Alla fine della notte

di Changing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolce notte ***
Capitolo 2: *** Brevi sogni ***
Capitolo 3: *** Alba amara ***



Capitolo 1
*** Dolce notte ***


Alla fine della notte




Prologo
Dolce notte




Nella sua vita non c'era niente di buono, nulla per cui valesse la pena lottare. Il suo corpo e le sue idee venivano trascinate alla deriva come un relitto dalle onde dell'oceano, senza che egli avesse la possibilità, o il coraggio, di pronunciarsi. Questi erano i pensieri che nei momenti più bui assalivano la mente di Draco.
Quella sera era uno di quei momenti, di quelli in cui ti sembra di essere entrato in un tunnel senza uscita, senza speranza, quando si arriva a pensare anche di togliersi la vita. Ma lui era troppo codardo persino per far quello, o non abbastanza disperato, chi poteva dirlo.
Il giovane Malfoy se ne stava appoggiato alla ringhiera della torre di Astronomia, con il viso pallido illuminato dalla bianca luna piena. Si riempiva i polmoni con grosse boccate d'aria per rilassarsi; quell'aria così tersa era molto diversa da quella che si respirava nei suoi sotterranei umidi e polverosi. Ultimamente gli capitava spesso di passare notti insonni, troppo preoccupato per ciò che lo attendeva per potersi abbandonare tra le ignote braccia di Morfeo; così quella sera era salito lassù, solo per poter respirare.
Improvvisamente sentì un tocco leggero alla spalla. Draco trasalì, ma quando si girò riconobbe il bel viso amico di Astoria, ornato da un piccolo sorriso.
- Sei ancora sveglio? - Gli chiese lei. Il ragazzo si irrigidì, come spesso accadeva in sua presenza negli ultimi tempi.
- No, pensavo di passare la notte qui fuori - Rispose, non potendo evitare quell'aspro sarcasmo, la sua unica arma nei momenti peggiori.
Allora l'espressione della ragazza si fece più seria e con sguardo penetrante lo osservò intensamente, tanto che lui non poté fare a meno di darle le spalle e tornare ad osservare l'orizzonte.
Astoria gli si avvicinò e poggiò, con la sua innata grazia, le mani sulla ringhiera di pietra.
- Nemmeno io riuscivo a dormire. Ti ho visto da lì - Disse indicando la torre dei Corvonero, dalla quale si poteva intravedere parte della balconata della torre: - Avevo brutti pensieri -
- Io non ho nessun brutto pensiero! - Inveì Draco, sentendosi minacciato. Era abituato a sentir parlare Astoria per enigmi e allusioni di questo tipo. Lei era quel genere di persone che, prima di dire le cose chiare e tonde, si preparavano con sottili preamboli, per poi scoccare la loro sentenza con rapido e crudo realismo.
- E allora perché sei qui? - Chiese lei calma.
- Perché... - Draco sperò di potersi inventare qualcosa all'ultimo secondo, ma non gli venne in mente nulla.
Prima che passasse qualche attimo di troppo, spirò nel silenzio un fredda brezza serale e il ragazzo rabbrividì. Allora Astoria allungò il braccio verso di lui e gli toccò delicatamente la guancia con il dorso della mano, in un gesto spontaneo.
- Hai il viso congelato - La sua mano invece, pensò Draco, era calda e liscia come il velluto. Tuttavia si girò e rispose inacidito
- Non ho freddo - la ragazza sospirò profondamente.
- Che razza di cocciuto - disse a bassa voce. Gli angoli della bocca di Malfoy si piegarono impercettibilmente all'insù.
Per un po' non parlò nessuno dei due.
- Sai, a volte mi capita di avere paura – esordì Astoria d'un tratto.
- E allora? -
- E allora - Continuò la ragazza, marcando queste due parole con voce decisa:- cerco di capire se davvero vale la pena di fare ciò che sto facendo -
- Non ti seguo –
- Voglio dire che non ha senso affrontare qualcosa che non si è ancora pronti a combattere – Draco sapeva a cosa si stesse riferendo. Da giorni ormai, si respirava nell'aria il presagio di una battaglia. Nessuno sapeva né come, né quando sarebbe scoppiata, ma la tensione e la paura gravavano su tutta l'Inghilterra come una spada di Damocle.
- Mi stai dando del codardo?! - Entrambi erano coscienti della mancanza di coraggio del ragazzo, ma per fortuna non era di questo che voleva parlare Astoria.
- No - Rispose lei:- sto dicendo che dovresti abbandonare i Mangiamorte -
- Abbandonare?- Disse lui, arrivando quasi a gridare:- Ti rendi conto di cosa stai dicendo? Non si possono abbandonare i Mangiamorte come se fossro un torneo di Gobbiglie. E poi non ne avrei motivo: saranno loro a vincere -
- Questo non può dirlo nessuno... Perché non fuggi? -
- Perché sarebbe un disonore – In realtà il ragazzo sarebbe scappato volentieri:- E poi, anche se fosse, sarebbe inutile. Non saprei dove andare né come sopravvivere. Cosa potrei combinare da solo? -
- Io verrei con te - quella frase lo colpì in pieno petto come un dardo avvelenato. Perché, sentimenti così dolci come quelli che provava in quel momento non potevano che essere veleno per lui.
Da molto tempo, ormai, si era reso conto che le cose tra lui e Astoria stavano cambiando e aveva sempre fatto di tutto per rimandare quel momento.
- Non dire stupidaggini. Mi saresti solo d'intralcio - Mentì lui.
- Sai che non è vero. Sono una duellante migliore di te - Rispose la ragazza abbandonando la sua naturale calma per lasciar libere le sue parole irruenti:- Io sono tua amica, Draco, e non voglio vederti soffrire in questo modo -
Il veleno sembrò scivolar via dal suo cuore, lasciandogli solo dell'amaro in bocca e una fastidiosa stretta allo stomaco. Era vero, Astoria era la sua cara amica d'infanzia, anche se il ragazzo non aveva mai capito il perché del suo attaccamento. Le era sempre stata accanto, anche quando lui la trattava male o la insultava, non come un docile animaletto da compagnia, ma più come un angelo custode. Era stato troppo frettoloso a credere che Astoria volesse dirgli qualcosa di più.
Lei gli si era avvicinata. Era un po' più bassa di lui, ma non di molto.
- Non sono affari che ti riguardano – le rispose.
- Deve essere sempre questa la tua risposta per tutto? – replicò con fermezza. Poi emise un profondo sospiro:- Ci conosciamo da anni, ormai, e so riconoscere quando menti – disse con voce intensa, ferma, piena di musicalità:- non allontanarmi via, come fai sempre -
Ora a separarli c'era solo un respiro. Draco avrebbe voluto rispondere che lei non poteva fare niente per lui, ma dentro gli ardeva un fuoco implacabile, che avrebbe solo voluto spegnere.
La luna illuminava il bel volto della ragazza, sottile e di nobile aspetto, mentre i grandi occhi blu ne riflettevano i raggi.
Draco conosceva la passione, o almeno la sua forma più elementare. Aveva provato simili sensazioni nei suoi momenti di intimità con Pansy, ma quel calore, quel desiderio così trascinante che gli percorreva tutto il corpo gli era del tutto sconosciuto. Quasi non riusciva a pensare ad altro, in quel momento, che alla sua passione e alle immagini che ne conseguivano.
Non si allontanò, né si avvicinò, e proprio quando credette che Astoria si sarebbe allontanata, lei colmò quella distanza, poggiando delicatamente le labbra sulle sue. Anche quel bacio, così semplice e spontaneo, era nuovo per Draco, che era abituato ad intensità ben diverse. Ne rimase così straniato che non fece in tempo a ricambiarlo e la ragazza si allontanò piano da lui, con aria delusa.
Senza dire una parola si girò e fece per andarsene, ma questa volta il ragazzo riuscì a prendere coscienza e la afferrò per un braccio, avvicinandola. Lei non oppose resistenza e si lasciò trascinare. Poi, in un gesto del tutto istintivo e naturale, Draco la baciò. Non nello stesso modo in cui baciava Pansy, ma con molta più dolcezza, che non sapeva nemmeno lui da dove venisse. Non sapeva nemmeno di essere capace di un affetto tanto forte, così impetuoso da fargli dimenticare persino i suoi timori di un attimo prima. Perché era salito lassù, quella notte? Come era arrivato a baciare Astoria?
In quell'istante sembrò che il mondo si fosse fermato. Ma fu proprio quel bacio, l'inizio e la fine di tutto.





Bene bene a dire il vero io non avrei nemmeno voluto pubblicare questa piccola storiella (che sarà di tre capitoli) E' strano, perché di solito sono sempre smaniosa di pubblicare le mie... cose, tanto da fare sempre tutto di corsa e invece questa volta non ero davvero convinta, non tanto per il timore che la storia sia scritta male, quanto per il suo effettivo valore. Poi mi sono messa l'anima in pace: dopotutto scrivo per divertirmi. Ebbene dopo questi discorsi quasi seri (mi sono fermata prima che potessi annoiarvi) vi rassicuro dicendovi che, per quelli che hanno intenzione di seguire questa storiella, i prossimi capitoli arriveranno puntuali (essendo già scritti) tra una settimana o due, dipende da cosa deciderò nei prossimi giorni. Detto questro tra sei ore mi devo alzare, anche se non ho alcuna voglia di prendere i mezzi. E ho sonno x3
A presto,
Changing

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Capitolo 2
*** Brevi sogni ***


Capitolo 1
Brevi sogni




Da quella notte, poche cose cambiarono tra i due. Nessuno aveva fatto alcuna promessa a parole, non ce n'era stato bisogno.
Astoria, sebbene avesse un carattere riflessivo e non sempre dedito alla compagnia, sembrò a tutti più raggiante e le agonie notturne di Draco divennero più facili da sopportare, anche perché di rado passava la notte in solitudine, come prima era solito. Molto spesso si recava sulla torre di Astronomia e lì lo raggiungeva la ragazza, senza che i due si fossero dati appuntamento.
Non avevano rivelato a nessuno ciò che era accaduto tra loro, ma non per il gusto di una segreta complicità. Draco aveva detto che non era un buon momento per raccontare in giro certe cose, tuttavia la verità era che temeva che Astoria potesse rimanere coinvolta negli affari tra Mangiamorte. Sapeva che, in ogni caso, non aveva molto da temere, dato che anche la ragazza apparteneva ad una antica famiglia di Purosangue, ma preferiva che le cose rimanessero così com'erano, nei limiti del possibile.
La vita scolastica proseguì quindi come al solito, finché non arrivarono le vacanze di Natale. Allora Draco ritornò al suo maniero nel Lancashire, segretamente spaventato per ciò che lo attendeva in quella che, negli ultimi mesi, non riusciva più a chiamare casa. L'unica cosa che lo confortava, era il pensiero che la sera dell'ultimo dell'anno avrebbe avuto un po' di respiro. A Villa Malfoy, ogni 31 dicembre, era tradizione che si tenesse un ballo a cui erano invitate le più importanti famiglie nobili d'Inghilterra. Almeno in quell'occasione, Draco sapeva che avrebbe rivisto Astoria.
Sembrava destino che la notte fosse l'unico momento in cui i due potessero stare insieme senza timore.
Quando ritornò, non fu sorpreso di trovare la sua villa cambiata. Le alte siepi erano sempre ben curate, dalla fontana zampillava ancora l'acqua del lago della fata Alcina* e non v'era stato alcun cambiamento negli arredi. Tuttavia, ad ogni ora del giorno, il ragazzo assisteva ad un continuo viavai di Mangiamorte, dato che la sua casa era divenuta il nuovo quartier generale di Lord Voldemort. La pesantezza e la gravità del clima erano ancora più irrespirabili di quelli di Hogwarts, tanto da fargli quasi rimpiangere la sua scuola, luogo che non aveva mai amato.
Nonostante la presenza costante di maghi sconosciuti in casa sua, non v'era quasi mai rumore, fuorché nella vasta sala da pranzo, che veniva usata come stanza per le riunioni in cui il Signore Oscuro riceveva i suoi devoti servitori. L'austero silenzio di quegli estranei gli faceva spesso venir voglia di salire le scale e andarsene in camera sua, o di fare lunghe passeggiate nei suoi giardini. Lì poteva quasi sentirsi in pace.
Se ci fosse stata, Astoria avrebbe riso dei loro sguardi vuoti e dei loro discorsi che lei trovava folli. Ma gli occhi e la voce di Draco appartenevano a loro, adesso. Lui combatteva per la loro stessa causa, eppure, a volte si ritrovava a pensare a quanto avrebbe preferito una vita più tranquilla, condotta nella stessa agiatezza della sua infanzia. Dopotutto che importanza avevano i Babbani? A cosa sarebbe servito ucciderli? Loro, feccia del creato, vivevano nel loro mondo ristretto e ottuso come la loro mente, mentre i maghi vivevano nel loro. Non potevano rappresentare neanche una minaccia.
In quei giorni, sua madre era molto dolce e accondiscendente nei suoi confronti (ancora più del solito) e nominava spesso la signora Greengrass, lodando lei e le sue figlie, parlando di quanto fossero cresciute in bellezza e in virtù da quand'erano bambine, e ogni volta Draco le ripeteva con maggior esasperazione che le vedeva a scuola ogni giorno.
Passarono così il Natale e i seguenti giorni di vacanza. Tanto era assente lo spirito natalizio in quella casa, che Draco, il 25 dicembre, chiese ad un Elfo domestico che giorno fosse. Il ragazzo non era mai stato molto sensibile a quel tipo di festeggiamenti, ma sentì la notevole differenza di atmosfera con gli anni precedenti. Gli sembrava di vivere in una casa di morti.
Finalmente arrivò la sera del 31 dicembre e, sin dal mattino, si percepì un certo fermento tra la servitù, impegnata nelle cucine e a lucidare ogni oggetto, ogni angolo e ogni spigolo di casa Malfoy, affinché tornasse al suo antico sfarzo. Sue madre andava in giro impartendo ordini a destra e a manca e suo padre sembrava aver riacquistato un briciolo della sua dignità e compostezza; persino la sua espressione appariva meno tesa degli ultimi tempi. Tutto questo, ovviamente, fu possibile dal momento che in quei giorni il Signore Oscuro sarebbe stato via per sistemare alcuni affari. Sarebbe troppo parlare di gioia, ma è senz'altro lecito dire che respirare fu più facile e leggero per tutti.
Verso le otto di sera, la villa cominciò a riempirsi di maghi e streghe. Draco salutò educatamente tutti gli ospiti che gli venivano presentati. Normalmente si sarebbe comportato da perfetto rampollo della famiglia, pavoneggiandosi delle sue doti e discutendo di qualche argomento futile, ma quella sera non ne aveva molta voglia. Scrutava con aspettativa ogni volto, ricevendo sempre una nuova delusione. La sala era ormai colma di gente, ma di Astoria e della sua famiglia nemmeno l'ombra. Se qualche altro Elfo domestico gli avesse chiesto se desiderava una tartina agli occhi di tritone lo avrebbe fatto saltare in aria.
Poi, d'un tratto, la vide. Se ne stava appoggiata ad una vetrata con in mano un bicchiere da champagne semivuoto, ad osservare la luna con aria assorta. Era magnifica, bella come non l'aveva mai vista. In quella posizione, elegante e raffinata, irradiava un fascino che provocò in Draco strane sensazioni.
Si mosse verso di lei, lontana solo pochi metri.
Una voce lo chiamò. Era Daphne, la sorella maggiore di Astoria, una compagna di Casa del suo stesso anno.
- Ehi, Draco! In mezzo a tutta questa gente non riuscivo a trovarti - Esclamò con un sorriso. I lineamenti e il portamento erano molto simili a quelli di Astoria, se non fosse stato per gli zigomi più alti e sporgenti, gli occhi scuri e tacchi vertiginosi, portati con molta classe, che la elevavano quasi al di sopra del ragazzo.
- Ciao – La salutò lui con ostentata cordialità. Non aveva nulla contro la ragazza, con la quale aveva discreti rapporti, ma in quel momento aveva altro a cui pensare.
- Laggiù ci sono anche Nott, Goyle e Spikestone. Perché non vien... -
- Senti Daphne, ora ho da fare, magari ci vediamo dopo, eh? - Disse voltandole le spalle e lasciandola stupita e contrariata del suo atteggiamento.
Ma il ragazzo non fece in tempo a fare cinque passi che qualcuno lo fermò per una spalla.
- Che altro c'è? - sbottò lui ancor prima di girarsi. Era talmente seccato che non gli importò affatto di aver appena risposto male a sua madre. Narcissa lo guardava sorpresa.
- Draco, che modi sono questi? - Lui borbottò qualcosa in risposta:- Comunque volevo avvisarti che sono arrivati i Greengrass, li hai già salutati? Dionysus voleva tanto... -
- Sì, sì, li ho visti un attimo fa -
- Anche Daphne? È molto bella stasera, non trovi? -
- Sì, certo. Adesso devo andare, i miei amici mi stanno aspettando – Disse lui liberandosi dalla stretta della madre.
Svicolò tra una decina di invitati e infine, quando raggiunse la finestra, Astoria non c'era più
- Mer... -
- Stasera è l'ideale fare una passeggiata – Una voce familiare gli parlava dandogli la schiena, mentre osservava con ben costruito interesse i preziosi lampadari di cristallo. Draco perse qualche istante per ricomporsi, poi si girò, ma la ragazza non era più dietro di lui. Si guardò intorno e la vide che stava uscendo da una delle porte che conducevano ai giardini. Lui la seguì.
Quando fu fuori la trovò rivolta verso la fontana, la cui acqua, grazie alla magia, sembrava brillare tenuemente di luce propria. Astoria indossava un elegante abito blu oltremare di chiffon che le ricadeva dolcemente lungo i fianchi, mentre un profondo scollo a V lasciava scoperta la schiena.
Sentendo i suoi passi, la ragazza si girò e gli sorrise serafica.
- Ciao, Draco – I lunghi boccoli corvini le ricadevano lungo la spalla destra.
- Ciao... - Disse lui, sentendosi stranamente a disagio. Spesso si sentiva spoglio senza la sua abituale maschera di presunzione, privo di scudi e di difese, così fece di tutto per riassumere un'espressione beffarda e sicura di sé. Le si avvicinò e le cinse i fianchi con le braccia, ma quando si chinò per baciarla, lei scostò il viso e gli diede le spalle.
- Che ti prende? - Chiese lui con l'amaro in bocca. C'era arrivato così vicino!
- Io non bacio gli sconosciuti – Il ragazzo non poteva vederla, ma Astoria stava sorridendo di sottecchi. Draco però aveva un’espressione tutt'altro che felice: in quel momento non aveva molta voglia di ascoltare i suoi enigmi, voleva solo stare con lei.
- Ma che stai dicendo? -
- Che il ragazzo che mi piace non ha quell'aria da sbruffone – Lui si sentì colpito nell'orgoglio, ma non si arrabbiò. Da lì fuori si udiva la musica della sala da ballo, il cielo era terso e tutto sembrava aver arrestato la sua corsa frenetica di quei giorni per lasciare ai due ragazzi un po' di tempo. Quindi, a Draco rimase solo un vago senso di amarezza, ma nessuna collera, come sarebbe successo in altre circostanze.
Malfoy si avvicinò di nuovo ad Astoria.
- E che tipo è il ragazzo che ti piace? - Lei lo guardò con sguardo furbo.
- Se stesso – Draco stava per replicare, ma sapeva che così facendo, avrebbe iniziato una discussione in cui lei avrebbe avuto la meglio, come sempre. D'altronde non aveva tutti i torti.
Il ragazzo non sapeva cosa dire. Si appoggiò alla fontana, dandole le spalle, e abbassò lo sguardo. Non aveva mai fatto caso a quanto fosse difficile essere se stessi, vivere ciò che spontaneamente viene dal proprio cuore e dal proprio corpo. A lui non era mai stato concesso. Sarebbe mai stato in grado di cominciare adesso? Con la coda dell'occhio vide Astoria muoversi e si girò verso di lei. D'un tratto qualcosa di caldo gli sfiorò la fronte; era quella di Astoria, che aveva avvicinato il proprio viso al suo.
- Mi sei mancato, sai? - Disse a fior di labbra. Il viso di Draco si aprì in un sorriso, felice che finalmente qualcosa stesse tornando alla normalità. Le cinse nuovamente la vita e la avvicinò a sé, sicuro che almeno questa volta non sarebbe scappata via da lui.
- Anche tu... - Rispose prima che potesse rendersene conto. Il bacio tra loro era sospeso nell'aria. Arrivarono appena a sfiorarsi quando una voce potente li fece sobbalzare.
- Posso avere la vostra attenzione? - Draco si girò con il cuore in gola, riconoscendo il tono altezzoso di suo padre, ma con grande sollievo non vide nessuno. Quello che aveva sentito doveva essere frutto di un incantesimo per richiamare all'attenzione i numerosi invitati.
- Sarà meglio andare... - Disse Draco a malincuore. Quel tono di solennità nella voce di suo padre gli aveva lasciato sulla pelle un brutto presentimento.
I due ragazzi rientrarono nella sala senza essere notati dagli ospiti, tutti rivolti verso la grande scalinata che portava ai piani superiori dove stava Lucius. L'uomo aveva dipinta sul volto un inquietante espressione soddisfatta.
- Miei cari ospiti, la mezzanotte sta per scoccare e voglio cogliere l'occasione per fare un annuncio – Che notizia inaspettata! Draco non ne sapeva niente:- Molti di voi conosceranno Dionysus Greengrass, mio vecchio amico e compagno di studi – Strano, a Draco suo padre aveva sempre detto che trovava quell'uomo irritante. Sicuramente aveva in mente qualcosa:- Ebbene, per consolidare il nostro profondo legame, abbiamo deciso di unire le nostre due famiglie e, a breve, saranno celebrate le nozze tra il mio unico figlio e la primogenita del casato Greengrass –




Ecco qui il secondo capitolo. Il prossimo, come vi ho anticipato, sar l'ultimo. Storia breve ma intensa =P
Spero che la fanfic continui a piacervi e che la leggiate fino in fondo. Fatemi sapere cosa ne pensate :)
A presto
Changing

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Capitolo 3
*** Alba amara ***


Capitolo 2
Alba amara



La sala esplose in uno scroscio di applausi, ma Draco non udì alcun rumore, fuorché le parole “nozze” e “primogenita” riecheggiare nella sua testa. Quand'era stato deciso tutto questo?
Se Nott non gli avesse dato una poderosa pacca sulla spalla e non gli avesse strofinato le nocche sulla testa, non si sarebbe nemmeno accorto che tutti gli occhi erano puntati su di lui e che Daphne lo attendeva sulla scalinata insieme ai loro genitori. Alcuni dei Mangiamorte più giovani cominciarono a spingerlo verso le scale e lui non ebbe la forza morale per ribellarsi, ancora sorpreso da quella rivelazione improvvisa. Mentre camminava si guardò alle spalle. Astoria se ne stava in fondo alla sala, con uno sguardo smarrito quanto il suo.
Quando si trovò al fianco di Daphne, Draco si allontanò di un passo. Molti ancora applaudivano, altri fischiavano come se stessero assistendo ad uno show di cabaret. “Cosa c'è di tanto divertente in questa situazione?” pensò il ragazzo: “Stanno solo costringendo due persone a firmare un contratto”.
- Da questa sera il vostro fidanzamento è ufficiale – Disse Dionysus con aria compiaciuta e soddisfatta. Draco non sapeva che vantaggio ne avrebbe tratto l'uomo da quell'unione, ma in quel momento non gli interessava minimamente.
Sapeva di dover dire qualcosa, di rallegrarsi, di ribellarsi, o quanto meno di mostrare interesse, ma nel momento in cui provò con lo sguardo a chiedere spiegazioni ai suoi genitori, uno lo ignorò, liquidandolo con un'espressione austera, mentre l'altra cercò di comunicargli la sua comprensione, la stessa di chi ha passato esperienze simili ma sa di doversi sottomettere al bene della famiglia.
Cosa sarebbe successo se Draco avesse detto che quel matrimonio non poteva aver luogo? I suoi genitori lo avrebbero odiato per sempre, diseredato, li avrebbe delusi, avrebbe deluso chiunque in quella sala... ma Astoria?
Proprio in quel momento si udirono dei lunghi e acuti fischi seguiti da forti scoppi. Dalle immense vetrate della sala penetrarono mille luci colorate e tutti gli ospiti si accalcarono sui vetri, mentre altri preferirono uscire in giardino. La pioggia di fuochi programmata per la serata aveva avuto inizio.
In quella confusione, il ragazzo cercò Astoria e la vide allontanarsi e prendere una piccola scalinata secondaria. Draco non ebbe bisogno di pensare per sapere dove stesse andando. Lui salì la scala principale, per evitare di dover passare attraverso la calca.
- Draco – Lo chiamò Daphne:- Ti va di andare a vedere i fuochi d'artificio? -
- Non ora – rispose lui sbrigativo. Corse su per le scale e fece altri due piani di corsa e finalmente arrivò nella sala del planetario, un immensa stanza dal soffitto a volta nel quale, anche di giorno, si potevano studiare le costellazioni che si trovavano in cielo in quel momento (grazie ovviamente ad un incantesimo). La stanza dava a sua volta su un ampia balconata, grande quasi quanto la sala da pranzo.
Tutto, nella vita di Draco, era sempre stato deciso dagli altri: la sua istruzione, le sue amicizie, il suo futuro. Lui aveva sempre accondisceso a tutto ciò senza porsi alcun problema, poiché era convinto che fossero le scelte giuste, dato che rispecchiavano i principi con i quali era stato cresciuto. Dopotutto non conosceva altro e vivere in quel modo, riconobbe, era stato davvero comodo. Solo ora che aveva assaporato per la prima volta, sebbene in minima parte, l'ebrezza di poter decidere da sé, metteva in dubbio le decisioni dei suoi genitori.
Avrebbero dovuto avvisarmi” pensò.
Ma sposandoti con una secondogenita non erediteresti neanche uno stelo d'erba del patrimonio dei Grengrass. È per il bene della tua famiglia
Ma sono troppo giovane per pensare al matrimonio
Questo dibattito, familiare a tutti quelli che nella vita abbiano dovuto compiere una scelta significativa, andò avanti finché lui non si trovò a pochi passi da Astoria, chinata sulla ringhiera su cui aveva appoggiato i gomiti.
- Io non ne sapevo niente... - Mormorò il ragazzo.
- Lo so – Rispose lei con amarezza.
Per qualche minuto si udirono solamente gli scoppi dello spettacolo pirotecnico.
- Che cosa farai, adesso? - Gli chiese d'un tratto la ragazza. Nonostante quella domanda non prese Draco alla sprovvista, lui non sapeva ugualmente cosa rispondere.
- Io... non lo so – Lo sguardo di Astoria, prima disilluso, si fece duro e sfuggente.
- Bene – Aggiunse solo; poi si allontanò, dirigendosi verso l'entrata della villa.
- Aspetta... - Draco la richiamò con poca convinzione:- tu non sai... io non ho scelta – Astoria si fermò.
- Si ha sempre un'altra scelta! - La ragazza non stava urlando, ma la sua voce era talmente carica di intensità da superare lo scoppio dei fuochi:- Non c'è niente che ti impedisca veramente di rifiutare la proposta. I tuoi genitori non possono costringerti -
- Tu non capisci! - La scomodità di quella situazione lo stava facendo impazzire, per così dire. Si sa quanto il ragazzo non sia mai stato abile nel sopportare il dolore, di qualunque tipo esso sia. Astoria lo guardava tristemente basita, mentre i suoi occhi dardeggiavano di delusione e risentimento, ma rispose con inaspettata calma, afflitta, come stanca dopo una lunga battaglia.
- Già, io non capisco. Non capisco come si possa preferire la schiavitù alla libertà – Quella voce, che a Draco sembrò all'improvviso quella di qualcun altro, serrò il petto del ragazzo in una morsa, finché, dopo una breve pausa, la ragazza ricominciò a parlare:- Ho sempre pensato che tu fossi diverso da loro – Disse indicando con un cenno del capo gli ultimi nobili radunati in giardino:- Ma forse è davvero questo quello che vuoi: lusso, denaro, potere. – Poi la sua voce si fece improvvisamente bassa e parlò come rivolta a se stessa:- Sono stata una sciocca a credere di poterti cambiare, che un giorno il tuo lato gentile avrebbe prevalso su tutto il resto... Anche se gli ostacoli erano alti, pensavo che almeno questo sarebbe stato nostro - Astoria si voltò di nuovo:- Addio Draco -
Malfoy lasciò che la ragazza se ne andasse, guardandola impotente scomparire dietro la porta. Lo spettacolo pirotecnico continuava alle sue spalle, ma di quelle mille luci lui vedeva solo le ombre degli oggetti che lo circondavano.
Era rimasto solo, un'altra volta. Era riuscito a rovinare l'unica cosa bella che gli fosse capitata negli ultimi tempi. L'unica cosa che finalmente aveva potuto definire sua.
Dopotutto, pensò, le cose erano solo tornate come prima. Per cosa si stava turbando tanto? Scritto davanti a lui aveva un futuro sicuro, una bella moglie e una ricca eredità. Chiunque avrebbe invidiato le sue condizioni. Eppure, nonostante tutte queste piacevoli rassicurazioni, Draco non era felice.
Il ragazzo lasciò quella balconata e, scusandosi con i genitori per un malessere improvviso, tornò nella sua camera. Quando era sceso al piano di sotto, non aveva più visto Astoria. Per distrarsi da quello sgradevole senso di vuoto, aveva provato ad intrattenersi con Daphne, ma più il tempo passava, meno voglia aveva di continuare ad indossare la maschera di uomo consenziente. Così si era rifugiato in camera sua.
Disteso sul suo letto, Draco passava con una rapidità disarmante dal rimpianto, all'indifferenza e dall'autocommiserazione al risentimento. Maledetta la notte in cui si era abbandonato ai sentimentalismi come uno sciocco. Maledetta la sera in cui aveva incontrato Astoria. Draco ricordava quel giorno come fosse ieri.
Sua madre gli aveva fatto cucire su misura un elegante abito formale, così accurato che avrebbe stonato su qualsiasi bambino di otto anni. Tuttavia, il piccolo Malfoy era stato così educato e abituato a queste convenzionalità che riusciva ad indossare quell'abito con una naturalezza quasi ridicola.
Quando gli Elfi Domestici l'ebbero finito di vestire, Narcissa lo guardò colma di orgoglio e lo riempì di svariati complimenti affettuosi e gesti materni. Il bambino si guardava allo specchio con aria soddisfatta. Poi un servo venne ad avvisarli che i loro ospiti erano arrivati e li attendevano nel salotto al pianterreno, dove li stava accogliendo Lucius. Draco fece il suo ingresso nella stanza accompagnato dalla madre e venne presentato da questa alla famiglia Greengrass.
Draco si dispiacque che non vi fosse alcun bambino maschio, poiché le giovani eredi erano solo due bambine, ma se ne fece una ragione e sperò in cuor suo che la serata non durasse troppo a lungo. Non avrebbe potuto fare molto in compagnia di due femmine. In seguito si accomodarono tutti in sala da pranzo.
Tra una portata e l'altra, Draco ebbe modo di scambiare qualche parola con la maggiore delle due sorelle, Daphne, la quale però – pensò il bambino– parlava in un modo un po' strano. Gli ricordava lui quando, ai suoi primi, goffi tentativi, recitava a memoria le poesie che sua madre lo costringeva ad imparare.
L'altra bambina, invece, si limitava a mangiare quel che le veniva servito, senza parlare, e per questo suo comportamento subì i frequenti rimproveri dei suoi genitori. Draco pensò che la piccola Miss Greengrass fosse davvero insolita.
La serata procedette con la massima piacevolezza che un clima formale può concedere, e così anche la conversazione tra gli adulti.
- Sono sicura – diceva la signora Greengrass, dalla quale le figlie avevano ereditato la loro bellezza:- che i nostri figli saranno un magnifico acquisto per la Casa di Salazar. Sia la mia Daphne che Astoria sono già in grado di eseguire alcuni incantesimi basilari -
- Abbiamo al nostro servizio alcuni dei migliori insegnanti privati della contea – intervenne l'imponente marito.
- Anche il nostro Draco, secondo i suoi maestri, si sta dimostrando un magnifico studente – Draco si infiammò di orgoglio sentendo suo padre fargli un complimento.
- Perché non ci dai una dimostrazione, eh giovanotto? - Gli chiese il signor Greengrass.
- Forza tesoro, prendi la tua bacchetta – Gli intimò sua madre, alludendo allo strumento ideato appositamente per i bambini, dato che una bacchetta personale vera e propria veniva acquistata solitamente intorno agli undici anni, quando i poteri magici si erano già stabilizzati. Il bambino era felice di poter dar prova delle proprie abilità. Si era esercitato tutta la settimana per quell'occasione e non vedeva l'ora di eseguire un incantesimo davanti a tutti, tanto che aveva portato con sé la bacchetta per bambini. La estrasse dalla tasca e la puntò contro una grossa caraffa d'argento.
- Wingardium leviosa - enunciò con aria solenne. La caraffa si alzò incera e, tra il compiacimento dei convitati, cominciò a levitare, alzandosi di circa trenta centimetri.
- Oh, come sei bravo, sono sicura che potresti insegnarmi un sacco di cose! – cinguettò Daphne con voce languida, facendo gonfiare ancora di più il petto di Draco. L'unica che non sembrava entusiasmarsi per quel prodigio era Astoria, che osservava muta ma con attenzione e interesse quella scena.
Il rampollo della famiglia Malfoy non avrebbe potuto essere più felice. Proprio quando stava per far scendere la caraffa, qualcosa andò storto. Preso a bearsi delle numerose lodi, si era distratto e l'aveva colpito un impeto di magia involontaria, molto comune nei bambini. Con suo grande orrore, la brocca cadde con un tonfo sordo sul tavolo e rovesciò sulla tovaglia di seta bianca e sull'abito chiaro del signor Greengrass il vino rosso che conteneva.
- Maledizione ragazzino, guada cos'hai combinato! - Ruggì l'uomo. Le mani di Draco tremarono. Si guardò intorno, in cerca di uno sguardo rassicurante, ma trovò solo il disappunto di suo padre e la fredda compassione di sua madre.
- Vai in camera tua – Ringhiò suo padre a denti stretti, mentre Narcissa, costernata, si sbrigava a richiamare i domestici e la signora Greengrass cercava di far calmare suo marito:- Subito! - Aggiunse vedendo il bambino esitante.
Draco si alzò e corse fuori dalla stanza, ma non andò in camera sua, a chiudersi tra quelle mura scure, uscì fuori all'aria aperta. Faceva fresco e le sue guance si arrossarono, mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime. Si era esercitato con tanto impegno, e come risultato aveva ottenuto solo una figuraccia. Non sapeva se fosse di più la rabbia o la vergogna. Poi il suo sguardo si posò su un'aiuola di fiori bianchi che costeggiava le siepi del suo giardino e lo colse un pensiero che, prima ancora che potesse concretizzarsi, si tramutò in realtà. Draco cominciò a saltarvi sopra, calciando via zolle di terra, strappando le corolle e spezzando gli steli. Quando finalmente si fermò, quel piccolo angolo idilliaco si era trasformato in uno scenario di distruzione, o almeno così gli parve. Rimase a fissarlo per un po', mentre i suoi respiri si condensavano in inconsistenti nuvolette di fumo. Piano piano, la sua rabbia scivolò via, lasciandogli nel petto solo un velo di tristezza.
Ancora una volta, fu preso da un ondata di magia involontaria - o almeno così volle credere - e, come se avesse pronunciato un incantesimo, i petali spezzati tornarono dolcemente al loro fiore, mentre le foglie si raddrizzarono sui gambi e ripresero nuova vita.
- Sei bravo – Una voce sconosciuta alle sue spalle lo fece sobbalzare. La più piccola delle sorelle Greengrass lo guardava con occhi brillanti di curiosità, sebbene la sua espressione fosse insolitamente seria per una bambina di sei anni
Draco emise una sorta di sbuffo arrogante.
- Una cosa da niente – Rispose con aria di superiorità. Quella lì aveva davvero una faccia strana.
- Non devi piangere, sai. Papà si arrabbia spesso anche con me. Mia nonna mi diceva sempre che a volte le persone lanciano pietre anche contro le cose che brillano – Gli disse lei. Il bambino si affrettò ad asciugarsi gli occhi.
- Io non stavo piangendo! -
- Sì invece -
- No, non è vero -
- Sì -
- Noo! -
- Perché dici bugie? - Draco era esasperato.
- Mi stai davvero seccando, mocciosa – Per tutta risposta lei scrollò le spalle e, superandolo, si avvicinò ai fiori e si inginocchiò per accarezzarli.
- Comunque per me sei stato bravo – E, per la prima volta, Draco la vide sorridere. Quella sincerità, che lui udì quasi come solenne, gli sembrò diversa da qualunque altro complimento avesse ricevuto prima e lui stesso si sorprese di aver risposto:- Grazie – anziché: “lo so”, come invece avrebbe voluto.
Era forse la sincerità una strana, infantile, malattia contagiosa?


...

Quei pochi giorni che lo separavano dal suo ritorno ad Hogwarts scorrevano lenti e nell'ozio, finché, la notte del 3 gennaio, non ritornò il Signore Oscuro e con lui anche quel soffocante clima di pesante terrore. Draco fu così inviato da una parte all'altra dell'Inghilterra per accompagnare i Mangiamorte in varie missioni, di non molta importanza per essere così brevi, ma nelle quali non riuscì a distinguersi in nessun modo. Non che lui ne avesse un gran desiderio.
Il ragazzo annaspò in questo modo, sopportando in silenzio e rimanendo nell'ombra, fino al 7 gennaio, il giorno della partenza. Se almeno avesse avuto la sicurezza di poter parlare con Astoria si sarebbe sentito meglio, ma avrebbe preferito non rivederla piuttosto che dover rispondere all'indifferenza che gli avrebbe dimostrato. Con chiunque altro sarebbe stato tutto più semplice, ma, dopo quella sera, aveva cominciato a dubitare di qualunque cosa, sopratutto di se stesso.
Lucius e Narcissa lo accompagnarono alla stazione. Nessuno aveva più detto nulla riguardo alle future nozze di Draco, nessun dettaglio o precisazione. D'altro canto neanche lui se la sentiva ancora di affrontare il discorso con i suoi genitori.
I bagagli vennero caricati sul treno e proprio un attimo dopo che ebbe salutato i signori Malfoy, Draco vide Astoria. Avrebbe voluto avvicinarlesi, ma non avrebbe saputo cosa dire. Lei non l'aveva ancora notato, ma il ragazzo si accorse che aveva uno strano sguardo. Si guardava intorno furtivamente e teneva stretta a se la sua borsa di pelle scura. Ma la cosa che più lo insospettì fu che, invece di salire sull'espresso, si allontanò mentre i suoi genitori erano distratti.
Senza pensarci due volte, Draco la seguì. Astoria svicolò rapida e inosservata tra i maghi che affollavano la banchina - troppo affaccendati e frettolosi per poterla notare – finché non l'ebbe attraversata tutta. Scese gli scalini che la terminavano e svoltò a sinistra, nella direzione opposta alle rotaie. Qualche metro più avanti si apriva la dolce campagna inglese.
Malfoy non fece in tempo a fare qualche passo che la ragazza si accorse di essere seguita. Astoria si voltò di scatto con la bacchetta tesa, pronta a scagliare uno schiantesimo, ma si fermò appena in tempo.
- Draco... Che ci fai qui? - Chiese cercando di contenere la sorpresa.
- Questo te lo dovrei chiedere io. Si può sapere dove diavolo stai andando? - La ragazza esitò prima di rispondere, ma non fece trasparire alcuna insicurezza.
- Parto – Disse semplicemente.
- E... dove? Perché? -
- Mio padre vuole che mi unisca ai Mangiamorte, così ho deciso di nascondermi in un posto sicuro. Non chiedermi dove... – Aggiunse poi, anticipando il ragazzo:-... non te lo direi comunque -
- ...Quando tornerai? - Sì, la sincerità del cuore era una malattia contagiosa.
- Non lo so – Rispose lei, non potendo nascondere un velo di malinconia.
Fra i due scese il silenzio per qualche istante. Astoria stava per andarsene e Draco non l'avrebbe rivista per chissà quanto tempo. Stava per andare incontro ad un nuovo, profondo oblio, poiché questa volta avrebbe dovuto cavarsela con le sue sole forze.
Lentamente le si avvicinò, passo dopo passo, così piano che la ragazza quasi non se ne accorse, dal momento che il suo sguardo era rivolto in basso. Quando le fu vicino, Draco la strinse a sé, cogliendola di sorpresa. Mai come in quel momento aveva avuto paura che lei potesse allontanarsi da lui e sciogliersi dal suo abbraccio. Non voleva perdere quel contatto con la sua pelle calda, non voleva che Astoria se ne andasse, aveva paura che non ce l'avrebbe fatta da solo. Ma quelli erano pensieri troppo degradanti per un uomo da pronunciare, lo sarebbero stati anche per il più puro. Così, l'unica cosa che riuscì a dire fu:
- Mi dispiace – la voce gli tremò leggermente, ma non gliene importò molto.
Solo allora Astoria, che fino a quel momento era rimasta immobile per lo stupore, ricambiò il suo abbraccio con delicatezza.
Quel momento durò solo pochi istanti, perché lei lo allontanò da sé; non con un gesto brusco o secco, ma con garbo.
- Anche a me... Ma non voglio che tu pensi che le cose tra di noi siano cambiate –
- No... già. Credi... Quindi non hai idea di quanto starai via? - Chiese.
- Ancora non lo so, quando questa guerra sarà finita, forse -
- Pensi che le cose torneranno mai come prima? - Ormai aveva detto cose più imbarazzanti, tanto valeva dare voce a tutti i suoi dubbi. Non l'avrebbe rivista comunque per un lungo periodo di tempo. Astoria alzò le spalle.
- È difficile dirlo, il tempo non lascia nulla invariato – Draco fu deluso da quella risposta e si sentì uno stupido per aver fatto una domanda simile:- Di certo, quando avrai capito cosa vuoi veramente sarà tutto più facile, e così anche per me -
Un forte squillo proveniente dalla stazione, fece ricordare al ragazzo che aveva un treno da prendere.
- Vai ora, o farai tardi... Quando sarai pronto, se mai lo sarai, sono sicura che ci rincontreremo. Ciao, Draco – E così dicendo, temendo che un attimo di esitazione in più le avrebbe impedito di partire per sempre, la ragazza si chinò a terra per raccogliere un oggetto che Draco non aveva notato prima. Ma prima che il ragazzo potesse fermarla, lei era già scomparsa attraverso una Passaporta.
Dove prima stava la figura di Astoria, ora vi era solo il vuoto. Passò qualche secondo, nel quale egli rimase ad osservare quel punto, sperando che lei riapparisse dal nulla, anche se in fondo sapeva che ciò era impossibile. Quando sentì il secondo acuto fischio proveniente dalla stazione, il ragazzo si voltò e si avviò con passo lento verso l'espresso scarlatto.
Ora, nel cuore di Draco, c'era la pesante consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare molte altre battaglie, oltre a quella che incombeva sull'intero mondo magico. Battaglie che solo lui poteva combattere, quei dissidi che nascono dal dover fare una scelta.
Quello a cui stava andando incontro sarebbe stato il periodo più difficile della sua vita. Si sarebbe trovato debole, come in passato, ma ora aveva un motivo in più per lottare: essere degno di ciò che più desiderava.





Bene, spero che questa piccola long vi sia piaciuta. Cosa ne pensate?
Io l'ho guardata molto di traverso quendo l'ho riletta, ma dopotutto sono affezionata a tutto quello che dalla mia immaginazione scivola sulla mia mano, anche le cose più infantili.
A presto,
Changing

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