Patto d'amore

di _Pocahontas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


Il tempo mi è nemico.
Lui scorre, veloce, i secondi passano e poi i minuti, le ore, i giorni, le settimane, i mesi, gli anni.
Tu credi di averne ancora e non ti rendi conto che sfugge e che i momenti che hai perso non possono essere recuperati.
Odio il tempo, è sempre troppo poco, anche quando sembra non passare mai.
 
Ho iniziato a pensare al mio futuro intorno alle scuole medie quando la professoressa Wilson, insegnante di italiano, ci diede un tema da svolgere a casa, dal titolo:
"Come immagini la tua vita tra una quindicina d'anni?"
All'epoca, sognavo di diventare medico, di avere una bella casa con il giardino, due bambini biondi, un maschio e una femminuccia e un marito che mi baciava la sera tornando a casa da lavoro.
Con il tempo e alla veneranda età di trent'anni, ho scoperto che niente di quello che programmi si realizza.
I sogni costano fatica e molte volte la vita ti costringe a metterli da parte.
Spazzolo i capelli bruni abbandonando i pensieri negativi che vorticano nella testa senza limiti e censure; sono in ritardo, un ritardo fottuto!
Questa volta la mamma non avrà pietà!
Sbuffo guardando il mio riflesso nello specchio appannato dal vapore del bagno; i miei capelli assomigliano a una balla di fieno scura, cadono lunghi e scomposti lungo le spalle fino alla base della schiena, senza alcuna forma.
Dovrei tagliarli.
Inspiro profondamente e persa ogni speranza di rendere quanto meno decente la parrucca di lana che mi ritrovo in testa, abbandono la spazzola sul marmo nero del lavandino.
Come ogni domenica, mi trovo costretta a prendere parte ad un pranzo di famiglia con i miei genitori e parenti al seguito.
Un vero strazio.
Potrebbe andare peggio di così?
La risposta è sì!
Essendo un caro amico di famiglia, Dave, il figlio della migliore amica storica di mia madre nonché mio ex ragazzo, sarà presente.
Sono passati sei mesi, venticinque giorni, due ore, diciassette minuti e quindici secondi da quando ci siamo lasciati o meglio, da quando mi ha mollata qualche giorno prima del matrimonio con la patetica scusa che non si sentiva pronto, che per lui era troppo.
Quando lo chiamano tempismo!
Mi ha abbandonata insieme ad un vestito troppo caro e una serie infinita di invitati da avvisare.
Insieme ad un’ondata di sentimenti diversi da gestire, che non hanno trovato ancora posto e mi sono rimasti nel cuore.
Indosso una camicia bianca, un maglioncino color crema e un paio di pantaloni neri dal taglio classico. Raccolgo i capelli in una coda alta e mi dedico al trucco.
Terminate le operazioni di restauro, ammiro soddisfatta il risultato allo specchio; la mia pelle dall’incarnato olivastro è leggermente coperta da uno strato di fondotinta, gli occhi neri sono ricoperti da una sottile linea di matita nera e le labbra carnose da un lucidalabbra alla pesca.
Sorrido.
Esco dal bagno e corro a recuperare il cappotto nero malamente lasciato sulla sedia in sala da pranzo, lo indosso, afferro la borsa dal tavolo e controllo che cellulare e chiavi di casa e dell’auto siano al suo interno, impresa alquanto ardua vista la vasta quantità di buchi di cui è dotata; più che una borsa, all’interno, è simile ad un groviera!
Devo comprarne delle nuove e sperare che non si rompano subito come le altre.
Rassegnata e leggermente irritata mi precipito fuori casa sperando e pregando di aver già ricevuto la mia sana dose di disgrazie per questa mattina, speranza che so già essere inutile. Traffico con le mani nella borsa andando alla ricerca delle chiavi perdute e troppo impegnata nella mia missione non mi accorgo dell’individuo alto un metro e ottantacinque, dalle spalle larghe, il sorriso smagliante, gli occhi verde oliva e la folta capigliatura bruna perennemente scomposta, che mi fissa divertito dal penultimo scalino che lo separa dal mio pianerottolo.
-Ciao ranocchietta, scappi da mamma e papà anche questa mattina? –
Ethan è il mio fastidioso, irritante e affascinante vicino di casa da due mesi a questa parte; non abbiamo un gran rapporto di amicizia, ci limitiamo a scannarci tutte le volte che ci incontriamo per le scale. La colpa? Sua, naturalmente!
Per un breve periodo, molto breve a dir la verità, ho creduto di esserne profondamente affascinata, poi ha aperto la bocca e ha rovinato tutto.
Non solo è irritante come un’ortica nel sedere ma conduce uno stile di vita sessuale dalla dubbia moralità!
Tuttavia, anche lui ha un lato positivo: sua sorella.
Abby, è una ragazza deliziosa, piena di entusiasmo e vitalità; l’ho conosciuta il giorno stesso in cui mi sono trasferita in questo palazzo, lo stesso giorno in cui sono scappata da casa dei miei in cui mi ero precedentemente rifugiata dopo la rottura con Dave. Aveva bussato alla mia porta con la scusa di chiedermi un po’ di sale, abbiamo chiacchierato, mi ha fatto alcune domande, mi è sembrata subito invadente ma anche deliziosa nella sua curiosità, mi è piaciuta da subito e siamo diventate grandi amiche nonostante per un mese intero abbia cercato di farmi frequentare suo fratello Ethan, troppo entusiasta all’idea di imparentarci.
Sorrido sarcastica alzando per pochi secondi lo sguardo verso di lui prima di ritornare con gli occhi sulla borsa.
-Come mai così mattiniero? Ieri sera hai fatto cilecca e sei andato a dormire presto?!-
Sorride sghembo storcendo il naso in una smorfia infastidita.
Ah, l’ego maschile!
-Non ho di questi problemi, dovresti saperlo ormai-
Le mie labbra si piegano in una smorfia disgustata.
-Già, un giorno di questi chiamerò la polizia per i tuoi rumori molesti in piena notte. Potresti trovarti amanti silenziose d’ora in avanti?!-
Si avvicina, lo sento alle mie spalle.
-Vuoi forse offrirti volontaria? –
Soffia nel mio orecchio con voce roca procurandomi dei brividi.
Mi giro guardandolo con disgusto.
-Piuttosto che venire a letto con te preferisco non farlo mai più con nessuno! –
Una sua mano mi accarezza la guancia, quasi con dolcezza, si china verso di me ed i suoi occhi oscillano dai miei alle mie labbra.
“Fermalo, fermalo!”
Ad un passo dalla mia bocca, slitta sfiorandomi la pelle con la sua guancia ispida.
-Non lo fai già ranocchietta? –
Sussurra.
Sorride guardandomi con gli occhi accesi di scherno, volta le spalle e se ne va.
Posso respirare di nuovo.
Nonostante non sia affatto il mio tipo ideale, nonostante il suo carattere così insopportabile, ogni volta che mi è così vicino, le mie gambe tremano, il respiro si spezza e il cuore aumenta i suoi battiti.
Che seccatura!
Finalmente trovo le chiavi, si erano infiltrate all’interno di un buco striminzito nascosto dalla trousse dalla forma improbabile che mi ha regalato mia madre per il mio trentesimo compleanno, la porto sempre con me, non che la usi poi molto, ma non voglio essere colta in fallo da lei.
Potrebbe offendersi terribilmente.
Chiudo a chiave la porta chiedendomi mentalmente se ho lasciato da mangiare al cane, interrogativo che ha breve vita nella mia testa, scompare non appena i miei occhi incontrano per puro caso il quadrante dell’orologio che porto al polso, sempre un regalo di mia madre per ricordarmi di non fare tardi. Non è servito a granché!
Ripongo le chiavi nella borsa e mi precipito già dalle scale attenta a non cadere visti i tacchi alti.
Che giornata di merda!
 
Il tragitto per arrivare a casa di mia madre è lungo ma a me sembra infinitamente breve; l’ansia mi attanaglia lo stomaco, il cuore pulsa dolorosamente man mano che mi avvicino e una piccola vocina nella mia testa mi ricorda che tra poco lo rivedrò di nuovo.
Cuore e cervello mandano segnali opposti, come sempre, come per tutti; il cuore fa male, ma lo sento bruciare di desiderio, lui è vicino, la sua vicinanza mi piace. Il cervello mi ricorda di quanto sia stato incredibilmente stronzo mandandomi brevi ricordi su lui che mi lascia, su di me che scappo a casa dei miei, dei giorni passati chiusi nella mia stanza tra un mare di fazzoletti bagnati e una valanga di biscotti al cioccolato.
Posteggio, scendo dalla macchina, recupero le chiavi, chiudo lo sportello dell’auto.
I miei gesti sono meccanici, le orecchie fischiano e la testa è in palla.
Succede sempre, ogni volta che sono qui e so che lui è a pochi passi da me.
L’amore fa schifo, l’amore fa male.
Eppure mi piace la sensazione che dà.
Salgo le scale, mi fermo sul pianerottolo di casa, respiro profondamente, suono e il mio cuore si ferma in attesa che il mio inferno si apra e mi accolga tra le fiamme.
Il viso irritato di mia madre fa capolino da dietro la porta color mogano, mi guarda arrabbiata arcuando un sopracciglio e distorcendo le labbra in una smorfia frustrata.
-Alla buon ora! Siamo già tutti a tavola! -
Sorrido a mo’ di scuse mentre sento il cuore farsi più pesante: lui è qui, è così vicino, lo sento.
-Scusa mamma –
Mormoro colpevole sentendomi ancora una bambina colta in fallo con le mani nella cioccolata.
Spalanca la porta spostandosi di lato per permettermi di entrare, non dice nulla ma la sua espressione parla per lei.
Entro chiudendo la porta alle mie spalle e seguo mia madre che ha già preso il volo verso la stanza da pranzo.
-Finalmente è arrivata! –
Annuncia entrando in sala seguita da me.
Tutti, a turno, si alzano per venirmi a salutare; papà mi bacia le guance guardandomi con rimprovero e rassegnazione, Julia, la mamma di Dave, mi abbraccia e nel suo sguardo posso ancora leggere il rammarico per quello che è successo, suo marito, Matt, mi scompiglia i capelli in modo affettuoso sorridendomi con tenerezza, poi è il suo turno, mi guarda da sotto le lunghe ciglia incantandomi con i suoi occhi scuri, sorride mesto, impacciato, come me.
-Ciao –
Mormora.
-Ciao –
Sussurro ancora frastornata fingendo un sorriso.
-Come stai? –
“Male, razza di cretino!”
-Bene grazie, tu? –
Mento.
Sorride e fa per parlare ma la voce di una ragazza appena entrata nella stanza lo interrompe.
-Amore-
Si gira verso di lei lanciandomi qualche occhiata di sottecchi.
-Amore-
La afferra per i fianchi spingendola verso di sé per poi darle un casto bacio sulla fronte.
Lei mi guarda, gli occhi azzurri troppo grandi rispetto al viso piccolo, il corpo minuto, le labbra rosse e lucide dal rossetto troppo scuro per il suo incarnato pallido, l’espressione sorridente.
Io rimango impietrita, il fiato si spezza, il cuore si placa, la mente si svuota.
-Lei e Mary, la mia nuova ragazza –
Sorride incerto osservando la mia reazione.
Mi schiarisco la gola e mostro il mio sorriso finto più convincente, troppo orgogliosa per mostrare i miei sentimenti reali, troppo spaventata dall’apparire debole, troppo ferita per mostrare come mi sento davvero.
-Piacere Mary, io sono Allyson-
Mi sorride mostrando una fila di denti piccoli e bianchi.
-Piacere mio Allyson –
Sorridiamo, come fossimo davvero entusiaste di esserci conosciute, come se la sua gioia non nascondesse la sua gelosia, come se non stesse marcando il territorio, come se io non stessi soffrendo, ancora una volta.
 

 
 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Sulla porta di casa di mia madre, dovrebbero scriverci la seguente citazione dantesca:

“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”

Ed io la mia l’ho lasciata a casa a nascondersi sotto il letto impaurita.

L’atmosfera durante il pranzo non è delle migliori; mia madre, Caroline, degusta la sua zuppa di funghi accompagnandola di tanto in tanto con qualche crostino, imitata a sua volta da Julia. Matt annuisce tra una cucchiaiata e un’altra ai discorsi di Garrett, mio padre, che racconta con trasporto e passione i progressi in azienda.

Mary è totalmente spalmata su Dave che ricambia imbarazzato lanciandomi qualche occhiata preoccupata di tanto in tanto.

Io, invece, mi ritrovo a faccia china a fissare la zuppa, come fosse un’opera d’arte, mentre spio da sotto le ciglia il mio quasi marito e l’oca giuliva che siede al suo fianco, fingendo che tutto vada meravigliosamente e che lo stomaco non mi si sia chiuso per il disgusto.

-Allora cara, so che ti stai occupando della stesura di un nuovo romanzo.

Julia rompe l’atmosfera pesante esordendo con una frase a metà tra una domanda e un’affermazione.

Alzo lo sguardo dal piatto incontrando i suoi occhi scuri così simili a quelli del figlio.

-Si, in verità non ho ancora iniziato ma mi ci dedicherò stasera!

Mi sorride materna e sulle sue guance si formano due piccole fossette.

-Ci puoi anticipare qualcosa, cara?

Il sorriso non abbandona le sue labbra sottili e il dubbio che le sia venuta una paresi facciale mi sfiora la mente per un attimo.

-Preferirei di no. Io stesso ho le idee molto confuse al momento, si schiariranno solo una volta davanti al mio portatile.

Poso nuovamente il mio sguardo sul piatto e prendo una generosa cucchiaiata di zuppa stando attenta a non sporcarmi le labbra.

-Allyson è sempre stata molto brava a scrivere e fantasticare! Ho sempre creduto che le piacessero più i suoi racconti che la realtà.

Quell'affermazione detta da Dave sembra quasi un rimprovero.

Schiarisco la voce e affondo il cucchiaio nel piatto per poi portarlo vicino alle labbra.

-Magari è davvero così.

Ingerisco.

Mi guarda e so che i suoi occhi stanno cercando di comunicarmi qualcosa, ma nel nero di quelle iridi così profonde riesco solo a perdermi per non trovarmi più.

Dave, il mio Dave.

Il ragazzino timido con cui giocavo da bambina quando Julia e Matt venivano a trovarci.

Il mio migliore amico durante tutta l’adolescenza.

Il ragazzo che segretamente amavo.

Il ragazzo che segretamente mi amava.

Dave, che mi ha dichiarato il suo amore alla festa dei miei diciotto anni.

Dave, che mi faceva ridere dopo l’ennesima litigata con i miei.

Dave, che mi incoraggiava a rincorrere i miei sogni.

Dave, che mi ha chiesto di convivere con lui.

Dave, che mi amava, mi amava davvero.

Dave, e le notti insonne a far l’amore.

Dave e la sua tenerezza.

Dave, e la proposta di matrimonio in quel ristorantino dove stavamo festeggiando i nostri dodici anni passati insieme.

Dave, e le sue lacrime mischiate alle mie dopo il sì.

Dave, e i nostri progetti sul futuro.

Dave, e i nostri sogni in comune.

Dave, che mi ha lasciata.

In quegli occhi, posso rivedere ancora tutto questo, come un filmino vecchio in bianco e nero.

Mi chiedo come si possa dimenticare un’intera vita insieme con così tanta facilità.

Mi chiedo se l’abbia dimenticata davvero come dice.

Dove finisce tutto l’amore che uno prova? In quale angolino del suo cuore l’ha archiviato?

Il mio è troppo ingombrante per nasconderlo, per essere ignorato.

O forse, ha solo deciso di non amarmi più; ma si può scegliere chi amare e chi no?

Si può convivere con dei sentimenti di troppo che ti fanno male?

Forse, non si smette mai di amare qualcuno, forse è solo questione di scegliere: rimanere dove sei o andare avanti.

Mary, se è possibile, si spalma ancora di più su di lui richiamando la sua attenzione e rompendo l’incanto che ci ha legati poco prima, e con esso, le mie domande.

-Amore-

Sussurra lui, sorridendo lievemente.

Mary sorride soddisfatta lanciandomi qualche occhiata di sottecchi.

Dave non mi ha dimenticata. Quando i nostri occhi si sono incontrati, l’ho sentito quel legame che credevo fosse andato perduto, che credevo spezzato quando ad occhi bassi e con l’animo pesante, mi ha lasciata.

Sembra quasi ieri; le valige vicino alla porta, lo sguardo sfuggente incapace di osservare le mie lacrime, le sue spalle curve che si allontanavano, le mie grida di dolore, la sua corsa per le scale per raggiungermi di nuovo, quella carezza sul viso, leggera, quel “mi dispiace” sussurrato.

-Dave, come procede il tuo lavoro?

Mio padre mi sorride mentre porge una domanda a quello che doveva essere mio marito.

Sorrido anche io cogliendo le sue intenzioni.

-Molto bene Garrett, lo studio va avanti egregiamente e il lavoro non manca.

Papà annuisce interessato e aggrotta la fronte formando delle piccole rughette.

Dave è un avvocato.

E’ sempre stato il suo sogno, fin da quando era un’adolescente con l’acne; ricordo ancora quando me ne parlava, gli occhi accessi di passione, il sorriso sulle labbra carnose, l'entusiasmo con cui mi raccontava quello che avrebbe voluto essere, quello che avrebbe voluto fare.

-Molto bene!

Papà sorride contento; nonostante la fine del nostro rapporto, mio padre ha sempre considerato Dave come uno di famiglia, lo stesso è stato per mia madre; Dave è praticamente cresciuto con noi, con me, e amarlo è sempre stato facile.

D'altronde, puoi odiare davvero qualcuno solo perchè ha smesso d'amarti?

-Allyson, non hai mangiato quasi nulla!

La mamma mi guarda costernata notando quanto poco abbia mangiato; Caroline è una donna forte, rigida per certi versi, ma mi vuole bene ed io ne voglio a lei, nonostante i suoi evidenti tentativi di scegliere sempre per me. So cosa desidera, so che piega vuole dare al mio futuro, so che vorrebbe vedermi sposata con Dave.

Lo vorrei anche io, ma non posso decidere da sola.

Stano però come questa regola valga solo per il lasciarsi; bisogna essere in due per amarsi, ma basta che uno dei due smetta per far si che tutto finisca.

-Non ho molto appetito!

Sorrido serena cercando di non far preoccupare mia madre; so che ci soffre anche lei, so che capisce quel che provo, so che il suo è solo un tentativo per farmi recuperare ciò che ho perso.

Sta combattendo la mia battaglia.

Non c'è niente di più sbagliato.

La mamma annuisce, le labbra strette in una linea dura.

Il pranzo passa "tranquillo", per modo di dire, tra una portata e un'altra; papà ha continuato a parlare con Matt di lavoro cercando di includere nella discussione anche Dave che, invece, sembra molto distratto, la mamma e Julia hanno farneticato tutto il tempo passando da argomenti come il gossip alla letteratura come fossero annessi tra di loro, il mio cibo è rimasto quasi intatto nel piatto e Mary mi ha studiata per tutto il tempo rimanendo nel suo mutismo.

- Che ne dite se per il caffè non ci spostiamo in salotto?

Chiede mia madre.

I commensali annuiscono e man mano si alzano dalle sedie.

- Se non vi dispiace, dovrei allontanarmi per pochi attimi.

Mia madre annuisce.

- Non metterci molto.

Continua poi.

Sorriso per poi allontanarmi in direzione del balcone; ho bisogno di prendere aria, la testa duole e la vista di Dave con la sua ragazza, mi infastidisce terribilmente.

Fuori, la brezza leggere mi scompiglia i capelli; la primavera è alle porte e il clima non è più così rigido.

E' la stagione che preferisco, né troppo calda né troppo fredda.

Ha un suo equilibrio, quello che vorrei anche io in questo momento.

-Ehi!

Il sussurro che proviene alle mie spalle mi fa sussultare; riconoscerei la sua voce anche se la sentissi in mezzo ad altre mille.

-Ehi..

Sussurro senza voltarmi.

Dave si avvicina e si posiziona al mio fianco, solo pochi centimetri a dividerci; la mia pelle brucia, scotta come se fosse a contatto con la sua, avverte la sua presenza. Il cuore corre, corre veloce, sembra quasi voglia uscire e raggiungere quello dell'uomo a pochi passi da me.

- Sta arrivando la primavera..

Sento il suo sguardo addosso, il coraggio viene meno così mi limito a fissare l'orizzonte.

-Già!

Sussurro lieve, incapace di dire altro.

-Mi dispiace per Mary, ha insisto per venire e non ho saputo dirle di no. Se ti può aiutare nemmeno i miei ne erano entusiasti.

Le sue parole mi disturbano, mi disturba il fatto che lui conosca ancora così bene i miei sentimenti, mi disturba sentirmi così fragile davanti a lui, così vulnerabile, così debole.

-Non importa, sta passando. Non ti aspetterai mica che dopo tutto quello che è successo io possa amati ancora?!

La mia voce è carica di un risentimento che vorrei non fosse trapelato.

Odio e amore.

- Ci siamo lasciati per questo. Siamo stati così tanto tempo insieme e dovevamo capire se quello che ci legava era amore o abitudine.

- A conti fatti mi hai lasciata tu, a pochi passi dal matrimonio per giunta. Forse questa domanda avresti dovuto porgertela prima, non credi?

Sento le lacrime pungermi; devo andar via prima che sia troppo tardi.

Non aspetto una sua risposta, esco dal balcone diretta in salotto con l'intenzione di salutare tutti prima che gli argini si aprano e rovinino la maschera che ho costruito in questi mesi.

-Scusate, devo scappare!

Gli occhi di tutti si spostano su di me; mia madre mi guarda sospettosa, mio padre mi fissa confuso, Mary sembra sollevata, solo i genitori di Dave, sembrano aver capito, i loro occhi mi guardano dispiaciuti.

-Non preoccuparti cara, se hai un'impegno vai, non farti problemi!

Dice Julia con voce materna.

Mia madre posa la tazzina di caffè sul tavolino posto di fronte al divano dove tutti sono seduti.

-Ti accompagno alla porta.

Si alza aggiustandosi la gonna dal taglio classico color nero e viene verso di me.

Il suono dei suoi tacchi risuona nel silenzio della sala.

-Andiamo!

Annuisco.

Una sua mano si posa sulla mia spalla e mi conduce fuori per recuperare giacca e borsa.

-Ci vediamo domenica prossima?

Sorrido.

-Certo mamma!

Mi bacia le guance e le sue labbra si piegano in un sorriso accennato.

 

 

Nel silenzio della mia vettura, la pace regna sovrana, sopratutto nel mio cuore.

Metto in moto e mi allontano da casa dei mie, da Dave e da quella discussione che mi ha ferita, ancora.

Una lacrima scende leggera, scappata al mio controllo, la fermo con la mano stretta a pugno.

Non voglio piangere più.

Ho pianto troppo negli ultimi mesi e tutto ciò mi fa sentire stupida; vale davvero la pena straziarsi l'anima per un uomo che non sa più se mi ama o se sta con me per abitudine? Che ha scelto di porsi questa domanda pochi giorni prima del nostro matrimonio? Che mi ha voltato le spalle, come fosse semplice, come se dietro di lui, non ci fosse stato nulla, come se non ci fossi stata io e la vita che insieme abbiamo costruito.

Riuscire a buttare tutto nel cesso, con tanta facilità.

Il mio cervello mi ricorda di essere razionale ma le mie emozioni sono più forti, infrangono la maschera che avevo messo su e le lacrime scendono, senza controllo, senza misure.

Parcheggio sotto casa, sono arrivata.

Con la mano scaccio via gli ultimi residui di pianto dal mio viso; respiro profondamente, afferro la borsa posta sul sedile del passeggero, apro la portiera e scendo.

-Ranocchietta!

Neanche il tempo di mettere il piede fuori dall'auto che la voce bassa e rauca di Ethan mi raggiunge.

Ci mancava solo lui oggi!

E' in piedi di fronte a me, i suoi occhi verde oliva mi guardano carichi di ilarità, come fossi il suo passatempo preferito. Punto i miei occhi su di lui e non posso fare a meno di notare quanto sia bello nonostante il suo caratteraccio che lo rende così odioso. Mi soffermo a guardare il suo abbigliamento; ha una camicia bianca, un gilet dal tessuto scuro tendente al blu e un jeans scuro aderente.

Mi piace.

-Continuerai a chiamarmi così per molto?!

Rispondo stizzita.

-Non ti piace?

Mi provoca.

-No!

Ride divertito ma la sua allegria si spegne presto e il suo sguardo mi studia confuso.

-Hai pianto?

Chiede serio.

-Non sono affari che ti riguardano!

Rispondo acida.

Chiudo la macchina e lo supero dirigendomi nel portone; salgo le scale velocemente con il timore che possa seguirmi e possa indagare. Ethan è l'ultima persona al mondo con cui mi confiderei, meglio il mio labrador retriever a questo punto!

Entrando in casa, Puky mi viene incontro sbattendo la coda; amo i cani, a loro bastano due coccole e un pò di cibo per rimanerti fedeli per tutta la vita, per amarti anche quando li lasci per ore da soli in casa.

-Ciao amore della mamma, hai fame?

Puky mi fissa inclinando la testa di lato.

Mi dirigo in cucina lasciando la borsa sul tavolo e il cappotto sulla sedia.

-Puky, vieni che è pronta la pappa!

Apro l'anta del mobile posto sotto il lavandino e ne esco una confezione di cibo per cani. Puky trascina la ciotola con il naso ed io verso i croccantini dentro di essa.

Lui vi si fionda come se non avesse mangiato per giorni interi, mi fa ridere.

-Bravo cucciolone!

Mentre il cane mangia, ripongo i croccantini nel mobile in noce scuro e recupero il portatile che risiede sul divano in salotto; lo accendo e mentre si avvia, comincio a pensare su cosa verterà il mio prossimo romanzo.

Di fronte alla pagina bianca di word, le mie dita iniziano a digitare velocemente i tasti e il cervello si spegne:

 

"Amy sedeva scomposta sul letto della sua camera; sorrideva parlando al telefono con la sua più cara amica, June.

Erano amiche praticamente da sempre, come le loro madri, prima di loro.

- Insomma, lui è venuto verso di me e mi ha detto "amore, oggi è ufficialmente un anno che stiamo insieme, ti va di festeggiare?"

Squittì June con fare civettuolo.

Amy annuì conscia di non poter essere vista mentre con le dita arricciava una ciocca di capelli castano ramati sfuggita alla coda.

- E tu?

Chiese con finto entusiasmo.

Amy amava June, era come una sorella per lei, l'aveva sempre amata e sempre l'avrebbe fatto. Tuttavia, da qualche tempo a questa parte, Amy si era resa conto di provare dei sentimenti per Christian, il ragazzo della sua migliore amica, e questo rappresentava un grosso problema.

Christian e June erano una coppia splendida, da copertina di qualche settimanale importante; lei alta, magra, capelli biondo cenere e due occhi azzurro cielo. Lui altrettanto bello nel suo fisico statuario con un paio di occhi verde smeraldo e la chioma bruna perennemente in disordine.

Le piaceva, terribilmente; quando si erano incontrati la prima volta in una caffetteria della città di Seattle, Amy non aveva idea di chi fosse, non sospettava minimamente che il ragazzo di cui la sua amica June parlasse tanto fosse lui.

Ricordava quel momento come fosse successo qualche giorno prima e non un anno fa. Se solo si fosse concentrata, avrebbe potuto sentire l'odore di brioche calde e caffè di cui era impregnato il locale, il chiacchiericcio della gente che parlava tranquilla seduta ai tavoli sorseggiando un cappuccino o mangiando un muffin ai mirtilli.

Proprio come loro, lei era seduta a bere un caffè e scrivere al piccolo computer portatile, intenta a finire la ricerca sui romanzi classici di fine ottocento che doveva consegnare entro lunedì alla professoressa di lettere. Si era alzata, spinta dal delizioso profumo di ciambelline fritte che si era propagato nell'aria, tenendo gli occhi fissi sul monitor e non badando al mondo esterno compiendo qualche passo con il caffè ancora tiepido stretto tra le mani, sbattendo poi, come spesso le accadeva, contro qualcuno.

Aveva biascicato scuse a testa china per tutto il tempo, maledicendo mentalmente la sua goffaggine, fino a quando lo sconosciuto con cui si era scontrata e che non aveva avuto il coraggio di guardare, non parlò.

- Non preoccuparti! Tu piuttosto, ti sei fatta male?

Disse.

Il suo tono caldo e rassicurante l'avevano spinta ad alzare il viso e ad incontrare il suo sguardo, solo dopo si rese conto di non essere preparata a quel che vide; un paio di occhi color smeraldo, la fissavano divertiti, le labbra carnose piegate in un sorriso sghembo.

- N-no, v-va tutto b-bene grazie!

Biascicò imbarazzata.

Il ragazzo sorrise e la invitò a sedersi con lui, con la promessa che le avrebbe offerto un altro caffè.

Avevano riso e scherzato, come fossero due amici di vecchia data che si rincontravano dopo tanti anni.

Amy, tornando a casa, aveva fantasticato in un loro nuovo incontro, magari proprio nello stesso bar in cui si erano scontrati.

Le sue fantasia non risultarono poi così poco reali, ma a presentarli quella volta fu Jude, la sua migliore amica."

 

Il rumore del campanello interrompe il mio lavoro.

Sbuffo, mi alzo dal divano e con passo pesante mi dirigo verso la porta.

-Amore, Ethan mi ha mandato da te, ha detto che stavi piangendo!

L'invasore risulta essere la mia migliore amica, sorella dell'unico essere umano che detesto, che mi inonda di parole lasciandomi intontita.

Mi afferra per un braccio e mi trascina in salotto.

-Dobbiamo parlare!

 

Premetto che questo capitolo non è il massimo, perciò mi scuso

Ho aggiornato prima del previsto perchè la settimana prossima sarà piena e non avrò proprio il tempo di mettermi a scrivere.

Grazie a coloro che mi seguono e a chi mi lascia un suo pensiero! =)

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


-Dobbiamo parlare!

Ecco, questa è la frase che più odio nella vita; quando qualcuno te la dice, o significa che hai fatto un danno o, come in questo caso, che lo stai per fare.

In ogni caso, è sinonimo di sfiga.

L’unica via di scampo? La fuga!

-Ehm, che succede?

Mormoro frastornata.

Abby, con la delicatezza di uno scaricatore di porto, mi trascina in salotto tirandomi dal braccio.

-Questo dovresti dirmelo tu!

Ribatte inviperita.

Si ferma improvvisamente e quasi non le finisco contro, poi si gira ondeggiando la sua criniera corvina e si para di fronte a me con sguardo truce.

Abby, è un piccolo tornado; l’ho soprannominata Attila, dove passa lei, non cresce erba. Naturalmente lei non è a conoscenza di questo suo nomignolo anche perché, se lo fosse, probabilmente non sarei viva per raccontarlo.

Mi osserva; gli occhi neri stretti a fessura, le braccia incrociate, il piede destro proteso verso di me che si muove a ritmo sbattendo sul pavimento chiaro del mio appartamento.

-Allora?!

Mi incita.

Anche nel suo metro e cinquantacinque, Abby non ha nulla da invidiare a qualsiasi comandante militare.

Quando vuole, sa incutere davvero paura.

-Odio tuo fratello, doveva per forza dirti che mi ha vista piangere?

Arcua un sopracciglio.

-A suo modo ti vuole bene e si preoccupa. Comunque, non hai ancora risposto.

Sospiro, abbandonandomi sul divano.

Sono emotivamente esausta.

-Altro che affetto, sapeva che mi avresti tarchiata a dovere! Bastardo!

Sibilo tra i denti.

-Non è nulla tesoro, oggi ho visto Dave, come ogni domenica, con la differenza che a pranzo si è presentato con la sua nuova fiamma! Una ragazzina insulsa che non ha fatto altro che fissarmi tutto il giorno e rivendicare il suo territorio.

Abby annuisce e man mano i suoi lineamenti si fanno più dolci.

Lei conosce i miei sentimenti, forse anche meglio di me.

Quando esponi quello che provi, quando racconti una situazione che ti sta particolarmente a cuore, l’ottica delle cose cambia, gli argomenti passano sotto il filtro delle nostre emozioni.

E’ inevitabile.

Essendo esterna, Abby ha un quadro più obiettivo di ciò che è successo.

Io posso fingere a me stessa sulle motivazioni che mi spingono a comportarmi in un certo modo ma per Abby, sono trasparente.

-Immagino che per te sia stato tremendo! Dimmi come ti sei sentita.

Abby sorride incoraggiante mentre parla.

Afferra una sedia e la trascina vicino al divano, accanto a me.

Aspetto che si sieda prima di iniziare a parlare.

-Ad essere sincera, non lo so. Insomma, ero sotto shock e per tutto il tempo, invece di arrabbiarmi e inveire contro tutti, ho cercato di capire se ancora mi ama o se mi ha davvero rimpiazzata con quel surgelato vivente!

Abby sospira muovendosi sulla sedia per cercare una posizione più comoda.

-Senti, sai perfettamente che a me Dave non piace, giusto?

Annuisco.

Con le mani inizia a giocherellare con qualche ciocca dei suoi capelli; la conosco da abbastanza tempo per capire che la situazione la sta innervosendo.

Abby è una ragazza dal temperamento forte, maniaca del controllo; più di una volta ha cercato di impormi i suoi pensieri per evitare che io potessi soffrire.

-A mio modo di vedere le cose, puoi andare avanti o cercare di riconquistarlo. Io opterei per la prima ma ti conosco abbastanza per sapere che non ci riusciresti, non se prima non ci sbatti la testa contro e ti fai male. Anche se, molto probabilmente, tu preferiresti rimanere inerme, aspettando una sua mossa, nella speranza che lui comprenda di essere stato un idiota e torni da te in ginocchio pregandoti di perdonarlo, giusto?

-Esatto!

-Sbagliato!

Il suo è quasi un urlo.

-Dio, Allyson svegliati! Non funziona così, non è tutto così facile. Ammettiamolo, può anche accadere che un giorno, chissà quale, dopo che ha fatto i porci comodi suoi, lui torni da te invocando il tuo perdono! E tu, fanciulla ingenua, dopo aver sofferto come un cane osservando come per mesi si è sbattuto, scusa il termine, l’ennesimo esemplare di donna dai facili costumi, altresì detta zoccola, te lo riprenda come se nulla fosse. E’ umanamente impossibile! Almeno medita vendetta, decidi tu il come e il quando, non far scegliere sempre lui!

La fisso sorpresa, non tanto per i termini che ha utilizzato, ma per la colorazione che ha assunto il suo viso; è rosso porpora e sul suo collo si sono evidenziate una quantità enorme di vene.

Fa paura!

-Vuoi un bicchiere d’acqua? Ti si deve essere seccata la lingua dopo tutto questo parlare! Ma cavolo, hai preso fiato almeno tra una parola e un’altra?!

-Divertente! Comunque accetto l’acqua volentieri!

Sorrido osservando l’espressione imbronciata di Abby.

-Vado e torno! Intanto Puky farà gli onori di casa, vero cucciolone?

Puky, accovacciato ai piedi del divano, apre gli occhi sentendosi nominare.

Mi piego e gli lascio una carezza leggera sul capo.

-Puky è un padrone di casa migliore di te!

Mormora Abby tra il divertito e il sarcastico.

MI alzo dal divano e vado in cucina a prenderle l’acqua.

-Allora, cosa proponi di fare?!

Urlo per farmi sentire.

Apro l’armadio sopra il lavello e ne estraggo un bicchiere di vetro colorato di verde sulla base.

-Ah, non lo so! Dobbiamo rifletterci su!

Apro il frigorifero e ne esploro il contenuto; è quasi del tutto vuoto, sembra ci sia passato un vichingo a fare razzie! Devo urgentemente andare a fare la spesa.

-Vuoi dell’acqua o preferisci del succo di frutta?

Mormoro con la testa letteralmente spalmata tra le bottiglie.

-Un succo alla pesca se c’è!

-C’è!

Lo afferro e ne verso un po’ nel bicchiere.

-Dicevamo?

Esordisco entrando nuovamente in salotto con il bicchiere di succo di frutta tra le mani.

-Fondamentalmente, niente di utile!

Le porgo il bicchiere e lei ci si fionda come fosse un'oasi in un deserto.

-Secondo te, lui mi ama ancora?

Abby alza gli occhi al cielo esasperata.

-Non lo so ma lo scopriremo. Magari si, infondo penso che non si può dimenticare da un giorno all’altro! Voi dovevate sposarvi, questo comporta una grande responsabilità e un grosso carico di sentimenti da entrambe le parti e i sentimenti non sono facili da estinguersi. Forse ha solo avuto paura.

Penso alle parole che mi sta dicendo la mia amica mentre con le dita giocherello con il labbro inferiore.

-Paura di impegnarsi? Infondo, lo era già! Siamo stati dodici anni insieme.

-Appunto, è sempre stato solo con te, non ha metro di paragone. Lui conosce solo l’amore con te e forse prima di impegnarsi sul serio, ha voluto capire se fosse la cosa giusta da fare.

Inspiro profondamente.

-Poteva farlo prima di chiedermi in moglie.

Abby storce il naso contrariata.

-Non ho mica detto che ha ragione! Si è comunque comportato male tesoro ma almeno non lo ha fatto per nulla, per mancanza d’amore! Gli uomini sono stupidi, dicono di non avere paura di nulla ma quando si tratta di sentimenti, fuggono come tanti cavalli imbizzarriti! Sono come dei grossi elefanti, sembra che nulla possa scalfirli e poi? Basta che passi un topolino e se la danno a gambe!

-Si, forse hai ragione.

Mormoro pensierosa.

-Ora dobbiamo solo capire come potercelo riprendere facendolo soffrire un pochino.

Abby storce le labbra e produce un fastidioso rumore con la bocca.

Sembra una litania.

-E se puntassimo sulla gelosia?

La guardo scettica.

-Non inventerò un fidanzato immaginario se è questo che mi stai suggerendo! Primo, perché si faceva alle elementari, secondo, perché perderei la mia già precaria dignità e terzo, perché si aspetterebbero davvero qualcosa e di fatto non c’è niente!

Abby annuisce pensieroso soppesando le mie parole.

-E se ci fosse davvero un lui?!

Mi fissa entusiasta ignorando palesemente la mia faccia inorridita.

-Non c’è materia prima Abby! E comunque non voglio illudere nessuno, so cosa si prova e non sarò mai così cattiva da farlo provare a qualcuno!

Abby alza teatralmente gli occhi al cielo.

-Non se lui lo sa!

Lo scetticismo sul mio volto si fa più evidente.

-Andiamo, chi mai accetterebbe di sottostare a questa farsa? Un pazzo forse!

-Ehi, ragazze! La porta era aperta così son…. Ehm, perché mi guardate in quel modo?

Ethan ci guarda sorridendo lievemente, il suo sguardo è confuso e una sua mano è completamente immersa tra la sua chioma scura.

Il mio sguardo passa da lui a sua sorella.

-So cosa stai pensando e la risposta è no!

Abby si alza dalla sedia e si avvicina a Ethan indicandolo con le mani.

-Ma guardalo, lui sarebbe perfetto! Dave morirebbe di gelosia e sarebbe tuo! Non puoi farti scappare questa occasione per orgoglio!

-No, no e no!

Mi impunto.

-Andiamo, potrebbe essere la tua ultima possibilità!

Sospiro sconfitta, ha ragione!

-E va bene!

Abby saltella felice per la stanza e la sua ilarità infantile mi fa sorridere.

-Scusate, non vorrei interrompere le vostre allegre chiacchiere, ma potrei sapere cosa sta succedendo?

Abby smette di agitarsi, mi sorride maliziosa e mi fa “ciao” con la mano.

-Ehi, dove vai?!

La seguo fino alla porta.

-Io la mente tu il braccio! Buona fortuna!

Mi fa una linguaccia e sparisce dietro la porta.

-Allora?!

Ethan è dietro di me, non ho il coraggio di girarmi e guardarlo negli occhi.

-Ho bisogno del tuo aiuto.

Strizzo gli occhi e stringo le mani a pugno come se stessi portando un peso enorme.

In realtà è davvero così!

Lui si avvicina, lo percepisco dal mio corpo che si irrigidisce e dai brividi che si formano sulla mia pelle.

-La cosa si fa interessante, dimmi tutto.

Inspiro profondamente e do sfogo ad una serie di parole che vorrei rimangiarmi non appena le sento uscire dalle mie labbra.

-Devi fingerti il mio ragazzo per far ingelosire il mio ex!

Si avvicina ancora e sento il suo respiro sul collo.

-Ed io che ci guadagno?

Mormora roco.

-Qualsiasi cosa, lecita naturalmente e no, non verrò a letto con te!

Si allontana di qualche passo ed io mi sento meno rigida di prima.

Lo sento ridere; la sua risata è bella, spensierata come quella di un bambino e sexy come quella di un uomo.

-Ci sto!

Mi giro verso di lui e lo guardo esterrefatta.

-Davvero?!

Il mio tono è entusiasta

-Aspetta… Davvero?! Cosa vuoi in cambio?!

Da entusiasta si trasforma in sospettoso quando razionalizzo la situazione e la persona che ho davanti.

-Te!

C’era la magagna!

Arcuo un sopracciglio mentre lo fisso indignata.

-Ti ho già detto che non verrò a letto con te!

Sorride sghembo.

-Alla fine di questa esperienza, tu mi avrai conosciuto bene e sarai tu stessa a voler venire a letto con me.

Incrocio le braccia sotto il seno.

-E se questo non dovesse accadere?

-Correrò il rischio.

Si avvicina di nuovo ed io tremo.

-Ma accadrà.

Continua poi.

Sorride strafottente mostrando una schiera di denti bianchi e mi porge la mano destra.

-Patto?

Lo fisso con un ombra di incertezza nello sguardo.

-Patto!

Cedo, stringendogli la mano.

 

Capitolo di passaggio, dal prossimo inizia la vera storia!

Scusate l'eventuale presenza di errori ma non ho avuto tempo di ricontrollare! Un bacione =)

 

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***



Possiedo questa naturale propensione a mettermi nei guai; la cosa più assurda è che ne sono cosciente, sia prima, che durante ma soprattutto dopo.

-No, questo è troppo! Non andrò mai a vederlo!

Si lamenta un Ethan visibilmente alterato.

Siamo seduti sul divano di casa mia a scambiarci informazioni sulla nostra vita privata, una vera seccatura ma purtroppo necessaria; mia madre e mio padre farebbero invidia ad un qualsiasi investigatore privato, anche il più bravo, potessi paragonarli ad un animale sarebbero di sicuro un chupacabra, famoso per aver succhiato il sangue di povere caprette indifese.

C’è da dire, che almeno lui è un animale leggendario.

I miei genitori no.

-L’uomo che voglio al mio fianco deve condividere le mie passione!

Mi lamento piccata incrociando le braccia sotto il seno.

Ethan sorride sarcastico stravaccandosi maggiormente; mi sorprende il grado di disinvoltura che riesce a mostrare in ogni luogo e in ogni situazione, forse, un po’ lo invidio. A differenza sua, sono un fascio di nervi.

-Io ho accettato di fingere di essere il tuo ragazzo, non di sottopormi alla tortura! Il tuo uomo ideale non esiste, ci credo che il tuo ex ti abbia piantata sull’altare!

Lo guardo ferita.

E forse lui capisce di aver esagerato perché, per la prima volta da quando lo conosco, lo vedo abbassare lo sguardo dispiaciuto.

-Scusa!

Mormora in tono sommesso.

-Ti perdono solo se accetti di venire a teatro con me!

Alza gli occhi al cielo e butta la testa all’indietro mettendo in evidenza il pomo di Adamo; lo trovo sexy in un uomo quando non è troppo marcato, quello di Ethan, è perfetto.

Reprimo l’impulso di toccarlo con le dita.

-Mio Dio, tre ore di strazio assoluto in cui una tizia, che sta già più di là che di qua, decanterà la sua vita facendomi cadere le palle a terra! E sai qual è la cosa più triste?!  Lo fanno anche gli uomini! Dio, mi sembrerà di vedere un parente dei cugini di campagna!

Lo fisso stranita facendo una smorfia con le labbra e socchiudendo gli occhi come se ci fosse troppa luce.

-Ma se hanno tutti la voce possente! Sarà sorprendente, vedrai!

Alza la testa di scatto guardandomi truce.

-Come no, muoiono sempre tutti!

Si lamenta.

-Dovrò rimanere con una mano sui testicoli per tutto il tempo!

Continua poi.

Mordo l’interno delle guance per evitare di scoppiare a ridere; è un trucco che mi hanno insegnato a teatro, quando sognavo di poter recitare, di essere qualcun altro per qualche ora.

Ci ho rinunciato quando ho compreso di essere meno espressiva di uno spaventapasseri.

Sospiro frustrata accantonando il pensiero.

Fisso Ethan e mi chiedo come farò a recitare la parte della giovane innamorata quando l’unica cosa che vorrei adesso è strozzare il mio finto fidanzato.

-Passiamo ad altro, qual è il tuo piatto preferito?

Chiedo.

-La pasta al forno!

Dice con vigore.

-Però, un tipo casereccio! Io amo i broccoli.

Arcua un sopracciglio e socchiude le labbra in un’espressione sconvolta.

-Questa poi! E’ peggio della tua passione per l’operetta da sfigato!

Si passa una mano tra i capelli scompigliandoli ulteriormente, donandosi maggiormente un’aria da post coito.

Mi chiedo cosa potrebbero pensare i vicini se per caso, uscendo di qui, lo incontrassero per le scale.

Archivio subito questo interrogativo quando una serie di pensieri ed immagini di dubbia morale si formano nella mia mente perversa.

Meglio non pensarci.

-E’ un cibo sano e nutriente!

Tamburello le dita sul braccio infastidita; possibile che trovi sempre da ridire su tutto ciò che faccio?!

-Sarà anche così, ma ammetterai che è anche quello più brutto!

Sorrido inclinando le labbra solo verso il lato destro; fa tanto “il sorriso misterioso della Gioconda”!

-Prova ad andare in Corea e chiedere la specialità della casa! Troverai nel tuo piatto un bel pene di toro con verdurine! O preferisci i broccoli?

Alza le mani in segno di resa.

Il suo labbro inferiore è leggermente sporto in avanti in una smorfia disgustata.

-Pensandoci non sono così male i broccoli!

Rido non riuscendo a trattenermi e mi sorprende vedere il sorriso aperto e contagioso che si apre sul viso di Ethan.

Forse, non è poi così male.

Scuoto la testa come se un centinaio di insetti mi ci fossero finiti sopra, nel tentativo di cancellare quel piccolo pensiero nocivo che ha preso forma nel mio cervello; Ethan è un ragazzo indubbiamente bello e affascinante ma le sue doti terminano qui, per il resto, si limita ad essere un pallone gonfiato con la profondità di una pozzanghera!

-Che ti prende, hai le pulci?

Chiede Ethan rivolgendomi uno sguardo confuso.

-Nulla! Il mio animale preferito è il lemure!

Si passa nuovamente una mano tra i capelli tirando qualche ciocca di capelli verso l’alto.

-Lo sai che non sono come quelli di Madagascar, vero?

Certo che lo so!

-Certo che lo so, idiota!

Do voce ai miei pensieri, con una piccolissima aggiunta sul finale.

-Ok, non ti scaldare! Comunque non penso che i tuoi genitori mi chiederanno qual è il tuo animale preferito!

-Forse sì, forse no! Meglio andare preparati!

Chiudo l’argomento e passo ad un’altra domanda.

Infondo Ethan non mi sembra tipo a cui piacciono gli animali; l’unica specie animale che adesso sembra interessargli è “l’umana dalla patata facile”, specie sempre più presente in natura!

-Io adoro i cani!

Dice prima che dalle mie labbra possano uscire altre domande.

Ethan si piega in avanti, verso il pavimento, dove Puky sonnecchia tranquillo e gli lascia qualche carezza sul capo.

Sorprendente, interloquisce con gli animali!

Puky mantiene gli occhi chiusi ma sbatte la coda sul pavimento in senso di gradimento.

Assurdo, piace anche al mio cane adesso!

-Il mio film preferito è...

-Frena!

Mi interrompe.

-Se stai per dirmi che ti piacciono film strappalacrime come Ghost o Titanic o peggio ancora, demenziali e romantici come una mutanda lasciata per terra nel bagno, come quelli di Federico Moccia allora, preferisco non sapere! Improvviserò!

-Ghost e Titanic sono veri e propri capolavori ma non amo guardarli se non sono in un periodo di depressione profonda! Il mio film preferito è colazione da Tiffany.

Annuisce con l’indice appoggiato sulle labbra carnose.

-Accettabile.

Sentenzia alla fine.

-Ma non lo vedrò con te!

Continua poi con tono allarmato.

-Fai qualche tipo di collezione?

Domando imbarazzata eclissando la sua reticenza nel vedere un film d’amore in mia compagnia; come se in quei momenti potessi essere disgustosa come mia cugina Matilde ogni qual volta viene scaricata da qualche ragazzo! La vedi stravaccata sul letto, accerchiata da una marea di dvd che contengono film drammatici, una marea di fazzolettini usati che non servono mai a un cavolo dato che, ogni volta che mi giro ad osservarla, le pende sempre qualcosa dal naso e una vasta quantità di schifezze tutte aperte.

Vederla abbuffarsi di cioccolatini è quanto di più disgustoso esista al mondo.

-Il mio film preferito è Rocky, grazie per avermelo chiesto! Comunque no, perché, tu sì?

Tossisco imbarazzata mentre il mio viso prende il colore di un semaforo rosso.

-Colleziono conchiglie.

Bofonchio tra un colpo di tosse e un altro.

Ethan si avvicina, invadendo il mio spazio personale.

-Lo sai che secondo le teorie freudiane, chi fa delle collezioni, nasconde una mania erotica?

Chiede riducendo notevolmente il tono della sua voce, rendendolo sempre più basso e roco.

Un brivido mi coglie impreparata, le labbra si schiudono e sento il mio stesso respiro caldo infrangersi sulla bocca e seccarmi la pelle.

Il labbro inferiore trema lievemente scosso da un tremito di eccitazione.

Sopravvivrò mai a tutto questo?

 

Ciao ragazze,

cosa ne pensate del capitolo?

Molto presto Ethan entrerà in famiglia e quindi deve prepararsi bene! Nel prossimo aggiornamento, probabilmente, continuerò a sviscerare i passatempi e gli interessi dei nostri protagonisti ma accadrà anche dell’altro!

Non vi anticipo nulla perché mi piacerebbe avere il vostro parere al riguardo!

Un grande bacio e alla prossima! ^^

Ps: ho passato la notte in bianco, perciò, non mi metto a controllare se ci sono errori xD al momento vedo solo il letto! xD

Perdonatemi per l’eventuale presenza di obbrobri!

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