Le conseguenze dell'amore di Ranpyon (/viewuser.php?uid=4468)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Nuova pagina 1
Ciao a tutti i miei
lettori!! Sono di nuovo qui, con altre idee da propinarvi e non esiterò a
sottoporvele tutte!!
Sono tornata con una nuova Kisshu/Ichigo dato che “Siamo nemici ma il destino ci
ha voluto amanti” sta avendo molto successo!
Per ora pubblicherò questo
primo capitolo di questa storia.
Diciamo che è una piccola
introduzione per mostrarvi ciò che succederà nella storia, in modo che possiate
avere un’idea di ciò che vi aspetta (sembra una minaccia… O_O)…
Purtroppo però dovrete
aspettare un po’ perché io possa aggiornarla, perché preferisco prima concludere
una delle ff che sto pubblicando ora…
Beh, vi lascio al 1°
capitolo di “Le conseguenze dell’amore”!
Aspetto di sapere cosa ne
pensate!!
Un bacione
Ranpyon
Le conseguenze dell’amore
- Capitolo 1 -
Notte.
Nel cielo, limpido e terso,
solo la pallida luce della luna che rifletteva la sua ombra sul freddo asfalto
delle strade affollate.
Notte.
Una ragazza triste, sola,
amareggiata e delusa dalla vita.
Quella cosa per cui si deve
essere grati e che ora, invece, era diventata la sua principale fonte di dolore.
Camminava ormai da un paio
d’ore con le mani nelle tasche del cappotto che la riparava dal freddo,
indifferente a chi le stava intorno e a chiunque le rivolgesse la parola per un
qualunque motivo.
Intorno a lei, gente allegra
che passeggiava e si fermava ad ammirare le strade addobbate per l’occasione.
Natale.
Quella festività che portava
gioia e allegria in ogni casa.
Quella festività che portava
gli esseri umani a decorare gli alberi, le strade e persino a costruire
cittadine in miniature chiamate presepi.
Perché accadeva tutto
quello?
Perché il mondo non aveva
smesso di vivere nello stesso istante in cui lo aveva fatto lei?
Perché tutto continuava a
scorrere normalmente e la gente intorno a lei sorrideva spensierata, mentre
l’unica cosa che riusciva a fare il suo cuore era gridare?
Si fermò in mezzo alla
strada, alzando lo sguardo verso l’immensa cattedrale di fronte a lei.
Puntò lo sguardo
sull’orologio posto al centro della costruzione e aguzzò la vista.
Le undici e cinquantacinque.
Mancavano cinque minuti a
mezzanotte.
Al 25 Dicembre.
Indifferente, scoccò
un’occhiataccia alla struttura e si voltò scocciata, incamminandosi.
Il Natale…? Neanche quello
aveva più importanza ormai.
Tutto era diventato inutile,
da quando…
Accelerò il passo cercando
di cancellare quel ricordo dalla sua mente.
Ma credeva davvero di poter
cancellare così facilmente una parte della sua vita?
Era impossibile, lo sapeva
fin troppo bene.
Quante volte, inutilmente,
ci aveva provato…
Quante volte si era detta
che, se le cose fossero andate diversamente fin dall’inizio, lei non si sarebbe
trovata lì…
Non sarebbe stata sola…
Non sarebbe stata
abbandonata dall’unica persona che contava davvero per lei, e per la quale non
aveva esitato a mentire, a tradire, a far soffrire chi le stava intorno…
Scosse la testa abbassandola
di scatto, fissando i piedi che, trascinandosi, la stavano portando in chissà
quale posto…
Non se la sentiva di tornare
a casa.
Non voleva tornare lì per
poi doversi chiudere in camera per non ascoltare le lamentele di suo padre e le
ramanzine di sua madre.
Era stanca.
Era stanca di tutto.
Di dover continuare a vivere
mentre lui aveva smesso di farlo già da qualche giorno…
Di doversi comportare
normalmente, facendo finta che niente fosse successo…
Di andare avanti…
Sospirò tristemente tirando
le mani fuori dalle tasche. Se le portò alla bocca, alitandoci sopra per
riscaldarsele, dato che il cappotto non stava affatto compiendo il suo lavoro.
Le strofinò tra loro
facendole solo arrossare un po’ e se le riportò in tasca, scocciata.
Si guardò intorno.
Il parco Inohara…?
Quel parco le aveva regalato
tantissimi ricordi.
Ricordi belli, brutti,
tristi, dolorosi, felici, spensierati… Ma l’ultimo era stato il più doloroso di
tutti.
Deglutendo, accelerò il
passo e si inoltrò nel fitto bosco, sicuramente deserto a causa del freddo.
Camminò per qualche centinaio di metri, mentre, da lontano, sentiva il rintocco
delle campane che segnavano l’arrivo della mezzanotte, e quindi del Natale.
Si bloccò e sorrise
amaramente.
“A quella cosa che hai
detto tu… La festa… Il Natale, o come diavolo si chiama…! Andremo io e te, alla
cattedrale, a sentire quelle cose che suonano!!”
“Si chiamano campane,
Kisshu…”
“Sì, sì, proprio quelle!”
Senza che se ne rendesse
conto, una lacrima le scivolò lungo una guancia e lei la lasciò scendere.
Le sfiorò le labbra per poi
depositarsi sul suo mento…
E cadde a terra.
Ichigo sgranò gli occhi e
fissò il suolo sotto di lei.
“Sto… sto piangendo…?” si
chiese portandosi una mano sotto l’occhio e raccogliendo un’altra lacrima, che
inesorabile, era nata.
Si portò il dito sulle
labbra, poggiandole sopra lievemente.
Quante volte aveva sentito
il sapore amaro di quelle lacrime…
Quante ne aveva versate per
lui in passato… E quante ne avrebbe versate ancora?
Riprese di nuovo a camminare
inoltrandosi ancora di più nel bosco. Ormai il suono delle campane non era più
udibile e questo fu fonte di un leggero sollievo per lei…
Non voleva sentirsi
ricordare quella promessa che non era stata mantenuta. Si guardò intorno, sempre
continuando a camminare, spaesata.
Forse si era persa… Si fermò
ad osservare il panorama circostante, notando con rammarico che non si trattava
altro che di alberi.
Alberi e alberi per
centinaia di metri. Aguzzò la vista, sicura che fosse da quelle parti, ma forse
trovarlo di notte sarebbe stato impossibile.
Inutile tentare, con il
cuore in gola si voltò e ritornò sui suoi passi, pensando all’imminente terzo
grado che i suoi genitori le avrebbero fatto vedendola rincasare così tardi.
Ma, come aveva sempre fatto
negli ultimi tempi, se ne sarebbe fregata.
In pochi minuti si ritrovò
fuori dal parco, in mezzo alla gente che, ancora, passeggiava a chiacchierava
allegra in quel mondo che per lei ormai era divenuto solo un’utopia.
Ormai non ne faceva più
parte.
Con passo leggero si avviò
verso casa, pensando a qualche scusa convincente da raccontare.
Ma, in fondo, il silenzio
avrebbe fatto più effetto di mille scuse.
Si ritrovò nella sua strada,
di fronte alla porta addobbata con una ghirlanda con su scritto “Merry
Christmas”.
“Merry un corno” pensò
gettandole un’occhiataccia.
Estrasse dalla tasca del cappotto una chiave e la infilò nella toppa, facendola
girare lentamente.
Aprì la porta che emise un
leggero cigolio ed entrò sfilandosi gli stivali e poggiandoli al lato del
corridoio. Si infilò le pattine e si tolse anche il cappotto, appendendolo
all’attaccapanni posto vicino alla porta.
Silenziosamente, si diresse
nel salotto con il respiro che man mano si faceva irregolare.
“Sono tornata” proferì
facendo il suo ingresso nella stanza.
Il signore e la signora
Momomiya sollevarono lo sguardo e la fissarono.
“Scusate se sono tornata
tardi” disse immediatamente lei.
Sakura, sua madre, poggiò
sul tavolo la rivista di cucina che stava leggendo e si avvicinò alla figlia,
poggiandole una mano sulla guancia.
“Ichigo, ma sei gelata! Che
ti è saltato in mente di andare in giro con questo freddo?”
“Fino a quest’ora, poi!”
esclamò suo padre imitando la donna e avvicinandosi alla figlia.
Ichigo deglutì, mentre
sentiva gli occhi che cominciavano a bruciarle terribilmente.
“Gattina, ma che ti è
saltato in mente?! Lo sai che qui la temperatura è sottozero! Andare in giro con
questo freddo…! Certo che vuoi esseri umani siete proprio strani… Masochisti,
oserei dire…!”
“I-Ichigo…?” la donna,
sempre più preoccupata, si voltò verso il marito.
“Shintaro, un fazzoletto,
presto” esclamò indicando un mobile posto al lato del salone.
L’uomo obbedì e in un
secondo Ichigo sentì sul suo viso una stoffa morbida che le asciugava le
lacrime.
Stava piangendo di nuovo…?
“Non devi piangere!”
“Ma…”
“No, niente ma, micetta…!
Non devi piangere, punto e basta!”
“…BASTA!” urlò scattando
all’indietro, stanca di tutta quella situazione.
“NON VOGLIO QUESTO GENERE DI
PREMURE!! NON VOGLIO NIENTE! NON LE MERITO, PERCHÉ NON HO FATTO NIENTE PER
SALVARE LUI!” continuò sempre gridando, rivolta al fantasma di quello che ormai
era divenuto il passato.
Si allontanò correndo,
lasciando i suoi genitori che si lanciavano occhiate preoccupati.
Loro non sapevano. Non
potevano sapere cos’era successo ad Ichigo e forse era meglio per loro non
sapere niente.
Si diresse al piano di
sopra, entrando nella sua stanza e sbattendo la porta. Lasciò la luce spenta e
si gettò sul letto.
“Dannazione… Dannazione…”
esclamò affondando la testa nel cuscino.
Erano giorni che la sua
immagine la perseguitava.
Era ossessionata dal suo
volto serio e malinconico che, anche se con parole indirette, le diceva addio,
mentre tutto crollava.
Il suo mondo…
Le sue illusioni…
La sua vita…
Lui…
Era ossessionata dal senso
di colpa perché non era riuscita a salvarlo…
Non era riuscita a salvare
colui che, prepotentemente e velocemente, era entrato nella sua vita, l’aveva
sconvolta, e altrettanto velocemente se n’era andato.
E fino ad ora non aveva mai
pianto…
Lui
le aveva detto di non farlo e lei era riuscita a mantenere la parola…
Ma vedere tutti che si
preoccupavano per lei, che la trattavano con mille riguardi solo perché sapevano
che c’era qualcosa che non andava, la faceva stare male da morire.
La faceva letteralmente
morire perché lei non meritava tutto quello. Non meritava di essere compatita,
aiutata, né tantomeno apprezzata.
Sì, apprezzata, perché, in
fondo, quello che aveva fatto era più che giusto.
Certo, giusto per il mondo.
Ma sbagliato per lei.
E forse anche per lui.
Singhiozzò, premendo il viso
contro il cuscino e deglutendo a fatica.
Le lacrime ormai scivolavano
copiose e non avevano intenzione di smettere.
E neanche lei ne aveva.
Voltò la testa di lato per
poter riprendere fiato e singhiozzò di nuovo, tirando su con il naso.
“Tranquilla, ti
raggiungerò”
“No, non se ne parla!! Io
resto con te!”
“Non posso
permettertelo!”
“Non sono una bambina, so
fare le mie scelte!!”
“Non dico che tu non le
sappia fare. Ma la maggior parte delle volte le tue scelte sono sbagliate”
“Ma…”
”Ti amo”
Singhiozzò di nuovo, mentre
la sua mente era ormai completamente affollata dai ricordi del passato…
E il suo cuore gridava.
“E’ inutile che piangi…
Le tue lacrime non lo faranno tornare…”
*** To be continued ***
Oddio, beh, come primo
capitolo è una tragedia greca…
E ascoltare Tiziano Ferro
mentre lo si legge, o lo si scrive nel mio caso, non è la cosa migliore ç_ç
Comunque… Lo so, è triste!
Questo praticamente sarebbe
l’ultima capitolo di questa ff.. Cioè, tutta la storia sarà un flash back da
ricondurre a questo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto e
che l’angoscia non sia stata troppo, perché devo ammetterlo, ma questo forse è
uno dei capitoli più tristi che ho scritto finora.
Quindi beh… commentate e ci
vediamo al prossimo aggiornamento, sperando che il blocco dello scrittore non si
impossessi di me all’improvviso!
Un bacio
Ranpyon
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Nuova pagina 1
-
Capitolo 2 -
E’ incredibile come undici
mesi, che non sono altro che una piccolissima parte della nostra esistenza,
possano sconvolgerci la vita.
Difficile da pensare che,
ora come ora, in un mondo pieno di gente egoista che non fa mai nulla senza un
tornaconto personale, possano esistere persone capaci di aiutare gli altri per
semplice senso del dovere.
Nessuna costrizione.
Nessun obbligo.
Solo loro.
Le Tokyo MewMew, le paladine
della giustizia che avevano salvato la terra dagli innumerevoli attacchi degli
alieni, nemici acerrimi del pianeta azzurro.
Ormai era passato un anno e
mezzo dall’inizio dello scontro. Tutto era stato impossibile da sopportare,
difficile da sostenere, per niente facile da comprendere.
Era stato stupido e inutile
portare avanti una guerra che, come tutte, aveva condotto solo alla distruzione
e alla morte.
Ma qui si parla di magia.
Di poteri nati dal nulla.
Di alieni venuti dallo
spazio.
Quindi tutto è possibile,
no?
E infatti è successo
l’impossibile, quello che ogni scienziato avrebbe di sicuro confutato, pronto a
metterci persino la mano sul fuoco.
Solo lui, Ryo Shirogane,
aveva creduto in quella piccola fiamma chiamata speranza, che aiuta la gente a
guardare avanti anche quando ormai la situazione sembra critica e senza vie di
uscita.
Lui ci aveva creduto e aveva
prescelto cinque ragazze.
Cinque ragazze che avrebbero
rappresentato la speranza sua e di quella dell’intero pianeta.
Ichigo. Minto. Retasu.
Purin. Zakuro.
Le Tokyo MewMew, pronte a
difendere a spada tratta chiunque da chiunque.
Ed ora che la battaglia si
era conclusa, le ragazze avevano riposto le armi al chiodo, come si suol dire, e
avevano ricominciato a vivere la loro vita semplicemente, tra amori, scuola e
divertimento. Ma una cosa le aveva tenute legate ai loro ricordi: quel Caffè.
Quel piccolo locale rosa confetto, palcoscenico di centinaia di avventure,
riunioni e battibecchi. Quell’edificio raccoglieva in sé tutta la vita delle
cinque ragazze, per non parlare di Kei e Ryo, che per la prima volta da molto
tempo aveva trovato un luogo che poteva essere definito “casa”, e un gruppo di
amici che ormai erano divenuti la sua “famiglia”.
Tutto era passato
velocemente. Era scivolato via così, tra scontri contro i nemici e vittorie. Mai
neanche una sconfitta.
Poi, alla fine, l’ultima
battaglia che aveva coinvolto tutti, persino i più innocenti. Dal piccolo Taruto
che, nonostante l’odio per gli umani, aveva sacrificato la propria vita
schierandosi con quello che sarebbe dovuto essere suo nemico, a Pai, che aveva
aiutato le MewMew proteggendole dalla forte esplosione creatasi all’interno
della fortezza.
E poi c’era Kisshu.
Lui, il più valoroso, aveva
lottato fino alla fine per proteggere quanto di più caro gli era rimasto.
Ichigo.
Aveva sfidato senza troppe
remore il suo capo, Deep Blue, e lo aveva affrontato a viso aperto solo per
amore di quella gattina che non aveva saputo dargli altro che un semplice
presente.
L’aveva fatto vivere. Lo
aveva fatto vivere davvero. Per la prima volta in vita sua, forse.
E, per l’alieno, morire per
quella buffa ragazzina dai capelli rossi era la più grande delle gioie, perché
sapeva che in fondo tutto questo era per lei. Per non vederla piangere.
Ma alla fine Ichigo aveva
pianto lo stesso. Tenendo tra le braccia il corpo dell’alieno, Ichigo aveva
versato quelle lacrime calde e amare che troppo spesso aveva trattenuto.
Kisshu aveva sentito il suo
cuore perdere un battito, nel momento stesso in cui una lacrima di Ichigo si era
infranta a terra.
Non credeva sarebbe stato
possibile, ma la MewMew stava piangendo per lui…
“Tu… stai piangendo per
me…?”
“……” Ichigo continuò a
singhiozzare, mentre con la mano carezzava la guancia dell’alieno, ormai
divenuta gelida.
“Ascolta… Io… devo dirti
una cosa…” le sussurrò tossendo per il troppo sforzo.
Sollevò appena il busto,
quel tanto che bastò per avvicinare il viso a quello di lei.
“Ti amo… Mi… cetta…
Le prese il volto tra le
mani e la baciò con una tale tenerezza che Ichigo sentì il cuore scoppiarle nel
petto.
“E’… stato bello… finché
è durato…”
Con quell’ultima frase,
Kisshu esalò il suo ultimo respiro, scivolando a terra con un lieve fruscio.
“………NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”
La rabbia e la
disperazione di Ichigo avevano raggiunto livelli vertiginosi.
“…I… Ichigo…?”
Ma, proprio in quel
momento, Aoyama-Kun era tornato.
Era tornato da lei.
Quante volte aveva sofferto
pensando all’alieno che era morto per salvarla.
E lei non lo aveva neanche
ringraziato.
Pensando questo, Ichigo
chiuse la finestra della sua camera e si infilò sotto le coperte, reduce da una
estenuante domenica passata a lavorare al Caffè.
Ormai la battaglia era
finita. Kisshu era tornato sul suo pianeta con Pai e Taruto che, a detta delle
altre MewMew che avevano avuto occasione di vederli, erano guariti alla
perfezione grazie alla Mew Aqua.
Grazie al suo Aoyama-Kun.
E, con quel pensiero si
addormentò, rendendosi conto che, in fondo, non l’aveva neanche salutato.
Pianeta Keber.
L’alba.
“Ancora qui?”
“Zitto, non scocciare”
“Come vuoi”
Pai si voltò scocciato dalla
risposta dell’amico e si avviò verso l’interno della casa, chiudendo la porta
alle sue spalle.
Kisshu, nel cortile
posteriore di casa Ikisatashi, seduto a terra con la schiena poggiata ad un
albero, fissava il cielo.
Quel cielo verdino (No,
Kisshu non ha fatto uso di sostanze stupefacenti, tranquilli. U.U NdRanpyon),
completamente diverso da quello della terra.
Il sole stava sorgendo
proprio in quel momento, e sul pianeta Keber il cielo aveva la strana usanza di
tingersi di verde ogni qual volta la sfera luminosa compariva nel cielo.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
Da soli cinque giorni aveva
fatto ritorno sul suo pianeta insieme a Pai e Taruto, i suoi fratelli adottivi
nonché compagni di battaglia.
Erano tornati vittoriosi,
con la Mew Aqua che aveva reso vivibile il loro pianeta. Tutto era tornato alla
normalità.
In parecchi aveva chiesto
loro che fine avesse fatto Deep Blue, ma i tre alieni si limitavano a dare
risposte vaghe, circa quell’argomento. Deep Blue era sempre stato visto come un
capo da chiunque lo circondava, e sapere che era stato ucciso per mano di cinque
ragazze sarebbe stato il massimo della vergogna.
E il massimo del disonore,
per lui, Pai e Taruto, che le avevano aiutate.
Ricordava ancora quel
giorno.
Il giorno in cui l’aveva
vista piangere per lui.
Il giorno in cui lui era
morto per salvarla.
Ma ora, incredibilmente, era
lì, ancora vivo, indeciso su cosa fare della propria vita.
Ma non sapeva che il destino
aveva in serbo per lui molto più di quando si aspettasse.
“Ehi! E voi che volete?!”
sentì le grida del piccolo Taruto provenire dall’interno della costruzione e si
alzò di scatto, allarmato.
“Che diavolo state
facendo?!” stavolta la voce di Pai lo fece preoccupare veramente e corse verso
l’interno della casa.
“Ma cosa…?” imprecò ad alta
voce, trovandosi davanti una decina di alieni che avevano imprigionato Pai e
Taruto.
“Cosa sono quelle manette?”
chiese guardandosi intorno.
Un alieno dalla pelle
biancastra e dai capelli brizzolati si avvicinò.
“Non vi conviene opporre
resistenza”
“Siete in arresto”
Kisshu sgranò gli occhi,
voltandosi verso Pai e Taruto che stavano lanciando aperte proteste contro i
loro sequestratori.
“Lasciatemi andare!!”
scalciò il piccoletto colpendo un paio di guardie, ma l’esito non fu molto
positivo.
Con un destro ben centrato,
una delle guardie lo colpì in pieno viso facendogli uscire il sangue dal naso.
“Per ordine di chi?!”
domandò adirato Kisshu mentre l’alieno accanto a lui lo voltava con violenza e
gli metteva le manette.
“Il popolo vuole la verità”
I tre capirono subito ciò
che significava quella frase.
Avrebbero dovuto svelare la
verità sulla scomparsa di Deep Blue.
Rassegnati, anche perché impossibilitati a ribattere a causa dell’inferiorità
numerica, Kisshu, Pai e Taruto seguirono silenziosamente i loro sequestratori
nella piazza principale della città.
“Mai vista tanta gente tutta
insieme” ironizzò Kisshu gettando un’occhiata a coloro che li circondavano.
Sembrava che tutto il pianeta Keber fosse lì per loro.
“Allora. Senza troppi giri
di parole” proferì un alieno molto alto con i capelli legati in una coda bassa
che ricadeva sulla schiena.
“Non avete voluto fornirci
delucidazioni, ma il popolo vuole sapere lo stesso che fine ha fatto Deep Blue”
Taruto, spaventato dalla
situazione, deglutì a fatica.
“Non siamo tenuti a
rispondere” proferì Kisshu voltandosi verso l’alieno.
“Abbiamo salvato questo
pianeta. Non vi accontentate?” chiese con tono sfrontato.
“Vogliamo sapere!” urlò un
uomo, indistinguibile nella folla.
In pochi secondi, si scatenò
un tumulto.
“Dobbiamo parlare” mormorò
Taruto rivolto a Pai, che lo fissò come se fosse impazzito.
“Taruto! Che diavolo stai
dicendo?! Lo sai che non possiamo!” ringhiò a denti stretti.
“E non solo per l’onore”
proferì Kisshu voltandosi a fissare i due.
“ABBIAMO AIUTATO LE MEWMEW
AD UCCIDERE DEEP BLUE!!” esclamò l’alieno dagli occhi ambra attirando
l’attenzione di tutti i presenti.
Pai e Taruto lo fissarono
spaventati.
“Questo equivale a un
tradimento” proferì l’alieno di fronte a loro, fissandoli sprezzante.
“E tradire il nostro popolo
significa la morte. Portateli in prigione!!”
Le guardie non persero tempo
e condussero i prigionieri nella prigione del palazzo reale, costruito tempo
prima per un’eventuale elezione di un nuovo sovrano.
“Bella mossa, Kisshu,
davvero! Ora ci aspetta la forca!” esclamò Taruto girovagando per la cella con
fare nervoso. Kisshu, come Pai del resto, era seduto a terra con le gambe
incrociate e le braccia conserte.
Taruto si voltò verso di
loro, non avendo ottenuto risposta.
“Ma non ve ne importa
niente?! Quelli ci vogliono ammazzare!!” urlò ormai in preda al panico.
Non era mai stato un
campione di coraggio, Taruto.
Kisshu si alzò di scatto e
gli si avvicinò, afferrandolo per il colletto della maglietta.
“Stammi a sentire, moccioso.
Anche se non avessimo confessato, credi che ci avrebbero lasciati andare?!”
ringhiò sollevandolo da terra.
“Kisshu ha ragione, Taruto.
Non c’era altro da fare” asserì Pai mettendosi in piedi.
“Dobbiamo fuggire da qui”
“E dove vorresti andare?”
domandò Kisshu interessato, lasciando andare Taruto che cadde a terra con un
leggero tonfo.
“Io… io un’idea ce l’avrei…”
mormorò il piccoletto massaggiandosi il fondoschiena.
“Cioè?”
“La terra...”
Kisshu e Pai fecero una
piccola pausa e si lanciarono un’occhiata di intesa.
“Non hai tutti i torti,
piccoletto” sentenziò l’alieno dai capelli verdi.
“E scusa per prima”
Taruto sorrise.
“Sono forte. Non mi hai
fatto niente”
Kisshu tornò a sedersi a
terra, poggiando la schiena al freddo muro della prigione e chiuse gli occhi.
Come avrebbero fatto a
fuggire…? La prigione era protetta da un campo energetico che rendeva
impossibile il teletrasporto e quindi era un’ipotesi da scartare.
Il palazzo era sorvegliato a
vista da guardie ben armate, e in mancanza di armi per loro sarebbe stato
impossibile uscirne illesi.
O meglio, sarebbe stato
impossibile uscirne.
Si prese la testa tra le
mani.
“La terra…” mormorò.
Avrebbe rivisto quella
ragazzina dai capelli rossi…
Ichigo…
Chissà cosa stava facendo in
quel momento, mentre lui giaceva in una cella in attesa del suo destino?
*** To be continued ***
Ecco… questo capitolo è un
po’ più lunghetto…
E dato che l’ho scritto
così, di getto, ho pensato di pubblicarlo!!!
Che ne pensate? Non vi
sareste aspettati una cosa del genere, vero?
Popolo di ingrati, condannare a morte i loro salvatori… è_é
Vabbè, va, ora vi lascio!
Commentate numerosi!!
Un bacio!!
Ranpyon
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Nuova pagina 1
- Capitolo 3 -
Era l’alba.
L’alba di un giorno
qualunque per gli abitanti della Terra.
Per quelli di Keber non si
poteva dire la stessa cosa.
Era finalmente arrivato il
giorno in cui tutte le colpe sarebbero state punite e ti tradimenti smascherati.
Più precisamente, i traditori sarebbero stati giustiziati di fronte all’intera
popolazione del pianeta.
“Un’esecuzione pubblica”
l’avevano definita le guardie della prigione in cui erano stati rinchiusi Pai,
Taruto e Kisshu. Ridendo sguaiatamente, i secondini si divertivano a parlare con
leggerezza di quell’argomento che, ormai, in quella prigione era diventato un
vero e proprio tormento. Questo provocava le ire di Kisshu che perdeva la
pazienza molto più spesso di quanto gli accadesse in passato.
Ma era tutto inutile; come
gli aveva fatto notare Pai, fuggire da quella prigione era pressoché
impossibile.
“Io non ho intenzione di
farmi ammazzare” si adirava l’alieno dagli occhi ambra.
“E’ solo questione di tempo.
Troverò un piano”
Pai scuoteva la testa ogni
qual volta la frase gli veniva presentata. Erano giorni che la ripeteva ormai.
E, dopo lunghi giorni di
attesa, giorni in cui erano stati trattati come la feccia della società,
finalmente era arrivato quello che per loro poteva essere considerato il giorno
del giudizio.
“Forza, uscite fuori” uno
dei secondini aprì la porta arrugginita della prigione e intimò ai tre ragazzi
di uscire fuori da quella stanza. Ovviamente Kisshu, Pai e Taruto non si mossero
né batterono ciglio. Rimasero seduti a terra, come sempre in quei giorni,
tenendo la testa bassa.
“Uscite fuori!” esclamò di
nuovo la guardia muovendo un passo verso l’interno della cella.
“Aspetta” un alieno comparve
alle sue spalle.
Dalla voce, Kisshu riuscì a
capire che si trattava dello stesso alieno che li aveva arrestati qualche giorno
prima.
“La folla vi acclama. Fuori
di qui” proferì nella calma più totale. Quella voce così quieta e pacata
incuteva più timore di una sfuriata vera e propria.
L’alieno, non ottenendo
risposta, si voltò verso il suo sottoposto.
“Chiama delle guardie e
tirali fuori di qui. Non possiamo perdere altro tempo” proferì stavolta con tono
freddo. Pai, Taruto e Kisshu non si mossero, indifferenti a tutto.
“D’accordo, comandante Kiel”
L’alieno asserì e chinò il
capo salutando il suo comandante che stava uscendo dalla prigione. Quando
l’alieno dai capelli brizzolati fu scomparso, l’altro alzò la testa e si voltò
verso la cella.
“Ma…”
Era completamente vuota.
Spiazzato e spaventato si
guardò intorno cercando quelli che ormai potevano essere considerati fuggitivi.
“Ma dove diavolo…”
Non riuscì a formulare
l’intera frase: un colpo in testa lo fece cadere rovinosamente a terra,
accompagnato dalla risata di Kisshu.
“Che incapace…” mormorò
l’alieno sorridendo e spingendo il corpo della guardia all’interno della
prigione.
“Fuori uno”
Taruto esultò e uscì dal suo
nascondiglio. Piccolo com’era non era stato affatto difficile nascondersi sotto
uno dei piccoli letti all’interno della cella.
Pai, alle spalle di Kisshu,
sorrise.
“Ce ne sono ancora altre
dieci prima dell’uscita” proferì gettando un’occhiata al lungo corridoio di
fronte a loro.
“…D’accordo, andiamo. Una
volta fuori ci teletrasporteremo sulla Terra”
Taruto e Pai annuirono e
insieme si avviarono lungo l’immenso corridoio.
Errore grave, che Kisshu non
aveva calcolato, era che la guardia appena colpita non aveva perso del tutto i
sensi. E, purtroppo per loro, aveva sentito ogni singola parola.
Arrivarono all’estremità del
corridoio, che terminava con una porta, ovviamente di ferro, che sembrava essere
abbastanza robusta. Kisshu poggiò una mano su di essa.
“…Non è chiusa a chiave… ma
oltre questa porta ci sono altre tre guardie” constatò poggiando una mano sulla
maniglia di metallo.
“Al mio tre…”
Al numero prescelto,
l’alieno spalancò di scatto la porta e le guardie di fronte a loro sobbalzarono.
Con estrema velocità, Kisshu corse nella stanza e si avventò contro una delle
sentinelle e la scaraventò a terra, rubandole l’arma.
Anche Pai e Taruto fecero lo
stesso, anche se con maggiore difficoltà.
Alla fine, comunque,
riuscirono a sopraffare i tre alieni e a giungere alla stanza successiva.
“Ora abbiamo delle armi”
esclamò Taruto esultante. Ma, tutto l’entusiasmo accumulato, sparì in un
secondo.
“…Ma… Ma…”
Di fronte a loro il
comandante Kiel teneva in mano un piccolo parapara e li fissava sprezzanti.
“E’ una trappola!” esclamò
Kisshu facendo un passo indietro.
L’alieno incurvò ancora di
più l’angolo destro della bocca.
“Sapevo che avreste tentato
di fuggire. Queste guardie sono degli incapaci” scosse la testa scettico.
“Comunque… ora siete qui”
sorrise di nuovo e lanciò il parapara in aria. Un piccolo esserino volante,
capitato lì per caso, fu avvolto da quella medusa viscida e fluida, per poi dar
vita a un chimero piuttosto grande.
“Com’è possibile?” domandò
Pai indietreggiando.
“Qui non è possibile usare
nessun tipo di magia!”
“E’ vero” asserì con la
testa l’alieno.
“Ma a me è concesso” rise
sguaiatamente e uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Il
chimero di fronte ai tre ragazzi aveva lunghe ali trasparenti e un corpo molto
simile a quello di una mosca. Le zanne sporgenti erano ricoperte di bava e gli
occhi erano di un puro rosso sangue.
Kisshu deglutì. Senza armi
come avrebbero potuto sconfiggere quel dannato chimero?
Voltò la testa di lato,
rivolto ai compagni.
“Dobbiamo cercare di
raggiungere la porta…”
“Di sicuro ce ne sarà un
altro nella prossima stanza…” esclamò Taruto in preda all’angoscia.
Pai rifletté: come potevano
fuggire da quella situazione?
“Bene, allora lo faccio a
pezzi e torno” proferì Kisshu facendo un passo avanti. Si scrocchiò le dita
delle mani e sorrise beffardo.
“Aspetta!” Pai lo bloccò
afferrandolo per la maglietta.
“Dobbiamo escogitare un
piano!”
“Tu escogita, io agisco”
rispose lui liberandosi dalla presa del compagno. Pai si rassegnò e lo lasciò
andare.
“Bene… Vieni qui,
mostriciattolo… Ora vedremo chi è il più forte”
L’aeroporto di Tokyo era,
come sempre, molto affollato. C’era chi, frenetico, si precipitava verso il
check-in sperando di non perdere il volo, e chi, tranquillo, se ne stava seduto
nella sala d’attesa a leggere una qualche rivista in attesa della voce metallica
dell’operatore che l’avrebbe avvertito che il suo volo era pronto per partire.
Tutte quelle persone erano
lì per un motivo preciso.
Anche lei ne aveva uno.
Seduta su quel piccolo
sedile posto accanto a tanti altri simili, si rigirava tra le mani un fazzoletto
umido.
Ichigo tirò di nuovo su con
il naso, mentre il suo sguardo si perdeva nella folla di gente intenta a fare il
check-in. Tra loro, il suo adorato Aoyama-kun, in procinto di partire per un
soggiorno-studio in Inghilterra.
La rossa deglutì a fatica a
causa delle troppe lacrime versate. Si portò una mano sul viso, stroncando sul
nascere un’altra di quelle gocce salate che per troppo tempo avevano sfiorato il
suo viso…
“Ichigo…” il ragazzo di
fronte a lei la richiamò, poggiandole una mano sul capo. Masaya le scompigliò
con dolcezza i capelli carmini e le sorrise, incitandola ad alzarsi.
“Il mio volo parte fra poco.
Devo avviarmi”
Ichigo annuì tenendo la
testa abbassata e si alzò in piedi, fissandosi ostinatamente la punta dei piedi
come se non ci fosse nient’altro di interessante da guardare.
Masaya sorrise e le afferrò
delicatamente il mento con una mano, facendole alzare il capo.
“Ichigo… lo sai che anche
per me non è facile…” sussurrò chinandosi verso di lei.
La ragazza annuì
tristemente, mentre gli occhi tornavano ad essere lucidi.
“…Stammi bene…” le sussurrò
abbracciandola. L’abbracciò talmente forte da toglierle il respiro. Ichigo
deglutì di nuovo ricambiando quell’abbraccio tanto affettuoso che, purtroppo,
sarebbe stato l’ultimo.
“Quando tornerai?”
“Te l’ho detto… Non appena
mi sarò diplomato…”
Ichigo incurvò le labbra in
un sorriso piuttosto tirato. Non avrebbe rivisto il suo Aoyama per i successivi
tre anni. Sarebbe riuscita a resistere…?
Sospirò amaramente e si
staccò da lui.
“Ora vai…” lo incitò lei
voltando la testa di lato.
Non aveva mai sopportato gli
addii.
Masaya la fissò mestamente,
con le labbra serrate. Spostò lo sguardo sulle labbra della ragazza e si
avvicinò baciandole dolcemente, come non aveva mai fatto. Forse sarebbe stata
l’ultima volta.
“Ti amo”
Al suono di quelle parole
pronunciate sulle sue labbra, Ichigo sgranò gli occhi, iniziando a piangere.
Il ragazzo si voltò
prendendo in mano la borsa che avrebbe portato con sé sull’aereo come semplice
bagaglio a mano. Ichigo non potè far altro che rimanere lì, immobile, senza dire
una parola.
Solo la disperazione negli
occhi per aver perso quello che, nella sua vita, poteva essere considerato un
raggio di sole.
“Ma dove accidenti siamo?”
Colui che aveva parlato si
massaggiò il fondoschiena dolorante.
“Non ne ho idea… abbiamo
dovuto teletrasportarci in tutta fretta…!” si lamentò il più piccolo del trio,
ridendo alle proteste di Kisshu che continuava a lamentarsi.
“Credo che… siamo sulla
Terra…” annunciò Pai fissando il suolo sotto i suoi piedi. Nonostante fosse buio
pesto aveva riconosciuto il terreno terrestre, lo stesso terreno sul quale aveva
fatto estenuanti ricerche riguardanti la Mew Aqua.
“Sei un genio, Pai. Non
l’avrei mai detto”
L’alieno più grande ringhiò
al fratello minore.
Taruto si alzò in piedi e si
guardò intorno, cercando di abituarsi alla luce pallida della luna che
illuminava leggermente le loro sagome.
“Qual è la prossima mossa?”
“Io direi di restare qui
finché non fa giorno. Non corriamo pericoli… spero…” disse Kisshu sedendosi a
terra e poggiando la schiena contro il tronco di un albero.
Chiuse gli occhi e si lasciò
accarezzare dalla leggera brezza che gli solleticava il viso. Si rilassò
completamente, pensando al “piccolo” scontro che aveva avuto poco prima con il
chimero creato da Kiel.
Era riuscito a sbarazzarsi
subito di quel mostro. L’aveva tratto in inganno facendolo schiantare contro una
delle pareti della fortezza che, a causa del colpo troppo violento, era andata
in frantumi. Così lui, Pai e Taruto erano usciti all’esterno della costruzione e
si erano teletrasportati sulla Terra.
Niente di più facile, si
ritrovò a pensare sorridendo a sé stesso.
Sorrise beffardo.
Ora finalmente erano giunti
nel luogo che, ora come ora, poteva essere considerato sicuro. Ma il suo unico
pensiero era rivolto alla gattina che gli aveva fatto battere il cuore. Ora di
certo stava dormendo, pensò sorridendo. Forse andarla a trovare sarebbe stato
troppo rischioso. In fondo loro non erano andati lì sulla Terra per chiedere
aiuto alle MewMew. No, l’unico scopo era quello di fuggire da quel pianeta prima
inospitale a causa delle condizioni atmosferiche, ora in sgradevole a causa dei
suoi abitanti.
Aprì leggermente gli occhi
andando a fissare Pai e Taruto che, forse, si erano addormentati nella sua
stessa identica posizione.
Incrociò le braccia al petto
e richiuse gli occhi soddisfatto di se stesso.
E, in pochi minuti, il sonno
lo colse.
“Dove vai, Kisshu!”
L’alieno si era levato in
volo, seguito dalla MewMew che, agilmente, aveva spiccato un balzo per
raggiungere il nemico.
“E’ tutta colpa tua,
Ichigo…! Se solo diventassi mia, potrei avere un occhio di riguardo per questo
pianeta!” esclamò Kisshu con il solito sguardo malizioso che era riservato alla
Mew Neko e a nessun altro.
“Qualsiasi motivo tu
abbia, non ti perdono per aver fatto una cosa così orribile! Prendi il mio colpo
speciale!!”
Dall’unione delle armi delle MewMew era nata una nuova, potentissima arma, che
Ichigo non esitò a usare contro l’alieno per far tornare alla normalità e
ciliegi del parco.
“Strawberry check
healing!”
Un vortice luminoso si
avventò sui possenti alberi che, da neri, tornarono al loro delicato color rosa.
“…”
Kisshu non sapeva che
dire.
Aveva perso.
Di nuovo.
Sobbalzò, aprendo gli occhi
di scatto.
Si passò una mano sulla
fronte e richiuse gli occhi, poggiando la testa al tronco dell’albero.
“Ma…”
Riaprì di scatto le iridi
dorate e si guardò intorno. Ormai era quasi l’alba.
E capì. Si trovavano nel
parco Inohara.
E questo significava che,
poco distante, c’era il Caffè MewMew.
E, inevitabilmente, anche
Ichigo.
….To be continued…
Salve!! Eccomi tornata con
questa ficcy che avevo pubblicato qualche tempo fa…
Spero che questo capitolo vi
sia piaciuto e spero che seguiate questa ficcy con la stessa passione con cui
avete seguito le precedenti…!! (E le attuali, anche ^__^)
Beh, ora vi lascio…! Mi
dissolvo così non vi rompo più le scatole.
Un grandissimo grazie a chi
legge e recensisce e grazie anke a chi si è iscritto al forum!!!
A morte
l’amebaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! XD
Un bacio
Ranpyon
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Nuova pagina 1
- Capitolo 4 -
“Forza, Purin!!” esclamò
indignata la ex Mew Blu. Minto, seduta compostamente a sorseggiare
l’inseparabile the, stava come al solito impartendo ordini a destra e a manca
senza preoccuparsi di aiutare le sue ex compagne di squadra.
Il locale non era mai stato
pieno come quel giorno e forse dipendeva dal fatto che l’estate era appena
cominciata.
Decide di coppie si erano
recate nel piccolo Caffè rosa confetto per inaugurare quella che viene chiamata
da molti “la stagione dell’amore”.
Purtroppo, una ragazza dai
capelli rossi e dai profondi occhi castani non la pensava allo stesso modo.
Ichigo, seduta
scompostamente su una sedia, sospirava in continuazione, la mente costantemente
rivolta al suo Aoyama-kun.
“Ichigo, vai a lavorare!!”
esclamò Ryo avvicinandosi alla ragazza. Erano giorni che si comportava così... E
nonostante i continui tentativi da parte degli amici di risollevarla, Ichigo
continuava a rimanere in quella sorta di trance. Non riusciva a concepire e,
soprattutto, a digerire l’idea che il suo adorato Masaya fosse partito per
Londra per tre anni, se non di più. Aveva cercato in tutti i modi di convincerlo
a restare, ma alla fine lui era partito. Aveva scelto di andarsene e di
coltivare il proprio sogno, rinunciando così all’amore.
Sconsolata, Ichigo sospirò
rumorosamente, sollevando appena la testa dall’unico tavolo vuoto del Caffè.
“Ichigo, per favore, dacci
una mano…!” la chiamò Retasu mentre teneva pericolosamente in bilico una pila di
piatti da portare in cucina. La rossina, come per evitare l’imminente
catastrofe, corse ad aiutare l’amica e afferrò la metà dei piatti, dirigendosi
poi in cucina e riponendoli non proprio delicatamente nel lavandino.
“Ichigo, per favore,
andresti a buttare la spazzatura…?” domandò cordialmente Kei asciugandosi le
mani su un panno opaco. Si avvicinò alla ragazza porgendole una busta nera e
Ichigo l’afferrò meccanicamente, voltandosi verso la porta che conduceva sul
cortile posteriore del Caffè.
Mise un piede fuori e i
raggi del sole la invasero, costringendola a socchiudere gli occhi. Si portò una
mano sul viso per ripararsi dalla troppa e improvvisa luce e proseguì il suo
percorso verso i bidoni della spazzatura, posti qualche decina di metri lontani
dal locale.
Con non poca fatica sollevò
il sacco nero e lo gettò nel secchio, pulendosi le mani sfregandole fra loro. Si
guardò intorno.
Chissà com’era il tempo in Inghilterra…?
Ormai erano giorni che Masaya era partito. E Ichigo aveva, almeno in parte,
superato la cosa… Ma quando lui all’improvviso si era rifatto vivo, chiamandola,
la depressione era tornata ad impossessarsi di lei. Si erano ripromessi di non
sentirsi per non dover soffrire la lontananza, ma Masaya aveva violato quella
specie di patto. Non che Ichigo fosse arrabbiata con lui, ma non se la sentiva
di continuare a parlargli. Troppi chilometri li separavano. Troppo a lungo
sarebbero stati separati…
Ma, ora come ora, Ichigo era
incapace di pensare che i suoi sentimenti avrebbero potuto rivolgersi ad altre
persone che non fossero Masaya.
Sospirò di nuovo, mentre
muoveva un passo verso la struttura, decisa a rientrare e ad aiutare le amiche
nel servire i tavoli. Del resto ormai, da quando la battaglia contro gli alieni
era conclusa, il suo lavoro si era limitato a servire i clienti del Caffè.
Pensò con amarezza al tempo
in cui aveva ancora i poteri da MewMew. Nonostante i continui grattacapi e i
problemi, si era divertita… Aveva fatto la conoscenza di tante persone, tra cui
Minto, Zakuro, Retasu e Purin che erano diventate le sue migliori amiche. Per
non parlare di Kei e Ryo, che considerava come due fratelli maggiori… Il primo
iperprotettivo e gentilissimo nei confronti di tutti, mentre il secondo… beh…
Ryo era Ryo. Il freddo Ryo Shirogane che con una maschera di freddezza e cinismo
nascondeva la sua vera natura.
La rossa sorrise, ripensando
a quante volte quel ragazzo l’avesse fatta dannare… Ma non era stato il solo.
Il suo pensiero si spostò
verso quell’alieno dagli occhi d’ambra che le aveva dato non poco filo da
torcere. Ripensò con nostalgia a Kisshu…
Lui, così diretto e
malizioso nei suoi confronti, le era sempre stato accanto, in un modo o
nell’altro. Nonostante fossero nemici, era morto per salvarla dalla spada di
Deep Blue… Una spada che avrebbe dovuto colpire lei e che invece era andata a
trafiggere il petto dell’alieno…
Non ricordava con esattezza
quale fosse stata la sua reazione in quel momento… Ma di sicuro aveva pianto.
E tanto, anche.
Spostò lo sguardo verso il
cielo, fissandolo malinconicamente.
Il tutto era dipinto di un
azzurro chiaro. Nemmeno una nuvola.
Chissà dove si trovava
Kisshu in quel momento?
Di certo sul suo pianeta,
Keber, accolto come un eroe dai suoi compagni per aver portato sul pianeta la
Mew Aqua.
Ma Ichigo non sapeva che si
sbagliava… e anche alla grande.
Kisshu, come anche Pai e
Taruto, non era stato accolto dal suo popolo come un salvatore.
Né, tantomeno, in quel
momento si trovava su Keber.
In effetti, a sua insaputa,
erano più vicini di quanto potesse pensare.
Kisshu aprì gli occhi di
scatto. Sollevò appena il busto dal tronco dell’albero e si sporse verso Taruto
e Pai che dormivano ancora beatamente al suo fianco. Scosse la testa, serrando
di nuovo gli occhi e premendosi una mano sulla fronte che gli doleva.
Aveva sognato.
Ma cosa…?
Non lo ricordava
distintamente… ma gli aveva procurato un tale senso d’ansia che non potè fare a
meno di guardarsi intorno sospettoso, come se qualcosa potesse accadere da un
momento all’altro.
“Ehi…!” esclamò scuotendo
appena Taruto, afferrandolo per la spalla.
Il piccoletto mugolò
qualcosa e si voltò dall’altra parte, continuando a dormire. Piuttosto irritato,
Kisshu si alzò da terra e con le mani poggiate sui fianchi fissò i due ragazzi
addormentati.
….Che motivo c’era di
svegliarli?
Sorridendo, si
teletrasportò. Sapeva perfettamente dove andare.
Ed infatti, pochi secondi
dopo, eccolo lì, in piedi su quel piccolo edificio rosato che in passato aveva
tanto detestato.
Poteva sentire il
chiacchiericcio dei clienti provenire dal pianterreno e le voci delle cameriere
che prendevano le ordinazioni e che auguravano il benvenuto alla coppia di
turno.
Tra tutte queste voci, solo
una era riuscita a catturare la sua attenzione, nonostante fosse molto meno
presente delle altre.
Ichigo aveva ripreso a
lavorare, anche se svogliatamente. Infatti non aveva la solita allegria che la
caratterizzava. Si limitava a dare il benvenuto ai clienti, a prendere le
ordinazione e a salutare cordialmente. Nient’altro.
“…Gattina…” mormorò Kisshu
sedendosi a terra e incrociando le gambe. Chiuse gli occhi, lasciando che il
vento leggero gli scompigliasse dolcemente i capelli verdi. Riuscì a
concentrarsi sulla voce della sua Ichigo, che proprio in quel momento stava
dando il benvenuto a due nuovi clienti.
Sospirò, lasciandosi
scivolare all’indietro. Si coricò portando le braccia dietro la testa.
Eppure… la Terra non era
così male…
Perché in passato aveva deciso di distruggerla…?
Pensò con rammarico al
periodo in cui era dominato da Deep Blue, il suo ex capo… Ora, fortunatamente,
il Re alieno era scomparso, nonostante il suo involucro umano fosse rimasto in
vita.
Masaya Aoyama… Chissà, forse
Ichigo frequentava ancora quel damerino…
Scosse leggermente la testa,
cercando di scacciare dalla sua testa quel pensiero del tutto fuori luogo.
Era inutile sperare. Lui era
giunto sulla terra solo per poter sfuggire al suo popolo, assetato di vendetta
contro i traditori…
Non che fossero proprio
traditori, lui, Pai e Taruto… avevano solo fatto ciò che avevano ritenuto
giusto. E come erano stati ripagati?
Con una condanna a morte che
ora, data la fuga, aveva comportato di certo una taglia sulle loro teste.
Aggrottò le sopracciglia,
mordendosi il labbro inferiore.
Sperava solo che gli altri
abitanti del pianeta Keber non sapesse dove si trovavano.
Pai si rigirò lentamente,
aprendo un occhio, poi l’altro. Piuttosto spiazzato si guardò intorno, cercando
di mettere a fuoco per capire dove si trovava.
Notò Taruto addormentato
accanto a lui e ricordò ciò che era successo il giorno prima. Si alzò, pulendosi
i vestiti con le mani e si stiracchiò, sbadigliando.
“Dov’è Kisshu…?” chiese a se
stesso guardandosi intorno. Chiamò più volte il nome del fratellastro che, però,
non rispose all’appello. Scocciato, Pai si chinò e afferrò Taruto per la spalla,
scuotendolo molto meno gentilmente di quanto non avesse fatto Kisshu prima, e il
piccolo alieno aprì lentamente le palpebre, sbadigliando.
“Dove siamo?” chiese
stropicciandosi gli occhi.
“Sulla terra” rispose fermo
l’altro sollevandosi di nuovo.
“Ah già…”
Taruto annuì sbadigliando di nuovo e si guardò intorno.
“E Kisshu?”
Pai non fece in tempo a
rispondere che l’alieno chiamato in causa si presentò dai compagni,
teletrasportandosi proprio di fronte a loro.
“Dove sei stato?” domandò
gelido Pai, sicuro della risposta.
“…Mh, a fare una giro”
rispose vago l’altro, assumendo un tono completamente disinteressato.
L’alieno più grande sfoderò
un sorriso ironico, saccente, che fece irritare Kisshu ancora di più.
“Piuttosto… qual è la
prossima mossa?” domandò speranzoso in una risposta decente.
Pai parve riflettere, così
come Taruto. Il piccolo si portò una mano sotto il mento, aggrottando le
sopracciglia.
“Ecco… ABBASSATEVI!!!!” urlò
all’improvviso gettandosi a terra, mentre Pai e Kisshu si voltavano verso il
punto in cui era concentrato lo sguardo di Taruto.
Una piccola sfera di energia
si schiantò contro l’albero accanto a Pai, che, tremante, fece comparire la sua
arma, così come Kisshu.
“Come diavolo avete fatto a
trovarci?!” domandò in preda alla rabbia. Due alieni di fronte a lui lo
fissarono sprezzanti. Erano due delle guardie dell’esercito del pianeta Keber.
Entrambi indossavano una lunga tunica verde scuro con le maniche svasate. Al
collo, un ciondolo a forma di mezzaluna che stava a indicare l’arruolamento
nell’esercito. I capelli della prima guardia erano di un rosso fuoco, così come
gli occhi, mentre il secondo aveva dei cupi capelli grigi lunghi fino alle
spalle. Aveva gli occhi di un azzurro intenso e fissava con arroganza i tre
alieni di fronte a lui.
“Per ordine del Capitano
Kiel, siete in arresto”
Taruto si alzò da terra ed
estrasse la sua arma, preparandosi al combattimento. L’alieno dagli occhi rossi
era quello che l’aveva colpito alla mascella il giorno dell’arresto.
Gliel’avrebbe fatta pagare, e anche cara.
“Spiacenti, ma noi non siamo
d’accordo!” esclamò Kisshu scattando in avanti. Contrariamente a quanto ci si
potesse aspettare, non si avventò sugli alieni direttamente, ma si materializzò
dietro di loro premendo le lame dei tridenti contro le schiene dei soldati.
“E ora niente scherzi…”
mormorò quasi divertito.
“Non riuscirete a fuggire…
Anche se ci eliminerete, arriveranno altre guardie e prima o poi verrete
giustiziati”
“Meglio poi, grazie” proferì
Pai all’improvviso puntando verso i nemici il ventaglio rosso. Dalla punta
dell’arma partì un fascio di energia scarlatta che si schiantò contro l’alieno
dai capelli grigi che, con una capriola, andò a sbattere contro il tronco di un
albero poco distante. Digrignando i denti, l’altro alieno sollevò la spada, ma
sentì il tridente di Kisshu affondare nella propria carne. Trattenne a fatica un
gemito di dolore e lasciò cadere a terra la spada.
Taruto la raccolse da terra,
fissandola adorante. Aveva sempre desiderato un’arma come quella. Pai, però,
gliela sfilò di mano e la gettò di nuovo a terra, ma stavolta più lontano.
“Allora… vediamo…” cominciò
incrociando le braccia al petto, ma sempre tenendo l’arma in mano.
“Come avete fatto a
trovarci…?” domandò fissando l’alieno di fronte a sé. Lui lo fissò sostenuto
senza rispondere.
“PARLA!” gli intimò Kisshu
premendo di più il tridente contro la schiena dell’alieno. Stavolta il
“prigioniero” fu costretto a parlare.
“La guardia che avete
attaccato nella prigione… ha sentito ciò che dicevate… Il comandante Kiel sta
armando l’esercito per venire a prendervi…” mormorò cercando di ignorare il
dolore.
Pai sgranò gli occhi.
“L’esercito…?” ripeté
incredulo.
Kisshu sbuffò, colpendo l’alieno dietro il collo con un colpo di karate. Cadde a
terra, privo di sensi.
“Kiel vuole proteggere il
suo onore” proferì facendo sparire i tridenti.
“Come pensavo…” mormorò
Taruto sconsolato, ma al tempo stesso emozionato.
“Dovremo chiedere aiuto alle
MewMew… di nuovo…”
Nello stesso istante, a
qualche centinaio di metri di distanza, una ragazza urlava con tutto il fiato
che aveva in gola.
Attirando l’attenzione di
tutte le cameriere, Retasu indicò un punto indefinito sotto la sua gola…
La voglia era ricomparsa.
Ichigo, Minto, Purin e
Zakuro non poterono fare a meno di lanciarsi un’occhiata spaventata, mentre Kei
e Ryo scuotevano la testa.
Qualcosa era accaduto.
E non presagiva nulla di
buono.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Nuova pagina 1
- Capitolo 5 -
Ichigo entrò nella vasca
ricolma di acqua calda e schiuma. Si sdraiò all’interno e si rilassò, poggiando
la testa sul bordo e chiudendo gli occhi. Era finalmente arrivato il fine
settimana… I due giorni successivi sarebbero stati i suoi giorni di riposo.
Aveva intenzione di rilassarsi e di uscire con le amiche, magari. A pensarci
bene non vedeva Moe e Miwa da quando la scuola era finita... Aveva voglia di
passare un po’ di tempo in loro compagnia, per parlare degli ultimi avvenimenti,
di come stavano trascorrendo le vacanze estive… Di un po’ di tutto, insomma.
Ichigo trattenne il respiro
e si immerse completamente nell’acqua calda che la ricoprì fin sopra la testa.
Riemerse dopo qualche secondo, stropicciandosi gli occhi e sospirando molto
rumorosamente.
“Ahhh… Se fosse per me non
uscirei più da questa vasca…” mormorò tenendo gli occhi chiusi.
“E se fosse per me verrei
volentieri a farti compagnia lì dentro” proferì una voce improvvisa in tono
malizioso. Ichigo sobbalzò e si voltò di scatto, facendo uscire dalla vasca una
quantità abbondante di acqua e schiuma.
Non potè fare a meno di
urlare, un po’ dalla vergogna e un po’ dallo spavento. Se in quel momento i suoi
genitori fossero stati in casa sarebbero accorsi immediatamente da lei.
Fortunatamente per Kisshu e sfortunatamente per lei, Ichigo era totalmente sola
in casa Momomiya.
O meglio, prima era sola.
Ora non più.
“Ki… Ki… Ki…” balbettò
cercando di immergersi di più nell’acqua per non permettere all’alieno di
sbirciare più di quanto non stesse già facendo.
“Ciao gattina…!” la salutò
lui con lo stesso tono malizioso di prima, mentre si avvicinava.
Ichigo sollevò una mano,
sempre cercando di non uscire dall’acqua.
“Non… non… non ti
avvicinare…!” esclamò, ottenendo il solo risultato di farlo sorridere.
“Tranquilla, micetta, non
voglio farti niente” rispose lui usando sempre il solito tono malizioso che di
certo non rassicurò la povera Ichigo.
L’alieno si avvicinò e
Ichigo serrò gli occhi, in attesa di una qualsiasi mossa da parte di Kisshu. Ma
non avvenne niente. Riaprì lentamente un occhio e poi l’altro e vide che Kisshu
le porgeva un asciugamano bello grande, in modo che potesse coprirsi.
“Devo parlarti” le disse
porgendole l’oggetto. “Quindi copriti… Anche perché se rimanessi così non mi
limiterei a parlare” concluse voltandosi di spalle.
Ichigo si sentì arrossire
all’improvviso e, tremando, allungò una mano afferrando l’asciugamano.
“…Ok… ma tu non sbirciare…”
L’unica risposta
dell’alieno fu un “Tsk” sussurrato. Ichigo si sollevò lentamente dalla vasca,
continuando a fissare la nuca dell’alieno e pronta a tirargli contro qualsiasi
oggetto contundente nel caso si fosse girato. Si avvolse nell’asciugamano
mettendo un piede fuori dalla vasca, seguito subito dall’altro. Kisshu reclinò
la testa di lato, sbuffando.
“Posso girarmi?” le chiese
e, senza ottenere risposta, si voltò.
Ichigo strinse di più
l’indumento intorno al suo corpo e si portò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, com’era solita fare quando era nervosa.
“Kisshu…” lo chiamò con
voce tremante e talmente bassa che lui dovette avvicinarsi per poter sentire
meglio.
“Cosa?” domandò lui curioso
di sentire cosa avesse da dire.
“…Grazie…” sussurrò lei
abbassando lo sguardo. Kisshu aggrottò le sopracciglia riflettendo. Perché lo
stava ringraziando?
Poi all’improvviso capì:
lui era morto per salvarla contro da Deep Blue…
“Di niente, micetta”
rispose lui sorridendo, ma non appena notò che Ichigo aveva iniziato a piangere
sommessamente, le si avvicinò preoccupato.
“Credevo fossi morto…” le
sussurrò lei.
Era stato veramente
terribile vedere Kisshu morire per lei… E poi, quando lui era tornato in vita
lei era morta per salvare Aoyama, che ora non aveva esitato ad abbandonarla…
L’alieno non potè fare a
meno di sorridere debolmente e di attirarla a sé, stringendola tra le braccia
per farla calmare.
“Tranquilla, gattina…”
cercò di rassicurarla parlando con un tono di voce talmente dolce che Ichigo
arrossì fino alla punta delle orecchie.
Si staccò leggermente da
Kisshu, imbarazzata, e si avvolse ancora di più nell’asciugamano, fissandolo
perplessa.
Kisshu, rendendosi conto
che ci sarebbe voluto davvero poco per far volare via l’unico indumento che
Ichigo stava indossando in quel momento, si allontanò di qualche passo. Non
poteva perdere il controllo proprio ora.
“Allora… di cosa devi…
parlarmi?” chiese lei infilandosi le ciabattine e rimanendo in piedi a fissare
l’alieno che, lascivo, non le aveva tolto gli occhi di dosso un solo secondo.
Continuava a fissare, come paralizzato, le spalle nude e le gambe scoperte di
Ichigo, con le goccioline che scivolavano lungo quella pelle candida e andavano
a infrangersi sul pavimento.
“K… Kisshu…?” lo richiamò
lei arrossendo all’inverosimile.
Kisshu sobbalzò spostando
lo sguardo sul volto di Ichigo e arrossendo leggermente…
*Cavolo… ero venuto qui
solo per parlare…* si ritrovò a pensare contorcendosi le mani.
“Ehm… vestiti” le ordinò
voltandosi di nuovo e sentendo il cuore che aveva cominciato ad accelerare i
battiti. Perché diamine gli faceva ancora quell’effetto?
“Ehm… ok…” rispose
titubante lei muovendo un passo verso la porta. Kisshu si voltò verso di lei.
“Dove vai?”
“Ho i vestiti in camera…
aspetta qui, ora torno” disse uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Kisshu sospirò e andò a
sedersi sul bordo umido della vasca, passandosi una mano sulla fronte.
Forse non era stata una
buona idea andare lì senza Pai e Taruto… Era andato da Ichigo semplicemente per
parlare, credendo che fosse più facile parlare con lei che con gli altri membri
della squadra… Ma quando se l’era trovata davanti così, immersa in quel mare di
bolle, completamente nuda, i vecchi sentimenti di un tempo, che ormai credeva
sopiti, si erano risvegliati.
E più forti che mai.
Aspettò in silenzio qualche
minuto e si guardò intorno, in quella stanza dove il vapore aleggiava
lievemente. A terra, poggiati vicino ad una cesta, i vestiti di Ichigo. Sbuffò,
chiudendo gli occhi e rilassandosi completamente. Nel bagno regnava il silenzio
più assoluto e la calma più totale… Sembrava che anche le altre stanze fossero
deserte…
Un piccolo rumore lo fece
ricredere. Si voltò verso la porta, indeciso se uscire o meno. Erano passati più
o meno cinque minuti… che Ichigo fosse già pronta?
Si decise e si alzò,
dirigendosi a passo lento verso la porta.
L’aprì con un leggero
cigolio e si ritrovò nel corridoio.
Qual era la stanza di
Ichigo?
Si guardò intorno,
spiazzato. Intorno a lui c’erano tre porte e, in fondo le scale.
Azzardò e si voltò verso
destra, poggiando la mano sulla maniglia e abbassandola di scatto.
La porta si aprì e Kisshu
sgranò gli occhi. Ichigo, di fronte a lui, indossava solo la biancheria intima.
La ragazza arrossì
violentemente e rimase immobile, incapace di parlare o fare altro.
Kisshu era rimasto
pietrificato sulla porta, indeciso se entrare o rimanere lì. Tanto ormai il
danno era fatto.
Mosse un passo all’interno
della stanza e Ichigo, rendendosi conto che la situazione poteva benissimo
degenerare, si tuffò sulla scrivania e afferrò un libro. Lo lanciò contro
l’alieno che, anche se per poco, riuscì a schivarlo.
“Ehi!!” si lamentò lui
voltandosi a fissare il volume che era caduto nel corridoio.
“Sei impazzita?!”
“Esci, maniaco!!!!” urlò
Ichigo per tutta risposta.
Kisshu stava per ribattere,
quando vide la rossa che afferrava un altro libro.
“Ok ok…” indietreggiò e
uscì dalla stanza richiudendo la porta.
Ichigo rimase lì, ansimante
e ancora con il libro in mano. Posò il tomo sulla scrivania non proprio
delicatamente e si precipitò a prendere i vestiti, temendo un’altra improvvisata
di Kisshu. Indossò un paio di jeans chiari e una maglietta azzurra senza
maniche. I capelli, umidi, ricadevano sulle spalle e per evitare di bagnare la
maglietta li legò, lasciando che alcune ciocche fuggissero dall’elastico
colorato.
Sospirò, sedendosi sul
letto e portandosi una mano sul cuore. L’entrata improvvisa di Kisshu l’aveva
messa in agitazione… E non solo in agitazione… Appena l’aveva visto in bagno, il
suo cuore era scoppiato dall’emozione… Vedere Kisshu, di fronte a lei, vivo… era
stata un’emozione grandissima…
Sorrise leggermente,
alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta.
L’aprì lentamente e
l’alieno cadde nella stanza, essendo poggiato con la schiena contro la porta.
Kisshu cadde supino.
Sollevò gli occhi verso la Mew Neko che, ancora rossa in volto, sorrideva a
malapena.
Si alzò da terra e si
scusò.
“Scusa… non volevo
entrare…” mormorò ripensando al libro che volava oltre la sua testa.
“Non… non fa niente… ora
puoi venire…”
Lo fece accomodare nella
stanza e sedere sul letto. Kisshu si guardò intorno: la stanza di Ichigo non era
poi cambiata molto… l’aveva intravista una sola volta, dall’esterno…
“Allora… di che devi
parlarmi?” domandò velocemente lei sedendosi sulla sedia di fronte alla
scrivania; più stava lontana da lui, meglio era.
Kisshu ci mise un po’ a
rispondere. Stava riorganizzando le idee e non sapeva davvero da dove
cominciare. Il discorso andava comunque affrontato, si disse, e i giri di parole
non sarebbero serviti a molto.
“Beh… detto in parole
povere… Siamo tornati sul nostro pianeta dopo la sconfitta di Deep Blue e non
siamo stati accolti come ci aspettavamo”
“Cioè?” domandò incuriosita
lei poggiando concentrando lo sguardo sul volto dell’alieno.
“Ci hanno arrestati con
l’accusa di tradimento per aver aiutato voi MewMew a distruggere Deep Blue. E ci
hanno condannati a morte”.
Ichigo sgranò gli occhi,
spiazzata.
“Stai dicendo sul serio?!”
chiese serrando i pugni.
Kisshu annuì e Ichigo
strinse i denti, arrabbiata.
“Popolo di ingrati!”
esclamò sbuffando. Poi si voltò verso Kisshu.
“Scusa… non volevo…”
“Tranquilla, è la verità”
rispose lui scuotendo la testa.
“E comunque siamo fuggiti
dalla prigione in cui Kiel, il comandante dell’esercito di Keber, ci ha fatti
rinchiudere e siamo fuggiti qui sulla Terra”
“Volete che vi aiutiamo a
nascondervi prima che vi trovino?” chiese Ichigo cercando di capire qualcosa in
tutta quella situazione.
“Veramente… ci hanno già
trovati”
Ichigo sgranò gli occhi.
“Ci hanno attaccato ieri e
abbiamo deciso di chiedere aiuto a voi… Da soli non potremo mai riuscire a
fermarli. Senza contare che se non blocchiamo la cosa sul nascere, la Terra
dovrà affrontare una vera e propria invasione aliena”.
Ichigo rifletté sull’ultima
affermazione di Kisshu. Inspiegabilmente, le loro voglie erano riapparse solo il
giorno prima, provocando le urla furibonde di Minto che inveiva contro Kei e
Ryo, dicendo che non era disposta a combattere di nuovo.
“Devi parlare con Ryo”
proferì lei alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a Kisshu.
“Con Shirogane?!” domandò
Kisshu sollevandosi di scatto e fissandola perplesso.
“Sì, con Ryo. E’ lui il
creatore del Mew Project, non posso decidere di testa mia se aiutarti… aiutarvi
o meno”
La ragazza afferrò la mano
dell’alieno e lo trascinò fuori dalla stanza, borbottando qualcosa su quel
popolo di ingrati che le stavano mettendo i bastoni tra le ruote.
Kisshu sorrise ma poi puntò
i piedi a terra, costringendo Ichigo a fermarsi a sua volta e a voltarsi.
“Perché ti sei fermato?”
domandò lei dubbiosa.
“Se la scelta non
dipendesse da Shirogane… tu cosa faresti?” chiese lui continuando a fissarla.
Ichigo si sentì un po’ in soggezione con quegli occhi color ambra puntati
addosso.
“Cioè… ci aiuteresti lo
stesso?”
Ichigo trattenne il respiro
per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore.
“Certo” rispose velocemente
tornando a voltarsi.
La ragazza ricominciò a
camminare e Kisshu non potè fare a meno di sorridere.
Nonostante la brutta
esperienza della battaglia contro Deep Blue, la sua gattina non era affatto
cambiata: era sempre pronta ad aiutare il prossimo anche rischiando il tutto per
tutto.
Perché lei era generosa e
altruista.
…O forse non era quello il
motivo, stavolta…?
…To be continued…
Salve a tutti!! Scusate il
ritardo ma purtroppo il blocco era tornato più bastardo che mai…!
Beh… che dire… grazie mille
per le recensioni e grazie anche a chi legge solamente!! Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto, dato che gli unici personaggi sono Kisshu e Ichigo!!!!
Al prossimo chap!
Un kiss
Ranpyon
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Nuova pagina 1
- Capitolo 6 -
“Kisshu, tu aspetta qui…
entro prima io…” l’alieno annuì con la testa e poggiò la schiena contro il muro
esterno del Caffè, spostando lo sguardo verso il cielo.
“Fai presto”
Ichigo, titubante, entrò
nel locale e si guardò intorno. Quello era il giorno di chiusura, quindi, almeno
in teoria, avrebbe dovuto trovare Ryo e Keiichiro nel laboratorio, come di
consuetudine.
Si diresse a passo svelto
verso l’entrata del sotterraneo e aprì la porta lentamente, affacciandosi.
“Ryo…? Kei…? Siete qui…?”
non ottenne nessuna risposta e accese la luce, constatando che il laboratorio
era vuoto.
Tornò indietro velocemente
e chiamò Kisshu, dicendogli di entrare.
“Vieni, entra” lui obbedì e
Ichigo richiuse la porta alle loro spalle.
“Dove sono?”
“Non ne ho la più pallida
idea. Credevo fossero in laboratorio, dato che…” si interruppe all’istante
tappandosi la bocca, ma era troppo tardi: Kisshu l’aveva sentita.
“Dato che…? Finisci la
frase” le ordinò sorridendo appena. Ichigo sospirò.
“Dato che la nostra voglia
è ricomparsa…” concluse roteando gli occhi.
“Davvero? Fa’ vedere…!”
esclamò lui sgranando gli occhi. A quella frase, la ragazza arrossì
all’inverosimile e indietreggiò.
“Ma che cavolo dici,
pervertito!” gli gridò. Kisshu aggrottò le sopracciglia e si grattò la testa;
non capiva, cosa aveva detto di male?
“Che c’è? Perché non puoi
farmi vedere la voglia?” domandò innocentemente avvicinandosi a lei. Ichigo
indietreggiò sbattendo la schiena contro la parete e si guardò intorno,
leggermente intimidita.
“Perché… Perché… Perché…”
balbettò cercando di ridarsi un contegno e Kisshu parve capire all’improvviso
ciò che la ragazza voleva dirgli.
“Oh” esclamò ammiccando.
“Ho capito… è in un posto
che io non posso vedere, giusto…?” domandò con una punta di malizia.
Ichigo annuì vigorosamente
con la testa e arrossì, se possibile, ancora di più. Non che fosse un problema,
la voglia si trovava sulla sua coscia, ma fargliela vedere avrebbe significato
togliersi i pantaloni… E davvero non l’avrebbe fatto…!
“Ok ok” si arrese lui. “Non
importa. Chiederò alle altre MewMew di mostrarmela” disse maliziosamente
continuando a camminare verso la ragazza. Ichigo sentì un tonfo al cuore, che
cominciò ad accelerare i battiti.
Perché la frase appena
pronunciata da Kisshu l’aveva infastidita…?
“…Ma stai zitto!!” esclamò
staccandosi dal muro e sorpassandolo diretta verso le scale.
“Aspetta!” Kisshu la bloccò
per un braccio facendola voltare.
“Cosa…” cominciò lei, ma
una voce familiare interruppe quel momento.
“Che cavolo succede qua?!”
Keiichiro, appena entrato
dal portone principale, corse verso Ichigo e la separò dall’alieno,
allontanandola da lui.
“Che… Kisshu… tu… qui…”
balbettò Kei spostando lo sguardo da Ichigo a Kisshu che, divertiti, fissavano
lo stupore dipinto sul volto del ragazzo.
“Kei, calmati…” lo
rassicurò la rossa poggiandogli una mano sulla spalla.
Kisshu si morse il labbro
inferiore, stringendo un pugno, ma cercò comunque di non darlo a vedere.
Possibile che gli desse fastidio anche il semplice fatto che Ichigo parlasse con
un altro ragazzo? Eppure aveva sempre saputo che Ichigo e Kei erano solo amici e
nient’altro… Allora perché si sentiva così dannatamente geloso?
Fissò il volto sorridente
di Ichigo e parve calmarsi. Rilassò i muscoli del viso e porse la mano a Kei,
cordialmente.
“…Piacere di rivederti,
Akasaka” lo salutò stringendogli la mano, mentre il ragazzo ancora lo fissava
perplesso.
“Anche io ma… sarei più
felice di sapere il perché della tua visita” disse cercando di mantenere un tono
di voce affabile. Non sapeva perché, ma il fatto che Kisshu fosse ancora sulla
terra non preannunciava nulla di buono…
“Beh, ecco…” Ichigo
raccontò all’amico del racconto di Kisshu e, con occhi supplichevoli, domandò:
“Gli daremo una mano, vero…?”
Kei si voltò a fissare
l’alieno e poi spostò lo sguardo sulla ragazza.
“Non abbiamo altra scelta,
no? Dobbiamo aiutarli, altrimenti rischieremo una nuova invasione” ammise
annuendo con la testa. Ichigo gli saltò al collo, abbracciandolo e
schioccandogli un bacio sulla guancia, che fece tendere all’inverosimile i
muscoli del viso di Kisshu. Strinse entrambi i pugni, conficcandosi le unghie
nei palmi delle mani. Una vena di rabbia guizzò sul suo collo e Ichigo se ne
accorse. Lasciò andare Keiichiro e si avvicinò a Kisshu.
“Che hai?” domandò
apprensiva. Lui la fissò per qualche secondo, poi spostò lo sguardo sulle sue
labbra. Da quanto tempo le bramava… E aveva avuto il piacere di assaporarle solo
due volte. La prima volta, quando si erano incontrati, e l’ultima, quando si
erano “salutati”…
Poco prima di morire,
infatti, Kisshu aveva per l’ennesima volta confessato a Ichigo di amarla e
l’aveva baciata. Poi era spirato al suolo. Scacciò il pensiero di quel terribile
giorno, il giorno in cui aveva visto la morte e aveva visto lei senza vita, e
scosse leggermente la testa.
“N… Niente…” voltò la testa
di lato arrossendo appena. Ichigo lo fissò inquisitoria.
“Se lo dici tu…” si
rassegnò e tornò da Kei.
“Dov’è Ryo?” domandò
guardandosi intorno. “Ho controllato nel laboratorio, ma non c’era”
“Ryo… ehm… Ryo è andato
nella villa al mare di Shibaura per fare delle ricerche sulle vostre voglie…
Anche se ora mi sembra piuttosto inutile, dato che abbiamo capito perché sono
ricomparse”
Nel dire l’ultima frase, si
voltò verso Kisshu e sorrise gentilmente.
“Vi aiuteremo, stai
tranquillo. Ora dobbiamo solo avvertire le altre MewMew”
“Ok!” esclamò Ichigo
tirando fuori il cellulare e aprendo la rubrica dei numeri telefonici con un
tasto.
“Aspetta” Keiichiro poggiò
la mano sulla tastiera del telefono.
“Le chiamo io, tu intanto
vai con Kisshu e avverti Pai e Taruto che li aiuteremo”
Ichigo annuì. “Va bene”.
Kisshu sorrise e ringraziò
il ragazzo nella sua mente: avrebbe potuto trascorrere altro tempo da solo con
Ichigo…
Con il cuore che rimbalzava
nel petto, fissò Ichigo che gli si era affiancata e ora lo squadrava da capo a
piedi.
“Sei strano” lo ammonì
portando le mani sui fianchi. Lui accennò un sorrise e le poggiò le mani sulle
spalle, per poi spingerla verso l’uscita.
“Ma che strano e strano…!
Andiamo!!”
Keiichiro sorrise, andando
in cucina per prendere il telefono.
Durante la battaglia che avevano combattuto solo qualche tempo prima, aveva
visto Kisshu struggersi d’amore per Ichigo… e lei che, continuamente, lo aveva
rifiutato per amore di Aoyama, che invece non aveva esitato ad abbandonarla per
inseguire il suo sogno. Gli dispiaceva dirlo, certo, ma a lui Masaya non era mai
andato a genio… Sia Kei che Ryo avevano sempre saputo che c’era qualcosa che non
andava in quel ragazzo… Era troppo bravo… Troppo perfetto... E, come tutti ben
sanno, la perfezione non esiste. Era questo che Ichigo non era stata in grado di
capire. Nessuno è perfetto e il fatto che Aoyama lo fosse era più che sospetto.
E infatti alla fine si era rivelato un burattino nelle mani di Deep Blue. Aveva
raggirato Ichigo fin dall’inizio e lei che, innamorata come non mai, non se ne
era accorta… Poi Aoyama era tornato normale, un semplice essere umano, dopo aver
raso al suolo quasi tutta Tokyo.
*Spesso… Ancora adesso… mi chiedo come Ichigo sia riuscita a perdonarlo… Io, dal
canto mio, non ci riesco… Non ancora…* pensò mestamente il moro componendo il
numero di casa Aizawa.
Aveva visto anche Ryo
soffrire a causa di Deep Blue, che aveva ucciso la sua famiglia… Era anche per
questo che Ryo non sopportava Aoyama. Non era dovuto al fatto che fosse il
ragazzo di Ichigo. Beh, perlomeno non solo a quello…
“Pronto, casa Aizawa” la
voce della domestica lo distrasse dai suoi pensieri, riportandolo bruscamente
alla realtà.
“Buongiorno, sono Keiichiro
Akasaka. Potrei parlare con Minto?” domandò cordialmente sperando in una
risposta altrettanto cordiale.
“Un momento” si sentì un
piccolo rumore e, qualche secondo dopo, Minto rispose al telefono.
“Pronto…?”
“Ciao, Minto, sono Kei”
“Kisshu, ma dove mi stai
portando?” esclamò Ichigo impuntando i piedi e bloccando la corsa dell’alieno.
“Da Pai e Taruto!” esclamò
lui continuando a camminare.
“Ma… non facciamo prima a
teletrasportarci?” domandò alzando un sopracciglio.
“No, no, camminiamo!” disse
lui continuando a imperterrito a marciare.
“Ma… ehm… le orecchie…”
azzardò lei facendolo bloccare di colpo. In effetti, e se ne era reso conto solo
allora, tutte le persone che aveva incrociato durante il tragitto lo avevano
squadrato da capo a piedi, credendolo uno di quei cosplayer che vanno in giro
per le strade per semplice e puro divertimento.
“Oh, scusa” disse lui
facendo una piccola linguaccia in segno di imbarazzo. Toccò con la mano prima un
orecchio e poi l’altro, e quelli cambiarono forma all’improvviso: divennero come
un paio di orecchie umani, perfettamente regolari.
Ichigo, sbalordita,
strabuzzò gli occhi.
“Non credevo si potesse
fare…!”
“Sono pieno di risorse,
gattina” sorrise lui mostrando un’espressione alquanto compiaciuta.
Ichigo arrossì imbarazzata
dal tono di superiorità usato dal ragazzo e riprese a camminare.
“Immagino ti abbiano
scambiato per un cosplayer” commentò ad alta voce, portandosi una mano sotto il
mento.
“Un cosa?”
domandò lui perplesso.
“Cosplayer”
“Sì, la parola l’ho capita,
ma che vuol dire?” domandò lui accalorandosi. Conosceva pochissime cose della
Terra e, a dirla tutta, non gli era mai interessato conoscere quel misero
pianeta e i suoi abitanti. E ora, per chissà quale motivo, la
voglia di apprendere sempre più cose riguardanti la Terra stava crescendo
lentamente.
“I cosplayer sono delle
persone che si travestono come dei personaggi di cartoni, videogiochi, film… e a
volte vanno in giro per le strade travestiti. Ci sono anche delle fiere per
cosplayer” spiegò lei. Kisshu spalancò la bocca, meravigliato.
“Certo che gli umani ne
hanno di passatempi, eh…!” esclamò ridendo. Ichigo ridacchiò e riprese a
camminare, sorridendo.
“E voi alieni che
passatempi avete?” chiese incuriosita.
“Beh… noi ci esercitiamo
nella lotta… frequentiamo le accademie di combattimento e poi veniamo inviati
sui pianeti per conquistarli” rispose lui con semplicità, come se la cosa appena
detta fosse tra le più normali del mondo.
“Ah…” la rossa chinò il
capo imbarazzata. Che domanda stupida che aveva fatto… Era ovvio che la vita
degli alieni non scorresse facile come quella degli umani.
“Ora che finalmente le
condizioni del pianeta si sono ristabilite potrete dedicarvi ad altri
passatempi, no?” domandò entusiasta, non rendendosi conto di aver fatto un’altra
gaffe.
“…Ma si può sapere dove hai
la testa?” Kisshu scoppiò a ridere, divertito. Le poggiò una mano sul capo,
premendo leggermente. Certo che quella gattina era la solita sbadata…!
“Ichigo, io sul mio pianeta
non ci posso più tornare” le disse sorridendo.
“…” la rossa si portò una
mano alla bocca.
“Oh… scusa…” fece un
piccolo inchino e rimase a fissare il suolo, imbarazzata e avvilita.
“Tranquilla, ormai me ne
sono fatto una ragione” disse lui poggiandole due dita sotto il mento e
facendole sollevare il capo.
“E poi… qui sulla Terra si
sta meglio” le fece l’occhiolino e Ichigo sorrise imbarazzata.
“…^\\\\\^”
Kisshu sorrise a sua volta
e si sporse verso di lei, sfiorandole le labbra con le sue.
“Andiamo, Taruto e Pai ci
stanno aspettando” disse come se niente fosse. Riprese a camminare mentre Ichigo
diveniva rossa come un pomodoro.
“Sei sempre il solito!!”
gli urlò raggiungendolo.
Non aveva voluto ammetterlo
con nessuno, nemmeno con se stessa, ma le era mancato.
Kisshu le era mancato
davvero tanto…
…To be continued…
Fine capitolo!! Allora che
ne pensate della mia nuova creazione??? Ho deciso di fare un Kisshu geloso e
possessivo in questa ficcy che, mi sento in obbligo di avvertirvi,
potrebbe diventare una VM18 (Cioè rating rosso), quindi
cambierò il rating, molto probabilmente. ^^
Dipende da quali idee
perverse mi vengono in mente *_* e non credo che tarderanno ad arrivare… hihi…
Beh, ora vi lascio,
ringraziando come sempre per i commenti!!!!!!
Grazie, un kissotto
Ranpyon!
Ps-
Ho appena scoperto fino a quando dovrò fare a meno di internet: fino a inizio
settembre (si spera non più tardi), quindi non ci risentiremo fino a settembre
(mi riferisco a chi ha il mio contatto di MSN)… ma cercherò cmq di aggiornare
una volta a settimana tutte e 4 le storie, scroccando internet a casa di amiche
^^
Grazie per l’attenzione, a risentirci presto!!!!! E scusate l’inconveniente!
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Nuova pagina 1
- Capitolo 7 -
“Ma stiamo scherzando, dico
io?! Di nuovo combattere contro gli alieni??” strepitò Minto, come da
previsione. Purin si portò le mani sulle orecchie per non starla a sentire e
saltò giù dalla sedia, avvicinandosi a Ryo e Kei.
“Io voglio combattere!
Voglio aiutare Taruto… Taruto, Kisshu e Pai…!!!” si corresse sorridendo. Ryo
incrociò le braccia al petto e volse il capo verso le altre MewMew, in attesa di
una risposta.
Anche per lui era stata una
vera sorpresa scoprire che gli alieni erano tornati. Quando aveva ricevuto la
telefonata da Kei, alla villa al mare, aveva pensato inizialmente ad uno
scherzo, ma poi aveva capito che lì c’era ben poco da scherzare. Gli alieni,
stavolta molto più numerosi, avrebbero potuto invadere la terra e raderla al
suolo. In passato le MewMew erano riuscite a sventare la minaccia solo grazie al
fatto che gli alieni erano tre, senza contare Deep Blue… Ma questa volta, da
quello che gli aveva raccontato Kei, non sarebbe stato poi così facile prevalere
sugli invasori.
Retasu, sorridendo appena,
annuì lentamente con la testa, cosa che fece anche Zakuro. Solo Minto sembrava
contraria a quell’idea.
“Ma io dico, capite che
significa?? Dobbiamo tornare a combattere!” esclamò accalorata rivolta a Zakuro
che si limitò a fissarla in silenzio.
“Calmati, Minto! Forse non
hai capito non abbiamo altra scelta!” esclamò Purin brusca, avvicinandosi
all’amica.
“Sì che abbiamo una scelta!
Possiamo dire di no!” esclamò furibonda. La vita da paladina della giustizia non
le era mai piaciuta, pigra com’era, e tornare a combattere avrebbe significato
rinunciare alla sua vita divenuta finalmente tranquilla. Tutti credevano che
fosse quello il motivo del comportamento della ragazza, ma si sbagliavano…
Minto, molto spesso e
volentieri, aveva assunto atteggiamenti scostanti verso le sue compagne di
squadra, ma in fondo le aveva sempre considerate come una seconda famiglia… Ed
era proprio quello il motivo per cui non voleva tornare a combattere.
“Ci tengo a ricordarti che
gli alieni ci hanno aiutati, tempo fa” puntualizzò Zakuro accavallando le gambe.
Minto si voltò di scatto verso di lei, imbronciata.
In effetti non aveva tutti
i torti… Durante la battaglia contro Deep Blue, gli alieni si erano dimostrati
all’altezza della situazione e li avevano aiutati a distruggere il loro capo.
Kisshu più di tutti…
Chinò il capo e andò a
sedersi incrociando le braccia e puntando ostinatamente lo sguardo a terra.
Tutti la fissarono
perplessi e Kei, cordiale come sempre, si avvicinò poggiandole una mano sulla
spalla.
“Minto… capisco che tu sia
arrabbiata, ma dobbiamo aiutare gli alieni… Altrimenti quelli che passeranno più
guai saremo noi. Non possiamo permettere che la Terra venga invasa” le spiegò
con calma disarmante. Minto sollevò appena la testa e sorrise.
“Lo so…” mormorò
sconsolata. “E’ solo che… durante l’ultima battaglia…”
Trattenne il respiro e tirò
su con il naso, tornando con la memoria a quel triste, ma allo stesso tempo
felice, giorno.
Una brutta sensazione,
improvvisa, le colse all’improvviso.
Le quattro MewMew
rabbrividirono e si fissarono, perplesse.
“Cos’è stato…?”chiese
Purin leggermente intimorita.
“Ho avuto un brivido…”
mormorò Minto tremando visibilmente.
“I nemici sono stati
sconfitti…” esclamò Retasu guardandosi intorno, preoccupata. Zakuro, con una
mano sulla bocca, sentenziò che ormai era finito tutto…
Allora perché quella
sensazione di freddo e angoscia?
Si voltarono di scatto, giusto in tempo per vedere Aoyama scendere dal cielo,
precisamente dall’astronave di Deep Blue. Teneva in braccio Ichigo che aveva gli
occhi chiusi. Sollevate, le ragazze si avvicinarono ai due, circondandoli e
chiamandoli a gran voce.
“Ehi… ma quella è
Ichigo!!” esclamò Minto correndo.
“Guardate, Aoyama è
tornato in sé…!”
“Ichigo!”
“Eravamo così
preoccupate…!”
“Per fortuna non vi è
successo niente di grave…!”
“Ora siamo più
tranquille”
Purin saltellò con le braccia aperte, felice.
Intanto, Kisshu e Ryo
che erano appena giunti sul posto, si erano avvicinati a loro.
Masaya continuava a
tenere lo sguardo fisso sul corpo senza vita di Ichigo, steso tra le sue
braccia.
“Dai, Ichigo, svegliati”
disse l’alieno dagli occhi ambra fissandola perplesso. Quella sua frase fu
raggiunta dall’”Ehi” di Ryo che si era accorto che qualcosa non andava.
“Perché non si
sveglia??” domandò Zakuro sgranando gli occhi.
“Oh no!”
“Non respira…”
“Non è possibile…” Purin
mosse un passo verso l’amica ma fu bloccata da Ryo, che le aveva posato le mani
sulle spalle.
“Non può essere!” Minto
sentì le gambe farsi estremamente pesanti e si lasciò andare a terra, cadendo in
ginocchio.
“Ichigo!”
“Nooooooooooo!!”
Le lacrime inondarono i
volti di tutti i presenti, compresi Kisshu e Ryo…
La felicità per la fine
della battaglia era andata via così come era arrivata… In un secondo, quello che
sarebbe dovuto essere un giorno di festa, si era trasformato in una disgrazia.
Aoyama, fissando
intensamente il corpo della sua ragazza, si chinò su di lei e le sfiorò le
labbra.
Forse per quella che
viene chiamata magia dell’amore… Ichigo si risvegliò dal suo sonno.
“Niente, lasciate perdere”
disse bruscamente voltando la testa da un’altra parte.
“…D’accordo, aiutiamoli”
Retasu scattò in piedi e
corse ad abbracciarla, con i lucciconi agli occhi.
“Grazie, grazie!!” esclamò
stringendola forse più del dovuto. Minto arrossì leggermente e cercò di sfuggire
alla presa dell’amica.
Zakuro sorrise.
Forse Minto non era come la
si dipingeva.
“Ciao!” esclamò Ichigo
alzando una mano in direzione degli alieni. Pai e Taruto la fissarono perplessi.
“Hai portato qui l’umana?”
domandò dubbioso il più grande, squadrando prima Ichigo e poi Kisshu.
“Pai, lo sai che mi chiamo
Ichigo! Non mi piace essere chiamata ‘umana’!” si lamentò lei aggrottando le
sopracciglia.
“Sì, Pai, chiamala ‘Ichigo’”
intervenne Kisshu poggiandole con disinvoltura un braccio intorno alle spalle.
Ichigo, con uno scatto, pizzicò la mano dell’alieno che tolse immediatamente il
braccio.
“Mi hai fatto male!”
“Così impari a tenere le
mani a posto!” rispose lei tornando a rivolgersi a Pai e Taruto. Quest’ultimo
stava cercando di trattenere una risata per la brutta figura del fratello.
“Che hai da ridere, tu?”
domandò Kisshu infastidito. Taruto smise di ridacchiare e si diede un certo
contegno, tossicchiando.
“Niente, niente…” si limitò
a rispondere alzando le spalle.
“Comunque sia, ragazzi… le
MewMew ci aiuteranno nella battaglia” proferì Kisshu sorridendo felice. Taruto
alzò un pugno in aria in segno di vittoria e Pai si limitò a fissare Ichigo,
ancora leggermente rossa in volto per l’improvviso abbraccio di Kisshu.
“Bene” rispose infine,
spostando lo sguardo verso il fratello.
“Propongo di andare su
Keber per controllare la situazione” disse alzando gli occhi verso il cielo.
“Su Keber? E se vi
scoprono?” chiese Ichigo turbata.
“E’ appunto per non farci
scoprire che Kisshu rimane qui sulla terra”
“COSA?!” esclamarono
all’unisono Kisshu, indignato, e Ichigo, meravigliata.
“Perché mai dovrei restare
qui sulla terra?” domandò innervosito l’alieno dagli occhi ambra muovendo un
passo verso Pai.
“Perché sei una testa
calda, Kisshu… Non riesci a ragionare a mente lucida. So che se vedresti Kiel
non esiteresti ad attaccarlo”
“Su questo hai ragione”
disse lui frettolosamente. “Ma perché porti Taruto? Non è come me, forse?”
Taruto incrociò le braccia,
indignato, e gli fece una linguaccia.
“Lui si comporta da stupido
solo quando ci sei tu perché si lascia trasportare dal tuo comportamento
sconsiderato” rispose semplicemente Pai voltandosi verso il piccoletto.
“Ehi! Io non sono
stupido!!” si lamentò lui. Il fratello maggiore gli si avvicinò e lo afferrò per
un braccio.
“Niente storie. Andiamo su
Keber, controlliamo la situazione e poi torniamo qui sulla Terra”
Dopo qualche protesta del
più piccolo, i due alieni scomparvero, diretti verso il loro pianeta di origine.
Ichigo scoppiò a ridere
all’improvviso, sotto lo sguardo furente di Kisshu.
“Che hai da ridere?!”
domandò arrabbiato.
“Anche Pai si è accorto che
sei una testa calda…!” esclamò lei piegata in due dalle risate.
“Sono contento che tu ti
diverta alle mie spalle…” sussurrò lui afferrandola all’improvviso per la vita e
trascinandola verso di sè. Fece aderire i loro corpi e le esaminò il volto, con
un sorriso malizioso stampato in faccia.
“Ora però tocca a me
divertirmi” le mormorò in un orecchio facendola sussultare. Sfiorò l’orecchio e
poi scese verso il basso, accarezzandole con le labbra ogni centimetro di pelle,
fino ad arrivare al collo. Ichigo, come paralizzata, tratteneva il fiato,
cercando di pensare a qualcosa di coerente. Ma niente, sembrava che il suo
cervello fosse partito per un’inaspettata vacanza in un qualche posto fuori dal
mondo.
La rossa parve risvegliarsi
solo quando sentì i canini di Kisshu, più lunghi del dovuto - come quelli di
tutti gli alieni, del resto - affondare lentamente nel suo collo. Si staccò
appena in tempo per fermarlo e lo allontanò, portandosi una mano sulla piccola
ferita.
C’era un po’ di sangue che
le macchiava le dita.
“…” aprì la bocca per
parlare, ma non ne uscì alcun suono. Avrebbe voluto urlare, dirgli di andarsene,
chiedere una spiegazione… ma non riusciva a tirare fuori la voce. Kisshu la
fissò compiaciuto e le afferrò la mano, portandosi le dita sporche di sangue
alla bocca. Le stuzzicò con la lingua mentre Ichigo, di nuovo paralizzata, non
riusciva a comprendere bene la situazione. Kisshu la lasciò andare e la rossa
fece un passo indietro, mentre l’alieno sfoggiava un sorriso malizioso.
“Non ti conviene prendermi
in giro, micetta. Posso essere pericoloso” disse sempre con quel sorriso
stampato in volto. Un’espressione di stupore si dipinse sul volto della ragazza.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Kisshu. Certo, si era sempre
divertito a prenderla in giro nel periodo in cui erano nemici, ma che bisogno
c’era di farlo anche ora…?
“Non prendermi in giro…”
rispose bruscamente lei voltandosi per andarsene, ma Kisshu la bloccò.
“Non ti sto prendendo in
giro” le disse con voce bassa e roca, chiudendo la distanza tra loro. Ichigo, di
spalle, sentì il respiro di Kisshu sul suo collo e si scostò all’improvviso,
ponendo una distanza di un paio di metri tra loro.
Abbassò lo sguardo,
imbarazzata, e l’occhio le cadde sul piccolo orologio che aveva al polso.
Segnava le otto passate.
“Oh mio Dio, devo tornare a
casa!” esclamò alzando di scatto la testa.
“Non dobbiamo tornare al
Caffè?” chiese lui meravigliato.
“Sì, faccio un salto lì e
poi torno a casa… Se rientro dopo il coprifuoco i miei mi uccidono…”
“Coprifuoco?” domandò
perplesso lui.
“Sì, è l’orario in cui devo
rientrare. Noi lo chiamiamo coprifuoco” si spiegò lei frettolosamente.
“Ah, ho capito!” esclamò
kisshu portandosi una mano sotto il mento. Quante parole strane inventavano gli
esseri umani…!
Ichigo, un po’ titubante,
deglutì.
“Beh… io vado eh… Ciao” si
voltò di scatto e iniziò a correre, ma Kisshu si materializzò proprio davanti a
lei.
“Non vorrai lasciarmi qui?”
chiese mettendo il broncio. Ichigo sospirò, rassegnata.
“D’accordo, vieni con me al
Caffè e poi io me ne vado a casa, d’accordo? Da sola” sottolineò con
molta enfasi le ultime due parole e l’alieno annuì, afferrando al volo il
concetto.
“Ok, sbrighiamoci”
…To be continued…
Fine
capitolo!! XD
Ma
quanto possono essere carini questi due?? >__< Kisshu così… così… così
prepotente, se così si può dire, mi piace da impazzireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!
XD E lo diventerà ancora di più con il passare dei capitoli… *ç*
Molti di
voi mi hanno chiesto (nei commenti e non) di non mettere questa ficcy vm18... ma
ancora non sono convinta.... per ora rimarrà così, poi dovrò decidere cosa
fare...
Cmq,
volevo dire che questa sarà l'ultima volta che aggiornerò nel mese di agosto,
dato che partirò per le vacanze. Quindi ci rivediamo a settembre!
Beh,
che altro dire… recensite, mi raccomando!!
Grazie
a tutti per i precedenti commenti!!!!
Un
bacio
Ranpyon!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
- Capitolo 8 -
“Ancora non riesco a capire
perché ti ho portato con me” esclamò indignata Ichigo mentre apriva la porta di
casa con le chiavi. Kisshu sorrise sornione e, quando la serratura scattò,
spinse la porta con una mano e l’aprì, entrando nella casa.
“Aspetta…!!” Ichigo lo
afferrò per la maglietta e lo tirò indietro, facendolo tornare fuori.
“Devo controllare se ci sono
i miei…” sussurrò poggiandosi un dito sulle labbra. Kisshu annuì lentamente e
rimase all’esterno, poggiato alla parete della casa con le braccia incrociate.
La rossa lo precedette ed entrò in casa sua, guardandosi intorno. L’abitazione
era completamente silenziosa… Si affacciò in cucina e nel salone, che erano del
tutto vuoti. Tornò all’ingresso e chiamò Kisshu, permettendogli di entrare.
“Ancora non sono tornati,
per fortuna…” si rasserenò Ichigo chiudendo la porta.
“Forza, su, vai in camera
mia. Non voglio che ti vedano” disse frettolosamente sventolando una mano verso
le scale. Kisshu sorrise malizioso.
“Mi stai proponendo qualcosa
di indecente…?” chiese in tono estremamente sensuale facendo arrossire la
ragazza.
“…Vai a quel paese,
Kisshu!!” si arrabbiò Ichigo scansandolo con una mano e raggiungendo,
innervosita, la cucina.
Entrò nella stanza e aprì il
frigorifero, prendendo una bottiglia d’acqua. Con un cipiglio severo e scocciato
sul volto, ne versò un po’ in un bicchiere e bevve lunghe sorsate, mentre
Kisshu, che l’aveva seguita, la fissava senza staccarle gli occhi di dosso.
La rossa tornò vicino al
frigorifero e vi pose dentro la bottiglia ma, proprio mentre stava per
richiudere lo sportello, la mano di Kisshu la bloccò.
“Scusa, Ichigo… scherzavo…!”
Lei lo ignorò completamente
e si allontanò, uscendo dalla cucina. Kisshu la fissò perplesso: possibile che
fosse arrabbiata…? Spiccò una piccola corsa e la raggiunse vicino alle scale.
L’afferrò per un polso e, con la pazienza che stava per venire meno, la mise con
le spalle al muro, fissandola duro.
“Possibile che te la sia
presa per quello che ho detto?!” chiese adirato. Ichigo sostenne il suo sguardo.
“A che gioco stai giocando?”
gli chiese aggrottando le sopracciglia.
“A che… ma che diavolo
dici?!” domandò lui agitandosi sempre di più. Strinse la presa sul polso di
Ichigo che, però, non fece una piega.
“E’ da quando sei arrivato
che fai battutine maliziose. Cos’è, ti diverte prendermi in giro?” chiese lei in
tono duro. Kisshu sgranò gli occhi.
Prenderla in giro? Era
questo che credeva?
“Te l’ho già detto. Non ti
sto prendendo in giro”
“Allora smettila” sussurrò
lei voltando la testa di lato. Si liberò dalla presa dell’alieno e tornò vicino
alle scale, salendo i primi gradini. Si bloccò a metà strada, andando a fissare
il volto di Kisshu che ancora, incredulo, fissava il punto in cui si trovava
prima la rossa.
“Avanti, vieni. Se i miei ti
beccassero non saprei che spiegazione dare” disse velocemente ricominciando a
salire le scale. Kisshu si svegliò da quel semi trance e la seguì a passo lento.
L’ultima cosa che voleva era
che Ichigo pensasse che lui la stava prendendo in giro… Perché non era così. Lui
era dannatamente serio… i suoi sentimenti erano seri… Eppure gli sembrava di
essere stato chiaro durante la battaglia contro Deep Blue. Nonostante avesse
palesato i suoi sentimenti usando ogni metodo, lei aveva ancora dei dubbi?
Si diede mentalmente dello
stupido e lo stesso fece lei, mentre lo faceva accomodare nella camera e
chiudeva la porta.
Ichigo si sedette sul letto
con la schiena poggiata al muro, e Kisshu rimase in piedi, vicino alla porta.
“…Beh, non ti siedi?” lo
ammonì lei. L’alieno la fissò un po’ perplesso.
“Ma non eri arrabbiata?”
“Se vuoi rimanere in piedi
non importa” esclamò lei raggirando la domanda. Kisshu sospirò rassegnato e andò
a sedersi sul letto, a qualche centimetro di distanza da lei.
“Come sta Aoyama?” chiese
all’improvviso facendola voltare di scatto. Sul volto di Ichigo si dipinse un
espressione triste e malinconica… e Kisshu non potè fare a meno di chiedersi se
avesse detto qualcosa di sbagliato.
“Ao… Aoyama se n’è andato”
rispose lei tentennando un po’. Ormai Masaya se ne era andato via da circa un
paio di settimane prima… l’aveva chiamata una volta e poi non si era fatto più
sentire. Non che questo fosse un male, pensò Ichigo quasi rasserenata. Non
sentirlo le avrebbe fatto bene e prima o poi sarebbe riuscita a dimenticarlo. Ma
parlare ancora con lui avrebbe significato non liberarsi mai di quel fantasma
che rappresentava il suo passato. Sospirò, poggiando la nuca contro la parete e
chiudendo gli occhi.
“Se n’è andato…?” ripeté
Kisshu avvicinandosi di più a lei. Ichigo annuì lentamente con la testa.
“Dove?”
“In… In Inghilterra… per
degli studi…”
“Inghilterra…?” pensò
perplesso… Chissà cos’era l’Inghilterra… A giudicare dal tono in cui Ichigo
l’aveva detto doveva essere un luogo lontano… Poi, ripensandoci bene, sgranò gli
occhi. Aoyama era partito lasciandola sola dopo tutto quello che Ichigo aveva
fatto per lui?!
“L’ho sempre detto che gli
umani fanno schifo” commentò acido scuotendo la testa. Ichigo aprì gli occhi di
scatto.
“Cosa carina da dire ad
un’umana” replicò sarcastica voltandosi a guardarlo, leggermente scocciata.
“Sai cosa intendo”
“No, non lo so”
“Dico solo che…” fece una
piccola pausa, poi scattò in piedi, agitandosi.
“Cavolo, Ichigo! Gli hai
salvato la vita, l’hai perdonato nonostante avesse distrutto mezza Tokyo e lui
che fa? SE NE VA?!” chiese adirato, stringendo i pugni. Ichigo abbassò lo
sguardo e si fissò con finto interesse le mani. In fondo Kisshu aveva ragione…
lei aveva salvato Aoyama dalla morte e l’aveva anche perdonato, nonostante
proprio lui si fosse rivelato Deep Blue… Ma anche lui l’aveva salvata e questo
era assolutamente impossibile da dimenticare.
“Ma anche lui mi ha
salvato…” mormorò tenendo sempre la testa china. Kisshu la fissò interdetto.
“Se tu non avessi salvato
lui non ci sarebbe stato bisogno di salvarti…!” esclamò incollerito, mentre il
volto diventava leggermente rosso.
“Cioè…” si bloccò un attimo,
incapace di andare avanti. Ichigo si stava contorcendo con le mani e aveva
appena tirato su con il naso. Che stesse piangendo?
Kisshu poggiò un ginocchio
sul letto e si avvicinò alla rossa, afferrandole il volto con una mano e
sollevandolo.
“Da quanti giorni è andato
via?” chiese cercando di mantenere un tono di voce calmo. Il solo vedere la sua
gattina piangere gli faceva pulsare il sangue nelle vene; avrebbe voluto
teletrasportarsi in Inghilterra, dovunque si trovasse, e picchiare Aoyama fino
allo sfinimento…
“Quasi da due settimane…”
“E tu ancora piangi?”
domandò sorridendo leggermente.
“Certo che piango, Kisshu…
io ero innamorata di Masaya” rispose lei liberandosi dalla sua presa. Si alzò di
scatto dal letto e si avvicinò alla scrivania, aprendo il cassetto. Ne tirò
fuori il campanellino che Aoyama le aveva regalato tempo addietro… Da quando era
partito non l’aveva più indossato. L’aveva nascosto in quel cassetto nella
speranza di dimenticarlo… ma era stato impossibile. Lo strinse in mano, mentre
Kisshu la fissava sofferente. Quante volte l’aveva vista con quella collana
indosso… e quante volte aveva voluto strappargliela con la forza, ma non c’era
mai riuscito… Perché sapeva che, non appena rimosso quell’ostacolo, non sarebbe
più riuscito a fermarsi. Quella piccola collana era il simbolo dell’amore di
Ichigo e Aoyama e per lei era un oggetto importante…
“Prima o poi dovrò buttarlo”
proferì rigettandolo nel cassetto e chiudendolo con forza. Si voltò a guardare
Kisshu che era rimasto nella posizione in cui l’aveva lasciato e arrossì di
botto. Ma che cavolo stava facendo? Stava raccontando ad un alieno i suoi
problemi? Cosa sperava, che Kisshu la consolasse…? Lui era un alieno, non poteva
comprendere i suoi sentimenti…
Si sentì patetica. Si era
lasciata andare e non avrebbe dovuto farlo. Aveva deciso di cambiare, di
diventare più forte e indipendente; ma, a quanto pareva, la strada da percorrere
era ancora molto lunga.
“Beh, lasciamo perdere”
esclamò brusca sedendosi sulla sedia accanto alla scrivania.
Kisshu si alzò dal letto e
le si avvicinò. Si chinò sul cassetto e lo aprì, prendendo la collana.
“…Se non ci riesci… posso
gettarla via io…” sussurrò sperando in una risposta positiva. Ichigo lo fissò
per qualche secondo con gli occhi sgranati. Cosa doveva fare…? Spostò lo sguardo
dal collarino al volto di Kisshu, che la fissava dannatamente serio.
Abbassò lo sguardo, incapace
di rispondere e Kisshu interpretò quel gesto come un segno di assenso. Si alzò
e, stringendo la collana, si avvicinò alla finestra, aprendola.
“Che fai?!” domandò Ichigo
scattando in piedi.
“Lo butto via”
“NO!!”
Si gettò verso l’alieno e lo
afferrò per la vita, stringendolo.
“Non farlo… per favore…”
mormorò singhiozzando e affondando il viso nella sua schiena. Kisshu abbassò il
braccio che stringeva il campanellino e le afferrò le mani, staccandole dal suo
corpo. Si voltò, abbracciandola, mentre lei iniziava a piangere. Rassegnato,
Kisshu lasciò cadere a terra il collarino e strinse di più il corpo della
ragazza, ormai scosso dai singulti.
“Sfogati… Piangi, piangi
quanto vuoi…” le sussurrò accarezzandole i capelli. Ichigo si aggrappò
disperatamente alla maglia dell’alieno e singhiozzò più forte, disperata come
non mai. Da quanto tempo non piangeva in quel modo…? Forse solo da quando aveva
visto morire una persona importante… E quella scena le tornò in mente, più
nitida che mai…
“Tu… stai piangendo per
me…?”
“……” Ichigo continuò a
singhiozzare, mentre con la mano carezzava la guancia dell’alieno, ormai
divenuta gelida.
“Ascolta… Io… devo dirti
una cosa…” le sussurrò tossendo per il troppo sforzo.
Sollevò appena il busto,
quel tanto che bastò per avvicinare il viso a quello di lei.
“Ti amo… Mi… cetta…
Le prese il volto tra le
mani e la baciò con una tale tenerezza che Ichigo sentì il cuore scoppiarle nel
petto.
“E’… stato bello… finché
è durato…”
Con quell’ultima frase,
Kisshu esalò il suo ultimo respiro, scivolando a terra con un lieve fruscio.
“………NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”
La rabbia e la
disperazione di Ichigo avevano raggiunto livelli vertiginosi.
Si strinse di più
nell’abbraccio dell’alieno, mentre le lacrime versate per Aoyama si mischiavano
a quelle dei suoi ricordi… Ricordi dolorosi che avrebbe tanto voluto cancellare
ma che purtroppo avrebbero sempre fatto parte di lei.
“Ecco il traditore”
Una voce improvvisa fece
sobbalzare entrambi. Si staccarono di scatto, voltandosi verso l’intruso che
aveva parlato. Fuori dalla finestra, un alieno dai capelli verde chiaro e gli
occhi scuri li fissava con aria soddisfatta: tra le mani, una specie di fucile
piuttosto lungo. L’alieno puntò l’arma contro i due e sorrise beffardo,
poggiando il dito sul grilletto.
“Attenta!!” esclamò Kisshu
spingendo Ichigo sul letto. Un colpo partì dall’arma e andò a infrangersi al
suolo, nello stesso punto in cui poco prima Kisshu e Ichigo si stavano
abbracciando abbracciati. L’alieno dagli occhi ambra si gettò contro
l’aggressore, volando fuori dalla finestra.
“KISSHU!!” Ichigo corse
verso di loro e poggiò le mani sul davanzale, cercando di arrampicarsi.
“FERMA, RESTA DENTRO!!” le
urlò lui colpendo il nemico con un pugno ben assestato. L’alieno volò
all’indietro, a debita distanza da Kisshu.
“…Non ci sarà scampo per i
traditori… né tantomeno per i loro amici…” nel dire questo, l’avversario spostò
lo sguardo verso Ichigo che, febbrilmente, svuotava il cassetto del comodino
alla ricerca di chissà cosa. Kisshu sentì il sangue andargli al cervello e si
lanciò contro l’alieno, facendogli cadere l’arma.
“Ichigo non si tocca!” urlò
trafiggendolo con i tridenti. L’alieno emise un gemito e poi precipitò verso
terra, cadendo in strada. Con uno schiocco delle dita, Kisshu fece sparire il
corpo e rientrò nella stanza, chiudendo la finestra.
“Kisshu!”
La rossa corse da lui e lo abbracciò, cercando di non ricominciare a piangere.
“Mi dispiace, non ho potuto
aiutarti… la spilla… la spilla… non l’ho trovata…! Deve averla ancora Ryo…”
spiegò tremando come una foglia e balbettando. Kisshu le batté con una mano
sulla testa, affettuosamente.
“Non fa niente, l’ho
sistemato io” la rassicurò staccandosi. La fissò negli occhi, ancora rossi e
gonfi per lo sfogo di poco prima, e le spostò una ciocca di capelli dalla
fronte. Si chinò verso di lei mentre Ichigo arrossiva di scatto e pensava di
doversi allontanare… ma le gambe non le davano retta. Rimase immobile, mentre le
labbra di Kisshu si posavano lentamente sulle sue, le sfioravano, e poi si
staccavano di nuovo.
“…Devo andare…” sussurrò
baciandola di nuovo. Si staccò, di scatto stavolta, e scomparve.
Ichigo rimase immobile a
fissare il muro di fronte a lei… Kisshu se n’era andato e aveva lasciato quella
stanza vuota…
Si lasciò andare sul letto e gettò un’occhiata al campanellino a terra. Rimase a
fissarlo per qualche secondo, poi si alzò e lo ripose di nuovo nel cassetto.
Non era ancora pronta a
disfarsi del suo passato… ma, forse, grazie all’aiuto di qualcuno, prima
o poi ci sarebbe riuscita…
…To be continued…
Ed eccomi tornata!!!! Gente,
come va??????
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto!!! XD
Ringrazio tutti quanti per i
commenti che ho ricevuto durante la mia assenza ^^’’ Molto graditi, ovviamente!!
XD
Allora… il nostro Kisshu si
sta facendo spazio nel cuore della Mew Neko… ma… appena lei gli darà il via…
^\\\\\\\^ no comment per ora… per saperlo continuate a seguire questa ficcy!!!!
Kissotti a
tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ranpyon
Ps- Purtroppo ho notato che
la pagina delle recensioni è stata deformata a causa delle violazioni del
regolamento da parte di alcune commentatrici… Pregherei di fare più attenzione
la prossima volta!
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