Le conseguenze dell'amore

di Ranpyon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nuova pagina 1

Ciao a tutti i miei lettori!! Sono di nuovo qui, con altre idee da propinarvi e non esiterò a sottoporvele tutte!!
Sono tornata con una nuova Kisshu/Ichigo dato che “Siamo nemici ma il destino ci ha voluto amanti” sta avendo molto successo!

Per ora pubblicherò questo primo capitolo di questa storia.

Diciamo che è una piccola introduzione per mostrarvi ciò che succederà nella storia, in modo che possiate avere un’idea di ciò che vi aspetta (sembra una minaccia… O_O)…

Purtroppo però dovrete aspettare un po’ perché io possa aggiornarla, perché preferisco prima concludere una delle ff che sto pubblicando ora…

Beh, vi lascio al 1° capitolo di “Le conseguenze dell’amore”!

Aspetto di sapere cosa ne pensate!!

Un bacione
Ranpyon

 

Le conseguenze dell’amore

 

 

- Capitolo 1 -

 

Notte.

Nel cielo, limpido e terso, solo la pallida luce della luna che rifletteva la sua ombra sul freddo asfalto delle strade affollate.

Notte.

Una ragazza triste, sola, amareggiata e delusa dalla vita.

Quella cosa per cui si deve essere grati e che ora, invece, era diventata la sua principale fonte di dolore.

Camminava ormai da un paio d’ore con le mani nelle tasche del cappotto che la riparava dal freddo, indifferente a chi le stava intorno e a chiunque le rivolgesse la parola per un qualunque motivo.

Intorno a lei, gente allegra che passeggiava e si fermava ad ammirare le strade addobbate per l’occasione.

Natale.

Quella festività che portava gioia e allegria in ogni casa.

Quella festività che portava gli esseri umani a decorare gli alberi, le strade e persino a costruire cittadine in miniature chiamate presepi.

Perché accadeva tutto quello?

Perché il mondo non aveva smesso di vivere nello stesso istante in cui lo aveva fatto lei?

Perché tutto continuava a scorrere normalmente e la gente intorno a lei sorrideva spensierata, mentre l’unica cosa che riusciva a fare il suo cuore era gridare?

Si fermò in mezzo alla strada, alzando lo sguardo verso l’immensa cattedrale di fronte a lei.

Puntò lo sguardo sull’orologio posto al centro della costruzione e aguzzò la vista.

Le undici e cinquantacinque.

Mancavano cinque minuti a mezzanotte.

Al 25 Dicembre.

Indifferente, scoccò un’occhiataccia alla struttura e si voltò scocciata, incamminandosi.

Il Natale…? Neanche quello aveva più importanza ormai.

Tutto era diventato inutile, da quando…

Accelerò il passo cercando di cancellare quel ricordo dalla sua mente.

Ma credeva davvero di poter cancellare così facilmente una parte della sua vita?

Era impossibile, lo sapeva fin troppo bene.

Quante volte, inutilmente, ci aveva provato…

Quante volte si era detta che, se le cose fossero andate diversamente fin dall’inizio, lei non si sarebbe trovata lì…

Non sarebbe stata sola…

Non sarebbe stata abbandonata dall’unica persona che contava davvero per lei, e per la quale non aveva esitato a mentire, a tradire, a far soffrire chi le stava intorno…

Scosse la testa abbassandola di scatto, fissando i piedi che, trascinandosi, la stavano portando in chissà quale posto…

Non se la sentiva di tornare a casa.

Non voleva tornare lì per poi doversi chiudere in camera per non ascoltare le lamentele di suo padre e le ramanzine di sua madre.

Era stanca.

Era stanca di tutto.

Di dover continuare a vivere mentre lui aveva smesso di farlo già da qualche giorno…

Di doversi comportare normalmente, facendo finta che niente fosse successo…

Di andare avanti…

Sospirò tristemente tirando le mani fuori dalle tasche. Se le portò alla bocca, alitandoci sopra per riscaldarsele, dato che il cappotto non stava affatto compiendo il suo lavoro.

Le strofinò tra loro facendole solo arrossare un po’ e se le riportò in tasca, scocciata.

Si guardò intorno.

Il parco Inohara…?

Quel parco le aveva regalato tantissimi ricordi.

Ricordi belli, brutti, tristi, dolorosi, felici, spensierati… Ma l’ultimo era stato il più doloroso di tutti.

Deglutendo, accelerò il passo e si inoltrò nel fitto bosco, sicuramente deserto a causa del freddo. Camminò per qualche centinaio di metri, mentre, da lontano, sentiva il rintocco delle campane che segnavano l’arrivo della mezzanotte, e quindi del Natale.

Si bloccò e sorrise amaramente.

 

“A quella cosa che hai detto tu… La festa… Il Natale, o come diavolo si chiama…! Andremo io e te, alla cattedrale, a sentire quelle cose che suonano!!”

“Si chiamano campane, Kisshu…”

“Sì, sì, proprio quelle!”

 

Senza che se ne rendesse conto, una lacrima le scivolò lungo una guancia e lei la lasciò scendere.

Le sfiorò le labbra per poi depositarsi sul suo mento…

E cadde a terra.

Ichigo sgranò gli occhi e fissò il suolo sotto di lei.

“Sto… sto piangendo…?” si chiese portandosi una mano sotto l’occhio e raccogliendo un’altra lacrima, che inesorabile, era nata.

Si portò il dito sulle labbra, poggiandole sopra lievemente.

Quante volte aveva sentito il sapore amaro di quelle lacrime…

Quante ne aveva versate per lui in passato… E quante ne avrebbe versate ancora?

Riprese di nuovo a camminare inoltrandosi ancora di più nel bosco. Ormai il suono delle campane non era più udibile e questo fu fonte di un leggero sollievo per lei…

Non voleva sentirsi ricordare quella promessa che non era stata mantenuta. Si guardò intorno, sempre continuando a camminare, spaesata.

Forse si era persa… Si fermò ad osservare il panorama circostante, notando con rammarico che non si trattava altro che di alberi.

Alberi e alberi per centinaia di metri. Aguzzò la vista, sicura che fosse da quelle parti, ma forse trovarlo di notte sarebbe stato impossibile.

Inutile tentare, con il cuore in gola si voltò e ritornò sui suoi passi, pensando all’imminente terzo grado che i suoi genitori le avrebbero fatto vedendola rincasare così tardi.

Ma, come aveva sempre fatto negli ultimi tempi, se ne sarebbe fregata.

In pochi minuti si ritrovò fuori dal parco, in mezzo alla gente che, ancora, passeggiava a chiacchierava allegra in quel mondo che per lei ormai era divenuto solo un’utopia.

Ormai non ne faceva più parte.

Con passo leggero si avviò verso casa, pensando a qualche scusa convincente da raccontare.

Ma, in fondo, il silenzio avrebbe fatto più effetto di mille scuse.

Si ritrovò nella sua strada, di fronte alla porta addobbata con una ghirlanda con su scritto “Merry Christmas”.

“Merry un corno” pensò gettandole un’occhiataccia.
Estrasse dalla tasca del cappotto una chiave e la infilò nella toppa, facendola girare lentamente.

Aprì la porta che emise un leggero cigolio ed entrò sfilandosi gli stivali e poggiandoli al lato del corridoio. Si infilò le pattine e si tolse anche il cappotto, appendendolo all’attaccapanni posto vicino alla porta.

Silenziosamente, si diresse nel salotto con il respiro che man mano si faceva irregolare.

“Sono tornata” proferì facendo il suo ingresso nella stanza.

Il signore e la signora Momomiya sollevarono lo sguardo e la fissarono.

“Scusate se sono tornata tardi” disse immediatamente lei.

Sakura, sua madre, poggiò sul tavolo la rivista di cucina che stava leggendo e si avvicinò alla figlia, poggiandole una mano sulla guancia.

“Ichigo, ma sei gelata! Che ti è saltato in mente di andare in giro con questo freddo?”

“Fino a quest’ora, poi!” esclamò suo padre imitando la donna e avvicinandosi alla figlia.

Ichigo deglutì, mentre sentiva gli occhi che cominciavano a bruciarle terribilmente.

 

“Gattina, ma che ti è saltato in mente?! Lo sai che qui la temperatura è sottozero! Andare in giro con questo freddo…! Certo che vuoi esseri umani siete proprio strani… Masochisti, oserei dire…!”

 

“I-Ichigo…?” la donna, sempre più preoccupata, si voltò verso il marito.

“Shintaro, un fazzoletto, presto” esclamò indicando un mobile posto al lato del salone.

L’uomo obbedì e in un secondo Ichigo sentì sul suo viso una stoffa morbida che le asciugava le lacrime.

Stava piangendo di nuovo…?

 

“Non devi piangere!”
“Ma…”

“No, niente ma, micetta…! Non devi piangere, punto e basta!”

 

“…BASTA!” urlò scattando all’indietro, stanca di tutta quella situazione.

“NON VOGLIO QUESTO GENERE DI PREMURE!! NON VOGLIO NIENTE! NON LE MERITO, PERCHÉ NON HO FATTO NIENTE PER SALVARE LUI!” continuò sempre gridando, rivolta al fantasma di quello che ormai era divenuto il passato.

Si allontanò correndo, lasciando i suoi genitori che si lanciavano occhiate preoccupati.

Loro non sapevano. Non potevano sapere cos’era successo ad Ichigo e forse era meglio per loro non sapere niente.

Si diresse al piano di sopra, entrando nella sua stanza e sbattendo la porta. Lasciò la luce spenta e si gettò sul letto.

“Dannazione… Dannazione…” esclamò affondando la testa nel cuscino.

Erano giorni che la sua immagine la perseguitava.

Era ossessionata dal suo volto serio e malinconico che, anche se con parole indirette, le diceva addio, mentre tutto crollava.

Il suo mondo…

Le sue illusioni…

La sua vita…

Lui…

Era ossessionata dal senso di colpa perché non era riuscita a salvarlo…

Non era riuscita a salvare colui che, prepotentemente e velocemente, era entrato nella sua vita, l’aveva sconvolta, e altrettanto velocemente se n’era andato.

E fino ad ora non aveva mai pianto…

Lui le aveva detto di non farlo e lei era riuscita a mantenere la parola…

Ma vedere tutti che si preoccupavano per lei, che la trattavano con mille riguardi solo perché sapevano che c’era qualcosa che non andava, la faceva stare male da morire.

La faceva letteralmente morire perché lei non meritava tutto quello. Non meritava di essere compatita, aiutata, né tantomeno apprezzata.

Sì, apprezzata, perché, in fondo, quello che aveva fatto era più che giusto.

Certo, giusto per il mondo.

Ma sbagliato per lei.

E forse anche per lui.

Singhiozzò, premendo il viso contro il cuscino e deglutendo a fatica.

Le lacrime ormai scivolavano copiose e non avevano intenzione di smettere.

E neanche lei ne aveva.

Voltò la testa di lato per poter riprendere fiato e singhiozzò di nuovo, tirando su con il naso.

 

“Tranquilla, ti raggiungerò”

“No, non se ne parla!! Io resto con te!”

“Non posso permettertelo!”

“Non sono una bambina, so fare le mie scelte!!”

“Non dico che tu non le sappia fare. Ma la maggior parte delle volte le tue scelte sono sbagliate”

“Ma…”
”Ti amo”

 

Singhiozzò di nuovo, mentre la sua mente era ormai completamente affollata dai ricordi del passato…

E il suo cuore gridava.

 

“E’ inutile che piangi… Le tue lacrime non lo faranno tornare…”

 

 

*** To be continued ***



 

 

Oddio, beh, come primo capitolo è una tragedia greca…

E ascoltare Tiziano Ferro mentre lo si legge, o lo si scrive nel mio caso, non è la cosa migliore ç_ç

Comunque… Lo so, è triste!

Questo praticamente sarebbe l’ultima capitolo di questa ff.. Cioè, tutta la storia sarà un flash back da ricondurre a questo capitolo!

Spero che vi sia piaciuto e che l’angoscia non sia stata troppo, perché devo ammetterlo, ma questo forse è uno dei capitoli più tristi che ho scritto finora.

Quindi beh… commentate e ci vediamo al prossimo aggiornamento, sperando che il blocco dello scrittore non si impossessi di me all’improvviso!

Un bacio

Ranpyon

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

 

-         Capitolo 2 -

 

E’ incredibile come undici mesi, che non sono altro che una piccolissima parte della nostra esistenza, possano sconvolgerci la vita.

Difficile da pensare che, ora come ora, in un mondo pieno di gente egoista che non fa mai nulla senza un tornaconto personale, possano esistere persone capaci di aiutare gli altri per semplice senso del dovere.

Nessuna costrizione.

Nessun obbligo.

Solo loro.

Le Tokyo MewMew, le paladine della giustizia che avevano salvato la terra dagli innumerevoli attacchi degli alieni, nemici acerrimi del pianeta azzurro.

Ormai era passato un anno e mezzo dall’inizio dello scontro. Tutto era stato impossibile da sopportare, difficile da sostenere, per niente facile da comprendere.

Era stato stupido e inutile portare avanti una guerra che, come tutte, aveva condotto solo alla distruzione e alla morte.

Ma qui si parla di magia.

Di poteri nati dal nulla.

Di alieni venuti dallo spazio.

Quindi tutto è possibile, no?

E infatti è successo l’impossibile, quello che ogni scienziato avrebbe di sicuro confutato, pronto a metterci persino la mano sul fuoco.

Solo lui, Ryo Shirogane, aveva creduto in quella piccola fiamma chiamata speranza, che aiuta la gente a guardare avanti anche quando ormai la situazione sembra critica e senza vie di uscita.

Lui ci aveva creduto e aveva prescelto cinque ragazze.

Cinque ragazze che avrebbero rappresentato la speranza sua e di quella dell’intero pianeta.

Ichigo. Minto. Retasu. Purin. Zakuro.

Le Tokyo MewMew, pronte a difendere a spada tratta chiunque da chiunque.

Ed ora che la battaglia si era conclusa, le ragazze avevano riposto le armi al chiodo, come si suol dire, e avevano ricominciato a vivere la loro vita semplicemente, tra amori, scuola e divertimento. Ma una cosa le aveva tenute legate ai loro ricordi: quel Caffè. Quel piccolo locale rosa confetto, palcoscenico di centinaia di avventure, riunioni e battibecchi. Quell’edificio raccoglieva in sé tutta la vita delle cinque ragazze, per non parlare di Kei e Ryo, che per la prima volta da molto tempo aveva trovato un luogo che poteva essere definito “casa”, e un gruppo di amici che ormai erano divenuti la sua “famiglia”.

Tutto era passato velocemente. Era scivolato via così, tra scontri contro i nemici e vittorie. Mai neanche una sconfitta.

Poi, alla fine, l’ultima battaglia che aveva coinvolto tutti, persino i più innocenti. Dal piccolo Taruto che, nonostante l’odio per gli umani, aveva sacrificato la propria vita schierandosi con quello che sarebbe dovuto essere suo nemico, a Pai, che aveva aiutato le MewMew proteggendole dalla forte esplosione creatasi all’interno della fortezza.

E poi c’era Kisshu.

Lui, il più valoroso, aveva lottato fino alla fine per proteggere quanto di più caro gli era rimasto.

Ichigo.

Aveva sfidato senza troppe remore il suo capo, Deep Blue, e lo aveva affrontato a viso aperto solo per amore di quella gattina che non aveva saputo dargli altro che un semplice presente.

L’aveva fatto vivere. Lo aveva fatto vivere davvero. Per la prima volta in vita sua, forse.

E, per l’alieno, morire per quella buffa ragazzina dai capelli rossi era la più grande delle gioie, perché sapeva che in fondo tutto questo era per lei. Per non vederla piangere.

Ma alla fine Ichigo aveva pianto lo stesso. Tenendo tra le braccia il corpo dell’alieno, Ichigo aveva versato quelle lacrime calde e amare che troppo spesso aveva trattenuto.

Kisshu aveva sentito il suo cuore perdere un battito, nel momento stesso in cui una lacrima di Ichigo si era infranta a terra.

Non credeva sarebbe stato possibile, ma la MewMew stava piangendo per lui…

 

“Tu… stai piangendo per me…?”

“……” Ichigo continuò a singhiozzare, mentre con la mano carezzava la guancia dell’alieno, ormai divenuta gelida.

“Ascolta… Io… devo dirti una cosa…” le sussurrò tossendo per il troppo sforzo.

Sollevò appena il busto, quel tanto che bastò per avvicinare il viso a quello di lei.

“Ti amo… Mi… cetta…

Le prese il volto tra le mani e la baciò con una tale tenerezza che Ichigo sentì il cuore scoppiarle nel petto.

“E’… stato bello… finché è durato…”

Con quell’ultima frase, Kisshu esalò il suo ultimo respiro, scivolando a terra con un lieve fruscio.

“………NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”

La rabbia e la disperazione di Ichigo avevano raggiunto livelli vertiginosi.

“…I… Ichigo…?”

Ma, proprio in quel momento, Aoyama-Kun era tornato.

Era tornato da lei.

 

Quante volte aveva sofferto pensando all’alieno che era morto per salvarla.

E lei non lo aveva neanche ringraziato.

Pensando questo, Ichigo chiuse la finestra della sua camera e si infilò sotto le coperte, reduce da una estenuante domenica passata a lavorare al Caffè.

Ormai la battaglia era finita. Kisshu era tornato sul suo pianeta con Pai e Taruto che, a detta delle altre MewMew che avevano avuto occasione di vederli, erano guariti alla perfezione grazie alla Mew Aqua.
Grazie al suo Aoyama-Kun.

E, con quel pensiero si addormentò, rendendosi conto che, in fondo, non l’aveva neanche salutato.

 

 

Pianeta Keber.

L’alba.

 

“Ancora qui?”

“Zitto, non scocciare”

“Come vuoi”

Pai si voltò scocciato dalla risposta dell’amico e si avviò verso l’interno della casa, chiudendo la porta alle sue spalle.

Kisshu, nel cortile posteriore di casa Ikisatashi, seduto a terra con la schiena poggiata ad un albero, fissava il cielo.

Quel cielo verdino (No, Kisshu non ha fatto uso di sostanze stupefacenti, tranquilli. U.U NdRanpyon), completamente diverso da quello della terra.

Il sole stava sorgendo proprio in quel momento, e sul pianeta Keber il cielo aveva la strana usanza di tingersi di verde ogni qual volta la sfera luminosa compariva nel cielo. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

Da soli cinque giorni aveva fatto ritorno sul suo pianeta insieme a Pai e Taruto, i suoi fratelli adottivi nonché compagni di battaglia.

Erano tornati vittoriosi, con la Mew Aqua che aveva reso vivibile il loro pianeta. Tutto era tornato alla normalità.

In parecchi aveva chiesto loro che fine avesse fatto Deep Blue, ma i tre alieni si limitavano a dare risposte vaghe, circa quell’argomento. Deep Blue era sempre stato visto come un capo da chiunque lo circondava, e sapere che era stato ucciso per mano di cinque ragazze sarebbe stato il massimo della vergogna.

E il massimo del disonore, per lui, Pai e Taruto, che le avevano aiutate.

Ricordava ancora quel giorno.

Il giorno in cui l’aveva vista piangere per lui.

Il giorno in cui lui era morto per salvarla.

Ma ora, incredibilmente, era lì, ancora vivo, indeciso su cosa fare della propria vita.

Ma non sapeva che il destino aveva in serbo per lui molto più di quando si aspettasse.

“Ehi! E voi che volete?!” sentì le grida del piccolo Taruto provenire dall’interno della costruzione e si alzò di scatto, allarmato.

“Che diavolo state facendo?!” stavolta la voce di Pai lo fece preoccupare veramente e corse verso l’interno della casa.

“Ma cosa…?” imprecò ad alta voce, trovandosi davanti una decina di alieni che avevano imprigionato Pai e Taruto.

“Cosa sono quelle manette?” chiese guardandosi intorno.

Un alieno dalla pelle biancastra e dai capelli brizzolati si avvicinò.

“Non vi conviene opporre resistenza”

“Siete in arresto”

Kisshu sgranò gli occhi, voltandosi verso Pai e Taruto che stavano lanciando aperte proteste contro i loro sequestratori.

“Lasciatemi andare!!” scalciò il piccoletto colpendo un paio di guardie, ma l’esito non fu molto positivo.

Con un destro ben centrato, una delle guardie lo colpì in pieno viso facendogli uscire il sangue dal naso.

“Per ordine di chi?!” domandò adirato Kisshu mentre l’alieno accanto a lui lo voltava con violenza e gli metteva le manette.

“Il popolo vuole la verità”

I tre capirono subito ciò che significava quella frase.

Avrebbero dovuto svelare la verità sulla scomparsa di Deep Blue.
Rassegnati, anche perché impossibilitati a ribattere a causa dell’inferiorità numerica, Kisshu, Pai e Taruto seguirono silenziosamente i loro sequestratori nella piazza principale della città.

“Mai vista tanta gente tutta insieme” ironizzò Kisshu gettando un’occhiata a coloro che li circondavano. Sembrava che tutto il pianeta Keber fosse lì per loro.

“Allora. Senza troppi giri di parole” proferì un alieno molto alto con i capelli legati in una coda bassa che ricadeva sulla schiena.

“Non avete voluto fornirci delucidazioni, ma il popolo vuole sapere lo stesso che fine ha fatto Deep Blue”

Taruto, spaventato dalla situazione, deglutì a fatica.

“Non siamo tenuti a rispondere” proferì Kisshu voltandosi verso l’alieno.

“Abbiamo salvato questo pianeta. Non vi accontentate?” chiese con tono sfrontato.

“Vogliamo sapere!” urlò un uomo, indistinguibile nella folla.

In pochi secondi, si scatenò un tumulto.

“Dobbiamo parlare” mormorò Taruto rivolto a Pai, che lo fissò come se fosse impazzito.

“Taruto! Che diavolo stai dicendo?! Lo sai che non possiamo!” ringhiò a denti stretti.

“E non solo per l’onore” proferì Kisshu voltandosi a fissare i due.

“ABBIAMO AIUTATO LE MEWMEW AD UCCIDERE DEEP BLUE!!” esclamò l’alieno dagli occhi ambra attirando l’attenzione di tutti i presenti.

Pai e Taruto lo fissarono spaventati.

“Questo equivale a un tradimento” proferì l’alieno di fronte a loro, fissandoli sprezzante.

“E tradire il nostro popolo significa la morte. Portateli in prigione!!”

Le guardie non persero tempo e condussero i prigionieri nella prigione del palazzo reale, costruito tempo prima per un’eventuale elezione di un nuovo sovrano.

 

“Bella mossa, Kisshu, davvero! Ora ci aspetta la forca!” esclamò Taruto girovagando per la cella con fare nervoso. Kisshu, come Pai del resto, era seduto a terra con le gambe incrociate e le braccia conserte.

Taruto si voltò verso di loro, non avendo ottenuto risposta.

“Ma non ve ne importa niente?! Quelli ci vogliono ammazzare!!” urlò ormai in preda al panico.

Non era mai stato un campione di coraggio, Taruto.

Kisshu si alzò di scatto e gli si avvicinò, afferrandolo per il colletto della maglietta.

“Stammi a sentire, moccioso. Anche se non avessimo confessato, credi che ci avrebbero lasciati andare?!” ringhiò sollevandolo da terra.

“Kisshu ha ragione, Taruto. Non c’era altro da fare” asserì Pai mettendosi in piedi.

“Dobbiamo fuggire da qui”

“E dove vorresti andare?” domandò Kisshu interessato, lasciando andare Taruto che cadde a terra con un leggero tonfo.

“Io… io un’idea ce l’avrei…” mormorò il piccoletto massaggiandosi il fondoschiena.

“Cioè?”

“La terra...”

Kisshu e Pai fecero una piccola pausa e si lanciarono un’occhiata di intesa.

“Non hai tutti i torti, piccoletto” sentenziò l’alieno dai capelli verdi.

“E scusa per prima”

Taruto sorrise.

“Sono forte. Non mi hai fatto niente”

Kisshu tornò a sedersi a terra, poggiando la schiena al freddo muro della prigione e chiuse gli occhi.

Come avrebbero fatto a fuggire…? La prigione era protetta da un campo energetico che rendeva impossibile il teletrasporto e quindi era un’ipotesi da scartare.

Il palazzo era sorvegliato a vista da guardie ben armate, e in mancanza di armi per loro sarebbe stato impossibile uscirne illesi.

O meglio, sarebbe stato impossibile uscirne.

Si prese la testa tra le mani.

“La terra…” mormorò.

Avrebbe rivisto quella ragazzina dai capelli rossi…

Ichigo…

Chissà cosa stava facendo in quel momento, mentre lui giaceva in una cella in attesa del suo destino?

 

*** To be continued ***

 

 

 

Ecco… questo capitolo è un po’ più lunghetto…

E dato che l’ho scritto così, di getto, ho pensato di pubblicarlo!!!

Che ne pensate? Non vi sareste aspettati una cosa del genere, vero?
Popolo di ingrati, condannare a morte i loro salvatori… è_é

Vabbè, va, ora vi lascio! Commentate numerosi!!

Un bacio!!

Ranpyon

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Nuova pagina 1

 - Capitolo 3 -

 

 

Era l’alba.

L’alba di un giorno qualunque per gli abitanti della Terra.

Per quelli di Keber non si poteva dire la stessa cosa.

Era finalmente arrivato il giorno in cui tutte le colpe sarebbero state punite e ti tradimenti smascherati. Più precisamente, i traditori sarebbero stati giustiziati di fronte all’intera popolazione del pianeta.

“Un’esecuzione pubblica” l’avevano definita le guardie della prigione in cui erano stati rinchiusi Pai, Taruto e Kisshu. Ridendo sguaiatamente, i secondini si divertivano a parlare con leggerezza di quell’argomento che, ormai, in quella prigione era diventato un vero e proprio tormento. Questo provocava le ire di Kisshu che perdeva la pazienza molto più spesso di quanto gli accadesse in passato.

Ma era tutto inutile; come gli aveva fatto notare Pai, fuggire da quella prigione era pressoché impossibile.

“Io non ho intenzione di farmi ammazzare” si adirava l’alieno dagli occhi ambra.

“E’ solo questione di tempo. Troverò un piano”

Pai scuoteva la testa ogni qual volta la frase gli veniva presentata. Erano giorni che la ripeteva ormai.

E, dopo lunghi giorni di attesa, giorni in cui erano stati trattati come la feccia della società, finalmente era arrivato quello che per loro poteva essere considerato il giorno del giudizio.

“Forza, uscite fuori” uno dei secondini aprì la porta arrugginita della prigione e intimò ai tre ragazzi di uscire fuori da quella stanza. Ovviamente Kisshu, Pai e Taruto non si mossero né batterono ciglio. Rimasero seduti a terra, come sempre in quei giorni, tenendo la testa bassa.

“Uscite fuori!” esclamò di nuovo la guardia muovendo un passo verso l’interno della cella.

“Aspetta” un alieno comparve alle sue spalle.

Dalla voce, Kisshu riuscì a capire che si trattava dello stesso alieno che li aveva arrestati qualche giorno prima.

“La folla vi acclama. Fuori di qui” proferì nella calma più totale. Quella voce così quieta e pacata incuteva più timore di una sfuriata vera e propria.

L’alieno, non ottenendo risposta, si voltò verso il suo sottoposto.

“Chiama delle guardie e tirali fuori di qui. Non possiamo perdere altro tempo” proferì stavolta con tono freddo. Pai, Taruto e Kisshu non si mossero, indifferenti a tutto.

“D’accordo, comandante Kiel”

L’alieno asserì e chinò il capo salutando il suo comandante che stava uscendo dalla prigione. Quando l’alieno dai capelli brizzolati fu scomparso, l’altro alzò la testa e si voltò verso la cella.

“Ma…”

Era completamente vuota.

Spiazzato e spaventato si guardò intorno cercando quelli che ormai potevano essere considerati fuggitivi.

“Ma dove diavolo…”

Non riuscì a formulare l’intera frase: un colpo in testa lo fece cadere rovinosamente a terra, accompagnato dalla risata di Kisshu.

“Che incapace…” mormorò l’alieno sorridendo e spingendo il corpo della guardia all’interno della prigione.

“Fuori uno”

Taruto esultò e uscì dal suo nascondiglio. Piccolo com’era non era stato affatto difficile nascondersi sotto uno dei piccoli letti all’interno della cella.

Pai, alle spalle di Kisshu, sorrise.

“Ce ne sono ancora altre dieci prima dell’uscita” proferì gettando un’occhiata al lungo corridoio di fronte a loro.

“…D’accordo, andiamo. Una volta fuori ci teletrasporteremo sulla Terra”

Taruto e Pai annuirono e insieme si avviarono lungo l’immenso corridoio.

Errore grave, che Kisshu non aveva calcolato, era che la guardia appena colpita non aveva perso del tutto i sensi. E, purtroppo per loro, aveva sentito ogni singola parola.

 

Arrivarono all’estremità del corridoio, che terminava con una porta, ovviamente di ferro, che sembrava essere abbastanza robusta. Kisshu poggiò una mano su di essa.

“…Non è chiusa a chiave… ma oltre questa porta ci sono altre tre guardie” constatò poggiando una mano sulla maniglia di metallo.

“Al mio tre…”

Al numero prescelto, l’alieno spalancò di scatto la porta e le guardie di fronte a loro sobbalzarono. Con estrema velocità, Kisshu corse nella stanza e si avventò contro una delle sentinelle e la scaraventò a terra, rubandole l’arma.

Anche Pai e Taruto fecero lo stesso, anche se con maggiore difficoltà.

Alla fine, comunque, riuscirono a sopraffare i tre alieni e a giungere alla stanza successiva.

“Ora abbiamo delle armi” esclamò Taruto esultante. Ma, tutto l’entusiasmo accumulato, sparì in un secondo.

“…Ma… Ma…”

Di fronte a loro il comandante Kiel teneva in mano un piccolo parapara e li fissava sprezzanti.

“E’ una trappola!” esclamò Kisshu facendo un passo indietro.

L’alieno incurvò ancora di più l’angolo destro della bocca.

“Sapevo che avreste tentato di fuggire. Queste guardie sono degli incapaci” scosse la testa scettico.

“Comunque… ora siete qui” sorrise di nuovo e lanciò il parapara in aria. Un piccolo esserino volante, capitato lì per caso, fu avvolto da quella medusa viscida e fluida, per poi dar vita a un chimero piuttosto grande.

“Com’è possibile?” domandò Pai indietreggiando.

“Qui non è possibile usare nessun tipo di magia!”

“E’ vero” asserì con la testa l’alieno.

“Ma a me è concesso” rise sguaiatamente e uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Il chimero di fronte ai tre ragazzi aveva lunghe ali trasparenti e un corpo molto simile a quello di una mosca. Le zanne sporgenti erano ricoperte di bava e gli occhi erano di un puro rosso sangue.

Kisshu deglutì. Senza armi come avrebbero potuto sconfiggere quel dannato chimero?

Voltò la testa di lato, rivolto ai compagni.

“Dobbiamo cercare di raggiungere la porta…”

“Di sicuro ce ne sarà un altro nella prossima stanza…” esclamò Taruto in preda all’angoscia.

Pai rifletté: come potevano fuggire da quella situazione?

“Bene, allora lo faccio a pezzi e torno” proferì Kisshu facendo un passo avanti. Si scrocchiò le dita delle mani e sorrise beffardo.

“Aspetta!” Pai lo bloccò afferrandolo per la maglietta.

“Dobbiamo escogitare un piano!”

“Tu escogita, io agisco” rispose lui liberandosi dalla presa del compagno. Pai si rassegnò e lo lasciò andare.

“Bene… Vieni qui, mostriciattolo… Ora vedremo chi è il più forte”

 

L’aeroporto di Tokyo era, come sempre, molto affollato. C’era chi, frenetico, si precipitava verso il check-in sperando di non perdere il volo, e chi, tranquillo, se ne stava seduto nella sala d’attesa a leggere una qualche rivista in attesa della voce metallica dell’operatore che l’avrebbe avvertito che il suo volo era pronto per partire.

Tutte quelle persone erano lì per un motivo preciso.

Anche lei ne aveva uno.

Seduta su quel piccolo sedile posto accanto a tanti altri simili, si rigirava tra le mani un fazzoletto umido.

Ichigo tirò di nuovo su con il naso, mentre il suo sguardo si perdeva nella folla di gente intenta a fare il check-in. Tra loro, il suo adorato Aoyama-kun, in procinto di partire per un soggiorno-studio in Inghilterra.

La rossa deglutì a fatica a causa delle troppe lacrime versate. Si portò una mano sul viso, stroncando sul nascere un’altra di quelle gocce salate che per troppo tempo avevano sfiorato il suo viso…

“Ichigo…” il ragazzo di fronte a lei la richiamò, poggiandole una mano sul capo. Masaya le scompigliò con dolcezza i capelli carmini e le sorrise, incitandola ad alzarsi.

“Il mio volo parte fra poco. Devo avviarmi”

Ichigo annuì tenendo la testa abbassata e si alzò in piedi, fissandosi ostinatamente la punta dei piedi come se non ci fosse nient’altro di interessante da guardare.

Masaya sorrise e le afferrò delicatamente il mento con una mano, facendole alzare il capo.

“Ichigo… lo sai che anche per me non è facile…” sussurrò chinandosi verso di lei.

La ragazza annuì tristemente, mentre gli occhi tornavano ad essere lucidi.

“…Stammi bene…” le sussurrò abbracciandola. L’abbracciò talmente forte da toglierle il respiro. Ichigo deglutì di nuovo ricambiando quell’abbraccio tanto affettuoso che, purtroppo, sarebbe stato l’ultimo.

“Quando tornerai?”

“Te l’ho detto… Non appena mi sarò diplomato…”

Ichigo incurvò le labbra in un sorriso piuttosto tirato. Non avrebbe rivisto il suo Aoyama per i successivi tre anni. Sarebbe riuscita a resistere…?

Sospirò amaramente e si staccò da lui.

“Ora vai…” lo incitò lei voltando la testa di lato.

Non aveva mai sopportato gli addii.

Masaya la fissò mestamente, con le labbra serrate. Spostò lo sguardo sulle labbra della ragazza e si avvicinò baciandole dolcemente, come non aveva mai fatto. Forse sarebbe stata l’ultima volta.

“Ti amo”

Al suono di quelle parole pronunciate sulle sue labbra, Ichigo sgranò gli occhi, iniziando a piangere.

Il ragazzo si voltò prendendo in mano la borsa che avrebbe portato con sé sull’aereo come semplice bagaglio a mano. Ichigo non potè far altro che rimanere lì, immobile, senza dire una parola.

Solo la disperazione negli occhi per aver perso quello che, nella sua vita, poteva essere considerato un raggio di sole.

 

“Ma dove accidenti siamo?”

Colui che aveva parlato si massaggiò il fondoschiena dolorante.

“Non ne ho idea… abbiamo dovuto teletrasportarci in tutta fretta…!” si lamentò il più piccolo del trio, ridendo alle proteste di Kisshu che continuava a lamentarsi.

“Credo che… siamo sulla Terra…” annunciò Pai fissando il suolo sotto i suoi piedi. Nonostante fosse buio pesto aveva riconosciuto il terreno terrestre, lo stesso terreno sul quale aveva fatto estenuanti ricerche riguardanti la Mew Aqua.

“Sei un genio, Pai. Non l’avrei mai detto”

L’alieno più grande ringhiò al fratello minore.

Taruto si alzò in piedi e si guardò intorno, cercando di abituarsi alla luce pallida della luna che illuminava leggermente le loro sagome.

“Qual è la prossima mossa?”

“Io direi di restare qui finché non fa giorno. Non corriamo pericoli… spero…” disse Kisshu sedendosi a terra e poggiando la schiena contro il tronco di un albero.

Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dalla leggera brezza che gli solleticava il viso. Si rilassò completamente, pensando al “piccolo” scontro che aveva avuto poco prima con il chimero creato da Kiel.

Era riuscito a sbarazzarsi subito di quel mostro. L’aveva tratto in inganno facendolo schiantare contro una delle pareti della fortezza che, a causa del colpo troppo violento, era andata in frantumi. Così lui, Pai e Taruto erano usciti all’esterno della costruzione e si erano teletrasportati sulla Terra.

Niente di più facile, si ritrovò a pensare sorridendo a sé stesso.

Sorrise beffardo.

Ora finalmente erano giunti nel luogo che, ora come ora, poteva essere considerato sicuro. Ma il suo unico pensiero era rivolto alla gattina che gli aveva fatto battere il cuore. Ora di certo stava dormendo, pensò sorridendo. Forse andarla a trovare sarebbe stato troppo rischioso. In fondo loro non erano andati lì sulla Terra per chiedere aiuto alle MewMew. No, l’unico scopo era quello di fuggire da quel pianeta prima inospitale a causa delle condizioni atmosferiche, ora in sgradevole a causa dei suoi abitanti.

Aprì leggermente gli occhi andando a fissare Pai e Taruto che, forse, si erano addormentati nella sua stessa identica posizione.

Incrociò le braccia al petto e richiuse gli occhi soddisfatto di se stesso.

E, in pochi minuti, il sonno lo colse.

 

“Dove vai, Kisshu!”

L’alieno si era levato in volo, seguito dalla MewMew che, agilmente, aveva spiccato un balzo per raggiungere il nemico.

“E’ tutta colpa tua, Ichigo…! Se solo diventassi mia, potrei avere un occhio di riguardo per questo pianeta!” esclamò Kisshu con il solito sguardo malizioso che era riservato alla Mew Neko e a nessun altro.

“Qualsiasi motivo tu abbia, non ti perdono per aver fatto una cosa così orribile! Prendi il mio colpo speciale!!”
Dall’unione delle armi delle MewMew era nata una nuova, potentissima arma, che Ichigo non esitò a usare contro l’alieno per far tornare alla normalità e ciliegi del parco.

“Strawberry check healing!”

Un vortice luminoso si avventò sui possenti alberi che, da neri, tornarono al loro delicato color rosa.

“…”

Kisshu non sapeva che dire.

Aveva perso.

Di nuovo.

 

Sobbalzò, aprendo gli occhi di scatto.

Si passò una mano sulla fronte e richiuse gli occhi, poggiando la testa al tronco dell’albero.

“Ma…”

Riaprì di scatto le iridi dorate e si guardò intorno. Ormai era quasi l’alba.

E capì. Si trovavano nel parco Inohara.

E questo significava che, poco distante, c’era il Caffè MewMew.

E, inevitabilmente, anche Ichigo.

 

 

 

….To be continued…

 

Salve!! Eccomi tornata con questa ficcy che avevo pubblicato qualche tempo fa…

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero che seguiate questa ficcy con la stessa passione con cui avete seguito le precedenti…!! (E le attuali, anche ^__^)

Beh, ora vi lascio…! Mi dissolvo così non vi rompo più le scatole.

Un grandissimo grazie a chi legge e recensisce e grazie anke a chi si è iscritto al forum!!!

A morte l’amebaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! XD

Un bacio

Ranpyon

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Nuova pagina 1

 

- Capitolo 4 -

 

 

“Forza, Purin!!” esclamò indignata la ex Mew Blu. Minto, seduta compostamente a sorseggiare l’inseparabile the, stava come al solito impartendo ordini a destra e a manca senza preoccuparsi di aiutare le sue ex compagne di squadra.

Il locale non era mai stato pieno come quel giorno e forse dipendeva dal fatto che l’estate era appena cominciata.

Decide di coppie si erano recate nel piccolo Caffè rosa confetto per inaugurare quella che viene chiamata da molti “la stagione dell’amore”.

Purtroppo, una ragazza dai capelli rossi e dai profondi occhi castani non la pensava allo stesso modo.

Ichigo, seduta scompostamente su una sedia, sospirava in continuazione, la mente costantemente rivolta al suo Aoyama-kun.

“Ichigo, vai a lavorare!!” esclamò Ryo avvicinandosi alla ragazza. Erano giorni che si comportava così... E nonostante i continui tentativi da parte degli amici di risollevarla, Ichigo continuava a rimanere in quella sorta di trance. Non riusciva a concepire e, soprattutto, a digerire l’idea che il suo adorato Masaya fosse partito per Londra per tre anni, se non di più. Aveva cercato in tutti i modi di convincerlo a restare, ma alla fine lui era partito. Aveva scelto di andarsene e di coltivare il proprio sogno, rinunciando così all’amore.

Sconsolata, Ichigo sospirò rumorosamente, sollevando appena la testa dall’unico tavolo vuoto del Caffè.

“Ichigo, per favore, dacci una mano…!” la chiamò Retasu mentre teneva pericolosamente in bilico una pila di piatti da portare in cucina. La rossina, come per evitare l’imminente catastrofe, corse ad aiutare l’amica e afferrò la metà dei piatti, dirigendosi poi in cucina e riponendoli non proprio delicatamente nel lavandino.

“Ichigo, per favore, andresti a buttare la spazzatura…?” domandò cordialmente Kei asciugandosi le mani su un panno opaco. Si avvicinò alla ragazza porgendole una busta nera e Ichigo l’afferrò meccanicamente, voltandosi verso la porta che conduceva sul cortile posteriore del Caffè.

Mise un piede fuori e i raggi del sole la invasero, costringendola a socchiudere gli occhi. Si portò una mano sul viso per ripararsi dalla troppa e improvvisa luce e proseguì il suo percorso verso i bidoni della spazzatura, posti qualche decina di metri lontani dal locale.

Con non poca fatica sollevò il sacco nero e lo gettò nel secchio, pulendosi le mani sfregandole fra loro. Si guardò intorno.
Chissà com’era il tempo in Inghilterra…?
Ormai erano giorni che Masaya era partito. E Ichigo aveva, almeno in parte, superato la cosa… Ma quando lui all’improvviso si era rifatto vivo, chiamandola, la depressione era tornata ad impossessarsi di lei. Si erano ripromessi di non sentirsi per non dover soffrire la lontananza, ma Masaya aveva violato quella specie di patto. Non che Ichigo fosse arrabbiata con lui, ma non se la sentiva di continuare a parlargli. Troppi chilometri li separavano. Troppo a lungo sarebbero stati separati…

Ma, ora come ora, Ichigo era incapace di pensare che i suoi sentimenti avrebbero potuto rivolgersi ad altre persone che non fossero Masaya.

Sospirò di nuovo, mentre muoveva un passo verso la struttura, decisa a rientrare e ad aiutare le amiche nel servire i tavoli. Del resto ormai, da quando la battaglia contro gli alieni era conclusa, il suo lavoro si era limitato a servire i clienti del Caffè.

Pensò con amarezza al tempo in cui aveva ancora i poteri da MewMew. Nonostante i continui grattacapi e i problemi, si era divertita… Aveva fatto la conoscenza di tante persone, tra cui Minto, Zakuro, Retasu e Purin che erano diventate le sue migliori amiche. Per non parlare di Kei e Ryo, che considerava come due fratelli maggiori… Il primo iperprotettivo e gentilissimo nei confronti di tutti, mentre il secondo… beh… Ryo era Ryo. Il freddo Ryo Shirogane che con una maschera di freddezza e cinismo nascondeva la sua vera natura.

La rossa sorrise, ripensando a quante volte quel ragazzo l’avesse fatta dannare… Ma non era stato il solo.

Il suo pensiero si spostò verso quell’alieno dagli occhi d’ambra che le aveva dato non poco filo da torcere. Ripensò con nostalgia a Kisshu…

Lui, così diretto e malizioso nei suoi confronti, le era sempre stato accanto, in un modo o nell’altro. Nonostante fossero nemici, era morto per salvarla dalla spada di Deep Blue… Una spada che avrebbe dovuto colpire lei e che invece era andata a trafiggere il petto dell’alieno…

Non ricordava con esattezza quale fosse stata la sua reazione in quel momento… Ma di sicuro aveva pianto.
E tanto, anche.

Spostò lo sguardo verso il cielo, fissandolo malinconicamente.

Il tutto era dipinto di un azzurro chiaro. Nemmeno una nuvola.

Chissà dove si trovava Kisshu in quel momento?

Di certo sul suo pianeta, Keber, accolto come un eroe dai suoi compagni per aver portato sul pianeta la Mew Aqua.

Ma Ichigo non sapeva che si sbagliava… e anche alla grande.

Kisshu, come anche Pai e Taruto, non era stato accolto dal suo popolo come un salvatore.

Né, tantomeno, in quel momento si trovava su Keber.

In effetti, a sua insaputa, erano più vicini di quanto potesse pensare.

 

Kisshu aprì gli occhi di scatto. Sollevò appena il busto dal tronco dell’albero e si sporse verso Taruto e Pai che dormivano ancora beatamente al suo fianco. Scosse la testa, serrando di nuovo gli occhi e premendosi una mano sulla fronte che gli doleva.

Aveva sognato.

Ma cosa…?

Non lo ricordava distintamente… ma gli aveva procurato un tale senso d’ansia che non potè fare a meno di guardarsi intorno sospettoso, come se qualcosa potesse accadere da un momento all’altro.

“Ehi…!” esclamò scuotendo appena Taruto, afferrandolo per la spalla.

Il piccoletto mugolò qualcosa e si voltò dall’altra parte, continuando a dormire. Piuttosto irritato, Kisshu si alzò da terra e con le mani poggiate sui fianchi fissò i due ragazzi addormentati.

….Che motivo c’era di svegliarli?

Sorridendo, si teletrasportò. Sapeva perfettamente dove andare.

Ed infatti, pochi secondi dopo, eccolo lì, in piedi su quel piccolo edificio rosato che in passato aveva tanto detestato.

Poteva sentire il chiacchiericcio dei clienti provenire dal pianterreno e le voci delle cameriere che prendevano le ordinazioni e che auguravano il benvenuto alla coppia di turno.

Tra tutte queste voci, solo una era riuscita a catturare la sua attenzione, nonostante fosse molto meno presente delle altre.

Ichigo aveva ripreso a lavorare, anche se svogliatamente. Infatti non aveva la solita allegria che la caratterizzava. Si limitava a dare il benvenuto ai clienti, a prendere le ordinazione e a salutare cordialmente. Nient’altro.

“…Gattina…” mormorò Kisshu sedendosi a terra e incrociando le gambe. Chiuse gli occhi, lasciando che il vento leggero gli scompigliasse dolcemente i capelli verdi. Riuscì a concentrarsi sulla voce della sua Ichigo, che proprio in quel momento stava dando il benvenuto a due nuovi clienti.

Sospirò, lasciandosi scivolare all’indietro. Si coricò portando le braccia dietro la testa.

Eppure… la Terra non era così male…
Perché in passato aveva deciso di distruggerla…?

Pensò con rammarico al periodo in cui era dominato da Deep Blue, il suo ex capo… Ora, fortunatamente, il Re alieno era scomparso, nonostante il suo involucro umano fosse rimasto in vita.

Masaya Aoyama… Chissà, forse Ichigo frequentava ancora quel damerino…

Scosse leggermente la testa, cercando di scacciare dalla sua testa quel pensiero del tutto fuori luogo.

Era inutile sperare. Lui era giunto sulla terra solo per poter sfuggire al suo popolo, assetato di vendetta contro i traditori…

Non che fossero proprio traditori, lui, Pai e Taruto… avevano solo fatto ciò che avevano ritenuto giusto. E come erano stati ripagati?

Con una condanna a morte che ora, data la fuga, aveva comportato di certo una taglia sulle loro teste.

Aggrottò le sopracciglia, mordendosi il labbro inferiore.

Sperava solo che gli altri abitanti del pianeta Keber non sapesse dove si trovavano.

 

Pai si rigirò lentamente, aprendo un occhio, poi l’altro. Piuttosto spiazzato si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco per capire dove si trovava.

Notò Taruto addormentato accanto a lui e ricordò ciò che era successo il giorno prima. Si alzò, pulendosi i vestiti con le mani e si stiracchiò, sbadigliando.

“Dov’è Kisshu…?” chiese a se stesso guardandosi intorno. Chiamò più volte il nome del fratellastro che, però, non rispose all’appello. Scocciato, Pai si chinò e afferrò Taruto per la spalla, scuotendolo molto meno gentilmente di quanto non avesse fatto Kisshu prima, e il piccolo alieno aprì lentamente le palpebre, sbadigliando.

“Dove siamo?” chiese stropicciandosi gli occhi.

“Sulla terra” rispose fermo l’altro sollevandosi di nuovo.

“Ah già…”
Taruto annuì sbadigliando di nuovo e si guardò intorno.

“E Kisshu?”

Pai non fece in tempo a rispondere che l’alieno chiamato in causa si presentò dai compagni, teletrasportandosi proprio di fronte a loro.

“Dove sei stato?” domandò gelido Pai, sicuro della risposta.

“…Mh, a fare una giro” rispose vago l’altro, assumendo un tono completamente disinteressato.

L’alieno più grande sfoderò un sorriso ironico, saccente, che fece irritare Kisshu ancora di più.

“Piuttosto… qual è la prossima mossa?” domandò speranzoso in una risposta decente.

Pai parve riflettere, così come Taruto. Il piccolo si portò una mano sotto il mento, aggrottando le sopracciglia.

“Ecco… ABBASSATEVI!!!!” urlò all’improvviso gettandosi a terra, mentre Pai e Kisshu si voltavano verso il punto in cui era concentrato lo sguardo di Taruto.

Una piccola sfera di energia si schiantò contro l’albero accanto a Pai, che, tremante, fece comparire la sua arma, così come Kisshu.

“Come diavolo avete fatto a trovarci?!” domandò in preda alla rabbia. Due alieni di fronte a lui lo fissarono sprezzanti. Erano due delle guardie dell’esercito del pianeta Keber. Entrambi indossavano una lunga tunica verde scuro con le maniche svasate. Al collo, un ciondolo a forma di mezzaluna che stava a indicare l’arruolamento nell’esercito. I capelli della prima guardia erano di un rosso fuoco, così come gli occhi, mentre il secondo aveva dei cupi capelli grigi lunghi fino alle spalle. Aveva gli occhi di un azzurro intenso e fissava con arroganza i tre alieni di fronte a lui.

“Per ordine del Capitano Kiel, siete in arresto”

Taruto si alzò da terra ed estrasse la sua arma, preparandosi al combattimento. L’alieno dagli occhi rossi era quello che l’aveva colpito alla mascella il giorno dell’arresto. Gliel’avrebbe fatta pagare, e anche cara.

“Spiacenti, ma noi non siamo d’accordo!” esclamò Kisshu scattando in avanti. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non si avventò sugli alieni direttamente, ma si materializzò dietro di loro premendo le lame dei tridenti contro le schiene dei soldati.

“E ora niente scherzi…” mormorò quasi divertito.

“Non riuscirete a fuggire… Anche se ci eliminerete, arriveranno altre guardie e prima o poi verrete giustiziati”

“Meglio poi, grazie” proferì Pai all’improvviso puntando verso i nemici il ventaglio rosso. Dalla punta dell’arma partì un fascio di energia scarlatta che si schiantò contro l’alieno dai capelli grigi che, con una capriola, andò a sbattere contro il tronco di un albero poco distante. Digrignando i denti, l’altro alieno sollevò la spada, ma sentì il tridente di Kisshu affondare nella propria carne. Trattenne a fatica un gemito di dolore e lasciò cadere a terra la spada.

Taruto la raccolse da terra, fissandola adorante. Aveva sempre desiderato un’arma come quella. Pai, però, gliela sfilò di mano e la gettò di nuovo a terra, ma stavolta più lontano.

“Allora… vediamo…” cominciò incrociando le braccia al petto, ma sempre tenendo l’arma in mano.

“Come avete fatto a trovarci…?” domandò fissando l’alieno di fronte a sé. Lui lo fissò sostenuto senza rispondere.

“PARLA!” gli intimò Kisshu premendo di più il tridente contro la schiena dell’alieno. Stavolta il “prigioniero” fu costretto a parlare.

“La guardia che avete attaccato nella prigione… ha sentito ciò che dicevate… Il comandante Kiel sta armando l’esercito per venire a prendervi…” mormorò cercando di ignorare il dolore.

Pai sgranò gli occhi.

“L’esercito…?” ripeté incredulo.
Kisshu sbuffò, colpendo l’alieno dietro il collo con un colpo di karate. Cadde a terra, privo di sensi.

“Kiel vuole proteggere il suo onore” proferì facendo sparire i tridenti.

“Come pensavo…” mormorò Taruto sconsolato, ma al tempo stesso emozionato.

“Dovremo chiedere aiuto alle MewMew… di nuovo…”

 

Nello stesso istante, a qualche centinaio di metri di distanza, una ragazza urlava con tutto il fiato che aveva in gola.

Attirando l’attenzione di tutte le cameriere, Retasu indicò un punto indefinito sotto la sua gola…

La voglia era ricomparsa.

Ichigo, Minto, Purin e Zakuro non poterono fare a meno di lanciarsi un’occhiata spaventata, mentre Kei e Ryo scuotevano la testa.

Qualcosa era accaduto.

E non presagiva nulla di buono.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Nuova pagina 1

- Capitolo 5 -

 

 

 

Ichigo entrò nella vasca ricolma di acqua calda e schiuma. Si sdraiò all’interno e si rilassò, poggiando la testa sul bordo e chiudendo gli occhi. Era finalmente arrivato il fine settimana… I due giorni successivi sarebbero stati i suoi giorni di riposo. Aveva intenzione di rilassarsi e di uscire con le amiche, magari. A pensarci bene non vedeva Moe e Miwa da quando la scuola era finita... Aveva voglia di passare un po’ di tempo in loro compagnia, per parlare degli ultimi avvenimenti, di come stavano trascorrendo le vacanze estive… Di un po’ di tutto, insomma.

Ichigo trattenne il respiro e si immerse completamente nell’acqua calda che la ricoprì fin sopra la testa. Riemerse dopo qualche secondo, stropicciandosi gli occhi e sospirando molto rumorosamente.

“Ahhh… Se fosse per me non uscirei più da questa vasca…” mormorò tenendo gli occhi chiusi.

“E se fosse per me verrei volentieri a farti compagnia lì dentro” proferì una voce improvvisa in tono malizioso. Ichigo sobbalzò e si voltò di scatto, facendo uscire dalla vasca una quantità abbondante di acqua e schiuma.

Non potè fare a meno di urlare, un po’ dalla vergogna e un po’ dallo spavento. Se in quel momento i suoi genitori fossero stati in casa sarebbero accorsi immediatamente da lei. Fortunatamente per Kisshu e sfortunatamente per lei, Ichigo era totalmente sola in casa Momomiya.

O meglio, prima era sola. Ora non più.

“Ki… Ki… Ki…” balbettò cercando di immergersi di più nell’acqua per non permettere all’alieno di sbirciare più di quanto non stesse già facendo.

“Ciao gattina…!” la salutò lui con lo stesso tono malizioso di prima, mentre si avvicinava.

Ichigo sollevò una mano, sempre cercando di non uscire dall’acqua.

“Non… non… non ti avvicinare…!” esclamò, ottenendo il solo risultato di farlo sorridere.

“Tranquilla, micetta, non voglio farti niente” rispose lui usando sempre il solito tono malizioso che di certo non rassicurò la povera Ichigo.

L’alieno si avvicinò e Ichigo serrò gli occhi, in attesa di una qualsiasi mossa da parte di Kisshu. Ma non avvenne niente. Riaprì lentamente un occhio e poi l’altro e vide che Kisshu le porgeva un asciugamano bello grande, in modo che potesse coprirsi.

“Devo parlarti” le disse porgendole l’oggetto. “Quindi copriti… Anche perché se rimanessi così non mi limiterei a parlare” concluse voltandosi di spalle.

Ichigo si sentì arrossire all’improvviso e, tremando, allungò una mano afferrando l’asciugamano.

“…Ok… ma tu non sbirciare…”

L’unica risposta dell’alieno fu un “Tsk” sussurrato. Ichigo si sollevò lentamente dalla vasca, continuando a fissare la nuca dell’alieno e pronta a tirargli contro qualsiasi oggetto contundente nel caso si fosse girato. Si avvolse nell’asciugamano mettendo un piede fuori dalla vasca, seguito subito dall’altro. Kisshu reclinò la testa di lato, sbuffando.

“Posso girarmi?” le chiese e, senza ottenere risposta, si voltò.

Ichigo strinse di più l’indumento intorno al suo corpo e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, com’era solita fare quando era nervosa.

“Kisshu…” lo chiamò con voce tremante e talmente bassa che lui dovette avvicinarsi per poter sentire meglio.

“Cosa?” domandò lui curioso di sentire cosa avesse da dire.

“…Grazie…” sussurrò lei abbassando lo sguardo. Kisshu aggrottò le sopracciglia riflettendo. Perché lo stava ringraziando?

Poi all’improvviso capì: lui era morto per salvarla contro da Deep Blue…

“Di niente, micetta” rispose lui sorridendo, ma non appena notò che Ichigo aveva iniziato a piangere sommessamente, le si avvicinò preoccupato.

“Credevo fossi morto…” le sussurrò lei.

Era stato veramente terribile vedere Kisshu morire per lei… E poi, quando lui era tornato in vita lei era morta per salvare Aoyama, che ora non aveva esitato ad abbandonarla…

L’alieno non potè fare a meno di sorridere debolmente e di attirarla a sé, stringendola tra le braccia per farla calmare.

“Tranquilla, gattina…” cercò di rassicurarla parlando con un tono di voce talmente dolce che Ichigo arrossì fino alla punta delle orecchie.

Si staccò leggermente da Kisshu, imbarazzata, e si avvolse ancora di più nell’asciugamano, fissandolo perplessa.

Kisshu, rendendosi conto che ci sarebbe voluto davvero poco per far volare via l’unico indumento che Ichigo stava indossando in quel momento, si allontanò di qualche passo. Non poteva perdere il controllo proprio ora.

“Allora… di cosa devi… parlarmi?” chiese lei infilandosi le ciabattine e rimanendo in piedi a fissare l’alieno che, lascivo, non le aveva tolto gli occhi di dosso un solo secondo. Continuava a fissare, come paralizzato, le spalle nude e le gambe scoperte di Ichigo, con le goccioline che scivolavano lungo quella pelle candida e andavano a infrangersi sul pavimento.

“K… Kisshu…?” lo richiamò lei arrossendo all’inverosimile.

Kisshu sobbalzò spostando lo sguardo sul volto di Ichigo e arrossendo leggermente…

*Cavolo… ero venuto qui solo per parlare…* si ritrovò a pensare contorcendosi le mani.

“Ehm… vestiti” le ordinò voltandosi di nuovo e sentendo il cuore che aveva cominciato ad accelerare i battiti. Perché diamine gli faceva ancora quell’effetto?

“Ehm… ok…” rispose titubante lei muovendo un passo verso la porta. Kisshu si voltò verso di lei.

“Dove vai?”

“Ho i vestiti in camera… aspetta qui, ora torno” disse uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.

Kisshu sospirò e andò a sedersi sul bordo umido della vasca, passandosi una mano sulla fronte.

Forse non era stata una buona idea andare lì senza Pai e Taruto… Era andato da Ichigo semplicemente per parlare, credendo che fosse più facile parlare con lei che con gli altri membri della squadra… Ma quando se l’era trovata davanti così, immersa in quel mare di bolle, completamente nuda, i vecchi sentimenti di un tempo, che ormai credeva sopiti, si erano risvegliati.

E più forti che mai.

Aspettò in silenzio qualche minuto e si guardò intorno, in quella stanza dove il vapore aleggiava lievemente. A terra, poggiati vicino ad una cesta, i vestiti di Ichigo. Sbuffò, chiudendo gli occhi e rilassandosi completamente. Nel bagno regnava il silenzio più assoluto e la calma più totale… Sembrava che anche le altre stanze fossero deserte…

Un piccolo rumore lo fece ricredere. Si voltò verso la porta, indeciso se uscire o meno. Erano passati più o meno cinque minuti… che Ichigo fosse già pronta?

Si decise e si alzò, dirigendosi a passo lento verso la porta.

L’aprì con un leggero cigolio e si ritrovò nel corridoio.

Qual era la stanza di Ichigo?

Si guardò intorno, spiazzato. Intorno a lui c’erano tre porte e, in fondo le scale.

Azzardò e si voltò verso destra, poggiando la mano sulla maniglia e abbassandola di scatto.

La porta si aprì e Kisshu sgranò gli occhi. Ichigo, di fronte a lui, indossava solo la biancheria intima.

La ragazza arrossì violentemente e rimase immobile, incapace di parlare o fare altro.

Kisshu era rimasto pietrificato sulla porta, indeciso se entrare o rimanere lì. Tanto ormai il danno era fatto.

Mosse un passo all’interno della stanza e Ichigo, rendendosi conto che la situazione poteva benissimo degenerare, si tuffò sulla scrivania e afferrò un libro. Lo lanciò contro l’alieno che, anche se per poco, riuscì a schivarlo.

“Ehi!!” si lamentò lui voltandosi a fissare il volume che era caduto nel corridoio.

“Sei impazzita?!”

“Esci, maniaco!!!!” urlò Ichigo per tutta risposta.

Kisshu stava per ribattere, quando vide la rossa che afferrava un altro libro.

“Ok ok…” indietreggiò e uscì dalla stanza richiudendo la porta.

Ichigo rimase lì, ansimante e ancora con il libro in mano. Posò il tomo sulla scrivania non proprio delicatamente e si precipitò a prendere i vestiti, temendo un’altra improvvisata di Kisshu. Indossò un paio di jeans chiari e una maglietta azzurra senza maniche. I capelli, umidi, ricadevano sulle spalle e per evitare di bagnare la maglietta li legò, lasciando che alcune ciocche fuggissero dall’elastico colorato.

Sospirò, sedendosi sul letto e portandosi una mano sul cuore. L’entrata improvvisa di Kisshu l’aveva messa in agitazione… E non solo in agitazione… Appena l’aveva visto in bagno, il suo cuore era scoppiato dall’emozione… Vedere Kisshu, di fronte a lei, vivo… era stata un’emozione grandissima…

Sorrise leggermente, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta.

L’aprì lentamente e l’alieno cadde nella stanza, essendo poggiato con la schiena contro la porta.

Kisshu cadde supino. Sollevò gli occhi verso la Mew Neko che, ancora rossa in volto, sorrideva a malapena.

Si alzò da terra e si scusò.

“Scusa… non volevo entrare…” mormorò ripensando al libro che volava oltre la sua testa.

“Non… non fa niente… ora puoi venire…”

Lo fece accomodare nella stanza e sedere sul letto. Kisshu si guardò intorno: la stanza di Ichigo non era poi cambiata molto… l’aveva intravista una sola volta, dall’esterno…

“Allora… di che devi parlarmi?” domandò velocemente lei sedendosi sulla sedia di fronte alla scrivania; più stava lontana da lui, meglio era.

Kisshu ci mise un po’ a rispondere. Stava riorganizzando le idee e non sapeva davvero da dove cominciare. Il discorso andava comunque affrontato, si disse, e i giri di parole non sarebbero serviti a molto.

“Beh… detto in parole povere… Siamo tornati sul nostro pianeta dopo la sconfitta di Deep Blue e non siamo stati accolti come ci aspettavamo”

“Cioè?” domandò incuriosita lei poggiando concentrando lo sguardo sul volto dell’alieno.

“Ci hanno arrestati con l’accusa di tradimento per aver aiutato voi MewMew a distruggere Deep Blue. E ci hanno condannati a morte”.

Ichigo sgranò gli occhi, spiazzata.

“Stai dicendo sul serio?!” chiese serrando i pugni.

Kisshu annuì e Ichigo strinse i denti, arrabbiata.

“Popolo di ingrati!” esclamò sbuffando. Poi si voltò verso Kisshu.

“Scusa… non volevo…”

“Tranquilla, è la verità” rispose lui scuotendo la testa.

“E comunque siamo fuggiti dalla prigione in cui Kiel, il comandante dell’esercito di Keber, ci ha fatti rinchiudere e siamo fuggiti qui sulla Terra”

“Volete che vi aiutiamo a nascondervi prima che vi trovino?” chiese Ichigo cercando di capire qualcosa in tutta quella situazione.

“Veramente… ci hanno già trovati”

Ichigo sgranò gli occhi.

“Ci hanno attaccato ieri e abbiamo deciso di chiedere aiuto a voi… Da soli non potremo mai riuscire a fermarli. Senza contare che se non blocchiamo la cosa sul nascere, la Terra dovrà affrontare una vera e propria invasione aliena”.

Ichigo rifletté sull’ultima affermazione di Kisshu. Inspiegabilmente, le loro voglie erano riapparse solo il giorno prima, provocando le urla furibonde di Minto che inveiva contro Kei e Ryo, dicendo che non era disposta a combattere di nuovo.

“Devi parlare con Ryo” proferì lei alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a Kisshu.

“Con Shirogane?!” domandò Kisshu sollevandosi di scatto e fissandola perplesso.

“Sì, con Ryo. E’ lui il creatore del Mew Project, non posso decidere di testa mia se aiutarti… aiutarvi o meno”

La ragazza afferrò la mano dell’alieno e lo trascinò fuori dalla stanza, borbottando qualcosa su quel popolo di ingrati che le stavano mettendo i bastoni tra le ruote.

Kisshu sorrise ma poi puntò i piedi a terra, costringendo Ichigo a fermarsi a sua volta e a voltarsi.

“Perché ti sei fermato?” domandò lei dubbiosa.

“Se la scelta non dipendesse da Shirogane… tu cosa faresti?” chiese lui continuando a fissarla. Ichigo si sentì un po’ in soggezione con quegli occhi color ambra puntati addosso.

“Cioè… ci aiuteresti lo stesso?”

Ichigo trattenne il respiro per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore.

“Certo” rispose velocemente tornando a voltarsi.

La ragazza ricominciò a camminare e Kisshu non potè fare a meno di sorridere.

Nonostante la brutta esperienza della battaglia contro Deep Blue, la sua gattina non era affatto cambiata: era sempre pronta ad aiutare il prossimo anche rischiando il tutto per tutto.

Perché lei era generosa e altruista.

…O forse non era quello il motivo, stavolta…?

 

 

  

 

 

 

…To be continued…

 

 

Salve a tutti!! Scusate il ritardo ma purtroppo il blocco era tornato più bastardo che mai…!

Beh… che dire… grazie mille per le recensioni e grazie anche a chi legge solamente!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, dato che gli unici personaggi sono Kisshu e Ichigo!!!!

Al prossimo chap!

Un kiss

Ranpyon

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Nuova pagina 1

- Capitolo 6 -

 

 

 

“Kisshu, tu aspetta qui… entro prima io…” l’alieno annuì con la testa e poggiò la schiena contro il muro esterno del Caffè, spostando lo sguardo verso il cielo.

“Fai presto”

Ichigo, titubante, entrò nel locale e si guardò intorno. Quello era il giorno di chiusura, quindi, almeno in teoria, avrebbe dovuto trovare Ryo e Keiichiro nel laboratorio, come di consuetudine.

Si diresse a passo svelto verso l’entrata del sotterraneo e aprì la porta lentamente, affacciandosi.

“Ryo…? Kei…? Siete qui…?” non ottenne nessuna risposta e accese la luce, constatando che il laboratorio era vuoto.

Tornò indietro velocemente e chiamò Kisshu, dicendogli di entrare.

“Vieni, entra” lui obbedì e Ichigo richiuse la porta alle loro spalle.

“Dove sono?”

“Non ne ho la più pallida idea. Credevo fossero in laboratorio, dato che…” si interruppe all’istante tappandosi la bocca, ma era troppo tardi: Kisshu l’aveva sentita.

“Dato che…? Finisci la frase” le ordinò sorridendo appena. Ichigo sospirò.

“Dato che la nostra voglia è ricomparsa…” concluse roteando gli occhi.

“Davvero? Fa’ vedere…!” esclamò lui sgranando gli occhi. A quella frase, la ragazza arrossì all’inverosimile e indietreggiò.

“Ma che cavolo dici, pervertito!” gli gridò. Kisshu aggrottò le sopracciglia e si grattò la testa; non capiva, cosa aveva detto di male?

“Che c’è? Perché non puoi farmi vedere la voglia?” domandò innocentemente avvicinandosi a lei. Ichigo indietreggiò sbattendo la schiena contro la parete e si guardò intorno, leggermente intimidita.

“Perché… Perché… Perché…” balbettò cercando di ridarsi un contegno e Kisshu parve capire all’improvviso ciò che la ragazza voleva dirgli.

“Oh” esclamò ammiccando.

“Ho capito… è in un posto che io non posso vedere, giusto…?” domandò con una punta di malizia.

Ichigo annuì vigorosamente con la testa e arrossì, se possibile, ancora di più. Non che fosse un problema, la voglia si trovava sulla sua coscia, ma fargliela vedere avrebbe significato togliersi i pantaloni… E davvero non l’avrebbe fatto…!

“Ok ok” si arrese lui. “Non importa. Chiederò alle altre MewMew di mostrarmela” disse maliziosamente continuando a camminare verso la ragazza. Ichigo sentì un tonfo al cuore, che cominciò ad accelerare i battiti.

Perché la frase appena pronunciata da Kisshu l’aveva infastidita…?

“…Ma stai zitto!!” esclamò staccandosi dal muro e sorpassandolo diretta verso le scale.

“Aspetta!” Kisshu la bloccò per un braccio facendola voltare.

“Cosa…” cominciò lei, ma una voce familiare interruppe quel momento.

“Che cavolo succede qua?!”

Keiichiro, appena entrato dal portone principale, corse verso Ichigo e la separò dall’alieno, allontanandola da lui.

“Che… Kisshu… tu… qui…” balbettò Kei spostando lo sguardo da Ichigo a Kisshu che, divertiti, fissavano lo stupore dipinto sul volto del ragazzo.

“Kei, calmati…” lo rassicurò la rossa poggiandogli una mano sulla spalla.

Kisshu si morse il labbro inferiore, stringendo un pugno, ma cercò comunque di non darlo a vedere. Possibile che gli desse fastidio anche il semplice fatto che Ichigo parlasse con un altro ragazzo? Eppure aveva sempre saputo che Ichigo e Kei erano solo amici e nient’altro… Allora perché si sentiva così dannatamente geloso?

Fissò il volto sorridente di Ichigo e parve calmarsi. Rilassò i muscoli del viso e porse la mano a Kei, cordialmente.

“…Piacere di rivederti, Akasaka” lo salutò stringendogli la mano, mentre il ragazzo ancora lo fissava perplesso.

“Anche io ma… sarei più felice di sapere il perché della tua visita” disse cercando di mantenere un tono di voce affabile. Non sapeva perché, ma il fatto che Kisshu fosse ancora sulla terra non preannunciava nulla di buono…

“Beh, ecco…” Ichigo raccontò all’amico del racconto di Kisshu e, con occhi supplichevoli, domandò: “Gli daremo una mano, vero…?”

Kei si voltò a fissare l’alieno e poi spostò lo sguardo sulla ragazza.

“Non abbiamo altra scelta, no? Dobbiamo aiutarli, altrimenti rischieremo una nuova invasione” ammise annuendo con la testa. Ichigo gli saltò al collo, abbracciandolo e schioccandogli un bacio sulla guancia, che fece tendere all’inverosimile i muscoli del viso di Kisshu. Strinse entrambi i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani. Una vena di rabbia guizzò sul suo collo e Ichigo se ne accorse. Lasciò andare Keiichiro e si avvicinò a Kisshu.

“Che hai?” domandò apprensiva. Lui la fissò per qualche secondo, poi spostò lo sguardo sulle sue labbra. Da quanto tempo le bramava… E aveva avuto il piacere di assaporarle solo due volte. La prima volta, quando si erano incontrati, e l’ultima, quando si erano “salutati”…

Poco prima di morire, infatti, Kisshu aveva per l’ennesima volta confessato a Ichigo di amarla e l’aveva baciata. Poi era spirato al suolo. Scacciò il pensiero di quel terribile giorno, il giorno in cui aveva visto la morte e aveva visto lei senza vita, e scosse leggermente la testa.

“N… Niente…” voltò la testa di lato arrossendo appena. Ichigo lo fissò inquisitoria.

“Se lo dici tu…” si rassegnò e tornò da Kei.

“Dov’è Ryo?” domandò guardandosi intorno. “Ho controllato nel laboratorio, ma non c’era”

“Ryo… ehm… Ryo è andato nella villa al mare di Shibaura per fare delle ricerche sulle vostre voglie… Anche se ora mi sembra piuttosto inutile, dato che abbiamo capito perché sono ricomparse”

Nel dire l’ultima frase, si voltò verso Kisshu e sorrise gentilmente.

“Vi aiuteremo, stai tranquillo. Ora dobbiamo solo avvertire le altre MewMew”

“Ok!” esclamò Ichigo tirando fuori il cellulare e aprendo la rubrica dei numeri telefonici con un tasto.

“Aspetta” Keiichiro poggiò la mano sulla tastiera del telefono.

“Le chiamo io, tu intanto vai con Kisshu e avverti Pai e Taruto che li aiuteremo”

Ichigo annuì. “Va bene”.

Kisshu sorrise e ringraziò il ragazzo nella sua mente: avrebbe potuto trascorrere altro tempo da solo con Ichigo…

Con il cuore che rimbalzava nel petto, fissò Ichigo che gli si era affiancata e ora lo squadrava da capo a piedi.

“Sei strano” lo ammonì portando le mani sui fianchi. Lui accennò un sorrise e le poggiò le mani sulle spalle, per poi spingerla verso l’uscita.

“Ma che strano e strano…! Andiamo!!”

Keiichiro sorrise, andando in cucina per prendere il telefono.
Durante la battaglia che avevano combattuto solo qualche tempo prima, aveva visto Kisshu struggersi d’amore per Ichigo… e lei che, continuamente, lo aveva rifiutato per amore di Aoyama, che invece non aveva esitato ad abbandonarla per inseguire il suo sogno. Gli dispiaceva dirlo, certo, ma a lui Masaya non era mai andato a genio… Sia Kei che Ryo avevano sempre saputo che c’era qualcosa che non andava in quel ragazzo… Era troppo bravo… Troppo perfetto... E, come tutti ben sanno, la perfezione non esiste. Era questo che Ichigo non era stata in grado di capire. Nessuno è perfetto e il fatto che Aoyama lo fosse era più che sospetto. E infatti alla fine si era rivelato un burattino nelle mani di Deep Blue. Aveva raggirato Ichigo fin dall’inizio e lei che, innamorata come non mai, non se ne era accorta… Poi Aoyama era tornato normale, un semplice essere umano, dopo aver raso al suolo quasi tutta Tokyo.
*Spesso… Ancora adesso… mi chiedo come Ichigo sia riuscita a perdonarlo… Io, dal canto mio, non ci riesco… Non ancora…* pensò mestamente il moro componendo il numero di casa Aizawa.

Aveva visto anche Ryo soffrire a causa di Deep Blue, che aveva ucciso la sua famiglia… Era anche per questo che Ryo non sopportava Aoyama. Non era dovuto al fatto che fosse il ragazzo di Ichigo. Beh, perlomeno non solo a quello…

“Pronto, casa Aizawa” la voce della domestica lo distrasse dai suoi pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà.

“Buongiorno, sono Keiichiro Akasaka. Potrei parlare con Minto?” domandò cordialmente sperando in una risposta altrettanto cordiale.

“Un momento” si sentì un piccolo rumore e, qualche secondo dopo, Minto rispose al telefono.

“Pronto…?”

“Ciao, Minto, sono Kei”

 

“Kisshu, ma dove mi stai portando?” esclamò Ichigo impuntando i piedi e bloccando la corsa dell’alieno.

“Da Pai e Taruto!” esclamò lui continuando a camminare.

“Ma… non facciamo prima a teletrasportarci?” domandò alzando un sopracciglio.

“No, no, camminiamo!” disse lui continuando a imperterrito a marciare.

“Ma… ehm… le orecchie…” azzardò lei facendolo bloccare di colpo. In effetti, e se ne era reso conto solo allora, tutte le persone che aveva incrociato durante il tragitto lo avevano squadrato da capo a piedi, credendolo uno di quei cosplayer che vanno in giro per le strade per semplice e puro divertimento.

“Oh, scusa” disse lui facendo una piccola linguaccia in segno di imbarazzo. Toccò con la mano prima un orecchio e poi l’altro, e quelli cambiarono forma all’improvviso: divennero come un paio di orecchie umani, perfettamente regolari.

Ichigo, sbalordita, strabuzzò gli occhi.

“Non credevo si potesse fare…!”

“Sono pieno di risorse, gattina” sorrise lui mostrando un’espressione alquanto compiaciuta.

Ichigo arrossì imbarazzata dal tono di superiorità usato dal ragazzo e riprese a camminare.

“Immagino ti abbiano scambiato per un cosplayer” commentò ad alta voce, portandosi una mano sotto il mento.

“Un cosa?” domandò lui perplesso.

“Cosplayer”

“Sì, la parola l’ho capita, ma che vuol dire?” domandò lui accalorandosi. Conosceva pochissime cose della Terra e, a dirla tutta, non gli era mai interessato conoscere quel misero pianeta e i suoi abitanti. E ora, per chissà quale motivo, la voglia di apprendere sempre più cose riguardanti la Terra stava crescendo lentamente.

“I cosplayer sono delle persone che si travestono come dei personaggi di cartoni, videogiochi, film… e a volte vanno in giro per le strade travestiti. Ci sono anche delle fiere per cosplayer” spiegò lei. Kisshu spalancò la bocca, meravigliato.

“Certo che gli umani ne hanno di passatempi, eh…!” esclamò ridendo. Ichigo ridacchiò e riprese a camminare, sorridendo.

“E voi alieni che passatempi avete?” chiese incuriosita.

“Beh… noi ci esercitiamo nella lotta… frequentiamo le accademie di combattimento e poi veniamo inviati sui pianeti per conquistarli” rispose lui con semplicità, come se la cosa appena detta fosse tra le più normali del mondo.

“Ah…” la rossa chinò il capo imbarazzata. Che domanda stupida che aveva fatto… Era ovvio che la vita degli alieni non scorresse facile come quella degli umani.

“Ora che finalmente le condizioni del pianeta si sono ristabilite potrete dedicarvi ad altri passatempi, no?” domandò entusiasta, non rendendosi conto di aver fatto un’altra gaffe.

“…Ma si può sapere dove hai la testa?” Kisshu scoppiò a ridere, divertito. Le poggiò una mano sul capo, premendo leggermente. Certo che quella gattina era la solita sbadata…!

“Ichigo, io sul mio pianeta non ci posso più tornare” le disse sorridendo.

“…” la rossa si portò una mano alla bocca.

“Oh… scusa…” fece un piccolo inchino e rimase a fissare il suolo, imbarazzata e avvilita.

“Tranquilla, ormai me ne sono fatto una ragione” disse lui poggiandole due dita sotto il mento e facendole sollevare il capo.

“E poi… qui sulla Terra si sta meglio” le fece l’occhiolino e Ichigo sorrise imbarazzata.

“…^\\\\\^”

Kisshu sorrise a sua volta e si sporse verso di lei, sfiorandole le labbra con le sue.

“Andiamo, Taruto e Pai ci stanno aspettando” disse come se niente fosse. Riprese a camminare mentre Ichigo diveniva rossa come un pomodoro.

“Sei sempre il solito!!” gli urlò raggiungendolo.

Non aveva voluto ammetterlo con nessuno, nemmeno con se stessa, ma le era mancato.

Kisshu le era mancato davvero tanto…

 

 

 

 

 

…To be continued…

 

 

 

Fine capitolo!! Allora che ne pensate della mia nuova creazione??? Ho deciso di fare un Kisshu geloso e possessivo in questa ficcy che, mi sento in obbligo di avvertirvi, potrebbe diventare una VM18 (Cioè rating rosso), quindi cambierò il rating, molto probabilmente. ^^

Dipende da quali idee perverse mi vengono in mente *_* e non credo che tarderanno ad arrivare… hihi…

Beh, ora vi lascio, ringraziando come sempre per i commenti!!!!!!

Grazie, un kissotto

Ranpyon!

 

 

Ps- Ho appena scoperto fino a quando dovrò fare a meno di internet: fino a inizio settembre (si spera non più tardi), quindi non ci risentiremo fino a settembre (mi riferisco a chi ha il mio contatto di MSN)… ma cercherò cmq di aggiornare una volta a settimana tutte e 4 le storie, scroccando internet a casa di amiche ^^

Grazie per l’attenzione, a risentirci presto!!!!! E scusate l’inconveniente!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Nuova pagina 1

 

 

 

- Capitolo 7 -

 

 

 

“Ma stiamo scherzando, dico io?! Di nuovo combattere contro gli alieni??” strepitò Minto, come da previsione. Purin si portò le mani sulle orecchie per non starla a sentire e saltò giù dalla sedia, avvicinandosi a Ryo e Kei.

“Io voglio combattere! Voglio aiutare Taruto… Taruto, Kisshu e Pai…!!!” si corresse sorridendo. Ryo incrociò le braccia al petto e volse il capo verso le altre MewMew, in attesa di una risposta.

Anche per lui era stata una vera sorpresa scoprire che gli alieni erano tornati. Quando aveva ricevuto la telefonata da Kei, alla villa al mare, aveva pensato inizialmente ad uno scherzo, ma poi aveva capito che lì c’era ben poco da scherzare. Gli alieni, stavolta molto più numerosi, avrebbero potuto invadere la terra e raderla al suolo. In passato le MewMew erano riuscite a sventare la minaccia solo grazie al fatto che gli alieni erano tre, senza contare Deep Blue… Ma questa volta, da quello che gli aveva raccontato Kei, non sarebbe stato poi così facile prevalere sugli invasori.

Retasu, sorridendo appena, annuì lentamente con la testa, cosa che fece anche Zakuro. Solo Minto sembrava contraria a quell’idea.

“Ma io dico, capite che significa?? Dobbiamo tornare a combattere!” esclamò accalorata rivolta a Zakuro che si limitò a fissarla in silenzio.

“Calmati, Minto! Forse non hai capito non abbiamo altra scelta!” esclamò Purin brusca, avvicinandosi all’amica.

“Sì che abbiamo una scelta! Possiamo dire di no!” esclamò furibonda. La vita da paladina della giustizia non le era mai piaciuta, pigra com’era, e tornare a combattere avrebbe significato rinunciare alla sua vita divenuta finalmente tranquilla. Tutti credevano che fosse quello il motivo del comportamento della ragazza, ma si sbagliavano…

Minto, molto spesso e volentieri, aveva assunto atteggiamenti scostanti verso le sue compagne di squadra, ma in fondo le aveva sempre considerate come una seconda famiglia… Ed era proprio quello il motivo per cui non voleva tornare a combattere.

“Ci tengo a ricordarti che gli alieni ci hanno aiutati, tempo fa” puntualizzò Zakuro accavallando le gambe. Minto si voltò di scatto verso di lei, imbronciata.

In effetti non aveva tutti i torti… Durante la battaglia contro Deep Blue, gli alieni si erano dimostrati all’altezza della situazione e li avevano aiutati a distruggere il loro capo. Kisshu più di tutti…

Chinò il capo e andò a sedersi incrociando le braccia e puntando ostinatamente lo sguardo a terra.

Tutti la fissarono perplessi e Kei, cordiale come sempre, si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla.

“Minto… capisco che tu sia arrabbiata, ma dobbiamo aiutare gli alieni… Altrimenti quelli che passeranno più guai saremo noi. Non possiamo permettere che la Terra venga invasa” le spiegò con calma disarmante. Minto sollevò appena la testa e sorrise.

“Lo so…” mormorò sconsolata. “E’ solo che… durante l’ultima battaglia…”

Trattenne il respiro e tirò su con il naso, tornando con la memoria a quel triste, ma allo stesso tempo felice, giorno.

 

Una brutta sensazione, improvvisa, le colse all’improvviso.

Le quattro MewMew rabbrividirono e si fissarono, perplesse.

“Cos’è stato…?”chiese Purin leggermente intimorita.

“Ho avuto un brivido…” mormorò Minto tremando visibilmente.

“I nemici sono stati sconfitti…” esclamò Retasu guardandosi intorno, preoccupata. Zakuro, con una mano sulla bocca, sentenziò che ormai era finito tutto…

Allora perché quella sensazione di freddo e angoscia?
Si voltarono di scatto, giusto in tempo per vedere Aoyama scendere dal cielo, precisamente dall’astronave di Deep Blue. Teneva in braccio Ichigo che aveva gli occhi chiusi. Sollevate, le ragazze si avvicinarono ai due, circondandoli e chiamandoli a gran voce.

“Ehi… ma quella è Ichigo!!” esclamò Minto correndo.

“Guardate, Aoyama è tornato in sé…!”

“Ichigo!”

“Eravamo così preoccupate…!”

“Per fortuna non vi è successo niente di grave…!”

“Ora siamo più tranquille”
Purin saltellò con le braccia aperte, felice.

Intanto, Kisshu e Ryo che erano appena giunti sul posto, si erano avvicinati a loro.

Masaya continuava a tenere lo sguardo fisso sul corpo senza vita di Ichigo, steso tra le sue braccia.

“Dai, Ichigo, svegliati” disse l’alieno dagli occhi ambra fissandola perplesso. Quella sua frase fu raggiunta dall’”Ehi” di Ryo che si era accorto che qualcosa non andava.

“Perché non si sveglia??” domandò Zakuro sgranando gli occhi.

“Oh no!”

“Non respira…”

“Non è possibile…” Purin mosse un passo verso l’amica ma fu bloccata da Ryo, che le aveva posato le mani sulle spalle.

“Non può essere!” Minto sentì le gambe farsi estremamente pesanti e si lasciò andare a terra, cadendo in ginocchio.

“Ichigo!”

“Nooooooooooo!!”

Le lacrime inondarono i volti di tutti i presenti, compresi Kisshu e Ryo…

La felicità per la fine della battaglia era andata via così come era arrivata… In un secondo, quello che sarebbe dovuto essere un giorno di festa, si era trasformato in una disgrazia.

Aoyama, fissando intensamente il corpo della sua ragazza, si chinò su di lei e le sfiorò le labbra.

Forse per quella che viene chiamata magia dell’amore… Ichigo si risvegliò dal suo sonno.

 

“Niente, lasciate perdere” disse bruscamente voltando la testa da un’altra parte.

“…D’accordo, aiutiamoli”

Retasu scattò in piedi e corse ad abbracciarla, con i lucciconi agli occhi.

“Grazie, grazie!!” esclamò stringendola forse più del dovuto. Minto arrossì leggermente e cercò di sfuggire alla presa dell’amica.

Zakuro sorrise.

Forse Minto non era come la si dipingeva.

 

“Ciao!” esclamò Ichigo alzando una mano in direzione degli alieni. Pai e Taruto la fissarono perplessi.

“Hai portato qui l’umana?” domandò dubbioso il più grande, squadrando prima Ichigo e poi Kisshu.

“Pai, lo sai che mi chiamo Ichigo! Non mi piace essere chiamata ‘umana’!” si lamentò lei aggrottando le sopracciglia.

“Sì, Pai, chiamala ‘Ichigo’” intervenne Kisshu poggiandole con disinvoltura un braccio intorno alle spalle. Ichigo, con uno scatto, pizzicò la mano dell’alieno che tolse immediatamente il braccio.

“Mi hai fatto male!”

“Così impari a tenere le mani a posto!” rispose lei tornando a rivolgersi a Pai e Taruto. Quest’ultimo stava cercando di trattenere una risata per la brutta figura del fratello.

“Che hai da ridere, tu?” domandò Kisshu infastidito. Taruto smise di ridacchiare e si diede un certo contegno, tossicchiando.

“Niente, niente…” si limitò a rispondere alzando le spalle.

“Comunque sia, ragazzi… le MewMew ci aiuteranno nella battaglia” proferì Kisshu sorridendo felice. Taruto alzò un pugno in aria in segno di vittoria e Pai si limitò a fissare Ichigo, ancora leggermente rossa in volto per l’improvviso abbraccio di Kisshu.

“Bene” rispose infine, spostando lo sguardo verso il fratello.

“Propongo di andare su Keber per controllare la situazione” disse alzando gli occhi verso il cielo.

“Su Keber? E se vi scoprono?” chiese Ichigo turbata.

“E’ appunto per non farci scoprire che Kisshu rimane qui sulla terra”

“COSA?!” esclamarono all’unisono Kisshu, indignato, e Ichigo, meravigliata.

“Perché mai dovrei restare qui sulla terra?” domandò innervosito l’alieno dagli occhi ambra muovendo un passo verso Pai.

“Perché sei una testa calda, Kisshu… Non riesci a ragionare a mente lucida. So che se vedresti Kiel non esiteresti ad attaccarlo”

“Su questo hai ragione” disse lui frettolosamente. “Ma perché porti Taruto? Non è come me, forse?”

Taruto incrociò le braccia, indignato, e gli fece una linguaccia.

“Lui si comporta da stupido solo quando ci sei tu perché si lascia trasportare dal tuo comportamento sconsiderato” rispose semplicemente Pai voltandosi verso il piccoletto.

“Ehi! Io non sono stupido!!” si lamentò lui. Il fratello maggiore gli si avvicinò e lo afferrò per un braccio.

“Niente storie. Andiamo su Keber, controlliamo la situazione e poi torniamo qui sulla Terra”

Dopo qualche protesta del più piccolo, i due alieni scomparvero, diretti verso il loro pianeta di origine.

Ichigo scoppiò a ridere all’improvviso, sotto lo sguardo furente di Kisshu.

“Che hai da ridere?!” domandò arrabbiato.

“Anche Pai si è accorto che sei una testa calda…!” esclamò lei piegata in due dalle risate.

“Sono contento che tu ti diverta alle mie spalle…” sussurrò lui afferrandola all’improvviso per la vita e trascinandola verso di sè. Fece aderire i loro corpi e le esaminò il volto, con un sorriso malizioso stampato in faccia.

“Ora però tocca a me divertirmi” le mormorò in un orecchio facendola sussultare. Sfiorò l’orecchio e poi scese verso il basso, accarezzandole con le labbra ogni centimetro di pelle, fino ad arrivare al collo. Ichigo, come paralizzata, tratteneva il fiato, cercando di pensare a qualcosa di coerente. Ma niente, sembrava che il suo cervello fosse partito per un’inaspettata vacanza in un qualche posto fuori dal mondo.

La rossa parve risvegliarsi solo quando sentì i canini di Kisshu, più lunghi del dovuto - come quelli di tutti gli alieni, del resto - affondare lentamente nel suo collo. Si staccò appena in tempo per fermarlo e lo allontanò, portandosi una mano sulla piccola ferita.

C’era un po’ di sangue che le macchiava le dita.

“…” aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Avrebbe voluto urlare, dirgli di andarsene, chiedere una spiegazione… ma non riusciva a tirare fuori la voce. Kisshu la fissò compiaciuto e le afferrò la mano, portandosi le dita sporche di sangue alla bocca. Le stuzzicò con la lingua mentre Ichigo, di nuovo paralizzata, non riusciva a comprendere bene la situazione. Kisshu la lasciò andare e la rossa fece un passo indietro, mentre l’alieno sfoggiava un sorriso malizioso.

“Non ti conviene prendermi in giro, micetta. Posso essere pericoloso” disse sempre con quel sorriso stampato in volto. Un’espressione di stupore si dipinse sul volto della ragazza. Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Kisshu. Certo, si era sempre divertito a prenderla in giro nel periodo in cui erano nemici, ma che bisogno c’era di farlo anche ora…?

“Non prendermi in giro…” rispose bruscamente lei voltandosi per andarsene, ma Kisshu la bloccò.

“Non ti sto prendendo in giro” le disse con voce bassa e roca, chiudendo la distanza tra loro. Ichigo, di spalle, sentì il respiro di Kisshu sul suo collo e si scostò all’improvviso, ponendo una distanza di un paio di metri tra loro.

Abbassò lo sguardo, imbarazzata, e l’occhio le cadde sul piccolo orologio che aveva al polso. Segnava le otto passate.

“Oh mio Dio, devo tornare a casa!” esclamò alzando di scatto la testa.

“Non dobbiamo tornare al Caffè?” chiese lui meravigliato.

“Sì, faccio un salto lì e poi torno a casa… Se rientro dopo il coprifuoco i miei mi uccidono…”

“Coprifuoco?” domandò perplesso lui.

“Sì, è l’orario in cui devo rientrare. Noi lo chiamiamo coprifuoco” si spiegò lei frettolosamente.

“Ah, ho capito!” esclamò kisshu portandosi una mano sotto il mento. Quante parole strane inventavano gli esseri umani…!

Ichigo, un po’ titubante, deglutì.

“Beh… io vado eh… Ciao” si voltò di scatto e iniziò a correre, ma Kisshu si materializzò proprio davanti a lei.

“Non vorrai lasciarmi qui?” chiese mettendo il broncio. Ichigo sospirò, rassegnata.

“D’accordo, vieni con me al Caffè e poi io me ne vado a casa, d’accordo? Da sola” sottolineò con molta enfasi le ultime due parole e l’alieno annuì, afferrando al volo il concetto.

“Ok, sbrighiamoci”

 

 

 

 

…To be continued…

 

 

 

Fine capitolo!! XD

Ma quanto possono essere carini questi due?? >__< Kisshu così… così… così prepotente, se così si può dire, mi piace da impazzireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!   XD E lo diventerà ancora di più con il passare dei capitoli… *ç*

Molti di voi mi hanno chiesto (nei commenti e non) di non mettere questa ficcy vm18... ma ancora non sono convinta.... per ora rimarrà così, poi dovrò decidere cosa fare...

Cmq, volevo dire che questa sarà l'ultima volta che aggiornerò nel mese di agosto, dato che partirò per le vacanze. Quindi ci rivediamo a settembre!

Beh, che altro dire… recensite, mi raccomando!!

Grazie a tutti per i precedenti commenti!!!!

Un bacio

Ranpyon!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


- Capitolo 8 -

 

 

“Ancora non riesco a capire perché ti ho portato con me” esclamò indignata Ichigo mentre apriva la porta di casa con le chiavi. Kisshu sorrise sornione e, quando la serratura scattò, spinse la porta con una mano e l’aprì, entrando nella casa.

“Aspetta…!!” Ichigo lo afferrò per la maglietta e lo tirò indietro, facendolo tornare fuori.

“Devo controllare se ci sono i miei…” sussurrò poggiandosi un dito sulle labbra. Kisshu annuì lentamente e rimase all’esterno, poggiato alla parete della casa con le braccia incrociate.
La rossa lo precedette ed entrò in casa sua, guardandosi intorno. L’abitazione era completamente silenziosa… Si affacciò in cucina e nel salone, che erano del tutto vuoti. Tornò all’ingresso e chiamò Kisshu, permettendogli di entrare.

“Ancora non sono tornati, per fortuna…” si rasserenò Ichigo chiudendo la porta.

“Forza, su, vai in camera mia. Non voglio che ti vedano” disse frettolosamente sventolando una mano verso le scale. Kisshu sorrise malizioso.

“Mi stai proponendo qualcosa di indecente…?” chiese in tono estremamente sensuale facendo arrossire la ragazza.

“…Vai a quel paese, Kisshu!!” si arrabbiò Ichigo scansandolo con una mano e raggiungendo, innervosita, la cucina.

Entrò nella stanza e aprì il frigorifero, prendendo una bottiglia d’acqua. Con un cipiglio severo e scocciato sul volto, ne versò un po’ in un bicchiere e bevve lunghe sorsate, mentre Kisshu, che l’aveva seguita, la fissava senza staccarle gli occhi di dosso.

La rossa tornò vicino al frigorifero e vi pose dentro la bottiglia ma, proprio mentre stava per richiudere lo sportello, la mano di Kisshu la bloccò.

“Scusa, Ichigo… scherzavo…!”

Lei lo ignorò completamente e si allontanò, uscendo dalla cucina. Kisshu la fissò perplesso: possibile che fosse arrabbiata…? Spiccò una piccola corsa e la raggiunse vicino alle scale. L’afferrò per un polso e, con la pazienza che stava per venire meno, la mise con le spalle al muro, fissandola duro.

“Possibile che te la sia presa per quello che ho detto?!” chiese adirato. Ichigo sostenne il suo sguardo.

“A che gioco stai giocando?” gli chiese aggrottando le sopracciglia.

“A che… ma che diavolo dici?!” domandò lui agitandosi sempre di più. Strinse la presa sul polso di Ichigo che, però, non fece una piega.

“E’ da quando sei arrivato che fai battutine maliziose. Cos’è, ti diverte prendermi in giro?” chiese lei in tono duro. Kisshu sgranò gli occhi.

Prenderla in giro? Era questo che credeva?

“Te l’ho già detto. Non ti sto prendendo in giro”

“Allora smettila” sussurrò lei voltando la testa di lato. Si liberò dalla presa dell’alieno e tornò vicino alle scale, salendo i primi gradini. Si bloccò a metà strada, andando a fissare il volto di Kisshu che ancora, incredulo, fissava il punto in cui si trovava prima la rossa.

“Avanti, vieni. Se i miei ti beccassero non saprei che spiegazione dare” disse velocemente ricominciando a salire le scale. Kisshu si svegliò da quel semi trance e la seguì a passo lento.

L’ultima cosa che voleva era che Ichigo pensasse che lui la stava prendendo in giro… Perché non era così. Lui era dannatamente serio… i suoi sentimenti erano seri… Eppure gli sembrava di essere stato chiaro durante la battaglia contro Deep Blue. Nonostante avesse palesato i suoi sentimenti usando ogni metodo, lei aveva ancora dei dubbi?

Si diede mentalmente dello stupido e lo stesso fece lei, mentre lo faceva accomodare nella camera e chiudeva la porta.

Ichigo si sedette sul letto con la schiena poggiata al muro, e Kisshu rimase in piedi, vicino alla porta.

“…Beh, non ti siedi?” lo ammonì lei. L’alieno la fissò un po’ perplesso.

“Ma non eri arrabbiata?”

“Se vuoi rimanere in piedi non importa” esclamò lei raggirando la domanda. Kisshu sospirò rassegnato e andò a sedersi sul letto, a qualche centimetro di distanza da lei.

“Come sta Aoyama?” chiese all’improvviso facendola voltare di scatto. Sul volto di Ichigo si dipinse un espressione triste e malinconica… e Kisshu non potè fare a meno di chiedersi se avesse detto qualcosa di sbagliato.

“Ao… Aoyama se n’è andato” rispose lei tentennando un po’. Ormai Masaya se ne era andato via da circa un paio di settimane prima… l’aveva chiamata una volta e poi non si era fatto più sentire. Non che questo fosse un male, pensò Ichigo quasi rasserenata. Non sentirlo le avrebbe fatto bene e prima o poi sarebbe riuscita a dimenticarlo. Ma parlare ancora con lui avrebbe significato non liberarsi mai di quel fantasma che rappresentava il suo passato. Sospirò, poggiando la nuca contro la parete e chiudendo gli occhi.

“Se n’è andato…?” ripeté Kisshu avvicinandosi di più a lei. Ichigo annuì lentamente con la testa.

“Dove?”

“In… In Inghilterra… per degli studi…”

“Inghilterra…?” pensò perplesso… Chissà cos’era l’Inghilterra… A giudicare dal tono in cui Ichigo l’aveva detto doveva essere un luogo lontano… Poi, ripensandoci bene, sgranò gli occhi. Aoyama era partito lasciandola sola dopo tutto quello che Ichigo aveva fatto per lui?!

“L’ho sempre detto che gli umani fanno schifo” commentò acido scuotendo la testa. Ichigo aprì gli occhi di scatto.

“Cosa carina da dire ad un’umana” replicò sarcastica voltandosi a guardarlo, leggermente scocciata.

“Sai cosa intendo”

“No, non lo so”

“Dico solo che…” fece una piccola pausa, poi scattò in piedi, agitandosi.

“Cavolo, Ichigo! Gli hai salvato la vita, l’hai perdonato nonostante avesse distrutto mezza Tokyo e lui che fa? SE NE VA?!” chiese adirato, stringendo i pugni. Ichigo abbassò lo sguardo e si fissò con finto interesse le mani. In fondo Kisshu aveva ragione… lei aveva salvato Aoyama dalla morte e l’aveva anche perdonato, nonostante proprio lui si fosse rivelato Deep Blue… Ma anche lui l’aveva salvata e questo era assolutamente impossibile da dimenticare.

“Ma anche lui mi ha salvato…” mormorò tenendo sempre la testa china. Kisshu la fissò interdetto.

“Se tu non avessi salvato lui non ci sarebbe stato bisogno di salvarti…!” esclamò incollerito, mentre il volto diventava leggermente rosso.

“Cioè…” si bloccò un attimo, incapace di andare avanti. Ichigo si stava contorcendo con le mani e aveva appena tirato su con il naso. Che stesse piangendo?

Kisshu poggiò un ginocchio sul letto e si avvicinò alla rossa, afferrandole il volto con una mano e sollevandolo.

“Da quanti giorni è andato via?” chiese cercando di mantenere un tono di voce calmo. Il solo vedere la sua gattina piangere gli faceva pulsare il sangue nelle vene; avrebbe voluto teletrasportarsi in Inghilterra, dovunque si trovasse, e picchiare Aoyama fino allo sfinimento…

“Quasi da due settimane…”

“E tu ancora piangi?” domandò sorridendo leggermente.

“Certo che piango, Kisshu… io ero innamorata di Masaya” rispose lei liberandosi dalla sua presa. Si alzò di scatto dal letto e si avvicinò alla scrivania, aprendo il cassetto. Ne tirò fuori il campanellino che Aoyama le aveva regalato tempo addietro… Da quando era partito non l’aveva più indossato. L’aveva nascosto in quel cassetto nella speranza di dimenticarlo… ma era stato impossibile. Lo strinse in mano, mentre Kisshu la fissava sofferente. Quante volte l’aveva vista con quella collana indosso… e quante volte aveva voluto strappargliela con la forza, ma non c’era mai riuscito… Perché sapeva che, non appena rimosso quell’ostacolo, non sarebbe più riuscito a fermarsi. Quella piccola collana era il simbolo dell’amore di Ichigo e Aoyama e per lei era un oggetto importante…

“Prima o poi dovrò buttarlo” proferì rigettandolo nel cassetto e chiudendolo con forza. Si voltò a guardare Kisshu che era rimasto nella posizione in cui l’aveva lasciato e arrossì di botto. Ma che cavolo stava facendo? Stava raccontando ad un alieno i suoi problemi? Cosa sperava, che Kisshu la consolasse…? Lui era un alieno, non poteva comprendere i suoi sentimenti…

Si sentì patetica. Si era lasciata andare e non avrebbe dovuto farlo. Aveva deciso di cambiare, di diventare più forte e indipendente; ma, a quanto pareva, la strada da percorrere era ancora molto lunga.

“Beh, lasciamo perdere” esclamò brusca sedendosi sulla sedia accanto alla scrivania.

Kisshu si alzò dal letto e le si avvicinò. Si chinò sul cassetto e lo aprì, prendendo la collana.

“…Se non ci riesci… posso gettarla via io…” sussurrò sperando in una risposta positiva. Ichigo lo fissò per qualche secondo con gli occhi sgranati. Cosa doveva fare…? Spostò lo sguardo dal collarino al volto di Kisshu, che la fissava dannatamente serio.

Abbassò lo sguardo, incapace di rispondere e Kisshu interpretò quel gesto come un segno di assenso. Si alzò e, stringendo la collana, si avvicinò alla finestra, aprendola.

“Che fai?!” domandò Ichigo scattando in piedi.

“Lo butto via”

“NO!!”

Si gettò verso l’alieno e lo afferrò per la vita, stringendolo.

“Non farlo… per favore…” mormorò singhiozzando e affondando il viso nella sua schiena. Kisshu abbassò il braccio che stringeva il campanellino e le afferrò le mani, staccandole dal suo corpo. Si voltò, abbracciandola, mentre lei iniziava a piangere. Rassegnato, Kisshu lasciò cadere a terra il collarino e strinse di più il corpo della ragazza, ormai scosso dai singulti.

“Sfogati… Piangi, piangi quanto vuoi…” le sussurrò accarezzandole i capelli. Ichigo si aggrappò disperatamente alla maglia dell’alieno e singhiozzò più forte, disperata come non mai. Da quanto tempo non piangeva in quel modo…? Forse solo da quando aveva visto morire una persona importante… E quella scena le tornò in mente, più nitida che mai…

 

“Tu… stai piangendo per me…?”

“……” Ichigo continuò a singhiozzare, mentre con la mano carezzava la guancia dell’alieno, ormai divenuta gelida.

“Ascolta… Io… devo dirti una cosa…” le sussurrò tossendo per il troppo sforzo.

Sollevò appena il busto, quel tanto che bastò per avvicinare il viso a quello di lei.

“Ti amo… Mi… cetta…

Le prese il volto tra le mani e la baciò con una tale tenerezza che Ichigo sentì il cuore scoppiarle nel petto.

“E’… stato bello… finché è durato…”

Con quell’ultima frase, Kisshu esalò il suo ultimo respiro, scivolando a terra con un lieve fruscio.

“………NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”

La rabbia e la disperazione di Ichigo avevano raggiunto livelli vertiginosi.

 

Si strinse di più nell’abbraccio dell’alieno, mentre le lacrime versate per Aoyama si mischiavano a quelle dei suoi ricordi… Ricordi dolorosi che avrebbe tanto voluto cancellare ma che purtroppo avrebbero sempre fatto parte di lei.

“Ecco il traditore”

Una voce improvvisa fece sobbalzare entrambi. Si staccarono di scatto, voltandosi verso l’intruso che aveva parlato. Fuori dalla finestra, un alieno dai capelli verde chiaro e gli occhi scuri li fissava con aria soddisfatta: tra le mani, una specie di fucile piuttosto lungo. L’alieno puntò l’arma contro i due e sorrise beffardo, poggiando il dito sul grilletto.

“Attenta!!” esclamò Kisshu spingendo Ichigo sul letto. Un colpo partì dall’arma e andò a infrangersi al suolo, nello stesso punto in cui poco prima Kisshu e Ichigo si stavano abbracciando abbracciati. L’alieno dagli occhi ambra si gettò contro l’aggressore, volando fuori dalla finestra.

“KISSHU!!” Ichigo corse verso di loro e poggiò le mani sul davanzale, cercando di arrampicarsi.

“FERMA, RESTA DENTRO!!” le urlò lui colpendo il nemico con un pugno ben assestato. L’alieno volò all’indietro, a debita distanza da Kisshu.

“…Non ci sarà scampo per i traditori… né tantomeno per i loro amici…” nel dire questo, l’avversario spostò lo sguardo verso Ichigo che, febbrilmente, svuotava il cassetto del comodino alla ricerca di chissà cosa. Kisshu sentì il sangue andargli al cervello e si lanciò contro l’alieno, facendogli cadere l’arma.

“Ichigo non si tocca!” urlò trafiggendolo con i tridenti. L’alieno emise un gemito e poi precipitò verso terra, cadendo in strada. Con uno schiocco delle dita, Kisshu fece sparire il corpo e rientrò nella stanza, chiudendo la finestra.

“Kisshu!”
La rossa corse da lui e lo abbracciò, cercando di non ricominciare a piangere.

“Mi dispiace, non ho potuto aiutarti… la spilla… la spilla… non l’ho trovata…! Deve averla ancora Ryo…” spiegò tremando come una foglia e balbettando. Kisshu le batté con una mano sulla testa, affettuosamente.

“Non fa niente, l’ho sistemato io” la rassicurò staccandosi. La fissò negli occhi, ancora rossi e gonfi per lo sfogo di poco prima, e le spostò una ciocca di capelli dalla fronte. Si chinò verso di lei mentre Ichigo arrossiva di scatto e pensava di doversi allontanare… ma le gambe non le davano retta. Rimase immobile, mentre le labbra di Kisshu si posavano lentamente sulle sue, le sfioravano, e poi si staccavano di nuovo.

“…Devo andare…” sussurrò baciandola di nuovo. Si staccò, di scatto stavolta, e scomparve.

Ichigo rimase immobile a fissare il muro di fronte a lei… Kisshu se n’era andato e aveva lasciato quella stanza vuota…
Si lasciò andare sul letto e gettò un’occhiata al campanellino a terra. Rimase a fissarlo per qualche secondo, poi si alzò e lo ripose di nuovo nel cassetto.

Non era ancora pronta a disfarsi del suo passato… ma, forse, grazie all’aiuto di qualcuno, prima o poi ci sarebbe riuscita…

 

 

 

 

 

…To be continued…

 

 

 

 

Ed eccomi tornata!!!! Gente, come va??????

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!! XD

Ringrazio tutti quanti per i commenti che ho ricevuto durante la mia assenza ^^’’ Molto graditi, ovviamente!! XD

Allora… il nostro Kisshu si sta facendo spazio nel cuore della Mew Neko… ma… appena lei gli darà il via… ^\\\\\\\^ no comment per ora… per saperlo continuate a seguire questa ficcy!!!!

Kissotti a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ranpyon

 

Ps- Purtroppo ho notato che la pagina delle recensioni è stata deformata a causa delle violazioni del regolamento da parte di alcune commentatrici… Pregherei di fare più attenzione la prossima volta!

 

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