Weird.

di zainsbaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** capitolo 1. ***


1.
“Svegliati dormigliona!” una voce famigliare interruppe il mio tranquillo e beato sonno. Dannazione.
“dormigliona.. oggi si torna a scuola, le vacanze di primavera sono finite.” Diamine, il primo giorno di scuola dopo una settimana  nel bel mezzo del dolce far niente.
“mmh.” Mugolai in risposta, tirandomi le coperte fin sopra la testa.
“se non ti svegli con le buone, vuol dire che ti sveglierò con le cattive.” rise, divertito.
Quello che riuscii a sentire dopo fu un peso sul mio letto che fece abbassare il materasso, e iniziai a muovermi con una psicopatica.
“niall, no, non il solletico, ti prego!” mi aveva svegliato.
Niall, è il mio migliore amico. Ci conosciamo da quando siamo piccolissimi, il nostro primo incontro risale ai tempi dell’asilo nido. Lui ha 19 anni, come me, è di statura normale, mingherlino, ha i capelli biondi e due occhi color oceano. Il nostro rapporto è la cosa che amo di più. E’ come se fosse mio fratello, il bene che gli voglio è immenso.
Tirai le coperte in fondo al letto, mi stropicciai gli occhi e misi a fuoco la figura in piedi, di fronte a me. Era già vestito per andare a scuola.
“piccola, ti conviene alzarti e prepararti.” Seguii il suo consiglio e mi alzai dal letto.
Iniziai a scendere le scale, seguita da Niall. Arrivata in cucina, realizzai che era Niall che mi aveva svegliato.
“aspetta, ma..” borbottai. “come hai fatto ad entrare?”
“ehy, ti ricordo che la porta del retro è sempre aperta.” Schiacciò l’occhio.
Constatai che aveva ragione e iniziai a versare il latte nella scodella. Stavo per prepararne una anche per Niall, ma lui mi anticipò dicendo: “No, ho fatto colazione prima, sono a posto. Grazie lo stesso.”
“Ti sei portato avanti, Horan.” Lo presi in giro. Il concetto di ‘essere puntuale’ non era il suo forte. Inoltre odiava quando lo chiamavo per cognome, e questo rendeva ancora più sarcastica la frase.
“Voglio essere puntuale per almeno una volta, Tomlinson.” Disse, imitando il mio stesso tono di voce, accompagnato da un sorrisetto.
Iniziai a bere il latte, sotto gli occhi di Niall che mi scrutavano. Non mi importava essere in pigiama, struccata e con i capelli arruffati, Niall mi aveva visto in ogni situazione possibile. Lui era tutto per me. Le altre ragazze avevano una migliore amica a cui dire tutto? Io avevo Niall.
“Jade, non vorrei metterti fretta ma sbrigati..” non gli lasciai concludere la frase.
“Sì, Niall, ho finito. Vado a lavarmi e a vestirmi, tu aspettami qui.”

Salii velocemente le scale, andai in bagno. Mi sciacquai la faccia, mi lavai i denti e mi feci una doccia veloce. Non volevo essere in ritardo il primo giorno di scuola dopo le vacanze di primavera. Per di più, se fossi arrivata in ritardo, mi sarei presa come punizione qualche ora di detenzione, e non ne avevo bisogno. Dopo scuola, tre giorni su sei, lavoravo nel bar del mio quartiere.
Mi piazzai davanti all’armadio. Scelsi dei comodi jeans e una maglietta larga con il segno dell’infinito. Ai piedi misi le mie comode blazer grigie.
Presi la mia borsa tracolla e ci infilai dentro il cellulare, l’ipod, le chiavi di casa.
 
“Eccomi, andiamo?” sorpresi Niall a smanettare il suo cellulare.
“Yep.” Si alzò dal divano e uscimmo di casa, per dirigersi nella sua auto.
Allacciai la mia cintura di sicurezza e Niall inserì le chiavi nel nottolino per ingranare l’auto.
Guardai fuori dal finestrino, assorta nei miei pensieri, quando Niall mi riportò al pianeta terra.
“Jade, dov’è Louis?” chiese, incuriosito.
“Perché vuoi sapere dov’è mio fratello, quando potresti tranquillamente chiamarlo sul cellulare e chiederglielo?” sbuffai.
“woah, calma.” Sospirò, staccando una mano dal volante e alzandola gesticolando.
“Scusa Niall, non farci caso.” In effetti, gli avevo risposto in modo acido, senza un motivo. Il fatto è che quella mattina ero stanca. Non avevo voglia di ricominciare la solita monotona vita.
“Comunque non so dove sia, perché?” continuai.
“Nah, volevo sapere come sbloccare un livello di un videogioco.” Disse con noncuranza.
I maschi e la loro fissa per i videogiochi.
“Siamo arrivati, ew.” Il suo tono era disgustato.
Scendemmo dall’auto, Niall prese la sua borsa, si infilò i suoi rayban e iniziammo a camminare verso l’entrata.
“Scommetto che ti sei messo gli occhiali per apparire più figo, ammettilo.” Risi.
“Secondo te ho bisogno di un paio di occhiali per apparire ‘più figo’?” sottolineò le ultime due parole. “Andiamo Jade, sappiamo entrambi che lo sono già.” Scoppiò a ridere anche lui.
“bene, bene, bene. Ecco i due fidanzatini, come state? Pensavo che aveste deciso di trasferire i vostri culi fuori da questa scuola, ma a quanto pare no.” Alzai lo sguardo, ma sapevo benissimo chi è che stava parlando. Quella voce. Orribile. Disgustosa.
“Madison, lasciaci in pace, sappiamo tutti e tre che io e Jade non stiamo insieme.” Il tono di Niall era duro, freddo.

Madison. Un nome che mi aveva rovinato l’esistenza.

La ragazza bionda di fronte a noi si mise a ridere, poi puntualizzò: “Oh certo. Vi lascio stare, piccioncini.” Disse l’ultima parola con un accento odioso. Poi, si diresse verso il centro del cortile sculettando sui suoi tacchi.
Niall stava per perdere la pazienza, voleva inseguirla.
“Dai Niall, lasciala stare. Sai com’è fatta.” Lo trattenni.
Il suo viso era teso, la mascella tirata. “Se si mette un’altra volta in mezzo, non so come reagisco, e la prossima volta tu non riuscirai a fermarmi.” Mi prese il braccio sinistro e lo attorcigliò intorno al suo. “Andiamo.”
Decisi di non parlare, fino a quando non fummo arrivati ai nostri armadietti. Erano vicini.
Inserii la combinazione nel lucchetto, poi chiesi a Niall: “ehy, che cos’hai la prima ora?”
Controllò il suo orario, poi rispose: “Scienze, tu?” sorrise. Questo significava che gli era passata.
“Storia, dannazione. Almeno ci vediamo dopo, no?” ricambiai il sorriso.
Niall si avvicinò, mi prese il mento e chinò la mia testa verso le sue labbra. Dopo mi lasciò un tenero bacio sulla fronte. “Certo che ci vediamo, piccola.”
La campanella suonò, e mi avviai verso la mia classe di storia, quando incontrai Harry, il mio compagno di corso.
“Ehy Harry!” lo salutai con colpo sulla spalla, come fanno i maschi tra di loro.
“Ciao Jade.” Mi sorrise, mostrandomi le sue fossette.
“Harry, ti siedi vicino a me? Per faaaaavore.” Imitai il tono di una bambina che vuole la sua bambola.
“Ehy Jade, certo. Ormai è cinque anni che finiamo nella stessa classe, per una materia o per l’altra.” Rise.

Arrivammo in classe e prendemmo posto negli ultimi banchi. Mi trovavo bene con Harry, era un bravo ragazzo e un buon compagno di studio, quando Niall era impegnato.
La professoressa McWranit entrò in classe, e iniziò a spiegare.
“Jade.” Il sussurro di Harry mi fece sobbalzare.
Lo guardai per dirgli di continuare e fu quello che fece: “Oggi hai il turno al bar?” bisbigliò.
“Sì, tu?” dimenticavo di dire che io e Harry lavoravamo insieme.
“Anche io.” Mi sorrise.
“Styles, c’è qualcosa che vorresti dire anche alla classe? Avanti, siamo tutti curiosi di sapere cosa stavi dicendo alla tua vicina di banco.” La voce della McWranit rimbombò nell’aula.
“No, professoressa.” Abbassò lo sguardo per evitare una risata.
“Mh.” La professoressa si girò verso la lavagna e continuò a spiegare.
 
Strappai un pezzo di carta dal mio diario e scrissi:
Giuro che se finisco in detenzione per colpa tua, ti uccido. :)
Avvicinai il bigliettino sul banco di Harry, che lo lesse e sorrise divertito.
Non succederà, non sono così stronzo. :)


spazio dedicato all'autrice:
ehy bella gente, questo è il primo capitolo di questa storia. Volevo incominciare dicendo che sarà diversa dalle altre storie, non illudetevi. Vi chiedo qualche recensione, solo per sapere cosa ne pensate di questo inizio. Non deludetemi, vi prego, è importante per me.
se volete contattarmi su twitter, sono @zainsbaby :)
ciaaaaaaaaaao. c:
-M.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


2.
La lezione di scienze finì, così come quelle successive. La campanella suonò e io mi catapultai fuori dall’aula con Harry. Avevamo deciso di mangiare insieme, per poi andare al lavoro. Nel corridoio per andare alla mensa, incontrammo Niall.
“Ehy Niall.” Lo salutai con un abbraccio.
“Ciao Jade.” Ricambiò, avvolgendo le sue braccia magre ma muscolose intorno alla mia vita. “Ciao anche a te, Harry.” Sorrise.
Harry ricambiò il saluto con un cenno della mano.
“Niall, io e Harry mangiamo insieme, ti unisci?” sapevo che quando si trattava di essere in compagnia, Niall accettava sempre.
“Ovvio.” Era abbastanza prevedibile.
Ci dirigemmo verso la mensa, io camminavo al centro tra Niall e Harry.

**

Prendemmo posto al tavolo e iniziammo a mangiare il nostro pranzo, se quello si poteva chiamare pranzo. Quello che ci davano da mangiare alla mensa della scuola era una delle cose che odiavo di più. Gli alimenti non avevano sapore ed erano quasi sempre surgelati. Solitamente evitavo di mangiare in mensa, ma quando ero di fretta e avevo il turno al bar, mangiare lì era inevitabile.
“Avete il turno insieme, oggi?” la domanda di Niall riuscì a distrarmi dall’orribile sapore di quella sottospecie di pasta.
“Sì, oggi è lunedì, quindi sì.” Mugolò Harry, con la bocca piena.
Annuii per conferma.
“Cazzo, avevo bisogno di una mano per scienze. Mi serviva uno dei due.” Niall non era un granchè a scuola, e quando io e Harry ci offrivamo per aiutarlo, lui accettava sempre volentieri.
“Posso passare da te stasera, quando ho finito.” Proposi, ingoiando un altro po’ di pasta.
“Nah, vuol dire che non la studierò.” Disse, accennando una risata.
“Niall, lo sai che se non passi tutti i test con almeno una B, dovrai ripetere l’anno?” Lo informai.
“Sì, Niall, Jade ha ragione. Se vuoi finire la scuola, devi passare i test con almeno una B. Posso aiutarti anche io, se vuoi.” La voce di Harry era seria. Mi piaceva questo di lui, era una brava persona, si interessava alla scuola e ai propri amici.
“Non siete i miei genitori, non dovete dirmi cosa devo o non devo fare.” Sbottò Niall, puntandomi i suoi occhi azzurri addosso.
“Giusto, ma sono la tua migliore amica e non voglio che tu ripeta l’anno, dato che tengo a te e l’anno prossimo, quando saremo fuori di qui, voglio stare più tempo con te.” Le mie parole l’avevano bloccato. Non l’avevo detto solo per rinfacciarglielo, ma perché era vero, l’anno successivo l’avrei dedicato solo a noi due.
Alzai lo sguardo e vidi Niall che si guardava le mani giocherellando con le dita.
Harry lo sollecitò, anche se non ero vicina a lui, sapevo che gli aveva dato un colpetto alla gamba, sotto al tavolo.
“B-bhe.. hai ragione. Jade, sei la persona a cui tengo di più, e sì, l’anno prossimo sarà il nostro anno. Passerò gli esami con almeno una B, lo prometto.”
 
Sarà il nostro anno. Quelle parole mi mettevano i brividi.
 
Mi sentii le guance arrossire. Non capitava spesso con Niall. I nostri momenti di dolcezza erano abbastanza limitati, entrambi non eravamo persone a cui piaceva usare termini sdolcinati tutto il tempo. Preferivamo farlo raramente, ma sapevamo che quelle rare volte erano sincere.
 
“Grazie, Niall.” Sussurrai.
Con la coda dell’occhio vedevo Harry che aveva uno sguardo compiaciuto, come se fosse fiero del rapporto che c’era tra me e il ragazzo biondo. Harry sapeva cosa significava Niall per me, passando del tempo insieme a me, era riuscito a capire quanto era importante.
“Ragazzi, non vorrei rovinare il momento, ma, Jade, dobbiamo andare. Altrimenti Jaxon ci cala lo stipendio.” Harry aveva ragione, controllai l’ora sul mio cellulare, e dovevamo andare. Jaxon, il proprietario del bar, era piuttosto severo. Esigeva tutti i suoi dipendenti in orario, e voleva che svolgessero il loro lavoro al meglio.
 
Niall ci accompagnò fino al bar con la macchina, poi se ne andò.
Io e Harry ci mettemmo i grembiuli e iniziammo a servire i primi clienti. Quel giorno, le persone da servire non erano tante, quindi, a metà pomeriggio io e Harry ci concedemmo una pausa.
“Ah, finalmente un po’ di calma.” Sospirai.
“Jade, oggi non c’è nemmeno tanta gente, voglio vedere quando il bar sarà davvero affollato, cosa dirai.” Accennò una risata.
“Che compiti ci sono per domani?” cambiai discorso.
“Io non ho nulla, non so te.” Spesso mi dimenticavo che Harry era nei miei stessi corsi per la maggior parte delle ore, ma non sempre.
Feci mente locale, poi dissi: “Nemmeno io.”
Quello che successe dopo fu molto veloce. Non riuscii a capire cosa stesse accadendo, sentii un rumore molto forte provenire dall’entrata del bar, e delle grida. Erano grida di spavento, di orrore, di inquietudine. Qualcosa stava accadendo, ma qualcuno mi aveva preso e mi aveva coperto gli occhi e la bocca. Non potevo vedere, né parlare.
Per un attimo sentii la voce profonda di Harry gridare il mio nome, ma la sua voce fu coperta da una voce più forte, che proveniva dall’alto. Capii che era l’uomo il quale mi stava impedendo la visuale, che iniziò a parlare:

“FERMI TUTTI. NON SUCCEDERA’ NULLA. DOVETE DARCI SOLO UNA SOMMA DI DENARO, E LA RAGAZZA RIMARRA’ VIVA.”

Dopo queste parole, mi sentii sollevare e potei capire che mi stavo muovendo. Cercai di dire qualcosa, ma tutto quello che uscì fu un mugolio strozzato.
Venni trasportata su un seggiolino d’auto, e finalmente, la mano dello sconosciuto si levò dalla mia faccia.
Mi guardai intorno, e quello che vidi, mi fece stringere lo stomaco. Il mio cuore iniziò a battere fortissimo, iniziai a sudare.
Ero circondata da tre persone con un passamontagna.
Rapita come ostaggio, ecco cos’ero.
Ma oltre a quello, ero terrorizzata.


spazio dedicato all'autrice:
ecco qui il secondo capitolo, spero vi piaccia. Chiedo cortesemente a tutte le persone che la leggono di lasciare un parere, non voglio ventordici righe come recensione, solo un piccolo parere. Mi basta. Ringrazio poi, chi ha recensito il primo capitolo e quelle pochissime persone che hanno messo la storia tra le seguite :).
Ah, aggiorno se ci sono almeno 10 recensioni c;
ciaaaaaaaaaaaaaao. c:

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


3.
Ero immobile nella macchina, non riuscivo a muovere un singolo muscolo. Non trovavo nemmeno la forza per pensare, tutto ciò che facevo era stare seduta sul seggiolino dell’auto con un’espressione terrorizzata. Dovetti sforzarmi per non piangere. Sentivo un groppo in gola che avevo bisogno di scacciare via, ma era come se la mia voce fosse sparita impedendomi di urlare. La mia vista si appannò a causa delle lacrime, che però riuscii a rimandare. Non volevo, o meglio, non dovevo apparire debole. Sarebbe stata la fine.

“Fratello, metti in moto.” Ordinò la voce della persona seduta di fianco a me.
Il conducente obbedì e poco dopo fummo in viaggio per un posto a me sicuramente sconosciuto.
Gli uomini che mi circondavano si tolsero il passamontagna per non dare nell’occhio alle persone in strada.
Erano tutti abbastanza giovani, sui 20 anni. Quello seduto di fianco a me aveva i capelli color miele e gli occhi dello stesso colore. Si passò una mano tra i capelli per scompigliarseli. Distolsi lo sguardo mentre lui si concentrò e iniziò a squadrarmi da capo a piedi. Me la stavo facendo addosso, letteralmente. Cosa volevano questi sconosciuti dalla mia vita?

“Bellezza, ti hanno mangiato la lingua?” trasalii quando capii che il ragazzo che guidava si stava rivolgendo a me.
“non.. non chiamarmi in quel modo.” Esitai.
“In quale modo? Bellezza?” spruzzava sarcasmo da tutti i pori.
Dio, ma era così difficile il concetto? Non volevo essere chiamata in quel modo. Già arrossivo quando Niall usava il nomignolo ‘piccola’, figuriamoci quando uno sconosciuto mi chiamava ‘bellezza’.
Il mio corpo si ghiacciò a pensare a Niall. Cosa stava facendo, adesso? Era passato dal bar e si era accorto che mi avevano rapito? Oppure era a casa sua e stava studiando, seguendo il mio consiglio? Non lo sapevo, e non l’avrei saputo per un po’ di tempo.

“Siamo arrivati.” Ci informò il ragazzo che guidava.
Mi slacciai la cintura e feci per aprire la portiera, ma questa era bloccata. Fu in quel momento che il ragazzo seduto di fianco a me, sfiorò il lobo del mio orecchio e sussurrò: “Eh no, tesoro. Tu scendi con me.” Quelle parole mi fecero rabbrividire.
Aspettai che il ragazzo aprisse la portiera e scesi. Guardai l’ambiente intorno a me. Eravamo in una campagna, e davanti a noi era costruita una villa. I tre ragazzi iniziarono a camminare e io feci lo stesso, per evitare che si arrabbiassero.
Uno di loro inserì le chiavi nella serratura e iniziò a girarle per poter aprir la porta.
In quel momento fu invasa da mille quesiti.
Mi volevano uccidere?
Cosa volevano da me?
Cosa volevano in cambio della mia libertà?
O della mia sopravvivenza?

Ero sempre stata una brava ragazza, non avevo mai trasgredito nessuna regola. Avevo sempre fatto il mio dovere.
“Entra.” La voce del ragazzo che poco prima stava guidando, mi riportò al pianeta terra.
Tremando, feci il primo passo ed entrai in quella villa.
Il ragazzo che fino ad ora era stato in silenzio, mi prese per un polso e mi portò in una stanza. Mi scaraventò sul letto, e prima di andarsene, mi rivolse la parola e si avvicinò: “Stattene qui, okay? Se non vuoi che ti succeda qualcosa, stattene qui e non muoverti.” Nel suo tono c’era paura, potevo capirlo perché le sue pupille si erano dilatate, impedendomi di capire il colore dei suoi occhi. Potevo scorgere che aveva dei tatuaggi sulla clavicola, la sua camicia era scollata e lasciava intravedere la pelle olivastra del ragazzo.
“o-okay.” Balbettai insicura.
Il ragazzo sospirò, e si passò una mano tra i capelli, sollevando le punte, in modo che si creò  una piccola cresta.

“Zayn!” le voci che provenivano dal salotto, mi suggerirono il nome del ragazzo.

Prima di uscire dalla porta, mi guardò, ma io distolsi lo sguardo. Ero disgustata. Come potevano tre ragazzi rapire una ragazza innocente?
Mi alzai dal letto, confusa su cosa avrei dovuto fare.
Mi strofinai le mani sulle cosce, pensando. Fu in quel momento che i miei polpastrelli toccarono una superficie diversa dal tessuto dei jeans. Mi illuminai. Il mio cellulare.
Lo tirai fuori dalla tasca dei jeans, e ringraziai di avere l’abitudine di tenerlo sempre nei pantaloni.
Inserii la password e mi catapultai nei messaggi per mettermi in contatto con Niall. Stavo per scrivere il testo, ma il mio occhio scappò sulla barra del ‘pannello di controllo’ del cellulare. Non c’era campo.
Certo, non sono così stupidi da portarmi in un posto con campo telefonico.Vaffanculo.
Era tutto quello che riuscii a pensare.
Distrutta mi abbandonai sul pavimento con le ginocchia vicino al petto e iniziai a piangere.

**

Da quello che capii, mi ero addormentata sul pavimento, perché quando mi risvegliai, provai una forte sensazione di freddo. Mi ero fatta piccola piccola, raggomitolandomi su me stessa. Tremavo, sia dalla paura che per il freddo. Non sapevo che ora fosse, e non avevo la forza di andare a prendere il cellulare per controllarla.
Cosa sarei diventata? Era questa la domanda che mi tormentava. Mi avrebbero lasciato morire?
Proprio in quel momento la porta si spalancò e io sussultai, spaventata.
“La cena è pronta.” Alzai lo sguardo. Mi stropicciai gli occhi per mettere a fuoco la figura che si innalzava davanti a me. Era il ragazzo di prima, non ricordavo il suo nome.
Ero indecisa se andare a mangiare o meno. Non avevo fame, e non volevo mangiare con le persone che mi avevano rapito.
“Io… io n-non ho fame.” Presi la mia decisione, e riappoggiai la testa contro le ginocchia. Il freddo stava diventando insopportabile, ma i miei muscoli non erano dalla mia parte e mi impedivano di alzarmi o di fare qualsiasi movimento.
Non mi accorsi che il ragazzo si era avvicinato e quando mi toccò il braccio sobbalzai.
“Ehy, ehm.. devi mangiare. Altrimenti resterai senza forze.” La sua voce si era ridotta ad un sussurro.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai i suoi grandi occhi color cioccolato che si posavano sul mio viso, sporco e rovinato dalle lacrime.
“Non… riesco ad.. alzarmi.” Era come se avessi un peso enorme in gola che mi impediva di parlare.
Alle mie parole, il ragazzo si alzò e mi sollevò con le sue braccia forti. Poi, mi appoggiò sul letto. Mi stava trattando come se fossi stata un oggetto di valore che non voleva rompere.
Quel ragazzo era strano, era diverso dagli altri due.
“Stai bene?” mi chiese. Pensavo che la risposta fosse abbastanza ovvia. Ero stata rapita e rinchiusa in una stanza con un solo letto, dove non c’era campo. Abbassai lo sguardo.
Non gli risposi, magari il mio silenzio gli avrebbe fatto capire che non stavo affatto bene.
“Ascolta, devi mangiare. Devi sforzarti di mandare giù un boccone, non vogliamo che finisca male. Stiamo aspettando quella somma di denaro e ti lasceremo andare, hai capito?” il suo tono si era leggermente alzato, ma io non volli cedere. Io non mi sarei alzata da quel letto per mangiare, se avessi dovuto morire per colpa loro, ne avrebbero pagato le conseguenze passando qualche anno in galera.
Capendo che non avrei cambiato la mia decisione, il ragazzo si alzò e borbottò: “Vuol dire che sarà il cibo a venire da te.” Sentii sbattere la porta con violenza.
Mi coprii il viso con le mani tremanti e sentii, ancora, che delle lacrime rigarono le mie guance.

Poco dopo, il ragazzo entrò di nuovo con un piatto in mano. Dall’odore che sentivo, si trattava di carne. Il mio stomaco si chiuse ancora di più. Non che ero vegetariana, ma provavo un certo disgusto per quell’alimento.
Il ragazzo si mise sul letto con le gambe incrociate, in modo da essere di fronte a me.
Iniziò a tagliare l’hamburger in tanti pezzi, poi ne infilò uno con la forchetta e mi fece segno di mangiarlo.
Provai ad addentarlo, e devo ammettere che il sapore non era male. Iniziai masticarlo, per poi infilarne in bocca un altro pezzo e un altro ancora.
“Come ti chiami?” misi di masticare. Avrei dovuto dirgli il mio nome?
Esitai un attimo, ma poi risposi: “Jade.”
Tanto, cosa avrei perso? Niente. 

spazio dedicato all'autrice:
ciao bella gente, il capitolo precedente non è arrivato a 10 recensioni ma visto che vi amo e non voglio farvi aspettare (sono tenera, lo so) ho deciso di postarlo ugualmente.
Allora, che ne pensate? Ho risolto tutti i vostri dubbi oppure li ho peggiorati? Cosa pensate del comportamento del ragazzo strano dagli occhi color cioccolato? Pensate che Jade abbia fatto bene a dirgli il suo nome? 
AHAHAHHAHA okay, la smetto. Ringrazio, come sempre, le persone che hanno messo tra le seguite la storia e che l'hanno recensita. Il prossimo capitolo lo metto a 7 recensioni. ♥
Se volete, su twitter sono: @zainsbaby.
ciaaaao!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.
Il ragazzo mi sorrise, mentre io ripresi a masticare la carne. Ero imbarazzata al massimo, e, ovviamente, spaventata. Mi stavo chiedendo perché quel ragazzo si stava occupando di me, voleva che io non perdessi le forze, quando avrebbe potuto tranquillamente fregarsene di me e delle mie condizioni.
L’aria intorno a noi si fece ricca di tensione e di imbarazzo.
“Perché non parli?” la voce calda del ragazzo interruppe il silenzio.
Lo guardai stranita. Come poteva chiedermi perché non parlavo? Come poteva chiedermi perché non parlavo al mio rapitore?
Feci un respiro, e con tutta la forza che avevo in corpo, dissi: “Non mi va di parlare con persone che rapiscono le ragazze innocenti senza motivo.”
Il ragazzo si irrigidì. “Senti, io volevo apparire carino con te, volevo aiutarti a superare questa situazione in cui ci siamo cacciati ma--‘’
Non lo lasciai finire. “In cui ci siamo cacciati? Spero tu stia scherzando. La situazione è vostra, se finirete nei guai, cosa che spero accada, la colpa non sarà di certo mia.” Stavo perdendo la pazienza. Un attimo prima ero spaventata e impaurita, ma bastava poco per risvegliare il mio carattere forte. Anzi, bastava pochissimo.
Il ragazzo sospirò, constatando che avevo ragione.

“Come ti chiami?” decisi di buttarmi, rivolgendogli un'occhiata sospettosa.
“Zayn. Pensavo che non lo volessi sapere.” Alzò lo sguardo perplesso, accennando una risata.
“Bhè, considerando che tu hai chiesto il mio nome, mi sono sentita in dovere di ricambiare la domanda.” Cercai di sorridere. Guardai nel piatto: avevo finito la mia cena. Mi pulii la bocca con il tovagliolo che era appoggiato di fianco al piatto.
 “Mmh. Posso chiederti quanti anni hai?” i suoi occhi scuri erano puntati sulle mie labbra. Me ne accorsi, e me le morsicai imbarazzata.
“E se ti dicessi di no?” risposi.
Sapevo che non era preparato a questo tipo di risposta, infatti ci pensò un attimo.
“Sono io che ti ho fatto la domanda, quindi tocca a te rispondere per prima.” Rise, sapendo di avermi incastrata.
Mi spostai una ciocca dei miei capelli neri e ondulati dietro l’orecchio. Mi  inumidii le labbra, la tensione era diminuita e mi piaceva il fatto che c’era qualcuno a tenermi compagnia. Il pensiero di dormire da sola come ostaggio, mi faceva rabbrividire. Non avrei dormito, non me la sentivo. Quando mi ero addormentata pochi minuti prima, era accaduto senza che io me ne accorgessi, altrimenti l’avrei sicuramente evitato.
“Comunque, ho diciannove anni.” Alle mie parole, il ragazzo dalla pelle olivastra sgranò gli occhi.
“Sembri più piccola, ma invece hai solo un anno in meno di me.” I miei pensieri si erano rivelati esatti, quei ragazzi avevano tutti circa vent’anni.
Sorrisi leggermente. Mi stavo chiedendo cosa avessimo fatto ora. Mi passai la lingua tra i denti, stavo iniziando ad avere sete e a sentire il bisogno di lavarmeli.

Zayn si alzò dal letto e iniziò a camminare avanti e indietro lungo la corta larghezza della stanza.
“Z-zayn?” lo chiamai insicura.
Si girò di scatto. “Dimmi.” Potei vedere nei suoi occhi una scintilla.
“Potresti portarmi dell’acqua?” cercai di apparire il più cordiale possibile.
“Oh, certo. Comunque se ti dovesse servire la cucina, devi uscire da questa stanza, andare in salotto e poi andare a sinistra.” Mi stava prendendo in giro? Si era per caso dimenticato che ero tenuta prigioniera in quella stanza?
“Sai, non penso che i tuoi amichetti vogliano che io esca da qui.” Ero seccata. Ecco che la parte del mio carattere acido riemergeva.
“Fregatene di loro, okay? Se vuoi uscire esci, dì loro che te l’ho detto io.” Sbottò.
Stavo per impazzire. Il pomeriggio prima, mi aveva detto che dovevo starmene chiusa in questa stanza se volevo rimanere salva. Non conoscevo quel ragazzo, ma era strano. Non riuscivo a capire se mi voleva tenere in vita oppure voleva farmi ammazzare dai suoi soci.
Uscì dalla stanza, socchiudendo la porta.

Sospirai, tutto quello che volevo fare era andarmene da quel posto e tornarmene a casa.
Niall, il mio migliore amico. Quanto mi mancava, non lo vedevo dall’ora di pranzo, ma era come se non lo vedessi da una vita. Volevo solo rassicurarlo dicendogli che stavo bene e che sarei tornata da lui tra poco. Ma non potevo.
Harry, chissà come si sentirà. Avrà chiamato sicuramente la polizia dopo che mi hanno portato fuori dal bar.
L’unica cosa di cui non mi preoccupavo erano i miei genitori. Erano partiti per un viaggio con i genitori di Niall, in America, ed erano lontano da tutte le notizie della nostra città. Non volevo farli preoccupare.
Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi che il moro dalla pelle olivastra era tornato con un bicchiere pieno d’acqua. Me ne accorsi solo quando il materasso del letto, su cui ero seduta a gambe incrociate, sprofondò.
Mi porse il bicchiere.
“A cosa pensi?” si accorse della mia distrazione.
“Mh?” risposi. Ero distratta, cominciavo seriamente a pensare che non sarei tornata dai miei amici e dalla mia famiglia.
“Pronto? Ti ho chiesto a cosa stai pensando.” Il suo tono di voce era quasi dolce.
“Come fai a sapere che sto pensando a qualcosa?”
“Io leggo gli occhi.” Rispose con un accenno di risata.
Sorrisi, ma poi tornai di nuovo nei miei dubbi. Sorseggiai l’acqua.
“Allora?” mi incoraggiò.
“Sto pensando al mio migliore amico, a quanto mi manca. Vorrei solo rassicurarlo, dicendogli che sto bene e che presto tornerò da lui.” La mia risposta suonò come uno sfogo, avevo usato tutto il fiato che avevo in corpo.
Zayn si alzò dal letto e mi porse la mano. “Vieni con me.”
Lo guardai con una faccia interrogativa, ma il suo sguardo diceva che potevo fidarmi. Uscimmo dalla stanza facendo piano, era evidente che gli altri due ragazzi non avrebbero dovuto sapere che mi stavo muovendo dalla mia posizione. Zayn mi prese il polso destro, e mi diresse verso la parte sinistra della casa, quella che non avevo mai visto. Ci trovammo davanti ad una porta finestra. Non capivo dove volesse arrivare.
“Okay, in questa zona della casa c’è campo telefonico. Chiama tutte le persone che vuoi, ma fai piano e veloce. I ragazzi non devono sentirti.” Il suo tono di voce era basso.
Sussurrai un leggero “grazie” che era ricco di speranza e sollievo. In quel momento, però, mi accorsi di aver lasciato il cellulare nella stanza.
Sembrò pensarci Zayn, che mi porse il suo cellulare. Composi il numero di Niall, che ormai sapevo a memoria per tutte le volte che l’avevo digitato, sulla tastiera. Portai il cellulare all’orecchio destro. Il mio cuore iniziò a battere fortissimo, il cellulare squillava.
Sentii lo stomaco attorcigliarsi, quando dall’altra parte del telefono, sentii la voce bassa di Niall.
“Niall?” sussurrai.
“Jade? Jade, sei tu? Dove cazzo sei? Stai bene? Oddio. Porca puttana faccio saltare in aria le persone che ti hanno rapito. Jade, dimmi dove sei, ti sto venendo a prendere.” Potei percepire che lottava per trattenere le lacrime.
“Niall, sto bene. Calmati, non muoverti, sarò a casa tra non molto tempo.” Cercai di rassicurarlo, ma sinceramente non sapevo realmente quando sarei tornata a casa. “Niall, credimi, sto bene. Non dite niente alla polizia, per favore.” Cercai di mantenere il mio tono di voce il più basso di voce.
“Non l’abbiamo fatto. Volevamo aspettare domani.”
Ci fu una pausa, accompagnata da un mio sospiro di sollievo. Alzai lo sguardo e vidi che il ragazzo moro mi stava mimando di chiudere la chiamata.
Obbedii. “Niall, ora devo andare. Sto bene, ricordatelo. Ciao, piccolo.” L’ultima parola risultò spezzata, sentivo le lacrime che stavano per arrivare.
“Jade, non riattaccare, ti prego, mi man--“ troppo tardi. Avevo chiuso la chiamata e non gli avevo lasciato finire la frase.
Odiavo sapere che era così preoccupato per me. Odiavo sentirlo male.
“Tutto bene?” alzai lo sguardo, che per tutta la chiamata avevo tenuto abbassato, ma non fu una buona idea. La vista iniziò a sfuocarsi e ad annebbiarsi.
“S-sì.” Balbettai. Purtroppo la lacrime mi tradirono e iniziarono a rigare le mie guance.
Il ragazzo di fronte a me si avvicinò. Mi asciugò le lacrime con il polpastrello del pollice, poi sussurrò: “Sei così carina quando piangi.”
Mi sentii le guance bollire. Sentii anche una strana sensazione allo stomaco. “Grazie.” Mormorai timidamente, tra un singhiozzo e l’altro.
 
Ritornammo nella mia stanza, in silenzio. Controllai l’ora e si erano fatte le ventitré. Sentivo il bisogno di dormire, anche se una parte di me stessa diceva di non farlo. Mi sdraiai sul letto, con un braccio sulla fronte. Zayn uscì dalla stanza, augurandomi la buona notte. Cercai di rilassarmi e di autoconvincermi delle parole che avevo detto a Niall. Sarei tornata presto da lui e alla mia solita vita.

 

Zayn’s POV.

Mi spezzava vedere una ragazza piangere. Non sopportavo quello che mi avevano costretto a fare il mio fratellastro, Liam, e il suo compagno, Sam. Io non ero come loro, ero diverso. Avevo sopportato quella situazione troppe volte ormai, questa volta avrei ceduto. C’era qualcosa in quegli occhi verdi della ragazza che mi spingevano ad andare dalla parte del bene.
Ero sdraiato sul divano del salotto, i ragazzi erano già andati a dormire, quando mi alzai di scatto dirigendomi verso la stanza di Jade.
Aprii cautamente la porta ed entrai. Mi avvicinai a lei, stava dormendo. Mi fermai per un momento a fissarla. I suoi capelli lisci e neri erano appoggiati disordinatamente sul cuscino. Le palpebre erano ben serrate e le labbra leggermente aperte. Il suo torace si abbassava e alzava regolarmente. Le braccia percorrevano la lunghezza del suo busto, per appoggiarsi sulle cosce.
Con calma, infilai le mani sotto il suo corpo e la sollevai, prendendola in braccio.
Aprii di scatto gli occhi, e sussurrò spaventata: “Cosa stai facendo? Lasciam--“
Non la feci finire. “Ti sto riportando a casa.”

spazio dedicato all'autrice:
eccooomi qui lol. chiedo scusa se ho pubblicato il capitolo con un giorno di ritardo, ma ho avuto molto da fare cwc. Che ne pensate di questo capitolo? Spero di avervi chiarito un po' di dubbi. Cosa ne pensate del gesto di Zayn? Potete farmi qualsiasi tipo di osservazione, tutti i consigli sono ben accetti.
Ah, ringrazio per le recensioni c: 
Aggiorno a 7 recensioni, non deludetemi, vi prego.
un bacio,
Marta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


5.

Jade’s POV
 
Ero confusa, terribilmente confusa. Ora ero seduta sul sedile del passaggero della jeep di quel ragazzo. Ero infreddolita, eravamo nel bel mezzo della notte e avevo addosso solo la mia leggera felpa. In poco tempo raggiungemmo il centro della città e uscimmo da quella terribile zona di campagna che era lontano da tutti. Non sapevo come comportarmi. Era ovvio, che prima o poi, avrei dovuto dirgli dove avrebbe dovuto lasciarmi. Non volevo specificare il mio indirizzo ne tantomeno quello di Niall.
Iniziai a guardare fuori dal finestrino, aspettando il momento giusto in cui avrei riferito la zona.

Pensa.
La mia vocina interiore mi diceva di pensare ad una zona non troppo lontana da casa mia ma nemmeno troppo vicina.
Melgrast street.
Mi illuminai. Era perfetta, era a metà tra casa mia e quella di Niall.

Sorrisi girandomi verso il parabrezza.
“Bimba, perché sorridi?” mi sentii le guance andare a fuoco. Bimba?
“Niente.” Mormorai. “Ascolta, potresti lasciarmi a Melgrast Street? Abito proprio lì vicino, sarebbe perfetto se mi lasciassi lì.” Non ero pratica a dire le bugie, infatti la mia frase risultò tremolante e insicura.
“Chi vuoi prendere in giro?” sembrò essersi accorto della mia bugia. Frenò bruscamente, eravamo di fronte ad un semaforo.
“Eh?” feci una faccia scioccata. Non potevo cedere, non volevo. Lui si era reso disponibile e gentile venendo dalla mia parte e riportandomi a casa, ma chi mi diceva che non mi avrebbe inseguito o rintracciato? Insomma, non mi fidavo totalmente.
“Pensavo che avessi capito che io riconosco quando una persona mente o dice la verità. Non mentirmi, Jade.”  Iniziò a fissarmi, puntando i suoi occhi sui miei. Non riuscivo a distogliere lo sguardo, quegli occhi erano ipnotizzanti. Erano colore del cioccolato fondente, e l’occhio sinistro presentava una sfumatura più chiara, color nocciola.
Il semaforo si illuminò sul verde, così fummo costretti a smettere di fissarci.
Stava prendendo la direzione di Melgrast Street, malgrado non mi credesse.
Lo ringraziai mentalmente, non avevo voglia di creare altre complicazioni.
Girammo in una stradina buia, quando mi scappò lo sguardo fuori dal finestrino. C’era un ragazzo magro accasciato a terra. Strizzai gli occhi e riuscii a riconoscere quel ragazzo. Quel ragazzo era mio fratello.
“Porca puttana, ferma questa cazzo di auto!” urlai. Sentivo la rabbia ribollire dentro di me, dovevo correre ad aiutare mio fratello.
Zayn fu spaventato dalla mia reazione e frenò di colpo. Mi slacciai velocemente la cintura e balzai fuori dalla jeep. Iniziai a correre nella direzione dove era accasciato mio fratello. Buttai la mia borsa a terra, che non mi permetteva di correre velocemente.
Quando mi avvicinai al suo corpo, potei notare che di fianco a lui c’erano delle macchie di sangue. Tossiva e si teneva una mano sullo stomaco.

“Louis! Louis! Che cazzo ti è successo? Dio mio, che qualcuno mi aiuti!” iniziai a urlare e a piangere istericamente, mentre cercavo di sollevare Louis.
Decisi di mettermi dalla parte della testa di Louis e di sollevarlo per le braccia.
Nel frattempo, Zayn mi aveva raggiunto e mi aiutò a sollevare il corpo per le gambe. Lo stavamo trasportando in macchina.
“Jade?” la voce squillante di mio fratello mi fece tornare una speranza. Stava riprendo coscienza.
Io e Zayn lo appoggiamo delicatamente sui sedili posteriori. Grazie alla luce della macchina potei esaminare meglio il suo corpo. Il viso era ricoperto di lividi e dal labbro inferiore usciva un rigagnolo di sangue. Gli zigomi erano gonfi, era evidente che dei pesanti pugni l’avevano colpito.
Gli presi le mani. Anche quelle erano rovinate e sporche di sangue. Le nocche erano coperte da graffi  e il dito anulare della mano sinistra sanguinava. Presentava un enorme taglio. Presi dei fazzoletti dalla borsa che avevo recuperato dalla strada e iniziai a tamponarli sulle ferite.
“Portaci a casa, per favore. Devo curare mio fratello e non posso farlo qui, in mezzo alla strada.” Lo stavo supplicando, in mezzo alle lacrime.
“Ovvio che vi porto a casa, non c’era nemmeno il bisogno di chiederlo. Su, vai davanti, così tuo fratello resta qui sdraiato.” Ordinò.
Obbedii e velocemente salii in macchina e mi allacciai la cintura. Supplicai mentalmente Zayn di fare presto. Gli descrissi la strada per arrivare a casa mia, e in poco tempo arrivammo a destinazione.

Come pochi minuti prima, io presi le braccia di Louis e Zayn gli prese le gambe. Arrivammo davanti alla porta di casa mia. Louis venne tenuto in piedi da Zayn, mentre cercai frettolosamente le chiavi nella mia borsa.
Le infilai velocemente nella serratura e girai. Ero a casa, finalmente. Ora, però, dovevo occuparmi di mio fratello. Sempre con l’aiuto di Zayn, Louis barcollò verso il divano e si stese.
Io mi fiondai verso la credenza che c’era in salotto, per cercare il disinfettante e tutte le cose che sarebbero state utili a guarire Louis.
Con il materiale tra le mani, ritornai vicino a Louis. Iniziai a medicargli le labbra, che avevano preso un colore violaceo.
Zayn, intanto, disinfettava le ferite sul viso di mio fratello.
Non mi importava cosa fosse successo, l’unica cosa che mi importava era tenere sano il mio fratellone. Anche se litigavamo spesso, ci volevamo entrambi molto bene e tenevamo moltissimo uno all’altro.
Mentre tamponavo sul taglio che aveva sul labro inferiore, Louis si contorceva e gemeva.
“Tranquillo, va tutto bene. Va tutto bene.” Cercai di rassicurarlo.
“Pensi dovremmo portarlo all’ospedale?” il dubbio che aveva Zayn era lo stesso che avevo io.
“No, all’osped..ale no.” La voce di Louis era spezzata, debole, si capiva che faceva fatica a respirare.
Continuai a medicare le ferite, e pensai che forse l’ospedale era troppo. Ci saremmo arrangiati con i nostri strumenti, non volevo andare incontro ad altre complicazioni.
Vedere mio fratello in quello stato mi distruggeva. Mi distruggeva ancora di più sapere che era finito, probabilmente, in una rissa.
 
Louis si era ripreso. Io e Zayn avevamo passato tutta la notte a curarlo e a mettere cerotti sulle sue ferite. Ora sarebbe stato il momento della verità, volevo saperla. Volevo farla pagare a quelle persone che avevano ridotto mio fratello in quello stato. Forse, nemmeno si potevano definire persone. Erano mostri.
Aiutammo Louis a sedersi sul divano, mentre io e Zayn ci mettemmo di fronte a lui, seduti su due sedie.

“Penso sia abbastanza palese che voglio sapere cosa è successo, Louis.” Mi sentivo tanto come una mamma che chiedeva spiegazioni al proprio figlio.
“Okay, okay. Ma posso capire chi è questo ragazzo? E’ il tuo nuovo fidanzatino?” stava sicuramente meglio. Aveva già voglia di scherzare, ma, purtroppo, non la presi bene. Da come l’aveva detto sembrava che io cambiassi ragazzo ogni mese, mentre avevo avuto al massimo tre relazioni in tutta la mia vita.
Sentii una strana sensazione allo stomaco, non avevo pensato come presentare il ragazzo moro a mio fratello. Sicuramente non sarebbe stato contento, se gli avessi detto la verità.
Purtroppo, però, Zayn non mi lasciò finire di pensare e iniziò a parlare: “Sai bene che tua sorella è stata rapita. I rapitori siamo io e due miei amici, tra cui il mio fratellastro, ma io non avevo voglia di continuare questa messa in scena e ho deciso di riportarla a casa.” Fece un sorriso che sapeva tanto di ironia. Poi, continuò: “Ora, fratello, vorremmo sapere cosa è successo alla tua faccia e al resto del tuo corpo.”
Aveva pronunciato quelle parole come se fossero la cosa più ovvia del mondo, con non curanza. Louis lo fissò per un momento, capii nel suo sguardo che cercava qualcosa negli occhi di Zayn che lo spingesse a credergli.

“Okay. Vi racconterò tutto.

Spazio dedicato all'autrice:
inizio dicendo che amo tutte le persone che hanno recensito il capitolo precedente, sul serio. GRAZIE MILLE.
Okay, veniamo al dunque. Cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa pensate sia successo a Louis? Come andrà a finire?
Ditemi tutto, e ripeto, TUTTO quello che pensate in una recensione, mi piace da morire conoscere i vostri pensieri OuO.
Con questo mi dileguo, mi trovate su twitter. (@zainsbaby)
ciaaaaaao ♥
-marta

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