Ci vediamo a casa

di noir choco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei, Lui e il caffè colombiano ***
Capitolo 2: *** Daily Routine ***
Capitolo 3: *** Ergastolo ***
Capitolo 4: *** Non all'altezza? ***
Capitolo 5: *** Le ciambelle non possono che essere buone ***
Capitolo 6: *** Un colpo mancino (parte l) ***
Capitolo 7: *** Un colpo mancino (parte ll) ***



Capitolo 1
*** Lei, Lui e il caffè colombiano ***


Uelcom, EFP's riders!

Ciao a tutti, io sono Baby Gorilla. Avrete sentito parlare di me perchè io sono l'ex TangoSister. Avete sentito parlare di me vero, VERO?!

Ricomponendomi, ci tenevo tantissimo ad informarvi sulla scelta del titolo di quest'obbrobbrio di fan fiction: Ci vediamo a casa. 

E' il titolo di una canzone di Dolcenera, la quale mi piace e spero piaccia anche a voi. il titolo, spero ci stia a pennello perchè così i protagonisti di questa storiella (che credo sappiate chi sono, se siete arrivati fino a questo punto) si possono dire...

Ci vediamo a casa


E noi ci vediamo a fondo pagina, e vedete di non mancare!


Detto questo... Gud Rid!



Dopo una notte passata a “socializzare”, Heather è la prima a svegliarsi.

Si alza, si rimette l’intimo, prende il primo capo d’abbigliamento che gli capita (una camicia) e scende giù in cucina.
La ragazza corvina si preparò la bevanda mattutina, corvina anch’essa, comunemente chiamata caffè.

Stava versando il liquido nero nella tazza ‘I Love NY’, quando due braccia ambrate le avvolsero la cinta. Si sentì sfiorare la spalla nuda.

-Buongiorno, Princesa.-

Heather continuò a versarsi il caffè nella tazza e sorrise.
-Ma guardate chi si è svegliato, il Don Giovanni di turno…-

Alejandro, con un tono dubbioso e stranamente serio chiese confuso: -Perché mi hai dato un appellativo come Don Giovanni? Era un donnaiolo lui.-
-Perché, tu cosa sei?-
-Lo sarò stato in passato, ma ora non più. Ora ho te, e mi basti, specialmente dopo sta notte.-


Sorrise maliziosamente, sorrisero entrambi.

La girò e l’alzò per farla sedere sul ripiano della cucina, sempre cingendole i fianchi.

-Cosa sarà il caffè la mattina senza di te, Alejandro?-

E ritornarono a baciarsi, come la notte passata.


Lei, Lui e il caffè colombiano.











Angolo Gorilla! Gna Gna Gna, vi mangio tutti!

Uell, veri uell. A quanto pare ci siamo decimati, eh?

Almeno, a voi che siete rimasti, non manca molto al riquadro per recensire, e se fate una recensione di più di 100 parole vi prendete qualche puticino, perciò...



                     
                           ...RIVID!*                                                                                                  *...che in inglese vuol dire recensite.




GUD BAI, TRISURS!




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Capitolo 2
*** Daily Routine ***


Attenzione: i luoghi qui presenti sono puramente frutto della mia mente perversa, ma Monterey… beh, quello non è inventato, esiste davvero!
 
GIORNATA TIPO ALEJANDRO (Pov) 

07:00  Scrollarsi di dosso la Bella Addormentata

07:02  Colazione

07:25  Doccia

07:39 /07:55  Corsa per trovare i vestiti, salutare ‘Aurora’ appena alzata, recuperare le chiavi dell’auto

07:56  Arrivo in macchina, attraversare mezza città in auto, sopravvivere al traffico cittadino

08:30  Arrivo sul posto di lavoro e, di conseguenza… lavoro

10:30  Cambio turno, pausa

10:34   “Dove 6??” “Sn qui, al ristorante, quello accanto alla banca” “Ok, se faccio una corsa arrivo” “Fai presto ke tra un po’ finisco e torno in negozio…” “Arrivo!”

10:45  Corro fino al ‘Ben’s coffee’, dove si trova la donzella affamata

10:50  Saluto la mia bella “Accidenti! Devo correre se non voglio perdere il lavoro!”

11:05  Ritorno di corsa al ‘Sansha Blue’

11:06/20:00  Ultimo turno di lavoro

20:01  Ci vediamo domani, ‘Sansha Blue’

20:30  Passo dal fioraio, giusto per una rosa rossa

20:41  Traffico… no, rosa! Non morire!

21:09/21:13  Rincasata, preparo la cena, aspetto Heather davanti la TV, oh! La rosa! Trovare un vaso, metterci dell’acqua, ma… accidenti! Fredda o calda?

21:14  Chiavi nella serratura, eccola qui

21:15  Saluto Heather porgendole una rosa rossa, sapesse quanto ho faticato per tenerla in vita

21:18  Cena

22:03  Guardarsi un film, l’una nelle braccia dell’altro

22:57  Arrivata la scena sconcia, ci guardiamo negli occhi per circa 10 secondi e decidiamo sul da farsi, insomma, deve ripagarmi per la rosa in qualche modo, no?
 
 
GIORNATA TIPO HEATHER (Pov)

07:00  L’uomo se ne va a lavoro, si resta nel letto fino a quando il materasso raggiunge la temperatura 10° C

07:39  Saluto quel bel ragazzo ben vestito prima di andare a lavoro

07:40  Faccio colazione con quel che, generosamente, mi ha lasciato l’elefante affamato

07:46/08:09  Doccia di corsa, noiosi vestiti formali… maledizione! Quel cretino ha preso l’auto!

08:10  Passo veloce fino alla Monterey Madison Bank, il mio bel posticino di lavoro che sono riuscita a guadagnare. Meno male che è a cinque isolati da qui

09:00  Si comincia con la tortura

10:15  Stacco un po’, finalmente, fortuna che qui accanto c’è il ‘Ben’s coffee’

10:34   “Dove 6??” “Sn qui, al ristorante, quello accanto alla banca” “Ok, se faccio una corsa arrivo” “Fai presto ke tra un po’ finisco e torno in negozio…” “Arrivo!”

10:45  Finalmente arriva, trafelato ma, che peccato, sono già le…

10:50  “Accidenti! Devo correre se non voglio perdere il lavoro!” già, di nuovo

10:58/20:08  Torno in banca, finisco il turno… uff… che mal di testa!

21:01  La farmacia è di passaggio, compro una pillola per il mal di testa

21:14  Torno a casa, almeno quella pillola mi ha placato un po’ il mal di testa

21:15  Arriva il gentleman con una rosa rossa in mano. Bah! Poi dice che non è un donnaiolo, chissà con quante altre donne ci ha provato giù al bar

21:18  Che carino, ha cucinato la cena

22:03  E va bene, dai. Guardiamoci un film

22:57  Ho capito perché voleva guardarsi questo film, pervertito. Va bene, in fondo, devo pur ripagarlo per la rosa e la cena, no? 



Angolo Autrice (ma per dire autrice)

Che bello, oggi arrivo con un bel prugna.

A differenza dell'altro capitolo, questa qui è una One Shot! Yep!

Mi scuso per i diversi errori grammaticali e so perfettamente che alla fine di ogni frase ci andava un bel punto. Però mi sembrava... troppo noioso, non fa per la Gorilla.

Spero la trama vi sia piaciuta e, vi giuro sul tapiro d'oro, aggiornerò al più presto.

Salute, Baby Gorilla

P.S. cosa c'è di maschile in Gorilla? Non c'è nulla di maschile.

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Capitolo 3
*** Ergastolo ***


Ta-dà! Ecco il terzo capitolo!

Dato che nell’altro capitolo le recensioni sono state numerosissime, continuerò a caricare capitoli fino a quando raggiungeranno il numero minimo di…mmh…10 recensioni?

Comunque, scherzi a parte, a vostro danno, aggiornerò ogni giorno se ci riesco.


Buona lettura!


 
 
La notte calò sulla West Coast, il buio avvolse Monterey.
Dalla porta finestra dell’abitazione di Ocean Avenue si vedevano le oscure onde che raggiungevano lentamente la riva.
L’abitazione in questione aveva ancora le luci accese.

-Meglio andare a letto, non credi?-
-…Ehm…si…-
-Che succede, Mi Amor? Hai la voce tirata.-
-E’ solo…mal di gola.-

Era impressionato, riusciva a trovarsi ogni male lei, anche se fosse stata estate.

-Ok, se mi cerchi sono a letto.-
-Vai, vai. Ora ti raggiungo.-


Accidenti, come parlava male. Ci riusciva a stento. Decise di prendersi una caramella alla menta.
Poi si recò nella stanza da letto, dove indossò il suo pigiama sotto lo sguardo malizioso del ragazzo.

Si scambiarono uno sguardo complice.

Lei si mise, finalmente, tra le lenzuola e puntualmente tra le braccia del suo uomo. Entrambi sapevano che nessun’altro avrebbe saputo ricreare di meglio.

-A che gusto è la tua caramella?-
-Vediamo se indovini.-
disse arrogante, volendo testare fino a dove arrivava la sua stupidità.

Ovviamente lui, sempre usando la sua razionalità, scelse la via più perversa.
Automaticamente, ficcò la sua lingua nella cavità orale dell’altra.

Anche se non riusciva a capacitarsi come Alejandro non abbia subito pensato che  la soluzione per i mal di gola è una caramella alla menta, non poteva perdere la sfida. Perciò le due lingue cominciarono a lottare, il palato era il ring.

Dopo pochi secondi, il vincitore era ovvio.

-Menta, eh?-
-Grr, ma tu vinci sempre?-


Lui fece un sorrisetto maligno.

-Ah! Stai scontando un po’ alla volta per quella maledetta finale.-
-Ah, per la finale? E dimmi, quanto durerà questo supplizio?-


-Heather, ti ho dato l’ergastolo.-




 Angolo 'fuiuta 'i rintra' *                                                                                                                          
 *dal siciliano: scappata di casa.


Allora, prima che mi tiriate i pomodori, tirateli metaforicamente nelle recensioni.  Anche una scemenza, quanto meno recensite. fatemi questo piacere, per favore >.< !

Spero questa One Shot vi sia piaciuta, eh si, One Shot: sono esattamente 307 parole, non ho potuto fare altrimeni. Se si presenteranno più loro che drabble o flash-fic, modificherò le caratteristiche della storia e diventerà una RACCOLTA DI ONE SHOT! EVVAI! 

Vi saluto tanto (questa frase non ha senso, comunque) Baby Gorilla... GIAO CIOIE!

P.S. recensite vi prego!


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Capitolo 4
*** Non all'altezza? ***


Quel giorno cominciò stranamente per Alejandro.
Era domenica, non doveva andare al lavoro, né lui né lei. Perciò vollero passare quella mattina insieme.

-Alejandro, voglio un cucciolo.-

Vista da fuori, quest’affermazione poteva sembrare normalissima per chiunque, ma non per Alejandro.

Già parecchie volte Heather si era riferita ad un bambino con la parola ‘cucciolo’, era parecchio strana lei.

Ma con ‘cucciolo’ si potrebbe definire un animale, ma di solito Heather si riferiva a loro con i legittimi nomi: cane, gatto, pesce…
Mentre lui continuava a tormentarsi, lei uscì. Meta non specificata.

Lui rimase solo, lui e i suoi pensieri.

Cercava in tutti i modi di convincersi che lei avesse chiesto un animaletto, e non un bambino!

Non se li poteva immaginare: loro due e una piccola peste. E tutti i loro progetti? E tutti i viaggi pianificati (non che il non avessero già girato il mondo, però c’erano ancora tanti posti da visitare.)? Tutto vanificato. Insomma, non erano neanche sposati! Sua madre non avrebbe approvato assolutamente questa scelta immatura.
Solo a vent’anni già genitori, possibile che Heather non abbia pensato a quante responsabilità debba assumersi un genitore?

In fondo, lei era lei. Lei era Heather: colei che spesso agisce senza pensare alle conseguenze, testarda e viziata.
Ma un bambino non poteva essere un capriccio. Un bambino non può essere un capriccio!

Non credeva che Heather fosse così immatura, non poteva essere così. Non poteva comportarsi da bambina. Che si fosse sopravvalutata? Che li avesse sopravvalutati?
Lui, di certo, non era in grado di fare il genitore. Non poteva assumersi tutte queste responsabilità, non era pronto.

E se avesse rifiutato? Heather l’avrebbe lasciato senza pensarci due volte. Non voleva finire così, non voleva lasciare la donna dei suoi sogni. Sarebbe finito in mezzo alla strada, aveva promesso ai suoi genitori che non sarebbe tornato indietro. Non poteva di certo rifiutare. Ma allora che fare?

-Ehy An, sono tornata!- sentì.

Deglutì. Automaticamente si precipitò all’ingresso.

-Senti Heather, io non sono…- si bloccò appena girò l’angolo.

La vedeva diversa di come l’aveva lasciata andare. La maglietta rossa, i jeans, la borsa ma…uno strano ammassamento di peli bianchi all’altezza del diaframma.
Dopo che si accorse come stavano realmente le cose, non poté che ridere di se stesso. Si era fatto condizionare troppo dai suoi pensieri, che non stavano né in cielo né in terra. Si avvicinò di più a lei.

-Saluta, Adele.-

E così, come se fosse stato un robot programmato per quel motivo, come se sapeva che era destinata a restare lì, eseguì gli ordini.

-Miao.- salutò.





Angolo Me!

E allora? Che ve ne pare?

E' una cosa un po' insensata, lo so, ma io stravedo per Alejandro ebete XD come sono crudele!

Se vi è piaciuta recensite, se non vi è piaciuta recensite, ovvio. 

Mi scuso in anticipo per gli errori grammaticali ovvero le coniugazioni dei verbi,sono una schifezza lo so.

Ringrazio quelli che hanno già recensito, Suzume Yusuka, Chica_Dance e Amor31, vi ringrazio tanto!

Alla prossima!  
                                                      
 Baby Gorilla

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Capitolo 5
*** Le ciambelle non possono che essere buone ***


E la giornata finì. Era ora di andare a letto.

-No, bello, non stanotte.-

Perciò, Alejandro, si girò dall’altra parte sconsolato.
Dopo circa tre minuti, Adele raggiunse i piccioncini e si accomodò elegantemente nello spazio tra i due, che non avevano proprio voglia di guardarsi. Chissà cosa aveva combinato quel mascalzone stavolta.

Due ore prima…

-Adoro affondare le dita nella tua carne.- bisbigliò staccandosi per pochi secondi dalla bocca, anzi dalla lingua, dell’altra, per poi riprendere il contatto. Ma fu fermato da quattro dita lunghe e affusolate.

-Come scusa?- disse socchiudendo gli occhi.

-Ho solo detto che mi piace affondare le mie dita nella tua carne.-
Lei nell’udire tale affermazione spalancò la bocca sorpresa. Portò le sue mani dai capelli castani e setosi, all’altezza delle spalle larghe e ambrate.
Lui notando l’espressione sconvolta della sua donna provò a giustificarsi.
-Che…cosa ho detto di male?-

-Perciò tu mi trovi grassa?- disse non poco alterata. E se ne andò impettita con passo lesto.

-Ma che ho fatto?- la raggiunse.
-No, non voglio più parlarti per stasera.- affermò senza neanche voltarsi, però lui le afferrò le spalle e la voltò, arrestando la sua camminata a testa alta.

-Mi spieghi cosa c’è che non va?-
-C’è che sei un ipocrita, non hai tatto. Se proprio volevi dirmi che sono molliccia, avresti fatto meglio a farlo in una maniera meno diretta e, soprattutto, non in questo contesto!-
-Ho solamente detto che mi piace…-
-E continui?! Sai che ti dico? Domani io prenoto un appuntamento in palestra, e poi vedremo chi è grassa.- incrociò le braccia e, per la sfortuna di Alejanrdo, mise il broncio e gli occhi gli si appannarono, gli si appannarono sul serio.

Tutto ciò era pericoloso: se Heather metteva il broncio era capace di portarselo dietro per ore, giorni o addirittura settimane! Heather può perdonare, ma di certo non dimentica.
Alejandro notò immediatamente gli occhi lucidi della ragazza.

-Ehy…- si sedette e la fece accomodare sulle sue gambe. Lei magicamente acconsentì, il tipico caso in cui raramente Heather era debole e inoffensiva.
-Ehy, Querida. Non è che ora ti metti a piangere?-
-Tsk, come se io ora mi metto a frignare come una bambina solo perché il mio fidanzato mi ha detto che sono grassa.- disse flebile, asciugandosi un’occasionale lacrima.

Lui, ovviamente notandola, rise sotto i baffi.

-Heather, non ho mai detto che sei grassa.-
-Ah no? E allora cosa?-
detto questo si alzò e se ne andò tra le coperte.

 
E qui ritorniamo da dove abbiamo interrotto. Continuando, Alejandro, girandosi nuovamente prese la donna da dietro i fianchi.

-Dulzura, io ti trovo semplicemente stupenda. Tu sei la cosa migliore che mi potesse mai capitare. E poi, scusa, se hai qualche chiletto in più, a me non cambia. Sei perfetta. Tutta quella carne in più che hai è tutta buona, è tutta dolce. Sembri una ciambella.-
Heather non potè far altro che sorridere, anche se quella ‘ciambella’ era veramente di cattivo gusto. Così decise di voltarsi, almeno guardandolo negli occhi verdi poteva capire se mentiva  meno, ma aveva forti dubbi.

-Perciò, è tutto a posto?-
-E’ tutto a posto.-
sorrise. E finalmente, Alejandro potè riprendere il contatto.

Povera Adele, a cosa doveva assistere quella povera gatta.










Angolo felice...no anzi, angolo autrice ^^

E in un perfetto ritardo, ritorno con furore!

Non lo so, avevo intenzioni diverse ma poi mi è venuta così, questa cosa della ciambella.

Oggi mi piacciono i colori pastello, e cosa c'è di più pastello della glassa di una ciambella?

Mi scuso per il ritardo e per gli orrori di grammatica ma, come ho detto, ho improvvisato.

Con questo vi saluto tutti, Suzume, Prof... ci vediamo nelle recensioni!

CIAO! 
   

P.S. AUGURI A TUTTI I PAPA'! 


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Capitolo 6
*** Un colpo mancino (parte l) ***







UN COLPO MANCINO 







-La ringrazio, a presto.-
-A lei, arrivederci.-


Heather uscì, orgogliosa e a testa alta, per il suo nuovo acquisto: un orrendo collare color indaco principessa delle fate.

Perché aveva comprato quel collare per gatti? Non perché le piaceva, no di certo! Il vero motivo era perchè, al suo idiota preferito, quel colore così innocente e semplice, faceva rivoltare.
Non vedeva l’ora di dirglielo, chissà la sua faccia, ma… Alejandro era partito.

Si, perché dopo la liquidazione di massa al Sansha Blue, Alejandro aveva trovato lavoro come… modello!
Heather rise appena lo venne a sapere:”Tu? Modello? Impossibile!”

Perciò, Al, si ritrovò su un set fotografico, circondato da modelle. E Heather? A lei non poteva importare di meno: “Fai quello che vuoi. Non m’importa nulla.” O almeno così fece capire. Ma, si sa, Heather non avrebbe ammesso mai nella vita sua di essere gelosa.

Perciò, Alejandro era partito per un servizio in Spagna. Certo, la sua dolce metà poteva partire con lui, ma Adele? Non potevano mica lasciarla sola soletta. La linea aerea con cui avevano previsto viaggiasse il modello non faceva viaggiare animali domestici. Farlo viaggiare con un’altra linea avrebbe comportato l’acquisto di un nuovo biglietto, e questo era escluso.
Metterlo in una pensione per animali era troppo costoso, specialmente ora che: Alejandro non aveva neanche lavorato un mese, perciò niente stipendio, non ancora; il salario di Heather era arretrato di circa tre settimane, e, come dire, i due fidanzati stavano passando un breve periodo di crisi. Ma questa è un’altra storia.

Heather rincasò, sudata a causa delle alte temperature che avevano inondato Monterey quell’Agosto.
-Ci vorrebbe proprio un bel bagno a mare, ora.- disse ad Adele. Come se lei potesse capirla.

-Ma prima… - afferrò svelta il cellulare, con un preciso scopo. Lo sappiamo qual è vero?

“Ho comprato un collare nuovo ad Adele. Sai di che colore è??”

Invio. Fatto!

Aspettò… un minuto, magari ci può stare, considerando che quel messaggio doveva arrivare dagli Stati Uniti fino in Spagna, e doveva fare altrettanto la risposta.

Chissà, magari era troppo occupato per guardare il suo futile cellulare.
Aspetto circa due ore, poi un bzz fece voltare di scatto Heather.

“Colore?” rispose.


Che strano. Si spettava un “Sentiamo la tua genialata, cretina” o “Perché mai un collare, Mi Amor??”

Comunque…
“La strega comanda colore… INDACO >:p”

Adesso doveva aspettare altre due ore per aspettare la dolce e deliziosa risposta schifiata dall’altro. Invece no. Dopo appena dieci secondi aveva un nuovo messaggio da leggere.

“Wow” Aha! Gliel’aveva fatt… aspetta. Doveva aver letto male. Sicuramente aveva letto male!

“Wow” no, aveva letto giusto! Ok, c’era sicuramente qualcosa che non andava.

“Wow?? Solo wow? Mi prendi in giro?? TU ODI L’INDACO!”
Chiunque conoscesse Heather avrebbe detto ad occhi chiusi che era furiosa, per una malefatta andata male. E lo era!

“Ah si. Ok” chi? Cosa? Come? Non poteva farle questo. Non poteva rovinare una sua idea malefica! Non poteva deluderla! Anche se non la trovava poi così diaboliche e “originali”, lui cascava apposta alle sue trappole.

“Si può sapere che ti prende??”

“Oh, nulla… solo che, ammettiamolo, tra noi non va proprio bene” ma dove voleva andare a parare? Di solito Heather precedeva ogni singola mossa del suo Al, ma ora si trovava in seria difficoltà.

“Cosa diamine dici?”

“Heather, mi sembra il momento di vedere altre persone” Ah ecco, stava scherzando. Si stava vendicando del tiro mancino del collare.

“Bello scherzo, ma vacci piano!” si, sicuramente era uno scherzo.

“No, sta volta non è uno scherzo. Ti sto lasciando veramente! Tornerò prima del previsto e prenderò le mie cose” no… NO! Non poteva lasciarla! Non se lo poteva permettere!

Impossibile! Non poteva lasciarla andare così. Era uno scherzo, ma aveva tutta l’aria di non esserlo!
Era un colpo basso, basso e doloroso! Ad Heather sentì un macigno sullo stomaco, come se le avessero tirato un pugno, seguito da una fitta al cuore. La gola si fece asciutta, ma gli occhi si riempivano di lacrime.

“Quando tornerai troverai le tue cose carbonizzate, bastardo!” invio.

Le gambe cedettero, si ritrovò ai piedi del divano, tra i singhiozzi. Buttò lontano il cellulare, tanto che si aprì e la batteria volò via.
 
“Mi fidavo di te. Io t’amavo idiota” questo c’era scritto sullo schermo del cellulare di Heather, che ora giaceva, a pancia in giù, con le guance a linee nere, dovute alla matita sbavata dalle lacrime.
C’era buio in quella stanza, e stranamente, silenzio. Il volto di Heather era illuminato solo dalla luce flebile che emanava il cellulare.

“Ma come è possibile” si ripeteva tra se e se “dove ho sbagliato?”

Stava quasi per addormentarsi quando, una canzone familiare giunse alle orecchie della ragazza sonnecchiante, prima flebile, poi più decisa e forte. Il cellulare squillava sul cuscino che, a quanto pareva, vuoto era e vuoto doveva rimanere.

-Chi è che rompe a quest’ora?- sussurrò a se stessa.
Ma, non appena lesse il mittente della telefonata, cambiò subito umore.

‘Al <3’ stava scritto. E ora? Che fare?

Osservava quello schermo, la sua mente partì. Ricordava quando, quel anonimo giorno di Dicembre si rincontrarono a Regina, si, le chiese un appuntamento, lui. S’incontrarono la Vigilia di Natale e poi, si accomodarono nel suo appartamento, e fecero l’amore tutta la notte. A marzo decisero di vivere insieme , e decisero di andare in California. Racimolando la somma necessaria per quello splendido appartamento a pochi chilometri dalla costa, riuscirono a realizzare il loro piccolo sogno. Hanno accolto una micia, che diventò la loro mascotte. Ne avevano passate di tutti i colori in quella casa, che ora era destinata ad essere meno vuota, meno rumorosa, meno divertente, meno piena d’amore.

La canzone sorda e un po’ fastidiosa cessò, dopo un minuto buono di squillare.

S’arrese. S’arresero entrambi. Quel silenzio fu interpretato come un triste, malinconico e nostalgico, addio.
 




































































ANGOLO ALLERGIC

No comment. No comment. Ricordo che c'è una seconda parte, per la prima volta. Vi sto tenendo sulle spine, vi sto torturando. No, non ho intenzione di farvi dormire sta notte muahahhahhh 3:D 

Ma, avete notato la novità? HO AGGIORNATO! 
Santi numi! Ho aggiornato! Squillate trombe, rullate tamburi,
APRITI CIELO!

E' un guaio principalmente per voi, perchè dovrete tornare a leggere le mie cretinate! Soffrite plebei!



Spero di avervi fatto soffrire e, CHISSA' come andrà a finire 'sta storia!


Adieu (si scrive così? Bho)




Allergic to Muggles

 
 

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Capitolo 7
*** Un colpo mancino (parte ll) ***


Quella mattina Alejandro si alzò presto, doveva fare un’ importante servizio fotografico. Addirittura doveva volare fino a Valencia per quel maledetto servizio.
Maledetto perché, volare fino in Europa avrebbe comportato un’intera settimana lontano dalla sua amata, dolce, diabolica Heather.

Si fece una doccia velocemente, si preparò, afferrò la valigia e partì.
Arrivò nel giro di mezz’ora all’aeroporto. Lì, c’era ad aspettarlo la sua collega, amica,  modella  e fotografa Johanne Garcìa.

-Oh, finalmente sei arrivato. Tra un’ora l’aereo parte.-

E voilà. Tempo del check-in, di prendersi un caffè, di ‘Che hai fatto ultimamente?’, ‘Racconta: come va la vita?’ sempre da parte di Johanne.
Perché, ammettiamolo, nessuna donna riuscirebbe a resistere due minuti al fascino raro ed esotico del bel latino.

Già alle undici e mezzo erano a 9.000 metri di quota. Ad Alejandro non rimaneva che pensare.

Aveva la sensazione di essersi dimenticato qualcosa. Ma cosa?

Il gas? No. La porta? No. Il rubinetto? Nemmeno, ma, allora cosa?

-Alejandro... -

Johanne lo fece voltare dal finestrino.

-S… si?-
-Tu sei fidanzato?-

-Si che sono… - Alejando sbiancò. No, non aveva dimenticato né il gas né il rubinetto né la porta.

Cosa peggiore, molto peggiore: aveva dimenticato di salutare Heather!

Non poteva sfiorarla, accarezzarla, baciarla per ancora una settimana intera! Sarebbe stato l’inferno, non l’avrebbe sopportato!

-Alejandro… Ale!- si accorse in quel momento che aveva totalmente viaggiato con la testa.
-Si, scusa.-
-Allora?-
-Si, sono fidanzato.- dovevano passare le prossime 11 ore circa dentro quella trappola mortale, che almeno Johanne chiamava aereo, ma lui no. Non più. Perciò decise di cominciare a parlare. Il perché di quelle domande così personali da parte della Garcìa era incerto ma, parlare l’avrebbe distratto.

-Oh, come si chiama?-
-Lei si chiama Heather.-
-Ah, si! Ho capito! Quella ragazza che era con te in quella serie TV…-

-Si, ma, non parliamone, ok? Non mi va.- di certo, voleva parlare anche della sua vita sessuale ma, di quel dannato reality, no!

Le ritornò al suo posto, con solo un prolungato:-Ok… - e si voltò a chiedere qualcosa alla hostess, che Alejandro non riuscì a comprendere.

Non ci stava con la testa. Pensava solo ad Heather. Doveva rimediare in qualche modo.
Ultimamente non andava proprio a meraviglia tra loro due. Non gliel’aveva mai detto esplicitamente, ma Heather moriva di gelosia quando, su un set, lui lavorava circondato da modelle, ch erano evidentemente più carine di lei.
Alejandro però, le aveva ripetuto più volte che era solo lei la donna della sua vita ma… era vero?

Guardando Johanne, ad esempio, era alta, mora, occhi celesti, pelle candida, perfetta, un naso all’insù. Era molto più carina di Heather.
Tutti questi pensieri fecero addormentare Alejandro , che, quando si svegliò, si accorse che stavano già per atterrare. Aveva dormito molto più di quanto avesse pensato.

Scesero e attesero il loro bagaglio, e durante tutto il tempo tra loro ci fu un silenzio imbarazzante.

Gli spostamenti furono facili, perché, per fortuna, almeno uno sapeva parlare spagnolo.
Johanne diede un’occhiata ad una cartina di medie dimensioni.

-Il nostro hotel si trova in… via de la Liberaciòn o, qualcosa… Dillo al tassista.-
-Nuestro hotel está situado en el camino de la Liberación.-


Fu un viaggio che ad Alejandro parve eterno, non solo perché doveva tradurre frasi ogni due secondi, ma perché non poteva pensare a nulla fuor che non fosse Heather. Chissà che stava facendo in questo momento. Guardò l’orologio. Erano già le undici di sera. Era tardi. I suoi pensieri passarono da Heather ad un letto che non vedeva l’ora di essere usato.

Arrivati in hotel una spiacevole/piacevole sorpresa li attendeva. La camera che avevano preso aveva un solo letto, ed era matrimoniale!
Principalmente Alejandro non ci fece caso, poi però quella compagnia risultò scomoda ed appiccicosa.

Johanne, faceva finta di dormire, ma era sveglia, e si buttava su Alejandro apposta.
Dopo circa un’ora e mezza di torture e sensi di colpa, Alejandro si alzò e dormì sul divano. Probabilmente Jo se ne accorse, ma non poteva tradirsi.

La mattina dopo i due si recarono sul set fotografico per fare il servizio.

-Finalmente ha llegado! Johanne, que me ayudes a modelos fotografía, Alejandro, usted toma su camisa, estamos en los vestuarios, si quieres.-
-Co… cosa ha detto?- chiese perplessa Johanne.
-Ha detto che tu fotografi, io vado a togliermi la maglietta.-
-La maglietta?- Johanne parve come entusiasta della notizia, e quando Alejandro uscì dai camerini, tutte la donne presenti sul set parvero entusiaste.

Per tutto il tempo, Jo fotografava solo Alejandro. Forse fece anche qualche fotografia di troppo. Quetso poteva indurre a pensare solamente che Alejandro piaceva a Johanne, parecchio. Ma lui era già impegnato.

Dopo il servizio, lui e Jo andarono a prendere un gelato.
-Io vado un attimo in bagno. Torno subito…- si congedò Alejandro.

Nell’attesa, Johanne moriva di noia. Notò con particolare gioia che Alejandro aveva lasciato il cellulare “incustodito”. Così, decise di curiosare. Un messaggio da leggere da ‘Querida’… ma chi sarà mai? Forse la sua ragazza.
Non restava che leggere.

“Ho comprato un nuovo collare ad Adele. Sai di che colore è??”

Adele doveva essere il cane o qualunque altro essere pidocchioso che Jo odiava. Ora rimaneva la curiosità, perciò chiese.

“Colore?”Aspettò due secondi e la risposta arrivò.

“Strega comanda colore… INDACO >:P”Indaco. Che bel colore, a parer della ragazza impicciona.

“Wow” si, era un bel colore, l’indaco.

“Wow?? Solo wow? Mi prendi in giro?? TU ODI L’INDACO!”
Brutta mossa, ora doveva rimediare.

“Ah si. Ok” cos’altro avrebbe dovuto dire?

“Si può sapere che ti prende??” e ora? Che fare? Ma certo. Approfittarne! Ottima idea, un po’ crudele ma… a mali estremi, estremi rimedi!

“Oh, nulla… solo che, ammettiamolo, tra noi non va proprio bene” geniale.

“Cosa diamine dici?” spalle al muro. Ora passiamo all’attacco.

“Heather, mi sembra il momento di vedere altre persone” bingo! Nessuno si metterà tra lei e il suo futuro marito: Alejandro Burromuerto.

“Bello scherzo, ma vacci piano!”  ah! Lo credeva uno scherzo?

“No, sta volta non è uno scherzo. Ti sto lasciando veramente! Tornerò prima del previsto a prendere le mie cose” Carina, non c’è storia con Johanne Garcìa.

“Quando tornerai troverai le tue cose carbonizzate, bastardo!” Oho, l’aveva mandata giù pesante. Vittoria!

Ora doveva eliminare i messaggi inviati e ricevuti, oppure l’avrebbe scoperta. In quanto al resto… se la sarebbe vista lui tornato a casa.

-Eccomi. Ho già pagato per tutt’e due. D’accordo?-
-Oh, grazie. Allora andiamo?-


Il ritorno negli Stati Uniti prima del previsto, quello era vero, e avevano già tutto pronto. Ma quella sera, quella del giorno della malefatta, rientrarono in hotel alle dieci e mezzo, dopo un giorno di turismo.

Alejandro si sentiva ancora in colpa per non aver salutato la sua amata, perciò volle chiamarla, per sentire la sua voce. Ma quella sera, per uno strano scherzo del destino, Heather non rispose a quella chiamata per inveirgli contro, per rimproverarlo, per parlare dolcemente con lui.

Nulla. Alejandro stette sdraiato con il cellulare accostato all’orecchio fino a quando non partì la voce della signorina della simpatica segreteria telefonica.

Il pomeriggio seguente salirono di nuovo su un aereo, pronti a tornare negli USA.
Atterrarono la notte alle quattro del mattino circa.

Alejandro arrivò a casa alle cinque e, automaticamente, si buttò sul divano e si addormentò.
 
 
-Alzati pelandrone!- fu svegliato bruscamente.
-Che ore sono?- disse con la voce impastata dal sonno.
-Non m’importa che ore sono. Prendi la tua valigia e sparisci!- assurdo.
-Ma, cara, sono appena… -
-Non chiamarmi cara, caro. Se proprio vuoi, prendi le tue cose e sparisci, hai un massimo di un minuto: sessanta… cinquantanove… cinquantotto… forza che aspetti? Il tempo scorre!-
Alejandro continuava a guardarla spaesato. Ma che le prendeva?

-Heather, smettila.-
-Cinquanta… quarantanove… quarantotto… sono affari tuoi… quarantasei…-
-Smettila di scherzare!-
-No, sta volta non è uno scherzo. Ricordi? Appena due giorni fa! Non soffrirai mica di amnesia.-


Alejandro la prese per i polsi, che poco prima agitava sul suo petto.

-Heather, calmati. Mi spieghi che succede?-
Scoppiò a piangere tra le sue braccia, non le importava, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.

-Spiegarti cosa? Che mi hai lasciato, Al? Perché? Perché mi hai lasciato?- soffocò tra i singhiozzi.
-Heather…- mormorò. Stava quasi per mettersi a piangere pure lui. Ma rimaneva comunque perplesso. Lasciarla? Perché mai? Non aveva mai pensato una cosa del genere.

-Perché mai avrei dovuto lasciarti?-

Lei alzò lo sguardo fino agli occhi verdi suoi. Lui la guardava con dolcezza, ma solo lei poteva capire da quello sguardo la tristezza e la mortificazione che provava.

-Co… cosa?-
-Heather. Lasciarti è l’ultima cosa che vorrei fare!-
-Ma… -
la confusione in quel momento era indescrivibile. Allora perché quei messaggi. Che fosse stato veramente uno scherzo?

-Allora, era uno scherzo?- idem per Alejandro. Confusione.
-Di che cosa stai parlando?-

Heather prese il cellulare dalla tasca e fece vedere i messaggi al ragazzo.
-Ecco… era uno scherzo?-
-Ma che diamine… Io non ho mai scritto cose del genere!-

Ci fu un secondo di imbarazzante silenzio tra i due, in cui si guardarono perplessi negli occhi.

-Sarà mica stata Jo?- disse lui, pensando ad alta voce.

La testa di Heather andò a finire su quel maschiaccio della quarta stagione.

-Jo? Che c’entra Jo?-
-No, Jo… Jo. Jo: Johanne Garcìa. Ha lavorato con me sul set a Valencia.-


Questo spiegava tutto! Ovviamente, chi mai avrebbe resistito al fascino del fidanzato di Heather? Ma, il danno più grosso era che… Heather, la perfida calcolatrice, la regina dei ghiacci, il Grinch, si era fatta prendere in giro da una stupida mocciosa invidiosa!

Aveva abbassato la guardia, ed era caduta dritta dritta nella trappola di quell’idiota!

-Com’è possibile?! Io… mi sono fatta prendere in giro? Da una bimbetta viziata!-

Dopo di questa, Alejandro ne aveva visto di tutti i colori. Una perfetta sconosciuta, era stata più brava di Heather, in strategia? Il mondo si era capovolto!

-Andiamo, Heather. Dovevi capirlo che c’era qualcosa che non andava. Johanne nemmeno mi conosce poi così bene.-
-Infatti c’era qualcosa che mi puzzava. Ma, quel… quel mostro, ha architettato tutto per farci separare?-

-A quanto pare… - si rese conto il ragazzo.

Lei tirò un inspiro sbigottita. Allora, chissà cosa aveva fatto quell’arpia al suo Al!

-Cosa avete fatto in questi tre giorni? Dimmelo!- ringhiò contro al fidanzato con un dito puntatogli contro.

-Niente, Heather, assolutamente niente! Non ti tradirei mai!-
-Lo spero per te!- inveì contro, minacciosa.

Lui la prese per i fianchi e l’avvicinò a se e, lentamente perché sapeva che questo la faceva impazzire, appoggiò le sue labbra a quelle dell’amata, ed insostituibile, ragazza. Lei acconsentì, avvolgendo le sue braccia al collo ambrato e robusto dell’altro.

-Vai a farti una doccia, che puzzi da morire.- disse scherzosa, per una buona volta, la fredda calcolatrice.
Lui si staccò lentamente e lasciò la sua donna alla colazione.

Passando per il corridoio, notò una familiare palla di pelo, ma un attimo dopo rabbrividì. Saltò quasi in aria dallo spavento e per poco non rigurgitava dall’orrore.

-Cos’è quell’obbrobrio?! Heather!-

Non aveva visto sangue, cadaveri o cose spaventose del genere. Molto peggio, aveva visto un disgustoso, orrendo, raccapricciante, rivoltante collare color indaco principessa delle fate!
 
 
 
 
 
 
 
 ANGOLO ALLERGIC (di nuovo? si!)



So che molti di voi aspettavano questo giorno con impazienza :D spero di avervi accontentato! Tutti a dire: "Era uno scherzo, ha architettato tutto per vendetta!". E invece no. Era solo una cretinata.

Come ha detto Shakespeare: tanto rumore per niente.

Si, devo proprio dire che più imbecille di così si muore: ma voi vi immaginate Heather, così ingenua? La mia mente che un giorno c'è un altro no ha partorito questa schifezza ma, se a voi piace, congratulazioni!

Ora devo andare via: il mio pranzo mi chiama *mantello svolazzante* .

E' stato un piacere. Chissà quando mi farò risentire, ma, potete contarci, lo farò!

Alla prossima, la vostra


                                                         ALLERGIC TO MUGGLES


 

 
 
 
 
 
 

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