The Draco Horror Picture Show di LyliRose (/viewuser.php?uid=80552)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima_L'anello ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda_Il Maniero ***
Capitolo 3: *** Parte Terza_La Maledizione ***
Capitolo 4: *** Epilogo_L'anello ***
Capitolo 1 *** Parte Prima_L'anello ***
Note
preliminari:
Questa storia
è una Draco/Hermione.
L’avvertimento
OOC (out
of character) non è stato inserito a caso, ma con
l’intento di avvertire il lettore dei comportamenti dei
personaggi che spesso non rispecchieranno quelli canonici.
Questa
storia è stata
scritta senza alcun scopo di lucro, utilizzando personaggi e
ambientazioni che appartengono interamente a J. K. Rowling, autrice
della saga di Harry Potter.
The Draco Horror
Picture Show
Parte Prima
L’anello
Tic-tic-tic.
Hermione sobbalzò
nel letto, sperando che chiunque stesse interrompendo il suo sonno
avesse una motivazione più che buona per farlo. In
caso
contrario, chiunque fosse, si sarebbe presto trovato a dover fare i
conti con lei!
Tic-tic-tic.
Un maledetto gufo la
fissava contrito dalla finestra. Hermione si rassegnò:
avrebbe
arrostito l’uccellaccio dopo; prima era meglio leggere la
lettera; poteva essere importante.
C’è
stato un omicidio a Nocturn Alley, una giovane donna è morta
per
strada. Non ti avrei svegliata, so che hai avuto il turno di notte e
che probabilmente stai dormendo da meno di due ore, ma è
davvero
urgente. Vieni presto,
H. J. P.
Il tempo di
infilarsi la divisa, afferrare mantello e bacchetta ed Hermione si
Smaterializzò al Quartier Generale Auror.
Erano le tre del pomeriggio
e lei aveva staccato alle undici quella mattina. Harry aveva ragione a
pensare che avesse dormito solo un paio d’ore. Non aveva
avuto
tempo nemmeno per un caffè e cascava letteralmente dal sonno.
La porta
dell’ufficio era aperta; dall’interno proveniva la
voce concitata di Ron.
« Questo coso
l’ho già visto! Giuro! Se solo riuscissi a
ricordarmi
dove… Hermione! Grazie a Merlino! »
La ragazza fece una
smorfia: Ron parlava sempre a voce altissima; per lei, che aveva
riposato pochissimo, era come un cazzotto in pieno viso.
« Che
c’è di così urgente? »
borbottò.
Harry si alzò in
piedi, porgendole una sedia.
« I ragazzi di
pattuglia hanno trovato una donna morta nei meandri di Nocturn Alley:
era seduta in terra, le mani intrecciate come se stesse aspettando
qualcuno, nessuna evidente lesione. Le prime analisi confermano che si
tratta di una Maledizione, ma non si sa ancora quale » disse.
«
Identità? » chiese Hermione, meccanicamente.
« Sconosciuta, per
ora »
« Indizi?
» insistette ancora, sbadigliando.
« Solo questo
» rispose l’amico sollevando un piccolissimo
oggetto dalla scrivania.
Hermione impiegò
diversi secondi per mettere a fuoco l’oggetto misterioso che
Harry teneva tra il pollice e l’indice della mano guantata,
come
se fosse pericolosissimo. Era un anello, un cerchietto
d’argento
sormontato da un opale nero come la notte. Se non fosse stato un
indizio in un caso di omicidio, Hermione avrebbe detto che era
bellissimo.
« E guarda
» aggiunse Ron prendendolo con attenzione e inclinandolo
affinché lei potesse guardarlo meglio.
Hermione scorse
un’incisione in rilievo sulla pietra: uno stemma raffigurante
due
levrieri rampanti che sorreggevano uno scudo ornato da due
stelle
a cinque punte e una spada.
« Io e Harry siamo
sicuri di aver già visto questo stemma, ma non riusciamo a
ricordarci dove! » lo sentì sbottare, irritato.
Hermione infilò un
paio di guanti e afferrò l’anello, continuando a
osservarlo da vicino.
« Non
l’avete
riconosciuto perché manca l’iscrizione che di
solito
è riportata sotto lo stemma. Quella la conoscete »
disse
pacata.
« E sarebbe?
» domandarono gli altri due in coro.
« Toujours pur
» rivelò lei, prima di alzare lo sguardo verso i
ragazzi.
Harry assunse
un’aria disperata e si passò nervosamente la mano
tra i capelli.
« È lo
stemma dei Black » sussurrò.
« E di chi altri?
» chiese lei ironica.
« Merda »
disse Ron, sbattendo una mano sul tavolo.
Tutti e tre tacquero per
qualche istante, cercando di elaborare quella notizia.
« A Grimmauld Place
non c’è più nulla, nessun manufatto
Oscuro; io e
Ginny abbiamo rimosso anche il ritratto di Elladora »
obiettò Harry, interrompendo la quiete.
Ron annuì deciso.
« Non ci resta
altro,
quindi, che andare a sentire cos’ha da dire
l’ultimo erede
dei Black » sospirò lei, contrariata.
« Ma
‘Mione! Quel posto mette i brividi! » gemette Ron
disperato.
Hermione lo capiva: una
visita a Malfoy Manor non poteva essere considerata una gita di
piacere, non dopo che la famiglia che vi abitava era caduta in
disgrazia e il posto aveva perso ogni sua magnificenza. Tuttavia, il
dovere era dovere.
« Hai qualche altra
soluzione da proporre? » gli chiese, pacata.
Lui abbassò il
capo, sconfitto, e negò energicamente.
« Harry, ci serve un
mandato; puoi procurartene uno in tempi brevi? »
continuò Hermione.
Harry asserì
silenzioso e uscì dal suo ufficio come una furia.
Le ragazza si passò
stancamente una mano sugli occhi, sospirando. Quella sarebbe stata una
giornata d’inferno, già lo sapeva.
« Bene, io vado a
dormire sopra la mia scrivania; quando è ora di partire,
svegliatemi ».
Riuscirono a
Materializzarsi direttamente di fronte alle inferriate di Malfoy Manor,
segno che ogni barriera a protezione dell’edificio era caduta
in
disgrazia assieme al suo unico proprietario. Nell’osservare
il
cancello lavorato e pieno di ruggine, Hermione pensò alle
voci
che correvano nella Londra Magica: si diceva che Draco vivesse
là in completa solitudine e senza nessun contatto col mondo
esterno. Non sapeva quanto di vero vi fosse in quelle voci; sapeva
però che Narcissa era morta di dolore un paio
d’anni prima
e che Lucius era ancora ad Azkaban con una condanna a vita. Draco
Malfoy era stato assolto da ogni accusa e aveva ricevuto tutti i
restanti beni della sua famiglia, assieme al titolo di Lord ma pareva
che fosse impazzito per la solitudine e per il crollo della sua casata.
Il vento soffiava tra le
colonne del Manor, producendo suoni sibilanti e stridenti; le imposte
sbattevano l’una sull’altra cigolando. La sporcizia
aveva
intaccato tutta la bellezza dell’edificio che ora rammentava
la
Stamberga Strillante: uno spauracchio per turisti, pieno di storie
dell’orrore e covi di topi, piuttosto che una villa nobiliare.
«
È vagamente inquietante » disse Harry, calmo.
« Scherzi?
» gracchiò Ron « Mette una strizza del
diavolo! »
Hermione osservò i
grandi eroi del mondo magico tremare come ragazzini e decisa
avanzò verso il campanello, sfiorandolo con la bacchetta,
poi
attese.
« Speriamo non ci
siano dei ragni... » bisbigliò Ron alle sue spalle.
In quel momento, la porta
si aprì con un cigolio e una zaffata di aria stantia li
colse
alla sprovvista. Hermione era la più vicina e fu costretta a
tossire forte e a retrocedere due passi: la casa aveva lo stesso odore
di decomposizione tipico dei musei egiziani; forse quello che dicevano
i pettegoli corrispondeva a verità dopotutto. Dietro di lei
Ronald tossì teatralmente e Harry si posò una
mano sulla
bocca, schifato.
« Desiderano?
» chiese il vecchissimo elfo domestico che era comparso
dietro la porta.
« Dipartimento Auror
» dichiarò Hermione osservando stranita il sacco
di iuta
che l’esserino indossava a guisa di veste «
Dobbiamo
parlare con Lord Malfoy »
« Prego entrate,
attendete il padrone qui nell’atrio » rispose
quello con fare sdegnato.
I ragazzi avanzarono piano
fino a sentire la porta cigolare di nuovo e chiudersi alle loro spalle
con un tonfo secco.
« Miseriaccia, me la
sto facendo sotto! » sussurrò Ron.
Hermione era intenta a
l’immenso ingresso. Una scalinata maestosa troneggiava al
centro;
dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo talmente grande da
sembrare della stessa dimensione della luna che campeggiava mesta
sull’immensa vetrata in cima alle scale. Ai lati delle
gradinate
si aprivano due corridoi scuri e tetri, uno dei quali era stato
imboccato dal vecchio elfo. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di
polvere e da un’infinità di ragnatele bianche che
sembravano mani scheletriche aggrappate all’ultimo soffio di
vita.
« Potter?
» La
voce del padrone di casa li raggiunse dal fondo del corridoio. Infine,
Draco Malfoy sbucò dalla zona d’ombra; Hermione
sussultò di sorpresa.
Era bellissimo. Quei
capelli erano sempre stati dello stesso colore della luna piena? E i
tratti spigolosi del ragazzino dispotico conosciuto a scuola
avevano solo di recente assunto le sembianze di quelli di un angelo
oppure erano sempre stati così delicati?
Nulla in lui
rifletteva il degrado in cui versava la sua dimora, Malfoy sembrava
appena uscito da un quadro fiammingo; il panciotto argenteo e i
pantaloni bianchi, la camicia immacolata dal collo stretto e inamidato.
« Malfoy, avremmo
bisogno di farti alcune domande » disse Harry alle sue
spalle,
senza peraltro riuscire a catturare l’attenzione del suo
interlocutore. Il diretto interessato la stava fissando da parecchi
istanti e lei stava facendo altrettanto.
« Granger?
» non capì se si trattasse di una domanda o di una
semplice espressione di stupore.
« C-ciao »
balbettò spaesata.
Due falcate e le fu
davanti; le afferrò la mano destra e si chinò a
baciarla
senza mai staccare lo sguardo dal suo. Hermione scorse con la coda
dell’occhio la figura di Ron che stava facendo il verso a
Malfoy
e Harry che si sforzava di non ridere.
« E’ un
onore
avervi in casa mia, vi prego di seguirmi nel salone »
decretò li invitò il padrone di casa,
allontanandosi da
lei e dirigendosi verso il corridoio a destra.
Il salone era una delle
opere d’arte architettonica più belle che Hermione
avesse
mai visto. La volta era intonacata con immagini di arte venatoria ed
equestre nelle leggere tonalità del blu e del verde.
Tutt’intorno c’erano colonne corinzie dai capitelli
decorati di frutta e foglie, e tra una pilastro e l’altra,
enormi
finestre lavorate si aprivano sulla tenuta in decadimento. Era un vero
peccato che la polvere e le ragnatele fossero arrivate fin
lì,
in quella stanza dalla bellezza struggente.
«Sedete, vi prego
».
Gli Auror presero posto
attorno a un tavolo di legno e cristallo riccamente lavorato. Le enormi
sedie su cui si accomodarono tracciavano strane ombre sulla superficie
del pavimento e più in là il fuoco rossastro del
camino
scoppiettava, illuminando la stanza.
« Malfoy, andiamo
dritti al punto » iniziò Harry «
c’è
stato un omicidio stanotte a Nocturn Alley e qualcosa ci ha condotti
qui da te. Puoi immaginare cosa sia? »
Draco lo guardò
incuriosito: la sua perplessità sembrava autentica, ma
Hermione
si chiese quanto il ragazzo fosse bravo a mentire. In fondo era stato
allevato da Lucius Malfoy.
« Dovrei saperlo?
» chiese.
In quel momento Ron
lanciò l’anello nella direzione del padrone di
casa, il
quale lo afferrò al volo in un gesto quasi automatico.
«
Oh, vedo che anche voi ci siete fatti tentare da questi manufatti di
bassa lega » esclamò Malfoy, divertito.
Hermione lo osservò
mentre si rigirava l’anello tra le mani e sorrideva tra
sé.
« Quali manufatti?
Questo anello porta lo stemma dei Black e tu sei l’unico che
poteva possederlo! » sbottò Harry, alzandosi in
piedi
all’improvviso e sbattendo le mani sul tavolo.
La risata del loro ospite
si levò cristallina nella stanza in penombra. In quel
momento il
rombo di un tuono squarciò la stanza. Hermione, alzando gli
occhi verso le finestre, si accorse dell’addensarsi di
nuvoloni
scuri in cielo: stava arrivando una tempesta.
« Potter, quanto
puoi
essere stupido? » sputò con disgusto. «
Questi
oggetti vengono fabbricati da ciarlatani del peggior stampo e venduti a
creduloni come voi che li indossano pensando di allontanare la
sfortuna! »
« E
perché,
allora, vi è rappresentato lo stemma dei Black? »
chiese
all’improvviso Hermione, più curiosa che altro.
Draco la guardò
negli occhi ancora una volta; la sua espressione parve cambiare, come
se stesse guardando una fonte di luce attraverso la stanza buia.
« Si dice che i
Black
fossero maledetti, per questo si sono estinti così
rapidamente
senza lasciare traccia. Il blasone è usato per esorcizzare
la
sfortuna: gli imbroglioni che lo vendono sostengono che la malasorte
venga assorbita dall’opale, lasciando indenne chi lo indossa
».
« Ma è
una pazzia! » esclamò lei, indignata.
Draco piegò la
bocca
in uno strano sorriso. « Non sia mai che
l’integerrima
Hermione Granger venga deviata da frivolezze di questo genere!
»
le disse. « Temo però che non tutti siano come te;
in
molti ci sono caduti scarpe e bacchetta, per la gioia di chi li
commercia ».
Un altro buco
nell’acqua, quindi.
Hermione si passò
una mano sul viso, massaggiandosi le tempie. Se non avessero trovato
una pista alla svelta avrebbero avuto Kingsley alle costole in meno di
ventiquattr’ore.
Harry fece per alzarsi, un
fulmine gli illuminò metà del viso, la delusione
palese
nei tratti induriti della mascella.
« Quando ha iniziato
a piovere così? » chiese all’improvviso
Ron, lo sguardo rivolto alle finestre.
All’esterno sembrava
essersi scatenato un ciclone, la pioggia cadeva a fiotti sui giardini
del maniero, inondando il prato incolto e i rovi che si erano
impossessati del terreno. Hermione osservò meglio il cielo
cupo
e i lampi che balenavano all’orizzonte, chiedendosi come
avesse
fatto il solito tempo grigiastro a trasformarsi in un marasma di quel
genere. Da quanto erano dentro la villa? Sembravano solo pochi minuti,
eppure…
« Il tempo qui
è sempre imprevedibile, Weasley, sembra rifletta
l’umore
di questa maledetta tenuta » rispose il padrone di casa.
«
Posso offrirvi un pasto caldo nell’attesa? È quasi
ora di
cena, in fondo e mi pare di capire che io sia stato scagionato da ogni
accusa, giusto? »
I tre si guardarono con aria
rassegnata; erano in servizio, non avrebbero potuto accettare.
« No, Malfoy, siamo
in servizio per i prossimi sessanta minuti » disse Harry,
guardando l’orologio. « Meglio che ce ne andiamo,
useremo
la Metropolvere ».
« Oh, buona fortuna!
»
« Come? »
« Potter, questa
casa
non è mai stata collegata alla Metropolvere nemmeno quando
il
cognome Malfoy significava qualcosa al Ministero, cosa ti fa credere
che lo sia ora? » Draco sembrava divertirsi, ma
l’amarezza
nella sua voce tradiva qualcosa di diverso, un sentimento represso per
anni e mai dato a vedere.
« Oddio ti prego,
Harry, non farmi restare in questa specie di circo degli orrori!
» esclamò Ron a quel punto, negli occhi il terrore
di
dover prolungare anche solo un secondo quella visita.
« Ronald!
» tuonò Hermione, « Come ti premetti?
»
« Oh lascia stare,
Granger, ci sono rivincite che anche io mi prenderei se ne avessi la
possibilità ». Ancora quell’amarezza
sottilmente
nascosta, a Hermione venne voglia di cancellarla con un colpo di
spugna, come una macchia ostinata sull’argenteria. E Draco
Malfoy
in quel momento pareva splendere come argento ai suoi occhi. Possibile
non si fosse mai accorta di quanto fosse fragile la sua apparenza da
nobile Purosangue?
« Temo allora che
dovremmo accettare la tua ospitalità »
decretò
Harry con un sospiro. « Ma appena il temporale ci
darà
tregua ci Smaterializzeremo al Ministero ».
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CANON O FANON?
- Trovate lo stemma dei
Black e altre notizie a questo indirizzo:
http://www.hp-lexicon.org/wizards/blackfamily.html .
L’anello invece è di mia invenzione.
- Ci terrei a precisare
che la famiglia Malfoy, nella storia originale, non è
nobile.
Uso spesso la nobiltà di Draco Malfoy come scusa per alcune
sue
abitudini, ma ribadisco che è una invenzione e una pratica
diffusa nel mondo delle Fanfiction, ma solo qui.
SPAZIO
AUTRICE:
Primo
di quattro
capitoli per questa mini-long un po’ particolare che mi gira
in
testa da almeno un anno e che solo ora si è decisa a uscire.
Che
dire? Questo è solo un piccolo assaggio della follia a cui
sarete sottoposti nei prossimi tre capitoli, ma d’altronde se
state leggendo qualcosa scritto da me alla follia sarete abituati
presto! Non posso anticipare nulla più di queste poche
righe,
quindi passiamo ai ringraziamenti.
Un grazie ENORME
va a Poison
Spring
che ha betato pazientemente questo campo di concentramento senza mai
mandarmi a quel paese (per ora; siamo solo al primo capitolo, in
fondo!).
Un ringraziamento
speciale
alle fedelissime ragazze che seguono la mia long: “Le lacrime
della Fenice” che hanno lasciato la bellezza di cento
recensioni
agli ultimi dodici capitoli e che si sono aggiudicate questo piccolo
regalino!
Aggiornamento
come al solito ogni 15 giorni, nel frattempo mi trovate QUI.
LyliRose
|
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Capitolo 2 *** Parte Seconda_Il Maniero ***
The Draco Horror Picture Show
Parte Seconda
Il Maniero
Mentre
nella sala da pranzo veniva consumato il pasto offerto dal padrone di
casa, il temporale non accennò a smettere; parve
anzi intensificarsi.
Ron
alzava la testa dal suo piatto ogni trenta secondi, cosa alquanto
insolita considerata la sua fama di buona forchetta.
Il
Trio dei Miracoli, a cena finita, fu costretto quindi ad accettare
l’invito di Draco a prolungare il suo soggiorno a Malfoy
Manor, almeno per quella notte. Ron gemette tutt’altro che
silenziosamente, ma poi fu convinto dalla promessa di una stanza comoda
e calda nella parte abitata della villa.
«
E tu, Granger? Anche tu hai paura dei fantasmi e preferisci una camera
nell’ala nord? »
Hermione
alzò la testa per guardarlo negli occhi. Le parve che per un
istante tutto fosse più nitido: anche la scalinata polverosa
che portava ai piani superiori sembrava brillare di luce nuova.
«
No, io voglio la camera migliore del maniero ».
Saltò
fuori che, naturalmente, la camera migliore di Malfoy Manor era
nell’ala disabitata. Hermione aveva voglia di mordersi le
labbra a sangue, o forse sarebbe stato meglio mordersi la lingua,
giusto per evitare altre uscite a sproposito.
«
Stanza della Sporca Babbana » borbottò
l’Elfo Domestico, aprendole la porta per poi girare i tacchi
e andarsene senza degnarla di uno sguardo.
«
Carino, davvero carino » disse, più a se stessa
che alla creatura.
La
stanza, inutile dirlo, era magnifica, così bella da rubare
il fiato. Migliaia di smeraldi e fiori d’argento ricoprivano
le pareti formando un intreccio di decorazioni, che parevano muoversi
in sintonia con la fiamma flebile delle candele poggiate sul cassettone
di mogano antico. Le tende che coprivano il letto scuro sembravano
avere la consistenza stessa dei sogni e la porta che conduceva al bagno
padronale era aperta, rivelando l’intricato arabesco delle
piastrelle della vasca.
Hermione
si stupì dello stato della camera: era pulita e
nient’affatto impolverata; neppure una ragnatela si tendeva
agli angoli del soffitto o sotto i mobili pregiati. Si accorse in quel
momento di piccoli dettagli come il libro poggiato sul comodino, vicino
al posacenere, e gli asciugamani posati sul letto che portavano il
monogramma del loro proprietario: DLM. Una veloce ispezione dei
cassetti e dell’armadio rivelarono vestiti da uomo
all’ultima moda, biancheria di seta e libri rilegati in pelle.
O
Draco Malfoy aveva un coinquilino Serpeverde oppure quella era la sua
camera.
«
Mi hai chiesto la stanza più bella, io non ho fatto altro
che accontentarti ». La voce del ragazzo la
spaventò a tal punto da farle cadere il cassetto del
comodino su un piede. Hermione cacciò indietro le lacrime e
le imprecazioni tentando di tenerlo d’occhio mentre le si
accostava.
Ma
fu solo quando riuscì a scorgere l’iride dei suoi
occhi che si rese conto di essersi incantata a guardarlo, lasciando che
si avvicinasse eccessivamente. Cosa voleva fare?
«
Stai calma, signorina Granger » lo sentì
sussurrare la suo orecchio, « prendo solo il mio libro e me
ne vado ».
Restò
lì impalata a fissare lo sparato della sua camicia bianca,
ipnotizzata dall’alzarsi e abbassarsi del suo petto, dal
piacevole contrasto che la seta creava con la pelle del collo, ma
soprattutto dalla sua vicinanza quasi soffocante. Tra loro
c’era lo spazio di un respiro, eppure nessuna distanza le era
mai sembrata così incolmabile.
Malfoy
si sporse dietro di lei e afferrò il volume, regalandole
poco più che uno sguardo indagatore, poi se ne
andò chiudendo la porta alle sue spalle.
«
Miseriaccia! »
«
Ron, è una camera da letto! »
«
No, questa non è solo una stanza, Harry! Vedi come
è nera? Sembra l’antro della Strega Breena!
»
«
E chi diavolo è la strega Breena? »
«
Lascia perdere! Tu non capisci! »
Harry
Potter si guardò intorno. Beh, forse i mobili di ebano scuro
e quei tendaggi verde bottiglia non erano esattamente rassicuranti; la
stanza sembrava più l’esposizione di un becchino
che una confortevole camera per gli ospiti, ma, essendo quella una
villa antica, la scelta del mobilio rispecchiava perfettamente i gusti
di epoche passate.
«
Io lì non ci dormo! » incalzò Ron,
indicando il letto dalle coltri rosso scuro. « Ho la
sensazione che se lo facessi quello sarebbe il mio ultimo giaciglio
».
«
Cosa proponi dunque? » chiese Harry.
L’amico
ci pensò su un attimo. « Possiamo andare a cercare
Hermione e… chiederle di dormire con noi? »
«
Ron, Hermione ti ha lasciato due anni fa, vuoi davvero continuare a
pensare a lei in quel modo? »
«
Non essere stupido! Non suggerivo certo quello! ». Ma era
arrossito, Harry poteva vederlo.
«
E cosa le dirai? » chiese all'amico. «
Ciao, Hermione! Ti prego; sono spaventato a morte, fammi dormire nel
tuo letto stanotte? »
Ron
arrossì ancora e l'espressione del suo viso
rivelò che quelle erano più o meno le parole a
cui aveva pensato.
«
Oh, avanti! » esclamò allora Harry.
« Io stavo scherzando! Non penserai mica che funzioni,
vero? »
L'altro
si girò, borbottando assurdità sui consigli di un
amico che di donne non capisce nulla e si avviò verso il
corridoio buio.
«
Aspetta! » gli gridò dietro Harry.
« Non vorrai lasciarmi qui da solo! »
Lenzuola di seta
impalpabile che scivolano su pelle nuda, bianca come la luna piena,
lieve come la nebbia mattutina...
Hermione
deglutì.
Muscoli
possenti che si tendono nel sonno, le lenzuola si attorcigliano a gambe
lunghe e rivelano porzioni di carnagione ancora più chiara...
Un
letto non poteva di certo creare certi pensieri. Era solo immaginazione
e forse un po' di solitudine, nulla di più. Eppure lo stava
fissando da interminabili minuti; se fosse stato solo un giaciglio come
tanti si sarebbe già coricata, ma facendolo aveva quasi
paura di rovinare la perfezione delle immagini che gli evocava.
Quello
non era solo un letto; quello era il letto di Draco Malfoy. Come
avrebbe fatto a dormire?
Cercò
di avvicinarcisi ancora, sfiorò i contorni del baldacchino.
Mani
che afferrano le colonne di legno, gemiti di piacere soffocati da baci
roventi...
Bene!
Non avrebbe mai dormito in quel letto, ne era definitivamente convinta,
quindi tanto valeva fare un giro per la casa. Magari avrebbe incontrato
un fantasma e si sarebbe spaventata a morte, magari sarebbe anche morta
di paura; sempre meglio che rimanere lì a... indugiare su
certi pensieri.
In
quella villa, ogni dannata parete era decorata di quadri, arazzi,
statue e busti. Nella penombra della sera quegli occhi fissi e senza
vita sembravano seguire ogni loro movimento.
«
Pare che ci fissino! »
«
Devo ricordarti che sei stato tu a suggerire di andarcene in giro da
soli di notte in questo posto orribile? »
«
Miseriaccia! Quasi me ne pento, ora! »
«
COSA FARE QUI, VOI? »
Harry
e Ron sobbalzarono ed entrambi lanciarono un grido così
acuto da far tremare un’armatura vicina. La voce proveniva da
una nicchia buia, e sembrava essere incorporea.
«
Oddio! Ti prego! Non ucciderci! » gridò Ron,
coprendosi il viso con le mani.
«
Uccidere? A Creepy piacerebbe uccidere due stupidi, ma Padrone ha detto
che io deve lasciare voi stare o chiuderà mie orecchie in
porta del forno ». Le parole non avevano smesso di
echeggiare nel corridoi che la figura dell’Elfo che li aveva
accolti poche ore prima gli apparve davanti.
«
Ma tu cosa fai lì, scusa? » chiese Ron, portandosi
una mano al cuore. « Miseriaccia! Per poco non mi fai
prendere un infarto! »
Harry
osservò Creepy farsi sempre più vicino; la veste
logora strisciava sulla pelle ruvida dell’elfo facendo rumore.
«
Io stare qui per fare guardia: esseri pericolosi abitare questa villa
» lo sentì rispondere.
«
Esseri pericolosi? » domandò Harry.
In
quel momento un leggero movimento ai margini del suo campo visivo lo
fece voltare: qualcosa si stava spostando furtivamente lungo i lati del
corridoio. L’elfo li zittì entrambi con un gesto
secco e tirò fuori dalla nicchia ombrosa un bastone
appuntito, portandolo davanti a sé come fosse
un’arma. Ron gemette piano.
La
piccola figura scattò di lato, ma non riuscì a
evitare il legno dell’elfo, che si piantò sul
tappeto alle spalle dei due ragazzi.
Un
lampo illuminò all’improvviso quella porzione di
pavimento rivelando un topo delle dimensioni del palmo di una mano
intrappolato dalla lancia, che lo trapassava da parte a parte.
«
Oddio… » sussurrò Harry.
«
Visto? » esclamò l’elfo, sollevando il
bastone per rivelare il corpo del roditore ancora fremente. «
Esseri pericolosi ».
I
due amici osservarono la creatura allontanarsi in silenzio, troppo
scioccati anche solo per riprendere a respirare normalmente.
«
Sai, Harry? Credo che in fondo dentro quel letto ci dormirò
stanotte… »
«
Sì, credo anch’io. Torniamo da dove siamo venuti
».
Entrambi
si girarono nella direzione opposta, iniziando a camminare.
La
parte disabitata del Maniero seguiva lo stesso stile decadente del
salone dove avevano cenato poco prima; affreschi e arazzi coprivano le
pareti da cielo a terra e ogni porta che si apriva sui corridoi
infiniti seguiva nell’intarsio le decorazioni della stanza a
cui dava accesso. Hermione sorpassò una successione
interminabile di ritratti di famiglia; bellissime dame in abiti
ottocenteschi e distinti Lord dai colletti inamidati. Tutto in quella
casa sembrava essere preda di incantesimo, la polvere era solo una
scomoda conseguenza del passare del tempo: sotto di essa tutto appariva
miracolosamente intatto. Villa Malfoy non era decaduta, ma solo
addormentata; pareva stesse aspettando il bacio del Principe Azzurro
per essere risvegliata.
Una
porta scricchiolò all’improvviso, deviando
l’attenzione di Hermione dal ritratto di una ragazza con
dolci riccioli biondi alla lavorazione dello stipite. Un solido volume
aperto, il dorso piegato sotto il peso della rilegatura, le pagine che
sembravano svolazzare leggere al vento. Di tutte le stanze nelle quali
avrebbe potuto incappare, Hermione aveva trovato la biblioteca.
«
Ron? »
«
No, silenzio! Sono sicuro che la nostra stanza fosse esattamente qui!
»
«
Questo, come vedi, è un gabinetto ».
Si
erano persi. Harry lo sapeva, aveva accettato la cosa diversi minuti
prima, quando si era reso conto che neppure tornare esattamente sui
loro passi era servito a raggiungere la camera, naturalmente Ron ancora
non l’aveva accettato.
«
Ok, ok, riprendiamo da quell’angolo laggiù. Sono
sicuro di aver già visto almeno la metà di questi
ritratti! » lo sentì dire, mentre cercava di
orientarsi.
«
Questo perché siete passati qui almeno tre volte negli
ultimi quindici minuti ».
La
voce li raggiunse echeggiando alle loro spalle. Per un secondo Harry
pensò si trattasse ancora dell'elfo di Malfoy, poi si
accorse che il timbro profondo e il linguaggio fluido suggerivano
diversamente.
Entrambi
si voltarono all'unisono e stavolta si trovarono davanti a un fantasma
che fluttuava a due metri da loro.
«
Te l’avevo detto che questo posto era infestato! »
accusò Ron. « E tu sei voluto restare qui per la
notte! »
«
Anche Hogwarts era infestata, eppure ci abbiamo dormito per anni!
» rispose Harry tenendo d’occhio il fantasma.
Era
poco più che un ragazzo, i tratti spigolosi del viso, la
pelle chiara e i capelli biondissimi portati corti e arricciati sotto
la nuca lo contraddistinguevano come membro della famiglia Malfoy. Il
bastone da passeggio che portava e i vestiti elaborati poi, non
lasciavano alcun dubbio: egli doveva essere stato uno dei precedenti
Lord della villa.
«
Posso chiedervi chi siete? » lo sentirono domandare, con
impeccabile educazione.
«
Harry Potter e Ronald Weasley, Auror del Ministero » si
affrettò a rispondere Ron, la voce che tremava un poco.
Il
fantasma a quel punto fece un profondo inchino, togliendosi la tuba dal
capo. « Caspart Herbert Malfoy, Lord del Wiltshire; per
servirvi » annunciò.
«
I Malfoy possedevano tutto
il fottuto Wiltshire? » esclamò Ron,
prima di coprirsi la bocca.
«
Mio caro amico, un tempo la reggenza d’Inghilterra ci
riceveva con onore a corte! Certo, prima delle sfortunate circostanze
che portarono alla mia dipartita e all’inizio della
Maledizione… »
«
Maledizione? » chiese Harry, incuriosito.
«
Oh… una storia davvero interessante da raccontare
» iniziò il fantasma, « Soprattutto in
una notte come questa. Vi allieterebbe sentirla? »
Immense
scaffalature alte fino al cielo affrescato, volumi così
antichi da sembrare quasi fuori posto, copertine
sistematicamente disposte in ordine alfabetico, l’odore
intenso della carta e della colla da rilegatura. Quel posto era un
paradiso.
La
stanza era ancora più grande della Sala da Ballo che aveva
visto passeggiando nei corridoi; incredibile anche solo pensare che una
famiglia potesse leggere così tanti volumi in una vita.
Certo, se la casa fosse stata sua, lei ci avrebbe provato.
«
Oh, vedo che hai trovato anche tu un modo per combattere
l’insonnia, Granger ».
E a
quanto pareva non era l’unica a cui era venuta
quell’idea. Draco Malfoy se ne stava seduto comodamente su
una poltrona imbottita posta davanti a uno dei focolari, un libro in
grembo e uno strano paio di occhiali sul naso.
«
Questo è tutto tuo? » chiese incredula indicando
con un gesto delle braccia la stanza attorno a lei.
Draco
rise. « Non aveva nessun valore per quelle sanguisughe del
Ministero che sono venute a confiscare i miei beni alla fine della
Guerra; loro si sono limitati a portare via i gioielli e i dipinti
d’autore, ma solo degli sciocchi avrebbero lasciato qui
queste ricchezze ».
Hermione
si avvicinò a uno scaffale, scorrendo con le dita i dorsi
dei volumi. Molti erano scritti con antiche rune, linguaggi persi da
tempo, ma non per chi, come lei, aveva fatto dello studio una fonte di
vita.
«
Sono tutti volumi di Magia Nera? » chiese.
«
In quello scaffale? Sì » si sentì
rispondere.
«
Alcuni sono pericolosi anche solo da aprire, Malfoy; sono stati
proibiti da secoli, come diamine hanno fatto a lasciarli qui?
»
«
Te l’ho detto, Granger, erano degli stupidi ».
E
all’improvviso labbra morbide le sfiorarono il lobo
dell’orecchio.
«
Ma tu non lo sei, vero? Tu non sei come loro e scommetto tutto
ciò che mi è rimasto che non vedi l’ora
di immergerti nella lettura di questi volumi. Perché a te
non interessa che siano proibiti, quanto più che
ciò che contengono non sia stato studiato da anni e anni,
che il loro sapere sia solo tuo » lo sentì
sussurrare alle sue spalle.
Era
così vicino da non permetterle nemmeno di muoversi; era
intrappolata tra uno scaffale di libri e Draco Malfoy, non male come
inizio nottata, chissà come sarebbe finita.
--_________________________________________________
Un
immenso Grazie a Poison
Spring per il betaggio.
CANON O FANON?
- Come ben saprete, il Canon ci dice che in
realtà Ronald Weasley non verrà mai lasciato da
Hermione Granger, infatti i due faranno tanti bei pargoli rossi e
vivranno felici e contenti per il resto della loro vita. Ma credo
avrete già notato che il personaggio di Ron a me non
è mai andato giù tanto, è per questo
che lo bistratto puntualmente ad ogni nuova fan fiction, non troverete
mai un Ron intelligente in nessuna delle mie storie, mi spiace!
- Sì, l’Elfo si chiama
Creepy, lo so, niente fantasia, eh? Beh, comunque a me piaceva come
nome ed era “in tema” con la scena, quindi niente
lamentele!
- Caspar Herbert Malfoy è un
personaggio originale, da me inventato prendendo in prestito
i nomi da diversi alberi genealogici trovati su HPLexicon.com. La
Rowling non ha lasciato nulla di “ufficiale” su
questa famiglia a parte che Villa Malfoy si trova nel Wiltshire, cosa
che ho utilizzato per spiegare la nobiltà dei Malfoy e i
loro rapporti con la reggenza d’Inghilterra che mi serviranno
nel prossimo capitolo. I Malfoy non hanno mai posseduto tutto il
Wiltshire, quella è un’altra mia invenzione.
NOTE AUTRICE
Questo capitolo
mi serviva come introduzione al prossimo, in cui la storia si
svolgerà nella sua interezza, e spero che il finale aperto
non vi abbia lasciati troppo con l’amaro in bocca!
Cercherò di essere puntuale con i prossimi aggiornamenti, ma
sappiate che ho anche una long in corso e non posso toglierle troppo
tempo essendo ormai arrivata a un punto critico della trama.
Prossimo
capitolo: “La maledizione”, presto su
questi schermi!
LyliRose.
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Capitolo 3 *** Parte Terza_La Maledizione ***
The Draco Horror Picture Show
Parte
terza:
La maledizione
“By the pricking of my
thumbs, Something wicked this way comes. (Act 4, Scene 1)”
―
William Shakespeare, Macbeth
«
Ci sono giorni in cui mi dispero per essere stato la rovina di questa
famiglia, ma poi la guardo in viso e mi rendo conto che una creatura
meravigliosa come lei può essere solo una
benedizione »
Caspar
Herbert Malfoy fluttuava a dieci centimetri da terra, in viso
un'espressione estasiata. Harry e Ron lo guardarono togliere dal
panciotto un ciondolo ed aprirlo: al suo interno, una miniatura di
incredibile bellezza ritraeva una giovane donna bruna e sorridente.
«
C'è di mezzo una donna nella maledizione? Miseriaccia,
amico, dev'essere qualcosa di terribile! » disse
Ron.
Caspar
lo osservò per un attimo, annuendo. « Vedo che
anche voi avete avuto il piacere di conoscere da vicino
l'amore » .
«
Puoi dirlo forte! E sai cosa ti dico? Non ci casco più, che
io sia maledetto se mi faccio infinocchiare un'altra volta! »
rispose il ragazzo, irato.
«
Oh, non lo dite mai! »
«
Che cosa? »
«
Che io sia maledetto! Le maledizioni sono una cosa seria, caro amico;
seria come la morte »
«
È per questo che sei morto? Per la maledizione?
» chiese allora Harry, scrutando il fantasma.
«
Potrei dire, signore, di essere 'non
morto' a causa di essa, ma sicuramente ciò che
mi uccise al principio fu proprio l’amore e, ancor di
più… » Fece una breve pausa, fissandoli
attentamente. «Il sangue».
«
Quindi è sempre stato questo il problema? Il
sangue? »
Hermione
Granger sedeva composta su una sedia di legno accanto al camino, in
mano una tazza di ceramica candida, piena di tè indiano
dall'aroma forte e corposo. Draco Malfoy l'aveva invitata a sedersi con
lui; il pretesto dell'insonnia era stato sufficiente a farla accettare
senza preoccuparsi di cosa avrebbero potuto pensare Harry e
Ron. Naturalmente la conversazione era caduta sugli anni di
Hogwarts, sui litigi, sugli insulti... Sulla stupida guerra.
«
Dipende dal punto di vista da cui guardi la faccenda
» le rispose lui. « Sono certo che mio padre e gli
altri Mangiamorte siano stati fedeli sostenitori della teoria del
sangue puro; non credo, però, che, col passare degli anni,
abbiano continuato a crederci ».
«
Perchè? »
Lui
rise, guardandola dritta negli occhi. « Quando ti accorgi che
una ragazzina che, prima di ricevere la lettera da Hogwarts, non ha mai
nemmeno sentito parlare della Magia batte tuo figlio, rampollo di una
delle casate più in vista della società magica,
in tutte le materie, qualche domanda inizi a fartela, non
credi? »
Hermione
ora era curiosa. « Quindi che significato aveva per te quel
Sanguesporco? »
Un
istante di silenzio. Le mani di Draco giocavano con il dorso di un
volume.
«
Esorcizzavano una mia grande paura » le rispose
poi, senza alzare lo sguardo.
«
Quella di fallire? »
«
No, quella di innamorarmi di te »
«
Non avevo di certo pianificato d'innamorarmi di lei, sapete?
» disse Caspar, guardandoli. « Lei era...
profondamente... sbagliata
» .
«
Oddio! Era un uomo? »
Il
fantasma assunse un'espressione stranamente divertita. « No,
amico mio; era Babbana ».
Harry
e Ron si guardarono stupiti. Immaginarsi un Malfoy, qualsiasi fosse
l'epoca da cui proveniva, che si innamorava di una ragazza
senza poteri magici era quantomeno insolito.
«
Babbana? Scusa ma… di che periodo storico stiamo parlando?
» chiese Ron.
Il
fantasma fece cenno di seguirlo lungo il corridoio buio, poi
iniziò a fluttuare a gran velocità verso il lato
ovest del Maniero. I due ragazzi tentarono di stargli dietro, correndo
a perdifiato tra le mura piene di ritratti e manufatti antichi, e,
talvolta, cozzando contro armature arrugginite.
In
poco tempo fu subito chiaro che si stavano dirigendo verso
l’ala non più agibile della dimora. La tappezzeria
che ricopriva le pareti assunse tinte giallastre, i quadri divennero
più radi; le statue erano ricoperte di ragnatele e polvere e
tutto appariva spettrale e silenzioso.
Raggiunsero
presto una grande porta di legno con due ante, proprio in fondo a un
corridoio laterale pieno di cianfrusaglie abbandonate sui logori
tappeti argentati. Harry e Ron guardarono il fantasma sparire
attraverso l’uscio e si fermarono un istante a riprendere
fiato, osservando la miriade di oggetti accatastati a terra come
immondizia.
«
Allora? Venite? » la testa di Caspar faceva capolino tra le
travi della porta: in viso gli si leggeva chiaramente
un’apprensione che poco si addiceva all’antica
nobiltà.
«
Cosa sono tutti queste cose in terra? » si
arrischiò allora a chiedere Harry.
Il
fantasma parve considerare l’ammasso di rifiuti per qualche
secondo prima di rispondere. « Quello è il segno
del degrado che ho portato a questa famiglia. Entrate e vi
spiegherò meglio ».
I
cardini scricchiolarono: per un attimo solo Harry pensò che
la porta gli sarebbe caduta in testa, poi l’uscio su
aprì.
La
stanza all’interno era chiaramente stata una camera da letto
padronale: il baldacchino lussuoso, la toeletta in marmo e gli armadi
raffinati arredavano con gusto lo spazio. Non fosse stato per
l’enorme quantità di ciarpame magico accumulato
sopra il mobilio e la polvere spessa che colmava ogni angolo della
camera, Harry l’avrebbe descritta come la camera
più bella che avesse mai visto.
«
Ma che diamine è tutta questa roba? »
domandò Ron, tentando di evitare quella che sembrava una
pila di corna.
«
Sono ninnoli contro la sfortuna; in realtà credo che molti
siano stati ceduti ai poveri creduloni che li hanno acquistati con la
pretesa di protezione contro le maledizioni. Inutile dire che
è chincaglieria, buona solo per essere fusa e adoperata per
farne polveri curative per il popolino »
Ah,
eccolo il nobile che tornava a galla!
«
Perché sono stati accatastati qui? » chiese Ron.
«
Perché è qui che è stata consumata la
mia prima notte di nozze; questo è l’inizio della
maledizione ».
A
un cenno del capo di Lord Malfoy, entrambi si voltarono verso
l’unica parete completamente libera: quella dietro la
testiera del letto, dove due ritratti perfettamente conservati erano
appesi a un chiodo.
Il
viso giovane di Caspar sorrideva dalla tela, il ragazzo del dipinto
portava lo stesso panciotto del fantasma, aveva lo steso taglio di
capelli, una sola cosa era differente: nel quadro Caspar sorrideva, un
sorriso sereno e confidente, qualcosa che sul viso di quello che era il
suo spettro non sarebbe mai comparso. Sotto la cornice c’era
un’incisione: “Lord
Caspar Herbert Malfoy:1845-1870”.
Il
ritratto di una giovane donna dai boccoli castani era appeso di fianco
a quello del suo amato. Era fasciata in un corsetto bianco che ne
ingentiliva le forme, il colletto abbottonato fin sotto il mento le
conferiva un’aria raffinata e irraggiungibile e il ciondolo
verde smeraldo che le pendeva sul petto accentuava il sorriso sereno
sul suo volto. Gli occhi blu riflettevano la stessa gioia di quelli di
Caspar; erano gli occhi di una donna innamorata. Anche sotto questo
dipinto c’era un’iscrizione: “Lady Louise Marie Harrington in
Malfoy:1850-1870”.
«
Merlino! È bellissima! » esclamò Ron.
«
Era bellissima, amico mio…è morta »
sospirò Caspar, fluttuando sopra il pavimento.
«
Sembra un angelo! » disse Harry, scrutando il dipinto.
«
Oh! » rispose Caspar. «Credimi, amico mio, quella
donna era tutto tranne che un angelo! »
La
risata del fantasma echeggiò tra le pareti per parecchio
tempo.
Draco
Malfoy stava ridendo, una risata roca e maschile, profonda, che le
faceva girare un po’ la testa.
«
Granger! Bastano poche parole per farti stare zitta? Ah,
l’avessi saputo anni fa avrei di certo sfruttato la cosa a
mio favore! »
Le
aveva detto che l’amava? No! Non era possibile! Fino a due
ore prima, lei non si ricordava nemmeno che esistesse Draco Malfoy !
«
Mi spiace, ma io credo di aver capito male… »
«
Oh, no! Hai capito benissimo! » In pochi passi le fu di
fronte, si inginocchiò davanti a lei, incontrando i suoi
occhi. « Ero innamorato di te ».
Ero innamorato!
Tempo imperfetto! Non “sono”,
nessun presente, nessuna certezza! Poteva anche essere stata una cotta
da ragazzini, giusto? Qualcosa di cui dimenticarsi appena messo piede
fuori da Hogwarts, giusto!?
«
Non diciamo sciocchezze! » minimizzò, tentando di
buttarla sul ridere. « Non è che io sia proprio
quel tipo di ragazza, Malfoy! »
E
poi, riflettendoci, a lei che importava di Draco Malfoy? Non
è che in tutti quegli anni si fosse mai chiesta che fine
avesse fatto né se fosse o meno ancora vivo! E ora che lui
s’inventava una sciocchezza qualunque, lei andava nel panico?
Ma che storia era quella?
«
Che tipo di ragazza, Granger? »
«
Oh, beh…lo sai… il tipo di cui ci si innamora da
ragazzini! Metà del mio tempo la passavo con quei due a
ordire trame per salvare il mondo, l’altra metà in
Biblioteca! »
Ci
pensò su un attimo , poi continuò. «
Inoltre, Draco, chi vuoi prendere in giro? Faticavi a sopportare la
Parkinson, figuriamoci me! »
«
Come hai detto, scusa? »
Hermione
lo guardò, scossa. Come aveva detto? E chi se lo ricordava
più! Lui la stava guardando ancora come aveva fatto poco
prima….
Un
cieco che vede il sole per la prima volta.
«
I-io.. n-non… » balbettò.
«
Mi hai chiamato Draco! Mi hai appena chiamato per nome…
»
«
Per una così, io avrei rovinato altro che il buon nome della
mia famiglia! » stava dicendo Ron, ancora intento a osservare
il ritratto.
«
Non ho fatto solo questo, amico mio; vedete, nella trama oscura della
Maledizione, in molti perdettero la vita! » rispose Caspar.
«
Avanti, allora! » esclamò Harry, indispettito.
« Smettila di tenerci sulle spine e raccontaci questa
benedetta storia! »
Caspar
sospirò, poi si portò una mano alla base del
collo, in un gesto automatico, prima di iniziare a parlare.
«
Incontrai Louise a Parigi, durante un viaggio di piacere; passeggiava
con la madre e il fratello nei pressi della cattedrale di
Nôtre Dame. Mi ricordo che pensai fosse splendida,
già dal primo istante.
Naturalmente
conoscevo alla perfezione la sua vera natura, vedete,
all’epoca la crème della società magica
viveva in circoli ristretti; tutti i balli e gli incontri informali
erano in mano alle famiglie più in vista e anche i matrimoni
erano organizzati, spesso fin dalla nascita. Ciò non toglie
che la famiglia Harrington fosse una delle più ricche
dell’epoca; ricche ma Babbane.
Gettai
all’aria una delle doti magiche più ingenti, una
sposa perfetta, dalla genealogia purissima e sicuramente educata al
massimo rigore, ma lo feci con una gioia mai sperimentata prima. Mia
madre pianse un mare di lacrime, ma una notte, trovai un pastore pronto
a rischiare e la sposai di nascosto, portandola in questa camera per
consumare il nostro amore. »
Caspar
aveva lo sguardo perso nel vuoto, sul viso un sorriso amaro che poco si
addiceva alla felicità raccontata dalle sue parole.
Attraversò ancora la stanza volteggiando, come se il solo
movimento gli permettesse di rivivere ancora quei momenti. Harry era
così preso dal racconto che non si rese conto nemmeno
dell’attimo in cui il fantasma si fermò
e riprese a parlare.
«
La felicità durò solo pochi istanti,
naturalmente, e già qualche ora dopo ci ritrovammo a fare i
conti con la dura realtà della vita: la servitù
aveva rivelato il tranello a mia madre, che si era recata a Nocturn
Alley a far visita a un conoscente; qualcuno che avrebbe potuto
risolvere quella incresciosa situazione.
Tentai
invano di calmare Louise; la povera fanciulla aveva sentito solo
parlare della nostra Magia e gli Elfi erano riusciti a spaventarla fin
troppo con i loro racconti su Nocturn Alley.
«
La tenevo stretta tra le mie braccia quando successe: fu un attimo ed
entrambi avvertimmo uno strano dolore alle membra; poi più
nulla. Nessuno vi dette importanza in quel momento, nemmeno il
taumaturgo esperto che convocai seduta stante. Merlino, quanto
sbagliammo! »
A
questo punto del racconto sia Harry che Ron erano completamente
ipnotizzati, fissavano Caspar con apprensione e un po’ di
incredulità.
«
Allora? Cosa fece tua madre quando tornò? »
Caspar
si voltò verso di loro, rivelando la traccia di quelle che
sembravano lacrime, anche se l’idea di un fantasma piangente
andava contro tutte le leggi della vita.
«
È questo il punto; mia madre non tornò mai
più »
Uno
strano silenzio cadde tra loro; Harry e Ron non ebbero il coraggio di
interrompere quella che pareva una riconciliazione con il passato e il
fantasma era troppo perso dai suoi pensieri per curarsi di loro.
Poi,
all’improvviso, Caspar riprese il racconto.
«
Credemmo fosse incappata in un bandito, che qualcuno l’avesse
uccisa in quel tugurio che era solita frequentare quando aveva bisogno
di risolvere certi problemi; come le gravidanze della
servitù o l’infedeltà di mio padre.
Quando il corpo ci fu recapitato a casa però, scoprimmo che
era intatto. Il mistero restò tale per qualche tempo:
seppellimmo mia madre accanto a suo marito, nel mausoleo di famiglia, e
pian piano la vita tornò a scorrere tranquilla, per quanto
tranquilla possa essere la vita di due sposi maledetti. »
«
Continui a dire che siete stati maledetti, ma la tua storia non ne
spiega i motivi! » gli fece notare Harry, sempre
più coinvolto.
«
Questo perché, mio caro amico, noi stessi non ce ne
accorgemmo finché non fu troppo tardi! »
esclamò allora Caspar e Harry vide le lacrime scendere
copiose dalle sue guance argentee.
«
Pochi mesi più tardi, Louise portava in grembo il nostro
erede e la vita pareva andare a gonfie vele. Poi arrivò
quella dannata lettera; mio fratello minore, che studiava a Hogwarts,
era perito in circostanze sconosciute: l’allora Preside mi
faceva le sue più sentite condoglianze e mi informava che la
salma sarebbe arrivata al Maniero l’indomani.
All’arrivo
delle spoglie però, qualcuno della servitù
iniziò a sussurrare… qualcosa di strano era
successo a mio fratello. Mi bastò un’occhiata al
cadavere per scoprire di cosa si trattasse: era intatto e nella stessa
esatta posizione di quello di mia madre: gli occhi sbarrati e le membra
irrigidite »
«
Ma questi non sono necessariamente segni di Maledizioni! Il rigor
mortis… » iniziò Harry, in tono
professionale.
«
Ne sei sicuro, mio caro amico? » lo interruppe il fantasma.
« Hai mai visto le vittime di un “Avada Kedavra”?
»
Oh,
sì, Pensò Harry… Di quelle ne aveva
viste anche troppe. Un volto su tutti tornò alla mente; il
giovane Cedric che fissava il vuoto, gli occhi spenti e il corpo gelido.
«
Ogni maledizione ha di certo il suo caratteristico modo di uccidere: la
Cruciatus,
per esempio, rende pazzi dal dolore, l’Imperius distrugge
la mente; ma di certo tutte hanno in comune qualcosa; rubano
l’anima » continuò Caspar, senza notare
il momento di debolezza di Harry.
«
Che facesti, dunque? » chiese Ron, ancora curioso, nonostante
la piega decisamente sanguinolenta presa dal racconto.
«
Andai a Nocturn Alley; quell’orribile individuo, tale
Sinister, che mia madre era solita visitare così spesso
andava interrogato. Lo sporco ratto confessò di
aver messo in atto un meccanismo diabolico secondo il quale, alla
nascita del mio primogenito di sangue misto, Louise sarebbe morta e il
bambino con lei. Naturalmente una magia di questo tipo necessitava di
una potente fonte di sostentamento, poiché, come sapete,
ogni magia ha il suo prezzo(1) . Quella scriteriata di mia madre, sia
maledetta la sua memoria, aveva deciso che la sua vita e quella del suo
secondogenito erano un prezzo irrisorio, se paragonato allo scempio che
una Babbana avrebbe fatto del nostro sangue. »
«
Immagino che tu non sia riuscito a salvare tuo figlio »
concluse Harry, senza più nessuna traccia della
curiosità che solo poco prima aveva mostrato. Quella era una
storia orribile: d’altronde cosa ci si sarebbe potuti
aspettare da una famiglia così?
«
Se non l’avessi fatto non ci sarebbe stato più
nessun Malfoy, non credi? Nessun maniero e nessun erede »
constatò il fantasma.
E
sai che pena sarebbero stati i loro sette anni di scuola senza nessun
Draco Malfoy?
«
Quindi, facci capire, cosa successe? »
«
Per spezzare la Maledizione, un altro sacrificio mi fu richiesto e sono
sincero quando vi dico che lo feci a cuor leggero. »
«
Oh, Merlino! È così che sei morto, vero? Ti sei
sacrificato per salvare l’ultimo erede della tua famiglia!
» Ron sembrava aver preso il tutto come un gioco, una specie
di cena con l’assassino. Peccato quelle fossero storie di
persone vere.
Caspar
annuì, ignaro dei tormenti interiori di Harry. «
Esatto, ma non passai mai dall’altra parte; scelsi, anzi, di
rimanere qui, e, a conti fatti, credo la mia sia stata una scelta
sensata. »
Un’altra
pausa intervallò la conversazione, poi Caspar riprese.
«
Il mio sacrificio non bastò di certo a salvare la mia Louise
e fu appena sufficiente a rendere la vita a mio figlio; ma una
maledizione di quella portata richiedeva molto più di
questo. Mia madre, quella sciagurata, maledì tutta la
famiglia, così ogni generazione un solo discendente maschio
nasce in questa enorme casa e ognuno di loro è maledetto,
esattamente come mio figlio prima di loro. »
«
Anche Draco Malfoy? » chiese allora Ron, senza voce.
«
Sì, anche il mio tris-nipote Draco porta sulle spalle questo
peso, purtroppo. Negli anni sono state cercate diverse soluzioni a
questo, molte, come le cianfrusaglie che vedete sparse qui e quelle
buttate là fuori, sono state puramente inutili, altre
sembravano quasi funzionare… »
«
Aspetta un minuto! » strillò Harry,
un’idea fastidiosa che gli rimbalzava in testa. «
Cosa significa di preciso che Draco è maledetto? »
Maledetto
candelabro!
Hermione
cercò di spostarsi leggermente di lato, così da
non rischiare di bruciarsi la gamba con la fiamma delle candele.
Quella
era a dir poco una situazione fuori dal comune…
Il
peso di Draco la schiacciò leggermente, nulla che le sue
labbra non avrebbero guarito, ne era certa.
Certa
come del fatto che, presto, avrebbe fatto l’amore con lui.
Come
era iniziato? Non avrebbe saputo dirlo. Merlino! Fino a qualche ora
prima non si sarebbe nemmeno ricordata di che colore erano i suoi
occhi… E ora lo stava baciando.
E
i suoi occhi erano argentei, e verdi…e
grigi…e… favolosi.
Non
si fermò a pensare nemmeno per un secondo, la
razionalità era scomparsa nell’istante stesso in
cui aveva varcato la soglia di quella biblioteca. Si chiese, per un
attimo, se strane forze presenti in quel luogo non l’avessero
indotta a comportarsi così.
Ma
che pensava? Certo che non c’era nulla lì
dentro… solo lei e Draco… e ora anche il suo
reggiseno era volato a terra.
«
Sei bellissima, Hermione » .
Parole
sussurrate al suo orecchio, e poi denti bianchissimi e perfetti sulla
sua carne…
L’aveva
baciato lei o era stato lui? Non lo sapeva.
Eppure
deve essere successo solo pochi minuti fa…
Ma
a cosa sarebbe importato, ora? Oh, a nulla… esattamente a
nulla.
Un
gemito.
Draco
le stava mordendo la pelle rosea del seno e lei si lasciò
andare, stendendosi sulle assi del tavolo e regalandogli maggiore
accesso al suo corpo.
«
Ahia! » sussurrò appena, guardando la stilla di
sangue che usciva dal suo dito, rimasto vittima del legno vecchio.
Maledetto
tavolo!
«
Lord Draco è maledetto più di quanto lo siano
stati gli altri! » sussurrò Caspar. «
Suo nonno fece un patto con Lord Voldemort per essere reso immune a
questo fardello, ma se non erro, voi l’avete ucciso e con la
sua morte, tutto è tornato come un tempo! Anche la villa ne
è testimone, non vedete come è diventata? Essa
riflette la salute dell’ultimo erede! »
«
L’ultimo erede? »
«
Sì, colui che sarà costretto a
spezzare la maledizione! »
«
E come? » A Harry non piaceva affatto la piega che stava
prendendo quel discorso.
«
Con il sangue! Iniziò col sangue e finirà
esattamente così! Sangue Babbano, per l’esattezza.
»
Harry
si alzò di scatto. La testa gli girava e il respiro si stava
facendo accelerato, eppure riuscì a vedere lo sguardo
confuso che Ron gli stava indirizzando.
«
Vuoi dire che noi abbiamo appena lasciato una indifesa Nata Babbana
nelle grinfie di un uomo disperato e maledetto? »
E
allora anche Ron si alzò e non passò un solo
istante che si mise a correre.
NOTE:
1.
“Every
magic comes with a price” è una
citazione di Tremotino in “Once Upon a Time”, un
bellissimo telefilm in onda, ora, anche su Rai Due.
CANON O FANON?
·
Questa Maledizione è frutto della mia fervida
fantasia e non c’è traccia di essa in nessun
appunto di J. K. Rowling
·
I Malfoy non hanno mai fatto nessun patto con Voldemort
perché li aiutasse con la Maledzione, anche questa
è una mia invenzione
∷∷∷∷∷∷∷∷ SPAZIO
AUTRICE∷∷∷∷∷∷∷∷∷
Eccoci,
finalmente!
UN ENORME GRAZIE
A POISON
SPRING PER IL BETAGGIO ATTENTO E PAZIENTE!
Piaciuto, eh? Ora
sono convinta che tutte mi chiederete l’epilogo con ancora
più fervore del solito, giusto? Bene! Così
rimanete tutte belle sulle spine fino alla fine!
Mi scuso per il
ritardo, mie donzelle, ma il capitolo era complesso e il drastico calo
di tempo a mia disposizione non ha aiutato la sua stesura! Non sono
riuscita a rispondere alle recensioni, ma prima o poi progetto di
farlo. Per il momento vi ringrazio tutte, perché questa
storia sta avendo davvero molto più seguito di quanto mi
aspettassi! GRAZIE!
Per qualsiasi
cosa mi trovate QUI.
Alla prossima!
LyliRose
|
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Capitolo 4 *** Epilogo_L'anello ***
The Draco
Horror Picture Show
Epilogo
L’anello
“Darkness cannot
drive out darkness: only light can do that.
Hate cannot drive out
hate: only love can do that.”
― Martin Luther King
Porta.
Statua.
Armatura.
Gira a
destra.
Quadro.
Gira a
sinistra…
Ogni
corridoio era
uguale agli altri, gli sgabuzzini e le stanze da letto si ripetevano in
continuazione, come in un incubo da cui non si riesce a scappare. E se
fosse stato così anche per Hermione? Se la Maledizione
avesse
intrappolato anche lei in un sogno senza speranza? Se fosse stata
costretta a vivere in quella casa per il resto della sua esistenza?
Come avevano potuto lasciarla da sola?
«
Di qua, sento delle voci » gridò Ron, girando
all’improvviso in un corridoio buio.
Harry,
il cuore in
gola, un leggero velo di sudore sulla nuca, seguì
l’amico
nella disperata corsa. All’improvviso,
l’inaspettato: una
lama di luce che filtrava da sotto una porta, voci fioche
dall’altra parte, sospiri lievi.
Eccola!
L’uscio
di legno sbatté forte; Ron entrò senza nessuna
esitazione.
«
Lasciala stare! » urlò Harry, ancora prima di
mettere a fuoco la stanza.
E
poi si sentì uno stupido.
Draco
Malfoy sedeva
composto in una poltrona accanto la fuoco, un paio di occhiali da
lettura sul naso; li stava fissando con un’espressione
sorpresa
in volto. Hermione, neanche a dirlo, era in piedi di fronte a uno
scaffale altissimo, prima del loro arrivo era sicuramente girata verso
i volumi, intenta a leggerne i titoli, ma ora li guardava entrambi con
la bocca spalancata. Naturalmente tra i due c’erano
almeno
tre metri di distanza e la ragazza sembrava illesa.
«
Che cosa diavolo combinate? » chiese loro, avvicinandosi.
«
Io… tu.. lui… » balbettò
Ron, osservando la scena.
«
Lui ti vuole uccidere! » disse Harry senza preamboli.
«
Come, scusa? » domandò Malfoy, alzandosi.
«
Sì,
proprio come quella ragazza a Diagon Alley! »
incalzò Ron.
« C’è una maledizione su tutta la casata
dei Malfoy!
Gli serve del sangue per spezzarla! »
Hermione
parve valutare la cosa per qualche secondo; li fissò dritto
negli occhi, in viso un’espressione cupa.
«
E questo da chi lo avreste saputo? » chiese poi.
«
Da un fantasma! » disse Harry.
«
Da un fantasma? » Era chiaro che pensava fossero pazzi.
«
Sì, Caspar Herbert Malfoy, da cui ebbe inizio la Maledizione
stessa! » spiegò Ron.
Era
indubbio
però, almeno per Harry, che Hermione non aveva la
più
pallida idea di cosa stessero dicendo; non che la biasimasse, erano
entrati nella biblioteca come dei pazzi e ora stavano blaterando di
maledizioni e fantasmi.
«
Diglielo, Malfoy! Spiegale della Maledizione e di cosa stavi tentando
di farle! » inveì allora Harry.
Il
padrone di casa
avanzò lentamente verso di lui, sembrava tranquillo, ma gli
occhi gli brillavano riflettendo la luce del candelabro posato sul
tavolo. Harry fece appena in tempo a notare la cera caduta
sul
pianale di legno e a chiedersi cosa avesse causato quella macchia prima
che Malfoy parlasse.
«
Non ho la
più pallida idea di cosa tu stia parlando, Potter e
francamente
la cosa non rientra nei miei interessi, ma trovo il fatto che tu mi
accusi di aver anche solo tentato di fare del male a
un’ospite in
casa mia alquanto denigratorio » Malfoy gli
afferrò il
colletto della camicia.
«
Granger, quanto sei stata in questa stanza con me, stasera? »
chiese poi, rivolto ad Hermione.
La
ragazza soppesò un attimo la domanda. « Credo tre
ore » rispose.
«
Bene, un tempo
ragionevolmente lungo, che mi avrebbe permesso agevolmente di
ucciderti, nel caso ne avessi avuta l’intenzione, giusto?
»
«
Beh, credo si sì » replicò
lei, quasi ridendo.
«
Ti ho toccato, Granger? »
«
Mi hai offerto una tazza di tè e ti sei messo a leggere
mentre io esploravo gli scaffali ».
Malfoy
lasciò andare Harry e fece un passo indietro.
«
Credo sia
meglio che ve ne andiate » disse asciutto. « Creep!
»
urlò poi; l'Elfo apparve al suo fianco poco dopo.
«
Sì,
Padrone? » l’esserino si profuse in un inchino
malandato,
scoprendo una ragguardevole porzione di fondoschiena grazie al sacco
che portava indosso.
Harry
era incredulo.
Possibile che si fosse sbagliato su tutto? Possibile che avesse sognato
le parole di Caspar Malfoy? E Ron, anche lui aveva sognato? No, a
giudicare dalla sua espressione nemmeno lui credeva di aver immaginato
ogni cosa.
E
allora?
Harry
guardò Hermione: la ragazza li stava fissando con aria
preoccupata, credeva fossero impazziti!
«
Accompagna
alla porta i nostri ospiti. A eccezione della signorina Granger,
nessuno di loro sarà più il benvenuto nella
tenuta
» disse Malfoy, interrompendo i suoi pensieri.
L’Elfo
s’inchinò di nuovo e in un batter di ciglia tutti
e tre si
ritrovarono fuori sotto la pioggia battente, i mantelli da viaggio a
terra di fronte a loro. La stupida creatura non si era degnata nemmeno
di accompagnarli
fuori: li aveva smaterializzati.
Harry
si guardò
indietro, confuso. Quanto tempo era passato dalla scoperta
dell’esistenza della Maledizione alla loro brusca uscita dal
Manor? Di certo non più di venti minuti.
Era
stato tutto troppo veloce… troppo… affrettato.
Ministero
della Magia - Ufficio Auror- due ore più tardi
Hermione chinò la
testa sulla scrivania e si coprì le orecchie con le mani per
non sentire le urla.
«
COME SAREBBE A DIRE CHE IL CORPO È SPARITO? I MORTI NON
CAMMINANO, SOPHIA! »
Sophia
Tattleburr,
apprendista Medimago Forense al Dipartimento Magiscientifico, aveva le
lacrime agli occhi e cercava di non guardare il famoso Harry Potter
mentre inveiva come una belva feroce contro di lei.
«
Sì,
si-signore, ne sono convinta, fatto sta che la squadra di ripulitura
della scena non ha fatto in tempo a consegnarci il corpo che quello era
sparito! Le giuro che mi sono girata per un solo secondo! Firmavo i
moduli per l’autopsia, signore! »
balbettò la
ragazza.
Hermione
vide Harry passarsi una mano tra i capelli, un gesto fin troppo
stizzito.
«
Dimmi almeno che sei riuscita a scattare qualche foto »
Sophia
si raddrizzò subito. « Sì, signore, ne
ho fatte alcune! »
E
allora fu Hermione a mettersi una mano nei capelli… per poi
afferrare il mantello e andarsene.
«
Non è possibile… Harry, sei sicuro che
queste… » sussurrò Ron.
«
Siano le foto
della vittima? » lo precedette Harry. «
Sì, molto
sicuro. Le ha scattate Sophia poco prima che il corpo scomparisse
»
«
Miseriaccia, Harry! Questa è… »
«
Identica a Louise Marie Harrington? Oh, sì, lo è
eccome! » rispose, fissando la foto.
Perfino
la veste
elegante era la stessa del ritratto che avevano visto a Malfoy Manor,
gli stessi riccioli biondi, lo stesso volto angelico.
«
Oh, beh, almeno l’abbiamo identificata, no? »
Harry
annuì piano. « Peccato sapessimo già
che era morta…da almeno centoquaranta anni »
Campagna
del Wiltshire- una settimana dopo
Pioveva
a dirotto. Era frequente, da quelle parti, ma non per questo meno
fastidioso. Le pesanti gocce di pioggia si attaccavano al mantello di
lana e il cielo non prometteva niente di buono. Forse sarebbe nevicato
nel fine settimana.
Hermione
era stanca di
camminare, ma far perdere le proprie tracce a un gruppo di Auror
esperti non era semplice. Non credeva ci sarebbe riuscita del tutto, ma
le sarebbe bastato arrivare a destinazione e avere il tempo di
accertarsi che tutto quello che scriveva la Gazzetta di quel giorno
fosse vero. Che lui stesse davvero bene.
La
pioggia cadeva a
tratti anche sul giornale fresco di stampa, gocciolando dai lembi
dell’ombrello aperto e diluendo l’inchiostro nero.
“
Scandalo al dipartimento
Auror” si leggeva in prima pagina “ Cadavere sparisce
dall’obitorio”
E
poi, in basso sulla
sinistra un piccolo trafiletto che rimandava a un articolo
più
approfondito a pagina quattro: “
La rinascita dei Malfoy: l’erede Draco annuncia la sua ascesa
in
politica. Che sia la fine della fantomatica maledizione dei Black?
”
E
allora Hermione si
permise di ricordare quella notte. Le mani bianche di Draco, le sue
labbra morbide, la pelle bollente, quell’assurdo desiderio di
toccarlo, di amarlo.
E poi una
goccia di sangue, una scheggia di legno impigliata nel dito e
un’improvvisa lucidità.
«
Cosa mi hai dato? Cosa c’era nel tè? E nel vino
della
cena? » gli aveva chiesto, fermando la corsa delle sue mani
su
per l’interno coscia.
Lui
l’aveva guardata, si era accorto del sangue sulla sua mano e
si era allontanato subito, quasi scottato.
«
Amortentia » aveva risposto. « Non preoccuparti,
era una dose irrisoria. »
Ed
eccola allora, la rabbia che l’aveva invasa. Quello
sì che
era un sentimento che associava a Draco Malfoy, molto più
che il
desiderio(1).
«
Cosa vuoi da me? Sesso? »
«
No, no, assolutamente no! » sembrava disperato, continuava ad
andare avanti e indietro e a toccarsi i capelli.
Lo
aveva guardato raccogliere il panciotto argentato e la camicia candida
e infilarseli. Poi l’aveva visto osservarsi le mani,
rigirandole
come se fossero state sporche, macchiate da chissà cosa.
«
Come mi sono ridotto… » aveva sussurrato.
Un’affermazione molto più che una domanda.
Hermione
sapeva che c’era qualcosa che non andava,ma non riusciva a
capire
cosa fosse. Si era rivestita piano, tenendo d’occhio Draco, e
poi
gli si era avvicinata. Lui era seduto in terra, la testa tra le mani;
le braci ardenti del camino illuminavano parzialmente il suo volto,
accendendolo.
«
L’hai messo tu quell’anello su quel corpo, vero?
»
Draco
a quel punto aveva alzato gli occhi, l’aveva guardata e senza
dire nulla aveva sorriso. Hermione non sapeva se fosse stato quel
sorriso, un’espressione talmente anomala sul viso di Malfoy
da
fare quasi tenerezza, oppure la disperazione che era arrivata
subito dopo a farla cedere.
«
Cosa ti serve da me? » gli aveva chiesto allora,
completamente sconfitta.
«
Il tuo sangue»
L’aveva
schiantato. Reazione naturale, aveva pensato, quasi istintiva. Lui
però si era fatto schiantare. Avrebbe potuto benissimo
schivare
il colpo;, era un bravo duellante, dopotutto, e questo fatto
l’aveva fatta pensare. E se Malfoy avesse davvero avuto
bisogno
di lei?
«
Comincia a raccontare tutto dall’inizio » gli aveva
intimato allora, dopo averlo fatto rinvenire.
Era
così che aveva saputo tutta la storia: di Caspar Herbert
Malfoy
e di Louise Marie Harrington, dell’amore impossibile tra un
ricchissimo Mago e una Babbana priva anche solo della più
piccola scintilla di magia. Della vergogna di una famiglia Purosangue
da generazioni che aveva tenuto nascosta la cosa, ricorrendo
all’aiuto, pagato a caro prezzo, del più grande
Mago
oscuro di tutti i tempi. Della rovina lenta e ignobile di un maniero
destinato a seppellire il suo ultimo abitante.
«
È per questo che la casa è in queste condizioni?
» aveva chiesto Hermione.
«
Malfoy Manor riflette lo stato di chi la abita »
«
Premesso che ti aiuterò » gli aveva detto.
« Volevi
attirare la mia attenzione con quell’anello? »
«
No » lo aveva sentito rispondere, sconfitto. « Di
Potter, ma quel buono a nulla… »
«
Ah, era Harry che volevi? » aveva chiesto, ridendo.
« Beh,
non credo che con lui avresti avuto molta fortuna poco fa su quel
tavolo »
E allora
l’aveva guardata. Uno sguardo penetrante, uno di quelli che
ti mozzano il fiato.
«
Non avevo di certo bisogno di te in quel senso, Hermione »
l’aveva sentito affermare. « È vero,
all’inizio avevo pensato che Potter potesse aiutarmi, poi ti
ho
vista; mi serviva sangue Babbano e speravo che il tuo bastasse a
scindere la Maledizione, ma non è successo e ora mi sento un
codardo e un vile solo per aver tentato una cosa simile su di te
».
Le si era
avvicinato, la aveva preso il viso tra le mani. E lei aveva smesso di
respirare.
«
Era tutto vero, Hermione; quello che ti ho detto prima era tutto vero!
Mi sono innamorato di te ancora prima di scoprire cosa aveva fatto
Caspar a questa famiglia! E una volta saputo della Maledizione, non
sono più stato in grado di biasimarlo: avrei fatto la stessa
cosa, per te. »
E ancora
una volta era rimasta senza parole.
«
Come fai a sapere che il mio sangue non ti basta? » aveva
cercato
di glissare. Non poteva pensare a Draco Malfoy che l’amava,
no,
non ora.
Lui
aveva indicato con un gesto del capo il tavolo: sopra di esso, accanto
alla macchia di cera che era colata dal candeliere, c’era una
piccolissima macchia rossa.
«
E tu pensi che una quantità così irrisoria di
sangue sia
sufficiente? Ti ricordo che il mio non è sangue Babbano
comune,
Malfoy! Io sono anche una Strega! » aveva esclamato,
prendendolo
per un braccio. « Andiamo, qui serve ben altro che una
gocciolina
spaurita e sicuramente tutti questi libri ci saranno d’aiuto
».
Ora,
camminando da sola per la campagna inglese, si ricordò come
un’ora dopo erano riusciti ad arrivare a una soluzione
accettabile. Tutti quei libri oscuri contenevano una serie di contro
maledizioni universali che, combinate al sangue, avrebbero dovuto dare
l’effetto desiderato. Il problema era stato verificare
l’effettiva cessazione della Maledizione.
Era
esattamente quello
che stavano facendo quando erano entrati Harry e Ron: i due deficienti.
Hermione aveva già progettato di non rivelare loro nulla di
quella notte, ma naturalmente Caspar l’aveva pensata
diversamente. E così si era ritrovata a dover mentire! Mai
avrebbe pensato di doverlo fare, con i suoi amici, poi!
Fortunatamente
la
sparizione del “corpo” ( se così si
poteva chiamare)
aveva gettato tutti nel panico più profondo e le accuse
contro
Draco erano state interpretate come le solite esagerazioni di Harry.
«
Andiamo,
Harry, sappiamo tutti che hai certi… precedenti…
nell’accusare Malfoy! » aveva detto Kingsley.
« E
francamente, la tua storia di fantasmi è buona solo per la
notte
di Halloween ».
Harry
si era arrabbiato, aveva puntato i piedi; Ron l’aveva
appoggiato in pieno, ma non era servito a nulla.
I
cancelli del Manor
apparvero di fronte a lei. Non una traccia di ruggine, non un cigolio
nell’aprirsi. E si erano schiusi da soli, come se
l’avessero riconosciuta. Se non fosse stata sicura di essere
nel
posto giusto avrebbe giurato che quella non fosse Villa Malfoy.
Il
giardino ai lati
del vialetto d’accesso era completamente trasformato. Erba
verdissima ricopriva le aiuole e fiori dai colori tropicali sbocciavano
dappertutto. Anche le alte siepi che solo qualche giorno prima le erano
parse mani scheletriche pronte ad afferrarla ora sembravano
lussureggianti cespugli ombrosi, prefetti per un tè
pomeridiano
in primavera.
E
la tenuta… oh, che magnificenza!
Non
un’imposta
cigolante, non una persiana fuori dai cardini, tutto pareva uscito da
un romanzo Magico, la casa sembrava appena dipinta di un fresco color
crema e l’armonia della facciata rimandava i lampi del
temporale,
scintillando di un riflesso dorato.
Mancava
solo…
«
Cerchi qualcuno? »
Hermione
si
portò una mano al petto per lo spavento. Draco Malfoy le si
era
avvicinato in silenzio, mentre era intenta a osservare Malfoy Manor in
tutto il suo splendore.
Indossava
abiti
moderni quel giorno: pantaloni scuri e camicia bianca. Un mantello di
lana pesante lo proteggeva dalla pioggia, ma il cappuccio era abbassato
e i capelli biondissimi si erano bagnati, diventando più
scuri.
«
Come si fa a
far sparire un corpo sotto il naso di Harry Potter e
dell’intero
Ministero? » gli chiese, curiosa.
«
Semplice, si
chiede a una coppia di fantasmi maledetti di aiutarti. Sai, essere
già morti ti dà un vantaggio non indifferente
».
«
Come si fa a spezzare una maledizione vecchia di quasi
centocinquant’anni? »
Lui
le sorrise. « Non con il sangue ».
Hermione
annuì. « Già, una contro maledizione
deve essere per forza benigna ».
Lo
sapeva, ci aveva
pensato tanto durante quella settimana, sicura che i loro goffi
tentativi di spezzare la Maledizione non avessero sortito alcun
effetto. E poi aveva visto l’articolo… e, beh,
quel posto
era la dimostrazione che qualcosa era cambiato.
«
Mi vuoi dire come hai fatto? » domandò ancora.
Lo
vide avvicinarsi, negli occhi il riflesso del cielo tempestoso, sulle
labbra poche gocce di pioggia.
«
Dimmelo tu, è tutto merito tuo ».
Hermione
fece un passo indietro. « Io? No, ti sbagli…
io… » negò, scuotendo la testa.
«
Granger, sei
una donna intelligente, credevo ci saresti arrivata da sola »
le
rispose lui, continuando ad avanzare sotto l'acquazzone verso
di
lei.
Lo
sentì
sospirare, ormai era arrivato a un soffio da lei. Le afferrò
il
cappuccio del mantello con le dita, tirandolo indietro delicatamente.
«
Come ha fatto Harry Potter a sconfiggere la Maledizione più
potente di tutte? » le chiese.
«
Con
l’amore » rispose lei, senza pensare. E poi si
coprì
la bocca, rendendosi finalmente conto del peso delle sue parole.
Improvvisamente
la
pioggia che le bagnava i capelli e il viso, i lampi
all’orizzonte
e il mantello pesante non significarono più nulla. Si
girò un’ultima volta a guardare la villa.
«
Draco, io… »
Sentì
le sue
braccia che le circondavano la vita da dietro. «
Sh…
» lo sentì dire. « Anch’io ho
paura. Ne ho
più di te, nonostante io abbia realizzato di essere
innamorato
di te da anni. L’affronteremo assieme, vedrai ».
E
rimasero lì,
sotto la pioggia a contemplare un sentimento appena nato, un piccolo
seme in grado di cambiare il loro futuro. Rimasero lì
abbracciati e bagnati, senza parlare; per le parole ci sarebbero stati
altri momenti.
The end
Un grazie ENORME va a Poison
Spring che ha
betato pazientemente tutta la storia!
CANON
O FANON?
Solitamente chi
assume
Amorentia (o qualsiasi altra pozione d’amore) è
soggetto a
repulsione verso chi gliel’ha somministrata. In questo caso
ho
deciso di sorvolare su questo aspetto, ma ringrazio
l’attentissima a scrupolosissima Poison Spring per la
segnalazione.
NOTE:
Quando ti dicono
di non
scrivere un epilogo il giorno di S. Valentino hanno dannatamente
ragione. No, non sono una sdolcinata, mai stata. E a dimostrazione di
questo fatto, questo epilogo doveva finire in modo completamente
differente. Non vi dirò come nei particolari, ma solo che
non mi
aspettavo di certo questo.
Però
mi piace,
sarà S. Valentino, sarà la tachipirina 500 appena
presa,
ma mi piace! E spero davvero che questo finale da Baci Perugina piaccia
anche a voi! Fatemi sapere!
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