+ Wicked Game + di DarkRose86 (/viewuser.php?uid=7727)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** + Come i Petali di Rosa + ***
Capitolo 2: *** + Il Triste Canto dell'Abbandono + ***
Capitolo 3: *** + Il Calore di una Famiglia + ***
Capitolo 4: *** + Odio + ***
Capitolo 5: *** + Di nuovo insieme + ***
Capitolo 6: *** + Mello [ io, Mello, e l'altro volto del mio amore ] + ***
Capitolo 7: *** + Fotografie [ Incontro ] + ***
Capitolo 8: *** + La Fine della nostra Canzone + ***
Capitolo 9: *** + Gli Occhi della Giustizia + ***
Capitolo 10: *** + Futuro + ***
Capitolo 1 *** + Come i Petali di Rosa + ***
INTRODUZIONE ( DA LEGGERE ):
a) Le tematiche trattate in questa fanfiction sono piuttosto pesanti, e
in quanto tali consiglio la lettura solo a chi ritiene di non sentirsi
offeso leggendo storie come questa.
b) Il rating non è rosso in quanto la storia non presenta
descrizioni particolarmente dettagliate di un certo tipo di scene.
c) Mi sono permessa di inserire alcune citazioni al romanzo di Death
Note, " Another Note ", ma non c'è nulla di veritiero in
ciò che ho accennato, è frutto della mia
fantasia. ^^
DISCLAIMERS:
I personaggi di Death Note appartengono a Tsugumi Ohba e Takeshi Obata,
non a me ( purtroppo ;_; ), e non traggo alcun beneficio in denaro
dalla pubblicazione
di questa storia; mi sono in ogni caso permessa di inserire un
personaggio ( la protagonista ) di mia invenzione. Spero che potrete
amarla come la amo io ( in senso letterario, s'intende X°D ).
AVVERTIMENTO IMPORTANTE:
alcuni personaggi, soprattutto L, saranno OOC, ma lo devono essere per
esigenze di storia; spero comunque che nonostante ciò non
risulteranno sgradevoli. Fatemi sapere! ^_^
Allora... parto col dire che AMO profondamente questa storia: non so
neanche io perchè, e soprattutto non so dire cosa o chi me
l'abbia ispirata... oddio, forse c'entra un pò la canzone
"Forgotten Children" dei Tokio Hotel, certamente ha fatto il suo.
X°D Comunque, vi avverto che siete di fronte a qualcosa di
molto particolare... spero l'apprezzerete. Buona lettura!
Prologo
Mi
chiamo Sarah, sono nata a Los Angeles e cresciuta in un orfanotrofio
che si trova tutt'ora a Winchester, in Inghilterra; Sarah non
è il mio vero nome. Perchè ho deciso di farmi
chiamare così? Beh, è una storia lunga, meglio
cominciare dall'inizio.
<
Questa è la nuova arrivata, si chiama Evangeline. >
asserì il distinto signore di nome Roger di fronte a coloro
che già da tempo vivevano in quel luogo; io vi ero arrivata
troppo tardi. Avevo già tredici anni, e gli altri mi
vedevano come un'estranea, seppur fossimo praticamente tutti coetanei,
essendoci pochissimi anni di differenza fra noi: chi aveva la mia
età, chi aveva un anno in più e chi uno in meno.
Qualsiasi fosse la nostra età, la situazione era la stessa
per tutti: eravamo rimasti orfani.
C'era
qualcuno lì, che non aveva mai conosciuto i propri genitori,
e per questo si disperava, ogni santo giorno; io, per quanto mi
riguarda, avrei preferito non avere mai saputo che razza di persone
erano i miei. La cosa certa è che mi odiavano, e dire che mi
hanno cresciuta fino all'età di tredici anni è
proprio una bella battuta. Sì sì.
I
miei compagni alla Wammy's House, l'orfanotrofio in cui ero stata
portata dopo che loro erano stati barbaramente uccisi, spesso mi
evitavano: evidentemente, il mio essere solitaria e il mio sguardo
spesso e volentieri cupo e assente li spaventava; giravano addirittura
voci secondo le quali ero stata io a far fuori i miei genitori,
perchè mi maltrattavavo. No.
Sapevo
che era stato un pluriomicida che si divertiva un mondo a "giocare" con
i corpi delle sue vittime, ma non conoscevo nè il suo volto,
nè il suo nome; e quando conobbi quattro persone speciali in
quell'istituto, persone che mi volevano bene per quella che ero, mi
capitò di pensare a lui come un salvatore, nonostante avesse
contribuito a rovinare la mia vita con il suo folle gesto.
<
Ciao, tu sei Evangeline, vero? Piacere di conoscerti. > disse un
uomo molto giovane, ma di almeno dieci anni più grande di
me, forse di più; era un tipo piuttosto, come dire...
particolare. Sia per l'aspetto che per la sua mania per i dolciumi di
ogni tipo; e, quando me lo dissero stentai giustamente a crederci, lui
era il miglior detective al mondo: aveva persino risolto un caso
incredibilmente difficile un mese prima che io arrivassi in quel luogo.
Era stato a Los Angeles, e aveva smascherato l'assassino dei miei
genitori, che mi sembra avesse detto che si chiamasse Beyond Birthday
[*], o qualcosa del genere... non importava. Ciò che
è era importante era colui che l'aveva catturato, la prima
persona che mostrò interesse nei miei confronti: L.
Già, proprio così si faceva chiamare, il
più grande detective al momento in circolazione.
<
Sono Evangeline Rose Carter, piacere mio. > risposi, calma e
pacata, sforzandomi di sorridere.
Lui
mi affascinava.
Troppo.
Wicked
Game
Capitolo
I - Come i Petali di Rosa
Erano
passati ormai tre mesi da quando ero arrivata all'orfanotrofio, e mi
sentivo felice, nonostante la maggior parte dei miei compagni stesse a
debita distanza da me a causa delle voci che giravano sul mio passato;
ma c'erano quattro persone che rendevano la mia vita finalmente degna
di essere chiamata tale. Queste persone riempivano le mie giornate di
gioia, fra pagine di romanzi e corse in giardino, grazie a loro
riuscivo a sentirmi l'essere umano che ero sempre stata, ma che non ero
mai riuscita a trovare dentro di me, dentro quell'anima di bambina
cresciuta troppo in fretta. Passavo le mie giornate a studiare in
biblioteca e a giocare con i miei pochi ma ottimi amici, e questo mi
faceva sentire realizzata; ogni loro piccolo gesto, intriso di un
grande sentimento d'amicizia, mi risollevava il cuore straziato dalle
sofferenze. Con loro potevo essere me stessa, parlare dei miei
problemi, piangere e ridere: loro mi avrebbero accettata per quella che
ero. Certo, conoscevo ben poco di loro, ma tanto mi bastava a
considerarli persone speciali:
uno
di loro era un ragazzino che si faceva chiamare Mello; ignoravo quale
fosse il suo vero nome, ma non mi sarei mai permessa di ficcanasare
nelle sue questioni personali, tanto mi bastava averlo accanto. Era un
tipo alquanto singolare, ciò era confermato dalla sua
smodata passione per il cioccolato; era anche abbastanza viziato, ma
decisamente un ottimo amico, a parte la sua morbosa ossessione nei
confronti di Near, un altro mio amico, un ragazzo solitario e
silenzioso, che passava le sue giornate a scomporre e ricomporre senza
sosta il suo adorato puzzle bianco; costui era considerato lo studente
numero uno alla Wammy's House, e questo infastidiva moltissimo Mello,
che amava primeggiare in tutto.
E
poi c'era il mio migliore amico Matt: che dire di lui? Un ragazzo
simpaticissimo che adorava alla follia i videogames che ogni tanto mi
prestava; con lui parlavo veramente di tutto, e lui faceva lo stesso
con me. Più volte, infatti, mi aveva parlato del fatto che
gli dava fastidio che Mello fosse ossessionato a tal punto dal giovane
Near; Mello era il suo migliore amico e, alla fin fine, il suo punto di
riferimento.
Insomma,
ognuno di noi aveva una propria passione; io avevo L.
Già,
proprio lui; il grande detective, lo sguardo gentile che mi aveva
colpita dritta al cuore. Io e i miei amici adoravamo le storie che ci
raccontava quasi ogni sera, riusciva a farci sognare con lo splendido
suono della sua voce e con la sua innata fantasia; era il nostro
modello, era come saremmo voluti diventare da grandi. Near, Mello e
Matt erano addirittura candidati a diventare suoi successori, anche se
chi si impegnava davvero a diventarlo erano i primi due. Matt era
semplicemente l'ombra di Mello; un giorno mi disse che l'avrebbe
seguito sempre e dovunque. Ipotizzai che provasse qualcosa di
più della semplice amicizia, e la cosa mi toccava il cuore
ogni volta che ci pensavo; sarebbe stato meraviglioso: anche io avrei
voluto che qualcuno avesse tanta considerazione di me.
Ma
torniamo ad L... perdonatemi se non riesco a fare a meno di parlare di
lui; non posso farci nulla. Quando lo conobbi meglio, mi capitava
spesso di pensare che lui fosse il mio uomo ideale; una tredicenne non dovrebbe
pensare a queste cose.
Non
potevo fare a meno di osservarlo, sempre, soprattutto di guardarlo
furtivamente dalla finestra della mia stanza quando camminava in
giardino senza una meta precisa, con lo sguardo fisso davanti a
sè, attento, i suoi capelli che ondeggiavano sotto il vento
leggero di primavera, e la sua pelle chiara che pareva brillare, sotto
il sole alto nel cielo. Lui mi piaceva; tanto.
Ma
non avrei dovuto sentirmi così.
Una
ragazzina come me avrebbe dovuto uscire in cortile con le sue compagne,
ridere e scherzare, parlare di vestiti o di qualsiasi altra comune
passione delle ragazze della mia età; io ero diversa. Ma non
me ne sono mai pentita: come si può pentirsi di provare
amore?
Nei
giorni successivi, passai molte serate a parlare con lui, e mi resi
conto che nonostante tutto, era una persona normalissima: con i suoi
desideri, le sue paure, i suoi sorrisi e le sue preoccupazioni; era
come me.
Come
tutti noi.
<
Ragazzi, domani L partirà; ha deciso di mobilitarsi per
cercare di risolvere il caso di Kira. > affermò
Roger, dopo aver convocato me, Mello, Matt e Near nel suo ufficio.
Kira.
Avevamo
sentito parlare di lui; quel pazzo omicida che uccideva i criminali,
non sapevamo ancora in che modo. Kira, che alcuni già
vedevano come un Dio, come il salvatore del mondo.
Santo
cielo, quanto possono essere stupidi gli esseri umani; ma io non posso
parlare.
Quella
sera, fra le urla di Mello che non voleva che L se ne andasse, i
tentativi di Matt di calmarlo, e l'abituale compostezza
dell'imperturbabile Near, mi sentiì un'estranea; di nuovo.
Tanto che decisi di uscire in giardino, cosa che raramente mi capitava
di fare; passeggiai un pò, per poi sedermi sull'erbetta
fresca ad osservare il cielo, ad ammirare la lucentezza delle stelle
che lo ornavano d'oro. Poi spostai lo sguardo, e mi soffermai sulla
pianta di rose accanto a me; quelle che tanto mi piacevano. Erano
davvero belle e profumate; mi avvicinai per carpire ogni sfumatura di
quell'aroma rilassante, quando all'improvviso sentiì una
mano sulla mia spalla. Era fredda, nonostante fuori facesse abbastanza
caldo; mi voltai e vidi il suo volto, mi sorrise, e poi si sedette
accanto a me, cogliendo uno di quegli splendidi fiori, per poi posarlo
fra i miei biondi capelli. L.
<
Che ci fai qui da sola? > mi chiese, accarezzandomi una guancia.
<
Io... sono triste. > risposi, nascondendo il volto tra le mani,
per nascondere l'imbarazzo e anche la prima lacrima che lenta,
iniziò a scendere dai miei occhi azzurri, e rigò
la mia guancia di bambina, arrossata per quell'inaspettato contatto.
<
Devi stare tranquilla, io tornerò. Quando avrò
catturato Kira, tornerò qui. > cercò di
tranquillizzarmi, poi alzò gli occhi al cielo.
<
Evangeline Rose... > sussurrò, voltandosi poi verso
quella bellissima pianta, < ...il tuo secondo nome è
Rosa... il nome di questi fiori che tanto mi piacciono... >
asserì, < ...è curioso, non
trovi? > chiese, mentre io cercavo invano di trattenere i
singhiozzi. Inutile.
<
Ehi, ma... tu stai piangendo! Che ti succede? > chiese
preoccupato, posando le sue mani sulle mie spalle.
E
in quel momento, istintivamente, lo strinsi forte a me, piangendo senza
preoccuparmi di fare brutta figura; non dovevo temere queste cose di
fronte a lui.
In
fondo, ero ancora una bambina.
Mi
accarezzò a lungo la schiena e poi i capelli, per
tranquillizzarmi, mentre io mi beavo del suo profumo e del suo magico
tocco; non dovevo, ma stava succedendo. Al diavolo i pregiudizi e le
mie paure, al diavolo tutto. Per me, in quel momento, c'era solo lui.
<
Sai, tempo fa, mi capitò di dare un nome a questa pianta di
rose. > disse, continuando ad abbracciarmi.
<
Davvero? E quale? > chiesi, e mi sfuggì una sincera
risata; era curioso, ciò che aveva appena detto.
<
Sarah... >
<
E perchè proprio Sarah? >
<
Non so... mi è sempre piaciuto questo nome... >
<
Mh... è bello. > annuiì, sorridendo ancora.
<
Che ne dici se, da ora in poi, ti chiamiamo Sarah? >
<
Ok ma... perchè? >
<
Ho come la sensazione che il tuo nome non ti piaccia... >
Centrato.
Fu
da allora, che anche io iniziai ad usare uno pseudonimo, proprio come L
e gli altri; e in futuro, mi sarebbe servito, non potete nemmeno
immaginare quanto.
<
Ti amo... > sussurrai piano, sperando che L non sentisse.
<
Mh? Cos'hai detto? > chiese, guardandomi intensamente.
<
Eh? No... no, niente. >
<
Forse... ti amo anche io. >
Forse.
Ho
sempre odiato essere considerata una bambina, nonostante fosse la
stessa identica cosa che anche io pensavo di me stessa; ma nonostante
quel forse, quelle parole mi colpirono dritta al cuore, e le lacrime
scesero di nuovo. Stavolta, erano di gioia.
<
Però non staresti mai con me, vero? Io sono troppo
piccola... >
Non
finiì la frase, perchè lui si
appropriò velocemente delle mie labbra con un dolcissimo
bacio; il mio primo
bacio.
<
Perdonami, io ti amo davvero... tu aspettami, io tornerò
presto, te lo prometto... >
<
Sicuro? >
<
Ti sembro un tipo che non sa mantenere le promesse? >
<
No... >
Non
lo so...
<
L... come fai a dire che mi ami? Io... sono così giovane e
inesperta... mentre tu sei un adulto, e poi ci conosciamo a malapena,
e... >
Mi
posò un dito sulle labbra, delicatamente, per farci cenno di
stare zitta.
<
Sei proprio ingenua... da questo si capisce che sei molto giovane...
>
<
Lo so... > affermai abbassando lo sguardo; anche lui mi considerava una
bambina.
<
...ma dentro di te, in fondo, sei un'adulta; molto di più
delle tue coetanee. Ed è anche per questo che mi piaci.
> continuò. E in quel momento, dentro di me, provai
una gioia inspiegabile, un'emozione che mi travolse come un'alta marea.
<
Anche per questo? >
<
Sei così bella... > disse poi, abbracciandomi di
nuovo, teneramente.
<
Dimmi... sei sempre così dolce, quando ti piace qualcuno?
> chiesi, poggiando la testa sulla sua spalla, beandomi del suo
calore.
<
Ti dirò... è la prima volta che mi sento
così. >
Passammo
la serata a parlare di noi, anche se in verità fui io a
parlare, e lui mi ascoltava rapito; non sapevo praticamente nulla di
lui, tranne il suo vero nome. Mai avrei immaginato che me l'avrebbe
detto: " L Lawliet... "
sussurrò piano al mio orecchio.
Il
giorno dopo, lui se ne andò di prima mattina, mentre
piangevo silenziosamente tenendo il mio amico Mello tra le braccia,
anche lui triste come me; non potevo sapere cosa sarebbe successo in
futuro, e sinceramente, mai l'avrei immaginato. Basta scrivere un nome
su un quaderno, per sconvolgere la vita di una persona.
<
Tornerò, te lo prometto. >
<
Ti amo, L. >
<
Anche io, Sarah... >
Come
petali di rosa trasportati dal vento, il mio amore volò via
da me, promettendomi di tornare presto; l'avrei aspettato, per tutta la
vita, se necessario.
Fine Capitolo Uno
[*] Beyond Birthday
è il killer che compare nel romanzo di Death Note, "Another
Note". Il fatto che abbia ucciso i genitori della mia protagonista
è puramente di fantasia.
Ed eccoci alla fine della prima parte...che dire? Spero di cuore che
l'abbiate apprezzata. Commentate please. T_T ( ovviamente sono ben
accetti anche commenti negativi, in quanto stimoli a migliorare! )
|
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Capitolo 2 *** + Il Triste Canto dell'Abbandono + ***
RINGRAZIAMENTI:
Allora, innanzitutto
ci tengo a rigraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo
della mia storia, in particolare chi ha commentato; voglio ringraziarvi
uno per uno:
Malinne: Grazieeeeeeeeeeee
>< Non sai quanto mi immedesimo io nei panni della mia
protagonista... e capirete perchè soprattutto nei prossimi
capitoli X°D ma non faccio spoiler.
Sì, L
è di Light-Kun, infatti questa fic è appunto
finzione! X°D
Sei stata
gentilissima, spero che continuerai a seguirmi. :*
Kyah: Grazie 1.000!
*_* Hai ragione, è triste e malinconica, ma chi mi conosce
sa che quasi tutte le mie storie lo sono xD . Perdonatemi T____T Faccio
sempre soffrire i personaggi, sn cattiva! >< Picchiatemi
pure. XD
JunJun: Tesoro!! *_*
Hai recensito anche qui. Lo sai ke ti adoro, vero? * occhi luccicosi *
Mi fa tantissimo piacere che il primo capitolo ti sia piaciuto; la
tempesta, eh? Non hai tutti i torti. ^^ ( ok, basta spoiler XD )
Evangeline ( o Sarah,
come io preferisco chiamarla ) è uno dei pochi personaggi di
mia invenzione, ed è il personaggio al quale sono
più legata; forse perchè un pò mi
somiglia.
Hai ragione, come si
fa a non innamorarsi di Elluccio bello? *_* IMPOSSIBILE!
E sono felice che hai
apprezzato anche il riferimento a " LUI "; dovevo metterlo! *_*
Continua a seguirmi!
:*
Shirahime88: Io ti
AMO! >< ( sto scherzando XD però ti adoro *_* )
Sono felice che anche
a te piaccia il personaggio di Sarah, ci tenevo al fatto che venisse
apprezzata dai miei lettori; il mio orgoglio di scrittrice sale alle
stelle quando leggo recensioni come la tua! *_*
Spero che questo
secondo capitolo non ti deluderà, fammi sapere.
>-<
Marghe88: Grazie,
grazie, grazie! E ancora grazie per la tua recensione, sei troppo
gentile. Me commossa. ;_; Lieto fine? Mmm... chi lo sa? XD * SUSPENCE *
Beh, devo ancora delineare il finale che voglio. La storia comunque
sarà lunga, per cui avrò tutto il tempo x
pensarci bene; spero non ti dispiaccia che sarà piuttosto
lunga. Alla prossima! :**
Freija: Grazie 1.000
anche a te! Sei troppo buona ;_; l'hai definita un gioiello,
addirittura... non so se merito tanto. T_T Continua a seguirmi, mi
raccomando! *_*
CONSIDERAZIONE: so
che tutti siete rimasti perplessi dall'interessamento di L per una
tredicenne... ma appena leggerete l'introduzione a questo capitolo,
capirete che non ho lasciato nulla al caso; c'è un motivo
per cui Elluccio nostro ha detto a Sarah di amarla, e non è
un motivo felice, soprattutto per lei. Sono cattiva, lo so. T__T ma
anche io mi sono resa conto della troppa differenza d'età
fra i due ( in un certo senso mi ricorda la storia della mia amica del
cuore *_* della serie " l'età non conta " XD ), ma
questo è successo prima che iniziassi a scrivere la storia.
Ma volevo che Sarah avesse quest'età, per cui ho cercato un
capro espiatorio e l'ho trovato, per quanto triste sia. Perdonatemi.
><
Buona lettura. ^_^
< Ehi, Evangeline! >
<
Sono Sarah, d'ora in poi... >
<
Ehi, Sarah! >
<
Che c'è, Mello? >
<
E' vero che tu e L state insieme? >
<
Diciamo pure che ha lui deciso di regalarmi un sogno. >
<
Che vuoi dire? >
<
Che sono ingenua, ma non troppo. >
<
Ehi, L! >
<
Sì, Mello? >
<
Sarah mi ha detto che è ingenua, ma non troppo. >
<
Lo so, e mi maledico per ciò che ho fatto; ma mi sono perso
nei suoi occhi del colore del cielo. >
Sarah,
perdonami... perdonami perchè ti ho trattata come una
bambina.
Capitolo
II - Il Triste Canto dell'Abbandono
Era
passato un anno da quando L se n'era andato salutandoci con un cenno
della mano e la solita frase che aveva rivolto anche alla sottoscritta:
" Tornerò, ve lo prometto. "; speravo nel suo ritorno, ma
conoscevo in anticipo le parole che mi avrebbe rivolto se questo fosse
successo: in fondo, avevo capito che lui non mi amava davvero.
Semplicemente, l'idea di far piangere ulteriormente una ragazzina di
tredici anni non lo allettava; ma non voglio disegnarlo come un
insensibile, tutt'altro. Era un ragazzo d'oro, e quello che ha fatto lo
ha fatto per me, per vedermi sorridere; di certo, mi voleva bene
veramente.
E
di questo gliene sarò grata per sempre.
Ma
io lo amavo comunque; non riuscivo a togliermi dalla testa la sua
immagine, il suo dolce sorriso e i suoi modi di fare, la sua voce
profonda e le sue labbra sulle mie, calde e morbide come nessun'altra
cosa al mondo. E ogni volta che pensavo a lui, una lacrima scendeva dai
miei occhi di bimba cresciuta troppo in fretta; avevo quattordici anni,
ma dentro di me ero già esperta riguardo il mondo che mi
circondava. Anche se non potevo neppure immaginare cosa mi avrebbe
riservato il futuro: se l'avessi saputo, di certo avrei cercato di
godermi di più la mia gioventù.
Avevo
quattordici anni, quando conobbi la mia migliore amica; era un caldo
pomeriggio d'estate, e stavo giocando nel grande cortile della Wammy's
House assieme ai miei due amici più cari, Matt e Mello,
quando notai un volto sconosciuto che ci fissava, al di là
del cancello. Sembrava una signorina di buona famiglia, più
o meno della mia stessa età, e teneva la mano di una bella
signora che di certo doveva essere la madre; i suoi capelli erano di un
castano chiaro particolarmente luminoso, ed erano ricci, al contrario
dei miei. I suoi occhi parlavano di una vita felice e spensierata, di
regali e attenzioni, di sorrisi e abbracci in un caldo quadretto
familiare; di certo passava le serate accoccolata davanti al piacevole
tepore di un caminetto acceso, con un'invitante cena sul tavolo del
salotto. Sì, me la immaginai proprio così.
Mi
incuriosiva quella ragazzina che ci stava guardando, ed evidentemente
lei era incuriosita da noi, che appartenevamo ad un mondo completamente
diverso dal suo.
<
Vedi tesoro, > esordì la giovane signora, avvolta in
un'elegante pelliccia scura, < quei ragazzi, purtroppo, sono
molto sfortunati; chi è qui dentro non ha una mamma, ne un
papà. > asserì, scuotendo la testa.
E
capiì che quella ragazza era la classica figlia di
papà, quella che non conosce il mondo al di fuori di casa
sua, e che ha vissuto la sua vita coccolata e viziata dai genitori, che
non ha mai conosciuto il significato della parola sofferenza; al
contrario della sottoscritta.
<
L'avevo capito mamma... > rispose la ragazza, e un velo di
tristezza s'impadronì del suo volto gentile.
Quando
si accorse che la guardavo, alzò la mano in cenno di saluto,
e dentro di me sentiì come una scossa, una scarica di
adrenalina; una ragazza che apparteneva al mondo fuori mi stava
salutando, mi stava considerando come una persona normale. Le risposi
sorridendo e salutandola a mia volta, e Mello mi guardò
stupito, mentre Matt non se n'era neanche accorto, tanto era preso dal
suo nuovo videogame.
<
Che fai? > chiese Mello.
<
Quella ragazza mi ha salutata, non vedo perchè non dovrei
rispondere. >
<
Ma la conosci? >
<
No... ma che differenza fa? > chiesi, continuando ad agitare la
mano.
<
Hai visto mamma? Mi sta salutando anche lei! >
esclamò la ragazza, saltellando felice.
<
Lo vedo, tesoro. Perchè non ti avvicini? >
Quella
signora sembrava davvero gentile e premurosa; la madre che non ho mai
avuto.
<
Ciao! > mi salutò, avvicinandosi al grande cancello
che ci separava.
<
Ciao. >
<
Come ti chiami? >
Già,
come mi chiamavo? Non lo sapevo più neanche io.
<
Sarah, e tu? >
<
Casey; Casey Sheridan. Il tuo cognome? > chiese curiosa.
<
Carter. >
<
Sei di poche parole? > chiese ancora, facendo una smorfia e
portando la mano fra i boccoli che le ricadevano morbidi sul viso.
<
In effetti sì; scusami. > abbassai la testa in segno
di scuse, e lei sorrise.
<
Come sei remissiva! Dimmi, da quanto sei qui? >
<
Un anno. >
<
Cos'è successo ai tuoi genitori? >
<
Sono stati uccisi. >
Il
suo volto si fece ancor più pallido di quanto lo era in
precedenza, e indietreggiò di un passo, come scioccata;
evidentemente, non era abituata ad avere a che fare con persone che
avevano vissuto tali drammi.
<
Oh mio Dio... ti prego, scusami, non volevo ficcanasare troppo nei tuoi
affari... neanche ci conosciamo... perdonami! > si
scusò, agitando le braccia per l'agitazione.
<
Non fa niente; sto bene, da quando sono qui. >
E
impallidì nuovamente, ancora più di prima;
chissà cosa le stava passando per la testa, dopo la mia
affermazione.
<
Come puoi dire così? > mi rimproverò la
madre, che corse ad abbracciare la figlia. < Come puoi parlare
in questo modo di chi ti ha cresciuta? >
<
Come posso? Come posso piangere per chi ha cercato di vendermi al
proprio aguzzino? >
Mello
e Matt alzarono lo sguardo di scatto, sorpresi; non gli avevo mai
parlato nel dettaglio del mio passato. Quando vivevo in casa con i miei
genitori ero semplicemente un'ombra, come se non esistessi, come se non
fossi mai nata: passavo pomeriggi e sere davanti alla piccola tv che mi
era stata regalata da mia nonna, l'unica persona che mi aveva voluto
veramente bene, e che mi aveva anche lasciato tutta la sua
eredità, che comunque ammontava ad una discreta somma di
denaro. I miei litigavano in continuazione, e spesso e volentieri ero
io la causa dei loro battibecchi, nonostante me ne stessi silenziosa in
un angolo con il volto nascosto fra le mani, a pregare
perchè quel supplizio finisse, perchè qualcuno mi
aiutasse. Un giorno, poi, la rivelazione: colui che aveva portato via
ogni singolo centesimo ai miei genitori, voleva me; mi voleva, per
saldare il debito che i miei non riuscivano a pagare. E loro gli
dissero: " Prendi pure nostra figlia. " . Quanto possono essere
crudeli, quattro piccole parole; possono ucciderti dentro.
Ed
è quello che mi accadde, finchè Lui non decise di
strapparmi al mio triste destino: Beyond Birthday, killer spietato, li
uccise; non so perchè. Non so se seguisse un certo criterio
nello scegliere le sue vittime; so solo che entrai in camera dei miei
genitori e li vidi per terra in una pozza di sangue. Ricordo solo
questo: solo che c'era tanto sangue.
Poi,
il nulla.
Successivamente
mi risvegliai in un letto d'ospedale, mi dissero che ero stata colpita
violentemente alla testa da colui che aveva fatto fuori la mia
famiglia; mi coccolarono a lungo, apostrofondami come " povera bambina, povera piccola
", mentre io ringraziavo silenziosamente quell'uomo orribile, che mi
aveva salvata.
Poi,
fui portata alla Wammy's House, e vidi la felicità dritta
negli occhi dei miei migliori amici; era lì, la meta che
andavo inseguendo.
Quella
ragazzina se ne andò, trascinata via dalla madre che la
rimproverò, dicendole che non doveva più parlare
con persone come me; ma se quel giorno Beyond Birthday non avesse
violato la nostra proprietà inseguendo l'odore del sangue
che tanto lo appagava, dove sarei finita? E soprattutto, cos'avrebbero
pensato di me, se si fosse compiuto il destino di cui vi ho parlato?
Il
pregiudizio regna, nelle menti degli esseri umani; da sempre.
<
Sarah, non farci caso; gente come quella non può capire la
nostra condizione! > esclamò Matt, tentando di
consolarmi, e Mello annuì, sorridendomi.
I
miei angeli custodi si stavano impegnando per farmi scacciare la
tristezza, e ci riuscivano alla grande; perchè li
consideravo i miei angeli? Pazientate... la mia storia è
lunga, ma mi farà molto piacere continuare a raccontarvela.
Un
anno dopo...
Avevo
rivisto quella ragazza, Casey, molte volte; e lei mi aveva sempre
sorriso, quando sua madre non se ne accorgeva. Passava di lì
molte volte, e ogni volta che la vedevo pregavo per poter diventare
come lei, un giorno. Ma Dio, essere ricchi non equivale ad essere
felici, e me ne sarei accorta molto presto...
Quindici
anni, una nuova candelina sulla torta di compleanno: era il 15
febbraio; il giorno dopo San Valentino.
<
Tanti auguri, Sarah! > cantavano all'unisono i miei amici,
mentre la mia mente vagava verso altri pensieri; L.
Cosa
starà facendo?
Probabilmente
si è già dimenticato di me...
Sono
passati ben due anni...
La
torta preparata da Mello con tutta la sua buona volontà, era
veramente buona; oltre a sapere di cioccolato, possedeva il sapore
dell'amicizia e della gioia di vivere. Il regalo di Matt, un videogame,
fu il più bello che avessi mai ricevuto; e gli auguri del
silenzioso Near, che mi riempirono il cuore.
Li
adoravo.
Ma
la felicità non durò a lungo: come già
vi ho detto, basta scrivere un nome su un quaderno a sconvolgere la
vita di una persona; basta una penna per cancellare una solenne
promessa scritta nel diario del cuore.
<
Come hai detto Roger? Ripetilo, ripeti quello che hai detto!! >
esclamò Mello, incredulo.
Il
mio volto, a cercare chi non c'era più.
Il
mio cuore, a scrivere il suo nome.
La
mia mente, a disegnare la sua immagine.
L
è morto.
<
L è morto. >
<
Come sarebbe a dire morto? E come? > gridava Mello, cercando di
trattenere le lacrime. Near era seduto sul pavimento, con lo sguardo
fisso sul suo puzzle, a scomporlo e ricomporlo di continuo, forse per
mascherare la tristezza.
<
E' stato ucciso da Kira? E' così? > Mello era l'unico
che riusciva a parlare, in quella situazione.
<
Forse... >
L
è morto.
Cos'è
questo suono? Sembrano delle campane... L è morto, e loro
stanno suonando una triste melodia.
Mi
ha abbandonato.
CI
ha abbandonato.
Stringevo
forte il mio amico Mello, pregandolo di non andarsene, mentre Matt non
riusciva a versare lacrime, perchè aveva accettato la sua
scelta; io no.
<
Mello, non lasciarci, non andare! >
<
Mi dispiace, devo. >
<
No! >
<
Vi voglio bene... >
E
anche lui se ne andò, ma non ci salutò con la
mano come fece L quel giorno; non si voltò neanche una
volta, forse per paura di vedere il mio volto coperto di lacrime, e i
miei occhi che gli chiedevano di rimanere.
E
mi chiedevo, ogni giorno, che ci facevo ancora lì; L era
morto, e non c'era più motivo di aspettarlo. Non aveva
mantenuto la promessa, quel bastardo di Kira l'aveva portato via da me.
Kira,
me la pagherai; vorrei ammazzarti con le mie mani, se potessi.
Kira,
ti troverò, costi quel che costi.
E
le campane suoneranno anche per te, quel giorno.
Fine
Capitolo Due
|
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Capitolo 3 *** + Il Calore di una Famiglia + ***
Con
un pochino di ritardo, eccomi di nuovo qua, con il terzo capitolo di
questa mia nuova storia.
Innanzitutto, ci tengo a
ringraziare una per una le mie lettrici:
Shirahime88: Ti amo sempre di
più! >< Sono felice che tu abbia apprezzato
anche il secondo capitolo, e spero che sia lo stesso con questo. ^^
Sei stata davvero
gentilissima bel tuo commento *_* mi chiedo se mi merito davvero tutti
questi complimenti. Grazie!
JunJun:
Kami-sama?
°_° Ma nuu, adesso esageri! X°D Non sono
così brava... me profondamente commossa. ;_;
Io
ti adoro! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, e che il
personaggio di Sarah ti piaccia. *_* Continua a seguirmi! Me ti adora!
><
Sei un tesoro! :*
Marghe88:
Come sono felice...
*.* anche tu adori Sarah, e questo mi fa moltissimo piacere, essendo un
personaggio di mia invenzione. Sono contenta che la storia ti
appassioni e che la trovi originale. *_* prometto che sarà
lunga! ^^ Un bacione :*
Kyah:
Mille grazie anche a
te... sei troppo gentile. *_* Lo so che è triste (
ç__ç ), ma in fondo la scrittrice sono io. XD Che
volete farci? Amo leggere e scrivere storie tristi... chiedo veniaaaaa!
>< Continua a seguirmi!
Freija:
Ma che gentile che
sei *_* ma nuuuu, non piangere. ;_; uffi, faccio sempre commuovere i
miei lettori T_T
Sono felice che la storia ti
piace... spero che ti piacerà anche questo terzo capitolo!
Un bacio8 :*
Lenus:
Che dire, se non che
sei un tesoro? *_* Sono felicissima che la storia ti piaccia! Ti voglio
tantissimo bene! **
Beh, che dire... buona lettura, e recensite mi raccomando! ^^
PICCOLO AVVISO:
Questo capitolo, e anche il successivo, saranno incentrati soprattutto
su Sarah, discostandosi dalla storia di DN. Ma ovviamente, i
riferimenti ci saranno sempre e comunque. ^_^
< Che farai adesso, Sarah? >
<
Non lo so... forse farò come Mello, prenderò il
primo autobus domani mattina, e me ne andrò lontano da qui.
>
<
Perchè vuoi andartente anche tu? >
<
Tu vuoi restare, Matt? >
<
Io... non lo so... >
<
Io me ne andrò Roger; domani mattina, all'alba. >
<
Dove andrai? E' pericoloso per una ragazzina della tua età
andarsene in giro da sola, te ne rendi conto? >
<
Perfettamente; ma ci sono tante cose che voglio fare, e non mi
fermerò davanti a nulla, nessun ostacolo mi spaventa.
>
<
Cosa vuoi fare? >
<
Innanzitutto, crescere. >
Capitolo
III - Il Calore di una Famiglia
Avevo
deciso di andarmene dalla Wammy's House appena Roger ci dette quella
terribile notizia; da allora, la rabbia albergava dentro di me e
minacciava di venir fuori con tutta la sua furia, per questo me ne
andai; non volevo rischiare di trattare male chi mi voleva bene. Dovevo
necessariamente allontanarmi da loro.
Per
crescere e abbandonare il desiderio di vendetta.
Quella
mattina pioveva a dirotto, ma questo non mi fermò; mi alzai
all'alba e preparai la mia valigia in fretta e furia, gettandovi dentro
un pò di vestiti, scarpe e la mia unica foto, che mi fu
scattata appena arrivai nell'istituto. La odiavo, ma decisi di
portarmela dietro per non lasciare troppi ricordi in quella piccola
stanza. Mi infilai un paio di jeans scuri e una maglietta, poi il mio
giaccone preferito; presi il denaro che mi era stato dato da Roger il
giorno prima, poi usciì dalla stanza cercando di non fare
tanto rumore. Di soldi non ne avevo molti con me, e per una ragazza
della mia età non era certo facile trovarsi un'occupazione;
ma non m'importava. Volevo semplicemente rompere col passato. Fui
davvero crudele, a pensarci bene: varcata la soglia del grande portone,
mi sentiì chiamare.
<
Sarah! Sarah! Ma allora... te ne vai davvero? >
Feci
qualche passo sotto il temporale, poi mi voltai e mi specchiai negli
occhi del mio migliore amico; mi parve che stesse piangendo, ma non era
facile accertarsene, sotto la pioggia battente che gli bagnava il viso.
<
Sì, Matt. Non ho più motivo di restare qui.
> dissi, abbassando lo sguardo.
<
Come sarebbe, non hai più motivo di restare? E io... io non
esisto? E Roger! E... > esclamò, strattonandomi per
un braccio; mi sforzai di non piangere, ma fu tutto inutile.
<
Matt... > singhiozzai, abbracciandolo, < ...cerca di
capirmi, ti prego... >
<
Capirti? Capire che cosa? >
Guardai
verso il portone, e vidi Roger, lo sguardo fisso su di noi, triste; ma
non disse una parola.
<
Io non voglio... farvi soffrire... > continuai, aggrappandomi
con forza alla sua maglietta. La ragione mi gridava prepotentemente di
scappare via, ma il cuore non voleva starla a sentire.
<
Tu ci farai soffrire se te ne andrai, lo capisci questo? >
<
Sì... ma se io rimango, potrebbe essere ancora peggio...
> affermai, allontanandomi.
<
Ma che dici? >
Non
capiva; non poteva capire. Solo io sapevo cosa stava accadendo dentro
di me, e soltanto io potevo rimediare.
<
Matt... ti voglio bene. > sussurrai, avvicinandomi di nuovo, e
posando un dolce bacio sulla sua guancia destra; un bacio che sapeva di
pioggia autunnale, di amicizia, di calde lacrime. Poi mi voltai,
avviandomi verso il grande cancello che avrebbe lasciato alle mie
spalle tutto ciò che avevo amato di più. Il mio
amico Matt, Roger, Near, la Wammy's House, le rose di quel giardino, le
corse in cortile... tutto.
Matt
non disse altro, e si limitò ad osservare i miei incerti
movimenti, i miei passi lenti sotto la pioggia, la titubanza con la
quale apriì il cancello e poi lo richiusi, volgendo un
ultimo sguardo a quella che era stata la mia vera casa; guardai la
grandi finestre, cercando chissà che cosa al loro interno,
quando vidi una piccola figura, candida come fiocchi di neve, con lo
sguardo rivolto verso di me, ad esplorare la mia anima.
Near...
Chissà
se anche a lui dispiaceva; non ero mai riuscita a capire ciò
che pensava di me. Raramente mi parlava, e mai mi aveva mostrato un
sorriso, o uno sguardo complice. Ma nonostante ciò, volevo
bene anche a lui; era uno dei pochi che non mi guardava con disprezzo
quando camminavo per i corridoi dell'istituto, con lo sguardo sempre
abbassato, e il corpo avvolto in abiti sempre di un unico colore: il
nero.
Mi
allontanai in fretta, correndo, inciampando spesso nelle pozzanghere,
guardando di fronte a me, perdendomi nelle luci accecanti dei fari
delle auto, e tra gli enormi palazzi che mi circondavano; chi si alzava
presto per andare al lavoro e camminava tranquillo per quelle strade,
riparato da un ombrello, mi osservava incuriosito, osservava una
bambina correre nel traffico di quella grande città. Ad un
certo punto mi fermai di fronte alla vetrina di un negozio, cercando
riparo, ma era ancora chiuso; faceva freddo, ma dovetti accontentarmi
dell'abbraccio del mio giaccone, anche se non era molto. Mi specchiai
nel vetro che mi separava da quel caldo e accogliente locale, e
realizzai che avevo veramente un aspetto orribile: gli occhi arrossati
per le lacrime che avevo versato, i capelli bagnati che mi ricadevano
sul viso, il corpo tremante. Avevo veramente fatto bene ad andarmene?
Cominciai a dubitarne, quando mi voltai a osservare con attenzione la
realtà che mi circondava.
Non
era fatta per me.
Poi
guardai nuovamente la vetrina, e immaginai di gustarmi alcune delle
leccornie che vi erano esposte, magari assieme a Mello e Matt, o ad L;
mi sedetti sull'asfalto bagnato e nascosi il volto tra le mani,
maledicendomi infinite volte, e pensando di meritarmi di restare
lì, senza nessuno che mi aiutasse, a morire di freddo e di
stenti. Ma quando una calda voce mi chiese se stavo bene e se avevo
bisogno d'aiuto, il mio orgoglio si ristabilì, leggermente;
e pensai che non ero ancora finita. Avevo ancora un obiettivo da
raggiungere, e non dovevo neanche lontanamente pensare di abbandonarlo.
L'avrei
condannato, prima o poi.
<
Oh, poverina... ma che ci fai qui? Stai bene? > chiese una voce
gentile; alzai lo sguardo e vidi una signora di mezz'età,
con tutta probabilità la proprietaria del negozio. Aveva i
capelli corti e biondi, e un bel paio di occhi verdi nascosti dietro
delle sottili lenti; mi stava guardando preoccupata, in attesa di una
mia risposta.
<
Oh... sì, mi scusi, non volevo disturbare... è
solo che... non so dove andare. > risposi, quasi a voler
suscitare compassione, anche se non era quello il mio scopo.
<
Vuoi dire che ti sei persa? Dove sono i tuoi genitori? Mi sembri molto
giovane... >
<
Io... non ho più i genitori... io me ne sono appena andata
dall'orfanotrofio in cui stavo. > affermai, nonostante avessi
paura che quella signora chiamasse la polizia; in quel caso, mi
avrebbero di certo riportata indietro.
<
Ma non possiamo parlare qui... vieni, entra! > mi
invitò ad entrare dentro al suo negozio, sebbene fossi
bagnata fradicia e decisamente poco presentabile.
Non
appena entrai, un piacevole tepore mi avvolse, e mi beai del delicato e
dolce aroma dei dolci che la signora vendeva; mi invitò a
sedermi, e mi aiutò a togliermi la giacca, completamente
inzuppata d'acqua.
<
Allora... mi dicevi che sei orfana... perchè te ne sei
andata dall'orfanotrofio? Non ti trovavi bene? Scommetto che si tratta
di quell'istituto qui vicino... >
<
Sì... la Wammy's House... > annuiì,
< ...io mi trovavo bene, ma c'è una ragione... per
cui ho deciso di andarmene. Solo che sono troppo piccola... io vorrei
trovarmi un lavoro e un posto dove stare, ma ho solo quindici anni...
>
Una
lacrima mi rigò la guancia.
<
Mmmh... forse potrei esserti d'aiuto, se mi prometti di fare la brava
ragazza. >
<
Perchè è così disponibile nei miei
confronti, signora? Lei... non mi conosce neanche... >
<
Avevo una figlia della tua stessa età... anche lei era pieno
di forza d'animo e di orgoglio proprio come te. > sorrise la
donna, < Io posso offrirti di lavorare qui nella mia
pasticceria; ti pagherò bene, se lavorerai sodo. Inoltre,
per il posto dove stare, potrei chiedere a mia sorella; fra l'altro lei
ha una figlia che ha quindici anni proprio come te, e penso che vi
trovereste molto bene insieme. Adesso loro sono all'estero per una
settimana, ma quando torneranno, gliene parlerò. >
concluse, aspettando una risposta.
Si
accese una luce, davanti ai miei occhi; possibile che fossi veramente
così fortunata?
<
Per... per me è perfetto! Io... non so come ringraziarla
signora... >
<
Mi basta che tu mi faccia compagnia; sono sempre sola, qui in questo
negozio. > disse, sorridendo, lasciando comunque trasparire un
velo di tristezza.
Da
allora, iniziai a lavorare per la signora Angela; più
avanti, seppi che suo marito e sua figlia erano morti qualche anno
prima in un incidente stradale, e nonostante avesse avuto
più di un'occasione per rifarsi una vita, era rimasta fedele
ai suoi cari che l'avevano lasciata troppo presto. Il mondo
è davvero crudele, con alcune persone.
Per
una settimana abitai con lei, assaporando la felicità che
aveva dovuto provare sua figlia nell'avere una madre tanto gentile e
premurosa; poi, il sabato, sua sorella tornò dal viaggio che
aveva fatto con il marito e la figlia. Mi sentivo particolarmente
nervosa, a pensare che Angela gli avrebbe parlato di me, e chiesto di
ospitarmi: mi chiesi più volte il perchè volesse
affidarmi per forza a sua sorella. Forse pensava che avessi bisogno
anche di una figura paterna, e di una " sorella " con cui poter
condividere le stesse passioni, e con cui crescere assieme. Questo non
mi dispiaceva, sebbene fossi sempre stata un tipo piuttosto solitario;
inoltre, avrei continuato a vedere Angela ogni giorno, visto che
lavoravo nella sua pasticceria.
<
Ma... ma sei tu! > esclamò la mia coetanea, Casey
Sheridan, non appena mi vide. Non avrei mai immaginato che avrei
incontrato di nuovo quella ragazza, e soprattutto, che fosse la nipote
della signora Angela; non mi aveva mai parlato di lei in quei giorni,
mi aveva detto solo che aveva la mia stessa età.
Jennifer,
sua madre, inizialmente mi guardò storto.
<
Tu sei quella ragazzina... quella dell'orfanotrofio... >
<
Ma vi conoscete? > chiese Angela, ignara del nostro " incontro "
un anno prima.
<
Diciamo... di vista. > rispose la sorella, corrugando le
sopracciglia.
<
Beh, ti posso assicurare, Jennifer, che Sarah è una ragazza
d'oro; lavora sodo, ed è molto gentile. >
La
signora Jennifer però, era alquanto titubante;
l'affermazione che feci quel giorno, evidentemente, non l'aveva
dimenticata.
"
I miei genitori sono stati uccisi. Sto bene, da quando sono qui... "
Certo,
per una madre modello come lei, sentire una ragazzina dire una cosa del
genere, era una cosa inaccettabile; ma le belle parole di Angela e i
sorrisi di Casey, che aveva sempre desiderato una sorella, la
convinsero a darmi una possibilità. Così, trovai
una famiglia.
<
Lo sai, Sarah... > esordì Casey, < ...io l'ho
sempre saputo che i nostri destini si sarebbero intrecciati; dalla
prima volta che ci siamo parlate, ho sentito che presto saremmo state
molto unite. >
O
era una veggente, oppure era molto più ingenua di me; optai
poi per la seconda ipotesi. Avendo vissuto ogni giorno della sua vita
in una calda atmosfera familiare fatta di regali e sorrisi gentili, non
poteva capire come mi sentivo dentro. Quanto mi sentivo grande,
nonostante non lo fossi realmente.
Fatto
sta che diventammo inseparabili, molto di più di quanto lo
possono essere due sorelle di sangue; nonostante avessimo gusti
totalmente diversi, ci intendevamo alla perfezione. In poche parole, mi
sentiì felice; anche se nel mio cuore albergava ancora il
desiderio di vendicarmi. Non
l'avevo abbandonato, non avrei mai potuto farlo.
Orgoglio?
Pazzia? Non saprei dirlo.
E
poi pensavo ai mie amici, giorno e notte, quando non riuscivo a
dormire; chissà dove si trovava Mello, in quel momento.
Chissà se era stato fortunato come me. E Matt... mi chiesi
se fosse rimasto alla Wammy's House, o se avesse anche lui deciso di
andarsene per inseguire un sogno. E Near... chissà...
Ogni
tanto piangevo in silenzio, maledicendo Kira e sognando L,
immaginandolo ancora in quel grande giardino, vicino alla pianta di
rose, mentre io lo guardavo dalla finestra; poi i suoi sorrisi, e il
mio cuore che batteva forte ad ogni sua parola, ogni suo gesto. Mi mancava.
<
Sì, pronto? > chiese la voce del distinto signore che
tanto aveva fatto per me.
<
Roger... sono io, Sarah. >
<
Sarah? Non avevi fatto sapere nulla... ero preoccupato. Dove sei
adesso? Come stai? >
<
Sto benone Roger; ho un lavoro, e una famiglia. Sono stata adottata,
sebbene non " ufficialmente ". >
<
Sul serio? >
<
Sì... senti, Roger... posso parlare con Matt, per favore?
>
<
Oh... ecco, vedi... Matt se n'è andato... subito dopo di te.
> asserì Roger.
<
Immaginavo... tu non sai dov'è andato... vero? >
<
No, non so nulla... mi dispiace, Sarah... >
<
Non fa niente... grazie Roger, ti richiamerò >
Riattaccai.
Anche
Matt se n'era andato; pregai perchè stesse bene, e pensai
che molto probabilmente in quel momento stava cercando Mello
disperatamente, rendendosi conto di aver fatto un errore, a
permettergli di andarsene da solo. Ma anche io avevo sbagliato,
perchè ero stata capace di dirgli, semplicemente: " Non
voglio che tu te ne vada... ". Le parole possono avere una grande presa
per gli esseri umani, oppure possono allontanarli da te. E le mie
avevano fatto esattamente questo; perchè avevo solo parlato,
senza corrergli dietro come aveva fatto Matt con me. Forse, se l'avessi
fatto, Mello ci avrebbe ripensato; perchè lui era diverso da
me, o almeno così credevo.
Io
ero nata sbagliata, e su questo non avevo alcun dubbio.
Ma
la mia nuova famiglia mi amava nonostante tutto; le serate nascoste al
caldo di quel camino in quel grande salone mi scaldavano il cuore,
sebbene esso continuasse silenziosamente a soffrire. Non volevo
renderli partecipi del mio costante dolore.
Ma
questo dannato destino ha sempre qualcosa di negativo in serbo, per
ognuno di noi.
Fine
Capitolo Tre
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Capitolo 4 *** + Odio + ***
Dopo un periodo di
riflessione ( X°D molti sanno perchè c'è
stato >< ), eccomi qua col nuovo capitolo della mia
storia; avviso che questo sarà più corto degli
altri ( causa mancanza di tempo e sovraccarico di fanfictions in corso
XDD ), e sarà il secondo e l'ultimo incentrato solo sulla
vita di Sarah, la nostra protagonista. ^^
Colgo l'occasione per
ringraziare tutte le mie adorate lettrici, che sono sempre
gentilissime. ^^ Vi adoro, ragazze! ><
Spero che
apprezzerete anche questo quarto capitolo...
Buona lettura, e
commentate please! ;_;
< Dimmi, Sarah, ti senti felice? >
<
Sì... >
<
Non mi sembri molto convinta... qualcosa non va? >
<
Sono felice Casey... ma ci sono delle cose che non ti ho mai
raccontato... >
<
Puoi cominciare adesso... >
<
Sei sicura di volermi ascoltare? >
<
Sei la mia migliore amica, Sarah; e non solo, per me sei come una
sorella. Perchè non dovrei ascoltarti? >
<
Promettimi che nessun altro le saprà, apparte te. >
<
Promesso. >
Capitolo
IV - Odio
Più
volte avevo pensato di raccontarle tutta la verità su di me:
che Sarah non era il mio vero nome, che io consideravo l'assassino dei
miei genitori come un salvatore, che avevo amato un uomo molto
più grande di me, che però era morto a causa di
quel delinquente che tutti conoscevano ormai come Kira; c'era
addirittura chi lo considerava un Dio. Per me, non era altro che uno
sporco criminale, che mi aveva portato via la persona che amavo. Certo,
molto probabilmente, se anche lui fosse tornato, la nostra " storia "
sarebbe finita; perchè da parte di L, non c'era vero amore,
e questo l'avevo capito perfettamente. Ma nonostante ciò,
non riuscivo proprio a togliermi dalla testa quel ragazzo dai modi
particolari, e dallo sguardo tanto dolce e gentile.
Quando
le raccontai tutto, Casey rimase un pochino scioccata, ma non si
arrabbiò con me, anche se le avevo tenuto nascoste molte
cose, ma aveva capito che erano delle verità molto dolorose,
che mi avevano segnata, per sempre; e mi disse che mi invidiava,
perchè nonostante tutto ciò che avevo passato,
possedevo ancora la gioia di vivere. Non era del tutto vero, questo; ma
le detti comunque ragione, in quanto c'è una cosa che non le
ho proprio mai detto.
Io
volevo vendicarmi...
E
pensare che me ne ero andata dall'orfanotrofio per cominciare una nuova
vita, e proprio per dimenticare, magari tra le pagine del diario che
narrava la mia vita, quel desiderio di vendetta; avrei potuto strappare
le prime pagine, e ricominciare daccapo, ma non ne fui capace. Non
appena leggevo quel nome, quello di L, tutto si confondeva,
probabilmente a causa delle lacrime che mi velavano gli occhi, ogni
volta che pensavo a lui. E allora scrivevo ancora, scrivevo, narrando
gli avvenimenti felici degli ultimi anni; già, erano passati
di già ben tre anni da quando la famiglia Sheridan mi aveva
adottata. Ormai io e Casey avevamo diciotto anni, e c'era chi ci
considerava già delle adulte; ma in verità,
dovevamo ancora crescere, prima di essere chiamate tali. Lo sapevamo
bene, eppure ci piaceva quando ci rivolgevano frasi tipo:
"
Come siete diventate grandi... "
Ma
cosa significa in realtà, crescere e diventare adulti? Saper
accettare le sconfitte e le sofferenze? Impegnarsi a fondo per un
futuro migliore di quello che si preannuncia scritto per noi? Oppure,
imparare ad amare sul serio? Quest'ultima cosa però,
certamente l'ho imparata: c'è qualcuno che ho
amato molto più della mia stessa vita, molto
più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Qualcuno
che ho amato più di L.
<
Sarah, c'è un ragazzo che ti piace... adesso? > mi
chiese Casey, un pò imbarazzata; evidentemente temeva di
ferirmi, parlandomi di queste cose.
<
E' una bella domanda, sai? Può darsi. > risposi,
vaga; non lo sapevo neanche io.
<
In che senso, può darsi? > insistette, stavolta
più decisa.
<
Non lo so... dico davvero. > conclusi, abbassando lo sguardo.
<
Perdonami, sono troppo curiosa. > si scusò,
abbracciandomi; è vero, era troppo curiosa. Ma ripensandoci
adesso, mi manca la sua parlantina a raffica, mi mancano i suoi sorrisi
e i suoi scherzi. Da quel giorno, non ho più goduto di quei
momenti che spesso allietavano le nostre giornate: le chiacchierate,
benchè io fossi un tipo di poche parole. I giochi
all'aperto, nonostante oramai non fossimo più delle bambine.
Mi
manca tutto.
Accadde
esattamente il 12 dicembre, in una splendida notte di neve candida e
fredda che cadeva ininterrotamente dal cielo; ho sempre amato le notti
come quelle, ricordo che quando ero alla Wammy's House rimanevo ore e
ore ad osservare dalla finestra quella bianca distesa dove amavamo
giocare, fra pupazzi di neve e una buona dose di lividi a causa degli
scivoloni, che però non facevano affatto male. Ce li
procuravamo divertendoci, e questo era l'importante.
Le
ferite che fanno più male sono quelle del cuore; ma questo è risaputo.
Quella
sera, Casey era uscita per andare a comprare qualcosa di caldo per la
signora Sheridan, che era molto raffreddata e non poteva uscire di
casa; io ero rimasta con lei, tanto ormai sua figlia era grande, e
poteva permettersi di camminare per quelle strade da sola, per quei
vicoli che parevano tanto familiari ma nascondevano insidie, sotto le
insegne luminose e gli sguardi furtivi di chi è
lì per uno scopo ben preciso, per soddisfare i suoi
desideri, per farti del male. Già...
Passata
un'ora, la mia amica non era ancora tornata, e fu allora che iniziammo
a preoccuparci seriamente; purtroppo non aveva il cellulare, quindi non
avevamo la possibilità di chiamarla. Mi offriì
per uscire a cercarla, anche se la " mamma " non era d'accordo; "
papà " era lontano per lavoro, dunque solo io potevo andare
a cercarla. Così mi avventurai sotto la neve, correndo come
una forsennata verso la pasticceria in cui lavoravo, anche se quel
giorno non c'ero andata proprio per restare in casa ad accudire " mamma
"; vi trovai la zia Angela, seduta comodamente sulla poltrona su cui
tanto amava rilassarsi, con l'espressione tranquilla.
<
Zia! > la chiamai, entrando di corsa nel negozio.
<
Tesoro! Che succede, perchè corri così? >
chiese preoccupata, alzandosi velocemente e venendomi incontro.
<
Zia, hai visto Casey per caso? >
<
No, perchè? E' successo qualcosa? >
<
E' uscita un'ora fa per andare a comprare qualcosa di caldo per mamma,
ma non è ancora tornata! > spiegai, col fiatone,
gesticolando nervosamente.
<
Mio Dio... e se le fosse capitato qualcosa? > la zia si
coprì la bocca con le mani, quasi esortando sè
stessa a tacere, e a non pensare a nulla di negativo riguardo la sua
adorata nipote.
<
Non dirlo neanche per scherzo! Sono certa che sta bene...
sì... ne sono certa... > e corsi di nuovo fuori a
cercarla.
No,
non ne ero certa; per niente.
Sotto
le insegne luminose e i fiocchi di neve candida, corsi fra la folla
senza sosta, senza una meta precisa, anche se avevo una mezza idea di
dove potesse trovarsi: c'era un parco, lì vicino, dove amava
passare i pomeriggi, a volte. Diceva che lo faceva perchè
c'erano dei momenti in cui sentiva il bisogno di estraniarsi un
pò dalla realtà che la circondava, ma nonostante
ciò, mi invitava sempre a seguirla, e lì
passavamo giornate intere, sedute sull'erbetta fresca, oppure
dondolandoci sulle vecchie altalene; il parco non distava molto da
casa, per cui lo raggiunsi in fretta. Certo, pensai, era strano che vi
si fosse recata senza di me; e se avesse avuto un appuntamento, dato
che ultimamente stava frequentando un ragazzo, me l'avrebbe sicuramente
detto. Cercando però di non pensare al peggio, entrai, e la
chiamai a gran voce. Nessuno rispose, solo l'eco della mia voce
risuonò nel vuoto; era deserto.
In
quel modo, non l'avrei mai trovata; la città era grande,
troppo.
Decisi
di tornare a casa, e di avvertire la polizia, così tornai
indietro, versando qualche lacrima; la tensione, e il terrore che le
fosse accaduto qualcosa di brutto mi stavano letteralmente
distruggendo, emotivamente.
E,
arrivata a casa, il colpo di grazia.
<
Casey! >
<
........ >
<
Casey! >
<
........ >
<
Cosa è successo...? >
Non
mi rispose. Il suo sguardo era assente, e sul suo corpo portava
evidenti segni di una violenza; i tagli, i lividi, e le sue lacrime
silenziose potevano significare una sola cosa...
<
E' stata violentata, l'abbiamo visitata e purtroppo è stato
confermato ciò che temevamo; è sotto shock, e
momentaneamente si rifiuta di parlare. >
Papà
era tornato in fretta appena appresa la notizia, e mamma non faceva che
piangere; e io mi maledivo, per non essere andata con lei, quand'era
uscita di casa.
Era
di nuovo andato tutto in frantumi; com'è facile, distruggere
la vita di una persona.
E
due anni passarono, perchè venisse fatta giustizia; peccato
che farsi giustizia da soli sia considerato un reato.
Colin
Jafferson, così si chiamava l'aggressore; aveva precedenti
per spaccio di droga e violenza sessuale. Quando fu identificato,
grazie all'aiuto di Casey, venne processato, ma dopo pochi mesi,
lasciò il carcere; vivo, ma non per molto.
Mamma
impazzì; il dolore l'aveva travolta con la furia di un
ciclone, da quando Casey non parlava più. Da quel giorno,
non aveva più detto una parola, e mai aveva sorriso, almeno
fino a quando quel bastardo morì accoltellato, ucciso
proprio dalla nostra mamma; quando al telegiornale annunciarono la sua
morte, Casey sorrise timidamente, ed io l'abbracciai, piangendo di
commozione. Non avrei mai più sentito la sua voce, ma anche
vederla sorridere mi bastava per capire che all'interno di quel corpo
ferito e inerme, la mia migliore amica viveva ancora, sebbene di certo
soffrisse in silenzio, ogni giorno che passava.
Quando
fu scoperta la verità sull'omicidio, mamma venne condannata,
anche se con un'attenuante, vista l'ormai scarsa capacità
d'intendere e di volere; dopo poco tempo, decisi di partire, portandomi
dietro il denaro che avevo accumulato negli anni grazie al mio lavoro.
Egoista come al solito, ma sapevo che se fossi rimasta ancora in quella
casa, anche io avrei perso il lume della ragione: quando dissi a Casey
che me ne sarei andata per sempre, lei mi sorrise. Non versò
lacrime, neanche una, mentre io invece piansi, a lungo; lei era felice
della mia scelta, in un certo senso mi fece capire che desiderava che
almeno io riuscissi a trovare la felicità, in qualche modo.
E così abbandonai quella che era stata la mia vera famiglia,
e tornai alla mia città natale, ovvero Los Angeles.
Odiavo
la mia vita, odiavo le persone che mi guardavano incuriosite, quando
camminavo per strada, odiavo me stessa in tutto e per tutto; sarei
cambiata, lo promisi solennemente.
Col
cuore colmo di odio, tornai alla mia vecchia casa, che nel frattempo
era stata abbandonata all'usura del tempo; ma nonostante tutto, era pur
sempre un tetto col quale proteggersi dalle intemperie, così
decisi di restare lì, in cerca di un nuovo lavoro, una casa,
o un colpo di fortuna. Dormiì in quella che era stata un
tempo la mia camera, vi era ancora il tavolino sul quale era poggiata
la mia televisione, e perfino il mio armadio; anche nel resto della
casa, la maggior parte dei mobili era stata abbandonata lì.
Era come se tutto, all'interno di quell'edificio, stesse morendo
assieme alla vecchia me stessa, all'innocente bambina che piangeva in
un angolo della stanza. Pochi giorni dopo il mio ritorno a Los Angeles,
avevo detto addio ai miei capelli biondi, divenuti una liscia chioma
corvina; dissi addio ai maledetti abiti da brava bambina che per tutti
quegli anni mi avevano caratterizzato. Ma non intendevo comunque
rinunciare al mio obiettivo, anche se sapevo bene che da sola non
sarebbe stato facile andare avanti.
Fortunatamente,
la vita aveva in serbo per me un incontro inaspettato:
anche
se sapevo che un giorno o l'altro, ci saremmo incontrati di nuovo,
sapevo
che avremmo parlato del nostro passato, delle nostre amicizie, dei
nostri amori.
Ero certa, che l'avrei rivisto; ma non mi
aspettavo, di trovarlo da solo.
Fine
Capitolo Quattro
|
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Capitolo 5 *** + Di nuovo insieme + ***
Ce
l'ho fatta! *_* Ero convinta che non sarei riuscita a pubblicare oggi,
visto che tra dieci minuti circa devo uscire. X°D
Comunque,
ecco qua, finalmente, il quinto capitolo: Sarah incontrerà
una persona che non vede da molto tempo, e scoprirà...
vabbè basta, non voglio fare spoiler. XD
Un
enorme GRAZIE a tutti coloro che seguono la mia storia, purtroppo oggi
non ho tempo di ringraziarvi uno per uno, lo farò nel
prossimo capitolo, promesso. ^_^
Detto
questo, vi auguro una buona lettura con il quinto capitolo di Wicked
Game. ^^
<
Cos'hai fatto in questi anni? >
<
L'ho cercato... >
<
Non hai fatto nient'altro? >
<
Ho pensato a lui. >
<
E tu cos'hai fatto in questi anni, Sarah? >
<
Ho cercato la felicità... >
<
E l'hai trovata? >
<
L'ho trovata poche ore fa, quando ti ho guardato negli occhi, dopo
tanto tempo. >
Capitolo V - Di nuovo insieme
Camminando
per le strade di quella città, mi resi conto di quanto fosse
grande, e di quanto mi sentissi smarrita, in quella realtà;
era diversa d Winchester, dov'ero accompagnata sempre dagli sguardi
sorridenti dei negozianti che conoscevo. Los Angeles, nonostante fosse
la mia città natale, non aveva nulla che mi appartenesse;
non i sorrisi, non il calore degli abbracci di chi mi aveva voluto
bene, nè il profumo dei dolci che vendevo. O almeno,
così credevo, quando mi ritrovai di nuovo in quella
metropoli dove avevo visto la luce; camminavo per le strade senza una
meta precisa, soffermandomi sulle vetrine dei negozi, guardandomi
sempre alle spalle, anche se non mi sarebbe servito a niente, se mi
avessero aggredita per rubarmi i soldi che mi portavo sempre dietro,
non avendo un posto sicuro dove nasconderli. In fondo, ero pur sempre
una ragazzina, e non avevo certo la forza necessaria per difendermi da
un'eventuale aggressione.Il tasso di criminalità in quel
senso era molto elevato; il numero di chi uccideva, invece, era
leggermente calato " grazie " all'operato di Kira.
Mi
fermai di fronte ad un negozio che mi affascinò
particolarmente, forse perchè mi ricordava il periodo
trascorso alla Wammy's House; vi vendevano videogiochi. Mi
tornò in mente il mio caro amico Matt; chissà
cosa stava facendo, se stava bene, con chi era in quel momento, come
aveva trascorso quei lunghi anni. Entrai nel negozio a curiosare, e
rimasi per lunghi minuti davanti ad un espositore dove si trovavano un
sacco di giochi che a lui, di certo, sarebbero piaciuti; in quel
momento, un ragazzo che camminava a testa bassa, con una mano in tasca
e una sigaretta nell'altra, mi passò accanto, e in quel
momento mi accorsi che il fumo delle sigarette mi dava leggermente
fastidio. Tossiì due o tre volte, e lui se ne accorse;
alzò lo sguardò e mi disse, lo ricordo ancora
perfettamente:
<
Scusa, sono proprio sbadato... >
Quel
ragazzo indossava una maglietta a righe con sopra un particolare gilet,
e un paio di jeans; sul volto, a coprire gli occhi, un paio di grossi
occhiali da immersione. Gli somigliava così tanto... ma non
poteva essere lui. O forse sì? Forse, il fato aveva deciso
di concedermi un attimo di pura e semplice felicità?
Alzò la mano in cenno di salutò e si
allontanò, mentre io rimasi per un attimo interdetta; quel
ragazzo somigliava così tanto al mio vecchio amico... poi
mandai al diavolo l'imbarazzo e la vergogna, e chiamai il suo nome,
sperando, disperatamente, che quel ragazzo si voltasse.
<
Matt! > esclamai, nascondendo poi il volto tra le mani per
l'imbarazzo, dato che si voltarono tutti coloro che si trovavano
all'interno del negozio. E, fra le persone che si voltarono, il primo
fu proprio lui.
<
Eh? Ci conosciamo? > chiese sopreso, e in quel momento, vidi
distintamente, in lui, la persona che tanto avevo desiderato di poter
rivedere.
<
Matt... > ripetei, avvicinandomi lentamente a lui, <
...mi riconosci? > chiesi, ormai certa che non mi stavo
sbagliando.
<
In verità... no... > rispose sinceramente, senza
accorgersi che la sua sigaretta si stava consumando in fretta.
<
Allora sei davvero tu... Matt, sono io, Sarah! >
Ero
cambiata, lo ammetto; non avevo piu' lo sguardo che mi caratterizzava
quando venni ammessa alla Wammy's House. Quando avvenne, mi chiesi il
perchè fossi stata accettata senza alcun apparente motivo in
quell'istituto; ok, si trattava di un orfanotrofio, ed io non avevo
più i miei genitori, ma avevo sentito dire che si trattava
di un istituto prestigioso, in cui non tutti potevano accedere. Io
invece ero lì, quel giorno, quando mi presentarono a L, e ai
miei primi, veri, e unici amici; seppi in seguito che era stato lo
stesso L, a volermi in quel luogo, perchè si sentiva vicino
a me, sapendo che l'assassino che proprio lui aveva catturato aveva
massacrato i miei genitori. Lui pensava che stare lì mi
avrebbe aiutata a riprendermi dallo shock, e voleva darmi la
possibilità di vivere in un'atmosfera diversa da quella in
cui avevo vissuto fino ad allora. Per questo continuerò a
ringraziarlo, per sempre, fino alla fine dei miei giorni.
Ma
in quel momento, quando potei riabbracciare quell'immagine che mi aveva
accompagnata anche quando eravamo lontani, assieme a quella del mio
amico Mello, il mio sguardo, la mia espressione, erano diversi. Erano
gli occhi di chi odiava la vita, più di ogni altra cosa; non
erano quelli con cui lo salutai quel giorno piovoso e freddo. Quelli
racchiudevano ancora un barlume di speranza, spentasi poi sulle labbra
della mia amica Casey, quand'ella smise di muoverle per deliziarmi con
i suoi, seppur infantili, tanto appassionanti racconti, i suoi amori,
le sue delusioni.
<
Sarah... sei proprio tu? Che hai fatto ai capelli? E... e...
perchè sei qui? > chiese incredulo, con voce tremante.
<
Matt... >
E
lo abbracciai, forte. La sigaretta ormai consumata cadde a terra, e
davanti a tutte quelle persone, ci stringemmo per alcuni minuti, mentre
io piangevo lacrime di gioia, e lui mi accarezza i capelli, mormorando
qualcosa del tipo: " Su, su, ci stanno guardando tutti... ". Non me ne
importava; ero felice, e volevo godermi quel momento appieno.
<
Sarah, dove abiti adesso? > mi chiese.
<
In verità... da nessuna parte. > risposi, abbassando
lo sguardo.
<
Mi racconterai tutto quando saremo a casa mia. > disse,
invitandomi a seguirlo, prendendomi per mano. Camminammo per le strade
della città come due fidanzatini, ma il nostro sentimento, o
almeno quello che provavo io, era qualcosa di ancor più
potente dell'amore stesso. Era più simile ad una devozione
smisurata nei confronti di colui che col suo sorriso, stava salvando la
mia anima dannata. Certo è, che in quel preciso momento,
pregai perchè il tempo si fermasse. La sua mano era
incredibilmente calda, e lui camminava a passo svelto fra le persone,
voltandosi ogni tanto verso di me, sorridendomi.
Quando
arrivammo in un piccolo monolocale, realizzai che era lì che
Matt viveva: nel piccolo salotto vi erano un computer e un vecchio
divano che, nonostante le condizioni non proprio ottime, pareva
confortevole. Dalla porta aperta alla mia destra potevo scorgere la sua
camera da letto, composta da un armadio di dimensioni decisamente
troppo grandi, essendo solo per lui, e il letto, decisamente troppo
largo per una sola persona. Era palese che Matt stesse aspettando
qualcuno e, ne ero certa, quel qualcuno io lo conoscevo bene. Mi
invitò a sedermi sul divano, e subito dopo si sedette
accanto a me, togliendosi gli occhiali e accendendosi una sigaretta.
<
Da quando fumi, Matt? Lo sai che fa male alla salute, no? > lo
rimproverai.
<
Me lo diceva sempre anche Mello. > affermò, posando
la sigaretta sul posacere posto sul tavolino accanto al divano.
< Fumo da molto tempo, ho iniziato quando ancora eravamo alla
Wammy's House. > spiegò.
<
Cosa? Davvero? Non ti avevo mai visto fumare. >
<
Ovvio, lo facevo di nascosto! > esclamò ridendo,
guardando dritto di fronte a lui.
<
Questa casa è così... vuota; avevo bisogno di
qualcuno che mi facesse compagnia. > disse poi, voltandosi verso
di me. < Raccontami cos'hai fatto in questi anni, Sarah. >
E
fu ciò che feci; gli raccontai tutto, per filo e per segno.
L'incontro con la signora Angela, la mia nuova famiglia, gli anni
passati in quella splendida casa, in un caldo quadretto familiare... e
poi, la violenza subita da Casey, la mia fuga da casa, e il mio ritorno
a Los Angeles; lui mi ascoltò senza proferire parola,
fumando una sigaretta dopo l'altra, quasi a voler scacciare la
tensione. Quando ebbi finito il mio racconto, spense la sigaretta sul
posacenere e mi guardò negli occhi.
<
Mi dispiace... mi dispiace tanto... > sussurrò,
rimettendosi gli occhiali; ma, nonostante ciò,
riusciì a intravedere la lacrima che minacciava di scendere.
Era proprio il mio amico Matt; sensibile come lo era sempre stato. In
questo senso non era affatto cambiato, e in un certo senso la cosa mi
sollevò; forse, non aveva sofferto come invece avevo
sofferto io. Pregai perchè fosse così, un attimo
prima di chiedergli di raccontarmi la sua, di storia.
<
Non c'è molto da dire, credimi; in tutti questi anni, non ho
fatto che vivere col pensiero che forse, un giorno, l'avrei ritrovato.
> spiegò, alludendo a colui che entrambi, avremmo
voluto tanto rivedere.
<
Ma bene, a me non ci hai pensato per nulla, eh? >
Mi
finsi offesa, per cercare di sdrammatizzare un pò.
<
Certo che ci ho pensato, lo sai che sei sempre stata la mia migliore
amica. > disse.
<
Lo so, stavo scherzando, Matt... >
<
Ma... ma tu... mi capisci, non è vero? >
Era
come se si vergognasse di ammettere il suo amore per Mello; io sapevo
bene, cosa provasse. I suoi sguardi, i suoi sorrisi più
calorosi, erano tutti per lui; il
suo cuore, gli apparteneva.
<
Certo, e lo sai; ma... non hai più avuto sue notizie, da
allora? > chiesi, preoccupata per la sorte del nostro amico.
<
Esatto. > annuì abbassando lo sguardo.
<
Matt... > sussurrai abbracciandolo forte, < Insieme, lo
troveremo, te lo prometto; io ti aiuterò. > gli
promisi, decisa a fare di tutto per poterlo vedere finalmente felice;
non m'importava di me stessa. A me sarebbe bastato vedere un sorriso su
quel volto amico, per sentirmi veramente bene.
<
No, no e no! > protestai, quando Matt si offrì di
insegnarmi ad usare la pistola.
<
Ma dai, potrebbe servirti! Los Angeles non è Winchester, qui
c'è sempre qualcuno pronto a pugnalarti alle spalle, nel
senso letterale del termine! > tentò di convincermi,
ma la verità era che avevo paura; non sapevo se sarei mai
stata capace di sparare a qualcuno.
<
Ma io... > esordiì, senza però continuare
la frase.
<
Tu hai paura, non è così? >
Matt
riusciva ad interpretare alla perfezione i mie pensieri, quasi come se
vi leggesse dentro.
<
Sì... > annuiì abbassando lo sguardo.
Allora
mi prese la mano e mi porse la pistola, aiutandomi a coordinare i
movimenti.
<
Basta che non spari al sottoscritto! > scherzò.
<
Potrei anche farlo, magari mentre dormi, stai attento. >
ironizzai, sparando il mio primo colpo verso la lattina posta
accuratamente sul davanzale della finestra lasciata aperta, per evitare
di rompere il vetro; e la precauzione si rivelò necessaria,
in quanto la pallottola scomparve fuori dalla finestra. Fortunatamente,
eravamo in una zona abbastanza isolata, ed era difficile che passasse
qualcuno da lì. Matt scoppiò a ridere dandomi
dell'imbranata, per poi, subito dopo, scompigliandomi i capelli
dolcemente, dicendomi che stava scherzando, e che la prima volta era
così per tutti; sorrisi. Era da tanto che non mi sentivo
così felice.
Le
" lezioni " continuarono fino a sera, e alla fine ci riusciì
a colpire quella dannata lattina; lui mi fece i complimenti, seguiti
poi da un eloquente sbadiglio.
<
Anche io ho sonno. > affermai, preparandomi a dormire sul divano
che, avevo constatato quel pomeriggio, era davvero confortevole.
<
Ma che fai? > mi chiese Matt, mentre si avviava verso la camera.
<
Mi preparo per la notte. >
<
Non penserai che ti farò dormire nel divano! Che razza di
uomo sarei? >
<
Io non voglio che sia tu a dormire sul divano! > protestai; in
fondo, era casa sua, ed io ero solamente un'ospite.
<
In camera c'è un letto piuttosto grande, in due ci entriamo
senza problemi. > spiegò tranquillamente, e io
arrossiì vistosamente alla sua affermazione; giustamente,
direi.
<
Stai scherzando? Lo so che tu... sì, insomma, che sei
innamorato di Mello... ma sei pur sempre un uomo! Non è il
caso che una ragazza dorma nello stesso letto di un ragazzo addirittura
di un anno più giovane di lei, è troppo
rischioso. > spiegai; non so dire se era ciò che
pensavo realmente. Forse, la verità era che temevo che,
dormendo al suo fianco, mi sarei innamorata di lui ancora di
più.
<
Ma che dici? Non allungherò le mani, te l'assicuro. >
<
Non ci credo! >
<
Io ti trovo affascinante, Sarah. Io ti voglio bene, ed è
proprio per questo, che non lo farei mai. Io ti rispetto. > mi
disse, ed io mi sentiì avvampare.
<
Scusami, sono stata una stupida. >
<
No, stai tranquilla. > mi rassicurò, invitandomi ad
entrare in bagno per cambiarmi per la notte.
<
Grazie... > sussurrai, chiudendo la porta. Mi guardai nel
piccolo specchio; ero davvero rossa come un peperone. Mi cambiai in
fretta, infilandomi uno dei pochi pigiami che mi ero portata dietro,
poi usciì, e Matt era già entrato sotto le
coperte.
<
Hai fatto presto. > sorrise, mentre, titubante, m'infilavo
anch'io sotto quelle calde lenzuola.
<
Stai a distanza di sicurezza, mi raccomando. > lo
ammoniì, voltandomi per non guardarlo negli occhi.
<
Promesso. >
E
infatti fu così, non si avvicinò mai, se non
quando si spostò di qualche centimetro verso di me,
chiamando piano il nome della persona che amava: Mello. Forse lo
stava sognando, forse nel regno di Morfeo al mio posto, su quel letto,
c'era proprio lui. Mi sentiì improvvisamente triste, tanto
che lo scossi per svegliarlo; ero una dannata egoista.
<
Mh? Che c'è? > mugolò lui, aprendo a
fatica gli occhi.
<
Ecco... scusa, ho avuto un incubo... > mentiì.
<
Mi dispiace... cos'hai sognato? >
<
Beh... che tu te ne andavi. > mentiì di nuovo, e mi
sentiì veramente stupida.
<
Non vado da nessuna parte, stai tranquilla. > mi sorrise,
dolcemente come suo solito. < Dimmi una cosa, Sarah, me lo sono
chiesto più volte da quando ci siamo rincontrati; in questi
anni, non hai avuto alcuna storia d'amore? > chiese.
<
No... > in quel momento, mi resi conto che da quel giorno di
pioggia in cui pensai di averlo salutato per sempre, il volto di Matt
era sempre stato la mia ancora di salvezza, quando mi sentivo smarrita;
non che a Mello non pensassi, ma Matt era diverso. Lui era
l'incarnazione dell'amore, ai miei occhi; chi vive la sua vita al solo
scopo di ritrovare la persona che ha amato e che continua ad amare,
seppur non sapendo dove cercarla.
<
E tu, Matt? >
<
D'amore, no. Ho avuto... qualche avventura, sì. >
Rimasi
decisamente sorpresa; non avrei mai creduto che proprio lui, avrebbe
potuto concedersi a qualcuno che non fosse Mello. E' proprio vero che
in quegli anni avevo vissuto come fuori dal mondo, alienata dal resto
della società. Per un ragazzo giovane come lui, era normale
avere certe... esigenze. Io non ne avevo mai sentito il bisogno, forse
proprio perchè non avevo mai conosciuto la reale passione
che ci trascina quando si ama una persona col corpo e con l'anima.
L'unica cosa che avevo conosciuto, era il platonico amore nei confronti
di qualcuno che non avrebbe mai potuto ricambiarmi.
<
Con ragazzi? >
<
No, solo ragazze. >
E
questo mi stupì ancor di più.
<
Che c'è, sei stupita? A me le ragazze piacciono, cosa credi?
Però con Mello è diverso, lui... lui è
tutto, per me. Non m'importa se è un ragazzo, non m'importa
di nulla... >
Dolce,
dolcissimo amore mio, mai stato mio.
<
...di nulla... >
<
Che bello... > commentai, e lui mi guardò, non
capendo a cosa alludevo.
<
...quanto vorrei trovare qualcuno che mi ami quanto tu ami Mello...
> continuai.
<
Lo troverai, non devi avere fretta; tu sei una ragazza meravigliosa.
> mi incoraggiò.
<
Già... > sussurrai, un attimo prima di posare le mie
labbra sulle sue, sfiorandole appena; il secondo bacio di tutta la mia
vita. Lui mi guardò interdetto, ed io arrossiì,
nascondendo il volto tra le mani.
<
Perdonami... non ho resistito... non lo farò mai
più... te lo prometto... >
<
...io... >
<
...io ti amo Matt... >
<
...perdonami... >
E
lui mi abbracciò forte, mentre piangevo lacrime amare, miste
ad alcune di sincera felicità, per aver sfiorato le labbra
di quella preziosa creatura.
<
Perdonami tu, non avevo capito niente. >
<
Il diretto interessato non se ne rende mai conto, quando qualcuno lo
guarda di nascosto con occhi sognanti. > affermai.
<
Hai ragione. >
"
Ti scongiuro Matt, solo per questa notte, regalami un sogno; anche se
svanirà all'alba di domani mattina, stringimi forte a te,
adesso. "
Lo
baciai, tante volte, e lui ricambiò, anche se sentivo
chiaramente che il suo cuore era distante; io sapevo cosa provava,
perciò non protestai, mi limitai a baciarlo dolcemente, ad
accarezzare il suo volto e i suoi capelli, a godere del profumo della
sua pelle.
<
Matt... > sussurrai, cullandolo fra le braccia, <
...domani andiamo a cercarlo, mh? >
<
Ma non sappiamo da dove cominciare... > disse, quasi rassegnato.
<
Non osare provare a rassegnarti Matt, noi lo troveremo. >
Non
buttare all'aria il mio sacrificio; fa sì che il mio cuore
andato in pezzi sia risollevato dal vostro amore.
Ti
scongiuro, Matt, non ti arrendere.
Sono
sicura che anche lui, ti sta cercando.
+
Fine Capitolo Cinque +
|
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Capitolo 6 *** + Mello [ io, Mello, e l'altro volto del mio amore ] + ***
Eccomi
qua, mi scuso per il ritardo e per il capitolo corto, ma ho promesso
alle mie lettrici che stasera avrei aggiornato, quindi... X°D
Avrei dovuto avere il pomeriggio libero, invece non è stato
così. ;_;
Allora, prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, vorrei
ringraziarvi una per una:
Elly,
la mia mitica sostenitrice! *_* Grazie, sei davvero un tesoro, sei
troppo gentile! Spero che apprezzerai anche questo capitolo. ^_^
Lenus,
la mia tesora. ^_^ Grazie, i tuoi commenti mi fanno sempre commuovere.
Spero tanto che anche questo capitolo ti piacerà, so che
è triste, perdono! ç_ç Ti voglio un
bene immenso, tesoro!
Shirahime88,
lo sai che ti adoro, te l'ho detto tante volte ma lo ripeto, TI ADORO!
>< Grazie, leggi sempre i miei lavori, ti sono troppo
grata. ^^ Continua a seguirmi!
Marghe88,
ma adoro anche te. *_* Tantissimo. Grazie x il tuo sostegno!
JunJun,
tesoro. *_* Tranquilla, se non hai ancora commentato gli ultimi
capitoli, so che hai molto da fare. ^_^ Ti ringrazio comunque
tantissimo, lo sai che sapere che apprezzi la mia storia mi rende
felicissima. *O*
NekoRika,
i commenti di una sublime scrittrice come te fanno sempre piacere. *_*
Spero apprezzerai questo sesto capitolo. ^_^ Grazie mille x il tuo
sostegno!
Freija,
ma io ti... ti adoro. ;_; Grazie x le tue recensioni e la tua
gentilezza. ^_^
AllegraRagazzaMorta,
grazie x aver commentato, sono felice che hai apprezzato il capitolo e
come ho caratterizzato Matt; spero continuerai a seguirmi!
E grazie anche a coloro che hanno letto ma non hanno commentato. ^^
Vi lascio alla lettura!
< Stai bene, allora stai bene... >
<
Quest'incontro è stato voluto dal destino. >
<
Probabile. >
<
Come ti senti? >
<
Come se avessi appena fatto un viaggio di sola andata verso l'inferno.
>
<
Ma qualcuno è stato così coraggioso, da cercare
di riportarmi indietro. >
Capitolo
VI - Mello
-
io, Mello, e l'altro volto del mio amore -
Ricordo
ancora le mani di Matt che mi accarezzavano i capelli, è
come se anche adesso le percepissi dolcemente, sul mio volto e sulle
mie braccia, mentre sospiro e mi abbandono ai ricordi; immagini che non
avrebbero mai dovuto aver luogo in quella piccola stanza, mai, anche se
io lo desideravo ardentemente. Quelle labbra sulle mie guance, che si
avvicinarono lentamente all'orecchio, sussurrando:
<
Vuoi fare una pazzia, questa notte? >
Stupido,
Matt, non sei altro che uno stupido; sai che non avrò la
forza di rifiutare, eppure vuoi rischiare di essere disprezzato da una
persona che ti ama più della sua stessa vita,
perchè tradirai colui che sta vagando, da qualche parte,
chiamando il tuo nome fin quando avrà fiato.
<
Perchè mi stai facendo questo, Matt? > chiesi a mia
volta, trattenendo le lacrime.
Ho
paura, non del dolore che potrei provare, ho paura dei sensi di colpa
che mi tormenteranno.
<
Io... voglio solo regalarti una notte indimenticabile... per
ringraziarti, per ciò che provi per me... > rispose
sincero, e io trattenni ancora a stento le lacrime che minacciavano di
uscire.
<
Sei ancora un bambino, Matt. > affermai, prima di posare le
labbra sulle sue, < So che me ne pentirò, so che
starò male, ma non posso resistere, se mi guardi
così. > singhiozzai, piano, sperando non si
accorgesse, che ero dannatamente triste; sperando che le interpretasse
come eloquenti lacrime di gioia.
<
Perdonami... > sussurrò, ricambiando il bacio, resosi
conto che mi aveva in qualche modo ferita; ciò che accadde
dopo, rimarrà indelebile nella mia mente come tutti i
ricordi legati a quel periodo così triste, ma al contempo
splendidamente felice. Mi strinse forte fra le sue braccia guidandomi
all'interno di un effimero sogno, in cui le nostre mani esploravano il
corpo dell'altro senza mai fermarsi, fra i sospiri e gli sguardi
d'intesa, fra il dolore e il piacere, tra la gioia e la consapevolezza
di aver sbagliato tutto, fin dall'inizio. Lo sapevamo entrambi, ma la
passione c'inghiottì prepotentemente, senza che potessimo
opporre resistenza; e in quel momento mi venne da chiedermi se anche
con le altre ragazze che aveva avuto, era stata la stessa cosa. Se
anche in quei momenti si era reso conto di sbagliare, oppure se aveva
semplicemente agito in preda alla disperazione di chi ha perso la sua
ragione di vita, e che la cerca negli occhi di chi, assieme a lui, si
abbandona al peccato. Non riuscivo a vedere Matt come un tipo che non
fosse capace di resistere ad una tentazione, o come uno che non sapesse
rinunciare ai piaceri della carne; forse ero io, che non avevo capito
la fondamentale debolezza degli esseri umani, sebbene avessi appena
ceduto di fronte ad essa. Forse, fino ad allora, ero vissuta in un
mondo tutto mio, costruito con lacrime amare ma vive speranze, e non
avevo mai conosciuto quella che porta il nome di tentazione.
Il
mattino dopo ci alzammo di buon'ora, scambiandoci uno sguardo
imbarazzato; quello che avevamo fatto, era stato un errore, lo sapevamo
bene. Ma in quel momento, a guardarci seduti sul letto, rossi per
l'imbarazzo, ci venne da ridere; due povere anime sperdute, che avevano
approfittato di un attimo di follia, che ora si ritrovavano a pensare
se due amici potessero fare una cosa del genere.
No;
patetici, in verità. Ma senza dubbio, esseri umani.
<
Matt, ecco... > esordiì titubante, mentre lui si era
già alzato e si stava lentamente vestendo. Non sapevo
proprio cosa dire, in tutta sincerità; cosa potevo dirgli,
in quel momento? Grazie? E' stato bello? Niente avrebbe potuto
attenuare i miei sensi di colpa, tantomeno i suoi.
<
Che c'è? > mi chiese gentilmente, infilandosi la
maglietta a righe.
<
Scusami. > riusciì a dire solo questo, per poi
abbassare lo sguardo, temendo di guardarlo negli occhi e di leggervi
dispiacere.
<
Per cosa? >
<
Io avrei dovuto rifiutare, ecco... tu ami un'altra persona... ma io ho
approfittato della tua debolezza... ho fatto proprio una cosa
spregevole... >
<
Sono stato io ad aver approfittato della tua debolezza, e a tradire chi
amo; non sentirti in colpa, ti prego. >
<
Matt... > sussurrai abbracciandolo, < ...grazie di tutto.
> dissi infine; non volevo che si tormentasse, sebbene fosse
vero, che aveva commesso un errore.
<
Deduco da ciò che è stato piacevole. >
ironizzò, ed io arrossiì vistosamente, pensando
che in effetti lo era stato.
<
Oggi... oggi andiamo a cercarlo, ok? > dissi, riferendomi a
Mello, e Matt mi guardò tristemente, quasi rassegnato.
<
Non è che non voglia... ma sono anni che lo cerco, e non ho
mai avuto sue notizie... non credo che andare in giro senza meta a
cercarlo porterà ad un risultato. >
affermò.
<
Potresti aver ragione... ma potresti anche sbagliarti; guarda come ci
siamo ritrovati io e te. Chi ti dice che lui non sia vicino? Chi
può sapere, cos'ha in serbo il destino per noi? >
cercai di rincuorarlo.
<
Tu credi molto nel destino, eh? > mi chiese, scompigliandomi
dolcemente i capelli.
<
Sì, da quando ti ho rincontrato. > risposi
sinceramente.
<
Sei tenera. > disse sorridendo, per poi camminare verso il
piccolo salotto e sedersi sul divano, attaccandosi come al solito al
suo adorato videogame.
<
Mmm... che ne dici se esco a fare la spesa per pranzo? > mi
offriì volontaria; avevo imparato a cucinare nel corso degli
anni, non ero una cuoca eccezionale, ma me la cavavo.
<
Se vuoi, d'accordo. > sorrise, < Ma stai attenta per la
strada, ok? > si raccomandò.
<
Certo, tranquillo. >
E
usciì, per andare a cercare un negozio che vendesse generi
alimentari; trovato, comprai ciò che mi serviva per
preparare un gustoso pranzetto. Tornando a casa, mi soffermai sulla
gente che camminava intorno a me; sembravano appartenere ad un altro
mondo, ad un universo diverso da quello in cui io e Matt vivevamo.
Indaffarati, col loro lavoro e le loro relazioni, mentre noi passavamo
i nostri giorni ad inseguire il ricordo di chi ci aveva lasciati per
sempre, e di chi volevamo rivedere a tutti i costi; burattini nel gioco
di Kira, indissolubilmente legati al suo caso. Lo eravamo allora, e lo
diventammo ancor di più quando arrivò una
chiamata inaspettata, sul cellulare di Matt.
Aiutami,
Matt...
<
Pronto, chi parla? >
<
Aiutami, Matt, per favore... >
<
Ma... ma... >
<
Sono io, Matt! Sono Mello, dannazione! >
<
Matt, chi è al telefono? > chiesi preoccupata,
notando l'espressione scioccata sul volto di Matt.
<
Vivi con una donna, eh? >
<
Mello... >
<
Mello? > avevo sentito bene? Aveva detto davvero quel nome?
<
Dimmi... dove sei... >
<
Matt... >
<
...vengo... veniamo... a prenderti... >
Non
riuscivo a crederci; davvero, la persona con cui Matt aveva appena
parlato, era proprio Mello? Ma come aveva avuto il suo numero di
telefono? Successivamente seppi che Matt non aveva del tutto troncato i
contatti con la Wammy's House, nel caso Mello si fosse fatto vivo
proprio lì; aveva lasciato un suo recapito, ed
evidentemente, era successo ciò che lui sperava. Avrei
rivisto Mello; avremmo rivisto Mello. L'unica cosa che mi faceva male,
era la consapevolezza che Matt si sarebbe allontanato inesorabilmente
da me; ma lo sapevo, sentivo, dentro di me, che prima o poi sarebbe
accaduto. E nonostante tutto, ero sinceramente felice per lui.
Matt
possedeva una macchina davvero niente male; doveva aver lavorato sodo,
per avere la possibilità di comprarsela. Insieme, con
quell'auto, ci recammo nel luogo in cui Mello ci aveva dato
appuntamento; non so spiegare a parole ciò che mi passava
per la testa mentre ero seduta a fianco di Matt, pensando che
dopo pochi minuti avremmo rivisto una persona tanto importante per
entrambi. Mi venne da chiedermi quanto fosse cambiato, se il suo
carattere fosse ancora lo stesso, cosa gli fosse accaduto in tutti
quegli anni... domande che trovarono risposta nella vistosa cicatrice
che segnava il volto del biondo angelo che conoscevamo. All'inizio mi
chiesi, e credo che la stessa cosa sia successa anche a Matt, se quello
fosse davvero lui; e, dopo essercene accertati e averlo abbracciato
calorosamente, desiderammo di poter uccidere seduta stante chiunque
avesse fatto del male a Mello, chiunque gli avesse procurato quei segni
indelebili. Ci spiegò che era stato lui stesso, a ferirsi,
facendo detonare una bomba per scappare a cattura certa da parte della
polizia giapponese; ci raccontò della sua permanenza presso
un gruppo mafioso, del suo interessamento al caso Kira, e dell'arma che
esso utilizzava per compiere gli omicidi. Con quell'arma, un quaderno,
L ci era stato portato via; con quella stessa arma, avrei voluto tanto
poterlo uccidere, quel maledetto. Era semplice, bastava scrivere il
nome della persona che si voleva giustiziare, memorizzandone bene il
volto; Mello ci parlò dello Shinigami che aveva conosciuto,
e per quanto ciò che ci raccontò potesse sembrare
assurdo, lui diceva la verità, ne eravamo certi.
<
Come ti senti, Mello? > chiesi preoccupata, guardandolo in
quegli occhi sempre bellissimi, splendidi come un tempo.
<
Come se avessi appena fatto un viaggio di sola andata verso l'inferno,
ma qualcuno è stato così coraggioso, da cercare
di riportarmi indietro. > affermò volgendo lo sguardo
verso Matt, e poi verso di me.
<
Sto parlando di voi; io... vi sono veramente grato. >
Era
difficile sentire una persona orgogliosa come lui, parlare in quel
modo; una lacrima di sincera commozione mi rigò la guancia,
mentre mi voltavo verso Matt, leggendo nel suo sguardo sognante, i suoi
pensieri. Era come se il suo volto stesse dicendo, in quel momento,
qualcosa di simile a:
"
Io ti farò conoscere il Paradiso ".
Sorrisi
immaginandomi un Eden creato in quel piccolo monolocale, in cui Matt e
Mello vivevano finalmente insieme, finalmente in pace, ed io recitavo
la parte del loro fedele angelo custode; e mi chiesi se sarebbe
veramente stato così, il nostro futuro. A me andava bene, se
potevo saperli felici, anche se avrei continuato a soffrire
silenziosamente. Ma l'illusione svanì presto, quando Mello
ci confessò che non era intenzionato a lasciar perdere
l'idea di catturare Kira e, come alla fin fine immaginavamo, di
superare Near; pensai che non l'avevo più rivisto, da quando
me n'ero andata dalla Wammy's House, pare che fosse a capo di
un'organizzazione costruita al solo scopo di fermare i crimini di quel
bastardo di Kira. Mi sarebbe piaciuto rivederlo, ma non avevo il
coraggio di dirlo a Mello; ero certa che non avrebbe gradito il mio
interessamento nei confronti del suo eterno rivale.
Quando
arrivammo a casa, invitammo Mello a riposarsi e, mentre dormiva
tranquillo, Matt mi confessò che aveva paura, paura di
dirgli che per tutti quegli anni aveva desiderato solo rivederlo, che
fino ad allora era vissuta unicamente grazie al suo ricordo e alla
speranza di poterlo riabbracciare; capivo il suo timore di ricevere un
rifiuto, ma lo incoraggiai a dichiararsi, a non tenersi tutto dentro, o
avrebbe fatto ancora più male.
Osservai
il suo bel volto sorridere, e illuminarsi, anche se ancora preoccupato;
il volto della persona che amavo, che splendeva incredibilmente, quando
guardava Mello. Era diverso, di quando guardava me; sorrideva sempre e
comunque, ma la scintilla nei suoi occhi, che ardeva quando si beava
della visione di colui che amava, faceva sì che a volte, di
fronte a me, paresse addirittura un estraneo. Eppure, lui aveva sempre
guardato Mello così, fin da quando eravamo piccoli; ma non
mi ero mai accorta, di quanto potesse far male sentirsi di troppo. Ero
troppo piccola, per capirlo.
L'altro
volto del mio amore era radioso e felice, e lo diventò ancor
di più, quando una sera si decise a confessare al suo
angelo, ciò che provava per lui; non avrei voluto origliare,
ma fu più forte di me.
<
Mello... senti, io... >
Ricordo
ancora bene la sua voce tremante.
<
io... per tutti questi anni... ti ho... >
E
Mello lo guardava incuriosito, mentre mangiava una barretta di
cioccolato; era ancora il mio vecchio amico. Irascibile, impulsivo, con
le sue passioni e i suoi rari sorrisi; solo, la luce nei suoi occhi, si
era fatta più flebile. Era come se essi, ogni minuto, ogni
secondo, chiedessero aiuto, o perdono. Forse c'era qualcosa, che ancora
non ci aveva raccontato.
<
sempre... >
Diglielo,
non trattenerti oltre.
<
...amato. >
Mello
pianse, lo ricordo perfettamente; un pianto di gioia misto ad una
tristezza infinita, per il periodo del suo passato, di cui ancora non
ci aveva parlato; il periodo in cui era stato costretto a vendere il
proprio corpo, per poter andare avanti. E anche io piansi con lui e con
Matt, pensando a coloro che avevano approfittato di lui, maledicendoli
più e più volte.
<
Matt... > esordì poi, stringendolo forte.
<
...aiutami a dimenticare... perdonami... > lo
supplicò.
<
...amami. >
Amalo,
Matt; con tutto il tuo cuore. Con l'ardore con cui io amo te, con la
passione, con la quale io vi accompagnerò sempre, per la
strada che porta alla tanto agognata felicità, sperando che
essa, per l'ennesima volta, non ci volti le spalle.
+
Fine Capitolo Sei +
|
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Capitolo 7 *** + Fotografie [ Incontro ] + ***
Ed eccomi qua...
finalmente, direte voi. XD
Mi scuso per
l'enorme ritardo col quale aggiorno, ma purtroppo ho avuto molto da
fare, in questi ultimi giorni. Pensavate avessi lasciato perdere la
fic? Eh no, ho un'altra freccia al mio arco... una freccia che si
chiama Near!
Vi lascio alla
lettura, perdonate se non ho tempo per salutarvi uno per uno, ma ho un
sacco da scrivere e fra poco mi chiamano a cena. ^^
Grazie comunque
a tutti coloro che hanno letto e/o commentato; siete dolcissimi e
gentilissimi!
Buona lettura!
^_^
< Ehi, Matt... tu e Mello vi amate molto, non è vero?
>
< La cosa ti fa
star male? >
< Non preoccuparti
per me. Non farlo, mai. >
<
Perchè voi due, siete fatti per stare insieme; niente e
nessuno, potrà separarvi. >
Capitolo
VII - Fotografie [ incontro ]
Passò qualche
mese, e la convivenza tra noi, in quel piccolo monolocale troppo
stretto per tre persone, era a dir poco splendida; abitare assieme al
mio migliore amico e alla persona che amavo era quanto più
io potessi desiderare la vita, sebbene soffrissi per
l'impossibilità del mio amore. Ma ero infinitamente felice
per entrambi, e non intendevo mettermi tra loro, in quel senso; loro si
erano sempre amati, molto probabilmente fin dalla prima volta che si
erano conosciuti, ed io non avevo il diritto di intaccare la loro
unione con i miei capricci. Un bacio, una carezza, un abbraccio; dovevo
limitarmi ad immaginarmeli. Ma alla fine, la cosa non mi pesava
più di tanto.
Prima
o poi, troverò qualcuno disposto a tenermi stretta tra le
braccia, fino alla fine del tempo, a rendermi felice, ad amarmi, come
io desidero...
pensavo, sempre, ogni
giorno. Mai perdere la speranza, ad insegnarmelo era stata la zia
Angela; già, la zia... chissà, in quel momento,
come stavano, cosa stavano facendo... la zia, Casey, papà,
mamma... sebbene mi trovassi ormai all'interno di una nuova, felice
famiglia, loro mi mancavano. Decisi così di telefonare,
sperando che la zia possedesse ancora la sua pasticceria, che
rispondesse all'insistente trillo del telefono posto dietro al bancone,
che la sua gentile voce risuonasse nuovamente, per farmi sorridere.
< Pronto? >
rispose una voce dall'altra parte, tranquilla, gentile.
< Pronto...
> la mia voce tremava, < ...Angela? >
< Sì...
chi parla? > era ancora lì; non aveva abbandonato la
sua attività. E pareva stesse bene, a giudicare dal tono di
voce; lei era un tipo che esternava prepotentemente le sue emozioni, e
per questo motivo, se fosse stata triste o agitata, me ne sarei accorta
anche da quelle tre piccole parole che aveva appena pronunciato. Pensai
che forse ce l'aveva con me; me n'ero andata dopo che mamma era stata
arrestata per l'omicidio di colui che aveva usato violenza su Casey,
per iniziare una nuova vita avevo abbandonato la famiglia che mi aveva
donato tanto amore, tanto calore. Ma sarebbe stato scortese,
riattaccare.
< Sono... Sarah...
> dissi, mentre una calda lacrima mi bagnava la guancia.
< Sarah? Tesoro,
come stai? Dove sei? >
Scoppiai a piangere; era
ancora la mia adorata zia. Mi amava come allora, sebbene me ne fossi
andata. Parlammo a lungo, e mi disse che Casey non aveva più
detto una parola da allora, ma spesso sorrideva indicando la foto che
teneva sul comodino, in cui io e lei ci abbracciavamo felici, sotto il
sole, nel cortile di casa; mi disse anche che un ragazzo si era
dichiarato a lei, e Casey aveva accettato di buon grado la sua
proposta. Conoscevo quel ragazzo, lui amava Casey praticamente da
sempre, e aveva continuato ad amarla anche dopo che aveva perso il dono
che le permetteva di regalare a chi le stava intorno piacevoli frasi
d'amore e d'amicizia; ero sinceramente felice per lei, finalmente aveva
ritrovato la felicità, sebbene sapessi che una parte di lei
avrebbe continuato a soffrire per l'eternità.
La zia Angela stava bene,
la sua attività procedeva positivamente, papà
andava ogni giorno a trovare la mamma, che nel frattempo era stata
internata in una comunità in cui alloggiavano tutte le
persone che, come lei, per un motivo o per l'altro, avevano perso la
ragione.
Poi mi chiese di me, e le
disse che ero felice; perchè effettivamente, lo ero. Le
raccontai che avevo rincontrato due miei vecchi amici, e che abitavo
con loro; si raccomandò più e più
volte di fare attenzione, in quella grande città, prima di
chiedermi se mi ero trovata anche io un ragazzo.
< C'è
una persona che amo... ma non sono ricambiata. >
< Non sono triste,
davvero... a me, basta che lui sia felice. >
< Per sempre, lo
amerò per sempre... >
< Con chi parlavi,
al telefono? > chiese Mello, addentando una delle sue adorate
barrette di cioccolato, che Matt gli comprava ogni giorno.
< Uhm... con mia
zia... non la mia vera zia, quella di cui ti ho parlato l'altro
giorno... > spiegai; avevo raccontato tutto anche a Mello,
com'era giusto che fosse. E anche lui mi era stato vicino, sebbene non
avesse pianto assieme a me come invece aveva fatto Matt; lui era
caratterialmente più freddo, o forse era solamente una
maschera che nel corso degli anni si era costruito, per non essere
fragile. Perchè lui odiava esserlo.
< Capisco, che ti
ha detto? > chiese, anche se non sembrava particolarmente
curioso.
< Che sta bene...
che Casey ha un ragazzo, nonostante tutto... > risposi,
sorridendo, ma con un sorriso velato di tristezza.
< Mi fa piacere.
> sorrise lui, dandomi una pacca sulla spalla. < Fatti
coraggio, ok? >
< Ok, grazie,
Mello. > sussurrai, asciugandomi le lacrime che avevano
continuato a sgorgare senza che me ne accorgessi. Non c'era motivo di
piangere; non dovevo essere triste. Finalmente, la mia vita mi stava
regalando i sorrisi che avevo sempre desiderato: quelli di Matt e Mello.
Quel giorno, Mello era un
pò strano; per dirla tutta, pareva decisamente nervoso, sia
io che Matt ce n'eravamo accorti.
< Si
può sapere che hai, Mello? > chiese Matt, osservando
il ragazzo, che stava accartocciando nervosamente l'involucro della
cioccolata che aveva appena mangiato.
< Che vuoi dire?
>
< Che sei
strano... sembri nervoso, e da stamattina che sei così.
> osservò preoccupato, senza distogliere lo sguardo
dalla mano di Mello, che lasciò andare il foglietto, per poi
appoggiarsi sul bracciolo del vecchio divano.
< Sono un
pò contrariato, ma non ho altra scelta, devo andarci.
> disse, chiudendo gli occhi, abbandonando la testa sulla
spalliera.
< Andare dove?
> chiedemmo io e Matt all'unisono.
< Da Near.
> rispose, senza aggiungere altro.
< Da... chi??
> chiese Matt, visibilmente irritato.
< Near? >
dissi io con voce tremante; Near... il mio silenzioso e misterioso
amico... si trovava lì vicino, forse?
< Sono costretto
ad andarci, lui possiede l'unica mia foto in circolazione. >
spiegò Mello, infilandosi il cappotto.
< Come sarebbe?
Perchè io non ho tue foto? > chiese Matt, con
evidente gelosia.
< Piantala di fare
domande stupide, Matt. >
< Come vuoi.
> mugugnò abbassando lo sguardo, offeso; e in quel
momento, Mello gli accarezzò la guancia costringendolo ad
alzare gli occhi verso di lui, e lo baciò delicatamente
sulle labbra.
< Tranquillo...
prendo quella dannata foto e torno subito qui. > lo
tranquilizzò, quasi divertito dal suo comportamento, che gli
stava facendo capire quanto tenesse a lui.
< Mello...
> esordiì, arricciandomi i capelli con le dita, come
spesso facevo, quand'ero nervosa, < ...senti, posso venire con
te? Sono passati così tanti anni dall'ultima volta... mi
piacerebbe rivedere Near... > lo supplicai, anche se
m'immaginavo già la sua reazione.
Non
posso portarti da lui, lo capisci o no?
Ma
che ci trovi in quel ragazzino che non sa far altro che scomporre e
ricomporre il suo puzzle all'infinito?
Lui
è il mio rivale...
< Uhmmm...
d'accordo, come vuoi. > disse sbuffando, tradendo le mie
aspettative, e una triste espressione si appropriò del suo
bel volto.
< Se per te
è un problema non importa, davvero! > esclamai,
preoccupata dalla sua reazione, ma lui mi posò una mano
sulla spalla, tranquillizzandomi e sussurrando semplicemente:
< Andiamo...
>
Ci avviamo in moto verso
il quartiere in cui risiedeva una donna che Mello aveva detto di
conoscere, tale Hal Lidner, alla quale chiedemmo di accompagnarci alla
sede della SPK, l'organizzazione contro Kira capitanata dallo stesso
Near; purtroppo fu necessario anche minacciarla con una pistola,
sebbene io stessa alla fine odiassi quegli arnesi. Una volta dentro il
grande palazzo, io che me ne stavo dietro a Mello imbarazzata,
intravidi pochi metri di fronte a me una figura che conoscevo bene. Era
ranicchiato a terra e stava giocherellando con dei trenini; anche lui,
non era cambiato affatto.
< Benvenuto,
Mello. >
La sua voce
risuonò nella stanza; quella si era fatta decisamente
più adulta. Senza voltarsi, lo accolse nella stanza, e io
rimasi indietro, indecisa sul da farsi; nella stanza, oltre a noi,
c'erano altri due uomini che mi stavano squadrando da capo a piedi,
chiedendosi, certamente, chi fossi.
<
Perchè non ti volti e ti alzi? E' cattiva educazione non
salutare chi voleva tanto rivederti, non credi, Near? > disse
Mello, riferendosi alla sottoscritta, e a queste parole il giovane si
voltò incuriosito, accorgendosi della mia presenza.
< Ciao... ciao,
Near... > sussurrai, in preda all'imbarazzo, e lui mi
guardò con attenzione, evidentemente faceva fatica a
riconoscermi.
< Ma... aspetta un
attimo, tu... > esordì indicandomi insistentemente, e
Mello, visibilmente seccato, mi prese per la mano e mi
trascinò di fronte a lui, dicendo:
< E' Sarah,
possibile che un osservatore come te non la riconosca? > lo
rimproverò, pensando che l'atteggiamento di Near mi stesse
dando fastidio.
< Sarah, sei
davvero tu... ma che ci fai qui? > mi chiese, e sorrise
debolmente; non era mai stato un tipo che amava esternare i propri
sentimenti e gli stati d'animo, ma pareva felice, in quel momento.
< E' una lunga
storia... davvero troppo lunga... > risposi sorridendo,
porgendogli la mano; lui la strinse, piano. La sua era inaspettatamente
calda.
< Ma stai bene?
Dove hai vissuto, tutti questi anni? >
< Sì,
posso dire di star bene... ho vissuto a casa di una mia amica, e adesso
eccomi qua... >
Un giorno,
potrò raccontarti tutto, per filo e per segno...
< E dimmi, a cosa
devo la tua visita, Mello? Non credo che tu sia qui solo
perchè volevi accompagnare Sarah... > disse in tono
piuttosto provocatorio, e Mello fece una smorfia, chiedendogli di
consegnargli la sua foto.
Alla
Wammy's House si sono disfatti di tutto ciò che aveva la tua
faccia...
Non
sono un pezzo da utilizzare per risolvere il tuo puzzle!
Frasi di questo tipo
risuonarono nella stanza come tristi melodie; Mello e Near non
sarebbero mai potuti andare d'accordo, come invece io avevo sempre
desiderato. Riusciì a parlare ben poco con Near,
perchè Mello volle andarsene in fretta e furia, dopo aver
ottenuto quello che voleva; salutai il mio amico sorridendo, e mi
avviai assieme a Mello verso l'uscita, uscendo di nuovo nel traffico
caotico della città, mentre lui camminava a passo svelto
davanti a me, per raggiungere la moto prima possibile. Ma io lo
afferrai per un braccio, attirandolo verso di me.
< Mh? Che
c'è? > chiese.
< Mello...
potrò mai avere una foto di te e Matt? Magari, una dove ci
siamo tutti e tre, insieme... > trattenni a stento le lacrime;
volevo qualcosa che mi ricordasse quel periodo, qualsiasi cosa in
futuro fosse accaduta. Lui mi guardò e sorrise, rendendosi
conto che la sua " discussione " con Near doveva avermi ferita; sapeva
che volevo un mondo di bene ad entrambi, e certo non mi faceva piacere
sentirli parlare così. E soprattutto, certamente capiva la
mia paura, dato che il loro scopo era quello di catturare il
più pericoloso serial killer in circolazione, e stavano
mettendo a repentaglio le proprie vite per farlo.
< Davvero lo
desideri? >
< Certo! Lo sai,
non la mostrerei a nessuno per nulla al mondo! >
< Lo so...
d'accordo, e sia; andiamo a casa, e facciamo queste foto. > si
arrese, ma in fondo, sembrava che la cosa divertisse anche lui.
Felicissima, mi strinsi a
lui il più forte possibile salendo sulla moto che
sfrecciò verso casa fra le auto; una volta arrivati, Matt si
buttò letteralmente addosso a Mello, chiedendogli com'era
andata, e se aveva incontrato delle difficoltà per farsi
consegnare la foto. Era così carino, quando si preoccupava
in quel modo per il suo amore.
Dopo poco, Mello
tirò fuori da un cassetto una macchina fotografica, e chiese
a me e a Matt di metterci in posa; passammo tutto il pomeriggio a
scattare foto, che poi caricammo sul computer e stampammo, facendone un
accurato album di ricordi che mai sarebbero sbiaditi, nella nostra
memoria. Lo sfogliai per tutta la sera, e anche per i giorni a seguire,
soffermandomi soprattutto sull'immagine ottenuta utilizzando
l'autoscatto della macchina: io sorridevo, e Matt e Mello fingevano di
litigarsi una barretta di cioccolato. Quella foto era intrisa di una
felicità che purtroppo però, era destinata, come
tutte le cose eccessivamente piacevoli e belle, a terminare, a
dissolversi senza possibilità di poterne godere ancora una
volta.
La nostra canzone,
cantata con voce ogni secondo più flebile, accompagnava il
beffardo destino.
'
Mentre seguo ricordi intermittenti in questo mondo immobile...
la
realtà comincia a nascere dentro di me insieme alla tragedia.
Migliaia
di tristezze, migliaia di bugie, migliaia di desideri, migliaia di...
Migliaia
di amori, migliaia di occhi, migliaia di reali disperazioni. '
From,
Ash,
Dir en Grey [ Testo: Kyo ( vocals ) _ Musica: Shinya ( drum ) ]
+
Fine Capitolo Sette +
|
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Capitolo 8 *** + La Fine della nostra Canzone + ***
Innanzitutto chiedo umilmente scusa; per questo enorme ritardo, ma ho
avuto dei problemi, poco tempo, e diciamocelo, poca ispirazione. E
siccome tengo molto a questa fic, non volevo fare un lavoro
approssimativo, ma lavorare a fondo su questo capitolo che mi sta molto
a cuore, e che è stato difficile scrivere. Il
perchè, lo capirete leggendo.
In secondo luogo, lo dico qui perchè molti di voi lettori di
Wicked Game, seguite anche il Grande Quaderno, anch'esso
sarà aggiornato prima possibile, ma sinceramente ultimamente
ho avuto una fastidiosa mancanza di idee.
Mi perdonate? ;_;
Adesso, passo ai ringraziamenti:
Lenus
= grazie di tutto tesoro; i tuoi commenti sempre così dolci
e pieni di complimenti! *_* Sei davvero troppo gentile. Spero
apprezzerai anche questo ottavo capitolo. Un bacio, ti voglio un mondo
di bene, stellina. :*
JunJun
= tesoro!! Mello un IC perfetto? *_* Adesso mi commuovo. ;_;
Perchè ho sempre temuto di andare OOC con lui, tanto
è particolare la sua personalità.
Perciò, quello che mi hai detto mi rende incredibilmente
felice; mi sento al settimo, ma che dico, all'ottavo cielo! Davvero!
Sarah, come giustamente hai detto, vive all'ombra dei suoi amici e lei
stessa se ne rende perfettamente conto, ma non possiamo pretendere un
grande coraggio da una persona che ha passato una vita come la sua.
ç_ç Mi sono affezionata davvero molto, a questo
mio personaggio, e sono felice che piaccia anche a te. ^^ Grazie di
tutto, continua a seguirmi ( e scusami se non sono ancora riuscita a
leggere e commentare i nuovi capitoli di " A Little Bit " che hai
pubblicato, prometto di farlo al più presto! ). Un bacione.
:*
AllegraRagazzaMorta
= Hai visto? Alla fine, non vi ho lasciato sul più bello. ^^
Scusa per il ritardo! Mi fa piacere che la fic ti piaccia
così tanto; un abbraccio.
Ju Lin
= la tua recensione mi ha commossa sai? ;_; Sono immensamente felice di
sapere che la mia fic trasmette emozioni; era proprio lo scopo che mi
ero prefissata, quando ho iniziato a scriverla. Un abbraccio, e grazie
mille, sei veramente gentile. Baci.
Devil Kira
= Mello è il tuo personaggio preferito? E ti piacciono i
Diru? *________* TU SEI UN GENIO!!! Allora, spero apprezzerai anche il
pezzo di " The Final " che ho messo a fine capitolo. ^^ Continua a
seguirmi e grazie per la recensione!
Marghe88
= Che dire? Sei sempre così gentile. ^^ Mi spiace che la fic
sia triste ;_; ma chi mi conosce, sa che è un vizio. XD
Anche se ultimamente mi sto dando un pò di più
alle comiche e alle commedie. Fammi sapere comunque che cosa ne pensi
di quest'ottavo capitolo. ^^ Un bacio.
Shirahime88
= Sai che ti amo perciò non mi ripeto oltre ( e invece
sì: TI AMOOOOOOOOOOOO!! *___* ). Ok XD finito lo sclero,
veniamo alla tua recensione. Sei sempre un tesoro. *_* Non so veramente
più come ringraziarti. >**< Spero
apprezzerai questo aggiornamento, seppur così in ritardo.
Bacioni, e spero di risentirti presto. :***
Elly
= mi spiace che tu ti sia rattristata... ç_ç ma
io lo so che a te piacciono le mie fic strappalacrime, no? *_* Sei un
mito, grazie per la tua gentilezza, la tua simpatia e le tue
recensioni. Un bacione! :*
Grazie ovviamente anche a chi ha letto ma non ha commentato.
Ultimo avviso prima di lasciarvi alla lettura: ora posso dirlo con
assoluta certezza, la fanfiction sarà in tutto di dieci
capitoli. Insomma, questo è il terz'ultimo. Mi
dispiacerà abbandonarla. ;_;
Ma ho amato scriverla, e spero che non rimarrete delusi dai tre
capitoli finali.
Buona lettura, aspetto commenti che, lunghi o corti, critici o
entusiasti, sono sempre graditi. ^_^
< Matt, secondo te andrà tutto bene? >
< Chi può dirlo... forse sì, forse no.
>
< Ho paura, Matt... >
< Non devi averne, mai; non permetteremo che ti accada qualcosa,
Sarah. >
< Non hai capito, Matt; non temo la morte, nè il
dolore fisico. Ho paura di morire dentro. Un'altra volta. >
Capitolo VIII - La
Fine della nostra Canzone
Quel giorno, Matt e Mello erano molto seri; Mello si rifiutava persino
di abbuffarsi di barrette di cioccolato, come invece aveva fatto fino
alla sera del giorno prima.
Era arrivato il momento fatidico; personalmente, non sapevo molto del
piano architettato da Mello. Lui non me ne aveva mai parlato nei
dettagli, ed io avevo preferito non fare domande; in quei giorni poi,
era particolarmente irritabile, e non ci tenevo affatto a farlo
arrabbiare, così tenni a bada la mia curiosità, e
mi
limitai a stare vicina a lui e a Matt. Solo una cosa sapevo benissimo:
la loro vita era in serio pericolo, in quanto si apprestavano a sfidare
Kira, nel vero senso della parola. Ero spaventata e nervosa, ma cercai
di mantenere la calma per quanto possibile, per non essere d'intralcio
agli altri.
Ma qualunque fosse stato il loro piano, io li avrei seguiti, questo mi
ero ripromessa più e più volte, anche se avessero
detto
di no.
< Ti ho detto di no! Tu rimarrai qui a casa, è troppo
pericoloso! > esclamò Mello, quando lo supplicai di
portarmi
con loro.
< E invece voglio venire con voi! Voglio starvi accanto!
>
ribattei, decisa; non avevo alcuna intenzione di cedere, sebbene fossi
consapevole del fatto che quel giorno poteva essere l'ultimo, per tutti
noi.
Il mio desiderio però, era poter essere vicina a loro, nel
bene
e nel male, qualsiasi cosa fosse accaduta; forse è anche per
questo, che quel giorno non udiì la frase che Matt
sussurrò all'orecchio di Mello, il più piano
possibile,
avendo cura che io non sentissi.
" Noi due moriremo
insieme, Mello... che sia domani, o fra cent'anni... "
< Matt, per favore, convincila; non vuole capire che sarebbe in
pericolo, se venisse con noi! > si rivolse a Matt, che era
seduto
sul divano e stringeva fra le mani il suo videogame, spento; mi chiesi
cosa gli passasse per la mente in quel momento così
difficile.
Ma sapevo per certo che lui non avrebbe mai voluto arrivare a tanto; il
suo sogno era quello di vivere per sempre accanto al suo Mello, e
desiderava ardentemente che quest'ultimo lasciasse perdere la sua idea
di battere Near e di vendicare L.
Lasciare tutto a Near, lui ce la farebbe... pensava.
Vivere finalmente felici, senza pensieri, senza preoccupazioni, lontani
dai guai.
Un futuro sognato, desiderato, che in quelle ore pareva solo un
Paradiso irraggiungibile.
< Io... non so cosa dire. > borbottò, senza
alzare lo sguardo dal pavimento, che fissava insistentemente.
< Come al solito, tu non sai mai cosa dire! Mi sono stancato di
questo tuo modo di fare! > gli urlò contro Mello,
davanti ai
miei occhi, che si stavano velando di lacrime; tutto si stava
sgretolando, tutto a causa sua.
Kira.
L'avevo sempre odiato, e in quel momento desiderai di poterlo uccidere
con le mie stesse mani.
< Mello... > mi avvicinai a lui, tentando di calmarlo,
<
...non ha senso litigare proprio adesso. Ok, se proprio non vuoi... io
non verrò. > continuai, rassegnata, e poi mi diressi
verso la
piccola camera da letto che di solito ospitava proprio loro due.
Mi stesi sul letto e abbracciai il cuscino, singhiozzando, ma cercando
di non farmi sentire.
< Sarah... > disse Mello, bussando alla porta, <
...scusami,
non volevo... è che sono molto nervoso... dai, esci...
> mi
chiese, dolcemente, poi sentiì la voce di Matt, che
esclamò:
< Vieni qui ad infonderci un pò di coraggio! >
si
sforzò di ridere; sebbene fossi dall'altra parte di una
porta
chiusa, era come se potessi distintamente vedere il suo volto, mentre
faceva una gran fatica per sorridere, in un momento di così
alta
tensione.
Infondere coraggio? Io? Io che avevo vissuto una vita fatta di lacrime
e dolore?
E non solo: sapevo, che le sofferenze non erano ancora finite. In altre
parole, non ero affatto ottimista in quel momento, per cui ero la
persona meno adatta per spronare qualcuno.
Ma nonostante ciò mi alzai, apriì la portai e mi
mostrai ai due, con gli occhi ancora arrossati dal pianto.
< Perdonami se ti ho fatta piangere, non era mia intenzione,
credimi. > si scusò Mello; era difficile, vederlo
così
remissivo.
Mi scappò un debole sorriso.
< Non fa niente, stai tranquillo; in fondo, sarei solamente una
palla al piede, se vi seguissi. Scusami tu, piuttosto, per aver
insistito... sono così testarda... > dissi, scuotendo
il
capo; non volevo che si sentisse in colpa per il mio malessere.
Perchè in effetti, la causa non era lui, nè Matt,
e
neanche quel bastardo di Kira; non era altro che la mia debolezza, il
mio non saper stare senza qualcuno accanto che mi viziasse e mi amasse.
Così era stato con Casey e la sua famiglia, e
così era
con Matt e Mello. Ma dopo ciò che mi era accaduto, era
così sbagliato desiderare di essere finalmente felice
accanto a
qualcuno che amassi?
Eppure in quel momento, mi sentiì quasi un peso per il mio
migliore amico e per la persona che amavo.
Forse perchè ero stata a letto con Matt, e Mello non ne
sapeva nulla.
O forse perchè ero convinta che Matt si trovasse in
difficoltà a vivere con entrambi proprio perchè
fra noi
era successa... quella cosa?
Egoismo? Semplice paura di perdere chi amavo?
Non saprei rispondere con certezza.
< Tranquilla, non dovevo risponderti in quel modo. >
disse il mio
amico, < Senti, ho parlato con Matt... puoi venire con me se
vuoi,
il mio compito è in teoria meno pericoloso, dovresti correre
meno rischi se vieni con me. > continuò.
< Ma non è necessario, davvero... so che sarei un
intralcio... vi aspetto qui, ok? > sorrisi debolmente.
< No, davvero; vieni con me, Sarah. Prometto che farò
di
tutto, perchè non ti accada nulla. > insistette; lo
guardai
dritto negli occhi, e vi lessi una determinazione infinita.
Mello era veramente una persona speciale.
Coraggiosa oltre ogni limite.
+++
Matt partì con la sua auto, dando un affettuoso bacio sulle
labbra a Mello.
< Ci vediamo più tardi, ok? > sorrise, come se
stesse andando a fare una qualunque commissione.
< Sì... > sussurrò Mello, prima di
guardarlo
allontanarsi, con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.
< Andiamo... > disse poi, rivolgendosi a me,
accompagnandomi nel
luogo in cui saremmo rivisti pochi minuti più tardi; eravamo
all'interno di un camion, che doveva fungere da nascondiglio per noi e
per la persona che avrebbe portato. Lo salutai con un cenno della mano,
e mi accoccolai in un angolo, con il volto nascosto dietro le
ginocchia; sarebbe veramente tornato? Con chi? E Matt? Non ci capivo
più nulla, desideravo solo che tutto finisse, e che la
nostra
vita tornasse alla normalità. Avevo portato con me il nostro
album di foto, che sfogliai più e più volte,
soffermandosi sullo scatto che ci ritraeva tutti e tre, sorridenti;
quanto vorrei tornare, a quel periodo.
In effetti tornò poco dopo, in sella alla sua moto, con un
donna, una certa Takada Kiyomi; la costrinse a spogliarsi di tutti gli
abiti e la fece coprire con un lenzuolo, mentre le puntava contro la
pistola.
Così determinato, pensai, non l'avevo mai visto.
Nel frattempo, io fissavo davanti a me, pensando a Matt, pregando che
stesse bene; poi, Mello mi posò una mano sulla spalla e
m'invitò a seguirlo, sul sedile del camion, lasciando Takada
da
sola. Cosa accadde poi?
Troppo doloroso, troppo dannatamente VERO.
Non riuscivo a staccare il volto da quel maledetto schermo; la macchina
di Matt crivellata di proiettili.
Il mio... il nostro amore... era morto.
Mello cerco di rimanere il più possibile calmo, sussurrando
soltanto:
< Matt... ti hanno ucciso... perdonami... >
Mi parve di udire anche un " ti amo ", un attimo dello schianto.
Apriì a fatica gli occhi, anche se avrei preferito non
vederci
più nulla; non volevo più vedere il dolore,
tutt'intorno
a me. Non volevo più sentirlo.
Scossi il corpo di Mello, e lui mi rivolse un ultimo sguardo d'intesa,
e un'ultima frase.
< Va dà Near... e sconfiggete Kira insieme... >
Poi, più nulla.
Poggiò la testa sul volante, e si addormentò per
sempre, sotto i miei occhi grondanti di lacrime.
Lo scossi nuovamente, ma non ricevetti alcuna risposta; mi bastava un
sospiro, un piccolo movimento.
Nulla.
Raccolsi le forze che mi erano rimaste, e con le mani tremanti,
spogliai Mello del rosario che portava sempre al collo; ricordo che una
volta mi disse, quand'eravamo alla Wammy's House, che era molto
importante per lui. Lo strinsi forte e lo portai con me, promettendomi
di custodirlo per sempre, a costo della mia stessa vita.
Ancora oggi mi chiedo, come riusciì a pensare lucidamente in
quel momento.
Corsi via, e incontrai la stessa donna che avevo incontrato quando ci
recammo da Near; si chiamava Hal Lidner.
Mi bloccò, e io, ricordo distintamente, piansi tra le sue
braccia.
Chiamai più e più volte i nomi di Matt e Mello,
ed in risposta ricevetti solo alcuni:
< Stai calma, stai tranquilla, non proccuparti, sei al sicuro
adesso... >
" Al sicuro, al sicuro... forse sì, ma non sarò
mai felice, senza i due sorrisi che mi scaldavano il cuore. "
L'inferno nel profondo
del mio cuore non potrà mai tornare indietro,
sono un perdente
incapace di toccare il domani.
Anche le persone care si
disperdono magnificamente nelle mie mani,
anche imprimendo il
significato di ciò che ho vissuto, un fiore privo di
significato appassisce.
Così non
posso vivere, non posso vivere
le cose che non ci sono
più non rinasceranno
una canzone che non
richiede nemmeno una prova per vivere... Il Finale
From - The Final -,
Dir en grey
La nostra canzone, era ormai finita; da melodiosa, a flebile, a ormai
inesistente.
Non si può tornare indietro.
Ed io, debole anima persa, potevo solamente aggrapparmi al loro ricordo.
Sfogliando quell'album di foto, piangendo ininterrottamente, mi
ritrovai d'improvviso in un luogo che già conoscevo, in cui
ero
già stata una volta.
Assieme a Mello.
Già; pregai che in quel momento, avessero finalmente trovato
la
pace e la felicità che avevano sempre cercato, stringendo
forte
quel rosario, e la sigaretta che qualche giorno prima avevo rubato a
Matt, perchè avevo avuto la malsana idea di provare a fumare.
Come un oscuro presagio.
Essa era divenuta infine il ricordo di un amore, di un amico, di una
parte della mia vita.
Poi, una voce risuonò: tutto mi pareva assordante, anche il
più debole rumore.
< Sarah... >
Near.
< ...mi aiuterai a catturare Kira? >
Chiederlo è
perfettamente
inutile, Near; dovresti capirlo dal mio sguardo, che è
diventato
lo scopo di quest'assurda vita.
Fine
Capitolo VIII
|
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Capitolo 9 *** + Gli Occhi della Giustizia + ***
Eccomiiiiii.
*_* Finalmente un aggiornamento in un tempo accettabile. XD
Il capitolo è corto, lo so. Ma avevo deciso fin dall'inizio
che questo e l'ultimo ( ovvero il prossimo ), sarebbero stati corti. Il
prossimo sarà semplicemente l'epilogo di questa storia che
tanto ho amato scrivere; ma parliamo di questo capitolo 9.
Lo amo, e capirete perchè leggendo. XD
Non ho voluto stravolgere la storia perchè sinceramente
farlo non mi piace; ho preferito restare fedele alla vera trama di DN,
aggiungendo dunque solo la presenza di Evangeline/Sarah.
Il finale beh... spero che lasci un pò di suspence, almeno.
XD
Passo adesso ai ringraziamenti:
Lenus:
grazie tesoro, del tuo commento! ^_^ Mi dispiace di averti fatto
piangere, ma come ho spiegato nell'introduzione, volevo essere fedele
alla storia. Anche a me dispiace un casino per i miei due angeli...
ç_ç
Beh, spero che apprezzerai anche questo nono capitolo. Ti voglio un
mondo di bene, mia stellina! >**<
Shirahime88:
tu sei troppo gentile, davvero. ;_; Il tuo commento mi ha commossa.
Sono onorata di essere la tua scrittrice preferita, e mi fa
immensamente piacere che tu abbia apprezzato il capitolo otto, sebbene
sia così triste. Grazie per la recensione. Un bacione :*
HilarySan:
ma grazie. X3 mi ha fatto molto piacere il tuo commento. ^^ sei stata
gentilissima, un kiss. :*
NekoRika:
desideri un happy ending? Beh... vedrai nel prossimo capitolo. ^_^
grazie per la recensione, sei sempre gentilissima. *_* Un bacione! :*
Marghe88:
ma grazie. *_* il tuo è uno dei più bei commenti
che ho mai ricevuto! Davvero! Sono felicissima che il capitolo ti sia
piaciuto, e come vedi questa volta non vi ho fatto aspettare troppo.
^_^ Spero ti piacerà anche questo, seppur sia più
breve. Bacioniiiiiiiiii
AllegraRagazzaMorta:
grazie per i tuoi commenti, graditissimi come al solito. ^^ Continua a
seguirmi!
Elly:
visto? Come promesso ho aggiornato. *_* Ecco il capitolo che
aspettavi... goditelo e fammi sapere che ne pensi... eheh +.+ Un
bacione grosso grosso! :*
Freija:
sempre gentilissima. Come posso ringraziarti? ** No, davvero, non ho
più parole... sei un tesoro. ^_^ Continua a seguirmi, ho in
serbo un epilogo credo interessante... baciotti.
LittleBeaver91:
grazieeeeeeeeeee! *____* Mi ha fatto piacerissimo la tua recensione!
Continua a seguirmi... spero che questo capitolo e il prossimo ti
piaceranno. ^_^
< Near, tu credi che riusciremo a catturare Kira? >
<
... >
<
Come al solito, sei un tipo di poche parole... >
<
... >
<
Vorrei tornare alla Wammy's House... >
<
...quando avremo catturato Kira, ci torneremo insieme. >
Capitolo
IX - Gli Occhi della Giustizia
Non
riusciì a dormire, quella dannata notte; avevo saputo che
anche Takada era morta nel rogo che si era portato via il corpo di
Mello, di quello del mio Matt non seppi più nulla, era come
se non fosse mai esistito, se non nella mia fervida immaginazione.
Sinceramente, ammetto di aver pregato più di una volta che
fosse tutto un sogno, che la mia vita in realtà fosse uguale
a quella di tante ragazze della mia età; una scuola o un
lavoro, gli amici, un fidanzato, una famiglia... e invece mi ritrovavo
lì, in quella stanza buia, a singhiozzare fino a sentire
dolore fisico, a piangere finchè gli occhi non bruciavano. E
a fissare quel soffitto, in cui pian piano proiettavo con la mente
immagini allegre, di una piccola grande famiglia composta da tre
persone: io, Matt e Mello, un piccolo idillio, il momento
più felice della mia vita, che in poche ore si era
trasformato nel peggiore degli incubi. Chissà dov'erano in
quel momento, i miei due angeli... probabilmente in un mondo dove
finalmente potevano stare assieme senza preoccupazioni, paure, senza
dover pensare a niente se non al reciproco amore.
Con
Near non avevo parlato affatto; lui mi aveva chiesto se desideravo
aiutarlo a catturare Kira ed ovviamente avevo risposto di
sì, ma quando gli chiesi se ci saremmo riusciti, non
rispose. Mi disse solamente che saremmo tornati insieme alla Wammy's
House, quando tutto sarebbe finito.
E
così ripensai a quel periodo, quand'eravamo
bambini e giocavamo sorridenti in quel grande cortile,
ricordai Roger, chissà come stava... ripensai ad L, a quando
ero invaghita di lui, quanto tempo era passato... e poi la mia amica
Casey, la mia nuova famiglia... e sentiì di aver perso
tutto, chiedendomi cosa avessi fatto per meritarmi tutte quelle
sofferenze.
Strinsi
forte il rosario che era appartenuto a Mello, poi sfogliai per
l'ennesima volta il nostro album di foto, trovandovi un foglietto che
prima non avevo notato, evidentemente a causa dello shock; lo lessi.
La
calligrafia, era quella di Matt.
{
Ciao Sarah,
se
stai leggendo questa lettera, forse non siamo più con te; o
forse sì, e stiamo sorridendo tutti e tre, leggendola.
Anche
se la prima opzione, è la più probabile; vogliamo
chiederti scusa.
Per
tutto. Perchè hai sofferto in silenzio; ce ne siamo accorti
troppo tardi.
E
dirti grazie, per averci sopportato.
Devi
sapere che ho parlato a Mello di cosa c'è stato fra noi, se
lui non ti ha detto nulla è stato per non metterti in
difficoltà,
ma
stai tranquilla, non si è assolutamente arrabbiato; strano,
vero? Uno come lui, così geloso di ciò che gli
appartiene.
E
in fondo io, gli appartengo; e per dimostrarglielo, domani stesso
rischierò la mia vita per la sua causa. Lo sai, no?
Chissà
se tornerò mai in questo piccolo monolocale... spero solo
che almeno tu e Mello potrete farvi ritorno, mi accontenterei di
osservarvi
da lassù.
Oh...
perdonami, il tono di questa lettera è davvero deprimente,
me ne rendo conto... forse è meglio se lascio scrivere un
pò
anche
Mello...
Ciao
Sarah, so che sei molto in ansia per domani, ma voglio che tu ricordi
una cosa: se io e Matt non dovessimo farcela, tu devi
continuare
a vivere.
Devi
catturare Kira; ad ogni costo.
Perciò,
se dovesse accaderci qualcosa, corri da Near; insieme ce la farete.
In
gamba, ok?
Adesso
dobbiamo lasciarti... non siamo molto bravi ad esprimerci in questo
modo a quanto pare...
Ti vogliamo bene, Evangeline.
}
Eh
già, più avanti seguiva la calligrafia di Mello,
così precisa e lineare; il mio nome, alla fine, mi parve
suonare così bene... usare uno pseudonimo a cosa serviva,
alla fine, se sfuggire alla morte non era possibile? Il destino non lo
si può cambiare cambiando il proprio nome.
Dentro
di me, era come se non fossi più Sarah, ma fossi tornata
Evangeline; quella ragazzina che cercava la felicità, il
lato buono di chiunque e di qualunque cosa.
Ripiegai
la lettera e la riposi nuovamente al centro di quell'album, dandogli
un'occhiata per l'ultima volta, poi mi alzai da quel letto; rimanere
lì, immobile a pensare, non sarebbe servito a nulla.
Matt
e Mello si erano sacrificati per la causa attorno la quale tutto il
mondo girava, ormai; e il loro sacrificio, promisi più volte
a me stessa, non sarebbe stato vano.
Raccolsi
tutto il mio coraggio e mi recai da Near.
<
Ciao Sarah, ti senti... uhm... un pò meglio? >
chiese, fissando delle bamboline allineate davanti a sè.
<
Sì; ho capito che piangersi addosso non risolverà
nulla. Voglio ringraziare Matt e Mello per quello che hanno fatto per
me, e lo farò aiutandoti a catturare Kira. >
Loro
si fidavano di me.
<
Grazie. > abbozzò un sorriso; non avrei mai creduto
di poter vedere quell'espressione, sul suo volto.
<
Io credo di sapere chi è Kira. > affermò,
sicuro di sè.
<
Cosa? Davvero? > esclamai.
<
Yagami Raito... > lasciò cadere quel pupazzetto,
quello che raffigurava colui che sospettava essere il bastardo che
aveva rovinato la vita a me, e a tante altre persone; colui che mi
aveva portato via prima L, poi Matt, e poi Mello.
Yagami
Raito...
Quel
nome risuonò nelle mie orecchie per tutto il giorno; eppure,
pareva un nome così normale...
Pare
inoltre che si spacciasse per L, o meglio, per il secondo L, e questo
mi mandò letteralmente in bestia.
Nessuno
doveva permettersi di usare quel nome.
<
Senti, Near... mi chiedevo... non che la cosa m'interessi
particolarmente, ma mi è venuta un pochino di nostalgia...
sai per caso qualcosa dell'uomo che... che uccise i miei genitori?
>
Lui
rimase in silenzio, poi s'intromise il comandante Lester, uno della sua
squadra.
<
Per quanto ne so io, è stato trovato morto nella sua cella;
ho ragione di pensare che sia stato Kira a giustiziarlo. >
spiegò.
Kira
aveva ' giustiziato ' l'assassino dei miei genitori; molti mi direbbero
che avrei dovuto esserne felice, ma sentiì un groppo in
gola. Lui, alla fin fine, mi aveva strappato ad un destino ancor
peggiore di quello che avevo poi vissuto, per cui una parte di me era
grata a quel killer chiamato Beyond Birthday. E così, odiai
Kira ancor di più, se poteva essere possibile.
Non
ci volle molto tempo, perchè Near decidesse il giorno in cui
avrebbe incontrato il secondo L, colui che sospettava essere Kira;
quella data rimarrà sempre la più importante
della mia vita, un giorno che non potrò mai dimenticare.
Il
28 gennaio.
Il
giorno della mia vendetta.
Il
luogo in cui l'incontro era stato fissato era alquanto lugubre, ai miei
occhi; avevo il cuore a mille, non potevo fare a meno di pensare che di
lì a poco, la persona che più odiavo sarebbe
stata lì davanti a me. L'assassino che tutto il mondo
temeva, mi avrebbe guardata, scrutata con attenzione; non avevo paura,
se devo essere sincera. Ma ero tesa da morire, al pensiero che quello
sarebbe stato l'ultimo, decisivo duello tra Kira, e chi gli dava la
caccia; pensai che se avessi perso anche Near, non avrei avuto
più un motivo per continuare a vivere, anche se ero troppo
orgogliosa per togliermi la vita, se questo fosse accaduto.
C'eravamo
tutti, io, e la SPK al completo, lì ad attenderlo; e poco
dopo arrivò, scortato da tre agenti della sua squadra. Lo
guardai attentamente: era un bel ragazzo, su questo non c'erano dubbi.
Aveva l'aria di un tipo maturo e posato, certamente non aveva la faccia
di un assassino.
Il
suo sguardo era incredibilmente freddo, specie quando si
posò su di me; come se avesse percepito il mio odio nei suoi
confronti. Non c'era ancora la certezza che lui fosse chi supponevamo,
ma le probabilità erano molto alte, così come lo
era il rischio di perdere la vita. Ma non m'importava; mi sarei giocata
il tutto per tutto, pur di veder cadere il ' Mondo di Kira '.
E
quel giorno, davanti a me, si consumò il dramma di una
persona che sa di aver perso, ma non vuole accettarlo; di una persona
che urlò a squarciagola la sua identità,
facendosi odiare anche da coloro che erano lì per sostenerlo.
E
quello di un altra persona la cui devozione verso un Dio fasullo
l'aveva portato alla morte.
Il
dramma di Yagami Raito e del suo collaboratore Teru Mikami,
ossessionato dall'immagine di Kira.
L'uomo
davanti a me era Kira, ed io non seppi fare nulla per aiutare Near a
porre fine a quello strazio, a lui che strisciava a terra sanguinante
invocando il nome di chi gli era stato vicino; dentro di sè,
in fondo, era pur sempre un essere umano.
Solo
una cosa riusciì a fare: mi avvicinai a lui, che
alzò lo sguardo e mi mostrò un'espressione che
mai avrei creduto di poter vedere sul volto di quel maledetto.
<
Per L, per Mello, per Matt... adesso fai la fine che meriti. >
in quella frase racchiusi tutto l'odio che provavo dentro di me, l'odio
che giorno dopo giorno mi lacerava, che mi stava pian piano rendendo
una persona che non mi piaceva. Non volevo diventare una persona che
covava solo odio e rancore.
Lui
fece una smorfia e scostò lo sguardo dalla mia espressione
severa; provai una certa soddisfazione a vederlo così. Mai,
avrei potuto provare pietà verso di lui. Near, dietro di me,
seduto per terra, osservava la scena senza dire una parola; mi voltai
verso di lui e lo guardai a lungo negli occhi.
Gli
occhi di chi era riuscito a smascherare colui che sosteneva di essere
il Dio di un nuovo mondo.
Sciocchezze.
Noi
esseri umani non potremmo mai essere Dei.
Mi
persi dolcemente negli occhi
della giustizia che appartenevano al mio amico Near, e lo
ringraziai silenziosamente di aver completato il puzzle, finalmente;
sebbene lui stesso avesse affermato che senza l'aiuto di Mello, non
sarebbe stato possibile.
Ah
già, quel giorno ' conobbi ' perfino uno Shinigami, ovvero
un Dio della Morte; Mello me ne aveva parlato, ma non pensavo che ne
avrei mai visto uno di persona.
Quanto
cose accaddero, il 28 gennaio.
Yagami
Raito tentò di scappare, ma fu trovato morto poche ore dopo;
nonostante tutto, pregai perchè la sua anima trovasse
finalmente la pace.
L'anima
di una persona che aveva dimenticato di essere un normale ragazzo
giapponese, per inseguire una meta che l'aveva portato lentamente alla
distruzione.
'
Riposa in pace, bastardo assassino; adesso non provo più
rancore. '
+++
Tornai
alla Wammy's House; era ancora tutto come me lo ricordavo.
Il
grande edificio, il cortile, le rose... quelle rose, che L tanto amava;
mi parve quasi di poter scorgere la sua figura camminare lenta in quel
roseto.
Mi
commossi.
E
poi pensai che sì, sarebbe andato tutto bene da quel momento
in poi.
Ma,
mentre lo pensavo, un forte dolore mi costrinse ad accasciarmi a terra.
Mai
avrei creduto...
...che
il passato avrebbe bussato di nuovo alla mia porta.
Non
in quel modo.
Fine
Capitolo IX
|
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Capitolo 10 *** + Futuro + ***
Ed eccoci alla fine di questa
storia; quasi non mi sembra vero. ç_ç
In verità,
mi sto commuovendo; sono triste perchè ho amato
particolarmente scriverla, e sarà dura lasciarmela "alle
spalle".
Chiedo scusa per il capitolo corto, ma ho voluto che fosse
così, che fosse rapido e conciso, ma ( spero ) ricco di
sentimento.
A questo punto non vi faccio attendere oltre e vi lascio alla lettura,
dandovi appuntamento a fine capitolo per i ringraziamenti ( leggeteli,
ho intenzione di ringraziare uno per uno tutti coloro che mi sono stati
vicini e hanno seguito fedelmente questa storia ).
Buona lettura...
WICKED GAME
~
EPILOGO ~
Capitolo
X - Futuro
Mi
risvegliai in un letto d'ospedale, totalmente scombussolata; non
ricordavo com'ero arrivata lì, nè chi mi ci
avesse portata.
Apriì
gli occhi a fatica, le palpebre parevano pesare in un modo assurdo; mi
alzai a sedere sul letto, dolorante.
Accanto
a me vidi Roger; fortunatamente, era ancora in salute, sebbene fosse
decisamente invecchiato.
<
Ben svegliata, Sarah. > sorrise, prendendomi la mano.
<
Roger... perchè mi trovo qui? Cosa... che cos'ho? >
chiesi preoccupata, ripensando a quel dolore insopportabile che avevo
sentito poco prima.
<
Stai tranquilla, non hai niente di brutto. > sorrise di nuovo,
annuendo con la testa.
<
E allora cos'ho? Dimmelo, Roger. > insistetti, e in quel momento
il dottore entrò in camera, e mi guardò, con aria
tranquilla.
<
Signorina, lei è incinta. > affermò.
Spalancai
gli occhi; incinta? Non potevo crederci. Questo significava che...
che...
...che
aspettavo un figlio da Matt.
Mi
venne da piangere, e così mi sfogai tra le braccia di Roger,
che mi accarezzò amorevolmente la schiena, come il padre che
alla fin fine non avevo mai avuto, o come il
più dolce nonno che un bambino alla ricerca di coccole possa
desiderare.
<
Roger... > chiamai il suo nome.
<
Roger io... il bambino... > la voce rotta dai singhiozzi.
<
Il bambino sta bene Sarah; state bene entrambi, e questo è
l'importante. > mi tranquillizzò.
<
Il bambino... è di Matt... > dissi fra le lacrime;
lacrime di gioia. Ma anche di paura, per quella inaspettata situazione.
<
Dici sul serio? > chiese Roger sorpreso.
<
Lui... è l'unico a cui mi sono donata completamente... io
l'ho amato... l'ho amato tanto... > singhiozzai; avevo
raccontato
a Roger tutto quello che era successo, e lui
aveva pianto assieme a me, rendendosi partecipe del mio dolore.
<
... lo amo... > sussurrai, accarezzandomi il ventre, <
...ed ora suo figlio è qui... è qui dentro di
me... >
Quand'ero
tornata alla Wammy's House, Roger mi aveva comunicato i veri nomi di
Matt e Mello, così che potessi ricordare
anch'essi in eterno; Mail Jeevas e Mihael Keehl.
Adoravo
quei due nomi.
E
ogni tanto pensavo a quanto suonasse bene, che so... Mihael Jeevas.
E
adesso vi chiederete cosa sto facendo in questo momento:
sto
stringendo tra le braccia mio figlio, che ha ormai sei mesi.
Dovreste
vederlo; sorride dolcemente ogni volta che gli parlo del suo
papà.
Quel
papà che purtroppo potrà conoscere solo
attraverso le mie parole, e grazie a quelle splendide foto.
Come
lo chiamerò?
Devo
ancora decidere.
Mihael
o Mail, Mail o Mihael.
Voi
che ne dite?
Sapete,
in questo momento la mia amica Casey mi sta chiamando, devo aiutarla a
scegliere il vestito per il suo matrimonio.
Sì,
avete capito bene, mi sta chiamando; ecco cosa succede, quando si
è infinitamente felici.
Si
ritrova anche il coraggio di parlare, che in passato si era perso.
Lascio
il mio piccolo in custodia alla zia Angela; lei lo adora.
Dice
che ha sempre amato i bambini con i capelli rossi. *
Adesso
vado da Casey, non intendo farla aspettare; chissà come
sarà bella, quando sorriderà di fronte all'altare.
Come
dite? Se ho trovato qualcun altro da amare?
Al
momento no, ma chi lo sa.
Ho
ancora tutta una vita davanti, adesso voglio pensare solo a mio figlio.
Ma
non vi nascondo che io e Near ci sentiamo molto spesso...
Wicked
Game - Fine
* come sono in
realtà i capelli di Matt? XD Forse non lo sapremo mai. Ma ho
voluto che il bimbo avesse i capelli rossi anche per implicita (?)
richiesta di Elly. ^_^
RINGRAZIAMENTI:
parto da coloro che
hanno seguito la fic dall'inizio, che hanno commentato ogni capitolo (
o quasi ), che hanno pianto e riso assieme a me, che hanno condiviso le
mie emozioni.
JunJun: tu sei un tesoro, e lo sai, ma
in questa sede lo ripeto per l'ennesima volta. Grazie per l'affetto che
hai dimostrato per questa storia, per aver creduto nella sua riuscita,
per aver commentato costantemente e accuratamente, offrendomi splendide
analisi personali. Spero che avrai apprezzato questo finale, e di non
averti deluso. Perchè non vorrei farlo, mai. Grazie. Un
bacione tesoro :*
Lenus: dire che ti adoro, lo so,
è monotono, visto che te lo dico sempre; ma lo ripeto qui,
perchè per me è importante. Dunque, TI ADORO.
Grazie infinite per aver seguito questa storia fin dal primo capitolo,
e di averli commentati tutti ( e di avermi sopportato XD ). Sei
dolcissima, come sai sono felicissima di averti conosciuta, e qui ti
dico, con tutto il cuore: TI VOGLIO BENE, TANTO. Grazie di tutto,
stellina mia. Un bacione alla tua sorellina. :*
Marghe88: che dire? Come sempre
gentilissima. Grazie per tutti i tuoi complimenti, grazie per aver
seguito fedelmente la mia fic, sono stra-felice che ti sia piaciuta,
dunque spero che questo finale non ti abbia delusa. Fammi sapere. Un
bacione ad una delle mie più importanti e fedeli lettrici.
Grazie.
Shirahime88:
tu sai che ti amo e non
c'è molto altro da dire... se non che TI AMO! ( ok,
è ufficiale xD noi due ci sposeremo ùù
) Scherzi a parte, grazie di tutto; per aver letto e commentato sempre,
anche ultimamente che sei molto occupata. Come posso ringraziarti? No
perchè io... ti giuro non ho parole. Sei troppo gentile,
troppo... ok, ora mi commuovo. ç_ç Grazie di
cuore, per tutto. Tvb ^*^
Freija:
grazie per tutti i tuoi commenti, specie l'ultimo, mi ha fatto
sciogliere. ç_ç Sei troppo gentile, davvero; poi
tutti questi complimenti, fatti da una brava scrittrice come te... uff
non so più cosa dire... avrei tanto da dire, ma le parole
non escono. Perchè sono troppo commossa, per tutto questo
affetto. Grazie, grazie infinite. Continua a seguire le mie fic, se ti
andrà ovviamente. ^_^ Ho in serbo altre sorprese, per il
futuro. Un bacio.
Elly:
tu sei una delle mie più care lettrici e ci tenevo a
dirtelo. Non immagini neppure quanto i tuoi commenti mi facciano
piacere. Sei simpaticissima, davvero una persona speciale; grazie per
avermi sopportato su msn ogni volta, grazie per aver seguito la fic,
grazie per averla adorata e... per tutto, ecco. Fammi sapere che ne
pensi di questo finale; hai visto? Il bambino ha i capelli rossi,
proprio come volevi tu! *_* TVB, un bacione.
NekoRika:
sebbene tu abbia iniziato a leggere la fic più in ritardo,
devo assolutamente ringraziarti per la tua costanza e dedizione nello
scrivere le tue recensioni. Sei stata davvero gentilissima, ti giuro,
ho le lacrime agli occhi. Perchè sono triste che questa fic
sia giunta al termine, ma sono anche felice che una scrittrice geniale
come te l'abbia così apprezzata. Grazie, davvero. Baci.
Veniamo adesso a coloro che hanno recensito pochi capitoli ma che
ugualmente hanno seguito tutto lo svolgersi della fic:
AllegraRagazzaMorta:
ti è piaciuto questo finale? ^_^ Spero tanto di
sì. Sono felice che la fic ti abbia emozionata. Grazie mille
per le tue recensioni. Baci.
JuLin:
le tue recensioni sono così ricche, così
complete, così belle da leggere. Grazie di cuore per tutto.
Non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere sapere il tuo parere su
questa mia storia. Ho adorato i tuoi commenti, sempre dettagliati ed
esaurienti. Spero che il finale non ti abbia in alcun modo delusa. E ti
chiedo scusa per aver scritto, a suo tempo, il vero nome di L. ^^''
Bacioni, e grazie.
Fofolina:
il tuo commento mi ha fatta sciogliere. ç_ç E'
così... bello. Senza dubbio uno dei migliori che abbia mai
ricevuto. Sono felice di averti emozionata con questa mia storia;
addirittura la più bella fic che tu abbia mai letto? *_* Beh
non so, questo giudizio spetta a voi lettori... ma non sai quanto sono
felice, per aver letto la tua frase. Davvero, mi riempie di gioia.
Grazie infinite, sei stata veramente tanto gentile. Un bacione.
LittleBeaver91:
grazie! *_* mi dispiace se ti ho fatta disperare ( chi mi conosce lo
sa... sono sadica XD ma a parte gli scherzi... ), sono comunque molto
felice che la storia ti sia piaciuta. Grazie delle tue recensioni! ^_^
HilarySan:
Grazie dei tuoi commenti, spero che leggerai anche questo capitolo
finale, fammi sapere cosa ne pensi. ^_^ Un bacio.
Devil Kira:
hai recensito un solo capitolo, ma ti ringrazio di cuore. E poi sei una
grande, visto che ti piacciono Mello e i Diru. ** Grazie!
Nymia:
grazie mille anche a te, per aver lasciato un segno della tua presenza.
^_^ sono felice che la storia ti abbia commossa ed emozionata. Baci.
Kyah:
grazie di cuore anche a te, anche se non hai recensito gli ultimi
capitoli. Bacioni. :***
Ok, credo di non aver dimenticato nessuno. ^_^
Grazie a tutti di nuovo.
Sono commossa, davvero.
E adesso, finalmente, lo posso dire:
alla faccia di chi non credeva in me, di chi mi ha presa in giro, di
chi ha deriso la mia storia. C'è chi sa di cosa sto
parlando, fra voi. ^^
GRAZIE.
VI VOGLIO BENE.
Alla prossima............. *___*
E adesso è proprio la fine... X°D
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