Una nuova vita, con te... di CatcatKhad (/viewuser.php?uid=106556)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fidanzato.. ***
Capitolo 3: *** Primo giorno di scuola.. ***
Capitolo 4: *** Incubi, conoscenze e.. ***
Capitolo 5: *** Interrogatorio, e perchè mi odi? ***
Capitolo 6: *** Che cosa siete, voi? ***
Capitolo 7: *** Un amico ritrovato e nuove rivelazioni.. ***
Capitolo 8: *** Maledetti ricordi... ***
Capitolo 9: *** Nuovi guai.. ***
Capitolo 10: *** Danzare.. ***
Capitolo 11: *** Dobbiamo parlare, ma lui... ***
Capitolo 12: *** Cos'è, uno scherzo? Che succede qui? ***
Capitolo 13: *** Ti odio Jacob Black! ***
Capitolo 14: *** Shopping e.. ***
Capitolo 15: *** Chiarimenti poco chiari e ritorno. ***
Capitolo 16: *** Addio, Emmett.. ***
Capitolo 17: *** Quel maledetto sogno. ***
Capitolo 18: *** Ma che accidenti succede? ***
Capitolo 19: *** Lacrime amare.. ***
Capitolo 20: *** Una bella chiaccherata non fa male a nessuno. ***
Capitolo 21: *** L'inizio della nuova Bella! ***
Capitolo 22: *** Siamo pronti? Via! ***
Capitolo 23: *** Festa! ***
Capitolo 24: *** Sorprese, sorprese e ancora sorprese. ***
Capitolo 25: *** Complicato. ***
Capitolo 26: *** L'amour.. ***
Capitolo 27: *** La caccia promette sempre bene! ***
Capitolo 28: *** Ti sgozzerei! ***
Capitolo 29: *** Io, ignara sfortunata. ***
Capitolo 30: *** Lezioni, risveglio e baci mozzafiato. ***
Capitolo 31: *** Il fuoco brucia. ***
Capitolo 32: *** C'è chi si innamora e chi va in crisi. ***
Capitolo 33: *** Una giornata meravigliosa, se non fosse per... ***
Capitolo 34: *** Una sorpresa, tenerezze e telefonate inquietanti ***
Capitolo 35: *** Passato, scherzi e... ***
Capitolo 36: *** Avviso. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Alice.
Ecco il mio nome. Originale, potreste pensare. O bizzarro. Si, un po'
come me. Bizzarra. Chiunque lo direbbe, se mi vedesse per una volta.
Anche se non è così. Ma partiamo dal principio,
quando mia madre ci portò una bellissima notizia..
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Capitolo 2 *** Fidanzato.. ***
Pov. Alice
Noi
fratelli Brandon viviamo a Forks, in America. I miei fratelli, Emmett e
Isabella, detta Bella, sono i figli di Esme, la sorella di mio padre.
Starete pensando: ma perchè questa vive a casa della zia? Vi
rispondo subito: mia madre, Ellen, morì dandomi alla luce e
mio padre fu rinchiuso in prigione alcuni anni dopo per spaccio. Bello,
vero? Già..
Comunque, mia zia Esme, all'età di 5 anni, mi
adottò, ed ora eccomi qui. Suo marito, mio zio,
morì in un incidente qualche anno fa. Di bene in meglio.
Dicevo, un giorno, mentre io e i miei fratelli eravamo in casa a
studiare, nostra madre tornò dal lavoro. Lavorava come
infermiera all'ospedale della città. Appena entrò
in casa, ci chiamò urlando. Corremmo giù,
preoccupati dal suo tono di voce. Appena la vedemmo, rimanemmo di sasso.
Era abbracciata a un uomo alto, bellissimo, biondo e con la pelle
pallida, sulla quarantina, se non meno.
Era sorridente, felice come non lo era più stata dalla morte
dello zio. Si avvicinò a noi - Ragazzi, questo è
Carlisle. Lui è il nuovo medico dell'ospedale, lavora li da
due o tre mesi. Ed, è il mio fidanzato. - Appena
ebbe finito, le saltai al collo - Sono
così contenta, mamma! - Lo stesso fece Bella,
Emmett la abbracciò soltanto, con la sua stazza avrebbe
potuto soffocarla. Poi, stringemmo la mano a Carlisle e li facemmo accomodare. Si sedettero sul divano, Bella e Emmett rimasero con
loro a parlare, io mi congedai. Dovevo ancora ripassare
Spagnolo visto che non ero molto brava.
Mi misi sul letto, aprii il libro e cominciai a leggere.
Due ore dopo, scesi. Carlisle era ancora li, ma stava uscendo. Ci
salutò cordialmente e se ne andò. Appena uscita,
mamma sospirò sognante e si sedette sul divano. La guardai
sorridente, poi mi avviai verso la cucina insieme a Bella, per
preparare la cena. Mentre io mettevo su la pentola, Bella
apparecchiava. Appena pronta la cena, ci riunimmo a tavola e
chiaccherammo per tutta la sera. Verso le dieci, andai in camera mia e
mi misi immediatamente a letto, dopo una sana doccia calda,
addormentandomi di botto.
Ciaooo! Eccomi
qui con una nuova fanfic, questo capitolo è un po' corto ma
serve come seconda introduzione; spero vi siate accorti che sembra
plagiata da Frutto proibito, ma in realtà non la
è. E non pensavo di avere già così
tanti fan! In meno di un'ora già due recensioni! Vi voglio
bene, al prossimo capitolo, Alba97.
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Capitolo 3 *** Primo giorno di scuola.. ***
Pov. Alice
Mi
svegliai, il mattino dopo. Avevo dormito bene e senza fare incubi. Un
miracolo, direi. Mi misi a sedere sul letto, erano le sei. Sospirai,
poi mi alzai lentamente e andai a fare una doccia. Appena aperta
l'acqua, scese giù gelida. Perfetto, mi piaceva il freddo.
Mi insaponai, poi rimasi due minuti in più sotto. Mi faceva
passare tutte le preoccupazioni. Uscii, poi mi misi l'asciugamano e
tornai in camera mia. Mi cambiai, poi scesi a preparare la colazione.
Quella settimana la domestica, Nelly, non poteva venire per problemi di
salute. E, visto che Esme per me e i miei fratelli aveva sempre fatto
di tutto, noi la ripagavamo così.
Appena il caffè fu pronto, ci misi dentro del latte e mi
sedetti al tavolo, pucciandoci dentro dei biscotti e gustandomelo a
fondo. Quando ebbi finito, presi la colazione per gli altri e la portai
con un vassoio di sopra. Andai prima da mamma, poi da Bella e infine da
Emmett. Alla fine, tornai in salone a guardare un po' di Tv.
Bussarono alla porta. Andai ad aprire e vidi Carlisle che mi sorrideva - Buongiorno, Alice. - Mi
disse, cordialissimo. - Buongiorno
a te, Carlisle. Che ci fai qui, a quest'ora del mattino?? - Gli
chiesi. Erano le sette e mezza, mancava poco alla scuola. I miei
fratelli stavano scendendo le scale. - Sono qui per accompagnarvi a
scuola. - Disse lui. - Ma che dici Carlisle?? Non dovevi
disturbarti! - Gli dicemmo io e Bella a tempo. - Per me non è un
disturbo, in più devo andare all'ospedale e so che oggi
vostra madre ha il giorno libero. - Rispose lui
convinto. Sorrisi, poi lo abbracciai. Era gelido. Mi staccai
d'improvviso, non era normale avere la pelle così fredda.
Magari faceva freddo fuori. E si, faceva molto freddo. Rientrai, mi misi la giacca e uscii di casa con i miei fratelli e Carlisle,
dopo aver salutato mamma che intanto era scesa. Salimmo sull'auto di
Carlisle, un Suv nero metallizzato. Non che noi non fossimo ricchi,
anzi, ma non avevamo mai preso una macchina così. Mi sedetti
vicino al finestrino. Ci eravamo trasferiti anche noi da poco, circa un
anno, e eravamo arrivati che c'erano le ultime tre settimane di scuola.
Per cui, avevamo saltato. Ora arrivavo li per la prima volta, insieme a
Emm e Bella. Appena arrivammo vidi la scuola. Era un edificio
abbastanza grazioso, per essere un istituto scolastico. Scesimo dalla
macchina e ringraziammo Carlisle. Erano le otto meno cinque, eravamo in
perfetto orario. Appena ci mettemmo vicino a un albero vicino
all'ingresso della scuola, tutti si voltarono a guardarci. I ragazzi
appena videro me e Bella sgranarono gli occhi. Le ragazze, si misero a
fare le "oche" davanti a Emmett, che non le calcolava di striscio.
Sospirai, era sempre così. Ci eravamo trasferiti quattro
volte dalla morte dello zio, e ogni volta che cambiavamo scuola
succedeva sempre che tutti ci consideravano degli Dei. Venivamo
dall'Alaska, d'accordo, e la nostra pelle era pallida, quasi come gli
albini, ma non avevamo niente di speciale. Soprattutto io. Ero bassa,
avevo i capelli corti neri pece, e le forme non erano molte. Beh, avevo
una terza abbondante, ma non ero granchè. Suonò
la campanella. Entrammo e andammo verso la segreteria. Ci si
presentò una donna sulla cinquantina castana, con gli occhi
neri. - Salve, io sono
Emmett Brandon e loro due sono Alice e Isabella Brandon. - Disse
Emmett. Menomale, le altre volte avevo dovuto presentarci io, che ero
molto timida. Con quelli che non conosco. La donna ci diede gli orari e
i fogli presenza. Per mia sfortuna, avevo solo tre ore con Bella e due
con Emmett. Sospirai, un po' delusa, poi mi incamminai verso l'aula
della lezione di Spagnolo. Guarda caso.... Pensai.
Mi avviai verso la porta, bussai e entrai. C'era solo il prof
più due o tre ragazzi. Mi avvicinai a lui e mi presentai.
Lui mi fece sedere nell'unico banco libero, visto che i posti erano
già stati assegnati dai prof prima dell'inizio dell'anno,
chissà perchè. Ero vicino a un ragazzo
bellissimo, con i capelli corti biondi leggermente mossi, e gli occhi
dorati. Aveva la pelle molto pallida, un po' come Carlisle. Mi sedetti,
un po' titubante. Presi il libro e lo aprii. Pochi secondi dopo,
arrivarono tutti gli altri. Notai che il ragazzo vicino a me mi
fissava. Appena lo guardai negli occhi lui distolse lo sguardo. Odiavo
essere fissata. Sospirai, poi accarezzai con il polpastrello il
medaglione che avevo al collo e ascoltai il prof, che aveva iniziato a
parlare.
Passarono le ore, alla fine delle lezioni andai a mensa, ovviamente con
gli sguardi dei ragazzi puntati addosso. Mi ritrovai con i miei
fratelli davanti alla porta. Entrammo, lentamente, e prendemmo i vassoi
con del cibo, per poi andare a un tavolo libero. Ci sedemmo e
cominciammo a parlare del più e del meno. Ad un tratto,
dalla porta della mensa vidi entrare quel ragazzo con altri due, una
ragazza che gli somigliava molto, e un altro ragazzo, con i capelli
bronzei e gli occhi anche i suoi dorati. Il ragazzo mi stava ancora
guardando. Mi stavo stufando. Sospirai, arrabbiata. Bella lo
sentì - Che
hai, Aly? - Mi chiese, premurosa. Bella e Emmett potevano
essere gemelli, ma avevano degli anni di differenza. Emmett era di gennaio e aveva 20 anni. Bella ne aveva 18, quasi 19 perchè era di Dicembre Io invece, ne avevo 17, quasi 18 perchè ero di settembre. La
più piccola infatti. - Niente,
Bells, non preoccuparti.. - Le risposi, poco convincente.
Lei sospirò, guardandomi ancora un po', poi
continuò a mangiare, chiaccherando con Emm. Posai la
forchetta, non avevo fame e mi abbandonai sulla sedia. Mi ero stufata
di stare li, così mi alzai e uscii dalla mensa, cercando un
posto tranquillo. Vidi una panchina sotto un albero, così mi
ci avvicinai e mi sedetti a pensare. Aprii istintivamente il
medaglione. La foto di mia madre. La accarezzai delicatamente, poi una
lacrima mi scese. L'asciugai in fretta, poi richiusi il medaglione e
rientrai a mensa, dove i miei fratelli mi aspettavano. Andai a lezione,
poi dopo due ore uscii, erano finite, e aspettai i miei fratelli. Non
arrivavano, così, mi misi vicino al muro e aspettai. Invece
dei miei fratelli, vidi uscire tre ragazzi, che mi si avvicinarono. Oh, no.. Pensai,
poi entrai di corsa dentro alla scuola dove incrociai Bella. Emmett ci
stava raggiungendo. Ci avviammo verso il parcheggio. Vidi che la
macchina di Carlisle era li, e lui era fuori dalla portiera ad
aspettarci. Andammo li vicino, lo salutammo ed entrammo in macchina.
Arrivammo a casa, salutammo Carlisle e mamma, poi io me ne andai i
camera mia a fare i compiti. Finiti i compiti,mi buttai sul letto. Mamma, mi manchi troppo... Dissi,
fra me e me, cominciando a piangere silenziosamente. Poi, mi
addormentai.
Ciaooo! Ringrazio
tutti quelli che mi seguono! Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto!Al prossimo, Alba97.
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Capitolo 4 *** Incubi, conoscenze e.. ***
Pov.
Alice
No, Bella! Bella, dove sei? Mamma, papà, Emmett.. NOOO!
Mi svegliai, urlando. Poi, mi guardai in giro. Ero in
camera mia. Guardai l'orologio. Era ora di cena. Sentii aprire la
porta. Mia mamma era li che mi guardava preoccupata. Poi, mi venne ad
abbracciare e mi portò giù, a cena.
Aveva cucinato Bella. C'era il polpettone vegetariano. Il mio piatto
preferito. Mi sedetti a tavola, vicino a Emmett, e cominciai a
mangiare. Dopo cinque bocconi, misi giù la forchetta. Non
avevo più fame. Mi alzai, poi andai mogia verso il divano e
mi sedetti. Poco dopo mi raggiunse Bella. Si sedette vicino a me - Che hai, tesoro? - Mi
chiese. Sospirai, poi mi girai verso di lei con le lacrime agli occhi -
Guarda il calendario
Bella.. - Le dissi, con la voce rotta dal pianto. Lei
capì subito e mi abbracciò forte. Scoppiai a
piangere, quel giorno per me era il più brutto dell'anno. Il
giorno dopo infatti, sarebbe stato il mio compleanno. E quello successivo, l'anniversario della morte di mia madre. Mi sfogai, poi lasciai Bella e
mi rannicchiai sul divano, come quando ero arrabbiata. Bella si
alzò e mi guardò un po' triste, poi se ne
andò di sopra. Mi accoccolai ancora meglio e presi la
coperta, mettendomela addosso. Poco dopo bussarono alla porta. Mia
madre andò ad aprire. Era Carlisle. Appena mi vide
sobbalzò, poi continuò a parlare con mia madre.
Dopo un po', vidi mia madre abbracciarlo e annuire. - Alice, vai a vestirti, andiamo a
casa di Carlisle. - Mi disse mamma, poi. Annuii, poi mi
alzai e andai verso la camera. Presi la giacca, mi pettinai un po' e
mi lavai i denti. Alla fine, mi truccai un po' e scesi. Erano tutti
davanti alla macchina. Li raggiunsi e salii sul sedile posteriore
vicino al finestrino. Pochi minuti dopo arrivammo davanti a una villa
enorme, molto più grande della nostra. Scesi, poi rimasi
incantata. la porta e gli infissi delle finestre erano marroni,
stupendi, mentre il resto era bianco e verde. Ero a bocca aperta dallo
stupore, e per un secondo mi dimenticai di tutto: nel piccolo
giardinetto dentro a una serra, c'era una coltivazione di rose blu. Le
mie preferite, molto rare per giunta. Mi avvicinai, molto lentamente,
con gli occhi che brillavano. Arrivai davanti al vetro e mi appoggiai.
Carlisle mi si avvicinò - Ti piacciono? - Mi
chiese. Annuii, incapace di parlare in quel momento. Lui
entrò dentro, ne tagliò una e me la diede. Urlai
di gioia, poi lo abbracciai. Lui scoppiò a ridere e mi
abbracciò. Lo lasciai, poi gli sorrisi ancora una volta.
La rosa blu era il simbolo che io assegnavo a mia madre, quella vera,
perchè la zia mi disse un giorno che quando morì,
mio padre le portò una rosa blu e gliela mise sul petto, fra
le mani. In più, sono bellissime.
Ci portò fino in casa. Appena entrammo in salone, una
melodia mi arrivò alle orecchie. Chi stava suonando? Guardai
confusa Carlisle, che mi sorrise e chiamò un ragazzo - Edward, vieni qui abbiamo ospiti!
- Disse, pochi secondi dopo, fece la sua entrata un
ragazzo. Era uno dei due ragazzi insieme a Lui! Appena vide Bella,
sobbalzò un secondo, poi si presentò - Buonasera a tutti, io sono
Edward, suo figlio. Il maggiore. - Disse, cordiale. Poi
si avvicinò a noi e ci strinse la mano. Quando la strinse a
Bella, vidi che lo fece in fretta. Forse gli stava antipatica. Povera
la mia Bellina. Alla fine, sorrise. Poco dopo, anche l'altra ragazza
entrò e si presentò. Rosalie, che bel nome aveva.
In più, era simpatica e gentile. Emmett, appena la vide
entrare, si irrigidì. Carlisle ci fece sedere sul divano.
Era comodo.
Cominciammo a chiaccherare, poi sentimmo sbattere una porta. Pochi
secondi dopo, Lo vidi entrare. Stava sorridendo e i suoi occhi erano
ancora più dorati del mattino. Si presentò anche
lui, guardandomi negli occhi - Buonasera,
io sono Jasper. Sono davvero felice di fare la vostra conoscenza. - Disse.
Poi, si sedette vicino a Edward. Continuarono a parlare, io ero tornata
malinconica. Avevo preso il medaglione e lo stavo guardando, sapevo che
Bella e Emmett mi stavano guardando tristi, ma non riuscivo a smettere.
Sospirai di nuovo, poi sorrisi. Carlisle si alzò e la mamma
si mise vicino a lui. Li guardammo. - Ragazzi, io e Esme ci sposiamo. -
Rimasi di sasso. Poi, appena appresa la notizia, saltai al
collo di tutti e due, seguita a ruota da Bella e Rosalie. I ragazzi si
congratularono e basta. - Ragazzi,
Esme, da domani voi verrete a vivere qui. Vi va bene? - Mamma
annuì, e gli altri pure. Io invece, abbassai la testa. Ero
felice, d'accordissimo, ma avevo un po' paura. Infatti, avevo il
sospetto che Jasper mi odiasse. A morte. Sospirai, poi annuii anche io,
poco convinta. A fine serata, Edward, Emmett, Jasper, Carlisle ed io
partimmo e andammo a casa mia, a prendere i nostri bagagli. Durante il
viaggio, come avevo previsto, iniziò l'interrogatorio.
CiaoooO! Come
state? Io bene, ringrazio tutti per le recensioni, spero vi sia
piaciuto il capitolo! Un bacio, Alba97.
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Rosa blu di Alice.
http://www.youtube.com/watch?v=8kRvAWjpRq4 Melodia suonata da Edward. |
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Capitolo 5 *** Interrogatorio, e perchè mi odi? ***
Salve a tutti!
Questo è l'ultimo capitolo malinconico, dal prossimo si
passerà a.... Non lo posso dire, se no vi rovino la
sorpresa! Buona letturaaa!
Pov. Alice
Come avevo
previsto, iniziò l'interrogatorio. Emmett fu l'unico
a stare in silenzio, visto che sapeva. Il primo a parlare fu Carlisle.
- Alice,
che ti succede? Se c'è qualcosa che ti turba, diccelo. Puoi
confidarti con noi.. - Mi disse. Io
sospirai, poi girai la testa dal finestrino e dopo molto, risposi. - Carlisle,
io ti ringrazio molto... ma non riesco a.. - Quando
mi si spezzò la voce dal pianto, per l'ennesima volta.
Emmett,
che era vicino a me mi abbracciò e mi baciò la
fronte,
cercando di consolarmi. Ma le lacrime scesero, senza che io lo volessi.
Edward mi fissava, preoccupato, ma Emmett scrollò la testa e
continuò a accarezzarmi. Mi strinsi ancora di più
a lui,
mi serviva amore in quel momento. Poco dopo, riuscii a calmarmi
d'improvviso. Quasi un miracolo. Mi asciugai le ultime lacrime, poi mi
accoccolai meglio a Emmett e aspettai di arrivare a casa.
Appena
arrivammo nel vialetto, scesimo solo io e Emmett. La casa era in
affitto, per cui non avevamo problemi.
Entrammo
dentro, poi io andai in camera mia a fare la valigia. Il
problema, è che me ne servivano minimo 10 di valigie, e solo
per
me! Entrai, presi tutti i vestiti e li feci entrare, con mia grande
gioia e sorpresa, in sole 3 valigie.
Poi, andai
in camera di Bella e feci anche la sua. Infine, dalla mamma.
Emmett se l'era fatta da solo. Ci ritrovammo in salone poco dopo,
con le valigie pronte. Edward e Jasper entrarono e presero le
mie
valigie. Uscimmo di casa, per l'ultima volta, e salimmo in macchina.
Ero seduta vicino a Edward, stavolta, e mi faceva piacere avere un
nuovo fratello come lui. Era protettivo e dolce. Ma quel giorno, il mio
sorriso non voleva uscire. Infatti, mi appoggiai con il gomito vicino
al finestrino e sospirai. Ma perchè, per me, le
felicità
non poteva esserci? Mi scese un'altra lacrima. La asciugai, poi mi
appoggiai meglio al sedile e chiusi gli occhi. Avevo un forte mal di
testa. Arrivammo a casa, io scesi e presi le mie valigie. Le portai in
fretta in camera mia, le svuotai e misi tutto nell'armadio della stanza
che avevo scelto.
Alla fine,
scesi e mi diressi in salone. Appena entrai, sentii un
buonissimo odore di caffelatte. Inspirai, poi mi girai verso la cucina.
Bella li aveva appena fatti per me e per lei. Le sorrisi, poi presi il
mio e mi sedetti sul divano, attenta a non rovesciarlo. Me lo cominciai
a bere, sorseggiandolo, mentre Bella aveva acceso la Tv. Eravamo sedute
a guardare i programmi di moda e a commentare vestiti, quando
arrivarono Jasper e Edward, che ci fissarono arrabbiati.
Appena
finito il caffelatte, mi alzai e mi avvicinai timorosa a loro - Che
succede ragazzi? - Chiese
Bella, che nel frattempo mi aveva superata e si era messa a braccia
conserte davanti a loro, coprendomi. Edward ghignò, poi se
ne
andò. Jasper invece, mi fissò furioso, poi
seguì
il fratello. Stavo tremando. Bella lo notò e subito mi
abbracciò. Pochi secondi dopo, arrivò Rosalie,
era
affranta - Scusali
Alice, sono degli emeriti idioti.. - Mi
disse, a capo chino. La scusai, anche se non ce n'era bisogno, e la
abbracciai. Alla fine, le lasciai e andai in camera mia. Ero distrutta,
in più non capivo perchè Jasper mi odiasse tanto
e Edward
odiasse tanto Bella. Fra questi pensieri, mi addormentai.
Mi svegliai il
mattino dopo,
consapevole che quel giorno compivo esattamente 18 anni. Mi tirai su,
sospirando, poi scesi dal letto e mi preparai. Dopo essermi vestita,
scesi a fare colazione.
C'era tutta
la famiglia. Mi sedetti, fra Bella e Rose, e cominciai
silenziosamente a bere il mio caffelatte. Poco dopo, Emmett e Bella si
guardarono per un secondo, poi guardarono mia madre, che
annuì.
Poi, si rivolsero a me -
Auguri Alice.. - Dissero,
tentennando. Sorrisi, malinconica - Grazie,
ragazzi.. - Dissi,
a bassa voce. Pochi secondi dopo, anche gli altri mi avevano fatto gli
auguri. Io cercavo di sorridere, ma mi veniva difficile. Finito il
caffelatte mi alzai. I Cullen non avevano toccato cibo. Che
strano..
Pensai. Poi, andai a sedermi sul divano. Rosalie si sedette vicino a
me, sorridendo. Le sorrisi anche io. Poi, arrivarono anche Bella e
Emmett. Mi porsero una scatola - Ma
ragazzi, non dovevate.. - Dissi, felice. Poi,
la aprii lentamente. Conteneva uno splendido anello blu di diamanti.
Era bellissimo. Li abbracciai, felicissima. Poi, abbracciai anche
Rosalie, che di sicuro centrava nel regalo, e mamma e Carlisle. Alla
fine, mi misi l'anello. Stava benissimo. Poi, li ringraziai ancora e
corsi in camera a cambiarmi, felice come poche volte. Mi misi su un
paio di jeans neri e una maglietta bianca attillata.
Poi, le
scarpe. Mi pettinai, mi lavai i denti e mi truccai. Alla fine, scesi.
Salimmo in macchina di Edward, una volvo grigia metallizzata
bellissima.
Mi sedetti
fra Bella e Rose. I ragazzi si misero davanti. Partimmo, e in un paio
di minuti eravamo a scuola. Edward guidava velocissimo. Scesimo dalla
macchina, e i ragazzi subito si girarono verso di me. Sbuffai,
incavolata, poi decisi di ignorarli e di andare per la mia
strada.
Peccato che per loro non poteva essere così. La campanella
suonò e tutti entrarono. O quasi. Infatti, un gruppetto mi
si avvicinò. Indietreggiai, spaventata, ma loro continuavano
ad avvicinarsi, con un ghigno soddisfatto sulle facce. Uno mi prese per
il braccio, poi mi baciò il collo. Gli altri sghignazzavano.
Ad un tratto, quello che mi teneva il braccio mi lasciò e
scappò via. Dietro di me c'era Jasper, con un'espressione
furiosa in volto. Lo abbracciai, d'istinto, e lui mi strinse a
sè. Poi mi prese per mano e mi portò dentro,
sorridendomi. Aveva un sorriso magnifico, da infarto. Poi, visto che
avevamo entrambi la lezione di Arte, entrammo in classe e ci sedemmo
vicini. Il prof non c'era ancora. Jasper allora si girò
verso di me, sempre sorridendo -
Alice, scusa se in questi due giorni ti ho trattata male, non so
nemmeno io perchè. Comunque, la prossima volta non
allontanarti da noi, d'accordo? - Mi disse, un
po' dispiaciuto. Gli sorrisi, poi annuii. In fondo non mi odiava,
altrimenti a quest'ora non mi avrebbe salvata. Entrò la
professoressa, e la lezione iniziò.
Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, con questo strano capitolo. Ebbene, Jasper
dovrebbe odiare Alice. Ma siamo sicuri che sia davvero odio? Beh, lo
scopriremo più avanti. Al prossimo chappy, Alba97.
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Capitolo 6 *** Che cosa siete, voi? ***
Pov.
Alice
Quello era uno dei
giorni in cui la
vita mi sorrise. Da quel giorno ne passarono altri due. E ora, eccomi
qui. Al cimitero dove mia madre è sepolta, a pregare per
lei,
inginocchiata. Vicino a me, a dire la verità dietro, ci sono
Esme e Bella. Gli altri, sono dietro di loro. Ho gli occhi che
bruciano, vorrebbero far uscire quelle lacrime maledette, ma io resisto.
Poi, guardo
l'orologio. E' ora di
andare. Questa è l'ultima visita che le faccio, d'ora in poi
non
voglio più soffrire.
Mi alzo, poi mi giro
verso l'uscita
e mi avvio, senza proferire parola. Rosalie mi si avvicina e mi mette
un braccio sulla spalla, come per confortarmi, ma io non ho bisogno del
conforto di nessuno. Sono vestita di nero, completamente, in suo
ricordo. Ma i fiori, erano rose blu.
Mi fermo, sono davanti
al cancello
che aspetto gli altri. Sono usita quasi di corsa, per paura di
ripensarci e di buttarmi sulla sua tomba. Mi raggiunge per primo
Edward, con cui negli ultimi due giorni sono diventata molto amica. Mi
abbraccia, fraternamente, e io ricambio. Ci raggiungono subito gli
altri. Jasper si avvicina, lentamente, poi mi sorride, con il suo
solito sorriso da infarto.
Ahhh,
Jasper.. Gli
sorrido anche io, poi tutti insieme ci
incammiamo verso la macchina. Mi siedo dietro, come sempre, vicino alle
ragazze e alla mamma, poi Carlisle accende e la macchina parte. Prima
di volgere il mio sguardo verso la strada, fisso per pochi secondi il
cimitero. Il suo cimitero. Poi, mi giro verso Rose, che mi guardava
preoccupata. Le sorrido, poi mi lascio andare sul sedile, ascoltando
una canzone trasmessa dalla radio (Pace- Arisa). Mi perdo nei miei
pensieri.
Chissà che cosa ci farà studiare il prof di
spagnolo.
Spagnolo, dove ho conosciuto Jasper. La mia luce. E' perfetto, capelli
oro lucenti, alto, muscoloso al punto giusto.. Basta Alice, smettila di
fare questi pensieri! E' tuo fratello, va bene che è figlio
del
tuo patrigno, e che è divino, semplicemente bellissimo....
Basta! Mi
desto,
anche perchè se vado avanti così mi
eccito. Cosa
alquanto strana, visto che sono ancora vergine. Già, non
l'ho
ancora fatto.
Speravo di incontrare
il ragazzo
giusto, ma quelli che avevo prima lo volevano fare colo
perchè
mi consideravano gnocca. Per cui, sono ancora vergine.
Volgo lo sguardo verso
la strada,
siamo arrivati. Scendo per prima e corro fino in camera mia. Devo
verificare una cosa. Chiudo la porta a chiave, poi butto la borsa sul
letto e prendo un libro. Sui vampiri. Si, perchè i Cullen
sono
troppo strani. Lo apro e vado al capitolo 7: Come riconoscere
i
vampiri. Leggo le rpima due parola, poi bussano. Giro la testa verso la
porta - Chi
è? - Chiedo.
E' Jasper - Alice, che
ti succede? Stai bene? - Mi chiede, preoccupato. Cosa
posso rispondergli? - Si si, sto
bene.. - Gli
dico, poi mi concentro di nuovo sulla lettura. Vampiri:
come riconoscerli. Quando incontrate un vampiro, in realtà
non
lo sapete, perchè hanno sembianze umane, anche se hanno una
bellezza divina e gli occhi rossi, o dorati. Dipende dalla loro dieta.
Se hanno gli occhi dorati, si cibano di animali e non dovete temere. Se
hanno gli occhi rossi, si cibano di sangue umano, per cui dite le voste
ultime preghiere. I vampiri non dormono, e provano ripugno verso il
cibo umano. Chiudo
il
libro. E' tutto vero. Impallidisco. I Cullen sono vampiri. Lascio
cadere il libro. Mi alzo e esco di corsa dalla porta. Corro
giù
dalle scale, ma incontro Edward. Appena lo vedo, mi fermo,
terrorizzata. Lui lo capisce e mi si avvicina. Indietreggio,
terrorizzata. Lui mi prende per un braccio. Grido, poi corro via, da
Emmett. Lui mi abbraccia, preoccupatissimo. Arrivano tutti. Jasper mi
si avvicina. Mi sfiora il braccio. Urlo, poi corro fuori casa. Corro,
corro, corro. Mi fermo, sono in mezzo al bosco. Da sola. Scoppio a
piangere, poi mi rannicchio su di me e sto li. Sento dei passi, mi giro
e trovo i Cullen. Indietreggio, fino a sbattere contro un albero.
Carlisle si avvicina, camminando lentamente. Sa che io so. Infatti, mi
si avvicina e si accuccia vicino a me. Tremo, per la paura e per il
freddo. Lui mi accarezza, poi mi sorride - Alice,
non avere paura.. Non potemmo mai farvi del male.. In
più,
avevamo intenzione di dirvelo oggi. Piccolina, vieni con noi, avanti..
- Mi dice. Guardo per un secondo gli altri, poi gli do la
mano.
Lui mi solleva delicatamente e mi porta a casa in braccio. Gli altri ci
seguono. Lo guardo implorante, lui mi mette in terra e io corro a casa,
seguita da loro come se fossi una bambina. Arrivo davanti a casa, poi
mi siedo sul dondolo li fuori e prendo fiato. Arrivano anche gli altri.
Esme, avendomi vista dalla finesta, corre fuori e mi abbraccia. La
stacco, delicatamente. Lei non capisce, ma quando Carlisle le cinge le
spalle con le mani e le sussurra qualcosa all'orecchio, lei entra in
casa. Rosalie mi prende per mano e mi porta dentro.
Arrivano anche Bella ed Emmett. Mamma è seduta sul divano,
insieme a me. I Cullen si mettono davanti a noi. Carilsle prende parola
- Esme, Emmett, Bella,
Alice, dobbiamo dirvi una cosa, ma vi preghiamo di non affrettare le
cose e di lasciarci finire.. - Disse. Noi annuimmo. - Noi, non siamo come tutti gli
altri. Noi, siamo.. Vampiri. Ma ci consideriamo vegetariani,
perchè beviamo solo il sangue animale. Non abbiate paura.. -
Disse. Gli altri, a mia differenza, rimasero come se gli
avessero detto che uscivano a fare la spesa. - E allora? A noi non interessa.. -
Dice mia madre. Grazie mamma.. Le
dico mentalmente. Carlisle sorride, forse è soddisfatto
della loro reazione. Allora, io mi alzo inviperita e vado in camera
mia, chiudendo a chiave.
Poco dopo, mi sento chiamare dalla porta. E' di nuovo Jasper. Sbuffo,
poi mi sdraio a pancia in giù sul letto. - Alice, lo so che se qui. Ti
prego, apri.. - Mi prega. Sbuffo, poi mi alzo di scatto e
vado ad aprire la porta. Lui entra e mi fa sedere sul letto. Poi, mi si
siede vicino. - Devo
parlarti, Alice.. -
Ciaooooo! So che questo capitolo è un po' strano, ma serviva
da introduzione per la parte VERA E PROPRIA della fic. Al prossimo,
continuate a seguirmi! Un bacio, Alba97.
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Capitolo 7 *** Un amico ritrovato e nuove rivelazioni.. ***
Pov. Alice
- Devo parlarti, Alice..
- Mi ha detto Jasper. Balbetto, poi mi siedo e gli faccio
cenno di sedersi. Si siede, con una grazia invidiabile. - Vedi, Alice, io.. - Comincia
a parlare, quando suona il mio cellulare. - Scusa, devo rispondere. - Gli
dico, poi prendo il mio telefono dal comodino e leggo sullo schermo.
Jake. Mi si illuminano gli occhi
- Pronto?? - Dico,
con la voce che trema. -
Ciao, Aly. Quanto tempo! Come va? - E' lui, non ci sono
dubbi. - Bene, tu? - Gli
chiedo, con una gioia immensa. - Benissimo,
grazie. Devo darti una notiziona: mi sono trasferito! - Rimango
a bocca aperta. - A
Forks! Non sei contenta?? -
Urlo, poi mi metto a saltare per la stanza. Jacob, il mio unico e
migliore amico. Bella entra di corsa in camera - Che succede, Aly? - Mi
chiede, preoccupata. -
Jacob si è trasferito a Forks! Sono troppo contenta!!! - Appena
finito di parlare, anche Bella si mette a urlare e saltare. Jasper ci
guarda scioccato. Corro giù dalle scale e esco di casa. Sono
esausta. Jacob è ancora al telefono - Ok,
credo che quello equivalga a un sì. Allora, devi venirmi a
trovare! Abito nella riserva, dove abitavo prima di incontrarvi. Ci
tengo eh! A presto! - Chiudo la chiamata. Rientro in
casa, poi vado da mia madre, che è in cucina. - Mamma, dobbiamo andare a trovare
Jacob e Billy. Si sono trasferiti qui a Forks!! -
Dice che ci andremo oggi stesso. Corro in camera mia, ma trovo Jasper
nella stessa posizione di prima. - Scusa
Jasper, parliamo più tardi, ora dobbiamo andare da una
persona.. - Lui
sorrise, poi si alza e esce. Mi cambio in fretta, poi scendo e aspetto
gli altri. Arriva Bella, più felice di me forse. Edward, in
fondo alla stanza vicino a Jasper, sta digrignando i denti. Quel
ragazzo ha seri problemi, davvero. Arrivano anche gli altri,
così saliamo in macchina e in pochi minuti raggiungiamo la
riserva. Carlisle conosceva la strada.
Jacob è già li fuori, davanti alla porta. Vicino
a lui,
Billy. Scendo dalla macchina e salto addosso a Jacob, lui ride mentre
io urlo per raggiungerlo. Bella fa lo stesso. Billy sorride, l'ho visto
poche volte in tutta la vita sorridere. Poi, quando vede i Cullen, fa
una smorfia disgustata. Jacob, quando ci mette giù, guarda
male
i Cullen. Non ci faccio molto caso. - Cavolo Jake, sei diventato
altissimo! E hai messo su un sacco di muscoli! Hai fatto palestra per
caso? - Chiede Bella. Ha ragione, è diventato
altissimo. Lui ride -
Beh, più o meno.. - Poi torna serio.
Carlisle si avvicina a Billy, che lo guarda ripugnante e si tappa il
naso. - Che
c'è Bill?- Chiede
mia madre. Lui scrolla la testa e stringe la mano a Carlisle, che ha
sempre il suo sorriso stampato in faccia. Mentre li guardo, vengo
sollevata in aria per i fianchi. Grido, poi mi giro. Jacob. Provo a
liberarmi, ma non riesco.
Allora, chiamo Bella, che gli fa il solletico. Lui mi lascia, poi la
prende e la fa volare. Sorrido, anche perchè mi
è
mancato molto e vederlo così mi scalda il cuore.Mi sento
toccare
la spalla, mi giro ma non c'è nessuno. Che strano. Jake ci
fa
entrare in casa. E' enorme. Mi siedo sul divano, Bella e Rose vicono a
me. Mamma vicino a Carlisle e Billy, in mezzo. I ragazzi, su un altro
divano. Jake vicino a Emmett. Stavamo parlando tranquilli, quando un
ululato mi arriva alle orecchie. Sobbalzo. Jacob sembra sconvolto.
Corre fuori. Poco dopo, rientra con dei suoi amici, o almeno a me
sembrano dei suoi amici. Appena vedono me e Bella, si incantano. Sono
in 6. Mi alzo solo quando lo fa Bella, intraprendente com'era. Direi
ben poco, visto che andò vicino a Jacob, ma dietro. - Bella, smettila.. Ragazzi, questi
sono Jared, Paul, Quil, Embry, Sam e Seth. Sono.. dei miei amici. - Mamma
va loro incontro, salutandoli con una stretta di mano.
Loro si avvicinano e stringono la mano a tutti. Quando arrivano a me,
mi sorridono e mi fanno l'occhiolino.
Sorrido anche io, sono felice che qualcuno finalmente mi faccia un
complimento, o un gesto del genere.
Pov. Bella
I
ragazzi nuovi
già mi stanno simpatici. Sembrano a posto, a parte il fatto
che
come Jake sono molto alti e muscolosi, e hanno uno strano marchio sul
braccio destro. E la carnagione è uguale per tutti. Ma per
il
resto, sono simpatici. Solo che allungano un po' troppo lo sguardo su
Alice. Ho paura per lei. Lei sembra una ragazza forte, ma dentro
è molto fragile e insicura. E io la devo proteggere. A ogni
costo. Emmett mi risveglia dai miei pensieri chiamandomi.
Mi
guardo in giro. Sono ancora a casa di Jake. Alice non c'è.
La
cerco con lo sguardo ma non c'è. Allora mi alzo e la cerco
in
giardino. Non è nemmeno li. Mi comincio a preoccupare. La
chiamo, più volte, fin che lei non mi risponde. La trovo,
è vicino a un albero, seduta, che guarda il cielo. Mi
avvicino a lei, per non disturbarla. Lei si gira. E' felice. Mi fa
cenno di sedermi, mi siedo. Comincia a parlare - Sai, Bella, non sono mai stata
più felice di così. Non so perchè,
forse perchè è tornato Jacob, o forse non
c'è un motivo particolare. So solo, di essere felice.
- Questo mi riscalda il cuore. Sorrido, poi mi
alzo e me ne vado. Voglio lasciarla sola, che si goda un po' di
felicità. Me ne vado in casa di nuovo, sedendomi vicino a
Jacob, che è vicino ai suoi amici. Mi fissano, manco fossi
una dea. Mi accoccolo a Jacob, come fa a stare senza maglia con questo
freddo lo sa solo lui. Cominciamo a chiaccherare, poi Jake mi prende
per mano e mi porta fuori, seguito dai suoi amici. Mi porta vicino alla
spiaggia, in una piccola radura. Mi fa sedere, poi comincia a parlare
- Bells, vedi,
io non sono più quello che tu conoscevi. Sono cambiato, non
solo psicologicamente, ma del tutto. Io e i miei amici siamo diversi,
non siamo come tutti i ragazzi della nostra età. Noi,
siamo.. Licantropi. - Spalanco gli occhi, poi lui
si trasforma. Appare un lupo enorme, scuro, davanti a me. Sono
terrorizzata, mi alzo e indierteggio, fino ad arrivare a un albero.
Jacob si avvicina, ma io scappo via. Ho troppa paura per capire davvero
le sue parole.
Ciaoooo! Questo capitolo è cortino, lo so, però
spero vi sia piaciuto! Continuate a seguirmi, al prossimo chappy.
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Capitolo 8 *** Maledetti ricordi... ***
Pov.
Bella
Corro, sempre più veloce, mentre Jacob e gli altri mi
seguono.
Ho troppa
paura, ma quando arrivo a casa dei Black, scappo in casa.
Ci
sono solo Edward e Carlisle.
Appena mi
vedono, scattano in piedi e il mio patrigno viene ad
abbracciarmi.
Scoppio a
piangere, mentre Jacob entra in casa.
Mi si
avvicina di corsa, ma Edward si frappone fra me e lui e ringhia.
Mi stringo
ancora più a Carlisle, mentre Edward se ne va.
Jacob
si avvicina, ma io mi allontano.
Poi, esco di
casa e mi rintano in
macchina chiudendo a chiave.
Non mi segue
nessuno, così mi siedo
meglio e accendo la radio per ascoltare un po' di musica e per
riflettere.
Pov. Alice
Mi alzo, ho mentito spudoratamente a Bella e ora ne sono pentita.
Non
è vero che sto bene, solo non voglio darlo a vedere.
Mi
incammino verso la macchina, quando vedo Bella dentro che piange.
Corro, e
quando la raggiungo busso sul finestrino.
Lei si gira
e apre
la portiera.
Mi fiondo
dentro - Che
succede, Bellina mia?? -
Chiedo,
con il cuore a mille. Lei mi racconta tutto.
Impallidisco,
poi
indietreggio fino che non inciampo.
Aspetto il
tonfo, che però
non avviene.
Due braccia,
infatti, mi sollevano. Mi giro, è
Jasper.
Gli
sorrido, lui mi rimette in piedi e se ne va, dopo avermi
fatto segno che dopo avremo parlato.
Chissà
cosa aveva da dirmi.
Una voce mi
chiama, è la mamma.
Stiamo
andando via, Billy
è sulla porta che fissa la mamma malinconico.
E'
sempre stato
innamorato di lei, ma lei non ha mai ricambiato.
Salgo in
macchina e mi
siedo vicino a Bella, che ancora trema.
Rose
e la mamma si siedono
vicino a me, i ragazzi vanno davanti.
Ci avviamo
verso casa, quando
arriviamo scendiamo e io vado in camera mia, aspettando Jasper.
Mi
siedo sul letto, e nel giro di pochi istanti Lui entra.
Si
siede e apre
bocca per parlare, quando entra Emmett -
Ragazzi venite a cena!! Ma che ci fate qui tutti soli?? Dai sbrigatevi!
- Jasper
sospira, poi si alza e esce.
Io
esco dopo di lui e scendo lentamente
le scale, non ho voglia di mangiare.
Mi
siedo svogliatamente a tavola e
mamma mi serve il piatto di lasagne al sugo.
Emmett
le divora in pochi
minuti, mentre io dopo averne presi due bocconi le lascio li, e Emmett
mangia anche quelle.
Lo
guardo sorridendo -
Sempre il solito, ne? Non ti smentisci mai, Emm.. - Poi
sghignazzo.
Lui mi fa la
linguaccia e continua a mangiare.
Anche
Bella
è nella mia situazione, a volte sembriamo in simbiosi.
Non so
cosa sia successo a lei, ma spero non sia nulla di grave.
Mi alzo e
vado in salotto, Bella mi segue.
Accendo
la Tv, c'è il
telegiornale.
Una
notizia mi fa sussultare: " Sfruttavano delle ragazze per
la prostituzione, arrestati 5 uomini a Sud di Washington.. "
Fisso la
televisione, poi Bella e mamma e Emmett, che mi fissano a loro volta
terrorizzati.
Mi
alzo, poi esco di corsa da casa anche se è buio.
Sento mia
madre da dentro che urla disperata il mio nome.
- Alice,
ti prego stella mia! Emmett, vai a prenderla!
Mi
fermo e comincio a graffiarmi le braccia, il collo, le gambe e tutto
quello che trovo.
Emmett mi
raggiunge e mi prende per un braccio trascinandomi in casa.
Urlo
disperata, poi comincio a graffiare anche lui.
E'
infastidito, ma non molla e mi trascina in casa, chiudendo poi a chiave
la porta.
I Cullen mi
fissano scioccati.
Nella mia
mente c'è solo una cosa: prostituta.
Quella che
ero anche io, che sono stata.
Contro la
mia volontà.
Scoppio a piangere, mentre Bella mi abbraccia e mia mamma mi disinfetta
i graffi.
Maledette le mie unghie, io non le mangio e le tengo un po' lunghe, per
cui più che graffi sono tagli.
Carlisle prende il posto di mamma, e mi cura per bene le ferite.
Bruciava.
Molto.
Ma più che altro, bruciavano i ricordi.
Brucia ogni singola cellula che compneva la mia pelle ricordando quelle
mani viscide, che mi toccavano, mi picchiavano.
Svincolo dalle mani di Bella e mi butto a terra, mentre Edward mi si
avvicina e mi mette una mano sulla spalla.
E' come se il mondo intorno a me non ci fosse più, ma solo
il
buio e quei ricordi che si fanno sempre più nitidi nella mia
mente.
Mi chiamano, ma è come se io non fossi più li.
Perchè tutte le volte che sento quella parola devo
fare così?
Piango sempre di più, fino a che non finisco le lacrime.
Alla fine, mi addormento.
Ciaoooo! Uu, spero che vi piacciano sti capitoli. Se non vi piacciono o
li volete più sensati, ditemelo. A presto, Alba97. P.S.:
questo chappy è dedicato a me e a Pagnottella, che oggi
compiamo gli anni! Un buon compleanno a noi! xDxD
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Capitolo 9 *** Nuovi guai.. ***
Pov.
Alice
Apro gli occhi, sono in camera mia.
Bella è li con me.
Guardo l'ora.
Sono le 7 di mattina.
Mi alzo, lei mi corre subito incontro.
- Come va, tesoro? Stai meglio? -
Bella, la solita esagerata.
- Si, stai tranquilla, sto bene.. -
Mi alzo, poi vado dall'armadio e mi vesto.
Il mio stomaco brontola, Bella lo sente e mi dice di scendere per
colazione.
Scendo le scale, lentamente.
Arrivo in cucina, appena entro tutti si girano a guardarmi.
Odio essere fissata.
Mi siedo a tavola, prendo una brioche e la mangio a piccoli morsi,
molto piccoli.
Emmett mi si avvicina e mi si siede vicino.
Gli sorrido, sforzata, poi mi alzo e mi siedo sul divano.
Non tocco la Tv, non voglio succeda come ieri.
Rosalie mi si avvicina, prova di sicuro compassione per me.
Odio quando la gente prova compassione per qualcuno.
E' frustrante.
Sospiro, poi la guardo e le dico di sedersi.
Mi sorride anche lei.
Che bello avere una sorella come lei, è sempre disponibile a
parlare con te.
Un vero tesoro.
Mi abbraccia, forte, senza farmi male.
Una lacrima mi solca il viso.
Sono contenta di avere una famiglia come loro.
Asciugo la lacrima, anche se tutti se ne sono accorti.
Infatti, si sono avvicinati di corsa.
Mi stacco, e li rassicuro.
Mi alzo, è ora di andare a scuola.
Saluto mamma e Carlisle con un bacio, poi ci incamminiamo verso la
macchina.
Mi siedo come al solito dietro.
Edward parte, a metà strada io mi metto a fissare la strada,
al mio fianco.
Gli alberi, con le foglie arancioni e rosse, e la natura in
sè in quel periodo erano uno spettacolo.
Mi perdo, forse, nel panorama, infatti Emmett mi apre la portiera
facendomi quasi cadere, in quanto io ci ero appoggiata contro.
Scesi, dopo aver guardato male Emmett, e mi incamminai verso l'entrata.
Nemmeno il tempo di avvicinarmi, che due ragazze mi si avvicinano.
Non sembrano avere buone intenzioni.
- Che cosa fai, tappetta? Jasper Cullen è nostro. -
Mi dice, una.
- Ma io non ve lo sto rubando.. -
E mi allontano.
Niente, queste due continuano a seguirmi.
Sbuffo, ma che diavolo vogliono da me?
Una mi afferra per un braccio.
Mi blocco.
Ho ancora i graffi di ieri sera, e mi fa male.
Trattengo il fiato, mentre le tolgo la mano dal mio braccio e me ne
vado di corsa.
Raggiungo gli altri, che erano già dalla porta, con
l'affanno.
Jasper mi chiede che cosa mi è successo.
- Che hai Alice? -
- Niente, non preoccuparti. -
Gli rispondo.
Non voglio che si arrabbi con quelle due.
Mi giro.
Sono li che mi guardano maligne, e non sapevo ancora che da quel
momento sarebbero iniziati i miei guai.
Entro dentro, e mi dirigo a passo felpato verso l'aula di Trigonometria
insieme a Edward.
Angolino autrice: Aloha! Scusate il mostruoso ritardo, ma non ho avuto
il tempo di scrivere. Il prossimo capitolo lo devo mettere rating rosso
o lo copio e ne faccio uno arancio e uno rosso? Dite voi,
perchè così mi regolo. Spero vi sia piaciuto, a
presto. Alba97.
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Capitolo 10 *** Danzare.. ***
Pov. Edward
Stavo
raggiungendo l'aula di Trigonometria, quanto la odio!, quando ho
sentito dei passi.
Mi sono fermato e ho visto Alice che mi raggiungeva quasi di corsa.
La aspetto, poi quando mi raggiunge ci dirigiamo dentro a quell'aula
maledetta.
Se c'è qualcosa che nella mia vita eterna odio, è
la Trigonometria.
Ditemi a cosa serve.
A niente!
Mi giro verso Alice, vedo che si guarda attorno con uno strano sguardo,
quasi spaventato.
Ci sediamo vicini, in terza fila.
Le metto una mano sulla spalla, lei si gira e mi sorride.
- Che hai, Aly? -
Abbassa il capo, ma io glielo alzo con un dito, delicatamente.
- Niente, non preoccuparti.. -
Non le credo minimamente, ma faccio finta di niente e ascolto il prof,
che ha appena cominciato la lezione.
L'ennesima lezione.
Pov. Alice
Ecco, Edward si era accorto che c'era qualcosa.
Ma cosa posso dirgli?
Eh sai, due stronze mi
hanno seguita e mi hanno fatto male a un braccio, ma niente di che.
Sospiro, poi ascolto anche io il prof. Che noia Trigonometria.
3 Ore dopo.
Esco, quasi scappo, insieme a Edward, da quell'aula
maledetta. Quel giorno avevo due ore con Rosalie e poi sarei tornata a
casa con tutti.
Mi incammino, dopo aver salutato Edward, verso l'aula di Ginnastica.
Arrivo allo spogliatoio, e riecco quelle due.
Mi guardano ghignando.
Alzo gli occhi al cielo e raggiungo Rosalie, dalla parte oposta a loro.
Quelle si avvicinano, sempre ghignando.
- Allora, spero che il discorso di stamattina sia stato chiaro. Lui
è nostro, mettitelo in testa. -
Sto per ribattere, ma loro scappano urlando.
Mi giro verso Rosalie.
Sbarro gli occhi, stava ringhiando furiosa.
La abbraccio, anche lei mi abbraccia.
Lo avevod etto che quella ragazza è un tesoro.
Mi cambio in fretta, una canottiera e i pantaloni attillati vanno
benissimo.
Esco dallo spogliatoio entrando in palestra seguendo Rose.
Entra subito dopo la prof.
Ci saluta, è molto genitle si sente dal tono di voce che usa
con noi.
Poi, fa l'appello.
-... Brandon Alice, Cullen Hale Rosalie.. -
A sentire il mio nome, tutti i ragazzi si girarono verso di me e
spalancarono la bocca.
Ecco, odio quando fanno così.
Non sono mica così bella..
Torno con lo sguardo verso la prof.
- Allora, ragazzi, qualcuno di voi qui pratica qualche sport, o lo ha
praticato fino a poco fa? -
Accidenti, ma tutte a me oggi devono capitare??
Percorre tutti con lo sguardo, fino a che non arriva a me.
- Allora, Alice, vedo che hai un fisico bestiale! Che sport hai
praticato? -
- Danza, di tutti i tipi. - Rispondo.
Vedo che le si illuminano gli occhi.
Oh-oh.
- Ti va di farci vedere qualcosa? -
Ma no ma no ma noooo!
Annuisco.
Lei corre quasi dallo stereo e mette su una canzone che io conosco
molto.
( Passaggio- Ludovico Einaudi)
Comincio a ballarla,facendo piroette e giravolte una dopo l'altra.
Passè, passo,
passo, passè, giravolta..
Alla fine, mi rannicchio a terra con una gamba all'infuori.
Tutti applaudono e fischiano, mentre Rose mi guarda con aria sognante.
Torno a sedermi in fretta, odio essere al centro dell'attenzione.
La prof si congratula, poi comincia la lezione.
Nella pausa pranzo,
davanti alla mensa.
Pov. Bella
Cosa può esserci di più bello di Lui? Niente.
Mi perdo nei miei pensieri, rivolti sempre e solo a Lui.
Edward. Mi sono innamorata di lui.
Ma lui, forse, ama Alice.
E io mi sento persa.
Si avvicinano, devo fare finta di niente.
Anche lei forse è innamorata di lui.
Sospiro.
Sorrido, non devo far capire niente a nessuno.
Ci dirigiamo insieme a mensa.
Emmett mi si siede vicino.
Ho dei brutti presentimenti.
Comincio a mangiare, sto per addentare la pizza quando mi sento un
formicolio sui fianchi e salto.
Emmett sghignazza.
Ghigno, poi visto che ha le mani sui miei fianchi gli tiro i peli.
Lui sbarra gli occhi, poi mi guarda implorante.
Rido, poi glieli lascio e mi alzo.
Esco dalla mensa, Alice mi segue.
Accidenti.
Pov. Alice
Il solito scimmione.
Però bella è uscita.
La seguo.
Sembra triste.
La abbraccio.
Le mi chiede a bruciapelo una domanda che mi spiazza un secondo.
-Ti piace Edward, non è vero? -
Dopo un attimo, le rispondo.
- No, ma che dici! Per niente, solo che lo considero ormai come un
fratello! -
Lei sospira, quasi si fosse tolta un peso.
Emmett da dentro ci chiama.
Lo raggiungiamo, poi ci avviamo verso la macchina per tornare a casa.
Angolino autrice: Ciaooo! Bene, sono davvero contenta di avere una
lettrice in più. Scusate se non rispondo alle recensioni, ma
ho pochissimo tempo solo per scrivere! Vi prego, recensite, anche un solo capitolo di tutta la storia. Appena posso, rispondo. Un
bacio, al prossimo chappy. Alba97.
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Capitolo 11 *** Dobbiamo parlare, ma lui... ***
Pov.
Alice
In macchina, come al solito, non rivolgo la parola a nessuno.
Però, qualcuno la rivolge a me.
- Aly, se non ti da fastidio, posso sapere perchè l'altra
sera sei scoppiata a piangere? -
Rosalie. Ha anche lei il diritto a sapere, essendo mia sorella
acquistata.
Mi giro verso di lei.
- D'accordo, te lo dico. Ma vi prego di non interrompermi fino alla
fine. Faccio fatica a raccontare questa parte del mio passato e non
voglio ripeterlo di nuovo.
A 15 anni, un mio "amico" mi aveva convinto a lavorare per lui.
Mi aveva detto che potevo lavorare in una specie di bar come cameriera,
per arrotondare un po' e per non pesare tanto sulla mamma.
Io ho accettato felice, ma non sapevo a cosa andavo incontro.
Il giorno che ho cominciato a lavorare, mi sono presentata al posto di
lavoro e lui mi si è avvicinato.
Mi ha detto che dovevo andare a cambiarmi, e ci sono andata.
Ho dovuto mettere dei vestiti inguinali e invece della cameriera, ho
fatto la ballerina.
La spogliarellista. Solo che, vista la mia età, non mi ha
fatto prostituire completamente.
Pensava di farmi iniziare quest'anno, ma io sono scappata dopo due.
Ma in quei due anni, ho vissuto l'inferno.
Tutte le sere venivo obbligata a strusciarmi contro pali e persone,
anzi uomini, di tutte le età.
E loro potevano toccarmi, fare quello che volevano.
E se mi opponevano, lui insieme ad altri "amici" mi picchiava.
E io, per sfogarmi, mi graffiavo fino a farmi molto male. -
Dico, poi mi interrompo.
Il resto, forse lo avrei raccontato più avanti.
Rosalie mi guarda tristissima.
Lo avevo detto io che era triste. Mi appoggiai al finestrino.
Anche gli altri, a parte Bella, mi guardano così.
Emmett mi ha sempre voluto bene come a una sorella vera, e quando sente
questa storia si intristisce come se fosse successa a lui.
Sospiro.
Mi accorgo solo ora che siamo arrivati, per cui scendo.
Le lacrime iniziano a scendere, ma io le asciugo e le trattengo, anche
se fanno male agli occhi.
Ma ad un tratto, mi sento felice, gioiosa.
Che strano.
Jasper mi raggiunge subito dopo.
- Dobbiamo parlare, ricordi Alice? -
Il mio cuore perde un battito.
Annuisco, incapace di fare altro.
Lui mi prende per mano e mi fa salire sulla sua schiena.
- Non peso troppo pe te, Jasper? -
Gli chiedo.
Lui ride.
- Scherzi? Sei leggerissima, sono io che ho paura di farti male,
perchè tu sembri fragile e io sono un vampiro. -
Dice, serissimo.
Poi, inizia a correre velocissimo verso una radura.
L'aria mi arriva in faccia come un coltello, ma non fa male, anzi mi fa
molto piacere.
Mi mette giù, siamo arrivati.
Mi prende per mano, con mia somma sorpresa, e mi fa sedere su un albero.
Poi, lui si siede al ramo sopra, sdraiato.
Inizia a parlare.
- Sono anni che mio padre non è felice così, e
non voglio che fra 80 anni possa perdere Esme. La nostra idea era..
trasformarvi in vampiri. Ovviamente se voi siete d'accordo.. -
Sbarro gli occhi.
- Certo che lo siamo! Io voglio diventare vampira.. Ma, come si fa? -
Sorride, forse un po' serafico.
- Dovrei morderti. E non è piacevole. Ne per me, che non so
se riuscirei a fermarmi, ne per te. -
Sospirai.
- Ho sofferto molto nella mia vita, non ho paura di un morso.. -
Mi guarda strano.
Poi, mi afferra e mi mette sulla sua schiena, correndo verso non so
dove.
Stavolta, lui corre molto più veloce e io ho paura.
Lancio un grido.
Lui si blocca.
- Che hai?? Ti ho fatto male?? -
Mi stringo meglio al suo petto.
- ..No.. è che.. potresti.. andare più PIANO? -
Mi guarda dispiaciuto.
- Scusa, non volevo. Mi sono dimenticato che ci sei tu li sopra. -
Dice poi, sorridendo.
Ricomincia a correre, stavolta come se volasse.
E' una sensazione magnifica.
Mi accoccolo fra le sue scapole e chiudo gli occhi.
Annuso l'aria. Ci sono un mucchio di odori, tipo il mare, gli alberi..
Si ferma, lentamente.
Apro gli occhi.
Siamo in una spiaggia.
Quella vicino a casa di Jake.
Scendo e mi siedo su un tronco, non so come ci sia finito li.
Lui si siede vicino a me.
(Moonlight- Yiruma)
Mi avvicino a lui, che mi mette una mano attorno alle spalle.
Sto per parlare, quando una voce mi chiama.
Mi giro.
E' Jacob.
Mi stringo ancora più a Jasper, che ringhia a Jacob.
Jacob si avvicina, mentre io mi alzo e indietreggio, con Jasper che mi
fiancheggia.
E' sempre più vicino a Jasper, che si mette in posizione
d'attacco di un puma.Jacob si trasforma in lupo e salta addosso a
Jasper, che lo scaraenta via.
Jacob sta per saltargli addosso di nuovo, ma io mi metto davanti a lui.
Jacob non riesce a fermarmi in tempo, infatti mi travolge.
E io, vedo intorno a me solo buio.
Pov. Bella
La mia piccola Alice.
Mi dispiaceva un casino per lei, così fragile che ha dovuto
soffrire così nella vita.
Ma lei era andata via con Jasper, non so perchè.
Io invece sono qui, con Edward che non mi calcola o se mi calcola
è per ringhiarmi contro.
Rosalie dice che è scemo, ma non capsco perchè lo
fa solo con me.
Mentre sono qui con mamma e Carlisle a guardare la Tv, sento un urlo.
Usciamo fuori tutti, preoccupati.
Jasper, ha in braccio Alice, ferita al petto.
FERITA AL PETTO?!?!
Le corro subito incontro, con le lacrime agli occhi.
Poi, vedo arrivare Jacob e i suoi " amici ".
Gli corro incontro rabbiosa.
- Che le avete fatto!? IO VI AMMAZZO TUTTI! -
Ero fuori di me.
Jasper era disperato.
- E' colpa mia, dovevo proteggerla.. -
Carlisle la prende, poi la porta in casa.
Lo seguiamo tutti.
Porta Alice in una stanza e Rosalie lo segue.
Edward ci impedisce di andare con loro e Jasper si butta a terra.
Gli corro incontro e lo abbraccio.
Poi, sento un urlo. E' Alice.
Carlisle esce subito dalla stanza.
- Ragazzi, mi dispiace.. Ma era l'unica soluzione. -
Ok, fa schifo. Se si, ditemelo. Mi aiutereste. Grazie. Recensite anche
se vi fa schifo. Ciaooo, Alba97.
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Capitolo 12 *** Cos'è, uno scherzo? Che succede qui? ***
Wiiiii! *Me che salta felice come una Pasqua per tutta la stanza* Sono
contenta che non vi faccia schifo! Perchè a me non
convinceva
molto.. Ma il giudizio è vostro, e se mi dite che vi piace
allora vuol dire che è bello!
.. Va beh, vi lascio al chappy.
Buona letturaa!
Pov.
Alice
Jacob mi aveva travolta.
Mi aveva fatta rotolare addosso a una roccia, dopo avermi dato una
zampata al petto.
Poi, ho visto il buio.
Sentivo delle voci, e poi due braccia che mi avevano portata non so
dove.
Alla fine, la voce di mia sorella in lacrime e un dolore al collo.
Un morso.
Ora sentivo male ovunque, ma non urlavo.
Non ne avevo la forza.
Pov. Bella
Dopo l'urlo, non ho voluto sentire altro.
Sono stramazzata a terra, vicino a Jasper, senza proferire parola.
Con gli occhi sbarrati, fissavo il soffitto.
O facevo così, o ammazzavo Jacob per davvero.
Carlisle invece è preoccupato, sta parlando a bassa voce con
Edward.
Poi, si rivolge a noi.
- E' strano che Alice non urli.
L'ho morsa, altrimenti sarebbe morta, ma tutti gli umani quando si
trasformano, urlano.
Lei no.. Chissà. -
L'aveva morsa?
Mi tiro su di scatto.
- Perchè l'hai morsa?? -
Lui mi guarda affranto.
- Perchè l'ho trasformata in vampira.. Solo che di solito
tutti urlano come forsennati, forse lei è speciale... -
Non ci vedo più dalla rabbia.
- Cosaaa?!?! Togli il forse Carlisle! Lei E' speciale, e se muore.. -
Non riesco a parlare oltre, perchè scoppio a piangere dalla
rabbia.
Mamma mi abbraccia.
- Amore, non muore, stai tranquilla per favore.. Carlisle l'ha salvata.
-
Non voglio crederle.
La scrollo via, poi corro furiosa verso Jacob, e gli do uno schiaffo.
Poi, un calcio e comincio a picchiarlo come una pazza.
Lui sembra non sentirli e mi prende per la vita.
Grido come un'assatanata, poi gli mollo un calcio dritto dritto in
mezzo alle gambe.
Lui mi molla, sto per volare in terra da due metri.
Chiudo gli occhi, aspettando il dolore.
Invece, sento due braccia forti che mi prendono.
Edward.
Lo guardo un secondo negli occhi, poi esplodo.
Scoppio a piangere di nuovo, molto di più, mentre lui mi
abbraccia forte, sussurrandomi dolci parole.
- Shh.. Stai calma Bella.. Calmati, non preoccuparti.. -
Mi porta fuori, tenendomi ancora in braccio.
Si siede sul dondolo e mi culla, facendomi calmare piano piano.
Inizia a canticchiare una canzone, bellissima.
Sembra una ninna nanna.
( Kiss the Rain- Yiruma)
Mi accoccolo meglio a lui, che continua a cantarla.
- Grazie Edward.. -
Mi sorride, forse per la prima volta, e io mi sento sciogliere come
burro al sole.
Continua a cantarla, ha una voce meravigliosa.
Piano piano, dalle braccia di Edward finisco nelle braccia di Morfeo.
Due giorni dopo..
Pov. Alice
Ora, al posto del dolore, vedo delle immagini.
Immagini del mio passato, di quando ero neonata.
I miei ricordo più lontani stavano tornando alla luce,
mostrandomi la verità.
La dura verità.
...Mia mamma mi ha
appena messa al mondo.
Ma la vedo strana, quasi spaventata.
Mio padre entra e la picchia.
Brutalmente, selvaggiamente, facendola morire davanti agli occhi miei e
dei miei cugini/fratelli in casa.
Io piangevo, e lui stava per alzare le mani anche su di me, quando un
uomo, lo zio, lo ferma.
Arriva anche la zia, che mi prende e mi porta via.
Poi, di nuovo il dolore.
Sto morendo di sicuro, non può essere altrimenti.
Solo che non urlo, non riesco a urlare.
Intravedo Rosalie, in un'altra immagine.
Sta.. BACIANDO EMMETT?!?!
Come è possibile?
Ed è del passato, presente o.. Futuro?
Non ci capisco più niente, ma solo un obbiettivo ho quando
riesco a riprendermi: fare fuori Jacob, o fargli molto ma molto male.
Se non lo ha già fatto Jasper.
O Bella.
Ma cosa sento? Un suo urlo, poi un suo pianto e dei colpi.
Sta picchiando Jacob.
Ma lui le sta facendo male, menomale che Edward l'ha presa al volo.
La sta cullando, piccola mia.
Le canta una canzone bellissima.
Ma io, come faccio a saperlo?
Pov. Rosalie
- Jasper, smettila.. Non è colpa tua e lo sai. E lei voleva
diventare vampira, ricordalo. -
Provo a consolarlo si sta logorando e un po' lo capisco.
Crede di essere il responsabile della "morte" di Alice.
Ma non è così, e io lo so per certo.
Sono o non sono la sua gemellina adorata?
Si la sono, e non per niente.
Io lo adoro, farei di tutto per lui, ovviamente anche per Edward
però.
E non voglio che soffra ingiustamente.
Però è strano, Alice non urla eppure sta
diventando vampira ugualmente.
E molto più in fretta di uno normale.
Si vede che deve avere un dono speciale.
Devo starle vicina, anche se non urla mi ha detto Carlisle che soffre
molto.
Forse più di quanto ho sofferto io durante la trasformazione.
E' quasi alla fine della trasformazione.
Ci siamo, il suo cuore sta battendo velocissimo e.. Ha smesso.
- Papà, vieni. E' giunto il momento. -
Carlisle mi raggiunge e mi sorride amorevolmente.
Poi, mi invita ad uscire.
Pov. Alice
Mi sono risvegliata, finalmente.
Carlisle, che faccia strana ha, sembra molto più bello.
Riesco a vedere tutti i granelli di polvere nell'aria e a sentire tutti
gli odori.
Mi siedo lentamente, poi mi alzo e mi avvicino cautamente allo specchio.
Sbarro gli occhi.
Sono bellissima, la pelle diafana e gli occhi.. ROSSI!?
Lo guardo confusa.
- Non preoccuparti, Alice. Sei diventata una vampira stupenda. -
Sbarro gli occhi. Sono diventata vampira??
Gli salto al collo, e lo abbraccio fortissimo.
Lui ride.
Mi stacco, poi mi avvicino cautamente la porta, ma lui mi precede e mi
dice di aspettare li.
- Quando ti dico di entrare, vieni. -
Quando esce, comincia a parlare.
Ci sono tutti, mamma, Bella, Edward, Rose, Jasper, Emmett, Jacob e i
suoi "amici".
Bene. Dopo un po', mi chiama.
Esco lentamente, mentre Bella strabuzza gli occhi e la mamma sorride
felice.
Jasper è rimasto a bocca aperta, sembra quasi stia sbavando.
Avessi potuto, sarei arrossita da matti.
Ma vedo che ci vanno tutti con i piedi di ferro.
Anche Jacob sembra mi stia mangiando con gli occhi.
Sbuffo. Non voglio che si avvicini.
Poi, mi rivolgo a Jasper.
- Grazie Jasper.. - E lo abbraccio.
- Non dovresti ringraziarmi, ma dovresti odiarmi per non averti
difesa.. -Dice lui.
Gli chiudo la bocca con un dito.
- Sai qual'era il mio desiderio. E l'hai esaudito. Grazie. -
Mi giro. Non c'è nessuno, ci hanno lasciati soli.
Sto per uscire dalla stanza, quando mi si offusca la vista.
- Esme Brandon, vuoi tu
prendere in sposo il qui presente Carlisle Cullen amandolo e onorandolo
ogni giorno della tua futura esistenza?-
- Si, lo voglio. -
Mi torna la vista.
Sono a terra e Jasper è accucciato davanti a me con una
faccia spaventata.-
- Che hai Alice?? -
Mi chiede, sempre più spaventato.
Intanto gli altri sono tornati di corsa qui, a parte i Cani.
E ci hanno accerchiati.
- Non lo so.. -
Uf, che fatica. Lo so, questo capitolo è un po' strano
perchè fa due giorni in un minuto. Beh, che gli facevo fare
se no?? Bah.. Comunque, spero vi piaccia e vi sia piaciuto. A presto,
Alba97.
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Capitolo 13 *** Ti odio Jacob Black! ***
Pov. Alice
- Non lo so.. -
Bella mi abbraccia, anche se Carlisle mi fissa esterrefatto.
- Alice, non ti viene sete
a sentire Bella così vicina a te? -
Mi chiede, ansioso.
- No, perchè? -
Lui e Edward si guardano increduli.
Sbuffo, ho sete ma Bella non mi attrae.
Ad un tratto, l'odore pungente ma dolce
di un cervo mi arriva alle narici e lo seguo, fino ad
arrivargli addosso.
Lo bevo in un secondo.
Edward e Jasper mi hanno seguita, li sento dietro di me.
- Alice, ora capisco perchè continui a vedere immagini del
genere: tu sei una VEGGENTE. -
Rimango senza fiato, dandogli però ancora le spalle. Edward
come faceva a saperlo?
- Me lo ha detto Carlisle. -
Spalanco gli occhi. Non gli ho rivolto la parola. Allora, come ha fatto
a...
- Leggo nel pensiero. E Jasper legge le emozioni altrui. -
Sto per ribattere e girarmi, quando mi arriva un'altra "visione":
-
Interrompiamo il programma
per darvi il triste annuncio di un ragazzo 20enne morto in un incidente
mortale a Seattle poche ore fa. Il ragazzo si chiamava Emmett Brandon e
dalle indagini stava raggiungendo a velocità normale la su
casa,
quando un tir ha perso il controllo e lo ha falciato. I funerali ci
saranno domani. -
Oh no, non è possibile.
- NOOOOO! -
Grido, mentre corro all'impazzata verso casa.
La raggiungo dopo pochi secondi, e vedo che la macchina di Emmett non
c'è.
Grido di disperazione, e Edward quando arriva spalanca gli occhi.
Ha letto la mia visione, ed è subito corso ad abbracciarmi.
Poi, prende il mio cellulare e compone il numero di Emmett.
- Emmett, dove accidente sei?!?! -
Dice, quasi urlando.
- Sono in macchina, ho appena svoltato dalla nostra stradina,
perchè? -
Risponde Emm, lo sento da cui.
- TORNA IMMEDIATAMENTE INDIETRO! TI PREGO! -
Lo implora, quasi come se piangesse.
Poco dopo, lo vedo arrivare veloce.
Appena scende dalla macchina, gli corro incontro e lo abbraccio forte,
ma non troppo.
Lui mi guarda sconvolto.
- Alice, mi fai male.. - Mi dice, trattenendo il fiato.
Lo lascio. - Scusaa! Non sono ancora abituata a... -
Mi interrompo, è arrivato Jacob.
Sbuffo, senza farmi sentire e mi "nascondo" dietro a Emmett, che mi
guarda con apprensione.
Si avvicina, è seguito come al solito dai suoi "amici", che
non mi tolgono lo sguardo di dosso.
- Anche se puzzi, sei bellissima come sempre. Forse di più.
- E sorride, ma io mi allontano.
Si avvicina, siamo rimasti solo io, Emm, lui e Jasper.
Anche se ormai sono vampira, ho paura di lui, e non so nemmeno il
perchè.
- Eddai piccola, non ti faccio nulla.. - Continua, mentre si avvicina e
mi prende per un braccio delicatamente.
Per modo di dire delicatamente, vista la sua delicatezza.
- Jacob, la stai spaventando.. - S'intromette Jasper, DIO lo benedica!,
facendomi lasciare da Jacob.
Mi allontano da lui nuovamente, con successo stavolta.
Finalmente si allontana, tanto da permettermi di trovare rifugio fra le
braccia di Emm, che mi stringe a sè.
Voglio andare dentro, questa situazione non mi piace affatto.
Jasper lo sente di sicuro, infatti si avvicina a me e dolcemente mi
porta mi casa per mano, poi si siede vicino a me sul divano.
Mi abbandono sul divano e chiudo gli occhi, per sentire i suoni della
natura e i suoi aromi.
Mmm.. Il canto di un
passero, la corsa di un cervo, l'odore dell'erba, dell'acqua..
Apro gli occhi, Jacob è entrato. Mamma lo ha fatto entrare.
Mi si avvicina. - Voglio parlarti. - E senza aspettare un mio cenno, mi
trascina fuori.
- Ehy, che stai facendo!? Chi ti ha detto che puoi.. - Non mi fa
finire, perchè mi bacia.
Mi stacco subito. - MA SEI IMPAZZITO ?! Non provarci più! -
Come se non l'avessi detto.
Di nuovo. Stavolta gli do uno schiaffo, e mi allontano verso casa, ma
lui mi raggiunge e mi trascina via. E' molto più forte di me
e
non riesco a sfilarmi dalla sua presa.
Ho una visione. Lui mi vuole.. Urlo, disperata, ma nessuno sembra
accorgersene.
Pov. Edward
Sento un urlo. E' di Alice, provo a leggere i suoi pensieri.
Oh no. E' nei guai. Mi alzo di scatto e corro, non so dove corro, ma
corro cercando di seguire l'odore di Alice.
Eccola, è laggiù. Jacob la sta baciando e.. NO!
Gli salto addosso, poi prendo Alice in braccio e la cullo, mentre lei
singhiozza lacrime invisibili gemendo di paura e stringendosi al mio
petto.
Le accarezzo i capelli e le dico parole dolci, che sembra la calmino.
Menomale. Ci fosse stato Jasper, lo avrebbe fatto fuori.
Jacob sembra si sia reso conto solo ora di quello che stava per fare,
infatti è distrutto.
Ma a me non importa, a me importa solo della mia sorellina.
Continuo a cullarla, ma senza risultati.
Allora corro verso casa tenendola stretta, fino ad arrivare alla porta.
Jasper sente subito il suo umore, lo leggo dai suoi pensieri, e mi
guarda chiedendomi delle spiegazioni.
Prima però, la prende in braccio e la siede in braccio a lui
sul divano, cullandola e usando il suo potere.
Poi, mi prega di suonarle qualcosa. E' messa male, poverina. Le intono
una canzone che di solito tranquillizza le persone, e infatti
Jasper mi dice che si è calmata.
Mi siedo vicino a loro, Alice è accoccolata al petto di Jazz
e ha gli occhi chiusi, ma ancora trema.
So che lui la ama alla
follia, solo non so se lei ricambia. Jasper farebbe di tutto per lei,
darebbe anche la vita.
E io per questo lo
ammiro, io non riuscirei ad amare la mia Bella come lui con Alice,
perchè so di non meritare un angelo come lei.
Jasper mi desta dai pensieri con un urlo mentale.
Appena volto lo sguardo verso la porta, sobbalzo.
Bella è li di fronte a noi, e ha un completino shorts
bianchi aderenti e top scollato a una spallina sola fucsia.
Non so se resistere alla voglia di saltarle addosso..
Ok, ditemi che vi piace, o almeno che non è malaccio. Vi
pregoooo! :) Spero vi sia piaciuto, al prossimo capitolo, dove
risponderò alle recensioni. Alba97.
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Capitolo 14 *** Shopping e.. ***
Pov.
Bella
Entro
in casa, oggi fa caldissimo eppure dovremmo essere in autunno inoltrato
in una città semprefredda.
Nemmeno il tempo di salutare, che Edward mi mangia con gli occhi, cosa
che mi soddisfa molto, e Jasper mi fa segno di non parlare.
Alice gli è in braccio, sembra spaventata. Mi avvicino,
lentamente, e le sfioro i capelli.
Lei apre gli occhi e si alza, abbracciandomi.
Porca miseria, che caldo che ho! Mi faccio aria con la prima cosa che
trovo, un giornale di moto.
Jasper ridacchia, MA CHE HA DA RIDERE QUELLO??, e io gli faccio una
linguaccia, che ricambia.
Alice mi guarda strana, mentre io e Jasper scoppiamo a ridere. Rido,
fino a che non mi vengono le lacrime agli occhi.
- Scusa Jasper, perchè ridevamo? - Mi guarda, poi alza le
spalle e sorride.
Gli sorrido, poi mi stacco da Alice e mi siedo, prendendo una rivista a
caso. Moda, mi vengono i brividi. La rimetto a posto, e prendo quella
di letteratura.
Mmm, hanno aperto una nuova libreria a Seattle, vendono soprattutto
classici.
Devo per forza andarci, accidenti ho perso la mia copia di Cime
Tempestose nel trasloco e questa è l'occasione perfetta!
Corro a cambiarmi, anche se ho caldo, scontrandomi con Emmett e
fancendomi un male al naso da vedere i sorci verdi.
Mentre cammino barcollando, arrivo in camera mia sbattendo
più volte contro i muri.
Riesco ad arrivare all'armadio e a mettermi un paio di jeans e una
T-shirt a maniche lunghe.
Ricomincio a scendere, piano e sempre dolorante, fino alla fine delle
scale.
Rosalie mi viene incontro, quasi con l'affanno. - Senti, devi uscire
per caso? Perchè io devo andare a Seattle ma non mi va di
andarci da sola.. - Annuisco, incapace di proferire parola con il male
che ho in questo momento.
Poi, ci avviamo verso la macchina mentre lei si mette alla postazione
del guidatore.
Io mi siedo di fianco a lei, con la rivista in mano dove c'è
l'indirizzo.
Partiamo, anche lei guida molto veloce, e arriviamo a Seattle dopo 10
minuti.
- Allora, io devo andare in una libreria e tu Bella? -
Perfetto.
- Anche io. Come si chiama? -
- Fedelty Library. -
Dice, forse con un po' di ansia.
- Ok, anche io ci devo andare. Avanti, andiamo prima che faccia buio. -
Ci incamminiamo per il viottolo che dovrebbe portare alla libreria,
fino ad arrivarci.
Entriamo, venendo subito immerse in un mondo di libri di tutti i tipi e
di un buon profumo di rose.
Il commesso, un ragazzo dalla pelle come quella di Jacob, ci saluta.
Ricambiamo, poi io mi metto a cercare fra gli scaffali il libro,
guardandomi anche un po' in giro.
Dopo un po', lo trovo e lo predo, dando ancora un'occhiata fugace allo
scaffale.
Il mio sguardo cade su una mensola li vicino con dei CD.
Li scorro, poi vedo il CD delle ultime composizioni di Debussy, autore
che mi piace molto.
Prendo anche quello e mi avvio alle casse a tempo a Rose, che va
nell'altra.
Poso il libro e il CD sul bancone, prendo la borsa e tiro fuori il
portafogli.
Il commesso li prende e li passa per prendere il prezzo, ma quando me
lo comunica rimango di sasso.
Alzo la testa e vedo.. Jacob!? Di nuovo?
Pago in fretta e furia, poi prendo il libro e il Cd ed esco di fretta
seguita da Rose.
Quando usciamo, è già buio.
Percorriamo di nuovo quel vialetto, io con molta paura.
Infatti, ad un tratto sbucano dei ragazzi, devono essere intorno ai 10.
Prendo per mano Rosalie, che me la stringe e mi sorride.
Mi ero dimenticata che lei è una vampira, e fra poco la
sarò anche io, e che può difenderci.
Per cui, a passo spedito e sculettando indifferente ricomincia a
camminare, quasi trascinandomi.
Ma quelli non sono intenzionati a lasciarci in pace, infatti la
prendono per un braccio facendola urlare.
- Dove scappate, bellezze? Dai, venite a divertirvi con noi! -
Dice uno, che dovrebbe essere il capo della banda, guardandomi negli
occhi con un ghigno che non promette nulla di buono.
Poi, mi sento afferrare per le braccia, e quel qualcuno me le tiene
ferme dietro alla schiena.
Poi, il "capo" mi si avvicina pericolosamente, mentre gli altri tengono
ferma Rosalie e la torturano, lui mi bacia il collo, fino a farmi
venire un succhiotto.
Sto per piangere, già immagino fino a che punto possano
spingersi, ma ad un tratto quello che mi teneva le mani le lascia e
"vola" in terra. Mi giro, e vedo Jacob furioso insieme a un suo "amico".
Il "capo" si stacca da me e si avvicina a lui, con una faccia da bullo.
Jacob ringhia, e lui scappa insieme agli altri. Corro incontro a Jake,
che mi abbraccia e dice qualcosa nella lingua della sua
tribù al suo amcio, che va da Rosalie.
Appena sento il suo profumo, il suo calore, scoppio a piangere.
Un po' per quello che mi era capitato e un po' perchè io non
volevo litigare con uno dei miei migliori amici.
Lui mi abbraccia, accarezzandomi i capelli.
Alla fine, dopo essermi sfogata, mi stacco da lui e mi giro verso Rose,
che è accucciata a terra tremante. Seth, almeno credo sia
lui, le sta vicino e le canta una ninnananna nella lingua indiana, ma
lei è sotto shock.
Allora Jacob le si avvicina e anche se con ribrezzo la prende in
braccio, senza che lei fiati.
- Seth, vai nel negozio. Io accompagno le ragazze a casa. Avanti, vieni
Bella. -
Dice, poi mi prende per mano e mi chiede qual'è la nostra
auto.
Alla fine, mette Rosalie sul sedile posteriore e poi si mette alla
guida, mentre io mi metto vicino a mia sorella.
Parte, andando molto veloce, e in pochi minuti siamo di nuovo a casa.
Scendo dalla macchina aspettando Jacob, e mentre lui prende Rose di
nuovo in braccio io guardo dentro alla busta se il libro e il Cd sono
intatti.
Si, li sono.
Seguo Jacob fino in casa, ho le chiavi, e arriviamo in salone.
Tutti, al nostro ingresso, si girano verso di noi.
Edward spalanca leggermente gli occhi, poi si fionda davanti a me e
fissa il succhiotto.
Intanto Jasper è di fronte a Rosalie ela guarda malinconico,
mentre di sicuro usa il suo potere per tranquillizzarla.
Sento un ringhio, mi giro verso Edward e vedo che mi si sta avvicinando
al collo.
Lo annusa, poi si ritira.
- Che è successo, Bella? -
Mi chiede poi, a bruciapelo.
- Lasciala stare, Edward. E' ancora spaventata. -
Dice Jacob, guardandomi sorridendo.
Io abbasso la testa, poi mi levo la giacca, poso il libro e il Cd, mi
siedo sul divano vicino a Emmett e scoppio in un pianto isterico,
mentre tutti mi vengono incontro preoccupati.
Grido, piango, mi alzo e mi butto a terra in ginocchio.
Qualcuno, forse Carlisle, mi da uno schiaffo sonoro in pieno viso,
facendomi smettere e poi perdere i sensi.
Angolino Autrice: allora, questo capitolo è molto utile.
Spero. Comunque, a me piace molto il nuovo metodo delle recension, per
cui vi risponderò li. Alla prossima, Alba97.
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Capitolo 15 *** Chiarimenti poco chiari e ritorno. ***
Pov.
Alice
Bella e Rosalie
entrano a tempo a Jacob, che regge Rose in braccio come se fosse sotto
shock.
Poi, ad un tratto, Bella scoppia a piangere e Carlisle le molla un
ceffone in pieno viso.
Io e mia madre rimaniamo sconvolte, lei si mette una mano sulla bocca,
io ringhio e mi metto in posizione di attacco.
Edward si mette davanti a me. - Ha dovuto farlo, rischiava di sentirsi
male Alice. E lo sai meglio di me questo. -
Ritorno in piedi, mordendomi un labbro dal nervoso.
Ha ragione, perfettamente ragione. Carlisle la porta in un'altra stanza
assieme a Rosalie, che la porta Jasper.
Poi, Jazz torna indietro.
Mi avvicino furiosa a Jacob, che indietreggia fino ad arrivare al muro.
- Che le hai fatto Jacob?! IO TI AMMAZZO! -
Sto per saltargli addosso, ma due braccia mi trattengono facendomi
ringhiare.
- Le ha salvate, Alice. Da un probabile stupro. -
Edward. Mi giro verso di lui ancora più furiosa e gli urlo
contro.
- NON MENTIRMI! E' SOLO UN CODARDO! UN CODARDO CHE.. Che non sa
mantenere le promesse.. -
Mi interrompo, girandomi verso Jacob e guardandolo negli occhi fredda.
- E che alla fine ti illude, ti fa credere cose che alla fine sono
vane, non ci sono. E che fanno soffrire, soffrire come cani.. -
Poi, mi allontano verso la porta e mi arrampico su un albero li vicino
con un salto.
Sa cosa voglio, infatti sale anche lui e mi si siede vicino.
- Scusa Alice.. Lo so, non ho mantenuto la promessa che vi feci 2 anni
fa, non ancora. Devi darmi tempo.. -
Lo interrompo delusa.
- Tempo? Jacob, il tempo è solo un dato di fatto. Io ti
avevo
chiesto di farmi una promessa, ma tu non l'hai mantenuta a lungo. Ti
avevo chiesto solo una semplice cosa, che non ti avrebbe dato tanto
fastidio, ma che per me era molto importante.
E tu, pur avendo
promesso, non l'hai mantenuta. Ti avevo chiesto di starmi vicina, di
proteggermi, perchè io ho paura. Paura di perdere qualcuno e
di
non riuscire più a risollevarmi e solo tu, il mio sole,
saresti riuscito a fare. Ma non l'hai fatto. E io ne ho pagato le
conseguenze.
Cos'è, non te lo ricordi più? Beh, io si.
Non so se riuscirò più a scordarlo.. -
Mi fermo. Ha capito benissimo di cosa parlo, e sembra dispiaciuto.
- Alice, ti ho già detto che mi dispiace.. Io non potevo
sapere che.. -
Lo interrompo di nuovo, stavolta arrabbiata.
- Non potevi saperlo, però non dovevi permetterlo dal
principio.
Dopo che io ti pregai di farlo, ti pregai di far smettere quei
disgraziati e tu mi dicesti che non correvo pericoli, solo
dopo hai capito. E lo hai interrotto quando era troppo tardi per me.
Era troppo tardi.. -
Mi si spezza la voce, chiudo gli occhi e con una smorfia di dolore
scendo, sdraiandomi su un fianco sull'erba bagnata
dall'umidità
della sera. Mi raggiunge subito, inginocchiandosi e mettendomi una mano
sulla spalla.
Alzo lo sguardo verso la porta, mamma è li e ha ascoltato
tutto il nostro discorso.
Sembra delusa, mi guarda con uno sguardo dolorante, quasi avesse subito
lei quello che ho subito io.
Giro la testa verso l'erba e ne aspiro il dolce profumo, poi volgo di
nuovo lo sguardo verso la porta, dove ci sono Jasper e Edward vicino
alla mamma.
Jacob mi sfiora la schiena, e io mi tiro su ringhiando.
Mi guarda spaventato, poi alza le mani in segno di resa.
Mi alzo e me ne vado imperterrita verso casa, sorpassando i ragazzi e
la mamma e andandomene furiosa in camera mia.
Pov. Jasper
Alice sembra distrutta. Mi avvicino lentamente a Jacob, che puzza in
una maniera incredibile, e gli poggio una mano sulla spalla.
- Te lo dico per esperienza, mai far arrabbiare un neonato.
Può esserti fatale.. -
Poi, mi allontano e me ne torno in casa, seguendo Alice.
Sta malissimo, provo a tirarle su il morale con il mio potere, ma lei
mi fulmina con lo sguardo e si chiude in camera sua.
Non provo nemmeno a seguirla, la lascio stare, anche se la mia voglia
di saltarle addosso non è passata per niente.
Si, sono innamorato perso di Alice.
Però lei non merita un mostro come me, per questo mi tengo
dentro tutto.
Sia con lei, che con i miei fratelli.
Pov. Alice
Mi chiudo in camera a chiave, poi mi getto sul letto e inizio a
singhiozzare silenziosamente.
Pensavo di essere riuscita a perdonare Jacob davvero, ma mi sbagliavo.
Anche se gli voglio un bene dell'anima, da quel giorno non
potrò più volergliene come sempre.
Dopo quel giorno, in cui la vendetta di quel bastardo si
compì.
Non del tutto, ma per una buona parte.
Quel bastardo, che diceva di essere un mio amico.
Flashback (3 Persona):
Alice stava andando al lavoro per il primo giorno, ma non sapeva di
essere entrata in un inferno.
Jason la prese da parte e le disse di andarsi a cambiare per la serata.
Lei non capiva. Lui la prese per un braccio e la portò nello
spogliatoio, per poi indicarle l'appendiabiti con i vestiti. E lei
capì. Lo pregò, lo implorò con le
lacrime agli occhi, ma lui fu irremovibile. La obbligò a
spogliarsi giorno dopo giorno, per gente sconosciuta e eccitata. La
obbligò a " fare dei servizi " ai clienti, non spingendosi
troppo in là. Glieli avrebbe fatti fare più
avanti. Ma un giorno lei trovò il coraggio di scappare, di
tornare a casa dalla famiglia. Ma per lei, l'inferno non era affatto
finito. Il suo " amico " non le avrebbe dato tregua, fino a che non
avrebbe avuto vendetta. E la vendetta, era o la sua uccisione o il suo
ritorno. Lui sperava il ritorno, e per questo quel giorno
tentò di portarsela con sè, picchiandola assieme
ai " tirapiedi ". Ed è per questo, che lei ora non si fida
più di Jacob come prima. Perchè lui le aveva
promesso di difenderla, le aveva promessa che l'avrebbe aioutata e le
sarebbe stato sempre vicino. Ma la promessa, non l'ha mantenuta.
Mi alzo, ancora singhiozzante, e mi avvicino
lentamente alla finestra.
C'è qualcuno la fuori., e mi fissa a metà fra il
furioso e il soddisfatto.
Indietreggo, spaventata. E' lui, ed è tornato per me.
Urlo.
Angolino autrice: Ok, questo dovrebbe essere toccante. Non lo so, a voi
il giudizio ;). Alla prossima, Alba97.
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Capitolo 16 *** Addio, Emmett.. ***
Ciaoooooo!
Allora, voglio consigliarvi alcune Fanfic che a me piacciono molto!
Allora, sono:
Frutto
Proibito
My
Pretty Woman
Harvest
Moon
Sono bellissime!
Ok, ora passiamo
al Chappy, buona lettura!
Pov. Alice
E' tornato, per
me.
Mi
giro verso la porta, poi voglo lo sguardo di nuovo verso la finestra.
E' svanito, non può essere vero..
Sarà stata una mia illusione, non so, potrebbe essere.
O forse la mia mente mi ha fatto tornare a galla quei momenti orribili.
Sento un bussare alla porta.
- Chi è? - Urlo, perchè non ho voglia di aprire a
nessuno.
- Alice, perchè hai urlato? E non mentirmi perchè
chiamo Edward. - E' la voce di Emmett.
- Lascia stare Emmett, ho visto una cosa poco piacevole che in
realtà non c'era. Non preoccuparti.. -
Dico, quasi sussurrandolo. Non mi piace mentire alla gente, ma quando
è necessario anche se a malincuore mento.
Mi avvicino lentamente verso la libreria, e scorro i libri con lo
sguardo.
Mamma mi ha detto che mia madre scriveva poesie e le conservava in un
quadernetto, ma dice che non le trova più perchè
si sono
bruciate tutte.
Ma forse, se scavo bene le trovo.
Perfetto! Ora le cerco! Esco
dalla camera di corsa, andando a sbattere contro Emmett.
- Alice, che ci fai qui?? - Mi chiede, guardandomi strano.
Ma è lui che era davanti alla mia camera. Mi stava spiando!
- EMMETT! MI STAVI PER CASO SPIANDO?! - Gli chiedo urlando.
- No, ma che dici! - Mormora, mentre con il piede striscai a terra e la
testa china.
Sospiro, quando fa così non riesco a resistergli.
- Emmett, fratellone, sai benissimo che quando ho qualche problema o
quando hai bisogno di qualcosa, puoi chiedere benissimo.. - Gli dico, a
mò di mamma quando gli fa la predica.
Lui abbassa ancora più la testa.
- Alice, voglio che tu mi trasformi in vampiro. E lo voglio
ora. - Lo dice in una maniera talmente seria che mi spaventa.
- Ma Emmett.. -
- Ti prego Alice! - Mi guarda con gli occhi.. LUCIDI?!
- Emmett, ma stai.. PIANGENDO?! - Lo guardo bene negli occhi.
- No, che dici Aly, voglio solo che tu mi trasformi. Ti prego.. - Mi
prega di nuovo, con gli occhioni da cerbiatto.
Non riesco a dirgli di no, come al solito anche se io riesco a farli
meglio.
- Emmett, mi costringi a fare una cosa che non vorrei fare.. E lo sai
bene. Dobbiamo prima dirlo a mamma e a Carlisle.. -
Emmett mi guarda con un aria da saputello.
- L'ho già fatto, e hanno detto che devi trasformarmi tu. -
Mi blocco, trattenendo il fiato.
- Emmett, lo so quando mi menti o quando mi dici la verità..
E ora hai raccontato una balla.. -
Mi guarda implorante. Sospiro.
- Ok, Emmett, d'accordo. Ma te lo dico, fa male. Sia a te, che stai per
morire, sia a me, che sto per compiere questo "delitto" -
E detto questo, lui gira il collo e io mi avvicino con i denti.
- Addio, Emmett. - Poi, lo mordo.
Emmett cade a terra, urlando di dolore. Il mio cuore, anche se morto da
poco, piange e mi fa male, mi fa male vedere il mio fratellone
così, per colpa mia.
Sento dei passi per le scale, poi Rosalie mi raggiunge
affannata.
Appena vede Emmett a terra, urla, guardandomi raggelata.
- Rosalie, invece di fare la pazza aiutami! - Lo prendo in braccio,
anche se pesa, infatti lei mi da una mano.
Lo portiamo in camera sua, dove Rose lo poggia sul letto e gli si siede
vicino.
- Mi prenderò cura io di te, Emmett.. - Gli parla, come se
fosse il suo bambino. O il suo ragazzo.
La guardo un po' stranita, ma lei mi fa un sorriso da ragazza
innamorata.
E' innamorata di lui, che belloo! Le sorrido anche io, poi esco
lentamente e chiudo la porta.
Mi giro, e vado a sbattere contro Edward.
- Alice, che succede la dentro? - Mi chiede, manco non lo sapesse.
- Emmett.. Si sta trasformando in vampiro.. - Mi guarda male,
però poi sentiamo un urlo.
E' Bella.
Corriamo giù e..
Angolino Autrice: Salve a tutti! Scusate l'enorme ritardo, causa
mancata ispirazione. Questo capitolo è un po' corto, lo so,
però serve da introduzione alla trasformazione di Emmett e..
Lo vedrete! Alba97.
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Capitolo 17 *** Quel maledetto sogno. ***
Ok, ragazze, prima
di leggere,
leggete qui:
Mi spiace essere così in ritardo, problemi di connessione
vari. D'ora in poi, scriverò al passato, perchè
faccio fatica. Ecco, dopo questa INUTILE informazione, vi lascio al
capitolo.
Pov. Alice
Arrivammo di sotto, dove
Carlisle aveva portato Bella.
Mi
avvicinai lentamente a lei, seguita da Edward.
Stava dormendo, o
almeno stava facendo un incubo.
Feci per
andarmene, quando lei mi chiamò.
- Alice, ho visto... la
zia in sogno.. -
Sbiancoai girandomi di scatto verso di lei.
- C..Che ha..hai de..detto scu...scusa?!? - Le chiesi, appoggiandomi
alla sponda del letto per non stramazzare a terra.
- Ho.. Ho visto la zia in sogno... E mi parlava.. Di te.. -
Non riuscì a finire la frase, perchè io crollai a
terra, incredula.
La mamma.. Era entrata nei sogni di Bella..
- Bella, ti prego, dimmi che non stai scherzando.. E che non lo fai per
farmi prendere un colpo.. -
Dissi, quasi ansimando, ormai a terra.
- No, Alice.. E' la verità.. La zia.. L'ho vista davvero in
sogno.. Mi ha detto di dirti che le manchi, e che vorrebbe aiutarti.. E
che non avrebbe voltuo abbandonarti, ma già sapeva prima
della
tua nascita che una delle due sarebbe morta, e ha preferito
sacrificarsi per farti vivere. Lei ti voleva un bene incalcolabile,
piccola.. - Mi disse, guardandomi seria negli occhi.
Tremai, mentre Edward mi abbracciò prima che io avessi
potuto esplodere.
Ma non riuscii a resistere dall'urlare.
Urlai, piangendo lacrime che non potrei nemmeno versare.
Entrarono Carlisle, Jasper e la mamma, che quando mi vide mi
saltò al collo agitatissima.
Mi aggrappai a lei, singhiozzando.
Pov. Jasper
Stavamo chiaccherando tranquilli, quando sentimmo un urlo.
Corsi, verso la camera di Bella.
Vidi Edward chino, e sotto di lui.. Alice?!
Stava.. singhiozzando, sentivo le sue emozioni dure e dolorose.
Stavo per avvicinarmi, ma Esme le era già al collo.
Sospirai, avvicinandomi e usando il mio potere su di lei.
- Edward, si può sapere che accidente è successo?
- Chiese mio padre al mio fratellino.
- Papà, Bella ha sognato la mamma di Alice.. E Alice non ha
retto.. - Disse guardandomi poi negli occhi.
Come era possibile? Non era mai capitato che un'umana potesse avere
contatti diretti con un morto, a meno che non avesse dei poteri che si
sarebbero sviluppati dopo la vampirizzazione.. E quei poteri erano
rari: la veggenza, o lo scudo mentale.
Magari li avrebbe sviluppati anche lei..
Mi girai verso Edward, che mi guardava visibilmente incazzato.
- Che c'è? - Gli sussurai.
- Smettila di pensare a Bella. - Mi disse, guardandomi torvo.
Ridacchiai.
- Geloso? Sai che per me è come una sorella. E comunque, sai
che
il mio cuore, sebbene morto, appartiene ad un'altra. - Gli dissi,
incrociando le braccia al petto.
Mi guardò, confuso.
Sbuffai, poi guardai per un istante la mia vita, e lui capì.
Mi sorrise, malizioso.
Gli diedi un leggero pugno sul braccio.
- Ma che hai capito!? Sei sempre il solito.. - Gli dissi, guardandolo
fra il divertito e il rassegnato.
Lui sghignazzò, poi mi disse di uscire con lui.
Lo seguii, mentre lui arrivò al salone.
- Che c'è, Edward? - Gli chiesi.
Lui abbassò il capo, imbarazzato.
- Jasper.. Ho bisogno del tuo aiuto.. - Mi disse, sempre con la testa
china.
- Sai che puoi contare sempre su di me! Dimmi tutto. -
- Beh.. Ecco... Vedi... Io.. Sono innamorato.. - Mi disse, balbettando.
Sghignazzai.
- E finalmente il donnaiolo di casa s'è innamorato. Chi
è lei? - Gli chiesi, ancora sghignazzando.
Mi fulminò con lo sguardo.
- E'....... Bella.. - Mi interruppi subito, guardandolo sorpreso.
Non me lo sarei mai aspettato.
Edward, il ragazzo che diceva di non potersi innamorare mai
più, s'era innamorato perdutamente di Bella.
E io, m'ero innamorato perso di Alice..
Alice..
- Ma... Sei ancora con noi, Jasper?? - Mi chiese, sghignazzando.
Ops. Aveva letto i miei pensieri di sicuro.
Abbassai lo sguardo. Lui si mise a sghignazzare, tenendosi la pancia.
- Che hai da ridere? - Gli chiesi, imbarazzatissimo.
Scoppiò a ridere, come un pazzo.
Lo guardai un po' scioccato, poi si riprese di colpo, fissando un punto
dietro di me.
Mi girai di scatto, vedendo Bella e papà.
- Che succede? Dov'è Esme?? - Chiese Edward, forse leggendo
i pensieri di papà.
- Esme.. Ecco.. Alice non ha resistito.. E lei l'aveva implorata di
farlo.. -
Ci guardò, prima lui poi me.
- Allora, pà, che è successo? - Chiese Edward,
irrequieto.
- Ecco... Esme è..... -
Angolino Autrice: Allora, spero vi sia piaciuto. A presto, stavolta per
davvero.
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Capitolo 18 *** Ma che accidenti succede? ***
Buona sera a tutti!
Allora, come è andato il Capodanno? Spero bene! Allora, vi
lascio al chappy.
Buona lettura, spero vi piaccia!
P.S: Vi prego, anche in un solo capitolo e di una parola sola, recensite! Anche solo una volta! Mi farebbe felicissima! :)
Pov. Edward
Ok, iniziavo a spazientirmi,
però era normale.
- Allora, papà, puoi dirci cosa è successo? E che
cosa
aveva implorato Esme?? - Chiesi, a pochi centimetri dalla sua faccia.
Mi nascondeva i pensieri, e quensto mi innervosiva parecchio.
- Allora, ragazzi.. - Cominciò a parlare, quando sentimmo un
urletto soffocato.
- Ecco. Esme, aveva implorato Alice di trasformarla
perchè
non poteva stare a guardarla così, e lei non voleva.
Però, dopo aver visto la sua espressione addolorata, l'ha
morsa.
Ed ecco che il veleno si sta spargendo nel suo corpo. Allora, Bella tu
vieni con me. Edward, vai da Esme. Jasper, tranquillizza Alice.
Avanti, vieni. - Disse. Bella lo seguì, con mio sincero
dispiacere, mentre Jasper mi prese per un braccio e mi portò
nello studio di papà, da Esme.
Cercava di non urlare. Mi accucciai davanti a lei e la tirai su,
prendendola in braccio e tornando in piedi in pochi istanti.
Avvicinai il mio orecchio al suo cuore, sentendolo battere velocissimo.
La trasformazione aveva inizio.
Volsi un attimo lo sguardo verso Jasper, che stranamente non si
avvicinanva molto a Alice.
Lei, invece, era seduta sul letto con le gambe rannicchiate sul petto e
la testa sulle ginocchia.
Aveva dei pensieri sconnessi, a monosillabi, e mi faceva una gran pena.
Sospirai, poi mi incamminai verso la camera di Esme e papà e
là poggiai la mia nuova mamma.
Mi sedetti accanto a lei, che iniziava a contorcersi.
Sospirai di nuovo, sperando non cadesse e si facesse male.
Chissà come sta Alice..
Pov. Jasper
Entrai nello studio, avvicinandomi lentamente a Alice, ma non troppo.
Aveva un profondo senso di odio verso se stessa, e in quel momento mi
faceva una pena enorme.
E faceva stare male anche me.
Non sarei riuscito a fare diverso, vedendola così.
Vedendo lei
così.
- Alice, avanti.. - Le dissi avvicinandomi e sedendomi vicino a lei sul
lettino.
- Dimmi, che hai? - Le chiesi, cercando di fare la voce più
convinta e decisa che avessi potuto fare
- Jasper.. - Tirò su la testa, rivelandomi il suo viso
angelico contratto in una smorfia di odio e dolore.
- Sono una frana.. Quando sono nata ho ucciso mia madre, ora ho quasi
ucciso Esme.. - Disse, guardandomi con quei suoi occhi addolorati e
velati di tristezza, resi strazianti dalla lucentezza delle lacrime che
non poteva versare ma che, anche se avesse voluto, non avrebbe versato
ugualmente.
Mi venne una fitta, guardandola così, una fitta al cuore.
- No, Alice.. Non sei una frana.. Non è colpa tua per tua
madre.. Ed Esme ti aveva chiesto di farlo.. E anche se non fosse stato
così.. E' normale.. Nessun vampiro neonato, e anche non,
sarebbe resistito vicino a un umano così a lungo e
così in vicinanza al suo corpo, o alla gola..- Dissi,
interrompendomi.
Aveva abbassato di nuovo la
testa, il che mi aiutava a non sentirmi così male con me
stesso.
- Jasper io avrei dovuto fermarmi, avrei dovuto dirle no.. E' mia
madre.. - Disse, con la voce tremante e rotta da un singhiozzo.
La
abbracciai d'istinto,accarezzandole delicatamente i capelli.
- Lo so che
è tua madre, ma ora calmati.. E' in mani sicure, e vedrai
che starà molto meglio ora che prima.. Sshh.. Calmati.. - Le
dissi, usando il mio potere calmandola un po'.
- Jasper.. - Stava
ricominciando.
La presi in braccio
delicatamente, e sussurrandole dolci parole all'orecchio la portai in
salotto, posandola sul divano e sedendomi di fianco a lei, continuando
a tranquillizzarla.
Non potevo lasciarla
là dentro, non era proprio una cosa meravigliosa stare
dentro a uno studio medico.
La osservai
tranquillizzarsi lentamente, mentre il mio cuore sofferente nel vederla
così stava tornando come prima.
I miei pensieri
cominciarono a viaggiare, pensando a lei.
Sussultai, quando mi
chiamò.
- Jasper.. Ti
ringrazio.. - Mi disse, sorridendo.
Sorrisi a mia volta,
incantato.
- Ti va di guardare la
Tv? - Mi chiese.
Annuii.
Pov. Bella
Carlisle mi
portò di sopra, in camera sua.
Entrai, respirando
subito un profumo di lavanda inconfondibile. La mamma adora la lavanda.
-
Bella, cara, siediti per favore. - Mi disse, mentre infilava la testa
in un armadietto nel loro bagno privato.
Mi sedetti, osservando i suoi movimenti.
Continuò a frugare per qualche secondo, poi prese una
boccetta e mi si avvicinò, porgendomela.
- Ecco, tieni. E prendi anche questa. - Mi disse, porgendomi una pezza
di cotone. - Poggiala sulla guancia, dove ti ho dato lo schiaffo. Sei
gonfia e leggermente viola, non vorrei peggiorasse.. - Disse, con tono
serio.
Poi, mi congedò.
Mi ritrovai fuori dalla sua stanza; cominciai a camminare lentamente
verso la mia, con la boccetta e il cotone fra le mani, pensando a come
poter conquistare Edward.
Perchè lo volevo conquistare, anche se lui non mi calcolava
quasi.
Mentre mi dirigevo in camera mia, passai davanti a quella di Emmett,
con la porta chiusa.
Sentii degli urli provenire da lì, e anche dei gemiti di
dolore.
Aprii la porta, vedendo Rosalie seduta su una sedia vicino a Emmett,
che aveva il viso contratto in una smorfia orrenda di dolore ed era
sudato. Nel complesso sembrava un assatanato.
Spalancai gli occhi. Che gli stava succendendo.
- Rosalie, cosa succede a Emmett?? - Le chiesi, quasi isterica, con le
lacrime agli occhi.
- Bella.. Emmett si sta trasformando in vampiro.. - Mi disse con tutta
la calma del mondo, per non agitarmi.
- Ma.. Ma come.. - Provai a parlare, ma non riuscivo a formulare una
frase di senso compiuto.
Alla fine, sbuffai e la guardai negli occhi.
- Ok. - Le dissi, arrabbiata.
Poi me ne andai sbattendo la porta.
Arrivai in camera mia; andai nel mio bagno privato, mettendo un po' di
liquido dalla boccetta sul cotone e poggiandolo lentamente sulla
guancia. Bruciava un casino.
Trattenni un urlo, pareva fuoco, poi lo staccai dalla faccia e notai
che era tutto sparito.
Bussarono alla porta.
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Capitolo 19 *** Lacrime amare.. ***
Ok, ragazze, pubblico presto perchè ho l'ispirazione. Spero vi piaccia, buona lettura.
Pov.
Bella
Bussarono alla porta.
Sbuffai leggermente, avvicinandomi.
Avevo ancora il cotone in mano, e me lo riappoggiai sulla guancia,
mentre aprivo.
Era Edward.
Sobbalzai leggermente, quando sorrise.
- Che c'è, Edward?- Chiesi, imbarazzata.
Sorrise ancora, con quel suo sorriso mozzafiato che mi fece
letteralmente sciogliere.
- Beh, volevo vedere come stavi. Sai, mi sono preoccupato quando ti ho
sentita quasi gridare e quando ho letto i pensieri di Rosalie,
più che altro ho visto la tua immagine sconvolta e mi sono
preoccupato.. - Disse, mentre abbassava lo sguardo e si passava una
mano sui capelli.
Era.. Imbarazzato?!
No, di sicuro no, forse era la mia mente che me lo faceva credere.
Come poteva imbarazzarsi, se non gli filavo?
D'un tratto, il mio umore cambiò, e si fece triste,
disperato.
Perchè non mi
ami, Edward? Perchè?
- Però, vedo che stai bene.. Scusa il disturbo.. - Mi disse,
poi se ne andò.
Sospirai, chiudendo la porta.
Lo amavo, lo amavo davvero, e lo amavo più della mia stessa
vita..
Mi scappò un singhiozzo, poi le lacrime, quelle che facevano
male dentro, che mi lasciavano ancora più dolorante,
cominciarono a scendere, mentre lentamente, appoggiata al muro, da in
piedi finii seduta a terra, con una mano sulla fronte, a piangere in
silenzio, a volte con un singhiozzo soffocato, ma piangendo.
Piansi, non so quanto piansi, però finii le lacrime; mi
alzai, con il magone alla gola e gli occhi rossi e gonfi, e mi diressi
in bagno.
Mi specchiai, sobbalzando.
Facevo impressione, così mi sciaquai la faccia e mi pettinai
un po', cercando di migliorare l'aspetto mostruoso che avevo in quel
momento.
Poi, tornai in camera e presi un paio di jeans e una maglietta, e mi
cambiaii; uscii, e vidi Rosalie fuori dalla camera di Emmett. Era
attaccata alla porta, con l'orecchio teso, ad ascoltare quello che
succedeva dentro.
- Rose.. - Sobbalzò; si avvicinò a me.
- Scusa per prima.. Solo che nessuno mi aveva detto che Emmett sta
diventando vampiro e mi sono sentita esclusa, e ferita.. Mi perdoni? -
Le chiesi con le mani congiunte e uno sorriso in faccia.
- Certo che ti perdono! Anche io mi sarei sentita come te, Bellina.. -
Mi disse sorridendo.
La abbracciai, poi scesi lentamente le scale, sperando con tutto il mio
cuore di non incontrarlo
per l'ennesima volta in tutta la sua divina bellezza.
Ma le mie speranze erano vane, infatti era seduto sul divano, vicino a
Jasper e a Alice.
JASPER E ALICE?!
Ma che..? E come mai stavano abbracciati sul divano..Da soli..?
Però, lei tremava..
- Ragazzi, che succede..? - Chiesi, alludendo a loro due.
Alice mi guardò, sorridendo. Era forse riguardo a quello che
era successo prima, che Jasper l'aveva aiutata? Forse.
Mi avvicinai lentamente, ma non ebbi il coraggio di sedermi, vicino a
Edward.
Ero una vigliacca, d'accordo, ma non volevo che lui mi si allontanasse
scoprendo la verità. E cioè, che lo amavo alla
follia. Ma, non so se avrei mai trovato il coraggio di rivelarglielo,
non volevo che il debolissimo rapporto creatosi fra noi si frantumasse
come un bicchiere di cristallo al tocco di una mano.
Un fremito, e un brivido di disperazione mi presero la schiena,
facendomi indietreggiare e andare in cucina, a bere un bicchiere
d'acqua per calmarmi.
Lo bevvi tutto d'un sorso, calmandomi appena.
Mi era presa un'agitazione immensa, tornando a quei pensieri.
Sospirai, poi mi girai e vidi che Jasper mi fissava leggermente
preoccupato.
Deglutii, poi feci un profondo respiro.
- Che c'è.. ? - Gli chiesi.
- Che hai tu, più che altro.. Sei agitatissima.. Che succede
Bella? - Mi chiese, con voce calma.
- N..Nulla.. - Balbettai, poi lo superai e me ne tornai in camera.
Pov. Alice
Jasper si staccò dalla presa, una specie di abbraccio, e
seguì Bella in cucina.
Volsi lo sguardo verso Edward.
- Allora.. Dov'è Carlisle? - Gli chiesi, per spezzare il
silenzio.
Mi guardò sorridendo.
- E' di sopra, in camera di Emmett.. - Mi rispose.
Sorrisi, debolmente, poi tornai a guardare Gossip Girl.
Ok, ragazze, questo chappy è un po' cortino,
però.. Mi piace particolarmente. I sentimenti di Bella.. Be,
spero vi sia piaciuto. A presto, Alba97.
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Capitolo 20 *** Una bella chiaccherata non fa male a nessuno. ***
Pov.
Edward
Stupido, stupido, STUPIDO!
Ero uno stupido! Non dovevo piombarle in camera così,
accidenti a me!
In più, imbarazzandomi subito.
La cosa che mi affliggeva di più era che, dopo che me n'ero
andato, avevo sentito dei.. Singhiozzi?
Ok, forse erano una mia allucinazione, ma mi pareva di averli sentiti
davvero.
Erano dei singhiozzi, e di una ragazza.
E quando poi, quando lei
era scesa, con l'intenzione di guardare la Tv, e vedendomi
è fuggita in cucina, mi sono sentito morire.
Non mi voleva.. Lei non
mi voleva.. E questo mi faceva disperare, mi faceva morire, mi faceva
capire quanto inutile fossi.
Ero ancora seduto sul divano, assieme a Alice.
Mi guardava curiosa, voleva sapere.
Beh, anche se non parlavamo delle ore, noi ci capivamo con uno sguardo,
come fossimo fratelli veri.
E non ci facevamo scrupoli a fare domande a bruciapelo, come fece lei.
- Edward, che hai..? - Mi chiese, sedendosi con le gambe sul divano
vicino a me e spegnendo la Tv.
Sospirai, girando la testa verso di lei.
- Beh.. Alice.. Io.. Sono innamorato.. Ma.. Lei non mi vuole.. - Dissi,
con voce piena di dolore.
Lei mi guardò triste, poi sorrise un po' malinconica.
- Ooohh Edward.. Chi è lei? - Mi chiese, con il sorriso; la
guardai, imbarazzato.
- E'.. Bella.. Ma lei non mi vuole.. - Le risposi, abbassando lo
sguardo.
Due dita mi sollevarono il viso dal mento, e poi lo sguardo allegro di
Alice raggiunse il mio.
- Edward.. Non dire così, accidenti a te! Ti ha detto che
non ti vuole?? Ti ha detto che le fai schifo?? A me non sembra. - Mi
disse incrociando le braccia al petto.
Ci pensai un po' su.
- Beh, no, non me l'ha detto.. Però l'hai vista prima
accidenti! E' praticamente scappata da me! - Dissi, con voce acuta e
triste.
- Ma non hai pensato che lo facesse perchè si vergognava di
sedersi vicino a te? Magari perchè era in imbarazzo? -
Mi disse lei, come se fosse stato ovvio.
Ma io non ci credevo. Non poteva essere vero, lei non mi amava! Rimasi
in silenzio, mentre lei picchiettava con la mano sulla sua gamba. Ma io
non le rispondevo.
Alice sbuffò con il sorriso, poi si alzò e se ne
andò.
Io rimasi ancora li, a piangermi addosso e a immaginare come potrebbe
essere una vita assieme a Bella..
Bella..
Pov. Jasper
Ero ancora lì, in cucina, a pensare a cosa potesse avere
Bella, quando sentii le voci di Edward e del mio angelo.
Mi avvicinai alla porta, senza farmi vedere, ascoltando cosa dicevano.
So che non era un comportamento corretto, ma quando si trattava di
Alice non ci capivo più niente.
Rimasi in ascolto, sentendo le emozioni di Edward.
Quanto lo capivo! Io ero nella stessa situazione.. E non era per niente
piacevole.
Sospirai, appoggiandomi al muro con lo sguardo fisso verso la finestra,
ma non guardavo la finestra, ma il vuoto; pensavo, pensavo a come
poteva essere una vita con il mio angelo, a pensare a lei, al suo
corpo, alle sue forme..
Basta Jasper! Stavo superando il limite, non dovevo pensarci o le sarei
saltato addosso in quel momento.
Cavolo, avevo una faccia da pesce lesso pervertito!
Tornai ad ascoltare il discorso, vedendo il mio amore andarsene.
Mi disperai subito.
No.. No no no Alice..
Dove stai andando, amore..? No no no non andartene!
Ok stavo impazzendo. Però non era colpa mia, era lei con
quel viso angelico, al voce cristallina, il corpo mozzafiato..
Bloccai i miei pensieri, visto che là sotto c'era molta
agitazione e visto che Edward li poteva leggere.. Forse.
Pov. Bella
Ero chiusa in camera, di nuovo, senza riuscire a smettere di pensare a lui. Accidenti,
era così bello.. Con quel fisico pazzesco, quei muscoli
così evidenti e la tartaruga che avevo scorto per sbaglio,
quando lui era in salone senza maglia qualche giorno fa.. E che mi fece
fare pensieri non propriamente casti per una ragazza come me.. Anzi per
nulla casti.
Chissà se sarei mai riuscita a capire se anche lui
ricambiava, oppure no.. E se la risposta era negativa,
chissà come avrei superato il colpo e il dolore, e
chissà come avrei fatto a dimenticarlo..
Scrollai la testa, per togliermi quei pensieri dalla testa.
Forse un modo c'era, e solo due persone potevano aiutarmi.
Ed erano Alice e Rosalie.
Uscii dalla stanza di corsa, cominciando a camminare ansiosa per il
corridoio cercandole.
Erano assieme, nella stanza meravigliosa di Rose.
Entrai, bussando, e loro mi sorrisero.
- Ragazze, ho bisogno del vostro aiuto.. - Dissi, imbarazzata,
abbassando il capo.
- Avanti Bellina, sai di poterci chiedere tutto. Vieni, siediti qui e
racconta. - Disse Rose; mi avvicinai e mi sedetti, formando un
triangolo assieme a loro due.
- Ragazze, dato che voi siete molto più belle e sensuali di
me.. - Inarcuarono un sopracciglio, alludendo al fatto che anche io ero
bella - Beh.. Volevo chiedervi se.. Mi potevate accompagnare a fare
shopping.. Per.. Conquistare un ragazzo.. - Conclusi, rossa come un
peperone fino alla punta dei capelli.
- Ma Bellina, c'è bisogno di chiedere se mi va di fare
shopping? La mia risposta è ovvia, e anche quella di Rose
credo.. - Dise Alice, sorridendo; Rose annuì.
- Ok, allora Bella, andiamo ora? - Dissero, in coro; annuii e scendemmo
quasi di corsa giù.
Rose acchiappò le chiavi e Alice prese i cappotti.
Alla fine, ci avviammo verso la Ferrari.
Pov. Alice
Salimmo, mettendoci tutte e tre davanti avendo sei posti la macchina.
Quando Rosalie accese il motore, io mi rivolsi a Bella da parte di
tutte e due.
- Bella.. Chi è il ragazzo in questione?? - Chiesi, con un
pizzico di malizia nella voce.
Lei arrossì, ancora di più.
- E'.. Edward.. - Disse, abbassando il capo.
Spalancai gli occhi. Allora lui si sbagliava!
- MIO FRATELLO? OH MAMMA MIA.. - Disse Rosalie, per poi ridacchiare
senza scherno nella voce.
- Beh.. Bellina.. Non ti ho mai vista così.. Trasgressiva! -
Dissi, per poi scoppiare a ridere come una pazza, seguita da Rose e
infine da Bella.
- Ma io non sono trasgressiva! Mica ho detto che voglio prendere roba
da... Ecco hai capito. - Disse, seria.
La guardai malissimo.
- Stai scherzando vero?? Per te una gonna di 30 cm è da
prostituta! E comunque, ti portiamo noi in un negozio come si deve per
queste.. Cose. - Dissi, mentre Rose ghignava e Bella impallidiva e
sprofondava nel sedile.
- E non puoi tirarti indietro tesoro mio! Lo hai chiesto tu di
accompagnarti a fare shopping! - Diss, ghignando anche io.
Lei mi guardò terrorizzata, mentre io cominciai a ridere
come una sadica.
Finalmente, dopo giorni, potevo tornare alla mia passione, oltre a lui, e
cioè lo shopping!
Eccomi qui! Sono piena di ispirazione, e voglio ritornare ai ritmi iniziali. Ok, spero vi sia piaciuto, il prossimo chappy sarà tutto sul loro shopping e.. su qualcos'altro! A presto, mi raccomando recensite! Un bacio, Alba97.
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Capitolo 21 *** L'inizio della nuova Bella! ***
Pov.
Alice
Lui? Oddio.. Ma che avevo pensato?
Avevo pensato a lui, a lui!
Mi vergognai subito, e girai il capo verso il finestrino.
Avevo pensato a lui, accidenti!
Avevo pensato a Jasper Cullen.
Ma, il problema era che non mi piaceva. O forse si? Beh, lo ammetto,
è carino, anzi molto carino, e mi sta cominciando a piacere,
ma
già considerarlo una delle mie più grandi
passioni no!
Sospirai lievemente, poi accesi lo stereo.
Partì una canzone bellissima, e dopo esserci guardate per un
istante cominciammo a ballare come delle pazze, scoppiando poi a ridere.
( I gotta feeling- Black Eyed Pease)
- Mmmm.. Alice, perchè hai sospirato prima..? - Mi chiese
Bella, dopo il momento sclero, cautamente.
Mi girai lentamente verso di lei, che mi guardò in attesa
della risposta.
- Beh.. Così. Ma... Rose! Dimmi.. Tu sei innamorata vero? -
Le chiesi, maliziosa.
Lei arrossì lievemente, essendo vampira, e
deglutì.
- E sei innamorata pazza di Emmett vero? - Le chiesi, a metà
tra il serio e il malizioso.
Era paonazza, il che mi fece ridere fino alle lacrime.
- Allora, si o no?? - Le chiese Bella.
Rose annuì, sorridendo incantata.
Ridacchiai ancora, per poi calmarmi del tutto.
Eravamo arrivate.
Scendemmo dalla macchina, per poi incamminarci verso il centro
commerciale di Seattle.
Era pieno di negozi di firme famosissime, la mia gioia in pratica.
Io e Rose ci guardammo un attimo, poi presi per mano Bella e
cominciammo ad andare in un negozio di intimo.
Appena entrate, Rose già prese 4 completi per Bella, e 2 per
lei.
Bella rabbrividiva e impallidiva sempre più, mentre noi ci
caricavamo di completi.
Alla fine, avevamo 30 completi per lei, 15 per Rose e 23 per me.
Mandammo Bella a provarli.
I primi 5 erano neri, di pizzo, però di diverso tipo, dalla
mutanda più grande alla più ristretta e
così per
il reggiseno.
Gli altri, erano molto PROVOCANTI.
- Ragazze.. Ma, non è un po' troppo.. - Disse, mentre
provava
l'ultimo. Era un completo leopardato, con le mutande perizoma,
reggiseno quasi trasparente e corpetto con giarrettiera inclusa.
- Mmm.. no! Bella, cavolo! I ragazzi si conquistano soprattutto
così. E comunque, non è che vai in giro solo con
questa
roba! Uffi, che piaga! - Dissi, scherzosamente, facendola sorridere;
uscimmo, raggiungendo un vestito di abiti.
- Ragazze, dobbiamo anche prendere il vestito da damigella per il
matrimonio di mamma e Carlisle! - Disse Bella, dandosi una pacca sulla
fronte.
- E' vero! Il matrimonio è domenica, forse è
meglio se ci sbrighiamo! - Dissi.
Ci dividemmo, Bella andò con Rose, mentre io proseguivo da
sola.
Continuai a fare su vestiti per me e Bella, quando volgendo lo sguardo
leggermente più in alto e davanti a me, lo vidi.
Era l'abito perfetto per me, per il matrimonio.
Era azzuro, corto ma non troppo, con il corpetto sopra stretto con una
fascia sotto il seno che lo collegava alla gonna, corta fino a
metà coscia. Era, in una sola parola, incantevole.
Avevo la faccia sognante, e lo presi tra le mani, girandolo e
rigirandolo, per guardarlo meglio.
Alla fine, lo presi con me e mi avviai veloce alla cassa, vedendo che
Bella e Rose erano arrivate li a tempo a me.
Pagammo, spendendo non moltissimo in confronto alla quantità
dei
vestiti che avevamo preso, e poi ci dirigemmo verso la profumeria.
Lei, Bella, non so se ci era mai entrata, anche se con una sorella come
me ci si dovrebbe saper orientare magnificamente, ma rimase a bocca
aperta.
La presi e la portai nel reparto trucchi, prendendo un prodotto da ogni
scompartimento di qualche colore, tanto per cambiare, mentre Rose era
dai profumi, a scegliere quelli più buoni e dai
bagnoschiuma,
quelli più raffinati.
Alla fine della giornata, dopo essere passate per il negozio di scarpe,
di accessori e di gioielleria, arrivammo a un conto di.. 1500 $. Ma non
era tanto, non per me almeno. E quelli erano soldi con cui avevamo
comprato un sacco di roba per tutte e tre, più l'abito da
cerimonia di tutte.
Per cui, avevamo pure la scusante.
E avevo preso la carta di credito di Emmett, senza il suo permesso.
Ma avevo la scusa, e quando ho la scusa nessuno può farmi
male. Anche se lui era quasi vampiro, non poteva uccidermi.
O si? Uscimmo dal supermercato che si era fatta sera.
Arrivammo alla macchina, e Rose si mise alla guida, partendo come un
fulmine.
Bella si girò verso di me.
- Alice.. Ho paura.. - Mi disse, con uno sguardo davvero spaventato.
Mi preoccupai subito. - Perchè, tesoro? - Le chiesi,
poggiando la mia mano sulla sua spalla.
- Beh.. E se lui dovesse fraintendere, e magari non ricambia.. Io che
figurai ci farei..? - Mi chiese appoggiando la sua mano sulla mia.
- Ooohh.. Tesoro.. Spero tu stia scherzando sai? - Disse Rosalie,
totalmente seria.
- Perchè se scherzi va bene, ma se sei seria no! Accidenti!
- Disse; la guardai confusa.
- Che intendi scusa Rose? - Chiedemmo io e Bella assieme.
- Beh.. Non l'avete ancora capito tesori miei?? Mah.. - Disse, poi
tornò a guidare in silenzio, ridendo sotto ai baffi.
Io e Bella ci guardammo, poi alzammo le spalle e tornammo sedute,
ascoltando la radio e godendoci il momento.
Finalmente arrivammo, e appena la macchina si fermò dentro
al garage scesi, facendo su una parte delle borse.
Appena le ragazze mi raggiunsero, entrammo a tempo; cominciammo a
parlare, fino a quando non andai a sbattere contro qualcosa di duro.
Molto duro, e grosso.
Mi girai; era.. EMMETT?
Spalancai la bocca.
- Emmett?! Che cosa.. - Dissi, mentre lui sorrideva.
- MA SIAMO STATE VIA COSì TANTO?? - Chiesi, abbracciandolo.
- Behh.. Solo qualche ora! - Disse, ridendo.
- Wow Emmett, sei diventato un gran gnoccone! - Disse Bella,
sghignazzando e abbracciandolo.
Rose, invece, rimase immobile, con il capo chino.
La capivo, poveretta.
Trovarsi il ragazzo che ami vampiro, più bello che mai non
è facile.
Nooooo! Ma chè!
Mi staccai; imbarazzata lo guardai negli occhi.
- Emmett.. Sai.. Devo dirti una cosa.. Behh.. Ecco, vedi.. Abbiamo
fatto shopping sai? - Porsi le mie borse a Bella, che capì
il perchè e si allontanò assieme a Rose. - Ecco..
Peròò.. Visto che mamma mi ha sequestrato la
carta di credito... Ho preso la tua. - Dissi, vendendolo impallidire.
- TU COSA?!?!?!? ALICE! - Disse, mentre io iniziai a correre, finendo
addosso a Jasper.
- Oh scusa! - Dissi, per poi rialzarmi e continuare a correre, ridendo
come una pazza.
Emmett mi seguiva, però dopo un po' di fermò,
sospirando e tornando in salone.
Mi fermai un attimo, vicino al muro, appoggiata on una mano, poi presi
un lungo respiro e andai in camera mia, dove c'erano Bella e Rose.
- Bene, Bella.. Ora è il momento della PRATICA! - Dissi,
insieme a Rose, facendo impallidire Bella.
Eh si, faceva bene!
Angolino Autrice:
Allora ragazze, questo capitolo dovrebbe essere metà
comico.. Ma non so. Comunque, spero vi sia piaciuto! A presto, un
bacio. Alba97.
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Capitolo 22 *** Siamo pronti? Via! ***
Pov.
Alice
- Oh no Bella, ora tu stai qui buona buona mentre io e Rose ti
mostriamo come conquistare il tuo uomo! - Dissi, seria, mentre Rose
aveva acchiappato Bella e aveva chiuso la porta, prendendo la chiave e
mettendola dentro alla maglia.
- Allora Bellina mia. Prima regola: alla sensualità non ci
sono
limiti. Seconda regola: non devi pensare di esagerare,
perchè
non le si è mai esagerate. Terza regola: non metterti
più
quei vestiti orridi che ti vedo addosso! Cavolo sembri un militare
sformato! - Dissi, facendola sedere su una sedia e vicino a lei Rose.
- Allora. Ora prenderò dei vestiti e tu li metterai, poi ti
insegneremo a essere sensuale,
provocante. Tutto chiaro? - Le chiesi, seria.
- Signorsì, capitano! - Mi rispose lei, portando la mano
alla fronte ridacchiando assieme a Rose.
Risi anche io, poi mi avvicinai al mio armadio.
Presi il telecomando dal tavolino bianco li vicino, e azionai le porte.
Era ad apertura automatica, grande tutta la parete e spazioso come tre
camere da letto.
Rose rimase a bocca aperta.
- Che c'è Rose? Questo è piccolo in confronto a
quello
che avevo dove abitavamo prima, vero Bella? E il povero Emmett, che mi
portava sempre le borse piene di vestiti nuovi! - Dissi, ridendo al
ricordo della scena.
Anche Bella rise, al ricordo del povero Emmett sovrastato dalle
infinite borse di shopping che scarrozzava, mentre io e Bella con una
borsa sola, sua ovvio.
Entrai dentro all'armadio e in pochi minuti avevo preso dieci capi, che
avevo posato sul mio letto.
- Avanti, prova il primo. - Si alzò, prendendo il vestito
rosa
shocking, che superava di pochi centimetri il sedere, e che aveva una
scollatura profondissima, che arrivava all'ombelico, e un filo
anch'esso rosa legava le due parti, nel punto dove doveva stare il
reggiseno. Le spalline erano di media larghezza, e dietro aveva
un'altra scollatura fino a metà schiena con un altro filo.
Lo indossò, poi le porsi le scarpe con tacco 14 coordinate
ad esso e le feci una coda di cavallo, leggermente di lato.
- Allora? - Ci chiese.
- Bellissima, sei super sexy Bella.- Dissi, a tempo a Rose.
- Mio fratello non resisterà di sicuro! -
Continuò lei.
- Allora Bella, ora mettiti... Quello blu! - Dissi, afferrandolo e
porgendoglielo.
Lei lo prese e si spogliò.
- Alt alt alt Bella! Con quella
biancheria
sembri mia nonna! Metti questo! - Disse Rose, porgendole un completo
semitrasparente nero, fatto da perizoma di pelle, reggiseno, corpetto e
giarrettiera.
Bella sbiancò.
- Cooosa?! Ma Rose, dai! Cioè.. - Disse, farfugliando una
scusa per non metterle.
- Non osare dire che sono da prostituta, che ti pesto, visto che li
indosso anche io in questo momento rossi! - Disse Rose, incrociando le
braccia al petto.
- Ma tu Rose, emani sensualità da tutti i pori, idem per
Alice! Io invece... - Cominciò lei.
La interruppi subito.
- Ah no bella mia! Tu se vuoi ci batti in tutti i sensi cara mia! Non
siamo più sensuali di te, siamo semplicemente sensuali, e
dopo
questa "seduta di studio e miglioramento del tuo aspetto e
comportamento" la sarai anche tu! Vedrai Bellina! - Dissi, totalmente
seria.
Lei sospiroò lievemente, convita, poi andò in
bagno a cambiarsi.
Appena sparì, io e Rose ci guardammo.
- Sei sicura di quello che dici Alice? Sei sicura che lei si
convincerà? - Mi chiese, seriamente preoccupata.
- Certo che si Rose! - Dissi.
Poi, Bella uscì.
Quell'abito era corto fino a metà coscia, con una scollatura
a V
abbastanza profonda e dietro lasciava scoperta tutta la schiena, fino
quasi al sedere.
- Mmmhh.. Allora? - Ci chiese.
- Stai bene, però ti vedo meglio con l'altro.. - Disse Rose,
portando la mano destra sotto al mento pensierosa.
- Anche secondo me.. Ah! Ragazze, ha detto mamma che stasera ci
sarà un piccolo ricevimento con alcuni amici di entrambi, e
con
i lupi. In pratica, un pre-pranzo di nozze, e noi abbiamo solo sei ore
per prepararci e per istruire Bella! - Dissi, prendendo la
testa
fra le mani.
Rose impallidì, mentre Bella ci guardava preoccupata.
- Al lavoro, ora! - Urlai, prendendo Bella e lanciandola sulla sedia da
trucco, davanti allo specchio.
- Rose, tu le farai una pettinatura elegante ma allo stesso tempo
sensuale, con qualche boccolo e poi vedi tu, io la
truccherò! -
Dissi, volando dentro all'armadio a prendere la notebook-trousse.
Poi tornai in camera, e mi misi seduta a cavalcioni su uno sgabello con
la trousse in mano a prendere un ombretto rosa, intonato al vestito
ovviamente, e spalmandolo lentamente sui suoi occhi, mentre Rose aveva
preso la piastra e le stava lisciando il ciuffo.
Dopo due ore, il risultato era magnifico.
- Bella, sei incantevole! Ora vestiti, facendo attenzione a non
sciupare ne il trucco ne i capelli, mentre noi ci prepariamo alla
svelta, poi iniziamo l'"addestramento"! - Dissi, correndo dentro
all'armadio prendendo il vestito che avevo scelto quella mattina.
Rose corse verso la sua camera, per cambiarsi, poi tornò in
camera mia, mentre io mi stavo infilando l'abito.
Rose aveva messo un abitino nero corto fino a sotto il sedere,
aderente, con una scollatura profondissima, fino a sotto l'ombelico, da
indossare senza reggiseno, e la parte davanti che copriva solo il seno
e non tutto, dietro invece veniva scoperta mezza schiena. Le scarpe
erano tacco 12 nere lucide.
- Ehi Rose, oggi vuoi fare colpo anche tu eh! - Disse Bella,
guardandola.
Poi, uscii io.
Avevo un abito azzurro più corto di quello di Rose, con la
parte
superiore che mi copriva una piccola parte del seno e solo attorno
all'ombelico, dietro era tutto collegato da fili sottilissimi e la
gonna era aderente e faceva un effetto "ti vedo-non ti vedo" molto sexy.
- Wow Alice, scommetto che questo lo usavi al night! - Disse Bella,
guardandomi ridacchiando.
- Si, ma era già troppo coprente mia cara Bellina.. Troppo
coprente! - Dissi, ridendo e facendo un giro su me stessa veloce, su un
piede solo.
- Alice.. Mi è venuta un'idea su come farti i capelli... -
Disse Rose, poi mi prese per un braccio e mi fece sedere sulla sedia.
- Stai ferma mi raccomando! - Disse, prima di andare in bagno a
prendere forcine, mollettoni e lacca.
- Wow Alice, stai d'incanto! - Disse Bella; aprii gli occhi e rimasi
molto sorpresa.
- Io credevo che i miei capelli fossero troppo corti per.. Questo! -
Dissi, indicando lo chignon che Rosalie aveva creato con le sue mani,
due forcine e un mollettone piccolo e una spruzzata di lacca.
- Ora, Rose, via con il trucco! - Annunciai, prima di farla sedere al
mio posto e di iniziare a truccarla veloce, ma ben accuratamente.
Alla fine, dopo essermi truccata, dopo aver visto mamma con il vestito
nuovo, anche quello che copriva poco e nulla, e dopo aver istruito per
bene Bellina, tutte e quattro insieme scendemmo dalle scale, in ordine
di età.
Mi avvicinai a Emmett.
- Emmyy! Ti ricorda qualcosa questo vestito? - Dissi, facendo un giro
su me stessa.
- Non è come quelli da bachata che di solito indossi? -
Disse, guardandomi da capo a piedi.
Annuii, poi mi incamminai verso le altre, che stavano chiaccherando
tranquille con i lupi, tranne mamma che stava insieme a Carlisle sempre.
- Salve, ragazzi! - Dissi, mentre le loro mascelle stavano raggiungendo
a velocità sovrumana il pavimento.
- Ehy Jake. - Dissi, sorridendogli.
- Ehy.. Alice, ti va di ballare? - Mi chiese, guardandomi con un
sorriso sornione sul viso.
- Basta che sia una bachata e accetto molto volentieri...
Angolino Autrice:
Buongiorno a tuttii! Scusate l'enorme ritardo, spero di essere riuscita
a farmi perdonare.
Allora, ragazze, secondo voi le tre sorelle riusciranno nel loro
intento? Staremo a vedere.
A presto, Alba97.
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Capitolo 23 *** Festa! ***
Festa!
Festa (Parte I)
Pov. Bella
Ero emozionatissima, era la prima volta che mi vestivo così
ma non mi sentivo molto a disagio, tutto sommato.
Quando scesi in salone, le luci erano molto diverse dal solito e fuori,
dove si sarebbe svolta la vera festa, c'era un piccolo palco e una
pista da ballo.
Vidi Alice e Jacob avviarsi verso la pista da ballo assieme ad altre
persone, così mi avvicinai a Emmett.
- Ehi, fratellino! Come sto? - Dissi, sorridendo e facendo una faccia
innocente.
Lui si girò e strabuzzò gli occhi, poi sorrise.
- Cavolo Bella sei bellissima! E sexy, finalmente! - Disse,
ridacchiando.
- Mi concedi un ballo? - Mi chiese, sorridendo.
- Beh, se il mio equilibrio molto precario e la mia imbranataggine non
sono di peso alla forza e pazienza di un vampiro, allora si! - Dissi
ridacchiando e dandogli la mano, poi ci avviammo verso la pista da
ballo fuori.
Avevo lo sguardo di tutti puntato addosso, e mi sentivo orgogliosa di
quello.
Tra la folla, scorsi anche alcuni nostri compagni di scuola.
- Emmett, quello è Mike Newton per caso? E gli altri sono
Eric,
Angela, Jessica e Tyler? - Gli chiesi, guardandolo negli occhi; lui
annuì, poi mi portò da loro.
- Ehy, Eric! Angela, Jessica.. - Dissi, sorridendo. - Mike, Tyler.. -
Dissi, con un tono leggermente sprezzante, a causa delle loro occhiate
troppo pressanti.
Emmett si schiarì la voce e loro si "svegliarono".
- Andiamo Bella? - Mi chiese, leggermente arrabbiato; annuii,
incamminandomi con lui sotto braccio verso la pista e cominciammo a
ballare.
Pov. Rosalie
Mentre Alice andò a ballare con Jacob, mi avvicinai ai miei
fratelli, con la camminata da gattina e una bibita in mano.
- Ehi, fratelloni! - Dissi, risvegliandoli dai loro sogni sulle mie
sorelle, ridacchiando.
- Evitate, davvero, o farete il laghetto di bava in casa e Esme vi
concerà per le feste! - Dissi, ridendo e sorseggiando un po'
di
bibita.
Jasper si girò verso di me. - Zitta tu, che stai sclerando
perchè lui non
sta ballando con te, ma con sua sorella! - Disse, serio, mentre Edward
sghignazzava; lo guardai con un'occhiata tagliente, che lo fece
smettere subito, poi continuai a sorseggiare.
- Jasper mi raccomando non ubriacarti come tuo solito, ok? - Dissi,
girandomi, mentre lui mi fece l'occhiolino e sorrise.
- E tu non metterti a ballare come se fossi su un cubo come il tuo
solito ok? - Mi disse, sghignazzando.
Gli diedi un pugnetto al braccio, ridacchiando, mentre lui mise il
braccio sulle mie spalle e io appoggiai la testa al suo petto.
- Sai Jazz, anche se tu non fossi il mio vero fratello ti vorrei bene
così lo stesso.. - Dissi, sorridendo. Lui sorride e mi diede
un
buffetto alla guancia.
- Beh, anche io con te. E ricorda che anche se litighiamo, io ti
vorrò sempre bene, sorellina.. - Disse, sorridendo; gli
sorrisi
anche io, poi mi staccai e mi diressi fuori, in giardino, sotto un
albero fiorito, lentamente.
Sospirai leggermente, vedendo Emmett così spensierato
parlare con tutti, fare amicizia, ballare..
Appoggiai una mano al tronco dell'albero, mentre il contatto con la
corteccia mi faceva il solletico. Mi sentii chiamare e mi girai
sorridendo, vedendo che Quil mi stava sorridendo e porgendo la mano.
- Rosalie.. Ti va di ballare? - Mi chiese, sorridendo. Annuii,
porgendogli la mia mano e incamminandomi con lui verso la pista,
sorridendo, ma non tanto per Quil.
No, perchè avrei visto di nuovo lui, e stavolta ci
avrei ballato vicino! Fremetti al solo pensiero, mentre arrivai alla
pista insieme a lui.
Cominciammo a ballare quella canzone, era una di quelle che aveva messo
sul CD Edward, e se lo conoscevo bene, mi avrebbe fatto un favore
enorme fra qualche brano.
A questi pensieri, lui si girò verso di me e mi sorrise,
annuendo.
Sorrisi raggiante anche io, continuando a ballare con Quil.
Pov. Alice
Arrivai alla pista, cominciando a ballare con Jacob.
- Allora, Al, come va la vita con i Cullen? - Mi chiese, sorridendo.
- Beh, diciamo che va molto bene, sono tutti gentili e simpatici, e poi
ho capito che Carlisle ama Esme tantissimo, e questo mi fa felice. Poi,
Rose è una sorella meravigliosa, Edward è
gentilissimo..
- Dissi, pensando ogni volta alla persona citata.
- E Jasper? - Mi chiese, sorridendo malizioso.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata, e se fossi stata umana sarei
diventata rossa come un pomodoso maturo.
- Oooh, capisco Al. - Disse, ridendo di buongusto e facendomi fare una
smorfia e una linguaccia, poi risi assieme a lui.
- Sei innamorata vero? - Mi chiese, sorridendo; annuii, dopo un po',
abbassando il capo imbarazzata.
- Ehi Al.. Dai su.. - Disse, tirandomi su il capo posando due dita
sotto il mio mento.
- Jake.. Dai su, guardalo! E'.. Un angelo.. - Dissi, girando
leggermente lo sguardo verso di lui
e mordendomi un labbro.
Jake ridacchiò, guardandomi.
- Alice, non mangiarlo con gli occhi però.. O ti
verrà
mal di pancia! - Disse, ridendo; lo guardai fulminandolo e la smise
subito, tornando serio.
- Io oggi voglio ballare una bachata con te, lo sai vero? - Mi chiese,
sorridendo.
- Certo che lo so Jake, me lo hai già detto una ventina di
volte! - Dissi, ridacchiando.
Continuammo così, per un po', a ballare e a parlare, io ogni
tanto lanciavo uno sguardo a Jazz, e lui aspettava.
- Un momento di attenzione prego. - Ci girammo tutti verso il palco,
dove Edward Carlisle, mamma e il pastore che avrebbe celebrato la
cerimonia fra qualche giorno che richiamavano l'attenzione di tutti.
- Vorrei fare un brindisi a questa festa, al pastore Weber e a lei,
Esme, la mia futura moglie e la mia dolce compagnia di vita eterna! -
Disse, mentre Carlisle baciò la mamma dolcemente
e noi applaudimmo.
Poco dopo, continuò a parlare - Vorrei sul palco Rosalie,
per favore. - Disse, sorridendo.
Rose, con passo felino, salì sul palco e andò
vicino a lui.
- Io e Rosalie, per i due futuri sposi, abbiamo preparato una
sorpresa.. Vero Rose? - Lei annuì - Bene. - Disse, prima di
scendere dal palco e andare vicino allo stereo.
Lui e Rose si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi lei
afferrò il microfono.
- Mamma, papà, questo è per voi.. - Disse, prima
di staccare il microfono dall'asta e di posizionarsi in mezzo al palco,
scambiando uno sguardo d'intesa con Edward.
Angolino Autrice: Ok, potete uccidermi. Sono in ritardo, lo so,
però sono riuscita a metterlo solo ora. Beh, spero vi si
piaciuto! A presto! Baci, Alba97.
Vestito Alice
Vestito Rosalie.
Vestito Bella.
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Capitolo 24 *** Sorprese, sorprese e ancora sorprese. ***
Sorpresa per voi.
Ciao a tutti! Eccomi
di nuovo qui, con questo capitolo che spero vi piaccia.
Ehm.. In questo capitolo ci sarà una SORPRESONA! Ma non dico
altro, dovrete leggere! Buona lettura!
Pov. Rosalie
Era arrivato finalmente il momento. Si, il momento in cui io, dopo
minimo ottanta lunghissimi e noiosissimi anni avrei cantato di nuovo.
E non più davanti solo a Edward, ma davanti a un sacco di
persone, ignare del fatto che fra poco lo avrei fatto davvero.
Mi posizionai al centro del palco, con il microfono in mano e con la
mano destra, che lo impugnava, che tremava leggermente per l'emozione.
Sarei riuscita a cantare di nuovo, in pubblico, o la mia voce sarebbe
mancata, o magari avrebbe stonato, procurando fischi di disapprovazione
da parte di tutti? Feci un lungo respiro, per calmarmi, poi portai il
microfono a pochi centimetri dalla bocca.
- Mamma.. Papà.. Questo è per voi.. -
Dissi, sorridendo,
mentre un lungo applauso partì, le luci si abbassarono un
po',
facendomi rimanere in penombra. Sorrisi a Edward, che
ricambiò,
poi fece partire la canzone.
(Cuor
non dirmi no- Anastasia) Le prime note che partirono si
espansero
per il giardino, e quando iniziai a cantare, notai fra il pubblico che
Jasper, papà e tutto il resto della mia famiglia mi guardava
estasiata, e il mio fratellino aveva gli occhi che sembravano due luci,
da quanto brillavano.
Sorrisi, continuando a cantare, chiudendo gli occhi e rendendomi conto,
dopo tutto, che la mia voce era rimasta come un tempo.
Continuai a cantare, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare
totalmente, felice.
Alla fine della canzone, un applauso scrosciante mi riempì
il cuore di gioia, facendomi sorridere.
Ma il mio sguardò andò a posarsi su Emmett, che
in quel
momento parlava con un ragazzo della tribù Quilieut, e la
cosa
mi smorzò un po' l'entusiasmo.
Che non avesse gradito la canzone? O la mia voce? Il panico mi
assalì: e se ora sarebbe stato ancora più alla
larga?
Scrollai quasi impercettibilmente il capo, cercando di dimenticare le
mie paure.
Pov. Alice
E chi se lo
aspettava che Rosalie cantasse così bene!
Già
dalla prima parola mi aveva catturata in una maniera incredibile, aveva
davvero una voce meravigliosa.
Mi trasmetteva emozioni nuove, meravigliose, mi faceva sentire come in
un sogno, dove solo e io lui c'eravamo ed era molto, molto romantico..
E poi, durante la
canzone, tutti erano rimasti ammutoliti come me, a osservarla quasi
incantati.
E avevo
anche visto il
mio fratellone, Emmett, che la guardava con un sorriso a trentadue
denti stampato in faccia. Sorrisi, avvicinandomi a lui senza fare il
minimo rumore.
-
Ti piace tanto tanto, vero? - Gli chiesi, senza malizia nella voce; lui
si girò e mi sorrise, mi faceva tanta tenerezza.
- Si.. Anzi
no, io la
amo.. - Mi disse, annuendo convinto; sorrisi, facendogli un buffetto
alla guancia e continuando ad ascoltare Rose.
Alla fine
della canzone,
applaudimmo, mentre sul viso di Rosalie apparve un sorriso compiaciuto.
Allora, tutti cominciammo a urlare.
- Cantane un'altra, Rose! - Urlammo, e continuammo a farlo fino a che
non partì un'altra base.
- Questa la dedico a te, Jasper, e a me, e alla nostra meravigliosa
terra natale.. - Disse, prima di cominciare di nuovo a cantare una
canzone spagnola. (Shakira-Gitana)
La guardai, sempre ammirata, ma ora anche curiosa di sapere. Ok, forse
era deducibile, ma loro due erano fratelli davvero? E dove erano nati?
E.. La domanda più importante era: quanti anni
avevano?
Mentre mi ponevo queste domande, vidi Jasper venirmi incontro e, se
fossi stata ancora umana, le mie guance si sarebbero colorate di un
rosso acceso.
Poi però, con mio sommo dispiacere, Jasper si
fermò poco
distante, a parlare con un paio di ragazzi, a volte ridendo anche.
Allora, anche se a malincuore, mi girai di nuovo verso Rosalie e, con
le mani in alto come la maggior parte della gente, cominciai a muoverle
al ritmo della canzone, alcuni avevano anche un accendino in mano.
Chiusi gli occhi, per godermi appieno la melodia e la voce di Rose, e
qualcunò posò le mani sui miei fianchi, facendomi
sobbalzare e aprire gli occhi di scatto.
- Hey.. Tranquilla, non ti mangio. - Disse, ridacchiando per la sua
battuta, Jacob.
- Hey, lo so. Sarei indigesta per un lupo come te, vero? - Dissi,
facendogli la linguaccia.
- Oooh, certo. - Disse, ghignando. - Ti ho vista dispiaciuta.. Il tuo lui, vero? - Mi
chiese, con una nota sarcastica nella voce. Annuii, girandomi
totalmente verso di lui.
E mentre lui aprì la bocca per parlare, arrivò
una visione che mi fece portare una mano alla testa.
E questa, la dedico a
una persona speciale, che ora mi sta guardando, e a cui voglio dire
solo una cosa: Ti amo.. Poi, la visione finì.
Jacob mi guardava, leggermente turbato.
- Alice, va tutto bene? - Mi chiese, fissandomi negli occhi. Annuii,
spostando lo sguardo staccandomi da lui e fissando il palco.
Perchè quella era la voce di Rosalie, e la persona a cui si
stava rivolgendo era di sicuro Emmett.
- Alice, sei sicura che va tutto bene? Ho fatto qualcosa che non va? -
Mi chiese ancora Jacob; girai la testa di lato, verso di lui, feci
segno di no e la girai di nuovo dritta.
Sentii ancora il suo sguardo su di me, poi lo sentii andare via,
lontano da me di qualche metro.
- Credo che ci sia rimasto male. Ma non credo che a me importi molto,
dopotutto. - Una voce, che proveniva da vicino a me, mi fece sorridere.
Jasper, chi altri? Ero emozionata e, visto il suo potere, lo tenevo per
me, senza farglielo sentire.
- Oh, gli passerà. Ne sono certa, lo conosco bene. - Dissi,
girandomi verso di lui sorridendo.
Ma quanto era bello..?
- Già.. - Disse poi. - Ehm.. Come va? - Mi chiese. Lo
guardai,
sorridendo, perchè non volevo che si notasse in me la voglia
che
avevo in quel momento di baciarlo..
- Bene, e tu? - Gli risposi, leggermente agitata.
- Benissimo.. - Disse, sorridendo e girandosi verso Rosalie con lo
sguardo, che ancora cantava.
Arrivò una folata di vento, che gli fece ondeggiare i
capelli e mi fece letteralmente morire.
Anche a me mosse i capelli, ma mi faceva solo piacere.
- Bella la festa, eh? - Mi chiese, sorridendo, interrompendo il
silenzio che era calato fra noi, imbarazzante c'è da dire.
- Si, carina.. E poi Rose canta molto bene, non me lo aspettavo.. -
Dissi, guardandolo e facendo un passo avanti, per vederlo meglio in
viso e soprattutto potermi rifare gli occhi di nuovo.
- Nemmeno io mi aspettavo che mia sorella cantasse di nuovo in
pubblico, l'ultima volta è stata più di
ottant'anni fa.. - Disse, pensieroso. E quanto poteva essere bello quel
ragazzo, in qualunque modo stava?! Troppo, decisamente troppo.
Mentre stavo per parlare di nuovo, mi cominciò a bruciare la
gola, e portai una mano a stringerla leggermente, per cercare di
alleviare il fastidio.
Jasper lo notò e in un secondo mi fu davanti, con il viso
contratto in una smorfia di preoccupazione.
- Alice, tutto bene? - Mi chiese, con tono forse un po' troppo
apprensivo.
- Si si.. Ho solo sete.. Tutto qui.. - Dissi, con la voce leggermente
roca, avevo davvero tanta sete ma non volevo darlo a vedere.
Feci un lungo respiro, poi lo guardai negli occhi.
- Ehm.. Jasper.. Ti piacerebbe accompagnarmi.. - Dissi, prima di
interrompermi e fare un altro respiro.
- Ehm.. A caccia.. Domani pomeriggio? - Gli chiesi infine, con molta
fatica; lui mi sorrise.
- Certo! Quando vuoi, non farti problemi ok? - Mi rispose, sorridendo
ancora.
Nel frattempo, Rosalie aveva finito di cantare quella canzone e stava
parlando di nuovo.
- Questa, la dedico a una persona speciale, che ora mi sta guardando, e
a cui voglio dire solo una cosa: Ti amo.. - Disse, con un sorriso
radioso sul viso, mentre tutti la applaudimmo, alcuni fischiarono
d'approvazione.. E Emmett sbarrava gli occhi, ma non di gioia, ne di
sorpresa.. Di.. Delusione?!
Pov. Jasper
Beh, la mia intenzione era andare da lei, perchè la distanza
mi
faceva impazzire, e poi, il suo viso, il suo corpo, con quelle forme
perfette, fasciate da quell'abito tutt'altro che casto.. Mi stavano
facendo fare pensieri non proprio da galantuomo su di Alice, ma non me
ne vergognavo, ero un uomo, la amavo più di me e
lei era
così sexy..
Basta Jasper, non ragionare sempre e solo con quello! Mi diedi una
calmata, altrimenti non avrei più risposto alle mie azioni e
ai
miei istinti.
Stavo per avvicinarmi a lei, quando mi sentii chiamare. Li liquidai
subito, ma Jacob quasi corse al fianco di Alice, scherzandoci un po'.
Allora continuai a parlare con Lewis e Rob, due amici miei e di
papà, fino a che non vidi Alice portare una mano alla testa,
forse per una visione.
Poi, quasi scacciò via Jacob, che se ne andò a
testa bassa, e mi feci avanti io.
- Credo che ci sia rimasto male. Ma non credo che a me importi molto,
dopotutto. - Dissi, sorridendole, per nascondere l'imbarazzo e la
difficoltà che avevo nel parlare, quella sera, vestita
così.
- Oh, gli passerà. Ne sono certa, lo conosco bene. - Disse,
girandosi verso di me, con un sorriso che la illuminava, facendola
sembrare simile a un Sole, il mio Sole.
- Già.. - Dissi, alzando le spalle per cambiare discorso. -
Ehm.. Come va? - Domanda stupida, ma ero nel pallone, il coraggio che
poco prima mi aveva animato stava andandosene a fare un viaggio lungo e
molto, molto lontano da me.
- Bene, e tu? - Mi chiese, sorridendo. Sperai con tutto il cuore che
non si accorgesse del mio disagio, anche perchè il mio amico
là sotto si era risvegliato ed era sull'attenti, ritto come
un
soldatino, e più parlavo più faceva pressione
contro la
stoffa dei boxer, segno che gradivo ciò che vedevo.
- Benissimo.. - Dissi, facendo un sorriso smorzato e girandomi
leggermente verso il palco, spostando ovviamente anche lo sguardo, che
finì su mia sorella, che ancora cantava la "nostra" canzone,
che
era anche una fra le mie preferite.
Il venticello che era venuto su mi soffiava sul viso, in modo molto
piacevole perchè mi calmava anche, e mi scuoteva i capelli,
che
stranamente erano "domati" in confronto agli altri giorni.
- Bella la festa, eh? - Chiesi, per interrompere l'imbarazzate silenzio
che nel frattempo fra noi due era nato.
- Si, carina, e poi Rose canta molto bene, non me lo aspettavo.. -
Disse, poco dopo, facendo un passo avanti, non capendo bene il motivo,
ma gioendone di brutto.
- Nemmeno io mi aspettavo che mia sorella cantasse di nuovo in
pubblico, l'ultima volta è stata più di
ottant'anni fa.. - Dissi, ed
era vero, non me l'aspettavo proprio.
Poco dopo, la vidi portarsi una mano alla gola e stringere un po',
così mi preoccupai subito. Che stesse male? Non poteva,
l'avrei aiutata io, subito.
Mi misi davanti a lei, realmente spaventato, e le chiesi cosa avesse e
se stava bene.
- Si si.. Ho solo sete.. Tutto qui.. - Disse, facendo una strana
espressione che mi fece preoccupare ancora di più.
Fece un lungo respiro, parlandomi successivamente.
- Ehm.. Jasper.. Ti andrebbe di accompagnarmi.. Ehm.. A caccia? - Mi
chiese, a fatica, quindi la aiutai con il mio potere.
- Certo! Quando vuoi, non farti problemi ok? - Le risposi, sorridendo.
Mi aveva chiesto di andare a caccia con lei! Era la sua prima, vera
caccia! E ne ero entusiasta, che per poco non mi mettevo a ballare e a
saltare per tutto il giardino, ma le sarei sembrato strano, e forse mi
sarei fatto scoprire.
Rimasi allibito alle parole di mia sorella, così mi girai
verso di lei e la guardai strano, poi fischiai e applaudii, assieme
agli altri, contento per lei e per lui, ma intento a farle un bel
discorsetto..
Angolino Autrice: Eccomi qui! Allora? Vi è piaciuto? Spero
di si! A presto, Alba97.
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Capitolo 25 *** Complicato. ***
Complicated.
Buongiorno
a tutti! Scusate il ritardo, di nuovo, però ho avuto tanto
da
fare e pochissimo tempo, anzi nemmeno un attimo, per postare il
capitolo. Ma ora eccoci qua, e con le vacanze che stanno per iniziare
avrò molto più tempo per voi! Allora, a questo
punto le
cose si complicano, come avrete già notato nel capitolo
scorso,
vi basta leggere! Buona lettura!
Pov. Rosalie
- Questa la dedico a una persona speciale, che ora mi sta guardando, e
a cui voglio dire solo una cosa: ti amo.. - Applausi, applausi e ancora
applausi; intanto il mio sguardo era volato per un istante in quello di
Emmett, e sul mio viso spuntava un sorriso radioso. Sul suo viso,
però, non apparve una bella espressione.. Anzi, ma poteva
essere
possibile che avesse frainteso? Oh no!
Lanciai un'occhiata a Edward, che fece partire la canzone a palla,
mentre sotto era calato il silenzio più assoluto.
Deglutii a forza, una folata di vento mi arrivò addosso,
facendomi prendere un lungo respiro.
Che tensione! Cominciai a cantare, chiudendo gli occhi. Potevo stare
zitta vero? Nooo, se no che divertimento c'era a non incasinarmi la
vita più di quello che è gia?!
(Sleepwalker- Nightwish) Non sentivo altro che la mia voce che cantava,
il mio cuore che martellava e la mia testa che mi diceva di calmarmi,
perchè tutto sarebbe andato per il meglio.
Vidi Emmett incupirsi e stringere gli occhi a fessura,
mentre
fissava quasi rabbiosamente una persona poco distante da lui, ma non
riuscii a capire chi.
Accidenti no! Aveva frainteso totalmente! In una pausa di un secondo
sospirai, sconsolata, girando lo sguardo verso mio fratello, che
guardacaso fissava Alice.
Grazie Jasper, davvero di aiuto sei,
pensai. Continuai a cantare, poi senza farmi vedere da nessuno feci
sfumare la canzone verso la fine, che era lunga e in quel momento mi
faceva venire l'ansia, perchè volevo chiarire immediatamente
con
lui.
Finito il brano, parlai.
- Grazie a tutti! Ora, via con le danze! - Dissi, girandomi verso
Edward che fece partire subito una canzone, e Alice mi avrebbe adorata,
di sicuro!
(Cuando Volveras- Aventura) Nel frattempo, io scesi quasi di corsa
dagli scalini posteriori del palco e mi fiondai vicino alla pista da
ballo, cercando quasi disperatamente Emmett.
Ma non lo vedevo porca miseria! Cominciai a cercarlo muovendomi fra la
folla, che ogni tre secondi mi fermava a farmi le congratulazioni per
come avevo cantato.
Io mandavo manciate di sorrisi a destra e a manca, per togliermeli di
torno, ma niente loro continuavano imperterriti a parlare, e parlare, e
parlare.
- Oh ma davvero Rosalie, come sei brava! Ma dimmi un po'.. - Mi disse
una vecchietta, ma chi era quella?!, prendendomi per un braccio.
- Senta signora, se vuole le racconto dopo tutto quello che vuole, ma
ora mi lasci andare pr favore, devo salvare la mia futura relazione! -
Dissi, scrollandomela di dosso e lasciandola li che ancora parlava da
sola. Bah, che strana vecchietta..
Intanto continuavo a cercarlo, in pista non c'era già da un
po',
sulle sdraio vicino alla piscina nemmeno, dov'era finito?!
Lo cercai ancora, poi andai a sbattere contro Bella.
- Bella, menomale che ti ho trovata! - Le dissi; lei mi
guardò confusa.
- Hai visto tuo fratello, Emmett? - Le chiesi, speranzosa, mordendomi
un labbro.
La vidi irrigidirsi leggermente, e la guardai inarcuando un
sopracciglio.
- Ehm.. No, non l'ho proprio visto.. - Mi disse, con voce nervosa,
guardandosi attorno.
- Oh.. Ok, grazie lo stesso Bella! - Dissi, allontanandomi e
continuando a cercarlo.
Mi guardavo intorno, per cercarlo, e ad un tratto, mi apparve la sua
figura girata di schiena.
Mi avvicinai sorridente e, prima di toccarlo per chiamarlo, notai che
c'erano due ragazze davanti a lui. E non stavano facendo una
chiacchierata fra amici.. No, anzi..
Spalancai gli occhi, che mi si riempirono subito di lacrime.
Emmett se le stava passando, e ora era impegnato con una delle due in
un gioco di lingue molto udibile.. Misi una mano davanti alla mia bocca
per non urlare e, quando lui mi notò, si staccò
un
attimo, mi fece un ghigno perfido e ritornò alla sua
attività.
Mi sembrò che il mondo mi cadesse addosso come un infinito
macigno nero di disperazione, dolore e ribrezzo.
Mi allontanai da li e mi misi a correre, con le lacrime agli occhi che comunque
non sarebbero potute scendere, e continuai a correre, e a correre, e a
correre.. Mai avrei pensato che Emmett potesse essere capace di fare
questo.. Mai.
Arrivai alla fine del
bosco, vicino a una
radura.. Se non fossi stata così, con il cuore a pezzi,
forse mi
sarei fermata a guardare incantata i bellissimi giochi di luce che la
Luna faceva con le acque del piccolo laghetto che stava proprio al
centro del grande prato, e mi sarei lusingata a guardare le lucciole
che giravano allegre e tranquille intorno agli alberi, che in quel
momento avevano i rami fioriti e davano un tocco irreale al paesaggio
totale, e le mie mani sarebbero andate vicino a quell'acqua fresca,
quasi gelida, e ci avrebbero immerso le punte delle mie dita sottili,
fino a metà, e avrebbero giochicchiato con essa, creando
piccole
onde o mulinelli che mi avrebbero fatta sorridere. Ma tutto questo non
poteva accadere, ero troppo impegnata a piangermi addosso e a imprecare
contro di lui. Dio,
lo odiavo
a morte in quel momento, e il bello era che invece di smettere, lo
amavo ancora di più! Due sentimenti contrastanti dentro di
me,
che combattevano senza tregua da qualche minuto, da quando era successo
tutto. Mi
incamminai
lentamente verso il laghetto, con la testa bassa, gli occhi gonfi e
rossi, e mi sedetti con le gambe sotto al sedere, guardando di scatto
il cielo.
La Luna era li, immensa, non come quelle sere in cui la vedi, ma ti
sembra lontana per quello che realmente è, ma era
così
grande che sembrava di stare in un sogno.. O meglio, in un incubo,
visto quanto stavo male..
Mi sembrava di poterla toccare con un dito, di poterle parlare e mi
sembrava anche che lei potesse rispondermi.
Perchè aveva fatto così? Perchè? Io lo
amavo,
pensavo che anche lui mi amasse ma fosse troppo timido da dirmelo.. E
invece.. Era solo un grandissimo stronzo che si prendeva gioco dei
sentimenti delle persone e le faceva stare male.
Ripromisi a me stessa che gliel'avrei fatta pagare, prima o poi.
A rendere "perfetto" quel momento ci si mise anche la pioggia, che mi
bagnò completamente il vestito e mi sciolse il trucco e
l'acconciatura, ma una cosa bella la fece: prese il posto delle mie
lacrime, facendomi stare meglio, di sicuro.
Pov. Alice
Dio
che bella voce che aveva quella ragazza. E la canzone poi.. Davvero
fantastica.
Allegra
non la sembrava però. anzi sembrava stesse per scappare da
un momento all'altro.
In
effetti, a guardare il viso preoccupato di Jasper c'era qualcosa che
non andava.
Alla fine, fece partire le danze.. LA BACHATA! Feci un saltino di
gioia, e sentii Jasper che rideva come un pazzo.
- Ti va di ballare? - Mi chiese, continuando a ridere e porgendomi una
mano.
Oh mamma, mi sembrava di svenire, e annuii sorridendo e afferrandogli
la mano delicatamente.
Cominciammo a ballare, in realtà ballavo io e lui mi seguiva
un
po' impacciato, ma con un bellissimo sorriso sulla faccia.
A una giravolta, vidi Rosalie correre via da Emmett, che stava.. Oh no.
Non ora. Non qui. NON DAVANTI A ROSALIE! Mi bloccai, facendo
preoccupare immediatamente Jasper.
- Che succede Alice? - Mi chiese, guardandomi negli occhi.
Senza dire una parola, gli indicai la scena e vidi che serrò
i pugni e strinse la mascella. Gli posai delicatamente la mano vicino
al gomito e lui mi guardò negli occhi.
- Ci parlo io con mio fratello ok? Tu.. Beh, sai quello che
è giusto da fare. - Dissi, poi ripresimo a ballare, anche se
ci era passata la voglia non volevamo darlo a vedere, soprattutto
Jasper aveva un aspetto che lo faceva sembrare un angelo vendicatore.
Il MIO angelo vendicatore.
Finì la canzone, e subito con uno sguardo ci allontanammo,
ognuno verso la propria "meta".
Lo vidi sfrecciare fra gli alberi con un'espressione di rassegnazione,
e poi sparire.
Mi misi a camminare decisa verso mio fratello, che ancora era impegnato
in quell'attività che io letteralmente ODIAVO e quando lo
raggiunsi lo investii.
- EMMETT! - Urlai, facendolo staccare da quell'oca starnazzante.
- Che diamine vuoi Alice?! - Mi chiese, incrociando le braccia al petto.
- Che diamine voglio?! Sapere che accidenti stai facendo! - Dissi,
quasi sbraitando e facendo allontanare un po' le due, che comunque non
mollarono la presa.
- Sto facendomi gli affaracci miei, ecco cosa, e non voglio che tu mi
stia a controllare tutto il tempo chiaro?! - Mi disse, guardandomi
negli occhi. Ringhiai e mi avvicinai a lui.
- E io non voglio che tu faccia soffrire una mia grande amica, alias
sorellastra, in questa maniera! E voi due. - Dissi, guardando le oche.
- Sparite se non volete una taccata in faccia! - Dissi, con la voce
tagliete, e le sue sparirono all'istante.
Emmett mi aggredì.
- Alice accidenti! Ma farti i cazzi tuoi una buona volta no?! - Mi
disse.
Gli mostrai i denti e lo feci zittire, poi me ne andai.
Angolino autrice: Bene, eccoci qui. Allora? Vi è piaciuto?!
Spero di si! A presto! Alba97.
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Capitolo 26 *** L'amour.. ***
Ghf
Hey!
Ciao a tutti! Come
state? Spero bene! Mi spiace se posto sempre con mostruosi ritardi, ma
la scuola mi uccide letteralmente. Allora, in questo capitolo ci
saranno
tenerezze tra fratelli e due brutte cadute, ma scoprirete tutto
leggendo. Allora, vi auguro
una buona lettura!
P.S.: Ecco due mie altre storie, una l'avevo già postata,
l'altra è nuova nuova:
I'm
A Witch
They
will be in love..
Se vi va, leggetele! ;) Buona lettura!
Pov. Rosalie
La pioggia aumentò ancora,
facendo venire su dal terreno un odore di bagnato che mi piaceva
davvero tanto.
I miei capelli erano fradici, i miei occhi erano contornati da un alone
nero di trucco sbavato e il vestito era così tanto bagnato
che
mi faceva da seconda pelle.
Emmett.. Mi hai spezzato
il cuore, di
questo ne sei consapevole, e questo mi fa soffrire perchè ne
sei
contento, sono sicura che in questo momento gongoli nel sapermi ferita
a morte..
Ma sono anche sicura di
una cosa, che
potrò avere tutta la famiglia contro, che potrei perdere
Esme,
Carlisle, mio fratello, ma che te la farò pagare, per tutto
il
male che mi hai fatto e che mi stai facendo in questo momento..
I miei pensieri si rincorrevano, uno dopo l'altro, e i miei occhi erano
tornati azzurri, non dorati, azzurri, come li avevo da umana. Com'era
possibile?
Mi ricordai della Leggenda che narravano le donne portoricane sui
vampiri, quando io e Jasper eravamo ancora bambini, e cioè
che
con la Luna Piena anche alle creature non-morte veniva dato loro il
dono del pianto; ancora non capivo come accidenti facevano a sapere
queste cose, però ci avevano azzeccato, sentivo quelle calde
lacrime rigarmi il viso, mentre nella mia mente le immagini di quei tre
ancora mi vorticavano, furiose, come a voler rimarcare il fatto che lui
mi aveva fatto quello.
Sentii dei passi, lontani, veloci e rabbiosi, che puntavano sul terreno
con una tale forza che nessun animale, ne tantomeno umano, potrebbe
avere.
Era un vampiro, e per la precisione era Jasper, lo avrei riconosciuto
tra mille.
- Jasper che ci fai qui? - Mi alzai, nel
preciso istante in cui lui si fermò vicino all'albero.
Mi guardò negli occhi, no era furioso!
- Rosalie, sono venuto a vedere come sta mia sorella. E a calmarmi, per
evitare di prenderlo e staccargli la testa a morsi come un orrido
predatore- Strinse i pugni, girando la testa di lato e lanciando un
ringhio da brividi.
- Jasper, ascoltami bene. Lo so che sei mio fratello, che mi adori e
che faresti di tutto per me.. Ma questa, è una storia fra me
e
lui, e lo so che tu hai l'istinto di proteggermi a ogni costo, come con
Royce.. Però, stavolta è diverso, sono una
vampira, lui
è un vampiro, sono matura e sono pronta ad affrontarlo. Da
SOLA.
- Dissi, tutto d'un fiato.
Mi guardò negli occhi ancora, solo ora mi accorsi che anche
i suoi erano azzurri,
bellissimi.
- Jazz.. I tuoi occhi.. - Dissi, sorridendo leggermente; si
avvicinò all'acqua e si guardò, stupito.
- Allora erano vere.. - Disse, sorridendomi. Annuii e mi avvicinai a
lui.
- Allora me lo prometti Jazz? - Gli chiesi; lui sospirò,
rassegnato, poi annuì e mi abbracciò,
stringendomi forte.
- Grazie Jazz.. Lo sai che riesco a difendermi da sola.. - Dissi, poi
lo presi per mano e ci incamminammo verso casa.
- Ma sei sicura sicura? - Si girò verso di me, fissandomi
intensamente negli occhi.
- Si, Jasper, sicura sicura. - Sorrisi e avanzai verso la radura,
guardandomi in giro confusa.
- Ma qui.. Dove siamo? - Gli chiesi, prendendo l'elastico dei capelli
che lui aveva in tasca, perchè?!, e mi feci una coda alta,
per
evitare di prendere freddo alla schiena, mi dava fastidio..
- Non lo so.. - Disse, alzando le spalle e sorridendomi.
Annuii e continuai a camminare, lentamente, mentre la pioggia
continuava a cadere fitta sopra di noi, totalmente incuranti di questo.
Un improvviso fruscio, e poi un uccellino, non ho distinto bene che
razza, ci sfrecciò davanti, provocandomi un sussulto e un
gran
trambusto fra i rami più deboli degli alberi al nostro
fianco,
alcuni si spezzarono addirittura.
- Che cos'era?! - Chiesi a Jasper, guardandolo negli occhi leggermente
spaventata.
- Non lo so ma non temere Rosie.. Era un uccellino.. - Mi disse,
continuando a camminare come se nulla fosse. Ma a me sta cosa non
convinceva, non mi convinceva affatto.
Lo seguii facendo particolarmente attenzione a dove mettevo i piedi,
ormai il terreno era fangoso e io avevo i tacchi a spillo, ovviamente
non mi sarei fatta male ma già le scarpe erano da pulire a
fondo, almeno non volevo rompere i tacchi o romperle nel davanti.
Di nuovo, quell'animale, quel volatile che ora non era più
tanto
piccolo, sfrecciò e lanciai un urlo visto che mi era passato
a
pochi centimetri dalla faccia.
Jasper si bloccò e si girò verso di me. - Rose
che succede? - Mi chiese, preoccupato.
- Di nuovo.. Ma è come se fosse aumentato di grandezza, era
molto più grande e vicino. - Dissi, con la voce tremante, e
lui
si avvicinò a me, circondando le mie spalle con un braccio e
baciandomi la guancia.
- Stai tranquilla ci sono io qui con te. - Disse, mentre i suoi occhi
vagavano alla ricerca di qualcosa, qualcosa di misterioso.
Mi strinsi a lui e ricominciammo a camminare, stavolta ero
più tranquilla.
- Ma.. Jazz.. Visto che ci siamo sempre raccontati tutto, e visto che
di me lo sai già.. A te piace Alice vero? - Gli chiesi, dopo
un
po', per rompere quel silenzio inquietante, con un pizzico di malizia.
Lo vidi girare la testa di lato, segno che non voleva far vedere a me
la sua espressione, e ammutolire.
Sorrisi. - Jasper.. Non ti fidi di me? Sono tua sorella e poi lo sai,
potrei anche aiutarti a conquistarla. - Dissi, sempre sorridendo,mentre
lui si girava lentamente verso di me.
Anche se non serve.. Pensai;
Alice era innamorata persa di lui, e lui di lei. Oddio che nervoso,
loro erano una coppia meravigliosa e si amavano entrambi alla follia,
che invidia! Potesse essere stato così anche con me ed
Emmett..
Lo vidi tentennare, di sicuro stava cercando le parole giuste.
- Si.. - Si arrese. - Mi piace da impazzire, potrei dire anche che la
amo, se non fosse che tu non ci crederesti. - Disse, con aria sognante,
guardando davanti a sè.
Lo guardai sorridendo, poi gli baciai la guancia. - Jazz.. Sai, non ho
mai visto una luce così nei tuoi occhi, e questo vuol dire
che
tu la ami davvero. E sono fiera di te. - Dissi, abbracciandolo forte,
poi mni staccai e guardai in alto, la pioggia non cessava e ormai
eravamo entrambi bagnati marci.
Sorrisi, tenendo gli occhi ben aperti verso il cielo, e Jazz
prendendomi per mano ricominciò a camminare, guidandomi.
Continuavo a guardare il cielo, le nuvole lo rendevano strano, ma era
pur sempre bellissimo.
Quando tornai a guardare davanti a me, intravidi la finestra di camera
mia, con la luce fioca che fuoriusciva, e mi strappò un
altro
sorriso.
Cominciai a correre e raggiunsi subito la casa, seguita poco dopo da
mio fratello.
- Jazz sbrighiamoci ad asciugarci, o Esme se ci vede così ci
insulta in austroungarico antico! - Dissi, ridendo e togliendomi le
scarpe per arrampicarmi fino alla finestra ed entrare in camera,
prendendo un asciugamano e strizzando bene i capelli.
Sentii un tonfo leggero e capii che anche lui era entrato,
così gli passai un altro asciugamano.
- Ok, io vado di là, a domani, buona notte sorellina. - Mi
disse, poco dopo, dandomi un bacio sulla fronte e uscendo
silenziosamente.
Attesi che chiudesse la porta e mi tolsi il vestito, con un sospiro,
mettendolo sul poggia abiti e andando in bagno, a fare una doccia e
asciugarmi per bene.
Tornai in camera e ripresi il vestito, sospirando nuovamente, e lo
appesi ad asciugare per bene, mi stava a cuore e sperai non si fosse
rovinato troppo.
Presi della biancheria pulita, la indossai e mi misi anche la
vestaglietta, non mi serviva ma mi faceva sentire più "in
orario" con gli umani.
Tirai giù le coperte e mi ci misi sotto, accoccolandomi bene
al
cuscino e chiudendo gli occhi, così facendo le mie
emozioninegative tornarono a galla facendomi stare di nuovo male,
così mi misi a sedere e portai una mano alla testa,
spostando
una ciocca di capelli.
Il temporale continuava, sempre più forte, e ora c'erano
pure
tuoni e lampi a concludere la bella serata. Sbuffai, alzandomi
scostando in malo modo le coperte. Mi affacciai alla finestra e rimasi
li, per un tempo indefinito, a osservare come i lampi precedevano i
tuoni, come doveva essere.
E un paio di fringuelli, che si riparavano dalla piogga scrosciante in
un buco fatto da un altro animale, come doveva essere.
E sentivo Esme pulire il salone, con il mio udito sensibilissimo, come
doveva essere; papà leggere i suoi tomi di medicina, come
doveva
essere; Alice allenarsi a fare passi ancora più
difficili,
come doveva essere; Jasper ascoltare musica dall'Mp3, come doveva
essere; Bella e Edward parlare tranquillamente, in cucina, lei davanti
a una tazza fumante di caffè, lui con una sacca di sangue in
mano, come doveva essere; Emmett non lo sentivo invece, forse i miei
sensi si rifiutavano categoricamente di percepire i suoi movimenti, il
suo profumo, come avrebbe dovuto essere, ma il mio cuore implorava
altro, il contrario.
Che fare, seguire la ragione o il cuore?
Pov. Bella
Edward era di fronte a me, a sorseggiare con gusto del sangue animale,
e nel frattempo chiacchieravamo tranquilli.
Era da quando era iniziata la festa che si era avvicinato a me, e mi
parlava e si comportava da gentiluomo con me, un piccolo sospetto lo
avevo ma non ci facevo molto caso. Perchè farmi tanti
problemi
quando il ragazzo che mi piaceva da impazzire era a pochi cm da me?!
Ripresi a sorseggiare il caffè, erano solo le undici di sera
e non avevo sonno, meglio così.
- Allora mi stai dicendo che tu a quindici anni hai minacciato un tuo
compagno che aveva allungato le mani di staccargli i gioielli di
famiglia con una mano?! - Mi chiese per l'ennesima volta, da quando mi
aveva chiesto qualcosa di strano e divertente sulla mia vita.
Annuii. - Si, e lui se l'è quasi fatta addosso! Io sono un
osso
duro cosa credi?! - Gli dissi, facendogli vedere un'espressione da dura
e scoppiando a ridere come una scema assieme a lui.
- Si e sei troppo forte! - Mi disse, mentre si teneva la pancia e
rdieva ancora, appoggiato al bancone della cucina.
- Anche tu Edward. - Gli dissi, sorridendo e sorseggiando ancora
caffè. Chissà Rosalie.. L'avevo vista correre via
dopo
aver cantato e Alice mi aveva riferito che aveva avuto un problema con
Emmett e che Jasper l'aveva raggiunta.
Non mi ero preoccupata molto anche perchè non era sola, ma
ora ero curiosa di sapere se era tornata a casa e come stava.
Magari avrei fatto un salto in camera sua fra poco, pensai.
Edward nel frattempo aveva finito la sacca. Nel frattempo, mi misi a
controllare il calendario.
Oggi era.. Il 24. IL 24?! OH NO! Impallidii, facendo preoccupare Edward.
- Bella che hai? - Mi chiese, preoccupato e reggendomi prima che
potessi cadere.
- Domani! - Dissi, guardandolo negli occhi. - Domani mi
verrà il
ciclo! - Dissi, impaurita. Ero puntuale come un orologio svizzero e..
ERO IN UNA CASA PIENA DI VAMPIRI! Lo vidi incupirsi, poi
sospirò.
- Bella, io credo che per te sia arrivato il momento di diventare come
noi, prima che sia troppo tardi.. - Mi disse, serio, guardandomi negli
occhi.
Lo fissai sbigottita. - Cosa?! E che cosa dovrei fare scusa?! - Gli
chiesi, infastidita.
- Dovresti farti mordere.. Lo faccio per il tuo bene.. - Mi disse, poi
si avvicinò a me. Lo lasciai fare, prima o poi sarebbe
dovuto
succedere.
Mi fece inclinare la testa, scostò i miei capelli e
avvicinò le sue labbra alla giugulare.
Deglutì, poi aprì la bocca e affondò i
canini nel
mio collo, facendomi urlare. Chiusi gli occhi, sentivo tutte le mie
energie sparire e dirigersi verso un punto preciso, dove Edward stava
mordendo.
Mi afferrò in tempo, prima che crollassi a terra
come un cadavere, urlante per il dolore.
Allora era così che si erano sentiti mamma, Emmett, Alice e
tutti gli altri..
L'ultima cosa che sentii, era la voce spaventata di mia madre e quella
rasserenante di Carlisle, vicino a me, poi, vidi il buio e fiamme che
mi avvolgevano, sembrava di stare in un forno crematorio.
Pov. Alice
Passo avanti, indietro, destra, salta e passo incrociato indietro. E di
nuovo. Giravolta, salto e spaccata. Presi un secondo fiato, mentre la
canzone sfumava alla fine, e mi sedetti sul tappetino della palestra.
Si udiva solo il mio respiro, e il ronzio quasi piacevole dello stereo
che andava avanti, a eseguire ciò per cui era stato creato.
Mi sdraiai, fissando qualche minuto il soffitto a braccia aperte,
ancora con il fiatone per tutta la ginnastica fatta.
Ero neonata dopo tutto, ancora dovevo abituarmi totalmente.
Un istante, e mi alzai in piedi, pronta a ricominciare l'allenamento.
Mi avvicinai allo stereo e infilai un CD nuovo, con canzoni miste e
perfette per la classica.
Mi misi al centro della pista,
di legno, e mi accucciai, mettendo un piede in punta, pronta per
saltare.
La canzone partì, e con lei io cominciai a ballare, provando
nuovi passi o migliorando quelli vecchi, e continuando così
per
minuti, un po' per rabbia, per sfogarmi e un po' per amore represso.
(Adele - Rolling In The Deep)
Continuai a ballare, sempre più rabbiosa e violenta con me
stessa e con quello che mi circondava, quando notai Emmett fuori dalla
porta.
Mi arrabbiai ancora di più, e mentre facevo un salto
in alto mi sconcentrai un istante, fatale, facendomi perdere
l'equilibrio e cadere a terra, con un urlo.
Emmett corse subito da me, tirandomi su lentamente, mentre la mia
faccia era contratta in una smorfia.
- Alice stai bene? Hai fatto un belo volo! - Mi disse, guardandomi in
faccia e spostandomi i capelli da sopra gli occhi.
Mi misi in piedi a fatica, poi lo scostai malamente.
- Sto benissimo grazie. - Dissi, risentita, poi misi in pausa la
canzone e mi aggiustai alla bell'e meglio la tutina
da ginnastica e i capelli.
Emmett sembrava dispiaciuto, ma dopo quello che aveva fatto mi avrebbe
dovuto pregare per avere il mio perdono!
- Eddai Alice non fare così.. - Mi disse, prendendomi
delicatamente il braccio.
Mi girai verso di lui e sospirai. - Emmett.. Lo sai che odio queste
cose, e sai anche che le voglio molto bene.. Quindi, ti chiedo una
cosa.. Non farla più soffrire! - Gli dissi con la voce
decisa. -
Se non la ami, ok, ma non farla soffrire. - Mi guardò
confuso.
- Ma io ho fatto così proprio perchè l'amo! -
Replicò, guardandomi come se avesse detto che aveva sete.
Lo guardai sbigottita. - Ma sei scemo?! MA TU SEI SCEMO?! Lei si
è dichiarata! - Gli urlai contro, quel ragazzo era
totalmente
idiota!
- Si, a Jacob! - Disse, guardandomi ferito. Sbarrai gli occhi, erano
quasi fuori dalle orbite. Aveva frainteso..
- Ma no, sciocco! Lei Jacob non lo sopprta. Era indirizzata a un'altra
persona.. Più vicina a me di quanto tu non possa credere.. -
Gli
dissi, tentando di farglin capire che enorme sbaglio aveva commesso.
Lui rimase a pensare un attimo, poi mi guardò impallidendo e
spalancando gli occhi ogni secondo di più.
- Non dirmi che.. - Mi disse, portando le mani fra i capelli. Annuii
desolata e lui si diede dell'idiota da solo.
- Il tuo solito maledetto vizio di non pensare pima di agire e nemmeno
provare a vedere altre opzioni, lo vedi che devi sforzarti?! - Gli
dissi, guardandolo negli occhi.
- Rimedierò al più presto, Alice. - Mi disse,
deciso.
Scossi la testa decisa e feci ripartire la canzone, riprendendo a
ballare.
Emmett rimase a guardarmi per qualche minuto, poi se ne andò.
Di nuovo sola.. Pensai,
sorridendo e riprendendo il ritmo di prima, provando a fare un passo
più difficile.
Salto in alto e..
- Alice! Edward ha trasformato Bella in vampira! - La voce soave di
Jasper mi distrasse, facendomi cadere di nuovo, da un'altezza maggiore,
con il solito urlo.
Mi corse vicino, guardandomi preoccupato.
- Oddio Alice stai bene?! - Mi chiese, tirandomi a sedere lentamente.
Sbuffai.
- Fino a tre secondi fa si, ora un po' meno ma passa.. - Dissi,
massaggiandomi la parte dolorante con una smorfia.
- E siamo a due.. - Dissi, sbuffando e buttandomi giù,
guardandolo da basso.
- Scusa Alice.. Non volevo.. - Sembrava mortificato, e gli sorrisi.
- Non ti preoccupare, l'hai fatto per una buona causa e poi sono un
vampiro, niente piagnistei! - Dissi, tirandomi su e aspettando che lui
facesse lo stesso.
Poi, mi resi conto davvero delle parole di Jasper, corsi in cucina,
guardando Bella, fra le braccia di Edward,
che la stringeva, la coccolava e le baciava i capelli, per proteggerla.
- Che teneri che sono.. - Dissi, guardandoli trasognante.
- Già! - La voce ancora più soave di Jasper mi
fece sobbalzare.
- Dico mi vuoi uccidere?! - Dissi, guardandolo negli occhi e ridendo.
Scoppiò a ridere.
- Scusa Alice.. Non credevo di essere così silenzioso! -
Disse, ridendo ancora di più e andando a sedersi sul divano.
Stavo per seguirlo, quando la mia gola ricominciò a
bruciare, facendomi bloccare, e misi le mie mani attorno al collo,
ringhiando.
Jazz sospirò, guardandomi. - Alice, se vuoi andiamo adesso a
caccia.. Potrebbe essere pericoloso aspettare ancora, fra meno di otto
ore andiamo a scuola, e potresti essere un pericolo.. - Mi disse,
alzandosi e avvicinandosi alle scale.
- Vado solo un secondo a cambiare la maglia, che a questa ci tengo, poi
andiamo ok? - Annuii, sorridendo e togliendomi la giacchetta, rimanendo
con la canottiera che usavo per ballare e mi corsi a cambiare i
pantaloni, mettendo i leggins. Tornai giù, trovando Jasper
che mi attendeva.
ODDIO MIO! Era a petto nudo! A PETTO NUDO! Dio che fisico perfetto..
Con quegli addominali perfetti, che formavano una tartaruga che faceva
venire pensieri tutt'altro che casti, i pantaloni leggermente a vita
bassa, dove sputava una striscia dei boxer bianchi che indossava,
immaginai.
Dio che pensieri! Menomale che Edward era di là con Bella,
se no si sarebbe scioccato..
Lo raggiunsi, lentamente, tenendomi di nuovo la gola e facendo un altro
ringhio, con una smorfia.
Mi posò una mano sulla spalla e aprì la porta,
facendomi uscire in fretta. Aveva smesso di piovere, e le nuvole erano
sparite, lasciando spazio alla Luna, che apparve ancora più
bella di prima. Sorrisi e lo attesi.
- Andiamo alla radura, li ci sono molti cervi ed è zona di
caccia. - Disse, poi cominciò a correre, e lo affiancai,
superandolo dopo poco.
Era normale la cosa? Non lo so, ero proiettata alla visione paradisiaca
del suo fisico da urlo in quel momento..
Bene, spero vi sia piaciuto! A presto! Alba97.
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Capitolo 27 *** La caccia promette sempre bene! ***
Buonasera ragazzi! Come
state? Spero bene! Eccomi qui con un altro capitolo di questa ficcy!
Ora si che ne vedremo delle belle! Non vi rompo con tutte queste
chiacchiere e vi lascio al capitolo! Buona lettura!
Alice
Certo che, a detta degli altri, cacciare era semplice, ma in
realtà non lo era per niente!
Ogni venti metri beccavo un ramo più basso e mi graffiavo e
per saltare addosso a UN cervo ci mettervo mezz'ora perchè
si accorgeva sempre di me!
E infatti Jasper doveva prenderli per me, se no non ne avrei preso
nemmeno uno!
Ne aveva presi ben sei in dieci minuti esatti! E io li avevo bevuti
tutti, mi sentivo strana, era particolarmente brutto uccidere quelle
bestie, ma era il ciclo della vita e anche noi dovevamo mangiare, in un
modo o nell'altro.
Alla fine, sazi entrambi, decidemmo di fare un giro nel bosco, era
ancora presto e ci avremmo messo poco a tornare a casa.
Continuavo a guardarlo di sottecchi, era così bello che mi
toglieva il fiato.
Arrivammo in un punto della foresta dove bisognava saltare un piccolo
torrente.
Jasper lo saltò per primo, con l'agilità di un
vampiro, ma per quanto potesse esserlo, secondo me erano comunque
rozzi, gli altri.
Fissai un punto davanti a me, presi la concentrazione giusta e saltai
il torrente facendo una spaccata in aria perfetta. Atterrai di punta,
sotto lo sguardo di Jasper. Sembrava incantato, ma non volevo farmi
illusioni inutili.
- Wow Alice.. Sembravi un angelo.. - Mi disse, avvicinandosi e facendo
un accenno al volermi prendere le mani.
Mi morsi esplicitamente il labbro inferiore, mi sentivo dentro come un
fiume di emozioni che scorreva veloce, facendomi sentire in subbuglio.
Mi sorrise dolcemente e si allontanò di un passo, facendomi
venire una fitta allo stomaco.
Non devi allontanarti! Non devi!
Mi avvicinai io, di un passo, arrivandogli a pochi centimetri dal viso.
Lo vedevo agitato, come se dovesse dirmi qualcosa ma non ne aveva il
coraggio.
- Jazz.. Qualcosa non va? - Gli chiesi, guardandolo dritto negli occhi
con uno sguardo ammaliante.
Lo vidi deglutire un paio di volte, poi prendere un lungo respiro.
- Si.. C'è una cosa che non mi va.. - Mi disse, iniziando ad
avanzare verso di me e facendomi così indietreggiare,
lentamente, come preda e predatore. - E sai cosa? Il fatto di mentirti,
il fatto di non dirti davvero quello che ho qui. - Si toccò
il petto, dove un tempo batteva il cuore.
Continuava ad avanzare, e io a indietreggiare, non spaventata, non
timorosa, solamente in attesa che lui parlasse.
- Perchè non sono mai stati un bugiardo, e nemmeno ora lo
voglio essere. - Arrivai con la schiena contro un albero, lui mise
entrambe le mani appoggiate alla corteccia vicino alle mie braccia,
come per impedirmi di fuggire. Che ne avesse paura? Non sarei mai
fuggita da lui, mai.
- E mi sentirei uno stupido, a continuare questa farsa, a fare finta di
nulla, come se in verità non succedesse nulla, come se fosse
tutto normale, come se ti considerassi come una sorella, o un'amica.. -
Continuò, mentre i suoi occhi diventavano pian piano neri e
il suo viso si stava avvicinando al mio, lentamente, un po' titubante
forse.
- E perchè non mostrarmi uno stupido totale, rivelandomi per
quello che sono, rivelando i mie veri sentimenti, quello che ho dentro
di me, che mi implora da giorni di uscire ed essere urlato al mondo
intero, perchè.. - Disse, quando un tuono
rimbombò nell'aria e ci fece sussultare a entrambi, ma
tornai immediatamente a perdermi nei suoi occhi.
- Continua, ti prego.. - Dissi, in un sussurro, piegando lievemente la
testa di lato e sorridendo impercettibilmente.
- Perchè io ti amo Alice, ti ho sempre amata, dal primo
istante in cui i miei occhi videro te, capii che tu sei la donna
perfetta per me, capii di aver appena incontrato la persona che mi
potesse rendere felice con ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo
respiro.. - Lo interruppi, posando un dito sulle sue labbra perfette, e
con un sorriso dolcissimo avvicinai le mie labbra alle sue, che le
catturarono con dolcezza, unendoci in un bacio mozzafiato.
Qualche istante dopo, ci staccammo a fatica, e gli gettai le braccia al
collo.
- E perchè non lo hai detto subito? - Gli chiesi,
guardandolo negli occhi felice.
- Perchè avevo paura di non piacerti, di ricevere un tuo
rifiuto che mi avrebbe spezzato il cuore, mi avrebbe fatto impazzire..
Ma prima ho preso coraggio e te l'ho detto, consapevole del fatto che
se mi avessi rifiutato mi sarei criogiolato nel dolore, ma questo non
è successo.. Non è così? - Mi chiese,
sapendo già la risposta, poi mi baciò di nuovo,
con dolcezza, la sua lingua tracciò il contorno delle mie
labbra e io le dischiusi, permettendo alla mia di raggiungerla e di
rincorrersi, in un gioco fatto di passione e amore.
Sentii le sue mani scorrere sulla mia schiena nuda, e le mie
già vagavano sul suo petto, ma ci staccammo, ansanti, prima
di non riuscire più a farlo.
- Jazz.. E' meglio se torniamo a casa.. - Dissi, in un sussurro, vicino
al suo orecchio, e lui mi prese in braccio, baciandomi per l'ultima
volta, poi mi mise giù e sorrise.
- A me basta stare insieme a te, e sono felice.. - Mi disse,
prendendomi per mano e cominciando a camminare.
Gli sorrisi, era troppo dolce!
Cominciammo a correre, vicini, verso casa, scambiandoci qualche sguardo
sfuggente, saltando ruscelli, roccie, ma rimanendo uniti, come avremmo
fatto sempre.
Rosalie
Ero ancora affacciata alla finestra, immersa nei miei pensieri, quando
un fruscìo proveniente dalla foresta mi destò, e
vidi Alice e Jasper che tornavano da caccia, ma erano strani, si
guardavano in un modo speciale e.. Oh mamma, Jasper l'aveva appena
baciata!
Non dirmi che.. Corsi
subito di sotto, quasi volando giù dalle scale, e mi fiondai
in giardino, ancora in vestaglia, raggiungendo i due piccioncini, che
ancora non si erano staccati.
Non si erano nemmeno accorti di me, così mi avvicinai a loro
di soppiatto e mi misi di fianco a loro, dando un colpetto di tosse e
facendoli sussultare e voltare di scatto, con le facce terrorizzate.
Risi, guardandoli in viso. - Cos'è, sono così
brutta? - Dissi, incrociando le braccia al petto.
- No, affatto, ma sei vuoi che tua sorella non crepi di infarto non
farlo mai più! - Mi disse Alice, ridendo assieme a me.
- Sorella? A me pare qualcos'altro.. Che so, cognata? - Le dissi,
guardandola con malizia.
Jazz mi fulminò con lo sguardo. - Ti prego, non cominciare
Rosalinda. - Mi disse, alzando gli occhi al cielo e stringendo
possessivamente a sè Alice, per un fianco.
- Non chiamarmi Rosalinda, sai che non lo sopporto. - Gli dissi,
seccata, e feci per andarmene, quando Alice mi fermò per un
braccio.
- A me va bene anche cognata. - Mi disse, con un sorrisino innocente,
poi si staccò un attimo da Jazz sorridendogli amorevolmente
e mi abbracciò, stringendomi forte.
- Gracias, querida.. - Mi disse, poi mi sorrise. - E' l'unica cosa che
ho imparato di spagnolo, non provare a dirmi altro perchè
non ti capirei. - Mi disse, poi rise.
Scrollai il capo. - E' chiaro il concetto. Vi lascio piccioncini, non
fate troppo gli sporcaccioni, se no ci denunciano per disturbo della
quiete pubblica, conoscendo te. - Dissi, guardando Jasper negli occhi
e, con un ghigno malizioso stampato in faccia, li lasciai in mezzo al
cortile, a baciarsi di nuovo con passione, e me ne tornai in casa, sul
divano.
Accesi la Tv, davano un programma dove facevano scherzi ai passanti che
non volevo perdermi.
Avevo le lacrime agli occhi, da quanto avevo riso. Erano davvero
divertenti le reazioni dei passanti quando scoprivano di essere stati
burlati e in quel modo un po' mi sfogavo.
Avevo posato il telecomando vicino a me, e quando mi venne voglia di
cambiare canale, non lo trovai più. Abbassai lo sguardo per
cercarlo, poi mi sentii una presenza dietro e mi girai di scatto.
Era Emmett, e aveva in mano il telecomando. Spense la Tv e
posò il telecomando su un tavolo vicino all'ingresso, poi
tornò da me.
Girai la testa dall'altra parte, mentre sentivo che la rabbia stava
salendo a livelli incredibili.
- Rosalie, possiamo parlare un att.. - Mi parlò, ma gli
urlai contro.
- Cosa vuoi ancora da me?! Io con te non parlo. - Dissi, poi feci per
andarmene, quando mi sentii afferrata per un braccio e mi sentii
girare, verso di lui, che aveva stretto la presa su di me.
Provai a scrollarmelo di dosso, ma non ci riuscii.
Avvicinò l'altra mano alla mia guancia e io, senza pensarci
un attimo, gli mollai un sonoro ceffone in faccia, correndo in camera e
chiudendomi dentro a chiave.
Che provasse a entrare, lo avrei conciato per le feste!
Eccoci arrivati alla fine del capitolo. Allora, Jasper finalmente si
è dichiarato e ora.. Sono scintille! Alla prossima. Alba97.
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Capitolo 28 *** Ti sgozzerei! ***
ddsdsdsdsdsssdsdsdsd
Ragazzi.
Chiedo
perdono. çç Non avevo tanta ispirazione, e ho
avuto un
brutto periodo. Ma sono tornata, più carica che mai! So di
avervi fatto aspettare tanto, ma ora ecco il capitolo pronto! Spero vi
piaccia, recensite numerosi! Alba97.
Rosalie
Emmett mi aveva seguita, sentivo la sua presenza dietro la porta. Ma
non osava entrare, forse aveva capito che non scherzavo. Meglio
così, forse. Anche se ora avevo la curiosità a
mille su
quello che mi voleva dire, il mio orgoglio era troppo grande per
permettermi di andare da lui a parlare. Lo avrei fatto, forse,
più avanti e con più calma. Oggi, no di certo. Mi
sedetti
sul letto, tirando un sospiro. Perchè doveva essere tutto
così complicato? La vita non la era già
abbastanza da
sè? Dovevano essere commessi questi sbagli, evidentemente.
Sentii un leggero tonfo contro la porta. Sempre lui. Aveva appoggiato
la sua testa contro la porta. Era ostinato, ma io di più.
Non mi
sarei mossa di lì per nessuna ragione al mondo, e il mattino
dopo sarei uscita dalla finestra. Tutto pur di vederlo il meno
possibile. Ero masochista, eccome. Ma non volevo cedere, già
stavo male per il fatto che lui non aveva afferrato il concetto, e anzi.
Ma che ci potevo fare?
Tirai giù le lenzuola e mi infilai sotto, dopo aver tolto il
coprivestaglia che indossavo. Presi un libro e iniziai a sfogliarlo,
superficialmente, pagina dopo pagina, senza interruzioni. La mia voglia
di leggere era pari a zero, ma dovevo far passare il tempo in qualche
modo, e avevo tutta la notte.
Una mezz'ora dopo, posai il mio libro sul comodino e mi guardai
attorno. Non era servito a niente, stavo come un cane ugualmente.
Cercai il mio telefonino, in tasca non c'era, mi alzai velocemente per
cercarlo nelle tasche della giacca.
Poi, l'illuminazione. - No, accidenti! - L'avevo lasciato sul bancone
della cucina prima della festa, perchè già sapevo
che non mi sarebbe servito.
Mi diedi una pacca in fronte da sola e sbuffai. Come potevo andare a
prenderlo senza farmi vedere da Emmett?
Afferrai la vestaglia e feci per mettermela, poi cambiai idea e la
posai di nuovo sul letto. Non m'avrebbe visto nessuno, no?
Aprii la finestra e imprecai ad ogni minimo rumore che proveniva dallo
stipite, poi mi sedetti sul davanzale e con un balzo fui a terra.
Mi guardai attorno per vedere che nessuno fosse nei dintorni, ma per
mia sfortuna mio fratello spuntò in quel momento dalla
finestra e mi guardò sconvolto.
- Che cosa stai facendo lì!? - La sua voce era quasi
isterica, ma gli feci segno di stare zitto e mi incamminai velocemente
verso la porta d'ingresso.
Sbirciai dalla porta del salone; le scale facevano intravedere proprio
la porta d'ingresso, e avrei dovuto fare molto velocemente per non
essere vista. Mi avvicinai alla porta e posai una mano sulla maniglia.
Era fredda, lucida e ricoperta da una vernice dorata.
Chiusi gli occhi e respirai a lungo e profondamente: il freddo era
ciò con cui avevo condiviso gran parte della mia vita, anche
se avevo vissuto accanto a mio fratello ero fredda, una non-morta, ma
nemmeno da umana avevo provato un grande calore.
Avevo avuto l'onore di provarlo solo due volte, nella mia lunga ma
ancora breve esistenza: la prima, quando entrammo a far parte della
nostra attuale famiglia, la seconda, quando incontrai lui.
Ma a volte il calore brucia, ed era quello che mi era accaduto,
sfortunatamente. Il freddo aveva sempre fatto parte di me, ma non mi
piaceva affatto vivere nel freddo, era bello sentire un po' di calore,
era bello sentirsi amati almeno una volta.
Sospirai, e aprii velocemente la porta, prima di farmi prendere da una
grande malinconia, la chiusi e mi infilai velocemente in cucina,
afferrai il mio cellulare dal bancone e mi misi in ascolto.
Jasper era in camera sua, e sentivo che Alice era con lui. Non sapevo
esattamente cosa stessero facendo, ma una fitta arrivò
dritta al mio cuore, vi posai sopra una mano e mi sedetti per terra,
vicino al lavandino, sentendo tutto il freddo del marmo addosso a me.
Non avrei provato dei brividi, non potevo. Odiavo me stessa e
ciò che ero, odiavo il fatto di non poter piangere per
sfogo, odiavo il fatto di non poter dormire per poter evitare momenti
scomodi, odiavo il fatto di non poter condurre una vita come tutti,
perchè ero diversa.
Forse gli altri non avrebbero pensato così, ma io
sì. Avrei preferito condurre una vita da umana, andare a
scuola come tutti, non ripetere sempre gli stessi anni, costruirmi una
famiglia, veder spuntare le prime rughe attorno agli occhi e alla
bocca, e sì, avrei preferito morire accanto alla persona
amata, non mi piaceva quella vita, ogni emozione era triplicata, e
anche quelle negative. Non c'era modo di alleviare la sofferenza, non
c'era modo di cambiare nulla di me. E la cosa mi uccideva, lentamente.
Sospirai nuovamente, mi alzai e mi avviai verso il corridoio,
scordandomi completamente il fatto che Emmett era ancora davanti alla
porta di camera mia e non mi aveva vista uscire.
Sgranò gli occhi e si alzò in piedi all'istante,
fissandomi. - Rose, ti prego, fammi spiegare. - Allungò le
mani verso di me, ma mi scansai e tentai di entrare in camera mia. Che
stupida, l'avevo chiusa a chiave prima di uscire dalla finestra!
Trasalii e lasciai la mia mano sulla maniglia, mentre di sottecchi vidi
che Emmett quasi gongolava.
Mi guardai attorno e sperai con tutto il mio cuore che Jasper, per
sbaglio, avesse lasciato la porta aperta. Corsi e provai ad aprirla,
inutilmente.
Mi girai e cercai di scappare, ma Emmett mi apparve davanti e andai a
sbattergli contro, per poco non caddi a terra. - Rose.. -
Sussurrò, e mi guardò dritto negli occhi. Sentii
gli occhi bruciare, e probabilmente divennero lucidi, ma cercai di non
darlo molto a vedere. - Rose non piangere, ti prego.. Non piangere. -
Si abbassò fino ad arrivare con la mano vicino al mio viso,
sospirò e mi sfiorò delicatamente la guancia con
due dita, ma lo scostai bruscamente e mi alzai, iniziai a scendere le
scale imperterrita.
Mi sentii afferrare il braccio con forza, stavo per replicare ma mi
sentii voltare e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Deglutii impercettibilmente, fissandolo e tentando di reggere il suo
sguardo.
Era così bello, da togliere il fiato, ma non potevo cedere,
non mi facevo sopraffare nemmeno da lui, anche se mi costava molta
fatica.
- Non puoi andartene così, almeno ascoltami! - I suoi occhi
si fecero neri e la sua stretta aumentò.
Tentai di divincolarmi, ma non riuscii. Così, finsi di
cedere e lo dovetti seguire fino in camera sua, non mollava la presa e
ovviamente ogni resistenza era vana.
Mi fece entrare e chiuse la porta dietro di sè. - Siediti. -
Il suo tono era deciso, ma non cattivo, nè arrogante.
Però non ammetteva repliche.
Rimasi in piedi, per ripicca, e lui sospirò. Si sedette sul
letto, di fronte a me, e mi fissò per un po', prima di
iniziare a parlare.
- Ascolta, quello che hai visto alla festa, io non.. - Fu allora che
sbottai. - NON ME NE FREGA NIENTE DI QUELLO CHE HAI FATTO ALLA FESTA! -
Stavo urlando, e anche se gli altri mi avessero sentita non me ne
importava, doveva sapere quanto mi aveva ferito con il suo gesto. -
PUOI FARE QUELLO CHE TI PARE, EMMETT, NON MI INTERESSA! - Un groppo
alla gola mi impedì di continuare, Emmett si alzò
e si avvicinò a me. - Non dire così, calmati per
favore.. - Il suo tono si era addolcito, ma non mi lasciai intenerire.
- Buona notte. - Alzai i tacchi e me ne andai, tornando in camera mia
nella stessa maniera in cui riuscii ad uscire: passai dalla finestra.
Mi rintanai sotto alle coperte, e maledii per l'ennesima volta il mio
essere vampira.
Riuscii, in qualche modo, a passare l'intera notte senza doverlo vedere
di nuovo, e il mattino dopo mi sentii un'altra.
Tutta la notte ero rimasta a pensare, a cercare di rimuovere dalla mia
mente l'immagine di Emmett che si passava quelle due, il rumore che
producevano, le sensazioni orribili che mi avevano accompagnata da quel
momento fino al mio ritorno a casa, e anche dopo.
Ci ero riuscita, anche se temporaneamente. Ma sapevo che sarebbe durato
poco, molto poco.
Aprii il mio armadio e scelsi un top e un paio di leggins, uscii da
camera mia e mi diressi verso la cucina, dove sapevo che sia mio
fratello che lui mi attendevano, ma stavolta non sarebbe stata una
passeggiata evitarlo. Soprattutto a scuola, quel giorno avevamo molte
ore in comune.
Entrai in cucina e mi sedetti al tavolo, osservando distrattamente la
french sulle mie unghie.
Lui era di fronte a me, mi fissava, sentivo il suo sguardo su di me,
correva, dalla testa ai fianchi, e giù.
Jasper entrò poco dopo, con la faccia scura. - Rosalie, se
ti sento urlare così un'altra volta ti uccido, lo giuro. -
Non era serio, ma il suo tono mi fece intuire che l'avevo distratto in
un momento delicato...
Risi, mi sarei fatta spiegare tutto più tardi, e mentalmente
e psicologicamente mi preparai a passare un'intera giornata con lui.
Spero vi sia piaciuto, a presto! Baci.
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Capitolo 29 *** Io, ignara sfortunata. ***
Boh o.o
Salve a tutti!
Eccoci con un altro capitolo, siete pronti?! Buona lettura!
Tutti i commenti a fine capitolo (:
Alice
Jasper continuava ad accarezzarmi i capelli, e io mi ero accoccolata
contro di lui e sarei rimasta così per sempre. Ci eravamo
trasferiti in camera sua per stare più tranquilli, visto che
subito Rose ci aveva scoperti.. Accidenti, in quella casa era quasi
impossibile tenere nascosto qualcosa per più di cinque
minuti!
- Al, sei pensierosa.. Tutto bene tesoro? - Mi lasciò un
leggero
bacio sui capelli e afferrò delicatamente la mia mano,
intrecciando le sue dita con le mie.
- Sì, Jazz, stavo solo pensando a come dire agli altri che
ora
stiamo insieme. - Lo guardai e gli sorrisi, strinsi la sua mano e gli
baciai una guancia.
- Non preoccuparti di quello tesoro mio, ci sarà tempo. - Mi
baciò dolcemente, e stava per approfondire il bacio quando
si
staccò bruscamente e si alzò di scatto. Lo
guardai
preoccupata. - Jazz, che succede? - Mi appoggiai con le ginocchia sul
letto e lo guardai.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
Apriìla
finestra. - Cosa ci fai lì fuori?! - Oddio sembrava
sconvolto,
la sua voce era quasi isterica. Tornò dentro e notai che
aveva
gli occhi sbarrati. - Ma cosa succede?! - Lo scrollai per le spalle e
lui mi fissò. - Rosalie è in giardino mezza nuda
e si
aggira come una ladra in casa sua. Ma non è niente di che,
no
no! - SI sedette sul letto e fissò davanti a sè
con lo
sguardo perso. Mi stava seriamente preoccupando quel ragazzo.
Mi avvicinai alla porta e la aprii lentamente, sbirciai fuori e vidi
che Emmett era davanti alla porta di Rose, in silenzio, la testa
appoggiata contro il legno e lo sguardo vuoto.
Ma che avevano tutti?! Bah, apatici. Tornai dentro e guardai Jasper,
non si era ancora mosso. Sbuffai sonoramente. - Jazz, o fai qualcosa o
ti lancio una scarpa, e ti assicuro che un tacco 14 non fa piacere! -
Si alzò immediatamente e mi raggiunse sorridendo nervoso. -
Ti
prego non farlo! - Mi catturò fra le sue braccia e mi tenne
stretta, tentai di liberarmi ma era troppo forte, lo guardai e gli feci
una linguaccia. Non l'avessi fatto! Mi fece una faccia da finto
arrabbiato e cominciò a farmi il solletico. Cominciai a
ridere e
a dibattermi, mentre lentamente stavamo raggiungendo il letto. Ci caddi
sopra, e lui sopra di me continuava a farmi il solletico, rideva con
me, e in quel momento, anche se l'avrei volentieri strozzato, era
tenerissimo. Smise piano piano di solleticarmi, e appena mi fui calmata
mi baciò dolcemente, ricambiai immediatamente il bacio e lo
approfondimmo quasi subito, non temevo che lui potesse non riuscire a
fermarsi.
Le sue mani mi accarezzavano dolcemente il viso, le mie erano fra i
suoi sofficissimi capelli, mi ci sarei persa, erano così..
perfetti!
Scese a baciarmi il collo e vi lasciò qualche morsetto, il
gioco si faceva serio..
Le sue mani lentamente scesero, sfiorarono il seno e continuarono
sempre più giù, le infilò sotto alla
mia
canottiera, accarezzando intensamente i miei fianchi.
Le mie, correvano sui suoi pettorali, dio che fisico! Sembrava finto, e
invece no, era tutto suo! Mi sfilò la canottiera e
tornò
a baciarmi, stavolta con foga, quant'era sexy!
Afferrò una mia gamba e io la allacciai alla sua vita,
percepivo qualcosa, ma non capivo bene se lo era, o no.
Stavo per capovolgere la situazione, ma lui si interruppe
inaspettatamente, facendomi mugulare. Mi sorrise e mi fece un buffetto
sulla guancia, poi fissò la porta. Che succedeva?
Sentimmo un urlo. Era Rosalie, e potevo scommetterci tutta la mia
collezione Gucci che stava litigando di nuovo con Emmett, ma stavolta
era una litigata seria. Ci alzammo immediatamente dal letto e uscimmo,
notai che anche gli altri erano usciti a vedere cosa stava succedendo.
La mamma era davanti alla porta della camera di Emmett, e stava per
bussare, ma Carlisle la raggiunse e le disse che dovevano risolvere da
soli, erano capaci di farlo.
Così, tornammo in camera. Jasper era appoggiato al muro, e
mi
fissava sorridendo. Accidenti, ma dovevano urlare proprio in quel
momento quei due? Oh, secondo me non avevano bisogno di litigare, ma di
una bella ripassata fra le lenzuola, ecco cosa!
Sentimmo bussare alla porta, Edward entrò e, dopo avermi
guardata negli occhi per un istante, scoppiò a ridere. No,
quella casa era piena di pazzi, lo dicevo io! Lo guardia esterrefatta.
- Edward, cosa.. - Lui mi interruppe, continuando a ridere. - Credo
anche io che abbiano bisogno di una ripassata! - Lo guardai e risi con
lui, accidenti era vero!
Jasper ci fissava scioccato, e mi avvicinai a lui per scoccargli un
sonoro bacio sulle labbra, continuando a ridere. - Piccioncini, vi
lascio divertire.. - Edward uscì dalla camera con un sorriso
malizioso stampato in faccia e gli lanciai un cuscino prima che
chiudesse la porta.
Mi girai verso Jasper e gli gettai le braccia al collo, baciandolo
dolcemente. Lui mise le mani sui miei fianchi e ricambiò il
bacio, stringendomi contro di lui.
Non so bene quanto tempo rimanemmo così, potevano essere
secondi, come minuti, come ore, ma quando ci staccammo vidi che era
già mattino, e in un'ora saremmo andati a scuola.
- Ammazza, se il tempo con te passa così in fretta,
ringrazio il
cielo di essere una vampira! - Lo baciai di nuovo e lo guardai. - Jazz,
vado a prepararmi, sai perfettamente quanto tempo mi ci voglia. - Mi
sorrise dolcemente. - Anche se con uno sforzo disumano, ti lascio
andare tesoro mio, ci vediamo di sotto. - Lo baciai un'ultima volta e
uscii, la tentazione di stare con lui tutto il tempo era forte, ma la
mamma e Carlisle ci avrebbero uccisi!
Rosalie
Bella ancora non si era trasformata completamente, ma non sentivo i
suoi urli; Edward era rimasto con lei e molto probabilmente non sarebbe
venuto a scuola quel giorno.
Alice scese le scale fischiettando una melodia, e Jasper la
guardò arrivare e la raggiunse, la prese fra le sue braccia
e la
baciò dolcemente.
Dio, che odio. Mi stava forse provocando? Voleva farmi uscire di testa
fino a che non gliele avrei suonate di santa ragione? Ci mancava poco.
Mi alzai, quasi ripugnata, e dopo aver grugnito qualcosa contro
quell'idiota di mio fratello presi la giacca e uscii, non volevo
assistere un momento di più a quello scempio.
Oddio, infondo erano bellissimi loro due assieme, ma non mi smebrava il
caso venire a baciarsi davanti a me.
Cioè che cavolo!
Esme era in giardino e stava sistemando i fiori, eliminando quelli
ormai appassiti, e quando mi vide smise immediatamente e mi raggiunse.
- Rose.. io volevo dirti che ho sentito tutto ieri sera e... - Le posai
una mano sulla spalla e mi sforzai di sorriderle. - No Esme, non
preoccuparti, non fa niente. - Le diedi un leggero bacio sulla guancia
e mi incamminai verso la macchina, appoggiandomi al cofano e aspettando
che i tre uscissero di casa, in fretta magari.
Alice e Jasper erano avvinghiati quando uscirono, sembrava si fossero
incollati a vicenda quel giorno, mentre lui stava uscendo
a passi lenti e con lo sguardo basso, le mani infilate nelle tasche dei
jeans e il cardigan blu che gli fasciava alla perfezione le braccia e
il busto muscolosi, fin troppo.
Mi sembrava seriamente dispiaciuto, e forse non gli avrei tenuto il
broncio ancora per molto, ma doveva restare ancora un pochino sulle
spine, non ero così facilmente conquistabile!
Ed era anche sexy in quella posa, come se non lo fosse già
di suo.. Rose! Smettila!
- Rose, oggi andiamo con la jeep di Emmett. - Jasper mi
guardò negli occhi e vidi che una luce strana lo aveva
invaso, molto probabilmente stava cercando di riavvicinarmi a lui. Dio
l'avrei ucciso! Ma che razza di novità era quella? Di solito
andavamo a scuola con la sua macchina, o al massimo con la mia, ma la
jeep di Emmett proprio?! Sì, l'avrei volentieri picchiato.
Sospirai senza farmi sentire e mi avvicinai all'immensa macchina vicino
a quella di Edward. L'avevo vista solo da lontano e non ci ero ancora
salita, si vedeva che era grossa ma non così tanto!
Mio fratello ed Alice salirono sui sedili posteriori, intenti a non
staccarsi ancora per un po'. Certo, tanto ero io quella sfigata.
Borbottai qualcosa e probabilmente Jazz mi aveva sentita,
perchè mi guardò e fece un sorrisino bastardo
che, molto volentieri, gli avrei cancellato dalla faccia.
Da quando ero così violenta? Non avevo mai pensato di fare
certe cose al mio povero fratellino.. Ecco, tutta colpa sua, ovviamente!
Mi avvicinai alla portiera davanti e la aprii, indecisa. Poi
sì, capii che era meglio lasciare soli i due piccioncini
dietro, se non volevo beccarmi due che tubavano senza manco rendersi
conto di essere in pubblico.
Mi sedetti sul sedile, non era tanto scomodo, meno di quanto pensassi,
e mi tolsi la giacca, rimanendo in camicietta.
Oh no, accidenti! Mi ero accorta solo in quel momento di avere un
reggiseno nero, e la camicietta bianca semitrasparente! Sbuffai e
appoggiai il braccio alla portiera, nel preciso istante in cui Emmett
salì e accese la macchina.
Spostò lo sguardo per un istante su di me, e notai che, per
quanto si sforzasse, non riusciva a guardarmi negli occhi.
Dio, non avrei resistito ancora a lungo a lui, e lo sapevo. Forse anche
lui ne era consapevole, e aspettava il momento giusto.
Rimasi immobile tutto il tempo, fino a scuola.
Quel giorno, forse qualcuno mi aveva maledetta o ero proprio condannata
dalla sfortuna, avevo ben quattro ore con Emmett, comprese due di
spagnolo, una delle materie che più amavo, ovvio.
Scesi velocemente dalla macchina e aspettai che gli altri mi
raggiungessero, poi a passo quasi felino mi mossi verso l'ingresso e
verso l'aula di Arte. Almeno quell'ora l'avrei passata con mio
fratello, se non lo uccidevo prima, e a patto che non cominciasse a
ripetere tutta l'ora quanto gli mancasse la sua Alice, o sarei
schiumata sul serio.
Sì, quella sarebbe stata una giornata stressante.
Bene, questo è un capitolo diciamo in più, si
collega molto a quello precedente ma è molto importante per
la storia, spero vi sia piaciuto, recensite numerosi! A presto, Alba97.
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Capitolo 30 *** Lezioni, risveglio e baci mozzafiato. ***
Finalmente!
Salve a tutti!
In questo periodo scriverò meno frequentemente per colpa
della
scuola -.- Allora, in questo capitolo... Ne vedremo delle belle! Siete
pronti? Buona lettura!
Rosalie
Come non detto! Jasper continuava a parlarmi di quanto gli mancasse
Alice, e di quanto fosse bella, intelligente, simpatica.. Avevo smesso
di ascoltarlo da dieci minuti ormai.
Il professore stava spiegando, come al solito, la vita di un pittore
che conosceva solo lui, e di cui avevo sentito già troppe
volte
i 'capolavori'.
Finalmente, poco dopo, ci affidò un compito e
suonò la
campanella, tutti si alzarono, compreso Jasper, ma io rimasi a
rimuginare ancora qualche minuto, il professore stava sistemando le sue
cose e mi guardava di sottecchi.
- Problemi d'amore, signorina? - Mi destò dall'immagine di
Emmett con le mani in tasca in posa davvero troppo sexy, e se avessi
potuto sarei diventata bordeaux.
- Ehm.. Beh.. - Ero imbarazzatissima, e lui ridacchiò. - Non
si
preoccupi, dalla mia bocca non uscirà nemmeno una parola. -
Posò la cartellina piena di fogli che teneva in mano e mi si
avvicinò. - Allora, mi racconti tutto, tanto abbiamo
quindici
minuti! - Lo guardai e sorrisi appena.
- Sono innamorata di un ragazzo, un giorno mi sono dichiarata a lui ma
ha frainteso tutto e ha fatto una cosa che mi ha ferita, mi sono
sentita una schifo, e mi ci sento anche ora, non immagina.. - Lui
sorrise e mi posò una mano sulla spalla, con fare paterno.
- Vedrà, signorina, che se gli dà il tempo
necessario
saprà farsi perdonare... Sa come siamo noi uomini, tutto
subito!
- Mi fece un cenno di saluto e uscì dall'aula, con la sua
valigetta sotto braccio.
Sì, forse aveva ragione, Emmett aveva solo bisogno di tempo.
O forse ero io ad averne bisogno.
Mi alzai e uscii dalla classe, dirigendomi velocemente verso quella di
spagnolo, o sarei arrivata in ritardo.
Feci per mettere piede dentro, quando vidi che anche un'altra persona
lo stava facendo, e ci intralciammo la strada. Emmett: e chi se no?! -
Scusami.. - Si scansò e mi fece passare, io a testa bassa lo
superai e mi incamminai verso il mio banco.
Pochi minuti dopo, entrò la signorina Salvadores. - Buenos
dias
chicos! - Era una donna piacevole alla vista, probabilmente messicana,
i capelli neri sempre raccolti in complicate acconciature e le
gonnellone, sebbene un po' pacchiane, portate bene.
Guardò tutti i ragazzi presenti nell'aula per qualche
istante,
poi sorrise. - Oggi cambieremo i posti, per socializzare meglio. -
Il suo accento era marcato, ma le sue parole mi arrivarono
come
uno schiaffo. Come cambiare posto?! Io stavo benissimo vicino a
Veronica, parlava molto bene lo spagnolo e riuscivamo a fare discorsi
anche complicati, non poteva cambiare posto!
- Allora, facciamo così.. Rosalie, tu sei madrelingua,
dovresti
metterti vicino a qualcuno che ha difficoltà.. Mmh.. Il
signor
Cullen credo sia perfetto per l'occasione. - E continuò a
cambiare posti, ma il mio cervello si era fermato a quel nome.
ACCIDENTI! Con tutta la gente che aveva problemi con lo spagnolo,
proprio lui?!
Emmett si alzò lentamente, e quando Veronica andò
a
sedersi al suo posto, si accomodò affianco a me. Rimasi in
silenzio, non lo guardai nè tentai di parlargli in alcun
modo.
Dopo pochi minuti, la prof continuò a parlare. -
Maravilloso,
ahora possiamo cominciare a dialogare in coppia, su un argomento
qualunque, basta che facciate allenamento. Io mi assenterò
per
un quarto d'ora, quando torno sentirò qualcuno. - E
uscì
dall'aula, lasciandomi nel panico più totale.
Cosa potevo fare per evitare di parlare con Emmett? Ovviamente nulla,
era inevitabile.
- Beh.. - Fu lui il primo a parlare, imbarazzato. Sospirai lievemente e
appoggiai un gomito al banco, mi voltai verso di lui e cercando di
evitare il suo sguardo gli feci una domanda qualunque, in spagnolo.
Dovevo fingere che non mi importasse, anche se non era così,
perchè solo così gli avrei fatto capire che.. No,
non
sapevo il perchè. Ma sentivo che era la cosa giusta.
- Bene ragazzi, ora chiamerò due persone e vorrei sentire un
bel
dialogo, claro? - Guardò sul registro, e con un sospiro
sconsolato fermò gli occhi sopra a un nome.
- Ahi, señor Cullen, la sua media è bassa...
Vuole
tentare? - Nella sua voce c'era un tono interrogativo, e forse sperava
che con il mio aiuto lui potesse migliorare almeno un po'.
Emmett annuì, quasi amorfo, e si girò nuovamente
verso di
me. - Perdono señora, estoy buscando el mercado principal,
donde
tengo que dirigirme? - Sbarrai gli occhi. Come aveva fatto a dire una
frase così corretta se prima a malapena riusciva a salutare?
- Seguir recto y girar a la derecha en la primera. Usted no puede ir
mal. - Il mio sguardo incrociò per un momento il suo, e fu
una
catastrofe.
L'insegnante era sbalordita, e per così poco! - Ahi,
hermosisimo, bravo, davvero bravo! - E scrisse qualcosa sul registro.
Spostai gli occhi verso il banco, ma sentii che quelli di Emmett erano
ancora su di me. Smettila
o ti salto addosso, smettila o ti salto addosso, smettila o ti salto
addosso.. Non sarei riuscita a contenermi, nemmeno davanti
ad un'intera classe.
- Bene, ora andiamo avanti.. Signor Marlow, vuole incantarci? - La
lezione andò avanti, come sempre, spiegazioni che mi
annoiavano,
compagni che non capivano, la professoressa sempre più
sconsolata, e lui che non tentava minimamente di guardarmi. Cavolo, non
sapevo cosa volevo, non capivo più nulla, ero
così
confusa..
Passai entrambe le due ore a pensare, a riflettere e a osservare come
Emmett, preso dalla concentrazione, si mordicchiava quasi
automaticamente l'interno labbra, rendendolo ancora più
sexy.
Smettila Rose, o lo
consumi.. Non riuscivo a togliermelo dalla testa, inutile.
Alice
All'ingresso ci eravamo divisi, Rose e Jazz avevano lezione insieme
mentre io avrei dovuto essere con Bella ed Edward, quindi rimasi sola
in classe, insieme a tutti gli altri. Mi era ancora difficile abituarmi
all'odore invitante del sangue, ma mi stavo lentamente ambientando in
luoghi con tanta gente, e sarei resistita.
L'ora di storia era quella che più detestavo, non capivo a
cosa
servisse sapere tutte le date, forse se fosse stata un po'
più
divertente la cosa.. Ma parlavamo di storia, quindi non sarebbe mai
potuta essere interessante.
Entrai in classe preparandomi mentalmente a un'ora interminabile,
menomale che l'ora dopo l'avrei passata con il mio Jazz, e in
più era Inglese, ed ero brava diciamo.
Mi sedetti al solito posto, vicino a una ragazza che avevo conosciuto
poco tempo prima, Jessie.
Stava ripassando, anche se da quello che avevo visto era davvero brava.
- Ciao Jessie, tutto bene? - Lei mi sorrise e chiuse il libro.
- Abbastanza, tu? - Annuii e posai il libro sul banco, e nello stesso
istante entrò il professore.
L'unica cosa positiva di quella lezione era Jessie, che ogni tanto si
metteva a discutere con il professore usando doppi sensi e facendo
sganasciare tutta la classe. Ovviamente lui non li coglieva mai, e
questa era la cosa più divertente.
Ma quel giorno era di pessimo umore, la cravatta nera e i pantaloni
abbinati, quindi era meglio non scherzare con lui.
La lezione passò, molto lentamente, e mi accorsi di odiare
storia più del solito.
Finalmente avrei potuto stare con Jasper almeno un'ora, un sollievo. Mi
alzai in fretta, salutai con un cenno Jessie e quasi corsi verso il mio
armadietto per prendere il libro di inglese, posare quello di storia
con gioia e richiuderlo. Feci per precipitarmi verso la classe, ma
ricordai solo dopo che da vampira non potevo correre tanto veloce o si
sarebbero insospettiti.
Allora camminai lentamente verso l'aula, ero immersa nei miei pensieri
quando.. Quelle due oche, tempo prima mi avevano 'minacciata', si
stavano avvicinando a me con fare arrogante. Mi venne da ridere, non mi
facevano più paura e non ero nemmeno come quel giorno,
fragilmente distruttibile di mio.
Mi si pararono davanti, e io finsi di avere paura. Cercai di spostarmi
e superarle, ma mi si pararono davanti. Ok, perfetto.
- Oh tappetta, quanto tempo! Probabilmente le nostre parole te le sei
già dimenticate.. Non ricordi? Jasper è nostro! -
E una
fece per spingermi, ma le bloccai la mano e ghignai.
- Non credo proprio, tesoro. - Le scostai malamente il braccio e le
superai trionfante e lasciandole basite.
Stavo per svoltare l'angolo, quando vidi spuntare il mio angelo. -
Jazz! - Gli buttai le braccia al collo e lo baciai dolcemente, lui
appoggiò le mani sulla mia vita e mi strinse a
sè,
ricambiando il mio bacio.
- Ehi piccola.. - Mi baciò di nuovo e mi prese per mano. -
Andiamo a lezione? - Sorrisi a trentadue denti e annuii, facendolo
ridere.
- Da quando ti piacciono le lezioni, folletto? - Lo guardai e sorrisi
innocente. - Da quando tu sei in quella classe con me. -
Bella.
Il mio cuore batteva fortissimo, riuscivo a sentire il suono ritmato
che produceva, e un bruciore quasi insopportabile invadeva il mio
corpo,ma qualcosa mi impediva di urlare o muovermi minimamente.
Non ricordavo niente. Ero viva? Morta? Inferno, paradiso, purgatorio?
Non vedevo l'ora di finire quello che avevo cominciato, anche se non
avevo ben idea di cos'era.
Ma mi ricordavo di Edward, come potevo dimenticarlo? Speravo che lui
fosse lì con me, ma avevo i miei dubbi.
Probabilmente era andato a farsi gli affari suoi, come tutti, e io ero
rimasta sola in quel posto, ma dove accidenti ero?
Il cuore smise di battere improvvisamente, e sentii freddo. Ero forse
arrivata alla fine della mia vita?
Vidi una luce, e quando aprii gli occhi vidi l'angelo più
bello. Edward.
- Bella, sei sveglia finalmente.. - Si avvicinò lentamente a
me e io mi misi a sedere, vedevo tutto più nitido, potevo
distiguere tutti i granelli di polvere, la luce era più
forte, la mia pelle brillava grazie ai raggi di sole che filtravano
dalla finestra, e i miei occhi erano di un colore strano, lo specchio
dell'armadio mi mostrava un'altra ragazza, non potevo essere io. E
ovviamente, Edward era più bello che mai, un sogno.
La sua mano sfiorò la mia per un istante, poi lui la
posò vicino alla mia gamba, e mi sorrise. - C'hai messo
poco, sai? Come tuo fratello e tua madre.. - Gli sorrisi appena e
spostai una ciocca di capelli dietro a un orecchio.
- Cos'è successo, di preciso? - Si avviicnò
lentamente alla mia mano e mi fece scendere, mi portò
davanti allo specchio e mi mostrò il riflesso. - Vedi quella
bellissima vampira che guarda verso di noi? Quella sei tu, Isabella. -
La sua voce era un sussurro, le sue mani stringevano appena le mie
braccia e io ero appoggiata con la schiena contro il suo petto. - E
vedi quel vampiro dietro di lei, che sta per correre un grande rischio?
Quello sono io. - Il suo mento era ormai sulla mia spalla, il mio viso
girato verso di lui e le nostre labbra separate da pochi centimetri. Mi
sembrava di sognare, e forse era così.
Il suo sguardo era puntato nel mio, poi sulle mie labbra, e di nuovo.
Se fossi stata umana, sarei arrossita da morire e probabilmente sarei
svenuta, ma ero vampira per mia fortuna.
Improvvisamente, mi girò completamente verso di lui,
afferrò il mio viso fra le sue mani e mi baciò,
dolce ma irruente.
ODDIO EDWARD MI STAVA BACIANDO! Chefarechefarechefare?! Ovvio.
Ricambiai il bacio e mi strinsi a lui, oddioddioddioddioddio non era un
sogno, era tutto vero!
Ok, ci siamo quasi. Spero vi sia piaciuto il capitolo, recensite
numerosi, a presto, Alba97!
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Capitolo 31 *** Il fuoco brucia. ***
Rose e Emmett si riappacificano
Salve a
tutti! Eccoci con un altro capitolo, e stavolta... ne vedremo delle
belle! Chi lo sa se Emmett e Rose chiariranno? Non vi resta che leggere.
Buona
lettura, i commenti in fondo!
Alice
Io e Jazz stavamo per andare a lezione, quando il mio telefono
suonò.
Lessi sul display e feci una faccia confusa: possibile che Edward mi
stesse chiamando con il telefono di Bella?
Jasper mi guardò, ma prima che potesse farmi domande risposi.
- Pronto? - Lo guardai e aggrottai le sopracciglia. La voce non
sembrava quella di Edward.
- Alice, stai andando a lezione? - Era Bella! Finalmente era una di
noi!
Sorrisi a trentadue denti. - Bella! Sì, io e Jazz stiamo
andando
a lezione assieme, come mai me lo chiedi? - Adesso ero preoccupata,
cos'era successo?
- Mamma dice che dovete tornare a casa, non ho ben capito
perchè.. Rosalie ed Emmett sono lì con voi? -
Presi la
mano di Jazz e sorrisi. - No, loro forse sono già in classe,
prova a dirglielo più tardi! - Ci salutammo e chiusi la
chiamata.
- Che succede, folletto? - Jasper strinse la mia mano e mi
stampò un bacio in fronte.
- Bella ha detto che dobbiamo tornare a casa, che facciamo? Andiamo
adesso? - Mi guardò e alzò le spalle.
- Massì, andiamocene, tanto inglese lo stiamo parlando
adesso e
fra 50 anni ci stuferemo di sentire sempre le stesse lezioni. -
Cominciò a camminare verso il senso opposto a quello di
tutti
gli altri, che ci guardavamo come fossimo pazzi, e lo seguii, uscendo
dalla porta principale in pochi minuti.
- Scusa ma, amore torniamo a casa piedi?! - Lui mi guardò e
sospirò. - Ci toccherà per forza tesoro, le
chiavi della
macchina le ha Emmett! - Sbuffai.
- La prossima volta veniamo a scuola con la mia macchina! - Mi
guardò e scoppiò a ridere.
- Allora lasci che la accompagni fino a casa sua, signorina. - E in un
attimo mi sollevò e mi aggrappai al suo collo con le
braccia, mi
baciò dolcemente e, dopo aver controllato che nessuno ci
stesse
guardando, cominciò a correre velocissimo verso il bosco.
Tutto attorno a noi sembrava scomparire ogni secondo più in
fretta, come se fossimo in una bolla e fuori il caos.
Ma in realtà era diverso, il mondo era immobile e noi il
caos.
Non avevo mai messo in considerazione il fatto che eravamo noi
ciò che mutava nel tempo e nello spazio, mentre tutto
attorno
rimaneva così, anche se temporaneamente.
E chissà quanti 'temporaneamente' avrei visto, visto che
ormai ero una vampira.
Jasper mi posò a terra, e mi accorsi solo dopo di essere
arrivata a casa in meno tempo di quanto mi fossi aspettata.
- Andiamo dentro princesa*, ci stanno aspettando. - Alzai lo sguardo e
vidi che Carlisle era davanti alla vetrata e ci osservava.
Allora lo presi per mano ed entrammo in casa. Bella era seduta sul
divano vicino ad Edward, e sorridevano come se stessero nascondendo
qualcosa; lo sapevo perfettamente che quei due avevano fatto qualcosa,
ma avrei indagato più tardi, a quattr'occhi. O forse qualche
occhio in più.
- Perchè ci avete fatti tornare a casa adesso? - Jasper
andò incontro a suo padre che ci aveva raggiunti e gli si
piazzò davanti.
- Dobbiamo parlare a tutti voi, ed è una cosa che riguarda i
vostri fratelli. - Emmett e Rosalie, eh? Ok, c'era da intuire, con
quello che era successo la notte precedente di sicuro volevano fare
loro una ramanzina coi fiocchi, o che altro?
- Sappiamo perfettamente che Emmett e Rosalie si amano alla follia, e
noi siamo stanchi di sentirli litigare, o vedere che la famiglia
è ancora spezzata, quindi abbiamo pensato a una cosa. - La
mamma
spuntò da dietro a Carlisle, con un sorrisino che non
prometteva
niente di buono. Per i piccioncini ovvio.
- E cosa avete intenzione di fare? - Edward fece capolino, appoggiato
con i gomiti sulle sue gambe ma sempre vicino a Bella.
- Oggi noi fingeremo di andare da qualche parte, senza dire dove, e
quando i due ci chiederanno che fine abbiamo fatto, con parole vaghe
diremo loro di andare a casa. Se poi dovessero chiamare ancora, non
rispondete per nessuna ragione al mondo. Probabilmente mio figlio non
è così tonto da farsi scappare l'occasione,
quindi li
lasceremo risolvere in pace, da soli. E se troveremo la casa sfaciata,
vorrà dire che andremo a due funerali! - Ma siamo sicuri che
lei
fosse davvero una madre, o era una ragazza incarnata nel corpo di una
donna ormai adulta?
O vorrà dire
che avranno risolto alla maniera di Emmett.. Edward
mi guardò e cerco invano di non scoppiare a ridere, aveva
letto i miei pensieri e probabilmente la pensava come me.
Però cavolo, era vero! Emmett probabilmente avrebbe cercato
di riappacificarsi con Rose in qualunque modo, e a parer mio avrebbe
fatto anche altro.. Ma non potevo giudicare, stavo con Jasper e,
secondo un detto 'popolare', i latini sono i più calienti.
Che sia vero non lo so ancora, ma prima o poi testerò.
- Io e Carlisle più tardi andremo ad una convention fuori
città, torneremo domani verso pranzo, quindi voi sapete cosa
fare. - Mamma mi sorrise dolcemente e, dopo aver stampato un bacio a
Carlisle, andò in cucina.
- Approfittatene oggi che vi ha fatto saltare scuola, da domani non
potrete più! - Carlisle sussurrò appena noi ci
avvicinammo tutti a lui e ci fece sorridere, tentava in tutti i modi di
unire la famiglia e il fatto che quei due zucconi non avevano capito
che si amavano alla follia lo infastidiva e, ovviamente, gli dava
dispiacere, adorava sua figlia ed Emmett gli era molto simpatico.
- Che facciamo stasera? - Carlisle, ovviamente io ero lenta,
era già andato via ed eravamo rimasti solo noi quattro.
- Io vado a caccia, ho sete.. - Bella fece una smorfia e
guardò fuori dalla finestra; quanto la capivo!
- Non ci andrai da sola, questo lo sai vero? - Jasper la
guardò e le toccò la spalla, e dentro di me
crebbe gelosia. Non toccarla o ti strozzo, non farlo.
- Non andrò da sola, verrà qualcuno con me, ma
devo andare per forza. E' già parecchio bizzarro essere un
vampiro, almeno non fatemi uccidere nessuno! - Si alzò e si
guardò attorno.
- Non pensavo ci fosse così tanta polvere.. Non ditelo alla
mamma o diventa matta. - Scoppiai a ridere e la guardai. - Se le dici
così ti prende a schiaffi, lei ama tenere pulita la casa lo
sai! - Mi guardò e fece la linguaccia.
- Purtroppo lo so, quante volte ci ha detto di toglierci le scarpe
prima di entrare perchè 'ho appena passato la cera'! - Risi
più forte, e anche i ragazzi si misero a ridere.
- Guardate che vi sento, vipere! - Ci guardammo, improvvisamente
silenziose, e trattenemmo altre risate prima che mamma venisse a dirci
di tutto.
Anche se, infondo, era una mamma adorabile, non aveva mai fatto niente
di male, mai uno schiaffo, pochi castighi ma meritati, sempre un sacco
di attenzioni verso tutti e tre.
La mamma, quella vera, mi mancava, sì, ma lei aveva sempre
cercato di farmelo pesare il meno possibile.
E mio padre? No, nemmeno un po'. So che non si dovrebbero dire certe
cose, ma ero contenta che lui fosse in carcere, così non
avrebbe dato fastidio a nessuno.
Edward lesse i miei pensieri, un'altra volta. - Ora pensiamo a cosa
succederà oggi pomeriggio, ok? - Sorrisi e mi appoggiai a
Jazz, che mise un braccio dietro alla mia schiena e mi fece accoccolare
contro il suo petto, dolcissimo.
- Ragazzi ancora lì siete? Datevi una mossa, mancano meno di
due ore alla fine della scuola e quando i due si accorgeranno che voi
siete già a casa si infurieranno, sbrigatevi! -
Carlisle spuntò di nuovo dalla cucina, stavolta era pronto
per uscire.
La mamma spuntò poco dopo, aveva raccolto i capelli in uno
chignon basso e morbido, e stava d'incanto.
- Noi ora dobbiamo andare, il convegno ci sarà fra un po' di
ore ma è lontano da qui, ci vediamo domani, e mi raccomando
non fate troppi casini! - I due si presero per mano e uscirono insieme
da casa, lasciandoci soli.
- Cosa facciamo, allora? - Edward ci guardò
impazienti, sapevo perfettamente che voleva rimanere solo con Bella. Ti ho beccato, Ed.
Lui sbuffò e io scoppiai a ridere, poi mi alzai.
- Bella va a caccia, ma non da sola. Io ho voglia di andare al cinema,
voi non so. - Guardai tutti negli occhi, uno per uno.
- Io vado con Bella, non può andare sola e devo cacciare
anche io, voi due? - Jazz mi si avvicinò,
appoggiò le mani sui miei fianchi e io mi appoggiai al suo
petto con la schiena.
- Noi due andiamo al cinema, poi a fare shopping e infine una serata in
un posto speciale. -
Gli sorrisi e lui mi baciò una guancia.
- Che ore sono? - Bella si alzò e fece alzare anche Ed. -
Sono le dodici e mezza. -
OH CAVOLO! I due sarebbero usciti in meno di un'ora: ma quanto passava
veloce il tempo??
Allora corsi verso l'appendi abiti, presi la mia giacca preferita e mi
feci raggiungere da Jasper.
- Forza andiamo, o ritarderemo! - Uscii di corsa e vidi che
Edward e Bella si avviarono verso il bosco.
Era un vero peccato non poter controllare le visioni, altrimenti avrei
voluto subito sapere cosa avrebbero fatto quei due, e anche se Emmett e
Rose si sarebbero scannati definitivamente o no. Mah!
Bella
Io ed Edward ci eravamo incamminati velocemente verso il bosco, quasi
di corsa, e dovevo dire che la cosa era elettrizzante, eccome se lo
era!
Ora potevo vedere tutto molto meglio di prima, gli odori erano
più intensi e i colori più nitidi, e il panorama
della schiena muscolosa di Edward era altrettanto perfetto...
La cosa particolare era che lui, pur riuscendo a leggere i pensieri di
tutti, non poteva sapere cosa pensavo io.
Carlisle diceva che io avevo uno scudo mentale, anche se ci avevo
capito poco, ma avrei cercato informazioni con calma, e con chi mi
avrebbe potuto aiutare.
Raggiunsi Edward e gli sfiorai la spalla, lui si girò e mi
sorrise appena; feci un ghigno e cominciai a correre più
veloce di lui, sfidandolo.
Lui non si lasciò sfuggire l'occasione, e cerco di
raggiungermi invano. Ero più veloce di lui, ebbene
sì!
Scoppiai a ridere e continuai a correre, raggiungendo dopo un po' un
posto incantevole.
Mi fermai di scatto, e così fece lui appena in tempo, prima
di travolgermi come una furia.
- Dove siamo finiti, Ed? - Lo guardai e lo vidi sovrastarmi con il suo
corpo. Mi inghiottì fra le sue braccia e mi strinse forte a
lui.
- Probabilmente io sono in paradiso, perchè c'è
un angelo qui vicino a me. - Mi rigirai fra i suoi arti e lo guardai
fisso negli occhi, sorrisi appena e avvicinai il mio viso al suo,
appoggiando poi il mento sulla sua spalla.
Le sue dita spostarono una mia ciocca di capelli dietro all'orecchio
sinistro, il suo sguardo percorreva il mio viso lentamente, fino alla
giugulare, il collo, il petto...
- Sei bellissima. - Sussurrò, facendomi sciogliere. Infilai
una mano fra i suoi capelli e avvicinai le mie labbra alle sue.
Il suo respiro si infrangeva su di esse, facendomi rabbrividire. Era
una visione mozzafiato, il suo sguardo cupo ma pieno di passione e la
sua mascella contratta in una smorfia quasi impercettibile.
Il rumore dell'acqua di sottofondo era piacevolissimo, scorreva lenta
dal ruscello al laghetto che avevamo raggiunto, le foglioline si
muovevano assieme alla leggera brezza fresca di un autunno inoltrato, e
cominciavano a cadere sempre più, anche se il bosco era
ancora rigoglioso.
- E mi sto totalmente, incondizionatamente innamorando di te. Lo so che
può sembrare stupido, e probabilmente non è
così per te, però.. - Lo zittii con
un'occhiataccia.
- No, ti prego, non cominciare con la storia che io non ti ricambio. -
Poi, avvicinai ancora di più le labbra alle sue e le
sfiorai, così lui riuscì a catturarle in un bacio
che mi lasciò stordita.
Le sue labbra si incatenarono con le mie, e subito chiese il permesso
di accedere. Dischiusi leggermente la bocca per approfondire il bacio,
come desideravamo entrambi, e mi sembrò di sognare.
I vampiri non sognano.
Continuammo a baciarci per non so quanto tempo, le sue mani che
scorrevano sulla mia schiena lentamente, e le mie che si annodavano fra
i suoi bellissimi capelli ribelli.
Mi ritrovai con il sedere contro ad un albero, e me ne accorsi solo
dopo, non so darmi una spiegazione logica sul come eravamo arrivati
lì.
Le mie mani si infilarono subito sotto alla sua maglietta, mentre la
mia era già sparita da un pezzo.
Stava per sfilarmi il reggiseno, quando un odore così
pungente e succulento mi colpì le narici e mi fece ringhiare.
Si staccò subito, a fatica, e mi guardò,
così riuscii a notare le sue iridi completamente nere.
Un orso, poco più distante da noi, ci guardava minaccioso, e
io balzai all'attacco.
Presi la mia maglietta e la diedi ad Edward, lui si appoggiò
dove io ero poco prima e si preparò a vedermi cacciare la
prima volta.
Prima volta.
Un pensiero mi balenò in testa per un istante, ma lo
scacciai e tirai fuori i denti.
L'orso grugnì, e si avvicinava sempre più a me.
Con un agile scatto, gli corsi incontro e gli saltai al collo,
azzannandolo alla giugulare e uccidendolo subito.
Mi faceva quasi pena farlo fuori, ma dovevo per forza.
Mi staccai poco dopo, lasciando la carcassa lì, e tornai da
Edward.
- Sai che sei sexy quando cacci, Bella? - Mi guardò con un
pizzico di malizia e lo baciai, mordendogli appena il labbro, poi mi
staccai e scoppiai a ridere.
- E tu sei ancora più sexy con il sangue in faccia! -
Allargò le braccia e mi fiondai, il suo profumo era tanto
invitante...
Continuammo a cacciare così, a volte condividevamo la preda,
altre semplicemente osservavamo come l'altro faceva.
Rosalie
Dai, su, ancora 20 secondi e sarebbe finito tutto, almeno per quel
giorno.
- Cinque, quattro, tre, due, uno... - Sussurrai. La campanella
avvertì l'intera scuola della fine dell'ultima ora, e per
fortuna quel giorno non avevo altre ore. Mi alzai quasi di scatto dalla
sedia, afferrai il libro mentre lo sguardo di Emmett, distante da me,
mi seguiva come un'ombra.
Non riuscivo più a resistere. Quattro ore sono tante da
sopportare, in più ci si metteva lui!
Ma almeno era finito tutto, e avrei rivisto gli altri e mi sarei
calmata almeno un attimo.
Salutai il professore, che mi trattenne con parole che mi fecero
insospettire.
- Signorina Hale, volevo dirle di fare gli auguri al signor Cullen e
futura signora, ho saputo che a breve convoleranno a nozze. - Mi fermai
e lo guardai un attimo confusa, poi sorrisi.
- Sì, finalmente mio padre ha trovato una persona a cui
tiene molto e non si è lasciato sfuggire l'occasione. -
Emmett mi superò e uscì, stavolta guardava
davanti a sè per fortuna, e ringraziai il prof che, dopo due
anni di immensa noia, mi aveva salvato da una situazione sgradevole.
- Bene, sono davvero contento per lui, lo conosco da qualche anno e so
che è un brav'uomo. - Mi congedai con un sorriso e uscii
dalla classe.
I corridoi erano vuoti, si sentivano solo i miei passi e quelli di
qualche altro alunno ritardatario o di qualche prof troppo preso da
discorsi veramente impensabili da rendersi conto che era finita la
giornata lavorativa.
Cominciai ad incamminarmi verso l'uscita e nel frattempo presi il
telefono e chiamai mio fratello.
Uno, due, tre squilli. - Pronto? - Sembrava che quel ragazzo stesse
aspettando la mia chiamata, mi ero trattenuta così tanto?
- Jazz, dove sei? - Mi guardai attorno e notai che un'insegnante, sulla
cinquantina, fissava un punto vuoto con un'espressione triste e una
mela rossa in mano. Mi fermai. Mi faceva tenerezza, capivo
perfettamente come si sentiva. - Jazz, prima di rispondere, manda un
po' di allegria nell'area dove sono io, per favore. -
Pochi istanti dopo, la donna sorrise e addentò con gusto il
frutto che aveva con sè.
Sorrisi e tornai a sentire mio fratello. - Io e Alice siamo usciti
esattamente quattro ore fa, tu sei ancora a scuola? - No ma mi stava
prendendo in giro?!
Se era uno scherzo, non faceva affatto ridere.
- Dai Jazz, finiscila di fare lo scemo e dimmi dove sei. - Lo sentii
respirare pesantemente. Ma che stava succedendo?!
- Sul serio Rose, sono uscito ore fa con Alice e ora siamo molto
lontani da scuola, tu torna pure a casa, non preoccuparti per noi,
besos. - Chiuse la chiamata prima che potessi replicare. Oh, ma mi
avrebbe sentita al suo ritorno a casa!
Raggiunsi l'uscita e mi guardai attorno. Se Emmett mi aveva lasciata
lì avrei ucciso anche lui.
Ma, per fortuna o sfortuna, non sapevo come pensarla, lui era
lì davanti alla jeep, appoggiato di schiena, braccia
conserte al petto e gambe incrociate. Ma certo Emmett, metti anche un
cartello con su scritto 'Violentami, Rose.' Sbuffai
lievemente, ricambiai scocciata il saluto che quell'idiota di Tyler mi
aveva lanciato e mi avviai alla macchina.
- Alice e Jasper non sono più qui da ore. - Emmett
sbottò così, all'improvviso, dopo essersi messo
al posto di guida. Mmh,
davvero senza di te non ci sarei arrivata. Ero davvero
una zitellaccia, sì. Da quanto tempo non ne vedevo uno? Mmh,
troppo.
- Lo so, mi ha appena chiamato Jazz. - Quasi mi toccò
arrampicarmi per arrivare al sedile, ma riuscii a sedermi comodamente.
- Che vuoi fare? - Si appoggiò sul sedile e
inclinò la testa verso di me, con una smorfia che gli avrei
cancellato dalle labbra a suon di baci.
- E cosa credi che voglia fare? Torniamo a casa. - Mi dispiaceva un po'
trattarlo così, ma a volte sembrava mi stesse prendendo in
giro.
Girò la chiave e mise in moto, ma non riuscii ad evitare di
guardarlo, anche se di sottecchi.
Come faceva ad essere così estremamente bello? Le cose
banali riusciva a farle sembrare stupefacenti, e anche lui lo era.
Quel suo profilo squadrato, come piaceva a me, era davvero perfetto, il
suo sguardo sapeva essere dolce e provocante, ma sapeva anche far
rigare dritto chi osava contrastare il suo cammino.
E il fisico, poi! Meglio lasciar perdere i commenti sul suo fisico
quasi bestiale, era perfetto. Per me, almeno.
Nemmeno mi ero accorta di essere arrivata a casa. La macchina si
fermò e Emmett scese, senza nemmeno aspettarmi.
Saltai giù e chiusi la portiera, poi mi fiondai dentro casa.
- Vado a farmi una doccia, non entrare in bagno per favore. - I miei
pensieri erano tutt'altro che così, ma non glielo dissi.
Si sedette sul divano con una birra in mano (come faceva a berla da
vampiro?) e fece cenno di aver capito.
Allora mi diressi verso il bagno comune, non avevo voglia di ritrovarmi
chiusa in camera di nuovo.
Tentai di aprire la porta, ma era chiusa. Ma cosa..? Tornai in salotto.
- Hai chiuso tu la porta del bagno a chiave? - Mi guardò
confuso.
- No, perchè mai avrei dovuto farlo? - Si alzò e
andò verso la cucina. Strano che non tentasse nemmeno di
parlarmi, la cosa mi faceva preoccupare.
Decisi di non darci tanto peso e mi sedetti sul divano al suo posto. Ci
stava mettendo davvero tanto, di solito in un attimo usciva.
Mi sentii toccare la spalla e mi girai di scatto, con gli occhi
leggermente sbarrati.
- Io e te dobbiamo parlare, e lo faremo esattamente ora. - Mi si
fiondò davanti e mi prese per un braccio, mi
sollevò e strinse la presa; inutile cercare di divincolarsi,
non ci sarei riuscita e anzi, mi sarei fatta davvero male.
Mi trascinò poco più in là e, dopo
avermi messa in trappola, mi guardò negli occhi.
- Dobbiamo parlare di quel maledetto giorno in cui è
cominciato tutto, e so già che voleranno parolacce e insulti
ma non me ne frega un cazzo. - Ora si faceva volgare, quanto poteva
provocarmi?
- Ah sì? Bene, allora sei uno stronzo, e sei pure ottuso,
perchè ti sei passato quelle due stupide galline che non
vedevano l'ora che tu te le portassi a letto. - Il mio tono di voce si
alzò, e sapevo che era solo l'inizio.
- Sono io lo stronzo, o sei tu?! Io mi sono solo vendicato per quello
che hai fatto tu! - Mi puntò un dito contro il viso. Voleva
la guerra? L'avrebbe avuta.
- Non ti permettere, Emmett, non osare darmi della stronza,
perchè se lo fai di nuovo ti giuro che ti.. - Mi trattenni,
non volevo dare l'impressione della scaricatrice di porti.
- Mi giuri che tu..? Ti prego, non farlo, sto tremando! -
Scimmiottò le mie parole, e finse di tremare. Mi stavo
alterando, e mancava poco al momento in cui non avrei più
resistito.
- Finiscila, stronzo! - Gli urlai in faccia, facendogli indurire lo
sguardo. Oh-oh.
- Ripetilo, se hai il coraggio. - La sua voce si era fatta
improvvisamente bassa e seria.
- Sei uno stronzo, stronzo stronzo stronzo! - Volevo le botte,
probabilmente, o ero arrivata sul serio al limite.
Le sue mani si strinsero in pugni, e fremeva: era rabbia?
- Se solo osi toccarmi, ti giuro che è l'ultima cosa che
fai. - E lo scansai, cercai di andarmene ma non riuscii.
Mi aveva afferrata per un braccio e mi stringeva fortissimo, mi stava
facendo davvero male.
- Lasciami, idiota! - Cercai di divincolarmi ma non ci riuscii, e il
risultato fu una stretta ancora più potente.
- Lasciami, mi stai facendo male. - Mugulai l'ultima parola, strizzai
gli occhi per non urlare e tirai fuori i denti.
Mi lasciò, e mi allontanai come una furia. Ero tentata di
ucciderlo, per quanto lo amassi.
Mi avvicinai alla porta di ingresso, ovviamente non c'era nessuno in
casa e avrei raggiunto qualcuno al più presto, ma era chiusa.
No, era uno scherzo.
Mi girai e alzai un pugno, mirando alla sua faccia, ma la sua mano, con
un gesto totalmente contrario a quello di prima, lo bloccò
dolcemente. - Scusa, non volevo farti male, davvero. - Lo guardai e
sbuffai, eh no così non va bene!
- Resta il fatto che sei ottuso, perchè non hai capito per
chi era la canzone. - Assottigliai lo sguardo e attesi la sua risposta.
- Lo so per chi era, era per Jacob. - Strinse i pugni nuovamente e
spostò lo sguardo di lato.
- Jacob? Piuttosto zitella a vita! - Strillai, dio sembravo un'oca
peggio di quelle che erano a scuola.
- Quindi non era per lui? E allora per chi era? Edward? Sam? Per chi
era quella dannata canzone? - I suoi occhi erano velati di una gelosia
marcia, ma che idiota che era!
- Era per te, tonto! - Rimase basito, occhi spalancati e bocca
socchiusa.
Bene, glielo avevo confessato. Ed ero pronta all'umiliazione.
Me ne andai di nuovo, ormai avevo intuito che qualcuno aveva chiuso
tutte le porte per impedirmi di uscire o nascondermi da lui, certo,
quindi la mia meta era il divano.
Ma non lo raggiunsi, nè tentai di farlo, perchè
lui mi aveva sollevata da terra e mi aveva letteralmente sbattuta
contro il muro, non voleva farmi male, nè umiliarmi.
La sua bocca era sulla mia, le lingue giocavano e ballavano una danza
fatta di fuoco, le mani scorrevano su tutto il corpo, e finalmente
aveva capito.
Il top che indossavo andò letteralmente in pezzi, i leggins
fecero la sua stessa fine e la sua maglia anche.
Non poteva essere vero, era sexy da morire e gli avrei fatto di tutto
in quel momento.
Si spostò dalle labbra al collo, e inclinai la testa
all'indietro. I baci
lì no, ti prego. Mi facevano uscire di testa.
Lo sentii fermarsi in un punto preciso, e probabilmente mi aveva
lasciato un segno.
Le mie mani, intanto, erano arrivate al bottone dei suoi jeans e lo
stavano slacciando con ansia, non vedevo l'ora di vederlo in tutta la
sua bellezza.
Le mie gambe si attorcigliarono alla sua vita, e riuscii a sentire
quanto mi desiderasse.
Tornò a baciarmi con ancora più passione di
prima, mentre le sue dita giocherellavano con i gancetti del reggiseno.
Non lo sentii più addosso; le sue dita stuzzicavano il mio
seno, e il mio respiro si mozzò all'istante.
Dio stavo impazzendo. Riuscii, con molta fatica, a slacciargli i jeans
e glieli sfilai con i piedi, e feci lo stesso con i boxer. Oh mamma,
non volevo crederci.
Quando si appoggiò contro i miei slip, un unico pensiero mi
balenò in mente: ti
prego, fallo.
Non sentii nemmeno quando me li strappò di dosso; ormai
eravamo entrambi completamente nudi, e non vedevamo l'ora di
riappacificarci come si doveva.
Erano giorni, forse settimane, che aspettavo quel momento.
Lo sentii entrare dentro di me lentamente, ma quando
cominciò a muoversi sempre più veloce i nostri
gemiti si unirono, e sembrava che la casa avesse preso vita con noi.
Sempre più veloce, credevo di morire in quel preciso istante.
Venimmo a
tempo, lo sentii scaricare tutta la tensione accumulata in quei giorni
dentro di me insieme ai suoi umori, e io feci lo stesso con lui. Il mio
respiro, lentamente, si calmò, anche se non ne avevo il
minimo bisogno, e il suo fece lo stesso.
Appoggiò la fronte contro la mia, era stravolto, lo capivo
perchè la ero anche io, ma finalmente aveva capito che io
amavo lui, e nessun altro.
Mi staccò dal muro e, come se fossi fatta di cristallo, mi
strinse a sè delicatamente, rimanendo dentro di me.
Eravamo una cosa sola, sapevo di aver sbagliato e di essere stata
esagerata, ma se l'effetto era quello l'avrei fatto altre mille volte.
Lentamente si avviò verso il divano, si sdraiò e
rimasi sopra di lui, sorridendo beata.
Lo amavo, accidenti, e speravo che anche lui mi amasse.
Le sue mani, che erano rimaste attaccate alla mia vita, arrivarono fino
al viso e mi tirarono giù, verso il suo.
Le nostre labbra si cercavano, e ci baciammo di nuovo, senza
più l'esigenza di poco prima.
La Tv era ancora accesa, ma noi l'avevamo sovrastata di brutto.
Così Emmett la spense, il discorso non era ancora finito.
Bene, spero vi sia piaciuto (non mi aspettavo di scrivere
così tanto O:), recensite numerosi!
A presto, Alba97.
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Capitolo 32 *** C'è chi si innamora e chi va in crisi. ***
Declarations
Salve
a tutti! Come avete
letto nel capitolo precedente, Rosalie ed Emmett finalmente hanno
smesso di litigare in una maniera molto... bella. In questo invece,
chiariranno definitivamente? Mentre gli altri, che fine hanno fatto? Lo
scoprirete leggendo! Buona lettura!
Rosalie
Erano passati già dieci minuti da quando lui si era sdraiato
sul
divano, ma non aveva ancora pronunciato nemmeno una parola.
E io mi astenevo dal dire anche solo una sillaba, perchè mi
andava bene così. Eravamo abbracciati, completamente nudi e
lui
mi guardava con ammirazione e tenerezza, mentre la sua mano percorreva
i miei capelli con movimenti lenti e accurati.
Appoggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, respirando
ampiamente il suo profumo dolce e allo stesso tempo pungente. Ma
rialzai la testa, ascoltandolo.
Dovevamo parlare. Sì, aveva ragione, dovevamo assolutamente
parlare.
- Rose, mi dispiace averti fatto del male. - E le sue dita si
intrecciarono alle mie, mentre con l'altra mano sfiorava i leggeri
segni che mi aveva lasciato prima, stringendomi troppo forte.
Il mio sguardo si abbassò, e finì sui miei
polpastrelli,
intenti a tracciare segni invisibili a me decisamente sconosciuti.
Infondo lo sapevo che ne era dispiaciuto, sarebbe stato spregevole
altrimenti, il male è cosa da evitare, soprattutto su una
donna.
- E mi dispiace anche il fatto che tu abbia dovuto assistere a
quello... - Si interruppe un attimo. A quello spettacolino poco
dignitoso, riluttante anzi.
- A me dispiace averti insultato e averti trattato male. - Sussurrai,
deglutendo rumorosamente. Per quanto lui fosse stato cattivo con me, io
non la ero stata di meno.
- Probabilmente siamo pari, ora. - Sul suo viso si dipinse un sorriso
appena accennato, mentre il suo indice scorreva tutto il mio profilo,
fino alla giugulare. Si soffermò in quel punto, con lo
sguardo
puntato come su una succulenta preda e la bocca che fremeva.
Spostai una ciocca di capelli dietro ad un orecchio e sorrisi, potendo
constatare perfettamente che lui non era ancora stanco, anzi.
- Rose, tu non sai quanto sia difficile per me dirti questo. - Mi
sollevò per la vita e si mise a sedere, quindi mi avvinghiai
di
nuovo contro di lui.
- Ma da quando tu e la tua famiglia siete entrati a far parte della mia
esistenza è cambiato tutto, anche il mio modo di vedere,
sentire
e percepire l'amore. - Avevo appoggiato la guancia sinistra sulla sua
spalla, così da potermi godere tutte le parole che uscivano
dalla sua bocca, e avevo posato la mano sul suo petto, dove fino a poco
tempo prima il suo cuore batteva.
- Prima le ragazze per me erano un semplice passatempo, come se fossero
degli oggetti divertenti e carini, poi quando mi stufavo li buttavo
via, e solo ora capisco quanto sia sbagliato giocare con i sentimenti
delle persone, l'ho provato sulla mia pelle e non è
piacevole. -
Ero rimasta in silenzio, e forse lui pensava che non lo stessi
ascoltando: spostò i miei capelli da un lato e mi
osservò, così sollevai la testa e lo guardai
dritto negli
occhi, aspettando che continuasse.
- So che forse non ci sarebbe più niente da dire, o non
saremmo
finiti in questa situazione, ma io vorrei che tu capissi quali sono i
miei sentimenti per te. - E si interruppe di nuovo.
Era davvero così difficile per lui? Gli sorrisi e appoggiai
una
mano sulla sua guancia, che lui subito coprì con la sua.
- Se ciò che provi per me è ciò che
provo io per
te, mi basta. - Subito le sue labbra furono sulle mie, e mi
baciò così tanto dolcemente, da farmi credere di
trovarmi
in un sogno, un bellissimo e incantevole sogno.
Ma non lo approfondimmo stavolta, o saremmo finiti come prima, e non
volevo che succedesse di nuovo in salotto.
Così, con riluttanza, mi staccai dalle sue labbra,
provocandogli
un mugolio di protesta e facendomi ridere; mi alzai lentamente, e la
cosa diede molto fastidio sia a me che a lui, e lo guardai.
- Andiamo di sopra? - Mi chinai a raccogliere i miei vestiti, e i suoi,
e quando mi guardai attorno lui era sparito. La mia faccia confusa fu
imparagonabile, ma decisi di prendermela con comodo e indossai
nuovamente la biancheria, o almeno quello che ne restava. Non avevo
praticamente più nulla con cui vestirmi, così
rinunciai e
portai le poche cose che rimanevano, e i brandelli del resto, di sopra
con me.
Quando entrai in camera mia (le chiavi da dove erano spuntate?), lui
era già sotto alle lenzuola, anche se coprivano praticamente
il
minimo indispensabile.
Il mio sguardo riuscì ad intravedere, ancora scoperta, la
parte
che più mi faceva ammattire di quel ragazzo: la sua perfetta
V
del peccato.
Ma subito guardai da tutt'altra parte, o stavolta lo avrei violentato
sul serio, anche se la cosa gli avrebbe di sicuro giovato.
Andai a prendere un altro paio di slip, li indossai e mi sedetti
davanti alla specchiera.
Appena alzai lo sguardo, notai che lui mi stava fissando, e sorrideva,
come imbambolato. Abbassai il mio, ero per caso imbarazzata?
Feci finta di nulla, afferrando la prima cosa che trovai nella trousse.
E cosa ne poteva uscire, se non un bellissimo rossetto color rosso
sangue?
Lo rimirai fra le mie dita per qualche secondo, poi sorrisi e lo aprii.
Intanto lui mi guardava curioso, voleva sapere cosa avessi in mente.
- Non preoccuparti tesoro, niente di pericoloso. - Mi passai il colore
su tutte le labbra, con un movimento lento e, così speravo
fosse, sensuale.
La sua reazione mi soddisfò particolarmente, visto che
sbarrò gli occhi quasi sconvolto.
Posai il rossetto sul tavolino, dopo averlo passato una seconda volta,
e lo richiusi, sentendo un Clac! di conferma.
Ruotai sullo sgabello e mi ritrovai girata verso di lui, che non
smetteva di fissarmi.
Divaricai una gamba e sollevai l'altra, fino ad appoggiare il tallone
sullo sgabello, e lo guardai sorridendo.
- Dunque Emmett... - Il mio capo si inclinò di lato, e il
mio
sguardo era puntato nel suo, tanto magnetico quanto eccitante.
- Io e te, cosa siamo adesso? - Le mie dita afferrarono una ciocca
vagante di capelli e ci giocarono nervosamente, mentre sul suo viso
apparve un sorriso sornione.
- Beh, se tu sei d'accordo, io e te ora stiamo assieme, giusto? -
Sollevò il lenzuolo e si coprì fino all'ombelico,
poi
incrociò le braccia al petto e sollevò un
sopracciglio.
- Sì, certo che sono d'accordo. - La vista mi si
annebbiò
per un istante, e quando tornò normale sembrava fossero
passati
parecchi minuti.
Emmett era in piedi,
accanto alla
finestra, completamente vestito di nero, e osservava fuori, le mani
intrecciate dietro alla schiena. - Ora siamo soli, tesoro. - La sua
voce era diversa, non sembrava nemmeno sua. Sembrava più
basso,
e meno muscoloso. Ma c'era qualcosa di famigliare, sebbene fosse
spaventoso. Anche il suo profumo era diverso, sembrava l'odore pungente
del pericolo imminente. Un tuono, da fuori, (non era sereno?) e quando
si voltò verso il letto il sole sembrava completamente
sparito.
In un attimo mi ritrovai la sua mano al collo, e due secondi dopo ero
sul letto, lui mi sovrastava, mi voleva fare del male, stringeva la sua
presa con violenza e ferocia, ma non intravedevo il suo viso, fra i
miei lamenti soffocati e i miei tentativi di liberarmi da lui.
Indossava una maschera, probabilmente, perchè non riuscivo a
vedere il suo viso, fino a poco prima così dolce e bello. La
sua
mano libera se la sfilò, o forse me lo immaginai, e cacciai
un
urlo di disgusto.
Mi coprii gli occhi con le mani, e quando li riaprii ero seduta sullo
sgabello come prima ed Emmett era davanti a me, mi osservava
preoccupato e l'unica cosa che lo copriva era il paio di boxer che
probabilmente aveva recuperato dal mucchio di prima.
- Rose, stai bene? - Una sua mano esitava a pochi millimetri dal mio
viso, probabilmente voleva appoggiarla sulla mia guancia, quindi la
afferrai delicatamente e me la portai al petto, vicino al cuore.
Se fossi stata umana, sarebbe andato velocissimo, come un cavallo
impazzito.
- Sei bellissimo, lo sai? - Sussurrai, a pochi centrimetri dal suo
volto, sviando il discorso. Non gli avrei mai detto ciò che
avevo appena passato, non avrei avuto il coraggio di raccontargli la
mia storia, non ancora almeno.
Mi sorrise dolcemente e mi afferrò fra le sue possenti
braccia,
mi sentivo piccola accanto a lui, era davvero enorme; mi strinse
delicatamente e con una mano mi accarezzò i capelli, ne
annusò il profumo ed espirò lentamente.
- Tu sei la mia principessa, e ti proteggerò ad ogni costo
piccola. - Mi sollevò e io mi aggrappai alle sue spalle,
quindi
finimmo sul letto con un tonfo sordo, avvinghiati l'una all'altro, come
se il minimo distaccamento avesse potuto farci perdere.
Lui era appoggiato con la nuca alla testiera del letto, e un braccio
sotto il collo lo sosteneva, mentre io ero accoccolata al suo petto, e
il suo braccio mi avvolgeva e mi stringeva contro di lui con fare
protettivo. Ci guardavamo, ci contemplavamo, e semplicemente ci amavamo.
Bella
Avevamo cacciato una quantità abnorme di sangue, avrebbe
rifornito gli ospedali di tutta la periferia di Washington!
Però avevamo trascorso un pomeriggio incantevole, fra
risate,
schizzi di sangue sulla maglietta che mi avevano fatta impazzire e
occhiate che dicevano tutto e niente.
Probabilmente sia Alice che Rosalie mi avrebbero uccisa, visto
ciò che avevo combinato alla maglietta, ma poco m'importava,
se
non di poter stare con Edward.
Si stava facendo lentamente sera, e alcuni versi sinistri cominciavano
ad echeggiare nel bosco, come qualche uccellino o piccolo animale che
spostandosi fra gli alberi incappava in qualche ramo, e lo spezzava.
Edward era accanto a me, e camminavamo lentamente verso la fine del
bosco, dalla parte opposta rispetto a casa nostra, avevamo il divieto
di tornare per lasciare soli Emmett e Rosalie.
E a proposito, Ed era abbastanza scocciato perchè non poteva
nemmeno leggere i loro pensieri, e io avevo dovuto spostare lo scudo su
di loro per aiutarlo, o non sarebbe riuscito a evitare di vedere quello
che stava succedendo.
Anche se forse ero curiosa più di lui, cercavo di distrarlo
in qualche modo, per non fargli pesare la cosa.
- Ehi Ed, vediamo chi è più veloce fra noi due? -
Mi
parai di fronte a lui ed elargii un largo sorriso, e lui mi
ricambiò con aria di sfida.
- Va bene, chi arriva per primo al confine del bosco vince. -
Cominciò a correre prima che potessi accorgermene.
- Ehi, non vale così! - Lo inseguii velocemente, schivando
tutti
gli alberi che mi si paravano davanti; poco dopo lo superai, sentendo
le sue imprecazioni, e scoppiai a ridere mentre mi avvicinavo sempre
più alla meta.
Mancava ormai poco, ancora qualche passo... E ovviamente la vittoria
era mia!
Mi girai per vedere se Edward fosse già arrivato, e me lo
ritrovai addosso, sull'erba fresca che aveva attuito la caduta.
- Lo ammetto, hai vinto tu stavolta. - Alzò le mani in aria
in segno di resa e sorrise dolcemente.
- E dimmi, cos'avrei vinto esattamente? - Lo guardai sorridendo e
aspettai che si spostasse per mettermi a sedere.
- Beh, il premio lo devi scegliere tu, direi che è il
minimo. -
Allungò un braccio verso di me e io mi accoccolai contro di
lui.
- Il mio premio sei tu, in realtà. - Appoggiai la mia fronte
contro la sua e lo baciai dolcemente, mi ricambiò subito e
mi
strinse a sè.
- Erano anni, secoli che aspettavo di trovare la ragazza per cui il mio
cuore sarebbe tornato a battere, anche se solo in senso figurato.
Nessuna è mai riuscita a farmi innamorare, o solo attirare
la
mia attenzione; tu mi hai rubato ciò che pensavo di non
avere,
credevo che nessuna sarebbe mai riuscita a farlo. - Sfiorò
il
mio viso con l'indice e il medio e mi guardò dritto negli
occhi.
- Ti amo Bella, lo sai? - Chiusi gli occhi e mi lasciai andare fra le
sue braccia, con un sorriso emozionato sul viso.
- Anche io Ed, davvero tanto. - Mi baciò
dolcemente, dopo
aver sollevato nuovamente il mio viso, e approfondì subito
il
bacio, infilando la mano in mezzo ai miei capelli.
Mi ritrovai sdraiata in un istante, e la cosa non fece che giovarmi, ma
nello stesso momento in cui la mia mano si intrufolò sotto
alla
sua T-shirt, il mio telefono suonò, facendoci staccare
immediatamente.
Sbuffai scocciata, sembrava proprio che quel giorno non avremmo potuto
essere in pace nemmeno un attimo.
- Qui Bella, chi parla? - La mia voce era frettolosa, e intanto Edward
mi stava baciando lentamente il collo, facendomi sospirare pesantemente.
- Bells, sono Jacob,
disturbo? - Non
avrei potuto rispondergli male, quindi mentre la mia mano accarezzava i
fantastici capelli del magnifico ragazzo che in quel momento era sopra
di me scossi appena la testa.
- No Jake, che succede? - Inclinai la testa mentre Edward scendeva
sempre più, facendomi mordicchiare il labbro superiore.
- Emily ha un'altra
crisi, e stavolta nemmeno Sam è riuscito a calmarla. Ti
prego Bells, ci serve il tuo aiuto. - Sapevo
perfettamente che non avrei potuto rifiutare, tante volte era successo
che Jacob avesse avuto bisogno di me in momenti del genere, e mi aveva
raccontato tante volte delle crisi che Emily aveva, ogni tanto, anche
quando lui era in un'altra città.
- Va bene Jake, fra mezz'ora sono lì. - Chiusi la chiamata,
mentre Edward mi guardava con uno sguardo fra l'arrabbiato e il triste.
- Lo so Ed, nemmeno io avrei voglia di andarmene via, ma devo aiutare
Jacob, Emily ha una delle sue solite crisi ed è peggio del
solito. - Mi alzai, scostandolo delicatamente, e dopo essermi ripulita
lo guardai.
- Però tu verrai con me, vero? - Si alzò e mi
strinse da dietro per i fianchi, dolcemente.
- Non c'è nemmeno da domandare tesoro, non ti lascerei mai
andare in un covo di mutaforma, magari anche su di giri, tutta sola. -
Mi lasciò una scia di baci infuocati sul collo, poi mi prese
per
mano e ci incamminammo lentamente verso la riserva.
- E' tanto lontana da qui? - Scosse il capo e guardò in
alto, ormai il sole era tramontato e il buio e le tenebre cominciavano
a calare, mentre da lontano, infondo alla radura, si intravedeva una
casetta poco illuminata, e un falò. Un fetore quasi
insopportabile raggiunse le mie narici, provocandomi quasi nausea. Il
tuo amico pulcioso, sempre gentil'uomo il mio Edward.
Un urlo, quasi soffocato, provenne da quella casa, e con un sospiro mi
mossi più velocemente per raggiungerla in fretta.
Jacob era fuori dalla porta, e mi attendeva. Il suo viso era scuro, e
altri due ragazzi erano con lui, avevano sentito il nostro odore
probabilmente.
Edward mi guardò per un istante, indeciso sul da farsi, ma
lo convinsi con un sorriso e raggiungemmo finalmente la casa.
- Bells, per essere un vampiro sei piuttosto lenta, sai? -
Allargò le braccia e mi sorrise, così lo
abbracciai stringendolo forte e gli feci una linguaccia.
- Jake, la tua puzza è così forte da aver
rallentato i miei riflessi vampireschi. - Il suo sguardò da
finto offeso mi fece ridere.
- Forza su, dimmi dov'è Emily. - Paul, dietro di lui,
aprì la porta e mi fece cenno di entrare, ma vidi che Edward
era rimasto fermo davanti alla soglia.
- Ed, che fai lì impalato? Vieni! - Embry lo
fissò con una faccia disgustata, poi lo invitò ad
entrare ed entrammo, ritrovandoci in un salottino accogliente ma, per
mia sfortuna, impregnato del fetore dei lupi che ci circondavano. Le
poltrone verdi erano disposte attorno ad un tavolino basso di legno, e
sotto di esso un tappeto grigio gli faceva da sostegno.
Stavo per chiedere nuovamente a Jake dove fosse Emily, quando la sua
voce rotta mi giunse alle orecchie. Mi guardai attorno, Edward era sul
punto di vomitare ma si trattenne appena e mi trascinò verso
una camera infondo al corridoio buio.
La polvere era sparsa ovunque e mi dava fastidio, da tanto tempo non
pulivano.
- Jake, devi pulirla la casa ogni tanto, sai?! - La sua presa in giro
mi giunse fino dall'altra stanza, nello stesso momento in cui la mia
mano si posò sulla maniglia e la girò.
La stanza che mi si presentò era completamente diversa dal
resto della casa: sia il letto che le tende erano di un rosso caldo
molto piacevole alla vista, il tutto coordinato alle pareti.
Emily era sdraiata sulla parte sinistra del letto, il viso semicoperto
dalle mani e i capelli sparpagliati sul cuscino, a formare una specie
di ventaglio.
Mi voltai a guardare Edward, e lui mi sussurrò che mi
avrebbe aspettato fuori; si chiuse la porta dietro e mi
lasciò sola con quella povera ragazza.
- Emily, sono qui per parlare con te. - Mi avvicinai lentamente a lei e
mi sedetti accanto alle sue gambe, guardandola dolcemente in viso.
Scostò le mani, rivelando un paio di occhioni color nocciola
lucidi, e velati di un rosso che indicava pianto.
- Devi aiutarmi. - Si mise a sedere con una velocità che mi
impressionò, e la sua mano si posò sul mio
avambraccio, stringendolo lievemente.
- Che cosa succede? - La guardai e le feci capire che aveva il mio
totale sostegno in quel momento.
- Io e Sam abbiamo appena passato un brutto periodo, e per questo i
bambini mi hanno detto una cosa molto scioccante. - La sua bocca si
costrinse in una smorfia e i suoi occhi si riempirono nuovamente di
lacrime. Le strinsi la mano e la incitai a continuare.
- Mi hanno detto che non vogliono che io e il loro papà
litighiamo, e mi hanno fatta sentire in colpa, perchè
pensavano di essere la causa dei nostri litigi. Ma è solo
perchè in questo periodo io sono molto nervosa! - Aveva
cominciato a gesticolare in modo marcato, poi abbassò la
testa e si coprì nuovamente la faccia con le mani.
Non sapevo che dirle, era una cosa spiacevolissima, ne ero certa, ma
non avevo la minima idea sul cosa dirle. In più, i lupi
erano fuori dalla porta ad origliare, ed Edward era con loro, e io ero
nel panico. Poi, arrivò l'illuminazione.
- Emily, anche quando eri incinta dei bambini eri nervosa
così? - La vidi impallidire e cominciò a fissarmi
spaventata e tremante.
- Non stai dicendo che io... - Scossi la testa e mi alzai.
- Torno subito, resta qui. - Mi avviai verso la porta e la aprii, poi
mi avviai verso il primo bagno e frugai nell'armadietto dei medicinali.
Il bastoncino lo trovai quasi subito, era in bella vista davanti alle
pomate contro le contusioni, a parer mio inutile, e dopo averlo
nascosto in una tasca tornai in camera.
- Forza Emily, togliti tutti i dubbi e poi dillo a Sam. - Mi
scappò un sorriso, mentre lei nervosamente si
infilò nel bagno privato. Avevo lasciato la porta aperta, e
quando chiamai Jacob urlando in un attimo fu lì.
- Chiama Sam e digli di raggiungerci a casa il prima possibile, e se si
dovesse trovare in capo al mondo fregatene e obbligalo a tornare! - Si
portò una mano alla fronte e scoppiò a ridere,
poi uscì.
Angolino autrice: ed è con un ritardo pazzesco che vi saluto
e spero vi sia piaciuto! La parte di Alice la vedremo nel prossimo
capitolo, vedrete :3 A presto, recensite numerosi mi raccomando! Alba97.
|
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Capitolo 33 *** Una giornata meravigliosa, se non fosse per... ***
Alice, Jazz, e tutti, 32° cap
Salve a
tutti! Sono di
nuovo qui, con questo capitolo, e vi chiedo umilmente scusa se riesco a
postare con tutti questi giorni fra un capitolo e l'altro, ma fra la
scuola, i compiti e le altre FF il massimo che posso permettermi
è questo, ma spero solo che voi possiate comprendermi!
Dopo questo appunto, vi assicuro che questo capitolo vi
piacerà! Ora vi tocca solo leggerlo, i commenti sotto!
Buona lettura!
Alice
Io e Jasper eravamo quasi scappati fuori casa giust'in tempo, prima che
arrivassero Emmett e Rosalie e ci scoprissero.
Mi ero portata la giacca, anche se sapevo che non sarebbe servita a
nulla, ed eravamo saliti in macchina, diretti verso il cinema. Non
avevo la minima idea del film che avremmo visto, ma non mi importava
più di molto, mi bastava stare con Jazz, e il resto era
futilità.
- Amore, sei silenziosa. Va tutto bene? - Il suo sguardo
incrociò il mio per un istante, poi il suo volto rimase
girato
verso di me, e i suoi occhi concentrati sulla strada che scorreva
velocissima. La sua mano era sul volante, e l'altra vicino al freno a
mano, appoggiata come farebbe ogni umano rispettabile; peccato che noi
fossimo vampiri.
- Sì, stavo solo pensando, a volte è
così bello
perdervisi in mezzo. - Il sorriso sbieco che comparve sul suo viso mi
fece sentire fortunata, perchè quel ragazzo era mio, e lo
sarebbe stato molto a lungo.
- E a cosa pensavi, piccola? - Le mie dita andarono a sfiorare il suo
braccio, coperto dal tessuto morbido della sua felpona nera che aveva
indossato a casa, prima di uscire, e poi la sua mano, che senza indugio
strinsero delicatamente.
- A quanto io sia fortunata, ad averti, e a quanto sia felice di stare
con te. - Lui si portò i miei polpastrelli vicino alle
labbra e
le sfiorò appena, con un gesto che mi fece intenerire
all'impazzata.
- Io ho trovato te, l'unica persona realmente capace di farmi provare
dei sentimenti che mi appartengono veramente, e che non sono lo
specchio di ciò che vorrei provare o di quello che provano
gli
altri, ed è la cosa più bella che tu potessi
farmi angelo
mio. - I miei occhi, lucidi, non smisero di fissare quel viso perfetto,
illuminato da un piccolo raggio di sole infiltrato nell'abitacolo dal
mio finestrino, mentre le mie braccia si agguantarono al suo collo, in
un abbraccio che esprimeva tutta la mia affettuosa venerazione verso di
lui.
Le mie labbra si posarono sulla sua guancia, poi sempre più
giù, fino a raggiungere le labbra, su cui si fermarono
qualche
istante in più, per la gioia di entrambi.
La macchina correva veloce, e infatti poco dopo arrivammo al parcheggio
del cinema, dove Jazz lasciò la macchina in poche e semplici
mosse.
Venne ad aprirmi la portiera, con un gesto elegante che solo un
galantuomo avrebbe potuto fare. Con un sorriso scesi, lo presi
sottobraccio e ci dirigemmo verso l'entrata, avvinghiati come sempre.
- Che film vuoi guardare, amore mio? - I miei piedi avevano appena
calpestato la moquette nera della biglietteria, ed eravamo in fila alla
cassa, con un paio di persone dopo di noi.
- Mi piacerebbe guardare 'Letters to Juliet', tesoro... Credo che dal
titolo sia carino. - Mi stampò un bacio in fronte, poi al
nostro
turno comprò due biglietti, mentre i miei lamenti sul fatto
che
io avrei voluto pagare almeno il mio gli passavano sopra come se non li
sentisse affatto.
- Piccola, ma tu... - Lontani ormai dalla fila, e diretti verso il
piano superiore, avvicinò le labbra al mio orecchio
producendo
dei sussurri quasi impercettibili. - Non hai fastidio a stare qui, in
mezzo a tutti questi umani? - Affondò le sue labbra fra i
miei capelli, mentre io con un sorriso mi strinsi nelle spalle.
- No, se devo essere sincera è come stare in mezzo ad altri
vampiri. - Il tizio dei biglietti ritirò i nostri, li
controllò e ce li restituì, così
potemmo entrare
in sala ed accomodarci fra le ultime file, sotto lo sguardo attento di
una coppia sulla sessantina che, da quando avevamo messo piede nel
cinema, non faceva che seguirci.
Jasper si stava innervosendo, perchè sentivo un ringhio cupo
infondo alla sua gola, ma gli posai una mano sul petto, sorridendo, e
lui dopo aver spostato lo sguardo su di me lasciò perdere i
due
e si occupò della mia bocca, ricominciando a baciarmi
dolcemente.
Ricambiai subito, infilando le mie dita fra i suoi capelli, e lui mi
strinse a sè con un gesto protettivo, mentre le luci
lentamente
si abbassavano.
Lo schermo si illuminò, e dopo pochi minuti di
pubblicità
il film iniziò, e mi fece commuovere fin dall'inizio. O
forse
era la presenza di Jazz, accanto a me, che mi faceva quell'effetto, non
riuscivo a capirlo con esattezza, ma mi andava bene così.
Più o meno a metà film, mentre io ero sempre
più
concentrata, il mio splendido fidanzato afferrò
delicatamente la
mia mano e, dopo esserla portata sul petto, dove un tempo il suo cuore
batteva, la strinse fra le sue dita, accarezzandola lievemente.
Allora mi avvicinai a lui e gli stampai un tenero bacio sulle labbra,
staccandomi quasi subito e ridacchiando sentendolo mugolare appena.
- Ti piace questo film, principessa? - La sua mano libera si
infilò dietro alla mia schiena, esattamente sotto alla
maglia,
facendomi correre un brivido intenso, e appena irrigidita lo guardai.
- Sì amore, è bellissimo! - Era vero, i film
d'amore
erano i miei preferiti e quello, visto con una persona tanto speciale,
era diventato il mio preferito, l'avevo già visto un paio di
volte ma rivederlo era sempre un piacere.
Alla fine della proiezione, ero emozionatissima. I due protagonisti si
erano dichiarati e finalmente era arrivata la scena del bacio, quella
che tutti in sala si aspettavano dall'inizio.
Jasper mi guardava con aria adorante, e mentre tutti erano praticamente
diretti verso l'uscita, la coppia di prima ci passò accanto,
e
l'uomo per poco non si lanciava addosso a noi. Non capivo, che razza di
scherzo era quello? E soprattutto chi erano quei due?
Allora Jazz, stufo, lo prese per un braccio, dopo essersi alzato
infuriato, e gli spostò il viso verso il suo.
- Mi spiega cosa vuole da noi? - La sua voce era bassa, cupa e
minacciosa; inutili furono i miei sforzi per calmarlo, era partito come
una molla.
Ma quando il mio sguardo, sempre attento, si posò sulla
moglie,
mi sentii mancare. Era lei, o solo frutto della mia immaginazione?
Jasper si accorse del mio improvviso sbalzo di umore, e quando si
voltò verso di me sembrava seriamente preoccupato. L'uomo,
intanto, con lo sguardo perso nel vuoto si allontanò, i suoi
passi erano così monotoni da sembrare in trance.
- Amore, che cosa succede? - La mano di Jazz si posò sulla
mia
guancia, mentre l'altro braccio avvolse la mia vita e mi strinse contro
di lui.
- La donna... Era simile.. Talmente simile... - Il mio sussurro lo
inquietò ancora di più, ma decisi di togliermi
ogni
dubbio e seguire i due. A passo quieto mi ritrovai di fronte alla
donna, che aveva una strana espressione in viso. Tentai appena di
sfiorarla, ma appena lo feci, una smorfia le dipinse il volto e, per
una questione di attimi, si mutò, come se tutto d'un
tratto...
fosse diventata un mostro. O un cadavere brutalmente trucidato in vita.
La sua pelle, biancastra e con segni di violenza
non più freschi, gli occhi vitrei e soprattutto la bocca
violacea, che, aperta di poco, celava appena una fila di denti
scheggiati o infranti e i capelli, neri e lunghi, annodati e impregnati
di sangue dall'aspetto rancido, emananti un odore quasi rivoltante.
Trattenni a stento un urlo, chiudendo appena in tempo gli occhi, per
ritrovarmi improvvisamente fra le braccia accoglienti e possenti di
Jasper.
- Calmati, non è successo niente. - La sua voce rassicurante
raggiunse il mio udito fino e mi tranquillizzò appena, ma
ero
certa che quella donna aveva qualcosa di strano.
Lui non era convinto, perchè di sottecchi potevo benissimo
scorgere la sua espressione basita, ma io ero perfettamente sicura di
averci visto benissimo.
Ma non dovevo agitarmi troppo, visto che si stavano avvicinando delle
persone, e in più non volevo che Jazz si preoccupasse troppo
o,
peggio, mi prendesse per matta.
Così gli strinsi dolcemente il braccio, lui si
staccò in
fretta e, dopo che lo ebbi assicurato di stare bene, mi prese la mano e
si incamminò lentamente verso l'uscita.
- Cos'hai visto di tanto sconcertante, Al? - Il suo sguardo, sebbene
lui volesse cercare di non farmelo capire, mostrava un certo stato
confuso che mi piaceva poco, ma scrollai le spalle con fare
indifferente.
- No, forse me lo sono immaginato o era una semplice visione, nulla di
preoccupante. - L'aria fresca del tardo pomeriggio mi colpì
il
viso in maniera quasi piacevole, non sentivo freddo, nè
caldo,
quindi fu praticamente inutile.
Però, mi strinsi nella giacca, dopo aver seguito l'esempio
di
tutti quelli che come noi erano fuori, perchè forse quel
freddo
era davvero pungente.
- Ehi, Jazz, se non hai voglia di andare a fare shopping non importa. -
Mi domandai da dove fosse uscita quella domanda, e pur non trovando mai
una risposta, lui si girò verso di me con un sorriso quasi
scherzoso.
- Tu ne hai voglia? E allora shopping sia! - Alzò un braccio
e
lo avvolse attorno alle mie spalle, e io quasi affondai la faccia sul
suo petto, provocandogli un lieve riso spontaneo.
- Beh, sì a me andrebbe, ma non ho tutta questa urgenza
tesoro.
- La sua occhiata truce mi fece ammutolire, fino a quando non
scoppiammo a ridere entrambi. Intanto, due ragazzi più o
meno
della nostra (mia, in realtà) età mentre si
dirigevano
verso la macchina sentirono le nostre parole, e la ragazza, afferrando
il presunto fidanzato per un braccio, lo rimproverò
bonariamente.
- Ecco, vedi? Dovresti essere anche tu così gentile da
propormi
un po' di sano shopping, Robert! - Il ragazzo, quasi implorante, volse
lo sguardo verso di noi, facendoci ridere ancora più forte,
e
poi venne brutalmente trascinato in macchina dalla fidanzata,
abbastanza scocciata.
- Amore, ti dispiace andare a piedi? E' una bella giornata, mi
piacerebbe fare anche un giro per le vie qui vicino. - Jasper
allungò una mano verso il suo portafoglio, e dopo aver
tirato
fuori due carte di credito gold apparentemente nuove me le porse, sotto
al mio sguardo quasi sconvolto.
- Certo tesoro, credi che mi dia fastidio? Anzi, forse è
ancora
meglio, tanto le borse dovrò portarle io! - Rise, la sua
risata
cristallina fece fare un paio di capriole al mio cuore, e io afferrai
quelle due carte come se fossero manna caduta dal cielo.
- Tu sei davvero sicuro di volermele lasciare? Non faranno una bella
fine, questo lo sai, Jasper Hale Cullen? - Continuava a ridere, e un
po' mi aveva contagiata, ma poi con un gesto della mano mi fece
intendere che non gli importava nulla di quelle carte.
Nel frattempo, ci stavamo avvicinando velocemente ad una via, non
troppo animata, piena di negozi, insegne e cartelli pubblicitari
ovunque.
Una ragazzina, con i capelli blu elettrico lunghi fino alle spalle, si
avvicinò a noi con un sorriso e ci porse un volantino che
pubblicizzava una boutique aperta da poco. Che occasione migliore di
quella?
- Jazz, ci andiamo? Non è tanto lontano da qui. - I miei
occhi,
che lentamente stavano mutando in quelli da cerbiatta che tanto mi
contraddistivano, si persero in quelli magnetici di Jasper, che
deglutendo appena annuì, senza aggiungere parole.
Allora quasi lo trascinai verso la fine della via, che raggiungemmo in
fretta, e quando vidi l'insegna rosa antica della boutique
più
incantevole che possa esistere, mi fermai elettrizzata come un bambino
davanti ad un negozio di caramelle.
Le luci ad intermittenza del piccolo cartello con su scritto APERTO
illuminavano il mio viso, mentre il delicato profumo che proveniva
dall'interno raggiunse le mie narici e mi fece inspirare più
volte, ammaliandomi sempre più.
Jazz mi guardava, intenerito, e mi posò dolcemente una mano
sulla spalla, invitandomi così ad entrare in quel piccolo
paradiso terrestre.
Appena varcammo la soglia, una commessa vestita anch'essa in modo
stravagante ci raggiunse con un sorriso da un orecchio all'altro, e
battendo i piedi a terra con quegli anfibioni che la rendevano bizzarra
più di quanto già non fosse stata
puntò lo sguardo
sul mio fidanzato.
- Posso aiutarvi, ragazzi? - I suoi capelli, raccolti in due codini
alti che ricadevano morbidi in sfumature di tutti i colori,
ondeggiavano al ritmo con cui la ragazza muoveva, anche
impercettibilmente, la testa.
- Vorremmo dare un'occhiata, questo negozio sembra magnifico! - Il mio
sorriso tirato e, soprattutto, la mia stretta potente sul braccio di
Jasper la intimidirono appena, e ci lasciò passare
augurandoci
di trovare qualcosa di nostro gradimento.
Tutto attorno a noi era nei toni del rosa, dal pavimento di parquet
alle pareti, dalle tende che coprivano i camerini agli stessi appendini
che reggevano saldamente le masse di vestiti messi, anche se
ordinatamente, a casaccio.
Quello era il modo in cui preferivo fare shopping, perchè
mentre
sei alla ricerca di qualcosa, ti appaiono altri dieci capi che mai
avresti cercato spontaneamente anche se ne sarebbe valsa la pena,
seriamente.
Allora cominciai subito la mia ricerca, non puntavo su un capo in
particolare, ma mi affidavo al puro e semplice caso, o destino.
Intanto, Jasper si guardava attorno, sembrava spaesato, ma se fossi
stata al suo posto mi sarei sentita forse peggio, ma visto il modo in
cui Rose frequentava assiduamente le boutique e i negozi beh, forse era
già abbastanza abituato.
Mentre con le mani rovistavo in un appendino che mi aveva incuriosita,
mi apparve agli occhi un tessuto che, sebbene delicato, mi
conquistò dal primo istante.
Allora afferrai quel vestito con molta grazia, ammirandolo dalla cima
al fondo: la gonna, con delle minibalze, arrivava a metà fra
il
sedere e il ginocchio, ed era morbida, in modo da non fasciare troppo i
fianchi, e risaliva fino al corpetto a cuore, con una fila di gemme che
lo incastonava come tocco finale, e un risvolto in pieno petto a
sottolinearne il taglio.
La mia mascella, se avesse potuto, sarebbe crollata definitivamente a
terra dalla meraviglia, e quando Jasper si avvicinò a me per
vedere cosa avessi trovato di tanto sconvolgente rimase piacevolmente
stupito.
- Hai dei bei gusti, l'ho sempre detto io. - Mi afferrò
delicatamente per la vita e continuò ad ammirare il capo fra
le
mie mani, poi mi suggerì di provarlo per vedere se davvero
fosse
così tanto bello.
Quando uscii dal camerino, la sua espressione quasi intontita mi diede
la conferma: era l'abito perfetto. E una strana sensazione mi diceva
che lo avrei indossato molto presto, ma non al matrimonio della mamma,
preferivo qualcosa di più lungo e casto.
Continuai a rovistare fra gli abiti di tutto il negozio, e in tutto ne
trovai quattordici. Quindi Jazz, con fare da galantuomo, li prese tutti
e li portò alla cassa, prendendo anche una collana appesa
alla
quale avevo rivolto un piccolo pensierino all'ingresso.
Porsi una carta di credito, e dopo una passata, già il conto
si
abbassò drasticamente, poichè per sua sfortuna
avevo
scelto i vestiti più belli ma costosi dell'intera boutique.
E, una volta tornati in strada e aver abbandonato per quella volta il
rosa intenso, continuammo a girovagare per la via principale e poi
quella secondaria alla ricerca di vestiti, accessori e tutto
ciò
che mi garbava, come Jasper comandava.
Un paio di ore dopo, le borse si erano come moltiplicate, e il mio
povero Jazz doveva scarrozzarle in giro come un mulo, la cosa mi
dispiaceva ma lui continuava a ribadire il fatto di essere contento di
farlo, ero la sua principessa e meritavo questo e altro, a detta sua.
Quanto potevo amarlo? Era davvero fantastico, non solo
perchè mi
portava in giro la modica cifra di tremila euro in vestiti, ma per come
si atteggiava con me; era un vero gentiluomo, e si poteva benissimo
capire che lui aveva ricevuto un'educazione tipica del Sud, e infatti
lui veniva da quelle zone, e soprattutto era amorevole e premuroso nei
miei confronti, a volte così tanto da farmi sentire davvero
importante.
Però la voglia di fare shopping era scemata, quindi ci
stavamo
dirigendo nuovamente verso la nostra macchina, non troppo lontana.
- Amore, perchè non vuoi che porti nessuna borsa? Non ti
pesano
tutte insieme? - Lui, con una espressione da latin lover che mi fece
scoppiare a ridere, sollevò le braccia per farmi vedere come
riuscisse a portarle tutte senza alcuno sforzo.
- Sei un idiota, ma ti amo anche per questo. - Mi piazzai di fronte a
lui e, con gesti lenti e studiati, avvicinai le mie mani al suo viso
fino ad afferrarlo con delicatezza e posai un dolce bacio su quelle
labbra invitanti e soprattutto bellissime.
Il suo sorriso sornione mi fece quasi sciogliere, e quelle fossette
appena accennate lo rendevano dolce come il miele, quasi troppo.
- Amore, ora però sono curiosa... Dove hai intenzione di
portarmi ora? - In realtà era da quando aveva pronunciato
quelle
parole a casa che la mia curiosità, trattenuta a stento,
impazziva a mille. Lui aprì la macchina e
cominciò a
caricare le borse nel bagagliaio, cercando di non accartocciare nulla e
nel frattempo di farci stare tutto, cosa non facile.
- Oh no Alice, se te lo dico non è più una
sorpresa, non
credi? E non provare a controllare nelle tue visioni, te lo proibisco
categoricamente! - Il suo dito, davanti alla mia faccia, era
scherzosamente minaccioso, quindi io gli feci una linguaccia e mi
sedetti sul sedile anteriore, accanto a quello del guidatore.
Peccato che, lui e il suo maledettissimo potere, un'ondata di
curiosità mi colpì più forte,
più
invadente, e con essa anche un po' di 'calore' al basso ventre. Che
stava cercando di fare?
Probabilmente sentì la mia confusione, perchè
lentamente
tutto scemò, mentre lui finalmente chiudeva il bagagliaio e
mi
raggiungeva davanti.
- Sei pronta tesoro mio? - Accese la macchina e, dopo aver impugnato
saldamente il volante, mi fece l'occhiolino e uscì dal
parcheggio in due abili gesti, poi quasi sgommando partì
verso
la zona sud della città.
L'abitacolo era silenzioso, c'erano solo i nostri sguardi, i nostri
sorrisi e i nostri tocchi che si cercavano, si trovavano e si univano
sempre, in un modo o nell'altro.
La mia mano destra e la sua sinistra erano unite, di fronte allo stereo
che accesi poco dopo e dal quale poi provenne una melodia incantevole.
L'altra mia mano giocava con i miei capelli, ansiosa; cercavo di
carpire informazioni dall'espressione, ovviamente neutra, di Jasper, e
il non riuscire a trovarne mi innervosiva sempre più, mentre
un
sorrisino soddisfatto cresceva sempre più sul suo viso,
facendomi quasi alterare, anche se sapevo che avrei scoperto tutto in
poco tempo.
La zona della città che avevamo appena raggiunto non mi era
assolutamente familiare, infatti Jazz aveva rallentato parecchio e
stavamo passando in una stradina stretta e, soprattutto,
trafficatissima.
Sul ciglio del marciapiede, c'era un uomo vestito di stracci e lercio
con un carrello della spesa sgangherato fra le mani, il suo puzzo era
stomachevole, e dentro ad esso delle scatole di cibo per gatti aperte.
Intanto, la sera era praticamente calata, e quando vidi che il
vagabondo si stava lentamente avvicinando a noi corrucciai la fronte,
mentre Jasper irrigidì le braccia e cercò di
guardare davanti, intanto chiuse la macchina con il blocco interno.
Eravamo come imbottigliati nel traffico, e Jazz mi spiegò
che il semaforo durava sempre a lungo, e io ero sempre più
timorosa di quell'uomo poco piacevole alla vista.
Allungò una mano, e le sue unghie ingiallite quasi
sfiorarono il vetro del mio finestrino, la sua bocca in una smorfia
contorta che mostrava una dentatura mancante o annerita.
Ero disgustata, non tanto perchè si era avvicinato, ma per i
gesti che mi stava rivolgendo.
Voltai lo sguardo dall'altra parte, mentre Jasper ringhiando si
fiondò fuori dalla macchina, lasciando perdipiù
la portiera aperta, e lo afferrò per il colletto del
giubbino malconcio già di suo. Gli sussurrò
qualche parola, ma bastarono a farlo spaventare quasi a morte e a
correre a gambe levate, dopo aver recuperato il carrello.
Quindi tornò in macchina, e notai che i suoi canini era ben
in vista, quindi con una mano gli richiusi delicatamente la bocca e
sorrisi appena.
Ripartimmo, più veloci di prima, Jasper era ancora teso e io
cercavo di calmarlo accarezzandogli un braccio.
- Amore, non preoccuparti per quell'uomo, io non lo faccio. - Si
girò verso di me e, dopo avermi guardata per un po' senza
pronunciare nemmeno una sillaba, tornò con lo sguardo sulla
strada, entrando sempre più verso una zona che non avevo mai
visto.
- Ci siamo quasi, tesoro. - Mi porse una benda, e dopo averla afferrata
lo guardai confusa. - Amore, perchè devo indossarla? - La
macchina rallentò lentamente, entrando in un vicolo cieco
con un paio di parcheggi.
- Perchè voglio che tu scopra tutto alla fine, amore. - E,
dopo aver controllato che la benda fosse ben stretta attorno ai miei
occhi, mi aiutò a scendere e mi condusse dentro ad un
presunto edificio.
Teneva entrambe le mie mani, e mi dirigeva a voce per impedire che io
cadessi o andassi a sbattere da qualche parte, e dopo pochi minuti lui
mi lasciò e cominciò a parlare spagnolo, pensai
per un attimo che fosse impazzito, ma quando una voce calda femminile
gli rispose i miei nervi stavano per esplodere.
Lui ridacchiò, e dopo aver sentito un fruscìo
alle mie spalle, non sentii più la sua presenza. Un paio di
mani, piccole e delicate, mi afferrarono delicatamente la giacca,
facendomi sobbalzare. In effetti, sentivo un odore diverso e molto
invitante, ma non così tanto da farmi venire sete.
- Mi permetta, signorina... - L'accento marcato della donna, doveva
essere più o meno sulla quarantina, e i suoi modi gentili mi
colpirono molto, ma quando sentii che cominciava anche a togliermi il
resto dei vestiti cominciai a preoccuparmi appena. Che aveva intenzione
di fare?
- Non si preoccupi, fra poco sarà pronta. - Un altro
tessuto, questa volta mi sembrava di averlo già provato,
sfiorò la mia pelle fredda e la avvolse, ma non sentii
pantaloni, quindi ipotizzai un vestito.
Mi fece indossare le scarpe, non erano tanto alte e le avevo
riconosciute subito: tacco otto, adatte ai balli latinoamericani. Anche
se gli indizi c'erano tutti, non sapevo ancora darmi un'esatta
spiegazione di cosa avesse in serbo per me Jasper.
O almeno, non volevo darmi illusioni inutili, anche se sapevo che lui
non mi avrebbe deluso per nulla al mondo.
Un tintinnio dietro di me, e un tocco sulla mia gonna, non compresi
esattamente cosa mi avessero fatto, ma credevo fosse un accessorio che
avrei di sicuro gradito.
- Andiamo, señorita. - Mi afferrò delicatamente
per un braccio e cominciò a camminare verso l'ignoto.
Riuscivo a capire però, che eravamo immerse nel buio quasi
totale, anche se la donna sembrava riuscire a muoversi come se fosse
ben a suo agio, la cosa non mi sorprese più di molto, ma ero
molto curiosa di capire, sapere e scoprire.
Quando i miei tacchi colpirono il legno del pavimento su cui stavamo
camminando, mi accorsi che il rumore era lo stesso di quando andavo in
palestra a ballare. Così cominciai a correre, lasciando la
presa della donna, l'istinto mi guidava, e quando sentii la presenza di
Jasper sempre più vicina rallentai e mi tolsi la benda,
svelando finalmente il segreto.
Vestito di Alice
Angolino autrice: Eeeeeed eccoci alla fine del capitolo! Allora, siete
curiose di sapere qual'è il segreto? Anche se potrebbe
essere intuibile, non fa niente ^^' bene, vorrei ringraziare tutte
quelle che hanno messo la mia FF fra le seguite, ricordate e preferite
e anche tutte quelle che hanno recensito almeno una volta, un
ringraziamento speciale a giova71 per aver recensito tutti i capitoli
** mi ha fatto davvero piacere, spero vi sia piaciuto anche questo,
recensite numerosi! A presto, con affetto, Alba97.
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Capitolo 34 *** Una sorpresa, tenerezze e telefonate inquietanti ***
Paure
Salve a tutti! Come
state? Come avete passato il Natale? E Capodanno? Spero bene :) allora,
eccoci con
un altro capitolo, in cui scopriremo (finalmente ahah) la sorpresa di
Jazz per Alice, e vedremo cosa succede nel frattempo agli altri
quattro. E chissà che finalmente si chiariranno un po' le
cose
su ciò che hanno visto (per ora) Alice e Rose? Vi
basterà
leggere il capitolo per scoprirlo!
P.S. Vi auguro buone feste, anche se in ritardo :(
Buona lettura!
Alice
Jasper era di fronte a me, sorrideva sornione e indossava, per mia
grandissima gioia, un paio di pantaloni neri aderentissimi e una
camicia dello stesso colore con colletto bianco sollevato e le maniche
leggermente
tirate su, fino a metà avambraccio.
La sala, attorno a me, era semplicemente strepitosa. Le pareti
principali ricoperte da specchi, il pavimento di parquet sotto di noi
era appena rigato, ma lo rendeva più vero, consumato
probabilmente da centinaia di balli eseguiti in quella stanza, le
sbarre di legno attaccate ai due muri rimanenti e il grande stereo,
vicino alla porta, che faceva da padrone al tutto.
Il mio sguardo cadde su di me, e ne rimasi sorpresa, il vestito che
avevo acquistato qualche ora prima ora era addosso a me, e un
gonnellino di strass luccicanti e, soprattutto, rumorose ne attorniava
la parte inferiore, rendendolo praticamente incantevole.
- Sei fantastica, Al. - Allungò una mano verso di me, e
quando
l'afferrai mi avvicinò a sè, sorridendo sbieco.
- Tu lo sei, per aver organizzato tutto questo. Ma come hai fatto,
Jazz? - Ridacchiò, trascinandomi verso lo stereo;
lasciò
per un istante la mia mano, poi chiuse lo sportellino del CD e
schiacciò Play.
- Ho i miei segreti, piccola... E per te, questo è niente. -
Dalle casse cominciò ad espandersi una canzone, e subito mi
partì dal fondo del cuore una voglia matta di muovermi e
ballare, a ritmo, fra le sue braccia; detto fatto, avvicinò
il
busto al mio e, dopo avermi osservata qualche istante beato,
cominciò a guidarmi seguendo le note di quella sfrenata
melodia. (Stand By Me -
Prince Royce)
Era una bachata, e anche una delle mie preferite, ma dove aveva
imparato a ballare così bene? Oddio, anche alla festa di
fidanzamento di mamma e Carlisle aveva ballato bene, ma sembrava un
maestro in quel momento.
Uno, due, tre, quattro; uno, due, tre, quattro, step. Poi il giro, e di
nuovo, poi di nuovo base, e via.
La sua mano destra era incollata al fianco e l'altra alla mia libera,
mentre la mia mano sinistra era appoggiata delicatamente alla sua
spalla.
Il suo sguardo era fisso sul mio, ardente di amore e di dedizione, e di
una passione per il ballo innata, da parte mia, che era amplificata
grazie al mio essere vampira.
Stavo davvero bene, in quel momento, ero talmente appagata da sentirmi
quasi perfetta, ero immersa nel mio mondo, la danza, e con me c'era
Jasper, il ragazzo che amavo. Cosa potevo desiderare di più?
Avevamo cominciato a muoverci per la sala a ritmo di bachata, e ogni
tanto scoppiavamo a ridere per le nostre espressioni 'troppo'
concentrate, fino a che la canzone non finì, e io mi
ritrovai a
fare un casquet fra le braccia possenti, ma non troppo, di Jasper. Che
sorrideva, incantato, e mi studiava così a fondo da farmi
imbarazzare appena, e se ancora avessi potuto, sarei diventata color
pomodoro maturo. O color sangue caldo.
- Sei quasi più bravo di me, Jazz... - Gli sorrisi, poi mi
risollevai in un attimo, pronta nuovamente a cominciare un ballo nuovo.
E infatti, subito dopo partì un cha cha cha, che fece
risvegliare nuovamente i nostri animi, e le sue mani, durante il ballo,
continuavano a vagare sulla mia schiena, il mio sguardo era fisso su di
me, sui miei movimenti e su tutto ciò che muovevo, dalla
testa
ai piedi. E continuammo così, tutta la sera, a ballare come
dei
forsennati, a ridere, a scherzare, e ad amarci.
Rosalie
Emmett, ansante, si accasciò sopra di me sorridendo
teneramente,
le mie dita si intrecciarono fra i suoi ricci, mentre i nostri respiri
affannati si scontravano e si tranquillizzavano lentamente, dopo
l'ennesima scalata fantastica verso l'apice tanto agognato.
- Sei bellissima, Rose. - In replica, lo baciai teneramente, ormai non
ricordavo quasi più cosa volesse dire amare qualcuno, ma mi
ci stavo riabituando in fretta.
Dopo la mia visione tremenda, avevamo fatto l'amore ben quattro volte,
e quella era la quinta, più romantica e passionale delle
altre.
Ma entrambi, dopo esserci finalmente rilassati e riaccoccolati uno fra
le braccia dell'altra, capimmo che era meglio, per quel giorno, trovare
un altro modo per dimostrarci il forte amore reciproco, o saremmo
entrati in un circolo vizioso molto difficile da abbandonare,
soprattutto da due vampiri giovani e innamorati che per giorni avevano
sofferto come cani e che avevano la possibilità di rimanere
soli
per un bel po' di tempo senza nemmeno dover mangiare, bere, dormire o
soltanto respirare.
Così, dopo essere rimasta un altro paio di minuti a farmi
coccolare dallo scimmione accanto a me, lo baciai dolcemente e mi misi
a sedere, guardandolo soddisfatta. Lui fece un sorrisino malizioso,
così mi morsi un labbro e lo baciai di nuovo intensamente,
staccandomi poco dopo e lasciandolo mugolante. Si sollevò e
mi
afferrò per la vita, spostandomi e posandomi un'altra volta
su
di lui, ma stavolta scossi la testa e risi.
- No Emm, se continuiamo così non la smettiamo
più, lo
sai! - Si avvicinò al mio viso con le labbra e le
posò
sulla mia fronte, teneramente, poi si allontanò appena e
sorrise.
- Hai ragione, splendore. Però rivestiti, seriamente, o non
ti
lascio uscire da questo letto molto presto... - Scoppiammo a ridere
entrambi, poi ci alzammo quasi contemporaneamente e io mi diressi verso
la cabina armadio, aprendola e ritrovandomi completamente incerta su
cosa mettermi.
Lui, intanto, era tornato in camera sua a prendere dei vestiti puliti
ed era tornato, e mentre era intento ad osservarmi si stava anche
rivestendo davanti
allo specchio, sorridendo nel vedermi così indecisa. Lo
guardai
facendogli la linguaccia e presi un paio di jeans, una maglia
lunga fino a metà sedere blu notte e un maglioncino a
dolcevita
bianco panna, infine il solito paio di tacchi, immancabilmente neri
lucidi. Sapevo di non essere il massimo, da vedere, ma almeno ero
decentemente vestita e lui, anche se la cosa dava molto dispiacere ad
entrambi,
non avrebbe più potuto saltarmi addosso per quel giorno.
Raccolsi i capelli in una coda di cavallo, poi mi passai l'eyeliner
nero nella palpebra inferiore e superiore, un tocco di mascara e tornai
da Emmett, che nel frattempo aveva indossato un paio di pantaloni
chiarissimi, quasi bianchi, e una canotta nera che metteva in risalto
la sua pelle diafana e i suoi muscoli, enormi e perfetti.
Allungò un braccio verso di me, e io mi avvinghiai contro di
lui, sorridendogli teneramente, poi ci incamminammo verso le scale,
scendendo lentamente e raggiungendo il salotto con calma, senza
staccare gli occhi da quelli dell'altro.
Erano incatenati, non riuscivo a distoglierli e nemmeno volevo,
finalmente dopo tempo avevo trovato un uomo che sapeva apprezzarmi, e
anche se eravamo stati entrambi in uno stato di sofferenza fino a poche
ore
prima, sapevo che con lui sarebbe stato diverso.
Il mio istinto me lo suggeriva, e anche il suo sguardo, il suo essere
attentissimo in ogni mio movimento, e sempre sorridente, e il suo
essere protettivo, nel mio momento di crisi.
Volevo tanto capire, però, come mai mi erano riapparse in
mente
le immagini di quel mostro, quell'animale infame che anni addietro mi
aveva fatto cose terribili. Non riuscivo a capacitarmene, anche
perchè ero felice in quel momento, stavo parlando con Emmett
e
l'argomento era piacevole, quasi troppo, eppure non riuscivo a trovare
un nesso logico.
Emm probabilmente si accorse che i miei pensieri erano concentrati su
altro, perchè mi toccò appena la spalla,
facendomi
sussultare. Il suo sguardo si assottigliò, quindi
spostò
una ciocca di capelli ribelle, sfuggita dall'elastico nero che teneva
insieme la mia chioma bionda, e mi fece sedere sul divano.
- Rose, sei sicura di stare bene? Sono io che ti faccio questo effetto,
o hai qualcosa che ti turba? - Si inginocchiò davanti a me,
appoggiò le mani sulle mie ginocchia e mi regalò
un
sorriso mozzafiato, che mi stordì per qualche secondo.
Portai il mio indice sulle sue fossette, marcate ma terribilmente
dolci, e vi stampai poi un lieve bacio, guardandolo negli occhi e
cercando di nascondere la mia inquietudine.
- Sto bene, tesoro. Non c'è niente che mi turba, forse
è
la tua vicinanza a darmi tutte queste emozioni, sono così
forti che
non riesco nemmeno a contenerle! - Gli buttai le braccia al collo, per
nascondergli il mio sguardo appena preoccupato, e lui mi
afferrò
delicatamente per la vita e mi sollevò, accarezzandomi poi
il
sedere in modo tale da ricevere un'occhiataccia da me, infine
scoppiò a ridere.
- Non ci posso fare niente, se hai un culetto fantastico non
è
mica colpa mia! - Lo guardai sconvolta e scoppiai a ridere, poi gli
diedi un colpetto dietro alla testa, facendolo ridere più
forte
di quanto non stesse facendo un attimo prima.
- Allora io non faccio commenti, o andrei a finire molto male! - Mi
fissò con sguardo allusivo, e il mio cadde per un istante
sulla
patta che, sebbene avessimo continuato a lungo, non esitava a rimanere
in bella vista, offrendomi uno spettacolo assolutamente gradito.
Lui capì subito a cosa stavo pensando, infatti
scoppiò a
ridere e portò una mano davanti al cavallo dei pantaloni
come
per nasconderlo dalla mia visuale, causandomi una espressione
imbronciata un attimo dopo, che fece aumentare le sue risate.
- Tu ridi, Emm, invece noi ci disperiamo. - Scesi e, appena appoggiai i
piedi a terra, lo spinsi contro l'angolo del muro che dava alla cucina,
infilai le mani fra i suoi capelli e lo baciai quasi aggressiva,
mordendogli un labbro senza fargli male. Lui mi ricambiò,
portando le mani sui miei fianchi e stringendoli appena, sentivo che si
stava trattenendo, ma essendo ancora un neonato mi avrebbe fatto male,
altrimenti. Fortunatamente lo capiva da solo, ma la cosa che mi
sorprendeva era vedere come sia lui che tutti gli altri della sua
famiglia riuscivano a resistere alla sete di sangue come se fosse una
cosa normalissima, o da vampiri già cresciuti.
Io, i primi quindici anni dopo la mia trasformazione, avevo fatto molta
fatica a contenermi, e anzi troppe volte avevo ucciso contro la mia
volontà, e anche Jasper aveva dei problemi, che andavano
avanti
ancora in quel momento, anche se erano più contenuti e meno
drammaticamente persistenti.
E in quel momento, sentii i suoi denti affondare nelle mie labbra,
probabilmente in un gesto involontario, e la cosa mi fece strizzare gli
occhi dal dolore, e mi staccai immediatamente da lui, massaggiandomi
con le dita il labbro dolente. Lui spalancò gli occhi e
allungò le mani verso di me, per capire se stessi bene o no.
- Scusami tesoro, davvero... Ti fa tanto male? - Sorrisi appena,
tranquillizzandolo, infondo non era colpa sua e anzi, mi stavo quasi
preoccupando del fatto che lui non avesse ancora fatto nulla per
dimostrarmi che era un neonato, e non un vampiro millenario. Oltre agli
occhi, dorati ma con ancora delle striature rosse che lo rendevano
talmente affascinante da farmi perdere la testa ogni volta.
Eppure, in quel momento erano così neri che mi innestarono
un
moto di inquietudine, e subito aggrottai le sopracciglia, mentre il
lieve taglio si rimarginava alla velocità della luce.
- Amore, ma tu... Emm, perchè non me lo hai detto? -
Abbassò lo sguardo, fino ad arrivare ai suoi piedi, e non
replicò. Così, gli sollevai il viso e mi misi
sulle punte
per poterlo guardare dritto nelle pupille, dilatate.
- Ne vuoi un po'? - Le sue iridi si accesero, e il suo corpo
s'irrigidì appena, mentre io mi avviai velocemente verso il
frigo, presi quattro o cinque sacche e gliele portai, osservando come
le
svuotava senza freni. Ne tenevo sempre una scorta, per le emergenze, e
ovviamente era animale.
I suoi denti, ora
perfettamente in
mostra, erano affilati e sporchi di rosso, e la sua espressione beata,
quella che avevo visto anche prima quando eravamo l'uno fra le braccia
dell'altro, mi fece riscaldare dentro, sebbene fra le mani avesse
ciò che ci rendeva dei mostri, degli assassini.
Mi avvicinai
nuovamente a lui, gli
posai una mano sulla guancia e lui, quasi con irruenza, mi
baciò
passionalmente e mi sporcò le labbra di sangue, che provvidi
subito a ripulire aiutata anche da lui, stringendomi fra
le sue braccia.
- Grazie piccola. -
Gli sorrisi e
mi ripresi le sacche, lanciandole dentro al cestino della pattumiera
con una precisione che mi apparteneva da sempre, poi lo presi per mano
e gliela strinsi dolcemente, ricambiata subito.
- Che ti va di fare ora? Dobbiamo concludere la nostra prima giornata
insieme nel migliore dei modi! - Lo guardai e lui mi
accarezzò i
capelli dolcemente, con un sorriso stampato in faccia.
- Quello che vuoi tu, principessa, a me va bene tutto. - Avvolse un
braccio attorno alle mie spalle e mi stampò un bacio sulla
fronte.
- Possiamo fare una passeggiata insieme, qui attorno c'è una
spiaggia bellissima e mi piacerebbe moltissimo andarci con te. -
Scoppiò a ridere ed annuì, prendendo le chiavi di
casa,
una giacca inutile e sollevandomi, facendo ridere anche me.
- Emm ma che fai? - Mi aggrappai al suo collo e vi affondai il viso,
lui chiuse la porta dietro di noi e si incamminò verso il
sentiero che gli indicai.
- Voglio portartici così, permettimelo Rose. - La sua voce
dolce
raggiunse le mie orecchie, e se fossi stata umana sarei arrossita
all'impazzata, era veramente tenero.
- Ma non ti peso, Emm? - La sua ennesima fragorosa risata si espanse in
tutto il circondario, fra gli alberi maestosi e la notte ormai alta nel
cielo.
- Tu? Pesarmi? Sei così leggera che ho paura di spezzarti
solo
sfiorandoti appena, tesoro! - Mi lasciai andare, quindi, fra le sue
braccia, guardando davanti a me per indicargli la strada e, di
sfuggita, osservavo il suo viso, rilassato e sereno, che mi trasmetteva
una gioia interiore tale da farmi gongolare ad ogni suo passo.
- Però dobbiamo farla pagare a quegli infami che
consideriamo
famiglia, Emm... Non credi anche tu? - Lui sorrise divertito e mi
strinse dolcemente, poi scosse la testa.
- Se non ci avessero lasciati soli, probabilmente saremmo ancora ad
insultarci e a soffrire, e io non saprei che tu, la donna a cui penso
da tempo ormai, provi qualcosa per me. - Mi sporsi e lo baciai
dolcemente sulle labbra, approfondendo il bacio e costringendolo a
fermarsi per un istante.
- Sì, hai ragione anche tu... Però voglio farli
restare
col fiato sospeso almeno per un po'. - Appena pronunciai quelle parole,
il telefono nella tasca posteriore dei miei pantaloni vibrò,
facendomi spalancare gli occhi, quindi lo
afferrai, e risposi alla chiamata di Edward.
- Ciao Ed... Com'è andata dici? Beh, fatti solo dire che
appena
ti prendo ti faccio passare la voglia di farmi un altro scherzo del
genere, e come a te lo farò anche a tutti gli altri! Come
hai
potuto lasciarmi da sola in casa con quell'idiota? - Feci l'occhiolino
a Emmett, che subito comprese e rimase in silenzio ad ascoltarmi.
- Per il mio bene? Avresti dovuto tenerlo lontano da me almeno un
miglio, se avessi voluto il meglio per me! Lo sai, non lo sopporto e
lui non può vedermi, davvero credevate tutti quanti che fra
noi
due ci fosse qualcosa? No ma dico, ti pare possibile? - Mentre dicevo
quello, stringevo sempre più la presa su Emmett, che mi
sorrideva, apprezzando probabilmente il mio modo impeccabile di
recitare, e continuai.
- No Edward, sai perfettamente che ciò che penso non conta!
Se
io pensassi continuamente a te tutto il giorno, cosa significherebbe?
Che ti amo? No, direi proprio di no, testa di legno! Sì, va
bene, pur di allontanarmi da questo energumeno mononeurone vi raggiungo
anche a casa dei lupi... - Chiusi la chiamata, e subito guardai il
ragazzo meraviglioso che mi teneva fra le braccia dispiaciuta.
- Scusa se ho detto così, non sarei risultata credibile
altrimenti. - Scosse la testa ridacchiando, appoggiandomi contro un
albero e baciandomi nuovamente, io feci scontrare i nostri bacini,
potendo sentire perfettamente il mio effetto su di lui, e ci staccammo
pochi minuti dopo, presi da un moto d'esultanza improvviso.
- Quindi dobbiamo andare da Jacob? - Le sue labbra, sul mio collo,
solleticarono la mia pelle gelida, e la mia schiena fu percorsa da un
brivido.
- Ebbene sì, mi chiedo come facciano a puzzare
così
tanto... - La mia smorfia di disgusto lo divertì, e un mio
colpetto contro il petto ancora di più.
- Dobbiamo dividerci prima di arrivare lì allora, o ci
beccheranno in flagrante. - Mi afferrò per mano e
ricominciammo
a camminare, lo guardai ed annuii.
- Io entro dalla porta per prima, tu fatti un giro nei dintorni e mi
raccomando, bevi ancora qualcosa, mi sembri ancora abbastanza
assetato... - Giocherellai con una ciocca di capelli nella coda con le
dita libere, mentre sul suo viso un sorriso raggiante fece capolino.
- Amore, non preoccuparti troppo, cercherò di prendere
qualcosa... Ma dovrò farlo prima di superare il confine, che
è esattamente lì. - Indicammo a tempo la linea
immaginaria che segnava il territorio dei Cullen, ovvero il nostro, e
quello dei Quileute.
- Poi fingerai di entrare quasi per sbaglio, come se stessi cercando un
posto in cui non mi avresti trovata di sicuro... - I rami degli alberi
mi sfioravano le braccia e le solleticavano, ma non vi diedi peso.
- E ti troverò lì, a fissarmi incredula per
qualche
secondo, per lasciarli in attesa e in ansia... - Si bloccò
di
colpo, fiutando l'aria attorno a noi, e con lo sguardo improvvisamente
nero si avventò su un cervo incauto che, a dispetto di
tutti, si
aggirava nei dintorni brucando le foglioline da terra.
E pochi istanti dopo, la carcassa dell'animale prosciugata ricadde
rovinosamente a terra, con un tonfo sordo, dalle mani di Emmett. In
pochi passi fui di fronte a lui, aveva le labbra sporche e ansimava,
mentre lo sguardo acceso era immerso nel mio, calmo e sereno.
Le sue dita tremavano appena, e io le presi fra le mie aggrottando le
sopracciglia e avvicinandolo a me.
- Che cosa succede, Emm? - Lui strinse la presa sulle mie dita e
sospirò a lungo, come sconsolato.
- Ho sbagliato tutto, sono un idiota. Avevi ragione prima, avrei dovuto
riflettere prima di... - Che cosa stava farneticando? Era per caso
impazzito? Gli sorrisi e ripresi a camminare, superando il cervo morto,
tenendolo per mano e cercando di infondergli allegria.
- Prima di lasciarti andare al tuo istinto di sopravvivenza? Tu da
umano prima di addentare ogni boccone a tavola stavi lì a
riflettere se era giusto o no, o mangiavi senza problemi? Non hai
sbagliato assolutamente niente Emm, anzi sei stato davvero bravissimo
in questi giorni a resistere al sangue umano, magari eri incentrato
sulla nostra situazione, questo non lo so, ma io e Jasper per i primi
anni abbiamo vissuto lontani dalla società, per evitare
stragi
di innocenti, anche se a volte ci capitava di uccidere qualcuno. -
Avevamo attraversato da qualche metro la linea di confine, e da
lì ci sarebbe stato impossibile cacciare altro, quindi
continuammo in silenzio a camminare e a guardarci teneramente, mano
nella mano.
Arrivati vicino alla casa dei lupi, ci dividemmo dopo aver chiarito un
paio di punti del nostro piano, e mi avviai da sola verso la porta
d'ingresso, dopo che lui si fu allontanato di qualche metro da me.
Bussai pesantemente, fingendo l'espressione arrabbiata migliore che
potessi fare, e attesi che qualcuno venisse ad aprire.
Quando mi ritrovai davanti Paul, appena sorpreso di vedermi, riuscii a
scansarlo ed entrai, a passo svelto e deciso.
Edward era seduto in salotto, la sua faccia disgustata e la sua
avversione a stare lì erano tali da farmi venire una voglia
matta di ridere, ma non lo feci, e anzi mi finsi davvero incavolata.
- Come hai potuto farlo Edward? Pensavo di potermi fidare di te!
Accidenti, ci conosciamo da non so quanti anni, abbiamo vissuto assieme
come fratello e sorella, e ancora non capisci quando è il
momento di scherzare o quando è quello di aiutarmi? - Il suo
sguardo si spense, mentre Bella si sedette in braccio a lui e si
rannicchiò contro il suo petto.
- Rose, noi pensavamo che voi due aveste bisogno di rimanere soli per
parlare, in realtà. - Sbuffai, ero veramente sorpresa della
mia
capacità di mentire!, e mi sedetti a gambe accavallate
accanto a
Seth, che stava guardando la scena quasi divertito.
Non replicai, pensavo che avesse capito, e infatti sviò il
discorso su argomenti futili che non mi interessavano affatto.
- Rose, potresti venire con me un attimo, per favore? - Bella si
alzò e si diresse verso il corridoio, da dove proveniva un
odore
diverso da quello dei lupi.
La seguii, e quando arrivammo nella camera da letto dei padroni di
casa, trovai una donna, sulla sedia accanto all'armadio, con una stecca
bianca in mano, e la fissava con un sorrisino stampato in volto,
sfregiato da una lunga cicatrice.
- Allora, è come penso io? - Bella le si avvicinò
e lei,
dopo un attimo di esitazione, le gettò le braccia al collo e
la
strinse forte, facendo ridere entrambe. Io rimasi in disparte,
osservandole sorridendo.
- Sono di cinque settimane, sai? - Si alzò e corse fuori
dalla
stanza, verso il salotto. Il mio viso si adombrò per un
istante,
e non sfuggì allo sguardo attento di Bella.
- Ehi, qualcosa non va? - Si avvicinò a me e
appoggiò una
mano sulla mia spalla, mentre io alzai il viso verso di lei e feci un
sorriso tirato.
- No, no. Tutto a posto, tranquilla. - Le feci cenno di raggiungere gli
altri, e rimasi ancora qualche minuto in quella stanza, che rendeva il
tutto ancora più opprimente.
Mi coprii il viso con le mani, dopo aver chiuso la porta dietro di me,
e un singhiozzo uscì dalla mia bocca, facendomi tremare
appena. No, non avrei più pianto.
Bella
Il nostro piano era andato in fumo, accidenti! Rosalie ed Emmett non
avevano chiarito, anzi forse le cose erano ancora peggiorate da prima.
E allora, cosa avremmo dovuto escogitare? Quando Edward chiuse la
chiamata, mi guardò sconsolato, e io lo presi fra le braccia
stringendolo dolcemente contro il mio petto.
- Non preoccuparti Ed, riuscirò a far capire ai due testoni
che
devono smetterla di fare così, sono abbastanza tosta anche
io
sai? E conosco mio fratello, so perfettamente cos'ha in mente. Quasi
sempre, d'accordo. - La sua occhiataccia mi fece scoppiare a ridere, e
Jacob mi guardò stranito, seguito a ruota da tutti gli altri.
Non feci in tempo a replicare, che qualcuno bussò alla
porta, e
la biondona, parecchio incavolata, raggiunse Edward, accanto a me, e
cominciò ad inveirgli contro.
Allora mi alzai e mi sedetti in braccio a lui e mi rannicchiai,
cercando di fargli capire che non era colpa nostra, e che in
realtà lo avevamo fatto per loro, e basta.
Dopo qualche minuto, però, mi ricordai di Emily. Accidenti,
mi stava aspettando in camera sua! Quindi mi alzai per l'ennesima
volta, poi mi diressi verso il corridoio.
- Rose, potresti venire con me un attimo, per favore? - Camminai
lentamente verso la camera da letto dei padroni di casa, dove sapevo di
trovare Emily.
Rose mi stava seguendo, la percepivo dietro di me, e quando finalmente
entrai nella stanza, vidi Emily con il test in mano, e un sorrisino che
mi fece intuire subito.
- Allora, è come penso io? - Mi avvicinai a lei, e un attimo
dopo le sue braccia furono attorno al mio collo, sentendola stringerle.
Scoppiammo a ridere entrambe, io per la sua reazione, lei per la gioia,
probabilmente.
- Sono di cinque settimane, sai? - Non riuscii a replicare,
perchè lei già era fuori dalla stanza, e si stava
dirigendo verso il salotto, dagli altri.
Appena mi girai verso la porta, notai che Rosalie, in disparte, aveva
un'espressione adombrata sul volto, come se quello che era appena
successo l'avesse intristita improvvisamente.
- Ehi, qualcosa non va? - Accennai, posandole delicatamente una mano
sulla spalla. A volte quella ragazza mi dava delle preoccupazioni, un
attimo prima era allegra e spensierata, un attimo dopo era furiosa e
vendicatrice, quello dopo ancora era triste e sconsolata. Certo, era
molto strana, ma le volevo bene anche per quello, infondo.
Mi sorrise appena, e capii subito che mi avrebbe mentito.
- No, no. Tutto a posto, tranquilla. - Mi fece cenno di raggiungere gli
altri, e sebbene non avessi avuto la minima voglia di lasciarla sola in
quella stanza, feci finta di nulla e tornai in soggiorno, dove tutti
erano stretti attorno ad Emily, compresi i bambini, che aveva appena
annunciato la notizia. Tutti, tranne Edward e Sam, che ancora doveva
rincasare.
- Ehi, Ed. - Lo raggiunsi immediatamente, accoccolandomi fra le sue
braccia.
- Hai sentito? Emily aspetta un bambino, non sei contento per lei? -
Lui alzò le spalle, sorridendomi dolcemente.
- Sinceramente? Sì, ma non più di tanto. Insomma,
che cos'è lei per me? - Rimasi a pensarci un attimo, ed
effettivamente era così; suvvia, io ero felice per lei
perchè da come me ne aveva sempre parlato Jake, sia a me che
ad Alice in realtà, mi sembrava una ragazza gentile e
disponibile con tutti, e poi una gravidanza era sempre cosa positiva,
in ogni caso.
Quando tutti noi, nella stanza, sentimmo una chiave nella serratura, e
un attimo dopo vedemmo arrivare Sam tutto trafelato e, a giudicare dai
gesti innaturali e nervosi, ansioso di sapere, capimmo che era quasi
giunto il momento di tornare a casa. Almeno, per noi vampiri era
così; infondo non avevamo risolto praticamente nulla, sempre
che quello che ci aveva detto Rosalie era verità.
- Allora, che succede? - Sam, dal canto suo, quasi non fece caso a noi
due, ancora seduti sul suo divano, e raggiunse immediatamente la moglie.
- Sam, sei pronto? Bene. Ecco, vedi... Sono incinta, tesoro. - Il lungo
bacio che si scambiarono fu così tenero che per poco i miei
occhi non divennero lucidi, facendomi quindi stringere ancora di
più ad Edward, che imitò alla perfezione l'alfa
dei licantropi, sorprendendomi.
La porta era aperta, e da lontano riuscii a scorgere Emmett, mio
fratello, arrivare con le mani in tasca, lo sguardo perso nel vuoto e
la bocca contorta in una smorfia, che pareva rabbia, come dolore.
Attendemmo, dunque, che anche lui ci raggiungesse, e appena si richiuse
la porta dietro, lo guardai in attesa che parlasse.
- Bella, lei è
qui? - Non fece caso a Jacob, che gli si era avvicinato scrupoloso, o a
tutti gli altri che lo squadravano disgustati, nè fece caso
ad Edward che cercava assiduamente di leggere i suoi pensieri, non
molto positivi se si osservava attentamente l'espressione di
quest'ultimo.
- Sì, Emmett, ma vuole rimanere sola. Non so cosa le sia
preso. Lasciala in pace, è meglio così. - Edward
mi diede man forte annuendo convinto, e lui, con un'espressione
confusa, si sedette accanto a noi, in attesa.
- Sei sicura, Bella? - Continuava a rivolgere lo sguardo verso il
corridoio, sentiva che lei era di là, ne ero più
che certa, ma non gli risposi, semplicemente posai una mano sul suo
braccio e lo costrinsi a guardare me, sorridendogli dolcemente.
- Possibile, dovete sempre finire così voi due? - Gli
sussurrai, facendo ben attenzione a non farmi sentire dai lupi.
- Bella, non cominciare. Non so cosa ti abbia detto lei, ma non
iniziare con le tue solite lavate di testa, non ne ho la minima voglia.
- Feci per replicare, ma il suono del telefono rimbombò
nella stanza, fattasi improvvisamente silenziosa. Strano, eppure fino a
un attimo prima erano tutti in subbuglio per la notizia di Emily e
l'arrivo di mio fratello...
Rispose Jacob, ormai era di casa lì, e un attimo dopo,
incerto sul da farsi, mi guardò e allungò una
mano verso di me.
- Bella, è per te. - Aggrottai la fronte, com'era possibile?
Di solito chi mi voleva, mi cercava sul cellulare, o a casa mia. Non
riuscivo a darmi una spiegazione, ma dopo che Jake scrollò
la cornetta davanti alla mia faccia per la terza volta, la afferrai e
la portai all'orecchio.
E in un momento, mi ritrovai come catapultata in un altro posto, come
in un sogno. O in un incubo.
Tutto d'un tratto, ero finita nella vecchia casa in cui vivevamo tempi
addietro, prima di conoscere la famiglia Cullen e di diventare
immortali, vampiri.
Ma c'era qualcosa di diverso, come se il tempo si fosse fermato e
avesse voluto farmi rivivere un momento passato, con la mia famiglia.
Ero sola in casa, Alice
ed Emmett erano in palestra mentre la mamma era uscita una mezz'ora per
andare a fare la spesa e incontrarsi con Louisa, una sua conoscente con
cui aveva sempre qualcosa da dire, e mi aveva raccomandata, prima di
andare, di non aprire la porta a nessuno, e di rispondere al telefono
dicendo che lei era sotto alla doccia, e che al momento non era
disponibile. Mi ricordavo tutto, era la prima volta che rimanevo in
casa da sola, e volevo assolutamente far capire ai miei genitori che di
me si potevano fidare, perchè ero una bambina brava,
diligente e soprattutto coscienziosa.
Ma ad un tratto, poco dopo aver posato i libri di scuola sul tavolo
della cucina per farli poi controllare alla mamma al suo ritorno e dopo
aver acceso la televisione, intenta a guardare i cartoni animati,
sentii suonare il telefono. Andai a rispondere, ricordandomi prima
della risposta che dovevo dare.
- Pronto, casa Swan? - Il nostro cognome era quello, nostro padre era
il capofamiglia e quindi tutti noi, escludendo i due della mamma,
avevamo quel nominativo, all'anagrafe.
- Pronto, chi parla? - La mia vocina, delicata e da bambina ancora in
piena infanzia, risuonò appena agitata, era la prima
telefonata da 'grande', dovevo fare bella figura!
- Sono la signorina Gileson, la chiamo dall'ospedale. Signora, suo
marito ha avuto un incidente, ed è ricoverato qui, non
sappiamo se riuscirà a cavarsela o meno. - Il mio cuoricino,
in quel momento, subì un lieve tonfo, eppure io non riuscii
a capire, esattamente, quelle parole. Era uno scherzo? La mia prima
telefonata, e qualcuno già pensava di potermi dire cose
cattive per farmi sbagliare?
- La mamma è sotto la doccia al momento, non può
rispondere. - Dall'altro capo del telefono, riuscii ad udire un forte
sospiro, e mi bloccai. E se la donna avesse continuato a fare domande,
cosa avrei dovuto risponderle?
- Piccola, ascoltami. Devi dire alla tua mamma che il tuo
papà, Charlie, si è fatto male e ora è
qui, all'ospedale, dove i medici gli stanno dando le cure necessarie,
ma lei deve raggiungerlo, non può rimanere da solo. Hai
capito, tesoro? - Per fortuna, in quel momento, la porta d'ingresso si
aprì, e quando vidi spuntare la mamma carica di borse della
spesa dissi, alla voce metallica del telefono, di attendere un attimo;
raggiunsi mia madre, prendendo la borsa più leggera e
posandola sul tavolo, poi la informai della telefonata in corso, e lei
si fiondò a rispondere.
Qualche minuto dopo, eppure, era in lacrime, attaccata al filo del
telefono che attorcigliò intorno al suo indice destro,
singhiozzando appena. Non capivo, perchè non la smettevano
con quelle sciocchezze? Il mio papà era al lavoro, come
avrebbe potuto farsi male? Non era al parco, nemmeno in strada o a
giocare con la palla insieme agli altri, non era in bicicletta, come
avrebbe potuto ferirsi? Eppure, pochi attimi dopo la mamma mi
afferrò malamente per mano, trascinandomi fuori verso la
macchina, e dopo aver messo in moto partì a razzo,
mettendomi paura e facendomi scoppiare a piangere. - Mamma, mammina,
perchè corri? Cosa succede, dove stiamo andando mammina? -
La mia vocina, rotta ormai dalle lacrime, non la toccò
minimamente, il suo sguardo sconvolto era fisso sulla strada, che
sembrava non finire più. La palestra, in cui Alice
frequentava un corso di danza ed Emmett uno di ginnastica, era sempre
più vicina, e quando finalmente compresi che saremmo andati
a recuperarli, le lacrime scomparvero e spuntò un sorriso,
sulle mie labbra. La mamma scese di corsa dalla macchina, portando via
le chiavi e chiudendomi dentro, e quando tornò per mano con
Alice ed Emmett, li caricò nei sedili posteriori senza
fiatare, con gesti nevrotici e ansiosi, le mani tremanti e gli occhi
sbarrati.
Partimmo un'altra volta, con tappa l'ospedale principale della
città. Percorremmo tutti i reparti, correvamo senza che
né io, né i miei fratelli potessimo comprenderne
il perchè, e quando finalmente raggiungemmo una sala bianca,
con una luce tremolante che la illuminava malamente, la mamma ci
lasciò fra le mani di un paio di infermiere che, spuntate da
una porta con l'apertura automatica, ci trattennero per un paio di ore,
facendoci giocare e distrarre da ciò che avremmo scoperto
solo il giorno dopo, noi.
- Papà è in cielo, ora, bambini miei, ma non
preoccupatevi, lui rimarrà nei nostri cuori, vi
proteggerà dall'alto e resterà accanto a noi per
sempre, come un angelo custode. - Allora non comprendevo il
perchè lui se ne fosse andato, né
perchè non volesse tornare da noi, che impazienti lo
attendevamo per giocare nella cameretta come tutte le sere, prima di
cena, e sempre più delusi non lo vedevamo arrivare, carico
di quella gioia che illuminava la famiglia felice che eravamo, e che
non saremmo stati mai più.
Mi ripresi, da quel momento di confusione mentale, e
quando mi ritrovai a casa Uley, circondata da sguardi preoccupati e
dalle mani di Edward, appoggiate appena sulle mie spalle, per poco non
scoppiai a piangere.
Al telefono, un lungo BIP mi annunciava che la linea, caduta, staccata
o mai arrivata non era più collegata a quel telefono, e
quando appoggiai la cornetta al suo posto chiusi gli occhi un'altra
volta, trattenendo le lacrime che non sarebbero comunque potute
scendere, e mi allontanai da tutti, venendo però fermata da
Emmett, preoccupato come non mai.
- Bells, che succede? - Il suo sguardo, apprensivo, scavò un
solco invisibile nel mio, nel tentativo di estorcere informazioni, ma
scossi la testa e mi allontanai, abbassando gli occhi.
- Niente, niente. - Corsi verso la camera in cui Rose, da minuti ormai,
era chiusa e, ansimando vistosamente una volta arrivataci, appoggiai la
porta allo stipite, non chiudendola del tutto.
Rosalie, fissandomi stranita, mi si avvicinò e, senza dire
nulla, mi abbracciò forte, affondando la testa nel mio collo
e permettendomi di fare lo stesso con lei. Le avrei raccontato tutto?
Angolino autrice: bene, carissimi lettori! Finalmente sono riuscita a
concludere questo capitolo, e ancora mi scusa per l'enorme ritardo.
Spero che vi sia piaciuto, se è così lasciate una
recensione per dirmi cosa ne pensate, altrimenti lasciate perdere ^^ A
presto, un bacione, Alba97.
|
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Capitolo 35 *** Passato, scherzi e... ***
Sorelle all'attacco
Salve
a tutti ragazzi! Eccoci
finalmente con un nuovo capitolo, in cui vedremo un altro mistero, e
sempre più dubbi che attagliano le nostre ragazze, e non
solo.
Sono contenta di essere arrivata fino a questo punto insieme a voi,
lettori e lettrici, mi rendete entusiasta sempre di più :')
Fra
i seguiti, i ricordati e i preferiti, non so davvero come ringraziarvi!
Siete fantastici, e per questo ho un piccolo annuncio da farvi: da un
paio di capitoli a questa parte, come spero abbiate notato, le ragazze
hanno strane visioni, e con questo intendo dire ricordi o flashback, e
partendo dal presupposto che non dirò assolutamente niente,
inizia la seconda parte della FF, la parte in cui vedremo le cose
più toccanti e dolorose, con calma.
Dopo questa premessa, vi lascio al capitolo, sperando che possiate
leggere con una diversa visione dell'insieme. La mia stessa, mi auguro!
Ahahahaha!
Buona lettura!
Alice
Jasper era semplicemente fantastico. Lo adoravo, quella sua bellezza
magnetica e assolutamente perfetta, il suo fisico scolpito ma non
troppo, a differenza di mio fratello che, per quanto potesse essere un
bellissimo ragazzo, era esageratamente muscoloso, a parer mio, e il suo
modo di fare gentile, cavalleresco ma anche sarcastico e romantico.
In parole povere, era significativamente adorabile. Non avrei potuto
chiedere di meglio, come fidanzato.
Dopo la nostra serata fantastica passata alla scuola di danza, finita
all'incirca quando la Luna era nel suo momento migliore della notte,
ovvero verso le undici e mezza, ci eravamo infilati in macchina e
avevamo girato ancora un po' per la città, animata solo da
qualche notturno alla ricerca di guai, al paio di mendicanti che non
avevano un posto fisso in cui dormire e ai malviventi che spacciavano
agli angoli bui dei quartieri più malfamati.
Era un aspetto di Forks che non avevo mai visto, infondo non avevo
avuto l'occasione di visitare tutta la città e
benchè
meno mi aspettavo di trovarmela così, con due facce ben
distinte
e separate l'una dall'altra.
Ma infondo, chi non aveva due aspetti del carattere, comprensivi di uno
che si teneva ben nascosto dalla portata degli altri? E anche dei
segreti, inconfessabili, che non sarebbero usciti dalla bocca, o dalla mente, nemmeno
sotto tortura.
Dentro all'abitacolo della Ferrari fiammeggiante di Jasper, le nostre
risate risuonavano trillanti, come suoni di campanelle in una giornata
di vento lasciate appese solamente ad un tronchetto in mezzo ad un
campo silenzioso. Melodioso e rilassante, allo stesso tempo.
- Cioè, mi stai dicendo che tu e Bella tre anni fa per
infastidire il povero Emmett lo avete minacciato? - Non riusciva quasi
a parlare dalle forti risate che faceva, e io ero praticamente piegata
in due su me stessa.
- Oh, sì! Continuava a rompere le scatole dicendo che gli
dovevamo pulire la stanza, e allora un giorno per farlo smettere gli
abbiamo risposto che lo avremmo fatto ma a modo nostro, ovvero
cambiando tutte le tende e le lenzuola, quindi lui quasi terrorizzato
ha immediatamente rimangiato tutto e non lo ha più fatto. -
Il
ricordo di Emmett ancora spaventato da ciò che avremmo
potuto
fare era vivido nella mia mente, e ogni volta mi faceva sghignazzare
per dei minuti interi, ricevendo come risposta un'occhiataccia truce
dal mio caro fratellone.
Jasper scosse la testa, riuscendo a calmare le intense risa divertite,
e quando finalmente fu rilassato alla guida, lo guardai e appoggiai una
mano sulla sua spalla, attirando la sua attenzione.
- Secondo te, com'è andata? - Ero curiosa, molto, di sapere
come, e se, Rosalie ed Emmett avessero risolto il loro equivoco stupido
e infantile, ma non potevamo ancora sapere, e Jasper aveva fatto di
tutto per evitarmi visioni su di loro, anche se gran parte dell'impegno
era mio.
Lui alzò le spalle, facendosi improvvisamente serio. - Beh,
io
spero vivamente che siano riusciti a capirsi, in maniera civile e
tranquilla, abbiamo passato troppe cose per poterci permettere altri
problemi nel campo dell'amore e delle relazioni. Anche se spero che sia
andata bene. A differenza di altri... - Il suo tono di voce
si fece più duro, e io aggrottai le sopracciglia, facendo
quasi spuntare la ruga della curiosità, come la chiamava
spesso
la mamma, guardandolo confusa.
- Che cosa intendi con questo, Jazz? C'è qualche problema? -
Non
avevo dubbi che sulla nostra relazione ci potessero essere dei drammi o
dei dilemmi da risolvere, ma avrei voluto aiutarlo con i tarli che, da
quanto avevo capito del suo breve discorso di qualche istante prima,
continuavano ad attanagliarlo da tempo. E lo stesso per sua sorella.
- Beh, Alice, se hai tempo e voglia di ascoltarti, ho il forte
desiderio di essere sincero con te, e raccontarti la mia storia, triste
da una parte, ma pur sempre vissuta in maniera... - Si interruppe, e
vidi che non riusciva a trovare il termine adatto.
- Bizzarra, forse. - Annuì con sè stesso, poi
spostò lo sguardo, incantevole, su di me e sorrise. Gli
accarezzai un braccio, abbassando appena il capo.
- Credi che io non abbia tempo per starti ad ascoltare? Sono qui con
te, e mi piacerebbe sapere, sì. Sarebbe interessante
scoprire
come il mio ragazzo abbia passato tutta la sua esistenza prima di
conoscermi. - Mi misi seduta comoda, sotto suo consiglio, e appoggiai
la guancia contro la testiera del sedile, osservando i suoi capelli
meravigliosi.
- Beh, diciamo che la mia vita è stata abbastanza normale
fino
ai quindici anni, il periodo in cui decisi di intraprendere la carriera
di soldato per partecipare alla guerra civile. Riuscii ad arruolarmi
solo ai sedici anni, ed era il lontano 1859. - Rise, per breve tempo,
scuotendo la testa l'ennesima volta. - Sono abbastanza vecchiotto, ne
sono consapevole. - La mia occhiataccia lo fece tacere, ma poi gli feci
cenno di continuare.
- Avevo una grande passione per l'arte della guerra e del
combattimento, sapevo andare a cavallo perfettamente e, lentamente,
sono passato da soldato semplice a generale. Tutti i miei compagni
avevano un forte rispetto nei miei confronti, ricambiato ovviamente, ed
eravamo uniti, sebbene le condizioni di vita non fossero le migliori e
non ci fosse stato da rimanere tranquilli a lungo. -
Rallentò la
macchina, e solo allora mi accorsi che eravamo tornati a casa, ad una
velocità abbastanza stabile e non molto elevata. Mi
scortò fuori dall'auto, come un vero gentiluomo, e dopo
avermi
presa per mano mi condusse verso l'ingresso, e successivamente in
salotto, sul divano precisamente.
- Alla fine della guerra, quando compii esattamente vent'anni, decisi
di tornare a casa dalla mia famiglia, perchè dalle numerose
lettere che avevo ricevuto avevo scoperto che la mia sorellina,
Rosalie, era dapprima venuta al mondo e poi cresciuta sana e robusta. -
Dunque, lui era più grande di parecchi anni di Rose? Si
sedette
accanto a me, e allungò un braccio sulle sue spalle fino a
farmi
aderire completamente al suo fianco, come per proteggermi.
- Ero curioso di incontrarla, avevo anche un fratello che era nato
prima di lei, e avrebbe avuto esattamente sette anni, ma purtroppo
morì di cause sconosciute poco prima della nascita di Rose.
Durante il mio viaggio di ritorno, però, forse a causa del
mio
essere ingenuo di fronte alle cose semplici, o non so
perchè, mi
sono imbattuto in coloro che mi avrebbero regalato
l'immortalità. Ad un alto prezzo. - Il suo sguardo si
indurì, e la sua bocca si contrasse in una smorfia di
ribrezzo,
data dal ricordo che stava per raccontarmi, evidentemente.
- Era sera, ed io stavo cavalcando in solitudine nelle vicinanze di un
villaggio, a Sud. - Strinse la mia mano, dopo aver notato la mia
espressione incuriosita.
- Da lontano, scorsi tre donne, vestite con abiti succinti e vagamente
particolari, come usava allora per le nomadi. Si stavano guardando
attorno, e mi sembravano impaurite, così il mio istinto di
cavaliere mi suggerì di avvicinarle per chiedere loro se ci
fosse stato qualcosa che le preoccupasse. - Un tuono, in lontananza.
Guardammo entrambi fuori, in silenzio, ma oltre agli ululati lontani,
tutto silenzio attorno a noi.
- Ma quando scesi, commisi l'errore più grande della mia
vita,
Alice. Mi abbindolarono, facendomi credere che poco più in
là ci fosse stato un uomo in pericolo, e che avrei dovuto
aiutarlo, essendo un soldato. Ovviamente le seguii, fin dentro alla
foresta, ma quando fummo isolati dagli altri, fu la fine per me. -
Intuii, dal modo in cui tese i muscoli del braccio con cui era
appoggiato a me, che la cosa gli creava ancora molti fastidi.
- Ti hanno trasformato subito, Jazz? - Inclinai la testa verso di lui e
gli sorrisi, cercavo di trattenere la gelosia per me, o l'avrebbe
sentita subito.
- Poco dopo, prima Maria, il capo del clan, mi ha sedotto, facendomi
credere chissà cosa, i ricordi cominciano a svanire e alcuni
momenti li ho rimossi volontariamente. Una settimana dopo, facevo parte
del suo esercito, che avrebbe dovuto aiutarla nella lotta contro il
dominio del territorio che, da anni, si teneva fra i nomadi di quelle
terre. Fui costretto ad addestrare vampiri neonati, nella lotta e nella
resistenza al sangue umano, anche se poi ero il primo a commettere
stragi al momento della caccia. - Scosse la testa, e solo allora mi
accorsi che i suoi occhi erano velati da una patina che li rendevano
tristi, e anche pieni di rancore.
Mi alzai e lo guardai in viso, accarezzandogli delicatamente i capelli.
Possibile che lui dovesse farsi tutti quei problemi?
- Jasper Hale, ascoltami attentamente. Non dovrei nemmeno fartelo io
questo discorso, da vampira neonata quale sono, ma visto che ci sono
solo io e nessun'altro ha appena ascoltato le tue parole, non mi dai
altra scelta. Uno degli istinti primordiali che ci caratterizzano, come
mi hai detto tu tempo fa, è la sete di sangue umano. Eri
giovane, come lo sei tutt'ora, ed eri costretto ad una vita difficile,
da quello che ho potuto capire. E poi, quella Maria... - La mia voce
raggiunse un'ottava superiore, e cercai di darmi un contegno,
perchè il solo sentir nominare quella donna, sicuramente
molto
più bella e formosa di me, mi dava un nervoso incredibile.
- E' stata lei a ridurti così, non darti colpe per cose che
non
hai voluto fare veramente, tesoro mio. - Mi sorrise appena, poi si
allungò per baciarmi e ritrascinò sul divano,
prendendomi
fra le sue braccia possenti.
- Sei fantastica, Alice, e riesci a farmi sentire un uomo migliore. -
Mi sorrise, rimanendo sulle labbra, e accarezzò appena la
mia
schiena, e io gli stampai un bacio sul naso.
- Tu sei perfetto, amore, fidati di me! - Annuii convinta, e lui per
ripicca mi fece un buffetto sulla guancia, sorridendo.
- Solo che, tornando al discorso di prima, su mia sorella e tuo
fratello, sono veramente curioso di sapere se hanno combinato qualcosa.
Secondo te, hanno...? - Mi guardò
con aria complice, e io scoppiai a ridere non appena vidi la sua
espressione.
- Jasper! Ma sono domande da farmi? - Rise assieme a me, mentre fuori
qualche tuono cominciava a farsi strada nel cielo silenzioso.
- Beh, non l'hai detto anche tu prima, di essere curiosa? - Mi guardo
muovendo l'indice verso di me, e scoppiammo a ridere più
forte,
quasi non riuscivo a smettere.
- Sì, ma non vado a pensare subito a... - Mi interruppi, e
se
fossi stata umana sarei arrossita fino alla punta dei capelli. Lui mi
baciò dolcemente, sorridendo sulle mie labbra,
poichè
aveva percepito il mio imbarazzo.
Ma prima che potesse rispondere, sentimmo la porta aprirsi, e quattro
vampiri a noi molto conosciuti fecero il loro ingresso trionfale, in
silenzio.
Bella e Rose subito corsero verso di noi, e mi fecero cenno che
qualcosa era successo, e che dovevamo parlare.
- Oh piccioncini, cosa stavate facendo sopra a questo divano, eh? -
Emmett, raggiunto da Edward un istante dopo, sorrise malizioso in
direzione nostra, e io gli lanciai dietro un cuscino, facendo ridere
tutti. - Vedi di fare silenzio, scimmione! Piuttosto, voi due? - Si
zittì immediatamente, e il suo sorriso scomparve, mentre il
suo
sguardo cadde su Rosalie, che aveva girato i tacchi ed era quasi corsa
su dalle scale, nervosa. Possibile che fosse andata così
male?
- Ok, tasto dolente, come non detto. - Bella mi prese per mano e
seguimmo la bionda su di sopra, chiudendoci la porta di camera sua
dietro.
Rose era appoggiata con i gomiti al davanzale, la testa china e i
lunghi capelli che ricadevano sul marmo freddo che le coprivano il
volto.
- Ehi, tesoro? - Ci avvicinammo, Bells da una parte e io dall'altra, ma
lei non si mosse, come se fosse stata una statua.
- Sì? - Sussurrò, un paio di minuti dopo,
successivamente ad un silenzio quasi imbarazzante.
- E' stato così terribile con Emmett? - Bella le
scostò i
capelli per guardarla bene in viso, e sgranò gli occhi. Rose
stava ridendo, sotto ai baffi!
- Terribile? Beh, direi che questo... - Si avvicinò al letto
e
prese il lenzuolo, che solo in quel momento vedemmo disfatto e mezzo a
terra, con i cuscini ridotti a pezzi e la testiera rigata, se non quasi
rotta in due.
- Non è proprio così male. - Ci porse il panno, e
appena
sentimmo l'odore di nostro fratello, una smorfia disgustata
spuntò sulle nostre labbra.
- ROSALIE! - Urlammo entrambe, e lei scoppiò a ridere,
tenendosi la pancia e asciugandosi le finte lacrime.
- Che c'è? Siete due maliziose che pensate subito male! -
Scrollando i capelli, si riprese il lenzuolo e lo infilò nel
cestone della biancheria sporca, continuando a ridere.
- Quindi a casa di Jacob era tutta una finta?! - Annuì,
sorridendo innocente, mentre io ero confusa. Erano andati da Jake,
senza dirmi niente? E soprattutto, perchè lo avevano fatto,
se
sia Edward che Rosalie non sopportavano i lupi, e tanto meno il loro
odore ripugnante? La mia faccia quasi alterata le fece riflettere un
attimo.
- Al, non ti abbiamo detto di raggiungerci perchè sappiamo
perfettamente quando Jasper voglia passare ogni momento con te come se
fosse l'ultimo, ci tiene davvero alla vostra relazione, e non vuole
perdere nemmeno un istante di tempo disponibile. - I miei occhi a
cuoricino le fecero scoppiare a ridere, quindi io mi mossi velocemente
verso il soggiorno, facendo con un balzo tutte le scale.
I ragazzi erano seduti sul divano a guardare la partita, ma non mi
importava, perchè mi fiondai subito sopra Jasper e lo baciai
con passione, sorprendendolo.
Lui mi strinse a sè, delicatamente, senza staccarsi da me e
anzi, approfondendo il nostro bacio, e in replica ricevemmo un paio di
schiarite di voce dai due seduti accanto a noi.
Mi allontanai un attimo dalle labbra di Jazz, fissando i miei fratelli
contrariata.
- Fate silenzio voi due, le ragazze mi hanno raccontato tutto. E quando
dico tutto, intendo proprio tutto.
- Emmett ammutolì, mentre Edward si girò
dall'altra parte incrociando le gambe con fare indifferente, anche se
sapevo perfettamente che non lo era affatto.
Ma, un urlo agghiacciante su di sopra, ci fece ammutolire, e senza
nemmeno aver avuto il tempo di capire perchè Rosalie avesse
urlato, la vedemmo scendere come una furia, seguita da una Bella che
tentava di calmarla inutilmente.
- Rose, ti prego, non fare così! - Lei la guardò
con uno sguardo omicida, e Bella terrorizzata si rifugiò fra
le braccia di Edward.
- Io ti uccido! - La sua voce bassa e minacciosa, rivolta verso Jasper,
mi diede i brividi e mi rintanai dietro Emmett, che si era alzato e
tentava di avvicinarsi a Rose, cambiando idea alle sue parole.
- Che cosa ho fatto, adesso?!* - Alzò le mani come segno di
resa, e lei per ripicca gli lanciò un medaglione al petto,
con tale violenza da produrre un boato.
Lui si alzò e le ringhiò contro, facendo animare
anche Emmett.
- Sei diventata tutta scema, Rosalinda?!* - Afferrò il
medaglione da terra, e lo aprì. Improvvisamente,
cambiò espressione, e da furiosa divenne improvvisamente
colpevole.
- Io.. Scusa Rosalie, non pensavo. - Lei scosse la testa,
improvvisamente ferita e nuovamente con le lacrime agli occhi.
- Sai perfettamente cosa mi provoca, Jasper. Non me l'aspettavo da te.
Ci vediamo a scuola. - E detto questo, si avviò verso la
porta e infilò la giacca, girandosi verso Emmett e
facendogli cenno di seguirla.
Lui lo fece, dopo aver baciato me e Bella sulla guancia, e si
dileguarono velocemente.
Jasper allungò un braccio verso di me, e subito lo
abbracciai dolcemente, accarezzandogli i capelli. - Posso vederlo,
Jazz? - Lui annuì, e mi porse il medaglione.
Lo aprii, e sbiancai.
Il medaglione
Angolino autrice: Bene, finalmente ce l'abbiamo fatta ahahaha allora,
vi è piaciuto? Spero di sì, dai! Mi raccomando,
recensite numerosi! A presto, Alba97.
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Capitolo 36 *** Avviso. ***
Ok ragazze, volevo avvisarvi che sfortunatamente devo interrompere temporaneamente il continuo di questa FF per mancata ispirazione, sono dispiaciuta ma non voglio lasciarvi a secco per tempo senza dirvelo, spero vogliate dare un'occhiata alle mie altre FF, 'They will be in love..' e 'Chi l'avrebbe mai detto?', un bacione, a presto, Alba97. |
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