La Luce negli Occhi - Tony Version di katyjolinar (/viewuser.php?uid=3135)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
1
La
luce negli occhi - Tony Version
1
Era una giornata come
tante, all'NCIS. Tony era appena arrivato in ufficio, leggermente in
ritardo.
Ziva: "Hey, Tony! Come mai in ritardo?"
chiese, avvicinandoglisi.
Tony: "Hanno bloccato la strada e ho dovuto
deviare..."
McGee: "Sì, avevo sentito che oggi, in città,
il famoso fotografo Liam Anselm doveva fare un servizio... quell'uomo è un
genio!"
Ziva: "Liam Anselm?"
Tony: "E' un fotografo molto famoso. Le sue
opere hanno fatto il giro del mondo, è considerato un genio anche perchè le sue
foto sono fenomenali, anche se lui, in realtà, è non vedente."
Ziva: "Non vedente? E come fa?"
Tony: "Beethoven era sordo, Ziva. Eppure ha
scritto delle melodie fantastiche. Non è poi un grosso handicap, l'essere
ciechi... io, se non ci vedessi, rimarrei comunque un buon detective."
Ziva: "Non credo sia possibile, Tony: per un
detective vederci è fondamentale."
McGee: "Voi come reagireste se un giorno vi accorgereste di non
poterci vedere?" chiese, curioso
Ziva: "Non lo so, però penso che Tony sarebbe disperato."
Tony: "Cosa te lo fa pensare che potrei disperarmi?"
Ziva: "Ti conosco." rispose, semplicemente.
In quel momento arrivò Gibbs, quasi di corsa, e prese la sua
pistola nella sua scrivania, prima di dire ai suoi uomini:
Gibbs: "Abbiamo una segnalazione su Anger.
Andiamo a prenderlo! Tony, prendi le chiavi del furgone."
I tre si prepararono e scesero di corsa nel
garage.
Anger era un evaso del carcere militare,
pericoloso, che cercavano da tempo.
Indossati i giubbotti anti-proiettile e
caricate le armi, si avvicinarono all'edificio, un magazzino in disuso, Poi si
divisero in coppie: Gibbs con McGee e Tony con Ziva.
Camminarono lentamente, con le armi in pugno e
tenendosi in contatto via radio.
Gibbs: "Dinozzo, David, vedete qualcosa?"
Tony: "Nulla, Gibbs..."
Ma improvvisamente vennero sommersi da una
pioggia di proiettili, sparati da un mitra; si apprestarono a ripararsi dietro
una pila di casse, sparando ogni tanto un colpo
alla cieca.
Ziva si spostò,
per poter sparare meglio, ma Tony vide che era stata sfiorata da
un proiettile, quindi si buttò su di lei, per
proteggerla.
La donna sentì i proiettili fischiare molto vicino a
loro, mentre cadeva a terra, riparata da Tony, che rimase sdraiato sopra
di lei finchè Gibbs non mise fuori combattimento il
fuggitivo.
Ziva: "Ok, Tony, ora alzati." disse, cercando di
farlo alzare, ma lui non rispose, allora la donna gli passò una
mano sulla testa, allarmandosi quando la vide sporca di
sangue.
Con molta cautela spostò il collega,
chiamando Gibbs, e scoprirono che era svenuto in seguito a un colpo di striscio
alla tempia, ma aveva anche una ferita un po'
più grave, sempre alla testa, che si era procurato battendo la testa
contro un tubo sporgente, mentre metteva in salvo la
donna.
Gibbs: "Oh, no!" disse, rivivendo
con la mente il momento della morte di Kate. Chiamò immediatamente un'ambulanza,
che arrivò dopo pochi minuti, trasportando l'agente Dinozzo in
ospedale.
Aspettavano da un'ora davanti alla sala operatoria,
quando un medico li avvicinò e li informò che l'operazione aveva avuto
successo e che Tony era già stato portato in
camera.
Gibbs: "Possiamo
vederlo?"
Dottore:
"E' ancora incosciente, se volete, però potete andarlo a
trovare."
Scortò Ziva e Gibbs alla stanza di Tony, e lo
videro, sdraiato sul letto con una grossa fasciatura alla
testa.
Gibbs: "Quanto ci vorrà perchè riprenda
conoscenza?"
Dottore: "Non lo sappiamo, dipende da molti
fattori."
Gibbs: "D'accordo.
Ziva, tu resta qui e avvertimi quando si sarà
svegliato."
Ziva: "Sì,
Capo."
Il dottore e il capo uscirono, lasciando la
donna sola con Tony, ancora privo di conoscienza. Si sedette su una sedia
accanto al letto, continuando ad osservare l'uomo e sperando di vedere qualunque
segno di ripresa. Ciò che era successo l'aveva scossa
parecchio.
Finalmente, Tony, aprì gli
occhi.
Ziva: "Tony! Sei in ospedale. Come ti
senti?"
Tony: "Ziva, sei tu? Perchè la luce è
spenta?"
Ziva:
"Perchè lo dici? La luce è accesa, non lo
vedi?"
Tony: "No, Ziva... credo di aver perso la
vista..." si portò una mano sulla testa. Ziva lo
vide molto preoccupato; certo lui non era il tipo da farsi prendere
dal panico, ma la donna vide che si stava
agitando.
Ziva: "Stai calmo, chiamo un
dottore!"
Uscì dalla stanza e chiamò
qualcuno, poi prese il telefono e riferì tutto a
Gibbs.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2 ***
2
La luce negli occhi - Tony Version
2
Il dottore stava ancora visitando Tony, quando
Gibbs arrivò.
Si avvicinò a Ziva e la prese da parte.
Gibbs: "Cosa è successo?"
Ziva: "Non lo so. Tony si è svegliato e ha detto di non vederci
più; sembrava molto agitato..."
Gibbs: "Lo so." poi si rivolse al dottore "Allora? Si può sapere
cosa è successo al mio agente?"
Dottore: "Dalle prime analisi sembra che il nervo ottico non sia
stato danneggiato. Dovremo fare altri esami per sapere con certezza cosa è
successo."
Gibbs: "Come ti senti, Tony?" gli chiese, mettendogli una mano
sulla spalla.
Tony: "Non ti so ancora dire se meglio o peggio di quando ho
contratto la peste, Capo."
Gibbs: "Per lo meno sei ancora vivo." sorrise.
Tony: "Capo, non mi tiri uno scappellotto?" chiese. Evidentemente
se lo aspettava.
Gibbs: "Rischiando di provocare più danni di quanti ne hai già
subiti? Ti meriteresti uno scappellotto solo per avermelo chiesto. Fai come se
te l'avessi dato." tornò a parlare al dottore "Quanto crede che dovrà restare in
ospedale?"
Dottore: "Il tempo necessario per fare tutte le analisi, almeno
una settimana. Ma quando verrà dimesso avrà bisogno di qualcuno che lo segua e
che gli cambi le medicazioni tutti i giorni e dovrà tornare periodicamente in
ospedale per ulteriori esami."
Gibbs: "D'accordo. Ziva, te la senti di restare qui a controllarlo
o ti devo mandare McGee a sostituirti?"
Ziva: "Non ti preoccupare, Capo: resto io."
Tony: "Perchè deve restare anche lei, Gibbs?"
Gibbs: "Perchè hai bisogno di qualcuno che ti controlli."
Tony: "Non sono mica un bambino..."
Gibbs: "Tony, non discutere!" disse, con voce autoritaria. Il suo
sottoposto non obiettò.
Poco dopo Ziva e Tony restarono soli in camera. L'uomo fece per
sdraiarsi e lei cercò di aiutarlo, mettendogli meglio il cuscino.
Tony: "Non trattarmi come un impedito!" le urlò, rabbioso.
Ziva: "Ok, ma ora calmati."
Tony: "Io sono calmo!" ma in realtà era arrabbiato con il mondo, a
causa della sua situazione.
Ziva: "Va bene. Riposati, adesso."
L'espressione di Tony le fece capire che era meglio non parlare
più.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 3 ***
3
La
luce negli occhi - Tony Version
3
Ziva passò la notte seduta
accanto a Tony.
Sia l'uno che l'altra dormirono poco, lei
perchè era preoccupata per il collega, e lui per diversi motivi, tra i quali il
continuo dolore alla testa e il nervoso dovuto al fatto di aprire gli occhi
e non vederci nulla.
Il mattino seguente, quando l'infermiera servì
la colazione, Ziva tentò di aiutare Tony a mettersi meglio, ma lui subito le
fece capire che il suo aiuto non era gradito.
Tony: "Posso fare da solo." disse, freddo.
Ziva: "Ma, Tony..." tentò di replicare.
Tony: "Ma un corno, Ziva! Ho detto che posso
fare da solo e farò da solo, non ho bisogno del tuo aiuto."
Ziva non obiettò. Non aveva mai visto Tony
così arrabbiato, quindi decise che era meglio non farlo arrabbiare
ulteriormente, vista anche la sua attuale condizione fisica.
Mentre Tony faceva colazione, Ziva vide,
attraverso la finestra che dava al corridoio, McGee, Abby e Ducky, che erano
venuti a trovarlo.
Entrarono nella stanza, in silenzio.
Tony: "Chi c'è?" chiese, dopo aver sentito il
rumore della porta.
Ziva: "Sono Ducky, Abby e McGee." rispose.
Abby: "Ciao, Tony. Come stai?" chiese,
avvicinandosi.
Tony: "Come vuoi che stia? Non lo vedi?" era
insolitamente freddo con la ragazza.
McGee: "Ci dispiace per quello che è
successo..."
Ducky: "Se hai bisogno di qualunque cosa puoi
contare su di noi. Sappiamo quello che stai passando e..." non riuscì a
terminare la frase, perchè Dinozzo, sempre più arrabbiato, aveva preso la
scodella in plastica dura che poco prima conteneva i cereali e l'aveva scagliata
in direzione di McGee e Ducky, colpendo il muro accanto a loro.
Ziva, istantaneamente, l'aveva bloccato,
serrandolo per i polsi. Per fortuna lui era ancora debole per l'operazione
subita, altrimenti non sarebbe riuscita a tenerlo fermo.
Tony: "La volete piantare di trattarmi tutti
come un impedito? Non ho bisogno di niente! E tu lasciami, chiunque tu sia!"
urlò. Tutti capirono che era ancora sotto shock.
Ziva: "Va bene, io ti lascio, ma tu devi
cercare di stare calmo." disse, continuando a tenergli ben serrati i polsi.
Tony: "Io sono calmo!"
Ziva: "No che non lo sei. E nessuno ti vuole
trattare da impedito, siamo solo tutti preoccupati per te."
Tony si calmò, almeno in apparenza, così Ziva
potè lasciarlo, poi uscì assieme agli altri tre.
McGee: "Non si è comportato così neanche
quando ha contratto la peste polmonare... deve averla presa veramente male."
Ducky: "E' sotto shock. Credo che chiunque di
noi, nella sua condizione, lo sarebbe."
Abby: "Pensate che tornerà ad essere come era
una volta?" chiese, guardando attraverso il vetro Tony che riposava sul suo
letto.
Ducky: "Ci vorrà del tempo, ma tornerà ad
essere il Tony che conosciamo."
Ziva: "Per il momento dovremo sopportarlo
così..."
Ducky: "E tu, mia cara, hai bisogno di nulla?
Sembra che stanotte non hai dormito."
Ziva: "Come facevo? Ero preoccupata per
Tony..."sospirò.
McGee: "Vuoi che ti dia il cambio per oggi?"
chiese.
Ziva: "No, non c'è bisogno, ce la posso fare.
Posso ancora tener testa a Tony."
Ducky: "D'accordo, ma se hai bisogno non
esitare a chiamarci." poi la salutarono e se ne andarono.
Ziva rientrò nella camera. Tony aveva gli
occhi chiusi, ma lei sapeva che non stava dormendo.
Ziva: "Li hai spaventati, lo sai?" disse,
sedendosi sulla sua sedia.
Tony: "Mi dispiace." disse, aprendo di nuovo
gli occhi. Poi si massaggiò i polsi "Certo che hai una forza eccezionale,
tu."
Ziva: "Sei tu che sei debole, in questo
momento." rispose "Io non ho usato molta forza per trattenerti."
Tony: "Sono caduto proprio in basso... farmi
battere da una donna!"
Ziva: "Vedo che ora sei più tranquillo."
Tony: "Che cosa dovrei fare? Sono bloccato su un letto di
ospedale, non ci vedo un accidenti e se mi agito mi viene un tremendo mal di
testa!"
Ziva: "Ad esempio, potresti riposare, in attesa dell'inizio degli
esami." disse, cercando di farlo sdraiare bene.
Tony: "Va bene, ma tu non trattarmi come un bambino!"
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4 ***
4
La
luce negli occhi - Tony Version
4
L'intera giornata, Tony la
passò a fare molti esami, per cercare le cause della sua cecità.
Ziva, per quanto poteva, non lo lasciò mai
solo, se non quando faceva alcuni tipi di esami.
Alla sera erano entrambi stremati, ma alla
notte dormirono poco entrambi.
Il giorno seguente, all'ora di pranzo, Gibbs
passò a trovare il suo secondo. Portò anche qualcosa da mangiare a Ziva, che non
aveva ancora toccato cibo da quando aveva cominciato ad assistere Tony.
Gibbs: "McGee mi ha detto del tuo spettacolo
di ieri, Tony." disse, entrando nella stanza.
Tony cercò di sedersi meglio sulla branda, poi
rispose:
Tony: "Scusa, Capo, ma ero ancora sotto
shock." disse, con un tono che non aveva mai usato con Gibbs.
Il Capo si avvicinò al letto, chinandosi su
Tony, poi disse, calmo:
Gibbs: "Ascoltami, Tony. Tu non sei il tipo da
piangerti addosso, quindi appena esci di qui vedi di trovarti un buon corso per
non vedenti e impara il Braille, assieme al tuo conduttore, chiaro?"
Tony: "Sì, Capo, ma chi sarà il mio
conduttore?" chiese, con un tono più tranquillo.
Ziva: "Posso offrirmi volontaria?" finalmente
chiese, non avendo parlato da quando era entrato Gibbs.
Gibbs: "Non male, come idea!" sorrise "Tony,
da questo momento Ziva sarà il tuo conduttore."
Tony: "Ah! Dai, stai scherzando? Ziva mio
conduttore? E' capace di legarmi alla sedia per non rischiare che mi faccia
male! Senza parlare della sua pessima guida..."
Gibbs: "Allora è perfetta come tuo conduttore!
E non è poi così tremenda al volante: guida come me." si rivolse alla donna
"Ziva, tu ti trasferirai a casa di Tony, quando uscirà dall'ospedale,
intesi?"
Tony: "Per favore, non puoi assegnarmi qualcun
altro? Ad esempio... l'infermiera che viene a cambiarmi le medicazioni, è carina
come me la sono immaginato?"
Gibbs: "Ti meriteresti uno scappellotto, ma
per stavolta te lo risparmio. Sei già troppo malconcio, e mi servi al più presto
operativo!"
Tony: "Non so quanto potrò essere utile, nelle
mie condizioni." disse, tornando un po' depresso.
Gibbs: "Quando ti sarai abituato vedrai che
potrai essere molto utile! Torno domani per vedere come stai, nel frattempo vedi
di farti passare la depressione... quel budino al cioccolato non sembra male..."
disse, riferendosi alla massa informe che Tony si stava apprestando a mangiare,
poi uscì.
Tony: "questo è budino al cioccolato? Sembra
più carta in gelatina..." disse, assaggiandolo.
Ziva: "Dai, finisci di mangiare, che poi
ricominciano gli esami!"
Tony: "Ah, Ziva, sia chiara una cosa: a casa
non voglio il tuo aiuto." affermò "E' tutto a posto: conosco bene la mia casa, e
so come muovermi anche ad occhi chiusi."
Ziva: "D'accordo, come vuoi." rispose.
Quell'uomo era un vero testone.
La settimana passò, e Tony potè finalmente
essere dimesso. Aveva ancora la testa fasciata, ma non gli faceva più molto
male, e riusciva a mantenersi in piedi.
L'infermiera, quella mattina, gli aveva
consegnato un bastone per non vedenti, per conto del dottore, e Tony subito
aveva cominciato a provarlo, agitandolo di fronte a lui.
In quel momento, Ziva si stava allacciando le
scarpe, prima di uscire; era chinata ai suoi piedi, concentrata sui lacci, e
Tony stava agitando il suo bastone, per provarlo. Improvvisamente sentì che
aveva urtato qualcosa.
Ziva: "Ahi! Agitalo con meno vigore quel coso!
mi hai fatto un bernocolo grande come una villa!" il bastone aveva colpito la
sua testa.
Tony: "Scusa, non l'ho fatto apposta. Comunque
si dice 'grande come una casa'."
Ziva: "Va bene, non importa." rispose,
alzandosi e massaggiandosi la testa "Dai, usciamo di qui." lo prese sotto
braccio e lo guidò fuori dall'ospedale.
Quando arrivarono alla macchina, l'uomo
chiese:
Tony: "Ti prego, fammi arrivare vivo a
casa."
Ziva: "Hai sentito cosa ha detto Gibbs? Io
guido come lui."
Tony: "Appunto." sospiro, prima di salire
sull'auto, dal lato del passeggero.
Il viaggio verso casa di Tony fu insolitamente
tranquillo: non ci furono nè brusche virate nè nulla che facesse pensare che
Ziva stesse guidando come al solito.
Arrivati all'appartamento, l'uomo prese le
chiavi e tentò di aprire, ma dovette provare molte chiavi, prima di riuscire a
trovare quella giusta. Quando finalmente ci riuscì ed entrò in casa, quasi
inciampò su una sua camicia che, chissà per quale motivo, aveva gettato lì la
settimana precedente, prima di andare in ufficio.
Ziva lo sorresse, ma lui la scansò.
Tony: "Sto bene, non ho bisogno che mi
sorreggi." disse. Sembrava essere tornato come il primo giorno in ospedale.
Ziva: "Ok, come vuoi. Vado a preparare la
cena, allora."
Tony: "Non ho fame."
Ziva: "Ma devi mangiare qualcosa..."
Tony: "Ho detto che non ho fame."
insistette.
Ziva: "D'accordo, allora lo preparo solo per
me." fece una pausa poi continuò "Dove tieni le coperte e i cuscini? Così dopo
mi preparo il divano per stanotte."
Tony: "Vado a prenderti tutto." e si diresse
in camera. Ziva lo seguì.
Tony aprì l'armadio e cercò, a tastoni, nello
scaffale alto, ma appena cercò di tirare giù qualcosa, gli cadde addosso tutto
ciò che vi era poggiato sopra. Ziva lo soccorse subito.
Tony: "E' tutto a posto, Ziva! Piantala di
corrermi incontro tutte le volte!"
Ziva: "Va bene, ma per favore, lascia fare a
me. Tu riposati."
Tony: "Come se non avessi già riposato
abbastanza, questa settimana..."
Ziva: "Ma non era il tuo letto. Ti cambio le
medicazioni, poi mettiti a riposare. Ricordi cosa ha detto Gibbs? Devi tornare
presto operativo, quindi non puoi permetterti di fare tardi la sera, per il
momento."
Le argomentazioni espresse dalla donna
riuscirono a convincerlo, quindi si fece medicare le ferite alla testa, poi,
mentre lei rimetteva in ordine l'armadio, si cambiò, infine si mise a dormire,
addormentandosi quasi subito, mentre Ziva lo controllava, per poi andarsi a
sdraiare sul divano e addormentarsi anche lei.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 5 ***
5
La luce negli occhi - Tony Version
5
Il mattino dopo, Tony si svegliò, rendendosi
conto di essere nel suo letto. Certo ancora non riusciva a vederci nulla, ma il
suo grosso letto matrimoniale lo riconosceva anche ad occhi chiusi.
Facendo molta attenzione, si alzò in piedi, e a tastoni cercò la
porta che dava al salotto. Sentì la TV accesa, evidentemente Ziva era già in
piedi; si ricordò che la sera prima lei aveva dormito sul suo divano.
Ziva: "Buongiorno, Tony!" disse, accorgendosi di lui "Come stai
oggi?"
Tony: "Come vuoi che stia?" chiese, quasi seccato "Vado in bagno."
e, di nuovo, a tastoni, cercò la porta del bagno. Sentì Ziva che si alzava dal
divano, evidentemente aveva intenzione di aiutarlo "Resta lì! Non ho bisogno del
tuo aiuto!"
Ziva: "Va bene, come vuoi." rispose, ma non si sedette di nuovo,
avvicinandosi invece all'uomo, a ogni passo che faceva lui. Quando Tony aveva
quasi raggiunto la porta del bagno, lei gli stava accanto e camminava con lui,
guidandolo.
Entrato in bagno, Tony si lavò la faccia e toccandosi le guance si
rese conto che la barba, in quella settimana, era cresciuta, quindi decise di
radersi.
Aprì l'armadietto della specchiera e prese il rasoio e la
bomboletta del gel da barba. Stava per versarsi un po' di gel sulla mano quando
Ziva, che era rimasta sullo stipite della porta a guardarlo, gli chiese:
Ziva: "Sei sicuro di non volere aiuto? Secondo me se cerchi di
fare da solo rischi di tagliarti."
Tony: "Ti ho detto che posso fare da solo!" rispose, ma non ne era
molto convinto neanche lui.
Ziva entrò nel bagno, con passo deciso; prese lo sgabello e con
una veloce mossa obbligò Tony a sedersi.
Ziva: "Stai fermo e non fiatare!" ordinò.
Gli prese di mano la bomboletta e si versò un po' di gel sulla
mano, per poi spalmarglielo sulla barba. Dopo due minuti prese il rasoio,
cominciando a radere da poco sopra il collo.
Ziva: "Stai tranquillo, non ti taglio." disse, sentendolo
irriggidirsi ogni volta che gli toccava la pelle con la lametta.
Poi passò alle guance, ed infine al mento e ai baffi. Quando ebbe
finito:
Ziva: "Ecco fatto. Puoi lavarti la faccia ora."
Tony si lavò il gel in eccesso, toccandosi il viso per vedere
se gliel'aveva fatta bene la barba. Constatò che era brava, e sentì anche che
gli aveva lasciato le basette un po' più lunghe del solito.
Ziva comprese la tacita domanda, vedendolo toccarsi le basette con
aria interrogativa.
Ziva: "Mi sono presa la libertà di lasciarti le basette un po'
lunghe, secondo me non stai neanche male!"
Tony: "Beh, grazie. Comunque credo che dovrai accompagnarmi a
comprare un rasoio elettrico, così posso fare da solo e non rischio di
tagliarmi."
Ziva: "Ok. Stasera, dopo che torneremo dalla scuola per non
vedenti, passiamo dal supermercato."
Subito dopo pranzo, si prepararono per andare alla scuola per non
vedenti.
Tony: "E io che pensavo che, a 35 anni, non sarei più dovuto
andare a scuola..." disse, quasi seccato, salendo in macchina.
Ziva: "Non si finisce mai di imparare, Tony. Anche io pensavo che,
a 28 anni, non avrei più avuto bisogno di seguire delle lezioni, invece mi
sbagliavo!"
Mezz'ora dopo erano alla scuola per ciechi.
Li accolse il preside, che fece fare loro una visita
dell'istituto, per poi spiegare i programmi del corso e i tempi medi di
apprendimento. Venne poi affidato loro un insegnante personale, che cominciò le
lezioni quel pomeriggio stesso.
Uscirono di lì verso le sei, e andarono dritti al
supermercato.
Mentre giravano per gli scaffali, Tony rischiò più volte di
inciampare, ma Ziva era sempre accanto a lui per sorreggerlo. Ogni volta, però,
invece di ringraziarla, continuava a dirle che ce l'avrebbe fatta benissimo da
solo.
Tornarono a casa, finalmente. Tony si tolse la giacca e cercò
l'attaccapanni, ma la donna stava per togliergli la giacca di mano.
Tony: "La finisci di trattarmi come un bambino?" le chiese,
arrabbiato.
Ziva: "Io voglio solo darti una mano..."
Tony: "Ma io non voglio che mi dai una mano! Posso farcela da
solo!" detto questo, a tentoni, andò in cucina, prese un bicchiere e si versò
dell'acqua. Ma ebbe un improvviso attacco di emicrania, perse la presa del
bicchiere, che cadde nel lavandino, rompendosi. Cercò di raccogliere i pezzi, ma
si tagliò.
Si bloccò in quella posizione, quando sentì la mano bagnarsi del
suo sangue, che usciva dalla ferita. Tirò un pugno, rabbioso, con la stessa
mano, contro il muro, e infine si lasciò cadere per terra, poggiando la schiena
contro un mobile e tenendosi la mano dolorante con l'altra.
Tony: "Non sono un impedito..." disse, a bassa voce, cercando di
ritrarre la mano, quando sentì che ziva si era avvicinata per medicarla.
Ziva: "No, non lo sei." disse, dolcemente, mentre gli medicava il
taglio "Però non ci vedi, e finchè il tuo corpo non si sarà abituato alla nuova
condizione, hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano, anche nelle cose più
semplici. Permettimi di aiutarti, Tony."
L'uomo sorrise. Sembrava più tranquillo, ora. Lo aiutò ad
alzarsi.
Tony: "Grazie." disse, mentre lei lo accompagnava al divano.
Ziva: "Prego. Ora resta qui, mentre io riordino un po' casa
tua."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 6 ***
6
La
luce negli occhi - Tony Version
6
Passò un'altra
settimana.
Quella mattina andarono a parlare con il
medico, per avere l'esito degli esami fatti durante il ricovero in ospedale.
Dottore: "Agente Dinozzo, la stavo
aspettando." disse, facendo entrare entrambi nel suo studio.
Tony: "Buongiorno, dottore. Sono venuto per
conoscere gli esiti degli esami." disse, sedendosi sulla poltroncina dove
l'aveva condotto Ziva.
Dottore: "Infatti volevo proprio parlarle di
questo. Ho una notizia bella e una brutta."
Tony: "Mi dica prima la notizia bella."
Dottore: "Non sono state riscontrate lesioni
al bulbo oculare, nè al nervo ottico, quindi la sua cecità non dipende da questo
fattore..."
Ziva: "E la notizia brutta?"
Dottore: "C'è un ematoma piuttosto esteso
nella zona del cervello che controlla la vista. Non sappiamo in quanto tempo si
riassorbirà, ma non sappiamo neanche se ci sono danni nel tessuto
cerebrale."
Tony: "E quindi?"
Dottore: "Non siamo in grado di stabilire se
la sua cecità è temporanea o permanente. Lei potrebbe riacquistare la vista
quando l'ematoma si sarà riassorbito, entro pochi mesi, al massimo entro un
anno, come potrebbe averla persa permanentemente. Mi dispiace, Agente
Dinozzo."
Nessuno parlò.
Tony era pensieroso; già era duro pensare che
sarebbe stato cieco per qualche mese, al massimo un anno, ma pensare che non
avrebbe più potuto vederci per il resto della vita fu un brutto colpo.
Distese il bastone e si alzò in piedi; Ziva
subito lo prese sotto braccio per condurlo fuori.
Tony: "La ringrazio, dottore. Andiamo,
Ziva."
Si diressero alla macchina. Quando furono
entrambi dentro, Tony chiese:
Tony: "Vorrei passare all'NCIS."
Ziva: "Sicuro di volerlo? Perchè vuoi
passarci?"
Tony: "Ho bisogno di svagarmi, e poi quel
posto è come se fosse casa mia..."
Ziva: "Ok, andiamoci."
Accese la macchina e si diressero verso gli
uffici dell'NCIS.
Usciti dall'ascensore, Tony aspirò a lungo,
come per memorizzare l'aroma di quell'ufficio dove solitamente passava buona
parte della giornata. Poi si fece accompagnare verso le loro scrivanie.
McGee: "Tony! Ziva! Che ci fate qui?"
Ziva: "Tony voleva passare a fare un saluto."
rispose, per conto dell'uomo.
McGee: "Davvero? Sai che ti trovo bene? Hai
già ritirato i risultati degli esami? Che cosa hanno detto i dottori?" chiese, a
raffica.
Tony: "I dottori non hanno detto nulla che
possa interessarti, Pivello." rispose. Non voleva dirgli cosa in realtà gli
avevano detto.
McGee: "Ah, davvero? Senti, Tony, non
offenderti, ma mi fa un po' impressione guardarti in faccia e vedere i tuoi
occhi che fissano il vuoto..." disse, senza pensare alle conseguenze.
Tony aveva afferrato il bastone come una
mazza, e lo stava alzando per cercare di colpire il Pivello, ma Ziva fu pronta a
bloccarlo. Intanto McGee aveva arretrato di qualche passo, fermandosi a distanza
di sicurezza.
Tony: "E' colpa mia se sono cieco e non posso
guardarti? Comunque..." prese gli occhiali da sole dalla tasca della giacca e li
indossò "eccoti accontentato. Così non potrai vedere cosa fissano i miei
occhi!"
In quel momento arrivò Abby, dal
laboratorio.
Abby: "Tony!!!" esclamò, vedendolo, e gli corse incontro
abbracciandolo "Come stai? Vedo che ormai ti hanno tolto le fasciature..."
Tony: "Grazie... ho un po' di problemi ad orientarmi, ma ci farò
l'abitudine." disse, lasciandosi abbracciare.
Ziva vide entrare Gibbs, quindi decise di parlargli da solo.
Ziva: "Tony, tu resta qui, io arrivo subito." e si allontanò, in
direzione del Capo.
Ziva: "Capo, vorrei parlarti in privato... riguarda Tony." disse,
a bassa voce.
Gibbs: "D'accordo, vieni." si avvicinarono alla finestra "Che cosa
vuoi dirmi?"
Ziva: "Riguarda il risultato degli esami fatti in ospedale..."
riferì quello che aveva detto il medico.
Gibbs: "E' un bel problema... se è vero quello che dici, Tony
dovrà imparare in fretta a convivere con il suo handicap, se vuole riprendere il
lavoro."
Ziva: "Ma la cecità non gli impedirà di fare il detective?"
Gibbs: "L'anno prima che Kate morisse, abbiamo seguito il caso di
un rapimento della moglie e della figlia di un ufficiale di Marina. La bambina
si chiamava Sandy Watson, al tempo aveva 8 anni ed era una pianista molto
promettente."
Ziva: "Cosa centra questo con la cecità di Tony?"
Gibbs: "Sandy era non vedente. Riuscimmo a liberarla senza
problemi, ma la madre era ancora in balia del rapitore e non sapevamo dove fosse
nascosta. Lei ci ha aiutato a trovare il nascondiglio, riferendoci tutto quello
che aveva percepito durante la prigionia, e, in un nastro che le abbiamo
fatto ascoltare, ha sentito dei rumori che noi potevamo sentire solo
amplificandoli e isolandoli." fece una pausa "Tony, tra qualche settimana, sarà
in grado di fare lo stesso: potrà sentire rumori che noi non siamo in grado di
sentire, odori a cui, normalmente, non facciamo caso, e il tatto si svilupperà
talmente che sarà in grado di dire, solo sfiorandola, che tipo di biancheria
indossa, una qualunque ragazza, sotto i jeans."
Ziva: "Ah, puoi star sicuro che finchè sarò la sua conduttrice,
non riuscirà a sfiorare tante ragazze, me compresa!" esclamò, sorridendo.
Alla sera, mentre erano seduti sul divano e Ziva stava medicando
le ferite alla testa di Tony, l'uomo chiese:
Tony: "L'hai detto al Capo?"
Ziva: "Che cosa?"
Tony: "Che c'è la probabilità che non potrò più..." si fermò, non
gli piaceva pensare che probabilmente poteva aver perso la vista per sempre.
Ziva: "Sì. Ho pensato che doveva saperlo almeno lui. Però ha detto
che, se ti metti d'impegno e ti abitui in fretta alla cecità, potresti diventare
un ottimo agente non vedente."
Tony: "E come, se non ci vedo?"
Ziva: "Mi ha raccontato di Sandy Watson e di come vi ha aiutato a
trovare il luogo dove era tenuta sua madre."
Tony: "Mi ricordo di lei... la giovane e promettente pianista
cieca."
Ziva: "Gibbs dice che se ti metti d'impegno potrai farcela."
Tony: "Dice? E tu che ne pensi?"
Ziva: "Penso che devi cercare di reagire e cominciare a fare
qualcosa."
Tony: "Che cosa dovrei fare?"
Ziva: "Impara in fretta il Braille; e poi mi è venuta anche
un'idea: potresti riprendere le lezioni di piano." ma lui non sembrava molto
d'accordo, così lei spiegò, cercando di convincerlo "Ti ricordi quando te
l'avevo proposto la prima volta, in quel container? Te farei io le lezioni, e
prometto che non ti prendo a bacchettate sulle mani!"
Tony: "Davvero?"
Ziva: "Parola di lupetta."
Tony: "Si dice 'parola di Coccinella'. Il Lupetto è solo il
ragazzo scout, mentre la ragazza scout è la Coccinella!" la corresse,
sorridendo.
Ziva: "Oh, dai mi hai capito! Allora? Vuoi prendere lezioni di
piano da me?"
Tony: "Va bene, ma per il piano come facciamo?"
Ziva: "Farò trasferire il mio da casa mia a qui. Lo potremmo
mettere alla parete accanto alla porta di camera tua, visto che c'è lo spazio
per farcelo stare."
Tony: "Ok. Però abbi pazienza, probabilmente sarò un po'
arrugginito."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 7 ***
7
La luce negli occhi - Tony version
7
Come aveva predetto Gibbs, nelle settimane che
seguirono Tony cominciò a sentire che gli altri quattro sensi
rimasti si stavano gradualmente sviluppando.
A differenza dei primi giorni, ora riusciva a capire dove stavano
le altre persone, anche se non parlavano. Tony si accorse di poter riconoscere i
suoi amici dall'odore: Abby sapeva di caffè e caramello, Ducky di disinfettante
per ospedali, McGee di acqua di Colonia, Gibbs di caffè e legno trattato e
Ziva... di lei percepiva un delizioso aroma di spezie, con una punta quasi
impercettibile di odore di polvere da sparo.
Inoltre, Tony e Ziva si stavano poco per
volta avvicinando, diventando gradualmente qualcosa di
più che semplici
amici, anche se ancora mantenevano le distanze.
Prima di cominciare le lezioni
di piano, Ziva aveva voluto terminare la scuola per non
vedenti, ma finalmente, due mesi dopo l'incidente di Tony, la donna
annunciò che quella sera avrebbero cominciato con la prima lezione.
Accompagnò Tony vicino al pianoforte e lo fece sedere sullo
sgabello, sedendosi accanto a lui.
Ziva: "Bene, ora vediamo che cosa sei capace di fare."
Tony: "Ehm... non so..." disse, muovendo incerto le mani sui
tasti.
Ziva: "Provaci... voglio solo sentire se devo cominciare con le
lezioni di base oppure posso saltarle."
Tony: "Ok." poi, ancora incerto, poggiò nuovamente le dita sui
tasti e cominciò a suonare.
Dopo le prime note, Ziva riconobbe la "Sonata al Chiaro di Luna"
di Ludwig Van Beethoven. Ziva si stupì delle sue orecchie, perchè era una
melodia molto difficile, e Tony la stava suonando molto bene.
Osservò le sue mani, che si muovevano sui tasti come se sapessero
dove andare, e si rese conto che aveva ben poco da imparare, ancora.
Tony sbagliò una nota, e sembrò rendersene conto perchè appena
sbagliò tolse immediatamente le mani dai tasti, come un riflesso
condizionato, e si cominciò a massaggiare le dita.
Ziva: "Stavi andando bene... perchè ti sei fermato?"
Tony: "Ho... ho sbagliato l'ultima nota..." rispose, continuando a
massaggiarsi le dita.
Ziva: "Era solo una nota, non ti preoccupare." ma Tony sembrava
come bloccato "Stai tranquillo, non ti bacchetterò le dita." disse,
dolcemente.
Tony: "Non... non ce la faccio..."
Ziva, allora, gli prese delicatamente le mani
e le poggiò sui tasti, poi poggiò le sue sopra quelle di Tony e lo guidò nella
melodia. Ma, dopo tre note, di nuovo l'uomo ritrasse le mani. Lo guardò in
volto; nonostante nei suoi occhi si notasse la cecità, nella sua espressione non
riconobbe più il suo collega l'agente Tony Dinozzo, l'uomo scherzoso e donnaiolo che aveva
conosciuto, ma in quel momento vide Anthony Dinozzo, il ragazzino che prendeva lezioni di piano e
che veniva bacchettato sulle dita ogni volta che sbagliava.
Ziva: "Tony, calmati, fai un bel respiro e riprova." lo
incoraggiò, parlandogli dolcemente.
Nulla, Tony non si muoveva, così Ziva gli prese una mano e la
tenne un attimo tra le sue, riprovando poi a poggiarla sui tasti, come aveva
fatto prima, ma lui di nuovo la ritrasse.
Ziva: "Ok, va bene. Per stasera terminiamo qui." disse, decisa.
Optò per l'approccio graduale, per non rischiare che lui si chiudesse ancora di
più in sè stesso.
Dinozzo sembrò sollevato, ma ancora si leggeva la tensione sul suo
volto.
Ziva: "Doveva essere proprio terribile, la tua insegnante di
piano..."
Tony: "Più di una volta mi ha fatto sanguinare le dita."
confessò.
Ziva: "Ora capisco... neanche al Mossad sono così crudeli!"
vedendo, però, che lui non era ancora del tutto tranquillo, si alzò in piedi e
continuò "Ok, proviamo con il 'metodo Abby'!"
Tony: " 'Metodo Abby'?" chiese, confuso, ma ebbe subito la
risposta.
Senza dire altro, Ziva abbracciò Tony, che
ricambiò immediatamente, poggiando la testa sul petto di lei, che gli carezzava
dolcemente i capelli. Lui cinse i fianchi della donna
con le braccia, continuando ad assaporare quel calore, aspirando il profumo
speziato di Ziva.
Ziva: "Come stai?" chiese, allontanandosi, ma senza rompere
l'abbraccio.
Tony: "Come sempre, quando ho la testa poggiata sul seno di una
donna: da favola!" scherzò. Evidentemente gli era passato tutto.
Ziva sorrise a sua volta poi, con la stessa mano con cui poco
prima gli carezzava i capelli, gli tirò uno scappellotto.
Tony: "Hey, vacci piano! Ti ricordo che ho subito un forte trauma
cranico!"
Ziva: "Ma piantala! Che ormai le ferite sono riemarginate."
Tony: "Sì, ma l'ematoma all'interno della testa non si è ancora
riassorbito. Hai sentito quello che ha detto il dottore."
Ziva: "Certo che l'ho sentito."
Tony: "E ancora non c'è nessun miglioramento nella vista... mi sto
chiedendo se riuscirò mai a tornare a vedere..." era tornato serio.
Ziva lo fece alzare, poi gli prese il volto con entrambe le mani e
lo rassicurò:
Ziva: "Stai tranquillo. Ci vorrà un po', ma sono sicura che
tornerai presto a vederci."
Tony: "Grazie."
Ziva: "Prego. Ora, però, lasciami preparare il divano: è
tardi."
Tony: "Se vuoi puoi dormire in camera mia con me." azzardò, ma
percepì il disaccordo della donna, quindi si affrettò a spiegare "Tu tutte le
sere perdi tempo a preparare il divano; puoi dormire nel letto con me, è
abbastanza grande per farci stare entrambi. E prometto che non allungherò le mani."
ci fu un attimo di silenzio, perchè lei stava pensando se accettare o meno "Se
ti può far stare tranquilla, giuro di non guardarti quando ti cambi!"
scherzò.
Ziva: "Scemo! D'accordo, accetto, ma come hai detto tu, non devi
allungare le mani, altrimenti te le trancio!"
Risero entrambi, poi si diressero in camera per andare a
dormire.
Qualche giorno dopo erano in ufficio.
Ziva ricevette una telefonata al cellulare, e rispose. Tony cercò
di ascoltare, ma non capì nulla di quello che la collega diceva, nè di quel poco
che riusciva a sentire della persona dall'altra parte della cornetta, perchè
parlava in ebraico. Erano circa 15 giorni che lei riceveva e faceva
periodicamente telefonate, sempre alla stessa persona, e ogni volta, quando
riagganciava, era sempre pensierosa, e la cosa incuriosì e insospettì l'uomo,
che voleva saperne di più.
Quella mattina, al termine della telefonata, Tony percepì che era
anche un po' agitata. Si avvicinò a lui e chiese:
Ziva: "Tony, riesci a stare senza di me per un'ora al
massimo?"
Tony: "Sì, ti aspetterò qui. Perchè?"
Ziva: "Ho una commissione urgente da fare. Poi quando ritorno
andiamo a casa."
Tony: "Va bene." aveva il brutto presentimeto che si sarebbe messa
nei guai, quindi aggiunse "Ma stai attenta e tieni il cellulare acceso."
Ziva: "Va bene." quindi uscì di corsa dall'ufficio.
Tony aspettò un'ora, seduto alla scrivania, con il cellulare a
portata di mano, sperando che, ogni volta che suonava, fosse Ziva; era
preoccupato per lei, aveva percepito una strana vibrazione, quando si era
avvicinata per parlargli, e non gli era piaciuta.
Finalmente, dopo un'ora, tornò in ufficio. L'uomo percepì una
certa tensione mista a preoccupazione, quindi, quando furono soli,
nell'ascensore, chiese:
Tony: "Tutto ok? Hai fatto quello che dovevi fare?"
Ziva: "Sì. Ho fatto tutto." disse, ma non sembrava convinta.
Le porte dell'ascensore si aprirono. Tony, questa volta, invece di
prenderla sotto braccio per farsi guidare, la prese per mano e gliela strinse.
Lei ricambiò e, mano nella mano, andarono verso la macchina.
Quella sera, dopo le lezioni di piano, in cui Tony era riuscito
finalmente a sbloccarsi, mentre si prepararono per andare a dormire, l'uomo
capì che Ziva non era ancora tranquilla, quindi, quando lei si sdraiò
accanto a lui e spense la luce, le si avvicinò e la abbracciò. Non ci voleva
molto a capire che anche lei aveva bisogno del "metodo Abby" per riuscire a
tranquillizzarsi, quindi la strinse carezzandole i capelli e sfiorandole i
lineamenti del viso.
Lei, allora, si girò verso di lui e avvicinò il suo volto a quello
di Tony. Erano abbastanza vicini perchè lui potesse sentire il respiro di lei
sulle sue labbra; non parlarono, rimasero entrambi svegli, abbracciati stretti,
mentre lui le passava una mano tra i capelli, lei lo guardava negli occhi
ciechi.
Tony: "Sei sicura che sia tutto a posto?" chiese, rompendo il
silenzio, ma rimanendo nella posizione.
Ziva: "Sì." ma mentiva, e Tony se ne accorse.
Tony: "Ziva, puoi essere brava quanto vuoi, ma capisco quando non
dici la verità!"
Ziva: "Mi dispiace, non posso parlarne."
Tony: "Perchè?"
Ziva: "Sono affari di famiglia, è meglio per te se ne stai
fuori."
Tony tacque, ma la risposta non l'aveva del tutto convinto. Ziva
capì che, ormai, si erano entrambi fortemente legati, e lui poteva quasi
leggerle nel pensiero, capendo quando gli stava mentendo. Doveva
tranquillizzarlo in qualche modo.
Passò una mano sulla nuca di Tony, poi annullò lo spazio tra le
loro labbra, baciandolo più intensamente di come avesse già fatto, con lui, in
passato.
Tony rispose immediatamente. Sapeva cosa voleva dire Ziva con quel
bacio: "fidati di me".
Ciò che successe quella notte fu una conseguenza
inevitabile.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 8 ***
8
La luce negli occhi - Tony Version
8
Il mattino dopo, Tony si svegliò percependo il
corpo nudo di Ziva contro il suo. La sera prima avevano fatto sesso, l'avevano
fatto VERAMENTE, non come l'anno prima, ad ottobre, quando avevano preso le
identità di Jean-Paul e Sophie Ranier; dopo averlo fatto si erano addormentati
abbracciati stretti.
Si sentiva addosso l'odore di Ziva, era una
sensazione piacevole, e si sentiva meglio di tutte le altre mattine in cui si era
svegliato con altre donne accanto. Le carezzò i capelli e la schiena, finchè non
sentì che anche lei si stava svegliando.
La donna si svegliò, finalmente, e si scostò
dolcemente dalla posizione.
Tony: "Meno male che dicevi di essere una
'urlatrice'!" scherzò, quando fu sicuro che era sveglia.
Ziva: "Tu, invece, non sei così formidabile come dicevi." disse,
ma Tony capì che stava scherzando: era stato fantastico per entrambi!
Tony: "Oh, andiamo! Sei la prima donna con cui vado a
letto da quando ho perso la vista! Di solito sono abituato a far sesso con
la luce accesa..." si giustificò.
Ziva: "Ah, e come mai?"
Tony: "Mi piace guardare le mie amanti negli occhi."
rispose, sorridendo, attirando di nuovo a sè Ziva e passandole
delicatamente la mano sul volto.
Ziva: "Amanti..." ripetè "ora sei riuscito ad aggiungere anche me
alla tua collezione!" disse, scherzosamente.
Tony: "Dai, ho solo cercato di tirarti su di morale! Ieri mi sei
sembrata molto turbata."
Ziva: "Già..." si sedette sul letto. Era pensierosa; si alzò anche
Tony e le passò una mano attorno alle spalle, baciandola sulla
tempia.
Tony: "Sei sicura di non volermi dire cosa succede?"
Ziva: "Sono solo affari di famiglia, Tony. Te l'ho già detto
ieri."
Tony: "Per quello che ne so io, gli affari di famiglia dei David
riguardano prevalentemente spionaggio, terrorismo internazionale e famigliari
morti in conflitti a fuoco o infiltrati in cellule terroristiche come
assassini..." disse, serio.
Ziva si irrigidì: come poteva sapere che lei aveva un fratello
terrorista?
Ziva: "Come fai a sapere certe cose?"
Tony: "Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? La prima cosa che ho
notato di te è stata la tua incredibile somiglianza con l'uomo che ha ucciso
Kate. Poi il fatto che tu eri venuta in America per conto del Mossad per
impedire a Gibbs di uccidere Ari mi ha fatto sorgere altri dubbi, così ho fatto
anche io delle ricerche su di te e sulla tua famiglia e sono venuto a sapere che
tu e Ari siete fratellastri."
Ziva: "Caspita! Come detective sei più bravo di quanto credessi!"
esclamò, ancora sorpresa.
Tony: "Così pare. Peccato che, al momento, non sono in grado di
fare il mio lavoro, a causa della cecità..."
Ziva: "Non eri tu quello che diceva che saresti stato un buon
detective anche se avessi perso la vista?"
Tony: "Quello l'ho detto prima di provarlo veramente com'è essere
non vedenti..."
Ziva: "Tony, se riesci a fare il tuo lavoro almeno come, stanotte,
sei stato sotto le lenzuola, sarai un ottimo agente non vedente!"
Tony: "Allora non è vero che non sono stato formidabile!"
sorrise.
Ziva: "Non ho detto questo!"
Tony: "Allora mi sa che ti devo rinfrescare un po' le idee..."
disse, baciandola e facendola di nuovo sdraiare sul letto.
Quel giorno arrivarono tardi in ufficio.
Gibbs li riprese immediatamente, appena li vide entrare in ufficio.
Gibbs: "Ve la siete presa comoda! Si può sapere dove eravate
finiti?"
Ziva: "Non è suonata la sveglia, Capo. Ci dispiace..."
Gibbs: "Mh... va bene. Ma che non capiti più."
I due si sedettero alle loro scrivanie. Gibbs notò che c'era
qualcosa di diverso nel loro comportamento, sembrava quasi che fossero complici
in qualcosa; decise, però, di non indagare: d'altronde era normale che, vivendo
insieme, si conoscessero meglio e la loro amicizia, già molto forte, si
rafforzasse ulteriormente.
Qualche sera dopo, tornando a casa in macchina, Ziva notò, mentre erano
fermi ad un semaforo, una persona che non si aspettava di vedere.
Ziva: "Ma come...?" esclamò, fra sè.
Tony: "Cosa c'è? Qualcosa non va?"
Ziva: "Ti dispiace se facciamo una deviazione? Devo controllare
una cosa..."
Tony: "Che cosa?"
Ziva: "Affari di famiglia." disse, spiccia.
Tony: "Ah, capisco. Va bene."
Sentì l'auto deviare bruscamente, poi rallentare.
Dopo venti minuti di brusche accelerazioni e frenate, finalmente
si fermò.
Tony: "Era ora... mi stavi facendo venire il mal d'auto..."
Ziva: "Shh!" lo zittì.
L'uomo sentì la portiera aprirsi dal lato del guidatore, quindi,
con uno scatto, serrò saldamente il braccio di Ziva.
Tony: "Dove stai andando?"
Ziva: "Devo controllare una cosa..."
Tony: "Vengo con te."
Ziva: "No."
Tony: "Sì." per rafforzare la sua posizione, con una mossa veloce
distese il bastone.
Ziva: "Potrebbe essere pericoloso."
Tony: "Proprio per questo vengo con te."
Ziva: "Ma potresti essermi d'intralcio, nella tua condizione."
Tony: "Oppure potrei esserti d'aiuto." fece una pausa poi spiegò
"Anche se mi manca la vista, gli altri sensi sono comunque più sviluppati dei
tuoi."
Ziva: "Va bene, ma al minimo segnale di pericolo, tu te ne torni
in macchina."
Tony: "Anche tu."
La donna sospirò, poi scese dall'auto e aprì la portiera a Tony.
Infine, mano nella mano, camminarono in quella che, secondo le percezioni di
Dinozzo, poteva essere un magazzino o una fabbrica abbandonata.
Ziva aprì una porta di metallo, e lui teneva tutti i sensi
all'erta.
Tony: "Non siamo soli." riferì.
Ziva: "Lo so, siamo arrivati qui seguendo una persona."
Tony: "Ci sono almeno cinque persone, a circa una decina di metri
dalla nostra posizione. Parlano a voce bassa, forse tu non li senti, ma io sì,
anche se non capisco cosa stanno dicendo."
Ziva: "Senti dell'altro?"
Tony: "Odore di... sembra cocaina..." rispose, dopo aver annusato
l'aria "e poi... accidenti, è meglio se usciamo di qui!"
Ziva: "Perchè?"
Tony: "Prima usciamo, alla svelta, poi ti rispondo!"
Velocemente tornarono indietro. Tony sembrava allarmato e, nel
tentativo di raggiungere in fretta la macchina, mentre correva inciampò in una
trave che non era riuscito ad aggirare. Ziva, che si era attardata dietro di
lui, lo aiutò ad alzarsi, ma proprio in quel momento, un'enorme esplosione
distrusse il magazzino da cui erano usciti, fortunatamente senza coinvolgere
anche loro.
Ziva: "Grazie al Cielo... se fossimo rimasti un minuto di più
saremmo morti anche noi... come hai fatto?"
Tony: "C'era anche un debole odore di esplosivo, e ho sentito il
rumore di qualcuno che armeggiava con degli apparecchi, ma non so dirti
altro."
In realtà aveva sentito altri odori, ma non ci aveva fatto caso,
perchè in quel momento la priorità era mettersi in salvo.
Rientrarono in macchina e Ziva accese il motore e partì; dopo un
minuto di silenzio, Tony chiese:
Tony: "Credo che tu, ora, debba darmi delle spiegazioni: c'è
mancato poco che ci lasciassimo le penne!" questa volta esigeva delle
spiegazioni, e lei non poteva non dargliele, perchè era piuttosto
arrabbiato.
Ziva: "Non c'è molto da dire."
Tony: "Perfetto, allora sarà una spiegazione breve."
Ziva: "Io voglio lasciare il Mossad."
Tony: "Mh, va bene. Ma questo cosa centra?"
Ziva: "Qualche giorno fa ho inoltrato la richiesta a mio padre, e
attendevo la risposta tramite un contatto, che sono andata a trovare la
settimana scorsa, quando mi sono assentata per un'ora dall'ufficio."
Tony: "Ovvero il giorno che sei venuta a letto con me."
Ziva: "Esatto. Il motivo per cui quando sono tornata ero turbata è
perchè ho trovato il contatto morto, con addosso un messaggio per me."
Tony: "Cosa diceva?"
Ziva: "Era di mio padre, un nastro registrato, in lingua ebraica."
aprì la borsa e prese un piccolo registratore portatile, accendendolo. Il nastro
partì, e Tony riconobbe la voce del direttore del Mossad, ma non capì cosa
diceva, perchè parlava in ebraico. La donna lo tradusse "Tradotto: 'Figlia mia,
tu sei sangue del mio sangue, e ti voglio bene, ma se cercherai ancora di
lasciare l'Agenzia sarò costretto a farti fare la fine del tuo contatto'."
Tony: "Sembrano quasi le stesse parole di Michael Corleone al
fratello Sonny ne 'Il Padrino'..." commentò.
Ziva: "Ma è possibile che ogni cosa tu riesca a collegarla a un
film?" chiese, un po' offesa.
Tony: "Scusa." rispose "Comunque non mi hai ancora spiegato come
abbiamo fatto a finire quasi nel bel mezzo di una esplosione..."
Ziva: "Semplicemente perchè io ho di nuovo chiesto di lasciare il
Mossad. Non sono una che si lascia intimorire così facilmente."
Tony: "Lo so, anche se ti eri lasciata un po' andare." disse,
alludendo al fatto che erano diventati amanti.
Ziva: "Tony, io faccio sesso con te perchè ne ho voglia, e lo vuoi
anche tu, non a causa di quelle stupide minacce. Anche se, forse, potrebbero
essere state la causa della nostra prima volta. Ma non è di questo che stavamo
parlando; vuoi sapere perchè siamo venuti in quel magazzino? Ho visto una
persona che doveva essere morta."
Tony: "Chi? Il tuo contatto?"
Ziva: "Sì. L'ho seguita e poi ci siamo ritrovati in quel
capannone, che se il tuo olfatto non ti ingannava doveva essere o una raffineria
o un punto di raccolta della droga."
Tony: "Sembrava più un punto di raccolta. Non ho sentito odore di
solventi o altre sostanze chimiche." fece una pausa "Però ora anche io voglio
vederci chiaro in questa storia." sentì Ziva sorridere "Che c'è?"
Ziva: "Nulla, hai detto 'vederci chiaro'."
Tony: "E' solo un modo di dire." spiegò.
Ziva: "Va bene. Siamo a casa."
Parcheggiò la macchina e salirono nell'appartamento. Non parlarono
più del fatto finchè non furono a letto.
Tony: "Credo che dovremo informare il Capo dell'accaduto."
Ziva: "Aspettiamo ancora poi, se le acque non si calmeranno,
parleremo con Gibbs."
Tony: "Come vuoi."
Aspettò che lei gli si sdraiasse accanto e la abbracciò,
baciandola e, come ogni sera, fece l'amore con lei.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 9 ***
9
La luce negli occhi - Tony Version
9
Passarono due giorni.
Era l'alba. Ziva, non sentendo più il corpo di
Tony a contatto con il suo allungò il braccio, passandolo sul lenzuolo dal suo
lato del letto; lui non c'era, ma il cuscino era ancora caldo. Aprì gli
occhi e lo vide, con addosso solo i pantaloni della tuta, seduto sul davanzale,
con un piede sopra e uno sul pavimento e il viso rivolto verso l'esterno.
Il sole cominciava a salire all'orizzonte, verso est, dietro la
cupola del Palazzo del Congresso. Tony poggiò la mano sul vetro, quasi in
corrispondenza della sfera infuocata, sembrava pensieroso; Ziva si alzò e, dopo
aver preso dalla sedia la camicia dell'uomo, la indossò e, mentre la
abbottonava, gli si avvicinò, in silenzio.
Tony: "E' incredibile come le cose più insignificanti possano
mancarti, quando ti rendi conto di non averle più..." affermò, rompendo il
silenzio, quando la donna gli fu vicina.
Ziva: "A cosa ti riferisci?" chiese, sedendosi anche lei sul
davanzale vicino a dove Tony aveva poggiato il piede, e abbracciando il
ginocchio dell'amante per potersi avvicinare di più.
Tony: "Da quando non ci vedo posso sentire odori che prima non
sapevo neanche che esistessero, suoni che chiunque faticherebbe a individuare...
posso pure sapere se in una stanza sono accese le luci o è buio, semplicemente
con il calore emanato dalle lampade o filtrato dalle finestre. Ma per sapere, ad
esempio, com'è il cielo all'alba, mi devo affidare a quello che mi ricordo. Lo
so che è una cosa insignificante, ma... ho paura di dimenticarmi com'era, e non
solo questo. Ho paura di dimenticarmi i volti delle persone a cui tengo, te
compresa..."
Ziva: "Non credo che te ne dimenticheresti facilmente. Ci
conosciamo da più di un anno, e siamo partner di lavoro da subito dopo il
funerale di Kate; penso che tu, ormai, abbia imparato a memoria il mio aspetto
fisico."
Tony: "Non è solo questo. Per quanto riguarda te, è che ci sono un
mare di espressioni che avrei voluto vedere prima e che ora, pur avendone
l'opportunità, non mi è possibile farlo."
Ziva: "Per esempio?"
Tony: "Per esempio, come sei quando facciamo l'amore? Ho cercato
più di una volta di immaginarti, ma non ci riesco."
Ziva: "Come siamo filosofici, stamattina!" esclamò, cercando di
farlo sorridere "Comunque sono certa che presto potrai toglierti la
curiosità."
Tony: "Sempre che la cecità non sia permanente..."
Ziva: "Pensa positivo, Tony: presto tornerai a vedere. Diciamo,
piuttosto, sempre che a qualcuno del Mossad non venga in mente di farmi
fuori!"
L'uomo le prese delicatamente un braccio e la fece avvicinare, poi
lui scese dal davanzale e le prese il viso tra le mani.
Tony: "Non accadrà, stanne certa." la rassicurò.
Ziva: "Tu non conosci il Mossad." replicò.
Tony: "E tu non sai quanto posso essere determinato, quando si
tratta della sicurezza di una persona a cui voglio bene."
La baciò delicatamente
sulle labbra, come non l'aveva mai baciata prima. Non era il bacio di un amante, ma
quello di un uomo alla propria compagna di vita. Ziva rispose allo
stesso modo, dolcemente, chiudendo gli occhi e lasciando che fosse lui a
guidarla.
Ziva: "Grazie per volermi
aiutare."
Tony: "Prego. Come
ti ho detto, farei qualunque cosa per una persona a cui voglio
bene."
Restarono abbracciati, in silenzio, godendo
ognuno del calore del corpo dell'altra. Era una bella sensazione, per Tony, quel
contatto fisico con la donna; da quando lei era diventata la sua conduttrice
aveva imparato a conoscerla meglio di quanto la conoscesse prima, si era legato
a lei ed ora si era reso conto di non poter più fare a meno della sua vicinanza.
La cosa che lo rendeva più felice, però, era che si era reso conto che la
cosa era reciproca, giungendo alla conclusione che, se non l'avessero fatto già
la settimana precedente, non sarebbe passato molto tempo perchè finissero a letto
insieme.
Quel giorno arrivarono presto in ufficio, rimanendoci fino in
tarda mattinata, quando Fornell, accompagnato da un altro uomo, uscì
dall'ascensore, andando spedito verso la scrivania di Gibbs.
Tony: "Gibbs è a rapporto dal Direttore, Agente Fornell." riferì,
riconoscendolo.
Fornell: "Ma come ha fatto a riconoscermi, Agente Dinozzo? Mi
avevano detto che aveva perso la vista."
Tony: "Ho perso la vista, ma gli altri quattro sensi ce li ho
ancora, e sono anche più sviluppati di prima. Lei odora di caffè, e ha una
camminata inconfondibile, mentre del suo amico posso dire che fuma scadenti
sigari toscani e usa una ancora più scadente marca di dopobarba... e io che
pensavo che il Pivello avesse pessimi gusti in fatto di Colonia..." disse,
alzandosi e camminando verso di loro, facendosi strada con il bastone e venendo
affiancato da Ziva quando raggiunse i due agenti dell'FBI.
Fornell: "Lui è l'Agente Michael Lionheart,
il nuovo acquisto della mia squadra."
Tony: "Mh... Michael Lionheart, come il personaggio del Padrino."
M. L.: "Il Padrino? Che cosa centra il Padrino?"
Tony: "Lionheart, in italiano, si traduce
Corleone, Agente. Sono di origine italiana da parte paterna, ho imparato da lui la lingua."
M. L.: "Ah, davvero? E che altro sa dirmi?"
Tony: "Indossa abiti ritirati al massimo ieri
dalla lavanderia e tiene un'arma, probabilmente una pistola, nascosta sotto i
pantaloni, alla caviglia destra. Inoltre è alto all'incirca un metro e novanta,
pesa sugli ottanta chili, probabilmente è un bianco e ha tra i trenta e i trentacinque anni."
M. L.: "Giusto. Come ha fatto a indovinare?"
Gibbs: "Gli abiti appena usciti dalla
lavanderia hanno un odore caratteristico che Dinozzo riesce a riconoscere,
Agente." disse, avvicinandosi ai quattro tenendo in mano un caffè "Per
quanto riguarda la pistola alla caviglia destra, ha sentito il suo passo
leggermente più pesante su quella gamba, mentre per l'altezza, il peso, il
colore della pelle e l'età l'ha dedotto dalla voce." si rivolse a Fornell "Che ci fai qui, Tobias?"
Fornell: "Ho un mandato del giudice per
interrogare l'Agente David, Jethro." prese un foglio e lo porse a Gibbs.
Gibbs: "Mh... e a proposito di cosa?"
Fornell: "Abbiamo prove che la collocano nel
luogo di un attentato in cui sono morti due agenti dell'FBI sotto copertura, due giorni fa."
Tony: "Due giorni fa? E' impossibile: Ziva è
la mia conduttrice, è sempre stata con me."
M. L.: "Allora dovremo interrogare anche lei, Agente Dinozzo."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 10 ***
10
La luce negli occhi - Tony Version
10
Fornell: "Ho bisogno di usufruire delle tue
sale per gli interrogatori e delle celle, Gibbs." disse, calmo.
Tony: "Le celle? Perchè?"
M. L.: "Perchè, finchè non saremo sicuri che
la sua conduttrice è innocente, dovremo tenerla sotto sorveglianza."
Gibbs: "D'accordo." si rivolse a Ziva "Vai
con loro; noi cercheremo di trovare il modo di discolparti."
Ziva: "Va bene." e seguì i due agenti nella
sala degli interrogatori.
Quando si furono allontanati, il Capo si
rivolse a Tony e McGee:
Gibbs: "McGee, accompagna Tony da Abby, io vi
raggiungo tra poco; Dinozzo deve raccontarci tutto quello che ricorda di ciò che
è successo due giorni fa."
Tony: "Va bene, Capo. Andiamo, Pivello!" gli
prese il braccio e gli tirò un colpetto col bastone sulla gamba per incitarlo a
partire.
McGee: "Hey, non sono mica un cavallo, che mi
devi prendere a bastonate per andare!"
Arrivarono in laboratorio. Abby aveva lo
stereo acceso a volume altissimo, e una canzone metal rimbombava in tutta la
stanza. Tony, che da quando era diventato cieco aveva l'udito più sensibile, si
tappò le orecchie facendo una smorfia, mentre Tim andava subito a spegnere lo
stereo.
Tony: "Grazie, Pivello. Scusami, Abby, ma
attualmente non sopporto la musica a volume troppo alto."
Abby: "Non c'è problema. Come mai siete qui?
E perchè non è stata Ziva ad accompagnarti?"
Gibbs: "Perchè Ziva è sotto interrogatorio da
parte dell'FBI. Credono che abbia ucciso due dei loro agenti, due giorni fa."
riferì, entrando in quel momento assieme a Ducky.
Abby: "Ziva? No, è impossibile."
Tony: "Niente affatto, è capacissima di
uccidere chiunque, ma non può averlo fatto per un semplice motivo: io sono
sempre stato con lei. E' vero, abbiamo assistito a un'esplosione, ma non è stata
Ziva ad innescarla."
Gibbs: "Allora raccontaci come è andata."
Tony raccontò tutto, poi Gibbs chiese di
nuovo:
Gibbs: "Non ricordi nient'altro? Qualche
odore o rumore particolare?"
Tony: "C'erano un sacco di odori, e quello
della cocaina quasi copriva il resto, e per quanto riguarda i rumori, sembrava
che ci fossero non meno di cinque persone, oltre a noi due."
Gibbs: "Tony, concentrati! Basta anche che
riconosci un solo odore per riuscire a scagionare Ziva!"
Tony: "Te l'ho detto, Capo: c'erano un sacco
di odori, è stato impossibile isolarli tutti..."
Abby: "Gibbs, mi è venuta un'idea."
Gibbs: "Sentiamo."
Abby: "Se Tony tornasse sul luogo potrebbe
ricordare qualcos'altro."
Ducky: "E' vero. Il suo cervello, in realtà,
ha registrato tutto, Anthony ha solo bisogno di un aiuto per isolare le
informazioni utili, e questa è un'ottima tecnica."
Gibbs: "D'accordo, parlerò con Fornell."
Salirono di nuovo al piano degli uffici, e
subito li raggiunsero anche Fornell, che aveva appena terminato
l'interrogatorio. Gibbs lo prese da parte e gli espose l'idea, che l'Agente
accettò.
Fornell: "Possiamo andare anche subito a quel
magazzino." disse.
Tony: "Però, prima posso chiedervi un
favore?"
Fornell: "Mi dica, Agente Dinozzo."
Tony: "Posso parlare con Ziva?"
Fornell: "Mi dispiace, ma non è possibile.
Lei è un testimone, e parlando con l'accusata potrebbe compromettere le
indagini."
Tony: "Le assicuro che non parleremo
dell'interrogatorio."
Gibbs: "Se vuoi, garantisco io per lui,
Tobias."
Fornell: "D'accordo, ma tu resterai con loro,
d'accordo, Jethro?"
Gibbs: "Non c'è problema."
Gibbs accompagnò Tony alle celle fino a
davanti quella di Ziva.
Tony: "Ziva, stai bene?" chiese, poggiandosi
alle sbarre.
Ziva: "Sì, Tony, ma sembra che tutte le prove
siano contro di me."
Nel frattempo Gibbs aveva aperto la cella,
quindi Tony fece il giro ed entrò dentro.
Tony: "Stai tranquilla, ti tirerò fuori di
qui." le strinse la mano, ma non si avvicinò di più perchè c'era anche Gibbs,
che capì il loro imbarazzo.
Gibbs: "Fate come se non ci fossi."
Rassicurati dall'ultima frase, i due si
abbracciarono, stringendosi l'una all'altro.
Tony: "Ti tirerò fuori di qui, te lo
prometto." ripetè, poi la baciò, incurante del fatto che era presente anche il
Capo.
Ziva: "Tony, quel Lionheart è un tipo tosto,
ti sarà difficile riuscire a scagionarmi."
Tony: "No, non sarà difficile, perchè
entrambi sappiamo che tu sei innocente."
Ziva sorrise e lo baciò di nuovo. Gibbs li
osservava senza dire nulla, anzi, sorrideva ogni volta che li vedeva baciarsi.
Ma dovette interromperli.
Gibbs: "Tony, dobbiamo andare."
Tony: "Ok, Capo." diede un ultimo bacio a
Ziva, poi uscì dalla cella.
Mezz'ora dopo erano a quello che restava del
magazzino esploso. C'erano anche Fornell e Lionheart che accompagnavano Tony,
Gibbs e McGee.
M. L.: "Lo ripeto: secondo me è una perdita
di tempo!" si lamentò, scocciato.
Gibbs: "Stia zitto e lasci concentrare
Dinozzo."
Fornell: "Allora? Cosa è successo?"
Tony: "Ziva ha fermato la macchina a una
decina di metri dall'entrata secondaria..."
Fornell: "Quindi qui." si spostò dove prima
dell'esplosione c'era l'entrata secondaria del magazzino, e gli altri lo
raggiunsero.
Tony: "Quando siamo entrati ho sentito un
forte odore di cocaina in quella direzione." indicò verso il centro del
capannone "C'erano quattro persone che parlavano, e una quinta persona da quella
parte..." indicò un punto più nascosto, verso destra e, accompagnato da Gibbs si
avvicinò "Da qui ho sentito arrivare un odore di esplosivo."
Gibbs: "Concentrati, Tony, che altro hai
percepito?"
M. L.: "Oh, andiamo! Come può aver sentito
odore di C4, se poco fa ha detto che c'era un forte odore di cocaina?"
Gibbs: "Dinozzo non ha mai detto di aver
sentito odore di C4, Agente, e per quanto mi risulta non avete ancora
identificato l'esplosivo usato."
Tony si avvicinò all'Agente Lionheart e gli
annusò i vestiti con aria sospettosa.
Tony: "Dovrebbe far lavare meglio i suoi
vestiti, Lionheart: lei puzza dello stesso esplosivo usato qui... e ora che mi
ci fate pensare, tra i tanti odori che ho sentito c'era anche il suo."
M. L.: "Qui, sicuramente, tutti puzziamo di
odore di esplosivo, Agente Dinozzo." replicò "E, comunque, come fa a dire di
aver sentito il mio odore?"
Tony: "Non sono molte le persone che fumano
toscani scadenti. Se vuole fumare sigari italiani ce ne sono di migliori, ma
dovrebbe spendere molto di più." fece una pausa "senza contare del suo
dopobarba, è scadente e non è neanche molto usato, per cui il suo odore è
inconfondibile."
Gibbs: "Ho la netta impressione che il tuo
agente abbia qualcosa da nascondere, Fornell."
M. L.: "Ma cosa dice? Capo, queste persone si
sono coalizzate per poter tirare fuori dai guai quell'assassina!"
Fornell: "Mi dispiace, Lionheart, ma conosco
molto bene Gibbs e la sua squadra. So che farebbero di tutto per salvare uno di
loro, ma non farebbero mai incriminare un innocente, quindi ti conviene dirmi
quello che sai."
M. L.: "L'avevano detto che avreste indagato
a fondo. Dovevo impegnarmi di più."
Tony: "Chi ti aveva detto questo?" chiese,
avventandosi contro di lui, tenendo il bastone come se volesse colpirlo.
M. L.: "Un israeliano, del Mossad."
Tony: "Lo sapevo che c'era sotto il Mossad!"
esclamò "Ziva mi ha detto che suo padre l'ha minacciata di morte."
Gibbs: "Tobias, credo che tu sappia cosa
fare." disse, poi guidò Tony verso la macchina e lo fece salire, poi tornarono
tutti e tre in sede.
Andarono a riunirsi in laboratorio, per dare
la notizia anche a Ducky e Abby, poi Gibbs uscì e tornò poco dopo in compagnia
di Ziva, che andò subito ad abbracciare il suo amante.
Gibbs: "Ziva, è vero quello che ha detto
Tony, cioè che sei stata minacciata di morte da tuo padre?"
Ziva: "Sì, Capo."
Gibbs: "Allora dovrai sparire per un
po'."
Ziva: "Sì, ma come faccio a sparire? Quelli
mi troveranno ovunque."
Tony: "No, se ti nascondi in un posto dove,
pur essendoci tutte le comodità, non possono raggiungerci con alcuni tipi di
tecnologia."
Gibbs: "Hai qualche idea, Tony?"
Tony: "La maggior parte dei parenti di mia
madre vivono in Pennsylvania."
McGee: "Ma cosa centra questo, Tony?"
Tony: "Ah, già, è vero, tu non lo sai,
Pivello: mia madre è nata e cresciuta in una comunità di Amish."
Ducky: "E' una piccola etnia di origine
tedesca di contadini e allevatori, che vive senza usare la tecnologia moderna e
si sposta usando i caratteristici carretti..."
Ziva: "Sono quelli che vestono come i Padri
Pellegrini?"
Tony: "Proprio loro."
Ducky: "Ma tua madre ha lasciato la comunità,
sei sicuro che accetteranno di aiutarti?"
Tony: "Mia madre se n'è andata prima del
battesimo, quindi non è stata bandita, e avrebbe potuto tornare in qualunque
momento, e anche io, pur non essendo nato all'interno della comunità. Credo che
accetteranno di aiutarci."
Gibbs: "Va bene, allora non vi resta che
prepararvi e partire. La vostra destinazione resterà segreta, e sarà conosciuta
unicamente da chi è in questo momento in questa stanza."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** 11 ***
11
La
luce negli occhi - Tony Version
11
Ci impiegarono qualche
giorno a preparare i bagagli per la partenza.
Una sera, mentre riordinavano le ultime cose,
Gibbs arrivò a casa loro.
Gibbs: "Ho parlato con Abby, oggi. Mi ha
detto di darvi questi." consegnò una scatola con due cellulari nuovi "E' meglio
se non usate i vostri per un po'. E poi ho avuto un'idea."
Tony: "Siamo tutt'orecchi, Capo."
Gibbs: "Bisognerà fare in modo che il Mossad
non vi cerchi, almeno all'inizio, quindi ho pensato a una copertura perfetta,
anche se dovrete restare lontani da Washington per più tempo del previsto."
Ziva: "E quale sarebbe la copertura?"
Gibbs: "Insceneremo la vostra morte."
Tony: "Morire è un'ottima copertura! Ottima
idea, Gibbs!"
Gibbs: "Lo so, Tony. Faremo tutto noi, per
cui non dovrete preoccuparvi. Nella scatola, assieme ai cellulari, ci sono dei
documenti falsi creati da Abby; dovrete chiedere agli Amish di coprirvi, dicendo
loro la verità, ovviamente."
Tony: "Parlerò io stesso con i componenti
dell'Assemblea Amish."
Gibbs: "Va bene. Ziva, mi servono le chiavi
della tua auto, e dovrete andarvene da Washington questa notte stessa." consegnò
un mazzo di chiavi a Ziva e continuò "C'è un piccolo camper parcheggiato in
garage. Partirete con quello: finchè non arriverete a destinazione è meglio che
non vi facciate vedere in giro, quindi dormirete nel camper, se vi
fermate per strada durante la notte. Nella dispensa ho messo viveri per tre
giorni."
Ziva: "Grazie, Capo."
Gibbs: "Ora andate, e non chiamate nè me nè nessun altro della
squadra. Ci faremo vivi noi, quando sarà il momento."
Detto questo, aiutò a portare giù tutti i bagagli e li caricò sul
camper, poi li abbracciò entrambi.
Tony: "Arrivederci, Jethro."
Gibbs: "Arrivederci. E vedete di non cacciarvi nei guai: io non
potrò accorrere in vostro aiuto."
Ziva: "Sarà fatto."
E salirono nel camper.
Ziva guidò per quattro ore di seguito, poi a mezzanotte decise di
fermarsi in un piazzale sull'autostrada, per dormire qualche ora, dato che, a
causa dell'handicap di Tony, avrebbe dovuto guidare solo lei fino a Intercourse, il paese dove vivevano i parenti Amish di
Tony.
Si sdraiarono sul letto in fondo al caravan, e
prima di addormentarsi, Tony accese la radio per ascoltare un po' di musica. Ma,
nel sintonizzare la stazione, trovarono un'edizione straordinaria di un
radiogiornale e decisero di ascoltare:
Cronista: "Ci è giunta la notizia che mezz'ora
fa è stata avvertita un'esplosione nella capitale. Si tratta di un'auto, una
Mini, esplosa in una zona residenziale della città. L'auto apparteneva a Ziva
David, agente israeliana, venuta in america per un programma di collaborazione
con le autorità federali dell'NCIS, di cui una squadra si sta occupando
dell'accaduto. Abbiamo sentito il responsabile delle indagini, l'Agente Speciale
Leeroy Jethro Gibbs."
La voce di Gibbs cominciò a parlare, alla
radio:
Gibbs: "Non sappiamo ancora molto dell'accaduto.
Possiamo solo dirvi che nell'auto c'erano, oltre all'Agente David, anche un
altro collega. Si tratta dell'Agente Anthony Dinozzo."
Tony decise di spegnere la radio.
Tony: "Siamo ufficialmente morti,
Ziva."
La donna, accoccolata tra le braccia di Dinozzo,
stava analizzando i documenti falsi.
Ziva: "Da questo momento, siamo Ziva Solomon e
Anthony Dinardo, almeno finchè non potremo di nuovo uscire allo scoperto. Quanto
pensi che ci vorrà?"
Tony: "Non lo so. Da sei mesi a un anno." le
tolse i fogli dalle mani e la fece distendere meglio "Ora dormi: domani abbiamo
parecchia strada da fare."
La coprì meglio con la coperta e la baciò; si
addormentarono entrambi quasi subito, rimanendo abbracciati.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** 12 ***
12
La luce negli occhi - Tony Version
12
Ziva si svegliò alle sei del mattino, sentendo
il corpo di Tony contro il suo. Si erano addormentati abbracciati e, nel sonno,
non avevano mai interrotto il contatto, continuando a tenersi per
mano.
Delicatamente, tolse la mano da sotto quella dell'uomo, che era
ancora profondamente addormentato e russava sonoramente. Si mise seduta sul
letto, continuando a guardarlo poi, senza svegliarlo, lo baciò dolcemente sulle
labbra, passandogli la mano tra i capelli. Tony mugugnò qualcosa di
incomprensibile, ma poi riprese a russare.
Decise di alzarsi e prendere qualcosa dalla dispensa, per fare
colazione. La aprì e notò l'estremo ordine con cui era stata riposta ogni cosa,
lo stesso ordine che, negli ultimi mesi, l'intera squadra si era abituata a
tenere per facilitare Tony nel lavoro, dopo l'incidente. Sorrise e prese due
barrette ai cereali e una bottiglia di succo d'arancia, con una tazza, e se
le portò al sedile di guida; una la mangiò subito, con un bicchiere di succo,
mentre l'altra la poggiò sul sedile del lato passeggero, assieme alla bottiglia
e alla tazza: erano per Tony, quando si sarebbe svegliato.
Dopo aver fatto una veloce sosta in bagno, si rimise ai comandi
del veicolo, accese il motore e fece partire il mezzo, guidandolo senza
scossoni, bruschi cambiamenti di velocità, nè sorpassi azzardati, in poche
parole non al suo solito modo.
Guidò per un paio d'ore, tendendo, ogni tanto, l'orecchio per
sentire se Tony dormisse ancora oppure si fosse svegliato, finchè non lo sentì
chiamare:
Tony: "Ziva? Dove sei?"
Ziva: "Sto guidando, Tony. Puoi raggiungermi, se vuoi: sul sedile
del passeggero ho messo qualcosa per la colazione."
Tony: "Ecco perchè sentivo queste strane vibrazioni... che cosa
c'è di buono per colazione?" chiese, entrando in bagno.
Ziva: "Niente di speciale: solo una barretta ai cereali e del
succo d'arancia."
Tony: "Ah, grazie." rispose, avvicinandosi alla donna e cercando,
a tastoni, il sedile del passeggero. Trovò la barretta ai cereali e la mangiò in
un solo boccone, poi si abbassò per prendere la tazza e la bottiglia di succo
d'arancia "Da quanto tempo stai guidando?" chiese, versando nella tazza un po'
del succo e sorseggiandolo.
Ziva: "Da un paio d'ore."
Tony: "Perchè non mi hai svegliato?"
Ziva: "Perchè non era necessario che fossi sveglio anche tu, e poi
stavi dormendo così bene... anche se non perdi mai l'abitudine di russare!"
Tony: "Anche tu russi!" esclamò, siedendosi sul sedile del
passeggero "E non poco: a volte preferirei essere sordo invece che cieco!"
Ziva: "Se ci tieni ai tuoi gioielli, ti conviene non fare più
altri commenti, Tony!" disse, minacciosa, ma anche scherzosa.
Tony: "Ah, non lo faresti mai!"
Ziva: "Perchè lo pensi?"
Tony: "Perchè, prima di tutto, sei la mia conduttrice da quando ho
perso la vista, e poi perchè circa 20 giorni fa siamo diventati amanti."
Ziva: "18 giorni." lo corresse.
Tony: "Cosa?"
Ziva: "La prima volta che abbiamo fatto l'amore è stato 18 giorni
fa." sorrise.
Tony: "E ti dispiace?"
Ziva: "No, anzi..."
Tony: "Dai, puoi anche ammetterlo: sono proprio bravo!" esclamò.
Si accorse che Ziva aveva accostato e fermato il camper "Perchè ci
fermiamo?"
Ziva: "Perchè sto guidando da due ore, quindi ho bisogno di una
pausa; e perchè, se guido, non posso fare questo..." si alzò, avvicinandosi
all'uomo, ancora seduto sul sedile del passeggero, gli alzò la testa,
poggiandogli due dita sotto il mento, e lo baciò in modo dolce e, allo stesso
tempo, molto sensuale.
Tony: "Ti adoro, quando fai così." sussurrò, alzandosi anche lui e
riprendendo a baciarla. Mentre si baciavano, la donna lo guidò verso il letto in
fondo al veicolo e lo fece distendere.
Mezz'ora dopo si rilassavano, coccolandosi a vicenda, dopo aver
fatto l'amore.
Ziva: "Tony, sei sicuro che gli Amish accetteranno di aiutarci?"
chiese, baciandogli la mano che le carezzava il volto.
Tony: "Ne sono abbastanza certo: gli Amish non sono persone che
voltano le spalle a qualcuno che è nei guai. Se poi aggiungiamo il fatto che mia
madre non è stata bandita, credo che accetteranno almeno di ascoltarmi, come
figlio di Rachel Lapp."
Ziva: "Rachel Lapp? Questo nome non mi è nuovo..."
Tony: " 'Witness - Il Testimone'. Regia di Peter Weir, con
Harrison Ford..." cominciò, parlando a tavoletta, come sempre quando parlava di
film.
Ziva: "Lo sapevo: in un modo o nell'altro andiamo sempre a finire
il discorso con i tuoi film!"
Tony: "E non è poi tanto un caso: 'Witness' parla di un poliziotto
che cerca di proteggere una vedova Amish e suo figlio, il quale ha assistito ad
un omicidio. Pensa che è stato girato proprio a Intercourse, dove siamo diretti
noi."
Ziva: "Certo è proprio il colmo: tu sei un patito di film e,
guarda caso, tua madre è omonima di un personaggio di uno di questi."
Tony: "Sono i misteri della vita. Ma ora che ne dici di riprendere
il viaggio?" disse, baciandola un'ultima volta, per poi cercare i suoi
vestiti.
Poco dopo ripresero il viaggio, Ziva alla
guida e Tony al lato passeggero, chiacchierando allegramente tra loro, per passare il tempo.
A guardarli, più che in fuga, sembravano essere una coppia partita
dalle vacanze, ma quello era il loro modo per non pensare al fatto che sarebbero
stati lontani dai loro amici per un bel po' di tempo, ma anche di non pensare a
quello che stava accadendo tra loro: entrambi si erano accorti dell'affetto
reciproco che provavano, che cresceva ogni giorno e che, ormai, era diventato
qualcosa di più. Entrambi lo sapevano e se lo dimostravano a vicenda con i
fatti, ma non si sentivano ancora pronti ad ammetterlo con le parole, ma
cresceva, al pari di qualcos'altro, tra loro, che Ziva stava cominciando a
percepire e che, entro poco tempo, sarebbe riuscito a percepire anche Tony.
Ci misero due giorni a raggiungere Intercourse. Quando arrivarono
nei pressi della cittadina, decisero di non attraversarla, ma di fare il giro
lungo per raggiungere la zona delle fattorie degli Amish.
Si accorsero di non essere lontani dalla loro destinazione quando
Ziva avvistò, sulla strada di fronte a loro, un tipico calesse usato dagli
Amish.
Ziva: "Credo che ci siamo quasi: di fronte a noi c'è un calesse
con un Amish alla guida."
Tony: "Affiancalo, così gli chiediamo informazioni."
Ziva eseguì, portandosi alla sinistra del calesse, mentre Tony
abbassava il finestrino per parlare con l'uomo, sui cinquant'anni e con la
tipica barba che gli incorniciava il volto.
Tony: "Mi scusi, buon uomo?!" attirò la sua attenzione.
...: "Dimmi pure, ragazzo!"
Tony: "Ci potrebbe indicare come arrivare alla fattoria di
Adam Lapp?"
...: "Adam Lapp è morto due anni fa, giovanotto. Ora la fattoria
appartiene al figlio maggiore, Samuel!"
Tony: "Ho capito. Comunque ci può indicare come arrivarci?"
...: "Sto andando proprio in quella direzione, se volete
seguirmi..."
Ziva rallentò e si incolonnò al calesse. Dieci minuti dopo
arrivarono a destinazione: una casa in legno, indipendente ma non troppo lontana
da altre, tutte uguali e collegate da stradine in terra battuta. Sul prato di
fronte alla casa, un gruppo di bambini e bambine di diverse età e tutti vestiti
uguali, giocavano a rincorrersi.
Parcheggiarono non lontano dalla casa, poi Ziva aiutò Tony a
scendere, mentre l'Amish, che nel frattempo aveva staccato i cavalli,
affidandoli a uno dei bambini che poco prima giocavano, si avvicinava a
loro.
...: "Posso chiedervi cosa desiderate da Samuel Lapp?"
Tony: "Vorrei chiedergli un favore." decise di presentarsi "Mi
chiamo Anthony Dinozzo, sono l'unico figlio di Rachel Lapp, la sorella minore di
Samuel che ha lasciato la comunità parecchi anni fa."
...: "In tal caso, benvenuto tra gli Amish, ragazzo. Samuel Lapp,
tuo zio, sono io."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** 13 ***
13
La
luce negli occhi - Tony Version
13
Samuel lo esaminò dalla
testa ai piedi, poi commentò:
Samuel: "Somigli molto a tua madre, sai?
Anche se non la vedo da quando aveva 16 anni." poi guardò Ziva "E lei chi è? E'
tua moglie?"
Ziva: "Oh, no, sono solo un'amica di Tony. Mi
occupo di lui da quando ha perso la vista."
Samuel: "Capisco. Dicevi che volevi chiedermi
un favore, ragazzo." disse, rivolto di nuovo a Tony.
Tony: "E' una lunga storia..."
Samuel: "Entriamo dentro, ne parleremo
davanti a una tazza di tè."
Li condusse verso la casa, poi li fece
entrare in cucina, che era molto semplice, solo con un grosso tavolo in legno e
delle sedie al centro della stanza, una piccola dispensa e una stufa a legna su
un angolo, poi, mentre lo zio metteva dell'acqua a scaldare sulla stufa, Tony
cominciò a raccontare tutto.
Samuel: "Mi stai chiedendo di aiutarvi a
nascondervi da quella gente che vuole uccidere la tua amica?" chiese, a
spiegazione terminata.
Tony: "Sì. Ovviamente sono pronto a ripetere
il racconto davanti all'Assemblea, se necessario."
Samuel: "Sembri molto informato sulla nostra
cultura, Anthony."
Tony: "Merito della mamma, mi ha insegnato
tutto quello che poteva sugli Amish."
Samuel: "A proposito, parlami un po' di lei.
Come sta?"
Tony: "La mamma è morta quando avevo 12
anni." rispose, con voce triste. Ziva gli strinse la mano, per fargli forza.
Samuel: "Mi dispiace... come è successo?"
Tony: "Un incidente." rispose, dopo qualche
esitazione. Sapeva che se avesse detto che si era suicidata, l'avrebbero bandita
post-mortem e lui non avrebbe più potuto ottenere il loro aiuto.
Samuel: "Capisco. Quanti anni hai?"
Tony: "36, perchè?"
Samuel: "Quindi tu sei nato subito dopo la
partenza di tua madre..."
Tony: "Sì, pochi mesi dopo. Poi sono stato
adottato dal marito di mia madre, quando si è sposata, appena compì 18 anni."
Ziva sgranò gli occhi: Tony aveva appena
rivelato qualcosa che non sapeva.
Ziva: "Quindi tu non sei figlio di Antonio Dinozzo?"
Tony: "No, Ziva, almeno non biologicamente...
e neanche per quanto riguarda l'affetto, direi. Mi ha adottato solo per far
piacere alla mamma, perchè mi aveva dato il suo stesso nome, dato che quando
sono nato io già si conoscevano. Un giorno, forse, ti racconterò tutto."
Samuel li interruppe:
Samuel: "Sentite, parlerò io stesso con
l'Assemblea, ma credo che la penseranno come me: potrete restare a nascondervi
qui con noi, ma ci sono alcune condizioni."
Ziva: "Quali?"
Samuel: "Prima di tutto dovrete integrarvi
con la nostra comunità. Significa che vi faremo avere dei vestiti e vi
costruiremo una casa qui vicino. Potrete usare le vostre cose tecnologiche, ma
se non volete dare nell'occhio è meglio se non le usate quando siete in paese,
perchè potreste insospettire gli abitanti."
Tony: "Quindi niente cellulari, a meno che
non siamo tra voi."
Ziva: "Per fortuna Abby ci ha fornito dei
caricabatterie ad energia solare... ma dove possiamo tenere il camper?"
Samuel: "Il nostro fienile resta sempre vuoto
per metà. Potrete metterlo lì dentro. Un'altra cosa: non vi obbligheremo a
partecipare alle messe della domenica, perchè suppongo che non siate della
nostra religione."
Tony: "Io sono cattolico e Ziva è ebrea."
Samuel: "Comunque, anche se non seguite la
nostra religione, siamo tutti figli dello stesso Dio, quindi se ci farete
l'onore della vostra presenza, durante la funzione, ci farebbe molto piacere.
Per stanotte sarete ospiti della mia famiglia, e domani andrò a parlare con gli
Anziani, ma, come ho detto, non credo che ci saranno problemi sulla vostra
permanenza qui."
Tony: "Ti ringrazio, Samuel. Se fosse tutto
confermato, però sarebbe meglio se da quel momento in poi usaste i nostri
cognomi di copertura, e non quelli reali, per favore."
Samuel: "Certo, ragazzo. Non mettiamo mai in
pericolo la nostra gente, noi Amish."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** 14 ***
14
La
luce negli occhi - Tony Version
14
Quella notte Tony e Ziva
furono ospiti di Samuel e della moglie Rebecca.
Rebecca era una
donna attiva, che aveva la stessa età del marito, circa 55 anni; la coppia aveva
otto figli, il maggiore, David, poco più giovane di Tony, sposato e con
cinque figli tra i due e i 14 anni, viveva a poca distanza dai genitori; la
seconda genira, Sarah, aveva 33 anni, anche lei era sposata e aveva cinque figli
piccoli; Jacob, il terzo genito, aveva 30 anni, due figli e la moglie in attesa
del terzo; Esther, la quarta, aveva 28 anni, era sposata e in attesa del
quarto figlio; Dalila, 25 anni, la quinta, era sposata e con due figli; Eljah,
23 anni, il sesto, si era sposato da poco e non aveva figli, come anche la
sorella Deborah, di 21 anni. L'unica figlia ancora nubile era la più giovane,
Rachel, che aveva 16 anni e aveva appena terminato la scuola.
Il mattino dopo, Samuel accompagnò Tony e
Ziva nella casa dove, solitamente, si riuniva l'Assemblea degli Anziani Amish.
Quando furono entrati, lo zio fece un breve discorso di introduzione.
Samuel: "Vengo qui per chiedervi di ascoltare
queste due persone. Lui è il figlio maggiore di mia sorella Rachel, uscita dalla
comunità 37 anni fa, e mai più tornata. Sono arrivati dal Sud per chiedere il
nostro aiuto, e sperano in una nostra risposta affermativa."
Uno degli Anziani, probabilmete quello che
presiedeva l'assemblea, disse:
...: "Siamo pronti ad ascoltarli, poi
valuteremo se accettare o meno la loro richiesta." poi fece un cenno.
Samuel fece fare a Tony un passo
avanti, il quale capì che era giunto il momento di parlare. Prima
presentò sè stesso e Ziva, poi ripetè le stesse parole che aveva detto il giorno
prima allo zio. Alla fine, come previsto, gli Anziani fecero loro diverse
domande.
...: "Siete a conoscenza degli usi del nostro
popolo?"
Tony: "Io sì, me li ha insegnati mia madre, e
li insegnerò anche a Ziva."
...: "Sapete che, se volete nascondervi nella
nostra comunità, dovrete integrarvi?"
Tony: "Sì."
...: "Quindi sapete che dovrete rendervi
utili alla comunità..."
Tony: "Lo faremo, nel limite delle nostre
possibilità."
...: "L'Assemblea deve conferire. Vi
preghiamo di essere pazienti."
Gli anziani si raccolsero in gruppo, parlando
a bassa voce per dieci minuti, poi il capo chiamò vicino Tony, Ziva e
Samuel.
...: "L'Assemblea ha deciso che potete
restare. Poichè avete detto voi stessi che non dovrete dare nell'occhio, ci sono
alcune cose che vogliamo precisare. La prima è che vi verranno forniti degli
abiti nuovi, e prego Fratello Samuel di provvedere. La seconda è che, per
non dare nell'occhio, soprattutto con gli abitanti di Intercourse, li vostri
nomi di... come li chiamate? Copertura, non bastano, quindi vi preghiamo, dato
che Anthony, a causa della sua cecità, non può allontanarsi da Ziva, di dire che
siete sposati, se vi verrà chiesto: non è comune che un uomo e una donna Amish
della vostra età, che non siano marito e moglie, passino così tanto tempo
insieme. Detto questo, vi do il benvenuto nella nostra comunità, Fratello
Anthony e Sorella Ziva."
Gli Anziani li congedarono, e Samuel
riaccompagnò i due a casa, dove li stavano attendendo Rebecca e Rachel.
Dopo aver dato loro la bella notizia, Samuel
disse:
Samuel: "Ziva, vai con mia moglie e mia
figlia e fatti consegnare dei vestiti, ti aiuteranno a vestirti. Io mi occuperò
di Anthony."
Ziva seguì le due al piano di sopra e, mentre
loro cercavano un vestito della sua taglia, raccontò tutto. Quando accennò al
fatto che lei e Tony dovevano passare per marito e moglie, Rebecca esclamò:
Rebecca: "Allora dovrai indossare la cuffia
bianca: quella nera è per le nubili!"
Ziva: "Ora capisco perchè lei e Rachel avete
la cuffia di colore diverso!" infatti la ragazza indossava la cuffia di colore
nero.
La zia, dopo tanto cercare, finalmente trovò
un abito della misura di Ziva: ovviamente era scuro, molto semplice, con la
gonna lunga fino a metà gamba, e sopra di questo si indossava il grembiule. La
aiutarono a vestirsi e, soprattutto, ad indossare bene la cuffia, poi Rebecca
continuò:
Rebecca: "Per quanto riguarda gli assorbenti
per il ciclo, so che voi solitamente usate quelli che si usano una volta e poi
si buttano via, ma noi abbiamo l'abitudine di usare quelli lavabili: sono
pratici e non inquinano. Quando ne avrai bisogno, ne ho qualcuno di riserva,
basta che me lo chiedi."
Ziva: "La ringrazio, ma credo che non ne avrò
bisogno." disse, abbassando la voce.
Rachel: "Perchè abbassi la voce?"
Ziva: "Non voglio farmi sentire da Tony, lui
ancora non lo sa." rispose, sempre a voce bassa.
Rachel: "Non sa cosa?"
Ziva sorrise, sfiorandosi la pancia con una
mano. Rebecca capì e sorrise, senza aggiungere altro.
Quando Ziva fu pronta, scesero tutte e tre
giù. Anche Tony era pronto: indossava un paio di pantaloni scuri, con fondo
largo e orlo alto, un gilet dello stesso colore e, sotto, una camicia azzurra
sbottonata sugli ultimi due bottoni. In mano teneva, oltre al suo,
indispensabile, bastone guida, il tipico cappello di paglia degli Amish.
Ziva: "Beh, devo dire che non sei affatto
male, vestito così!" esclamò, avvicinandosi, mentre Tony la "osservava",
passandole le mani prima sulla cuffia e poi scendendo sul vestito.
Tony: "Anche tu non sembri male!" rispose,
facendole una carezza sulla guancia.
Samuel: "Bene, ora che siete vestiti come
noi, l'unica cosa che dovete fare è rendervi utili alla comunità. Poichè non è
possibile far lavorare Anthony in campagna dovremo trovare un altro lavoro che
potrai fare." ci pensò su poi propose "Anthony, sai riconoscere i diversi tagli
di banconote e monete?"
Tony: "Sì: sono stampati apposta in rilievo,
per facilitare i non vedenti, perchè?"
Samuel: "Perchè tu e Ziva, da domani, darete
una mano a Rachel al negozio in città."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** 15 ***
15
La
luce negli occhi - Tony Version
15
Per i primi tempi, Tony e
Ziva furono ospiti degli zii; nel frattempo l'intera comunità Amish si era mossa
per costruire loro una casa, poichè era previsto che non avrebbero lasciato
presto la zona.
La settimana dopo cominciarono anche a
lavorare al negozio dei Lapp, in città. Gli abitanti della cittadina erano
venuti a sapere dell'arrivo di questi due nuovi Amish e volevano conoscerli,
entrando spesso nel negozio, con diverse scuse.
Facevano anche diverse domande a Tony e Ziva,
che però loro riuscivano il più delle volte a scansare grazie alla giovane
cugina di Tony, che dava loro una mano ad integrarsi. Dopo poco si accorsero
anche di essere stati ben accettati da tutti, o almeno dalle signore, clienti
del negozio, intenerite dall'affetto che si dimostravano tra loro i due
"sposini", e dalla dolcezza con cui Ziva si occupava del "marito".
Una delle clienti fisse del negozio era
appena entrata, si trattava della signora Snape, moglie dello sceriffo, una
signora gentile che sorrideva sempre.
Sig.ra Snape: "Rachel, cara, mi sono
dimenticata di comprare i peperoncini. ne avete ancora?"
Rachel: "Sì, signora Snape. La servirà mia
cugina Ziva." disse, indicando la donna, che stava riordinando i scaffali.
La signora Snape si avvicinò a Ziva, la
quale, dopo averle chiesto quanto gliene serviva, le mise tutto in un sacchetto
di stoffa e lo portò alla cassa, dove era seduto Tony.
Sig.ra Snape: "Vedo che state riorganizzando
tutto, in negozio." disse, cercando di fare conversazione.
Rachel: "Sa com'è... dobbiamo facilitare il
lavoro di mio cugino Tony. Infatti stiamo già cambiando tutte le etichette,
perchè così potrà riconoscere da solo le cose."
Sig.ra Snape: "Eh, sì. Mi dispiace tanto,
ragazzo."
Tony: "Non si preoccupi, signora. Sono cose
che capitano, ormai ci ho fatto l'abitudine." disse, mostrando uno dei suoi
migliori sorrisi. Nel frattempo, Ziva si era avvicinata a lui, e gli stava
aggiustando il colletto della camicia, un gesto di affetto e dolcezza "Però è
anche merito di mia moglie." le diede un bacio sulle labbra, mentre la signora
Snape sorrideva.
Ziva: "Tesoro, la signora ha preso dieci
peperoncini." disse, riportando il discorso sugli affari.
Tony: "Allora fanno sei dollari e 50
cents, bella signora!" disse. La signora gli consegnò una banconota da 10
dollari, e Tony la prese e ci passò sopra due dita, poi aprì il cassetto e tirò
fuori il resto "Eccole il resto di 3 dollari e 50."
Sig.ra Snape: "Complimenti, giovanotto!"
disse, stupita del fatto che fosse riuscito a darle il resto esatto "Comunque
non sono proprio una bella signora..."
Tony: "Ha una bella voce, signora Snape,
quasi come quella di mia moglie, quindi penso che sia una bella signora, come lo
è Ziva."
Sig.ra Snape: "E poi dicono che la galanteria
è morta!" commentò, poi si rivolse a Ziva "Ragazza mia, sei fortunata ad aver
trovato un marito come lui!"
Ziva: "Lo so, signora."
Sig.ra Snape: "E sono sicura che sarà anche
un ottimo padre, quando deciderete di avere dei figli!"
Tony e Ziva sorrisero, la seconda un po'
forzatamente, poi la signora si congedò e uscì.
Rachel: "La signora Snape è proprio brava."
disse, quando rimasero soli nel negozio "Peccato che abbia dei figli
perdigiorno, che approfittano del fatto di essere figli dello sceriffo per fare
quello che vogliono..."
Tony: "Da quello che mi diceva la mamma, i
perdigiorno ci sono sempre stati, ed è a causa di uno di questi che lei se n'è
andata dalla comunità Amish."
Rachel: "Mio padre mi ha accennato
qualcosa... mi dispiace tanto per quello che è successo..."
Ziva: "Perchè? che cosa è successo?" chiese
"Posso chiederlo?" disse, rivolta a Tony.
Tony: "Mia madre, quando aveva circa l'età di
Rachel, è stata aggredita da uno dei giovani del paese."
Ziva: "In che senso?"
Tony esitò un attimo a parlare:
non voleva dire nulla di fronte alla cugina, che capì e si allontanò, per
riordinare degli scaffali.
Tony: "Mia madre è stata violentata." disse,
a bassa voce "Aveva compiuto da poco 16 anni, ed è andata via circa un mese dopo
l'aggressione; ha trovato lavoro in un locale, dove ha conosciuto mio padre, o
meglio, l'uomo che poi ha sposato. Io sono nato otto mesi dopo la sua uscita
dalla comunità."
Ziva non disse nulla, perchè non sapeva cosa
dire: per Tony doveva già essere dura sapere di essere il risultato di uno
stupro, quindi era meglio non dire nulla.
Tony: "Non so chi sia il mio padre naturale,
la mamma non me l'ha mai detto, so solo che era uno dei giovani di qui."
La donna abbracciò il compagno, cercando di
tirargli su il morale, riuscendoci.
Qualche giorno dopo, al negozio si fecero
vivi due ragazzi: si trattava di Jerard "Jerry" e William "Billy" Snape, i figli
della signora Snape, di 18 e 20 anni.
Billy: "Nostra madre ha bisogno di altri
peperoncini." disse, rivolto a Rachel, che, come sempre, li mandò da Ziva, che
li servì e poi consegnò il sacchetto con 10 peperoncini a Tony, tornando al suo
posto.
Tony: "Sono 6 dollari e 50, come sempre."
Jerry consegnò all'uomo una banconota, che la
tastò con due dita, poi la poggiò sul banco, tenendola con una mano, mentre con
l'altra teneva il sacchetto con i peperoncini.
Jerry: "Beh? Non ci dai il resto?" chiese,
spazientito.
Tony: "Veramente mancano cinque dollari e
50."
Billy: "Ma cosa stai dicendo? Ti abbiamo dato
una banconota da 10 dollari!"
Tony: "Sono cieco, ma riesco ancora a
distinguere le banconote." rispose, calmo.
Jerry: "A me non sembra: ti ho dato una
banconota da 10 dollari, quindi voglio il resto!" insistette.
Tony: "Ok. Tesoro, puoi venire un attimo?"
chiamò Ziva.
Ziva: "Eccomi, Tony." rispose,
affiancandolo.
Tony: "Tu che ci vedi, mi puoi dire se sono
ancora in grado di distinguere le banconote da un dollaro da quelle da 10
dollari?" chiese, consegnandole la banconota. Ziva la osservò.
Ziva: "Beh, ragazzi, vi consiglio di andare a
farvi controllare la vista, perchè questa è proprio una banconota da un
dollaro."
I due giovani sbiancarono.
Tony: "Non sapete che le banconote sono
stampate con le scritte in rilievo, in modo da facilitare il riconoscimento da
parte di noi non vedenti? Se volevate provare a fregare Anthony Dinardo,
dovevate inventarvi ben altro!"
I due ragazzi, essendo stati scoperti, non
poterono fare altro che pagare il giusto prezzo e scappare fuori dal
negozio.
Mentre scappavano, Tony disse loro:
Tony: "Sono un Amish con antenati anche
italiani! So riconoscere chi tenta di fregarmi!"
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** 16 ***
16
La
luce negli occhi - Tony Version
16
Nel giro di poche settimane la nuova casa di
Tony e Ziva fu pronta, e loro poterono trasferirsi. Era molto semplice, in
legno, costruita su due piani, con al piano terra una grossa cucina con un
tavolo massiccio, delle sedie e una moderna stufa a legna, perchè gli Amish non
rifiutano la modernità in modo assoluto, ma rifiutano solo ciò che loro
ritengono possa compromettere l'integrità sociale della comunità. Al piano
superiore c'era un'altrettanto ampia camera da letto, con un grosso letto in
legno senza fronzoli e un armadio ad una parete.
Nel frattempo, Ziva si era talmente calata nella parte che aveva
cominciato a cucire degli abiti nuovi, sempre in stile Amish, sia per sè che per
Tony e, all'insaputa di quest'ultimo e con la complicità di Rebecca e Rachel,
cominciò anche a confezionare il corredino per il nascituro.
Col passare delle settimane, cominciò anche a
crescere la pancia della donna, che faceva di tutto
perchè Tony non se ne accorgesse, dal ridurre i rapporti sessuali al non farsi
toccare sotto il seno, ma sapeva che non avrebbe potuto nascondergli la gravidanza
ancora per molto, perchè Dinozzo era cieco, ma non era affatto
stupido.
Tony e Ziva si erano stabiliti a Intercourse da poco più di
quattro mesi, ed ormai erano conosciuti da tutti; le signore del paese
sorridevano, ogni volta che li vedevano arrivare in città sul loro calesse,
vedendoli così uniti e "innamorati", e tutte avevano notato il "sospetto"
rigonfiamento della gonna di Ziva, subito sotto il seno.
Un giorno, arrivando in paese in calesse per andare ad aiutare
Rachel in negozio, erano quasi arrivati quando a Tony sembrò di sentire dei
rumori e delle voci provenire da non molto lontano dal bazar Amish.
Tony: "Ziva, ferma i cavalli." le ordinò, e lei eseguì. Poi lui
scese dal calesse e Ziva lo seguì.
Ziva: "Hai sentito qualcosa?" chiese, vedendolo concentrato e
preoccupato.
Tony: "Ziva, per caso accanto al negozio c'è un vicolo?"
Ziva: "Sì, ma cosa hai sentito?"
Tony: "Mi è parso di sentire Rachel chiedere aiuto, in quella
direzione..." indicò proprio in corrispondenza del vicolo accanto al
negozio.
In quel momento sentì di nuovo un rumore, come un urlo soffocato.
Ziva si irriggidì, lo aveva sentito anche lei.
Tony: "Lo hai sentito anche tu?"
Ziva: "Sì. Andiamo, presto!" e lo condusse il più velocemente
possibile verso il vicolo.
Appena imboccato il vicolo, Ziva vide, in
fondo alla stradina, due persone, probabilmente due uomini, che sembravano
cercare di tenere ferma una terza, che riconobbe essere Rachel.
Ziva: "Tony, tieni il bastone a portata di mano." disse, estraendo
il suo fedele pugnale da sotto la gonna, dove era nascosto per non destare
sospetti "Due ragazzi hanno aggredito tua cugina."
Tony: "Lo sento, e dalle voci sembrano essere Jerry e Billy Snape.
Lo sapevo che prima o poi avrebbero fatto qualcosa!" disse, poi avanzarono verso
il gruppetto.
Tony, arrivato alle spalle del più grande, lo staccò violentemente
dalla cugina e lo spinse contro il muro, bloccandolo con il bastone, mentre Ziva
si occupava dell'altro, senza però mostrare il coltello.
Billy: "Che cosa vuoi fare con quel bastone, Amish?" disse, con
strafottenza "Sei cieco, e potrei sopraffarti in qualsiasi momento!"
Tony: "Non esserne così sicuro, ragazzo!" rispose, premendo ancora
di più il bastone contro il giovane.
Ziva: "Lo stesso vale per te!" si rivolse a Jerry, che tentava di
liberarsi dalla sua presa "Rachel, stai bene?" chiese, rivolta alla ragazza.
Rachel: "Sì, ora sì."
Tony: "Ti hanno fatto del male?"
Rachel: "Hanno... hanno tentato di mettermi le mani sotto la
gonna..." rispose.
Tony, a quel punto, diventò più arrabbiato, e tirò un pugno sul
viso del giovane.
Tony: "Luridi bastardi! Volevate fare i vostri porci comodi con
mia cugina!"
Jerry cercò di nuovo di reagire, ma questa volta Ziva gli mostrò
il pugnale, puntandoglielo alla gola.
Ziva: "Non ci provare."
Jerry: "Ma... gli Amish non girano armati..." osservò,
sorpreso.
Ziva: "Hai mai sentito il detto 'l'abito non fa il monaco'?"
Billy, vedendo che stavano avendo la peggio, disse:
Billy: "Andiamocene via, fratello, prima che finisca male!" e
scapparono via a gambe levate.
I due adulti, quindi, si occuparono di Rachel, e Ziva, vedendola
scossa, disse:
Ziva: "Andiamo, ti riportiamo a casa: è meglio se ti tranquillizzi
un po'." la aiutò ad alzarsi, poi le passò un braccio attorno alle spalle e,
dopo aver preso per mano Tony, li condusse entrambi verso il calesse.
Tornarono a casa e riaccompagnarono Rachel a
casa dei suoi. Vedendoli arrivare, Rebecca e Samuel uscirono fuori,
preoccupati.
Samuel: "Che cosa è successo? Perchè siete tornati a casa?"
Ziva: "Rachel è stata aggredita." spiegò, mentre sorreggeva la
ragazza.
Rebecca: "Chi è stato?"
Tony: "I giovani Snape."
Samuel: "Lo sapevo che quei due, prima o poi avrebbero fatto
qualche sciocchezza..." disse, come se se lo fosse aspettato "sono fatti della
stessa pasta del padre."
Ziva: "Ma sono figli dello sceriffo..."
Samuel: "Anche il loro nonno è stato sceriffo di Intercourse, ma
ciò non significa che siano degli stinchi di santi."
Tony: "Quindi anche lo sceriffo, da giovane, era come sono adesso
i figli?"
Samuel: "Sì. Anthony, mi dispiace, ma credo che tu debba saperlo:
lo sceriffo Nicholas Snape è tuo padre."
Per Tony fu come se il mondo gli fosse crollato addosso: sapeva
fin da quando aveva compiuto dieci anni di come era stato concepito, ma sapere
che l'uomo che aveva abusato della madre, poi era diventato sceriffo fu un
brutto colpo. Ziva lesse la tensione sul suo volto, quindi decise di
accompagnarlo a casa loro, perchè aveva bisogno di riprendersi.
Alla sera si erano appena sdraiati sul letto, quando Ziva
chiese, preoccupata:
Ziva: "Tony, come ti senti?"
Tony: "Come vuoi che mi senta? Non solo sono figlio di uno stupro,
ma ho scoperto che l'uomo da cui ho ricevuto metà del mio patrimonio genetico è
anche diventato sceriffo, dopo quello che ha fatto a mia madre, e i suoi figli
hanno preso il suo stesso vizio. Mi fa schifo solo pensare di essere figlio di
un uomo del genere..."
Ziva: "Non tutti i suoi figli: tu non hai preso da lui. Tu sei
migliore di loro."
Tony: "Mi chiedo come la signora Snape abbia potuto sposare
quell'uomo: lei è una brava persona."
Ziva: "Probabilmente non sa che cosa ha fatto il marito, 37 anni
fa. Mi hanno detto che non è nata qui, e si è trasferita dopo il matrimonio. Ma
ora non pensarci più e mettiti a dormire."
Tony: "Sono troppo arrabbiato per riuscire a dormire!"
Infatti la donna lo vedeva, e doveva inventarsi qualcosa per farlo
calmare. La venne un'idea, ma non sapeva se lo avrebbe calmato, di certo lo
avrebbe distratto.
Senza dire nulla gli prese la mano e se la avvicinò; Tony assunse
un'espressione interrogativa, mentre la lasciava fare. Sentì che si tirava su la
camicia da notte, poi poggiò la mano sulla sua pancia e la tenne premuta
sopra.
La pancia di Ziva era insolitamente grossa, e Tony ne capì il
motivo quando sentì come se qualcosa gli colpisse il palmo, dall'interno del
ventre della donna.
Ziva: "Lo senti? E' da stamattina che fa le capriole!" disse,
vedendolo stupito.
Tony: "Ziva, ma... di quante settimane sei?" era, allo stesso
tempo, confuso e stupito.
Ziva: "Giorno più, giorno meno, sono alla ventesima settimana."
rispose, lasciando che Tony toccasse ancora la sua pancia.
Tony: "Mi dispiace..." disse, dopo un attimo di silenzio.
Ziva: "Perchè?"
Tony: "E' colpa mia, avrei dovuto stare più attento."
Ziva: "Non è colpa di nessuno: l'abbiamo fatto in due, quindi
anche io avrei dovuto stare attenta."
Tony: "Hai ragione." sentì un altro calcio, sotto la sua mano
"Senti come scalcia! E' davvero agitato!"
Ziva: "Avrà preso da te."
L'uomo sorrise.
Tony: "Sto per diventare padre..." disse, autoconvincendosi "Ma
sarò in grado di farlo?"
Ziva: "Caspita! Pensavo che l'avresti presa peggio. Comunque,
secondo me, sarai un ottimo padre."
Tony: "Non lo so... io non ho avuto un buon esempio..."
Ziva: "Tu hai imparato dagli errori del tuo padre adottivo, e già
vedo che vuoi bene a nostro figlio: questo è quello che conta."
Si baciarono dolcemente, mentre Tony continuava a tenere la mano
poggiata sulla pancia di Ziva, per sentire i movimenti del figlio, prima di
addormentarsi abbracciati e sereni.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** 17 ***
17
La luce negli occhi - Tony Version
17
Il mattino dopo, Tony si svegliò quando Ziva
ancora dormiva. Dal calore che percepiva provenire dalla finestra suppose che
fossero all'incirca le otto, e gli sembrò strano che la donna dormisse ancora a
quell'ora: di solito si alzava sempre prima di lui; poi si ricordò di quello che
era successo la sera prima e, senza svegliarla, le carezzò la pancia.
Pensò che nelle settimane precedenti doveva essere stato difficile
per lei cercare di sembrare la solita Ziva, per non fargli sospettare nulla del
suo stato, e probabilmente era per questo motivo che facevano l'amore molto meno
frequentemente e lei, negli ultimi tempi, non voleva che la toccasse al di sotto
del seno. Pensandoci su, avrebbe dovuto capirlo prima: involontariamente gli
aveva mandato un sacco di segnali che, analizzandoli così, a posteriori,
avrebbero rivelato tutto, perchè Tony si era accorto che l'odore di Ziva era
cambiato quasi impercettibilmente, era più dolce, anche se manteneva tutte le
sue caratteristiche originali, e anche la voce era cambiata, aveva un timbro
leggermente diverso, più bello, secondo Tony, più materno.
Sempre tenendole una mano sulla pancia, si abbassò su di lei e la
baciò sulle labbra. Ziva si svegliò.
Ziva: "Mh... che ore sono?" chiese, un po' assonnata.
Tony: "Non lo so, ma c'è già il sole." rispose "Come stai?"
Ziva: "Ho un po' di nausea, ma è normale. E Tu?" chiese,
carezzandogli il volto.
Tony: "Ancora devo metabolizzare tutte le
informazioni ricevute ieri, ma sto bene." rispose, poi la baciò di nuovo "Perchè non
me l'hai detto prima?"
Ziva: "Avevamo troppe cose a cui pensare,
quando siamo arrivati qui, e dopo non riuscivo mai a trovare il momento giusto.
E ieri ho pensato che dicendoti del bambino ti avrei almeno distratto un po'...
credo che se continuavi a parlare ancora dello sceriffo Snape, prima o poi
ti sarebbe venuta voglia di sparargli un colpo in fronte, dopo quello che ha
fatto a tua madre."
Tony: "Ci stavo quasi arrivando a pensarlo, anche se poi avrei
dovuto pensare a come metterlo in pratica, visto che sono cieco... ma come hai
fatto a capirlo?"
Ziva: "Da quanto tempo ci conosciamo?"
Tony: "Quasi due anni, e viviamo insieme da circa otto mesi."
Ziva: "E da venti settimane, circa cinque mesi, siamo diventati
intimi, concependo, anche se non era programmato, un bambino. Credo di
conoscerti molto bene, ormai, come agente federale, come uomo e come
amante."
Tony: "E tra pochi mesi, spero di non deluderti, quando mi
conoscerai come padre di nostro figlio. Anche se..." si interruppe,
pensieroso.
Ziva: "Anche se non sai se potrai vederlo nascere?" completò la
frase.
Tony: "Più passa il tempo e più la speranza di poter tornare a
vedere diminuisce. E mi sto quasi abituando a questa situazione, anche se credo
che, quando non dovremo più nasconderci e torneremo a Washington, proprio
per la mia cecità potrei perdere il lavoro..."
Ziva: "Non credo che perderai il lavoro: anche se non ci vedi,
quattro mesi fa hai dimostrato di essere un ottimo detective, quindi credo che
Gibbs farà di tutto per tenerti nella squadra."
Tony sorrise, poi decisero di alzarsi per andare a lavorare al
negozio in città.
Quella mattina, poco prima di pranzo, nel negozio entrò Nicholas
Snape, guardandosi intorno come se stesse studiando l'ambiente, tenendo le mani
sulla cintura a cui era appesa la fondina della pistola.
Ziva: "Possiamo fare qualcosa per lei, sceriffo?" chiese, dopo un
attimo.
Sceriffo: "In realtà dovrei farvi qualche domanda..."
Tony: "A che proposito?"
Sceriffo: "Jerry e Bill mi hanno raccontato delle cose interessanti
su un fatto successo ieri, e volevo la vostra versione dei fatti..." disse,
studiando il volto di Tony.
Ziva: "Ci dica..." rispose, avvicinandosi al compagno e
stringendogli la mano per evitare che si lasciasse trasportare dalla rabbia.
Sceriffo: "I miei ragazzi dicono che voi li avete minacciati con
delle armi..."
Tony: "Oh, andiamo, sceriffo!" lo interruppe "Non le sembra
un'accusa un po' campata in aria? Dovrebbe saperlo che noi Amish non possediamo
armi! E, anche fosse, mi pare ovvio che io e mia moglie non potremmo comunque
usarle: io sono non vedente e Ziva aspetta un bambino."
Sceriffo: "Mh... forse ha ragione, signor Dinardo." rispose,
semi-convinto, continuando a scrutare il volto di Tony.
Tony: "Perchè continua a fissarmi?" chiese, percependo lo sguardo
del padre naturale addosso a sè.
Sceriffo: "Ma come ha fatto...?"
Ziva: "Mio marito ha gli altri sensi molto sviluppati: sente anche
le cose che per noi sono impossibili da sentire." spiegò. Snape sembrò
soddisfatto della spiegazione.
Sceriffo: "Il suo volto non mi è nuovo... è sicuro di non essere
mai stato ad Intercourse?"
Tony: "Sicuro: io sono nato nel Long Island durante l'unico
viaggio di mia madre, prima di stabilirsi nei pressi di Harrysburg, però,
magari, ha conosciuto mia madre, lei era di Intercourse, si chiamava Rachel
Lapp, la sorella minore di Samuel Lapp." sentì lo sceriffo trattenere il
respiro, evidentemente era sorpreso "Tutto bene, sceriffo?"
Sceriffo: "S... sì. Posso chiederti quanti anni hai, figliolo?"
chiese.
Tony: "36 anni. Perchè?" sentì di nuovo trattenere il respiro.
Sceriffo: "Semplice curiosità." disse, diventando pensieroso
"Grazie, comunque, e scusate il disturbo." ed uscì dal negozio.
Ziva: "Tony, ti rendi conto che gli hai praticamente detto di
essere suo figlio?"
Tony: "Erano queste le mie intenzioni. E' la mia piccola vendetta
nei suoi confronti."
Qualche giorno dopo, di pomeriggio, mentre si preparavano per
tornare a casa, Ziva vide lo sceriffo Snape in compagnia di quello che sapeva
essere un conosciuto spacciatore della città. Notò che Snape gli passava
qualcosa, una grossa busta voluminosa.
Riferì a Tony, che commentò:
Tony: "Il lupo perde il pelo ma non il vizio, allora! Non solo ha
violentato mia madre quando lui aveva 20 anni, ma intrattiene affari con un
delinquente, infangando quello che rappresenta con il suo distintivo."
Ziva: "A quanto pare non sono l'unica ad avere un padre
delinquente, qui..." disse, mentre fermava i cavalli di fronte a casa e scendeva
dal carretto, facendo attenzione.
Quando furono entrati in casa, Tony decise di parlare: era tutto
il giorno che sembrava pensieroso.
Tony: "Ziva, mi stavo chiedendo... aspettiamo un bambino, che
quando sarà nato sarà americano. Se lo fossi anche tu, tuo padre non potrebbe
più farti nulla, quando torneremo a casa."
Ziva: "E' vero, ma come posso fare a diventare americana?"
L'uomo si sedette su una sedia, poi attirò a sè Ziva e la fece
sedere sulle sue gambe, poggiandole una mano sulla pancia, carezzandola
dolcemente.
Tony: "Vuoi sposarmi, quando torneremo a Washington?" chiese, a
bruciapelo.
La donna era sorpresa, e lo guardò ad occhi spalancati, anche se
lui non poteva vederla, ma poteva sentire il suo stupore.
Ziva: "C... cosa?"
Tony: "Se ci sposassimo, tu riceveresti la cittadinanza e, allo
stesso tempo, daremo a nostro figlio una specie di famiglia, anche se non sarà
proprio una vera famiglia..."
Ziva: "Sicuramente sarebbe più vera di quelle che abbiamo avuto
noi." fece una pausa, poi rispose "Sì, Tony, voglio sposarti!"
Dinozzo non aspettava altro: Ziva lesse la sua felicità
nell'espressione del viso, anche se i suoi occhi verdi, una volta estremamente
espressivi, ora, dopo quasi otto mesi di cecità, erano diventati spenti ed
inespressivi. Si baciarono a lungo e dolcemente, poi la donna sentì il figlio
agitarsi, tirando calci alla pancia, facendo anche saltare un po' la gonna e il
grembiule.
Ziva: "Sembra anche lui felice: hai sentito che bel calcio ha
tirato?"
Tony: "Ho sentito. Spero che, quando nascerà, sarà più
tranquillo."
Il tempo passò, e la pancia di Ziva crebbe ancora.
Vivevano tra gli Amish da quasi otto mesi, e Ziva era quasi in
dirittura d'arrivo, quando una sera, poco prima di andare a dormire, uno dei
cellulari che tenevano sempre con loro finalmente squillò per la prima volta da
quando avevano lasciato la "civiltà".
Tony: "Pronto?" rispose Tony, aprendo la chiamata.
Gibbs: "Tony!" disse, dall'altra parte del telefono.
Tony: "Capo! Aspettavamo con ansia la tua chiamata!"
Gibbs: "L'avevo immaginato. Come ve la passate a Intercourse?"
Tony: "Come due perfetti Amish. E voi? Come ve la passate a
Washington?"
Gibbs: "Bene, direi. Volevo informarvi che è quasi risolto tutto e
tra poco potrete tornare. Vi avverto che ci saranno delle novità."
Tony: "Capisco. Anche noi abbiamo delle novità, ma le saprete al
nostro ritorno. Per curiosità, più o meno quanto ci vorrà ancora perchè possiamo
tornare?"
Gibbs: "Ancora almeno quattro o cinque mesi. Riuscirete a
resistere ancora per questo tempo?"
Tony: "Tanto abbiamo un paio di questioni in sospeso da
sistemare."
Gibbs: "Non vi starete di nuovo mettendo nei guai?"
Tony: "No, sono solo affari di famiglia, delle vecchie questioni
riguardanti mia madre."
Gibbs: "Tony, non fare cazzate!" esclamò, avendo capito ed essendo
l'unico nella squadra a sapere di come era stato concepito il suo sottoposto "Se
la cosa riguarda anche tuo padre aspetta che la faccenda di Washington sia
conclusa, poi la risolveremo insieme. E' un ordine!"
Tony: "Sì, ma..." tentò di obiettare.
Gibbs: "Niente ma! Quando avremo messo tutto a posto vi
raggiungeremo ad Intercourse. Nel frattempo vedete di non mettervi nei guai,
chiaro?"
Tony: "Cristallino, Capo." rispose, poi chiuse la telefonata.
Ziva: "Non hai voluto dirgli del bambino?" chiese, mentre lui le
si stendeva accanto e le carezzava il pancione.
Tony: "Una cosa del genere è meglio non dirla al telefono,
soprattutto se dall'altra parte della cornetta c'è Gibbs."
Ziva: "Capisco. Allora gli presenteremo il bambino quando verranno
qui a prenderci. Ho la netta impressione che Jethro non sarà molto contento
della sorpresa..." sorrise, poi fece una smorfia, toccandosi la pancia.
Tony: "Tutto ok?" chiese, preoccupato, avendolo percepito.
Ziva: "Sì, è solo una lieve contrazione. In questi giorni ogni
tanto mi capita, probabilmente è solo una di quelle contrazioni preparatorie,
nulla di grave." lo rassicurò.
Tony: "Sei sicura? Guarda che posso chiamare Rebecca, di sotto."
infatti, negli ultimi giorni Ziva era sempre accompagnata o da Rebecca o dalla
figlia Rachel, e di notte una delle due dormiva su una branda, in cucina, per
poter accorrere prontamente quando fosse arrivato il momento, dato che Tony non
poteva correre veloce per chiamare aiuto, a causa del suo handicap.
Ziva: "Sono sicura, non preoccuparti. Ora andiamo a dormire."
spense il lumino ad olio e si sdraiò, lasciandosi abbracciare da Tony.
Ma non riuscì ad addormentarsi, rigirandosi continuamente senza
trovare una posizione comoda; il bambino le premeva contro la vescica, quindi
dovette alzarsi un paio di volte per andare in bagno e, verso mezzanotte, sentì
un'altra contrazione abbastanza forte. Anche questa volta non si preoccupò e
cercò di continuare a dormire, ma dopo un'ora ce ne fu un'altra altrettanto
marcata; cominciò a preoccuparsi e, tre quarti d'ora dopo, alla terza
contrazione, più vicina rispetto alle altre, decise di svegliare Tony.
Ziva: "Tony, svegliati, per favore..." disse, scrollandolo.
Tony: "Cosa c'è? Stai bene?" chiese, alzandosi e voltandosi verso
di lei, pur non vedendola.
Ziva: "No... credo che ci siamo... sta per nascere..."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** 18 ***
18
La
luce negli occhi - Tony Version
18
Tony si alzò dal letto e,
a tentoni, cercò la porta che dava sulle scale. Poi chiamò Rebecca, che dormiva
in una brandina sistemata in cucina.
Tony: "Rebecca, presto! Vieni su! Sono
cominciate le contrazioni!"
La donna corse subito in camera, ancora con
addosso la camicia da notte, e si avvicinò a Ziva.
Rebecca: "Dimmi tutto, Ziva. Ogni quanto
tempo hai le contrazioni?" chiese, guardandola e toccandole il pancione, per
verificare la posizione del bambino.
Ziva: "Circa tre quarti d'ora, per il
momento..." rispose.
Rebecca: "Bene. Abbiamo ancora qualche ora.
Tu cerca di rilassarti, io vado a chiamare Rachel e preparo tutto. Tony, resta
con lei!"
Tony: "Non avevo nessuna intenzione di
lasciarla sola." confermò.
La donna uscì di corsa e Tony, dopo essersi
vestito, tornò a sedersi sul letto, accanto a Ziva, tenendola per mano e
standole vicino.
Dopo circa tre quarti d'ora dalla precedente
ci fu un'altra contrazione, e la donna gli strinse forte la mano.
Tony: "Passata?" chiese, dopo un attimo.
Ziva: "Sì, ma tra poco ce ne sarà sicuramente
un'altra..."
Tony: "Allora nel frattempo non pensarci e
cerca di rilassarti."
Ziva: "Più facile a dirsi che a farsi."
Tony, allora, si sistemò meglio accanto a lei
e le passò un braccio attorno alle spalle, facendo sì che lei potesse poggiare
la testa sulla sua spalla.
Tony: "Il modo migliore per rilassarsi, in
questi casi, è pensare a qualcosa di bello."
Ziva: "Tipo?"
Tony: "Non ti viene in mente qualche bel
ricordo?"
Ziva: "No, in questo momento non mi viene in
mente niente."
Tony: "A me, invece, viene in mente la prima volta che ci siamo
incontrati..."
Ziva: "Non è poi gran chè, come ricordo." disse, scherzosa.
Tony: "Mi ricordo che quando ti ho seguita nella piscina, mentre
ti guardavo nuotare mi sei sembrata una sirena."
Ziva: "Non sono poi così brava, io..."
Tony: "No, ma sei sempre stata una bella donna, secondo me."
Ziva: "Peccato che la tua parola non conti molto, visto che a te
basta che respirino, e poi ti faresti chiunque!" scherzò, sorridendo.
Tony: "Così mi ferisci!" scherzò "Farai così anche quando saremo
sposati?"
Ziva: "Se sarà necessario..." rimase un attimo in silenzio "Il mio
ricordo più felice è quando ho realizzato di essere incinta."
confessò.
Tony:
"Raccontami."
Ziva: "Io ho sempre avuto il ciclo
regolarissimo, così mi sono insospettita già al secondo giorno di ritardo.
Quando siamo andati via da Washington ero ormai quasi certa di esserlo, e mi
ricordo di essermi sentita felice. Una nuova vita stava crescendo dentro di me, e la dovevo proteggere a
tutti i costi, perchè quella vita è una parte di
me."
Tony: "Ed anche una parte di me." concluse "Pensi che sarà un
maschio o una femmina?" chiese.
Ziva: "Non lo so, e non mi importa. Però, se fosse maschio, vorrei
che fosse uguale a te." ebbe un'altra contrazione "Questa era più vicina delle
altre..."
Poco dopo tornò Rebecca assieme a Rachel, che si erano portate
tutto ciò che sarebbe servito nelle ore successive.
Rebecca: "Ziva, riesci ad alzarti e ad andare un momento a sederti
sulla sedia?"
Ziva: "Credo di sì, se Tony mi dà una mano."
Rebecca: "Bene! Noi cercheremo di preparare il letto in fretta,
così potrai rimetterti subito comoda."
Tony aiutò Ziva ad alzarsi e la sorresse fino alla sedia, dove la
fece sedere. Poi si inginocchiò accanto a lei, passandole una mano sul volto e
sentendola tesa.
Tony: "Stai tranquilla, tesoro: andrà tutto bene." poi percepì che
era sorpresa "Cosa c'è?"
Ziva: "Non mi hai mai chiamato così, prima, se non quando eravamo
al negozio e c'erano dei clienti."
Lui non disse nulla, avvicinandosi e
baciandola dolcemente, poi si sorrisero.
Quando il letto fu pronto, Ziva fu aiutata di nuovo a stendersi,
sempre con Tony accanto che le faceva forza.
Le contrazioni si facevano sempre più vicine e frequenti.
Ziva: "Sono ogni 10 minuti." riferì.
Rebecca "Allora ci siamo quasi!"
Qualche contrazione dopo...
Ziva: "Credo che mi si siano rotte le acque..."
Rebecca, allora, controllò la dilatazione.
Rebecca: "Ci siamo anche con la dilatazione! Tieni duro, manca
davvero poco!"
A quel punto, Rebecca si mise davanti a Ziva,
pronta a darle indicazioni, mentre Rachel si posizionò accanto alla madre e Tony teneva le spalle della
partoriente.
Rebecca: "Al mio tre spingi più che puoi! Uno... due... tre!" Ziva
spinse, trattenendo il fiato "Ok, basta. Ti dico io quando spingere di
nuovo!"
Andarono avanti per cinque minuti. Ziva sudava per lo sforzo, e
Tony per l'eccitazione e la preoccupazione.
Rebecca: "Vedo la testa! Ancora qualche piccolo sforzo. Ora spingi
di nuovo!"
Pochi minuti dopo, finalmente, Ziva e Tony sentirono il primo
pianto del loro bambino.
Rebecca: "E' un bel maschietto!" lo mostrò a Ziva, mettendoglielo
in braccio per qualche minuto, poi lo riprese per lavarlo.
Nel frattempo che Rebecca lavava il piccolo, la neo-mamma, pur
essendo sfinita, aiutata da Tony si alzò dal letto e si cambiò, lasciando che
Rachel potesse di nuovo cambiare le lenzuola.
Un quarto d'ora dopo la donna era di nuovo a letto e teneva in
braccio il suo bambino, guardandolo dolcemente, come solo una madre può fare.
Tony le era accanto, ma l'espressione eccitata di poco prima aveva lasciato il
posto a un'espressione triste e pensierosa, che Ziva notò.
Ziva: "Cosa c'è?" chiese.
Tony: "Non posso vedere come è mio figlio..." confessò.
La donna gli prese la mano e gli fece posare un dito sulla fronte
del bambino, poi lo guidò lungo i lineamenti del volto, facendo sempre molta
attenzione. Quando ebbe finito, sorrisero entrambi.
Ziva: "Ti somiglia molto, e ha gli occhi dello stesso colore dei
tuoi."
Tony, a questo punto, le prese delicatamente il mento con una mano
e la baciò.
Tony: "Sai qual'è la cosa più bella, in questo momento?"
Ziva: "Quale?"
Tony: "Che sono diventate due, le persone che amo: tu e il
bambino."
La donna sorrise, poggiandogli una mano sulla guancia, e
disse:
Ziva: "Ed io amo te, Tony."
Si baciarono di nuovo, dimostrandosi quel sentimento che,
finalmente, erano riusciti ad esprimere a parole e la cui prova, ora, era tra le
braccia di Ziva.
Ziva: "Come lo chiamiamo?" chiese, dopo un po'.
Tony: "Non lo so. Lascio a te l'onore."
Ziva: "Che ne pensi di Leeroy Jethro?"
Tony: "Leeroy Jethro Dinozzo... mi piace! Penso che Gibbs ne sarà
contento."
Ziva: "Lo penso anche io."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** 19 ***
19
La
luce negli occhi - Tony Version
19
Quella mattina, Ziva passò tutto il tempo a
letto a riposarsi dopo la lunga notte di travaglio.
Tony andava avanti e indietro dalla camera da
letto, e non restava mai più di cinque minuti lontano dalla donna e dal figlio,
e tutta la comunità Amish dava loro una mano, soprattutto le donne, che si erano
prese carico di tutti i lavori di casa, cucina compresa.
Un paio d'ore dopo il parto venne il momento
della prima poppata. Ziva prese in braccio Leeroy e, in quel momento, fu come se sapesse già cosa fare,
anche se non l'aveva mai fatto prima: si scoprì il seno e vi avvicinò il figlio,
che si attaccò subito, poppando con foga. La madre lo guardò dolcemente, passandogli la
mano sui capelli neri e un po' ricci, simili ai suoi, e sorrise,
sentendolo poppare senza fermarsi.
Entrò Tony.
Tony: "Tutto bene?"
Ziva: "Sì. Sta mangiando, e sembra di vedere te!" scherzò.
Tony: "Perchè?"
Ziva: "E' un ingordo: si è attaccato più di tre minuti fa e non si
è ancora staccato."
Tony: "Devi capirlo, anche per lui è stata una nottataccia."
Ziva: "E' vero, come per me e per te."
Tony: "Per me non più di tanto: sei tu quella che ha faticato di
più."
Ziva: "Ma, alla fine, ne è valsa la pena." guardò di nuovo il
figlioletto, che finalmente si era staccato, e gli fece fare il ruttino. Quando
ebbe fatto, chiese a Tony "Vuoi tenerlo in braccio?"
Tony: "Ho paura di fargli male..."
Ziva: "Non gli farai male." lo rassicurò "E' tuo figlio." senza
aggiungere altro gli mise Leeroy in braccio.
Tony lo tenne per un po' ascoltando il suo respiro.
Tony: "Sembra tranquillo."
Ziva: "Ti sta guardando, o almeno ci tenta, perchè non vedrà bene
ancora per qualche mese."
L'uomo sorrise, avvicinando una mano al figlio, che gli serrò un
dito con la sua minuscola manina.
Tony: "Hey, Roy, ciao!" parlò, al piccolo "Sai chi sono io? Sono
il tuo papà. E spero che in futuro sarò all'altezza di esserlo."
Ziva: "Lo sarai, anzi, hai già dimostrato di esserlo." lo
rassicurò.
Tony: "Dici?"
Ziva: "Poche ore fa hai detto di amarlo, se non ne fossi stato
all'altezza, non l'avresti detto."
Tony: "Ma ho anche detto che amo sua madre."
Ziva: "E lo hai dimostrato più volte, prima ancora di dirmelo, da
quando abbiamo concepito Roy."
Tony: "Forse anche da prima. Ziva, credo di essermi innamorato di
te già molto tempo fa."
Ziva: "Per me è lo stesso. Ho cominciato a provare qualcosa di più
la prima volta che siamo andati insieme sotto copertura."
Tony: "E' passato parecchio tempo, da quel giorno, e ancora mi
chiedo come abbiamo fatto a resistere per due giorni, con quella copertura così
intima."
Ziva: "Eri tu quello che non riusciva quasi a resistere, Tony! Mi
ricordo ancora il tuo 'ginocchio'!" scherzò, cominciando un battibecco.
Tony: "E' stato solo un momento di debolezza. Però anche tu potevi
andarci più piano: hai quasi rischiato di evirarmi!"
Ziva: "Ma non è successo, altrimenti Roy non sarebbe mai
nato."
Si baciarono dolcemente, ma vennero interrotti dal rumore della
porta d'ingresso della casa che si apriva.
...: "Permesso? C'è nessuno in casa?" chiese, una voce
femminile.
Tony: "Siamo in camera da letto, Lilly, sali pure!"
Si trattava di Elizabeth "Lilly" Snape, figlia maggiore dello
sceriffo Snape e di sua moglie. Aveva 27 anni e si era appena laureata in
medicina, aprendo una piccola clinica in città poco prima dell'arrivo di Tony e
Ziva, con i quali aveva legato molto.
Lilly: "Sono passata al negozio e Rachel mi ha detto del lieto
evento, così sono venuta a trovarvi. Ho pensato che, magari, potevo essere utile
in qualche modo." disse, entrando.
Ziva: "Grazie. Lo sai che sei sempre la benvenuta, a casa nostra."
disse, riprendendo in braccio il piccolo.
La ragazza si sedette su una sedia, accanto al letto, ed osservò
il bambino in braccio alla madre.
Lilly: "E' davvero un bel bambino, e somiglia ad entrambi! Sembra
anche sano."
Ziva: "Grazie. La cosa più bella è stata poterlo tenere finalmente
in braccio, dopo averlo sentito dentro di me per parecchi mesi."
Lilly: "Però, se posso dire, voi due siete strani, per essere
degli Amish..."
Tony: "Perchè?"
Lilly: "Perchè, di solito, gli Amish hanno il primo figlio molto
giovani, subito dopo il matrimonio, a 25 anni al massimo. Come mai voi avete
aspettato così tanto tempo per avere un bambino?"
Tony e Ziva restarono in silenzio, con aria preoccupata.
Ziva: "Tony, credo che dobbiamo dirglielo." disse, decisa.
Tony: "Lo penso anche io. Però, Lilly, ci prometti che non dirai
nulla a nessuno, neanche ai tuoi genitori e a quei teppistelli dei tuoi
fratelli?"
Lilly: "D'accordo."
Tony: "Noi, in realtà, non siamo Amish. Cioè, Ziva non lo è
affatto, mentre io sono figlio di una sorella si Samuel Lapp che ha lasciato la
comunità quando è rimasta incinta, quasi 38 anni fa. Sono nato a Long Island,
dove mia madre ha conosciuto un ricco uomo d'affari, che poi ha sposato. Ziva è
nata in Israele, e si è trasferita negli Stati Uniti solo da pochi anni. Non so
se è arrivata fin qui la notizia della morte di due agenti del Naval Criminal
Investigatice Service, qualche mese fa."
Lilly: "Sì, ne avevo sentito parlare, ma poi hanno messo tutto a
tacere."
A questo punto, Tony si alzò ed andò verso la cassettiera vicino
all'armadio. Aprì il primo cassetto e, dopo aver rovistato per un po', tirò
fuori i loro vecchi documenti, porgendoli poi a Lilly.
Tony: "Quei due agenti siamo io e Ziva. Abbiamo dovuto inscenare
la nostra morte per sfuggire a della gente che voleva vederci veramente morti, e
otto mesi fa ci siamo rifugiati qui, facendoci aiutare dai miei parenti."
Ziva: "In realtà non volevano ucciderci entrambi, ma solo me"
precisò "Tony ci è finito in mezzo perchè circa un anno fa, dopo un incidente
sul lavoro, ha perso la vista ed io mi sono occupata di lui, inizialmente come
amica e collega, dopo anche come compagna e amante, quando è stato concepito
Roy."
Lilly: "Un incidente sul lavoro? Di che tipo?" si informò.
Tony: "Durante una sparatoria, nel tentativo di proteggere Ziva,
ho ricevuto un colpo in testa, ricavandone un grosso ematoma nella testa, che ha
provocato la mia cecità; solo che, l'ultima volta che ho fatto gli esami, non
sapevano ancora se i danni riportati erano permanenti o temporanei. In poche
parole, non so se tornerò a vedere oppure dovrò abituarmi definitivamente a
questa situazione."
Lilly: "Se volete, i prossimi giorni, quando Ziva potrà finalmente
muoversi, potreste passare alla clinica: posseggo una TAC e un NMR, quindi posso
farti degli esami."
Ziva: "Sei molto gentile, Lilly."
La settimana successiva, infatti, si presentarono alla clinica,
così Tony fece tutti gli esami. Quando Lilly ebbe il risultato, li raggiunse
nell'ambulatorio.
Lilly: "Allora, Tony, il nervo ottico è intatto." cominciò.
Tony: "Però c'è un ma. Lo sento nella tua voce." la anticipò.
Lilly: "Sia dalla TAC che dal NMR risultano esserci danni
permanenti alla zona visiva del cervelllo. Mi dispiace dirtelo così, ma non
tornerai più a vedere."
Tony era shoccato, e non disse nulla. Ziva, allora, lo prese sotto
braccio, conducendolo verso l'uscita, dicendo a Lilly:
Ziva: "Grazie, Lilly, e scusa per il disturbo."
Quella sera, quando entrò in camera, Ziva vide Tony piegato sopra
la culla di Leeroy, che si era addormentato poco prima. Gli dava le spalle,
quindi decise di avvicinarsi. Quando gli si affiancò, notò che il suo volto era
rigato dalle lacrime.
Tony: "Non potrò mai vedere nostro figlio." disse, quando si
accorse della sua presenza.
Ziva: "Non abbatterti."
Tony: "Come faccio? Ho appena scoperto che
non potrò mai più vedere nulla. Non è una cosa da
poco."
Ziva: "Sì, ma ce la puoi fare, come ce l'hai fatta quest'ultimo
anno." lo rassicurò, asciugandogli le lacrime "Ed io ti darò una mano, puoi
contarci."
L'uomo le poggiò la mano sulla sua, voltandosi verso di lei.
Tony: "Grazie." disse, soltanto, mentre lei si avvicinava
ulteriormente e lo baciava.
Dalla culla, il piccolo Leeroy Jethro, che si era appena
svegliato, li guardava e, anche se ancora vedeva solo delle ombre, quando i
due genitori si baciarono, fece il suo primo sorriso.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** 20 ***
20
La luce negli occhi - Tony Version
20
Le giornate passarono lente a Intercourse, e
Tony e Ziva continuavano la loro vita di neo-genitori, in attesa di una nuova
chiamata da Washington.
Una mattina erano al negozio, e con loro c'era anche Lilly che, da
quando le avevano rivelato la loro vera identità, passava molto più tempo di
prima in loro compagnia, tanto la clinica era di fronte al negozio, e doveva
solo attraversare la strada, se c'era bisogno di lei.
Lilly: "E' davvero un bambino molto curioso!" esclamò, facendo
dondolare di fronte a Leeroy, che era in braccio a Ziva, il suo stetoscopio. Il
bambino, vedendolo, allungava continuamente la manina, cercando di prenderlo, e
ridendo ogni volta che ci riusciva.
Ziva: "Sì. Ho paura che, quando imparerà a camminare, dovrò avere
100 occhi."
Lilly: "Quando imparerà a camminare, ti darò volentieri una mano a
tenerlo d'occhio." rispose.
Tony: "Sempre se saremo ancora qui."
Lilly: "Perchè? Volete andarvene?"
Ziva: "Quattro mesi fa, la sera prima della nascita di Roy, ci ha
chiamato il nostro Capo dell'NCIS..." cominciò a spiegare.
Lilly: "Quel Gibbs che avevano intervistato riguardo la vostra
'morte'?"
Tony: "Sì. Ha detto che doveva sistemare delle cose, poi sarebbe
venuto a prenderci e saremmo potuti tornare alle nostre vecchio vite."
Ziva: "Beh, non proprio alle nostre vecchie vite, visto che, da
quando siamo arrivati qui, sono cambiate molte cose, una delle quali è che ho
avuto un bambino, ma almeno non dovremo più nasconderci." precisò.
Tony: "Però, quando arriverà qui, anche noi avremo delle cose da
sistemare, in paese."
Lilly: "Che cosa? Se posso chiedere..."
Tony: "Mi dispiace, Lilly, ma al momento preferirei non dirtelo.
Forse ti diremo tutto quando arriverà Gibbs in città." si zittì, sentendo il
cellulare vibrare nella sua tasca "Il cellulare... Ziva, chiudi la porta, così
non ci vedranno." la donna eseguì, e Tony rispose "Pronto?"
Gibbs: "Tony, sono io."
Tony: "Ciao, Capo! E' un piacere risentirti!"
Gibbs: "Anche per me, perchè significa che non vi siete messi nei
guai. Comunque volevo dirti che domani pomeriggio saremo a Intercourse."
Tony: "Quindi a Washington è tutto risolto?"
Gibbs: "Sì, mancano solo le ultime cose, che sistemeremo al vostro
ritorno. Comunque devi spiegarmi come arrivare alla comunità Amish, dal
paese."
Tony: "Un momento, Capo..." si rivolse a Lilly "Lilly, tu domani
pomeriggio fino a che ora resti alla clinica?"
Lilly: "Resto tutto il giorno, fino alle dieci di sera."
Tony: "Perfetto." tornò a parlare al telefono "Quando passi per la
città, fermati all'ambulatorio medico e chiedi di Lilly Snape. Lei ti
accompagnerà a casa mia e di Ziva."
Gibbs: "Ok, grazie. Ah, volevo dirvi che non verrò da solo: ci
saranno anche McGee, Abby e Ducky."
Tony: "Tutta la squadra al completo! Ok. Allora a domani, Capo!" e
chiuse la telefonata poi, rivolgendosi a Lilly, disse "Per favore, domani non
accennare ai nostri amici nulla del bambino, glielo diremo noi, quando sarà il
momento."
Lilly: "Come vuoi."
Il pomeriggio del giorno dopo, Tony era seduto sotto il portico
della sua casa, in attesa dell'arrivo dei loro amici, mentre Ziva si riposava,
in camera da letto, insieme a Roy.
Dopo un po' sentì il rumore di alcune auto che si avvicinavano,
per poi fermarsi vicini a casa. L'uomo si alzò in piedi e, preso il bastone per
tastare il percorso, scese i due scalini e fece due passi avanti, nella
direzione delle auto.
Sentì, poi, dei passi che si avvicinavano e si fermavano di fronte
a lui.
Lilly: "Tony, ci sono visite per te e Ziva."
Gibbs: "Per fortuna non ti sei fatto crescere la tipica barba,
Dinozzo, altrimenti saresti stato davvero ridicolo!" esclamò, scherzoso.
Tony: "Anche per me è un piacere risentirti, Gibbs!" gli allungò
la mano, che il Capo la strinse, ma poi lo attirò a sè in un caloroso abbraccio.
Tony sentì qualcosa, nella mano sinistra di Gibbs, quindi, quando si furono
staccati, gliela tastò "Ma questa è... una fede! Gibbs, ti sei sposato?"
Gibbs: "Cinque mesi fa."
Tony: "E chi è la fortunata?"
Gibbs: "L'ex direttrice dell'NCIS, Jennifer Shepard."
Tony: "Congratulazioni! Un momento, hai detto ex? Vuoi dire che
sono di nuovo cambiati i vertici? E chi è il nuovo Direttore?"
Gibbs: "Io."
Tony: "Tu?" rise "Dai, non scherzare!"
McGee: "Non sta scherzando, Tony: è davvero il nuovo direttore
dell'NCIS."
Tony: "Tim! Anche tu qui? Come te la passi?"
McGee: "Come il Capo di una squadra di Pivelli."
Tony: "Così anche tu sei stato promosso? Sono contento per te,
Pivello."
McGee: "Dai, Tony, non sono più un Pivello."
Tony: "Per me lo sarai sempre." gli tirò una pacca sulla spalla,
poi fece un passo lateralmente, avvicinandosi a Ducky "Dottor Mallard." gli
strinse la mano.
Ducky: "Anthony." lo salutò "Mi dispiace notare che non hai ancora
avuto miglioramenti nella vista."
Tony: "Ormai ci ho fatto l'abitudine..." infine si girò verso la
Dark che, senza aspettare che l'uomo la salutasse, gli saltò al collo,
abbracciandolo "Anche io sono contento che tu sia qui, Abby."
Abby: "Mi siete mancati tanto, tu e Ziva... a proposito,
dov'è?"
Tony: "Sta riposando..."
Ziva: "Stavo riposando." disse, affacciandosi alla porta, vestita
con il suo miglior vestito in stile Amish, con i capelli tutti raccolti nella
cuffietta bianca.
Gibbs: "Ziva! Sei davvero incantevole! E sembri così raggiante..." disse, andandola a
salutare.
Ziva: "Grazie, Jethro... volete entrare? Anche tu, Lilly."
Tutti accettarono e, cinque minuti dopo, erano seduti attorno al
tavolo della cucina, parlando di quello che era successo durante quell'anno.
Tony: "Davvero c'era un sacco di gente al nostro funerale?"
McGee: "Sì, persino tuo padre, accompagnato da una ragazza che
doveva avere al massimo 30 anni, e sembrava distrutto."
Tony: "Lui distrutto?" disse, sarcastico "Ma per piacere!"
Abby: "E voi due cosa ci raccontate? Cosa è successo di bello
quest'anno?"
Ziva: "E' successo che... beh ci siamo rifatti una vita, dovendo
passare per sposati."
McGee: "Avete dovuto passare per sposati? Come mai?"
Tony: "Per rendere credibile la copertura, e non è stato affatto
difficile, soprattutto negli ultimi tempi." si avvicinò alla compagna e la baciò
sulle labbra, ricambiato. Poi si voltò verso la scala, come se avesse sentito
qualcosa, e le parlò all'orecchio.
Ziva: "Vai tu." rispose, e Tony si alzò, poi lei spiegò agli altri
"Ma abbiamo anche una novità."
Abby: "Che novità?" chiese, curiosa.
Ziva: "Lo vedrete, non appena Tony ritorna giù."
L'uomo non tardò a scendere le scale, lasciando tutti a bocca
aperta, perchè teneva in braccio il figlio. Poi tornò a sedersi accanto a Ziva,
che prese in braccio il bambino, ancora un po' assonnato.
Gibbs: "E questo chi sarebbe?"
Ziva: "Questo bambino si chiama Leeroy 'Roy' Jethro, ed è mio
figlio."
McGee: "Ma... quanto ha?"
Tony: "E' nato il mattino dopo la prima telefonata di Gibbs."
Ziva: "E, prima che ce lo chiediate, è stato concepito nel modo
classico e il padre è Tony."
Ducky: "Sembra un bambino in forma, per essere nato
prematuro..."
Ziva: "Perchè pensi che sia nato prematuro?"
Ducky: "Perchè lui è nato quattro mesi fa, giusto? Quando voi
eravate qui da otto mesi."
Ziva: "Ma io ero già incinta, quando siamo scappati da
Washington."
Abby: "Davvero? Vi siete messi insieme già prima di
andarvene?"
Tony: "No, ci siamo messi insieme parecchio tempo dopo. Ma questo
non ha importanza." Gibbs, a questo punto, gli tirò uno scappellotto "Ahi! Ma
perchè?"
Gibbs: "Perchè avete infranto la regola 12 prima che la
eliminassi. Ma mi togliete una curiosità? Perchè lo avete chiamato come me?"
Ziva: "Perchè, se non fosse stato per te, lui non sarebbe mai
nato." rispose, mettendogli Leeroy in braccio.
Gibbs: "Beh, comunque devo dire che sembra aver preso il meglio da
entrambi, almeno fisicamente." commentò, coccolandolo "Però, ora parliamo delle
cose serie... Tony, quattro mesi fa hai detto che dovevi sistemare degli affari
di famiglia. Per caso riguardano il tuo padre naturale?"
McGee e Abby: "Padre naturale?"
Tony: "Sì, in realtà quello che era al funerale è l'uomo che ha
sposato mia madre e mi ha adottato." spiegò "Fino a pochi mesi fa non sapevo chi fosse il
mio padre biologico, cioè quello che ha violentato la mamma 38 anni fa."
Gibbs: "Ma ora lo sai... e potresti informare anche noi?"
Fece sì con la testa, poi si voltò in direzione di Lilly.
Tony: "Lilly, non so se questa notizia sarà di tuo gradimento."
fece una pausa "Io e te siamo fratello e sorella: lo sceriffo Snape è il mio
padre biologico."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** 21 ***
21
La
luce negli occhi - Tony Version
21
La ragazza lo guardò come
se avesse bestemmiato, poi si alzò e andò verso la porta.
Lilly: "No, non è possibile! Mio padre non
può aver fatto quello che dici. Lui è lo sceriffo, e lo era anche mio nonno!"
poi uscì di corsa.
Si alzò anche Ziva, rincorrendola fuori e
fermandola prima che lei potesse raggiungere l'auto.
Ziva: "Aspetta, Lilly! Lasciaci
spiegare!"
Lilly: "Che cosa volete spiegare? Avete già
detto tutto!"
Ziva: "So come ti stai sentendo ora: sei confusa. Ci sono passata
anche io, credimi."
Lilly: "No, non sai come mi sento, Ziva! Voi mi avete appena detto
che mio padre, prima di conoscere mia madre, ha violentato una ragazza,
mettendola incinta. Che altro mi direte, ora? Che spaccia droga?"
Tony: "Ci hai preso in pieno, sorellina." disse, avvicinandosi.
Lilly gli tirò un ceffone.
Lilly: "Tu non sei mio fratello!"
Tony: "Lo sono biologicamente. Comunque abbiamo anche il sospetto
che lo sceriffo sia immischiato anche nel traffico di droga." rispose,
massaggiandosi la guancia.
Lilly: "No, non è vero!" ribadì. Ziva la prese per le spalle,
costringendola a guardarla in faccia.
Ziva: "Lilly, ascoltami. Non sempre le persone che amiamo sono
quello che credevamo che fossero. Io adoravo mio padre, e fino a qualche anno fa
mi rifiutavo di credere a quello che dicevano su di lui. Ma ho dovuto aprire gli
occhi quando ha trasformato il mio fratellastro in un autentico terrorista di
Hamass. Da quel giorno, da quando ho ucciso mio fratello, me ne sono andata dal
Mossad, cominciando a lavorare per l'NCIS. Mio padre non l'ha presa bene e,
circa un anno fa, ha tentato di uccidermi. Quindi puoi credermi quando ti dico
che capisco quello che provi in questo momento. Ora, per favore, torniamo in
casa e parliamo."
Lilly non disse nulla, e si lasciò condurre di nuovo verso
casa.
Arrivata sugli scalini, Ziva prese in braccio il figlio, che era
scoppiato a piangere per via della confusione che si era creata. Roy si aggrappò
alla madre, lasciandosi consolare finchè non si addormentò, tranquillizzato
dalle coccole della donna.
Rientrarono e tornarono a sedersi attorno al tavolo. Tony e Ziva
raccontarono quello che avevano visto e sentito a proposito dello sceriffo e dei
suoi rapporti con il trafficante di droga del paese.
Gibbs: "Da quello che dite, suppongo anche io che abbia qualche
affare losco in atto, però dobbiamo raccoglierne le prove. E, con me in giro,
credo che starà molto attento alle sue azioni."
McGee: "Il Direttore di un'Agenzia Federale non sarà per niente
passato inosservato."
Tony: "Ma, prima o poi si tradirà, senza contare che i cari
fratellini sono fatti della stessa pasta."
Lilly: "Cosa intendi dire?"
Tony: "Jerry e Billy, qualche mese fa, hanno aggredito mia cugina.
Se non li avessimo fermati in tempo avrebbero potuto fare ben altro."
Lilly: "Sapevo che Jerry e Billy erano dei mezzi delinquenti, ma
non pensavo che potessero arrivare fino a questo punto..."
Ziva: "Allora ci aiuterai?"
Lilly: "Va bene. Terrò d'occhio sia papà che i miei fratelli e vi
avvertirò se vedo qualcosa di strano." poi si alzò ed uscì dalla casa, tornando
in città.
Gibbs: "Bene, una parte del problema è risolto. Per il resto ci
penseremo domani."
Ziva: "Giusto. Ora che ne dite di cenare? Ovviamente dovrete
accontentarvi di quello che abbiamo: un po' di verdura cotta e della carne
arrosto."
Gibbs: "Dico che è un'ottima idea. Mentre per la sistemazione
notturna... dove avete nascosto il camper?"
Tony: "E' nel granaio. Le chiavi sono nella credenza, se volete
potete spostarlo."
Ducky: "Dormiremo nel camper? Questo mi ricorda quando, vent'anni
fa, io..."
Ziva: "Tu hai sempre la solita abitudine di raccontare le tue
storie, eh, dottore?" lo interruppe.
Abby: "Ma sono sempre interessanti!"
Ziva: "Mi fa piacere: così potrà raccontarle a Roy, quando le
potrà capire."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** 22 ***
22
La
luce negli occhi - Tony Version
22
Il mattino dopo si trovarono di nuovo tutti a
casa di Tony e Ziva per la colazione, che era semplicemente del tè con un po' di
pane.
Abby: "Vi siete proprio immedesimati nella
parte!" commentò, vedendo come i due amici sembravano essere a loro agio in
quell'ambiente.
Ziva: "Non potevamo fare altro. Anche se
spesso ci sono mancate le comodità della civiltà moderna." rispose, continuando
a guardare Roy, attaccato al suo seno.
Gibbs: "Beh, non dovrete aspettare molto per
poter di nuovo avere queste comodità... però io voglio un caffè."
Ziva: "In paese c'è un bar, se vuoi."
Gibbs: "Bene, così posso anche controllare la
situazione un po' più da vicino!"
Ziva: "Tanto ormai si sarà sparsa la
voce dell'arrivo del Direttore dell'NCIS, non passerai più inosservato."
Gibbs: "Soprattutto se hanno notato che ho
passato la notte nella comunità Amish."
Tony: "Senza contare che sarai anche
accompagnato da una coppia Amish." disse, prendendo bastone e cappello, che
aveva poggiato sul mobiletto dove li teneva sempre.
Ziva: "No, sarà accompagnato solo da te: io
ho da fare in casa, se non vi dispiace."
Gibbs: "Nessun problema."
Abby: "Posso darti una mano?" chiese, quasi
eccitata.
Ziva: "Certo che puoi!"
Un quarto d'ora dopo erano tutti pronti, di
fronte alla casa della coppia. Ziva teneva in braccio il figlio, e Tony le si
avvicinò, baciò il bambino e poi baciò lei con passione, prima di salire in
maccina, sul sedile del passeggero, accanto a Gibbs.
Abby: "Ma non daranno troppo nell'occhio?"
chiese, a Ziva, guardando la macchina allontanarsi "Non dico solo perchè Gibbs
è, ormai, un volto conosciuto, ma anche perchè vedranno Tony scendere da
un'auto..."
Ziva: "Certo, ma Tony non può guidare da solo
un calesse. Ti ricordo che non ci vede."
Abby: "Già." cambiò argomento "Deve essere
stato triste, per lui, non aver potuto vedere il vostro bambino."
Ziva: "Molto. Mi ricordo che, durante il
travaglio, sembrava quasi al limite della gioia, ma è cambiato di colpo quando
mi hanno messo il bambino in braccio."
Abby: "Però, ora sembra essersi ripreso."
Ziva: "Solo in apparenza. Vedi, qualche
giorno dopo la nascita di Roy, Lilly si è offerta di fare a Tony qualche
esame clinico, per verificare se l'ematoma che si era formato dopo l'incidente
in cui ha perso la vista si era riassorbito." si interruppe, entrando in casa,
seguita dall'altra, e prese il ciuccio del figlio, lo lavò e lo mise in bocca al
bambino, che si tranquillizzò ulteriormente, abbracciando più forte la
madre.
Abby: "Non dirmi che non si è ancora
riassorbito, dopo più di un anno?"
Ziva: "No, l'ematoma non c'è più, ma la zona
visiva ha riportato gravi danni, e, di conseguenza, Tony non potrà più tornare a
vedere."
Abby: "Io... mi dispiace." affermò, non
sapendo cosa dire.
Ziva: "Quella sera l'ho trovato chinato sulla
culla di Leeroy con le lacrime agli occhi. Non l'avevo mai visto piangere, prima
d'ora." fece una pausa "Dopo quella volta si è sempre cercato di mostrare forte,
ma io so che soffre, anche se non vuole farmelo vedere io lo capisco."
Abby: "Da quando lo conosco, ha sempre fatto
così: si nasconde dietro una maschera per non far vedere che soffre. Però sembra
che si sia un po' aperto, o almeno ho avuto questa impressione, quando sono
arrivata qui."
Ziva: "Sì. E' cambiato moltissimo in questo
anno, soprattutto da quando ha saputo che ero incinta, e anche io sono
cambiata. Qualche mese fa, prima del parto, mi ha anche chiesto se volevo
sposarlo, non appena saremmo potuti di nuovo uscire allo scoperto, e io ho
accettato. Lui è il padre di mio figlio, e io lo amo."
Abby: "E lui ama te, è difficile non
notarlo."
Intanto, in paese, Gibbs aveva appena
parcheggiato l'auto davanti al bar del paese. Come avevano previsto, il loro
arrivo attirò gli sguardi curiosi degli abitanti.
McGee: "Non so se ci guardano perchè Gibbs è il Capo di un'Agenzia
Federale o perchè Tony era in macchina con noi e, in teoria, non avrebbe mai
accettato di salire su un'auto, come Amish.
Ducky: "Credo entrambe le cose, Timothy." rispose, avvicinandosi a
Tony e facendogli da guida verso l'entrata del bar.
Entrarono nel locale e presero posto a un tavolo vicino alle
finestre.
Tony: "Sono entrato poche volte qui dentro, per prendere degli
ordini per il negozio, ma non mi è mai piaciuto."
McGee: "Perchè?"
Tony: "Troppi odori, e la compagnia non è delle migliori."
McGee: "La compagnia?"
Tony: "Se i miei sensi non sbagliano, vicino al banco ci
dovrebbero essere due ragazzi, di 18 e 20 anni, che parlano tra loro bevendo
caffè." disse, a bassa voce.
Gibbs: "Sì. Chi sono?"
Tony: "Billy e Jerry, i miei fratellastri."
Gibbs: "Sì, hanno proprio la faccia di due teppistelli." constatò,
con un'occhiata.
Tony: "Non avevo dubbi..." la porta d'entrata si aprì, e Tony
riconobbe immediatamente il nuovo arrivato, dalla camminata "Ed ecco che arriva
mio padre, lo sceriffo Snape."
Lo sceriffo si avvicinò ai due figli, dicendo loro qualcosa, poi
si guardò intorno e, finalmente, notò i quattro uomini seduti al tavolo. Si
avvicinò e parlò.
Sceriffo: "Buongiorno, fratello Dinardo." salutò Tony.
Tony: "Eviti di chiamarmi in questo modo, sceriffo."
Sceriffo: "D'accordo, Anthony. Come mai qui? Pensavo che gli Amish
non entrassero mai in un locale dove c'è la corrente elettrica."
Tony: "Pensava male, sceriffo."
L'uomo restò in silenzio per qualche secondo, poi si rivolse a
Gibbs.
Sceriffo: "Lei mi sembra una faccia conosciuta... è mai stato ad
Intercourse?"
Gibbs: "No, ma sono stato spesso in televisione." gli porse la
mano e si presentò "Direttore Leeroy Jethro Gibbs, NCIS."
Sceriffo: "Allora è un pezzo grosso!" esclamò, stringendogli la
mano "Sceriffo Nicholas Snape."
Gibbs: "E loro sono l'Agente Timothy McGee, Capo della mia squadra
migliore e il Dottor Donald Mallard, medico legale."
Sceriffo: "Piacere di conoscervi." tornò a parlare a Tony "Certo
che per essere un semplice Amish, conosci persone molto in alto, Anthony!"
Tony, allora, si alzò dalla panca, cosa che fecero anche gli altri
tre, e disse, allo sceriffo:
Tony: "Possiamo andare nel suo ufficio?"
Sceriffo: "Perchè?"
Gibbs: "Per parlare in privato. Ci faccia strada."
L'uomo li condusse al suo ufficio poi, dopo che si furono chiusi
dentro, Gibbs parlò.
Gibbs: "Credo che sia arrivata fin qui la storia della morte di
due nostri agenti dell'NCIS, circa un anno fa..."
Sceriffo: "Sì. L'Agente di collegamento David e l'Agente
Dinozzo."
Gibbs: "Bene. Sappia che in realtà non sono morti."
Sceriffo: "Davvero? E che fine hanno fatto?"
Tony: "Si sono nascosti e hanno cominciato una nuova vita sotto
falso nome, sceriffo." rispose, prendendo dalla tasca il suo vecchio distintivo,
aprendolo e mostrandolo all'altro "O, forse, dovrei chiamarti papà?"
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** 23 ***
23
La
luce negli occhi - Tony Version
23
Lo
sceriffo fissò il distintivo per qualche secondo, poi spostò lo sguardo sugli
occhi vitrei di Tony.
Snape: "Ah, così uno dei miei figli ha
seguito le mie orme." disse, indifferente.
Tony: "Tu non sei mio padre." precisò, rimettendosi il distintivo in tasca
e camminando nella stanza, annusando l'aria.
Snape: "Comunque
sia, che diavolo volete da me?"
Tony aprì uno dei cassetti, annusò nuovamente
e poi fece un cenno a Gibbs, che osservò e prese dal cassetto ciò che l'altro
gli indicava, facendo attenzione a non lasciare
le sue impronte, mostrandolo allo sceriffo.
Gibbs: "E questa roba cos'è?" chiese,
poggiando quello che sembrava un pane di cocaina pura,
chiusa dentro una busta di nylon.
Snape: "E' la prova
di un reato." rispose, senza scomporsi.
McGee: "Per quanto ne so, le prove devono
essere tenute al sicuro in un luogo apposito, non
in un cassetto dell'ufficio dello sceriffo."
Snape: "Infatti stavo per metterla
via, lo avrei fatto oggi stesso."
L'uomo si stava agitando, ma nessuno se ne
accorse, a parte Tony, che sentì il
battito del cuore accelerare quasi impercettibilmente.
Ducky: "Le prove vanno archiviate
immediatamente, per poi essere inviate al laboratorio analisi, e a quanto vedo, questa cocaina non
è stata neanche catalogata per l'archiviazione."
Gibbs: "Ciò significa due cose: o lei sta
coprendo uno spacciatore, oppure è lei stesso uno spacciatore. In entrambi casi si ha l'arresto immediato." e
poi fece un cenno a McGee.
Il giovane disarmò lo sceriffo, prese le manette e lo ammanettò, poi lo condusse
alle celle, mentre l'altro si dimenava.
Snape: "Non potete
farlo! Io sono lo sceriffo!" urlò.
Fuori dall'ufficio, per strada, le urla di
Snape avevano attirato l'attenzione dei passanti, tra cui
c'erano anche Lilly e sua madre.
Sig.ra Snape: "Ma... cosa ssuccede?"
Lilly: "Credo che papà sia finito nei guai
con quei Federali, mamma." rispose, avvicinandosi a Tony, che era uscito in quel momento insieme a Ducky. Si rivolse, quindi,
al fratello "Che cosa succede, Tony?"
Tony: "Abbiamo trovato della droga destinata
allo spaccio nell'ufficio di tuo padre, Lilly. Da questo
momento sono tornato ufficialmente in servizio."
Sig.ra Snape: "In servizio?"
Tony: "Sì, signora. Io
sono un agente federale, e anche Ziva. Fino a poco fa eravamo sotto protezione, con identità fittizie, e ci siamo fatti
aiutare dai parenti di mia madre."
Sig.ra Snape: "Ma perchè mio marito urla tanto, allora?"
Tony: "Perchè lo abbiamo arrestato." rispose.
Lilly non fece una mossa, se lo aspettava, ma la madre quasi
svenne.
Sig.ra Snape: "Dio... non è possibile... non può..."
Lilly: "Io invece me lo aspettavo, mamma. Quei due teppisti dei
miei fratelli dovevano aver preso da qualcuno."
Sig.ra Snape: "Ma mio marito... lui non ha mai fatto del male a
nessuno..."
Tony: "Non è del tutto esatto, signora." rispose, poi si voltò
verso Ducky "Torniamo dentro, così possiamo raccontare tutto alla signora."
Ducky: "D'accordo, Anthony. Seguiteci, signore."
Il dottore condusse, quindi, Tony e le due donne nell'ufficio
dello Sceriffo.
La signora Snape si sedette in una delle
sedie dell'ufficio, mentre la figlia si affiancava al fratello maggiore.
Sig.ra Snape: "Che cosa dovete dirmi?"
Tony: "Le hanno mai raccontato di una cosa successa 37 anni fa
nella comunità Amish?"
Sig.ra Snape: "Che cosa è successo? E cosa c'entra mio
marito?"
Gibbs: "Suo marito, 37 anni fa ha violentato una delle ragazze
della comunità."
Sig.ra Snape: "No, mio marito non..."
Tony: "Oh, sì che può. E ci sono anche le prove di quello che ha
fatto."
Sig.ra Snape: "Le prove?"
Gibbs: "La ragazza ha avuto un figlio dalla violenza subita.
Comunque sia, abbiamo arrestato Nicholas Snape per altri motivi."
Sig.ra Snape: "Aspettate, avete detto che mio marito ha un altro
figlio?"
Lilly: "Sì, mamma, hanno detto così."
Sig.ra Snape: "E suppongo che abbiate notizie sue o della
madre."
Tony: "La madre è morta più di 20 anni fa; si è suicidata quando
il figlio aveva circa 12 anni, e il figlio attualmente ha un buon lavoro
nell'NCIS, un bambino piccolo ed è in procinto di sposarsi." rispose,
rigirando il bastone tra le mani.
La donna capì.
Sig.ra Snape: "Lei è...?"
Lilly: "Sì, mamma. Tony è il mio fratello maggiore."
Un lampo di rabbia comparve negli occhi della donna.
Sig.ra Snape: "Voglio vedere mio marito."
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=164324
|