Quando guardo nei tuoi occhi di _ALE2_ (/viewuser.php?uid=20903)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La nuova cameriera ***
Capitolo 3: *** L'angelo della notte ***
Capitolo 4: *** Malinconia ***
Capitolo 5: *** Incomprensioni ***
Capitolo 6: *** Un debito da saldare ***
Capitolo 7: *** Love feelings ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Ciaoooooo
a ttt!!!
Iniziamo dicendovi che qst è la nostra prima fanfiction, speriamo ke vi
piaccia, mi raccomando commentateeeee! La storia è nata dalla nostra mente
malata e malefica (siamo in due una malata l’altra malefica) Diciamo che la
nostra protagonista ci riflette entrambe, abbiamo tante altre storie in
cantiere, quindi se qst longfiction vi piacerà forse le pubblicheremo,
altrimenti ci eclissiamo…una di qst diventerà un fumetto (forse)… cmq
adesso vi lasciamo alla lettura (era quasi ora) un bacione a ttt commentate,
commentate, commentate….kissoniiiiiiii!!! Ale²
Il professore aprì violentemente la porta di casa e perquisì tutte le stanze,
in preda alla disperazione; scese le scale che portavano al laboratorio in cui
trovò sua figlia, seduta per terra, appoggiata al muro e con il volto coperto
dalle mani. “Tesoro?” la ragazza si voltò verso il padre con il volto rigato
dalle lacrime. “E' successo, vero?” il padre l’alzò e la prese in braccio, la
portò fuori dalla casa correndo. Di colpo risuonò l’allarme in città, il
professore si voltò dietro di se: il più grosso incendio che mai avesse visto
divampava per la città. Si fermò improvvisamente e mise la ragazzina a terra.
“Devi scappare…vai il più lontano possibile…vai da tuo zio, lui saprà come
fare” “No papà! Dove vai? Ti uccideranno!” “Li ho creati io! La responsabilità
di tutto questo è solo mia!” la ragazzina non tratteneva ormai le lacrime, che
cadevano a fiotti dai suoi immensi occhi “Piccola mia tieni questo!” l’uomo le
porse una chiave “Con questa potrai farcela, potrai batterli, ma sta attenta:
non devi mai e poi mai usare questi poteri da sola, ti porterebbero alla
morte…un simile potere non può essere sopportato da un corpo umano singolo…devi
cercarne un altro…hai capito?” “Si…” l’uomo le chiuse la mano e le baciò la
fronte “Addio, piccola mia” si girò e corse via, verso il centro della città.
La ragazzina rimase lì ferma per qualche istante, osservando la figura del
padre farsi sempre più lontana, poi si mise la chiave in tasca e corse via.
Ryan era fuori al balcone del cafè Mew Mew. Il vento gli scompigliava i capelli
biondissimi e gli occhi azzurri erano fissi verso il parco, aspettando che
qualcosa o qualcuno arrivasse. Niente si mosse e, dopo un po’, si ritirò in
camera. Spense il computer, che teneva vicino al letto; la testa gli faceva
male. Scese velocemente le scale e si diresse in cucina. Kyle era in piena fase
lavorativa: stava preparando una torta enorme alla panna. Dall’esterno non si
avvertivano rumori: segno che il cafè non aveva ancora aperto. “Come mai le
ragazze non sono ancora arrivate?” “Lo sai, con il liceo i loro orari di
lezione sono più lunghi, il cafè deve aprire più tardi” “Ma Berry e Paddy
potrebbero venire, no?” “Berry è andata a fare una consegna e Paddy ha troppo
da fare a casa per venire qui tanto presto” Ryan si diresse verso Kyle, che gli
porse una tazza di tè fumante “Un’altra notte in bianco…giusto?” Ryan non
rispose e si sedette al tavolo, prese il giornale e cominciò a leggerlo,
sorseggiando l'infuso caldo. “Veramente pensi che tutte queste stranezze che
stanno capitando a Tokyo siano opera degli alieni?” “Ci sono stati degli
avvistamenti di mostri; hanno attaccato anche due ragazzi, ma non penso siano
alieni” Kyle si sedette vicino a lui “Allora che cosa sono?” “Non ne ho idea…
ma sicuramente non sono chimeri, li avremo rintracciati più facilmente”
il pasticciere bevve d’un fiato il suo tè e ritornò alla sua torta “Pensavo di
assumere un’altra cameriera, per aprire prima il locale e dare una mano alle
ragazze: Pam non c’è mai e Mark è ancora a Londra, senza parlare di Lory che
ormai è perennemente impegnata con lo studio” Ryan fissò Kyle torvo “Una nuova
cameriera? Beh… si può fare, ormai le Mew Mew non si fanno vedere da
parecchio... nessuno potrà più risalire a noi” “Allora se non ti dispiace
metterò l’annuncio oggi stesso” “Fai come vuoi” Ryan si alzò e si diresse verso
le scale “Dove vai?” “A farmi una doccia e poi a lavorare...” “Non sei cambiato
di una virgola...” “Mh?” “Smetterai mai di lavorare per dedicarti un pò a te?”
“Come fai tu?” Kyle sorrise “Touché, mi hai colpito!” Ryan sorrise, salì per le
scale e aprì la porta della stanza. “Una nuova cameriera, eh?”
Ariciao…lo sappiamo che vi rompiamo, ma ci teniamo a fare delle
precisazioni: la storia è ambientata un anno dopo Tokio MewMew a la mode, poi
le due scene di sopra sono ambientate a distanza di sei anni. Speriamo che il
prologo vi abbia incuriosito… Più commentate più scriveremo prima il
seguito…BUAHAHAHAHAH (io vi avevo avvisato che era malvagia!!!) CIAUZZZZ!!!
^___^
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Capitolo 2 *** La nuova cameriera ***
La nuova cameriera
Ciao a ttt… siamo di nuovo
qui…nn vi raccontiamo cs abbiamo passato per pubblicare la ff!!!
Ma alla fine c siamo riuscite…Speriamo ne valga la pena!!!
Vi raccomandiamo (imponiamo! ^ ^
) d commentare tanto tanto, per aiutarci a migliorare d più la
nostra storia… Cmq abbiamo deciso d inserire subito anche il
primo capitolo, solo il prologo era un po’ misero…
vabbuò ora vi lasciamo alla lettura COMMENTATEEEEEEE…
kiss Ale and Ale
P.S. per chiarire: le frasi scritte in corsivo sono i pensieri dei personaggi!!! Buona lettura!!!
Angel correva per il parco “oh no rischio di fare tardi” accelerò l’andatura, “non si può fare tardi il primo giorno di lavoro…”
guardò l’orologio, che segnava le due e un quarto
“accidenti devo sbrigarmi!”. Corse a più non posso
finché non arrivò davanti al cafè Mew Mew. Si
aspettava che qualcuno l’aspettasse per accoglierla, ma
all’entrata non c’era nessuno e così si
addentrò da sola oltre il cancello. “È permesso?
Sono Angel, la nuova cameriera!” trovò la porta del
cafè aperta, vi entrò: il locale era vuoto, le sedie
erano ancora girate sui tavoli, non si sentiva nessun rumore. “che strano, qualcuno dovrà pur esserci…”
camminò lentamente per la sala fino a che, avvertendo dei passi
dietro di lei, si girò di scatto “chi sei?” un
ragazzo molto alto dai lunghi capelli marroni si parò davanti a
lei “Sono Kyle, lo chef del locale. È un piacere poterti
rincontrare…tu sei Angel, giusto?” Lei lo guardò
negli occhi, riconoscendo in lui la persona con cui aveva parlato il
giorno prima. “Ah si… sono io Angel, sono venuta qui come
mi avevate chiesto” “Già, scusa l’accoglienza,
ma a quest’ora le altre ragazze non ci sono: è per questo
che ti ho fatto venire tanto presto” Kyle si
inginocchiò e le prese la mano per baciarla. “La tua
bellezza mi lascia letteralmente incantato” Angel sorrise ed
arrossì lievemente “Ehm… i dolci che serve questo
cafè sono buonissimi, è un piacere conoscere il loro
artefice!”disse, cambiando argomento. Kyle sorrise “Vieni
con me, ti mostro il resto del locale” “Grazie”. Si
diressero verso una porta, il ragazzo l’aprì e fece
entrare Angel in una stanza accogliente “Questa è la
cucina. È qui che preparo i miei famosi dolci; a proposito, ne
ho uno pronto qui per te” Le mostrò un’enorme fetta
di torta alle fragole “Ma è stupenda! Davvero la posso
mangiare?” “Certo, è un piacere cucinare per una
splendida creatura come te” Angel si ritrovò ad arrossire
nuovamente, "certo che questo qui è proprio strano, ma è gentilissimo non c’è che dire!"
si sedette accanto a lui e cominciò a mangiare di
gusto“È davvero squisita” “Grazie, ci
tengo a testare i dolci che invento” “L’hai inventata
tu?” “Si… mi diverte molto sperimentare nuove
combinazioni per i dolci” “Sei bravissimo”
notò un’altra fetta di torta sul tavolo “Deve unirsi
qualcun altro a noi? Un’altra cameriera?” “il ragazzo
sorrise “No, si tratta del proprietario del cafè; è
un mio amico e vive qui insieme a me” “Capisco” Kyle
si alzò e andò vicino al forno. Angel avvertì un
rumore di passi che scendevano le scale “Eccolo che arriva”
“Kyle, non apriamo il locale oggi?”. La ragazza
guardò verso la porta, un ragazzo abbastanza alto e biondo era
sulla soglia “Ryan ti presento Angel, la nuova cameriera”
Ryan si avvicinò a lei “Piacere, Ryan” le porse la
mano, con aria abbastanza seccata “Piacere, Angel” La
ragazza si trovò a fissare gli occhi di lui: erano di un azzurro
freddissimo, ma l’attraevano magneticamente. Al contrario, il
ragazzo faceva di tutto per non incrociare il suo sguardo, imbarazzato.
Kyle si fermò a fissarli un attimo, e sorrise sotto i baffi.
“Allora, Angel, vogliamo aprire?” “Certo!” “Io vado a fare un giro” Kyle sorrise ancora "incredibile..."
Alle tre il cafè era letteralmente pieno e Angel si trovò
da sola a servire tutta quella gente: correva letteralmente da un lato
all’altro della sala senza fermarsi un secondo. “Cameriera?
Ci porta il conto?” “Cameriera, che fine ha fatto la mia
crostata?” "Non è possibile che ci sia tanta gente, da sola non ce la farò mai…
Arrivo un attimo di pazienza…uff!”. Ad un certo punto, si
aprì la porta del cafè e due ragazze vi entrarono: una
era bassina con i capelli neri, l’altra, più alta, aveva i
capelli verdi. Kyle si avvicinò a loro. “Mina,
Lory…posso presentarvi la nostra nuova cameriera?”
indicò Angel, le due ragazze le si avvicinarono e quella con i
capelli verdi le porse la mano “Piacere io sono Lory e lei
è Mina, lavoriamo qui al cafè” Angel sorrise e le
strinse la mano “Io sono Angel, da oggi lavorerò anche io
qui” Lory sorrise, mentre Mina la guardava in cagnesco.
“C’è qualcosa che non va, Mina?” Lory la
fissava imbarazzata “Si. Kyle? Ho bisogno di parlare con Ryan,
è in casa?” Kyle si avvicinò alle ragazze
“È di sopra” Mina si girò di scatto e si
avviò verso le scale e, mentre le saliva, riprese a
squadrare Angel. "Però… che tipino simpatico"
“Lory, puoi andare gentilmente a cambiarti? Qui c’è
bisogno del tuo aiuto”. In quel momento, altre tre ragazze
entrarono “Ehi Kyle! La prossima consegna?”. Una ragazza
bassina con dei lunghi capelli biondi si avvicinò a Kyle
“Si, Berry. È quasi pronta” La nuova sopraggiunta si
voltò verso Angel “E tu chi sei?” “Ehm, sono
la nuova cameriera. Mi chiamo Angel” le due ragazze entrate con
Berry le si avvicinarono “Una nuova cameriera? Che carina!
Comunque piacere, io sono Strawberry” Angel le diede la mano
esitando “E io Paddy!” “Inizi oggi?” “Si,
ho parlato con Kyle ieri e oggi sono qui…” Paddy le si
avvicinò “Sei più grande di Strawberry…
quanti anni hai?” “Diciotto.” “Ha
l’età di Pam!” “Pam? Chi è?”
“È un’altra cameriera solo che, per impegni
personali, viene raramente al cafè” “Allora Angel,
non mi sembra che tu sia di Tokyo, giusto?” “Si…
beh… veramente…” Ryan scese le scale, seguito da
Mina “Ehi voi quattro, non è il momento adatto per
chiacchierare: il cafè è pieno. Dovete lavorare!”
le ragazze si girarono verso Ryan e si voltarono di nuovo
“È quel brutto antipatico di Ryan! Mai una volta che
usasse un tono più gentile! Deve sempre farsi
riconoscere!” “Muoviti a lavorare Strawberry, altrimenti ti
sottraggo il tempo che perdi dalla paga…” “Corro,
corro! Uff… che antipatico!” Angel sorrise, vedendo quella
scenetta. "Certo che qui c’è proprio un bel clima…sono tutti amici" si voltò verso Ryan e vide Mina che la squadrava minacciosa "Non tutti…"
“Ah, che stanchezza!” Strawberry si sedette ad un tavolino
e stese le gambe. “Mamma mia, certo che qui viene tantissima
gente!” Angel si avvicinò a Strawberry e si sedette vicino
a lei “Già…non è proprio una
passeggiata!” Lory si unì alle due che ridevano, mentre
Paddy scivolava sulla scopa, con lo straccio bagnato, per il locale
“Mi chiedo sempre come faccia ad avere tutte queste
energie…io sono distrutta!” “Come se lavorassi
tanto…” Mina si intromise nella discussione “Mina,
non essere sempre antipatica!” Angel la fissò e
notò che la guardava nuovamente storto. “Comunque io vado
a casa, ci vediamo domani, buonanotte a tutte quante!” Mina si
diresse a passo veloce alla porta e uscì dal locale. “Non
farci caso, si comporta sempre così, è il suo
carattere…” “Sarà… ma temo di non
andarle troppo a genio.” “Allora, Angel, dicci un po’
di più sul tuo conto… di dove sei?” “Sono
americana, di Boston” “E come mai sei qui in Giappone?
“Mio zio doveva trasferirsi qui per affari, e mi ha portata con
se” “Ragazze? Vi ho portato una sorpresa per
festeggiare l’arrivo di Angel nel cafè” Kyle
arrivò portando una torta al cioccolato “Wow! Kyle sei
davvero un angelo!” il ragazzo poggiò il dolce al centro
del tavolino e le ragazze si sedettero attorno. Si unì anche
Ryan, che si sedette con loro. “Buon appetito!”
“Ragazzi! È eccezionale! Mai mangiata una torta buona come
questa!” Paddy si lanciò sulla torta e ne prese un altro
pezzo. “Calmati Paddy, ce n’è per tutti!”
“Complimenti Kyle, è davvero buona.” “Grazie
Ryan, ma non sforzarti a mangiarla: so bene che non gradisci il
cioccolato” Strawberry si girò di scatto verso Ryan
“Non mangi cioccolata? Ecco perché sei così
acido…” Ryan sbuffò e continuò a mangiare,
Paddy si voltò verso Angel “Allora Angel, hai detto che
sei qui con tuo zio e i tuoi genitori?” Angel sobbalzò
“Ehm, a dire il vero mia madre è morta quando ero molto
piccola e mio padre nell’incendio di Boston, quattro anni
fa.” “Oh… scusami! Non volevo metterti a
disagio” “No, non c’è nessun problema.”
Calò sul gruppo un silenzio imbarazzante che Kyle, dopo un
po’, ruppe. “Boston? Quindi sei americana?”
“Certo!” “Che coincidenza! Anche io e Ryan lo siamo,
però veniamo dalla California” “Mio zio si è
dovuto trasferire qui per portare avanti le sue ricerche”
“Ricerche? È uno scienziato?” “Si, come mio
padre, studia l’inquinamento. È venuto qui, in Giappone,
per portare a termine un suo studio sul tasso di inquinamento
nell’Est” Strawberry e Paddy si alzarono
“Interessante ma, purtroppo, si è fatto tardi. Dobbiamo
proprio andare!” “Già, già” “Ciao
a tutti!” “Aspettatemi! Vengo con voi.” Lory si
alzò “Buonanotte, ci vediamo domani.” Kyle si
alzò e iniziò a prendere i piatti, Angel
l’aiutò ed andarono in cucina, seguiti da Ryan.
“Allora se non c’è più niente da fare, io
vado!” “Si, ok… solo un favore: potresti portare
fuori la spazzatura?” “Senz’altro” Angel prese
un sacco, Ryan ne prese un altro e, insieme, si avviarono al
bidone. “Allora sei americano anche tu…” “No,
almeno non propriamente: ho vissuto lì, ma mio padre e mia madre
erano giapponesi” “Erano?” “Sono morti anche
loro parecchi anni fa, in un incendio…”
“Oh…” continuando a camminare, si avvicinarono al
bidone; Angel lo aprì e buttò il suo sacco Ryan, invece,
ebbe qualche difficoltà. “È pesante, ti
aiuto.” Angel lo sollevò e lo buttarono insieme
“Però! Sei più forte di quello che sembri”
Angel sorrise “Non sai ancora niente di me…” Ryan
sorrise e la guardò “Beh…buonanotte”
“Buonanotte, ma non preferisci essere accompagnata?”
“No… non preoccuparti abito qui vicino e poi, l’hai
detto tu, sono forte… so cavarmela”
“Ok…allora ciao.” “Ciao” Angel si
voltò e si allontanò. Ryan rimase qualche secondo a
fissarla e poi ritornò nel locale.
Il pomeriggio dopo, Angel arrivò al cafè in anticipo,
aprì il cancello e percorse a grandi passi il cortile, prese le
chiavi e aprì la porta: il silenzio totale la accolse.
“Ehi, Kyle? C’è nessuno?” si avviò
verso la cucina, ma la trovò deserta "strano… a quest’ora Kyle non dovrebbe preparare i dolci?"
Angel fissò perplessa il forno spento, poi salì le scale
e si avviò al piano di sopra, pensando che almeno Ryan fosse in
casa. Arrivò davanti alla porta di una stanza; bussò
senza ottenere risposta “Ryan?” Aprì la porta, ma
nella stanza non c’era nessuno. Osservò la stanza del
ragazzo: era insolitamente spoglia, c’erano solo un letto, un
comò ed un computer. Sorrise: era incredibile quante cose
avessero in comune e, guardando quella camera, Angel si ritrovò
a pensare alla sua, identica eccezion fatta per la presenza di un
televisore. Si avvicinò al comò, vide una foto, la prese
in mano e la guardò: tre volti felici che sorridevano
abbracciati, una felicità talmente profonda da essere riflessa
negli occhi azzurriblu che scintillavano, occhi luminosi, vispi, vivi.
Angel posò la foto e si allontanò dalla camera; scendendo
le scale, si fermò davanti ad uno specchio e si
contemplò, fissando con attenzione i suoi occhi: non erano
più luminosi, non risplendevano di felicità da tanto
tempo "Già… ma da quanto tempo?"
Si immerse nei ricordi, cercando di ricordare quello attimo di
felicità che le faceva brillare gli occhi; non ci riuscì,
anzi, non ricordò nient’ altro al di fuori di quella notte
tremenda, in cui il suo mondo crollò, lasciando il posto
all’inferno nel quale viveva. Chiuse gli occhi e sorrise "Strano...cerco il ricordo della mia luce, e ricordo solo il momento in cui l’ho persa…"
sospirò come per farsi forza, lentamente scese le scale ed
arrivò in cucina, dove prese posto su una sedia. In quel
momento, la porta si aprì “Incredibile! Abbiamo girato
tutta la città, interrogato decine di
persone…com’è possibile che nessuno abbia veramente
visto quelle creature? Hanno terrorizzato mezza città!”
“Non ti tormentare troppo: la gente tende a rimuovere tutto
ciò che li traumatizza, senza contare che quello che hanno visto
non era neanche normale… avranno pensato ad un errore”
“Già… comunque ho deciso di riprovare domani, prima
o poi dovrò pur scoprire qualcosa!” “Sei sempre il
solito, la parola ‘arresa’ non è mai rientrata nel
tuo vocabolario…” “Non posso permettere che delle
creature attacchino persone innocenti!” Angel ascoltò la
conversazione in silenzio, senza rivelare la sua presenza.
“È anche vero che, da quando sono comparsi, non hanno mai
fatto del male a nessuno: tutte le vittime sono sempre riuscite a
scappare…” Ryan appese la giacca all’appendiabiti
“Si, tutte le vittime hanno rivelato, nelle varie interviste, che
qualcosa aveva trattenuto quei mostri, dando loro il tempo di
scappare” “È un vero mistero…”
“Già…è per questo che devo risolverlo”
“A te i misteri non sono mai piaciuti…”
“Comunque, non saranno troppo diversi da quelli già
affrontati…” Kyle si diresse in la cucina, dove
trovò Angel affacciata alla finestra, intenta a guardare fuori.
Ryan seguendo l’amico, entrò anche lui e si fermò
quando la vide. “Angel?” Angel si voltò di scatto
lasciando che il sole le illuminasse il viso sorridente “Oh siete
arrivati, non vi ho sentito entrare…” I ragazzi rimasero
fermi per qualche secondo, arrossendo: il viso candido della ragazza
splendeva illuminato dal sole, gli occhi color dell’oro si
confondevano nella luce, ed i capelli verdi pareva brillassero. Kyle le
si avvicinò “Scusami Angel, ieri non mi hai lasciato il
tuo numero di telefono e quindi non ti ho potuta avvisare: oggi il
cafè rimarrà chiuso. Io e Ryan, questa mattina,
abbiamo avuto da fare e non ho avuto il tempo di preparare nemmeno un
dolce” Angel sorrise di nuovo facendo tremare leggermente Ryan,
che continuava a fissarla, incapace di levarle gli occhi di dosso.
“Non preoccuparti… piuttosto, se mi dai un pezzo di carta
te lo segno” Ryan si voltò, prese un block notes e glielo
porse, Angel lo prese accennando un grazie sottovoce, scrisse il numero
e glielo ridiede “Allora, cosa faccio? Vado via?” Kyle
sorrise “Certo, hai la giornata libera… non preoccuparti,
ti pagheremo l’inconveniente” le prese la mano e la
baciò nuovamente “Non ce n’é
bisogno…” Angel arrossì imbarazzata “Oh! Che
sbadato! Non ho comprato il tè alle fragole!” Kyle si
batté una mano sulla fronte “Cosa volete farci…
sono uno sbadato! Mi toccherà uscire un’altra volta per
prenderlo!” “Non preoccuparti Kyle…vado io”
Ryan uscì dalla cucina e scomparve dietro l’anta della
porta. “Allora vado anch’io!” Angel si
avvicinò a Kyle, gli tirò un bacio sulla guancia e corse
verso Ryan. Kyle rimase a pensare un po’, poi scese nel
laboratorio.
Angel corse a più non posso ed arrivò di fianco a Ryan
“Ohi, Ryan aspettami!” Ryan si voltò e la vide
arrivare dietro di se “Devi venire da qui?” Angel gli
sorrise “Si… devo fare un salto da una mia
amica…” “Capisco…”. Camminarono
lentamente e vicini, senza che nessuno dei due dicesse nulla. Angel,
ogni tanto, si trovava a fissare Ryan; le piaceva tentare di capire
cosa provassero le persone, e in lui vedeva sempre e solo tristezza,
una tristezza viva, che non l’abbandonava mai. Ryan guardava
fisso davanti a lui in modo palesemente innaturale: faceva di tutto per
evitare di guardare la persona che gli stava affianco; ogni volta che
scrutava quegli immensi occhi gialli, cominciava a tremare lievemente e
non riusciva a far cadere lo sguardo. Angel gli faceva paura, lo
terrorizzava e lo attraeva; era convinto che gli leggesse dentro, che
capisse cosa si celasse dietro ogni suo atteggiamento, dietro ogni sua
frase. Stanco di tenere lo sguardo fisso a terra, si voltò verso
di lei, incrociando il suo sguardo e capendo immediatamente che lei lo
fissava da parecchio; confuso, la guardò stranito. Nonostante
Ryan la fissasse, Angel ricambiava lo sguardo interessata e non
accennava né ad arrossire né ad abbassare lo sguardo,
cose che invece fece lui improvvisamente. Si fermò di scatto e
la guardò nuovamente “Sono arrivato” Angel, che era
poco avanti a lui, sorrise e lo salutò con un cenno della mano
“Allora a domani” Ryan sussultò non riconoscendo il
suo tono di voce, insolitamente freddo. “A domani” Ryan
entrò nel supermercato mentre Angel proseguì dritta “Adesso, Ryan Shirogane, vediamo un pò chi sei!”
Angel uscì dall’ascensore, guardò spaesata il
pianerottolo del palazzo dove si trovava finquando una porta non si
aprì ed una ragazza non la chiamò sorridendo.
“Mely, è un’eternità che non ci
vediamo!” Angel si buttò al collo della ragazza che
rispose all’abbraccio con la stessa intensità “Sono
rimasta sorpresa quando ho saputo che ti eri trasferita qui, a Tokyo;
pensavo non ne volessi sapere di lasciare
l’America…” Le due ragazze entrarono in casa; Mely
condusse l’amica in uno studio e la fece accomodare su di una
sedia di fronte ad un computer. “Già… mio zio
è dovuto venire qui e così ho deciso di seguirlo”
“Ho capito! La cosa che mi ha stupito di più è che
appena arrivata già mi dai da lavorare!” “Hai
ragione…scusa il poco preavviso ma mi serve veramente il tuo
aiuto!” l’altra sorrise maliziosamente “Chi è
stavolta?” Angel sorrise “Ryan Shirogane, mi devi dire
tutto!” Mely si concentrò sul computer e, dopo cinque
minuti, alzò la testa fissando la ragazza stranita “Il tuo
amico è uno che non vuole farsi trovare, non un indirizzo
e-mail, non un contatto o intervento…” “Vuoi dire
che non puoi trovare niente?” “Calma, calma, sono un hacker
io! Posso fare tutto, solo che sarà illegale, per te ci sono
problemi?” “No, basta che mi trovi tutto il
possibile” “Mh…” Mely armeggiò vicino
al computer ancora a lungo, poi si voltò verso Angel “Ok,
ho qualcosa, ma purtroppo se ci entro il tuo amico saprà che
qualcuno lo ha cercato” L’interessata si fermò a
riflettere e poi disse “Ok, vai lo stesso”. Mely sorrise
raggiante e girò lo schermo del computer verso Angel mostrandole
una foto “È lui?” l’altra sorrise
“Si” Mely la guardò “Allora, anni 19, nato in
California dal Dottor Max Shirogane e da Lilith Moss, scomparsi
entrambi nell’incendio della loro abitazione il tredici maggio
del '93” “Dice qualcosa sull’incendio?”
“Si, fu di natura dolosa, ma non sono mai stati trovati i
colpevoli” Angel fissò la foto “Poi?”
“Dice che, attualmente, Ryan è sotto la tutela di Kyle
Akasaka, un brillante scienziato amico del padre…a quanto pare,
questo ragazzo è uno dei massimi esperti su gli Uma, gli animali
non identificati” “Lo so cosa sono gli Uma…cosa dice
in più su Ryan?” “Oh, pochissimo, so solo che il suo
quoziente intellettivo è di molto al di sopra della media, a
dieci anni il bambino poteva tranquillamente andare
all’università, tanto è vero che si iscrisse a
quella di Los Angeles, ma non la frequentò mai perché i
genitori morirono e lui si trasferì qui a Tokyo, dove
frequentò la scuola come tutti i bambini della sua
età.” “Mh…” “Non è
interessante, vero? A parte questo, il ragazzo è un totale
mistero: è un miliardario che potrebbe avere tutto, ma non fa
nulla, come se volesse rimanere nell’anonimato. L’unico
contatto che ha con il mondo esterno, è un bar aperto circa tre
anni e mezzo fa” Angel rimase a pensare un po’, riflettendo
la discussione fra Ryan e Kyle, una frase le saltò alla mente, -non saranno diversi da quelli già affrontati-
“Mely negli ultimi anni a Tokyo si sono verificate cose
strane?” Mely strabuzzò gli occhi “Se sono capitate
cose strane? Certo che si! Degli strani mostri attaccavano tutto e
tutti tre anni fa, abbiamo rischiato grosso!” “E come li
avete sconfitti?” “Delle strane creature, una squadra,
cinque ragazze con dei poteri incredibili, si facevano chiamare Mew
Mew” “Mew Mew? Hai detto così giusto?”
“Si, perché?” Angel sorrise soddisfatta “Mi
sei stata di grande aiuto” “Non capisco, non hai ottenuto
niente…” “Angel la guardò sorridendo
maliziosamente “Ti sbagli Mely, ho scoperto tutto invece!”
Ryan era rientrato al cafè verso le sei e mezzo. Dopo essere
stato al supermercato, aveva passeggiato a lungo e non si era reso
conto di quanto fosse tardi. Entrò nel cafè
“Kyle?” nessuno rispose si avvicinò alla cucina, poi
sentì il rumore di un phon e capì che l’amico era
di sopra. Si sedette poi, stanco, si abbandonò con la testa sul
tavolino di legno. Uno sbadiglio lo colse "Ho sonno, sbaglio a non dormire..." sbadigliò di nuovo "Chissà Strowberry cosa starà facendo? Probabilmente starà a telefono con Mark…"
il pensiero di quei due insieme lo infastidì: da tempo era
innamorato di lei, forse dal primo giorno che l’aveva incontrata,
non si era mai dichiarato perché lei era follemente innamorata
di Mark Aoyama, uno suo compagno di scuola, con cui si era fidanzata e
nessuno li aveva più divisi. E lui? Lui si era rassegnato, dopo
tre anni aveva trovato pace, non soffriva più come un cane, e
non era più ossessionato da lei anzi, a mano a mano, il suo
amore per lei si era lenito così tanto da tramutarsi in un
profondo affetto. Si mosse un po’ e poi chiuse gli occhi blu "sono stufo di lavorare
e di dovermi preoccupare di tutto… non ne posso più!
Questo mio carattere è terribile… la mia mania di
risolvere tutto…" aprì gli occhi di scatto e si
alzò: un pensiero gli affollava la testa. Degli occhi, i suoi
occhi, gli occhi gialli che gli leggevano l’anima e che lo
facevano tremare. Allontanò quell’immagine dai suoi
pensieri, poi il telefono squillò. Ryan rispose, mentre Kyle
scendeva le scale e lo salutava, dirigendosi in cucina con
l’intento di preparare la cena. Dopo poco, Ryan lo raggiunse, con
un’espressione turbata “È forse successo
qualcosa?” “Erano della polizia: hanno detto che un hacker
è riuscito ad accedere al mio profilo e a scaricalo tutto, senza
riuscire a fermarlo” Kyle si voltò verso di lui, ridendo
“Non c’è da preoccuparsi… sono cose che
capitano” “Già, ma non sono troppo conosciuto”
“Sarà stata una tua fan” “Una fan esperta di
computer, interessante…” Ryan si voltò e
uscì dalla cucina. “Stai andando a lavorare?” Ryan
non rispose, si limitò a salire le scale e a fissarsi allo
specchio, "gli stessi occhi…"
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Capitolo 3 *** L'angelo della notte ***
Un saluto enooorme a tt i
nostri lettori…la storia in qst
cap prenderà finalmente una svolta interessante…
quindi nn vogliamo anticiparvi
nulla, scoprirete tt da soli!!! BUUUOOONAAA LETTUUURAAAAA!!!
P.S. un saluto ed un bacione megagalattico a izaoi007 che ci ha
commentato in
maniera positivissima…GRAZIEEEEEE!!!!!
KISS
Angel dormiva profondamente nel suo letto. Il suo, però, non
era un sonno
tranquillo: si girava e rigirava freneticamente tra le lenzuola ed ogni
tanto
emetteva qualche mugolio, “NO!” .
Si svegliò di soprassalto, velocemente scese dal letto e si
diresse verso
l’armadio, lo aprì violentemente e ne
cacciò fuori dei vestiti. Si infilò i
jeans e, dopo poco, sentì bussare alla porta; lo zio irruppe
nella sua camera,
ma Angel non se ne curò e si limitò ad infilarsi
una t-shirt nera, “Dove?” il
professore la fissò per un secondo, poi rispose
“Al parco, sono due” Angel
sospirò mentre si legava i capelli in una coda alta,
“Sai cosa possono fare?”
l’uomo annuì “Fanno esplodere le
rocce…devi stare attenta” Angel sorrise
e si infilò dei guanti di pelle neri senza dita
“Qualcosa mi dice che sta notte
non sarò da sola…” il professore la
fissò preoccupato “cerca di non farti
scoprire: se ti vedono, ti troverai in una brutta
situazione…” Angel sorrise e
si avvicinò allo zio, lo baciò sulla guancia e lo
sorpassò, “La tua moto è qua
fuori, l’hanno portata oggi pomeriggio…il
meccanico ha fatto un buon lavoro”
Angel non si voltò e continuò a camminare
spedita, sorridendo di nuovo fra se,
uscì da casa e, sul vialetto, vide la sua moto, che lei
chiamava la sua”
piccola” come la migliore dei fanatici. Si
sistemò sulla sella, infilò il
casco e partì a tutto gas “Inizia lo
spettacolo”
Kyle si svegliò di colpo: il rumore di diverse esplosioni si
propagava per il
parco vicino al bar. Scese dal letto e, di corsa, andò in
camera di Ryan che,
già vestito, si stava infilando la giacca, “Ryan?
Cosa sta succedendo?” Ryan lo
guardò con sguardo cupo “Sono quei mostri che
stanno terrorizzando la città… ho
avvisato le ragazze di recarsi immediatamente sul posto”
Appena finì di
parlare, uscì di corsa dal cafè ed
arrivò immediatamente al parco. Lory, Paddy
e Strowberry erano già sul luogo, ma non ancora trasformate
in Mew Mew. Il
ragazzo osservò le sagome scure di quelli che erano i loro
nemici: benché il
loro aspetto fosse simile a quello di due esseri umani robusti, il
luccichio
infuocato dei loro occhi tradiva la loro vera natura demoniaca.
Sentendosi
osservati, i due mostri cominciarono a ridere di gusto e, uno dei due,
fece un
cenno con la mano; subito, la roccia ai loro piedi si infranse,
catapultando il
biondo contro un albero; appena si riprese, Ryan guardò le
ragazze, che
annuirono. “MewBerry!”
“MewLory!” “MewPaddy!”
“METAMORFOSI!!!” le tre
ragazze diventarono Mew Mew ed iniziarono a combattere contro quegli
esseri;
“Fiocco d’acqua!” MewLory
colpì solo uno dei due, che cadde a terra; l’altro
fece esplodere una roccia vicino a lei e la sbalzò lontano,
facendole perdere i
sensi. “MEWLORY!” MewBerry chiamò
l’amica poi, non sentendo alcuna risposta,
cominciò a correre verso di lei per soccorrerla, ma fu
ostacolata
dall’esplosione di un’altra roccia, che
alzò un immenso polverone. “Maledetti!”
MewPaddy si scagliò contro i due mostri
“Fiocco…immobilizza!”
L’attacco colpì i
bersagli, che rimasero bloccati, e subito MewBerry ne
approfittò “Fiocco di
luce… MASSIMO SPLENDORE!” Un accecante bagliore
impedì alle ragazze di
verificare l’effetto dell’attacco, ma, dissipata la
luce, dei demoni non era
rimasta più alcuna traccia. “Ce
l’abbiamo fatta!!!” MewBerry e MewPaddy si
abbracciarono. “Ragazze! DIETRO DI VOI!” Le due Mew
Mew, nonostante sentirono
l’avvertimento di Ryan, non fecero in tempo a voltarsi e
vennero scaraventate
via dai mostri, perdendo conoscenza. Il ragazzo, in preda al panico,
corse
verso di loro “Ragazze! Svegliatevi!” Gli esseri si
avvicinarono con fare
minaccioso, Ryan si sentì impotente e li fissò
impietrito; uno dei due storse
la bocca in un ghigno malefico, il biondo chiuse gli occhi e si
preparò al
colpo, pensando che gli sarebbe stato fatale. Di colpo,
però, uno di quei
mostri strabuzzò gli occhi e cadde a terra in fiamme,
lanciando uno stridulo
verso di dolore, l’altro si girò notando, alle sue
spalle, una figura nascosta
dall’ombra di un albero. Ryan fissò il misterioso
salvatore, che allungò una
mano illuminata dalla luce del lampione, l’aprì ed
una sfera di fuoco si
materializzò dal nulla; si sentì un ghigno
nell’oscurità poi, con fare deciso,
il braccio si mosse e la sfera colpì il mostro nel petto,
cadendo a terra come
il primo. Ryan guardò il mostro prendere fuoco scioccato,
poi la sua attenzione
andò alla figura nascosta, che venne illuminata fino al
busto, scoprendo un
corpo decisamente femminile “Chi sei?” Ryan si
alzò e tentò di avvicinarsi, ma
la voce agghiacciante della donna lo fermò “Non
avvicinarti!” Ryan
trasalì e si fermò “Sei un
nemico?” “Tu cosa dici?” Il biondo
sorrise “Direi di
no…” “Hai detto bene…sono
dalla vostra parte” “Allora perché non
ti mostri?”
“Preferisco rimanere nell’anonimato, Ryan
Shirogane” Ryan sogghignò
“Interessante…devo intuire che sei stata tu ad
entrare nel mio dossier?” La
figura non rispose. In quel momento, le Mew Mew si ripresero ed
andarono vicino
Ryan. “Ryan…cos’è successo ai
mostri?” MewPaddy gli si accostò,
“Questa donna
li ha eliminati” “Wow, allora sei forte!”
MewPaddy sorrise, MewLory e MewBerry
si fissarono “Perché non ti fai vedere?”
MewBerry avanzò verso la figura “Ho
già risposto a questa domanda, Strawberry
Momomiya…la mia identità non vi
riguarda.” Le Mew Mew e Ryan fissarono la figura stupefatti
“Tu sai?” La figura
rise, “So quasi tutto…è stato semplice
scoprirvi!” indicò Mewlory “Tu sei Lory
Midorikawa e tu Paddy Wong” le ragazze trasalirono
“Mostrati…MOSTRATI HO
DETTO!” MewBerry, infuriata, corse verso la
misteriosa donna, cercando di
afferrarla, ma questa svanì nel nulla senza lasciare
traccia. Le ragazze si
fissarono incredule “Questa volta siamo veramente nei
guai…”
Erano le sette di mattina, Ryan era seduto in cucina e sorseggiava
soprappensiero il suo caffè. Kyle era intento a preparare
uno dei suoi dolci,
ma non sembrava troppo attento a ciò che faceva: entrambi
pensavano alla stessa
cosa, entrambi non riuscivano a capacitarsi di come il loro segreto
fosse stato
svelato. Il biondo tamburellava nervosamente le dita sul tavolo, lo
sguardo era
perso nel vuoto.
“Non siete proprio riusciti a capire chi fosse?” il
pasticciere alzò per un
attimo gli occhi dai fornelli e fissò
l’amico,“Si sta bruciando il
dolce…” Kyle
corse davanti al forno, da cui provenivano sinistre striscioline di
fumo, e
spalancò lo sportello automaticamente. Il fumo invase la
stanza ed il ragazzo
cominciò a tossire. “Guarda che disastro ho
combinato…maledetta la mia
sbadataggine!” Ryan guardò Kyle correre avanti e
indietro per la cucina e
sorrise divertito. “Ah, così ti faccio ridere
eh?” Ryan alzò gli occhi verso
Kyle che lo guardava e sorrideva, un sorriso che solamente Kyle
riusciva a
fare, così dolce e rassicurante. Il biondo gli si
avvicinò “Kyle, chiama Pam in
Francia e dille di tornare il più presto
possibile…avremo bisogno del suo
aiuto” l’altro guardò perplesso il
ragazzo “Hai intenzione di rimettere insieme
la squadra?” Ryan abbassò lo sguardo“Non
conosciamo il nostro nemico, sappiamo
solamente che è fortissimo e, come se non bastasse, la
nostra alleata ha
scoperto chi siamo e cosa facciamo…è
già tanto se tra due ore non lo sapranno
tutti i giornali!” “Chiamo le ragazze e le avverto
di venire prima al cafè,
così potremo organizzare una specie di
riunione…poi oggi ritorna Mark” Dopo
aver pronunciato quell’ultima frase, Kyle fece una pausa e ne
approfittò per
fissare il ragazzo che gli stava di fronte, cercando di capire se il
nome
appena detto sortisse ancora qualche effetto su di lui. Il biondo non
si mosse,
non ebbe alcuna reazione anzi ricambiò lo sguardo dello chef
e sorrise
compiaciuto “Non preoccuparti, ormai mi è
passata” Cosi dicendo il ragazzo uscì
dalla cucina, lasciano Kyle da solo, “Già…FINALMENTE
ti è passata”.
Sorrise e poi ritornò al suo lavoro.
Angel era nel suo letto e tentava di dormire, ma una miriade di
pensieri le
invadevano la testa: l’avevano vista? L’avevano
riconosciuta? Queste due
domande l’assillavano fin da quando aveva abbandonato il
campo di battaglia.
Guardò l’orologio: erano le dieci. Stanca di
rimanere al poltrire nel letto, si
alzò e si diresse verso la cucina, vi entrò e
trovò suo zio, intento a leggere
il giornale, già vestito chissà da quanto;
quest’ultimo, non appena la vide
entrare, sfoggiò un sorriso a ventiquattro denti.
“Allora piccola guerriera,
come è andata sta notte?”. Piccola
guerriera. Suo zio la chiamava
sempre così, almeno da quando aveva deciso di abbracciare
quella croce,
uccidendo tutti i mostri generati da suo padre. “E’
andato tutto bene…le Mew
Mew erano sul posto, come previsto…” lo zio fece
una smorfia “Eh, le Mew Mew…
ancora non capisco come hai fatto a collegarle con quel bar…
devo ammettere
che, questa volta, mi hai davvero sorpreso!” Angel si sedette
di fianco allo
zio “Già… i miei poteri empatici stanno
crescendo: è successo per caso… sono
passata davanti al bar e ho letto l’annuncio, il mio sesto
senso mi diceva di
entrare…” “Sesto senso? Tu ne hai almeno
diciotto di sensi!” Angel sorrise e si
servì di un caffè e di un cornetto, portati dalla
cameriera. “Comunque adesso
sono nei casini, non posso permettermi il lusso di far associare la
ragazza
della scorsa notte con me, la nuova cameriera del
cafè…non voglio che mi
scoprano” “E per quale motivo?” Angel
sorrise nuovamente “Perché il mio decimo
senso mi dice così…” lo zio rise di
gusto “Allora perché non usi i tuoi poteri
per camuffarti?” “Hai ragione, ci avevo
già pensato io…la prossima volta farò
così…” Il professore si alzò
e si affacciò alla finestra “Adesso comunque
dovremo stare più attenti, i mostri avranno sicuramente
captato la forza delle
Mew Mew e faranno di tutto per impossessarsene…”
“Infatti…il mio compito si
complica, da paladina della notte a baby sitter…sto
degenerando…” l’uomo
sorrise ancora “Sarai prudente?”
“Certo”. Angel si alzò e fece per uscire
dalla
stanza “Dove stai andando?” la ragazza sorrise
maliziosamente
“Sole,vento…moto…”
l’uomo ridacchiò “Già,
già la moto…” Angel uscì
dalla stanza
e corse in camera sua.
Strawberry era intenta ad osservare il gate, dal quale il suo adorato
Mark (nda
BLEAH!^^) sarebbe dovuto uscire da lì a pochi istanti,
“E’ possibile che ci
metta tanto?” sbraitò infastidita e
cominciò a sbuffare sonoramente. “Ma la
vuoi piantare? Non vi vedete da tre mesi, adesso un minuto in
più o uno in meno
cosa vuoi che cambi?” Mina guardò innervosita
l’amica che continuava a fremere
“Cosa ne vuoi sapere tu? Acida e fredda come sei è
normale che nessuno ti
piglia!” Strawberry guardò Mina furente, Lory
sorrise malinconicamente: quelle
due non sarebbero mai cambiate! Le due ragazze continuarono a
punzecchiarsi e
ad urlare per tutto l’aeroporto finquando una voce non
attirò la loro
attenzione. “STRAWBERRY!” Mark, appena uscito dal
gate, aveva un braccio alzato
in segno di saluto. Strawberry rimase un attimo interdetta alla vista
del suo
ragazzo, poi corse verso di lui a braccia aperte con le lacrime agli
occhi.
“MARK!” gli si fiondò praticamente
addosso, facendolo cadere a terra, lo
abbracciò prepotentemente e nascose il volto tra le sue
spalle singhiozzando.
Mark rispose all’abbraccio dolcemente, poi le
accarezzò i capelli “Piccola mia,
quanto mi sei mancata…”
“Anche…tu…mi…sei…mancato…Mark!”
Il ragazzo sorrise e si
rialzò, Strawberry si asciugò le lacrime e poi si
abbandonarono in un lungo e
tenerissimo bacio. Dall’altra parte, Lory e Mina sorridevano
e, addirittura,
quest’ultima aveva le lacrime agli occhi. “Allora
piccioncini… finalmente vi
siete ritrovati, eh?” Mark si avvicinò alle due
ragazze e, una alla volta, le
abbracciò. “Come è andato il
viaggio?” “Tutto bene…mi sono annoiato
un po’, ma
è andato tutto bene!” Le ragazze sorrisero poi
Strawberry intervenne “Mark,
immagino che tu adesso debba ritornare immediatamente a casa,
giusto?” “Si,
infatti… mi dispiace amore, ma manco da casa da parecchio e
i miei genitori
vogliono stare un po’ con me…”
Strawberry baciò il suo ragazzo a fior di
labbra, “Non preoccuparti, io e le ragazze dobbiamo andare al
cafè quindi…” al
solo sentir nominare il cafè, le ragazze si rabbuiarono ed
immediatamente i
loro pensieri si concentrarono sulla notte appena passata.
“E’ successo
qualcosa?” Mark fissò le ragazze preoccupato,
temendo che fosse accaduto
qualcosa di grave; Lory e Mina entrarono in panico e Strawberry,
sbrigativamente, gli prese il braccio
“No…no…non è successo
niente! Sempre la
solita vita qui…è soltanto
che…già…” Strawberry
guardò le amiche in cerca di
sostegno “E’ solo che Ryan non sta molto bene e
siamo un po’
preoccupate!” “Si si! Ryan è
molto malato! Ha la febbre alta…non sai
quanto è preoccupato Kyle!”
“Oh…mi dispiace, forse domani potrei andarlo a
trovare!” Strawberry lo fissò stupita
“No!...volevo dire…non è il
caso…sai
com’è Ryan…a lui da fastidio tutto,
è odioso, sicuramente si comporterebbe
male…” Lory e Mina annuirono vistosamente
“Bah…se lo dite voi…comunque
è ora di
andare” le ragazze gli sorrisero e Mark, prese le borse,
cominciò a dirigersi
all’uscita dell’aereoporto, seguito dalle altre,
che gli camminavano alle
spalle “Grazie ragazze, mi avete coperto!”
“Perché non hai detto la verità a
Mark?”Strawberry guardò Lory tristemente
“Perché non voglio che si
preoccupi…lui mi vorrebbe proteggere, ma non è
più il cavaliere blu ormai…”
“Capisco…” Mina si fermò
“Senza contare che adesso ci hanno anche scoperto!”
Lory abbassò gli occhi e, come lei, Strawberry,
“Chissà cosa succederà
adesso!”
“Ryan ha deciso di aspettare Pam prima di convocarci in una
riunione…deve
essere preoccupato anche lui…” le ragazze si
fissarono incerte, poi Strawberry
tornò sognante dal suo Mark.
Al cafè, le ragazze avevano appena finito di lavare e
sistemare la sala; come
sempre, anche quel giorno non avevano avuto un attimo di respiro. Angel
uscì
dalla cucina e salutò le altre “Allora ragazze io
vado…” “Ciao Angel, ci
vediamo domani!” la ragazza uscì dal
cafè sorridendo mentre tutte le altre si
sedettero attorno ad un tavolino, aspettando Ryan che scese dopo poco.
“Non
avevo detto che dovevamo aspettare Pam per riunirci?”
“Si…ma noi vorremo
capirci qualcosa” Mina rispose acidamente a Ryan che, di
tutta risposta, la
guardò con il suo solito sguardo glaciale, facendola
rabbrividire “Mina ha
ragione…chi sono i nostri nemici? E
soprattutto…chi ci ha scoperto?” un
silenzio calò nella stanza “Purtroppo non sono
ancora in grado di rispondere a
queste due domande…mi dispiace, ma ne so quanto
voi…” le ragazze si guardarono
confuse e Ryan abbassò gli occhi. Un urlo interruppe il
silenzio e le ragazze
si voltarono verso il parco “Cosa sta succedendo?”
“E’ l’urlo di un bambino!”
“Saranno dei mostri…squadra Mew Mew in
azione!” le ragazze si fissarono e poi
corsero fuori dal cafè, seguite da Ryan e Kyle.
“MewBerry!”
“MewMina!”
“MewLory!” “MewPaddy!”
“LoveBerry!” “METAMORFOSI!” le
cinque ragazze si
trasformarono ed arrivarono al parco; due bambini erano stati attaccati
da un
mostro ed erano imprigionati in un liquido blu, che altro non erano che
le
braccia della creatura: uno dei bimbi era svenuto, l’altro
urlava spaventato.
“Non ti permetteremo di fare ancora male a quei
bambini!” “Fiocco d’azione!”
Mina scagliò il suo attacco e liberò i due
piccoli prigionieri, prontamente
soccorsi da Loveberry “Sei un essere spregevole, ma noi Mew
Mew ti puniremo!
ANGELI PROTETTORI DELLA TERRA CUSTODI NOW!!”
“RAGAZZE STATE ATTENTE IL SUO
CORPO E’ INTERAMENTE COMPOSTO DI FLUIDI… NON
POTETE COLPIRLO FACILMENTE!”
il mostro infastidito dalla presenza delle ragazze allungò
il braccio liquido,
colpendo MewMina e LoveBerry, che vennero scagliate lontano.
“NO! RAGAZZE!!!”
MewBerry si imbestialì e corse verso il demone che,
immediatamente, l’avvolse
con il suo arto d’acqua in modo che non potesse respirare
“MEWBERRY” Ryan tentò
di correre verso di lei, ma Kyle lo bloccò “NON
PUOI AIUTARLA!!” MewLory e
MewPaddy provarono a liberarla, ma senza successo,"E’
finita…non
respiro…MARK…AIUTAMI!”.
Improvvisamente, il demone mollò la presa, facendo
cadere MewBerry a terra svenuta. “A quanto pare sono arrivata
in tempo!” una
figura comparve dal nulla in cima ad un lampione. Le MewMew si
voltarono a
fissarla e la ragazza scese dal lampione rivelando il suo volto: aveva
una
pelle chiarissima, gli occhi di un blu intensissimo ed i capelli lilla,
lisci
legati in una coda; indossava dei pantaloni neri di pelle, ed un top
sportivo
molto aderente dello stesso colore. “Allora a voi mostri non
è bastata?” la
ragazza si avvicinò al mostro che indietreggiò e,
preso dal panico, tentò di
colpirla con il suo braccio-frusta, ma senza riuscirci; la misteriosa
salvatrice non si scompose minimamente anzi si avvicinò
all’arto immobile, fece
un gesto deciso con la mano e la frusta fu scagliata contro il suo
assalitore,
che cadde rovinosamente a terra. La ragazza, con una
velocità incredibile, gli
fu subito sopra “Adesso…sparisci!” con
una mano creò una sfera di energia
elettrica e la scagliò sul mostro, che si contorse
sofferente e svanì nel
nulla. Ryan, stupito, guardò per un attimo
l’elegante figura della misteriosa
ragazza dai capelli lilla e poi corse da Strawberry
“MewBerry!” tutte le
ragazze si fondarono su di lei, che dopo poco riaprì gli
occhi “…Strawberry?”
Ryan la teneva in braccio e la ragazza, non appena si rese conto di
dov’era,
arrossì veracemente “Tutto ok? Stai bene? Il
mostro ti ha ferita?” “N...no!”
Lei arrossì ancora di più e Ryan la fece mettere
in piedi. “Ma… il mostro?” “La
ragazza misteriosa l’ha sistemato…”
“Ho capito…” si ritrovò a
fissare Ryan ed
il suo cuore battè all’impazzata.
“Ragazze è meglio se tornate tutte a casa,
sarete stanche…” le cinque Mew Mew annuirono poi,
una ad una, si salutarono ed
andarono via; rimase solo Strawberry, che si addentrò nel
parco da sola. “Perché
il mio cuore batte sempre non appena ti vedo?...Ryan…ho
paura di provare
qualcosa per te…” una
lacrima le
bagnò il viso, illuminato dalla luna
“MARK…”
Lo sappiamo, lo sappiamo, vi abbiamo stupito eh? Non vi
aspettavate l’ultima
confessione eh?? SONO UN GENIO DEL TRIANGOLO!!!!BUAHBUAHBUAH
(ale2:aiutatemi è
impazzita!) Cmq adesso la cose si complicheranno di più, vi
preannunciamo tanti
scontri e tante litigate…! Lo sappiamo che le mitiche MewMew
hanno fatto una
figura di merda in qst cap, ma presto avranno la loro riscossa!!!
(alé!!!^ ^) Allora mi raccomando
continuate a leggere la storia e
leggete! Anzi vi propongo una votazione, da uno a dieci giudicate il
nuovo
personaggio, la due facce Angel! Ci aspettiamo tante risposte e
soprattutto
tanti commenti…CAPITOOOOO!!! KISS ALE &
ALE…
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Capitolo 4 *** Malinconia ***
Malinconia
Ciao a ttt!!! Scusate l'attesa!!!
Smigol (l’ale malata) e Gollum (l’ale malefica) vi salutano ^___^
Siamo felicissime perché avete letto in tantissimi la nostra ff (ke pariataaaa!)
Un grazie speciale a Miky e Maggy
’94, grazie delle stupende recensioniii… invitiamo voi e
non solo a commentare anche questo capitolo che a mio modesto parere
(qll di gollum) è stupendissimooo… vi lasciamo buona
letturaaaa!
Angel correva sulla sua moto a più non posso; era rimasta a
sorvegliare nell’oscurità del parco Strawberry fino a
quando non l’aveva vista rincasare. Una strana malinconia la
pervadeva: pensava al volto della rossa e alle lacrime che aveva
versato, “Per quale motivo? Perché piangevi? Ti pesa dover salvare ancora il mondo?”
sorrise amaramente: forse si, forse veramente non ne poteva più
di dover affrontare un nuovo pericolo, di dover rischiare ancora la
vita. “ E’ tutta colpa nostra papà…”
fermò la moto su di una collina in periferia, da cui era
possibile ammirare lo spettacolo di Tokyo di notte, con tutte le sue
milioni di luci splendenti. Cominciò a piangere singhiozzando, “Perché, perché, perché?” si abbassò di scatto e tirò un pugno a terra, “Questa è la mia guerra, nessun altro deve combatterla! Nessuno altro deve soffrire!”
Rimase inginocchiata a lungo, fissando la città; si alzò
di scatto, perse l’equilibrio e ricadde a terra, si rialzò
sulle ginocchia e si prese fra le mani la testa, che le girava
vorticosamente. “Non permetterò che qualcuno soffra così…” alzò lo sguardo verso il cielo “papà…dammi la forza!”
Al cafè Mew Mew, quel pomeriggio, c’era meno gente del
solito e le ragazze lavoravano con più tranquillità;
Ryan, stanco di non far nulla, si era sistemato dietro la cassa e, per
tutto il tempo, non aveva perso di vista un solo secondo Angel, che
quel giorno le sembrava molto più fiacca del solito: era
pallidissima e, ogni volta che rimaneva senza far nulla, si appoggiava
al muro, chiudendo gli occhi e mantenendosi la testa. Distolse per un
attimo lo sguardo dalla ragazza ed incrociò quello preoccupato
di Lory, “Ryan? Ci hai fatto caso anche tu?” il
ragazzo annuì pensieroso “si vede che non sta
bene…forse dovrebbe tornare a casa…sarebbe meglio!”
“Non mi pare il caso di farsi i fatti suoi…magari le parlo
appena chiudiamo…” “mh…certo che non ha
proprio una bella cera…è così pallida, ed ha gli
occhi gonfi…secondo te cos’ha?” Ryan si voltò
verso Lory sorridendo “sarà stanchezza tutto qui…ma
adesso non preoccuparti, torna a lavorare” lei gli sorrise
rasserenata e ritornò a prendere le ordinazioni. Il biondo
abbassò lo sguardo sulla cassa ”perdonami se ti mento Lory, ma non è il caso di allarmarsi…”.
Appena chiuso il locale, Angel salutò tutti e si diresse verso
la sua moto: ultimamente aveva preso il vizio di andarsi a fare un
giretto notturno, prima di tornare a casa; era un modo come un altro
per rilassarsi e lei ne aveva un immenso bisogno. “Ciao!”
si voltò e vide Ryan dietro di lei, che la fissava con quei suoi
immensi occhi blu “Ciao…”. Il biondo le si
avvicinò “E’ tutto ok?” Angel tremò un
po’ e lo fissò sorpresa: non si aspettava quella domanda.
“E’…tutto ok…” “Non
sembra…” la loro vicinanza la fece arrossire imbarazzata;
era la prima volta che non riusciva a pilotare una conversazione a suo
piacimento. “Lo so che non sono cose che mi riguardano… in
fondo non ti conosco ancora bene, ma se c’è qualche
problema puoi contare su di me…” la ragazza lo
fissò stupita: raramente aveva ricevuto da estranei tanta
dolcezza. Si fermò a fissarlo ed i suoi occhi, così
profondi ed intensi, le fecero gelare il sangue; per un attimo la sua
volontà cedette, avrebbe voluto raccontargli tutto, avrebbe
voluto liberarsi e, soprattutto, avrebbe voluto essere libera di
piangere sulla sua spalla. Ma resistette e gli rispose con un semplice
sorriso “Sto bene grazie…” Ryan la guardò un
po’ deluso, poi sospirò “ok…come
vuoi…” si voltò e cominciò ad incamminarsi
ma, sentendosi preso per mano, si voltò e vide Angel sorridere
timidamente, “Vuoi farti un giro?” la ragazza
indicò con lo sguardo la sua adorata moto, lui la guardò
sorpreso e poi sorrise. Kyle, nascosto dietro la porta del cafè,
dopo aver assistito a tutta la scena, rientrò fischiettando
soddisfatto.
“Allora che ne dici?” Ryan era aggrappato ad Angel che
guidava la moto ad una velocità elevatissima, su di una strada
isolata; il ragazzo, ogni tanto, deglutiva quando osservava l’ago
del contachilometri sfiorare i 160km/h…stavano veramente andando
forte!!! “Ho freddo!” Angel rise di gusto
“Già…c’è un po’ di vento! Ma
pazienta altri due minuti e ci fermiamo!” Ryan sorrise e, quando
la ragazza frenò, distrattamente la urtò leggermente
sulla schiena, arrossendo appena. Appena accostarono, Ryan scese e
rimase immediatamente incantato dallo spettacolare gioco di luci della
città avvolta dalle tenebre. “Ti piace?” Ryan
annuì poi guardò Angel, che ricambiò lo sguardo.
Rimasero a fissarsi per un po’, poi lei appoggiò i gomiti
alla ringhiera che separava la collina dal vuoto del dirupo. “
Questo è un po’ il mio rifugio… me ne sono
innamorata la prima volta che sono salita qui sopra…è
tutto così sereno…sembra che nulla possa intaccare questo
posto…e poi…il vento…” chiuse gli occhi e si
lasciò accarezzare da una folata che le scompigliò i
capelli. Ryan rimase a guardarla affascinato, ma si riscosse non appena
la vide rabbrividire; le si avvicinò e, mentre lei aveva ancora
gli occhi rivolti a Tokyo, timorosamente l’abbracciò da
dietro, appoggiando la testa sulle spalle. Un brivido percorse la
schiena di Angel, ma non rifiutò il contatto: il tepore di
quelle braccia era davvero confortante…. Si voltò per
contemplare la sua testa bionda ma, quando avvertì il ragazzo
muovere la testa, girò velocemente il capo, arrossendo. Ryan se
ne accorse ed avvicinò le sue labbra all’orecchio di
Angel, mormorandole “i tuoi occhi non sanno mentire…sono
così limpidi…saprò sempre se c’è
qualcosa che non va...” Angel, ancora stretta nel suo abbraccio,
si girò in modo da trovarsi faccia a faccia con il ragazzo e,
cercando di mascherare il rossore, gli sussurrò “tu puoi
leggere nei miei occhi…perché sono così anche i
tuoi…” i volti dei due ragazzi erano a pochi centimetri di
distanza e l’atmosfera si stava facendo piuttosto intima; Ryan
cominciò a guardare le labbra di lei, ormai così vicine
alle sue…così vicine, ma ancora così
lontane… la voglia di annullare quella lontananza lo
penetrò appena, vide la ragazza chiudere gli occhi e, dopo un
attimo di esitazione, la baciò a fior di labbra. Pochi istanti
che parvero un’eternità e poi si separarono; Angel aveva
riaperto gli occhi e lo fissava con uno sguardo, illuminato da una
piccola luce, lui fece un sorriso appena visibile poi chiuse gli occhi,
desideroso di baciarla ancora. Un trillo rovinò il momento
magico, il cellulare di Angel squillava e lei arrossì,
“Scusami…”. Si allontanò da lui per pochi
minuti e, quando gli si riavvicinò, aveva l’aria un
po’ nervosa “devo rientrare…” Ryan la
fissò “già, ormai sarà tardi”
Così dicendo salirono sulla moto e, velocemente, si avviarono
verso casa.
Kyle si rigirò nel letto poi, in maniera molto sofferente,
aprì gli occhi e guardò l’orologio: le sette e
mezzo; secondo i suoi normali standard, era già tardi. Si
alzò e si diresse verso il bagno, si lavò e si
vestì velocemente sbadigliando ogni due minuti. Scese le scale
ed entrò in cucina, dove trovò Ryan intento a leggere il
giornale. “Buongiorno Ryan…” si voltò verso
il ragazzo, che gli rispose con un sorriso “ ’giorno
Kyle” il moro lo fissò per un po’ stupito, poi si
avviò a preparare il caffè “allora, dormito
bene?” la domanda lo stupì ancora di più del
sorriso precedente, “…mh…si!” mise la
caffettiera sul fornello e accese il gas, “ …e tu?”
“benissimo!” Kyle lo fissò di nuovo sconcertato:
andava bene il sorriso, anche la domanda, ma il dormito benissimo era
troppo! “stai… stai bene?” Ryan lo guardò
perplesso “ti sembra che stia male?”
“no…” Kyle ritornò vicino alla cucina,
concentrandosi sul caffè ormai pronto, prese la caffettiera e
per poco non gli cadde dalle mani quando sentì il biondo
fischiettare allegramente! “Kyle, tu invece sei sicuro di star
bene?” Kyle arrossì poi lo guardò
“Io…io si!...sei tu che sei strano
stamattina…” servì il caffè all’amico
e mise sul tavolo un piatto con dei biscotti al cioccolato ed al
limone; distrattamente Ryan ne prese uno al cioccolato e
incominciò a mangiarlo. “cosa te lo fa pensare? Io non
sono strano…” Kyle sorseggiò il suo caffè
“a parte il fatto che prima hai fischiettato, cosa che non hai
mai fatto, adesso stai mangiando della cioccolata…”
riprese a sorseggiare il caffé, mentre il biondino guardava
stupito il biscotto che teneva tra le mani “…non me ne
sono accorto…” si affrettò a bere il suo
caffé, poi buttò il biscotto che aveva incominciato a
mangiare, Kyle sorrise “non è da te essere
distratto…” Ryan arrossì, no… non era da
lui, “già…” “devo presupporre quindi
che ieri ti sia divertito in moto…” il pasticciere
fissò il volto di Ryan per alcuni secondi, giusto il tempo di
gustarsi la smorfia di stupore che gli si era stampata in volto, Ryan
sorrise e si alzò “non posso nasconderti nulla eh?”
“no…nulla…sono peggio di Sherlock
Holmes…” il ragazzo rise di gusto, poi uscì dalla
cucina, “dove vai?” “in giro, mi piace quando per
strada c’è poca gente…” “allora ci
vediamo alle tre…” Ryan arrossì di nuovo e
fissò storto l’amico, che stava lavando le tazzine, poi
uscì. “ah…com’è bello l’amore…”
Angel arrivò in perfetto orario al caffè, ma davanti
all’entrata tentennò per un attimo, pensando alla sera
precedente, poi con gesto deciso aprì la porta. “salve
Angel…” Kyle era fuori dalla cucina e stava parlando a
telefono. Lei lo salutò con un cenno della mano, entrò
nei camerini, dove si infilò la divisa, ed uscì. Kyle le
venne incontro “allora, tutto bene?” Angel annuì e
gli sorrise “oggi penso che le ragazze arriveranno un po’
prima…” “ok…” senza dire altro si
avvicinò ai tavoli ed incominciò a sistemare le sedie al
loro posto. Ryan rientrò dopo poco “Kyle sono
tornato!” ma, al posto dell’amico, vide Angel ed
arrossì: i capelli legati in due trecce, che le scendevano sulle
spalle, i grandi occhi ambrati incorniciati con un po’ di matita,
e la divisa, che accentuava l’armoniosità della sua
figura, le donavano moltissimo! Quando sentì lo sguardo di Angel
posarsi su di lui arrossì ancora di più; lei lo
salutò con un cenno della mano, lui le sorrise e le si
avvicinò “allora va meglio rispetto a ieri?” la
ragazza arrossì leggermente “si…va
meglio…” lui le lanciò uno sguardo malizioso
“ah? E come mai?” lei sorrise e gli si avvicinò
“devo ringraziare un mio amico…” Ryan si
avvicinò di più “mh…mi piacciono i
ringraziamenti…” “non ho mai detto che sei tu
quell’amico…” “io non l’ho mai
pensato…” erano di nuovo vicinissimi, Ryan poteva sentire
il respiro di Angel sul suo collo, lei accennò una smorfia col
naso e il biondo le accarezzò la guancia con una mano. “voglio baciarla…ma non come ieri…”
si stava ricreando l’atmosfera della sera precedente, ma si
irrigidirono di colpo: erano nel cafè… non potevano. Ryan
ritrasse velocemente la mano e si allontanò “bene, sono
felice che tu stia meglio, ma adesso… a lavorare!” Angel
lo guardò pensierosa, poi abbozzò un sorriso
“Ryan?” il ragazzo si voltò verso di lei
“grazie” lui la fissò compiaciuto per qualche
secondo, poi sorrise e andò in cucina. “non
posso dirti la verità, non posso dirti che so di te…della
tua storia…dei tuoi genitori…” abbassò per un attimo il capo “ma posso proteggerti, e posso…” il viso le si arrossì poi, sognante, riprese a lavorare.
Era appena stato chiuso il locale e tutte le ragazze erano nel camerino
per cambiarsi; solo Angel era ancora a lavoro, sistemando i tavoli.
Kyle e Ryan erano in cucina.
“Ragazze avete notato anche voi? Oggi c’era qualcosa di
strano…” Paddy richiamo l’attenzione delle ragazze
“già, Angel e Ryan erano mooolto sospetti!” Berry si
intromise ridacchiando “in che senso?” Lory guardò
le amiche stranita “beh…ogni volta che incrociavano lo
sguardo arrossivano e, quando Ryan ha rivolto la parola ad Angel,
beh… le fissava le labbra con degli occhi…” le
ragazze squittirono un “davvero???”, mentre Strawberry le
fissava accigliate “quei due sono troppo grandi per mettersi
insieme dopo pochi giorni…riflettete si conoscono appena!”
le ragazze la guardarono deluse e restarono in silenzio, pensando a
ciò che poteva essere successo tra quei due; dopo un po’,
Paddy schioccò le dita “ho un’idea…venite con
me, ma fate piano!” le ragazze le si avvicinarono e la
seguirono fino al cortile del cafè dove, anche se un po’
disordinatamente, si nascosero dietro un cespuglio, fissando la scena
davanti a loro: Angel e Ryan che ritornavano al locale dopo aver
buttato la spazzatura…(lo so ke nn è romantico, ma che c
poss fare? Nd Gollum) “ascoltiamo…shhh!!!”
I due ragazzi camminavano lentamente e in silenzio; improvvisamente,
Ryan si bloccò prendendo la mano di Angel. Lei arrossì e
si fermò davanti a lui “cosa c’è?”
“volevo chiederti una cosa…” Angel lo guardò
stupita “cosa c’è?” lo disse con una voce
tanto dolce da far diventare la faccia del biondo di un colore simile
al bordeaux “mh…più tardi hai da fare?” Angel
lo fissò titubante “no…perché?”
“volevo chiederti se ti andava di venire a mangiare
qualcosa…” “con te?” “nooo, con il
vicino…sai, è una persona molto simpatica, ha delle crisi
depressive, ma quando sta bene è un gran simpaticone!”
Angel rise di gusto, “si va bene, a che ora?” “alle
nove al parco, che ne dici?” “certo…allora a
dopo…” Angel si girò, ma Ryan non le lasciò
la mano, anzi la tirò delicatamente verso di se, abbracciando la
ragazza e la baciò di colpo, lei rimase stupita per un attimo,
poi lo strinse anche lei e rispose al bacio. Si staccarono per mancanza
di ossigeno, Angel salutò Ryan che le sorrise e rientrò
nel cafè. Non appena videro la via libera, le cinque Mew Mew
uscirono fuori dal loro nascondiglio, guardandosi in faccia stupite. A
rompere il silenzio ci pensò nuovamente Paddy, che saltando
urlò “NON PENSAVO CHE RYAN POTESSE ESSERE COSI’
FIGO!!!” Lory la calmò, trattenendola, e Mina si mise una
mano sul volto farfugliando qualcosa tipo “ma si può
essere così stupidi?” Berry incominciò a parlare
“che cosa imbarazzante! Non avremmo mai dovuto spiarli!”
Lory annuì e Mina infastidita girò le spalle “MH!
Non pensavo che Ryan potesse essere così irresponsabile!”
le ragazze si fermarono a fissarla, interdette “perché
dici così Mina?” Paddy le si avvicinò mentre tutte
le ragazze continuavano a rimanere immobili “NON CAPITE? Quella
ragazza lavora nel cafè ed è a stretto contatto con
noi… se scoprisse il nostro segreto, chi ci dice che non ci
tradirebbe?” “cosa vuoi dire con questo Mina?”
Strawberry, che fino a quel momento non aveva parlato, si intromise
nella discussione con un tono piuttosto rauco e nervoso “che Ryan
è stato avventato! Non vi rendete conto? Il cafè, la
nostra copertura… potrebbe saltare tutto all’aria! Se la
stampa sapesse chi siamo andrebbe tutto in mille pezzi e noi ci
ritroveremo a fare da cavie in qualche laboratorio! Riflettete! Molte
sono state le persone a noi vicine che ci hanno scoperto! Angel
è una sconosciuta! E poi Ryan è il capo di questo
progetto, non dovrebbe distrarsi e…” Mina non
riuscì a terminare il discorso che Strawberry le tirò un
sonoro ceffone sulla guancia “MA TI RENDI CONTO DI COSA DICI?
QUEL POVERO RAGAZZO HA PERSO LA FAMIGLIA, HA SACRIFICATO IL SUO FUTURO,
LA SUA VITA INTERA PER QUESTO PROGETTO! NON HA AMICI AL DI FUORI DI
NOI, NON HA NESSUNO!” Strawberry ansimava per lo sfogo che aveva
avuto, poi abbassò il volto, inondato dalle lacrime, e strinse i
pugni. “io…sono preoccupata quanto te, Mina! Anche io ho
paura di questi nuovi nemici, ho paura di quella misteriosa ragazza che
ci salva ma che conosce la nostra vera identità! Ma…non ci
riesco… non riesco ad incolparlo…lui ci ha dato tutto e
adesso…deve vivere la sua vita…non possiamo rimproverarlo
di nulla…” La rossa era ormai sconvolta dai singhiozzi,
Berry le si avvicinò e la strinse mentre le altre si fissavano,
dopo un momento Mina si avvicinò a Strawberry
“perdonami…hai ragione…” la gattina
alzò lo sguardo e sorrise “bene…adesso torniamo a
casa…” le ragazze sorrisero, ma tutte quante avevano gli
occhi umidi di pianto, tutte quante per la seconda volta nella loro
vita si erano rese conto di quanto un loro amico avesse sofferto…
Alle nove in punto, Ryan era davanti all’entrata del parco
appoggiato sulla sua spider rossa e di Angel nemmeno l’ombra!
Ryan si guardava intorno visibilmente nervoso, quanto tempo avrebbe
dovuto aspettare? Di tutta risposta la vide avvicinarsi, fasciata da un
lungo cappotto marrone, che faceva intravedere il vestitino corto color
vinaccia, gli stivali alti, dello stesso colore del cappotto e della
cintura che le incorniciava i fianchi “bene…se entro due minuti non svengo…posso dire di essere un grande…”
Angel, avvicinandosi, osservò l’elegante figura di Ryan,
vestito con una camicia bianca stretta, che faceva risaltare il torace
allenato, un jeans scuro leggermente largo, e al collo un nastro nero.
“ciao…” “ciao…” si salutarono con
un bacio sulla guancia e il profumo di pesca di lei invase le narici
del ragazzo, che rimase un attimo imbambolato, poi entrarono in
macchina. “allora dove mi porti?” Ryan le sorrise “in
un bel ristorante…fidati!” “mh…avevo proprio
fame…” dopo un po’ arrivarono davanti ad un palazzo
ben illuminato, Ryan parcheggiò e, prendendo la mano della
ragazza, entrò nel ristorante italiano. Appena si accomodarono,
Ryan la cominciò a fissare con occhi penetranti ed Angel
ricambiò lo sguardo maliziosamente. “non possiamo
guardarci per tutta la serata…” “direi di
no…” Angel sfiorò col piede la gamba di Ryan sotto
il tavolo “allora di cosa parliamo?”
I due ragazzi uscirono dal locale mano nella mano: Ryan rideva di gusto
ascoltando il racconto di Angel. “…AHAH…no ti prego
dimmi che non è vero…AHAH…” “non
ridere…è vero…” “non oso
immaginarti…una così dolce e tenera ragazza che prende a
calci il più figo della scuola…” “…nel
bel mezzo della sua partita di pallone…la semifinale per
l’esattezza…” Ryan si mise una mano in faccia e rise
ancora più forte. “…mh…è davvero una
bella immagine di te…all’apparenza una piccola ragazza
indifesa…in realtà un Bruce Lee in
minigonna…Carino!” Angel rise di gusto “un Bruce Lee
in minigonna? Questa è nuova!” Arrivati davanti alla
macchina, i due si staccarono e si osservarono per un istante, poi si
abbracciarono romanticamente; la ragazza, confortata da quella
intimità si strinse al biondo e affondò la sua testa
nell’incavo della sua spalla, il biondo, sentendo le labbra di
lei sul collo, arrossì leggermente. “sai…non stavo
così bene con qualcuno da molto tempo…troppo
forse…” Ryan sorrise e l’allontanò in modo da
poter guardare i suoi occhi color miele. “anche io…sono
stata bene…” Angel fissò quegli occhi color
ghiaccio, che parevano tanto desiderosi di calore e si perse in quel
blu mentre si stringeva ancora a lui, che l’abbracciava forte
come per non perderla. “io…”
“shh…” Angel lo zittì “non dire
nulla…lasciati abbracciare…” Ryan si
abbandonò completamente a quell’abbraccio, si sentiva
finalmente parte di qualcosa, sentiva che la persona che aveva davanti
poteva capirlo…e le sue braccia…gli infondevano un calore
quasi innaturale. Quel momento romantico fu interrotto dal telefono di
Ryan, che iniziò a squillare. Senza lasciare la ragazza, il
biondo rispose, abbastanza seccato da quella intrusione. “RYAN,
VIENI SBRIGATI! UN NUOVO ATTACCO!” Sentendo la voce di Kyle, il
biondo impallidì ed allontanò la ragazza, che lo guardava
spaventata “dove?” “siamo tutti nel parcheggio dello
stadio…quelle creature ci stanno attaccando…
MUOVITI!” Ryan riattaccò e guardò Angel turbato.
“Cos’è successo?” Ryan ignorò la
domanda e rispose automaticamente “devo andare…”
“NO!” Angel lo bloccò “voglio venire
anch’io!” “cosa?...non puoi”
“vengo…” “non è il caso…è
pericoloso!” “lo è anche per te…qualsiasi
cosa sia…se lo è per una cintura nera di karate, lo
è anche per un ragazzo qualunque…”Ryan scosse il
capo: aveva letto determinazione negli occhi della ragazza ed aveva
avuto come l’impressione che non l’avrebbe mai convinta.
“D’accordo…ma stai attenta…e non allontanarti
da me…” “ok!” entrarono velocemenre in
macchina e Ryan iniziò a riflettere su come dire ad Angel che le
sue colleghe erano le MewMew “possibile che la mia fortuna mi faccia perdere le persone prima ancora di averle conosciute un po’ meglio?”
Appena arrivarono al parcheggio, si ritrovarono davanti ad una scena
agghiacciante: dappertutto bruciavano macchine e la terra era cosparsa
di cenere. “ma cosa sta succedendo qui?” Angel si
aggirò tra le macerie, poi incrociò lo sguardo
preoccupato di Ryan, che rimaneva in silenzio. “RYAN!”
Strawberry corse da lui, seguita da Kyle, dalle altre cameriere del
cafè e da un altro ragazzo. Angel le fissò incredula e,
contemporaneamente, le ragazze fecero lo stesso con lei “
…cosa ci fa lei qui?” “è troppo lungo da
spiegare… adesso muovetevi!” non ebbe neanche il tempo di
finire di parlare, che un’esplosione li travolse ed i calcinacci
volarono sul gruppo come proiettili. “TUTTI A TERRA!” i
ragazzi non se lo fecero ripetere due volte, ma un sasso colpì
Angel sulla spalla destra, ferendola. Appena la situazione si
calmò, il gruppo si alzò “Angel!” la ragazza
era a terra sofferente e si teneva con la mano la spalla che sanguinava
copiosamente. “Angel…va tutto bene?” Angel
annuì e si alzò a fatica; Ryan, vedendola in
difficoltà, la prese in braccio e l’affidò a Kyle
“rimanete lontani, non dovete essere coinvolti…”
Kyle annuì, mentre il biondo incominciò a correre verso
le ragazze; la ragazza, preoccupata, seguì con lo sguardo Ryan e
si mosse debolmente tra le braccia di Kyle “no…non
preoccuparti…andrà tutto bene!” Angel lo
fissò sofferente, poi si abbandonò completamente tra le
braccia del moro facendo fatica anche a tenere gli occhi aperti.
“Andiamo, ragazze, trasformatevi!” le ragazze annuirono, il
misterioso ragazzino baciò la guancia di Berry e poi corse da
Angel e Kyle. “MEWBERRY!” “LOVEBERRY!”
“MEWMINA!” “MEWLORY!” “MEWPADDY!”
“METAMORFOSI!!!” le ragazze si trasformarono, mentre
il trio in disparte osservava la scena; Angel sapeva benissimo che le
ragazze erano le MewMew, ma non avrebbe immaginato che riuscissero a
sprigionare un simile potere! Il nemico attirato dalla potenza delle
cinque uscì allo scoperto: aveva le sembianze di una donna
altissima dai lunghi capelli corvini, tra le cui mani erano pronti dei
dardi di fuoco. Con un ghigno, scagliò una serie di proiettili,
che le ragazze riuscirono prontamente a schivare; MewLory
cominciò a muoversi per prima
“fiocco…d’acqua!” l’attacco andò
a segno, il demone vacillò ed incominciò a scappare,
“Dove pensi di andare? Fiocco d’azione!” il mostro
schivò il colpo, girandosi di scatto, e colpì MewMina che
cadde a terra rovinosamente. Mewberry e Loveberry, intanto, erano
prigioniere di un circolo di fiamme, “le fiamme sono troppo
alte… non possiamo scappare!” Loveberry cominciò a
tossire, mentre MewBerry la sorreggeva “se non ci muoviamo qui finiamo arrosto…”
il mostro si avvicinò al cerchio infuocato e, con un ghigno
malefico, preparò un dardo da lanciare contro le ragazze.
All’improvviso, una frusta viola bloccò il braccio del
mostro, che cadde a terra per la potenza dell’impatto.
“LASCIA STARE LE MIE AMICHE!” una figura sottile
sbucò in lontananza; MewMina, che finalmente si era ripresa,
gridò “MEWPAM!” la ragazza si avvicinò al
gruppo, mentre il mostro si rialzava “è ora di farla
finita…MewLory! Libera Mewberry e Loveberry!” Lory
annuì e, con il suo attacco, spense l’acqua, “e
adesso a noi! Fiocco d’energia!” l’attacco
colpì in pieno il demone, che ululò di dolore,
“adesso ci penso io! FIOCCO…IMMOBILIZZA!” il mostro
venne bloccato dall’attacco della scimmietta che, a sua volta,
urlò “MEWBERRY LOVEBERRY TOCCA A VOI” le ragazze
sorrisero, poi si presero per mano “PREPARATI A RICEVERE IL
NOSTRO COLPO SPECIALE MEOW… DOPPIO FIOCCO DI LUCE…MASSIMO
SPLENDORE!” con un urlo agghiacciante, il mostro scomparve,
lasciando le ragazze da sole nel parcheggio. “BERRY!” il
ragazzo vicino ad Angel e Kyle corse verso la piccola MewMew e
l’abbracciò; tutti quanti risero sollevati, finquando
l’urlo di Kyle interruppe il momento di gioia
“ANGEL!”. La ragazza, in braccio a Kyle, tremava ed aveva
perso conoscenza. Ryan corse verso di lei, maledicendo la decisione che
aveva preso poco prima.
Siamo di nuovo noi!! (lo so ke state dicendo “ke palle” o”ma va?”)
Speriamo che qst chappy vi sia
piaciuto…ovviamente vogliamo tanti commentini…anke tipo
l’ho letto,bello (o brutto)…Quindi COMMENTATEEEEE!!! Vi
lanciamo un’altra domanda: “fra quanti capitoli faremo
venire un infarto a Strawberry, stroncando così la sua carriera
da Mew Mew?” (Skerziamo oh mio Dio sto diventando malefica anke
io!!!AIUTATEMIIII!!! nda Smigol) cmq “quanto è figo da uno
a dieci Ryan? (20! Nda Gollum) passando a cose serie, (come se ne
fossimo capaci…nda Gollum) (antipitica nda Smigol) (fermatela vi
prego nda Gollum) “che reazioni avranno secondo voi le MewMew nei
confronti di Ryan, che ha portato Angel con se? E Ryan si
sentirà in colpa perché Angel è stata
ferita???” (che domande machiavelliche…nda Smigol)
COMMENTATE E A PRESTOOO!!!
Gollum & Smigol
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Capitolo 5 *** Incomprensioni ***
Incomprensioni
Ciao a ttt!!! Scusate il ritardo, ma
io Gollum, ho avuto parecchie cose da fare, tanto per cominciare devo
studiare…SOB!(Come se poi io, Smigol, non andassi a scuola come
lei!!!) Poi dato che il compleanno della mia cara Smigol si avvicina,
per regalo ho deciso di scriverle due storie molto particolari,
naturalmente di mia invenzione! Quindi ho parecchie cose da scrivere e
ho avuto qualche difficoltà nel pubblicare qst chappy…!
Non succederà più! Vogliamo ringraziare parecchie
persone, le prime due miky e maggy’94 grazie per i vostri commy,
naturalmente li aspettiamo anke alla fine di questo capitolo, poi
evilinnie e i suoi mitici commenti costruttivi…Thank you! Mi
raccomando continuate a commentare!!! BUONA LETTURAA!
I ragazzi, sentendo le sirene della polizia avvicinarsi, si erano
allontanati dal parcheggio alla svelta e, lungo tutto il tragitto,
nessuno aveva aperto bocca. Una volta al sicuro nel cafè, tutti
presero posto nella sala, sedendosi sulle sedie oppure rimanendo
semplicemente in piedi: l’aria che si respirava era carica di
tensione e di attesa. Ryan scrutò i volti di tutte le MewMew,
con aria consapevole: le ragazze gli lanciavano delle occhiate di puro
disprezzo e lui sapeva benissimo che, di li a poco, qualcuna gli
avrebbe chiesto spiegazioni. Abbassò lo sguardo per un secondo e
Mina, non deludendo il biondo, cominciò a parlare, con aria di
sfida. “Devi dirci qualcosa, Ryan?” il ragazzo non sembrava
intenzionato ad aprir bocca, teneva il capo abbassato e le braccia
molli lungo i fianchi, con aria colpevole. “Allora… stiamo
aspettando!” la voce acida di Mina riscosse il biondo che
fissò la sua interlocutrice, ma i suoi occhi, in genere
azzurrissimi e brillanti, erano cupi e vacui, come se la mente del
ragazzo fosse proiettata altrove. Almeno, era quella la sensazione
percepita da Strawberry che, appollaiata su di una sedia, lo osservava
attenta, tralasciando per un attimo le medicazioni di alcune sue
scottature. “Era con me quando avete telefonato… non
appena ha sentito la parola ‘attacco’, ha insistito per
accompagnarmi e sono stato costretto a portarmela dietro…”
Ryan finalmente aveva incominciato a parlare
“Bell’irresponsabile che sei!” la voce
arrabbiata di Berry risuonò nell’aria e Ryan si
voltò verso di lei, stupito da quell’intervento.
“Sei stato imprudente…hai visto cosa le è
successo?” continuò la ragazza, seguita dai cenni di
approvazione delle altre ragazze, eccezion fatta per Pam, che tenendosi
fuori dalla discussione, era elegantemente appoggiata al muro, con le
braccia conserte. Ryan, non sapendo cosa controbattere, abbassò
nuovamente il capo e si sedette. “E’ stata ferita, Ryan!
Lei non è una MewMew!” Berry insistette ancora, fissandolo
accigliata, mentre Tasuku, dietro di lei, annuiva mestamente. “Non attaccatemi…lo so anch’io!”
pensò amareggiato il ragazzo. “Ryan? Sappiamo che per te
è stato difficile…ma è stata un’azione
avventata portarla li con te: ci ha scoperto…e si è
ferita!” Lory, sostenuta dalla stretta di mano di Paddy, aveva
timidamente preso la parola nella discussione. “Queste cose le so
anche io…” la voce del ragazzo si stagliò fredda
nell’aria. “Ecco, ci
siamo… adesso si arrabbia: la tua voce è troppo
significativa per chi, come me, ha imparato a decifrarla…e
comprenderla…” rifletté la rossa delle
MewMew, continuando insistentemente a scrutare il ragazzo che, in quel
momento, si era appena rialzato, come a troncare il discorso. La
ragazza non fece neanche in tempo a formulare quel pensiero che vide
Mina, presa da un impeto d’ira, tirargli uno schiaffo. “LO
SAI? E ALLORA PERCHÈ LO HAI FATTO?” Ryan si
allontanò dalla ragazza, massaggiandosi la guancia arrossata, ma
senza profferir parola. “Sei uno stupido…hai fatto una
cosa che il vero Ryan non avrebbe mai fatto!” insistette la
ragazza “Il VERO Ryan?” la voce del biondo era oramai
talmente tagliente da poter ferire la ragazza, che gli stava di fronte.
Strawberry rabbrividì, abbastanza preoccupata da come si stava
sviluppando la situazione, e a mala pena percepì la mano di Pam,
che nel frattempo le si era avvicinata, poggiarsi sulla sua spalla.
“Si…il Ryan che eri prima di incontrare Angel…
quello che manteneva il sangue freddo sempre e comunque.” Ryan
guardò Mina con disprezzo, ma lei sostenne lo sguardo.
“Cosa c’entra Angel?” “Semplice: tra di voi sta
nascendo qualcosa…qualcosa che, ora come ora, è
negativo!” Gli occhi azzurrissimi di Ryan, che fino ad allora
erano rimasti sempre freddi come il ghiaccio, nell’udire quelle
parole si dilatarono leggermente per lo stupore; le ragazze si
guardarono dapprima preoccupate ma poi, facendosi forza l’una con
l’altra, cominciarono ad annuire, davanti allo sguardo
interrogativo del ragazzo. “Siete tutte d’accordo?!”
La voce di Ryan parve vacillare un po’, ma il suo sguardo non
lasciò spazio ad alcuna fragilità, almeno in apparenza;
Mina guardò le sue compagne che, una dopo l’altra,
annuirono nuovamente mentre Lory confermò i dubbi del biondo con
un timidissimo “Si”. Ryan, accusando il colpo per la prima
volta, abbassò lo sguardo, per non rivelare tutta la tristezza
che lo cominciava ad invadere. Poi, con la voce più ferma che
avesse, disse “Allora non abbiamo più niente da
dirci!”. Con un gesto violento si strappò la fascetta nera
che aveva al collo, rivelando una cicatrice circolare, segno
dell’esperimento che aveva compiuto su se stesso anni prima.
“Da adesso in poi, il coordinatore del progetto MewMew
sarà solo Kyle: a me…a me non interessa più
NIENTE!” Così dicendo girò i tacchi e si
avviò alle scale, dove trovò l’affascinante
pasticciere appena nominato ed Angel, entrambi in piedi con gli occhi
sgranati per lo stupore. “Sei davvero sicuro di quello che hai
fatto, Ryan?” gli chiese Kyle, con voce tremante.
“L’ho detto: a me non interessa più
niente…” superò il moro che non era riuscito a
controbattere, troppo stupefatto per riuscire a rispondere.
“Angel…come stai?” il biondo si rivolse con voce
dolcissima alla ragazza e lei si tranquillizzò
all’istante: temeva che Ryan fosse incollerito anche con lei, per
quanto era successo. “Sto molto meglio… ma tu?” Il
biondo, senza dire nulla, la prese per mano e la condusse in camera
sua. “Ryan…?” Angel era alquanto confusa. Il ragazzo
chiuse la porta poi si girò verso di lei e
l’abbracciò, affondando il volto tra le sue braccia.
“Ryan?” ripeté la ragazza, interdetta.
“Permettimi di sfogarmi, almeno con te, per favore…”
il corpo del giovane fu sconvolto da violenti singhiozzi, mentre
numerose lacrime bagnarono la maglia di Angel. “Ryan…”
pensò tristemente lei, cominciando ad accarezzare
affettuosamente la schiena del giovane, che continuava a piangere
“E’ tutto a posto…”.
Angel era in camera di Ryan da molto: dopo essersi sfogato a lungo, il
biondo si era fatto convincere dalla ragazza ad infilarsi sotto le
coperte del suo letto e non erano passati più di cinque minuti
che si era addormentato. Angel, che si era intrattenuta per parecchio a
consolarlo, sorrise e, soffocando uno sbadiglio, guardò
l’orologio: erano le sette del mattino e lei era rimasta, per
tutta la notte, fuori. Si alzò dal letto e, aprendo la porta,
avvertì un mugolio proveniente dalla massa di coperte vaporose:
Ryan si era mosso. Credendo che il biondo si fosse svegliato, la
ragazza si voltò verso di lui e rimase incantata per qualche
secondo, osservando la splendida figura del ragazzo: in quel momento,
era piegato su di un lato e stringeva convulsamente il cuscino; il
volto, dopo essere stato a lungo contratto dalla rabbia, in quel
momento era immerso in una tranquillità immensa, i capelli erano
sparsi sul cuscino come fili d’oro e la pelle leggermente ambrata
risaltava sul bianco delle lenzuola. Angel sorrise nuovamente,
chiudendo la porta, e si avviò al piano di sotto, augurandosi di
non trovare nessuno.
Scese le scale velocemente e sentì una voce familiare chiamarla
dalla cucina. “Angel!” la ragazza si diresse verso la
stanza titubante e vi trovò Kyle, che armeggiava con una
caffettiera “Ti sei svegliata, buongiorno! Ti va del
caffè?” lei annuì entusiasta e lo chef gliene porse
una tazza “Veramente non sono proprio andata a dormire
stanotte…” “Come sta?”
“Mh…” il ragazzo non indagò oltre, traendo da
quel mugolio diverse informazioni significative. Angel sentì la
porta della stanza aprirsi ed indirizzò lo sguardo in quella
direzione: era appena entrata la stessa bellissima ragazza che il
giorno prima aveva salvato le altre; non avendo ancora avuto modo e
l’occasione di presentarsi, Angel non ricordava il suo nome e la
osservò attentamente non percependo, nei suoi occhi color
ametista, nulla se non il vuoto più totale ed assoluto.
“Buongiorno” la voce fredda della ragazza la fece
trasalire, ma si riprese prontamente e le rispose, con voce altrettanto
gelida “Buongiorno”. Percependo l’atmosfera di sfida
che si stava creando, Kyle intervenne allegramente “Ah…che
sciocco: voi non vi siete presentate! Allora…lei è Angel,
questa simpaticona qui invece è Pam…”
“Piacere…” le due ragazze, rispondendo quasi
all’unisono, si diedero la mano e la pesante atmosfera
andò scemando, non appena le due si scambiarono uno sguardo
complice e poi sorrisero contemporaneamente. “Angel, per quanto
riguarda stanotte…” incominciò l’affascinante
pasticciere “Non preoccuparti io non dirò
nulla…oggi pomeriggio rimarrò a casa: immagino che, dopo
ieri, dobbiate parlare anche voi…” Kyle si rabbuiò
per un istante, pensando all’accesa discussione tra Ryan e le
ragazze della notte precedente. “Già…ma immagino
che tu voglia dei chiarimenti…” Angel scosse la testa
“Voi non dovete sentirvi in obbligo a spiegarmi nulla e, se
vuole, sarà Ryan a dirmi tutto, anzi…per favore Kyle,
quando si sveglia fammi telefonare…”
“Certo…” Angel salutò il ragazzo con un bacio
sulla guancia e fece un cenno con la mano a Pam, che ricambiò
sorridendo. “Allora a domani…” “ A domani
Angel!”. Non appena sentì la porta del locale chiudersi,
Kyle osservò curioso la MewMew viola che, intanto, si era seduta
al posto di Angel. “Allora ha colpito anche te…”
“Di che parli?” “Mh…non saprei spiegarlo, ma
ha l’innaturale capacità di entrare nelle simpatie di
tutti…” Pam sorrise al moro, che la fissava stupito
“Quella ragazza, Kyle, appare molto diversa da com’è
in realtà…non so se lo hai notato, ma i suoi
occhi…” “Lo so…sono identici a quelli di
Ryan…” “Già”
Ryan si svegliò soltanto nel pomeriggio: la stanchezza dei
giorni precedenti si era fatta sentire tutta all’improvviso ieri
sera. Aprì gli occhi a fatica e guardò l’orologio
sul comodino: erano le tre, le ragazze sarebbero arrivate di li a poco
e ripensando al litigio della sera, anche se per pochi secondi, i suoi
occhi furono tentati di riempirsi di nuovo di lacrime. Si alzò e
andò in bagno, si fece una doccia veloce ed, altrettanto
velocemente, si vestì. Sospirò prima di aprire la porta,
scese le scale con passi pesanti ed arrivò in cucina dove Kyle
lavorava ad un dolce. “Ciao” la voce di Ryan fece
letteralmente sobbalzare lo chef, che si girò verso il ragazzo
ansimando. “Mi hai fatto prendere un colpo!” Ryan sorrise,
immediatamente ricambiato da Kyle. “Hai fame?” Il biondo
fece cenno di no col capo e osservò, con il suo famoso sguardo,
gli occhi del moretto, che rabbrividì: non si poteva fare
altrimenti quando Ryan Shirogane ti fissava negli occhi. “Hai
veramente deciso?” “Non ho cambiato idea…” i
due ragazzi continuavano a fissarsi intensamente “Sarà per
sempre?” il biondo, nell’udire quella domanda, si
addolcì immediatamente “Non dipende da me…”
“No?” “No. Le ragazze devono capire che anche io ho
diritto ad una vita…” “E tu? Lo hai capito?”
Ryan, sorpreso da quella domanda, non rispose ed abbassò lo
sguardo. “Io sono dalla tua parte Ryan…” il moro si
avvicinò al ragazzo e l’abbracciò. Ryan si
lasciò cullare per qualche secondo da quel contatto quasi
fraterno poi, udendo la porta del caffè aprirsi e le ragazze
parlottare tra loro, si staccò dall’amico e, con fare
distaccato, uscì dalla cucina trovandosi davanti Berry, Puddy,
Mina e Lory. Il gruppetto lo fissò un attimo interdetto, il
biondo invece non degnò nemmeno di uno sguardo le ragazze e
uscì dal caffè, con passo deciso. Le ragazze si
guardarono tristemente. “Non ci ha nemmeno
guardate…”mormorò Puddy, aggrappandosi a Lory.
“Mina…abbiamo fatto la cosa giusta?” Berry
guardò confusa l’amica che non la ricambiò se non
con una frase gelida. “Non sta a me deciderlo.”
Ryan camminava per il centro di Tokyo: aveva appuntamento con Angel in
un locale. Avrebbero mangiato qualcosa e, soprattutto, avrebbero
parlato. “Mai come questa volta preferirei affrontare un alieno…”
accelerò l’andatura e sospirò. Dopo pochi minuti,
arrivò davanti al bar dell’appuntamento, il Gaulon.
Sbirciò dalle vetrine del locale per controllare se Angel fosse
già lì e, per sua meraviglia, la vide seduta, intenta a
sorseggiare una bibita fredda con una cannuccia. Ryan entrò nel
bar e si fermò un secondo a contemplare affascinato la figura
seduta al tavolino: la ragazza aveva legato i suoi capelli verde
smeraldo in una coda bassa con un nastro rosso, il busto era vestito
con una maglietta a maniche corte, dello stesso colore del
fermacapelli, le lunghe gambe erano lasciate scoperte da una graziosa
minigonna a pieghe di jeans ed i piedi erano calzati da graziose
ballerine intonate all’abbigliamento. Il ragazzo arrossì
impercettibilmente e si avvicinò al tavolo; Angel, appena lo
vide, sorrise e lo salutò con la mano sinistra. “Vedo che
ti fa ancora male la spalla” “Già…ma
poco” rispose la ragazza toccandosi la parte del corpo
interessata, mentre il biondo la guardava pensieroso. “E’
stata colpa mia: non avrei dovuto portarti con me…”
abbassò lo sguardo, al contrario di Angel che lo fissava
indagatrice. “Te l’ho chiesto io…” “Si,
ma non avrei dovuto comunque…” “Non è
successo nulla…” “Ti sei ferita…”
“Lievemente…” “Sei svenuta…”
“Ero scossa…” “Sei stata male…”
“Per poco tempo…” “Se…”
“BASTA!” l’urlo di Angel risuonò nel locale e
tutti i clienti si voltarono vero la ragazza abbastanza sorpresi,
mentre lei si ricomponeva ed il suo viso diventava dello stesso colore
della sua maglia. Ryan la fissò con il suo solito sguardo di
ghiaccio, aspettandosi una reazione, un sussulto. Ma non successe nulla
e Angel continuò a fissarlo calma. Ryan dilatò
leggermente gli occhi per lo stupore: mai nessuno era rimasto
indifferente a quello sguardo, senza provare un benché minimo
imbarazzo o disagio. La ragazza si accorse che il biondino aveva mutato
espressione e ridacchiò “Non usare quello sguardo su di
me…non funziona!” Ryan sorrise e, dopo poco, anche la
ragazza lo ricambiò, facendo accelerare i battiti di Ryan.
“Usciamo…” A quelle parole, il biondo la
guardò confuso “Cosa?” “Andiamo via, ho voglia
di divertirmi oggi…” “Ma…io…”
Angel si alzò e zittì Ryan, poggiandogli un dito sulle
labbra. “Tu non devi dirmi nulla, per citare parole tue: a me non
interessano i fatti…a me, Ryan Shirogane, interessi tu!”
Angel pronunciò l’ultima frase con una voce insolitamente
roca e Ryan arrossì, non abituato a tanta schiettezza. Angel si
allontanò dal ragazzo, andò a pagare il suo conto e,
senza aspettare il ragazzo, uscì fuori dal locale“E’
così che vedo sfumare il mio pranzo…ah…” .
I due ‘piccioncini’ cominciarono a camminare sulla riva del
lago di Tokyo, mano nella mano; ogni tanto, Angel vedeva qualche fiore
e si fermava a raccoglierlo: solo in quel momento le loro mani si
slacciavano per poi intrecciarsi di nuovo, subito dopo. Erano
silenziosi ma non imbarazzati: l’atmosfera che si respirava era
tranquilla e i due ragazzi provavano benessere solamente nello stare
vicini; le parole avrebbero rovinato quella splendida atmosfera.
Arrivati nel parco, Ryan si sedette sul prato soleggiato, appoggiando
la schiena contro un albero, ed Angel subito lo imitò,
posizionando la testa sulla sua spalla. Il ragazzo si voltò
verso di lei e la guardò “Adesso…sembra tutto
così calmo…” “Così come non
è…” “Già…” Angel
alzò lo sguardo, incrociando quello limpido di Ryan: era rapita
da quegli occhi e bastava una semplice occhiata per incatenarla a lui,
a quello sguardo così dolce…così romantico “Mi piaci…”
Queste due parole le risuonavano nella mente, mentre i loro volti si
avvicinavano e le loro labbra si incontravano nuovamente, vogliose le
une delle altre. Si strinsero l’uno all’altra e lei gli
buttò le braccia al collo, mentre le loro labbra si continuavano
a scontrare dolcemente. Poco tempo dopo, si separarono:
l’ossigeno era indispensabile per entrambi. Il biondo
guardò la ragazza con aria incerta, Angel, notando questo
tentennamento, fece appoggiare la sua testa bionda sulle sue gambe.
Ryan, in quella posizione, si rilassò e chiuse gli occhi e lei,
avvertendo il corpo del ragazzo farsi più pesante, schiuse la
bocca in un lieve sorriso e cominciò ad accarezzargli
amorevolmente i capelli. Ryan, sentendo il tocco delicato della ragazza
a cui si stava affezionando sempre più, si ritrovò a
pensare ad una cosa, che gli fece torcere le viscere “Ho fatto la cosa giusta…”
Le Mew Mew erano finalmente al completo ed aspettavano pazientemente
Kyle nel laboratorio del cafè; quel pomeriggio il cafè
era chiuso per la riunione straordinaria del gruppo, stabilita alla
luce della comparsa di quegli strani esseri che infestavano la
città e che sembravano impossibili da fermare. Il pasticciere
salutò le ragazze con voce triste, mentre Strawberry fissava con
occhi spenti quella che, una volta, era la postazione di Ryan.
“Allora…” esordì Kyle richiamando a sé
la massima attenzione da parte di tutto il gruppo. “Purtroppo,
dai dati raccolti, non sappiamo ancora con precisione chi sia il nostro
nemico né a cosa aspiri…” “Non si sa cosa
sono?” “No, Paddy. Sembrerà strano, ma non
abbiamo raggiunto alcuna spiegazione, nonostante abbiamo fatto numerose
ricerche… è tutto un’incognita…”
“Mh…non sappiamo né cosa sono, né da dove
provengono e né cosa vogliono…allora cosa
sappiamo?” Berry domandò preoccupata, “Pochissimo,
l’unica cosa di cui siamo venuti a conoscenza, è il fatto
che Tokyo non è la prima città in cui sono apparsi:
è come se si spostassero di luogo in luogo per tutto il
mondo…preferiscono soltanto le zone industrializzate, il che ci
porta ad una prima conclusione: sono intelligenti, si nascondono,
viaggiano e attaccano i luoghi dove capiscono che possono creare gravi
danni e perdite.” Le ragazze ammutolirono, preoccupate. “A
rigor di logica, quindi, si potrebbe pensare che attacchino solo per il
puro e semplice gusto di annientare?” Pam si intromise
“Esattamente…ma un’altra cosa ci ha fatto rimanere
perplessi. Il fatto è che i mostri, come avrete ben notato, sono
attratti dai vostri poteri e, se azzardiamo un po’ le ipotesi,
potremmo arrivare ad una terza conclusione: queste creature sono esseri
artificiali.” Dopo l’ultima affermazione un silenzio
tombale, carico di terrore, calò nella stanza,
“A-artificiali? Cioè…è stato un uomo a
crearli?” la voce di Lory era palesemente tremolante
“Si…soltanto un essere artificiale può avvertire i
vostri poteri…è inquietante a dirlo, ma è
così” Mina rabbrividì e domandò, con una
nota di panico nella voce. “Come possiamo affrontarli. allora?
Non sono alieni!” “I vostri poteri, se pur in maniera
minore, sono ugualmente efficaci… Ryan stava lavorando ad un
modo per incrementarne la potenza, ma…”
“Dov’è adesso?” “E’ fuori, con
Angel…” “Ah bene, siamo in mani
d’oro…” Mina commentò sarcastica e
Strawberry, che fino a quel momento non aveva aperto bocca,
sbattè nervosamente le mani sul tavolo, facendo voltare tutti i
presenti verso di lei . “Tu…ancora ti comporti
così? Io, mi dispiace, ma mi dissocio!” disse furente,
rivolta a Mina. “Cosa vorresti dire?” “MINA?! Ma non
ti rendi conto? Quel ragazzo sta iniziando solo adesso a vivere, non ci
pensi? Per tutti questi anni, la sua vita è stata sempre
confinata dentro le quattro pareti di un
laboratorio…ora…ora sta…” non riuscì
a terminare la frase perché le lacrime le cominciarono a rigare
il viso arrossato dalla rabbia. “Capisco quello che pensi
Strawberry, ma lui è il capo di questo progetto e, di
conseguenza, dovrebbe comportarsi come tale. Non mi sembra proprio che
lo stia facendo, anzi…” Mina fissò tutte le altre
Mew Mew che annuirono, ma non troppo convinte. “Non stai
ragionando in maniera giusta” La voce fredda di Pam si
levò nell’aria e Mina, sussultando, osservò confusa
la sottile figura della ragazza, con un timore quasi reverenziale
“Pam…” “Scusa la franchezza Mina, ma il tuo
comportamento è puramente egoistico…”
“E-egoistico? Lui rischia la vita di tutto il mondo ed io sarei
egoista?” Mina, quasi dimentica del fatto che si stesse
rivolgendo al suo idolo, ritornò ad essere aggressiva e
sbattè una mano sul tavolo, ma senza riuscire ad intimorire la
splendida modella “Io penso di si…”
“Lui…capisco che lui ha sacrificato la sua vita per
noi…ma non l’abbiamo obbligato, ha scelto lui!”
“Già Mina ha scelto lui…ma dopo la morte dei suoi
genitori per mano di un alieno, dopo avrer affrontato una infanzia
infelice e dopo aver passato tutta la sua esistenza a combattere quei
maledetti alieni, per la salvezza dell’umanità…come
puoi chiedergli di sacrificarsi ancora, sopprimendo i suoi
sentimenti?” Mina si zittì e abbassò gli occhi,
incapace di controbattere. “Adesso torniamo a
noi…” Kyle troncò in modo brusco quella
discussione, che si stava spingendo su tasti dolorosi ed imbarazzanti.
“Cosa c’è ancora?” Lory fissò il moro
spaventata. “Si tratta di Hunter…”
“Hunter?” risposero le ragazze all’unisono.
“Già…è così che io e Ryan avevamo
deciso di soprannominare la nostra misteriosa alleata… a quanto
pare, non è la prima volta che appare, anzi, si potrebbe dire
che segue la scia di quegli strani mostri: lei è stata in ogni
città ‘visitata’ da loro; questo lo abbiamo capito
leggendo diverse testimonianze di vittime di attacchi di queste
creature, che si sono salvate in circostanze e modi alquanto
sospetti…” “Allora possiamo
fidarci…giusto?” le parole di Paddy risuonarono speranzose
nell’aria “Non saprei dirlo con certezza: a quanto pare,
anche Hunter riesce a percepire i vostri poteri e quelli dei
mostri…quindi, penso che anche lei sia una di
loro…” “Cosa?!” “Si…magari una
sorta di anti-virus creato per sconfiggerli…”
“Possibile..” il silenzio ricadde nella sede, mentre ognuno
dei partecipanti della riunione era silenziosamente intento a
rielaborare le notizie acquisite. “Bene…per oggi, ho
concluso…domani al cafè sarà tutto
regolare…potete andare…” Le ragazze si alzarono e,
salutando il ragazzo, uscirono una dopo l’altra; solo Pam rimase
seduta dov’era e Kyle le scoccò uno sguardo divertito.
“Non sarai stata troppo dura?” “No. Tutti devono
crescere prima o poi…adesso tocca a Mina…”
“Se lo dici tu…” detto questo, il moretto
lasciò il laboratorio, mentre Pam rifletteva da sola.
Rieccoci qui per i soliti commenti
finali…cosa dire questo capitolo è molto emotivo,
dobbiamo ammettere che questa crisi Ryan-Mew mew non era prevista, ma
è uscita di getto ed adesso va bene così…speriamo
vivamente che questo capitolo vi piaccia perché ci costato
parecchia fatica! Mi raccomando commentate! Vi invitiamo anche ad
esprimere le vostre considerazione su di una eventuale coppia
Kyle-Pam…fateci sapere!!!!
BAAAAcIIII!
Ale&Ale…
…Gollum&Smigol
|
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Capitolo 6 *** Un debito da saldare ***
Un debito da saldare-pubblicato
Ciauz!!!! Gollum e Smigol ritornano
all’attacco dopo tanto tempo…scusate il ritardo ma abbiamo avuto qualche
intoppo perché siamo state scaraventate entrambe ai due lati opposti del globo!
(ua e che esagerazione io ero in Egitto e lei in Liguria…) Cmq ci faremo
perdonare cn questo chappy che come avrete sicuramente notato e lunghetto… un
salutone alle fedelissime che c commentano…aspettiamo come al solito i vostri
consigli! UN BACIO A TUTTI e buona lettura!!!
Angel
rientrò in casa mentre le otto erano passate da un pezzo, con il cuore che
ancora non sembrava intenzionato a rallentare i battiti: il pomeriggio che
aveva passato con Ryan era stato davvero fantastico!
Con aria
sognante e distratta, attraversò il cancello di una elegante villetta in stile
inglese e percorse un breve vialetto di ghiaia, fino ad arrivare al cospetto
della porta d’ingresso. Non fece neanche in tempo a bussare al campanello che
una graziosa ragazza, in tenuta da cameriera, le venne ad aprire; “Buonasera,
signorina Angel” disse quest’ultima, “Buonasera, Annah. Mio zio è in casa?”
“Si, sta già cenando in sala da pranzo”. Detto questo, la cameriera bionda si
scostò e l’altra poté entrare in casa.
Con passi
rapidi e leggeri, Angel attraversò l’ingresso ed il sontuoso salone, fermandosi
sull’uscio di una stanza non meno elegante delle precedenti: al centro di essa,
vi era sistemato un lungo tavolo ligneo, circondato da ben dodici sedie in
stile classico, e , seduto a capotavola, un uomo abbastanza avanti con gli anni
era intento a leggere una voluminosa pila di documenti, mentre consumava il suo
pasto. La ragazza sorrise, “Ciao zio, sempre al lavoro?” l’altro, non essendosi
accorto in tempo della presenza estranea, trasalì e distolse gli occhi sorpresi
dagli incartamenti per rivolgerli alla nuova arrivata, che nel frattempo si era
seduta vicino a lui. “Mi volevi far venire un infarto?” la ragazza sorrise
nuovamente e rispose scherzosa “Non potrei mai…” “Qualche novità?” “No,
nessuna…” lo scienziato colse un inusuale tono sognante nella risposta della
nipote e sorrise “Ho l’impressione che, oramai, non sia più una questione di
semplice…come dire?...lavoro, sbaglio?” “Non sbagli..” lei continuò con quel
tono sognante, questa volta, arrossendo. “Vorrei comunque che ci pensassi
bene…” azzardò lo zio, ben conscio di quanto potesse essere suscettibile e
lunatica la giovane. Lei, di colpo, lo fissò seria e rispose “Non preoccuparti”
“Bene! Tornando a noi… allora, mi hai inviato dati piuttosto interessanti sulle
MewMew e sono riuscito ad analizzare la fonte dell’energia che sprigionano… è
come pensavamo: il tuo bel principe azzurro ha creato quei poteri sfruttando la
forza stessa degli alieni, incanalandola nel DNA di sei animali in via di
estinzione…” “Ho capito… quegli stramaledetti alieni!” sbottò lei e ricevette
un’occhiata compassionevole dallo zio. “Angel, dobbiamo assolutamente scoprire
come ha fatto tuo padre a venire a conoscenza di quegli alieni, come ha creato
quei mostri e, soprattutto, come…” si morse la lingua, consapevole di essersi spinto
troppo oltre. “…come ha creato me, giusto?” l’uomo annuì mestamente, ma rimase
zitto. “Sfortunatamente per noi, mio padre non è mai stato un uomo di molte
parole e, quando scoprì l’esistenza degli alieni, si chiuse ancora di più in sé
stesso e nel suo laboratorio, effettuando ricerche che non divulgò mai a
nessuno. Avevo solo 7 anni, ma ricordo ancora perfettamente quegli uomini..”
“Uomini?” la interruppe lo zio, incuriosito da quella novità nel racconto. Lei
annuì “Credo appartenessero ad una società affiliata al governo degli Stati
Uniti… la fama di mio padre era ben nota, gli alieni troppo feroci e così due
rappresentanti di quella organizzazione vennero a casa nostra… non potrò mai
cancellare la scena: li guardavo incuriosita nell’ingresso e loro, sentendosi
osservati, mi salutarono gentilmente e cercarono di giocare con me…l’uomo più
alto aveva occhi freddi, ma buoni; fu addirittura simpatico. Negli occhi
dell’altro, invece, non trovai altro che cattiveria… mi spaventai, mi misi a
piangere e fui presa in braccio da mamma, mentre papà fissava i due nuovi
arrivati con il viso tirato e preoccupato. Si accomodarono tutti e tre in
salotto e vi rimasero per parecchie ore, addirittura fino a sera inoltrata.
Incuriosita da questo, prima di andare a dormire, sgusciai fuori dalla mia
cameretta ed andai ad origliare alla porta del salotto… per quello che ricordo,
quei due offrivano a mio padre aiuto, finanziario e materiale, in cambio di un
valido mezzo per contrastare gli alieni; in più, gli dissero di aver trovato
persone con un DNA “mutabile”, in grado di neutralizzare quei mostri… inutile
dire che mio padre non impiegò neanche cinque secondi per accettare quella
collaborazione…” Angel smise di parlare per un attimo, abbassando il capo,
persa nei ricordi. Lo scienziato, benché curioso di sapere cosa accadde dopo,
rispettò il silenzio della nipote: era rarissimo sentirla parlare del suo
passato, anche se manteneva il suo solito tono freddo e distaccato nel
raccontarlo. La ragazza rialzò il capo di colpo e, come se avesse trovato nuova
forza, ricominciò il discorso. “Da allora mio padre non solo passò la maggior
parte della giornata rinchiuso nel suo laboratorio, ma cominciò a trascorrervi
anche la maggior parte della notte… accadeva spesso che, nonostante vivessimo
sotto lo stesso tetto, non lo vedevo per diversi giorni… finalmente, dopo un
anno, creò quei mostri, i Montras… all’inizio, erano solo embrioni grandi
qualche centimetro, ma arrivarono allo stadio adulto nel giro di poche
settimane. Avevano capacità incredibile ed un solo, terribile difetto:
perdevano completamente la ragione e tendevano a distruggere tutto ciò che li
circondava… tanto potenti quanto pericolosi: un esperimento scientifico
miseramente fallito. Quella società, spaventata dai risultati, eliminò il
progetto e tagliò tutti i ponti con mio padre… rimase solo…io rimasi sola… non
lo vedevo più, oramai viveva in quei dieci metri quadrati che erano il suo
laboratorio, alla ricerca di un metodo per contrastare le sue creature… io
crebbi da tate e badanti, visto che la mamma non c’era più…” pronunciò quelle
ultime frasi con un’insolita rabbia nella voce e l’uomo ne capì subito il
motivo. “Non puoi incolparlo della sua morte…” Lei scattò in piedi, con gli
occhi ambrati ridotti a due furenti fessure “Non posso? Non posso, dici? Lei
era depressa! Aveva un marito inesistente! La vedevo camminare per casa con
occhi vacui: pareva uno spettro! Era una splendida dona, ma nell’ultimo periodo
sembrava come sfiorita… quando credeva di essere sola, piangeva ed io non
potevo far nulla per aiutarla! Poi si ammalò e morì poco dopo… sentivo i medici
ripetere che il male che aveva non era incurabile, ma che lei non aveva più
voglia di vivere…non aveva più voglia di vivere! Sono sicurissima che se papà,
almeno una volta, fosse andato al suo capezzale lei sarebbe guarita… ed,
invece, non si degnò nemmeno di presenziare al funerale! Era una persona
orribile:non riuscì ad abbandonare quel dannato studio neanche per cinque
minuti, per vedere la mamma un’ultima volta, per vedere me…” si zittì
nuovamente, questa volta per evitare che la tristezza e la rabbia, che ormai la
invadevano, la tradissero con delle lacrime. L’uomo cercò parole che potessero
confortarla, ma si rese conto che quel dolore era impossibile da liquidare con delle
semplici fatte: l’odio, che aveva letto nei suoi occhi e visto trasparire nei
suoi gesti, era covato dentro per anni e il vecchio zio sperò solo che, un
giorno, avrebbe potuto trovare qualcuno con cui metterlo a tacere. “Eccola qui la vera Angel, quella che
sarebbe adesso se non avesse uno scopo da raggiungere…ma, per quanto io mi
sforzi, non riesco a capire: che razza di vita è la sua?” . Con uno scatto
improvviso, Angel si alzò ed andò vicino alla finestra, dando le spalle allo
zio. “È stata tutta colpa sua… un solo uomo è stato capace di rovinare la mia
vita, quella di mia madre e di tantissime altre famiglie…ha commesso un solo
errore, ma quanta gente ne deve pagare le conseguenze? Quante persone sono
morte in quell’incendio per la sua insaziabile curiosità? Ormai ho perso il
conto…” “Ma adesso stai combattendo i Montras… stai salvando centinaia di vite!
Sei un’eroina!” A quelle parole, dalla ragazza si levò una risata gelida,
inanimata che colpì lo zio come una sferzata, lasciandolo interdetto. Lei lo
fissò intensamente, prima di rispondere. “Un’eroina salva il mondo perché
ritiene giusto farlo, è convinta che ne valga la pena…” “Per te non è forse
così?” “Certo che no! A me non interessa né del mondo né della gente che lo
popola… sono tutti deboli ed ipocriti…guarda Tokyo! È stata attaccata prima
dagli alieni, adesso dai Montras e nessuno ha mosso un dito per salvarsi! Se
non fosse stato per quelle sei ragazzine la città, a quest’ora, sarebbe ridotta
ad un cumulo di macerie da tempo!” “E allora perché lo fai?” “Perché devo”
“Devi?” “Si, devo farlo per rimediare all’errore di mio padre… al mio errore di
non averlo fermato quando ho potuto. Una volta sterminati tutti quei mostri, ti
giuro, smetterò di trasformarmi… non mi fregherà più niente di nessuno!” angel
si voltò di nuovo e fissò lo zio con aria trionfante, ma quell’altro le diede
le spalle e si incamminò verso la porta, chiudendo il discorso con un semplice
“Buonanotte”. “A domani” rispose la ragazza che, preso posto a tavola, chiamò
Annah per ordinarle la cena.
Quello
stesso pomeriggio, mentre Ange si era incontrata con Ryan, un’altra coppia era
uscita insieme: Strawberry e Mark.
I due
camminavano per il centro della città mano nella mano, soffermandosi ad
ammirare le vetrine dei numerosi negozi presenti; il ragazzo parlava
visibilmente contento, mentre gli occhi di lei sembravano persi nel vuoto, la
mente immersa in un turbinio confuso di pensieri: i nuovi imbattibili nemici,
la misteriosa Hunter, il furibondo litigio con Ryan… “Ryan…” “Allora gattina,
cosa ne pensi? Ti va?”. La ragazza sobbalzò lievemente e guardò l’altro,
visibilmente imbarazzata: non aveva ascoltato minimamente il suo fidanzato, per
tutto il tragitto. “Scusa Mark…ehm…io…ecco…io non stavo ascoltando! Scusami!”
chinò il capo, con il viso dello stesso colore dei capelli. Il ragazzo la
guardò serio “Strawberry, è da quando sono tornato che sei strana: ti sento più
distante… c’è qualcosa che non va?”. La
Mew rosa s’incupì, sentendosi in colpa per aver dato da
pensare al suo adorato Mark. “Perdonami…è solo che ho parecchie cose per la
testa!” l’altro rimase zitto poi, improvvisamente, tirò a sé la rossa e la
cinse in un romantico abbraccio. “Piccola mia, ti prego…qualunque cosa accada
sappi che ne puoi parlare sempre con me! Io… io farò sempre tutto ciò che mi
chiederai perché ti amo con ogni fibra del mio essere e la tua felicità, per
me, è la cosa più importante!”. La ragazza si strinse a lui e, colpita da
quelle parole, si sentì gli occhi umidi. “Lo so, Mark…” con voce strozzata, riuscì
a dire solo questo. Si odiò.
Restarono
così abbracciati a lungo, mentre il sole tramontava e la ragazza si sentiva
orribilmente, e stranamente, fuori posto.
Ryan era
rimasto, per tutta la sera, al cafè. Non aveva smesso di pensare un solo attimo
allo splendido pomeriggio passato in compagnia di Angel: quella ragazza gli
trasmetteva un senso di fiducia fortissimo.
Più volte
si sorprese a ricordare quegli occhi… il loro colore così innaturale lo
attraeva magneticamente…e poi quei capelli così luminosi, quelle labbra
morbide, quel profumo… quel delicato profumo di pesca, che lo faceva impazzire
ogni volte che le si avvicinava, così dolce, ma anche così…così… “…peccaminoso”. Arrossì immediatamente:
da quando aveva simili pensieri? Sorridente, si stese sul letto ed affondò la
testa nel morbido cuscino. Non c’era niente da fare… ci era proprio ricascato!
Il sole
era sorto da poco su Tokyo ed il parco ed il cafè erano immersi nel silenzio.
Kyle,
mattiniero come al solito, era già all’opera in cucina, intento a spalmare un
abbondante strato di panna sull’ennesimo dolce che le ragazze avrebbero servito
quel pomeriggio. I gesti dell’affascinante pasticciere erano esperti e
meccanici e la sua attenzione era solo parzialmente dedicata all’invitante
golosità che stava preparando: la maggior parte dei suoi pensieri erano
preoccupati e rivolti al biondino che dormiva placidamente al piano di sopra;
sapeva benissimo quanto fosse importante per Ryan il progetto MewMew e quanto
gli costasse dichiararsene fuori.
Accese il frullino
elettrico, per mescolare una profumata crema al cioccolato, e non avvertì la
presenza di Pam che, nel frattempo, era entrata nella stanza ed aveva preso
posto su di una sedia, aspettando che il ragazzo finisse il suo lavoro. L’altro
posò l’attrezzo che aveva in mano e si diresse, a grandi falcate, verso il
forno, non degnando la ragazza di un solo sguardo. “Allora Kyle, quando la
finirai di arrovellarti?” la soffice voce di lei lo fece ritornare alla realtà
ed il moretto si voltò verso la modella, regalandole un affascinante sorriso.
“Oh, scusami. Io…stavo riflettendo” “Su Ryan?” la Mew viola si alzò e si
avvicinò sinuosamente a lui. “Già… mi chiedo per quanto ancora voglia mantenere
la sua decisione… questa faida è così stupida…” “Non ne ho idea… le ragazze
faranno meglio a capire velocemente che anche lui ha delle esigenze e
poi…beh…sappiamo tutti e due che Ryan, prima o poi, crollerà…non potrà non
preoccuparsi per noi quando verrà a sapere di nuovi attacchi… è la sua natura”
il ragazzo sorrise “Lui e la sua mania di proteggervi… quando capirà che oramai
siete forti abbastanza per farcela da sole?” risero entrambi a quelle parole
poi, inaspettatamente, Pam appoggiò la testa sul petto del moretto, che
sussultò impercettibilmente. Tra i due scese un silenzio carico d’attesa, che
venne rotto dopo poco dalla ragazza. “E tu?” “Io cosa?” “Quando deciderai a
prendere un po’ di tempo per te?” Kyle, a quelle parole, abbassò lo sguardo,
incrociandolo con quello della ragazza. Come aveva potuto non accorgersi prima
di quanto fossero belli e dolci gli occhi di Pam? “Io…non lo so” “Meriti anche
tu una vita, Kyle, come tutti noi… posso capire che tutto questo è un gravoso
fardello, ma avevi dei programmi per te, la tua carriera, la tua vita… hai
soffocato tutto per il bene comune, per il progetto… ma, ora come ora, ha
ancora senso tutto ciò? L’hai detto tu stesso che ormai siamo in grado di
cavarcela da sole…” Il ragazzo sospirò, consapevole di ciò che Pam stesse
cercando di dirgli. “Sai… quando decisi di rimanere al fianco di Ryan, decisi
che sarei diventato tutto per lui, come lui per me… così è stato per parecchio
tempo… all’inizio, ho rimpianto tante volte la mia scelta, tante volte sono
stato sul punto di abbandonare il progetto, di abbandonare lui… ma, quando lo
vedevo così determinato, non potevo far altro che chiedermi “Come fa un
ragazzino, che ha affrontato tanti drammi, ad essere più forte di me?”… sai
Pam, ancora oggi non so darmi una risposta, ma lui mi dà la forza di continuare
e adesso…” “E adesso?” lo incalzò la modella “Adesso continuerò a badare a lui
fino a quando non avrà più bisogno di me…” “Avrà sempre bisogno di te, sei la
sua famiglia” “No Pam…la mia presenza non servirà più di tanto quando guarirà
da tutte le sue ferite… gliene manca una sola da sanare…” “E dopo? Riprenderai
a vivere?” “Si” Il moro appoggiò delicatamente le labbra sulla fronte tiepida
della ragazza, lentamente si separò da lei e, salutandola, si diresse verso il
laboratorio.
Ryan girovagava per il parco senza meta: da quando aveva
abbandonato il progetto MewMew, le sue giornate erano diventate inesorabilmente
più vuote e noiose.
Non badava molto alla direzione presa dai suoi piedi e la
sua mente era come immersa nell’ovatta. Improvvisamente, però, qualcosa lo
riscosse da torpore: il cielo era, infatti, diventato di colpo tutto grigio ed
una fitta nebbia aveva circondato l’area
vicina; incuriosito, decise di addentrarsi nella zona più interna dei
giardini, dove quella strana foschia sembrava essere più concentrata. Man mano
che avanzava, l’aria cominciava ad essere più pesante, difficile da scrutare e,
soprattutto, da respirare: il giovane americano iniziò ad ansimare e fu
costretto a fermarsi, per riprendere fiato. Sentì un gelo penetrargli fin
dentro le ossa e, spaventato si guardò attorno: la nebbia era avanzata fino a
circondarlo completamente, inghiottendo alberi e cespugli, morti e spogli di
ogni foglia.
Spalancò gli occhi cerulei sorpreso e si voltò per fuggire
da quel posto, che sembrava uscito da un film horror; con il piede sinistro,
toccò una pozzanghera ed, istintivamente, abbassò lo sguardo, per controllarne
l’entità. Gli si gelò il sangue nelle vene: non aveva messo il piede in una
pozza d’acqua, bensì in una scia cremisi. “Sangue”
ed il solo pensiero che potesse appartenere ad un essere umano lo fece
impallidire. Un orribile presentimento si fece largo nella sua mente e, quasi
inconsciamente, cominciò a seguire quella scia scarlatta, per vedere a chi, o
cosa, appartenesse. Si fermò dopo pochissimo: la sua ricerca era finita. Era
appoggiata ad un albero, inerte e mortalmente pallida: il sangue le era
sgorgato da numerose ferite, che le martoriavano l’intero corpo, e le
imbrattava le ciocche più lunghe dei suoi splendidi capelli smeraldini. Il
ragazzo cadde in ginocchio distrutto, con le guance rigate da copiose lacrime e
gli occhi offuscati dal dolore.
Un bagliore e la figura, a lui tanto cara, sparì come anche
il sangue. Ryan, attonito, si avvicinò all’albero e sentì, sotto le dita, solo
la ruvida corteccia del tronco, privo di qualsiasi macchia vermiglia. Un vago
sospetto cominciò ad insinuarlo ed il ragazzo si voltò, per scrutare il parco.
Una gelida risata, levatasi nell’aria greve, confermò i suoi presentimenti: era
caduto in una trappola.
Strawberry arrivò al cafè trafelata: impressionata da
quella strana foschia, aveva percorso l’intero tragitto nel parco di corsa. Con
una rapida occhiata, si accorse che la sala era completamente deserta e, per
via della luce che filtrava dalla porta, che qualcuno era in cucina: Kyle,
probabilmente. La ragazza entrò nella stanza e sei paia d’occhi la fissarono:
le ragazze erano raccolte attorno al tavolo, mentre il pasticciere era
appoggiato ad un mobile, con le braccia conserte. “Kyle… l parco è
completamente…” “Lo so, dobbiamo sbrigarci!!!”
Dopo
essersi trasformate, le sei MewMew uscirono di corsa dal locale seguite dal
moretto, che cercava di mantenere la loro andatura; solo MewPam rimase indietro
e, mentre le altre erano già entrate nel parco, la mew viola si voltò, alla
ricerca degli occhi del ragazzo. “Rimani qui…rischi di essere coinvolto…” “Non
preoccuparti, ma state attente…”. Fu un solo secondo. La ragazza si avvicinò a
Kyle e posò delicatamente le sue labbra sulle sue; gli regalò un ultimo sguardo
e poi corse via.
Non avevano
percorso che pochi metri che le MewMew si erano ritrovate completamente avvolte
dalla densa nebbia grigia, boccheggianti e confuse. Così come era successo a
Ryan, anche loro notarono inorridite la scia di sangue e cominciarono a
seguirla. “MewBerry, secondo te…chi?” la biondissima LoveBerry si avvicinò alla
mew rosa, che correva avanti. “Non ne ho idea…ma ho un brutto presentimento…”.
Arrivarono velocemente alla radura, dove si era fermato anche il ragazzo, e lì
si bloccarono; le macchie vermiglie si erano fatte più frequenti ed ampie: di
chiunque fosse quel sangue, era certamente conciato molto male. MewBerry, con
uno strano senso di oppressione all’altezza del cuore, fu attratta dall’albero
solitario che si erigeva in mezzo a quello spiazzo e scorse una sagoma umana
appoggiata al suo tronco, seminascosta dalla nebbia. Trattenne il fiato: la striscia
sanguigna proveniva da quella persona. Il grigiore si diradò leggermente e la
ragazza a stento trattenne un grido spaventato. Ryan. Quel sangue apparteneva a
lui. MewPam, con le lacrime agli occhi, tentò di avvicinarsi al suo amico, ma
fu trattenuta da MewLory; MewBerry, incapace di dire o di fare qualcosa, crollò
a terra singhiozzante mentre MewMina rimase letteralmente pietrificata. Solo
LoveBerry e MewPam ebbero l’accortezza di avvicinarsi al ragazzo e, tastandogli
il polso, emisero un lievissimo sospiro di sollievo: benché fosse in condizioni
gravi, Ryan era ancora vivo. La mew viola se lo caricò sulle spalle mentre la
mew bionda andò vicino a quella rosa, per farla rialzare. “Ragazze! È ancora
vivo! Dobbiamo assolutamente portarlo fuori di qui!”. Le sei ragazze
incominciarono a correre a perdifiato, ma la nebbia, fattasi più fitta, impedì
loro di scorgere l’uscita. “Non vi permetterò di scappare…” le MewMew si
impietrirono nell’udire quella voce così innaturale, senza scorgere nessuno.
“CHI SEI? FATTI VEDERE!” MewMina urlò nel buio, agitata, mentre le altre si
stringevano attorno a MewPam ed a Ryan. “Lui…non è vostro…lui…APPARTIENE A
ME!”. Liane serpentine spuntarono dal sottosuolo, che immobilizzarono le sei
combattenti e cinsero il ferito, separandolo dalle altre. “Lui… è MIO!” una
donna molto alta e magra spuntò
fuori dalla nebbia: era splendida, ma inquietante; aveva lunghi capelli rossi
fiamma, che contrastavano con la sua pelle diafana; i lineamenti erano eleganti
e perfetti mentre gli occhi, scarlatti come i capelli, puntavano famelici sul
giovane americano, privo di sensi. “Il suo sangue mi appartiene…”. Fece per
avvicinarsi alla sua preda, ma fu colpita da un potente attacco scagliato da
MewMina, che era riuscita a liberarsi delle funi. La creatura fissò furente la
mew blu, con il volto sfregiato stravolto dalla rabbia. “TU, RAGAZZINA! COSA
HAI FATTO? ME LA PAGHERAI!”.
Con uno scatto rapidissimo, il mostro si avvicinò alla ragazza e la trattenne
per il collo, pronto a sferrare un suo potentissimo e micidiale colpo. “E’ la fine” gemette MewMina
terrorizzata, mentre chiudeva gli occhi preparandosi al peggio. L’attacco non
fu mai sferrato: un’abbagliante sfera luminosa scaraventò quella specie di
vampira lontano dalla ragazza, che crollò a terra boccheggiante. Le MewMew si
liberarono dalle loro prigioni di liane e corsero a soccorrere la loro amica,
mentre una nuova figura compariva dalla foschia: Hunter. La nuova arrivata si
diresse subito verso Ryan, accasciato a terra, lo prese in braccio e lo
consegnò ad una MewBerry confusa ma riconoscente. “Andate…” “Ma…tu? Come farai
da sola?” “Me la saprò cavare, ma il vostro amico ha un immediato bisogno di
cure…” Detto questo, le MewMew si allontanarono velocemente, mentre Hunter
osservava il suo nemico rimettersi in piedi. “MORIRAI PER QUELLO CHE HAI
FATTO!” sbraitò la donna, facendo comparire innumerevoli liane dal terreno;
l’altra, con un sorrisino strafottente stampato in viso, schivò abilmente
quelle piante. “Davvero patetico…” disse sprezzante mentre, inginocchiata a
terra, aprì un varco nel suolo, che inghiottì il Montras fino alla cintola,
imprigionandola. “Patetici sono i tuoi poteri, patetica sei tu, patetica sarà
la tua fine!” Hunter creò una palla di fuoco incandescente e la scagliò
selvaggiamente contro a quell’essere, che scomparve in uno stridio acuto.
Subito la nebbia si diradò e gli alberi ritornarono carichi di splendide
foglioline verdi, mentre il cielo era tinto con i colori del tramonto. Angel,
ancora sotto le mentite spoglie di Hunter, si avvicinò vicino all’albero
secolare, ancora avvizzito e macchiato di sangue, e lo toccò. In un bagliore, i
suoi rami si nascosero in una chioma smeraldina e la ragazza sorrise: era
tornata la normalità.
Le MewMew,
aiutate per l’ennesima volta da Hunter, riuscirono ad uscire senza ulteriori
intoppi dal parco e, sulla via per il cafè, notarono che la foschia era
finalmente scomparsa. “Andate avanti, io vado a controllare se Hunter sta
bene!” MewPam, detto questo, si separò dalle sue compagne, ritornando nei
giardini; con innata agilità, arrivò nella radura senza fare il minimo rumore e
scorse la chioma lilla della ragazza, di spalle. Non volendo essere vista, la
mew viola si nascose dietro ad un cespuglio e scomparve dietro ad un bagliore
argentato, ritornando ad essere Pam. Non appena riaprì gli occh, la modella si
accorse che la figura davanti a lei era cambiata: i capelli viola erano
diventati verdi e la mano, dalla pelle così chiara, sembrava essere leggermente
più abbronzata. Solo quando la sconosciuta si voltò, Pam la riconobbe,
rimanendo piuttosto sorpresa. Angel; la ragazza che aveva salvato lei e le sue
amiche in più di un’occasione era la nuova cameriera del cafè MewMew. “E adesso?”
Rieccoci qui…speriamo ke il chappy
vi sia piaciuto e che ci abbiate scusato per l’immenso ritardo a
pubblicarlo…SORRY!!!! Da un po’ di tempo a qst parte sto iniziando a covare
istinti omicidi verso Smigol…(solo da un pò? Nda smigol) tutto è iniziato dopo
il risultato del test “che personaggio di fullmetal alchemist sei?”
sciaguratamente è uscito che lei è Edward Elric ed io Roy Mustang…nn
fraintendetemi io adooro Roy, ma essere chiamata colonnello bastardo nn è proprio
rilassante…io cmq mi vendico…CHIBICHIBICHIBICHIBI BUAHAHAHAHAH! Adesso dobbiamo
proprio andare…ASPETTIAMO I COMMENTI SOPRATTUTTO DALLE FEDELISSIME!!! Baci
baaaciii!!!
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Capitolo 7 *** Love feelings ***
-
-
-
- Ryan era stato portato immediatamente all’ospedale
più vicino.
- I corridoi dell’edificio erano gremiti di uomini e
donne, vestiti con il classico camice bianco, e di graziose infermiere che si
prodigavano con solerzia per rendere più confortevole la degenza dei diversi
pazienti.
- L’inconfondibile, ed alquanto persistente, odore
di disinfettante colpiva le narici di tutti, ma risultava piuttosto fastidioso
per coloro che, non abituati ad esso, sedevano tranquilli nella sala d’attesa.
- Tra tutti gli occupanti di quella stanza, sei ragazzine
colpivano immediatamente l’occhio, a causa dei colori sgargianti delle divise
da cameriera che indossavano.
- - IO NON CE LA FACCIO PIÙ!- esclamò la più piccola
di loro, vestita d’arancio, agitandosi sul sediolino in plastica- Quando arriva
Kyle? Voglio sapere come sta Ryan!-
- - Paddy non urlare, sei in un ospedale…- la
rimproverò la più bella di loro, vestita di viola- E calmati; Kyle sarà qui a
momenti; avrà trovato traffico.
- La biondina smise subito di divincolarsi ed, immediatamente,
il silenzio ripiombò cupo sul quel gruppetto.
- Il pallore diffuso sul viso accomunava tutte quante
loro, causato sicuramente dalla tensione e dalla preoccupazione che stavano
subendo.
- Un singhiozzo soffocato distolse le ragazze dai
loro pensieri, facendole voltare verso la fonte di quel rumore angosciato:
Strawberry, in un angolo, piangeva sommessamente e, sentendosi gli sguardi
delle altre puntati addosso, alzò gli occhi gonfi e lucidi verso di loro.
- - Ra- ragazze, scu-scusatemi… non so cosa mi prende
è che…
- Berry, l’altra biondina del gruppo, non attese
nemmeno che l’amica finisse di parlare per stringerla in un abbraccio carico di
affetto sperando, con quel gesto, di trasmetterle un po’ di forza.
- - Devo co-confessarvi una cosa- continuò la rossa,
balbettando- io… non so da quanto, ma mi sono resa conto di…
- - … amarlo?- completò Mina con la voce ridotta ad
un sussurro che, comunque, risultò ben udibile da tutte.
- Strawberry, arrossita in viso sia per il pianto
che per l’imbarazzo, annuì flebilmente e le altre sospirarono.
- - Ci dispiace…- confessò Berry, stringendo ancora
di più l’abbraccio.
-
-
-
- La
rivelazione di Strawberry, pensò Pam, era alquanto ovvia e così la Mew viola
decise di rimanere seduta al suo posto, a rimuginare sui pensieri che le affollavano
la mente: scoprire che Hunter, la misteriosa eroina che più volte aveva aiutato
lei ed il suo gruppo in situazioni critiche, era nient’altri che la nuova
cameriera del cafè era un colpo difficilmente digeribile in poche ore.
- Assorta nei suoi ragionamenti, non si accorse
dell’arrivo di un affascinante moretto di sua conoscenza; fu la sua voce a
ridestarla.
- - Dov’è? Come sta?- chiese immediatamente il nuovo
arrivato, che non faceva nulla per mascherare l’evidente nota di preoccupazione
nella voce.
- - Non ci hanno detto nulla, occorreva aspettare
te…
- Il ragazzo, quasi non attendendo risposta, si
precipitò nel corridoio immacolato, per ricercare informazioni.
- Intercettò un medico che passava li vicino e lo
raggiunse all’istante.
- - Dottore, mi scusi, mi chiamo Kyle Akasaka e sono
il tutore di Ryan Shirogane. Vorrei sapere come sta, a chi posso chiedere sue
notizie?- esordì educatamente.
- - Ryan Shirogane? Può chiedere a me, è un mio
paziente. Sono il dottor Nakamura.- disse, porgendo la mano- Se vogliamo andare,
le spiego…- aggiunse, lanciando uno sguardo alle sei ragazze che, nel
frattempo, erano sopraggiunte.
- - Non si preoccupi per loro, possono ascoltare.
Allora, come sta?
- - Considerate le condizioni con cui è arrivato
qui, direi bene. Abbiamo eseguito una trasfusione e tutti gli esami necessari;
adesso è in camera sua, ma non ha ancora ripreso conoscenza…
- - E questo è un male?- s’intromise Strawberry,
riuscendo a malapena a contenere le lacrime.
- Il dottore occhialuto, prima di risponderle, le
scoccò un’occhiata stizzita: sembrava piuttosto infastidito dalla presenza
delle ragazze.
- - Non lo sappiamo ancora: potrebbe essere un
fattore irrilevante come potrebbe essere un sintomo di un qualche problema. Se
non si sveglia entro 48 ore cominceremo a preoccuparci ma, in ogni caso, siamo
ottimisti: a parte la costola rotta, si riprenderà perfettamente.- controllò
l’orologio e ricominciò a parlare- Fra mezz’ora potrete fargli visita. Un’ultima
cosa: abbiamo avvisato la polizia; due agenti verranno qui non appena il vostro
amico si risveglierà, in modo da tracciare un identikit degli assalitori.
Adesso, se volete scusarmi, devo andare a controllare alcuni pazienti…
- - Si, certo, vada pure…- lo congedò Kyle- e grazie
di tutto, dottore.
- L’interpellato fece un gesto vago con la mano e se
ne andò.
- L’atmosfera tra i sette amici di colpo diventò più
serena e rilassata: le facce sollevate delle ragazze ne erano una prova
tangibile ed Kyle abbozzò addirittura un sorriso.
- Solo allora un pensiero balenò nella mente di Pam
che, con una scusa, abbandonò le altre alla ricerca di un telefono, mentre Mina,
nella felicità generale, fu l’unica ad accorgersi che la modella, quel giorno,
era alquanto strana.
-
- *
-
- - Angy! Ti puoi calmare una buona volta?- sbottò
esasperato Maxwell Dashwood, decisamente stanco di vedere sua nipote girare a
vuoto per il salotto, borbottando frasi incomprensibili all’orecchio umano.
- - Calmarmi? CALMARMI? Come credi che possa
farlo?!- l’aggredì la ragazza, interrompendo la sua camminata e voltandosi
verso di lui- L’ultima volta che ho visto Ryan era svenuto e coperto di sangue!
E adesso non so né dove l’hanno portato e né come sta!
- - Lo so, ma calmati… agitarti non ti servirà a
nulla.
- Rassegnata, Angel si sedette di fianco allo zio
sul divano panna, fingendo di vedere un quiz televisivo; in realtà, gli occhi
ambrati fissavano il vuoto e la mente, pervasa dalla preoccupazione e
dall’agitazione, galoppava lontano, ad un fantomatico letto d’ospedale ed al
suo occupante.
- Uno squillo di telefono, però, la fece ritornare
con i piedi per terra e, senza aspettare che Annah prendesse la chiamata,
sollevò la cornetta.
- - Pronto?
- - Angel? Sono Pam, ho recuperato il tuo numero da
un elenco telefonico. Ti chiamo dall’Ospedale di Beika…
- - Ospedale?- chiese la ragazza, tentando di
simulare una curiosità che non le apparteneva, mentre il cuore le batteva al
ritmo di un tamburo.
- - Si, Angel, chiamo dall’ospedale e sai benissimo
il motivo per il quale sono qui, quindi risparmiati pure la commedia.
- Udendo quelle parole, la ragazza strabuzzò gli
occhi; un vortice di sentimenti contrastanti cominciò ad agitarsi all’interno
del suo petto… gioire per Ryan o preoccuparsi per il suo segreto?
- - Come hai fatto?- domandò quasi subito, cercando
di mantenere il controllo sulla propria calma.
- - È stato un caso: ero tornata nel parco per
vedere se Hunter stava bene ed ho assistito alla tua trasformazione…
- - Chi altri lo sa?
- - Per il momento solo io. Voglio parlare con te,
prima di decidere se dirlo alle ragazze o meno… L’orario delle visite sta per iniziare,
quindi ti consiglio di sbrigarti. Ti aspetto nell’ingresso.
- E, senza aspettare una risposta, Pam riattaccò,
lasciando dall’altra parte una Angel completamente confusa, con la cornetta
muta in mano.
-
-
-
- Abbozzata una frettolosa spiegazione allo zio,
evitando accuratamente di rivelargli l’ultima sconcertante notizia, Angel uscì
di casa e si diresse rapidamente verso la sua amata Ninja, che aspettava
impaziente la sua padrona sotto il sole del vialetto di casa.
- La ragazza indossò il casco nero, in tinta con la
carrozzeria, mentre si accomodava sul sellino e, con un gesto esperto, fece
partire la sua moto, che rombò dolcemente prima di schizzare via veloce come il
vento.
- Zigzagando abilmente nel traffico cittadino, in
meno di dieci minuti arrivò a destinazione; parcheggiò il suo veicolo e si
diresse quasi correndo nell’atrio dell’imponente edificio candido che la
sovrastava.
- Li, trovò immediatamente Pam che, rivolgendole
solamente un saluto molto vago, cominciò a camminare.
- - Aspetta…- disse Angel, poggiandole una mano
sulla spalla.
- In tutta risposta, la Mew viola si girò verso di
lei ed incatenò il suo sguardo di fredda ametista con quello ambrato della sua
interlocutrice.
- Nessuna delle due abbassò gli occhi per prima.
- - Ne riparleremo dopo, non voglio spiegazioni
affrettate… un’unica cosa: quello che c’è tra te e Ryan…- chiese la modella,
senza distogliere lo sguardo duro.
- - È tutto vero- rispose l’altra semplicemente e continuando
a sostenere l’occhiata gelida.
- Pam non rispose. Si limitò a riprendere a camminare,
ma Angel poté quasi giurare di aver visto i suoi occhi addolcirsi
impercettibilmente.
- Arrivarono rapidamente nel corridoio della stanza
714, la stanza di Ryan, davanti alla quale un gruppetto di ragazzine aspettava
il proprio turno per far visita al paziente; le due non fecero neanche in tempo
ad aprir bocca, per rendere nota la propria presenza, che furono aggredite da
Mina.
- - Perché è qui?- domandò quest’ultima rivolgendosi
alla modella ed indicando con un dito, in maniera piuttosto maleducata, la
nuova arrivata.
- - L’ho chiamata io- rispose tranquillamente
l’altra.
- - Ti rendi conto che è solo per colpa sua se Ryan
è qui?- chiese, ormai furente, la Mew ballerina, silenziosamente sostenuta
dalle altre quattro combattenti.
- Proprio in quel momento, Kyle uscì dalla camera e,
mentre Angel, invitata dal sorridente moretto, si apprestava ad entrarvi, Pam
rispose.
- - Agli occhi dei cittadini, sarete anche delle
grandi eroine, ma per me siete soltanto cinque sciocche ragazzine infantili,
capricciose ed egoiste. Provate a passarvi una mano sulla coscienza prima di
parlare e poi vedremo se avrete ancora il coraggio di incolpare Angel per tutto
quello che gli è successo.
- A quelle parole, un silenzio attonito piombò sulle
ragazze che, incapaci di rispondere, lasciarono passare la ragazza dai capelli
verdi, sconfitte.
-
- *
-
- Ryan non aveva ancora ripreso conoscenza, quando
Angel entrò nella sua camera: il volto, incorniciato dalla sua chioma di fili
d’oro, era pallido e parzialmente coperto da una mascherina trasparente,
collegata ad un respiratore; il torace, o almeno ciò che si poteva intravedere
dalla camicia da notte, era ricoperto da un sapiente bendaggio mentre dalle
braccia inermi pendeva il tubicino di una flebo, oramai vuota.
- Prepotente come non mai, il senso di colpa si fece
largo nella mente e nel cuore di Angel, non appena lo vide in quelle
condizioni; con l’umore sotto ai tacchi, si avvicinò al letto e prese posto su
di uno sgabello li accanto.
- Fissò a lungo il ragazzo, prima di parlare.
- - Ryan, guardami: sono talmente tanto fredda da non
riuscire nemmeno a piangere. Sono stata una sciocca, un’ingenua: se non avessi
abbassato la guardia, quei bastardi sicuramente non ti avrebbero attaccato… avranno
percepito la tua energia… Perdonami, Ryan… perdonami non solo perché non sono
stata in grado di proteggerti, ma anche perché ti sto nascondendo troppe cose…
ma, se adesso ti dicessi tutto, se adesso ti raccontassi la verità, cosa
faresti? Sei uno scienziato, dopotutto: studieresti il mio corpo e lo
scopriresti… e ho paura della tua reazione, di ciò che potresti fare… adesso
svegliati però, mi stai facendo preoccupare, Ryan…-
- Il ragazzo non diede alcun segno di aver compreso
quelle parole e rimase immobile, Angel sospirò: era stata una stupida a sperare
che Ryan si sarebbe svegliato, udendo semplicemente la sua voce. Certe cose
succedono solo nei film, pensò e, a malincuore, si diresse verso la porta.
- - A-Angel?
- Quella voce, così sofferente e stordita, la fece
voltare verso il letto.
- I suoi occhi stupiti incrociarono quelli semi
aperti di Ryan; fu immediatamente avvolta da quel meraviglioso color oceano
delle sue iridi ed, in un punto imprecisato del petto, quel gravoso peso, che
sentiva fino a pochi istanti prima, si dissolse in un attimo.
- - Ryan…- fu
l’unica cosa che riuscì a mormorare, esterrefatta, prima di riavvicinarsi al
letto.
- - Cos’è
successo?- chiese il ragazzo, con uno sguardo confuso.
- - Nulla…
adesso è tutto a posto, non preoccuparti.
- Il ragazzo le
regalò un sorriso sincero e meraviglioso ed Angel si sentì un vago pizzicore
agli occhi; una lacrima scappò al suo controllo e rotolò rapida sulla guancia.
- Si passò una
mano sugli occhi, stupita: aveva pianto… dopo tanto tempo era riuscita a
piangere di nuovo…
- E dopo la
prima, altre lacrime cominciarono a rigarle il viso ed Angel si sciolse in un
pianto di gioia.
- - Ehi, sto
bene, non piangere- cercò di rassicurarla il ragazzo, vedendola singhiozzare;
lei scosse il capo e gli regalò un umido sorriso, prima di precipitarsi fuori
dalla stanza, per chiamare le ragazze ed il dottore.
- - Si è
svegliato!- disse, finalmente ridendo.
-
- *
-
- Erano passati oramai due giorni dal risveglio di
Ryan ed Angel continuava a passare la maggior parte del suo tempo libero in
camera del ragazzo, per tenergli compagnia durante la degenza.
- Più volte, durante quei due giorni, aveva
incrociato la Mew modella senza rivolgerle altro che un saluto e, tutte le
volte che lo faceva, si malediceva mentalmente: odiava avere conti in sospeso
con qualcuno e, quello con Pam, era certamente bello grosso. Così, raccolta una
buone dose di coraggio e faccia tosta, decise di affrontarla quel giorno
stesso; la intercettò nell’atrio ed insieme andarono nel parco dell’ospedale,
dove si sedettero su di una panchina ben ombreggiata.
- Le raccontò tutto ciò che poteva; le parlò della
sua famiglia, di suo padre, dei suoi poteri, della natura di quei mostri che
infestavano la città e della sua missione; evitò accuratamente di menzionarle
alcuni particolari: non si sentiva ancora pronta a liberarsi di ogni peso con
qualcuno; anche il solo raccontare il suo passato a Pam, la faceva sentire
fastidiosamente nuda e priva di difese.
- E poi voleva che fosse il Ryan il primo a
conoscere a fondo tutta la sua storia.
- A racconto terminato, Pam parve abbastanza
soddisfatta delle informazioni ricevute, ma non promise all’altra di mantenere
il segreto con le ragazze, dicendo che si doveva schiarire un po’ le idee.
- Angel annuì in silenzio. Era stranamente
tranquilla, nonostante il suo segreto fosse ancora in pericolo; aveva come la sensazione,
quasi come se glielo suggerisse l’istinto, che quella ragazza non l’avrebbe mai
tradita, salvo in casi di estrema necessità.
- Si congedarono in fretta; Pam si diresse verso
l’uscita, Angel verso la stanza 714.
- Bussò due volte, prima di entrare, e sperò che
Ryan fosse sveglio; aveva voglia di parlare un po’ con lui, di osservare il suo
viso assorto, di ammirare il suo sorriso aprirsi ad una battuta spiritosa…
- Cielo,
ma dov’è finita l’Angel fredda ed insensibile?- si ritrovò a
pensare, mentre un vago rossore le imporporava deliziosamente le guance- Sono diventata una sentimentalona
sdolcinata!
- Aprì la porta sorridendo e, con un’occhiata al
letto, si rese conto che il suo desiderio era stato esaudito fin troppo bene:
le lenzuola erano quasi del tutto ricoperte da fogli e da documenti fittamente
scritti; sulle ginocchia, il ragazzo aveva appoggiato il computer portatile sul
quale stava lavorando alacremente, mentre i suoi occhi si muovevano febbrili,
leggendo un qualcosa sullo schermo. Era talmente concentrato che a stento
ricambiò il saluto di Angel, mentre lei, un po’ delusa, si sedeva sullo
sgabello al suo fianco.
- - Come va oggi?- chiese, cercando di instaurare un
dialogo.
- Ryan impiegò un po’ di tempo prima di rispondere;
finì di leggere un documento e, finalmente, alzò gli occhi verso la ragazza.
- - A parte la costola rotta,- e fece una smorfia,
portandosi una mano sull’addome- va tutto bene… mi sto riprendendo alla
perfezione- concluse tutto contento, prima di rivolgere nuovamente la sua
attenzione al computer.
- Una vena ballerina cominciò a spuntare sulla
fronte di Angel; con un profondo respiro, però, fece appello a tutta la sua
pazienza per mantenere un certo autocontrollo sulla rabbia, che ormai le
cominciava pericolosamente a ribollire.
- - Beh… meno male.- sibilò, vagamente sarcastica- A
cosa stai lavorando?- aggiunse poi, tentando di ripristinare il tono neutro
nella voce, che non coincideva con il suo umore.
- - Sto cercando di capire qualcosa su quei mostri… devono avere anche loro un punto debole!-
sbottò il biondino, senza staccare gli occhi di dosso allo schermo luminoso.
- - Ma sei ancora convalescente, non dovresti
ricominciare già a lavorare…
- - Lo so, ma sono l’unico che può scoprire
qualcosa.- rispose seccamente Ryan.
- La ragazza fece un altro profondo respiro.
- Calma,
comincia a contare… uno, due…
- - Quando ti ho visto steso su questo letto, mi
sono sentita male… - iniziò a dire dolcemente.
- - Purtroppo, sono cose che succedono.- concluse
lui con un irritante tono spiccio- Non è né la prima e né sarà l’ultima volta.
- - Ma tu non
sei come loro Ryan!- esplose finalmente Angel- Loro possono combattere, ma tu
sei normale! Non hai poteri particolari! Sei un semplice uomo!
- - E allora cosa dovrei fare? Rimanere in disparte,
mentre le ragazze rischiano la vita? Io devo
aiutarle! Lavorerò notte e giorno, rimarrò rinchiuso dentro al mio laboratorio
finché…
- Ma Angel non lo ascoltava più.
- Per un momento, la faccia furente di Ryan si
offuscò, come il resto della camera; i suoi occhi d’oro osservavano una scena a
lei fin troppo familiare: un uomo, alto ed imponente, era appoggiato allo
stipite di una porta, mentre litigava furiosamente con una donna minuta di
fisico, ma forte di carattere, che gesticolava animatamente.
- Suo padre e sua madre, che litigavano… non ricordava
nient’altro di loro, oramai.
- Chiuse, riaprì gli occhi e la scena cambiò: suo
padre si era rinchiuso nella stanza, sbattendo la porta a cui si era appoggiato
prima, mentre sua madre piangeva, tossiva e piangeva e lei guardava quella
maledetta porta con odio, quasi come se fosse la sua peggior nemica.
- Quella, era la porta del laboratorio… la causa di
tutto… delle furibonde litigate, della malattia della mamma, della morte di suo
padre…
- Angel trasalì e ritornò alla realtà.
- Non fece neanche in tempo a rendersene conto, che
il suo braccio scattò e la sua mano colpì il viso di Ryan.
- In quel momento, nella stanza piombò un silenzio
gelido e palpabile, carico di rabbia mista ad incredulità; il suono sferzante
dello schiaffo rimbombò tra quelle quattro mura quasi come fosse un colpo di
pistola.
- Il biondo spalancò gli occhi azzurri e fissò il
pavimento con sguardo vacuo, mentre con una mano si toccava la guancia offesa;
lei, invece, non diede alcun segno di rimorso e guardò il ragazzo con gli occhi
ridotti a due fessure fiammeggianti.
- - E le persone che si preoccupano per te? A loro
non pensi? SEI SOLO UN EGOISTA! UN EGOISTA, PAZZO E MEGALOMANE PROPRIO COME
LUI!
- E, ignorando apertamente i farfugliamenti di Ryan,
scappò via dalla stanza, sbattendo rumorosamente la porta.
-
- *
-
- Dopo quella sfuriata, Angel non si fece né vedere
né sentire e, confinato dentro quelle quattro mura intonacate, Ryan ne
avvertiva la mancanza ogni giorno di più.
- Non che fosse solo; Kyle e le Mew Mew, infatti, si
erano organizzati in modo da tenergli compagnia una volta a testa, ma era come
se una parte della sua anima fosse uscita da quella porta assieme alla ragazza.
- Era la prima volta che Ryan provava quella
sensazione; era la prima volta che gli mancava davvero qualcuno, dalla scomparsa
dei suoi genitori.
- Quanto desiderava vederla, ascoltare la sua voce
melodiosa, perdersi nell’oro splendente delle sue iridi, parlare con lei,
chiederle scusa…
- Era la prima volta che, nella sua vita, Ryan
Shirogane si sentiva in dovere di chiedere
scusa a qualcuno.
- Cominciò ad essere impaziente, quasi nervoso, come
un animale in gabbia: voleva tornare a casa, al café, alla sua vita di sempre
e, finalmente, tre giorni dopo il suo desiderio fu esaudito.
- Arrivò davanti alla struttura rosa a bordo della
sua auto sportiva, premurosamente scortato da Kyle; ad attenderlo nel vialetto,
sei ragazze in divisa esibivano sorrisi gioiosi. Ryan rivolse loro uno sguardo
rapido: rossa, blu, verde, giallo e arancio… mancava il fucsia, il colore che
stava aspettando di vedere da quel fatidico schiaffo e che adesso agognava più
di ogni altra cosa al mondo.
- Che fine aveva fatto Angel?
- - Si è licenziata due giorni fa- disse Kyle
improvvisamente, quasi leggendogli nel pensiero.
- A quelle parole, qualcosa all’interno del biondino
si spezzò: se Angel se n’era andata, significava che non voleva più vederli e
questo portava all’unica conclusione che…
- - … non
vuole avere più niente a che fare con me.-
-
- *
-
- Strawberry aveva finalmente ritrovato un po’ di
buon umore: la ricomparsa di Ryan nel café era un ottimo motivo per
ricominciare a lavorare con il sorriso sulle labbra.
- E se poi si contava anche il fatto che Angel non
si faceva vedere nel locale da una settimana buona, c’era da stare felici e
contenti come pasque.
- Finalmente era ritornata la normalità al café Mew
Mew: Kyle preparava sempre ottimi dolci, Ryan, dopo averle perdonate, lavorava
senza sosta alla ricerca di un modo per sconfiggere quei mostri e loro e le Mew
Mew, erano le uniche cameriere del
locale… nessuna nota stonata, solo la vecchia e tranquilla vita di sempre…
- Questo, almeno, era ciò che si vedeva
all’apparenza: in realtà il biondino non riusciva più a lavorare; non dormiva
neanche più, nella speranza di riuscire a concentrarsi meglio la notte, ma ogni
mattina si ritrovava punto e a capo, con la testa fra le nuvole e senza aver
concluso niente.
- Ovviamente, questo alle ragazze veniva celato, ma
che il biondino si aggirasse spesso senza metà nel locale, durante la giornata,
era un fatto nuovo anche per loro.
- Ne discussero ampiamente in un momento di pausa del
locale.
- - Ragazze, avete notato anche voi che Ryan è, come
dire, strano ultimamente?- chiese Lory, mentre prendeva posto su di una sedia.
- - Non è che ce l’ha ancora con noi?- domandò a sua
volta Berry, ansiosa.
- - No, non credo… è come se fosse distratto da
qualcosa o, forse, da qualcuno…-
ipotizzò pensierosa Mina, sedendosi su una sedia accanto alla Mew focena.
- - Non ti riferirai mica ad Angel?
- - E perché no? Ormai è da una settimana che non si
fa più viva… o è malata oppure…
- - Credi che abbiano litigato?- mormorò Strawberry
che, improvvisamente interessata al discorso, smise di raccogliere le stoviglie
sporche dai tavolini.
- - In effetti, potrebbe essere… e, a giudicare
dalla reazione, direi che è stato un litigio piuttosto pesante…- rispose Lory,
soprappensiero.
- - Tanto meglio, ce ne siamo sbarazzate in fretta
direi…- concluse Mina, pratica.
- - Possibile che ogni momento è buono per non
lavorare? Il locale è aperto e non possiamo pensarci solo io e Strawberry! Al
lavoro, forza!- il rimprovero di Pam fece scattare tutte le ragazze in piedi e
subito ognuna si concentrò sul proprio ruolo.
- Strawberry, però, era distratta.
- - Se è vero
che hanno litigato, è la mia occasione!- pensò, mentre serviva una meringa
ad una studentessa liceale- Basta! Ho
deciso! Stasera gli confesserò tutto!
-
-
-
- Dello strano comportamento del biondino,
ovviamente, non se n’erano accorte solo le ragazze.
- Il moretto pasticciere, infatti, vegliava da
giorni sul suo protetto e, nonostante non lo desse a vedere, era piuttosto
preoccupato per lui. Lo fissò sottecchi: Ryan era seduto al tavolo della cucina
con un’aria smunta e depressa, mentre gli occhi zaffiro, spenti e vuoti,
fissavano una tazza di the, oramai fredda, che giaceva sul tavolo.
- Non poteva continuare così: doveva intervenire.
- - Guarda che per quanto tu possa fissarla, la
tazza non ti parlerà mai.
- Ryan trasalì: evidentemente era perso nei suoi
pensieri.
- - Beh… tentar non nuoce- abbozzò.
- Kyle sorrise e prese posto accanto a lui.
- - Almeno hai ripreso a parlare, credevo ti fossi
dimenticato come si faceva. Allora, si può sapere cos’hai?
- - Non lo so, Kyle… non ci capisco più niente.-
disse lui, alzando lo sguardo.
- - Parlarne ti aiuterà a schiarirti le idee…
- - Si tratta di Angel…- cominciò, con un sospiro.
- - Avete litigato?
- - E tu come lo sai?- domandò sorpreso il biondino.
- - Chiamalo sesto senso…- rispose sorridendo il più
grande, vagamente ricambiato dall’altro- Che è successo?
- Ryan gli raccontò del litigio per filo e per
segno. Alla fine, trasse un sospiro di sollievo: si sentiva improvvisamente più
leggero.
- - Beh… non mi sembra tanto grave… ma chi è “lui”?
- - Non lo so, ma ho fatto qualcosa che glielo
ricorda…
- - Non conoscerò bene Angel quanto te, ma credo che
le dovresti parlare.- cominciò Kyle, alzandosi- Il suo licenziamento,
probabilmente, è stata una mossa avventata causata da un momento di profonda
rabbia e, per lo schiaffo, credo che fosse solo preoccupata per te e ha
esagerato un po’… Chiamala; è la cosa giusta da fare.
- - Si, hai ragione, sono stato uno stupido a non
pensarci io! Devo chiamarla, altrimenti non risolverò niente!
- A quelle parole, Kyle scoppiò a ridere.
- - Ma guardati! Sei innamorato cotto!
- - E allora? Mica è la prima volta…- rispose secco
il biondo, guardando l’altro torvo.
- - Questa è la prima volta che ci tieni veramente…-
rispose il moretto, ritornando serio.
- - Cioè?- gli chiese, spiazzato.
- - Capirai…- rispose l’altro, vago- e chiamala!
- Obbedendo al consiglio di Kyle, Ryan si diresse
verso il telefono, alzò la cornetta e compose il numero di casa di Angel.
- Si presentò ad una voce femminile ed aspettò
paziente che all’altro capo della cornetta rispondesse una voce a lui molto
familiare.
- - Ryan?-
- Nell’udire quella domanda, il cuore del biondino
ebbe un tuffo… da quanto tempo non sentiva quella voce?
- - Ciao…- riuscì a dire semplicemente.
- - Ciao...- fu l’identica risposta della ragazza.
- Tra di loro, ci fu una pausa dettata
dall’imbarazzo. Fu Ryan a parlare di nuovo per primo.
- - Ehm… senti Angel, mi dispiace molto per quello
che è successo l’altra volta… non avrei dovuto, ma cerca di capirmi: io devo
continuare a lavorare; ne va della sicurezza del mondo.
- Lei rimase per un altro momento in silenzio:
quelle parole l’avevano riportata indietro ad un altro flashback. Ryan e suo
padre erano davvero simili.
- - Io non dovevo schiaffeggiarti in quel modo,
Ryan, sono mortificata…
- - Lascia perdere, non è importante. Ti devo
parlare, ma non lo voglio fare per telefono… puoi passare al café appena vuoi?
- - D’accordo. Potrei venire li adesso, le ragazze chiuderanno
tra un po’. Per te va bene?
- - Si, nessun problema.
- - Allora a dopo…
- - Angel?
- Si?
- - In questi ultimi giorni, non ho fatto altro che
pensarti…
- La ragazza arrossì e ringraziò il fatto che erano
al telefono e che il biondino non poteva vedere l’effetto delle sue parole.
- - Anche io…- mormorò.
- - Allora a dopo…
- - A dopo…
- E riattaccarono.
- Il cuore di Ryan batteva talmente forte da
minacciarlo di uscire dal petto.
- Ti
aspetto, amore mio…
-
- *
-
- Dopo un’estenuante giornata lavorativa, era giunto
finalmente l’orario di chiusura.
- Le ragazze si erano divise i compiti, per
ottimizzare il lavoro, e a Strawberry era toccato spazzare il vialetto.
- Era un incarico piuttosto automatico da svolgere,
così la Mew rosa ebbe tutto il tempo che voleva per riflettere sui mille
interrogativi e dubbi che le affollavano la mente.
- Ormai era decisa: doveva confessare il suo amore a
Ryan. Non riusciva quasi più a trattenersi quando lo vedeva e Mark era
diventato soltanto un peso inutile. Il problema era riuscire a trovare un
momento adatto per parlare al biondino, senza sembrare invadente o inopportuna.
- Quella sera, la fortuna le diede una mano; Ryan,
infatti, era appena uscito fuori dal locale e, da quanto la ragazza poté
intuire, era piuttosto di buon umore.
- - Ciao, Strawberry- esordì, esibendo un sincero
sorriso.
- La rossa si
girò di scatto, trovandoselo vicinissimo. Non riuscì a fare a meno di
arrossire, appena lo vide.
- Ryan era cresciuto molto, da quando si erano
conosciuti: il viso acerbo aveva assunto dei tratti più maschili, che lo
rendevano senz’altro più affascinante, mentre il corpo si era allungato notevolmente
ed ispessito di muscoli. In altre parole, Ryan era diventato più adulto e
decisamente più attraente.
- - Ehm… ciao Ryan. Stai uscendo?- domandò con la
faccia in fiamme.
- - Prendo solo una boccata d’aria. Se hai finito e
se ti va, puoi venire con me.
- - Perché no?- e detto questo, la rossa appoggiò la
scopa al muro e lo seguì.
- Camminarono vicini e silenziosi, raggiungendo
velocemente il parco.
- - Allora…- esordì Ryan, fermandosi nell’ingresso
del giardino- cosa c’è che non va, Strawberry?
- - Eh?- riuscì a dire la ragazza, mentre il cuore
le mancava un battito.
- - Ultimamente sei… come dire… depressa, meno
vitale del solito, ecco.
- Strawberry arrossì ancora di più. Era quello il
momento che aspettava.
- - Io, io mi sono resa conto di una cosa…
- - Ed è tanto grave da farti smettere di
sorridere?- chiese il biondino gentilmente, avvicinandosi.
- La rossa non rispose; si limitò ad abbassare il
capo e a cominciare a singhiozzare silenziosamente, mentre Ryan le si
avvicinava ancora di più. Le sollevò il mento con una mano e la ragazza
incrociò il suo sguardo. Era davvero bellissimo.
- - Ehi, ti prego dimmi qualcosa, mi fai
preoccupare…- insistette Ryan, dolcemente.
- - È che io…- cominciò lei tra i singhiozzi- BASTA! Devo dirglielo!
- E, non aspettando una risposta o un qualsiasi
altro cenno, la ragazza si alzò sulla punta dei piedi, chiuse gli occhi e
poggiò le sue labbra su quelle morbide e vellutate del ragazzo.
- Il biondino rimase impalato, con gli occhi
spalancati dalla sorpresa e la mente completamente svuotata da ogni minimo
ragionamento logico.
- - Ryan, io… io ti amo.- soffiò lei dolcemente.
- Quelle parole, da lui tanto bramate neanche un
anno prima, risultarono affilate e sgradevoli; gli unici pensieri che riusciva
a formulare erano indirizzati alla ragazza che doveva incontrare di li a poco.
- - Ryan, ti prego, rispondimi…
- - Strawberry… io…- cominciò a balbettare il
ragazzo, ancora turbato.
- Lei capì: ormai, per lei ed il suo amore, non
c’era più posto nel cuore di Ryan. Le lacrime le ricominciarono a scendere
copiose dagli occhi.
- Ryan la strinse a sé in un fortissimo abbraccio.
- - Cerca di
capirmi… Angel…
- Il solo sentir pronunciare quel nome fu, per la
rossa, doloroso come una pugnalata. Si strinse ancora di più al petto forte del
ragazzo.
- - I-io ti continuerò ad amare, Ryan. Ormai non
posso più soffocare questo sentimento…- e detto questo, si rimpossessò delle
labbra dell’americano un’altra volta.
- Un’ultima volta.
- - Scusami- mormorò il ragazzo e si scostò.
- Un tonfo sordo fece voltare entrambi.
- Ryan fece appena in tempo ad intravedere una
figura nell’ombra che fuggì subito.
- Un brillo smeraldino della chioma dello
sconosciuto, gli fece gelare il sangue nelle vene.
- -Angel?
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- Ciao a tutti!
- Come al
solito, ci scusiamo per l’immenso ritardo che dovete sopportare, ma tra l’estate
e la pubblicazione di altre fan fiction, non abbiamo avuto un momento di tempo!
- Speriamo di
essere perdonate con questo nuovo capitolo… ormai siamo quasi alla fine! ^__^
- Ringraziamo
tutti coloro che ci leggono ed, in particolare, quelli che ci commentano!
- Ci vediamo alla
prossima!
- Baci Ale&Ale
- Ah, come al
solito… commentate, commentate e commentate! XD
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