The Werewolf and the Demi-God.

di cipolletta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1-First Chapter- What are you doing here? ***
Capitolo 3: *** 2-Second Chapter-Escape from what? ***
Capitolo 4: *** 3-Third Chapter- As a negative pole attracs a positive. ***
Capitolo 5: *** 4-Fourth Chapter- That monster was Isaac. ***
Capitolo 6: *** 5- Fifty Chapter- Attraction. ***
Capitolo 7: *** 6-Sixth Chapter- The Truth ***
Capitolo 8: *** 7-Seventh Chapter- She clearly felt her heart losing beats ***
Capitolo 9: *** 8-Seventh Chapter- Kisses and forgiveness ***
Capitolo 10: *** 9- Ninth Chapter- I wanna be something more. ***
Capitolo 11: *** 10- Tenth Chapter- The new Tyson. ***
Capitolo 12: *** 11-Eleventh Chapter- Alarm bell ***
Capitolo 13: *** 12- Twelfth Chapter- Fight. ***
Capitolo 14: *** 13- Thirteenth Chapter- Who are you? ***
Capitolo 15: *** 14- Fourteenth Chapter- The missing piece of the puzzle ***
Capitolo 16: *** 15- Fifteenth Chapter- People change, memories don't. ***
Capitolo 17: *** 16-Sixteenth Chapter- New Beginning ***
Capitolo 18: *** 17-Seventeenth Chapter-Kisses, tears and secret notes ***
Capitolo 19: *** 18- Eighteenth Chapter- The blonde and the Alpha ***
Capitolo 20: *** 19-Nineteenth Chapter- Surprise me! ***
Capitolo 21: *** 20-Twentieth Chapter- I like you, ok? ***
Capitolo 22: *** 21-Twenty-first Chapter-Confused ***
Capitolo 23: *** 22-Twenty-second Chapter- I'm in. ***
Capitolo 24: *** 23- Twenty-Third Chapter- I love you. ***
Capitolo 25: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***






Una signora bassa e tozza consegnò ai due fratelli Jackson un foglio ciascuno, contenente l'orario delle rispettive lezioni.
A Percy il pensiero volò immediatamente alla sua ragazza, Annabeth , quando lesse la materia della prima ora. Storia dell'architettura.
Ad Aileen invece venne il voltastomaco solo a leggere tutte quelle lezione che avrebbe dovuto frequentare quel giorno.
Duo ore di matematica, letteratura inglese, chimica, due ore di ginnastica e come dessert finale  storia antica.
Fantastico.
Si domandava perchè aveva scelto quel liceo.
Beacon Hills non era proprio la meta dei suo sogni. Sarebbe restata con piacere alla sua vecchia scuola, a New York, con la sua migliore amica Melanie.
E invece no, sua madre aveva deciso che Beacon Hills, in California, era proprio il paese giusto per crescere i suoi figli, lontano dal caos della Grande Mela.
L'unico contento lì era suo fratello, che si trovava decisamente più vicino ad Annabeth.
Salutò Percy con un cenno del capo e si diresse verso l'aula di matematica, che le era stata indicata dalla signora bassa e tozza, che ora stava chiacchierando al telefono.
 
Isaac  non stava affatto prestando attenzione alla lezione di matematica.
Ma cosa gliene poteva importare a lui se a=b voleva dire equazione indeterminata, impossibile o determinata?
Scrollò le spalle fregandosene di cercare la risposta giusta alla domanda che inconsciamente si era posto.
In fondo a lui non serviva la matematica, aveva problemi ben più importanti da risolvere di una stupida equazione.
Si girò dietro verso la sua amica Erica Reyes , che gli lanciò uno sguardo annoiato, per poi concentrarsi a mordicchiare la matita, facendo sospirare mezza classe maschile, che sicuramente stava pensando a quanto fosse sexy.
Isaac ridacchiò fra se e se.
In molti pensavano che fra lui ed Erica ci fosse una storia, visto che stavano sempre assieme, ma entrambi ridevano al solo pensiero.
Certo, la sua amica era una bellissima ragazza. Insomma, capelli biondi ed ondulati fino a metà schiena, fisico asciutto e slanciato con un sedere da far girare tutta la scuola, chi per invidia chi per piacere, e seno abbondante.
Anche Isaac non era affatto male.
Capelli biondo scuro e mossi, occhi verdi e fisico alto e muscoloso, da giocatore di Lacrosse.
Ma non era fra i più desiderati a scuola, anche lui aveva il suo gruppetto di ammiratrici, è vero, ma nulla di più.
Lui era un ragazzo semplice, buono, e con la dose di mistero intorno a lui che era sufficiente a far stare alla larga le persone.
Si era sempre chiesto il motivo per cui le ragazze fossero attratte dagli stronzi.
Ma infondo non gli importava nulla.
Per Erica non si poteva dire la stessa cosa. Sembrava si divertisse a contare quanti ragazzi le andavano dietro e ad illuderli.
E si, loro erano solo amici. L'idea di provare attrazione non gli aveva sfiorato il pensiero nemmeno una volta, ad entrambi.
E poi si sapeva che Erica aveva occhi solo per Boyd.
- Lahey che ne dice di venirci a risolvere questa equazione?- domandò l'odiosa professoressa Smith , sistemandosi gli occhiali sul naso appuntito.
Isaac si alzò dalla sedia , pronto a  sfidare la Smith, perchè si , a lui non importava della matematica, ma per uno strano scherzo della vita gli riusciva più di ogni altra cosa.
Ma il bussare alla porta distrasse la professoressa che con un cenno lo rimandò a posto.
- Avanti- gracchiò quella, leggermente scocciata.
Una figura esile entrò nell'aula, attirando l'attenzione di Isaac.
La ragazza aveva i capelli ondulati fino alle spalle e marroni scuro. La pelle era candida e alla vista del ragazzo, senza imperfezioni.
Ma non fu quella , o i capelli, o le labbra carnose, o le leggere fossette  o il volto delicato ad attrarlo. Furono i suoi occhi.
Occhi magnetici, occhi di un blu come il profondo dell'oceano. Occhi capaci di annegarti.
- Lei è?- domandò la Smith, abbassandosi gli occhiali e squadrando al ragazza appena entrata.
- Jackson Aileen- rispose timidamente, abbassando la voce al suo nome, tanto da non farlo quasi sentire.
Ma Isaac aveva sentito, altro che sì, benché fosse al penultimo banco.
E non capì perchè si vergognava del suo nome e non del cognome.
Di solito le persone timide non sono timide su tutto?
 
Sperò tanto che la professoressa dall'aria antipatica non la costrinse a ripetere il suo nome.
Lei voleva essere una ragazza normale a tutti i costi, ma quel nome non la aiutava di certo.
Anche se doveva ammetterlo che lei non era normale, non del tutto almeno.
- Ah si , la nuova alunna! Uhm bene, si trovi un posto a sedere e segua la lezione, io sono la prof. Smith- decretò infine quell'antipatica indicandole distrattamente alcuni banchi, tutti occupati.
Aileen corse con lo sguardo per tutta l'aula e alla fine scorse un posto libero, vicino ad una ragazza bionda, dall'aria molto sicura.
Si sistemò la cartella sulla spalla e raggiunse il banco, appoggiando lo zaino blu a terra e sedendosi cercando di far meno rumore possibile.
Si girò verso la bionda che la stava fissando insistentemente e le sorrise un po' a disagio.
- Ciao- sussurrò quella alzando le sopracciglia perfette
- Ciao- rispose lei accennando ad un sorriso timido.
Estrasse dallo zaino l'astuccio e il diario e li posò delicatamente sul banco, poggiando la testa sulla mano e cercando di seguire la lezione e capire cosa stava scrivendo la professoressa.
Le risultò difficile molto presto, visto che le lettere cominciarono, come sempre d'altronde, a girare e spostarsi, neanche avessero vita propria.
Ci rinunciò poco dopo e presa dalla voglia di fare qualcosa incominciò a studiare gli studenti di quell'aula.
Il suo sguardo vagò da una  mora con i tratti spigolosi, che Aileen considerava bella ugualmente, ad un ragazzo di colore , alto e con le spalle ben piazzate, per poi posarsi su una ragazza , dall'aria spensierata e allegra, che si stava alzando per raggiungere la lavagna. Aveva i capelli rossicci e la pelle pescata, messa in risalto dal lucidalabbra rosato. Riuscì a risolvere il difficile esercizio in pochi minuti, e alle lodi della professoressa rispose con un'occhiataccia.
Era come se non volesse accettare di essere intelligente, o di saper fare una cosa.
Strano, Aileen avrebbe pagato cento dracma d'oro per riuscire nella matematica almeno un terzo di quella ragazza.
Ma d'altronde, a cose strane, Aileen era abituata.
Poi il suo sguardo si posò su un ragazzo, una fila a destra più in avanti.
E per qualche strano motivo le venne da alzarsi ed andare ad osservarlo meglio.
Anche lui era molto alto, a giudicare dalle ginocchia che toccavano il banco e le gambe tirate in avanti per la lunghezza. Si notavano anche le sue spalle ed i suoi muscoli, benché non portasse una maglietta attillata ma una semplice felpa grigia. Aveva anche lui la pelle chiara ed i capelli mossi e biondi scuro.
Ad Aileen dispiacque molto non poter vedere i suoi occhi, perché qualcosa, forse il suo sesto senso, le diceva fossero belli.
Quando la bionda accanto a lei notò il suo sguardo posato sul ragazzo, ricominciò a guardare la lavagna, senza però prestare troppa attenzione.
- Lahey che ne dice di venirmi a risolvere l'esercizio numero 384 ?- domandò la Smith a qualcuno che Aileen non conosceva.
Poi il ragazzo di prima si alzò e svogliatamente raggiunse la lavagna, risolvendo l'equazione in poco tempo ed appoggiandosi al muro con una spalla.
- Ho fatto- disse con noncuranza rivolto alla professoressa
- Bene. Chi vuole venire a correggere?- domandò quella provocando alcune alzate di mano, mentre Aileen cercava di farsi notare il meno possibile.
Ci mancava solo un voto negativo il primo giorno di scuola.
 
Isaac si trattenne dal ridere.
La Smith voleva trovare un errore nel suo esercizio, a costo di morte  credeva.
Quando però chiamò alla lavagna la nuova arrivata, ad Isaac per qualche motivo si formò un nodo alla gola.
Sentiva chiaramente il cuore della ragazza battere più velocemente man mano che si avvicinava alla cattedra e si domandò perchè.
Era solo matematica in fondo no? Non c'era da agitarsi
La moro puntò lo sguardo blu alla lavagna e sembrò in seria difficoltà nel leggere.
Isaac si domandò se la sua scrittura fosse così terribile.
La ragazza incrociò le braccia sotto al petto e corrugò la fronte.
Isaac poté notare il muoversi delle sue labbra che mimavano l'esercizio che lui aveva appena scritto.
Si mordicchiò un labbro , sospirando infine e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
- Non so se ci siano errori- decretò in fine.
- Lei non sa se ci sono errori o può affermare che non ci sono errori?- domando interrogatoria la professoressa, calcando  il ' se' ed il 'non'
- Io non so se ci sono errori ma credo che non ci siamo- affermò la ragazza sfidando lo sguardo della Smith e sollevando le spalle.
Isaac non poté non osservarla.
Portava i capelli sciolti e fermati da un cerchietto molto fino. Una ciocca era sistemata dietro le orecchie mentre un'altra ricadeva accanto alla guancia della ragazza. Gli occhi erano accentuati da un filo di mascara e matita nera mentre il resto del viso era lasciato senza trucco.
Indossava dei semplici Leggings neri abbinati ad una felpa rossa e delle Superga nere. Una sciarpa grigia era arrotolata intorno al collo e una collanina spuntava da sotto ad essa.
Isaac si concentrò su quella. C'erano diverse perle di terracotta, ognuna raffigurante qualcosa.
Una in particolare attirò l'attenzione del ragazzo, quella centrale.. C'era disegnato sopra un tridente.
La voce della Smith interruppe i suoi pensieri e Isaac ritornò a concentrarsi sulla matematica.
 
Poggiò la testa sul tavolo della biblioteca, stanca e frustrata.
La professoressa di Letteratura aveva assegnato un testo da leggere, lungo almeno tre pagine, su cui poi fare un'analisi.
Aileen ci aveva provato, per più di un'ora. Aveva letto appena mezza pagina e non ci aveva capito un accidenti.
Era inutile, il suo cervello era tarato sul greco antico, non riusciva a leggere bene l'inglese.
Giocherellò con la collanina del campo, che aveva una perla per ogni estate passata là.
Aileen ne aveva in tutto quattro, la più importante, quella con tridente era della prima estate, quando aveva scoperto di essere figlia di Poseidone ed aveva incontrato Percy.
Si, proprio quel Poseidone. Quel dio greco dei mari, che prima credeva anche lei fosse mitologia.
No, in effetti non era mitologia.
Si, loro erano fratelli  ma solo da parte di padre, visto che Aileen era orfana di madre.
Da quell'estate Sally, la mamma di Percy, prese la ragazza con sé.
Si, quella per Aileen era stata decisamente l'estate più importante della sua vita.
Una risata squillante la riportò alla realtà.
Aileen volse lo sguardo dietro, verso l'entrata della biblioteca e vide la bionda della classe di matematica ridere insieme al ragazzo di colore.
- Dovevi vedere che faccia aveva mentre ...- la ragazza si stoppò e osservo Aileen, che cercò di abbassare il più possibile il capo.
- Aileen Jackson giusto?- domandò porgendole la mano.
- Si, giusto- rispose la mora afferrandola e stringendola
- Sono Erica Reyes, e lui è Boyd-
- Piacere- disse allora Aileen , cercando di sembrare più sicura.
 
Erica era una sua cara amica, vero, ma quando faceva così Isaac non la sopportava.
Le aveva detto chiaramente che Derek la stava aspettando fuori scuola, e lei era sparita dalla circolazione insieme a Boyd.
Poi il rumore della sua risata giunse alle orecchie di Isaac, che storse il naso infastidito.
Entrò in biblioteca e le puntò un dito contro. Stava per urlarle contro ma si accorse che c'era un ragazza, insieme a loro, così rinunciò.
- Ti cerca Derek- si limitò a dire.
Erica annuì e dopo aver preso per mano Boyd sparì dalla circolazione, lasciandolo solo con quella ragazza.
Solo dopo notò che era la stessa di quella mattina.
Preferì fare il vago e mettersi a cercare un libro dagli scaffali là intorno. Non sapeva esattamente che libro cercare, ma non se ne preoccupò più di molto.
La ragazza continuava a sbuffare ed a tenersi la testa fra le mani, imprecando sottovoce di tanto in tanto.
Certo, non immaginava che Isaac poteva sentirla.
Quando la vide sbattere un pugno sul tavolo con rabbia si decise a farsi avanti.
- Letteratura inglese non piace mai a nessuno- se ne uscì così, dandosi dell'idiota da solo.
- Non ce la faccio proprio- ammise la ragazza, con un ennesimo sbuffo.
Isaac si strinse nelle spalle e si mise le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
- Prova a rileggerla con più calma- propose , pensando che fosse un problema di apprendimento.
- Sembra così facile a dirlo- il sussurro era appena percepibile ,ma Isaac la sentì ugualmente, come se stesse parlando a voce normale.
- Dov'è che non riesci?- non lo sapeva neanche lui perchè la voleva aiutare, o perchè si stava facendo avanti,lui ,che delle ragazze se ne fregava solitamente.
Sapeva solo che voleva conoscerla.
- Praticamente in tutto. Io sono...ehm.. stanca-
Il cuore le batteva forte, stava mentendo.
- No , non credo che tu sia stanca, tranquilla non mi devi spiegazioni-
 
- Dislessia- disse velocemente.
Aileen non capiva, lei se ne era sempre vergognata.
Sempre.
Ed ora era là, con quel ragazzo dagli occhi azzurri con sfumature verdi, totalmente sconosciuto, e gli aveva appena confessato una cosa che non avrebbe mai rivelato.
Perchè? Non lo sapeva, non lo capiva.
Le era venuto d'istinto, come se potesse fidarsi ciecamente di lui.
Le venne da ridere. Fidarsi ciecamente di uno sconosciuto, che idiozia.
Il ragazzo la guardò piegando lievemente la testa di lato, come un bambino curioso.
- Sono dislessica- ammise abbassando lo sguardo.
Lo aveva fatto, di nuovo, si era fidato del bel ragazzo.
Perchè si, doveva ammettere che era veramente un bel ragazzo.
- Non credo di aver capito bene il tuo nome sai?- se ne uscì semplicemente quello, come se lei non gli avesse mai detto nulla.
In cuor suo ne era felice, era meglio cambiare discorso.
- Aileen Jackson- disse sollevando una mano e porgendogliela
- Isaac Lahey- rispose il ragazzo stringendola e sorridendo.
- Mi piaci, il tuo nome è strano quasi quanto il mio- esclamo Aileen stringendosi nelle spalle.
- Vuoi che ti aiuti?-
- Per cosa?- domandò sinceramente confusa
- Per la tua dislessia. Leggiamo il testo insieme-
Aileen rimase un po' stupita.
Credeva che non ci avesse fatto caso quando lo aveva detto, o che semplicemente il ragazzo l'aveva ignorata per comodità.
Invece Isaac si era offerto di aiutarla.
Qualcosa , dentro di se, le suggerì di declinare l'offerta.
Ma ascoltò il cuore.
- Mi faresti un gran favore, grazie-


HOLA.
First of all... vorrei scusarmi tantissimo per le mie storie lasciata incomplete, ed ora vi spiegherò il perchè.
Avevo perso la password di questo account ( si , datemi della stupida) ed ora ho ritrovato il file word dove era salvata, quindi sono ritornata :3
Le storie però è passato troppo tempo, non riesco più ad avere l'ispirazione giusta per continuare... però vi giuro che ce la sto mettendo tutta a trovare il modo di concluderle.
Doppia vita per jen, la sto riscrivendo con tema One Direction su un mio altro account: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1621915&i=1

Spero tantissimo che questa storia vi piaccia e per tranquillizzarvi vi posso dire che ormai la password è mooolto al sicuro ;DDD
Spero che la seguirete e che recensirete in tante! 
Con affetto
Cipolletta.

VI LASCIO QUESTE CLIP  DEL BELLISSIMO ISAAC *.*







AILEEN 









 

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Capitolo 2
*** 1-First Chapter- What are you doing here? ***





Aileen uscì di casa e si avviò verso il bosco che circondava la piccola villetta.
Amava più il mare della montagna, ma presa da un momento di noia, pensò che una bella passeggiata non facesse male a nessuno.
In più aveva con se il suo pugnale ricevuto al campo mezzo sangue, quindi non si preoccupava.
 

Isaac raggiunse la villa diroccata nel cuore del bosco di Beacon Hills.
Ormai era il loro posto.
I cacciatori sapevano dove si trovasse, vero, ma era comunque territorio loro.
Vide in lontananza arrivare Derek, correndo a quattro zampe, proprio come i lupi.
Spiccò un salto e girando su se stesso atterrò sulle foglie secce.
Un vero esibizionista.
- Pronto?-
Isaac annuì. Sapeva che era il giorno dell'allenamento singolare.
Con uno scatto spalancò le mani e le unghie si affilarono ed allungarono.
Così come fecero i denti e le orecchie.
La vista mutò, migliorandosi, e Isaac percepì che ormai i suoi occhi erano gialli.
Il naso si appiattì e crebbero i peli sulle guancie.
Poi cominciarono a lottare.
 
Quel posto le ricordava molto il bosco che circondava il campo.
Certo, li non c'erano creature sovrannaturali o mostri.
Aileen ridacchiò fra se e se, pensando a quanto fosse stata stupida a portarsi il pugnale.
La mente la riportò ad anni prima, quando arrivò al campo.
Per la sua abilità nel combattere, pensarono tutti che fosse figlia di Ares.
Inutile dire la sorpresa nel veder comparire un tridente sulla sua testa.
Inutile dire la sorpresa di Percy nel sapere di avere una sorella.
 
Isaac stava tenendo testa, ma era sfinito.
Era forte come lupo, ma contro Derek, il suo Alpha, non c'era nulla da fare.
Con un ringhio sferrò un pugno all'altro lupo, che lo parò abilmente.
Derek strinse la mano di Isaac e lo sollevò da terra, sbattendolo contro un tronco poco più in là.
- Per oggi basta, bravo, ti sei fatto valere- enunciò poi, ritornando umano e pulendosi i pantaloni.
Isaac annuì debolmente e riprese sembianze umane quasi senza accorgersene.
- Devo andare da Scott, vieni con me?- domandò l'Alpha
- No, resto ad allenarmi un po'- disse anche se in realtà non era intenzionato a farlo.
Quando Derek fu abbastanza lontano, Isaac si alzò in piedi e cominciò a girovagare per il bosco.
Il rumore di un ruscello giunse alle sue orecchie.
Decise di andare a vedere.
 
Aileen sorrise soddisfatta.
Il suo sesto senso l'aveva portata davanti ad un ruscello.
Riusciva sempre a trovare l'acqua lei, in un modo o nell'altro.
Vi immerse una mano e lasciò che il suo corpo si ricaricasse di energia perduta per la camminata.
Quando la ritrasse era perfettamente asciutta.
Era una cosa normale , per lei e Percy.
Loro erano i figli del dio dei mari. Alcuni poteri li avevano anche loro d’altronde.
Oltre respirare e parlare sott'acqua, riuscivano a comunicare, se così si poteva dire, con tutte le creature marine. Inoltre riuscivano a manipolare l'elemento ed a orientarsi perfettamente in mare aperto. Senza contare che potevano guarire con l'acqua e accingere energie da essa.
Poi potevano decidere di non bagnarsi, e questo secondo Aileen, era una delle cose migliori e più figa.
Insomma, si poteva dire che era abbastanza vantaggioso essere la secondogenita di un dio.
Se non si prendevano in conto i mostri continuamente assetati del loro sangue che cercavano di ucciderli un giorno no e dieci si.
 
Al suo orecchio lo scrosciare dell'acqua arrivava sempre più forte.
In lontananza, infatti, avvistò un piccolo ruscello.
E una ragazza.
Con sua sorpresa, la ragazza della scuola.
Isaac si chiese se fosse possibile incontrare la stessa persona così tante volte in un giorno.
Era seduta vicino all'acqua e probabilmente stava guardando il suo riflesso.
Isaac fu tentato di girare i tacchi, ma ci ripensò.
Si avvicinò ad Aileen e si sedette vicino a lei, facendola sussultare.
- Cosa ci fai qui?- domandò posandosi una mano sul cuore.
- Potrei farti la stessa domanda- replicò Isaac alzando le spalle
- Una passeggiata-
- Anch'io- mentì.
- Isaac Lahey sei un ragazzo misterioso- osservò la ragazza incrociando le braccia
- Perchè ho fatto una passeggiata?- domandò sollevando un sopracciglio e facendola ridacchiare.
Aileen si tirò indietro i capelli con un mano e si mordicchiò il labbro inferiore.
- La tua espressione nasconde qualcosa- disse lei portando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia.
- Hai ragione. In realtà io non sono venuto a fare una passeggiata. Sono un lupo mannaro e mi stavo allenando con un'altro lupo-
No, non era impazzito. Sapeva che pur dicendo la verità non sarebbe stato creduto ed avrebbe potuto cambiare discorso.
Infatti Aileen scoppiò in una fragorosa risata abbassando il capo, per poi rialzarlo.
- Certo, ed io sono figlia di Poseidone-
Anche Isaac rise. Che esempio stupido, avrebbe potuto dire fata, vampiro e chissà quante altre cose sovrannaturali ed aveva scelto proprio semi dea.
Isaac pensò che fosse una vera scemenza, gli dei non esistevano, erano solo mitologia.
Anche se negli ultimi tempi aveva imparato che un sacco di miti e leggende erano invece realtà. Insomma lui era la conferma no?
 
Il ragazzo dagli occhi azzurri e verdi stava ridendo alla sua battuta.
Che poi non era una battuta.
Aileen si ritrovò a pensare al suo bel sorriso, per poi maledirsi da sola.
- Hai un bel sorriso- le parole le uscirono di getto e si tappò la bocca subito dopo.
Si Aileen era così, delle volte dava voce ai suoi pensieri, mettendosi in imbarazzo quasi sempre.
- Ehm… grazie-
- Uao..- sussurrò lei abbassando lo sguardo
- Cosa?- chiese Isaac curioso
- Devo essere proprio orrenda. Di solito quando qualcuno riceve complimenti è solito rifarli. Anche se non sempre sono veri-
- Oh no, no… è che non sono bravo in queste cose e ..- il ragazzo cercò di giustificarsi ma Aileen lo zittì con un gesto.
-Stavo scherzando, tranquillo-
 
Lattante.
Aveva fatto la figura del lattante.
Si poteva essere più impacciati ? Isaac pensava di no.
Di solito lui era sicuro di sé. Ma Aileen sembrava abbattere questa sicurezza.
Una semplice ragazza che intimorisce un ragazzo lupo?
Era quasi un paradosso.
- Come è andato poi il compito di letteratura?- le chiese poi cambiando discorso
-  Abbastanza bene. Grazie al tuo aiuto. - rispose semplicemente lei, prendendo in mano una manciata di foglie secche e sbriciolandole.
- Non so perchè io ti abbia detto della mia dislessia sai?-
- Ti scoccia che io lo sappia?- domandò Isaac quasi infastidito
- E' questo lo strano. Di solito mi sarei innervosita , ma no.. non mi da fastidio.- ammise incastonando quegli occhi blu in quelli verdastri del ragazzo.
- Sono contento di ispirarti fiducia-
- Ehi io non l'ho mai dette queste parole-
Scoppiarono a ridere entrambi
- Vuol dire che non ti fidi di me?-
Aileen aprì bocca per ribattere ma si accorse di non saper cosa dire.
- Touché-
- Cos'hai li?- domandò Isaac indicando il lato dei jeans di Aileen, che prontamente coprì con la mano.
- Nulla, il.. portafoglio!-
Il cuore le batteva di nuovo forte, stava mentendo, di nuovo, ed Isaac non capiva il perchè.
- Io.. devo andare ora.. ci ..ci vediamo a scuola- disse poi la ragazza alzandosi in piedi e pulendosi il fondo schiena con le mani, portando Isaac a dubitare di se stesso.
Era proprio lui che ora si ritrovava a fare pensieri poco casti sulla moretta?
- A quest'ora da sola per i boschi?- domandò retorico il ragazzo
- La mia casa non è molto lontana-
- Ti accompagno dai- propose Isaac sorridendole
- E tu come farai a tornare indietro?-
- Oh fidati... conosco questo posto come le mie tasche- rispose indicando l’ambiente con il pollice.
 
- E così questa è casa tua- esclamo Isaac indicando la villetta con il mento.
- Già...- sussurrò Aileen cominciando a trovare interessantissime le sue adorate Superga.
- Allora- dissero in coro, per poi ridacchiare entrambi.
- Prima tu- esclamarono nuovamente all'unisono
- No tu- le loro voci si unirono per la terza volta e Aileen scoppiò in una fragorosa risata.
- Che ne dici di darmi il tuo numero di cellulare?- chiese Isaac infilando le mani in tasca e stringendosi nelle spalle
- Ok, solo che ti avverto, non lo uso spesso- rispose la ragazza digitando dieci numeri sulla tastiera del telefono del ragazzo
- Come mai?-
- Diciamo che non… non mi piace molto-
Isaac sentì il suo battito.
Mentiva, di nuovo. Quella ragazza era una continua bugia, ma non poteva biasimarla.
Lui era il primo a mentire.
Aileen dal suo canto si morse l'interno guancia per l'imbarazzo. Non poteva dirgli che i semi dei non usano i cellulari.
Quando Isaac stava per salvare il numero nella rubrica , lei lo fermò mettendogli una mano sul polso.
- Non metterci il mio nome- disse storcendo il naso leggermente coperto dalle lentiggini.
- Cosa dovrei scriverci?- domandò alzando un sopracciglio.
La mora prese il cellulare fra le mani e scrisse qualcosa, per poi riconsegnarlo ad Isaac.
- La ragazza nuova?- domandò lui divertito leggendo il nome.
Aileen alzò le spalle e gli tese il suo cellulare.
- Magari potresti scrivermelo anche tu, il tuo numero-
- Ma avevi det- Isaac cercò di parlare ma Aileen con un gesto della mano lo zittì-
- Lo so cos'avevo detto- lo interruppe sorridendo.
 
Il cellulare di Aileen si illuminò verso sera tardi.
La ragazza provò ad ignorarlo, ma la curiosità prese il sopravvento.
Prese in mano l'apparecchio ed aprì il messaggio.
‘Hai dei bellissimi occhi. Il ragazzo nuovo.’
Aileen sorrise e appoggiò il cellulare sul petto. Sembrava una dodicenne in preda alla prima cotta.
Non è che fosse innamorata di Isaac, solo che.. Quel ragazzo aveva qualcosa di speciale, qualcosa che l'attirava.
Qualcosa di misterioso.
Quasi d'istinto si alzò dal letto dove era sdraiata e si diresse in camera del fratello.
Stava dormendo.
Alzò lentamente le coperte e si infilò dentro, cullandosi del profumo del ragazzo.
- Aileen?- domandò quest'ultimo con voce roca.
- Posso dormire con te?-
- Cos'è successo ?- chiese preoccupato.
La ragazza si strinse nelle spalle.
- Nulla, non mi andava di stare da sola-
Percy annuì ed abbracciò la sorella che si accoccolò sul suo petto.
Si riaddormentò presto, abituato a stare insieme.
Era risaputo che Aileen odiava dormire da sola, e così la maggior parte delle notti si intrufolava nella camera del maggiore.
Era questo che Aileen adorava del fratello.
Era buono, generoso.
Avrebbe condiviso tutto, persino il letto.
Chiuse gli occhi pensando al messaggio di poco prima , ed un sorriso si fece spazio sul suo viso.
Dopo poco anche lei era fra le braccia di Morfeo.
 

 Holaaaa.
Bene, ehm.. si, questo è il secondo capitolo, e quindi nulla...spero tantissimo che vi piaccia!
Nel prologo non ho trovato l'interessamento da parte vostra che mi aspettavo :(( Cioè questa frase è molto stile : me-la-tiro-e-le-mie-storie-vi-devono-piacere-per-forza-altrimenti-andrete-all'inferno-cazzo-leggetelaaaa.
No.
Solo che ci tengo molto a questa storia, e bho...ci sono rimasta un po' male.
Spero quindi seguirete di più questo capitolo ed un BIG THANKS(?)  alle tre persone che hanno inserito la storia fra preferita/ricordata!!!


Ce la facciamo ad arrivare a due recensioni ed io aggiorno??
*occhi dolci*
Baci 
Con affetto
Alla prossima
Cipolletta.



MA QUANTO SEI BELLO *.*??



MORTA.

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Capitolo 3
*** 2-Second Chapter-Escape from what? ***


* Per il banner sono indecisa, andate a fine pagina e aiutatemi a scegliere ;)*




Correva, correva veloce.
Di tanto in tanto inciampava, ma ricominciava a scappare.
Ma scappare poi, da cosa?
Tutt'un tratto le mancò il fiato e dovette fermarsi.
Si trovava in un vecchio magazzino abbandonato dove l'unica fonte di luce proveniva da un lampione mezzo fulminato.
Faceva freddo.
Il respiro le si annuvolava davanti agli occhi.
Una sagoma non ben distinta si avvicinò a lei.
Era Isaac, ma non era più umano.
Era ripiegato su se stesso, gli artigli alle mani, le orecchie allungate.
Il muso da lupo, gli occhi gialli, le zanne.
Era un lupo , era un mostro.
Voleva urlare, scappare, correre il più veloce possibile.
Non riuscì a fare nulla. Cercò il coltellino nella tasca posteriore dei pantaloni e fortunatamente lo trovò.
Con una mossa veloce lo conficcò nel petto del ragazzo, che dopo un ululato di dolore, se lo estrasse senza problemi, gettandolo a terra.
Ringhiò mostrando i denti affilati e si avventò su di lei.
 
Aileen si svegliò di soprassalto, imperlata di sudore.
Sapeva che i sogni dei semi dei non erano sempre felici, ma quella volta era stato orribile.
Cercò di togliersi dalla mente l'immagine di quella notte.
Scrollò le spalle e puntò lo sguardo sulla sveglia.
6;15
Era presto per la scuola, ma Aileen si alzò ugualmente. Aveva quasi paura a riaddormentarsi.
Fece attenzione a non svegliare il fratello e si diresse in bagno.
Si infilò sotto la doccia ed appena l'acqua calda cominciò a scorrere, Aileen già si sentiva meglio.
Aveva quel potere su di lei, l'acqua. Riusciva a calmarla, a farla ragionare, a farla sentire bene.
Si sorprese di se stessa quando si ritrovò a pensare a Isaac.
Ripensò a quando lui le aveva detto di essere un lupo mannaro, scherzando.
Ripensò alla sua espressione.
Per un momento le parve di ricordare lo sguardo serio di Isaac mentre lo diceva.
Lo sguardo serio anche mentre rideva.
A pensarci bene era lo steso sguardo che probabilmente aveva assunto lei, quando gli disse di essere una semidea.
Ma no, Isaac non era un lupo mannaro. Aileen non ci credeva nemmeno un po'.
I lupi mannari erano solo mostri per far rigare dritti i bambini no?.
Isaac era solo un ragazzo misterioso, nulla di più, nulla di meno.
Uscì dalla doccia e avvolse il corpo in un asciugamano candido. Spazzolò per bene i capelli, si infilò la biancheria intima e poi cominciò ad asciugarli. Indossò poi un jeans scuro con un maglione di lana bianca, che le arrivava poco più su della metà coscia e le stava un po' lungo sulle maniche. Lasciò i capelli sciolti e questa volta mise solo un po' di mascara. Mise delle Timberland con la pelliccia  sintetica e scese a fare colazione.
 
Con una mano Isaac spannò lo specchio del bagno, facendo cadere alcune gocci d'acqua sopra al mobile.
Si legò un telo da doccia intorno alla vita ed ancora gocciolante prese ad asciugarsi i capelli.
Lasciandoli un po' umidi si infilò dei boxer, poi i jeans chiari ed infine un maglioncino nero, più attillato di quelli che di solito portava e che lasciava intravedere la forma dei suoi muscoli.
Legò le scarpe da ginnastica e prese al volo la tracolla per la scuola. Ci infilò dentro due o tre libri e scese di sotto, in cucina.
Quella stanza era piena di ricordi dolorosi per Isaac, tutti legati alle violenze del padre.
Ma ora lui era morto, e finalmente lui era libero.
Eppure sentiva come un vuoto dentro di sè. No, non gli mancava.
Solo che ora non aveva più nessuno.
Una volta, qualche mese prima, un suo amico gli aveva chiesto se il 21 fosse finito il mondo da chi sarebbe corso.
Se davvero fosse l’ultimo giorno della sua vita, della vita di tutti, da chi sarebbe andato?
Se non ci sarebbero state più primavere, se non fosse più caduta la neve, se tutto sarebbe sparito, se non avrebbe più potuto ascoltare canzoni, se non avesse potuto più baciare, se non avesse più potuto dire ciao. Se non avesse più potuto sorridere, con chi avrebbe sorriso per l’ultima volta?
Se lo immaginava spesso, quando gli chiedevano chi fosse la persona più importante per lui si immaginava qualcosa simile alla fine del mondo.
Immaginava la gente che scendeva dalle automobili e correva verso casa a piedi, si immaginava qualche persona che attendeva disperata al telefono. Immaginava tante coppie abbracciate. Immaginava qualcuno che si baciava dolcemente sulle labbra o qualcun altro che si stringeva la mano molto forte. Non immaginava mai nessuno da solo, in un angolo.
Tutti avevano qualcuno.
E poi c’era lui,  nel mezzo della strada, e questo faceva male da immaginare. E pensava sempre da chi potesse andare.
Gli venivano in mente tante persone ; Erica, Boyd, Scott, Derek, Stilinski ,Lidia ,Allison , perfino Jackson.
Ma poi pensava sempre che loro avessero qualcuno di più importante da salutare  per l’ultima volta; i loro genitori, i loro amori, gli unici parenti rimasti.
 Era triste perché non poteva dire di essere solo, aveva tanti amici.
Ma quando pensava a questo, gli veniva in mente che non aveva nessuno che lo potesse considerare la persona più importante del mondo.
Se sarebbe finito il mondo, lui non lo sapeva. Non lo sapeva da chi sarebbe corso.
Probabilmente da nessuno.
 
Scrollò le spalle per scacciare quei pensieri ed addentò il toast.
Non sapeva il perchè, ma quel giorno voleva arrivare a scuola al più presto.
In realtà lo sapeva il perchè, ma faticava ad ammetterlo.
Voleva rivedere Aileen.
 
Aileen batté la mano sull'armadietto, imprecando.
Nulla, non c'era nulla da fare, non si apriva.
Tirò un pugno sull'armadietto per il nervoso, ma stavolta per la troppa forza si fece male.
Imprecò sotto voce alla vista delle nocche della mano destra rosse e sbucciate leggermente.
- Problemi con l'armadietto?- chiese una voce dietro di lei.
Aileen si girò e vide un ragazzo moro avanzare verso di lei. Era alto, ma non troppo. Aveva anche lui un fisico da sportivo, il naso grande e gli occhi quasi neri.
Dopotutto però era un bel ragazzo.
- No. Cioè.. in realtà non si apre-  ammise abbassando il capo
- Si, questa scuola cade a pezzi credimi- detto questo afferrò la piccola maniglia dello sportello e tirò verso di se, con la forza che normalmente Aileen impiegava per aprire una scatolina di tonno sott'olio.
Le venne da ridere se pensava che quel ragazzo volesse aprire l’armadietto in quel modo.
Si dovette ricredere quando vide il suo armadietto aperto ed il ragazzo sorridere soddisfatto.
- Scott McCall- disse allungandole la mano. Lei la afferrò e la strinse.
- Jackson-
- Non hai un nome?- domandò questo curioso
- Diciamo che per ora puoi chiamarmi Jackson- rispose posando alcuni libri nell'armadietto e chiudendo lo sportello con delicatezza.
Poi gli sorrise grata e lo superò diretta verso l'aula di storia antica.
 
Isaac sbadigliò per la milionesima volta e cercò di seguire il discorso del supplente del professore di storia.
- Sono il professor Brunner e sostituirò per due settimane il professor Malcolm- annunciò l'uomo sulla cinquantina seduto su una carrozzella automatica.
Aveva l'aria simpatica.
- Scusi professore sono in ritar- quando Aileen entrò in aula le parole le morirono in bocca.
Osservò l'uomo come se lo conoscesse da sempre , poi scrollò la testa e andò a sedersi nell'unico posto libero in prima fila, vicino alla finestra.
Isaac la osservò dall'ultima fila e la sentì sbuffare.
Trattenne una risata e si concentrò sulla lezione, anche se era cominciata da un bel po'.
- Gli antichi dei della Grecia erano tanti, dodici i più importanti. Poi c'erano tre fratelli, i più importanti e temuti in assoluto, chi mi sa dire quali erano?-
Molti alunni alzarono le mani, pronti a rispondere alla domanda relativamente facile del professore.
Isaac non si sorprese più di tanto quando Brunner indicò lui. D'altronde era uno dei pochi a non essersi sbracciato.
Nemmeno Aileen  lo aveva fatto.
- Sono..Zeus, il dio del cielo, Ade quello dei morti e...- strizzò gli occhi dandosi del cretino da solo.
Cavolo lo sapeva il terzo nome, lo sapevano tutti, eppure non riusciva a ricordarselo.
Ce lo aveva sulla punta della lingua, ma aveva paura di dire qualche idiozia.
- Poseidone- il sussurro di Aileen gli arrivò alle orecchie e gli fece indovinare la domanda.
Si domandò se Aileen sapesse che lui poteva sentire da quella distanza. Si rispose da solo.
Probabilmente era solo una coincidenza, probabilmente lei lo stava ripetendo a se stessa.
Decise di sfruttare la coincidenza e rispondere esattamente.
- Alcune leggende e miti narrano che questi dei scesero sulla terra e.. come direste voi.. rimorchiarono- alle parole del professore si alzò un brusio di risate per la classe.
- Alcuni ebbero dei figli, che chiamiamo con un nome specifico.. Jackson?-
Isaac si sorprese a sentire il cognome della ragazza in bocca a Brunner. Come faceva a conoscerla?
Magari aveva tirato ad indovinare con i nomi del registro.
- Semi dei, eroi- rispose questa con tono freddo.
- E sai dirmi alcuni nomi famosi?-
- Perseo, Ercole, Achille- elencò i nomi con fastidio, quasi li conoscesse o sentisse parlare di loro tutti i giorni.
Una ragazza dai capelli rossicci , Nancy, alzò la mano agitandola. Brunner la indicò e le fece cenno di parlare.
- Potremo dividerci in gruppi e fare una ricerca sugli dei!- propose la ragazza, provocando sbuffi e beccandosi occhiatacce.
Isaac la fulminò col pensiero.
Una ricerca era l'ultima cosa che desiderava fare.
- Credo sia un'ottima idea! Domani troverete appesi nella bacheca di classe i vostri nomi suddivisi per gruppi- rispose il professore grattandosi la barba e guardando Isaac intensamente, quasi volesse metterlo in soggezione.
 
 
- Davvero Chirone? Fai sul serio?- esclamò Aileen portandosi le mani ai fianchi.
Suo fratello entrò nell'ufficio del Centauro, ora in carrozzella, poco dopo.
- Chirone? Ma cosa ci fai qui?- domandò grattandosi la testa e lanciando un'occhiata confusa ad Aileen.
- E' quello che vorrei sapere anch'io!- disse infine la ragazza, incrociando le braccia.
- Mi hanno mandato per sorvegliarvi. Questo paese pullula di creature soprannaturali che potrebbero essere pericolose per voi semi dei-
- Abbiamo affrontato pericoli maggiori di qualche mostro qua e la- protestò Percy gesticolando con le mani.
Volevano bene al vecchio Centauro, tutti e due, ma proprio non gli andava giù l'idea di venir sorvegliati.
Brunner scosse la testa con fare grave.
- Queste creature sono molto peggio di mostri. Non sono così facili da uccidere-
- Di quali..di quali creature stai parlando?- Aileen aveva la voce rauca.
Perchè alle parole di Chirone la sua mente l'aveva riportata all'incubo di quella notte?
- Il signor D. mi ha pregato di non allarmarvi troppo presto, quando sarà ora vi verrà spiegato tutto- I fratelli pestarono all'unisono un piede a terra.
Il signor D non si poteva certo classificare come persona più simpatica al mondo.
Non solo non riusciva mai a pronunciare il loro cognome nella maniera esatta, per non parlare del nome della ragazza, ma sembrava sempre affrontare i problemi con facilità.
Era fin troppo sarcastico, nullafacente e inopportuno.
Il signor D, per altro era Dionisio, il capo del campo mezzosangue.
 
- Isaac, mi stai ascoltando?- il ragazzo annuì distrattamente alla domanda dell'amica.
No, non stava ascoltando, non gli importava nulla delle conquiste della settimana di Erica.
Stava pensando ad Aileen, strano ma vero.
Anzi, neanche troppo strano visto che era tutta la mattina che pensava a lei.
Pensava al suo sguardo verso il professor Brunner, al suo tono scocciato, che non sembrava parte del suo carattere.
Stava pensando a quei suoi occhi profondi e sinceri, al quel suo sorriso spontaneo e puro, innocente.
Stava pensando anche a tutte le sue bugie.
Isaac stava pensando seriamente che nascondesse qualcosa.
Non era un lupo, lo sentiva dall'odore.
Ma non era neanche umana, ne era quasi sicuro.
Decise che avrebbe indagato.
- Isaac cosa diavolaccio ti prende?- lo ammonì Erica sbattendo la mela rossa che stava mangiando sul tavolo della mensa.
- Nulla, stavo pensando a quella ricerca che ci ha assegnato il prof- mentì. Erica storse il naso, come a sospettare della bugia, ma non disse nulla.
- Chissà magari ci ha messo in coppia- esclamò quella arricciandosi una ciocca bionda intorno al dito e guardando dietro le spalle di Isaac.
Il ragazzo si girò verso la direzione dello sguardo dell'amica e senza sorpresa scoprì che stava osservando Boyd.
- Che aspetti a farti avanti?- le domandò roteando gli occhi e ritornando a guardarla.
- Erica possibile che tu riesca a far innamorare tutta scuola e non muovi un passo con lui?- domandò nuovamente e non ricevendo risposta cominciò a schioccare le dita davanti agli occhi dell'amica.
- Isaac proprio tu parli?-
Isaac non capì a cosa alludeva.
O forse si.
 
Buttò un dracma nella fontanella d'acqua potabile dietro casa sua e un arcobaleno appena visibile avvolto in una nube bianca apparve.
Chiese ad Iride di mostrarle il campo mezzosangue.
- Signor D- urlò quando vide la figura panciuta del divino Dionisio.
- Uh per l'amor di Zeus, Albin mi hai fatto prendere un colpo!- esclamo quello portandosi una mano al cuore.
Aileen tralasciò il modo in cui l'aveva chiamata per quella volta.
- Perchè ha detto a Chirone di non poter dirci nulla riguardo a queste creature?- domandò andando al sodo.
Sapeva che l' IridePhone non durava molto.
- Aila.. tu e tuo fratello Percibald non dovete pensarci, andate avanti con la vita, ma guardatevi le spalle-
La ragazza aggrottò le sopracciglia. Come poteva andare avanti ma guardare indetro?
- Non considerando che il mio nome è Aileen e mio fratello si chiama Perseus , mi può spiegare bene cosa intende?-
- Oh Alen, cara Alen, tutto al suo tempo, e poi so benissimo che tuo fratello si chiama Perbeus Johnson-
Aileen tralasciò anche quella volta e si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
- Ho capito, lei non mi dirà nulla vero?-
Il signor D. fece segno di chiudersi la bocca a chiave , così la ragazza arresa con un gesto della mano disperse la nube e con essa il volto del dio.
Era frustrata ed innervosita
.
E lei odiava sentirsi frustrata ed innervosita.
 


HOLA.
Prima di tutto voglio farvi vedere due miei banner che mi piacciono e non so proprio quale scegliere, quindi lascio a voi la decisione!
1)  ( Quello che avete visto nei due capitoli precedenti)

2)



CHE NE DITE? Se avete da consigliarmi un'altro banner che magari vi sembra più adatto fate pure perchè ne voglio uno molto cool(?) ahahahah.
Bene, passando alla storia....
Il capitolo lo avevo già pronto ma l'ho riletto tipo 10 volte- tanto che sto dubitando di saperlo a memoria- per evitare di essere banale o altro. Insomma ci tengo e voglio impegnarmici quindi fatemi sapere voi se sto facendo un buon lavoro ;P
Preferita da 5, Seguita 7 e recensita da 4???
MI VOLETE MICA FAR MORIRE DI GIOIA???no, perchè ci state riuscendo eh! xD
Quindi, un grazie enormissimo a tutte !!!
Baci, alla prossima.
Cipolletta.

p.s.= A 5 recensioni continuo :)


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Capitolo 4
*** 3-Third Chapter- As a negative pole attracs a positive. ***



* Ok, scusate, ho cambiato banner ancora, ahahahaha. Che ne pensate?*




Isaac spense la sveglia con forza, forse troppa, visto il risultato.
Una nuova sveglia da comprare.
Si alzò di controvoglia dal letto e raggiunse il bagno.
Si guardò allo specchio e lo sguardo gli cadde sui proprio polsi dove si intravedevano alcune vene bluastre.
Dove una volta c'erano spesse cicatrici, sparite dalla notte in cui si era trasformato in lupo per la prima volta.
Si , loro erano sparite ma i ricordi, i ricordi devastanti no.
Isaac ricordava benissimo, quasi come fosse il giorno prima, le violenze subite dal padre.
Violenze fisiche, psicologiche.
Isaac ricordava di come la lametta alleviava le sofferenze.
 
Aileen cadde letteralmente dal letto per cercare di spegnere la sveglia.
- Maledizione- sibilò soffiando in alto per spostarsi un capello dagli occhi.
- Ho sentito un botto, cos'è stato?- urlò suo fratello entrando nella stanza e sguainando Vortice, la sua spada.
- Percy per gli dei! sono solo caduta dal letto- rispose Aileen alzandosi in piedi e massaggiandosi il fondo schiena.
Percy si strinse nelle spalle e fece scattare la spada che in men che non si dica si trasformò in una penna stilografica.
- Ehm..si, io scendo a fare colazione- disse poi grattandosi la nuca.
La sorella annuì distrattamente ed entrò in bagno. Si guardò allo specchio e dopo aver maledetto i suoi capelli annodati le finì lo sguardo sulla spalla sinistra.
La cicatrice era.
Aileen si sorprese di se stessa per aver minimamente pensato che poteva essere sparita.
Come può sparire una cicatrice che parte dal centro della scapola e finisce sulla clavicola passando per la spalla? No, non può.
Tutto merito di quel maledettissimo drago dell' Espelidi.
Doveva solo essere felice di non averci rimesso la pelle. In realtà non era tutta questa felicità.
Aileen si poteva definire sfigurata.
Si perchè guardare la sua spalla non era affatto facile se non si era forti di stomaco.
Prese la spazzola e con rabbia cominciò a stricare i capelli, poi cominciò a fare più piano non volendosi ritrovare pelata.
Si lavò e si vestì con molta calma, indossando dei semplici jeans ed una semplice felpa sportiva. Infilò ai lobi dell’orecchio due perle bianche, dono di suo padre e prese al volo lo zaino della scuola,per poi scendere in cucina dove un cornetto fumante l'aspettava servito vicino ad una tazza di thè fumante.
Si sedette e cominciò a mangiare con gusto mentre suo fratello continuava a girare i canali della Tv.
- Perfy hai per caso intenfione di fermarfi?- domandò retorica masticando e portandosi una mano davanti alla bocca per non sembrare maleducata.
- No, finchè non trovo un programma decente-
- Percy Jackson tu non troverai mai un programma decente- lo ammonì la madre Sally entrando in cucina e baciando i due figli sulla guancia.
- Uh guarda ci sono i griffin! Percy stoppati o ti aizzo contro un segugio infernale- esclamò Aileen indicando la televisione e facendo ridacchiare la donna.
 
- Ciao Isaac!- trillò Nancy entrando nel bar in cui si erano dati appuntamento.
Il ragazzo la salutò con un cenno della testa e riprese a girare il suo caffè macchiato. Nancy si avvicinò al tavolo e si sedette davanti a lui appoggiando la borsetta di strass viola sulla superficie argentata.
- Non puoi capire quanto sia felice che il professor Brunner ci abbia messo in coppia per questa ricerca di Storia!- esclamò accavallando una gamba e spostandosi una ciocca rossiccia dietro l'orecchio.
Solo in quel momento Isaac si accorse che indossava dei tacchi vertiginosi , una gonna attillata ed una maglietta abbastanza scollata.
Si ritrovò a provare pena per lei.
Doveva essere disperata per cercare di conquistarlo in quel modo.
- Non prendi nulla?- domandò cercando di essere gentile.
La ragazza scosse il capo con veemenza.
- Sono a dieta, devo buttare via questi chili di troppo!- rispose ridacchiando e toccandosi la pancia piatta.
Isaac non commentò, troppo impegnato ad osservare la ragazza che stava entrando nel bar in quel momento.
Jeans chiari, felpa larga e rossa, sciarpona, capelli legati in una treccia laterale disordinata, Timberland, borsa enorme di tessuto blu a tracolla.
Aileen si sedette vicino a Nancy e con uno sbuffo appoggiò i gomiti sul tavolo.
- Ciao...Alain- disse a denti stretti la rossa, squadrando l'altra ragazza da capo a piedi.
- Aileen- la ammonì quella con gentilezza ,alzando una mano in direzione del cameriere, che prontamente si avvicinò.
- Vuole che le porti qualcosa?- chiese sporgendosi con un bloc notes in mano
- Una cioccolata calda, grazie.. Ah… con la panna- rispose Aileen sorridendo.
Nancy la fissò come fosse un'aliena ed Isaac si trattenne dal ridere per la sua espressione.
- Allora, questa ricerca?- domandò poi il ragazzo
- Direi che potremo andare al parco a farla...che ne dite?- propose Nancy  ricevendo l'approvazione degli altri due.
- Fatemi finire la mia cioccolata però- aggiunse Aileen facendo ridere Isaac e storcere il naso alla rossa.
 
Apollo.
Aileen sospirò quando lesse il nome del primo dio su cui avrebbero dovuto fare quella dannata ricerca.
- Allora cosa sappiamo su Apollo?- domandò l'altra ragazza tirando fuori un quaderno ed una penna viola.
- Che è pessimo nei versetti, direi- sussurrò la mora strappando alcuni fili d'erba.
Isaac si chiese cosa volesse dire , ma lasciò perdere.
- Che è il dio del Sole- azzardò a dire il ragazzo
- E della Medicina- continuò Nancy
- E delle Arti- aggiunse Aileen mangiucchiandosi un'unghia
- No, non credo- protestò la rossa picchiettando con la penna sul foglio bianco
- Oh fidati, lo so bene- sussurrò non troppo piano
- Non sappiamo altro?- si informò Isaac portandosi una mano dietro la nuca.
- Che è il gemello della divina Artemide, che porta molto spesso camicie sbottonate e ray ban a goccia, è molto abbronzato e i suoi figli si divertono a lanciarti maledizioni per ogni cosa che dici. E credetemi non è bello parlare in rima per due giorni di fila.- fece un attimo di pausa come per pensarci meglio- Ah si, è anche bravissimo con l'Arco. Oh e vi sconsiglio di ascoltare le sue composizioni, sono.. agghiaccianti-Aileen disse tutto così in fretta che solo dopo si accorse di aver detto troppe informazioni che probabilmentenon avrebbe dovuto sapere.
- Jackson seriamente fai la seria!- la sgridò Nancy guardandola in cagnesco.
La semi dea alzò le spalle e si sdraiò a pancia in sotto sull'erba ignorando il giro di parole della rossa.
Strappò alcune margherite e cominciò ad intrecciarle, proprio come i figli di Demetra le avevano insegnato a farlo.
Naturalmente lei era meno brava, ma le riusciva abbastanza bene.
Dopo circa un quarto d'ora in cui Nancy parlava e scriveva conclusero Apollo e riscrissero in bella.
- Ora tocca a.mmm..Poseidone- disse tranquillamente Isaac leggendo il secondo nome dalla lista.
Aileen badò bene di tenere la bocca chiusa.
Le faceva abbastanza strano ricercare sul proprio padre.
- Quali sono gli animali sacri a Poseidone?- domandò Nancy non sapendo cosa scrivere
- Blackjack- rispose senza pensare Aileen, che subito dopo si morse una guancia dandosi dell'idiota.
- Chi?-
- Cavalli e delfini- si corresse poi stringendosi nelle spalle ed infilando una margherita nel centro del pistillo di un'altra.
 
C'era qualcosa che non andava, Isaac lo sapeva.
Lo sentiva.
Sentiva il cuore di Aileen battere furiosamente.
Batteva dall'agitazione, e poi poteva distintamente sentire il suo respiro accelerare quando si toccava l'argomento dei.
Soprattutto l'argomento Poseidone.
Ma Isaac non riusciva a capirne il perchè. Si era praticamente scervellato in quell'ora di ricerca per capirci qualcosa ma aveva tratto solo una conclusione.
Aileen nascondeva qualcosa, non sapeva cosa, ma ne era certo.
Inoltre aveva capito che era attratto.
Si, era attratto da quella ragazza dagli occhi blu ed i capelli marrone bruciato, e non poteva più negarlo a se stesso.
Non era innamorato perso, solo.. attratto.
Come un polo negativo attrae un polo positivo.
A riscuoterlo dai proprio pensieri ci pensò il bacio di Nancy sulla sua guancia.
Salutò la ragazza con un cenno della mano e la guardò andarsene via.
Non era una cattiva ragazza, giusto un po' sapientona e ultimamente dalla scollatura facile.
Ma da quanto sapeva Isaac, non aveva mai avuto neanche un vero ragazzo.
- Melanie sarebbe stata orgogliosa di me- esclamò Aileen osservando  fiera la coroncina di margherite nelle sue mani.
- Chi è Melanie?- chiese il ragazzo curioso
- La mia migliore amica, sua madre è.. una bravissima fioraia- rispose con un velo di tristezza negli occhi
- Ti manca?- la ragazza annuì e posò la coroncina a terra
- La rivedrò quest'estate- aggiunse tornando a sorridere ed alzandosi in piedi.
 
- Ti va di fare un giro?- domandò un po' imbarazzato Isaac.
Aileen annuì sorridente e si incamminarono in un vialetto del parco.
- Allora...perchè non mi dici qualcosa di te?-
- Di me?- ripeté la ragazza indicandosi, un po' sorpresa.
- Si, ti conosco ma in realtà non so nulla su di te- rispose Isaac stringendosi nelle spalle ed infilando le mani nelle tasche dei jeans.
- Giusto...- ammise Aileen abbassando il capo e calciando con il piede un sassolino.
- Amo il verde ed il celeste, la cioccolata e il mare. Odio le altezze , i serpenti  i ragni e le cose amare.-
- Io e Percy abbiamo in comune solo nostro padre-  si sorprese di se stessa quando le parole le uscirono dalla bocca senza preavviso.
Perchè ogni volta che parlava con quel ragazzo si apriva senza neanche rendersene conto?
Eppure lei era sempre stata la classica ragazza che confidava le informazioni su di se solo alle persone fidate.
E lei si fidava di Isaac? Probabilmente si.
- E dov'è tuo padre?- chiese il ragazzo.
- Molto lontano- rispose quella semplicemente.
 
Stavano parlando da circa dieci minuti  quando ad Aileen parve di essere seguiti.
All'inizio fece finta di nulla, ma poi cominciò a preoccuparsi.
Sempre più spesso si era ritrovata a guardarsi alle spalle e si maledì per non aver portato il suo pugnale.
Aveva pensato fosse inutile.
- C'è qualcuno- sussurrò Isaac sicuro di se stesso, confermando alla ragazza i suoi sospetti.
- Ovviamente, ci sono io- Aileen addrizzò le spalle al sentire quella voce.
No, non era possibile.
- Nico...- sussurrò voltandosi e scrutando il ragazzo vestito di nero davanti a lei.
- Già..quant'è che non ci si vede eh?-
Aileen gli saltò praticamente al collo.
Una scena che Isaac non amò particolarmente, anche se ora era concentrato su quell'odore.
Quell'odore marcio e putrido, che aveva sentito solo due volte in vita sua.
Odore di morte.
Il ragazzo odorava di morte pura, eppure sentiva il suo cuore battere e il suo respiro regolare.
- Dove, dove sei stato per tutti questi anni?- domandò Aileen staccandosi dall'abbraccio.
- Ho girato molti posti, alla ricerca di...- si fermò ricordandosi della presenza di Isaac.
- Di ragazzi orfani. Ne ho trovati un bel po'. Purtroppo nessun mio fratello o sorella-
I due semi dei sapevano di cosa stavano parlando, mentre al terzo ragazzo sembrò di esser preso in giro.
Aileen osservò bene l'amico di vecchia data, della sua stessa età. Non era cambiato in nulla, o quasi.
Era molto più alto e magro con un accenno di barba. Aveva tagliato i capelli corvini, che ora gli stavano dritti in una cresta.
La spada nera dello Stige era sempre appesa alla sua cintura , e il suo anello con un teschio, simbolo di suo padre, era sempre lì, nell'anulare destro.
Quello che più sorprese Aileen fu il pallore della sua pelle.
Quasi come un fantasma.
Ma cosa ci si poteva aspettare da un figlio di Ade? Non di certo una super abbronzatura.
- Come mai sei qui?- domandò la ragazza
- Mostri- sussurrò in risposta.

HOLA.
Ciao belle ragazze ! :3
Come vi sembra il capitolo???
Entra in scena Nico!! ^.^
Non so voi ma io amo quel ragazzo! Però devo ancora decidere se il suo personaggio sarà di "sfondo" o no. 
Vedremo ... :P

Un grazie enoooormissimoo a chi recensisce.
Grazie, a tutte, siete meravigliose.

:')
Un grazue speciale va anche a chi mette la storia fra seguite/ricordate/preferite.
:')
Un grazie anche alle lettrici silenziose, se ci sono ovviamente :P
:')

p.s.= Lo so che  ve ne può fregare di meno ma devo dirlo a tutti perchè sono troppo emozionataaaaaaa :'DDDD
Sto per incontrare il mio idolo.
Chi è?

STEPHAN EL SHAARAWY ( Attaccante del Milan con il numero 92 e della nazionale Italiana con il 14)
Come farò?
Mio padre sta lavorando per una compagnia d'aerei insieme ad uno che abita a Milano e suo figlio è un  carissimo amico di Step, così ha detto che ci farà incontrare e ci procura i pass per lo stadio.
Waaaaaaaaaaaaa sono troppo eccitataaaaaaaaaaaa.
Ok, basta, mi contengo.
Baciii

P.s.= A cinque recensioni aggiorno :)
Cipolletta.



Tanto perchè mi va, ecco il mio Step.











ED ECCO IL NOSTRO ISAAC BELLISSIMOOOO





SVENGO, AIUTATEMI.

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Capitolo 5
*** 4-Fourth Chapter- That monster was Isaac. ***





Si immerse nell'acqua stagnante della vasca da bagno.
L'immagine di suo padre in camicia a fiori e bermuda le affiorò nella mente.
Sorrise per quei ricordi, lasciando entrare un po' di acqua in bocca.
Pensò di poter stare così fino alla fine dei suoi giorni.
Immersa nell'acqua, fuori da ogni pensiero.
Si, era in pensiero.
Percy era appena partito per una missione con Annabeth e Nico, e non sapeva né per dove né per cosa.
Una missione fuori dal periodo estivo non era una cosa da tutti i giorni.
Era preoccupata anche per sua madre, Sally.
Sarebbe stata via per un convegno sul suo nuovo libro.
Non sapeva perchè, ma una strana tachicardia le prendeva al solo pensiero della madre da sola in un altro stato.
Si diede dell'idiota più volte.
Sally non era da sola, era con il suo compagno, Paul
Forse doveva ammetterlo, era preoccupata per se stessa.
Da quando Chirone l'aveva messa in guardia non era molto serena.
 
Isaac guardò fuori dalla finestra. La luna non era arrivata ancora al suo apice.
Si, quella sera ci sarebbe stata la luna piena.
Non era molto spaventato, negli ultimi tempi aveva imparato l'autocontrollo, ma non c'era mai da stare totalmente tranquilli.
Guardò l'orologio appeso alla parete del salotto, segnava le nove e un quarto.
La luna avrebbe raggiunto l'apice verso le undici.
Decise di andare a prendersi una pizza da Aldo's , in fondo aveva un fame da lupi.
Letteralmente.
 
Aileen entrò da Aldo's , il luogo in cui ormai lavorava.
Già, si era trovata un lavoro.
Un lavoraccio, per capirci meglio, visto che le toccavano sempre i turni serali.
Ma lei ne era contenta, almeno sapeva di non essere un peso sulle spalle per Sally.
Indossò il grembiule nero con la scritta della pizzeria in rosso e si mise dietro al bancone.
Si passò una mano sulla fronte e si accorse di star sudando freddo.
In più sentiva le gambe molli e tremolanti.
- Tre euro di pizza bianca per favore- chiese una signora sulla cinquantina , indicandole dei tralci di pizza da dietro il vetro.
Aileen annuì timidamente e prese in mano un cartone da asporto.
Mise dentro i pezzi richiesti e lo chiuse velocemente.
La signora le porse i soldi.
Quando Aileen allungò la mano per afferrarli si rese conto che stava tremando.
Non erano dei spasmi volontari. Stava tremando e non riusciva a smettere.
Fortunatamente il tremolio non era eccessivamente forte, così afferrò i soldi scrollando le spalle e li depositò nella cassa.
Digitò il prezzo ed aspettò che lo scontrino uscisse.
Quando afferrò un lembo del foglietto gli spasmi aumentarono ancora un po', e ci mise un po' per strapparlo.
Lo porse alla signora e si asciugò nuovamente la fronte.
Forse aveva un po' di alterazione, si disse.
 
Entrò nella pizzeria affollata e si diresse verso il bancone.
Fu sorpreso nel trovarvi dietro Aileen, che gli sorrise non appena si accorse della sua presenza.
Isaac però si accorse subito che qualcosa non andava.
Era pallida come uno straccio, e si asciugava la fronte socchiudendo gli occhi.
Sentì il suo cuore battere   e il suo respiro affannarsi.
Si accorse che stava tremando.
Sentì il suo cuore decelerare.
Fu un attimo.
Isaac scattò e raggiunse la ragazza dietro il bancone.
Aileen svenne all'indietro , fra le braccia del biondo.
La sdraiò delicatamente su un tavolino che due cameriere avevano liberato appositamente.
Le sostenne la testa e cominciò ad accarezzarle il volto.
Era preoccupato non solo per Aileen, anche per lui.
Non voleva certo trasformarsi in mezzo a tutta quella gente.
Il dottore arrivò in poco tempo.
 
Un odore pungente giunse alle sue narici.
Aprì lentamente gli occhi e si ritrovò il volto di Isaac a pochi centimetri dal suo con in mano una fiala di chissà cosa.
Il ragazzo si allontanò imbarazzato.
- Tutto bene signorina?- chiese un uomo in camice bianco lì accanto.
Aileen annuì solamente.
- Perchè..- provò a domandare ma il dottore la bloccò.
- Un calo di zuccheri. Un calo bello alto direi, inoltre ha la febbre- la informò quest'ultimo.
Aileen annuì nuovamente e fece per alzarsi.
- Dove crede di andare?-
- Beh..ehm...-
- Jackson puoi andare a casa- disse il proprietario della pizzeria.
- Non se ne parla, non da sola, sei appena svenuta ragazzina, e non sei in forma. Chiama tua madre o qualunque altro ti possa venire a prendere- ordinò il dottore incrociando le braccia
- Veramente non ...non ho nessuno disponibile in questo momento-
- Ti porto a casa io- intervenne Isaac.
Aileen lo guardò interrogativa, ma non discusse.
 
Isaac stava guidando e non si sentiva per nulla tranquillo.
Tra meno di due ore la luna avrebbe raggiunto l'apice e lui lo sentiva di già.
Sentiva il lupo dentro di se cominciare a smuoversi.
Aileen nel sedile accanto al suo osservava il cielo , corrucciata.
- Allora, ehm, come mai non c'è nessuno in casa tua?-
- Mio fratello è.. in gita e mia madre a promuovere il suo libro-
Mentiva, ma Isaac si astenne dal farglielo presente.
- Capito..- si limitò a rispondere.
Aileen annuì distrattamente e riprese ad osservare il cielo.
- Stasera la luna è davvero bella non credi?- domandò innocentemente
Ad Isaac salì un nodo alla gola, ma fece finta di nulla.
Scelse di non rispondere e non distolse gli occhi dalla strada.
Quando arrivarono nel vialetto della casa della ragazza Aileen si tastò le tasche ed imprecò, stavolta ad alta voce.
- Cavolo- disse passandosi una mano sulla fronte.
- Cosa?- chiese Isaac
- Ho scordato le chiavi alla pizzeria, merda-
- Cosa? Ma ora è chiusa!-
Aileen annuì sconsolata.
- Se, se vuoi puoi venire a casa mia-
Isaac si morse le guancie, per non rimangiarsi le parole appena dette.
Era pericoloso, lo sapeva, ma era più pericoloso lasciare una ragazza per strada in una notte di luna piena, con la febbre e nel ciglio del bosco.
- Non vorrei disturbare- rispose quella torturandosi le mani.
- Nessun disturbo, ci sono solo io-
Isaac si stupì non poco, quando sentì il contatto delle labbra della ragazza sulla sua guancia.
Si impedì mentalmente di imbarazzarsi e facendo retromarcia imboccò la strada per casa sua.
 
Doveva aveva trovato il coraggio, non lo sapeva di certo.
Però era felice.
In fondo, Isaac le piaceva, ed anche se sapeva che non sarebbe mai successo nulla, voleva diventargli amica.
Per quanto possibile.
Il ragazzo parcheggiò accanto ad una piccola villetta su due piano.
La condusse all'entrata e dopo aver armeggiato con le chiavi le fece cenno di entrare.
- Vieni ti mostro camera mia, io.. dormirò sul divano- disse grattandosi la nuca e salendo la scale.
Aileen lo seguì senza fiatare, anche se la testa ricominciava a girarle.
Al terzo gradino si fermò e si aggrappò al corrimano.
Isaac si voltò verso di lei e l'afferrò dal braccio, prima che potesse cadere nuovamente.
Aileen si domandò che aspetto avesse.
- Vieni- la ragazza non fece in tempo a ragionare su quelle parole che si ritrovò in braccio al biondo, che saliva le scale senza un accenno di fatica.
La depositò sul letto delicatamente e le toccò la fronte.
- Uao, scotti- esclamò
- Ho solo bisogno di dormire-
Aileen sentiva gli occhi pesanti. Si appoggiò sul cuscino e li chiuse.
Isaac le rimboccò le coperte e la osservò.
Era bianca in faccia, ma non sembrava grave, giusto una febbre passeggiera.
Guardò l'orologio e si agitò.
Erano le 10:25.
Poco prima di uscire dalla stanza, un flebile 'grazie di tutto' gli arrivò alle orecchie.
Si voltò , sorrise alla ragazza e se ne andò.
 
Un rumore di vetro infranto.
Aileen sobbalzò dallo spavento e sgusciò fuori dal letto.
Un urlo, che di umano aveva ben poco.
Aileen si portò una mano alla bocca per non urlare anche lei, dalla paura.
Raggiunse il buio corridoio e si appoggiò al muro.
Un ringhio, o almeno qualcosa somigliante.
La ragazza raccolse tutto il suo coraggio e scese piano piano i primi scalini.
Spalancò la bocca alla vista dell'intero soggiorno distrutto.
Una figura le apparse davanti agli occhi, una figura spaventosa.
Stavolta  urlò.
Era lo stesso mostro del sogno, lo stesso che la uccideva.
E come nel sogno, quel mostro era...Isaac.
Le salirono le lacrime agli occhi, ma mantenne la calma, come da addestramento.
Era in quel momento che doveva tirar fuori tutto quello che aveva imparato al campo.
Isaac, o almeno quello che di lui restava la stava osservando in cagnesco dalla cucina, con un ringhio basso e continuo.
Scese un gradino, il lupo mannaro non si mosse, continuò ad osservare ogni sua mossa.
Scese un altro gradino, ma sfortunatamente l'asse di legno scricchiolò.
Il mostro spiccò un salto e scaraventò a terra Aileen , facendola rotolare sugli scalini e cadere di faccia.
Si avventò su di lei e cercò di graffiarla, ma la ragazza rotolò su se stessa, evitando un morso.
Si alzò in piedi a fatica e corse verso la sala, nascondendosi dietro al divano.
Isaac spuntò da di lato e con gli artigli le graffiò l'intero fianco destro.
Aileen urlò dal dolore e assestò un calcio di fortuna al lupo, che si arrabbiò di più.
La ragazza cominciò a correre per poi rinchiudersi nel bagno. Si osservò rapidamente allo specchio.
Perdeva sangue.
Quando Isaac irruppe nel bagno sfondando la porta, si ritrovò ad appiattirsi al muro.
Pensò che stesse per morire, non aveva nulla per difendersi e quel mostro non era come quelli che affrontava.
Perfino il drago dell'Espelidi sembrava una passeggiata al confronto.
Il lupo mannaro aprì la bocca, rivelando le zanne.
Aileen trattenne il respiro.
Poi, come per magia, Isaac sembrò riprendere coscienza.
- Isaac...ti prego- sussurrò al mostro che stava avvicinando gli artigli sul suo collo.
La ragazza non si mosse di un millimetro, ma chiuse gli occhi, cominciando ad ansimare.
- Isaac, s sono io, ti p prego- sussurrò con voce roca, mentre le lacrime cominciavano a solcarle le guance.

 




HOLA.
Come state?? spero bene *w*
Tra quattro giorni è il mio compleanno e non vedo l'ora di compiere 16 anni :3 non so voi ma 'sto numero mi sa molto figo ahahahahah.
Manca solo un anno hai miei 17 ! Ok, il numero 17 mi piace pure più del 16.
Mancano solo due anni hai miei 18! Ooookkeyyy, i 18 sono i megliooo *.*
Basta, sto sclerando per gli anni e a voi non vi interessa nulla, e non vi biasimo.
#SOMEONE STOP ME
Come vi sembra il capitolo?? Devo dire che mi sono dovuta spremere le meningi per trovare una soluzione a come Aileen avrebbe dovuto passare la notte da Isaac, e non so cosa ne sia uscito fuori. D:
Spero niente di orribile e che vi piaccia >.<
Siete tutte dei tesori bellissimi (?) sia per le recensioni che per leggere la mia  storia ed inserirla nelle varie categorie.

Vi amo.
I love you.
私はあなたを愛して 
Ich liebe dich
Je t'aime
أحبك
Te amo


A sette recensioni aggiorno :)
Baci, alla prossima ,

Cipolletta

 

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Capitolo 6
*** 5- Fifty Chapter- Attraction. ***



*LEGGI LO SPAZIO D'AUTRICE, GRAZIE*





Qualcosa, dentro se stesso stava urlando.
Urlava di lasciarla andare, di scappare via, di asciugarle quelle lacrime,
Poi c’era il lupo, quello aggressivo, che gli suggeriva di squartarle la gola, di azzannarla, di ucciderla.
Quasi a fatica si allontanò dal corpo esile della ragazza e con un ringhio sommesso si diresse a quattro zampe verso la porta, ormai sradicata.
Sentì chiaramente gli occhi ritornare quelli di sempre.
Inspirò aria.
Brutta mossa, visto che l’odore della semi-dea gli riempì le narici.
La sua mente si annebbiò nuovamente, il lupo prese il sopravvento, gli occhi mutarono nuovamente.
 
Si accasciò al pavimento dalla paura e non staccò nemmeno per un attimo gli occhi dalle spalle ricurve di Isaac.
Sembrò riprendersi , sembrò tornare in se, ma fu un attimo.
Si girò verso di lei, ringhiando sempre più forte. Si avvicinò lentamente, come a volerle concedere alcuni attimi di vita in più.
Aileen alzò una mano tremolante verso il lavandino, strizzò gli occhi, si concentrò.
Una stretta allo stomaco e l’acqua irruppe fuori con un boato, travolgendo in pieno Isaac.
La semi-dea spostò la mano verso l’alto, creando un muro d’acqua fra lei e…
Fra lei e il mostro.
Con l’altra mano puntò la vasca accanto a sé, e un senso di nausea precedette un’altra cascata d’acqua che si andò ad unire alla barriera cristallina davanti a lei.
Si sentiva sfiancata, debole, stanca.
Il busto le bruciava, sapeva di star perdendo sangue dai tagli profondi che le avevano causato le unghie del lupo mannaro.
Sapeva che le rimaneva poco tempo perché la barriera sarebbe crollata, non ce la faceva a sostenerla per troppo a lungo.
Come previsto , dopo poco il senso di nausea prese il sopravvento così con un ultimo sforzo Aileen ordinò all’acqua di proteggerla.
Portò le braccia ai fianchi ed espettò che lo scroscio liquido si chiudesse attorno a lei come una bolla di sapone.
Comandò alla sua “protezione” di trascinarla fuori da lì.
Quando la bolla si infranse vicino alla porta d’ingresso, Aileen temette il peggio.
Un ululato prolungato ed ecco in pochi secondi Isaac, o meglio, il mostro che c’era in Isaac pararsele davanti, bagnato dalla testa ai piedi.
Le lacrime cominciarono nuovamente a bagnarle le guancie.
Non aveva speranze, lo sapeva. Avrebbe potuto provare a scappare ma per andare dove poi?
Non aveva le forze.
Non aveva la speranza.
-Isaac.. torna in te. Isaac. Fermati- sussurrò debolmente facendo aderire la sua schiena verso la parete dietro di lei, mentre il lupo le si avvicinava, imprigionandola.
 
Isaac si aggrappò ai ricordi.
Ai ricordi di quella ragazza dai capelli color mogano che tanto l'attirava.
Si aggrappò al pensiero dei suoi occhi profondi, ora coperti dalla paura.
Ritornò in se stesso.
Sentì il lupo farsi da parte e la parte umana riprendere il controllo del suo corpo..
Guardò la ragazza sinceramente dispiaciuto e lo sguardo gli cadde sul suo fianco.
Stava sanguinando.
Aileen sembrò capire che  il suo autocontrollo era tornato e si buttò fra le sue braccia, piangendo.
Era scossa dai singhiozzi. Lacrime di dolore, paura.
Isaac la strinse delicatamente per non farle male.
Isaac si accorse di una cosa quella sera.
Si accorse di tenere veramente ad Aileen, forse di più che come amico.
- Scusa- le sussurrò stringendola di più.
La sentì annuire sulla sua spalla.
L'odore pungente del suo sangue gli giunse alle narici.
La prese in braccio e la trasportò in camera da letto.
La adagiò delicatamente sopra le lenzuola e la osservò preoccupato.
Che cosa aveva fatto? Che cosa le aveva fatto?
-  Ambrosia -sussurrò quella alzando lievemente il viso.
- Cosa?- domandò agitato il ragazzo.
- C'è un..un flacone..dentro al mio zaino sulla..scrivania-
Isac non si fece ripetere altro, le lasciò un bacio lieve sulla fronte e saltò dalla finestra.
Si trasformò in lupo e cominciò a correre verso casa di Aileen.
Non ci mise molto ad arrivare.
 
Aileen lo sapeva.
Sapeva che probabilmente ricordava cosa avesse fatto con l’acqua.
Sapeva anche che dentro lo zaino c'erano tutte le cose del campo.
Sapeva che Isaac avrebbe visto tutte le lettere di suo padre, il pugnale, le foto ricordo.
Avrebbe trovato il dollaro di sabbia.
Non aveva scelta, se non voleva dissanguarsi, doveva assumere l'ambrosia.
E non poteva di certo andare lei là a recuperarla.
Un pensiero le balenò in mente, mentre respirava a fatica e con dolore.
Isaac era uno di quelli di cui parlava Chirone.
Era un lupo mannaro, che l'aveva appena ferita quasi mortalmente.
E lei lo aveva anche abbracciato.
Non sapeva il perchè, ma nonostante quello che aveva visto, si sentiva protetta fra le sue braccia quando era umano.
Si sentiva bene.
E proprio con quella sensazione strana di pace che svenne.
 
Versò il liquido dorato nella bocca della ragazza ed aspettò.
Aspettò per ben trenta minuti, guardandola inerme nel letto.
Poi finalmente schiuse di poco gli occhi.
Aveva assunto il suo solito colorito, la ferita si era cicatrizzata.
Isaac si sentì terribilmente in colpa alla vista del fianco della ragazza attraversato da una brutta cicatrice rossastra.
Ma al senso di colpa si aggiunse anche qualcos’altro che gli parti dallo stomaco fino a raggiungere il basso.
Cavoli se era bella.
Aileen sembrò accorgersi solo ora della cicatrice e si coprì con una mano.
- Non devi preoccuparti- sussurrò abbassando lo sguardo.
- Si, si devo. Ti ho...rovinato-
Aileen alzò il volto e sorrise amaramente, come a ricordarsi di una cosa.
- Tanto non fa molta differenza-
Isaac volle chiederle il perchè, ma si trattenne, capendo che era abbastanza, per quella sera.
- Dammi la maglia, la metto a lavare, anche se dubito che il sangue venga via- le sorrise timidamente.
La ragazza si guardò intorno spaesata e si schiarì la voce.
Isaac annuì imbarazzato , capendo cosa volesse dire e si girò di spalle.
- Oh merda, ehm.. questa è per te- si girò di colpo porgendole la maglia pulita blu scuro.
Si diede dell'idiota mille e più volte.
Aileen si coprì sveltamente con il lenzuolo e arrossì violentemente.
Isaac osservò le sue spalle, e notò un'altra enorme, orribile cicatrice passare sotto le spalline lilla del reggiseno.
Aileen si accorse del suo sguardo e capì che ormai era troppo tardi. Isaac aveva visto tutto.
-Ma cosa..?- cercò le parole adatte ma non ci riuscì. Gli si era bloccato il respiro nel petto alla vista della spalla deturpata della ragazza.
- Una storia lunga.- cercò di spiegare Aileen giocherellando con le dita affusolate.
- Credo… credo di doverti spiegazioni- disse d’un tratto Isaac dopo un attimo di silenzio.
Doveva spiegarle che non voleva assolutamente farle del male, doveva farle capire che non l’avrebbe mai più permesso.
-Lo credo anch’io- rispose Aileen stringendo il lenzuolo – Ma prima dammi la maglietta- concluse allungando il braccio nudo verso di lui.
Isaac annuì e si girò nuovamente per poi ritornare a guardarla dopo che lei avesse finito.
-Sono stato morso, quasi due anni fa, da un licantropo- ammise abbassando il capo e sfregando con la mano il tessuto dei suoi jeans.
- E sei un lupo mannaro anche tu- non era una domanda, quella di Aileen. Era più una constatazione, un’affermazione della cruda realtà.
Isaac si limitò ad annuire senza saper effettivamente cosa rispondere. Poi d’un tratto si ricordò dei giorni passati e di tutte le bugie di lei.
Di quella specie di muro d’acqua.
-Ho un udito da lupo. Riesco ad udire cose che gli altri non possono. Come il respiro di qualcuno, il battito cardiaco. Lo sai che quando una persona mente gli accelerano entrambi?-
- D-davvero?- chiese Aileen sapendo dove sarebbe andato a parare. In quei giorni gli aveva mentito quasi sempre.
- Davvero. Il tuo battito in mia presenza è quasi sempre accelerato- le fece notare guardandola negli occhi.
Aileen sentì le guancie andarle a fuoco e il cuore cominciò davvero a batterle forte.
Magari delle volte mentiva ma infondo credeva di sapere perché Isaac sentisse il suo battito accelerato.
La sua sola presenza bastava a mandarla in agitazione, e non per la paura.
Era pura e semplice attrazione.
-Io….- si bloccò quando si rese conto di non saper cosa dire e si limitò ad abbassare il capo.
-Cos’era quella sostanza? Perché sei guarita così in fretta? Come.. come hai fatto a creare quella cosa?- le domande uscirono dalla bocca di Isaac quasi senza che il ragazzo se ne rendesse conto.
Lui era stato sincero , voleva ricevere lo stesso trattamento dalla mora.
-E’…è difficile da spiegare – disse semplicemente Aileen
- Provaci. Anche quello che ti ho detto io non era affatto semplice-
- Il problema è che tu… - scosse la testa – non capisci. Non posso dirtelo –
Isaac si alzò dal letto e diede le spalle alla ragazza. Raggiunse la porta della camera e girò la maniglia.
 Con la coda dell’occhio diede un’ultima occhiata dietro di se e vide Aileen sinceramente dispiaciuta torturarsi le mani.
Si strinse nelle spalle ed uscì dalla camera da letto, dirigendosi verso il soggiorno.
In qualche modo si sentiva offeso.
Lui le aveva confidato il suo più grande segreto.
Aveva riposto la sua fiducia in lei, completamente, e non aveva ricevuto la stessa sincerità, quasi come se Aileen non si fidasse di lui.
Da un lato non poteva biasimarla, visto che l’aveva appena ferita, inseguita, spaventata.
 Dall’altra non poteva far a meno di sentirsi ferito.
In qualche modo quella fu una tra le più dolorose lune piene di sempre.
 
Un raggio di luce la costrinse a coprirsi gli occhi con una mano per ripararsi dal bagliore mattutino.
I ricordi della sera precedente le bombardarono il cervello in pochi secondi.
Si alzò di scatto e se ne pentì subito quando sentì tirarsi il fianco tanto che temé che si strappasse da un momento all’altro.
Sfiorò con una mano la cicatrice lunga quasi come un palmo e sussultò.
L’ultima cosa che le serviva era un altro punto del corpo rovinato, ma ormai non poteva più fare molto.
Strascicò i piedi fino al bagno della piccola camera e si infilò velocemente dentro la doccia, lasciando che l’acqua calda la rimettesse in sesto e lavasse via la paura della sera prima. Studiò bene l’interno della cabina alla ricerca di qualche bagnoschiuma e ben presto ne trovò uno al miele.
Cominciò ad insaponarsi lentamente per tutto il corpo attenta ad evitare la cicatrice.
Quando uscì dalla cabina in una nuvola di vapore una certezza la colpì in pieno e si diede dell’idiota per non averci pensato prima.
Non aveva un telo con cui asciugarsi.
 
Una voce femminile gli arrivò alle orecchie obbligandolo a schiudere di poco gli occhi.
Aileen lo stava chiamando e diceva che era urgente.
Si alzò dal divano su cui si era addormentato mezzo frastornato e ancora addormentato si trascinò fino al bagno della sua camera da dove arrivava la sua voce.
Impugnò la maniglia e spalancò la porta che richiuse velocemente all’urlo di Aileen.
Si accorse solo allora che la ragazza era nuda e che lui aveva perso, se così si poteva dire, un occasione.
Si diede del pervertito da solo un attimo dopo.
Il volto della ragazza spuntò da dietro la porta semi aperta ed Isaac si trattenne dal ridere per le sue gote rosse fuoco dall’imbarazzo.
-Mi…mi potresti portare un telo?- domandò vagando con lo sguardo da un punto all’altro dietro alle spalle del ragazzo che annuì.
Ritornò poco dopo con un asciugamano candido in mano e Aileen tese una mano, che emanava un delicato aroma di miele, per afferrarlo.
Quando le dita affusolate della ragazza si chiusero intorno alla stoffa spugnosa si affrettò a girare i tacchi per andarsene.
Sentì la porta chiudersi e sospirando scese al piano di sotto.
Non prima di aver posato sul letto una sua vecchia tuta che non gli andava più bene e una delle felpe più attillate che aveva.

In calzini bianchi, mutande e reggiseno stava osservando i vestiti che Isaac le aveva lasciato sul letto.
Legò i capelli in una coda alta e cominciò a vestirsi.
Infilò quei pantaloni di tuta grigi e notò divertita che sminuendo la situazione ci cascava dentro, in tutti i sensi.
Le mancavano più di dieci centimetri di lunghezza sotto ai piedi e dovette arrotolare quattro volte l’elastico dei pantaloni per cercare di farli stare su senza doverli reggere, anche se minacciavano di cadere da un momento all'altro.
Indossò anche la felpa vinaccia e scoppiò a ridere da sola come una perfetta cretina.
Le maniche erano più lunghe anche loro di cinque centimetri buoni e le arrivava più giù dei fianchi, senza contare che era due volte più larga di lei.
Scese piano le scale facendo attenzione a non inciampare nei pantaloni e si diresse verso quella che dedusse fosse la cucina.
Vi trovò Isaac seduto su uno sgabello intento a sgranocchiare cereali  pescandoli direttamente dalla busta.
Trattenne il fiato, pronta a vuotare il sacco, pronta a dire la verità.

 

HOLA.
Ho aggiornato la storia, anche se praticamente l'altro capitolo non me lo avete cagato di pezzo :'(
Avevo pronto il capitolo e quindi ho voluto aggiornare,ma ci terrei a sapere se la storia comincia ad annoiarvi e/o a non piacervi più ed è meglio che la cancelli.
Forse è il mio umore nero reduce dalla sconfitta del Milan con il Barcellona a farmi vedere tutto di cattivo occhio :P
#rosicata time
Mi scuso anticipatamente se in queste note d'autore ci saranno errori ortografici ma ieri una mia amica mi ha fatto le unghie lunghe otto metri e sono un handicap serio per me xD 
Cioè vi giuro mi si stanno incastrando nello spazio fra un tasto del pc e l'altro... >.< Ok, in pratica sto scrivendo con i polpastrelli ahahahah.
Comunque nulla, questo è il capitolo e spero vi piaccia più dello scorso....fatemi sapere cosa ne pensate in una recensione :)

A cinque recensioni continuo.
Baci
Cipolletta.

p.s.= Se volete, lasciatemi il vostri twittah!

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Capitolo 7
*** 6-Sixth Chapter- The Truth ***





Si sedette vicino a lui e gli rubò una manciata di cereali dalle mani, beccandosi un’occhiataccia.
-Scusa.. ho fame- ammise stringendosi nelle spalle
- Tieni – rispose il ragazzo porgendole la busta e dirigendosi verso il lavandino.
Aileen sbuffò spazientita e scostò i cereali, avvicinandosi al ragazzo.
-Sei arrabbiato?- chiese appoggiandosi con la schiena alla penisola della cucina ed incrociando le braccia.
Isaac si girò a guardarla negli occhi e imitò la sua stessa posizione appoggiandosi al lavabo.
-No- scosse la testa – solo che … insomma ora tu sai tutto di me… ti ho detto una cosa che sono in pochi, pochissimi a sapere, e tu non riesci a dirmi la verità-
Prima che potesse ribattere Isaac prese nuovamente parola- Voglio solo conoscerti ed esserti … amico-
Aileen si chiese perché quell’ “amico” suonasse più come un arrangiamento, una parola messa a posto di quella che Isaac avrebbe davvero voluto dire.
-Mia madre mi ha abbandonato... o almeno credo.  Mi ha cresciuta Kelly, un’anziana che mi ha trovata sulla soglia di casa sua. Poi a dodici anni ho incontrato mio fratello Percy e Sally mi ha preso con lei-
Non lo sapeva perché stava raccontando tutto.
Era la stessa sensazione di sicurezza che aveva provato la volta che gli aveva confessato la dislessia, la stessa della sera precedente quando l’aveva abbracciato.
-Tuo padre?- chiese Isaac non consapevole di aver appena toccato il punto fondamentale del discorso.
- Mio padre è… beh è difficile da spiegare. Lui è…- prese un profondo respiro – Un dio-
Isaac la guardò placato, come se stesse aspettando che esplodesse in una risata e gli dicesse che fosse tutto uno scherzo e che lei in realtà fosse una fatina dei denti.
-Un…un che??- domandò socchiudendo gli occhi
- Un dio. Di quelli Greci. Per essere esatti mio padre è Poseidone, il dio dei mari e degli oceani-
- Questo vuol dire che tu…tu sei una semi dea?- alla domanda del ragazzo Aileen annuì mordicchiandosi un’unghia.
-N non … non hai da dire nulla?- chiese poi vedendo che Isaac si limitava ad osservare con enfasi i suoi calzini grigi.
- Sinceramente? No. Diciamo che… che ci sono abituato alle cose.. strane. Solo che non capisco perché tu non me lo abbia detto prima-
- Io.. n non lo so. Insomma non posso mica andare a spifferare il mio segreto a tutto il mondo, e poi non credevo avessi reagito cosi! Credevo avessi dato di matto, oppure che mi avresti riso in faccia!- blaterò la ragazza faticando a comprendersi da sola per quanto avesse detto tutto così velocemente.
- Beh…ma ..uhm… questo dovrebbe essere  fico no?-
Aileen scoppiò a ridere, così, senza motivo apparente.
Fu più una risata nervosa.
-Io ti sto dicendo che mio padre è un dio e tu dici… fico?- domandò retoricamente inclinando la testa di lato ed arricciando il naso, in un modo che, almeno per Isaac, era adorabile.
- Perché, non lo è?- chiese di rimando il lupo.
- Non molto. Lo vedo si e no due volte l’anno e non è facile essere come me-
 
Isaac non comprese bene le parole della ragazza. Certo non poter vedere il proprio padre poteva non essere un gran che, ma oltre a quello non trovava cose negative nel suo essere.
Lei non era come lui.
Quando glielo chiese Aileen si guardò intorno come a voler verificare di essere realmente soli.
-La mia non è una vita facile Isaac. Oltre alla mia dislessia sono iperattiva. E come se non bastasse il mio…- fece una pausa- Odore attira mostri antichi da ogni dove. Noi semi dei dobbiamo sempre guardarci alle spalle se non vogliamo essere uccisi. Molti di noi non superano i sedici anni-
Isaac temé di aver fatto la figura del perfetto cretino.
 
 
 
Aileen sobbalzò quando un uomo panciuto dai riccioli castani le picchiettò la spalla.
-Signor D. cosa cavolo ci fa lei qui?-  chiese con voce stridula chiudendo l’armadietto della scuola e cominciando ad incamminarsi verso la palestra, seguita dal dio.
- Signorina Jobson- Aileen lo stoppò con una mano e lo guardò scocciata.
- Jackson- lo corresse
- E io cosa ho detto?- rispose stizzito – Comunque, mia cara Alina, sono qui per parlare con Chirone- spiegò introducendo un dracma d’oro dentro la macchinetta delle merendine che ricadde nello spazio dove emetteva il resto.
- Signor D. i dracma non vanno bene nelle macchinette della scuola-
- E con cosa dovrei pagare di grazia , mia cara Mailen?- domandò il dio.
Aileen estrasse dalla tasca anteriore dei jeans cinquanta cent. e dopo averli infilati nell’apposito buco digito il codice per la barretta dietetica al cioccolato. La porse a Dioniso che la ringrazio e cercò di afferrarla.
Ma come sempre questa balzò via dalle mani della ragazza che ridacchiò un poco, ricordandosi della maledizione del dio che non poteva toccare nessun cibo.
Raccolse la barretta da terra e se la mise in cartella, prevedendo che sarebbe stata la sua merenda di metà mattinata.
-Ho da chiederti un ultimo favore, Jhonson-
- Jackson. Mi chiamo Aileen Jackson- ripeté scocciata la ragazza per l’ennesima volta
- Quello che è. Devi accompagnarmi nell’ufficio di Chirone, visto che non ho la minima idea di dove si trovi. Ti dispiace, Aleesa?-
 
-Zeus solo sa quello che potrei fare se il Signor D. sbaglia nuovamente il mio nome-
Isaac ridacchiò per lo sfogo dell’amica e scosse la testa continuando ad allacciarsi le scarpe da ginnastica con una gamba appoggiata allo scalino delle tribune della palestra.
-Quindi… se ho ben capito questo Signor. D sarebbe Dionisio, il dio delle feste e del vino?-
-Già.. Mia cara Aleesa Jobson vada a chiamare suo fratello Percibald- rispose quella facendo il verso alla voce del direttore del campo mezzosangue.
Isaac si fermò a guardare la sua mascella contratta dalla rabbia e desiderò per un istante di baciarla.
Si ridestò subito da quei pensieri pericolosi e al fischio del professore salutò Aileen per dirigersi verso di lui.
-Alla buon ora Lahey! Ora muova quel culo e cominci a correre con gli altri!! E si muova se non vuole ritrovarsi con una sola palla!-
Isaac ubbidì agli ordini del professore di educazione fisica ed alla sua finezza, mentre dentro di se ripensava alla ragazza dai capelli mori e gli occhi blu.
Aveva smosso qualcosa dentro di lui, e non si dava pace.
Perché non riusciva a farsi avanti? Perché non riusciva a Carpe Diem come avrebbe detto sua madre, se solo fosse viva.
La verità è che di “diem” ne aveva avuti fin troppi, e lui era un codardo.
 
Dopo un’ora di educazione fisica passata ad osservare gli allenamenti delle cheerleader mentre si stava spaccando l schiena a forza di flessioni e piegamenti Aileen decise di uscire a prendere una boccata d’aria con la scusa del bagno.
Si stupì di trovare nel giardino della scuola seduta contro un albero, Lydia Martin, quella che aveva capito essere una delle ragazze più popolari della scuola. Si ricordò del primo giorno di lezioni , di come fosse stata brava in matematica e di come se ne fosse quasi vergognata.
Aileen pensò seriamente fosse pazza.
Lei avrebbe pagato per riuscire così bene in quella materia tanto odiata.
Quando le passò accanto sentì un singhiozzo soffocato e si accorse che Lidia stava piangendo.
A primo impatto le venne d’istinto far finta di nulla e continuare per la sua strada, ma poi si ricredette e si avvicinò alla ragazza dalla chioma rossiccia.
-Ehm…tutto bene?- chiese timidamente.
Lydia alzò il capo che teneva appoggiato  sulle ginocchia e tirò su con il naso, per poi scuotere la testa flebilmente.
Aileen provò quasi un senso di tenerezza e si sedette accanto alla ragazza, raccogliendo anche lei le ginocchia al petto.
-Sai…non so perché tu stia piangendo ma se vuoi puoi dirmelo. Non ci conosciamo, lo so, ma credo sia questa la cosa fica. Sono una sconosciuta che non sa la tua storia, quindi puoi raccontarmela tu senza che i pregiudizi prevalgano sul racconto. Ovviamente se non vuoi non fa nulla. Solo vorrei aiutarti.- Aileen si stupì delle sue stesse parole.
Lydia si passo un braccio sugli occhi, imbrattandosi di mascara colato e le sorrise.
-Hai presente la sensazione che hai quando vedi il tipo che ti piace con qualche ragazza?- domandò guardandola negli occhi.
Aileen annuì – Si, la gelosia?- chiese di rimando
-No, l’omicidio- rispose secca la rossa puntando lo sguardo in un punto indefinito davanti a lei, mentre Aileen scoppiava in una risata cristallina, scusandosi subito dopo.
-Mi è capitato una volta. Mi piaceva un ragazzo di nome Tom e scoprì che piaceva anche ad una mia amica. Entrammo subito in una specie di competizione e Tom alla fine si fidanzò con Melina Holwes, una ragazza con cui aveva parlato si e no due volte-
-Credo che Jackson ami veramente Silver. Si sono conosciuti alla mia festa di compleanno- sospirò- Probabilmente mi innamorerò sempre di qualcuno che ama qualcun altro-
- Perché?-
-Così. Ho un talento naturale per le situazioni impossibili. Tutti hanno un talento per qualcosa-
Aileen annuì sospirando e si alzò pulendosi il fondo schiena dalle foglie secche. Poi tese la mano verso la ragazza che l’afferrò titubante e si issò in piedi traballando leggermente sui tacchi alti che portava.
-La mia amica ha un motto. If nothing goes right, just go left. *-
-Cosa mi suggerisci di fare?- domandò Lydia abbassando lo sguardo.
-Ti va di uscire oggi pomeriggio? Non conosco ancora nessuno in pratica e così ti aiuto a scordarti di questo Jackson- propose Aileen stupendosi del suo senso d’iniziativa.
-Devo controllare la mia agenda…- la ragazza fece finta di pensare – ok, ci vediamo alle 5 qui davanti scuola uhm? Ah piacere, Lydia Martin.-
Aileen ridacchiò un pochino prima di rispondere – Ok… e comunque sono Aileen, ma meglio non dirti il mio cognome-
-Come mai?-
- Sicura di volerlo sapere?-Lydia annuì con veemenza e con un gesto della mano incoraggiò la ragazza a parlare.
-Aileen Jackson- disse marcando l’ultima parola.
Lydia sembrò sconvolta per un attimo ma fortunatamente si riprese scrollando la testa e sorridendo – Avevi ragione, forse era meglio non saperlo. Comunque, Aileen, ci si vede oggi pomeriggio-
Aileen sorrise felice ed annuì, allontanandosi dalla rossa con l’intenzione di rientrare in palestra, ma proprio prima di sparire oltre la soglia si sentì richiamare e si voltò.
-Grazie- mimò Lydia con le labbra per poi girare i tacchi e camminare velocemente verso la parte opposta.
Aileen si ritrovò a chiedersi come la ragazza fosse capace di andare così spedita su quei trampoli, poi pensò a quanto fosse felice di essersi fatta almeno un’amica in quella scuola, dove tutti sembravano stare sempre per i fatti loro.
Si disse che in fondo non sarebbe stato poi tanto male quell’anno.
O almeno ci sperava.










HOLA.
Allooooooooora.
Innanzitutto ci tengo a dire che siete veramente dei tesori assoluti.
Cioè le recensioni di ieri sono state qualcosa di.... *.* ahsbbhswnxsaj.
Coooosì oggi mi è preso un momento di ispirazione ed ho scritto il capitolo, poi ho deciso di postarlo OuO
Ceto, non vi ci abituate xD
In questo capitolo entra in scena Lydia e mi fa impazzire questa cosa perchè non so voi ma io amo Lydia, perciò ho deciso che sarà parte della mia storia.
Vi volevo chiedere un parere ma ho paura di spoilerare, però lo faccio lo stesso :P
Vi piacerebbe un Tyson ( il fratello ciclope di Percy) versione bonazzo strafigo (?) Lol.
Bho è un po' che ci sto pensando, però ho paura che non piaccia questa idea. 
Ho in mente un ruolo preciso per lui ma ovviamente non sto qui a dirvelo altrimenti rovino la sorpresa u.u
Fatemi sapere mi raccomando.

A 5 ( se volete farne di più  non mi offendo eh! xD) recensioni aggiorno
Baci, alla prossima
Cipolletta.

p.s.= La ragazza attuale di Jackson maschio , Silver, è un personaggio totalmente inventato da me , che farà da sfondissimo (?) alla storia.

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Capitolo 8
*** 7-Seventh Chapter- She clearly felt her heart losing beats ***



 


HOLA.
Faccio questo spazio autore qui perchè è molto urgente.
Io non so, EFP si sta impazzendo credo. Prima dice che non sono autrice di questa storia, poi clicco su aggiungi capitolo e mi dice che non posso cancellare la storia o.O
Ogni volta che decido di contattare l'amministratrice poi si risolve tutto -.-
Sto aggiornando per Miracolo e volevo aprire la mia pagina su un'altra scheda internet per vedere a che capitolo ero arrivata e ... MI DICE CHE IL MIO ACCOUNT è SOLO ACCOUNT LETTORE.
-.-
Ah...Un'altra cosa importante che volevo dirvi.
Vedo sempre meno "partecipazione" a questa storia, e non potete capire quanto mi dispiace, visto che ci metto sempre tantissimo impegno nei capitoli.
Volevo aggiornare solo alle cinque recensioni, ma visto e considerato che è passata una settimana e che quindi probabilmente a più persone il continuo di questa storia interessa pressocchè poco, non ho voluto aspettare oltre solo perchè ci sono quattro carissime ragazze che recensiscono ogni capitolo e sono dei tesori.
JustSnowGirl
Effeeffe
itsinthescars
xisthemoment 
E' dedicato anche a voi il capitolo. :)

Alla mia migliore amica, perchè senza di lei non avrei scritto questa storia, anche se lei non lo sa.



Isaac prese in mano un vassoio rosso e si rivolse alla moretta – Quindi esci con Lydia Martin?- chiese quasi incredulo.
-Perché questo tono sorpreso?- domandò Aileen servendosi del petto di pollo e prendendo dell’insalata.
- E’ sempre stata un po’… superficiale e svitata, anche se sembra cambiata- spiegò il ragazzo prendendo una scatolina trasparente contenente della macedonia.
- Chi sarebbe questo Jackson?- chiese poi ignorando il commento poco carino dell’amico sulla ragazza.
-Uno stronzo. Nel vero senso della parola. Ha avuto una storia con Lydia.. di quelle tira e molla. Lei lo ha aiutato in molte situazioni.. complicate e lui alla fine l’ha ringraziata mettendosi con Silver Whitens-
- Con complicate cosa intendi?-
Isaac si sedette ad un tavolo libero ed Aileen lo imitò sedendosi accanto e impugnando la forchetta di plastica.
-E’ stato morso da un licantropo. Poi è diventato una specie di mostro, un lucertolone che aveva bisogno di un padrone ; il Kanima. Uccideva qualunque persona il suo padrone volesse, senza scrupoli finché Lydia è riuscita a salvarlo, facendolo tornare in sé, ricordandogli il loro amore- spiegò brevemente, fra un boccone di pasta e l’altro.
-Ed ora è un…-
-Lupo mannaro- concluse Isaac per lei, sorseggiando acqua e incatenando gli occhi della ragazza ai suoi.
Ancora non se lo spiegava.
Ancora non riusciva a capire come fosse possibile che lui fosse così attratto da lei.
Ancora non riusciva a capire quella strana sensazione allo stomaco quando lei era vicina.
Ancora non riusciva a capire come mai ogni volta che Aileen si avvicinava, qualcosa, ai “piani bassi” sembrava risvegliarsi.
Si sentiva una ragazzina in preda alla prima cotta.
Patetico e stupido.
-Lydia è una bella ragazza, si veste in modo femminile e delicato. Non capisco come Jackson abbai potuto rifiutarla- fece notare Aileen, giocherellando con una foglia d’insalata nel suo piatto e fissando un punto indefinito dietro le spalle del ragazzo.
-No, non è brutta, anche se io preferirei altro. Una ragazza può essere bella anche con una felpa ed un paio di jeans, non deve avere per forza tacchi e minigonna.
Aileen trattenne il fiato.
Se avrebbe potuto si sarebbe picchiata da sola per quello che stava pensando.
Come aveva solo potuto pensare, anche per un attimo, che Isaac si riferisse a lei?
E perché adesso pregava dentro di sé affinché lui la baciasse?
Idiota, era un’idiota fatta e finita.
 
-Ti ho visto oggi a pranzo sai?- esclamò Lydia tutta euforica mentre si dirigevano nel centro di Beacon Hills.
- Che intendi dire?- chiese Aileen diventando tutt’un tratto un fascio di nervi.
- Con Isaac Lahey. Alto, muscoloso, gioca a lacrosse, bella scelta devo dire- spiegò quella sorridendo esuberante e rifilandole un’occhiata maliziosa.
Aileen arrossì di gettò ed iniziò a balbettare cose senza senso compiuto- Io … non.. no… noi… amici.. eh.. Oh Zeus!-
Lydia rise di buon gusto per poi circondarle le spalle con un braccia ed avvicinare la bocca all’orecchio della mora-  Sssh tranquilla, sarà un segreto fra noi due- bisbigliò maliziosamente.
La semi-dea non seppe che rispondere e scelse di rimanere in silenzio, nell’imbarazzo più totale, finché Lidia non la trascinò dentro un negozio borbottando qualcosa su un cambio di look.
Quando la rossa cominciò a strattonarla a destra e sinistra ricoprendola di vestitini da provare e t-shirt da confrontare, Aileen tirò un sospiro di sollievo, certa che almeno per un po’ l’argomento “Isaac” non sarebbe stato tirato in ballo.
 
Quando aprì la porta di casa si lasciò cadere esausta sul divano e chiuse gli occhi.
Non credeva che avesse mai potuto pensarlo, ma avrebbe preferito scalare il K2, piuttosto che passare un altro pomeriggio di shopping con Lydia.
Era una ragazza solare, aperta e se avrebbe dovuto descriverla in una sola parola Aileen avrebbe di certo scelto vulcano, visto che non stava quasi mai ferma.
E detto da un’iperattiva, era qualcosa di cui preoccuparsi.
Non riusciva proprio a spiegarsi come una ragazza forte come Lydia si fosse lasciata andare quel pomeriggio, sotto la quercia.
Perché era sicura di una cosa. Lydia era forte.
Nascondeva il suo dolore dietro l’esuberanza , dietro quel comportamento svampito e da ragazza facile.
Ecco un’altra cosa di cui Aileen era sicura. Lydia soffriva.
Non sapeva bene per cosa, se solamente per Jackson o se ci fosse dietro altro, ma poteva chiaramente intravedere quell’alone di tristezza sempre presente in quegli occhi azzurri.
 
Sentì bussare e svogliatamente si alzò dal divano per andare ad aprire.
Quando la figura di Annabeth le si presentò davanti, credette di sognare o di star avendo qualche allucinazione dovuta alla stanchezza.
-Annabeth?- balbettò.
La ragazza dai capelli corvini e l’uniforme argentata annuì – Abbiamo bisogno di te-
Bastarono quelle due parole a far scattare qualcosa in Aileen che assunse un’espressione seria e rientrò per breve tempo in casa.
Afferrò il suo pugnale, legò velocemente i capelli in una coda e si chiuse frettolosamente la porta alle spalle.
-Andiamo- disse decisa, superando la figlia di Atena e raggiungendo suo fratello e Nico , appostati poco più in là nel ciglio della strada.
 
Aveva il fiatone, le gambe le facevano male, le ginocchia minacciavano di cedere e lo stomaco brontolava, ma lei andava avanti, senza mai fermarsi.
Erano circa tre ore che vagava a passo svelto insieme agli altri per i boschi di Beacon Hills, senza una meta apparente.
Ma si fidava si suo fratello, sapeva che se l’aveva cercata, per di più quando era in
missione, c’era un motivo valido.
 
Giunsero ad una villa bruciata e cadente, dall’aspetto sinistro.
Percy si fece avanti e con una gomitata spinse la porta che si aprì in un cigolio.
Entrarono all’interno, in quello che sembrava l’ingresso e si guardarono intorno.
-Perché siamo qui?- azzardò a chiedere Aileen
-I mostri di cui ci aveva parlato Chirone, li ho trovati Aile, dovrebbero avere il loro punto di ritrovo qui- spiegò Percy sguainando Vortice.
Aileen si morse la lingua- Cosa intendi fare?- domandò con apparente calma, mentre dentro l’ansia di dover tradire in qualche modo Isaac le attanagliava lo stomaco.
-Ucciderli, ovvio- rispose prontamente Nico, impugnando la spada dalla lama nera.
 
 
-NO!- l’urlo le uscì quasi senza che se ne rendesse conto.
Non poteva, non voleva, combattere contro Isaac con lo scopo di ucciderlo.
-Aileen ma cosa ti frulla in testa? Dobbiamo farli fuori, come facciamo con gli altri mostri! Sono pericolosi!- sbraitò Nico.
Aileen si bloccò con il dito a mezz’aria, pronta a controbattere.
Isaac l’aveva aggredita e ferita.
Ed ogni mese avrebbe corso nuovamente questo pericolo.
Si ritrovò a chiedersi se avesse ragione il figlio di Ade.
-Aile hanno ucciso delle persone. E continueranno a farlo. E’ il loro istinto. Sono mostri- disse Percy abbassando lo sguardo sui propri piedi.
Aileen intuì il disagio del fratello. Sapeva che odiava far del male, lui che non uccideva nemmeno le mosche. Sapeva che se diceva quelle cose, se appoggiava quell’idea, voleva dire che era necessario.
Allora perché il suo cervello le urlava il contrario?
-Non sono mostri- affermò digrignando i denti.
Isaac non era un mostro.
Isaac era un ragazzo buono, dolce, sensibile, simpatico. Proprio come Percy.
-Ne ho conosciuto uno- i tre semi dei spalancarono gli occhi – non è come dite voi. Loro non vogliono uccidere. Con l’autocontrollo giusto riescono a non farlo-
-Eva…-
Aileen alzò preoccupata lo sguardo sul fratello. Sapeva che lui la chiamava con il suo secondo nome solo in situazioniveramente rare.
Fece per dire qualcosa ma un rumore sordo l’interruppe.
Annabeth impugnò la balestra, Nico e Percy sguainarono le spade ed Aileen afferrò dalla tasca il pugnale intagliato.
Si voltarono tutti verso i ringhi sommessi dietro di loro.
Sei lupi mannari erano in posizione d’attacco, mostrando le loro zanne e le unghie affilate.
Aileen sentì la rabbia montarle quando si accorse che Isaac era fra loro e non accennava a levarsi dal piede di guerra.
Stupida lei che lo aveva difeso, stupida, stupida, stupida.
Stupida lei che aveva creduto che ci fosse qualcosa fra loro.
Annabeth la guardò negli occhi ed all’annuire flebile della ragazza capì cosa fare.
 
Lottava.
Contro quel ragazzo che puzzava di fradicio e morte e contro se stesso.
Perché non si era opposto a Derek quando aveva ordinato di attaccare? Perché non aveva provato a convincerlo a non farlo?
Semplice. Lui era il suo Alpha.
Perché allora la risposta non lo convinceva affatto?
Lui, Isaac, il primo che non sopportava di essere comandato si faceva convincere a combattere contro Aileen, strano no?.
Non sapeva il motivo della sua decisione.
Forse perché quando aveva saputo che lei si trovava alla casa bruciata insieme agli altri semi-dei con l’intento di ucciderlo un senso di rabbia gli aveva pervaso il corpo, liberando il suo lupo.
E fu proprio grazie ad un’altra ondata di rabbia che lo spinse ad afferrare il braccio del ragazzo ed a scaraventarlo a terra.
Fu proprio grazie a quella che si arrampicò sulla ringhiera delle scale e saltò proprio davanti ad Aileen, impegnata in un corpo a corpo con Boyd per cercare di pugnalarlo mentre lui cercava di azzannarla.
Fu proprio grazie alla rabbia ed alla delusione che spinse via con poca grazia l’amico ed afferrò il collo della ragazza, prendendola di sorpresa.
 
La mano di Isaac stringeva forte il collo, gli occhi trasmettevano odio e rabbia.
Aileen si dimenò tirando calci a destra e sinistra, ma al lupo sembrava non importare, anzi la sollevò da terra serrando di più la presa.
Sentiva i polmoni bruciare e reclamare aria, sentiva il cuore decelerare bisognoso di sangue arterioso.
Cominciò a non sentire più la forza per dimenarsi, cominciò a lasciarsi andare al dolore costante del petto.
Cercò di richiamare l’acqua, di trovare la forza di liberarsi, di urlare.
Non ce la faceva più.
Sentiva chiaramente il suo cuore perdere battiti.
 
Ma cosa stava facendo?
Ma cosa cazzo stava facendo?
Stava per uccidere Aileen, stava uccidendo Aileen.
Aileen, la sua mora dagli occhi blu preferita.
Con una smorfia di disgusto per se stesso lasciò la presa sul collo della ragazza, che svenne fra le sue braccia.
Quando Derek gli ringhiò contro per non averla uccisa, ringraziò mentalmente mille volte Scott che si scagliò contro l’Alpha, permettendogli di sollevare in braccio Aileen.
-Non uccideteli, non.. non mordete nessuno.. per favore- il sussurro arrivò chiaro alle orecchie di Erica, Boyd , Scott e Jackson, che dopo pochi minuti si fermarono e scapparono dalle finestre senza ormai più i vetri.
- METTILA GIU’- urlò il fratello della ragazza, tirando fendenti a vuoto.
Isaac non poté fare a meno che assecondarlo, posando dolcemente Aileen sul pavimento impolverato e scappare anche lui, evitando il corpo svenuto del ragazzo che puzzava di morte e le frecce della ragazza con la balestra in mano.
 



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Capitolo 9
*** 8-Seventh Chapter- Kisses and forgiveness ***







Appoggiò la testa sulle braccia che erano sul banco e sospirò silenziosamente.
Aveva un mal di testa assurdo e la professoressa di matematica che non faceva altro che spiegare problemi su problemi non aiutava di certo la sua salute.
Quella mattina aveva accuratamente evitato Isaac, sedendosi accanto a Lydia nella prima fila, anche se era stato più un suicidio che un bene per lei.
Ad aggravare il tutto c’era la sciarpona di lana che le prudeva al collo. Lei amava le sciarpe, ma non strette tanto da sembrare ingessature. Eppure aveva dovuto farlo per non far notare il livido violaceo che le percorreva tutta la circonferenza del collo.
-Signorina Jackson per caso ci può ripetere quello che ho appena detto?-
Aileen alzò la testa annoiata e fissò la vecchia prof che la squadrava da dietro quei piccoli occhiali posti sul naso aquilino.
-La soluzione è : meno b più o meno radice quadrata di b alla seconda meno quattro per a per c tutto diviso per due volte a - sussurrò Lydia portandosi una mano davanti alla bocca e tossendo indifferente.
Aileen ripeté le parole dell’amica e dopo aver strabiliato la professoressa se ne ritornò a sonnecchiare con la testa sul banco, stavolta preoccupandosi di annuire di tanto in tanto.
-Lahey visto che si permette di distrarsi perché non ci spiega il primo teorema di Euclide?-
Aileen cercò di isolarsi dalla classe, tappandosi le orecchie. Non voleva sentire la sua voce.
-Jackson , mi dica pure il secondo-
Era appurato, l’aveva presa di mira.
-Io.. non lo so-
-Devo metterle l’ennesima insufficienza e magari bocciarla Jackson?-
- Potrebbe fare coppia con qualcuno!- esclamò Lydia annuendo come a supportarsi l’idea da sola  - Per esempio con Isaac visto che è così bravo- disse infine facendo l’occhiolino all’amica e ricomponendosi tutta soddisfatta, incosciente di cosa avesse procurato nella testa di Aileen.
Per la prima volta la ragazza non sapeva cosa provare.
Paurache lui le tendesse una trappola.
Rabbiaper lo scorso pomeriggio, quando aveva cercato di ucciderla.
Delusioneperché lei si era impegnata a difenderlo.
Felicitàperché lui le mancava .
Le mancava come ad un bottone manca l’asola, come manca il vento agli aquiloni, come ad un burattino il suo burattinaio.
Ansiaper come avrebbe reagito il fratello sapendo che avrebbe ricominciato a frequentarlo.
Sollievoperché poteva cercare una spiegazione nel suo comportamento.
Comunque, si limitò ad annuire flebilmente.
 
-Scusa-
Aileen sussultò sbattendo la spalla contro l’anta di metallo aperta del suo armadietto. Imprecò un ‘accidenti’ a denti stretti, sicura che comunque Isaac l’avrebbe sentito, e si voltò verso il ragazzo, mantenendo lo sguardo basso sul pavimento grigio della scuola.
-Per avermi quasi soffocato?- chiese flebilmente ma con un tono pungente e freddo.
-Per tutto. E’.. è difficile da spiegare ma quando.. è l’Alpha- sussurrò l’ultimo termine- a dirti di fare qualcosa, è complicato opporsi-
- Sai anche mio fratello ti voleva uccidere, ma io mi sono opposta. A mio fratello. Vedo che tu non ti sei nemmeno sforzato- disse acidamente fissandolo negli occhi.
Isaac si guardò intorno prima di afferrarla per i fianchi e issarla in spalla.
Aileen cominciò a dimenarsi e gridare aiuto, tirando pugni sulla schiena del lupo, ma nessuno sembrò darle importanza.
-Lasciami per l’amor degli dei L.a.s.c.i.a.m.i.- ripeté scandendo bene le lettere ad ogni pugno.
La portò nei bagni maschili e la mise a terra, inchiodandola fra il muro di mattonelle bianche e il suo corpo caldo.
Le prese il viso fra le mani e fece sfiorare i proprio nasi, per poi premere le sue labbra su quelle della ragazza, inebriandosi del loro sapore.
Avvicinò la lingua alle labbra dell’altra che schiuse la bocca immediatamente, permettendo ad Isaac di approfondire il bacio.
Aileen portò le braccia intorno alla nuca del ragazzo e cominciò a giocherellare con i capelli biondi scuro, mentre nessuno dei due accennava a staccarsi.
Era come una droga per Isaac. Non riusciva a starle lontano.
Portò le braccia muscolose sotto i glutei della ragazza sollevandola di peso ed Aileen agganciò le gambe intorno al suo bacino.
Continuarono a baciarsi con foga, quasi con voracità ,come se avessero paura  che fosse l’ultima volta.
-Mi dispiace- soffiò Isaac nel bacio, ricevendo come risposta un morso di Aileen sulla lingua.
Si staccò dalle labbra della ragazza imprecando e la guardò male.
-Ahia… ma che ti salta in mente?- domandò facendo ridacchiare la semi dea.
- Piccola vendetta- rispose Aileen alzando le spalle senza staccare le braccia dal suo collo e continuando a giocherellare con i capelli sulla nuca.
-Quel giorno li, quello in cui ti ho conosciuto, non l’avevo mica capito- sussurrò Isaac avvicinandosi al muro ed appoggiandoci la schiena della ragazza.
- Cosa?-
-Che da quel giorno avrei fatto i conti ogni istante con la paura di perderti- concluse lasciandole un piccolo e dolce bacio all’angolo della bocca, che si incurvò presto in un sorriso timido.
 
Sparito.
L’odio era semplicemente sparito.
Tutto l’odio ed il rancore che in quei giorni aveva provato per Isaac se ne era andato quando le loro labbra si erano incontrate. E si era perfino trasformato in farfalle nello stomaco quando le loro lingue si erano trovate.
Ed in quel momento Aileen, sdraiata sul divano con un sorrisetto ebete sul volto, era felice.
Si, felice era la parola adatta.
Non le importava nulla di cosa avrebbe detto suo fratello. Non le importava di dover rischiare ogni luna piena. Non le importava che le aveva fatto del male.
Le lo aveva visto.
Aveva visto il pentimento negli occhi di Isaac,  aveva sentito il tono di scuse per tutto il giorno, quando erano usciti dal bagno per andarsi a sbaciucchiare nel cortile lontano da occhi indiscreti.
Lo aveva perdonato, si, e si stupiva con se stessa per quanto poco tempo ci avesse impiegato nel farlo.
-Aile ma cos’hai? E’ da stamattina che sei strana!- domandò Percy entrando nella stanza.
Aileen scosse la testa senza smettere di sorridere come un’idiota ed afferrò il cellulare accanto a lei.
Compose il numero di Lydia che si erano scambiate alcuni giorni prima e attese la risposta.
-Pronto?-
- Ehiii Lyd- trillò felice.
- Lyd?-  si sentì soffiare ed Aileen immaginò che l’amica stesse provando ad asciugarsi lo smalto-  Ai, mi devi per caso dire qualcosa ?-  disse sottolineando lo strano soprannome, per farle capire che fra loro non si erano mai chiamate cosi.
- Beh… forse- rispose a mezza bocca, sperando di attirare la curiosità della ragazza.
- Tra 10 minuti ti voglio qui. Voglio sapere tutto- concluse Lydia attaccando la chiamata e lasciando Aileen ad osservare lo schermo in stand-by.
 
L’urlo acuto di Lydia rischiò di rompere il timpano ad Aileen, che dopo aver confessato dove aveva passato le ultime due ore di lezione con chi e soprattutto a fare cosa, si era sdraiata supina sul letto a baldacchino dell’amica con un cuscino fuxia in volto per la vergogna improvvisa.
-Lo sapevo , lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo, lo saaapeeevooo!!- esclamò la rossa alzando un pugno in aria e strizzando gli occhi.
Aileen sentì le guancie cominciare a riscaldarsi e tirò un cuscino zebrato in faccia all’amica che scoppio a ridere impugnandolo e tirandolo nuovamente verso la semi-dea.
-Lydia la stai facendo troppo grossa. Ci siamo solo baciati un po’- le fece notare Aileen alzandosi dal letto e cominciando a camminare avanti ed indietro.
-Oddio che sbadata! Vuoi andare a fare shopping?-
Aileen si affrettò a scuotere la testa, spaventata solo dall’idea di un altro pomeriggio a rincorrere l’amica che saltellava da un negozio all’altro.
-Devo dedurre che tu abbia già i vestiti adatti allora?- domandò Lydia – Per uscire a vostro appuntamento no?- spiegò vedendo la faccia interrogativa della mora.
-Non usciremo. Non mi ha invitata a nessun appuntamento- spiegò Aileen con disinteressamento.
In realtà dentro di lei sentiva qualcosa opprimergli il cuore e l’euforia, ma si rifiutò categoricamente di pensare fosse la delusione che Isaac non le avesse chiesto di uscire.
-Perché i maschi sono tutti così cretini?- domandò Lydia retoricamente alzando le braccia al cielo con fare disperato – ci penso io- aggiunse poi.
Aileen si buttò a peso morto sul letto accanto all’amica e la guardò preoccupata.
-Cosa hai intenzione di fare?- chiese
- Regola degli appuntamenti n.1 : se lui non ti invita, fai in modo che lo faccia. Ora, passami il cellulare- rispose indicando il blackberry bianco in vista sulla scrivania elegante.
-Regola della pigrizia n.1: Se non puoi raggiungerlo con la mano, non ne ha realmente bisogno- replicò Aileen non tanto per il non volersi alzare ma cercando più che altro di far desistere Lydia da quell’idea folle.
-Antipatica- borbottò quest’ultima alzandosi ed afferrando il cellulare prima di comporre veloce un numero e portarsi quest’ultimo all’orecchio.
- E ora chi diavolo stai chiamando?- domandò interrogativa Aileen incurvando un sopracciglio allo “Sssh” prolungato di Lydia.
-Ehi Allison! Ho bisogno di te….. raggiungimi qui al più presto possibile. Bye- detto questo la rossa attaccò la chiamata e si voltò verso Aileen facendole l’occhiolino.
 
-Devi invitarla… ora- lo ammonì Scott, incrociando le braccia all’altezza del petto e spostando il peso del corpo su un piede.
Isaac di tutta risposta scrollò la testa in segno negativo ed ignorò l’amico, concentrandosi sullo schermo del computer davanti a lui.
-Perché?- domandò esasperato allargando le braccia
-Perché già è tanto se non mi ha tolto la parola dopo.. dopo quello che le ho fatto. Se le chiedo di uscire complicherò tutto- rispose Isaac stringendosi nelle spalle e chiudendo la finestra di Google.
Aveva come l’impressione che non sarebbe riuscito a concentrarsi su..
Cos’è che voleva fare?
Sbuffò e si portò le mani alla testa. Era da circa quaranta minuti che il suo amico, dopo aver ricevuto la chiamata di Allison lo stava assillando. Neanche dovesse uscirci lui, con Aileen.
-Sei un cretino Lahey. Si vede lontano un miglio che  aspetta una tua mossa, ma tu fai troppo l’ottuso e non ti accorgi di un cavolo!- esclamò Scott afferrando con una mano la sedia girevole e costringendo Isaac a guardarlo in volto.
- Non venirmi a fare la predica! Anche tu c’eri quando li abbiamo attaccati. Ed ora vuoi fare cupido?- sbottò alzandosi in piedi e superandolo d’altezza, anche se non di molto.
-Non centra nulla, cazzo Isaac ma ci sei o ci fai? Lo sai benissimo che quello era un attacco di difesa, visto che ci stavano cercando per ucciderci-
-Quindi voi che io esca con la tua possibile nemica?-
Ma cosa diavolo stava dicendo?
-Senti sai cosa? Non lo so perché sto perdendo tempo con te, visto che non vuoi sentir ragioni- detto questo Scott lo superò con una forte spallata e uscì dalla sua stanza, facendo bene attenzione a sbattere la porta.
Isaac si passò una mano fra i capelli, e tirò un calcio al muro, senza farsi male.
Rincorse l’amico chiamandolo a pieni polmoni e quando quest’ultimo si voltò non seppe cosa dire o fare, così abbassò lo sguardo.
-Hai.. hai ragione- ammise infilando le mani nelle tasche anteriori dei jeans.
Scott sorrise impercettibilmente e gli passò il suo cellulare – Chiamala-
 
Aileen aveva paura.
Seduta su uno sgabello pericolante nel bagno di casa Martin sentiva di non essere al sicuro, con quelle due pazze davanti ai suoi occhi.
Lydia, con una trousse in una mano ed un pennello da brush nell’altra ed Allison con una spazzola infilata nella tasca dei jeans, phon in mano e pinze per i capelli che racchiudevano lembi della sua maglietta argentata la facevano sentire come una pecorella in balia del più feroce dei lupi.
Tanto per restare in tema.
-Ragazze, ehm, senza offesa, ma non vi sembra di esagerare? Insomma Isaac non mi ha ancora invitato da nessuna parte- disse osservando preoccupata la rossa intenta a decidere fra un ombretto rosa invecchiato o celeste polvere.
Allison incastrò il phon in mezzo alle gambe ravvicinate e le posò entrambe le mani sulle spalle, per poi sorridere mettendo in evidenza dei denti bianchissimi e perfetti.
-Tu devi stare tranquilla ok? E’ tutto organizzato e sarà perfetto- le spiegò
-Questi colori non mi convincono. Sono troppo… out. Insomma polvere? Invecchiato? Perché non andare su un bel fluo?- esclamò Lydia gesticolando con il pennello in mano e guardando in alto, come a ricevere l’ispirazione giusta.
-Lydia deve far colpo su Isaac. Non su un evidenziatore- la ammonì Allison riprendendo il phon in mano.
-Hai ragione. Optiamo per un bel verde lime?- domandò sedendosi sul bordo della vasca e frugando dentro la pochette dei trucchi.
Allison scosse la testa ridacchiando divertita dai gusti eccentrici dell’amica e si concentrò sui capelli di Aileen, cominciando ad armeggiarci accuratamente.
Quando Lydia scattò in piedi sentendo una suoneria lontana e si precipitò nell’altra stanza per poi tornare con il cellulare di Aileen in mano, quest’ultima trattenne il respiro.
E se lui non volesse affatto uscire con lei?
-P Pronto?- balbettò portandosi il cellullare all’orecchio.
-Ehi- rispose una voce metallica- sono Isaac-
- Ehi… ehm… Hai bisogno di qualcosa?- domandò posando lo sguardo su Lydia che scuoteva la testa rassegnata mentre Allison si batteva una mano sulla fronte.
-No.. cioè si, cioè.. Volevo solo chiederti se stasera… ecco.. uhm.. magari ti andasse di.. ehm.. uscire?-
- Io, o ok. Si, certo, ok, mi va- rispose accostando parole a caso una dietro l’altra per l’agitazione.
- Perfetto..  ti passo a prendere verso le 7:30 ok?-
- Sono a casa di Lydia. Passa qui-
- Ok, allora… ciao, a dopo-
- Ciao- rispose timidamente attaccando subito la chiamata e stringendo il cellulare nelle mani tanto da temere di romperlo.
Allison le rivolse un sorriso a 360 gradi mentre Lydia si spolverò la spalla soddisfatta e la guardò maliziosamente – Sotto con i preparativi!- esclamò afferrando un bordo dello sgabello di Aileen e tirandolo verso di se.

 
 
 HOLA,
Allora, da dove cominciare..?
First of all...

BUONA PASQUA A TUTTE/I LE/I LETTRICI/LETTORI 


Nello scorso capitolo ci sono state 7 recensioni..
Ma
voi
mi
volete
far
morire
di
gioia
??
Ecco, ci state riuscendo, bravi *Clap Clap*


Come al solito siete tutti dei tesori *.*
Baci, alla prossima,
Cipolletta.

*go recensioni, go*
XD

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Capitolo 10
*** 9- Ninth Chapter- I wanna be something more. ***



fatemi sapere quale banner preferite ^.^

 

Lisciò il tessuto nero  con una mano e si perse nell’osservare la gonna a vita alta che a fatica la lasciava respirare. Alla fine il team Lydia-Allison era riuscito nella sua impresa: fargli indossare qualcosa di elegante, che non era il suo solito.
Indossava, appunto, una gonna  nera a tubino che le arrivava più o meno poco più su dell’ombelico e a metà coscia, un toppino verde acqua con le maniche a tre quarti, infilato all’interno della gonna e lasciato un po’ sblusato e infine dei tacchi vertiginosi a tronchetto, sempre neri. Fortunatamente aveva avuto la meglio sui capelli e sul trucco, lasciando così la sua chioma mora libera senza acconciature troppo elaborate, giusto le punte un po’ più abboccolate del solito, e il viso naturale, con solo del mascara , della matita nera per evidenziare i suoi occhi ed un velo di far rosa.
In realtà, dopo un’ora e mezza di preparativi si era guardata allo specchio, e strano a dirsi, si era piaciuta.
Ora aveva paura solo che Isaac l’avesse trovata troppo ridicola, troppo elegante per quella che poi sarebbe stata una semplicissima uscita.
Ma soprattutto aveva paura di non piacergli affatto.
Un suono di gomme sull’asfalto la distrasse da tutte quelle paure che le ronzavano in testa, costringendola a distogliere lo sguardo dai suoi piedi.
La macchina nera di Isaac si era appena accostata davanti a lei, e il ragazzo era appena sceso dal posto del guidatore con tutta la naturalezza di questo mondo, raggiungendola in poche falcate.
-Ehi-  le disse un Isaac in camicia nera, jeans e blazer nero.
Certo, non era niente male.
Ok, ma chi voleva prendere in giro?
Era una specie di principe azzurro moderno, con la differenza che quella sera, il suo principe, era un lupo mannaro. Ma quel pensiero, non la infastidì nemmeno un po’.
-Ehi- ripeté sussurrando in risposta Aileen.
 
Cazzo se era bella.
Con quella gonna e quei tacchi che mettevano in risalto il corpo e con il viso quasi acqua e sapone, semplice ma pur sempre bellissimo, Aileen faceva un certo effetto.
Soprattutto per chi, come Isaac, era abituato nel vederla sempre con i suoi jeans a sigaretta le sue felpe colorate e la crocchia disordinata in testa.
Non che non fosse stata bella anche in quel modo, anzi, l’aveva notata proprio per il suo essere semplice.
Aveva il sospetto che infatti, sotto quell’abbigliamento, ci fosse lo zampino di Martin.
Bene, ora doveva solo trattenersi dal saltarle addosso.
-Andiamo?- le domandò
- Dove?- chiese.
-E’ una sorpresa- rispose Isaac circondandole le spalle con il braccio e lasciandole un bacio sulla guancia sinistra, consapevole di averla fatta arrossire.
 
Il campanello di casa suonò, e Lydia si alzò dal divano svogliatamente, intuendo che probabilmente Allison si fosse scordata qualcosa, visto che se ne era andata da poco.
Quando invece aprì la porta, per poco la lattina di coca che teneva fra le mani non le cadde a terra.
Saldò nuovamente la presa sull’alluminio colorato e assottigliò lo sguardo, squadrando il ragazzo davanti a lei, che se ne stava appoggiato allo stipite con un braccio.
-Cosa vuoi?- sputò acida.
Jackson entrò in casa sorpassandola, e si guardò intorno, per poi sorriderle maliziosamente- Mi manca farlo con te Lydia- confessò piegando la testa da un lato.
-Cosa c’è, Silver non ti soddisfa?- ribatté la rossa chiudendo la porta.
-Oh andiamo- si avvicinò-  lo so che ti manco- sussurrò afferrandola per i fianchi e guardandola negli occhi- ne abbiamo bisogno entrambi- concluse poi cominciando a baciarle il collo, afferrandola per i glutei e prendendola in braccio.
Lydia chiuse gli occhi, sorpresa dal brivido di piacere che le attraversò la schiena e si aggrappò con le gambe al corpo di Jackson.
Lo sapeva, lo sapeva di star sbagliando. Lo stava accontentando, gliela stava dando vinta nuovamente, si stava facendo usare per l’ennesima volta.
Ma lei lo amava, lo desiderava, lo voleva., non ne poteva fare a meno.
E forse, forse anche lui l’amava.
Afferrò i lembi della maglietta del ragazzo, facendola cadere a terra.
Forse anche lui quella sera si era reso conto che lei era la ragazza giusta per lui.
Continuarono a baciarsi con foga, ansimando e sbattendo più volte contro i muri della casa, cercando di arrivare in salone.
Forse, forse aveva scaricato quella sciacquetta di Silver per lei ed era corso a casa sua.
Rimase con solo gli slip neri addosso, come Jackson di cui l’unico indumento erano i boxer firmati.
Forse quella volta avrebbero fatto l’amore, e non il solito sesso.
 
Quando il rumore della portiera dell’auto che veniva aperta le arrivò alle orecchie, tirò un sospiro di sollievo. Non ne poteva veramente più. Quei venti minuti di macchina- che aveva passato in silenzio e bendata- erano stati i minuti più lunghi della sua vita.
Sfiorò con i polpastrelli il foulard rosso che Isaac le aveva annodato intorno agli occhi e fece per abbassarlo, ma una mano glielo impedì.
-Ancora non devi guardare- le spiegò Isaac prendendola per un polso e conducendola dolcemente verso chissà dove.
Poi quando un rumore lieve ma ben riconoscibile di onde increspate le giunse alle orecchie ispirò a pieni polmoni l’aria salmastra e sorrise istintivamente.
Ebbe la conferma di stare in uno dei suoi luoghi preferiti quando affondò i tacchi in un terreno sabbioso.
-Allora… ho indovinato il posto?- le domandò Isaac togliendole la benda dagli occhi.
Aileen annuì con veemenza e senza giri di parole si tolse i tacchi, prendendoli in mano, e corse verso il bagnasciuga.
Quando un’onda abbastanza fredda le travolse i piedi, si sentì nuovamente a casa.
-E’ il posto più azzeccato in assoluto- esclamò al ragazzo che la raggiunse poco dopo, immergendo anche lui i piedi nell’acqua salata.
Isaac ridacchiò e puntò lo sguardo davanti a sé – lo immaginavo-
La ragazza giocherellò con la sabbia con le dita dei piedi e sospirò – di solito non faccio queste cose, vorrei che lo sapessi. E non so perché io voglia farlo, ma colgo l’occasione- spiegò a raffica.
Isaac inarcò un sopracciglio, girandosi a guardarla
- Cosa dovresti far- non riuscì a terminare la frase, perché si ritrovò le labbra di Aileen  attaccate alle sue, e non sarebbe stato carino staccarsi per finire di parlare.
E poi, lui voleva baciarla.
Come a svegliarsi da uno stato di trance, la ragazza si staccò e scosse la testa con disappunto.
-Scusa- mormorò.
Isaac non ebbe il tempo di ribattere e dirle che non aveva nulla di cui scusarsi e che forse avrebbe dovuto farlo lui visto che non aveva preso l’iniziativa che Aileen si tuffò in mare, lasciando il lupo a bocca aperta.
 
Ordinò alla corrente di trasportare Isaac giù con lei, così dopo pochi minuti se lo ritrovò affianco, con un’aria che era un misto fra paura, sorpresa e stupore.
Prima che potesse morire soffocato Aileen creò una bolla d’ossigeno intorno a loro, sedendosi poi sul fondo di essa.
Isaac boccheggiò senza saper cosa dire, si limitò a sgranare gli occhi alla vista della bolla che scendeva in profondità, senza meta apparente.
-Mi dispiace di essermi..- Aileen prese respiro- di essermi fiondata sulle tue.. s su di te insomma- ridacchiò nervosamente- è strano. Te l’ho detto, io non sono questo tipo di persona ma tu.. tu mi hai.. non lo so, il cervello mi è andato in black out probabilmente e io..- Isaac premette un dito sulle sue labbra, zittendo quel parlare a raffica.
Aileen scacciò la mano – Potremo essere amici no? Insomma lo so che quello che ho fatto prima non ha senso con quello che sto dicendo adesso ma… potremo essere amici- concluse per nulla convinta.
Isaac scosse la testa- Un ragazzo ed una ragazza posso essere solo amici, ma prima o poi si innamoreranno l’uno dell’altro. Forse contemporaneamente, forse al momento sbagliato, forse troppo tardi, troppo presto o forse per sempre. Ma sarà così- disse
-Possiamo provarci- azzardò Aileen.
Isaac scosse nuovamente la testa, con più veemenza- No, non posso-
-Perché? E’ per quello che ho fatto prima? No perché io non intendevo confonderti. Sono stata stupida e non lo devi considerare com-
Si trovò le labbra del ragazzo appiccicate alle sue e quasi automaticamente le schiuse, lasciando che le loro lingue giocassero insieme.
Quando si staccarono più che altro per prendere aria, Aileen si trattenne dal picchiarsi da sola, perché cavolo, le era piaciuto davvero.
-Non posso perché tu già mi piaci e sarebbe inutile negarlo o provare ad esserti amico. Ionon voglio essere tuo amico- prese respiro – non ce la faccio ad essere tuo amico. Voglio essere qualcosa di più-
Erano farfalle quelle che sentiva nello stomaco?
No, probabilmente solo un branco di cavalli impazziti.
Ed Aileen, sul fondo del mare, quella sera, per la seconda volta, si fiondò sulle labbra di Isaac.


Un brivido di freddo le percorse tutto il corpo e la costrinse ad aprire gli occhi.
Sentì la schiena dolente, come d’altronde il collo, e si mise a sedere, accorgendosi di essere nuda, sdraiata sul tappeto della sala senza un misero plaid addosso, motivo del freddo, e con il corpo di Jackson addormentato vicino.
Una felicità improvvisa le salì in petto quando pensò che si fossero addormentati coccolandosi, ma poi una gelida verità la colpì in pieno petto.
No, non si erano coccolati, non riusciva nemmeno a capire come si fosse addormentata.
Si era limitata ad accasciarsi accanto a Jackson, visto che nei loro rapporti era sempre lei a stare sopra, dopo essere venuta aspettando che il respiro si regolasse e probabilmente si era lasciata andare al sonno.
Un moto di tristezza infinita la nauseò quasi, quando si accorse che lui non aveva pensato nemmeno a coprirla con uno straccio di coperta, mentre per se stesso aveva preso un plaid dal divano.
Stronzo, fu l’unica parola che le venne in mente.
Per l’ennesima volta aveva approfittato di lei e lei come sempre, ci aveva creduto, che quella volta fosse diversa.
Lei, stupida cretina, aveva ceduto, aveva creduto possibile che Jackson tenesse davvero a lei.
Si alzò furiosamente dal divano e raccattando la biancheria sparsa per la stanza la indossò, per poi mettersi i vestiti lasciati su un angolo, poi poco delicatamente svegliò il ragazzo dai capelli biondi.
-Uhm?- mormorò con voce assonnata.
- Vattene.via.di.qui.- sibilò fredda.
-Lydia sei per caso impazzita?-
- HO DETTO VATTENE!- urlò fuori di sé indicando con un braccio la porta dietro di lei.
Jackson si rivestì velocemente e la guardò stranito- cosa c’è che non va?- domandò poco interessato, dirigendosi verso la porta d’ingresso.
-E’ finita Jackson, non venire più qua-
- Cosa Lydia? Noi non abbiamo mai cominciato nulla. Anche se devo ammettere sei veramente brava e mi dispiacerebbe non venire a trovarti- le rispose sorridendo malizioso.
La rossa aprì la porta con rabbia e lo spinse fuori –STRONZO!- urlò.
La richiuse con forza, tirandogli un calcio. Scivolò a terra con le ginocchia al petto e poggiò la testa all’indietro.
Chiuse gli occhi e le mani a pugno – stronzo- sibilò nuovamente.
Una lacrima calda le solcò la guancia e fu presto seguita da altre, finché non si ritrovò a singhiozzare contro la porta di legno scuro.
 
Quando Isaac la riaccompagnò a casa, ancora non le sembrava vero di aver vissuto quella serata.
E quando la salutò con un delicato bacio a stampo, non potè fermare il suo stomaco che aveva deciso di fare capovolte a più non posso.
Girò le chiavi nella toppa ed entrò in casa, poggiando i tacchi sullo zerbino e dirigendosi a passo felpato verso camera sua.
Si infilò velocemente sotto la doccia per togliersi il sale di dosso ed indossò il pigiama, accorgendosi poi di star morendo di fame.
Scese così al primo piano, con l’intento di andare in cucina a sgranocchiare qualcosa.
Ma quando vi trovò un ragazzo dai capelli corvini e il fisico slanciato e muscoloso che seduto su uno sgabello era intento a mangiare patatine da una busta di crik-crok , lanciò un urlo.
E chi diavolo era?
Perché era nella sua cucina?





HOLA.
Allora, le scuse per questo aggiornamento in stra-ritardo le ho pubblicate nel capitolo prima (che ho cancellato) , ma le voglio ripetere:
SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE.
Ok, mi perdonate? *occhi doooooooolcissimiiii*
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia come gli altri e insomma....
VI AMO TUTTE.
Un bacione stra grandissimo :*

Alla prossima,
Cipolletta.


p.s.= a cinque aggiorno :)
 

 
 

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Capitolo 11
*** 10- Tenth Chapter- The new Tyson. ***



ok, ho scelto questo ;P
 

Il ragazzo sussultò spaventato dall’urlo di Aileen e lasciò cadere a terra alcune briciole di patatine.
-Per Poseidone! Ma sei scema? Mi hai fatto prendere un colpo!- disse seccato.
Aileen si soffermò a guardarlo meglio, senza far caso alle sue parole.
Capelli spettinati corvini, occhi del color del mare, pelle abbronzata, fisico ben piazzato.
Sembrava tanto un suo fratello semi-dio ma lei li conosceva tutti e questo ragazzo non l’aveva davvero mai visto.
Però qualcosa nella sua testa, le diceva di averlo già conosciuto, chissà dove e chissà quando.
-C chi sei?- mormorò avvicinandosi cautamente.
-Davvero non mi riconosci?- rispose quello accartocciando la busta di patatine.
Aileen scosse la testa ed assottigliò lo sguardo, come potesse aiutarla a ricordarsi chi fosse quel ragazzo.
-Sono Tyson! Il tuo fratellone accipicchia!- esclamò allargando le braccia ed andando incontro alla mora che però, prontamente, fece due passi indietro.
-Bugiardo- lo accusò puntandogli l’indice contro- Tyson è nelle fucine a lavorare per il dio dei mari! Chi sei tu per spacciarti per lui eh?- urlò furiosa.
Voleva davvero troppo bene al suo fratellone ciclope e non avrebbe permesso che qualcuno l’avesse presa in giro toccando un argomento così delicato, facendosi passare per lui.
-Davvero, sono io! Lasciami spieg- il ragazzo fu interrotto da un fischio assurdo che lo costrinse a tapparsi le orecchie.
Un attimo dopo il lavandino della cucina esplose in un rombo e l’acqua cominciò a zampillare fuori in un getto alto almeno un metro e mezzo.
-Aileen calmati!- urlò una voce maschile e famigliare alle sue spalle.
Suo fratello Percy scese in fretta le scale e si parò tra i due, conoscendo la sorella e conoscendo cosa fosse capace di fare quando era arrabbiata.
Aileen quasi contro voglia cercò di riassumere il suo solito autocontrollo e poco dopo l’acqua invase di pochi centimetri il pavimento della cucina.
-Credo di doverti spiegare qualcosina-esclamò poi Percy.
 
Aileen si buttò sul letto, stanca. Suo fratello le aveva appena finito di parlare e lei stentava ancora a crederci.
Insomma, non aveva mai sentito di cose del genere da nessuna parte.
Alla fine però, si era dovuta arrendere e credere che quel ragazzo tutto muscoli ed effettivamente bellezza, fosse davvero il suo Tyson, quello che di solito la gente benché con il potere della foschia schivava peggio della peste.
Quello che di solito dimostrava di avere bisogno di tanto affetto e di qualcuno che lo guidasse per non andar a sbattere contro la cattiveria umana.
Quello che per convincerla del tutto, le aveva pronunciato le parole che lei, due anni prima, gli aveva detto per confortarlo dopo che un ragazzo figlio di Afrodite lo aveva preso in giro per il suo aspetto.
La diversità è la bellezza più grande.
Ed Aileen dovette arrendersi al fatto che ormai il suo fratellone era diventato un bellissimo ragazzo, dalla parlantina veloce e apparentemente senza un minimo bisogno d’aiuto.
A quanto pare, per premiarlo del suo lavoro giù alle fucine e della sua collaborazione fondamentale nella guerra contro Crono, tutti gli Dei, minori e non , sotto incitazione di Poseidone, avevano deciso di conferirgli un aspetto umano, senza uso della foschia, e di intelligenza più elevata di quella di un ciclope.
E questo, ad occhio esterno, poteva essere il più bel premio di sempre.
Ma Aileen non poté far a meno di pensare quanto già le mancasse il vecchio Tyson.
Si diede subito dopo dell’idiota egoista. Infondo, questa per suo fratello, sarebbe stata una vita migliore.
 
Lydia passeggiava tranquillamente per le vie di Beacon Hills.
Era domenica mattina e dopo una veloce doccia aveva deciso di uscire a fare un po’ di shopping per cercare di dimenticare almeno un po’ la notte precedente.
Guardò la vetrina di un negozio, dove dei tacchi laccati grigi erano esposti ai piedi di un manichino.
Pensò che probabilmente sarebbe entrata a comprarle.
Ma venne distratta da altro: dentro al negozio c’era lei. La sua vecchia amica dai capelli corvini e ricci che sorrideva alla commessa.
Non avevano litigato, eppure si erano allontanate, col tempo. Quante risate insieme, quanto si erano divertite. Poi erano cresciute, gli interessi diversi piano piano le avevano allontanate. 
Avevano provato a uscire insieme e far tornare tutto come prima, eppure non c'era più quella magia che le legava, quello sguardo che bastava per far capire ad entrambe cosa le frullava nella mente e le faceva sorridere. Non erano più "loro".
Lei e Silver Toucher, in quel momento, erano sconosciute, e soprattutto da quando Jackson aveva preferito spassarsela con l’ex amica Lydia aveva cominciato a provare sentimenti negativi verso di lei.
Eppure, le mancava. Le sarebbe sempre mancata.
E quando la riccia si voltò verso la vetrina per indicare quel paio di tacchi tanto deliziosi quanto costosi alla commessa ed incontrò lo sguardo della rossa, rimase per un attimo in trans.
Il verde di Lydia si mischiò all’ambrato di Silver attraverso il vetro per pochi secondi.
Lydia accennò ad un sorriso amareggiato ed alzò una mano verso la mora, poi la guardò per un momento come si erano guardate per tutti gli anni precedenti e ricevette lo stesso trattamento dall’altra.
Per una frazione di secondo, erano tornate quelle di sempre.
Quasi si aspettava che Silver uscisse fuori dal negozio e l’abbracciasse stretta, come faceva sempre per consolarla, per poi dirle che le era mancata terribilmente e che potevano ricominciare da dove avevano lasciato.
Quasi rimase delusa quando la mora girò le spalle interrompendo il contatto visivo.
 
Suonò al campanello di casa Jackson osservandosi l’unghia dell’indice smaltata di verde bottiglia.
Si, la sua estetista aveva fatto un bel lavoro.
Quando sentì lo scatto della porta che veniva aperta si meravigliò non poco di non trovarsi davanti una ragazza minuta dai capelli mori e gli occhi azzurri, bensì un ragazzo alto, muscoloso e di bell’aspetto.
Era per caso un dio?
-C c’è Aileen per caso?- chiese titubante.
Il ragazzo si scostò lateralmente ed annuì, invitandola con un gesto dentro la villetta.
Lydia entrò velocemente e si diresse al piano superiore, lontana dallo sguardo del ragazzo che sentiva bruciare sulle spalle.
Quando spalancò la porta della camera dell’amica e la trovò distesa a pancia in giù persa in chissà quali pensieri, le balzò sopra, facendola sussultare.
-Per gli dei Lydia! Mi ha fatto prendere un colpo- esclamò quella portandosi una mano al cuore.
Lydia sghignazzò e si sedette accanto alla mora- Chi era quel ragazzo alla porta?-
-Quale ragaz- si bloccò e sventolò una mano- Ah si. E’ il mio fratellastro Tyson- spiegò.
-Quand’è che avevi intenzione di dirmi che avevi un altro fratello?- domandò Lydia scioccata dalla notizia.
-E’ che non lo vedevo da taaanto tempo- si giustificò Aileen
-Uhm- annuì- Ok. Ora devi raccontarmi di ieri sera! Voglio sapere tutto quanto- continuò tirando una piccola gomitata all’amica che scoppiò a ridere e si accinse a raccontare alla rossa del suo appuntamento con Isaac.
 
Quando dopo il suo racconto sulla sera precedente ed alcuni attimi di gridolini felici da parte della rossa, seppe cosa aveva fatto Jackson, Aileen andò su tutte le furie, soprattutto alla vista di Lydia sofferente.
Si era approfittato della sua amica, si era preso gioco di lei, sapendo benissimo che ci sarebbe cascata a causa dei suoi sentimenti, e anche se non le interessava più di tanto, aveva anche tradito questa Silver.
-E’ andato via che ancora non comprendeva perché avessi dato di matto ,capito?- mormorò Lydia sull’orlo di crisi di pianto – Per lui è normale giocare con i mei sentimenti. Mi ha ferita, e non se n’è nemmeno reso conto- concluse asciugandosi con un braccio una lacrima sfuggita all’occhio destro, da dove ora scendeva un rivolino nero di mascara colato.
Aileen l’abbracciò di scatto e cominciò ad accarezzarle i capelli in silenzio, lasciando che l’amica si sfogasse.
Quando Lydia si staccò, aveva le guancie rigate di nero, i capelli arruffati e gli occhi e il naso arrossato- Sono proprio una schiocca- sospirò- Secondo te è l’amore che fa diventare sciocche le persone o sono solamente gli sciocchi ad innamorarsi?- chiese rivolta alla mora.
Aileen preferì rimanere zitta.
-Che giornataccia. Mi sono appena resa conto che ho perso Jackson una volta per tutte, ma soprattutto ho perso Silver. E forse per lei è stata colpa mia, anzi quasi sicuramente si-
Aileen senza pensarci le alzò il mento con una mano e la guardò negli occhi, cercandole di trasmettere affetto.
-Le persone non si perdono, Le persone, se le perdi, le puoi chiamare, cercare, rincorrere. E se non ti rispondono è perchè scelgono liberamente di non risponderti e di non esserci più. Ne sono consapevoli, e allora non le hai perse. Sono loro che scelgono di perdere te.-
Quella volta fu Lydia ad abbracciare l’altra di scatto.
Poi, dentro di sé, urlò un ‘basta’ contro se stessa.
Doveva smetterla di soffrire, di pensare al passato, di desiderare ciò che non sarebbe mai accaduto.
Doveva smetterla di autolesionarsi con quei pensieri.
Poteva ricominciare, doveva ricominciare da capo.
Ora aveva Allison, aveva altri nuovi amici, ed aveva Aileen e qualcosa le diceva che presto anche lei si sarebbe sentita amata da qualcuno.
D’un tratto, quella domenica le sembrò una delle domeniche più importanti di sempre.
 
Percy Jackson irruppe nella stanza della sorella più veloce di una corrente marina, non facendo nemmeno caso alla rossa che si ripuliva frettolosamente il viso dalle tracce di trucco colato .
-Che ne diresti di bussare?- domandò retorica e scocciata la ragazza.
-Cosa ci fa Isaac Lahey nel nostro cortile?- chiese il fratello scandendo ogni parola.
Aileen si batté una mano sulla fronte- Cavolo me ne ero quasi dimenticata. Non dare in escandescente eroe, è una cosa scolastica, mi deve dare ripetizioni di matematica- e prima che il fratello ribattesse aggiunse- Me l’ha obbligato il professore-
Poi si voltò verso l’amica- se vuoi puoi rimanere qui. Torno fra un’ora, due ore massimo ok?-
Lydia annuì e decise che sarebbe rimasta là. Infondo, non aveva nulla di meglio da fare e camera di Aileen, con alla parete tutte quelle foto di vari soggetti, le piaceva veramente tanto.
 
-Quindi, secondo te, come si risolve questo sistema di secondo grado?- domandò esasperato Isaac, cercando di spiegare per l’ennesima volta quel maledetto argomento alla sua ragazza.
-Ehm.. allora…separo la y…- aspettò un cenno d’assenso da parte del biondo- e poi…. E la sostituisco sotto. Risolvo l’equazione di secondo grado sotto e-
Isaac la interruppe- in che modo?-
Aileen sbuffò- meno b, più o meno radice di b alla seconda meno quattro ac tutto fratto due a- ripeté a memoria
-Continua-
-Cosa stavo dicendo?- si lamentò la mora agitandosi sul bracciolo del divano sulla quale era seduta.
-Che risolvi l’equazione sotto e…- la incitò Isaac.
- Ah si. Trovo le due x e le vado a sostituire sopra così ho trovato anche la y- concluse timorosa di aver sbagliato.
Invece disse tutto giusto, e saltò in braccio al ragazzo appena annuì leggermente con il capo, mettendosi poi a cavalcioni sopra di lui.
Isaac l’afferrò per la vita stretta e l’avvicinò ulteriormente a se, lasciando che i capelli mori della ragazza gli cadessero sul collo e anche un po’ sul viso. Le lasciò un bacio a fior di labbra e Aileen lo approfondì.
Quando si staccarono avevano tutti e due le labbra leggermente arrossate.
La ragazza, non seppe resistere e dando tutta la colpa agli ormoni si fiondò nuovamente sulle labbra rosee del biondo.
Quando la maglietta di lui raggiunse il pavimento e quella della semi-dea la seguì pochi istanti dopo, Aileen si fermò di botto.
Isaac sentiva chiaramente i loro due cuori battere a ritmi sproporzionati e sapeva che di certo non era per bugie, ansie o paure varie.
Poi però una paura lo colse d’improvviso. E se Aileen si fosse staccata perché lui aveva corso troppo?
-Io…- cercò di spiegare ma le labbra della ragazza lo zittirono immediatamente- Lo capisco se tu non vuoi … insomma non è tanto che ci sentiamo quin- non riuscì a finire la frase nemmeno quella volta, colto alla sprovvista da un bacio.
-Ssssh non è quello- disse Aileen accarezzandogli la nuca.
Arrossì all’improvviso colta da chissà quali pensieri ed Isaac si trovò a chiedersi quale fosse il motivo, tanto che glielo chiese, anche se ebbe paura di sembrare frettoloso.
-Beh…ehm…io… p problemi di d donna ecco- spiegò la mora abbassando lo sguardo.
Isaac non poté far a meno di sorridere alla vista della sua ragazza imbarazzata per una cosa del genere e le accarezzò un braccio nudo, poi si sporse sul divano ed afferrò un plaid con cui le avvolse poi le spalle.
- Ti va una cioccolata calda?- domandò.
Aileen alzò lo sguardo improvvisamente illuminato ed annuì con veemenza, come una bambina di cinque anni.
-Cavolo non potevi fare domanda più azzeccata- rispose in tutta sincerità e facendo scoppiare a ridere il biondo.
 
 
HOLA.
potrei essere perdonata per 15 giorni di ritardo dopo una promessa di non farlo più?
No.
Ma vi prego tantiiiiissimo di farloooo.
Ho un'altra scusa credibile( che poi non deve essere credibile perchè è la verità)
Sono stata in gita fino a poci giorni fa ( e vi posso assicurare che ci anno distrutto T.T mi sarò visitata una trentina di musei + sei/sette paesini + tutta matera) e quando sono tornata ho studiato visto che c'hanno riempito di compiti sti farabutti dei professori -.-"
Quiiiindi vi prometto per la seconda volta che da ora in poi almeno una volta alla settimana aggiorno :3
Per farmi perdonare però ho aggiornato a tre commenti, perchè non vi posso nemmeno biasimare se avete deciso di lasciarmi stare :'(
Un bacione, alla prossima,
Cipolletta

 

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Capitolo 12
*** 11-Eleventh Chapter- Alarm bell ***


HOLA.
Eh si, ragazze , non sono morta, ma potrei esserlo fra poco visto che sto sfidando le ire di mia madre che vuole che inizi a studiare ed invece sono qui a pubblicare.
Quindi mi affretto.
SCUSATEMI.
Se avete da insultare, fate pure.
Come ho già detto ad una di voi, sono stata molto poco bene in questo periodo tanto da finire all'ospedale.
Perchè naturalmente, chi poteva avere problemi di appendicite nelle settimane in cui si era ripromessa di aggiornare e scrivere almeno tre capitoli??
IO, ovviamente -.-"
Quindi si, mi ritrovo sul divano di casa , studio arretrato che neanche vi immaginate e capitoli arretrati
Evidentemente Qualcuno Lassù ce l'ha con me, altrimenti non mi spiego perchè ogni volta che prometto di essere puntuale succede qualcosa.
Domani ho, anzi, avevo un concerto di pianoforte dove suonavo Skinny Love di Birdy ( ero troppo eccitata) ma ovviamente non potrò parteciparvi perchè mi fa male dappertutto, o come accidentaccio si scriva.
Il Milan ha pareggiato con la Roma ( forse l'avete capito ma io sono Milanista nell'anima anche se sono di vicino Roma) e per di più il mio amato Balo ha ricevuto gli ennesimi cori razzisti. Risultato= Muntari si è arrabbiato e si è preso una bella squalifica, così la mia bella squadra è praticamente senza centrocampisti ( dopo incidenti vari) per la partita fondamentale di domenica e ci stiamo praticamente litigando il terzo posto in classifica con la fiorentina.
Ma non mi prolungo sul calcio, visto che non so quanto possiate apprezzare.
Quindi, oltre ad essere dolorante, ho un nervo per capello e pagine e pagine di Genetica da studiare.
Quindi, vi chiedo di perdonarmi per l'ennesima volta.
Davvero, non so come scusarmi.
Stamane volevo aggiornare ma il database di EFP si era preso una pausa ( disgraaaaziato) e quindi eccomi qui, con mia madre che minaccia la mia sanità mentale e fisica.
Nel prossimo capitolo vi dovrò chiedere consiglio su una cosa ( in teoria dovevo farlo qui, ma questo HOLA sta venendo fin troppo lungo) ma tranquille, nulla di preoccupante.

CHIEDO ANCORA SCUSA.
VI AMO TUTTE, E VOI CHE RECENSITE SIETE LA MIA GIOIA :')
ma anche tu, lettrice silenziosa , se ci sei ovviamente, sei importante.
Ed anche voi che inserite la mia storia fra le varie categorie che tanto conoscete perciò inutile che elenco, siete importanti.
Mi lasciate almeno qualche recensione, vero? *faccia da cucciolo con la pancia col cerotto enorme*
Baci
Cipolletta.




A te JustSnowGirl, perchè ti ho fatto sclerare e non era mia intenzione.

Premette il tasto play dell’ Ipod di Aileen ed indossando le cuffiette bianche chiuse gli occhi, stendendosi sul piumone blu notte dell’amica. Con l’indice sfiorò lo schermo nella parte superiore ed alzò il volume al massimo. A volte aveva bisogno che il volume della musica superasse i suoi pensieri.
Le parole della canzone Breakeven dei The Script cominciarono a scorrerle nella testa.
Cause when a heart breaks,  no it don’t break even, even no.
Perché quando un cuore si spezza, no non si spezza sul serio, non sul serio.
Il suo cuore era spezzato, si. Ma forse c’era ancora speranza, forse qualcuno sarebbe riuscito a incollare nuovamente tutti i pezzi con cui Jackson aveva fin troppo giocato.
What  am I supposed to say when I’m all choked up and you’re ok.
Cosa dovrei dire se tu stai bene ed io sono sconvolta?
Lui stava bene, questo era più che certo. Non pensava minimamente a come si potesse sentire lei. Gli importava solo dei suoi sentimenti. E se in quel momento lui si sentiva davvero bene, lei no, non era ok. E non era da Lydia essere giù di morale. Insomma che fine aveva fatto la Lydia allegra e spensierata di sempre? Quella che prendeva tutto per un gioco?
Forse, era cresciuta ed aveva capito cosa voleva dire soffrire.
Partì la canzone Carry On , dei Fun.
If you lost and alone, or you’re sinking like a stone, carry on.
Se ti senti persa e sola, o stai affondando come una pietra, va’ avanti.
Si, doveva andare avanti, dimenticare, sfogliare una nuova pagina della sua vita senza rileggere indietro. Doveva stappare la penna e cominciare un nuovo capitolo.
Cause we are ,We are shining stars ,We are invincible ,We are who we are 
Perché noi siamo, siamo stelle splendenti, siamo invincibili, siamo chi siamo.
Si , lei era quel che era. Lydia Martin era una ragazza all’apparenza forte, menefreghista e con la testa perennemente fra le nuvole, ma dentro era debole, come un po’ lo sono tutti, e sensibile e piena di pensieri che le frullavano nel cervello dalla sera alla mattina.
Lydia Martin portava una maschera di felicità sul volto di solito, e questo l’aiutava ad andare avanti, a brillare ed a essere invincibile.
Era giunta l’ora di indossarla nuovamente.
 
Quasi urlò dallo spavento quando qualcuno spalancò la porta della camera della sua amica.
Il ragazzo che pochi istanti prima era irrotto nella stanza però non si trattenne ed emise un gracchio acuto.
-Per tutti gli dei , ma chi sei?- domandò Tyson portandosi una mano sul cuore e squadrandola da capo a piedi, benché fosse distesa.
-T ti avverto, s se sei un m mostro ti conviene girare alla larga!!! N non sai con chi ti stai m mettendo c contro!!- balbettò poi indicandola con fare minaccioso, o almeno, con fare che voleva almeno sembrare minaccioso.
Lydia al contrario, ritrovò la maschera e scoppiò a ridere, sarcastica.
-Sei fortunato che mi sono appena ripresa, altrimenti un tacco in fronte non te lo toglieva nessuno! Come osi chiamarmi mostro?- gli urlò contro indicando con il pollice il tacco di almeno quindici centimetri laccato di rosso che portava ai piedi.
-Non sei un mostro quindi?- chiese quasi timoroso.
Lydia sbuffò e scosse la testa- Ti sembra…- si alzò sensualmente- che io sia un mostro?- domandò poi girando su se stessa e portandosi i morbidi boccoli rossicci tutti nella spalla destra.
Tyson ebbe modo di osservare il vestitino corto ed a palloncino di  color vinaccia della ragazza e deglutì rumorosamente, spostando lo sguardo sulle labbra carnose tinte di rosso , poi gli occhioni verdi contornati da un filo di matita ed infine sulle gote rosate.
Deglutì nuovamente osservando le gambe slanciate ed affusolate.
-N no, non credo che tu lo sia- balbettò infine.
Lydia annuì, quasi soddisfatta e avvicinandosi gli lasciò in mano l’Ipod dell’amica.
-Vedi di restituirlo ad Aileen. E dille che sono andata a casa e che stasera la porto fuori. La vengo a prendere alle dieci.- detto questo sorrise mostrando la fila di denti bianchi e superando il moro per poi uscire dalla stanza.
Prima di scendere il primo gradino delle scale però si voltò e si rivolse a quest’ultimo.
-Ah.. dille di vestirsi bene- concluse marcando la parola ‘bene’ e sparendo giù per le scale.
 
Aileen afferrò il suo cellulare, che da quando si era trasferita a Beacon Hills usava più del dovuto, e digitò un messaggio veloce a Lydia, avvertendola che quella sera sarebbe venuto anche Isaac. La risposta della rossa non tardò ad arrivare.
“Digli di portarsi un amico carino “
Aileen ridacchiò e si voltò verso il suo ragazzo che era intento a leccare un cucchiaino pieno di cioccolata calda.
-Hai qualcuno da portare per stasera? S sai per Lydia- domandò vergognandosi un pochino senza sapere bene il motivo.
Isaac sembrò pensarci su e poi scosse la testa.- Tutti i miei amici sono impegnati. Potrei chiedere a Stilinski, ma non credo che Lydia ne sarebbe contenta- spiegò poi, ridacchiando fra se e se, senza che la ragazza ne capisse bene il motivo.
Aileen annuì distrattamente e tuffò il suo cucchiaino nella tazza, immergendolo di cioccolata- sai che siamo gli unici esseri che bevono cioccolata calda ad aprile?- chiese retorica facendo ridacchiare il biondo, che però improvvisamente divenne serio.
-Hai parlato a tuo fratello di noi?- disse cambiando argomento
-No- scosse la testa – Non credo reagirebbe bene ora come ora. Devo.. devo aspettare il momento giusto- rispose incerta.
-Sono più che certo che capirà-
-Speriamo- sussurrò di risposta.
 
Erano circa dieci minuti che vagava per la casa senza trovare uno straccio di posto in cui sedersi, e Lydia cominciava ad essersi pentita di aver trascinato Aileen&Company al festino di Aaron Bice, uno ricco figlio di papà noto per organizzare feste a tema ogni fine d’Aprile con fiumi d’alcool e fiumi di gente che si agitava a ritmo di musica da discoteca.
Quell’anno il tema erano stati i colori fluorescenti e questo aveva urtato la sua amica, tanto che per convincerla ad indossare qualcosa di più appariscente Lydia aveva dovuto pregarla praticamente in ginocchio, ma alla fine era riuscita a farle indossare un suo vestito di un color pesca acceso dei tacchi bianchi ed un rossetto rosa barbie. Lei invece si era infilata su una gonna a vita alta verde menta con abbinata una camicetta gialla fluo tutta sblusata ed aperta sulla schiena. Aveva poi indossato dei tacchi quindici color menta anch’essi e tirato su i capelli in uno chignon disordinato, che lasciava liberi alcuni ciuffi rossastri tenuti fermi da un cerchietto interamente ricoperto da perle di media grandezza, abbinate agli orecchini.
Si era poi riempita di mascara e blush, lasciando le labbra al naturale e puntando tutto sullo sguardo. Alla fine il risultato le era piaciuto molto.
Quando davanti a sé intravide un bracciolo di pelle scura, si fiondò sul divano sospirando di sollievo quando i suoi piedi smisero di pulsare per il dolore.
Guardò alla sua sinistra e con una smorfia di disgusto distolse lo sguardo da una coppietta ,che evidentemente era impaziente di avere figli, per puntarlo su un ragazzo che aveva attirato la sua attenzione.
Se ne stava lì, al centro del salone improvvisato come pista da ballo, attorniato da persone che ballavano e si strusciavano a vicenda che si mangiucchiava le unghie della mano.
Da quella distanza, Lydia poté notare le sue spalle larghe e il suo fisico asciutto e si chiese perché stesse ignorando la bella bionda che da almeno dieci minuti cercava di avvicinarlo senza successo.
Assottigliò gli occhi e si accorse con non poco stupore che quello era proprio il fratellastro di Aileen che aveva portato a quell’uscita a quattro.
Avrebbe mimato volentieri le virgolette su uscita a quattro.
Alla fine era stata un uscita a due, fra Aileen ed Isaac, più lei e quel ragazzo che le aveva dato del mostro poche ore prima.
Scosse la testa con disappunto alla scena della bionda che si strusciava sulla sua schiena senza nemmeno essere calcolata, così con un moto di altruismo puro si alzò in piedi e raggiunse in poche falcate il centro della pista.
Dopo aver risposto all’occhiataccia della bionda picchiettò con l’indice la spalla del ragazzo che si voltò dopo pochi istanti.
-Sai non vorrei essere importuna- cominciò alzando il tono della voce per sovrastare il rumore della musica- Ma quando una bella ragazza ti sta appiccicata, dovresti per lo meno degnarla di uno sguardo!- concluse urlandogli vicino all’orecchio.
Tyson scrollò le spalle - Non voglio stare con lei-
-Ah ma allora l’hai vista!-ribatté Lydia
Il ciclope mormorò qualcosa come “più che altro sentita” e quando la bionda tornò alla riscossa afferrò per un braccio la rossa , che guardava la scena divertita, trasportandola verso un angolo più appartato della casa.
Lydia scoppiò fragorosamente a ridere ed ebbe bisogno di aria quando Tyson assunse l’espressione da offeso.
-S sc u sa- cercò di dire, ancora scossa dai singhiozzi.
-Ma allora tu sei davvero un m mostro! Ridi di me- sbraitò Tyson incrociando le braccia al petto.
Lydia si asciugò l’angolo dell’occhio destro dalla lacrima che minacciava di scendere e strinse le labbra- davvero non sono un mostro! Solo che dai… non puoi mica dirmi che tu non avresti riso ad una scena come quella! Non capita mica tutti i giorni di vedere una tr.. poco di buono rifiutata- spiegò stringendosi nelle spalle.
 
Aileen stava ballando su un lato sinistro della pista da ballo accanto al suo ragazzo che la teneva stretta per i fianchi.
Sarebbe stata una serata perfetta se non fosse stato per una strana sensazione di pericolo che le impediva di lasciarsi andare del tutto.
Era quasi come se una parte del suo cervello le stesse urlando di non chiudere gli occhi al ritmo della musica ma tenerli ben aperti e stare in campana, come se dovesse accadere qualcosa.
Quando arrivò a pensare che forse avrebbe dovuto indossare qualcosa di più pratico al combattimento che un vestitino si diede dell’idiota patentata da sola e si obbligò a chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal bacio che stava ricevendo da parte di Isaac.
 
Se il tuo sesto senso di manda segnali, fidati che ha già capito tutto.
Glielo aveva detto Scott, un giorno imprecisato che però Isaac ricordava bene.
Era il suo primo anno da mannaro e non riusciva bene a distinguere la realtà dai suoi sensi ultra sviluppati.
Ora aveva bene imparato che non c’era mai da ignorare quel ronzio che gli cominciava ad annebbiare il cervello, diventando sempre più forte e fastidioso.
Ed ora, quel ronzio snervante era l’unica cosa che riusciva a percepire.
Baciò la mora tra le sue braccia come a volerla proteggere. Non sapeva bene né il perché né il per come ma in qualche modo il ronzio riguardava anche lei.
 
Quando si staccò dalle labbra del biondo ed inspirò aria, un odore pungente le arrivò al naso. Probabilmente anche le altre persone della festa lo sentivano, visto le loro facce disgustate.
 Aileen avrebbe riconosciuto quell’odore di muschio e fango andati a male fra mille.
Un campanello cominciò a suonare dentro la sua testa, avvertendola dell’evidente.
Guardò Isaac negli occhi e vi vide preoccupazione , la stessa che probabilmente scorreva nelle sue iridi.
 
Isaac ormai era abituato a sentire battere più di centinai di cuori insieme ed a percepire così tanti respiri. Aveva persino imparato ad isolarsi da tutto quel rumore fastidioso.
Ma quando un rumore di un cuore accelerato ben oltre la media gli arrivò alle orecchie, si costrinse ad aprire il suo udito sensibile.
Più di mille battiti al secondo erano decisamente troppi per dei semplici esseri umani.
Il ronzio si trasformò in certezza.
La certezza che dentro quella casa ora si trovava qualcosa di soprannaturale, e lui doveva scovarla.
 
Tyson stava per replicare quando gli occhioni verdi di Lydia si allargarono più del dovuto osservando qualcosa alle sue spalle mentre la bocca stava quasi per toccare a terra, in una smorfia di incredulità e sorpresa mista a …. Paura?
Lydia alzò un braccio verso una direzione imprecisata ed iniziò  balbettare qualcosa di incomprensibile.
-E’… è u un … è è p passato u un … n non s so…o oddio e era … i io n non l lo so- si prese la testa fra le mani e tornò a guardare oltre le spalle del ragazzo, dove qualcuno, o qualcosa, doveva essere appena passato.
Tyson sentì quasi l’obbligo di voltarsi e guardare cio’ che aveva scandalizzato così tanto la ragazza.
Cercò con lo sguardo fra la tanta gente ammassata nella casa che probabilmente di lì a poco sarebbe esplosa eruttando gente, ma non trovò nulla di particolarmente scioccante.
Poi però si accorse che quasi tutti i presenti avevano un’espressione di terrore dipinta in volto e guardavano verso le scale che portavano al piano superiore.
Tyson allungò il collo per vedere che ragazzo o ragazza avesse portato così tanto scompiglio, ma le persone erano troppe e non riuscì nel suo intento.
Ad un certo punto però, ebbe l’orribile sensazione di non dover cercare un qualcosa di umano, ma qualcosa di non.
Annusò per bene l’aria e cercò di concentrarsi, visto che né la musica alta né l’odore forte di alcool lo stavano aiutando.
Odore di muschio misto a fango. Odore di muffa misto a un puzzo riconoscibile per lui anche a mille km di distanza.
Lo vide, anzi, lo percepì poco dopo.
Un respiro affannoso, accelerato, quasi infuriato, di quelli che caratterizzano un….
Mostro.

 

 

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Capitolo 13
*** 12- Twelfth Chapter- Fight. ***




TRAILER DELLA STORIAhttp://www.youtube.com/watch?v=HrhTDzocNsI
andatevelo a vedere, ci tengo veramente ( l'ho fatto io) e sarei felicissima se mi diceste cosa ne pensate :)
Ci vediamo al solito HOLA.


Non aveva mai avuto paura del buio.
Quando era bambina pregava sua madre di spegnere la lucina sopra il comò, e di notte fonda le capitava spesso di svegliarsi e ritrovarsi nell’oscurità.
Forse una bambina di tre anni avrebbe pianto o acceso immediatamente la luce, ma Aileen si limitava a restare immobile e vagare con lo sguardo di qua e di là, osservando con piacere che non si vedeva assolutamente nulla.
Le piaceva quella sensazione di essere sperduta nel buio. Era come quando andava sott’acqua, e lei amava immergersi.
Poteva immaginarsi che si trovasse in una foresta incantata, di notte, circondata da fatine ed elfi. Oppure immaginava che le stelle si fossero spente improvvisamente. Ma la cosa che le piaceva più di tutti era pensare di essere arrivata a nuoto nel fondale marino dove l’unica cosa che si distingueva erano i pesci luminosi. O almeno, così le aveva raccontato la mamma Lara.
Quando poi, Lara era morta, strappata via dalla sua bambina di dieci anni da un cancro al seno, Aileen aveva cominciato ad amare sempre di più il buio. Poteva chiudere gli occhi ed immaginarsi sua madre nei minimi dettagli, poteva piangere copiosamente e nessuno l’avrebbe mai vista.
 
Ma ora, immersa nel buio più totale non si sentiva affatto tranquilla.
Ad un certo punto una terribile domanda le sfiorò il cervello.
Chi era lei?
L’orrenda certezza di non sapere chi fosse la fece agitare. Provò ad urlare ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
Dove si trovava?
Vagò con lo sguardo tutt’intorno a lei, ma non vi trovò altro che buio e desolazione.
Isaac.
Chi era Isaac? Perché quel nome le rimbombava in testa con insistenza? Perché dentro di se sentiva che chiunque fosse stato quell’Isaac ,per lei era importante?
O almeno era stato importante.
Verdi. Degli occhi verdi.
Ricordava degli occhi verdi, ma la domanda era di chi fossero. Forse di quell’Isaac ,si disse.
Ma cosa era successo? Perché si trovava in quella specie di limbo?
Forse era morta.
No, non poteva essere morta. Qualcosa dentro di sé le diceva che non era morta.
Non ancora almeno.
Doveva lottare , lottare per continuare a vivere. Ma quella poi, era vita?
No. Non era nemmeno viva. Era come se fosse stata a metà strada fra le due cose.
Una voce roca ed ovattata le arrivò alle orecchie, era dolce, quasi famigliare, ma era come se fosse stata lontana anni luce.
Luce.
Là c’era una luce. Era lontana però. Molto lontana. Era quasi un puntino sfogato.
Magari quel puntino luminoso era la salvezza. Magari se lo avesse raggiunto sarebbe tornata alla sua vita di prima, qualunque fosse stata.
Doveva correre, doveva affrettarsi, la paura che il puntino sparisse da un momento all’altro le tolse il respiro.
Cercò di muovere la gamba sinistra.
Pesava. Pesava troppo per lei.
Ci provò e riprovò mille e mille volte. Non riusciva a muoversi.
L’idea di lasciarsi andare la colse alla sprovvista.
Si, forse doveva arrendersi, smetterla di agitarsi tanto e lasciare che la luce sparisse. Forse era la cosa giusta da fare.
-Aileen - sussurrò la voce ovattata di prima- Aileen non mi abbandonare-
Chi era Aileen?
Chi era la voce?
Domande su domande e nessuna risposta, cominciava ad averne abbastanza.
Perché era la? Come era arrivata la?
Si, lasciarsi andare sarebbe stata la scelta decisamente migliore.
 
Un signore sulla cinquantina e dal camicie bianco uscì dalla stanza dai vetri interamente ricoperti da una patina bianca per evitare sguardi indiscreti.
Isaac si agitò sulla sedia prima di corrergli incontro.
-Dov’è? Come sta? E’ viva vero? Signor Asclepio* la prego, risponda!-
L’uomo si tolse i piccoli occhiali a mezzaluna appoggiati sul naso adunco e li incastrò nella tasca del camicie, per poi rivolgere l’attenzione al ragazzo dall’aria stanca davanti a lui.
- Persino io non so come possa evolversi la situazione. La signorina Aileen per ora è stabile, ma non salva. La informo che la signorina sta lottando contro la vita e la morte. Se entro due, massimo tre giorni non si sveglia …- prese un respiro profondo- da lì in poi sarà faccenda di Ade-
Isaac poté sentire chiaramente il suo cuore sgretolarsi in mille pezzi e d’improvviso le gambe gli divennero molli, tanto che fu costretto a sedersi e prendersi la testa fra le mani per stringersela forte, sperando che il capogiro passasse al più presto.
 
Nico accorse all’ospedale mezzosangue** al più presto possibile. Quando varcò la soglia del reparto che gli avevano indicato, la scena che gli si presentò davanti agli occhi non fu delle più felici.
Nelle sedie d’aspetto un gruppetto di persone stava seduto in silenzio.
C’era un ragazzo biondo, che Nico riconobbe come il ragazzo che quel pomeriggio si trovava con Aileen, che si teneva la testa fra le mani e sembrava sul punto di svenire.
C’era una ragazza dai boccoli ramati che sedeva a terra, schiena contro il muro e occhi rossi e gonfi dal pianto.
Nico riconobbe anche Tyson nel suo nuovo aspetto. Era accanto alla ragazza dai boccoli ramati e picchiettava le dita insistentemente contro il sudicio pavimento dell’ospedale, mentre si perdeva con lo sguardo nei dettagli delle sue scarpe.
Sally, la mamma più allegra e forte che Nico avesse mai visto  ora aveva lo sguardo spento addolorato e singhiozzava silenziosamente fra le braccia del compagno dagli occhi lucidi.
Annabeth continuava ad asciugarsi le lacrime degli occhi con la manica della felpa arancione del campo mezzosangue mentre sfregava il braccio di Percy che sedeva accanto a lei.
Percy forse, pensò Nico, era la persona più distrutta di tutta la stanza. Stava fermo, fin troppo immobile per un iperattivo, con lo sguardo perso nel vuoto.
Gli occhi non erano lucidi né arrossati e le guancie non erano solcate da lacrime. Sembrava fissasse la stanza davanti a sé ma il colore dei suoi occhi rispecchiavano il vuoto che sentiva dentro, il dolore che gli lacerava lo stomaco. Il blu dei suoi occhi che di solito attirava qualunque essere vivente ora era un grigiastro spento, privo di emozioni positive.
 
Tyson sentiva il bisogno di piangere.
L’immagine di Aileen, della sua sorellina, accasciata a terra in una pozza di sangue non ne voleva sapere di lasciarlo in pace.
Si sentiva in colpa, avrebbe voluto urlare.
 
Appena si rese conto della situazione prese per mano Lydia e la condusse velocemente fuori dalla casa.
-Levati i tacchi e corri.. corri più che puoi e vai a casa… e chiuditi dentro-
La ragazza sembrò confusa ma allo sguardo deciso del ragazzo annuì leggermente e lasciando le scarpe a terra cominciò a camminare a passo spedito per poi correre voltandosi due o tre volte dietro, prima di sparire dietro l’angolo della via.
Tyson corse in fretta verso sala da ballo, facendosi spazio a spintoni e gomitate. Doveva trovare Aileen, doveva avvertirla del mostro, doveva riuscire a mettere in salvo tutte quelle persone.
Un muggito terrificante squarciò l’aria e la figura di un gigante cominciò ad
alzarsi fra gli adolescenti troppo ubriachi per capire di essere in pericolo di morte.
Distinse fin troppo bene la forma di un Minotauro avanzare verso di lui, probabilmente attratto dal suo odore.
-NO ISAAC NO!-
Una figura umanoide gli sfrecciò davanti e ringhiando ferocemente andò a scontrarsi direttamente col mostro. Tyson non perse tempo a chiedersi troppo il perché o il per come quella specie di lupo assomigliasse tanto al ragazzo della sorella e cominciò a urlare a squarcia gola di correre fuori.
Dopo pochi attimi in cui venne guardato come pazzo, un altro ringhio e suono grottesco giunsero alle orecchie di tutti gli invitati che cominciarono a correre fuori dalla villa, calpestando qua e là qualche ragazzo troppo ubriaco per mettere un piede dietro l’altro.
Il mostro sferrò un colpo basso al lupo che guaì e andò a sbattere contro il muro di fronte, cadendo pesantemente a terra. Tyson raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e partì in carica. Fece scattare l’orologio che aveva in polso che si trasformò in uno scudo pesante contorniato da spuntoni di bronzo celeste.
Affondò un colpo nel polpaccio del mostro che dopo un muggito di dolore alzò il braccio umano e lo colpì nello sterno, facendolo volare di qualche metro.
Doveva alzarsi e correre da sua sorella, ma tutto quello che vide fu il buio.
 
Aileen , che fino ad allora era rimasta a condurre tutti gli invitati fuori , rientrò dentro la villa in tempo per vedere Tyson scaraventato a terra come il suo ragazzo. La rabbia le salì in corpo e fece per afferrare il suo pugnale dalla tasca, ma si rese conto che con sé non aveva portato nessun pugnale.
Scattò a correre verso il corridoio della villa ed afferrò un vaso dall’aspetto antico, che lanciò verso la schiena del Minotauro.
-Ehi brutto! Ehi si sono qui- afferrò un portaombrelli e lo scaraventò sulla testa umanoide- Vieni a prendermi se hai coraggio-
Quando il mostro muggì infuriato e cominciò ad inseguirla, si rese conto di non avere uno straccio di piano per ucciderlo e decise di seguire l’istinto, come d’altronde faceva sempre.
Il Minotauro allungò un braccio e piuttosto facilmente l’afferrò per una caviglia , sollevandola a testa in giù in aria.
Aileen si dimenò e cominciò a scalciare come una pazza, ma servì a ben poco. Il mostro la batté con violenza contro la parte alta del muro, per poi batterla a terra e nuovamente sul muro, fracassando uno specchio con la sua schiena.
Sentì chiaramente i vetri infilzarsi e il sangue scorrere caldo sulla pelle.
Non poteva abbandonarsi al dolore.
Una scarica di adrenalina le permise di aggrapparsi con un braccio al lampadario pendente al centro del corridoio principale e scalciando riuscì a liberarsi della presa del mostro.
Purtroppo però quest’ultimo era tutt’altro che piccolo, arrivando a sfiorare con le corna il soffitto, e si ritrovarono in una specie di faccia a faccia.
Aileen non vide altra soluzione che saltare a terra, e così fece, atterrando con un
ginocchio proprio sopra ad un coccio del vaso rotto in precedenza.
Ebbe appena il tempo di pensare che il suo corpo sarebbe stato segnato da altre cicatrici perché il Minotauro tornò alla carica, costringendola a rotolare su un fianco per evitare una zoccolata.
Si alzò e , sempre grazie all’adrenalina, cominciò a correre più forte che poteva, svoltando a destra e sinistra senza una precisa meta, sperando in un’idea geniale dell’ultimo secondo.
Prese tempo chiudendo la porta della stanza dove si era infilata e girando su se stessa si accorse di essere in una cucina.
Trascinò una cassapanca davanti alla porta e si appoggiò sulle ginocchia con le braccia , riprendendo fiato.
Si rivelò poi una mossa del tutto priva di furbizia, visto che cominciò a prestare attenzione al dolore lancinante alla schiena.
Era come se qualcuno l’avesse aggredita con un tagliacarte.
Le ferite bruciavano e sentiva che continuavano a sanguinare copiosamente, per non parlare poi del ginocchio.
Con le dita tremanti afferrò un angolo del coccio infilzato e racimolando tutto il suo coraggio lo strattonò con forza, riuscendo a sfilarselo dalla pelle viva.
Neanche il tempo di riprendere fiato che con un boato assurdo il Minotauro riuscì
 
 
sfondare la porta ed in men che non si dica se lo ritrovò davanti.
Mentre il mostro soffiava dal naso ed emetteva un sottofondo grottesco dalla gola, avanzando lentamente verso di Aileen come a volersi prendere gioco di lei, la ragazza vagò con lo sguardo per la stanza e non trovò altre soluzioni.
Con uno scatto repentino raggiunse la penisola della cucina ed afferrò un coltello affilato dal ceppo bianco.
Brandì l’arma e cominciò a menare fendenti a destra e manca. Dopo alcuni attimi nel quale il Minotauro riuscì ad evitare il coltello, finalmente riuscì a trafiggergli una coscia.
Il mostro ululò di dolore e soffiò aria calda dal naso. Aileen approfittò della situazione per affondare un altro fendente e riuscì a tagliarlo all’altezza del gomito peloso.
Cercava di indebolirlo più che potesse in modo che avrebbe avuto il tempo di concentrarsi e fare esplodere il lavandino della cucina, visto che non poteva ucciderlo con un semplice coltello, non essendo di bronzo celeste.
Proprio quando il mostro si piegò su se stesso dopo un affondo nel fianco, abbandonò il coltello a terra e allungò una mano verso il lavandino. Chiuse gli occhi e chiamò a sé l’acqua.
La solita stretta allo stomaco però non avvenne, ed al suo posto sentì solo un grande, grandissimo dolore, tanto forte da non riuscire a stare in piedi.
Sentiva freddo, molto freddo.
Cadde a terra, sbattendo la testa sullo spigolo della penisola.
La vista si annebbiò.
Riuscì solo a scorgere il manico del coltello sporgere all’altezza dello stomaco.
 
Aprì di scatto gli occhi e si tirò su a sedere. Scorse in un angolo della stanza la figura di Tyson a terra.
Si alzò in piedi a barcollando raggiunse il ragazzo. Lo strattonò un poco e riuscì a farlo riprendere.
-Tyson… Tyson dov’è Aileen? Dov’è il mostro?- domandò ansioso.
Il ciclope non fece in tempo nemmeno ad aprire bocca che un ululato di dolore gli giunse alle orecchie.
Mutò la forma in lupo e corse a perdifiato verso il battito di cuore accelerato, sorprendendosi poi di sentirne due.
Il battito di prima era affiancato da un altro  molto più lento , sembrava quasi si stesse fermando.
Isaac tese le orecchie e sentì il rumore di un respiro irregolare e  affannato ma terribilmente famigliare.
Aileen.
Entrò con furia dentro la stanza ed alla vista della sua ragazza a terra, circondata da sangue e con una lama conficcata nel corpo , non riuscì a trattenere la rabbia, trasformandosi in un lupo completo.
Attaccò il mostro, che stava in procinto di schiacciare la ragazza, ed azzannò il braccio. Si arrampicò su una mensola e saltandogli sul collo lo morse alla testa.
Graffiò con gli artigli, affondò i canini, spezzò ossa e provocò ululati di dolore.
Avvenne tutto velocemente.
Tyson entrò nella cucina correndo e spalancò gli occhi alla vista di Aileen.
Isaac ringhiò e il ragazzo si riscosse dallo shock iniziale.
Lanciò lo scudo di bronzo celeste al lupo, che lo afferrò con un braccio, mentre mordeva una parte imprecisata del mostro.
Affondò tutte le punte brillanti dentro il corpo peloso e poco dopo il Minotauro esplose in una nuvola verdastra.
 
-Se volete, potete entrare per vederla, ma solo per pochi attimi, ed uno alla volta-
Alle parole di Asclepio Sally alzò automaticamente la testa ed accorse al capezzale della figlia.
Dopo pochi minuti uscì, più distrutta che mai, e vi entrò Percy.
Quando anche il fratello fece ritorno nel corridoio del reparto, sempre con lo sesso sguardo vuoto e grigio, fu la volta di Isaac che si meravigliò non poco di come lo avesse lasciato entrare senza fare storie sul perché lui fosse qui.
Chiuse la porta dietro di se e si voltò.
Aileen giaceva sul letto immobile, circondata da fin troppi macchinari.
Un tubicino bianco era alla base  narici e le permetteva di respirare, un ago era infilato nel braccio sinistro e collegato ad una flebo piena di quella che Isaac riconobbe come ambrosia mentre un dito della mano destra era schiacciato dentro una specie di pinza collegata ad un macchinario che segnava i battiti cardiaci.
Si avvicinò e notò che il camice a quadretti più la leggera coperta celestina coprivano del tutto l’enorme fasciatura che Isaac sapeva fosse la sotto, a tamponare la grossa cicatrice che probabilmente si era formata una volta che i dottori avevano ricucito e sistemato lo stomaco della ragazza.
Le accarezzò i capelli neri al lato del collo e le baciò delicatamente gli occhi.
Percepiva il suo cuore battere ma era debole, lento.
-Aileen- sussurrò- Aileen non mi abbandonare-
Prese un forte respiro e ricacciò indietro le lacrime.
-Non smettere di lottare Aileen. So che ce la puoi fare… tu devi farcela. Fallo per me, per tuo fratello Percy, per tua madre. Fallo per Lydia, perché sei la sua unica vera amica e non sopporterebbe un’altra perdita. Fallo per il tuo fratellastro. Ma soprattutto fallo per te, amore mio. Sei troppo giovane non puoi…- sospirò- non puoi morire così. Non può finire in questo modo. Aileen se ..se mi senti.. resisti, non lasciarti andare, ti prego, ti scongiuro-
 
-… …resisti, non lasciarti andare, ti prego, ti scongiuro-
Sempre la stessa voce, sempre le stesse domande.
E se questa Aileen fosse stata proprio lei?
E se fosse stata proprio lei a non dover rinunciare e lottare?
Il puntino era sempre più lontano, non ce la faceva.
Se lei era veramente Aileen, non sarebbe potuto stare accanto a tutte quelle persone nominate dalla voce.
Lottare non faceva per lei, no.



* Figlio di Apollo, era un dio greco della medicina, quindi l'ho immaginato nel ruolo di primario dell'ospedale per i semi-dei 
** Luogo totalmente inventato da me, l'ho immaginato sulla base del San Mungo ( non so chi di voi legge Harry Potter ma comunque è un ospedale specifico per i maghi) solo che questo è per i semi dei e gli animali mitologici.



HOLA.
Vado di corsissimaaaaa perchè ho da studiare praticamente un libro di biologia maledetta -.-
Ho cercato di aggiornare il più presto possibile e sono riuscita ad accorciare i tempi, ma posso fare meglio lo giuro ! Quindi ci proverò.
In realtà il capitolo era pronto da ieri ma ho dovuto rileggerlo ed alla fine ho cambiato delle cose ed ho inserito il flash back che come idea mi stuzzicava mucho.
avevo da chiedervi una cosa, lo so, ma anche oggi non faccio in tempo -.-
Ve la chiedo prossimamente tanto non è urgente.
VI AMO SEMPRE TUTTE, CAPITO??? <3 <3 <3
e poi il Milan è in qualifica per la Champions Legue quindi...
ALLEGRIAAA  come diceva il buon Mike :)
Ci vediamo nel prossimo capitolo, ah, fatemi sapere cosa ne pensate di questo con una recensione mi raccomando :)
Baci
Cipolletta.

 

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Capitolo 14
*** 13- Thirteenth Chapter- Who are you? ***





Un sonoro Tin risuonò nello stretto ascensore e Percy capì di essere arrivato. Ora , sperava solo di essere ben accolto.
Si era fatto giorni di viaggio lontano da sua sorella nel momento in cui probabilmente aveva bisogno di lui più di in qualsiasi altro giorno , e non se ne sarebbe andato senza aver parlato con suo padre.
Varcò la soglia dell’ascensore e tutta la maestosità dell’Olimpo lo travolse come un’onda gelata.
Annabeth e la sua squadra avevano fatto proprio un bel lavoro nel ricostruirlo. Se possibile, era l’Olimpo più sfarzoso che avesse mai visto.
Che poi, a pensarci bene, lui di Olimpo ne aveva visto solo uno, ma ebbe comunque l’impressione che non fosse mai stato così… potente?
Con una scrollata di spalle si incamminò per il vialetto dorato sospeso nel vuoto, finché non raggiunse il palazzo degli dei.
Vi entrò esitante e nell’atrio, che poi chiamarlo atrio era veramente un eufemismo, scorse subito la figura minuti di Vesta, accanto al focolare, intenta a controllarlo ed a mantenere in vita la fiamma ardente.
-Mi scusi..- borbottò avvicinandosi.
La dea dalle sembianza di una ragazzina di non più di dodici anni si girò lentamente verso di lui e sorrise calorosamente, proprio come quella volta, quattro anni fa, quando la incontrò alle porte della guerra contro Crono.
-Perseus Jackson- ritornò con lo sguardo sul fuoco- che piacere rivederti-
-Anche per me divina Vesta- si grattò la nuca in imbarazzo – mi chiedevo se.. ehm, potessi-
-Parlare con tuo padre? Dovresti sapere che ormai è quasi sempre nel regno sottomarino-
-Si ecco, io speravo di trovarlo qui-
-Hai sperato male Perseus. Ma posso aiutarti.- frugò nella tasca della veste stropicciata- Sono certa che tu conosca questa specie di perle- concluse facendogli l’occhiolino.
Percy si rigirò fra le mani la perla bluastra sfumata di bianco ed annuì con veemenza. Aprì la bocca per ringraziare la dea, ma quella con un gesto della mano lo bloccò.
-Vai-
Gettò la perla a terra e la schiacciò con il tallone.
-Palazzo di Poseidone- urlò a gran voce.
 
 
La prima e ultima volta che aveva visto il regno di suo padre era stata al tempo della guerra contro Crono, ed il mondo sottomarino non era certo quello che adesso era davanti ai suoi occhi.
I palazzi coperti da alghe marine scure e puzzolenti erano stati sostituiti con costruzioni di corallo rosso, arricchite da anemoni colorati e pratini di alghe verdi splendenti.
Gli abitanti una volta stanchi e spossati ora sembravano brillare di una nuova luce che la speranza gli aveva donato.
Quando si rese conto di essere arrivato  del padre, alzò lo sguardo e temette di perdere la mascella, tanto era spalancata.
 
Suo padre era tale e quale all’ultima volta che lo aveva visto. Stessa camicia hawaiana, stessi pantaloni kaki fino al ginocchio, stesse infradito e perfino stesso cappello verde militare.
L’aspetto però, non era come se lo ricordava. Sembrava quasi più giovane, più bello e in salute. D'altronde sapeva che l’aspetto di suo padre rispecchiava le condizioni del regno sottomarino, e quindi non si stupì più di tanto nel vederlo così raggiante.
Poseidone invece, se si stupì nel vedere il figlio mezzosangue nel bel mezzo della sala del trono, non lo diede a vedere.
-Percy!!!- esclamò – Avvicinati- gli ordinò facendogli cenno con la mano
-Papà…- il semi dio si avvicinò al trono con cautela
-Figliolo, cosa ti porta qui?- domandò Poseidone incrociando le braccia all’altezza del petto.
-Papà Ail-
Poseidone lo interruppe con un gesto della mano- So tutto…- mormorò abbassando gli occhi.
Percy si agitò sul posto- Non puoi permettere che muoia!! Tu .. tu sei il dio dei mari, uno dei tre più potenti!! Devi fare qualcosa papà!! Lei…lei non può…non può- non fece in tempo a terminare nuovamente la frase che scoppiò in lacrime, accasciandosi vicino al trono del padre.
Da quando sua sorella era in quello stato erano le prime lacrime che versava. Prima non aveva avuto il coraggio di dimostrarsi debole ma ora sentiva il bisogno tremendo si sfogare tutta la sua paura e tensione.
Poseidone accarezzò i capelli corvini del figlio e sospirò- Sai benissimo Percy che noi dei non possiamo intervenire su queste cose. Se le Moire decideranno che Aileen deve morire… Aileen morirà- sentenziò il dio sussurrando l’ultima parola.
Percy scosse flebilmente la testa- Tu sei un dio. Puoi contattarle e..-
-Nessuno scappa al proprio destino Perseus. Nemmeno noi dei possiamo sfuggire. Altrimenti credi che non avremmo fatto qualcosa ai tempi della guerra con Crono?- scosse la testa vigorosamente- Percy quello che mi stai chiedendo è troppo. Vorrei davvero poterlo far-
-NON è VERO!- urlò sopraffatto dalla rabbia
Fortunatamente Poseidone mantenne la calma- E’ mia figlia- impugnò il tridente come a farsi forsa- credi che non mi piacerebbe vederla viva invece che nelle mani di mio fratello Ade?-
-Ti chiedo un’altra cosa allora…-
- Se è in mio potere, sarai accontentato-
-Se si risveglierà mai,cancellale la memoria.-
-Cosa??- boccheggiò il dio.
-Cancellale la memoria dell’ultimo anno. Non dovrà ricordarsi nulla. Niente Isaac, niente lupi, niente mostro, niente di niente. Dovrà solo ricominciare da capo-
-Non capisco…-
-Papà… per quale motivo credi che il Minotauro ci abbia attaccati? Per l’odore di lupo mannaro. Noi siamo stati ben attenti a non dare nell’occhio. E poi… Isaac non mi piace per nulla. Ha fatto del male ad Aileen-
-Percy … quello che vuoi fare è… intendo.. ne sei sicuro? Credi di avere il permesso di fare della vita di tua sorella ciò che ne vuoi tu? Non credi che debba scegliere lei una volta sveglia?-
-No. E’ accecata dall’amore papà. Non capisce. E’ quasi arrivato ad ucciderla-
A quelle parole Poseidone rizzò la schiena e strinse le nocche intorno al tridente.
-E così sia-
Il dio dei mari sollevò il simbolo del suo potere in alto e una luce accecante investì Percy Jackson, che chiuse gli occhi e si portò un braccio intorno al viso.
 
 
-Isaac- al suono del suo nome il ragazzo si voltò e si ritrovò davanti una ragazza dai capelli biondi striati d’argento e degli occhi grandi e grigi.
Si alzò dalla poltrona vicino al letto di Aileen e le andò vicino.
-Chi sei?-
La ragazza ignorò la domanda del lupo e gli puntò un indice sul petto- Stai lontano da lei, capito?-
Isaac si voltò a guardare Aileen distesa sul letto d’ospedale.
Non ce la faceva a vederla così. I capelli corvini erano sparpagliati sul cuscino candido, l’espressione del viso era distesa ma seria, e non sorridente come quella che era abituato a vedere. Le braccia erano giù lungo i fianchi immobili, senza accenno di movimento ed incorniciavano il corpo steso a pancia in su sotto la leggera coperta azzurrina. Da sotto il camicie a quadri spuntavano gli aghi della flebo e il tubicino collegato poi al naso.
Sentiva il suo cuore debole tale e quale a una settimana prima, quando era avvenuto lo scontro.
Si voltò nuovamente verso la ragazza bionda.
-Chi sei?- tornò a chiedere stringendo i denti.
-Devi starle lontano. E’ colpa tua se è in questo stato. La vostra puzza attira più mostri che mai. Stalle lontano e punto.-
-Certo le staro lontano come suo fratello nel momento in cui ha più bisogno eh?- sentiva la rabbia risvegliare il lupo che era in se.
La bionda spinse l’indice contro il sul petto con forza.
-Tu non sai niente- sibilò- Percy sta facendo un viaggio per lei-
Isaac allontanò con un gesto repentino la ragazza- Lasciamo in pace. Aileen ha bisogno di me ed a meno che non sarà lei a non volermi più, io non la abbandonerò-
La bionda assottigliò gli occhi e se ne andò a grandi passi, senza degnarlo di un ultimo sguardo.
Isaac si avvicinò nuovamente al letto della semi dea e sedendosi sulla vecchia poltrona ,che da una settimana a quella parte era ormai diventata il suo letto, le prese la mano piccola e pallida fra le sue che erano almeno due volte più grandi.
Le lasciò un bacio delicato sul dorso e cominciò con il pollice a disegnare centri concentrici fino a che non sentì un qualcosa di caldo solcargli la guancia.
Si asciugò di fretta la lacrima e tirò su con il naso.
Doveva essere forte.
Doveva farlo per lei.
Sua madre Sally ormai non smetteva di piangere da una settimana ed i dottori le avevano sconsigliato di entrare nella camera della figlia per evitare mancamenti, come già era avvenuto.
Suo fratello Percy era sparito il giorno dopo dello scontro.
Quel che aveva riconosciuto come Tyson, il fratellastro di Aileen, era come paralizzato e oltre a tirare su col naso e piangere non muoveva una paglia.
Lydia si era chiusa in sé.
C’era rimasto solo lui.
Se anche lui si sarebbe lasciato andare chi avrebbe trovato Aileen al suo risveglio?
Perché né era certo. Aileen si sarebbe svegliata.
Vero?
-Non mollare. Non mollare proprio ora che…- si bloccò.
Era giusto quello che stava per dire? Forse no.
Però in fondo quelli erano i suoi sentimenti, e lui non li aveva mai esposti troppo facilmente. L’unica persona che lo induceva a tirare fuori il meglio di sé era proprio la ragazza distesa davanti a lui.
Allora forse non era sbagliato confessargli tutto.
Forse poteva provare a vedere cosa si provasse a svuotarsi completamente, tanto Aileen non avrebbe potuto sentire.
-Non puoi mollare proprio ora che mi sono accorto di essermi innamorato di te. E’ così strano dirlo. Non sono mai stato innamorato. Certo qualcuna mi è già piaciuta ma l’amore non l’ho mai conosciuto. Quindi teoricamente non so nemmeno cosa sia l’amore. Come si fa a capire quando qualcuno ti piace al tal punto di esserne innamorato? Io so solo che sorrido subito appena ricevo un tuo messaggio, qualsiasi cosa ci sia scritta, perché è semplicemente fantastico saper di aver attraversato la tua mente per un secondo. So solo che sorrido nel vedere i tuoi capelli disordinati o il tuo sorriso timido e semplice che non pensi possa essere importante. …-
Si guardò intorno per accettarsi di essere da solo.
-E’ che sto morendo dalla voglia di guardarti di nuovo negli occhi- sospirò e accarezzò per la milionesima volta il dorso della mano della ragazza.
- Ti amo Aileen cazzo. Amo i tuoi occhi blu come il mare, amo il tuo viso. Amo il tuo modo di parlare. Amo la tua simpatia. Amo il tuo sorriso, lo adoro da impazzire. Insomma , amo te. E tanto-
- E so che non ti merito e che sei sprecata per uno come me ma… - scosse la testa- facciamo così. Tu intanto pensa a svegliarti , poi ne riparleremo. Che ne dici?-
 
Non riusciva proprio a capire chi fosse quella voce tanto famigliare quanto sconosciuta che riempiva il vuoto intorno a se con tutte quelle parole. Le fece quasi venir voglia di urlare che si, era lei la famosa Aileen, anche se non ne era del tutto certa.
Però c’era come una vocina dentro di sé che le suggeriva di combattere e raggiungere la luce per vedere il volto di chiunque sia stato a parlare.
La curiosità la investì come un’onda in pieno, tanto che le gambe le sembrarono d’un tratto più leggere e il puntino di luce più vicino e più grande.
Oh si, riusciva anche a muovere i piedi ora.
Ce l’avrebbe fatta.
Perché lei era Aileen Jackson.
 
-Isaac!- lo chiamò la voce di Lydia Martin.
Il biondo pigiò il tasto ‘caffè’ nella macchinetta dell’ospedale e si voltò verso la ragazza e con un cenno della testa la incitò a continuare.
-Volevo chiederti se… se potevi accompagnarmi a fare visita ad Aileen-
Il suono acustico della macchinetta lo interruppe prima che avesse potuto dire qualcosa, così si girò a prelevare il suo caffè e dopo un breve sorso annuì e si incamminò con la rossa.
 
Per i corridoi deserti dell’ospedale l’unico rumore udibile era il tossire di qualche paziente o il ticchettare dei tacchi , o forse era meglio dire trampoli, laccati di color prugna di Lydia, stretta nel suo abitino nero e nel suo blazer beige.
In mano stringeva una piccola bustina colorata e quando Isaac le chiese cosa fosse Lydia rispose che era un regalo per l’amica, senza scendere troppo ai particolari.
 
Entrarono dentro la stanza dove Aileen era ricoverata e Lydia provò quasi un moto di fastidio e delusione.
Ma d’altronde cosa si aspettava? Che nel giorno di sua assenza si fosse svegliata e magari fatta pure un giro?.
Che sciocca.
Si avvicinò all’amica e le accarezzò dolcemente una guancia, per poi posare la bustina colorata nel comò blu scuro.
-Come stai? Ancora non ne vuoi sapere di svegliarti eh?- sospirò prendendo la mano di Aileen fra la sua.
- Spero solo che tu sia talmente stanca da non voler aprire gli occhi e che quando avrai recuperato le forze li spalancherai e mi abbraccerai forte. Hai capito? Cerca di farlo il più presto possibile però-
Poi qualcosa riaccese la speranza nel suo cuore.
Una debole stretta, così debole da far invidia a quella di un neonato, fece pressione sulle sue dita.
Osservò la mano dell’amica muoversi piano ed in un primo momento credette di avere le allucinazioni ma da come Isaac spalancò gli occhi seppe di non star sognando.
Le sue preghiere in fondo a qualcosa erano servite.
 
Il battito lento e debole che era abituato a sentire riprese con più forza e rigore. Era sempre più lento di un battito normale ma se non altro non faticava a percepirlo.
Sentì il respiro di Aileen farsi più intenso.
Poi successe tutto come in slow motion.
La ragazza che amava aprì gli occhi con una lentezza inaudita, facendo allarmare Lydia che corse a premere il campanello d’allarme, e si guardò intorno come un bambino spaesato.
I dottori li buttarono fuori poco dopo  ma a lui non importò.
Era sveglia.
Aileen finalmente era sveglia.
Il dottor Asclepio uscì dalla stanza sorridente e sereno circa un ora dopo.
-E’ stata forte e ce l’ha fatta. Abbiamo fatto tutti i controlli possibili e non sembra aver riportato danni gravi a parte cicatrici e ferite varie. Potete andare a visitarla ma non fatela affaticare. Io intanto avviso i genitori. Con permesso- detto questo lasciò i due ragazzi e si diresse chissà dove.
Lydia batté le mani entusiasta e spinse la maniglia della porta dal vetro satinato entrando poi nella stanza, seguita a ruota da Isaac che non appena vide Aileen ad occhi aperti ebbe voglia di piangere o urlare dalla felicità.
Oppure di piangeree urlare contemporaneamente.
-Aileen…- esclamò Lydia
La ragazza , che prima osservava fuori dalla finestra, si voltò verso la rossa e tirò un sorriso stanco ma felice – Lyd… - sussurrò con voce roca.
Cercò di mettersi a sedere ma la rossa con un gesto delicato la obbligò a restare sdraiata- Sei debole, resta giù. Come ti senti?-
-B bene. Un po’ frastornata ma bene. Lydia devo farti una domanda importante…- prese fiato- come sono finita in queste condizioni?- domandò confusa.
Lydia boccheggiò per un poco – Io.. non… è meglio che te lo spieghino gli altri, ecco- rispose.
-Ora non ci pensare. Piuttosto ho un regalo per te. Ma prima… guarda chi ti ho portato- concluse Lydia spostandosi da davanti ad Isaac e lasciando che la ragazza lo osservasse.
Il biondo però non si sentì per nulla a suo agio, come di solito si sentiva in presenza di Aileen, quando quest’ultima lo squadrò dal basso all’alto.
-Ehm.. ciao- disse incerta.
-Ciao Aileen – rispose lui avvicinandosi.
- Posso.. posso farti una domanda?- domandò ricevendo un cenno d’assenso come risposta dal ragazzo.
-Ma tu.. tu chi sei?-
Isaac stavolta sentì un rumore mai sentito e probabilmente che avrebbe volentieri evitato di sentire.
Fu un rumore immaginario, surreale ma allo stesso tempo significativo.
Sentì chiaramente il suo cuore andare in frantumi alla consapevolezza che Aileen, la sua Aileen, non si ricordasse di lui.
 

 

 HOLA.
Questo capitolo è stato un vero e proprio p.a.r.t.o.
Non sapevo come scrivere ciò che mi girava in mente e tutto quello che buttavo giù lo cancellavo in due secondi.
Quindi è venuta fuori 'sta  schifezza :/
Sinceramente fosse per  me non l'avrei pubblicata e provata a riscrivere tutta ma non avevo proprio voglia di farvi aspettare tanto perchè non è giusto nei vostri confronti.
Già che avete aspettato cos tanto mi scoccia.

IO RINGRAZIO DI CUORE CHI CONTINUA A SEGUIRE LA STORIA PERCHè DAVVERO SIETE FANTASTICHE/CI E SPERO TANTO DI NON DELUDERVI MAI.
UN GRAZIE ENORME ANCHE A CHI RECENSISCE CHE SA SEMPRE COME FARMI SORRIDERE ANCHE QUANDO VA TUTTO MALE E SA COME FARMI VENIRE L'ISPIRAZIONE E LA VOGLIA DI SCRIVERE PERCHè CREDETEMI, SENZA DI VOI NON CI SAREBBE NESSUNA STORIA
UN GRAZIE ANCHE A CHI MI HA SOSTENUTO  NELL'AVVISO CHE HO PUBBLICATO, SIETE LA RAGIONE PER CUI OGGI MI SONO PRATICAMENTE INCOLLATA ALLA SEDIA E NON MI SONO MOSSA FINCHè NON è USCITO  DAL MIO CERVELLO QUALCOSA DI VAGAMENTE SIMILE AD UN CAPITOLO.
UN GRAZIE INFINITO A CHI RECENSIRà ANCORA QUESTO NUOVO CAPITOLO E CHE CONTINUERA A FARLO PERCHè SIETE E SARETE SEMPRE LA MIA GIOIA E ORGOGLIO PERSONALE.
UN GRAZIE ANCHE A Caro_Ari CHE SI è OFFERTA PER DARMI UNA MANO CON IL MIO BLOCCO IN CASO FOSSE PEGGIORATO ( MENOMALE CHE NON è SUCCESSO :p)


Spero il capitolo vi piaccia e prometto di aggiornare mooolto più spesso ( mercoledì mi fnisce la scuola yeeeeeeeeeeeeeaaaaaaaah)
Un bacioneee one one one
Cipolletta.

Me la lasciate una recensione vero? :)

 

p.s.=
Pubblicità tà tà tà tàààà =
 TROUBLE UNDER THE MOONLIGHT :

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1685962&i=1
 
IL SEGUITO : I'M HOWLING FOR YOU:
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Sono due ff su Teen Wolf che io consiglio a tutte :D

 

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Capitolo 15
*** 14- Fourteenth Chapter- The missing piece of the puzzle ***






Ti amo Aileen cazzo.
Ti amo Aileen cazzo.
Ti amo Aileen cazzo.
Ti amo Aileen cazzo.
Ti amo Aileen cazzo.
Ti amo Aileen cazzo.
-Aaaaaaaaaaah- con un urlo si svegliò e si mise a sedere, portandosi una mano sul cuore che batteva a mille.
Sempre lo stesso incubo di ogni notte.
Da una settimana circa, cioè da quando era stata dimessa dall’ospedale, non faceva altro che sognare sempre lo stesso ragazzo che le ripeteva quella frase all’infinito.
Non sapeva chi fosse, aveva il volto oscurato e la voce ovattata, ma le sembrava sempre così dannatamente reale. Peccato che nessuno in vita sua le aveva mai detto una cosa del genere e probabilmente nessuno lo avrebbe fatto per ancora un bel po’ di tempo.
Eppure non poteva far altro che pensare che qualcuno glielo avesse detto per davvero, magari in un momento in cui lei non  stava ascoltando o magari perfino quando lei stava dormendo.
Scrollò la testa scacciando quei pensieri assurdi e lanciò uno sguardo alla sveglia.
Le 7 e dodici della mattina e lei era già sveglia.
La scuola quel giorno sarebbe cominciata alle 8 e mezza , perciò aveva tutto il tempo del mondo per prepararsi alla meglio e soprattutto con calma.
Si alzò dal letto e appoggiò un piede a terra, stranamente contenta del pavimento freddo. D’altronde erano a fine maggio e lei cominciava ad accusare sempre più caldo.
Si diresse in bagno e si liberò del pigiama verde acido appena chiuse a chiave la porta di legno di ciliegio.
Attraversò la stanza e fece per alzare il piede ed entrare nella doccia quando intravide il suo riflesso allo specchio e come ogni mattina non riuscì ad evitare di scrutarsi ogni centimetro di pelle.
La cicatrice alla spalla era lì e la conosceva bene, ma ce ne erano due di cui l’origine era incerta, soprattutto una.
La cicatrice profonda all’altezza dello stomaco era un mezzo mistero. Era collegata alla sua settimana di coma ma ancora non capiva bene come. Suo fratello Percy le aveva raccontato di come fosse brutalmente caduta dalle scale e di come avesse perso conoscenza finendo in coma, appunto. Le aveva anche raccontato di come avesse infranto la finestra accanto al corrimano e di come un vetro le si fosse conficcato nello stomaco, ma era ovvio anche alle orecchie di un bambino come la storia non stesse in piedi da sola.
C’era qualcosa che non tornava. Solamente che Aileen quel qualcosa ancora non sapeva cosa fosse.
Sarà stato il fatto che lei non si ricordasse niente di niente o forse perché sentiva una specie di buco dentro di sè. Era come se al puzzle della sua vita mancasse un pezzettino. Ma non uno di quei pezzettini che fanno da cornice o stanno negli angoli, no. Mancava proprio uno dei pezzettini principali, di quelli che si incastrano su tutti e quattro i lati e che senza i quali il puzzle non avrebbe avuto alcun senso.
Su un fianco destro poi si era ritrovata quattro cicatrici lunghe e fine , distanti pochi millimetri l’una dall’altra parallelamente. Erano nella posizione come se qualcuno dai lunghi artigli l’avesse graffiata in malo modo.
E se la cicatrice alla pancia era un mistero, queste lo erano se possibile ancora di più , visto che nessuno riusciva a spiegarle né come né quando se le fosse procurate.
Quando cercava di sollevare l’argomento tutti le sviavano il discorso o alzavano le spalle con noncuranza e questo ad Aileen dava i nervi.
Possibile che si ritrovasse così tante cicatrici e non si ricordasse nulla???
C’era un’altra cosa che la tormentava ultimamente. Tutti si comportavano come se fosse di cristallo. Come se si potesse rompere in mille pezzi da un momento all’altro.
Aileen li aveva visti gli sguardi di Percy, che di soppiatto la scrutava silenziosamente e cercava segni di chissà che cosa sul suo viso. Li aveva visti gli sguardi di Tyson, di Lydia e perfino di Dioniso.
Se c’era poi una cosa più anormale di tutte era proprio quella. Da quando il Signor D. si preoccupava per lei? Eppure era andato a trovarla ben tre volte in una settimana.
Era più di quanto lo avesse mai visto in tutte le sue estati passate al campo mezzosangue.
L’unico che fin ora si comportava normalmente con lei, trattandola come una ragazza di tutti i giorni e non come una delicata porcellana era stato Nico e di questo ,Aileen gliene era grata fino al midollo.
Non ne poteva più di sguardi compassionevoli da parte di tutti. Non ne poteva davvero più di riuscire a saltare sempre la fila alla mensa o alle macchinette perché tutti avevano pena della povera ragazza uscita dal coma.
Ispirò ed espirò aria talmente rumorosamente che poté osservare il suo petto alzarsi ed abbassarsi.
S’infilò sotto il getto d’acqua tiepida ed insieme allo sporco dei capelli lavò via anche tutti i suoi pensieri.
 
Quella mattina Lydia non era passata a prenderla visto che sarebbe entrata un’ora dopo, così Aileen si avviò verso la scuola di Beacon Hills a piedi, non dopo una breve litigata col fratello che sosteneva che fosse ancora troppo debole per camminare.
Lei di tutta risposta aveva afferrato lo zaino Eastpak e se ne era uscita di casa in fretta, lasciando Percy , Sally e Tyson ai loro confabuli mattutini.
Quella mattina stranamente , guardandosi allo specchio prima di scendere a far colazione si era piaciuta e così aveva deciso di indossare qualcosa di più impegnativo rispetto alle sue solite t-shirt e jeans lunghi.
Ora si trovava così a camminare per la via principale del paese con dei shorts a vita alta color pesca, un top dalle spalline fine color menta ,che le arrivava all’ombelico ma non lasciava nulla scoperto visto i pantaloncini, degli stivaletti alti fino alla caviglia color crema e un maglioncino bucherellato sempre dello stesso colore degli stivaletti che aveva poi infilato con un angolo dentro agli shorts, per farlo più corto.
Non aveva però rinunciato alla sua solita crocchia disordinata anche se stavolta aveva aggiunto un cerchietto color menta che spiccava fra i suoi capelli.
Doveva ammettere di aver pensato anche di truccarsi, ma alla fine aveva deciso che per quella mattina era anche troppo , così era uscita di casa solo con un po’ di burrocacao alla ciliegia sulle labbra.
 
-Ehi bellezza- esclamò qualcuno fischiando.
Aileen si voltò verso la voce e vi trovò un Nico vestito, stranamente, con una t-shirt color vinaccia e dei jeans chiari con le Air Force bianche.
-Nico!- esclamò la ragazza arrestando il passo svelto e lasciando che il semi dio la raggiungesse – cosa ci fai qui?- domandò una volta che le era accanto.
-Facevo una passeggiata mattutina e chi ti vedo? Jackson che cammina a passo svelto!- spiegò facendo ridacchiare la ragazza.
-Sto andando a scuola…- precisò Aileen roteando gli occhi- Ma la mia voglia è pari a meno cinquanta- concluse sbuffando.
-Probabilmente tuo fratello mi ucciderà, ma tanto io sono il figlio di Ade e quindi sfrutto la cosa a mio vantaggio….-
Aileen assottigliò gli occhi- Mi stai chiedendo di fare sega con te?- indagò
Nico alzò lo sguardo verso il cielo dove un sole mattutino splendeva alto e arricciò il naso- Effettivamente si, ti sto proponendo di marinare la scuola avec moi-
La ragazza ridacchiò ricordandosi di come in realtà Nico non avesse proprio diciannove anni e per questo motivo delle volte odiava sentire certi termini moderni. A pensarci bene Nico aveva quell’età, solo che se non fosse stato intrappolato dai mangiatori di Loto per più di cinquant’anni ora ne avrebbe avuto molti di più.
- Avecbeaucoup de plaisir- rispose in un perfetto accento francese.
-E così parli pure francese. Credevo di conoscerti Aileen Jackson… mi sbagliavo évidemment-
Conclusero il discorso con una fragorosa risata per entrambi mentre Nico passava un braccio intorno alle spalle graciline di Aileen e si avviavano dalla parte opposta dell’edificio scolastico che si cominciava ad intravedere da dietro gli alberi.
 
-Paul… come te lo devo dire? Tu.Non.Mi.Piaci. Punto, fine della storia. Aria!- esclamò esasperata una Lydia alle prese con un quattordicenne tutto brufoli, occhiali ed apparecchio.
La ragazza si chiese se per caso ultimamente, da quando era stata scaricata da Jackson Whittemore, avesse attaccato un cartello dietro le spalle con scritto ‘parlatemi’.
Estrasse dalla Gucci il suo gloss e si specchiò nel piccolo specchietto rosa che aveva attaccato dentro l’armadietto ad inizio anno.  Passò un nuovo strato appiccicoso sulle labbra carnose e lo richiuse velocemente.
Un picchiettio sulla spalla destra la fece sobbalzare.
-Paul…seriamente..??- esclamò esasperata girandosi e trovandosi davanti ad un Tyson confuso.
-Non… non sono Paul- ribatté quasi offeso
-Ciao Tyson…- si corresse rigirandosi verso l’armadietto e chiudendo l’anta- cosa c’è?- chiese gentilmente voltandosi nuovamente e ritrovandosi faccia a faccia.
-Ehi Martin!!- un urlo stoppò il ciclope dal parlare e Lydia rabbrividì al sentire ed al riconoscere quella voce, ma fece finta di nulla.
-Martin sei diventata sorda?- Jackson si avvicinò spavaldo ai due e si parò al lato della ragazza, accarezzandole una spalla.
Lydia si scostò rapidamente e lo guardò con gli occhi sbarrati. – Che cosa vuoi da me Whittemore?- chiese scocciata.
Jackson rivolse uno sguardo più che eloquente a Tyson che ci mise un po’ ad afferrare il concetto ma quando capì cosa intendesse alzò i tacchi e con un cenno del capo si dileguò.
Lydia sbuffò sonoramente- Ti ho fatto una domanda- sibilò a denti stretti.
-Volevo solo chiederti come mai in queste settimane sei diventata così…così fredda. Prima credevo fosse solo una questione passeggiera ma ora… non ti capisco sai Martin?-
- Uao. Che perspicacie. E secondo te, perché io dovrei comportarmi da fredda?-
-Lydia…- le mise una mano sulla spalla, di nuovo- ti sto chiedendo una seconda possibilità- enunciò guardandola negli occhi.
La rossa prese un gran respiro. – Hai lasciato la tua ragazza?-
Jackson annuì.
Lydia prese un altrograndissimo respiro.
Quella probabilmente era l’occasione che aspettava da quanto lui si era messo con.. con Silver.
Quanto tempo era che desiderava che un giorno Jackson fosse venuto da lei e le avesse chiesto di ritornare quelli di tempo prima?
Quante volte si era immaginata lei per mano nella mano del ragazzo per i corridoi della scuola, senza nascondersi, senza preoccuparsi che girassero voci sul tradimento di Jackson, come ai vecchi tempi?
Che poi, dire vecchi tempi era proprio esagerato.
Erano giusto due anni prima. Soli due fottutissimi anni prima la sua vita era perfetta.
Aveva Jackson accanto, era la più invidiata e guardata nella scuola, faceva shopping un giorno si e l’altro pure  ed aveva tante amiche.
Ora era un bocconcino single per sfigati, le ragazze cominciavano a snobbarla , aveva si e no due amiche e … da quant’era che non comprava nemmeno un misero mascara o un misero top?Almeno una settimana.
Decisamente troppo.
Dare una seconda possibilità a Jackson era come lasciare che uno spiraglio di luce entrasse in quella crepa che ormai era la sua vita.
Ma era vero anche che dargli una seconda possibilità sarebbe stato come dargli un’altra pallottola per la sua pistola, perché la prima volta aveva mancato il bersaglio.
Aveva sempre odiato gli incoerenti, Lydia.
Ed ora lei non era di meno, continuando a volerlo ma allo stesso tempo odiandolo.
Cosa avrebbe dovuto fare?
-Lydia… rispondi.. Tu mi ami?- le chiese prendendola alla sprovvista.
Già.. lei lo amava?
O amava solamentel’idea di esserne innamorata?
Sospirò- Non lo so- ammise – ma …- scostò nuovamente la mano del ragazzo dalla spalla- ma non voglio tornare con te-
Si allontanò a gran passo e se represse l’istinto di voltarsi e saltargli al collo per poi baciarlo, non lo diede a vedere, decisa a smetterla una volta per tutte con il pensiero di Jackson fisso in mente.
D’altronde, anche se il suo cuore lottava per dire che non era vero, sapeva che Jackson le parlava così per un solo scopo, purtroppo.
Non voleva un ragazzo che la lusingasse per portarsela a letto, non più.
 
-No non ci credo!!!- esclamò ridendo Aileen provocando altre risate da parte di Nico.
- Giuro!!!- disse il moro portandosi una mano sul cuore – ho visto con i miei occhi due anime che ci provavano l’uno con l’altra. Ero nella prateria degli Asfodeli-
-Avrai visto sicuramente male su!- rimbeccò la ragazza tirandogli un leggero pugno sul braccio.
-E va bene, come vuoi. Sai che è quasi l’ora della tua uscita da scuola?- domandò mettendo le virgolette alla parola ‘uscita’.
Aileen scrollò le spalle e sbuffò – Credo che sia meglio che vada allora. Non vorrei davvero che mio fratello ti butti nel Tartaro. E credimi, lo farebbe.-
Nico si abbandonò all’ennesima risata e le passò lo zaino blu che per gentilezza le aveva portato tutta la mattina.
Aileen lo afferrò e mettendoselo in spalla sorrise all’amico, mettendo in mostra i suoi denti bianchi e le fossette lievemente accennate.
-Mio fratello è sempre più protettivo, non trovi?- domandò ingenuamente.
-Naaah, sai com’è fatto Percy, si preoccupa per tutti, è la sua natura-
Aileen ridacchiò un poco e annuì.
Quella mattina non aveva fatto altro che ridere, scherzare e sorridere come non faceva da tempo. Non è che con Lydia non stesse bene ma con Nico era tutto diverso, poteva essere la vera se stessa, poteva parlare di tutto quello che le piaceva senza preoccuparsi di dire o spifferare troppo  di qualcosa.
E cavolo se si era divertita quella mattina.
Nico probabilmente era uno dei suoi amici più cari. Si ricordava la prima volta che l’aveva conosciuto. Quando Percy l’aveva portato nella loro vecchia casa di New York a prima vista quel ragazzo pallido e dai capelli corvini le era sembrato un sacco noioso, per non parlare poi della nomina che si portava dietro.
Insomma nessuno avrebbe mai creduto che un figlio di Ade potesse essere così simpatico.
Fortunatamente lei non era stata mai una persona che si ferma alle prime apparenze.
 
Quando la campanella dell’ultima ora suonò, Isaac raccolse il suo zaino da terra e sgattaiolò fuori dall’aula in men che non si dica, evitando accuratamente di incontrare i suoi amici.
Non voleva vedere né parlare con nessuno. Tutti gli avrebbero detto la stessa cosa tanto.
E’ solo una ragazza, fattene una ragione e vai avanti. Ne incontrerai una più bella più simpatica più questo più quello e bla bla bla.
Il problema era che lui, le altre, non le vedeva proprio. Ogni volta che in corridoio incrociava lo sguardo con quello di una ragazza, immediatamente pensava solo che al suo sguardo, al blu intenso di Aileen.
L’unico che probabilmente era riuscito a comprenderlo era stato Scott, ma Isaac non aveva raccontato tutta la verità.
E’ vero Scott e gli altri sapevano ormai che Aileen ,suo fratello e gli altri non erano quello che sembravano, e l’avevano capito da quello scontro dove lui aveva rischiato di ucciderla, ma non si sentiva di raccontargli proprio tutto.
Si fidava del suo migliore amico, ma sarebbe stato come tradire Aileen e lui non lo avrebbe mai fatto.
Anche se lei ormai, non ricordava nemmeno che lui esistesse.
Era questo che lo uccideva da dentro, lo logorava lentamente fino a togliergli il fiato.
Lei non ricordava nulla di lui, di tutto quello che era successo.
Come fosse possibile Isaac non lo sapeva, ma aveva giurato ,quel giorno in cui Aileen si era svegliata, di scoprirlo.
Ora però non sentiva la forza necessaria per farlo.
Forse doveva fare come gli aveva consigliato Stiles. Ricominciare da capo, da zero, insomma… dimenticare anche lui.
No, non avrebbe dimenticato, non ce l’avrebbe fatta.
La fregatura erano proprio i ricordi. I baci rubati, quelli dati all’ultimo secondo prima di andare via. Quelle notti rimasti a parlare sdraiati nel terreno umidiccio del bosco, quando Aileen gli confessava di sentirsi al sicuro con lui e le si chiudevano gli occhi dal sonno ma non ne voleva sapere di farsi portare a casa per riposare. Le canzoni dedicate. Gli abbracci inaspettati, le mani che si intrecciavano, le ore passate insieme.
Si lo fregavano.
Dio, sembrava una femminuccia in preda alla prima cotta.
Era convinto che lui ed Aileen avrebbero potuto amarsi tantissimo.
Peccato che si erano incontrati nel momento sbagliato delle loro vite.



 
HOLA.
Ho "trovato" sull'editor di EFP un nuovo font che mi fa impazzire ahahahaha, ok stop basta.
Avete vistoooooo???
Solo tre giorni ed ho aggiornatoooooooooooooooooooooooooo
Appalusi, grazie, grazie, grazie *si inchiana e prende al volo rose rosse*.
Se leggerete questo capitolo domani , cosa poi molto possibile, possiamo dire che sono quattro giorni.
Che poi, no, perchè sono le 23:29 e quindi non è scoccata la mezzanotte e quindi ho aggiornato TRE giorni dopo.
Non vi ci abituate a 'sta velocità però sono sicurissima che aggiornerò comunque molto più regolare :D
OGGI è FINITA LA SCUOLA.
Abbiamo fatto i gavettoni e quelli del quinto mi hanno inseguita per tutta la fermata dell'autobus ed alla fine mi hanno fracicata. 
Poi ho fatto il primo bagno al lago e sono troppo gasata :D YEAH.
Okkkkkkk dopo avervi raccontato cose di cui probabilmente non ve ne frega un *BIP* passiamo a parlare del capitolo.
E' di passaggio e non succede un granchè, i know.
Però i capitoli di passaggio delle volte, servono, you know.
Ed è anche piuttosto triste, soprattutto il Pov Isaac che mentre lo scrivevo mi si stringeva il cuore :'(
Il prossimo capitolo succederà qualcosa ma sarà sempre di " passaggio" perchè.... beh poi vedrete.
Spero vi sia piaciuto, lo so che non è proprio questa meraviglia , però appunto era di passaggio ( avrò detto passaggio tipo ottanta volte )
Un bacione one one 
Cipolletta.
( Me la lasciate una recensione vero? :3)


IMPORTANTE:
Guardate qua cosa mi ha disegnato la caro di Caro_Ari:
 ( lo so è a testa in giù D:) 

Spero non ti sia dispiaciuto se li ho pubblicati ma erano troppo.... asjsgdjskdhakalhdakasjals ( belli)
Per chi non avesse capito è Aileen.

Publicità tà tà tàààà:


I'm Howling for you: 
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1791314   
Poi se andate sulla pagina delle autrici trovate anche l'altra :)



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Capitolo 16
*** 15- Fifteenth Chapter- People change, memories don't. ***


LO SO, SONO IMPERDONABILE.
Per favore, vi chiedo solo di scusarmi.
Questa settimana sono stata in umbria da mia zia visto che si doveva operare al seno per togliere delle cellule molto brutte che avrebbero potuto portare al tumore, quindi ho dovuto controllare i miei due cuginetti ( di due e cinque anni) mentre tutti erano in ospedale. Non ho avuto un attimo di tempo e sinceramente fra una notte e l'altra sono riuscita a scrivere un pezzetto ma sul cellulare è tutta un'altra cosa ed ho smesso, anche perchè non avevo proprio la testa per farlo.
Sono tornata da poco e mi sono messa sotto ed in due giorni ho sfornato 'sta cosa.

CHIEDO VERAMENTE SCUSA.
inoltre, vorrei ringraziare tutte le ragazze/i che recensiscono ogni capitolo, perchè so quanto possa essere delle volte noioso, e voi siete la mia forza e voglia di andare avanti con questa storia.

Vi lascio al capitolo, con la speranza che recensiate anche questo :)
Cipolletta.

p.s.= ringrazio Caro_Ari che mi aiutano sempre con nuove idee e consigli.
Ecco la loro pagina, meritano davvero:

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=378586

Quando quella mattina un raggio caldo di sole la colpì in pieno viso, la bella semi dea si stropicciò gli occhi e lentamente li aprì. Avrebbe volentieri continuato a dormire visto che quella notte non aveva poi riposato così tanto per colpa di quell’incubo che oramai la perseguitava da mesi.
Stesso luogo, stesse persone, stesso finale.
Ogni volta si ritrovava in quella cucina elegante, combatteva corpo a corpo per un po’ e puntualmente finiva a terra in fin di vita pugnalata allo stomaco.
Ma la cosa che la spaventava di più, sebbene il sogno non fosse dei migliori, era la costante sensazione di deja-vù che ogni notte si faceva sempre più forte.
Come se quello che accadeva di notte nella sua mente fosse accaduto  anche nella realtà.
Era tutto così spaventosamente reale, il pavimento freddo, il tremolio, la certezza di non farcela, il coltello conficcato nello st-…..
Si mise a sedere di scatto.
Coltello. Stomaco. Coltello. Stomaco.Stomaco. Coltello. Stomaco. Coltello.
Le due parole le vorticavano in testa come non mai, le offuscavano i sensi, le toglievano l’aria dai polmoni.
E se….
Si alzò così frettolosamente dal letto che cadde a terra e senza avere la forza di rialzarsi strisciò fino allo specchio poggiato a terra nella parete opposta.
Si sedette sulle ginocchia e alzò la canottiera di flanella verde del pigiama incastrandola dentro il reggiseno nero.
Le venne quasi la nausea alla vista della brutta cicatrice sopra l’ombelico.
Ora , una persona normale avrebbe lasciato perdere e pensato che probabilmente fosse una stupida coincidenza o chissà cos’altro.
Ma Aileen non era normale, era una semi-dea, e tutti i mezzosangue sapevano perfettamente come i loro sogni fossero di estrema importanza.
Ed in più Aileen non era stupida.
Aveva notato negli ultimi mesi come Percy sviasse sempre certi argomenti o di come l’avesse spedita fin troppo in anticipo al campo mezzosangue, cosa che non era mai accaduta.
 
I suoi pensieri furono interrotti da un sonoro bacio sulla guancia e voltandosi trovò un Nico pronto a baciarla in bocca , facendole accantonare la preoccupazione per un attimo.
-Non sai che non dovresti entrare nella casa di Poseidone?- domandò con voce rauca la ragazza.
- E tu non sai che sono già le otto e quaranta e tutti hanno finito di fare colazione? Chirone voleva venire a prelevarti personalmente ma mi sono offerto volontario- rispose Nico allontanandosi dalle labbra soffici della ragazza e sorridendo su esse.
Aileen sobbalzò sul posto- Oh dei- mormorò soltanto prima di schizzare verso l’armadio di legno ed estrarne uno shorts di jeans scolorito e una maglietta arancione del campo.
Si sfilò velocemente il pigiama, senza dare troppo conto al ragazzo con gli occhi sbarrati dietro di lei, e si vestì in fretta e furia.
Tirò su i capelli in una coda alta e disordinata come non mai e corse fuori dalla casa di Poseidone.
Quando sentì il suo nome urlato, arrestò la sua corsa e si voltò.
Nico teneva in mano le sue Nike Air Force bianche e rideva mostrando una fila di denti bianchi e splendenti perfino da quella distanza.
-E queste?- urlò per farsi sentire.
 
Poggiò il piede sinistro su uno spuntone di roccia abbastanza fragile pregando che reggesse il suo peso.
-Allora…-Melanie si arrampicò di fretta e la raggiunse- come mai stamani hai saltato la colazione?- domandò fermandosi un attimo per riprendere fiato.
Melanie Ledroix, francese, era la sua migliore amica del campo da sempre.
Era figlia di Demetra, una delle poche, e suo padre possedeva un’azienda che organizzava gli addobbi floreali per le varie occasioni.
Melanie era cresciuta senza madre e , per quanto desse a vedere l’assoluto contrario, ne soffriva ancora.
Aveva i capelli del colore del grano, biondi all’inverosimile, che teneva perennemente sciolti e con una coroncina di margherite, di quelle belle che sapeva fare lei, incastrata solla sommità della testa.
Portava degli occhiali dalla montatura gialla come il pistillo dei fiori, dietro i quali risaltavano i suoi occhi verdi e cristallini.
La pelle diafana e delle piccole lentiggini sul naso alla francesina completavano il quadro , facendola assomigliare , tanto per restare in tema, ad una dea o ad una bambola di porcellana.
Roba da fare così tanta invidia alle figlie di Afrodite che si erano assicurate ben bene di farla restare sola.
E nonostante il suo bel faccino ed il suo corpicino snello e slanciato, Melanie era stata sempre  nell’ombra più assoluta, sola e senza amiche vera, fino a quando non aveva incontrato Aileen.
Come diceva Mel, era la sua ancora.
 
Agganciò una mano su un’altra sporgenza poco accentuata e fece forza con le braccia riuscendo a superare un piccolo ma pericoloso rigolo di lava incandescente.
Se c’era una cosa che le riusciva bene, quella era proprio la scalata delle pareti vulcaniche.
-non mi sono svegl- dalla distrazione le scivolò un piede che prontamente rimise al suo posto- svegliata in tempo- concluse poggiando il gomito su una rientranza.
 
-Cavolo- si lamentò Mel al suo fianco.
Erano sdraiate nel prato fiorito vicino a dove si riunivano i Satiri Anziani, ed erano impegnate, se così si poteva dire, nello scrutare il cielo limpido attraverso i rami incastrati fra loro degli alti alberi di quel posto.
All’occhiata di Aileen, si affrettò a spiegare- è già passata un’altra estate- disse e la figlia di Poseidone si ritrovò a domandarsi se se ne fosse accorta solo in quel momento.
-Lo so…- si voltò a pancia in sotto con uno slancio di reni- Forse è passata più in fretta di qualunque altra estate-
Melanie sganciò la collana del campo mezzosangue dal collo magro e la sollevò sopra la sua testa, osservando con cura la nuova perla di terracotta di quell’estate che Chirone aveva consegnato quella mattina ad ogni semi-dio.
C’era impresso sopra una fiammella rossa ed arancione, per ricordare la casa di Efesto, che quell’anno aveva portato a termine un’importante missione.
-Mi mancherai-
Aileen strappò qualche ciuffo d’erba e se lo rigirò fra le mani. Si alzò in piedi e sotto lo sguardo dell’amica si alzò in piedi e le tese una mano che Mel afferrò, incerta.
Appena anche la bionda fu un piedi, Aileen si slanciò e chiuse l’amica in un abbraccio che probabilmente l’avrebbe stritolata.
 
 
Isaac sbadigliò sonoramente e scalciò le lenzuola da sopra il suo corpo disteso, rivelando i calzoncini lunghi fino al ginocchio e grigi che usava come pigiama.
Si costrinse ad alzarsi dal letto, benché fossero solo le sette e mezza del mattino, ed erano gli ultimi giorni di vacanza, e trascinò i piedi fino in cucina, dove ancora ad occhi chiusi afferrò il cartone del latte dal frigo e portandolo alla bocca ne prese un gran sorso.
Ecco il bello di vivere da soli.
Potevi attaccarti al latte e nessuno ti diceva nulla.
Un mugolio gli arrivò alle orecchie, segno che Caroline, o come si chiamava, fosse ancora addormentata.
Con un sonoro sbuffo si avviò nuovamente verso la sua stanza ed una volta lì scosse con una mano una spalla della ragazza dai capelli biondi e sicuramente tinti, visto il quasi insopportabile odore di quelle misture.
-Svegliati- borbottò infastidito- devo andare via, svegliati-
La ragazza si girò su un fianco, mostrando il suo reggiseno bianco tutto in pizzo e sbadigliò.
Poi si tirò a sedere rivelando anche la sua pancia abbronzata e super piatta e con lentezza che Isaac trovò snervante scese dal letto.
-Ho apprezzato la notte, Isaac- sussurrò con voce roca e sensuale.
Il lupo restò impassibile.
Da quando lei non c’era nella sua vita, era cambiato, ed in peggio.
Cambiava ragazze come fossero mutande e dopo le notti di piacere il finale era sempre quello. Lui le svegliava con poca cura se già non l’avevano fatto di loro e le invitava con poca cortesia a lasciare la casa.
Delle volte Scott parlava di lei.
Gli chiedeva se la pensava ed Isaac prontamente rispondeva di no. Diceva che era andato avanti, aveva voltato pagina ed oramai era solo un bel ricordo e nient’altro.
Però lui non l’aveva dimenticata, nonostante fossero passati mesi. Era cambiato ed era sicuro che anche lei fosse cambiata. Qualche sera ripensava a lei, ed anche se gli sembrava così patetico e impossibile, delle volte si ritrovava a chiedersi se anche lei lo pensasse delle volte.
Non l’aveva dimenticata sul serio. Non avrebbe potuto mai.
 
-Una boccata d’aria?- chiese scettico Percy portando entrambe le mani sui fianchi- seriamente? Tu vuoi uscire alle sei e quaranta di mattina per… una boccata d’aria?-
Aileen annuì.
-Apri la finestra allora-
Aileen sbuffò e guardò male il fratello che alla fine si arrese- va bene, ci vediamo dopo- le concesse.
La ragazza saltellò felice sul posto e schioccò un sonoro bacio in guancia al moro per poi aprire la porta di casa ed uscire per poi avviarsi verso il bosco che circondava la villetta che l’anno prima avevano acquistato nella cittadina di Beacon Hills.
La sua mente vagò fino al pensiero di Lydia. Era tornata da almeno tre giorni e non aveva né chiamato né intravisto l’amica e si sentiva terribilmente in colpa. In fondo era lei che ad inizio giugno era sparita dalla circolazione con la scusa del campo estivo.
A destarla dai pensieri fu un calpestare di foglie seguito da un fruscio.
Si immobilizzò subito sul posto e trattenne quasi il respiro.
Portò una mano nella tasca interna dei jeans ed estrasse il suo pugnale che da un po’ di tempo portava sempre con se.
Sentiva qualcuno, o qualcosa, respirare affannosamente vicino a lei.
Si voltò di scatto ma non vide nulla.
Il silenzio e la quiete del bosco diventarono quasi spaventosi.
Un bastone si spezzò poco vicino da lei, come se fosse calpestato da qualcuno ma voltandosi non vide anima viva.
-Chiunque tu sia fatti avanti- disse con voce decisa senza far trasparire un briciolo della paura che le attanagliava lo stomaco.
Poi dopo quei secondi che le parvero anni un enorme segugio infernale balzò fuori dal nulla.
-Signora O’Leary!!- urlò dalla felicità, lasciandosi leccare dal cane così grande da far paura al peggior dei mostri.
Liscio il pelo nero del collo del segugio e le fece alcune coccole dietro le orecchie.
- come mai qua?- domandò ricevendo come risposta un agghiacciante ululato.
-ho capito- ridacchiò- il regno dei morti non è poi sempre così divertente e avevi nostalgia dei tuoi semi dei preferiti ,vero?-
Un altro ululato squarciò il silenzio ed Aileen si ritrovò a portarsi l’indice alla bocca e far cenno al segugio di far silenzio –spaventerai qualcuno. Questo bosco è frequentato- spiegò.
-Ti va di andare a fare una passeggiata?-
 
I piedi si muovevano velocemente , le ginocchia gli dolevano un poco ed il respiro era affannato.
Stava correndo da circa mezzora senza essersi trasformato e aveva bisogno di una pausa.
Lo scrosciare dell’acqua gli arrivò alle orecchie e corse verso quella direzione, fidandosi del suo innaturale senso dell’orientamento, sperando di trovare un ruscello per dissetarsi.
Quando lo trovò si sedette sopra le foglie secche che ricopriva il suolo e appoggiando i gomiti a terra chiuse gli occhi , riprendendo fiato.
Aveva incontrato Aileen proprio davanti ad un ruscello, mesi e mesi fa.
Immerse le mani nell’acqua gelida del ruscello e si rinfrescò il viso, cancellando momentaneamente il pensiero di lei dalla mente.
Poi qualcosa le giunse alle orecchie e fece attenzione a fare meno rumore possibile.
Due cuori battevano velocemente, avvicinandosi sempre di più. Un cuore batteva anormale, sembrava quasi il cuore tipico di un animale.
Distinse dei passi leggeri, probabilmente di una ragazza ,e dei passi pesanti, troppo  però per essere di un ragazzo o un uomo e troppo per essere di un animale qualsiasi.
Quando si accorse di avere i due individui dietro di lui si voltò e rimase quasi senza fiato.
Due profondi occhi blu lo scrutavano da dietro una ciocca corvina.
Aileen Jackson era in piedi davanti a lui con accanto il cane lupo più grande che avesse mai visto in vita sua.
Isaac si chiese se stesse sognando o se avesse le allucinazioni.
 
Dagli occhi spalancati di quel ragazzo Aileen ebbe paura che la foschia sulla Signora O’Leary non stesse funzionando come dovuto.
Poi però si accorse che effettivamente il biondo non stava osservando il segugio, ma lei.
E fu abbastanza inquietante quando qualcosa dentro di sé, come un sesto senso, si agitò come se conoscesse già quel ragazzo dalla statura alta e muscolosa.
Mosse quasi automaticamente qualche passo verso di lui e si schiarì la voce in imbarazzo.
-Ehm.. ci… ci conosciamo?- chiese sfacciatamente notando che il ragazzo si ostinava a non distogliere lo sguardo dal suo volto.
Sembrò poi come riprendersi da uno stato di trance- N no. Non credo- mormorò quasi… dispiaciuto?
Il sesto senso di prima la spinse a fare qualcosa che di solito sarebbe stata più consona ad una ragazza come Lydia.
-Piacere, Aileen Jackson- disse porgendo la mano al biondo che l’afferrò titubante e si schiarì la voce.
-Isaac Lahey- disse con voce rauca – Sei nuova di qui?-
Aileen annuì – Una specie… sono arrivata un anno fa- spiegò- e tu?-
-Abito qui da sempre- disse.
- Strano che non ti abbia mai visto. Insomma sono amica di Lydia Martin e mi ha tipo parlato di tutta Beacon Hills nei primi tre mesi- aggiunse la semi dea ridacchiando alla fine.
- Lydia Martin… si la conosco d di vista- si guardò intorno e batté le mani sui fianchi- Bel .. ehm.. cane-
Aileen sorrise – Grazie. Si chiama ehm.. Jake- si accorse solo poco dopo di aver inventato un nome assolutamente improponibile per un cane.
-Jake?-
- Si …cioè… no… cioè- sospirò arrendendosi. In fondo non serviva a nulla nascondere il suo vero nome no?- si chiama Signora O’Leary , il suo.. ehm.. soprannome è Jake-
Isaac annuì- E’ molto.. grande-
-Già..-
Ed accadde ciò che Aileen temeva di più. Caddero in un imbarazzante silenzio.
 
-Beh io devo.. ehm.. andare- annunciò strofinandosi le mani- ci si vede in giro uhm?-
Non diede nemmeno tempo alla ragazza di rispondere che sparì a passo svelto fra gli alberi dietro di esso.
Era cambiata, vero.
Era più sicura di sé, sembrava perfino più forte. I suoi capelli erano sempre più scuri e forse si era anche abbronzata.
Ma una cosa era rimasta la stessa: l’effetto che gli facevano i suoi occhi.
Quello, non sarebbe cambiato mai.
Lo avrebbero abbattuto, in ogni caso, completamente.
In ogni caso, ad ogni sua occhiata, il suo mondo sarebbe crollato. E ogni volta gli ci voleva qualche minuto per tornare in se stesso e ricomporre quella che era la realtà.
Le persone cambiano, i ricordi e gli effetti che hanno su di te, no.
E mentre correva verso casa di Derek, pronto per il solito allenamento prima dell’ora di pranzo, pensò come a volte il destino avesse più fantasia di chiunque altro.




 


ECCO LA BELLISSIMA MELANIE.

STAVO PENSANDO DI SCRIVERE UN MISSING MOMENT SU DI LEI....
FATEMI SAPERE SE VI POTREBBE INTERESSARE E PIACERE E MI DARò DA FARE :D

 

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Capitolo 17
*** 16-Sixteenth Chapter- New Beginning ***




Vi piace il nuovo banner? Fatemi sapere quale preferite :3
VI VOGLIO TUTTE IN FONDO ALLA PAGINA HO DA FARVI DELLE DOMANDE IMPORTANTI


 

-Tu..- tirò un calcio all’amico- mi stai dicendo..- schivò gli artigli che puntavano alla sua gola- che non le hai nemmeno chiesto..- con un ringhio si buttò sopra il biondo atterrandolo.

Spalancò la bocca, rivelando le enormi zanne e cercò di addentare l’amico, che prontamente si spostò con un ringhio sommesso.

-Non chiacchierate! Più veloci! Vi voglio attivi!- continuava ad urlare Derek da dietro di loro.

Scott fece un lungo respiro per non rivoltarsi contro l’Alpha.

Ritornò umano in un batter d’occhio e così fece Isaac, sedendosi poi a terra contro un tronco d’albero.

-Mi stai dicendo che non le hai nemmeno chiesto come sta? O qualunque altra cosa? Non le hai detto proprio nulla?- domandò incredulo.
Non ci poteva credere. Il suo amico rincontrava Aileen, la ragazza per cui stava male , dopo mesi e non le diceva nulla.
-Le ho detto che ha un bel cane- rispose il biondo passandosi una mano fra i capelli. Appena si rese conto delle parole appena dette fece una smorfia, quasi di dolore.
-Sono un idiota- ammise sferrando un pugno a terra, facendo sollevare alcune foglie secche.
-Dico ma vi siete bevuti completamente il cervello?- domandò Derek avvicinandosi – Cosa della parola ‘allenamento’ non comprendete?- chiese retorico gesticolando animatamente.
-Non so, volete anche un caffè?? Forza al lavoro!- urlò per poi ritornare dov’era prima.
Scott sbuffò e si alzò in piedi.
Delle volte avrebbe squartato Derek con piacere.
-Dovrebbe innamorarsi, chissà magari gli passa ‘sto brutto temperamento- osservò Scott.
-McCall ti ho sentito!- urlò l’Alpha in risposta.
Isaac scoppiò a ridere e all’occhiataccia del lupo maggiore scosse la testa, sempre con un sorriso ironico in volto, ed abbassò lo sguardo in contemporanea a Scott.
Quando ritornarono a guardarsi negli occhi, avevano entrambi zanne, artigli e occhi spaventosamente gialli, per non parlare della peluria in viso e delle orecchie appuntite.
Era ora di combattere.
Con un ringhio Lahey si avventò sul moro.
 
Stretta nell’abbraccio di Lydia Martin, Aileen temette di soffocare una volta per tutte.
-Lyd..ia.. mi stai uccidendo- balbettò chiudendo gli occhi e stringendoli.
La rossa si staccò, finalmente, da lei e battè le mani felice come una bambina di cinque anni.
-Sei tornata! E anche tu hai un cane! Anche se è troppo grande per i miei gusti- esclamò sorridendo e osservando la Signora O’Leary che era intenta a mordicchiare un bastone.
Aileen scosse la testa divertita- Pensavi che non lo avrei più fatto?-
Lydia sventolò il suo nuovo Iphone bianco davanti agli occhi dell’amica- nessuna chiamata. Nessun messaggio. Niente di niente! Sei sparita nel nulla per mesi- la accusò.
Aileen sospirò- Scusa- si passò una mano fra i capelli, cercando una scusa, una qualsiasi.
-Ero in un campo estivo, ehm, te l’avevo detto no? Mia madre mi obbliga ad andarci. E li non possiamo portare i nostri cellulari, non c’è internet e nessun’altra cosa del genere- spiegò, risultando poco convincente perfino a se stessa.
Lydia fece una smorfia- che cavolo di campo estivo è?- alzò le spalle- dovresti andare da altre parti Aile. Ma ti permettevano di mettere tacchi o smalti?-
La ragazza rise di gusto.
-Mi sei mancata Lyd-
 
Il campanello di casa Jackson suonava insistente e Percy quasi cadde dalle scale per andare ad aprire.
Possibile che in quella casa non avesse sentito nessuno?
Poi si ricordò che sua sorella era uscita con Lydia mentre sua madre ed il compagno si erano concessi un pomeriggio di grandi spese al supermercato di Beacon Hills, visto il frigo vuoto.
Quando aprì la porta e si trovò davanti un ragazzo moro e muscoloso sorrise come un  bambino di cinque anni e lo abbracciò di slancio.
-Tyson!- esclamò.
-Tyson ha passato l’estate da papà Poseidone. Ma Tyson è ritornato! Ed è ancora bello!- spiegò il ciclope ciondolando a destra e sinistra per la felicità.
-Dammi il cinque!- quando i due palmi si toccarono Percy ritrasse la mano dolente- Auch! Sei diventato più forte eh?-
Quando Tyson si spostò a destra per entrare dentro casa Percy intravide dietro gli alberi una testa bionda, e non fece nemmeno in tempo a muover piede che quest’ultima sparì fra il bosco che circondava la villetta.
-Ehi…ehm..Tyson.. ti ha seguito qualcuno per caso?-
A quella domanda il ciclope si voltò indietro e scrutò il paesaggio che appariva tranquillo e desolato – Fratello stai bene?-
 
 
-E quindi adesso hai un ragazzo…-
Aileen annuì senza troppo entusiasmo e Lydia si portò le mani ai fianchi.
-Contieni la gioia mi raccomando!- disse sarcastica- Almeno come si chiama?-
-Nico- rispose prontamente la mora stringendo le labbra – Nico di Angelo-
-E dov’è adesso questo fantomatico Nico?-
Già , dov’era?
Aileen non seppe cosa rispondere in un primo momento. Ero noto a tutti come Nico di Angelo dopo il campo mezzosangue partisse per chissà quale posto e per chissà quanto tempo a fare chissà cosa.
Quel ragazzo era un assoluto mistero, e se non fosse stato suo am..ragazzo, avrebbe cominciato a pensare che nascondesse qualcosa.
-Nella sua città, in…Alabama- si inventò
-Uhm… lontano- commentò la rossa portandosi una mano sul cuore come dispiaciuta.
-Già…- mormorò la semi dea accarezzando la Signora O’Leary fra le orecchie- proprio lontano-
-Ailee… mi pare di aver visto una testa bionda spiarci.- sussurrò Lydia portandosi una mano vicino alla bocca.
Aileen prontamente si voltò ma non vide nessuno- Lyd stai bene?-
 
 
-No- affermò decisa Sally Jackson incrociando le braccia- nessun segugio infernale in casa mia-
Percy sbuffò rumorosamente ed Aileen fece lo stesso. Guardarono supplichevoli il compagno della madre ma quello alzò le spalle con aria terrorizzata.
Perché sua madre faceva paura a tutti quando diceva di no?
-Mamma…- insistette l’eroe dell’olimpo- per favore! Lei non è come tutti i segugi! E’ buona! Starà ferma e zitta lo promettiamo-
Un ululato agghiacciante squarciò l’aria e la Signora O’Leary guardò con approvazione Sally.
-No-
-E dove la portiamo??- domandò quasi urlando Aileen.
-Dove vi pare. E’ un segugio infernale, vedrete che se la caverà meglio di chiunque altro- detto questo sparì in cucina ed i due fratelli si ritrovarono a sbuffare all’unisono.
-La porto io da qualche parte dai- si arrese la ragazza sbuffando per la seconda volta ed accarezzando la schiena dell’enorme cane.
-E’ pericoloso. Sono le nove di sera e fuori è buio-
-Oh Percy andiamo! C’è lei con me e poi non sono mica una poppante-
 
Isaac si sdraiò sul vecchio ed impolverato divano di casa Hale e chiuse gli occhi, intento a cercare di dormire.
Ormai aveva venduto la sua vecchia casa, troppo piena di ricordi, e si era trasferito con Derek, il suo Alpha, ed alla fine era come stare da soli visto che erano più le volte in cui era in giro che a casa.
-Qualcuno sa salendo la collina verso la casa- lo informò la voce che apparteneva a Peter Hale, lo zio di Derek.
Si, c’era anche lui con loro, se lo dimenticava sempre.
E non si poteva nemmeno dire che non parlasse mai.
-E quindi?-
-Quindi vai a vedere chi è-
Isaac sbuffò e si alzò dal divano guardando male il quarantenne sempre in vena di battutine, soprattutto quando portava qualcuna la sera. Aveva imparato che era inutile contrastarlo , visto che in un verso o in un altro avrebbe avuto sempre l’ultima parola, ergo si sarebbe preso la ragione.
Quando uscì dalla porta della vecchia villa mezza bruciata effettivamente sentì qualcosa che prima non aveva notato.
Due cuori , in lontananza, battevano forte , probabilmente dallo sforzo della camminata a passo svelto in salite.
Erano gli stessi cuori di quella mattina, quando era uscito per correre.
Istintivamente si nascose dietro un albero a qualche centinaio di metri dalla casa.
 
 
-Ci sarà qualche posto adatto per la notte per te?- domandò Aileen al segugio che tirò fuori la lunga lingua rosea.
Qualcosa si mosse fra le foglie e la ragazza si immobilizzò sul posto mentre la Signora O’Leary tese le orecchie pelose.
Aileen si portò una mano sul petto e notò che il cuore le batteva all’impazzata, forse dall’ansia o paura.
-Ok, forse è meglio se ti lascio qua- si accucciò quel poco che bastò per osservare il segugio negli occhi gialli.
-Allora Signora O’Leary… - le afferrò le orecchie e comincio ad accarezzarla – ci vediamo domani ok? Ho scuola, perciò cerca di non farti notare, intesi?-
Il cane mugolò qualcosa – Signora O’Leary mi hai capito?-
Un ululato come risposta fece intendere alla ragazza che probabilmente le sue parole le erano arrivate chiare e concise, così fece per alzarsi ma il segugio le balzò sopra con le sue zampone e la sovrastò con tutta la massa di pelo, cominciandola a leccare.
-Basta!!!- scoppiò a ridere- Basta lasciami andare!- sentì la lingua ruvida strusciarle un braccio e lo ritirò- bleah che schifo Signora!-
Presa dalle risate Aileen non si accorse che qualcosa dietro di lei continuava a spiarla e sorridere nel buio del bosco, ma la Signora O’Leary si.
-Ed ora cos’hai puntato?-
Quando girò il volto di lato si ritrovò davanti il ragazzo biondo di quella mattina che l’osservava.
Sobbalzò e cercò di liberarsi dalla presa del segugio ma invano.
-Non sai che è pericoloso andare in giro da sola per il bosco a quest’ora?- le domandò.
-Beh io almeno ho il mio cane. Quello che deve farsi questa domanda sei tu, piuttosto-
Isaac annuì- giusto-
Aileen si divincolò per la milionesima volta dalle zampe del segugio che ancora non accennava a spostarsi, probabilmente per proteggerla dal ragazzo.
-Signora O’Leary puoi spostarti? Non mi farà del male vero…- guardò il ragazzo
-Isaac.
Annuì- Isaac non mi farà del male – continuò accarezzando il collo peloso del segugio infernale che con diffidenza si spostò, continuando a guardare con i suoi occhi gialli il ragazzo.
Aileen si alzò da terra e si tolse dai jeans qualche foglia appiccicata al sedere ed ai polpacci, per poi scuotersi i capelli per paura che ci fosse qualche insetto.
-Aspetta…- Isaac si avvicinò e la Signora O’Leary cominciò a ringhiare sommessa.
La mano del ragazzo si avvicinò lentamente alla testa della semi dea e tolse prontamente una foglia giallognola dai capelli mori.
-Ecco fatto- disse.
-Grazie, Isaac- rispose Aileen sorridendo e sentendosi lo stomaco contorcersi.
Ed ora, che cos’era quella morsa?
Forse qualcosa che aveva mangiato?
Forse gli occhi del ragazzo?
Si rifiutò solo di pensarci. Aveva un fidanzato, cavolo.
-Ok io…ehm..- indicò con il pollice dietro di se- meglio che vada-
-Aspetta, ti accompagno…- s’offrì il biondo.
Aileen in un primo momento avrebbe quasi voluto rifiutare ma poi pensò che con quel buio nel bosco, in due sarebbe stata più tranquilla.
Così accarezzò per l’ultima volta il segugio e dopo essersi fatta promettere di non combinare guai, si avvicinò al ragazzo.
-Non ce la faccio a lasciarla da sola, insomma… guardala- ammise indicando il cagnone con lo sguardo giallo e triste.
 
 
Un’idea colpì Isaac d’improvviso, un’idea che gli avrebbe consentito di vederla tutti i giorni.
-Io abito a poco da qua, e sono con due miei… amici, più o meno. Te la posso tenere io per la notte, mi piacciono un sacco i cani. Poi la mattina rivieni a prenderla- propose dandosi del genio da solo.
Aileen sembrò pensarci su ma poi annuì con veemenza.
-Sentito Signora? Non passerai la notte da sola in un bosco- poi si voltò verso il ragazzo- Grazie- disse sorridendo mostrando i denti bianchi ed un po’ della gengiva superiore.
 
 
-Quella è casa mia- esordì indicando una villetta a cinquanta metri da dov’erano arrivati.
Avevano parlato per tutto il tragitto, più che altro delle loro vite e aveva scoperto un sacco di cose su quell’Isaac.
Giocava a Lacrosse, il suo migliore amico era Scott , quel ragazzo moro che conosceva anche Lydia e con la quale anche Aileen aveva scambiato due parole, era orfano ed amava correre la mattina presto nel bosco.
Amava il cioccolato bianco, le moto  le sciarpe e stranamente gli piaceva anche la matematica, ma odiava la chimica in cui a sua detta faceva pena.
Aileen si era ben accertata di non dire della sua dislessia. Non l’avrebbe messa sicuramente in bella luce, e poi era una cosa che di solito non diceva a nessuno per la vergogna.
Aveva solo raccontato di come la letteratura inglese non le piacesse e di come avrebbe preferito scalare un monte piuttosto che mettersi a fare due calcoli.
-Allora io ritorno…a casa- disse Isaac interrompendo i suoi pensieri.- E mi porto la Signora…ehm- continuò  per poi guardare la ragazza in cerca di aiuto per il nome
-O’Leary…- spiegò Aileen.
Isaac annuì- La Signora O’Leary, si-
 
 
-Isaaaaac- un urlo squarciò il silenzio delle sette di mattina alla vecchia villa Hale.
Il biondo si girò nello scomodo divano e biascicò qualcosa, per poi continuare a dormire.
Derek però non si arrese e tornò alla carica. Si avvicinò al divano e scosse il lupo guardandolo truce.
-Cosa.ci.fa.un.questo.qui?- scandì bene le parole indicando l’esageratamente grande cane di Aileen.
Isaac si stropicciò gli occhi e si svegliò del tutto- E’ una femmina. Si chiama O’Leary ed è il cane di Aileen-
Derek annuì sembrando accettare la cosa- E perché è qui?- ringhiò
-Aveva bisogno di un posto dove stare! Ma poi  a te cosa importa? Non ci sei mai!-
Derek annuì nuovamente- Infatti questa è solo casa mia- roteò gli occhi- Oh ma bene. Cosa ci fa McCall a quest’ora qui?-
Isaac tese le orecchie e riconobbe il battito dell’amico, quindi si alzò di scatto dal divano con le molle fuori posto e corse alla porta, per poi spalancarla.
-Stiles rischia di andare al manicomio se arriviamo tardi anche il primo giorno di scuola, quindi o muovi quel tuo didietro da lupo e ti vesti in trenta secondi o vai a piedi- disse tutto d’un fiato il moro una volta ritrovatosi davanti l’amico mezzo assonnato.
Isaac annuì con veemenza e si precipitò in bagno dove si infilò una t-shirt bianca, un jeans attillato scuro e delle converse.
Lasciò stare i capelli, tanto non sarebbero mai stati al loro posto, e con dei ciuffi biondi al vento si avviò verso la jeep dell’amico, correndo accompagnato dal suono fastidioso del clacson.
Avrebbe staccato la testa di Stilinski a morsi se non avesse smesso di strombazzare proprio in quel momento, poco ma sicuro.
 
 
 
HOLA.
Avete visto? Puntualeeeee :D
E poi sto già alla terza pagina di word per il prossimo capitolo e di solito faccio sette pagine :D E credo proprio che stasera andrò avanti, pc permettendo ( dei virus del cavolo me lo hanno infettato, ma il mio papino *faccia da ruffiana* me lo ripara, speriamo solo che non me lo prende stasera sennò non lo posso scrivere)
Comunqueeeeee.
Ad Aileen non cambia l'effetto che Isaac le fa *.*
E poi se non si era ben capito prima, si è messa con Nico, ma keeeep calmmm perchè... vedrete :D
Poi ho in mente una coppia, ma anche qui tempo al tempo.

ORA BANDO ALLE CIANCIETTE (?) E PASSIAMO ALLE DOMANDE A CUI PREGO TUTTE DI RISPONDERE, PERCHè ALTRIMENTI FACCIO DI TESTA MIA AHAHAHA.

1)Vi piacerebbe se inserissi il Pov di un altro personaggio? Ok, doveva essere una sorpresa ma ve lo dico... il pov di Melanie intendevo ( il suo personaggio mi ispira un sacco, sarà che amo Elle fanning) ovviamente non sarà della stessa frequenza di quelli di aileen ed isaac, ovvius.
2)Cosa ne dite se Derek "adocchi" qualcuna? Ma vi avverto sarà tutto molto alla "sua maniera" burbera.
3) leggereste mai una mia nuova fan fiction in cui ho inserito i personaggi di teen wolf dove però non sono esseri soprannaturali? I principali saranno scott ed isaac ( i miei amori) e altri di mia fantasia. Perchè ho cominciato a scriverne 4 capitoli e non so se potrebbe piacere.
Piccolo promo:
E' ambientata a New York *.* nei giorni nostri ( miss ovvietà sono io u.u) ed è ispirata ad un film che non vi svelo sennò capite tutto, ma comunque è un film romantico :3


Baciotti
Cipolletta.


GUARDATE L'ALTRO GIORNO MENTRE ERO A LETTO MALATA COSA HO FATTO:    
 




LO SO MANCA DEREK MA NON HO FATTO IN TEMPO A FARLO :p PROVVEDERò.

 
 
 

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Capitolo 18
*** 17-Seventeenth Chapter-Kisses, tears and secret notes ***






-Correre! Correre! Correre! Ah Stilinski, McCall e Lahey alla buon ora! Vedo che cominciamo un nuovo anno con un ritardo!-
Aileen rallentò un poco la corsa e si voltò verso i tre ragazzi che stavano ricevendo al solita ramanzina del ritardo dal prof. di ginnastica.
Il ragazzo biondo che tanto l’aveva colpita era uno dei tre, ed Aileen non poté far a meno di vergognarsi quando il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
Poi ci pensò bene e le venne quasi da ridere. Non poteva di certo sentire il suo cuore, a quella distanza oltretutto!
Ma cosa andava solo pensando? Era strano anche per lei, che di cose strane ne aveva viste.
Se fosse stato un mostro avrebbe di certo fiutato le sue emozioni, ma con quell’aria angelica tutto poteva essere meno che un mostro.
Quando il biondo la guardò negli occhi si voltò di scatto e prese a correre ancora più velocemente.
 
Mentre il prof. Finstock blaterava qualcosa sul darsi da fare, Isaac non poté che non focalizzare il suo udito su uno dei tanti cuori che battevano in quel campo da ginnastica. Era veloce, più veloci degli altri che battevano comunque più forte del normale per via dello sforzo fisico.
Si voltò verso Aileen ed appena i loro sguardi si incrociarono lei distolse il suo e ricominciò a correre.
Isaac inconsciamente sorrise.
 
 
Camminò velocemente verso il bagno delle ragazze con la sua Gucci sotto braccio. Appena arrivata ai lavandini tirò fuori un gloss alla ciliegia e passò uno strato appiccicoso sulle labbra. Sistemò i capelli, ripassò il fard rosa e il mascara e si osservò meglio allo specchio.
I boccoli rossicci cadevano perfettamente sulle piccole spalle, raccolti solo di lato con un piccolo fiocchetto rosa pallido.
Il vestito prugna era al suo posto, perfettamente aderente fino a metà coscia e il cardigan Valentino grigio arrivava fino alla vita in un comodo tessuto morbido.
La collana Tiffany dal ciondolo a cuore poggiava perfettamente sul suo seno e lo smalto nero Chanel era perfettamente steso su tutte le unghie.
Perfetta, in poche parole.
Eppure Lydia quel giorno si sentiva talmente fuori posto che aveva evitato di parlare con chiunque l’avvicinasse, solo Aileen era riuscita a cavarle fuori qualche parola dalla bocca.
Quella ragazza riusciva a tirare fuori il meglio di lei, perfino quando ce l’aveva col mondo.
Quando uscì dal bagno ed andò a sbattere contro qualcuno si ritrovò ad imprecare vedendo tutto il contenuto della sua Gucci sparso a terra.
Si abbassò sbuffando cominciò a raccogliere tutto.
Portafoglio… specchio… pochette dei trucchi… forcina per i capelli… fazzoletti profumati.. il biglietto del veterinario di Prada… e quello?
Si alzò titubante da terra ed osservò bene il foglietto di carta bianca, probabilmente strappato da qualche quaderno a righe, piegato su se stesso.
Lo aprì e corrugò le sopracciglia alla vista di quello che c’era scritto con quella scrittura disordinata e per nulla aggraziata .
‘Sei Bella’.
Lydia sorrise per la prima volta in quell’odiosa mattinata.
Lydia Martin, per la prima volta nella sua vita, pensò di essere bella, e non semplicemente sexy come tutti l’appellavano da ormai troppo tempo.
Si guardò intorno alla ricerca del misterioso ragazzo che avrebbe potuto inserire quel bigliettino nella sua borsa, ma tutti erano impegnati a correre di qua e di là per i corridoi.
Chissà….
 
 
-Lahey!- il suo nome urlato dal professore di ginnastica lo fece fermare dagli addominali.
Si alzò in piedi e gli andò in contro, asciugandosi con un braccio il sudore sulla fronte.
-Lahey mi ha appena contattato il preside. Ti vuole nel suo ufficio-
Isaac guardò il professore con aria interrogativa, ma quelli si limitò ad indicargli la porta della palestra ed a fargli cenno di muoversi.
Quando bussò alla porta della presidenza si accorse di essere agitato.
-Avanti…- disse la voce del preside dall’interno.
Isaac aprì lentamente la porta di legno scuro e avanzò verso l’elegante scrivania per poi mormorare un timido buongiorno.
-Lei è Isaac Lahey vero?-
Annuì.
-L’ho convocata qui perché mi è stato fatto presente dai suoi insegnanti che i suoi voti l’altro anno sono calati, vistosamente. E’ passato da avere quasi tutte A e B a delle scarse C e perfino delle F. Ha delle spiegazioni ?- domandò il preside aprendo una cartellina rossa che immaginò come la sua cartellina scolastica dei compiti in classe.
-Sono stato…distratto, ultimamente- si giustificò passandosi una mano sui capelli biondi.
- Che questa distrazione passi, Lahey, altrimenti mi vedo costretto a sospenderla dal suo ruolo nella squadra di Lacrosse-
-Cosa?- domandò incredulo- No, insomma… quest’anno… sarà diverso-
-Vedremo… ora vada- concluse il preside sistemandosi i piccoli occhiali a mezzaluna sul naso e congedandolo con un cenno veloce della mano.
Quando uscì dalla porta della presidenza si imbatté nell’ultima persona che avrebbe mai pensato.
-Ciao!.. Isaac ,vero?- domandò scuotendo i capelli mori
Annuì- Come mai qui?- chiese di rimando.
-Potrei farti la stessa domanda sai?-
-Nessuno ti ha mai detto che non si risponde mai con una domanda?-
Aileen sventolò la mano sinistra- Questa è vecchia.- disse in una smorfia.
Scoppiarono entrambi a ridere di gusto, quando una lacrima scappò dall’occhio di Aileen.
Isaac fu più veloce di lei ed avvicinò il pollice alla sua guancia, per poi asciugarla dolcemente, accarezzando la pelle soffice e liscia.
Restarono così, a guardarsi negli occhi , per del tempo indeterminato, così vicini da sfiorarsi con i nasi ma abbastanza lontani da non far combaciare le loro labbra, cosa che Isaac trovò abbastanza snervante.
Dio, se gli mancava baciarla.
Non si sa cosa gli frullò per la mente.
Non pensò minimamente alle conseguenze, non pensò che forse lo avrebbe evitato da li in poi, non pensò di apparire frettoloso o un don Giovanni.
Semplicemente, non pensò a niente quando mettendo una mano dietro la schiena della ragazza avvicinò bruscamente il viso al suo e la baciò come non aveva fatto per mesi.
Cosa che lo sorprese e non di poco, fu che Aileen non diede segno di ribellione, anzi.. ricambiò con un’insolita foga.
 
Ma cosa le succedeva? Perché continuava a baciarsi con quel ragazzo conosciuto da poco?
Perché continuava a far scontrare le loro lingue e perché ora lo aveva afferrato dietro la nuca ed aveva incominciato a giocherellare con i suoi capelli?
Perchè sentiva il suo stomaco stringersi e delle farfalle svolazzare di qua e di là?
Tutte domande, nessuna risposta.
Sapeva solo che in quel momento, mentre continuavano a pomiciare appoggiati agli armadietti del corridoio vuoto della scuola, sentiva dentro di se che era giusto così, che quell’Isaac era quello perfetto.
Riusciva solo a pensare alle sue labbra, al suo buon profumo ed ai suoi capelli morbidi ed a nient’altro.
Dentro di sé però qualcosa le attorcigliava l’anima. Un sentimento che Aileen non aveva provato molte volte nella sua vita, e che adesso cercava di sopprimere senza troppo successo.
Il senso di colpa verso Nico al costrinse a staccarsi dal biondo che la guardò quasi dispiaciuto.
Erano lì, tutti e due, a guardarsi con le labbra gonfie per i baci e la voglia di ricominciare, fino a quando Aileen non mormorò uno ‘scusa’ e scappò via.
 
La campanella del cambio d’ora suonò ed Aileen uscì di fretta dai spogliatoi della palestra. Aveva bisogno di Lydia, non le importava quanto il suo umore potesse essere nero quella mattina.
La trovò a scrutarsi intorno con un bigliettino stropicciato in mano, vicino al bagno delle ragazze.
La afferrò per un braccio e l’avvicinò a sé.
-Lo so che oggi è il tuo giorno storto eccetera ma ho davvero bisogno di parlarti-
Lydia arricciò le labbra- dimmi-
-Ho baciato uno- buttò fuori tutto d’un fiato.
L’amica girò di poco la testa di lato e la squadrò- cosa? Chi? Come? Dove? Quando?- domandò a raffica
-Hai capito bene. Isaac.. Lahey mi pare. Con le labbra ovvio. Davanti alla presidenza. Un’ora fa.- rispose torturandosi un labbro con i denti.
Lydia spalancò gli occhi.
 
Non ci poteva credere. La sua amica baciava il suo ex della quale non aveva memoria e tradiva il suo attuale ragazzo mentre lei rimaneva imbambolata per uno stupido pezzo di carta?
Doveva darsi una svegliata.
-E….?-
-E mi sento terribilmente in colpa. Insomma .. Nico…- non riuscì a completare la frase e sospirò abbattuta.
-Senti.. hai diciassette anni. Ok che non è il massimo tradire- Aileen la guardò male e Lydia alzò le mani colpevole- Scusa. Diceva… hai diciassette anni, queste cose possono accadere. E poi è stato solo un bacio a stampo!-
Aileen abbassò lo sguardo e giocherellò con le mani.
-Era un bacio a stampo no?- chiese in conferma.
Aileen si morse un labbro e Lydia schioccò la lingua- No. Non era solo a stampo, capito- sospirò- senti… lui ti piace no? E allora parla con Nico e risolvi tutto!-
Aileen provò a ribattere ma Lydia la bloccò con un gesto della mano.
-Non provare a dire che non ti piace. Ora devo andare… ci ved-
-Aspetta! Cos’è quel fogliettino?-
Quasi controvoglia la rossa lo passò all’amica che lo scrutò attentamente per poi assumere un’espressione quasi dubbiosa.
-Che c’è?- chiese Lydia.
-Nulla, mi sembrava molto la scrittura di… - scosse la testa- lascia stare… ci vediamo dopo- concluse riconsegnando il pezzo di carta alla rossa e sparendo fra la folla di studenti intenti a cambiare aula per le lezioni.
 
 
Posò delicatamente una mano sul terriccio umido ed una campanella bianca crebbe velocemente dal suolo.
Continuò a farlo ancora e ancora finché circa due tre metri di terreno non furono ricoperti di candidi fiorellini.
Delle volte amava i suoi poteri, così diversi dai suoi simili. Non erano pericolosi, non erano spettacolari e certamente non erano rari e preziosi, ma le piaceva starsene tranquilla ,così a contatto con la natura.
D’altronde lei, non era mai stata una persona in risalto, una di quelle che spiccano fra la folla. Ma le andava più che bene così.
Per un attimo pensò al suo giardino segreto vicino casa sua , nella cittadella di Chelles, vicino Parigi, e le venne quasi da piangere.
Non l’avrebbe mai più potuto curare, non sarebbe mai più potuta tornare e questo era solo e unicamente per colpa sua.
Quando sentì dei passi prontamente si nascose dietro un tronco d’albero, cercando di trattenere il respiro.
Perché non si era ancora mostrata? Aveva paura di quella che sarebbe stata una vita diversa dalla sua. Voleva osservare ancora per un po’ le vite degli altri , poi avrebbe deciso se restare o magari no.
-C’è qualcuno?- tuonò una voce roca e mascolina, che la fece tremare di paura.
Il cuore le batteva all’impazzata dentro al petto e avrebbe desiderato scappare.
Di solito i suoi simili sarebbero usciti allo scoperto e magari avrebbero sguainato una spada, ma lei non era mai stata così bellicosa.
Anzi, era una tipa piuttosto paurosa.
-Ti sento- disse ancora la voce di prima.
Trattenne il respiro, prendendo più aria possibile.
-So che sei qui-
Aveva bisogno d’ossigeno. Prese velocemente respiro per poi tornare come prima.
Scorse da dietro il tronco la figura di un ragazzo, forse sulla ventina, con delle larghe e muscolose spalle, vestito tutto di nero e con i capelli a spazzola.
Questo notò il suo piccolo pratino di campanelle si accucciò. Ne strappò una e l’annusò sospettoso.
Poi come era venuto, girò i tacchi e se ne andò.
Scivolò a terra e si appoggiò con il busto al tronco sospirando.
Le era andata bene.
 
 
 
Il cellulare vibrò sopra il comodino e Percy lo afferrò prima che Aileen potesse solo scendere dal letto su cui era sdraiata, intenta a leggere un libro.
-Dammelo- disse allungando una mano verso il fratello che nascose il cellulare dietro la schiena.
-Vuoi attirare qui mostri da ogni dove?- berciò gesticolando.
Aileen digrignò i denti e chiuse gli occhi per mantenere la calma- Percy dammi il telefono.Ora-
Quando il fratello scosse la testa Aileen pensò di cavargli un occhio, ma quel desiderio si tramutò in vero e proprio istinto omicida quando vide il suo cellulare che si era comprata con i suoi soldi frantumato sotto il piede di Percy.
Contò fino a dieci, o forse fino a diecimila, per poi spintonare il fratello fuori da camera sua e chiudergli la porta in faccia con una violenza tale che temette di aver fatto saltare i cardini.
Era quasi certa che le si vedeva il fumo uscire dalle orecchie per tutta la rabbia che aveva in corpo. Aveva preso e messo da parte mancette da tipo sei anni ed era riuscita a comprarsi un misero cellulare ,nemmeno touch, e suo fratello si permetteva di romperglielo gratuitamente.
Ma la cosa che le faceva più ira era che ora sarebbe stata tagliata fuori, a meno che non avrebbe istruito un piccione , cosa che per altro le sembrava alquanto improbabile.
Con un moto di rabbia afferrò una matita dal portapenne e la spezzò. Fu il turno poi del libro di storia che volò dalla libreria al pavimento. Fecero  la stessa tutti gli altri libri delle materie di scuola che si ritrovarono  persino con qualche pagina in meno.
Strinse i pugni tanto da sentire le unghie corte conficcarsi nella carne e le nocche diventare bianche poi improvvisamente rilassò i muscoli.
Stava facendo tutta quella scena per un cellulare?
Ok che ultimamente i suoi nervi non erano saldi ma sclerare fino a quel punto non era da lei.
Avrebbe voluto piangere.
E lo fece.
Si accasciò a terra e pianse tutte le lacrime possibili. Pianse talmente tanto che le si gonfiò leggermente il naso, le si arrossarono le guancie e cominciò persino a singhiozzare.
Si sfogò così violentemente che sentì chiaramente il rumore distinto del lavandino che saltava, dell’acqua che fuoriusciva e di suo fratello che le urlava di smetterla.
Pianse così forte da urlare, forse per il nervosismo, forse per la frustrazione o chissà per cos’altro.
Probabilmente pianse per tutte le cose che si teneva dentro da troppo, per il suo “tradimento”, per Isaac che , maledizione, non sarebbe dovuto piacerle, , per Lydia che si comportava freddamente, per il costante pezzo mancante della sua vita.
Probabilmente pianse per il fastidioso sesto senso che le attanagliava lo stomaco, per il mistero delle sue cicatrici, per suo padre che le mancava, per sua madre che era fuori città cinque giorni a settimana e per la sua vera mamma che era morta.
Probabilmente pianse perfino per Tyson che non riusciva ad attirare l’attenzione della sua amica Lydia, per Melanie che era rimasta da sola in Francia, per suo fratello lontano dalla sua ragazza e perché il preside le aveva comunicato che quell’anno ,se non avesse preso almeno tutte C, sarebbe stata bocciata.
Pianse perché ultimamente la sua vita era complicata più del solito e perché doveva seriamente comprarsi un nuovo salvadanaio e trovarsi un lavoro.
 
 
Uscì dal suo “nascondiglio” e si mise sulle ginocchia, per poi appoggiare una mano sull’albero vicino. Si fece forza e si alzò in piedi, per poi posare le mani sui jeans sporchi già di terra.
Concentrò tutta la sua attenzione sullo strofinarsi il ginocchio dove si era formata una macchia marroncina di fango.
Quando alzò lo sguardo urlò di paura e il suo cuore perse quasi sicuramente un battito.
Quello che molto probabilmente era il ragazzo di prima la guardava, dall’alto al basso, così vicina che poteva annusare il suo odore  e sentirlo respirare.
La guardava con degli occhi chiari ma non celesti, era più un verde sfumato con del marrone.
La guardava con la mascella serrata e lo sguardo serio.
Melanie non poté far a meno di sentirsi impotente e leggermente impaurita da quel ragazzo tanto serio quanto muscoloso.
-Chi sei?- domandò a bruciapelo con voce dura.
Melanie ingoiò saliva a vuoto.
Ed ora?
 
 
 
 
 HOLA.
Dai su, puntualetta (?).
Però non sono riuscita a fare quella specie di banner con derek perchè... tenetevi strette ... perchè non mi andava AHAHAHHA.
ok non faceva ridere, i know don't worry be happy.
Ok scusatemi ma sto sclerando peggio della povera Aileen che non ce la faceva veramente più, poverina :(
Ma tranquille, la nostra solare semi-dea tornerà.
Ah si, volevo comunicarvi ( che terminoneeee AHAHAHAH. neanche questa faceva ridere, ok) che la storia verrà più lunga del previsto.
Avevo detto ad una di voi ( perdonatemi ma non ricordo chi) che avrei fatto sui 2o/25 capitoli.
20 proprio no perchè ancora devo far accadere un saaacco di cose , spero solo di non... "rompervi" con troppi capitoli, quindi ditelo che magari taglio le idee e pongo una fine.
Vedo se riesco a rientrare nei 25, ma non ci spero, certo più di 30 bho non credo di farne.
Poi , ripeto,
ditemi voi se vi da noia che viene troppo lunga! 
Comunque volevo ringraziarvi per aver risposto alle mie domande nel capitolo precedente e perchè siete sempre la mia gioia e la forza che mi aiuta a scrivere, giuro.
Sulla nuova ff ci sto lavorando, ma ovviamente è più importante questa per ora quindi non la pubblicherò molto presto, vedremo un po' se riesco a scrivere almeno i primi dieci capitoli altrimenti dopo comincio con i ritardi nel pubblicare.
Comunque... nada, spero recensiate anche questo capitolo e fatemi sapere la cosa sul numero di capitoli ( Giri di parole: ON)
UN BACIONE ENORME A TUTTE/I.
Cipolletta.
 

 
 

 TIE' BECCATEVE UN PO' DI ISAAC BELLO VA :3



 

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Capitolo 19
*** 18- Eighteenth Chapter- The blonde and the Alpha ***







Uno…due…dieci….trentasei…cinquanta…centoquarantotto…duecentoventitre… .trecentoquarantatre…. quattrocentodue….cinquecentonovantanove... seicento.
Aileen riemerse dall’acqua stagnante della sua vasca da bagno e prese respiro.
Seicento secondi, dieci minuti d’apnea, e si sentiva quasi più leggera di mente.
Era fatta cosi, Aileen. Per ogni suo piccolo o grande problema preferiva rifletterne sott’acqua se ne aveva la possibilità.
Perché?
Facile. Sotto non aveva distrazione, ascoltava solo se stessa e nulla di più.
C’erano cose che non poteva dire a nessuno, perché tanto non l’avrebbero capita, e che non poteva nemmeno scrivere, perché non riusciva proprio a trovare le parole. E allora andava in apnea.
E quella sera di quella domenica  alle dieci, dopo una prima stressante settimana scolastica, Aileen aveva deciso che starsene un po’ sott’acqua era tutto quello che le serviva.
L’indomani avrebbe cominciato a lavorare per il bar di Beacon Hills e Lydia l’aveva avvertita di quanti ragazzi e ragazze andassero lì ad ogni ora, quindi era già preparata alla giornata spossante che sarebbe stata.
Suo fratello aveva avuto da ridire perfino sul lavoro, fin quando lei non lo aveva messo a tacere ricordandogli il motivo per cui si era fatta assumere per poi fare un’uscita di classe da casa, con tanto di porta sbattuta.
Poggiò un piede fuori dalla vasca e una volta uscita avvolse il corpo poco abbronzato, nonostante l’estate appena passata, in un accappatoio verde.
Sgocciolando arrivò alla sua stanza e si sdraiò sul letto, per poi volare immediatamente col pensiero a quella testa bionda che da una settimana cercava di evitare il più possibile.
Con uno scatto di chissà che cosa si alzò in piedi ed indossò il pigiama, per poi intrecciare i capelli umidicci in una treccia laterale ed infilarsi dentro le coperte.
Aveva bisogno di un bel sonno.
 
Isaac osservò per un ultimo minuto l’Alpha camminare su e già per il soggiorno impolverato, poi si sdraiò sul vecchio divano dal quale sbucavano alcune molle e chiuse gli occhi.
Provò a dormire ma lo scricchiolare delle assi di legno sotto il peso di Derek cominciava a dargli al cervello, così si voltò contro il moro percependo i suoi occhi mutarsi in pupille gialle.
-Basta- ringhiò.
Era da tipo una settimana che Derek non faceva altro. Camminava su e giù per la casa, parlottava fra sé , rispondeva male ed usciva per delle ore, per poi ricominciare da capo.
Derek arrestò il suo movimento e lo guardò inclinando il capo, poi scosse la testa e ricominciò a camminare.
Peter Hale, che da un lato nella stanza osservava tutto da dietro lo schermo del suo portatile Mac, sbadigliò.
-Mi sembri un lupo in gabbia- commentò con voce sarcastica- ma cosa ti prende?-
Derek lo guardò furioso ed in poche falcate arrivò alla porta di casa, uscendo.
-Beh se non altro posso dormire- disse trattenendo uno sbadiglio Isaac.
-Mio nipote è strano. Non che non lo sia eh! Però è da un po’ che… che è più strano del solito, ecco- sospirò- si comporta quasi come una donna inquei giorni-
Isaac ridacchiò – Perché tu, di donne, ne sai molto vero?- non riuscì a non ridere nuovamente e si beccò un’occhiataccia da Peter.
-Più di te, ragazzino. E comunque qui l’unico che ha bisogno di lezioni in fatto di donne è mio nipote-
Isaac si rigirò nel divano- E’ mai stato fidanzato?-
Peter fece come per pensarci su, poi si strinse nelle spalle – Prima che la nostra casa bruciasse, si, molte volte. Poi non più…almeno credo. Ma sono sicuro che è da un bel po’ di tempo che non è attratto da qualcuna. Troppo, per i miei gusti- rispose.
-Bhe…- Isaac si girò nuovamente nel divano cercando di trovare una posizione confortevole- per quanto mi piaccia star qui a parlare delle fiamme di Derek, ho sonno. Perciò…. Buonanotte- concluse chiudendo gli occhi e sperando di riuscire a cadere finalmente fra le braccia di Morfeo.
 
 
-Chi sei?- domandò a bruciapelo con voce dura.
La ragazza tentennò un attimo, lo sguardo perso nel suo, i battiti accelerati dalla paura, il respiro irregolare.
Derek inclinò la testa da un lato- Chi sei?- ripeté con voce più dolce, se così si poteva dire.
La ragazza dai capelli di grano abbassò lo sguardo- Mi chiamo Melanie- sussurrò.
Derek scosse la testa quasi divertite- Colpa mia, non ho posto bene la domanda-
-Cosa sei?- si corresse inarcando un sopracciglio.
Melanie lo guardò stranita, ma Derek sentì chiaramente i suoi battiti accelerare.
-Se dirai una bugia, lo saprò- aggiunse, tanto per essere chiaro.
 
Attraversò quasi tutto il bosco di corsa, non curandosi del buio che lo avvolgeva tutt’intorno. Raggiunto il burrone che si era formato con anni di piogge svoltò a sinistra, corse ancora per un po’ per poi arrivare a quella piccola collina ricoperta interamente di foglie secche. Vi girò intorno ed una volta individuati tutti i rami rampicanti di edera verde, si fermò. Afferrò un ramo e lo scostò, rivelando quella piccola grotta formata di terra secca e radici.
Accanto ad un piccolo fuoco giaceva una ragazza avvolta in un sacco a pelo. I capelli biondi le coprivano il volto candido, le braccia erano raccolte sotto la guancia ed il respiro era regolare, tipico di chi dorme.
Entrò dentro con estrema cautela, facendo attenzione a non svegliare la semi-dea.
Già aveva scoperto tutto alla fine, la ragazza aveva vuotato il sacco mentre si mordicchiava nervosamente tutte le unghie delle mani affusolate.
E Derek non aveva battuto ciglio. Si era solo limitato a chiedere se avesse un posto dove andare ed alla risposta negativa della bionda l’aveva condotta in quel posto che solo lui conosceva, e stop, non si era fatto più vedere.
Oramai era una settimana che non si parlavano, e l’Alpha diventava sempre più irrequieto. Non sapeva né il perché né il percome ma sapeva per certo che desiderava risentire la sua voce dolce.
Non gli bastava più osservarla di soppiatto ogni sera.
Ma sapeva anche che non poteva certo presentarsi da lei, così, come se nulla fosse.
Che cosa le avrebbe detto? ‘Ehi ciao mi piace la tua voce, parliamo?’
No, assolutamente no.
E poi ? Anche se l’avesse fatto, cosa sarebbe successo? Magari le sarebbe piaciuta, magari anche a lei sarebbe piaciuto. Magari si sarebbero baciati. Magari avrebbero cominciato a frequentarsi, magari avrebbero scoperto di stare bene insieme.
Ma Derek aveva fin troppi nemici e se c’era una cosa che aveva capito nei suoi ventidue anni di vita, era che con troppi nemici non potevi permetterti troppi amici se non volevi rischiare di metterli in pericolo.
L’aveva imparato a sue spese e Melanie sembrava così gracile e indifesa.
E poi, lo sapevano tutti che Derek non era tipo da relazioni.
Lui era fatto per se stesso.
 
Gli dei solo sapevano quanto si stesse sforzando a mantenere gli occhi chiusi ed a far sembrare di star ancora dormendo.
Lo aveva sentito entrare e come tutte le notti era rimasta lì, con gli occhi chiusi, a far finta di non accorgersene, mentre dentro di se lo stomaco le se contorceva e le si annodava al solo pensiero che lui potesse guardarla per più di qualche minuto.
E come tutte le notti lui dopo un po’, silenzioso come il vento, se ne ritornava da dove era venuto, lasciando Melanie persa con lo sguardo fra le fiamme arancioni e verdastre del fuoco quasi spento.
 
Annusò l’aria del bosco circostante. Nel silenzio rotto solo da qualche gufo Derek sentì i passi di qualcuno.
Si bloccò fra gli alberi e tese le orecchie.
Battiti accelerati, respiri regolarizzati a forza, come se qualcuno si stesse obbligando a restar calmo.
Rumore di metallo strusciato contro qualcosa come della stoffa dei vestiti.
C’era qualcuno, più di uno.
E tra di loro, qualcuno aveva appena spezzato un bastone camminandoci sopra.
Proveniva da destra.
Derek fece giusto in tempo a sfoderare gli artigli quando si vide circondando da almeno dieci ragazzi armati come dei guerrieri greci.
Gli venne da ridere.
Spalancò le fauci rivelando la dentatura da perfetto lupo mannaro.
I ragazzi urlarono all’unisono; alcuni incoccarono delle frecce dalla punta argentata negli archi di legno chiaro, altri sguainarono spade e scudi.
Derek ringhiò.
Un ragazzo, probabilmente sui diciotto anni, menò un fendente e Derek non fu abbastanza veloce da evitarlo, così si ritrovò un taglio all’altezza del bicipide.
Ululò di rabbia , più che di dolore, e si scagliò contro il ragazzo.
Poi fu il delirio. Tutti gli arcieri scoccarono le frecce contro il lupo, che rimase trafitto in più punti, mentre gli altri cominciarono ad attaccarlo con le spade.
Lui tirava pugni, calci, dilaniava la carne con denti ed unghie ma si accorse ben presto di essere uno contro troppi.
Una freccia lo colpi al petto, restandogli incastrata dentro, proprio sopra al cuore.
Derek non si arrese, non poteva. Non poteva essere sopravvissuto fino a quel momento e farsi abbattere da dieci ragazzini.
Poi inspiegabilmente, proprio quando era pronto ad uccidere, successe qualcosa.
 
Melanie alla scena del ragazzo sopraffatto dai suoi amici, o meglio, simili, sentì lo stomaco stretto in una morsa, stavolta non provocata da sentimenti positivi.
Perché facevano questo?
Poi vide i suoi occhi, rossi come il sangue, le zanne, gli artigli. Sentì gli ululati, proprio quelli che l’avevano spinta a correre per vedere cosa stesse succedendo, e per un attimo pensò di aiutarli.
Ma cos’aveva fatto di male per meritarselo? quel ragazzo che l’aveva offerto un riparo di sua spontanea volontà, che la veniva a trovare di nascosto, che la guardava dormire.
Cosa aveva fatto?
Probabilmente, pensò, era il solito pregiudizio che aleggia intorno ai semi-dei. Probabilmente lo consideravano un mostro da uccidere e basta.
Fu quel pensiero a farle decidere che doveva salvarlo, o almeno, doveva provarci.
Si inginocchiò , fregandosene di sporcarsi i pantaloni, e premette con forza i palmi a terra, raggiungendo lo strato di fango sottostante le foglie secche.
Ispirò ed espirò, cercò di svuotare la mente al massimo e di concentrarsi il più possibile.
La terra cominciò a tremare poi sotto i piedi dei semi-dei si aprirono degli squarci larghi sufficientemente da far passare attraverso delle piante rampicanti, simili a liane ma molto più resistenti.
Strinse gli occhi e digrignò i denti comandando alle piante di avvolgere i corpi dei suoi simili, e così fecero.
Chiuse le mani a pugno , afferrando qualche manciata di terriccio e sempre accovacciata a terra comandò di stringerli sempre più forte.
Poi sentì qualcuno toccargli una spalla e perse il controllo delle piante, che ritornarono da dove erano venute, liberando i semi dei.
Si voltò e trovò un Derek sanguinante che le chiedeva con gli occhi di lasciar stare.
Osservò i dieci ragazzi guardarla a bocca aperta, nessuno di loro osava muovere un passo.
-Andatevene!- urlò presa dalla rabbia- Andatevene-
E cosa imprevista e strana, lo fecero. Corsero a perdifiato per ritornare da chissà dove, lasciando i due giovani da soli.
Derek si accasciò accanto ad un albero. Le ferite erano profonde e ci avrebbero messo del tempo per guarire del tutto.
Melanie accorse accanto a lui e gli posò le mani sul petto ,lasciato nudo da alcuni squarci della maglietta nera, sporcandosele di sangue.
-No- incespicò – Lascia fare-
Melanie scosse la testa- Ci penso io- sussurrò.
 
-Tu.. tu sei..- cercò di dire qualcosa ma non trovò le parole, così si limitò ad aiutarlo a sedersi contro il tronco dell’albero.
Derek si premette una mano contro il bicipite ferito e Melanie sussultò nel vedere quanto fosse profonda la ferita causata dalla spada.
Si guardò intorno.
Poggiò una mano a terra ed in pochi secondi una pianticella di Idraste crebbe dal nulla, poi fu la volta di una di Aloe, Salcerella e Scordio.
Strappò qualche foglia di ciascuna varietà e le sovrappose una sopra l’altra. Le avvolse fra loro come fosse un involtino e schiacciò il tutto con la mano , facendo uscire qualche goccia verdastra che abilmente fece colare sopra le ferite del lupo.
Ripeté l’azione finché non ne ebbe cosparso la maggior parte, poi prese una foglia di Aloe e cominciò a strofinarla su tutti i tagli di minor importanza, mentre Derek si limitava a gemere di tanto in tanto.
Melanie cercò di concentrarsi solo sulla pelle poco abbronzata e sul sangue nero e né sul viso tutt’altro che angelico del ragazzo né sul suo fisico perfettamente palestrato.
Sentiva una strana sensazione dentro di sé mentre cercava di curarlo grazie alla sua conoscenza delle erbe. Come se mille e mille farfalle stessero volando dentro di lei facendole tremare le mani ed annebbiare il pensiero.
Il petto del moro ora si alzava ed abbassava regolarmente. Melanie sentì gli occhi pesanti e il cuore batterle all’impazzata. Alzò lo sguardo ed incontrò quello del ragazzo. La semi dea osservò dentro di se come la sua testa fosse più bassa di lui nonostante fosse seduto e lei fosse in ginocchio.
Restarono in quella posizione  per chissà quanto, forse poco o forse tanto tempo, quando il ragazzo distolse lo sguardo.
-Sai bene cosa sono- disse dopo un lungo silenzio - vuoi solo sentirmelo dire-
Melanie annuì. Aveva ragione.
Derek si alzò da terra faticosamente da terra e senza degnare la ragazza di uno sguardo se ne andò, sparendo fra i tronchi degli alberi e lasciandola lì, come una stupida con in mano un foglia di Aloe e circondata da piante mediche.
-Non so nemmeno come si chiami- sussurrò abbattuta.
 
 
Aileen quel lunedì mattina vagava per i corridoio della scuola come un vecchio fantasma.
Aveva sonno, per tutti gli dei.
Aveva passato l’intera notte a pensare a solo una persona e questo la innervosiva più del sonno stesso.
‘Caro cervello, di notte si dorme’ si disse aprendo l’anta del suo armadietto e ficcandoci la testa, nella vana speranza di venire risucchiata e sparire per un paio d’ore, giusto il tempo di un pisolino.
Invece non accadde nulla di tutto questo e si ritrovò costretta ad afferrare il libro di letteratura inglese.
Chiuse lo sportello metallico e vi si appoggiò con la fronte, sbuffando sonoramente.
Colpì, sempre rimanendo appoggiata come prima, l’armadietto con il libro d’inglese e imprecò a bassa voce.
-Letteratura inglese non piace mai a nessuno- disse una voce alla sua destra.
Aileen sobbalzò e si voltò verso la direzione del ragazzo che affollava le sue notti e che si stava impegnando per evitare da una settimana.
Assottigliò gli occhi.
Letteratura inglese non piace mai a nessuno.
-Che c’è?- chiese titubante il biondo aggrottando le sopracciglia- Ho solo detto che let-
Aileen premette l’indice sulle labbra rosee del ragazzo ed assottigliò ancora di più, se possibile, gli occhi blu.
Letteratura inglese non piace mai a nessuno.
-Aileen… tutto bene?- domandò Isaac scuotendole le spalle.
Al che la ragazza scosse la testa – S si… mi sembrava solo che… Isaac, ti è mai capitato di avere come quella sensazione di aver già vissuto un momento?-
Fu la volta di Isaac di assottigliare gli occhi verdi- Intendi avere un Déjà-vu?-
Aileen schioccò le dita della mano destra- Esatto. Déjà-vu! Ho come la sensazione di un grossissimo e grandissimo Déjà-vu in questo momento!-
-In che senso?-
- So che non è possibile ma…. Credo che tu mi abbia già detto questa frase-
Isaac tentò di dire qualcosa ma lei lo bloccò con un rapido gesto della mano.
-Sssh non dire nulla. Probabilmente sto impazzendo. Ora vado a lezione , ciao-
 
All’improvviso qualcosa si accese dentro Isaac, qualcosa che cominciò a fargli pensare che Aileen stesse cominciando a ricordare.
All’improvviso una carica inaspettata lo invogliò a volerla riconquistare.
All’improvviso la speranza lo accecò e mai Isaac fu più felice di sapere che ce l’avrebbe fatta.
Si sarebbe ripreso la sua Aileen.
 

 
 
HOLA.
Si lo so,FA SCHIFO.
Si lo so, SONO IN RITARDO, tanto per cambiare.
Si lo so, so tutto.
Spero solo che mi perdoniate per tutto :/
Io ringrazio sempre tutte le ragazze/i che recensiscono perchè ( ok che oramai a forza di ripeterlo divento noiosa) ma davvero, senza di voi non ci sarebbe nessuna storia.
E ringrazio pure chi legge in silenzio o chi inserisce la mia storia fra le varie categorie.
Volevo solo dirvi una cosa IMPORTANE.
Ora come ora sto pensando a tre possibili FanFiction e devo decidere quale fra le tre incominciare ( anche se una è leggermente avviata)!
Non posso anticiparvi nulla per il semplice motivo che hanno delle trame abbastanza "difficili" da spiegare, non perchè sono intrigate ma perchè scommetto che dirvelo così sembreranno tutte e tre da vomito xD
Vi farò sapere ovviamente tutte le future decisioni!
Un Bacione...
Cipolletta.


p.s.= Mi sto leggendo 'E l'eco rispose' di Khaled Hosseini , ed è S T U P E N D O. Leggetelo.


p.p.s= non ho voglia di rileggere tutto quindi scusate eventuali errori grammaticali  
 
 
 
 

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Capitolo 20
*** 19-Nineteenth Chapter- Surprise me! ***



* scusate il ritardo, leggete lo spazio autrice*






Mentre la professoressa di religione blaterava qualcosa riguardo alla religione dei paesi orientali, Isaac sentì la tasca dei jeans sbiaditi vibrare. Tirò fuori il cellulare e lo nascose sotto al banco, facendo attenzione a non essere beccato. Aprì i messaggi e dentro ne trovò uno non letto da parte di Scott che quel giorno non aveva incontrato nemmeno per i corridoi.
‘Dopo scuola, da Beacon’s, ci aspetta Derek. Sospetto che gli sia successo qualcosa’
Beacon’s era uno dei bar più frequentati di tutta la città, e non capiva perché lo avessero scelto. Di solito non preferivano posti meno affollati?
Con una scrollata di spalle premette su ‘rispondi’ e digitò velocemente un ok, per poi posare il cellulare dov’era prima e cercare di riconcentrarsi sul monologo della Parkley.
 
Uscì nel cortile della scuola appena suonò la campanella e si affrettò verso la sua nuova moto. Se l’era comprata quell’estate usando tutti i suoi risparmi accumulati negli anni. Stranamente aveva continuato ad andare a scuola con Stiles e quindi nessuno sapeva del suo nuovo gioiello. Ma quel giorno aveva un nuovo obbiettivo; doveva conquistare qualcuna, e anche se sapeva che non era una ragazza materiale, venire a scuola con la Honda rossa fiammeggiante gli era sembrata una buona idea quella mattina.
Mentre montava in sella un pensiero gli balenò in mente: forse doveva cominciare a cercarsi un lavoro visto che oramai era al verde.
Ma quel pensiero fu scacciato da una figura esile dai capelli mori che proprio in quel momento stava uscendo dalla porta principale della scuola.
Portava dei jeans chiari ed una canottiera azzurra con lo scollo a barca che metteva leggermente in risalto il seno. I capelli erano lasciati sciolti con solo un piccolo cerchietto blu.
Isaac la osservò passargli accanto con lo zaino in spalla, senza degnarlo di uno sguardo.
Indossò il casco ed accese il motore facendo rumore, sperando che incuriosita si voltasse.
Ma sapeva che Aileen era una abbastanza tosta per queste cose , ed infatti proseguì a passo spedito verso la macchina lussuosa di Lydia, per poi sparire oltre lo sportello argentato.
Isaac scosse la testa quasi divertito e con un’ultima accelerata partì in quarta verso il Beacon’s.
 
-Una moto?- esclamò scioccata Lydia alla notizia dell’amica.
Aileen rise dell’espressione scioccata della rossa ed annuì con veemenza.
-Una moto veramente bella aggiungerei-
Lydia assottigliò gli occhioni chiari e scrutò l’amica- Scommetto che Nico non ha nessunissima moto-
-Non sbagli- Aileen sospirò- Ma non mi serve una moto per farmi piacere un ragazzo-
Lydia rise fra se e se- No infatti. Tu sei cotta di Isaac già di tuo- osservò scuotendo la testa.
Aileen arricciò il naso e fece per rispondere ma fu come se le parole le si bloccarono nella trachea.
In fondo, cosa poteva ribattere? Quello che aveva detto Lydia era la verità.Sentì quasi un moto di rabbia crescere dentro di lei e per un attimo desiderò non essere lì.
-Beh? Ti decidi a mettere in moto?- chiese sarcasticamente – E poi, io sto con Nico. E stiamo benissimo assieme- continuò cercando di convincere più se stessa che l’amica.
Lydia stavolta rise di gusto e girò la chiave d’accensione – Talmente bene, mia cara Aileen, che hai bisogno di andare a baciare altri- concluse azzittendo completamente l’amica e ritenendosi soddisfatta di aver avuto l’ultima parola.
Ingranò la marcia e partì, mentre la semi dea si mordicchiava le unghie dal nervosismo.
-Dov’è che devi andare?-
-Al Beacon’s-
 
Derek, Peter, Scott, Stiles e perfino Erica e Boyd lo stavano aspettando, seduti in un tavolo circolare nell’angolo più appartato del bar.
Isaac attraversò il locale in poche falcate e li raggiunse inarcando un sopracciglio.
Doveva esser per forza successo qualcosa da non sottovalutare per aver spinto Derek a radunarli tutti.
Si sedette fra Scott e Peter ed appoggiò il casco rosso sul tavolo, schiarendosi la voce.
Spalancarono tutti la bocca.
– E quello?-  chiese scioccato Stilinski sbattendo più volte le palpebre.
Derek scosse la testa- Ne parlerete dopo. Ora abbiamo una questione più urgente- decretò ammonendo i due con lo sguardo, tanto che Isaac nascose il casco fra le gambe.
Peter si scrocchiò il collo per poi incrociare le braccia, pronto ad ascoltare il nipote.
-Abbiamo un problema- la voce di Derek sembrava quasi… impaurita?
Peter alzò teatralmente un sopracciglio- Ah quindi non ci hai chiamato per giocare ad obbligo o verità. Perfetto, odio quel gioco, nessuno sceglie mai obbligo- commentò sarcasticamente.
Derek alzò gli occhi al cielo e si accinse a continuare – Sono stato attaccato da alcuni… figli di dei. Non so bene cosa siano ma sono potenti. Sapevano benissimo come attaccare e come rendermi inoffensivo. Non so cosa vogliono da noi ma volevano uccidermi. E sono certo che non si fermeranno finchè non ci avranno steso a tutti-
Isaac corrucciò le sopracciglia – Semi dei?- chiese scioccato.
Derek annuì grave – Vi ricordate quell’attacco che  avevano fatto a casa mia tempo fa?-
Tutti annuirono concentrati- Non erano gli stessi ma si comportavano in ugual modo. Credo che anche quelli fossero semi dei-
-Isaac- disse Erica voltando la testa di lato verso di lui –Non c’era pure quella Aileen?-
Il lupo ingoiò a vuoto ed abbassò lo sguardo – F forse- balbettò non sapendo bene cosa fare e cosa dire.
Erica battè un pugno sul tavolo- Lo sapevo. Non mi è mai andata a genio. Bisogna ucciderla- concluse acidamente.
Erica non si rese nemmeno conto di quello che successe quando si ritrovò il collo stretto nella morsa di Isaac dagli occhi gialli.
-Toccala- sibilò- Toccala solo mezza volta e ti spezzerò il collo con le mie mani- ringhiò mentre la bionda si dimenava senza successo.
Scott balzò in piedi ed afferrò l’amico per le spalle cominciando ad attirarlo verso di se con forza.
-Isaac- mormorò – Isaaac- disse con voce più alta.
Vedendo il ragazzo che non accennava a lasciarla andare Scott lo strattonò un ulteriore volta – Isaaaac basta!- urlò – Erica non toccherà Aileen, fine della discussione. Stai attirando attenzione, basta-
A quelle parole il biondo ritornò in sé e si calmò, sedendosi nuovamente al suo posto.
-Sarà meglio per lei- sussurrò regalandole uno sguardo avvelenato.
Peter passò un braccio intorno alle spalle del ragazzo e schioccò la lingua- Isaac, se vuoi che non succeda nulla alla tua amica, sarà meglio che tu indaghi a fondo su questa storia chiedendole qualcosa, o ci dovremo pensare noi e- fece una pausa scrutando i volti di Erica, che si massaggiava il collo, e Derek che accigliato osservava la scena.
-E sai bene quanto il temperamento di qualcuno possa essere… discutibile- concluse.
Isaac annuì – Vedrò di fare il mio meglio-
Per scherzo del destino, o forse per una semplice crudele coincidenza, una figura minuta e per Isaac dall’odore inconfondibile si avvicinò a testa bassa al tavolo, armeggiando con il blocco delle ordinazioni.
-Parli del diavolo e…- mormorò Peter lasciando scoperte le spalle di Isaac dal braccio.
 
Quando Aileen alzò la testa si rese conto di aver scelto il peggior tavolo per cominciare a prendere le ordinazioni, ma si fece coraggio. Il suo capo era là dietro al bar che la osservava nel suo giorno di prova e non avrebbe di certo rovinato tutto per lui.
-Posso portarvi qualcosa?- chiese timidamente ma con voce alta, cercando di scandire le parole e farsi capire.
Era consapevole che quando era agitata tendeva a parlare strascicando le lettere in maniera incomprensibile.
Quello che riconobbe come Stiles Stilinski si schiarì la voce, rompendo il silenzio.
-Io del thè freddo, per favore, con il limone, per favore , si-
Aileen annuì e scarabocchiò ‘1thè al limone’ sul bloc notes.
-Per me lo stesso- disse la voce che Aileen riconobbe come Erica Reyes.
- Un caffè, amaro- disse qualcuno che Aileen non riuscì a capire chi fosse.
Teneva i capelli scuri pettinati elegantemente all’indietro, tenuti da gelatina, che lasciavano scoperta la fronte e gli occhi azzurri, socchiusi.
Il sorriso alquanto sarcastico era circondato da barba che però lasciava libera le guancie.
Aileen annuì e scribacchiò anche quello – Altro?- domandò.
Scott McCall scosse la testa e le sorrise – No, grazie-
Annuì nuovamente e con un cenno del capo si liquidò, raggiungendo velocemente il bancone e tirando un sospiro di sollievo.
Tuttavia si sentì leggermente delusa, non aspettandosi di essere ignorata così tanto da lui.
Ma infondo cosa si voleva aspettare? Era più di una settimana che lo schivava.
 
Isaac si mordicchiò l’interno delle guancie.
Avrebbe voluto dirle almeno uno schifoso ‘ciao’ ma si sentiva lo sguardo di tutto il tavolo puntato.
Lanciò a Scott uno sguardo loquace che scosse la testa divertito.
-Isaac mi sono scordato di ordinarmi un cappuccino, ma non mi va di alzarmi. Vai tu?-
Isaac avrebbe voluto abbracciare l’amico, ma si limitò ad annuire fingendosi esasperato ed a dirigersi al bancone del Beacon’s, dove Aileen era di schiena intenta ad armeggiare a chissà cosa, probabilmente la loro ordinazione.
Una ragazza castana che stava pulendo i bicchieri alzò lo sguardo - Dimmi tutto-
Isaac guardò oltre le spalle della ragazza, verso Aileen.
La ragazza di prima colse il suo sguardo e ridacchiando  gli strizzò gli occhi.
-Aspetta- mimò con le labbra, per poi voltarsi e picchiettare un dito sulle spalle della mora.
- Servi tu questo ragazzo? Devo andare a prendere le bustine per la tisana che sono finite-
-Oh no, sono qui le bust- la semi dea fu interrotta dalla barista che ancheggiando raggiunse il retro del locale, lasciandoli soli.
 
Un sospetto, quasi come un sesto senso, le attanagliò lo stomaco.
Si voltò verso il fantomatico “ragazzo” e si congratulò con se stessa per la perspicacia. 
-Ciao- le disse Isaac passandosi una mano dietro la nuca, come imbarazzato.
Aileen si mordicchiò un labbro, nervosa- Ciao- rispose – Cosa ti servo?-
-Non sapevo lavorassi qua- ribatté invece il biondo
Aileen sospirò ed agguantò la pezzetta per lavare il piano di marmo davanti a lei, dove Isaac era appoggiato a mani incrociate, probabilmente seduto su uno dei tanti sgabelli.
-Beh, tecnicamente ancora non sono stata assunta… quindi- spiegò cominciando a strofinare la pezzetta gialla su e giù per il bancone.
-Sai… una volta ero sicuro di averti incontrato a lavorare da Aldo’s , la pizzeria-
Arrestò lo strofinare.
Che cosa?
Perché lei non se ne ricordava?
-Probabilmente ti stai sbagliando con un’altra ragazza- diede voce ai suoi pensieri.
Isaac sospirò – Forse… mi stavo chiedendo…- si guardò intorno- ti va di andare a fare un giro dopo il tuo turno? Devo chiederti una cosa importante-
Aileen cercò di controllare il cuore che ora le batteva così forte che temette le uscisse dal petto. Cosa rispondere?
-Io…- boccheggiò non sapendo cosa dire- Io… credo di s..si. Ok –
 
-Immagino dovrò prendermelo da solo il mio cappuccino- sbuffò Scott osservando di sottecchi il suo amico che tutto sembrava meno che intenzionato a soddisfare la sua richiesta.
 
-Così questa è la tua moto…- blaterò Aileen dondolando sui talloni davanti alla Honda di Isaac.
-Allora…dove vuoi andare?- domandò il biondo passandole un casco interamente bianco.
Aileen lo indossò ed osservò il ragazzo salire in sella, per poi porgerle la mano per aiutarla a fare lo stesso.
La afferrò riluttante ed anche lei montò in sella alla moto.
-Sorprendimi- gli rispose.
Il biondo mise in moto e partì a tutta velocità verso chissà dove.
Aileen passò le braccia intorno alla vita di Isaac, un po’ intimorita dalla velocità, e quando il suo sguardo incrociò quello del ragazzo nello specchietto retrovisore, le parve di intravedere gli angoli della sua bocca inclinati verso l’alto, ma non ci giurò.
Quando cominciò a prestare attenzione alla strada e capì che Isaac aveva imboccato la strada che portava fuori da Beacon Hills, Aileen si chiese dove la stesse portando e se avrebbe dovuto preoccuparsi. Così glielo chiese, cercando di non risultare sgarbata.
-Tranquilla piccola-  la risposta di Isaac la spiazzò completamente, non tanto per il ‘tranquilla’ ma per come l’aveva chiamata.
Sentì le guance schiacciate dal casco arrossirle violentemente, il cuore fare i salti mortali e lo stomaco stringersi in una morsa … piacevole, così decise di fidarsi.
 
Melanie trattenne il fiato quando sentì dei passi avvicinarsi al suo nascondiglio.
Dopo pochi minuti la faccia scarna di Thomas Delavine fece capolino dall’entrata nascosta dall’edera.
La bionda lo guardò, in attesa di qualcosa.
Come previsto Delavine incoccò la freccia, da bravo figlio di Apollo e gliela puntò contro.
-Chi si rivede…- mormorò la ragazza roteando gli occhi.
Thomas Delavine era il ragazzo più egocentrico ed antipatico dell’intero campo mezzosangue.
Moro, occhi verdi e carnagione scura, con un fisico da urlo e un ego sproporzionato, si credeva  il padrone del mondo.
Gli bastava rifilare occhiatacce qua e là e tutti facevano quel che voleva, tratte lei e ovviamente Aileen, con cui si era scontrato più di una volta.
-Ciao Melanie- disse lui con cattiveria.
Era risaputo come Thomas Delavine la facesse pagare a chiunque si fosse azzardato a non eseguire i suoi ordini, e da qui il suo odio verso la figlia di Poseidone e quella di Demetra. Ma a proteggere Aileen c’era sempre stata la figura di suo fratello, a cui Thomas bastava sentire il nome  e filava via con un sorrisetto sarcastico in volto.
Ed a proteggere Melanie c’era sempre stata la figura Aileen, che per proprietà di transizione impediva al moro di avvicinarsele.
Ma ora? Chi l’avrebbe protetta ora?
-Cosa vuoi?- domandò cercando di sembrare la ragazza dura e spietata che non era.
-Lo sai vero di aver fatto una sciocchezza che ti costerà la vita?-
Allo sguardo interrogativo di Melanie il figlio di Apollo rise- Non ti rendi nemmeno conto di aver aiutato un mostro?-
La bionda strinse le labbra in una linea severa – Non è un mostro-
-Si che lo è!- tuonò Thomas – Lui e i suoi simili sono tutti dei fottuti mostri che meritano di essere uccisi-
-E allora perché stai puntando la tua preziosa freccia contro di me?-
Melanie si domandò il suo coraggio da dove venisse.
-Perché tu, se non vuoi morire, ci aiuterai a catturarli… uno per uno-
-Scordatelo-
-E allora… ciao ciao Melanie. Non è stato un piacere conoscerti…-
Il dito di Thomas strinse la corda dell’arco, tendendola ancor di più.
E poi successe tutto come a rallentatore.
La freccia sferzò l’aria, attraversò la poca distanza che li separava e si andò a conficcare al di sopra della clavicola di Melanie con estrema facilità.
Cadde a terra e poco prima di chiudere gli occhi vide il collo di Thomas spezzarsi con facilità sotto le mani possenti del ragazzo di cui ancora non sapeva il nome.
 
 
HOLA.
Lo so, scusate il ritardissimo, ma come alcune di voi sapranno, ero in vacanza! Mi ero portata pure il pc per aggiornare ma quando arrivo nella casa che avevamo preso, cosa scopro? Niente internet di nessun tipo D: e mio padre non mi ha voluto comprare la pennetta internet perchè "almeno ti disintossichi dal computer"
Anyway...
Fortunatamente ho tre capitoli scritti ed ho pure scritto i primi di una possibile nuova ff ma aspetterò che finisca questa sennò so come andrà a finire... e cioè ritardi su ritardi!!
Detto questooo...
Nel capitolo scorso ho ricevuto SEI recensioni e Dio solo sa quanto vi ho amate *.*
E' stato il secondo capitolo con maggior numero di recensioni, dopo il cap.7 che ne aveva otto, quindi devo immaginare vi sia piaciuto :3
Sono ultra contenta!!!
Ora vi lascio.... un bacione, e spero che anche questo capitolo vi piaccia tanto da lasciarmi 10 piccole paroline :)
A presto
Cipolletta.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** 20-Twentieth Chapter- I like you, ok? ***







Dean Mark, il capitano della squadra di matematica avanzata, aggrottò le sopracciglia.
Lydia alzò gli occhi al cielo e lo incoraggiò con un cenno del mento.
-Avanti… fallo- gli ordinò passandogli un bigliettino di carta.
Dean la guardò neanche fosse pazza e Lydia sbuffò sonoramente.
-Avanti Dean, non ho tutto il tempo del mondo, sei pregato di sbrigarti! Non ti ho mica chiesto la luna!-
Lui annuì titubante ed afferrò la penna bic dal suo astuccio.
Quando ebbe finito di scrivere Lydia gli sottratte il bigliettino in fretta ed in furia e lo ripose dentro il reggiseno nascosto dal vestino color prugna, il suo preferito.
-Grazie- si allontanò in fretta dal ragazzo, ondeggiando i suoi boccoli rossicci e si diresse in tutta fretta nel bagno della donne.
Prese il bigliettino di prima e dalla tasca dei jeans quello con su scritto il famoso ‘ sei bella’ che l’aveva fatta arrovellare il cervello per tutti quei giorni.
Li confrontò, lettera per lettere, ed alla fine cacciò un urletto nervoso.
Il ‘sei bella’ di Dean non si avvicinava minimamente a quello del misterioso ragazzo.
Le ‘l’ erano troppo lunghe, la ‘s’ era troppo schiacciata e le vocali troppo rotonde.
Tirò fuori dalla borsa un foglio a righe tutto spiegazzato e lo aprì, scorrendo tutti i nomi dei ragazzi fra i sedici ed i venti anni del liceo di Beacon e  depennò Dean Mark dalla lista, sentendosi quasi sollevata che lo spasimante non fosse stato proprio lui.
-Bene, ora  mancano solo centonovantanove ragazzi- si disse.
 
Una luce al neon era appesa al soffitto, e quando Melanie aprì debolmente gli occhi, fu costretta a chiuderli nuovamente per il fastidio provocato dalla luce fredda e bianca.
-Ma cosa….- mormorò.
Cercò di allungare le braccia, ma sopra la clavicola destra qualcosa le tirava ed impediva il movimento.
Una fasciatura sporca di sangue nel mezzo le ricopriva tutta la spalla, fermata ai lati da dei grandi cerotti giallognoli.
Ora che ci pensava, proprio all’altezza della chiazza rossastra sentiva un dolore abbastanza acuto.
Poi si ricordò tutto: Thomas, il ricatto, la freccia, il dolore , il collo rotto.
Si agitò sul divano alla consapevolezza di non sapere dove fosse.
Una figura in ombra sventolò una mano- Bentornata fra i vivi- le disse quasi…sarcasticamente?
-Chi sei?- sussurrò.
La figura mosse qualche passo fino a ritrovarsi al centro della lampada  a neon.
Era un uomo, sulla quarantina.
Portava i capelli tirati indietro, la barba solo intorno alla bocca ed aveva due occhi celesti che Melanie riusciva a vedere sin da li.
Indossava dei jeans attillati, neanche fosse un ventenne, una t-shirt grigia ed un giacchetto di pelle nera molto stile anni ottanta.
-Peter Hale, piacere- disse quello, porgendogli una mano.
Melanie fece finta di non vederla- Dove mi trovo?-
-A casa Hale…- fece una smorfia e socchiuse l’occhio destro- A dir la verità.. nella cantina di casa Hale, perché di sopra mio nipote è troppo occupato a dar di matto-
-Tuo nip.. tuo nipote?- domandò.
Peter annuì grave, neanche stesse parlando di una catastrofe- Si. Alto, muscoloso, moro, incazzato col mondo intero, dovresti aver capito di chi stia parlando-
Il pensiero di Melanie corse al ragazzo di cui non sapeva il nome ed aggrottò automaticamente le sopracciglia.
-Senti…- Peter tentennò- Non gli dire che so della sua .. come dire.. attrazione per te. Mi brucerebbe vivo e fidati, non è bello aver a che fare col fuoco-
-Attrazione?- balbettò la semi dea sentendo l’aria mancare.
L’uomo rise- Non è chiaro? E’ attratto da te… Conosco mio nipote più di quanto voglia. E ti avverto che più si accorgerà di tenere a te, più ti tratterà come la peggior feccia dell’universo.- Alzò le spalle- Ma che ci vuoi fare? Questo è Derek-
Melanie alzò improvvisamente lo sguardo.
Quindi era quello il suo nome.
-Chi mi ha medicato?-
-Io…-
La bionda sobbalzò all’udire la voce rauca di un ragazzo.
 
-Chiudi gli occhi- le urlò Isaac cercando di sovrastare il rumore del motore della moto.
Aileen obbedì. Non aveva nulla da perdere.
Quando sentì silenzio, capì che Isaac aveva parcheggiato, o forse accostato in strada, o chissà cosa.
-Tienili ancora chiusi- la ammonì Isaac quando, tolto il casco, cominciò ad aprire le palpebre.
Sbuffò frustrata ed allungò una mano nel vuoto, facendo capire al ragazzo di aver bisogno d’aiuto per scendere dalla moto ad occhi chiusi.
Urlò, più per la sorpresa che per lo spavento, quando si sentì sollevata in aria da due braccia muscolose.
Si accoccolò contro il petto di Isaac, nascondendo il volto nell’incavo del collo, e restò ad occhi chiusi, cercando di opprime la vocina che dal suo interno le gridava di non comportarsi così e di pensare a Nico.
 
Isaac desiderò restare così per il resto della sua vita.
Loro due, così vicini ed intimi, era più di quello che aveva programmato per quella giornata.
Imboccò il vialetto costeggiato da palme e camminò lentamente, aspettando il momento che Aileen avesse distinto quel suono.
 
L’odore salmastro le giunse alle narici nello stesso momento in cui le giunse alle orecchie il rumore dell’infrangersi delle onde salate sulla sabbia bagnata.
Aprì gli occhi e balzò giù dalle braccia del biondo, osservando incantata l’oceano davanti a lei.
Si tolse le converse rosse e le abbandonò sotto una palma, per poi cominciare a correre per la spiaggia deserta.
Arrivò al bagnasciuga e senza esitare immerse i piedi nell’acqua fredda, lasciando che la bagnasse.
Allargò le braccia e prese un grande respiro, abbandonandosi al suo elemento.
Quando Isaac la raggiunse, voltò lo sguardo  verso il ragazzo, notando che si era tolto il giacchetto di pelle da moto ed era rimasto in maglietta verde attillata e jeans arrotolati nelle caviglie nude.
-Allora? Ti ho sorpreso?- domandò quello, immergendo i piedi in acqua.
Aileen lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si avvicinò ancora di più al ragazzo, col cuore che le batteva all’impazzata nel petto.
Lui si voltò con il busto verso di lei, osservandola da sotto le ciglia lunghe.
Aileen gli appoggiò le mani sul petto muscoloso e alzò lo sguardo, incontrando il verde del ragazzo.
Lui si avvicinò fin a far sfiorare i loro nasi.
Aileen strinse il tessuto della maglietta e lo attirò a sé, facendo combaciare le bocche in un bacio casto.
Lui poggiò una mano aperta dietro la sua schiena, avvicinandola ancora di più, e l’altra dietro la nuca, piegandole il corpo leggermente all’indietro.
E quello che era un bacio casto si tramutò in uno più carnoso, pieno di passione, pieno di amore e desiderio da parte di entrambi.
Dalla gola di Aileen uscì un gemito che la fece vergognare e che invece fece sorridere Isaac.
Quando smisero di intrecciare le loro lingue, per riprendere aria, nessuno dei due accennò a staccarsi, così rimasero con le labbra leggermente gonfie ed arrossate attaccate, i nasi che si toccavano e i cuori che battevano insieme.
Isaac sorrise sulla sua bocca.
-Devo dedurre che ti è piaciuta la meta-
Aileen annuì impercettibilmente e chiuse gli occhi.
-Molto- sussurrò sulle labbra del biondo.
Isaac passò le braccia intorno alle spalle della ragazza, racchiudendola in un abbraccio e attirandola ancora di più a sé.
Aileen circondò la vita del biondo , abbracciandolo a sua volta, e posò la testa sul petto.
-Non dovrei essere qui- mormorò, piena di sensi di colpa verso il suo “ragazzo” attuale.
Isaac fece finta di non sentire.
-Isaac…- sospirò- Io.. sto con un altro, Nico-
Il biondo sciolse l’abbraccio e la guardò intensamente. Socchiuse gli occhi e inclinò la testa – E vuoi stare con lui?-
-Io… non so cosa voglio-
Isaac sospirò e tese le labbra in una linea rigida- Devi capirlo, in fretta…. Aileen tu.. mi piaci ok? Mi piaci ,un sacco direi-
Aileen stette in silenzio.
-Mi piaci quando arricci il naso, quando ti mordicchi le labbra perché qualcosa ti da pensiero. Mi piaci quando sorridi e socchiudi gli occhi. Mi piaci quando ti vergogni ad indossare abiti diversi dal solito ma quando lo fai.. oh quando lo fai sei stupenda. Mi piaci quando mi ignori e riesco ad intravedere il tuo sguardo di scuse. Mi piaci con i jeans, la tuta, i maglioni , i vestiti o quello che vuoi tu. Mi piaceresti perfino con un sacco della spazzatura.
Mi piaci perché i tuoi occhi sono come una calamita per me, perché le tue labbra sono come una droga.-
Aileen sospirò- Isaac… io… insomma-
Era ora di ammettere quello che le succedeva ogni volta che il ragazzo la sfiorava? Forse si.
-Per gli dei Isaac, mi piaci anche tu! E questo è sbagliato, sbagliatissimo, perché io sto con Nico e dovrebbe essere lui a farmi venire i brividi con uno sguardo! Dovrebbe essere lui a farmi accelerare i battiti o a stringermi lo stomaco. E invece no, dannazione! Sei tu Isaac!- urlò senza nemmeno rendersene conto, e quando ebbe finito sentì il sangue fluirle tutto verso le guancie.
Stettero in silenzio per alcuni secondi, o forse minuti , o chissà.
Mentre si imponeva di non darsela a gambe per la vergogna improvvisa, cercò di decifrare lo sguardo di Isaac.
Sembrava contento, ma anche preoccupato, sembrava agitato e Aileen giurò di cogliere nei suoi occhi verdi un guizzo di paura.
Paura per cosa?
-Di qualcosa…- sussurrò non sopportando più il silenzio fra loro due, tagliato solo dal rumore del mare che mentre di solito la calmava, ora non faceva che agitarla.
Isaac sospirò – Prima chiarisci con Nico. Non devi giocare con i suoi sentimenti- concluse.
Aileen annuì e si sentì invadere dal senso di colpa che pian piano le corrodeva il cuore.
‘Povero Nico’ si ritrovò a pensare. Lei gli voleva bene, gli voleva un mondo di bene, ma non fino al punto di amarlo.
Melanie una volta al campo le aveva chiesto perché aveva accettato di mettersi con lui.
 
Era un sabato della terza settimana di giugno, ed Aileen era in camera a disfare il suo borsone, visto che era appena arrivata al campo.
Suo fratello era andato a cercare Annabeth e Grover gli immancabili due componenti dei tre moschettieri, come ormai li definivano tutti i ragazzi del campo mezzosangue. Melanie invece era impegnata a pulire il suo dormitorio con gli altri figli di Demetra, che poi erano solo otto, compresa lei.
Così lei era rimasta sola a sistemare i suoi vestiti nel piccolo armadio di legno, ma non si lamentava.
Aveva bisogno di quella solitudine ogni tanto.
Improvvisamente si fece buio intorno a lei e scoppiò in una risata.
-Percy!- esclamò poggiando le mani sopra quelle che erano sui suoi occhi.
Una voce più fredda le giunse alle orecchie- Sbagliato-
Si voltò e ridacchiò alla vista del suo amico –Ciao Nico-
-Ehi Aileen… ti dovrei dire una cosa..-
Sorrise- Spara-
Nico prese un lungo respiro e cominciò a torturarsi le mani- In realtà è un po’ che volevo dirtelo ma… non ho mai avuto il coraggio… tu.. si insomma, mi piaci Aileen. Volevo chiederti se… se vorresti.. stare con me-
 
A ripensarci adesso, Aileen avrebbe saputo rispondere a Melanie.
Probabilmente aveva accettato la proposta di Nico proprio perché gli voleva troppo bene a non avrebbe mai voluto farlo soffrire.
Ma ora, non aveva forse ottenuto il contrario? L’aveva preso in giro, tradito.
Aveva combinato un gran casino, e avrebbe voluto non aver mai detto quel dannatissimo ‘si’ al suo amico. Magari ci sarebbe rimasto male, ma nulla in confronto a come sarebbe stato una volta che Aileen gli avrebbe parlato.
Le venne da piangere. Che stronza.
Tirò su con il naso, ma ci fu poco da fare. Crollò in un pianto isterico dettato dal grande dispiacere e dall’odio per se stessa.
Isaac la tenne stretta a se, mentre lei piangeva sul suo petto, bagnandoli la maglietta.
-Ssssh- sussurrò Isaac- Non piangere-
Aileen in risposta singhiozzò ancora più forte, presa dalla rabbia. Da quando era una debole? Da quando scoppiava a piangere così fra le braccia di qualcuno?
-Non capisci…- mormorò cercando di smettere di lacrimare- Io… l’ho preso in giro- una stretta allo stomaco.
Il mare cominciò ad agitarsi.
-L’ho preso in giro nonostante sapessi di non provare attrazione per lui! Sono stata una stronza inclassificabile!-
Le onde cominciarono ad infrangersi violente contro la riva.
-Ed ora lo sto facendo perfino con te! Perché non ti meriti una piena di problemi come me! Non ti meriti questa situazione del cavolo!-
Le acque cominciarono ad agitarsi sempre di più, fin a formarsi cavalloni d’acqua salata.
 
Isaac guardò con terrore l’oceano davanti a se, stupendosi del potere della ragazza.
-Aileen, Aileen calmati! Vedrai che si sistemerà tutto. E’ vero, hai sbagliato, ma sei umana, è normale sbagliare!-
Aileen si staccò da lui e il mare si calmò improvvisamente, il cielo si schiarì e le onde si ritirarono.
-Puoi portarmi a casa?- mormorò asciugandosi le lacrime con il braccio.
Isaac le prese il volto con le mani e passò il contorno delle labbra con i pollici.
-Va bene- le concesse poi.
 
-Beh.. grazie- sussurrò Melanie intimorita da Derek che ora la sovrastava con tutta la sua altezza.
Peter fece una smorfia con la bocca e si dileguò al piano di sopra, facendole l’occhiolino prima di sparire per le scale.
-Mi stavo chiedendo se…- Derek si schiarì la voce- Se potresti spiegarmi bene questa cosa dei mezzosangue-
Melanie sospirò e cercò di mettersi seduta, ma una mano del ragazzo la costrinse a rimanere com’era- Non c’è nulla da spiegare. Gli dei esistono, e si sono trasferiti dalla Grecia all’America, per adattarsi col mondo moderno. Da millenni che scendono a terra e si infatuano dei mortali facendoci poi dei figli. Non ti sto qui a raccontare come anni fa successe un casino per colpa di un semi dio come me che voleva vendicarsi-
Derek si mosse sul posto- Vendicarsi?-
-C’era una regola… gli dei non potevano vedere i proprio figli e poi era raro che un dio minore riconoscesse subito il figlio. Percy, il fratello di Aileen, ha cambiato tutto questo. Ora possono venirci a far visita se lo desiderano , anche se non succede mai, e anche i figli degli dei minori sono riconosciuti- spiegò
-E tu .. insomma…-
-Mia madre è Demetra-
-Capisco…- mormorò il ragazzo, poi assunse uno sguardo cattivo, quasi terrificante- e i tuoi simili cosa vogliono da me?-
Melanie  si guardò intorno- I semidei di solito si allenano da quando entrano al campo mezzosangue. Si allenano per diventare eroi, leader e capitani. Ma si allenano anche per proteggersi dai mostri che minacciano di ucciderli, vedi… hanno… abbiamo.. un odore diverso, che li attira. E ti vedono come un mostro-
 -Tu non ti alleni?-
-Si ma, diciamo che non sono una tipa da guerra e combattimento-
Melanie sorrise, sentendo che qualcosa fra loro due si era sciolto. Magari avrebbero incominciato a diventare.. amici?
Derek non sembrava così tanto male quando non aveva l’aria da perennemente arrabbiato.
Neanche avesse sentito i suoi pensieri, il ragazzo si irrigidì sul posto.
-Io … devo andare..- incespicò – Non fare movimenti azzardati, i punti potrebbero saltarti- detto questo sparì anche lui sopra le scale e Melanie lasciò cadere la testa sul bracciolo del divano consumato.
-Demetra eh?-
Melanie si voltò verso la voce di Peter e faticosamente si tirò a sedere, incrociando le gambe e appoggiando la schiena al bracciolo del divano.
-Se non sono troppo ignorante.. posso chiedere di cosa esattamente sarebbe tua madre?-
- La dea del grano, la protettrice dell’agricoltura, della gioventù e della terra verde. Mia madre è artefice del ciclo delle stagioni, da lei dipendono le leggi sacre della natura- rispose stizzita.
Peter schioccò la lingua- Quindi me lo puoi fare un favore-
 
 
 
 
 HOLA.
Mie adorate lettrici/recensitrici ecco qua the new Chapterrrrrrrrrrrrr, che non è nè bianco nè nero... non saprei come definirlo, fate voi.
Sto vedendo la terza stagione di TW e adoro seeempre di più Peter sia giovane che "vecchio". Bho, è uno dei miei personaggi preferiti, anche se a dirvela tutta, non ho personaggi preferiti.. li amo tutti AHAHAHA.
Poi fra poco pochissimo esce Percy Jackson e il mare dei mostri YEEEEEEEEEEE.
Sono tipo gasata al massimo, anche se ho visto il trailer ed ho scoperto che Percy ha i capelli cortissimi nel nuovo film *sbatte la testa contro il muro e si chiede perchè, poi ci ripensa e ci sbatte la testa del regista e gli chiede perchè*
Ultimamente sto sfornando idee per nuove ff come il pane, perciò aspettatevi di tutto una volta finita questa, sempre che mi continuerete a seguire e non vi sarete scartavetrate le palle prima AHAHAHA. 
it's not fanny Azzurra.
#Ho il nome brutto, non fateci caso
UN bacione a tutte.
VI AMO, SAPPIATELO SEMPRE.
Cipolletta.


 

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Capitolo 22
*** 21-Twenty-first Chapter-Confused ***






-Ci hai parlato quindi?- domandò Scott appoggiandosi con il corpo alla testiera del suo letto.
Isaac scosse la testa- Non di quel argomento-
Scott annuì ma si rabbuiò- Devi farlo-
-Se lei non ricorda di me… allora non ricorda nemmeno di cosa siamo ?- domandò cercando una risposta alla domanda che gli annebbiava il cervello dal momento in cui Aileen si era risvegliata dal coma.
-No, non credo almeno. Ecco perché devi parlarle! La luna piena c’è fra una settimana!-
- Che centra con lei la luna?-
-I suoi simili, Isaac. Scommetto quello che vuoi che attaccheranno quella notte, e cercheranno di coinvolgerla. Ora, vuoi che ti odi traviata dalle parole di quelli?-
Quelle parole bastarono per convincere il lupo mannaro, che decise che avrebbe parlato alla ragazza l’indomani mattina.
 
Melanie chiuse gli occhi e posò una mano sul muro scorticato della vecchia casa.
Cercò di svuotare la mente e dopodiché prese un grande respiro.
Dal nulla, improvvisamente, dell’edera cominciò a rivestire tutta la casa, passando sotto le finestre, sopra la porta principale, attorcigliandosi intorno alle colonne e alle grate, passando intorno ai quattro scalini, al porticato e alla lampadina fulminata dell’esterno.
Quando riaprì gli occhi, Peter la guardava soddisfatto.
Oramai la casa era irriconoscibile, non sembrava neanche più la vecchia villa bruciata di un tempo.
Staccò la mano dal muro e la portò sopra la sua testa, per poi chiudere nuovamente gli occhi.
Piccoli fiorellini blu apparirono di qua e di là, colorando la brillante edera verde.
Peter le batté le mani e Melanie riaprì gli occhi, soddisfatta.
-Perfetto- esclamò l’uomo.
-Cosa avete combinato?- tuonò una voce alle loro spalle.
Melanie si voltò e alla vista di un Derek infuriato represse l’istinto di scappare a gambe levate.
-Nipote, pensa una buona volta. Così i semicosi non riconosceranno la casa- lo ammonì Peter incrociando le braccia muscolose.
Derek con poche falcate arrivò al fianco della bionda e la guardò con cattiveria.
-Tu- sibilò – come ti sei permessa?- domandò bruciandola con lo sguardo.
-Sei solo una… bambina- sputò con acidità.
Melanie provò a ribattere ma indebolita da tutto il potere che aveva utilizzato, restò muta, cominciando ad intravedere tutti punti neri intorno a lei.
Fece in tempo a sentire le possenti braccia di Derek afferrarla prima di venir risucchiata dall’oblio.
 
-Fammi un doppio caffè amaro-
Aileen inclinò la testa e socchiuse gli occhi alla vista dell’amica nervosa più del solito- Lyd? Tutto bene?-
La rossa batté un pugno sul tavolo – No, cavolo! Non riesco a trovare il ragazzo che mi ha scritto il bigliettino!- si lamentò
Aileen prese una tazzina e la appoggiò sotto la macchina del caffè, avviandola.
-Ce l’hai qui con te?-
-Cosa?-
Prese la tazzina oramai piena della bevanda amara e la porse all’amica – Il bigliettino intendo-
Lydia bevve un sorso e strizzò gli occhi, probabilmente disgustata dal sapore del caffè.- Magari un cucchiaino di zucchero mettilo và-
Aileen annuì divertita e zuccherò il caffè. Lydia ne bevve un altro sorso e cominciò poi a frugare dentro la sua borsa bianca Praga.
-Eccolo- porse un pezzettino di carta tutto stropicciato all’amica – Non so cosa te ne fai , ma… eccolo-
Aileen afferrò il biglietto e lo scrutò da tutte le angolazioni possibili.
Eppure era certa di aver rivisto quella scrittura. Era certa di aver rivisto quella calligrafia altamente disordinata e quasi incomprensibile.
 
-So cosa sei- una voce famigliarmente roca la colse di sorpresa, facendola sobbalzare.
Si voltò verso il bancone del bar ed incontrò gli occhi di Isaac che la scrutavano da cima a fondo.
Si slegò il grembiulino nero da intorno alla vita e lo appoggiò senza cura sul ripiano di marmo, per poi aggirare il bancone e finire di lato al ragazzo, afferrandolo per mano e conducendolo fuori dal bar.
Incrociò le braccia e socchiuse gli occhi –Cosa stai dicendo?-
Isaac si guardò intorno – Una semi dea non è cosi?-
Aileen boccheggiò ed annaspò alla ricerca di qualcosa da dire, ma le corde vocali non volevano sapere di tirare fuori qualche suono.
-Cosa.. che?- balbettò gesticolando animatamente.
Isaac la zittì posandole l’indice sopra le labbra e l’afferrò una mano.
-Non posso dirti molto. Solo che so cosa sei e no, non lo dirò a nessuno. I tuoi simili hanno attaccato i miei amici e tu devi aiutarci –
-Non capisco-  sussurrò confusa.
-Dopo il tuo turno, ci vediamo nel bosco, ti spiegherò tutto-
Aileen non ebbe nemmeno il tempo di chiedergli in quale punto del bosco o a che ora precisa che Isaac era corso dall’altra parte del marciapiede verso la sua moto, e lei era rimasta con la mano appoggiata lievemente nel punto in cui le sue mani avevano sfiorato le labbra.
 
Il rumore dei tacchi a spillo di Lydia risuonò sull’asfalto della strada deserta della ricca zona residenziale di Beacon Hills.
Quando una mano l’afferrò la spalla da dietro, la rossa urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e voltandosi la sua mano trovò la guancia di Tyson con un ‘CIAF’ sonoro.
-Auch!- urlò Tyson portandosi una mano sul punto colpito – Ma che ti prende?-
Lydia roteò gli occhi – Mi hai spaventata-
-Non .. non era mia intenzione- sussurrò sostenendole lo sguardo.
Lydia si perse per la prima vera volta ad osservare il ragazzo.
I capelli neri corvino come quelli della famiglia Jackson facevano contrasto con la pelle bianca come il latte. Notò con piacere i suoi occhi blu come il fondo dell’oceano con tuttavia sfumature leggere di verde.
Si sorprese di non aver mai notato tutti questi particolari.
Si accorse perfino della bocca rosea e carnosa, dell’altezza smisurata e del corpo ben piazzato. Delle mani affusolate, dei muscoli sulle braccia.
Si accorse che Tyson però non era un ragazzo tutto aspetto e niente cervello, cioè i tipi che di solito frequentava lei.
Era… buono, gentile, timido perfino.
-Sei diverso- disse alzando una mano in aria vicino alla sua guancia.
La ritirò ed abbassò gli occhi. Cosa le prendeva?
-Non immagini quanto- mormorò lui – Aileen mi ha mandato a chiamarti.-
 
-Spera per te che sia urgente. Stavo andando alla ricerca dell’autore del biglietto-
-E’ importante- ribatté Aileen – giura di non arrabbiarti- disse prendendola per la mano e trascinandola da un angolo appartato del bar.
-Spara-
-Mio… mio padre è Poseidone, il dio degli Oceani. Ed esistono anche altri ragazzi come me che hanno altri dei come genitori e..-
Lydia incrociò le braccia al petto – Mi domandavo quando ti saresti decisa a dirmelo-
Aileen rimase a bocca aperta – Cosa?- boccheggiò
-Pronto?- Lydia si portò un dito alla tempia e lo picchiettò contro – Ti sei dimenticata che ho il quoziente intellettivo superiore alla media?-
-Come?- balbettò
-Tu non te ne rendi conto ma lasci indizi di qua e di la ogni tanto. E poi non sei l’unica cosa bizzarra che vedo in giro-
Aileen provò a ribattere ma la stoppò con una mano – Tutti credono che io sia un ingenua che deve essere protetta- Si indicò da sola- Ma non hanno capito che ne so più di quanto immaginano. Non capisco come pretendano che io ancora non sappia nulla quando mi ritrovo come ex ragazzo un ex Kanima diventato lupo mannaro come i miei amici. –
-Lup.. lupi c cosa?-
Lydia si bloccò – Tu.. tu non sai?-
-Cosa dovrei sapere? E cos’è questo Kanima?-
 
-Sei arrivata- disse voltandosi verso di lei.
Aileen sobbalzò- Si- rispose poi con freddezza.
Isaac la raggiunse in poche falcate, facendo scricchiolare sotto di lui le foglie secche e la sovrastò con l’altezza.
-Devo parlarti-
-Di cosa?- domandò sarcasticamente la ragazza allontanandosi – Del fatto che ti spuntano artigli e zanne? O del fatto che ogni luna piena combatti col desiderio di squartare qualcuno? Oppure che anche gli altri lo fanno? O anche che Jackson Whittemore era una specie di macchina assassina?-
Isaac annaspò alla ricerca di qualcosa da dire, ma si limitò ad abbassare lo sguardo.
-Lo so. Avrei dovuto dirtelo… ma..-
-Ma niente Isaac. Avresti dovuto dirmelo e basta. Almeno avresti dovuto farlo dopo la seconda volta che mi hai baciato-
-Beh… tecnicamente mi hai baciato tu-
-Non mi interessa!- urlò furiosa- Non mi interessa nulla! Tu sapevi.. anzi.. sai cosa sono! Avevo il diritto di saperlo anch’io-
-Ti stavo cercando di proteggere per la miseria ma lo capisci?- sbottò Isaac allargando le braccia e facendo indietreggiare la mora.
-Stavo cercando di evitare che succedesse ancora- urlò trapassandola con lo sguardo.
-Che succedesse ancora cosa?-
Era confusa. E molto.
Isaac scosse la testa – Lascia stare-
Qualcosa nel suo cervello cominciò a squillare, come una campanella in lontananza. Un ronzio che le impediva di pensare ad altro.
-Isaac cosa non avrebbe dovuto succedere?- chiese, il ronzio sempre più forte e confusionale.
-Tutto quello che devi sapere è che alcuni semi dei come te hanno attaccato i miei amici. E anche la tua, di amica-
- La mia am..Lydia?-
-Ti dice nulla il nome Melanie?-
 
Sbatté più volte le palpebre. Vedeva tutto come se fosse ricoperto da una patina bianca.
Cercò di mettere a fuoco  e poco dopo notò una figura in ombra seduta sul vecchio divano accanto a lei.
-Derek?- sussurrò con la voce impastata.
Il lupo abbassò lo sguardo – Mi dispiace- disse torturando la stoffa del divano con le mani.
Melanie sentì un moto di rabbia crescerle all’interno e diffondersi in tutto il corpo e con le poche forze che sentiva si mise a sedere.
-ti dispiace?- domandò incredula – Senti mettiti d’accordo con te stesso-
Derek la guardò perplesso – E’ vero che sei proprio lunatica allora. Io ti pongo le mie scuse e tu mi rispondi cosi?-
Melanie digrignò i denti.
-Prima mi spaventi, poi mi offri un rifugio, poi scopro che ogni notte eri da me. Poi ti salvo e mi tratti male per poi ricomparire e salvarmi. Uccidi il mio aggressore, mi medichi e poi mi tratti male perché tuo zio mi chiede un favore, poi mi afferri mentre svengo e quando mi sveglio mi chiedi scusa. E sarei io quella lunatica?-
Quando le labbra di Derek incontrarono le sue, Melanie si chiese se il mondo sarebbe esploso da lì a poco.
-Mel! Cosa diavolo ci fai qua?- la voce di Aileen interruppe nella stanza e Derek si affrettò ad allontanarsi da lei.
La bionda si voltò mortificata verso l’amica – Io.. possiamo parlare in privato?-
 
-C-cosa?-
Annuì.
-Come è successo?-
-Un ictus. Un minuto prima ero all’aeroporto pronta a ritornare in Francia e… e un minuto dopo mi arriva la chiamata. Mi dicono che mio padre è morto, capisci? Ero devastata. Non volevo tornare e fare il funerale, probabilmente perché… perché non lo accettavo. Così.. sono rimasta e ho viaggiato un po’ con l’autostop. Sono arrivata qui e… e … e non lo so Aile-
Aileen accarezzò un braccio alla migliore amica, poi la strinse in un abbraccio.
-Mel..mel ssssh- cercò di calmarla ma oramai sembrava aver dato via ad una crisi di pianto.
-Mi dispiace…- disse fra i singhiozzi- Non ti arrabbiare con me. Avrei voluto dirtelo… ma.. ti ho visto ed eri così felice e…- pianse ancora di più- e non volevo rovinarti tutto!-
Aileen tenne stretta Melanie fra le braccia e le accarezzò delicatamente i capelli color grano.
-Non avresti rovinato nulla. Ora però, calmati. Non sono arrabbiata. Solo che mi sarebbe piaciuto esserti d’aiuto prima-
Melanie sciolse l’abbraccio e guardò l’amica negli occhi.
-Sei la migliore- disse tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime con il braccio.
Aileen le tirò una gomitata scherzosa- Piuttosto.. mi sembra che qui qualcuna abbia fatto colpo eh?-
Melanie scoppiò in una risata alquanto isterica- Non.. non credo- disse
-Vedremo.. intanto.. dovete spiegarmi questa storia dell’attacco-
 
-Thomas Delavine?- chiese sconvolta.
Melanie annuì, seguita da Peter , Derek e Isaac che era arrivato poco dopo di lei.
-Sentite io..sono nuova a tutta questa cosa dei lupi ma.. credo che non meritate di essere uccisi senza motivo-
-Credi?- chiese sarcastico Peter guardandola storto.
Aileen annuì, non consapevole che il tono dell’uomo non era una domanda ma più una sorta di battuta fra le righe.
-Però.. non riesco a capire il ruolo mio e di Melanie in tutto questo-
 
Bussò piano piano alla porta.
-Ah, Lydia, sei una fifona, i tuoi amici ingrati sono in pericolo e tu che fai?-
Bussò con forza alla porta.
-Ciao Tyson!- esclamò ritrovandosi il viso del ragazzo che la guardava stranito.
-L-Lydia- balbettò lui – cosa ci fai qua?-
-Tyson… ti devo parlare-
Il ciclope si fece da parte e la rossa entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
-Allora… Lo so, non avrei dovuto farlo ma ho seguito Aileen. Li stanno per attaccare vero?-
Tyson scosse la testa in segno negativo ma Lydia si accorse fin da subito del suo esitare.
-Tyson a me puoi dirlo-
-Percy … Percy ha aderito. Anche lui vi si unirà, insieme… insieme alle cacciatrici di Artemide-
-Ci aiuteranno?- chiese incredula Lydia.
Tyson sembrò esitare -No-
 
 



HOLA.
Lo so, è più corto del solito e sono pure in ritardo:(
Però devo spendere due paroline per voi.

QUESTA STORIA HA RAGGIUNTO 93 RECENSIONI E TANTE VISUALIZZAZIONI. E' STATA ANCHE INSERITA NELLE VARIE CATEGORIE E PER QUESTO IO VI RINGRAZIO CON TUTTO IL CUORE, PERCHè SIETE FANTASTICHE/CI.
Questa specie di ringraziamento volevo farlo alla fine, ma poi ho deciso che alla fine ci sarà un ringraziamento 'migliore'.
Spero vi piaccia anche questo capitolo, che un granchè non è, e me ne rendo conto.
Secondo voi, Percy, da che parte si metterà?
Aileen recupererà la memoria?
E Lydia e Tyson?
Derek e Melanie?
Leggere per scoprire.

E dopo il "SUPERQUARK MOMENT" .... come direbbero al mio paese; me dò.
Che poi vuol dire che me ne vado.
Ok, vado.

Un Bacione one one one
Cipolletta.

OK,ok,vado.
Cià.

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Capitolo 23
*** 22-Twenty-second Chapter- I'm in. ***






-Quindi?- domandò Derek, fissando Aileen.
Lei ingoiò a vuoto, assorbendo per bene tutte le notizie appena ricevute.
Doveva fidarsi? Doveva prendere posizione a difendere dei lupi mannari dai suoi simili?
Girovagò con lo sguardo per tutta la stanza. Incontrò gli occhi limpidi di Melanie che annuì lievemente, come a darle coraggio. Incontrò quelli verdi di Isaac che incurvò le labbra in un mezzo sorriso incoraggiante. Quelli scuri di Derek che la osservavano freddi, quelli blu di Peter che la guardavano enigmaticamente.
Prima che potesse rispondere nella stanza irruppe un ragazzo moro dagli occhi a mandorla, Scott McCall, seguito da un gruppo di persone.
Una ragazza mora, dalla mascella squadrata: Allison Argent. Un uomo sulla quarantina, con i capelli grigi, la faccia allungata, un fisico asciutto  e degli occhi identici alla ragazza di prima. Un ragazzo , probabilmente della sua età, con il naso a punta, la faccia piccola, il corpo minuto e gli occhi furbi e vispi. Un biondo dall’aspetto da classico sportivo alla moda. Occhi celesti, mascella marcata e sguardo sexy.
Poi una testa rossa spuntò fra tutte ed Aileen riconobbe Lydia accompagnata da Tyson.
Scott si schiarì la voce – Il padre di Allison, Stiles e Jackson sono con noi-
-Io e Tyson pure- disse Lydia, portandosi i capelli su una spalla e guardando male Jackson.
Aileen li guardò, uno per uno, e si convinse che combattere per loro fosse la cosa giusta. Non avevano fatto del male a nessuno e poi non poteva permettere che Isaac, Lydia, Melanie o Tyson si facessero male.
-Ci sto-
Il ciclope sospirò- Aileen… c’è una c-cosa- si torturò le labbra e Lydia prese parola.
-Aileen tuo fratello si è unito contro di noi-
Fu come se il mondo le crollasse sopra. Suo fratello, Percy, il ragazzo che l’aveva protetta da tutto e tutti. Quello che non giudicava alle apparenze, che credeva che ognuno potesse nascondere del buono, che era pronto a sacrificarsi per gli amici.
Percy, uno dei guerrieri contro Crono, si era alleato con dei stupidi semi dei che non sapevano distinguere dei veri mostri da quelli che erano solo ragazzi un po’ diversi.
-Quando si comincia?- disse, sorprendendo tutti con la sua freddezza nel tono di voce.
Bene. Se suo fratello aveva scelto la parte sbagliata, chi era lei per impedirglielo?
-Ad allenarci subito. Per lo scontro… credo ce lo diranno i tuoi amici-
-Jackson ha ragione..- prese parola Peter- ci divideremo in coppie- schioccò la lingua e osservò tutti i ragazzi davanti a lui – Tu, Argent , con me. Allison con Jackson. Scott con Lydia e Tyson con Stilinski. Derek… Melanie. Mentre Isaac con, beh mi sembra quasi ovvio, Aileen-
 
-Allora…- cominciò il biondo mentre si sceglievano un posto nel bosco, non troppo lontano dalla casa, dove allenarsi.
-Che mi dici?-
Aileen sbuffò – Se intendi se ho lasciato Nico.. no. Non l’ho fatto. Non ho avuto tempo con tutte questi…questi avvenimenti. Credo lo farò dopo lo scontro-
-Che tipo è questo Nico?- chiese
Aileen fece spallucce – Un tipo a posto. Era uno dei miei migliori amici. Forse… forse è per questo che ho accettato di mettermi con lui.. per-
-Per non farlo soffrire, capito- concluse per lei Isaac – Quindi non ti piace-
-Sai bene chi mi piace-
Isaac inclinò la testa – Non credo- rispose trattenendo un sorriso.
Aileen invece scosse la testa divertita – Oh, io credo di si invece- e gli mollò un pugno nello stomaco.
Isaac rimase immobile, non per il dolore ma più per la sorpresa della velocità della ragazza. Poi la guardò con aria di sfida – Questo non dovevi farlo- ed un sorriso malizioso apparse sul suo viso.
 
-Chi l’avrebbe mai detto uhm? Hale e Argent alleati, ancora- ironizzò Peter, avvicinandosi all’uomo.
-Non fantasticare. Io e mia figlia ci schieriamo dalla parte del giusto. Se un domani dovessi uccidere qualcuno, sarò il primo a darti la caccia- spiegò l’altro impugnando l’arma da fuoco.
-Oh oh piano. La pistola? Amico sai quanto è difficile estrare la pallottola? No non se ne parla-
-Sai quant’è difficile cucire i punti sugli squarci che lasciate voi con le unghie?-
Peter alzò le mani in segno di resa – Ok ok, niente unghie.- con un calcio veloce colpì la pistola dell’altro – e niente armi-
 
Allison continuava a guardare Lydia, preoccupata, e Jackson seguì il suo sguardo ed imbambolandosi anche lui si scordarono perfino l’uno dell’altro.
-L’ho persa- mormorò Jackson.
-Te lo sei meritato- rispose lei con cattiveria –Hai usato la mia migliore amica per anni. Ora è felice anche senza di te-
-Argent non fare la so tutto io. Non sai…-
-Questo è quello che so, quello che mi ha detto Lydia. quindi muoviti a sferrarmi qualche pugno altrimenti comincio io-
Jackson ubbidì.
 
-Non capisco come pretendano che ci alleniamo insieme. Insomma io non sono un lupo!-
-Ma io sono un figlio di Poseidone- disse tranquillamente Tyson, lanciando un’occhiata veloce a Lydia che poco più in là chiacchierava con Scott.
Stiles spalancò la bocca – Cosa? Anche tu? Tu? Anche? Cosa?- cominciò a straparlare portandosi le mani ai capelli e Tyson si morse un labbro. Forse non doveva dirlo?
-Scusa pensavo lo sapessi-
Stiles fermò la raffica di parole e alzò una mano in aria, per poi farla ricadere su un fianco.
-Nulla, tranquillo- si guardò intorno – C’è sempre qualcosa da scoprire qua eh?-
Tyson annuì e guardò nuovamente in direzione di Lydia.
Stiles sorrise furbo – Ti piace-
Tyson si girò di scattò e cominciò ad annaspare alla ricerca di qualcosa da dire- Io… no.. non …no non è v-vero- balbettò.
-E pure tanto-
Tyson per distogliere l’attenzione del nuovo amico dalla sua cotta portò la mano all’orologio al polso e lo fece scattare, rivelando uno scudo metà in bronzo celeste e metà in bronzo normale, adatto sia ad uccidere mostri che persone.
-Uoh …. Amico… e questo?-
 
-Uno… due … tre….via-
-Non provare ad andarci leggero-
Scott annuì, quasi divertito, e provò a sferrare un pugno. Lydia prontamente si scansò.
-Bene- alzò una gamba, diretta allo stomaco della ragazza che però con uno scatto di tirò indietro.
Scott inclinò la testa – Non male-
Lydia afferrò un coltello di quelli grossi e taglienti da dietro la schiena e cominciò a tagliare fendenti in aria, avvicinandosi sempre di più al ragazzo che si proteggeva dai colpi con il braccio.
-Attacchi e ti proteggi. Chi ti ha insegnato?-
Lydia depose il coltello a terra e lo guardò scetticamente – Anni d’amicizia con voi, scontri con creature mostruose e mi chiedi pure da chi ho imparato?-
Scott rise – Giusto-
 
-Credevo fossi pacifica-
Melanie annuì – Lo sono. Ma non quando mi si prende in giro-
Derek alzò le mani in alto e la guardò stranito – chi ti hai mai preso in giro?-
La bionda allargò le braccia – Tu, brutto deficiente-
-Credevo anche che tu non usassi queste parole- mormorò avvicinandosele. Melanie trattenne il fiato alla vista del corpo muscoloso e potente del ragazzo sovrastarla di centimetri.
-A-anche- sussurrò, lo stomaco sottosopra ed i muscoli deboli – Ma con te non conosco regole-
Derek avvicinò la faccia fino a far sfiorare i loro nasi. Melanie appoggiò le mani sul suo petto, sentendogli il cuore battere, e lo allontanò.
-Ci possono vedere. A parte Aileen ed Isaac sono tutti qui-
Derek le prese le mani e gliele portò ai fianchi –Non mi interessa più-
E, come prima, le sue labbra furono su quelle della bionda. Sembravano combaciare quasi perfettamente e Melanie si lasciò trasportare dalla magia del bacio, chiudendo perfino gli occhi.
Il lupo non si tirò indietro nemmeno quando la ragazza gli mordicchiò la lingua.
-Era ora- sentirono urlare Peter.
 
 
Aileen rotolò a sinistra, scampando ad Isaac.
-Basta- mormorò – Pausa. Ho bisogno di una pausa-
In realtà era in forse più che mai ma non le andava di combattere. Si sarebbe scontrata con fratello ed un branco di semi dei da lì a poco e non aveva bisogno di allenarsi, non più almeno.
Isaac la afferrò per una mano – Ti fidi di me?-
Aileen arricciò il naso – Ma si, dai-
E con un gesto repentino la sollevò in aria, portandosela dietro la schiena.
Cominciò a correre velocemente , più veloce di una persona normale pensò Aileen.
Isaac seppe di avere oramai gli occhi gialli, zanne e unghie abbastanza terrificanti.
-Dove stiamo andando?- urlò la ragazza cercando di sovrastare il rumore del vento che si era creato per la velocità.
Isaac non rispose.
 
-Ok ragazzi, chiamate Isaac ed Aileen, dobbiamo progettare un piano- ordinò il signor Argent quando vide ormai che tutti i ragazzi erano pressoché sfiniti.
-E voi due… - puntò un dito contro Derek e Melanie. – Voglio fiamme e fuochi- disse sarcastico.
Derek lo fulminò con lo sguardo mentre la ragazza arrossì di colpo ed abbassò lo sguardo sui piedi. Peter rise di gusto divertito dalla scena e rientrò dentro casa dove sapeva avere una lavagnetta che avrebbe fatto al caso loro.
Tutti lo seguirono e si accomodarono chi a terra chi sul vecchio divano chi sulla vecchia sedia mezza rotta.
-Tu…-indicò Tyson- vieni a scrivere-
Il ciclope si guardò intorno circospetto e si alzò da terra, raggiungendo la grande lavagna nera davanti a lui dove Peter era appoggiato con una spalla.
 
Peter parlottava di schemi d’attacco e difesa, di prese alla sprovvista e di artigli sfoderati ma Lydia non stava sentendo. Osservava la mano di Tyson impugnare il gessetto e scorrere sul fondo nero, lasciando dietro di sé una scrittura quasi incomprensibile.
Fu come al rallentatore.
Osservò tutte le ‘s’ piccole e storse, le ‘i’ senza puntini, le’ b’ strette e le ‘l’ lunghe e sottili. Ed infine, sulla parola ‘attacco’ riconobbe quella ‘a’ che nessuno riproduceva in quel modo abbastanza strano.
E ne fu sicura.
-Eri tu- si alzò in piedi dal divano e punto un indice accusatorio verso Tyson.
Il ciclope sgranò gli occhi senza saper cosa dire e boccheggiò – a fare cosa?-
Lydia assottigliò lo sguardo – non fare il finto tonto-
Si avvicinò al ragazzo e lo guardò dritto negli occhi mentre tutti osservavano la scena senza capire.
Si alzò sulle punte e schioccò un bacio sulla guancia al ciclope che arrossì violentemente e si portò una mano sul punto in cui le labbra della rossa avevano incontrato la sua pelle.
Inclinò gli angoli della bocca in alto e prima che potesse dire o fare qualcosa Jackson li interruppe.
-Possiamo continuare?- sbottò.
Lydia mimò un ‘grazie’ con le labbra e tornò seduta fra Allison e Melanie.
Poco dopo uno Scott senza fiato entrò nella stanza – Ho cercato Aileen ed Isaac ovunque.-
-E…?- lo incitò Stiles.
-Sono spariti-
 
-Dove siamo?-
Domando Aileen quando Isaac arrestò la sua corsa dopo un’ora circa e lasciò andare Aileen a terra. Si buttò contro un albero lì vicino e riprese fiato. Era sfinito.
-L’altro giorno….- cercò di dire fra il fiatone – ho scoperto una cosa-
-Cosa?- domandò curiosa la ragazza e guardandosi intorno. Erano nel bosco, molto lontano dalla proprietà degli Hale, ma non le sembrava un posto ‘speciale’.
Alberi su alberi.
-Di qui- mormorò Isaac rizzandosi a sedere e prendendola per mano. La condusse sopra una collina da dove Aileen poté notare un accampamento nella piccola valle adiacente ricoperta d’alberi alti e maestosi.
Un accampamento di quelli che conosceva bene.
Riconobbe la tenda principale, quella del comandante della spedizione probabilmente, e una bandiera sventolarsi sulla sua sommità.
Il simbolo che vide le fece raggelare il sangue. Il simbolo dell’olimpo era accostato ad un teschi bianco. Ed Aileen sapeva bene come quello fosse il simbolo di Ade.
-Nico- sussurrò incredula.
I suoi piedi scattarono all’improvviso e si ritrovò a correre giù per la discesa, con Isaac che la chiamava da dietro e le diceva di non andare. Non lo ascoltò però per un momento frenò il passò e si voltò.
-Torno subito- gli urlò, sperando che capisse come quello fosse un invito a non seguirla. Il campo brulicava di semi dei pronti ad uccidere un lupo mannaro mentre lei non correva pericoli. Almeno così sperava.
Si districò fra le tende ed i ragazzi che si scostavano al suo passaggio e mormoravano dietro di lei.
Quando raggiunse la tenda di Ade vi entrò dentro come una furia e non fu per nulla sorpresa di trovarci dentro il suo ex ragazzo.
-Aileen!- esclamò vedendola.
-Fra noi è finita- sibilò fredda, voltandogli poi le spalle e facendo per uscire ma Nico la bloccò per una spalla.
-Cosa? Perché?-
Si voltò verso il figlio di Ade e gli puntò un dito contro – Quello che stai facendo è orribile. Non puoi uccidere innocenti solo perché sono diversi- sospirò – anche noi siamo così-
-E ti pare una ragione per lasciarmi?-
-No- scosse la testa- non ti lascio per questo. Te lo volevo dire in un altro momento ma…-
-Non ti piaccio più eh?-
Aileen sospirò – Non è questo.. è che…-
-Non ti sono mai piaciuto.- commentò triste. Aileen dimenticò per un attimo la rabbia e corse da lui.
-No Nico, io…. Si, mi dispiace- ammise abbassando gli occhi.
Il ragazzo sorrise amaramente- Lo sapevo da un pezzo credo. Solo che non volevo ammetterlo. Non ti sei mai comportata con me come facevi conlui-
-Ora però devi andare, c’è una battaglia che mi aspetta-
Aileen lo guardò con disprezzo questa volta – Non hai rispetto per loro vero?-
-Non lo avresti nemmeno tu se sapessi-
-Cosa? Se sapessi cosa?-
-Tu fratello è nella tenda accanto insieme alle Cacciatrici. Parlagli.-
Arrabbiata sene andò, diretta alle indicazioni di Nico dove sperava di far ragionare almeno Percy.
 
-Aileen- mormorò Talia vedendola entrare.
-Cacciatrice Talia- la salutò nel modo formale, facendole intendere di non essere lì per un visita di piacere.
-Aileen?- ripeté stupito suo fratello.
Si avvicinò per prenderle la mano ma lei si scostò – Mi disgusti Percy. Tu. Tu che hai sempre distinto gli innocenti dai cattivi, tu che dai sempre una seconda opportunità. Tu che non giudichi, tu che difendi tutti. Tu ti unisci a loro?-
-Se… lo faresti anche tu. Sei mia sorella per gli dei!-
-Cosa centro io in tutto questo? La battaglia non è per me-
-Lo so che non è per te. Non per gli altri almeno-
-Non capisco-
-Ed è meglio che continui a farlo- si intromise Annabeth stringendo il braccio di suoi fratello e guardandola con apprensione. Aileen sentì il sangue ribollirle nelle vene.
-Non mi unirò mai a voi- disse.
-Non ti obblighiamo né chiediamo di farlo- disse Talia – Cercheremo di non colpirti –
-Non posso garantirti che sarà lo stesso per me-
 
-Che vuol dire ‘l’ho lasciato?’-
Annabeth accelerò il passo ed Isaac le corse dietro – Che l’ho lasciato, Isaac. Non era quello che volevi?-
Il ragazzo la prese per un braccio e l’attirò a sé- Certo- mormorò scrutandole gli occhi blu – Ma c’è qualcosa che non va, vero?-
Aileen sospirò e appoggiò il capo sul petto del biondo – C’è più di una cosa che non va-
-Ti va di parlarmene?-
Aileen si scrutò intorno – Non qui-
 
-Credo che qui vada bene. Mi stupisco sempre di più di quanto tu possa andare veloce con me come carico-
Isaac sorrise divertito e le schioccò un bacio delicato a fior di labbra – Non è che pesi così tanto-
-Volevi sapere cos’è che non va?- sospirò – Beh in realtà sei tu –
Isaac si allontanò di colpo e rimase come pietrificato – Io?- domandò puntandosi un dito contro.
-Si- distolse lo sguardo da quello del ragazzo – No. cioè… il problema è quello che provo quando sto con te. E non sto parlando delle cose positive… è come se-
-Se ti mancasse un pezzo vero?-
-Come fai a saperlo?...- ci pensò su – Te ne ho già parlato?-
Isaac scosse la testa – Scommetto che è come se mi conoscessi già da tempo. Scommetto che senti una specie di vuoto dentro di tè, una parte della tua vita che non ricordi-
-E’ proprio così- mormorò stupefatta. – Succede anche a te?-
Isaac scosse la testa – No. Ma posso immaginarlo… dopo quello che è successo-
-Cos’è successo? Perché sembra che tutti sappiano qualcosa che io non so? Perché sembrate tutti intenzionati a dirmelo e poi vi stoppate ? Perché ho l’impressione che mi nascondiate qualcosa?-
-Io…-
-Ragazzi! Erano secoli che vi cercavo!- La voce di Scott li raggiunse da dietro e si voltarono verso il ragazzo che riassumeva sembianze umane.
-Ho seguito il tuo odore- ed indicò Isaac- Ma perché siete qui?-
-Noi…-
Scott scosse la testa – Non c’è tempo- si guardò intorno – Derek ha sentito il loro odore, Peter li ha avvistati mentre vi cercavamo-
-Chi? Cosa?-
-Stanno arrivando, e sono molto più armati della volta scorsa-
 
 
 
 
 HOLA.
ritardo, ritardo stratosferico, lo so.
Primo fra tutti: non sapevo cosa scrivere ve lo giuroooo! Non so perchè! Ho ben in mente la scena della battaglia ma non sapevo come strutturare questo capitolo di passaggio!
secondo: prove di recupero! Oddioooo ditemi che mi capite e che anche voi state studiando D: venerdi ho lo scritto e il due l'orale! Mannaggia al Latino!
terzo: l'insegnate di piano mi sta praticamente uccidendo a suon di spartiti! Non so se lo conoscete ma mi ha dato quattro fottutissimi giorni di tempo per imparare 'Le onde' di Ludovico Einaudi.

Spero mi perdoniate :(
Manca un capitolo + l'epilogo e questa storia finirà! Non ci posso credere! incredibile eh?
Ditemi voi se preferite un final tragico o uno felice ;) Perchè li ho entrambi in mente.
Un bacione.
Cipolletta.

Ah, scusate ancora:)

 
 
 

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Capitolo 24
*** 23- Twenty-Third Chapter- I love you. ***


CIPOLLETTA CE L'HA FATTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.
Ci vediamo sotto, spero.
Vale la pena lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena vivere.
L’aveva detto Ernesto Che Guevara. Aileen la considerava come una filosofia di vita.
Si poteva applicare alla quotidianità di tutti i giorni. Lottavi per un voto bello perché valeva la pena venire promossi nella materia. Lottavi per un ragazzo perché valeva la pena provare l’amore. Lottavi per ottenere il permesso di andare ad un concerto perché valeva la pena sentire dal vivo il tuo cantante preferito. Lottavi per la serata con gli amici perché valeva la pena trascorrerla in qualche locale a ballare e divertirsi.
Valeva la pena lottare contro suo fratello?
Era questo che si chiedeva mentre correvano per raggiungere il punto in cui Peter aveva avvistato i mezzosangue.
Si disse di si, che valeva la pena. Non sarebbe mai riuscita a vivere sapendo che sarebbero morti degli innocenti e che lei non aveva fatto nulla per impedirlo. Ma poteva vivere con la consapevolezza di avere suo fratello come nemico?
No.
Quando arrivarono in un punto in cui gli alberi erano meno fitti trovarono il caos.
Derek, Jackson e Peter combattevano in forma di lupo, sbattendo di tano in tanto qualche ragazzo addosso ad un trono di albero. Lydia era occupata in un lotta a corpo libero contro una ragazza che Aileen identificò come Ylenia Winston, figlia di Afrodite. Tyson e Stiles facevano coppia contro Trevor Brown della casa di Ares.
Al suo fianco Scott sotto forma di lupo si gettò nella mischia buttandosi contro una semi dea che stava per attaccare da dietro Allison che scoccava frecce a destra e sinistra.
Isaac guardò Aileen e ricevette in cambio lo stesso sguardo dalla ragazza.
Le cacciatrici non c’erano e questo voleva dire che nemmeno suo fratello era li.
Senza pensarci estrasse dal fodero dei jeans il pugnale e corse al centro della battaglia scorgendo con la punta dell’occhio Isaac fare lo stesso.
Inclinò la testa all’indietro ed evitò un pungo di un ragazzo. Si voltò verso di lui ed assottigliò gli occhi.
-Ciao Mike- esclamò
-Ciao Jackson-  e sguainò la spada.
Aileen sgranò gli occhi. Non ricordava che Mike Pencel avesse una spada. Era un figlio di Apollo e di solito combatteva con l’arco.
Cominciarono a menare fendenti in aria , purtroppo poi Aileen inciampò in una radice e cadde a terra, perdendo l’arma e sbattendo la testa sul terreno.
Mike avanzò verso di lei, raccolse il suo pugnale e glielo puntò contro.
 
Cadde a terra, sbattendo la testa sullo spigolo della penisola.
La vista si annebbiò.
Riuscì solo a scorgere il manico del coltello sporgere all’altezza dello stomaco.
 
Un freccia argentata tagliò l’aria e si andò a conficcare nel braccio del ragazzo. Aileen alzò gli occhi al cielo: decine e decine di frecce brillavano come stelle e ricadevano conficcandosi.
Erano arrivate le cacciatrici.
Con un urlo il ragazzo davanti a lei si sfilò la punta di metallo dalla carne e con uno sguardo di fuoco si avventò su di lei.
Grazie ai riflessi su spostò velocemente al lato lasciando che il pugnale colpisse la terra ricoperta di foglie. Si alzò in piedi e con un calcio ben assestato gli colpì la tempia mettendolo K.O.
 
Si nascose dietro un albero dal grade tronco e velocemente forzò un ramo piuttosto robusto. Quando questo non si spezzò ci poggiò un piede e facendo forza si slanciò in alto, andando ad afferrare con le mani un ramo più su. Poggiò l’altro piede in una rientranza del tronco, la mano destra su un ramo bello spesso e come prima si issò, scalando piano piano l’albero.
 
Poggiò una mano sul terreno accanto ad un pino. Improvvisamente cominciarono a scendere dall’alto decine e decine di rami che cominciarono ad avvolgersi intorno ai tre semi dei che stavamo mettendo alle strette un Derek ferito su un fianco. Chiuse gli occhi e dal terreno cominciarono a spuntare steli di grano che crebbero sempre di più fino a creare una barriera fra una ragazza e Lydia che era decisamente in svantaggio.
Si sentiva sempre più debole e cominciava a perdere l’equilibrio.
Fare quelle cose le costava molto sforzo ma non poteva fare altrimenti.
Poi, ad un certo punto, la terra tremò.
 
Isaac si fermò con la mano in aria proprio prima di colpire il torace del ragazzo.
 
Tyson, impegnato a cercare di affondare gli spuntoni dello scudo su qualcuno si fermò, guardandosi intorno.
 
Scott prese il collo di un ragazzo e lo strinse forte, poi allentò di scatto la presa.
 
Allison incoccò la freccia ma non azzardò a muoversi.
 
Peter ed il signor Argent si lanciarono un’occhiata preoccupata.
 
Jackson ruppe un braccio ad una ragazza e guardò in terra.
 
Stiles cadde in ginocchio e si aggrappò con le unghie alla terra.
 
Una colonna d’acqua fuoriuscì dal terreno ed inondò tutte le persone, animali e piante nel raggio di cinquecento metri. Aileen osservava la scena dall’alto della chioma dell’albero, con lamano alzata verso il cielo e goccioline di sudore che le scendevano dalla fronte al collo.
Quando con un movimento repentino spostò il braccio al suo lato le onde d’acqua e fanghiglia circondarono i suoi amici.
Ed immediatamente Isaac, Lydia, Tyson, Jackson, Scott , Allison ed il padre, Peter , Derek e Melanie si ritrovarono all’interno di una gigantesca bolla marroncina.
-Basta!- urlò-Quante volte? Quante volte vi siete sentiti diversi, anormali, difficili?- prese respiro e scrutò tutti i semi dei con le armi in mano attenti ad ascoltarla. Ad un lato notò suo fratello Percy – Quante volte vi siete sentiti esclusi dai ragazzi nelle vostre scuola? Quante? Voi sapete cosa vuol dire essere differenti. Sapete cosa vuol dire non sentirsi adatti. Loro hanno esattamente i nostri problemi… giusto qualche artiglio o zanna in più-
Sospirò. Non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea – Non  meritano di morire-
Percy con poche falcate  superò alcuni ragazzi accanto a lui e si dispose di fronte all’albero dove si trovava Aileen.
Con una mossa repentina lanciò la spada davanti a sé, lasciando che si conficcasse nel tronco.
Annabeth si affiancò a lui poco dopo e buttò il pugnale con il capello per l’invisibilità a terra, proprio accanto a Stiles.
Talia si fece avanti, costeggiata dalle sue Cacciatrici e all’unisono lasciarono cadere gli archi e le frecce ai loro piedi. Piano a piano tutti i semi dei si ritrovarono a mani vuote e di seguito tutti i licantropi ritornarono umani. Anche Allison, Lydia Tyson ed il signor Argent lasciarono le armi cadere contro il suolo fangoso.
-Percy…cosa stiamo facendo?- mormorò Annabeth.
-Io….- sospirò- Non lo so… non so cosa mi è preso. L’ho fatto per…per Aileen –
 
Una voce, come un ricordo vago, le apparve davanti agli occhi quasi come una scena proiettata su un muro.
- Aileen Jackson- disse sollevando una mano e porgendogliela
- Isaac Lahey- rispose il ragazzo stringendola e sorridendo.
- Mi piaci, il tuo nome è strano quasi quanto il mio- esclamo Aileen stringendosi nelle spalle.
- Vuoi che ti aiuti?-
- Per cosa?- domandò sinceramente confusa
- Per la tua dislessia. Leggiamo il testo insieme-
 
-Percy…cosa intendi?- chiese a bassa voce. Tutti si voltarono verso di lei.
Un’altra scena la colpì quasi d’improvviso.
-Non posso perché tu già mi piaci e sarebbe inutile negarlo o provare ad esserti amico. Io non voglio essere tuo amico- prese respiro – non ce la faccio ad essere tuo amico. Voglio essere qualcosa di più-
 
-Io… - si voltò verso Annabeth che annuì e poi verso Talia che con un gesto del mento lo incitò a proseguire- Io non l’ho fatto con cattiveria. L’ho fatto per te, perché ero preoccupato ed arrabbiato per quello che ti era successo. L’ho fatto credendo che fosse la cosa giusta. E invece…-
-Ho un udito da lupo. Riesco ad udire cose che gli altri non possono. Come il respiro di qualcuno, il battito cardiaco. Lo sai che quando una persona mente gli accelerano entrambi?-
- D-davvero?- chiese Aileen sapendo dove sarebbe andato a parare. In quei giorni gli aveva mentito quasi sempre.
- Davvero. Il tuo battito in mia presenza è quasi sempre accelerato- le fece notare guardandola negli occhi.
 
-Eri in coma, Aileen. … tu.. non c’era più speranza. Non davi.. non davi segno di svegliarti. Ti stavo perdendo-
Con le dita tremanti afferrò un angolo del coccio infilzato e racimolando tutto il suo coraggio lo strattonò con forza, riuscendo a sfilarselo dalla pelle viva.
Neanche il tempo di riprendere fiato che con un boato assurdo il Minotauro riuscì a sfondare la porta ed in men che non si dica se lo ritrovò davanti.
 
-Cosa…cosa hai fatto? Io …io non …-
Le morirono le parole in bocca. Non era vero che non ricordava. Forse dentro di se sapeva esattamente cos’era successo, ma aveva bisogno di sentirselo dire.
-Hai lottato contro un Minotauro, l’aveva attirato l’odore dei lupi. Ti ha ferita mortalmente e….- Percy abbassò lo sguardo – Sono andato da nostro padre e….-
-E..?-
-E ,nonostante lui fosse contrario ,l'ho convinto a fare una cosa orribile .L'ho convinto a cancellarti tutti i ricordi che avevi su di Isaac e sui lupi mannari-
 
- Cosa ci fai qui?- domandò posandosi una mano sul cuore.
- Potrei farti la stessa domanda- replicò Isaac alzando le spalle
- Una passeggiata-
- Anch'io- mentì.
- Isaac Lahey sei un ragazzo misterioso- osservò la ragazza incrociando le braccia
- Perchè ho fatto una passeggiata?- domandò sollevando un sopracciglio e facendola ridacchiare.
 
- Magari potresti scrivermelo anche tu, il tuo numero-
- Ma avevi det- Isaac cercò di parlare ma Aileen con un gesto della mano lo zittì-
- Lo so cos'avevo detto- lo interruppe Aileen sorridendo.
 
Il lupo mannaro aprì la bocca, rivelando le zanne.
Aileen trattenne il respiro.
Poi, come per magia, Isaac sembrò riprendere coscienza.
- Isaac...ti prego- sussurrò al mostro che stava avvicinando gli artigli sul suo collo.
La ragazza non si mosse di un millimetro, ma chiuse gli occhi, cominciando ad ansimare.
- Isaac, s sono io, ti p prego- sussurrò con voce roca.
 
-Perché siamo qui?- azzardò a chiedere Aileen
-I mostri di cui ci aveva parlato Chirone, li ho trovati Aile, dovrebbero avere il loro punto di ritrovo qui- spiegò Percy sguainando Vortice.
Aileen si morse la lingua- Cosa intendi fare?- domandò con apparente calma, mentre dentro l’ansia di dover tradire in qualche modo Isaac le attanagliava lo stomaco.
-Ucciderli, ovvio- rispose prontamente Nico, impugnando la spada dalla lama nera.
-NO!- l’urlo le uscì quasi senza che se ne rendesse conto.
 
-Quel giorno li, quello in cui ti ho conosciuto, non l’avevo mica capito- sussurrò Isaac avvicinandosi al muro ed appoggiandoci la schiena della ragazza.
- Cosa?-
-Che da quel giorno avrei fatto i conti ogni istante con la paura di perderti- concluse lasciandole un piccolo e dolce bacio all’angolo della bocca, che si incurvò presto in un sorriso timido.
 
-Mi dispiace di essermi..- Aileen prese respiro- di essermi fiondata sulle tue.. s su di te insomma- ridacchiò nervosamente- è strano. Te l’ho detto, io non sono questo tipo di persona ma tu.. tu mi hai.. non lo so, il cervello mi è andato in black out probabilmente e io..- Isaac premette un dito sulle sue labbra, zittendo quel parlare a raffica.
 
Saltò in braccio al ragazzo appena annuì leggermente con il capo, mettendosi poi a cavalcioni sopra di lui.
Isaac l’afferrò per la vita stretta e l’avvicinò ulteriormente a se, lasciando che i capelli mori della ragazza gli cadessero sul collo e anche un po’ sul viso. Le lasciò un bacio a fior di labbra e Aileen lo approfondì.
 
Eccolo là. Il pezzo mancante della sua vita. Eccolo là il vuoto perenne nel suo cuore. Finalmente tutto tornava, finalmente sapeva dare una spiegazione  a tutto.
Dall’alto dell’albero osservò suo fratello. Poi i suoi amici.
-Voi lo sapevate?-
Isaac fu il primo a prendere parola. Scosse la testa – Sapevo solo che d’un tratto non esistevo per te. D’un tratto non mi conoscevi più-
Aileen annuì. I momenti passati con Isaac le scorrevano in mente come tante diapositive; le risate, gli imbarazzi, i baci rubati, tutto.
Si alzò in piedi e saltò giù, non curandosi di potersi rompere qualcosa. Atterrò fortunatamente bene e benchè sentì la caviglia dolerle un pochino si avvicinò al ragazzo – Non.. non ti ho mai dimenticato credo-
Isaac la guardò inclinando la testa – Cosa?-
-Credo di averlo sempre saputo di conoscerti. Solo che… non ricordavo come-
Isaac le afferrò i fianchi con le mani e l’attirò a sé – Ti amo-
E la baciò. Là, davanti a tutti. Davanti a suo fratello, davanti a Lydia che batteva le mani, a Tyson che si asciugava le lacrime, a Jackson e Peter che roteavano gli occhi  ed a Allison e Scott che si guardavano dolcemente. Davanti a Stiles che scuoteva le testa divertito, a Derek che di sottecchi osservava Melanie sorridere raggiante col viso sporco di fango ed i capelli annodati in una treccia.
Davanti ai semi dei che applaudirono al seguito della sua amica rossa, accompagnando con urli e incoraggiamenti, quasi come se non avessero mai combattuto e auto intenzioni di farli tutti fuori.
Davanti a Nico che da fondo osservava la scena e poi spariva, nell’ombra.
 

HOLA.
Tralasciando che il nuovo 'coso' per pubblicare di EFP è.... curioso, perchè non saprei dire se meglio o peggio.
Tralasciando che mi sto per buttare dal balcone di casa perchè domani si ricomincia con .....diciamo alla Harry Potter và.....

VOI-SAPETE-COSA, Colei che non deve essere nominata, Lord Scuolemort,Lord Liceomort,  insomma.
resto in corsivo perchè più spingo il tasto per levarlo più rimane AHAHAHHAAHAHA.
Non fa ridere, fa incazzare.
*e spienge il tastito con forza e potenza*
MALEDETTOOOOOOOOOOOOO.
Spero che vi sia piaciuto  e spero di non avervi fatto infuriare con il tempo d'attesa ma sono stati giorni pieni d'impegni e vuoti d'ispirazione.
Parenti che invadono casa, Cipolletta che si mette gli occhiali, quella di piano che mi dice che devo comprare una nuova tastiera e Cipolletta che parte alla ricerca, le analisi del sangue, la voglia di non fare nulla, il computer che se spegne A GRATIS, mia madre che rompe, la pioggia, il vento, settembredimerda, le nuvole, il Milan che mi fa stressare, il ritorno di KAKà, sky sport che non si vede.
Insomma.
Ora manca solo l'epigolo e questa storia avrà il suo 'THE END'. che tristezza.


SIAMO ARRIVATE A 101 RECENSIONI.
Cioè, ma.vi.rendete.conto.????????????
WWW. I LOVE YOU. uh uh YOU AND Me , ME AND YOU, tu tu tu,,, la la la.
ve la ricordate la canzone? O so l'unica che l'ascoltava da piccola?
Un grazie enorme a voi, a tutte!

Ed un grazie speciale anche a Caro_Ari che mi aiutano ogni volta che c'è bisogno.
Vi obbligo a passare da loro e capire quanto BIP sono brave a scrivere.

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=378586








 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 25
*** Epilogue. ***




14 ANNI DOPO.
Alle otto e trenta la sveglia suonò, risvegliando bruscamente Isaac dal sonno profondo. Con un colpo la mise a tacere, maledicendo la mattina.
Finalmente aprì gli occhi e quando provò a muoversi si rese conto di avere qualcosa, anzi qualcuno, appiccicato addosso.
Voltò la testa sul cuscino osservando la forma della schiena di Aileen ,che ancora dormiva, coperta dal piumone bianco. I capelli erano sparpagliati sul cuscino ed un piede spuntava da sotto la coperta che le arrivava più su della testa.
Sorrise e il suo sguardò cadde su June, accoccolata contro il suo fianco. Una piccola manina era posta sopra il volto ed i piedi erano rannicchiati vicino alla pancia. Aveva il corpo completamente adiacente al suo e l’altra mano era perfino finita sotto.
Isaac sollevò la schiena, facendo scricchiolare il materasso, e si mise seduto.
Passò le dita fra i capelli e con un ultimo sbadiglio si alzò dal letto, facendo attenzione a non svegliare sua figlia.
La coprì nuovamente con il piumone e posizionò il cuscino in verticale a sostituire il suo fianco, più che altro per paura che cadesse a terra.
Strascicò i piedi fino alla cucina del loro piccolo appartamento e si accinse a preparare la colazione.
Mentre era intento a riempire la caffettiera con la polvere di caffè due braccia esili gli circondarono la vita.
Si voltò, trovandosi faccia a faccia con la ragazza che amava.
-‘Giorno- mormorò lei arricciando le labbra dove Isaac schioccò un sonoro bacio.
-Buongiorno- rispose posandole le mani sui fianchi e attirandola ancora più a sé.
Aileen posò la testa sul suo petto – Odio quando mi sveglio e non ci sei- confessò mordicchiandosi un labbro.
Isaac rise e le baciò i capelli – Infatti avresti dovuto continuare a dormire-
Aileen si staccò dal suo corpo ed indicò la caffettiera con il mento – Dai, faccio io. Tu vai a prepararti-
Lui annuì portandosi una mano alla fronte come fanno i soldati e si diresse in bagno.
Aileen scosse la testa divertita e si concentrò sul caffè, quando il suo cellulare vibrò.
Si avvicinò alla spina dove lo teneva in carica e vide il nome ‘Melanie’ apparire sullo schermo.
Aprì il messaggio : Stasera siamo a cena da me, ok? Ho chiamato tutti! Porta tuo fratello !
Si affrettò a digitare la risposta : Devo sentirlo ma non credo ci siano problemi. Noi ci siamo sicuri. A stasera J
Dopo pochi minuti l’icona di un nuovo messaggio apparse sullo schermo e vi cliccò sopra: Ah e buon Natale ;)
Si portò una mano alla fronte! Oh cavolo, era Natale e se ne era completamente dimenticata!
Digitò ed inviò: Buon Natale! Baci :*
Attraversò il corridoio in poche falcate e spalancò la porta del bagno senza preoccuparsi di bussare. Vi trovò un Isaac nudo con solo un asciugamano bianco legato in vita e pieno di schiuma da barba sotto il mento.
Finì di passarsi la lametta nella parte centrale, scoprendo un pezzo di pelle e si voltò verso di lei incitandola a parlare con un cenno del mento.
-Oggi è Natale!- si trattenne dall’urlare solo perché la camera accanto era la loro e June stava dormendo beatamente nel letto.
Le passò un attimo in mente quante volte avessero litigato in quei sei mesi di vita della piccola. Isaac non voleva assolutamente lasciarla sola nella sua cameretta di notte, almeno non per i primi mesi di vita ,diceva.  Aileen invece sosteneva che non bisognava abituarla a dormire con loro. Insomma ogni sera era guerra, anche se alla fine vinceva sempre il biondo.
-Lo so- rispose tranquillamente Isaac stringendosi nelle spalle.
Aileen sospirò – E quando avevi intenzione di ricordarmelo?-
-Credevo lo sapessi! Come fai a scordarti il giorno di Natale?- si difese, alzando le braccia in aria.
-Devo prepararmi, devo vestirmi lavarmi ,piastrarmeli- mormorò fra se e se la mora, sorpassando il biondo e chiudendosi la porta dietro.
Si tolse di fretta il pigiama azzurro, sciolse la cipolla che teneva legati i capelli ed entrò dentro la doccia, sotto lo sguardo di fuoco di Isaac.
Tirò la tendina blu a pois verdi ed aprì il getto d’acqua calda.
Sussultò alla vista della testa del biondo sbucare da dietro il tessuto di plastica -Ti serve una mano?-
Rise e gli gettò contro la spugna- fila a vestirti!- esclamò.
 
Prese in braccio la bambina e le appoggiò la testa sul suo braccio. La osservò dormire e gli venne in mente il giorno in cui Aileen gli aveva detto di essere incinta.
 
Erano in un negozio di abbigliamento nel centro commerciale di Beacon dove Aileen girovagava fra i vari settori mentre aspettava Lydia con cui si era data appuntamento. Isaac si era offerto volontario di accompagnarla e aveva deciso di restare con lei finché la rossa non fosse arrivata.
-Ti piace?- domandò sollevandogli davanti agli occhi una gruccia dove era appesa una maglia lunga di un bel color turchese.
Isaac annuì –Si ma non è troppo grande per te?-
Annuì – Si ma stavo pensando che potrebbe servirmi di qui a poco… dicono che quando si è incinta la pancia si gonfi subito-
Isaac annuì- Già….-
Aileen si dondolò sui talloni aspettando che il suo ragazzo metabolizzasse quello che aveva appena detto.
Isaac sussultò – Aspetta…- guardò la sua pancia. Poi il suo viso. E di nuovo la pancia. Ed ancora il viso – Non sei incinta vero?-
Aileen arricciò il naso –Temo proprio che diventerai padre-
-Ho bisogno di un caffè- rispose in tralice.
 
Quante volte aveva avuto paura di non esserne all’altezza. Quante volte aveva temuto che sua figlia avesse ereditato la licantropia.
Ma poi June era nata, il 21 Giugno alle tre di pomeriggio, e pensò che ce l’avrebbe fatta. Sarebbe stato il padre che lui non aveva mai avuto, lo avrebbe fatto per Aileen e per sua figlia.
Le posò un bacio delicato sulla guancia soffice e rimase per un attimo ad ammirarla. Benché avesse solo sei mesi aveva già tantissimi capelli neri e gli occhioni erano verdi come il fondo di una bottiglia. Aveva il naso piccolo e a punta mentre la carnagione era chiara e sulle guancie pescata. Le labbra sottili ma rosee, le guancie piene. Era una delle bambine più belle in assoluto.
Ma forse era un po’ di parte.
-Ora che penso… mia madre ci ha invitato a pranzo!- esclamò Aileen irrompendo nella stanza vestita solo con della biancheria pulita.
-Aspettiamo che June si sveglia poi andiamo- rispose.
La ragazza sbuffò e cominciò a rovistare dentro l’armadio alla ricerca di qualcosa da mettere.
-Isaac se aspettiamo lei nemmeno a Pasqua faremo in tempo! Vestila intanto! Poi la portiamo con noi-
-Ma se la vesto si sveglia-
Abbottonò i jeans  a sigaretta scuri e si avvicinò prendendogli dalle mani la bambina.
La appoggiò delicatamente sul letto e si diresse fuori dalla stanza per poi tornare con una tutina rossa tutta intera. Aveva il cappuccio con le orecchie marroni da renna ,nei piedini erano disegnate le zampe e all’altezza del busto era di color beige come se fosse un pancino rotondo.
-Dove l’hai presa quella?- domandò Isaac, non ricordandosi di averla mai vista.
Aileen si strinse nelle spalle – Lydia- spiegò – l’altra mattina è venuta qui a casa con una bustata di vestiti per lei-
Fini di abbottonare la tutina poi prese la piccola per sotto le spalle e sollevandola la porse nuovamente ad Isaac.
June sbatté le piccole palpebre e con un grande sbadiglio aprì gli occhi.
-Buongiorno piccola dormigliona- sussurrò il biondo.
 
-Amore è necessario far sbocciare ogni singolo fiore di ogni singolo vaso di ogni singolo centimetro quadrato della casa?- domandò esasperato.
Melanie annuì tutta eccitata – Le stelle di Natale sono così belle!-
-Praticamente me le sogno la notte- borbottò Derek roteando gli occhi al cielo.
Melanie si portò una mano dietro l’orecchio –Come scusa?-
Il ragazzo finse un sorriso smagliante –Sono così belle- gracchiò imitando la voce della sua ragazza.
Melanie gli tirò uno scappellotto sul collo e lo guardò offesa – Cretino- e se ne andò dritta in cucina.
Abitavano nella vecchia villa degli Hale solo , ristrutturata e ridipinta da cima a fondo e perfino recintata. Poi Melanie aveva provveduto a creare un bellissimo giardino ed a far crescere un’alta siepe tutt’intorno la rete lasciando scoperto solo il cancello elettrico.
C’era perfino una quercia, anche se non era opera della ragazza, con attaccata un’altalena.
Derek si affacciò dalla porta della stanza
-Sei arrabbiata?- azzardò a domandare.
Melanie lo ignorò e continuò a tagliare il pane per l’antipasto.
Si avvicinò e l’abbracciò da dietro, baciandole più volte l’angolo fra il collo e la spalla.
-Ora?- un altro bacio – Sei arrabbiata?-
Melanie stette in silenzio. Derek roteò gli occhi al cielo e poi venne colpito da un’idea. Prese a mordicchiarle il lobo e Melanie lasciò cadere il coltello sul ripiano in marmo della cucina.
-Non vale, sei sleale- mormorò nascondendo un tono divertito dalla voce.
-Oh si che vale-
Si girò fra le sue braccia e gli baciò le labbra – Fra meno di un’ora arriveranno tutti- sussurrò capendo le intenzioni del ragazzo.
- E quindi?- domandò retorico afferrandola da dietro e facendola sedere sul bancone dietro di lei.
Melanie incrociò le gambe intorno alla vita del moro- E quindi…- disse con voce sensuale. Gli accarezzò la barba sulla mascella – No se puede, mio caro- e balzò giù.
-Sei malefica, cattiva, e maligna-
Melanie scoppiò a ridere – Mi avrai contagiato allora- e con un occhiolino se ne andò.
 
Lydia girava a vuoto fra i corridoi di casa sua da almeno mezz’ora. Non trovava pace e non sapeva perché, o forse si.
Un altro Natale era quasi passato e questo voleva dire un altro anno lontano da lui.
Passò davanti alla lavatrice che segnava ‘fine ciclo’.
-Beata te- disse puntando un indice accusatorio verso l’elettrodomestico.
La verità era che si sentiva sola a tal punto da parlare con gli oggetti. Si sentiva talmente sola che ora il forno si chiamava George, il divano Arthur e il letto Mason. Ah, e la doccia Elizabeth detta Beth, o Liz.
E’ vero, aveva la sua bellissima Lottie a cui dare tutto il suo amore ma a lei, a lei chi ci pensava?
Squillò il cellulare e la foto di Aileen apparve sullo schermo –Pronto?-
-Buon Natale Lyd-
- Buon Natale anche a voi. June?-
-E’ nei sedili posteriori nel suo ovetto che si guarda intorno. Le ho messo la tua tutina rossa-
- Sono certa che è bellissima. Ok, ora scendiamo e veniamo da Derek . Ci vediamo là, un bacio-
Attaccò la chiamata e si guardò allo specchio dell’ingresso. Il vestito da cocktail nero era aderente fino alle ginocchia ma non volgare e le stava bene abbinato con le Louboutin dello stesso colore. Afferrò la giacca con il collo di pelliccia e la indossò, poi afferrò la pochette di Chanel e dopo essersi calata sulle mani i guanti neri di pelle di Gucci  ed aver fermato gli occhiali da sole Hilfiger  sui capelli lasciati sciolti, uscì di casa dirigendosi verso casa di sua madre a prendere sua figlia.
 
-E questa è Zoe, la mia ragazza-Stiles Stilinski indicò la ragazza bionda accanto a lui. Era davvero minuti con i tratti dolci e due occhioni color cioccolato. Sembrava simpatica e cordiale.
-Piacere- dissero all’unisono lei ed Aileen scambiandosi una stretta di mano.
-Io sono Aileen, questo è Isaac e questa è nostra figlia, June- spiegò ammiccando con il mento in direzione del ragazzo con in braccio la bambina.
-E’ una bellissima bambina-
Prima che la mora potesse rispondere il campanello della casa suonò e un chiacchiericcio provenne dall’ingresse. Aileen sorrise capendo all’istante di chi si trattasse e si congedò da Zoe con un gesto della mano.
-Zia Aileen!!!- una ragazza sui dodici anni allargò le braccia alla vista della semi dea e salterellò dalla gioia.
Si poteva dire che Charlotte Victorie Martin fosse l’adolescente più allegra, vispa, intelligente e bellissima di sempre.
Aveva lunghi capelli ramati e lisci come la seta, la pelle di pesca e due occhioni blu cielo0 contornati da ciglia lunghissime e nere. La bocca era sottile e rosea accompagnata da due fossette ai lati delle guancie. Delle lentiggini spuntavano sul naso alla francesina e completavano il quadretto.
Lydia era rimasta incinta due anni dopo lo scontro con i semi dei del campo, quello scontro che sembrava così lontano.
 
Un fischio prolungato partì dalla bocca di Isaac e tutti i presenti cominciarono a battere le mani all’unisono, accennando urla di approvazioni.
Lydia si strinse al corpo di Tyson subito dopo essersi staccata dalle sue labbra.
-Ce ne avete messo eh!-  Scott rise di gusto e si beccò un’occhiataccia dal moro che arrossì subito dopo.
-E sentiamo, perché ci avreste seguito?- domandò Lydia portandosi le mani ai fianchi e alzando un sopracciglio.
Scoppiarono tutti in una risata di gruppo, sommergendo i due neo innamorati in un abbraccio.
 
Aprì gli occhi a rumore del campanello. Si alzò dal letto, lasciando Isaac dormire, e corse alla porta di casa, preoccupata.
Una Lydia ancora in pigiama dall’aspetto distrutto e gli occhi gonfi dalle lacrime era seduta sull’ultimo gradino di marmo dell’entrata e la guardava tirando su col naso.
Aileen si sedette accanto a lei e l’abbracciò, posandole una mano dietro alla coda di cavallo tutta sfatta.
Lydia appoggiò la testa nell’incavo del suo collo e scoppiò a piangere
-Ssssh- Aileen prese ad accarezzarle la schiena – Vuoi dirmi che è successo?-
-Se né andato- Tirò su il volto e fissò l’amica – E’ ritornato da tuo padre, dice che hanno bisogno di lui- sussurrò.
Aileen rimase a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Sapeva che Tyson era importante per il regno sottomarino, ma immaginava che avrebbe potuto condurre una ‘doppia’ vita sulla terra.
-Mi ha lasciata con un biglietto. Ha scritto che non ha avuto il coraggio di dirmelo in faccia. Ha detto che avrebbe cambiato idea se avesse sentito nuovamente la mia voce. Ha detto che non poteva fare altrimenti-
Si passò una mano fra i capelli rossi e si asciugò le lacrime che scendevano ininterrotte – Non mi ama, questa è la verità. Se lo avrebbe fatto, sarebbe rimasto con me-
-No questo non è vero, lui ti amava…anzi, ti ama-
Lydia scosse la testa e sorrise amaramente – Sono incinta, Aileen. L’ho detto a Tyson pochi giorni fa. Ci ha lasciati, a me ed il bambino-
 
-Lottie! Ma come siamo belle oggi!- esclamò prendendole la mano e facendola girare su se stessa.
Lydia sbuffò – E ci credo. La mamma ha speso metà del suo stipendio-
-Non mi sembra che uno stipendio da stilista sia misero, mamma-
Isaac li raggiunse e posò un bacio sulla guancia della ragazzina – Lingua lunga Lottie-
-Tripla L.. mi piace-
 
Il campanello suonò proprio nel bel mezzo della cena. Tutti gli invitati a tavola si scambiarono occhiate stranite. Chi poteva essere?
-Uno c’è morto, ad aspettare a voi- borbottò Derek posando la forchetta sul piatto rosso di porcellana e dirigendosi verso la porta d’ingresso.
Ripresero tutti a parlare allegramente, chi dell’ultima partita dei Lacrosse, chi degli ultimi scoop in generale.
Scott rideva allegramente con Isaac mentre Lydia chiacchierava animatamente con Melanie. Sul divano Charlotte distribuiva bacini sulle mani di June che mostrava un sorriso sdentato. Aileen era l’unica ad essere fra le nuvole, con un solo pensiero in testa : Tyson. Ogni volta che guardava Charlotte si chiedeva se lo avesse mai rivisto, ora che non andava più al campo mezzosangue. Desiderò averlo li, fra quegli amici che considerava famiglia.
Quando, pochi minuti dopo Derek rientrò in sala, scorsero tutti una figura alta e possente dietro di lui.
Aileen pensò al padre e lo ringraziò.
Si alzò da tavola strusciando la sedia a terra e corse fra le braccia del ragazzo –Tyson!- urlò
Quello sorrise come un bambino innocente e la sollevò in aria.
Tutti accorsero a salutarlo, tutti meno che una.
Charlotte si avvicinò alla madre – Mamma, chi è?-
Lydia sorrise amareggiata – Un vecchio amico. Un caro amico-
 
Una volta liberatosi dai parenti scrutò con lo sguardo per tutta la stanza finché non la trovò. Sentiva una stretta allo stomaco a vederla li, bellissima, mentre gli sorrideva. Un sorriso finto, di quelli dolorosi e pieni di rancore.
Poi una ragazzina catturò la sua attenzione. Giocherellava con un cellulare e alcune ciocche ramate le ricadevano sul viso.
Quando si avvicinò e alzò lo sguardo la stretta allo stomaco aumentò. Blu, blu come il più profondo degli oceani, blu come i suoi.
 
-Sono incinta, Ty.-
 
Sorrise e rivide in quella bocca la sua bocca. Rivide nella forma squadrata del viso il suo viso.
 
-Sono incinta, Ty-
 
Sua figlia era davanti a lui. Gli mancò il fiato.
-Ciao, come ti chiami?-
-Charlotte Victorie Martin-
-Piacere-
Sorrise alla ragazzina, sorrise a Lydia. Sorrise anche un po’ a se stesso. Era tornato per restare. Era tornato perché la sua esistenza senza quei ricci rossicci e quegli occhi verdi valeva poco di meno che zero. Aveva trovato un degno sostituto per il regno di Poseidone ed era tornato. Ora, aveva due ragioni per restare, doveva solo riconquistare la sua ragazza.
E ce l’avrebbe fatta.
 
 
 
 HOLA.
Cipolletta è triste, tanto.
La storia può definirsi conclusa.
So che il finale non è stato un granchè ma diciamocelo, sono una frana, perciò....
Ora voglio passare urgentemente alla parte deii ringraziamenti perchè mi sta molto a cuore. Quindi:
Grazie, a chi ha recensito ogni capitolo con pazienza.
Grazie anche a chi ha recensito di tanto in tanto.
Grazie a chi ha pensato di recensire ma era troppo stanca/o
Grazie ha chi l'ha inserita nelle varie categorie.
Grazie a tutte/i coloro che nonostante i miei -immensi- ritardi non hanno abbandonato la storia.
Grazie a chi magari, aspettava il capitolo.
Grazie solo a chi ha letto e basta.
Grazie anche a tutti colore che hanno aperto la storia, solo per averla presa in considerazione.
Grazie Caro, grazie Ari. Senza le quali questa storia non sarebbe quella che è.
Grazie a TUTTE.
Vorrei scrivere tutti i vostri nomi
ma è pronta la cena. 
( ahahhahahah)


VI AMO .


PS= ovviamente non sparirò da EFP, anzi mi troverete con nuove OS e probabilmente nuove fanfiction ;)



 
 
 
 
 
 

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