Damon's Diaries

di tiger lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A strange diary ***
Capitolo 2: *** A disturbing mystery ***
Capitolo 3: *** Looking for Damon - Parte prima ***
Capitolo 4: *** Looking for Damon- Parte seconda ***
Capitolo 5: *** Bad vampires ***



Capitolo 1
*** A strange diary ***


Claudia si trovava di fronte al tetro castello in stile pseudo gotico ,in cui ,secondo il suo capo, c'era un’ “oscura presenza” e lei doveva appunto trovare le prove di questa  presenza. " Io non c’entro qui dentro", pensò ad alta voce, invece doveva, doveva eccome, se voleva essere pagata. L'enorme cancello di ferro nero e arrugginito era spalancato, Claudia entrò con la sua Mercedes  grigia nel giardino proprio davanti alla costruzione fatiscente. Era autunno e il terreno era cosparso da un morbido manto di foglie di colori che andavano dal rossiccio al marroncino, Claudia aveva visto sempre qualcosa di estremamente affascinante nel tipico paesaggio autunnale, forse le ricordava un pò i viali del parco in cui andava a giocare da bambina, che nel mese del suo compleanno Novembre era coperto da una coltre di foglie. I tacchi delle sue scarpe affondarono nel fogliame, si strinse addosso il cappotto bianco, c'era una leggera brezza fredda. La ragazza salì gli scalini di pietra che l'avrebbero condotta alla porta del castello. " Forse non riuscirò neanche ad aprirla” pensò, invece la porta in ferro battuto si aprì come se niente fosse, Claudia entrò e la chiuse alle sue spalle. Si trovò di fronte a un ingresso enorme, imponente, con mobili in legno norvegese e un lampadario nero di cristallo, si avvicinò a una delle credenze un pò restia a causa della polvere che c'era sulle maniglie e anche su tutto il resto ma l'aprì lo stesso, dentro c'erano solo bicchieri di cristallo e piatti di finissima porcellana, si pulì le mani sfregandole una contro l'altra più volte e sentì l'eco del rumore che lei stessa aveva prodotto. " Allora Casper che ne dici di farti  vedere, fai un bel sorriso e io ti scatto qualche foto? Così ti lascio subito in pace." Rise della sua stessa battuta, " Che cazzate" pensò, in questo momento avrebbe potuto essere a Parigi ad intervistare qualche stilista o a Milano a recensire una sfilata, ma  era stata licenziata e aveva trovato lavoro solo per un giornaletto da quattro soldi che si occupava di eventi ed esseri soprannaturali: fantasmi, sensitivi, vampiri. Quest'ultimo argomento le sembrava quello  più strano, vampiri!  Chi può credere nell'esistenza di persone dalla pelle fredda che ti succhiano il sangue e vivono in eterno! Ma il suo giudizio non era  importante, ora doveva cercare le tracce di un fantasma. Salì la lunga scalinata di marmo e arrivò al piano superiore, non  si sentiva alcun rumore se non quello del suo respiro e dei tacchi delle sue Jimmy Choo. Al piano superiore non c'era assolutamente nulla se non enormi vetrate quasi tutte rotte, polvere, e... un'altra scala. Una piccola scala a chiocciola, Claudia la salì cautamente e arrivò in una soffitta, era molto ampia   e c'era una  finestra spalancata  che illuminava tutto l’abitacolo, faceva freddo, davvero freddo, ma non voleva chiuderla.  Anche quella stanza sembrava vuota c'era però nascosto in un angolo un baule di cuoio,  incuriosita  lo aprì, ci rovistò dentro e ci trovò  migliaia di vecchie cianfrusaglie ,niente di interessante  a parte un libro. Lo prese tra le mani sulla copertina di cuoio marrone non vi era scritto nulla, non un titolo, niente. Lo aprì e cercò di non fare caso alla polvere da cui era ricoperto. Le pagine erano ingiallite e c’erano macchie d’inchiostro, lesse la data sull'estremità del foglio:  Settembre 1864. Era un diario, o almeno sembrava un diario. Continuò a leggere, " Non so cosa mi stia succedendo e come se non fossi più padrone del mio corpo,di  giorno riesco a controllarmi, ma la sera è tutta un'altra storia. Sento il legame che la mia nuova natura ha con l'oscurità e come se la notte volesse proteggermi, e come se la mia amica notte si fosse innamorata di me e desiderasse farmi sentire al sicuro e a casa. Mi manca Katherine, in fondo volevo tutto questo solo per stare con lei e ora lei è bloccata nella cripta chissà per quanto tempo. Le persone mi passano vicino, tranquille, non sanno  cosa sono, non sanno cosa provo quando arrivano così maledettamente vicino, sento il cuore battere all’impazzata, respiro rumorosamente, l’adrenalina entra in circolo,  non posso fermarmi,non posso. Voglio solo lasciarmi andare, succhiare il sangue di quelle persone, come fece Katherine con me, la dolce, crudele Katherine che mi succhiò via anche l'anima. E ora cosa sono? Sono ancora io, Damon Salvatore,  il ragazzo ribelle che viveva con il padre e il fratello o sono solo un mostro?” La ragazza lasciò cadere a terra il diario per lo stupore, quest'uomo , Damon... un vampiro, il suo capo le aveva parlato di un fantasma. Restò per un attimo stranamente irrequieta. Poi fece un risolino e i suoi occhi si addolcirono, come aveva potuto pensare anche solo per un secondo che quella storia  fosse vera, si ricordò che Simon il suo capo le aveva detto che una delle ultime persone a soggiornare in quella casa era stato uno scrittore americano negli anni Trenta, probabilmente era una storia inventata dalla sua penna. Non è che forse quella storia era stata anche pubblicata e lei non lo sapeva? In quel caso il diario non sarebbe valso come prova. No non era possibile, sempre Simon le aveva spiegato che questo scrittore era un po’ fuori di testa e  non aveva mai fatto pubblicare nessuno dei suoi scritti. Perfetto, pensò Claudia, avrebbe potuto senza alcun problema fingere nel suo articolo che quello molto probabilmente era il diario  di un vampiro. Che assurdità! Ora poteva  finalmente andar via da quel posto, cioè in realtà non aveva trovato alcuna traccia del fantasma ma aveva  la storia di un vampiro, era più che sufficiente visto che a parte quello, lì  non c'era altro. Prese il diario e lo infilò nella borsa, stava per andare via poi tornò indietro, chiuse il baule e lo portò via con sé . Magari quelle cianfrusaglie potevano essere utili.  Poggiò delicatamente il baule sul sedile posteriore della macchina,  poi mise in moto e partì. " Comunque questa storia è interessante, quando torno a casa devo continuare  a leggerla". 
                                                                                                                                                

Spazio dell'autrice: per quanto rigurada il colore rosso e gli avvertimenti gli ho scelti così perchè ho intenzione anche di aggiungere nei seguenti capitoli descrizioni di violenza e forse anche di sesso successivamente. In questo capitolo  ho voluto cominciare a dare voce a Damon che nel diario descrive le sue impressioni post trasformazione e a dare inizio a ciò che per Claudia diventerà un vero mistero e anche una missione











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Capitolo 2
*** A disturbing mystery ***


Erano le 17:30 Claudia era appena tornata a Londra dopo un viaggio di tre ore, la cosa che avrebbe davvero voluto fare in quel momento era prendere la strada verso casa, un appartamento in Kensington High Street, farsi una doccia e dormire,dormire, dormire. Purtroppo però aveva dimenticato il suo portatile a lavoro e ne aveva bisogno subito per le sue ricerche. Arrivata nel suo piccolo ufficio o meglio "buco d'ufficio" come lo chiamava lei, prese il portatile dal cassetto della scrivania. Quell'ufficio per quanto piccolo era stata la sua "promozione", era infatti riuscita ad intervistare una donna che diceva di essere una medium ma non aveva mai voluto giornalisti, solo qualche dichiarazione per i giornali più rinomati. Ma la donna che era un'appassionata di moda e soprattutto una lettrice accanita della rivista per cui lavorava Claudia era una sua ammiratrice e per questo le concesse un'intervista di quindici minuti senza alcun problema. Mentre era immersa nei suoi pensieri sentì bussare alla porta. Era Simon. " Ehi Claudia è stato fruttuoso il tuo viaggio?" " Altro che! Ho informazioni molto importanti sto già per scrivere l'articolo quindi sono venuta a prendere il portatile" disse lei rivolgendogli un sorriso a trentadue denti. Simon era davvero un ragazzo attraente, fisico snello, fluenti capelli castani e occhi scuri e penetranti, somigliava un pò al suo ultimo fidanzato un modello di Dolce e Gabbana che aveva conosciuto ad una sfilata. "Ma ti farò vedere tutto a lavoro concluso" aggiunse dopo qualche secondo, non voleva parlargli del diario, a Simon non piaceva quando i suoi giornalisti si prendevano la libertà di cambiare le consegne che gli erano state date, ma Claudia sapeva benissimo che quando gli avesse mostrato l'articolo concluso e gli avesse fatto poi vedere il diario ne sarebbe rimasto entusiasta. "Ok" disse lui " ci vediamo domani" , "ehi Simon", "si?" " per curiosità come si chiama lo scrittore che ha vissuto in quella casa?" " mmmh... aspetta un attimo" disse grattandosi la testa " credo fosse... Edward Salvatore." " Salvatore?!", " Si, Salvatore, era americano ma probabilmente la famiglia era di origini italiane , ehi Claudia tutto bene?" Si alla grande grazie a domani".
Claudia era comodamente seduta sul divano sorseggiando un bicchiere di Bourbon ghiacciato e intanto sfogliava le pagine del diario. Lo scrittore aveva dato al protagonista della storia il suo stesso cognome, allora aveva ragione era stato lui ad averla scritta , eppure perché la storia continuava a renderla nervosa come se ci fosse qualcosa di strano… Ma i suoi pensieri vennero bloccati da ciò che stava leggendo.
"Mio padre voleva che fossi forte, molto forte, si sarebbe stupito vedendomi adesso con la mia super velocità e le braccia tanto potenti da poter sradicare un albero senza difficoltà. Da bambino invece ero molto gracile, lui non lo sopportava, ogni giorno mi faceva allenare all'aperto, mi faceva correre intorno la nostra tenuta costringendomi a portare sulle spalle una lunga asta di legno che reggeva alle estremità due secchi stracolmi d'acqua. " Non ce la faccio, ripetevo esausto " Si invece devi mettere un po’ di carne su quelle ossa, correrai finche’ non te lo dirò io! Ero riuscito a resistere solo per altri dieci minuti credo, poi ero caduto a terra rovesciando entrambi i secchi. Alzai lo sguardo verso mio padre ma lo abbassai velocemente, i suoi occhi emanavano puro disprezzo. "vuoi stare per terra? Perfetto!" gridò, mi prese per i colletto della camicia mi trascinò verso uno dei campi non ancora coltivati e mi spinse tenendomi la testa ferma nel terreno, non mi aveva neanche dato il tempo di urlare, la mia bocca si era aperta ma non ne era uscito alcun suono, sentivo la sua mano che mi bloccava la testa il terreno umido mi entrava in bocca sempre più dentro fino alla gola l'avrei ingoiato se non fosse stato per i conati di vomito che lo respingevano. Sentivo il sapore di quel terreno, l'odore fetido dello sterco con cui già era stato concimato. La terra mi riempiva le narici. Non riuscivo a respirare! Mio padre mi alzò per il colletto e poi mi lascio andare, mi piegai in ginocchio e vomitai quell'insulsa poltiglia e probabilmente tutto ciò che avevo mangiato a colazione. Rimasi per circa due ore nella vasca da bagno quel giorno non so per quanto tempo tenni la bocca aperta nell'acqua e avevo ancora lo stomaco sottosopra e i conati di vomito. Non mangiai per due giorni, finche’ mio padre non mi legò alla sedia e mi infilò in bocca alcune cucchiaiate di minestra. Vomitai di nuovo sporcando il mio gilet di velluto nuovo. Ricominciai a mangiare normalmente solo dopo una settimana sotto le suppliche della mia giovane governante. " Ti fai del male così lo capisci piccolo? Mangia ti prego. Lo feci più per lei che per me, le ero affezionato avevo paura che se non fosse riuscita a farmi mangiare mio padre l'avrebbe mandata via. La notte piangevo e mio fratello Stefan ancora molto piccolo mi abbracciava anche se non capiva, nessuno mi capiva a parte lei Beth la mia governante. Scoprii solo successivamente quando avevo sedici anni che Beth e mio padre avevano una relazione, ero passato per la stanza di Beth per darle un libro che mi aveva chiesto, la porte era socchiusa, la aprii lentamente stavo per chiamarla ma mi fermai di scatto, nella stanza con lei c’era mio padre erano entrambi stesi sul letto lui stava sopra di lei e la premeva al materasso tenendole le mani ferme vicino alla teste, lei aveva la lunga camicia da notte di lino bianca alzata fino alla pancia, mio padre era ancora vestito, ma aveva i pantaloni abbassati alle ginocchia, erano entrambi sudati, lui si muoveva lentamente col respiro spezzato, Beth teneva la bocca aperta ma da lì non ne usciva alcun suono, fino a che mio padre non prese un ritmo sempre più veloce formulando dei grugniti selvaggi e lei cominciò ad ansimare e a gemere quando cominciò ad urlare mio padre le infilò le dita in bocca come per zittirla e lei le morse leggermente. Scappai via ferito io mi è innamorato di Beth la mia governante di dieci più grande di me e mio padre ci andava a letto, vedere quella scena mi aveva disgustato, come avevo potuto non accorgermene? Da quanto tempo andava avanti quella storia? Passò una settimana prima che le parlassi di nuovo, non la degnavo neanche più di uno sguardo e lei non capiva perché, un giorno finalmente mentre ero seduto in giardino mi venne accanto ed accarezzandomi i capelli mi disse:”Insomma posso sapere cosa ho fatto? La tua indifferenza mi uccide lo sai. Parlami, ti prego”. “Ti amo” le risposi così, come se fosse l’unica cosa da dire in quel momento “ dimmi che non provi niente per lui”. Me lo disse perché era la verità fu così che cominciò la nostra storia che durò quasi un anno e fu la prima volta nella mia vita in cui mi sentii veramente desiderato. Ma le cose cominciarono a complicarsi, dopo aver saputo che prima di lei avevo avuto una breve relazione con una cameriera divenne gelosa, irrazionale tanto che alla fine mio padre ci scoprì e la cacciò via senza dirmi nulla. Qualche ora dopo la sua partenza andai nella sua stanza e trovai un biglietto: “Mi dispiace, per tutto”. Corsi da mio padre e lo sbattei al muro: “perché lo hai fatto? Sei geloso vero? Lei non ti vuole, non ti ha mai voluto, quando veniva da te immaginava sempre di essere con me, lei ha sempre amato me" “ Calma ragazzino" disse mio padre "L'ho fatto solo perchè era giusto così da oggi cambia tutto niente più distrazioni” “oh si hai ragione da oggi cambia davvero tutto, perché questa è l’ultima volta che mi fai del male!”, mollai la presa e andai via, nessuno mi avrebbe più messo i piedi in testa ora, mai più!
Claudia era stravolta quelle parole l'avevano davvero rattristata e affascinata allo stesso tempo, sembravano scritte da una persona che avesse davvero provato tutte quelle cose. Chiuse il diario e accese il computer e quando le comparse davanti la schermata di google digitò la parola chiave della sua ricerca: Damon Salvatore. Non trovò nulla inizialmente allora ridigitò il nome aggiungendoci Mystic Falls, la cittadina in cui Damon viveva e di cui la famiglia insieme ad altre era la fondatrice . Trovò in un sito la storia di Giuseppe Salvatore e dei suoi figli che morirono durante la guerra civile: Stefan e Damon, oddio allora esistevano davvero, c’era una foto in bianco e nero della loro tenuta e in più c’era il ritratto di Giuseppe, di Stefan e di… Damon . Claudia rimase estasiata fino ad allora non aveva mai provato ad immaginare che aspetto avesse Damon, ma sicuramente anche se ci avesse provato non sarebbe mai riuscita ad immaginarselo così dannatamente bello, con i capelli corvini, la pelle d’alabastro e gli occhi di ghiaccio, era una visione meravigliosa. Affascinata salvò l’articolo in una cartella, poi continuò le ricerche. Era all’ultima pagina di navigazione e non aveva trovato niente che già non sapesse, senza pensare al perché entrò nel sito del giornale di Mystic Falls e cominciò a vedere i vari articoli arrivando anche a quelli più moderni di alcuni anni prima, veniva fatta un’intervista al sindaco Lockwood durante una festa di beneficenza, c’erano alcune foto, in una c’era il sindaco, una bella donna sulla quarantina che indossava un elegante vestito beige. Ma ciò che la stupì fino a farle cadere a terra il bicchiere di Bourbon che aveva ancora in mano, era ciò che vide alle spalle della donna: un uomo in smoking nero e papillon, ballava con una ragazza bruna che indossava un abito scuro. Quell’uomo era Damon, anche se era di profilo e fotografato da lontano, quell’uomo era lui non c’erano dubbi: Restò sgomenta senza fiato per alcuni secondi, riguardò il ritratto e poi la foto, era lui, era decisamente lui.

Spazio dell’autrice:
ecco il secondo capitolo, Claudia conosce meglio Damon e si avvicina sempre di più alla verità. Spero vi piaccia.

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Capitolo 3
*** Looking for Damon - Parte prima ***


Nel titolo ho scritto parte prima perchè questa  è appunto solo la prima parte del capitolo, l'altra parte la pubblicherò a breve. La storia di Claudia che sto raccontando  avviene all'incirca quattro anni dopo la fine della terza stagione.  

Claudia era sconvolta, sorpresa, sgomenta e si potrebbe stare per ore a cercare gli aggettivi giusti per descrivere il suo stato d’animo in quel momento, ma non ci si riuscirebbe mai completamente. In realtà come si sentiva non lo sapeva bene neanche lei, ma quella “scoperta” in realtà ancora così poco conosciuta le aveva provocato una forte scarica di adrenalina, si sentiva euforica e su di giri come se fosse ubriaca, in effetti aveva bevuto tre bicchieri di Bourbon e si accingeva a bere anche una birra. “Che cazzo sta succedendo? Cosa vuol dire tutto questo?” pensò tra se. Per un attimo credette di aver immaginato tutto e corse velocemente davanti al monitor del computer ma era tutto uguale: una schermata con il ritratto di Damon nell’Ottocento, una foto di Damon contemporaneo, riparte l’adrenalina. Dopo circa un quarto d’ora trascorso girovagando nervosamente per la stanza  si sedette e fece un respiro profondo, finalmente un attimo di calma meglio approfittarne! “Ok” cominciò Claudia parlando da sola “l’unica cosa da fare per arrivare a fondo in questa storia e finire di leggere il diario che è proprio quello che farò”. Riprese la sua lettura, sfogliava le pagine velocemente doveva finire di leggerlo alla svelta voleva sapere tutto e subito. Pensò a tutte le cose che avrebbe potuto fare quella sera come andare a divertirsi in qualche pub londinese o partecipare a un party esclusivo i buttafuori l’avrebbero fatta entrare, perché nonostante tutto nel campo delle celebrità lei era ancora Claudia Watson una delle più giovani e brillanti giornaliste di moda. Oppure poiché era stanca avrebbe semplicemente potuto cominciare a scrivere l’articolo, guardare la televisione e andare a dormire. Invece era lì alle due di notte a completare la lettura del “diario di un vampiro emotivo” , un adone dalla pelle d’alabastro che raccontava le sue avventure. Le piaceva immaginare il suo splendido  viso mentre lo leggeva, era davvero rilassante. La lettura era conclusa e per Claudia ora è già tutto più chiaro, conosceva così tanto di Damon: il padreviolento, il fratello minore che l’aveva costretto a completare la trasformazione, la storia della verbena , degli anelli diurni e del soggiogamento, le donne importanti della sua vita: Beth, Katherine la vampira che lui e Stefan amavano, Sage la donna che gli farà abbracciare le tenebre e Jackline la donna che Damon trasformò in vampiro e per cui ci fu un finale tragico e poi le numerose donne tra umane, streghe, vampire con cui ebbe altre relazioni e che nel diario erano appena accennate. Nel  1933 Damon dopo aver viaggiato tra l’America e l’Europa decise di soggiornare nella casa del suo pro pro nipote Edward Salvatore scrittore fuori di testa. Edward non era l’inventore della storia ma solo un personaggio. Restò con lui un anno mettendolo anche al corrente della sua natura oscura  fino a che Edward gli spiegò che la moglie che da tempo si era voluta allontanare da lui a causa della sua stravaganza e dei suoi tradimenti aveva deciso di perdonarlo  e tornare a vivere con lui in quella casa insieme al loro figlioletto, gli chiedeva se poteva andarsene ed inventò alcune scuse quando la verità era evidente: non voleva più un vampiro che gli gironzolasse per casa davanti agli occhi di moglie e  figlio, aveva paura. “Certo Ed non preoccuparti tua moglie e tuo figlio vivranno tranquillamente in questa casa”, aveva detto la moglie e il figlio non lui. Infatti dopo aver pronunciato queste parole Damon si avventò sul parente togliendogli fino all’ultima goccia di sangue. Fu ritrovato alcuni giorni dopo proprio dalla donna e il bambino. Claudia aveva i brividi per ciò che aveva letto il lato oscuro di Damon nel corso degli anni si era completamente legato al suo essere. La storia finiva lì nel 1934 Damon andava via e abbandonava il suo diario. E poi? Adesso Claudia aveva ancora più dubbi l’unica cosa che conosceva del poi era quella foto a Mystic Falls con una donna che le era stranamente familiare, perché? “ Ma certo il baule! Se ne era quasi dimenticata lo prese dall’ingresso e lo portò nel soggiorno, lo aprì tirando fuori tutto e buttandolo a terra a casaccio, c’era una foto, una foto… eccola! Katherine Pierce amante di Damon c’era scritto il nome dietro la foto e lei non ci aveva proprio fatto caso, Kat e quella ragazza erano uguali  ciò voleva dire che Damon era finalmente riuscito a liberare la vampira, questo  era un nuovo indizio! Si sedette sul divano esausta riprendendo il soliloquio, “ Quindi tutto comincia a Mystic Falls e tutto finisce lì in un certo senso , quella foto del ballo  è di pochi anni fa  e se lui fosse ancora lì? “ riflettè un attimo prima di pronunciare la frase  come se avesse paura a dirla “ Devo andare a Mystic Falls, ormai ci sono troppo dentro devo trovarlo altrimenti tutto questo non avrà avuto senso.”                                                                                                                                                                   Era mattina e Claudia stava preparando le valigie, aveva trovato un volo per Atlanta alle 21.10, quando sarebbe arrivata a destinazione avrebbe noleggiato una macchina e con il navigatore del suo Iphone  sarebbe andata a Mystic Falls. Aveva passato tutta la notte a fare ricerche su quella cittadina passando dagli alcolici alla caffeina, aveva trovato articoli di strane morti che venivano definiti come attacchi di animali,era ovvio che non fosse così o almeno per lei lo era, i corpi delle vittime venivano trovati con la gola squartata, c’erano altri vampiri a Mystic Falls? Probabilmente si ma sicuramente alcuni di quegli omicidi erano stati commessi da Damon e anche da Katherine forse, eppure era passato tutto inosservato o forse no, forse le autorità lo sapevano come lo sapevano le famiglie fondatrici nel 1864 e cercavano di nascondere le vere cause per non allarmare la popolazione. Non si stupiva del fatto che la città potesse pullulare  di vampiri, era una zona sperduta, nascosta l’unica grande città più vicina era Atlanta vicina per modo di dire era a due ora e  mezzo  di distanza. Ad ogni modo avrebbe preso l’aereo quella sera stessa, aveva anche chiamato Simon “Ti porterò l’articolo tra qualche giorno, devo partire”, “ Spero che sia davvero solo qualche giorno ma con te non è mai sicuro niente” “Solo qualche giorno davvero, ho un impegno importante” c’era stato un attimo di silenzio“ teniamoci in contatto ok?” disse lui “Certo, ciao Simon”. Erano passate tre ore ed Atlanta era ancora lontana non aveva neanche portato un libro per passare il tempo. Prese il diario dalla borsa di camoscio nera c’erano parti bellissime di quel diario che non vedeva l’ora  di leggere una seconda volta
“ Mi sentivo solo, Sage se ne era andata mi aveva chiesto di seguirla ma pensavo fosse meglio di no dovevo ancora trovare la mia strada. Fu così che incontrai Jackline a New Orleans, era originaria di Lione, ragazza di diciassette anni, di famiglia benestante  era arrivata in America all’età di otto anni. Provai subito una forte attrazione per lei, per i suoi splendidi occhi nocciola e il sorriso dolce. C’era qualcosa di delicato e aggressivo in lei allo stesso tempo. Fuori sembrava una ragazza benestante e dalle buone maniere come tutte le altre ma dentro aveva un fuoco che bruciava e aspettava solo qualcuno che lo aizzasse per renderlo manifesto a tutti. Decisi che avrei preso io quel compito, l’arte della seduzione deve essere lenta e parte da lontano, parlai con lei di molte cose: dei suoi hobby, dei suoi sogni, delle sue speranze.   Facevo affari con il padre ed ero spesso a casa sua una volta feci in modo che ci trovassimo da soli nella sala del pianoforte che lei sapeva suonare divinamente. La presi tra le mie braccia come se fosse la cosa più normale del mondo anche se fino ad allora avevamo solo parlato, la strinse molto forte così che potevo sentire il battito del suo cuore martellarmi addosso, lei mi aveva messo le mani sulle spalle  ma teneva gli  occhi bassi come per un riflesso involontario come se non potesse farne a meno, sentivo il suo respiro farsi sempre  più rapido e profondo, il petto ansante che si sollevava e abbassava seguendo il ritmo del respiro ,il sangue delizioso di quella giovane donna che le pulsava più velocemente nelle vene: Le presi il mento tra il pollice e l’indice e lo alzai verso di me, aveva le guance leggermente arrossate, gli occhi spalancati, deglutì rumorosamente e schiuse leggermente la bocca, avvicinai il mio viso, tanto da poterle sfiorare il naso con il mio e le diedi un casto bacio sulle labbra, lei chiuse gli occhi ,  io continuai baciandole delicatamente il  mento fino a creare una scia di baci che partivano dal collo ed arrivavano alla scollatura del vestito color tortora, continuava a respirare forte come se le mancasse il fiato e mi accarezzava i capelli con entrambe le mani. Mi fermai di scatto rompendo tutta l’atmosfera che si era creata e lasciandola sorpresa e delusa, avvicinai lentamente le labbra al suo orecchio e sentii di nuovo il suo respiro accelerare “Non farò nient’altro finchè non sarai tu a chiedermelo” detto questo andai via lasciandola a bocca aperta nella sala enorme e solitaria. La sera stessa il padre aveva invitato me e altri suoi soci a giocare a poker con lui, avevamo discusso, bevuto e fumato sigari, si era fatto molto tardi e poiché io ero l’unico, secondo  lui, ad essere solo perché non avevo ancora moglie, mi chiese se volevo dormire nella stanza degli ospiti. Avrei preferito non accettare ma lo feci perché sapevo che era un’occasione per Jackie di farsi avanti, avevo sentito la sua presenza per tutto il tempo, era rimasta nascosta a spiarci dall’inizio della serata. Era ormai notte fonda quando Jackline entrò nella mia stanza senza bussare, richiuse la porta lentamente per non fare rumore e si infilò nel letto accanto a me che fingevo di dormire. Rimanemmo in silenzio per alcuni secondi “perché sei qui?” le dissi con gli occhi ancora chiusi “ Non è ovvio?” non sembrava tesa, non come nel pomeriggio. “ per  me non lo è, forse non sono un tipo sveglio” dissi sfoderando uno dei miei  sorrisetti ironici e aprii gli occhi puntandoli dritti nei suoi, Jackie abbassò lo sguardo per un momento: “ Voglio fare l’amore con te” disse poi rivolgendomi uno sguardo lascivo, mi piegai verso di lei e la strinsi tra mie braccia lasciando che si mettesse sopra di me, “ Per prima cosa mi devi un bacio, un bacio vero”, sorrisi, mi prese il volto tra le mani e ci baciammo appassionatamente per lunghi, interminabili secondi prima di toccarci, finchè lei non poggiò la mano sul mio ventre scendendo sempre più giù. Fu una notte lunga e splendida per me e per lei, mi piaceva sapere che una ragazza come lei, timida ed inesperta, traesse godimento dal mio corpo, che io potessi darle ciò che lei voleva, facendo semplicemente quello che volevo anch’io, sono quelle sensazioni speciali che si creano tra due persone che si vogliono  e che rendono quei momenti indimenticabili. Cominciammo una lunga relazione segreta, in cui solitamente ero io che entravo nella sua stanza attraverso la finestra del pianterreno che lei lasciava sempre aperta. Dopo molti mesi le dissi che avevo intenzione di andare via ero rimasto fin troppo lì e non avevo mai ancora visitato la Spagna “ Ti prego” mi supplicò “voglio venire con te non potrei sopportare l’idea di riprendere la mia vita senza di  te”. Era quello che volevo, la giustificazione per trasformarla, voleva stare con me? Quello era l’unico modo. La trasformai quella stessa notte e da allora incominciò la nostra convivenza, lasciammo credere a tutti che fosse scomparsa o qualunque cosa volessero credere e andammo via, a Barcellona. Mi era mancata l’Europa.  E sembrava andasse tutto così bene , stranamente Jackie non sembrava aver superato con sofferenza la sua transizione, anzi era in un perenne stato di euforia e di benessere. Toglieva la vita a persone innocenti ogni giorno senza soffrirne neanche un po’. Per me non era stato così, non fin dall’inizio avevo dovuto conoscere Sage per provare piacere nel nutrirmi degli altri e nel non avere rimorso e invece lei era già in perfetta sintonia con il suo lato oscuro, già quello avrebbe dovuto essere per me un campanello d’allarme ma lei era felice, era mia e mi amava. Trascorsero vent’anni  in cui vivemmo felicemente ma all’improvviso  Jackie incominciò a cambiare,  divenne sempre più strana, era arrabbiata, violenta, uccideva senza pietà anche se non era affamata, non seguiva più i miei consigli e non nascondeva i cadaveri. “ Stai creando un gran casino, in città tutti credono ci sia un nuovo serial killer “ e allora? Io sono un’assassina e lo sei anche tu” “ ma è meglio che gli altri non lo sappiano piccola”. Ci fu un momento di silenzio, poi Jackie in un secondo fu accanto a me “ guardami”, mi girai verso di lei e mi prese il viso tra le mani, “ Io ti ho sempre amato, l’unica cosa che volevo era stare con te, ma ti prego se te ne è mai importato qualcosa di me dimmi perché mi hai fatto questo sapendo quello che avrei provato”. Cosa avrei dovuto dirle? Avrei potuto mentirle dirle che l’amavo anch’io ecco perché l’avevo fatto, ma gli umani come anche gli essere sovrannaturali che mentono  spesso hanno anche la brutta abitudine di dire la verità proprio quando non dovrebbero farlo. E’ tutta una questione di tempismo”. “ Perché mi annoiavo” le risposi “ e la solitudine mi stava uccidendo… Perdonami in questi anni ho fatto di tutto per renderti felice e credevo di esserci riuscito”. Credevo che le mie cure e il mio amore che però non era mai stato forte come il suo l’avrebbe salvata, ma mi sbagliavo. Alcuni giorni dopo si tolse l’anello diurno che avevo preso per lei e si espose al sole,  io arrivai troppo tardi per salvarla. Jackie, ti penso ogni giorno, mi dispiace così tanto, non sarebbe mai dovuta andare a finire così”.
Claudia entrò attraverso la finestra al pian terreno che non era stata chiusa bene. Quella casa era enorme quasi quanto il castello pseudogotico  anche se meno imponente e sicuramente con meno polvere e più arredamento. Infatti sembrava che tutto fosse rimasto al suo posto anche i superalcolici su un tavolino di legno di ciliegio, Bourbon “ottimo gusto”, pensò Claudia. Era finalmente nella casa di Damon Salvatore peccato che lui non ci fosse. Appena arrivata a Mystic Falls era entrata in una sorta di pub il “Mystic Grill”, e il barista un bel ragazzo ma completamente idiota le aveva guadato le tette attraverso la scollatura del top blu e poi aveva cominciato ad attaccare bottone: “ Sei nuova di qui vero?” “ Già, sono solo di passaggio sto cercando una persona” “Chi? Se posso chiedere” “ Damon Salvatore” “Salvatore?” “Si, lo conosci?” “Tutti lo conoscono”. Il barista idiota le aveva spiegato che Damon era andato via insieme al fratello Stefan tre anni fa e la casa era disabitata, le aveva anche spiegato doveva si trovava, lontana dalla città nel bosco. “Cazzo sono venuta in questa maledetta città per niente” tanto valeva comunque dare un’occhiata, c’erano ben sei camere da letto in quella casa, tappeti persiani, quadri e vasi costosissimi tutto lasciato lì e nessuno aveva portato via niente. “Cittadina tranquilla!” pensò ridacchiando. Era arrivata all’ultima stanza: un’enorme biblioteca. Cominciò ad accarezzare tutte le copertine dei libri che riempievano quella stanza, commuovendosi al pensiero che quei libri che ora stava toccando lui probabilmente li aveva letti come lei aveva letto il suo diario. Chissà perché a volte facciamo di tutto per trovare qualcosa e non ci riusciamo e quando meno ce l’aspettiamo la fortuna ce la fa comparire davanti a noi, in questo caso accanto al  “Il ritratto di Dorian Gray”, libro che lei aveva letto e amato c’era un libro dalla copertina di cuoio marrone senza titolo. Claudia lo prese tra le mani trattenendo il fiato e riprese a respirare solo quando trovò una data all’estremità della prima pagina e la calligrafia di Damon.
Aveva trascorso un’altra notte insonne in una pensioncina nel  centro storico di Mystic Falls e conosceva tutto ormai. Katherine era una stronza manipolatrice che aveva fatto soffrire Damon, esistevano dei “vampiri originali” da cui dipendeva la vita di tutti gli altri vampiri e la stronza ultracentenaria aveva una doppelganger Elena la ragazza della foto, diventata anche lei vampira e di cui entrambi i fratelli sono innamorati. Durante l’addestramento di Elena la ragazza confessò a Damon di ricambiare il suo amore e cominciò una relazione con lui lasciando Stefan, quando rischiarono di essere tutti scoperti dal Consiglio a causa di una minaccia di cui non sapevano l’identità andarono via e le strade di tutti si divisero, questo non era spiegato molto bene ma ad ogni modo lui non sapeva dove Elena fosse andata dopo che si lasciarono. Alla fine solo Matt il quarterback  entrò alla Duke. Bonnie la strega si trasferì ad Atlanta con Jamie il suo ragazzo. Si, aveva chiarito molte cose ma era ancora tutto maledettamente confuso perché Damon  era andato via e dove diavolo era andato?! Almeno una cosa positiva c’era aveva fatto alcune ricerche sul suo portatile e aveva scoperto che Bonnie, era molto più facile trovare un’umana che un vampiro soprattutto per una giornalista in gamba come lei, viveva ancora ad Atlanta e frequentava l’  Emory University . “ Ho una nuova pista!”Si addormentò alle cinque del mattino e sognò un uomo dagli occhi azzurri e i capelli corvini.

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Capitolo 4
*** Looking for Damon- Parte seconda ***


 La casa deve essere questa disse Claudia, si sentiva deliziosamente elettrizzata all’idea di star  per incontrare un “personaggio” della storia anche se non è ancora riuscita a trovare l’unico che voleva davvero  conoscere. Bussò tre volte alla porta laccata bianca, un po’ troppo forte, era davvero nervosa. Aprì quasi subito una ragazza mulatta con i  capelli castani e gli occhi verdi. Claudia la fissava senza dir nulla non sapeva più che fare. Bonnie la guardò con aria interrogativa  e disse leggermente in imbarazzo: “ Hai bisogno di qualcosa, sei una nuova vicina?” . Claudia la guardò fisso “sto facendo la figura dell’idiota” pensò. “Ciao, tu devi essere Bonnie Bennet, io sono Claudia” e ancora silenzio cosa doveva dirle? “ Posso  entrare?” Disse sempre più imbarazzata e nervosa. “Ehm Claudia non vorrei essere scortese ma io non ti conosco”,ancora silenzio. Valutò l’ipotesi di girare sui tacchi e andare via,  “ Dovrei parlarti di una cosa importante” sembrava la frase di una bambina di cinque anni.  La ragazza non rispose  e continuò a guardarla con aria interrogativa”
“ Devo parlarti di questi” le disse porgendole i diari da quando li aveva trovati li portava sempre con sé in borsa”.
Bonnie prese uno dei diari, lo sfogliò velocemente poi guardò Claudia con gli occhi sgranati
“Entra”
“ Mi dispiace, disturbarti ma io…”
“Cosa sono questi?”
“Questi” sono i diari di Damon come puoi vedere , qui ha scritto di tutto anche di te “
  “Non sapevo lui li avesse scritti… ma tu chi sei?
“ Sono una giornalista, dovevo scrivere un articolo e da lì è cominciato tutto, sono venuta qui da Londra per trovarlo ed è a Mystic Falls che ho trovato il secondo diario, lui sapeva che eri qui, mi chiedevo se tu sapessi dov’è ora”
“Cosa? Tu lo stai cercando? Perché? Vuoi intervistarlo o cos’altro, pensi sia un gioco? E soprattutto come hai fatto a credere a ciò che c’è scritto qui dentro?”
“ E’ una lunga storia non sono qui per parlare di questo, voglio sapere se sai dov’è.”
“ Io non so dov’è ma non te lo direi comunque anche se lo sapessi, se sei davvero solo una giornalista allora non dovresti  immischiarti in queste storie, è pericoloso”
“ Ascolta Bonnie io non ho mai creduto in queste cose e odiavo parlare di queste stronzate nei miei articoli, ma ora ho capito che non sono stronzate e devo andare in fondo a questa storia visto che ora so che non è una stronzata …e  sto diventando ripetitiva ma non so  cosa dire se non che ora come ora farei di tutto per avere una minima traccia  qualcosa che mi aiuti a sapere dove si trova. Posso pagarti, se ti servono soldi per le tasse universitarie o per l’appartamento non so.” La strega respirò profondamente,” non riguarda questo… “ Bonnie le sfiorò  la mano come per rincuorarla ma subito  il suo sguardo divenne strano, sorpreso come se avesse visto qualcosa, ritrasse la mano lentamente. La sua espressione ritornò subito quella di prima. “ Non so dove sia ma potrei scoprirlo”.Aspettò di vedere la reazione della giornalista che appena sentì quelle parole fece un’espressione che andava tra il deluso e lo speranzoso, poi continuò.
“ C’è un’ incantesimo per questo. C’è bisogno di qualcosa che appartenga alla persona che si vuole cercare e questi diari dovrebbero andar bene”
“Allora facciamolo” disse Claudia alzando la voce.
“ Vacci piano non so se funzionerà a volte nelle visioni vediamo cose incerte, comunque ho già usato questo incantesimo per trovare Elena, prima di scoprire che lei non voleva essere trovata o almeno non da me” lo sguardo di Bonnie divenne cupo .
 “Mi dispiace” disse Claudia e le dispiaceva davvero.
“Non importa, ora comincio”. Prese il grimorio, lo aprì, poggiò le mani sul libro e  chiuse gli occhi, cominciò a pronunciare le parole di un incantesimo in una lingua che a Claudia sembrò essere latino ma non ne era sicura “. I Diari si aprirono di scatto, le mani di Bonnie aderivano completamente alle pagine del grimorio sembrava che traesse energia da queste, che assorbisse ogni parola scritta su quella carta . Claudia avrebbe dovuto per lo meno essere  sconcertata da quello che stava accadendo e invece era solo affascinata, le pagine tremavano sotto il tocco deciso della strega ed era come se gli oggetti si fossero improvvisamente animati, durò solo qualche minuto Bonnie riaprì gli occhi.
“Ho visto una sorta di locale notturno, c’erano un sacco di ragazzi ma non so dove sia… però ho visto il nome “ Le baisier du Vampir”.
“ Ne ho sentito parlare! Ha aperto circa un anno fa quando ero a Parigi per lavoro e ne fecero una recensione molto positiva”
“Allora è a Parigi che devi andare” rispose Bonnie .
“ Già direi di si e dovrei anche sbrigarmi”
“ Aspetta prima che tu vada vorrei darti questo” Bonnie tirò fuori dal cassetto di un mobile un anello  di pietra d’ambra piuttosto vistoso e glielo porse.
“ Vorresti andare da un vampiro senza alcuna protezione? Lui potrebbe decidere di ucciderti senza neanche ascoltarti, questo ti proteggerà dall’attacco degli esseri sovrannaturali la pietra assorbirà la tua paura o il pericolo e ti proteggerà, anche le streghe portano amuleti simili a questo ma quelli servono per gli incantesimi, in realtà dare questo potere a un anello è una cosa molto difficile mi sono esercitata da quando sono venuta ad Atlanta e alla fine ce l’ho fatta.”
Claudia la guardò con un’espressione sorpresa: “ Perché fai tutto questo per me?”
Bonnie sospirò a lungo e poi rispose: “ Non dovrei dirtelo ma ho visto qualcosa quando ti ho toccato la mano ed era oscurità, ma anche qualcosa di incerto, indefinito e come se ci fosse una parte del tuo essere che non si è mostrata in superficie ma che è in te e qualcosa mi dice che solo con questo viaggio potrai conoscerla e capire cosa farne di lei. Alcuni secondi di silenzio. “ ma devi essere sicura di volerlo fare”
Claudia era rimasta senza parole che cosa voleva dire? Cos’era questa oscurità? Cominciava a dubitare del suo proposito forse avrebbe dovuto abbandonare tutto, tornare a casa smetterla di spendere i suoi soldi e il suo tempo per qualcosa che non le riguardava, la verità è che lei era una povera fallita, annoiata che si era aggrappata a qualcosa che le avrebbe provocato solo guai . Qualunque cosa avesse visto  Bonnie  lei non la vedeva e forse non lo voleva nemmeno. Ma in fondo ormai era arrivata fin lì, aveva l’anello, forse stava facendo un errore ma non le piaceva lasciare le cose a metà.
“ Se devo fare una cazzata è meglio che la faccia fino in fondo, sbagliare a metà è da vigliacchi”
Provò a decifrare l’espressione di Bonnie ma dai suoi occhi e dai suoi lineamenti non traspariva nessuna emozione e la sua bocca non diceva nulla forse non voleva condizionarla.
“ Ti ringrazio di tutto” disse indossando l’anello “ questo è il mio numero disse porgendo alla strega un bigliettino da visita, nel caso si interessi sapere come va la mia avventura.”
 
L’aria a Parigi quella sera era tiepida cosa davvero strana, era ormai Ottobre inoltrato e sembrava fosse primavera, Claudia non aveva neanche avuto  bisogno di infilarsi il cappotto  così camminava per le strade notturne di Parigi con un mini dress nero con una profonda scollatura a V che scopriva il decolletè , per entrare nel locale c’era bisogno di prenotare almeno un giorno prima  ed era proprio quello che aveva fatto appena uscita da casa di Bonnie. Nella sala c’era un’atmosfera gotica e lugubre come il nome del locale tra l’altro, c’erano luci soffuse e divanetti di pelle nera situati negli angoli dell’enorme sala dalle pareti di marmo e ottone color  borgogna. L’avrebbe trovato lì? Era un frequentatore assiduo del locale oppure ne era il proprietario? Su Internet c’era scritto che il posto  apparteneva a un certo Welsh ma lei era convinta che in realtà quel posto appartenesse a Damon. Si avvicinò al banco bar e chiese al Barman un Gibson. Non era nervosa semplicemente continuava a guardarsi intorno in cerca di un uomo bruno che ormai le sembrava stesse cercando da tutta la vita ,si sentiva stranamente tranquilla e rilassata e continuò ad esserlo anche quando si accorse di una presenza al suo fianco, “ Aspetti qualcuno tesoro?” disse una voce maschile Claudia si girò verso l’uomo, “ Ora non più”.
 

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Capitolo 5
*** Bad vampires ***


Damon era lì davanti a lei e la guardava in maniera sorpresa e allo stesso tempo divertita. “Quindi stavi cercando me, ti devo dei soldi per caso? “ Disse sorridendo. Claudia non poteva fare a meno di sorridere ugualmente senza dire nulla, in quel momento era come se quell’uomo, fosse ciò che aveva cercato in tutta la vita, era come se non avesse desiderato altro che quell’incontro, lì in quel locale, tra decine e decine di persone, in cui alla fine era stato lui a trovarla. “Io sono Claudia” disse sorridendo in maniera spropositata “Claudia, bel nome io sono Damon il proprietario del locale.” Si rivolse al bar man “ Daniel un altro Gibson per la signorina” “Non so se mi va di bere ancora” Disse lei “Non sembri proprio una che si limiti a bere un solo bicchiere ma potrei sbagliarmi.” “No non sbagli in effetti, vediamo se riesco a fare il tuo stesso gioco”, disse Claudia sorridendo in maniera enigmatica “Scommetto che sei un gran bevitore di bourbon, correggimi se sbaglio.” “ Non sbagli affatto, sei stata più brava di me direi, permettimi di recuperare, fammi pensare…” “ Sei una che si intende di moda, fai attenzione ai particolari eppure indossi un anello che stona davvero parecchio ed è anche molto inusuale, davvero inusuale ho visto pochi anelli del genere, in giro e credimi sto in giro da molto tempo, ma probabilmente tu lo sai già, ti ha mandato Kristopher vero?” La sua voce era diventata inespressiva ma allo stesso tempo leggermente minacciosa e un sorrisetto beffardo comparve lentamente sul suo viso. Claudia provava qualcosa che era a metà tra la paura e la sorpresa. “ No, non so neanche chi sia questo Kristopher , sono venuta qui solo per vedere te”. Claudia si stupì della sua voce era terribilmente calma. “ah si? Non credo che io e te ci conosciamo. Me ne ricorderei se fosse così” Damon aveva uno sguardo indagatore ma sembrava crederle. “ No, ma so molte cose che ho trovato nei tuoi diari” “ I miei diari? E’ come avresti fatto a trovarli? Non so più neanch’io dove li ho lasciati. Non mi ricordavo neanche più di averli scritti” “ Certo che te ne ricordi c’è tutta la tua vita lì dentro ho fatto delle ricerche per caso e ho capito tutto, tu sei un vampiro lo so, so tutto.” “ Ma tu chi diavolo sei?” “Non sono un vampiro e nemmeno una strega se è questo che credi, l’anello è di Bonnie”. “ Bonnie? Ma che cazzo…” Improvvisamente si sentirono grida acute e poi un tonfo, il bodyguard che si trovava all’ingresso del locale era stato lanciato con violenza sul pavimento al centro della pista da ballo le persone si erano spostate per vedere cos’era successo, l’uomo era imbrattato di sangue ed aveva la gola completamente squarciata. La gente era inorridita. “Toc Toc” disse l’uomo che entrò nella sala qualche secondo dopo.” Nessuno si muova o siete tutti morti”, subito dopo di lui entrarono altri due uomini. “ Il tuo bodyguard non voleva farmi entrare, ha detto che non ero tra le persone gradite nel locale. Sai questo mi ha fatto davvero incazzare, perché solitamente io sono una persona molto gradita, sono simpatico, socievole,dico sul serio, è solo con le persone come te, quelle che non mantengono i patti, che divento stronzo. L’uomo aveva un’aria a dir poco furiosa cercava di mantenere la calma a stento, era alto con le spalle larghe e gli occhi scuri. “ Kris noto una certa irritazione nel tuo tono di voce, ricordati che con la violenza non si ottiene nulla!” Disse Damon con voce tranquilla facendo ricomparire il suo sorrisetto canzonatorio. “ Prenderlo per il culo non è certo la cosa migliore” pensò Claudia, era lui Kristopher ed era un vampiro, sembrava ovvio. “ Se fossi in te non sarei così tranquillo, sai bene che non ti ho ucciso solo perché tu hai promesso di trovare ciò che mi serve, se non lo fai non ho più motivi per non strapparti il cuore!” “ Ehi senti amico ti ho detto che avrei trovato ciò che volevi non ti ho detto quando ci sarei riuscito” “ Già ma non ci stai riuscendo affatto quindi ti darò un piccolo incentivo giusto per spronarti un pò” Volse lo sguardo verso Claudia “ Chi è la rossa? Penso comincerò con lei!” Senza che né Claudia né Damon riuscissero a spiaccicar parola, Kris si avventò su di lei, Claudia non si rese neanche subito conto di ciò che era successo, vide solo che qualcosa aveva respinto il vampiro facendolo sbattere contro il muro, l’anello l’aveva davvero protetta. “ Ma che cazzo è successo?” gridò Kris al colmo dello stupore. “ E’ una strega… è… la strega” disse Damon con esitazione. “ Cosa? Lei è Anjelica? Allora l’hai trovata? Perché non me l’hai detto subito?” “Perché non possiamo ancora offrirti il nostro aiuto, abbiamo qualche problemino, l’incantesimo che desideri richiede tempo” disse Damon mentre prendeva per mano Claudia che non riusciva a capire più nulla, “ dovrai aspettare ancora un po’” detto questo Damon trascinò Claudia con sé e in un secondo dopo aver attraversato una scalinata, un lungo corridoio e una grande porta scura sul retro si ritrovarono in un grande appartamento . “ Quando si suol dire casa e bottega eh? Scusa per la velocità, dovevo far presto” Disse Damon, accese la luce. “ Questa era la casa dell’ ex proprietario del locale, che ho soggiogato a lasciarmi entrambi anche se il proprietario ufficiale della casa resta sempre lui,è un modo per avere un luogo sicuro da altri vampiri che vogliano uccidermi e poi questa casa è favolosa non ti pare? Prima anche il locale era parte della casa, poi Orson, sai il proprietario, ha deciso di farci un night, fico no? “ Oh è una storia propria fica davvero, l’ascolterei con interesse se non fosse che c’è un vampiro lì fuori che vuole farci il culo!” disse Claudia. “ Oh stai tranquilla non può entrare qui e non può dare fuoco alla casa per farci uscire perché tu ora sei troppo importante per lui e non vorrà rischiare”. “ Perché gli hai detto che sono Anjelica ? Chi cazzo è Anjelica?” “ E’ una strega” disse Damon sorridendogli. “ Questo l’avevo capito, ma perché è così importante?” “ E’ una storia lunga, in pratica lei è una delle pochissime streghe che può riportare in vita un vampiro, vedi un vampiro quando muore non avrebbe alcuna possibilità di tornare in vita, si dice che è perché noi non abbiamo anima e poi abbiamo già ingannato la morte una volta, non può accadere una seconda, in teoria sarebbe così. Ma ci sono alcune streghe, quelle più potenti, che usano la magia nera proprio per questo. Si dice che la prima strega a provare questo incantesimo sia stata una certa Mona antica antenata di Anjelica tra l’altro, si era innamorata di un vampiro che era stato ucciso con un paletto conficcato nel cuore, poiché il corpo era ancora intatto lei potè fare l’incantesimo e le riuscì. Le streghe hanno tenuto segreto questo incantesimo per secoli per ovvie ragione, si dice che questo comporti delle conseguenze, ad ogni modo anch’io non ne sapevo niente finchè non me lo disse Anjelica due anni fa.” Claudia ascoltava la storia ipnotizzata e le ci volle qualche secondo per riuscire a parlare “ Perché l’ha detto proprio a te?” “Perché mi amava, il fatto è che non la vedevo da un anno e dopo aver fatto delle ricerche per ritrovarla ho scoperto che è praticamente sparita dalla circolazione e nessuno sa dov’è. “ “Ora rispondi alla mia domanda iniziale” disse Claudia infastidita e spaventata come se all’improvviso si fosse ricordata della situazione di merda in cui si trovava. “ Non sapevo che fare, non potevo dirgli chenon riesco a trovarla, è una storia lunga ma gli devo un favore e se non la faccio mi uccide se crede che tu sei Anjelica mi darà un po’ di tempo.” “ Figlio di puttana perché mi hai messo in questo casino?” Urlò Claudia. “ ti sei messa tu in questo casino tesoro, quell’anello non ti avrebbe salvato da lui credimi se io ti avessi lasciato nelle sue grinfie, potresti essermi riconoscente almeno per questo. Ora tu non senti niente ma io ho sentito le grida di tutte quelle persone nel locale mentre parlavamo e intanto lui mi gridava che mi dà tempo fino a domani sera per avere una spiegazione, ora è andato via e penso siano tutti morti.” Aveva un tono spaventosamente tranquillo. “ Su, usciamo fuori”, le prese la mano e poi gliela mise sul fianco mentre apriva la porta, Claudia lo seguiva e stando così vicina a lui sentiva una sensazione di tranquillità che però durò poco. Ciò che si trovò davanti era la scena più orribile che avesse mai visto. Tutte le decine di persone che si trovavano lì erano morte, una ragazza con un vestito fucsia, era riversa sul pavimento, in una posa innaturale, il sangue che usciva dalla ferita all’altezza del collo le aveva rigato l’abito e il petto, accanto a lei c’era una ragazzo con la testa staccata accanto al corpo, gli occhi sbarrati, alcune persone forse non si erano neanche rese conto di ciò che stava accadendo prima di morire ed erano ancora li sedute, con gli occhi sbarrati e il sangue che scorreva dappertutto, c’era sangue anche nei bicchieri di vino che poco prima alcuni stavano sorseggiando era schizzato sulle pareti, sui divani, sui tavoli, guardò per terra e si accorse di avere il piede accanto ad un uomo che aveva sbattuto la testa violentemente perché ne era fuoriuscito tantissimo sangue, la testa era quasi aperta in due, Claudia si portò la mano sulla bocca. “ Ah no non vomitare, ci manca solo questo, per pulire tutto questo casino mi ci vorrà una ditta di pulizia.” “ ah davvero e cosa gli dirai che abbiamo giocato al lancio dei bloody mary?” “ Sono contento che tu abbia senso dell’umorismo anche dopo quello che hai visto, ci troveremo bene io e te” “ Vaffanculo in che guaio mi hai messo?” Damon la fissò e in un istante le fu accanto le prese il mento tra le dite. “ In nessun guaio, quando avrò trovato un’altra che possa compiere l’incantesimo potrai andartene, finche non accade tu resti qui, con me, non era quello che volevi?” disse Damon mostrando ancora una volta quel sorrisetto da provocatore. Claudia lo guardò fisso, in effetti si, era quello che voleva. Angolo dell'autrice: Anche se con molto ritardo ecco il quinto capitolo Claudia ha finalmente incontrato Damon e lui l'ha messa in un gran casino ma a quanto pare sembra che a lei non dispiaccia poi così tanto, chissà che succederà. Spero il capitolo vi piaccia se vi fa piacere commentate. ( Purtroppo non so per quale strano motivo non mi fa lasciare lo spazio tra la storia e l'angolo dell'autrice perdonatemi).

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