I am a Pirate, you are a-

di Grotesque
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Some sort of Legend ***
Capitolo 3: *** 2.Some sort of assalt ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.
 
3 Luglio 1684, fra le braccia dell'Oceano Atlantico

Buio. 

Le acque erano calme, e cullavano dolcemente l'affusolata imbarcazione di legno.
Eppure qualcosa teneva i suoi occhi aperti, un qualcosa di inspiegabile.

Si passò un mano sul volto.

L'oscurità avvolgeva tutto, nel suo taciturno e tranquillo quanto traditore e falsario mondo,
fatto di suoni ovattati e riparo per tutto ciò che ghermirti vuole nella notte;
e quando i tuoi occhi si saranno chiusi, sarà ormai troppo tardi per rendersi conto di tutto
ciò che avresti dovuto fare prima di chiuderli l'ultima volta.

E' questo ciò che nasconde l'oscurità.

Tradimento, sangue, e, più di tutto, ciò che i tuoi occhi non conoscono.
E forse è questa la cosa che più si deve temere: ove il tuo sguardo non si può posare.

E se è tanto terribile ciò che le nostre iridi possono scorgere, quanto temibile sarà
ciò a cui esse non arrivano?
 
La vide.

La condanna, il cappio, la fine.

Un segno, un qualcosa che non era possibile cancellare.
Ma non una cicatrice.

Qualcosa di più profondo, qualcosa che lo avrebbe divorato lentamente.

Un rimorso?

No. Il rimorso non esiteva. Non per lui. 
Ciò che è fatto è fatto, e non si può che esserne orgogliosi finchè porta al proprio benessere e beneficio.

E sempre così aveva fatto.
 
-------------------
 
3 Luglio 1676, fra le braccia dell'Oceano Atlantico
 
La nave solcava il mare grigio che prometteva tempesta;
proprio per questo si era deciso di ritornare alla città, quando avrebbero finito di ispezionare la zona. L'ispezione sarebbe stata senz'altro più rapida se non avessero scorto i resti di
una nave in fiamme sul pelo dell'acqua.
L'incendio, famelico e crudele, si ostinava ad accendere ancora qualche parte del legname
marcio che rimaneva a galla.
La corvetta* stava proprio costeggiando i resti, quando, una voce candida e acuta mise all'erta i marinai.

-Uomo in mare! Uomo in mare!-

La piccola bionda si affrettò a correre verso un uomo della ciurma,
tirandogli la manica per attirare la sua attenzione.
E quando suddetto si rese conto del fatto che era un ragazzino, un ragazzino in mare,
si affrettò a chiamare altri.
 
 



Notina dell'autrice

*Corvetta: nave con un solo ponte di batteria di piccolo tonnellaggio (dalle 150 alle 400 tonnellate),
usata per servizi di scorta ai convogli e incursioni contro il traffico costiero avversario.
Essendo il /non specificato/ possessore di questa un'ammiraglio però nella fic viene utilizzata per scopi più personali.

Era da un sacco di tempo che speravo di mettere giù questa fic.
Nata da un'epica ruolata che mi fece amare un coppia -che ora non vi rivelo, ma che tanto è ovvia-
ho sempre desiderato di riuscire a darle voce. Ed ecco che nasce il prologo! Sicuramente ci sono state altre long riguardanti lo stesso tema, ma spero che la fic non assomigli ad altre; comunque ne dubito.
L'inizio, nella seconda parte, può sembrare simile a come fu ritrovato William ne 'I Pirati dei Caraibi'. Ebbene, quella parte ha preso spunto da lì; ma non si riscontrerà altra rassomiglianza; anzi, andando avanti nella storia, la disposizione dei personaggi mi sembrerebbe addirittura ironica essendo una fan del film. Forse si noterà qualche altro riscontro, ma ciò a cui mi riferisco sarà nell'eventuale seguito della storia.
Per i fan di 'Requiem'(nel caso esistessero): tranquilli, presto aggiornerò; l'avere due fic in corso non mi impedirà dal
cercare di aggiornare il più spesso possibile. ;3 (Cambiate le date per motivi di coerenza storica)

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Capitolo 2
*** 1.Some sort of Legend ***


1.Some sort of Legend
 
 
                                                                                                                                                            3 Luglio 1684, Puerto Bello(1)

I raggi del sole illuminavano prepotentemente la città anche a quell'ora di mattina.
Eppure le lenzuola erano morbide e fresche, la stanza illuminata da una luce dolce e allegra,
che accarezzava dolcemente tutto ciò su cui si posava, compresa la faccia del giovane.
Questo, docile, si muoveva appena fra le bianche e sottili lenzuola; difficile dire se fosse sveglio o meno,
anche se l'espressione rilassata suggeriva che fosse ancora immerso nel mondo dei sogni.
Dei gabbiani passarono accanto alla finestra aperta, solcando il cielo azzurro e vastissimo che si congiungeva
al mare sull'orizzonte, e strappando soavemente il ragazzo dal sonno.  
Questo sbadigliò, portandosi una mano alla bocca mentre si stirava.
Una nuova, bellissima giornata, stava per cominciare.
 
Certo, l'abito era altisonante, imponente, ma chi lo indossava era un ragazzo semplice
e dolce, che tutti riconoscevano come tale.
Arrivato al porto, una figura dai capelli del color dei raggi di sole come quelli che illuminavano
Puerto Bello quella mattina; questo scaturì in lui un breve momento di imbarazzo, confermato dall'arrossarsi
delle sue gote. Ma poi prese tutto il coraggio che aveva e si avvicinò alla ragazza.

-Buenos dìas, Bella!-

Si chinò di fronte a lei e le baciò la mano.
Lei sorrise in modo radioso.

-Buones dìas, signor Carriedo!-

Lui la guardò complice, prima di rialzarsi.
Quand'erano ragazzini lui e Bella avevano passato un sacco di bei momenti, mano nella mano.
Beh, certo, non sempre soli.

-Hola, Antonio!-

Una voce amica gli si avvicnò.
-Signorina.- disse poi con tono reverente nei confronti di Bella.
Eccolo, suo cugino. Lui, Bella, e Armàndo avevano passato dei bellissimi momenti
sin da quando ne aveva memoria. 
-Scusate se vi interrompo, ma Antonio ha del lavoro da fare.-
Esordì nuovamente suo cugino.
-A partire da quello.-

Accennò con la testa al locale che offriva ospitalità ai marinari e fedeli servitori delle patria;
peccato che questo servizio fosse garantito anche durante le ore lavorative.
-Ah, capisco.- fece sorridente l'altro, intuendo che avrebbe dovuto richiamare qualche mozzo fuggito
dalla sua postazione per trovare rifugio -e alcolici- all'interno del locale.
Probabilmente il proprietario del locale avrebbe potuto dar da bere anche a dei pirati della peggior specie,
se la maggior parte della sua clientela non avesse lavorato ai servigi della corona spagnola.
Entrò, ritrovandosi immerso nella puzza di alchol e fumo -Ay, Dìos!- già di prima mattina.
Sospirò, avvicinandosi ad un tavolo attorno al quale sembrava esserci una riunione della massima
importanza e segretezza -che però sicuramente altro non era che una riunione di ubriaconi.
Ma, avvicinandosi, vide una manifesto sul tavolo. A questo punto il giovane animo spagnolo si
infiammò di curiosità, soprattutto nel vedere la scritta 'Ricercato - Vivo o morto'.
La ricompensa era altissima, ma non c'era alcuna immagine identificativa. Solo un nome...

Nel frattempo pare che i presenti si siano resi conto della sua presenza. Tutti fanno il saluto militare e iniziano a cercare scuse palusibili che giustifichino l'essere all'interno di un bar durante le ore che dovrebbero passare di guardia.
Ma il ragazzo è completamente assorto dal manifesto.

-Cos'è? Chi è...Hellcrow?-

Gli occhi dei suoi sottoposti si sgranarono, come se avesse appena chiesto una ovvietà;
per un attimo si sentì a disagio, sotto lo sguardo basito dei marinai.
Ma, dopo lo sconcerto, uno di loro prese parola, il più anziano, che stava narrando qualche sorta di storia
anche quando il giovane aveva fatto il suo ingresso nel locale.
-Beh, deve sapere signore, che questo tale è un pirata di enorme fama.
Si parla molto di questo individuo e dei suoi misfatti.-
Un'altro subentrò nella conversazione, interrompendo il più anziano:
-Pare che abbia resistito alla voce delle sirene!-
E più voci scoppiarono in diverse affermazioni, una più assurda dell'altra:
-Già! E sembra abbia sconfitto il Kraken, un gigantesco mostro marino!-
-Sì, e io ho sentito che anche Afrodite si è adagiata con lui!-

Antonio, che dapprima era stato affascinato dalla storia, solo nel guardare il mandato di cattura,
subito si era ricreduto nell'ascoltare quello che i suoi compagni avevano da dire. Che assurdità!
-Ma ragazzi! Sapete bene che quelle sono tutte leggende! Sirene? Mostri marini? Afrodite? Tutto ciò non esiste! E probabilmente non esiste neanche questo tizio.-
Concluse con un sorriso, scuotendo la testa.
-Ma io l'ho visto! L'ho visto coi miei occhi!-
Sbottò il più anziano. Antonio lo guardò confuso.
Come poteva dire di averlo visto quando lui, vicino al ritiro, era quasi cieco?
-Ne sei sicuro?- chiese Antonio, retoricamente.
Il sottoposto sembrò innervosirsi ulteriormente.
-Queste mie orecchie hanno sentito la sua voce.
E lo giuro, lo giuro sui miei figli, su mia moglie, lo giuro sul Signore!-
si interruppe per rivolgere lo sguardo verso l'alto. -La sua voce, era la voce del diavolo!-

Era calato il silenzio nel locale.
Anche il giovane era sorpreso e disorientato: quell'uomo era forse pazzo?
Di certo non avrebbe mai giurato sull'Altissimo in qualcosa in cui non credeva con fervenza.(2)
Ma in quel momento la porta del locale si aprì e la voce di Armando richiamò l'attenzione di tutti i presenti.
-Forza, scansafatiche! A lavoro!-
E Antonio si rese conto solo in quel momento di essersi lasciato trascinare da un gruppo di ubriaconi
a disertare il lavoro per ascoltare stupide leggende. Che idiota!
 
 
 
                                                                                                                                                                      4 Luglio 1684, Isla La Tortuga
Urla, fumo, alchol, depravazione.

In breve era questo che animava i festeggiamenti all'interno del rumoroso locale a Tortuga;
la confusione, le risse, la voglia di perdersi nell'alchol e nelle grazie di una bella dama e dimenticare tutto per un po'.
Oppure semplicemente per svagarsi.
E così come altri, un'uomo alto dai capelli platinati stava sorseggiando rum;
no, meglio dire che se ne stava scolando una discreta quantità.
Nel frattanto un'altro, dello stesso colore di capelli tanto simile a neve, lo guardava sorridendo.
Il loro terzo compagno si limitava a fissare il fondo del bicchiere mentre l'individuo più appariscente parlava
-in modo decisamente eccessivo- di vociferii, grandi imprese e grandi saccheggi, ridendo.
Il terzo fu quasi sollevato quando sentì la porta gracchiante che si spalancava, dei passi inconfondibili,
perchè non appena venivano uditi, il silenzio li avvolgeva.
E l'unico suono che rimaneva era quello delle suole dei famosi stivali lucidi e neri che si
avvicinava sempre di più, fino a raggiungere il bancone.

Eccolo. Seguito dai sussurri dei bucanieri che narrano la sua grandezza attraverso le sue imprese, leggendarie.
Eccolo. L'uomo che non ha paura di nulla.

Il danese prese parola, cogliendo la possibilità di essere al centro dell'attenzione: -Hey, 'Crow!-
L'altro rispose senza guardarlo in faccia e facendo dei segni al proprietario, che subito mise
a sua disposizione una bottiglia di rum. -Hey.-
Nel locale la vita riprese, tutti ricominciarono a ballare, cantare, e fare tutto ciò
che una mente sopraffatta dall'alchol suggeriva.
Iniziarono anche le risatine delle ragazze che guardavano ammirate
il capitano, che di certo aveva una buona reputazione da seduttore; e pagava bene, quando lo chiedevano.
Il sorriso beffardo dell'altro si voltò in sua direzione.
-Per quanto sia piacevole, non sono venuto qua solo per bere rum.-
Il danese ricambiò con un largo sorriso, e l'individuo più minuto, si introdusse nella conversazione.
-Vuoi le nuove, Hellcrow?-
Questo rimase in silenzio e bevve tutto d'un sorso un abbandonante bicchiere di rum.
L'altro lo prese come un assenso.
-Vediamo...-
Il tonfo del bicchiere sul balcone lo interruppe.
-Ho bisogno di informazioni di ben altra natura.-
La voce dell'inglese si fece anche più roca -difficile definire se fosse il rum oppure l'argomento-
anche più del solito.
-Mh? Hai bisogno che ti parli di qualcosa in particolare?-
Dopo poco che conversavano, l'attenzione del capitano fu attratta dal suo vice.
Una voce sbarazzina lo chiamava.

-Capitaaaano! Venga qui, credo che ci sia qualcosa che vi può interessare!-
Il pirata si spostò verso un tavolo dove si stava giocando una partita a carte, a cui Françis stava partecipando.
-Vede, il mio avversario- inclinò la testa verso l'uomo che aveva di fronte, con un sorriso che cercava di essere
affascinante -afferma di aver conosciuto il migliore corsaro di tutti i tempi! Un astro nascente!-
terminò con una risata superficiale.
-Tsk.- Fece sorridendo il capitano. -Vale a dire?- 
Miglior corsaro di tutti i tempi? Quale lieta notizia! Se avesse avuto più tempo per giocare,
avrebbe senza dubbio cercato di incontrarlo.
L'altro, un marinaio semplice e sporco, rispose con voce un poco tremante:
-Carriedo. Antonio Fernandèz Carriedo.- deglutì -Credo che sia il protetto di Don Garcìa.-

Don Garcìa...dove aveva sentito quel nome?
Ah, certo. Lui conosceva quel grasso iberico.

Ma, repentinamente, lo sguardo di Hellcrow si illuminò, come un'illuminazione.
Come una rivelazione. Il sorriso si allargò in un largo ghigno di soddisfazione.
- Françis, sai?- Il sottoposto si girò, guardandolo con aria vagamente confusa.
-Credo che dovremmo stroncare subito l'insulsa vita di quel culo spagnolo.
Anche le giovani promesse possono essere un problema, no?-

Il danese annuì.
-Per la barba di Nettuno!(3) Certo che possono essere un problema!-

Il capitano sembrò ignorare l'affermazione, avvicinandosi alle ragazze.
Sarebbero salpati la mattina dopo;
ora era meglio abbandonarsi a qualche distrazione
per non rimurginare troppo su nulla.

-Tesoro, la tua bellezza mi acceca.-

Rotta verso Puerto Bello.
 
 
 
Notina dell'autrice

Ed ecco a voi il primo capitolo! Ero troppo impaziente! >3<
Poi, data la brevità del Prologo, mi è sembrato appropriato aggiornare al più presto.
(1)= Puerto Bello, uno dei più importanti porti spagnoli nei Caraibi. No, ok, probabilmente il più importante. Per trovarne uno mi sono fatta una testa...!
(2)=Antonio dice così perchè in quel periodo in Spagna si era religiossissimi, e molto rigorosi a riguardo. Non si sarebbe mai giurato su di Dio invano. Ma l'avevate intuito, immagino. xD
(3)=Codesto piggì, come si può intuire dall'assurdo vocabolario, è colui che appare nella presentazione della fic.
Godetevelo fino in fondo(?)!
Beh, che aggiungere?
Ah, Armàndo. E' un personaggio a cui tenevo troppo. *^* Nei prossimi capitoli si avrà una descrizione più accurata di lui, che, in fin dei conti, è abbastanza importante ai fini della storia. Per favore, non disprezzatolo per il solo motivo di esistere(?).
Insomma, ho terminato, per ora.
Al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 3
*** 2.Some sort of assalt ***


2.Some sort of assalt
                                                                                                                                              4 Luglio 1684, Puerto Bello

Una giornata come le altre; così sembrava!
Perchè quella giornata sarebbe rimasta impressa nelle loro memorie per il resto della loro vita.
Per sempre.
Perchè nessuno, neanche uno dei nostri coraggiosi eroi -oppure crudeli antagonisti?
- poteva immaginare quello che sarebbe successo; la svolta che le vite di tutti avrebbe preso,
trascinandoli in qualcosa più grande di loro,
che non avevano il potere di controllare.
 
Il passo sicuro dei due spagnoli batteva sulle mattonelle poste imprecisamente a formare la
via che fiancheggiava il mare; questo scrosciava, senza troppa violenza, contro il molo.
La schiuma si dissolveva in un sospiro. Antonio, ogni volta, non poteva fare a meno di ammirare il mare.
Il suo vero sogno era quello di solcarlo, sotto l'onorevole nome della corona di Spagna.
Sorrise all'idea del vento dei capelli, della brezza, dell'odore salato che penetra nelle narici, senza violenza, e rimane nei polmoni, quasi a testimoniare che tu, che hai aspirato il suo vero odore, hai il diritto inviolabile di solcarlo e dominarlo.
Ma anche stare a terra era piacevole; i caldi sorrisi di Bella gli sarebbero mancati in alto mare.
Al pensiero della ragazza lo spagnolo arrossì vistosamente, scaturendo il riso del cugino.
-A chi pensi, eh?- gli chiese, retoricamente.
Chi a Puerto Bello non sapeva del timido amore che sicuramente era celato fra i due?
Tutti erano certi che, superate le barriere che poneva l'insicurezza, si sarebbero sposati.
D'altro canto, Antonio arrossì ancor di più -possibile?
-A-a nessuno! Davvero!- sorrise impacciato, ma sincero. -Ero solo...perso nei miei pensieri!-
Il cugino rise di nuovo: -Spero solo non fossero pensieri erotici! Siamo al lavoro, capitano!- 
L'ironia nella voce di Armàndo era palese, e, sebbene in imbarazzo, lo spagnolo optò di ignorarlo.
Che dicesse quello che voleva!
Anche perchè -tranne la parte dei pensieri erotici, che di certo non gli si addicevano- ci aveva azzeccato in pieno.
Si limitò a scuotere la testa, guardando in avanti. Eppure, sebbene la giornata fosse serena come le altre, Antonio sentiva una morsa al petto, come l'ansia di un qualcosa che deve avvenire, l'angoscia dell'attesa; oppure un brutto presentimento? Ma, come aveva fatto col cugino, optò di ignorare anche quello.
Nulla avrebbe potuto rovinare quella bellissima giornata, nulla. La brezza, il sole, il caldo i gabbiani;
Bella, in lontananza, la vedeva. Le avrebbe potuto chiedere di fare una passeggiata insieme, a fine turno!
Sì, e poi avrebbe potuto bacia-

Una voce interrompe i suoi pensieri.
-Signor Carriedo! Una nave! Non è dei nostri!-
Rispondendo al suo nome, Antonio si voltò di scatto, con un'espressione seria in volto.
Non c'era più tempo per pensare a Bella.
-Chi sono?-
E dire che era sicuro che nulla avrebbe potuto rovinare la giornata.
-...Non hanno alcuna bandiera signore!- 
Nulla.

Tutti i suoi sottomessi iniziarono a prepararsi; c'era grande agitazione, tensione nell'aria.
Navi senza bandiera? Era difficile che se ne avvicinassero a Puerto Bello, così rinforzata.
Le navi senza bandiera normalmente appartenevano a quella razza codarda e infame che erano i...
-Pirati...- un sibilo, che uscì amaro dalla bocca dello spagnolo.
-Che non ci sia uomo senza arma! Che non ci sia donna in strada!- 
urlò, sicuro di sè, il comandante. 
Più lontano, anche Armàndo stava dirigendo dei fedeli servitori della patria, e anche loro si armarono;
alla fine arrivò Don Garcìa, proprio quando la nave stava raggiungendo il molo, che iniziò a dare direttive
più precise ed esperte a tutti gli armamenti spagnoli, che si muovevano e armavano a suo comando.
Poi, d'improvviso, quasi un boato, delle bestie, sporche e selvaggie scendono violentemente dall'enorme imbarcazione; qualcuno rimane sulla nave solo per il gusto di sollevare, per orgoglio una bandiera, un sola, un orgoglio, che si piegava sotto la brezza. La Jolly Roger vigeva fiera sulla nave. Ma ormai tutta la ciurma aveva raggiunto la città. La battaglia era dura, estenuante, eppure, i più numerosi spagnoli si trovavano in difficoltà. Sebbene in meno, i rudi barbari stavano avendo la meglio; come erano possibile? Risate, grida, voci rozze, mani sporche, che depradavano e bruciavano. Che distruggevano la loro beneamata città. Don Garcìa stesso stava sguainando la spada contro quella ciurma sconosciuta. Ma il suo sguardo sembro rivelare un'improvvisa comprensione nello scorgere un volto. Davanti a lui, uno spadaccino, più pulito degli altri; i capelli biondi e lunghi, lucenti, erano legati da un frivolo e vistoso nastro rosa. Che, d'altro canto, si sposava perfettamente coi vestiti sfarzosamente azzurri dell'uomo, assolutamente inappropriati alla sua carriera.
-Oooh, guarda, guarda!- un sorriso, malizioso, si dipinse sul volto giovane. 
-Capitano! Eccolo!-
All'improvviso, incredibile, tutti i pirati avevano interrotto le loro angherie, e si erano voltate verso l'uomo frivolo e sbarazzino, che stava puntando la spada contro la gola di Don Garcìa, anche se questo sembrava starsi per difendere per un potente colpo, che fu abilmente interrotto dallo stesso.
Il silenzio vigeva sulla piazza, e tutti osservavano, confusi, la scena. Compreso Antonio che però, al contrario dei suoi compagni, si ostinava a tenere la spada alta e lo sguardo vigile. Ma tutti i pirati sembravano essersi calmati d'improvviso, come attratti o ipnotizzati da qualsiasi straordinario evento -che gli altri non conoscevano- stesse avvenendo.
O, nel peggiore dei casi, stesse per avvenire.
Dei passi, distinti, lenti; una suola di cuoio, di buon cuoio, batteva contro le mattonelle poste in modo disordinato della stradina, sulla quale corsari e pirati si erano ritrovati a duellare e combattere. Un mantello rosso e vistoso si distinse fra la folla, che lo lasciava passare, chi con rispetto, chi allibito. La fonte del rumore erano evidentemente quei due stivali corvini che quell'individuo indossava. Oltre a quelli, una camicia bianca  -e probabilmente ,non del tutto limpida- ornata da una vistosa cravatta di pizzo; in più sopra di essa padroneggiava una gemma verde, smeraldina, brillante come l'unico occhio visibile dell'uomo che ora aveva su di sè tutti gli sguardi.
-Tu...- sibilò Garcìa, cercando di evitare il contatto visivo con l'individuo misterioso che gli si era parato davanti.
Questo non rispose, si limitò a mantenere un'espressione di superiorità; tale aveva poi la presunzione di non essersi neanche armato per avvicinarglisi. lo prese con violenza per il collo.
-Chi non muore si rivede, mh?- disse lui sorridendo, senza aumentare la stretta della morsa;
lo stava facendo soffrire abbastanza, ma se ora lui fosse morto, sarebbe stato un problema.
L'altro si limitò a non rispondere e guardare con disprezzo l'altro,
mentre venita umiliato di fronte a tutta la sua ciurma. La rabbia lo consumava e questa risplendeva nei suoi occhi.
-Dimmi, tu hai una mappa? Ne hai sentito parlare? Ho sentito che potresti essere coinvolto in qualcosa che mi rigurada.-
L'altro continuò a guardarlo fisso negli occhi, senza rispondere alle provocazioni. Il giovane sembrò innervosirsi, e strinse di più il guanto di cuoio sulla gola dell'altro. -Parla, vecchio. O di addio a questo mondo. Aaah, in più stavo proprio cercando il tuo protetto, sai?- il tono si fece più sarcastico e pungente. -Sono curioso di conoscere il cane che si sente al sicuro sotto la tua debole ala protettrice.-
Per Antonio quello fu troppo; Don Garcìa gli aveva dato tutto.
Una famiglia, una lavoro, una vita. E ora quell'uomo, uno sconosciuto, un pirata, stava osando di fargli tutto ciò? Inammissibile. Non poteva rimanere con le mani in mano. No.

Un colpo di spada.
Evidentemente troppo lento.
Infatti il capitano si spostò agilmente, evitando l'attacco, e sfoderando la sua.
-Antonio, no!-
Supplica vana, vana e vuota.
Antonio tentò un nuovo approccio diretto; un affondamento, che fu però prontamente deviato dalla lama avversaria, e, a quanto pare, agile. E l'avversario non si limitò a questo. Raggirando la spada dello spagnolo con una complessa manovra, tentò poi un affondamento, che andò quasi a segno: colpì un fianco di Antonio. Dopo soli pochi minuti dall'inizio del duello era già ferito! Ma non si perse d'animo, tentò un nuovo attacco, ma di nuovo questo lo schivò, lo prese per un polso e lo trascinò dietro di sè. Antonio non aveva potuto fare molto, confuso, accecato dalla rabbia per le affermazioni contro Garcià e ferito. E, quando entrambi si davano le spalle, in un attimo il pirata si girò, e gli fece una larga ferita sulla schiena, strappandogli la camicia. I corsari spagnoli guardavano la scena increduli e preoccupati; Antonio era il migliore di loro nel combattimento.
Il pirata sembrava addirittura avere uno sguardo annoiato -o divertito dalla presunta incapacità di Antonio, a seconda dei punti di vista- finchè lo squarcio nella maglietta non gli fece vedere ciò che da tanto tempo sperava di scorgere; lo spagnolo non si aspettava che proprio in quel momento, la dea bendata avesse deciso di condergli le sue grazie.
Antonio approfittò dell'improvvisa attenzione del nemico verso un punto imprecisato -che lui non era riuscito ad individuare- per girarsi di scatto, e, a sorpresa, disarmarlo. L'altro, che aveva il volto scuro però, non perse il suo ghigno, e gli puntò una pistola contro la fronte, sorridente.
Lo spagnolo rimase colpito da tanta immoralità. Era un duello, lui aveva vinto. Ora era dovere dell'altro ritirarsi; anche vero però che quello era un pirata e tutto poteva aspettarsi da quel losco figuro che avrebbe anche ucciso la madre per una moneta d'oro puro spagnolo. Guardò furente il biondo che aveva di fronte, prima di porre la fatidica domanda che lo tormentava.

-Chi sei?-
Una risata gli arrivò alle orecchie, sprezzante.
-Il mio nome è Hellcrow, moccioso. Mai sentito nominare?-
Il ragazzo non potè fare a meno di fissare quell'unico occhio smeraldino scoperto, verde e sincero.
Vero che il mestiere di quegli individui fosse mentire, ma perchè si dovrebbe mentire anche sulla propria identità in una simile situazione? Per addossare i propri crimini ad un pirata immaginario? Ma, in quel momento, Antonio non riuscì davvero a formulare una risposta logica alle sue domande. Solo a fissare l'altro, con stupore e rabbia.
 

Quante volte sentì narrar quel momento!
Epico scontro, finito in slealtà! Ma in realtà, non è stato un colpo basso!
Non si era stabilita regola alcuna sulla modalità dello scontro;
dunque, il 4 Luglio 1684, se la memoria m'assiste, i due s'incrontarono
per la prima volta, col saccheggio della città di Puerto Bello, il tesoro d'oro
dei Caraibi. Ma quante altre terre ricche avrebbero incontrato
in una involontaria convivenza forzata?
Quei due figli di pescecani! Mi avessero almeno detto i dettagli!

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