9.0

di NinaTheGirlWithTheHat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo : l'esperimento sbagliato ***
Capitolo 2: *** Experiment no.1 ***



Capitolo 1
*** Prologo : l'esperimento sbagliato ***


 

9.0


 

Erano progettati in laboratorio,il loro dna elaborato secondo precisi criteri. Ibridi,di cui nessuno conosceva l’esistenza,tenuti all’oscuro dalla società che finanziava questi esperimenti mai effettuati in precedenza. Era tecnologia allo stato puro,scienza illegale,torbida e contorta. Erano esseri tecnicamente perfetti,possedevano capacità anormali,contenevano dentro di se linfa divina,celeste o demoniaca. Erano innovazioni,cavie nate all’unico scopo di diventare macchine da guerra,di conquista e di dominio.
Gli ibridi erano tenuti in celle di contenimento,progettate apposta per queste creature artificiali,simili in tutto e per tutto agli umani. Erano belli,immortali e possedevano un intelletto superiore.
Tuttavia lei era sbagliata: la calibratura dei geni e dei caratteri non era in sintonia con la sequenza del dna. E. era sbagliata,era una neonata sbagliata. Usciva dai canoni infrangendoli tutti. E. pensava e questo era sbagliato,era un errore. E. provava sentimenti,emozioni e aveva una mente funzionante. Il suo cervello non dipendeva da nessun cip inserito nella corteccia celebrale. Se ne era resa conto un giorno che pensava,era avvolta dalle parole,da opinioni. Parlare con se stessa le aveva fatto sviluppare una personalità e una coscienza proprie,indipendenti. Capiva  quello che le diceva il suo creatore,uno scienziato tra i più geniali di tutta la nazione : le raccontava la sua giornata,che era a conoscenza delle efferatezze a cui era costretto e tutto per rivedere la sua famiglia. E. dentro la sua cella fatta di acqua e nutrienti galleggiava nei suoi pensieri e le scoppiava la testa perché non era nata per pensare;le provocava dolore ma alla fine aveva imparato.
E. sapeva che un giorno sarebbe scappata da quella prigione e sarebbe stata libera di vivere una vita normale.

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Capitolo 2
*** Experiment no.1 ***


9.0

“Oh,creatura mia,sapessi come è stata dura oggi! Le condizioni a cui sono costretto sono penose e tutto questo perché io possa vedere mia moglie e mio figlio una misera volta al mese. Questa è schiavitù mia amata E.,è schiavitù! Non posso ritenermi libero,sono tenuto a produrre ibridi su ibridi senza cuore,senza personalità e tutto per la sete di potere di chi ci governa. Preferirei essere nato sciocco e non essere dotato di un così alto Q.I.! Ma che vado a dire,che vado a dire. Povera te,mia cara E.,che non puoi capire lo scopo per cui ti ho progettato ma beata te che non vedi l’orrore serpeggiare sul nostro pianeta. Vedi,continuo a parlare con te che non comprendi,ma sei l’unica cosa che mi rimane,l’unica creatura che ho creato con amore. Volevo farti diversa,ma forse ho fallito. Sono solo un povero schiocco,un vecchio idealista che anela alla libertà e alla pace. Buona notte E.,buona notte piccola mia” disse l’uomo fissando la sua creazione,immobile all’interno della cella a base di acqua e di zuccheri,poi spense la luce del laboratorio non prima di aver lanciato un ultimo sguardo all’ibrido inerte.
E. si scosse all’interno del mantello acquoso e riprese vita,aprendo gli occhi per la prima volta dopo tanto tempo. Non sentiva ancora pienamente il controllo sul proprio corpo,ma aveva imparato ad utilizzare la vista,spinta da una strana forza che le diceva di provarci,che ce la poteva fare.
Cercò di muovere le braccia ma i muscoli erano atrofizzati,non essendo stati mai abituati  al movimento e le facevano malissimo. Con un enorme sforzo cercò di muovere le dita delle mani e dei piedi e dopo molto tempo ci riuscì.
All’improvviso la luce del laboratorio si accese  ed un uomo assai corpulento entrò con fatica nel piccolo stanzino in cui era collocata E. : l’energumeno piantò il suo sguardo porcino sul vetro ed incrociò lo sguardo dell’ibrido che lo  fissava insistente negli occhi con curiosità. L’ omaccione  si spaventò quando vide quello sguardo ceruleo sondarlo con grande interesse,quasi lo stesse studiando. E. si chiedeva invece se tutti gli esseri umani fossero così…così grossi e ingombranti. Quell’umano sembrava starci a fatica nel laboratorio di ferro e sembrava a disagio: forse perché lo stava guardando da tanto? Mosse le dita contro il vetro della cella cercando un contatto con quella forma di vita,così diversa e viva. Naturale. Pensante. Non artificiale come lei,non costretta all’oblio continuo come lei. Cercò di muovere una mano che posò sulla teca che la circondava. Il liquido rallentava i suoi movimenti,era una gelatina molto difficile da smuovere e ci volevano grandi sforzi per un minimo movimento.
L’uomo assunse un’espressione di terrore e sbatté contro il muro così fortemente da far traballare tutte le celle. E. capì e dando un fortissimo spintone contro il vetro riuscì a far cadere la capsula che la conteneva per terra,frantumandola. All’istante un liquido viscoso e puzzolente si riversò sul pavimento plastificato,sporcandolo tutto. L’ibrido venne liberato e si riversò inerme sul pavimento avvolto dalla gelatina,a pezzi. Si mosse sconnessamente sul pavimento e trovato un minimo di ordinazione cercò di alzarsi ma non ci riusciva molto bene. L’uomo uscì lanciando un urlo e chiuse di corsa la porta del laboratorio,spegnendo tutte le luci,come se avesse visto un mostro. Così E. rimase al buio. Ed ebbe paura.

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