Al di là del buio

di Iso Mary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un caotico lunedì ***
Capitolo 2: *** Legami di sangue ***
Capitolo 3: *** Semplicemente Aurora ***
Capitolo 4: *** Insoliti pensieri ***
Capitolo 5: *** Presentazioni ***
Capitolo 6: *** Segreti ***
Capitolo 7: *** La svolta ***
Capitolo 8: *** Una nuova vita ***
Capitolo 9: *** Rendez-vous ***
Capitolo 10: *** Triste rivelazione ***
Capitolo 11: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 12: *** Il regalo più adatto ***
Capitolo 13: *** Amore tra le corsie ***
Capitolo 14: *** Fino in fondo ***
Capitolo 15: *** Inquietudine ***
Capitolo 16: *** Un tranquillo pomeriggio ***
Capitolo 17: *** Un po' di felicità ***
Capitolo 18: *** Una volontà di ferro ***
Capitolo 19: *** Ritorno a casa Renda ***
Capitolo 20: *** Sull'orlo del precipizio ***
Capitolo 21: *** Una decisione ponderata ***
Capitolo 22: *** Lezioni di vita ***
Capitolo 23: *** In attesa del trapianto ***
Capitolo 24: *** Accettando il proprio destino ***
Capitolo 25: *** Una giornata tanto attesa ***
Capitolo 26: *** Ode alla vita ***



Capitolo 1
*** Un caotico lunedì ***


Tidididì … tidididì …  la sveglia suonò quel lunedì mattina, sempre alla stessa ora: erano le 7, ma nessuno si degnava di spegnerla. 
Driin …. Driin ….driin …..  era lo squillo ostinato del telefono che rompeva il silenzio di quella desolata stanza
< Sì…> rispose una voce d’oltretomba
< Joshua, sono Carlo… sono le 8.15, non vieni a lavorare? Il capo è già incazzato, mi ha chiesto che fine hai fatto e che è già la terza volta in una settimana … allora vieni?>
< Cazzo, non ho sentito la sveglia, arrivo subito … >  Joshua scese dal letto velocemente, ancora intontito dalla sera prima: ma quanto aveva bevuto? A tratti vaghi ricordi di una serata trascorsa a giocare a poker, degenerata a sorseggiare whisky: parecchio whisky.  Si vestì sbadatamente, ingurgitò un caffè al volo per poter carburare e partì come un razzo in sella alla sua bicicletta. Anche il tempo gli era ostile quel maledetto lunedì, ed una pioggerellina fastidiosa gli inzuppò la faccia, i capelli e i vestiti rendendolo ancora più impresentabile. Raggiunse i cancelli della Grohler, l’immensa cartiera in cui lavorava, che tanto detestava, parcheggiò il mezzo nell’apposito spazio e corse alla timbratrice alle nove passate.
Il signor Valdi, capo e maggior azionista dell’azienda di famiglia, rilevata dal padre in giovane età, senza grandi sforzi, dopo una carriera scolastica dubbia e corrotta, già lo attendeva di fronte al suo ufficio con aria minacciosa:
< Digrazia, è questa l’ora di presentarsi? È la terza volta in pochi giorni! Sono costretto a scriverle una lettera di richiamo , è il regolamento. Inoltre come è conciato? Sa quanto ci tengo all’aspetto e alla decenza dei miei dipendenti. Non ci siamo proprio. L’attendo immediatamente nel mio ufficio>
Era l’inizio imperfetto di una giornata altrettanto negativa. Così, fradicio e avvilito, Joshua entrò nella tana del nemico, cercando di giustificarsi
< Questa notte non sono stato bene e non ho sentito la sveglia, mi dispiace>
< Non mi interessano le sue scuse, c’è un orario da rispettare! >
< Senta io non avevo previsto di stare male, o sul regolamento c’è scritto che è vietato ammalarsi?>
< Già ha violato l’orario di lavoro, arriva conciato come un barbone e si permette anche di contraddirmi?>
< Sto dicendo che dovrebbe comprendere e trattare meglio i suoi dipendenti se vuole essere rispettato>
< Proprio lei mi viene a parlare di rispetto: ma si è visto? Dovrebbe ringraziarmi per averla assunta e deve ringraziare il suo amico Carlo che ha insistito tanto se ha trovato lavoro presso la mia spettabile ditta>
< Ma mi faccia il piacere: la sua spettabile ditta è frutto del duro lavoro di suo padre che lei ha ereditato per puro culo dopo la sua precoce morte e poi viene a rompere i coglioni a me?>
< Digrazia come si permette… lei è licenziato e subito, le concedo 5 minuti per sgomberare il suo armadietto, non voglio più averla tra i piedi,  ingrato!>
< Sono io che me ne vado, razza di pallone gonfiato che non è altro!> e uscì, sbattendo violentemente la porta.
 
 

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Capitolo 2
*** Legami di sangue ***


Dopo aver sgomberato l’armadietto di gran fretta, Joshua diede un’ultima occhiata a quello che per 6 anni era stato il suo posto di lavoro, faticosamente ottenuto grazie all’intervento di Carlo, suo amico e veterano della Groheler da molto più tempo. In un momento di rabbia, aveva mandato all’aria tutto quanto. Ed ora come avrebbe potuto vivere ? Era un ragazzo di 26 anni che viveva da solo ,da qualche anno, in un monolocale arredato nella periferia di Torino. Non aveva molti amici, poiché con il suo carattere introverso non amava coltivare amicizie. Preferiva intrufolarsi nella vita di qualcuno quando gli faceva comodo, per poi sparire quando i suoi interessi miravano ormai altrove. Solo Carlo poteva rappresentare la figura più prossima ad un amico, che abitava nel suo stesso pianerottolo e che l’aveva aiutato in più occasioni, incondizionatamente dall’egoismo del ragazzo. Joshua non aveva nemmeno la fidanzata, poiché non era riuscito a trovare qualcuna così speciale da poter investire forze e tempo per riuscire ad amarla. Aveva avuto qualche storia di puro interesse sessuale, di cui si era immediatamente stufato, poichè troppo impegnativa. < Perché le donne devono complicare sempre tutto? > pensava < conosci una, ti piace un po’, tu piaci a lei, la inviti a casa e si fa una consapevole scopata liberatoria, senza troppi impegni, senza troppe bugie, divertendoci entrambi >. Invece non funzionava così, perché le donne pretendevano comunque qualcosa da lui e il breve incontro finiva sempre con qualche ragazza in collera nei suoi confronti, accusandolo di qualsiasi mancanza . Anche i rapporti con la famiglia erano piuttosto rari. Il padre era morto di infarto quando lui e la sorella erano ancora piccoli. La madre, dopo un lungo periodo di depressione, si era rifatta una vita con un nuovo compagno, Renato, un uomo grande grosso e un po’ rozzo che non aveva un gran chè da spartire con Joshua . Solo con Olimpia, sua sorella, si era creato un rapporto un po’ più intenso, perché avevano condiviso momenti tragici, considerandosi unici componenti della loro famiglia e sostenendosi a vicenda quando la situazione sembrava degenerare. La ragazza si era sposata giovanissima con Cesare Renda, un operaio della Fiat , maniaco del gioco d’azzardo, che disperdeva considerevoli cifre di denaro in attesa del colpaccio milionario che gli avrebbe cambiato per sempre la vita . < così potrai vivere da signora> continuava a ripetere alla moglie, ma così facendo trascorreva più tempo al bar attaccato al jackpot con altri fanatici del gioco, piuttosto che a casa, in compagnia della moglie, che si sentiva spesso trascurata. Più volte Olimpia aveva tentato di lasciarlo, ma un po’ per disperazione, un po’ per mancanza di carattere , finiva sempre con il ritornare a casa, rinunciando all’idea di riuscire a disintossicarlo da quel vizio e imboscando i loro pochi risparmi in posti a lui inaccessibili. E infine c’era lei, Aurora, frutto sano di quel matrimonio malato, una simpatica e intelligente bambina di 7 anni che Joshua adorava, che spesso andava a prendere a scuola per trascorrere un po’ di tempo insieme, a cui prestava soldi per le figurine, le merendine, o qualsiasi desiderio la bimba gli esprimesse. Ed ora che si era licenziato chi l’avrebbe aiutata? Perché non gli era venuto in mente il dolce viso della nipotina, prima di perdere in un attimo l’unica certezza della sua sgangherata vita?

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Capitolo 3
*** Semplicemente Aurora ***


Rimontò in sella della sua bicicletta e iniziò a girovagare, senza una meta precisa, sotto la pioggia sempre più fitta. Spinto dalla coscienza e dall'abitudine, si precipitò al supermercato dove lavorava Olimpia, come cassiera, per condividere con lei ancora una volta una situazione infelice. Entrò, completamente fradicio dentro il negozio, trascinandosi dietro gli sguardi sprezzanti della gente. Appena lo vide, la sorella si allarmò immediatamente : se era venuto fino a lì, con un tempo del genere, perché era capitato qualcosa di terribile ; si alzò dalla sedia della cassa ( che in quel momento era vuota) e gli andò incontro, incredibilmente magra, sciupata dai dispiaceri e pallida in viso, domandandogli: < Cosa ti è successo? La mamma sta bene ? Oh Dio, Aurora?! > < No tranquilla, non si tratta di loro: il bastardo mi ha licenziato, ed ora sono con il culo per terra… > rispose Joshua < Ma chi? Il signor Valdi? Cazzo, non ci voleva … ma per quale motivo?> chiese la sorella < Bè, sono arrivato tardi , mi ha richiamato con la sua aria da spaccone ed io l’ho mandato a fanculo, lui e la sua azienda di merda!> chiarì lui. < Ma sei impazzito? Proprio ora che non si trova lavoro, ti fai licenziare? Devi chiedergli scusa e farti riassumere! Lo sai che con tutti i problemi che ho con Cesare non posso aiutarti!> < Non ci penso proprio, piuttosto faccio la fame!e poi chi ti ha chiesto niente?> < Sei sempre la solita testa calda.. ma non capisci che è un periodo di merda per tutti? > < Senti ero venuto per un po’ di consolazione, non per un’altra predica; non sei mia madre , cazzo!> e uscì, ancora più amareggiato. Risalì sulla sua bicicletta e si recò dall’unica persona che in quel momento lo avrebbe confortato, Aurora. Aspettò sotto la pioggia che la piccola uscisse da scuola , poi le andò incontro. < Ciao zio, come mai sei così bagnato? Se non ti asciughi subito ti prenderai un raffreddore> disse la bimba. < Ho perso il lavoro piccola mia> rispose lui accompagnandola verso la strada di casa < Non ti preoccupare, vedrai che troverai qualcos’altro e poi quel lavoro alla cartiera non ti è mai piaciuto; così finalmente potrai cercare qualcosa che ti interessa davvero!> era incredibile come una bimba di 7 anni fosse così matura e incoraggiante! La sua tenerezza e la sua semplicità lo rassicurarono immediatamente; Aurora era la sua unica amica e in questa, come in altre circostanze, i ruoli si erano invertiti, dimostrando di essere lei l’adulta della situazione. < Per un po’ non potrò più comprarti le cose che ti piacciono!> disse Joshua < Davvero? > riflettè un attimo la bimba, poi continuò < bè, non mi interessa! L’importante è che mi fai le sorprese come oggi che sei venuto a scuola a prendermi ed io sono contenta . Anzi, ora avrai più tempo libero da dedicare a me!>< Ci puoi contare!> disse il ragazzo la abbracciò. Era davvero l’unica che riusciva a farlo sentire importante e a consolarlo quando tutto sembrava perduto. La accompagnò fino sotto casa, le diede un bacio sulla guancia, e appena la bimba entrò nell’antro di quel desolato palazzo, montò nuovamente sulla sua bicicletta. E quando fu certo che nessuno lo vedesse, si abbandonò in un pianto inconsolabile. Gli occhi del ragazzo si intrisero di lacrime , mischiandosi alla pioggia che, continuava a scrosciare sempre più impetuosa, rispecchiando il suo stato d’animo.

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Capitolo 4
*** Insoliti pensieri ***


I mesi trascorsero velocemente e Joshua continuava ad essere disoccupato. Aveva compilato una decina di curriculum, ma nessuno lo contattò . Ogni lunedì si recava all’ufficio di collocamento, senza successo. Aveva ripiegato su di un banale lavoro di volantinaggio che svolgeva ogni mattina, percorrendo parecchi kilometri in sella alla sua bicicletta, per una modica paga che non bastava a coprire le spese mensili. Per poter sopravvivere il ragazzo continuava ad intaccare il conto della liquidazione che, presto si dimezzò notevolmente. Inoltre parte dei soldi vennero prestati alla sorella per poter comprare un apparecchio per i denti di Aurora, dopo l’ennesima dilapidazione di Cesare per giocare ai videopoker. Ormai non possedeva più nulla ed era impossibile pagare l’affitto. Venne esortato dal padrone di casa a estinguere i debiti e trovarsi un’altra abitazione. Anche il cibo iniziava a scarseggiare , tanto che il ragazzo iniziò a bere grandi quantitativi di whisky per eliminare la fame e per nascondere a sé stesso le prove evidenti del suo fallimento. Così una mattina, un po’ alticcio e disperato decise di dare una fine decisiva a tutto quello squallore. Scrisse una lettera per la sorella, spiegando le motivazioni di quel folle gesto, poi si precipitò a scuola dalla nipote, spiandola da lontano. Non voleva che Aurora lo vedesse in quello stato, per conservare nei suoi ricordi di bambina un’immagine dignitosa. Rimase lì, immobile, a guardarla per tutto l’intervallo, finchè la piccola non rientrò in classe con i suoi compagni. Rassegnato, infine, si recò al Parco del Valentino, per porre fine alle sue sofferenze. Parcheggiò la bicicletta vicino ad un albero, si tolse le scarpe e si avvicinò al Po, contemplandolo per un’ultima volta. Era così maestoso e placido, che per un attimo gli sembrò che lo scorrere di tutta quell’acqua trascinasse con sé tutti i suoi guai . Poi il ragazzo si avvicinò alla sponda più alta, dove il fiume defluiva con maggiore intensità, diede un ultimo saluto al mondo circostante e prendendo coraggio decise di entrare in acqua. Ma ebbe appena il tempo di alzare un piede per immergerlo , quando una voce alle sue spalle esclamò: < Non credo che sia il luogo più adatto per fare un pediluvio, sei d’accordo? > Joshua si voltò per vedere chi stesse boicottando i suoi piani e la vide. Era una ragazza di circa 20 anni di media altezza, con una cascata di riccioli biondi che le ricoprivano le spalle e un paio di occhi azzurri, intensi . Era apparsa all’improvviso davanti a lui, indossando una tuta da ginnastica bianca. Era l’immagine più bella che gli occhi del ragazzo potessero osservare da mesi, talmente incantevole che Joshua credette di aver visto un angelo.< Forse sono già morto e non mi sono accorto di nulla> penso tra sé e sé. Ma la ragazza proseguì < Tutto bene? Hai bisogno di aiuto?> < Nno, grazie> rispose lui, ma lei continuò < Guarda che sono un’ottima ascoltatrice> il ragazzo rimase attonito, impassibile e la bionda aggiunse < Bè starai pensando: che vuole questa da me, nemmeno la conosco! Io sono Lilia, ma puoi chiamarmi Lili. > e le tese la mano, per stringere la sua e il ragazzo timidamente disse < Joshua> < Bene, ora che ci conosciamo sono pronta ad ascoltarti!> continuò lei, riuscendo a strappargli pure un sorriso.

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Capitolo 5
*** Presentazioni ***


La ragazza si sedette sull’erba, scrutando Joshua e con fare deciso esclamò < Allora, che fai? Guarda che ti sto aspettando!> Il ragazzo rispose < Ma non hai di meglio da fare che vegliare su di uno come me?> e la ragazza proseguì < Sinceramente no, vorrei essere utile a qualcuno e credo proprio che tu abbia bisogno di me in questo momento!> < E per quale motivo? La tua vita perfetta non ti soddisfa più?> e lei controbatté < Come io non sto giudicando te visto che non ti conosco, ti sarei grata se non lo facessi anche tu nei miei confronti, ok? Anche perché non c’è nulla di perfetto nella mia vita ultimamente, anzi!> a queste parole Joshua le venne incontro ,si sedette di fronte a lei e rispose < Scusami, sono stato maleducato con te; solo che è un periodo che le cose non stanno andando nel verso giusto ed io sono molto scoraggiato> < Conosco questa sensazione purtroppo, ma sono convinta che non bisogna mollare mai di fronte alle difficoltà, che prima o poi le cose svolteranno al meglio, e noi saremo di nuovo felici. Bisogna soltanto avere un po’ più di fiducia in sé stessi ed avere la pazienza di aspettare l’evolvere della situazione. > . Il ragazzo continuava a guardarla sempre più stupito, attratto da tanta perfezione. Non era soltanto una bella ragazza, ma combattiva e ottimista: qualità rare da trovare tutte insieme in un’unica donna. Almeno non tra quelle che conosceva lui. Lo guardò con immensa dolcezza e lo spronò, dicendogli < Allora vuoi dirmi cosa c’è che non va nella tua vita? Sono qua apposta per te, per aiutarti , per favore dimmelo … tanto non hai più niente da perdere e mal che vada rimanderai di qualche ora ciò che stavi facendo prima di incontrarmi!> e il ragazzo continuò < Tu non ti arrendi mai, eh?> < No, mai: soprattutto se si tratta di una giusta causa> rispose lei < Ho fame, molta fame!> esclamò lui < Che ne dici se ci spostiamo al bar che c’è qui vicino, così potrai fare colazione! Visto che sono io che ti ho invitato, è tutto offerto per questa volta!> rispose la ragazza e si alzò di scatto: gli tese nuovamente la mano e disse < Andiamo, dai!> < Ma sì> disse lui < Infondo hai ragione tu, non ho niente da perdere> e le diede la mano. Si mise in piedi e si recarono ad un piccolo chiosco non lontano da lì.

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Capitolo 6
*** Segreti ***


Joshua divorò voracemente i croissants ordinati , intingendoli nel cappuccino: dopo giorni a mangiare pane, tonno in scatola e riso bianco, quei dolci gli parvero una prelibatezza. La ragazza continuava a fissarlo con aria sempre più incuriosita: c’era qualcosa in lui che l’attraeva e non si trattava solo di pietà. Nonostante la trasandatezza , infatti Joshua era un ragazzo carino, con gli occhi grigi e i capelli castani, un po’ arruffati. Lili attese che il ragazzo finisse la sua colazione, bevendo a piccoli sorsi l’acqua che aveva ordinato e poi esclamò: < Certo che avevi davvero fame?> < Bè, erano giorni che non mangiavo dolci: ero in astinenza da zuccheri!> < Davvero?> aggiunse lei < e per quale motivo?> < Se te lo dico, poi la smetterai di assillarmi?> < D’accordo>. Il ragazzo iniziò a raccontarle tutte le sue vicissitudini, partendo dal giorno del suo licenziamento fino al momento in cui la ragazza l’aveva visto compiere quel gesto estremo. Di getto le svelò ogni minimo particolare della sua vita, partendo dalla madre depressa, alla rassegnazione della sorella , dal cognato con il vizio del gioco, alla sua adorata nipotina, l’unica con un po’ di buon senso in quella famiglia malsana. Era la prima volta che confidava le sue pene a qualcuno e, nonostante si trattasse di una perfetta estranea, gli veniva naturale vomitargli tutta quella angoscia che da troppo tempo era repressa dentro il suo cuore e si sentì subito meglio. Forse Lili era davvero un angelo, inviatagli da un Dio buono, impietosito da così tanta sfortuna. La ragazza lo ascoltava con quegli occhi chiari, lucenti, più sgranati che mai e a fine racconto intervenne: < Ascoltami, è la disoccupazione che ti ha spinto a non credere più alla vita, ma per fortuna anche a questo c’è rimedio. Che ne pensi se ora ti porto da un tizio per un nuovo posto di lavoro?> < Bè, sarebbe fantastico!. E poi che genere di lavoro?> < Magazziniere in un negozio di mobili, potrebbe interessarti?> < Bè non sarebbe male. Ma con la crisi che c’è, sei sicura che il proprietario mi assumerà? Ho fatto un sacco di domande di lavoro in questo periodo, ma non mi ha risposto nessuno> < Se ti raccomando io ti assumerà di certo: è mio padre!> < Davvero? Ma perché fai tutto questo per me? Infondo nemmeno mi conosci ed io potrei essere un pazzo scatenato!> < Correrò il rischio e dopo ciò che mi hai raccontato, tutto posso pensare di te, tranne che tu sia pazzo> < Ah, sì! E che idea ti sei fatta di me ? Che sono uno sfigato?> < No, ma che hai già dovuto subire troppe delusioni nella vita e che è arrivato il momento di respirare un po’ di felicità: te la meriti!> Il ragazzo la guardò attonito e rispose: < Sei davvero incredibile, non ho mai conosciuto una come te!> e si avviarono presso il negozio di mobili.

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Capitolo 7
*** La svolta ***


Percorsero un tratto di strada sulla bicicletta di Joshua, con Lili seduta sulla canna che dava indicazioni sulla strada da seguire. Di tanto in tanto il ragazzo cercava lo sguardo di lei, così rassicurante, così deciso. Non gli pareva vero che nel giro di poche ore, ad un passo dal baratro, la sua vita avesse preso una direzione così inaspettata. Arrivarono al mobilificio e subito il ragazzo fu attratto dalla grossa scritta appesa alla porta d’entrata: “CERCASI MAGAZZINIERE”. Quindi era vero che il padre aveva bisogno di un lavoratore, non era soltanto la pietà che spingeva Lili ad inserirlo nell’azienda di famiglia. Parcheggiarono la bicicletta ed entrarono: al tintinnio del campanellino della porta una signora di bell’aspetto, di mezza età, con i capelli rossi ed un trucco alquanto appariscente, venne loro incontro, dicendo: < Ciao tesoro, stai bene? Sei un po’ accaldata, hai camminato tanto? Lo sai che nelle tue condizioni non devi esagerare! E questo giovanotto chi è? < Ciao mamma, stai tranquilla! Sono solo un po' stanca, anche se non ho camminato! Lui è un mio amico, si chiama Joshua: è qui per quel posto in magazzino, c’è papà?> < Tra poco arriverà: è con un cliente . Vado a cercarlo, ok?> e si dileguò verso il reparto cucine. Il negozio era immenso, luminoso , accogliente e invogliava davvero i visitatori a rinnovare l’ arredamento. Joshua si guardava intorno, agitato : era davvero quello il suo posto? < Sei nervoso?> chiese Lili < Sinceramente sì! Che tipo è tuo padre?> esclamò lui < E’ una persona onesta ed un gran lavoratore. Mostrati disponibile e interessato all’attività e vedrai che andrete d’accordo> < Ok! Lili io volevo dirti che …> ci fu un attimo di silenzio imbarazzante e poi il ragazzo aggiunse < Stai sanguinando al naso, guarda!> e la ragazza, tirando fuori un fazzoletto disse < Non è niente, vado un attimo in bagno a sciacquarmi , mi raccomando non dire nulla ai miei, sono così protettivi con me!> < Ok!> Presto un signore con i capelli brizzolati, di bell’aspetto sulla cinquantina gli si avvicinò: < Allora ragazzo, sei tu il volenteroso giovanotto che vuole far parte della mia azienda?> < Sì, signore! Il mio nome è Joshua, Joshua Digrazia> < Molto piacere, mi chiamo Stefano Crescentini e sono il padre di Lilia. Vieni che ti faccio visitare il negozio.> il ragazzo lo seguì ed egli continuò< questo è il mio impero, costruito faticosamente fin da quando ero giovane come te. Ogni cosa che vedi me la sono guadagnata duramente, iniziando dai lavori più umili. E tutto per far stare bene la mia famiglia, mia moglie e la mia unica figlia: vorrei che avesse una vita più facile della mia, anche se per ora non è così!> Joshua continuava ad ascoltarlo: era una persona per bene, che aveva a cuore il futuro dei suoi cari, immagine decisamente diversa rispetto a suo cognato Cesare nei confronti della sua famiglia. Arrivarono in magazzino e mostrandogli il carrello elevatore gli disse < Sei in grado di guidarlo?> < Ci posso provare!> Salì sul mezzo, mettendolo in moto al primo colpo e muovendo correttamente le forche. Nel frattempo furono raggiunti da Lili, particolarmente pallida in volto. Il padre la abbracciò e disse < Stai bene tesoro? > < Sì, tranquillo papà> < Brava , hai fiuto per le persone in gamba.> poi rivolgendosi a lui esclamò < Ragazzo mi sembra che te la cavi piuttosto bene! Puoi iniziare domani stesso: ti aspetto alle 8 . Mi raccomando, ci tengo molto alla puntualità> < Grazie signore, ci sarò senz’altro!> rispose lui < Grazie papà, sapevo che l’avresti assunto> aggiunse lei, radiosa. Poi Lili lo accompagnò fuori dalla porta e il ragazzo timidamente disse < Volevo ringraziarti per tutto: se non fosse stato per te a quest’ora non ci sarei più! E invece sei riuscita addirittura a trovarmi un lavoro> < Ora dimentica il passato e pensa alla tua nuova vita! Se mio padre ti ha assunto e perché hai dimostrato di essere all’altezza della situazione! > < Comunque non ti ringrazierò mai abbastanza! spero di vederti domani!> < Che c’è, già non puoi più fare a meno di me? Bè sì, di solito faccio questo effetto agli uomini> Il ragazzo arrossì, la salutò con una stretta di mano, salì in sella alla sua bicicletta e imboccò la strada verso casa.

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Capitolo 8
*** Una nuova vita ***


Il mattino successivo Joshua si alzò, molto presto: voleva prepararsi in tempo per arrivare puntuale al mobilificio: ci teneva molto a fare bella figura di fronte al signor Crescentini . Era una persona generosa che gli aveva dato la possibilità di riscattarsi. Molto diverso da quel presuntuoso di Valdi, che maltrattava i suoi dipendenti, pur occupando una posizione lavorativa che non si era nemmeno guadagnato. Così si preparò con cura e si sbarbò a dovere. Voleva avere un aspetto decente per il secondo incontro con il suo angelo salvatore. Così definiva Lili, poiché in nemmeno 24 ore dal loro incontro, già gli aveva migliorato la vita, portandogli fortuna. Oltre ad aver trovato un posto di lavoro, infatti, al rientro a casa il ragazzo aveva incontrato Olimpia, insieme ad Aurora, che lo attendevano davanti alla porta d’entrata, per riconsegnargli una parte dei soldi della liquidazione utilizzati per sistemare i denti della nipote. In questo modo il ragazzo aveva potuto pagare l'affitto arretrato (placando l’ira del padrone di casa che gli consentì di restare), fare la spesa e comprarsi anche qualche vestito nuovo per rendersi più attraente . La ragazza, infatti, l’aveva davvero colpito e ogni volta che il suo pensiero volgeva a lei, sentiva come una stretta allo stomaco, un mancamento del respiro: tutte sensazioni a lui sconosciute e non prevedibili. L’unica certezza era il suo immenso desiderio di rivederla. Arrivò al magazzino prima delle 8 e Nino, un collega dall’aspetto simpatico, gli consegnò una tuta da lavoro ed un paio di scarpe antinfortunistiche. La mattina trascorse velocemente, tra la risistemazione di alcuni bancali pronti per essere spediti sui camion e la disposizione di nuovi mobili da assemblare. Il signor Stefano venne più volte a controllare che il nuovo arrivato potesse lavorare nelle condizioni più idonee. Quell’uomo era davvero un ottimo datore di lavoro, che nel giro di poche ore si era conquistato il suo più totale rispetto. Ora capiva perché Lilia era così speciale, ricca di qualità: con un padre del genere non poteva essere altrimenti. Nel pomeriggio, mentre Joshua stava guidando il muletto, arrivò lei, più affascinante che mai. Gli venne incontro, dicendo < Eccolo qua il mio lavoratore preferito: tutto bene? Ti ho portato una coca fresca, ma non farti vedere dagli altri, altrimenti penseranno che ti vizio> Il ragazzo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Era come un sogno: racchiudeva in sé tutte quelle qualità che avrebbe sempre desiderato in un’ipotetica donna ideale e benché fosse molto più giovane di lui, sembrava così determinata. Quando ebbe terminato la giornata lavorativa, si avvicinò alla ragazza per salutarla e, prendendo coraggio, disse < Ti sono debitore di una colazione, se ti va potrei contraccambiare stasera, portandoti in un locale molto carino> < Non ti preoccupare, quando potrai verrò molto volentieri!> < Allora passo a prenderti ! tranquilla, ho i soldi per permettermi di invitarti: mia sorella me ne ha restituiti una parte ieri sera. Da quando ti ho conosciuta mi capitano solo cose belle!> < Mi fa piacere: allora ti aspetto , io abito qui vicino> < Diciamo alle nove?> < Ok! Sarò pronta per quell’ora!> e il ragazzo, dopo aver salutato tutti quanti, se la defilò , felice e impaziente per la serata.

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Capitolo 9
*** Rendez-vous ***


Joshua si preparò con riguardo, profumandosi e vestendosi accuratamente. Era davvero attraente quella sera. Passò a casa della sorella per chiedere in prestito la macchina: tutto doveva essere perfetto e non poteva sicuramente presentarsi in bicicletta a quell’appuntamento che tanto bramava. Persino Aurora si accorse dei suoi sentimenti. Gli si avvicinò all’orecchio, sussurrandogli: < Zio come sei bello vestito così, ma ti sei innamorato?> < Non lo so, non ne sono sicuro!> rispose lui < E lei è bella?> < E’ bellissima, sembra un angelo> < Più di me?> < Sai che nessuna può essere più bella di te!> e la abbracciò. < Lascia andare lo zio o farà tardi> disse Olimpia < Prenditi le chiavi, poi mi riporterai la macchina domani mattina. Divertiti e speriamo in bene; sarei così contenta se avessi finalmente una fidanzata!> < Grazie, ma non fantasticare troppo, non so nemmeno se mi vuole!!> < Carino come sei stasera non potrà resisterti!> Joshua le abbracciò tutte e due, uscì di corsa e salendo sulla macchina della sorella, si diresse verso la casa di Lili. La ragazza lo attendeva di fronte al mobilificio: indossava un abitino di jeans con i leggins che risaltavano la magrezza del suo fisico. I capelli erano più vaporosi del solito e gli occhi parevano gemme preziose, che brillarono ancora più intensamente appena lo videro arrivare. Il ragazzo scese dalla macchina e, come un vero gentiluomo, le aprì lo sportello della vettura per farla salire. < Prego signorina> disse < Wow, non me l’aspettavo!, pure la macchina! Ed ora dove mi porti?> < In un posto fantastico, vedrai!> e si avviarono presso un grazioso locale vicino ai Murazzi, frequentato da giovani, dove la musica faceva da padrona. Infatti tutte le sere vi era qualche avvenimento particolare, che il proprietario si studiava scrupolosamente per attirare la clientela. Si sedettero ad un tavolo: il ragazzo ordinò due birre piccole e la cameriera consegnò loro un numero stampato su cartoncino, il 12 per l’esattezza, raccomandandosi di conservarlo. Alla consolle un ragazzo spigliato iniziò a mettere brani per il karaoke, invitando la gente a turno a cantare in base al numero consegnato. I due ragazzi , per la prima volta dal loro primo incontro, erano rilassati, come se improvvisamente i loro problemi fossero stati cancellati definitivamente. Parlarono dei loro progetti futuri: Lilia frequentava il secondo anno di psicologia alla facoltà di Torino, indirizzo che le piaceva molto e che le avrebbe dato la possibilità di aprirsi uno studio tutto suo: aiutare gli altri a stare bene le dava una gran soddisfazione, gli confidò strizzando un occhio. Joshua, invece, confessò di voler esplorare il mondo: non aveva viaggiato molto poiché non ne aveva avuto la possibilità e gli sarebbe piaciuto partire come prima tappa per l’Africa, per aiutare tutti quei bambini costretti a morire di fame e di stenti. Ad un certo punto il dj sorteggiò il numero 12 e i due ragazzi, un po’ imbarazzati, si guardarono con aria complice e si presentarono sul palco. Si consultarono per scegliere il brano da eseguire e furono pronti per la gara canora. Partirono le note di una canzone romantica e scorse a video il testo: “ Semplici e un po’ banali, qualche volte imprevedibili e sempre uguali (…)"Avevano scelto "Acqua e sale", di Mina e Celentano, che entrambi conoscevano: i ragazzi cominciarono a cantare , ognuno la propria strofa, prima aiutati dal dj e poi da soli, raccogliendo gli applausi e i complimenti del pubblico. Vinsero il secondo premio per la loro esibizione, che consisteva in due biglietti per un’altra serata a tema in quel divertente locale. Dopo una romantica passeggiata lungo il Po, lo stesso fiume che aveva dato loro la possibilità di incontrarsi e che quella sera pareva particolarmente quieto, il ragazzo parcheggiò l’auto davanti a casa di Lili. < Sono stata benissimo stasera, grazie: era parecchio che non mi sentivo così !> esclamò lei < Anch’io ! Sto sempre bene, quando sono con te!> i due ragazzi si fissarono per qualche secondo, poi Joshua si avvicinò al viso di lei e la baciò, timidamente. La ragazza, dopo aver condiviso quell'idilliaco momento, si staccò di colpo esclamando < Scusami, ma io non posso> e scese dalla macchina di gran fretta. Il ragazzo la raggiunse < Lili , aspetta! Che succede?C’è un altro?> domandò lui < No, ma io non posso … ti chiedo scusa, devo andare> e corse verso la porta di casa, lasciandosi alle spalle il viso attonito del ragazzo, che risalì in macchina , sempre più confuso.

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Capitolo 10
*** Triste rivelazione ***


Il giorno successivo Joshua si presentò al lavoro, ancora turbato dalla reazione di Lili. Si sentiva in colpa per aver accelerato il loro rapporto, sopraffatto dai sentimenti: infondo si conoscevano da soli due giorni. Salì sul muletto, sovrappensiero e cominciò a spostare i bancali pronti per essere caricati sui camion. Quel pomeriggio la ragazza non si presentò al mobilificio e nemmeno nei giorni successivi. Il ragazzo continuava ad attenderla, stazionando addirittura davanti a casa: ma di lei nessuna traccia. Non capiva perché Lili fosse così arrabbiata con lui, tanto da non passare più in negozio: infondo era stato soltanto un bacio! Terminò il turno pomeridiano e mentre si preparava per uscire, notò che il signor Crescentini era in ufficio, seduto alla sua scrivania, con il telefono in mano ed un’espressione inquieta. Posò la cornetta e scoppiò in un pianto disperato. Spinto dalla compassione per quell’uomo che tanto ammirava, il ragazzo bussò alla porta e con discrezione domandò < Tutto bene signore? Posso aiutarla?> < Figliolo, purtroppo oggi non c’è nulla che vada bene> rispose l’uomo asciugandosi gli occhi < Ero al telefono con mia moglie che mi ha dato una triste notizia!> < Se posso fare qualcosa per lei non esiti a chiedere> < Sei davvero un bravo ragazzo, mia figlia aveva ragione su di te!> e ricominciò a piangere , più affranto di prima> Joshua d’istinto gli diede una pacca sulla spalla ed esclamò < Coraggio, vedrà che tutto s’aggiusterà> l’uomo gli lanciò uno sguardo avvilito e aggiunse < Lo spero tanto. So che tu e Lilia siete molto amici, ma non so se ti ha messo al corrente della sua malattia> < Mmalattia? Quale malattia?> chiese lui < Mia figlia da circa un anno sta combattendo con un brutto mostro che la sta consumando a poco a poco: la leucemia. Sta facendo dei cicli di chemioterapia ogni tre settimane, che a quanto pare funzionano. Quest’ultimo, però, l’ha patito parecchio. Aveva i valori dei globuli bianchi bassissimi e oggi l’hanno ricoverata in ospedale per una trasfusione. Povera bambina mia! Perché proprio lei? Perché non è successo a me?Io non ho più nulla da perdere, mentre lei ha tutta la vita davanti! >E cominciò a singhiozzare disperatamente. Joshua rispettò il suo dolore e uscì d’istinto, pietrificato dalla notizia. Ora il quadro era completo: il pallore, la magrezza eccessiva, il senso continuo di stanchezza e l’emorragia al naso. Gli venne in mente la madre di lei, quando aveva accennato alle sue condizioni di salute, a cui il ragazzo non aveva dato peso, perché distratto dal nuovo posto di lavoro. Prese la bicicletta e cominciò a girare come un forsennato. Era arrabbiato, molto arrabbiato. Ce l’aveva con Lili, che si era tenuta questo macigno tutta per sé, dopo che lui le aveva aperto completamente la sua anima e il suo cuore; ce l’aveva con Dio, perché se davvero esisteva, aveva permesso che una ragazza così intelligente, così carina e così altruista potesse ammalarsi di un male così grave; e infine ce l’aveva con sé stesso, che nonostante gli evidenti segnali, non si era accorto di nulla, perché troppo preso dai suoi guai. D’un tratto si ritrovò nuovamente al Parco del Valentino e si rifugiò nel punto preciso in cui si erano conosciuti. Abbandonò a terra la bicicletta, si gettò prono sull’erba, sprofondando in un pianto sconfortante.

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Capitolo 11
*** Una visita inaspettata ***


Il ragazzo rimase in quello stato fino a tarda sera, quando fu trovato da una guardia notturna ed esortato a tornare a casa. Dormire gli era impossibile: nella sua mente l’immagine del viso di lei continuava a tormentarlo. Si sentiva così impotente per non poterla aiutare e nel frattempo così frustrato, per non aver condiviso con lei un momento così angosciante . Quella notte bevve parecchio whisky, per dimenticare, per distruggersi, proprio come faceva prima di incontrarla. Aveva creduto davvero di cominciare una nuova vita, solo per compiacerla, per ricambiare la fiducia che Lili aveva riposto in lui. Ciò che lo sconvolgeva particolarmente era che per la prima volta in vita sua si era innamorato, di una persona che era in bilico tra la vita e la morte. Frastornato dall’alcol, iniziò a riversare su di lei tutta la sua rabbia: si era intromessa nella sua vita sgangherata dandogli un barlume di speranza per una vita migliore, per poi portargli via ogni cosa, nel giro di poco tempo, compreso il suo cuore. “ Doveva lasciarmi morire quel giorno, perché cazzo si è intromessa!> biascicava ad alta voce < la odio! La odio!>. Ma subito si pentì di ciò che stava pensando. Continuò a bere, finchè cadde sul tappeto della stanza, completamente ubriaco. Driin, driin …. Il telefono continuava a squillare, ma Joshua non rispondeva . Verso le 11 del mattino il campanello suonò e nessuno si degnò di aprire. Si sentì il rumore delle chiavi girare nella toppa e la porta si aprì. Era Olimpia, che più volte aveva provato a telefonare al fratello, infine preoccupata, si era precipitata nel suo appartamento, chiedendo le chiavi al portiere. Entrando lo vide steso sul tappeto, con accanto un paio di bottiglie vuote di whisky. Gli si avvicinò, incominciò a scrollarlo < Joshua, alzati, ma come ti sei ridotto!> il ragazzo aprì gli occhi < Cazzo, devo andare a lavorare! Chissà Crescentini come sarà preoccupato!> < No, tranquillo: è sabato! Ti ho telefonato più volte questa mattina, perché avevi promesso ad Aurora di passare il pomeriggio insieme, non ti ricordi? Oggi io lavoro! Il cellulare squillava invano. Così mi sono allarmata e sono passata fino a qui. Ma cosa ti è successo?> < Lasciami in pace, vattene, lasciami solo!> continuava a ripetere sdraiato a terra< Ora basta: non starò qui a guardare mentre butti via la tua vita! > < E’ quello che fai tu ogni giorno, restando con Cesare> . Olimpia prese una caraffa d’acqua fredda e gliela vuotò addosso < Ma sei impazzita?> < Ora basta: non voglio più sentire cazzate! ti alzi e vai a farti una doccia, ti sistemi e mi racconti tutto! Io ti aiuterò a mettere a posto questo porcile>. Il ragazzo si trascinò verso il bagno e obbedì. Uscì dalla doccia ancora un po’ barcollante e si recò in cucina. La sorella, dopo aver riordinato , gli aveva preparato un caffè e un’aspirina, per riprendersi da quella pesante sbornia . Joshua, in silenzio, evitava il suo sguardo, poi quando Olimpia gli chiese quale fosse la causa di tanta trasandatezza, non riuscì a trattenere le lacrime, che uscirono copiose, mischiandosi al caffè che stava ingurgitando. Si fece coraggio e cominciò a raccontare le sue disavventure fino all’incontro con Lilia, il nuovo lavoro, l’appuntamento, il loro bacio, la reazione di lei e infine il confronto con il padre disperato della ragazza e la triste scoperta della sua malattia. La sorella lo ascoltava, con gli occhi lucidi, esclamando < Povera ragazza, la vita è così ingiusta! Ma tu cosa hai intenzione di fare? > < Non lo so, sono così confuso!> < Ascolta, lei per te è stata un bene, fin dal vostro primo incontro. Ti ha aiutato a rimetterti in piedi, ti ha trovato un lavoro e ti ha permesso di conoscere finalmente l’amore. Ora tocca a te ricambiare il favore, in un momento che ne ha davvero bisogno!> < E se dovesse morire? Io cosa farò?> domandò il fratello < Non devi pensare solo a te ora! Come credi che lei stia in questo momento , dovendo lottare ogni giorno per la sopravvivenza, sottoponendosi a cicli continui di chemioterapia, senza avere la certezza di riuscire a sconfiggere la leucemia? Ha bisogno di te più che mai in quest’istante! Se guarirà come mi auguro potrete iniziare qualcosa di bello insieme, se disgraziatamente dovesse morire almeno avrai speso bene il tuo tempo, prima di tutto conoscendola e restandole vicino fino al suo ultimo respiro. Perché questo dovrebbe essere l’amore: aiutarsi nel bene e nel male, finchè morte non ci separi!> e si mise a piangere anche lei, ripensando allo squallore del suo matrimonio. Joshua la abbracciò , esclamando < Hai ragione ed io sono soltanto un egoista! Spero che anche tu farai tesoro di quanto mi hai detto, per il tuo bene e per quello di Aurora, che merita di più di un padre con il vizio del gioco che si spende ogni centesimo, negandole attenzione e bisogni fondamentali!!> La sorella lo guardò, accennando un piccolo sorriso, poi rimasero in silenzio, contemplando quel momento di intesa, proprio come facevano da piccoli, sostenendosi a vicenda.

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Capitolo 12
*** Il regalo più adatto ***


Joshua trascorse il pomeriggio in compagnia della nipote, accompagnandola al parco giochi, per farla divertire, poi a prendere un cornetto nella sua gelateria preferita . Il ragazzo era particolarmente taciturno, a tal punto che la furba bambina se ne accorse , domandandogli: < Zio, perché sei così triste?> < Ho un’amica che è malata e non so cosa fare!> < Bè, valla a trovare e portale un regalo, come fai con me quando ho la febbre: ne sarà felice! > < Sei davvero brava a darmi consigli!> rispose il ragazzo. Mentre si avvicinavano verso casa, attraversarono un mercatino che commerciava ogni sorta di prodotto. Joshua si fermò di fronte ad una bancarella che vendeva gioielli artigianali, costruiti con pietre energetiche, ciascuna corrispondente ad ogni segno zodiacale. Non sapendo la data di nascita di Lili, fece scegliere la collana ad Aurora, che indicò un delizioso ciondolo rosa in cristallo lavorato, a forma di quadrifoglio < Complimenti per l’ ottima scelta: il quadrifoglio è il simbolo di buona fortuna e chiunque lo indossi si difende dalla malasorte> Spiegò la commerciante < Si attribuisce al quarzo rosa il potere di attrarre l’anima gemella a chi lo indossa. Rappresenta il Cuore della Grande Madre Terra che ci parla di Amore, ci insegna l’Amore, quello con la A maiuscola, l’Amore assoluto. Agisce attraverso l’amore ed emana l’amore dell’Universo su tutto il creato. Ottima pietra da usare per le meditazioni ponendola sul chakra del cuore e immaginando che, attraverso il respiro, la sua dolce luce rosa diffonda in noi amore, serenità e benessere>. < D’accordo, lo prendo> disse il ragazzo tirando fuori il portafoglio e la venditrice impacchettò accuratamente la collana in un grazioso sacchetto color argento. Arrivarono sotto casa della bambina e si salutarono < A presto zio, con quel regalo farai un figurone, vedrai!> < Grazie tesoro, sarei perso senza di te!> e si incamminò verso l’ospedale. Entrò nell’ingresso di quell’immenso edificio, un po’ spaesato e intimorito. Una signora molto gentile gli indicò il reparto di oncologia e dopo aver inspirato profondamente, varcò la porta a vetri d’entrata. Chiese ad un’infermiera di passaggio il numero della stanza della ragazza, che smorzò tutto il suo entusiasmo rispondendogli che non poteva entrare , a meno che non si trattasse di un componente della famiglia. Joshua rispose istintivamente < Sono il suo ragazzo e ho tanta voglia di vederla> < Mi dispiace, non può entrare! > < Lei non ha capito, io devo incontrarla> < Senta, non mi faccia perdere tempo, quando uscirà dall’isolamento potrà farle visita, fino ad allora rispetti le regole: si ricordi che siamo in un ospedale!> Il ragazzo si mise in disparte, rassegnato e pronto per tornare indietro, quando una voce a lui nota, alle sue spalle, esclamò < Joshua, sei proprio tu?> Era la mamma di Lilia < Buongiorno signora, sono venuto a far visita a sua figlia, ma non mi lasciano passare> < Lo so: può entrare soltanto una persona alla volta, con il pass e con le dovute precauzioni. Sta facendo le trasfusioni e si teme per le infezioni esterne> < Mi spiace molto per Lili! Spero che si riprenda presto!> < Sei proprio un caro ragazzo: fortunatamente i valori si sono alzati e domani le staccheranno la flebo! Se ci tieni così tanto, parlerò io all’infermiera, così potrai farle visita: è da qualche giorno che non vedo mia figlia sorridere e la presenza di un bel giovanotto come te, non potrà che allietarla> < Grazie signora, vedrà che guarirà, ne sono certo!> rispose il ragazzo. La donna si recò immediatamente nell’ ufficio della capo-sala ed uscì con un pass giallo che consegnò al ragazzo, insieme ad un pacco dotato dei dispositivi di protezione: mascherina, camice, cuffia , guanti monouso e para-scarpe. Il ragazzo si preparò con attenzione e aprì ansiosamente la porta della camera in cui giaceva la ragazza.

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Capitolo 13
*** Amore tra le corsie ***


La stanza era piuttosto piccola, buia, con le veneziane tirate . Il letto spostato verso il muro, con accanto un minuscolo comodino su cui erano appoggiati dei libri di psicologia ed una sedia di fianco per le visite. La piantana con la flebo, che scorreva lentamente e un forte odore di disinfettante : questa era l’immagine completa di quel luogo deprimente che ospitava Lili. Il ragazzo si avvicinò in silenzio e vide il suo angelo, che stava riposando. Aveva il viso magro, cereo, con gli occhi cerchiati da borse in rilievo ed un foulard legato in testa, che le copriva il cranio pelato. Vedendola sotto quella luce, Joshua fu pervaso da tenerezza: il cuore cominciò a battere all’impazzata e in quel preciso istante capì di amarla, perdutamente e intensamente. Si sedette accanto a lei e la scrutò con attenzione. Avrebbe voluto riempirla di baci, abbracciarla e baciarla ancora, tanto l’amava, tanto la desiderava; avrebbe preferito trasportare su di sé quella tremenda malattia, per darle sollievo, per rivedere volare quell’ angelo. Ma ,impotente, si limitò a stringerle la mano, finché la ragazza aprì gli occhi, voltandosi verso di lui: < Ciao, bella addormentata! Finalmente sei sveglia> disse il ragazzo < Joshua? Sei davvero tu? Oppure sto sognando?> chiese Lili < No, sono io! Sono qui! Ti chiedo scusa se non sono venuto prima, ma non avevo il coraggio!> La ragazza si passò una mano in testa, poi disse < Non volevo che mi vedessi così …> < Non ti preoccupare: per me sei bellissima, con o senza parrucca!> Lili sorrise e continuò: < Mi spiace che non ti ho detto nulla di me, della leucemia, ma non volevo turbarti con i miei problemi!> Il ragazzo le avvicinò la mano vicino alla mascherina, dandole un bacio da sotto la stoffa, esclamando: < Sei davvero unica! Abbiamo un appuntamento in sospeso, ricordi?! Appena uscirai di qua, potrò continuare a corteggiarti , finché non mi dirai di sì: se è solo per la tua malattia che non puoi uscire con me, bé allora sarà meglio che ti trovi un’altra scusa, perché non è un motivo valido per non avere una vita normale e per non innamorarti di me! Non mi importa se non hai i capelli: ti trovo ugualmente affascinante e non mi importa quanto dovrò aspettare prima che uscirai di qui!> La ragazza esclamò con voce tremante < Non so se uscirò > e si rattristì, abbassando lo sguardo. Il ragazzo, fissandola negli occhi disse < Lili, ascoltami attentamente: tua madre mi ha detto che le analisi vanno bene e domani ti staccheranno la flebo. Uscirai da questo ospedale, prima di quanto credi , vedrai! Finirai la chemioterapia e finalmente guarirai! Ti prego: non perdere la speranza! Stringi i denti e questo incubo finirà, te lo prometto!> < Perché ti sta tanto a cuore la mia vita? Infondo non ci conosciamo!> chiese lei < Perché????? Prima di tutto tu hai salvato la mia, rendendola migliore e poi ….> e tacque < E poi?> chiese lei < E poi perché io ti amo e non voglio perderti, mai più!> rispose di getto il ragazzo. Una lacrima scese dagli occhi azzurri della ragazza , poi un’altra e un’altra ancora . Era la prima volta che il ragazzo la vedeva piangere ed era anche la prima volta che dichiarava i suoi sentimenti a qualcuno. Le strinse nuovamente la mano ed esclamò < Non voglio metterti fretta, per ora voglio solo che tu guarisca e che ce la metta tutta per combattere, poi deciderai tu se amarmi o no! Voglio farti capire che io per te ci sono, qualunque sarà il ruolo che tu preferirai farmi ricoprire!> Arrivò l’infermiera scontrosa che aveva incontrato nel corridoio che lo esortò ad andarsene perché l’orario di visita era terminato. Il ragazzo guardò Lili e disse < Ora vado, ma tornerò molto presto> poi mettendosi una mano in tasca tirò fuori il sacchettino color argento e posandolo sul comodino aggiunse < Questo pensierino è per te: l’ha scelto Aurora, mia nipote! E’ un porta fortuna, spero che ti piaccia: aprilo quando starai meglio, l’ho preso ad un mercatino e non so quanto possa essere incontaminato!> < Grazie, di tutto!> rispose Lili. E continuò a fissarlo, con aria trasognata, finchè non lo vide sparire dalla stanza.

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Capitolo 14
*** Fino in fondo ***


La domenica mattina Joshua si alzò di buon’ora: aveva fatto un incubo, che l’aveva turbato parecchio, facendogli perdere il sonno. Si trovava nel mobilificio dove lavorava e ad un certo punto le fiamme divampavano distruggendo ogni cosa. Mentre stava soffocando nel magazzino, senza via di scampo, Lili lo prese per mano, per salvarlo ed entrambi cominciarono a volare, trasformandosi in angeli che raggiungevano il paradiso, privi di corpo . Si svegliò di soprassalto, sudato e frastornato . Era andato a dormire presto la sera, benché fosse sabato: nella sua testa ancora tracce del post- sbornia e la stanchezza per una giornata emotivamente difficile. L’unica consolazione era Lili, che finalmente conosceva la vera natura dei suoi sentimenti e la gioia che provava al pensiero che presto sarebbe uscita dall’ospedale. Mentre stava facendo colazione, fantasticando sulla loro ipotetica storia d’amore, il suono prolungato del campanello lo fece rinsavire. Andò ad aprire: di fronte a lui apparvero Olimpia ed Aurora, con valigie, borsoni, e qualche giocattolo. < Ciao ragazze! Che ci fate qui? Partite per le vacanze?> domandò lui < Ciao zio, siamo scappate di casa!> rispose la nipote < Cosa?????????> esclamò lui < Senti tesoro, perché non vai a guardarti uno dei dvd che la mamma ti ha messo nello zaino , così io e lo zio parliamo un attimo!> disse Olimpia < Siii, posso guardare le Winxs zio?> chiese la piccola < Ma certo amore, vai pure in sala!> disse il ragazzo, poi quando fu certo che la bimba non sentisse, fece accomodare la sorella in cucina e domandò: < Cos’è questa storia?> < Ho lasciato Cesare e questa volta per sempre! Quando sono tornata a casa dal lavoro ieri sera ho trovato Aurora da sola, che piangeva, dopo che tu l’avevi accompagnata. Per fortuna ha le chiavi per entrare, perchè è stata più di un’ora ad aspettare il padre , proprio durante l’ora di cena, con il frigo completamente vuoto. Cesare mi aveva promesso che sarebbe rientrato per le 19 e avrebbe comperato la pizza per fare una sorpresa alla bambina, chiedendomi pure i soldi. Invece lo stronzo se ne è arrivato alle 22 passate, dopo aver trascorso l’intero pomeriggio in quel pidocchioso bar. E quando gli ho fatto notare che non abbiamo più un soldo per colpa sua e che lascia la piccola da sola e affamata, raccontandomi una marea di palle, mi ha incolpata di ostacolare i suoi sogni di gloria e che non l’ho mai sostenuto nei suoi progetti. Capisci? Mi spende tutto, trascura nostra figlia ed è ancora colpa mia! Così non ci ho visto più e questa mattina, quando Aurora si è svegliata, ho fatto i bagagli e ce ne siamo andate! Sono stufa di lui, delle sue bugie e di quel maledetto vizio da cui non vuole disintossicarsi!> < Hai fatto la cosa più sensata: era ora! Non potete continuare così!> < Lo so, il problema è che non so dove andare: non ho un soldo e non so come tirare a campare! Il mio stipendio ci basta appena per sopravvivere e quel disgraziato ha prosciugato tutto il conto che abbiamo in comune!> < Ascolta: potete stare qui con me, per tutto il tempo che volete! L’appartamento è piccolo, ma tu e Aurora potete sistemarvi in camera mia; io dormirò in salotto nel divano-letto; dividere le spese in due è vantaggioso per tutti, no?> < Sei davvero gentile fratellino, anche se mi vergogno perché devo ancora renderti una parte della liquidazione!> < Non ti preoccupare, ora lavoro, ho uno stipendio e quei soldi non mi sono così necessari per il momento! E poi non mi dispiace avere la piccola che gira per casa, sai quanto la adoro?> < Facciamo così: per ricambiare la tua generosità, ti presterò la macchina tutte le volte che ne avrai bisogno: l’ho parcheggiata qua sotto! Mi son portata via anche quella, perché me la sono pagata io a rate e non volevo che quell’idiota se la rivendesse per qualche giocata fasulla!> < Hai fatto bene: in questo periodo mi sarà utile perché l’ospedale è così distante di qua!> < Già, con tutti i miei casini non ti ho chiesto come sta la tua ragazza?> < Meglio e presto lascerà l’ospedale! Anche se non è la mia ragazza: ci sto ancora lavorando!> < Lo sarà presto, vedrai! E sono contenta che stia meglio, così potrò conoscerla e trattarla come una sorella: potremmo fare shopping, oppure uscire qualche volta la sera; anche Aurora sarà felice di avere una nuova zia e ..> Joshua rivolse gli occhi al cielo e scosse la testa: in questo suo impeto di generosità per trovare loro una sistemazione adeguata, si era scordato di quanto la sorella fosse loquace e, il più delle volte, invadente.

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Capitolo 15
*** Inquietudine ***


Nel pomeriggio, mentre Aurora e Olimpia sistemavano i loro bagagli, Joshua si preparò per far visita a Lili in ospedale. Fremeva dalla voglia di vederla: nel suo cuore l’immagine di lei non lo abbandonava nemmeno per un istante e fantasticava sui luoghi in cui avrebbe portato la sua amata non appena si fosse ristabilita. Non aveva mai avuto una fidanzata e benché la ragazza non corrispondesse i suoi sentimenti, egli era convinto che con il tempo l’avrebbe conquistata. Sebbene si conoscessero da poco tempo, già avevano condiviso dei momenti davvero difficili insieme , che avevano consolidato il loro legame. Mentre si stava infilando le scarpe , gli si avvicinò la nipote, domandandogli < Zio esci?> < Sì, tesoro! Così tu e la mamma vi sistemate nella mia camera!> < E dove vai? > < A trovare la mia amica malata!> < Le hai già dato il ciondolo?> < Sì e mi ha detto di ringraziarti tanto: speriamo che le dia conforto, ne ha tanto bisogno in questo momento!> < Zio dobbiamo tornare a quel mercatino, perché dobbiamo comperare un’ altra collanina!> < Ah sì, e per chi ?> < Per il mio papà: anche lui ha tanto bisogno di fortuna, soprattutto adesso che è da solo! Chissà come sarà triste senza di noi!> < Ti manca?> < Eh sì! È vero che fa arrabbiare la mamma e ci spende tutti i soldi, ma con me è buono e mi ha promesso che quando vincerà mi regalerà un cavallo tutto mio che chiamerò Frisby> < Non cambiare mai Aurora: hai davvero un cuore grande!> esclamò il ragazzo, dandole un bacio sulla guancia.> Poi prese le chiavi della Matiz di Olimpia e uscì. Raggiunse l’ospedale in poco tempo e parcheggiò di fronte all’edificio. Salì velocemente le scale: sentiva il cuore scoppiare, un po’ per la faticosa salita, ma soprattutto per l’emozione di rivedere lei, il suo amato angelo. Entrò nel corridoio del reparto di oncologia con il pass tra le dita e si direzionò come un fulmine verso l’ufficio della capo sala per procurarsi i dispositivi di protezione, ma tutti i suoi buoni propositi crollarono in un attimo: < La stanza è vuota, non c’è più nessuno!> disse l’infermiera in ufficio < Come vuota!> chiese il ragazzo, già colto da un senso di panico < Cosa è successo? Dove è Lili?> iniziò ad urlare < No, non può essere…> Senta perché non si siede un attimo, mentre io verifico la situazione?> domandò l’infermiera < Sono appena arrivata per il turno pomeridiano e non ho ancora letto il registro delle consegne!> ma il ragazzo non volle sentire ragioni e corse verso la stanza di Lili < Signore, dove sta andando, signore!> Sembrava folle: dal dolore, dalla perplessità, dalla paura di non poterla più rivedere. Spalancò la porta della stanza vuota, con il letto disfatto. Controllò nell’armadio, nei cassetti, nel comodino: ma di lei nessuna traccia, come se fosse sparita per sempre. Gli venne in mente il sogno che aveva fatto la notte precedente: che si fosse davvero trasformata in un angelo? E mentre la sua mente era attraversata da tragici pensieri e il dolore stava per prendere il sopravvento, una voce dietro di lui lo fece rinsavire: < Lilia Crescentini è stata dimessa questa mattina> esclamò l’infermiera < Dimessa?> ripetè il ragazzo < Sì, dimessa: i valori erano nella norma e i medici l’hanno mandata a casa. Glielo avevo detto che non avevo ancora letto la consegna, doveva solo avere un po’ di pazienza> Il ritmo cardiaco del ragazzo tornò normale, si avvicinò all’infermiera e impulsivamente la abbracciò,in segno di gratitudine. Poi corse via come un razzo, in cerca di Lili.

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Capitolo 16
*** Un tranquillo pomeriggio ***


Il ragazzo salì in macchina e si direzionò verso casa Crescentini a gran velocità. Come avrebbe giustificato quella visita agli occhi dei genitori di Lili? < Chiedo scusa, ma sono pazzo di vostra figlia e non riesco a starle lontano!> pensava mentre stava guidando per le strade torinesi. No, troppo diretto e i due coniugi non avrebbero mai acconsentito. < Vorrei vedere vostra figlia perché la amo e ho appena preso un infarto, pensando che fosse morta!> No, troppo sincero e poi rischiava di apparire ansioso e pessimista in una situazione delicata che necessitava di speranza . < Passavo di qui per caso e mi chiedevo se Lili fosse tornata a casa!> No, troppo vago e sarebbe sembrato un vero idiota. Parcheggiò sotto il loro appartamento e un po’ impacciato suonò il campanello. Il signor Stefano aprì la porta e, con un’espressione decisamente più rilassata rispetto all’ultima volta che si erano incontrati , domandò < Ciao, Joshua! Cosa fai qui?> < Buongiorno, signore: sono passato in ospedale e mi hanno detto che Lili è stata dimessa. Così passavo da queste parti e ,visto che è domenica, pensavo che le facesse piacere avere un po’ di compagnia!> rispose il ragazzo timidamente < Entra pure: hai avuto un’ottima idea! Sì, Lili è finalmente a casa! È ancora un po’ debole, ma sta meglio e la tua visita le farà molto piacere!> < Chi è caro?> disse la moglie comparendo dietro di lui < E’ Joshua: è venuto a trovare Lili> rispose il marito < Caro ragazzo, mi leggi nel pensiero: te lo avrei chiesto domani al lavoro di passare fino a qui. Nostra figlia ha bisogno di amici in questo momento e tu sei la persona più adatta. L’ho notato ieri: dopo aver ricevuto la tua visita, Lilia era più serena. Io e mio marito ti siamo molto grati> < Vostra figlia è una persona eccezionale e mi ha aiutato quando ero in difficoltà: ora è il mio turno ricambiare il favore!> < Bravo ragazzo: vieni che ti accompagno in camera sua!> disse la madre, mentre Joshua la seguiva. Salirono le scale, raggiungendo il secondo piano di quello spazioso appartamento: la madre aprì la porta della camera di Lili esclamando < Tesoro hai una visita!> Il cuore del ragazzo iniziò improvvisamente a palpitare, mentre la signora si allontanava, lasciandoli soli. Egli si guardò intorno, scrutando quel luogo sconosciuto. La stanza era molto carina, dipinta di rosa, con il copriletto a fiorellini e una notevole collezione di peluches sistemata sul ripiano di una fornitissima libreria < Permesso!> esclamò cautamente < Joshua!> rispose lei colta da stupore. Lili era lì, di fronte a lui, in tuta da ginnastica e con il foulard in testa, con quegli occhi lucenti ed espressivi, sfoderando un dolcissimo sorriso. Si alzò di scatto, venendogli incontro. Il ragazzo non potè fare a meno di abbracciarla < Oh Lili, sono così contento che tu stia meglio!> la fissò dritto negli occhi e appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle di lei, poi imbarazzato per il gesto istintivo si staccò giustificandosi < Scusami, io sono molto felice di vederti e non volevo mancarti di rispetto: questo è l’effetto che mi fai tutte le volte che ti sono vicino, ma, come già ti ho detto, accetterò ogni tua decisione> < Anche a me la tua visita fa molto piacere: ho pensato molto a te in questo periodo!> < Davvero?>rispose lui fiducioso < Davvero!> affermò lei < conoscerci è stata una fortuna per entrambi e credo che tu sia la persona che sento più vicina a me in questo momento: sei il mio amico più caro!> Non erano esattamente le parole che il ragazzo avrebbe voluto sentire pronunciare da quelle delicatissime labbra, ma per il momento doveva accontentarsi. I due ragazzi trascorsero un tranquillo pomeriggio, conversando serenamente, approfondendo la loro amicizia. Poi, verso sera, Joshua salutò Lili promettendole di tornare a trovarla il più presto possibile e rientrò a casa, molto soddisfatto della giornata. Infondo il ruolo del migliore amico non era così terribile!

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Capitolo 17
*** Un po' di felicità ***


La settimana ricominciò con la solita routine: Joshua ogni giorno si recava al lavoro e prima di cena passava a trovare Lili, portandole oltre alle sue riviste preferite,un po’ di consolazione. Da quando si erano conosciuti ,era davvero cambiato : così giudizioso, così altruista e con un gran senso del dovere. < Se papà fosse ancora vivo sarebbe così orgoglioso di te!> le confidò una mattina la sorella, mentre erano a tavola per la colazione < Era un uomo onesto che si faceva in quattro per noi! Te lo ricordi Joshua?> < Ho delle immagini molto confuse di lui: io ero piccolo quando ci ha lasciati!> < Gli assomigli ogni giorno di più: sono davvero fiera di te> disse Olimpia, accarezzandogli la testa < E’ vero zio, da quando sei innamorato si vede che sei più felice, anche se io ti volevo già bene prima!> disse Aurora < Mi piacerebbe tanto conoscere Lili: quando la porterai qui?> chiese Olimpia < Appena starà meglio: oggi ha una visita importante per vedere se le cure funzionano. Anche lei è curiosa di fare la vostra conoscenza > < Ma ora siete fidanzati?> chiese Aurora < No, siamo amici: migliori amici> < Allora sei molto fortunato: la mamma mi dice sempre che avere anche un solo amico sincero è già una grande ricchezza!> < La mamma ha ragione e tu mi stupisci sempre con la tua intelligenza> rispose il ragazzo, stampandole un bacio e si recò al lavoro con la macchina della sorella. Quel giorno il tempo sembrava non scorrere mai: Joshua era nel magazzino a sistemare numerosi bancali pronti per le spedizioni, ma il suo pensiero era fisso alla visita di controllo di Lili . Mentre stava guidando il muletto, la vide entrare, di gran fretta. Scese immediatamente dal mezzo e le corse incontro domandandole < E allora?> < Le cure stanno funzionando! Ancora due cicli di chemio e avrò terminato! Se poi i valori risulteranno normali sarò finalmente guarita, altrimenti dovrò sottopormi ad un trapianto di midollo osseo. Ma l’oncologo mi ha riferito che è molto fiducioso e lo sono anch'io: il mio organismo risponde perfettamente alle terapie!> < E’ fantastico Lili!> e l’abbracciò < Senti Joshua dobbiamo festeggiare, mi porti da qualche parte?> < Lo sai che ti porterei sulla luna se me lo chiedessi, ma te la senti?> < Sì, ho voglia di uscire> < D’accordo, passo a prenderti stasera intorno alle nove> < No, appena avrai finito il turno! Ho tanta voglia di vedere il mondo!> < Come vuoi tu, lasciami solo il tempo di sistemarmi e sono a tua disposizione!> E così fece: avvisò la sorella di non attenderlo per cena, si diede una lavata veloce nel bagno del mobilificio e passò a prendere la sua amata. Quando la vide uscire di casa, rimase senza fiato: la ragazza indossava un delizioso abitino in chiffon rosa antico, con un golfino lungo color sabbia e gli stivali in tinta. Al collo scintillava il quadrifoglio di quarzo rosa che il ragazzo le aveva regalato in ospedale. Indossava la parrucca bionda con i riccioli che sembravano capelli veri e aveva il viso adeguatamente truccato. Era così attraente che il ragazzo non poteva fare a meno di guardarla in tutto il suo splendore. La condusse in un delizioso disco pub vicino a Piazza Castello, dove trascorsero una meravigliosa serata, costituita da una cenetta a base di tapas di ogni genere, accompagnate da una spruzzata di vino bianco. Lili si sentiva davvero in forma quella sera, mangiando a piccoli bocconi quel cibo insapore che i farmaci non le permettevano di gustare. Ma era ugualmente felice. I due ragazzi si scatenarono in pista, spinti da revival anni ’80 , finchè la ragazza, stanca dalla faticosa ma piacevole serata, si fece accompagnare a casa. Chiese a Joshua di fermare la macchina poco distante dalla sua abitazione ed esclamò < Sono stata così bene stasera che nemmeno mi ricordavo cosa significasse avere una vita normale!> < Vedrai che presto sarà sempre così per te! Una volta una persona speciale mi ha detto di non mollare mai di fronte alle difficoltà, che prima o poi le cose svolteranno al meglio e noi saremo di nuovo felici. Bisogna soltanto avere un po’ più di fiducia in noi stessi e la pazienza di aspettare l’evolvere della situazione> < Allora mi ascolti quando parlo?> < Certo, ho imparato molto da te!> < Sei davvero eccezionale ed è così divertente stare in tua compagnia> < Anche per me e sono così fiero di te!> La ragazza lo fissò per un attimo con gli occhi scintillanti e aggiunse < Sei così dolce: credo proprio di avere tanto bisogno di te!> < Come amico, immagino?> < No, come mio ragazzo!> Joshua la guardò, tramortito, poi si avvicinò a lei , la strinse a sé e la baciò, con tutto l’amore che sentiva nel cuore e questa volta la ragazza corrispose con la stessa intensità.

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Capitolo 18
*** Una volontà di ferro ***


Il giorno successivo il ragazzo sembrava volasse, tanto era felice. Aveva conquistato il cuore del suo angelo che contraccambiava i suoi sentimenti e non poteva chiedere nulla di più alla sua buona stella. La situazione era davvero cambiata dal giorno in cui si erano conosciuti al parco: in poco tempo era riuscito a tenersi un lavoro che gli piaceva, a conquistare la famiglia della sua amata, ad ospitare la sorella e la nipote in un momento difficoltoso e a fare innamorare Lili di lui. Inoltre, elemento fondamentale per concludere questa idilliaca situazione, la ragazza stava meglio e presto avrebbe ricominciato a vivere normalmente. Quella sera Olimpia era particolarmente agitata: stava preparando una succulenta cenetta come occasione per conoscere Lili , aiutata dalla figlia che non vedeva l’ora di incontrare la nuova fidanzata dello zio. < Pensi che potremo essere amiche?> chiese Aurora < Ma certo: le piacerai senz’altro, non potrebbe essere diversamente> disse Joshua e partì con la macchina della sorella per andare a prendere la ragazza. Lili lo aspettava sotto casa, un po’ nervosa . Quando lo vide si scambiarono un tenero bacio , poi la ragazza domandò < Credi che potrò piacere a tua sorella e alla tua nipotina < Ma certo, sei talmente perfetta che non potranno fare a meno di volerti bene > e salirono in macchina, direzionandosi verso casa. Le due ragazze attendevano loro, impazienti: Olimpia si era recata persino dalla parrucchiera per essere presentabile e Aurora era vestita con il suo miglior abito della domenica e un fiocco tra i capelli. La dolce biondina entrò in corridoio e molto educatamente chiese il permesso di entrare. Entrambe le vennero incontro < Finalmente ci conosciamo!> disse Olimpia, mentre la piccola continuava a fissarla, in silenzio < Ciao io sono Lilia, ma potete chiamarmi Lili> < Io sono Olimpia: non vedevo l’ora di fare la tua conoscenza! Volevo farti i complimenti per aver domato il cuore selvaggio di mio fratello!> < Forse ci siamo domati a vicenda> rispose lei < Tu sei Aurora? Tuo zio non fa altro che parlare di te, ma dal vivo sei ancora più carina> esclamò la ragazza, facendo sorridere la piccola, poi continuò: < volevo ringraziarti per aver scelto questo magnifico quadrifoglio, che mi ha portato fortuna, a tal punto che non me ne separo mai. Così ho deciso di contraccambiare il tuo dolce pensiero : spero che ti piaccia> consegnandole una scatolina di legno colorato < Grazie> disse Aurora aprendo velocemente quella graziosa confezione. All’interno era riposto , avvolto da un panno grigio, un braccialetto di swarovski, rappresentante tre farfalle e la bimba fu molto colpita dal cordiale gesto della ragazza. < Ho scelto questo simbolo per te, perchè la farfalla rappresenta la possibilità di diffondere bellezza e colore nel mondo attraverso le ali variopinte, che indicano i nostri talenti e le nostre capacità. Essa, col suo fluttuare nell'aria, rappresenta anche la mutevolezza delle cose: tutto cambia e si modifica continuamente> disse Lili < Hai visto tesoro sono tre, proprio come la nostra famiglia: io, te e lo zio> disse Olimpia contemplando il monile, ma la bimba rispose < No, siamo io, te e papà!> e divenne triste. Dopo un attimo di silenzio, la serata proseguì discretamente bene. Olimpia non faceva altro che parlare,(era nella sua indole), mentre la piccola fissava Lili con grande curiosità e ammirazione. Terminata la cena, rimasero ancora per un po’ in soggiorno, a chiacchierare, per conoscersi più approfonditamente, finchè giunse l’ora di tornare a casa < Sono stata benissimo: spero di vedervi presto> esclamò Lili < Sì, d'ora in poi mi auguro che ci farai visita più spesso> aggiunse Olimpia < Ciao Aurora, è stato un piacere conoscerti> < Anche per me e grazie del braccialetto!>rispose la bambina. Joshua accompagnò a casa la ragazza, salutandola con un dolcissimo bacio e fece ritorno verso il suo appartamento. Aveva appena parcheggiato nel controviale adiacente al condominio dove viveva, quando vide una figura d’uomo che lo aspettava. < Ho visto la macchina e credevo che fosse Olimpia> disse il tizio < Ciao Cesare, che ci fai qui?> domandò il ragazzo < Oh Joshua, sono disperato! Mia moglie e mia figlia mi mancano così tanto! Ti prego aiutami: tua sorella non mi vuole nemmeno parlare!> < Lo so, ma tu non ti sei comportato così bene nei loro confronti, non credi?!> < Sono stato un egoista e un cretino: ho perso le uniche persone importanti della mia vita!> e scoppiò in un pianto disarmante. Nel vederlo in quello stato Joshua capì che il cognato non era solo quell’orco cattivo che trascurava la famiglia dilapidando il patrimonio, ma era una persona malata, con un bisogno disperato di aiuto. < D’accordo ti darò una mano > disse il ragazzo < Ma tu devi farti aiutare e prenderti cura seriamente della tua famiglia, altrimenti questa volta dovrai fare i conti con me!> < Da quando se ne sono andate sto frequentando uno psicologo che mi sta aiutando a non giocare più: è più di un mese che non tocco un videopoker!> < Bene, continua così e io studierò un piano per riportartele a casa!> < Grazie, sei davvero un amico! Non te ne pentirai!> e il ragazzo salì le scale di casa, sperando di non aver fatto una sciocchezza nei confronti di sua sorella e Aurora ,che finalmente avevano trovato un equilibrio.

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Capitolo 19
*** Ritorno a casa Renda ***


Il piano di riappacificazione era semplice: accompagnare madre e figlia nel loro appartamento, con la scusa di prendere i vestiti estivi e sperare che Cesare fosse così determinato ed efficace da convincere Olimpia a rimanere lì, con lui. Avvisò Lili dei suoi progetti e la ragazza fu molto fiera dei suoi buoni propositi < Sei davvero stupefacente: ti fa molto onore ciò che stai facendo!> < Mi sono intenerito nel vedere piangere quell’uomo che io credevo indistruttibile. Si sta impegnando molto per rimettersi in gioco con la sua famiglia e io credo che anche lui, come tutti, abbia diritto ad una possibilità> rispose Joshua. Così una sera, negando spudoratamente la presenza del cognato, accompagnò le “sue” ragazze nella loro vecchia dimora, trascinando a fatica Olimpia , che si lamentava di non avere più intenzione di entrare in quella casa < Non voglio vedere né lui, né il nostro appartamento, simbolo evidente del nostro matrimonio fallito. Non capisco ancora come tu abbia fatto a convincermi a venire!> disse la sorella < Lo sai che io non conosco l’ordine della tua roba e non saprei proprio come muovermi a casa tua!> si giustificò il fratello. Entrarono in casa e Olimpia fu immediatamente attratta dall’ordine e dalla pulizia che regnava. Nella sala, come in cucina e in tutte le stanze erano montate alle finestre delle tende nuove in fibra naturale , con colori spettacolari, che da sempre la moglie avrebbe desiderato, esprimendo più volte il desiderio di volerle comprare, le poche volte che erano usciti insieme a passeggiare sotto i portici. Aveva , però, da tempo abbandonato l’idea , non avendo nemmeno i soldi per pagare le bollette. Vedendole piazzate perfettamente a casa sua, rimase disorientata. Cesare era seduto al tavolo della cucina, in silenzio, con un mazzo di rose rosse per la moglie e un regalo per la figlia. Aurora, appena lo vide, gli corse incontro, dandogli un bacio < Ciao papà!> disse la piccola < Ciao amore mio, come sei cresciuta! Mi sei mancata da morire! Ti ho preso un regalo, spero ti piaccia> < Grazie papà, ma sei sicuro che…> e rimase in silenzio < Che possa permettermelo? Sì tesoro, il papà non gioca più: si sta facendo aiutare da uno specialista per guarire dal vizio del gioco: è più di un mese che non frequento un bar> < Bravo papà. Lo sapevo che ce l’avresti fatta! Vero che è stato bravo papà?> esclamò la bambina, rivolgendosi a sua madre < Ormai è troppo tardi> rispose lei < Anche l’ultima volta mi avevi promesso che avresti smesso, e invece: ho visto come è andata a finire> < No Olimpia, questa volta è diverso, io sono diverso. Non voglio stare nemmeno più un secondo senza di te, senza di voi! Dammi una possibilità, ti prego: non te ne pentirai> < Ora smettila di dire cazzate: lo sappiamo tutti e due che non c’è più nulla da rimettere in piedi nel nostro matrimonio> < Non parlare così, possiamo farcela, posso farcela se tu mi sei vicina!> < Non voglio più sentire nulla: Aurora ed io finalmente abbiamo una casa, uno stipendio fisso da gestire, senza più la paura di trovare il conto svuotato e possiamo sempre contare su Joshua, che è disponibile per andare a prendere la bimba , anche in capo al mondo. Non la lascia mai da sola e affamata , abbandonata a se stessa. Vieni Aurora, andiamocene!> ma la piccola non si mosse < Ho detto vieni, torniamo a casa> < Siamo già a casa, mamma!> rispose la piccola < Senti, non mi fare arrabbiare, ho detto che dobbiamo andare!> < Io voglio stare qui , con papà> < Fantastico, ora te la sei pure comprata con quel regalo!> < Non è per il regalo, mamma: io credo a papà e se dice che si sta impegnando per noi, penso proprio che dovremmo ascoltarlo e provare a rimettere in piedi la nostra famiglia!> La sorella, spiazzata da tanta saggezza, si mise a piangere e rispose < E’ tuo padre, fai come vuoi, ma io non starò qui a vedere nuovamente la nostra famiglia distrutta dal gioco!> e si avvicinò alla porta, per andarsene, Cesare le corse incontro, si gettò ai suoi piedi ed esclamò < Hai ragione, non sono stato un buon marito per te e ti ho delusa, parecchie volte! Ma non voglio più perderti, mai più e sono disposto a qualsiasi cosa pur di riavervi con me. Domani andremo in banca e metteremo il mio stipendio sul tuo conto, cosicchè io non possa avere tentazioni e tu possa gestire gli affari di famiglia come meglio credi. Ti prego Olimpia: ricordi quando ci siamo conosciuti? Facevamo dei sogni, avevamo tanti progetti, poi non so cosa mi è frullato in mente: volevo arricchirmi per farti star bene: non avevo capito che tu e Aurora siete la mia ricchezza più grande. Ti prego, resta con me! Io ti amo e voglio essere un marito e un padre migliore per voi!> Olimpia cominciò a piangere ancora più intensamente, poi si gettò anch’essa per terra, di fronte al marito e tra le lacrime rispose < Devo essere impazzita, ma anch’io ti amo, ti ho sempre amato e ti amerò sempre: d’accordo diamoci questa possibilità, ma ti prego non deludermi più, mai più!> Cesare la baciò, la accarezzò, continuando a ripetere < Ti amo, ti amo> poi si avvicinò Aurora, gettandosi anch’essa in terra, abbracciando teneramente madre e padre, che in lacrime continuavano a dichiararsi tutto il loro amore. Era davvero una scena commovente e per Joshua era arrivato il momento di lasciare la famiglia Renda nella loro intimità. Così chiuse la porta e se ne andò soddisfatto, vedendo finalmente gli occhi della sua nipotina brillare di gioia.

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Capitolo 20
*** Sull'orlo del precipizio ***


La situazione sembrava volgere al meglio: Cesare continuava a frequentare lo psicologo e si impegnava seriamente per eliminare il suo problema. Olimpia era soddisfatta di essere tornata a casa : molto più spaziosa, rispetto al bilocale del fratello e dotata di meravigliose tende nuove, che la rendevano ancora più accogliente . Aurora era la più felice di tutti: la sua famiglia era finalmente riunita e i suoi genitori, come inizio di una nuova vita insieme , le avevano confessato che stavano tentando di avere un bambino. Un piccolo fratello o sorella di cui prendersi cura e l’idea di non essere più da sola a destreggiarsi tra i problemi dei suoi cari la consolava parecchio. Anche Joshua stava vivendo un periodo positivo: svolgeva ogni giorno, con entusiasmo, il suo lavoro al mobilificio e la storia con Lili stava funzionando magnificamente. Erano entrambi innamorati: non aveva importanza cosa organizzassero, ciò che contava era stare insieme. Ogni momento era buono per scambiarsi tenerezze e per la ragazza ogni scusa era valida per passare in magazzino e strappare un bacio al suo ragazzo. Anche i genitori di lei avevano capito che l’amicizia tra i due si era trasformata in un rapporto più profondo, ma avevano accettato favorevolmente la situazione, poiché Joshua si era meritato tutta la loro stima. E, infine, per ricambiare la disponibilità e la pazienza del fratello in un momento difficoltoso, Olimpia, sostenuta da Cesare, aveva deciso di regalargli la Matiz, poiché era necessaria ora che aveva la fidanzata e i coniugi Renda già possedevano una Punto con cui, a turno, potevano muoversi (una scusa in più per la donna di limitare gli spostamenti del marito). Ma la serenità di quel periodo durò poco e la sventura si scagliò nuovamente sulla famiglia Crescentini. Quel giorno, infatti, Joshua stava lavorando al magazzino, insieme a Nino: assemblavano le nuove cucine per il cambio periodico dell'esposizione. I signori Crescentini avevano accompagnato la figlia alla visita oncologica di controllo. Le cure di chemioterapia erano terminate e, in base alle analisi del sangue, avrebbero stabilito l’inizio delle sedute di radioterapia. Il signor Stefano arrivò nel pomeriggio, molto tardi: aveva gli occhi rossi e gonfi, segnati dal dolore. Entrò nel magazzino e chiamò immediatamente Joshua nel suo ufficio. Vedendolo in quello stato, il ragazzo capì che si trattava di Lili e con il cuore in palpitazione, amaramente lo seguì < Ragazzo mio, purtroppo non ti porto buone notizie. Le analisi hanno riscontrato la ripresa della malattia. La radioterapia sarebbe inutile in questo caso. L’unica speranza che ha Lili di vivere consiste nel trapianto di midollo osseo, anche se nel suo caso, non avendo fratelli, vi è un 50% di possibilità che le cellule staminali del donatore attecchiscano.> Il ragazzo continuava a scandire mentalmente ogni singola parola e poi esplose in una scenata lecita di collera e sconsolazione: < 50% di provabilità che Lili possa vivere? Ma come è potuto accadere? Ha solo 20 anni! E poi stava meglio in questo periodo! Perché doveva succedere proprio a lei?> A queste parole il signor Stefano ricominciò a piangere e il ragazzo aggiunse < Lo sapevo che era troppo fantastica per vivere in questo mondo di merda , lo sapevo! Le chiedo scusa, ma io non posso stare qui, senza poter agire. Ho bisogno di un po’ di tempo per sfogare la mia rabbia. Non è giusto, non è proprio giusto! > e corse via in lacrime, preso dal più totale sconforto. Vagò senza una destinazione precisa e poi, d’improvviso, si precipitò all’ospedale . Dopo un attimo di incertezza, decise di entrare, per parlare personalmente con l’oncologo di Lili. Aspettò con rassegnazione il suo turno e dopo circa un’ora di attesa, venne ricevuto nello studio del Dottor Torrisi, uno tra i migliori specialisti torinesi del settore, che con molta pazienza e utilizzando termini a lui comprensibili, gli spiegò cautamente come si svolgeva un trapianto di midollo osseo allogenico, con tutti i vantaggi e i rischi ad esso correlati.

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Capitolo 21
*** Una decisione ponderata ***


Il ragazzo si sforzava di comprendere ogni singolo passaggio di quell’operazione che tanto lo angosciava, mentre quell’uomo brizzolato di fronte a lui, indossando il camice bianco, continuava a riempirgli la testa con vocaboli specialistici. Joshua rimase sbalordito dalla sua tecnicità: pareva un libro stampato di medicina che descriveva l’intervento in base ai capitoli selezionati. Iniziò la spiegazione esordendo < Se le cellule staminali del paziente , come nel caso di Lilia, non sono idonee, verranno raccolte da un donatore sano. Questa procedura è conosciuta come trapianto allogenico.> < E come funziona?> domandò Joshua incuriosito < Il processo di trapianto di midollo si svolge in cinque fasi: 1. esame approfondito del corpo e delle condizioni generali di salute sia della paziente, sia del donatore; 2. prelievo delle cellule staminali dal donatore che saranno usate nel trapianto (procedura conosciuta come raccolta); 3. preparazione del corpo della paziente per il trapianto (procedura conosciuta come condizionamento); 4. trapianto delle cellule staminali; 5. periodo di convalescenza, durante il quale la paziente sarà monitorata per rilevare effetti collaterali e complicazioni.> L’oncologo proseguì < Poiché la paziente dovrà assumere molti farmaci , un tubicino sarà inserito in una grossa vena vicino al cuore e serve a evitare che si pratichino molte iniezioni dolorose. Il processo di condizionamento implica l’utilizzo di alte dosi di chemioterapia e, eventualmente, di radiazioni. Questo si fa per tre ragioni: 1. distruggere il midollo osseo esistente per fare spazio al tessuto trapiantato 2. distruggere qualunque cellula cancerosa 3. interrompere il funzionamento del sistema immunitario per ridurre la probabilità di rigetto. Il processo di condizionamento richiede di norma da quattro a sette giorni. Occorrerà che il paziente resti in ospedale durante l'intera procedura. < Dopo quanto avviene il trapianto?> ribatté il ragazzo < Normalmente il trapianto può avvenire uno o due giorni dopo la conclusione del condizionamento. Le cellule staminali donate sono trasferite nel corpo del paziente tramite il tubicino vicino al cuore. Solitamente, questo richiede un’ora. La paziente sarà sveglia durante la procedura di trapianto, che non è dolorosa. Poi sarà necessario un periodo di convalescenza, che consiste nell'attendere che le cellule staminali raggiungano il midollo osseo e comincino a produrre nuove cellule sanguigne; questa fase è chiamata dell’attecchimento. Questo si verifica normalmente dai 15 ai 30 giorni dopo che la trasfusione ha avuto luogo. Nell’attesa di un riscontro, la paziente avrà bisogno di ricevere altre trasfusioni di sangue regolari, perché il numero di globuli rossi sarà basso. Ella sarà anche a rischio d’infezione a causa del basso numero di globuli bianchi. Pertanto, dovrà rimanere in ospedale in un ambiente sterile. > < Potrò vederla?> Domandò Joshua < Sì, salvo complicazioni, ma dovrai indossare mascherine,camici e guanti per prevenire le infezioni. Una volta avvenuto l’attecchimento, il corpo comincerà a produrre cellule sanguigne. Tuttavia, la paziente si sentirà ancora debole a causa degli effetti della chemioterapia. Il rischio d’infezione sarà comunque ancora presente e la ragazza potrebbe non sentirsi così in forma da poter lasciare l’ospedale fino a tre mesi dopo la trasfusione.< E poi guarirà?> ribatté il ragazzo < Più il soggetto è giovane, più ci sono buone provabilità di ritornare definitivamente ad una vita normale: la scienza ha compiuto enormi progressi in questo settore> < Qual è, invece, la procedura per il donatore?> domandò il ragazzo < Per i quattro giorni precedenti il trapianto, al donatore sarà somministrato un farmaco capace di stimolare la produzione di cellule staminali nel sangue. Il quinto giorno, si sottoporrà a un esame ,per controllare che abbia abbastanza cellule staminali in circolazione. In seguito, quest’ultimo sarà collegato a una macchina per la separazione delle cellule.> < E’ una procedura dolorosa?> lo interruppe Joshua < Il sangue è prelevato attraverso la vena di un braccio, trasferito a una macchina filtrante per separare le cellule staminali dalle altre cellule del sangue, e rimesso nel corpo attraverso una vena del braccio opposto. Questa procedura richiede solitamente due sessioni, di due o tre ore, in giorni consecutivi. L’area in cui l’ago è stato inserito può causare fastidio; in ogni caso, il donatore dovrà restare in ospedale per 48 ore e avere un periodo di convalescenza a casa di cinque giorni> Poi fissandolo profondamente negli occhi, il ragazzo gli domandò con interesse < Chiunque può essere donatore?> < Qualunque individuo di età compresa fra i 18 e i 40 anni che non sia affetto da malattie del sangue o da altre gravi forme infettive (AIDS, HIV, epatite). < Come si fa a diventare donatore?> Azzardò il ragazzo < Per diventare donatori di midollo osseo è sufficiente sottoporsi ad un piccolo prelievo di sangue e firmare l’adesione al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo. Il prelievo serve per eseguire la tipizzazione HLA, esame necessario per poter stabilire il grado di compatibilità tra un donatore e un paziente che necessita un trapianto di midollo.> < D’accordo Dottore: ha di fronte a sé un provabile candidato > affermò Joshua con determinazione < Mi dica solo dove e quando devo recarmi per il prelievo e sono pronto> < Abbiamo tanto bisogno di persone volenterose come te, per Lilia, ma per tanti altri pazienti purtroppo anche più in giovane età.> Gli compilò immediatamente un quesito diagnostico e consegnandoglielo aggiunse < Per il prelievo puoi andare anche subito, non è necessario essere a digiuno: scendi al piano terra e consegna questo al Dottor Imberti: ti farà immediatamente tutte le pratiche necessarie per accedere al registro. Poi ti rilascerò l’esito il più presto possibile> < Grazie Dottore per la sua disponibilità> e corse come un fulmine nel luogo indicatogli.

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Capitolo 22
*** Lezioni di vita ***


Dopo essersi sottoposto al prelievo, Joshua consumò voracemente uno spuntino, selezionato al distributore dell’ospedale. Poi , all’improvviso, si rese conto che, in tutta quella sua frenesia per la ricerca di una spiegazione plausibile a tanta ingiustizia, si era dimenticato di recarsi dall’unica persona che in quel momento aveva davvero bisogno della sua presenza: Lili. Chissà come aveva reagito alla notizia? Chissà cosa stava macchinando nella sua testa? Ancora una volta il ragazzo aveva anteposto la sua sofferenza a quella di lei, anche se in questo caso la sua impulsività lo aveva portato ad un’azione efficace e tempestiva. Uscì impetuosamente dalla clinica e si avviò verso il parcheggio. Mentre stava entrando in macchina , vide di fronte a sé in una vetrina di bigiotteria, un oggettino scintillante davvero delizioso . Entrò di gran fretta nel negozio, acquistandolo con grande entusiasmo e partì speditamente con la sua auto verso casa Crescentini. Appena suonò il campanello, venne ad aprirgli la madre di lei, trasandata e triste: pareva invecchiata di vent’anni. Fino ad ora Joshua non l’aveva mai vista con un capello scomposto, tanto era sempre agghindata al meglio e con il trucco sempre accuratamente utilizzato. Ma per la prima volta, da quando si conoscevano, il ragazzo vide riflessa in quegli occhi scialbi l’ impotenza della donna di fronte a tale tragedia. Lo fece entrare e con voce soffocata dal pianto gli disse < Non vuole più curarsi, è stufa di tutto: così morirà! Falla ragionare, almeno tu: ti prego, ti prego!> Il ragazzo la abbracciò, commosso da tanta agonia: quella signora era l’esatto contrario di sua madre. Era sempre stata presente nella vita di sua figlia, dedicandole attenzioni. Da quando Lili si era ammalata, aveva speso ogni secondo del suo tempo a prendersi cura di lei, portandola dai migliori specialisti del settore. Non si meritava una sofferenza così straziante. Il ragazzo salì le scale, bussò alla porta della camera della ragazza ed entrò, senza attendere risposta. Ella era riversa nel letto, con la faccia schiacciata nel cuscino. Si percepivano soltanto piccoli singhiozzi e l’inspirazione rumorosa del naso. Joshua si avvicinò e le accarezzò dolcemente la schiena. Dopo un lieve sobbalzo, la ragazza scandì tra le lacrime < Se sei venuto per convincermi a fare il trapianto, è tempo sprecato! Non voglio più fare nulla, sono così stanca, così debole … Non ho più la forza di lottare!> < Lili tu devi lottare: è il tuo ultimo sforzo e forse il più difficoltoso, ma ci devi provare!> < Per quale scopo? Poi la malattia ritorna di nuovo ed io sono sempre più scoraggiata!> < Questa volta ci sono buone possibilità di guarire: ho parlato con il dott. Torrisi. Mi ha spiegato per filo e per segno l’intera operazione e mi ha assicurato che in un soggetto giovane come te, c’è un’ottima possibilità di successo.> < Joshua ti prego, lasciami stare, o meglio dimenticami, lasciami morire!> A queste parole il ragazzo perse ogni razionalità nei suoi confronti, si scaraventò sul suo minuto corpo, la girò a forza verso di lui e cominciò bruscamente ad articolare < Voglio che mi guardi negli occhi mentre mi dici queste cazzate! Ora basta: io, ma soprattutto i tuoi genitori si meritano di più di una rassegnazione passiva ad una morte dolorosa, non credi? Ascoltami: loro hanno bisogno di te; io ho un disperato bisogno di te. Senza la tua presenza io sono quell’ubriacone egoista, privo di uno scopo nella vita, pronto a suicidarsi, che hai conosciuto al parco tempo fa. Guardami ora: sono diverso e grazie a te. Sei tu la mia ragione di vita ed io vorrei essere la tua. Quindi se proprio non vuoi farlo per te, vivi per me! Oggi ho fatto anche il prelievo per verificare la mia compatibilità con il tuo midollo. Sarei onorato di poterti aiutare. Ma tu ci devi credere, fino in fondo> La ragazza esplose in un pianto disumano, che liberava i suoi timori e le sue angosce, determinati da una condizione di vita precaria , che da troppo tempo aveva dovuto accettare con rassegnazione. < Faresti addirittura questo per me?> ebbe appena la forza di commentare < Non solo: potessi mi prenderei in carico la tua malattia, cosicchè tu potresti vivere una vita decente.> Poi ribadì < Ti prego, proviamoci, è l’ultimo sforzo che ti chiedo di fare!> la ragazza lo fissò con gli occhi velati di lacrime e accennò un minuscolo sì con la testa e il ragazzo, colto da entusiasmo, frugò nella tasca , si mise in ginocchio vicino al suo letto ed esordì < Lili, devi assolutamente guarire, perché c’è una cosa che vorrei fare quando tutto sarà finito> e , tirando fuori un anello d’argento con un cuore rosso in zirconi, comprato pocanzi nel negozio di fronte all’ospedale, proseguì < So che stai ancora studiando e potrai continuare a farlo. Sarò io a lavorare e ad occuparmi delle spese, in poche parole: Lilia Crescentini, mi vuoi sposare? > La ragazza lo guardò completamente attonita dalle troppe rivelazioni ascoltate e poi, spinta da una nuova e improvvisa speranza, rispose < Ssì, lo voglio!>. Il ragazzo le infilò l’anello all’anulare (come voleva la tradizione) e si baciarono, in segno del loro amore , tra le lacrime di entrambi che scendevano sempre più copiose, in un miscuglio di smarrimento e di gioia. Arrivarono anche i genitori di lei, per verificare cosa stesse succedendo lì sopra. Vennero informati dei fatti e furono rincuorati dalla volontà della figlia di partecipare al trapianto e dalla generosità del ragazzo di diventare donatore, soltanto per salvare lei. Non poterono che dare la loro benedizione a quel matrimonio tanto desiderato da tutti, poiché sarebbe stato il lieto fine di un incubo che durava ormai da troppo tempo. E rimasero tutti e quattro abbracciati quella sera, tra le lacrime e la speranza, come una vera famiglia: la stessa che il ragazzo avrebbe sempre desiderato e che ora, nonostante le vicissitudini, aveva finalmente trovato.

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Capitolo 23
*** In attesa del trapianto ***


Due giorni dopo aver fatto il prelievo, Joshua ricevette come da accordi la telefonata del Dottor Torrisi, che con grande gioia gli comunicava una buona compatibilità tra il suo midollo e quello di Lili . Non c’era tempo da perdere e la mattina successiva doveva presentarsi in ospedale per la procedura da seguire. La ragazza,invece, già la sera stessa, venne ricoverata al reparto ematologia per prepararsi alla fase di condizionamento. Joshua si presentò in ospedale molto presto e, prima di entrare in ambulatorio per ricevere i farmaci per la produzione di cellule staminali, corse ansiosamente al 4° piano. Bussò la porta della stanza ed entrò speranzoso, avvicinandosi al letto della fidanzata , esclamando < Ciao amore, allora sei pronta?> < Un po’ spaventata, ma pronta e tu?> domandò lei < Prontissimo: 6 giorni e tutto sarà finito, vedrai!> < Sì, il trapianto! Bisognerà vedere, poi, se attecchisce: per me ci vorranno minimo tre mesi prima di uscire da qui> < Vorrà dire che avrai tutto il tempo per scegliere il tuo abito nuziale: tua madre ti ricoprirà di riviste e si farà in 4 perché tu abbia una cerimonia da favola!> < Già: devo guarire per evitare che mi propini uno di quei vestiti stile meringa che tanto detesto! E’ così tradizionalista!> < Immagino che staresti bene anche con quello!> < Joshua, ascoltami: io volevo ringraziarti, per tutto quello che hai fatto per me! Nessuno mi aveva mai fatta sentire così amata!> < Avrai tempo di sdebitarti, quando saremo sposati: mi vizierai per qualche anno, coprendomi di coccole, prima che arrivino i figli> < Figli? Tu credi che io ne possa avere?> < Se tutto va bene, non vedo perché no! Altrimenti li adotteremo, o non li avremo affatto, non mi importa! La sola cosa che desidero è che tu guarisca, perché ho intenzione di renderti molto felice, signora Digrazia, per tutto il resto della nostra vita. > < Ti amo Joshua!> < Ti amo anch’io! Vedrai che tutto andrà bene> e si salutarono con un dolce e tenero bacio. Poi il ragazzo fu pronto per farsi iniettare il farmaco, iniziando da quel giorno e per i quattro successivi. Il quinto , infine, dopo i risultati delle analisi specifiche , il ragazzo venne collegato alla macchina filtrante, per la separazione delle cellule staminali. Tutto proseguì in base allo schema del prof. Torrisi e , terminato il processo di donazione, Joshua venne tenuto sotto controllo in ospedale per 48 ore. Durante il periodo di degenza, ricevette la visita inaspettata della sorella , sprizzante di gioia per il suo matrimonio ritrovato ed eccitata per quello del fratello. Si avvicinò al letto e con grande dolcezza gli sussurrò: < Sono così fiera di te: non vedo l’ora che tutto finisca, per partecipare ad una bella cerimonia! Anche Aurora: da quando Lili le ha chiesto di farle da damigella, mi fa impazzire per il vestito! Ne vuole uno veramente elegante, ma me lo chiede tutti i giorni, anche se non avete ancora stabilito la data!> < Appena Lili si riprenderà, non c’è fretta!> disse sospirando < Aurora sarà sicuramente bellissima. E con Cesare come va? > < Alla grande: si sta comportando bene con noi e sono cinque mesi che non tocca un videopoker! E poi c’è una grande novità, che non ho ancora confessato a nessuno per scaramanzia, nemmeno a lui, perché non voglio illuderlo : sono incinta, di 10 settimane!> < E’ fantastico, chissà Aurora come sarà entusiasta di avere qualcuno vicino> < Eh, sì! Non vede l’ora: anche se non le ho ancora confermato nulla, dice che vuole un fratellino e sinceramente anch’io vorrei un maschietto. Mi piacerebbe chiamarlo Andrea, come il nostro povero papà. Chissà come sarebbe orgoglioso di vedere quello che sei diventato!> < Olimpia, io non te l’ho mai detto, perché mi sembrava scontato: ma ho imparato a caro prezzo che nulla è certo e che bisogna vivere al meglio ogni singolo giorno con se stessi e con i propri cari. Quindi te lo dico ora: ti voglio bene e anch’io sono fiero di te, per come hai perdonato Cesare, cercando di rimettere in piedi la vostra famiglia e soprattutto per come hai educato Aurora, che è la creatura più intelligente e dolce che io conosca> < Grazie fratellino, ti voglio tanto bene anch’io: e ora smettila di fare il sentimentale perché inizio a piangere e non smetto più! Ricordati che sono più sensibile, ora che aspetto un bambino> e si abbracciarono come non facevano da tempo.

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Capitolo 24
*** Accettando il proprio destino ***


I giorni trascorsero velocemente: Lili proseguiva con la fase di condizionamento, alternando cicli di chemioterapia intensa a sedute radioterapiche, sentendosi ogni giorno sempre più stanca, sempre più inerme. Aveva la bocca cosparsa di ulcere e un colorito grigiastro. Stava perdendo ad una ad una le unghie delle mani, mentre i pochi capelli spuntati nel periodo precedente alle nuove cure, stavano cascando, delimitandone il viso sempre più esangue ed il corpo sempre più asciutto. Era arrivata a sfiorare i 35 kg , vomitando tutto ciò che ingurgitava a causa dei farmaci, tanto che per un periodo fu costretta ad essere alimentata con la sacca parenterale. Ogni giorno ripeteva a se stessa che sarebbe stato l’ultimo sforzo , per poi tornare ad essere bella come lo era prima: prima che la leucemia avvelenasse il suo sistema sanguigno. Quando ancora frequentava la facoltà di psicologia con spensieratezza, preoccupandosi di preparare scrupolosamente gli esami. Quando aveva in testa una cascata di capelli riccioli, biondo naturale, che diventavano ancora più crespi con l’umidità, indomabili al pettine. Quando le sue morbide forme racchiuse nei suoi 53 kg riempivano perfettamente i denim che tanto amava indossare con i top colorati. Ma quel periodo sembrava così lontano, e le rare volte che riusciva a vedere la sua immagine riflessa nello specchio del bagno ospedaliero, non riusciva a trattenere le lacrime, tanto la malattia l’aveva consumata. Nei momenti più difficili, quando andare oltre pareva impossibile, apriva il cassetto del comodino prendendo i suoi tesori più cari: il quadrifoglio in quarzo rosa e l’anello a forma di cuore rosso . Tutti oggetti che il fidanzato le aveva regalato nei momenti più tragici del suo percorso oncologico: li stringeva a sé, fantasticando sul suo matrimonio . Era l’unico sollievo da qualsiasi sofferenza che la attanagliasse. Accanto a lei era sempre presente la madre, che non la mollava mai, alternandosi con il marito quando il mobilificio era chiuso, o con Joshua, che ogni sera trascorreva gran parte del suo tempo accanto alla fidanzata. Il trapianto era riuscito perfettamente ed ora occorreva aspettare almeno quindici giorni per verificarne l’attecchimento. Grosse sacche di sangue le venivano immesse per ripristinare i globuli rossi e più volte al giorno la ragazza veniva stimolata a deambulare, anche solo per poco tempo, per riattivare la circolazione ed evitare le piaghe da decubito. Era veramente un periodo tosto per la povera Lili e nonostante i suoi lineamenti spettrali, Joshua continuava ad amarla ogni giorno con maggiore intensità, ammirando i suoi sforzi e, proiettandole tutto il suo immenso amore, per farla sentire ugualmente bella. Altri due mesi trascorsero, ma la paziente si sentiva sempre più debole: faceva fatica a restare in piedi per più di 10 minuti . In alcuni momenti, quando era sola , pregava Dio affinchè la facesse guarire, perché le sue condizioni di salute non davano riscontri e la ragazza era sempre più convinta che il trapianto non avesse funzionato. Ma subito si ravvedeva, rimproverandosi: era una parte di Joshua che scorreva in lei, per dare inizio ad un nuovo sistema immunitario e non poteva che avere l'effetto desiderato . Poi, una mattina, si presentò il prof. Torrisi, convocando i genitori d’urgenza, che accorsero nel suo studio allarmati. Osservando l’espressione terrorizzata dei poveri coniugi, l’oncologo proferì immediatamente il suo giudizio: < Avendo esaminato attentamente le ultime analisi di Lilia, sono lieto di comunicarvi che il trapianto ha attecchito e i globuli rossi, come quelli bianchi si stanno riproducendo discretamente bene, per cui vostra figlia tra qualche giorno verrà dimessa e potrà tornare a casa: chiaramente dovrà seguire un periodo di riposo , evitando ambienti troppo affollati per ridurre il rischio di infezioni.> I due si guardarono, sbigottiti, (da un po’ di tempo rassegnati a ricevere solo notizie negative), poi si abbracciarono teneramente e con gli occhi colmi di lacrime riuscirono solo a scandire < Grazie dottore, l’ha salvata! Le saremo riconoscenti a vita! > < Ho fatto solo il mio dovere. Occorre ringraziare il signor Digrazia, che le ha donato parte delle sue cellule e soprattutto l’eccellente forza di volontà di vostra figlia, che è riuscita a superare un momento così delicato, accettando il proprio destino> e stringendogli la mano in segno di riconoscenza, i genitori si precipitarono in camera di Lili per comunicare ai due fidanzati la meravigliosa notizia. In quella stanza piangevano tutti: i signori Crescentini, che continuavano ad abbracciarsi, attoniti da tanta incredulità, Joshua che era riuscito con il suo grande coraggio a salvarla e soprattutto Lili, che dopo mesi d’ospedale, aveva finalmente raccolto i frutti di tanta agonia. Ma erano lacrime di gioia , quelle che scendevano dagli occhi di tutti i famigliari, perché la malattia era stata finalmente debellata.

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Capitolo 25
*** Una giornata tanto attesa ***


Erano trascorsi quasi due anni dal trapianto di midollo, che aveva modificato le loro vite. Dopo un periodo di convalescenza a casa, Joshua aveva atteso che la fidanzata stesse meglio per organizzare le loro nozze, accettando la proposta dei signori Crescentini di abitare nell’appartamento sopra al mobilificio, per essere più vicini a loro. Dopo tutte le difficoltà che avevano dovuto superare, il ragazzo non se l’era sentita di negargli questa richiesta; inoltre aveva considerato gli eventuali vantaggi legati a tale cambiamento: era attaccato al posto di lavoro, in un appartamento molto più spazioso e ben arredato, senza dover pagare l’affitto. Una spesa in meno da affrontare, visto che era solo lui a percepire lo stipendio. Lilia, infatti, aveva ripreso da poco gli studi in accademia, molto entusiasta della vita universitaria. Quella mattina Joshua era particolarmente nervoso: si era svegliato più volte durante la notte, controllando ripetutamente di aver puntato correttamente la sveglia alle 8.00. Non poteva permettersi di fare tardi, o Lili non glielo avrebbe mai perdonato. Era la sposa a farsi attendere, per tradizione e la ragazza non perse occasione per ricordarglielo più volte. Mentre Joshua si stava sistemando il papillon , sentì suonare il campanello e andò ad aprire < Carlo, sei già qui?> < Non conoscevo la strada per arrivare nella tua nuova abitazione e non volevo fare tardi! Sai, come tuo testimone di nozze, dovevo darti il buon esempio! A proposito sono molto onorato di ricoprire un ruolo di così grande importanza, grazie!> < Era il minimo che potevo fare per te, con tutte le volte che mi hai aiutato! Allora sei pronto?> < Un po’ nervoso, ma pronto! > < E la sposa?> < Ha preferito dormire dai suoi stanotte, sai come è tradizionalista la madre!> ed uscirono insieme per recarsi alla Gran Madre di Dio, una delle più belle chiese di Torino. Gli invitati aspettavano con grande attesa questo idilliaco giorno. Non appena il ragazzo varcò il sagrato, venne raggiunto da Aurora, avvenente ragazzina di nove anni, vestita con uno splendido abito di taftà rosa , con i capelli neri raccolti in un delizioso chignon < Sei splendida tesoro mio> < Grazie zio: anche tu sei bellissimo, assomigli a James Bond vestito così!> . Arrivarono anche i coniugi Renda, spingendo il passeggino del piccolo Andrea, un grazioso bimbo di 15 mesi che Aurora tanto adorava. < Sono così felice per voi > disse Olimpia abbracciandolo < Assomiglia davvero a papà, hai fatto bene a chiamarlo come lui> esclamò Joshua, baciando il nipotino. Si avvicinarono anche la madre e Renato, vestiti a festa e sorridenti < Non riesco ancora a crederci che il mio bambino si sposa> sostenne la mamma < Sì, un bambino di 28 anni!> aggiunse la sorella < Per me rimarrà sempre il mio piccino> esclamò nuovamente la madre, salutando lo sposo e i nipotini. Poi Renato si avvicinò timidamente al ragazzo, giustificandosi < Non sapevamo cosa regalarvi io e tua madre, così abbiamo pensato di darvi un po’ di soldi, per comprarvi ciò di cui avete bisogno!> disse l’omone, estraendo una busta verde < Grazie Renato, ottima idea!> rispose il ragazzo abbracciandolo. In fondo era un brav’uomo e in quel momento Joshua si sentì in colpa per averlo sempre disprezzato per la sua semplicità. Si udì il rumore echeggiante dei clacson e il fidanzato trasalì, emozionato: la sposa era arrivata per unirsi a lui in matrimonio. Gli invitati presero posto in chiesa e Joshua, in compagnia di Carlo, attese impaziente all’altare. Arrivò la signora Crescentini, molto elegante e con il trucco curato, che accarezzando lo sposo sulla guancia , prese posto in prima fila. Si percepirono le note d’organo, che scandivano la marcia nuziale di Wagner e Lili arrivò, lentamente, accompagnata dal padre. Era splendida : aveva un delizioso carrè biondo, impreziosito da un cerchietto in lurex; indossava un meraviglioso abito bianco , lungo, che evidenziava la rotondità della sua pancia . Sì, perché oltre ad avere recuperato lentamente i capelli, le unghie, il suo bel colorito, era riuscita poco per volta, a tornare al peso precedente, ingrassando addirittura di qualche chilo, poiché era al quinto mese di gravidanza. Gli oncologi, durante una visita di controllo, le avevano confermato che sarebbe stato quasi impossibile per lei rimanere incinta dopo tutto ciò che aveva subito. Non appena si sentì meglio la ragazza andò a convivere insieme al fidanzato nella loro nuova casa, iniziando una normale attività sessuale, senza utilizzare precauzioni , rimanendo gravida dopo pochi mesi. Un vero miracolo, come i medici l’avevano definito. Il padre e la sposa percorsero l’intera navata della chiesa, in compagnia di Aurora che portava le fedi nuziali; poi raggiunto lo sposo, il signor Stefano diede un bacio alla figlia e l’affidò nelle mani del ragazzo. Joshua ebbe solo il tempo di affermare < Sei bellissima!> accarezzandogli orgogliosamente la pancia e la cerimonia ebbe inizio. I due ragazzi pronunciarono le promesse nuziali e si scambiarono le fedi . Lili era radiosa e bellissima: dopo tanti sacrifici finalmente era riuscita a diventare la signora Digrazia. Uscirono dalla chiesa, teneramente per mano e mentre si preparavano per la foto di gruppo, la sposa si avvicinò all’orecchio del marito sussurrando: < Ho fatto l’ecografia due giorni fa, ma non ho voluto dirti niente perché volevo farti una sorpresa> < Davvero? E come sta la creatura?> < Sta benissimo: cresce con regolarità e ho scoperto anche di che sesso è! Vuoi saperlo?> < Penso che se non me lo dici impazzirò dalla curiosità. Allora cos’ é ?> < Quello che hai sempre desiderato, una femminuccia!> Gli occhi del ragazzo si illuminarono, radiosi, dicendo: < Non potevi farmi un regalo più bello!> < Che ne dici se la chiameremo Vittoria? Perché tale è stata per noi> suggerì la moglie < Credo che Vittoria sia il nome più adatto: Ti amo Lilia Crescentini, dalla prima volta che ti ho vista, al parco> < Ti amo anch’io, Joshua e devo a te la mia felicità e la mia vita>. E si scambiarono un romantico bacio, riscuotendo l’applauso di tutti gli invitati.

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Capitolo 26
*** Ode alla vita ***


ODE ALLA VITA
La vita non deve appiattirsi nel conformismo e nella rassegnazione, ma restare aperta al cambiamento e all'imprevisto...
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi ; chi non cambia la marca,
chi non rischia e non cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce. Lentamente muore chi evita una passione, chi preferisce
il nero sul bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di
emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice
sul lavoro, chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Lentamente muore chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi ricordando sempre che essere
vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda

 

 

 

SPAZIO DELL’AUTRICE:

Quest’ultima pagina non è da considerare un capitolo, ma la degna conclusione a questa storia drammatica, attraverso  la magnifica poesia di uno tra i miei autori preferiti. Spero che il mio racconto vi sia piaciuto, riuscendo nel mio intento di penetrarvi (almeno in parte) nel profondo del cuore. Vorrei ringraziare  coloro che hanno recensito la mia storia: siete davvero meravigliosi per aver trovato un po’ di tempo da dedicare ai miei personaggi. Un grazie speciale anche  ai lettori silenziosi, che hanno partecipato numerosi alla lettura del mio romanzo, fino all’ultimo capitolo, senza mollare. Un ringraziamento particolare, inoltre, ai navigatori nottambuli, che hanno preferito proseguire il racconto nelle ore più quiete e solitarie.  Ringrazio la città di Torino, che mi ha permesso di prendere spunto per le ambientazioni. Vorrei ricordare che ogni riferimento a persone, a cose,  è puramente casuale, frutto esclusivo della mia fantasia.          Grazie a tutti.     Iso Mary

 

 

 

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