You and your high top sneakers and your sailor tattoos.

di _justbreathe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Like a hurricane in the heart of the devastation. ***
Capitolo 2: *** 2. But i'm a whole lot worse than well. ***
Capitolo 3: *** 3. You can lean into me if you ain't been in love for a while. ***
Capitolo 4: *** 4. Because the radio will still play loud songs that we heard as our guards came down. ***
Capitolo 5: *** 5. With your hands around my neck i felt the pounding of your heart. ***
Capitolo 6: *** 6. And out of all these things i've done i think i love you better now. ***
Capitolo 7: *** 7. Her hair was pressed against her face her eyes were red with anger enraged by things unsaid and empty beds and bad behavior. ***
Capitolo 8: *** 8. It's a beautiful night, we're looking for something dumb to do. (parte 1) ***
Capitolo 9: *** 8. You're the smell before rain, you're the blood in my veins. (parte 2) ***
Capitolo 10: *** 9. Just gonna stand there and watch me burn, but that's alright because i like the way it hurts. ***
Capitolo 11: *** 10. You're young and in love, that should be enough. ***
Capitolo 12: *** 11. I knew you were trouble. ***
Capitolo 13: *** 12. When you lose something you can't replace. ***
Capitolo 14: *** 13. All you need is love. ***
Capitolo 15: *** 14. When love, love will tear us apart again. (parte 1) ***
Capitolo 16: *** 14. Cause, after all, you do know best. (parte 2) ***
Capitolo 17: *** 15. Perché credo che insieme potremmo essere straordinari. ***
Capitolo 18: *** 16. But we long for love, we believe in love. ***
Capitolo 19: *** 17. All you have to do is fall in love. ***
Capitolo 20: *** 18. Cause if i am to go, in my heart you'd grow and that's where you belong. ***
Capitolo 21: *** 19. You'll be the catalyst. ***
Capitolo 22: *** 20. El meu amor,la meva sort, les meves mans, o el meu dit resseguint-li la columna vertebral. ***



Capitolo 1
*** 1. Like a hurricane in the heart of the devastation. ***


                                                                                                                    Prologo.


She's an endless war
like a hero for the lost cause
like a hurricane
in the heart of the devastation
she's a natural disaster”


Dai, mantieni la calma.” mi dice paziente Alicia, la mia migliore amica.
Sbotto: “No. Non sto calma. Non sto calma perchè ho preso tre nella prima verifica dell'anno, non sto calma perchè ho letto su facebook che David si è messo con quella troia, non sto calma perchè devo fare tutta questa fila per pagare una felpa solo perchè il negozio è pieno a causa di un coglione che doveva presentare i suoi nuovi scarpini da calcio fucsia, che tra l'altro fanno pure cagare!”.

Eva, datti una calmata.” sussurra lei guardando alle mie spalle.
Non ho intenzione di farlo: “Non ci penso nemmeno! È una cosa impensabile essere in fila alla cassa da mezz'ora perchè mezza Barcellona si è riversata qui dentro per un deficiente che doveva far vedere le sue cazzo di scarpe e sparare quattro cazzate su quanto ami i suoi tifosi.”.
Alicia si passa una mano nei lunghi capelli rossi soffocando una risatina, mi volto.

Il coglione in questione ha sentito tutto.” dice l'oggetto della mia ira, Jordi Serrano, attaccante della nazionale spagnola e del Barcellona.
Fingo sarcasticamente di essere dispiaciuta: “Oddio, non volevo ferire i tuoi sentimenti.”.

Non ho intenzione di accettare le tue scuse.” mi dice acido.
Rido: “Infatti non mi sono mai scusata con te, cretino.”.
Alicia mi prende per un braccio e mi suggerisce amichevolmente: “Eva, non fare l'isterica.”.

Non sono arrivato a vincere un Pallone d'Oro per farmi insultare da una quindicenne!” esclama Serrano.
Ormai ci stanno guardando tutti, non è proprio giornata: “Infatti di anni ne ho diciotto.”.
Ci guardiamo negli occhi con aria di sfida, sento la rabbia crescermi dentro, quello è solo un montato che viene pagato milioni per prendere a calci un pallone.

Non è il caso di litigare per una cosa così frivola!” esclama una voce alle spalle di Jordi.
Spiegalo al tuo amico con l'orgoglio ferito.” sputo acida prima di rendermi conto di stare parlando con Albert Simon, il portiere dai capelli biondi e gli occhi blu come il mare.
Scusala, oggi si è svegliata di cattivo umore.” gli dice la mia migliore amica, diplomatica.
Albert sorride: “Beh, perché non proviamo a risolvere questo diverbio fuori di qui?”.

No.” diciamo io e il cretino, assieme.
Il biondo sospira: “Jordi, credo che tu abbia trovato pane per i tuoi denti.”.

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Capitolo 2
*** 2. But i'm a whole lot worse than well. ***


                                                                                                                 Capitolo 1.


But i'm a whole lot worse than well
but i'm determined to slip this skin
and i know you're dying for a good time
dying to breath again.”



Alla fine abbiamo accettato, il biondo ha deciso di offrirci un aperitivo in segno di scuse, anche se lui non aveva proprio niente di cui scusarsi. Così ci ritroviamo tutti e quattro seduti in un bar situato in un vicolo.
Non mi piacciono i posti troppo affollati.” dice Albert, come per darci una spiegazione.
Jordi sospira: “Sì, beh, non posso mai stare tranquillo, la folla si riversa verso il mio tavolo, sono impazziti, vogliono tutti un autografo, una foto...”.
Lo interrompo sospirando: “Povero, la tua vita deve essere proprio dura.”.
Alicia mi da un calcio sotto al tavolo e cerca di sviare il discorso, mentre io e il cretino ci fissiamo, ci stiamo uccidendo con lo sguardo, ma ciò mi conferisce l'occasione di guardarlo meglio: ha i capelli color castano scuro, sono abbastanza corti ma ha dei ciuffi ribelli che gli ricadono in avanti, sulla fronte, gli occhi sono scuri, il naso è dritto, non si è fatto la barba, ha dei bei lineamenti, questo non lo posso negare. Mi chiedo quante ragazze abbiano un suo poster appeso in camera, indubbiamente tante.
Penso a quanta invidia potrei fare a quella troia che si è messa con David se mi facessi una foto con Jordi, però no, insomma, non gli posso chiedere una foto, si monterebbe ancora di più; e poi io non lo sopporto, chi la vuole una foto con lui.
A proposito, David è il mio ex ragazzo, nonché ex migliore amico, siamo cresciuti insieme, mio papà lavora con il suo, nello stesso studio legale. Io e David abbiamo praticamente passato infanzia e adolescenza insieme, poi è scattato qualcosa, abbiamo capito che tra noi c'era qualcosa di più; questo “qualcosa” è finito cinque mesi dopo, con un “Mi dispiace, Eva, ma non siamo fatti per stare insieme” da parte sua e tante lacrime da parte mia. Così io mi ritrovo in un bar sperduto in un vicoletto con la mia migliore amica, il portiere più bello che il mondo del calcio abbia mai visto e un montato che ho voglia di prendere a sberle, mentre David si sta divertendo con la sua nuova ragazza, la troia, il cui vero nome è Claudia: capelli biondi, taglia trentotto, capacità di farsi adorare da tutti, o quasi.
Una risata generale mi riporta alla realtà. “Scusatela, è spesso tra le nuvole.” commenta Alicia, riferendosi a me.
Albert sorride: “Tu invece, cosa prendi, Eva?”.

Una Redbull, grazie.” dico, sorridendo.
Il cameriere appunta la mia scelta, mentre il portiere soffoca una risatina, non capisco perchè, meglio non capire e andare avanti a farmi i cazzi miei: controllo il cellulare, un messaggio, magari è David. Le mie speranze vengono frantumate quando vedo che il mittente è mio papà, che mi dice di non tardare troppo perchè siamo invitati a cena da mia zia, a Lloret de Mar. Spengo lo schermo sbuffando, prendo qualche secondo per specchiarmi: il trucco scuro intorno ai miei occhi grigi è ancora in ottime condizioni, lo stesso si può dire dei miei lunghi capelli neri e mossi.

Vi piace il calcio?” domanda Albert, è un ragazzo amichevole, umile, simpatico, gentile, forse è la cosa più simile al principe azzurro che abbia mai incontrato.
Alicia risponde subito, ho già capito che punta ad Albert, ma d'altronde come posso biasimarla? “Ogni tanto guardo qualche partita, non posso dire di essere una grande tifosa, ma mi piace.”.
Si girano tutti verso di me: “In famiglia sono tutti dell'Espanyol.”.
Albert si mette a ridere, Jordi alza un sopracciglio: “Adesso capisco perché sei così!”.
Sorseggio la Redbull: “Invece a te cos'è successo? Sei nato così oppure sei caduto dal seggiolone?”.
Alicia sospira: “Si è fatto tardi.”.
Mi alzo di scatto: “Già, devo andare a Lloret de Mar.”.
Albert sorride comprensivo: “Conoscervi è stato un piacere, magari possiamo rivederci se vi va.”.
La mia migliore amica coglie la palla al balzo: “Certo che sì!”.
Apre la borsa, prende l'occorrente e scrive il suo numero di cellulare su un bigliettino.
Il cretino non mi toglie gli occhi di dosso, lo guardo: “Ciao Serrano, ci si vede.”.

Come scusa?” chiede lui incredulo.
Cosa scusa?” gli domando, non ci sto capendo più niente, se articolasse i discorsi, magari ci capirei qualcosa.
No, dico, non mi chiedi il numero?” dice Jordi.
Gli rido in faccia: “No.”.
Alicia e Albert stanno osservando la scena abbastanza divertiti, saluto il biondo ed esco dal bar con la mia migliore amica.

Il portiere è parecchio figo.” commento.
Alicia sorride maliziosa: “Mi ha dato il suo numero.”.
Rido: “La solita stronza che se li prende tutti!”.
Mi da una gomitata nelle costole: “Zitta, c'è Jordi Serrano per te!”.

Ti sbagli, tesoro. Quello è un montato, è un coglione, deficiente, egocentrico, non è capace ad articolare una frase, narcisista e chi più ne ha più ne metta, io con quello non uscirei mai.” dico convinta.
Peccato sia anche incredibilmente affascinante.” mi fa notare lei.
Scuoto la testa: “Non è il mio tipo.”.
Alicia controlla l'ora sul cellulare: “Questa me la segno, l'affermazione delle diciassette e cinquantatre.”.
Rido e le mollo un bacio sulla guancia: “Ciao stronzetta, mi aspetta una bella serata di merda in famiglia!”.

Ciao Eva!” esclama lei.
Mentre mi allontano mi urla: “E facci un pensierino su quel Serrano!”.
A volte non servono parole per far capire un pensiero, così le mostro il dito medio sorridendo.




Papà, per che ora torniamo stasera?” domanda Andrés, mio fratello, mentre in autostrada ci dirigiamo verso casa di mia zia.
Mia mamma sospira: “Hai intenzione di andare in discoteca e tornare domani mattina alle sette anche oggi?”.
Mio fratello sbuffa.
È più grande di me, ha ventitré anni, studia scienze politiche, ma la sua vera essenza è un'essenza da cazzeggiatore professionista, è pigro, pensa solo ai divertimenti, all'Espanyol e alle ragazze. Mia mamma, Anna, invece, è dolce e paziente, caratteristiche indispensabili per fare il suo lavoro, la maestra d'asilo. L'opposto di lei è mio papà, Antoni, capelli neri e sguardo penetrante, cinquant'anni che non dimostra, determinato avvocato di successo.

Andrés, forse sarebbe meglio che ti focalizzassi un po' di più sui tuoi studi.” dice mio papà, senza staccare gli occhi dalla strada.
Antoni accende la radio, è l'ora delle notizie sportive, il giornalista inizia ad annunciarle, quella che colpisce tre componenti della famiglia su quattro è “Il numero nove, Jordi Serrano, si mostra più che sicuro nei confronti del derby Barça-Espanyol che si giocherà tra quattro giorni al Camp Nou: Li schiacceremo.”.

Ma che arroganza!” esclamo infastidita.
Mio papà scuote la testa: “Quello è solo un buffone.”.

E' un montato.” dice mio fratello.
Mia mamma sospira: “Non potete insultare così una persona senza nemmeno conoscerla, voglio dire, è insensato...”.
Mentre lei continua a blaterare prendo le cuffie che ho in tasca, stando alla filosofia di mia mamma, io posso dire di conoscerlo, posso dire che è un cretino, lo posso insultare quanto voglio, alzo il volume, guardo fuori dal finestrino: vedo l'Audi sportiva nella corsia accanto avvicinarsi accelerando un po' troppo, faccio solo in tempo a dire: “Papà, attento a destra!”, prima di sentire un rumore sordo.
È la prima volta che rimango coinvolta in un incidente d'auto, sto bene, cioè, mi fa solo un po' male il naso, ho picchiato la faccia contro il finestrino, mi tasto il naso e mi accorgo che sto sanguinando, guardo mio fratello e i miei, nessuno si è fatto male, mio papà guarda fisso un punto davanti a sé, mormora: “Questo idiota mi ha distrutto la macchina.”.
Mia mamma si slaccia la cintura: “Almeno scendiamo, vediamo di fare una constatazione amichevole.”.
Apro la portiera e scendo, mentre mi tampono il naso con un fazzoletto di carta.
La portiera della parte del guidatore dell'Audi si apre e stento a credere a quello che vedo: Jordi Serrano.

Ancora tu?!” sbraito.
Eva!” esclama Jordi.
Mio papà sembra sotto shock: “Serrano mi ha distrutto la macchina e conosce mia figlia.”.

Io non lo conosco quello.” mi affretto a dire.
Jordi alza un sopracciglio: “Certo, e l'aperitivo oggi chi te la pagato?”.

Aperitivo?” domanda Antoni, stavolta con un tono che mi sta terrorizzando.
Serrano, chiudi quella cazzo di bocca.” gli dico, con aria minacciosa.




Ciaaaao gente (?)
Allora, prima di tutto vorrei ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate *offre loro dei cookies* e vorrei ringraziare anche chi ha dedicato del tempo a leggerla :3
Dal prossimo capitolo la storia entrerà più nel vivo; vi invito a lasciare un commento, positivo o negativo che sia, per me è importante :)
Grazie *-*

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Capitolo 3
*** 3. You can lean into me if you ain't been in love for a while. ***


                                                                                                                 Capitolo 2.



I wanna see you tonight
would you come for a drive?
You can lean into me
if you ain't been in love for a while”




Quanto avrei voluto vedermi la scena.” mi dice Alicia al telefono, incredula dopo il racconto dell'incidente con Jordi, avvenuto il giorno prima.
Sospiro: “Ho dimenticato un pezzo. Oggi Jordi deve venire a casa mia per accordarsi con mio papà sui danni della macchina e bla bla bla.”.

Si è offerto di pagarvi le spese del carrozziere?” chiede lei.
Già.” dico io, prima di sentire il campanello suonare.
Sbuffo, sono sdraiata sul letto e la voglia che ho di alzarmi è praticamente pari a zero: “Hanno suonato, ci sentiamo dopo.”.
Ali ride: “Vai ad aprire, magari è il principe azzurro!”.

Come minimo è la vecchia del piano di sopra che mi dice che le è caduto un calzino sul mio balcone mentre stava stendendo.” dico ridendo.
Ci salutiamo e riattacco.
È uno di quei pomeriggi nei quali non ho voglia di fare niente, sarà che questa mattina ho visto delle foto di David e Claudia su facebook, sarà che dentro sto morendo di invidia, sarà che non posso permettermi di provare ancora qualcosa per David.
Mi trascino alla porta di casa e la apro.

Ciao!” esclama Jordi sorridente.
Non ero preparata, cioè, sapevo che sarebbe dovuto venire, ma non adesso, è in anticipo di un'ora. “Sei un po' tanto in anticipo.” gli faccio notare.

Sai, passavo di qui.” dice con fare disinvolto mentre entra in casa mia.
Sospiro chiudendo la porta, mi giro e lo trovo buttato sul mio divano, il sarcasmo viene spontaneo: “No ma fai pure, togliti le scarpe, metti i piedi sul tavolino, accendi la tv e guarda mtv mentre ti mangi un pacco di biscotti con le gocce di cioccolato sbriciolandoti addosso mentre coccoli il mio gatto, non mi dai fastidio.”.
Si gira verso di me: “Sei sempre così acida?”.
Sospiro: “Non sono belle giornate per me.”.
Jordi aggrotta le sopracciglia: “Mi dispiace. Ne vuoi parlare?”.

Perché dovrei? Probabilmente rideresti di me. Insomma, sei bello, sei ricco, sei famoso, scommetto che dei problemi di cuore di una diciottenne sfigata te ne frega ben poco.” confesso, quasi in imbarazzo.
Jordi sorride, ha dei denti perfetti e bianchissimi. Indossa una maglietta rossa che gli evidenzia parecchio il fisico allenato, ad essa ci ha abbinato delle bermuda di jeans e ai piedi porta delle nike alte verdi e fucsia, oscene. Restiamo in silenzio per un po', non riesce a togliersi dal volto quel sorriso ebete, così gli chiedo: “Perché mi guardi così?”.
Sospira: “Hai detto che ti piaccio.”.
Lo riporto alla realtà: “Ho detto che sei bello, non che mi piaci.”.

E' la stessa cosa.” conclude Jordi, sicuro di sé.
Ti sbagli.” dico io.
Lo sento sbuffare, voglio deviare il discorso, così gli dico, in riferimento alle sue braccia: “Certo che hai tanti tatuaggi.”.
Alza le spalle con fare menefreghista: “Sì, mi piacciono.”.
Ecco, quando si comporta in questo modo non lo sopporto, insomma, sono più che sicura che sta facendo così perchè non ha avuto il contentino, perchè circa cinque minuti fa non gli ho detto che mi piace. “Senti, se ti annoi te ne puoi anche andare.” gli dico fredda, incrociando le braccia.

Penso che io e te siamo partiti con piede sbagliato.” mi dice, convinto.
Penso a quante ragazze pagherebbero per trovarsi sole in casa con Jordi Serrano, quando io trovo la situazione veramente imbarazzante e non vedo l'ora che arrivi qualcuno a salvarmi. Però devo ammettere che Jordi ha ragione, forse tentare di ricominciare porterebbe a qualcosa di buono. E con qualcosa di buono intendo un rapporto civile e senza insulti, non certo una relazione, insomma, lui è Jordi piedi d'oro Serrano e io sono Eva prendo sempre tre in matematica Martinez, siamo due poli opposti, certi pensieri nemmeno dovrebbero attraversarmi l'anticamera del cervello.
Gli stringo la mano, è calda: “Ok. Piacere, Eva.”.
Me la stringe di rimando: “Piacere mio, Jordi.”.
Il silenzio cala di nuovo.
Come ho detto, siamo due poli opposti, viviamo in mondi troppo diversi e siamo caratterialmente incompatibili, nemmeno una cosa come l'amicizia sarebbe possibile tra noi due.
Stavolta è lui a rilassare l'atmosfera: “Mi offri qualcosa da bere, da brava padrona di casa?”.
Annuisco: “Aspetta.”.
Mi dirigo in cucina e ispeziono il frigorifero: c'è acqua, coca cola, succo alla pera, latte e qualche birra. Jordi potrà bere alcolici? Non so, magari dopo ha degli allenamenti o qualcosa. Forse è meglio offrirgli un sano bicchiere d'acqua. Però magari mi prende per una sfigata. Ok, facciamo che gli offro la coca cola e chiudiamo qui la faccenda. Prendo decisa la bottiglia e mi giro, sussulto nel trovarmi praticamente appiccicata a Jordi.

Pensavo ti fossi persa.” dice lui, a bassa voce.
Scuoto la testa: “Stavo solo pensando a cosa offrirti senza fare una brutta figura.”.
Sorride, è dannatamente sicuro di sé: “Io invece stavo pensando che non sei niente male.”.
Rido: “Sì, non sono il cerbero che ti sono sembrata ieri.”.
Mi prende una ciocca di capelli: “Anche. Però intendevo che, come dire.. Cioè, se avessi la certezza che tu non mi odiassi, ti chiederei di uscire.”.
Ci sa fare, Jordi con le ragazze ci sa fare, questo non lo posso mettere in dubbio.
Chissà quante ragazze ha avuto.
Io invece ho avuto solo un ragazzo: quello stronzo di David. Per questo mi sento leggermente a disagio con Jordi, insomma, non sono abituata a flirtare in quel modo con un mezzo sconosciuto, ma mi voglio mettere in gioco, dopotutto Jordi non vuole sicuramente niente di serio, dopo che mi avrà portata a letto una volta probabilmente non mi richiamerà e si troverà un'altra ragazza con cui fare lo stesso.
Non è da me, però ho bisogno di distrarmi, ho bisogno di uscire dal guscio della Eva sempre di cattivo umore, della Eva acida e incazzata con tre quarti della gente che conosce e Jordi mi darà una mano, Jordi è quello che mi serve.

Non ti odio.” mi affretto a dirgli.
Questo è vero, voglio dire, a volte non lo sopporto, ma dire che lo odio sarebbe un'esagerazione, l'odio è un sentimento troppo forte.

"Quindi, per esempio, sabato dopo la partita usciresti con me?” mi domanda Jordi, senza smettere di guardarmi negli occhi.
Sì.” dico, con un filo di voce.
Può essere egocentrico, arrogante, viziato, infantile e chi più ne ha più ne metta, ma quel ragazzo ha fascino da vendere e questa cosa non gioca certo a mio favore.

Sai, ti bacerei se non fossimo da dieci minuti davanti ad un frigorifero aperto che ci caccia tanto freddo addosso.” mi sussurra all'orecchio.
Mi serve qualche secondo per metabolizzare quello che ha appena detto.
Come mi è spesso accaduto, sono troppo lenta nel farlo, tanto che il rumore della porta d'ingresso che si apre spezza la magia.
Jordi si allontana, io verso la coca nel bicchiere e mio papà appare sulla soglia della cucina, dicendo: “Sono in ritardo?”.

No, sono arrivato io in anticipo.” dice Jordi.
Antoni gli fa segno di aspettare e sparisce a posare la sua ventiquattrore da qualche parte.
Jordi mi guarda alzando un sopracciglio: “Sono arrivato io in anticipo. Fortunatamente.”.




Ciao a tutti :3
Volevo ringraziare di cuore i nuovi lettori e chi ha recensito e spero che non smetterete :') *abbraccio virtuale*
Alla prossima *-*

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Capitolo 4
*** 4. Because the radio will still play loud songs that we heard as our guards came down. ***


                                                                                                        Capitolo 4.



Because the radio will still play loud
songs that we heard as our guards came down
like in the summertime when we first met
i'll never forget”



Come si è ben capito, odio la matematica, cerco di impegnarmi, ma a causa di forze maggiori, proprio non ci riesco. Le forze maggiori in questione sono l'essere in banco con Ali, il fatto che il banco sia posizionato in ultima fila e una professoressa praticamente incapace di catturare in modo positivo l'attenzione degli alunni e di trasmettere un briciolo di amore per la materia.
Do una gomitata ad Alicia: “Cosa vuoi?” bisbiglia con fare leggermente irritato. So che non è irritata perchè stava seguendo la spiegazione e l'ho disturbata, ma perchè stava disegnando sul banco e l'ho interrotta.

Hai presente prima quando ti ho raccontato di Jordi?” le chiedo.
Mmh, sì.” dice annuendo.
Ecco.. Vedi.. Mi ha chiesto di uscire.” bisbiglio.
La reazione di Ali è abbastanza rumorosa: “Cosa?”.
Le faccio segno di abbassare la voce: “Non iniziare a far casino! Comunque sì, sabato, dopo la partita. Ah, eravamo tipo in piedi davanti al mio frigorifero aperto ed eravamo un pochino, uhm, appiccicati e mi ha detto che mi avrebbe baciata se fossimo stati in un posto un po' più decente.”.

Ti ricordi l'affermazione delle diciassette e cinquantatre? In caso te la sia dimenticata, te la ricordo amichevolmente: Jordi non è il mio tipo.” mi dice, con fare di rimprovero.
Sbuffo: “Infatti non lo è.”.

E allora cosa stai combinando, Eva?”.
Mordicchio nervosa una penna: “Niente, ci sabato dopo la partita ci esco insieme, mi porterà in qualche posto figo, ci ubriacheremo e faremo sesso, tutto qui. Ah, ma cosa più importante, lui si dimenticherà di me e io mi dimenticherò di lui.”.
Alicia non sembrava convinta: “Rimarresti troppo coinvolta.”.

Ti faccio presente che, per come sono fatta, rimango coinvolta con persone con cui vado almeno d'accordo, non con narcisisti egocentrici viziati che all'anagrafe hanno ventitré anni ma cerebralmente ne hanno otto.” le dico sorridente.
Sembro averla convinta: “Su questo ti devo dare ragione, divertiti, dopo la delusione di David te lo meriti.”.
Il suono della campanella ci interrompe, prendo il mio zaino e le dico: “Io torno a piedi. Comunque, alla fine non abbiamo capito un cazzo di matematica!”.
Ali ride: “E dov'è la novità?”.
La saluto ed esco da scuola in fretta. Voglio evitare scenette tipo David e Claudia appiccicati ad un pilastro che si baciano appassionatamente, del tipo che vorrei legare le loro facce insieme con lo scotch, dato che amano tanto quel tipo di contatto.
Devo camminare una mezz'ora buona per arrivare a casa, ma non mi importa, non ho nessuna fretta, poi per strada oggi c'è pochissima gente.
Una Mini rossa accosta, inizio ad andare in panico, probabilmente quello è un maniaco che mi rapirà, mi venderà in qualche paese del terzo mondo dove sarò costretta a fare la prostituta. Decido di accelerare il passo, quando sento una voce familiare dire ridendo: “Ho capito che in amore vince chi fugge, ma non scappare in quel modo!”.
Riconoscerei quella risata cristallina ovunque: Jordi.
Mi giro e mi avvicino al finestrino dal quale è affacciato: “Come mai passi di qui?”.
Sorride e prende qualcosa che aveva appoggiato sul sedile del passeggero: “Tieni, due biglietti per la partita di sabato; tribuna vip, eh.”.
Li prendo e me li ficco nello zaino: “Grazie.”.
Sospira: “Dai, monta su. Non ho intenzione di farti andare a casa a piedi!”.
Sorrido e salgo sulla sua Mini rossa.
Mi allaccio la cintura e gli dico: “Come sapevi che mi avresti trovata qui?”.
Ride: “Ti ho cercata su facebook e ho letto che scuola frequentavi.”.
Lo guardo storto: “Ma sei uno stalker!”.

Esagerata!” dice sbuffando.
Sospiro: “Va beh. Che hai fatto stamattina?”.
Mentre guida è concentrato, il volume della radio è basso e ogni tanto si passa le dita tra i capelli. Mi risponde dopo qualche secondo, sospira: “Sono andato agli allenamenti, erano a porte aperte e quindi era pieno di tifosi e tifose che si accalcavano per una foto o un autografo, anche solo per toccarmi.”.
Sembra quasi che si stia lamentando, così, sarcastica, ribatto: “Oddio, deve essere stata molto dura. In effetti ti vedo abbastanza provato.”.
Mi guarda di sfuggita: “Stamattina hai mangiato lo yogurt acido per caso?”.

No, mi sono solo rotta i coglioni in un'aula che puzza di vecchio, mentre tu eri a fare una cosa che ti piace fare circondato da gente che praticamente ti venera, capisci la differenza o ti devo fare uno schemino?” dico in fretta.
Certo che hai un bel caratterino.” conclude.
Perspicace.” commento, poi aggiungo: “Credo che ti sto facendo passare la voglia di uscire con me.”.
Ride: “Nah, tranquilla. Non mi dispiace una ragazza con una personalità ogni tanto.”.
Controllo lo stato delle mie unghie, mentre gli dico distrattamente: “Secondo il mio modesto giudizio, quelle con cui esci sono tutte bambole di gomma.”.

Il problema è che vogliono piacermi a tutti i costi, rendendosi così quelle che non sono. Tu invece sembri fare del tuo meglio per renderti insopportabile.” mi spiega.
Capto una musica che conosco provenire dalla radio: “Zitto e alza il volume, c'è Love the way you lie in radio.”.

Ti piace?” mi chiede.
No. Ti ho detto di alzare il volume perchè mi fa schifo.” rispondo.
Jordi si mette a ridere e mi dà un affettuoso pugnetto sulla spalla: “La smetti? Sto cercando di fare conversazione!”.
Sospiro: “Sì, la canzone mi piace, tanto. Mi piace quell'amore/odio che esprime. Poi c'è pure una frase stupenda, cioè Hai mai amato qualcuno così tanto che riesci a malapena a respirare?”.

Tu?” mi chiede.
Scuoto la testa: “No.”.
È vero, insomma, tenevo tantissimo a David, mi piaceva tanto, era una delle persone più importanti della mia vita, ma non posso dire che lo amavo. Non posso dire che ho effettivamente mai amato qualcuno in quel modo.

"Nemmeno io.” mi dice, poi aggiunge: “Adesso tu penserai che può essere ridicolo perchè ho ventitré anni e, non per vantarmi, però di donne ne ho avute parecchio e adesso mi reputerai uno stronzo perchè sì, sono state tutte storielle basate sul solo sesso, solo che la prospettiva di avere una storia seria mi spaventa, tutto qui.”.
Bene, in questo modo non potrò incasinarmi più di tanto con lui. Nel senso, se sabato sera dovesse succedere qualcosa tra me e Jordi, poi lui non mi richiamerà e io continuerò la mia noiosa vita, come lui continuerà la sua, esaltante.
Siamo davanti a casa mia, Jordi accosta e io gli dico: “Non sei stronzo, semplicemente non sei pronto o non hai trovato quella giusta.”.

Già.” dice sospirando.
Gli sorrido: “Grazie per i biglietti comunque. Ci sentiamo per sabato ok?”.
Jordi sorride: “Ok. Ah, Eva?”.
Mi volto verso di lui mentre sto scendendo dalla macchina: “Sì?”.
Scuote la testa: “Niente, lascia stare. Ci vediamo sabato allora.”.

Grazie per il passaggio, comunque!” esclamo chiudendo la portiera.
Entro nel condominio dove vivo. Abito nel distretto di Eixample, non è niente male come zona. Salgo le scale fino al secondo piano ed entro in casa mia, mi sorprendo nel trovare mia mamma in cucina: “Come mai già a casa?”.

I bambini sono in gita.” mi dice, mentre lavora all'impasto di una torta.
Ah, wow.” dico, poco esaltata, buttando a terra lo zaino.
Eva, domenica a pranzo abbiamo ospiti, vedi di non tornare troppo tardi sabato sera.” mi informa, con la sua proverbiale calma.
Un pensiero mi attraversa la testa: “Che genere di ospiti?”.

Pedro e Clara.” risponde.
Pedro e Clara sono i genitori di David, non voglio che lui venga a pranzo a casa mia, soprattutto il giorno dopo il mio 'appuntamento' con Jordi: “David verrà?”.
Mia mamma annuisce, ha i capelli legati in una coda alta: “Certo che sì!”.

Oh, perfetto!” dico, sbuffando.
Tu sabato sera che fai?” mi domanda.
Esco con un idiota!” esclamo.




Ciao :3
Come sempre, ringrazio i nuovi lettori, ringrazio chi ha recensito e chi continua a leggere :')
Penso che questo capitolo sia 'di transizione' (?) nel senso che non succede quasi niente di rilevante, però il carattere di Jordi si sta definendo sempre più :) Anticipo già che il prossimo capitolo sarà dedicato al loro appuntamento e che pensavo di scriverlo dal punto di vista di Jordi, anche se non sono pienamente sicura che sia una buona idea, voi che ne pensate? :)

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Capitolo 5
*** 5. With your hands around my neck i felt the pounding of your heart. ***


                                                                                                        Capitolo 5.


In the deep, dark parking lot pressed up against my car
with your hands around my neck i felt the pounding of your heart
and the summer night was giving in to the lure of Autumn's sway”



Pov Jordi
Mi sento bene, mi sento soddisfatto, quasi elettrizzato. Sono stato eletto uomo partita, ho segnato una tripletta grazie alla quale abbiamo vinto il derby cittadino 3-0, sicuramente avrò le copertine dei giornali sportivi di domani e, ultima cosa ma non per importanza, sto uscendo con Eva.
Dopo la partita Albert mi aveva chiesto quali fossero le mie intenzioni con lei e, sinceramente, non so dare una risposta a questa domanda. Contrariamente a quello che mi succede fin troppo spesso, non l'ho ancora deciso, insomma, lei è diversa dalle altre, ma, d'altra parte, ho anche voglia di provarci subito con lei.
Siamo nella mia Audi, sì, quella che stavo guidando quando abbiamo fatto l'incidente in autostrada, quello per cui suo papà ha messo in piedi un mezzo casino. È tipo mezz'ora che mi sta bombardando di domande sulla nostra destinazione, non ho intenzione di dirgliela; la sto portando ad un luna park. Non ci ho mai portato una ragazza al primo appuntamento, anzi, no, non ci ho proprio mai portato una ragazza.

Non è che mi stai portando in qualche campagna sperduta dove mi ucciderai per poi vendere i miei organi a qualche trafficante?” dice Eva, guardando distrattamente fuori dal finestrino.
Distolgo per un attimo lo sguardo dalla strada e le lancio un'occhiata interrogativa: “Per curiosità, quanti thriller leggi?”.
Sospira: “Troppi.”.
Eva è davvero bella stasera. Indossa un vestito senza spalline relativamente corto, le arriva a metà coscia, è bianco a pois blu con una cintura scura legata in vita con un fiocco.

A te piace leggere?” mi domanda.
Scuoto la testa: “Non troppo. Va beh, mi piace leggere i giornali.”.
Soffoca una risatina: “Per vedere che dicono di te.”.
Rido: “Anche!”.
Un rumore strano interrompe la nostra risata, passano pochi secondi prima che la macchina si fermi in mezzo alla strada. Eva mi guarda storto: “Cos'è successo?”.
Controllo gli indicatori e mi accorgo: “Mmh. Siamo senza benzina.”.
Capisco che si sta sforzando di mantenere la calma, così, per sdrammatizzare, le dico: “Non uccidermi.”.

Sei rincoglionito?” sbraita.
Alzo le mani in segno di discolpa: “Non ho controllato quanta benzina avevo nel serbatoio, non arrabbiarti!”.

Siamo solo fermi in mezzo al nulla, senza benzina, ho sete, nemmeno so dove mi stavi portando; sai cosa mi piace di te? La tua meravigliosa idea di primo appuntamento!” mi dice, sarcastica.
Sbuffo, fa sempre passare me per quello insopportabile, quando lei non è da meno. “Non farne un dramma!” esclamo, cercando dal cellulare la stazione di servizio più vicina.
Incrocia le braccia sul suo petto: “No, tranquillo, possiamo aspettare qui finché dal cielo non pioverà una tanica di benzina.”.
Quasi le lancio il telefono addosso in un gesto di stizza: “Leggi: stazione di servizio con un benzinaio e un piccolo supermercato aperto 24 h su 24 a 500 metri.”.

Non fare l'isterico.” dice con le sopracciglia aggrottate, controllando che quello che le ho appena detto corrisponda a verità.
Eh certo, la persona isterica sono io, logico.” dico, lamentandomi, mentre scendo dalla macchina.
Riesco a spingere l'Audi al ciglio della strada, la stazione di servizio non è per niente lontana, ci possiamo andare a piedi, sempre che la iena che ho in macchina abbia voglia di farsi due passi con me.

Vieni con me o stai qui ad aspettare che qualche maniaco ti uccida e venda i tuoi organi a qualche trafficante?” le chiedo sarcastico, riferendomi alla sua uscita di qualche minuto prima.
Sbuffa e scende dalla macchina, ridandomi il mio cellulare con poca grazia.
Camminiamo sul ciglio della strada in silenzio per qualche metro, è il primo giorno di Ottobre e la temperatura non è delle migliori, infatti indosso un giubbetto di pelle, appoggio una mano sulla spalla di Eva, sussulta. “Sei fredda.” le dico “Vuoi il mio giubbetto?”.

No, va bene così.”
Credo che morirebbe piuttosto che ammettere di volere il mio aiuto. “Posso sapere perchè sei così?”.

Così come?” mi chiede, guardando per terra mentre cammina.
Non so, sembri sempre incazzata con il mondo.” le spiego.
Mi guarda: “Andava tutto bene finché non sei rimasto senza benzina.”.
Tiro un calcio ad un sassolino: “Sono stato sbadato e ti ho chiesto scusa, non puoi farmene una tale colpa!”.
Sospira: “Anche il fatto che non mi hai detto dove eravamo diretti.”.

Volevo farti una sorpresa!” spiego.
Scuote la testa: “Avevo paura che mi stessi prendendo in giro, che fosse tutta una presa in giro. Voglio dire, perchè tu, Jordi Serrano, stella della nazionale, dovresti uscire con me? Non abbiamo praticamente niente in comune, a volte ci vorremmo prendere a schiaffi, finiamo quasi sempre per litigare, cioè, hai capito, no?”.
Ho capito. Probabilmente è anche la fama che ho che non l'aiuta.
Però un legittimo dubbio mi attraversa la mente: “Allora perchè mi hai detto sì quando ti ho chiesto di uscire?”.
Non risponde.

Perché ti piaccio, tanto anche.” concludo, il motivo deve essere per forza quello.
Che ragazzo sicuro di sé.” dice ridendo.
Rido, però sto aspettando una risposta.

Eva, non cambiare discorso.” le dico, con tono di rimprovero.
La vedo indicare la stazione di servizio: “Ne parliamo dopo; pensa alla benzina adesso. Io me ne vado al supermercato a farmi un giro.” dice, prima di sparire a passo svelto verso l'entrata del market. Nel frattempo, chiedo all'addetto della benzina di riempirmi qualche tanica con la quantità necessaria per tornare a Barcellona città.
Quella ragazza è un enigma; è complicatissima, lunatica, ma credo che in fondo all'animo sia anche ferita. Nulla toglie al fatto che sia splendida. Credo che nulla tolga anche al fatto che mi sto facendo prendere non poco da lei. Dio, non c'è mai stato niente tra di noi eppure sono più interessato che mai a capirla.
Pago il benzinaio e, con due taniche, entro al supermarket. Trovo Eva che guarda le bottiglie di alcolici, mi guardo in giro e le dico, sottovoce: “Niente videocamere di sorveglianza.”.
Mi guarda con aria interrogativa, così le chiedo: “Vuoi bere qualcosa?”.

Perché no?” dice.
Le mollo in mano le taniche e con disinvoltura prendo una bottiglia di vodka e me la infilo sotto al giubbetto di pelle. “Perché non te
la puoi permettere, vero?” mi dice sarcastica.
Rido e dico ironico: “E' solo che amo il brivido.”.

E hai voglia di fare il cretino!” esclama sorridente.
Usciamo dal negozio disinvolti, come se nulla fosse successo. Lascio la bottiglia in mano ad Eva e mi riprendo le taniche, camminiamo a passo svelto e non ci impieghiamo molto a raggiungere la macchina.

Vuoi una mano?” mi chiede, vedendomi versare la benzina nel serbatoio.
Scuoto la testa: “Due minuti e ho finito. Bevi pure se ti va.”.

Ti aspetto.” mi dice, con quella che sembra l'ombra di un sorriso sul suo viso.
Finisco in fretta, ci sediamo per terra, di fianco ai lati della macchina. Apro la bottiglia e bevo il primo sorso di vodka: “Questo è per i piani rovinati di stasera!”.
Mi strappa la bottiglia di mano e ne beve un sorso: “Questo invece è per il senso di colpa che mi sta prendendo per aver fatto l'isterica con te prima!”.
È di nuovo il mio turno, faccio un altro sorso: “Per tutte le cazzate che si dicono in giro sul mio conto!”.
Turno di Eva, un sorso ancora: “Per David, quello stronzo del mio ex!”.

Per la mia paura di una relazione seria!”.
Per il mio scappare dai problemi invece di decidermi una volta ogni tanto ad affrontarli!”.
Per il fatto che non so mai se alle persone piaccio io o la mia fama!”.
Per la mia paura delle delusioni.”.
Andiamo avanti così, finché la bottiglia non è vuota, finché Eva non rivela biascicando che ha paura di avere una storia seria, quindi preferirebbe rifugiarsi in cose insensate che durano una notte, ma in realtà l'unica cosa che vuole è qualcuno che sia capace a rompere i muri che ha eretto intorno al suo cuore da quando David l'ha lasciata, finché inizio a pensare che quel qualcuno potrei essere io.
Tutto d'un tratto Eva si alza in piedi, di scatto, barcolla.
Decido di aprire la portiera posteriore e di farla sedere sul sedile, regge l'alcool molto meno di quanto lo faccia io, sarà che non è abituata a bere. “Sei un po' ubriaca.” le faccio notare.
Ha gli occhi arrossati: “Tu invece sei un po' tanto fottutamente bello.” mi dice.
Prima che possa ribattere, me la ritrovo avventata sulle mie labbra, mi sta baciando con brama, rispondo al suo bacio. Mette una mano nei miei capelli e l'altra dietro al mio collo e avvicina ancora di più il mio corpo al suo. Non riesco a resistere, mi sento un quindicenne con gli ormoni impazziti. La bacio, non riesco a staccare le mie labbra dalle sue, sembra quasi che ci stiamo baciando con rabbia, Eva ci sa fare; quando riesco a staccarmi, le scosto i capelli neri dal collo e inizio a baciarlo, capisco che le piace. Lei invece mi sta accarezzando i pettorali, gli addominali, sento la sua mano che scende sempre più. Mi interrompo quando la sento nei pantaloni. È una lotta tra il mio cervello e i miei ormoni; questi ultimi hanno già organizzato un party e vogliono impedirmi di ragionare, cerco di fare avere il sopravvento al mio cervello, Eva è ubriaca. Ok, non sarebbe la prima volta che mi capita con una ragazza un po' brilla, ma Eva non è una ragazza qualsiasi, Eva ha una guerra dentro di sé, Eva è tanto bella quanto fragile, ma, soprattutto, a Eva questo farebbe male.
Così mi blocco. “Cosa c'è?” mi chiede, togliendo la sua mano destra dai miei jeans.

Sei ubriaca.” le dico, con tono fermo.
E allora?” domanda.
Scuoto la testa: “E allora non posso; ti porto a casa, dai.”.
Sospiro allontanandomi da lei, appena scendo dalla macchina per salire al posto del guidatore, lei si tira seduta, si piega, e vomita sul ciglio della strada.

Perfetto.” sospiro, sperando non mi vomiti in macchina durante il tragitto.
Cosa che non succede, perchè si addormenta. Mi chiedo se domani mattina si ricorderà del nostro primo appuntamento. La riporto a casa e, quando la sveglio, sembra un po' più in sé. Mi saluta con un bacio sulla guancia ed entra in casa.
Prima di ripartire compongo il numero di Albert, che risponde dopo pochi squilli: “Pronto?”.

Eva era ubriaca e mi voleva, ma le ho detto che non potevo.” esordisco.
Sembra sorpreso: “Da quando sei tanto responsabile e maturo con una ragazza?”.
Sospiro: “Da quando la ragazza in questione è diversa dalle altre.”.

Jordi, non è che poi va a finire che te ne innamori?” mi domanda Albert.
Per essere sincero, credo di essere sulla buona strada.” rispondo.






Ciao lettori :3
Allora, il capitolo è abbastanza lungo u.u Ho cercato di impegnarmi il più possibile per entrare nella complicata mente di un uomo (?), spero vivamente di aver scritto un pezzo decente e non una schifezza e spero altrettanto vivamente che mi facciate sapere i vostri pareri :)
Grazie, come sempre, ai nuovi lettori, ai vecchi, a chi recensisce :')


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Capitolo 6
*** 6. And out of all these things i've done i think i love you better now. ***


                                                                                             Capitolo 6.



I'm out of touch , I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and out of all these things i've done i think
i love you better now”


Mi sono svegliata con trentotto e mezzo di febbre, devo aver preso freddo ieri sera, i postumi della sbronza e un succhiotto sul collo. Vedendo che stavo parecchio male, hanno deciso di spostare la sede del pranzo a casa di David e di lasciarmi a riposare, mi sono sembrati parecchio incazzati, come se avere la febbre fosse colpa mia.
Ovviamente ho fatto passare i postumi come “sintomi dovuti alla febbre” e ho abilmente tenuto nascosto il succhiotto che mi sono ritrovata sul collo.
Non ricordo molto bene cosa sia successo dopo che abbiamo iniziato a bere, però credo proprio che il segno che mi porto addosso parli da sé. Pazienza, Jordi è il tipico ragazzo che fa sesso con una ragazza e poi non la richiama perchè è già in cerca di un'altra.
Ho sete. Mi alzo dal letto e mi trascino in cucina.
Apro il frigorifero e prendo il cartone del latte, mi siedo sul tavolo e ne trangugio un po'.
Ieri sera, prima che uscissi con Jordi, Alicia mi aveva detto che sarebbe andata a pranzo da Albert oggi, controllo l'ora e constato che probabilmente a quest'ora è già a casa del biondo. Credo proprio che Albert sia il ragazzo che faccia per lei, insomma, non ha un difetto, a volte vorrei essere al posto di Ali.
Il suono del mio cellulare interrompe i miei pensieri, rispondo senza guardare il numero: “Pronto?”.

Smaltita la sbronza?”.
Non ci posso credere.
È Jordi.
Mi sta richiamando.
Dopo che abbiamo fatto sesso da ubriachi.

Ho la febbre.” dico, fredda.
Sospira: “Avrai preso freddo, ti ho chiesto se volevi il mio giubbetto, ma hai rifiutato.”.
Voglio tagliare corto la conversazione, mi sento in imbarazzo: “Senti, sono a casa da sola, i miei torneranno sul tardo pomeriggio, è meglio che me ne torni a letto se non voglio svenire sul pavimento, ci sentiamo.”.

Cosa?” lo sento urlare.
Oddio abbassa quella voce, ho mal di testa!” lo rimprovero.
Sembra in apprensione: “Vai a letto, vengo da te, non osare dirmi di no, stai male e sei sola.”.
Perché gliel'ho detto?

Ma...” cerco di obiettare.
Venti minuti e sono lì.” dice serio, prima di riattaccare.
Oh, perfetto.
Mi trascino fino al divano aspettando che Jordi arrivi. Sarà imbarazzante, parecchio.
Non sono pronta a questo, pensavo mi avesse ignorata per il resto della sua vita, pensavo non l'avrei mai più visto di persona, invece tra pochi minuti si materializzerà alla mia porta e mi vedrà ammalata, in pigiama, struccata, pallida, con le occhiaie. Ottimo.
Che poi a me Jordi non piace, quindi chissenefrega se mi vedrà in questo stato, no?
Mentre sono persa nelle mie contorte considerazioni, sento il campanello suonare, vado ad aprirgli.
Mi guarda: “Sembri uno zombie.”.

Grazie.” dico, sbuffando.
Ride: “Dai, scherzavo! Adesso mettiti a letto, ci penso io.”.
Mi avvio verso la mia camera e mi butto con poca grazia sul mio letto, secondo l'idea che ho di lui, quasi non sa badare a sé stesso, figuriamoci a me.
Dopo dieci minuti sii presenta sulla porta della mia stanza con una tazza di thé: “Questo ti farà sentire meglio.”.
Mi metto a sedere sul mio letto mentre me lo porge, sorseggio: “E' bollente.”.
Sospira: “Sai com'è, l'ho appena fatto.”.
Sbuffo: “Perché sei venuto?”.

Perché sei da sola, sei ammalata e ti senti male anche in parte per colpa di una bottiglia di vodka che io ho rubato ieri sera.” mi spiega, appoggiandomi una mano sul ginocchio.
A quel piccolo ed insignificante contatto mi viene da sussultare, poi mi decido a dirgli: “Senti, forse è meglio che dimentichiamo quello che è successo ieri sera.”.
Ride: “Cosa? Tu che mi salti addosso e mi metti le mani nel pacco e io che ti dico che sei troppo ubriaca? Mmh, hai fatto la figura della malata di sesso, detto con molto affetto.”.
Mi ci vuole qualche secondo per realizzare quello che Jordi ha appena detto.
Non abbiamo fatto sesso.
Gli sono saltata addosso.
Lui mi ha detto di no perchè ero troppo ubriaca.
Da quando è così maturo?

Oddio, mi dispiace.” dico, leggermente scandalizzata, poi gli rinfaccio: “Hey, Serrano, intanto un succhiotto me l'hai fatto!”.
Scoppia a ridere: “Inizialmente mi ero fatto prendere, lo ammetto!”.
Rido con lui: “Sempre il solito.”.
C'è un attimo di silenzio nel quale realizzo che si è fermato, che l'ha fatto per me. Che avrebbe potuto benissimo assecondare i miei capricci ormonali da ubriaca e poi non richiamarmi più, tanto non mi sarei ricordata niente. So che mi sta dicendo la verità, ne sono sicura, lo capisco dai suoi occhi.

Grazie.” gli dico, sincera.
Sorride, i suoi denti sono a dir poco perfetti: “E per cosa?”.

Per quello che hai fatto ieri sera. E per essere venuto qui oggi.” realizzo che Jordi in fondo è una brava persona, che, sì, ha i suoi difetti, è parecchio egocentrico, arrogante, vive nel suo mondo, però sa essere maturo, premuroso, divertente e forse dovrei smettere di elogiarlo perchè sappiamo tutti come finiscono queste cose quando si inizia e io non voglio certo che finisca così.
Eva” dice, accarezzandomi una guancia: “Non mi devi ringraziare, insomma, ieri sera non avrei mai potuto andare oltre con te, è una questione di rispetto. Per oggi, invece, come avrei potuto non venire?”.
Sorrido, grata: “Sai, credo di essermi fatta un'idea sbagliata di te certe volte.”.

Anche io di te... Nel senso, non sei così pazza e isterica come sembravi; o forse è solo la febbre che ti rende più buona.” scherza.
Rido con lui, sa anche essere spiritoso.
Poi mi copro, la febbre mi fa venire i brividi. “Hai freddo?” chiede, rimboccandomi le coperte.
Annuisco e lui mi tocca la fronte: “Credo che ti stia salendo la febbre, è meglio che ti riposi.”.
Si alza dal letto.
Tutto d'un tratto mi accorgo che non voglio restare da sola.
Che io e Jordi possiamo benissimo essere amici, che lui come persona mi piace, che in questo momento voglio qualcuno che mi stia vicino e quel qualcuno è lui, perchè mi fa sentire al sicuro.

Jordi.” lo chiamo.
Sì?” dice, girandosi.
Ecco... Ti andrebbe di restare ancora un po'?” chiedo timidamente.
Sembra sorpreso: “Oh. Ho fatto breccia nel cuore di Eva la ragazza di ghiaccio.”.
Già mi pento di averglielo chiesto.

Intendevo come un amico, idiota.” dico.
Ride: “Va bene, anche se come vedo stai iniziando a tornare in te.”.
Si toglie le sue orribile nike alte e le butta in un angolo, si leva la felpa bianca e la appoggia sulla mia scrivania, dopodiché tira indietro le coperte e ci si infila. “Cosa stai facendo?” chiedo, leggermente infastidita.
Sospira: “Hai la febbre, devi dormire. Non me ne starò lì ad annoiarmi mentre tu sei nel mondo dei sogni, quindi ci vengo pure io.”.
Sbuffo: “E va bene, ma non illuderti ok?”.

Disse la ragazza che ieri sera mi ha infilato la lingua in bocca con veemenza.” dice Jordi sarcastico.
Sbuffo e appoggio la testa alla sua spalla muscolosa.
È come se Jordi emanasse calore, o forse sono solo io che ho parecchio freddo.
Si è già addormentato, riesco a capirlo dal suo respiro rilassato.
L'ultima volta che ho dormito con un ragazzo è stato con David.
Non hanno proprio niente in comune.
Penso che innamorarsi di Jordi sarebbe facile, sono più che sicura che lui ricambia.
Penso che ogni tanto ci vorrebbe qualcosa di facile.
Penso che devo evitare di fare questi pensieri o finirò per credere davvero che aprire il mio cuore al calciatore viziato, pieno di tatuaggi, che indossa sneakers orrende sia una buona idea.
Decido che forse rimandare questi pensieri ad un momento in cui non sarò ammalata, mezza addormentata e non avrò il soggetto in questione nel letto sia un'idea migliore e lascio che il sonno si impossessi di me.





Ciao lettori :3
Allora, come primissima cosa mi scuso per il ritardo, ma ho cercato di finire i compiti e poi la mia piccola palla di pelo ha rischiato di morire e la cosa mi ha reso parecchio triste, quindi non sono riuscita a scrivere.
Bene, veniamo a noi (?) Eva inizia finalmente ad aprire gli occhi e inizia ad accettare che almeno tra lei e Jordi possa nascere una sana amicizia, per ora. Perché sì, qualche pensierino su Jordi se lo fa pure lei, però, come ben sappiamo, lei ha le sue insicurezze e le sue paure alle quali è perennemente ancorata e per far sì che si decida ad abbandonarle ci vuole ben altro.
Beh, mi scuso di nuovo per il ritardo, ringrazio i lettori, vecchi e nuovi, e le fantastiche persone che recensiscono :')
al prossimo capitolo!
ps: se volete e ce l'avete, ditemi come vi chiamate su twitter che così vi seguo :)

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Capitolo 7
*** 7. Her hair was pressed against her face her eyes were red with anger enraged by things unsaid and empty beds and bad behavior. ***


                                                                                                       Capitolo 7



Her hair was pressed against her face
her eyes were red with anger
enraged by things unsaid
and empty beds and bad behavior
some thing's gotta change
it must be rearranged, oh”



Finalmente la tortura è finita. È venerdì e mi aspetta un week end senza studio, un po' di sano jogging mattutino, un'uscita con Jordi, Ali ed Albert dopo la partita e un po' di shopping con Ali.
Sto uscendo da scuola proprio con lei, lascio che il vento mi scompigli i capelli, amo l'autunno, ma ancora più l'inverno.

Cosa metti domani sera?” mi chiede, digitando velocemente i tasti del Blackberry.
Ci penso: “Uhm, credo i jeans, sai, per me è un uscita tra amici, per te invece è un appuntamento con Albert.” dico maliziosamente.
Mi dà una gomitata: “Ma se tra noi non è ancora successo niente, al contrario vostro!”.
Sbuffo: “Si va beh, dimentichiamocene che è meglio.”.
Ridiamo assieme, ci tengo davvero al fatto che tra lei ed Albert le cose vadano per il meglio, sembrano proprio fatti l'uno per l'altra, il problema è la scintilla che non si decide a scattare, forse io e Jordi dovremmo impegnarci per fare in modo che questo accada al più presto.
Sono persa nelle mie considerazioni quando sento chiamare il mio nome, mi giro, è Javier: capelli ricci, occhi scuri, sguardo penetrante, chitarrista, ha baciato la sottoscritta giocando al gioco della bottiglia in gita a Madrid quando avevamo quattordici anni ed è il migliore amico di David.

Ciao riccio!” esclama Ali, scompigliandogli i capelli.
Ciao rossa!” ribatte lui allegramente, dopodiché si rivolge a me: “Senti Eva, David ci terrebbe al fatto che il viaggio a Parigi non fosse sbandierato al vento, sai, Claudia è gelosissima e sicuramente fraintenderebbe.”.
Cado dalle nuvole: “David Parigi cosa?”.
Ali è confusa, io di più.
Javi sembra perplesso: “La tua famiglia e quella di David, a Parigi, questo weekend.”.

Cosa?” sbraito.
Il riccio si tira indietro: “Ehi non incazzarti con me, io non c'entro niente.”.
Sbuffo e mi guardo in giro cercando di localizzare David, lo trovo quasi immediatamente, seduto su un muretto a fumarsi una sigaretta.
Mi avvicino a passo svelto verso di lui, arrivo e gli chiedo, cercando di mantenere la calma: “Cosa sarebbe questa storia di Parigi?”.
Fa un tiro alla Wiston: “I tuoi non ti hanno detto niente?”.
Lo fulmino con lo sguardo e ribatto con sarcasmo: “Secondo te?”.
Alza le spalle con fare noncurante: “Avranno voluto farti una sorpresa.”.
Lo fisso e penso a tutte le volte in cui ho guardato fisso nei suoi occhi azzurri o in quelle in cui ho passato la mano nei suoi morbidi capelli color biondo scuro.

Sei in fissa.” mi fa notare.
Cerco subito di riprendermi, non devo fare trapelare niente: “Senti, quanto stiamo a Parigi e quando partiamo?”.
Butta la sigaretta per terra e la schiaccia con la punta della scarpa: “Stasera abbiamo il volo alle otto a El Prat, ci stiamo per tre giorni e verrà anche tuo fratello. Mi raccomando, con i tuoi fa finta di non sapere niente, ok?”.
Annuisco: “Ok. Ah, tranquillo, non dirò a nessuno di Parigi, dato che ti vergogni tanto di andarci con la sottoscritta. Ci vediamo stasera.”.
Mi giro senza pensarci e inizio a incamminarmi verso il mio motorino, la situazione mi fa abbastanza male, insomma, io e lui siamo stati insieme e adesso tra noi nemmeno c'è l'ombra di un'amicizia. Forse è colpa mia, lo ammetto, ma anche lui ha le sue colpe.

Eva, aspetta!” mi urla David.
Lo ignoro, in questo momento la cosa più importante non è lui, insomma, se ha voglia di parlare con me avrà tre giornate intere per farlo, adesso il mio interesse è spiegare a Jordi questo casino e spiegargli perchè gli sto per dare buca. Compongo il suo numero e lo chiamo, risponde subito: “Pronto?”.

Ci dobbiamo tipo vedere adesso.” dico.
Tipo se stessi facendo un po' di fisioterapia perchè mi sono stirato la coscia in allenamento?” dice, imitandomi.
Trova cinque minuti per me, dai.” quasi lo supplico.
Sospira: “Va bene.”.
Mi dà indirizzo e indicazioni e gli prometto che cercherò di arrivare al campo di allenamento in mezz'ora, ce la posso fare, so che il motorino non mi deluderà.
Così ignoro spudoratamente l'educazione stradale e riesco ad arrivare in tempo alla palestra dove Jordi sta facendo fisioterapia. Mi sta aspettando fuori, lo vedo da lontano.
È appoggiato ad un muro, indossa la divisa da allenamento della squadra, ha le braccia conserte e si guarda in giro, mi chiedo come reagirà alla mia notizia; devo dire che dargli buca in questo modo mi spiace parecchio, ma allo stesso tempo non sono mai stata a Parigi e la prospettiva mi attrae alquanto, inoltre posso cercare in qualche modo di vendicarmi su David, e ciò mi attrae ancora di più.

Buongiorno!” esclama sorridente.
Ciao.” dico.
Aggrotta le sopracciglia: “Cos'è successo?”.
Sospiro: “Stasera parto per Parigi.”.

Cosa?!” chiede, sorpreso, poi aggiunge: “E' Parigi, non fare quella faccia, sorridi!”.
Sei rimbambito?” gli dico in modo poco gentile.
Si ferma un attimo a pensare, poi si ricorda: “Noi domani sera dovevamo uscire.”.
Annuisco: “Sì, Jordi. E sono venuta qui per dirti quanto mi dispiace. Nemmeno voglio partire.”.
Mi accarezza una guancia: “Perché?”.
Prendo un respiro profondo: “Perché ci vado con i miei, mio fratello, David e i suoi genitori.”.

Ah.” dice, distaccato.
Ah cosa?” chiedo, abbastanza innervosita.
Scuote la testa: “Niente, lascia stare. Divertiti, ci si vede.”.

Sei proprio uno stronzo.” dico io, con disprezzo.
Mi godo ogni secondo della sua reazione: si passa la mano nei capelli, le sue narici si allargano, si morde il labbro inferiore e inizia: “Ovvio, tu che vai a Parigi con il tuo ex invece no.”.

Non ho certo deciso io di andarci!” esclamo.
Ride sarcastico: “Stai a casa allora, hai diciotto anni, non credo proprio che ti serva una babysitter!”.

Peccato che loro credano di farmi una sorpresa, l'hanno pensato come regalo per me, poi lo sono venuta a sapere per colpa di David!” esclamo.
Oh, David!”.
Qual'è il tuo problema?” mi devo calmare, o lo prendo a sberle.
Si mette una mano sul mento facendo finta di pensare: “Esci con me, mi baci, vuoi di più, lasci che mi prenda cura di te quando stai male, dormiamo insieme e poi mi dai buca e te ne vai nella città dell'amore con il tuo ex, complimenti. Critichi tanto le tipe che frequento di solito e poi sei la loro esatta copia.”.

Mi stai dando della puttana?” chiedo, incredula.
Annuisce e dice, arrogante: “Sì.”.
Non mi trattengo. Mi è stato detto una volta sola nella mia vita, precisamente da Claudia, ma quella ha il cervello delle stesse dimensioni di una pallina da ping pong, non è che la cosa mi ha toccato molto; ma sentirselo dire da Jordi fa male.
Fa anche incazzare, ecco perchè gli mollo un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra.
Si tocca la faccia.
Ci stiamo guardando negli occhi.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa gli passa in quel cervello certe volte.
I suoi movimenti sono veloci, le sue mani si posano sul mio viso, mi attira a sé con poca grazia e mi bacia.
Rispondo subito al bacio.
C'è rabbia, frustrazione, desiderio.
Ci sono le sue mani intorno alla mia vita che avvicinano il mio corpo al suo.
C'è perfezione.
Perché questo bacio, dopotutto, riassume quello che è il nostro rapporto; riassume quell'andare sempre in cerca l'uno dell'altra, riassume quel non sopportarsi certe volte, quell'attrazione, ma anche i tanti ostacoli che ci sono tra di noi.
Mi stacco da lui.

Non volevo darti dello stronzo.” dico.
Si lecca un labbro: “Non volevo darti della puttana.”.

Baci bene, Serrano.”.
Il bacio è solo un piccolo promemoria che ti devi portare a Parigi, aspetta di vedere che succede quando tornerai.” dice,malizioso.
Rido: “Così però sembri un maniaco.”.
Ride con me e mi prende una mano: “Vieni qui.” sospira, trascinandomi verso di lui e stringendomi tra le sue braccia. Mi annusa i capelli. Sento il mio petto completamente schiacciato contro il suo, ho la sensazione che mi stiano cedendo le ginocchia.
Sciogliamo l'abbraccio, mi sposta una ciocca di capelli dal viso e mi dice: “Adesso vai, non voglio farti certo arrivare in ritardo o avere discussioni con i tuoi.”.
Annuisco: “Ci vediamo tra quattro giorni.”.
Sorride: “Ricordati del promemoria.”.

Come potrei dimenticarmene?” dico, allontanandomi.
Mi viene in mente la mia affermazione delle diciassette e cinquantatré, mi vengono in mente tutte le mie paranoie, mi vengono in mente tutti gli ostacoli che ci sono tra me e Jordi, mi viene in mente il suo sapore, il suo profumo. Penso alle sue labbra, penso alla sensazione che ho provato durante quell'abbraccio e, soprattutto, penso che se una cosa ti fa stare bene, non è poi così sbagliata.





Heeeello :3
Siamo finalmente arrivati ad un punto di svolta tra Eva e Jordi u.u La cosa si svilupperà meglio nei prossimi capitoli, comunque :)
Come sempre, ringrazio di cuore i nuovi ed i vecchi lettori e chi recensisce e mi fa tanto felice *-*
Mi scuso anche per il ritardo nel postare, non odiatemi D:
alla prossima :3

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Capitolo 8
*** 8. It's a beautiful night, we're looking for something dumb to do. (parte 1) ***


                                                                          Capitolo 8.


'Look at the stars,
look how they shine for you
and everything you do.'




Mi mancava, troppo anche.
Sì, so che l'ho baciata in un gesto impulsivo, di rabbia, che probabilmente lei non prova per me quello che provo io per lei, ma l'ho dovuto fare.
Controllo l'ora: è mezzanotte.
Abbiamo finito alle otto di giocare, ne ho segnato uno, Albert mi ha accompagnato all'aeroporto e sono arrivato qui a Parigi.
Se il mister lo dovesse venire a sapere, mi fa fuori: domani a mezzogiorno devo essere al campo di allenamento perchè martedì abbiamo una partita di Champions, non posso permettermi di arrivare in ritardo né di arrivare in modalità zombie.
Ho parlato con Eva su facebook un paio di volte da ieri sera, ha inviato i messaggi dal cellulare, quindi mi indica il luogo da dove sono stati inviati; sembro uno stalker, lo so, ma devo farle una sorpresa e il fine giustifica i mezzi.
Arrivo all'hotel con un taxi.
Bene, sì, ora dovrei farle capire che sono qui.
Compongo il suo numero di cellulare, risponde subito, esclamando contenta: “Jordi!”.
Sorrido: “Buonasera!”.

Ho visto il goal, complimenti!” dice.
Sospiro: “Indovina dove sono.”.

Dove?” chiede, curiosa.
Indovina.”.
Mmmh.” ci pensa qualche secondo: “Stai per uscire a festeggiare la vittoria con Albert e Ali?”.
Risposta sbagliata.” lascio che la conversazione abbia un attimo di pausa, mi sembra di aggiungere suspence: “Sono molto più vicino.”.
Sembra venirle un'illuminazione: “Dimmi che sei venuto a Parigi a trovarmi e ti sposo!”.

Las Vegas o Atlantic City?” chiedo, ridendo.
Dove sei?” domanda, sempre più in preda all'entusiasmo.
Mi sento bene, mi piace il fatto che sia così felice della mia sorpresa, probabilmente le manco, anzi, spero vivamente di mancarle, spero che non si stia comportando così solo perchè con David si annoia.

Fuori dall'hotel, la notte parigina è lunga, Eva.” cerco di mostrarmi sicuro di me, in realtà non ho mai visitato Parigi e non ho la più vaga idea di dove la dovrei portare, quasi mi sento un cretino.
Dormono tutti, arrivo subito, Dio, non sai quanto ti sto adorando in questo momento!” esclama lei, estasiata.
Mentre la aspetto ho qualche leggero senso di colpa, ma dopotutto ormai la cazzata l'ho fatta, se domani riesco ad arrivare in tempo agli allenamenti, nessuno saprà mai che sono stato a Parigi.
La vedo correre fuori dall'entrata dopo circa dieci minuti, mi abbraccia, quasi saltandomi addosso.

Come è andato il primo giorno?” chiedo, probabilmente con un sorriso da ebete stampato sul viso.
Sbuffa: “Una noia mortale! David non mi considera, mio fratello sta sempre con lui, i miei e i genitori di David continuano a fermarsi nei negozi, l'unica cosa che mi è rimasta è la fotografia, ma in questo momento ho la nikon scarica e nemmeno ti posso fare vedere le foto che ho fatto, non vedo l'ora di tornarmene a Barcellona!”.
Rido: “Prima, però, notte pazza a Parigi!”.
Sorride: “Prego, fammi da guida!”.

Ehm.” mugugno.
Scoppia a ridere: “Non ci sei mai stato, vero?”.
Scuoto la testa: “Solo un paio di volte, ma solamente per giocare.”.

Boh, andiamo in centro?” chiede Eva, anche lei è abbastanza spiazzata.
Annuisco, l'albero non è lontano, quindi iniziamo ad incamminarci, mentre cammino canticchio: “It's a beautiful night, we're looking for something dumb to do!”.
Continua: “Hey babe, i think i wanna marry you!”.
Rido e le dico ironicamente: “Ormai me l'hai promesso!”.
Ride: “Onestamente, credo che divorzieremmo dopo circa tre giorni!”.
Annuisco: “Concordo, a volte ti strangolerei!”.

Io invece ti darei tanti schiaffi che nemmeno immagini!” esclama lei.
Mi piace.
Eva mi piace.
Non sarei venuto a Parigi per nessun'altra ragazza, di solito erano le ragazze a fare ste cose per me.
Ma lei è così diversa, lei ha tipo un tornado dentro sé, mi sto domandando come non abbia voglia di baciarmi, dopo il nostro bacio di ieri, mah.
Com'era quella quella frase? Alle medie la prof ci aveva fatto leggere un libro e a un certo punto il protagonista diceva “se gli esseri umani fossero precipitazioni atmosferiche, io sarei stato una pioggerella, lei un ciclone.”.

Mi... Mi sei mancato.” confessa.
Sorrido: “Puoi anche dirlo un più più allegramente, non è una colpa, sai?”.
Ride timidamente: “No solo che è strano, non avrei mai immaginato che sarebbe potuto succedere.”.

Le persone si innamorano.” concludo.
Non sono innamorata di te!” esclama, abbastanza isterica.
Sbuffo: “Ogni tanto il cerbero che c'è in te si fa sentire!”.

Non è colpa mia se spari cazzate!” sbraita, di nuovo.
Stavolta sono io a fare il sarcastico: “Ti devo inviare una lettera di scuse con la quale ti chiedo umilmente perdono per avere usato erroneamente un termine linguistico altrimenti non mi perdoni?”.

Adesso fa pure il simpatico.” commenta.
Cretino io che sono venuto fino a qui per te.” sospiro.
Quando si comporta in questo modo proprio non la sopporto, sbotta immediatamente appena qualcosa non va come dice lei, tratta le persone da schifo per poi tornare, con la coda tra le gambe, assalita dai sensi di colpa.

Scusami.” dice.
Ecco, appunto.
Ma che ci posso fare? Non riesco a starle lontano.
Le metto un braccio intorno alle spalle: “Dai, fa niente.”.
Sorride: “Let's look for something dumb to do!”.

Rendiamola la nostra notte.” le dico, prima di stamparle un bacio sulle labbra.




Ciao *faccia che esprime tanto senso di colpa*
Mi dispiace immensamente, anzi, di più u.u per il tanto (troppo D:) ritardo nel postare, ma la scuola è iniziata e ho dovuto 'iniziare bene' con le prime verifiche, ho avuto la tonsillite e ho usato il tempo libero per il calcio e per andare allo stadio. Mi dispiace avere trascurato la storia, tanto. Spero che continuerete a leggerla e a recensire. La frase che pensa Jordi è presa dal mio libro preferito, si intitola
Cercando Alaska. Scusatemi di nuovo per il ritardo e alla prossima, spero presto :3


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Capitolo 9
*** 8. You're the smell before rain, you're the blood in my veins. (parte 2) ***


                                                                                             Capitolo 8.



You are calm and reposed,
let your beauty unfold,
pale white like the skin
stretched over your bones,
spring keeps you ever close,
you are second-hand smoke,
you are fragile and thin
standing trial for your sins,
holding on to yourself the best you can,
you are the smell before rain,
you are the blood in my veins.”



Usciamo ridendo da quella sottospecie di bar, non riesco a credere a quello che ho appena fatto.
C'era puzza di canne!” esclama Jordi, prima di baciarmi con fare provocante.
Se i miei lo scoprono, fanno fuori prima me e poi te.” lo informo.
Sento la pelle pulsare, brucia.
Abbiamo appena fatto una cazzata, sì, la nostra cazzata. Circa un'oretta fa siamo entrati in quella specie di topaia per bere qualcosa e il destino ha voluto far sì che ci trovassimo un tatuatore. Per Jordi la tentazione è stata troppo forte, dopotutto lui di tatuaggi ha le braccia piene, mentre io, beh, io ho 'offerto' al tatuatore l'area delle mie costole. Il risultato è stato ottimo, direi.

Beh, le cose fatti da mezzi ubriachi non contano, prova a usare questa scusa.” propone Jordi.
Rido: “Oh sì. Sai, mamma, hai presente l'attaccante della nazionale? Serrano, sì, quello che si vede sulla copertina dei giornali di gossip ogni due settimane con una diversa, il cretino che ha tamponato papà in autostrada, proprio lui. Ecco, ci siamo conosciuti e insultati in un negozio, poi da cosa nasce cosa, siamo usciti e mi sono ubriacata, di conseguenza ho cercato di portarmelo a letto, facendo la figura della ninfomane, ma lui mi ha fermato perchè a volte è responsabile. Poi David mi ha raccontato di Parigi e io sono andata a salutarlo e a chiedergli scusa perchè stavo per dargli buca, abbiamo litigato ma l'istinto represso ha avuto il sopravvento e ci siamo baciati, poi lui mi ha fatto una sorpresa ed è piombato a Parigi; abbiamo noleggiato una Cinquecento e siamo andati a zonzo per la città, abbiamo bevuto forse più di quanto avremmo dovuto, siamo finiti in un buco di bar dove mi sono fatta tatuare You're the smell before rain.”.
Mi prende la mano, intrecciando le sue dita con le mie: “E lui si è fatto tatuare sul polso You're the blood in my veins.”.
Sospiro: “Certo che siamo cretini, però.”.
Ride: “Ti sta prendendo l'ansia riguardante il fatto che avrai per sempre sulla tua pelle qualcosa che riguarda me?”.
Sbuffo: “Sinceramente, quanti tatuaggi ti sei fatto per le tue centomila ex ragazze?”.
Jordi scuote la testa: “Nessuno, giuro.”.
Io invece giuro che non me lo sarei mai aspettata. Giuro che quello che provo per questo ragazzo è qualcosa di inesprimibile, inimmaginabile, che non mi è mai capitato. A volte mi fa arrabbiare talmente tanto che lo spingerei sui binari mentre il treno sta arrivando, ma poi realizzo che rischierei probabilmente la mia vita per cercare di salvarlo.

Per stavolta ci credo.” dico, lanciandogli un'occhiata maliziosa e cercando di non far trasparire la felicità interiore che sto provando, non so, mi piace tenerlo sulle spine, non lo voglio fare esaltare troppo.
Mi guarda alzando un sopracciglio: “E' meglio che la smetti o andrà a finire che ci denunciano per atti osceni in luogo pubblico.”.
Scoppio a ridere: “E' arrivato il malato di sesso.”.
Finge aria indifferente e dice: “Disse quella che in preda alla vodka e agli ormoni mi saltò spudoratamente addosso.”.
Siamo arrivati al luogo dove avevamo parcheggiato la macchina, fingo di essere offesa e mi siedo sul sedile passeggero, sbattendo la portiera.
Jordi entra e mette in moto trattenendo le risate: “Ho chiesto un po' ai tipi nel bar, guarda un po' dove ti porto ora.”.
Sospiro: “Come minimo ci perdiamo.”.

Evviva la fiducia proprio, ho il navigatore: Jordi uno, Eva zero.”.
Sì, bambino di cinque anni travestito da ventitreenne, stavolta hai ragione.” dico io, concedendogli questa piccola vittoria.
Ride e accende la radio.
Entrambi riconosciamo subito le note di quella canzone, The boy who blocked his own shot, anche nota come la canzone da cui abbiamo preso le frasi che ci siamo rispettivamente fatti tatuare poco fa.
Jordi inizia a cantare: “You are calm and reposed, let your beauty unfold, pale white, like the skin stretched over your bones, spring keeps you ever close, you are second-hand smoke, you are so fragile and thin, standing trial for your sins, holding on to yourself the best you can, you are the smell before rain...”.
Continuo a cantare: “You are the blood in my veins.”.

Mi ricorda te.” dice lui, poi continua: “Dico questa parte di canzone, mi ricorda te.”.
Abbasso timidamente lo sguardo: “E' una delle mie preferite, quando prima mi hai detto che anche tu la adoravi mi sono sorpresa. Poi, beh, non c'è stato dubbio su cosa farsi tatuare.”.
Sospira: “Certo che abbiamo acceso la radio e la stavano trasmettendo, chiamalo come vuoi, ma io lo chiamo destino.”.
Jordi ha ragione. Ci siamo conosciuti per una serie di coincidenze. Non riesce a immaginare quanto sia grata al destino in questo momento. Non riesce a immaginare quello che sto provando per lui, però non è colpa sua, insomma, quella che sembra fatta di ghiaccio sono io. Devo rimediare, devo farglielo capire, sto sentendo per la prima volta la necessità di non perderlo.

Beh sì, e non finirò mai di ringraziarlo.” confesso.
Mi guarda fugacemente, sorridendo.

Beh, signorina dagli occhi di ghiaccio che stasera ha deciso di aprirmi il suo cuore, siamo quasi arrivati.” mi comunica Jordi, visibilmente esaltato.
Il tempo di svoltare a destra e mi ritrovo su uno spiazzo dal quale si ha una vista mozzafiato di tutta Parigi. Se la chiamano la città dell'amore un motivo c'è, qui è tutto più magico.

E'... magnifico.” dico, stupita.
Jordi sospira: “Senti, Eva...”.
Lo interrompo: “No, adesso parlo io. Jordi, davvero, io non so come ringraziarti. Perché ho fatto di tutto per allontanarti e tu hai perseverato, perchè stai smentendo la brutta opinione che ho sempre avuto di te, perchè sei venuto a Parigi, per quello che hai fatto durante il nostro primo appuntamento. È vero, litighiamo, ci prendiamo a brutte parole a volte, ma fa tutto parte del gioco. In questo momento non saprei rinunciare a te, non saprei rinunciare a nulla che riguarda te.”.
Ha stampato sul viso il sorriso più bello che gli ho mai visto fare: “Eva, non avere paura di mostrare i tuoi sentimenti con me. Perché lo sai, sai quello che provo per te, sai che sei diversa da tutte le altre. E comunque sì, i litigi, i pianti, le brutte parole che scappano ogni tanto fanno parte del gioco, senza quelle non avremmo nemmeno momenti come questi.”.
Annuisco, come dargli torto?!

Quindi...” dice Jordi.
Quindi?” domando io, al limite della curiosità.
Quindi ci proviamo? Proviamo a farla funzionare seriamente?” mi domanda.
Questa domanda sarebbe l'equivalente del vuoi essere la mia ragazza che si dice alle elementari?” chiedo io.
Annuisce: “Tecnicamente sì.”.

Sì.” dico, senza indugiare.
Sorride.
Credo che il cuore mi uscirà dal petto da un momento all'altro.

Potremmo anche baciarci, sai, per concludere in bellezza il momento.” propongo.
Jordi annuisce ridendo: “Direi di sì.”.
Così ci baciamo, mi perdo in quel bacio, nel sapore di Jordi misto a quello del coca e rum che si è bevuto prima, mi perdo nel momento, nelle sue mani che mi accarezzano i capelli.
Sinceramente, chi avrebbe immaginato che dopo il nostro incontro-scontro sarebbe andata a finire così?
Non so dire con certezza se è amore, però se non lo è, mi chiedo allora come sia il famigerato amore.
Quando ci stacchiamo, ormai senza fiato, mi rendo conto che lo voglio, che non sarebbe uno sbaglio. Così mi avvento ancora sulle sue labbra e inizio a sfilarmi la maglietta. A mia sorpresa, mi blocca fermamente i polsi.

Eva, no.” dice, con fermezza.
Cosa?” chiedo, stupita.
Scuote la testa: “Non devi farlo per forza, cioè, non sentirti forzata, rispetto qualsiasi cosa vuoi fare.”.
Le sue parole sono solo l'ennesima conferma.
Annuisco: “Sono più che sicura di volerlo fare, non far finta che non lo vuoi pure tu.”.
Ride: “Va bene!”.
Rido anche io, prima che Jordi vada avanti a baciarmi e inizi a togliermi con abilità i vestiti, niente in confronto alla lunghezza esasperante che ci metto io, beh, si vede che ci sa fare e che io, beh, sì, ho avuto poca esperienza, ad un certo punto Jordi ci ride su, ma non me la prendo, so che lo fa con tenerezza.
Quello che succede dopo è facilmente immaginabile, ma la valenza che ha per me e per lui, anzi, per noi, è diversa. Sono i muri che imprigionavano il mio cuore che si sgretolano, è la fiducia reciproca che cresce sempre più, è quel 'ti amo' che Jordi mi sussurra, senza fiato, all'orecchio.

Mi riporta all'albergo alle prime luci dell'alba, vorrei che stesse con me ancora un po', ma lo rivedrò tra due o tre giorni, quando tornerò a Barcellona. Riesco a sgattaiolare in camera senza problemi, la divido con mio fratello e quello non lo svegli nemmeno a cannonate. Mi rimetto a dormire, esausta, ma con il sorriso sulle labbra e il profumo inconfondibile di Jordi su di me.




Buonasera (?)
Come promesso sono riuscita ad aggiornare presto, e mi sento parecchio esaltata, lol. Comunque, finalmente (?) i nostri protagonisti sono arrivati ad un importante punto di svolta :) Come sempre, ma ci tengo sempre a farlo, ringrazio di cuore i nuovi lettori, chi continua a leggere la storia, ma soprattutto chi la recensisce (e spero che continui a farlo :3) e chi recensirà (ci tengo a precisare che non mordo u.u).
Al prossimo capitolo, penso proprio che ce la faccio a postarlo relativamente presto *-*

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Capitolo 10
*** 9. Just gonna stand there and watch me burn, but that's alright because i like the way it hurts. ***


                                                                                                                                           Capitolo 9.





"Just gonna stand there and watch me burn
  but that's alright because i like the way it hurts
"


Il programma di oggi prevede una visita a Montmartre. Inutile dire che sto seguendo i miei, mio fratello, David e i suoi camminando tipo uno zombie e sedendomi su qualsiasi cosa trovo appena ne ho l'occasione. Risponderei ai messaggi di Jordi e telefonerei ad Alicia per raccontarle tutto se solo avessi credito sul mio cellulare e se solo ci fosse una rete wifi, ma oggi a quanto pare la fortuna non è dalla mia parte. Per non parlare del fatto che sento un bruciore terribile sulla parte di pelle dove stanotte mi sono fatta fare un tatuaggio, ottimo; se i miei lo vengono a sapere, mi uccidono. Jordi mi ha detto che è arrivato in tempo a Barcellona e che non vede l'ora che torno. Solo a pensarci mi viene da sorridere. "Eva, ci faresti una foto?" i miei pensieri vengono interrotti dal papà di David.
Sorrido: "Certamente!".
Si mettono in posa e sorridono, io scatto. Mi rendo conto che il sorriso di David è solamente accennato, capisco così che probabilmente nemmeno lui si sta divertendo più di tanto. Così mi avvicino a lui, nemmeno so perchè lo sto facendo, so anche che probabilmente me ne pentirò: "Tutto bene?" chiedo.
Annuisce: "Benissimo. Tu, invece? Devi avere dormito davvero poco.".
Ha un fare che mi insospettisce, ma decido di andare avanti con le bugie: "Emicrania; mi ha fatto dormire pochissimo.".
Alza un sopracciglio: "Ah. Era sempre per l'emicrania che eri praticamente spalmata contro un tipo a baciarvi come se non ci fosse un domani appoggiati ad una macchina bianca parcheggiata accanto ad un lampione tipo alle sei di mattina?".
No.
No.
No. Questo non ci voleva.
Conosco David, lo conosco bene. I segreti li tiene fino a quando decide che sia opportuno tenerli e non posso permettermelo, la sua camera è al secondo piano e ci sono altissime probabilità che abbia riconosciuto Jordi. Se la nostra relazione diventasse pubblica non ci sarebbe quasi più privacy e il problema non sarebbe solo questo, ce ne sarebbero a decine.
Mi devo calmare.
No, come ho detto, lo conosco fin troppo bene, con lui vanno usate le maniere forti. "I cazzi tuoi mai?".
Ride sarcasticamente: "Non che pensare mi interessino le tue avventure con la superstar del Barcellona, mi ero solo alzato per andare in bagno, ho guardato fuori dalla finestra pensando di godere di una pittoresca vista di una via parigina all'alba e invece mi trovo quella vista di voi due, mi è venuta la nausea poi, capisci?".
Sospiro: "Capisci che se continui così ti prendo a calci?".
"Ragazzi, venite a vedere la chiesa o aspettate fuori?" chiede mia mamma.
David sta per incamminarsi ma lo fermo, tirandolo per il cappuccio della felpa, poi dico: "No, mamma, noi aspettiamo qui!".
Mia mamma sorride e si dirige con gli altri dentro alla chiesa. Io e David ci sediamo su un muretto.
"Qual'è il tuo problema?" gli chiedo.
Si fruga in tasca, prende una sigaretta, la accende e fa un tiro: "Il fatto che ti userà e ti butterà via, come se niente fosse.".
Scuoto la testa, rammaricata, e gli domando: "Da quando te ne frega qualcosa di me?".
"Da sempre, sei tu che non capisci." dice lui, calmo.
In questo momento io e la calma non andiamo per niente d'accordo: "Certo! Sono io quella che non capisce! Dopotutto mi hai solo illusa, mi hai solo calpestato il cuore, mi hai solo usata e buttata come se niente fosse, perchè dovrei pensare che di me non te ne frega niente?".
"Eva, non urlare, ci guardano tutti." mi fa notare.
Mi rendo conto che il dramma è l'unica cosa di cui non ho bisogno in questo momento, quindi seguo il consiglio di David. "Scusami. Però, David, capiscimi. Non mi hai più parlato, stai sempre con quella troia, mi tratti male, anzi, malissimo e scommetto quello che vuoi che martedì tutta la scuola saprà di me e Jordi e mercoledì tutti i più squallidi giornali di gossip ne parleranno.".
"Perchè pensi che dovrei dirlo a qualcuno?" mi domanda.
Sospiro: "Perché alla tua amabile ragazza racconti tutto e perchè lei ha tanta voglia di rovinarmi la vita.".
"Eva, non..." dice.
Lo interrompo, sembra quasi che lo sto pregando, non è da me, ma a mali estremi, estremi rimedi: "Ti prego non farlo, ti scongiuro, David, in nome della nostra amicizia durata per anni.".
"Com'è Serrano?" mi domanda ignorando puramente quello che ho appena detto.
"Dolce, paziente, a volte infantile, a volte un cretino, bello da morire, imprevedibile e andrei avanti con la lista, ma sto morendo dalla curiosità di chiederti perchè me lo chiedi." rispondo, sinceramente.
Sorride: "Perché è tutta la mattina che ci penso e, davvero, lui potrebbe avere tutte le ragazze che vuole, eppure è venuto qui a Parigi per te, ti ha portata in giro tutta notte, immagino vi siate divertiti; non so, Eva, io non sono mai stato ciò di cui tu hai davvero bisogno, ma credo che lui lo sia.".
"Non paragonarti a lui." gli dico.
Sorride e alza le spalle: "E' inevitabile. Voglio dire, lui è famoso, ha realizzato i suoi sogni, ha chiunque voglia ai suoi piedi, ti può dare tutto quello che vuoi, io invece sono un normalissimo diciottenne che suona in una band sfigata che non sfonderà mai e che si è comportato da grandissimo stronzo con te.".
Sono stupita: "Lo stai ammettendo. Stai ammettendo che hai fatto lo stronzo.".
Annuisce.
"Sì ok è comunque troppo tardi. Se solo sapessi quante notti ho passato a piangere e quanti problemi di fiducia nei confronti del sesso maschile mi hai causato." lo informo.
"Mi sembra che di Jordi ti fidi." mi fa notare.
"Si chiama amore." ribatto.
Il sarcasmo prende possesso di lui: "Oh! La nostra Eva è innamorata del bel calciatore, che carini, quasi mi viene il diabete.".
Mi alzo: "Va bene, ho capito che con te non si può parlare di Jordi.".
"Credi che sia geloso?" mi domanda.
"Hai la ragazza, perchè dovresti?" ribatto.
"E qui ti sbagli." mi informa.
"Cosa?" dire che sono incredula sarebbe riduttivo.
Sospira: "Ci siamo lasciati ieri, le ho telefonato, abbiamo litigato, di nuovo, c'era aria di crisi da un po' di tempo, abbiamo deciso che è meglio per tutti e due finire questa storia.".
"Ah." è tutto quello che riesco a dire.
Si stringe nella felpa: "Capita.", sospira, poi aggiunge: "Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, sì, un po' questa storia mi rende geloso.".
Lo guardo e, fredda, gli dico: "Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, è troppo tardi ormai.".
Ci guardiamo negli occhi.
Quest'attimo sembra infinito.
E' vero, è troppo tardi, è troppo tardi per i vecchi sentimenti, è troppo tardi per cercare di riparare quel qualcosa che tra noi ormai si è irrimediabilmente rotto, è troppo tardi perchè finalmente ho trovato la mia felicità e me la voglio tenere stretta.
La vibrazione del cellulare mi salva da tutta quella tensione, rispondo: "Pronto?".
"Eva, non ci crederai mai!" esclama Ali.
"Siamo in due." dico io.
"Albert e io, beh, sì, ora stiamo insieme!" mi informa.
Non l'ho mai sentita così felice: "Oddio Ali sono contentissima per te!" poi aggiungo: "Jordi invece...".
Mi interrompe: "So tutto. Eva, quello che ci sta succedendo è incredibile.".
"Lo so, Ali." le dico io, sognante.
Sospira: "Claudia e David si sono lasciati.".
"So anche questo, ma forse è meglio che ne parliamo quando torno." le dico.
"Capisco. Jordi mi ha raccontato tutto!" dice, con entusiasmo.
"Ma che pettegolo!" esclamo ridendo.
"Chi è pettegolo?" chiede mio fratello, materializzandosi alle mie spalle.
"Nessuno!" esclamo, lanciandogli uno sguardo minaccioso.
David sorride con aria di sfida: "La nuova fiamma di Eva.".
"Scusa Ali, devo chiudere." dico alla mia migliore amica.
Andres sembra sorpreso: "Non sapevo avessi un ragazzo!".
David si finge dispiaciuto: "Ops, mi è scappato, troppo tardi!".
I genitori di David si avvicinano, così gli chiedo: "David, volevo chiederti una cosa, sai che sono una ragazza curiosa: come fai a falsificare tanto bene le firme dei tuoi sulle giustifiche quando salti la scuola e te ne vai a zonzo per la città a farti le canne con Javier?".
"Cosa?" sbraita la mamma di David.
"Ops, troppo tardi." gli dico, con tutta la cattiveria che ho in me.
"Sei una stronza, Eva." mi dice, con disprezzo.
"E' guerra, David." ribatto.




Good evening (?)
Capitolo dedicato ad Eva e David e al loro complicato rapporto. Ringrazio tanto tanto tanto (?) chi continua a leggere la storia e, soprattutto, chi la recensisce, perchè mi fa tanto piacere, quindi spero che continuiate e spero che anche i nuovi (ma anche vecchi) lettori abbiano voglia di lasciarmi un commento :)
Alla prossima :3



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Capitolo 11
*** 10. You're young and in love, that should be enough. ***


                                                                  Capitolo 10.



"You're young and in love,
that should be enough."






Ho passato i venti giorni dopo il mio ritorno da Parigi tra i pomeriggi con Jordi, che, tra l'altro, ha la casa più grande, magnifica e spettacolare in cui sia mai stata, bugie raccontate ai miei per vederlo, sere passate a studiare di nascosto, uscite a quattro con Ali ed Albert e mattinate a scuola cercando di non addormentarmi sul banco. Felice? Sì, direi di sì.

David non ha ancora spifferato niente, sono stupita ma allo stesso tempo mi chiedo quanto questo silenzio, che per me è incredibilmente conveniente, possa durare. A scuola ci parliamo a malapena, ogni tanto lo sorprendo a fissarmi, vorrei tanto sapere per quanto questa cosa dovrà andare avanti. Ali sembra al settimo cielo, Albert sembra il principe azzurro e tra loro le cose sembrano andare alla grande. E' mercoledì, stasera c'è la Champions, si gioca in casa e vincere questa partita significa avere la certezza matematica di passare il girone per primi; per Jordi questa partita ha un'altra valenza, perchè lui in Champions non segna da tre partite e la ricerca di questo goal sta diventando quasi un'ossessione.
Sono con Ali allo stadio, tribuna vip, ho convinto i miei genitori a farmi andare da lei a dormire dato che i suoi sono a Londra per tutta la settimana per festeggiare il loro venticinquesimo anniversario di matrimonio, la bugia consiste nel fatto che a dormire andrò da Jordi, insomma ho solo mentito per metà, i genitori di Ali sono davvero a Londra. "Fa freddo!" esclama Ali, stringendosi nel maglione.
Effettivamente, stasera fa più freddo del solito. Le do insistenti e fastidiose gomitate canticchiandole: "Dai dai dai che dopo Albert ti scalda!".
Mi tira un affettuoso pugno sul braccio: "Cretina!".
Rido: "Ali, guarda che non c'è niente di male!".
Sospira: "Lo so, lo so. Ma sarebbe un passo importante, parecchio importante. E lui è inspiegabilmente timido e io non sono da meno, boh, ho paura che sarà imbarazzante.".
Le sorrido: "Tutto verrà naturalmente se deve succedere. Poi so che Albert e Jordi hanno parlato e, credimi, Albert è innamorato perso di te.".
Ride: "Il tuo ragazzo è un pettegolo!".
Annuisco: "Tanto!".
Ali indica il campo: "Guarda, stanno entrando!".
Stasera giocano contro lo Spartak Mosca, l'ultima volta che ho visto Jordi, cioè ieri sera, l'ho visto abbastanza tranquillo, diceva che avrebbero potuto batterli senza problemi, la sua preoccupazione era quel goal.
Devo ammettere che tra me e Jordi le cose stanno andando a gonfie vele, abbiamo litigato seriamente appena tre volte, ci punzecchiamo spesso, ma questi battibecchi finiscono sempre con un bacio, su un letto oppure con dei cupcakes mangiati assieme mentre guardiamo uno della miriade di dvd che Jordi possiede. Lo vedo entrare in campo, guarda in basso, sta dannatamente bene con addosso la prima divisa della squadra, faccio solo finta di non notare quegli scarpini color giallo acceso; la squadra si posiziona in fila orizzontalmente, l'inno della Champions risuona in tutto lo stadio, questa musica inizia a farmi venire i brividi di emozione ogni volta che la sento.
La partita inizia, ritmi lenti, dopo dieci minuti il Barcellona inizia ad avere occasioni su occasioni, il problema è che vengono tutte sprecate. "Non credo che reggerò Jordi se non segna." dico.
Ali sospira: "Se vanno avanti a sprecare in questo modo, credo che dovrai per forza farlo.".
"Rigore!" esclamo, saltando in piedi.
L'arbitro la pensa come me, fortunatamente. Jordi sul dischetto, non ho dubbi, la butterà dentro.
Trattengo il fiato, quasi fossi io a dover battere quel rigore di fronte a novantamila persone allo stadio e milioni che mi guardano alla tv.
Parte la rincorsa, calcia, il pallone colpisce la traversa e viene recuperato da un giocatore avversario che inizia una veloce azione di contropiede, Albert non riesce a parare il tiro, goal.
"Oh, perfetto." sbuffa Ali.
"Ha sbagliato il rigore." dico io, ancora incredula.
"Hai fame? Seppelliamo le nostre pene calcistico-amorose nel cibo?" chiede Ali, ridendo.
Le passo il mio portafoglio: "Popcorn grandi, baby.".
Mentre Ali è alla ricerca di cibo, la squadra sembra essersi svegliata, vogliono segnare, non hanno la minima idea di perdere.
Poco più di cinque minuti dopo, il portiere avversario commette un grosso errore, trovandosi, impotente, per terra a guardare Jordi che sta per calciare a porta vuota, in pochi millesimi di secondo, in me matura la certezza che segnerà, ma il tiro finisce fuori di pochi centimetri. Sbuffo, sto soffrendo con lui, so quanto ci tiene.
Così passa il primo tempo, la trama del secondo non è molto diversa da quella dei quarantacinque minuti precedenti, l'unica cosa che la cambia è un autogoal dei russi, che riduce giusto un po' l'umiliazione di questa partita. "Albert sarà deluso, parecchio." dice Ali, sconsolata.
Scuoto la testa: "Non voglio immaginare Jordi.".
"Calcio di punizione." mi fa notare la mia migliore amica.
E' al limite dell'area. Jordi la vuole battere, l'allenatore gli sta praticamente sbraitando di lasciare perdere e di farla battere a Ramirez, il terzino, ma conosco bene Jordi, è testardo, se si mette in testa di fare qualcosa non c'è modo di fargli cambiare idea. "La batte lui?" chiede Ali.
Annuisco: "Se non segna, il mister lo fa fuori.".
"Condoglianze, Eva, la vostra storia è stata breve, ma intensa." dice ironica.
Rido: "Spiritosa!".
Rivolgo la mia attenzione di nuovo al campo, Jordi si appresta a calciare, la palla compie una perfetta parabola che passa la barriera e si infila nell'angolo destro, non c'è nulla che il portiere possa fare per parare questo tiro.
"Goal!" urlo, abbracciando Ali.
"Ce l'ha fatta!" dice lei.
Sono felice, felicissima, non vedo l'ora di abbracciarlo dopo la partita.
"Guarda lo schermo, Eva!" dice Alicia, indicandomi il maxischermo.
Jordi fa un cuore con le mani davanti alla telecamera, sorride e dice 'Ti amo.'.
"E'... è per me." dico, con un filo di voce, poi mi riprendo e l'euforia inizia ad avere il sopravvento: "Mi ha dedicato il goal Ali! Ti giuro che è la cosa più bella che mi sia mai successa! Renditi conto!".
La vedo seria: "Beh, c'è da dire che ora i giornali inizieranno ad interrogarsi riguardo alla tua identità.".
"Il mio ragazzo è un cretino." concludo.
"E pettegolo." aggiunge.
"Ma è fottutamente perfetto." dico, sorridendo, ripensando alla dedica.


Mi vedo con Jordi dopo la partita, appena fuori dagli spogliatoi. Mi bacia, vedendo che non c'è nessuno che ci potrebbe vedere. "Onestamente, non me lo sarei mai aspettato." confesso.
"La dedica?" chiede, ridendo.
Annuisco.
Mi bacia la punta del naso: "Sono un romanticone!".
Rido: "Ma piantala!".
Ride con me, poi mi sussurra all'orecchio: "Beh, direi che abbiamo tutta la notte per stare insieme, andare sulla spiaggia e guardare le stelle mentre beviamo per festeggiare il mio goal.".
"L'ultima nostra sbronza ha praticamente cambiato in meglio il nostro rapporto." gli faccio notare.
Sorride: "Beh sai cosa? Stavolta non succederà, perchè meglio di così le cose non possono andare.".
Sorrido: "Mi chiedo come ho fatto senza di te fino ad adesso.".
E' vero, a volte me lo chiedo seriamente. Jordi mi ha sconvolto la vita, Jordi ha portato una ventata di vita nel mio semplice sopravvivere. Jordi mi ha fatto rivalutare l'amore, Jordi mi ha fatto ritrovare il sorriso, con Jordi sto imparando ad amare anche gli aspetti meno positivi di una persona, perchè è vero, insomma, ho imparato a convivere e quasi ad apprezzare perfino i suoi difetti, quelli che i primi tempi mi facevano arrabbiare come non mai. Il calciatore famoso, viziato e abituato ad ottenere sempre ciò che vuole mi sta facendo maturare, chi l'avrebbe mai detto?
Chi avrebbe mai detto che io, piena di sfiducia nei confronti dell'amore, mi sarei completamente innamorata del calciatore pieno di tatuaggi che indossa sempre delle sneakers orrende?
Sorrido tra me e me, pensando che Jordi ha ragione, le cose non potrebbero andare meglio di così.



Hola :3
Capitolo in cui non succedono molte cose, ma in cui Jordi si mostra tenero (?) ed Eva dice qualcosa (le ultime parole famose, lol) su cui rifletterà parecchio tra qualche capitolo (ma non voglio anticipare niente u.u). Grazie ai nuovi lettori e a chi continua a leggere la storia :') Ma, soprattutto, a voi che recensite, spero che non smettiate :3
Al prossimo capitolo *-*

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Capitolo 12
*** 11. I knew you were trouble. ***


                                                                                        Capitolo 11




I knew you were trouble when you walked in
so shame on me now
flew me to places i'd never been
now i'm lying on the cold hard ground
oh, oh, trouble, trouble, trouble.”



Sto malissimo, mi sento a terra.
È tutto il pomeriggio che vomito.
Credo sia a cause della tensione per tutto quello che sta succedendo.
Bene, vi ricordate quando Jordi mi ha dedicato il goal nella partita contro lo Spartak? Ecco, da quell'episodio avvenuto circa tre settimane fa, dopo il quale sono andata a dormire da Jordi, abbiamo bevuto e guardato le stelle e ci siamo risvegliati nudi nel suo letto senza ricordarci niente, i giornali di gossip hanno iniziato ad interrogarsi riguardo all'identità della fortunata fidanzata, David è stato miracolosamente zitto, ma, purtroppo, lunedì scorso ho visto la mia faccia su tre quarti dei giornali di Spagna.
Oggi è domenica.
Da due settimane a scuola mi fissano tutti.
Da due settimane David non mi parla.
Da due settimane io e Jordi non ci dobbiamo più nascondere, ma ovunque andiamo, ci sono sempre paparazzi da quattro soldi pronti a scattarci foto. Probabilmente quello che ha venduto a chissà quale esorbitante cifra le prime foto di me e Jordi. Le ha scattate da un benzinaio. Ci eravamo fermati a fare benzina, avevamo scherzato e ci eravamo baciati.
Chi avrebbe mai potuto pensare che in una delle due macchine ferme ci fosse un paparazzo? Sono convinta che il destino ha voluto questo, non c'è altra spiegazione.
Comunque, il problema più grande sono stati i miei genitori, o meglio, mio papà. Il giorno in cui le foto sono uscite sui giornali, ha passato circa due ore a dirmi che l'ho deluso, che da me non se lo sarebbe mai aspettato, che nemmeno vuole provare a immaginare le bugie che gli ho raccontato per coprire questa storia eccetera.
Stasera sarei dovuta andare alla festa di compleanno di un compagno di squadra di Jordi, Edu, il terzino brasiliano. Ovviamente, messa come sono, non ci posso andare. Quindi Jordi ha promesso di passare a salutarmi prima di andare. È la prima volta che viene a casa mia dopo che la nostra relazione è stata resa pubblica, spero che vada tutto bene e che i miei non siano troppo imbarazzanti.
Sono buttata sul divano, mia mamma mi ha appena portato una camomilla, mi chiede: “Eva, sei sicura che non hai mangiato qualcosa di avariato, magari da Jordi?”.
Scuoto la testa, leggermente infastidita: “Capisco che lui non vi piaccia, ma non così cretino da mangiare cibo avariato.”.
Mio papà sta leggendo un quotidiano, mi guarda: “Tra quanto arriva il cretino?”.
Alzo le spalle: “Boh, tra poco credo.”.

Spero che non si trattenga troppo.” borbotta.
Faccio in tempo a sbuffare prima che suoni il campanello, mia mamma va ad aprire e fa entrare Jordi. Lei sembra più tollerante di mio papà, anche se non ha mai nascosto la delusione per il mio aver tenuto la storia nascosta. “Buonasera.” dice Jordi, timidamente.

Sì va beh, purtroppo ci conosciamo già per quell'incidente in autostrada. Vado in cucina a bermi un thé, spero che al mio ritorno te ne sia già andato.” dice mio papà bruscamente, prima di alzarsi e sparire in cucina, seguito da mia mamma.
Scuoto la testa: “Scusa, è un caso disperato.”.
Jordi sorride e si siede vicino a me: “Figurati. Guarda che occhiaie hai, stai proprio male.”.
Annuisco: “Mi dispiace di non poter venire con te alla festa di Edu; salutamelo e fagli gli auguri da parte mia, mi raccomando.”.
Jordi scoppia a ridere: “Onestamente, credo che stasera non mi presterà troppa attenzione, sarà occupato con le sue ventimila ragazze. Ogni settimana ne ha una diversa.”.
Sorrido maliziosamente: “Mi ricorda il passato recente di qualcuno...”.
Ride: “Poi qualcuno mi ha fatto cambiare.”.

Ci mancherebbe!” esclamo, fingendomi offesa.
Adesso fa la permalosa!” esclama Jordi, facendomi il solletico.
Cedo dopo poco, non sopporto il solletico.

Ok, ok! La smetto, mi arrendo!”.
Sorride: “Ecco, dammi un bacio prima che tuo padre si materializzi qui.”.
Gli stampo un veloce bacio sulle labbra e gli dico: “E, mi raccomando, fai il bravo alla festa di Edu. So che Albert non viene, quindi non ci sarà nessuno a tenerti d'occhio.”.

Ti fidi di me?” mi domanda.
Sì.” dico.
Mi accarezza il viso: “Ecco, allora non ti devi preoccupare. Pensa a stare al caldo e riposare, così ti rimetti presto. Domani vai a scuola?”.
Scuoto la testa: “No.”.

Ecco, se sei a casa da sola ti passo a trovare.” dice a bassa voce.
Sorrido: “Grazie.”.

E di cosa?!” dice lui.
Sospiro: “Va beh, ora vai alla festa e divertiti, ma non troppo.”.
Ride: “Certo!”.

Buona serata Jordi.” gli dico, sorridendo.
Notte, Eva, se riesco dopo ti chiamo.” dice lui, uscendo da casa mia.
Sentendo che è andato via, mio papà riappare in salotto: “Comunque, io preferivo David.”.

Comunque, David non mi parla.” dico io, imitandolo.
Nemmeno lo lascio finire, non voglio sentirmi un'altra delle sue ramanzine, così dico un generale “Buonanotte” e me ne vado in camera mia.
Ho freddo, mi fa male lo stomaco, mi viene la nausea e mi sento strana.
Penso che sia solo stanchezza, anche perchè non ho la febbre.
Ancora mi chiedo perchè, da quando la mia storia con Jordi è stata resa pubblica, David non mi parla. Insomma, è stato il primo a sapere di questa cosa, ha solo smesso di parlarmi quando praticamente mezzo mondo ne è venuto a conoscenza.
Non è che mi sento in colpa, è che a volte mi manca un rapporto di amicizia con lui, siamo cresciuti insieme e il pensiero che abbiamo buttato tutto via, a volte, mi fa stare male.
Così, in un momento di bontà, prendo il cellulare e gli scrivo un messaggio, dicendogli che possiamo parlarne, che possiamo ancora recuperare un'amicizia.
Poi mi addormento, avvolta dal calore delle coperte, convinta di poter recuperare un rapporto amichevole con David, convinta che tutto andrà bene.




Il suono del cellulare mi sveglia, prima di rispondere controllo l'ora, sono le undici.
Pronto?” dico, assonnata.
Eva.” dice Ali.
Tutto ok?” le chiedo, dato il suo tono preoccupato.
Sì, però c'è qualcosa che dovresti vedere, ti avviso che non ti piacerà.” dice lei, in apprensione.
Ho il cuore in gola: “Dove devo guardare?”.

Eva, senti, se aspetti due ore vengo a casa tua finita scuola e lo guardiamo insieme, non voglio lasciarti sola.” dice Ali.
Ali, dove devo guardare?” domando, sempre più in ansia.
La sento prendere un respiro: “Sui giornali o su internet.”.

Ti richiamo tra poco, promesso.” le dico, prima di riattaccare.
Controllo le news sul mio cellulare.
Non riesco a credere a quello che i miei occhi vedono.
È come una pugnalata in pieno petto.
Mi sento umiliata, presa in giro, ferita.
Quasi a farlo apposta mi squilla il telefono, è Jordi.
Rispondo, voglio sapere che cos'ha ancora da dirmi.
Nemmeno mi lascia parlare: “Eva, non è come sembra. Dobbiamo vederci, parlarne. Giuro, non è come sembra, hanno inventato tutto. Ti amo, lo sai. Sai che per me sei la cosa più importante che ci sia. Quegli stronzi hanno inventato tutto!”.

Ah certo! Hanno inventato pure le foto, vero? Quella troia con cui ti strusci e ti fai alla festa è un fotomontaggio, vero? Smettila di prendermi in giro, e non osare più dire che mi ami, sei solo un bastardo.” gli dico, con disprezzo, prima di chiudere la telefonata.
Richiamo Ali e le dico: “Ti prego, vieni da me appena puoi.”.

Certo. David chiede se può venire anche lui.” mi dice.
Sì. Quindi a scuola lo sanno tutti.” deduco.
Ali sospira sconsolata: “Sì.”.
Riesco a malapena a trattenere i singhiozzi: “Ne parliamo dopo quando venite, fate in fretta, vi prego.”.
Me lo sarei dovuta aspettare, dopotutto cosa pretendevo?
Che Jordi fosse veramente innamorato di me?
Non ho niente di speciale, sono ordinariamente mediocre.
Sono anche un'illusa.
Una stupida.





Buonasera (?)
Ok. Allora, prima di tutto non odiatemi, so che avrei dovuto postare settimana scorsa, ma, siccome sono parecchio sfigata, mi si è spento il computer mentre stavo finendo di scrivere il capitolo e ancora non avevo salvato D:
Così ho dovuto riscriverlo.
Ovviamente, nel prossimo capitolo si saprà cosa ha combinato Jordi u.u ma forse si riesce già ad intuire.
Come sempre ringrazio chi continua a leggere la storia, i nuovi lettori e, in particolare, chi recensisce :3
Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 13
*** 12. When you lose something you can't replace. ***


                                                                                                                         Capitolo 12.





"Il cambiamento non ci piace, ci fa paura... ma non possiamo evitare che arrivi: o ci adattiamo al cambiamento o rimaniamo indietro. Crescere è doloroso, chiunque vi dica il contrario sta mentendo. Ma la verità è che, qualche volta, più le cose cambiano più restano le stesse. E qualche volta, oh, qualche volta il cambiamento è bello. Qualche volta il cambiamento è tutto." - Grey's Anatomy.





Mi sento meglio. Fisicamente, intendo. 
Mi è passato il male allo stomaco e pure la nausea. 
Psicologicamente, invece, sto da schifo. Jordi mi ha chiamata una ventina di volte, non ho risposto, nonostante la tentazione sia stata forte. Insomma, quello che ha fatto non è perdonabile, ma vorrei almeno sentire le sue ragioni, vorrei capire che bisogno c'era di illudermi, di darmi l'illusione che mi amasse, che la nostra storia sarebbe durata, che la nostra storia era qualcosa di magnifico. Per non nominare il fatto che a Parigi ho fatto la grandissima cazzata di farmi quel tatuaggio; in ogni caso, anche lui se l'è fatto, mi piace pensare che avrà per sempre sulla sua pelle qualcosa che gli ricordi me, qualcosa che gli ricordi quello che ha fatto.
Appunto perchè mi sento fisicamente meglio, sto correndo. E' un bel po' di tempo che non vado a correre, ma credo che la corsa aiuti a scaricare la tensione e forse in questo momento è la cosa che mi serve di più. 
Nel primo pomeriggio sono venuti Ali e David. Ho guardato con loro le foto sui giornali e ho scoperto che la ragazza che avvinghia e bacia Jordi è Sara Molina, attrice di qualche telenovelas nonché una delle sue, purtroppo tante, ex ragazze. Ho chiesto anche quali sono stati i commenti di Claudia e David ed Ali mi hanno risposto che è uno di quei casi in cui è meglio non sapere, mi immagino cosa succederà domani quando mi ripresenterò a scuola; mi sembra già di sentire i suoi commenti acidi, gente che non mi ha mai rivolto la parola ma che si diverte a bisbigliare commenti sul fattaccio, gli occhi di tutti addosso.
Anche se sono convinta che niente sarà peggio dei mille Te l'avevo detto di mio padre. Fortunatamente, l'ho sentito solo per telefono, ora devo cercare di prepararmi psicologicamente alla predica che mi farà a cena. 
Sinceramente, credo che io sia la sola danneggiata da quello che è successo. Insomma, Jordi ora probabilmente è con la Molina a divertirsi, mentre io sto correndo cercando di scaricare la tensione, preoccupandomi per l'umiliazione che subirò domani a scuola, preoccupata per il giudizio della mia famiglia. Sono anche convinta di essere troppo arrabbiata al momento per sentire dolore per il mio cuore spezzato. 
Purtroppo, però, credo di essere anche un po' fuori allenamento e la cosa mi causa stanchezza, quasi mi sembra che mi giri la testa, così decido di percorrere camminando gli ultimi metri che portano all'ingresso del condominio dove abito. Ho il fiatone, respiro profondamente, con la bocca; cammino velocemente, fissando per terra. 
Sono quasi arrivata, quando sento una voce che conosco fin troppo bene chiamare il mio nome: "Eva!".
Ho detto di essere convinta di essere troppo arrabbiata per sentire il dolore del mio cuore spezzato.
Beh, mi sbagliavo.
Sentire la sua voce chiamare il mio nome è come una pugnalata in pieno petto.
Sento un groppo in gola, ma mi sforzo di mostrarmi forte.
"Cosa vuoi?" dico a Jordi, con poca tenerezza.
Scuote la testa, sembra agitato: "Eva, non è come sembra, te lo giuro.".
Mi slego i capelli e gli dico, sarcasticamente: "Oh sì. Tu non hai mai baciato Sara Molina ieri sera, le foto sono tutte opera di photoshop, povero Jordi, circondato da giornalisti che gli vogliono rovinare l'esistenza. Ah, a proposito, belle occhiaie.".
"Non intendevo quello. Intendevo dire che ero ubriaco e lei ne ha approfittato." mi spiega.
"Certo, e io dovrei crederci.".
Si mette una mano nei capelli: "Eva, stamattina mi sono svegliato a casa mia, da solo, vestito, Edu abita vicino a me, mi hanno detto che mi hanno visto andare a casa a piedi. Con Sara non è successo niente oltre a quel bacio, te lo giuro. Tra l'altro nemmeno mi ricordo di quel bacio da tanto che ero ubriaco. Ho visto stamattina le foto sui giornali e mi sono sentito una merda, una vera merda. Il senso di colpa mi sta distruggendo, te lo giuro. Sono più che sicuro che Sara mi ha visto ubriaco e se ne è approfittata, quella farebbe di tutto per avere cinque minuti di fama, per far sì che la gente parli di lei.".
La versione di Jordi potrebbe essere vera, insomma, sì, è verosimile.
Ma se mi stesse solamente prendendo in giro?
"Quindi?" gli chiedo, cercando di capire le sue intenzioni.
Si morde un labbro, lo fa spesso quando è nervoso: "Quindi perdonami.".
"Perché dovrei?" domando.
Sospira, sconsolato: "Perchè ti amo. Perchè non avevo intenzione di combinare niente con Sara, è stata tutta colpa sua. Perchè ieri sera ho sbagliato a bere così tanto, solo che tu non c'eri e non mi stavo divertendo tanto e...".
Lo interrompo, in un modo un po' aggressivo: "Quindi io per te sono solo un divertimento?".
"No!" esclama, immediato, poi aggiunge: "Come al solito ho sbagliato le parole da usare. Eva, dai, lo sai che ti amo, te l'ho dimostrato.".
Rido amareggiata: "E con cosa? Con un tatuaggio? Capirai, hai le braccia piene, sai cosa ti interessa di uno in più o in meno.".
Jordi aggrotta le sopracciglia: "Eh certo. Tu ricordi il tatuaggio. Probabilmente non ti ricordi di quando siamo usciti e tu, ubriaca, mi sei saltata addosso e, nonostante la tentazione ci fosse, mi sono fermato. Di quando sono venuto a Parigi. Di quando avevi la febbre e sono venuto a prendermi cura di te. Giustamente, tu ricordi il tatuaggio, giustamente pensi solo a quanto questa storia stia danneggiando te stessa.".
Alzo la voce: "Chi è stata tradita e umiliata? Chi ha visto le foto del ragazzo che ama che bacia la sua ex su tutti i giornali? Chi...".
Jordi non mi fa finire, mi prende per le spalle, mi attira a sè e mi bacia.
Sento una lacrima che mi riga la guancia, stringo le mie braccia attorno al collo di Jordi.
Lo odio.
Lo odio perchè mi ha tradita. Lo odio perchè mi ha spezzato il cuore. Lo odio perchè mi sta baciando come solo lui sa fare proprio nel momento in cui lo vorrei strozzare.
Ma più che altro odio me stessa. Mi odio perchè non riesco a credergli. Mi odio perchè riesco solo a dar sfogo alla rabbia e non agli altri sentimenti che fanno la guerra dentro me. Mi odio perchè so che non riuscirò mai più a fidarmi di lui, perchè mi sto arrendendo, come al solito.
Quando ci stacchiamo, ormai senza fiato, mi asciugo le guance e Jordi dice: "Era il bacio dell'addio, scommetto.".
"Jordi." non riesco a trovare le parole.
Si mostra comprensivo: "Dimmi.".
Prendo un respiro profondo: "Senti, Jordi, io ti amo, ok? Amo il modo in cui mi guardi, in cui mi baci, amo i tuoi capelli, i tuoi occhi, tutti quei tatuaggi, amo i tuoi gusti musicali, un po' meno quelli eccentrici che hai in fatto di moda. Però credo che, nonostante il fatto che, appunto, ti amo, in una relazione ci debba essere fiducia. Ti ho aperto il mio cuore, mi hai fatto superare le mie paure e le mie insicurezze, però, in questo momento, non so se mi posso fidare di te. Perchè potrei anche credere alla tua versione della storia e potrei perdonarti, potremmo andare avanti con la nostra relazione come se niente fosse, però so che dentro di me non sarebbe come se niente fosse. So che non riuscirei più a fidarmi di te; e, credimi, mi odio per questo. E' tutto il giorno che penso che me lo sarei dovuto aspettare, perchè i bei ragazzi famosi e circondati da ragazze stupende con vite esaltanti non si innamorano di una banale studentessa che ha paura del futuro e che odia la matematica, Jordi, non siamo fatti per stare insieme.".
"Vuol dire che tra noi è finita?" chiede Jordi.
"Sì, credo." dico, con voce spezzata.
"Sai, invece, cosa amo io di te? Amo quando stai da me a dormire e ti svegli sempre prima di me, però fai finta di dormire in modo che sia io a svegliarti. Amo quando fai finta di essere arrabbiata, quando ti mangi un pacchetto intero di biscotti al cioccolato mentre guardi Grey's Anatomy, quando sei in cerca di coccole, quando discutiamo e vuoi far pace. Amo i tuoi occhi, i tuoi capelli che tanto odi, amo le tue labbra e il tuo profumo. E, credimi, potrei andare avanti all'infinito con questa lista, però quello che voglio dirti è che amo tutte queste cose ora, le ho sempre amate da quando ci siamo conosciuti e non credo che mai smetterò di amarle. Credo solo che tutti si meritano una seconda possibilità, così come me la merito io. Ma se tu non me la vuoi dare perchè sai che niente sarebbe come prima, rispetto la tua decisione. Però sappi, Eva, che la fine della nostra storia non significa assolutamente che smetterò di amarti." dice Jordi, che sembra avere gli occhi lucidi.
"Non rendere tutto più difficile." gli dico, ormai piangendo.
Jordi cerca di ricomporsi, una volta mi ha detto che odia farsi vedere mentre piange: "Spero che magari tra qualche tempo ci possiamo rivedere.".
Annuisco: "Lo spero anche io.".
"Ciao Eva." mi dice, fissandomi negli occhi.
Cerco di asciugarmi le lacrime: "Ciao Jordi.".
Mi volto e apro il portone, lo sento che mi dice: "Spero che un giorno potrai tornare a fidarti di me.".
Non gli rispondo, entro e mi chiudo la porta alle spalle.
Adesso il dolore del cuore spezzato lo sento eccome.
Odio me stessa per la certezza di non riuscire a fidarmi più di lui.
Odio Sara Molina e la sua voglia di fama.
Odio Jordi e la sua ingenuità.
Odio i paparazzi che c'erano alla festa, come al solito.
Odio il fatto che tra poco dovrò affrontare mio papà, odio la certezza che lui cercherà di sminuire la cosa, dicendomi solo che mi aiuterà a crescere e che mi servirà di lezione per non averlo ascoltato.
Ma soprattutto, odio il presentimento che si fa strada in me, presentimento che prima o poi mi pentirò di averlo lasciato.
Odio anche la sensazione di vomito che torno a sentire. 
Perfetto, è una giornata da dimenticare.



Ciao a tutti :3
non odiatemi perchè tra loro è finita (almeno per ora. *spoiler time lol*). tra tipo un capitolo e mezzo (?) arriva una bella svolta decisiva u.u per Eva? per Jordi? per entrambi? ho spoilerato abbastanza, quindi non ve lo dico u.u come sempre ringrazio di cuore chi recensisce :') e, ovviamente, tutti quelli che leggono :) 
al prossimo capitolo *-*





 

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Capitolo 14
*** 13. All you need is love. ***


                                                                             Capitolo 13.




A volte nella vita l'amore vince veramente su tutto: stanchezza, privazione del sonno, tutto. E poi a volte l'amore sembra che porti solo dolore. Cerchiamo sempre un modo per placare il dolore. Qualche volta plachiamo il dolore sfruttando al meglio ciò che abbiamo, qualche volta perdendoci nel momento. E qualche volta per placare il dolore basta solo dichiarare una tregua.” - Grey's Anatomy



Pov Jordi


Passo le giornate giocando a fifa, poi a pes, poi di nuovo a fifa. Credo che la playstation sia la mia nuova ragazza.
Mi manca Eva, è inutile dirlo.
Mi sento uno schifo per quello che è successo alla festa.
Odio Sara, la sua voglia di fama, la mia ingenuità e la mia voglia di divertirmi che mi hanno portato a bere troppo.
Sospiro e finisco la lattina di coca cola.
È la vigilia di Natale e io sono solo come un cane. I miei genitori e mia sorella sono in vacanza in Kenya, prima di comportarmi da completo deficiente pensavo che avrei passato il giorno di Natale con Eva. Invece me ne starò a casa, solo con la mia playstation, i miei dvd e il mio divano.
Complimenti, Jordi.
Sento il mio citofono suonare, così metto in pausa la partita, mi alzo e rispondo: “Sì? Chi è?”.

Jordi sono io... Eva...” dice la voce dall'altra parte.
È Eva.
Non ci credo.
Le apro, invitandola ad entrare.
La aspetto sulla soglia della porta di ingresso, mentre percorre il vialetto di casa mia mi chiedo cosa l'abbia portata qui.
Magari le manco.
Magari vuole chiedermi di ricominciare.
O magari mi vuole solo prendere a schiaffi, cosa che, effettivamente, mi merito.

Ciao.” dice, timidamente, ferma davanti a me.
Ciao.” le dico io, sorpreso.
Sospira e si tortura le dita: “Jordi... Ho dimenticato a casa tua uno dei miei, beh, il mio unico vestito e domani è Natale e andiamo tutti a pranzo da mia zia e mio papà vuole che lo indossi e... beh... dovrei riprendermelo.”.
Oh.
Beh, avrei dovuto immaginarmelo.
Eva non mi rivuole certamente indietro, rivuole indietro il suo vestito, che, tra l'altro, nemmeno sapevo che avesse lasciato qui.
Fingo che le mie aspettative non si siano distrutte: “Certo. Entra pure, se mi dici dov'è te lo vado a prendere.”.
Entra e sorride timidamente: “E' nella cabina armadio. Ma stai pure qui, vado io.”.
Non faccio in tempo a dirle che la mia stanza non è altro che un grandissimo casino che lei sparisce dalla mia vista.
Pazienza, è abituata al mio disordine. O meglio, era abituata.
Mi manca talmente tanto che vorrei tirarmi un pugno in faccia.
E non intendo dire che mi manca solo fisicamente.
Mi manca soprattutto la sua presenza nella mia vita. Credo che Eva mi abbia reso una persona migliore. Innanzitutto, credo che mi abbia insegnato ad amare completamente una persona, pregi e difetti compresi, perchè, insomma, non nego che ci siano parti di lei che inizialmente mi piacevano ben poco. Poi credo che Eva, così maledettamente fragile ed insicura, mi abbia insegnato a mettere un po' da parte le mie insicurezze per cercare di sembrare forte e protettivo di fronte a lei, e, sorpresa, un po' di quelle le ho messe da parte sul serio. Ho capito che l'amore viene prima del calcio, delle interviste, della fama, delle feste. Ecco, quest'ultima è una cosa che ho imparato ma che, purtroppo, quella maledetta sera mi sono dimenticato.
Vorrei tirarmi un pugno in faccia se solo ci ripenso.
Mi trattengo, vedendo Eva arrivare. Indossa un paio di jeans a sigaretta scuri, le sue adorate converse con il pelo e un maglione grigio con uno scollo a v, cerco di non soffermarmi troppo su quella scollatura perchè vorrei evitare di prendere uno schiaffo, anche se me lo meriterei.

Trovato.” mi informa.
Annuisco involontariamente, poi le dico: “Ti posso offrire qualcosa?”.

Ti direi di sì se non avessi un terribile mal di stomaco.” risponde.
Effettivamente, la vedo pallida, più del solito, e ha anche le occhiaie.

Un bicchiere d'acqua?” le chiedo. Sembro un completo deficiente.
Veramente...” si accinge a dire.
La interrompo, sembra quasi che la sto supplicando: “Per favore, dimmi di sì anche se non hai sete, anche se mi odi, ti prego, resta ancora un po'.”.
Sono patetico, vero?
Non mi sono mai trovato in questa situazione.
Solitamente erano le ragazze a fare di tutto per me.
Ero io quello che se ne fregava.
Direi che finalmente a ventitré anni ce l'ho fatta a capire cosa sia l'amore.

Va bene.” risponde, sedendosi al bancone della mia cucina.
Le verso un bicchiere d'acqua e le chiedo: “Come va?”.
Domanda cogliona, ma efficace.
Prende un respiro profondo: “Non tanto bene.”.

Se vuoi parlarne, io sono qui...” le dico.
Beve un sorso d'acqua e inizia a raccontare: “Ok. Non sto molto bene, mi sento sempre stanca, ho sempre mal di stomaco o la nausea, credo che sia per lo stress. Ho preso una valanga di insufficienze a scuola perchè non riesco a studiare. Tutti parlano di me. Ma non è quello che mi distrae, ciò che mi distrae è un'altra cosa. Ciò che mi distrae sei tu, Jordi. Perché tra noi può anche essere finita, ma sai cosa c'è? C'è che lo so, so che sei ingenuo, che hai ventitré anni ma pensi che siano tutti buoni, che il mondo sia un posto dove tutti vomitano arcobaleni e cagano diamanti e gli unicorni girano in libertà, lo so che quello che è successo con quella troia della Molina non è colpa tua, so che eri ubriaco perso. Quello che mi consuma dentro è uno stare in bilico. Tra il volere ricominciare con te e la paura di ricominciare con te. Voglio dire, se succedesse di nuovo? Se ricominciassimo e, per qualche svariata ragione, la nostra storia finisse di nuovo? Credo che perderei quella poca fiducia verso il genere umano che mi è rimasta.”.

Quindi ti manco.” concludo.
Da morire.” dice Eva.
Cerco di non sorridere troppo, nonostante faccia fatica a trattenermi, poi decido di essere il più sincero possibile con lei: “Senti, Eva, potrei anche prometterti che tutto sarà rose e fiori, che niente si metterà più tra di noi, però questa non è una di quelle promesse che possono essere sicuramente mantenute. Perché non dipende da noi. Hai scelto di innamorarti di un calciatore. Hai scelto di innamorarti di un ragazzo che sta sempre sotto i riflettori, di un ragazzo che non ha una vita privata, di un ragazzo su cui vengono inventate tantissime cazzate, di un ragazzo che è la preda di tante stronze affamate solo di fama e di gloria, hai scelto, però, di innamorarti di un ragazzo che ti ama. Di un ragazzo a cui manchi da morire, un ragazzo che da quando l'hai lasciato non ha più voglia di fare niente, ha smesso pure di fare goal. Ecco, il punto è che non ti posso prometterti che niente tra di noi andrà storto. Ti posso promettere che farò il possibile perchè tra noi niente andrà storto, ti posso promettere che cercherò di rimediare ad ogni errore ed ad ogni cazzata, perchè capita di sbagliare o fare qualche cosa di cui ci si pente dopo un nanosecondo.”.

Ti voglio bene, lo sai, vero?” dice Eva.
Annuisco: “Io invece ti amo.”.

Pensavo che mi odiassi perchè ti ho lasciato, per la mia stupida insicurezza e la mia stupida paura e il mio stupido carattere.” confessa lei.
Scuoto la testa sorridendo: “Non potrei mai odiarti.”.
Si sposta un ciuffo di capelli dal viso: “Ti giuro che queste due settimane senza parlarti sono state orribili. Mio padre sembra la persona più felice del mondo, infatti nemmeno sa che sono qui, dovrei parlargli.”.
Sorrido: “Mi sei mancata, tanto.”.

Il punto è che ti rivoglio nella mia vita, a tutti i costi, eppure sono terribilmente terrorizzata dal fatto di tornare insieme. Credo che sia la paura del dolore quella che mi frega.” mi spiega.
Appoggio una mano sulla sua: “E se ricominciassimo, però gradualmente?”.

Cosa?” chiede lei, abbastanza perplessa.
Effettivamente, come cosa potrebbe sembrare ridicola, ma ci provo comunque: “Voglio riconquistare la tua fiducia, prima di rimetterci insieme. Ripartiamo da zero. Da amici. Nel frattempo avrai tempo per riflettere e pensare e cercare di superare questa paura, se vuoi possiamo farlo insieme, poi quando ti sentirai pronta possiamo tornare ad essere, sì, insomma, una coppia.”.
Eva alza un sopracciglio: “Sembri imbarazzato.”.
Rido: “Credo di fare pena in queste cose.”.
Ride con me: “No. Non fai pena. Mi stai proponendo di ricominciare da zero, mi stai dicendo che sarai lì ad aspettarmi, che ci sarai per me. Come puoi farmi pena? Mi fai solo sentire uno schifo per averti lasciato.”.
Le sorrido, per una volta credo di avere fatto la cosa giusta: “Potremmo smettere insieme di sentirci uno schifo, tu per avermi lasciato e io per aver fatto il cretino alla festa.”.
Mi accarezza un braccio: “Sì, smettiamo.”.
Mi sporgo e le bacio una guancia, credo che non se l'aspettasse, poi la vedo arrossire, così le chiedo, per evitarle troppo imbarazzo: “Che fai all'ultimo dell'anno?”.
Sospira: “Vado alla festa di Javier. Ci sono un po' dei miei compagni di classe. Ali lo passerà con Albert, però mi ha promesso che passerà con me il pomeriggio del primo dell'anno.”.

Non sembri molto felice di andare alla festa.” le faccio notare.
Sorride: “Ci devo andare con David, che ultimamente ci sta provando spudoratamente con me nonostante gli abbia palesemente manifestato la pura e sola amicizia che provo nei suoi confronti.”.

Nemmeno ci siamo rimessi insieme che già ho un rivale.” dico ridendo.
Eva sorride: “Tranquillo, David non mi fa venire i brividi ogni volta che mi guarda.”.
Jordi uno, David zero.
Eva fa aumentare parecchio il mio orgoglio maschile certe volte.

Beh, passerai l'ultimo dell'anno con i tuoi amici, il primo con Ali, ti dispiace se il due ce ne andiamo a mangiare da mcdonald's e poi a vedere un film? Dato che, sì, insomma, passerò l'ultimo dell'anno da forever alone a giocare alla playstation.” le dico, sincero.
Eva scoppia a ridere: “Mi spiace di averti fatto venire il rigetto per le feste.”.

Oh, tranquilla, mi fa solo bene.” le rispondo, sorridendo.
Sorride e guarda l'orologio: “Beh, direi che devo andare.”.

Ok.”.
Avrei voluto restare ancora un po', credimi.” dice lei.
Sorrido: “Non preoccuparti. Ti chiamo domani per farti gli auguri di buon Natale.”.
Si alza e si mette davanti a me: “Avrei voluto passare il giorno di Natale con te, ti avevo anche già preparato il regalo, però devo aspettare il momento giusto per dartelo, abbi pazienza.”.

Ne ho quanta ne vuoi.” le dico.
Mi abbraccia e mi dice un sincero: “Grazie.”.

Grazie a te.” le rispondo, sincero.
Eva sorride, prende le sue cose ed esce.
Mi era mancata la sua presenza a casa mia, mi era mancato il suo sorriso, il suo profumo. Credo che per riconquistare completamente la sua fiducia dovrò fare parecchio lavoro, ma sono anche convinto che non c'è lavoro più difficile e più bello di questo.





Buonasera :3
Ho scritto un capitolo un po' lungo, però almeno è una cosa più o meno felice perchè hanno deciso di riprovarci, ripartendo da zero :').
Comunque, ho deciso di scrivere il capitolo dal punto di vista di Jordi, spero di essere riuscita ad entrare nella confusa mente di un uomo (?) e che il risultato non faccia troppo schifo, fatemi sapere, lol
Ancora, ringrazio i nuovi e i vecchi lettori e, soprattutto, chi recensisce; non riesco nemmeno a esprimere quanto le vostre recensioni mi facciano piacere :')
Ah, ed è la seconda volta che metto una citazione di Grey's Anatomy, solo che in questi giorni mi sto riguardando un casino di episodi :)
Beh, non ho altro da dire (anche perchè se no sembro tanto logorroica), al prossimo capitolo! :3

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Capitolo 15
*** 14. When love, love will tear us apart again. (parte 1) ***


                                                                                     Capitolo 14.




Do you cry out in your sleep
all my failings exposed?
Get a taste in my mouth
and desperation takes hold
is it something so good
just can't function no more?
When love, love will tear us apart again.”.



E' il primo giorno del nuovo anno.
Adoro questo giorno.
Ogni anno mi illudo riguardo al fatto che qualcosa cambierà, ogni anno faccio buoni propositi, che puntualmente svaniscono una settimana dopo; tipo quello di impegnarsi in matematica, quello di essere più aperta con le persone, quello di smetterla di nascondere tavolette di cioccolato e mangiarmele quando sono da sola in casa.
Però mi piace, mi piace perchè è come se avessi un'energia che ieri non avevo, un'energia che forse è voglia di rendere le cose migliori.
Diciamo che sono sopravvissuta alle feste, ai parenti e alle quantità esorbitanti di cibo. Ieri sera sono andata alla festa di Javier, c'erano quasi tutti i miei compagni di classe, tutti, ovviamente, tranne Claudia, che è con i suoi in vacanza da qualche parte nell'Oceano Pacifico. Ho cercato di ignorarla il più possibile da quando le foto di Jordi e Sara erano uscite sul giornale, il fatto era che mi mancava talmente tanto Jordi e che ho odiato me stessa talmente tanto che tutti i suoi “Te l'avevo detto che sarebbe finita così, ti ha messo in ridicolo davanti a tutti, ma è quello che ti meriti.” nemmeno mi hanno toccato più di tanto.
Alicia mi ha dato buca.
La cosa non mi sorprende, a dire la verità me lo aspettavo, ma sono contenta per lei, insomma, lei e Albert sono tipo la coppia perfetta, sono contenta che stiano insieme, anche se in questo caso la cosa ha pesato in modo negativo su di me.
Ogni primo giorno dell'anno, i miei vanno a pranzo dai miei zii, pensando che la mia migliore amica passasse il pomeriggio con me, ho dato buca alla mia famiglia.
Così mi sono ritrovata da sola, buttata sul divano a mangiare caramelle gommose a forma di orsetto ad aspettare l'arrivo di Jordi.
Sì, di Jordi, perchè appena ha saputo che ero da sola, si è praticamente autoinvitato a casa mia per farmi compagnia.
Sento il campanello suonare, mi alzo e vado ad aprire: “Buon anno.” dice Jordi, sfoggiando un sorriso perfetto.
Sorrido: “Buon anno.”.
Mi bacia una guancia ed entra.

Allora, quali sono i programmi?” chiede.
Prendo una delle tavolette di cioccolato che prometto sempre di smettere di nascondere: “Ci ingozziamo di dolci mentre guardiamo la televisione?”.
Ride: “Va benissimo!”.
Ci buttiamo sul divano e Jordi inizia a mangiarsi i miei orsetti gommosi: “Come è andata ieri sera?”.

Bene. Cioè, normale. David dovrebbe capire che non mi interessa. Ah, e i drink facevano schifo. E la musica era abbastanza decente, ma niente di straordinario. Ah, sì, e mi sei mancato.” gli dico.
Mi appoggia una mano sul ginocchio: “Anche tu, Eva. Ho passato un ultimo dell'anno da completo forever alone buttato sul divano a guardare pessimi film in tv mentre mangiavo quello che avevo preso al Mc Drive.”.
Rido: “Immagino. Un povero e triste e solo Jordi che si sbrodola la felpa di ketchup e si commuove guardando qualche robaccia romantica.”.

Diciamo che era più un povero e triste e solo Jordi che ha rovesciato la coca cola sul divano e mentre cercava di ripulire ha pensato a quanto Eva avrebbe riso di lui e si è così reso conto di quanto gli mancasse.” mi confessa.
Sospiro.
Mi fa segno di avvicinarmi a lui, appoggio la mia schiena contro il suo petto e mi cinge con le sue braccia.
Jordi emana calore, è come un calorifero con le gambe.
Sento che mi sta annusando i capelli, mi dice: “Sai, anche se, comunque, non stiamo insieme, non sai quanto sono grato del fatto che mi hai dato questa seconda possibilità di ricominciare, davvero.”.
Non riesco nemmeno ad esprimere quanto mi faccia piacere che Jordi la pensi in quel modo. Dopotutto stare senza di lui non è stato facile per me. È come se ormai si sia preso una parte di me e non sia più intenzionato a ridarmela. Solo che nemmeno immagina quanto grata sia io per questo.

Ti bacerei, se stessimo insieme.” gli dico, sincera.
E invece?” chiede, con quell'aria da cucciolo a cui è appena stato tolto il gioco preferito.
Invece ti dico di cambiar canale, questo film inizia ad essere noioso!” esclamo, deviando il discorso.
Ride: “Va beh, uccidi l'atmosfera come solo tu sai fare. Che canale metto?”.

Mtv.” gli suggerisco.
Gli ci vuole qualche secondo di tempo per riconoscere il programma che stanno trasmettendo: “No, Eva, ti prego. Io 16 and pregnant non lo guado!”.
Scoppio a ridere: “Io ogni tanto lo vedo! Dai, Jordi, è...”.
Non finisco la frase.
Smetto di ridere improvvisamente.
16 and pregnant. 16 anni e incinta.
Io non ne ho sedici, ne ho diciotto, però ho la nausea da due settimane e non riesco a ricordare l'ultima volta che mi è venuto il ciclo.
No, è impossibile, insomma, siamo stati sempre attenti.
Sempre.
O forse no.
Quella volta eravamo ubriachi. Quella sera in cui Jordi mi ha dedicato il goal.
Sento Jordi che mi mette una mano sulla spalla: “Eva? Tutto ok?”.

Jordi, trova una farmacia aperta.” gli dico.
Stai male?” chiede, apprensivo.
Sono confusa, mi viene da piangere, quasi ho paura.
È come se tutto fosse in un precario equilibrio.

Jordi vai a comprare un test di gravidanza.” dico, con un filo di voce.
Cosa?” sembra sconvolto.
Sento una lacrima che mi riga la guancia, la asciugo in fretta: “Fallo. Sbrigati.”.

Eva, ma...”.
Lo interrompo, sto piangendo, quasi sembra che lo stia supplicando: “Jordi, ti prego.”.
Si alza di scatto: “Va bene. Tu, però, stai tranquilla. Arrivo subito.”.
Mi lascia un bacio in fronte e se ne va.
Sembrava sotto shock.
Magari nemmeno tornerà e mi lascerà da sola con questo casino.
Avevo dato la colpa di tutto allo stress.
Ma non ho ancora una risposta certa.
Spero solo che Jordi faccia in fretta.
Sento che l'equilibrio precario si sta per distruggere e che stia tutto per crollare.
Spero con tutta me stessa che sia solo una sensazione.
Ma ho paura di no.
Ho tanta paura che non lo sia.




Buonasera :)
Beh, ho deciso di dividere il capitolo in due parti perchè altrimenti sarebbe risultato troppo lungo. Non ho molto da dire, a parte che TA-TAAAA (?) colpo di scena, svolta importante. La seconda parte sarà dal punto di vista di Jordi, non so che altro scrivere, a parte che spero vivamente che il capitolo non sia venuto una schifezza, lol. Come sempre ringrazio chi legge e, sopratutto, chi recensisce :')
Alla seconda parte del capitolo, che spero di postare presto :3

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Capitolo 16
*** 14. Cause, after all, you do know best. (parte 2) ***


                                                                                 Capitolo 14.




Let him know that you know best
cause after all you do know best
try to slip past his defence
without granting innocence.
Lay down a list of what is wrong
the things you've told him all along
and pray to God he hears you”


Pov Jordi
Rientro in casa di Eva.
Ho in mano una piccola borsa di plastica della farmacia, dice che vuole essere completamente sicura di essere incinta, ma lo voglio pure io.
Per evitare di essere riconosciuto, ho indossato un cappello e una sciarpa così che più di metà della mia faccia fosse coperta, ci manca solo che domani vedo sul giornale le foto di me in farmacia che compro test di gravidanza.
Mi tolgo il giubbetto e la sciarpa e li butto sul divano, non faccio in tempo a togliermi il cappello, che appare Eva. “Li hai presi?” mi chiede, è visibilmente preoccupata.
Le porgo la borsa: “Ecco, tieni.”.
La prende e sparisce in bagno.
Devo andare con lei?
Devo starmene qui con le mani in mano?

Eva, io nel frattempo prendo un bicchiere d'acqua.” le urlo, senza ottenere una risposta. Effettivamente era una comunicazione idiota dato il momento, però mi serve qualcosa con cui tenermi occupato.
Sono talmente agitato che nemmeno bevo.
Semplicemente mi appoggio al muro della cucina a braccia conserte.
Ho un brutto presentimento riguardo a tutto ciò. Voglio dire, se Eva fosse incinta sarebbe un casino. Insomma, cioè, per certi aspetti nemmeno so badare a me stesso, figuriamoci ad un bambino che piange e strilla, che si prende la varicella o che deve imparare a camminare, no.
Spero solo che sarà solo un brutto spavento, che Eva non sia incinta, che io e lei ci rimetteremo insieme presto e che continueremo la nostra stupenda storia senza impicci.
A proposito, a questo punto Eva dovrebbe avere i risultati.
Non l'ho sentita urlare di felicità.
Però nemmeno l'ho sentita piangere e prendere a calci qualcosa.
Vado di fretta in bagno, apro la porta di scatto e la trovo seduta sul pavimento, sta fissando i tre test, disposti in fila davanti a lei, li sta fissando.

Eva...?” dico.
Non distoglie lo sguardo da quei tre test.
Mi inginocchio davanti a lei, le chiedo, con calma: “Eva, sono positivi o negativi?”.
Finalmente alza lo sguardo.
Ha gli occhi pieni di lacrime, al primo battito di ciglia le scorreranno sulle guance pallide.

Jordi, sono incinta.” dice, con un filo di voce.
Oh cazzo.
Non so cosa dire.
So che interpreterà male il mio silenzio, succede sempre.
Mi serve qualcosa da dire, mi serve disperatamente qualcosa, così me ne esco con: “Vedrai che tutto andrà bene.”.
Filosofico, positivo e incisivo.
Ma non per lei.
Eva si alza di scatto, quasi mi spaventa, non riesce più a controllare le lacrime, alza la voce: “Andrà tutto bene? Tutto bene? Come cazzo puoi dirmi che andrà tutto bene? Sono incinta solo perchè ci siamo comportati da completi cretini! Ho diciotto anni, sono incinta e io e te nemmeno stiamo insieme! È un casino, è un casino, cazzo! Io... io non lo voglio, non voglio essere incinta, non sono pronta, non voglio un bambino, ho paura.”.
È confusa, ha paura, lo posso capire.
Ma ho paura delle decisioni che vorrà prendere.
È un argomento delicato, in tv ne discutono spesso e io cambio canale.
Devo dire che non ho mai pensato a quella soluzione.
Non ci ho pensato semplicemente perchè la responsabilità e mia e di Eva, c'è di mezzo un qualcosa che diventerà una vita, e per quanto sia terrorizzato dall'idea di paternità, è pur sempre una vita, una cosa meravigliosa.

Non puoi semplicemente dire che non lo vuoi.” le faccio notare.
Ha le guance rosse e bagnate di lacrime: “Perché tu sei pronto a diventare padre, tu vuoi un bambino, ti vuoi prendere le tue responsabilità per la prima volta nella tua vita, vero?” dice sarcastica.
Mi alzo in piedi, e la guardo negli occhi, devo cercare di rimanere il più calmo possibile: “No. Non lo sono, contenta? Non ho mai detto di essere pronto a diventare padre. Però tu non puoi dire che non lo vuoi, perchè quel bambino è una conseguenza delle nostre azioni. Siamo stati irresponsabili, lo siamo stati mentre eravamo innamorati persi l'uno dell'altra, lo siamo stati senza pensare alle conseguenze, perchè ci sentivamo invincibili, niente poteva andare storto. E invece è successo, ora è il nostro turno.”.
Scuote la testa: “Non lo chiamerei bambino. È tipo un ammasso di cellule.”.
Annuisco: “Un ammasso di cellule che ha un potenziale. E che potenziale. Può diventare una vita. La vita che amerai anche più di te stessa, scommetto. Lo stesso potenziale che abbiamo noi. Insomma, Eva, prima di incontrarci eravamo un cretino che non aveva la più pallida idea di cosa fosse l'amore e una studentessa che ce l'aveva con il mondo intero. Poi ci siamo dati una possibilità e qual'è stato il risultato? Siamo stati felici, ci siamo sentiti al settimo cielo, ci siamo dati tanto e abbiamo preso tanto, onestamente, Eva, credo che tu sia la cosa migliore che mi sia successa. Credo anche che l'idea di avere un bambino mi terrorizzi, cioè, ok, ho ventitré anni ma dentro sono io un bambino, eppure ti giuro, ti prometto, che non me ne andrò, ti giuro che darò il mio meglio, che...”.
Mi interrompe: “E a me non pensi? Può darsi che avessi progetti, ad esempio di continuare i miei studi, io... io voglio andare all'università, voglio viaggiare, voglio divertirmi, non voglio cambiare pannolini.”.

Anche io ho paura. Non credere che perchè sono più grande di te, perchè sono Jordi Serrano, per chissà quali motivi io non abbia paura. Perché ce l'ho anche io, anche più di quella che dimostro, e non so più come dirtelo. Ti voglio solo dire che, però, le paure si superano, e ci aiuteremo a superarle, non saremmo soli. All'università ci puoi andare comunque, lo sai benissimo che non avremmo problemi economici, non cercare scuse per lavarti le mani dalle tue responsabilità.”.
Credo che il mio problema, uno dei tanti, sia che uso sempre le parole sbagliate nelle circostanze sbagliate.

Cosa?” sbraita.
Cerco di rimediare: “No, Eva, non intendevo quello, sai che sono un disastro con le parole, non volevo dirti che stai cercando scuse, che casino, cazzo.”.

Vaffanculo Jordi!” mi urla, piangendo.
Faccio per abbracciarla, odio vederla piangere, odio questa situazione, questa paura che invade sia me che lei; ma Eva mi spinge via.

Vattene.” dice.
Hai bisogno di qualcuno che stia con te.” le dico, in apprensione.
Indica la porta del bagno: “Vattene, Jordi, vai via da casa mia.”.

Sei solo confusa.”.
Si prende la testa tra le mani: “Jordi, ti prego, vai via.”.
So che stare qui peggiorerebbe solo le cose.
Così, senza guardarmi indietro, esco dal bagno, prendo le mie cose ed esco da casa sua.
Sono terrorizzato dall'idea di un bambino, sono terrorizzato dall'idea di perdere Eva, sono terrorizzato dal fatto che ora lei mi odi.
Mi siedo in macchina.
Sento il mio cellulare che vibra, spero con tutto me stesso che sia Eva, rispondo e sento: “Jordi, sei un cretino.”.

Alicia, non ti ci mettere pure tu ora.” le dico, acido.
Come sei gentile.” ribatte.
Non intendevo dire che sta solo cercando scuse!” esclamo.
Alicia sospira: “Dio, che casino.”.

Ali, senti, lo sai che la amo. Lo sai benissimo.” le dico.
Sì, lo so.”.
Prendo un respiro profondo: “Ali, ti prego, aiutami.”.

E cosa devo fare?” domanda lei, sconsolata.
Ho bisogno di parlare con Eva, ma ho bisogno di una Eva calma e che non tenti di trucidarmi, ho bisogno di una Eva con la mente lucida.” le dico.
Ok. Cercherò di convincerla a parlare con te.”
Grazie.” le dico, sincero.
Lo faccio solo perchè voglio Eva felice. E, a quanto ho visto, è felice solo quando sta con te.” dice Ali, prima di riattaccare.
Sospiro.
Ho troppe cose in testa ma non riesco a pensare.
Un bambino.
Io papà.
Io che mi devo occupare incondizionatamente di un altro essere umano.
A cui devo insegnare praticamente a vivere.
Io che, prima di considerarmi pronto a fare questo, forse devo decidermi a maturare un po'.
Ma ho bisogno di Eva, esattamente quanto lei ha bisogno di me.
Sono nelle mani di Ali, so che non mi deluderà.
O almeno, spero.




Buonasera (?)
capitolo tragico (?) oserei dire. Va beh, i nostri due protagonisti sono in una bella situazione incasinata: Eva è confusa, spaventata e ha paura, Jordi invece sembra un po' più proiettato verso il futuro e abbastanza realista. Chi se lo sarebbe mai aspettato da lui? Però c'è da dire che con le sue parole sbagliate al momento sbagliato non si smentisce mai, lol.
Spero che questo capitolo non sia una schifezza, sapete che mi è sempre abbastanza difficile scrivere i pov di Jordi. Come sempre, ringrazio chi continua a leggere e i nuovi lettori, un grazie speciale a chi recensisce :')

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Capitolo 17
*** 15. Perché credo che insieme potremmo essere straordinari. ***


                                                                                  Capitolo 15.




Non so se mi fido, mi voglio fidare di te ma non so se mi fido. Però cercherò di fidarmi di te perché credo che insieme potremmo essere straordinari piuttosto che ordinari separati.” -Grey's Anatomy



Sono due settimane che penso.
Sono due settimane che mento a quasi tutte le persone che conosco.
Sono due settimane che non vedo e non parlo con Jordi.
Mi sono resa conto di avere bisogno della sua presenza, come al solito. Solo che, beh, sì, non volevo che fosse la mia migliore amica ad obbligarmi a parlare con Jordi, ho preferito aspettare il momento in cui mi sarei sentita pronta.
E finalmente è arrivato.
Non l'ho avvisato, dopo la scuola mi sono semplicemente precipitata al campo di allenamento, mi hanno fatto entrare e mi sono seduta sugli spalti, in silenzio, a guardarli. Jordi sembrava allenarsi con molta concentrazione, infatti è passato un quarto d'ora prima che abbia notato la mia presenza e mi abbia fatto un cenno.
Non ho seguito molto la squadra da quando ci siamo lasciati, so, però, che Jordi non se la passa benissimo, che non segna da qualche settimana e che ha mostrato più volte un comportamento nervoso in campo.
Colpa mia?
Forse, non saprei.
Comunque sta di fatto che ora ho l'assoluta e totale necessità di parlare con Jordi.
Ho detto solo ad Ali che sarei venuta qui e lei probabilmente l'ha detto ad Albert, dato che è stato il primo che si è accorto del mio arrivo. Il loro rapporto si è consolidato molto ultimamente, si può dire che sono una vera e propria coppia. La coppia perfetta, no? A volte li invidio, anzi, li invidio quasi sempre. Insomma, tra di loro tutto va bene, sono come il principe azzurro e la principessa delle favole, si amano alla follia, hanno la loro privacy perchè sono tanto bravi da tenere la loro storia nascosta ai media, niente va storto nel loro rapporto.
Invece sembra che, ultimamente, nella mia vita tutto vada storto.
Io e il mio ragazzo ci siamo lasciati, più di mezza Spagna ha visto le foto del tradimento, sono incinta e tendo ad allontanare chiunque cerca di aiutarmi.
Sono io il problema, lo so.
E sono qui per parlare con Jordi, per abbassare le mie difese, per permettergli di fare una breccia nei muri che mi circondano.
Quando l'allenamento è finito, vedo Jordi che chiede all'allenatore qualcosa, lui mi guarda, annuisce e sparisce, probabilmente negli spogliatoi. Mentre Jordi viene da me.
Scavalca quella specie di transenna che separa campo e spalti e si viene a sedere accanto a me.
Oggi fa abbastanza freddo nonostante sia soleggiato e in cielo non ci sia nemmeno una nuvola, ma lui è in maglietta a maniche corte e calzoncini, ha i capelli completamente bagnati di sudore, il viso arrossato.

Pensavo fossi sparita.” dice, guardandomi.
Prendo un respiro profondo: “Ho dovuto pensare.”.
Si abbassa le calze e si toglie i parastinchi: “Beh, almeno una telefonata o un messaggio me lo meritavo, credo. Sai com'è, c'è in ballo un bambino che è sia mio che tuo.”.
Quella parola mi fa uno strano effetto.

Lo so, scusami.”.
Sono qui per abbassare le mie difese.
Scuote la testa: “Posso anche fingere di non accettare le tue scuse, ma lo sai, sai che con me sei scusata a prescindere.”.
Sorrido: “Beh, Jordi, credo che anche io mi debba scusare con te.”.
Aggrotta le sopracciglia: “Da quando tu chiedi scusa?”.
Sospiro: “Da quando ti ho cacciato da casa mia gridandoti parole poco carine, da quando non mi sono fatta sentire per due settimane e ho ignorato ogni tentativo di Alicia, da quando mi sono accorta, a mie spese, purtroppo, che mi manchi. Perchè quando mi sveglio di notte e penso e mi sento in panico perchè sono terrorizzata dall'idea di un bambino e ho bisogno di qualcuno che mi dica che andrà tutto bene, mi rendo conto che quel qualcuno sei tu.”.

Cosa hai intenzione di fare con il bambino?” mi domanda, asciugandosi il sudore.
Mi aspettavo questa domanda, me l'aspettavo.
Credo che Jordi sarà sorpreso dalla mia risposta.
Dopotutto questa conclusione ha sorpreso anche me stessa.

Di chiederti di andare avanti con il nostro progetto, quello di ricominciare lentamente. Di chiederti, però, anche di aiutarmi, di dirmi che andrà tutto bene ogni volta che ne ho bisogno, di non abbandonarmi, perchè lo sai che ho una dannata paura che te ne vada e poi perchè io allontano sempre tutti e...”.
Mi interrompe, sorpreso: “Sì. Lo farò, lo voglio fare.”.
Voglio sbattergli in faccia la realtà per testare la sua reazione: “Jordi, diventerò cicciona, avrò voglia di strani cibi ai più strani orari, probabilmente sarò anche abbastanza isterica, poi i bambini strillano nel cuore della notte, prendono gli orecchioni, hanno bisogno di attenzioni, hanno bisogno di genitori che ci siano.”.
La sua reazione mi sorprende.
Scoppia a ridere.

Eva, lo so. Conosco tutte le implicazioni del caso. Però, vedi, io ti amo. Dicono che quando ami una persona sei disposto a fare di tutto per lei, e ora capisco. Però ti voglio dire, anche, che anche tu devi aiutare me, stiamo scegliendo di crescere, dobbiamo farlo insieme.” dice Jordi.
Annuisco: “Stiamo scegliendo di crescere.”.

Ed è meglio farlo insieme piuttosto che da soli.” conclude lui.
E' strana l'idea di un bambino. Sai, ho sempre detto di non volere bambini fino ai trentacinque anni come minimo.” gli confesso.
Sorride: “Ho pensato tanto a questo. Cioè, mi ci vedi? Dico, a cambiare un pannolino, mi ci vedi?”.
Scoppio a ridere: “E tu, invece? Ci vedi me a cantare una ninna nanna?”.

Credo che sia meglio imparare qualcosa negli otto mesi che ci restano.” conclude lui.
Annuisco: “Sì. Dobbiamo prima imparare a fidarci incondizionatamente l'uno dell'altra, dobbiamo imparare ad affrontare le paure e non scappare, a parlare e discutere dei problemi, non urlare e cacciarci di casa, dobbiamo crescere.”.
Appoggia la testa sulla mia spalla: “Quindi continuiamo il nostro ricominciare gradualmente. C'è solo un ostacolo in più. Cioè, fossi in lui mi offenderei ad essere chiamato ostacolo.”.
Sorrido e gli accarezzo una guancia: “Prima cosa: chi ti dice che sia un lui? Seconda cosa: scommetto che non ti fai la barba da tipo tre giorni, sarebbe anche ora di prendere in mano un rasoio!”.
Ridiamo insieme, poi alza la testa e mi dice: “Credevo che la barba mi facesse sembrare più un ragazzo maturo.”.
Scuoto la testa: “Non è la barba a fare di te un ragazzo maturo. È la pazienza che hai con me, la promessa che non te ne andrai, il fatto che mi hai sempre aspettata, che hai sempre difeso e fatto tutto il possibile per la nostra storia, il fatto che per me ci sei sempre stato nonostante tutto, è questo, e mille altre cose, a fare di te un uomo.”.
Sorride e appoggia una mano sulla mia: “Eva, ti ho già detto che non te lo posso giurare, ma ho la sensazione che stavolta niente andrà storto.”.
Di solito evito sempre di fidarmi troppo delle sensazioni.
Ma questo non glielo dico, rovinerebbe il momento.
È una strana sensazione.
Non posso dire di avere accettato completamente la situazione, però posso dire che ci sto facendo l'abitudine.
Pensare al futuro mi spaventa a morte, però so che potrò sempre contare su Jordi.
Mi abbraccia e mi attira a sé: “Mi sei mancata da morire, te, la tua voce, il tuo profumo, tutto. Non sparire mai più.”.
Anche lui mi è mancato da morire.

Jordi, ci guardiamo un film sotto alle coperte domani pomeriggio?” gli chiedo, sperando con tutta me stessa in una risposta positiva.
Certo, quello che vuoi. Poi usciamo a cena, il nostro secondo primo appuntamento.” dice.
Rido: “Beh, durante il primo siamo rimasti senza benzina, ci siamo ubriacati e ti sono saltata addosso. Spero che il secondo sia leggermente diverso.”.
Mi bacia la guancia: “Giuro che stavolta sarà il primo appuntamento perfetto.”.
Sarà soltanto la tua presenza a renderlo perfetto, Jordi.




Buonasera :3
aah (?) si sono riconciliati, non riesco a farli stare lontani u.u comunque, ho notato che praticamente nessuno si aspettava, nel capitolo precedente, la reazione di Jordi, il ragazzo sta maturando a quanto pare, lol. Comunque, beh, hanno deciso di andare avanti, di provarci, di provare a crescere insieme e io trovo che la cosa sia meravigliosa, spero di non essere la sola, lol.
Infine, as always, ringrazio i lettori e chi recensisce :')
alla prossima :')


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Capitolo 18
*** 16. But we long for love, we believe in love. ***


                                                                                      Capitolo 16.



Non possiamo farne a meno. Facciamo finta di essere contenti con le nostre vite e quando vediamo coppie che si baciano in pubblico facciamo espressioni di disgusto, ma desideriamo l'amore, crediamo nell'amore. Stiamo seduti in cinema bui mentre guardiamo Insonnia d'amore o Un amore tutto suo mentre le lacrime ci bagnano le guance. Anche se sappiamo che sono tutti stronzi, cerchiamo comunque quello stronzo che ci salverà dalla solitudine.” -Jane Green




Non sapevo che ti piacesse così tanto Harry Potter!” esclamo.
Jordi beve un sorso d'acqua: “Sì, mi piace. E io non sapevo che ti addormentassi tanto facilmente.”.
Si riferisce al fatto che abbiamo passato il pomeriggio a casa mia a guardare film di Harry Potter stretti sotto al piumone e che io mi sono addormentata durante la visione. Poi mia mamma è tornata ed è rimasta stupita nel rivedere Jordi in giro per casa e, dopo che ci ha fatto circa trecento domande, siamo usciti a cena. Posso contare sulle dita di una mano le volte in cui Jordi mi ha portato a cena in un ristorante, insomma, siamo sinceri, non è nel suo stile. Portarmi da McDonald's è da Jordi, ordinare cibo cinese al take away è da Jordi, autoinvitarsi da Albert per una cena a quattro così che lui non debba cucinare è da Jordi, ma portarmi a cena in un ristorante non è proprio da lui.
Non che non apprezzi questo suo gesto, è solo che non sono per niente abituata e la sorpresa è stata enorme. “Spiritoso, ti ricordo che io, al contrario tuo, ho una sottospecie di bambino in me!” esclamo.
Ride e poi si fa più serio, mi domanda: “Eva, quando hai intenzione di dirlo ai tuoi?”.

Il più tardi possibile.” rispondo prontamente.
Jordi alza un sopracciglio: “Non potrai nasconderglielo per sempre!”.

Senti, credo che per altri due mesetti la pancia non si noterà, poi mi munirò di magliette larghe. Voglio tenerglielo nascosto almeno fino a giugno, è il mio ultimo anno di scuola superiore e il duecento per cento di stress in più non è decisamente quello di cui ho bisogno. Tu lo vuoi dire ai tuoi?” gli domando.
Jordi annuisce: “Capisco, hai ragione. Ehm, non so. Cioè, veramente nemmeno ti ho mai presentato i miei genitori.”.
Vero.
Jordi ha sempre evitato questo incontro, non che io gli abbia mai chiesto e non che io ci tenessi particolarmente, sapete che il pensiero di una cosa seria mi soffoca alquanto, però mi è capitato di pensare più volte alla sua famiglia.

Beh... Non sentirti in obbligo, cioè, quando verrà il momento giusto me li presenterai, no?” dico, arrampicandomi sugli specchi.
Sorride: “Sì. Ah, stavo pensando...”.
Lo interrompo: “No, non dirmi che stavi pensando a dei nomi. Nemmeno sappiamo se è maschio o femmina e poi è presto, mi sono appena fatta una ragione della situazione, non iniziamo a fantasticare, se no le cose ci sfuggono di mano, lo sai.”.

Veramente ti stavo per dire che stavo pensando di fare una festa per il mio compleanno, tra due settimane.” mi informa.
Ah. Sì, certo. Cioè, mi stai invitando, no?” gli domando, incerta.
Ride: “Eva, sembriamo due dodicenni alle prese con la prima cotta.”.
Rido con lui: “Lo so, è solo che voglio che stavolta vada tutto bene. Non voglio decisioni avventate, non voglio le solite stupide incomprensioni, voglio che vada tutto bene, capisci?”.
Accarezza la mia mano, appoggiata al tavolo: “Sì, però le cose non devono essere forzate, cioè, rilassati e tutto andrà come deve andare, quindi bene.”.
Bene.
Per quanto non sono nella situazione che avrei voluto, andrà tutto bene.
Sorrido e sto per dirgli grazie perchè, come al solito ultimamente, è lui a mostrarsi forte anche per me, quando due ragazzi si avvicinano al nostro tavolo.

Ciao.” dice il riccio.
Jordi sorride: “Ciao, volete una foto?”.
Annuiscono entrambi, devono avere circa l'età di Jordi.
Uno dei due ragazzi, quello con i capelli rossi, mi passa il suo cellulare e scatto la foto, dopodichè il riccio mi dice: “Posso fare una foto con te?”.

Certo.” gli dico, poi decido di punzecchiare Jordi, che sta guardando il ragazzo in modo poco amichevole: “Jordi, ce la fai tu la foto?”.
Certo.” dice, acido.
Io e il ragazzo ci mettiamo in posa e Jordi scatta, poi dice: “E' venuta un po' mossa, ma non è un problema mio. Ciao ragazzi, piacere di avervi conosciuto.”.
Restituisce il cellulare ai ragazzi, che salutano e se ne vanno.

Geloso?” dico, maliziosamente.
Sì.” risponde, secco.
Sospiro: “Calmati. Ha solo voluto fare una foto con me, cosa dovrei dire io di tutte le tue fan?”.

Non iniziamo a litigare, Eva. Se sono geloso è perchè a te ci tengo e lo stesso è per te, non credi?” mi fa notare.
Lo odio quando ha ragione.
E allo stesso tempo odio dargli ragione.

Può darsi. Va beh, dai, chiedi il conto e andiamo, che io domani devo andare a scuola e ho matematica alle prime ore.” gli dico.
Si alza e fa quello che gli ho detto.



Beh, buonanotte, Eva.” mi dice Jordi, mentre ci troviamo sul marciapiede, di fronte all'entrata del condominio dove vivo.
Sospiro: “Avevi ragione.”.

Per cosa?” domanda, innocentemente.
In verità sa benissimo per cosa, solo che a lui piace sentirmi dargli ragione, credo che aumenti il suo già esorbitante ego.

Per la storia della gelosia. Hai ragione, è normale. Io ho paura di perdere te e tu hai paura di perdere me, perchè tu sei la mia certezza e io spero tanto di essere la tua e nell'aver bisogno di certezze non c'è niente di male.”.
Sorride soddisfatto: “Esatto. Comunque sì, lo sei.”.
Gli sorrido.

No, davvero. Sei probabilmente l'unica persona che si è mostrata per quello che è con me. A te non è mai interessato Jordi Serrano il numero nove che ha vinto il Pallone d'Oro, a te è sempre piaciuto Jordi, quel cretino che non ha controllato quanto benzina c'era nel serbatoio la sera del nostro primo appuntamento.” dice sorridendo.
Rido: “Quando la macchina è rimasta a secco ti avrei ucciso.”.

L'avevo capito dal tuo sguardo assassino!” esclama.
Sorrido: “Però non sai quanto sono grata a quell'imprevisto. Cioè, insomma, ci ha avvicinato e poi, va beh, sappiamo tutti come sono andate le cose.”.
Si avvicina a me: “Sì.”.

Cosa sì?” chiedo, agitata.
Non risponde e si avvicina di più.

Jordi, avevamo detto che non avremmo affrettato le cose!”.
Appoggia il suo naso sul mio.

Jordi.”.
Perché non ti rilassi e ti godi il momento?” sussurra Jordi.
Forse è quello che devo fare.
È solo un bacio, non è certo questo che affretterebbe e rovinerebbe tutto.
Poi cioè, non è niente di male in confronto al fatto che sono incinta e lui è il padre.
Le nostre labbra fanno solo in tempo a sfiorarsi, quando la porta alle nostre spalle si apre.
Ci stacchiamo velocemente e la signora del quinto piano con il carlino al guinzaglio mi guarda con aria sospetta, prima di dirmi un “Buonasera” di cortesia e allontanarsi.

Doveva portare fuori il cane proprio ora?” si lamenta Jordi, frustrato.
Rido: “Vuol dire che non era destino, sarà per un'altra volta. Buonanotte Jordi.”.

Buonanotte Eva. Domani ti chiamo.” mi dice, sorridendo.
Ok.” gli dico, entrando nella portineria.
Mentre salgo le scale rifletto sul fatto che lo stavo per baciare, che lo volevo baciare, che lo vorrei baciare. Però il momento non è quello giusto. È solo questione di aspettare, aspettare quel maledetto momento perfetto.
Apro la porta di casa mia e trovo mio papà seduto sulla poltrona, sta leggendo.
Lo saluto e lui mi dice: “Eva, c'è qualcosa che non mi hai detto.”.
Come fa a saperlo?
Non è possibile.
No.
Non può saperlo.
Cioè, non ho lasciato 'prove', non può nemmeno immaginare che sono incinta.
Sto quasi per piangere: “Papà, scusa, volevo aspettare il momento giusto per dirtelo e...”.
Si alza dalla poltrona: “Tesoro, non ti preoccupare. Me l'ha detto la mamma di David.”.

Cosa?” chiedo, confusa.
Della gita scolastica a Londra, ad Aprile.” risponde mio papà.
Vi giuro che non mi sono mai sentita tanto sollevata in vita mia.
Sorrido: “Ah, sì. Ma sai, ci sono già stata, non è che la prospettiva mi esalti molto, preferisco stare a casa a studiare.”.
In realtà preferisco stare a casa con Jordi, ma questi sono dettagli.

Invece no! Ci andrai. Migliorare le conoscenze della lingua inglese è sempre una buona cosa!” dice, convinto, prima di aggiungere: “Ora vai a letto, buonanotte.”.
Notte.” gli rispondo, prima di sparire in camera.
Mio padre deve sempre rovinare i miei piani.
Non avrei dovuto avere quella reazione da panico appena ho sospettato che sapesse che sono incinta.
Ora magari sospetta che nascondo qualcosa.
Potrei tenerli all'oscuro del fatto per altri quattro mesi circa.
La cosa difficile sarà resistere psicologicamente.
Ma poi mi ricordo che non sono sola.
Che al mio fianco c'è il cretino che non ha controllato quanta benzina c'era nel serbatoio la sera del nostro primo appuntamento.



Buonasera :3
scusate il ritardo ma sono stata molto impegnata con la scuola D:
comunque i nostri due protagonisti si stanno riavvicinando e asdfghjkl io voglio un ragazzo come Jordi u.u *piange perchè si sente forever alone* comunque, ringrazio di cuore, come al solito, chi recensisce e anche chi legge :')
alla prossima *-*

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Capitolo 19
*** 17. All you have to do is fall in love. ***


                                                                                       Capitolo 17.



It's so easy
all you have to do is fall in love
play the game
everybody play the game of love”




Ho sempre odiato i lavori di gruppo che ci assegnano a scuola, in particolare sto odiando questo, lavoro per il quale la professoressa di arte mi ha messa in gruppo con David e Javier.
Abbiamo scelto come argomento l'arte gotica e abbiamo deciso di fare la ricerca a casa mia. Ho sempre, o quasi, avuto un buon rapporto con loro due, la cosa che, però, mi sta facendo odiare questa ricerca sull'arte gotica è il fatto che Jordi si presenterà presto a casa mia per riportarmi il mio ipod, che mi ha chiesto in prestito quasi una settimana fa, l'ultima volta che ci siamo visti e non credo che tra lui e David sarà tutto rose e fiori.

Eva, sei tra noi?” mi chiede Javi, facendomi un cenno.
Annuisco: “Sì, scusate. Stavo pensando che tra une mezz'oretta dovrebbe arrivare Jordi.”.
David, che stava scrivendo, alza di scatto la testa: “Beh, se volevate un po' di tempo per stare da soli, avete scelto l'occasione sbagliata.”.
Scuoto la testa: “Mi deve solo riportare l'ipod, rilassati.”.
Javi ridacchia: “Mamma mia, David, che tono acido!”.
David aggrotta le sopracciglia: “Disturberà la nostra ricerca.”.
Cerco di trovare un lato che sia positivo: “Può farvi un autografo.”.
Javi sembra abbastanza entusiasta della cosa, mentre David chiude il libro, sbattendolo: “Non mi interessa dei suoi autografi o dei suoi perfetti sorrisi, lui sta per arrivare, io me ne vado, finitevela da soli la ricerca.”.

Maturo.” commento.
David mi guarda male: “Sicuramente più del tuo ragazzo.”.
Proprio in quel momento, il campanello suona.

Troppo tardi, David.” gli dico, sorridendo.
Vado ad aprire la porta e mi trovo Jordi con un sorriso smagliante e la borsa che usa ad andare agli allenamenti. “Buongiorno!” esclamo, felice.
Mi bacia la guancia e mi dice: “Ciao, mi sei mancata.”.
Dopodiché entra.
Jordi e David si guardano negli occhi.
È come se il tempo si sia fermato.
Ho quasi paura che stiano per fare rissa.

"Tu devi essere David.” dice Jordi con aria di sufficienza.
Oh, sì, molto piacere. Tu, invece, devi essere l'arrogante numero nove del Barcellona.” ribatte David.
Oh mio Dio, sono nella stanza di Jordi Serrano, è il giorno più fottutamente bello della mia esistenza!” esclama Javier, esaltato come non mai. Con la tensione che c'è tra quei due, mi ero quasi dimenticata della sua presenza, ma sono indubbiamente contenta di vederlo tanto felice.
Wow, Javi, che fangirl!” esclamo ridendo.
Non ti aspettare che io ti chieda una foto o un autografo, ok?” dice David, rivolgendosi a Jordi con tono ostile.
Jordi fa una risatina sarcastica: “Ti ho chiesto qualcosa?”.
Sono due settimane che Jordi mi ripete che nella mia condizione lo stress è l'ultima cosa che mi serve, quindi intervengo: “Ehi, voi due, calmatevi.”.
E' Javier a riempire il teso silenzio che si è venuto a creare: “Dio mio, Jordi Serrano, io ti amo. Cioè, nel senso, io ti amo calcisticamente, non hai idea di quante volte mi sono riguardato le tue giocate, sono la perfezione. E i calci di punizione: parabole perfette ed imparabili. Hai una visione tattica di gioco che supera quella di quasi tutti i calciatori professionisti del giorno d'oggi. Sei tipo, boh, cioè, quando gioco ho in testa i tuoi movimenti e le tue giocate, io ti seguo da anni.”.
Jordi sorride, un sorriso sincero, so benissimo che è abituato a ricevere complimenti, ma ogni volta rimane comunque lusingato: “Grazie. No, davvero, grazie mille. Se vuoi puoi venire con Eva al campo di allenamento della squadra qualche volta, così vedi i nostri allenamenti e ti faccio conoscere gli altri.”.

Eva, sposalo.” mi dice Javi, visibilmente emozionato.
Rido e Jordi ride con me: “Con calma!”.

Oh, la felicità.” sospira sarcastico David.
Oh, l'invidia.” ribatte Jordi.
Perché credi che io sia invidioso di te? Non ho proprio niente da invidiarti, sai? Non mi interessano tutti i soldi che hai, odio la squadra per cui giochi, non sopporterei la fama che hai, quindi, direi che proprio non ho niente da invidiarti.” gli spiego David.
Non li sopporto.
Mi sento terribilmente in imbarazzo, quei due si stanno per scannare, Javi è in piena fase fangirl e qualsiasi tentativo che provo a fare per calmarli viene apertamente ignorato.

Veramente una cosa c'è.” dice Jordi.
Segue un attimo di silenzio in cui spero che non stia per dire quello che immagino.

Dimmi.” gli suggerisce David, stizzito.
Eva.”.
Sei un bastardo!” esclama David.
Basta!” urlo.
Ha iniziato lui!” dicono insieme, puntando l'uno il dito contro l'altro.
Come se aspettare un bambino non fosse abbastanza, ho pure a che fare con due bambini esteriormente cresciuti.

Non mi interessa chi ha iniziato, smettetela. Siete imbarazzanti e vi state mostrando persone poco civili. Piuttosto ignoratevi, ma smettete di punzecchiarvi e battibeccare, siete insopportabili.” li rimprovero.
Hai ragione.” dice David.
Jordi annuisce, poi si avvicina a me dicendo: “Ho una cosa per te!”.
Si fruga in tasca e mi ridà il mio ipod, gli sorrido: “Era ora, mi era mancato parecchio!”.

Sì, ma, c'è una cosa che...”.
Interrompo Jordi: “Vieni, andiamo un attimo in cucina.”.
Mi segue in cucina, chiudo la porta.

Scusa, è che non voglio che tu e David andiate avanti a litigare.” gli spiego.
Sorride: “Figurati. È che il solo pensiero che ti ha fatta soffrire così tanto mi fa arrabbiare. Ah, comunque vedo che con i rimproveri te la cavi bene, ti sai fare valere.”.
Rido: “Sì, beh, su questo sono avvantaggiata.”.
Ride e poi mi dice: “Guarda nelle playlist, te ne ho fatta una. Sai, ora ci sono gli ottavi di Champions eccetera, è la parte più intensa e importante della stagione, quindi non credo che riusciremo a vederci tutti i giorni. Quindi ho messo nella playlist tutte le canzoni che mi ricordano te, o che mi ricordano noi, o che abbiamo ascoltato assieme, così che anche se non ci sono, ti sembrerà di avermi vicino.”.

Che cosa dolce.” dico, sincera.
Dieci punti a Jordi per la dolcezza e la tenerezza, yes!” esclama.
Lo abbraccio, è un gesto spontaneo, sincero, che mi viene dal cuore.
Ricambia l'abbraccio e mi dice: “Mi piace il tuo lato tenero.”.

Sono gli ormoni, è solo colpa degli ormoni e del bambino.” ribatto, poi aggiungo: “Ah, e ti dovresti tagliare i capelli.”.
Ride: “Perché?”.
Gli passo una mano tra i capelli: “Diventano sempre più ribelli e sempre più mossi, vai da un parrucchiere!”.
Scuote la testa: “Sono sexy e selvaggi.”.
Gli scoppio a ridere in faccia: “Raccontamene un'altra!”.

Ti amo. E stavolta sono più serio che mai.” mi dice, guardandomi negli occhi.
Sorrido.

Jordi...”.
Una voce proveniente dal salotto mi interrompe, è David che mi urla: “Allora? La ricerca non si scrive da sola!”.
Sbuffo: “Va beh, torniamo di là. Per favore, non fare rissa con David.”.
Sorride: “Nah. Torno a casa. Anzi, prima faccio l'autografo al tuo amico riccio, sperando che non gli venga un colpo!”.

Così va meglio.”.
Senti, non credo di fare la festa di compleanno, non ne ho voglia. Però Sabato ci vediamo? Io gioco alle otto.” mi chiede Jordi.
Aggrotto le sopracciglia: “Mi dispiace, ma devo uscire con i miei compagni di classe. Andiamo ad un pub qui vicino, puoi fare una scappata dopo la partita!”.
Sospira: “Il pensiero che devo rivedere David mi irrita abbastanza, ma passerò comunque dal pub, solo per te.”.

Magari poi andiamo a farci un giro. Io e te, intendo. Da soli.” gli propongo.
Sorride: “E magari speriamo che stavolta non appaiano vecchiette con un carlino.”.
Sorrido.
Ormai per me Jordi è diventato essenziale.
Non vedo l'ora di ascoltare le canzoni della playlist.
Comunque non vedo l'ora anche di baciarlo, è come se mi stia trattenendo.
Forse sono solo gli ormoni.
O forse è il fatto che lo vedo più bello, dolce, premuroso che mai.
Forse è anche il fatto che credo che mi abbia fatto innamorare perdutamente, di nuovo.




Ciao :3
ora Jordi e David sono antagonisti (?) lol Beh, ma era abbastanza prevedibile che, se si sarebbero incontrati, ci sarebbe stato un incontro-scontro, o almeno credo. Comunque, ringrazio di cuore chi recensisce :') e ovviamente anche tutti i lettori :3
alla prossima *-*

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Capitolo 20
*** 18. Cause if i am to go, in my heart you'd grow and that's where you belong. ***


                                                                                     Capitolo 18.


Lo sapevo dall’inizio che sarebbe finita così. Era una di quelle situazioni che già conosci, che già sai come iniziano e come finiscono, ma ci provi comunque. Era una di quelle sensazioni che ancora non capisci bene, allora ti ci infili, ti fai prendere, ma sai già come finiscono. Lui era una di quelle persone che si fa voler bene dopo una settimana, una di quelle subito speciali, in grado di cambiarti la giornata. Ma sai già tutto. Va finire che ti fidi, anche se sai che sbagli, va a finire che ci caschi, anche se sai che ti farai male. Una di quelle cose che comporta inevitabilmente lo star male, ma le fai comunque. Una di quelle cose per le quali vuoi rischiare. Una di quelle, che tra le tante, sceglierai un milione di volte. Anche se farà male, anche se ci perdi, anche se sbagli. Lui era una di quelle persone che si faceva scegliere, che ti corrodeva mentre ti voleva bene. Era uno un po’ strano, che non riuscivi mai completamente a capire, che non sapevi cosa gli passava per il cervello. Ma a modo suo, si faceva voler bene, mi attirava, mi attraeva. Era una di quelle persone che ti dice “sei la migliore” e lo pensa davvero.”



Oh, ben arrivata!” esclamo, con tono sarcastico, vedendo arrivare Alicia al pub dove sto passando il sabato sera con David, Javier e altri compagni di classe.
Alicia sa che mi riferisco al fatto che, ultimamente, per lei esiste solo ed esclusivamente Albert. “Sono una migliore amica orribile, vero?” mi dice, con una faccia da cane bastonato.
Rido: “Nah.”.

Ti posso parlare in privato?” mi dice.
Annuisco e ci allontaniamo dagli altri, ci sediamo ad un tavolino rotondo e le dico: “Prego, dimmi.”.

Jordi ha parlato con Albert.” mi dice, giocherellando con una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi.
Quindi?” le domando.
Sorride, a volte ha un sorriso abbastanza ebete: “Jordi è felicissimo.”.

Di cosa?” le chiedo, mangiandomi le unghie.
Di come stanno le cose tra voi, cretina!” esclama, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
Del bambino?” le chiedo a bassa voce.
Annuisce convinta.

Oh.” dico io, abbastanza sorpresa.
Alicia mi mette una mano sul braccio, in segno di sostegno, credo, poi mi dice: “Eva, so che hai paura, ma ormai quello che è fatto è fatto.”.
Prendo un respiro profondo e le dico: “Il fatto è... E' che ho paura del giudizio dei miei genitori, ho paura dell'idea di un bambino che dipenderà totalmente da me e Jordi, ho paura che non sarò abbastanza brava.”.

E' normale aver paura.” mi dice.
Sì, ma Ali, stavolta non si tratta di avere paura della verifica di matematica, stavolta si tratta di un bambino, di una me diciottenne incinta del ragazzo che amo, perchè davvero, io lo amo, nonostante io e lui non stiamo insieme e nonostante a volte non mi fidi per niente di lui, io lo amo. Si tratta di me e questo ragazzo in questione che nemmeno siamo capaci a cucinare un piatto di pasta, che tendiamo a litigare per ogni minima cazzata, che...”.
Mi interrompe: “Che però vi amate, da morire. E, credimi, l'amore fa miracoli. Io ti voglio bene, Eva, e ti dico che tu e Jordi siete perfetti l'uno per l'altro, che vi completate e che non devi avere paura di non essere abbastanza, perchè sei forte, sei coraggiosa, sei dura al punto giusto, ma sei anche dolce. E lui è infantile, immaturo, testardo, ma ti ama da morire, è tanto tenero che a volte mi sembra un cucciolo e farebbe di tutto per te. Secondo me sarete dei genitori perfetti.”.

Lascia che prima ci rimettiamo insieme, però.” le dico.
Hai detto che lo ami, e, se non sbaglio, Jordi dopo ci raggiungerà. Perché non provi a dirglielo? Sai, per certe cose devi darti una mossa, cara la mia occhi di ghiaccio.” mi suggerisce.
Certo che sei strana. In cinque minuti mi hai dato tutti i consigli che non mi hai dato in un mese e mezzo!” esclamo ridendo.
Ride con me: “Mi dispiace di aver trascurato te e gli altri a causa di Albert.”.

Non ti preoccupare, siete stupendi, siete felici, puoi anche permetterti di trascurare qualche volta i tuoi amici sfigati.” le dico sorridente.
Sospira: “I migliori sfigati che mi sarebbero potuti capitare!”.

Dai, torniamo dagli altri, che ho voglia di giocare a biliardo e, soprattutto, ho voglia di rivincita nei confronti di Javi per l'ultima volta!” esclamo.
Annuisce e torniamo dagli altri, mentre David e Javi stanno sistemando le palline e stanno prendendo le stecche, Jordi mi manda un messaggio dicendo che tra poco sarà qui, sorrido, sono felice per il fatto che tra poco lo rivedrò. Devo fare ciò che mi ha suggerito Ali, credo che sia il momento giusto.

Manca una stecca!” esclama Javi.
Vai a prenderla.” dice David, con la solita gentilezza.
Javi sospira sconsolato e va a prenderla assieme ad Alicia, che si è offerta di accompagnarlo.

Mi dispiace.” mi dice David.
Per cosa? Stasera siete tutti in vena di scusarvi con me.” dico.
Sospira: “Per essermi comportato in quel modo con il tuo ragazzo.”.

Lascia stare, possiamo anche dimenticarci dell'episodio.” gli dico.
Sei di buon umore stasera!” mi fa notare.
Sorrido: “A volte capita anche a me.”.

Sei bella quando sorridi, sai.” mi dice, fissandomi.
Sospiro: “Non iniziamo, David.”.

Beh, almeno potremmo dichiarare una tregua? Ci comportiamo da buoni vecchi amici?” mi chiede.
La tua amicizia mi è mancata, sai. Però promettimi che non attaccherai più Jordi, piuttosto ignoralo, fai finta che non esista, ma non istigarlo in quel modo, ok?” gli dico.
Annuisce: “Va bene, ma lo faccio solo per te, sappilo.”.

Aah” sospiro, per poi dirgli: “Va beh, qui ci starebbe un abbraccio da buoni vecchi amici.”.
Ci abbracciamo, credo sia un segnale tipo la bandiera bianca, una tregua, la guerra è interrotta, David ed Eva provano a resettare il loro rapporto, a tornare come i due bambini di nove anni che giocavano a nascondino e mangiavano tutta la nutella di nascosto.
Tutto ad un tratto sento che David viene portato via da me.
Accade tutto troppo velocemente.
Jordi lo prende per il colletto della felpa e gli sferra un pugno in pieno viso.
David cade a terra.
Gli sanguina il labbro.

Non permetterti mai più di toccarla!” gli urla Jordi.
Spingo via Jordi: “Che cazzo fai?” gli urlo.

Certo, stai dalla sua parte ora!” mi grida Jordi, con uno sguardo di disprezzo, prima di voltarmi le spalle ed andarsene.
Dio, che casino!” esclamo, stizzita.
Guardo David: “Stai bene?”.

"E' solo un taglio, non mi sembra niente di grave. Vai da lui, Eva, su!” mi suggerisce, indicandomi l'uscita.
Corro via, raggiungo l'uscita e mi ritrovo sulla via sulla quale si affaccia il pub.
Guardo a destra e poi a sinistra.
Non riesco a vedere Jordi.
Ha appena smesso di piovere, le strade sono invase dall'odore di pioggia.
Sbatto un piede in una pozzanghera, schizzandomi i jeans.
Ne ho abbastanza.
Per stasera ne ho abbastanza.
E credo anche che, purtroppo, anche Jordi ne abbia abbastanza di me per stasera.
Domani lo chiamerò e gli spiegherò che ha frainteso tutto, prometto che lo farò.
Domani lo farò.




Mi trascino in cucina per la colazione canticchiando una delle canzoni della playlist che mi ha fatto Jordi, I'm outta time degli Oasis, sono abbastanza di buon umore, ho voglia di chiarire con Jordi.
Dopo che ieri sera sono tornata a casa, David mi ha chiamato e mi ha detto che era un taglio per niente grave.
Apro il frigorifero e trangugio un po' di latte freddo.
Mio fratello Andrés sta dormendo, sarà sicuramente stanco dopo una delle sue notti in discoteca, mentre i miei genitori sono a messa.
Ci sono giorni in cui mi mangerei tutto il cibo che ho in casa, giorni in cui la sola idea del cibo mi fa venire la nausea e giorni in cui mischierei dolce, salato e amaro.
Ah, il prezzo di avere una vita in sé.
Mi siedo sul tavolo e accendo il cellulare.
Dieci chiamate perse.
Spero che almeno una sia di Jordi, ma invece no. Sono tutte di Albert.
Siamo amici, ok, ma non quel tipo di amici che si chiamano ogni giorno.
Avrà sicuramente bisogno di un mio consiglio per qualche regalo per Ali, così lo richiamo.

Pronto?” risponde.
Mi hai chiamato dieci volte.” esordisco.
Eva, Jordi non ti ha detto niente?” mi chiede, sorpreso.
Del fatto che ieri sera ha dato un pugno in faccia al mio ex? Ero presente, sai.” gli rispondo.
No. Di suo papà.” mi dice lui.
Cosa?” domando, confusa.
C'è un momento di silenzio, dopodiché mi dice: “Stanotte. Ha avuto un attacco di cuore e non ce l'ha fatta.”.
Sento improvvisamente un vuoto dentro di me.
Nemmeno lo conoscevo il papà di Jordi, l'avevo visto solamente in una foto a casa sua.
Ma sarebbe stato il nonno del nostro bambino.

Come sta Jordi?” gli chiedo, in apprensione.
Lo sai com'è fatto, si tiene tutto dentro, sembra forte, ma scommetto che ha solo bisogno di una spalla su cui piangere.” risponde Albert.
Ti richiamo.” gli dico, prima di riattaccare.
Devo chiamare Jordi.
Devo vederlo.
Devo essere io la sua spalla su cui piangere.
Così lo chiamo, ma lui non risponde.
Così riprovo a chiamarlo, e non risponde di nuovo.
E così passo tutto il giorno a telefonargli e lasciargli messaggi in segreteria, ma lui non mi risponde né mi richiama.
So che ha risposto ad Alicia, ad Albert e pure ad Edu.
Ho il presentimento e la paura che io sia l'ultima persona che in questo momento lui vuole sentire.
Ho paura che di me ne abbia seriamente abbastanza.
Ma stavolta sono decisa, oh sì, giuro che stavolta sono decisa.
Mi metto una mano sulla pancia, è una sensazione strana, a bassa voce gli dico: “Stavolta sistemo tutto e gli dimostro che lo amo almeno quanto lui ama me, per la prima volta nella mia vita mi metto ad affrontare i problemi e non a fuggire da loro. Sappi che lo faccio per me, ma anche per te.”.




Ciao :3
non ho avuto molto tempo per scrivere, quindi scusate il ritardo :) Jordi è un testardo che fraintende sempre tutto, è troppo impulsivo e fa sempre casino, però stranamente (?) quella che vuole prendere le redini della situazione stavolta è Eva, nel prossimo capitolo vedremo come andrà il suo tentativo :) la frase iniziale (?) l'ho presa da una pagina di fb e trovo che sia stupenda agsfdghjk
come sempre ringrazio i nuovi lettori e chi recensisce *-*
alla prossima :)

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Capitolo 21
*** 19. You'll be the catalyst. ***


                                                                                               Capitolo 19.



When you say love is a simple chimical reaction
can't i say i agree
'cause my chemical, yeah, left me a beautiful disaster
still love's all i see”



Uno dei miei, tanti, difetti è che non finisco mai quello che ho iniziato.
Avevo promesso che avrei sistemato le cose il prima possibile, e sono passati tre giorni e l'unica cosa che ho fatto è stata chiamare Jordi mentre mi crogiolavo pensando a qualcosa di utile da fare per parlargli faccia a faccia.
Però, uno dei miei, pochi, pregi è che trovo sempre, o quasi, una soluzione.
Quindi, dopo essermi crogiolata per tre giorni, mi è venuto in mente che Edu ha le chiavi di casa di Jordi, così gliele ho chieste in prestito e lui, sapendo delle mie buone intenzioni, me le ha date.
Non so quanto sia legale, ma sono entrata a casa di Jordi e sono seduta sul suo divano ad aspettare che torni.
Ho ripassato cento volte le parole da dirgli, posso farcela.
Mi guardo in giro chiedendomi dove sia, certo, il colmo sarebbe che Jordi irrompesse da un momento all'altro baciando furiosamente una bionda alta un metro e novanta, oppure che irrompesse facendo un monologo su quanto mi odia.
Onestamente, mi basta solo che irrompa in questa casa, non riesco più a sopportare l'attesa.
I minuti passano.
Dieci.
Venti.
Mi mangio le unghie.
Sospiro.
Mi mangio di nuovo le unghie.
Quando, ad un certo punto, sento la porta d'ingresso chiudersi.
Mi alzo di scatto e lo vedo: è sudato e indossa i pantaloni della tuta, è andato a correre, lo fa sempre quando deve pensare.
Ci fissiamo, in silenzio, per un istante che sembra infinito, poi lui mi chiede: “Cosa ci fai qui?”.
Prendo un respiro profondo: “Jordi...”.
Mi interrompe e, sarcasticamente, mi domanda: “Perchè non sei con David?”.

Perché ho bisogno di te, ho bisogno di vederti, perchè sei il mio ossigeno. Perché quella sera al pub hai frainteso tutto, perchè so che hai bisogno di me, perchè io ho bisogno di te. Sono motivi abbastanza validi?” gli chiedo, con voce tremante.
Si passa una mano nei capelli: “Ti ho scritto quel messaggio dicendoti che stavo per arrivare e poi mi sono messo in macchina, mentre guidavo mi è squillato il telefono, ho risposto, era mia mamma che mi ha detto che papà si era sentito male e lo stavano portando all'ospedale, ho pensato di venire al pub e chiederti di venire con me all'ospedale da mio padre, perchè ero spaventato e tu eri l'unica cosa di cui avevo bisogno.”.
Le sue parole sono come una pugnalata in pieno petto.

Jordi...” cerco di non scoppiare a piangere, maledetti ormoni: “Quello era un abbraccio tra amici, e, credimi, mi dispiace, mi dispiace da morire. Ho passato questi giorni a pensare a come avrei potuto farmi perdonare e...”.
Mi interrompe, di nuovo: “Sono io che mi dovrei scusare. Non avevo nessun diritto di prenderlo a pugni, solo che ero confuso e agitato e non ci ho visto più.”.

Quindi non mi odi?” gli chiedo.
Sorride: “E come potrei?”.
Decido di dare sfogo ai miei dubbi: “Allora perchè mi hai tagliato fuori dalla tua vita in questi giorni? Perché mi hai impedito di starti vicino?”.
Inizia a singhiozzare: “Perché pensavo che fossi stufa dei miei comportamenti infantili, pensavo che fossi stufa di litigare, dei tira e molla, delle incomprensioni, pensavo che ti fossi stancata di me, pensavo che avessi scelto David. L'ho fatto per non aumentare il dolore, perchè mio papà mi manca, perchè nemmeno gli ho detto addio, perchè negli ultimi anni sono sempre stato occupato con il calcio, gli eventi, le ragazze e la mia vita movimentata e lui ha sempre visto ogni mia partita e io non l'ho mai ringraziato come si deve per quello che ha fatto per me, per essere stato un'eccellente genitore.”.
Non ho mai visto Jordi piangere.
Le sue lacrime sono ormai senza controllo.
Non posso rimanere ferma a fissarlo.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio, mi stringe fino a togliermi il fiato, ma non mi importa.
Poi lo obbligo a guardarmi negli occhi e gli dico: “Non torturarti, quello che è fatto, ormai, è fatto. Sono sicura che lui è sempre stato orgoglioso di te e sono sicura che le non smetterà certo di guardare le tue partite, le guarderà solo da un luogo diverso. Ah, e poi, Jordi, non ero stufa di te, non ero stufa di noi, non lo sono mai stata. E non ho mai scelto David. Perché, sappilo, ogni volta che potrò scegliere, sceglierò sempre te.”.
Vedo quella che è l'ombra di un sorriso.
Gli sorrido.
Si avvicina al mio viso, lentamente, lo lascio fare, lo voglio lasciar fare.

Non andare via, ti prego.” mi dice.
Scuoto la testa: “No, stavolta giuro che resto.”.
Sorride prima di appoggiare le sue labbra sulle mie.
Dio, quanto mi era mancato.
Si stacca da me dopo pochi secondi.

Come stai?” mi domanda.
Non capisco: “In che senso, scusa?”.
Indica la mia pancia: “Quel senso.”.
Sorrido: “Non male.”.
Sorride anche lui: “Ci ho pensato tanto in questi giorni.”.

Anche io. E gli ho promesso che sarebbe andato tutto bene.” gli confesso.
Sorride: “Andrà tutto bene.”
Annuisco.

Senti, Eva, resti a cena? Ordiniamo al ristorante cinese take away e ci sediamo sul tappeto a parlare e a fantasticare con la musica dei Beatles di sottofondo.” mi propone.
Gli accarezzo una guancia: “E poi magari, dato che è venerdì, resto anche a dormire, perchè sono sicura che in questo tempo ti è mancata quella cretina che ti dorme addosso tutta notte e che ti sveglia perchè si è sognata che uno psicopatico aveva intenzione di ucciderla.”.
Sorride: “Sì, e poi magari domani mattina facciamo colazione assieme e andiamo a fare un giro in centro e mentre camminiamo
nei vicoletti pittoreschi ti dico che ti amo da morire e che non ho più intenzione di lasciarti. Ah, e anche che secondo me il bambino è maschio e sarà identico a me e da grande sarà una calamita per ragazze.”.

E io ti rispondo che sei la cosa più bella che mi sia successa. Ah, ti dico anche che io preferirei che fosse femmina.” gli dico sorridendo.
Vieni qui!” dice, tirandomi a sé e baciandomi.
Ho mantenuto la mia promessa.
Mi sento bene.
Mi sento bene per me e per lui, anzi, per loro.
In chimica, il catalizzatore è ciò che accelera il processo di una reazione, personalmente, penso che l'amore sia una reazione chimica, e che Jordi sia il mio catalizzatore.



Hola (?)
prima di tutto, perdonate il mio immenso ritardo.
*scusate scusate scusate*
il capitolo è un po' corto, prometto che il prossimo sarà più lungo, ma almeno è successo qualcosa di positivo (?) aksdjfghjhgfd
spero che nonostante il ritardo andrete avanti a seguire e recensire la storia :)
alla prossima (che sarà presto u.u)

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Capitolo 22
*** 20. El meu amor,la meva sort, les meves mans, o el meu dit resseguint-li la columna vertebral. ***


                                                                                                                                                     Capitolo 20.
 
 
 
“I quin mal devia fer,
i m’ho imagino -o ho intento- i t’asseguro que comprenc
que encara avui, sense remei, tot trontolli un segon
quan un amic, amb bona fe, pronuncia el vostre nom.
Però vull pensar que tot va bé i que no enyores aquells temps,
que fins i tot en recordar no saps per què però estàs content
i vas veient coses pel món que t’estan agradant tant
i agraeixes que entre els dos em féssiu créixer amagat.
Amagat en mentidetes, en dubtes emprenyadors,
en cada intuïció fugaç d’una vida millor,
amagat en “som molt joves per tenir res massa clar”,
amagat en “no sé què és, però, nena, no puc respirar”.
Ai, benvolgut, que estrany si un dia et van fer mal
el meu amor, la meva sort, les meves mans
o el meu dit resseguint-li la columna vertebral!”

 
 
 
 
Apro la porta della mia camera, cigola.
Eva è seduta sul letto che mi aspetta, ha i capelli arruffati e scommetto che sta giocando a Temple Run; appena mi sente entrare, alza lo sguardo di scatto e, impaziente, mi dice: “Ce l’hai?”.
Annuisco.
Beh, diciamo che quando la tua ragazza è incinta il rischio che si svegli alle due di notte e ti obblighi ad andare al McDrive a prendere un McChicken e un Milkshake alla fragola aumenta.
Ma l’ho fatto volentieri.
Anzi, l’ho fatto perché mi ha supplicato e non sono riuscito a resistere a quegli occhi imploranti.
Mi tolgo le scarpe e con un calcio le butto in un angolo, mi siedo sul letto e appoggio la borsa che contiene il tanto agognato cibo di Eva, la quale, con fare leggermente assatanato, prende il panino e lo addenta.
“Buono?” chiedo.
Annuisce soddisfatta: “Sublime direi.”.
Sospiro e le dico: “Prima non abbiamo parlato di una cosa.”.
Mi riferisco al fatto che, a cena, parlando, ho chiesto ad Eva se non fosse il caso di farsi visitare da un dottore, lei mi ha risposto che temeva qualche dottore senza principi morali che non avrebbe rispettato il segreto professionale medico-paziente e così le ho fatto presente che mia zia è un medico e che ha un ambulatorio.
Diciamo che poi ho praticamente trascinato Eva da mia zia contro la sua volontà. Tralascerei l’espressione di mia zia quando le abbiamo detto la notizia: un misto tra felice, sorpresa, preoccupata e rammaricata. Comunque ha giurato che in famiglia non avrebbe detto niente, così ha visitato Eva e, cosa più bella, ci ha fatto sentire il battito del cuore del bambino, del quale dice che potremmo sapere il sesso tra un paio di settimane. È stato strano, avevo i brividi; e comunque a me i brividi di solito venivano solo quando uno stadio di novantamila persone gridava all’unisono il mio nome.
“Di cosa?” chiede con fare innocente, sorseggiando il Milkshake.
Alzo un sopracciglio: “Lo sai.”.
Sospira: “No, Jordi. Io ai miei genitori non lo dico, almeno non ancora. Non sono pronta a dirlo alla mia famiglia, non puoi obbligarmi a farlo. Nemmeno sanno che siamo tornati insieme, pensano che io ti odi, pensano che io sia a dormire da Alicia.”.
Cerco di essere paziente: “Lo sai, vero, che quando deciderai di dirlo e loro sapranno che hai aspettato mesi prima di farlo, non la prenderanno bene?”.
Alza le spalle: “Miei genitori, mio problema.”.
“Sì, peccato che poi quello che tuo padre vorrà uccidere sarò io.” Dico, stizzito.
Eva ridacchia: “Ehi, calma.”.
Sospiro: “Siamo tornati insieme da poche ore e abbiamo già discusso due volte.”.
Sorride: “Sì, però abbiamo anche mangiato cibo cinese, abbiamo cantato a squarciagola in macchina mentre superavi con nonchalance il limite di velocità, abbiamo sentito un piccolo cuore battere.”.
Sorrido: “Sai che quando ti ho conosciuta non eri così?”.
Si sposta i capelli dietro le orecchie: “Si cambia. Sai, quando ti ho conosciuto mi sembravi un cretino narcisista che cercava solo una con cui fare sesso, invece ti sei rivelato tutt’altro.”.
Rido: “Non voglio rinfacciarti niente, però quella che mi è saltata addosso al primo appuntamento sei stata tu!”.
“Scemo!” esclama, tirandomi una cuscinata.
Ridiamo insieme, poi le chiedo: “Ti volevo chiedere anche un’altra cosa…”.
“Dimmi.” Dice spontanea, girandosi a pancia in giù e continuando a bere il Milkshake.
“David?” le domando.
“Sta uscendo con Elena, una dell’altra classe. Javi dice che lo fa per dimenticare me. Comunque Elena è biondina, con le lentiggini, il naso alla francese, lo zaino blu, è carina. Cioè, hai presente quelle ragazze che fanno andare tutto bene?” mi dice.
“In che senso?” chiedo, rammaricato.
“Quelle che sono sempre di buon umore, con cui non litighi mai, quelle che hanno sempre i capelli in ordine e i vestiti accuratamente abbinati agli accessori, quelle che non mangiano per mantenere la linea, quelle che…”.
La interrompo: “Quelle che a me non piacciono.”
Sorride: “Già, dimenticavo che a te piacciono le isteriche che ti insultano perché il negozio è pieno, quelle con i capelli che non stanno mai a posto, quelle con cui litighi sempre.”.
Non capisco come David abbia potuto lasciarla, come abbia potuto farla soffrire in quel modo, quando soffrirei io pur di non far soffrire lei. Non capisco come l’abbia potuta lasciare perché si sentiva soffocare, perché era confuso e si sentiva innamorato di un’altra, non capisco come abbia potuto innamorarsi di un’altra quando aveva Eva.
Le accarezzo lentamente la schiena: “Non hai nemmeno idea di quanto tu mi sia mancata.”.
Si sporge verso di me e mi lascia un leggero bacio sulle labbra: “Tu non hai idea di quanta paura abbia avuto. Paura che tu mi odiassi, paura che tu stessi male come non mai e mi odiavo perché avrei voluto abbracciarti e non potevo.”.
Ho un groppo in gola: “Sai, non sono ancora andato a trovare mio papà al cimitero.”.
“Quando sarai pronto, io verrò con te.” Mi dice.
Appoggia per terra il bicchiere vuoto e la carta del panino, dopodiché si mette tra le mie braccia, sembra così fragile. Così come mi sono sentito io senza di lei, quando crollavo e piangevo, da solo, di notte, per la perdita di mio papà, così come quando pensavo a quanto le persone che amiamo se ne possano andare all’improvviso, senza preavviso, senza che tu faccia in tempo a ringraziarle per quello che hanno fatto per te, quando mi rendevo conto di quanto la vita in un secondo ti può abbandonare, quando realizzavo che non avrei mai voluto avere rimorsi, rimpianti, non avrei mai voluto vivere senza di lei.
 
 
 
Ciao (?)
Allora, prima di tutto, mi devo scusare per aver fatto passare secoli dal mio ultimo aggiornamento. Ma è stato un mese intenso. Mi è successo di tutto, e con ‘di tutto’ intendo tante cose, alcune meravigliose, che aspettavo da troppo tempo, e altre brutte, che non avrei mai voluto che succedessero, le quali sto ancora cercando di assimilare (?) diciamo che questo mese è stato un po’ come le montagne russe e spero che non mi odiate per non aver postato.
Poi, venendo al capitolo, le cose vanno bene, è quasi tutto rose e fiori, diciamo che loro sono molto molto meno sfigati di me, lol spero che vi sia piaciuto e vi dico anche che ho già scritto metà del prossimo e che non tarderà ad arrivare :)
Vi metto anche la traduzione del pezzo di canzone che ho scritto all’inizio, è una canzone di una band catalana (che probabilmente solo io conosco, lol) e il cantante l’ha scritta per l’ex fidanzato della sua ragazza; è una delle mie canzoni preferite :)
“E che male ha dovuto fare
Lo immagino -o ci provo- e ti assicuro che capisco che ancora
oggi, irrimediabilmente, per un attimo tutto trema quando un
amico, in buona fede, pronuncia il vostro nome.
Ma spero che ti vada tutto bene e che non ti manchino quei tempi,
che addirittura ricordandoli, non sai perché, tu sia contento.
Spero che tu stia vedendo cose in giro per il mondo, che ti stiano piacendo tanto,
e che stia ringraziando il cielo di avermi fatto rimanere nascosto per tutto questo tempo.
Nascosto in piccole bugie, in odiosi dubbi,
in ogni intuizione fugace di una possibile vita migliore,
nascosto in “siamo troppo giovani per avere tutto chiaro”,
o nascosto in “non so cos'è, piccola, ma mi sento soffocare”.
Oh, caro mio, che strano se un giorno ti dovessero far male il mio amore,
la mia fortuna o le mie mani. Oppure il mio dito che scorre sulla sua schiena.”
 

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