioni
erano fuori produzione, ma il
video non era male, e neanche per l’ascolto.
«Ho
messo le bambine
a letto.» Disse lei voltandosi mentre mi sedevo di fianco a
lei sul divano.
«Anche se non credo che si addormenteranno in fretta, non la
smettevano di
ridere.»
Sorrisi.
Be’, avevano
fatto un bel lavoro con Zayn per avere – quanti? –
sette anni… lo ammetto.
«Guardiamo
un film?» chiesi.
«Sì.
Si chiama Blow,
con Johnny Depp.»
«Di
cosa parla?»
«“Che
tu possa avere
sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il
vento del
destino ti porti in alto a danzare con le stelle”»
«Citazione?»
«Già…»
«Okay…
mi piace.»
Sorrise.
Sentii dei passi provenienti dalle scale. Zayn si affacciò
al salotto mezzo
intimorito. Era davvero un cucciolo!
«Tranquillo,
Zayn, Daisy e Phoebe sono a letto.» Lo tranquillizzai e lui
sospirò chiaramente
sollevato.
«Che
si guarda?» chiese una volta messo comodo sul divano.
«Blow.»
rispose Lottie.
Ero
seduta in mezzo. Zayn alla mia destra e Lottie dall’altra
parte.
La
mia parte destra brucia, ripensando a ciò che mi ero detta e
ricordandomi che
ero arrossita davanti a lui pochi minuti fa; poi per non parlare che
alla mia
sinistra c’era Lottie, avida di novità, che ci
fissava con infinita
compiacenza.
“Che
hai tanto da guardare?”
Il
film iniziò e – come sempre, grazie alle mie
brutte abitudini – mi addormentai
dopo una ventina di minuti.
Gran
bel film… sul serio.
Aprii
leggermente gli occhi e mi ritrovai a letto con qualcuno che alzava le
coperte.
«Oh
scusa, ti ho svegliata?» chiese a bassa voce qualcuno.
Le
coperte mi avvolgevano fino alle spalle. Zayn mi aveva portato fino in
quella
camera.
«Mi
sono addormentata?» chiesi più a me stessa che a
lui.
«Già.
Abbiamo già finito di vedere il film
però… mi dispiace che tu non sia riuscita
a vederlo.»
Oh
be’, è solo un film… ne
vedrò altri.
«Buonanotte
Megan.» Zayn si allontanò dal letto e
aprì la porta per uscire.
“No,
rimani qui con me!”
«Zayn…»
“Oh no. Perché l’ho chiamato?”
«Sì?»
“Veloce
Meg, trova una scusa plausibile! Veloce!”
«P-perché
mi chiami con il mio nome intero?»
«Eh?»
aggrotò la fronte. Che scusa di merda che avevo
trovato…
«Ehm…
chiamami Meg. Odio il mio nome per intero.»
“Fa’ che ci creda! Fa’ che ci
creda!”
«Okay,
Megan» ammise sorridendo. Io mi imbronciai, ma lui non voleva
rimanere in
quella stanza. «Buonanotte Meg.» e mi
lasciò nel mio lettino. Da sola.
«BUONGIORNO!»
Urlò qualcuno aprendo completamente le tende della finestra.
«Mmmh,
Lottie? Cosa vuoi il sabato mattina?» mugugnai tirandomi su
fino agli occhi la
coperta calda.
«Muoviti
a prepararti. Te ne sei già dimenticata?
È’ il fine settimana…
c’è la sorpresa
tanto attesa!»
Cosa?
No… non a quest’ora, almeno!
«Non
potresti svegliarmi tra circa duemila anni? Voglio dormire.»
Piagnucolai.
«No,
Meg. I ragazzi sono già in salotto e stanno aspettando solo
te!»
Cosa?
Simulai una specie di pianto per far capire che era uno sforzo troppo
grande.
«Ma
che ore sono?»
«Le
quattro di pomeriggio, Meg. Sei una gran dormigliona!»
Affondai
la faccia
ancora di più nel cuscino. «Ho sonno. E se ho
sonno dormo. Lasciami stare.»
«Oh,
dai, sbrigati.»
«No.»
«Ti
do dei biscotti…»
mi stava cercando di ricattare?
«Fanno
schifo.»
Trasalì.
«Assì?»
chiese e notai con sollievo che c’era divertimento nella sua
voce. Sentii
qualcosa pizzicarmi i fianchi. “Oh no.”
«Aaah!»
«Non
ti piace il
solletico, eh.»
Continuai
a muovermi
nel letto per evitare le sue mani che continuavano a farmi il solletico
dappertutto.
«Forza,
alzati. Ti
aspetto giù.» E si avviò verso la porta.
«Ma
io ho sonno!»
cercai in tutti i modi di convincerla a lasciarmi nel letto, ma
è più testarda
di me.
«Non
credo che dopo
un solletico così tu sia ancora addormentata. Muoviti
Megan!»
Sbuffai
appena sbatté
la porta. Non è possibile! Le quattro di pomeriggio! Ho
battuto il mio record.
Andai
in bagno, mi
preparai, vestii, pulii e in circa venti minuti ero scesa al piano di
sotto.
«Era
ora!» scherzò
qualcuno al vedermi scendere.
Liam
era con… la
nonna. “Oddio! Vedere quel barboncino ambulante e chiamarla
nonna non è una
bella sensazione.” Poi c’erano Zayn, Louis il
ricciolino e il biondino che
avevo incontrato l’altra volta a casa di Liam.
«Non
rompere Styles.
Sai che le donne ci mettono sempre molto per prepararsi, e credo che
Meg sia
stata piuttosto veloce.» Lo ammonì Lottie.
«Non è vero?» chjese poi rivolta a
me.
Mi
strinsi nelle
spalle come per scusarmi, poi andammo tutti in un furgoncino dove
stavamo tutti
comodi.
«Ma
le tue sorelline,
Lottie?»
«Sono
ancora a letto.
Tra poco arriva mia zia e le tiene a bada lei.»
Spero
solo che sua
zia abbia una certa dimestichezza con le bambine… non vorrei
struccare anche
lei.
Alla
mia destra si
sedette il ricciolino, mentre alla mia sinistra il biondo.
Probabilmente
l’avevano fatto apposta per conversare un po’.
«Harry.»
Disse il
riccio presentandosi. «E lui è Niall.»
Sorrisi
a entrambi.
Avevo gli ormoni impazziti. Troppi ragazzi affascinanti qui dentro! Oh
cazzo…
«Mi
daresti il tuo
numero?» chiese lui.
«Harry!»
Lo ammonì
Lottie dal sedile anteriore.
«Che
c’è?» si difese.
«Non
puoi chiedere il
numero di cellulare di una ragazza a cui ti sei appena
presentato!»
«Be’,
però devi
ammettere che non mi presento spesso alle ragazze.»
«Okay…
questo te lo
concedo. Ma non con Meg.»
Sbuffò.
In realtà non
avevo capito molto, ma la scena tra lui e la sorella del suo amico mi
fece
sorridere.
«Okay,
ricominciamo.»
Continuò Harry mettendosi comodo sul sedile del furgoncino.
«Mi chiamo Harry,
ho diciannove anni, conosco questi idioti da circa tre anni, sono molto
bello,
affascinante, attraente e tutte le ragazze mi vogliono. Ora mi dai il
tuo
numero?»
«Harry!»
Lo sgridò
per la seconda volta Lottie.
Avevo
capito dalla
sua espressione che aveva fatto apposta il narcisista per mettermi a
mio agio.
E ci riuscii. Ridacchiai un po’… infondo non erano
tanto male questi ragazzi.
Ridacchiai
un po’…
infondo non erano tanto male questi ragazzi.
«Mi
dispiace, ma il
mio cellulare…» “l’ho lasciato
a casa, grazie al mio cervello demente, l’ho
lasciato nel 2069” «Si è rotto, quindi
ancora devo comprarne uno…»
Quando
ci fermammo,
ormai era sera. Avevo conversato con tutti. Sì, anche con il
barboncino, ma non
fraintendete: “Ciao, mi chiamo Danielle, ciao”.
Questo è quanto.
Vidi
una struttura
imponente. Come se fosse un teatro… era una cosa enorme!
«Dove
siamo?»
«Inghilterra.»
sorrise Niall.
«Grazie.»
dissi
ironicamente. “Lo spero bene che siamo in
Inghilterra!”
«Quando
scendiamo, tu
devi correre, okay?» mi disse Liam guardandomi negli occhi.
«Che
cosa? Perché?»
«Non
c’è tempo dei
perché. Hai capito?»
«Sì,
sì. Ho capito.»
«Bene.»
Aprì
violentemente lo sportello della macchina e contemporaneamente sentii
delle
urla e degli starnazzi che ci circondavano.
«Corri!»
Zayn spinse
la mia schiena per farmi correre.
“Non
c’è tempo dei
perché”. Okay… spero almeno che mi
spiegheranno.
Dopo
una breve corsa
fin dentro alla struttura, presi fiato, continuando a non capire niente.
Perché
dovevo
correre? Chi erano tutte quelle ragazze?
«Divertita?»
Chiese
sorridendo Louis.
No.
Ecco la risposta:
no.
Scossi
la testa
sorridendo per non pensare.
«Vieni
con me.»
Lottie mi prese la mano e andammo davanti ad una macchinetta del
caffè. Mise
delle monetine dentro la macchinetta e quella preparò un
cappuccino.
«Mi
spieghi cosa sta
succedendo?»
«Oh
non ti
preoccupare, Meg. Sei riuscita a resistere fino ad adesso senza
domande. Tra
circa mezz’oretta tutto sarà chiaro.»
«Chi
erano tutte le
persone là fuori?»
«Tempo
al tempo,
Meg.»
Alzai
le mani in
arresa. Ero stanca anche io… infondo avevo dormito fino alle
quattro di
pomeriggio, no?
E’
buio. Si sentono
delle voci. Tante voci. Troppe voci. Quante persone di sono al di
là di questa
porta?
Partì
una base
musicale e i ragazzi scattarono facendo ondeggiare il telo che era
rimasto
immobile fino ad adesso. Sgranai gli occhi a quella visione.
Una
luce spaventosa
illuminò quel palco. I ragazzi iniziarono a cantare su
quella base che era
partita e… oh, che voce!
Erano…
cantanti? No…
non può essere. Io conosco dei cantanti!
Mi
spostai un po’
verso l’entrata sul palco, solo per vedere da dove venissero
tutte quelle urla.
Le
fan. Tante fan.
Troppe fan.
Erano
davvero
innumerabili. Come facevano ad avere tanta popolarità?
Tornai
subito al
posto di prima facendo un passo indietro. No. Non volevo vedere quante
persone
c’erano. Non ci capivo niente!
Cos’è
successo? Loro
sono cantanti? Loro sono cantanti!
«One
Direction.» Mi
disse Lottie quando mi portai le mani alla testa.
«E’ così che si chiamano. One
Direction. Hanno tantissime fan, e oggi è iniziato il loro
tour per promuovere
il loro secondo CD “Take Me Home”.»
La
guardai con aria
supplicante. Non è possibile.
«Sorpresa!»
Non
capii più niente.
Loro dovevano essere persone normali.
Ora
capisco tutto…
capisco le parole della nonna – “Tuo nonno era
molto desiderato dalle ragazze
della tua età” – e le parole di zayn
– “Oh no, non sono io che inseguo le
ragazze, piuttosto sono le ragazze che inseguono me”
– e tutto ciò che mi
poteva far capire che loro erano famosi.
Ripensai
a quando mi
dissi che nel mio tempo tutte le persone belle erano famose, e quindi
inavvicinabili… conoscevo dei cantanti! Mio nonno era un
cantante… e che
cantante!
Centinaia
di fan
erano lì al loro concerto. Non voglio immaginare quante
ragazze sono loro fan!
Non
capii più niente.
Mi
concentrai sulla
canzone, per quanto fosse possibile, ed era il momento di Zayn
“Hey girl, it’s
now or never.”
Eh…
adesso o mai più?
Che cosa dovrei fare? Venire lì e picchiarvi uno alla volta
per non avermi
detto che eravate così famosi o piangere la vostra
popolarità deprimendomi e
dicendo a me stessa che non poteva mai succedere niente con dei ragazzi
così?
Che
qualcuno mi aiuti…
non so proprio cosa fare!
Teenage
Dirtbag.
ALOHAAAAA
(?)
Okay, il
capitolo è finito… sarà venuta una
merda çwç
Non posso
rileggere perché sono stanchissima e devo fare ancora un
sacco di compiti :(
Lo ammetto… ho tirato via molto di questo capitolo. Sono
esausta e devo fare
ancora un sacco di cose. Per non parlare del torci collo! Oh bem bem,
sono
piena di acciacchi… neanche fossi una vecchia di 80 anni! -.-
#killmepls
Finalmente
Megan capisce che i ragazzi sono cantantiiiii *era ora* e boh, non
sapevo come
finire il capitolo quindi ho messo una cazzata così.
Per il pezzo di
Blow (il film), Megan non lo guarda, ma è davvero
meraviglioso, se avete del
tempo libero da dedicare ad un film, guardatevelo assolutamente,
è davvero
bello. Almeno… a me è piaciuto molto
Il titolo non
si discute… forse però vi ho rovinato un
po’ la sorpresa lol
Non so più cosa
dire. Non ho ancora risposto alle recensioni, ma…
ASHPETTATEMI (?)
PS: se cliccate
sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone (questa volta
è una
cover lol)
-twitter:
@niallersbreath
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