Piume nere

di Amarant
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gita ***
Capitolo 2: *** Scomparsa ***
Capitolo 3: *** Trasformazione ***
Capitolo 4: *** Sentenza ***
Capitolo 5: *** Scontro ***
Capitolo 6: *** Possibilità ***
Capitolo 7: *** Trasformazione (2° stadio) ***
Capitolo 8: *** Arresto ***
Capitolo 9: *** Rassegnazione ***
Capitolo 10: *** Ricomparsa ***
Capitolo 11: *** Scoperta ***
Capitolo 12: *** Trappola ***
Capitolo 13: *** Trasformazione (3° Stadio) ***
Capitolo 14: *** Compromesso ***
Capitolo 15: *** Tentativo ***
Capitolo 16: *** Resa ***
Capitolo 17: *** Risveglio ***
Capitolo 18: *** Colpo di pistola ***
Capitolo 19: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Gita ***


Il tempo sembrava essersi fermato

Il tempo sembrava essersi fermato. Ero sotto casa sua da soli 5 minuti e pareva una vera e propria eternità. Non mi ero mai sentito così. Però, pensandoci, era normale. Quello era un giorno particolare. Avrei dovuto dirgli tutto. Nessuno sapeva del mio piccolo segreto. Proprio nessuno. L’avrei detto solo a lei. Anche perché lei era l’unica persona che volevo accanto. Tutti coloro che costituivano il mio mondo, cioè tutte le persone legate a quel maledetto inferno (cioè il mio orfanotrofio) non mi stavano a cuore perché io non stavo a cuore a loro. Non ero altro che un altro bambino da sistemare in qualche casa famiglia. Invece lei teneva davvero a me.

Finalmente la porta di casa sua si apre e la vedo uscire. Non so quanto tempo ho aspettato ma mi è sembrato non passare mai. Eppure dopo averla salutata e abbracciata tutte le inquietudini di qualche secondo fa sembravano scomparse.

-Ciao piccola-

-Ciao amore!-

Il suo tono era sempre allegro e solare e le sue labbra sempre morbide e calde. Erano come una droga. Non ne potevo fare a meno.

-Come siamo impetuosi oggi!-

-Eh…lo so scusami-

Arrossii. In effetti quel giorno ero tesissimo. Chissà come avrebbe reagito.

-Allora? Che sorpresa devi farmi?-

-Sali in macchina e vedrai…-

-Ok-

Mi fece un sorriso e salì in macchina. Partii e mi incamminai verso la mia meta. Dopo aver lasciato la città alle nostre spalle la strada cominciò a farsi ghiaiosa. Segno che andavamo verso le montagne.

-Ci vuole ancora molto?-

-Naaaah-

-Ancora un po’-

Le curve della strada di montagna si facevano sempre più strette ed arrivati ad un certo punto dovetti fermare la macchina per proseguire a piedi. Io andavo avanti e lei mi seguiva. Camminammo all’incirca per 20 minuti e proprio quando lei stava per spazientirsi arrivammo dove volevo. Eravamo alla cima. Si poteva vedere tutto da lì. La città e le campagne sparse li attorno. Era un paesaggio bellissimo.

-Wow! E’ stupendo da qui-

-Speravo ti piacesse-

-E’ meraviglioso amore!-

-Mi fa piacere-

E di sorpresa mi baciò. Mi sentivo in estasi…Ma mi ricordai del mio scopo principale.

-Ehi piccola non è finita qui-

-Ah si?-

-Però ho paura…Promettimi che non scapperai…-

Lei mi fece una faccia molto strana. Nessno sapeva del mio segreto quindi non avevo idea di come avrebbe reagito e avevo paura potesse intimorirsi. Mi rispose con tono interrogativo e tentennante

-Ok…Non scapperò-

Il suo sguardo mi studiava.

Mi tolsi la maglietta e lei cominciò a guardarmi ancora peggio.

-Ehi…Non sarà mica che tu vuoi…-

Diventai rossissimo

-No! Cosa hai capito…Non c’entra niente. L’ho dovuta togliere per non romperla-

Poi chiusi gli occhi e mi concentrai. Sentii la solita ma sempre estasiante sensazione di calore e mitezza che mi generava quell’evento. E sulle mie spalle due ali candide e piumate apparvero. Riaprii gli occhi e aspettai la sua reazione. Ma lei non parlava. Dopo alcuni interminabili secondi in cui temevo sarebbe scappata inorridita lei si avvicinò e mi chiese

-Posso toccarle?-

La tensione in me era alle stelle e quindi incespicavo anche sulle parole

-No…Cioè si certo…fai pure-

Lei non perse tempo e cominciò dapprima a sfiorarle e poi a tastarle.

-Come sono morbide…-

Ci poggiò sopra la testa e cominciò ad accarezzarle.

Dopo un po’ smise e mi disse con il tono gentile al quale non sapevo resistere

-Perché non me lo hai mai detto?-

-Avevo paura…-

-Di cosa?-

-Che scappassi…-

-E perché? Sono stupende!-

-Davvero ti piacciono?-

-Si!!!-

L’abbracciai e la strinsi a me ma subito lei mi scostò

-Ahi! Stringi troppo forte!-

Mi feci di nuovo rosso

-Scusami…Quando mi spuntano divento anche più forte-

-Ah davvero?-

-Si-

-Posso farti una domanda?-

-Certo-

-Ma puoi volare con quelle?-

-Si…-

Le si fecero gli occhi lucidi.

L’abbracciai delicatamente e le chiesi con tono gentile e premuroso

-Cosa c’è piccola?-

-Sin da bambina ho sempre avuto il sogno di poter volare…E in questo momento non sai quanto ti invidio…-

-Chiudi gli occhi allora…-

Lei lo fece e io la presi in braccio e subito dopo spiccai il volo. Si aggrappò subito a me gridando

-AIUTO! COSA FAI???-

-Sta calma…Non ti lascio…-

Ci mise almeno 20 minuti per tranquillizzarsi mentre rimanevo ondeggiante nell’aria ad una decina di metri di altezza. Teneva gli occhi chiusi per la paura. Quindi mi decisi a parlare

-Prima mi dici che il tuo più grande sogno è volare e poi fai così? Sta tranquilla e fidati di me…Su apri gli occhi-

-Starò tranquilla quando sarò a terra!!-

-Dai su non fare la bambina!-

-Bambina!?!? Sono qui sospesa a non so quanti metri d’altezza e tu mi dici di non fare la bambina?-

-Vabbè fai come vuoi tanto non scendiamo se non apri prima gli occhi-

E come un bimbo terrorizzato lei spalancò prima l’occhio destro e poi il sinistro.

Rimase estasiata dalla visione.

Non aveva parole.

-Visto?-

-Avevi ragione…-

E con quella gentilezza e quella tenerezza che solo lei aveva mi sfiorò le labbra. Una volta, due e poi smisi di contarle. Il bacio diventò pian piano sempre più appassionato. Sentivo il suo sapore e il suo odore. Erano inconfondibili. Sarà stata l’atmosfera ma quel bacio sembrava non finire mai. Mi sentivo in paradiso. E quando le mi labbra si staccarono dalle sue lei mi disse

-Ti amo-

Le risposi

-Anche io…-

Quelle parole risuonavano in me e mi facevano sciogliere il cuore. Sentivo una marea di emozioni. Avevo la testa fra le nuvole

-Ora però posso scendere?-

-Adesso si…-

Scendemmo a terra e lei mi disse

-Però la prossima volta mi riporti di nuovo li in alto?-

-Certo!-

Ero entusiasta del fatto che a lei fossero piaciute le mie ali.

-Ho un certo languorino, tu?-

In effetti la fame cominciava a farsi sentire

-Si. Prendiamo il pranzo-

Sistemammo il telo da pic nic e pranzammo sull’erba.

E dopo pranzo trascorremmo l’intero pomeriggio a coccolarci a vicenda. Il tempo trascorse fin troppo velocemente e mentre il sole tramontava io dissi è ora. Dobbiamo andare che si sta facendo tardi.

-Ok. Va bene-

Ci sistemammo in macchina e partimmo per il ritorno…

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Capitolo 2
*** Scomparsa ***


Aprii la portiera della macchina ma Claire subito mi disse soffocando una piccola risata

Mi farebbe piacere sentire il commento di qualcuno. Ringrazio in anticipo ^_^

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Aprii la portiera della macchina ma Claire subito mi disse soffocando una piccola risata

-E sali con quelle?-

-Ah si giusto-

E risi anche io cercando di non fare la figura del cretino.

Chiusi di nuovo gli occhi e mi concentrai; per dire meglio mi “sconcentrai” dato che esse comparivano solo se riuscivo a raggiungere un certo stato di concentrazoine. Delle mie ali rimasero solo tantissime piume che cadendo a terra parevano sciogliersi nell’aria. Dopo qualche secondo di esse non rimase nulla. Mi rimisi la maglia e entrai in macchina. Solo qualche secondo dopo mi accorsi che Claire era rimasta attonita da quello spettacolo. Le dissi

-Entra dai che non è niente di speciale!-

Con tono sarcastico lei mi rispose

-Infatti! Chi non ha un paio di ali che compaiono e scompaiono a proprio piacimento!-

Risi e misi in moto per tornare a casa.

Accesi la radio perché non riuscivo a intavolare nessuna discussione. Mi pareva tutto banale all’improvviso. Ma ci pensò lei.

-Posso farti un paio di domande?-

-Penso di sapere anche su che cosa…Ok spara-

-Da quanto ce le hai?-

-Non so. Penso di esserci nato con questo…- Ci pensai su e non sapendo come chiamarlo optai per “dono”

-Solo che ho scoperto di averle all’età di 12 anni. Era notte fonda all’orfanotrofio e come sai non avendo grandi amici mi rifugiavo nella lettura. Lessi una storia molto bella ma con un finale… Tragico è dire poco. Non volevo piangere ma mi tenni tutto dentro e questa serie di emozioni mi cambiò in qualche modo. Sentii prima tanto caldo. Caddi in un’estasi stupenda ma a sentire il mio piagiama che si strappava sussultai. Riuscii a toccarle solo per qualche istante poi svanirono. Non ti dico con la madre superiore a dover giustificare un pigiama rotto. La sgridata che mi fece mi terrorizzò al punto da non voler leggere più libri se quelle erano le conseguenze. Leggevo l’indispensabile, solo ciò che dovevo fare per la scuola. –

-Era così paurosa?- e poi rise.

-Anche peggio. Comunque continuando…La seconda volta…-Ero imbarazzato a dirlo e mi feci rosso in viso-Quando ti conobbi.-

Mi fece una faccia stupita

-Si. Precisando meglio…Quando ci mettemmo insieme-

-Si ricordo…me lo chiedesti al telefono- Rise di nuovo

-Ed è stato meglio. Nello stesso momento in cui dicesti “si” comparirono di nuovo e feci non poca fatica a gestire le due cose. Per fortuna da quando vivo da solo nel mio monolocale non devo giustificarmi con nessuno se rompo qualche maglia. Alla comparsa delle ali mi misi in testa che dovevo controllare quel fenomeno e pian piano capii che venivano fuori quando mi emozionavo. Quando provavo emozioni molto piacevoli o comunque che toccavano profondamente il mio animo.-

-E sono sempre state così grandi?-

-Può sembrare strano ma sono cresciute con me-

Mormorò a bassa voce ma in modo che la sentissi

-E allora sarai il mio angelo…-

Ero alle stelle per l’emozione. Ma riuscii a controllarmi sennò penso che mi sarebbero spuntate di nuovo. Sarei stato scomodo con quelle in macchina.

Ma accadde un imprevisto. Qualcunò ci tamponò e anche abbastanza violentemente.

Scesi dalla macchina per vedere cosa fosse successo ma neanche il tempo di guardare il paraurti che sentii un dolore lancinante alla nuca e persi conoscenza.

Rinvenni tempo dopo sull’asfalto. Un uomo mi aveva svegliato.

-Ehi amico tutto bene?-

-Ahi-

Mi portai la mano dietro la nuca…e sanguinava

Qualcuno doveva avermi colpito. Ma mi resi conto subito dopo che quello non era il maggiore dei miei prolemi

-CLAIRE!-

Dov’era? Era in macchina. Cosa è successo? Avevo lo sguardo terrorizzato

-Ehi scusami….Come ti senti?-

Non prestai quasi ascolto ma dissi -per favore portami alla polizia ti supplico. Devo denunciare una scomparsa-

-Non sarebbe meglio prima un’ospedal…-

-Niente ospedale!!! Devo correre alla polizia immediatamente!-

-Ok…-

Andai alla polizia e denunciai il fatto. Poi andai a medicarmi all’ospedale e li mi rinchiusi nel mio monolocale sperando di avere subito notizie. Se i secondi quella mattina mi erano sembrati interminabili ora il tempo sembrava essersi completamente fermato. Non so per quanto tempo sono rimasto chiuso in quell’angolo della stanza con la testa fra le ginocchia aspettando che il telefono suonasse per avere notizie dalla polizia. Avevo perso ogni stimolo. Il mio corpo sembrava come morto. Fame, sete…Tutte scomparse. Niente. Mangiai una volta in due giorni e bevvi solo un paio di bicchieri d’acqua per essere sicuro che se il telefono fosse squillato avrei potuto rispondere. Ma il telefono taceva. E più passava il tempo più il mio malessere peggiorava. Avevo un’ansia terribile. Sono stato 2 giorni e 2 notti sveglio aspettando lo squillo del telefono. Sembravo uno zombie. Il volto scavato dall’insonnia e dalla fame (che non sentivo però). Finalmente la polizia si fece sentire.

-Pronto Polizia. Il signor Al…-

-Si sono io! Notizie di Claire?-

-Si…Ci raggiunga in centrale-

-Come sta?-

-La prego ci raggiunga…-

-SI MA COME DIAVOLO STA CLAIRE??-

-La aspettiamo lì.- E poi riattaccarono

La preoccupazione si impossessò di me. Arrivai in centrale di polizia in men che non si dica e il commissario mi fece entrare nel suo ufficio. Non persi tempo.

-Allora? Come sta Claire?-

-….-

-Commissario…mi dica qualcosa…-

-Mi dispiace doverglielo dire ma Claire è morta…-

Il mio cervello si spense automaticamente. Rimasi li con lo sguardo fisso nel vuoto e anche se il commissario parlava e diceva cose di cui mi sarei ricordato in seguito in quel momento ero un vegetale. L’unica persona che avevo…Non c’era più. L’unica parola che rimbombava fortissima dentro di me era PERCHé?

E lo urlai

-PERCHè??? Cos’ha fatto di male quella ragazza per meritarselo?

-Si calmi…-

-Un corno! –

-Claire…-

Solo quando fu pronunciato il suo nome mi accorsi che avevo il viso completamente bagnato di lacrime…

-Claire è stata trovata a qualche chilometro dal luogo in cui lei ha denunciato il fatto.Abbiamo preso anche i colpevoli. Sono dei ladri d’auto. Il sistema del tamponamento è solo una distrazione. Mi dispiace ma pensiamo che Claire si sia trovata li al momento sbagliato e che sia stata fatta fuori perché era una testimone scomoda. Ma ci sarebbe anche un’altra cosa che dovrebbe sapere…-

Non sapevo se il mio cuore ormai a pezzi avrebbe retto ma dissi lo stesso

-Cioè?-

-L’hanno violentata-

Non ho parole per descrivere la sensazione a sentire quell’altra parola. So solo che l’impatto fu troppo forte e svenni. Mi risvegliai poco dopo nel mio appartamento.

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Capitolo 3
*** Trasformazione ***


Ero solo però

Ero solo però. Ancora intontito. Andai a sciacquarmi la faccia. Sentivo un senso di sconforto. Volevo pensare…Volevo credere che quello fosse solo un sogno. Ma non lo era.

Claire era…morta.

L’avevano ammazzata. E non solo. Il mio cervello elaborò l’immagine. Nemmeno qualche secondo. Questa volta non svenni. La sola emozione che provavo era odio. Odio profondo che aveva eroso in me ogni segno di bontà.

Esseri indegni!

Animali!

Belve!

No…Non potevano aver fatto una cosa del genere. Più i secondi passavano e più sentivo il mio sangue ribollire. Faceva caldo. Troppo caldo. Cominciai a sentirmi male.

Mi misi davanti allo specchio. Qualcosa cambiava in me. Mi bruciavano gli occhi. Eppure sembravano apposto.

Guardando meglio però vidi che erano iniettati di sangue. Completamente rossi.

Sentii un dolore fortissimo alla schiena.

Come piccoli ma numerossissimi tagli. Mi inginocchiai con la testa rivolta sul pavimento per il dolore. D’improvviso il freddo. Il gelo sentivo ma era più del gelo normale.

Sentivo un senso di vuoto dentro me. Come se qualcosa morisse.

La maglietta si strappò. Ben presto avvertii una cosa che colava lungo la schiena. Mi misi una mano ed era sangue. Mi alzaii di nuovo.

Qualcosa era comparso sulle mie spalle ma anche io rimasi di stucco. Ero abituato a vederci un paio d’ali. Ma queste erano diverse. Erano nere. Nero corvino e le sentivo anche più pesanti. Le toccai ma mi tagliai. Ogni piuma era più affilata di un coltello.

Stranamente sentivo piacere piuttosto che dolore. Inoltre in men che non si dica il taglio si richiuse. Quando però lo stupore per questo nuovo tipo di ali svanii il ricordo di Claire tornò più vivido che mai. Sentivo la rabbia. Era palpabile attorno a me. Diedi due pugni nel pavimento col risultato di farci due grosse crepe.

Ero qualcosa che trasudava odio e che in qualche modo doveva sfogare. Pugni, pugni e ancora pugni per tutta la casa fino a quando le crepe non si fecero troppo grosse.

Allora per istinto mi precipitai all’esterno e cominciai a volare. Senza meta alcuna. Non so neanche il perché ma mi ritrovai proprio vicino al punto in cui qualche giorno prima io e Claire avevamo fatto il pic-nic.

Atterrai e gridai il suo nome fino a quando non sentii le corde vocali lacerarsi all’interno. Dopo me la presi con gli alberi li attorno. Ne presi a pugni il tronco di uno fino a che non cadde. Avevo perso ogni ragione di vita.

Me l’avevano tolta.

Gridai di nuovo. Cominciai a sentire il sentore di sangue dovuto alla lacerazione dei pugni. Ma si rimarginavano presto quindi mi ripetevo. Mi fermai solo quando la stanchezza cominciò a farsi sentire e me tornai a casa. Stanco ma ricolmo d’odio. Qualcosa era cambiato in me…

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Capitolo 4
*** Sentenza ***


Sentivo chiaramente che era scattato qualcosa nella mia mente ma non capivo bene cosa

Sentivo chiaramente che era scattato qualcosa nella mia mente ma non capivo bene cosa. Non volevo pensarci. Avevo sfogato tutto l’odio (almeno per il momento) e la stanchezza prese il sopravvento. Camminavo dentro casa mia e guardavo i segni della mia trasformazione sui muri di casa, nelle stanze. Sentivo lo sconforto dentro di me. Mi rimaneva solo quello. Dentro di me ero cosciente però che al ritorno delle forze l’odio si sarebbe rifatto vivo e non volevo sapere quali sarebbero state le conseguenze. Ero in piedi di fronte al mio letto e quando stavo per stendermi le forze mi vennero completamente a mancare. In quei giorni non avevo dormito e mangiato si e no un paio di volte. Il volo di prima mi aveva prosciugato le energie. Mentre cadevo sul letto sentii un rumore fortissimo che evitò che perdessi coscienza per la debolezza. Vidi che le piume cadevano a terra producendo ognuna un tintinnio assordante. Quelle piume non erano leggere anzi. Sembravano fatte di metallo. Non avevo la forza di allungare il braccio per toccarle. Mi resi conto che anche se avessi voluto non avrei potuto dato che anche quelle si dissolsero in meno di qualche secondo.

Mentre osservavo, disteso sul letto, le crepe nei muri mi addormentai. Non so per quanto tempo ho dormito. So solo che fui svegliato dal telefono che suonava. Era di nuovo il commissario.

-Pronto?-

-Si…sono io…-

-Come si sente?-

-Lasciamo perdere-

-Avremmo bisogno di farle alcune domande-

-Rigurado cosa?-

-Riguardo il momento della scomparsa di Claire-

Sentii una fitta al cuore ricordando quel giorno.

-Va bene…-

-Allora oggi passi in centrale-

-Arriverò fra un po’-

-A presto.-

-…-

Riattaccai la cornetta. Mi diedi una sistemata e cercai di rimettere a posto il caos che avevo fatto il giorno prima. Mi arresi quando capii che ci sarebbero volute settimane intere per mettere nuovamente in ordine casa.

Uscii dall’appartamento e mi diressi in centrale.

Il viso del commissario non mi piaceva per niente.

-Salve commissario-

-Salve-

-Allora? Perché mi ha fatto chiamare-

-Perché non ho belle notizie…-

-Cosa significa?-

Non mi piacevano per niente quelle parole

-Significa che abbiamo bisogno di lei per incastrarli-

-Farò di tutto per mettere in prigione quei bastardi!-

-Lei li ha visti in faccia vero?-

-No…Sono stato colpito prima che riuscissi a capirci qualcosa-

-Quella è gente con parecchie “maniglie”…Hanno molte amicizie e senza una testimonianza oculare sarà difficile metterli dentro-

-Ma mi scusi…Come li avete arrestati?-

-Avevamo i loro DNA sulla macchina e sul corpo di Claire…Ma qualcuno ha compromesso le prove…-

Mi crollò un macigno addosso. Neanche sarebbero stati puniti. Uscii senza dire parola dalla centrale di polizia. Però dentro di me speravo che accadesse il miracolo. Che qualche cosa di superiore potesse punirli…Invece niente.

Al processo il giudice sentenziò

-E per le accuse di omicidio volontario e violenza sessuale di gruppo gli imputati sono…Assolti-

Il miracolo non avvenne. Come mi sentii male in quel momento. Vedere i loro volti felici dopo quello che avevano fatto. Impuniti dopo aver distrtutto tutto ciò che avevo. Non era possibile.

Mi alzai di scatto e cercai di avventarmi contro il primo che avevo a tiro ma le guardie mi fermarono. Penso che avrei potuto ucciderli con le mie mani se me l’avessero lasciato fare. Fui allontanato e per poco non mi presi una denuncia per tentata aggressione. L’unica cosa che mi venne da fare fu rinchiudermi in casa. Se prima avevo lo sconforto dentro di me adesso ero come spento. Non provavo più emozioni. Non ne ero più capace. Il mio corpo era un involucro vuoto. Rispondeva solo agli stimoli esterni ma non era più capace di provare sentimenti. Se giravo per strada ero talmente assorto da non accorgermi nemmeno di urtare le persone. Una notte non riuscivo a dormire e decisi che potevo tranquillamente andare per strada cercando qualcosa da fare. Il mio non era un quartiere frequenato da persone per bene. Proprio sotto casa mia c’era uno strip club. Passando li davanti un tizio mi urtò. Lo guardai in volto e lo riconobbi. Rimasi impietrito. Non riuscivo a muovermi. Era proprio uno di quei bastardi.

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Capitolo 5
*** Scontro ***


Sentivo chiaramente che era scattato qualcosa nella mia mente ma non capivo bene cosa

Grazie a tutti quelli che perdono tempo leggendo la mia storia. Gradirei anche qualche commentino però ^^”. Grazie a tutti

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Oltre il danno…La beffa…Neanche mi aveva riconosciuto. Si era già dimenticato tutto. Eppure mi aveva visto al processo. Io lo guardavo esterrefatto. Lui era ubriaco e nemmeno fece molto caso a me. Io invece lo seguivo con lo sguardo e lo vidi entrare nello strip- club.

Mi decisi a seguirlo.

Subito un’avvenente ragazza vestita…anzi svestita mi venne incontro. Io la allontanai subito e lei mi diede anche dell’omosessuale. Non mi interessava più nulla. Volevo solo seguire quel gran pezzo di merda e dargli una lezione. Fuori al locale gliele avrei date in modo tale che non avrebbe potuto più muoversi. Il bastardo si divertiva con le ragazze. Metteva le sue luride mani ovunque e io lo osservavo…pensando che tutto ciò lo aveva fatto anche a lei…L’istinto mi diceva di andare li, afferrarlo per i capelli e fargli pulire tutto il pavimento con la faccia. Ma non potevo. I buttafuori mi avrebbero fermato all’istante e non avrei potuto ottenere nulla. Allora lo tenevo d’occhio da lontano. Lui rideva e ordinava costosissimi alcolici per il suo divertimento. In me la rabbia cresceva e non so quanto avrei resistito all’impulso irrefrenabile di prenderlo appugni quando, la ragazza di prima che io avevo respinto, venne di nuovo e con tono molto deciso mi disse

-O ordini qualcosa…o qualcuna….oppure vai fuori da qui!-

-Allora dammi del rum…-

-Adesso cominciamo a capirci…-

Si allontanò e io tornai con l’attenzione su quell’animale. Ma non c’era più. Era sparito.

Mi precipitai fuori dal locale. Ubriaco com’era non poteva andare lontano. All’uscita però non c’era nessuno. Sentivo però dei versi poco lontano. Li seguii e trovai quel maiale.

Era in compagnia di quell’altra che facevano sesso appena dietro uno di quei grandi cassonetti della spazzatura. Lei seminuda e lui con una faccia da pesce lesso che spingeva.

D’improvviso ebbi un flash. Al posto del viso di quella ragazza vidi il viso di Claire. Persi ogni controllo e urlai.

-Ehi stronzo! –

Lui noncurante continuava nella sua attività e mi guardò a malapena

-Ce l’ho con te lurido pezzo di merda!-

Lui ebbe la decenza di guardarmi e si interruppe

-Che diavolo vuoi? Non vedi che sono impegnato?-

-Non ricordi neanche chi sono vero?-

Mi squadrò meglio ma la mente annebbiata dall’alcol non gli permetteva di ricordarsi di me.

Andai li e fregandomene della ragazza li vicino di diedi un pugno in pieno viso. La ragazza corse via urlando. Lui cadde all’indietro.

Si tastò il labbro sanguinante.

Fremeva dalla rabbia. Probabilmente nessuno si era mai permesso di dargliele. Eppure lo avevo fatto io.

Steso com’era sulla schiena mentre si alzava barcollando mi disse

-Hai preso a pugni l’uomo sbagliato-

Non ricordo bene la scena. So solo che si sentì il rumore di uno sparo e avvertì un forte dolore all’addome. Rimasi li all’impiedi. Mi portai la mano dove sentivo il dolore e avevo le dita sporche di sangue. Mi accasciai in ginocchio. Lui si rialzò e venne verso di me. Si chinò e ripetè di nuovo

-Hai preso a pugni l’uomo sbagliato-

Aggiunse poi

-Mi spieghi il perché di questo gesto suicida?-

Risposi con affanno

-Hai…Avete…Ucciso la mia Claire…-

-Chi?-

Sentivo le forze venirmi meno mentre lui pensava

-Ah…Si ricordo. Come piangeva mentre ce la facevamo!- E scoppiò in una fragorosa risata.

-E come si dimenava! Ce ne ha dato di filo da torcere!-

-A questo mondo la giustizia non esiste-

Una voce dentro di me mi sussurrò queste parole.

-Nulla finisce bene. Non c’è nessuna punizione per i cattivi e i buoni perdono sempre.-

Intanto l’altro continuava a ridere pronunciando frasi oscene riguardanti Claire.

-L’unica giustizia è quella che ci facciamo noi…Hai visto no? Loro continuano a divertirsi e tu sei qui…Ti hanno annientato. Hanno distrutto la tua vita. Ma tanto fra poco ti accascerai qui per terra e smetterai di respirare. Loro continueranno a vivere per conto loro e la morte di Claire sarà dimenticata da tutti.-

Quel bastardo assassino nel frattempo mi disse

-E adesso facciamola finita-

Ebbi un secondo colpo alla schiena e caddi a terra.

Lui si allontanava fischiettante e ripeteva a gran voce

-E’ stata proprio una bella scopata con quella ragazza-

Il ricordo del viso di Claire mi ritornò alla mente.

-Perdonami…- sussurrai

Di nuovo la voce nella mia testa

-E lo lasci andare così? Nemmeno la forza di vendicare la donna amata…Sei un fallito.-

Risposi nella mia mente

-Non posso farci nulla…-

-Non l’amavi davvero-

-Bugiardo! Era la mia vita!-

-Intanto l’hai abbandonata e guarda che fine ha fatto!-

-Cosa potevo fare?-

-Un fallito come te non può fare nulla. Non hai fatto nulla mentre la rapivano, nulla mentre la violentavano, nulla quando hai avuto la possibilità di vendicarti. Non eri degno di lei!-

Queste parole colpirono in pieno il mio cuore.

Era un pensiero che mi girava in testa. Mi sentivo responsabile della sua morte ma la mia mente non lo ammetteva. Questa voce invece mi aveva rinfacciato che era colpa mia.

Piangevo. Pensavo fosse questo che mi faceva bruciare gli occhi. Invece accadde di nuovo quello che era successo in precedenza.

Il freddo intenso che mi gelava l’anima e il dolore lancinante alla schiena. Di nuovo le ali. Quelle nere. Mi rialzaii.

La voce nel mio cervello disse

-Ecco così…-

D’improvviso avevo di nuovo le forze.

Sentii un rumore metallico due volte consecutivamente ai miei piedi. Guardai e notai che i due proiettili che avevo nel corpo erano stati espulsi e le ferite risanate. Ero stupito ma contento. Contento di avere una seconda possibilità.

-Ehi tu- La mia voce aveva cambiato tono. Era più bassa e penetrante.

Il vigliacco si girò. Spalancò gli occhi alla vista di me di nuovo in piedi con due grosse ali.

-Che buffonata è mai questa?-

E mi scaricò l’intero caricatore addosso

D’istinto mi avvolsi nelle mie ali. I proiettili vennero respinti. Le mie piume erano anche dure oltre che taglienti.

Finiti i proiettili cominciai lentamente a camminare verso di lui. L’odio dentro di me cominciava già a pregustare la soddisfazione che avrei tratto dal massacrare quel bastardo. Ma poi qualcosa prese forma nella mia mente. Un piano che mi avrebbe regalato ancora più piacere.

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Capitolo 6
*** Possibilità ***


Dopo tutto se non esiste giustizia, perché non farsela da soli

Dopo tutto se non esiste giustizia, perché non farsela da soli? Avrebbero pagato. Ghignai e il mio passo diventò più veloce mentre mi avvicinavo a lui. Lui cadde all’indietro incespicando. Si rialzò e tentò di scappare ma fui dietro di lui in men che non si dica e lo bloccai. Gli diedi un colpo alla testa e lo stordii. Quindi lo sollevai di peso e lo portai a casa mia. Entrai dalla finestra e non fu facile con quell’animale in braccio. L’oscurità della notte fece si che nessuno mi vedesse volare.Lo misi su una sedia e usando i suoi luridi indumenti che puzzavano di alcol e profumo femminile lo legai alla sedia. Gli misi uno straccio in bocca per evitare che urlasse. Riempii un secchio d’acqua ghiacciata e glielo gettai in faccia. Si riprese e quando capii in che situazione si trovava, anche se non poteva parlare, i suoi occhi esprimevano pienamente il terrore. Presi un’altra sedia e mi sedetti davanti a lui fissandolo. Dopo averlo fatto cuocere per un po’ nel suo brodo gli dissi.

-Fai solo cenno si e no con la testa. Allora adesso io e te parleremo. Ti farò un paio di domande e tu mi risponderai…Ok?-

Fece si con la testa.

-E se ti libero la bocca urlerai o farai qualche stupidata del genere?-

Questa volta scosse il capo

-Bravo-

Gli liberai la bocca

-Voglio sapere nomi di tutti quelli che hanno ucciso Claire e di tutti quelli che vi hanno permesso di passarla liscia.-

-…-

-Perché stai zitto? Rispondimi-

-Non posso-

-E perché?-

-Perché se ti dico tutto mi faranno fuori-

-Preferisci che lo facciano loro o che lo faccia io?-

-Non lo farai…Quelli come te non hanno le palle-

Era terrorizzato ma parlava così per vedere fino a dove mi sarei spinto

-Scommettiamo?

Gli diedi uno schiaffo con l’ala. Dopo qualche secondo lo stordimento per l’impatto con l’ala svanì e il dolore si fece strada in lui. Non gli diedi il tempo di urlare perché gli rimisi il bavaglio in bocca ma soffriva parecchio si vedeva. E con molta soddisfazione ammetto che trassi molto piacere dal vedere il suo volto sanguinante e pieno di tagli. Quando smise di piangere per il dolore e i suoi lamenti si ridussero solo a singhiozzi gli dissi

-Adesso capisci che faccio sul serio?-

Annuì

Gli liberai la bocca di nuovo e gli feci

-Ripeto la domanda…Nomi di tutti quelliche sono legati alla morte di Claire…ORA!-

Continuava ostinatamente nel silenzio.

-Vediamo se adesso cambi idea…-

Risi mentre gli rimettevo il bavaglio.

I suoi occhi mi chiedevano pietà ma io non gliel’avrei mai data. Non ne avevano avuto per la mia Claire…E io non avrei avuto alcuna clemenza nei loro confronti. Prima aveva tentato di uccidermi. Ma io non sarei stato così benevolo. L’avrei fatto morire sicuramente. Ma avrebbe dovuto soffrire. Tanto. A tal punto che deve essere lui a chiedermi di porre fine alle sue sofferenze. Non l’avrei fatto subito però. Avrei goduto ancora per un po’ nel vederlo patire e poi l’avrei fatto fuori. Come era bello.

Lo fissavo con il mio ghigno stampato sul volto e già pregustavo la scena.

Mi staccai una piuma. Me la rigiravo nella mano e mi graffiavo in continuazione ma al contrario di provare dolore sentivo piacere. Un piacere distorto come la mia mente in quel momento. Non era rimasto nulla di umano in me. In quel momento non sapevo cos’ero, ma ero inebriato da quel potere che sentivo di avere. Mi avvicinai pian piano e vedevo il terrore crescere in lui. La paranoia oramai aveva preso il controllo. Sapeva che niente ormai l’avrebbe salvato. Aveva il respiro affannoso e gli occhi arrossati.

Cominciai a parlare

-C’è meno di un metro fra me e te…Ti rimane il tempo che io percorra questa distanza e poi comincierò a fare un paio di giochetti con te-

Ghignai di nuovo

-Parla ora oppure mi prenderò tutto con la forza-

Il silenzio fu la sua unica risposta

-L’hai voluto tu-

Volevo giocare al gatto col topo per un po’ .

Lo slegai e lui non perse tempo. Tentò di allontanarsi.

Afferrò una lampada e me la scaraventò contro. La lampada si ruppe su di me ma non sentii dolore. DI nuovo quel piacere.

-Questo mi rende la cosa ancora più divertente-

Scattai verso di lui e lo scaraventai contro il muro.

Lo schiacciavo col mio peso. Si dimenava inutilmente.

-Lasciami andare mostro!-

-MoStrO?-

Ero diventato un mostro indubbiamente. Quella parola mi fece rendere conto improvvisamente di cosa ero divenuto. Mi lasciai cadere improvvisamente senza forze. Mi si spensero gli occhi.

Ma quella vocina dentro di me.

–Mostro? Certo che lo sei…Ma lui non è così diverso da te. E’ stato lui a trasformarti così e merita di essere punito-

Il bastardo nel frattempo mi girava intorno inebetito. Vedeva tutto ciò come una speranza di salvezza. Ma si sa che gli uomini sono stupidi e al posto di scappare e salvarsi la vita corse in cucina e afferrò un coltello.

Contemporaneamente continuavo il dialogo dentro di me

- Ma non sono io a dover decidere…Finalmente ho capito che stavo dando sfogo alla rabbia lasciando che ella mi plasmasse-

- E cosa c’è di male?-

-Ti rendi conto di quello che stavo per fare?-

-Semplicemente giustizia-

Lo stupido mi afferrò per i capelli mentre ero ancora in quello stato da semi-vegetale e col coltello mi tagliò la gola.

Trasalì

Mi portai una mano alla zona sanguinante. Era gocciolante e tutta rossa.

Il maiale rideva convinto di averla fatta franca di nuovo e di averla vinta. Ma questa volta non sarebbe andata così.

Mi rialzaii e il taglio alla gola si rimarginava pian piano anche se il sangue continuava a scendere e mi macchiava il petto e i pantaloni.

Aveva avuto la sua possibilità e l’aveva bruciata

-Sei proprio uno stupido…-

Dissi solo queste parole e scattai verso di lui. Senza nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo gli strappai il coltello da mano e glielo piantai nel braccio.

Urlò. Le sue urla però erano fonte di piacere per me.

-Sappi che questo è solo un piccolo assaggio-

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Capitolo 7
*** Trasformazione (2° stadio) ***


Penso che l’istinto di sopravvivenza avesse preso il sopravvento in lui finalmente

Penso che l’istinto di sopravvivenza avesse preso il sopravvento in lui finalmente. Si era deciso a parlare. Dopo un viso sfigurato, parecchie contusioni e un coltello nel braccio cominciavo a pensare che fosse più pazzo di me.

-Ok ti dirò tutto…però smettila ti prego…- Disse con voce roca.

Sapeva che parlare era l’unica opportunità che gli rimaneva visto che, dopo aver tentato di uccidermi non una ma due volte, io ero ancora li di fronte a lui più in forze che mai.

Mollai la presa e lo lasciai cadere a terra.

- Adesso parla!-

-…La nostra organizzazione si è sempre occupata di furto d’auto e niente più…La tua auto doveva essere un lavoretto come tutti gli altri. Ma quel giorno eravamo tutti fatti e al posto di gettare via la ragazza come era già successo in passato optammo per una seconda scelta.- Al sentir parlare della “seconda scelta” la rabbia stava per prendere di nuovo il sopravvento e per sfogarla diedi un pugno nel pavimento formando una nuova crepa.

-Non mi interessano queste cose. Voglio sapere solo i nomi-

-Siamo io e i miei due fratelli. Lo strip club è nostro, lo gestiamo coi soldi delle macchine.-

-E dove posso trovare i tuoi fratellini- dissi con una voce che lasciava trapelare i miei intenti.

-…non posso dirtelo…-

-Certo che puoi…O preferisci che cominci a picchiarti di nuovo con le mie ali?-

Attimi di silenzio. Stavo per alzare di nuovo le mie ali in segno di minaccia ma la paura lo fece parlare di nuovo.

-Se non sono in giro a rubare auto sono al club-

-Grazie mille…Ah un'altra cosa…Come avete fatto a farla franca al processo?-

-Alcuni nostri clienti dello strip ricevono “bei trattamenti”e loro ci ripagano come possono.-

-E chi sono questi amici?-

-Il sindaco…-

-Soltanto?-

-Non so come abbia fatto a manipolare le prove ma so solo che c’entra lui-

-C’è nient’altro che devo sapere?-

-No nulla…Adesso lasciami andare ti prego…-

Scuotevo lentamente la testa.

-No caro mio…Adesso che so tutto quello che mi serviva mi diverto un po’!-

Rimase ammutolito quando capì le mie intenzioni. Si alzò di scatto tentando di andare verso la porta ma io fui più veloce mettendomi fra lui e la sua unica speranza di salvezza. Non ebbe più tempo di capire cosa succedesse. Lo strinsi con le mie ali a me. Si dibatteva e urlava per il dolore. Lo stritolavo con una forza sempre maggiore. Per prima cosa sentivo il calore del suo sangue scorrere lungo le ali e il mio corpo. Subito dopo si aggiunse lo scricchiolio delle ossa. Urlava ma ormai il respiro cominciava a mancargli. Dopo un paio di minuti smise di muoversi. Lo lasciai li sul pavimento.Ero tutto macchiato di sangue. D’istinto mi leccai la mano per pulirmela e assaporai per la prima volta il sapore del sangue umano. Sapeva di ferro. Aveva un buon sapore però. Sentii di nuovo freddo. Come quando mi trasformavo nella belva che ero in quel momento. Ma ero già in quella forma.Stavo uscendo di senno.

Passai per caso di fronte allo specchio e rimasi sconvolto di fronte a quella visione. Avevo perso il colorito umano. Ero pallido come un cadavere se escludiamo gli occhi che luccicavano di un rosso rubino. Ciòcreava un grosso contrasto con le ali che si erano ulteriormente scurite.Il volto scarno e gli arti più slanciati poi mi facevano sembrare davvero uno zombie o qualcosa di simile.

Finalmente la parte buona di me (Se ce n’era ancora una…) si risvegliò da quel sonno. Ero rimasto inorridito da ciò in cui mi ero trasformato. Urlai dalla disperazione.

Quel grido era come un rifiuto di ciò che ero diventato

Il mio corpo sembrò capirlo perché la trasformazione si annullò all’istante. Le ali caddero facendo quel rumore assordante e il mio corpo riprese di nuovo l’aspetto di un essere umano. Avevo ripreso lucidità ma questo non era per niente positivo anzi…

Resomi conto di quello che avevo fatto vomitai.

Ero disgustato.

Andai a farmi una doccia per lavarmi da dosso l’odore di sangue che avevo addosso.

Sotto la doccia sembravo inebetito.

Ero li in piedi che fissavo il vuoto rievocando i momenti appena trascorsi.

Cercavo una giustificazione a tutto ciò ma sapevo di non averne. Il mio ego si era sentito soddisfatto a fare tutto ciò. Ma quello non poteo essere io.

-Invece lo sei-

La vocina dentro di me ridacchiava

Dissi a me stesso

-Sapevo di essere impazzito-

-Non sei impazzito…Solo che adesso io ti faccio compagnia…-

Quel ghigno non cessava nella mia testa. Al contrario rimbombava sempre più forte. Non cessò per un secondo. Smise solo quando, dopo essere uscito dalla doccia ed essermi vestito, qualcuno bussò alla porta.

Chiunque fosse non poteva entrare in casa. Era semidistrutta, piena di sangue e con un cadavere in giro…Neanche in un film horror si vedevano tali scene. Finsi di non esserci ma al di là della porta sentii

-Signor Alphonse Rocal apra…E’ la polizia. I vicini hanno sentito delle urla provenire da casa sua.-

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Capitolo 8
*** Arresto ***


Polizia

Polizia? Era tutto finito…

Bussarono di nuovo. Una seconda voce disse

-Coraggio ci apra…-

Stavo per andare alla porta quando la vocina mi disse

-Non devi per forza, non c’è bisogno-

Io replicai nella mia testa

-Si invece…Sono esattamente come loro ora…Devo essere punito anche io…-

-No invece! Tu hai fatto solo giustizia! Vuoi capirlo o no?-

-Non volevo ricorrere alle maniere forti…!-

Detto questo sentivo le sensazioni che avvertivo poco prima di trasformarmi…

Quel qualcosa dentro la testa voleva trasformarmi di nuovo.

-Cosa vuoi farmi fare?-

-Anche gli agenti conosceranno la potenza del tuo “dono”.-

Mormorai

-Non ora…-

Dovevo dimostrare a me stesso che c’era ancora qualcosa di umano e mentre avvertivo il bruciore agli occhi mi lanciai verso la porta aprendola. Poi mi inginocchiai affannato

Resistere era difficile. Sentivo che stavo perdendo il controllo

I due agenti entrarono in casa e alla vista di quello scenario mi puntarono le pistole contro. Io li guardavo

-Uccidetemi!!!-

Piangevo per la disperazione. La belva dentro di me avrebbe preso il sopravvento a breve

Intanto nella mia testa si sentiva

-Non servirebbero quelle pistole-

Io urlavo

-Uccidetemi per favore!-

Ma uno dei due mi stava già mettendo le manette ignorando la mia richiesta.

Allora mi voltai e mi avventai contro uno di loro per farli reagire. Non mi spararono per mia sfortuna ma ebbi un colpo sulla testa che mi tramortì. Per loro fortuna. Ero al limite. Mi sarei trasformato a breve.

Quando mi ripresi ero in centrale. Il commissario davanti a me. Volevo massagiarmi il capo per il colpo che avevo preso in precedenza ma avevo mani e piedi immobilizzati dalle manette.

Ridendo sarcasticamente dissi

-Ci rivediamo…-

Mi rispose

-Non avrei voluto …Perché lo ha fatto?-

-…-

Non risposi. Era fin troppo scontato. Io non volevo arrivare fino a quel punto ma in quello stato non ero più capace di tenere a bada l’odio e la rabbia. In quello stato avrei distrutto chiunque mi si fosse parato davanti ma per fortuna il gesto che avevo compiuto poco prima mi aveva lasciato talmente disgustato che in quel momento rifiutavo il mio corpo e il mio dono. Non sarebbero apparse più, volevo autoconvincermi di questo.

-Mi racconti come è andata almeno…-

Non volevo parlare… Visto che non avevo niente da perdere optai per il silenzio. Non mi avrebbero creduto comunque. Tanto valeva chiudersi in se stessi.

-Così non fa altro che aggravare la sua situazione!-

-Quale situazione!?!? Non ho più niente adesso…Anche se qualcuno mi uccidesse per me non farebbe differenza. Io sono morto insieme a Claire-

Mi rinchiusi nel mio silenzio

Era proprio così. Le parole mi uscirono senza pensare. Da quando lei era morta io non ero che un involucro vuoto. Biologicamente vivo ma senza più uno scopo ne un motivo valido per vivere.

Mentre riflettevo riecco la vocina

-Ma tu un motivo per vivere ce l’hai ancora…- disse sibilando nella mia mente

-La vendetta è inutile…Non la riporterà indietro….-Adesso ero capace di rilfettere a mente fredda. Quelle parole non mi condizionavano più.

-Vuoi lasciare che rimangano impuniti?-

-Pure se fosse non ho la possibilità di fare nulla-

-E invece ce l’hai…-

-No…Quella non è la cosa giusta…-

-Si-

-No…La discussione è chiusa…Sparisci!-

Silenzio. Era sparita davvero? Aspettai qualche secondo ma non mi rispose nessuno. Ero così assorto da quell’avvenimento di essermi dimenticato dove mi trovavo e in che stato ero.

Mi ripresi solo quando il commissario mi disse

-…Ma mi sta ascoltando?…-

-A dir la verità no…-

-Allora mi ripeterò….Lei si è messa contro gente poco per bene…Al processo lei potrebbe avere il massimo della pena…-

-Cioè?-

-Se le va male la pena di morte…-

Risi di nuovo sarcasticamente.

-E sia…-

Ero scampato alla morte già due volte in meno di una giornata.

Quella volta sarebbe venuta a reclamarmi. Stranamente non mi faceva paura la prospettiva. Ero quasi sereno. Mi sarei spento e quell’incubo in cui si era trasformata la mia vita sarebbe finito.

Ma non andò così.

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Capitolo 9
*** Rassegnazione ***


Volevo sparire per sempre

Volevo sparire per sempre. Sarebbe stato meglio per me. Il destino decise diversamente però.

Non so come mai ma il giudice esaminando il mio caso ebbe un briciolo di pietà. Mi diede dieci anni di prigione.

Fui processato in poco e niente facendo continuamente scena muta se venivo interrogato.

Ero chiuso in me stesso. Non volevo contatti con nessuno.

Persino guardare la mia immagine nello specchio mi riusciva difficile. Temevo di scorgere quella belva dentro i miei occhi. Fortunatamente il mostro che era in me non diede più alcun segnale. Si era addormentato.

Alla fine del processo mi ritrovai i fratelli della mia vittima a pochi metri di distanza. Ebbi un piccolo sussulto ma il mio autocontrollo resse. Li odiavo ma odiavo più me stesso per quello che avevo fatto.

Mi portarono in prigione.

Per me non faceva alcuna differenza.

La mia cella era una comune cella di una prigione con due brandine a castello. Il mio compagno di cella era un uomo anziano.

Quando chiusero le sbarre dietro di me lui prese la parola tentando di far conoscenza.

-Carl-

Mi tese la mano

-Alphonse-

Ma andai a mettermi sulla brandina senza prestare particolare attenzione all’uomo.

Ci rimase male e ma non mi prese in antipatia.

I giorni trascorrevano senza particolari avvenimenti. Me ne stavo sempre per fatti miei senza considerare nessuno. Rispondevo solo con un cenno a quelli che mi salutavano.

Quella monotonia però mi sarebbe costata in futuro. Avevo abbassato la guardia convinto di essermi liberato di quella belva.

Carl mi si avvicinò dicendomi

- Qui gira voce che tu sia dentro per omicidio-

Non risposi

-Chi tace acconsente…Ma vorrei sapere perché lo hai fatto? -

Continuavo nel mio silenzio

-Siamo compagni di cella e a meno tu non scompaia trascorreremo molte ore insieme. Tanto vale conversare un po’ per ammazzare il tempo-

In fondo aveva ragione

-Ho punito colui che ha ucciso la mia ragazza-

A pronunciare la parola “punito” sentii uno strano brivido ma non ci fesi molto caso.

Però rimasi stupito da un’altra cosa. Mi odiavo per quello che avevo fatto però avevo usato consapevolmente il verbo punire. Il mio cervello stava cominciando a convincersi di aver fatto la cosa giusta.

-Però il tizio che hai fatto fuori non è uno qualunque-

-Non fa differenza. Possono anche venire qui ad uccidermi ma non cambierebbe niente. Mi hanno ucciso tempo fa…-

-E’ proprio di questo che volevo parlarti…Gira voce che un paio di detenuti siano stati assoldati per ammazzarti-

-Vengano pure. Non opporrò resistenza-

In quel momento un sibilo quasi impercettibile.

-Tu no…Ma io si…-

Chiesi a Carl

- Hai sentito niente?-

-No…-

Il mio sguardo rappresentava il dubbio. Avevo davvero sentito quella voce?

-Scusami amico ma ora voglio riposare-

Mi stesi sulla branda senza aspettare nemmeno che Carl mi rispondesse e tentai di far finta di dormire. Se quella era veramente la voce che pensavo…Erano guai. Potevo scoppiare di nuovo. Assorto nelle mie riflessioni però finii per addormentarmi realmente. Venni svegliato da un allarme. Non feci in tempo ad aprire gli occhi che Carl mi disse

-Corri! E’ scoppiato un incendio dobbiamo uscire di qui!!-

Intontito com’ero non capivo nulla quindi il mio compagno di cella mi prese di peso e mi trascinò giù dalla branda. C’era un caos totale. Gente che scappava ovunque. Non ci feci molto caso all’inizio ma dopo qualche minuto notai che non c’erano poliziotti. Tutti già scappati…Era possibile?

Rimasi nella mia cella ad aspettare la fine. Se per davvero un incendio era scoppiato le fiamme mi avrebbero arso e purificato. Almeno lo speravo. Prima di accorgersi che un detenuto mancava sarebbe passato del tempo e se non mi avessero fatto fuori le fiamme probabilmente lo avrebbe fatto il fumo. Mi ristesi sulla branda. Come se nulla fosse.

Pochi minuti dopo il caos era cessato tranne che per l’allarme. Le urla dei detenuti erano scomparse.

Stranamente però sentii le sbarre della cella chiudersi. Mi girai più per istinto che per altro e due uomini erano in piedi di fronte a me che mi fissavano

“Gira voce che un paio di detenuti siano stati assoldati per ammazzarti”

Queste parole mi balenarono alla mente. Ma ciòche mi sconvolse di più e mi impaurì per davvero fu sentire da qualche parte nella mia testa

-Ci provassero pure…Si pentiranno di essere nati!-

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Capitolo 10
*** Ricomparsa ***


Non era la mia probabile uccisione a farmi paura ma la possibilità che la bestia dentro di me si fosse risvegliata

Non era la mia probabile uccisione a farmi paura ma la possibilità che la bestia dentro di me si fosse risvegliata. Potevo dominarla finchè avevo il pieno controllo di me ma sapevo che dolore (fisico e psicologico) potevano alterare il mio stato emotivo e risvegliare ciò che tentavo di tenere a bada.

Avevano delle lame nelle mani e mi guardavano senza parlare.

L’unica cosa che potevo fare era aspettare.

Quell’attesa era snervante però.

Ogni secondo sembrava durare un’eternità…

-Proprio come quando aspettavi Claire…-

La vocina nella mia testa mi suggerì queste parole

-Ma ora lei non c’è più…-

Le risposi

-Smettila! Non cederò a questi banali trucchetti…-

Nel frattempo i due si avventarono verso di me.

Non opposi resistenza

Sentii che le lame mi trapassarono numerose volte.

Al petto, alla gola, all’addome, alla schiena e nel frattempo sentivo il sangue che copioso usciva dal mio corpo. Rimasi per terra aspettando di chiudere gli occhi per sempre.

I due rimasero a contemplare la loro opera.

Sentivo le forze che se andavano e la vista mi si annebbiava velocemente.

-Ora tocca a me…-

-No!-

Spalancai gli occhi nel tentativo di mantenere la calma in quel momento.

La mia forza di volontà andava scemando. Volevo solo che tutto finisse li. Mi lasciai andare. Grave errore.

-Finalmente!-

E la mia trasformazione cominciò per l’ennesima volta.

Ali nere si materializzarono sulla mia schiena anche se questa volta non avvertii il dolore perché ero prossimo alla morte.

Il freddo però lo sentii lo stesso. Era anche più intenso.

Nella mia testa intanto imploravo che ciò non accadesse.

Invano.

Le mie ferite si rimarginarono.

I due assassini cominciavano a spaventarsi. Era uno spettacolo insolito e volevano darsi alla fuga. Non ne ebbero il tempo. Il mio corpo si mosse prima di loro e si posizionò all’uscita.

Ma il peggio doveva ancora arrivare. Volevo tentare un ultimo disperato tentativo e sfogare l’odio e la rabbia contro la parete piuttosto che su di loro anche se in cuor mio pensavo che lo meritassero.

Ma il mio corpo rimaneva immobile. Mi sforzavo ma niente.

-Adesso si fa come dico io…-

Senza controllo alcuno di me stesso cominciai a muovermi.

Aveva preso “lui” il comando di me.

-Non farlo…-

Li afferrò(non ero più io che controllavo me) entrambi per la gola sollevandoli a mezz’aria e scaraventandoli contro il muro. Li stava strangolando ma loro si difendevano disperatamente piantando le loro lame nelle mie braccia. Non sentivo dolore e le ferite si rimarginavano molto velocemente. Anche se ero ricoperto di sangue dall’avambraccio fino alle dita non ero ferito minimamente.

Al contrario per loro cominciava a scemare l’afflusso di sangue al cervello e i loro colpi si facevano sempre più deboli.

-Troppo facile- Mormorò la belva dentro di me.

Scaraventò il primo contro le sbarre. Lo scricchiolio delle ossa fu udibile nonostante l’allarme ancora in funzione. L’altro impaurito farfugliava parole di perdono. Ma non ci fu indulgenza. Adesso l’altra mano era libera. Cominciò a colpire all’addome l’uomo il cui viso ad ogni colpo si contorceva sempre di più per il dolore. Pian piano le costole cominciarono a rompersi e quando la povera vittima ormai era al limite la lasciò cadere per terra. Diede un colpo finale sempre sulla pancia così forte da affondare nella carne.

-Poveri stupidi…-

Avrei voluto uccidermi con le mie mani se solo avessi avuto il controllo di me.

Poi si diresse verso le sbarre che davano sul cortile.

Le afferrò con le mani e urlando a squarciagola cominciò a tirare.

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Capitolo 11
*** Scoperta ***


Urlava come un indemoniato

Urlava come un indemoniato. Secondo me lo era per davvero. Intanto le sbarre cominciavano a cedere e io speravo che accadesse un miracolo che riuscisse a fermare quella dannata belva. Qualcuno che intervenisse, che lo rallentasse almeno mentre io cercavo lentamente di riprendere il controllo del mio corpo.

Niente. Solo quel dannato rumore della sirena che sembrava messo li per farmi impazzire e il suono del muro che lentamente cedeva soto la potenza distruttiva di quell’essere. Intanto il fumo si era diffuso anche nella mia cella ma il mio corpo sembrava non risentirne. Nemmeno un colpo di tosse.

Le sbarre si ruppero del tutto e l’essere alato si gettò nel vuoto per poi spiccare il volo verso un luogo indefinito. Volevo morire.

Cos’ero diventato?

Un essere mostruoso che lasciava solo sangue sulla propria scia.

Il volo durò poco. Senza motivo particolare il mio corpo tornò a casa propria. Entrò dalla finestra. La devastazione che avevo lasciato era ancora li.

Ancora le crepe nei muri, i mobili rovesciati per terra, le macchie di sangue sulle pareti e sul pavimento. La belva si posizionò al centro della stanza e si sedette a gambe incrociate.

-Io e te dobbiamo parlare… -

Mi rivolse la parola ma ero troppo in collera con me e soprattutto con lui per poter parlare. Dentro di me urlai

-TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?!?-

-Ti ho semplicemente difeso… -

-Tu non lo hai fatto per difendermi! Lo fai solo per il gusto di uccidere.-

-Devo ammetterlo.- Disse così mentre soffocava una risata.

-Bastardo!-

-Siamo la stessa cosa io e te…Se dai del bastardo a me è come se lo dessi a te stesso.-

-Io non sono te,,, Non so cosa mi sia successo né come tu faccia ad essere nel mio corpo ma non ho niente a che fare con te.-

-Siamo la stessa cosa…Non hai capito forse? Vedrò di spiegartelo…Io sono sempre stato dentro di te, Ero quelle candide ali che ti spuntavano quando eri felice o emozionato. Non ho mai manifestato la mia personalità perché non ce n’è mai stato bisogno. Quando però hanno ucciso Claire tutta la tua rabbia è finita dentro di me plasmandomi. Sono diventato quel che sono assorbendo tutto l’odio che eri capace di concepire. Non a caso non sei capace di concepire rancore nei confronti di quei bastardi. Non hai più odio perché è tutto in me. La tua personlità ormai si è quasi annullata e ora sono io ad avere il controllo. Se le cose rimangono così per un poco ancora prenderò il completo possesso del tuo corpo. Ma non voglio. In fondo io e te siamo la stessa cosa e l’organismo reagirebbe male ad un conflitto interiore. Il cervello collasserebbe e le mie doti autorigeneranti non servirebbero a niente se diventassi pazzo.-

-MA TU SEI PAZZO!-

-Non dire assurdità…Qualunque persona nelle tue condizioni avrebbe agito così. Tu non lo concepisci soltanto perché non sei più capace di provare odio. Torno a ripetermi…Io ti ho difeso ma ammetto che ho provato gusto a fare ciò che ho fatto. Ora tornerò a “dormire” non posso permettere che questo corpo ceda. Non fare gesti avventati perché tornerei prima che la morte sopraggiunga. A quel punto ti farei tornare in tè solo qualche istante per poi sigillarti di nuovo. Ci siamo capiti. Ci rivedremo presto. Più di quanto immagini…-

E così le mie ali sparirono e tornai normale. Cominciai a muovere gambe e braccia per vedere se erano di nuovo al mio comando. Mi sentivo intorpidito. Non sapevo che fare.

Volevo porre fine a tutto. Se era vero quanto diceva la belva non avevo più il pieno possesso della mia vita. Non ne potevo più disporre come volevo. Dovevo trovare il modo di riprendere il possesso di me. Ma come?

Mi andai a stendere sul mio letto cercando di riflettere.

Se era vero ciò che aveva detto la mia prima trasformazione in quell’essere gli aveva dato coscienza di se e da quella volta in poi collera, odio, risentimento erano fluite in lui, alimentandolo. Csì è diventato più forte di me. Dovevo tornare per forza il più forte. Non avevo però alcun sostegno. L’unica emozione che provavo era sconforto. Ma quella al posto di darmi la forza mi indeboliva. Lui al contrario diventava sempre più forte. Si era impossessato di quelle emozioni che io avevo ripudiato. Assorto nei miei pensieri chiusi gli occhi e senza neanche accorgermene mi addormentai.

Mi risvegliai non so quante ore dopo con una brutta sensazione. Ero disgustato. Poi un flash. Avevo sognato cose orrende. Persone morte, in modo orribile. Avevo visto per primi quei bastardi che mi avevano tolto Claire ma gli altri visi non li conoscevano. Sembravano gente comune.

Giunsi ad una terribile conclusione. Quello non era il mio sogno. Ma se non era il mio non poteva essere che di quell’immonda bestia. Aveva cattive intenzioni me lo sentivo. Dovevo riprendere possesso del mio corpo assolutamente. Però un altro dubbio mi assalì. Se io avevo visto i suoi pensieri anche lui poteva cogliere i miei e qualsiasi cosa avessi tentato lui avrebbe potuto fermarmi…

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Capitolo 12
*** Trappola ***


La paura stava prendendo il sopravvento

La paura stava prendendo il sopravvento. Cosa fare?

Non lo sapevo. Tutto ciò che pensavo mi sembrava inutile dal momento che se la bestia dentro di me poteva sentire ciò che concepivo ogni mio piano sarebbe stato sventato sul nascere.

Non ne ero sicuro al 100% però.

Volevo fare un tentativo. Come si doveva fare? Non avevo idea di come comunicare con lui.

Pensavo e lui mi sentiva. Tutto qui.

Feci come sempre.

Pensai dentro di me

-Ehi tu!-

Qualche secondo di silenzio e poi

-Cosa vuoi?-

-Ho fatto un sogno prima…-

-Dovrebbe interessarmi?-

-Penso di si…Anche perché penso fosse il tuo e non il mio…-

-Davvero?-

-Io non sogno sangue….-

-Io dovrei invece?-

-Non fare l’ingenuo…-

A questo punto rise. Si prendeva gioco di me.Lo faceva in continuazione.

Mantenni la calma e continuai

-Ma se io posso vedere ciò che sogni….-

-…i nostri pensieri sono in comunicazione.-

-Quindi non c’è possibilità che io riprenda il pieno controllo di me-

-Ci sarebbe anche…Ma non sei in grado…-

Era talmente sicuro di se e superbo che non temeva a rivelarmi come vincere contro di lui.

-Certo che sei proprio stupido. Dovresti averlo capito ormai. Ti sei talmente “rammollito” che non ragioni più nemmeno….-

Rise nuovamente.

Pose un accento particolare sulla parola “rammollito”. Ci pensai un po’…

-Ecco sei sulla strada giusta-

Nella mia mente pensavo

-Perché ha detto “rammollito” in quel modo?-

-Continua su….-

-Vuol dire che….-

-Bravo!-

Avevo indovinato. In fondo non era così difficile. Ci sarei potuto arrivare da solo. Bastava reimpossessarsi di ciò che rendeva forte il mio “alter-ego”.

Ma a questo punto un nuovo interrogativo mi sorse.

Come fare?

-Certo che sei proprio stupido….Ti aiuterò io….-

Io non mi fidavo però.

-Perché dovresti aiutarmi?-

-Perché se il corpo è in conflitto con la mente non potrei andare avanti a lungo. Ti lascerò dominare un po’ e quando vorrò tornerò di nuovo.-

L’idea non mi piaceva ma era sempre meglio di niente.

-A una condizione però. Non ci andrà nessuno di mezzo.-

-Vedremo….-

E riprese di nuovo il controllo senza alcun preavviso. Ormai se la trasformazione era così repentina voleva dire che per davvero era divenuto così forte.  Usci di casa per andare allo strip. Cominciai a preoccuparmi. Avevo paura che succedesse qualcosa di grave.

Si appostò sul tetto aspettando che uscissero. E’ stato li per mezz’ora circa quando i due fratelli della mia vittima uscirono. Li segui in volo. Entrarono in un capannone dismesso in periferia.

Si mise fuori in ascolto. Uscirono dalla macchina. Credo aspettassero qualcuno. Nel frattempo si misero a parlare fra di loro.

Non si sentiva bene ma qualche parola riuscii ad intercettarla…

-Se l’è meritato…. Non si fa uno sgarro simile a noi-

L’altro rise

-Beh abbiamo cominciato noi….Non dovevamo esagerare così tanto….-

-Però ci siamo divertiti dai….-

-Divertiti un corno…Quella stronza mi ha rifilato un calcio nelle palle assurdo…Inoltre ci siamo procurati un sacco di guai…Il processo, ci hanno ucciso un fratello…-

Un brivido lungo la schiena….

L’avevano chiamata “stronza”

-Capisci cosa intendo?-

Cominciavo a capire…. Risuonava nel mio cervello quell’insulto rivolto a Claire che non aveva fatto niente di male se non tentare di difendersi.

Di nuovo la rabbia dentro di me….Era una sensazione che non provavo da tempo. Sentivo di nuovo un freddo raggelante. Adesso ero io ad aver perso il senno. Non mi interessava più nulla. Avrebbero pagato.

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Capitolo 13
*** Trasformazione (3° Stadio) ***



Le parole bene o male nella mia testa cominciavano a perdere senso. Anche giusto o sbagliato non significavano più nulla. Solo una parola rimbombava dentro il mio cervello.

Punizione

Quello che meritavano.

Era giusto.

Quando mi auto convinsi che DOVEVO vendicarmi una nuova sensazione mi pervase.

Sentii il mio ego espandersi…. La mia anima che diventava più grande e poi una sensazione di immenso potere e di follia. Da quel momento in poi raziocinio e scrupolo mi abbandonarono. Ero cosciente ma in preda a non so cosa.

Entrai senza timore nel capannone.

I due mi guardavano da lontano stropicciandosi gli occhi per lo stupore.

-Fermo! Chiunque tu sia fatti riconoscere…-

Io continuavo a capo chino con respiro affannoso e braccia penzolanti a camminare verso di loro

Loro spararono un colpo in aria per avvertimento ma io ignorai il tutto

Quando fui abbastanza vicino dissi alzando lo sguardo

-Non mi riconoscete?-

I due si guardarono in faccia per lo stupore

-Se vuoi un buon lavoro devi fartelo da solo…..-

Disse uno dei due e estraendo la sua pistola mi conficcò un proiettile in piena fronte.

-Non so quale mascherata tu stia facendo…Questo costume non mi impaurisce-

Io ero steso per terra. Pensavo che questa scena era familiare e a ciò che era successo dopo.

Mi scaricò l’intero caricatore addosso e poi aggiunse

-Questa era la fine che meritavate tu e la tua puttana-

Di nuovo un brivido.

-NoN tI aZzArDaRe PiU’ a DiRe UnA cOsA dEl GeNeRe-

Ero instabile e dopo quell’ultima frase ero deciso

Giustizia sarebbe stata fatta.

Dopo aver pronunciato quelle parole mi accorsi che la mia voce era diversa. Era doppia.

Non mi chiesi il perché….Non mi interessava.

Non restai stupito quando mi accorsi che le mie ali avevano preso fuoco spontaneamente. Mi rialzaii lentamente dando loro il tempo di capire che avevano di fronte qualcosa che non potevano fronteggiare.

Neppure una bomba mi avrebbe fermato in quel momento. I miei movimenti erano lenti. Non perché i proiettili mi avessero arrecato danno in qualche modo ma perché ero cosciente della mia superiorità e ciò mi rendeva sicuro.

Loro arretravano. Dapprima pochi passi…Ma poi dopo aver visto cos’ero corsero via alla loro macchina e scapparono. Convinti di averla scampata…

Poveri illusi.

Avevo due ali e sapevo come usarle.

Dietro di me lasciavo una scia scarlatta dato il fuoco che ardeva dietro la mia schiena. Fu proprio questo a far accorgere i due che li stavo ancora seguendo. Era un gioco morboso.

Potevo atterrare sulla macchina in qualsiasi momento ma volevo che cuocessero nel loro brodo prima di giustiziarli. Attesi un po’ e quando arrivò quello che mi sembrava il momento giusto andai in picchiata sul tetto della loro macchina. Con un pugno sfondai la lastra di metallo. Poi afferrai in un punto e scoperchiai la macchina. Afferrai i due e mi rialzai in volo mentre guardavo la macchina che ormai senza controllo andava rallentando pian piano sulla strada. I poveri illusi sapevano la sorte che li aspettava e si dibattevano nel tentativo di liberarsi.

-CoNtInUaTe CoSì E vI lAsCiO-

Evidentemente non ci tenevano molto a precipitare al suolo dato che smisero di lottare. Volai per un po’ facendo le più disparate evoluzioni e spaventandoli in qualsiasi modo.

Qualche volta li lanciai in aria provando a vedere se ero capace di riprenderli prima che precipitassero al suolo.

Uno dei due svenne anche ma lo feci riprendere urlandogli nelle orecchie.

Arrivai in una zona collinare e atterrai.

Mi chiesi quale sarebbe stato il modo più divertente per concludere la faccenda.

Non avevo un’idea precisa

-In ChE MoDo PrEfErIrEsTe MoRiRe?-

Sui loro sguardi il terrore diventò visibile.

Potevo quasi sentire l’odore della loro paura.

Istintivamente tentarono di scappare ma li catturai nuovamente.

Mi illuminai.

Mi portai a circa 100 metri d’altezza mentre li tenevo entrambi per il collo.

-ChI dI vOi DuE lAsCiO pEr PrImO?-

Subito si indicarono reciprocamente. Mi venne lo schifo… Due fratelli pronti a scannarsi l’un l’altro per rimanere in vita.

Uno dei due con voce rotta cominciò a dire

-Lasciami andare… Ti darò tutto quello che vuoi… Soldi, donne… Cosa vuoi?-

-ClAiRe-

Dopo qualche secondo di silenzio disse

-Quello non posso…-

-AlLoRa AdDiO-

Lasciai la presa senza pensarci e lo lasciai cadere.

Penso debba essere una morte davvero brutta quella.

Deve averci messo circa 10 secondi a cadere ma quei 10 secondi devono essere stati davvero terrificanti per lui. L’orribile consapevolezza che tutto finirà in un dolore immenso quando si tocca il suolo. Il vedere avvicinarsi la fine a velocità incredibile.

Quei pensieri deve averli fatti anche il fratello visto che cominciò ad urlare di terrore appena si udì il rumore dello schianto al suolo di quell’altro.

-Tu HaI qUaLcOsA dA oFfRiRmI?-

Fra le lacrime di paura quello mi rispose

-Un’altra vita al posto della mia…-

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Capitolo 14
*** Compromesso ***


-ChE sIgNiFiCa

-ChE sIgNiFiCa?-

-Che se mi lasci potrei scambiare la mia vita con quella di qualcun altro?-

-NoN mE nE fAcCiO nIeNtE-

-Neanche se è più colpevole di me in tutto questo?-

Rimasi esterrefatto.

Chi poteva esserlo più di lui?

Scesi a terra e lo lasciai cadere.

-PaRlA-

-Mi lascerai libero poi?-

-NoN lO sO. PeRò RiMaRrAi In ViTa PeR oRa. SoNo CuRiOsO... PaRlA-

-Non ti sei mai chiesto come mai siamo ancora liberi? Abbiamo i nostri...-

Quando si rese conto che nostri non era più la parola giusta visto che i suoi due fratelli erano morti rabbrividì

-...agganci...-

Scattai. Lui si riparò il volto fra le mani spaventato da una mia possibile reazione.

Provavo ancora molta rabbia nei confronti di chi aveva fatto si che rimanesse impunito l'assassinio di claire.

-PARLA ORA!-

-Mi lascerai libero allora?-

-NON STA A TE DECIDERE. PARLA ORA O MUORI!-

e feci per avvicinarmi a lui con fare minaccioso. Ma l'esempio del fratello gli fece capire che non scherzavo.

-Ok! fermo, fermo! Ti dirò tutto...-

-coSi Va MeGlIo...-

-Beh le cose sono molto semplici... Il nostro beneamato commissario, benvoluto da tutti e ottimo padre di famiglia, frequenta lo strip. Non per le ragazze ma per il gioco... E diciamo che non è molto fortunato. E poi abbiamo il sindaco... Sanno tutti che è amante della bella vita. E le nostre ragazze gliela rendono ancora più bella...-

-QuInDi StAnNo CoSì Le CoSe?-

-Si-

-In QuEsTo CaSo....-

Fui clemente. Gli resi la morte veloce e indolore. Gli recisi di netto la testa con un colpo anche se alcuni sostengono che per pochi attimi si è ancora coscienti....

Nel frattempo mi sentivo stanco. Come se mi si fossero prosciugate le forze di punto in bianco. In effetti non mangiavo da moltissimo. Più di un giorno e anche se avevo delle doti fuori dal comune sentivo gli stessi stimoli. Ero andato avanti solo con la forza dell'adrenalina.

PEr il momento avevo avuto ciò che volevo.

Ora potevo riposare.

Mi chiedo se quella sia stata una decisione saggia.

Ormai la mia volontà era la vendetta ma era comunque la MIA volontà e non più la volontà di quel mostro...

Però a pensarci ora penso proprio che io e quella belva eravamo la stessa cosa. Quando optai perla vendetta avevo deciso... Semmai avessi mai avuto un'anima in quel momento l'avevo venduta... In cambio di una vendetta dal sapore amaro. Ora ero dannato per l'eternità.

Tornai a casa e dopo aver fatto sparire l'ingombro fiammeggiante sulla mia schiena cercai di rimettermi un pò in sesto.

Mangiai e andai a riposarmi.

Prima di perdere conoscenza però la vocina che non sentivo da un pò tornò a farmi visita...

-Visto?-

-Visto cosa?-

-Di cosa siamo capaci io e te...-

-Io e te?-

-Non fare l'ingenuo... Hai visto cosa significa sentire tutto quel potere scorrere nelle tue vene...-

-Quello in cui ci siamo trasformati è qualcosa che difficilmente può essere fermato...-

-Può essere fermato?-

Si era fatto scappare ingenuamente che avevamo un punto debole...

Ma il fatto che avesse detto "ci siamo trasformati" non mi era affatto piaciuto...

Lo lesse nei miei pensieri e sogghignando disse

-Si... Ci siamo trasformati... Quando sei in quello stato io e te siamo una cosa sola...-

Ma quando il mio pensiero si trasferì sui nostri punti deboli... La mia mente si offuscò come se non volesse farmi capire. Cercai di contrastarlo ma era ancora più forte di me se voleva...

-Non ci provare...-

-E se volessi?-

-Prenderei io il controllo.... Sei già stato avvisato...-

-Non fare più tanto lo sbruffone... L'hai detto tu... Possiamo diventare una cosa sola...-

Questa volta fui io a ridere. Adesso potevo controbattere e difendermi dalle minacce.

-Ti facevo più stupido-

-Sbagliavi-

-E quindi?...-

-Quindi adesso abbiamo il 50 % ciascuno del corpo e per andare d'accordo dobbiamo avere le stesse informazioni-

-cosa vuoi sapere?-

-I nostri punti deboli...-

Ormai avevo accettato l'idea di convivere nello stesso corpo con quella belva... lo ero diventato anche io purtroppo...

-Vorrai dire "il NOSTRO punto debole". Solo una cosa può fermarci ormai... Qualcosa che può far svanire improvvisamente forza e odio nel tuo cuore... L'unica cosa che ti... ci rendeva umani...-

-Credo di aver capito-

-Vuoi provare?-

-Perchè no...?-

Di comune accordo il mio corpo si trasformò. Il passaggio fu doloroso come al solito. Sentivo tanti piccoli tagli dietro la schiena, calore e allo stesso tempo un freddo nell'anima che sembrava aver congelato ogni emozione tranne il rimorso e il rancore...

-Pronto? Avviso... Farà molto male... Molto più di quello fisico che sei abituato a sopportare...-

-Prontissimo-

-Prendi una foto di Claire...-

Ma non ne avevo molte... E nel caos di quella casa era impossibile trovarne una...

Perlustrai tutta la casa in cerca di una foto ma tutte quelle che avevo erano semi distrutte.

Girando per il mio "appartamento" anche se non sembrava più essere tale calpestai qualcosa...

Tolsi il piede e sotto il mio piede c'era un porta foto col vetro rotto. Girai la foto...

Qualcosa mi colpii in pieno petto.

Le forze vennero a mancare. Mi inginocchiai per terra cercando di non svenire. L'impatto era stato devastante

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Capitolo 15
*** Tentativo ***


Avevo la testa rivolta verso il basso e solo quando sentii che mi bruciavano gli occhi mi accorsi di piangere.
Perchè? Che era successo?
Una semplice foto... Ma era bastata a risvegliare tutti i sentimenti assopiti in me... Tutti i sentimenti umani che avevo seppellito per abbracciare la vendetta.
Ora gridavano dentro di me. Volevano tornare fuori e farsi sentire.
Dire "Ci siamo! Tu non sei così! Torna quello che eri"
Il dubbio si insinuò dentro di me. Le lacrime continuavano a scorrere e pareva che tutto il dolore dentro di me ora sgorgasse come un fiume che per tanto tempo era stato costretto dentro argini stretti e che adesso era riuscito a forzare quella diga che ne impediva il corso naturale.
La mia malvagità aveva fagocitato il mio lato umano e lo stava consumando pian piano.
Cosa ero davvero?
Volevo affrontare di nuovo il mio fantasma e per questo riguardai di nuovo la foto.
Di nuovo un colpo fortissimo. Caddi sulla schiena e persi conoscenza.
Quando riaprii gli occhi ero sulla collina... Il sole tramontava e io rivedevo gli ultimi momenti con lei... Lei accoccolata fra le mie braccia come un gattino da accarezzare. Piccola e fragile.
I lineamenti dolci, un viso angelico e gli occhi profondi tanto che era capace perdercisi.
Perchè me li avevano portati via?
Quale destino beffardo aveva deciso così?
Perchè una creatura come lei?
Con lei accanto non avevo bisogno di nulla. Era tutto semplice, la strada da seguire era chiara, limipida. Non avevo dubbi.
Sapevo che volevo stare con lei per sempre e questo mi bastava.
Qualsiasi strada era quella giusta se lei era felice ed al mio fianco.
Ma adesso non c'era più niente. Il paesaggio improvvisamente mutò.
La collina inaridì improvvisamente... Alberi morirono e il prato lasciò il posto ad un terreno secco e spaccato.
La vita che cresceva rigogliosa sembrava aver lasciato il posto ad una desolazione mortale.
Ma la cosa che faceva più male era vedere la mia figura più in la distesa... Svenuta... Gurdavo questa scena in terza persona.
Il senso del tempo era assente. Non so quanto passai a guardarmi li privo di sensi. So solo che quando mi vidi mentre mi rialzavo calpestai l'unica pianta che fragile e con fatica riusciva a crescere in quella radura desolata. Non sembravo neanche accorgermene. La uccisi.
Solo in quel momento capii cosa avevo inevitabilmente distrutto.
Rassegnato e sconfitto mi rinchiusi con la testa fra le gambe a piangere. Quando mi rialzai ero di nuovo a casa ma ero solo.
Il mio alter ego non rispondeva.
Provai a chiamarlo e non poche volte per chiedere spiegazioni ma il silenzio era dentro la mia mente.
Era il momento giusto per farla finita.
Mi ero lasciato dietro troppo sangue per continuare a vivere. Avevo troppe colpe sulle mie spalle per far finta di niente.
Uscii dall'appartamento e mi portai sul tetto della palazzina.
All'ultimo piano, sul tetto c'era una brezza fresca. Mi accarezzava il viso e asciugava le lacrime che continuavano a scendere sulle guance.
Avrei avuto il coraggio?
No... Non si trattava più di coraggio... Solo di ricerca della pace. Cercare un pò di riposo per il mio povero cuore.
Eppure dentro di me sentii qualcosa... Non sapevo bene cose...
Dovevo fare presto. Non potevo lasciare a quella creatura il tempo per farmi cambiare idea. Presi una lunga rincorsa e mi gettai nel vuoto.
Era strano. Volare per la prima volta senza ali.
Guardare il suolo che velocemente si avvicina.
Ma non toccai il suolo quella sera.
Prima dell'impatto persi i sensi e quando mi ripresi ero di nuovo sul tetto.
Avevo le ali e anche se non bruciavano voleva dire che avevo perso di nuovo il controllo di me.

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Capitolo 16
*** Resa ***


continuo -Cosa credevi di fare? Mettere fine a tutto? Povero stupido...Ti avevo già avvertito. Sei come una bambola nelle mie mani. Pensavi che quello che abbiamo fatto poco fa fosse esclusivamente opera tua? Ti ho semplicemente lasciato fare.-
Queste parole occupavano la mia mente e sembravano opprimermi il cervello.
-Ricordi benissimo la sensazione di prima vero?-
-...-
-Rispondi forza!-
-Si...-
Il tono stava diventando "amichevole"
-Sei come un barile di nitroglicerina. Somigli all'acqua ma al contrario di essa qualsiasi cosa può farti esplodere. Hai subito un forte trauma e io ne sono il risultato. Quello di poco fa è stata una forte esplosione. Quella è la forma più forte che puoi assumere. E' il dono che ti è stato fatto per sopravvivere in questo mondo-
Subito mi venne una domanda...
-Chi mi ha fatto questo regalo?-
-Non lo so...Un essere superiore...O i tuoi genitori... O magari sei solo il risultato di qualche esperimento. Io ho preso coscienza esattamente nel momento in cui ti sono spuntate le ali per la prima volta. Non ricordo nulla di ciò che mi è capitato prima.-
Sembrava quasi "umano" mentre parlava...Non era più il mostro che aveva commesso tutti quegli atroci omicidi.
Purtroppo egli captò anche questo mio pensiero e mi fece capire che sbagliavo
-Non credere che io sia cambiato...Mi rivolgo in questo modo solo per spiegarti come stanno le cose...Se potessi vedere il mio animo rimarresti esterrefatto da quello che ti troveresti davanti.La mia trasformazione è permanente. C'è qualcosa di forte in me. Ha la stessa forza dell'istinto di sopravvivenza ma il suo unico scopo è la vendetta. Che tu voglia o meno la avrà...-
-E quindi io dovrei stare quì a guardare mentre tu uccidi chiunque ti capiti a tiro?-
-Non chiunque...-
-In ogni caso non è giusto!-
-Non dirmi cosa è giusto o cosa è sbagliato! Prima hai gioito anche tu mentre li facevamo fuori! Non negarlo. Io sono metà della tua anima non puoi nascondermi niente!-
Non sapevo cosa dire. Aveva ragione e anche se non volevo ammetterlo assaporare la vendetta era stato "bello". Mi aveva dato una sensazione di sollievo.
Mi sentivo inerme...Allora scelsi la soluzione da codardo...
-Beh visto che non posso fare niente puoi  addormentarmi? Non ce la faccio a guardare me stesso che commette simili atrocità...-
-Non è così semplice. Si potrebbe fare ma non sarà esattamente un coma. Sarà un sonno "leggero" e potresti risvegliarti in qualsiasi momento. Avendo un corpo in due qualsiasi cosa io percepisca o pensi arriva anche a te. Magari potresti continuare a dormire anche durante un frastuono colossale...Però tutto ciò che rappresenta un tasto dolente per te costituirà un risveglio istantaneo... Non so se ci siamo capiti...-
-Perchè tutti questi giri di parole? Se ho capito bene potrei dormire anche con una sirena nelle orecchie, ma se qualcuno sussurrasse un nome in particolare mi riprenderei istantaneamente giusto?-
-Esattamente...-
-Allora fai in modo che non venga pronunciato...-
-Con piacere-
Ci fu qualche istante di silenzio e poi lui aggiunse
-Un'ultima cosa...Se dovessi riprenderti improvvisamente non avrei il tempo di arginare i miei pensieri... Verresti a conoscenza di tutto quello che ho fatto...Quindi c'è il rischio che tutto questo possa essere inutile...Vuoi correre il rischio in ogni caso?-
-Sarà da codardi...ma non ce la faccio più...Voglio solo che tutto questo finisca-
-Beh in fondo l'animo umano non è fatto per questo genere di cose...Prima di cominciare però devi arrenderti...Devi annullare la tua forza di volontà...-
-Come se la mia forza di volontà contasse ancora qualcosa...-
Dopo che pronunciai quest'ultima frase una sensazione calda, di tepore mi avvolse.
Tutto divenne sfocato attorno a me.
Improvvisamente venni catapultato in un mondo ovattato. Avrei potuto rompere quel guscio che mi stava creando in qualsiasi momento. Ma era così bella quella sensazione...
Era proprio come quando le mia ali candide e morbide apparivano sulle mie spalle...

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Capitolo 17
*** Risveglio ***


Fu un sonno senza sogni. Sentivo soltanto il mio respiro e non pensavo a nulla. C'era la calma dentro quel guscio, la pace. Forse non era vero che l'animo di quel mostro era compromesso irreversibilmente. Il tempo trascorreva ma non riuscivo ad averne cognizione.
Poi improvvisamente il mio guscio venne frantumato da delle urla...
Non riuscivo a capire di chi fosse la voce ma la potenza di quelle parole fu tale che la sensazione di pace svanì all'istante. Eppure era così familiare, risvegliò in me tanti bei ricordi...
Quando riuscii a capire di chi era andai in tilt.
Quella era la voce di Claire

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Capitolo 18
*** Colpo di pistola ***


svolta Quelle erano le sue urla! Cosa significava?!?
d'improvviso ripresi possesso del mio corpo. La scena era straziante. "Lui"...L'essere con cui condividevo il mio corpo aveva fatto un massacro. Attorno a me c'erano i corpi di chi era stato la causa del mio male ma in mezzo a loro...Inginocchiata c'era Claire, macchiata di sangue. Come era possibile?
Urlava e non ne voleva sapere di smettere.
Avrei voluto chiedere spiegazione a "lui" ma non rispondeva. Il nostro punto debole era li davanti e probabilmente non aveva neanche le forze per rispondere. Ciò mi sollevava un pò. La presenza di Claire lì davanti però era davvero incomprensibile e mandava fuori uso la mia precaria concezione delle cose.
Mi decisi a fare qualcosa e a lenti passi mi avvicinavo  a lei che nel frattempo continuava a singhiozzare e con le mani si copriva la faccia.
Arrivato a pochi passi da lei smise di piangere, mi guardò e notai con piacere che non era ferita. Il sangue di cui era macchiata non era il suo. Però in breve il suo sguardo mutò in un ghigno che non avevo mai visto sul suo viso.
Subito dopo un forte rumore e un lancinante dolore al petto.
Caddi supino per terra.
Dissi con un filo di voce -Perchè?... P-perchè mi hai sparato Claire?-
L'unica risposta fu -Perchè il risultato di un esperimento riuscito male va distrutto, cestinato e io non sto facendo altro che questo-
La sua voce era diventata fredda, piatta.
-Un esperimento riuscito male? Che significa?-
Stavo perdendo sangue e sentivo che le forza andavano via piano piano. Quella probabilmente sarebbe stata la fine. Non c'era lui a salvarmi ora. Le mie ferite non si sarebbero rimarginate miracolosamente. Ne ero contento però. Avevo ottenuto quello che volevo. Nonostante fosse stata Claire a spararmi non provavo rancore. Ero quasi sereno.
Prima di andarmene però volevo spiegazioni
-Allora? Spiegami solo il significato di queste tue parole per favore...-
Lei mi rispose
-Visto che stai per andare all'altro mondo dovrei darti spiegazioni, mi sembra giusto.-
Le parole che pronunciò in seguito furono molto più dolorose di quanto fosse stato quello sparo.

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Capitolo 19
*** L'inizio della fine ***


-In realtà non ne so moltissimo...So solo di questa ricerca...Cominciata circa una ventina di anni fa su un gene che rendeva un uomo fortissimo se attivato. Purtroppo la ricerca fu abbandonata per mancanza di fondi. Gli embrioni "speciali" dovevano essere distrutti ma tu sei stato un'eccezione. Speravano di usarti come arma. Ma dato il tuo temperamento troppo docile hanno dovuto farti tirare fuori un briciolo di coraggio. Quì entro in scena io...-
-Come sarebbe a dire?....-
-Che è stata tutta una messa in scena...La mia scomparsa...Il processo e tutto il resto è stata tutta una messa in scena...però sei andato fuori controllo. Abbiamo continuato sperando di riuscire a fermarti ma non è stato possibile...Allora sapendo quale era il tuo punto debole sono rispuntata.-
-E come facevi a sapere il mio punto debole?....-
-Ti si leggeva in faccia che era tutto fatto per me....Per vendicare la mia morte...Che animo nobile...-
e cominciò a ridere.
-Vuol dire che tu non sei mai esistita....-
-Il mio nome se è questo che intendi è Claire....- disse mentre soffocava a stento altre risate
-Non sei mai esistita...Non eri reale...-
E intanto tutto svaniva...Il significato della mia vita...della mia vendetta. Di quello a cui mi ero dedicato e a causa di cui, anche contro la mia volontà, mi ero compromesso. Mi sentivo vuoto oltre che inutile...-
Il freddo cominciava ad avvolgermi e il suono delle risate di quel demonio diventava lontano.
Però ora non volevo che succedesse...Stavo cambiando idea sulla vendetta...Su ciò che mi diceva il mio alter-ego...Che con tutta probabilità non era altro che una mia seconda personalità...
Non lo sentivo più con me eppure sentivo cominciare a pulsare più forte il mio cuore...La rabbia fluiva in me come quando lui prendeva possesso di me...Era un battito irregolare ,dettato dal miscuglio di amore e odio che dentro di me stavano diventando una cosa sola. Pensare a chi avevo davanti mi faceva rallentare ma prefigurarmi che non era chi pensavo aveva l'effetto opposto. Piano piano ripresi possesso del mio corpo.
Le sue risate cessarono nel momento in cui le mie ali bianche tornarono sulle mie spalle...Il posto in cui avevano il diritto di essere...

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


svolta Sentivo un fuoco dentro di me...Tutto ardeva come se fossi messo su una pira ardente. Ogni singola fibra del mio corpo bruciava eppure non c'erano fiamme intorno a me. Solo dei cadaveri e una donna vuota. Il simulacro di ciò a cui mi ero dedicato che cominciava a capire di aver giocato troppo con qualcosa fuori controllo.
-Non capisco- Disse lei mentre il suo cervello cominciava a metabolizzare quale sarebbe stato il suo destino
-Io invece capisco fin troppo bene-
-Dovresti morire...Ora stavi morendo...I tuoi poteri erano andati...tu stavi sanguinando a morte...-
-Strana la vita eh? Quante volte sarei dovuto morire? Ormai non le conto più...Eppure sono ancora quì. Tutta quella gente che è morta per causa e mano mia voleva vivere e non ha potuto. Io che non desideravo altro che smettere di soffrire invece sono ancora quì, di fronte a te che guardo la mia vita svuotata. Tutto quello in cui ho creduto è stata una messa in scena. Qualcosa da sperimentare e che ora doveva essere sigillato. Peccato...Proprio non c'è un modo per uccidermi...Ci sei andata vicina ma mi dispiace:dovrò vivere finchè il mio corpo non deciderà che è arrivata la mia ora. Invece tu...-
-I-io?-
-Si...Tu dovrai come gli altri andare in contro alla tua fine. Mi dispiace. Ti amo...Anzi amavo Claire, la donna che mi faceva sognare, quella per cui avrei dato la vita...E in un certo senso l'ho fatto. Lei purtroppo non esisteva, era solo un essere fittizio, un brava attrice che mi ha ingannato per tanto tempo. Ma ora che i giochi sono finiti è ora di andare a ritirare il premio mia cara.-
-Che significa?-
-Dai non fare la stupida...L'hai capito. Ti ucciderò...-
-No...Ti prego...-
Gli occhi le si inumidirono. Aveva lo stesso sguardo di quando sulla collina le mostrai le mie ali.
Risi...Istericamente...Avevo desiderato con tutto me stesso che Claire tornasse a vivere ed ero stato accontentato solo perchè mi venisse sbattuto in faccia che avevo gettato la mia vita al vento.
-Amore...-
Ringhiai a sentirla pronunciare quella parola
-Angelo mio...-
Continuava a rivolgersi a me in quel tono. Stavo entrando in crisi. Cominciava ad avvicinarsi...tendeva la mano verso di me...Io immobile. Arrivò a pochi centimetri da me e mi baciò.
Poi mi disse -Ti amo-
Ora mi era tutto chiaro
Le risposi -Anche io-
e la baciai...Cominciai a stringerla...Sempre più forte...Lei cominciò a entrare in panico. La mia morsa diventò più serrata. Iniziò ad urlare e a dimenarsi ma avevo fatto la mia scelta. Strinsi finchè lei non smise di muoversi. Rimasi a guardare il suo corpo inanimato con gli occhi sbarrati. Era morta ed io finalmente ero libero. Libero di morire. Spalancai la finestra e per un'ultima volta feci sparire le mie ali. Era abbastanza alto.
Mi stavo per lanciare nel vuoto ma prima che lo facessi la voce nella mia testa...
-Hai deciso?-
-Si...Non ho più...Anzi non abbiamo più ragione di esistere...-
-Già-
-Hai paura?-
-No-
-Allora andiamo...-
Saltai e andai in contro al mio ultimo volo...Senza ali...Senza le piume che mi avevano custodito ed erano state la mia maledizione...

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