Una nuova vita, con te...

di CatcatKhad
(/viewuser.php?uid=106556)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fidanzato.. ***
Capitolo 3: *** Primo giorno di scuola.. ***
Capitolo 4: *** Incubi, conoscenze e.. ***
Capitolo 5: *** Interrogatorio, e perchè mi odi? ***
Capitolo 6: *** Che cosa siete, voi? ***
Capitolo 7: *** Un amico ritrovato e nuove rivelazioni.. ***
Capitolo 8: *** Maledetti ricordi... ***
Capitolo 9: *** Nuovi guai.. ***
Capitolo 10: *** Danzare.. ***
Capitolo 11: *** Dobbiamo parlare, ma lui... ***
Capitolo 12: *** Cos'è, uno scherzo? Che succede qui? ***
Capitolo 13: *** Ti odio Jacob Black! ***
Capitolo 14: *** Shopping e.. ***
Capitolo 15: *** Chiarimenti poco chiari e ritorno. ***
Capitolo 16: *** Addio, Emmett.. ***
Capitolo 17: *** Quel maledetto sogno. ***
Capitolo 18: *** Ma che accidenti succede? ***
Capitolo 19: *** Lacrime amare.. ***
Capitolo 20: *** Una bella chiaccherata non fa male a nessuno. ***
Capitolo 21: *** L'inizio della nuova Bella! ***
Capitolo 22: *** Siamo pronti? Via! ***
Capitolo 23: *** Festa! ***
Capitolo 24: *** Sorprese, sorprese e ancora sorprese. ***
Capitolo 25: *** Complicato. ***
Capitolo 26: *** L'amour.. ***
Capitolo 27: *** La caccia promette sempre bene! ***
Capitolo 28: *** Ti sgozzerei! ***
Capitolo 29: *** Io, ignara sfortunata. ***
Capitolo 30: *** Lezioni, risveglio e baci mozzafiato. ***
Capitolo 31: *** Il fuoco brucia. ***
Capitolo 32: *** C'è chi si innamora e chi va in crisi. ***
Capitolo 33: *** Una giornata meravigliosa, se non fosse per... ***
Capitolo 34: *** Una sorpresa, tenerezze e telefonate inquietanti ***
Capitolo 35: *** Passato, scherzi e... ***
Capitolo 36: *** Avviso. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***






Alice. Ecco il mio nome. Originale, potreste pensare. O bizzarro. Si, un po' come me. Bizzarra. Chiunque lo direbbe, se mi vedesse per una volta. Anche se non è così. Ma partiamo dal principio, quando mia madre ci portò una bellissima notizia..

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fidanzato.. ***


Pov. Alice
Noi fratelli Brandon viviamo a Forks, in America. I miei fratelli, Emmett e Isabella, detta Bella, sono i figli di Esme, la sorella di mio padre. Starete pensando: ma perchè questa vive a casa della zia? Vi rispondo subito: mia madre, Ellen, morì dandomi alla luce e mio padre fu rinchiuso in prigione alcuni anni dopo per spaccio. Bello, vero? Già..
Comunque, mia zia Esme, all'età di 5 anni, mi adottò, ed ora eccomi qui. Suo marito, mio zio, morì in un incidente qualche anno fa. Di bene in meglio. Dicevo, un giorno, mentre io e i miei fratelli eravamo in casa a studiare, nostra madre tornò dal lavoro. Lavorava come infermiera all'ospedale della città. Appena entrò in casa, ci chiamò urlando. Corremmo giù, preoccupati dal suo tono di voce. Appena la vedemmo, rimanemmo di sasso. Era abbracciata a un uomo alto, bellissimo, biondo e con la pelle pallida, sulla quarantina, se non meno.
Era sorridente, felice come non lo era più stata dalla morte dello zio. Si avvicinò a noi - Ragazzi, questo è Carlisle. Lui è il nuovo medico dell'ospedale, lavora li da due o tre mesi. Ed, è il mio fidanzato. - Appena ebbe finito, le saltai al collo - Sono così contenta, mamma! - Lo stesso fece Bella, Emmett la abbracciò soltanto, con la sua stazza avrebbe potuto soffocarla. Poi, stringemmo la mano a Carlisle e li facemmo accomodare. Si sedettero sul divano, Bella e Emmett rimasero con  loro a parlare, io mi congedai. Dovevo ancora ripassare Spagnolo visto che non ero molto brava.
Mi misi sul letto, aprii il libro e cominciai a leggere.

Due ore dopo, scesi. Carlisle era ancora li, ma stava uscendo. Ci salutò cordialmente e se ne andò. Appena uscita, mamma sospirò sognante e si sedette sul divano. La guardai sorridente, poi mi avviai verso la cucina insieme a Bella, per preparare la cena. Mentre io mettevo su la pentola, Bella apparecchiava. Appena pronta la cena, ci riunimmo a tavola e chiaccherammo per tutta la sera. Verso le dieci, andai in camera mia e mi misi immediatamente a letto, dopo una sana doccia calda, addormentandomi di botto.


Ciaooo! Eccomi qui con una nuova fanfic, questo capitolo è un po' corto ma serve come seconda introduzione; spero vi siate accorti che sembra plagiata da Frutto proibito, ma in realtà non la è. E non pensavo di avere già così tanti fan! In meno di un'ora già due recensioni! Vi voglio bene, al prossimo capitolo, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Primo giorno di scuola.. ***


Pov. Alice
Mi svegliai, il mattino dopo. Avevo dormito bene e senza fare incubi. Un miracolo, direi. Mi misi a sedere sul letto, erano le sei. Sospirai, poi mi alzai lentamente e andai a fare una doccia. Appena aperta l'acqua, scese giù gelida. Perfetto, mi piaceva il freddo. Mi insaponai, poi rimasi due minuti in più sotto. Mi faceva passare tutte le preoccupazioni. Uscii, poi mi misi l'asciugamano e tornai in camera mia. Mi cambiai, poi scesi a preparare la colazione. Quella settimana la domestica, Nelly, non poteva venire per problemi di salute. E, visto che Esme per me e i miei fratelli aveva sempre fatto di tutto, noi la ripagavamo così.
Appena il caffè fu pronto, ci misi dentro del latte e mi sedetti al tavolo, pucciandoci dentro dei biscotti e gustandomelo a fondo. Quando ebbi finito, presi la colazione per gli altri e la portai con un vassoio di sopra. Andai prima da mamma, poi da Bella e infine da Emmett. Alla fine, tornai in salone a guardare un po' di Tv.
Bussarono alla porta. Andai ad aprire e vidi Carlisle che mi sorrideva - Buongiorno, Alice. - Mi disse, cordialissimo. - Buongiorno a te, Carlisle. Che ci fai qui, a quest'ora del mattino?? - Gli chiesi. Erano le sette e mezza, mancava poco alla scuola. I miei fratelli stavano scendendo le scale. - Sono qui per accompagnarvi a scuola. - Disse lui. - Ma che dici Carlisle?? Non dovevi disturbarti! - Gli dicemmo io e Bella a tempo. - Per me non è un disturbo, in più devo andare all'ospedale e so che oggi vostra madre ha il giorno libero. - Rispose lui convinto. Sorrisi, poi lo abbracciai. Era gelido. Mi staccai d'improvviso, non era normale avere la pelle così fredda. Magari faceva freddo fuori. E si, faceva molto freddo. Rientrai, mi misi la giacca e uscii di casa con i miei fratelli e Carlisle, dopo aver salutato mamma che intanto era scesa. Salimmo sull'auto di Carlisle, un Suv nero metallizzato. Non che noi non fossimo ricchi, anzi, ma non avevamo mai preso una macchina così. Mi sedetti vicino al finestrino. Ci eravamo trasferiti anche noi da poco, circa un anno, e eravamo arrivati che c'erano le ultime tre settimane di scuola. Per cui, avevamo saltato. Ora arrivavo li per la prima volta, insieme a Emm e Bella. Appena arrivammo vidi la scuola. Era un edificio abbastanza grazioso, per essere un istituto scolastico. Scesimo dalla macchina e ringraziammo Carlisle. Erano le otto meno cinque, eravamo in perfetto orario. Appena ci mettemmo vicino a un albero vicino all'ingresso della scuola, tutti si voltarono a guardarci. I ragazzi appena videro me e Bella sgranarono gli occhi. Le ragazze, si misero a fare le "oche" davanti a Emmett, che non le calcolava di striscio. Sospirai, era sempre così. Ci eravamo trasferiti quattro volte dalla morte dello zio, e ogni volta che cambiavamo scuola succedeva sempre che tutti ci consideravano degli Dei. Venivamo dall'Alaska, d'accordo, e la nostra pelle era pallida, quasi come gli albini, ma non avevamo niente di speciale. Soprattutto io. Ero bassa, avevo i capelli corti neri pece, e le forme non erano molte. Beh, avevo una terza abbondante, ma non ero granchè. Suonò la campanella. Entrammo e andammo verso la segreteria. Ci si presentò una donna sulla cinquantina castana, con gli occhi neri. - Salve, io sono Emmett Brandon e loro due sono Alice e Isabella Brandon. - Disse Emmett. Menomale, le altre volte avevo dovuto presentarci io, che ero molto timida. Con quelli che non conosco. La donna ci diede gli orari e i fogli presenza. Per mia sfortuna, avevo solo tre ore con Bella e due con Emmett. Sospirai, un po' delusa, poi mi incamminai verso l'aula della lezione di Spagnolo. Guarda caso.... Pensai. Mi avviai verso la porta, bussai e entrai. C'era solo il prof più due o tre ragazzi. Mi avvicinai a lui e mi presentai. Lui mi fece sedere nell'unico banco libero, visto che i posti erano già stati assegnati dai prof prima dell'inizio dell'anno, chissà perchè. Ero vicino a un ragazzo bellissimo, con i capelli corti biondi leggermente mossi, e gli occhi dorati. Aveva la pelle molto pallida, un po' come Carlisle. Mi sedetti, un po' titubante. Presi il libro e lo aprii. Pochi secondi dopo, arrivarono tutti gli altri. Notai che il ragazzo vicino a me mi fissava. Appena lo guardai negli occhi lui distolse lo sguardo. Odiavo essere fissata. Sospirai, poi accarezzai con il polpastrello il medaglione che avevo al collo e ascoltai il prof, che aveva iniziato a parlare.
Passarono le ore, alla fine delle lezioni andai a mensa, ovviamente con gli sguardi dei ragazzi puntati addosso. Mi ritrovai con i miei fratelli davanti alla porta. Entrammo, lentamente, e prendemmo i vassoi con del cibo, per poi andare a un tavolo libero. Ci sedemmo e cominciammo a parlare del più e del meno. Ad un tratto, dalla porta della mensa vidi entrare quel ragazzo con altri due, una ragazza che gli somigliava molto, e un altro ragazzo, con i capelli bronzei e gli occhi anche i suoi dorati. Il ragazzo mi stava ancora guardando. Mi stavo stufando. Sospirai, arrabbiata. Bella lo sentì - Che hai, Aly? - Mi chiese, premurosa. Bella e Emmett potevano essere gemelli, ma avevano degli anni di differenza. Emmett era di gennaio e aveva 20 anni. Bella ne aveva 18, quasi 19 perchè era di Dicembre Io invece, ne avevo 17, quasi 18 perchè ero di settembre. La più piccola infatti. - Niente, Bells, non preoccuparti.. - Le risposi, poco convincente. Lei sospirò, guardandomi ancora un po', poi continuò a mangiare, chiaccherando con Emm. Posai la forchetta, non avevo fame e mi abbandonai sulla sedia. Mi ero stufata di stare li, così mi alzai e uscii dalla mensa, cercando un posto tranquillo. Vidi una panchina sotto un albero, così mi ci avvicinai e mi sedetti a pensare. Aprii istintivamente il medaglione. La foto di mia madre. La accarezzai delicatamente, poi una lacrima mi scese. L'asciugai in fretta, poi richiusi il medaglione e rientrai a mensa, dove i miei fratelli mi aspettavano. Andai a lezione, poi dopo due ore uscii, erano finite, e aspettai i miei fratelli. Non arrivavano, così, mi misi vicino al muro e aspettai. Invece dei miei fratelli, vidi uscire tre ragazzi, che mi si avvicinarono. Oh, no.. Pensai, poi entrai di corsa dentro alla scuola dove incrociai Bella. Emmett ci stava raggiungendo. Ci avviammo verso il parcheggio. Vidi che la macchina di Carlisle era li, e lui era fuori dalla portiera ad aspettarci. Andammo li vicino, lo salutammo ed entrammo in macchina. Arrivammo a casa, salutammo Carlisle e mamma, poi io me ne andai i camera mia a fare i compiti. Finiti i compiti,mi buttai sul letto. Mamma, mi manchi troppo... Dissi, fra me e me, cominciando a piangere silenziosamente. Poi, mi addormentai.

Ciaooo! Ringrazio tutti quelli che mi seguono! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!Al prossimo, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Incubi, conoscenze e.. ***


Pov. Alice

No, Bella! Bella, dove sei? Mamma, papà, Emmett.. NOOO!

Mi svegliai, urlando. Poi, mi guardai in giro. Ero in camera mia. Guardai l'orologio. Era ora di cena. Sentii aprire la porta. Mia mamma era li che mi guardava preoccupata. Poi, mi venne ad abbracciare e mi portò giù, a cena.
Aveva cucinato Bella. C'era il polpettone vegetariano. Il mio piatto preferito. Mi sedetti a tavola, vicino a Emmett, e cominciai a mangiare. Dopo cinque bocconi, misi giù la forchetta. Non avevo più fame. Mi alzai, poi andai mogia verso il divano e mi sedetti. Poco dopo mi raggiunse Bella. Si sedette vicino a me - Che hai, tesoro? - Mi chiese. Sospirai, poi mi girai verso di lei con le lacrime agli occhi - Guarda il calendario Bella.. - Le dissi, con la voce rotta dal pianto. Lei capì subito e mi abbracciò forte. Scoppiai a piangere, quel giorno per me era il più brutto dell'anno. Il giorno dopo infatti, sarebbe stato il mio compleanno. E quello successivo, l'anniversario della morte di mia madre. Mi sfogai, poi lasciai Bella e mi rannicchiai sul divano, come quando ero arrabbiata. Bella si alzò e mi guardò un po' triste, poi se ne andò di sopra. Mi accoccolai ancora meglio e presi la coperta, mettendomela addosso. Poco dopo bussarono alla porta. Mia madre andò ad aprire. Era Carlisle. Appena mi vide sobbalzò, poi continuò a parlare con mia madre. Dopo un po', vidi mia madre abbracciarlo e annuire. - Alice, vai a vestirti, andiamo a casa di Carlisle. - Mi disse mamma, poi. Annuii, poi mi alzai e andai verso la camera. Presi la giacca, mi pettinai un po' e mi lavai i denti. Alla fine, mi truccai un po' e scesi. Erano tutti davanti alla macchina. Li raggiunsi e salii sul sedile posteriore vicino al finestrino. Pochi minuti dopo arrivammo davanti a una villa enorme, molto più grande della nostra. Scesi, poi rimasi incantata. la porta e gli infissi delle finestre erano marroni, stupendi, mentre il resto era bianco e verde. Ero a bocca aperta dallo stupore, e per un secondo mi dimenticai di tutto: nel piccolo giardinetto dentro a una serra, c'era una coltivazione di rose blu. Le mie preferite, molto rare per giunta. Mi avvicinai, molto lentamente, con gli occhi che brillavano. Arrivai davanti al vetro e mi appoggiai. Carlisle mi si avvicinò - Ti piacciono? - Mi chiese. Annuii, incapace di parlare in quel momento. Lui entrò dentro, ne tagliò una e me la diede. Urlai di gioia, poi lo abbracciai. Lui scoppiò a ridere e mi abbracciò. Lo lasciai, poi gli sorrisi ancora una volta.

La rosa blu era il simbolo che io assegnavo a mia madre, quella vera, perchè la zia mi disse un giorno che quando morì, mio padre le portò una rosa blu e gliela mise sul petto, fra le mani. In più, sono bellissime.

Ci portò fino in casa. Appena entrammo in salone, una melodia mi arrivò alle orecchie. Chi stava suonando? Guardai confusa Carlisle, che mi sorrise e chiamò un ragazzo - Edward, vieni qui abbiamo ospiti! - Disse, pochi secondi dopo, fece la sua entrata un ragazzo. Era uno dei due ragazzi insieme a Lui! Appena vide Bella, sobbalzò un secondo, poi si presentò - Buonasera a tutti, io sono Edward, suo figlio. Il maggiore. - Disse, cordiale. Poi si avvicinò a noi e ci strinse la mano. Quando la strinse a Bella, vidi che lo fece in fretta. Forse gli stava antipatica. Povera la mia Bellina. Alla fine, sorrise. Poco dopo, anche l'altra ragazza entrò e si presentò. Rosalie, che bel nome aveva. In più, era simpatica e gentile. Emmett, appena la vide entrare, si irrigidì. Carlisle ci fece sedere sul divano. Era comodo.
Cominciammo a chiaccherare, poi sentimmo sbattere una porta. Pochi secondi dopo, Lo vidi entrare. Stava sorridendo e i suoi occhi erano ancora più dorati del mattino. Si presentò anche lui, guardandomi negli occhi - Buonasera, io sono Jasper. Sono davvero felice di fare la vostra conoscenza. - Disse. Poi, si sedette vicino a Edward. Continuarono a parlare, io ero tornata malinconica. Avevo preso il medaglione e lo stavo guardando, sapevo che Bella e Emmett mi stavano guardando tristi, ma non riuscivo a smettere. Sospirai di nuovo, poi sorrisi. Carlisle si alzò e la mamma si mise vicino a lui. Li guardammo. - Ragazzi, io e Esme ci sposiamo. - Rimasi di sasso. Poi, appena appresa la notizia, saltai al collo di tutti e due, seguita a ruota da Bella e Rosalie. I ragazzi si congratularono e basta. - Ragazzi, Esme, da domani voi verrete a vivere qui. Vi va bene? - Mamma annuì, e gli altri pure. Io invece, abbassai la testa. Ero felice, d'accordissimo, ma avevo un po' paura. Infatti, avevo il sospetto che Jasper mi odiasse. A morte. Sospirai, poi annuii anche io, poco convinta. A fine serata, Edward, Emmett, Jasper, Carlisle ed io partimmo e andammo a casa mia, a prendere i nostri bagagli. Durante il viaggio, come avevo previsto, iniziò l'interrogatorio.




CiaoooO! Come state? Io bene, ringrazio tutti per le recensioni, spero vi sia piaciuto il capitolo! Un bacio, Alba97.
Uploaded with ImageShack.us Casa Cullen Rosa blu di Alice.

http://www.youtube.com/watch?v=8kRvAWjpRq4 Melodia suonata da Edward.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Interrogatorio, e perchè mi odi? ***


Salve a tutti! Questo è l'ultimo capitolo malinconico, dal prossimo si passerà a.... Non lo posso dire, se no vi rovino la sorpresa! Buona letturaaa!


Pov. Alice
Come avevo previsto, iniziò l'interrogatorio. Emmett fu l'unico a stare in silenzio, visto che sapeva. Il primo a parlare fu Carlisle. - Alice, che ti succede? Se c'è qualcosa che ti turba, diccelo. Puoi confidarti con noi.. - Mi disse. Io sospirai, poi girai la testa dal finestrino e dopo molto, risposi. - Carlisle, io ti ringrazio molto... ma non riesco a.. - Quando mi si spezzò la voce dal pianto, per l'ennesima volta. Emmett, che era vicino a me mi abbracciò e mi baciò la fronte, cercando di consolarmi. Ma le lacrime scesero, senza che io lo volessi. Edward mi fissava, preoccupato, ma Emmett scrollò la testa e continuò a accarezzarmi. Mi strinsi ancora di più a lui, mi serviva amore in quel momento. Poco dopo, riuscii a calmarmi d'improvviso. Quasi un miracolo. Mi asciugai le ultime lacrime, poi mi accoccolai meglio a Emmett e aspettai di arrivare a casa.
Appena arrivammo nel vialetto, scesimo solo io e Emmett. La casa era in affitto, per cui non avevamo problemi.
Entrammo dentro, poi io andai in camera mia a fare la valigia. Il problema, è che me ne servivano minimo 10 di valigie, e solo per me! Entrai, presi tutti i vestiti e li feci entrare, con mia grande gioia e sorpresa, in sole 3 valigie.
Poi, andai in camera di Bella e feci anche la sua. Infine, dalla mamma. Emmett se l'era fatta da solo. Ci ritrovammo in salone poco dopo, con le valigie pronte. Edward e Jasper entrarono e presero le mie valigie. Uscimmo di casa, per l'ultima volta, e salimmo in macchina. Ero seduta vicino a Edward, stavolta, e mi faceva piacere avere un nuovo fratello come lui. Era protettivo e dolce. Ma quel giorno, il mio sorriso non voleva uscire. Infatti, mi appoggiai con il gomito vicino al finestrino e sospirai. Ma perchè, per me, le felicità non poteva esserci? Mi scese un'altra lacrima. La asciugai, poi mi appoggiai meglio al sedile e chiusi gli occhi. Avevo un forte mal di testa. Arrivammo a casa, io scesi e presi le mie valigie. Le portai in fretta in camera mia, le svuotai e misi tutto nell'armadio della stanza che avevo scelto.
Alla fine, scesi e mi diressi in salone. Appena entrai, sentii un buonissimo odore di caffelatte. Inspirai, poi mi girai verso la cucina. Bella li aveva appena fatti per me e per lei. Le sorrisi, poi presi il mio e mi sedetti sul divano, attenta a non rovesciarlo. Me lo cominciai a bere, sorseggiandolo, mentre Bella aveva acceso la Tv. Eravamo sedute a guardare i programmi di moda e a commentare vestiti, quando arrivarono Jasper e Edward, che ci fissarono arrabbiati.
Appena finito il caffelatte, mi alzai e mi avvicinai timorosa a loro - Che succede ragazzi? - Chiese Bella, che nel frattempo mi aveva superata e si era messa a braccia conserte davanti a loro, coprendomi. Edward ghignò, poi se ne andò. Jasper invece, mi fissò furioso, poi seguì il fratello. Stavo tremando. Bella lo notò e subito mi abbracciò. Pochi secondi dopo, arrivò Rosalie, era affranta - Scusali Alice, sono degli emeriti idioti.. - Mi disse, a capo chino. La scusai, anche se non ce n'era bisogno, e la abbracciai. Alla fine, le lasciai e andai in camera mia. Ero distrutta, in più non capivo perchè Jasper mi odiasse tanto e Edward odiasse tanto Bella. Fra questi pensieri, mi addormentai.

Mi svegliai il mattino dopo, consapevole che quel giorno compivo esattamente 18 anni. Mi tirai su, sospirando, poi scesi dal letto e mi preparai. Dopo essermi vestita, scesi a fare colazione.
C'era tutta la famiglia. Mi sedetti, fra Bella e Rose, e cominciai silenziosamente a bere il mio caffelatte. Poco dopo, Emmett e Bella si guardarono per un secondo, poi guardarono mia madre, che annuì. Poi, si rivolsero a me - Auguri Alice.. - Dissero, tentennando. Sorrisi, malinconica - Grazie, ragazzi.. - Dissi, a bassa voce. Pochi secondi dopo, anche gli altri mi avevano fatto gli auguri. Io cercavo di sorridere, ma mi veniva difficile. Finito il caffelatte mi alzai. I Cullen non avevano toccato cibo. Che strano.. Pensai. Poi, andai a sedermi sul divano. Rosalie si sedette vicino a me, sorridendo. Le sorrisi anche io. Poi, arrivarono anche Bella e Emmett. Mi porsero una scatola - Ma ragazzi, non dovevate.. - Dissi, felice. Poi, la aprii lentamente. Conteneva uno splendido anello blu di diamanti. Era bellissimo. Li abbracciai, felicissima. Poi, abbracciai anche Rosalie, che di sicuro centrava nel regalo, e mamma e Carlisle. Alla fine, mi misi l'anello. Stava benissimo. Poi, li ringraziai ancora e corsi in camera a cambiarmi, felice come poche volte. Mi misi su un paio di jeans neri e una maglietta bianca attillata.
Poi, le scarpe. Mi pettinai, mi lavai i denti e mi truccai. Alla fine, scesi. Salimmo in macchina di Edward, una volvo grigia metallizzata bellissima.
Mi sedetti fra Bella e Rose. I ragazzi si misero davanti. Partimmo, e in un paio di minuti eravamo a scuola. Edward guidava velocissimo. Scesimo dalla macchina, e i ragazzi subito si girarono verso di me. Sbuffai, incavolata, poi decisi di ignorarli e di andare per la mia strada. 
Peccato che per loro non poteva essere così. La campanella suonò e tutti entrarono. O quasi. Infatti, un gruppetto mi si avvicinò. Indietreggiai, spaventata, ma loro continuavano ad avvicinarsi, con un ghigno soddisfatto sulle facce. Uno mi prese per il braccio, poi mi baciò il collo. Gli altri sghignazzavano.
Ad un tratto, quello che mi teneva il braccio mi lasciò e scappò via. Dietro di me c'era Jasper, con un'espressione furiosa in volto. Lo abbracciai, d'istinto, e lui mi strinse a sè. Poi mi prese per mano e mi portò dentro, sorridendomi. Aveva un sorriso magnifico, da infarto. Poi, visto che avevamo entrambi la lezione di Arte, entrammo in classe e ci sedemmo vicini. Il prof non c'era ancora. Jasper allora si girò verso di me, sempre sorridendo - Alice, scusa se in questi due giorni ti ho trattata male, non so nemmeno io perchè. Comunque, la prossima volta non allontanarti da  noi, d'accordo? - Mi disse, un po' dispiaciuto. Gli sorrisi, poi annuii. In fondo non mi odiava, altrimenti a quest'ora non mi avrebbe salvata. Entrò la professoressa, e la lezione iniziò.

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui, con questo strano capitolo. Ebbene, Jasper dovrebbe odiare Alice. Ma siamo sicuri che sia davvero odio? Beh, lo scopriremo più avanti. Al prossimo chappy, Alba97.

Uploaded with ImageShack.us Vestito Alice

Uploaded with ImageShack.us Anello

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Che cosa siete, voi? ***


Pov. Alice
Quello era uno dei giorni in cui la vita mi sorrise. Da quel giorno ne passarono altri due. E ora, eccomi qui. Al cimitero dove mia madre è sepolta, a pregare per lei, inginocchiata. Vicino a me, a dire la verità dietro, ci sono Esme e Bella. Gli altri, sono dietro di loro. Ho gli occhi che bruciano, vorrebbero far uscire quelle lacrime maledette, ma io resisto.
Poi, guardo l'orologio. E' ora di andare. Questa è l'ultima visita che le faccio, d'ora in poi non voglio più soffrire.
Mi alzo, poi mi giro verso l'uscita e mi avvio, senza proferire parola. Rosalie mi si avvicina e mi mette un braccio sulla spalla, come per confortarmi, ma io non ho bisogno del conforto di nessuno. Sono vestita di nero, completamente, in suo ricordo. Ma i fiori, erano rose blu.
Mi fermo, sono davanti al cancello che aspetto gli altri. Sono usita quasi di corsa, per paura di ripensarci e di buttarmi sulla sua tomba. Mi raggiunge per primo Edward, con cui negli ultimi due giorni sono diventata molto amica. Mi abbraccia, fraternamente, e io ricambio. Ci raggiungono subito gli altri. Jasper si avvicina, lentamente, poi mi sorride, con il suo solito sorriso da infarto.
Ahhh, Jasper..
Gli sorrido anche io, poi tutti insieme ci incammiamo verso la macchina. Mi siedo dietro, come sempre, vicino alle ragazze e alla mamma, poi Carlisle accende e la macchina parte. Prima di volgere il mio sguardo verso la strada, fisso per pochi secondi il cimitero. Il suo cimitero. Poi, mi giro verso Rose, che mi guardava preoccupata. Le sorrido, poi mi lascio andare sul sedile, ascoltando una canzone trasmessa dalla radio (Pace- Arisa). Mi perdo nei miei pensieri. Chissà che cosa ci farà studiare il prof di spagnolo. Spagnolo, dove ho conosciuto Jasper. La mia luce. E' perfetto, capelli oro lucenti, alto, muscoloso al punto giusto.. Basta Alice, smettila di fare questi pensieri! E' tuo fratello, va bene che è figlio del tuo patrigno, e che è divino, semplicemente bellissimo.... Basta! Mi desto,  anche perchè se vado avanti così mi eccito. Cosa alquanto strana, visto che sono ancora vergine. Già, non l'ho ancora fatto.
Speravo di incontrare il ragazzo giusto, ma quelli che avevo prima lo volevano fare colo perchè mi consideravano gnocca. Per cui, sono ancora vergine.
Volgo lo sguardo verso la strada, siamo arrivati. Scendo per prima e corro fino in camera mia. Devo verificare una cosa. Chiudo la porta a chiave, poi butto la borsa sul letto e prendo un libro. Sui vampiri. Si, perchè i Cullen sono troppo strani.  Lo apro e vado al capitolo 7: Come riconoscere i vampiri. Leggo le rpima due parola, poi bussano. Giro la testa verso la porta - Chi è? - Chiedo. E' Jasper - Alice, che ti succede? Stai bene? - Mi chiede, preoccupato. Cosa posso rispondergli? - Si si, sto bene.. - Gli dico, poi mi concentro di nuovo sulla lettura. Vampiri: come riconoscerli. Quando incontrate un vampiro, in realtà non lo sapete, perchè hanno sembianze umane, anche se hanno una bellezza divina e gli occhi rossi, o dorati. Dipende dalla loro dieta. Se hanno gli occhi dorati, si cibano di animali e non dovete temere. Se hanno gli occhi rossi, si cibano di sangue umano, per cui dite le voste ultime preghiere. I vampiri non dormono, e provano ripugno verso il cibo umano.  Chiudo il libro. E' tutto vero. Impallidisco. I Cullen sono vampiri. Lascio cadere il libro. Mi alzo e esco di corsa dalla porta. Corro giù dalle scale, ma incontro Edward. Appena lo vedo, mi fermo, terrorizzata. Lui lo capisce e mi si avvicina. Indietreggio, terrorizzata. Lui mi prende per un braccio. Grido, poi corro via, da Emmett. Lui mi abbraccia, preoccupatissimo. Arrivano tutti. Jasper mi si avvicina. Mi sfiora il braccio. Urlo, poi corro fuori casa. Corro, corro, corro. Mi fermo, sono in mezzo al bosco. Da sola. Scoppio a piangere, poi mi rannicchio su di me e sto li. Sento dei passi, mi giro e trovo i Cullen. Indietreggio, fino a sbattere contro un albero. Carlisle si avvicina, camminando lentamente. Sa che io so. Infatti, mi si avvicina e si accuccia vicino a me. Tremo, per la paura e per il freddo. Lui mi accarezza, poi mi sorride - Alice, non avere paura..  Non potemmo mai farvi del male.. In più, avevamo intenzione di dirvelo oggi. Piccolina, vieni con noi, avanti.. - Mi dice. Guardo per un secondo gli altri, poi gli do la mano. Lui mi solleva delicatamente e mi porta a casa in braccio. Gli altri ci seguono. Lo guardo implorante, lui mi mette in terra e io corro a casa, seguita da loro come se fossi una bambina. Arrivo davanti a casa, poi mi siedo sul dondolo li fuori e prendo fiato. Arrivano anche gli altri. Esme, avendomi vista dalla finesta, corre fuori e mi abbraccia. La stacco, delicatamente. Lei non capisce, ma quando Carlisle le cinge le spalle con le mani e le sussurra qualcosa all'orecchio, lei entra in casa. Rosalie mi prende per mano e mi porta dentro.
Arrivano anche Bella ed Emmett. Mamma è seduta sul divano, insieme a me. I Cullen si mettono davanti a noi. Carilsle prende parola - Esme, Emmett, Bella, Alice, dobbiamo dirvi una cosa, ma vi preghiamo di non affrettare le cose e di lasciarci finire.. - Disse. Noi annuimmo. - Noi, non siamo come tutti gli altri. Noi, siamo.. Vampiri. Ma ci consideriamo vegetariani, perchè beviamo solo il sangue animale. Non abbiate paura.. - Disse. Gli altri, a mia differenza, rimasero come se gli avessero detto che uscivano a fare la spesa. - E allora? A noi non interessa.. - Dice mia madre. Grazie mamma.. Le dico mentalmente. Carlisle sorride, forse è soddisfatto della loro reazione. Allora, io mi alzo inviperita e vado in camera mia, chiudendo a chiave.
Poco dopo, mi sento chiamare dalla porta. E' di nuovo Jasper. Sbuffo, poi mi sdraio a pancia in giù sul letto. - Alice, lo so che se qui. Ti prego, apri.. - Mi prega. Sbuffo, poi mi alzo di scatto e vado ad aprire la porta. Lui entra e mi fa sedere sul letto. Poi, mi si siede vicino. - Devo parlarti, Alice.. -


Ciaooooo! So che questo capitolo è un po' strano, ma serviva da introduzione per la parte VERA E PROPRIA della fic. Al prossimo, continuate a seguirmi! Un bacio, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un amico ritrovato e nuove rivelazioni.. ***


Pov. Alice
- Devo parlarti, Alice.. - Mi ha detto Jasper. Balbetto, poi mi siedo e gli faccio cenno di sedersi. Si siede, con una grazia invidiabile. - Vedi, Alice, io.. - Comincia a parlare, quando suona il mio cellulare. - Scusa, devo rispondere. - Gli dico, poi prendo il mio telefono dal comodino e leggo sullo schermo. Jake. Mi si illuminano gli occhi
- Pronto?? - Dico, con la voce che trema. - Ciao, Aly. Quanto tempo! Come va? - E' lui, non ci sono dubbi. - Bene, tu? - Gli chiedo, con una gioia immensa. - Benissimo, grazie. Devo darti una notiziona: mi sono trasferito! - Rimango a bocca aperta. - A Forks! Non sei contenta?? -
Urlo, poi mi metto a saltare per la stanza. Jacob, il mio unico e migliore amico. Bella entra di corsa in camera - Che succede, Aly? - Mi chiede, preoccupata. - Jacob si è trasferito a Forks! Sono troppo contenta!!! - Appena finito di parlare, anche Bella si mette a urlare e saltare. Jasper ci guarda scioccato. Corro giù dalle scale e esco di casa. Sono esausta. Jacob è ancora al telefono - Ok, credo che quello equivalga a un sì. Allora, devi venirmi a trovare! Abito nella riserva, dove abitavo prima di incontrarvi. Ci tengo eh! A presto! - Chiudo la chiamata. Rientro in casa, poi vado da mia madre, che è in cucina. - Mamma, dobbiamo andare a trovare Jacob e Billy. Si sono trasferiti qui a Forks!! -
Dice che ci andremo oggi stesso. Corro in camera mia, ma trovo Jasper nella stessa posizione di prima. - Scusa Jasper, parliamo più tardi, ora dobbiamo andare da una persona.. - Lui sorrise, poi si alza e esce. Mi cambio in fretta, poi scendo e aspetto gli altri. Arriva Bella, più felice di me forse. Edward, in fondo alla stanza vicino a Jasper, sta digrignando i denti. Quel ragazzo ha seri problemi, davvero. Arrivano anche gli altri, così saliamo in macchina e in pochi minuti raggiungiamo la riserva. Carlisle conosceva la strada.
Jacob è già li fuori, davanti alla porta. Vicino a lui, Billy. Scendo dalla macchina e salto addosso a Jacob, lui ride mentre io urlo per raggiungerlo. Bella fa lo stesso. Billy sorride, l'ho visto poche volte in tutta la vita sorridere. Poi, quando vede i Cullen, fa una smorfia disgustata. Jacob, quando ci mette giù, guarda male i Cullen. Non ci faccio molto caso. - Cavolo Jake, sei diventato altissimo! E hai messo su un sacco di muscoli! Hai fatto palestra per caso? - Chiede Bella. Ha ragione, è diventato altissimo. Lui ride - Beh, più o meno.. - Poi torna serio.
Carlisle si avvicina a Billy, che lo guarda ripugnante e si tappa il naso. - Che c'è Bill?- Chiede mia madre. Lui scrolla la testa e stringe la mano a Carlisle, che ha sempre il suo sorriso stampato in faccia. Mentre li guardo, vengo sollevata in aria per i fianchi. Grido, poi mi giro. Jacob. Provo a liberarmi, ma non riesco.
Allora, chiamo Bella, che gli fa il solletico. Lui mi lascia, poi la prende e la fa volare. Sorrido, anche perchè mi è mancato molto e vederlo così mi scalda il cuore.Mi sento toccare la spalla, mi giro ma non c'è nessuno. Che strano. Jake ci fa entrare in casa. E' enorme. Mi siedo sul divano, Bella e Rose vicono a me. Mamma vicino a Carlisle e Billy, in mezzo. I ragazzi, su un altro divano. Jake vicino a Emmett. Stavamo parlando tranquilli, quando un ululato mi arriva alle orecchie. Sobbalzo. Jacob sembra sconvolto. Corre fuori. Poco dopo, rientra con dei suoi amici, o almeno a me sembrano dei suoi amici. Appena vedono me e Bella, si incantano. Sono in 6. Mi alzo solo quando lo fa Bella, intraprendente com'era. Direi ben poco, visto che andò vicino a Jacob, ma dietro. - Bella, smettila.. Ragazzi, questi sono Jared, Paul, Quil, Embry, Sam e Seth. Sono.. dei miei amici. - Mamma va loro incontro, salutandoli con una stretta di mano.
Loro si avvicinano e stringono la mano a tutti. Quando arrivano a me, mi sorridono e mi fanno l'occhiolino.
Sorrido anche io, sono felice che qualcuno finalmente mi faccia un complimento, o un gesto del genere.

Pov. Bella
I ragazzi nuovi già mi stanno simpatici. Sembrano a posto, a parte il fatto che come Jake sono molto alti e muscolosi, e hanno uno strano marchio sul braccio destro. E la carnagione è uguale per tutti. Ma per il resto, sono simpatici. Solo che allungano un po' troppo lo sguardo su Alice. Ho paura per lei. Lei sembra una ragazza forte, ma dentro è molto fragile e insicura. E io la devo proteggere. A ogni costo. Emmett mi risveglia dai miei pensieri chiamandomi. Mi guardo in giro. Sono ancora a casa di Jake. Alice non c'è. La cerco con lo sguardo ma non c'è. Allora mi alzo e la cerco in giardino. Non è nemmeno li. Mi comincio a preoccupare. La chiamo, più volte, fin che lei non mi risponde. La trovo, è vicino a un albero, seduta, che guarda il cielo. Mi avvicino a lei, per non disturbarla. Lei si gira. E' felice. Mi fa cenno di sedermi, mi siedo. Comincia a parlare - Sai, Bella, non sono mai stata più felice di così. Non so perchè, forse perchè è tornato Jacob, o forse non c'è un motivo particolare. So solo, di essere felice. - Questo mi riscalda il cuore. Sorrido, poi mi alzo e me ne vado. Voglio lasciarla sola, che si goda un po' di felicità. Me ne vado in casa di nuovo, sedendomi vicino a Jacob, che è vicino ai suoi amici. Mi fissano, manco fossi una dea. Mi accoccolo a Jacob, come fa a stare senza maglia con questo freddo lo sa solo lui. Cominciamo a chiaccherare, poi Jake mi prende per mano e mi porta fuori, seguito dai suoi amici. Mi porta vicino alla spiaggia, in una piccola radura. Mi fa sedere, poi comincia a parlare - Bells, vedi, io non sono più quello che tu conoscevi. Sono cambiato, non solo psicologicamente, ma del tutto. Io e i miei amici siamo diversi, non siamo come tutti i ragazzi della nostra età. Noi, siamo.. Licantropi. - Spalanco gli occhi, poi lui si trasforma. Appare un lupo enorme, scuro, davanti a me. Sono terrorizzata, mi alzo e indierteggio, fino ad arrivare a un albero. Jacob si avvicina, ma io scappo via. Ho troppa paura per capire davvero le sue parole.


Ciaoooo! Questo capitolo è cortino, lo so, però spero vi sia piaciuto! Continuate a seguirmi, al prossimo chappy.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Maledetti ricordi... ***


Pov. Bella
Corro, sempre più veloce, mentre Jacob e gli altri mi seguono.

Ho troppa paura, ma quando arrivo a casa dei Black, scappo in casa.

Ci sono solo Edward e Carlisle.

Appena mi vedono, scattano in piedi e il mio patrigno viene ad abbracciarmi.

Scoppio a piangere, mentre Jacob entra in casa.

Mi si avvicina di corsa, ma Edward si frappone fra me e lui e ringhia.


Mi stringo ancora più a Carlisle, mentre Edward se ne va.

Jacob si avvicina, ma io mi allontano.

Poi, esco di casa e mi rintano in macchina chiudendo a chiave.

Non mi segue nessuno, così mi siedo meglio e accendo la radio per ascoltare un po' di musica e per riflettere.

Pov. Alice
Mi alzo, ho mentito spudoratamente a Bella e ora ne sono pentita.

 Non è vero che sto bene, solo non voglio darlo a vedere.

Mi incammino verso la macchina, quando vedo Bella dentro che piange.

Corro, e quando la raggiungo busso sul finestrino.

Lei si gira e apre la portiera.

Mi fiondo dentro - Che succede, Bellina mia?? -

Chiedo, con il cuore a mille. Lei mi racconta tutto.

Impallidisco, poi indietreggio fino che non inciampo.
 
Aspetto il tonfo, che però non avviene.

Due braccia, infatti, mi sollevano. Mi giro, è Jasper.

 Gli sorrido, lui mi rimette in piedi e se ne va, dopo avermi fatto segno che dopo avremo parlato.

Chissà cosa aveva da dirmi.

Una voce mi chiama, è la mamma.

Stiamo andando via, Billy è sulla porta che fissa la mamma malinconico.

 E' sempre stato innamorato di lei, ma lei non ha mai ricambiato.

Salgo in macchina e mi siedo vicino a Bella, che ancora trema.

 Rose e la mamma si siedono vicino a me, i ragazzi vanno davanti.

Ci avviamo verso casa, quando arriviamo scendiamo e io vado in camera mia, aspettando Jasper.

Mi siedo sul letto, e nel giro di pochi istanti Lui entra.

 Si siede e apre bocca per parlare, quando entra Emmett - Ragazzi venite a cena!! Ma che ci fate qui tutti soli?? Dai sbrigatevi! - Jasper sospira, poi si alza e esce.

 Io esco dopo di lui e scendo lentamente le scale, non ho voglia di mangiare.

 Mi siedo svogliatamente a tavola e mamma mi serve il piatto di lasagne al sugo.

 Emmett le divora in pochi minuti, mentre io dopo averne presi due bocconi le lascio li, e Emmett mangia anche quelle.

 Lo guardo sorridendo - Sempre il solito, ne? Non ti smentisci mai, Emm.. - Poi sghignazzo.

Lui mi fa la linguaccia e continua a mangiare.

 Anche Bella è nella mia situazione, a volte sembriamo in simbiosi.

Non so cosa sia successo a lei, ma spero non sia nulla di grave.

Mi alzo e vado in salotto, Bella mi segue.

 Accendo la Tv, c'è il telegiornale.

 Una notizia mi fa sussultare: " Sfruttavano delle ragazze per la prostituzione, arrestati 5 uomini a Sud di Washington.. "

 
Fisso la televisione, poi Bella e mamma e Emmett, che mi fissano a loro volta terrorizzati.

 Mi alzo, poi esco di corsa da casa anche se è buio.
Sento mia madre da dentro che urla disperata il mio nome.

Alice, ti prego stella mia! Emmett, vai a prenderla!

Mi fermo e comincio a graffiarmi le braccia, il collo, le gambe e tutto quello che trovo.

Emmett mi raggiunge e mi prende per un braccio trascinandomi in casa.

Urlo disperata, poi comincio a graffiare anche lui.

E' infastidito, ma non molla e mi trascina in casa, chiudendo poi a chiave la porta.

I Cullen mi fissano scioccati.

Nella mia mente c'è solo una cosa: prostituta.

Quella che ero anche io, che sono stata.

Contro la mia volontà.

Scoppio a piangere, mentre Bella mi abbraccia e mia mamma mi disinfetta i graffi.

Maledette le mie unghie, io non le mangio e le tengo un po' lunghe, per cui più che graffi sono tagli.

Carlisle prende il posto di mamma, e mi cura per bene le ferite.

Bruciava.

Molto.

Ma più che altro, bruciavano i ricordi.

Brucia ogni singola cellula che compneva la mia pelle ricordando quelle mani viscide, che mi toccavano, mi picchiavano.

Svincolo dalle mani di Bella e mi butto a terra, mentre Edward mi si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.

E' come se il mondo intorno a me non ci fosse più, ma solo il buio e quei ricordi che si fanno sempre più nitidi nella mia mente.


Mi chiamano, ma è come se io non fossi più li.

Perchè tutte le volte che sento quella parola devo fare così?


Piango sempre di più, fino a che non finisco le lacrime.


Alla fine, mi addormento.



Ciaoooo! Uu, spero che vi piacciano sti capitoli. Se non vi piacciono o li volete più sensati, ditemelo. A presto, Alba97. P.S.: questo chappy è dedicato a me e a Pagnottella, che oggi compiamo gli anni! Un buon compleanno a noi! xDxD

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nuovi guai.. ***


Pov. Alice

Apro gli occhi, sono in camera mia.

Bella è li con me.

Guardo l'ora.

 Sono le 7 di mattina.

Mi alzo, lei mi corre subito incontro.

- Come va, tesoro? Stai meglio? -

Bella, la solita esagerata.

- Si, stai tranquilla, sto bene.. -

Mi alzo, poi vado dall'armadio e mi vesto.

Il mio stomaco brontola, Bella lo sente e mi dice di scendere per colazione.

Scendo le scale, lentamente.

Arrivo in cucina, appena entro tutti si girano a guardarmi.

Odio essere fissata.

Mi siedo a tavola, prendo una brioche e la mangio a piccoli morsi, molto piccoli.

Emmett mi si avvicina e mi si siede vicino.

Gli sorrido, sforzata, poi mi alzo e mi siedo sul divano.

Non tocco la Tv, non voglio succeda come ieri.

Rosalie mi si avvicina, prova di sicuro compassione per me.

Odio quando la gente prova compassione per qualcuno.

E' frustrante.

Sospiro, poi la guardo e le dico di sedersi.

Mi sorride anche lei.

Che bello avere una sorella come lei, è sempre disponibile a parlare con te.

Un vero tesoro.

Mi abbraccia, forte, senza farmi male.

Una lacrima mi solca il viso.

Sono contenta di avere una famiglia come loro.

Asciugo la lacrima, anche se tutti se ne sono accorti.

Infatti, si sono avvicinati di corsa.

Mi stacco, e li rassicuro.

Mi alzo, è ora di andare a scuola.

Saluto mamma e Carlisle con un bacio, poi ci incamminiamo verso la macchina.

Mi siedo come al solito dietro.

Edward parte, a metà strada io mi metto a fissare la strada, al mio fianco.

Gli alberi, con le foglie arancioni e rosse, e la natura in sè in quel periodo erano uno spettacolo.

Mi perdo, forse, nel panorama, infatti Emmett mi apre la portiera facendomi quasi cadere, in quanto io ci ero appoggiata contro.

Scesi, dopo aver guardato male Emmett, e mi incamminai verso l'entrata.

Nemmeno il tempo di avvicinarmi, che due ragazze mi si avvicinano.

Non sembrano avere buone intenzioni.

- Che cosa fai, tappetta? Jasper Cullen è nostro. -

Mi dice, una.

- Ma io non ve lo sto rubando.. -

E mi allontano.

Niente, queste due continuano a seguirmi.

Sbuffo, ma che diavolo vogliono da me?

Una mi afferra per un braccio.

Mi blocco.

Ho ancora i graffi di ieri sera, e mi fa male.

Trattengo il fiato, mentre le tolgo la mano dal mio braccio e me ne vado di corsa.

Raggiungo gli altri, che erano già dalla porta, con l'affanno.

Jasper mi chiede che cosa mi è successo.

- Che hai Alice? -

- Niente, non preoccuparti. -

Gli rispondo.

Non voglio che si arrabbi con quelle due.

Mi giro.

Sono li che mi guardano maligne, e non sapevo ancora che da quel momento sarebbero iniziati i miei guai.

Entro dentro, e mi dirigo a passo felpato verso l'aula di Trigonometria insieme a Edward.





Angolino autrice: Aloha! Scusate il mostruoso ritardo, ma non ho avuto il tempo di scrivere. Il prossimo capitolo lo devo mettere rating rosso o lo copio e ne faccio uno arancio e uno rosso? Dite voi, perchè così mi regolo. Spero vi sia piaciuto, a presto. Alba97.



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Danzare.. ***


Pov. Edward

Stavo raggiungendo l'aula di Trigonometria, quanto la odio!, quando ho sentito dei passi.

Mi sono fermato e ho visto Alice che mi raggiungeva quasi di corsa.

La aspetto, poi quando mi raggiunge ci dirigiamo dentro a quell'aula maledetta.

Se c'è qualcosa che nella mia vita eterna odio, è la Trigonometria.

Ditemi a cosa serve.

A niente!

Mi giro verso Alice, vedo che si guarda attorno con uno strano sguardo, quasi spaventato.

Ci sediamo vicini, in terza fila.

Le metto una mano sulla spalla, lei si gira e mi sorride.

- Che hai, Aly? -

Abbassa il capo, ma io glielo alzo con un dito, delicatamente.

- Niente, non preoccuparti.. -

Non le credo minimamente, ma faccio finta di niente e ascolto il prof, che ha appena cominciato la lezione.

L'ennesima lezione.



Pov. Alice

Ecco, Edward si era accorto che c'era qualcosa.

Ma cosa posso dirgli?

Eh sai, due stronze mi hanno seguita e mi hanno fatto male a un braccio, ma niente di che.

Sospiro, poi ascolto anche io il prof. Che noia Trigonometria.


3 Ore dopo.


Esco, quasi scappo, insieme a Edward, da quell'aula maledetta. Quel giorno avevo due ore con Rosalie e poi sarei tornata a casa con tutti.

Mi incammino, dopo aver salutato Edward, verso l'aula di Ginnastica.

Arrivo allo spogliatoio, e riecco quelle due.

Mi guardano ghignando.

Alzo gli occhi al cielo e raggiungo Rosalie, dalla parte oposta a loro.

Quelle si avvicinano, sempre ghignando.

- Allora, spero che il discorso di stamattina sia stato chiaro. Lui è nostro, mettitelo in testa. -

Sto per ribattere, ma loro scappano urlando.

Mi giro verso Rosalie.

Sbarro gli occhi, stava ringhiando furiosa.

La abbraccio, anche lei mi abbraccia.

Lo avevod etto che quella ragazza è un tesoro.

Mi cambio in fretta, una canottiera e i pantaloni attillati vanno benissimo.

Esco dallo spogliatoio entrando in palestra seguendo Rose.

Entra subito dopo la prof.

Ci saluta, è molto genitle si sente dal tono di voce che usa con noi.

Poi, fa l'appello.

-... Brandon Alice, Cullen Hale Rosalie.. -

A sentire il mio nome, tutti i ragazzi si girarono verso di me e spalancarono la bocca.

Ecco, odio quando fanno così.

Non sono mica così bella..


Torno con lo sguardo verso la prof.

- Allora, ragazzi, qualcuno di voi qui pratica qualche sport, o lo ha praticato fino a poco fa? -

Accidenti, ma tutte a me oggi devono capitare??

Percorre tutti con lo sguardo, fino a che non arriva a me.

- Allora, Alice, vedo che hai un fisico bestiale! Che sport hai praticato? -

- Danza, di tutti i tipi. - Rispondo.

Vedo che le si illuminano gli occhi.

Oh-oh.

- Ti va di farci vedere qualcosa? -

Ma no ma no ma noooo!

Annuisco.

Lei corre quasi dallo stereo e mette su una canzone che io conosco molto.

( Passaggio- Ludovico Einaudi)

Comincio a ballarla,facendo piroette e giravolte una dopo l'altra.

Passè, passo, passo, passè, giravolta..

Alla fine, mi rannicchio a terra con una gamba all'infuori.

Tutti applaudono e fischiano, mentre Rose mi guarda con aria sognante.

Torno a sedermi in fretta, odio essere al centro dell'attenzione.

La prof si congratula, poi comincia la lezione.



Nella pausa pranzo, davanti alla mensa.

Pov. Bella

Cosa può esserci di più bello di Lui? Niente.

Mi perdo nei miei pensieri, rivolti sempre e solo a Lui.

Edward. Mi sono innamorata di lui.

Ma lui, forse, ama Alice.

E io mi sento persa.

Si avvicinano, devo fare finta di niente.

Anche lei forse è innamorata di lui.

Sospiro.

Sorrido, non devo far capire niente a nessuno.

Ci dirigiamo insieme a mensa.

Emmett mi si siede vicino.

Ho dei brutti presentimenti.

Comincio a mangiare, sto per addentare la pizza quando mi sento un formicolio sui fianchi e salto.

Emmett sghignazza.

Ghigno, poi visto che ha le mani sui miei fianchi gli tiro i peli.

Lui sbarra gli occhi, poi mi guarda implorante.

Rido, poi glieli lascio e mi alzo.

Esco dalla mensa, Alice mi segue.

Accidenti.


Pov. Alice

Il solito scimmione.

Però bella è uscita.

La seguo.

Sembra triste.

La abbraccio.

Le mi chiede a bruciapelo una domanda che mi spiazza un secondo.

-Ti piace Edward, non è vero? -

Dopo un attimo, le rispondo.

- No, ma che dici! Per niente, solo che lo considero ormai come un fratello! -

Lei sospira, quasi si fosse tolta un peso.

Emmett da dentro ci chiama.

Lo raggiungiamo, poi ci avviamo verso la macchina per tornare a casa.











Angolino autrice: Ciaooo! Bene, sono davvero contenta di avere una lettrice in più. Scusate se non rispondo alle recensioni, ma ho pochissimo tempo solo per scrivere! Vi prego, recensite, anche un solo capitolo di tutta la storia. Appena posso, rispondo. Un bacio, al prossimo chappy. Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Dobbiamo parlare, ma lui... ***


Pov. Alice

In macchina, come al solito, non rivolgo la parola a nessuno.
Però, qualcuno la rivolge a me.
- Aly, se non ti da fastidio, posso sapere perchè l'altra sera sei scoppiata a piangere? -
Rosalie. Ha anche lei il diritto a sapere, essendo mia sorella acquistata.
Mi giro verso di lei.

- D'accordo, te lo dico. Ma vi prego di non interrompermi fino alla fine. Faccio fatica a raccontare questa parte del mio passato e non voglio ripeterlo di nuovo.
A 15 anni, un mio "amico" mi aveva convinto a lavorare per lui.
Mi aveva detto che potevo lavorare in una specie di bar come cameriera, per arrotondare un po' e per non pesare tanto sulla mamma.
Io ho accettato felice, ma non sapevo a cosa andavo incontro.
Il giorno che ho cominciato a lavorare, mi sono presentata al posto di lavoro e lui mi si è avvicinato.
Mi ha detto che dovevo andare a cambiarmi, e ci sono andata.
Ho dovuto mettere dei vestiti inguinali e invece della cameriera, ho fatto la ballerina.
La spogliarellista. Solo che, vista la mia età, non mi ha fatto prostituire completamente.
Pensava di farmi iniziare quest'anno, ma io sono scappata dopo due.
Ma in quei due anni, ho vissuto l'inferno.
Tutte le sere venivo obbligata a strusciarmi contro pali e persone, anzi uomini, di tutte le età.
E loro potevano toccarmi, fare quello che volevano.
E se mi opponevano, lui insieme ad altri "amici" mi picchiava.
E io, per sfogarmi, mi graffiavo fino a farmi molto male. -

Dico, poi mi interrompo.
Il resto, forse lo avrei raccontato più avanti.
Rosalie mi guarda tristissima.
Lo avevo detto io che era triste. Mi appoggiai al finestrino.
Anche gli altri, a parte Bella, mi guardano così.
Emmett mi ha sempre voluto bene come a una sorella vera, e quando sente questa storia si intristisce come se fosse successa a lui.
Sospiro.
Mi accorgo solo ora che siamo arrivati, per cui scendo.
Le lacrime iniziano a scendere, ma io le asciugo e le trattengo, anche se fanno male agli occhi.
Ma ad un tratto, mi sento felice, gioiosa.
Che strano.
Jasper mi raggiunge subito dopo.
- Dobbiamo parlare, ricordi Alice? -
Il mio cuore perde un battito.
Annuisco, incapace di fare altro.
Lui mi prende per mano e mi fa salire sulla sua schiena.
- Non peso troppo pe te, Jasper? -
Gli chiedo.
Lui ride.
- Scherzi? Sei leggerissima, sono io che ho paura di farti male, perchè tu sembri fragile e io sono un vampiro. -
Dice, serissimo.
Poi, inizia a correre velocissimo verso una radura.
L'aria mi arriva in faccia come un coltello, ma non fa male, anzi mi fa molto piacere.
Mi mette giù, siamo arrivati.
Mi prende per mano, con mia somma sorpresa, e mi fa sedere su un albero.
Poi, lui si siede al ramo sopra, sdraiato.
Inizia a parlare.
- Sono anni che mio padre non è felice così, e non voglio che fra 80 anni possa perdere Esme. La nostra idea era.. trasformarvi in vampiri. Ovviamente se voi siete d'accordo.. -
Sbarro gli occhi.
- Certo che lo siamo! Io voglio diventare vampira.. Ma, come si fa? -
Sorride, forse un po' serafico.
- Dovrei morderti. E non è piacevole. Ne per me, che non so se riuscirei a fermarmi, ne per te. -
Sospirai.
- Ho sofferto molto nella mia vita, non ho paura di un morso.. -
Mi guarda strano.
Poi, mi afferra e mi mette sulla sua schiena, correndo verso non so dove.
Stavolta, lui corre molto più veloce e io ho paura.
Lancio un grido.
Lui si blocca.
- Che hai?? Ti ho fatto male?? -
Mi stringo meglio al suo petto.
- ..No.. è che.. potresti.. andare più PIANO? -
Mi guarda dispiaciuto.
- Scusa, non volevo. Mi sono dimenticato che ci sei tu li sopra. -
Dice poi, sorridendo.
Ricomincia a correre, stavolta come se volasse.
E' una sensazione magnifica.
Mi accoccolo fra le sue scapole e chiudo gli occhi.
Annuso l'aria. Ci sono un mucchio di odori, tipo il mare, gli alberi..
Si ferma, lentamente.
Apro gli occhi.
Siamo in una spiaggia.
Quella vicino a casa di Jake.
Scendo e mi siedo su un tronco, non so come ci sia finito li.
Lui si siede vicino a me.
(Moonlight- Yiruma)
Mi avvicino a lui, che mi mette una mano attorno alle spalle.
Sto per parlare, quando una voce mi chiama.
Mi giro.
E' Jacob.
Mi stringo ancora più a Jasper, che ringhia a Jacob.
Jacob si avvicina, mentre io mi alzo e indietreggio, con Jasper che mi fiancheggia.
E' sempre più vicino a Jasper, che si mette in posizione d'attacco di un puma.Jacob si trasforma in lupo e salta addosso a Jasper, che lo scaraenta via.
Jacob sta per saltargli addosso di nuovo, ma io mi metto davanti a lui.
Jacob non riesce a fermarmi in tempo, infatti mi travolge.
E io, vedo intorno a me solo buio.



Pov. Bella

La mia piccola Alice.
Mi dispiaceva un casino per lei, così fragile che ha dovuto soffrire così nella vita.
Ma lei era andata via con Jasper, non so perchè.
Io invece sono qui, con Edward che non mi calcola o se mi calcola è per ringhiarmi contro.
Rosalie dice che è scemo, ma non capsco perchè lo fa solo con me.
Mentre sono qui con mamma e Carlisle a guardare la Tv, sento un urlo.
Usciamo fuori tutti, preoccupati.
Jasper, ha in braccio Alice, ferita al petto.
FERITA AL PETTO?!?!
Le corro subito incontro, con le lacrime agli occhi.
Poi, vedo arrivare Jacob e i suoi " amici ".
Gli corro incontro rabbiosa.
- Che le avete fatto!? IO VI AMMAZZO TUTTI! -
Ero fuori di me.
Jasper era disperato.
- E' colpa mia, dovevo proteggerla.. -
Carlisle la prende, poi la porta in casa.
Lo seguiamo tutti.
Porta Alice in una stanza e Rosalie lo segue.
Edward ci impedisce di andare con loro e Jasper si butta a terra.
Gli corro incontro e lo abbraccio.
Poi, sento un urlo. E' Alice.
Carlisle esce subito dalla stanza.
- Ragazzi, mi dispiace.. Ma era l'unica soluzione. -

Ok, fa schifo. Se si, ditemelo. Mi aiutereste. Grazie. Recensite anche se vi fa schifo. Ciaooo, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Cos'è, uno scherzo? Che succede qui? ***


Wiiiii! *Me che salta felice come una Pasqua per tutta la stanza* Sono contenta che non vi faccia schifo! Perchè a me non convinceva molto.. Ma il giudizio è vostro, e se mi dite che vi piace allora vuol dire che è bello!
.. Va beh, vi lascio al chappy.
Buona letturaa!


Pov. Alice

Jacob mi aveva travolta.
Mi aveva fatta rotolare addosso a una roccia, dopo avermi dato una zampata al petto.
Poi, ho visto il buio.
Sentivo delle voci, e poi due braccia che mi avevano portata non so dove.
Alla fine, la voce di mia sorella in lacrime e un dolore al collo.
Un morso.
Ora sentivo male ovunque, ma non urlavo.
Non ne avevo la forza.


Pov. Bella

Dopo l'urlo, non ho voluto sentire altro.
Sono stramazzata a terra, vicino a Jasper, senza proferire parola.
Con gli occhi sbarrati, fissavo il soffitto.
O facevo così, o ammazzavo Jacob per davvero.
Carlisle invece è preoccupato, sta parlando a bassa voce con Edward.
Poi, si rivolge a noi.
- E' strano che Alice non urli.
L'ho morsa, altrimenti sarebbe morta, ma tutti gli umani quando si trasformano, urlano.
Lei no.. Chissà. -
L'aveva morsa?
Mi tiro su di scatto.
- Perchè l'hai morsa?? -
Lui mi guarda affranto.
- Perchè l'ho trasformata in vampira.. Solo che di solito tutti urlano come forsennati, forse lei è speciale... -
Non ci vedo più dalla rabbia.
- Cosaaa?!?! Togli il forse Carlisle! Lei E' speciale, e se muore.. -
Non riesco a parlare oltre, perchè scoppio a piangere dalla rabbia.
Mamma mi abbraccia.
- Amore, non muore, stai tranquilla per favore.. Carlisle l'ha salvata. -
Non voglio crederle.
La scrollo via, poi corro furiosa verso Jacob, e gli do uno schiaffo.
Poi, un calcio e comincio a picchiarlo come una pazza.
Lui sembra non sentirli e mi prende per la vita.
Grido come un'assatanata, poi gli mollo un calcio dritto dritto in mezzo alle gambe.
Lui mi molla, sto per volare in terra da due metri.
Chiudo gli occhi, aspettando il dolore.
Invece, sento due braccia forti che mi prendono.
Edward.
Lo guardo un secondo negli occhi, poi esplodo.
Scoppio a piangere di nuovo, molto di più, mentre lui mi abbraccia forte, sussurrandomi dolci parole.
- Shh.. Stai calma Bella.. Calmati, non preoccuparti.. -
Mi porta fuori, tenendomi ancora in braccio.
Si siede sul dondolo e mi culla, facendomi calmare piano piano.
Inizia a canticchiare una canzone, bellissima.
Sembra una ninna nanna.
( Kiss the Rain- Yiruma)
Mi accoccolo meglio a lui, che continua a cantarla.
- Grazie Edward.. -
Mi sorride, forse per la prima volta, e io mi sento sciogliere come burro al sole.
Continua a cantarla, ha una voce meravigliosa.
Piano piano, dalle braccia di Edward finisco nelle braccia di Morfeo.


Due giorni dopo..

Pov. Alice

Ora, al posto del dolore, vedo delle immagini.
Immagini del mio passato, di quando ero neonata.
I miei ricordo più lontani stavano tornando alla luce, mostrandomi la verità.
La dura verità.
...Mia mamma mi ha appena messa al mondo.
Ma la vedo strana, quasi spaventata.
Mio padre entra e la picchia.
Brutalmente, selvaggiamente, facendola morire davanti agli occhi miei e dei miei cugini/fratelli in casa.
Io piangevo, e lui stava per alzare le mani anche su di me, quando un uomo, lo zio, lo ferma.
Arriva anche la zia, che mi prende e mi porta via.

Poi, di nuovo il dolore.
Sto morendo di sicuro, non può essere altrimenti.
Solo che non urlo, non riesco a urlare.
Intravedo Rosalie, in un'altra immagine.
Sta.. BACIANDO EMMETT?!?!
Come è possibile?
Ed è del passato, presente o.. Futuro?
Non ci capisco più niente, ma solo un obbiettivo ho quando riesco a riprendermi: fare fuori Jacob, o fargli molto ma molto male.
Se non lo ha già fatto Jasper.
O Bella.
Ma cosa sento? Un suo urlo, poi un suo pianto e dei colpi.
Sta picchiando Jacob.
Ma lui le sta facendo male, menomale che Edward l'ha presa al volo.
La sta cullando, piccola mia.
Le canta una canzone bellissima.
Ma io, come faccio a saperlo?



Pov. Rosalie

- Jasper, smettila.. Non è colpa tua e lo sai. E lei voleva diventare vampira, ricordalo. -
Provo a consolarlo si sta logorando e un po' lo capisco.
Crede di essere il responsabile della "morte" di Alice.
Ma non è così, e io lo so per certo.
Sono o non sono la sua gemellina adorata?
Si la sono, e non per niente.
Io lo adoro, farei di tutto per lui, ovviamente anche per Edward però.
E non voglio che soffra ingiustamente.
Però è strano, Alice non urla eppure sta diventando vampira ugualmente.
E molto più in fretta di uno normale.
Si vede che deve avere un dono speciale.
Devo starle vicina, anche se non urla mi ha detto Carlisle che soffre molto.
Forse più di quanto ho sofferto io durante la trasformazione.
E' quasi alla fine della trasformazione.
Ci siamo, il suo cuore sta battendo velocissimo e.. Ha smesso.
- Papà, vieni. E' giunto il momento. -
Carlisle mi raggiunge e mi sorride amorevolmente.
Poi, mi invita ad uscire.


Pov. Alice
Mi sono risvegliata, finalmente.
Carlisle, che faccia strana ha, sembra molto più bello.
Riesco a vedere tutti i granelli di polvere nell'aria e a sentire tutti gli odori.
Mi siedo lentamente, poi mi alzo e mi avvicino cautamente allo specchio.
Sbarro gli occhi.
Sono bellissima, la pelle diafana e gli occhi.. ROSSI!?
Lo guardo confusa.
- Non preoccuparti, Alice. Sei diventata una vampira stupenda. -
Sbarro gli occhi. Sono diventata vampira??
Gli salto al collo, e lo abbraccio fortissimo.
Lui ride.
Mi stacco, poi mi avvicino cautamente la porta, ma lui mi precede e mi dice di aspettare li.
- Quando ti dico di entrare, vieni. -
Quando esce, comincia a parlare.
Ci sono tutti, mamma, Bella, Edward, Rose, Jasper, Emmett, Jacob e i suoi "amici".
Bene. Dopo un po', mi chiama.
Esco lentamente, mentre Bella strabuzza gli occhi e la mamma sorride felice.
Jasper è rimasto a bocca aperta, sembra quasi stia sbavando.
Avessi potuto, sarei arrossita da matti.
Ma vedo che ci vanno tutti con i piedi di ferro.
Anche Jacob sembra mi stia mangiando con gli occhi.
Sbuffo. Non voglio che si avvicini.
Poi, mi rivolgo a Jasper.
- Grazie Jasper.. - E lo abbraccio.
- Non dovresti ringraziarmi, ma dovresti odiarmi per non averti difesa.. -Dice lui.
Gli chiudo la bocca con un dito.
- Sai qual'era il mio desiderio. E l'hai esaudito. Grazie. -
Mi giro. Non c'è nessuno, ci hanno lasciati soli.
Sto per uscire dalla stanza, quando mi si offusca la vista.
- Esme Brandon, vuoi tu prendere in sposo il qui presente Carlisle Cullen amandolo e onorandolo ogni giorno della tua futura esistenza?-
- Si, lo voglio. -
Mi torna la vista.
Sono a terra e Jasper è accucciato davanti a me con una faccia spaventata.-
- Che hai Alice?? -
Mi chiede, sempre più spaventato.
Intanto gli altri sono tornati di corsa qui, a parte i Cani.
E ci hanno accerchiati.
- Non lo so.. -

Uf, che fatica. Lo so, questo capitolo è un po' strano perchè fa due giorni in un minuto. Beh, che gli facevo fare se no?? Bah.. Comunque, spero vi piaccia e vi sia piaciuto. A presto, Alba97.
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ti odio Jacob Black! ***


Pov. Alice

- Non lo so.. -
Bella mi abbraccia, anche se Carlisle mi fissa esterrefatto.
- Alice, non ti viene sete a sentire Bella così vicina a te? -
Mi chiede, ansioso.
- No, perchè? -
Lui e Edward si guardano increduli.
Sbuffo, ho sete ma Bella non mi attrae.
Ad un tratto, l'odore pungente ma dolce di un cervo mi arriva alle narici e lo seguo, fino ad arrivargli addosso.
Lo bevo in un secondo.
Edward e Jasper mi hanno seguita, li sento dietro di me.
- Alice, ora capisco perchè continui a vedere immagini del genere: tu sei una VEGGENTE. -
Rimango senza fiato, dandogli però ancora le spalle. Edward come faceva a saperlo?
- Me lo ha detto Carlisle. -
Spalanco gli occhi. Non gli ho rivolto la parola. Allora, come ha fatto a...
- Leggo nel pensiero. E Jasper legge le emozioni altrui. -
Sto per ribattere e girarmi, quando mi arriva un'altra "visione":
 - Interrompiamo il programma per darvi il triste annuncio di un ragazzo 20enne morto in un incidente mortale a Seattle poche ore fa. Il ragazzo si chiamava Emmett Brandon e dalle indagini stava raggiungendo a velocità normale la su casa, quando un tir ha perso il controllo e lo ha falciato. I funerali ci saranno domani. -
Oh no, non è possibile.
- NOOOOO! -
Grido, mentre corro all'impazzata verso casa.
La raggiungo dopo pochi secondi, e vedo che la macchina di Emmett non c'è.
Grido di disperazione, e Edward quando arriva spalanca gli occhi.
Ha letto la mia visione, ed è subito corso ad abbracciarmi.
Poi, prende il mio cellulare e compone il numero di Emmett.
- Emmett, dove accidente sei?!?! -
Dice, quasi urlando.
- Sono in macchina, ho appena svoltato dalla nostra stradina, perchè? -
Risponde Emm, lo sento da cui.
- TORNA IMMEDIATAMENTE INDIETRO! TI PREGO! -
Lo implora, quasi come se piangesse.
Poco dopo, lo vedo arrivare veloce.
Appena scende dalla macchina, gli corro incontro e lo abbraccio forte, ma non troppo.
Lui mi guarda sconvolto.
- Alice, mi fai male.. - Mi dice, trattenendo il fiato.
Lo lascio. - Scusaa! Non sono ancora abituata a... -
Mi interrompo, è arrivato Jacob.
Sbuffo, senza farmi sentire e mi "nascondo" dietro a Emmett, che mi guarda con apprensione.
Si avvicina, è seguito come al solito dai suoi "amici", che non mi tolgono lo sguardo di dosso.
- Anche se puzzi, sei bellissima come sempre. Forse di più. - E sorride, ma io mi allontano.
Si avvicina, siamo rimasti solo io, Emm, lui e Jasper.
Anche se ormai sono vampira, ho paura di lui, e non so nemmeno il perchè.
- Eddai piccola, non ti faccio nulla.. - Continua, mentre si avvicina e mi prende per un braccio delicatamente.
Per modo di dire delicatamente, vista la sua delicatezza.
- Jacob, la stai spaventando.. - S'intromette Jasper, DIO lo benedica!, facendomi lasciare da Jacob.
Mi allontano da lui nuovamente, con successo stavolta.
Finalmente si allontana, tanto da permettermi di trovare rifugio fra le braccia di Emm, che mi stringe a sè.
Voglio andare dentro, questa situazione non mi piace affatto.
Jasper lo sente di sicuro, infatti si avvicina a me e dolcemente mi porta mi casa per mano, poi si siede vicino a me sul divano.
Mi abbandono sul divano e chiudo gli occhi, per sentire i suoni della natura e i suoi aromi.
Mmm.. Il canto di un passero, la corsa di un cervo, l'odore dell'erba, dell'acqua..
Apro gli occhi, Jacob è entrato. Mamma lo ha fatto entrare.
Mi si avvicina. - Voglio parlarti. - E senza aspettare un mio cenno, mi trascina fuori.
- Ehy, che stai facendo!? Chi ti ha detto che puoi.. - Non mi fa finire, perchè mi bacia.
Mi stacco subito. - MA SEI IMPAZZITO ?! Non provarci più! - Come se non l'avessi detto.
Di nuovo. Stavolta gli do uno schiaffo, e mi allontano verso casa, ma lui mi raggiunge e mi trascina via. E' molto più forte di me e non riesco a sfilarmi dalla sua presa.
Ho una visione. Lui mi vuole.. Urlo, disperata, ma nessuno sembra accorgersene.

Pov. Edward
Sento un urlo. E' di Alice, provo a leggere i suoi pensieri.
Oh no. E' nei guai. Mi alzo di scatto e corro, non so dove corro, ma corro cercando di seguire l'odore di Alice.
Eccola, è laggiù. Jacob la sta baciando e.. NO!
Gli salto addosso, poi prendo Alice in braccio e la cullo, mentre lei singhiozza lacrime invisibili gemendo di paura e stringendosi al mio petto.
Le accarezzo i capelli e le dico parole dolci, che sembra la calmino.
Menomale. Ci fosse stato Jasper, lo avrebbe fatto fuori.
Jacob sembra si sia reso conto solo ora di quello che stava per fare, infatti è distrutto.
Ma a me non importa, a me importa solo della mia sorellina.
Continuo a cullarla, ma senza risultati.
Allora corro verso casa tenendola stretta, fino ad arrivare alla porta.
Jasper sente subito il suo umore, lo leggo dai suoi pensieri, e mi guarda chiedendomi delle spiegazioni.
Prima però, la prende in braccio e la siede in braccio a lui sul divano, cullandola e usando il suo potere.
Poi, mi prega di suonarle qualcosa. E' messa male, poverina. Le intono una canzone che di solito tranquillizza le persone, e infatti Jasper mi dice che si è calmata.
Mi siedo vicino a loro, Alice è accoccolata al petto di Jazz e ha gli occhi chiusi, ma ancora trema.
So che lui la ama alla follia, solo non so se lei ricambia. Jasper farebbe di tutto per lei, darebbe anche la vita.
E io per questo lo ammiro, io non riuscirei ad amare la mia Bella come lui con Alice, perchè so di non meritare un angelo come lei.
Jasper mi desta dai pensieri con un urlo mentale.
Appena volto lo sguardo verso la porta, sobbalzo.
Bella è li di fronte a noi, e ha un completino shorts bianchi aderenti e top scollato a una spallina sola fucsia.
Non so se resistere alla voglia di saltarle addosso..



Ok, ditemi che vi piace, o almeno che non è malaccio. Vi pregoooo! :) Spero vi sia piaciuto, al prossimo capitolo, dove risponderò alle recensioni. Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Shopping e.. ***


Pov. Bella

Entro in casa, oggi fa caldissimo eppure dovremmo essere in autunno inoltrato in una città semprefredda.
Nemmeno il tempo di salutare, che Edward mi mangia con gli occhi, cosa che mi soddisfa molto, e Jasper mi fa segno di non parlare.
Alice gli è in braccio, sembra spaventata. Mi avvicino, lentamente, e le sfioro i capelli.
Lei apre gli occhi e si alza, abbracciandomi.
Porca miseria, che caldo che ho! Mi faccio aria con la prima cosa che trovo, un giornale di moto.
Jasper ridacchia, MA CHE HA DA RIDERE QUELLO??, e io gli faccio una linguaccia, che ricambia.
Alice mi guarda strana, mentre io e Jasper scoppiamo a ridere. Rido, fino a che non mi vengono le lacrime agli occhi.
- Scusa Jasper, perchè ridevamo? - Mi guarda, poi alza le spalle e sorride.
Gli sorrido, poi mi stacco da Alice e mi siedo, prendendo una rivista a caso. Moda, mi vengono i brividi. La rimetto a posto, e prendo quella di letteratura.
Mmm, hanno aperto una nuova libreria a Seattle, vendono soprattutto classici.
Devo per forza andarci, accidenti ho perso la mia copia di Cime Tempestose nel trasloco e questa è l'occasione perfetta!
Corro a cambiarmi, anche se ho caldo, scontrandomi con Emmett e fancendomi un male al naso da vedere i sorci verdi.
Mentre cammino barcollando, arrivo in camera mia sbattendo più volte contro i muri.
Riesco ad arrivare all'armadio e a mettermi un paio di jeans e una T-shirt a maniche lunghe.
Ricomincio a scendere, piano e sempre dolorante, fino alla fine delle scale.
Rosalie mi viene incontro, quasi con l'affanno. - Senti, devi uscire per caso? Perchè io devo andare a Seattle ma non mi va di andarci da sola.. - Annuisco, incapace di proferire parola con il male che ho in questo momento.
Poi, ci avviamo verso la macchina mentre lei si mette alla postazione del guidatore.
Io mi siedo di fianco a lei, con la rivista in mano dove c'è l'indirizzo.
Partiamo, anche lei guida molto veloce, e arriviamo a Seattle dopo 10 minuti.
- Allora, io devo andare in una libreria e tu Bella? -
Perfetto.
- Anche io. Come si chiama? -
- Fedelty Library. -
Dice, forse con un po' di ansia.
- Ok, anche io ci devo andare. Avanti, andiamo prima che faccia buio. -
Ci incamminiamo per il viottolo che dovrebbe portare alla libreria, fino ad arrivarci.
Entriamo, venendo subito immerse in un mondo di libri di tutti i tipi e di un buon profumo di rose.
Il commesso, un ragazzo dalla pelle come quella di Jacob, ci saluta.
Ricambiamo, poi io mi metto a cercare fra gli scaffali il libro, guardandomi anche un po' in giro.
Dopo un po', lo trovo e lo predo, dando ancora un'occhiata fugace allo scaffale.
Il mio sguardo cade su una mensola li vicino con dei CD.
Li scorro, poi vedo il CD delle ultime composizioni di Debussy, autore che mi piace molto.
Prendo anche quello e mi avvio alle casse a tempo a Rose, che va nell'altra.
Poso il libro e il CD sul bancone, prendo la borsa e tiro fuori il portafogli.
Il commesso li prende e li passa per prendere il prezzo, ma quando me lo comunica rimango di sasso.
Alzo la testa e vedo.. Jacob!? Di nuovo?
Pago in fretta e furia, poi prendo il libro e il Cd ed esco di fretta seguita da Rose.
Quando usciamo, è già buio.
Percorriamo di nuovo quel vialetto, io con molta paura.
Infatti, ad un tratto sbucano dei ragazzi, devono essere intorno ai 10.
Prendo per mano Rosalie, che me la stringe e mi sorride.
Mi ero dimenticata che lei è una vampira, e fra poco la sarò anche io, e che può difenderci.
Per cui, a passo spedito e sculettando indifferente ricomincia a camminare, quasi trascinandomi.
Ma quelli non sono intenzionati a lasciarci in pace, infatti la prendono per un braccio facendola urlare.
- Dove scappate, bellezze? Dai, venite a divertirvi con noi! -
Dice uno, che dovrebbe essere il capo della banda, guardandomi negli occhi con un ghigno che non promette nulla di buono.
Poi, mi sento afferrare per le braccia, e quel qualcuno me le tiene ferme dietro alla schiena.
Poi, il "capo" mi si avvicina pericolosamente, mentre gli altri tengono ferma Rosalie e la torturano, lui mi bacia il collo, fino a farmi venire un succhiotto.
Sto per piangere, già immagino fino a che punto possano spingersi, ma ad un tratto quello che mi teneva le mani le lascia e "vola" in terra. Mi giro, e vedo Jacob furioso insieme a un suo "amico".
Il "capo" si stacca da me e si avvicina a lui, con una faccia da bullo.
Jacob ringhia, e lui scappa insieme agli altri. Corro incontro a Jake, che mi abbraccia e dice qualcosa nella lingua della sua tribù al suo amcio, che va da Rosalie.
Appena sento il suo profumo, il suo calore, scoppio a piangere.
Un po' per quello che mi era capitato e un po' perchè io non volevo litigare con uno dei miei migliori amici.
Lui mi abbraccia, accarezzandomi i capelli.
Alla fine, dopo essermi sfogata, mi stacco da lui e mi giro verso Rose, che è accucciata a terra tremante. Seth, almeno credo sia lui, le sta vicino e le canta una ninnananna nella lingua indiana, ma lei è sotto shock.
Allora Jacob le si avvicina e anche se con ribrezzo la prende in braccio, senza che lei fiati.
- Seth, vai nel negozio. Io accompagno le ragazze a casa. Avanti, vieni Bella. -
Dice, poi mi prende per mano e mi chiede qual'è la nostra auto.
Alla fine, mette Rosalie sul sedile posteriore e poi si mette alla guida, mentre io mi metto vicino a mia sorella.
Parte, andando molto veloce, e in pochi minuti siamo di nuovo a casa.
Scendo dalla macchina aspettando Jacob, e mentre lui prende Rose di nuovo in braccio io guardo dentro alla busta se il libro e il Cd sono intatti.
Si, li sono.
Seguo Jacob fino in casa, ho le chiavi, e arriviamo in salone.
Tutti, al nostro ingresso, si girano verso di noi.
Edward spalanca leggermente gli occhi, poi si fionda davanti a me e fissa il succhiotto.
Intanto Jasper è di fronte a Rosalie ela guarda malinconico, mentre di sicuro usa il suo potere per tranquillizzarla.
Sento un ringhio, mi giro verso Edward e vedo che mi si sta avvicinando al collo.
Lo annusa, poi si ritira.
- Che è successo, Bella? -
Mi chiede poi, a bruciapelo.
- Lasciala stare, Edward. E' ancora spaventata. -
Dice Jacob, guardandomi sorridendo.
Io abbasso la testa, poi mi levo la giacca, poso il libro e il Cd, mi siedo sul divano vicino a Emmett e scoppio in un pianto isterico, mentre tutti mi vengono incontro preoccupati.
Grido, piango, mi alzo e mi butto a terra in ginocchio.
Qualcuno, forse Carlisle, mi da uno schiaffo sonoro in pieno viso, facendomi smettere e poi perdere i sensi.


Angolino Autrice: allora, questo capitolo è molto utile. Spero. Comunque, a me piace molto il nuovo metodo delle recension, per cui vi risponderò li. Alla prossima, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Chiarimenti poco chiari e ritorno. ***


Pov. Alice

Bella e Rosalie entrano a tempo a Jacob, che regge Rose in braccio come se fosse sotto shock.
Poi, ad un tratto, Bella scoppia a piangere e Carlisle le molla un ceffone in pieno viso.
Io e mia madre rimaniamo sconvolte, lei si mette una mano sulla bocca, io ringhio e mi metto in posizione di attacco.
Edward si mette davanti a me. - Ha dovuto farlo, rischiava di sentirsi male Alice. E lo sai meglio di me questo. -
Ritorno in piedi, mordendomi un labbro dal nervoso.
Ha ragione, perfettamente ragione. Carlisle la porta in un'altra stanza assieme a Rosalie, che la porta Jasper.
Poi, Jazz torna indietro.
Mi avvicino furiosa a Jacob, che indietreggia fino ad arrivare al muro.
- Che le hai fatto Jacob?! IO TI AMMAZZO! -
Sto per saltargli addosso, ma due braccia mi trattengono facendomi ringhiare.
- Le ha salvate, Alice. Da un probabile stupro. -
Edward. Mi giro verso di lui ancora più furiosa e gli urlo contro.
- NON MENTIRMI! E' SOLO UN CODARDO! UN CODARDO CHE.. Che non sa mantenere le promesse.. -
Mi interrompo, girandomi verso Jacob e guardandolo negli occhi fredda.
- E che alla fine ti illude, ti fa credere cose che alla fine sono vane, non ci sono. E che fanno soffrire, soffrire come cani.. -
Poi, mi allontano verso la porta e mi arrampico su un albero li vicino con un salto.
Sa cosa voglio, infatti sale anche lui e mi si siede vicino.
- Scusa Alice.. Lo so, non ho mantenuto la promessa che vi feci 2 anni fa, non ancora. Devi darmi tempo.. -
Lo interrompo delusa.
- Tempo? Jacob, il tempo è solo un dato di fatto. Io ti avevo chiesto di farmi una promessa, ma tu non l'hai mantenuta a lungo. Ti avevo chiesto solo una semplice cosa, che non ti avrebbe dato tanto fastidio, ma che per me era molto importante.
E tu, pur avendo promesso, non l'hai mantenuta. Ti avevo chiesto di starmi vicina, di proteggermi, perchè io ho paura. Paura di perdere qualcuno e di non riuscire più a risollevarmi e solo tu, il mio sole, saresti riuscito a fare. Ma non l'hai fatto. E io ne ho pagato le conseguenze.
Cos'è, non te lo ricordi più? Beh, io si. Non so se riuscirò più a scordarlo.. -
Mi fermo. Ha capito benissimo di cosa parlo, e sembra dispiaciuto.
- Alice, ti ho già detto che mi dispiace.. Io non potevo sapere che.. -
Lo interrompo di nuovo, stavolta arrabbiata.
- Non potevi saperlo, però non dovevi permetterlo dal principio. Dopo che io ti pregai di farlo, ti pregai di far smettere quei disgraziati e tu mi dicesti che non correvo pericoli, solo dopo hai capito. E lo hai interrotto quando era troppo tardi per me. Era troppo tardi.. -
Mi si spezza la voce, chiudo gli occhi e con una smorfia di dolore scendo, sdraiandomi su un fianco sull'erba bagnata dall'umidità della sera. Mi raggiunge subito, inginocchiandosi e mettendomi una mano sulla spalla.
Alzo lo sguardo verso la porta, mamma è li e ha ascoltato tutto il nostro discorso.
Sembra delusa, mi guarda con uno sguardo dolorante, quasi avesse subito lei quello che ho subito io.
Giro la testa verso l'erba e ne aspiro il dolce profumo, poi volgo di nuovo lo sguardo verso la porta, dove ci sono Jasper e Edward vicino alla mamma.
Jacob mi sfiora la schiena, e io mi tiro su ringhiando.
Mi guarda spaventato, poi alza le mani in segno di resa.
Mi alzo e me ne vado imperterrita verso casa, sorpassando i ragazzi e la mamma e andandomene furiosa in camera mia.



Pov. Jasper
Alice sembra distrutta. Mi avvicino lentamente a Jacob, che puzza in una maniera incredibile, e gli poggio una mano sulla spalla.
- Te lo dico per esperienza, mai far arrabbiare un neonato. Può esserti fatale.. -
Poi, mi allontano e me ne torno in casa, seguendo Alice.
Sta malissimo, provo a tirarle su il morale con il mio potere, ma lei mi fulmina con lo sguardo e si chiude in camera sua.
Non provo nemmeno a seguirla, la lascio stare, anche se la mia voglia di saltarle addosso non è passata per niente.
Si, sono innamorato perso di Alice.
Però lei non merita un mostro come me, per questo mi tengo dentro tutto.
Sia con lei, che con i miei fratelli.



Pov. Alice
Mi chiudo in camera a chiave, poi mi getto sul letto e inizio a singhiozzare silenziosamente.
Pensavo di essere riuscita a perdonare Jacob davvero, ma mi sbagliavo.
Anche se gli voglio un bene dell'anima, da quel giorno non potrò più volergliene come sempre.
Dopo quel giorno, in cui la vendetta di quel bastardo si compì.
Non del tutto, ma per una buona parte.
Quel bastardo, che diceva di essere un mio amico.
Flashback (3 Persona):
Alice stava andando al lavoro per il primo giorno, ma non sapeva di essere entrata in un inferno.
Jason la prese da parte e le disse di andarsi a cambiare per la serata. Lei non capiva. Lui la prese per un braccio e la portò nello spogliatoio, per poi indicarle l'appendiabiti con i vestiti. E lei capì. Lo pregò, lo implorò con le lacrime agli occhi, ma lui fu irremovibile. La obbligò a spogliarsi giorno dopo giorno, per gente sconosciuta e eccitata. La obbligò a " fare dei servizi " ai clienti, non spingendosi troppo in là. Glieli avrebbe fatti fare più avanti. Ma un giorno lei trovò il coraggio di scappare, di tornare a casa dalla famiglia. Ma per lei, l'inferno non era affatto finito. Il suo " amico " non le avrebbe dato tregua, fino a che non avrebbe avuto vendetta. E la vendetta, era o la sua uccisione o il suo ritorno. Lui sperava il ritorno, e per questo quel giorno tentò di portarsela con sè, picchiandola assieme ai " tirapiedi ". Ed è per questo, che lei ora non si fida più di Jacob come prima. Perchè lui le aveva promesso di difenderla, le aveva promessa che l'avrebbe aioutata e le sarebbe stato sempre vicino. Ma la promessa, non l'ha mantenuta.
Mi alzo, ancora singhiozzante, e mi avvicino lentamente alla finestra.
C'è qualcuno la fuori., e mi fissa a metà fra il furioso e il soddisfatto.
Indietreggo, spaventata. E' lui, ed è tornato per me.
Urlo.




Angolino autrice: Ok, questo dovrebbe essere toccante. Non lo so, a voi il giudizio ;). Alla prossima, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Addio, Emmett.. ***


Ciaoooooo! Allora, voglio consigliarvi alcune Fanfic che a me piacciono molto! Allora, sono:
Frutto Proibito
My Pretty Woman
Harvest Moon
Sono bellissime!
Ok, ora passiamo al Chappy, buona lettura!



Pov. Alice
E' tornato, per me.
Mi giro verso la porta, poi voglo lo sguardo di nuovo verso la finestra.
E' svanito, non può essere vero..
Sarà stata una mia illusione, non so, potrebbe essere.
O forse la mia mente mi ha fatto tornare a galla quei momenti orribili.
Sento un bussare alla porta.
- Chi è? - Urlo, perchè non ho voglia di aprire a nessuno.
- Alice, perchè hai urlato? E non mentirmi perchè chiamo Edward. - E' la voce di Emmett.
- Lascia stare Emmett, ho visto una cosa poco piacevole che in realtà non c'era. Non preoccuparti.. -
Dico, quasi sussurrandolo. Non mi piace mentire alla gente, ma quando è necessario anche se a malincuore mento.
Mi avvicino lentamente verso la libreria, e scorro i libri con lo sguardo.
Mamma mi ha detto che mia madre scriveva poesie e le conservava in un quadernetto, ma dice che non le trova più perchè si sono bruciate tutte.
Ma forse, se scavo bene le trovo.
Perfetto! Ora le cerco! Esco dalla camera di corsa, andando a sbattere contro Emmett.
- Alice, che ci fai qui?? - Mi chiede, guardandomi strano.
Ma è lui che era davanti alla mia camera. Mi stava spiando!
- EMMETT! MI STAVI PER CASO SPIANDO?! - Gli chiedo urlando.
- No, ma che dici! - Mormora, mentre con il piede striscai a terra e la testa china.
Sospiro, quando fa così non riesco a resistergli.
- Emmett, fratellone, sai benissimo che quando ho qualche problema o quando hai bisogno di qualcosa, puoi chiedere benissimo.. - Gli dico, a mò di mamma quando gli fa la predica.
Lui abbassa ancora più la testa.
- Alice, voglio che tu mi trasformi in vampiro. E lo voglio ora. - Lo dice in una maniera talmente seria che mi spaventa.
- Ma Emmett.. -
- Ti prego Alice! - Mi guarda con gli occhi.. LUCIDI?!
- Emmett, ma stai.. PIANGENDO?! - Lo guardo bene negli occhi.
- No, che dici Aly, voglio solo che tu mi trasformi. Ti prego.. - Mi prega di nuovo, con gli occhioni da cerbiatto.
Non riesco a dirgli di no, come al solito anche se io riesco a farli meglio.
- Emmett, mi costringi a fare una cosa che non vorrei fare.. E lo sai bene. Dobbiamo prima dirlo a mamma e a Carlisle.. -
Emmett mi guarda con un aria da saputello.
- L'ho già fatto, e hanno detto che devi trasformarmi tu. -
Mi blocco, trattenendo il fiato.
- Emmett, lo so quando mi menti o quando mi dici la verità.. E ora hai raccontato una balla.. -
Mi guarda implorante. Sospiro.
- Ok, Emmett, d'accordo. Ma te lo dico, fa male. Sia a te, che stai per morire, sia a me, che sto per compiere questo "delitto" -
E detto questo, lui gira il collo e io mi avvicino con i denti.
- Addio, Emmett. -  Poi, lo mordo.
Emmett cade a terra, urlando di dolore. Il mio cuore, anche se morto da poco, piange e mi fa male, mi fa male vedere il mio fratellone così, per colpa mia.
Sento  dei passi per le scale, poi Rosalie mi raggiunge affannata.
Appena vede Emmett a terra, urla, guardandomi raggelata.
- Rosalie, invece di fare la pazza aiutami! - Lo prendo in braccio, anche se pesa, infatti lei mi da una mano.
Lo portiamo in camera sua, dove Rose lo poggia sul letto e gli si siede vicino.
- Mi prenderò cura io di te, Emmett.. - Gli parla, come se fosse il suo bambino. O il suo ragazzo.
La guardo un po' stranita, ma lei mi fa un sorriso da ragazza innamorata.
E' innamorata di lui, che belloo! Le sorrido anche io, poi esco lentamente e chiudo la porta.
Mi giro, e vado a sbattere contro Edward.
- Alice, che succede la dentro? - Mi chiede, manco non lo sapesse.
- Emmett.. Si sta trasformando in vampiro.. - Mi guarda male, però poi sentiamo un urlo.
E' Bella.
Corriamo giù e..


Angolino Autrice: Salve a tutti! Scusate l'enorme ritardo, causa mancata ispirazione. Questo capitolo è un po' corto, lo so, però serve da introduzione alla trasformazione di Emmett e.. Lo vedrete! Alba97.



Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Quel maledetto sogno. ***


Ok, ragazze, prima di leggere, leggete qui:
Mi spiace essere così in ritardo, problemi di connessione vari. D'ora in poi, scriverò al passato, perchè faccio fatica. Ecco, dopo questa INUTILE informazione, vi lascio al capitolo.





Pov. Alice

Arrivammo di sotto, dove Carlisle aveva portato Bella.
Mi avvicinai lentamente a lei, seguita da Edward.
Stava dormendo, o almeno stava facendo un incubo.
Feci per andarmene, quando lei mi chiamò.
- Alice, ho visto... la zia in sogno.. -
Sbiancoai girandomi di scatto verso di lei.
- C..Che ha..hai de..detto scu...scusa?!? - Le chiesi, appoggiandomi alla sponda del letto per non stramazzare a terra.
- Ho.. Ho visto la zia in sogno... E mi parlava.. Di te.. -
Non riuscì a finire la frase, perchè io crollai a terra, incredula.
La mamma.. Era entrata nei sogni di Bella..
- Bella, ti prego, dimmi che non stai scherzando.. E che non lo fai per farmi prendere un colpo.. -
Dissi, quasi ansimando, ormai a terra.
- No, Alice.. E' la verità.. La zia.. L'ho vista davvero in sogno.. Mi ha detto di dirti che le manchi, e che vorrebbe aiutarti.. E che non avrebbe voltuo abbandonarti, ma già sapeva prima della tua nascita che una delle due sarebbe morta, e ha preferito sacrificarsi per farti vivere. Lei ti voleva un bene incalcolabile, piccola.. - Mi disse, guardandomi seria negli occhi.
Tremai, mentre Edward mi abbracciò prima che io avessi potuto esplodere.
Ma non riuscii a resistere dall'urlare.
Urlai, piangendo lacrime che non potrei nemmeno versare.
Entrarono Carlisle, Jasper e la mamma, che quando mi vide mi saltò al collo agitatissima.
Mi aggrappai a lei, singhiozzando.


Pov. Jasper
Stavamo chiaccherando tranquilli, quando sentimmo un urlo.
Corsi, verso la camera di Bella.
Vidi Edward chino, e sotto di lui.. Alice?!
Stava.. singhiozzando, sentivo le sue emozioni dure e dolorose.
Stavo per avvicinarmi, ma Esme le era già al collo.
Sospirai, avvicinandomi e usando il mio potere su di lei.
- Edward, si può sapere che accidente è successo? - Chiese mio padre al mio fratellino.
- Papà, Bella ha sognato la mamma di Alice.. E Alice non ha retto.. - Disse guardandomi poi negli occhi.
Come era possibile? Non era mai capitato che un'umana potesse avere contatti diretti con un morto, a meno che non avesse dei poteri che si sarebbero sviluppati dopo la vampirizzazione.. E quei poteri erano rari: la veggenza, o lo scudo mentale.
Magari li avrebbe sviluppati anche lei..
Mi girai verso Edward, che mi guardava visibilmente incazzato.
- Che c'è? - Gli sussurai.
- Smettila di pensare a Bella. - Mi disse, guardandomi torvo.
Ridacchiai.
- Geloso? Sai che per me è come una sorella. E comunque, sai che il mio cuore, sebbene morto, appartiene ad un'altra. - Gli dissi, incrociando le braccia al petto.
Mi guardò, confuso.
Sbuffai, poi guardai per un istante la mia vita, e lui capì.
Mi sorrise, malizioso.
Gli diedi un leggero pugno sul braccio.
- Ma che hai capito!? Sei sempre il solito.. - Gli dissi, guardandolo fra il divertito e il rassegnato.
Lui sghignazzò, poi mi disse di uscire con lui.
Lo seguii, mentre lui arrivò al salone.
- Che c'è, Edward? - Gli chiesi.
Lui abbassò il capo, imbarazzato.
- Jasper.. Ho bisogno del tuo aiuto.. - Mi disse, sempre con la testa china.
- Sai che puoi contare sempre su di me! Dimmi tutto. -
- Beh.. Ecco... Vedi... Io.. Sono innamorato.. - Mi disse, balbettando.
Sghignazzai.
- E finalmente il donnaiolo di casa s'è innamorato. Chi è lei? - Gli chiesi, ancora sghignazzando.
Mi fulminò con lo sguardo.
- E'....... Bella.. - Mi interruppi subito, guardandolo sorpreso.
Non me lo sarei mai aspettato.
Edward, il ragazzo che diceva di non potersi innamorare mai più, s'era innamorato perdutamente di Bella.
E io, m'ero innamorato perso di Alice..
Alice..
- Ma... Sei ancora con noi, Jasper?? - Mi chiese, sghignazzando.
Ops. Aveva letto i miei pensieri di sicuro.
Abbassai lo sguardo. Lui si mise a sghignazzare, tenendosi la pancia.
- Che hai da ridere? - Gli chiesi, imbarazzatissimo.
Scoppiò a ridere, come un pazzo.
Lo guardai un po' scioccato, poi si riprese di colpo, fissando un punto dietro di me.
Mi girai di scatto, vedendo Bella e papà.
- Che succede? Dov'è Esme?? - Chiese Edward, forse leggendo i pensieri di papà.
- Esme.. Ecco.. Alice non ha resistito.. E lei l'aveva implorata di farlo.. -
Ci guardò, prima lui poi me.
- Allora, pà, che è successo? - Chiese Edward, irrequieto.
- Ecco... Esme è..... -




Angolino Autrice: Allora, spero vi sia piaciuto. A presto, stavolta per davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Ma che accidenti succede? ***


Buona sera a tutti! Allora, come è andato il Capodanno? Spero bene! Allora, vi lascio al chappy.
Buona lettura, spero vi piaccia! P.S: Vi prego, anche in un solo capitolo e di una parola sola, recensite! Anche solo una volta! Mi farebbe felicissima! :)





Pov. Edward


Ok, iniziavo a spazientirmi, però era normale.
- Allora, papà, puoi dirci cosa è successo? E che cosa aveva implorato Esme?? - Chiesi, a pochi centimetri dalla sua faccia.
Mi nascondeva i pensieri, e quensto mi innervosiva parecchio.
- Allora, ragazzi.. - Cominciò a parlare, quando sentimmo un urletto soffocato.
- Ecco. Esme, aveva implorato Alice di trasformarla perchè non poteva stare a guardarla così, e lei non voleva. Però, dopo aver visto la sua espressione addolorata, l'ha morsa. Ed ecco che il veleno si sta spargendo nel suo corpo. Allora, Bella tu vieni con me. Edward, vai da Esme. Jasper, tranquillizza Alice.
Avanti, vieni. - Disse. Bella lo seguì, con mio sincero dispiacere, mentre Jasper mi prese per un braccio e mi portò nello studio di papà, da Esme.
Cercava di non urlare. Mi accucciai davanti a lei e la tirai su, prendendola in braccio e tornando in piedi in pochi istanti.
Avvicinai il mio orecchio al suo cuore, sentendolo battere velocissimo.
La trasformazione aveva inizio.
Volsi un attimo lo sguardo verso Jasper, che stranamente non si avvicinanva molto a Alice.
Lei, invece, era seduta sul letto con le gambe rannicchiate sul petto e la testa sulle ginocchia.
Aveva dei pensieri sconnessi, a monosillabi, e mi faceva una gran pena.
Sospirai, poi mi incamminai verso la camera di Esme e papà e là poggiai la mia nuova mamma.
Mi sedetti accanto a lei, che iniziava a contorcersi.
Sospirai di nuovo, sperando non cadesse e si facesse male.
Chissà come sta Alice..





Pov. Jasper

Entrai nello studio, avvicinandomi lentamente a Alice, ma non troppo.
Aveva un profondo senso di odio verso se stessa, e in quel momento mi faceva una pena enorme.
E faceva stare male anche me.
Non sarei riuscito a fare diverso, vedendola così.
Vedendo lei così.
- Alice, avanti.. - Le dissi avvicinandomi e sedendomi vicino a lei sul lettino.
- Dimmi, che hai? - Le chiesi, cercando di fare la voce più convinta e decisa che avessi potuto fare
- Jasper.. - Tirò su la testa, rivelandomi il suo viso angelico contratto in una smorfia di odio e dolore.
- Sono una frana.. Quando sono nata ho ucciso mia madre, ora ho quasi ucciso Esme.. - Disse, guardandomi con quei suoi occhi addolorati e velati di tristezza, resi strazianti dalla lucentezza delle lacrime che non poteva versare ma che, anche se avesse voluto, non avrebbe versato ugualmente.
Mi venne una fitta, guardandola così, una fitta al cuore.
- No, Alice.. Non sei una frana.. Non è colpa tua per tua madre.. Ed Esme ti aveva chiesto di farlo.. E anche se non fosse stato così.. E' normale.. Nessun vampiro neonato, e anche non, sarebbe resistito vicino a un umano così a lungo e così in vicinanza al suo corpo, o alla gola..- Dissi, interrompendomi.
Aveva abbassato di nuovo la testa, il che mi aiutava a non sentirmi così male con me stesso.
- Jasper io avrei dovuto fermarmi, avrei dovuto dirle no.. E' mia madre.. - Disse, con la voce tremante e rotta da un singhiozzo.

La abbracciai d'istinto,accarezzandole delicatamente i capelli.
- Lo so che è tua madre, ma ora calmati.. E' in mani sicure, e vedrai che starà molto meglio ora che prima.. Sshh.. Calmati.. - Le dissi, usando il mio potere calmandola un po'.
- Jasper.. - Stava ricominciando.
La presi in braccio delicatamente, e sussurrandole dolci parole all'orecchio la portai in salotto, posandola sul divano e sedendomi di fianco a lei, continuando a tranquillizzarla.
Non potevo lasciarla là dentro, non era proprio una cosa meravigliosa stare dentro a uno studio medico.
La osservai tranquillizzarsi lentamente, mentre il mio cuore sofferente nel vederla così stava tornando come prima.
I miei pensieri cominciarono a viaggiare, pensando a lei.
Sussultai, quando mi chiamò.
- Jasper.. Ti ringrazio.. - Mi disse, sorridendo.
Sorrisi a mia volta, incantato.
- Ti va di guardare la Tv? - Mi chiese.
Annuii.



Pov. Bella

Carlisle mi portò di sopra, in camera sua.
Entrai, respirando subito un profumo di lavanda inconfondibile. La mamma adora la lavanda.
- Bella, cara, siediti per favore. - Mi disse, mentre infilava la testa in un armadietto nel loro bagno privato.
Mi sedetti, osservando i suoi movimenti.
Continuò a frugare per qualche secondo, poi prese una boccetta e mi si avvicinò, porgendomela.
- Ecco, tieni. E prendi anche questa. - Mi disse, porgendomi una pezza di cotone. - Poggiala sulla guancia, dove ti ho dato lo schiaffo. Sei gonfia e leggermente viola, non vorrei peggiorasse.. - Disse, con tono serio.
Poi, mi congedò.
Mi ritrovai fuori dalla sua stanza; cominciai a camminare lentamente verso la mia, con la boccetta e il cotone fra le mani, pensando a come poter conquistare Edward.
Perchè lo volevo conquistare, anche se lui non mi calcolava quasi.
Mentre mi dirigevo in camera mia, passai davanti a quella di Emmett, con la porta chiusa.
Sentii degli urli provenire da lì, e anche dei gemiti di dolore.
Aprii la porta, vedendo Rosalie seduta su una sedia vicino a Emmett, che aveva il viso contratto in una smorfia orrenda di dolore ed era sudato. Nel complesso sembrava un assatanato.
Spalancai gli occhi. Che gli stava succendendo.
- Rosalie, cosa succede a Emmett?? - Le chiesi, quasi isterica, con le lacrime agli occhi.
- Bella.. Emmett si sta trasformando in vampiro.. - Mi disse con tutta la calma del mondo, per non agitarmi.
- Ma.. Ma come.. - Provai a parlare, ma non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto.
Alla fine, sbuffai e la guardai negli occhi.
- Ok. - Le dissi, arrabbiata.
Poi me ne andai sbattendo la porta.
Arrivai in camera mia; andai nel mio bagno privato, mettendo un po' di liquido dalla boccetta sul cotone e poggiandolo lentamente sulla guancia. Bruciava un casino.
Trattenni un urlo, pareva fuoco, poi lo staccai dalla faccia e notai che era tutto sparito.
Bussarono alla porta.



Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Lacrime amare.. ***


Ok, ragazze, pubblico presto perchè ho l'ispirazione. Spero vi piaccia, buona lettura. Pov. Bella

Bussarono alla porta.
Sbuffai leggermente, avvicinandomi.
Avevo ancora il cotone in mano, e me lo riappoggiai sulla guancia, mentre aprivo.
Era Edward.
Sobbalzai leggermente, quando sorrise.
- Che c'è, Edward?- Chiesi, imbarazzata.
Sorrise ancora, con quel suo sorriso mozzafiato che mi fece letteralmente sciogliere.
- Beh, volevo vedere come stavi. Sai, mi sono preoccupato quando ti ho sentita quasi gridare e quando ho letto i pensieri di Rosalie, più che altro ho visto la tua immagine sconvolta e mi sono preoccupato.. - Disse, mentre abbassava lo sguardo e si passava una mano sui capelli.
Era.. Imbarazzato?!
No, di sicuro no, forse era la mia mente che me lo faceva credere.
Come poteva imbarazzarsi, se non gli filavo?
D'un tratto, il mio umore cambiò, e si fece triste, disperato.
Perchè non mi ami, Edward? Perchè?
- Però, vedo che stai bene.. Scusa il disturbo.. - Mi disse, poi se ne andò.
Sospirai, chiudendo la porta.
Lo amavo, lo amavo davvero, e lo amavo più della mia stessa vita..
Mi scappò un singhiozzo, poi le lacrime, quelle che facevano male dentro, che mi lasciavano ancora più dolorante, cominciarono a scendere, mentre lentamente, appoggiata al muro, da in piedi finii seduta a terra, con una mano sulla fronte, a piangere in silenzio, a volte con un singhiozzo soffocato, ma piangendo.
Piansi, non so quanto piansi, però finii le lacrime; mi alzai, con il magone alla gola e gli occhi rossi e gonfi, e mi diressi in bagno.
Mi specchiai, sobbalzando.
Facevo impressione, così mi sciaquai la faccia e mi pettinai un po', cercando di migliorare l'aspetto mostruoso che avevo in quel momento.
Poi, tornai in camera e presi un paio di jeans e una maglietta, e mi cambiaii; uscii, e vidi Rosalie fuori dalla camera di Emmett. Era attaccata alla porta, con l'orecchio teso, ad ascoltare quello che succedeva dentro.
- Rose.. - Sobbalzò; si avvicinò a me.
- Scusa per prima.. Solo che nessuno mi aveva detto che Emmett sta diventando vampiro e mi sono sentita esclusa, e ferita.. Mi perdoni? - Le chiesi con le mani congiunte e uno sorriso in faccia.
- Certo che ti perdono! Anche io mi sarei sentita come te, Bellina.. - Mi disse sorridendo.
La abbracciai, poi scesi lentamente le scale, sperando con tutto il mio cuore di non incontrarlo per l'ennesima volta in tutta la sua divina bellezza.
Ma le mie speranze erano vane, infatti era seduto sul divano, vicino a Jasper e a Alice.
JASPER E ALICE?!
Ma che..? E come mai stavano abbracciati sul divano..Da soli..?
Però, lei tremava..
- Ragazzi, che succede..? - Chiesi, alludendo a loro due.
Alice mi guardò, sorridendo. Era forse riguardo a quello che era successo prima, che Jasper l'aveva aiutata? Forse.
Mi avvicinai lentamente, ma non ebbi il coraggio di sedermi, vicino a Edward.
Ero una vigliacca, d'accordo, ma non volevo che lui mi si allontanasse scoprendo la verità. E cioè, che lo amavo alla follia. Ma, non so se avrei mai trovato il coraggio di rivelarglielo, non volevo che il debolissimo rapporto creatosi fra noi si frantumasse come un bicchiere di cristallo al tocco di una mano.
Un fremito, e un brivido di disperazione mi presero la schiena, facendomi indietreggiare e andare in cucina, a bere un bicchiere d'acqua per calmarmi.
Lo bevvi tutto d'un sorso, calmandomi appena.
Mi era presa un'agitazione immensa, tornando a quei pensieri.
Sospirai, poi mi girai e vidi che Jasper mi fissava leggermente preoccupato.
Deglutii, poi feci un profondo respiro.
- Che c'è.. ? - Gli chiesi.
- Che hai tu, più che altro.. Sei agitatissima.. Che succede Bella? - Mi chiese, con voce calma.
- N..Nulla.. - Balbettai, poi lo superai e me ne tornai in camera.



Pov. Alice

Jasper si staccò dalla presa, una specie di abbraccio, e seguì Bella in cucina.
Volsi lo sguardo verso Edward.
- Allora.. Dov'è Carlisle? - Gli chiesi, per spezzare il silenzio.
Mi guardò sorridendo.
- E' di sopra, in camera di Emmett.. - Mi rispose.
Sorrisi, debolmente, poi tornai a guardare Gossip Girl.






Ok, ragazze, questo chappy è un po' cortino, però.. Mi piace particolarmente. I sentimenti di Bella.. Be, spero vi sia piaciuto. A presto, Alba97.


Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Una bella chiaccherata non fa male a nessuno. ***


Pov. Edward

Stupido, stupido, STUPIDO!
Ero uno stupido! Non dovevo piombarle in camera così, accidenti a me!
In più, imbarazzandomi subito.
La cosa che mi affliggeva di più era che, dopo che me n'ero andato, avevo sentito dei.. Singhiozzi?
Ok, forse erano una mia allucinazione, ma mi pareva di averli sentiti davvero.
Erano dei singhiozzi, e di una ragazza.
E quando poi, quando lei era scesa, con l'intenzione di guardare la Tv, e vedendomi è fuggita in cucina, mi sono sentito morire.
Non mi voleva.. Lei non mi voleva.. E questo mi faceva disperare, mi faceva morire, mi faceva capire quanto inutile fossi.
Ero ancora seduto sul divano, assieme a Alice.
Mi guardava curiosa, voleva sapere.
Beh, anche se non parlavamo delle ore, noi ci capivamo con uno sguardo, come fossimo fratelli veri.
E non ci facevamo scrupoli a fare domande a bruciapelo, come fece lei.
- Edward, che hai..? - Mi chiese, sedendosi con le gambe sul divano vicino a me e spegnendo la Tv.
Sospirai, girando la testa verso di lei.
- Beh.. Alice.. Io.. Sono innamorato.. Ma.. Lei non mi vuole.. - Dissi, con voce piena di dolore.
Lei mi guardò triste, poi sorrise un po' malinconica.
- Ooohh Edward.. Chi è lei? - Mi chiese, con il sorriso; la guardai, imbarazzato.
- E'.. Bella.. Ma lei non mi vuole.. - Le risposi, abbassando lo sguardo.
Due dita mi sollevarono il viso dal mento, e poi lo sguardo allegro di Alice raggiunse il mio.
- Edward.. Non dire così, accidenti a te! Ti ha detto che non ti vuole?? Ti ha detto che le fai schifo?? A me non sembra. - Mi disse incrociando le braccia al petto.
Ci pensai un po' su.
- Beh, no, non me l'ha detto.. Però l'hai vista prima accidenti! E' praticamente scappata da me! - Dissi, con voce acuta e triste.
- Ma non hai pensato che lo facesse perchè si vergognava di sedersi vicino a te? Magari perchè era in imbarazzo? -  Mi disse lei, come se fosse stato ovvio.
Ma io non ci credevo. Non poteva essere vero, lei non mi amava! Rimasi in silenzio, mentre lei picchiettava con la mano sulla sua gamba. Ma io non le rispondevo.
Alice sbuffò con il sorriso, poi si alzò e se ne andò.
Io rimasi ancora li, a piangermi addosso e a immaginare come potrebbe essere una vita assieme a Bella..
Bella..


Pov. Jasper

Ero ancora lì, in cucina, a pensare a cosa potesse avere Bella, quando sentii le voci di Edward e del mio angelo.
Mi avvicinai alla porta, senza farmi vedere, ascoltando cosa dicevano.
So che non era un comportamento corretto, ma quando si trattava di Alice non ci capivo più niente.
Rimasi in ascolto, sentendo le emozioni di Edward.
Quanto lo capivo! Io ero nella stessa situazione.. E non era per niente piacevole.
Sospirai, appoggiandomi al muro con lo sguardo fisso verso la finestra, ma non guardavo la finestra, ma il vuoto; pensavo, pensavo a come poteva essere una vita con il mio angelo, a pensare a lei, al suo corpo, alle sue forme..
Basta Jasper! Stavo superando il limite, non dovevo pensarci o le sarei saltato addosso in quel momento.
Cavolo, avevo una faccia da pesce lesso pervertito!
Tornai ad ascoltare il discorso, vedendo il mio amore andarsene.
Mi disperai subito.
No.. No no no Alice.. Dove stai andando, amore..? No no no non andartene!
Ok stavo impazzendo. Però non era colpa mia, era lei con quel viso angelico, al voce cristallina, il corpo mozzafiato..
Bloccai i miei pensieri, visto che là sotto c'era molta agitazione e visto che Edward li poteva leggere.. Forse.


Pov. Bella

Ero chiusa in camera, di nuovo, senza riuscire a smettere di pensare a lui. Accidenti, era così bello.. Con quel fisico pazzesco, quei muscoli così evidenti e la tartaruga che avevo scorto per sbaglio, quando lui era in salone senza maglia qualche giorno fa.. E che mi fece fare pensieri non propriamente casti per una ragazza come me.. Anzi per nulla casti.
Chissà se sarei mai riuscita a capire se anche lui ricambiava, oppure no.. E se la risposta era negativa, chissà come avrei superato il colpo e il dolore, e chissà come avrei fatto a dimenticarlo..
Scrollai la testa, per togliermi quei pensieri dalla testa.
Forse un modo c'era, e solo due persone potevano aiutarmi.
Ed erano Alice e Rosalie.
Uscii dalla stanza di corsa, cominciando a camminare ansiosa per il corridoio cercandole.
Erano assieme, nella stanza meravigliosa di Rose.
Entrai, bussando, e loro mi sorrisero.
- Ragazze, ho bisogno del vostro aiuto.. - Dissi, imbarazzata, abbassando il capo.
- Avanti Bellina, sai di poterci chiedere tutto. Vieni, siediti qui e racconta. - Disse Rose; mi avvicinai e mi sedetti, formando un triangolo assieme a loro due.
- Ragazze, dato che voi siete molto più belle e sensuali di me.. - Inarcuarono un sopracciglio, alludendo al fatto che anche io ero bella - Beh.. Volevo chiedervi se.. Mi potevate accompagnare a fare shopping.. Per.. Conquistare un ragazzo.. - Conclusi, rossa come un peperone fino alla punta dei capelli.
- Ma Bellina, c'è bisogno di chiedere se mi va di fare shopping? La mia risposta è ovvia, e anche quella di Rose credo.. - Dise Alice, sorridendo; Rose annuì.
- Ok, allora Bella, andiamo ora? - Dissero, in coro; annuii e scendemmo quasi di corsa giù.
Rose acchiappò le chiavi e Alice prese i cappotti.
Alla fine, ci avviammo verso la Ferrari.



Pov. Alice

Salimmo, mettendoci tutte e tre davanti avendo sei posti la macchina.
Quando Rosalie accese il motore, io mi rivolsi a Bella da parte di tutte e due.
- Bella.. Chi è il ragazzo in questione?? - Chiesi, con un pizzico di malizia nella voce.
Lei arrossì, ancora di più.
- E'.. Edward.. - Disse, abbassando il capo.
Spalancai gli occhi. Allora lui si sbagliava!
- MIO FRATELLO? OH MAMMA MIA.. - Disse Rosalie, per poi ridacchiare senza scherno nella voce.
- Beh.. Bellina.. Non ti ho mai vista così.. Trasgressiva! - Dissi, per poi scoppiare a ridere come una pazza, seguita da Rose e infine da Bella.
- Ma io non sono trasgressiva! Mica ho detto che voglio prendere roba da... Ecco hai capito. - Disse, seria.
La guardai malissimo.
- Stai scherzando vero?? Per te una gonna di 30 cm è da prostituta! E comunque, ti portiamo noi in un negozio come si deve per queste.. Cose. - Dissi, mentre Rose ghignava e Bella impallidiva e sprofondava nel sedile.
- E non puoi tirarti indietro tesoro mio! Lo hai chiesto tu di accompagnarti a fare shopping! - Diss, ghignando anche io.
Lei mi guardò terrorizzata, mentre io cominciai a ridere come una sadica.
Finalmente, dopo giorni, potevo tornare alla mia passione, oltre a lui, e cioè lo shopping!

Eccomi qui! Sono piena di ispirazione, e voglio ritornare ai ritmi iniziali. Ok, spero vi sia piaciuto, il prossimo chappy sarà tutto sul loro shopping e.. su qualcos'altro! A presto, mi raccomando recensite! Un bacio, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** L'inizio della nuova Bella! ***


Pov. Alice

Lui? Oddio.. Ma che avevo pensato?
Avevo pensato a lui, a lui!
Mi vergognai subito, e girai il capo verso il finestrino.
Avevo pensato a lui, accidenti!
Avevo pensato a Jasper Cullen.
Ma, il problema era che non mi piaceva. O forse si? Beh, lo ammetto, è carino, anzi molto carino, e mi sta cominciando a piacere, ma già considerarlo una delle mie più grandi passioni no!
Sospirai lievemente, poi accesi lo stereo.
Partì una canzone bellissima, e dopo esserci guardate per un istante cominciammo a ballare come delle pazze, scoppiando poi a ridere.
( I gotta feeling- Black Eyed Pease)
- Mmmm.. Alice, perchè hai sospirato prima..? - Mi chiese Bella, dopo il momento sclero, cautamente.
Mi girai lentamente verso di lei, che mi guardò in attesa della risposta.
- Beh.. Così. Ma... Rose! Dimmi.. Tu sei innamorata vero? - Le chiesi, maliziosa.
Lei arrossì lievemente, essendo vampira, e deglutì.
- E sei innamorata pazza di Emmett vero? - Le chiesi, a metà tra il serio e il malizioso.
Era paonazza, il che mi fece ridere fino alle lacrime.
- Allora, si o no?? - Le chiese Bella.
Rose annuì, sorridendo incantata.
Ridacchiai ancora, per poi calmarmi del tutto.
Eravamo arrivate.
Scendemmo dalla macchina, per poi incamminarci verso il centro commerciale di Seattle.
Era pieno di negozi di firme famosissime, la mia gioia in pratica.
Io e Rose ci guardammo un attimo, poi presi per mano Bella e cominciammo ad andare in un negozio di intimo.
Appena entrate, Rose già prese 4 completi per Bella, e 2 per lei.
Bella rabbrividiva e impallidiva sempre più, mentre noi ci caricavamo di completi.
Alla fine, avevamo 30 completi per lei, 15 per Rose e 23 per me.
Mandammo Bella a provarli.
I primi 5 erano neri, di pizzo, però di diverso tipo, dalla mutanda più grande alla più ristretta e così per il reggiseno.
Gli altri, erano molto PROVOCANTI.
- Ragazze.. Ma, non è un po' troppo.. - Disse, mentre provava l'ultimo. Era un completo leopardato, con le mutande perizoma, reggiseno quasi trasparente e corpetto con giarrettiera inclusa.
- Mmm.. no! Bella, cavolo! I ragazzi si conquistano soprattutto così. E comunque, non è che vai in giro solo con questa roba! Uffi, che piaga! - Dissi, scherzosamente, facendola sorridere; uscimmo, raggiungendo un vestito di abiti.
- Ragazze, dobbiamo anche prendere il vestito da damigella per il matrimonio di mamma e Carlisle! - Disse Bella, dandosi una pacca sulla fronte.
- E' vero! Il matrimonio è domenica, forse è meglio se ci sbrighiamo! - Dissi.
Ci dividemmo, Bella andò con Rose, mentre io proseguivo da sola.
Continuai a fare su vestiti per me e Bella, quando volgendo lo sguardo leggermente più in alto e davanti a me, lo vidi.
Era l'abito perfetto per me, per il matrimonio.
Era azzuro, corto ma non troppo, con il corpetto sopra stretto con una fascia sotto il seno che lo collegava alla gonna, corta fino a metà coscia. Era, in una sola parola, incantevole.
Avevo la faccia sognante, e lo presi tra le mani, girandolo e rigirandolo, per guardarlo meglio.
Alla fine, lo presi con me e mi avviai veloce alla cassa, vedendo che Bella e Rose erano arrivate li a tempo a me.
Pagammo, spendendo non moltissimo in confronto alla quantità dei vestiti che avevamo preso, e poi ci dirigemmo verso la profumeria.
Lei, Bella, non so se ci era mai entrata, anche se con una sorella come me ci si dovrebbe saper orientare magnificamente, ma rimase a bocca aperta.
La presi e la portai nel reparto trucchi, prendendo un prodotto da ogni scompartimento di qualche colore, tanto per cambiare, mentre Rose era dai profumi, a scegliere quelli più buoni e dai bagnoschiuma, quelli più raffinati.
Alla fine della giornata, dopo essere passate per il negozio di scarpe, di accessori e di gioielleria, arrivammo a un conto di.. 1500 $. Ma non era tanto, non per me almeno. E quelli erano soldi con cui avevamo comprato un sacco di roba per tutte e tre, più l'abito da cerimonia di tutte.
Per cui, avevamo pure la scusante.
E avevo preso la carta di credito di Emmett, senza il suo permesso.
Ma avevo la scusa, e quando ho la scusa nessuno può farmi male. Anche se lui era quasi vampiro, non poteva uccidermi.
O si? Uscimmo dal supermercato che si era fatta sera.
Arrivammo alla macchina, e Rose si mise alla guida, partendo come un fulmine.
Bella si girò verso di me.
- Alice.. Ho paura.. - Mi disse, con uno sguardo davvero spaventato.
Mi preoccupai subito. - Perchè, tesoro? - Le chiesi, poggiando la mia mano sulla sua spalla.
- Beh.. E se lui dovesse fraintendere, e magari non ricambia.. Io che figurai ci farei..? - Mi chiese appoggiando la sua mano sulla mia.
- Ooohh.. Tesoro.. Spero tu stia scherzando sai? - Disse Rosalie, totalmente seria.
- Perchè se scherzi va bene, ma se sei seria no! Accidenti! - Disse; la guardai confusa.
- Che intendi scusa Rose? - Chiedemmo io e Bella assieme.
- Beh.. Non l'avete ancora capito tesori miei?? Mah.. - Disse, poi tornò a guidare in silenzio, ridendo sotto ai baffi.
Io e Bella ci guardammo, poi alzammo le spalle e tornammo sedute, ascoltando la radio e godendoci il momento.
Finalmente arrivammo, e appena la macchina si fermò dentro al garage scesi, facendo su una parte delle borse.
Appena le ragazze mi raggiunsero, entrammo a tempo; cominciammo a parlare, fino a quando non andai a sbattere contro qualcosa di duro. Molto duro, e grosso.
Mi girai; era.. EMMETT?
Spalancai la bocca.
- Emmett?! Che cosa.. - Dissi, mentre lui sorrideva.
- MA SIAMO STATE VIA COSì TANTO?? - Chiesi, abbracciandolo.
- Behh.. Solo qualche ora! - Disse, ridendo.
- Wow Emmett, sei diventato un gran gnoccone! - Disse Bella, sghignazzando e abbracciandolo.
Rose, invece, rimase immobile, con il capo chino.
La capivo, poveretta.
Trovarsi il ragazzo che ami vampiro, più bello che mai non è facile.
Nooooo! Ma chè!
Mi staccai; imbarazzata lo guardai negli occhi.
- Emmett.. Sai.. Devo dirti una cosa.. Behh.. Ecco, vedi.. Abbiamo fatto shopping sai? - Porsi le mie borse a Bella, che capì il perchè e si allontanò assieme a Rose. - Ecco.. Peròò.. Visto che mamma mi ha sequestrato la carta di credito... Ho preso la tua. - Dissi, vendendolo impallidire.
- TU COSA?!?!?!? ALICE! - Disse, mentre io iniziai a correre, finendo addosso a Jasper.
- Oh scusa! - Dissi, per poi rialzarmi e continuare a correre, ridendo come una pazza.
Emmett mi seguiva, però dopo un po' di fermò, sospirando e tornando in salone.
Mi fermai un attimo, vicino al muro, appoggiata on una mano, poi presi un lungo respiro e andai in camera mia, dove c'erano Bella e Rose.
- Bene, Bella.. Ora è il momento della PRATICA! - Dissi, insieme a Rose, facendo impallidire Bella.
Eh si, faceva bene!





Angolino Autrice:
Allora ragazze, questo capitolo dovrebbe essere metà comico.. Ma non so. Comunque, spero vi sia piaciuto! A presto, un bacio. Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Siamo pronti? Via! ***


Pov. Alice

- Oh no Bella, ora tu stai qui buona buona mentre io e Rose ti mostriamo come conquistare il tuo uomo! - Dissi, seria, mentre Rose aveva acchiappato Bella e aveva chiuso la porta, prendendo la chiave e mettendola dentro alla maglia.
- Allora Bellina mia. Prima regola: alla sensualità non ci sono limiti. Seconda regola: non devi pensare di esagerare, perchè non le si è mai esagerate. Terza regola: non metterti più quei vestiti orridi che ti vedo addosso! Cavolo sembri un militare sformato! - Dissi, facendola sedere su una sedia e vicino a lei Rose.
- Allora. Ora prenderò dei vestiti e tu li metterai, poi ti insegneremo a essere sensuale, provocante. Tutto chiaro? - Le chiesi, seria.
- Signorsì, capitano! - Mi rispose lei, portando la mano alla fronte ridacchiando assieme a Rose.
Risi anche io, poi mi avvicinai al mio armadio.
Presi il telecomando dal tavolino bianco li vicino, e azionai le porte.
Era ad apertura automatica, grande tutta la parete e spazioso come tre camere da letto.
Rose rimase a bocca aperta.
- Che c'è Rose? Questo è piccolo in confronto a quello che avevo dove abitavamo prima, vero Bella? E il povero Emmett, che mi portava sempre le borse piene di vestiti nuovi! - Dissi, ridendo al ricordo della scena.
Anche Bella rise, al ricordo del povero Emmett sovrastato dalle infinite borse di shopping che scarrozzava, mentre io e Bella con una borsa sola, sua ovvio.
Entrai dentro all'armadio e in pochi minuti avevo preso dieci capi, che avevo posato sul mio letto.
- Avanti, prova il primo. - Si alzò, prendendo il vestito rosa shocking, che superava di pochi centimetri il sedere, e che aveva una scollatura profondissima, che arrivava all'ombelico, e un filo anch'esso rosa legava le due parti, nel punto dove doveva stare il reggiseno. Le spalline erano di media larghezza, e dietro aveva un'altra scollatura fino a metà schiena con un altro filo.
Lo indossò, poi le porsi le scarpe con tacco 14 coordinate ad esso e le feci una coda di cavallo, leggermente di lato.
- Allora? - Ci chiese.
- Bellissima, sei super sexy Bella.- Dissi, a tempo a Rose.
- Mio fratello non resisterà di sicuro! - Continuò lei.
- Allora Bella, ora mettiti... Quello blu! - Dissi, afferrandolo e porgendoglielo.
Lei lo prese e si spogliò.
- Alt alt alt Bella! Con quella biancheria sembri mia nonna! Metti questo! - Disse Rose, porgendole un completo semitrasparente nero, fatto da perizoma di pelle, reggiseno, corpetto e giarrettiera.
Bella sbiancò.
- Cooosa?! Ma Rose, dai! Cioè.. - Disse, farfugliando una scusa per non metterle.
- Non osare dire che sono da prostituta, che ti pesto, visto che li indosso anche io in questo momento rossi! - Disse Rose, incrociando le braccia al petto.
- Ma tu Rose, emani sensualità da tutti i pori, idem per Alice! Io invece... - Cominciò lei.
La interruppi subito.
- Ah no bella mia! Tu se vuoi ci batti in tutti i sensi cara mia! Non siamo più sensuali di te, siamo semplicemente sensuali, e dopo questa "seduta di studio e miglioramento del tuo aspetto e comportamento" la sarai anche tu! Vedrai Bellina! - Dissi, totalmente seria.
Lei sospiroò lievemente, convita, poi andò in bagno a cambiarsi.
Appena sparì, io e Rose ci guardammo.
- Sei sicura di quello che dici Alice? Sei sicura che lei si convincerà? - Mi chiese, seriamente preoccupata.
- Certo che si Rose! - Dissi.
Poi, Bella uscì.
Quell'abito era corto fino a metà coscia, con una scollatura a V abbastanza profonda e dietro lasciava scoperta tutta la schiena, fino quasi al sedere.
- Mmmhh.. Allora? - Ci chiese.
- Stai bene, però ti vedo meglio con l'altro.. - Disse Rose, portando la mano destra sotto al mento pensierosa.
- Anche secondo me.. Ah! Ragazze, ha detto mamma che stasera ci sarà un piccolo ricevimento con alcuni amici di entrambi, e con i lupi. In pratica, un pre-pranzo di nozze, e noi abbiamo solo sei ore per prepararci e per istruire Bella!  - Dissi, prendendo la testa fra le mani.
Rose impallidì, mentre Bella ci guardava preoccupata.
- Al lavoro, ora! - Urlai, prendendo Bella e lanciandola sulla sedia da trucco, davanti allo specchio.
- Rose, tu le farai una pettinatura elegante ma allo stesso tempo sensuale, con qualche boccolo e poi vedi tu, io la truccherò! - Dissi, volando dentro all'armadio a prendere la notebook-trousse.
Poi tornai in camera, e mi misi seduta a cavalcioni su uno sgabello con la trousse in mano a prendere un ombretto rosa, intonato al vestito ovviamente, e spalmandolo lentamente sui suoi occhi, mentre Rose aveva preso la piastra e le stava lisciando il ciuffo.

Dopo due ore, il risultato era magnifico.
- Bella, sei incantevole! Ora vestiti, facendo attenzione a non sciupare ne il trucco ne i capelli, mentre noi ci prepariamo alla svelta, poi iniziamo l'"addestramento"! - Dissi, correndo dentro all'armadio prendendo il vestito che avevo scelto quella mattina.
Rose corse verso la sua camera, per cambiarsi, poi tornò in camera mia, mentre io mi stavo infilando l'abito.
Rose aveva messo un abitino nero corto fino a sotto il sedere, aderente, con una scollatura profondissima, fino a sotto l'ombelico, da indossare senza reggiseno, e la parte davanti che copriva solo il seno e non tutto, dietro invece veniva scoperta mezza schiena. Le scarpe erano tacco 12 nere lucide.
- Ehi Rose, oggi vuoi fare colpo anche tu eh! - Disse Bella, guardandola.
Poi, uscii io.
Avevo un abito azzurro più corto di quello di Rose, con la parte superiore che mi copriva una piccola parte del seno e solo attorno all'ombelico, dietro era tutto collegato da fili sottilissimi e la gonna era aderente e faceva un effetto "ti vedo-non ti vedo" molto sexy.
- Wow Alice, scommetto che questo lo usavi al night! - Disse Bella, guardandomi ridacchiando.
- Si, ma era già troppo coprente mia cara Bellina.. Troppo coprente! - Dissi, ridendo e facendo un giro su me stessa veloce, su un piede solo.
- Alice.. Mi è venuta un'idea su come farti i capelli... - Disse Rose, poi mi prese per un braccio e mi fece sedere sulla sedia.
- Stai ferma mi raccomando! - Disse, prima di andare in bagno a prendere forcine, mollettoni e lacca.

- Wow Alice, stai d'incanto! - Disse Bella; aprii gli occhi e rimasi molto sorpresa.
- Io credevo che i miei capelli fossero troppo corti per.. Questo! - Dissi, indicando lo chignon che Rosalie aveva creato con le sue mani, due forcine e un mollettone piccolo e una spruzzata di lacca.
- Ora, Rose, via con il trucco! - Annunciai, prima di farla sedere al mio posto e di iniziare a truccarla veloce, ma ben accuratamente.

Alla fine, dopo essermi truccata, dopo aver visto mamma con il vestito nuovo, anche quello che copriva poco e nulla, e dopo aver istruito per bene Bellina, tutte e quattro insieme scendemmo dalle scale, in ordine di età.
Mi avvicinai a Emmett.
- Emmyy! Ti ricorda qualcosa questo vestito? - Dissi, facendo un giro su me stessa.
- Non è come quelli da bachata che di solito indossi? - Disse, guardandomi da capo a piedi.
Annuii, poi mi incamminai verso le altre, che stavano chiaccherando tranquille con i lupi, tranne mamma che stava insieme a Carlisle sempre.
- Salve, ragazzi! - Dissi, mentre le loro mascelle stavano raggiungendo a velocità sovrumana il pavimento.
- Ehy Jake. - Dissi, sorridendogli.
- Ehy.. Alice, ti va di ballare? - Mi chiese, guardandomi con un sorriso sornione sul viso.
- Basta che sia una bachata e accetto molto volentieri...













Angolino Autrice:
Buongiorno a tuttii! Scusate l'enorme ritardo, spero di essere riuscita a farmi perdonare.
Allora, ragazze, secondo voi le tre sorelle riusciranno nel loro intento? Staremo a vedere.
A presto, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Festa! ***


Festa! Festa (Parte I)



Pov. Bella

Ero emozionatissima, era la prima volta che mi vestivo così ma non mi sentivo molto a disagio, tutto sommato.
Quando scesi in salone, le luci erano molto diverse dal solito e fuori, dove si sarebbe svolta la vera festa, c'era un piccolo palco e una pista da ballo.
Vidi Alice e Jacob avviarsi verso la pista da ballo assieme ad altre persone, così mi avvicinai a Emmett.
- Ehi, fratellino! Come sto? - Dissi, sorridendo e facendo una faccia innocente.
Lui si girò e strabuzzò gli occhi, poi sorrise.
- Cavolo Bella sei bellissima! E sexy, finalmente! - Disse, ridacchiando.
- Mi concedi un ballo? - Mi chiese, sorridendo.
- Beh, se il mio equilibrio molto precario e la mia imbranataggine non sono di peso alla forza e pazienza di un vampiro, allora si! - Dissi ridacchiando e dandogli la mano, poi ci avviammo verso la pista da ballo fuori.
Avevo lo sguardo di tutti puntato addosso, e mi sentivo orgogliosa di quello.
Tra la folla, scorsi anche alcuni nostri compagni di scuola.
- Emmett, quello è Mike Newton per caso? E gli altri sono Eric, Angela, Jessica e Tyler? - Gli chiesi, guardandolo negli occhi; lui annuì, poi mi portò da loro.
- Ehy, Eric! Angela, Jessica.. - Dissi, sorridendo. - Mike, Tyler.. - Dissi, con un tono leggermente sprezzante, a causa delle loro occhiate troppo pressanti.
Emmett si schiarì la voce e loro si "svegliarono".
- Andiamo Bella? - Mi chiese, leggermente arrabbiato; annuii, incamminandomi con lui sotto braccio verso la pista e cominciammo a ballare.


Pov. Rosalie

Mentre Alice andò a ballare con Jacob, mi avvicinai ai miei fratelli, con la camminata da gattina e una bibita in mano.
- Ehi, fratelloni! - Dissi, risvegliandoli dai loro sogni sulle mie sorelle, ridacchiando.
- Evitate, davvero, o farete il laghetto di bava in casa e Esme vi concerà per le feste! - Dissi, ridendo e sorseggiando un po' di bibita.
Jasper si girò verso di me. - Zitta tu, che stai sclerando perchè lui non sta ballando con te, ma con sua sorella! - Disse, serio, mentre Edward sghignazzava; lo guardai con un'occhiata tagliente, che lo fece smettere subito, poi continuai a sorseggiare.
- Jasper mi raccomando non ubriacarti come tuo solito, ok? - Dissi, girandomi, mentre lui mi fece l'occhiolino e sorrise.
- E tu non metterti a ballare come se fossi su un cubo come il tuo solito ok? - Mi disse, sghignazzando.
Gli diedi un pugnetto al braccio, ridacchiando, mentre lui mise il braccio sulle mie spalle e io appoggiai la testa al suo petto.
- Sai Jazz, anche se tu non fossi il mio vero fratello ti vorrei bene così lo stesso.. - Dissi, sorridendo. Lui sorride e mi diede un buffetto alla guancia.
- Beh, anche io con te. E ricorda che anche se litighiamo, io ti vorrò sempre bene, sorellina.. - Disse, sorridendo; gli sorrisi anche io, poi mi staccai e mi diressi fuori, in giardino, sotto un albero fiorito, lentamente.
Sospirai leggermente, vedendo Emmett così spensierato parlare con tutti, fare amicizia, ballare..
Appoggiai una mano al tronco dell'albero, mentre il contatto con la corteccia mi faceva il solletico. Mi sentii chiamare e mi girai sorridendo, vedendo che Quil mi stava sorridendo e porgendo la mano.
- Rosalie.. Ti va di ballare? - Mi chiese, sorridendo. Annuii, porgendogli la mia mano e incamminandomi con lui verso la pista, sorridendo, ma non tanto per Quil.
No, perchè avrei visto di nuovo lui, e stavolta ci avrei ballato vicino! Fremetti al solo pensiero, mentre arrivai alla pista insieme a lui.
Cominciammo a ballare quella canzone, era una di quelle che aveva messo sul CD Edward, e se lo conoscevo bene, mi avrebbe fatto un favore enorme fra qualche brano.
A questi pensieri, lui si girò verso di me e mi sorrise, annuendo.
Sorrisi raggiante anche io, continuando a ballare con Quil.


Pov. Alice

Arrivai alla pista, cominciando a ballare con Jacob.
- Allora, Al, come va la vita con i Cullen? - Mi chiese, sorridendo.
- Beh, diciamo che va molto bene, sono tutti gentili e simpatici, e poi ho capito che Carlisle ama Esme tantissimo, e questo mi fa felice. Poi, Rose è una sorella meravigliosa, Edward è gentilissimo.. - Dissi, pensando ogni volta alla persona citata.
- E Jasper? - Mi chiese, sorridendo malizioso.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata, e se fossi stata umana sarei diventata rossa come un pomodoso maturo.
- Oooh, capisco Al. - Disse, ridendo di buongusto e facendomi fare una smorfia e una linguaccia, poi risi assieme a lui.
- Sei innamorata vero? - Mi chiese, sorridendo; annuii, dopo un po', abbassando il capo imbarazzata.
- Ehi Al.. Dai su.. - Disse, tirandomi su il capo posando due dita sotto il mio mento.
- Jake.. Dai su, guardalo! E'.. Un angelo.. - Dissi, girando leggermente lo sguardo verso di lui e mordendomi un labbro.
Jake ridacchiò, guardandomi.
- Alice, non mangiarlo con gli occhi però.. O ti verrà mal di pancia! - Disse, ridendo; lo guardai fulminandolo e la smise subito, tornando serio.
- Io oggi voglio ballare una bachata con te, lo sai vero? - Mi chiese, sorridendo.
- Certo che lo so Jake, me lo hai già detto una ventina di volte! - Dissi, ridacchiando.
Continuammo così, per un po', a ballare e a parlare, io ogni tanto lanciavo uno sguardo a Jazz, e lui aspettava.
- Un momento di attenzione prego. - Ci girammo tutti verso il palco, dove Edward Carlisle, mamma e il pastore che avrebbe celebrato la cerimonia fra qualche giorno che richiamavano l'attenzione di tutti.
- Vorrei fare un brindisi a questa festa, al pastore Weber e a lei, Esme, la mia futura moglie e la mia dolce compagnia di vita eterna! - Disse,  mentre Carlisle baciò la mamma dolcemente e noi applaudimmo.
Poco dopo, continuò a parlare - Vorrei sul palco Rosalie, per favore. - Disse, sorridendo.
Rose, con passo felino, salì sul palco e andò vicino a lui.
- Io e Rosalie, per i due futuri sposi, abbiamo preparato una sorpresa.. Vero Rose? - Lei annuì - Bene. - Disse, prima di scendere dal palco e andare vicino allo stereo.
Lui e Rose si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi lei afferrò il microfono.
- Mamma, papà, questo è per voi.. - Disse, prima di staccare il microfono dall'asta e di posizionarsi in mezzo al palco, scambiando uno sguardo d'intesa con Edward.



Angolino Autrice: Ok, potete uccidermi. Sono in ritardo, lo so, però sono riuscita a metterlo solo ora. Beh, spero vi si piaciuto! A presto! Baci, Alba97.

Image and video hosting by TinyPicVestito Alice
Image and video hosting by TinyPic Vestito Rosalie.
Image and video hosting by TinyPic Vestito Bella.




Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Sorprese, sorprese e ancora sorprese. ***


Sorpresa per voi. Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui, con questo capitolo che spero vi piaccia.
Ehm.. In questo capitolo ci sarà una SORPRESONA! Ma non dico altro, dovrete leggere! Buona lettura!




Pov. Rosalie

Era arrivato finalmente il momento. Si, il momento in cui io, dopo minimo ottanta lunghissimi e noiosissimi anni avrei cantato di nuovo.
E non più davanti solo a Edward, ma davanti a un sacco di persone, ignare del fatto che fra poco lo avrei fatto davvero.
Mi posizionai al centro del palco, con il microfono in mano e con la mano destra, che lo impugnava, che tremava leggermente per l'emozione.
Sarei riuscita a cantare di nuovo, in pubblico, o la mia voce sarebbe mancata, o magari avrebbe stonato, procurando fischi di disapprovazione da parte di tutti? Feci un lungo respiro, per calmarmi, poi portai il microfono a pochi centimetri dalla bocca.
- Mamma.. Papà.. Questo è per voi..  - Dissi, sorridendo, mentre un lungo applauso partì, le luci si abbassarono un po', facendomi rimanere in penombra. Sorrisi a Edward, che ricambiò, poi fece partire la canzone.
(Cuor non dirmi no- Anastasia) Le prime note che partirono si espansero per il giardino, e quando iniziai a cantare, notai fra il pubblico che Jasper, papà e tutto il resto della mia famiglia mi guardava estasiata, e il mio fratellino aveva gli occhi che sembravano due luci, da quanto brillavano.
Sorrisi, continuando a cantare, chiudendo gli occhi e rendendomi conto, dopo tutto, che la mia voce era rimasta come un tempo.
Continuai a cantare, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare totalmente, felice.
Alla fine della canzone, un applauso scrosciante mi riempì il cuore di gioia, facendomi sorridere.
Ma il mio sguardò andò a posarsi su Emmett, che in quel momento parlava con un ragazzo della tribù Quilieut, e la cosa mi smorzò un po' l'entusiasmo.
Che non avesse gradito la canzone? O la mia voce? Il panico mi assalì: e se ora sarebbe stato ancora più alla larga? Scrollai quasi impercettibilmente il capo, cercando di dimenticare le mie paure.

Pov. Alice

E chi se lo aspettava che Rosalie cantasse così bene!
Già dalla prima parola mi aveva catturata in una maniera incredibile, aveva davvero una voce meravigliosa.
Mi trasmetteva emozioni nuove, meravigliose, mi faceva sentire come in un sogno, dove solo e io lui c'eravamo ed era molto, molto romantico..
E poi, durante la canzone, tutti erano rimasti ammutoliti come me, a osservarla quasi incantati.
E avevo anche visto il mio fratellone, Emmett, che la guardava con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Sorrisi, avvicinandomi a lui senza fare il minimo rumore.
- Ti piace tanto tanto, vero? - Gli chiesi, senza malizia nella voce; lui si girò e mi sorrise, mi faceva tanta tenerezza.
- Si.. Anzi no, io la amo.. - Mi disse, annuendo convinto; sorrisi, facendogli un buffetto alla guancia e continuando ad ascoltare Rose.
Alla fine della canzone, applaudimmo, mentre sul viso di Rosalie apparve un sorriso compiaciuto. Allora, tutti cominciammo a urlare.
- Cantane un'altra, Rose! - Urlammo, e continuammo a farlo fino a che non partì un'altra base.
- Questa la dedico a te, Jasper, e a me, e alla nostra meravigliosa terra natale.. - Disse, prima di cominciare di nuovo a cantare una canzone spagnola. (Shakira-Gitana)
La guardai, sempre ammirata, ma ora anche curiosa di sapere. Ok, forse era deducibile, ma loro due erano fratelli davvero? E dove erano nati?  E.. La domanda più importante era: quanti anni avevano?
Mentre mi ponevo queste domande, vidi Jasper venirmi incontro e, se fossi stata ancora umana, le mie guance si sarebbero colorate di un rosso acceso.
Poi però, con mio sommo dispiacere, Jasper si fermò poco distante, a parlare con un paio di ragazzi, a volte ridendo anche.
Allora, anche se a malincuore, mi girai di nuovo verso Rosalie e, con le mani in alto come la maggior parte della gente, cominciai a muoverle al ritmo della canzone, alcuni avevano anche un accendino in mano.
Chiusi gli occhi, per godermi appieno la melodia e la voce di Rose, e qualcunò posò le mani sui miei fianchi, facendomi sobbalzare e aprire gli occhi di scatto.
- Hey.. Tranquilla, non ti mangio. - Disse, ridacchiando per la sua battuta, Jacob.
- Hey, lo so. Sarei indigesta per un lupo come te, vero? - Dissi, facendogli la linguaccia.
- Oooh, certo. - Disse, ghignando. - Ti ho vista dispiaciuta.. Il tuo lui, vero? - Mi chiese, con una nota sarcastica nella voce. Annuii, girandomi totalmente verso di lui.
E mentre lui aprì la bocca per parlare, arrivò una visione che mi fece portare una mano alla testa.
E questa, la dedico a una persona speciale, che ora mi sta guardando, e a cui voglio dire solo una cosa: Ti amo.. Poi, la visione finì.
Jacob mi guardava, leggermente turbato.
- Alice, va tutto bene? - Mi chiese, fissandomi negli occhi. Annuii, spostando lo sguardo staccandomi da lui e fissando il palco. Perchè quella era la voce di Rosalie, e la persona a cui si stava rivolgendo era di sicuro Emmett.
- Alice, sei sicura che va tutto bene? Ho fatto qualcosa che non va? - Mi chiese ancora Jacob; girai la testa di lato, verso di lui, feci segno di no e la girai di nuovo dritta.
Sentii ancora il suo sguardo su di me, poi lo sentii andare via, lontano da me di qualche metro.
- Credo che ci sia rimasto male. Ma non credo che a me importi molto, dopotutto. - Una voce, che proveniva da vicino a me, mi fece sorridere.
Jasper, chi altri? Ero emozionata e, visto il suo potere, lo tenevo per me, senza farglielo sentire.
- Oh, gli passerà. Ne sono certa, lo conosco bene. - Dissi, girandomi verso di lui sorridendo.
Ma quanto era bello..?
- Già.. - Disse poi. - Ehm.. Come va? - Mi chiese. Lo guardai, sorridendo, perchè non volevo che si notasse in me la voglia che avevo in quel momento di baciarlo..
- Bene, e tu? - Gli risposi, leggermente agitata.
- Benissimo.. - Disse, sorridendo e girandosi verso Rosalie con lo sguardo, che ancora cantava.
Arrivò una folata di vento, che gli fece ondeggiare i capelli e mi fece letteralmente morire.
Anche a me mosse i capelli, ma mi faceva solo piacere.
- Bella la festa, eh? - Mi chiese, sorridendo, interrompendo il silenzio che era calato fra noi, imbarazzante c'è da dire.
- Si, carina.. E poi Rose canta molto bene, non me lo aspettavo.. - Dissi, guardandolo e facendo un passo avanti, per vederlo meglio in viso e soprattutto potermi rifare gli occhi di nuovo.
- Nemmeno io mi aspettavo che mia sorella cantasse di nuovo in pubblico, l'ultima volta è stata più di ottant'anni fa.. - Disse, pensieroso. E quanto poteva essere bello quel ragazzo, in qualunque modo stava?! Troppo, decisamente troppo.
Mentre stavo per parlare di nuovo, mi cominciò a bruciare la gola, e portai una mano a stringerla leggermente, per cercare di alleviare il fastidio.
Jasper lo notò e in un secondo mi fu davanti, con il viso contratto in una smorfia di preoccupazione.
- Alice, tutto bene? - Mi chiese, con tono forse un po' troppo apprensivo.
- Si si.. Ho solo sete.. Tutto qui.. - Dissi, con la voce leggermente roca, avevo davvero tanta sete ma non volevo darlo a vedere.
Feci un lungo respiro, poi lo guardai negli occhi.
- Ehm.. Jasper.. Ti piacerebbe accompagnarmi.. - Dissi, prima di interrompermi e fare un altro respiro.
- Ehm.. A caccia.. Domani pomeriggio? - Gli chiesi infine, con molta fatica; lui mi sorrise.
- Certo! Quando vuoi, non farti problemi ok? - Mi rispose, sorridendo ancora.
Nel frattempo, Rosalie aveva finito di cantare quella canzone e stava parlando di nuovo.
- Questa, la dedico a una persona speciale, che ora mi sta guardando, e a cui voglio dire solo una cosa: Ti amo.. - Disse, con un sorriso radioso sul viso, mentre tutti la applaudimmo, alcuni fischiarono d'approvazione.. E Emmett sbarrava gli occhi, ma non di gioia, ne di sorpresa.. Di.. Delusione?!

Pov. Jasper

Beh, la mia intenzione era andare da lei, perchè la distanza mi faceva impazzire, e poi, il suo viso, il suo corpo, con quelle forme perfette, fasciate da quell'abito tutt'altro che casto.. Mi stavano facendo fare pensieri non proprio da galantuomo su di Alice, ma non me  ne vergognavo, ero un uomo, la amavo più di me e lei era così sexy..
Basta Jasper, non ragionare sempre e solo con quello! Mi diedi una calmata, altrimenti non avrei più risposto alle mie azioni e ai miei istinti.
Stavo per avvicinarmi a lei, quando mi sentii chiamare. Li liquidai subito, ma Jacob quasi corse al fianco di Alice, scherzandoci un po'.
Allora continuai a parlare con Lewis e Rob, due amici miei e di papà, fino a che non vidi Alice portare una mano alla testa, forse per una visione.
Poi, quasi scacciò via Jacob, che se ne andò a testa bassa, e mi feci avanti io.
- Credo che ci sia rimasto male. Ma non credo che a me importi molto, dopotutto. - Dissi, sorridendole, per nascondere l'imbarazzo e la difficoltà che avevo nel parlare, quella sera, vestita così.
- Oh, gli passerà. Ne sono certa, lo conosco bene. - Disse, girandosi verso di me, con un sorriso che la illuminava, facendola sembrare simile a un Sole, il mio Sole.
- Già.. - Dissi, alzando le spalle per cambiare discorso. - Ehm.. Come va? - Domanda stupida, ma ero nel pallone, il coraggio che poco prima mi aveva animato stava andandosene a fare un viaggio lungo e molto, molto lontano da me.
- Bene, e tu? - Mi chiese, sorridendo. Sperai con tutto il cuore che non si accorgesse del mio disagio, anche perchè il mio amico là sotto si era risvegliato ed era sull'attenti, ritto come un soldatino, e più parlavo più faceva pressione contro la stoffa dei boxer, segno che gradivo ciò che vedevo.
- Benissimo.. - Dissi, facendo un sorriso smorzato e girandomi leggermente verso il palco, spostando ovviamente anche lo sguardo, che finì su mia sorella, che ancora cantava la "nostra" canzone, che era anche una fra le mie preferite.
Il venticello che era venuto su mi soffiava sul viso, in modo molto piacevole perchè mi calmava anche, e mi scuoteva i capelli, che stranamente erano "domati" in confronto agli altri giorni.
- Bella la festa, eh? - Chiesi, per interrompere l'imbarazzate silenzio che nel frattempo fra noi due era nato.
- Si, carina, e poi Rose canta molto bene, non me lo aspettavo.. - Disse, poco dopo, facendo un passo avanti, non capendo bene il motivo, ma gioendone di brutto.
- Nemmeno io mi aspettavo che mia sorella cantasse di nuovo in pubblico, l'ultima volta è stata più di ottant'anni fa.. - Dissi, ed era vero, non me l'aspettavo proprio.
Poco dopo, la vidi portarsi una mano alla gola e stringere un po', così mi preoccupai subito. Che stesse male? Non poteva, l'avrei aiutata io, subito.
Mi misi davanti a lei, realmente spaventato, e le chiesi cosa avesse e se stava bene.
- Si si.. Ho solo sete.. Tutto qui.. - Disse, facendo una strana espressione che mi fece preoccupare ancora di più.
Fece un lungo respiro, parlandomi successivamente.
- Ehm.. Jasper.. Ti andrebbe di accompagnarmi.. Ehm.. A caccia? - Mi chiese, a fatica, quindi la aiutai con il mio potere.
- Certo! Quando vuoi, non farti problemi ok? - Le risposi, sorridendo. Mi aveva chiesto di andare a caccia con lei! Era la sua prima, vera caccia! E ne ero entusiasta, che per poco non mi mettevo a ballare e a saltare per tutto il giardino, ma le sarei sembrato strano, e forse mi sarei fatto scoprire.
Rimasi allibito alle parole di mia sorella, così mi girai verso di lei e la guardai strano, poi fischiai e applaudii, assieme agli altri, contento per lei e per lui, ma intento a farle un bel discorsetto..




Angolino Autrice: Eccomi qui! Allora? Vi è piaciuto? Spero di si! A presto, Alba97.


Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Complicato. ***


Complicated. Buongiorno a tutti! Scusate il ritardo, di nuovo, però ho avuto tanto da fare e pochissimo tempo, anzi nemmeno un attimo, per postare il capitolo. Ma ora eccoci qua, e con le vacanze che stanno per iniziare avrò molto più tempo per voi! Allora, a questo punto le cose si complicano, come avrete già notato nel capitolo scorso, vi basta leggere! Buona lettura!



Pov. Rosalie

- Questa la dedico a una persona speciale, che ora mi sta guardando, e a cui voglio dire solo una cosa: ti amo.. - Applausi, applausi e ancora applausi; intanto il mio sguardo era volato per un istante in quello di Emmett, e sul mio viso spuntava un sorriso radioso. Sul suo viso, però, non apparve una bella espressione.. Anzi, ma poteva essere possibile che avesse frainteso? Oh no!
Lanciai un'occhiata a Edward, che fece partire la canzone a palla, mentre sotto era calato il silenzio più assoluto.
Deglutii a forza, una folata di vento mi arrivò addosso, facendomi prendere un lungo respiro.
Che tensione! Cominciai a cantare, chiudendo gli occhi. Potevo stare zitta vero? Nooo, se no che divertimento c'era a non incasinarmi la vita più di quello che è gia?!
(Sleepwalker- Nightwish) Non sentivo altro che la mia voce che cantava, il mio cuore che martellava e la mia testa che mi diceva di calmarmi, perchè tutto sarebbe andato per il meglio.

Vidi Emmett incupirsi e stringere gli occhi a fessura, mentre fissava quasi rabbiosamente una persona poco distante da lui, ma non riuscii a capire chi.
Accidenti no! Aveva frainteso totalmente! In una pausa di un secondo sospirai, sconsolata, girando lo sguardo verso mio fratello, che guardacaso fissava Alice.
Grazie Jasper, davvero di aiuto sei, pensai. Continuai a cantare, poi senza farmi vedere da nessuno feci sfumare la canzone verso la fine, che era lunga e in quel momento mi faceva venire l'ansia, perchè volevo chiarire immediatamente con lui.
Finito il brano, parlai.
- Grazie a tutti! Ora, via con le danze! - Dissi, girandomi verso Edward che fece partire subito una canzone, e Alice mi avrebbe adorata, di sicuro!
(Cuando Volveras- Aventura) Nel frattempo, io scesi quasi di corsa dagli scalini posteriori del palco e mi fiondai vicino alla pista da ballo, cercando quasi disperatamente Emmett.
Ma non lo vedevo porca miseria! Cominciai a cercarlo muovendomi fra la folla, che ogni tre secondi mi fermava a farmi le congratulazioni per come avevo cantato.
Io mandavo manciate di sorrisi a destra e a manca, per togliermeli di torno, ma niente loro continuavano imperterriti a parlare, e parlare, e parlare.
- Oh ma davvero Rosalie, come sei brava! Ma dimmi un po'.. - Mi disse una vecchietta, ma chi era quella?!, prendendomi per un braccio.
- Senta signora, se vuole le racconto dopo tutto quello che vuole, ma ora mi lasci andare pr favore, devo salvare la mia futura relazione! - Dissi, scrollandomela di dosso e lasciandola li che ancora parlava da sola. Bah, che strana vecchietta..
Intanto continuavo a cercarlo, in pista non c'era già da un po', sulle sdraio vicino alla piscina nemmeno, dov'era finito?!
Lo cercai ancora, poi andai a sbattere contro Bella.
- Bella, menomale che ti ho trovata! - Le dissi; lei mi guardò confusa.
- Hai visto tuo fratello, Emmett? - Le chiesi, speranzosa, mordendomi un labbro.
La vidi irrigidirsi leggermente, e la guardai inarcuando un sopracciglio.
- Ehm.. No, non l'ho proprio visto.. - Mi disse, con voce nervosa, guardandosi attorno.
- Oh.. Ok, grazie lo stesso Bella! - Dissi, allontanandomi e continuando a cercarlo.
Mi guardavo intorno, per cercarlo, e ad un tratto, mi apparve la sua figura girata di schiena.
Mi avvicinai sorridente e, prima di toccarlo per chiamarlo, notai che c'erano due ragazze davanti a lui. E non stavano facendo una chiacchierata fra amici.. No, anzi..
Spalancai gli occhi, che mi si riempirono subito di lacrime.
Emmett se le stava passando, e ora era impegnato con una delle due in un gioco di lingue molto udibile.. Misi una mano davanti alla mia bocca per non urlare e, quando lui mi notò, si staccò un attimo, mi fece un ghigno perfido e ritornò alla sua attività.
Mi sembrò che il mondo mi cadesse addosso come un infinito macigno nero di disperazione, dolore e ribrezzo.
Mi allontanai da li e mi misi a correre, con le lacrime agli occhi che comunque non sarebbero potute scendere, e continuai a correre, e a correre, e a correre.. Mai avrei pensato che Emmett potesse essere capace di fare questo.. Mai.
Arrivai alla fine del bosco, vicino a una radura.. Se non fossi stata così, con il cuore a pezzi, forse mi sarei fermata a guardare incantata i bellissimi giochi di luce che la Luna faceva con le acque del piccolo laghetto che stava proprio al centro del grande prato, e mi sarei lusingata a guardare le lucciole che giravano allegre e tranquille intorno agli alberi, che in quel momento avevano i rami fioriti e davano un tocco irreale al paesaggio totale, e le mie mani sarebbero andate vicino a quell'acqua fresca, quasi gelida, e ci avrebbero immerso le punte delle mie dita sottili, fino a metà, e avrebbero giochicchiato con essa, creando piccole onde o mulinelli che mi avrebbero fatta sorridere. Ma tutto questo non poteva accadere, ero troppo impegnata a piangermi addosso e a imprecare contro di lui. Dio, lo odiavo a morte in quel momento, e il bello era che invece di smettere, lo amavo ancora di più! Due sentimenti contrastanti dentro di me, che combattevano senza tregua da qualche minuto, da quando era successo tutto. Mi incamminai lentamente verso il laghetto, con la testa bassa, gli occhi gonfi e rossi, e mi sedetti con le gambe sotto al sedere, guardando di scatto il cielo.
La Luna era li, immensa, non come quelle sere in cui la vedi, ma ti sembra lontana per quello che realmente è, ma era così grande che sembrava di stare in un sogno.. O meglio, in un incubo, visto quanto stavo male..
Mi sembrava di poterla toccare con un dito, di poterle parlare e mi sembrava anche che lei potesse rispondermi.
Perchè aveva fatto così? Perchè? Io lo amavo, pensavo che anche lui mi amasse ma fosse troppo timido da dirmelo.. E invece.. Era solo un grandissimo stronzo che si prendeva gioco dei sentimenti delle persone e le faceva stare male.
Ripromisi a me stessa che gliel'avrei fatta pagare, prima o poi.
A rendere "perfetto" quel momento ci si mise anche la pioggia, che mi bagnò completamente il vestito e mi sciolse il trucco e l'acconciatura, ma una cosa bella la fece: prese il posto delle mie lacrime, facendomi stare meglio, di sicuro.



Pov. Alice

Dio che bella voce che aveva quella ragazza. E la canzone poi.. Davvero fantastica.
Allegra non la sembrava però. anzi sembrava stesse per scappare da un momento all'altro.
In effetti, a guardare il viso preoccupato di Jasper c'era qualcosa che non andava.
Alla fine, fece partire le danze.. LA BACHATA! Feci un saltino di gioia, e sentii Jasper che rideva come un pazzo.
- Ti va di ballare? - Mi chiese, continuando a ridere e porgendomi una mano.
Oh mamma, mi sembrava di svenire, e annuii sorridendo e afferrandogli la mano delicatamente.
Cominciammo a ballare, in realtà ballavo io e lui mi seguiva un po' impacciato, ma con un bellissimo sorriso sulla faccia.
A una giravolta, vidi Rosalie correre via da Emmett, che stava.. Oh no.
Non ora. Non qui. NON DAVANTI A ROSALIE! Mi bloccai, facendo preoccupare immediatamente Jasper.
- Che succede Alice? - Mi chiese, guardandomi negli occhi.
Senza dire una parola, gli indicai la scena e vidi che serrò i pugni e strinse la mascella. Gli posai delicatamente la mano vicino al gomito e lui mi guardò negli occhi.
- Ci parlo io con mio fratello ok? Tu.. Beh, sai quello che è giusto da fare. - Dissi, poi ripresimo a ballare, anche se ci era passata la voglia non volevamo darlo a vedere, soprattutto Jasper aveva un aspetto che lo faceva sembrare un angelo vendicatore.
Il MIO angelo vendicatore.
Finì la canzone, e subito con uno sguardo ci allontanammo, ognuno verso la propria "meta".
Lo vidi sfrecciare fra gli alberi con un'espressione di rassegnazione, e poi sparire.
Mi misi a camminare decisa verso mio fratello, che ancora era impegnato in quell'attività che io letteralmente ODIAVO e quando lo raggiunsi lo investii.
- EMMETT! - Urlai, facendolo staccare da quell'oca starnazzante.
- Che diamine vuoi Alice?! - Mi chiese, incrociando le braccia al petto.
- Che diamine voglio?! Sapere che accidenti stai facendo! - Dissi, quasi sbraitando e facendo allontanare un po' le due, che comunque non mollarono la presa.
- Sto facendomi gli affaracci miei, ecco cosa, e non voglio che tu mi stia a controllare tutto il tempo chiaro?! - Mi disse, guardandomi negli occhi. Ringhiai e mi avvicinai a lui.
- E io non voglio che tu faccia soffrire una mia grande amica, alias sorellastra, in questa maniera! E voi due. - Dissi, guardando le oche. - Sparite se non volete una taccata in faccia! - Dissi, con la voce tagliete, e le sue sparirono all'istante.
Emmett mi aggredì.
- Alice accidenti! Ma farti i cazzi tuoi una buona volta no?! - Mi disse.
Gli mostrai i denti e lo feci zittire, poi me ne andai.





Angolino autrice: Bene, eccoci qui. Allora? Vi è piaciuto?! Spero di si! A presto! Alba97.






Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** L'amour.. ***


Ghf Hey! Ciao a tutti! Come state? Spero bene! Mi spiace se posto sempre con mostruosi ritardi, ma la scuola mi uccide letteralmente. Allora, in questo capitolo ci saranno tenerezze tra fratelli e due brutte cadute, ma scoprirete tutto leggendo. Allora, vi auguro una buona lettura!
P.S.: Ecco due mie altre storie, una l'avevo già postata, l'altra è nuova nuova:
I'm A Witch
They will be in love..
Se vi va, leggetele! ;) Buona lettura!


Pov. Rosalie


La pioggia aumentò ancora, facendo venire su dal terreno un odore di bagnato che mi piaceva davvero tanto.
I miei capelli erano fradici, i miei occhi erano contornati da un alone nero di trucco sbavato e il vestito era così tanto bagnato che mi faceva da seconda pelle.
Emmett.. Mi hai spezzato il cuore, di questo ne sei consapevole, e questo mi fa soffrire perchè ne sei contento, sono sicura che in questo momento gongoli nel sapermi ferita a morte..
Ma sono anche sicura di una cosa, che potrò avere tutta la famiglia contro, che potrei perdere Esme, Carlisle, mio fratello, ma che te la farò pagare, per tutto il male che mi hai fatto e che mi stai facendo in questo momento..
I miei pensieri si rincorrevano, uno dopo l'altro, e i miei occhi erano tornati azzurri, non dorati, azzurri, come li avevo da umana. Com'era possibile?
Mi ricordai della Leggenda che narravano le donne portoricane sui vampiri, quando io e Jasper eravamo ancora bambini, e cioè che con la Luna Piena anche alle creature non-morte veniva dato loro il dono del pianto; ancora non capivo come accidenti facevano a sapere queste cose, però ci avevano azzeccato, sentivo quelle calde lacrime rigarmi il viso, mentre nella mia mente le immagini di quei tre ancora mi vorticavano, furiose, come a voler rimarcare il fatto che lui mi aveva fatto quello.
Sentii dei passi, lontani, veloci e rabbiosi, che puntavano sul terreno con una tale forza che nessun animale, ne tantomeno umano, potrebbe avere.
Era un vampiro, e per la precisione era Jasper, lo avrei riconosciuto tra mille.
- Jasper che ci fai qui? - Mi alzai, nel preciso istante in cui lui si fermò vicino all'albero.
Mi guardò negli occhi, no era furioso!
- Rosalie, sono venuto a vedere come sta mia sorella. E a calmarmi, per evitare di prenderlo e staccargli la testa a morsi come un orrido predatore- Strinse i pugni, girando la testa di lato e lanciando un ringhio da brividi.
- Jasper, ascoltami bene. Lo so che sei mio fratello, che mi adori e che faresti di tutto per me.. Ma questa, è una storia fra me e lui, e lo so che tu hai l'istinto di proteggermi a ogni costo, come con Royce.. Però, stavolta è diverso, sono una vampira, lui è un vampiro, sono matura e sono pronta ad affrontarlo. Da SOLA.  - Dissi, tutto d'un fiato.
Mi guardò negli occhi ancora, solo ora mi accorsi che anche i suoi erano azzurri, bellissimi.
- Jazz.. I tuoi occhi.. - Dissi, sorridendo leggermente; si avvicinò all'acqua e si guardò, stupito.
- Allora erano vere.. - Disse, sorridendomi. Annuii e mi avvicinai a lui.
- Allora me lo prometti Jazz? - Gli chiesi; lui sospirò, rassegnato, poi annuì e mi abbracciò, stringendomi forte.
- Grazie Jazz.. Lo sai che riesco a difendermi da sola.. - Dissi, poi lo presi per mano e ci incamminammo verso casa.
- Ma sei sicura sicura? - Si girò verso di me, fissandomi intensamente negli occhi
.
- Si, Jasper, sicura sicura. - Sorrisi e avanzai verso la radura, guardandomi in giro confusa.
- Ma qui.. Dove siamo? - Gli chiesi, prendendo l'elastico dei capelli che lui aveva in tasca, perchè?!, e mi feci una coda alta, per evitare di prendere freddo alla schiena, mi dava fastidio.
.
- Non lo so.. - Disse, alzando le spalle e sorridendomi.
 Annuii e continuai a camminare, lentamente, mentre la pioggia continuava a cadere fitta sopra di noi, totalmente incuranti di questo.
Un improvviso fruscio, e poi un uccellino, non ho distinto bene che razza, ci sfrecciò davanti, provocandomi un sussulto e un gran trambusto fra i rami più deboli degli alberi al nostro fianco, alcuni si spezzarono addirittura.
- Che cos'era?! - Chiesi a Jasper, guardandolo negli occhi leggermente spaventata.
- Non lo so ma non temere Rosie.. Era un uccellino.. - Mi disse, continuando a camminare come se nulla fosse. Ma a me sta cosa non convinceva, non mi convinceva affatto.
Lo seguii facendo particolarmente attenzione a dove mettevo i piedi, ormai il terreno era fangoso e io avevo i tacchi a spillo, ovviamente non mi sarei fatta male ma già le scarpe erano da pulire a fondo, almeno non volevo rompere i tacchi o romperle nel davanti.
Di nuovo, quell'animale, quel volatile che ora non era più tanto piccolo, sfrecciò e lanciai un urlo visto che mi era passato a pochi centimetri dalla faccia.
Jasper si bloccò e si girò verso di me. - Rose che succede? - Mi chiese, preoccupato.
- Di nuovo.. Ma è come se fosse aumentato di grandezza, era molto più grande e vicino. - Dissi, con la voce tremante, e lui si avvicinò a me, circondando le mie spalle con un braccio e baciandomi la guancia.
- Stai tranquilla ci sono io qui con te. - Disse, mentre i suoi occhi vagavano alla ricerca di qualcosa, qualcosa di misterioso.
Mi strinsi a lui e ricominciammo a camminare, stavolta ero più tranquilla.
- Ma.. Jazz.. Visto che ci siamo sempre raccontati tutto, e visto che di me lo sai già.. A te piace Alice vero? - Gli chiesi, dopo un po', per rompere quel silenzio inquietante, con un pizzico di malizia.
Lo vidi girare la testa di lato, segno che non voleva far vedere a me la sua espressione, e ammutolire.
Sorrisi. - Jasper.. Non ti fidi di me? Sono tua sorella e poi lo sai, potrei anche aiutarti a conquistarla. - Dissi, sempre sorridendo,mentre lui si girava lentamente verso di me.
Anche se non serve.. Pensai; Alice era innamorata persa di lui, e lui di lei. Oddio che nervoso, loro erano una coppia meravigliosa e si amavano entrambi alla follia, che invidia! Potesse essere stato così anche con me ed Emmett..
Lo vidi tentennare, di sicuro stava cercando le parole giuste.
- Si.. - Si arrese. - Mi piace da impazzire, potrei dire anche che la amo, se non fosse che tu non ci crederesti. - Disse, con aria sognante, guardando davanti a sè.
Lo guardai sorridendo, poi gli baciai la guancia. - Jazz.. Sai, non ho mai visto una luce così nei tuoi occhi, e questo vuol dire che tu la ami davvero. E sono fiera di te. - Dissi, abbracciandolo forte, poi mni staccai e guardai in alto, la pioggia non cessava e ormai eravamo entrambi bagnati marci.
Sorrisi, tenendo gli occhi ben aperti verso il cielo, e Jazz prendendomi per mano ricominciò a camminare, guidandomi.
Continuavo a guardare il cielo, le nuvole lo rendevano strano, ma era pur sempre bellissimo.
Quando tornai a guardare davanti a me, intravidi la finestra di camera mia, con la luce fioca che fuoriusciva, e mi strappò un altro sorriso.
Cominciai a correre e raggiunsi subito la casa, seguita poco dopo da mio fratello.
- Jazz sbrighiamoci ad asciugarci, o Esme se ci vede così ci insulta in austroungarico antico! - Dissi, ridendo e togliendomi le scarpe per arrampicarmi fino alla finestra ed entrare in camera, prendendo un asciugamano e strizzando bene i capelli.
Sentii un tonfo leggero e capii che anche lui era entrato, così gli passai un altro asciugamano.
- Ok, io vado di là, a domani, buona notte sorellina. - Mi disse, poco dopo, dandomi un bacio sulla fronte e uscendo silenziosamente.
Attesi che chiudesse la porta e mi tolsi il vestito, con un sospiro, mettendolo sul poggia abiti e andando in bagno, a fare una doccia e asciugarmi per bene.
Tornai in camera e ripresi il vestito, sospirando nuovamente, e lo appesi ad asciugare per bene, mi stava a cuore e sperai non si fosse rovinato troppo.
Presi della biancheria pulita, la indossai e mi misi anche la vestaglietta, non mi serviva ma mi faceva sentire più "in orario" con gli umani.
Tirai giù le coperte e mi ci misi sotto, accoccolandomi bene al cuscino e chiudendo gli occhi, così facendo le mie emozioninegative tornarono a galla facendomi stare di nuovo male, così mi misi a sedere e portai una mano alla testa, spostando una ciocca di capelli.
Il temporale continuava, sempre più forte, e ora c'erano pure tuoni e lampi a concludere la bella serata. Sbuffai, alzandomi scostando in malo modo le coperte. Mi affacciai alla finestra e rimasi li, per un tempo indefinito, a osservare come i lampi precedevano i tuoni,  come doveva essere.
E un paio di fringuelli, che si riparavano dalla piogga scrosciante in un buco fatto da un altro animale, come doveva essere.
E sentivo Esme pulire il salone, con il mio udito sensibilissimo, come doveva essere; papà leggere i suoi tomi di medicina, come doveva essere;  Alice allenarsi a fare passi ancora più difficili, come doveva essere; Jasper ascoltare musica dall'Mp3, come doveva essere; Bella e Edward parlare tranquillamente, in cucina, lei davanti a una tazza fumante di caffè, lui con una sacca di sangue in mano, come doveva essere; Emmett non lo sentivo invece, forse i miei sensi si rifiutavano categoricamente di percepire i suoi movimenti, il suo profumo, come avrebbe dovuto essere, ma il mio cuore implorava altro, il contrario.
Che fare, seguire la ragione o il cuore?




Pov. Bella

Edward era di fronte a me, a sorseggiare con gusto del sangue animale, e nel frattempo chiacchieravamo tranquilli.
Era da quando era iniziata la festa che si era avvicinato a me, e mi parlava e si comportava da gentiluomo con me, un piccolo sospetto lo avevo ma non ci facevo molto caso. Perchè farmi tanti problemi quando il ragazzo che mi piaceva da impazzire era a pochi cm da me?!
Ripresi a sorseggiare il caffè, erano solo le undici di sera e non avevo sonno, meglio così.
- Allora mi stai dicendo che tu a quindici anni hai minacciato un tuo compagno che aveva allungato le mani di staccargli i gioielli di famiglia con una mano?! - Mi chiese per l'ennesima volta, da quando mi aveva chiesto qualcosa di strano e divertente sulla mia vita.
Annuii. - Si, e lui se l'è quasi fatta addosso! Io sono un osso duro cosa credi?! - Gli dissi, facendogli vedere un'espressione da dura e scoppiando a ridere come una scema assieme a lui.
- Si e sei troppo forte! - Mi disse, mentre si teneva la pancia e rdieva ancora, appoggiato al bancone della cucina.
- Anche tu Edward. - Gli dissi, sorridendo e sorseggiando ancora caffè. Chissà Rosalie.. L'avevo vista correre via dopo aver cantato e Alice mi aveva riferito che aveva avuto un problema con Emmett e che Jasper l'aveva raggiunta.
Non mi ero preoccupata molto anche perchè non era sola, ma ora ero curiosa di sapere se era tornata a casa e come stava.
Magari avrei fatto un salto in camera sua fra poco, pensai.
Edward nel frattempo aveva finito la sacca. Nel frattempo, mi misi a controllare il calendario.
Oggi era.. Il 24. IL 24?! OH NO! Impallidii, facendo preoccupare Edward.
- Bella che hai? - Mi chiese, preoccupato e reggendomi prima che potessi cadere.
- Domani! - Dissi, guardandolo negli occhi. - Domani mi verrà il ciclo! - Dissi, impaurita. Ero puntuale come un orologio svizzero e.. ERO IN UNA CASA PIENA DI VAMPIRI! Lo vidi incupirsi, poi sospirò.
- Bella, io credo che per te sia arrivato il momento di diventare come noi, prima che sia troppo tardi.. - Mi disse, serio, guardandomi negli occhi.
Lo fissai sbigottita. - Cosa?! E che cosa dovrei fare scusa?! - Gli chiesi, infastidita.
- Dovresti farti mordere.. Lo faccio per il tuo bene.. - Mi disse, poi si avvicinò a me. Lo lasciai fare, prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Mi fece inclinare la testa, scostò i miei capelli e avvicinò le sue labbra alla giugulare.
Deglutì, poi aprì la bocca e affondò i canini nel mio collo, facendomi urlare. Chiusi gli occhi, sentivo tutte le mie energie sparire e dirigersi verso un punto preciso, dove Edward stava mordendo.
 Mi afferrò in tempo, prima che crollassi a terra come un cadavere, urlante per il dolore.
Allora era così che si erano sentiti mamma, Emmett, Alice e tutti gli altri..
L'ultima cosa che sentii, era la voce spaventata di mia madre e quella rasserenante di Carlisle, vicino a me, poi, vidi il buio e fiamme che mi avvolgevano, sembrava di stare in un forno crematorio.



Pov. Alice

Passo avanti, indietro, destra, salta e passo incrociato indietro. E di nuovo. Giravolta, salto e spaccata. Presi un secondo fiato, mentre la canzone sfumava alla fine, e mi sedetti sul tappetino della palestra.
Si udiva solo il mio respiro, e il ronzio quasi piacevole dello stereo che andava avanti, a eseguire ciò per cui era stato creato.
Mi sdraiai, fissando qualche minuto il soffitto a braccia aperte, ancora con il fiatone per tutta la ginnastica fatta.
Ero neonata dopo tutto, ancora dovevo abituarmi totalmente.
Un istante, e mi alzai in piedi, pronta a ricominciare l'allenamento.
Mi avvicinai allo stereo e infilai un CD nuovo, con canzoni miste e perfette per la classica.
Mi misi al centro della pista, di legno, e mi accucciai, mettendo un piede in punta, pronta per saltare.
La canzone partì, e con lei io cominciai a ballare, provando nuovi passi o migliorando quelli vecchi, e continuando così per minuti, un po' per rabbia, per sfogarmi e un po' per amore represso.
(Adele - Rolling In The Deep)
Continuai a ballare, sempre più rabbiosa e violenta con me stessa e con quello che mi circondava, quando notai Emmett fuori dalla porta.
Mi arrabbiai ancora di più, e mentre facevo un salto in alto mi sconcentrai un istante, fatale, facendomi perdere l'equilibrio e cadere a terra, con un urlo.
Emmett corse subito da me, tirandomi su lentamente, mentre la mia faccia era contratta in una smorfia.
- Alice stai bene? Hai fatto un belo volo! - Mi disse, guardandomi in faccia e spostandomi i capelli da sopra gli occhi.
Mi misi in piedi a fatica, poi lo scostai malamente.
- Sto benissimo grazie. - Dissi, risentita, poi misi in pausa la canzone e mi aggiustai alla bell'e meglio la tutina da ginnastica e i capelli.
Emmett sembrava dispiaciuto, ma dopo quello che aveva fatto mi avrebbe dovuto pregare per avere il mio perdono!
- Eddai Alice non fare così.. - Mi disse, prendendomi delicatamente il braccio.
Mi girai verso di lui e sospirai. - Emmett.. Lo sai che odio queste cose, e sai anche che le voglio molto bene.. Quindi, ti chiedo una cosa.. Non farla più soffrire! - Gli dissi con la voce decisa. - Se non la ami, ok, ma non farla soffrire. - Mi guardò confuso.
- Ma io ho fatto così proprio perchè l'amo! - Replicò, guardandomi come se avesse detto che aveva sete.
Lo guardai sbigottita. - Ma sei scemo?! MA TU SEI SCEMO?! Lei si è dichiarata! - Gli urlai contro, quel ragazzo era totalmente idiota!
- Si, a Jacob! - Disse, guardandomi ferito. Sbarrai gli occhi, erano quasi fuori dalle orbite. Aveva frainteso..
- Ma no, sciocco! Lei Jacob non lo sopprta. Era indirizzata a un'altra persona.. Più vicina a me di quanto tu non possa credere.. - Gli dissi, tentando di farglin capire che enorme sbaglio aveva commesso.
Lui rimase a pensare un attimo, poi mi guardò impallidendo e spalancando gli occhi ogni secondo di più.
- Non dirmi che.. - Mi disse, portando le mani fra i capelli. Annuii desolata e lui si diede dell'idiota da solo.
- Il tuo solito maledetto vizio di non pensare pima di agire e nemmeno provare a vedere altre opzioni, lo vedi che devi sforzarti?! - Gli dissi, guardandolo negli occhi.
- Rimedierò al più presto, Alice. - Mi disse, deciso. Scossi la testa decisa e feci ripartire la canzone, riprendendo a ballare.
Emmett rimase a guardarmi per qualche minuto, poi se ne andò.
Di nuovo sola.. Pensai, sorridendo e riprendendo il ritmo di prima, provando a fare un passo più difficile.
Salto in alto e..
- Alice! Edward ha trasformato Bella in vampira! - La voce soave di Jasper mi distrasse, facendomi cadere di nuovo, da un'altezza maggiore, con il solito urlo.
Mi corse vicino, guardandomi preoccupato.
- Oddio Alice stai bene?! - Mi chiese, tirandomi a sedere lentamente. Sbuffai.
- Fino a tre secondi fa si, ora un po' meno ma passa.. - Dissi, massaggiandomi la parte dolorante con una smorfia.
- E siamo a due.. - Dissi, sbuffando e buttandomi giù, guardandolo da basso.
- Scusa Alice.. Non volevo.. - Sembrava mortificato, e gli sorrisi.
- Non ti preoccupare, l'hai fatto per una buona causa e poi sono un vampiro, niente piagnistei! - Dissi, tirandomi su e aspettando che lui facesse lo stesso.
Poi, mi resi conto davvero delle parole di Jasper, corsi in cucina, guardando Bella, fra le braccia di Edward, che la stringeva, la coccolava e le baciava i capelli, per proteggerla.
- Che teneri che sono.. - Dissi, guardandoli trasognante.
- Già! - La voce ancora più soave di Jasper mi fece sobbalzare.
- Dico mi vuoi uccidere?! - Dissi, guardandolo negli occhi e ridendo. Scoppiò a ridere.
- Scusa Alice.. Non credevo di essere così silenzioso! - Disse, ridendo ancora di più e andando a sedersi sul divano.
Stavo per seguirlo, quando la mia gola ricominciò a bruciare, facendomi bloccare, e misi le mie mani attorno al collo, ringhiando.
Jazz sospirò, guardandomi. - Alice, se vuoi andiamo adesso a caccia.. Potrebbe essere pericoloso aspettare ancora, fra meno di otto ore andiamo a scuola, e potresti essere un pericolo.. - Mi disse, alzandosi e avvicinandosi alle scale.
- Vado solo un secondo a cambiare la maglia, che a questa ci tengo, poi andiamo ok? - Annuii, sorridendo e togliendomi la giacchetta, rimanendo con la canottiera che usavo per ballare e mi corsi a cambiare i pantaloni, mettendo i leggins. Tornai giù, trovando Jasper che mi attendeva.
ODDIO MIO! Era a petto nudo! A PETTO NUDO! Dio che fisico perfetto.. Con quegli addominali perfetti, che formavano una tartaruga che faceva venire pensieri tutt'altro che casti, i pantaloni leggermente a vita bassa, dove sputava una striscia dei boxer bianchi che indossava, immaginai.
Dio che pensieri! Menomale che Edward era di là con Bella, se no si sarebbe scioccato..
Lo raggiunsi, lentamente, tenendomi di nuovo la gola e facendo un altro ringhio, con una smorfia.
Mi posò una mano sulla spalla e aprì la porta, facendomi uscire in fretta. Aveva smesso di piovere, e le nuvole erano sparite, lasciando spazio alla Luna, che apparve ancora più bella di prima. Sorrisi e lo attesi.
- Andiamo alla radura, li ci sono molti cervi ed è zona di caccia. - Disse, poi cominciò a correre, e lo affiancai, superandolo dopo poco.
Era normale la cosa? Non lo so, ero proiettata alla visione paradisiaca del suo fisico da urlo in quel momento..



Bene, spero vi sia piaciuto! A presto! Alba97.











Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** La caccia promette sempre bene! ***


Buonasera ragazzi! Come state? Spero bene! Eccomi qui con un altro capitolo di questa ficcy! Ora si che ne vedremo delle belle! Non vi rompo con tutte queste chiacchiere e vi lascio al capitolo! Buona lettura!




Alice



Certo che, a detta degli altri, cacciare era semplice, ma in realtà non lo era per niente!
Ogni venti metri beccavo un ramo più basso e mi graffiavo e per saltare addosso a UN cervo ci mettervo mezz'ora perchè si accorgeva sempre di me!
E infatti Jasper doveva prenderli per me, se no non ne avrei preso nemmeno uno!
Ne aveva presi ben sei in dieci minuti esatti! E io li avevo bevuti tutti, mi sentivo strana, era particolarmente brutto uccidere quelle bestie, ma era il ciclo della vita e anche noi dovevamo mangiare, in un modo o nell'altro.
Alla fine, sazi entrambi, decidemmo di fare un giro nel bosco, era ancora presto e ci avremmo messo poco a tornare a casa.
Continuavo a guardarlo di sottecchi, era così bello che mi toglieva il fiato.
Arrivammo in un punto della foresta dove bisognava saltare un piccolo torrente.
Jasper lo saltò per primo, con l'agilità di un vampiro, ma per quanto potesse esserlo, secondo me erano comunque rozzi, gli altri.
Fissai un punto davanti a me, presi la concentrazione giusta e saltai il torrente facendo una spaccata in aria perfetta. Atterrai di punta, sotto lo sguardo di Jasper. Sembrava incantato, ma non volevo farmi illusioni inutili.
- Wow Alice.. Sembravi un angelo.. - Mi disse, avvicinandosi e facendo un accenno al volermi prendere le mani.
Mi morsi esplicitamente il labbro inferiore, mi sentivo dentro come un fiume di emozioni che scorreva veloce, facendomi sentire in subbuglio.
Mi sorrise dolcemente e si allontanò di un passo, facendomi venire una fitta allo stomaco.
Non devi allontanarti! Non devi!
Mi avvicinai io, di un passo, arrivandogli a pochi centimetri dal viso. Lo vedevo agitato, come se dovesse dirmi qualcosa ma non ne aveva il coraggio.
- Jazz.. Qualcosa non va? - Gli chiesi, guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo ammaliante.
Lo vidi deglutire un paio di volte, poi prendere un lungo respiro.
- Si.. C'è una cosa che non mi va.. - Mi disse, iniziando ad avanzare verso di me e facendomi così indietreggiare, lentamente, come preda e predatore. - E sai cosa? Il fatto di mentirti, il fatto di non dirti davvero quello che ho qui. - Si toccò il petto, dove un tempo batteva il cuore.
Continuava ad avanzare, e io a indietreggiare, non spaventata, non timorosa, solamente in attesa che lui parlasse.
- Perchè non sono mai stati un bugiardo, e nemmeno ora lo voglio essere. - Arrivai con la schiena contro un albero, lui mise entrambe le mani appoggiate alla corteccia vicino alle mie braccia, come per impedirmi di fuggire. Che ne avesse paura? Non sarei mai fuggita da lui, mai.
- E mi sentirei uno stupido, a continuare questa farsa, a fare finta di nulla, come se in verità non succedesse nulla, come se fosse tutto normale, come se ti considerassi come una sorella, o un'amica.. - Continuò, mentre i suoi occhi diventavano pian piano neri e il suo viso si stava avvicinando al mio, lentamente, un po' titubante forse.
- E perchè non mostrarmi uno stupido totale, rivelandomi per quello che sono, rivelando i mie veri sentimenti, quello che ho dentro di me, che mi implora da giorni di uscire ed essere urlato al mondo intero, perchè.. - Disse, quando un tuono rimbombò nell'aria e ci fece sussultare a entrambi, ma tornai immediatamente a perdermi nei suoi occhi.
- Continua, ti prego.. - Dissi, in un sussurro, piegando lievemente la testa di lato e sorridendo impercettibilmente.
- Perchè io ti amo Alice, ti ho sempre amata, dal primo istante in cui i miei occhi videro te, capii che tu sei la donna perfetta per me, capii di aver appena incontrato la persona che mi potesse rendere felice con ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo respiro.. - Lo interruppi, posando un dito sulle sue labbra perfette, e con un sorriso dolcissimo avvicinai le mie labbra alle sue, che le catturarono con dolcezza, unendoci in un bacio mozzafiato.
Qualche istante dopo, ci staccammo a fatica, e gli gettai le braccia al collo.
- E perchè non lo hai detto subito? - Gli chiesi, guardandolo negli occhi felice.
- Perchè avevo paura di non piacerti, di ricevere un tuo rifiuto che mi avrebbe spezzato il cuore, mi avrebbe fatto impazzire.. Ma prima ho preso coraggio e te l'ho detto, consapevole del fatto che se mi avessi rifiutato mi sarei criogiolato nel dolore, ma questo non è successo.. Non è così? - Mi chiese, sapendo già la risposta, poi mi baciò di nuovo, con dolcezza, la sua lingua tracciò il contorno delle mie labbra e io le dischiusi, permettendo alla mia di raggiungerla e di rincorrersi, in un gioco fatto di passione e amore.
Sentii le sue mani scorrere sulla mia schiena nuda, e le mie già vagavano sul suo petto, ma ci staccammo, ansanti, prima di non riuscire più a farlo.
- Jazz.. E' meglio se torniamo a casa.. - Dissi, in un sussurro, vicino al suo orecchio, e lui mi prese in braccio, baciandomi per l'ultima volta, poi mi mise giù e sorrise.
- A me basta stare insieme a te, e sono felice.. - Mi disse, prendendomi per mano e cominciando a camminare.
Gli sorrisi, era troppo dolce!
Cominciammo a correre, vicini, verso casa, scambiandoci qualche sguardo sfuggente, saltando ruscelli, roccie, ma rimanendo uniti, come avremmo fatto sempre.





Rosalie

Ero ancora affacciata alla finestra, immersa nei miei pensieri, quando un fruscìo proveniente dalla foresta mi destò, e vidi Alice e Jasper che tornavano da caccia, ma erano strani, si guardavano in un modo speciale e.. Oh mamma, Jasper l'aveva appena baciata!
Non dirmi che.. Corsi subito di sotto, quasi volando giù dalle scale, e mi fiondai in giardino, ancora in vestaglia, raggiungendo i due piccioncini, che ancora non si erano staccati.
Non si erano nemmeno accorti di me, così mi avvicinai a loro di soppiatto e mi misi di fianco a loro, dando un colpetto di tosse e facendoli sussultare e voltare di scatto, con le facce terrorizzate.
Risi, guardandoli in viso. - Cos'è, sono così brutta? - Dissi, incrociando le braccia al petto.
- No, affatto, ma sei vuoi che tua sorella non crepi di infarto non farlo mai più! - Mi disse Alice, ridendo assieme a me.
- Sorella? A me pare qualcos'altro.. Che so, cognata? - Le dissi, guardandola con malizia.
Jazz mi fulminò con lo sguardo. - Ti prego, non cominciare Rosalinda. - Mi disse, alzando gli occhi al cielo e stringendo possessivamente a sè Alice, per un fianco.
- Non chiamarmi Rosalinda, sai che non lo sopporto. - Gli dissi, seccata, e feci per andarmene, quando Alice mi fermò per un braccio.
- A me va bene anche cognata. - Mi disse, con un sorrisino innocente, poi si staccò un attimo da Jazz sorridendogli amorevolmente e mi abbracciò, stringendomi forte.
- Gracias, querida.. - Mi disse, poi mi sorrise. - E' l'unica cosa che ho imparato di spagnolo, non provare a dirmi altro perchè non ti capirei. - Mi disse, poi rise.
Scrollai il capo. - E' chiaro il concetto. Vi lascio piccioncini, non fate troppo gli sporcaccioni, se no ci denunciano per disturbo della quiete pubblica, conoscendo te. - Dissi, guardando Jasper negli occhi e, con un ghigno malizioso stampato in faccia, li lasciai in mezzo al cortile, a baciarsi di nuovo con passione, e me ne tornai in casa, sul divano.
Accesi la Tv, davano un programma dove facevano scherzi ai passanti che non volevo perdermi.

Avevo le lacrime agli occhi, da quanto avevo riso. Erano davvero divertenti le reazioni dei passanti quando scoprivano di essere stati burlati e in quel modo un po' mi sfogavo.
Avevo posato il telecomando vicino a me, e quando mi venne voglia di cambiare canale, non lo trovai più. Abbassai lo sguardo per cercarlo, poi mi sentii una presenza dietro e mi girai di scatto.
Era Emmett, e aveva in mano il telecomando. Spense la Tv e posò il telecomando su un tavolo vicino all'ingresso, poi tornò da me.
Girai la testa dall'altra parte, mentre sentivo che la rabbia stava salendo a livelli incredibili.
- Rosalie, possiamo parlare un att.. - Mi parlò, ma gli urlai contro.
- Cosa vuoi ancora da me?! Io con te non parlo. - Dissi, poi feci per andarmene, quando mi sentii afferrata per un braccio e mi sentii girare, verso di lui, che aveva stretto la presa su di me.
Provai a scrollarmelo di dosso, ma non ci riuscii.
Avvicinò l'altra mano alla mia guancia e io, senza pensarci un attimo, gli mollai un sonoro ceffone in faccia, correndo in camera e chiudendomi dentro a chiave.
Che provasse a entrare, lo avrei conciato per le feste!





Eccoci arrivati alla fine del capitolo. Allora, Jasper finalmente si è dichiarato e ora.. Sono scintille! Alla prossima. Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Ti sgozzerei! ***


ddsdsdsdsdsssdsdsdsd Ragazzi. Chiedo perdono. çç Non avevo tanta ispirazione, e ho avuto un brutto periodo. Ma sono tornata, più carica che mai! So di avervi fatto aspettare tanto, ma ora ecco il capitolo pronto! Spero vi piaccia, recensite numerosi! Alba97.



Rosalie

Emmett mi aveva seguita, sentivo la sua presenza dietro la porta. Ma non osava entrare, forse aveva capito che non scherzavo. Meglio così, forse. Anche se ora avevo la curiosità a mille su quello che mi voleva dire, il mio orgoglio era troppo grande per permettermi di andare da lui a parlare. Lo avrei fatto, forse, più avanti e con più calma. Oggi, no di certo. Mi sedetti sul letto, tirando un sospiro. Perchè doveva essere tutto così complicato? La vita non la era già abbastanza da sè? Dovevano essere commessi questi sbagli, evidentemente.
Sentii un leggero tonfo contro la porta. Sempre lui. Aveva appoggiato la sua testa contro la porta. Era ostinato, ma io di più. Non mi sarei mossa di lì per nessuna ragione al mondo, e il mattino dopo sarei uscita dalla finestra. Tutto pur di vederlo il meno possibile. Ero masochista, eccome. Ma non volevo cedere, già stavo male per il fatto che lui non aveva afferrato il concetto, e anzi.
Ma che ci potevo fare?
Tirai giù le lenzuola e mi infilai sotto, dopo aver tolto il coprivestaglia che indossavo. Presi un libro e iniziai a sfogliarlo, superficialmente, pagina dopo pagina, senza interruzioni. La mia voglia di leggere era pari a zero, ma dovevo far passare il tempo in qualche modo, e avevo tutta la notte.

Una mezz'ora dopo, posai il mio libro sul comodino e mi guardai attorno. Non era servito a niente, stavo come un cane ugualmente.
Cercai il mio telefonino, in tasca non c'era, mi alzai velocemente per cercarlo nelle tasche della giacca.
Poi, l'illuminazione. - No, accidenti! - L'avevo lasciato sul bancone della cucina prima della festa, perchè già sapevo che non mi sarebbe servito.
Mi diedi una pacca in fronte da sola e sbuffai. Come potevo andare a prenderlo senza farmi vedere da Emmett?
Afferrai la vestaglia e feci per mettermela, poi cambiai idea e la posai di nuovo sul letto. Non m'avrebbe visto nessuno, no?
Aprii la finestra e imprecai ad ogni minimo rumore che proveniva dallo stipite, poi mi sedetti sul davanzale e con un balzo fui a terra.
Mi guardai attorno per vedere che nessuno fosse nei dintorni, ma per mia sfortuna mio fratello spuntò in quel momento dalla finestra e mi guardò sconvolto.
- Che cosa stai facendo lì!? - La sua voce era quasi isterica, ma gli feci segno di stare zitto e mi incamminai velocemente verso la porta d'ingresso.
Sbirciai dalla porta del salone; le scale facevano intravedere proprio la porta d'ingresso, e avrei dovuto fare molto velocemente per non essere vista. Mi avvicinai alla porta e posai una mano sulla maniglia. Era fredda, lucida e ricoperta da una vernice dorata.
Chiusi gli occhi e respirai a lungo e profondamente: il freddo era ciò con cui avevo condiviso gran parte della mia vita, anche se avevo vissuto accanto a mio fratello ero fredda, una non-morta, ma nemmeno da umana avevo provato un grande calore.
Avevo avuto l'onore di provarlo solo due volte, nella mia lunga ma ancora breve esistenza: la prima, quando entrammo a far parte della nostra attuale famiglia, la seconda, quando incontrai lui.
Ma a volte il calore brucia, ed era quello che mi era accaduto, sfortunatamente. Il freddo aveva sempre fatto parte di me, ma non mi piaceva affatto vivere nel freddo, era bello sentire un po' di calore, era bello sentirsi amati almeno una volta.
Sospirai, e aprii velocemente la porta, prima di farmi prendere da una grande malinconia, la chiusi e mi infilai velocemente in cucina, afferrai il mio cellulare dal bancone e mi misi in ascolto.
Jasper era in camera sua, e sentivo che Alice era con lui. Non sapevo esattamente cosa stessero facendo, ma una fitta arrivò dritta al mio cuore, vi posai sopra una mano e mi sedetti per terra, vicino al lavandino, sentendo tutto il freddo del marmo addosso a me. Non avrei provato dei brividi, non potevo. Odiavo me stessa e ciò che ero, odiavo il fatto di non poter piangere per sfogo, odiavo il fatto di non poter dormire per poter evitare momenti scomodi, odiavo il fatto di non poter condurre una vita come tutti, perchè ero diversa.
Forse gli altri non avrebbero pensato così, ma io sì. Avrei preferito condurre una vita da umana, andare a scuola come tutti, non ripetere sempre gli stessi anni, costruirmi una famiglia, veder spuntare le prime rughe attorno agli occhi e alla bocca, e sì, avrei preferito morire accanto alla persona amata, non mi piaceva quella vita, ogni emozione era triplicata, e anche quelle negative. Non c'era modo di alleviare la sofferenza, non c'era modo di cambiare nulla di me. E la cosa mi uccideva, lentamente.
Sospirai nuovamente, mi alzai e mi avviai verso il corridoio, scordandomi completamente il fatto che Emmett era ancora davanti alla porta di camera mia e non mi aveva vista uscire.
Sgranò gli occhi e si alzò in piedi all'istante, fissandomi. - Rose, ti prego, fammi spiegare. - Allungò le mani verso di me, ma mi scansai e tentai di entrare in camera mia. Che stupida, l'avevo chiusa a chiave prima di uscire dalla finestra!
Trasalii e lasciai la mia mano sulla maniglia, mentre di sottecchi vidi che Emmett quasi gongolava.
Mi guardai attorno e sperai con tutto il mio cuore che Jasper, per sbaglio, avesse lasciato la porta aperta. Corsi e provai ad aprirla, inutilmente.
Mi girai e cercai di scappare, ma Emmett mi apparve davanti e andai a sbattergli contro, per poco non caddi a terra. - Rose.. - Sussurrò, e mi guardò dritto negli occhi. Sentii gli occhi bruciare, e probabilmente divennero lucidi, ma cercai di non darlo molto a vedere. - Rose non piangere, ti prego.. Non piangere. - Si abbassò fino ad arrivare con la mano vicino al mio viso, sospirò e mi sfiorò delicatamente la guancia con due dita, ma lo scostai bruscamente e mi alzai, iniziai a scendere le scale imperterrita.
Mi sentii afferrare il braccio con forza, stavo per replicare ma mi sentii voltare e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Deglutii impercettibilmente, fissandolo e tentando di reggere il suo sguardo.
Era così bello, da togliere il fiato, ma non potevo cedere, non mi facevo sopraffare nemmeno da lui, anche se mi costava molta fatica.
- Non puoi andartene così, almeno ascoltami! - I suoi occhi si fecero neri e la sua stretta aumentò.
Tentai di divincolarmi, ma non riuscii. Così, finsi di cedere e lo dovetti seguire fino in camera sua, non mollava la presa e ovviamente ogni resistenza era vana.
Mi fece entrare e chiuse la porta dietro di sè. - Siediti. - Il suo tono era deciso, ma non cattivo, nè arrogante. Però non ammetteva repliche.
Rimasi in piedi, per ripicca, e lui sospirò. Si sedette sul letto, di fronte a me, e mi fissò per un po', prima di iniziare a parlare.
- Ascolta, quello che hai visto alla festa, io non.. - Fu allora che sbottai. - NON ME NE FREGA NIENTE DI QUELLO CHE HAI FATTO ALLA FESTA! - Stavo urlando, e anche se gli altri mi avessero sentita non me ne importava, doveva sapere quanto mi aveva ferito con il suo gesto. - PUOI FARE QUELLO CHE TI PARE, EMMETT, NON MI INTERESSA! - Un groppo alla gola mi impedì di continuare, Emmett si alzò e si avvicinò a me. - Non dire così, calmati per favore.. - Il suo tono si era addolcito, ma non mi lasciai intenerire. - Buona notte. - Alzai i tacchi e me ne andai, tornando in camera mia nella stessa maniera in cui riuscii ad uscire: passai dalla finestra. Mi rintanai sotto alle coperte, e maledii per l'ennesima volta il mio essere vampira.


Riuscii, in qualche modo, a passare l'intera notte senza doverlo vedere di nuovo, e il mattino dopo mi sentii un'altra.
Tutta la notte ero rimasta a pensare, a cercare di rimuovere dalla mia mente l'immagine di Emmett che si passava quelle due, il rumore che producevano, le sensazioni orribili che mi avevano accompagnata da quel momento fino al mio ritorno a casa, e anche dopo.
Ci ero riuscita, anche se temporaneamente. Ma sapevo che sarebbe durato poco, molto poco.
Aprii il mio armadio e scelsi un top e un paio di leggins, uscii da camera mia e mi diressi verso la cucina, dove sapevo che sia mio fratello che lui mi attendevano, ma stavolta non sarebbe stata una passeggiata evitarlo. Soprattutto a scuola, quel giorno avevamo molte ore in comune.
Entrai in cucina e mi sedetti al tavolo, osservando distrattamente la french sulle mie unghie.
Lui era di fronte a me, mi fissava, sentivo il suo sguardo su di me, correva, dalla testa ai fianchi, e giù.
Jasper entrò poco dopo, con la faccia scura. - Rosalie, se ti sento urlare così un'altra volta ti uccido, lo giuro. - Non era serio, ma il suo tono mi fece intuire che l'avevo distratto in un momento delicato...
Risi, mi sarei fatta spiegare tutto più tardi, e mentalmente e psicologicamente mi preparai a passare un'intera giornata con lui.


Spero vi sia piaciuto, a presto! Baci.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Io, ignara sfortunata. ***


Boh o.o Salve a tutti! Eccoci con un altro capitolo, siete pronti?! Buona lettura!
Tutti i commenti a fine capitolo (:



Alice

Jasper continuava ad accarezzarmi i capelli, e io mi ero accoccolata contro di lui e sarei rimasta così per sempre. Ci eravamo trasferiti in camera sua per stare più tranquilli, visto che subito Rose ci aveva scoperti.. Accidenti, in quella casa era quasi impossibile tenere nascosto qualcosa per più di cinque minuti!
- Al, sei pensierosa.. Tutto bene tesoro? - Mi lasciò un leggero bacio sui capelli e afferrò delicatamente la mia mano, intrecciando le sue dita con le mie.
- Sì, Jazz, stavo solo pensando a come dire agli altri che ora stiamo insieme. - Lo guardai e gli sorrisi, strinsi la sua mano e gli baciai una guancia.
- Non preoccuparti di quello tesoro mio, ci sarà tempo. - Mi baciò dolcemente, e stava per approfondire il bacio quando si staccò bruscamente e si alzò di scatto. Lo guardai preoccupata. - Jazz, che succede? - Mi appoggiai con le ginocchia sul letto e lo guardai.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Apriìla finestra. - Cosa ci fai lì fuori?! - Oddio sembrava sconvolto, la sua voce era quasi isterica. Tornò dentro e notai che aveva gli occhi sbarrati. - Ma cosa succede?! - Lo scrollai per le spalle e lui mi fissò. - Rosalie è in giardino mezza nuda e si aggira come una ladra in casa sua. Ma non è niente di che, no no! - SI sedette sul letto e fissò davanti a sè con lo sguardo perso. Mi stava seriamente preoccupando quel ragazzo.
Mi avvicinai alla porta e la aprii lentamente, sbirciai fuori e vidi che Emmett era davanti alla porta di Rose, in silenzio, la testa appoggiata contro il legno e lo sguardo vuoto.
Ma che avevano tutti?! Bah, apatici. Tornai dentro e guardai Jasper, non si era ancora mosso. Sbuffai sonoramente. - Jazz, o fai qualcosa o ti lancio una scarpa, e ti assicuro che un tacco 14 non fa piacere! - Si alzò immediatamente e mi raggiunse sorridendo nervoso. - Ti prego non farlo! - Mi catturò fra le sue braccia e mi tenne stretta, tentai di liberarmi ma era troppo forte, lo guardai e gli feci una linguaccia. Non l'avessi fatto! Mi fece una faccia da finto arrabbiato e cominciò a farmi il solletico. Cominciai a ridere e a dibattermi, mentre lentamente stavamo raggiungendo il letto. Ci caddi sopra, e lui sopra di me continuava a farmi il solletico, rideva con me, e in quel momento, anche se l'avrei volentieri strozzato, era tenerissimo. Smise piano piano di solleticarmi, e appena mi fui calmata mi baciò dolcemente, ricambiai immediatamente il bacio e lo approfondimmo quasi subito, non temevo che lui potesse non riuscire a fermarsi.
Le sue mani mi accarezzavano dolcemente il viso, le mie erano fra i suoi sofficissimi capelli, mi ci sarei persa, erano così.. perfetti!
Scese a baciarmi il collo e vi lasciò qualche morsetto, il gioco si faceva serio..
Le sue mani lentamente scesero, sfiorarono il seno e continuarono sempre più giù, le infilò sotto alla mia canottiera, accarezzando intensamente i miei fianchi.
Le mie, correvano sui suoi pettorali, dio che fisico! Sembrava finto, e invece no, era tutto suo! Mi sfilò la canottiera e tornò a baciarmi, stavolta con foga, quant'era sexy!
Afferrò una mia gamba e io la allacciai alla sua vita, percepivo qualcosa, ma non capivo bene se lo era, o no.
Stavo per capovolgere la situazione, ma lui si interruppe inaspettatamente, facendomi mugulare. Mi sorrise e mi fece un buffetto sulla guancia, poi fissò la porta. Che succedeva?
Sentimmo un urlo. Era Rosalie, e potevo scommetterci tutta la mia collezione Gucci che stava litigando di nuovo con Emmett, ma stavolta era una litigata seria. Ci alzammo immediatamente dal letto e uscimmo, notai che anche gli altri erano usciti a vedere cosa stava succedendo.
La mamma era davanti alla porta della camera di Emmett, e stava per bussare, ma Carlisle la raggiunse e le disse che dovevano risolvere da soli, erano capaci di farlo.
Così, tornammo in camera. Jasper era appoggiato al muro, e mi fissava sorridendo. Accidenti, ma dovevano urlare proprio in quel momento quei due? Oh, secondo me non avevano bisogno di litigare, ma di una bella ripassata fra le lenzuola, ecco cosa!
Sentimmo bussare alla porta, Edward entrò e, dopo avermi guardata negli occhi per un istante, scoppiò a ridere. No, quella casa era piena di pazzi, lo dicevo io! Lo guardia esterrefatta. - Edward, cosa.. - Lui mi interruppe, continuando a ridere. - Credo anche io che abbiano bisogno di una ripassata! - Lo guardai e risi con lui, accidenti era vero!
Jasper ci fissava scioccato, e mi avvicinai a lui per scoccargli un sonoro bacio sulle labbra, continuando a ridere. - Piccioncini, vi lascio divertire.. - Edward uscì dalla camera con un sorriso malizioso stampato in faccia e gli lanciai un cuscino prima che chiudesse la porta.
Mi girai verso Jasper e gli gettai le braccia al collo, baciandolo dolcemente. Lui mise le mani sui miei fianchi e ricambiò il bacio, stringendomi contro di lui.
Non so bene quanto tempo rimanemmo così, potevano essere secondi, come minuti, come ore, ma quando ci staccammo vidi che era già mattino, e in un'ora saremmo andati a scuola.
- Ammazza, se il tempo con te passa così in fretta, ringrazio il cielo di essere una vampira! - Lo baciai di nuovo e lo guardai. - Jazz, vado a prepararmi, sai perfettamente quanto tempo mi ci voglia. - Mi sorrise dolcemente. - Anche se con uno sforzo disumano, ti lascio andare tesoro mio, ci vediamo di sotto. - Lo baciai un'ultima volta e uscii, la tentazione di stare con lui tutto il tempo era forte, ma la mamma e Carlisle ci avrebbero uccisi!


Rosalie

Bella ancora non si era trasformata completamente, ma non sentivo i suoi urli; Edward era rimasto con lei e molto probabilmente non sarebbe venuto a scuola quel giorno.
Alice scese le scale fischiettando una melodia, e Jasper la guardò arrivare e la raggiunse, la prese fra le sue braccia e la baciò dolcemente.
Dio, che odio. Mi stava forse provocando? Voleva farmi uscire di testa fino a che non gliele avrei suonate di santa ragione? Ci mancava poco. Mi alzai, quasi ripugnata, e dopo aver grugnito qualcosa contro quell'idiota di mio fratello presi la giacca e uscii, non volevo assistere un momento di più a quello scempio.
Oddio, infondo erano bellissimi loro due assieme, ma non mi smebrava il caso venire a baciarsi davanti a me. Cioè che cavolo!
Esme era in giardino e stava sistemando i fiori, eliminando quelli ormai appassiti, e quando mi vide smise immediatamente e mi raggiunse. - Rose.. io volevo dirti che ho sentito tutto ieri sera e... - Le posai una mano sulla spalla e mi sforzai di sorriderle. - No Esme, non preoccuparti, non fa niente. - Le diedi un leggero bacio sulla guancia e mi incamminai verso la macchina, appoggiandomi al cofano e aspettando che i tre uscissero di casa, in fretta magari.
Alice e Jasper erano avvinghiati quando uscirono, sembrava si fossero incollati a vicenda quel giorno, mentre lui stava uscendo a passi lenti e con lo sguardo basso, le mani infilate nelle tasche dei jeans e il cardigan blu che gli fasciava alla perfezione le braccia e il busto muscolosi, fin troppo.
Mi sembrava seriamente dispiaciuto, e forse non gli avrei tenuto il broncio ancora per molto, ma doveva restare ancora un pochino sulle spine, non ero così facilmente conquistabile!
Ed era anche sexy in quella posa, come se non lo fosse già di suo.. Rose! Smettila!
- Rose, oggi andiamo con la jeep di Emmett. - Jasper mi guardò negli occhi e vidi che una luce strana lo aveva invaso, molto probabilmente stava cercando di riavvicinarmi a lui. Dio l'avrei ucciso! Ma che razza di novità era quella? Di solito andavamo a scuola con la sua macchina, o al massimo con la mia, ma la jeep di Emmett proprio?! Sì, l'avrei volentieri picchiato.
Sospirai senza farmi sentire e mi avvicinai all'immensa macchina vicino a quella di Edward. L'avevo vista solo da lontano e non ci ero ancora salita, si vedeva che era grossa ma non così tanto!
Mio fratello ed Alice salirono sui sedili posteriori, intenti a non staccarsi ancora per un po'. Certo, tanto ero io quella sfigata.
Borbottai qualcosa e probabilmente Jazz mi aveva sentita, perchè mi guardò e fece un sorrisino bastardo che, molto volentieri, gli avrei cancellato dalla faccia.
Da quando ero così violenta? Non avevo mai pensato di fare certe cose al mio povero fratellino.. Ecco, tutta colpa sua, ovviamente!
Mi avvicinai alla portiera davanti e la aprii, indecisa. Poi sì, capii che era meglio lasciare soli i due piccioncini dietro, se non volevo beccarmi due che tubavano senza manco rendersi conto di essere in pubblico.
Mi sedetti sul sedile, non era tanto scomodo, meno di quanto pensassi, e mi tolsi la giacca, rimanendo in camicietta.
Oh no, accidenti! Mi ero accorta solo in quel momento di avere un reggiseno nero, e la camicietta bianca semitrasparente! Sbuffai e appoggiai il braccio alla portiera, nel preciso istante in cui Emmett salì e accese la macchina.
Spostò lo sguardo per un istante su di me, e notai che, per quanto si sforzasse, non riusciva a guardarmi negli occhi.
Dio, non avrei resistito ancora a lungo a lui, e lo sapevo. Forse anche lui ne era consapevole, e aspettava il momento giusto.
Rimasi immobile tutto il tempo, fino a scuola.
Quel giorno, forse qualcuno mi aveva maledetta o ero proprio condannata dalla sfortuna, avevo ben quattro ore con Emmett, comprese due di spagnolo, una delle materie che più amavo, ovvio.
Scesi velocemente dalla macchina e aspettai che gli altri mi raggiungessero, poi a passo quasi felino mi mossi verso l'ingresso e verso l'aula di Arte. Almeno quell'ora l'avrei passata con mio fratello, se non lo uccidevo prima, e a patto che non cominciasse a ripetere tutta l'ora quanto gli mancasse la sua Alice, o sarei schiumata sul serio.
Sì, quella sarebbe stata una giornata stressante.




Bene, questo è un capitolo diciamo in più, si collega molto a quello precedente ma è molto importante per la storia, spero vi sia piaciuto, recensite numerosi! A presto, Alba97.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Lezioni, risveglio e baci mozzafiato. ***


Finalmente! Salve a tutti! In questo periodo scriverò meno frequentemente per colpa della scuola -.- Allora, in questo capitolo... Ne vedremo delle belle! Siete pronti? Buona lettura!



Rosalie


Come non detto! Jasper continuava a parlarmi di quanto gli mancasse Alice, e di quanto fosse bella, intelligente, simpatica.. Avevo smesso di ascoltarlo da dieci minuti ormai.
Il professore stava spiegando, come al solito, la vita di un pittore che conosceva solo lui, e di cui avevo sentito già troppe volte i 'capolavori'.
Finalmente, poco dopo, ci affidò un compito e suonò la campanella, tutti si alzarono, compreso Jasper, ma io rimasi a rimuginare ancora qualche minuto, il professore stava sistemando le sue cose e mi guardava di sottecchi.
- Problemi d'amore, signorina? - Mi destò dall'immagine di Emmett con le mani in tasca in posa davvero troppo sexy, e se avessi potuto sarei diventata bordeaux.
- Ehm.. Beh.. - Ero imbarazzatissima, e lui ridacchiò. - Non si preoccupi, dalla mia bocca non uscirà nemmeno una parola. - Posò la cartellina piena di fogli che teneva in mano e mi si avvicinò. - Allora, mi racconti tutto, tanto abbiamo quindici minuti! - Lo guardai e sorrisi appena.
- Sono innamorata di un ragazzo, un giorno mi sono dichiarata a lui ma ha frainteso tutto e ha fatto una cosa che mi ha ferita, mi sono sentita una schifo, e mi ci sento anche ora, non immagina.. - Lui sorrise e mi posò una mano sulla spalla, con fare paterno.
- Vedrà, signorina, che se gli dà il tempo necessario saprà farsi perdonare... Sa come siamo noi uomini, tutto subito! - Mi fece un cenno di saluto e uscì dall'aula, con la sua valigetta sotto braccio.
Sì, forse aveva ragione, Emmett aveva solo bisogno di tempo. O forse ero io ad averne bisogno.
Mi alzai e uscii dalla classe, dirigendomi velocemente verso quella di spagnolo, o sarei arrivata in ritardo.
Feci per mettere piede dentro, quando vidi che anche un'altra persona lo stava facendo, e ci intralciammo la strada. Emmett: e chi se no?! - Scusami.. - Si scansò e mi fece passare, io a testa bassa lo superai e mi incamminai verso il mio banco.
Pochi minuti dopo, entrò la signorina Salvadores. - Buenos dias chicos! - Era una donna piacevole alla vista, probabilmente messicana, i capelli neri sempre raccolti in complicate acconciature e le gonnellone, sebbene un po' pacchiane, portate bene.
Guardò tutti i ragazzi presenti nell'aula per qualche istante, poi sorrise. - Oggi cambieremo i posti, per socializzare meglio. -  Il suo accento era marcato, ma le sue parole mi arrivarono come uno schiaffo. Come cambiare posto?! Io stavo benissimo vicino a Veronica, parlava molto bene lo spagnolo e riuscivamo a fare discorsi anche complicati, non poteva cambiare posto!
- Allora, facciamo così.. Rosalie, tu sei madrelingua, dovresti metterti vicino a qualcuno che ha difficoltà.. Mmh.. Il signor Cullen credo sia perfetto per l'occasione. - E continuò a cambiare posti, ma il mio cervello si era fermato a quel nome. ACCIDENTI! Con tutta la gente che aveva problemi con lo spagnolo, proprio lui?!
Emmett si alzò lentamente, e quando Veronica andò a sedersi al suo posto, si accomodò affianco a me. Rimasi in silenzio, non lo guardai nè tentai di parlargli in alcun modo.
Dopo pochi minuti, la prof continuò a parlare. - Maravilloso, ahora possiamo cominciare a dialogare in coppia, su un argomento qualunque, basta che facciate allenamento. Io mi assenterò per un quarto d'ora, quando torno sentirò qualcuno. - E uscì dall'aula, lasciandomi nel panico più totale.
Cosa potevo fare per evitare di parlare con Emmett? Ovviamente nulla, era inevitabile.
- Beh.. - Fu lui il primo a parlare, imbarazzato. Sospirai lievemente e appoggiai un gomito al banco, mi voltai verso di lui e cercando di evitare il suo sguardo gli feci una domanda qualunque, in spagnolo. Dovevo fingere che non mi importasse, anche se non era così, perchè solo così gli avrei fatto capire che.. No, non sapevo il perchè. Ma sentivo che era la cosa giusta.


- Bene ragazzi, ora chiamerò due persone e vorrei sentire un bel dialogo, claro? - Guardò sul registro, e con un sospiro sconsolato fermò gli occhi sopra a un nome.
- Ahi, señor Cullen, la sua media è bassa... Vuole tentare? - Nella sua voce c'era un tono interrogativo, e forse sperava che con il mio aiuto lui potesse migliorare almeno un po'.
Emmett annuì, quasi amorfo, e si girò nuovamente verso di me. - Perdono señora, estoy buscando el mercado principal, donde tengo que dirigirme? - Sbarrai gli occhi. Come aveva fatto a dire una frase così corretta se prima a malapena riusciva a salutare?
- Seguir recto y girar a la derecha en la primera. Usted no puede ir mal. - Il mio sguardo incrociò per un momento il suo, e fu una catastrofe.
L'insegnante era sbalordita, e per così poco! - Ahi, hermosisimo, bravo, davvero bravo! - E scrisse qualcosa sul registro. Spostai gli occhi verso il banco, ma sentii che quelli di Emmett erano ancora su di me. Smettila o ti salto addosso, smettila o ti salto addosso, smettila o ti salto addosso.. Non sarei riuscita a contenermi, nemmeno davanti ad un'intera classe.
- Bene, ora andiamo avanti.. Signor Marlow, vuole incantarci? - La lezione andò avanti, come sempre, spiegazioni che mi annoiavano, compagni che non capivano, la professoressa sempre più sconsolata, e lui che non tentava minimamente di guardarmi. Cavolo, non sapevo cosa volevo, non capivo più nulla, ero così confusa..
Passai entrambe le due ore a pensare, a riflettere e a osservare come Emmett, preso dalla concentrazione, si mordicchiava quasi automaticamente l'interno labbra, rendendolo ancora più sexy.
Smettila Rose, o lo consumi.. Non riuscivo a togliermelo dalla testa, inutile.



Alice

All'ingresso ci eravamo divisi, Rose e Jazz avevano lezione insieme mentre io avrei dovuto essere con Bella ed Edward, quindi rimasi sola in classe, insieme a tutti gli altri. Mi era ancora difficile abituarmi all'odore invitante del sangue, ma mi stavo lentamente ambientando in luoghi con tanta gente, e sarei resistita.
L'ora di storia era quella che più detestavo, non capivo a cosa servisse sapere tutte le date, forse se fosse stata un po' più divertente la cosa.. Ma parlavamo di storia, quindi non sarebbe mai potuta essere interessante.
Entrai in classe preparandomi mentalmente a un'ora interminabile, menomale che l'ora dopo l'avrei passata con il mio Jazz, e in più era Inglese, ed ero brava diciamo.
Mi sedetti al solito posto, vicino a una ragazza che avevo conosciuto poco tempo prima, Jessie.
Stava ripassando, anche se da quello che avevo visto era davvero brava. - Ciao Jessie, tutto bene? - Lei mi sorrise e chiuse il libro.
- Abbastanza, tu? - Annuii e posai il libro sul banco, e nello stesso istante entrò il professore.
L'unica cosa positiva di quella lezione era Jessie, che ogni tanto si metteva a discutere con il professore usando doppi sensi e facendo sganasciare tutta la classe. Ovviamente lui non li coglieva mai, e questa era la cosa più divertente.
Ma quel giorno era di pessimo umore, la cravatta nera e i pantaloni abbinati, quindi era meglio non scherzare con lui.
La lezione passò, molto lentamente, e mi accorsi di odiare storia più del solito.
Finalmente avrei potuto stare con Jasper almeno un'ora, un sollievo. Mi alzai in fretta, salutai con un cenno Jessie e quasi corsi verso il mio armadietto per prendere il libro di inglese, posare quello di storia con gioia e richiuderlo. Feci per precipitarmi verso la classe, ma ricordai solo dopo che da vampira non potevo correre tanto veloce o si sarebbero insospettiti.
Allora camminai lentamente verso l'aula, ero immersa nei miei pensieri quando.. Quelle due oche, tempo prima mi avevano 'minacciata', si stavano avvicinando a me con fare arrogante. Mi venne da ridere, non mi facevano più paura e non ero nemmeno come quel giorno, fragilmente distruttibile di mio.
Mi si pararono davanti, e io finsi di avere paura. Cercai di spostarmi e superarle, ma mi si pararono davanti. Ok, perfetto.
- Oh tappetta, quanto tempo! Probabilmente le nostre parole te le sei già dimenticate.. Non ricordi? Jasper è nostro! - E una fece per spingermi, ma le bloccai la mano e ghignai.
- Non credo proprio, tesoro. - Le scostai malamente il braccio e le superai trionfante e lasciandole basite.
Stavo per svoltare l'angolo, quando vidi spuntare il mio angelo. - Jazz! - Gli buttai le braccia al collo e lo baciai dolcemente, lui appoggiò le mani sulla mia vita e mi strinse a sè, ricambiando il mio bacio.
- Ehi piccola.. - Mi baciò di nuovo e mi prese per mano. - Andiamo a lezione? - Sorrisi a trentadue denti e annuii, facendolo ridere.
- Da quando ti piacciono le lezioni, folletto? - Lo guardai e sorrisi innocente. - Da quando tu sei in quella classe con me. -



Bella.
Il mio cuore batteva fortissimo, riuscivo a sentire il suono ritmato che produceva, e un bruciore quasi insopportabile invadeva il mio corpo,ma qualcosa mi impediva di urlare o muovermi minimamente.
Non ricordavo niente. Ero viva? Morta? Inferno, paradiso, purgatorio? Non vedevo l'ora di finire quello che avevo cominciato, anche se non avevo ben idea di cos'era.
Ma mi ricordavo di Edward, come potevo dimenticarlo? Speravo che lui fosse lì con me, ma avevo i miei dubbi.
Probabilmente era andato a farsi gli affari suoi, come tutti, e io ero rimasta sola in quel posto, ma dove accidenti ero?
Il cuore smise di battere improvvisamente, e sentii freddo. Ero forse arrivata alla fine della mia vita?
Vidi una luce, e quando aprii gli occhi vidi l'angelo più bello. Edward.
- Bella, sei sveglia finalmente.. - Si avvicinò lentamente a me e io mi misi a sedere, vedevo tutto più nitido, potevo distiguere tutti i granelli di polvere, la luce era più forte, la mia pelle brillava grazie ai raggi di sole che filtravano dalla finestra, e i miei occhi erano di un colore strano, lo specchio dell'armadio mi mostrava un'altra ragazza, non potevo essere io. E ovviamente, Edward era più bello che mai, un sogno.
La sua mano sfiorò la mia per un istante, poi lui la posò vicino alla mia gamba, e mi sorrise. - C'hai messo poco, sai? Come tuo fratello e tua madre.. - Gli sorrisi appena e spostai una ciocca di capelli dietro a un orecchio.
- Cos'è successo, di preciso? - Si avviicnò lentamente alla mia mano e mi fece scendere, mi portò davanti allo specchio e mi mostrò il riflesso. - Vedi quella bellissima vampira che guarda verso di noi? Quella sei tu, Isabella. - La sua voce era un sussurro, le sue mani stringevano appena le mie braccia e io ero appoggiata con la schiena contro il suo petto. - E vedi quel vampiro dietro di lei, che sta per correre un grande rischio? Quello sono io. - Il suo mento era ormai sulla mia spalla, il mio viso girato verso di lui e le nostre labbra separate da pochi centimetri. Mi sembrava di sognare, e forse era così.
Il suo sguardo era puntato nel mio, poi sulle mie labbra, e di nuovo. Se fossi stata umana, sarei arrossita da morire e probabilmente sarei svenuta, ma ero vampira per mia fortuna.
Improvvisamente, mi girò completamente verso di lui, afferrò il mio viso fra le sue mani e mi baciò, dolce ma irruente.
ODDIO EDWARD MI STAVA BACIANDO! Chefarechefarechefare?! Ovvio. Ricambiai il bacio e mi strinsi a lui, oddioddioddioddioddio non era un sogno, era tutto vero!




Ok, ci siamo quasi. Spero vi sia piaciuto il capitolo, recensite numerosi, a presto, Alba97!






Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Il fuoco brucia. ***


Rose e Emmett si riappacificano Salve a tutti! Eccoci con un altro capitolo, e stavolta... ne vedremo delle belle! Chi lo sa se Emmett e Rose chiariranno? Non vi resta che leggere.
Buona lettura, i commenti in fondo!


Alice

Io e Jazz stavamo per andare a lezione, quando il mio telefono suonò.
Lessi sul display e feci una faccia confusa: possibile che Edward mi stesse chiamando con il telefono di Bella?
Jasper mi guardò, ma prima che potesse farmi domande risposi.
- Pronto? - Lo guardai e aggrottai le sopracciglia. La voce non sembrava quella di Edward.
- Alice, stai andando a lezione? - Era Bella! Finalmente era una di noi!
Sorrisi a trentadue denti. - Bella! Sì, io e Jazz stiamo andando a lezione assieme, come mai me lo chiedi? - Adesso ero preoccupata, cos'era successo?
- Mamma dice che dovete tornare a casa, non ho ben capito perchè.. Rosalie ed Emmett sono lì con voi? - Presi la mano di Jazz e sorrisi. - No, loro forse sono già in classe, prova a dirglielo più tardi! - Ci salutammo e chiusi la chiamata.
- Che succede, folletto? - Jasper strinse la mia mano e mi stampò un bacio in fronte.
- Bella ha detto che dobbiamo tornare a casa, che facciamo? Andiamo adesso? - Mi guardò e alzò le spalle.
- Massì, andiamocene, tanto inglese lo stiamo parlando adesso e fra 50 anni ci stuferemo di sentire sempre le stesse lezioni. - Cominciò a camminare verso il senso opposto a quello di tutti gli altri, che ci guardavamo come fossimo pazzi, e lo seguii, uscendo dalla porta principale in pochi minuti.
- Scusa ma, amore torniamo a casa piedi?! - Lui mi guardò e sospirò. - Ci toccherà per forza tesoro, le chiavi della macchina le ha Emmett! - Sbuffai.
- La prossima volta veniamo a scuola con la mia macchina! - Mi guardò e scoppiò a ridere.
- Allora lasci che la accompagni fino a casa sua, signorina. - E in un attimo mi sollevò e mi aggrappai al suo collo con le braccia, mi baciò dolcemente e, dopo aver controllato che nessuno ci stesse guardando, cominciò a correre velocissimo verso il bosco.
Tutto attorno a noi sembrava scomparire ogni secondo più in fretta, come se fossimo in una bolla e fuori il caos.
Ma in realtà era diverso, il mondo era immobile e noi il caos. Non avevo mai messo in considerazione il fatto che eravamo noi ciò che mutava nel tempo e nello spazio, mentre tutto attorno rimaneva così, anche se temporaneamente.
E chissà quanti 'temporaneamente' avrei visto, visto che ormai ero una vampira.
Jasper mi posò a terra, e mi accorsi solo dopo di essere arrivata a casa in meno tempo di quanto mi fossi aspettata.
- Andiamo dentro princesa*, ci stanno aspettando. - Alzai lo sguardo e vidi che Carlisle era davanti alla vetrata e ci osservava.
Allora lo presi per mano ed entrammo in casa. Bella era seduta sul divano vicino ad Edward, e sorridevano come se stessero nascondendo qualcosa; lo sapevo perfettamente che quei due avevano fatto qualcosa, ma avrei indagato più tardi, a quattr'occhi. O forse qualche occhio in più.
- Perchè ci avete fatti tornare a casa adesso? - Jasper andò incontro a suo padre che ci aveva raggiunti e gli si piazzò davanti.
- Dobbiamo parlare a tutti voi, ed è una cosa che riguarda i vostri fratelli. - Emmett e Rosalie, eh? Ok, c'era da intuire, con quello che era successo la notte precedente di sicuro volevano fare loro una ramanzina coi fiocchi, o che altro?
- Sappiamo perfettamente che Emmett e Rosalie si amano alla follia, e noi siamo stanchi di sentirli litigare, o vedere che la famiglia è ancora spezzata, quindi abbiamo pensato a una cosa. - La mamma spuntò da dietro a Carlisle, con un sorrisino che non prometteva niente di buono. Per i piccioncini ovvio.
- E cosa avete intenzione di fare? - Edward fece capolino, appoggiato con i gomiti sulle sue gambe ma sempre vicino a Bella.
- Oggi noi fingeremo di andare da qualche parte, senza dire dove, e quando i due ci chiederanno che fine abbiamo fatto, con parole vaghe diremo loro di andare a casa. Se poi dovessero chiamare ancora, non rispondete per nessuna ragione al mondo. Probabilmente mio figlio non è così tonto da farsi scappare l'occasione, quindi li lasceremo risolvere in pace, da soli. E se troveremo la casa sfaciata, vorrà dire che andremo a due funerali! - Ma siamo sicuri che lei fosse davvero una madre, o era una ragazza incarnata nel corpo di una donna ormai adulta?
O vorrà dire che avranno risolto alla maniera di Emmett.. Edward mi guardò e cerco invano di non scoppiare a ridere, aveva letto i miei pensieri e probabilmente la pensava come me.
Però cavolo, era vero! Emmett probabilmente avrebbe cercato di riappacificarsi con Rose in qualunque modo, e a parer mio avrebbe fatto anche altro.. Ma non potevo giudicare, stavo con Jasper e, secondo un detto 'popolare', i latini sono i più calienti.
Che sia vero non lo so ancora, ma prima o poi testerò.
- Io e Carlisle più tardi andremo ad una convention fuori città, torneremo domani verso pranzo, quindi voi sapete cosa fare. - Mamma mi sorrise dolcemente e, dopo aver stampato un bacio a Carlisle, andò in cucina.
- Approfittatene oggi che vi ha fatto saltare scuola, da domani non potrete più! - Carlisle sussurrò appena noi ci avvicinammo tutti a lui e ci fece sorridere, tentava in tutti i modi di unire la famiglia e il fatto che quei due zucconi non avevano capito che si amavano alla follia lo infastidiva e, ovviamente, gli dava dispiacere, adorava sua figlia ed Emmett gli era molto simpatico.
- Che facciamo stasera? -  Carlisle, ovviamente io ero lenta, era già andato via ed eravamo rimasti solo noi quattro.
- Io vado a caccia, ho sete.. - Bella fece una smorfia e guardò fuori dalla finestra; quanto la capivo!
- Non ci andrai da sola, questo lo sai vero? -  Jasper la guardò e le toccò la spalla, e dentro di me crebbe gelosia. Non toccarla o ti strozzo, non farlo.
- Non andrò da sola, verrà qualcuno con me, ma devo andare per forza. E' già parecchio bizzarro essere un vampiro, almeno non fatemi uccidere nessuno! - Si alzò e si guardò attorno.
- Non pensavo ci fosse così tanta polvere.. Non ditelo alla mamma o diventa matta. - Scoppiai a ridere e la guardai. - Se le dici così ti prende a schiaffi, lei ama tenere pulita la casa lo sai! - Mi guardò e fece la linguaccia.
- Purtroppo lo so, quante volte ci ha detto di toglierci le scarpe prima di entrare perchè 'ho appena passato la cera'! - Risi più forte, e anche i ragazzi si misero a ridere.
- Guardate che vi sento, vipere! - Ci guardammo, improvvisamente silenziose, e trattenemmo altre risate prima che mamma venisse a dirci di tutto.
Anche se, infondo, era una mamma adorabile, non aveva mai fatto niente di male, mai uno schiaffo, pochi castighi ma meritati, sempre un sacco di attenzioni verso tutti e tre.
La mamma, quella vera, mi mancava, sì, ma lei aveva sempre cercato di farmelo pesare il meno possibile.
E mio padre? No, nemmeno un po'. So che non si dovrebbero dire certe cose, ma ero contenta che lui fosse in carcere, così non avrebbe dato fastidio a nessuno.
Edward lesse i miei pensieri, un'altra volta. - Ora pensiamo a cosa succederà oggi pomeriggio, ok? - Sorrisi e mi appoggiai a Jazz, che mise un braccio dietro alla mia schiena e mi fece accoccolare contro il suo petto, dolcissimo.
- Ragazzi ancora lì siete? Datevi una mossa, mancano meno di due ore alla fine della scuola e quando i due si accorgeranno che voi siete già a casa si infurieranno, sbrigatevi! -
Carlisle spuntò di nuovo dalla cucina, stavolta era pronto per uscire.
La mamma spuntò poco dopo, aveva raccolto i capelli in uno chignon basso e morbido, e stava d'incanto.
- Noi ora dobbiamo andare, il convegno ci sarà fra un po' di ore ma è lontano da qui, ci vediamo domani, e mi raccomando non fate troppi casini! - I due si presero per mano e uscirono insieme da casa, lasciandoci soli.
- Cosa facciamo, allora? -  Edward ci guardò impazienti, sapevo perfettamente che voleva rimanere solo con Bella. Ti ho beccato, Ed.
Lui sbuffò e io scoppiai a ridere, poi mi alzai.
- Bella va a caccia, ma non da sola. Io ho voglia di andare al cinema, voi non so. - Guardai tutti negli occhi, uno per uno.
- Io vado con Bella, non può andare sola e devo cacciare anche io, voi due? - Jazz mi si avvicinò, appoggiò le mani sui miei fianchi e io mi appoggiai al suo petto con la schiena.
- Noi due andiamo al cinema, poi a fare shopping e infine una serata in un posto speciale. -
Gli sorrisi e lui mi baciò una guancia.
- Che ore sono? - Bella si alzò e fece alzare anche Ed. - Sono le dodici e mezza. -
OH CAVOLO! I due sarebbero usciti in meno di un'ora: ma quanto passava veloce il tempo??
Allora corsi verso l'appendi abiti, presi la mia giacca preferita e mi feci raggiungere da Jasper.
- Forza andiamo, o ritarderemo! -  Uscii di corsa e vidi che Edward e Bella si avviarono verso il bosco.
Era un vero peccato non poter controllare le visioni, altrimenti avrei voluto subito sapere cosa avrebbero fatto quei due, e anche se Emmett e Rose si sarebbero scannati definitivamente o no. Mah!


Bella


Io ed Edward ci eravamo incamminati velocemente verso il bosco, quasi di corsa, e dovevo dire che la cosa era elettrizzante, eccome se lo era!
Ora potevo vedere tutto molto meglio di prima, gli odori erano più intensi e i colori più nitidi, e il panorama della schiena muscolosa di Edward era altrettanto perfetto...
La cosa particolare era che lui, pur riuscendo a leggere i pensieri di tutti, non poteva sapere cosa pensavo io.
Carlisle diceva che io avevo uno scudo mentale, anche se ci avevo capito poco, ma avrei cercato informazioni con calma, e con chi mi avrebbe potuto aiutare.
Raggiunsi Edward e gli sfiorai la spalla, lui si girò e mi sorrise appena; feci un ghigno e cominciai a correre più veloce di lui, sfidandolo.
Lui non si lasciò sfuggire l'occasione, e cerco di raggiungermi invano. Ero più veloce di lui, ebbene sì!
Scoppiai a ridere e continuai a correre, raggiungendo dopo un po' un posto incantevole.
Mi fermai di scatto, e così fece lui appena in tempo, prima di travolgermi come una furia.
- Dove siamo finiti, Ed? - Lo guardai e lo vidi sovrastarmi con il suo corpo. Mi inghiottì fra le sue braccia e mi strinse forte a lui.
- Probabilmente io sono in paradiso, perchè c'è un angelo qui vicino a me. - Mi rigirai fra i suoi arti e lo guardai fisso negli occhi, sorrisi appena e avvicinai il mio viso al suo, appoggiando poi il mento sulla sua spalla.
Le sue dita spostarono una mia ciocca di capelli dietro all'orecchio sinistro, il suo sguardo percorreva il mio viso lentamente, fino alla giugulare, il collo, il petto...
- Sei bellissima. - Sussurrò, facendomi sciogliere. Infilai una mano fra i suoi capelli e avvicinai le mie labbra alle sue.
Il suo respiro si infrangeva su di esse, facendomi rabbrividire. Era una visione mozzafiato, il suo sguardo cupo ma pieno di passione e la sua mascella contratta in una smorfia quasi impercettibile.
Il rumore dell'acqua di sottofondo era piacevolissimo, scorreva lenta dal ruscello al laghetto che avevamo raggiunto, le foglioline si muovevano assieme alla leggera brezza fresca di un autunno inoltrato, e cominciavano a cadere sempre più, anche se il bosco era ancora rigoglioso.
- E mi sto totalmente, incondizionatamente innamorando di te. Lo so che può sembrare stupido, e probabilmente non è così per te, però.. - Lo zittii con un'occhiataccia.
- No, ti prego, non cominciare con la storia che io non ti ricambio. - Poi, avvicinai ancora di più le labbra alle sue e le sfiorai, così lui riuscì a catturarle in un bacio che mi lasciò stordita.
Le sue labbra si incatenarono con le mie, e subito chiese il permesso di accedere. Dischiusi leggermente la bocca per approfondire il bacio, come desideravamo entrambi, e mi sembrò di sognare.
I vampiri non sognano.
Continuammo a baciarci per non so quanto tempo, le sue mani che scorrevano sulla mia schiena lentamente, e le mie che si annodavano fra i suoi bellissimi capelli ribelli.
Mi ritrovai con il sedere contro ad un albero, e me ne accorsi solo dopo, non so darmi una spiegazione logica sul come eravamo arrivati lì.
Le mie mani si infilarono subito sotto alla sua maglietta, mentre la mia era già sparita da un pezzo.
Stava per sfilarmi il reggiseno, quando un odore così pungente e succulento mi colpì le narici e mi fece ringhiare.
Si staccò subito, a fatica, e mi guardò, così riuscii a notare le sue iridi completamente nere.
Un orso, poco più distante da noi, ci guardava minaccioso, e io balzai all'attacco.
Presi la mia maglietta e la diedi ad Edward, lui si appoggiò dove io ero poco prima e si preparò a vedermi cacciare la prima volta.
Prima volta. Un pensiero mi balenò in testa per un istante, ma lo scacciai e tirai fuori i denti.
L'orso grugnì, e si avvicinava sempre più a me. Con un agile scatto, gli corsi incontro e gli saltai al collo, azzannandolo alla giugulare e uccidendolo subito.
Mi faceva quasi pena farlo fuori, ma dovevo per forza.
Mi staccai poco dopo, lasciando la carcassa lì, e tornai da Edward.
- Sai che sei sexy quando cacci, Bella? - Mi guardò con un pizzico di malizia e lo baciai, mordendogli appena il labbro, poi mi staccai e scoppiai a ridere.
- E tu sei ancora più sexy con il sangue in faccia! - Allargò le braccia e mi fiondai, il suo profumo era tanto invitante...
Continuammo a cacciare così, a volte condividevamo la preda, altre semplicemente osservavamo come l'altro faceva.



Rosalie


Dai, su, ancora 20 secondi e sarebbe finito tutto, almeno per quel giorno.
- Cinque, quattro, tre, due, uno... - Sussurrai. La campanella avvertì l'intera scuola della fine dell'ultima ora, e per fortuna quel giorno non avevo altre ore. Mi alzai quasi di scatto dalla sedia, afferrai il libro mentre lo sguardo di Emmett, distante da me, mi seguiva come un'ombra.
Non riuscivo più a resistere. Quattro ore sono tante da sopportare, in più ci si metteva lui!
Ma almeno era finito tutto, e avrei rivisto gli altri e mi sarei calmata almeno un attimo.
Salutai il professore, che mi trattenne con parole che mi fecero insospettire.
- Signorina Hale, volevo dirle di fare gli auguri al signor Cullen e futura signora, ho saputo che a breve convoleranno a nozze. - Mi fermai e lo guardai un attimo confusa, poi sorrisi.
- Sì, finalmente mio padre ha trovato una persona a cui tiene molto e non si è lasciato sfuggire l'occasione. - Emmett mi superò e uscì, stavolta guardava davanti a sè per fortuna, e ringraziai il prof che, dopo due anni di immensa noia, mi aveva salvato da una situazione sgradevole.
- Bene, sono davvero contento per lui, lo conosco da qualche anno e so che è un brav'uomo. - Mi congedai con un sorriso e uscii dalla classe.
I corridoi erano vuoti, si sentivano solo i miei passi e quelli di qualche altro alunno ritardatario o di qualche prof troppo preso da discorsi veramente impensabili da rendersi conto che era finita la giornata lavorativa.
Cominciai ad incamminarmi verso l'uscita e nel frattempo presi il telefono e chiamai mio fratello.
Uno, due, tre squilli. - Pronto? - Sembrava che quel ragazzo stesse aspettando la mia chiamata, mi ero trattenuta così tanto?
- Jazz, dove sei? - Mi guardai attorno e notai che un'insegnante, sulla cinquantina, fissava un punto vuoto con un'espressione triste e una mela rossa in mano. Mi fermai. Mi faceva tenerezza, capivo perfettamente come si sentiva. - Jazz, prima di rispondere, manda un po' di allegria nell'area dove sono io, per favore. -
Pochi istanti dopo, la donna sorrise e addentò con gusto il frutto che aveva con sè.
Sorrisi e tornai a sentire mio fratello. - Io e Alice siamo usciti esattamente quattro ore fa, tu sei ancora a scuola? - No ma mi stava prendendo in giro?!
Se era uno scherzo, non faceva affatto ridere.
- Dai Jazz, finiscila di fare lo scemo e dimmi dove sei. - Lo sentii respirare pesantemente. Ma che stava succedendo?!
- Sul serio Rose, sono uscito ore fa con Alice e ora siamo molto lontani da scuola, tu torna pure a casa, non preoccuparti per noi, besos. - Chiuse la chiamata prima che potessi replicare. Oh, ma mi avrebbe sentita al suo ritorno a casa!
Raggiunsi l'uscita e mi guardai attorno. Se Emmett mi aveva lasciata lì avrei ucciso anche lui.
Ma, per fortuna o sfortuna, non sapevo come pensarla, lui era lì davanti alla jeep, appoggiato di schiena, braccia conserte al petto e gambe incrociate. Ma certo Emmett, metti anche un cartello con su scritto 'Violentami, Rose.' Sbuffai lievemente, ricambiai scocciata il saluto che quell'idiota di Tyler mi aveva lanciato e mi avviai alla macchina.
- Alice e Jasper non sono più qui da ore. - Emmett sbottò così, all'improvviso, dopo essersi messo al posto di guida. Mmh, davvero senza di te non ci sarei arrivata. Ero davvero una zitellaccia, sì. Da quanto tempo non ne vedevo uno? Mmh, troppo.
- Lo so, mi ha appena chiamato Jazz. - Quasi mi toccò arrampicarmi per arrivare al sedile, ma riuscii a sedermi comodamente.
- Che vuoi fare? - Si appoggiò sul sedile e inclinò la testa verso di me, con una smorfia che gli avrei cancellato dalle labbra a suon di baci.
- E cosa credi che voglia fare? Torniamo a casa. - Mi dispiaceva un po' trattarlo così, ma a volte sembrava mi stesse prendendo in giro.
Girò la chiave e mise in moto, ma non riuscii ad evitare di guardarlo, anche se di sottecchi.
Come faceva ad essere così estremamente bello? Le cose banali riusciva a farle sembrare stupefacenti, e anche lui lo era.
Quel suo profilo squadrato, come piaceva a me, era davvero perfetto, il suo sguardo sapeva essere dolce e provocante, ma sapeva anche far rigare dritto chi osava contrastare il suo cammino.
E il fisico, poi! Meglio lasciar perdere i commenti sul suo fisico quasi bestiale, era perfetto. Per me, almeno.
Nemmeno mi ero accorta di essere arrivata a casa. La macchina si fermò e Emmett scese, senza nemmeno aspettarmi.
Saltai giù e chiusi la portiera, poi mi fiondai dentro casa.
- Vado a farmi una doccia, non entrare in bagno per favore. - I miei pensieri erano tutt'altro che così, ma non glielo dissi.
Si sedette sul divano con una birra in mano (come faceva a berla da vampiro?) e fece cenno di aver capito.
Allora mi diressi verso il bagno comune, non avevo voglia di ritrovarmi chiusa in camera di nuovo.
Tentai di aprire la porta, ma era chiusa. Ma cosa..? Tornai in salotto. - Hai chiuso tu la porta del bagno a chiave? - Mi guardò confuso.
- No, perchè mai avrei dovuto farlo? - Si alzò e andò verso la cucina. Strano che non tentasse nemmeno di parlarmi, la cosa mi faceva preoccupare.
Decisi di non darci tanto peso e mi sedetti sul divano al suo posto. Ci stava mettendo davvero tanto, di solito in un attimo usciva.
Mi sentii toccare la spalla e mi girai di scatto, con gli occhi leggermente sbarrati.
- Io e te dobbiamo parlare, e lo faremo esattamente ora. - Mi si fiondò davanti e mi prese per un braccio, mi sollevò e strinse la presa; inutile cercare di divincolarsi, non ci sarei riuscita e anzi, mi sarei fatta davvero male.
Mi trascinò poco più in là e, dopo avermi messa in trappola, mi guardò negli occhi.
- Dobbiamo parlare di quel maledetto giorno in cui è cominciato tutto, e so già che voleranno parolacce e insulti ma non me ne frega un cazzo. - Ora si faceva volgare, quanto poteva provocarmi?
- Ah sì? Bene, allora sei uno stronzo, e sei pure ottuso, perchè ti sei passato quelle due stupide galline che non vedevano l'ora che tu te le portassi a letto. - Il mio tono di voce si alzò, e sapevo che era solo l'inizio.
- Sono io lo stronzo, o sei tu?! Io mi sono solo vendicato per quello che hai fatto tu! - Mi puntò un dito contro il viso. Voleva la guerra? L'avrebbe avuta.
- Non ti permettere, Emmett, non osare darmi della stronza, perchè se lo fai di nuovo ti giuro che ti.. - Mi trattenni, non volevo dare l'impressione della scaricatrice di porti.
- Mi giuri che tu..? Ti prego, non farlo, sto tremando! - Scimmiottò le mie parole, e finse di tremare. Mi stavo alterando, e mancava poco al momento in cui non avrei più resistito.
- Finiscila, stronzo! - Gli urlai in faccia, facendogli indurire lo sguardo. Oh-oh.
- Ripetilo, se hai il coraggio. - La sua voce si era fatta improvvisamente bassa e seria.
- Sei uno stronzo, stronzo stronzo stronzo! - Volevo le botte, probabilmente, o ero arrivata sul serio al limite.
Le sue mani si strinsero in pugni, e fremeva: era rabbia?
- Se solo osi toccarmi, ti giuro che è l'ultima cosa che fai. - E lo scansai, cercai di andarmene ma non riuscii.
Mi aveva afferrata per un braccio e mi stringeva fortissimo, mi stava facendo davvero male.
- Lasciami, idiota! - Cercai di divincolarmi ma non ci riuscii, e il risultato fu una stretta ancora più potente.
- Lasciami, mi stai facendo male. - Mugulai l'ultima parola, strizzai gli occhi per non urlare e tirai fuori i denti.
Mi lasciò, e mi allontanai come una furia. Ero tentata di ucciderlo, per quanto lo amassi.
Mi avvicinai alla porta di ingresso, ovviamente non c'era nessuno in casa e avrei raggiunto qualcuno al più presto, ma era chiusa.
No, era uno scherzo.
Mi girai e alzai un pugno, mirando alla sua faccia, ma la sua mano, con un gesto totalmente contrario a quello di prima, lo bloccò dolcemente. - Scusa, non volevo farti male, davvero. - Lo guardai e sbuffai, eh no così non va bene!
- Resta il fatto che sei ottuso, perchè non hai capito per chi era la canzone. - Assottigliai lo sguardo e attesi la sua risposta.
- Lo so per chi era, era per Jacob. - Strinse i pugni nuovamente e spostò lo sguardo di lato.
- Jacob? Piuttosto zitella a vita! - Strillai, dio sembravo un'oca peggio di quelle che erano a scuola.
- Quindi non era per lui? E allora per chi era? Edward? Sam? Per chi era quella dannata canzone? - I suoi occhi erano velati di una gelosia marcia, ma che idiota che era!
- Era per te, tonto! - Rimase basito, occhi spalancati e bocca socchiusa.
Bene, glielo avevo confessato. Ed ero pronta all'umiliazione.
Me ne andai di nuovo, ormai avevo intuito che qualcuno aveva chiuso tutte le porte per impedirmi di uscire o nascondermi da lui, certo, quindi la mia meta era il divano.
Ma non lo raggiunsi, nè tentai di farlo, perchè lui mi aveva sollevata da terra e mi aveva letteralmente sbattuta contro il muro, non voleva farmi male, nè umiliarmi.
La sua bocca era sulla mia, le lingue giocavano e ballavano una danza fatta di fuoco, le mani scorrevano su tutto il corpo, e finalmente aveva capito.
Il top che indossavo andò letteralmente in pezzi, i leggins fecero la sua stessa fine e la sua maglia anche.
Non poteva essere vero, era sexy da morire e gli avrei fatto di tutto in quel momento.
Si spostò dalle labbra al collo, e inclinai la testa all'indietro. I baci lì no, ti prego. Mi facevano uscire di testa.
Lo sentii fermarsi in un punto preciso, e probabilmente mi aveva lasciato un segno.
Le mie mani, intanto, erano arrivate al bottone dei suoi jeans e lo stavano slacciando con ansia, non vedevo l'ora di vederlo in tutta la sua bellezza.
Le mie gambe si attorcigliarono alla sua vita, e riuscii a sentire quanto mi desiderasse.
Tornò a baciarmi con ancora più passione di prima, mentre le sue dita giocherellavano con i gancetti del reggiseno.
Non lo sentii più addosso; le sue dita stuzzicavano il mio seno, e il mio respiro si mozzò all'istante.
Dio stavo impazzendo. Riuscii, con molta fatica, a slacciargli i jeans e glieli sfilai con i piedi, e feci lo stesso con i boxer. Oh mamma, non volevo crederci.
Quando si appoggiò contro i miei slip, un unico pensiero mi balenò in mente: ti prego, fallo.
Non sentii nemmeno quando me li strappò di dosso; ormai eravamo entrambi completamente nudi, e non vedevamo l'ora di riappacificarci come si doveva.
Erano giorni, forse settimane, che aspettavo quel momento.
Lo sentii entrare dentro di me lentamente, ma quando cominciò a muoversi sempre più veloce i nostri gemiti si unirono, e sembrava che la casa avesse preso vita con noi.
Sempre più veloce, credevo di morire in quel preciso istante.

Venimmo a tempo, lo sentii scaricare tutta la tensione accumulata in quei giorni dentro di me insieme ai suoi umori, e io feci lo stesso con lui. Il mio respiro, lentamente, si calmò, anche se non ne avevo il minimo bisogno, e il suo fece lo stesso.
Appoggiò la fronte contro la mia, era stravolto, lo capivo perchè la ero anche io, ma finalmente aveva capito che io amavo lui, e nessun altro.
Mi staccò dal muro e, come se fossi fatta di cristallo, mi strinse a sè delicatamente, rimanendo dentro di me.
Eravamo una cosa sola, sapevo di aver sbagliato e di essere stata esagerata, ma se l'effetto era quello l'avrei fatto altre mille volte.
Lentamente si avviò verso il divano, si sdraiò e rimasi sopra di lui, sorridendo beata.
Lo amavo, accidenti, e speravo che anche lui mi amasse.
Le sue mani, che erano rimaste attaccate alla mia vita, arrivarono fino al viso e mi tirarono giù, verso il suo.
Le nostre labbra si cercavano, e ci baciammo di nuovo, senza più l'esigenza di poco prima.
La Tv era ancora accesa, ma noi l'avevamo sovrastata di brutto. Così Emmett la spense, il discorso non era ancora finito.



Bene, spero vi sia piaciuto (non mi aspettavo di scrivere così tanto O:), recensite numerosi!
A presto, Alba97.








Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** C'è chi si innamora e chi va in crisi. ***


Declarations Salve a tutti! Come avete letto nel capitolo precedente, Rosalie ed Emmett finalmente hanno smesso di litigare in una maniera molto... bella. In questo invece, chiariranno definitivamente? Mentre gli altri, che fine hanno fatto? Lo scoprirete leggendo! Buona lettura!




Rosalie



Erano passati già dieci minuti da quando lui si era sdraiato sul divano, ma non aveva ancora pronunciato nemmeno una parola.
E io mi astenevo dal dire anche solo una sillaba, perchè mi andava bene così. Eravamo abbracciati, completamente nudi e lui mi guardava con ammirazione e tenerezza, mentre la sua mano percorreva i miei capelli con movimenti lenti e accurati.
Appoggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, respirando ampiamente il suo profumo dolce e allo stesso tempo pungente. Ma rialzai la testa, ascoltandolo.
Dovevamo parlare. Sì, aveva ragione, dovevamo assolutamente parlare.
- Rose, mi dispiace averti fatto del male. - E le sue dita si intrecciarono alle mie, mentre con l'altra mano sfiorava i leggeri segni che mi aveva lasciato prima, stringendomi troppo forte.
Il mio sguardo si abbassò, e finì sui miei polpastrelli, intenti a tracciare segni invisibili a me decisamente sconosciuti. Infondo lo sapevo che ne era dispiaciuto, sarebbe stato spregevole altrimenti, il male è cosa da evitare, soprattutto su una donna.
- E mi dispiace anche il fatto che tu abbia dovuto assistere a quello... - Si interruppe un attimo. A quello spettacolino poco dignitoso, riluttante anzi.
- A me dispiace averti insultato e averti trattato male. - Sussurrai, deglutendo rumorosamente. Per quanto lui fosse stato cattivo con me, io non la ero stata di meno.
- Probabilmente siamo pari, ora. - Sul suo viso si dipinse un sorriso appena accennato, mentre il suo indice scorreva tutto il mio profilo, fino alla giugulare. Si soffermò in quel punto, con lo sguardo puntato come su una succulenta preda e la bocca che fremeva.
Spostai una ciocca di capelli dietro ad un orecchio e sorrisi, potendo constatare perfettamente che lui non era ancora stanco, anzi.
- Rose, tu non sai quanto sia difficile per me dirti questo. - Mi sollevò per la vita e si mise a sedere, quindi mi avvinghiai di nuovo contro di lui.
- Ma da quando tu e la tua famiglia siete entrati a far parte della mia esistenza è cambiato tutto, anche il mio modo di vedere, sentire e percepire l'amore. - Avevo appoggiato la guancia sinistra sulla sua spalla, così da potermi godere tutte le parole che uscivano dalla sua bocca, e avevo posato la mano sul suo petto, dove fino a poco tempo prima il suo cuore batteva.
- Prima le ragazze per me erano un semplice passatempo, come se fossero degli oggetti divertenti e carini, poi quando mi stufavo li buttavo via, e solo ora capisco quanto sia sbagliato giocare con i sentimenti delle persone, l'ho provato sulla mia pelle e non è piacevole. - Ero rimasta in silenzio, e forse lui pensava che non lo stessi ascoltando: spostò i miei capelli da un lato e mi osservò, così sollevai la testa e lo guardai dritto negli occhi, aspettando che continuasse.
- So che forse non ci sarebbe più niente da dire, o non saremmo finiti in questa situazione, ma io vorrei che tu capissi quali sono i miei sentimenti per te. - E si interruppe di nuovo.
Era davvero così difficile per lui? Gli sorrisi e appoggiai una mano sulla sua guancia, che lui subito coprì con la sua.
- Se ciò che provi per me è ciò che provo io per te, mi basta. - Subito le sue labbra furono sulle mie, e mi baciò così tanto dolcemente, da farmi credere di trovarmi in un sogno, un bellissimo e incantevole sogno.
Ma non lo approfondimmo stavolta, o saremmo finiti come prima, e non volevo che succedesse di nuovo in salotto.
Così, con riluttanza, mi staccai dalle sue labbra, provocandogli un mugolio di protesta e facendomi ridere; mi alzai lentamente, e la cosa diede molto fastidio sia a me che a lui, e lo guardai.
- Andiamo di sopra? - Mi chinai a raccogliere i miei vestiti, e i suoi, e quando mi guardai attorno lui era sparito. La mia faccia confusa fu imparagonabile, ma decisi di prendermela con comodo e indossai nuovamente la biancheria, o almeno quello che ne restava. Non avevo praticamente più nulla con cui vestirmi, così rinunciai e portai le poche cose che rimanevano, e i brandelli del resto, di sopra con me.
Quando entrai in camera mia (le chiavi da dove erano spuntate?), lui era già sotto alle lenzuola, anche se coprivano praticamente il minimo indispensabile.
Il mio sguardo riuscì ad intravedere, ancora scoperta, la parte che più mi faceva ammattire di quel ragazzo: la sua perfetta V del peccato.
Ma subito guardai da tutt'altra parte, o stavolta lo avrei violentato sul serio, anche se la cosa gli avrebbe di sicuro giovato.
Andai a prendere un altro paio di slip, li indossai e mi sedetti davanti alla specchiera.
Appena alzai lo sguardo, notai che lui mi stava fissando, e sorrideva, come imbambolato. Abbassai il mio, ero per caso imbarazzata?
Feci finta di nulla, afferrando la prima cosa che trovai nella trousse. E cosa ne poteva uscire, se non un bellissimo rossetto color rosso sangue?
Lo rimirai fra le mie dita per qualche secondo, poi sorrisi e lo aprii. Intanto lui mi guardava curioso, voleva sapere cosa avessi in mente.
- Non preoccuparti tesoro, niente di pericoloso. - Mi passai il colore su tutte le labbra, con un movimento lento e, così speravo fosse, sensuale.
La sua reazione mi soddisfò particolarmente, visto che sbarrò gli occhi quasi sconvolto.
Posai il rossetto sul tavolino, dopo averlo passato una seconda volta, e lo richiusi, sentendo un Clac! di conferma.
Ruotai sullo sgabello e mi ritrovai girata verso di lui, che non smetteva di fissarmi.
Divaricai una gamba e sollevai l'altra, fino ad appoggiare il tallone sullo sgabello, e lo guardai sorridendo.
- Dunque Emmett... - Il mio capo si inclinò di lato, e il mio sguardo era puntato nel suo, tanto magnetico quanto eccitante.
- Io e te, cosa siamo adesso? - Le mie dita afferrarono una ciocca vagante di capelli e ci giocarono nervosamente, mentre sul suo viso apparve un sorriso sornione.
- Beh, se tu sei d'accordo, io e te ora stiamo assieme, giusto? - Sollevò il lenzuolo e si coprì fino all'ombelico, poi incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio.
- Sì, certo che sono d'accordo. - La vista mi si annebbiò per un istante, e quando tornò normale sembrava fossero passati parecchi minuti.
Emmett era in piedi, accanto alla finestra, completamente vestito di nero, e osservava fuori, le mani intrecciate dietro alla schiena. - Ora siamo soli, tesoro. - La sua voce era diversa, non sembrava nemmeno sua. Sembrava più basso, e meno muscoloso. Ma c'era qualcosa di famigliare, sebbene fosse spaventoso. Anche il suo profumo era diverso, sembrava l'odore pungente del pericolo imminente. Un tuono, da fuori, (non era sereno?) e quando si voltò verso il letto il sole sembrava completamente sparito. In un attimo mi ritrovai la sua mano al collo, e due secondi dopo ero sul letto, lui mi sovrastava, mi voleva fare del male, stringeva la sua presa con violenza e ferocia, ma non intravedevo il suo viso, fra i miei lamenti soffocati e i miei tentativi di liberarmi da lui. Indossava una maschera, probabilmente, perchè non riuscivo a vedere il suo viso, fino a poco prima così dolce e bello. La sua mano libera se la sfilò, o forse me lo immaginai, e cacciai un urlo di disgusto.
Mi coprii gli occhi con le mani, e quando li riaprii ero seduta sullo sgabello come prima ed Emmett era davanti a me, mi osservava preoccupato e l'unica cosa che lo copriva era il paio di boxer che probabilmente aveva recuperato dal mucchio di prima.
- Rose, stai bene? - Una sua mano esitava a pochi millimetri dal mio viso, probabilmente voleva appoggiarla sulla mia guancia, quindi la afferrai delicatamente e me la portai al petto, vicino al cuore.
Se fossi stata umana, sarebbe andato velocissimo, come un cavallo impazzito.
- Sei bellissimo, lo sai? - Sussurrai, a pochi centrimetri dal suo volto, sviando il discorso. Non gli avrei mai detto ciò che avevo appena passato, non avrei avuto il coraggio di raccontargli la mia storia, non ancora almeno.
Mi sorrise dolcemente e mi afferrò fra le sue possenti braccia, mi sentivo piccola accanto a lui, era davvero enorme; mi strinse delicatamente e con una mano mi accarezzò i capelli, ne annusò il profumo ed espirò lentamente.
- Tu sei la mia principessa, e ti proteggerò ad ogni costo piccola. - Mi sollevò e io mi aggrappai alle sue spalle, quindi finimmo sul letto con un tonfo sordo, avvinghiati l'una all'altro, come se il minimo distaccamento avesse potuto farci perdere.
Lui era appoggiato con la nuca alla testiera del letto, e un braccio sotto il collo lo sosteneva, mentre io ero accoccolata al suo petto, e il suo braccio mi avvolgeva e mi stringeva contro di lui con fare protettivo. Ci guardavamo, ci contemplavamo, e semplicemente ci amavamo.



Bella



Avevamo cacciato una quantità abnorme di sangue, avrebbe rifornito gli ospedali di tutta la periferia di Washington!
Però avevamo trascorso un pomeriggio incantevole, fra risate, schizzi di sangue sulla maglietta che mi avevano fatta impazzire e occhiate che dicevano tutto e niente.
Probabilmente sia Alice che Rosalie mi avrebbero uccisa, visto ciò che avevo combinato alla maglietta, ma poco m'importava, se non di poter stare con Edward.
Si stava facendo lentamente sera, e alcuni versi sinistri cominciavano ad echeggiare nel bosco, come qualche uccellino o piccolo animale che spostandosi fra gli alberi incappava in qualche ramo, e lo spezzava.
Edward era accanto a me, e camminavamo lentamente verso la fine del bosco, dalla parte opposta rispetto a casa nostra, avevamo il divieto di tornare per lasciare soli Emmett e Rosalie.
E a proposito, Ed era abbastanza scocciato perchè non poteva nemmeno leggere i loro pensieri, e io avevo dovuto spostare lo scudo su di loro per aiutarlo, o non sarebbe riuscito a evitare di vedere quello che stava succedendo.
Anche se forse ero curiosa più di lui, cercavo di distrarlo in qualche modo, per non fargli pesare la cosa.
- Ehi Ed, vediamo chi è più veloce fra noi due? - Mi parai di fronte a lui ed elargii un largo sorriso, e lui mi ricambiò con aria di sfida.
- Va bene, chi arriva per primo al confine del bosco vince. - Cominciò a correre prima che potessi accorgermene.
- Ehi, non vale così! - Lo inseguii velocemente, schivando tutti gli alberi che mi si paravano davanti; poco dopo lo superai, sentendo le sue imprecazioni, e scoppiai a ridere mentre mi avvicinavo sempre più alla meta.
Mancava ormai poco, ancora qualche passo... E ovviamente la vittoria era mia!
Mi girai per vedere se Edward fosse già arrivato, e me lo ritrovai addosso, sull'erba fresca che aveva attuito la caduta.
- Lo ammetto, hai vinto tu stavolta. - Alzò le mani in aria in segno di resa e sorrise dolcemente.
- E dimmi, cos'avrei vinto esattamente? - Lo guardai sorridendo e aspettai che si spostasse per mettermi a sedere.
- Beh, il premio lo devi scegliere tu, direi che è il minimo. - Allungò un braccio verso di me e io mi accoccolai contro di lui.
- Il mio premio sei tu, in realtà. - Appoggiai la mia fronte contro la sua e lo baciai dolcemente, mi ricambiò subito e mi strinse a sè.
- Erano anni, secoli che aspettavo di trovare la ragazza per cui il mio cuore sarebbe tornato a battere, anche se solo in senso figurato. Nessuna è mai riuscita a farmi innamorare, o solo attirare la mia attenzione; tu mi hai rubato ciò che pensavo di non avere, credevo che nessuna sarebbe mai riuscita a farlo. - Sfiorò il mio viso con l'indice e il medio e mi guardò dritto negli occhi.
- Ti amo Bella, lo sai? - Chiusi gli occhi e mi lasciai andare fra le sue braccia, con un sorriso emozionato sul viso.
- Anche io Ed, davvero tanto. - Mi baciò dolcemente, dopo aver sollevato nuovamente il mio viso, e approfondì subito il bacio, infilando la mano in mezzo ai miei capelli.
Mi ritrovai sdraiata in un istante, e la cosa non fece che giovarmi, ma nello stesso momento in cui la mia mano si intrufolò sotto alla sua T-shirt, il mio telefono suonò, facendoci staccare immediatamente.
Sbuffai scocciata, sembrava proprio che quel giorno non avremmo potuto essere in pace nemmeno un attimo.
- Qui Bella, chi parla? - La mia voce era frettolosa, e intanto Edward mi stava baciando lentamente il collo, facendomi sospirare pesantemente.
- Bells, sono Jacob, disturbo? - Non avrei potuto rispondergli male, quindi mentre la mia mano accarezzava i fantastici capelli del magnifico ragazzo che in quel momento era sopra di me scossi appena la testa.
- No Jake, che succede? - Inclinai la testa mentre Edward scendeva sempre più, facendomi mordicchiare il labbro superiore.
- Emily ha un'altra crisi, e stavolta nemmeno Sam è riuscito a calmarla. Ti prego Bells, ci serve il tuo aiuto. - Sapevo perfettamente che non avrei potuto rifiutare, tante volte era successo che Jacob avesse avuto bisogno di me in momenti del genere, e mi aveva raccontato tante volte delle crisi che Emily aveva, ogni tanto, anche quando lui era in un'altra città.
- Va bene Jake, fra mezz'ora sono lì. - Chiusi la chiamata, mentre Edward mi guardava con uno sguardo fra l'arrabbiato e il triste.
- Lo so Ed, nemmeno io avrei voglia di andarmene via, ma devo aiutare Jacob, Emily ha una delle sue solite crisi ed è peggio del solito. - Mi alzai, scostandolo delicatamente, e dopo essermi ripulita lo guardai.
- Però tu verrai con me, vero? - Si alzò e mi strinse da dietro per i fianchi, dolcemente.
- Non c'è nemmeno da domandare tesoro, non ti lascerei mai andare in un covo di mutaforma, magari anche su di giri, tutta sola. - Mi lasciò una scia di baci infuocati sul collo, poi mi prese per mano e ci incamminammo lentamente verso la riserva.
- E' tanto lontana da qui? - Scosse il capo e guardò in alto, ormai il sole era tramontato e il buio e le tenebre cominciavano a calare, mentre da lontano, infondo alla radura, si intravedeva una casetta poco illuminata, e un falò. Un fetore quasi insopportabile raggiunse le mie narici, provocandomi quasi nausea. Il tuo amico pulcioso, sempre gentil'uomo il mio Edward.
Un urlo, quasi soffocato, provenne da quella casa, e con un sospiro mi mossi più velocemente per raggiungerla in fretta.
Jacob era fuori dalla porta, e mi attendeva. Il suo viso era scuro, e altri due ragazzi erano con lui, avevano sentito il nostro odore probabilmente.
Edward mi guardò per un istante, indeciso sul da farsi, ma lo convinsi con un sorriso e raggiungemmo finalmente la casa.
- Bells, per essere un vampiro sei piuttosto lenta, sai? - Allargò le braccia e mi sorrise, così lo abbracciai stringendolo forte e gli feci una linguaccia.
- Jake, la tua puzza è così forte da aver rallentato i miei riflessi vampireschi. - Il suo sguardò da finto offeso mi fece ridere.
- Forza su, dimmi dov'è Emily. - Paul, dietro di lui, aprì la porta e mi fece cenno di entrare, ma vidi che Edward era rimasto fermo davanti alla soglia.
- Ed, che fai lì impalato? Vieni! - Embry lo fissò con una faccia disgustata, poi lo invitò ad entrare ed entrammo, ritrovandoci in un salottino accogliente ma, per mia sfortuna, impregnato del fetore dei lupi che ci circondavano. Le poltrone verdi erano disposte attorno ad un tavolino basso di legno, e sotto di esso un tappeto grigio gli faceva da sostegno.
Stavo per chiedere nuovamente a Jake dove fosse Emily, quando la sua voce rotta mi giunse alle orecchie. Mi guardai attorno, Edward era sul punto di vomitare ma si trattenne appena e mi trascinò verso una camera infondo al corridoio buio.
La polvere era sparsa ovunque e mi dava fastidio, da tanto tempo non pulivano.
- Jake, devi pulirla la casa ogni tanto, sai?! - La sua presa in giro mi giunse fino dall'altra stanza, nello stesso momento in cui la mia mano si posò sulla maniglia e la girò.
La stanza che mi si presentò era completamente diversa dal resto della casa: sia il letto che le tende erano di un rosso caldo molto piacevole alla vista, il tutto coordinato alle pareti.
Emily era sdraiata sulla parte sinistra del letto, il viso semicoperto dalle mani e i capelli sparpagliati sul cuscino, a formare una specie di ventaglio.
Mi voltai a guardare Edward, e lui mi sussurrò che mi avrebbe aspettato fuori; si chiuse la porta dietro e mi lasciò sola con quella povera ragazza.
- Emily, sono qui per parlare con te. - Mi avvicinai lentamente a lei e mi sedetti accanto alle sue gambe, guardandola dolcemente in viso.
Scostò le mani, rivelando un paio di occhioni color nocciola lucidi, e velati di un rosso che indicava pianto.
- Devi aiutarmi. - Si mise a sedere con una velocità che mi impressionò, e la sua mano si posò sul mio avambraccio, stringendolo lievemente.
- Che cosa succede? - La guardai e le feci capire che aveva il mio totale sostegno in quel momento.
- Io e Sam abbiamo appena passato un brutto periodo, e per questo i bambini mi hanno detto una cosa molto scioccante. - La sua bocca si costrinse in una smorfia e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime. Le strinsi la mano e la incitai a continuare.
- Mi hanno detto che non vogliono che io e il loro papà litighiamo, e mi hanno fatta sentire in colpa, perchè pensavano di essere la causa dei nostri litigi. Ma è solo perchè in questo periodo io sono molto nervosa! - Aveva cominciato a gesticolare in modo marcato, poi abbassò la testa e si coprì nuovamente la faccia con le mani.
Non sapevo che dirle, era una cosa spiacevolissima, ne ero certa, ma non avevo la minima idea sul cosa dirle. In più, i lupi erano fuori dalla porta ad origliare, ed Edward era con loro, e io ero nel panico. Poi, arrivò l'illuminazione.
- Emily, anche quando eri incinta dei bambini eri nervosa così? - La vidi impallidire e cominciò a fissarmi spaventata e tremante.
- Non stai dicendo che io... - Scossi la testa e mi alzai.
- Torno subito, resta qui. - Mi avviai verso la porta e la aprii, poi mi avviai verso il primo bagno e frugai nell'armadietto dei medicinali. Il bastoncino lo trovai quasi subito, era in bella vista davanti alle pomate contro le contusioni, a parer mio inutile, e dopo averlo nascosto in una tasca tornai in camera.
- Forza Emily, togliti tutti i dubbi e poi dillo a Sam. - Mi scappò un sorriso, mentre lei nervosamente si infilò nel bagno privato. Avevo lasciato la porta aperta, e quando chiamai Jacob urlando in un attimo fu lì.
- Chiama Sam e digli di raggiungerci a casa il prima possibile, e se si dovesse trovare in capo al mondo fregatene e obbligalo a tornare! - Si portò una mano alla fronte e scoppiò a ridere, poi uscì.

Angolino autrice: ed è con un ritardo pazzesco che vi saluto e spero vi sia piaciuto! La parte di Alice la vedremo nel prossimo capitolo, vedrete :3 A presto, recensite numerosi mi raccomando! Alba97.



 














Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Una giornata meravigliosa, se non fosse per... ***


Alice, Jazz, e tutti, 32° cap Salve a tutti! Sono di nuovo qui, con questo capitolo, e vi chiedo umilmente scusa se riesco a postare con tutti questi giorni fra un capitolo e l'altro, ma fra la scuola, i compiti e le altre FF il massimo che posso permettermi è questo, ma spero solo che voi possiate comprendermi!
Dopo questo appunto, vi assicuro che questo capitolo vi piacerà! Ora vi tocca solo leggerlo, i commenti sotto!
Buona lettura!



Alice


Io e Jasper eravamo quasi scappati fuori casa giust'in tempo, prima che arrivassero Emmett e Rosalie e ci scoprissero.
Mi ero portata la giacca, anche se sapevo che non sarebbe servita a nulla, ed eravamo saliti in macchina, diretti verso il cinema. Non avevo la minima idea del film che avremmo visto, ma non mi importava più di molto, mi bastava stare con Jazz, e il resto era futilità.
- Amore, sei silenziosa. Va tutto bene? - Il suo sguardo incrociò il mio per un istante, poi il suo volto rimase girato verso di me, e i suoi occhi concentrati sulla strada che scorreva velocissima. La sua mano era sul volante, e l'altra vicino al freno a mano, appoggiata come farebbe ogni umano rispettabile; peccato che noi fossimo vampiri.
- Sì, stavo solo pensando, a volte è così bello perdervisi in mezzo. - Il sorriso sbieco che comparve sul suo viso mi fece sentire fortunata, perchè quel ragazzo era mio, e lo sarebbe stato molto a lungo.
- E a cosa pensavi, piccola? - Le mie dita andarono a sfiorare il suo braccio, coperto dal tessuto morbido della sua felpona nera che aveva indossato a casa, prima di uscire, e poi la sua mano, che senza indugio strinsero delicatamente.
- A quanto io sia fortunata, ad averti, e a quanto sia felice di stare con te. - Lui si portò i miei polpastrelli vicino alle labbra e le sfiorò appena, con un gesto che mi fece intenerire all'impazzata.
- Io ho trovato te, l'unica persona realmente capace di farmi provare dei sentimenti che mi appartengono veramente, e che non sono lo specchio di ciò che vorrei provare o di quello che provano gli altri, ed è la cosa più bella che tu potessi farmi angelo mio. - I miei occhi, lucidi, non smisero di fissare quel viso perfetto, illuminato da un piccolo raggio di sole infiltrato nell'abitacolo dal mio finestrino, mentre le mie braccia si agguantarono al suo collo, in un abbraccio che esprimeva tutta la mia affettuosa venerazione verso di lui.
Le mie labbra si posarono sulla sua guancia, poi sempre più giù, fino a raggiungere le labbra, su cui si fermarono qualche istante in più, per la gioia di entrambi.
La macchina correva veloce, e infatti poco dopo arrivammo al parcheggio del cinema, dove Jazz lasciò la macchina in poche e semplici mosse.
Venne ad aprirmi la portiera, con un gesto elegante che solo un galantuomo avrebbe potuto fare. Con un sorriso scesi, lo presi sottobraccio e ci dirigemmo verso l'entrata, avvinghiati come sempre.
- Che film vuoi guardare, amore mio? - I miei piedi avevano appena calpestato la moquette nera della biglietteria, ed eravamo in fila alla cassa, con un paio di persone dopo di noi.
- Mi piacerebbe guardare 'Letters to Juliet', tesoro... Credo che dal titolo sia carino. - Mi stampò un bacio in fronte, poi al nostro turno comprò due biglietti, mentre i miei lamenti sul fatto che io avrei voluto pagare almeno il mio gli passavano sopra come se non li sentisse affatto.
- Piccola, ma tu... - Lontani ormai dalla fila, e diretti verso il piano superiore, avvicinò le labbra al mio orecchio producendo dei sussurri quasi impercettibili. - Non hai fastidio a stare qui, in mezzo a tutti questi umani? - Affondò le sue labbra fra i miei capelli, mentre io con un sorriso mi strinsi nelle spalle.
- No, se devo essere sincera è come stare in mezzo ad altri vampiri. - Il tizio dei biglietti ritirò i nostri, li controllò e ce li restituì, così potemmo entrare in sala ed accomodarci fra le ultime file, sotto lo sguardo attento di una coppia sulla sessantina che, da quando avevamo messo piede nel cinema, non faceva che seguirci.
Jasper si stava innervosendo, perchè sentivo un ringhio cupo infondo alla sua gola, ma gli posai una mano sul petto, sorridendo, e lui dopo aver spostato lo sguardo su di me lasciò perdere i due e si occupò della mia bocca, ricominciando a baciarmi dolcemente.
Ricambiai subito, infilando le mie dita fra i suoi capelli, e lui mi strinse a sè con un gesto protettivo, mentre le luci lentamente si abbassavano.
Lo schermo si illuminò, e dopo pochi minuti di pubblicità il film iniziò, e mi fece commuovere fin dall'inizio. O forse era la presenza di Jazz, accanto a me, che mi faceva quell'effetto, non riuscivo a capirlo con esattezza, ma mi andava bene così.
Più o meno a metà film, mentre io ero sempre più concentrata, il mio splendido fidanzato afferrò delicatamente la mia mano e, dopo esserla portata sul petto, dove un tempo il suo cuore batteva, la strinse fra le sue dita, accarezzandola lievemente.
Allora mi avvicinai a lui e gli stampai un tenero bacio sulle labbra, staccandomi quasi subito e ridacchiando sentendolo mugolare appena.
- Ti piace questo film, principessa? - La sua mano libera si infilò dietro alla mia schiena, esattamente sotto alla maglia, facendomi correre un brivido intenso, e appena irrigidita lo guardai.
- Sì amore, è bellissimo! - Era vero, i film d'amore erano i miei preferiti e quello, visto con una persona tanto speciale, era diventato il mio preferito, l'avevo già visto un paio di volte ma rivederlo era sempre un piacere.

Alla fine della proiezione, ero emozionatissima. I due protagonisti si erano dichiarati e finalmente era arrivata la scena del bacio, quella che tutti in sala si aspettavano dall'inizio.
Jasper mi guardava con aria adorante, e mentre tutti erano praticamente diretti verso l'uscita, la coppia di prima ci passò accanto, e l'uomo per poco non si lanciava addosso a noi. Non capivo, che razza di scherzo era quello? E soprattutto chi erano quei due?
Allora Jazz, stufo, lo prese per un braccio, dopo essersi alzato infuriato, e gli spostò il viso verso il suo.
- Mi spiega cosa vuole da noi? - La sua voce era bassa, cupa e minacciosa; inutili furono i miei sforzi per calmarlo, era partito come una molla.
Ma quando il mio sguardo, sempre attento, si posò sulla moglie, mi sentii mancare. Era lei, o solo frutto della mia immaginazione?
Jasper si accorse del mio improvviso sbalzo di umore, e quando si voltò verso di me sembrava seriamente preoccupato. L'uomo, intanto, con lo sguardo perso nel vuoto si allontanò, i suoi passi erano così monotoni da sembrare in trance.
- Amore, che cosa succede? - La mano di Jazz si posò sulla mia guancia, mentre l'altro braccio avvolse la mia vita e mi strinse contro di lui.
- La donna... Era simile.. Talmente simile... - Il mio sussurro lo inquietò ancora di più, ma decisi di togliermi ogni dubbio e seguire i due. A passo quieto mi ritrovai di fronte alla donna, che aveva una strana espressione in viso. Tentai appena di sfiorarla, ma appena lo feci, una smorfia le dipinse il volto e, per una questione di attimi, si mutò, come se tutto d'un tratto... fosse diventata un mostro. O un cadavere brutalmente trucidato in vita. La sua pelle, biancastra e con segni di violenza non più freschi, gli occhi vitrei e soprattutto la bocca violacea, che, aperta di poco, celava appena una fila di denti scheggiati o infranti e i capelli, neri e lunghi, annodati e impregnati di sangue dall'aspetto rancido, emananti un odore quasi rivoltante.
Trattenni a stento un urlo, chiudendo appena in tempo gli occhi, per ritrovarmi improvvisamente fra le braccia accoglienti e possenti di Jasper.
- Calmati, non è successo niente. - La sua voce rassicurante raggiunse il mio udito fino e mi tranquillizzò appena, ma ero certa che quella donna aveva qualcosa di strano.
Lui non era convinto, perchè di sottecchi potevo benissimo scorgere la sua espressione basita, ma io ero perfettamente sicura di averci visto benissimo.
Ma non dovevo agitarmi troppo, visto che si stavano avvicinando delle persone, e in più non volevo che Jazz si preoccupasse troppo o, peggio, mi prendesse per matta.
Così gli strinsi dolcemente il braccio, lui si staccò in fretta e, dopo che lo ebbi assicurato di stare bene, mi prese la mano e si incamminò lentamente verso l'uscita.
- Cos'hai visto di tanto sconcertante, Al? - Il suo sguardo, sebbene lui volesse cercare di non farmelo capire, mostrava un certo stato confuso che mi piaceva poco, ma scrollai le spalle con fare indifferente.
- No, forse me lo sono immaginato o era una semplice visione, nulla di preoccupante. - L'aria fresca del tardo pomeriggio mi colpì il viso in maniera quasi piacevole, non sentivo freddo, nè caldo, quindi fu praticamente inutile.
Però, mi strinsi nella giacca, dopo aver seguito l'esempio di tutti quelli che come noi erano fuori, perchè forse quel freddo era davvero pungente.
- Ehi, Jazz, se non hai voglia di andare a fare shopping non importa. - Mi domandai da dove fosse uscita quella domanda, e pur non trovando mai una risposta, lui si girò verso di me con un sorriso quasi scherzoso.
- Tu ne hai voglia? E allora shopping sia! - Alzò un braccio e lo avvolse attorno alle mie spalle, e io quasi affondai la faccia sul suo petto, provocandogli un lieve riso spontaneo.
- Beh, sì a me andrebbe, ma non ho tutta questa urgenza tesoro. - La sua occhiata truce mi fece ammutolire, fino a quando non scoppiammo a ridere entrambi. Intanto, due ragazzi più o meno della nostra (mia, in realtà) età mentre si dirigevano verso la macchina sentirono le nostre parole, e la ragazza, afferrando il presunto fidanzato per un braccio, lo rimproverò bonariamente.
- Ecco, vedi? Dovresti essere anche tu così gentile da propormi un po' di sano shopping, Robert! - Il ragazzo, quasi implorante, volse lo sguardo verso di noi, facendoci ridere ancora più forte, e poi venne brutalmente trascinato in macchina dalla fidanzata, abbastanza scocciata. 
- Amore, ti dispiace andare a piedi? E' una bella giornata, mi piacerebbe fare anche un giro per le vie qui vicino. - Jasper allungò una mano verso il suo portafoglio, e dopo aver tirato fuori due carte di credito gold apparentemente nuove me le porse, sotto al mio sguardo quasi sconvolto.
- Certo tesoro, credi che mi dia fastidio? Anzi, forse è ancora meglio, tanto le borse dovrò portarle io! - Rise, la sua risata cristallina fece fare un paio di capriole al mio cuore, e io afferrai quelle due carte come se fossero manna caduta dal cielo.
- Tu sei davvero sicuro di volermele lasciare? Non faranno una bella fine, questo lo sai, Jasper Hale Cullen? - Continuava a ridere, e un po' mi aveva contagiata, ma poi con un gesto della mano mi fece intendere che non gli importava nulla di quelle carte.
Nel frattempo, ci stavamo avvicinando velocemente ad una via, non troppo animata, piena di negozi, insegne e cartelli pubblicitari ovunque.
Una ragazzina, con i capelli blu elettrico lunghi fino alle spalle, si avvicinò a noi con un sorriso e ci porse un volantino che pubblicizzava una boutique aperta da poco. Che occasione migliore di quella?
- Jazz, ci andiamo? Non è tanto lontano da qui. - I miei occhi, che lentamente stavano mutando in quelli da cerbiatta che tanto mi contraddistivano, si persero in quelli magnetici di Jasper, che deglutendo appena annuì, senza aggiungere parole.
Allora quasi lo trascinai verso la fine della via, che raggiungemmo in fretta, e quando vidi l'insegna rosa antica della boutique più incantevole che possa esistere, mi fermai elettrizzata come un bambino davanti ad un negozio di caramelle.
Le luci ad intermittenza del piccolo cartello con su scritto APERTO illuminavano il mio viso, mentre il delicato profumo che proveniva dall'interno raggiunse le mie narici e mi fece inspirare più volte, ammaliandomi sempre più.
Jazz mi guardava, intenerito, e mi posò dolcemente una mano sulla spalla, invitandomi così ad entrare in quel piccolo paradiso terrestre.
Appena varcammo la soglia, una commessa vestita anch'essa in modo stravagante ci raggiunse con un sorriso da un orecchio all'altro, e battendo i piedi a terra con quegli anfibioni che la rendevano bizzarra più di quanto già non fosse stata puntò lo sguardo sul mio fidanzato.
- Posso aiutarvi, ragazzi? - I suoi capelli, raccolti in due codini alti che ricadevano morbidi in sfumature di tutti i colori, ondeggiavano al ritmo con cui la ragazza muoveva, anche impercettibilmente, la testa.
- Vorremmo dare un'occhiata, questo negozio sembra magnifico! - Il mio sorriso tirato e, soprattutto, la mia stretta potente sul braccio di Jasper la intimidirono appena, e ci lasciò passare augurandoci di trovare qualcosa di nostro gradimento.
Tutto attorno a noi era nei toni del rosa, dal pavimento di parquet alle pareti, dalle tende che coprivano i camerini agli stessi appendini che reggevano saldamente le masse di vestiti messi, anche se ordinatamente, a casaccio.
Quello era il modo in cui preferivo fare shopping, perchè mentre sei alla ricerca di qualcosa, ti appaiono altri dieci capi che mai avresti cercato spontaneamente anche se ne sarebbe valsa la pena, seriamente.
Allora cominciai subito la mia ricerca, non puntavo su un capo in particolare, ma mi affidavo al puro e semplice caso, o destino.
Intanto, Jasper si guardava attorno, sembrava spaesato, ma se fossi stata al suo posto mi sarei sentita forse peggio, ma visto il modo in cui Rose frequentava assiduamente le boutique e i negozi beh, forse era già abbastanza abituato.
Mentre con le mani rovistavo in un appendino che mi aveva incuriosita, mi apparve agli occhi un tessuto che, sebbene delicato, mi conquistò dal primo istante.
Allora afferrai quel vestito con molta grazia, ammirandolo dalla cima al fondo: la gonna, con delle minibalze, arrivava a metà fra il sedere e il ginocchio, ed era morbida, in modo da non fasciare troppo i fianchi, e risaliva fino al corpetto a cuore, con una fila di gemme che lo incastonava come tocco finale, e un risvolto in pieno petto a sottolinearne il taglio.
La mia mascella, se avesse potuto, sarebbe crollata definitivamente a terra dalla meraviglia, e quando Jasper si avvicinò a me per vedere cosa avessi trovato di tanto sconvolgente rimase piacevolmente stupito.
- Hai dei bei gusti, l'ho sempre detto io. - Mi afferrò delicatamente per la vita e continuò ad ammirare il capo fra le mie mani, poi mi suggerì di provarlo per vedere se davvero fosse così tanto bello.
Quando uscii dal camerino, la sua espressione quasi intontita mi diede la conferma: era l'abito perfetto. E una strana sensazione mi diceva che lo avrei indossato molto presto, ma non al matrimonio della mamma, preferivo qualcosa di più lungo e casto.
Continuai a rovistare fra gli abiti di tutto il negozio, e in tutto ne trovai quattordici. Quindi Jazz, con fare da galantuomo, li prese tutti e li portò alla cassa, prendendo anche una collana appesa alla quale avevo rivolto un piccolo pensierino all'ingresso.
Porsi una carta di credito, e dopo una passata, già il conto si abbassò drasticamente, poichè per sua sfortuna avevo scelto i vestiti più belli ma costosi dell'intera boutique.
E, una volta tornati in strada e aver abbandonato per quella volta il rosa intenso, continuammo a girovagare per la via principale e poi quella secondaria alla ricerca di vestiti, accessori e tutto ciò che mi garbava, come Jasper comandava.

Un paio di ore dopo, le borse si erano come moltiplicate, e il mio povero Jazz doveva scarrozzarle in giro come un mulo, la cosa mi dispiaceva ma lui continuava a ribadire il fatto di essere contento di farlo, ero la sua principessa e meritavo questo e altro, a detta sua.
Quanto potevo amarlo? Era davvero fantastico, non solo perchè mi portava in giro la modica cifra di tremila euro in vestiti, ma per come si atteggiava con me; era un vero gentiluomo, e si poteva benissimo capire che lui aveva ricevuto un'educazione tipica del Sud, e infatti lui veniva da quelle zone, e soprattutto era amorevole e premuroso nei miei confronti, a volte così tanto da farmi sentire davvero importante.
Però la voglia di fare shopping era scemata, quindi ci stavamo dirigendo nuovamente verso la nostra macchina, non troppo lontana.
- Amore, perchè non vuoi che porti nessuna borsa? Non ti pesano tutte insieme? - Lui, con una espressione da latin lover che mi fece scoppiare a ridere, sollevò le braccia per farmi vedere come riuscisse a portarle tutte senza alcuno sforzo.
- Sei un idiota, ma ti amo anche per questo. - Mi piazzai di fronte a lui e, con gesti lenti e studiati, avvicinai le mie mani al suo viso fino ad afferrarlo con delicatezza e posai un dolce bacio su quelle labbra invitanti e soprattutto bellissime.
Il suo sorriso sornione mi fece quasi sciogliere, e quelle fossette appena accennate lo rendevano dolce come il miele, quasi troppo.
- Amore, ora però sono curiosa... Dove hai intenzione di portarmi ora? - In realtà era da quando aveva pronunciato quelle parole a casa che la mia curiosità, trattenuta a stento, impazziva a mille. Lui aprì la macchina e cominciò a caricare le borse nel bagagliaio, cercando di non accartocciare nulla e nel frattempo di farci stare tutto, cosa non facile.
- Oh no Alice, se te lo dico non è più una sorpresa, non credi? E non provare a controllare nelle tue visioni, te lo proibisco categoricamente! - Il suo dito, davanti alla mia faccia, era scherzosamente minaccioso, quindi io gli feci una linguaccia e mi sedetti sul sedile anteriore, accanto a quello del guidatore.
Peccato che, lui e il suo maledettissimo potere, un'ondata di curiosità mi colpì più forte, più invadente, e con essa anche un po' di 'calore' al basso ventre. Che stava cercando di fare?
Probabilmente sentì la mia confusione, perchè lentamente tutto scemò, mentre lui finalmente chiudeva il bagagliaio e mi raggiungeva davanti.
- Sei pronta tesoro mio? - Accese la macchina e, dopo aver impugnato saldamente il volante, mi fece l'occhiolino e uscì dal parcheggio in due abili gesti, poi quasi sgommando partì verso la zona sud della città.
L'abitacolo era silenzioso, c'erano solo i nostri sguardi, i nostri sorrisi e i nostri tocchi che si cercavano, si trovavano e si univano sempre, in un modo o nell'altro.
La mia mano destra e la sua sinistra erano unite, di fronte allo stereo che accesi poco dopo e dal quale poi provenne una melodia incantevole.
L'altra mia mano giocava con i miei capelli, ansiosa; cercavo di carpire informazioni dall'espressione, ovviamente neutra, di Jasper, e il non riuscire a trovarne mi innervosiva sempre più, mentre un sorrisino soddisfatto cresceva sempre più sul suo viso, facendomi quasi alterare, anche se sapevo che avrei scoperto tutto in poco tempo.
La zona della città che avevamo appena raggiunto non mi era assolutamente familiare, infatti Jazz aveva rallentato parecchio e stavamo passando in una stradina stretta e, soprattutto, trafficatissima.
Sul ciglio del marciapiede, c'era un uomo vestito di stracci e lercio con un carrello della spesa sgangherato fra le mani, il suo puzzo era stomachevole, e dentro ad esso delle scatole di cibo per gatti aperte.
Intanto, la sera era praticamente calata, e quando vidi che il vagabondo si stava lentamente avvicinando a noi corrucciai la fronte, mentre Jasper irrigidì le braccia e cercò di guardare davanti, intanto chiuse la macchina con il blocco interno.
Eravamo come imbottigliati nel traffico, e Jazz mi spiegò che il semaforo durava sempre a lungo, e io ero sempre più timorosa di quell'uomo poco piacevole alla vista.
Allungò una mano, e le sue unghie ingiallite quasi sfiorarono il vetro del mio finestrino, la sua bocca in una smorfia contorta che mostrava una dentatura mancante o annerita.
Ero disgustata, non tanto perchè si era avvicinato, ma per i gesti che mi stava rivolgendo.
Voltai lo sguardo dall'altra parte, mentre Jasper ringhiando si fiondò fuori dalla macchina, lasciando perdipiù la portiera aperta, e lo afferrò per il colletto del giubbino malconcio già di suo. Gli sussurrò qualche parola, ma bastarono a farlo spaventare quasi a morte e a correre a gambe levate, dopo aver recuperato il carrello.
Quindi tornò in macchina, e notai che i suoi canini era ben in vista, quindi con una mano gli richiusi delicatamente la bocca e sorrisi appena.
Ripartimmo, più veloci di prima, Jasper era ancora teso e io cercavo di calmarlo accarezzandogli un braccio.
- Amore, non preoccuparti per quell'uomo, io non lo faccio. - Si girò verso di me e, dopo avermi guardata per un po' senza pronunciare nemmeno una sillaba, tornò con lo sguardo sulla strada, entrando sempre più verso una zona che non avevo mai visto.
- Ci siamo quasi, tesoro. - Mi porse una benda, e dopo averla afferrata lo guardai confusa. - Amore, perchè devo indossarla? - La macchina rallentò lentamente, entrando in un vicolo cieco con un paio di parcheggi.
- Perchè voglio che tu scopra tutto alla fine, amore. - E, dopo aver controllato che la benda fosse ben stretta attorno ai miei occhi, mi aiutò a scendere e mi condusse dentro ad un presunto edificio.
Teneva entrambe le mie mani, e mi dirigeva a voce per impedire che io cadessi o andassi a sbattere da qualche parte, e dopo pochi minuti lui mi lasciò e cominciò a parlare spagnolo, pensai per un attimo che fosse impazzito, ma quando una voce calda femminile gli rispose i miei nervi stavano per esplodere.
Lui ridacchiò, e dopo aver sentito un fruscìo alle mie spalle, non sentii più la sua presenza. Un paio di mani, piccole e delicate, mi afferrarono delicatamente la giacca, facendomi sobbalzare. In effetti, sentivo un odore diverso e molto invitante, ma non così tanto da farmi venire sete.
- Mi permetta, signorina... - L'accento marcato della donna, doveva essere più o meno sulla quarantina, e i suoi modi gentili mi colpirono molto, ma quando sentii che cominciava anche a togliermi il resto dei vestiti cominciai a preoccuparmi appena. Che aveva intenzione di fare?
- Non si preoccupi, fra poco sarà pronta. - Un altro tessuto, questa volta mi sembrava di averlo già provato, sfiorò la mia pelle fredda e la avvolse, ma non sentii pantaloni, quindi ipotizzai un vestito.
Mi fece indossare le scarpe, non erano tanto alte e le avevo riconosciute subito: tacco otto, adatte ai balli latinoamericani. Anche se gli indizi c'erano tutti, non sapevo ancora darmi un'esatta spiegazione di cosa avesse in serbo per me Jasper.
O almeno, non volevo darmi illusioni inutili, anche se sapevo che lui non mi avrebbe deluso per nulla al mondo.
Un tintinnio dietro di me, e un tocco sulla mia gonna, non compresi esattamente cosa mi avessero fatto, ma credevo fosse un accessorio che avrei di sicuro gradito.
- Andiamo, señorita. - Mi afferrò delicatamente per un braccio e cominciò a camminare verso l'ignoto. Riuscivo a capire però, che eravamo immerse nel buio quasi totale, anche se la donna sembrava riuscire a muoversi come se fosse ben a suo agio, la cosa non mi sorprese più di molto, ma ero molto curiosa di capire, sapere e scoprire.
Quando i miei tacchi colpirono il legno del pavimento su cui stavamo camminando, mi accorsi che il rumore era lo stesso di quando andavo in palestra a ballare. Così cominciai a correre, lasciando la presa della donna, l'istinto mi guidava, e quando sentii la presenza di Jasper sempre più vicina rallentai e mi tolsi la benda, svelando finalmente il segreto.



Vestito di Alice
Angolino autrice: Eeeeeed eccoci alla fine del capitolo! Allora, siete curiose di sapere qual'è il segreto? Anche se potrebbe essere intuibile, non fa niente ^^' bene, vorrei ringraziare tutte quelle che hanno messo la mia FF fra le seguite, ricordate e preferite e anche tutte quelle che hanno recensito almeno una volta, un ringraziamento speciale a giova71 per aver recensito tutti i capitoli ** mi ha fatto davvero piacere, spero vi sia piaciuto anche questo, recensite numerosi! A presto, con affetto, Alba97.








 


Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Una sorpresa, tenerezze e telefonate inquietanti ***


Paure Salve a tutti! Come state? Come avete passato il Natale? E Capodanno? Spero bene :) allora, eccoci con un altro capitolo, in cui scopriremo (finalmente ahah) la sorpresa di Jazz per Alice, e vedremo cosa succede nel frattempo agli altri quattro. E chissà che finalmente si chiariranno un po' le cose su ciò che hanno visto (per ora) Alice e Rose? Vi basterà leggere il capitolo per scoprirlo!
P.S. Vi auguro buone feste, anche se in ritardo :(
Buona lettura!





Alice


Jasper era di fronte a me, sorrideva sornione e indossava, per mia grandissima gioia, un paio di pantaloni neri aderentissimi e una camicia dello stesso colore con colletto bianco sollevato e le maniche leggermente tirate su, fino a metà avambraccio.
La sala, attorno a me, era semplicemente strepitosa. Le pareti principali ricoperte da specchi, il pavimento di parquet sotto di noi era appena rigato, ma lo rendeva più vero, consumato probabilmente da centinaia di balli eseguiti in quella stanza, le sbarre di legno attaccate ai due muri rimanenti e il grande stereo, vicino alla porta, che faceva da padrone al tutto.
Il mio sguardo cadde su di me, e ne rimasi sorpresa, il vestito che avevo acquistato qualche ora prima ora era addosso a me, e un gonnellino di strass luccicanti e, soprattutto, rumorose ne attorniava la parte inferiore, rendendolo praticamente incantevole.
- Sei fantastica, Al. - Allungò una mano verso di me, e quando l'afferrai mi avvicinò a sè, sorridendo sbieco.
- Tu lo sei, per aver organizzato tutto questo. Ma come hai fatto, Jazz? - Ridacchiò, trascinandomi verso lo stereo; lasciò per un istante la mia mano, poi chiuse lo sportellino del CD e schiacciò Play.

- Ho i miei segreti, piccola... E per te, questo è niente. - Dalle casse cominciò ad espandersi una canzone, e subito mi partì dal fondo del cuore una voglia matta di muovermi e ballare, a ritmo, fra le sue braccia; detto fatto, avvicinò il busto al mio e, dopo avermi osservata qualche istante beato, cominciò a guidarmi seguendo le note di quella sfrenata melodia. (Stand By Me - Prince Royce)
Era una bachata, e anche una delle mie preferite, ma dove aveva imparato a ballare così bene? Oddio, anche alla festa di fidanzamento di mamma e Carlisle aveva ballato bene, ma sembrava un maestro in quel momento.

Uno, due, tre, quattro; uno, due, tre, quattro, step. Poi il giro, e di nuovo, poi di nuovo base, e via.
La sua mano destra era incollata al fianco e l'altra alla mia libera, mentre la mia mano sinistra era appoggiata delicatamente alla sua spalla.
Il suo sguardo era fisso sul mio, ardente di amore e di dedizione, e di una passione per il ballo innata, da parte mia, che era amplificata grazie al mio essere vampira.
Stavo davvero bene, in quel momento, ero talmente appagata da sentirmi quasi perfetta, ero immersa nel mio mondo, la danza, e con me c'era Jasper, il ragazzo che amavo. Cosa potevo desiderare di più?
Avevamo cominciato a muoverci per la sala a ritmo di bachata, e ogni tanto scoppiavamo a ridere per le nostre espressioni 'troppo' concentrate, fino a che la canzone non finì, e io mi ritrovai a fare un casquet fra le braccia possenti, ma non troppo, di Jasper. Che sorrideva, incantato, e mi studiava così a fondo da farmi imbarazzare appena, e se ancora avessi potuto, sarei diventata color pomodoro maturo. O color sangue caldo.
- Sei quasi più bravo di me, Jazz... - Gli sorrisi, poi mi risollevai in un attimo, pronta nuovamente a cominciare un ballo nuovo.
E infatti, subito dopo partì un cha cha cha, che fece risvegliare nuovamente i nostri animi, e le sue mani, durante il ballo, continuavano a vagare sulla mia schiena, il mio sguardo era fisso su di me, sui miei movimenti e su tutto ciò che muovevo, dalla testa ai piedi. E continuammo così, tutta la sera, a ballare come dei forsennati, a ridere, a scherzare, e ad amarci.





Rosalie


Emmett, ansante, si accasciò sopra di me sorridendo teneramente, le mie dita si intrecciarono fra i suoi ricci, mentre i nostri respiri affannati si scontravano e si tranquillizzavano lentamente, dopo l'ennesima scalata fantastica verso l'apice tanto agognato.
- Sei bellissima, Rose. - In replica, lo baciai teneramente, ormai non ricordavo quasi più cosa volesse dire amare qualcuno, ma mi ci stavo riabituando in fretta.
Dopo la mia visione tremenda, avevamo fatto l'amore ben quattro volte, e quella era la quinta, più romantica e passionale delle altre. Ma entrambi, dopo esserci finalmente rilassati e riaccoccolati uno fra le braccia dell'altra, capimmo che era meglio, per quel giorno, trovare un altro modo per dimostrarci il forte amore reciproco, o saremmo entrati in un circolo vizioso molto difficile da abbandonare, soprattutto da due vampiri giovani e innamorati che per giorni avevano sofferto come cani e che avevano la possibilità di rimanere soli per un bel po' di tempo senza nemmeno dover mangiare, bere, dormire o soltanto respirare.
Così, dopo essere rimasta un altro paio di minuti a farmi coccolare dallo scimmione accanto a me, lo baciai dolcemente e mi misi a sedere, guardandolo soddisfatta. Lui fece un sorrisino malizioso, così mi morsi un labbro e lo baciai di nuovo intensamente, staccandomi poco dopo e lasciandolo mugolante. Si sollevò e mi afferrò per la vita, spostandomi e posandomi un'altra volta su di lui, ma stavolta scossi la testa e risi.
- No Emm, se continuiamo così non la smettiamo più, lo sai! - Si avvicinò al mio viso con le labbra e le posò sulla mia fronte, teneramente, poi si allontanò appena e sorrise.
- Hai ragione, splendore. Però rivestiti, seriamente, o non ti lascio uscire da questo letto molto presto... - Scoppiammo a ridere entrambi, poi ci alzammo quasi contemporaneamente e io mi diressi verso la cabina armadio, aprendola e ritrovandomi completamente incerta su cosa mettermi.
Lui, intanto, era tornato in camera sua a prendere dei vestiti puliti ed era tornato, e mentre era intento ad osservarmi si stava anche rivestendo davanti allo specchio, sorridendo nel vedermi così indecisa. Lo guardai facendogli la linguaccia e presi un paio di jeans, una maglia lunga fino a metà sedere blu notte e un maglioncino a dolcevita bianco panna, infine il solito paio di tacchi, immancabilmente neri lucidi. Sapevo di non essere il massimo, da vedere, ma almeno ero decentemente vestita e lui, anche se la cosa dava molto dispiacere ad entrambi, non avrebbe più potuto saltarmi addosso per quel giorno.
Raccolsi i capelli in una coda di cavallo, poi mi passai l'eyeliner nero nella palpebra inferiore e superiore, un tocco di mascara e tornai da Emmett, che nel frattempo aveva indossato un paio di pantaloni chiarissimi, quasi bianchi, e una canotta nera che metteva in risalto la sua pelle diafana e i suoi muscoli, enormi e perfetti.
Allungò un braccio verso di me, e io mi avvinghiai contro di lui, sorridendogli teneramente, poi ci incamminammo verso le scale, scendendo lentamente e raggiungendo il salotto con calma, senza staccare gli occhi da quelli dell'altro.
Erano incatenati, non riuscivo a distoglierli e nemmeno volevo, finalmente dopo tempo avevo trovato un uomo che sapeva apprezzarmi, e anche se eravamo stati entrambi in uno stato di sofferenza fino a poche ore prima, sapevo che con lui sarebbe stato diverso.
Il mio istinto me lo suggeriva, e anche il suo sguardo, il suo essere attentissimo in ogni mio movimento, e sempre sorridente, e il suo essere protettivo, nel mio momento di crisi.
Volevo tanto capire, però, come mai mi erano riapparse in mente le immagini di quel mostro, quell'animale infame che anni addietro mi aveva fatto cose terribili. Non riuscivo a capacitarmene, anche perchè ero felice in quel momento, stavo parlando con Emmett e l'argomento era piacevole, quasi troppo, eppure non riuscivo a trovare un nesso logico.
Emm probabilmente si accorse che i miei pensieri erano concentrati su altro, perchè mi toccò appena la spalla, facendomi sussultare. Il suo sguardo si assottigliò, quindi spostò una ciocca di capelli ribelle, sfuggita dall'elastico nero che teneva insieme la mia chioma bionda, e mi fece sedere sul divano.
- Rose, sei sicura di stare bene? Sono io che ti faccio questo effetto, o hai qualcosa che ti turba? - Si inginocchiò davanti a me, appoggiò le mani sulle mie ginocchia e mi regalò un sorriso mozzafiato, che mi stordì per qualche secondo.
Portai il mio indice sulle sue fossette, marcate ma terribilmente dolci, e vi stampai poi un lieve bacio, guardandolo negli occhi e cercando di nascondere la mia inquietudine.
- Sto bene, tesoro. Non c'è niente che mi turba, forse è la tua vicinanza a darmi tutte queste emozioni, sono così forti che non riesco nemmeno a contenerle! - Gli buttai le braccia al collo, per nascondergli il mio sguardo appena preoccupato, e lui mi afferrò delicatamente per la vita e mi sollevò, accarezzandomi poi il sedere in modo tale da ricevere un'occhiataccia da me, infine scoppiò a ridere.
- Non ci posso fare niente, se hai un culetto fantastico non è mica colpa mia! - Lo guardai sconvolta e scoppiai a ridere, poi gli diedi un colpetto dietro alla testa, facendolo ridere più forte di quanto non stesse facendo un attimo prima.
- Allora io non faccio commenti, o andrei a finire molto male! - Mi fissò con sguardo allusivo, e il mio cadde per un istante sulla patta che, sebbene avessimo continuato a lungo, non esitava a rimanere in bella vista, offrendomi uno spettacolo assolutamente gradito.
Lui capì subito a cosa stavo pensando, infatti scoppiò a ridere e portò una mano davanti al cavallo dei pantaloni come per nasconderlo dalla mia visuale, causandomi una espressione imbronciata un attimo dopo, che fece aumentare le sue risate.
- Tu ridi, Emm, invece noi ci disperiamo. - Scesi e, appena appoggiai i piedi a terra, lo spinsi contro l'angolo del muro che dava alla cucina, infilai le mani fra i suoi capelli e lo baciai quasi aggressiva, mordendogli un labbro senza fargli male. Lui mi ricambiò, portando le mani sui miei fianchi e stringendoli appena, sentivo che si stava trattenendo, ma essendo ancora un neonato mi avrebbe fatto male, altrimenti. Fortunatamente lo capiva da solo, ma la cosa che mi sorprendeva era vedere come sia lui che tutti gli altri della sua famiglia riuscivano a resistere alla sete di sangue come se fosse una cosa normalissima, o da vampiri già cresciuti.
Io, i primi quindici anni dopo la mia trasformazione, avevo fatto molta fatica a contenermi, e anzi troppe volte avevo ucciso contro la mia volontà, e anche Jasper aveva dei problemi, che andavano avanti ancora in quel momento, anche se erano più contenuti e meno drammaticamente persistenti.
E in quel momento, sentii i suoi denti affondare nelle mie labbra, probabilmente in un gesto involontario, e la cosa mi fece strizzare gli occhi dal dolore, e mi staccai immediatamente da lui, massaggiandomi con le dita il labbro dolente. Lui spalancò gli occhi e allungò le mani verso di me, per capire se stessi bene o no.
- Scusami tesoro, davvero... Ti fa tanto male? - Sorrisi appena, tranquillizzandolo, infondo non era colpa sua e anzi, mi stavo quasi preoccupando del fatto che lui non avesse ancora fatto nulla per dimostrarmi che era un neonato, e non un vampiro millenario. Oltre agli occhi, dorati ma con ancora delle striature rosse che lo rendevano talmente affascinante da farmi perdere la testa ogni volta.
Eppure, in quel momento erano così neri che mi innestarono un moto di inquietudine, e subito aggrottai le sopracciglia, mentre il lieve taglio si rimarginava alla velocità della luce.
- Amore, ma tu... Emm, perchè non me lo hai detto? - Abbassò lo sguardo, fino ad arrivare ai suoi piedi, e non replicò. Così, gli sollevai il viso e mi misi sulle punte per poterlo guardare dritto nelle pupille, dilatate.
- Ne vuoi un po'? - Le sue iridi si accesero, e il suo corpo s'irrigidì appena, mentre io mi avviai velocemente verso il frigo, presi quattro o cinque sacche e gliele portai, osservando come le svuotava senza freni. Ne tenevo sempre una scorta, per le emergenze, e ovviamente era animale.
I suoi denti, ora perfettamente in mostra, erano affilati e sporchi di rosso, e la sua espressione beata, quella che avevo visto anche prima quando eravamo l'uno fra le braccia dell'altro, mi fece riscaldare dentro, sebbene fra le mani avesse ciò che ci rendeva dei mostri, degli assassini.
Mi avvicinai nuovamente a lui, gli posai una mano sulla guancia e lui, quasi con irruenza, mi baciò passionalmente e mi sporcò le labbra di sangue, che provvidi subito a ripulire aiutata anche da lui, stringendomi fra le sue braccia.
- Grazie piccola. - Gli sorrisi e mi ripresi le sacche, lanciandole dentro al cestino della pattumiera con una precisione che mi apparteneva da sempre, poi lo presi per mano e gliela strinsi dolcemente, ricambiata subito.
- Che ti va di fare ora? Dobbiamo concludere la nostra prima giornata insieme nel migliore dei modi! - Lo guardai e lui mi accarezzò i capelli dolcemente, con un sorriso stampato in faccia.
- Quello che vuoi tu, principessa, a me va bene tutto. - Avvolse un braccio attorno alle mie spalle e mi stampò un bacio sulla fronte.
- Possiamo fare una passeggiata insieme, qui attorno c'è una spiaggia bellissima e mi piacerebbe moltissimo andarci con te. - Scoppiò a ridere ed annuì, prendendo le chiavi di casa, una giacca inutile e sollevandomi, facendo ridere anche me.
- Emm ma che fai? - Mi aggrappai al suo collo e vi affondai il viso, lui chiuse la porta dietro di noi e si incamminò verso il sentiero che gli indicai.
- Voglio portartici così, permettimelo Rose. - La sua voce dolce raggiunse le mie orecchie, e se fossi stata umana sarei arrossita all'impazzata, era veramente tenero.
- Ma non ti peso, Emm? - La sua ennesima fragorosa risata si espanse in tutto il circondario, fra gli alberi maestosi e la notte ormai alta nel cielo.
- Tu? Pesarmi? Sei così leggera che ho paura di spezzarti solo sfiorandoti appena, tesoro! - Mi lasciai andare, quindi, fra le sue braccia, guardando davanti a me per indicargli la strada e, di sfuggita, osservavo il suo viso, rilassato e sereno, che mi trasmetteva una gioia interiore tale da farmi gongolare ad ogni suo passo.
- Però dobbiamo farla pagare a quegli infami che consideriamo famiglia, Emm... Non credi anche tu? - Lui sorrise divertito e mi strinse dolcemente, poi scosse la testa.
- Se non ci avessero lasciati soli, probabilmente saremmo ancora ad insultarci e a soffrire, e io non saprei che tu, la donna a cui penso da tempo ormai, provi qualcosa per me. - Mi sporsi e lo baciai dolcemente sulle labbra, approfondendo il bacio e costringendolo a fermarsi per un istante.
- Sì, hai ragione anche tu... Però voglio farli restare col fiato sospeso almeno per un po'. - Appena pronunciai quelle parole, il telefono nella tasca posteriore dei miei pantaloni vibrò, facendomi spalancare gli occhi, quindi lo afferrai, e risposi alla chiamata di Edward.
- Ciao Ed... Com'è andata dici? Beh, fatti solo dire che appena ti prendo ti faccio passare la voglia di farmi un altro scherzo del genere, e come a te lo farò anche a tutti gli altri! Come hai potuto lasciarmi da sola in casa con quell'idiota? - Feci l'occhiolino a Emmett, che subito comprese e rimase in silenzio ad ascoltarmi.
- Per il mio bene? Avresti dovuto tenerlo lontano da me almeno un miglio, se avessi voluto il meglio per me! Lo sai, non lo sopporto e lui non può vedermi, davvero credevate tutti quanti che fra noi due ci fosse qualcosa? No ma dico, ti pare possibile? - Mentre dicevo quello, stringevo sempre più la presa su Emmett, che mi sorrideva, apprezzando probabilmente il mio modo impeccabile di recitare, e continuai.
- No Edward, sai perfettamente che ciò che penso non conta! Se io pensassi continuamente a te tutto il giorno, cosa significherebbe? Che ti amo? No, direi proprio di no, testa di legno! Sì, va bene, pur di allontanarmi da questo energumeno mononeurone vi raggiungo anche a casa dei lupi... - Chiusi la chiamata, e subito guardai il ragazzo meraviglioso che mi teneva fra le braccia dispiaciuta.
- Scusa se ho detto così, non sarei risultata credibile altrimenti. - Scosse la testa ridacchiando, appoggiandomi contro un albero e baciandomi nuovamente, io feci scontrare i nostri bacini, potendo sentire perfettamente il mio effetto su di lui, e ci staccammo pochi minuti dopo, presi da un moto d'esultanza improvviso.
- Quindi dobbiamo andare da Jacob? - Le sue labbra, sul mio collo, solleticarono la mia pelle gelida, e la mia schiena fu percorsa da un brivido.
- Ebbene sì, mi chiedo come facciano a puzzare così tanto... - La mia smorfia di disgusto lo divertì, e un mio colpetto contro il petto ancora di più.
- Dobbiamo dividerci prima di arrivare lì allora, o ci beccheranno in flagrante. - Mi afferrò per mano e ricominciammo a camminare, lo guardai ed annuii.
- Io entro dalla porta per prima, tu fatti un giro nei dintorni e mi raccomando, bevi ancora qualcosa, mi sembri ancora abbastanza assetato... - Giocherellai con una ciocca di capelli nella coda con le dita libere, mentre sul suo viso un sorriso raggiante fece capolino.
- Amore, non preoccuparti troppo, cercherò di prendere qualcosa... Ma dovrò farlo prima di superare il confine, che è esattamente lì. - Indicammo a tempo la linea immaginaria che segnava il territorio dei Cullen, ovvero il nostro, e quello dei Quileute.
- Poi fingerai di entrare quasi per sbaglio, come se stessi cercando un posto in cui non mi avresti trovata di sicuro... - I rami degli alberi mi sfioravano le braccia e le solleticavano, ma non vi diedi peso.
- E ti troverò lì, a fissarmi incredula per qualche secondo, per lasciarli in attesa e in ansia... - Si bloccò di colpo, fiutando l'aria attorno a noi, e con lo sguardo improvvisamente nero si avventò su un cervo incauto che, a dispetto di tutti, si aggirava nei dintorni brucando le foglioline da terra.
E pochi istanti dopo, la carcassa dell'animale prosciugata ricadde rovinosamente a terra, con un tonfo sordo, dalle mani di Emmett. In pochi passi fui di fronte a lui, aveva le labbra sporche e ansimava, mentre lo sguardo acceso era immerso nel mio, calmo e sereno.
Le sue dita tremavano appena, e io le presi fra le mie aggrottando le sopracciglia e avvicinandolo a me.
- Che cosa succede, Emm? - Lui strinse la presa sulle mie dita e sospirò a lungo, come sconsolato.
- Ho sbagliato tutto, sono un idiota. Avevi ragione prima, avrei dovuto riflettere prima di... - Che cosa stava farneticando? Era per caso impazzito? Gli sorrisi e ripresi a camminare, superando il cervo morto, tenendolo per mano e cercando di infondergli allegria.
- Prima di lasciarti andare al tuo istinto di sopravvivenza? Tu da umano prima di addentare ogni boccone a tavola stavi lì a riflettere se era giusto o no, o mangiavi senza problemi? Non hai sbagliato assolutamente niente Emm, anzi sei stato davvero bravissimo in questi giorni a resistere al sangue umano, magari eri incentrato sulla nostra situazione, questo non lo so, ma io e Jasper per i primi anni abbiamo vissuto lontani dalla società, per evitare stragi di innocenti, anche se a volte ci capitava di uccidere qualcuno. - Avevamo attraversato da qualche metro la linea di confine, e da lì ci sarebbe stato impossibile cacciare altro, quindi continuammo in silenzio a camminare e a guardarci teneramente, mano nella mano.
Arrivati vicino alla casa dei lupi, ci dividemmo dopo aver chiarito un paio di punti del nostro piano, e mi avviai da sola verso la porta d'ingresso, dopo che lui si fu allontanato di qualche metro da me.
Bussai pesantemente, fingendo l'espressione arrabbiata migliore che potessi fare, e attesi che qualcuno venisse ad aprire.
Quando mi ritrovai davanti Paul, appena sorpreso di vedermi, riuscii a scansarlo ed entrai, a passo svelto e deciso.
Edward era seduto in salotto, la sua faccia disgustata e la sua avversione a stare lì erano tali da farmi venire una voglia matta di ridere, ma non lo feci, e anzi mi finsi davvero incavolata.
- Come hai potuto farlo Edward? Pensavo di potermi fidare di te! Accidenti, ci conosciamo da non so quanti anni, abbiamo vissuto assieme come fratello e sorella, e ancora non capisci quando è il momento di scherzare o quando è quello di aiutarmi? - Il suo sguardo si spense, mentre Bella si sedette in braccio a lui e si rannicchiò contro il suo petto.
- Rose, noi pensavamo che voi due aveste bisogno di rimanere soli per parlare, in realtà. - Sbuffai, ero veramente sorpresa della mia capacità di mentire!, e mi sedetti a gambe accavallate accanto a Seth, che stava guardando la scena quasi divertito.
Non replicai, pensavo che avesse capito, e infatti sviò il discorso su argomenti futili che non mi interessavano affatto.
- Rose, potresti venire con me un attimo, per favore? - Bella si alzò e si diresse verso il corridoio, da dove proveniva un odore diverso da quello dei lupi.
La seguii, e quando arrivammo nella camera da letto dei padroni di casa, trovai una donna, sulla sedia accanto all'armadio, con una stecca bianca in mano, e la fissava con un sorrisino stampato in volto, sfregiato da una lunga cicatrice.
- Allora, è come penso io? - Bella le si avvicinò e lei, dopo un attimo di esitazione, le gettò le braccia al collo e la strinse forte, facendo ridere entrambe. Io rimasi in disparte, osservandole sorridendo.

- Sono di cinque settimane, sai? - Si alzò e corse fuori dalla stanza, verso il salotto. Il mio viso si adombrò per un istante, e non sfuggì allo sguardo attento di Bella.
- Ehi, qualcosa non va? - Si avvicinò a me e appoggiò una mano sulla mia spalla, mentre io alzai il viso verso di lei e feci un sorriso tirato.
- No, no. Tutto a posto, tranquilla. - Le feci cenno di raggiungere gli altri, e rimasi ancora qualche minuto in quella stanza, che rendeva il tutto ancora più opprimente.
Mi coprii il viso con le mani, dopo aver chiuso la porta dietro di me, e un singhiozzo uscì dalla mia bocca, facendomi tremare appena. No, non avrei più pianto.




Bella


Il nostro piano era andato in fumo, accidenti! Rosalie ed Emmett non avevano chiarito, anzi forse le cose erano ancora peggiorate da prima. E allora, cosa avremmo dovuto escogitare? Quando Edward chiuse la chiamata, mi guardò sconsolato, e io lo presi fra le braccia stringendolo dolcemente contro il mio petto.
- Non preoccuparti Ed, riuscirò a far capire ai due testoni che devono smetterla di fare così, sono abbastanza tosta anche io sai? E conosco mio fratello, so perfettamente cos'ha in mente. Quasi sempre, d'accordo. - La sua occhiataccia mi fece scoppiare a ridere, e Jacob mi guardò stranito, seguito a ruota da tutti gli altri.
Non feci in tempo a replicare, che qualcuno bussò alla porta, e la biondona, parecchio incavolata, raggiunse Edward, accanto a me, e cominciò ad inveirgli contro.
Allora mi alzai e mi sedetti in braccio a lui e mi rannicchiai, cercando di fargli capire che non era colpa nostra, e che in realtà lo avevamo fatto per loro, e basta.
Dopo qualche minuto, però, mi ricordai di Emily. Accidenti, mi stava aspettando in camera sua! Quindi mi alzai per l'ennesima volta, poi mi diressi verso il corridoio.
- Rose, potresti venire con me un attimo, per favore? - Camminai lentamente verso la camera da letto dei padroni di casa, dove sapevo di trovare Emily.
Rose mi stava seguendo, la percepivo dietro di me, e quando finalmente entrai nella stanza, vidi Emily con il test in mano, e un sorrisino che mi fece intuire subito.
- Allora, è come penso io? - Mi avvicinai a lei, e un attimo dopo le sue braccia furono attorno al mio collo, sentendola stringerle. Scoppiammo a ridere entrambe, io per la sua reazione, lei per la gioia, probabilmente.
- Sono di cinque settimane, sai? - Non riuscii a replicare, perchè lei già era fuori dalla stanza, e si stava dirigendo verso il salotto, dagli altri.
Appena mi girai verso la porta, notai che Rosalie, in disparte, aveva un'espressione adombrata sul volto, come se quello che era appena successo l'avesse intristita improvvisamente.
- Ehi, qualcosa non va? - Accennai, posandole delicatamente una mano sulla spalla. A volte quella ragazza mi dava delle preoccupazioni, un attimo prima era allegra e spensierata, un attimo dopo era furiosa e vendicatrice, quello dopo ancora era triste e sconsolata. Certo, era molto strana, ma le volevo bene anche per quello, infondo.
Mi sorrise appena, e capii subito che mi avrebbe mentito.
- No, no. Tutto a posto, tranquilla. - Mi fece cenno di raggiungere gli altri, e sebbene non avessi avuto la minima voglia di lasciarla sola in quella stanza, feci finta di nulla e tornai in soggiorno, dove tutti erano stretti attorno ad Emily, compresi i bambini, che aveva appena annunciato la notizia. Tutti, tranne Edward e Sam, che ancora doveva rincasare.
- Ehi, Ed. - Lo raggiunsi immediatamente, accoccolandomi fra le sue braccia.
- Hai sentito? Emily aspetta un bambino, non sei contento per lei? - Lui alzò le spalle, sorridendomi dolcemente.
- Sinceramente? Sì, ma non più di tanto. Insomma, che cos'è lei per me? - Rimasi a pensarci un attimo, ed effettivamente era così; suvvia, io ero felice per lei perchè da come me ne aveva sempre parlato Jake, sia a me che ad Alice in realtà, mi sembrava una ragazza gentile e disponibile con tutti, e poi una gravidanza era sempre cosa positiva, in ogni caso.
Quando tutti noi, nella stanza, sentimmo una chiave nella serratura, e un attimo dopo vedemmo arrivare Sam tutto trafelato e, a giudicare dai gesti innaturali e nervosi, ansioso di sapere, capimmo che era quasi giunto il momento di tornare a casa. Almeno, per noi vampiri era così; infondo non avevamo risolto praticamente nulla, sempre che quello che ci aveva detto Rosalie era verità.
- Allora, che succede? - Sam, dal canto suo, quasi non fece caso a noi due, ancora seduti sul suo divano, e raggiunse immediatamente la moglie.
- Sam, sei pronto? Bene. Ecco, vedi... Sono incinta, tesoro. - Il lungo bacio che si scambiarono fu così tenero che per poco i miei occhi non divennero lucidi, facendomi quindi stringere ancora di più ad Edward, che imitò alla perfezione l'alfa dei licantropi, sorprendendomi.
La porta era aperta, e da lontano riuscii a scorgere Emmett, mio fratello, arrivare con le mani in tasca, lo sguardo perso nel vuoto e la bocca contorta in una smorfia, che pareva rabbia, come dolore.
Attendemmo, dunque, che anche lui ci raggiungesse, e appena si richiuse la porta dietro, lo guardai in attesa che parlasse.
- Bella, lei è qui? - Non fece caso a Jacob, che gli si era avvicinato scrupoloso, o a tutti gli altri che lo squadravano disgustati, nè fece caso ad Edward che cercava assiduamente di leggere i suoi pensieri, non molto positivi se si osservava attentamente l'espressione di quest'ultimo.
- Sì, Emmett, ma vuole rimanere sola. Non so cosa le sia preso. Lasciala in pace, è meglio così. - Edward mi diede man forte annuendo convinto, e lui, con un'espressione confusa, si sedette accanto a noi, in attesa.
- Sei sicura, Bella? - Continuava a rivolgere lo sguardo verso il corridoio, sentiva che lei era di là, ne ero più che certa, ma non gli risposi, semplicemente posai una mano sul suo braccio e lo costrinsi a guardare me, sorridendogli dolcemente.
- Possibile, dovete sempre finire così voi due? - Gli sussurrai, facendo ben attenzione a non farmi sentire dai lupi.
- Bella, non cominciare. Non so cosa ti abbia detto lei, ma non iniziare con le tue solite lavate di testa, non ne ho la minima voglia. - Feci per replicare, ma il suono del telefono rimbombò nella stanza, fattasi improvvisamente silenziosa. Strano, eppure fino a un attimo prima erano tutti in subbuglio per la notizia di Emily e l'arrivo di mio fratello...
Rispose Jacob, ormai era di casa lì, e un attimo dopo, incerto sul da farsi, mi guardò e allungò una mano verso di me.
- Bella, è per te. - Aggrottai la fronte, com'era possibile? Di solito chi mi voleva, mi cercava sul cellulare, o a casa mia. Non riuscivo a darmi una spiegazione, ma dopo che Jake scrollò la cornetta davanti alla mia faccia per la terza volta, la afferrai e la portai all'orecchio.
E in un momento, mi ritrovai come catapultata in un altro posto, come in un sogno. O in un incubo.
Tutto d'un tratto, ero finita nella vecchia casa in cui vivevamo tempi addietro, prima di conoscere la famiglia Cullen e di diventare immortali, vampiri. 
Ma c'era qualcosa di diverso, come se il tempo si fosse fermato e avesse voluto farmi rivivere un momento passato, con la mia famiglia.
Ero sola in casa, Alice ed Emmett erano in palestra mentre la mamma era uscita una mezz'ora per andare a fare la spesa e incontrarsi con Louisa, una sua conoscente con cui aveva sempre qualcosa da dire, e mi aveva raccomandata, prima di andare, di non aprire la porta a nessuno, e di rispondere al telefono dicendo che lei era sotto alla doccia, e che al momento non era disponibile. Mi ricordavo tutto, era la prima volta che rimanevo in casa da sola, e volevo assolutamente far capire ai miei genitori che di me si potevano fidare, perchè ero una bambina brava, diligente e soprattutto coscienziosa.
Ma ad un tratto, poco dopo aver posato i libri di scuola sul tavolo della cucina per farli poi controllare alla mamma al suo ritorno e dopo aver acceso la televisione, intenta a guardare i cartoni animati, sentii suonare il telefono. Andai a rispondere, ricordandomi prima della risposta che dovevo dare.
- Pronto, casa Swan? - Il nostro cognome era quello, nostro padre era il capofamiglia e quindi tutti noi, escludendo i due della mamma, avevamo quel nominativo, all'anagrafe.
- Pronto, chi parla? - La mia vocina, delicata e da bambina ancora in piena infanzia, risuonò appena agitata, era la prima telefonata da 'grande', dovevo fare bella figura!
- Sono la signorina Gileson, la chiamo dall'ospedale. Signora, suo marito ha avuto un incidente, ed è ricoverato qui, non sappiamo se riuscirà a cavarsela o meno. - Il mio cuoricino, in quel momento, subì un lieve tonfo, eppure io non riuscii a capire, esattamente, quelle parole. Era uno scherzo? La mia prima telefonata, e qualcuno già pensava di potermi dire cose cattive per farmi sbagliare?
- La mamma è sotto la doccia al momento, non può rispondere. - Dall'altro capo del telefono, riuscii ad udire un forte sospiro, e mi bloccai. E se la donna avesse continuato a fare domande, cosa avrei dovuto risponderle?
- Piccola, ascoltami. Devi dire alla tua mamma che il tuo papà, Charlie, si è fatto male e ora è qui, all'ospedale, dove i medici gli stanno dando le cure necessarie, ma lei deve raggiungerlo, non può rimanere da solo. Hai capito, tesoro? - Per fortuna, in quel momento, la porta d'ingresso si aprì, e quando vidi spuntare la mamma carica di borse della spesa dissi, alla voce metallica del telefono, di attendere un attimo; raggiunsi mia madre, prendendo la borsa più leggera e posandola sul tavolo, poi la informai della telefonata in corso, e lei si fiondò a rispondere.
Qualche minuto dopo, eppure, era in lacrime, attaccata al filo del telefono che attorcigliò intorno al suo indice destro, singhiozzando appena. Non capivo, perchè non la smettevano con quelle sciocchezze? Il mio papà era al lavoro, come avrebbe potuto farsi male? Non era al parco, nemmeno in strada o a giocare con la palla insieme agli altri, non era in bicicletta, come avrebbe potuto ferirsi? Eppure, pochi attimi dopo la mamma mi afferrò malamente per mano, trascinandomi fuori verso la macchina, e dopo aver messo in moto partì a razzo, mettendomi paura e facendomi scoppiare a piangere. - Mamma, mammina, perchè corri? Cosa succede, dove stiamo andando mammina? - La mia vocina, rotta ormai dalle lacrime, non la toccò minimamente, il suo sguardo sconvolto era fisso sulla strada, che sembrava non finire più. La palestra, in cui Alice frequentava un corso di danza ed Emmett uno di ginnastica, era sempre più vicina, e quando finalmente compresi che saremmo andati a recuperarli, le lacrime scomparvero e spuntò un sorriso, sulle mie labbra. La mamma scese di corsa dalla macchina, portando via le chiavi e chiudendomi dentro, e quando tornò per mano con Alice ed Emmett, li caricò nei sedili posteriori senza fiatare, con gesti nevrotici e ansiosi, le mani tremanti e gli occhi sbarrati.
Partimmo un'altra volta, con tappa l'ospedale principale della città. Percorremmo tutti i reparti, correvamo senza che né io, né i miei fratelli potessimo comprenderne il perchè, e quando finalmente raggiungemmo una sala bianca, con una luce tremolante che la illuminava malamente, la mamma ci lasciò fra le mani di un paio di infermiere che, spuntate da una porta con l'apertura automatica, ci trattennero per un paio di ore, facendoci giocare e distrarre da ciò che avremmo scoperto solo il giorno dopo, noi.
- Papà è in cielo, ora, bambini miei, ma non preoccupatevi, lui rimarrà nei nostri cuori, vi proteggerà dall'alto e resterà accanto a noi per sempre, come un angelo custode. - Allora non comprendevo il perchè lui se ne fosse andato, né perchè non volesse tornare da noi, che impazienti lo attendevamo per giocare nella cameretta come tutte le sere, prima di cena, e sempre più delusi non lo vedevamo arrivare, carico di quella gioia che illuminava la famiglia felice che eravamo, e che non saremmo stati mai più.
Mi ripresi, da quel momento di confusione mentale, e quando mi ritrovai a casa Uley, circondata da sguardi preoccupati e dalle mani di Edward, appoggiate appena sulle mie spalle, per poco non scoppiai a piangere.
Al telefono, un lungo BIP mi annunciava che la linea, caduta, staccata o mai arrivata non era più collegata a quel telefono, e quando appoggiai la cornetta al suo posto chiusi gli occhi un'altra volta, trattenendo le lacrime che non sarebbero comunque potute scendere, e mi allontanai da tutti, venendo però fermata da Emmett, preoccupato come non mai.
- Bells, che succede? - Il suo sguardo, apprensivo, scavò un solco invisibile nel mio, nel tentativo di estorcere informazioni, ma scossi la testa e mi allontanai, abbassando gli occhi.
- Niente, niente. - Corsi verso la camera in cui Rose, da minuti ormai, era chiusa e, ansimando vistosamente una volta arrivataci, appoggiai la porta allo stipite, non chiudendola del tutto.
Rosalie, fissandomi stranita, mi si avvicinò e, senza dire nulla, mi abbracciò forte, affondando la testa nel mio collo e permettendomi di fare lo stesso con lei. Le avrei raccontato tutto?







Angolino autrice: bene, carissimi lettori! Finalmente sono riuscita a concludere questo capitolo, e ancora mi scusa per l'enorme ritardo. Spero che vi sia piaciuto, se è così lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate, altrimenti lasciate perdere ^^ A presto, un bacione, Alba97.





 


Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Passato, scherzi e... ***


Sorelle all'attacco Salve a tutti ragazzi! Eccoci finalmente con un nuovo capitolo, in cui vedremo un altro mistero, e sempre più dubbi che attagliano le nostre ragazze, e non solo. Sono contenta di essere arrivata fino a questo punto insieme a voi, lettori e lettrici, mi rendete entusiasta sempre di più :') Fra i seguiti, i ricordati e i preferiti, non so davvero come ringraziarvi!
Siete fantastici, e per questo ho un piccolo annuncio da farvi: da un paio di capitoli a questa parte, come spero abbiate notato, le ragazze hanno strane visioni, e con questo intendo dire ricordi o flashback, e partendo dal presupposto che non dirò assolutamente niente, inizia la seconda parte della FF, la parte in cui vedremo le cose più toccanti e dolorose, con calma.
Dopo questa premessa, vi lascio al capitolo, sperando che possiate leggere con una diversa visione dell'insieme. La mia stessa, mi auguro! Ahahahaha!
Buona lettura!




Alice



Jasper era semplicemente fantastico. Lo adoravo, quella sua bellezza magnetica e assolutamente perfetta, il suo fisico scolpito ma non troppo, a differenza di mio fratello che, per quanto potesse essere un bellissimo ragazzo, era esageratamente muscoloso, a parer mio, e il suo modo di fare gentile, cavalleresco ma anche sarcastico e romantico.
In parole povere, era significativamente adorabile. Non avrei potuto chiedere di meglio, come fidanzato.
Dopo la nostra serata fantastica passata alla scuola di danza, finita all'incirca quando la Luna era nel suo momento migliore della notte, ovvero verso le undici e mezza, ci eravamo infilati in macchina e avevamo girato ancora un po' per la città, animata solo da qualche notturno alla ricerca di guai, al paio di mendicanti che non avevano un posto fisso in cui dormire e ai malviventi che spacciavano agli angoli bui dei quartieri più malfamati.
Era un aspetto di Forks che non avevo mai visto, infondo non avevo avuto l'occasione di visitare tutta la città e benchè meno mi aspettavo di trovarmela così, con due facce ben distinte e separate l'una dall'altra.
Ma infondo, chi non aveva due aspetti del carattere, comprensivi di uno che si teneva ben nascosto dalla portata degli altri? E anche dei segreti, inconfessabili, che non sarebbero usciti dalla bocca, o dalla mente, nemmeno sotto tortura.
Dentro all'abitacolo della Ferrari fiammeggiante di Jasper, le nostre risate risuonavano trillanti, come suoni di campanelle in una giornata di vento lasciate appese solamente ad un tronchetto in mezzo ad un campo silenzioso. Melodioso e rilassante, allo stesso tempo.
- Cioè, mi stai dicendo che tu e Bella tre anni fa per infastidire il povero Emmett lo avete minacciato? - Non riusciva quasi a parlare dalle forti risate che faceva, e io ero praticamente piegata in due su me stessa.
- Oh, sì! Continuava a rompere le scatole dicendo che gli dovevamo pulire la stanza, e allora un giorno per farlo smettere gli abbiamo risposto che lo avremmo fatto ma a modo nostro, ovvero cambiando tutte le tende e le lenzuola, quindi lui quasi terrorizzato ha immediatamente rimangiato tutto e non lo ha più fatto. - Il ricordo di Emmett ancora spaventato da ciò che avremmo potuto fare era vivido nella mia mente, e ogni volta mi faceva sghignazzare per dei minuti interi, ricevendo come risposta un'occhiataccia truce dal mio caro fratellone.
Jasper scosse la testa, riuscendo a calmare le intense risa divertite, e quando finalmente fu rilassato alla guida, lo guardai e appoggiai una mano sulla sua spalla, attirando la sua attenzione.
- Secondo te, com'è andata? - Ero curiosa, molto, di sapere come, e se, Rosalie ed Emmett avessero risolto il loro equivoco stupido e infantile, ma non potevamo ancora sapere, e Jasper aveva fatto di tutto per evitarmi visioni su di loro, anche se gran parte dell'impegno era mio.
Lui alzò le spalle, facendosi improvvisamente serio. - Beh, io spero vivamente che siano riusciti a capirsi, in maniera civile e tranquilla, abbiamo passato troppe cose per poterci permettere altri problemi nel campo dell'amore e delle relazioni. Anche se spero che sia andata bene. A differenza di altri... - Il suo tono di voce si fece più duro, e io aggrottai le sopracciglia, facendo quasi spuntare la ruga della curiosità, come la chiamava spesso la mamma, guardandolo confusa.
- Che cosa intendi con questo, Jazz? C'è qualche problema? - Non avevo dubbi che sulla nostra relazione ci potessero essere dei drammi o dei dilemmi da risolvere, ma avrei voluto aiutarlo con i tarli che, da quanto avevo capito del suo breve discorso di qualche istante prima, continuavano ad attanagliarlo da tempo. E lo stesso per sua sorella.
- Beh, Alice, se hai tempo e voglia di ascoltarti, ho il forte desiderio di essere sincero con te, e raccontarti la mia storia, triste da una parte, ma pur sempre vissuta in maniera... - Si interruppe, e vidi che non riusciva a trovare il termine adatto.
- Bizzarra, forse. - Annuì con sè stesso, poi spostò lo sguardo, incantevole, su di me e sorrise. Gli accarezzai un braccio, abbassando appena il capo.
- Credi che io non abbia tempo per starti ad ascoltare? Sono qui con te, e mi piacerebbe sapere, sì. Sarebbe interessante scoprire come il mio ragazzo abbia passato tutta la sua esistenza prima di conoscermi. - Mi misi seduta comoda, sotto suo consiglio, e appoggiai la guancia contro la testiera del sedile, osservando i suoi capelli meravigliosi.
- Beh, diciamo che la mia vita è stata abbastanza normale fino ai quindici anni, il periodo in cui decisi di intraprendere la carriera di soldato per partecipare alla guerra civile. Riuscii ad arruolarmi solo ai sedici anni, ed era il lontano 1859. - Rise, per breve tempo, scuotendo la testa l'ennesima volta. - Sono abbastanza vecchiotto, ne sono consapevole. - La mia occhiataccia lo fece tacere, ma poi gli feci cenno di continuare.
- Avevo una grande passione per l'arte della guerra e del combattimento, sapevo andare a cavallo perfettamente e, lentamente, sono passato da soldato semplice a generale. Tutti i miei compagni avevano un forte rispetto nei miei confronti, ricambiato ovviamente, ed eravamo uniti, sebbene le condizioni di vita non fossero le migliori e non ci fosse stato da rimanere tranquilli a lungo. - Rallentò la macchina, e solo allora mi accorsi che eravamo tornati a casa, ad una velocità abbastanza stabile e non molto elevata. Mi scortò fuori dall'auto, come un vero gentiluomo, e dopo avermi presa per mano mi condusse verso l'ingresso, e successivamente in salotto, sul divano precisamente.
- Alla fine della guerra, quando compii esattamente vent'anni, decisi di tornare a casa dalla mia famiglia, perchè dalle numerose lettere che avevo ricevuto avevo scoperto che la mia sorellina, Rosalie, era dapprima venuta al mondo e poi cresciuta sana e robusta. - Dunque, lui era più grande di parecchi anni di Rose? Si sedette accanto a me, e allungò un braccio sulle sue spalle fino a farmi aderire completamente al suo fianco, come per proteggermi.
- Ero curioso di incontrarla, avevo anche un fratello che era nato prima di lei, e avrebbe avuto esattamente sette anni, ma purtroppo morì di cause sconosciute poco prima della nascita di Rose. Durante il mio viaggio di ritorno, però, forse a causa del mio essere ingenuo di fronte alle cose semplici, o non so perchè, mi sono imbattuto in coloro che mi avrebbero regalato l'immortalità. Ad un alto prezzo. - Il suo sguardo si indurì, e la sua bocca si contrasse in una smorfia di ribrezzo, data dal ricordo che stava per raccontarmi, evidentemente.
- Era sera, ed io stavo cavalcando in solitudine nelle vicinanze di un villaggio, a Sud. - Strinse la mia mano, dopo aver notato la mia espressione incuriosita.
- Da lontano, scorsi tre donne, vestite con abiti succinti e vagamente particolari, come usava allora per le nomadi. Si stavano guardando attorno, e mi sembravano impaurite, così il mio istinto di cavaliere mi suggerì di avvicinarle per chiedere loro se ci fosse stato qualcosa che le preoccupasse. - Un tuono, in lontananza. Guardammo entrambi fuori, in silenzio, ma oltre agli ululati lontani, tutto silenzio attorno a noi.
- Ma quando scesi, commisi l'errore più grande della mia vita, Alice. Mi abbindolarono, facendomi credere che poco più in là ci fosse stato un uomo in pericolo, e che avrei dovuto aiutarlo, essendo un soldato. Ovviamente le seguii, fin dentro alla foresta, ma quando fummo isolati dagli altri, fu la fine per me. - Intuii, dal modo in cui tese i muscoli del braccio con cui era appoggiato a me, che la cosa gli creava ancora molti fastidi.
- Ti hanno trasformato subito, Jazz? - Inclinai la testa verso di lui e gli sorrisi, cercavo di trattenere la gelosia per me, o l'avrebbe sentita subito.
- Poco dopo, prima Maria, il capo del clan, mi ha sedotto, facendomi credere chissà cosa, i ricordi cominciano a svanire e alcuni momenti li ho rimossi volontariamente. Una settimana dopo, facevo parte del suo esercito, che avrebbe dovuto aiutarla nella lotta contro il dominio del territorio che, da anni, si teneva fra i nomadi di quelle terre. Fui costretto ad addestrare vampiri neonati, nella lotta e nella resistenza al sangue umano, anche se poi ero il primo a commettere stragi al momento della caccia. - Scosse la testa, e solo allora mi accorsi che i suoi occhi erano velati da una patina che li rendevano tristi, e anche pieni di rancore.
Mi alzai e lo guardai in viso, accarezzandogli delicatamente i capelli. Possibile che lui dovesse farsi tutti quei problemi?
- Jasper Hale, ascoltami attentamente. Non dovrei nemmeno fartelo io questo discorso, da vampira neonata quale sono, ma visto che ci sono solo io e nessun'altro ha appena ascoltato le tue parole, non mi dai altra scelta. Uno degli istinti primordiali che ci caratterizzano, come mi hai detto tu tempo fa, è la sete di sangue umano. Eri giovane, come lo sei tutt'ora, ed eri costretto ad una vita difficile, da quello che ho potuto capire. E poi, quella Maria... - La mia voce raggiunse un'ottava superiore, e cercai di darmi un contegno, perchè il solo sentir nominare quella donna, sicuramente molto più bella e formosa di me, mi dava un nervoso incredibile.
- E' stata lei a ridurti così, non darti colpe per cose che non hai voluto fare veramente, tesoro mio. - Mi sorrise appena, poi si allungò per baciarmi e ritrascinò sul divano, prendendomi fra le sue braccia possenti.
- Sei fantastica, Alice, e riesci a farmi sentire un uomo migliore. - Mi sorrise, rimanendo sulle labbra, e accarezzò appena la mia schiena, e io gli stampai un bacio sul naso.
- Tu sei perfetto, amore, fidati di me! - Annuii convinta, e lui per ripicca mi fece un buffetto sulla guancia, sorridendo.
- Solo che, tornando al discorso di prima, su mia sorella e tuo fratello, sono veramente curioso di sapere se hanno combinato qualcosa. Secondo te, hanno...? - Mi guardò con aria complice, e io scoppiai a ridere non appena vidi la sua espressione.
- Jasper! Ma sono domande da farmi? - Rise assieme a me, mentre fuori qualche tuono cominciava a farsi strada nel cielo silenzioso.
- Beh, non l'hai detto anche tu prima, di essere curiosa? - Mi guardo muovendo l'indice verso di me, e scoppiammo a ridere più forte, quasi non riuscivo a smettere.
- Sì, ma non vado a pensare subito a... - Mi interruppi, e se fossi stata umana sarei arrossita fino alla punta dei capelli. Lui mi baciò dolcemente, sorridendo sulle mie labbra, poichè aveva percepito il mio imbarazzo.
Ma prima che potesse rispondere, sentimmo la porta aprirsi, e quattro vampiri a noi molto conosciuti fecero il loro ingresso trionfale, in silenzio.
Bella e Rose subito corsero verso di noi, e mi fecero cenno che qualcosa era successo, e che dovevamo parlare.
- Oh piccioncini, cosa stavate facendo sopra a questo divano, eh? - Emmett, raggiunto da Edward un istante dopo, sorrise malizioso in direzione nostra, e io gli lanciai dietro un cuscino, facendo ridere tutti. - Vedi di fare silenzio, scimmione! Piuttosto, voi due? - Si zittì immediatamente, e il suo sorriso scomparve, mentre il suo sguardo cadde su Rosalie, che aveva girato i tacchi ed era quasi corsa su dalle scale, nervosa. Possibile che fosse andata così male?
- Ok, tasto dolente, come non detto. - Bella mi prese per mano e seguimmo la bionda su di sopra, chiudendoci la porta di camera sua dietro.
Rose era appoggiata con i gomiti al davanzale, la testa china e i lunghi capelli che ricadevano sul marmo freddo che le coprivano il volto.
- Ehi, tesoro? - Ci avvicinammo, Bells da una parte e io dall'altra, ma lei non si mosse, come se fosse stata una statua.
- Sì? - Sussurrò, un paio di minuti dopo, successivamente ad un silenzio quasi imbarazzante.
- E' stato così terribile con Emmett? - Bella le scostò i capelli per guardarla bene in viso, e sgranò gli occhi. Rose stava ridendo, sotto ai baffi!
- Terribile? Beh, direi che questo... - Si avvicinò al letto e prese il lenzuolo, che solo in quel momento vedemmo disfatto e mezzo a terra, con i cuscini ridotti a pezzi e la testiera rigata, se non quasi rotta in due.
- Non è proprio così male. - Ci porse il panno, e appena sentimmo l'odore di nostro fratello, una smorfia disgustata spuntò sulle nostre labbra.
- ROSALIE! - Urlammo entrambe, e lei scoppiò a ridere, tenendosi la pancia e asciugandosi le finte lacrime.
- Che c'è? Siete due maliziose che pensate subito male! - Scrollando i capelli, si riprese il lenzuolo e lo infilò nel cestone della biancheria sporca, continuando a ridere.
- Quindi a casa di Jacob era tutta una finta?! - Annuì, sorridendo innocente, mentre io ero confusa. Erano andati da Jake, senza dirmi niente? E soprattutto, perchè lo avevano fatto, se sia Edward che Rosalie non sopportavano i lupi, e tanto meno il loro odore ripugnante? La mia faccia quasi alterata le fece riflettere un attimo.
- Al, non ti abbiamo detto di raggiungerci perchè sappiamo perfettamente quando Jasper voglia passare ogni momento con te come se fosse l'ultimo, ci tiene davvero alla vostra relazione, e non vuole perdere nemmeno un istante di tempo disponibile. - I miei occhi a cuoricino le fecero scoppiare a ridere, quindi io mi mossi velocemente verso il soggiorno, facendo con un balzo tutte le scale.
I ragazzi erano seduti sul divano a guardare la partita, ma non mi importava, perchè mi fiondai subito sopra Jasper e lo baciai con passione, sorprendendolo.
Lui mi strinse a sè, delicatamente, senza staccarsi da me e anzi, approfondendo il nostro bacio, e in replica ricevemmo un paio di schiarite di voce dai due seduti accanto a noi.
Mi allontanai un attimo dalle labbra di Jazz, fissando i miei fratelli contrariata.
- Fate silenzio voi due, le ragazze mi hanno raccontato tutto. E quando dico tutto, intendo proprio tutto. - Emmett ammutolì, mentre Edward si girò dall'altra parte incrociando le gambe con fare indifferente, anche se sapevo perfettamente che non lo era affatto.
Ma, un urlo agghiacciante su di sopra, ci fece ammutolire, e senza nemmeno aver avuto il tempo di capire perchè Rosalie avesse urlato, la vedemmo scendere come una furia, seguita da una Bella che tentava di calmarla inutilmente.
- Rose, ti prego, non fare così! - Lei la guardò con uno sguardo omicida, e Bella terrorizzata si rifugiò fra le braccia di Edward.
- Io ti uccido! - La sua voce bassa e minacciosa, rivolta verso Jasper, mi diede i brividi e mi rintanai dietro Emmett, che si era alzato e tentava di avvicinarsi a Rose, cambiando idea alle sue parole.
- Che cosa ho fatto, adesso?!* - Alzò le mani come segno di resa, e lei per ripicca gli lanciò un medaglione al petto, con tale violenza da produrre un boato.
Lui si alzò e le ringhiò contro, facendo animare anche Emmett.
- Sei diventata tutta scema, Rosalinda?!* - Afferrò il medaglione da terra, e lo aprì. Improvvisamente, cambiò espressione, e da furiosa divenne improvvisamente colpevole.
- Io.. Scusa Rosalie, non pensavo. - Lei scosse la testa, improvvisamente ferita e nuovamente con le lacrime agli occhi.
- Sai perfettamente cosa mi provoca, Jasper. Non me l'aspettavo da te. Ci vediamo a scuola. - E detto questo, si avviò verso la porta e infilò la giacca, girandosi verso Emmett e facendogli cenno di seguirla.
Lui lo fece, dopo aver baciato me e Bella sulla guancia, e si dileguarono velocemente.
Jasper allungò un braccio verso di me, e subito lo abbracciai dolcemente, accarezzandogli i capelli. - Posso vederlo, Jazz? - Lui annuì, e mi porse il medaglione.
Lo aprii, e sbiancai.





Il medaglione



Angolino autrice: Bene, finalmente ce l'abbiamo fatta ahahaha allora, vi è piaciuto? Spero di sì, dai! Mi raccomando, recensite numerosi! A presto, Alba97.











Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Avviso. ***


Ok ragazze, volevo avvisarvi che sfortunatamente devo interrompere temporaneamente il continuo di questa FF per mancata ispirazione, sono dispiaciuta ma non voglio lasciarvi a secco per tempo senza dirvelo, spero vogliate dare un'occhiata alle mie altre FF, 'They will be in love..' e 'Chi l'avrebbe mai detto?', un bacione, a presto, Alba97.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=579387