Our love is Fearless

di Hell McFire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Knowing You ***
Capitolo 3: *** A day with you ***
Capitolo 4: *** Bet ***
Capitolo 5: *** You Belong to Me ***
Capitolo 6: *** Saturday ***
Capitolo 7: *** Avviso triste ***



Capitolo 1
*** Prologue ***




 

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Prologue

 

''Hey, how ya doin'? Sorry you can't get through 
Why don't you leave your name and your number 
And we'll get back to you...''

(Little Mix_How Ya Doin'?)

*le canzoni non c'entrano niente col testo, sono solo quelle che ascolto mentre scrivo i capitoli*




Helen si svegliò di malavoglia preparandosi per andare a scuola, infilò velocemente i jeans e la felpa, per poi allaciare le sue amatissime Converse, vide il cellulare illuminarsi, la sera precedente dimenticò di togliere la vibrazione, lesse il nome sul display: era Janet, la sua migliore amica
-Pronto?-
-Hell, ti passo a prendere fuori casa così andiamo a sccuola insieme-
-Ok, ti aspetto-
-Allora a tra poco-.

Attaccò e si diresse in cucina, dove trovò la madre intenta ad imburrare dei toast.

-Buongiorno mamma!-.
-Buongiorno Helen...-

La ragazza girò  gli occhi al cielo esasperata... Era stanca di ripeterglielo, ma doveva, per forza.

-Mamma, quante altre volte devo dirti che...?-
-Scusami ''Hell'', non capisco cosa ci trovi di bello nel farti chiamare ''Inferno''- la interruppe guardandola leggermente male.
-Il motivo?! è figo. Punto- rispose prontamente.
Suonò il campanello, salvandola da una discussione, che sicuramente non sarebbe finita bene, si precipitò verso la porta, l'aprì trovandosi davanti Janet.
-Buongiorno!- la salutò facendola entrare.

Janet era una ragazza davvero bellissima: Bionda, occhi verdi e fisico perfetto, per quanto le riguardava, la sua autostima era sotto zero, eppure ogni volta che varcava la soglia della porta i ragazzi si giravano per guardarla, era rossa, occhi color ghiaccio e fisico asciutto.

-Beh... Ciao mamma, noi andiamo!- 
-Ma non hai fatto colazione...-
-Lo so, ma sono già in ritardo-.
La lasciò mentre borbottava qualcosa sull'essere giovani e chiuse la porta.
-Sai,devono arrivare dei ragazzi nuovi a scuola- attaccò conversazione Janet.
-No. non lo sapevo, ma quanti?- Chiese Helen diventata curiosa.
-Dicono cinque, o meglio: ''Cinque figoni da paura''- rispose la bionda, civettuola sull'ultima frase.
-Di che anno sono?- continuò l'interrogatorio.
-Del quinto...-
-Ah... Ma hai fatto i compiti di Chimica?-
-No, devi farmeli copiare- Janet sbattè le ciglia con fare fanciullesco.
-Non c'è problema, ma tu devi farmi copiare Geometria, non ci ho capito niente di sto semi-crechio segmentale...- Hell gesticolò con le mani chiedendo aiuto.
-L'area del segmento semi-circolare!- la corresse la bionda.
-E io che ho detto scusa?!- domandò retorica facendo scoppiare a ridere l'amica.
Continuarono a camminare ed in men che non si dica si trovarono davanti l'edificio scolastico.
-Allora,  oggi è Lunedì, quindi abbiamo la prima ora separate...- Janet dicendolo mise il finto broncio. - Oh... Sopravviverai- la rassicurò Helen.

Si separarono, Janet era diretta verso l'aula di storia, mentre Helen verso quella di Biologia.

-Allora... Ho deciso di farvi fare una ricerca in coppie- annunciò il professore alla classe, Janet odiava con tutta sè stessa le ricerche, ed in coppia
poi... Non ne parliamo... Sentì il suo cognome.
-Si?-
-Signorina Knowles, dovrebbe prestare più attenzione... Ho detto che lei è in coppia con Bieber!- lo sguardo della ragazza si spostò dal professore
a Justin ed ingoiò la sua stessa saliva, quel ragazzo la intimoriva non poco. Sbarrò gli occhi pitrificata quando quest'ultimo le si avvicinò sorridendo sornione.
 -Mi divertirò moltissimo con una ragazza così sexy- le sussurrò con voce sensuale ad un orecchio facendola rabbrividire.


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La nostra Helen Morrison

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La nostra Janet Knowles
 

Hi Everyone

Ciao Ragazze!! Beh... Questa è la mia prima Fan Fiction a capitoli... Spero gradiate...
Andando al capitolo... So che non s'intuisce niente, ma le cose diventeranno più chiare col passare dei capitoli(?)..
Coomunque... Mi lasciate un commentino?? Vi pregooo!!... Vi lascio con una Gif di Juss...

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Kisses Hell McFire

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Capitolo 2
*** Knowing You ***


 

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1.Knowing You

 

''When you look me in the eyes, 
And tell me that you love me. 
Everything's alright, 
When you're right here by my side. 
When you look me in the eyes, 
I catch a glimpse of heaven. 
I find my paradise, 
When you look me in the eyes''
(Jonas Brothers_When You Look Me In The Eyes)

 




Suonò la campanella, per la grande gioia di Helen, che si precipitò fuori dall'aula, doveva prendere assolutamente aria.
Si diresse verso l'armadietto prelevandone il libro d'inglese, lezione che aveva in comune con Janet, nonchè sua materia preferita, aspettò l'amica,
qando la vide ne notò la facia triste  e sconvolta.

-Che c'è bionda?- le chiese  con un pizzico d' ironia sperando di tirarla su.

-Devo fare una ricerca- rispose sbuffando.

- Una ricerca?... Non mi sembra poi una tragedia Knowles-

-Invece si Morrison! Sono in coppia con Bieber... Capisci adesso?- ribattè deglutendo.

-Ecco... Quel ragazzo mi incute timore....- espresse la sua opinione Helen nascondendo metà faccia dietro al libro scherzosamente.

-Idem... Che ne dici se mi dò per malata?- la guardò speranzosa.

La rossa gesticolò qalcosa indicando qualcuno dietro di lei, ma Janet non capì.

-Te la rubo per un pò- la voce di Justin la fece rabbrividire, le prese  il braccio attirandola a sè senza sforzo, Janet si sffrettò a mantenere le distanze dovute.

-Facciamo a casa tua o a casa mia?- chiese il ragazzo sistemandosi la giacca di pelle nera sulle spalle.
Dio quant'è  bello!... Janet, che vai a pensare?! torna in te!.

-Per me è ugale... Com'è meglio per te-

-Allora, oggi alle tre a casa tua... Ma dovresti darmi l'indirizzo- le fece notare sorridendo beffardamente.

-Ok- gli diede l'indirizzo e lo congedò velocemente dirigendosi verso Helen.

-Allora?- le chiese quest'ultima.

-Viene a casa mia- rispose sconsolata.

-Oh porco cazzo!- Esclamò Helen, Janet sbuffò ancora una volta.

-Qualcosa di bello ce l'ha però!- constatò - Gli occhi... Si sono davvero bellissimi- spiegò vedendo la faccia interrogativa della rossa.

Qualcuno le venne addosso facendole cadere il libro  da mano, alzò lo sgardo incontrando delle iridi bl oceano, contornate da pagliuzze azzurre.

-S-scusami- balbettò. Da qando balbettava a sua insaputa?! E perchè aveva chiesto scusa?!

- Guarda dove cammini!- le ringhiò contro il bel moro.

-Tanto per precisare: Sei tu che mi sei venuto addosso!- protestò la rossa sentì pronunciare un ''ma che cogliona'' e diventò dello stesso colore dei capelli, prese velocemente il libro da terra e fece per andarsene, ma il ragazzo la fermò prendendola per un polso.

-Comunque, Piacere sono Louis Tomlinson, uno dei nuovi- si presentò.

-Piacere io sono la cogliona!- 

-Non dirmi che ti sei offesa...- le prese il libro da mano ed aprendolo lesse il suo nome- Helen Morrison-. Hell con un gesto veloce si riprese il libro, notando che Louis era
davvero molto alto.

Suonò la campanella e ritornò da Janet.

-Se Bieber ti incute Timore, quello spilungone mi fa proprio paura- disse indicando Louis col pollice.

-Ho incontrato un'altro dei nuovi- sussurrò Janet ad Helen.

- E com'è figo?- 

-Figo? Ma scerzi?! è altamente scopabile- precisò la bionda.

-Morrison, Knowles, se non la smettete mi costringete a mettervi una nota- la voce del professore le fece sobbalzare.

-Parliamo dopo in mensa-.

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-Ciao Zayn!- Janet salutò un ragazzo davvero carino: con la cresta nero corvino e gli occhii color cioccolato.

-Oddio.. Devo trattenermi dallo stuprarmelo- Ridacchiò Helen.

-Ciao! sei il nuovo?- chiese cordialmente.

-SI... Piacere Zayn Malik-.

-Helen Morrison, ma puoi chiamarmi Hell- il ragazzo le sorrise.

-Volete sedervi qui? non conosco quasi nessuno e tra poco dovrebbero arrivare i miei amici- annuirono e si sedettero.




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Hi Everyone

Hey bellissime!!
Scusate se non ho aggiornato, ma tra la scuola, la pallavolo, la piscina, non ne ho avuto il tempo... Scusatemi >_<
Volevo ringraziare chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le seguite\ preferite

GRAZIEEEE

 

Avete visto Finalmente vi ho messo due degli Oned nel capitolo *si sente importante*
MI LASCIATE UN COMMENTINO?!


Kisses Hell McFire .

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Capitolo 3
*** A day with you ***




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2.A day with you

 

''Why you have to go and make things so complicated? 
I see the way you're acting like you're somebody else gets me frustrated 
Life's like this you 
and You fall and you crawl and you break 
and you take what and you get and you turn it into 
honesty 
promise me I'm never gonna find you fake it 
no no no...''
(Avril Lavigne_Complicated)







Scambiarono due chiacchiere, quando videro cinque ragazzi dirigersi  nella loro direzione. Zayn si sentì una mano che gli strinse leggermente la spalla destra, quindi alzò lo sguardo.

-Ciao ragazzi- li salutò –Loro sono Janet ed Helen- le indicò –Ragazze, loro sono Niall, Harry, Liam, Justin e Louis- spiegò indicandoli uno per uno, Louis rivolse un sorriso beffardo ad Helen, che ricambiò lo sguardo irritata. Si sederono ed iniziarono a fare conversazione, la rossa osservò meglio i ragazzi: Niall era moro, ma aveva il ciuffo biondo platino due occhi azzurri non molto grandi, ma teneri, Harry si trovava un cespuglio al posto dei capelli mori e riccissimi, occhi verde smeraldo ammaliatori, Liam aveva gli occhi color nocciola ed i capelli rasati, Justin castano ed occhi color caramello e Louis… Era davvero bellissimo.
 Ok basta guardarli Hell pensa a mandare giù quel maledetto panino.
-Mi piacciono le rosse- proclamò il bel moro.
-Odio i ragazzi coglioni- ribatté Hell.
-Uh… Ma che caratterino- la stuzzicò.
-Partiamo bene Tommo- s’intromise Harry facendo scoppiare la ragazza in questione a ridere, la guardarono tutti stranita, scambiò uno sguardo complice con Janet.
-‘Tommo’?! Che cavolo di soprannome è?- domandò retorica.
-Vorremo parlare del tuo Hell?!- continuò Louis allusivo.
-Carissimo, vorrei farti notare che, per quanto io capisca che tu sei uno che usa il cervello raramente, il mio non è un soprannome, ma una semplice abbreviazione- rispose prontamente la rossa, la mascella di Louis si tese, si stava innervosendo.
-Scusa Janet, potremo fare alle quattro oggi?- Justin era fuori tema, e lo sapeva, ma non gl’importava, la bionda annuì.



La giornata scolastica passò velocemente  e gli scolari stavano facendo ritorno alle proprie dimore
-Sono a casa!-  annunciò Helen varcando la soglia della porta.
Si diresse in camera sua mettendo dei vestiti più comodi, qualcuno bussò alla porta già aperta: era sua madre.
-Ciao mamma- la salutò sorridente.
-Com’è andata oggi a scuola?- chiese la donna sedendosi sul letto di sua figlia.
Helen la seguì sorridendo al ricordo delle ore precedenti.
-Bene- rispose.



Janet stava mangiando una busta di patatine, quando, suonò il campanello, aprì senza nemmeno guardare dallo spioncino.
-Ciao Justin-
-Ciao Janet- le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia, ma la bionda finse di guardare altrove.
-Prego… entra- si scostò lasciandolo passare.
-Allora, da dove iniziamo?- chiese il ragazzo strofinandosi le mani.
-Iniziamo col vedere cosa minchia ha fatto di così importante quel coglione di Dickens- rispose sbuffando Janet.
-Allora iniziamo Knowles -.
Si misero a lavoro, e dopo circa un paio di orette ottennero tutte le informazioni sufficienti.


-Mi fanno male le tempie- Justin si portò la testa fra le mani.
-Limpida dimostrazione che tu il tuo cervelletto da gallo, lo usi quasi mai- Janet rise alla sua stessa  battuta sedendosi a gambe incrociate sul divano.
Si aprì di scatto la porta, era Minnow, sua madre.

-Ciao mamma- la salutò.

-Salve signora!- fece il cortese Justin.

-Oh! Scusa caro, non ti avevo visto!  Piacere Minnow- si presentò.
-Justin, il piacere è tutto mio- si strinsero la mano.
-Vuoi rimanere a cena?- Janet si sbracciò per fargli capire che doveva dire di no, ma il ragazzo non la prese minimamente in considerazione.
-Se non disturbo…-
-Non pensarci nemmeno- Minnow fece comparire un sorriso a trentadue denti sul volto –Allora salite, io preparo-.
I ragazzi fecero come fu loro detto. –Scusa, ma quanti anni hai?- domandò Janet sedendosi sul letto,
-Diciotto, tu?-.
-Sedici-. Si passò una mano fra i capelli ed un sorriso prese possesso del suo volto.
-Sembri un ebete- Justin rise con gusto alla sua stessa ‘battuta’ sempre  che si potesse definire tale.
-Come hai osato?- la domanda della bionda era retorica, gli lanciò scherzosamente un cuscino.

-Eh no, questo è davvero troppo!- Justin si sfilò velocemente la giacca di pelle nera, prese il cuscino da terra ed iniziò a colpire Janet. Iniziarono a ridere ed urlare come due ossessi.
 
Janet era a cavalcioni su Justin, mentre continuava a prenderlo a cuscinate.
-Basta!- protestò il ragazzo continuando a ridere, le bloccò i polsi, facendola cadere del tutto su di lui, facendo arrivare il suo viso a pochi centimetri dal proprio volto.
-Mi piace questa situazione piccola- ammiccò.
-A me per niente- la ragazza arrossì violentemente liberandosi dalla presa del biondo.
-Ragazzi a tavola- la madre li chiamava. Scesero e si sedettero.
-Allora Justin, frequenti la stessa classe di Janet?-.
-No, sono del quinto anno- Justin le sorrise amorevolmente addentando un pezzo di cotoletta.
-Non mi avevi detto di avere un ragazzo tanto carino-. Si lagnò Minnow con la figlia.
-Mamma non è il mio ragazzo!- protestò.
 -Non ancora almeno…- il ragazzo sorrise sornione non appena vide le guance di Janet colorarsi di rosso.
 -Nei tuoi sogni Bieber-.


Finirono di mangiare e Justin decise di andarsene.
 -Allora a domani Knowles- la salutò.
 -Ok, ‘notte Justin- il ragazzo le posò un delicato bacio all’angolo del labbro facendola sorridere involontariamente.

 

Hi Everyoneeee.


lo so sono imperdonabile è da tipo due mesi che non
aggiorno e mi merito tutte le critiche di questo mondo.
ma sono qui sana e salva.
cooomunque, ragazze spero non siate davvero incazzate nere... E che il capitolo vi sia piaciuto.

... SORRY

spero di farmi perdonare con una gif di Justin.

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kisses HELL MCFIRE

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Capitolo 4
*** Bet ***



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3.Bet

''Said her name was Georgia Rose,
and her daddy was a dentist

Said I had a dirty mouth (i got a dirty mouth)
but she kissed me like she meant it

I said can I take you home with me,
she said never in your wildest dreams...''

(One Direction_Best Song Ever)




Helen si diresse in classe con un mal di testa lancinante, prima però posò i suoi libri nell’armadietto.
-buongiorno babe- le sussurrò qualcuno all’orecchio, si girò di scatto trovando Louis a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
-ehm… buongiorno Tomlinson- lo salutò.
-Come stai?-
-A parte il mal di testa.. Tutto ok, e tu che mi dici?-
-Abbastanza bene, grazie per lo sforzo- rise.
-Sforzo?- domandò scettica.
-Si, ti sei sforzata a fare la cortese, facciamo passi avanti vedo- rispose ovvio sempre con il ghigno stampato in faccia.
-Chiamasi ‘educazione’ caro Louis, cosa che i tuoi genitori hanno cercato di insegnarti, ma che tu non hai mai appreso- spiegò con fare da saputella.
-I miei non c’entrano, ok?!- il suo tono era rude autoritario, non ammetteva repliche e in un certo senso, la spaventava. Ingoiò la sua stessa saliva e vide i gli altri della comitiva camminare indisturbati nei corridoi.
-ehm… ci sono i tuoi amici- tentò, lui la guardò male raggiungendoli.
-ciao ragazzi- li salutò.
-ciao- risposero tutti, tranne Harry, che guardava Louis con un sorriso malizioso.
-si può sapere cosa cazzo guardi brutto coglione patentato?- domandò questo innervosito.
-niente, cosa pensi di Helen?- domandò a sua volta.
-penso che sia solo una piccola stronzetta che gode nel vedermi fottutamente incazzato- rispose noncurante facendo ridere il riccio.
-dai, qualcosa di positivo devi vedercelo in quella ‘stronzetta’- insistette.
-è una bella ragazza, questo devo ammetterlo, stronza quanto bella- disse lasciando gli altri di stucco –e quelle facce?! Oggi non vi capisco proprio!- sbuffò.
-No no, frena amico, bella?- chiese Niall retorico.
-si, ‘bella’ stupido irlandese- confermò –che c’è di strano?-.
-c’è di strano, che di solito le classifichi in scopabili e non, Louis!- s’intromise Liam –non hai mai detto ad una ragazza quanto fosse bella, ti sei sempre limitato a dire quanto bene sapesse scopare-.
-Amico, quella ti piace un botto- disse Justin dandogli una pacca sulla spalla –accettalo-, Louis scoppiò in una fragorosa risata asciugandosi teatralmente due lacrime.
-vallo a raccontare a qualcun altro- disse serio –a me non piace nessuno, non sono in grado di amare, lo sai-.
-allora non ti dispiacerà fare una scommessa Tomlinson- lo sfidò Harry.
-Non mi sembra il caso- Zayn si mise in mezzo ai due ottenendo un’occhiata contrariata da Louis.
-Parla Styles- lo incitò il moro.
-Se riesci a scoparti Hell prima entro la fine dell’anno scolastico, ti do 300 sterline- Louis spostò Zayn di lato e strinse la mano al riccio-vada per la scommessa amico-.
-Lou hai fatto una delle cazzate più grandi della tua vita- lo rimproverò Justin.
-amico, so che faccio, sono adulto e vaccinato- gli diede una pacca amichevole sulla spalla –non preoccuparti-.
-tu dici?! Te ne pentirai, provi qualcosa per quella ragazza, lo vedo Louis, ti conosco- il biondo era estremamente convinto di ciò che stava dicendo .
-io provo qualcosa per qualcuno- rise –oh Justin, Justin, quanto mi dispiace darti torto, ma si vede che non hai capito niente di me, sono tutte una botta e via ed in questo io e te, siamo molto simili o sbaglio?!-.
-no, non sbagli, ma non sono tanto stronzo quanto te!-
-tu pensa alla biondina, sembra scopabile-. Un formicolio percorse tutto il corpo di Justin, chiuse gli occhi per calmarsi, quando li riaprì, trovò Louis col naso tra le mani ed il suo pugno serrato, non ci mise molto a collegare.
-non osare mai più Tomlinson-
-cazzo, bel gancio sinistro Bieber, devo complimentarmi, gli allenamenti stanno dando il loro frutto; vado a mandare avanti la mia scommessa, ci si vede in giro- e si diresse nella classe di letteratura.
 

La professoressa gli aveva leggermente rotto il cazzo, ma proprio leggermente. No la smetteva di blaterare, dicendo cose incomprensibili, e per Louis stare in quella classe era solo uno spreco di tempo, si alzò  raggiungendo la porta blu.
-Dove crede di andare Tomlinson?- domandò la professoressa dietro la cattedra.
-nel cesso, se vuole la porto con me, lo sciacquone la tirerebbe giù e chiuderebbe quella cazzo di bocca- rispose mettendo le mani nelle tasche dei jeans aderenti.
-fossi in lei…- Louis non seppe come quella donna finì la frase, sbattette la porta alle sue spalle e sbuffò. Si ripeteva che andare in quella cazzo di scuola era solo una perdita di tempo, iniziò a vagare per i corridoi, quando vide una testolina rossa uscire dal bagno delle ragazze: era Helen, le andò incontro improvvisando un colpetto di tosse per farsi notare.
-Hey Louis-lo salutò la ragazza.
-Helen! Da quale lezione sei ‘scappata’- domandò mimando le virgolette con le mani.
-Matematica, tu?-.
-Io letteratura, quella cogliona della prof diceva cose senza senso, secondo me ha studiato intensamente l’arte di rompere il cazzo - spiegò appoggiandosi al muro con la spalla.
-la tua finezza mi sorprende, davvero- commentò la rossa inarcando le sopracciglia.
-a volte sorprende anche me- scherzò il moro.
-io vado in  classe, non vorrei che quell’idiota del prof, inizia a rompere anche a me!-
-va bene, ci vediamo in mensa-.
Louis osservò Helen dirigersi verso la sua classe: i jeans chiari le fasciavano le cosce ben dritte e non molto magre, proprio come piacevano a lui, il maglione era bianco, largo e calante su una spalla. Era davvero carina, anzi, bella, come aveva detto ai suoi amici, ma era e doveva restare solo una preda, la preda che  lo avrebbe portato alla vittoria della scommessa. Il suo era un ragionamento da ragazzo bastardo, egoista, spietato, e per un certo verso era così, ma lui era Louis Tomlinson, e non sarebbe cambiato mai per nessuno, se gli altri non lo accettavano per com’era potevano anche andare a trovare qualcun altro con cui fare amicizia, a lui bastavano gli amici veri, quelli che gli erano sempre stati vicino, nel bene e nel male, quei sei ragazzi con cui andava sempre in giro, voleva loro un bene fraterno, avrebbe dato la vitaper ognuno di loro, ma davanti a qualcun altro non lo avrebbe mai ammesso, era una cosa che aveva tenuto in lui per anni, e doveva continuare a farlo.
Rientrò in classe quando la campanella segnò la fine dell’ora, non aveva proprio voglia di rivedere quella professoressa odiosa, prese di nuovo posto vicino ad Harry he dormiva indisturbato e russava come un elefante.
-alzati coglione- lo scosse il moro, di tutta risposta il riccio mugolò qualcosa di incomprensibile. Louis alzò gli occhi al cielo.
-Styles, c’è una spogliarellista  in classe- Harry sobbalzò ed iniziò a guardarsi intorno facendo ridere l’amico.
-ti odio Lou- disse assonnato.
-Ringraziami, se non fosse per me ora il prof ti avrebbe trovato a dormire e si sarebbe messo ad urlare come un pazzo- gli fece notare.
-Giusto- ci rifletté sopra –Grazie-.


Stavano andando in mensa ed incontrarono Janet, stranamente, la ragazza non era in compagnia di Helen.
-Ciao Knowles!- la salutarono in coro.
-Ciao Tomlinson, Styles-.
-Scusa, dov’è la tua amica?-gli chiese il moro.
-chi, Hell?- il ragazzo annuì –eravamo in palestra, stavamo correndo, quando quell’idiota di Matt Cardle l’ha spinta mentre faceva il percorso di skip, è caduta, e l’hanno portata in infermeria, ho anche provato ad entrare, ma me lo hanno proibito- spiegò sconsolata. Harry lanciò un’occhiata d’intesa a Louis, che capì e s’incamminò verso l’infermeria.
Bussò alla porta, e ad accoglierlo c’era una donna in carne con un camice azzurrino che sembrava volesse scoppiare da un momento all’altro.
-Che vuoi ragazzino?- domandò in tono rude.
-voglio visitare Helen Morrison- rispose.
-non si può, ciao- la donna stava per chiudere la porta, quando Louis la ostacolò con i piede.
-forse non ha sentito bene, le ho detto che vogliovisitare la ragazza, non gliel’ho chiesto- insistette.
-chi ti credi di essere bamboccio?-
-credo di essere Louis Tomlinson, e ora lei mi lascia entrare-
-solo cinque minuti- si arrese.
Il ragazzo entrò chiudendo la porta dietro di sé, vide Helen sdraiata su un lettino, con la scarpa sinistra tolta e la caviglia fasciata, intenta a picchiettare  la mano sulla coscia a ritmo di una canzone che stava ascoltando dal suo cellulare. Le si avvicinò cauto con un ghigno stampato in faccia.
Appena notò la presenza di Louis, Helen sobbalzò togliendosi le cuffie dalle orecchie.
-Che ci fai qui?- domandò.
-cosa vuoi che ci faccia in un’infermeria?- ribatté retorico, la ragazza alzò le spalle – Janet mi ha detto che ti sei fatta male e mi sono preoccupato- spiegò.
Louis Tomlinson. Preoccupato?!
-Certo E Chris Brown ha una voce di merda-
-quando dico che mi preoccupo è così, ok?- le si avvicinò pericolosamente, e per mantenere le distanze Hell batté contro il muro.
-ok, ok- articolò.
-poi me la vedrò io con  quel coglione di Matt-.
-grazie, ma me la cavo benissimo da sola- disse offesa
-e io  faccio quello che voglio, quindi se voglio prendere a cazzotti un coglione lo faccio. Punto-
-sei scorbutico prepotente ed anche testardo- lo attaccò.
-grazie sei gentilissima- ammiccò.
- sei proprio idiota!- rise la rossa divertita.
-vuoi smetterla di farmi complimenti?! Potrei arrossire- continuò.
-hai fatto crescere la barba?- chiese Hell notando il filo che ricopriva la guancia e il mento.
-sinceramente non ho voglia di farla, poi mi fa ancora più sexy, non trovi?!-.
Helen  non rispose, si limitò ad iniziare ad accarezzagli la guancia, provando piacere nel sentire le punte delle dita solleticare., vide la faccia compiaciuta del moro, non le importava se gli stava dando soddisfazione, non si spiegava il perché, ma aveva bisogno di quel contatto.
-ti stai divertendo?- Louis trasformò il suo ghigno in un sorriso sincero, cosa che non gli riusciva facile la maggior parte delle volte, o meglio, con la maggior parte della gente, ma gli venne naturale. Solo allora la rossa si accorse di quanto fosse bello il sorriso di quel ragazzo.
Una fitta le attraversò la caviglia facendola imprecare.
-Cazzo questa caviglia fa un male cane-.
Louis si alzò  iniziando a frugare nei cassetti, tirò fuori una busta di ghiaccio istantaneo, la mise sulla caviglia della ragazza che sussultò al contatto freddo.
-mi devi un favore-.
-un favore?! E per cosa?-.
-ti ho salvato la vita- rispose come se fosse una delle cose più ovvie al mondo.
-ma fammi il piace…-
-sabato sera alle otto aspettami fuori casa tua-
La rossa sbarrò gli occhi, quanto poteva essere prepotente quel ragazzo?!
-ma…-
-ma niente Morrison,  me lo devi- la zittì

Hi Everyoneee.

ragazze, scusatemi per il terribile ritardo, ma sono stata molto impegnata.
ora non  sto qui a raccontarvi i miei problemi, ma vi preggo, perdonatemi!
ho modificato il capitolo, poi quando ho tempo modifico anche gli altri.
una domanda, avete sentito BEST SONG EVER?! 
Dio la amoooo. penso che il titolo sia proprio azzeccato.
volevo ringraziare chi sta recensendo, chi segue la stora e chi la preferisce, 

come sempre mi farebbe piacere se lasciaste una recensione
vorrei consigliarvi una fan fiction di un'autrice... wow, è l'unica parola che mi
viene per dire quanto è brava.

Nosy Neighbors





 



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*viva per miracolo*

kisses, Hell McFire

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Capitolo 5
*** You Belong to Me ***



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 4.You belong to Me


      ''Lost and insecure... you found me, you found me 
Lying on the floor... surrounded, surrounded 
Why'd you have to wait?... Where were you? Where were you? 
Just a little late... you found me, you found me...''
(The Fray_You found me)

      


Janet era nella stanza di Helen, e stava leggendo le ultime notizie di gossip sul suo cellulare, quando sbarrò gli occhi.
-Bionda, che faccia!- commentò la rossa sedendosi accanto a lei sul letto.
-Devo dirti una cosa, ma non urlare- l’avviso guardandola, sembrava seria.
-Non dirmi che sei incinta!- optò preoccupata facendole alzare gli occhi al cielo.
-No idiota che non sei altro, sono vergine e lo sai bene- la rimproverò –comunque, Avril ha una tappa a Londra quest’estate- continuò.
La rossa metabolizzò bene la notizia appena ricevuta, per poi urlare come un’ossessa iniziando a saltare sul letto, la caviglia non le faceva male, anzi, sembrava più forte di prima. Janet rise.
-Avril Ramona Lavigne qui, a Londra, posso morire felice-asserì calmatasi Helen.
-Bellezza, mi ha mandato un messaggio Zayn, ci raggiunge tra poco- le disse la bionda.
-Ok- si limitò a rispondere Hell.


Louis era in palestra, notò Justin entrare e decise di chiedere una pausa a Stan, il suo allenatore, nonché suo grande amico, posò i guantoni, e bevve un sorso d’acqua dalla bottiglia che aveva messo sul ring.
-Ciao Lou- lo salutò il biondo.
-Justin- disse il moro a mo’ di saluto.
-Tomlinson sbrigati che ti raffreddi- lo chiamò Stan.

Quella palestra era la sua casa, da quado  Johannah e quel bastardo di Troy avevano divorziato si sentiva un orfano. Si, ormai non vedeva sua madre e le sue sorelle da due anni, e di quello che gli altri definivano suo padre, non ne voleva sapere.
Perché era per colpa sua e del suo vizio se la famiglia Tomlinson non aveva mai vissuto una vita felice, se non fosse stato per i debiti che aveva accumulato, non avrebbero nemmeno sfiorato Lottie, quella maledetta sera non avrebbe mai potuto dimenticarla. Quel povero angelo violentato davanti a lui, non avrebbe mai potuto dimenticare le corde che gli circondavano il corpo impedendogli di muoversi, di agire, di difendere una delle donne più importanti della sua vita, era stato costretto alla tortura di guardare quella scena rivoltante, mentre suo padre scappava chissà dove. Le lacrime di quella quattordicenne bionda, il sangue del suo sangue.
Louis avrebbe preferito la sua morte a quell’esperienza che avrebbe segnato Lottie per la vita.
Aveva deciso di andarsene di casa, dalla sua città, Doncaster, pensando di essere solo un peso, aveva deciso così, perché non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardare sua sorella negli occhi.
 

-lasciala in pace, capito?!- urlò Louis spintonando Chaz.
-come ci si sente quando ti toccano qualcuno della  famiglia Tomlinson?- domandò prendendo Lottie per un braccio.
-mia sorella non ha niente di sbagliato a differenza di tuo fratello- sputò acido.
-qualcosa di sbagliato ce l’ha, porta il tuo cognome- lo corresse.
-lei non c’entra niente con la storia di Troy e John , uccidi me, ma non farle del male- disse.
-ma quanto ci tieni a questo bel bocconcino Louis?!- chiese sfiorando la guancia di Lottie.
-Non toccarla verme-.
-anche Troy ci teneva così tanto?- continuò Chaz.
-lui non è suo padre, suo padre è Mark, quello col sangue sporco qui sono io, non lei, quel Bastardo ha lasciato mia madre quando io avevo pochi mesi con la scusa che non se la sentiva  di fare il padre poi è  tornato e ci ha rovinato la vita, Troy Austin si è indebitato con i tuoi genitori, non Mark Tomlinson, se proprio devi prendertela con qualcuno, fallo con il figlio di quello sporco figlio di puttana, prenditela con me Somers- gli spiegò facendo un passo avanti.
Tutto, ma non sua sorella. Tutto, ma non la sua famiglia.
-infatti, quello che sarà torturato sei tu- asserì estraendo una pistola dal retro dei pantaloni, Louis iniziò a spaventarsi quando la puntò sulla tempia di Lottie.
-allora sparami- affermò allargando le braccia.
-No Louis, ti prego- parlò per la prima volta sua sorella mentre le lacrime le rigavano il viso. Vederla così male, a causa sua, gli spezzava il cuore.
-Ma che teneri- fece l’ironico il moro serrando la presa su Lottie ed indicando con la pistola il ragazzo con gli occhi del colore dell’oceano, spenti come non mai in quel momento.
-ora camminate davanti a me tutti e due e seguite le mie indicazioni- ordinò loro spingendo la bionda, che, prontamente venne stretta in un abbraccio da suo fratello maggiore.
-Camminate-.
Seguendo ciò che diceva Chaz, si trovarono in un capannone isolato, lurido, un letto ed un tavolo con due sedie erano gli unici arredamenti che c’erano, insieme a mucchietti di polvere che abbondavano.
Il moro prese Louis facendolo sedere sulla scranna impolverata, per poi legarlo con una corda che aveva portato dietro apposta, fece un nodo abbastanza stretto assicurandosi che il ragazzo non potesse scappare, girò poi la sedia in parallela al letto.
-Toglimi queste cose di dosso- protestò Louis dimenandosi, con scarsi risultati.
-sta zitto- gli intimò Chaz dandogli uno schiaffo in pieno viso, Lottie guardava tutto scioccata.
-e tu bel bocconcino, stenditi- continuò rivolgendole uno sguardo pieno di malizia.
-No- urlò Louis intuendo i piani di Somers, continuò a dimenarsi –Lottie non farlo!- insistette.
-beh, hai poca scelta: o questo, o una pallottola ficcata nella testa di cazzo di tuo fratello- la ricattò.
-Charlotte, non farlo, fai morire me, ma…- non fece in tempo a finire la frase che Chaz prese sua sorella e la batté violentemente sul letto.
Una lacrima rigò il viso di Louis  nel vedere la scena, la prima volta di sua sorella, che urlava, mente lui era legato ad una sedia, impotente, sperando che fosse tutto solo un incubo.



-Hey Lou, tutto bene?- gli domandò Stan notando che si era immobilizzato fissando un punto impreciso.
Il moro scosse la testa, non c’era bisogno di parlare, Stan sapeva a cosa pensava in quel momento.
 
-Allora ci vediamo domani a scuola Zayn, buonanotte!- Janet salutò il moro.
-Ciao biondina, dormi bene- restituì il saluto il ragazzo.
La ragazza si diresse verso casa sua, distante nemmeno mezzo isolato da quella del bel pakistano, mentre attraversava la strada per raggiungere il lato opposto del marciapiede i fari di una macchina l’accecarono, per fortuna il veicolo si fermò giusto in tempo, il suo cuore batteva all’impazzata, il guidatore scese, il suo profilo era illuminato dalla luce dei fari e dei lampioni: era Justin.
-Stai attento coglione!- lo rimproverò mollandogli un ceffone, Justin si portò una mano sulla guancia arrossata, era tornato abbastanza livido dall’allenamento, quindi quello schiaffo gli aveva fatto un bel po’ male. Era tutta colpa di Louis, lui e quei pugni, ci sapeva davvero fare, forse anche troppo, visto com’era ridotto.
Finito l’allenamento era andato  al solito locale e si era ubriacato.
Solo dopo qualche minuto di osservazione, il viso di Justin le parve chiaro, e notando il suo aspetto si preoccupò.
-Oddio! Scusa Justin- si affrettò a dire coprendo la bocca con entrambe le mani.
-Fa niente- si limitò invece il biondo massaggiando la parte lesa.
-dove abiti?- gli domandò la ragazza.
-a quattro isolati da qui- rispose.
-ma è lontanissimo… ti ospito io- la lingua si era mossa da sola, non voleva pronunciare quelle parole, ma qualcosa l’aveva spinta.
-No Janet, non devi preoccuparti, con la macchina sono si e no dieci minuti- insistette Justin, cercò di rientrare in macchina, ma dopo un passo dovette aggrapparsi al veicolo per non cadere, aveva bevuto una, due… aveva perso il conto delle birre che aveva consumato.
-Bieber, guardati, sei ubriaco fradicio, non puoi guidare in questo stato, e per di più sei ridotto una merda. Vieni da me. Punto. Fine della discussione- asserì con tono autoritario.
-e va bene- cedette il ragazzo.
-ma bravo, e ora dammi le chiavi- gli tese la mano ben aperta.
-a cosa ti servono?- le chiese inarcando un sopracciglio.
-a parcheggiare questa cosa- rispose indicando l’auto.
-tu non hai la patente, hai sedici anni- rise Justin facendo arrossire la ragazza davanti a sé.
Se ne era completamente dimenticata, ed ora era sicura che il biondo l’avrebbe presa in giro, ma con sua grande sorpresa non lo fece, posteggiò la macchina lì vicino, e quando la raggiunse insieme entrarono in casa Knowles raggiungendo la camera da letto di Janet.

Justin era in bagno, mentre la bionda gli preparava il letto, la fanciulla alzò lo sguardo guardando l’ora sulla sveglia: l’una e mezza.
Il ragazzo uscì dal bagno a torso nudo, si diresse verso Janet aggrappandosi al muro, ma barcollante com’era inciampò, prontamente la bionda lo sorresse mettendogli le mani sui fianchi entrando a contatto con la sua pelle calda.
-puoi stenderti qui- gli indicò il letto –buonanotte, se hai bisogno di qualcosa io sono nella stanza a destra- fece per andarsene.
-aspetta!- la fermò, Janet si girò molto lentamente.
-resta- quella di Justin le  suonò come una supplica.
Si avvicinò al letto sedendosi al vertice, per mantenere le distanze.
-Non mordo mica, puoi anche stenderti- la bionda ci pensò un po’ per poi stendersi accanto a lui dandogli le spalle, il ragazzo le cinse la vita attirandola di più a sé.
 
Louis passeggiava per i corridoi della scuola, come sempre d’altronde, ma stavolta aveva a suo seguito tutta la ‘gang’,  di Justin nemmeno l’ombra, non che li importasse, o almeno era ciò che faceva credere agli altri.
-Ragazzi, ho visto la rossa vado a… marchiare il mio territorio- lanciò uno sguardo complice a Liam che scosse la testa esasperato.
Il moro raggiunse Helen mettendole le mani sui fianchi, la ragazza si girò di colpo.
-ehi Morrison-
-che c’è Louis, non sono in vena oggi-sbuffò alzandosi le maniche del maglioncino fino ai gomiti.
-hai un bel culo- ammiccò il moro.
-non puoi fare il ragazzo normale una volta tanto?- domandò alzando gli occhi al cielo.
-io sono un ragazzo normalissimo!- protestò – ti faccio un complimento e tu mi attacchi anche?!-.
-stai dicendo che dovrei dirti grazie per avermi detto che ho un bel culo?- alzò il tono la rossa.
-perspicace!- constatò il ragazzo ironicamente.
-ma che bravo, hai aperto anche un dizionario, ora sono io a doverti fare i complimenti Louis- asserì incrociando le braccia sotto il seno.
-talento naturale, non mi servono stupidi libri- ghignò il bel moro appoggiandosi con una spalla al muro.
-io lo dico che non sei normale- insistette Hell.
-ascoltami bene, io sono così, e non cambierò di certo perché non ti piaccio. Resto chi sono, sempre e comunque. Punto- il suo tono era marcato a serio, non ammetteva repliche, e notandolo la ragazza non replicò.
 
-Styles! Come stai?- Hell gli corse incontro abbracciandolo.
-Bellezza, io sto benissimo, e tu che mi dici?- le domandò il  riccio sorridendole. In quelle poche settimane, Harry, Janet ed Helen avevano legato molto, le due ragazze gli avevano dato un’ottima accoglienza, facendolo sentire immediatamente a suo agio.
-Anche io- rispose.
-Ah hai visto Louis per caso?-.
-Mi ha detto Niall che è andato ad allenarsi o qualcosa del genere- asserì –il tuo amico è proprio fuori- aggiunse in seguito a qualche secondo di silenzio.
-Chi Horan?- domandò il riccio alzando un sopracciglio.
-No, Tomlinson- Harry rise di gusto.
-Ha un passato un po’ complesso, e in un certo senso è la causa per cui si comporta così, diciamo che è a tratti pericoloso-
A quelle parole la rossa deglutì, la faccia dell’amico era davvero seria, non stava scherzando, da quando lo conosceva aveva fatto quella faccia solo quando diceva una grande verità.
-Non ti ho spaventata spero- si assicurò Harry.
-macché! Non mi spavento per queste cose!- voleva fare la spavalda, ma l’affermazione del riccio le aveva messo ansia.
 


Louis le prese la mano, il battito cardiaco di Helen era aumentato notevolmente al susseguirsi di quel gesto, un brivido le percorse le viscere facendole venire la pelle d’oca, doveva essere  il freddo. Come no.
La trascinò con lui iniziando a camminare.
-Dove mi cazzo mi stai portando Tomlinson?- gridò, erano rimasti solo loro due nei corridoi, e come se non bastasse  Helen era in ritardo per la lezione di Geografia.
Si fermarono davanti al laboratorio musicale, che in tre anni di scuola la rossa non aveva mai notato. Lo guardò con una vena di preoccupazione che nascose. L’ansia la stava assalendo.

Lei.
Louis.
Da soli. C’era e come da preoccuparsi.


Il ragazzo aprì la porta con un gesto veloce, e tirò Helen dentro con sé. La testolina rossa della ragazza che lo fronteggiava, gli arrivava al mento, la sua altezza troneggiava su di lei.

Oh si! Uno a zero per me babe!

Aveva deciso che era arrivato il momento di marcareil proprio territorio, e sapeva perfettamente come. Chiuse col piede destro la porta dietro di lui, un ghigno era padrone delle sue labbra.
-Avrei voluto aspettare domani per darti questo regalino, ma pensandoci ho cambiato idea- asserì avvicinandosi di più.
-Perché Tomlinson, il tuo cervello di gallina è in grado di formulare pensieri?- domandò la ragazza ghignando per mascherare la sua ansia crescente.
-Oh, non sai quanti- sussurrò prima di posare le labbra sul punto in cui la mascella incontra il collo. Helen rabbrividì, un’accentuata pelle d’oca comparve sulla sua pelle questo fece si che Louis sorridesse soddisfatto. Non sapeva perché, ma non riusciva ad allontanarlo, capì le intenzioni del bel moro non appena lo sentì succhiare un lembo di pelle, artigliò la presa sul pezzo di stoffa che gli ricopriva il petto.
-L.. Louis- ansimò in estasi dalle sensazioni che le stava facendo provare.
Continuava a ripetersi che doveva respingerlo in qualche modo, ma il cervello in quel momento non era connesso con il corpo, i segnali tra le due entità erano criptati, se non completamente andati. Il ciuffo di Louis, anche quella mattina pettinato all’insù, le solleticava leggermente la tempia.
-Ricordati- disse d’un tratto interrompendo ciò che stava facendo, continuando però a sfiorare il punto in cui il sangue era ormai salito in superficie –che tu- vi soffiò sopra –Mi appartieni-concluse facendo incontrare i loro sguardi, il suo focoso, compiaciuto quello della ragazza carico di emozioni inspiegabilmente ingarbugliate e contrastanti.
Il moro  ammiccò per poi lasciarla sola nel laboratorio. Sapeva benissimo cosa le aveva fatto Louis, e di una cosa era sicura, doveva trovare il modo per coprire quel danno, doveva dirlo a Janet, ma prima si diresse in bagno, ormai il ritardo alla lezione di Geografia era irrecuperabile, arrivata, aprì la porta, assicuratasi che non fosse nessuno entrò scostandosi i capelli.

Un succhiotto.
Di Louis Tomlinson.


Bene, di male in peggio. Si  diresse in classe maledicendosi mentalmente per non avere avuto la forza di allontanarlo da sé.
-Signorina Morrison, ci delizia finalmente con la sua tanto attesa presenza!- l’accolse il professor Logan. Simpatico lui.
-Mi scusi, ma…- doveva inventarsi qualcosa –ho scordato il libro a casa, e stavo aspettando che…-.
-Va bene così, si sieda vicino a Knowles, le ha tenuto il posto- le ordinò gentilmente indicando la sua migliore amica, che la guardava come per chiedere spiegazioni, le si sedette affianco.
-Allora, cos’è successo? Come mai in ritardo?- le domandò subito Janet mettendosi una mano davanti alla bocca per non farsi notare dal professore, cosa impossibile, visto che per il suo udito, i cinquantacinque anni si facevano sentire.
-Gli appartengo-erano queste le uniche parole che le uscirono di bocca, avrebbe sicuramente spiegato il senso di quell’affermazione all’amica, ma non in quel momento.





Hi Everyooooone!
Amatemi, non ho fatto passare un mese o più!
Ed è la prima volta! *Baby say yeah yeah yeah!*
OK, passando al capitolo, so che è un po' banale il fatto che il nostro Tommo
abbia ''marchiato l territorio'' in quel modo, ma a me piace tanto,
poi... TADAAAAAAAAAAN!
Capiamo il perchè Louis si comporta da bastardo,
Vi ho messo un flashback, che sarà una parte importande della storia!

Una domanda, avete sentito BEST SONG EVER live?!?!?!!?
Se sono qui è solo un miracolo, c'è qualcuno là su che vuole farmi consumare
ancora qualche anno di vita lol. si ragazze, sono più rincoglionita del solito,
è la quarta volta che guardo il photoshoop di Teen Vogue!

Ah, ho iniziato una nuova fan fiction: Over Again.

Poi, vi consiglio queste che sono davvero stupende!

Nosy Neighbors

Strange Nosy Neighbors (il sequel della precedente)

Prima di dormire (sono tutte e tre di midnite_ amo quella ragazza, scrive da Dio)

Ed infine: Una foto che parla di noi... (di He is my dilemma)

vi lascio con queste foto, e vado, anche perchè questo ''Hi everyoneee!'' è già lunghissimo.

Mi lasciate un commentino?


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bastardo, mi vuole morta!

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Ehm... Parliamone.... La perfezione non esiste? 

con questa domanda vi lascio.
kisses Hell xx


 

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Capitolo 6
*** Saturday ***




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5. Saturday


''I feel free, I feel freedom why the mad 
You should see them, burning up 
Cause it's crazy in here crazy in here crazy in here''
(Nicki Minaj_Freedom)




-Calmati- sbuffò per la decima volta Janet quella mattina.
-Io sono calma- protestò l’amica –anzi, calmissima!- si corresse continuando a  mordicchiare l’estremità della penna.
Come no.
-Certo, e Chris Brown ha una voce di merda- affermò alzando gli occhi al cielo –Mi dici cos’hai oggi Helen? non ti capisco- la incitò alzando di un’ottava la voce.
Oh, se proprio ci tieni Janet.
-Carissima Knowles, ti ricordo, che qui sotto- indicò la
sciarpa nera –c’è quel coso orrendo che mi ha fatto quel rincoglionito di Tomlinson, e per giunta, stasera devo uscirci- asserì poi chiudendo, forse un po’ troppo forte, l’armadietto.
-Con chi?- continuò a chiedere la bionda confusa, fu il turno di Helen di  alzare gli occhi al cielo.
-Louis, Janet- le rispose esasperata appoggiando la testa sul metallo laccato trovando piacevole la freddezza di quest’ultimo. Le dava sollievo, in qualche modo.
-Giusto, me ne ero completamente dimenticata Morrison!- ridacchiò la bionda –beh, anch’io dovrei uscire stasera- mormorò iniziando a spolverarsi il jeans chiaro ed aderente senza una valida ragione. O meglio, una ragione c’era, aveva completamente scordato di dire all’amica dell’uscita di quella serata, e guardarla negli occhi non avrebbe fatto che aumentare notevolmente il suo senso di colpa. Helen era la prima a sapere tutto, sempre.
-Tu cosa?- domandò la rossa alzando di qualche ottava il tono –Con chi?-.
-Ehm… Bieber- asserì sforzando un sorriso, l’amica che aveva davanti  aggrottò le sopracciglia, come aveva fatto Justin a convincere Janet? In circostanze normali la bionda non sarebbe mai uscita con lui. –No,  non mi ha obbligata- si affrettò a dire notando che Helen  stava sicuramente saltando a conclusione affrettate basate da nessun fondamento logico.
-Va bene Knowles!- esclamò Helen –se non ti ha obbligata Justin Andrew Bieber ha la mia benedizione- notò i lineamenti della bionda rilassarsi alla sua affermazione, le sorrise.
-Non iniziare con le benedizioni però!- la rimproverò puntandole l’indice sul petto, ironica. Come sempre. Suonò la campanella, ed insieme si diressero nell’aula di chimica.

Le successive tre ora passarono veloci, forse troppo per i gusti di Helen. Era come se i minuti fossero diventati secondi e le ore minuti. Era come se le lancette del suo orologio girassero a tutta forza, incessantemente, facendo arrivare, appunto, troppo presto le sette di sera.
Mancavano solo un’ora e trenta minuti all’appuntamento con Louis. Janet l’aveva raggiunta a casa sua per aiutarla a prepararsi, lei ovviamente era già pronta, indossava un leggins nero con degli strappi sulle cosce, una maglia bianca e semplice con un paio di tronchetti neri di pelle ai piedi, ovviamente non poteva mancare l’inseparabile cappellino di lana nera, che, faceva sembrare meno disastrosi i suoi capelli biondi, quella sera lasciati mossi per pigrizia.
-M’intimorisce!- disse d’un tratto Helen prendendo una camicia rossa dall’armadio. La osservò con sguardo critico prima di scuotere la testa e rimetterla apposto.
-Chi? Louis- affermò intuendo i pensieri della rossa, la quale annuì prontamente all’udire le sue parole –Dai, non esagerare. Certo, è altissimo, ma secondo me è tutto fumo e niente arrosto, fidati amica mia- la rassicurò affiancandola.
-Non sono d’accordo con te!- disse la sua la rossa appoggiando un jeans chiaro sul bordo del letto –Sembra che abbia un… Lato oscuro, qualcosa che mette in soggezione- spiegò seria.
-Oddio Mio! Tu hai guardato troppo Harry Potter. Non penso che Louis si trasformi in Voldemort e ti scagli una maledizione- ironizzò  Janet facendo ridere Helen.
-Ma te le studi la notte?- le chiese  mettendo una mano sul diaframma dolorante per il troppo riso.
-No, talento naturale Morrison!- ammiccò la bionda – e comunque, il ragazzo ha la mia benedizione!- fece con tono grave portando il dorso della mano sinistra sulla propria fronte.
-Ehi, sulle mie originalissime battute, c’è il copyright- protestò Helen dandole un buffetto sulla spalla.
-Comunque, penso che le tue siano solo opinioni, o meglio, pregiudizi- si corresse.
-Pregiudizi? È arrivato da nemmeno un mese, l’ho visto si e no cinque volte, mi ha fatto un succhiotto con tanto diappar
 ‘Mi appartieni’, mi ha letteralmente costretta ad uscire con lui, e tu dici che sono solo pregiudizi?- domandò retorica –Andiamo Knowles, quel ragazzo non ci sta con la testa, è un bastardo, il bad-boy per eccellenza, è letteralmente odioso, cazzo!- esclamò sbuffando.
-Io dico che presto ti rimangerai tutto, chissà, anche stasera stessa- continuò ad esternare le sue opinioni, controllò l’ora sul cellulare –Io devo andare, vedi di goderti questa serata, e ricordati che devi raccontarmi tutto!- si fermò sulla soglia della porta.
-Lo stesso vale per te!- la rimbeccò l’amica congedandola con la mano.

Helen decise di fare una doccia, lunga e calda. Si
vestì in fretta  mettendo il paio di jeans che aveva precedentemente appoggiato sul suo letto, una camicia color cipria, abbinata, naturalmente ad una sciarpa, usata per coprire il ‘lavoro’ di Louis, un giacchetto ed un paio di converse basse. Tirò i capelli all’indietro legandoli in una coda alta ed infine si truccò leggermente. Non notò nessuna macchina sul vialetto di casa, quindi, prese uno dei dischi dal suo comodino, lo inserì nel lettore alzando il volume al massimo, si rilassò buttandosi a capofitto sul suo amato letto, coperto da una bellissima trapunta color champagne.
Dopo qualche minuto sentì bussare alla porta, si alzò per poi premere il pulsante di pausa. Aprì la porta trovandosi davanti sua madre con le braccia incrociate sotto al seno che picchiettava  insistentemente la punta del piede sul pavimento.
-Helen Morrison, ti sembra questo un volume consono…- iniziò la donna, ma venne subito interrotta dalla figlia.
-No, non lo è, lo so, scusa- si affrettò a dire Helen, non avrebbe retto una discussione con sua madre, non ne aveva voglia, quindi, era meglio per entrambe liquidare le lamentele.
-Comunque c’è un ragazzo di sotto, dice di chiamarsi Louis, lo conosci?- le chiese la madre.
-Si, devo uscirci- rispose alzando gli occhi al cielo.
-bene, non farlo aspettare, allora, è molto fico- le mancava solo che sua madre iniziasse a fare apprezzamenti sul moro che tanto odiava.
-mamma, ‘fico’?- domandò la rossa ridacchiando –quando hai arricchito il vocabolario a mia insaputa?-
-Beh, avere a che fare con una ‘quasi- diciassettenne’, ha i suoi vantaggi- si vantò spolverandosi teatralmente le spalle –dai, ora scendi- la incitò. Helen annuì  dirigendosi verso le scale, la madre la bloccò prendendola per un polso.
-Rocky Jordan Marin, vuoi per caso farmi fare tardi?- la rimproverò sarcastica facendola ridere.
-Non oserei mai- scherzò Rocky –ma non potevi metterti un vestitino?-
Il solo pensiero di indossare un vestitino in presenza di quel depravato di Louis Tomlinson, la metteva in imbarazzo, non lo avrebbe mai fatto. Mai.
-Andiamo mamma, non metterò mai quei pochi centimetri di stoffa che ti coprono a stento il culo!- sbuffò.
-Linguaggio!- la rimproverò la madre.
-Dio mamma, ho sedici anni!- esclamò  sistemando meglio la sciarpa –vado di sotto-.
Scese con calma le scale arrivando in salone, dove trovò Louis di spalle impegnato a scrivere qualcosa sul suo Smart-phone. Il moro, accortosi della presenza della ragazza, bloccò lo schermo voltandosi per guardarla. Indossava un paio di pantaloni strappati sulle ginocchia, una maglia bianca, una giacca di pelle nera ed un paio di converse alte dello stesso colore.
-Buonasera- la salutò squadrandola da capo a piedi.
-Buonasera- ricambiò lei educatamente –Louis, io non ti ho mai..-.
-Dato il tuo indirizzo, lo so, ma l’importante è che sono qui- la interruppe avvicinandosi.
-o.. ok- balbettava ancora?
-simpatica Jordan- commentò il castano facendo scivolare le mani nelle tasche dei jeans.
-oh, credimi, non se tu ci vivessi ventiquattr’ore su ventiquattro- sghignazzò –lei ti ha definito fico- lo informò.
-e ha dannatamente ragione- ribatté Louis ironico. Avrebbe cercato di essere gentile quella sera, fare illudere Helen, portarsela a letto e prendersi i soldi che gli spettavano.
-Ecco a voi mister modestia!- borbottò la rossa alzando gli occhi al cielo –Ti credi tanto bello, ma non ti accorgi che col tuo comportamento noi fai che allontanare tutti da te, sei.. Strano, fai paura, quasi!-.
Il ragazzo metabolizzò bene le parole appena udite. Davvero faceva arrivare la gente ad avere paura di lui? Era la prima volta che se lo sentiva dire, e, doveva ammettere che faceva un certo effetto.
-Tu hai paura di me?- le domandò di getto guardandola intensamente negli occhi.
-A… A volte- ammise la rossa guardandosi la punta delle scarpe.
-Ehi guardami- le ordinò calmo facendo sì che lo sguardo gelido della ragazza incontrasse il suo cristallino. –non voglio che tu abbia paura di me- le accarezzò la guancia rosea con il pollice. Quello non faceva parte del copione che aveva messo su, quello era un fuori programma dovuto all’istinto che, per quell’unica volta aveva prevalso su Louis. Si meravigliò che la ragazza non l’avesse scostato interrompendo il loro contatto, era strano che Helen si stesse facendo sfiorare in quel modo. Era la delicatezza con cui Louis lo stava facendo che la colpiva, era come se avesse paura che la ragazza si potesse rompere da un momento all’altro, ed era… strano.
Il cellulare del moro squillò, costringendolo ad allontanarsi dalla rossa. Sbloccò lo schermo facendoci scorrere sopra il pollice.

-pronto?-
-Tomlinson sono Justin-
-vedi di sbrigarti-
-sempre più gentile! Riguarda l’incontro-
-spara-
-domani alle due di notte, vedi di essere puntuale-
-perfetto, e goditi le serata con la biondina-
- oh, anche tu con la Morrison!-
-a domani, idiota-

Attaccò sospirando. Sentì dei passi leggeri scendere le scale e si voltò verso di esse. Jordan era ferma sull’ultimo gradino delle scale di marmo bianco, con la mano destra appoggiata sul passamano di ferro laccato di nero. Era intenta ad osservare sua figlia ed il ragazzo che lo affiancava. Gli si avvicinò mettendo una mano sulle spalle ad entrambi.
-Non fate tardi, ragazzi!- s’assicurò guardando di sottecchi Louis.
-Oh, non si preoccupi, metterò da parte la mia parte da cattivo ragazzo per portarle sua figlia ad un orario consono- asserì il castano tranquillizzandola. –Andiamo?- domandò poi, rivolgendosi alla rossa accanto a lui, la quale annuì al susseguirsi di quella affermazione.
-allora, arrivederci Jordan- Louis salutò la donna cercando di prendere la mano di Helen, che, spostò la propria prontamente.
-ah, Helen, devo sistemare alcuni documenti per la difesa di Tyler, starò  nello studio fino ad ora tarda, quindi, scusa se sono ripetitiva, ma cerca di tornare presto, e, prendi le chiavi- alle parole della madre la ragazza sbuffò esasperata. Entrò in cucina e, da uno svuota tasche prelevò le chiavi, le infilò nella tasca anteriore dei jeans, e ritornò in salotto, fece fallire il secondo tentativo del moro di prenderle la mano, e dopo aver congedato, uscirono da casa Morrison.  

Helen sbuffò per la seconda volta, stavano facendo il tragitto da casa sua al cinema a piedi, due isolati, non era poi tanto, non per lei almeno. Eppure stando con Louis stava succedendo l’inverso della mattina stessa, il tempo scorreva lento. Ripensava al tocco del ragazzo, delicato, attento, aggettivi che non avrebbe mai attribuito a quelle mani. A lui. Sbuffò ancora.
-smettila Morrison, sprizzi felicità da tutti i pori- scherzò Louis ghignando in direzione della ragazza.
-se fosse stato per la sottoscritta, io e te non saremmo insieme in questo momento- sputò acida accelerando il passo, ma, le gambe di Louis, lunghe e muscolose fecero sì che la raggiungesse fermandola per un polso, la fece voltare e la rossa scontrò il petto tonico del ragazzo di fronte, alzò lo sguardo incontrando quello del bel moro.
-oh, andiamo, non fare la difficile, so che ti piaccio- le disse – e il fatto che  tu ti sia fatta fate questo- le spostò la sciarpa scoprendo il succhiotto – ne è la dimostrazione-.
  Helen fece leva con le braccia per allontanarsi, ma le mani del ragazzo la bloccarono facendola avvicinare ancora più di prima, scesero fino a strizzare il gluteo destro della rossa, che emise un gridolino per poi colpirlo sulla guancia con il palmo della sua mano.
-non azzardarti mai più brutto depravato- urlò puntandogli un indice contro ed allontanandosi notevolmente.
-io ho sempre detto che hai un bel culo- si giustificò Louis alzando le mani all’altezza delle spalle –e, cazzo, è anche bello sodo- continuò prendendo il labbro inferiore tra i denti.
-mi fai schifo!- esclamò Hell spintonandolo. Prese la direzione opposta, venendo, ancora una volta, bloccata, alzò gli occhi al cielo girandosi – cos’altro vuoi Tomlinson?- domandò esasperata.
-mi devi ancora un’uscita!- le ricordò.  La ragazza  lo affiancò e continuò a camminare.

L’aria sapeva di pioggia, forse perché, aveva diluviato per due lunghi giorni, e le strade Londinesi non erano affollate, anzi, si potevano dire quasi deserte, la maggior parte delle finestre non emanava una luce, quelle erano quasi tutte spente. Londra non era viva come al solito quella sera. Helen non era viva come al solito quella sera. O era lei che vedeva le cose morte a causa del suo umore pessimo? Si, probabilmente era così.
Sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, guardò Louis facendo un movimento brusco per allontanarlo, anche se non le dava fastidio, sentiva di doverlo tenere a distanza.
-Uffa, non ti mangio mica- sbuffò il moro meravigliandosi della reazione della rossa. Nessuna ragazza gli aveva mai dato tanto filo da torcere, a lui bastava uno schiocco di dita per averle tutte ai suoi piedi, poi avrebbe solo dovuto scegliere chi portarsi a casa per una notte di fuoco. Era anormale per lui faticare così tanto solo per conquistare la fiducia di qualcuno, Helen Morrison sarebbe stata una sfida, ma quella sfida doveva vincerla, insieme alla scommessa.
-mi dai fastidio- mentì la ragazza interrompendo i suoi pensieri e facendolo ridacchiare.
-afferrato, io non tocco te, ma tu puoi sempre toccare me- ammiccò malizioso facendola sbuffare per l’ennesima volta –comunque stasera sei davvero sco… carina, volevo dire carina- disse poi correggendosi nell’ultima parte, che sarebbe stata fin troppo colorita.
-quanti bicchieri ti sei fatto prima?- ribatté lei accigliata, non era da Louis fare complimenti del genere, nonostante la sua precedente correzione, aveva comunque detto che lei era carina, ed era strano. Pensandoci Helen si convinse che troppe cose erano strane o anormali quella sera.
-accetta per una buona volta un mio complimento- rispose il moro –non potresti semplicemente dire ‘grazie’, come fanno tutte?-.
-grazie, va bene? Sodisfatto?- si arrese.
-brava Morrison- le pizzicò  delicatamente una guancia facendola scostare in modo brusco.
-non toccarmi- gli ordinò mettendo ancora più distanza fra di loro facendo scuotere la testa al moro accanto a lei.
-sei impossibile- sospirò Louis.
 Quella per Helen sarebbe stata una lunghissima serata.


 
 
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Here I am once again!!!
ciao bellissime,
scusate per il ritardo nell'aggiornare, ma
l'iiminente ritorno a scuola è ormai vicinissimo,
ed io ho dovuto preparare un po' tutto.
quindi scusatemiii.
Avete visto il mio banner?
quanto cazzo è fico?
grazie mille a He is my dilemme per avermelo fatto,
lo amooo.
ah, mia cugina, mi ha consigliato di tradurre alcune parti in inglese.
quindi in ogni capitolo prenderò un pezzo che mi piace particolarmente
e lo tradurrò.
lo farò alla fine di ogni spazio autrice.
Grazie a chi ha recensito, non so come ringraziarvi,
chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate,
vi amo 

ora vi pubblicizzo qualche storia:
Over again (mia)

Changed the way you kissed me (midnite)

una foto che parla di noi (he is my dilemma)



#LOSTINSTRADUCTION  PT.1

-Hey look at me-he ordered her calmly causing the cold stare of the girl he met his crystal. -I don’t want you to be afraid of me-patted her rosy cheek with his thumb. That was not part of the script that he had put on, that was an unscheduled due to the instinct that, for once had prevailed on Louis. He wondered that the girl had not moved away interrupting their contact, it was strange that Helen was letting him touch her in that way. It was the delicacy with which Louis was doing that shocking  her, it was like  he was afraid that the girl could break at any moment, and it was ... weird.

 
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kisses Hell xoxox



 
 

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Capitolo 7
*** Avviso triste ***


Ciaoooo
questo è un'avviso,
allora, sono stata in ospedale, e mi hanno riscontrato un'appendicite acuta, e grave.
vi dico che non aggiornerò presto per la convalescenza. È non. Sapete quanto mi dispiace.
spero che non mi abbandoniate.
domani ho il ricovero e dovrebbero operarmi. Mi sto cagando sotto.
vabbeh, era questo che dovevo dirvi. Ehm... Al più presto, e augurate i buona fortuna.
ah... Non recensite questo capitolo, verrá eliminato. LoL vi amo lo sapete.
baci Hell 

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