Nella media di Kaika (/viewuser.php?uid=127915)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Occhi di vetro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Oggi pagelle ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. L'ingranaggio ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. Occhi di vetro ***
Una
giovane mamodo camminava per i corridoi di quell'immensa
scuola (la più grande del Makai), affiancata da un altro
demone che sembrava
avere almeno cinque volte la sua età. Lei aveva i capelli di
un azzurro molto
acceso, corti e scalati: dietro le arrivavano appena alla nuca, davanti
arrivavano
appena a metà del collo. Le iridi erano quasi trasparenti.
Indossava una
maglietta bianca a maniche corte e una gonna nera che le arrivava
appena sopra
le ginocchia, tra le braccia stringeva un libro dall'aria pesante,
mentre gli
altri erano nello zainetto azzurro chiaro che portava in spalla.
Il più anziano aveva i capelli di un arancione spento, che
aveva
tutta l'aria di essere stato acceso un tempo, mentre gli occhi erano
completamente neri. Portava una giacca e un pantalone entrambi grigi.
Si girò
verso la mamodo al suo fianco, che continuava a guardarsi intorno
inquieta. Le
sorrise incoraggiante: <
Non essere
così nervosa, Thilai. I miei ragazzi possono sembrare
irrequieti, ma sono buoni
infondo. Sono sicuro che ti troverai bene da noi. >
Aveva una voce roca, ma rassicurante. Thilai sorrise grata a
quello che sarebbe stato il suo insegnante per il prossimo
quadrimestre. In
base a quanto aveva capito, lui insegnava scrittura e grammatica mamodo
e
letteratura. Quasi tutte le ore di lezione le avrebbe passate con lui.
< Siamo arrivati, ecco la classe! >
Il professore entrò senza esitare, al contrario di Thilai.
Rimase
per una manciata di secondi sulla soglia, esitate. Come sarebbero stati
i suoi
nuovi compagni? Si sarebbe trovata bene? Avrebbe trovato nuovi amici?
Scossa la
testa, dicendosi che l'unico modo per avere delle risposte era seguire
il
professore. Prese un profondo respiro ed entrò.
Il
professore la presentò rapidamente alla classe;
spiegò che
prima frequentava la scuola privata lì vicino, solo che poi
la scuola aveva
chiuso e lei ora sarebbe stata con loro per l'ultimo quadrimestre.
Thilai continuava a far saettare lo sguardo da una parte
all'altra dell'aula. Poteva sentire le parole dell'insegnante, ma non
ne
ascoltò nemmeno una. Finito di presentarla, il professore le
indicò quello che
sarebbe stato il suo posto da quel momento in poi. Era l'unico libero
in tutta
la classe ed era nell'ultima fila. Ci mise poco a raggiungerlo, mentre
guardava
curiosa il suo nuovo compagno di banco. Un mamodo vestito completamente
di
bianco, tranne le scarpe che erano blu. Aveva gli occhi viola scuro,
mentre i
capelli bianchi e lunghi erano tenuti fermi da una fascia viola.
Si sedette e sistemò i propri libri, prima di voltarsi
verso il demone al suo fianco. Ci rimase male quando notò
che non le aveva
ancora dedicato mezzo sguardo, mentre gli occhi di tutta la classe
erano fissi
su di lei. Era vero, essere fissata le dava fastidio, ma anche essere
ignorata
così bellamente!
< Ciao!
> lo
salutò, sorridendogli.
< Ciao > le rispose lui poco dopo, continuando a
non guardarla. Poco dopo aver parlato si decise a guardare la mamodo,
per sua
fortuna, aggiunse mentalmente Thilai; era probabile che lo avrebbe
preso a
schiaffi se avesse continuato a parlarle girato dall'altra parte.
< Come avrai capito io sono Thilai. Tu sei? >
continuò, allungandogli la mano perché lui la
stringesse. "No, non l'avevo
capito" pensò il mamodo. In effetti era vero: sarebbe stato
esagerato dire
che aveva ascoltato una parola su cinque di quelle che il professore
aveva
detto. Le strinse comunque la mano, presentandosi a sua volta: <
Wonrei >
Lei continuava a sorridergli, allegra. Si guardarono negli
occhi per un lungo istante, mentre si stringevano la mano. Thilai
notò che
quegli occhi viola non erano affatto freddi come aveva pensato
all'inizio,
erano molto peggio: apatici, vuoti. Non trasmettevano nessuna emozione,
era
come guardare gli occhi di vetro di una bambola.
Wonrei, invece, si accorse che lei non aveva occhi
trasparenti, come sembrava ad un primo sguardo. Sembrava vi si
agitassero mille
colori diversi, inquieti. "Inquieti come lei" pensò. Subito
dopo si
chiese il perché di quel pensiero.
La voce del professore lo riportò alla realtà:
< Bene
ragazzi, ora vi consegnerò i compiti dell'altra volta con la
correzione. >
Thilai lo guardò confusa. Era il giorno in cui sarebbero
state consegnate le pagelle, quindi ufficialmente erano già
nel secondo
quadrimestre. La pagella a lei non sarebbe stata consegnata, visto che
risultava come aggiuntasi nella seconda metà dell'anno. Ma
perché dare i voti
dei compiti quel giorno?
Lo chiese al suo compagno di banco, che in un primo
momento sembrò non volesse risponderle. Stava quasi per
ripetergli la domanda,
quando lui si girò verso di lei "Finalmente!"
pensò Thilai. < Sono
di due settimane fa. Non è venuto l'ultima settimana."
La mamodo notò che il suo tono di voce era come i suoi
occhi: vuoto, neutrale. < Perché non è
venuto? > Continuò a chiedere, non
perché fosse realmente curiosa, più che altro per
fare conversazione.
< Era malato > Perché doveva tirargli fuori le
cose
con le pinze? Come se non bastasse, Wonrei si era di nuovo girato
dall'altra
parte. Thilai stava per dirgli che doveva smetterla di non guardarla
quando le
parlava e che mettere più di due parole in fila non aveva
mai ucciso nessuno,
quando capì il motivo per cui lui si era zittito
all'improvviso: il professore
era pericolosamente vicino.
Si fermò davanti a Wonrei, dandogli il compito con un
sospiro sconfortato < Wonrei, nella media > le ultime due
parole le disse
con tono quasi rassegnato < Sei e mezzo, come al solito. Il
discorso è lo
stesso, ormai mi sono stancato di ripetertelo e ripetertelo > Poggiò il compito
sul banco e si allontanò.
Wonrei quel discorso lo conosceva anche troppo bene.
"Hai grandi potenzialità, perché non ti impegni?
Potresti addirittura
diventare il primo della classe, invece preferisci restare nella media"
Le
ultime due parole le diceva come se lo disgustassero. Lo studente non
poteva
che essere contento di non aver dovuto ascoltare quella storia per
l'ennesima
volta.
Thilai lo guardava, sperando di trovare un qualche
cambiamento della sua espressione, invece niente. La mamodo
sbuffò spazientita
e questa volta fu lei a girarsi dall'altra parte.
La ore di
lezione presero a trascinarsi lente, senza che
nessuno dei due facesse almeno un minimo tentativo di conversare con
l'altro.
Finalmente la campanella dell'ultima ora suonò e i ragazzi
poterono uscire
dalla scuola. I vari mamodo si radunarono in piccoli gruppetti e
iniziarono a
tornare a casa insieme, chiacchierando allegramente. Thilai
sospirò, non avendo
ancora nessuno con cui farsi la strada del ritorno. Ricordava
perfettamente
quando frequentava ancora la vecchia scuola e il ritorno era il momento
che
preferiva della giornata.
Mesta, iniziò a camminare, quando riconobbe un mamodo che
camminava poco più avanti rispetto a lei. Sorrise appena,
prima di velocizzare
il passo per affiancarlo.
< Ehi ciao! >
Wonrei si girò lentamente, guardandola come stupito. Si
riprese poco dopo, tornando alla sua espressione indifferente <
Ciao >
< Facciamo la stessa strada? Io vivo in Viale dei Re,
al numero 8. Tu?> Thilai faticava a reggere il passo del mamodo,
che la
costringeva a farsela quasi di corsa.
< Numero 7 >
Lei ci mise un attimo a collegare domanda e risposta.
Quando capì, non poté fare a meno di sorridere:
< Ma allora siamo vicini di casa! >
Wonrei questa volta si voltò verso di lei: < A quanto
pare. > Scrollò le spalle, ma poi
proseguì. < Com'è che hai detto che ti
chiami? >
Lei rimase per un attimo spiazzata: possibile che le
avesse appena fatto una domanda? < Sono Thilai, ma puoi
chiamarmi Lai se
preferisci. >
La demone continuava a sorridere, pensando al tono che
aveva usato Wonrei quando le aveva fatto quell'unica domanda; era meno
apatico,
sembrava ci fosse qualche emozione non meglio definita in sottofondo.
Così come
Wonrei notò che i mille colori negli occhi di Thilai si
erano come calmati: non
si agitavano più come prima.
IL MIO ANGOLETTO
Ciao a tutti ^^!
Eccomi qui con la mia Long, come promesso! Sì, ho deciso di
ambientarla nel
Makai, prima della battaglia per il trono. Anche quella è
una parte che vorrei
che Makoto approfondisse, ma non sembra interessato quindi mi devo
rassegnare
(ç_ç).
Sarò sincera, Thilai in realtà esiste da
più o meno un
paio d'anni, ma questa è la prima volta che la uso come
personaggio in una
storia. La inventai a scuola, in un momento di noia più
totale. Logicamente
quella era solo una bozza, ora mi piace pensare di averla definita un
pochino
in più ^^!
Sono stata quasi tentata di farla in prima persona (dal
punto di vista della ragazza), ma alla fine ho pensato di usare lo
stesso la
terza persona, alternando i due punti di vista (anche se il
predominante
rimarrà quello di Thilai :P)
Ho pensato di mettere lo stesso la nota OOC, anche se
spero che Wonrei non lo sia troppo :S
Visto e considerato che quest'angoletto sta occupando
troppo spazio, vedo di tagliarla qui. Ringrazio tutti quelli che hanno
letto
fino a questo punto e spero di aggiornare presto, anche
perché più o meno so
come farla proseguire.
Alla prossima ^^
Kaika
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. Oggi pagelle ***
Nonostante fosse pomeriggio
inoltrato, quell'enorme
scuola, quella con più alunni in tutto il Makai, era piena
di persone. Solo che
non avevano l'età che hanno di solito gli studenti; avevano
almeno il doppio o
il triplo degli anni. Sul portone d'ingresso era appeso un cartello con
su
scritto: "Oggi pagelle"
I genitori non si portavano mai dietro i figli, tranne se
era l'insegnante in persona a chiederlo e questo era molto raro. Una
mamodo di
mezza età camminava rapida per i corridoi. I capelli verde
chiaro erano
raccolti in una coda alta, gli occhi erano viola, identici a quelli del
figlio.
Indossava un lungo vestito azzurro chiaro, molto semplice.
Si fermò di fronte ad una delle tante porte che si
affacciavano sul corridoio, sbirciando all'interno dell'aula. Il
professore di
letteratura stava finendo di parlare con un'altra coppia di genitori.
Lei
sospirò, sperando di non dover attendere molto. Non le
piaceva stare troppo
lontana da casa, soprattutto per andare a vedere le pagelle; sapeva
già che
parole le avrebbe detto il professore. "Almeno
non c'è nessuno davanti a me,
sono la prossima." Pensò, cercando di vedere il lato
positivo della cosa.
Ma si accorse di un'altra mamodo, che sembrava avere più
o meno la sua età, che camminava verso di lei.
"Probabilmente il figlio o
la figlia avrà lo stesso professore del mio." La sua ipotesi
fu confermata
quando l'altra madre diede uno sguardo al professore di letteratura
all'interno
dell'aula, prima di fermarsi accanto a lei. Aveva i capelli azzurri,
molto
corti, mentre gli occhi erano di un blu scuro.
Rimasero l'una vicino all'altra per una manciata di
secondi, in silenzio, prima che la mamodo con i capelli azzurri
porgesse la
mano all'altra, presentandosi: < Anthea Haynes, piacere >
Le sorrise
gentile, così come era gentile il suo tono.
< Akilah Yejide, il piacere è mio! > rispose
la mamodo
dai capelli verdi, stringendo la mano ad Anthea.
Appena finite le presentazioni, le due videro la coppia
di prima uscire dall'aula, chiacchierando a bassa voce. Subito dopo,
sentirono
la voce del professore: < Signora Yejide, prego! Entri pure!
>
Akilah salutò cortesemente Anthea, prima di entrare nella
classe. Lo sguardo rassegnato del professore le fece rapidamente
perdere quel
briciolo di ottimismo che era riuscita a recuperare pochi minuti prima.
Si
sedette sulla sedia davanti alla cattedra, mentre il demone frugava tra
le
varie pagelle. Non ci mise poco, ma alla fine trovò quella
che cercava, quella
con su scritto "Wonrei Yejide". Senza una parola, la allungò
alla
mamodo di fronte a lui. Lei la aprì e non rimase affatto
stupita dai voti:
tutti sei, solo in comportamento sette, voto che sembrava quasi
stonare. Akilah
sospirò, abbassando la pagella.
< Nella media > l'anticipò di poco il
professore.
Lei si limitò ad annuire, sconsolata: < Come al
solito. Non so davvero cosa
fare con lui. >
L'insegnante rimase a lungo in silenzio, prima di
parlare: < Mi fa rabbia il fatto che potrebbe fare grandi cose.
Eppure
preferisce restarsene lì, a fissare il vuoto. Non parla mai,
e questo potrebbe
fargli anche prendere un buon voto in condotta, se non fosse che... a
volte è
tanto distratto da non rispondere alle domande dei professori. A volte
mi
chiedo cosa pensi. >
< Temo non pensi a niente, professor Shihab>
Thilai se
ne stava nella sua camera, annoiata. Era seduta
sulla sedia di fronte alla sua scrivania, a sfogliare il libro di
storia senza
nessun reale interesse. Aveva in programma di iniziare ad anticiparsi i
compiti, ma come aveva aperto il libro le era passata completamente la
voglia.
La sua camera aveva le pareti lilla, piene di quadri. Le
piaceva dipingere, ma nell'ultimo periodo era raro che trovasse
qualcosa che la
ispirasse veramente. "Di certo il libro di storia non mi
aiuterà a trovare
l'ispirazione" pensò, sempre più annoiata. Sua
mamma aveva deciso di
andare lo stesso a scuola, anche se la pagella di Thilai non ci sarebbe
stata.
Diceva che voleva "conoscere i professori". Questo la mamodo non
riusciva a capirlo. Era lei che ci avrebbe dovuto passare quattro mesi,
non
certo la madre!
Non è che ci fossero chissà quante cose nella sua
stanza,
ma il disordine era costante. I suoi genitori ci provavano pure a
convincerla a
mettere in ordine, ma quel fantomatico ordine non durava mai
più di cinque
minuti.
La scrivania era piena di libri di ogni tipo, scolastici
e non, quelli per cui non c'era spazio erano ammucchiati sul letto.
Aveva una
libreria accanto alla finestra, vero, ma era quasi sempre vuota. Che
senso
aveva metterceli se poi li avrebbe tolti? La madre non aveva
più il coraggio di
aprire l'armadio della figlia, dopo aver visto la confusione che vi
regnava.
< Tesoro! Sono a casa! > urlò Anthea alla
figlia,
mentre chiudeva la porta ed entrava nell'ingresso.
Quella sera, Wonrei era steso sul letto, le braccia
incrociate sotto la testa. Era molto tardi, avrebbe fatto bene almeno a
provare
a dormire, ma non ne aveva la più minima voglia. La sua
camera era illuminata
dalla luce fioca di una candela poggiata sul suo comodino. "Quella
candela
non durerà ancora a lungo" pensò il mamodo,
sapendo che quando si fosse
spenta lui sarebbe stato troppo pigro per andare a prenderne una nuova.
La sua non era una camera troppo grande, ma nemmeno
esageratamente piccola. Le pareti erano bianche, mentre il pavimento
era in
legno. A sinistra della porta c'era un letto ad una piazza, a destra
una
finestra. Accanto alla finestra, una piccola scrivania, su cui erano
poggiati
alcuni libri scolastici. Di fronte alla porta, un piccolo armadio e una
libreria, altrettanto piccola. Wonrei aveva sempre pensato fosse una
camera
nella media.
Il mamodo ripensava alla conversazione avuta qualche ora
prima con la madre. Non era del tutto sicuro che la si potesse definire
"conversazione", visto e considerato che aveva parlato solo lei. Le
prime volte che avevano parlato dell'argomento "voti e carriera
scolastica" lui aveva anche provato a risponderle, ma lei si
arrabbiava.
Così aveva iniziato a prendersi i rimproveri in silenzio, ma
lei si arrabbiava
lo stesso. Alle si era arreso: si limitava a stare lì,
seduto, con lo sguardo
basso senza nemmeno provare a fingere di ascoltare. Tanto era sempre la
stessa
storia, da anni ormai.
Wonrei non
guardarmi con quell'espressione annoiata! Sono tua madre, sai?
Wonrei,
guardami
quando ti parlo!
Wonrei,
rispondimi!
Wonrei,
non ti
azzardare a rispondermi!
Wonrei, perché non
ci provi almeno? Perché non ti impegni almeno un minimo? Che
ti costa?
Wonrei,
ma non ti
importa dei sacrifici che abbiamo sempre fatto per te?
Wonrei, non
concluderai mai nulla nella vita se continui così!
Wonrei,
se di me non
ti importa, almeno a tuo padre prova a darla una, ed una soddisfazione!
Wonrei,
vuoi fare
la fine di tuoi fratello, per caso?
Il
mamodo scosse la testa, cercando di far uscire fuori
dalla sua mente tutte quelle frasi. Lo sguardo gli cadde
sulla finestra. La sua non si affacciava sulla strada, ma sulla casa di
fronte.
Fino a quel momento non ci aveva mai vissuto nessuno, ma ora era
l'abitazione della
nuova arrivata. Com'era che si chiamava? Thilai, ecco. Le loro finestre
erano
una di fronte all'altra.
Tra le due case c'era un albero secolare e uno dei rami
più robusti era come se "collegasse" le due case. Sarebbe
stato
facile passare da una camera all'altra.
Nella sua classe gli alunni erano dispari, così uno
doveva stare solo in banco. Quando quest'uno era diventato lui, non gli
aveva
dato per niente fastidio. Non poteva negare che gli aveva fatto uno
strano
effetto quando la mamodo si era seduta vicino a lui. La conosceva a
malapena da
una giornata, ma gli sembrava una di quelle persone che faticano a
stare zitte,
che vogliono in tutti i modi fare conversazione. Che cosa avevano
contro il
silenzio? Tutto sommato, però, forse non era tanto male.
In quel momento, la candela finì e la camera si fece
buia. Wonrei sospirò, prima di girarsi dall'altra parte e
chiudere gli occhi.
IL MIO ANGOLETTO
Ciao a tutti ^^!
Eccomi qui con il secondo capitolo! Avevo previsto di metterci anche
meno tempo, visto che praticamente ce l'avevo già scritto in
testa, ma è comunque un aggiornamento ultra-rapido per i
miei soliti standard XD!
Mentre nell'altro capitolo diciamo che la protagonista è
stata Thilai, qui ho pensato di dare un po' di attenzione a Wonrei :P.
In principio il protagonista doveva essere lui e solo lui, poi
però lei si è imposta crudelmente
ç_ç. Quindi vedrò di renderli
co-protagonisti!
In questo capitolo ho cercato di introdurre ancora un po' l'idea
dell'essere "nella media" del mamodo, mentre ho provato anche a far
risaltare le differenze tra i due. Non so voi, ma io sono dell'idea che
le camere ci raccontino molto più di quanto pensiamo sulle
persone :P
Deliri a parte, volevo dirvi una piccola cosa sui nomi: non sono
inventati (l'infulenza aiuta l'ispirazione -?-, ma per i nomi mi azzera
la fantasia ç.ç), ma hanno dei significati
simpatici:
Akilah significa "intelligente" e deriva dall'arabo, mentre
Yejide (che ho deciso di usare come cognome di Wonrei u.u) sognifica
"assomiglia a sua madre" ed era usato nella tribù degli
Yoruba. Questo l'ho scelto per il significato, nei prossimi capitoli
vedrò di far capire la somiglianza tra madre e figlio ;).
Anthea significa "fiore" ed è greco, mentre Haynes
è inglese e significa "biancospino". Infine Shihab significa
"stella cometa", ma da che lingua deriva non lo so.
Come al solito, l'angoletto è troppo lungo, quindi la chiudo
qua, ringraziando tutti coloro che hanno letto fino a qui :D
Alla prossima ^^
Kaika
Ps. so che probabilmente (anzi, sicuramente) non vi interessa, ma
finalmente sono riuscita ad andare avanti con il manga **! Erano una
settimana che ero ferma a quel maledetto capitolo 220, oggi sono
riuscita ad andare avanti, yeeee! Ed è inutile dire che alla
seconda pagina già singhiozzavo come una cretina
ç_ç
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. L'ingranaggio ***
Le giornate iniziarono a passare
lente, una dopo l'altra.
Per Wonrei, fino a quel momento, ogni giornata era stata perfettamente
identica a quella precedente. Alzarsi, andare a scuola, limitarsi a
"fare
presenza" in classe, tornare a casa, pranzare, fare i compiti, andare a
letto e riprendere tutto da capo il giorno dopo, faceva tutto parte
della sua
monotona routine.
Era appena
iniziata la seconda metà dell'anno, quindi avrebbero avuto
un periodo di pausa
da compiti e interrogazioni, quindi per un po' suo madre non gli
avrebbe fatto
la solita predica.
Eppure, anche se lui si rifiutava di ammetterlo, qualcosa
era saltato in quel perfetto meccanismo. Era come se qualcuno avesse
aperto un
orologio con tutti gli ingranaggi perfettamente funzionanti e avesse
deciso di
inserirci a forza una nuova rotellina. Il vecchio meccanismo non poteva
andare
avanti come aveva sempre fatto fino a quel momento; sarebbe stato
costretto a
decidere tra il cambiare qualcosa oppure rompersi.
Cosa avrebbe scelto lui? Ogni volta che si faceva questa
domanda, non poteva fare a meno di pensare a quella finestra di fronte
alla sua
e a quei colori perennemente agitati.
Per Thilai, invece, ogni giorno era diverso dall'altro.
Considerava inaccettabile anche solo l'idea di avere una routine.
Sarebbe
diventato tutto troppo prevedibile, troppo programmato. E che gusto ci
sarebbe
stato a quel punto?
Le sarebbe piaciuto poter dire di essersi adattata nella
nuova scuola, di aver fatto molte amicizie, ma non era così.
La cosa più strana
era che la persona con cui aveva "legato" di più era il suo
compagno
di banco perennemente con la testa altrove. Quando frequentava ancora
la
vecchia scuola, ricordava di avere buoni rapporti con tutti i suoi
compagni di
classe, di aver fatto amicizia con tutti in poco tempo. Cosa c'era di
diverso
in quella scuola?
Quando tornava a casa insieme a Wonrei, a volte si
guardava intorno. Incrociava spesso lo sguardo dei suoi compagni di
classe, sguardi
tutto tranne che amichevoli. Non capiva il perché di quelle
occhiate. Con molti
di quei demoni non aveva mai nemmeno parlato, come faceva a stargli
già
antipatica?
Un giorno, si accorse che quei demoni alternavano lo
sguardo tra lei e il mamodo al suo fianco. Sguardi diffidenti, duri,
come di
rimprovero. E allora capì il perché di
quell'atteggiamento, non potendo fare a
meno di darsi della stupida per non esserci arrivata prima. La
guardavano male
perché "frequentava" Wonrei.
<
Allora ragazzi, questa volta vi darò un compito per
casa diverso dal solito! > disse il professor Shihab <
Dovrete farmi una
ricerca sull'ultima guerra per il trono, svoltasi mille anni fa.
> Gli
alunni iniziarono a borbottare. Thilai sbuffò, annoiata solo
al pensiero della
ricerca. Il primo giorno si era sbagliata: il professore non insegnava
solo
letteratura e scrittura, ma anche storia.
< Me la dovrete portare massimo per la settimana
prossima, anche se niente vi vieta di consegnarla prima >
continuò
l'insegnante < Ma non la farete individualmente: sarete divisi
in gruppi.
>
Bastarono queste parole a far sparire il malumore di poco
prima; tutti iniziarono a parlare tra di loro, accordandosi su chi
sarebbe
stato in gruppo con chi. Thilai lanciò, di nascosto,
un'occhiata al suo compagno
di banco. Niente, nemmeno la storia di fare una ricerca in gruppo lo
aveva
smosso. La mamodo stava sbuffando di nuovo, quando il docente
continuò,
spezzando rapidamente il loro entusiasmo: < Per evitare che i
gruppi siano
formati dai soliti noti che poi non fanno niente per una settimana
intera
portandomi una ricerca di una paginetta scarsa... >
guardò severo un
gruppetto di demoni in fondo alla classe < Sceglierò
io i gruppi questa
volta >
Gli alunni ripresero a borbottare, questa volta più
vivacemente < Silenzio, silenzio! > li zittì
Shihab < Collaborerete
con il vostro o la vostra compagna di banco e non accetto obiezioni!
>
Thilai si girò di nuovo verso Wonrei. Questa volta anche
lui la stava guardando.
Già
normalmente, quando tornavano a casa da scuola,
Thilai tendeva a non stare zitta un attimo. Quella volta sembrava fosse
anche
peggio del solito; parlava velocissima, quasi attaccava le parole,
saltava da
un argomento all'altro senza nessun filo logico, non provava nemmeno a
camminare in linea retta e procedeva a zig-zag. Wonrei la guardava
rassegnato,
pensando al fatto che se voleva fargli venire il mal di testa era sulla
strada
giusta.
< Allora? Che ne pensi? Wonrei? Mi stai ascoltando?
Wonrei! >
Solo alzando la voce la demone riuscì ad avere
l'attenzione del mamodo, che sussultò < Che c
'è? >
Si rese conto in ritardo di non aver scelto la risposta
peggiore e ringraziò qualsiasi divinità esistente
per il fatto che gli sguardi
non potessero uccidere. O che Thilai non avesse quel potere
perché, altrimenti,
di lui sarebbe rimasto solo un mucchietto di cenere (nella migliore
delle
ipotesi).
Alla fine lei sospirò rassegnata < Non hai ascoltato
una parola di quello che ho detto, vero? >
l'ennesima
occhiataccia della ragazza lo spinse a desistere dal tentativo di
salvarsi in
qualche modo < No, nemmeno una > Ammise infine,
abbassando lo sguardo.
Thilai sospirò per l'ennesima volta < Stavo dicendo
che dovremmo andare in biblioteca il prima possibile se vogliamo
riuscire a
prendere in prestito i libri migliori. Dobbiamo battere gli altri sul
tempo! >
Wonrei la guardò per alcuni secondi, senza riuscire a
capire se facesse sul serio o scherzasse. Sembrava proprio facesse sul
serio.
< Non penso che gli altri abbiano tanta fretta di fare questa
ricerca, sai?
Credo
proprio che la faranno di corsa l'ultimo giorno. >
Thilai pensò ai loro compagni di classe, prima di dargli
ragione. < Però... Non voglio fare una cosa classica!
Deve essere qualcosa
di originale, qualcosa che il professore non si aspetta! >
Più la sentiva parlare, meno la capiva. E dire che la
ascoltava anche poco! Una
ricerca
originale, diversa? Qualcosa che non fosse nella media?
< Senti Lai > il mamodo aveva capito presto che a
Thilai non piaceva essere chiamata con il suo nome per intero,
preferiva quel
diminutivo "Lai". A Wonrei non piaceva più di tanto, ma se
lei voleva
essere chiamata così, a lui che cambiava? < Forse ho
un'idea per farla
originale. >
< Davvero? Cosa? > Lo guardava curiosa, i colori
nei suoi occhi che avevano ripreso ad agitarsi.
< Sulla collina oltre il Bosco Verde abita un mamodo,
mi pare si chiami Heikad. E' molto vecchio, tanto da aver partecipato
all'ultima battaglia per il trono.>
< Ma è impossibile! > lo interruppe Thilai,
incredula < Tranne il Re, a cui viene fatto un incantesimo per
farlo vivere
di più, nessun altro mamodo può vivere tanto. Mi
stai dicendo una bugia, per
caso? > Lo guardava seria ora, i colori negli occhi che non si
agitavano
più.
Wonrei scosse la testa < A volte, è molto raro ma non
impossibile, capita che un demone viva di più, riuscendo ad
arrivare quasi a
mille anni. Lui è uno dei pochi casi. >
< Grandioso! > urlò Thilai, venendo subito
zittita da Wonrei < Ma è
proprio necessario che urli in questo modo? > La mamodo
sbuffò in risposta.
< Ma se si sa che lui ha partecipato all'ultima
battaglia, di certo tutti gli altri andranno da lui, no? >
chiese ancora Thilai,
l'entusiasmo di poco prima volato via come sabbia al vento < E
allora non ci
sarà più niente di originale! >
Wonrei non riuscì a trattenersi dal fare un sorrisetto
quando vide il broncio da bambina che stava facendo lei. Ma fu un
sorriso che
durò meno di un battito di ciglia. < Gli altri non ci
andranno. Vedi... >
si fermò,
cercando le parole per proseguire < La vecchiaia ha i suoi lati
negativi. Diciamo che tende a non sentire le domande, ad addormentarsi
mentre
parla, a capire una cosa per un'altra. E gli altri di certo non hanno
la
pazienza di starlo a sentire, quando probabilmente capiranno una parola
su
dieci. Non sarà la cosa più facile del mondo
parlarci. >
Ma questa volta l'entusiasmo della demone non fu tanto
facile da spezzare < Abbiamo una settimana, no? Qualcosa
riusciremo pure a
farcelo dire? >
Nel frattempo, erano arrivati sotto casa di Thilai, che
era la più vicina alla scuola. Lei, al contrario di Wonrei,
non conosceva la
strada fino a casa di Heikad, quindi rimasero d'accordo che si
sarebbero
incontrati sotto casa della ragazza tra un'oretta e mezza e sarebbero
andati
insieme. Si salutarono, prima di andare ognuno a casa sua. Mentre
aspettava che
la madre le aprisse, Thilai ripensava alla chiacchierata di poco prima.
Si
sbagliava, o aveva visto Wonrei sorridere?
< Wonrei! Mi vai a prendere il libro di
cucina nel ripostiglio,
per favore? > Gli urlò Akilah
dal piano di sotto. La loro casa aveva due piani: al piano terra
c'erano la
cucina, la sala da pranzo e il salotto, mentre al piano di sopra
c'erano le due
camere da letto, il bagno e il ripostiglio. Wonrei sbuffò,
lasciando perdere il
libro di letteratura su cui stava studiando. Perché non
riusciva mai ad
imparare le poesie a memoria? E poi, se avevano appena finito di
mangiare, che
se ne faceva sua madre del libro di cucina?
Come se non bastasse, odiava con tutto sé stesso quel
ripostiglio. Quando apriva quella porta si sentiva come se fosse di
fronte ad
un enorme castello di carte; qualunque carta avesse tolto, il castello
sarebbe
crollato lo stesso. Eppure doveva togliere per forza quella dannata
carta, come
doveva poi rimettere a posto tutte quelle che aveva fatto cadere.
Così fu per
quel libro di cucina: si trovava circa a metà di un'alta
pila di tomi la quale
non aveva affatto l'aria di essere molto stabile. Trattenne il fiato
mentre
toglieva il volume, ma fu completamente inutile. La pila di libri
franò
rumorosamente a terra e fu una fortuna che uno di quei mattoni
(perché erano
mattoni, inutile girarci intorno) non avesse preso in testa il povero
mamodo.
< Wonrei, tutti bene là sopra? > si
preoccupò la
madre, che aveva sentito il tonfo. < Tutto bene mamma, ora
arrivo! > le
urlò di rimando, mentre iniziava a raccogliere i volumi per
terra.
Uno dei più piccoli, dalla copertina viola e polverosa,
cadendo si era aperto. Tra le pagine c'era una vecchia fotografia,
ingiallita
dal tempo. La curiosità fu troppo forte, così
Wonrei la prese in mano. I
soggetti erano due bambini, uno non poteva avere più di sei
anni, mentre
l'altro doveva averne una decina scarsa. Il più grande
teneva il più piccolo
sulle spalle, ed entrambi sorridevano. Il maggiore aveva i capelli
verde
chiaro, corti e spettinati, mentre gli occhi erano dello stesso viola
del
fratellino. Wonrei si guardò in quella foto; non era
cambiato molto da quando
aveva sei anni.
All'improvviso gli tornarono in mente le parole di una
vecchia maestra: "Il più grande
è la
uguale al padre, ma il piccolo è la copia della mamma!
Specialmente il sorriso,
mamma e figlio si somigliano davvero tanto."
Chiuse gli occhi, cercando di rimandare indietro le
lacrime. Se avesse trovato quella foto non molto giorni prima, non gli
avrebbe
fatto effetto. Avrebbe chiuso il libro e sarebbe andato avanti.
Perché ora gli
faceva male? Perché non era più indifferente come
prima?
< Wonrei, ti sei perso? > La voce di sua madre lo
riportò bruscamente alla realtà. Chiuse il libro
di scatto, rimettendolo al suo
posto. < Arrivo mamma! >
IL MIO ANGOLETTO
Ciao a tutti ^^!
Eccomi qua con il terzo capitolo! Ci ho messo un po' di
più perché, nonostante anche questo ce l'avessi
già scritto in testa, ho avuto
problemi nella stesura, non so esattamente perché O.o...
Spero che sia venuto
bene lo stesso *incrocia le dita* ^^".
Ho avuto un po' di dubbi sul se nel Makai esistessero le
macchine fotografiche, poi però ho letto l'ultimo capitolo
del manga (quindi se
non volete SPOLER, saltate i prossimi righi :P) e ho visto che Zatch,
insieme
alla lettera, invia a Kiyo anche una foto (perché
è una foto, vero?) con tutti
i mamodo, quindi mi sono convinta che esistono anche lì!
La cosa del re e dell'incantesimo che lo fanno l'ho
completamente inventata (sì vede perché
è assurda :P), così come il nome del
mamodo vecchio, che questa volta non ha nessun significato.
Come al solito l'angoletto è troppo lungo, quindi vi
saluto ringraziando tutti quelli che hanno letto fino a qui!
Alla prossima ^^
Kaika
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